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Anno 123 - n. 40
23 ottobre 1987
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delle valli valdesi
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
Il Premio Nobel per la pace
1987 è stato assegnato al presidente del Costa Rica, Oscar Arias Sánchez, « per la sua opera
a favore della pace in America
Centrale ».
Uomo poco conosciuto sulla
scena internazionale, è stato
chiamato alla presidenza del suo
paese l’anno scorso. L’opera cui
fa riferimento la motivazione
del premio è culminata con un
accordo, firmato a Città del Guatemala il 7 agosto scorso, col
quale Costa Rica, Guatemala,
Honduras, Nicaragua e Salvador,
col sostegno del «gruppo Contadora» (Colombia, Messico, Panama e Venezuela) si sono impegnati ad avviare entro tre mesi
(e quindi entro il 7 novembre)
un processo di pacificazione sia
per la lotta armata interna ai
paesi centroamericani che per
consentire a USA, URSS e Cuba
di uscire da questo groviglio di
conflitti e di opposti interessi.
Indubbiamente l’azione di Arias ed il successivo conferimento del Nobel rappresentano un
grave colpo al « rambismo »
nordamericano nella regione,
che non pare abbia molta intenzione di cedere. La Casa Bianca
ha infatti ancora chiesto al Congresso (che sembra peraltro contrario) uno stanziamento pari
a 350 miliardi di lire per aiuti
miìitari ai « contras » antisandinisti, insistendo affinché venga
approvato prima del 7 novembre, data prevista per l’applicazione dei piano Arias. Si tratta
ora di vedere se questo programma di riconciliazione e di ricostruzione prevarrà sugli interessi e sugli egoismi delle parti in
CILE
Le chiese cristiane
nel momento dello scelta
Un’alta percentuale di protestanti, soprattutto pentecostali - Nel 1989 si terranno le « elezioni-farsa » - Le compromissioni col regime e la necessità di unificare le opposizioni
(Dal nostro corrispondente)
Nebraska — Da alcuni giorni,
in Cile, sono iniziate le operazioni di censimento delle persone
aventi diritto al voto. E’ il primo
atto di quella che ormai molti
definiscono Tennesima farsa del
generale Pinochet. Si voterà infatti, nel 1989, su una rosa di candidati presentati dalla stessa
giunta militare. Malgrado il varo
della costituzione nel 1980, le speranze di avviare un reale processo di democratizzazione, tipo Argentina o Uruguay, si scontrano
con la realtà di una dittatura che
dura ormai da 14 anni.
Un’occasione
per l’opposizione
« Non sottovaluterei le future
elezioni — dice Joel Gajardo —.
Anche se le scelte saranno obbligate, si tratta comunque di una
occasione storica per l’opposizione al regime di far sentire il proprio peso politico ».
Instancabile oppositore al regime, teologo protestante docente
alla « Comunidad Teologica
Evangelica » di Santiago, espulso
dal Cile nel 1974 dopo tre settimane di galera, oggi pro^fessore
di scienze politiche alTUniversità
del Nebraska (USA), Gajardo sogna il ritorno in patria. « La mia
colpa principale fu quella di condividere con entusiasmo l’allora
nuova politica di Allende — dice
Gajardo —. Il resto è storia comune a migliaia di profughi ».
Ma in questi 14 anni di regime,
non tutti i teologi cileni sono stati perseguitati.
A Santiago è cambiato anche
il clima della Facoltà Teologica
Protestante, che è diventato molto più tradizionale di una volta.
« L'Istituto, con i suoi 10 professori e una cinquantina di studenti — continua Gajardo — serve diverse denominazioni protestanti e fornisce pastori a quel
10% della popolazione complessiva del Cile che si definisce evangelica ». , ., ,
Quella cilena è una delle piu alte percentuali di protestanti del
rAmerica Latina ed è suddivisa,
circa, in 3.000 presbiteriani, 8.000
metodisti, 20.(KX) battisti, 10.000
luterani, 5.000 episcopali.
La denominazione più grande
è quella pentecostale, che supera
gli 800.000 membri. E quest’ultima è anche la denominazione più
acquiescente al regime. « Storicamente, ci sono stati errori da
parte di alcuni leaders pentecostali, che attribuirei — analizza
Gajardo — a una sorta di superficialità teologica. Nel settembre
del 1973, con il sorgere della dittatura, — continua Gajardo —
una gran parte della chiesa cattolica fu critica verso la giunta rnilitare. E proprio in chiave esclusivamente anticattolica, alcuni
dirigenti pentecostali offrirono il
loro appoggio al dittatore. Pinor
chet finì così con l’apprezzare sia
alcuni settori della gerarchia cattolica (in particolare quelli che
officiavano il Te Deum al nuovo
regime), sia alcuni personaggi
chiave del pentecostalismo cileno.
Ma la base della chiesa pentecostale, che è formata soprattutto da proletari, soffre degli abusi
del regime e del fatto che molti
loro pastori si schierino su posizioni di neutralità o ^quiescenza nei confronti di Pinochet ». _
Le denominazioni protestanti
storiche (la più antica è quella
presbiteriana, che risale al 1845)
sono le più critiche nei confronti
del regime, insieme all’organizzazione cattolica «Vicaria de solidaridad », che gode dell’appoggio
di una parte della gerarchia.
LA FIDUCIA DEL CREDENTE
Ma vi sono anche altri motivi
— posti meno in evidenza dai
mass media — che rendono apprezzabile e coerente questa nomina. Innanzitutto il fermo atteggiamento di Arias che non
solo ha rifiutato ai contras delle basi in Costa Rica, ma ha anche denunciato e fatto smantellare la pista aerea che il colonnello North (quello dell’Irangate) utilizzava abusivamente
per rifornire gli antisandinisti.
In secondo luogo non si può
dimenticare che questa nazione,
fin .dal 1948, ha sciolto l’esercito,
al termine di una sanguinosa
guerra civile, con decreto dell’allora presidente José Sigueraso.
Infine, ricordiamo che nell’80
è stata fondata in Costa Rica la
Università della pace, a carattere internazionale, sia come insegnanti sia come frequenza, ed
i cui programmi rispondono a
norme universitarie di livello
qualificato e tendono ad « esportare» una cultura di pace.
Forse il più bel discorso Arias
lo ha fatto in occasione d^lla
sua elezione a presidente. Egli
ha detto che nel Costa Rica, due
milioni e mezzo di persone, « il
nostro unico esercito è composto da 35 mila insegnanti » e. che
avrebbe sempre fatto tutto il
possibile, e anche « qualche cosa
di più », perché « 1 nostri figli
camminino con una cartella sotto il braccio e non con un fucile
in spalla ». Parole davvero inconsuete se si pensa che sono state
pronunciate dal capo di uno
stato.
Le ali di Dio
«Sotto le sue ali troverai rifugio» (Salmo 91: 4)
« ...io non dimenticherò te... » (Isaia, 49: 15)
Roberto Peyrot
Questi versetti ci danno una bellissima immagine del rapporto
che c’è tra Dio e le sue creature:
è l’immagine dell’uccello che protegge i suoi piccoli. Quando l’uccello intuisce l’avvicinarsi del pericolo, vola sul nido dei suoi piccoli e li copre con il corpo e con
le ali. Loro non si rendono conto
del pericolo, le uniche cose che
percepiscono sono il calore della madre ed il battito del suo
cuore; così si addormentano serenamente.
E’ così: l’unica cosa di cui si
preoccupa la mamma sono i
suoi piccoli e vive unicamente
per la loro sopravvivenza, lavorando tutto il giorno. Fintanto
che la mamma è .viva, i piccoli
stanno bene e non manca loro
nulla.
Quando arriva la notte, sotto
le ali della mamma, vicini al suo
cuore, riparati dal freddo, dormono sereni e senza preoccupazioni. Anche se lei è piccola èd i
piccini sono tanti, c’è sempre posto per tutti. Le sue ali sono
larghe come grande è il suo
amore.
Il nostro Salmo dice: «Sotto
le sue ali troverai rifugio ». Sotto le ali di Dio c’è posto per tutti
noi; nessuno è costretto a star
ne fuori. Quando l’inquietudine
ci dovesse assalire, sappiarno di
poter trovare rifugio in Lui e se
sapremo aspettare in silenzio, potremo sentire il battito del suo
cuore. Certo, una mano crudele
potrebbe buttare via uno dei piccoli e distruggere il nido, ma è
certo che quelli che resteranno
sotto le ali del ’’Padre” non potranno essere ghermiti perché saranno protetti dal pericolo. «Egli
li coprirà colle sue penne », dice il salmista.
Un bambino accompagnava
suo padre che andava a fare una
visita fuori città. Arrivarono ad
un ponticello. Non aveva sponde
e, sotto, la corrente dell’acqua
rumoreggiava sinistramente.
Il bambino cominciò ad avere
paura, ma il padre lo aiutò ad
attraversare il ponte. Questa
esperienza smorzò, per il resto
del pomeriggio, l'allegria del
bambino che, durante la visita,
chiese ripetutamente al padre di
ripartire, ricordandogli che avrebbero dovuto nuovamente attraversare il ponte e si stava facendo sera.
Il padre non potè assecondarlo
subito ed il bambino, stanco ed
impaurito, si mise a piangere e
poco dopo si addormentò.
Si era fatto buio, quando il padre prese congedo dalla famiglia
e, col figlio tra le braccia, partì.
Arrivarono a casa e mentre il padre metteva a letto il piccolo,
questi si svegliò e, guardandosi
intorno, chiese: « Dove sono?» —
« Sei a casa » — rispose il padre.
« Ma il ponte, papà, quel ponte
pericoloso? ». Sorridendo il padre
gli arruffò i capelli e disse:
« Quel ponte pericoloso? Stavi
dormendo, piccolo mio, così ti
ho portato a casa io, sulle brac
Denuncia
nei confronti
delia dittatura
«Ma c’è una differenza — avverte Gajardo — tra la posizione
cattolica e quella protestante. La
gerarchia cattolica, se in questi
anni ha criticato molte azioni criminose del regime, non le ha mai
condannate apertamente. Inoltre,
la visita del Papa in Cile nell’agosto del 1987, con tanto di messa
e colloqui privati con Pinochet,
ha riproposto l’immagine di una
chiesa ambigua, il cui capo parla
di diritti umani, però ne parla in
astratto. Il protestantesimo cileno storico si riconosce invece nelle posizioni del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra,
il quale, attraverso la commissione dei diritti umani, diretta da
Charles Harper, ha condannato
il regime ed ha — mi pare — sotto il profilo teologico e politico,
posizioni molto più chiare. C’è
comunque, al di là di queste dif-^
ferenze, un forte ecumenismo di
opposizione perché nessun cattolico o protestante onesto può accettare la rovina politica ed^ economica che da 14 anni si è abbattuta sul mio paese ».
Lavorare insieme
Nella nostra vita ci sono molti
torrenti impetuosi da attraversare su ponti insicuri! Impariamo
a non temere, in anticipo, ciò che
accadrà dopo! Non ha forse promesso, il Signore, che si sarebbe
preso cura di noi?
Come una madre non dimentica suo figlio, proprio perché è
madre ed il figlio è cosa sua, così
Dio non ci dimentica perché Egli
è Dio e noi gli apparteniamo.
Come un bimbo dipende dalla
madre che lo nutre, così noi, il
nostro futuro, tutta la nostra esistenza, dipendono da Dio.
E’ nella natura della madre
prendersi cura del suo bambino.
Deve farlo perché è madre e ama
la sua creatura. Così è per il Signore. Egli deve farlo, perché è
il Signore, il Padre che ci ama
di un amore perfetto, infinito.
Fredrik Wisloefl
'^0
Molti cattolici critici sono allineati sulle posizioni della democrazia cristiana e molti protestanti simpatizzano con il partito radicale laico. L’opposizione in questi anni è cresciuta, ma è divisa
tra centro-destra e centro-sinfi
stra. E il centro-destra non vuole riconoscere nessun partito di
tradizione marxista (il partito socialista e quello comunista insieme controllano dal 30 al 40% dei
voti complessivi).
« Il ruolo delle chiese potrebbe
essere quello — conclude Gajardo — di lavorare per l’unificazione dell’opposizione. Solo se l’opposizione è unita Pinochet e il
suo gruppo di potere possono essere battuti. E credo che molti
protestanti e cattolici, in questo
momento, pregano Dio perché
questo avvenga al più presto ».
Nelle chiese intanto, confusi
tra i fedeli, gli agenti segreti continuano a prendere nota degli
eventuali accenni critici al regime che preti e pastori fanno_ nelle loro omelie o predicazioni.
Giuseppe Platone
.45
2
2 commenti e dibattiti
23 ottobre 1987
DIBATTITO
Quale confessione di fede?
Già da tempo avrei voluto aprire una discussione su ciò che
ancora vien definita la « nostra »
confessione di fede.
In occasione del ’’caso Barbero” si è avuto modo dì accennarne; ora si ripresenta nell’elaborazione di una nuova regolamentazione per l’accesso al pastorato. Tra le condizioni di accesso — anche nella nuova regolamentazione — dovrà essere mantenuta 1’« accettazione della confessione di fede ».
A questo punto, ritengo che
non si possa più acconsentire
supinamente ad un assurdo del
genere! Andiamo per ordine.
1) Perché le confessioni? Riporto testualmente — qui come
nell’altro paragrafo — una parte delle osservazioni fatte da T.
Soggin negli anni ’50: « La chiesa cristiana, nel corso dei secoli, ha numerosissime volte e in
svariate occasioni formulato delle ’’confessioni di fede”... Comimque una ’’confessione di fede” non è stata mai improvvisata, perché è sempre stata il frutto di gravi decisioni in un momento cruciale della vita della
chiesa ».
Un punto
di riferimento
La confessione di fede, cioè,
non è infallibile né immodificabile, però indica una linea teologica che possa servire sia ai
credenti — perché abbiano un
pimto di riferimento unitario —
che agli estranei.
Anche nella Bibbia troviamo
numerose confessioni di fede,
formulate di volta in volta a seconda del tempo storico in cui
sono state fatte, dell’avvenimento che si voleva maggiormente
ricordare, delle persone a cui si
rivolgevano.
2) La « nostra » confessione
(formata da 33 artt.) « è un riassunto della ’’confessione gallicana” delle chiese riformate di
Francia del 1571 che già da quell’epoca era in vigere fra le chiese valdesi del Piemonte. Essa fu
formulata così riassunta — probabilmente subito dopo i massacri del valdesi da parte delle
truppe del duca di Savoia, detti
’’Pasque Piemontesi”, avvenuti
nel 1655 — per dimostrare alle
autorità che la persecuzione era
ingiustificata, non essendo i vaidesi affatto degli eretici ».
La ’’nostra” confessione di fede ha cioè 332 anni (o addirittura 416, se si calcola la confessione francese del 1571, già in
vigore).
L’Atto Dichiarativo del 1894 e
qualche altro atto sinodale hanno poi cercato di interpretare o
di ’’agguatare” — senza però revocarli — gli articoli meno chiari.
Sono convinto che sia una
confessione apprezzabile e che
molte chiese evangeliche non riformate accetterebbero come
propria. Ha tm indubbio valore
storico, ma — secondo me —
non è più possibile recepirla come la confessione di una chiesa riformata di oggi.
Le chiese infatti che l’accetterebbero non potrebbero che
essere fondamentaliste (Pentecostali, ecc.), che io rispetto
molto ma che non usano lo stesso metodo di lettura biblica che
usiamo noi.
In effetti, i nostri padri — fino a non molti anni fa — erano
anche fondamentalisti e ancora
tale origine permane in diversi
membri della nostra chiesa.
La teologia « ufficiale » della
chiesa riformata però accetta il
metodo storico-critico ed è aperta ad altri metodi.
3) Non è più nostra! Da quanto detto, si può comprendere
perché affermo che sia assurdo
definirla ancora la « nostra » confessione di fede; è una confessione di 3-4 secoli fa, avente il merito di essere dei valdesi del tem
po. Solo che per loro andava
bene, per noi no!
Soggin sostiene: « Una confessione di fede non può essere
cambiata fino al giorno in cui
non intervengano nella vita della
chiesa dei fatti gravi quanto
furono quelli che spinsero la
prima volta la chiesa a formulare la sua confessione di fede ».
Io ritengo che il fatto importante sia accaduto, anche se non
in termini di avvenimento storico vissuto: il fatto sta appunto nel cambiamento — direi —
radicale di lettura biblica.
Questo fatto teologico è stato
una vera e propria rivoluzione.
Una fede del passato?
I pastori valdesi invece hanno Tobbligo di accettare la confessione del 1655 (o 1571) come
la propria confessione e la cosa più grave mi sembra che sia
quella che essi la sottoscrivano
senza battere ciglio...
4) Cosa non va? La critica va
fatta nella sua globalità, in quanto — appunto — testimonia di
una fede valdese del passato
non solo per il linguaggio spesso
non più adeguato, ma anche per
il contenuto.
Qualche esempio molto veloce: « ...Nel Vecchio Testamento
devono essere compresi i libri
che Iddìo affidò alla chiesa giudaica, da lei sempre approvati
e riconosciuti per divini... ».
(Questa frase è nel contesto di
un discorso biblico chiaramente fondamentalista (la Scrittura: Parola di Dio, tutta egualmente rivelata e tutta divina,
senza possibilità di alcun commento critico). Il comma che
ho riportato è l’apice di un modo di pensare — per quel tempo normale — che tra l’altro è
anche antistorico, in quanto oggi conosciamo le traversìe che
hanno preceduto la canonicità
e sappiamo che l’Antico Testamento — nella sua interezza —
è divenuto canone solo nel 90
d.C. (sinodo giudaico di Jamsia).
Vi sono poi definizioni della
Trinità, degli angeli, del diavolo, dei sacramenti molto ben
precise — quasi dogmatiche —
che naturalmente non possono
tener conto degli ultimi studi e
del dibattito in corso; inoltre, si
confessa una salvezza per opere
e per fede un po’ contraddittoria
e senza alcuna tensione sociale;
infine, abbiamo delle definizioni
sulla chiesa, sui pastori e sui
capi del potere politico che certamente sarebbero diverse se formulate con una mentalità moderna.
5) Come fare. E’ indubbio
che una simile confessione non
possa più essere un nostro punto di riferimento interno né esterno, perché — di fatto —
falsa l’immagine dì una chiesa
che — nonostante tutti gli errori e le debolezze — è in cammino su una strada di ricerca.
Personalmente, non credo che
sia necessaria una confessione
di fede; a) perché devono accettarla solo i pastori, gli altri
membri di solito neanche la leggono né si chiede di accettarla
il giorno della loro confermazione; b) perché la chiesa più
si rinnova ed è in movimento e più è fedele al suo compito di aprirsi alle novità positive e di adeguarsi con coerenza
al tempo in cui si trova, per
testimoniare meglio il Dio d’amore che confessa; c) perché la
nostra confessione di fede uguale in ogni tempo e in ogni luogo
è Cristo e solo Lui; d) perché
chi è inserito anche da poco
tempo nelle attività della chiesa
ne conosce su per giù la linea
teologica che essa segue.
Se comunque si ritiene indispensabile — da parte dei miei
fratelli — una confessione che
garantisca una retta interpretazione dell’Evangelc, in attesa dì
una nuova confessione, propon
go una... « moratoria ».
Nel frattempo, si può indicare come linea teologica della
chiesa la dottrina contenuta nel
« Dizionario biblico » (ed. Claudiana), fatto dai nostri professori o almeno da studiosi del
nostro tempo e certamente in
termini più accettabili. Se si reputa — inoltre — assolutamente necessaria un’approvazione
sinodale di linea teologica per i
pastori, si potrebbe prendere
come testo il credo apostolico
(che ha una forma più concisa
e un contenuto più globale), oppure si potrebbero prendere come base dei versetti biblici, o
una loro corretta parafrasi, che
sintetizzano i punti fondamentali del cristianesimo senza alcun commento aggiimtivo (esempio indicativo: Deut. 5: 6-7;
6: 4-5; 7: 7-8; 10; 16-19; Atti 2:
22-36; Romani 1: 16-17; 1 Cor.
15; 20-22; Romani 8: 18-38; 13:
8-10).
Restare a! di qua della
riflessione teologica
Io credo cioè che una confessione di fede non debba contenere altro che elementi al di là
dei quali non si è più cristiani:
a) L’Eterno — l’Iddio di Àbramo, Isacco, Giacobbe e nostro —
è il solo Signore della storia e
dell’umanità. Ogni glorificazione ad altri dei, a uomini, ad animali 0 a cose è idolatria da respingere e condannare; b) Il Dio
vivente è intervenuto e interviene nella storia degli uomini in
vari modi e nelle più svariate
circostanze. La Bibbia testimonia di avvenimenti irripetibili
dove tale intervento ha avuto
per la storia di Israele e della
chiesa un’importanza basilare.
Per mezzo di essa, possiamo conoscere Dio e scorgere la sua
volontà, anche se non sempre in
forma evidente. La Rivelazione
comunque continua anche oggi
nelle più diverse situazioni;
c) Egli presta particolare attenzione agli emarginati, ai senza
potere, alle vittime dell’ingiustizia. Tale interesse — più volte
ribadito anche nelTA.T. — è testimoniato nella Bibbia già fin
dall’inizio, dal momento in cui
il Signore — per farsi conoscere — ha fatto storia con dei poveri e degli schiavi (primi ebrei), facendoli diventare il
suo popolo. E’ testimoniato inoltre dall’insegnamento e dalla vita di Gesù Cristo; d) L’amore
di Dio per l’umanità ha il suo
apice in Gesù, suo Unigenito e
Messia. Egli è l’amore incarnato, la legge di Dio rivelata per
mezzo suo, la Parola di Dio non
filtrata dai sentimenti e dalla
mentalità umana. Colui che ci
indica la strada della fede e della riconciliazione col Padre e
tra gli uomini. Colui il quale —
mediante la sua morte e la sua
risurrezione — ci ha riscattati
dal peccato, dandoci — unicamente per grazia — la vita eterna; e) La preghiera è il mezzo
con cui i credenti comunicano
col Signore. Egli si fa conoscere, esorta, aiuta e ci fortifica nella fede tramite lo Spirito Santo; f) I credenti — che risorgeranno come Cristo è risorto —
sono anch’essi chiamati ad essere segno di amore che si dona
qui ed ora, annunziando l’Evangelo agli increduli e solidarizzando coi più deboli.
Al di là di questi punti base
sopraggiunge la riflessione teologica e quindi umana, che non
può mai sostenere la verità in
assoluto delle proprie tesi attuali, perché è in continua ricerca,
in un confronto costruttivo e dinamico con la Scrittura.
Da qui, la preferenza per una
confessione di fede poco articolata, per non correre il rischio
che debba ritenersi superata dopo qualche decennio.
Nino Gullotta
LA POLITICA
E’ ANCORA SPORCA
Gentilissimo Direttore,
tempo fa ie espressi ii mio personaie parere che convenisse “ lasciare
perdere ia politica » (n. 32 del giornale) perché si trattava, comunque, di
una sporca cosa.
Una clamorosa conferma rabbiamo
proprio in questi giorni. Il P.S.I.. chiaramente in simpatia a molti lettori
e redattori, partito il successo elettorale del quale aveva suscitato ampi
compiacimenti anche sul nostro giornale, con l'autorevole parola del Segretario, facendo integralmente propria
la recente presa di posizione dei vescovi italiani e del Vaticano, ha dichiarato che l'ora di religione nelle scuole non deve essere discriminata né
marginalizzata!
Il tutto, evidentissimamente, con il
solo ed unico scopo di tentare di racimolare, alla prima occasione, qualche
altra manciata di voti!
E' purtroppo sempre vero che « Parigi
vai bene una messa »!!
Cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
IL LAVORO NELLE
NOSTRE OPERE
il Sinodo '85 dedicò una serata alla
discussione del ricorso presentato dai
coniugi Morelato contro la decisione
presa dalla Commissione per la Casa
Balneare di Borgio Verezzi di troncare
il rapporto di collaborazione. La serata terminò con l'invito a rifondare su
altre basi il nuovo rapporto. Qualcuno
suggerì che il rapporto di lavoro dipendente era quello che meglio tutelava le esigenze della casa e in quel
senso, non senza qualche perplessità,
si procedette. Le cose sembravano incanalate bene, poi qualche screzio, e
adesso, a due anni esatti, colpo di
scena: licenziamento con due mesi di
preavviso e locali liberi entro dicembre.
Questa faccenda ha degli aspetti
contraddittori, perché tutto ciò avviene in una fase in cui la casa è bene
avviata, sono stati terminati in questi
anni grossi lavori di adeguamento, le
stagioni turistiche si stanno dilatando,
e gli ospiti, che apprezzano l'accoglienza, sono desiderosi di ritornare.
Alla base di tutto questo, un grosso
impegno personale della direzione e un
affiatamento con l'équipe che vi lavora.
Il Comitato sembra addebitare ai Morelato poca volontà di collaborazione
e poca sensibilità nel rispettare i regolamenti; i Morelato, dal canto loro,
si sentono stretti in una morsa vessatoria ed hanno problemi ad applicare, nel tempo voluto, le decisioni
prese a Torino. Chiedono inoltre di
poter conoscere per iscritto gli addebiti loro rivolti in modo che sia loro
possibile rispondere esaurientemente.
Di queste difficoltà a rendere operanti le decisioni perché nel quotidiano i problemi sono sempre più complessi ed articolati se ne aveva avuta
eco anche nella discussione sinodale,
quando si disse che II Comitato del
1985 aveva pagato per tutta una stagione la coppia direzionale assunta in
sostituzione dei Morelato senza che
essa potesse compiere un solo giorno di lavoro.
Forse il Comitato non aveva pensato all'eventualità, pure prevista dai
Da 16 anni
Ci confrontiamo
su tutto ciò che interessa
ia nostra vita e la imstra fede
a «cominciare da]^ ultimi».
Anche oggi
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Sostenitore
Estero
Via aerea
C.C.P. 294Ò6109 intestato a
Tempi di Fraternità - Via Garibaldi, 38
10122 Torino - Tel.Ol 1/539852
regolamenti delle nostre chiese, di
fare ricorso per una chiarificazione nelle sedi appropriate (Conferenza Distrettuale, Sinodo).
Mi pare che alle Valli i problemi
che possono costituire frizioni fra direzioni e Comitati siano molto meno
sentiti, forse anche perché i membri
dei Comitati, essendo anche fisicamente alle porte delTopera, hanno maggiormente la percezione del « relativo »
in cui le case devono operare e con
esse i direttori; soprattutto in questi
anni, dove le trasformazioni per gli
adeguamenti alle nuove leggi, quelli
dovuti alla situazione economica ed
alla burocrazia, impongono » tour de
force » notevoli, e dove non sempre le
strade che si devono imboccare sono
così chiare. Inoltre ho l'impressione
che se gli stessi criteri di valutazione adottati dal Comitato per l'opera di
Borgio fossero usati per le altre direzioni di istituti, ci sarebbero dei
dubbi circa la loro piena sufficienza ». Il discorso si sposta quindi sulla
fiducia che vi può essere fra Comitato
e direzione e viceversa, su quale creatività, o responsabilità, può essere lasciata, pur neH'ambito di linee generali concordate, a chi è stato messo
in prima linea ed è pressato tutti i
giorni dagli eventi più diversi.
Indubbiamente se un ménage non
funziona, nessuno di noi è propenso a
dire che bisogna farlo funzionare a
tutti i costi. Sono però in molti a chiedersi se nell'ambito della chiesa, per
chi viene a mettersi a disposizione
e ci spende molto di suo, non vi siano
altri criteri possibili per concludere
una collaborazione. Non sarà mica
un'altra pezza messa su con una certa
urgenza e che alla distanza potrebbe
rivelarsi peggiore del buco che si riteneva di dover coprire?
Adriano Longo, Torre Pellice
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo. Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
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Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
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Franco Glampiccoll
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23 ottobre 1987
ecumenismo
3
A VIENNA DAL 25 AL 30 AGOSTO
BIBBIA - TESTIMONIANZA EUROPA
L’Assemblea regionale europea dell’Alleanza Riformata Mondiale ha affrontato il tema in riferimento al precedente
documento: « Chiamati ad essere testimoni dell’Evangelo oggi » - Un richiamo particolare alle tesi di Barmen (1934)
L’Assemblea Regionale Europea dell’Alleanza Riformata Mondiale (ARM) si è riunita a Vienna dal 25 al 30 agosto. E’ stato
affrontato il tema « Bibbia, Testimonianza, Europa ». Il dibattito ha avuto come punti di riferimento il documento «Chiamati ad essere testimoni dell’Evangelo oggi » (ARM, Ottawa
’82) e alcuni studi elaborati dal
prof. Amedeo Molnàr, dal past.
Helga Busse e dal past. John
Ounlop.
Il past. Dunlop (Chiesa Presbiteriana d’Irlanda) ha curato anche gli studi biblici che, nelle
Ire giornate centrali del convegno, hanno delineato le problematiche, oggetto di riflessione
nei gruppi di lavoro.
I lavori, presieduti dal prof.
Douglas W. D. Shaw (Chiesa di
Scozia), si sono svolti presso
l’Istituto per interpreti dell’Università di Vienna, che è stato
anche sede del culto di apertura. Il sermone del Moderatore
austriaco past. Peter Karner ha
trattato la figura di Pietro, peccatore ma testimone di Cristo,
come tutti coloro con i quali
Cristo edifica la sua Chiesa.
1 cristiani nel
Terzo Mondo
Nella stessa giornata ha portato il suo messaggio Alian Boesak, che ha sollecitato a riflettere
sulla inaccettabilità di una qualsiasi pretesa di « primogenitura » dell'Occidente nei confronti della Bibbia. I cristiani europei non possono non tener conto delle sollecitazioni che vengono dai popoli del Terzo Mondo e della loro ricerca di una
testimonianza autentica e concreta. Boesak ha ricordato ancora una volta come la nostra
coscienza di cristiani debba dolorosamente interrogarsi sulle
proprie responsabilità e sulla
propria capacità di rispondere
alle vicende e ai problemi del
Sud Africa.
Gli studi biblici e i lavori di
gruppo hanno affrontato il tema
centrale della testimonianza e del
ruolo profetico che la Chiesa
deve ritrovare. La Chiesa deve
resistere alla tentazione e allo
invito a ripiegarsi in una pietà individuale, limitata alla sfera
privata. Dalla fede in Cristo, Signore e Salvatore di tutto Tuniverso, deve scaturire l’impegno
per la giustizia, la pace e l’integrità della creazione. Le chiese
non devono accettare di fare da
supporto alle ideologie, ma sono
chiamate ad essere segno della
riconciliazione tra l’Est e l’Ovest. L’Evangelo oggi deve essere annunciato con la consapevolezza di dover rispondere alle continue minacce alla pace
mondiale e alle istanze di giustizia espresse dai popoli del Terzo Mondo.
L’obbligo della creatività nelle
forme e nei contenuti della testimonianza scaturisce dalla fede nella potenza rinnovatrice
dello Spirito.
Anche riguardo al problema
della condizione femminile, la
Chiesa non dovrebbe adeguarsi
semplicemente ai valori determinati dall’evoluzione della società, ma dovrebbe, ancora una
volta in modo profetico, rifondare i rapporti tra uomo e donna nella realtà della riconciliazione in Cristo. Nel far questo
essa deve riprendere in esame
prima di tutto la sua realtà interna e il ruolo della donna nella
vita delle comunità e nelle strutture ecclesiastiche.
Altro momento centrale del
convegno è stato costituito da
Vienna. Un momento significativo dei lavori: Alian Boesak pronuncia il suo messaggio.
gli interventi dei delegati, che
hanno informato sulla vita delle
loro chiese. In questo contesto
il past. Aldo Sballi ha parlato
della Chiesa Valdese e, ricostruendone brevemente la storia,
ha evidenziato la specificità della predicazione evangelica in Italia.
Il comune impegno
per la pace
Dai numerosi interventi è risultata una realtà in cui ad una
comune sensibilità teologica fa
riscontro una diversificazione
delle esperienze di testimonianza. Sono apparse particolarmente significative l’attualità del richiamo alle Tesi di Barmen da
parte delle chiese tedesche, l’esperienza, vissuta dalla Chiesa
Presbiteriana d’Irlanda, di un
ecumenismo militante al di sopra dei nazionalismi confessionali, le difficoltà incontrate dai
Riformati greci a causa dei condizionamenti tuttora esercitati
dalla gerarchia ortodossa. Elemento comime a tutte le chiese,
dell’Ovest e dell’Est, è risultato
l’impegno per la pace.
Il confronto delle diverse esperienze ha reso interessanti
anche i momenti meno formali.
Durante il convegno, in numero
se occasioni, soprattutto a tavola, è stato possibile per i delegati comunicare e conoscersi,
sperimentando la realtà molteplice della famiglia riformata
d’Europa.
Molto fraterna è stata l’accoglienza della Chiesa Riformata
Austriaca che ha assicurato buona parte deil’organizzazione del
convegno. Ci sono stati frequenti e cordiali contatti con la comunità viennese, nei cui locali è
stato celebrato il culto di chiusura. In occasione di un’escursione ad Oberwart, cittadina al
confine con l’Ungheria, è avvenuto un incontro con la comunità locale di lingua ungherese.
Il convegno si è concluso con
una presa di posizione sui problemi del Sud Africa e con la
stesura di un documento che
sintetizza il dibattito sui caratteri della testimonianza in Europa.
L’atto finale è stato l’elezione
del nuovo Comitato Europeo che
avrà come presidente il past.
Karel Blei, della Chiesa Riformata Olandese e come vicepresidente il past. Jurgen Reuter, rappresentante delle Chiese Riformate
della Repubblica Democratica
Tedesca.
Giovanni e Milena
Sciacchi tano
MESSAGGIO DALLA DDR
Quando il bocciolo
diventa fiore
In occasione della Assemblea
regionale europea della Alleanza
riformata mondiale, un giovane
della D.D.R. si è servito di due
immagini per presentare la situazione della Chiesa riformata in
D.D.R. Una capsula. La Chiesa
riformata nella D.D.R. — egli dice — potrebbe essere paragonata
ad una capsula: un piccolo contenitore chiuso. Se si guarda bene però, l’essere riformati oggi
nella Germania Est è come un
bocciolo di rosa, perché nel bocciolo c’è vita. E’ qualcosa di piccolo, apparentemente chiuso, ma
vivo. L’avvenire è ancora incerto:
sboccerà, oppure rimarrà chiuso
e deperirà? Un bocciolo di rosa
porta in sé la speranza. Un bocciolo si apre, se rimane attaccato
alla pianta della fede, Se la pian
UNO STUDIO DEL PROF. MOLNAR
E’ necessario
testimoniare
Il cristianesimo europeo si è adattato ai vari
sistemi politici - La capacità di evangelizzare
ta rimarrà sul terreno che è la
Bibbia, crescerà e lascerà sbocciare il suo bocciolo che diventa
un fiore, che porterà seme; allora
si trasformerà.
Chi vuole portare frutto deve
essere pronto a trasformarsi. Il
bocciolo che non è pronto a trasformarsi, deperirà e diventerà
una capsula morta.
Le comunità riformate della
D.D.R. sono, in questi ultimi anni, sempre più pronte a lasciarsi
coinvolgere e ad aprirsi ai problemi del nostro tempo.
Noi pensiamo che non solo
grandi chiese, ma anche piccole
comunità, come pure un singolo
credente, possano aiutare il prossimo nella propria fede, mediante la loro testimonianza.
Florence Sbafi!
Il professor Amedeo Molnàr
— decano della Facoltà Evangelica Comenius a Praga, ben noto anche in Italia per i suoi
studi storici sulla « prima riforma » ^— ha approntato il documento preparatorio della Assemblea regionale della Alleanza riformata.
Lo studio del prof. Molnàr è
stato di valido aiuto per l’impostazione generale del nostro
tema.
Non è certo possibile presentare il contenuto deU’ampio documento, ma qualche informazione può essere utile.
Europa
e cristianità
Lo studio ha inizio con la citazione degli Atti degli Apostoli,
cap. 16: 9: « Passa in Macedonia
e soccorrici ». "La visione notturna inaugura per l’Europa —
dice Molnàr — la messa in pratica della testimonianza cristiana di fronte all'uomo dell’occidente... [che] ha cosi inizio, nel
momento in cui Paolo si lancia
nell’incognito europeo...’’.
Qui ha avuto inizio il dramma perché tutto, nella storia, sarebbe stato radicalmente diverso' se il mondo mediterraneo
fosse rimasto pagano.
’’Bibbia, testimonianza, Europa": le realtà che esprimono questi termini, hanno la loro storia,
hanno la loro vita, si trasformano di età in età.
Molnàr, nella parte centrale
del suo studio, traccia gli elementi di fondo del rapporto Europa e cristianità, e così conclude, con una certa amarezza:
"In Europa il cristianesimo, cammin facendo, si è largamente
adattato alle condizioni dominanti in questa o quella epoca,
in questa o quella regione. Si
è prestato — grosso modo —
a sacralizzare successivamente
l’ordine feudale, la borghesia, il
capitalismo e sta per fare lo
stesso con il socialismo. Sempre
nella speranza di non giungere
troppo in ritardo e nella speranza di non lasciarsi marginalizzare”.
La testimonianza
Per quanto riguarda la "testimonianza" viene affermato che
«sarebbe eccessivo e ingiusto pensare che, nel corso dei secoli, la
testimonianza in Europa sia venuta meno ed abbia cessato di
risvegliare la "cattiva coscienza"
della nostra Europa.
Quasi mai questa "cattiva coscienza" è venuta meno, grazie
agli incontri rinnovati con la
"testimonianza” della Scrittura
e del suo messaggio... La fede,
nata dall’udire il messaggio, fu
ricevuta, e vissuta, nonostante e
nelle più grandi diversità di stile culturale. La storia degli impegni autentici cristiani, realizzati in risposta alla testimonianza in seno alle popolazioni del
le nazioni europee ed a livello
locale, dovrebbe essere maggiormente conosciuta... ».
La Bibbia
Scrittura e testimonianza sono legate. « La Chiesa di Gesù
Cristo — afferma ancora Molnàr — è inviata nel mondo per
esservi testimonianza. E’ l’essenziale della sua missione: essere comunità di testimonianza, esercitare questo ministero
per l’umanità, proclamare le virtù di Colui che ci ha "chiamati
dalle tenebre alla sua meravigliosa luce”, e per farlo ha scelto in Gesù la via del non dominio, della non potenza, del non
potere ».
"La testimonianza — precisa
— presuppone l’autorità della
Scrittura, ma anche, proclamando il messaggio, essa trasmette
la Bibbia di generazione in generazione, nello stesso tempo come sorgente e criterio di questa
stessa proclamazione.
Ecco l’importanza anche per
l’Europa, in modo particolare,
della Bibbia, della sua trasmissione, della sua interpretazione.
Ora, questo veicolo umano, libresco, della Parola dt Dio, riflette anch’esso, sebbene in modo accessorio, gli stati successivi della civilizzazione europea.
Bisogna tener sempre presente la responsabilità teologica deitraduttori della Bibbia, che dipende dal fatto, troppo poco tenuto presente, che essi hanno
fatto simultaneamente opera di
filosofi e di testimoni.
I traduttori della Bibbia hanno tutti lavorato alla loro traduzione, nella profonda convinzione di offrire con ciò ai lettori
ed uditori la Parola della perfetta felicità e libertà".
"In Europa, come altrove, la
testimonianza resa a Gesù Cristo, per avere autorità, era e resterà sempre un atto straordinario. Questo atto, dono dello Spirito — conclude il prof. Molnàr —;
che si era imposto a Troas (Atti
16: 8-10), deve essere accompagnato dal coraggio della Chiesa di
negare se stessa come realtà sufficiente. L’autorità consiste nella singolare capacità di poter
donare quello che non ci appartiene, ed è la sola cosa che
noi possiamo donare agli altri".
a cura di Aldo Sbaffi
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4
4 vita delle chiese
23 ottobre 1987
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
CORRISPONDENZE
Si apre un nuovo anno «coi-dando un fratello
1543: il primo catechismo riformato italiano - Il collegamento con
le chiese locali - Sono sette gli studenti iscritti al primo anno
Con la prolusione letta dal
Past. Luigi Santini nella severa
Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia, se aperto ufficialmente sabato scorso, 17 ottobre, il nuovo anno accademico. Oltre a studenti e docenti
erano presenti i proff. emeriti,
Valdo Vinay e Vittorio Subilia,
rappresentanti delle chiese evangeliche estere, in particolare della Renania, e di quelle italiane,
a significare l’interesse e la simpatia che accompagnano il lavoro della nostra Facoltà di Teologia.
Il tema della prolusione era:
« Umanesimo e teologia biblica
nel primo catechismo della Riforma in Italia ». Si trattava del
catechismo scritto da Pier Martire Vermigli nel 1543, in italiano, per la chiesa riformata di
Lucca. Questo non vuol dire che
prima non esistessero catechismi
riformati (per esempio era già
stato tradotto quello di Lutero),
ma si trattava, appunto, di traduzioni. Quello del Vermigli è
invece il primo catechismo pensato e scritto p»er delle chiese
italiane. Come si sa il Vermigli
ebbe una vita non del tutto facile: convertitosi a Napoli, nel
circolo valdesiano, dovette abbandonare l’Italia e trovò rifugio dapprima a Zurigo, poi a
Basilea. Successivamente si trasferì a Strasburgo, dove ebbe
contatti con Bucero, col quale
anche ebbe una fruttuosa collaborazione; infine andò a Londra.
La prima edizione del catechismo fu sequestrata. Nel 1544 ne
fu fatta una seconda edizione.
Il testo fu ristampato da Emilio Comba nel 1883, per i tipi
della Claudiana.
Studenti e professori a Torre Pellice in occasione dell’apertura dell'anno accademico 1986187.
Santini ha analizzato il testo,
rintracciando influenze zwingliane e buceriime; ovvie, date le.
peregrinazioni del Vermigli, ma
importanti per vedere come Riforma ed Umanesimo hanno interagito tra loro.
Il giorno dopo, domenica 18
ottobre, nel tempio di piazza
Cavour, ha avuto luogo il culto
inaugurale. L’ha presieduto il
Past. Giorgio Girardet, nominato dal Sinodo scorso Professore
ordinario della Cattedra di teologia pratica. Il tema della predicazione è stato la questione
del discernimento degli spiriti,
secondo I Corinzi 14.
Erano casualmente presenti al
culto i rappresentanti di tutte
le chiese del Lazio, convenuti a
Roma per l’assemblea dell’XI
Circuito. La loro presènza è servita ad esprimere visivamente il
collegamento che deve esistere
tra la Facoltà e le chiese locali.
Sono sette i nuovi studenti,
iscritti al primo anno. Provengono da diverse parti d’Italia:
Dipignano, Torino, Catania, Foggia, Torre Pellice, Roma, Putignano. Cinque di loro sono vaidesi, uno è metodista, una è
battista. Si sonO‘ anche iscritti
ai corsi della Facoltà 11 stranieri, in maggioranza tedeschi
e svizzeri. Sono infine presenti,
però solo p>er il primo semestre,
i coniugi Collazo, Ricardo ed
Elisabet, i quali poi ripartiranno per il Rio de la Piata.
A tutti, studenti e professori,
un augurio di buon lavoro!
L. D.
PRADELTORNO
Si ristruttura il Coulège
Reali necessità edilizie e momento storico alla base del progetto
Le condizioni di salute del
« Coulège dei Barba » di Pradeltorno non sono certo delle migliori: di ciò hanno potuto rendersi
conto tutti i visitatori più o meno occasionali che si siano trovati recentemente da quelle parti.
Ora però, anche tenendo conto dell’ormai vicino anniversario
del rimpatrio, il Comitato dei
luoghi storici ha deciso di por
mano ad una ristrutturazione
per la quale è stato predispiosto
ed approvato regolare progetto.
Un discreto numero di doni, specie dai visitatori esteri, è già
pervenuto, altri potrebbero arrivare in coincidenza dell’inizio
dei lavori.
« L’antica ’’scuola di teologia"
dei valdesi — esordisce il presidente del Comitato, Edgardo Paschetto, è andata sempre più in
degrado, specialmente in questi
ultimi anni: da un po’ di tempo si pensava al rifacimento del
tetto perché in caso contrario
avremmo finito per assistere al
crollo del ’’Coulège". Così fin
dall’anno scorso, grazie al lavoro dell’architetto Bounous, membro del Comitato, è stato stilato il progetto, ora regolarmente
approvato: siamo così in grado
di dare il via ai lavori ».
Quali dovrebbero essere i tempi di esecuzione?
« La nostra intenzione è di po
ter appaltare i lavori ad una ditta e di iniziare il rifacimento
del tetto entro la prossima primavera in modo da poter venire incontro ai visitatori che presumibilmente saranno già assai
numerosi fin dal prossimo anno ».
Quali i costi di questa operazione?
« Ho saputo recentemente che
il Comune di Bobbio ha deliberato di offrire il legname necessario per la travatura e ciò costituisce già un importante aiuto; forse anche da Rorà è possibile l’offerta di lose e quindi
il tutto contribuirebbe a contenere la spesa; la previsione, comunque, si aggira sui 18 milioni
tenendo conto anche dei lavori
necessari per 1’ "antisismica” ».
AGRIGENTO — Il 30 settembre il Signore ha richiamato a
sé il nostro fratello Antonio
Agnello, all’età di 100 anni. Il
centesimo compleanno era stato
festeggiato il 18 luglio scorso,
con la partecipazione di molti
parenti ed amici e di membri
della nostra chiesa. E’ stata una
occasione gioiosa; Antonio Agnello ha ringraziato tutti con
un discorso affettuoso e vivace
che rivelava la sua fede e la sua
speranza. Ultimamente, però, si
era molto- indebolito.
Era nato e cresciuto a Grotte,
piccolo paese di contadini e, a
quel tempo, anche di zolfai,
nella provincia di Agrigento. La
prima predicazione evangelica a
Grotte nel 1885 aveva portato
alla formazione di una comunità valdese. Antonio Agnello, nato nel 1887, aveva visto crescere la comunità e costruire il tempio, inaugurato nel 1897. Fin da
ragazzo aveva frequentato la
chiesa valdese ed anche la scuola serale istituita dal pastore.
Da giovane era emigrato negli
Stati Uniti per un periodo di
tempo, poi era tornato al suo
paese ed era stato impiegato
alle Poste. Da diversi anni si
era trasferito ad Agrigento con la
famiglia e qui aveva sempre
frequentato la chiesa valdese
locale, dove aveva continuato a
dare testimonianza della sua fede, una testimonianza a volte
battagliera nei confronti del cattolicesimo.
Sapeva tante cose sulla storia della chiesa valdese di Grotte e amava parlarne. Aveva un
modo di raccontare arguto e
divertente. Raccontava anche
volentieri la storia dello « scisma » di Grotte, alla fine del secolo scorso, quando un sacerdote cattolico si era alquanto
distaccato dalla chiesa tradizionale, provocando divisioni fra i
fedeli.
Pur sentendo la mancanza di
questo fedele servitore del Signore, che era anche un vero gentiluomo dell’Ottocento, siamo
riconoscenti a Dio per la sua
lunga vita vissuta in coerenza
con la sua fede. Esprimiamo il
nostro affetto e la nostra simpatia ai figli che lo hanno circondato di tanto amore, particolarmente alla figlia Pina, che
lo ha curato con grande devozione per molti anni, e a tutti
quelli che lo hanno amato.
Benvenuto
SANREMO - BORDIGHERA
— Domenica 4 ottobre le comunità di Sanremo e Bordighera
hanno dato il benvenuto al pastore Salvatore Carcò, che le guiderà nei prossimi anni, e alla sua
signora.
Il pastore Carcò, che è stato
presentato dal sovrintendente al
circuito Castelli, giunge nel Ponente ligure dopo gli anni di efficace servizio pastorale a Napoli e prima ancora in Toscana,
Abruzzo e Molise, Sicilia e Ciociaria e dopo essere stato, inoltre, presidente del Consiglio delle comunità evangeliche napoletane.
Egli è stato definito « lottatore
della fede» e perciò siamo certi,
in conformità a questa definizione, che saprà guidare con fermezza e con vero amore di fratellanza le nostre comunità.
Auguriamo a lui e alla sua signora lunghi anni di vita serena
fra di noi, nella sicurezza che il
Signore li guiderà sempre nel
loro fedele servizio cristiano.
Nuova guida
due volte al mese dalla sorella
Iolanda de Bernardi e due volte
da Ugo Tomassone. A loro l’augurio di una fruttuosa attività di
servizio cristiano nel nome del
Signore.
Nozze
RIMINI — Col culto con S. Cena di domenica 4 ottobre hanno
avuto inizio le attività invernali,
dopo la parentesi estiva.
In questa occasione si sono
uniti in matrimonio, valido agli
effetti civili. Silvia Colizzi di Ravenna e Flavio Thiene di Roma.
In sostituzione del pastore Iginio Carera, assente per motivi di
salute, ha presieduto il pastore
Antonio Adamo, della chiesa di
Cremona, che ringraziamo di
cuore per la sua fraterna disponibilità.
Ai cari Flavio e Silvia desideriamo rinnovare, qui, i più affettuosi auguri di una vita serena sotto lo sguardo del Signore.
Al pastore Carera l’augurio di
tornare al più presto fra noi e
riprendere in pieno le sue attività.
e L’assemblea di chiesa delril ottobre ha eletto il diacono
Enrico Billy quale rappresentante della chiesa alla prossima
assemblea di Circuito ed ha provveduto, d’accordo coi catecumeni, a fissare giorni e ore dell’istruzione religiosa che avrà inizio in novembre, così come l’attività dell’Unione Femminile.
Un ricco bilancio
CARRARA — Alla ripresa delle attività può essere interessante guardare all’ anno trascorso.
Dopo tanti anni senza pastore
proprio quest'anno la chiesa ha
avuto la gioia di lavorare sotto
la guida del pastore Carmen Ceteroni, che abita con il marito,
pastore a La Spezia, in quella città, ma che lavora a tempo pieno
nella nostra chiesa.
Questa soluzione è apparsa fin
dall’inizio ottima e ha dato già
molti risultati positivi ; la presenza costante del pastore ai
culti domenicali, e la conseguente linea continua nei sermoni e
studi biblici, visite sistematiche
e frequenti a tutti i membri della comunità, allargamento del
gruppo di catechismo, del gruppo
femminile e la costituzione di un
piccolo coro sotto la guida di
Giampiero Musetti, diplomato
al Conservatorio. Inoltre la chiesa ha avuto momenti di festosi
incontri : la confermazione di
Henry Memel, studente africano
della Costa d’Avorio, e di Federico Andreani, giovane giurista da
tempo simpatizzante ; il matrimonio di Ursula Alter e Franco
Barbieri ; un’agape fraterna in
casa Menghi all’inizio d’estate e
un bazar. Quest’ultimo, grazie
al lavoro instancabile di alcune
sorelle, ha avuto un ottimo risultato finanziario. Sono aumentati
anche la sensibilità ed il senso
di responsabilità per le questioni
finanziarie della nostra chiesa —
con effetto tangibile!
Incontri
IMPERIA - ALASSIO — Dal
1" ottobre sono riprese le attività
anche ad Imperia e Alassio. La
comunità di Alassio è ora guidata da Ugo Tomassone, mentre ad
Imperia i culti saranno tenuti
REGGELLO — Dal 31 ottobre al 4
novembre si tiene a Casa Cares il
corso per operatori della diaconia.
Costo L. 90.000, per informazioni ed
iscrizioni tei. 055/8652001.
SIENA — Dopo ii convegno storico
su « Bernardino Ochino » che si terrà venerdì 23 ottobre a Palazzo Patrizi con l’intervento di studiosi da tutto
il morrdo. I'8 novembre, con un culto
presieduto dal moderatore, verrà Inaugurato il tempio completamente restaurato.
5
23 ottobre 1987
vita delle chiese 5
PRIMO DISTRETTO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Conferenza
straordinaria: perchè?
La necessità di impostare bene il discorso relativo alla diaconia
negli anni della ristrutturazione dei nostri ospedali e del rifugio
Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente della C.E.D.,
past. Bruno Rostagno.
— Perché si è deciso di tenere una conferenza straordinaria?
— La decisione non è dovuta a
una situazione eccezionale, ma
all’esigenza di aver più tempo
a disposizione per conoscere e
discutere. Anche in passato si
sono convocate conferenze straordinarie su temi specifici. Ricordo quella dedicata all’esame
dei « Documenti di Accra » e
quella dedicata al problema della « cattolicizzazione ». Ora vi
è la necessità di impostare bene tutto il discorso della diaconia nel nostro distretto, in modo che le prossime conferenze
possano svolgere seriamente l’esame di questo settore della vita della chiesa.
— Che cosa significa che vi sarà un’attenzione particolare per
i due Ospedali e per il Rifugio
Re Carlo Alberto?
— E’ imminente l’inaugurazione del ristrutturato Ospedale
Valdese di Torre Pellice, mentre l’Ospedale di Pomaretto ha
avviato la costruzione dell’ala
nuova; dal canto suo, il Rifugio
dispone ora del nuovo edificio.
Da due anni, per questi tre istituti, hanno cominciato a funzionare i comitati di gestione
nominati dalla CIOV. Ma le ultime conferenze distrettuali ordinarie non hanno trovato il
tempo per dedicare a questi fatti nuovi l’attenzione dovuta. Si
rischia così che importanti innovazioni, che dovrebbero anche
permettere un maggiore coinvolgimento delle chiese locali,
ricevano poca considerazione,
come se si trattasse dì ordinaria
amministrazione. Bisogna evitare questo rischio.
— Si parlerà anche della diaconia in generale?
— Abbiamo un’occasione di dibattito che non va sprecata. In
questi anni si sono realizzati,
non senza voci dissenzienti e apprensioni anche fondate, dei profondi cambiamenti nel nostro
modo di fare diaconia. Basti pensare alla composizione del personale degli istituti, così diversa da quella del tempo in cui
tutto o quasi gravava sulle spalle delle Diaconesse; oppure al
discorso che si è appena comin
ciato a fare, sul fatto che la diaconia della chiesa non deve necessariamente esprimersi nella
forma degli istituti. Che cosa
cambia nella diaconia? Qual è il
metodo più efficace per riflettere
su questo servizio nelle conferenze distrettuali? Sarà opportuno che si affrontino concretamente queste questioni.
— E i problemi finanziari?
— Bisogna stare attenti a non
anticipare un dibattito sui finanziamenti, che potrà aver luogo quando giungerà la documentazione richiesta dal Sinodo.
Tuttavia, proprio sulle colonne
di questo settimanale, Alberto
Taccia ha posto il problema dei
deficit di gestione dovuti all’insufficiente copertura delle rette
di una parte degli ospiti. E’ un
problema che non ci può lasciare indifferenti, in quanto riguarda persone che provengono dalle nostre chiese.
— Ci saranno elezioni?
— No. Per l’inserimento di due
nuovi membri nella Commissione Esecutiva bisognerà aspettare
la prossima Conferenza ordinaria il 4-5 giugno 1988.
G. G.
FGEI-COMUNITA’ DI BASE
Ora di religione e laicità
dello Stato
L’elevata consistenza numerica dei « non avvalentisi » nel pinerolese
può dar la misura dell’inadeguatezza delle disposizioni ministeriali
PINEROLO — Sul tema dell’ora di religione non si finirebbe mai di discutere: l’ambiguità
e l’incertezza che caratterizzano
l’interferenza clericale nella scuola pubblica non consentono infatti di raggiungere conclusioni stabili e durature. Tuttavia, la zona
del Pinerolese si differenzia abbastanza dal resto dell’Italia nella quantità dei « non avvalentisi », da costituire quasi un test
per giudicare l’incongruenza
delle disposizioni ministeriali. La
sostituzione dell’ora di attività
alternative programmate con
un’ora di studio individuale produrrebbe probabilmente in rnolte scuole una situazione caotica a cui non potrebbe porre rimedio neppure la buona volontà
del personale scolastico.
Per affrontare questa e consimili questioni, la Comunità di base di Pinerolo e la FGEI hanno
organizzato un incontro il 16 ottobre, chiedendo il parere di un
magistrato, Amos Pignatelli, e
di un preside, Claudio Tron.
’Tutti i presenti sono stati d’accordo con la presentazione, fatta
da Pignatelli, dei principi su cui
si basa il rispetto della libertà
di professione della propria fede.
Un insegnamento confessionale,
qualora sia rifiutato, non può
essere sostituito con qualcos’altro di obbligatorio che lo renderebbe legittimo. Anche Claudio
Tron ha messo in rilievo il danno
prodotto dal « pasticcio » dell’ora
di religione in un’istituzione per
sua natura educativa, quale è la
scuola, quando i principi costituzionali sono stati mercanteggiati
per un pugno di voti.
E’ certo, ha concluso Pigna
telli, che lo Stato laico esce
assai degradato da tutta questa
faccenda, basti pensare ai parlamentari scandalizzati per il contenuto del Concordato che pure
avevano approvato senza discutere.
Ma la partita non è chiusa ed
è indispensabile mantenersi aggiornati: si è chiesto perciò di
ridare ossigeno al comitato per
la laicità della scuola che si è
costituito a Pinerolo e di ritrovarsi ancora per non perdere di
vista gli sviluppi del caso.
L. V.
Commissione Esecutiva del 1** Distretto
Convocazione
Conferenza distrettuale
straordinaria
Torre Pellice, 25 ottobre 1987
E' convocata per le ore 14 di domenica 25 ottobre presso
la Foresteria di Torre Pellice, la conferenza straordinaria
delle chiese, istituti ed opere del 1° distretto.
Ai sensi delTart. 10 del Regolamento dei circuiti e dei
distretti, compongono l’assemblea « i deputati ed i rappresentanti alla sessione ordinaria » che si è tenuta a Villar Perosa il 13 e 14 giugno scorso.
Poiché i componenti l’assemblea « durano in carica un
anno », ai sensi del 3° comma delTart. 10 del Regolamento « non
si procede all’elezione di nuove deputazioni da parte delle
chiese, né alla nomina di nuovi rappresentanti ».
L’argomento di discussione è il seguente:
— La diaconia evangelica; il rapporto tra le opere diaconali
e ie chiese, con particoiare attenzione all’attività degii
Ospedali valdesi di Pomaretto, Torre Pellice e del Rifugio
« Re Carlo Alberto ».
Villar Perosa, 4 ottobre 1987
Il presidente della CED
Bruno Rostagno
Ripresa
ANGROGNA — Il culto di inizio dell’anno ecclesiastico avrà
luogo domenica 8 novembre, alle ore 10, nel Tempio di S. Lorenzo. Vi parteciperanno i bambini delle Scuole Domenicali, i Catecumeni, la Corale.
(Alle 12.30, a cura dell’Unione
Femminile, ci sarà un pranzo
comunitario e nel pomeriggio
verrà riproposto il filmato sull’esilio valdese del 1687, girato
ad Angrogna lo scorso inverno
dalla équipe di « Protestantesimo ».
• La Scuola Domenicale inizia la sua attività con il culto
delT8 novembre, proseguendo
poi ogni sabato pomeriggio alle
ore 15 in Presbiterio. Le monitrici, che ringraziamo per il loro impegno, saranno Denise Sappè Bertalot, Wilma Monnet Bertin. Marina Bertot, Malvina Buffa.
• I Catecumeni si ritrovano
con Franco Taglierò ed Ethel
Bonnet alle ore 9.45 di domenica 8 novembre per definire le
date e gli orari dei vari corsi.
• L’Unione Femminile si incontra domenica 1° novembre, alle
ore 14.30, al Capoluogo, per organizzare il pranzo comunitario
e tracciare le linee del programma annuale.
• L’attività del Gruppo giovanile inizia sabato 31 ottobre con
un campo di lavoro alla Cà d’ia
Pàis.
• La Corale si ritrova il 1°
novembre, alle ore 20, presso la
Foresteria di Torre Pellice per
una serata comunitaria il cui
programma prevede, tra le altre cose, la visione in diretta,
verso le 23, del filmato sull’esilio girato da « Protestantesimo ».
• Le Riunioni Quartierali iniziano lunedì 9 novembre al Baussan. Seguiranno altri incontri ai
Jourdan (10), Capoluogo (16),
Martel (17), Prassuit Verné (18),
Odin (20), Serre (23), Buonanotte (24) e di nuovo Baussan
(30).
Solidarietà
FERRERÒ ■ MANIGLIA —
Una tremenda sciagura ha immerso ancora una volta nel dolore una famiglia della nostra comunità. Nelle prime ore di domenica mattina. Guido Pascal,
26 anni, ha perso la vita in un incidente, uscendo di strada con la
propria automobile a Villar Perosa.
Alla madre e al padre di Guido e alla sorella Donatella, come
pure a tutti i parenti, vegliamo
esprimere il sentimento di affettuosa partecipazione di tutta
la comunità di Perrero^Maniglia.
• L’assemblea di chiesa del 18
ottobre ha eletto tre nuovi anziani: Mitzi Menusan per il quartiere di Forengo, Franco Barai
e Aldo Massel per la zona di
Ferrerò. Ai nuovi membri del
concistoro un augurio di buon
lavoro. - .
Pranzo comunitario
RORA’ — Diversamente da
quanto segnalato sulla circolare,
il pranzo comunitario seguito
dalla proiezione di diapositive
sul Sud America, previsto per
domenica 25 ottobre, è rinviato
a domenica 1° novembre. Chi desidera parteciparvi è pregato di
prenotarsi entro il 28 ottobre
presso il pastore o Vilma Martina, tei. 93143.
L’assemblea di chiesa rimane
confermata domenica 25 ottobre.
Cercasi
assistente sociale
Il Servizio Cristiano di Rissi cerca
per la primavera '88 un'assistente sociaie, coordinatrice del consultorio familiare.
Per informazioni rivolgersi a; Direzione Servizio Cristiano - Viaie 1°
maggio, 89 - 93016 RiESi - tei. 0934/
928123-928139.
Presentazione
LUSERNA S. GIOVANNI —
Nel corso del culto di domenica 18 ottobre è stato presentato
alla comunità il pastore Hartmut Diekmann che, dopo un anno di lavoro a Catania, è stato
assegnato al I Circuito, con particolare cura della chiesa di San
Giovanni.
• Domenica 25 ottobre, durante il culto, è convocata l’Assemblea di chiesa per procedere alla elezione di tre membri
del Concistoro.
• Martedì 27 si terranno le riunioni di quartiere ai Bellonatti e
alle Vigne; giovedì 29 a Bibiana.
Lutto
POMARETTO — L’evangelo
della risurrezione è stato annunciato in occasione del funerale
della sorella Luigia Germana
Genre ved. Garrou, deceduta all’età di 73 anni presso l’ospedale di Pomaretto; era originaria
di Rodoretto.
Ai familiari la simpatia cristiana della comunità.
Venerdì 23 ottobre
n I CRISTIANI
DI FRONTE A MARIA
TORRE PELLICE — Nell'ambito degli incontri sui tema « i Cristiani di
fronte a Maria », organizzati dal gruppo
liturgico della parrocchia di S. Martino, alle ore 20.45, presso II priorato,
il pastore G. Tourn parla su « Maria
nel pensiero dei riformatori e della
Chiesa Valdese ».
Domenica 25 ottobre
n CONFERENZA
DISTRETTUALE
STRAORDINARIA
DEL 1« DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alla Foresteria,
con inizio alle ore 14, è convocata la
Conferenza Distrettuale Straordinaria.
Lo scopo della Conferenza è di approfondire alcuni aspetti della diaconia e del rapporto tra le opere diaconali e le chiese.
n ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30,
presso la Casa Unionista, si tiene l'assemblea mensile del movimento di
Testimonianza Evangelica Valdese. L’assemblea è aperta a tutti.
Chiesa Unita
del Canada
La Chiesa Unita del Redentore di Papineau, Montréal, si trova attualmente
senza pastore. Ricerca perciò un pastore di lingua
italiana che parli, anche
limitatamente, l'inglese o
il francese.
Qualsiasi comunicazione relativa a quest’annuncio deve essere inviata a
Mr. Giovanni Di Stefano,
9133 Louisiane, St. Léonard, Montréal, Québec,
Canada HIP 2P7 - Telefono (dall'Italia) 001 /514-321
-0424.
6
6 prospettive bibliche
23 ottobre 1987
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La storia,
maestra di vita? -1
Parallelamente alla riapertura dell’anno scolastico, si riapre — con
qualche ritardo non del tutto giustificabile — « il catechismo ».
Ora, nella formazione scolastica è
fondamentale lo studio della storia:
ogni disciplina, dal pensiero filosofico a quello scientifico, la politica e
l'economia, l'arte in tutte le sue
espressioni, tutto è o dovrebbe essere inquadrato storicamente. Se, alla
riprova dei fatti, è per lo più falso
dire che « la storia è maestra di vita »
(dovremmo essere saggissimi!), occorre conoscere l’teri, per vivere
l’oggi e per preparare il domani (e,
comunque, esser coscienti che lo
stiaimo preparando); è impossibile
affrontare e cercare di risolvere qualsiasi problema umano, se non lo si
inquadra nel suo sviluppo storico, se
non si capisce, in profondità, da
dove e come si è giunti a oggi.
Una analoga
sensibilità storica
In una nostra chiesa, riprendendo in un culto comunitario l’anno di
lavoro dei catecumeni, si è centrata la riflessione, l’ascolto, sul Salmo 78
(più precisamente, nella predicazione, sulle sue due prime strofe, i w.
1-8), esempio caratteristico dell’esistenza di una catechesi, in Israele, e
di com’era impostata, di quali ne erano i contenuti e le prospettive. E’
una linea catechetica che non riguarda affatto solo i nostri adolescenti
e i nostri giovani, ma tutti noi.
a cura di GINO CONTE
fa dunque conoscere operando nella
storia, e in tal modo dà senso, orientamento alla storia; la giudica, la
schiude alla speranza.
sto descrive più che afferrare, accosta e circoscrive più che spiegare ».
Una catechesi storica...
e poetica!
Saperla leggere,
questa storia
Tale "sensibilità storica” ha punti
di contatto molto stretti con la fede
biblica. Questa — e identica è la matrice di ebrei e cristiani — non si
volge a riflessioni e dottrine umane,
sia pur nobili, elevate, profonde, bensì a una persona, EHo; anzi, è suscitata da lui stesso, è già sempre una
risposta al suo intervento, al fatto
che ci ha, lui, interpellati. Pensiamo
ad Abramo, a Mosé, a Samuele, ai
profeti, agli apostoli, alla comunità
che Gesù ha raccolto intorno a sé
e da allora non ha più cessato di
chiamare e raccogliere.
« Dio » è una parola generica. Ma
il « dio » biblico non è una proiezione (invenzione, ci avvertono gli atei
radicali e conseguenti) dei nostri
pensieri, dei nostri sentimenti, delle
nostre aspirazioni, dei nostri timori,
dei nostri impulsi, tutto il multiforme e babelico mondo della « religione »; il « dio » biblico è una Persona,
e infatti ha un Nome personale, anche se misterioso e circondato di rispetto reverenziale fino ad essere —
per gli ebrei — impronunciabile. E’
il « dio » che chiamiamo « il Signore », « l’Eterno », o forse meglio « il
Dio vivente»: vivo in un modo inconcepibile, fa vivere tutto con la sua
onnipotente volontà creatrice, volontà di amore, volontà che cerca dunque il rapporto con le sue creature.
Questo Dio biblico « viene », si rivela nella vita, dunque nella storia:
nella vicenda personale e familiare
di Abramo e del clan che da lui discende; nella vicenda popolare di
Israele, poi; nella vicenda dell’uomo
Gesù, infine, in modo pieno, definitivo, insuperato. Il « Dio vivente » si
Come? Una risposta almeno parzialé ce la dà il Salmo 78, un salmo
che con vari altri ’ potremmo chiamare didattico o catechetico. Sì,
c’era una catechesi, in Israele ^ e questo salmo ci fa vedere di che tipo era,
a modello delle nostre: si trattava
non di una formazione teorico-dottrinale, ma essenzialmente di tipo
storico. Il ’’materiale” su cui lavorava — e su cui lavoriamo — non
erano e non sono anzitutto delle dottrine, tanto meno delle teorie, bensì
dei fatti, degli eventi, o più esattamente degli uomini ben situati nel
loro tempo, nel loro ambiente, con
la loro mentalità, nel contesto della
storia piccola e grande nella quale
han vissuto e che hanno contribuito
a ’’fare”: uomini ed eventi che hanno
avuto a che fare con il Dio vivente,
il quale attraverso loro interpella noi,
’’viene” a noi.
Ma, osservano A. Maillot e A. Lelièvre nel loro commento ”, « notiamo
per cominciare che si trattava di una
catechesi in versi. Non chiediamo
certo a tutti i nostri catecheti moderni di essere dei poeti (anche se certi
catechismi contemporanei, assolutamente indigeribili, sarebbero stati
tutt’altra cosa se li avessero scritti
dei poeti), ma deduciamo, in primo
luogo, quale importanza aveva ner
Israele la memorizzazione oggi tanto
abbandonata. Israele ha veramente
creduto all’importanza della memoria: l’uomo senza memoria non può
essere un uomo fedele. Ancora: Israele non cerca di fissare le verità divine in frasi dai concetti meticolosamente scelti, ma che diventano oscuri a forza di precisione. Preferisce,
con l’aiuto della poesia, girare attorno alla verità, scoprirla in modo
fluido, piuttosto che ’’fotografarla”,
irrigidita per l’eternità. Per Israele
la verità non esiste allo stato astratto e concettuale. Si trova nella storia e là dev’essere messa in luce, certo, con l'aiuto del linguaggio, ma que
«La prova migliore — continuiamo
a citare i due esegeti — è che ci troviamo qui davanti a una storia che
è già stata narrata più volte, una storia che è la "dogmatica” d’Israele, la
sua "storia della salvezza”, ma che
un autore ha ritenuto necessario
narrare una volta ancora, e in modo
diverso. Quest’uomo, del resto, ha
chiaramente la certezza di portare
un insegnamento nuovo e di trarre
nuove ricchezze dal tesoro antico di
Israele; ha la certezza di vedere in
modo nuovo la storia santa (vv. 1-2).
Precisiamo, al riguardo, che la
storia non impone, di per sé, tale
visione. Non ha una sua evidenza
propria; l’autore la descrive come parabola, mistero o enigma, di cui solo la Rivelazione schiude il senso. Se
il catechismo di Israele consiste in
una descrizione della storia antica,
consiste anche in un certo modo di
vedere questa storia. H. Schmidt
parla di filosofia della storia a proposito di questo salmo, ma l’espressione è pericolosa perché il poeta
non ha l’impressione di soverchiare
la storia con un sistema che sia in
fondo più importante di essa. Ha
Timpressione di rivelare la storia,
cioè di togliere il velo leggero che
impedisce all’uomo di vederla quale
essa è veramente ».
Ascoltare,
più che vedere
vanno dal Deuteronomio all’Epistola ai Romani (Deut. 4: 12 ss.; Giov.
20: 29; Rom. 10: 17 ecc.). Non vogliamo certo dire che Israele abbia
rinunciato al visivo, ma ciò che ha
visto lo trasmette, mediante la parola, all’orecchio. E se gli capita di "rivivere” visibilmente, in una liturgia,
i miracoli ai quali ha assistito, tale
liturgia rimane in primo luogo orale ».
Questo Salmo 78, sul quale continueremo la nostra riflessione, ne è
un’ennesima dimostrazione. Rileggiamolo, intanto, pensando alla catechesi che vi veniva, sì, offerta ai ragazzi, ai giovani che andavano verso
la loro professione di fede, ma anche
agli adulti riuniti per il culto, racc( siti nell ascolto del canto di quest’inno
della scuola corale e catechetica ài
Asaf, e probabilmente partecipandovi a gola spiegata, di certo in fondo
al cuore.
(continua)
Gino Conte
A questo punto Maillot e Lelièvre
osservano: « Ma poiché abbiamo parlato di catechismo, aggiungiamo che
Israele, proprio come ha creduto alla
memòria, ha creduto all’orecchio.
Ha creduto alla sua infinita superiorità sull’occhio, organo dell’alienazione, dell’infantilismo, dell’idolatria,
della pigrizia \ Dedichiamo ouest’osservazione ai nostri catechisti medioevali e sulpiciani “ che con i metodi audiovisivi (nei quali fatalmente
il visivo ha il sopravvento, come ce
l’ha Mammona ogni volta che si vuole adorare Dio e Mammona) hanno
dimenticato tutti i testi biblici che
'■ L'intestazione, che nella Riveduta è
semplicemente « Cantico di Asaf » (e nella TILC « poema cantato »), nel testo
ebraico è maskil, participio sostantivato
dalla radice verbale skl che significa « essere accorto, assennato, saggio »; secondo il Dizionario teologico dell'AT (a cura
di E. Jenni e C. Westermann, voi. II, col.
745 s.) « non è solo sostantivo riferito a
persone, ma anche termine tecnico nei titoli dei Salmi 32; 42; 44; 45; 52-55; 74; 78;
88; 89; 142 » e indica evidentemente un tipo
particolare di salmo, anche se non è facile precisarlo; anche se alcuni vi vedono
un’indicazione artistica ( « composto con
arte »), data la radice è più probabile —
e per il Sai. 78 più conforme ai contenuto — il significato « insegnamento » (catechesi!): e infatti A. Maillot e A. Lelièvre
(Les Psaumes, II, Genève 1966, p. 165) traducono « Instruction », e G. Ceronetti, nella sua versione (7 Salmi, nuova ediz., Milano 1985), «per ricevere Istruzione».
^ Di particolare interesse, a questo proposito, il saggio di A. Lemaire, Le scuole
e la formazione della Bibbia nell’Israele
antico, Brescia, 1981, specie il cap. III.
Brevi‘ma ricche indicazioni pure nel par.
23, « Maestri e allievi », di H.W. Wolff, Antropologia dell’AT, Brescia 1975.
’ Les Psaumes, II, Genève 1966, p. 171 s.
* Anche qui, rimandiamo alle vivide pagine che all’orecchio e all’occhio, all’udire
e al vedere, dedica H.W. Wolff nella sua
citata Antropologia dell’AT (par. 9); sono
riferimenti biblici assolutamente capitali,
oggi come non mai.
^ Il riferimento è evidentemente all’arte
figurativa che nel Medioevo, in epoca di
diffuso e quasi totale analfabetismo, ha
sostituito la catechesi con la « sacra rappresentazione » e con le vetrate policrome delle cattedrali, i loro grandi affreschi, i loro grandi complessi scultorei: il
tipo di teologia, e dunque di predicazione,
die ’’passava" attraverso quei mezzi era
forse conforme a una pietà popolare, non
a una fede biblicamente fondata. Lo stes.
so vale per la cosiddetta arte sacra che
— almeno per i francesi — prende nome
da un suo esempio particolarmente significativo, la chiesa parigina di St. Sulpice:
un "messaggio” tutto spettacolo. Noi potremmo pensare a certi parossismi visivi
del Barocco.
I
7
r
23 ottobre 1987
obiettivo aperto 7
COMUNITÀ’ Di BASE EUROPEE
Il cammino della liberazione
Un movimento multiforme, che esprime la sua vitalità anche a molti anni dalla nascita - Gesti di rottura che esprimono la forza della fede profonda - Uno scambio di esperienze sempre nella garanzia delle rispettive identità
Gerlaldia aldi galdua hainbat herri penaz baitira... « Il tempo
della guerra è un tempo buttato via... No! Rifiuta la tirannia, pratica
la Parola che conduce alla pace». Con le parole di questa canzone,
composta dalle comunità di base (cdb) olandesi, ma cantata in
euskadiko, la lin:gua dell’antico e fiero popolo basco, si sono aperti
i lavori del III Congresso delle cdb europee (Bilbao, 8-11 ottobre
1987).
Diciamo subito che Bilbao ha
dato la possibilità di constatare
che, nonostante la repressione
della gerarchia cattolica, particolarmente all’cpera in paesi come l’Italia o la Polonia, il movimento è vivo e vivace e non
ha ancora esaurito la spinta
propulsiva della primavera del
Vaticano II. Solo per rimanere
in casa nostra, sono più di 130 le
comunità collegate con la segreteria n;izionale, ma emergono
sempre nuove realtà, variegate,
diverse. Bilbao non ha prodotto
documenti particolarmente significativi; ha cercato invece di
esprimere la multiformità di un
movimento che non può essere
compreso sotto un denominatore comune, perché la sua caratteristica è appunto quella di essere un movimento, aperto a varie istanze che non possono essere appiattite, impoverite in
una o un’altra formula onnicomprensiva.
Erano presenti le cdb olandesi, effervescenti, impegnate, fantasiose; quelle inglesi, più compassate, nelle quali scopri che
il collegamento è tenuto da un
pastore protestante, membro
della comunità di Iona, con una
fede nella quale si coniugano insieme impegno nel politico e
misticismo; quelle svizzere, belghe, francesi... ognuna con un
suo tratto caratteristico; ognuna
con qualcosa da dire, un pezzo
di discorso da collegare con i
pezzi degli altri. Realtà che vanno avanti, in modi talvolta molto difformi dalla norma, dirompenti, per alcuni versi anarchici,
per altri profetici. Come valutare per es. la comune di una
mezza dozzina di donne nella
periferia di Parigi, le quali, pur
restando collegate con la parrocchia, celebrano insieme la
Cena (loro dicono Eucaristia),
senza ovviamente aver ricevuto
alcuna ordinazione? E’ un gesto
profetico, nel senso che vuole
anticipare un cammino; o è, molto più prosaicamente, un gesto
di sterile rottura, destinato a
cadere nel vuoto?
Eppure, parlando con la rappresentante di questo gruppo,
uno scopre ima fede viva, profonda, che non ha bisogno di
autorizzazioni gerarchiche, perché attinge la sua forza dall’Evangelo e desidera vivere l’intensa vita spirituale dei primi
capitoli del libro degli Atti. Ma
non dappertutto è così: le cdb
spagnole o quelle polacche celebrano rEucaristia solo se e
quando c’è fra loro un sacerdote regolarmente ordinato.
Dunque le cdb si presentano
ancora oggi come un vasto arcipelago, fatto di tante isole,
-Ognuna con le sue caratteristiche, ma desiderose di stabilire
tutta una rete di rapporti, di
scambi, senza però giungere a
diventare blocco pietrificato intorno ad una confessione unica,
anche se il filo rosso che tutte
le attraversa è la grande parola
della liberazione.
Il tema del congresso di quest’anno era: « Le comunità di base soggetto-oggetto di un nuovo annuncio deH’Evangelo ». Due
Bilbao, Palazzo dello sport. Un momento dell’incontro delle Comw
nità di base, cui hanno partecipato più di 500 delegati di tutta
Europa.
DALLA DICHIARAZIONE DI GUERNICA
La pace autentica
La pai a: autentica del nostro
continente e del mondo implica
la sopprc.ssione delle ingiustizie
sociali e dell’oppressione esercitata su popoli e nazioni, ascoltando gli e.sclusi senza voce ed accogliendo la loro partecipazione ali la vita sociale e politica.
Nella nostra scelta evangelica
per i poveri e gli oppressi e per
tutti coloro che lottano per la
jibertà, la giustizia e la pace, ci
impegniamo a suscitare e a stimolare Chiese cristiane caratterizzate dalla fraternità e dal
servizio ai più poveri, nelle quali
siano favoriti i diritti delle persone e dei grupni, ed in particolare l’uguaglianza delle donne e
la pluralità dei ministeri.
Vogliamo delle Chiese universali non per la loro autorità
0 il numero di fedeli, ma per la
loro solidarietà ed il loro impegno liberatore nell’evangelizzazione di tutti i popoli.
•Il riconoscimento del diritto di
ogni popolo airautodeterminazione, negata oggi ad alcuni popoli
europei senza Stato, è indispensabile per la libertà e la pace.
Per questo ci associamo alle
Seguenti dichiarazioni: « L’ONU
Svilupperà fra tutte le nazioni
relazioni amichevoli, fondate sul
rispetto dell’uguaglianza dei diritti dei popoli e sul loro diritto all’autodeterminazione » (Carta delle Nazioni Unite, art. 1.1, 1945).
«Tutti i popoli hanno diritto
aH'autodeterminazione; in base a
Questo diritto decidono liberaniente il loro status politico ed
assicurano il loro sviluppo economico, sociale e culturale »
(ONU, Accordi internazionali,
1967).
Partecipiamo ai voti espressi
da altri organismi, associazioni,
persone che si sono sovente pronunciati sulla necessità di un
dialogo sincero e di un vero negoziato fra le parti in conflitto
Per edificare una pace giusta e
durevole.
Ogni passo in avanti sulla pace, la giustizia, la libertà, ci incita a proseguire. C’è sempre una
libertà ed una pace migliore. La
liberazione che mira alla pace è
sempre solidale; se non lo è, essa
cadrà nella tentazione di dominare suH’altro. In questa prospettiva, la nostra alternativa è planetaria. iPer continuare a vivere
sulla terra è necessario che la si
liberi dalle oppressioni e dalle
minacce che continuano ad essere fatte pesare su di essa da
coloro che vogliono mantenere
il dominio e lo sfruttamento sulla maggioranza da parte di una
minoranza.
Sentirsi membro di un pqpolo
vuol dire essere capaci di armonizzarsi con altri popoli in quello
che ci distingue e ci arricchisce.
Guernica, 10 ottobre 1987.
erano i rischi, che mi pare siano stati evitati.
li primo era dato dal fatto
che il congresso si svolgeva a
Bilbao, una delle sette province basche (« Euskal Herria »)
che rivendicano l’autonomia. Il
rischio di strumentalizzare la
presenza di tante persone, provenienti dai quattro canti d’Europa, per accreditare il nazionalismo basco, è stato, mi sembra, realmente presente. Il programma prevedeva una manifestazione a Guernica, la cittadina
basca spietatamente bombardata nel ’37 daH’avìazione tedesca,
anticipazione della cieca furia
distruttrice che di lì a poco si
sarebbe abbattuta su tutta l’Europa. Guernica, immortalata da
Picasso, oggi simbolo della indipendenza del popolo basco, rischiava di essere una trappola
sul cammino delle comunità di
base. La parola della liberazione
poteva diventare equivalente a
indipendentismo. Se così fosse
stato, il movimento sarebbe andato in corto circuito. Ma il rischio è stato evitato, e il movimento è riuscito ad esprimere
Ora è il tempo per amare e per lottare
« Oggi, s’è adempiuta questa scrittura... » (Luca 4: 21). >
Davanti a questa memoria della passione
del popolo di Guernica, che si fa simbolo della
passione di tanti popoli e di tante persone oppresse nel mondo dall’arroganza del potere, vogliamo riflettere sulla responsabilità di questo
annuncio di liberazione pronunciato quasi duemila anni fa.
Volgiamo il nostro sguardo intorno e vediamo persone prigioniere, torturate, sfruttate e
vendute. Vediamo nazioni a cui è negata la possibilità di sviluppare la propria cultura e la
propria vita, e gruppi e classi ugualmente oppressi. Ancora; popoli e nazioni autoctoni di altri continenti sono stati conquistati, assoggettati e sfruttati dalla stessa perversa volontà di
potere che ha umiliato ed emarginato nazioni
e culture in Europa. ;i ■ ; ; >
Ci domandiamo: a chi, ed a che cosa, è favorevole il tempo che Gesù insegna? Che cosa
"oggi" si è "compiuto"?
Io penso che sia passato il tempo dell’attesa, della rassegnazione, della delega delle proprie responsabilità, delle speranze in un futuro
che si fa da solo, di una liberazione che ti viene donata.
Oggi, ora, qui, è il momento di rispondere
con la nostra responsabilità all'evangelo della
liberazione.
Gesù non nega un passato, carico della stupenda memoria dei prodigi che il Signore ha
fatto per il suo popolo, e non scoraggia la nostra
speranza verso una vita piena. Ma Gesù nega
che questa memoria e questa speranza si possano trasformare in alienata passività. Egli verrà; non dice il mese, l'anno, il secolo, ma dice
solo l’ora: « a mezzanotte », cioè quando nessuno lo attende, per chiederci conto della vita
del nostro fratello Abele, per chiederei conto
del bicchier d’acqua dato, negato all’assetato^
per chiederci conto di come abbiamo amministrato il nostro talento.
E' un falso escatologismo pensare che Gesù
venga nella parusìa ad annunciare una seconda volta la liberazione, alla fine dei tempi. Gesù
non si ripete. Il tempo è compiuto. Ogni giorno è l’ultimo. Per amare e lottare non c’è
futuro, c'è solo un presente. Il presente della
vigilanza cristiana accanto ad uomini di altre
fedi, di àltre comunità, di altre culture, ma legati dalla stessa urgenza di scuotere un giogo
che si fa sempre più pesante.
"Davanti al simbolo del martirio di Guernica, cuore della nazione basca, ci auguriamo
— in questo ampio contesto — che il 1992 non
sia celebrato nel mondo e in Europa come il
quinto centenario della cosiddetta scoperta ed
evangelizzazione di un nuovo continente, ma,
piuttosto, come un’occasione per ripensare alle
responsabilità storiche degli europei nei confronti dei popoli indigeni dell’America, la cui
oppressione continua tuttora.
Ancora una volta, insomma, risuona la profezia di Gesù. Ora il tempo è compiuto, il cammino della liberazione si fa imperativo.
Giovanni Franzoni
Comunità cristiana di base
di S. Paolo fuori le mura - Roma
solidarietà con le comunità basche, le quali vivono realmente
una situazione di grande sofferenza, senza però dimenticare il contesto più ampio della liberazione; quella delle donne, delle classi oppresse, degli emarginati, dei
popoli del Centro America, del
Sud Africa... Oltre alla dichiarazione letta davanti ad una chiesa gremita, attenta, in cui sembrava di poter palpare la commozione, Giovanni Franzoni è
riuscito con poche parole a
saldare insieme le attese della
liberazione storica con l’annuncio escatologico dell’Evangelo.
Il suo intervento, seguito con
grande attenzione da tutta l’assemblea, ha dato il respiro necessario ad un congresso che
rischiava di avvitarsi su se stesso.
L’altro rischio era quello di
uscire con una dichiarazione finale. Cosa normale per un qualsiasi altro tipo di congresso; ma
non per quello delle cdb. Già nel
precedente congresso di Torino
’85 non si era voluto formulare
un documento finale. Non tanto per la difficoltà di giungere
ad un accordo (o compromesso)
tra le varie posizioni, quanto
piuttosto perché estraneo alla
linea delle cdb, dove documento finale equivarrebbe a chiudere la discussione. Al posto del
documento finale ha invece avuto luogo una « celebrazione » nella grande palestra del centro
polisportivo di Bilbao. Circa
600 le persone presenti che hanno animato questa celebrazione, durata varie ore, in cui si
alternavano canti, preghiere, testimonianze, scene mimate. Una
grande festa, caratterizzata dalla gioia di stare insieme, da una
profonda cordialità vissuta coralmente.
Queste sono oggi le cdb europee: una realtà viva, che rifiuta di strutturarsi intorno ad
una comune confessione di fede,
ma che tenta di vivere la parola
della liberazione, con un occhio,
certo, ai documenti del Vaticano
II, letti indubbiamente in un’ottica diametralmente opposta a
quella di Ratzinger e di papa
Wojtyla, ma molto più affascinata dalla lettura deH’Evangelo
in cui trova il solido fondamento della propria fede.
La strada per Bilbao passa da
Lourdes: ho visto il lungo corteo dei pellegrini che vanno alla famosa grotta delle apparizioni della Madonna. Un altro
cattolicesimo, col quale le cdb
non hanno più nulla in comune.
I miei compagni di viaggio non
si sono neanche girati a vedere
lo spettacolo.
Luciano Deodato
■V ^ J
8
8 valli valdesi
1
23 ottobre 1987
Dotti,
medici e
sapienti
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Ovovia :
è davvero sviluppo?
Che il clima delle nostre valli
sia salubre al punto da invitare
chi passa una vita in città, fra
uffici, industrie e traffico nevrotico, a "godersi” la sua età della
pensione in mezzo a noi è cosa
ormai assodata; ne deriva anche che questo fatto sia oggetto
di riflessione in senso programmatico degli organismi politici
di valle, ripensando al quadro
dei servizi da predisporre- sul
territorio. Tutto questo è talmente evidente che c’è già chi studia l'ipotesi di istituire, per esempio in Val Penice, uno, o dei,
"centri di rimessa in forma" che
bene si collocherebbero nell’attuale situazione ambientale della valle. Motivi di clima, ma non
solo, hanno per altro fatto sì
che alle valli in generale e più
specificatamente in Val Pellice
si trovino ad operare tutta una
serie di persone che propongono
per la cura di malattie gravi o
meno, vere o presunte, metodi
"alternativi" o "naturali”.
Ho ancora in mente alcune immagini che mi colpirono assai
proprio un anno fa, quando nell’ambito dell’Autunno in vai
d'Angrogna fu chiamato ad una
conferenza un personaggio notissimo per i suoi metodi di cura naturale, Christian Segui di
Marsiglia: al suo arrivo una vera folla lo attendeva, sui volti di
alcuni si intravvedeva qualche
lacrima, in altri il segno della
speranza o del ringraziamento
per una guarigione avvenuta,
quasi come ci si trovasse davanti al biblico Rabbi.
Citando quest’esempio non vogliamo certo entrare nel merito
dei metodi di questa o quella cura ma rilevare come spesso l’uomo, di fronte alla malattia, cioè
di fronte a quell'unica cosa che
oggi non riesce comunque a controllare, cerchi ogni soluzione
possibile. Ed è qui che si possono inserire dubbi reali sulla
preparazione o validità di taluni rimedi.
Analoga situazione si prospetta nel campo della cosiddetta
"alimentazione naturale”, senza
conservanti né coloranti, ma soprattutto di prodotti agricoli ottenuti senza il ricorso a prodotti chimici, siano essi concimi od
antiparassitari; si tratta di aspirazione legittima ed esistono sforzi precisi anche in zona: il rischio concreto è che questo diventi però una moda, e come
sempre accade in questi casi c’è
chi tenia di lucrare, magari anche mentendo.
Il problema della salute è un
nodo centrale del Paese, sia nella fase di prevenzione (e qui entra in gioco anche l’alimentazione) sia nei rimedi, nell’aspetto
medico; in valle viene gente da
mezza Italia per visite e consulti, in cerca di soluzione a situazioni a volte disperate o semplicemente per avere dei prodotti
naturali ed in valle operano da
tempo seriamente alcune persone: di fronte ai recenti arresti
di medici che sembra curassero
il cancro con iniezioni costosissime a base di alcool, la gente
però si interroga preoccupata,
vuole sapere in quali persone
avere fiducia, chiede di non essere ingannata almeno quando
si tratta della propria salute,
quando si supera la fase di una
semplice tisana.
Piervaldo Rostan
Nell’ambito dell'Autunno in
Vai d’Angrogna quest’anno si
svolgono una serie di dibattiti
di stretta attualità; in particolare neH’ambito locale si cerca di
dare un contributo per capire
quale tipo di sviluppo si possa
ipotizzare per la valle dopo anni di progressivo spopolamento
dei comuni alti della vai Pellice
(Bobbio, Rorà, Angrogna) ed un
aumento nel numero dei disoccupati.
Un prirno incontro ha visto la
partecipazione di Charbonnier,
sindaco di Bobbio, Longo, presidente della Comunità Montana,
Chiaretta, direttore tecnico della rivista ”Alp"; un secondo vedrà un confronto fra i direttori
dell’Eco del Chisone e dell’Eco
delle Valli.
Si doveva parlare del progetto dell’"ovovia" di collegamento
con la Francia, promesso dalla
Technipro ;per la fine di settembre, «progetto che — ha detto
il Sindaco di Angrogna Franca Coisson — avremmo voluto esaminare qui con la gente
e gli amministratori della Valle ». Purtroppo il documento
non è disponibile, ma, come ha
assicurato il Sindaco di Bobbio, « arriverà con Un paio
di settimane di ritardo » per cui
la discussione si è snodata su
considerazioni e promesse già
sentite nella scorsa primavera.
Ancora una volta questa ipotesi
di sviluppo è stata presentata
come inserita nel contesto ambientale della valle, come sbocco occupazionale per i giovani
del posto, come grande e forse
ultima occasione prima di diventare un’area completamente sottosviluppata. D'altra parte sono
I partecipanti al dibattito sull'« ovovia »: da sin. F. Chiaretta, F.
Coisson, P. Longo, A. Charbonnier.
state presentate alcune perplessità, non tanto o soltanto sul tipo di impatto ambientale, quanto piuttosto sulla effettiva validità economica del progetto, sulla reale volontà dei francesi del
Queyras di collegarsi in questa
forma di turismo indotto con
l’Italia, su chi finanzierà un’operazione che comporterà investimenti di miliardi, su quale rapporto esisterebbe fra questo tipo di turismo e la zona geografica, ma ancor più culturale, in
cui esso si collocherebbe.
Si tratta di interrogativi non
nuovi ma fondamentali, al di là
della conoscenza stessa dei dettagli del progetto. Dubbi non
nuovi, ma il significato più ri
SOCIALISTI
VAL CHISONE
E GERMANASCA
Sì all’autostrada
Se si farà, si dovranno espropriare 1 milione
di metri quadri e l’opera costerà 110 miliardi
Lou patouà,
uno lengo vivo
PINEROLO — Periodicamente
la classe politica locale torna a
discutere di autostrada. Questa
volta a farlo sono stati gli amministratori del PSI chiamati ad
un convegno cui hanno anche
assistito (silenziosi) esponenti
di altri partiti.
L’occasione è fòTt^e unica. Una
legge permette alle società concessionarie delle autostrade di accedere a finanziamenti statali
per realizzare nuove infrastrutture. Del collegamento tra Pinerolo e Torino se ne parla da almeno un ventennio. Una società
autostradale, PATIVA, aveva già
appaltato i lavori, ma l’opposizione delle popolazioni della pianura che vedevano tagliati in
due i loro terreni ed un decreto
deU'allora ministro Bucalossi
che bloccava tutti i lavori autostradali non ancora iniziati, avevano fatto fallire l’iniziativa
che comunque era costata al
contribuente 2 miliardi.
Oggi c’è una nuova possibilità
di finanziamento, PATIVA ha
nuovamente dichiarato la propria disponibilità a realizzare
l’opera, la Provincia sta facendo
uno studio di fattibilità e il partito socialista si dichiara « favorevole » alla cosa, per bocca del
l’assessore provinciale Emilio
Trovati.
_ « L’autostrada costerà 110 miliardi e bisognerà espropriare
un milione di metri quadrati di
terreno, ma è la migliore soluzione per risolvere la situazione»; ha ripetuto l’assessore regionale Ehigenio Maccariy,
« Non siamo d’accordo » — ha
detto per la sinistra del partito
Arione — « prima bisogna vedere
gli studi e non decidere senza
valutare tutti gli elementi a favore o contrari ».
G. G.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 22 ottobre. ore 17, avrà luogo al Centro di
incontro una riunione con ii seguente
o.d.g.: a) Comunicazione deila promozione dei Gruppo in formazione "Val
Pellice" in Gruppo Italia 90; b) Azione Urgente di protesta per i'esecuzione capitaie di Sylvestre Njomzeu, avvenuta il 22 agosto alla presenza di
centinaia di spettatori (Camerún - Africa); c) Partecipazione ad Autunno
in Vai d’Angrogna (24-25 ott.), con
"tavolino" e raccoita firme; d) Settimana A.i. per prigionieri a lungo termine (1723 ottobre).
PEROSA ARGENTINA — Sa
baio 24 ottobre, presso la sala
Piemont, si svolge il primo convegno sulla lingua occitana, «Lou
patouà, uno lengo vivo », momento di confronto sulle esperienze di insegnamento del patouà - nelle scuole- dell’obbligo:
problemi aperti e prospettive.
La giornata di studio, organizzata. dalla ' Comunità Montana
valli Chisone e Germanasca, è
suddivisa sostanzialmente in due
parti: al mattino con una serie
di relazioni introdotte dal prof.
Tullio Telmop, nel pomeriggio
con una tavola rotonda tra esponenti delle associazioni culturali
impegnate nella tutela e valorizzazione del patrimonio linguistico, moderatore il prof. Arturo
Genre.
« Con questo convegno — dice l’assessore alla cultura della
Comunità Montana, Ribet — vogliamo in un certo senso espandere o aprire i nostri confini culturali alle esperienze delle altre
vallate alpine del Piemonte, certi che la difesa di una lingua
non è un’opera di conservazione fine a se stessa, ma una fonte di conoscenza del nostro passato assolutamente indispensabile per costruire un futuro ancorato a solide fondamenta ».
Piani paesaggistici
Non è ancora stato presentato il progetto scritto: molte sono le perplessità sulle reali possibilità per la valle di gestire questa attività
levante della serata sta nel fatto che in pratica per la prima
volta ci sia stato confronto tra
chi sostiene la validità del progetto (gli amministratori di Bobbio) e chi è sempre meno convinto: il dibattito è stato intenso; determinate possibilità di
sviluppo, viste come conseguenza della presenza dell’ovovia, per
gli uni sono valide, e realizzabili per altri proprio in sua assenza. Certo è che di fronte ad un
pubblico talvolta rumoreggiante, sicuramente critico e poco
disposto ad entusiasmarsi, toni
della polemica e nervosismo hanno cominciato a salire...
P.V.R.
PEROSA — Il 16 ottobre, al
Consiglio della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca,
c’è stato un vivace dibattito sul
problema dei vincoli posti dalla
Regione, con le nuove disposizioni sui piani paesaggistici che
hanno portato a richieste di modifiche del Piano Reg. Generale
Intercomunale. I vincoli interessano alcune zone destinate a insediamenti produttivi ; inoltre
esistono dei limiti urbanistici
che riguardano le fasce cimiteriali di 150 metri di raggio, un
problema molto sentito soprattutto per i paesi di alta montagna dove il cimitero spesso si
trova a ridosso delle borgate abitate. Il Sindaco di Pinasca Ricchiardone ha lamentato come
ormai sia consuetudine ritrovarsi con direttive che vengono dall'alto e tengono in poca considerazione le esigenze di chi ancora vive in montagna, non per
opportunismo ma per necessità.
Un consigliere del gruppo indipendenti di sinistra ha proposto che la Comunità Montana
non si limiti a intervenire con
emendamenti nei confronti della
Regione, ma prenda iniziative
locali che coinvolgano non solo i
consiglieri di Comunità Allontana
e amministratori locali. Pia proposto che la Comunità Montana
stimoli il dibattito suH’importante aspetto della salvaguardia
dell’ambiente, allargandolo a
gruppi e singoli interessati della
Valle. Il Vice Presidente Purlan
(D.C.) ha escluso l’utilità di un
dibattito allargato, e ha insistito
sulla necessità di agire nei confronti della Regione.
L’assessore Laurenti (P.CI.),
pur ammettendo che i piani paesaggistici necessitano di una revisione su alcuni punti, ne ha sostenuto la validità come strumenti di protezione ambii otale.
Con l’intervento conclusivo ed
equilibratore del Presidente Sola
(P.S.I.), il Consiglio ha deciso di
dare avvio ad una azione nei
confronti della Regione, tendente
ad emendare alcune disposizioni
tecniche.
1000 iscritti
oer il WWF
PINEROLO — La sezione del
WWF sta coinvolgendo intorno
alla sua attività un numero sempre crescente di persone ; così
si sta rapidamente per raggiungere il numero di 1000 iscritti.
Per festeggiare l’avvenimento il
WWF ha deciso di premiare il
millesimo iscritto alla sezione
pinerolese che si riunisce, il secondo e l’ultimo venerdì di ogni
mese, presso la sede nel Museo
di Scienze naturali in via Brignone a Pinerolo a partire dalle ore
20.30.
La RACO in tribunale
PINEKGLO — Sono già un
migliaio i truffati dalla RACO
(la società che offriva in proprietà container inesistenti a
piccoli e grandi risparmiatori)
ammessi quali creditori chirografari nel fallimento.
Alla prima udienza dei creditori il Tribunale di Pinerolo ha
ammesso questa prima tranche,
mentre altrettanti dovranno attendere la prossima udienza fissata per il mese di dicembre. Tra
i creditori ammessi vi è anche
la Curia vescovile per un importo di 77 milioni.
Tra i creditori truffati vi sono
numerosi pensionati che, magari in due o tre, avevano affidato
i loro risparmi a Candellero acquistando un solo container dal |
costo di 4,5 milioni, o anche chi
ha venduto tutto quanto possedeva per investire in container |
che sembravano garantire redditi
del 20% esentasse.
9
23 ottobre 1987
valli valdesi 9
MASSELLO
Il vecchio mulino
Al di là della desolazione derivante da un lungo abbandono, sono stati
avviati progetti per la valorizzazione di un documento del passato
Nel corso di brevi passeggiate
lungo le rive del torrente Germanasca, attratto dalla bellezza
e dalla tranquillità del luogo, mi
sono fermato sovente ad osservare il vecchio mulino di Gorgjo Trounno.
La piccola costruzione mostrava tutti i segni di un lungo abbandono: il tetto pericolante, le
prime crepe nei muri e l’avanzare della vegetazione non lasciavano dubbi, purtroppo, sulla sua
sorte.
Provavo ad immaginare il mulino molti anni prima, quando
gli abitanti delle borgate vicine
vi portavano il grano da macinare; pensavo ai problemi ed alle difflccìtà che i costruttori avevano dovuto affrontare, ammiravo l’impegno di lavoro e di intelligenza dedicato alla sua realizzazione.
Ma questi pensieri erano accompagnati da un vago senso di
sconforto
« Ecco, mi ripetevo, una preziosa testimonianza della vita e
della cultura materiale di Massello agli inizi del nostro secolo
sta andando in rovina nel disinteresse generale ».
Poi, un giorno, l’amica Silvia
Chiarenzi mi ha regalato uno dei
suoi bellissimi disegni raffigurante il mulino nella stagione invernale e mi ha detto:
« Dobbiamo fare qualcosa, non
possiarrio lasciarlo crollare! ».
Così è cominciata questa vicenda del mulino di Massello;
invece del disinteresse, ho trovato l'impegno infaticabile di Gian
'-Ji-’ f.'v.v
Ma&%«-Uo - ir Vnoli
cario Micol, la sensibilità della
Amministrazione comunale, l’incoraggiamento degli anziani. Con
l’aiuto di alcuni amici che barino contribuito ai primi lavori,
abbiamo rifatto il tetto.
Poi, per dare un minimo di
organizzazione all’iniziativa, è
stata costituita un’associazione
il cui scopo è quello di promuovere gli interventi di recupero
completo del mulino e delle opere idrauliche necessarie al suo
funzionamento.
Il lavoro di ricostruzione si
presenta lungo ed impegnativo,
sia perché alcuni meccanismi e
particolari costruttivi sono andati persi, sia perché le recenti
s. cu<AB.E.iuz.i et
alluvioni hanno modificato l’alveo del torrente.
Malgrado queste difficoltà, l’obiettivo è di consegnare alla comunità di Massello un piccolo
museo etnografico che documenti alcuni aspetti della sua
vita passata; la speranza è che
esso contribuisca ad accrescere
la sensibilità dei visitatori, la
loro comprensione ed il loro rispetto per l’ambiente naturale
ed umano.
Claudio Balma
Per informazioni, segnalazioni, offerte di collaborazione, rivolgersi a Edda
Tron, presso la Libreria Claudiana di
Torino (tei. 6692458).
GRUPPO TEATRO ANGROGNA
Una bella macivèrica
Un gruppo che ha sempre proposto il teatro impegnato, e che ora riflette su se stesso - Alla ricerca del « senso etico » della politica
Sabato 24, il Gruppo Teatro Angrogna presenta, in ’prima’, un
nuovo spettacolo. Il titolo è stimolante: « La macivèrica » che,
tradotto dall’angrognino, significa « pasticcio » nel senso di «problema di non facile soluzione »;
« casino », per dirla in lingua
spiccia. Il "problema” che lo
spettacolo si appresta a risolvere
è il significato dell’impegno politico oggi, ovvero, in linguaggio
teatrale, cosa vuol dire fare teatro politico alla fine degli anni ’80.
Il gruppo esordisce ai tempi
della guerra del Vietnam, con
« Caro padre, la guerra è ingiusta »; qualche anno dopo mette
in scena « La boje! » (bolle, ribolle, ne abbiamo le tasche piene) e via via, con sincronismo,
ripropone tutti i grandi temi politici di questi ultimi anni. Oggi,
di fronte alla crisi d’identità che
la sinistra attraversa, il gruppo si
presenta ài pubblico piegato su se
stesso, come se si guardasse dentro per chiedersi qual è il senso
del proprio lavoro, della vita. Lo
fa con tenera nostalgia del passato e un diffuso disagio del presente.
...era una notte nera nera (la
favola è di Gramsci, ben recitata da J. L. Sappè), un uomo sulla
strada di casa inciampa e cade
in un fosso. Passa lì la notte e
parte del giorno successivo, nella speranza che qualcuno gli tenda una mano ma alla fine, se vuole uscire, deve farlo da solo.
« Nel fosso siamo in tanti », ci
dicono gli attori del coro, e la
forza per uscirne la troviamo
scavando nella nostra memoria
storica.
In questo "messaggio”, tra
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smesso con grande tensione ideale, c’è un senso etico della politica raro di questi tempi, e perciò
prezioso. Questo, al di là della
bravura degli attori e della fruibilità dello spettacolo, è il suo
pregio più grande e anche il suo
limite.
Questo gruppo di vecchi sessantottini — ed è da vecchio sessantottino che lo dico (d’altronde
son tempi di ricorrenze) — rimasto nel corso di questi vent’anni
sostanzialmente immutato, sembra guardare al presente con un
senso di frustrazione e d’impotenza; e, rivolgendosi al passato,
privilegia la continuità alla rottura. Ma questa macivèrica, forse,
tanto macivèrica non è, se si
cerca nel presente il bandolo della matassa.
Nel presente c’è una generazione che per narcotizzare l’angoscia
si distrugge a colpi di siringa (ed
è ormai la generazione dei nostri
figli); c’è la « cosa pubblica », ridotta a pascolo da schiere di profittatori che la saccheggiano indisturbati all’insegna dei partiti;
c’è rumiliante ricatto della disoccupazione e, tra l’altro, ci siamo anche noi, vecchi sessantottini che, nella migliore delle ipotesi, stiamo a guardare, timorosi
di vedere da dietro le tendine,
sperando che non sia vero che
l’angelo di Dio segni le nostre case, perché non bastano più le nostre categorie di pensiero e la
memoria del passato: forse non
ci basta più neanche il coraggio.
Andrea Salusso
Autunno in Val d’Angrogna
ANGROGNA — Proseguono gli incontri nei quartieri neH'ambito della
rassegna:
Giovedì 22 ottobre: presso il tempio vaidese di Pradeltorno, alle ore
20.45, si svolge un incontro-dibattito sul
tema « Val d’Angrogna, vai Pellice: quali prospettive?». Introduce Jean Louis
Sappè; intervengono Giorgio GardioI,
direttore deil'Eco delle Valli Valdesi
e don Vittorio Morero, direttore dell’Eco del Ohisone.
Sabato 24 ottobre: alle ore 14.30,
presso le scuole di S. Lorenzo, apertura deiia mostra mercato di prodotti
dell’artigianato e dell'agricoltura e
delle mostre: « Aspetti pittorici delia
Vai d'Angrogna », dipinti di Angeio
Meytre; « Fiora spontanea e... », fotografie ed erbario di Stefano e Marco
Gnone; ,<■ La borgata degli Odio », una
ricerca della scuola elementare di
Angrogna; ore 15, Saia unionista vaidese di S. Lorenzo: incontro-dibattito sul tema: « Donna e politica » - Intervengono: Paola Cavigliasso, Deputato al Parlamento; Maria Magnani Noya,
Sindaco di Torino; Nicoletta Casiraghi,
Presidente delTAmministrazione Provinciaie di Torino; Maria Grazia Sestero, Consigiiere Regionale; Franca Coisson. Sindaco di Angrogna. Moderatrice: Bruna Peyrot, ricercatrice presso
la Società di Studi Valdesi; ore 21,
Sala unionista valdese di S. Lorenzo:
prima assoluta de « La Macivèrica »,
spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna
(repliche il 30-31 ottobre, 6-7-14 e 21
novembre. Per informazioni/prenotazione posti tei. 901048 e 598194).
Domenica 25 ottobre: ore 9-12 e 1418: riapertura mostre - ore 9: partenza deiia staffetta « Cavalcata della vai
d'Angrogna» (ski-roli, marcia alpina,
ciciismo) organizzata dallo Sport Club
Angrogna - ore 12: polenta e spezzatino (su prenotazione) - ore 14.15: premiazione dei concorrenti delia staffetta - ore 15: castagnata e balli popolari sotto l'Aia - ore 21: Chiesa Cattolica di S. Lorenzo: concerto del Coro C.A.A.RjP. di Torino, diretto dai M.o
Coiombo.
Conferenze ~
TORRE PELLICE — La Commissione
tutela ambiente montano dei CAI Val
Pellice organizza per venerdì 23 ottobre presso ia sede di piazza Gianavelio, aiie ore 21, una conferenza dei
dott. Osvaldo Coisson su « Incisioni
rupestri in Val Pellice ». Domenica 25
viene proposta una uscita organizzata
alla riscoperta di alcune tra le più
interessanti incisioni; le prenotazioni
per questa iniziativa si ricevono presso la sede del CAI.
Segnalazioni
Il giorno 8.10 u.s. è spirato in
Washington, dove da tempo risiedeva, il
Dott. Ing. Ernesto Jervis
Ne partecipano la fine a quanti ancora lo ricordano la moglie Elena Roland, i figli Madeline, Jane e Tommi
con le loro famiglie.
(c lo sono la resurrezione e la
vita »
(Giov. 11: 25)
Il giorno 9 settembre u.s. il Signore ha
improvvisamente richiamato il
Rag. Raffaele Conti
Ne danno notizia il padre, il figlio
Claudio, Ibbi, le sorelle e i cognati.
Roma, 9 settembre 1987
RINGRAZIAMENTO
« Gesù ha detto: Io sono la luce
del mondo, chi mi segue non
camminerà nelle tenebre, ma
avrà la luce della vita »
(Giov. 8: 12)
E’ mancata alTetà di 93 anni
Lisette Rostan
per oltre vent’anni maestra deU’Asilo
infantile valdese di San Germano Chisone.
Lorenzina, Alberto e Paola Taccia
con le loro famiglie e Alberto Sciti la
ricordano con molto affetto e ringrap
ziano tutti cPloro che hanno espresso
simpatia e solidarietà. Si ringrazia la
Direzione e il personale dell’Asilo Valdese di Luserna S. Giovanni per le
attenzioni prestate ed in particolare
l’amica e compagna Lisette AUiaud
per l’affetto e l’aiuto con cui l’ha
circondata.
RORA' — Sabato 24 ottobre, alle
ore 17.30: relazione annua della Pro
Loco presso il ristorante Pian Prà, a
cui seguirà la cena sociale.
Sono gradite le prenotazioni presso: Valter, negozio tei. 93144; Sergio
Rivoira tei. 93114; Gianni Boero Rol
tei. 90532.
PINEROLO — L'Arci organizza corsi
di formazione di inglese, francese, spagnolo, tedesco, chitarra, fotografia, pittura su stoffa, pittura su ceramica.
Per informazioni rivolgersi all'Arci,
corso Torino 224, dal lunedì al venerdì, dalle ore 16.30 alle ore 19.30 ed il
sabato dalle 10 alle 12. Tel. 0121/
72025.
Referendum sul nucleare
PINEROLO — Venerdì 23 ottobre,
ore 21. presso l'ArcI (corso Torino
224), si terrà una fiùnione'organizzativa di tutte le forze sociali, politiche
e religiose favorevoli a votare sì ai
referendum sul nucleare, per organizzare la manifestazione prevista per le
ore 18, in Piazza Fontana, venerdì
6 novembre, che avrà come tema
« Togli Cernobyl dal tuo futuro ».
PINEROLO — Il comitato per il sì
ai referendum sul nucleare organizza
per martedì 27 ottobre alTauditorium
di corso Piave alle ore 21 un pubblico
dibattito sul tema « Tre sì per fermare
l'atomo ». Intervengono: Renato Lattea e Giuliano Martignetti.
Eventuali offerte in memoria, a favore dell’Asilo di San Giovanni o di
San Germano.
Luserna San Giovanni, 16 ottobre 1987
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Luigia Germana Cenre
ved. Carrou
neirimpossibìlità di farlo singolarmente, ringraziano tutte le persone ohe
in qualsiasi modo sono state loro vicine nella triste circostanza.
In modo particolare ringraziano tutto il personale dell’Ospedale valdese di
Pomaretto.
Pomaretto, 14 ottcfiire 1987
AVVISI ECONOMICI
APPARTAMENTO AMMOBILIA’TO :
2 camere, cucina, bagno, giardino,
pianterreno. Rosignano Solvay (LI),
affittasi a L. 250.000 mensili. 'Telefonare ore ufficio: 055/21.25.76.
SORELLE 21enni valdesi cercano
qualsiasi lavoro preferibilmente presso istituti o famiglie nella Val Pellice. Telefonare ore serali 0121/
92841.
ANGROGNA vendesi casa con terreno loc. Albarin. Tel. 0121/944279
festivo.
CERCASI per direzione Casa Balneare
Valdese Borgio Verezzi evangelico/a
referenziato/a; indirizzare domande
scritte corredate da curriculum o rb
chieste di informazioni al presidente del concistoro chiesa valdese Torino - Via S. Pio V n. 15 - 10125
Torino.
EVANGELICO vedovo 66enne pensionato cultura media conoscerebbe per
eventuale matrimonio vedova pensionata massimo 64enne cultura adeguata. Scrivere per contatto a E.S. Casella postale Eco delle Valli - Torre Pellice.
L’ASILO dei vecchi di San Germano
Chisone ricerca con urgenza un’infermiera professionale. Per informazioni rivolgersi presso : Asilo dei
vecchi - via Carlo Alberto Tron, 13 10065 San Germano Chisone - tei.
0121/58.607.
10
IO fatti e problemi
23 ottobre 1987
CONSIGLIO ECUMENICO GIOVANILE IN EUROPA^I
Il caso Mediterraneo
. Non capita spesso, ai cristiani
europei, di potersi incontrare
con fratelli e sorelle del Medio
Oriente. Si può addirittura azzardare l’ipotesi che la maggioranza dei cristiani che vivono
nei paesi del « primo » e del
« secondo » mondo non sappiano
nulla dell’esistenza di chiese nei
paesi arabi, o addirittura che
l’equazione arabp=musulmano
regni qui da noi pressoché incontrastata, nonostante il gran
parlare che in questi ultimi anni
si è fatto su quella porzione di
mondo a dividerci dalla quale ci
sono solo le acque del Mediterraneo.
ecumeniche quali il Consiglio
Ecumenico Giovanile in Europa
(CEGE), il Programma per la
Gioventù del Consiglio delle
Chiese del Medio Oriente
(MECO e la Sottocommissione
per la Gioventù del Consiglio
Ecumenico delle Chiese di Ginevra (CEO, già da diversi anni
organizzatrici di incontri biennali fra giovani cristiani europei, mediorientali e di altre regioni del mondo, è particolarmente degna di nota.
Vi sono poi molti cristiani che,
pur consapevoli dell’esistenza di
un certo numero di correligionari in Medio Oriente (ma non certo del fatto che si tratta di parecchi milioni di persone), rimangono convinti che si tratti
dei discendenti di convertiti dell’epoca coloniale e non, com'è
vero nella maggior parte dei casi, dei discendenti dei credenti
in Cristo Gesù dei primi secoli
della cristianità.
Per questo — e non solo per il
fatto che il Medio Oriente è da
anni alla ribalta delle cronache
intemazionali con il suo complicatissimo intreccio di conflitti e di contraddizioni — l’opera
di tre organizzazioni giovanili
Il CEGE raccoglie le organizzazioni giovanili delle chiese ortodosse e protestanti di 18 paesi dell’Europa dell’Est e dell’Ovest (fra cui, dall’Italia, la
Federazione Giovanile Evangelica Italiana - FGEI), nonché le
principali organizzazioni giovanili cattoliche di Austria, Belgio e Svezia. Il MECO rappresenta la quasi totalità dell’ecumene cristiana mediorientale. Il
CEC — altrimenti noto come
Consiglio Mondiale delle Chiese — rappresenta il pimto d’incontro della maggioranza delle
chiese cristiane non cattoliche
del mondo.
Due parole ancora prima di
lasciarvi alla lettura del documento finale scaturito dall’incontro interregionale CEGEMECC-CEC che si è realizzato a
Ecumene dal 19 al 26 settembre.
I numerosi partecipanti all’incontro sono stati: ima metodista
e un anglicano britannici, un’ortodossa finlandese, un ortodosso belga, un luterano della Germania Ovest, il Segretario Generale del CEGE (un riformato
ungherese), un valdese italiano,
due greco-ortodossi, due ortodossi armeni e un presbiteriano
del Libano, un ortodosso iracheno che studia in Gran Bretagna,
un’ortodossa giordana, un ortodosso cipriota, il responsabile
del Programma per la Gioventù
del MECC (un presbiteriano siriano che lavora a Cipro), un
greco-ortodosso palestinese, un
copto egiziano e una cattolica
peruviana. La conoscenza della
composizione estremamente variegata del gruppo che si è incontrato a Ecumene può essere
utile per comprendere il reale
valore del documento, e in particolare il motivo di alcune significative mancanze e di altre,
altrettanto significative, « presenze » di prese di posizione tutt’altro che scontate. Ogni partecipante ha infatti portato con sé
a Velletri la storia (e talvolta le
colpe) del proprio paese e la
propria più o meno ampia libertà di espressione, anch’essa
dovuta ai problemi del contesto
politico in cui vive.
Bruno Gabrielli
AMNESTY INTERNATIONAL
Rapporto ’86
Pena di morte, tortura, arresti arbitrari, reati d'opinione nelle denunce dell’organizzazione - Difficoltà per l’obiezione di coscienza
E’ uscito recentemente il rapporto di Amnesty International
(A.I.) relativo all’anno 1986. Esso contiene, in 400 pagine, informazioni su 129 Paesi, il più alto
numero mai considerato. Anche
questo rapporto pone in evidenza come altre migliaia di uomini, donne e bambini siano diventati vittime delle violazioni dei
diritti umani, compiute da Governi di vari orientamenti politici, i quali hanno arrestato i propri cittadini a causa delle loro
idee diverse, li hanno processati in modo iniquo o detenuti senza alcim processo, spesso in
condizioni spaventose. Tante altre persone sono state torturate, lapidate, impiccate, fucilate,
avvelenate o sono semplicemente
« sparite ».
Pur non essendo un’organizzazione che si occupi specificamente dei rifuggati, A.I. affronta
nell’introduzione del suo rapporto questa drammatica problematica, facendo pressione sui
Governi perché rispettino il principio secondo cui una persona
non dovrebbe esser costretta a
ritornare in un Paese nel quale potrebbe andare incontro alla
detenzione come « prigioniero
per motivi di opinione », alla
tortura, all’esecuzione. Vengono
al riguardo ricordati i casi di
cittadini baschi rinviati ih Spagna dal governo francese, ove
sono stati torturati, secondo denunce suffragate da perizie mediche; di cittadini sovietici rinviati in patria dalla Finlandia;
di yemeniti costretti al rimpatrio dall’Unione Sovietica, ecc.
Negli Stati Uniti — sempre a
proposito di profughi — i membri dell’organizzazione religiosa
« Sanctuary Movement » (di cui
il nostro settimanale si è già occupato) sono stati condannati a
causa della loro opposizione
nei confronti delle leggi statunitensi sull’immigrazione, allo scopo di tentare di garantire asilo
ai rifugiati provenienti da E1
Salvador e dal Guatemala. Illustrando l’estensione di questo
problema A.I. fa presente che
si contano a milioni le persone
che hanno subito gravi persecuzioni in oltre 30 Paesi dalla
metà degli anni ’70.
Per quanto concerne la pena
di morte, essa rimane una delle
principali preoccupazioni per A.
I. Per quanto riguarda il continente africano, almeno 121 prigionieri sono stati giustiziati in
Sud Africa ed oltre 60 in Nigeria; 16 persone sono statò giustiziate in Ghana e 6 nel Benin.
Il problema riguarda anche la
Guinea Bissau, il Mozambico, la
Namibia, lo Zaire e lo Zimbabwe,
mentre oltre 500 persone sono
in attesa di esecuzione capitale
in Ruanda e quasi 200 in Kenya.
Nel continente americano l’area caraibica ha visto l’esecuzione di 14 persone in Giamaica
ed altre in Dominica e Guyana. Negli Stati Uniti sono 18 i
giustiziati nel 1986, mentre alla
fine dello stesso anno si è raggiunta la cifra record di 1838
prigionieri in attesa di esecuzione nei « bracci della morte ».
Per quanto riguarda l’Asia, più
di 250 sentenze ed oltre 180 esecuzioni si sono verificate in Cina. Esecuzioni si sono anche
avute nel Bangladesh, in Corea
del Sud', in Giappone, in India,
in Indonesia, in Malesia, in Pakistan, a Singapore, in Thailandia ed a Taiwan.
Per quanto riguarda l’Europa, vengono segnalate esecuzioni nel settore orientale e precisamente in Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia ed Unione
Sovietica.
Nel Medio Oriente la situazio
ne è estremamente confusa ed è
assai arduo distinguere fra uccisioni « legali » ed extragiud'iziarie: ammontano a migliaia le
esecuzioni registrate: la cosa vale per l’Iraq, per l’Iran e per il
Libano in modo particolare. Almeno otto persone sono state
uccise tramite lapidazione, mentre parecchie esecuzioni sono
state registrate in Arabia Saudita, in Tunisia, in Algeria, Egitto, Giordania, Kuwait, Libia e
Siria.
Il rapporto di A.I. documenta inoltre come la tortura, i maltrattamenti, gli arresti arbitrari,
ecc. siano purtroppo presenti
praticamente in tutti i Paesi del
mondo. Soffermandoci sull’Europa, si può dire che vengono citati tutti i Paesi, per un motivo
o per l’altro. Anche l’Italia è
nell’elenco, sia per quanto riguarda alcuni casi di sevizie e
sia per l’eccessiva durata dei
procedimenti giudiziari riguardanti casi politici.
Il Paese europeo dove A.I. ha
trovato più abusi (e relativa
inadeguatezza di indagini) è la
Gran Bretagna, sia per gli omicidi compiuti dalle forze di sicurezza nella lotta contro i cattolici repubblicani nell’Irlanda del
Nord, sia per i maltrattamenti
segnalati con sempre maggior
frequenza nelle carceri inglesi.
Anche l’obiezione di coscienza al servizio militare continua
ad essere punita in Europa. Un
gran numero di Testimoni di
Geova è stato processato e condannato in Grecia; obiettori di
coscienza sono in prigione anche in Finlandia, Francia, Italia,
Jugoslavia, Norvegia, Polonia,
Germania occ.. Svizzera, Ungheria ed Unione Sovietica.
Dal comunicato finale
L’incontro con i fratelli del Medio Oriente - La pace, frutto della
giustizia - Si rischia l’estensione a livello mondiale dei conflitti
r. p.
La pace non può che essere il
frutto della giustizia, e la giustizia non può che venire da Dio,
come segno della sua fedeltà verso il creato. Al tempo stesso, in
un mondo profondamente segnato dall’ingiustizia, le chiese sono
chiamate a testimoniare della
giustizia del Regno che viene,
promuovendo e partecipando pienamente alle lotte umane che abbiano per scopo il superamento
di strutture e di ordinamenti sociali ingiusti. I mezzi e le forme
che le chiese si scelgono a questo fine dipendono tanto dalla
loro comprensione delle diverse
situazioni, quanto dalla loro libertà e dalla loro responsabilità.
Per questo le chiese hanno ancora bisogno di rafforzare la loro
convinzione che la corretta informazione è un requisito essenziale per coloro che si impegnano per la giustizia, la pace e la
salvaguardia del creato (JPIC) in
una prospettiva mondiale. L’ignoranza, a tale riguardo, è un segno di peccato.
Ad Ecumene (Velletri), dal 19
al 26 settembre 1987, rappresentanti di diverse tradizioni cristiane, provenienti da 14 paesi, hanno partecipato ad un incontro interregionale nel quale si è discusso il tema « Giustizia, pace e salvaguardia del creato-, il caso del
Mediterraneo».
I partecipanti hanno espresso
la loro preoccupazione per il fatto che le più recenti strategie militari mondiali individuano nel
Mediterraneo il teatro di guerre
che potrebbero rapidamente assumere dimensioni planetarie. Il
numero dei sistemi d’arma dislocati in quest’area è di conseguenza aumentato, al punto da eccedere largamente i limiti di sicurezza. Questo processo di militarizzazione ha portato ad una crescente dipendenza dei paesi mediterranei da potenze estranee alla regione. Quelle potenze trattano oggi il Mediterraneo come una
area di interesse vitale per loro.
Contemporaneamente, in molti
paesi della regione i militari
stanno assumendo ruoli e responsabilità storicamente di competenza dei civili. Queste sono le
due facce della militarizzazione
(...).
Sulla base dei contributi degli
oratori e attraverso la discussione e lo scambio di esperienze in
gruppi di lavoro, i partecipanti
hanno potuto approfondire la loro comprensione dei complessi
fattori politici, economici e sociali che sottostanno ai continui
conflitti nella regione, nonché del
ruolo-chiave che le strategie militari ed economiche di potenze
estranee giocano nel provocare
un’« escalation » degli stessi conflitti.
Via via si è andati chiarendo
che non vi sarà pace possibile in
Medio Oriente finché potenze
estranee continueranno ad usare questa regione come teatro
per la concorrenza fra le loro
ambizioni politiche e finché Israele rifiuterà di riconoscere il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e il diritto
degli stati confinanti alla stessa
sicurezza che Israele rivendica
per se stesso.
II Libano continua a rappresentare un esempio di militarizzazione fra i più evidenti, poiché
ne è diventato uno dei teatri privilegiati. I nroblemi creati dalla
guerra sono oggi raddoppiati dalla grave crisi economica che si è
abbattuta sul pàese. Le cifre relative ai libanesi profughi nel loro stesso paese rappresentano
una tragica realtà e danno la misura dell’estrema urgenza di una
soluzione dei problemi del Libano e della sete di giustizia e di
pace dei libanesi.
Allo stesso modo, i partecipanti all’incontro hanno affrontato
la questione della Turchia, paese
per tradizione fra i più militarizzati del mondo. Non solo il po
polo turco, ma anche altri popoli sono diventati a turno vittime
della militarizzazione della Turchia: ci riferiamo in particolcire
al genocidio ed alla deportazione degli Armeni e all’invasione di
Cipro. Anche in questo caso, abbiamo un esempio del ruolo decisivo, giocato nel perpetuare
conflitti e strutture ingiuste, da
parte di potenze estranee alla regione mediorientale.
I partecipanti all’incontro hanno preso in considerazione anche
alcune delle contraddizioni principali riguardanti l’Europa mediterranea. E’ stato riconosciuto
che regioni come il Portogjllo, la
Spagna, il Midi francese, i! AÌez,
zogiorno italiano e la Grecia, rimarranno pesantemente dipendenti dagli interessi delle imprese economiche dominanti nel
contesto della CEE e degli Stati
Uniti — sia legali, sia illegali:
pensiamo per esempio aa organizzazioni di tipo mafioso — se
non si apriranno spazi alla cooperazione pacifica fra tutti paesi
del Mediterraneo.
I partecipanti hanno altresì riconosciuto lo stadio positi o raggiunto dai colloqui fra USA e
URSS sullo smantellamento dei
missili nucleari a medio raggio
attualmente dislocati sin suolo
europeo. Ciò nonostante, s. i paesi europei non cancelleramo dalle loro politiche di difesa ogni
strategia di intervento iti c ri dei
loro confini territoriali, i cvocessi di militarizzazione in corso
continueranno a penetrare le società civili d’Europa, rniche se
non al livello che tali piocessi
raggiungono in Medio Oriente.
Ir
Raccomandazioni
I
i
Noi, partecipanti aii'incontro interregionaie, sentiamo ia necessiti’ che a
quanto abbiamo imparato, discs.isso e
condiviso, facciano seguito azioni specifiche concordate insieme. Perrnò raccomandiamo aile nostre chiese:
— Di sostenere, con la potenza delia preghiera, tutti coioro che lottano [
contro i'ingiustizia. La preghiera non
deve essere vista come i'uitima risorr
sa quando siano faiiite tutte is aitre
forme d’azione, ma come il forkiamento su cui ogni azione viene basata.
— Di incoraggiare e di costruire relazioni fra i giovani deH'Europa e del
Medio Oriente.
— Di assicurarsi che la loro visione
del conflitto arabo-israeliano concordi con le risoluzioni del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite.
— Di esprimere solidarietà al popolo libanese nel suo difficile cammino verso la giustizia e la pace,
— Di riconoscere non solo che il
fenomeno definito ■< sionismo d istiano » è il frutto di una dottrina errata
(in quanto priva di qualunque fondamento biblico), ma anche che tale fenomeno è estremamente pericoloso,
perché associa il cristianesimo con
un'ideologia razzista e, in particolare,
crea pericoli per i cristiani del Medio Oriente.
— Di esercitare pressioni sui governi dei loro paesi perché accettino
la risoluzione unanime dell'Assemblea .
Generale dell'ONU sul ritiro delle |
truppe straniere da Cipro, sul rispet- i
to dell'indipendenza, della sovranità e
dell’Integrità territoriale della Repubblica cipriota, sulla cessazione delle
interferenze di altri paesi nei suoi
affari interni, sul ritorno dei profughi
alle loro case e sulla salvaguardia della loro sicurezza.
—■ Di incoraggiare i governi dei loro
paesi a esercitare pressioni sulla Turchia perché riconosca il genocidio perpetrato nei confronti del popolo ao ■
meno e il legittimo diritto di quest'ultimo aH’autodeterminazione, al ritorno alla propria patria nei confini stabi- '
liti dal trattato di Sèvres del 1936 e
al godimento dei diritti umani fondamentali. I
— Di considerare che gli aiuti urna- | ì
nitari possono e dovrebbero essere un
mezzo non solo per salvare la gente
da situazioni di miseria, ma anche per
indirizzare l'attenzione dell'opinione
pubblica sulle cause di tali situazioni 't
e sulle necessarie soluzioni politiche. ',S
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