1
.O.
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA mUíBSE
torre BHiLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVII-N. 2
Una copia lire 50
ABBONAMENTI
Eco: L. 2.500 per Tintemo
L. 3.500 per l’estero
Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo bis
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — 13 Gennaio 1967
Ammin. Qaudiana Torre PeUice . C.CJ*. 2-17557
Il contributo della
per una politica
Chiesa
nuova
Le Chiese negli USA
ed il conflitto vietnamita
Cristo ha tanto amato il mondo da
dare per esso la vita. La Chiesa è
chiamata a fare altrettanto. Questa
è la sua missione, da esprimersi in parole e fatti. È assurdo perciò dire che
la Chiesa non debba far politica. La
politica è la cura della « polis » della
città, e forse che questo non è il compito di noi credenti, cioè della Chiesa? Potrebbe essere un paradosso, ma
vorrei dire che non vi è differenza
fra la missione della Chiesa nel mondo e la sua responsabilità politica. Se
poi la politica degli uomini è distorta,
non v’è per questo ragione di abbandonarla, come anche se la Chiesa ha
distorto il senso della sua vocazione,
introvertendosi, non per questo non
deve essere richiamata ai suoi compiti
precisi. Se la missione della Chiesa è
di annunziare a questo mondo il nuovo mondo di Cristo, non può far questo tenendosi fuori dai problemi economici e politici per limitarsi a platoniche esortazioni. In questo senso i
discorsi dei profeti erano politici, il
discorso sulla montagna come gli atti
di Gesù erano politici, il discorso di
Pietro, alla Pentecoste, sulla piazza di
Gerusalemme, e non in una saletta,
era discorso fortemente politico, in
, cui le .stesse autorità costituite furo’ no duramente e coraggiosamente attaccate. A queste ed al popolo ^li
disse « ravvedetevi », cioè, praticamente, « mutate la vostra rotta».
La questione, piuttosto, è un’altra:
quale politica la Chiesa è chiamata a
fare? Quest’argomento lo si evita per
non rompere l’armonia delle nostre
riunioni ecclesiastiche. Ognuno si pronunci come vuole. E questo, davvero
è troppo poco. Può bastare in una associazione cultuale dove ci si incon^ tra un’ora la dorrlenica per riprendere
ciascuno la propria via durante la settimana, ma se, invece d’essere associazione cultuale, la Chiesa è veramente comunità, questa soluzione
non è solo assurda ma insostenibile.
Noi del gruppo comunitario di Riesi
non potremmo portare le nostre responsabilità verso la città se ciascuno
seguisse la propria politica. Ci posson
essere pensieri che si completano, logiche che alle volte « girano » in modo diverso, ma le linee d’azione sono
le stesse e rispondono alla stessa vocazione. Altrimenti la comunità si
disgregherebbe. Del resto questa disgregazione, in qualche modo, c’è nelle normali parrocchie perchè il non
poter parlare insieme di politica sot. tintende una profonda mancanza di
comunione, se è vero che la missione
della chiesa è compito di tutti e' non
di alcuni.
Quale politica dunque?
Ci troviamo dinnanzi ad una serie
di partiti. In Italia son otto o nove
che han voce in parlamento. La soluzione più comime è che ciascuno
ne scelga uno o per iscriversi o per
appoggiarne il programma. Non semr
pre la scelta soddisfa ma non si vede
altra via. Ci si adatta. Vi sono si. degli indipendenti, ma questi più o meno si legano ad una dottrina « storica» per starci più o meno dentro e
lavorarci attorno. Il problema non è
ancora risolto. Non si tratta di scegliere la frutta migliore nei panieri
esposti in vetrina, nè solo di ripulire
la frutta una volta presa in mano.
Una scelta si deve pur fare — si dice.
No, alle volte si tratta proprio di non
accontentarci di una scelta. E questo
non per la superbia di saccenti e neih
pure per isolarci dagli altri in posizione di «uomini puliti». Non c’entrano solo le mani pulite, ma prima
di tutto la verità. E questa non ci dà
mai una posizione comoda, non solo
perchè ci espone alle accuse di utopismo, ma anche perchè ci rende più difficile trovare dei partner che lottino
con noi. Eppure la Chiesa non può incasellare il suo messaggio, il suo profetico annunzio, in alcuno schema e
così pure non può vincolare in esso i
suoi atti che incarnano, ili un certo
qual modo, il messaggio.
Anche Cristo si è trovato in mezzo
alla lotta dei partiti. E ce n’erano
somiglianti assai a quelli nostri d’oggi. Ciascuno aveva il suo programma,
0 dd conformismo o di messianismo o
di clericalismo: non fece alcuna scelta fra essi. Ma parlò ad ognuno d’essl.
E disse la Parola vera, di confronto,
di giudizio, di promessa. Non rimase
fuori o lontano, fu vicino a tutti, ma
non preso negli schemi di alcuno, nè
sedotto dai metodi di- alcimo. Per
questo furon tutti d’accordo nel metterlo fuori dalla città ed rusciderlo,
ma la sua politica, quella che Gerusalemme non ha voluto ricevere per
la sua salvezza, era la sola vera. Ed è
vera altrettanto oggi, perchè ci annunzia un mondo veramente nuovo.
Cristo, nel sermone sul monte, nei
suoi atti, nei suoi discorsi, nelle sue
parabole, nella sua passione, nella
sua morte, sì,, nella sua. resurrezione
ci rivela un mondo nuovo che infrange ogni schema e lo mette in crisi. Ci
libera finalmente dall’ idolatria dei
fatti e delle esperienze dai quali mai
sappiamo essere indipendenti. Ed in
questa libertà dobbiamo guardare le
cese della città e del mondo. Altrimenti saremo sempre nei limiti di un
mondo vecchio, nè ci sarebbe rivoluzione che rinnovi perchè cadremo
sempre sotto gli stessi mali, o ailmeno
nelle stesse costruzioni. In Cristo siamo liberi di guardare il problema nel
suo fondo. Di vederlo nella luce della
verità ultima, senza prevenzioni, senza complessi, come ohi cerca davvero,
come ohi ama la verità e non si adat
di TULLIO VINAY
ta al provvisorio, come chi sa che la
verità è la sola . cosa pratica, verar
mente politica, mentre la menzogna,
anche a fin di bene, è proprio la cosa
che non serve mai. Ci fa consumare
energie in ciò che dura ben poco e
crolla con danno di tutti. E poi non
aiuta nessuno, non certo il popolo,
eterno obiettivo delle propagande.
E qui il discorso si fa chiaro: occorre il conironto con la croce: il
confronto delle dottrine altrui e nostre, d^gli atti altrui, e nostri, delle
decisioni e delle ,scelte, se la croce è
il senso deH’EJvangelo e la verità ultima ohe ci è rivelata nella persona di
Cristo. Noi facciamo troppo poco questo confronto e ci instradiamo nella
via di tutti,, poi vorremmo avere il
sigillo della nostra « fede » sulle nostre prese di posizione politiche. Ma
se non vogliamo tradire la missione
della Chiesa, questo confronto è indispensabile, anche se diffìcile e sconcertante. E’ questo confronto che ci
dice se siamo su una via (o almeno
una direzione) vera o falsa e non
già la costruzione economica o nolitica dei secoli. Rifiutiamo le implicazioni della tradizione ecclesiastica e
poi ci leghiamo alle ideologie « mondane» come Se oltre a queste non ci
fosse uscita.
Il confronto con la croce, di certo,
revisiona o anche sconvolge nel profondo ogni dottrina, e non può esser
diversamente, dato il tempo che abbiamo politicamente costruito senza
tenerne conto. La cosa più vera che
possiamo fare, oggi, se ne siamo coscienti, è di cercare in direzione nuova. La « metanoia». il cambiamento
di mentalità non vale solo per l’individuo, vale anche per una ricerca politica': e questo cambiamento di mentalità porta con sè una ricerca nuova
in direzione nuova, con attesa nuova. Il discorso di Pietro sulla piazza
di Gerusalemme insegna. Il male è
che pensiamo ohe la « metanoia » serva solo per la nostra piccola pietà
personale delle nostre piccole animucce, e non per ciò che coinvolge M nostro impegno col mondo e la sostanza della nostra presenza nel travaglio
politico d’oggi. Sennò con menti nuove avremmo anche ricerche nuove
proprio là dove il cominciare tutto da
zero diviene oramai essenziale.
Cercare in direzione nuova: non
per amore del nuovo, ciò che solo
menti malate o ancora fanciullesche
possono concepire, ma per amore del
vero che corrisponda alla vocazione
delTuomo. Non si può dire che i sistemi esistenti tengano conto della
vocazione dell’uomo, talché il progetto economico e meccanicistico finisce
col prevalere sul progetto mnano e lo
rende succube, mentre l’economia e
la politica sono per l’uomo e non l’uomo per queste.
Per questo la « politica » della Chiesa è di innalzare la croce a richiamo
dei politici e degli economisti non per
clericalizzare le attività umane — sarebbe proprio negare ia croce — ma
per cercare, insieme a tutta la «polis»,
che è carne della nostra carne ed ossa delle nostre ossa, una via vera, indicare una direzione di ricerca, nella
quale incamminarsi con ogni uomo,
scienziato o semplice operaio alla scoperta di ciò che è per la liberazione
della città e dell’ecumene intero. Via
lunga, tanto più lunga quanto più
grande è stato il tempo perduto, ma
via vera ohe ci fa sentire che il « tempo di Dio» è scoccato per noi e i»r
ogni uomo, da quando Pilato e Caia
fa, alleati fra loro, illusero di- salvare la loro politica concreta crocifiggendo il Signore del mondo nuovo.
Ma qui la « politi^ » della Chiesa
non può passare accsinto ed ignorare
un'altra indicazione ¡ connessa oon la
croce : d’essere ricònciliati con gli
uomini, come Cristo| ci ha riconciliati
con Dio. Questo nel ¡discorso che facciamo significa esSbr tutti insieme
nella ricerca, senza/Stabilire barriere
di classe o di cultrìra. perchè siamo
uomini e quel che ^ umano e comune a tutti e perche, dopo ohe Dio ci
ha riconciliati con sè ne~ uno può
più accusare gli aitfi. Abbiamo bisogno di tutti, come tutti abbiamo bisogna di essere nbetan dalia nostra
alienazione dalTagape di Dio. Perchè
illuderci ohe alcuni "lano < buoni »,
suscettibili di rinnovamento, e .gli altri « cattivi » coi quali non c’è più
nulla da fare, che gli um siano libera-bili e gli altri no .' iVia! Non è forse
vero che la magg or parte degli uomini non sa di sfeere oppressa se
non attraverso le fanfare delia propaganda politica.e gli aitn non sanno di essere oppresson se non per
la musica opposta? - L operaio che è
fiero della sua « 500» non sa più di
essere un oppresso perchè goae di un
certo confort domestico, e i industriale con la sua Alfa Romeo non si accorge di essere un oppressore, proprio perchè nè runo ile i altro si metr
tono a confronto con. la croce. Sennò
comlncerebbero i dubbi ed i dubbi
salutari. Comprenderebbero che gli
uni e gli altri hanno bisogno di rivedere a fondo le. loro situazione dinnanzi ali’Iddio che non conserva le
istituzioni, nè costr||lsce su vecchie
rovine, ma fa ogni nuova.
In realtà oppreaii ed oppressori
son tutti schiavi di una macchina
più grande di loro one li travolge in
un dato sistema dal quale non sanno
liberarsi e della cui complicità si scaricano indicando la colpa altrui. Non
sì cerca insieme la liberazione come
collaboratori e fratelli per conseguire
di comune accordo la nostra vocazione di uomini. La questione è ben più
profonda e grave di quel che non
comporti quella di un semplice cam
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
MIAMI BEACH, USA, 22 dicembre (soepi)
— Al termine di una sessione di una settimana, la settima assemblea del Consiglio nazionale delle Chiese degli Stati Uniti ha domandato alle 34 Chiese che lo costituiscono
di dare il loro appoggio al piano per trasmet.
tere alle Nazioni Unite i problemi relativi
alla guerra nel Vietnam. A schiacciante maggioranza. i delegati hanno chiesto al governo
degli S. U. di sostenere gli sforzi delle N.U.
per giungere a un accordo d’armistizio (compresa la sospensione di attività terroristiche)
sotto controllo delle N. U.; di sostenere i negoziati delle N. U. con tutti i governi interessati e con il Fronte di Liberazione Nazionale (Vietcong); di prestare « la più seria attenzione » alla sospensione dei bombarda.menti sul Nord-Vietnam, <c anche se non si
può preventivamente contare su una contropartita del governo vietnamita ».
In un lungo appello alle Chiese, approvato a mano alzata dai 604 delegati presenti,
salvo una ventina di voti (due dei quali soltanto dichiarati negativi per iscritto), il
il Consiglio delle Chiese domanda dunque
che il conflitto vietnamita sia posto all’ordine del giorno delle Nazioni Unite, « in modo da facilitare le iniziative del segretario
generale, poiché non è possibile contare su
una riunione prossima della Conferenza di
Ginevra, nè su alcuna altra sospensione delle
ostilità » attualmente concepibile.
L’assemblea ha chiesto ai responsabili della politica americana di dar prova di « maggiore onestà » in ciò che concerne « gli sforzi
del governo per negoziare e le rispose che
questi ricevono », come pure circa l’atteggiamento del governo riguardo ai negoziati
con il F.N.L. e « il ritiro progressivo delle
forze americane sotto controllo internazionale ».
L’assemblea ha appoggiato l’appello del
papa in favore dì un prolungamento della
tregua dei bombardamenti durante le festività di Natale e di Capodanno ; « Nulla {>(>■
trebbe corrispondere meglio (...) alla festa
del Principe della Pace ».
L’assemblea generale ha pure approvato la
dichiarazione sul Vietnam, fatta ultimamente dalla Conferenza episcopale americana (però, quel card. Spellmann... N. d. r.) ed
espresso la speranza di vedere « le comunità
protestante, ortodossa e cattolico-romana, insieme alla comunità ebraica, collaborare sempre più strettamente alla creazione di un clima che permetta di assicurare la giustizia e
la pace nel Vietnam ». L’assemblea ha precisato che tale scopo esigeva non solo una
vigilanza morale d’ogni istante, ma anche la
sollecitudine dello studio, della discussione
e dell’azione : « Nessuna delle comunità religiose può riuscirvi separatamente. Uniamoci dunque nei nostri appelli alla, pace, esprimiamo insieme la nostra comune volontà di
pace ».
Dopo avere esaminato dettagliatamente le
dimensioni e la gravità della guerra e notato
quanto siano importanti la morbidezza e lo
spirito aperto, l’assemblea ha dichiarato :
« L’energia degli Stati Uniti si concentra
troppo esclusivamente sullo sforzo militare;
i nostri obiettivi ufficiali di giustizia e di riconciliazione ne sono messi in ombra e le
dichiarazioni pubbliche degli Sta.ti Uniti sulla giustizia e sullo sviluppo perdono gran
parte della loro credibilità (...). I cristiani,
che non possono che auspicare la riconciliazione, devono non soltanto fare ogni sforzo
per metter fine alla guerra, ma soprattutto
saper mostrare abbastanza immaginazione e
decisione per applicare i piani di trasformazione sociale che permetteranno al Vietnam
di ritrovare la speranza in una possibilità di
guarigione e di vita nuova ».
D’altro lato l’assemblea generale del Consiglio ha rivolto alle Chiese un appello in favore della, lotta contro l’ingiustizia razziale,
la povertà, la fame, e la divisione della Chiesa. In particolare ha chiesto il riesame della
relativa importanza che lo Stato attribuisce
attualmente ai vari campi d’utilizzazione delle risorse nazionali, e ha insistito sull’urgenza di approvare un bilancio di parecchi milioni di dollari, destinato ad attuare un programma efficace di lotta contro la. discriminazione razziale. V’è qui qualcosa di più importante che « i problemi della difesa, della
esplorazione spaziale e dell’aviazione supersonica. ».
§
Al LETTORI
Accluso a questo numero, un modulo dì c-c.p. per il versamento della
quota d’abbonamento. Chi ha già
provveduto, lo cestini; chi non ha
ancora provveduto, è caldamente pregato di farlo al più presto, onde evitare perdita tempo e spese per i
solleciti: grazie! Si prega di scrivere
chiaramente. Ogni offerta è graditissima; sono pubblicate a poco a poco,
ma teniamo a ringraziare con calore
gli amici sostenitori.
L’ECO-LUCE
iiiiiiiiKimiiHMiHiMMHiiiimiiiiMiitiiimHmiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiyiiiiiiiiiiiifiiiiilimitiiimii
......................... iiiiimiiiiuii
IIMHIMHHMIMHIIHItKIIIMimiUmHHtMIor'lS
ECHI DEL CAMPO INVERNALE AD AGAPE
L'etica protestante:
un discorso do riaprire
Quest’anno ad Agape, a] campo invernale,
si è voluto riaprire il problema dell’etica.
La linea di Agape, almeno nei suoi aspetti
essenziali è una linea ben precisa, ma si è
sentita ad un certo momento la necessità di
discuter insieme e di chiarirci i fondamenti
etici di questa linea. Agape ha fatto una precisa scelta politica, ma bisogna che si riaffronti continuamente il problema di che cosa
sia un’etica cristiana nell’ambito di questa
scelta, del perchè si fanno certe scelte, quale
sia il rapporto tra la, scelta ed il comportamento individuale. Vorrei sottolineare che
affrontare questo tipo di problemi è necessario. oltre tutto, anche perchè Agape ha un
certo numero di anni ormai : il gruppo che
ha dato la linea ad Agape e che la dà tuttora, si trova di fronte una nuova generazione di ventenni, a cui è necessario che la
« vecchia guardia » chiarisca le scelte fatte.
Alla nuova generazione ohe viene ad Agape
è stata proposta una certa linea attraverso
campi cadetti ed altri campi a cui essa ha
partecipato ascoltando. A questo punto si
sente finalmente in grado di entrare nella
discussione, di rispondere, di discutere (anche
se ancora non propone altro) con. i « grandi »,
di tener loro testa talvolta.
Dunque il problema delle « scelte » deve
essere riaffronta.to insieme a loro, perchè non
rischi di chiudersi e quindi di non essere
più valido.
Questo campo può essere fallito o riuscito,
questo ha un’importanza relativa; l’essenziale è che il problema dell’etica sia riaperto
con la nuova generazione e che certe scelte
vengano fa,tte coscientemente e non lasciate
solamente « in eredità » da una generazione
ad un’altra.
Non servirebbe parlare delle singole conferenze. Forse è più utile cercare di inquadrare il campo secondo i problemi affrontati.
Il problema è stato affrontato (giustamente o no?) in una prospettiva storica. Gli stu
di di G. Tourn e di G. Bouchard sulla « fenomenologia » dell’etica della Riforma, luterana, calvinista e puritana, hanno presentato
come a certi presupposti teologici abbiano
corrisposto certe scelte etiche. Lo studio di
M. Miegge ha presentato la tesi weberiana
contenuta nell’opera « L’etica protestante e
10 spirito del capitalismo », di una partecipazione dell’etica protestante calvinista alla
formazione di una mentalità, di una visione
del mondo che sul piano economico ha il suo
corrispondente nel capitalismo.
M. Girolami e S. Sarti hanno presentato
alcuni esempi di etica, di atteggiamenti più
significativi del protestantesimo del periodo
tra le due guerre fino ai giorni nostri (Jahier, Chironna, Lombardini, l’etica americana).
Il metodo era di presentare la realtà storica del protestantesimo nelle sue varie forme ed interpretare le scelte fatte dai nostri
« predecessori », di trovare le motivazioni di
queste scelte. L’errore, secondo me, è stato
quello di voler molto spesso giudicare alla
luce delle nostre scelte, le scelte etiche fatte
dai protestanti che vissero prima di noi. E’
giusto dal nostro punto di vista considerare
un tradimento delle premesse rivoluzionarie,
11 comportamento di Cromwell, il quale, partito con slancio nella lotta contro il re di
Inghilterra, ha poi finito col liquidare l'ala
sinistra più intransigente e progressista del
suo esercito, per mettersi poi al posto del re
e difendere la « legalità ». E’ nostro diritto
dire che Lutero ha tradito nelle sue scelte
politiche lo spirito rivoluzionario del Vangelo, in quanto ha riaffermato vigorosamente
il principio dell’autorità e della sottomissione e non ha impedito la lotta contro la rivoluzione contadina. Ma a molti non è sembrato giusto questo modo di impostare il problema. Così si rischia di considerare la, propria scelta etica come quella giusta e scartare tutto quello che nella storia non ha avu
to le stesse caratteristiche e apprezzare quello che le ha. avute.
La questione non è di giudicare (giudicherà Dio!), perchè si rischia di cadere nel moralismo, ma di « informarsi », di prendere
coscienza di quello che per i protestanti del
passato ha significato il messaggio del Vangelo, e delle scelte a cui sono arrivati. Seno
si finisce in un circolo chiuso e non se ne
esce. La, storia è fatta di esperienze etiche e
non possiamo ignorarle per impostare un discorso sull’etica, ma esse ci servono nella misura in cui sono non un archetipo, un modello, da accettare o da respingere, ma punto
di partenza di una ricerca, affinchè siamo coscienti delle varie possibilità dì scelta (etica
personale, etica di gruppo, etica rivoluzionaria, etica di contestazione, etc...).
IL PROTESTANTESIMO,
ELEMENTO DI ROTTURA?
La storia ci mostra due facce dell’etica protestante :
1) La faccia del conservatorismo sociale,
che si ispira ad una certa interpretazione di
Romani 13 e alla convinzione che si deve
sopportare il peso che Dio ci ha. imposto. Per
cui Lutero considera ubbidienza il non voler lasciare il posto che Dio ci ha assegnato,
e quindi ribeUìone contro Dio il cercare di
mutare l’ordine sociale esistente, o cercare
di mutare la propria posizione sociale.
2) L’aia rivoluzionaria, rappresentata da
alcune sette calviniste. Essa rappresenta la
faccia rivoluzionaria dell’etica protestante.
Ma la storia mostra che la spinta rivoluzionaria si è esaurita interiorizzandosi, oppure
è stata soffocata da una più forte ala moderata., borghese e riformista (v, rivoluzione
cromwelliana).
In ogni caso, il protestantesimo è stato, se
(CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
2
pag. 2
13 gennaio 1967 — N. 2
Ut 1N !
Sia benedetto l'Eterno, Vlddio d’Israele, di secolo in secolo. Amen! Amen!
(Salmo 41: 14).
A mastro Pietro, barbiere di Wittenberg, che gli aveva chiesto
di insegnargli a pregare, Lutero dedicò un piccolo scritto saporoso,
ricco di pensiero e d’esperienza quanto popolare nel linguaggio e
nel tono, che s’intitola: « Come bisogna pregare? >5 e che contiene
un breve commento al Padre nostro.
Constatato che la spiegazione di ognuna delle sei richieste si concludono con un «amen». Lutero scrive a mastro Pietro: «Dobbiamo sempre accentuare l’amen, e non dubitare che Dio ti ascolta nella sua grazia e risponde ”sì” alla tua preghiera... non cessare la tua
preghiera senza aver detto o pensato: questa preghiera è esaudita,
ne ho la certezza più assoluta. Ecco che cosa significa: amen ».
Lutero sapeva che « amen » deriva da un verbo ebraico che si
può tradurre « appoggiare ». Amen, è l’energica conferma di ciò che
si è appena detto; esprime, al tempo stesso, la certezza dell’esaudimento. In italiano diciamo: « così sia! » — traduzione in sè giusta,
che però attenua la rudezza del termine ebraico.
D’altro lato « amen » non si limita ad essere conclusione d’una
preghiera. Gli Evangeli ci danno parecchi esempi di dichiarazioni
solenni di Gesù: «Amen, amen, ve lo dico...», che traduciamo:
« In verità, in verità, ve lo dico » (Matt. 5: 18; 6: 2; Giov. 3: 3;
6: 26). Talvolta, infine, il Cristo, incarnazione della verità (Giov.
14: 6), è chiamato « l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio
della creazione di Dio » (Apoc. 3: 14; 22: 20).
^ ^ ^
Che pensare dei nostri « amen », così sovente neutri e opachi,
nient’altro che l’ultima nota di un lamento? Per le nostre mòlli preghiere ci vuole pure una parola finale, la parola che, quand’ero bambino e mio padre faceva nel culto di famiglia una preghiera troppo
lunga per i miei gusti, attendevo con impazienza, la parola liberatrice.
Dobbiamo rendere a questa parola il suo peso e il suo splendore: imparare con mastro Pietro, barbiere di Wittenberg, a dire e a
ripetere « amen » con grande fervore, con l’intensità marcata e ardente che può, deve esprimersi nell’« amen. Signore, amen » con
cui il canto comunitario conclude la nostra liturgia del culto.
(adattato da La Vie Protestante*’).
Pai'tecipzione Palése a tavole rotoiié, a Bari
Nelle sere del 12 e del 14 dicemibre ’66,
vi sono stali nell’aula del Consiglio Comiunale due dibattiti su temi di grande
attualità; iJ primo, sul divorzio, organizzato dal Centro di cultura « Lucarelli » ;
il ^condo, sull’EiCuimenismo, organizzato
daU’Univereità Poipolare. Ne diamo ampia
relazione perchè ad entrambi i dibattiti è
stato invitato, insieme ai vari oratori, an<‘he il Pastore Doti, Enrico Corsani.
ALa pr.ina « tstvola rotonda » gul d vorzio, hanno partecipato quattro deputati al
Parlamento Nazionale di diversa tendenza
politica: l’On. Prof. Renato Dell’Andro,
professore di diritto penale all’Università
di Bari, democristiano; l’On. Prof. Anna
De Lauro-Matera, socialista; l’On. Prof.
Ennio Bonea, deU’Università di Lecce, liberale; l’On. Aw. Giusepipe Di Vagno,
socialista; .a signora Prof. Lidia Sulpizio-Salvemini, dell’Azione Cattolica; Moderatore il Priore dei domenicani della
Basilica di S. Nicula, p. Leonardo Leonardi.
L’aula era gremita. Ad indicare l’inleresse del pubblico, diciamo che la sedu a si
è protratta dalle ore 19 alle ore 22,20 a
motivo dei numerosi interventi da parie
del pubblico, seguiti alle relazioni degli
oratori; la lesi divorzista e quella anti, si
sono scontrate vivacemente. Gli applausi
che hanno sottolineato, durante ed alla fine, l’esipoisizione di parte Valdese, hanno
indicalo che la tesi « protestante », lungi
dal deludere (come\ si poteva temerei sia
gli uni ohe gli altri,- è stata perfet amente
compresa dal pubblioo, la cui maggioranza
è sembrato che accettasse questa impostazione. L’indisso'ubili à del matrimonio va
inquadrata nella testimonianza biblica ed
è un fatto di fede, quindi non verificabile
nè dimoistrabile razionalmen'.e Fondata sulla fede, non può evidentemente venire imposta per Legge. Il credente ha fatta la sua
scelta, in questa come in ogni altra manifestazione della sua vita, individuale ed associata, ma questa scelta impegna lui soltanto. Quindi la Chiesa può solo predicare la verità del Vangelo, in. questo come
negli altri campi del vivere umano, lasciando liberi gli uomini di accettare o no.
Ci soffermeremo maggiormente (perchè
ci riguardra più da vicino) sul secondo di
Miiimimliiniii'ii
iiiiiiiiiiiiiiimmiiiiiiimiiiiiiiiiiini:
UNO DEI SAGGI CAPITALI DI MAX WEBER
L'ETICA PROTESTANTE
e lo spirito del capitalismo
La constatazione di una certa affinità tra
'( protes.aritesimo » e « capita'ismo » già
oggetto di studi tra gli economisti del
xviii secolo, fu la tesi che il Weber pubblicò nel 1904-05, suscitando immediatamente una vasta eco di consensi e di dissensi nel mondo degli s udiosi, soprattutto
stranieri; ci volle perailtro oltre una ventina d’anni perchè gli italiani, seppure in
un ambiente assai limitato, prendessero conoscenza dell’opera del Weber, attraverso
la bella sintesi fa.tane da M. M. Roissi
(L’ascesi capitalistica), la pubblicazione degli studi analoghi del Troeltsch (11 Proleetantesimo nella formazione del mondo moderno), la critica del Fanfani (Gattolicesimo e Protestantesimo nella formazione
storica del capitalismo). Neg.i u timi venti
anni l’.interesse iper il Weber è aumentato,
ma solo ora ci troviamo davanti ad una traduzione completa del suo famoso saggio.
Secondo lo studioso tedesco, 1 evoluzione economica del mondo moderno, la formazione delia ricchezza e del capitaiismo
hanno un diretto rapporto con le convinzioni religiose dei singoli popoli : e poiché
lo sviluppo più imponente dello spirito imprenditoriale e dell’aocumulazione del capitale ha avuto luogo nei paesi di civiiltà
protestante (Olanda, Inghilterra, Germania, Stati Uniti), il Weber fa risalire le
cause dello sviluppo economico di questi
paesi -proprio alla loro « etica prò ostante »,
e in particolare a quella calvinistica. Sarebbe -proprio la visione calvinis.ica della
vita trascorsa nella preghiera e nel lavoro
come unica vita santa, quella che ha fatto
germinare il capitalismo: il lavoro non è
per Calvino una peni lenza, come appariva
alla concezione monastica medioevale, e
non è imposto all’uomo per punirlo, ma è
un esercizio di pietà, è uno strumento per
la sua salvezza, ed è soprattutto un evidente
e necessario mezzo per la g'orificazione
di Dio.
Lavoro ed onestà messi insieme portano fatalmente all’arriochi-menlo, e Farricchimento crea la base capitalistica del a società; si sviluppa addirittura una morale
del successo, si e'.-imina ogni gius.ificaz cne
alla mendicità e quindi all’elemosina, si
condanna ogni forma di pigrizia, si vive
sotto lo stimolo coni inno dell’impera' ivo
all’azione.
Questa etica unita al.’individualismo, al
libero esame ed alla tolleranza, airi aspetti
ti fondamentali del Calvinismo (1), hanno
creato la ricchezza delle nazioni protestanti, mentre quelle cattoliche rimanevano nell’inerzia di una concezio-ne poslfeudale della so-c'e'à, nella visione che la
vita cristiana deve anziintio essere rinuncia
alle cose di questo mondo: il povero, volontario o no, è pertanto il figlio predile to
del Padre, e il ricco difficlmenle entrerà
nel regno di Dio; la mendici'.à ha un suo
posto preciso, e l’elemosina divenia l’opera
buona -per eccellenza.
L’interpretazione del Web:r è senz’altro
suggestiva, ma è anche in ultima analisi
abbastanza valida e fondata. Certo che sono
sfuggiti allo s orico tedesco le conseguenze
visibili dello « epirilo capi ali-stico » nel
mondo protestante, e in primo luogo la
corruzione della -pietà a-boriosa -proprio attraverso l’arricchimenlo, la gius.ificazione
indiertla di grandi infamie come la tratta
dei negri, infine la formazione della mentalità borghese del calvinismo. Se -infatti il
calvinis'a si rifiuta di fare l’elemosina
perchè tutti devono lavorare, egli diventerà
ben presto colui che dà il lavoro invece
deU’elemosina, e così il capitalista o il borghese che aiuta il prossimo facendolo lavorare acquista anche una funzione eminente
nel -piano della salvezza e diventa addirittura uno strumento della volontà divina.
R mane da vedere, dicono ancora i critici, quale rapporto ultimo sussiste ira tl
mondo capitalista e Fetica di Calvino, domandarsi «e le conseguenze che nessuno disconosce non siano per caso indirette, invc ontarie, puri razionalismi economici non
contenu'.i nella visione ca'vinis'ica del destino umane, e se il vero calvinismo non
sia -piuttosto espresso in cerii tipi di comunità in cui -sia lecita da una parie la proprietà privala, ma necessaria dall’altra la
-società comunistica.
Senza coniare, dicono essi, che il Protes an'esimo ha avuto buon gioco venendosi
a sviluppare in quei -paesi in cui la ricchezza del suolo o del sottosuolo permisero e
favorirono il rapido arricchimento, e giocandosi di una serie di guerre che accompagnarono la predom nanza po i-ica e
quella economica.
E si potrebbe continuare ancora a lungo,
dimostrando cosi quanto feconda sia la tesi
del Weber, e quanto im-portanle nell’inter
pretazione del mondo atlua-le. A meno che
non si debba partire con molle riserve e
procedere con estrema cautela nell’interpretazione della storia economica attraverso la sl-oria religiosa.
Tutta una problematica avvincente, per
cui siamo grati a'l’editore Sansoni di aver
curato l’edizione popolare di uno dei suoi
massimi esponenti.
Augusto Armand Hucon
MAX WEBER; L’etica protestante e
lo spìrito del capitaUsnto - Sansoni,
Firenze 1965, L. 1.000, con introduzione di E. Sestan.
battito: « Convergenze e divergenze sul1 Ecumenismo ». Vi hanno partecipato, nell’ordine: il prof. Antonio Russo, -professore di filoscfia a Naiitoti; il rev. Giorgio
Tsatsis, parroco della Chiesa greco-ortodossa di Brindisi; il Pastore Enrico Corsani;
p. Leonardo Leonardi, priore dei domenicani sopra -citato. Anche in ques a occasione l’aula era -gremita di pubblico di
ogni ceto e di ogni tendenza; alcuni giorni
dopo il giornale di Bari, la « Gazzetta del
Mezzogiorno », riportò u-n ampio resoconto.
Il prof. Russo, dichiarandosi con-vinlo
che si possano raggiungere dei punti di
dottrina «al di qua di quanto afferma l’apologetica -cattolica ed al di là di quanto ammet'.ono ortodossi e protestanti », ha -posto
in evidenza che il punto di attrito è in
generale l’ecclesiologia a cui si accompagna
una diversa concezione dell’unità che si richiama a sua volta ad un diverso concetto
di chiesa; di qui il diverso modo di concepire l’ecumenismo.
Il sacerdote ortodosso ha affermalo che la
Chiesa Ortodossa Orientale saluta ed approva ogni «incero tentativo che ha per
scopo l’avvicinamento delle Chiese nonché
l’unione di tutti i -cristiani. Rilevalo che il
principio di ecumenicità si vede nella fede
Ortcdois'sa ad esempio riguardo ai vescovi
dite -sono per -diritto uguali fra loro, ha
concluso con Faffemiazione che, atppFcando
il principio di S. Agostino « in neceissariis
unitas, in -dubiiis libertas, in omnibus caritas », si può -sperare -che le Ch.ese trovino
la giusta via per un contatto e per la realizzazione della preghiera del Maestro: «Ut
unum sint ».
11 Pastore Enrico Corsani ha esordi.o affermando -ohe ecumenismo significa anzitutto riconoscimento -del fatto die l’unità
della Chie-sa è un dato biblico e che quindi le Chiese debbono realizzarla in obbedienza alla vo-onlà di Cristo. Tuttavia -questa unità non deve essere cercala come uno
scolpo in «è. Questa ricerca ha limiti -ben
precisi, perchè non deve essere separala
dalla verità che è in Cristo. Quindi ecumenismo significa volontà -di crescere verso il
Capo, cioè Criis o; non dunque addizione
delle Chiese esistenti, sulla -base di un
minimo común denominatore teologico, ma
partenza insieme per una ricerca comune.
Questa ricerca -sarà effettuata median e un
confronto con la -Parola di Dio; e questo
Significa, per tutte le -Ohie-se, la fine della
loro « autarchia spirituale », una rea.e conversione interiore (come afferma anche il
Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II, al ca-p. ti, art. 7), ed inizio del
dialogo. Se, come intendiamo noi, per
K conversione interiore » isi intende un uscire da se stessi, un rinunziare ad ogni -sicurezza per lasciarsi guidare dallo Spirito,
allora anche il dialogo avrà -un -senso. Infatti è in questa volontà e ca-pa-cità di tutte
le Chiese di essere disponibili a l’azione
dello Spirito, che sta il segreto di un -dialogo autentico. Perchè la Chiesa, come scriveva recentemente il frances-cano Nazareno Fabretti più che « possedere la veri à »
è « posseduta dalla verità », in quanto essa
8 non può esaurire nè Dio nè Cristo, nè la
verità in assoluto, ma semplicemente lasciarsene possedere e guidare ». In caso
diverso, anche il dialogo si banalizza e
l’ideologia del -dialogo riseli a di sovrapporsi alla teologia della ricerca.
Il Pastore Corsani concludeva manfeslando la siperanza, -suscitata anche dalle
sopracitale dichiarazioni del Fabretti, che
come le Chiese -Protesianti che fanno parte
del Consiglio Mondiale delle Chiese sono
fermamente intenzionale a condurre fino
in fondo questo confronto con la Parola,
così siano disposte a farlo anche iMte le
altre Chiese Cristiane.
Ci avrebbe fatto piacere, adesso, riferendo in sintesi l’esposizione del Domenicano,
dire che anch’essa -si era at.enuta al tema
e che ci aveva data un’idea chiara della
tanto conclamala volontà ecumen ca della
Chiesa di Roma. Purtroppo non possiamo
farlo, anzitutto perchè il domenicano non
ha detto cosa veramente la Chiesa Cattolica intenda -per ecumenismo, e poi perchè
il suo inlerven o, pur riguardoso nella forma (ma non troppo...) nei confronti dei
Protestanti di oggi, nati tali e quindi incolpevoli della separazione (ed egli ha lenuto a -sottolineare questo concetto), si è
risolta in realtà in un attacco alle dottrine
protestanti prive, egli afferma a, di sostanza biblica (!!!). Non entreremo nei dellagli, ma diremo solo che, parlando a-d esempio de la conf essione, il Domenicano ha
creduto di poterla sostenere bi-blicamenle
citando le parole di -Pietro a Gesù, e la
Sua risipo'Sta: « Signore, quante voltee -peccando il mio fratello contro di me, gli
perdonerò io? Fino a sette velie? E Gesù
a lui; lo non ti dico fino a «elle volle,
ma fino a -settanta volte -sette » (Matteo 18: 21-22), mentre è chiaro che queste
parole -sottolineano la necessità -del perdono
fraterno e non de la confessione!
Inoltre ci è dispiaciuto sentire ancora par.
lare (in un’epoca nella quale si assiste
ormai in lutto ¡1 mondo ad una rev s’one
critica da parte cattolica degli antichi giudizi -sulla Riforma e sui Riformatori) della
Riforma lngle.se come opera di Enrico Vii!
che si separò da Roma per potersi tranquillamente divorziare, e -di quella tedesca come antitesi germanesimo-latinilà. .in
quanto a Lutero, da una parte ali si ccncesse l’altenuan e di essere ini.snrin con -n
taluni « abusi », ma dall’altra si affer mo
che, Iratlandosi di «incrostazioni» (s-:)
che -potevano momentaneamenle le
il volto della Chiesa ma non cin 11
sembianze -divine, sarebbe stai ff
un’opera di « ripulitura », -sim 1 [
operata secoli prima dal movimento tran -’Beano ed in -seguito dalla Con.ronton 'i.
La sua colpa imperdonabile era stata cpi -a
di avere invece voluto la rottura per in -.ferenza del voto deiFubbidienza e r
Forgoglio che lo sipingeva a nieneis ii
solo nel vero.
La conclusione è stata certo m srl m ,n
tutta quanta l’esposizione, in quanto ;vitava ad una migliore reciproca conosi -za, alla fratemizzazione, ecc., ma mn c
val-sa a cancebare in noi, ed in una v., oa
par,e del pubblico, la -penosa iinprcs
determinata da una trattazione cosi vi' lisamente e gratui amene fuori tenta. Di, imo «gratuitamente», perchè ii il i i>.--- cdente esposizione nessuna venta cat oi a
era stata attaccata e nessuna veri a prò estante era stata esaltata, e quindi man- >va
la causa della iprovo-caz one clic ivi t
determinato Fin-sorgere di uno dei « d .ini canes » (come egli ha voluto soli ineare) alla difesa della vigna del Sigili'-;!
Delusione ecumenica dunque? Non r iple'.a-mente, perchè in fondo sappiamo >me negli ambienti del ca tolicesimo no: -•
no si intende l’ecumenii--mo, so-pratlr io
quando la presenza di una trascura' e
quantità di « fratelli se-parali » autor ; a
ad usare la mano pesante. Ma deliisn'-ir
grossa, ques'a sì, ncn tanto per tutta 1 ipostazione (che faceva -pensare ad una i. '■
CONTIN \
IN TERZA PAGIIi'\
-ifiiiiliiihiiiimi
iiiimiiiiiiiiimiiiiiiMi
-iiiiiiiiiiiiiinuii II
La violenza dei disarmat
Cna suggestiva antoiogia suirobiezione di coscienza cristiana
....................................imi
(Il Che questi tre elementi siano caratteristici del calvinismo (almeno di quello che possa realmente richiamarsi a Calvino) è discusBo e negato da molti (N.d.r.).
NOVITÀ’ CLAUDIANA
ERNESTO COMBA
LUIGI SANTINI
Storia dei Valdesi
V ediz. riveduta, con un'appendice e numerose illustrazioni pagine 190, L. 1.200.
La fortunata « breve storia dei Valdesi »
di E. Comba esce ora in nuova edizione, ri
veduta, riccamente illustrata e aggiornala da
un’ampia appendice originale dovuta a Luigi Santini (« Dairemancipazione ai giorni
nostri, 1846-1966 >>. pagg. 147-190).
Ordinazioni alla Claudiana, Via Principe
Tommaso 1, Torino, c.c.p. 2/21641.
Non sempre ad un titolo suggestivo segue
un altrettanto suggestivo testo. Ma nel libro che desideriamo segnalare questa volta,
sì, senza riserve. Naturalmente questo non
significa che tutto quanto vi è scritto sia
da condividere, ma è indubitabile che il
volume è uno dei più stimolanti e dei meglio impostati suirargomento : Tobiezione di
coscienza cristiana.
L'autore : un parroco della periferia fiorentina, ex partigiano, che si è volto al sacerdozio dopo aver frequentato la Facoltà
di Lettere. L’editore: una nuova casa che
ha pubblicato una serie di volumetti di argomento vario, su Mazzolari; sull’amore nuziale; sui rapporti fra Chiesa e Israele oltre
ad una raccolta di pieghiere per la gioventù
(già presentata sulle nostre colonne). Il libro : un’antologia di brani dì solito piuttosto brevi fra quelli che meglio testimoniano suH’argomenlo.
Innanzitutto incentriamo una serie abbastanza lunga dì testi biblici scelti ed inquadrati piuttosto bene, per dimostrare Tassunlo
fondamentale espresso dall’autore nella prefazione : è necessario, di fronte al problema
della guerra, porsi in un’ubbidienza assolata ed incondizionato alla parola di Dio.
Dobbiamo riconoscere che non sempre, anche in autori protestanti, la scelta e la meditazione dei testi, qui brevissima e centrata, ha lo stesso carattere di acutezza e penetrazione. Non di rado si assiste, infatti, ad
un'arida enumerazione di detti probanti,
elencali in modo freddo e scolastico, lutt’alIrò che adatto a far sentire la carica profetica che riveste tutt'oggi l’obiezione di coscienza; talvolta, addirittura, sembra di trovarsi di fronte a un testo fondamentalista
e settario per l’assoluta mancanza di prospettiva storica e teologica di questi testi.
Nel Rosadoni, no. In 18 brevi pagine ha
saputo scegliere gli elementi essenziali del
messaggio biblico suU‘origine della violenza,
sulle sue manifestazioni, suUa pace del Regno di Cristo e sui segni che di essa i credenti e la chiesa sono chiamati a dare.
Non tutto il resto è allo stesso livello.
Le testimonianze sulla obiezione di coscienza
di tutti i primi cristiani sono fuori discussione, ma non ci sembra giusto accomunare
queste testimonianze a quelle di Pio XII e
del cardinale Ottaviani. Nemmeno è giusto
porre i Quaccheri e il Concilio Vaticano II
sullo stesso piano oppure saltare le testimonianze sul valdismo medioevale per inserire
dei brani di Leone XIII o di Benedetto XI.
Lo diciamo con profonda amarezza, non per
puntiglio confessionale, ma perchè questi
nomi, anziché dare forza ed efficacia all'assunto cosi ben espresso inizialmente, rischiano di toglierla tutta. Allo stesso modo la
litania alla Vergine di Bennee Luchion, pacifista cattolico americano contemporaneo,
lascia dubitare che la Parola di Dio non
sia realmente la norma assoluta della condotta come della fede che ha ispirato queste pagine. Questi nei non possono non turbare il lettore. Si ha Timpressione di trovarsi davanti ad una persona apparentemente sana, appena operata di un tumore maligno, ristabilita oltre ogni previsione. Ma
ad un esame generale, ecco che si scopre
una metastasi che rabìlìlà del chirurgo non
è riuscita ad estirpare e che compromette
radicalmente ed inesorabilmente il funzionamento di tutti gli altri organi apparentemente risanati.
E’ davvero cosi profondamente viziala
l'obiezione di coscienza cattolica e tutto
quanto il rinnovamento a cui continuiamo
ad assistere almeno alla periferia del cattolicesimo anche dopo il Concilio Vaticano
11? Sarà il futuro a dircelo. Del resto nulla
giustificherebbe un maggiore ottimismo sull’obiezione di coscienza protestante, anch’essa non possibile senza un completo risanamento dalla tradizione e dal conformismo
del passato. Anche per questa sarà il futuio
a parlare. Ma non possiamo nascondere che,
anche in opere pregevoli come quella che
presentiamo, la norma viene ogni tanto persa di vista e il rinnovamento si muove piuttosto nei solchi del progresso, o dell’umanitarismo, o magari dell’umanesimo anziché
in quello della fedeltà alla Parola di Dio.
Ma ci sembra che allora anche la pace traballi perchè questi criteri non sono migliori
di quelli che hanno portato nel passato anche alle guerre più spaventose.
Tuttavia il volume è da raccomandare.
Un buon numero di brani sono autentica
predicazione dell’Evangelo : basta saperli vedere a sè stanti o nella prospettiva in cui
sono stati scritti. Una gustosa descrizione di
alcune avventure occorse ad im gruppo non
violento cattolico francese, la Comunità de)l’Arca; la testimonianza di Primo Mazzolari
0 di Giuseppe Gozzini; il progetto di legge
per il riconoscimento giuridico dellobiezione di coscienza in Italia; Erasmo e Tommaso Moro; Leone Tolsloi c Martin Luther
King; la dichiarazione di pace al Vietnam
di un gruppo di americani e la petizione
del Movimento non violento di Perugia per
il riconoscimento deH’obiezione da noi, ed
altri ancora, sono pur testi che, anche nel
loro ineguale valore, meritano dì essere letti 8 devono essere conosciuti da chiunque
voglia dire la sua sul pacifismo. Merito del
1 autore è stalo quello di aver raccolto questi lesti in un medesimo volume facilmente
accessibile a tutti, per la forma, il contenuto ed il prezzo. E allora, malgrado i nei
che non potremmo non segnalare, non possiamo non essergli riconoscenti.
m. c. troll
LUIGI ROSADONI : La violenza dei
disarmati - Gribaudi, Torino 1966,
pagg. 211, L. 1.000.
3
K t
pag. 4
13 gennaio 1967,— N. 2
L’etica protestante: un discorso da riaprire
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
non sempre un elemento rivoluzionario, almeno un elemento di rottura non solo sul
piano teologico, ma anche sul piano etico,
non sempre sul piano dell’etica politica, ma
almeno su quello deH’etica. del comportamento. Ed è naturale, date le premesse teologiche e dato il nuovo modo di interpretare
le Scritture, basato sulla sottomissione tissoluta al messaggio.
Tale, ad esempio, è stato il rinnovamento
che il calvinismo ha. portato nel modo di
vita, nel comportamento quotidiano, nella
visione del mondo, nei rapporti tra i credenti e il mondo, che il Weber ha potuto parlare di un’etica calvinista come principale
responsabile della formazione della nuova
(nuova rispetto a quella feudale) mentalità
tipica del mondo borghese capitalistico, basata sulTefficienza, responsabilità personale,
organizzazione razionale della vita e della
produzione, metodicità, calcolo etc...
Il calvinismo e le sette calviniste, indipendentemente dal trionfo o dal fallimento di
certe scelte e atteggiamenti politici, hanno
indubbiamente determinato un rinnovamento
dei costumi. E questo non possiamo ignorarlo, anche se la tendenza degli oratori e del
campo era più che altro quella di valutare e
giudicare le scelte politiche solamente. Per
cui, finche siamo rimasti a livello degli studi
storici, si sono esaminate le scelte a largo
raggio, quelle storiche fondamentali, gli obbiettivi finali.
ETICA PERSONALE
E ETICA SOCIO-POLITICA:
REALTÀ DIVERSE E IN TENSIONE
Ma indubbiainenle questo è insufficiente,
perchè l'elica non è solo questo. L’etica è
rapporto con gli altri; però questo rapporto
non si realizza solo a livello di scelte politiche: la vita di un individuo è un susseguirsi anche di piccole scelte quotidiane. Dunque
il problema va affrontato anche da questo
punto di vista e si sente l’esigenza di un discorso sociologico e psicologico oltre che puramente politico. Ce ne siamo accorti forse
un po’ tardi, ma il discorso è comunque stato impostato e ne è risultato qualcosa di interessante e nuovo. Questo alla fine del campo, quando sotto lo stimolo degli studi di
G. Moltura e di F. Giampiccoli, ci siamo
posti gli interrogativi etici per l’oggi.
Una. volta visto che l’etica protestante tradizionale si è il più delle volte presentata
nella forma di un conservatorismo sul piano sociale n'ala rivoluzionaria è stata sconfitta), mentre sul piano personale si è presentata, come rivoluzionaria, è naturale chiedersi che cosa non ha funzionato, perchè c’è
stato questo divario, come possiamo evitarlo.
TRE TIPI DI ETICA
SOCIALE CRISTIANA
Per rispondere a questi interrogativi, bisogna premettere che sul piano etico si presentano due possibilità che vanno ugualmente respinte.
1) Quella che è stata la causa del fallimento di cui si è parlato, cioè trasferire le
norme dell'etica personale all’etica sociale,
dei principi liiblici nella realtà politica, senza contestare dalle radici questa, realtà.
E' il caso, per esempio, dei pacifisti, che,
trovato nella Scrittura il concetto della « pace », lo hanno voluto estendere alla realtà
socio-politica.
E' il caso del principe di Lutero che rappresenta, rautorità, ma può e dovrebbe essere una autorità « buona », cristiana. Questa
non c che la trasposizione di una norma etica personale (necessità di essere buoni) in un
rapporto sociale, senza la preoccupazione di
mutare questo rapporto su di un piano politico-sociale e non sentimentale.
E’ anche il caso dell’uomo a cui Lutero
suggerisce la sottomissione e l'ubbidienza, la
rassegnazione, l’accettazione della propria
condizione, perchè voluta da Dio. Questo, trasportato sul piano delle relazioni, delle strutture politiche e quindi dell etica sociale, diventa un invito all’umile lavoratore a non
voler cambiare il posto assegnatogli, e quindi uno strumento di conservazione sociale.
Rimanendo legati ad un’etica personale e
trasponendone le norme nell’etica sociale, si
finisce col rimanere inefficaci e non rinnovare niente (parlo in termini di efficacia,
perchè sottintendo che « essere sale del mondo » significa cercare di cambiare il mondo).
2) Opposto a questa prima possibilità,
ma ugualmente insoddisfacente per noi cristiani, è lo sdoppiamento dell’etica: da una
parte si segue l’etica protestante individuale,
dall’altra un'etica che ha una matrice solamente sociologica, cioè politica. Questo sdoppiamento è tipico di un’epoca che ha assimilato la lezione del socialismo, il quale ha
dimostrato l'originalità dell’etica sociale, diversa dall'etica personale. In Marx il problema del cambiamento della società non si
può affrontare con soluzioni di tipo etico
individuale. La società va male non perchè
il padrone è cattivo con l’operaio, ma perchè
la produzione è organizzata in un certo modo. La società non si cambia se i padroni diventano buoni o se cambiano gli atteggiamenti dei singoli, ma solo se cambiano le
strutture economico-sociali della società, le
quali seguono leggi proprie non riducibili a
criteri individuali. Questo è tutto giusto e
per noi cristiani vale il concetto che l’etica
sociale, cioè quella studiata dalla sociologia
segue leggi proprie e che sono le strutture
che vanno cambiate. Ma, in quanto cristiani,
questo non basta : le nostre scelte politiche
vanno motivate in base a precise posizioni
di fede, altrimenti la nostra contestazione
rimane di tipo solo politico.
Riassumendo, siamo dunque d’accordo su
questi punti :
1) L’etica non è un fatto individuale,
ma un fatto di relaùone. Infatti l’etica è
per definizione un complesso di norme di
comportamento che riguardano i rapporti tra
i singoli e dei singoli con la collettività. Essendo un fatto di relazione, necessariamente
investe la realtà sociale e politica ed è quindi etica politica e sociale. Nel momento in
cui l’etica si riduce a un fatto di comportamento e basta, non è più etica.
2) La vocazione del cristiano consiste nel
fare degli sforzi per cambiare U mondo e
dunque contestare il sistema esistente.
3) Inefficaee ed insufficente è la trasposizione dell’etica personale nell’etica politica.
4) La scelta politica non può essere indipendente da motivazioni di fede.
LIBERTÀ DEL CRISTIANO:
ETICA DI CONTESTAZIONE...
Esistono tre tipi di etica sociale cristiana :
a) Etica della società responsabile, per la
quale la chiesa contribuisce a « democratizzare » la società eostruendo il codice delle
regole morali obbligatorie, affinchè possa collaborare in modo responsabile alla umanizzazione dei rapporti sociali, che però rimangono immutati. E’ questo un ottimismo che
respingiamo e non è necessario dire il perchè.
b) Etica della rivoluzione, che rifiuta U
riformismo e lotta per una, rivoluzione deUe
strutture esistenti. L’obbiettivo del cristiano
è la rivoluzione in un mondo che va continuamente cambiato.
Ma allora si rischia di fare di questo grande ohbettivo il solo della vita del credente,
si rischia di creare di nuovo una norma,
quella, della rivoluzione, e poi della contestazione della rivoluzione, una volta che essa
si sia realizzata. Ma è molto probabile che
la rivoluzione non ci sarà mai o avverrà in
un domani che può essere molto lontano. E
allora dove va, a finire il cristiano? Cosa fa
oggi, mentre aspetta la rivoluzione di domani?
c) Etica della contestazione, che è quella che ci è stata proposta. Il termine di etica della contestazione è più ampio del termine di etica, della rivoluzione, perchè include il concetto di rivoluzione non solo politica, ma anche quello di un rovesciamento
dei valori sociali esistenti e anche quello di
una costruzione più positiva e che riguarda
l’oggi
Cosa vuol dire? Vediamo cosa vuol dire
rispetto a singole realtà sociologiche, essere
fedeli operando l’etica della contestazione.
In una società dove l’etica pretende di essere assoluta, il cristiano è libero di ribellarsi ai suoi valori, e libero dall’etica.
In ogni società dominano certi valori etici
nei rapporti sociali. Normali, in ogni società, sono quegli individui che condividono
questi valori e si comportano senza trasgredirli. Qualsiasi comportamento che non si
conformi a questa etica, è considerato deviante e quindi anormale. Questo dipende dal
fatto che ogni etica erede e pretende di essere assoluta e di essere quella giusta. Ora,
la, libertà del cristiano in questa realtà, consiste nella possibilità di sfatare il mito della
assolutezza e della giustezza dell’etica della ,
società in cui vive, e di non identificarsi con |
essa, ma di trasgredirla quando sia necessario. Non esiste un’etica <c giusta », perchè
ogni società crede che i suoi valori siano
quelli giusti e giudica le altre in base ad
essi. La società occidentale chiama « selvaggi » certi usi e civiltà dei paesi del terzo
mondo, perchè parte dal presupposto che
« giusti » e « civili » siano solo i suoi valori.
Non esiste neppure un’etica « assoluta »,
perchè ogni etica cade sempre nel dominio
del tipo dei rapporti sociali esistenti tra gli
individui in quella società. Insomma l’etica
è subordinata alle strutture della società esistente perchè vale per quella società, ma potrebbe non valere per un’altra società nella
quale diversi siano i rapporti tra gli individui.
Ad esempio si può sbandierare a destra e
a sinistra il principio della « uguaglianza » e
della « libertà », considerati magari i valori
base di una certa società; ma, date le strutture sociali esistenti, succede che una gran
parte degli uomini sono esclusi da questa
uguaglianza.
Dunque l’etica che pretende di essere assoluta, in realtà non lo è. Ma data questa
pretesa di assolutezza, la trasgressione del- 1
l’etica assume l’aspetto di una esclusione dal- j
la comunità in cui si vive, perchè è un atto i
contrario ai valori dominanti. E dai vari J
comportamenti devianti la società si difende
con meccanismi di difesa.
Questa è schematicamente la situazione
etica in cui ci troviamo.
Come credenti come ci comportiamo? Come possiamo manifestare la nostra autonomia, la nostra libertà di fronte alla pretesa
assolutezza dell’etica della nostra società?
...CONTRO OGNI
IDOLATRIA ETICA
Alla pretesa assolutezza dell’etica e dei valori morali umani noi dobbiamo contrapporre la nostra etica di trasgressione, anzi la nostra libertà dall’etica, la libertà cioè, di rovesciare i valori che ci vengono presentati
come giusti e assoluti. La disponibilità significa disponibilità assoluta, quindi non all’interno dell’ordine sociale in cui si vive : disponibilità è libertà di trasgredire radicalmente l’ordine sociale ed etico esistente.
Prendiamo l’esempio di Abramo. Norma
etica umana è quella di non uccidere i propri figli. Ma Dio frantuma quest’ordine morale in cui vive Abramo e gli impone una
ubbidienza che non è ubbidienza alle norme
etiche, ma implica una, frattura tra l’uomo
credente e l’uomo morale. E Dio ferma la
mano di Abramo non perchè si pente di imporgli questa trasgressione dell’ordine morale, ma solo dopo avergli fatto vedere la necessità di questa frattura nell’uomo nuovo e
penamente disponibile a, Dio. Dio ci ha libe
rati dal peso dell’etica per farci essere pienamente disponibili in quanto eletti. Ciò che
è giusto agli occhi degli uomini, può non esserlo agli occhi di Dio.
Idolatria è la pretesa dell’etica di essere
definitiva ed eterna, magari cristiana. Il rifiuto dell’idolatria è:
1) Rifiuto dell’ordine sociale quando
pretende di essere assoluto, giusto, definitivo;
e riconoscimento del peccato in esso.
2) Rifiuto di valori che si credono definitivi.
3) Coscienza della vanità del mondo di
fronte a Dio (v. Ecclesiaste), dalla quale nasce l’azione, non la rassegnazione.
Ma in un'etica della contestazione di questo tipo, si presentano vari pericoli, che bisogna evitare per non cadere neU’idolatria,
Si rischia di creare movimenti dissenzienti,
ma parziali, che non vanno in fondo, anzi
sono accettati dalla società la quale, anzi, se
ne serva per dare l’impressione, sempre salutare, di un certo dinamismo interno.
Ad esempio la et rivoluzione sessuale » o il
movimento dei capelloni, di cui si parla tanto, nella testa di coloro che li promuovono,
s’illudono di essere « rivoluzionari ». In realtà non danno fastidio al sistema, non contestano niente, non servono a niente e anzi
sono utilizzati e strumentalizzati dal sistema
stesso. Questo è idolatria e tanto più pericolosa in quanto travestita e latente in una
opzione di « contestazione ». Cosi i movimenti pacifisti o la. partecipazione non critica
a movimenti dissenzienti o a partiti rivoluzionari. Tutto bello, ma idolatrico, se non è
accompagnato da una contestazione vera anche all’interno dei nostri grossi partitoni bene organizzati, o piccoli ma sicuri che una
società perfetta esisterà; idolatrico ed infedele, se non implica una rottura completa e
quindi almeno uno dei pericoli che la società ci presenta se trasgrediamo l’ordine sociale e morale.
La testimonianza, dunque, è non una scelta. tra conformismo e anticonformismo, tra
partecipazione ed astensione, ma è una parabola del regno di Dio, che travolge ogni
cosa, ogni ordine, ogni valore esistente.
IN UNA NUOVA PROSPETTIVA:
QUELLA DEL REGNO
Questo non significa distruzione e basta.
I Ribellarsi ai valori esistenti significa sostij tuire ad essi qualche altra cosa. Ma questa
i sostituzione e la creazione di una nuova vita
e di un’etica rinnovata, possono avvenire solo una volta compiuta la ribellione all’idolatrià e nell’ambito di una nuova prospettiva,
quella del Regno. E -allora potremo contrapporre ad un mondo che fa del sesso la cosa
più importante e del matrimonio un contratto o un’unione mistica, non la rivoluzione
sessuale, ma una concezione del rapporto tra
due persone chef sia serietà, fatica, impegno,
costanza, rinnovamento continuo, apertura
verso l’esterno, aiuto reciproco per una testimonianza. Potremo contrapporre ad un mondo che vive di tradizioni, che si diverte, che
mangia., che aliena e spersonalizza, un nuovo
stile di vita. Ma questo stile di vita, la serietà, l’impegno, non saranno di nuovo delle
norme, non saranno una nuova etica. Saranno invece le manifestazioni di una nuova disponibilità. Non si tratta di contrapporre una
- etica ad un’altra, ma di lasciare che Dio
I operi in noi la nuova nascita. Il comportamento nuovo sarà determinato da questa
nuova nascita., non da un’adesione ad una
certa etica cristiana o non.
Abbiamo visto prima quali sono i rischi
di un’etica della eontestazione. Per evitare
di assumere uno sterile atteggiamento protestatario e per attuare invece una protesta che
veramente investa tutta la nostra vita senza
contraddizioni; per evitare che le proteste e
le scelte personali rimangano integrate nel
sistema è necessario, è stato detto al campo
(suscitando discussioni interessanti e anche
una certa reazione da parte della nuova generazione), che queste scelte personali siano
attuate in un contesto comunitario, di gruppo. Bisogna però stare attenti : il gruppo, la
comunità (non si parla di chiesa, di comunità tradizionale!) non è fine a se stesso, un
obbiettivo finale (che sarebbe una mistifieazione). E’ un aiuto per l’individuo il quale
da solo farebbe delle scelte che rimarrebbero
sterili e frustrate.
Il gruppo non è un modello, nè una totalità, è uno strumento di reciproco aiuto e
nello stesso tempo un elemento di rottura
esso stesso.
In una società in cui ogni individuo crede di essere libero, ma in realtà si trova in
una situazione in cui gran parte di ciò che
(( egli » pensa e dice, consiste in cose che
tutti gli altri pensano e dicono sotto il peso
delle autorità anonime come l’opinione pubblica. ed il senso eomune (le quali sono tanto potenti a causa della nostra disposizione a
conformarci a quello che tutti si attendono
da noi, a causa della nostra profonda paura
di essere diversi), in tale società il gruppo
(che non è superindividuo, nè necessariamente convivenza) sottrae l’individuo al
meccanismo di determinazione e, attraverso
la discussione e l’interrogazione reciproca,
rende gli individui coscienti di non essere
in realtà liberi nelle scelte. Questo è rilevante, proprio in una società dove l’individuo crede di comportarsi in modo etico, cioè
autonomo, mentre si comporta di fatto in
modo automatico.
NÈ AUTONOMI NÈ AUTOMI,
MA LIBERATI DAGLI IDOLI
In una società dove l’uomo, pur avendo
raggiunto un grado notevole di dominio sulla natura, non controlla le forze della società
che ha creato; in cui la razionalità tecnica
del sistema di produzione è accompagnata
dalla irrazionalità dei suoi aspetti sociali; in
cui il prodotto deUe mani dell’uomo è diventato il suo padrone, l’opera delle sue mani
è diventato il suo Dio; in cui ü singolo sembr<8 spinto daU’interesse personale, ma in
realtà la sua personalità totale, con tutte le
sue concrete possibilità, è diventata strumento degli scópi della stessa macchina che le
sue mani hanno costruito; in questa società
la testimonianza di un gruppo che sia veramente una comunità, può essere una contestazione fatta in comune e non individualmente, la possibilità di una liberazione dagli
« dei » che, in modo latente e generalmente
inavvertito, ci dominano.
Nel mondo moderno, in cui i rapporti umani hanno assunto il carattere dell’isolamento
e dell’impotenza, il rapporto di un individuo
con un altro ha perduto il suo carattere diretto ed umano ed ha acquistato un carattere di manipolazione, di strumentalità, di
indifferenza, di meccanicità, è rilevante che
un gruppo riesca a creare dei rapporti in cui
gli individui non siano reciprocamente strumentali, non siano semplicemente merci o
cose. Testimonianza in questa realtà, può essere un messaggio di liberazione da tutto questo, di liberazione dall’ottundimento della capacità di riflessione critica, che la società opera su di noi. Ma se si resta, nell’etica individuale, si rischia di non liberare niente e nessuno.
Non si tratta di creare dei grossi gruppi
che abbiano lo scopo di contestare. I grossi
gruppi ci sono già e sono i partiti ed i sindacati. Ma essi sono diventati delle organizzazioni gigantesche che lasciano un margine
ben scarso all’iniziativa del singolo, U quale
finisce col ricadere nella situazione dalla quale voleva liberarsi, che è quella di essere un
piccolo ingranaggio in una grande macchina. Inoltre i partiti in questo momento non
portano avanti una vera azione di contestazione, che investa tutti i problemi detti.
Può un piccolo gruppo, del tipo di queRo
di cui si è parlato, realizzare questa, contesta,
zione testimoniando deR’unica libertà vera,
che ci rende autonomi di fronte a tutti gli
idoli di un’etica e di un sistema che si credono assoluti? Ci sono molte perplessità, ma
bisogna ricordare che qui non si propone una
« soluzione »; si cerca solo nel gruppo uno
strumento per rendere i singoli coscienti
deUa necessità di questa liberazione. Come
si vede è un discorso solo iniziato e avrebbe bisogno di correzioni e chiarimenti. Speriamo che qualcuno ribatta, perchè senò vuol
dire che non si è riaperto proprio nessun discorso!
Silvia Ade
POMAREV ■
Colportaggio : in occasione deRa a settimana del libro evangelico » un gruppo di giova,
ni e deRa scuola Domenicale ha effettuato,
a tappeto, la visita aRe famiglie, con una
vendita, di oltre quattrocento volumi : il primato spetta al libro « Cento anni di storia
valdese » con più di 70 copie, cui seguono :
« I sette figli di Anacleto Buffetti », Bonhoeffer », a La lampada accesa » e a Dal
tormento alla calma », ecc. Peccato che molti
titoli non invitano all’acquisto : saremmo riconoscenti alla Commissione di vigRare molto sui titoli e sul contenuto perchè la forma
sia meno difficile per la nostra gente ed anche con una foto sulla, copertina. L’accoglienza nelle famiglie è stata incoraggiante, per
colportori in erba ai quali inviamo un grazie
riconoscente.
Bazar: ringraziamo le soreRe di chiesa per
quanto hanno fatto, specialmente un gruppo
ristretto che s’è molto adoprato in vista del
risultato a beneficio dei restauri del tempio.
Visite ai malati: come ogni anno la commissione composta dalla signora Chambon
Lina, Speranza GriR e dalla signora Viola
Rostan, col marito Geometra Gino, come pilota, ha potuto visitare tutti gli ospedali psichiatrici dove sono degenti dei nostri parrocchiani. Siamo lieti di aver potuto recare un
pensiero di amore fraterno a coloro che hanno molto bisogno d’essere visitati. Anche un
gruppo di giovani di Pomaretto ha visitato
l’asilo dei vecchi di San Germano nel tempo
del Natale mentre a eapod’anno ha visitato
il Rifugio, la casa di riposo San Gia.como a
Luserna. Sebbene in pochi, il messaggio dei
nostri giovani è stato molto apprezzato unitamente al loro dono. Di fronte al gesto di
amore per quelli che ne hanno bisogno i veglioni, veglionissimi, cenoni e tutto quel che
di più pagano si produce nel tempo del Natale e di fine d’anno hanno l’aria d’una spaventosa stonatura. E pensare che Gesù è venuto a rivestirsi di miseria, di povertà, di
umiltà, di sacrificio! Come lo si interpreta
bene il tempo della sofferenza di Dio per gli
uomini! Dio si umUia. per noi e noi innalziamo la passione, il vizio, la corruzione, l’immoralità proprio nel tempo in cui egh inaugura con la sua nascita la fine di tutte queste cose, che non possono eredare il Regno!
Feste di bimbi ; a Pomaretto, Inverso e Podio le consuete festicciole dei bimbi : un grazie riconoscente per la collaborazione aRe insegnanti: Sommani Lina, Costantino Germana, Bert Paolina, Long Claudia, al gruppo
responsabile dell’asilo, ai giovani che hanno
eollaborato, aRa signora Ribet Adele per il
dono delTalbero.
Ringraziamo la sig.na Speranza GrRl per
aver preparato le coraR dei grandi e piccoli
in occasione delle celebrazioni natalizie.
Tempio: in occasione del culto di Natale
la comunità ha ammirato i restauri aR’interno: la commissione è stata ringraziata nella
persona del geometra Gino Rostan, Vitale
Jahier, Pons AttRio, Baret Guido, nonché
tutte le persone che hanno in qualche modo
contribuito in denaro e opere varie per quanto è stato fatto.
Si pensa ora ai restauri aR’esterno sperando di poter raggiungere quanto prima il traguardo dei cinque milioni per poter realizzare
il tutto, senza tener conto deRe varianti, come ripulitura banchi, riparazione organo che
comporta una spesa ulteriore e non prevista.
Firenze: la comunità è stata lieta di collaborare per essere vicino ai nostri frateRi e
soreRe della zona fiorentina. Oltre a doni in
natura la somma raccolta s’avvicina alle
300.000 lire. Ringraziamo altresi Bruno Pons
che fece parte del primo gruppo di servizio
e Claudio Balma che ha speso le sue vacanze
nel secondo gruppo di servizio per Firenze.
Film di Billy Graham: ricordiamo che
mercoledì 18 gennaio al teatro di Pomaretto
verrà proiettato un film di Billy Graham, famoso evangelista americano, alle 20,30, tutta
la comunità è caldamente invitata a prendervi parte.
iiiinntiiKiiiiiiimmiiiioi
iiMiiiiiiiiimiiiiiiii
Il contribuì« della Chiesa per una politica nuova
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
biamento di strutture, anche se queste — chi dirà il contrario? — son
lìecessarie. Va di là. Va alla misura
dell’uomo nuovo che edifica ima società nuova in attesa dei nuovi cieli
e della nuova tetra. Va alla ricerca
di una economia e di una politica
mondiale dove non si ignorino i bisogni neppure del più sperduto angolo della terra, perchè per l’uomo
nuovo il pane non avrà sapore finché
ci saranno tanti che non possono
esprimere la loro vocazione per mancanza di lavoro e tanti ohe consumano la loro esistenza per non raccogliere neppure il necessario. Non
ci si salva dalla situazione attuale se
non si tiene conto dell'altro, a cominciare dal più diseredato per andare fino a quello che, nei troppi
beni, ha perso il senso deRa vita.
Non si può costurire nulla di vero
sulla sofferenza altrui o ignorando
l’essenza dell’uomo.
A questo punto occorre fermare lo
sguardo sulla realtà politica in cui
viviamo. Non è uguale dappertutto,
ma si somigUa. Qui in Italia, almeno, i partiti politici, e non per la corruzione soltanto, ma anche per la
loro burocratizzazione, per l’assenza
di vitalità nuova, per Raccomodar
mento e situazioni di fatto, son giunti ad un punto morto e sembrano
macchine che girano a vuoto, fac^do un gran chiasso per assordarsi a
vicenda, ma senza produrre alcun beneficio alla nazione, il carrierismo dei
fimzionari è venuto a predominare e,
nei fatti, il compromesso è all’oixline
del giorno tanto ohe non vi è più
connessione tra il loro agitarsi e le
dottrine professate. È una vita politica che lentamente si dissolve lasciando im vuoto pericoloso. Proprio
qui la Chiesa deve sentire la sua responsabilità, se ama il mondo, ed
essere sensibile alla situazione perchè non si vada alla deriva. È qui che
essa deve promuovere, con il suo contributo di fede e di vita, fra quanti
ancora non pensano solo a se stessi,
dei nuclei nuovi di vita, cellule di
Ijolitdca nuova che possano essere la
premessa d’una ricerca valida che vada ben più in là dei pochi chilometri
quadrati in cui viviamo. Ciò è, forse,
vero non solo per l’Italia. A Riesi
questo è del tutto evidente. Qui dove
c’è bisogno di tutto, la dissoluzione
dei partiti è giunta al massimo. La
città avrà un’uscita solo se ci saranno delle nuove cellule viventi nel
suo tessuto sociale e politico, con
prospettive assoluta;mente nuove e
con uomini che abbiano perduto la
mentalità tradizionale per acquistare
quella alla quale Cristo ci richiama
negli Evangeli. Allora si potrà muovere la città verso un rinnovamento
vero e profondo ed anche Riesi, la
dimenticata, potrà divenire, nel suo
piccolo, un segno ed una indicazione
per gli altri.
Per conto mio, il lavoro politico più
profondo e vero, in questo momento,
è l’edificazione di gruppi di uomini
che sappiano, liberamente, cioè senza
prevenzioni e senza schemi prefissati,
ma come alRinizio di ima nuova era,
cercare nella riflessione e nell’azione,
che controlla e chiarifica il psn'^iero,
le linee ài una nuova politica che sia
politica di servizio (cioè di dono di se
stessi) alla città e al mondo. Se i
gruppi sono piccoli, se hanno un cammino difficile, se sono <c mondanamente » irrilevanti, e via dicendo, importa ben poco. Quel che importa è
che abbiano una « politica vera »,
cioè con basi vere, aderenti alla vocazione umana, perchè quel che è vero non solo è universale e non passa,
ma anche è realmente pratico. In
più nulla che sia vero può rimanere
senza azione sull’altro, nascosto o ucciso. La verità finisce sempre con
emergere e, per la sua intrinseca forza ed evidenza, trascinare anche altri.
La Chiesa dovrebbe occuparsene,
insieme a tutti quelU ohe sentono
così, credenti o non credenti che siano. La città ne ha bisogno. Ed in
questo impegno non occorre esser sostenuti da un partito o sostenerlo. I
partiti ne avranno comunque vantaggio Se si decideranno a cercare
norì il proprio interesse, ma quello
del popolo. Non occorre cercare sostegni di «canna rotta». È il 'Vivente ohe ci sostiene. Tutti. E ci porta
nella sua mano. Sennò da lungo tempo non esisteremmo più. Egli ci de
la forza di cominciare, per divenire
il «sale» che dà sapore agli uomir,f
ed alla loro storia.
Tullio Vinay
4
N. 2 — 13 gennaio 1967
pag. 3
ïaCaWZE LAEORATIBE DI DUI BECPPO DI mvm
Solidarietà evangelica a Firenze
Partendo il giorno dopo Natale per
Firenze, alcuni di noi avevano forse
rimpressione di arrivare in ritardo
(quasi due mesi dopo l’inondazione!)
e di non trovare più nulla da fare oppure, all’opposto, di trovare la città
come l’avevano vista i primi gruppi
scesi immediatamente dopo l’alluvione.
In realtà in una Firenze che ha
compiuto uno sforzo enorme in questi due mesi e che presenta al turista
la zona del centro ripulita e riverniciata di fresco il lavoro non mancherà per molto tempo ancora : ogni
giorno il fondo di molte cantine è riversato ancora sulle strade, numerosi
alloggi esigono delle riparazioni radicali, le aiuole di molti giardini sono
ancora ricoperte da uno spesso strato
di fango appiccicoso e sterile e così
via.
Il lavoro di solidarietà che Agape
ha organizzato, soprattutto dalle Valli Valdesi, iniziato fin dai primi giorni con l’invio di materiale raccolto da
varie parti è continuato nel mese di
dicembre con l’organizzazione di gruppi ohe si sono susseguiti durante quasi tutto il mese.
Dapprima gruppi più esigui per la
difficoltà di trovare persone libere in
tale periodo che però hanno impostato il lavoro presso varie Ghiere ed
Istituti Evangelici non solo facilitando il lavoro del gruppo più numeroso
che giungerà dopo Natale, ma anche
provvedendo, soprattutto al Ferretti,
ai lavori più urgenti, necessari per
la prosecuzione dell’attività in questo
Istituto seriamente danneggiato e ohe
doveva comunque continuare la sua
attività.
Il gruppo che ha lavorato durante
le vacanze natalizie era composto da
una ventina di giovani, in maggior
parte provenienti dalle Valli e studenti a cui si sono affiancati rm de
coratore, un falegname ed un elettricista per i lavori di loro competenza,
senza sdegnare la pale ü secchio e la
carriola per sfangare quando era ne
cessarlo. Da notare anche la presenza
di quattro giovani non awa.rtenenti
ad ima Comunità evangelica, inviati
dalla sezione romana del Movimento
cristiano della Pace.
Il compito del gruppo consisteva
nel sistemare, sia pure in via provvisoria, i locali, di diverse comunità
evangeliche fiorentine in modo che
potessero riprendere le loro attività
il più regolarmente possibile e di dare
una mano alle famiglie che avevano
bisogno di collaborazione per rimettere l’alloggio in condizione di essere
abitato o risanare quello che, non
ostante l’alluvione, non aveva mai
potuto essere abbandonato.
Naturalmente il lavoro più sporco,
faticoso ed entusiasmante è stato
quello della sfangatura. Nessuno dimenticherà facilmente le tribolazioni
ccn il fango appiccicoso che attaccava alla pala, al secchio ed alla carriola costringendo ad un improbo lavoro per non riportare indietro più
della metà della mota già faticosa
mente trasportata dalla cantina! Ma
pure non si dimenticherà la gioia di
vedere rispuntare il pavimento ed
estendersi la zona bonificata, nonché
il « superbo » mucchio di fango sul
marciapiede di via Manzoni e di via
dei Benci che richiesero rispettivar
mente Timpiego di 17 e di 8 autocarri
per il loro sgombero.
Naturalmente fango e nafta alleati
insieme non si lasciano sconfiggere
cosi facilmente ed al lavoro di sfangatura è seguito quello delle pulizie,
delle rasohiettature di pavimenti e
pareti, porte e finestre e poi lavaggi
ed ancora lavaggi di infissi e di pavimenti, banchi e sedie da cui il
fangò sorgeva come per incanto ogni
volta che tutto sembrava finito ; cosi
come rispunta nelle strade e sui marciapiedi della città non appena un po
di pioggia fa gonfiare l’argilla nascosta fra pietra e pietra. Lavoro me
no evidente e quindi meno incoraggiante, la cui utilità è tuttavia resa
evidente dalla scarsità di mano d’opera e dai prezzi della medesima in
questo momento.
Poi l’impresa « specializzata » della
imbiancatura e delle porte e finestre.
Lavori necessariamente provvisori in
quanto i muri sono ancora bagnati e
il lavoro definitivo potrà essere fatto
solamente a fine estate; pure quando
i muri sono stati anneriti dalla nafta
come in via delle Vigne Vecchie nei
locali della Comunità dei Fratelli dove si sono raschiati tre volte i muri
prima di poter trovare uno strato di
intonaco che — non diciamo fosse
pulito — ma reggesse un minimo di
imbiancatura, altro non si può fare
che pulire i muri anche se le macchie
di umidità non scompaiono ancora.
Ed anche per gli infissi il discorso
non cambia: piallare una porta od
una finestra significa doverle rimettere a posto una seconda volta quando saranno asciugate, ma non è possibile lasciare aperto l’uscio di casa
o dormire nella corrente d’aria!
Così accanto alle varie opere delle
chiese si è cercato di aiutare le famiglie che avevano chiesto la collaborazione, stabilendo così dei contatti
più personali con le Comunità Fiorentine e le varie famiglie.
Si è lavorato in 6 Chiese od Opere
ed in 7 famiglie.
È stato un campo di « lavoro » nel
senso pieno del termine con otto ed
anche nove ore di lavoro effettivo per
giornata per cui non molto tempo è
rimasto per conoscere la Firenze artistica e turistica e per degli incontri
non casuali con gruppi della Comunità; ma per questo ognuno di noi
spera di poier ritornare • in questa
città che abbiamo imparato ad amare in queste settimane di lavoro e di
fango.
Il 5 pomeriggio, ultimo giorno di
campo, la lista dataci dalle Chiese e
dal Centro di solidarietà era finita,
ma sarebbe inesatto dire che i lavoratori fossero particolarmente contenti. La lista era terminata ed i lavori chiesti eseguiti: speriamo che le
famiglie evangeliche in necessità sia
no state segnalate tutte; ma il senso della grandezza e della urgenza
del lavoro ancora da compiere nella
città ha fatto desiderare a tutti i
partecipanti di questo campo di lavoro di poter raddoppiare il tempo
a disposizione e poter mettere altre
energie al servizio di questa popolazione martoriata e coraggiosa.
Franco Davite
Fartecipazione Valdese a tavole
rotonde, a Bari
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
cisa volontà di rottura), quanto -per la ripetizione di triti luoghi comuni che ormai
non fanno più oggetto di trattazione e di polemica in nessun incontro ecumenico serio.
Ma dalle reazioni del pubblico e dalle conversazioni che si sono intrecciate a lungo dopo il dibattito, abbiamo ricavata Timpressione
che questo incontro non è -stato vano e,
nonos ante tutto, ha raippresentalo un’occasione non comune di testimonianza e, insieme al dibattito -di due sere ipriima, ha ser.
vito a lare conoscere il nostro pensiero, -su
argomenti diversi, a centinaia di persone
che difficilmente avremmo potuto raggiungere altrimenti, e elle ora avvertono con
maggiore chiarezza una -presenza evangelica
nella città.
Inoltre, questi inviti confermano quan o
abbiamo altre volte riferito, e cioè che a
Bari esi'St-ono ambienti e circoli culturali
aperti, -per i quali ¡1 Protestantesimo non
è una -semplice -curiosità -storica, ma è considerato, nonoistante la -sua esiguità numerica, come una componente viva del'e diverse
correnti di pensiero, capace quindi di dare
il suo contributo alla problematica de’l’uomo di oggi: e questo contributo è sollecitato. Ni. Co.
Villa Olanda
La Direzione di « Villa Olanda » comuni
ca essere incorsa in errori ed omissioni nel
l’elenco dei Doni riportati nel N. 48 del
VEco-Luce del 9 dicembre u. s. Chiede venia
Errata-corrige : la somma di L. 10.000 at
tribuita alla Chiesa Evangelica di Bergamo
è dono della Chiesa Valdese di Como.
Omissioni-. Sig.ra M. Schneider (Biella)
L. 100.000; Chiesa Valdese di Bordighera
35.000; Past. A. Fuhrmann (Mendrisio)
10.000.
Comunica altresì aver ricevuto doni « in
memoria Past. Guido Gamba»: Dr. Gherardi
Mario (Scalenghe) L. 10.000; Zhigin Alessandro (Las Vegas - Usa) L. 6.250; alcuni
profughi russi di « Villa Olanda » L. 7.350.
...'limi.......................
... i‘""""i'i'iii"i<ii'iiii'iiiiimiiiiiiiiimmiiimiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinmiiiiiiiimiiimiimimiiiiiiiiiiMiiiiii<
Doni Pro Collegio
In memoria di Mario Jahier: Dr. Franco
Rollier, L. 20.000; Fiat, Torino, 100.000.
In memoria di Emilia Jahier e di Mario
Jahier: Donatella, Bianca e Francesco Forno, L. 30.000.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
iiiiiliiiiiMiiniiiiiiiiiiiiiimiii
miiiiiiiiiiiiiiiimiitiiiiiiiiiiiiimimiii
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
LUSERNA S. GIOVANNI
Nella settimana dal 15 al 22 gennaio, offr^iamo :
a tutta la Comunità il culto domenicale,
alle ore 10,30;
ai giovani al riunione deirUnione Giovanile, sabato alle ore 21;
ai catecumeni le lezioni di cateelrismo, sabato ore 14,30 (I e II anno), 15,30 (III anno), 16,30 (IV anno). Coloro i quali non potessero, per ragioni di studio o di lavoro, frequentare le lezioni il sabato, sono pregati di
comunicarlo al pastore. L’Unione Cadetti si
riunisce il lunedì alle ore 15;
ai fanciulli^ scuola domenicale agli Airali e
ai Bellonatti, domenica alle ore 9,30;
a coloro che amano il canto, la riunione
della Corale, giovedì alle ore 20,45.
Le riunioni quartierali: agli Airali, domenica, ore 16,30; alle Vigne, martedì, ore
20,30; ai Gonin, mercoledì, ore 20; ai Peyrot, venerdì, ore 20.
Atti liturgici. Domenica 8 gennaio è stato
battezzato il piccolo Fabio Ernesto UghettoManfrin, di Elio e di Teresanna n. Pivato.
Venerdì 6 gennaio ha avuto luogo il servizio
funebre del nostro fratello Alberto Pons, dei
Malanot, ma originario di Angrogna, che il
Signore ha chiamato a sè quasi improvvisamente all’età di 62 anni. La presenza, di un
forte gruppo di fratelli di Angrogna e di San
Giovanni ha detto ai familiari la stima e la
simpatìa che il loro caro aveva saputo guadagnarsi con la sua bella personalità di credente, sempre pronto ad aiutare il suo prossimo.
Ringraziamo il Pastore Sig. Jahier che ha
presieduto questo servizio.
E’ deceduta aH'Ospedale di Torino la no
stra sorella Georgette Bounous. ben cono
scinta nella nostra Comunità. Il servizio fu
nebre, presieduto dal Pastore Sig. Ayassot
ha avuto luogo a Torino, e la sepoltura è se
guita al cimitero di Luserna San Giovanni
Esprimiamo alla famiglia, e in special modo
al fìglio. signor Attilio Bounous, il nostro
pensiero fraterno e solidale.
G. B.
BOBBIO PELLICE
Il nostro culto di Capodanno è stato frequentato da una buona assemblea della quale però solo una piccola parte ha partecipato
alla Santa Cena. La Corale ha eseguito lodevolmente un inno di circostanza.
I giovani della Unione hanno celebrato il
sorgere del nuovo anno la vigilia dell’Epifania con una serata da essi organizzata nella,
vecchia sala unionista. Dopo una cena in
comune abbiamo trascorso alcune piacevoli
ore in conversari, cantando e partecipando a
numerosi giochi. e. a.
SAN SECONDO
— Il tempo mite ha permesso a molti
membri di chiesa e ad amici di partecipare ai
culti del periodo natalizio e di Capodanno.
La Corale ha eseguito cori ed inni di circostanza, molto apprezzati.
La festa deirÀlbero ha avuto luogo lunedi
sera 26 dicembre, con una buona partecipazione di grandi e piccini. Ringraziamo le
monitrici per il lavoro compiuto nella preparazione di un ricco programma, i giovani
che hanno tagliato ed aiutato ad ornare l’Albero e la famiglia Godino che l’ha dato.
— Giovedì 22 dicembre è stato celebrato
il servizio funebre della nostra sorella Boiirne Eugenia ved. Godino, di anni 68, deceduta improvvisamente nella sua casa ai Bernardi. Benché malferma di salute da un po
di tempo, nulla lasciava presagire una morte
così repentina.
Martedì 3 corr. una numerosa folla ha
accompagnato alla sua ultima dimora terre
na le spoglie mortali del nostro fratello Gar
dioì Alessandro (Sandrin), deceduto all Ospe
dale Civile di Pinerolo all’età di anni 70
Egli era ammalalo da alcuni anni, ma ogni
volta che trascorreva un periodo di tempo in
ospedale era solito rimettersi; questa volta,
colpito da bronco-polmonite, il suo cuore non
ha potuto reggere. Tutti lo ricordano per la
sua bontà ed onestà dimostrate soprattutto
durante il periodo in cui fu sindacò di questo
Comune.
La Chiesa perde in Sandrin uno dei suoi
membri più fedeli.
Alle famiglie colpite nei loro affetti più
cari rinnoviamo l’espressione della nostra
sincera simpatia cristiana.
VIUAR PELLICE
Il tempo di Natale è stato per la nostra
Comunità un tempo di gioia e di riflessione.
Il tempo splendido ha favorito le varie celebrazioni. La ma.ttina di Natale una imponente assemblea si è raccolta nel tempio ed
ha ascoltato nel raccoglimento il messaggio
dell’Evangelo. Ben frequentati anche i culti
del 31 dicembre e del 1« gennaio (nel primo
abbiamo ricordato i fratelli e le sorelle scomparsi durante l’anno). La festa dell’albero dì
Natale, tenutasi il pomeriggio del 24 dicembre, ha visto anch’essa una buona affluenza
di pubblico.
Siamo grati al Signore della gioia che ci
ha dato e gli domandiamo in preghiera di
fare ai che quanto è stato detto' e iatto in norme suo non rimanga semplice formalità, ma
possa servire al bene spirituale della nostra
Comunità e alla edificazione di ognuno di
noi.
Il S. Battesimo è stato amministrato a,:
Ivan Giovanni Luigi, di Cesare Andrea e
Luciana Bellada (Ciarmis); Gilbert, di Giovanni 8 Adriana Chauvie (Centro-Sabbione).
Il Signore accompagni con la sua grazia
questi teneri agnelli della sua greggia che
gli sono stati consacrati.
Porgiamo il nostro più cordiale saluto di
benvenuto ai seguenti piccoli ospiti giunti a
rallegrare il loro focolare e ad aumentare la
famiglia della Chiesa : Samuel Frarigois Philippe. di Alberto e Gisella Lazier (Castagneto); Giuseppina, di Filippo e Brunetta Palmieri (Ruà); Maura, di Vielmino e Simone
Dalmas (Chiottigliard).
Ai loro genitori e famìglie le nostre più
vive felicitazioni.
Diversi nostri fratelli e sorelle si trovano
ad attraversare un periodo di prova, convalescenti dopo la malattia o ricoverati negli
ospedali. Li seguiamo in preghiera per domandare a Dio di sostenerli nella loro prove
e facciamo loro giungere il nostro affettuoso
pensiero.
Dalla Chiesa sorella di Le Sentier sono
giunti in mezzo a noi per un breve periodo
di vacanza la Signora e il Signor Anne Marie e Daniel Jaquiery. Diamo loro il nostro
più cordiale benvenuto e auguriamo loro un
buon riposo in mezzo a noi. Sempre dalla
Chiesa di Le Sentier ci è pervenuto in questi giorni un messaggio d’augurio per la nostra Comunità. Siamo grati e, nel ringraziare, inviamo a quei fratelli e a quelle sorelle
lontani il nostro fraterno saluto ed i nostri
auguri di ogni benedizione nel Signore.
Diciamo grazie :
agli amici di Pforzheìm che in occasione
di Natale ci hanno fatto giungere, per la nostra Casa Parrocchiale « Miramonti », una
magnifica stufa nuova e due ottimi apparecchi a gas;
alla Signora Addine Allio in Beri e al Signor Umberto Allio, che ci hanno fatto dono
di un magnifico abete;
ai volontari che hanno lavoralo per « disboscare » il giardino del tempio e il prato della Miramonti;
a, quanti hanno offerto doni in natura per
i nostri Istituti di Beneficenza, legna e denaro per il riscaldamento del tempio e a
quanti hanno prestato la loro opera per il
lavoro dì raccolta;
al Sig. Alberto Lazier per il culto da lui
presieduto e per il messaggio della Parola
di Dio portatoci la domenica 8 gennaio.
In dicembre le mamme dell’Unione si sono
recate in visita alla Unione sorella di Villar
Perosa, dove sono state accolte con molto affetto e dove hanno trascorso un ottimo pomeriggio. Esse desiderano esprimere ancora a
quelle sorelle cintane, e particolarmente alla
gentile Signora Geymet, tutta la loro riconoscenza ed il loro vivo ringraziamento.
Esse dicono pure grazie alla Sig.na Graziella JaJla e alla Sig.ra e al Sig. Ceteroni,
venuti a far loro visita ed a portar loro il
loro messaggio la domenica 8 dicembre.
BORA
Una profonda impressione ha destato in
tutti la tragica morte del nostro caro giovane Oreste Revel delle Fuene.
Anche se la temperatura atmosferica era
particolarmente rigida durante i funerali
svolti venerdì 6 gennaio una enorme folla
di amici e parrocchiani ha manifestato con la
propria presenza tutti i sensi deUa propria
simpatia cristiana alla famiglia di Oreste così
tragicamente colpita dal lutto.
Ci piace ricordare qui ciò che è stato detto
nel servizio funebre e cioè che noi non sappiamo mai il perchè di certi avvenimenti che
a volte sconvolgono il nostro pensiero e scuotono la nostra fede, ma sappiamo certamente
che non avviene nulla, senza che sia determinato dalla volontà del Signore. In ogni avvenimento il credente scorge sempre il segno
del dito di Dio.
A nome di tutta la Comunità e degli Amici ripetiamo qui con l’apostolo Paolo : « Tutte le cose cooperano al bene di coloro che
amano Dio ».
— Dopo lunghe sofferenze, venerdì 23 dicembre 1966 la nostra sorella in fede Lea
Tourn in Pavarin cessava di essere tra noi
per passare alla vita eterna che il Signore ha
promesso in Cristo di donare ai suoi figliuoli.
Che la fede in Cristo sostenga anche questa famglia nell’ora del dolore e della morte.
Porgiamo un sentito ringraziamento alla Sig.na Graziella Jalla che in qualità di
Membro del Comitato Nazionale deOa F.F.V.
ha fatto visita alla nostra Unione Femminile
E la ringraziamo anche per la ricchezza e
varietà di informazioni e di suggerimenti
preziosi che ella ha voluto dare alla nostra
Unione.
TAVOLA VALDESE
flfffirie “Pro Alluvionati,,
Somme pervenuti dalle Chiese alla Tavola dal 1« Dicembre al 31 Dicembre:
/ Distretto
Commissione Distrettuale (2« vers.) 2.000.000
ru. D._- 85.000
Chiesa Rorà
II Distretto
Ivrea
Genova
III Distretto
Brescia
Como
Felonica
Ginevra
Milano
Milano U.F.V.
Zurìgo
IV Distretto
Rio Marina
Roma piazza Cavour
Forano
V Distretto
Bari
Napoli Cimbri
Napoli Coivano
Pescolanciano
VI Distretto
Agrigento
Grotte
Caltanissetta
Pachino
Riesi
Trapani
Vittoria
Doni di Privati
Totale
Totale elenco precedente
8.500
82.000
64.135
33.000
100.000
28.922
279.850
250.000
2.318.104
35.000
184.800
50.000
20.000
37.285
1.000
6.600
30.000
21.000
25.600
15.000
50.000
10.000
38.040
5.773.836
113.000
5.886.836
7.004.259
Totale complessivo 12.891.095
COMMISSIONE I DISTRETTO
6" elenco offerte ricevute
prò alluvionati
Pomaretto (2° versamento) 10.000; Villar
Pe lice (2° versamento) 13.000; Villasecca
(2" versamento) 3.550. Totale precedente
L. 3.471.445. Totale generale L. 3.497.995.
RINGRAZIAMENTO
Presso l’Ospedale Evangelico di Torino, ha risposto alla chiamata del
Signore, nel suo 88» anno di età
Giorgetta Bounous
ved. Bounous - Jouve
Angosciati per la momentanea separazione, ma fidenti nelle promesse
cristiane lo annunziano i figli: Luisa
col marito Giovanni Cambellotti e
figlio Ezio Giorgio con la moglie Paola Taccia e bimbi Massimiliano e Luciano; Maria; Attilio con la moglie
Etiennette Marauria; i nipoti, pronipoti, i cugini e parenti tutti.
Luserna S. Giovanni, 5 gennaio 1967.
« Io rimetto il mio spirito nelle
tue mani: Tu mi hai riscattato,
o Eterno Dio di Verità »
(Salmo 31: 5)
La salma è stata tumulata nel cimitero di Luserna S. Giovanni sabato 7 corr. alle ore 15,30.
Le famiglie Bounous e Cambellotti
esprimono la loro riconoscenza a
quanti hanno dimostrato la loro simpatia nell’ora del dolore. Un ringraziamento particolare alla Direzione,
medici e personale dell’Ospedale
Evangelico di Torino e al Past. Dr.
Ayassot, che ha presieduto il servizio
religioso. ■
RINGRAZIAMENTO
I familiari del Compianto
Alessandro Gardiol
profondamente commossi per la dimostrazione di stima e di affetto tri
butata al loro Caro Estinto, ringraziano il Pastore Genre, il medico cu
rante Dott. Ros, il Dott. Demo ed i
Medici del Reparto Medicina, le Surre ed il personale infermieristico deìl’Ospedale Civile «E. Agnelli» di Pi
nerolo, l’Amministrazione Comunale,
la Sezione Combattenti, i vicini, gii
amici e quanti con presenza e scritti
furono di aiuto e conforto nella dolorosa circostanza.
« Io so in chi ho creduto »
(II Tim. 1: 12 )
San Secondo di Pinerolo,
12 gennaio 1967.
RINGRAZIAMENTO
Il 28 dicembre, all’età di 88 anni
è spirata serenamente, sorretta dalla
fede nel Signore della sua vita
Elisa Jalla
ved. Ricca
Le famiglie Ricca, Hurzeler, Abafo,
Bert e Plcot ringraziano tutti coloi a
che le furono vicini durante il perii: do trascorso alla Casa delle Diaci
nesse e in particolare le suore, il pe
sonale della Casa e la signorina Saling. Ringraziano inoltre il Pastori
Sonelli, il dott. De Bettini e quaiiU
hanno espresso conforto e simpatia
« Dio è amore »
(I Giovanni 4: il:
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giulio Amedeo
Vlglielm
che il Signore ha richiamato a Sè \\
31 dicembre all’età di anni 90, com
mossi per la simpatia e l’affetto ricevuti, ringraziano quanti sono loro stati vicini e li hanno aiutati nella dolorosa circostanza.
Chiotti di Perrero,
1" gennaio 1967.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Mourglia e Peyrot ringraziano tutti coloro che hanno preso
parte al loro dolore per la scomparsa
della Mamma
Maria Eynard
in Mourglia
Un particolare ringraziamento al
Pastore Sig. Sonelli.
Torre Pellice, 2 gennaio 1967.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Eugenia Bourne
ved. Godino
nella impossibilità di farlo personalmente e ringraziano quanti hanno
preso parte al loro grande dolore.
« Getta sull’Eterno il tuo peso
ed Egli ti sosterrà »
(Salmo 55 v. 22)
S. Secondo di Pinerolo,
24 dicembre 1966.