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Anno 126 - n. 47
30 novembre 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
RELIGIONE A SCUOLA
EFFETTO SERRA
L’«ora» e l’orario Non parole ma fatti
Alla lettera del moderatore
Giampiccoli, pubblicata sul numero scorso, il card. Poletti, presidente della GEI, così ha risposto.
Caro Fratello nel Signore,
dopo attenta riflessione, maturata nella preghiera, do riscontro alla Sua lettera del 9 ottobre scorso, n. 114.
La C.E.I. ben conosce le posizioni riguardo all’insegnamento
della religione espresse ripetutamente e in molte sedi e istanze
dalle Chiese valdesi e metodiste,
ed ora di nuovo formulate nel
Sinodo del presente anno.
Come vescovi cattolici italiani
saremmo sommamente lieti di
poter giungere ad un reciproco
chiarimento ed accordo con i
Fratelli valdesi e metodisti,
per il comune cammino ecumenico e soprattutto per la comune
testimonianza cristiana.
Devo però sinceramente esprimere la prospettiva e i convincimenti che harmo guidato l’azione
della C.E.I. in questa materia durante tutti gli anni della messa a
punto e poi dell’attuazione degli
accordi di revisione del Concordato tra la Repubblica italiana e
la Santa Sede.
Riteniamo che l’insegnamento
della religione, chiaramente determinato nella sua natura confessionale e allo stesso tempo
svolto secondo le finalità e modalità proprie della scuola, sia
un’esigenza educativa e culturale
degli alunni (e dei genitori per le
responsabilità educative che loro
competono), oltre che un dovere
di proposta cristiana da parte
delle Chiese, nel pieno rispetto
della libertà religiosa di tutti e
di ciascuno e dell’indole della
scuola pubblica. In questo convincimento siamo sostenuti dalle
posizioni e dalla prassi non solo
comuni nella Chiesa cattolica,
ma anche seguite dalle Chiese
evangeliche e riformate in importanti paesi anche a noi vicini.
Sarebbe stato nostro profondo
desiderio che la Tavola valdese
e il Sinodo delle Chiese valdesi e
metodiste, e con loro le altre
Confessioni cristiane non cattoliche presenti in Italia, assumessero analoghe posizioni e decidessero anch’esse di dar corso a propri insegnamenti di religione nelle scuole pubbliche italiane. Rispettiamo però integralmente i
diversi orientamenti da esse assunti.
Ciò di cui non comprendiamo
le motivazioni e a cui non possiamo acconsentire è che dalle
posizioni liberamente assunte da
tali Confessioni venga dedotto
che l’insegnamento della religione cattolica debba essere espirato
dall’orario comune delle lezioni,
con tutte le conseguenze che ne
deriverebbero non soltanto per
gli alunni e per le famiglie ma
anche per migliaia di insegnanti.
Proprio la chiara percezione
che a queste indebite conseguenze si sarebbe pervenuti da parte
di alcuni ha indotto la C.E.I. a
quella « azione diretta » di cui è
cenno nella Sua lettera; si doveva cercare di evitare una palese
violazione dell’art. 5, lett. b), n. 2
del Protocollo Addizionale all’Accordo del 18 febbraio 1984, legittimamente sottoscritto dalle Parti e approvato a larga maggioranza dal Parlamento della Repubblica, il quale stabilisce che
yengono determinate mediante
intesa tra l’Autorità scolastica e
la C.E.I. « le modalità di organizzazione di tale insegnamento, anche in relazione alla collocazione
nel quadro orario delle lezioni ».
A nostro avviso la libertà di coscienza degli alunni e delle famiglie di altre Confessioni religiose, o comunque non interessati aU’insegnamento della religione cattolica, viene pienamente
salvaguardata dalla possibilità
non solo di frequentare attività
alternative, ma anche (ciò che
non si riscontra in vari paesi a
noi vicini) di dedicarsi ad attività individuali da essi liberamente
scelte. Così è al contempo evitata la conseguenza che una parte
degli alunni rinunci a qualsiasi
insegnamento della religione, non
per motivi di coscienza, ma semplicemente per le difficoltà pratiche e gli oneri aggiuntivi che la
partecipazione a tale insegnamento verrebbe per loro a comportare: ciò che riteniamo non
possa essere auspicato da alcuno
a cui stiano a cuore le possibilità di educazione cristiana dei
giovani.
La assicuro ad ogni modo, caro
Fratello nel Signore, che sarà mia
cura informare i Vescovi italiani circa la Sua lettera e le preoccupazioni in essa espresse, mentre resto ben volentieri a Sua disposizione riguardo alla possibilità di instaurare un dialogo fra
Chiesa cattolica e Tavola valdese
in materia, senza naturalmente
che ciò debba implicare l’abbandono dei doveri che derivano
dalle responsabilità della missione che ci è affidata.
Le ricambio, con sensi di profonda stima ed affetto nel Signore Gesù Cristo, un saluto fraterno.
Devotissimo
Ugo Card. Poletti
Presidente
Roma, 6 novembre 1990
L’EFFEnO SERRA
O inquinanti, come l’anidride carbonica e aitri gas
industriaii, vengono rilasciati
nell'atmosfera da auto e fabbriche.
(fili 4 J, y>T:V
O Anziché disperdersi questi elementi chimici rimangono intrappolati nell’atmosfera e sovrastano la Terra, avvolgendola come in una coperta.
O t-a luce del Sole passa
attraverso questa coperta e
riscalda il pianeta, ma la coperta impedisce poi al calore
di uscire e di tornare verso lo
spazio.
Il dubbio
« Tu nascondesti la tua faccia, ed io fui smarrito ». (Salmo 30: 7)
Anche la Bibbia parla di un Dio che si nasconde.
Questo crea confusione in noi, in ogni generazione
di credenti: come coniugare il Dio che chiama,
che parla, che si rivela, con il Dio che non risponde,
con il Dio di cui sperimentiamo l’assenza? Chi di
noi non ha sperimentato la presenza, ma anche
l’assenza di Dio attraverso le pagine della sua esistenza? Chi non ha provato, anche solo per un momento, un moto interiore di rivolta nei confronti
di un Dio che nei momenti di bisogno, del disorientamento e della debolezza non c’era, non si
presentava a sorreggerci, a rialzarci, a consolarci?
Tutti noi, paradossalmente, abbiamo imparato (se
mai si può imparare) a conoscere Dio attraverso
la sua assenza ed il suo nascondimento.
Ecco, il primo rilievo che possiamo fare sta
nel paradosso che porta avanti due verità: la conoscibilità e, al tempo stesso, il carattere nascosto
di Dio. Da questo fatto nasce la nostra incertezza,
il nostro dubbio.
Ma dal dubbio può anche nascere una fede
nuova, più solida, un nuovo modo di pensare Dio,
di conoscerlo e di riconoscerlo. Vorrei dire di più:
chi non ha conosciuto il nascondimento di Dio non
è forse mai arrivato a conoscere Dio. Perché?
1) Perché Dio non è mai evidente. Da questo nascono il nostro dubbio e la nostra incredulità. Noi
vorremmo avere l’evidenza di Dio, vorremmo un
Dio che interviene quando piace a noi, vorremmo
un Dio da poter rintracciare e gestire.
Una corsa contro il tempo: e tuttavia USA e URSS hanno ancora rinviato una (decisione: il peso delle industrie chimiche e dell’auto
« L’ora delle parole è finita,
adesso bisogna passare all’azione. Si tratta infatti di una vera e
propria corsa contro il tempo.
Non si tratta di altro che salvare
il nostro pianeta ». Così Michel
Rocard, primo ministro di Francia, ha cominciato il suo discorso
in occasione della 2” Conferenza
mondiale sul clima, che si è tenuta a Ginevra dal 29 ottobre al 7
novembre scorso. L’obiettivo della Conferenza, a cui hanno partecipato 747 scienziati di 120 paesi e
903 tra capi di stato, ministri e
alti funzionari, era quello di valutare « l’effetto serra » sull’economia mondiale. Sul banco degli
accusati erano i paesi industrializzati responsabili, a causa degli
alti consumi di energia, dell’elevato livello di emissioni di gas
carbonici nell’atmosfera, che producono « l’efEetto serra ».
Gli scienziati avevano posto il
problema dell’« effetto serra » e
del « buco dell’ozono » fin dal
1957, ma rallarme è scoppiato solo nel 1988, in seguito alla siccità
che aveva colpito le pianure cerealicole del Middle West negli
Stati Uniti. Da allora la ricerca
in questo campo è stata dotata di
mezzi finanziari e l’Agenzia internazionale per l’ambiente sta conducendo ricerche scientifiche
quanto mai complesse. Queste ricerche affrontano campi inesplorati quali, ad esempio, i meccanismi di scambio tra l’atmosfera,
gli oceani e la biosfera. I risultati
scientifici arriveranno forse tra
qualche decennio.
Di qui la necessità di agire subito, anche in assenza di studi
complessivi e scientificamente validi. Oggi le azioni possibili
poggiano solo sulla constatazione
dei climatologi che stiamo assistendo ad un aumento progressivo della temperatura nel pianeta.
Di qui la necessità di fermare le
emissioni gassose.
Ciò però non .basta. Se i paesi
industrializzati limitassero le proprie emissioni di metà, cioè si assestassero al livello del 1985 e i
paesi in via di sviluppo mantenessero l’attuale grado di emissione, nel 2030 la temperatura aumenterebbe egualmente almeno
di un grado. Inoltre i tempi di
permanenza nell’atmosfera dell’anidride carbonica superano i
cento anni. Qualunque siano le
misure che adotteremo, esse non
risolveranno il problema che parzialmente.
I risultati della Conferenza sono alquanto modesti. Stati Uniti
e Unione Sovietica hanno ancora
una volta rinviato le decisioni
concrete in attesa dello studio
completo del problema.
I motivi sono da ricercarsi sia
nella pressione che le lobbies dell’energia, dell’automobile e della
chimica hanno fatto sui vari ministri nazionali, sia nel fatto che
nessun governo è pronto a fare
una scelta per cambiare il modello di vita socio-economico del
cittadino/elettore.
Tuttavia un dialogo tra scienziati e politici è stato possibile e
si sono poste le premesse per una
convenzione mondiale sul clima.
G. G.
O Gli scienziati ritengono
che sotto questa coperta la
Terra si trovi come chiusa in
una serra. E prevedono che il
calore dovuto a questo «effetto serra» provocherà forti
cambiamenti nel clima del
pianeta, sconvolgendo l’equilibrio dell’ecosistema.
IL DIO CHE SI NASCONDE
Da sempre gli uomini hanno adorato Dio attraverso le stelle, il sole, le piogge, il vento. I problemi insorgono però quando la pioggia diventa alluvione, la terra viene scossa dal terremoto, il vento
diventa ciclone. Allora quel Dio comincia a vacillare, perché il Dio che credevamo finalmente evidente, può trasformarsi in un Dio di morte. Allora
capiamo che Dio non è evidente.
2) Dio si rivela in modo paradossale. Lutero diceva "sub contraria specie” in modo contrario all'evidenza. Un Dio che rivela la sua potenza nella
sconfitta, la vita attraverso la morte. E’ un Dio che
si nasconde. Che si nasconde sotto la croce. L’Evangelo è la nuova rivelazione di un Dio che viene rifiutato, non adorato; frainteso, non accettato; crocifisso, non amato. Ecco dove sta il carattere nascosto
e — vorrei dire — segreto di Dio: nel suo rifiuto di
aiutarci a diventare dei e nella sua scelta di diventare uomo.
Sono certo che a molti è successo di riconoscere
la paradossalità di molti aspetti della nostra vita.
Ci succede di ricevere una grande speranza in
una situazione disperata; ci succede di saper trovare una parola, un gesto di consolazione in una
circostanza che pareva chiusa ad ogni mutamento.
Ci succede d’incontrare Gesù quando incontriamo altri uomini, altre donne, persone ’’minima”,
marginali, non importanti. E’ lì che possiamo incontrare il Dio che si nasconde, nel carattere paradossale di tutte queste piccole vicende, di queste
piccole storie umane.
Gianni Gente
2
commenti
30 novembre 1990
LUTERANI E BATTISTI
Messaggio alle
nostre chiese
Un importante documento, sulla cui
base sarà possibile un lavoro comune
Con la semplice indicazione; Ginevra 1990, è stato
pubblicato in questi giorni
« Un messaggio alle nostre
chiese ». E’ il Rapporto della Commissione mista delTAlleanza mondiale battista
(AMB) e della Federazione
mondiale luterana (FML).
Come viene precisato nell’introduzione, i contatti tra
i due organismi mondiali
furono avviati nel 1975, ma
furono concretizzati solo
nel 1984 e la Commissione
mista ha lavorato daU’86
all’89.
L’introduzione precisa
che lo scopo delle conversazioni è stato di « chiarire
le differenze, le convergenze e gli accordi teorici e
pratici tra le nostre chiese ». « Si tratta — continua l’introduzione — di evidenziare la nostra visione
attuale delle condanne del
passato, di suggerire i modi per superare le difficoltà
presenti, e di raccomandare i modi per migliorare la
conoscenza reciproca, il rispetto e la cooperazione tra
le nostre chiese ».
Ancora una volta B e L,
come nel caso del dialogo
italiano BMV, hanno dovuto fare i conti col problema del battesimo. A questo
riguardo, la Commissione
BL afferma; « Non siamo
stati in grado di risolvere il
problema del battesimo, il
problema che è diventato il
simbolo delle nostre differenze teologiche » (p. 6).
Questa presa d’atto non
getta affatto una luce di
scoraggiamento sull’intero
documento, né sul dialogo
futuro che viene caldamente auspicato.
Per chiarire le finalità evidenziate nell’ introduzione, il Rapporto si articola
in quattro parti. La prima
tratta dell’autorità di predicare e di insegnare nelle
tradizioni B e L. Viene chiarito che è comprensione comune che l’autorità è Cristo stesso. Inoltre vengono
ribaditi i ruoli del Sola
Scriptum e del Solus Christus. Accanto a questi punti del protestantesimo, il
Rapporto tratta della interpretazione della Scrittura,
della funzione della teologia e del ruolo dei Credo e
delle Confessioni di fede. A
quest’ultimo riguardo si
evidenzia una delle maggiori differenze tra B e L.
Per i L le Confessioni di
fede sono una « parte imprescindibile della identità
e della teologia L» (p. 11).
Per i B viene affermato;
« L’autorità delle Confessioni di fede è limitata. I B
generalmente si riferiscono
direttamente all’ autorità
della Scrittura» (p. 11). Altro punto che deve essere
ricordato è la diversa comprensione dei B c L riguardo il ministero ordinato e
il ruolo dei laici nell’amministrare il battesimo e
la Cena del Signore.
Al termine di questa prima parte viene raccomandato alle chiese di sperimentare scambi di pulpito,
culti e attività di evangelizzaz.ione in comune.
Nella seconda parte si
tratta di fede - battesimo discepolato. Tra l’altro, viene affermato che; «Sebbene
i L battezzino sempre più
gli adulti, essi mantengono
la pratica fondamentale di
battezzare i neonati » fp.
15). Si legge poi che B e L
hanno la stessa comprensione della fede e del discepolato. Tuttavia rimane
aperto il problema di come
la fede vada messa in relazione al battesimo. Vi si afferma; « Per i B la fede
personale e cosciente precedente il battesimo è indispensabile. Per i L il battesimo può precedere una risposta personale e cosciente a condizione che la persona sia circondata e sostenuta dalla fede della chiesa
e della famiglia » (p. 15).
In questo viene individuata
la principale frattura tra B
e L; « I B in generale non
possono considerare il battesimo degli infanti e il
battesimo degli adulti come
due diverse forme dello
stesso battesimo » (p. 16).
A livello di raccomandazioni viene auspicato « che
i L non diano troppo per
scontata la comunità di fede, per praticare poi il pedobattesimo, e che i B riconoscano la validità del battesimo dei L che siano stati battezzati da credenti
confessanti » (p. 22).
La terza parte tratta della Chiesa. Dopo un esame
dei dati biblici si ribadisce
la comprensione che i L
hanno della chiesa; « Comunità di santi in cui l’Evangelo è insegnato con purezza e i sacramenti vengono rettamente amministrati » (26). Più prolissa è
la descrizione della comprensione che i B hanno
della chiesa. Ciò è dovuto
al fatto che questa comprensione è cresciuta nel
corso della storia. E’ partita da una eredità congregazionalista, si è collegata
idealmente alla « riforma
radicale», ma anche a Zwingli e Calvino, ha respirato
l’aria della nascente democrazia, è stata toccata dal
pietismo, dal risveglio e
dall’impegno missionario e
diaconale. Per questo nella
definizione battista della
chiesa si riscontra un appello alla decisione personale e alla libertà come libertà di decisione e libertà
da influenze esterne; vi è
anche il rifiuto di ogni gerarchizzazione nella chiesa
e tra le chiese, e di ogni sacramentalismo.
Il capitolo sulla Chiesa
comprende anche una sezione sulla missione della
chiesa e sulla Cena del Signore. Vengono ribaditi i
forti punti di consenso e in
merito alla Cena viene raccomandato di continuare
nella ospitalità reciproca.
La quarta parte è fondàmentalmente un’appendice
in cui vengono riportati alcuni brani di Confessioni di
fede luterane in riferimento agli anabattisti del XVI
secolo e ai battisti di oggi.
Le raccomandazioni che
seguono ogni sezione del
Rapporto, partendo dalle
comprensioni comuni che
vengono abbondantemente
evidenziate nel corso dello
scritto, parlano di un reciproco riconoscimento all’interno della Chiesa di Cristo; di un impegno comune
per i diritti umani, per il
processo conciliare e per la
missione.
Salvatore Rapisarda
DEFISCALIZZAZIONE
San Paolo,
della CEI?
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta.
Égr. prof.
Franco ZefBrino
Direttore generale
Istituto bancario San Paolo di Torino
Egr. professore,
il motivo di questa lettera risiede nell’avviso pubblicitario che l’Istituto ha inviato con gli estratti conto del mese di ottobre a tutti i clienti, riguardante
la possibilità di usufruire della rete di sportelli del
San Paolo qualora si vogliano effettuare elargizioni
liberali a favore dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero della Chiesa cattolica italiana.
Mi rivolgo a lei memore della sensibilità da lei
dimostrata alcuni anni or sono quando, in occasione di una sua relazione di fine anno ai dirigenti dell’Istituto, usò una citazione tratta dal Nuovo Testamento. A fronte di una nostra osservazione sulla
improprietà di simili citazioni in contesti finanziari,
finalizzate a richiamare la partecipazione attiva del
personale alla gestione della banca, ella colse l’osservazione, e nelle successive relazioni non ne fece
più uso.
Questa volta le pongo una domanda: perché l’Istituto non si è limitato a produrre tale pubblicità solamente nei locali delle agenzie, come per altro materiale pubblicitario?
Le do atto che il testo pubblicitario in questione
è formalmente più corretto del testo approntato dalla Banca nazionale del lavoro.
Però ho alcune perplessità.
Il materiale viene inviato in centinaia di migliaia
di famiglie, una parte delle quali non si professa di
fede cattolica, ma sono membri di Chiesa valdese,
battista, metodista, luterana. E ancora testimoni di
Geova, avventisti o agnostici.
Come ella sa bene, sta iniziando alla Camera dei
deputati la discussione sulla « legge Bassanini » che
prevede di estendere ad altri soggetti socialmente attivi la possibilità di avere finanziamenti attraverso
il meccanismo fiscale, come nel caso qui preso in esame.
Perché dunque l’Istituto non ha atteso il risultato
di questo dibattito parlamentare?
Non penso valgano motivi di concorrenza tra le
banche.
Ella sa bene che l’ammontare delle elargizioni alri.C.S.C. nel 1989 fu di circa 25 miliardi. Forse nel
1990 tale sofnma lieviterà un poco. Ma è una somma
per la quale mi pare difficile addurre problemi di
concorrenza. Infatti, lei sa bene che il giro finanziario di organismi facenti riferimento alla Chiesa cattolica (istituti, parrocchie, singoli sacerdoti, ecc.) che
da anni si appoggiano al San Paolo si attesta su cifre di centinaia di miliardi.
Sono invece rimasto perplesso nel vedere colme
l’Istituto abbia preso questa iniziativa a ridosso della data deiril novembre, scelta dalla Conferenza episcopale italiana per sensibilizzare gli italiani — dunque non solo i fedeli facenti riferimento alla Chiesa
cattolica — su questa forma di sovvenzionamento della medesima chiesa.
Come ella sa, il 30 ottobre scorso la CEI organizzò una conferenza stampa per presentare ai giornalisti tale « giornata di sensibilizzazione », illustrando
l’impeg;no profuso che contempla la pubblicazione di
un manifesto in 150.000 copie, un pieghevole Ulustratlvo in 6 milioni di esemplari a cui viene allegato
un bollettino di conto corrente postale, e il ricorso
a hiessaggi pubblicitari sulla stampa nazionale e sui
media cattolici.
Forse il testo pubblicitario del San Paolo è stato
commissionato, e dunque pagato dalla CEI?
Se no, non le pare che la CEI abbia mezzi di per
sé sufiScienti?
Ed infine, qualora la legge Bassanini venga approvata, il San Paolo concretizzerà il tnedesimo atteggiamento avuto in questa occasione verso i possibili nuovi utenti di tale legge?
Me lo auguro vivamente, poiché ci sono coerenze
richieste a livello di etica economica, soprattutto in
uno Stato che salvaguarda 11 pluralismo confessionale dei suoi cittadini.
Distinti saluti.
Paolo Barrai
Segretario FISAC CGIL, San Paolo Pinerolo
Pinerolo, 21 novembre 1990
RIFLESSIONE
il Cenacolo
MEDITAZIONI PER OGNI GIORNO
L’abbonamento :
L. 10.000 per l’Italia e L. 12.000 per l’estero
sul ccp n. 26128009 intestato a:
« IL CENACOLO » - via Firenze, 38 - 00184 ROMA
Chi lo desidera può ottenerne una copia in saggio.
Le nostre
immagini di Dio
La fede rimette in discussione tutte
le nostre idee: uno stimolo continuo
A chi rivolgiamo le nostre preghiere?
A chi pensiamo quando
diciamo Dio?
Quando diciamo « Padre
nostro che sei nei cieli... »,
ci immaginiamo veramente
Dio come un padre? Ogni
volta che ci rivolgiamo a
Dio nelle nostre preghiere
usiamo spesso delle immagini che provengono da ciò
che abbiamo imparato alla scuola domenicale, da
ciò che ci hanno raccontato i nostri genitori, dalle
cose che leggiamo nella
Bibbia o da ciò che ascoltiamo la domenica nel sermone.
Insomma ci troviamo in
una situazione difficile: da
una parte sappiamo che
non dobbiamo farci delle
immagini di Dio, che Dio
non appartiene a noi ed
alla nostra immaginazione,
dall’altra non riusciamo a
rivolgerci a lui se non attraverso queste immagini
che sono il frutto della nostra storia personale.
E allora, cosa fare?
Non possiamo rinunciare a pregare o a predicare,
e non riusciamo a fare a
meno di immagini, di idee
di Dio.
Queste immagini o idee
di Dio non sono però immutabili. Nella conversione, che è il momento’ in
cui una fede inizia o si rinnova, l’immagine di Dio
che abbiamo viene messa
in questione ed uno sguardo nuovo ci permette di
vedere un’immagine trasformata, più ricca e più
adeguata.
Questo, per esempio, è
ciò che avvenne a Lutero
quando passò da una comprensione della giustizia di
Dio come una retribuzione
legata al comportamento
buono o cattivo alla comprensione nuova della giustizia come dono, offerta,
legata al perdono.
Nella Fgei è cominciata
a circolare, o a circolare
nuovamente, la domanda:
«Qual è la nostra immagine di Dio? ». E subito ne
è seguita un’altra: « L’immagine di Dio che abbia
mo è adeguata a noi e a
chi ci sta intorno? ».
Sono queste le domande
che ci siamo posti in occasione del seminario di
formazione sulla preghiera,
tenuto a Botticino, vicino
a Brescia, la primavera
scorsa, e più recentemente
in un « ritiro » del gruppo di Milano ad Angrogna.
Pian piano si vanno formando nuove domande più
circostanziate. Probabilmente per molti lettori e
lettrici dell’Araldo non saranno domande nuove ma
le proponiamo loro lo stesso.
Facciamo due esempi:
1) Alcimi tra noi hanno
sperimentato da vicino e
più intensamente di altri la
sofferenza, a causa di lutti, perché assistono delle
persone gravemente handicappate, o per altro ancora.
Ecco che sorge una domanda: ma se Dio è onnipotente e vuole il nostro
bene, perché esiste la sofferenza?
Ci sono tante risposte, la
storia delle religioni è fatta di risposte a questa domanda. Ma noi non siamo
soddisfatti di queste risposte, almeno di quelle che
conosciamo. Ci chiediamo,
non sarà per caso che è
l’immagine di Dio come
Dio onnipotente ad essere
inadeguata?
2) Dio si è posto in relazione con noi, Gesù Cristo è colui che ci permette di incontrare Dio perché è un uomo come noi.
Come noi? Alcune donne
hanno osservato che Gesù
era per l’appunto un uomo, un maschio. Incontrare un uomo od una donna
fa differenza.
Questa differenza conta
anche nell’incontro con Gesù Cristo? Perché quando
pensiamo a Dio gli attribuiamo più spesso delle caratteristiche maschili che
femminili? Nella preghiera
diciamo appunto « Padre
nostro... » e non « Madre
nostra... ».
Il Gruppo Fgei di Milano
Abbonamenti 1991
ITALIA
Ordinario annuale L. 46.000
Semestrale L. 25.000
Costo reale L. 70.000
Sostenitore annuale L. 85.000
ESTERO
Ordinario annuale L. 80.000
Ordinario (via aerea) L. 140.000
Sostenitore L. 150.000
Semestrale L. 45.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.F. - via Pio
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■ A chi si abbona per la prima volta, gratis il settimanale
fino alla fine del 1990. -
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655278 0 inviando un fax al n. 011/657542.
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Quale e quanta religione? ■■ giudice e
lo stipendio dei preti
Anche nella scuola materna si ripete la storia: di fronte alle posizioni della GEI il ministero, così come le famiglie, si mostra rinunciatario
Quale e quanta religione nella
scuola materna? Questa complessa e provocatoria domanda ci è
stata rivolta nel corso di un incontro che ha visto riunite, presso
il Centro per l'educazione di Torino, numerose insegnanti di
scuola materna statale.
Non abbiamo potuto fare a meno di portare alla loro considerazione, e fare nostro, l'art. 9 della
legge 449 del 1984 che segnala una
convinzione espressa dalle chiese
rappresentate dalla Tavola valdese: « L’educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della
gioventù sono di specifica competenza della famiglia e della
chiesa ».
Non abbiamo potuto comunque esimerci dal considerare, per
una congruente risposta, la situazione « effettuale » presente in
tutte le scuole materne pubbliche
a seguito del Concordato fra Stato e Chiesa cattolica che ha introdotto in queU’ordine di scuola
di stato due ore di religione cattolica, e per effetto di questa la
« trovata » delle due ore di attività cosiddette alternative.
Occorre sapere che a partire da
quest’anno scolastico è in applicazione la modifica apportata all’Intesa fra l’autorità scolastica
e la Conferenza episcopale del
1985 per quel che riguarda l’attività di religione cattolica nella
scuola materna. Tale modifica dispone:
« Le suddette attività sono
comprese nella programmazione
educativa della scuola e organizzate, secondo i criteri di flessibilità peculiari della scuola materna,
in unità didattiche da realizzare,
anche con raggruppamenti di più
ore in determinati periodi, per
un ammontare complessivo di
sessanta ore nell’arco dell’anno
scolastico ».
A questo testo è seguita una
circolare (n. 222 del 9 agosto
1990) del nuovo ministro della
Pubblica Istruzione on. Gerardo
Bianco, che dà disposizioni di
ordine applicativo. In tale circolare viene demandata al Collegio
docenti la scelta delle modalità
di intervento che possono così
riassumersi:
— una quota oraria settimanale
di insegnamento con aggiunta
di ore per vari momenti dell’anno scolastico ritenuti più
idonei e significativi (vedi ricorrenze religiose);
— la collocazione delle sessanta
ore di religione cattolica durante l’anno senza orario fisso;
— una quota oraria settimanale
costante fino a raggiungere le
sessanta ore annuali.
Questa possibilità di scelta non
è potuta avvenire in seno ai Collegi docenti in quanto i provveditori, confortati da un telex del ministro, hanno nominato le insegnanti della Curia per un’ora e
mezzo la settimana garantendo
alle suddette insegnanti un rapporto di impiego con orario costante settimanale per tutto l’anno.
La storia, che vede protagoniste l’arroganza della Conferenza
episcopale italiana da una parte
e Tabulia dello stato che si proclama laico dall’altra, si ripete
ancora una volta.
Noi siamo convinti che le sessanta ore concordate nel giugno
scorso fra Stato e Conferenza episcopale italiana debbano essere
considerate come un monte ore
aggiuntivo rispetto all’orario previsto per tutti. A questa prospettiva debbono essere ispirate le
delibere degli organi collegiali
perché il rispetto dei diritti costituzionali sia garantito.
In attesa di un superamento
dell’attuale situazione, che vede il
ministero della Pubblica Istruzione rinunciatario di fronte agli
Lo Stato riconosce la giurisdizione ecclesiastica ma non abdica all’esercizio della propria
Una foto innocua
sottolinea la costante discriminazione.
aut aut del cardinale Poletti, che
registra la latitanza delle forze
deiropposizione e il conformismo
della maggioranza delle famiglie
italiane, occorre tenerci pronti a
riprendere la questione nel momento in cui saranno ratificati i
« nuovi ordinamenti » della scuola materna. Il testo della commissione che ha elaborato i nuovi ordinamenti è stato inoltrato
nel luglio scorso al Consiglio nazionale della pubblica istruzione
che dovrà dare un parere prima
della sua definitiva stesura e della sua divulgazione. Il testo presentato ha nei riguardi dell’aspetto religioso una impostazione che
possiamo condividere: « Lo sviluppo di un corretto atteggiamento nei confronti della religiosità
e delle religioni e delle scelte dei
non credenti è innanzitutto essenziale come motivo di reciprocità, fratellanza, impegno costrut
tivo, spirito di pace e sentimento
deH’unità del genere umano in
un’epoca di crescenti spinte alla
interazione multiculturale ed anche multiconfessionale ».
Questa affermazione contrasta
con il confessionalismo presente
nella scuola materna grazie al
Concordato Craxi-Casaroli. Ma si
sa ohe le buone intenzioni rimangono cartaccia se lo stato non si
fa garante della difesa dei diritti
costituzionalmente assunti. Uno
di questi, e di portata fondamentale per la convivenza democratica di tutti nella scuola, è certamente quello che tutela quali cittadini a pieno diritto i bambini
di tre, quattro, cinque, sei anni
i cui genitori dicono: « No grazie
aH’insegnamento della religione
cattolica ».
Chiara Acciarini
Franco Galvetti
La materia del sostentamento
del clero ricade sia sotto la giurisdizione ecclesiastica che sotto
quella civile, ma il sacerdote che
faccia ricorso alla prima non può
poi rivolgersi alla seconda, e viceversa. Lo ha stabilito la Corte di
Cassazione il cui pronunciamento
in merito era stato chiesto dall’Istituto centrale per il sostentamento del clero (ICSC).
La vicenda ha avuto origine nel
1987, quando quattro preti di Pinerolo (don Mario Lisa, don Livio Brun, don Franco Gallea, don
Severino Bessone) omisero di dichiarare all’Istituto diocesano
(IDSC), ai fini della quantificazione del loro stipendio (chi ha un
introito inferiore a 1 milione e
duecentomila lire lorde ha diritto
ad un’integrazione), i proventi
delle loro pensioni di insegnanti
nelle scuole statali. Sostenevano i
quattro sacerdoti che, in base agli
accordi concordatari, la dichiarazione riguarda stipendi e remunerazioni da enti ecclesiastici, ma
non le pensioni. Se sulle prime
riDSC si manifestò d’accordo,
non altrettanto fece l’Istituto centrale, secondo il quale gli accordi concordatari obbligano a denunciare le pensioni nella misura
dei due terzi.
I sacerdoti fecero allora ricorso al pretore di Pinerolo. La reazione deiriCSC fu l’istanza alla
Corte di Cassazione perché dichiarasse il difetto di giurisdizione del giudice italiano, trattandosi di materia esclusivamente riservata alla giurisdizione ecclesiastica.
La Corte di Cassazione si è pronunciata con senteza depositata il
28 agosto '90 (ma datata 21 settembre ’89), dando torto un po’ a
tutti: ai preti di Pinerolo, perché
essendosi ormai rivolti ai giudiei
ecclesiastici non avevano più diritto di ricorrere ai civili ( « electa
una via non datur recursus ad alteram »); e all’Istituto centrale
per il sostentamento del clero perché il nostro ordinamento
considera un diritto soggettivo la
POLONIA: RELIGIONE A SCUOLA E ABORTO
La chiesa e la società
Dopo la fine del comunismo,
il ruolo del cattolicesimo polacco e di Solidarnosc si sta modificando. Non è più questione
di condurre una battaglia di resistenza contro il potere assolutista, ma di dare un’impronta alla vita politica e sociale. In campo politico la divisione è tra il
cattolicesimo liberale del primo
ministro Mazowiecki e quello invece più radicale di Lech Walesa.
Nella vita della società due sono le questioni che più fanno
riflettere in queste settimane, la
reintroduzione dell’insegnamento religioso nelle scuole e un
progetto di legge, già fatto proprio dal Senato, che proibisce
l’aborto.
Dal r settembre — copie si
legge in un ampio articolo di
Sylvie Kaufimann su « Le monde » (15/XI) l’istruzione religiosa è ritornata nelle scuole, per
la cura della commissione « governo-episcopato ». Il catechismo
non è obbligatorio e i catechisti, religiosi, non vengono pagati dallo stato. Una circolare ministeriale raccomanda poi la
preghiera all’inizio e alla fine
delle lezioni. Motivi pratici stanno conducendo ad un’applicazione più limitata delle indicazioni,
per mancanza di insegnanti. E
tuttavia ci sono state delle proteste, da parte della Federazione internazionale dei diritti dell’uomo, per il fatto che la « società civile » non fosse stata
preventivamente consultata in
materia. Viene giudicato grave
che « una maggioranza — dice
un documento in proposito —,
anche molto importante, che sia
marxista o cattolica, possa influenzare lo spirito dei giovani
attraverso l’insegnamento pubblico ». Lo stesso Consiglio eci^enico polacco — si legge sul quotidiano francese — ha lamentato di non essere stato consultato.
Quanto al progetto di legge
che proibirebbe l’interruzione
della gravidanza, esso deve ancora passare alla Dieta; il testo
approvato dal Senato prevede
due anni di carcere per chi procuri un aborto, o vi abbia partecipato — salvo per la donna
interessata. Il testo è stato emendato dopo che una prima versione, voluta dal senatore di Soli
darnosc, molto vicino alla chiesa, Piotrowski, chiedeva addirittura l’estensione alla donna della pena detentiva.
La situazione attuale è giudicata molto negativamente dalla
senatrice Kuratowska, vicepresidente dell’assemblea parlamentare: « I polacchi — ha detto —
hanno un rapporto molto superficiale con la religione; se fossero veramente religiosi, ci sarebbero così tanti aborti? ». In
effetti, legalizzato nel 1956, l’aborto è in Polonia un vero e proprio mezzo di contraccezione, in
mancanza di altri metodi (carenza di medicinali e di politiche
di prevenzione), e sembra che
sul territorio si pratichino da 16
a 18 interruzioni di gravidanza
ogni 100 nascite.
La senatrice Kuratowska è
sconcertata per il dibattito al
Senato: « Chi si opponeva al progetto di legge — ha detto a « Le
monde » — veniva accusato di
non essere cattolico né patriota
polacco ». Di fronte al voto massiccio anche da parte di noti intellettui.li c’è il dubbio che cerchino il favore della chiesa per
la gestione politica.
giusta retribuzione, anche se i ricorrenti sono ecclesiastici, e dunque un diritto l’eventuale intervento del giudice civile. Lo Stato
italiano, argomenta la Cassazione, « riconosce adeguata, in linea
di massima, e non incompatibile
con i principi del nostro ordinamento » anche la giurisdizione ecclesiastica, ma non ha inteso con
ciò abdicare all’esercizio della
giurisdizione propria, pur se l’intervento del giudice civile non è
espressamente contemplato dagli
accordi.
« L’Amico del Clero », il mensile della FACI (Federazione tra le
associazioni del clero in Italia),
pubblica nel numero di novembre alcune considerazioni a proposito della sentenza della Corte
di Cassazione. Tre sono le riflessioni particolarmente degne di
nota.
1) Nella sentenza le delibere
della CEI sono riconosciute come « decreti generali ex can. 455,
par. 1, cioè atti aventi nell’ordinamento (canonico) valore di legge ai sensi dell’art. 29 c.i.c. ». Scrive « L’Amico del Clero »: « Si
tratta di una notazione preziosa,
anche ai fini di un’altra causa
pendente avanti il Tribunale della segnatura apostolica, nella quale i sacerdoti ricorrenti sostengono che le delibere della CEI
sono decreti meramente esecutivi, e perciò annullabili per contrasto con le norme pattizie ».
2) Secondo la sentenza, informa il mensile, « è del tutto ovvio che la remunerazione per il
ministero sacerdotale dei presbiteri sia disciplinata dal diritto canonico »; essa « non è retribuzione nel senso lavoristico del termine »: la peculiarità del ministero è tale da poter « escludere,
con sicurezza », « che quella corrisposta al sacerdote per il suo
sostentamento sia equiparabile
alla retribuzione per un lavoro
prestato in senso tecnico ». A queste parole della sentenza il mensile della FACI commenta: « Alla
luce di queste affermazioni è giocoforza ritenere che giudice competente per le cause civili eventualmente promosse da sacerdoti
contro l’Istituto diocesano non è
il pretore in funzione di giudice
del lavoro ma il Tribunale ordinario ».
3) Il diritto soggettivo del sacerdote che svolge servizio in favore della diocesi — annota in ultimo « L’Amico del Clero » ■— è
riconosciuto dall’ordinamento italiano "con connotati determinativi in cui assume essenziale rilevanza la discrezionalità della
CEI”; lo Stato assicura ai soggetti che hanno diritto alla remunerazione ”la tutela di quel diritto,
nei limiti derivanti dagli ampi
spazi discrezionali che dalla disciplina (pattizia) risultano” ».
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4
4 vita delle chiese
30 novembre 1990
SAN GERMANO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
L'Asilo, un anno dopo insediamento
Una veduta del nuovo stabile dell’Asilo.
La casa « funziona », ospiti e personale hanno familiarizzato con la
nuova struttura - E’ ancora necessario l’aiuto da parte di tutti noi
30 novembre 1989: dopo tre
anni di lavoro il nuovo Asilo è
finalmente completato e può accogliere gli ospiti. In poche ore
bisogna effettuare il trasferimento dalla vecchia casa alla nuova.
Nella confusione che tutti possono bene immaginare, il personale,
i parenti degli ospiti ed un centinaio di volontari trasportano dentro ali scatoloni gli effetti personali ed i ricordi di tante persone.
In tutti vi è un misto di gioia e
di tristezza. Si è gioiosi perché
la nuova casa è pronta ed il sogno si è avverato; ma vi è anche
tristezza perché si sta lasciando
una casa che è sempre stata molto vicina al cuore di tutti i sangermanesi. Nell’eccitazione di
quel momento, si può leggere sul
viso di molti ima domanda: la
nuova casa funzionerà? Sarà accettata dagli ospiti e la sentiranno come casa propria?
Il nuovo Asilo di San Germano,
infatti, è stato progettato e costruito pensando agli anziani che
dpe ospitare, applicando tutte le
più moderne tecnologie: sono eliminate le barriere architettoniche in modo che gli anziani possano recarsi da soli in ogni parte
della casa, le camere per autosufficienti sono tutte dotate di servizi, gli ospiti hanno a disposizione
molti spazi in cui incontrarsi e
socializzare.
Si è cercato di pensare a tutto;
ma in quel giorno di un anno fa
c’era, nei responsabili della casa,
molta apprensione.
Oggi, ad im anno di distanza,
si può cominciare a dare qualche
giudizio e la prima cosa che si
può dire è che la casa ’’funziona”.
Dopo un primo momento di disorientamento in cui certi ospiti si
perdevano nella casa così grande
(Un fatto. Suona un campanello
e accorre un’assistente: « Che cosa desidera, sig. X?». «Mi sono perso, risponde, non so dove sono! »)
tutti quanti, personale ed ospiti,
si sono ambientati e ognuno ha
scelto i propri spazi e le proprie
compagnie. Anche chi non è autosufficiente, e quindi non può gestire i suoi tempi ed i suoi spazi,
nella nuova casa può godere comunque di molta luce, di colori
e di sole. L’estate scorsa, quei
balconi fioriti di gerani rossi erano uno spettacolo.
E’ vero: il grosso problema di
una casa per anziani è il tempo,
che non passa mai. Ma esiste già
un bel gruppo di persone che
vengono regolarmente a trovare
gli ospiti ed il limedì, per fare un
esempio, si apre un atelier spontaneo di maglia e cucito che. fra
un commento e l’altro, prepara il
prossimo bazar. Ma, se è facile
fare incontrare tra loro le donne,
non è altrettanto semplice far incontrare gli uomini, o interessarli
a qualcosa. Forse avremmo bisogno di un numero maggiore di
visitatori che con regolarità ve
nissero, anche per fare solo una
partita a carte.
Le preoccupazioni, però, non sono finite. In principal modo non
sono finite le preoccupazioni finanziarie. Un anno fa si annunciava un deficit calcolato in 700
milioni; ma oggi, anche a causa
del ritardo di alcuni stanziamenti
regionali previsti ma non ancora
pervenuti e dei pesanti tassi di
interesse che si devono pagare alle banche, nonostante alcuni doni
che giungono ancora, il debito
non solo non si estingue, ma rischia di aumentare col passare
degli anni. E’ necessario quindi
che, terminato rediflcio, non si
pensi che sia tutto risolto. L’Asilo di San Germano ha ancora bi
sogno del sostegno di coloro che
lo amano. Tanto più che occorre
tenere presente il fatto che, per
motivi finanziari, non abbiamo
ancora completato una parte
importante della casa: il giardino. Attorno all’edificio abbiamo
infatti uno spazio abbastanza ampio (di non facile gestione, perché
è scosceso) che dovremo adattare
per gli ospiti. E si noti: in ima
casa per anziani, il giardino non
è un abbellimento in più, un vezzo inutile. Al contrario, è un polmone indispensabile, uno stimolo
ad uscire e a camminare, per delle persone il cui nemico peggiore
è Timmobilità, fisica e mentale.
Paolo Ribet
TORRE PELLICE
L’evangelizzazione
Asilo di S. Germano
VENERDÌ' 30 NOVEMBRE 1990
In occasione della ricorrenza del
1° anno di vita nella nuova casa
l’Asilo organizza una festa col seguente programma:
ore 12.15 - Pranzo con alcuni amici deH'Asilo;
ore 14.45 - Culto con Santa Cena;
ore 15.30 - Presentazione della vetrina donata dall’Unione
femminile di San Germano:
ore 16.00 - Inaugurazione della mostra fotografica « La magia del ricordo >.
Informazioni tei. 0121/58855.
La Commissione evangelizzazione della Chiesa valdese di Torre
Pellice ha maturato alcune riflessioni sul tema dell’evangelizzazione che, pur non offrendo particolari elementi di novità, possono
forse essere di qualche aiuto per
il compito primario della chiesa.
Appare ovvia la necessità di
un’azione evangelistica volta sia
alTesterno che aH’intemo delle
nostre comunità, non è però sempre chiaro se le due esigenze, oltre a non escludersi a vicenda,
vadano affrontate contemporaneamente. Si dice comunemente che
insegnando si impara: similmente evangelizzando si ripensa e si
approfondisce la propria fede. La
nostra esperienza ci dice che la
collaborazione dei singoli in questo campo non è difficile da ottenere se si passa dall’appello generico alla richiesta individuale e
mirata. (Circa quaranta persone hanno prestato volentieri parte del loro tempo per l’iniziativa
« Tempio aperto » in estate L
Le varie forme possibili di
« evangelizzazione esterna » sono
state ben evidenziate nella recente Assemblea-Sinodo di Roma
(articolo di G. Gardiol a pag. 7
del n. 45 di questo settimanale).
In particolare nel contesto delle Valli, tutte le strade indicate
appaiono valide e praticabili e anr
che praticate, sia pure in misura
inferiore alle potenzialità esistenti. E’ invece sempre meno rispondente alla realtà la vecchia definizione del popolo valdese come
popolo della Bibbia. E questo ci
porta direttamente al problema
della « evangelizzazione interna ».
Il contatto personale sarebbe
certamente la via migliore per
cercare di scalfire il muro di indifferenza dei tanti membri di
chiesa, tali solo di nome, che non
vedono alcun collegamento tra la
loro vita di ogni giorno e la propria scontata, sottintesa identità
cristiana. Non possiamo però nasconderci le difficoltà che si frappongono, in una realtà di massa
come quella delle Valli e con i ritmi imposti dalla vita moderna, all’attuazione di un programma sistematico di incontri a livello individuale o familiare che possano veramente incidere per profondità e frequenza. La strada
giusta è comunque quella di non
scoraggiarsi di fronte a questi
oggettivi ostacoli e proporsi di
fare — come conduttori, anziani,
semplici credenti — tutto il possibile per creare rapporti che
portino a riconsiderare con serietà il problema della fede.
Un tentativo per coinvolgere invece collettivamente i tanti autoemarginati dalla vita comunitaria potrebbe consistere nell’affrontare insieme, in appositi incontri aperti, degli argomenti che
tocchino da vicino il vissuto quotidiano della gente. ¡Penso per
esempio ai rapporti tra genitori
e figli, all’uso del denaro, all'etica
nel commercio, alla posizione del
cittadino credente verso il fisco e
così via. Si tratterebbe cioè —
senza trascurare le vie maestre
della predicazione, dello studio
biblico, dell’educazione alla fede — di un percorso inverso a
quello consueto, in quanto si partirebbe dai problemi concreti per
approdare alla ricerca biblica e
non viceversa. L’attuazione di un
progetto di questo tipo esigerebbe impegno organizzativo e una
seria preparazione per non affrontare i temi proposti in modo
semplicistico.
Mirella Argentieri Bein
ANGROGNA — Domenica 11
novembre, di fronte ad una comunità numerosa come nelle
grandi occasioni, ha avuto luogo
l’insediamento ufficiale del nuovo pastore Ruggero Marchetti
nella chiesa valdese.
Un piccolo corteo formato dal
concistoro, daila corale e con
alla testa il nuovo pastore e il
sovrintendente del I circuito.
Franco Taglierò, si è mosso dal
presbiterio di San Lorenzo alle
ore 10.30 di una fredda ma limpida mattina autunnale ed ha
avuto così inizio una giornata di
festa e dì comunione fraterna.
Il culto nel tempio del capoluogo ha avuto come momenti
centrali l’insediamento del nuovo pastore ad opera del sovrintendente che ha brevemente,
ma anche con incisività e con
calore, parlato della natura e delle funzioni del ministero pastorale nella comunità; la predicazione del pastore Marchetti, che
ha detto di essere venuto ad Angrogna non per far ascoltare alla comunità le sue parole ma
per ascoltare con i fratelli e le
sorelle della chiesa la Parola di
Dio nella Bibbia, questo libro
che non si lascia interrogare ma
che interroga lui l’umanità di
tutti i tempi e la trascina alla
scoperta del nuovo mondo di
Dio; e infine la presentazione alla comunità dei vari responsabili delle attività della chiesa, visto che si è voluto far coincidere la giornata dell’insediamento con quella dell’inizio ufficiale delle attività.
Dopo il culto tante sorelle e
fratelli della comunità si sono
ritrovati insieme per un pranzo
comunitario organizzato dall’Unione femminile.
Il pranzo è stato anche l’occasione per ricordare con tanto
affetto il pastore Zizzi Platone,
ora a Riesi dopo quattordici anni di lavoro in Val d’Angrogna.
Tra i vari interventi ricordiamo quello del sindaco di Angrogna. Franca Coisson, che si è
detta felice per gli stretti rapporti che legano la comunità cristiana alla comunità socio-politica.
• Domenica 28 ottobre è nato
Cristian, figlio primogenito di
Marco Bertin e di Malvina Buffa. Siamo vicini con affetto e simpatia al piccolo e ai suoi genitori e invochiamo su di loro la
benedizione del Signore.
Bazar di Natale
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Le sorelle della Società di cucito
stanno lavorando per organizzare, cojme ogni anno a quest’epoca, il mini-bazar natalizio, programmato per sabato 8 dicembre alle ore 14.30 presso la Sala
Beckwith.
E’ una simpatica occasione
per ritrovarsi insieme in questo
clima di Avvento e per portare
anche un contributo alle finanze della nostra chiesa.
• Il tradizionale incontro di
Natale con gli ospiti dell’Asilo
valdese da parte dell’Unione femminile avrà luogo il giorno 9 dicembre alle ore 14.30.
Culto con i giovani
SAN SECONDO — Il capitolo
9 dell’Evangelo secondo Giovanni si presta in piodo particolare
ad una lettura corale, ed è stato lo spunto per la partecipazione alla liturgia del culto di
domenica 4 novembre di alcuni
catecumeni di 1° anno.
La partecipazione dei giovani
e dei giovanissimi è sempre gradita dalla comunità, per cui i ragazzi del pre-catechismo e i bimbi della scuola domenicale hanno partecipato al culto di domenica 11 novembre leggendo a
più voci alcuni Salmi e inni cristologici del Nuovo Testamento
e cantato — da soli — due inni.
Ringraziamo Peggy Bertolino
per l’annunzio della Parola che
ha dato durante i due culti.
• Domenica 28 ottobre, durante il culto, è stata battezzata la
piccola Simona di Sereno e Viima Gardiol. Il Signore benedica
questa bimba ed aiuti i genitori
a mantenere le promesse fattegli.
• Il 19 ottobre il Signore ha
chiapiato a sé Maria Long ved.
Avondetto. Esprimiamo ai familiari la nostra simpatia cristiana.
Assemblea di chiesa
VILLAR PEROSA — Durante
l’assepnblea di chiesa di domenica 11 novembre, abbiamo ascoltato le relazioni di Claudio
Bertin e Daniel Noffke sui lavori della Conferenza distrettuale e
del Sinodo in vista delle attività di quest’anno ecclesiastico.
E’ stata inoltre esaminata la
situazione finanziaria, che ha
messo in evidenza la necessità
di un maggior impegno da parte di molti membri di chiesa per
poter raggiungere gli obiettivi
posti aH’inizio di quest’anno.
La questione dell’uso della toga per i culti è stata molto discussa: alcuni auspicavano una
uniformità di prassi in tutte le
chiese delle Valli e perciò suggerivano di porre la questione alla Conferenza distrettuale. L’assemblea si è divisa a metà suìl’uso o no della toga per le occasioni particolari.
• Vogliamo esprimere ancora
una volta la nostra simpatia cristiana ai familiari del fratello
Luigi Gaydou, che ci ha lasciati
la settimana scorsa.
• Facciamo tanti auguri alia
famiglia di Elio e Rita Peyrot
per la nascita di Susanna.
Battesimo
POMARE'TTO — E’ stata presentata al battesimo la piccola
Amanda Odetta De Mar di Danilo e Marina Ribet; che il Signore guidi i genitori nella crescita della loro bambina.
• La comunità esprime la sua
cristiana simpatia ai familiari dì
Paolina Ribet ved. Pons, deceduta all’età di 63 anni.
Bazar per l’Asilo
PINEROLO — L’Unione femminile invita tutti a partecipare
al bazar che avrà luogo nei locali di via dei Mille 1 nel pomeriggio delT8 dicembre; il ricavato sarà devoluto all’Asilo dei
vecchi di San Germano e all’Uliveto di Luserna San Giovanni.
• L’il novembre, giornata dei
predicatori locali, il culto è stato presieduto da Gianni Long.
'• L’ultima assemblea di chiesa ha nominato la commissione
d’esame sull’operato del concistoro nelle persone di Marcella
Gay, Ada Gardiol e Stefania
Chiapperò.
• E’ stata battezzata la piccola Monica Poet.
• La comunità partecipa al dolore dei familiari di Giovanni
Aiberto Rostan e Floreiisa Vinçon Long, deceduti nei giorni
scorsi.
Domenica 9 dicembre
n VILLA OLANDA
TORRE PELLICE — Alle ore 15, in
una sala della Casa unionista di via
Beckwith 5, si terrà una riunione di
aggiornamento sulla situazione di Villa Olanda, a seguito della decisione
sinodale di rinviare la sua vendita di
un anno.
Tutti sono cordialmente invitati.
5
La chiesa degli emigranti Formazione diaconale
Una comunità che ha visto passare varie generazioni di lavoratori
italiani: una giornata per ricordare e per riflettere tutti insieme
Piti di cento anni fa un industriale svizzero si accorge della
presenza nel paese di decine
di migliaia di italiani che stanno lavorando alla costruzione
delle grandi opere come il traforo del Gottardo o delle case
che si edificano per accogliere il flusso dell’immigrazione rurale. In vent’anni la sola Zurigo
sta quintuplicando la sua popolazione!
Che fare di questi italiani che
passano il loro tempo libero nei
posti meno raccomandabili (già
allora...) della città?
Si scrive allora al presidente
del Comitato di evangelizzazione
della Chiesa valdese chiedendo
di mandare un pastore per evangelizzare...
Con molte difficoltà i valdesi
trovano un colportore e lo spediscono a Zurigo a distribuire
Bibbie e Nuovi Testamenti. Egli
comincia subito ad evangélizzare; rimarrà un anno a Zurigo,
poi verranno degli altri, valdesi
e metodisti. Cento anni fa nasceva la nostra chiesa (ancora
senza concistoro e presidente).
Ci sarà la prima guerra mondiale, il fascismo, le colonie libere italiane fondate dagli esuli
politici (fra di essi Ignazio Silone), la seconda guerra, un’altra
ondata di immigrazione.
Per la chiesa di Zurigo, ogni
periodo ha significato l’adattamento a gente diversa, a situazioni nuove, a compiti differenti.
C’è la cura d’anime, ci sono i
bisogni materiali, quelli culturali.
I membri meno giovani della
comunità si ricordano dell’accoglienza agli immigrati e della
scuola media serale « Pier Martire Vermigli », fondata dal pastore Eynard, e della sua trasformazione, da parte del pastore Gianni Bogo, in liceo linguistico, quando i problemi degli
italiani della seconda generazione richiesero più attenzione.
Durante una bella giornata comimitaria ci siamo ritrovati per
festeggiare, per riflettere e per
ringraziare il Signore per quanto egli fin qui ci ha elargito.
Giorgio Tourn ci ha parlato
del « Profilo teologico del prote
Zurigo. Il pastore Toum nella giornata del centenario.
stantesimo italiano tra Ottocento e Novecento », della personalità dei predicatori di allora, il
tutto sullo sfondo storico e politico del tempo.
Emidio Campi ci ha ricordato
il fatto che Zurigo fu già al tempo della Riforma una terra d’asilo per evangelici del Ticino o dell’Italia, prima di raccontarci la
storia del secolo di vita della
nostra comunità.
Nel corso di una tavola rotonda, una riformata zurighese ed
una valdese emigrata da Orsara di Puglia, due signore rappresentanti della nostra chiesa, ci
hanno parlato dell’accoglienza ricevuta, delle difficoltà incontrate
e di ciò che ha significato per
loro la nostra comunità.
Il pastore Gianni Bogo ha ricordato i molti anni passati al
servizio della nostra comunità e
ci ha invitati a non rinchiuderci
in noi stessi, ma a proiettare i
nostri sforzi di testimonianza
verso la società esterna. Il pastore Baumgartner, della Chiesa
francese, ha sottolineato la somiglianza dei problemi che le nostre chiese di minoranza devono
affrontare e ci ha fatto riflettere sull’opportunità di raccogliere l’idea europea, e il sig. Wittwer, un teologo cattolico incaricato dalla città di Zurigo per
la questione dei rapporti tra sviz
zeri e stranieri, ci ha spronati
a continuare la testimonianza
evangelica nel senso di Pietro
Valdo.
La giornata seguente, domenica, è iniziata con un culto nel
corso del quale il pastore Otto
Rauch, coordinatore dei servizi
radio-televisivi della Svizzera italiana, ha efficacemente predicato
sulla « nuova nascita »: la storia
della chiesa è storia di molte risurrezioni!
Pomeriggio
musicale
LUTERANI
Il perché dell'assenza
Spoglie di criminali di guerra nel cimitero
militare di Costermano; la lettera del pastore
Il console tedesco, Manfred
Steinkùhler, e il pastore della comunità protestante di lingua tedesca di Milano, Holger Banse,
non hanno preso parte alla cerimonia organizzata per il 2 novembre nel cimitero militare di
Costermano (Vr) dalla « Lega nazionale per la cura dei cimiteri
dei soldati ». Il rifiuto è stato motivato dalla presenza, in quel cimitero, delle salme di tre criminali di guerra nazisti, tra cui
Christian Wirth, colpevole di crimini in particolare alla risiera di
San Sabba, presso Trieste.
Il pastore Banse, che dal dicembre ’89 è incaricato della cura
della chiesa evangelica luterana
di Milano, ha espresso le motivazioni della sua scelta in una lettera indirizzata all’associazione
tedesca che aveva organizzato la
cerimonia. « Si tratta di uomini
— dice la lettera parlando dei
nazisti sepolti a Costermano — i
quali durante la dittatura nazista
hanno offeso più volte, in modo
imperdonabile e disumano, l’umanità portando dolore a innumerevoli fami^ie e persone. Questi uomini portano anche la corresponsabilità e la colpa del tentativo dello sterminio del popolo
ebraico, che ha avuto sei milioni
di vittime ».
In riferimento anche alla sua
attività di istruzione nelle scuole, il pastore Banse dice inoltre di non poter conciliare il fatto di parlare « davanti alle tombe
di criminali di guerra » e « la settimana dopo riflettere e parlare
insieme ai giovani e agli adulti
degli avvenimenti (...) svoltisi fra
il 1933 e il 1945 in Europa ».
La lettera termina chiarendo
che « gran parte della chiesa del
Terzo Reich era inattendibile, e
avendo taciuto, porta anch’essa
colpa ». Il pastore Banse afferma
poi: « Io voglio cercare di imparare dalla storia della nostra
chiesa ».
Dopo l’agape comunitaria, c’è
stato un pomeriggio musicale
col coro del simpatico gruppo
giovanile di Basilea e Zurigo, e
un concerto di altissima qualità della signora Margherita Gailini (pianoforte) e del figlio Luca Provenzani (violoncello) di
Firenze. Sono state eseguite opere di Mendelssohn, Fauré e
Brahms.
Durante le pause si poteva
ammirare la mostra fotografica.
La comunità aveva raccolto centinaia di foto: persone, gruppi,
agapi, momenti vissuti insieme.
Certi visi si potevano riconoscere ma alcune immagini sono rimaste, per ora, senza didascalie.
La preparazione di questa (mostra, a cui si è messo mano un
po’ troppo tardi, ha rappresentato un grosso lavoro. C’è un
vago progetto di riprendere con
calma questo sforzo per correggere errori, colmare lacune, ricercare date e nomi, avvalendosi soprattutto della collaborazione dei nostri membri più anziani.
Quanto alla logistica, alle agapi dei due giorni, tutto è stato
perfetto — grazie soprattutto alle nostre signore (che chiamiamo
le « Marie » per non dire le « Marte »...). Del resto, in tutto il mondo, tutti gli ospiti della comunità, durante gli ultimi cento anni, vantano la squisita ospitalità della comunità di Zurigo.
Che cosa ricordare come messaggio centrale di questi due
giorni così ricchi?
Il nostro passato sembra certamente bello. Esso ci insegna
però che la chiesa non può fare
piani fissi per il futuro. Le situazioni cambiano in fretta, pi
tratta di capire dove è maggiormente necessaria la nostra testimonianza, chi è il nostro prossimo (solo 20 anni fa, erano gli
italiani l’obiettivo degli xenofobi, oggi sono i turchi, gli africani...).
La nostra presenza evangelica
non sarà che un piccolo contributo ad una storia che i nostri
discendenti o successori valuteranno fra altri cento anni...
Marce e Maurice Bodmer
FIRENZE — Il Centro di formazione diaconale « Giuseppe Comandi » ha iniziato il suo secondo anno di attività sperimentale con una meditazione introduttiva del pastore Luigi Santini.
Agli otto studenti interni quest’anno sarà proposto un programma, che andrà ad aggiimgersi a quelli delle scuole esterne di specializzazione, articolato in tre punti: teologia pratica, approccio al testo biblico e
seminari. Questi ultimi, aperti
anche a partecipanti esterni, vedranno la partecipazione dei professori Giorgio Spini, Salvatore
Caponetto, Domenico Maselli
per la parte storica, Daniele Garrone per l’introduzione all’Antico Testamento e Paolo Moretti
in riferimento ai rapporti Chiesa-Stato.
Nei prossimi mesi si formerà il Consiglio con i rappresentanti delle diverse denominazioni che dovrà dare un assetto definitivo aH’iniziativa e porre così termine per il 1991-92 alla fase sperimentale.
Concistoro
NAPOLI — Per un insieme di
coincidenze, tutti i membri del
Concistoro valdese di Napoli (via
dei Cimbri) sono venuti a scadere nello stesso anno: l’Assemblea del 18 novembre si è così
trovata di fronte alla necessità
di rinnovare insieme tutti gli anziani e diaconi. In presenza di
un’ampia disponibilità degli elettori ad assumere incarichi nella
chiesa, l’Assemblea (dopo aver
ottenuto il consenso della Commissione distrettuale) ha deciso
di riportare da sei a otto il numero dei membri « laici » nel
Concistoro: la terribile ampiezza della nostra diaspora (27 comuni dispersi nella sterminata
« cintura napoletana ») giustificava questo ritorno alla tradizione.
Due membri del Concistoro,
poi, hanno chiesto di non essere
rieletti per motivi di salute e di
lavoro: Gina Ciampa e Gennaro
Lecce hanno avuto una cordiale
ovazione dall’Assemblea, che conosce il loro impegno di credenti e il loro amore per la chiesa.
Gli altri membri uscenti sono
stati confermati con lusinghiere
votazioni (Mario Alfano, Salvatore D’Angelo, Armando D’Auria
e Cece Rocchi) ed a loro sono
stati aggiunti quattro « nuovi »:
Vincenzo Costagliola, Maria Corbo, Elisabetta Pagano e Serena
Ranchetti.
Il Concistoro si trova cosi ad
essere composto esattamente per
UPL
Al lavoro
La circolare n. 9 (datata 29 ottobre) dell’Unione predicatori locali (UPL) riporta alcune notizie sull’attività svolta. Ricordando che l’Unione compie quest’anno dieci anni, vengono ripercorse le iniziative di aggiornamento (lezioni di Daniele Garrone e Ermanno Genre su « L’annuncio profetico e le sue forme»). Corsi di aggiornamento
teologico sono inoltre in intensificazione in quasi tutti i circuiti. Un altro strumento di studio e di lavoro è rappresentato dai buoni libro, da utilizzare presso le librerie evangeliche
di Torre Pellice, Torino, Milano,
Roma. E’ significativa poi la decisione, presa all’assemblea di
aprile, di migliorare i contatti
con i predicatori locali battisti.
La prossima assemblea delrUPL si terrà a Rio Marina martedì 30 aprile e mercoledì 1°
maggio 1991.
metà da donne e da uomini; si
è trattato di ima scelta consapevole dell’Assemblea, dov’è risuonato il richiamo al « decennio di
solidarietà con le donne »: altri
candidati di valore sono rimasti
fraternamente in secondo piano,
rendendo possibile questo risultato. Nella sua prima seduta il
Concistoro ha così ripartito le
cariche interne: il pastore presidente, Salvatore D’Angelo vicepresidente, Cece Rocchi segretaria, Armando D’Auria cassiere.
L’Assemblea ha anche votato
una impegnativa delibera suggerita dalla Tavola a favore della
costituzione della « Fondazione
evangelica Befania », che avrà tra
i suoi scopi la gestione dell’Ospedale evangelico di Napoli. Rappresentante della comunità per
l’atto costitutivo della Fondazione è stato eletto Paolo Olivieri,
noto sostenitore dell’autonomia
dell’ospedale.
Attività
FELONICA PO — Con l’inizio
dell’autunno sono riprese le normali attività della nostra piccola comunità: scuola domenicale,
catechismo, studi biblici, agapi
comunitarie, sostenute, per quest’anno, dalla cura del pastore
Paolo Sbaffi.
• Purtroppo non sono mancati
i lutti: in breve tempo ci hanno lasciati Elvira Marchetti ved.
Confortini e Fermo Greghi; ai
loro cari la comunità ha manifestato il proprio sostegno e la
propria simpatia cristiana.
Dalla comunità
di lingua inglese
MILANO — Con la collaborazione del pastore, del Consiglio
di chiesa e di altri membri della comunità abbiamo ospitato
temporaneamente quattro fratelli del Ghana, venuti recentemente da Palermo. Questo alloggio
nello stabile della chiesa permette loro di cercare lavoro e un
altro alloggio permanente. I fratelli, insiejme ad altri ghanesi della comunità straniera, fanno ormai parte di un gruppo di canto che offre ogni domenica un
inno o due in inglese.
• Domenica 28 ottobre abbiamo ripreso i nostri culti mensili in inglese, sospesi da giugno.
Avevamo come ospiti tre americani e una filippina, rappresentanti del « Board of Global Ministries » della Chiesa metodista
unita, l’organizzazione che ha sede a New York e gestisce le
missioni metodiste.
La signora Aberrerà, di Quezon City (Filippine), ha parlato
brevemente alla nostra assemblea, dopo aver rivolto qualche
saluto particolare alle sorelle e
ai fratelli filippini.
Dopo il culto abbiamo condiviso un’agape con piatti tipici dei
nostri diversi paesi, con l’assistenza molto apprezzata dell’Attività femminile della chiesa e
allietati, nel pomeriggio, dai canti presentati da alcuni gruppi.
L’OSPEDALE EVANGELICO
DI NAPOLI
« VILLA BEFANIA »
PP RP A
PRIMARIO PER IL
REPARTO OCULISTICO
REQUISITI RICHIESTI :
— specializzazione
— idoneità nazionale
— anzianità di laurea di 10
anni.
Inviare curriculum per fax,
entro il 31.12.’90 presso l’Ospedale evangelico, all’attenzione
del presidente.
(Numero fax: 081/5772350).
6
fede e cultura
30 novembre 1990
IL QUADRO STORICO DEL SINODO DI BREST-LITOVSK (1596)
UN COMMENTO RIGOROSO
Tra violenza e inganno *-a lettera ai Gaiati
, . .11 Uno strumento per ¡1 lavoro specialistico, ma
Una storia ricca di soprusi, sopraffazione, promesse mancate - Il anche a possibili utilizzi pastorali
rispetto del Sinodo fu imposto con la forza - Il caso della Galizia
Sul numero 44 (9 novembre)
abbiamo pubblicato un articolo
sugli ultimi sviluppi della « questione uniate », in cui si faceva
riferimento al Sinodo di BrestLitovsk (1596). Ecco ora un approfondimento di questo aspetto.
Nel secondo millennio, dopo la
rottura del 1054, la Chiesa romana — giunta all’apogeo della sua
potenza — non ha mai rinunciato ad assoggettare le antiche
Chiese d’Oriente. Dall’aperta violenza (la 4‘ Crociata del 1204,
che saccheggiò Costantinopoli
imponendo un veneziano co(me
patriarca con la benedizione del
papa) è passata alla diplomazia
(Concilio di Firenze del 1439,
che attuò un’effimera « unione »
fondata sul ricatto: o cedere al
papa o essere abbandonati davanti al pericolo turco) e infine
alla pratica dell’« uniatismo », di
cui il Sinodo di Brest del 1596
è un esempio lampante.
Crisi per la Chiesa
greco-ortodossa
1. Dopo la conquista turca di
Costantinopoli (1453) la Chiesa
greco-ortodossa attraversa un
periodo di crisi culturale e di
identità che terminerà solo a
metà del ’600. I suoi studenti
sono costretti ad andare a studiare a Roma (cultura latina)
o a Tubinga (cultura protestante). Mancano gli strumenti per
mantenere viva la conoscenza
della grande tradizione ortodossa.
2. Proprio negli anni che precedono il Sinodo di Brest il patriarca di Costantinopoli Geremia II acconsente a concedere
il patriarcato alla chiesa di Mosca, l’unica ormai a vivere in
im Paese governato da un sovrano ortodosso. Grande delusione delle chiese rutene ed
ucraine polacche che speravano
di ottenere l’ambito onore.
3. Contrasto tra alcuni vescovi ortodossi della Galizia e i magnati laici delle loro terre riuniti in confraternite che esercitavano un diritto di patronato
(finanziavano la chiesa ottenendo vari diritti, fra cui quello di
approvare la nomina del vescovo). Geremia II convoca due Sinodi per appianare i contrasti
ma finisce per dare ragione ai
laici, limitando le pretese dell’alto clero.
4. La Polonia (di cui Galizia,
Volinia e Bielorussia fanno parte), il più potente regno dell’est,
è avviato a diventare un forte
Stato cattolico dopo l’abile azione controriformistica dei gesuiti e il pieno appoggio del re
Sigismondo III Vasa (che regnerà per 45 anni).
5. Risolto con pieno successo il « pericolo protestante », i
gesuiti decidono, con il consenso del papa e della gerarchia latina locale, di estendere il loro
Metodo all’antica e solida Chiesa ortodossa*.
Le « concessioni »
dei gesuiti
ritto di sedere in Senato accanto ai vescovi latini, cioè di avere un ruolo politico ed un potere nel nuovo Stato cattolico.
Insomma: autonomia, ricchezza, prestigio e potere politico.
Difficile resistere ad argoimenti
così persuasivi!
7. Il « pacchetto » viene lungamente discusso con i consiglieri del re e l’accordo registrato in due documenti (1592
e ’94) molto dettagliati (un vero e proprio Concordato!). Naturalmente il tutto condito a dovere con i più nobili princìpi
religiosi e unitari ^
8. Sempre nel più assoluto
segreto, nel 1595 il re accorda
il permesso a due vescovi ortodossi di recarsi a Roma, dove
l’unione viene firmata solennemente la vigilia di Natale. Il papa Clemente Vili Aldobrandini
emette la Bolla Magnus Dominus et laudabilis nimis, in cui
« a dimostrazione della nostra
più grande carità, per benignità apostolica » accoglie l’omaggio e la promessa di ubbidienza dei vescovi uniati. Si trattava dunque, a rigore, della sottomissione al papa di alti prelati scismatici e non di una tmione di chiese. Nessun accenno a
dogmi: agli ortodossi si concedeva il rito orientale e non si
richiedeva neppure l’accettazione del calendario gregoriano.
9. Al ritorno in patria la notizia della firma dell’unione con
Roma diviene pubblica e suscita un enorme scandalo. Clero,
monaci, magnati e laici erano
stati completamente ignorati e
per nulla preparati al grande
« salto ». Capofila della reazione è
il principe Costantino Ostrogski,
sovrano della Volinia e grande
« protettore » dell’ortodossia (aveva finanziato la pubblicazione
a stampa della prima Bibbia in
slavo), che invia messaggeri per
avvertire i patriarchi di Alessandria e di Costantinopoli. Costoro inviano i loro rappresentanti, rispettivamente il dotto
monaco Cirillo Lukaris (il futuro patriarca di Costantinopoli
che si convertirà al calvinismo)
e il cancelliere Niceforo Canta
cuzeno.
Un Sinodo
di ratifica
6. Fanno leva molto abilmente sui contrasti interni dell’alto
clero ortodosso e — con trattative ultrasegrete — propongono
a quei vescovi un « pacchetto »
di concessioni e privilegi molto
vantaggioso: a) completa autonomia dai magnati laici (vescovi scelti dal metropolita di
Kiev, eletto a sua volta dal collegio dei vescovi); b) ricupero
di immobili e di rendite confiscati dal governo regio; c) di
to pena di gravi misure repressive: espulsione dalle città, perdita del lavoro, gli artigiani non
sono ammessi alle corporazioni,
devono subire ogni sorta di discriminazioni. La violenza comincia a produrre i suoi effetti, ma si costituisce ugualmente una chiesa ortodossa clandestina e sotterranea, animata dai
monaci a rischio della loro vita.
13. Dopo la violenza, l’inganno. I vescovi uniati non metteranno mai piede in Senato. Il
re non osa neppure proporlo alla dieta di fronte all’ostilità più
decisa del clero latino. Inizia
subito la pressione per la latinizzazione e, in particolare, per
l’accettazione dei decreti del
Concilio di Trento. Il disegno dei
gesuiti (come appare evidente
dalle loro lettere) si profila chiaramente: il mantenimento del rito bizantino, del matrimonio del
clero, ecc. era solo una concessione per favorire l’unione, ma
la mèta finale doveva essere l’accettazione integrale del dogma
cattolico.
14. Per secoli le povere chiese uniate dovranno subire da un
lato le scorrerie dei cosacchi (liberi guerrieri nomadi favorevoli all’ortodossia) e dall’altro le
persecuzioni dei cattolici polacchi che impongono la latinizzazione. Come gli ebrei sotto Hitler, anch’essi dovevano portare
un umiliante contrassegno con
la scritta « uniate », perché erano considerati un pericolo di
perversione per i fedeli cattolici.
10. Nel 1596, a Brest, si riunisce il Sinodo alla presenza dei
rappresentanti del re, del papa, dei patriarchi ortodossi e di
delegati del clero e dei laici, ma
non per discutere: solo per rar
tificare l’unione già decisa. Due
vescovi della Galizia si rifiutano
di firmare: vengono immediatamente scomunicati e deposti.
11. Dopo avere espresso le
più vive proteste, i fedeli all’ortodossia abbandonano il Sinodo,
ne convocano un altro nel palazzo del principe Ostrogski, scomunicano i vescovi « apostati » e
si appellano al re e alla dieta.
Niceforo invia a tutte le parrocchie e ai monasteri del regno
una circolare per denunciare il
« tradimento » ed invitare alla
resistenza. Per questo sarà arrestato, processato dinanzi alla
dieta e condannato co|me spia
e agente del sultano turco (il
suo sovrano). Deportato a nord,
nella Prussia orientale, vi morirà due anni dopo. Lukaris diventa l’anima della resistenza.
12. In sostanza l’unione è fallita: pochissimi membri del clero e dei fedeli sono disposti a
seguire i loro vescovi. Ma il re
decide di imporre con la violenza il rispetto del Sinodo di Brest.
Impedisce per 25 anni la ricostituzione di una gerarchia ortodossa e impone l’ubbidienza sot
La persecuzione
continua
La lettera ai Calati è una delle
più suggestive di tutto il corpus
paolino: Lutero ebbe a definiría
« la mia cara piccola epistola, alla quale mi sono fidanzato. E’ la
mia Keth von Bor ».
Non a caso dunque la collana
CSANT dell’editrice Marietti di
Genova si apre con un commentario a questa lettera^, a cui faranno seguito altri commenti esegetici e storici ai vari libri dell’Antico e del Nuovo Testamento
affidati ai più prestigiosi biblisti
italiani.
15. Angherie e persecuzioni
dei polacchi continuano anche
dopo l’annessione di gran parte
delTUcraina alla Russia (1795)
e favoriscono a grandi ondate
il ritorno degli uniati in seno
all’ortodossia. Come accade nel
1839 in Bielorussia: il metropolita uniate di Lituania, con altri due vescovi, convoca un Sinodo a Polock per decidere il
rientro delle loro chiese nel patriarcato di Mosca; oltre un milione e mezzo di fedeli li seguono. Viene coniata una medaglia con la scritta: « Separati dalla violenza (Brest, 1596),
riuniti dall’amore (Polock,
1839) ».
16. Solo nella piccola zona
occidentale assegnata all’Austria
cattolica (Galizia) l’unione continua, lentamente si estende e
si radica nella popolazione, che
spesso non può cogliere le sottili differenze di « obbedienza ».
L’unica differenza percepibile dai
fedeli è che, durante l’interminabile culto divino, fra processioni, canti e incenso, gli imi
(gli imiati) pregano per il papa
di Roma, gli altri (gli ortodossi) per il patriarca di Mosca.
Ciò non toglie che oggi, a Leopoli, purtroppo, c’è gente che
per questo ferisce e uccide.
Il lavoro del prof. Corsani unisce al rigore scientifico — l’ampia bibliografia in testa ad ogni
capitolo e in fondo al volume, le
note, la perspicuità delle osservazioni lessicali, grammaticali e
sintattiche ne sono prova evidente — chiarezza espositiva, paziente analisi e lineare indicazione dei complessi problemi interpretativi. Anche se il testo paolino riportato nel commentario è
tradotto in italiano, i continui riferimenti all’originale richiedono
una discreta conoscenza del greco da parte del lettore. Ad ogni
buon conto, il prof. Corsani ha
pensato anche a questa difficoltà,
approntando a parte, in altra collana, un utilissimo manuale introduttivo al greco del Nuovo Testamento l
Dopo un’ampia introduzione relativa ai vari codici del testo paolino a noi pervenuti, alle questioni connesse alla identificazione
dei destinatari (Calati del nord
o del sud?), allo scopo (polemica
con quali avversari?), alla forma
e allo stile, nonché alle varie interpretazioni — da Giovanni Crisostomo a Agostino, da Tommaso
d’Aquino a Lutero fino ai più recenti commenti cattolici e protestanti — la lettera viene poi
scomposta nelle sue varie sezioni
— prologo, apologetica, dommatica, parenetica, epilogo — ed
analizzata in relazione alle sue
componenti retoriche, al valore
strumentale del suo impegno a
convincere i Calati a ritornare
all’unico e vero evangelo.
Importanti gli excursus, da
quello su Paolo e la rivelazione
del Figlio: conversione o vocazione? (p. 101); alla discussione su
Calati 3: 28 nella riflessione ecumenica (p. 249); per giungere ai
problemi connessi alle esortazioni etiche nelle lettere di Paolo
(p. 347) e alla parenesi catalogica
(p. 368).
Di grande attualità le considerazioni sul famoso passo di Gal.
3: 28 e sul suo proclama egualitario (« non c’è giudeo né greco, né
schiavo né libero, né maschio né
femmina »): troppo facile e banale il ricorso — ricorrente in
certi ambienti — ad una presunta
e improbabile condanna paolina
della donna ad un ruolo minore
nella chiesa (I Cor. 14: 34), al
fine di garantire e perpetuare i
privilegi maschili, ignorando di
proposito l’indiscutibile propensione del grande apostolo per
l’eguaglianza universale in Cristo.
In buona sostanza « un pensiero
come quello formulato in Gal.
3: 28 [...] può benissimo avere
uno spazio nel quadro del pensiero paolino [...]. La risurrezione di
Gesù è il segno che il tempo ultimo ha avuto inizio *[...] ». Paolo
intende « annunziare ìa morte di
questo mondo (fondato sulla contrapposizione degli opposti) e segnalare l’avvento di un mondo
nuovo, di una nuova creazione
[...] » in cui devono considerarsi
« rimosse le distinzioni fra l’uomo e la donna: non le distinzioni biologiche, ovviamente, ma le
pretese di dominio dell’uno sull’altra fondate su di esse » pp.
251-252, passim).
Opera — questa del prof. Corsani — senza dubbio specialistica,
rivolta in linea principale ad un
pubblico di esperti. Ma l’autore
— nonostante il suo impegno al
rigore scientifico — non ha dimenticato la sua iniziale vocazione pastorale: e ciò senza alcun
dubbio a tutto vantaggio delia
chiarezza, sì che anche chi —
non specialista — abbia il respiro corto in campi d’indagine così
specifici possa tranquillamente
affrontarne lo studio.
Sarà difficile — del resto — se
non del tutto impossibile, procedere d’ora in avanti ad una riflessione sul pensiero paolino e in
particolare sulla lettera ai Calati
senza far i conti con questo rigoroso e prezioso commento.
Paolo T. Angeleri
' Bruno CORSANI, Lettera ai Calati,
Genova, Marietti, 1990, pp, 493, L.
75.000,
^ Bruno CORSAMI, Guida allo studio
del greco del Nuovo Testamento, Roma, Libreria Sacre Scritture, 1987, pp.
167, L. 25.000.
NOVITÀ’ CLAUDIANA
Un nuovo inizio
Carlo Papini
‘ Fra questi gesuiti i più noti sono Pietro Skarga e Antonio PossevIno
da Mantova. Quest'ultimo è una vecchia conoscenza dei valdesi con cui
ebbe tumultuose dispute alle valli. E'
inoltre l'ispiratore del primo grande
tentativo armato di eliminazione delle chiese valdesi negli Stati sabaudi,
la « guerra valdesa » del 1560-61 decisa da Emanuele Filiberto, « Testa di
ferro ».
* Questi documenti sono facilmente accessibili perché pubblicati di recente a Roma; Documenta Unionis
Brestensis eiusque auctorum, a cura
di Athan. G. Welykyj, Roma, 1970, pp.
61-75. Contengono i 33 articoli del
« concordato » con il re.
Non possiamo che rallegrarci
per l’uscita, a cura delle editrici Claudiana e Adi Media, dell’opuscolo di Richard Bewes
■Un nuovo inizio (traduzione
di D. Tomasetto e G. Botturi).
Esso costituisce un buon esempio di materiale agile e moderno adatto all’opera di evangelizzazione e una prima risposta della nostra casa editrice ad un’esigenza frequentemente manifestata da più parti.
Di agevole lettura per la media dei destinatari, ma senza cedimenti alla tentazione dell’appello per slogan, conduce per mano il lettore portandolo a riflettere sulla « proposta » dell’evangelo attraverso pacate considerazioni sui contenuti fondamentali del messaggio. (Si veda come è stato affrontato il rapporto scienza^Bibbia, pur nella inevitabile stringatezza del ragionamento).
Maneggevole e conciso, gradevole nell’aspetto come grafica ed
illustrazioni, il libretto si presta ad essere diftbso sia come
primo approccio per instaurare
un dialogo, sia come stimolo a
ripensare la propria fede da parte di chi è scivolato nella routine o nell’indifferenza.
Un’unica osservazione mi pare
di poter fare sul contenuto: si
vorrebbe vedere qualche accenno che leghi il discorso sulla ricerca del senso della propria vita ai problemi concreti che oggi ci troviamo dinanzi (penso
alla droga, all’immigrazione, alla criminalità, ecc.) e questo
perché l’appello risulti meglio
inquadrato, anzi « incarnato »
nel vissuto quotidiano.
Mirella Argentieri Bein
RICHARD BEWES, Un nuovo inizio,
Claudiana/AdI Media, L. 3.500.
7
obiettivo aperto
L’ARCIVESCOVO DI ALGERI ANALIZZA LA STORIA DI UNA « SFIDA RECIPROCA »
Islam e cristianesimo: quaie diaiogo
Nella visione musulmana il giudaismo e il cristianesimo sono considerati due tappe lungo la storia religiosa dell’umanità: l’IsIam caratterizza invece la « fase adulta » - Un confronto che può essere benefico per le religioni
Nella sua prima diffusione,
e poi nella sua espansione
verso Occidente, l'Islam si è
sviluppato su terre un tempo
interamente cristiane. Alla fine del IV secolo, aU’epoca di
sant’Agostino, si potevano
contare neH’Africa del Nord,
dalla Libia al Marocco, più di
seicento vescovi.
Le ultime tracce di questa
presenza vengono cancellate
nel XII secolo per lasciare il
posto a una società interamente islamizzata, con l’eccezione di qualche « isola » di
ebrei di origine berbera e in
seguito andalusa.
Nel Medio Oriente arabo e
iraniano, questa esclusione
continua sotto i nostri occhi. Aleppo, che aU’inizio
del nostro secolo era una
città cristiana, conta ormai
solo più qualche decina
di migliaia di cristiani su
700.000 abitanti. L’emigrazione cristiana verso il Libano, già di origine secolare,
si è moltiplicata con la guerra, e varie regioni tradizionalmente cristiane si sono
viste svuotate delle proprie
comunità.
In breve, lasciando spazio
all’Islam, il cristianesimo
spariva progressivamente dai
luoghi stessi in cui era nato
e dove ha prodotto i migliori risultati orientali, nei patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e Costantinopoli, per non parlare
di quella parte dell’Armenia
situata sul territorio turco,
delle chiese di Siria e di quelle nestoriane di Mesopotamia.
Per molti musulmani, oggi,
l’avanzata deH’Islam in Europa, in un contesto in cui il
cristianesimo perde la sua influenza sulla società, è il segno che sta per venire il momento in cui questa espansione prodigiosa raggiungerà
il Nord del Mediterraneo e
l’Occidente.
Sfida storica per il cristianesimo, l’Islam è anche una
sfida dottrinale. Esso si presenta, ad ebrei e cristiani, come l’erede della tradizione
biblica, dal momento che ingloba in sé i messaggi profetici di Abramo, di Mosè e di
Davide, ma anche quelli di
Giovanni Battista e di Gesù.
Secondo la concezione musulmana, come si sa, Maometto è il suggello dei profeti. Il musulmano che recepisce il Corano accoglie all’atto stesso anche tutti i messaggi precedenti, che d’altra
parte sono concepiti come in
perfetta concordanza con
quello di Maometto, dal momento che le differenze derivano solo dalle modificazioni
imposte dagli ebrei e dai cristiani ai testi sacri.
E’ così che, implicitamente o esplicitamente, vengono
negate la realtà della morte
di Gesù, l’incarnazione (Sura
4: 17, 72-75), la Trinità (Sura
Musulmani in preghiera a Milano.
5: 73), la Chiesa e soprattutto la storia della salvezza che
si compie in Gesù: a quest’ultimo l’Islam attribuisce
tuttavia il titolo di Messia,
privando questo termine di
ogni significato.
Tre tappe
lungo la storia
La storia religiosa deH’umanità è concepita, nell’apologetica musulmana, come
articolata in tre fasi: quella
dell’infanzia, in cui l’uomo
deve essere ancora educato
dalla Legge (la Legge giudaica); quella dell’adolescenza,
in cui Dio fa appello ai sentimenti generosi dell’entusiasmo giovanile come l’amore
e il perdono (che corrisponde
al cristianesimo); e quella
dell’età adulta dell’umanità,
cioè il periodo dell’Islam,
che equilibra le esigenze della Legge e i buoni sentimenti
nella religione del « giusto
mezzo » (Sura 2: 43).
Il giudaismo e il cristianesimo sono così concepiti come due tappe passate della
storia dell’umanità. Ai prodigi che Mosè aveva moltiplicato per impressionare gli ebrei
che « familiarizzavano » con
la magia egiziana, ai miracoli
di Gesù di fronte a un pubblico che si aspettava dei
prodigi, l’Islam sostituisce il
solo segno che si conviene alla tappa « razionale » della
storia dell’umanità, la meraviglia intellettuale e letteraria che è il Corano, segno
per eccellenza della veridicità del messaggio.
L’apologetica musulmana
esalta la semplicità del messaggio islamico centrato su
Dio, unico oggetto di una
adorazione che, senza intermediari o intercessori, senza
clero né sacramenti, mette ogni uomo di fronte al
la sua responsabilità personale nei confronti di questo mondo e di quello futuro. E bisogna riconoscere
la grandiosità della testimonianza resa a Dio dalla preghiera musulmana, la proclamazione del Corano e la sottomissione dei credenti alla
Legge divina nella loro vita
individuale, familiare e sociale.
Possiamo limitarci a citare la « Fatiha », equivalente
liturgico del « Padre nostro »: « In nome di Dio, che
fa misericordia, misericordioso, Re del giorno del giudizio, sei Tu che adoriamo,
da Te imploriamo il soccorso. Dirigici lungo il dritto
cammino: il cammino di
quelli che Tu hai colmato di
benefici, non quello di quanti
sono presi dalla collera, né
quello dei traviati » (Sura 1).
La sfida dell’Islam al cristianesimo culmina così con
questo edificio religioso e sociale, impressionante per
qualunque osservatore imparziale, ricco di un suo patrimonio spirituale, della sua
simbolica, della sua coerenza
interna, della sua vitalità comunitaria, del suo dinamismo missionario. Nessun’altra religione contemporanea,
mi sembra, rivolge al cristianesimo una sfida così universale e così temibile.
La crisi
dell’occidente
L’Islam proclama che la
comunità di Gesù non ha più
ragion d’essere dal momento
che Dio ha fatto nascere la
migliore delle comunità, cioè
quella musulmana (Sura 3:
110 e 3: 85).
Ma in effetti il cristianesimo, dopo essere stato vinto
dall’Islam sul terreno delle
sue stesse origini, ha cono
sciuto un’espansione mondiale grazie allo sviluppo tecnologico e coloniale dell’Europa, accerchiando la « casa
deirislam » e facendo nascere nuove chiese nella maggior parte dei paesi del mondo, condannando anche l’Islam a ritirarsi qua e là; per
esempio, un tempo, in Spagna e nei Balcani, ma oggi
anche in vari paesi dell’Africa nera, in Indonesia e nelle
Filippine.
La sfida dottrinale del cristianesimo all’Islam non è
meno seria. Certo, la dottrina cristiana non ha la semplicità di quella dell’Islam,
ma è centrata su dei principi
che a molti paiono insuperabili: le Beatitudini, il Sermone sul monte, le parabole del
figliol prodigo o del buon samaritano.
La prima Epistola di Giovanni riassume questo messaggio in alcune frasi che superano e supereranno sempre ciò che è stato detto sul
mistero di Dio e sulla vocazione dell’uomo: Dio è amore (I Giovanni 4: 16); chi non
ama non ha scoperto Dio,
poiché Dio è amore (I Giovanni 4: 8). Dio, nessuno
l’ha mai contemplato. Se ci
amiamo gli uni con gli altri
Dio dimora in noi (I Giovanni 4: 12).
Gesù nel Corano
La figura stessa di Gesù
resta un enigma nel Corano.
Nato miracolosamente da
una vergine, è chiamato il
Messia, e noi sappiamo bene
come tutto l’Antico Testamento designi questo personaggio dell’avvenire non come un qualunque profeta che
potrebbe succedere a un altro profeta, ma come il fine
stesso della storia di cui i
precedenti profeti preparano
la venuta. Più misterioso ancora, il Corano stesso lo chiama « Parola di Dio » ( Sura
3: 39), la sua Parola che ha
« lanciato in Maria » (4: 171),
uno Spirito che procede da
lui, un Segno — Lui e la madre — per l’intero universo,
finché ritorni alla fine dei
tempi.
Ali Merad, in un coraggioso studio su Gesù nell’Islam,
riconosce che il Corano pone
esso stesso delle domande a
cui l’Islam non ha ancora saputo rispondere. Altri hanno
mostrato le ricchezze del
« cristianesimo allo specchio
dell’Islam », ricchezze che si
manifestano per esempio nel
dibattito tra la lettera e lo
spirito, tra la Legge e l’amore. Gesù ha condotto questa
ricerca interiore nel suo incontro con il giudaismo del
tempo, ma un cristiano che
viva a contatto con l’Islam
non può impedirsi di applicarla alla dottrina musulmana.
Si potrebbe prendere questa doppia sfida come punto
di partenza di una guerra
santa che durerebbe fino alla
fine dei tempi.
Ma si può anche, al contrario, darle il senso di una
« emulazione spirituale » benefica per le due parti. E’ una
delle suggestioni contenute
nel Corano: « Se Dio avesse
voluto, avrebbe fatto di voi
un’unica comunità. Ma ha voluto mettervi alla prova con
il dono che vi ha fatto. Cercate di superarvi a vicenda
nelle vostre buone azioni »
(Sura 5: 48). Ma per questo
occorre passare a un altro
livello, passare dalla messa
in guardia delle dottrine alla
relazione fra le persone.
Mgr Teissier,
arcivescovo di Algeri
SCHEDA
Il CEC e le religioni
li problema del dialogo con le altre religioni è stato oggetto di discussione nel Consiglio ecumenico delle chiese, e
prima ancora presso il Consiglio internazionale delle missioni, che aderì al CEC nel 1961. Ecco alcune citazioni di documenti elaborati in proposito.
« La rinascita delle religioni non cristiane — in Africa e
in Asia, ndr — è rinforzata dal nazionalismo. Non sono tanto le verità di questi sistemi di pensiero e di sentimenti a
costituire l’attrattiva, ma piuttosto il desiderio attuale di modificare delle condizioni di esistenza contrassegniate dall’oppressione » (Evanston, 1954).
Un rapporto provvisorio presentato all’assemblea di Nuova Delhi (1961) parlava invece di «due verità importanti...:
le relazioni tra cristiani e non cristiani si fondano sulla condivisione di un’umanità comune e su una comune collocazione nell’amore di Dio ». Inoltre « l’Evangelo non si rivolge a
delle religioni, ma a degli uomini e a delle donne ».
Secondo Kenneth Cracknell, professore di teologia a Cambridge, per il CEC era chiaro che « 1) le altre religioni devono essere considerate come religioni viventi; 2) occorre
sempre riesaminare la nostra comprensione teologica dei rapporti fra l’Evangelo e queste religioni; 3) rincontro tra cristianesimo e le altre religioni può suscitare una nuova concezione deli’Evangelo ».
I rappresentanti di altre religioni furono presenti all’assemblea di Vancouver (1983).
8
8
ecumenismo
30 novembre 1999
SEMINARIO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ’ DI BASE
SCHEDA
Gesù di Nazareth
Le comunità di base
Una rilettura storica delle
la nascita del movimento
riflessioni cristologiche a ventanni dal- in Italia
- Un percorso storico « al femminile »
A circa venti anni dall’inizio del loro cammino, le Colmunità cristiane di base italiane (CdB)
sì ritroveranno per confrontarsi con la figura di
Gesù: « Gesù di Nazareth » è infatti il titolo del
loro X Seminario nazionale che sì svolgerà dal 7
al 9 dicembre prossimi, a Frascati, presso il centro Giovanni XXIII.
Il seminario vuole essere una tappa dì un lungo percorso di ricerca che nasce con la stessa
esperienza delle Comunità di base. A questo proposito le CdB si propongono di compiere un’ampia « rivisitazione » storica della riflessione cristologica ed una rilettura critica delle formule di
fede in cui si è espressa questa storia, tenendo
sempre presente l’esperienza del Gesù storico.
Una particolare attenzione sarà poi data alla
ricostruzione di un percorso storico al femminile,
parallelo a quello della cristologia ufficiale, che
evidenzi, attraverso alcuni esempi significativi, come le donne nella storia hanno « vissuto » e « vi
sto » Gesù, costruendone immagini in modo autonomo.
Il seminario (informazioni tei. 081/5534150) prevede relazioni di Martino Morganti, Franco Barbero, Adriana Valerio, Giuseppe Barbaglio.
Nei tre giorni di lavori non ci sarà certamente
il tempo — tengono a far sapere i promotori del
seminario — per approfondire un tema tanto complesso e tanto aperto alla ricerca teologica e agli
itinerari personali. Fatto il punto sugli interrogativi posti, i lavori saranno infatti rinviati ai seminari regionali già previsti per il prossimo anno
in sostituzione del Convegno nazionale, rinviato al
1992 per non interferire con le assise europee delle Comunità (che si terrà nel luglio 1991 a Parigi).
In vista del seminario, ADISTA ha pubblicato
una serie di interviste a teologi/ghe delle Comunità
di base e della Chiesa valdese. Riportiamo qui
quella a Franco Barbero della CdB di Pinerolo e
a Letizia Tomassone, pastore a Genova.
Un movimento nato dalla società e impegnato
nella società - Una struttura agile e duttile
Franco Barbero: incontrare
Cristo senza dogmatismi
— Un seminario di studi su Gesù di Nazareth può sembrare o
un po’ generico o un tantino superfluo. Ci sono fior di Concili,
pensiamo a Nicea e Calcedonia,
che se ne sono occupati in modo
preciso.
— Il rischio di svolgere un seminario tra il generico e il superfluo mi sembra esistere davvero.
Stiamo cercando di evitare questo e altri scogli. Non so se riusciremo, se il nostro tentativo
avrà una qualche fecondità. Intanto la ’’scoperta” di Gesù non è
mai finita e i concili, su questo
come su altri terreni, rappresentano dei momenti forti della riflessione ecclesiale e dei ’’cartelli”
indicatori, ma non possono costituire dei punti fermi, delle parole
e delle formule immodificabili.
Forse proprio ima certa moda di
’’recitare i concili” ha rischiato
di imbalsamare la fede cristiana
in formulazioni datate, prigioniere di una certa cultura.
Pensare che tali concezioni e formulazioni siano ’’nuvolette dogmatiche” non condizionate dal loro tempo e, quindi, valide per
sempre, significa non prendere
sul serio la storicità nostra e della nostra fede.
— L’obiettivo è, dunque, quello
di tentare un nuovo approccio alla cristologia?
— Voglio precisare. Noi ci guardiamo bene dal costruire o scegliere una cristologia che sia normativa per tutte le Comunità cristiane di base. Abbiamo sempre
detestato i ’’cartelli” obbligatori,
i ppcorsi vincolanti. Come nelle
scritture cristiane esistono parecchie maniere di pensare e di riferirsi all’esperienza e alla persona
di Gesù, così può essere auspicabile che le chiese cristiane riscoprano e vivano serenamente
anche un pluralismo teologico
reale per quanto riguarda il terreno cristologico. Del resto, la fede è prima di tutto sequela di
Gesù, non teorizzazione su Gesù.
La ricerca della verità, quando
diventa ossessione per l’ortodossia, dà segnali patologici e si perverte. Ci preme, comunque, ritrovare alcune memorie sepolte e
demonizzate, dichiarate eretiche
da chi, anche nei concili, ha fatto passare come ’’teologia imiversale” quella che era l’opzione
teologica del partito allora vincente nella chiesa o nelle chiese.
Ora la cristologia cammina e,
guardando avanti, scava nel passato. Quella decantata unanimità
che la teologia ufficiale delle chiese cristiane spesso tenta di affermare, è una ideologia continuista
che non tiene adeguatamente in
conto le diversità, le dialettiche, i
contrasti, le ricerche molteplici e
i problemi aperti. Su questi ter
reni il lavoro che molti storici ed
esegeti hanno compiuto merita la
nostra attenzione. Dedicare uno
spazio adeguato a queste’ ’’ricognizioni” può arricchire il nostro
cammino di fede.
— Ci sono punti particolari ai
quali sta pensando oggi?
— Penso soprattutto alla rilettura storica delle vicende conciliari dei primi secoli, alla esigenza di riscoprire le radici
ebraiche e l’ebraicità di Gesù.
Penso alla progressiva ’’divinizzazione” di Gesù che ha radici lontane e alla necessità di fare adeguatamente i conti con i proble
mi del linguaggio, le culture e gli
immaginari del tempo. Penso so^
prattutto alla riflessione delle teologie della liberazione e della teologia femminista. Ci troviamo in
presenza di apporti che vanno conosciuti e discussi. Ma la nostra
vita quotidiana, e mi sembra che
questo sia vero per molte donne e molti uomini, ha in qualche modo fatto uscire Gesù dalle
nicchie dogmatiche in cui lo avevano imprigionato. E non ne è affatto risultato un impoverimento
della fede. Il dialogo con le grandi religioni ci costringe, a mio avviso, a passare dal cristocentrismo (Cristo al centro) al teocentrismo (Dio al centro). Si noti
che questo non è affatto uno sminuire Gesù, ma il tentativo di cogliere il profondo significato della sua vita, il suo riferimento ’’assoluto” a Dio (e non a se stesso).
Letizia Tomassone:
nell’incontro con Cristo
la libertà delle donne
— Quale significato può avere
oggi interrogarsi su Gesù di Nazareth per le donne impegnate a
costruire, anche nell'esperienza di
fede, percorsi di libertà?
— Come donne oggi non ci serve tanto sapere se e come Gesù
di Nazareth avesse uno sguardo
libero dai pregiudizi patriarcali.
E’ ancora paternalismo l’affermazione che Gesù aveva con le donne dei rapporti diversi che con
gli uomini del suo tempo, più liberi, più uguali. Infatti in questa
affermazione si prende in considerazione soltanto l’azione di Gesù. Ma nel rapporto ci siamo anche noi, le nostre domande, la nostra ricerca di libertà. Se è vero
che la libertà è fuori di noi, essa
non ci viene concessa come un
dono grazioso, ma la dobbiamo
conquistare facendo fruttare il
desiderio che è dentro di noi. E
non si ha conquista senza rotture, conflitti, difficoltà. Queste rotture sono quelle attraverso cui
passava la conversione delle donne e, con accenti diversi, degli
uomini, nel primo secolo, intorno
a Gesù. Ma sono anche quelle che
segnano oggi la nostra conversione, il nostro rapporto con Dio
con il silenzio di questo simbolo
’’dio” sulle nostre esistenze di
donne. Anche per poter ’’litigare”
con Dio, porre le domande fondamentali della nostra esistenza,
lasciarsi trasformare dallo Spirito, è necessario che riconosciamo
in Dio la nostra libertà. Ed è necessario che troviamo noi stesse,
che acquisiamo, lo spazio sufficiente a muoverci a partire da
noi stesse.
— Quale incidenza dunque può
avere la figura di Gesù di Nazareth sull’esperienza di donne che
prendono coscienza della loro
soggettività?
— Mi sembra che Gesù abbia
una proposta che coinvolge tutta
una comunità, che nasce e si allarga con tutto il suo movimento
fatto di uomini e di donne. Gesù
stesso e la sua prassi non sarebbero concepibili senza rapporto e l’intreccio di tutti questi suoi
discepoli e discepole. Ed è proprio nei rapporti conflittuali che
l’orizzonte di Gesù si allarga e la
sua predicazione del Regno di
Dio diventa più concreta. Per esempio, quando incontra la donna pagana che non vuole trovarsi
davanti un Dio muto, che ha delle
esigenze da porre: la sua bambina, il suo futuro, da salvare.
Quella donna ha trovato in quel
rapporto conflittuale la propria
libertà, e facendo questo percorso
ha incontrato, quasi per forza, la
libertà e la pienezza dell’evangelo. Qggi questo può essere per
noi più complicato, perché Gesù
di Nazareth ci incontra in modo
prioritario attraverso ouei testi
biblici che sono segnati dalla visione maschile del mondo. Eppure, benché la storia sia scritta dagli uomini essa non è fatta solo
da loro, cosi che possiamo trovare al centro della storia biblica
la voce, le esperienze e le visioni
di libertà delle donne del passato. In realtà quella storia, maschile, non potrebbe esistere se
non ci fossero state donne che
avevano fatto l’esperienza della
libertà. Credo che noi oggi, proprio per nutrire il nostro desiderio di libertà, abbiamo bisogno di
cercare e ritrovare l’eredità che
ci è stata tolta, di risentire la voce delle donne che ci hanno precedute e che hanno sperimentato
la forza liberante dello Spirito.
Il movimento delle Comunità
cristiane di base (CdB) è nato
nel vivo delle trasformazioni e
delle mobilitazioni che hanno interessato la società italiana alla
fine degli anni sessanta e si è
caratterizzato fin dall’inizio come movimento non di singoli
ma di comunità, impegnate nello sforzo di sperimentare un modo nuovo di essere chiesa. A differenza di molte altre aggregazioni sorte in quegli anni, esse
hanno infatti assunto la dimensione ecclesiale come dato essenziale nella loro esperienza. Una
esperienza fondata sul rifiuto di
una concezione della chiesa come « società perfetta », compiuta in se stessa, e sulla piena accoglienza della visione del Concilio Vaticano II di una chiesa
« popolo di Dio », arricchita dalia scelta di porsi, nel proprio
rapporto col « jmondo », come
« chiesa per gli altri ». Una scelta che metteva inevitabilmente
le CdB in contrapposizione con
il potere nella chiesa e le portava a denunciarne i collegamenti con gli altri poteri, sociali e
politici. L’impegno e la presenza nel sociale, a partire dalla
concreta solidarietà con le lotte
operaie e bracciantili, in quegli
anni particolarmente dure, si posero di fatto come la naturale
proiezione di questa « opzione di
fondo » da cui le Comunità erano sorte.
A questa intuizione originaria
diventata nel tempo, non senza
incertezze o ripensamenti, piena
consapevolezza, le Comunità sono rimaste fedeli per vent’anni,
impegnate in sede locale, nei
quartieri delle grandi città e nei
paesi, nelle più diverse forme di
presenza nella vita sociale, culturale e politica e protagoniste,
in sede nazionale, nelle lotte politiche della sinistra e, più specificamente, nella battaglia anticoncordataria, nella solidarietà
alle numerose forme di repressione imposte dalle autorità ecclesiastiche a sacerdoti e religiosi in diverse circostanze, nella
creazione del « Movimento 7 novembre » e, con la sinistra aclista e cislina, dei « Cristiani per
il socialismo », nel ’’cartello” dei
« Cattolici del no » in occasione
del referendum sulla legge istitutiva del divorzio. Anche nella battaglia referendaria sulla legge
dell’aborto le CdB sono state
apertamente presenti nello schieramento del « no ».
Caratteristiche dell’impegno
delle Comunità di base sono state, inoltre, da sempre, la partecipazione, a livello locale e nazionale, ad iniziative antimilitariste e pacifiste, naturalmente sfociata nelle mobilitazioni écologiste, pacifiste e antinucleari degli
anni Ottanta, le differenti forme
di solidarietà concreta con i popoli impegnati nelle lotte di liberazione nelle diverse parti del
mondo, il coinvolgimento, nel nostro Mezzogiorno, nella lotta contro i poteri mafiosi e, più recentemente, l’impegno collettivo sulla questione della presenza delle donne nella chiesa, nella comunità e nella società. Un tema,
quest’ultimo, a cui le CdB hanno
sempre riservato una notevole
attenzione, ima che ha conosciuto una tappa significativa con il
seminario nazionale « Le scomode figlie di Eva », svoltosi due
anni fa a Brescia.
Dopo aver contribuito, agli inizi degli anni Settanta, a salvare
il settimanale cattolico « Com »
le CdB, coerentemente con una
prospettiva di ecumenismo di base che ha costantemente segnato il loro cammino di fede, ne
favorirono la fusione con il settimanale evangelico « Nuovi tempi », dando vita alla nuova testata « Com-nuovi tempi », che sarebbe diventata, nell’Italia del riflusso post-conciliare, una delle
poche voci autenticamente libere per il mondo cattolico. Una
esperienza da cui oggi, in un panorama sociale ed ecclesiastico
mutato, è nato il nuovo mensile
« Confronti ».
Nove convegni,
nove seminari
Una struttura organizzativa
molto agile e duttile (un comitato nazionale costituito da rappresentanti di tutte le comunità e
una segreteria tecnica esecutiva)
ha garantito fin dall’inizio la continuità del movimento delle CdB
e l’organizzazione dei nove convegni e degli altrettanti seminari nazionali fin qui promossi. Essa ha inoltre consentito di stabilire rapporti a livello internazionale con le analoghe realtà
presenti in Europa e nel terzo
mondo. D’altronde, fin dai primi
anni della loro esistenza le CdB
hanno vissuto anche una loro dimensione internazionale con frequenti scambi con comunità straniere e partecipazioni a convegni, come quello di Lione del
1973 su « Cristiani impegnati nella rivoluzione, per l’aweniro del
mondo ». Dopo un primo incontro europeo organizzato dalle Coinunità di base olandesi nel 1983,
si sono tenuti altri due convegni
continentali, a Torino nel 1985
(« La rifiessione delle CdB a confronto con la teologia della liberazione e la teologia europea») e a Bilbao nel 1987 («La
chiesa di base, soggetto-oggetto
di un nuovo annuncio dell’Evangelo»). Quest’ultimo convegno è
stato organizzato da un vero e
proprio collegamento europeo
che ha sede a Parigi e nel quale
sono rappresentate le CdB portoghesi, spagnole, francesi, olandesi, belghe (divise in francofone e fiamminghe), scozzesi, inglesi, svizzere e italiane. Il prossimo incontro europeo è previsto per il 1991 a Parigi.
La segreteria tecnica garantisce inoltre la comunicazione interna, mentre la comunicazione
verso l’esterno passa prevalentemente verso i canali di alcuni
mensili, come il già citato « Confronti » e « Tempi di fraternità ».
Molte comunità pubblicano inoltre dei propri bollettini, fra cui,
ad esempio, il « Notiziario della Comunità delTIsolotto », il
« Foglio di collegamento » delle
CdB sarde, il quindicinale « Due
pagine » della Comunità di Villanova di Bagnocavallo (Ravenna)
o « La casona » della Comunità
del villaggio artigiano di Modena.
Altre informazioni sulle CdB
possono essere richieste alla Segreteria tecnica nazionale, tei.
081/5534150.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 2 DICEMBRE
ore 23 circa - RAIDUE
(Replica)
LUNEDI’ 10 DICEMBRE
ore 10.45 circa - RAIDUE
CAMMINARE PER FEDE
lettura e commento della Lettera agli Ebrei, capitolo 11.
9
valli valdesi
9
30 novembre 1990
INCONTRO IN FRANCIA
Dì ciao
al nostro
pubblico
Nello scorso mese di agosto è
è stata approvata la tanto attesa
legge che regolamenta l'uso in
Italia delle frequenze radio televisive; lo Stato, proprietario dell’etere, può concederne a privati
l’uso di una parte, a patto che
dimostrino la valenza delle imprese radiotelevisive sia sul piano economico che dei programmi.
Si è detto che sarebbero finite
le televisioni che vendono tappeti
in diretta o le radio a conduzione familiare, negli scantinati.
Ogni radio ed ogni TV diventerà una vera e propria impresa:
una parte di etere sarà riservata
a quelle radio o televisioni che,
lungi dal far commercio dei propri messaggi, sono espressione di
istanze religiose, politiche e culturali.
Le radio evangeliche fanno indubbiamente parte di questo settore. Prendiamo l’esempio di Radio Beckwith.
Trasmissioni quotidiane di 16
ore, rubriche redazionali che ogni
giorno occupano circa 5 ore, l’impegno a titolo quasi totalmente
volontaristico di una trentina di
persone, un bilancio talmente ’’tirato” da sembrare irreale: non si
arriva ai 40 milioni all’anno.
Quando provammo ad addentrarci nella miriade di circolari,
interpretazioni di legge, carte bollate, viaggi a Torino, schede tecniche sulla cui compilazione ricevemmo indicazioni talvolta contrastanti, dischi di computer, tutto sembrò quasi impossibile da
realizzare. Cocciutaggine, una certa esperienza maturata in oltre
Sei anni di attività, le condizioni
oggettive della radio che corrispondono a quanto stabilito dalla
legge ed un bel po’ di denaro versato a chi è sempre disposto a
darti una mano (naturalmente
nella più assoluta legalità) hanno fatto sì che le varie richieste
di autorizzo-zione siano state consegnate in tempo utile; non tutte
le radio evangeliche vi sono riuscite, ma non è qui il punto.
La legge vuole non solo tutelare, ma anche incentivare l’attività
di quegli organismi che fanno effettivamente comunicazione, che
come si dice in linguaggio tecnico "autoproducono” un certo numero di trasmissioni.
Da poco la Regione ha emesso
una sua apposita legge che offre
anche delle provvidenze a sostegno di quanti operano in questo
senso, badando all’informazione.
Circa due settimane or sono a
Pinerolo si è vissuto un avvenimento sportivo di una certa rilevanza: la squadra locale di calcio
ha affrontato, ovviamente in ’’amichevole”, la formazione di serie A
del Torino; in quanto emittente
locale abbiamo avuto la possibilità di avvicinare i giocatori per
delle interviste (Radio Beckwith
cerca di fare informazione su tutto quanto accade in zona).
Ci siamo trovati di fronte un
cronista di un’altra radio pinerolese; ecco le domande, anzi "lo”
richiesta ripetuta in modo ossessionante ai componenti della
squadra di Torino: « Di’ ciao agli
ascoltatori di Radio xy! ».
Ognuno usa la sua parte di etere come meglio crede; la legge tutelerà chi fa informazione?
Per il momento ci siamo trovati a riflettere sul tempo passato a
compilare schede e domande, ai
soldi spesi, alle riunioni, al bisogno reale di informazione che c’è
nel pinerolese.
Piervaldo Rostan
Si riparla del traforo
A confronto amministratori dei due versanti alpini e operatori turistici - Un progetto vecchio che può essere ripreso? - Molti interrogativi
Si è svolto sabato scorso a Ristolas, sul versante francese delle Alpi, un ulteriore incontro sui
possibili collegamenti viari fra la
vai Penice ed il Queyras.
Da parte italiana erano presenti alcuni sindaci ed amministratori locali e un tecnico della
Provincia; non tutti i comuni erano rappresentati.
Da parte francese vi erano dei
rappresentanti politici regionali,
un senatore ed esponenti delle
attività turistiche dell’area direttamente coinvolta.
Sono state esaminate le possibilità reali di realizzazione del
tunnel, la quota (al Pra o sotto?), l’uso (solo turistico o anche
commerciale?), la viabilità di accesso, le possibilità di finanziamento.
Incontri analoghi si svolgono
da tempo, potremmo dire da decenni, ma si sa che le grandi
scelte sui collegamenti internazionali avvengono al di fuori di
questi ambiti.
Se mai questa iniziativa dovesse prendere corpo, sarà quanto mai importante un confronto fra i politici nostrani e la popolazione; è infatti chiaro perché da parte francese si guarda
all’Italia da una regione che, pur
puntando al turilo come il
Queyras, si trova lontana dai
grandi centri urbani e vive da
tempo una grossa crisi ed uno
spopolamento elevato.
Qualora dovesse essere effettuato uno « studio di fattibilità »
if..
Partirà dalla conca del Pra un traforo per la Francia?
crediamo debba essere valutato
pienamente l’impatto che tale
collegamento potrebbe avere,
non soltanto sull’ambiente, ma
soprattutto sulla popolazione locale; il transito di colonne di
auto con i turisti torinesi che
andrebbero a sciare in Francia
a chi porterebbe vantaggio?
E un’operazione del genere non
costituirebbe un colpo basso ad
ogni tentativo di sviluppo diver
so per la valle, che ne valorizzi
le risorse che non sono le auto
o i muri di cemento?
Gli incontri proseguiranno (oltretutto da parte italiana manca il riferimento dell’ente di
programmazione territoriale che
è la Comunità montana); non
mancheranno le occasioni per ritornare sull’argomento.
O. N.
SPAZIO GIOVANI
Progetto
scuola
Da anni « Spazio giovani » è
un progetto « globale » di idee
e di iniziative, che si rivolge ai
giovani, organizzato in collaborazione tra i vari servizi della
Comunità montana e dell’USSL
43.
Particolarmente interessante e
pròpositivo è il settore scolastico; il « progetto-scuola » si articola in diversi filoni di lavoro:
la comunicazione attraverso la
globalità dei linguaggi per un’integrazione allargata (che prevede momenti di formazione comune per insegnanti e operatori
al fine di fare prevenzione del
disagio e dell’emarginazione); cinema e scuola (per affrontare
fenomeni e problefmatiche sociali); educazione sessuale; informazione e sensibilizzazione sulla tutela ambientale (per promuovere la conoscenza del nostro territorio); salute e lavoro;
sport e salute.
Un altro settore di intervento
è rappresentato dai viaggi e vacanze, in un’ottica di conoscenza di differenti culture, linguaggi e modi di vivere.
VISUS
di Luca Regoli & C. *s>
OTTICA - Via Amaud, B
1006« TORRE PBLUCB (To)
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Quale alleanza?
Il primo Consiglio è convocato, ma non si sa
nulla di preciso sulla ’’formula” per la giunta
Praticamente sette mesi dopo
le elezioni amministrative di
maggio, e comunque vari mesi
dopo che i singoli comuni hanno designato i propri rappresentanti in seno alla Comunità montana, è stato convocato il Consiglio, che dovrebbe eleggere la
nuova giunta, sabato 1° dicembre, alle ore 18.
In queste ultime settimane si
sono fatti più incalzanti i contatti fra i gruppi presenti (PCISin. Indipendente, PSI, DC, Lega Nord). Se giochino im ruolo
maggiore i programmi o la ricerca delle poltrone è difRcile dire; talvolta sembra prevalere
l’aspetto più negativo.
Il gruppo unico PCI-Indipendenti, divenuto così il più numeroso, ha chiesto la presidenza; i socialisti, sottolineando che
la maggioranza dei comuni è retta da loro esponenti, fanno altrettanto. La DC sta un po’ a
guardare, accontentandosi di
qualche assessorato; la Lega
Nord è stata coinvolta negli incontri ma l’impressione è che
starà fuori dall’esecutivo.
Al momento in cui il giornale
va in stampa non è anco
ra chiara la soluzione circa le
alleanze: sono infatti possibili
più varianti (PSI-DC; giimta di
sinistra; giunta « unitaria»). Non
è affatto da escludere che alla
fine, sabato, senza accordo fra i
gruppi, si prenda semplicemente atto della situazione rinviando ancora la formazione dell’esecutivo.
Neppure il confronto fra i programmi stabilisce con chiarezza
delle indicazioni sulle possibili
alleanze: sul mantenimento dei
servizi e dell’USSL coincidente
territorialmente con la Comunità
montana, sulla ferrovia c’è probabilmente maggiore comunanza
di vedute a sinistra; sull’urgenza del « buco » verso la Francia
la sintonia è piuttosto fra PSI
e DC a meno che questo punto
programmatico, per altro centrale rispetto alle scelte future della valle, non diventi merce di
scambio con gli assessorati o la
presidenza stessa.
Un loro ruolo giocano poi i
difficili rapporti personali tra alcuni personaggi politici della valle, sulla cui rappresentatività è
lecito sollevare dubbi.
Autonomia locale
TORINO — Sulla nuova legge
per le autonomie locali (la 142
del maggio scorso) si è svolta
la sesta assemblea generale dell’Unione regionale delle provinole piemontesi.
Gli interventi degli esponenti
politici piemontesi hanno sottolineato la grande occasione che
la nuova legge offre sul piano
della reale autonomia.
D’altra parte si tratta ora di
definire le aree metropolitane, di
ridisegnare le provinole e soprattutto occorrerà ridistribuire
le risorse finanziarie in modo decentrato, evitando che il possibile bipolarismo fra Regione e
città di Torino renda marginale il rapporto con le altre aree
territoriali.
Agricoltori in piazza
TORINO —Nel periodo aprilesettembre di quest’anno, nella
Provincia di Torino, la cassa integrazione ordinaria è aumentata del 100 per cento, mentre quella straordinaria è diminuita del
13,5 per cento. In particolare sono state erogate 2,5 milioni di ore
in più di CIG ordinaria e 0,5 milioni in più di CIG straordinaria.
Lo ha reso noto l’assessore regionale al lavoro, Giuseppe Cerchio,
sottolineando che « i risultati più
negativi si registrano nel settore
metallurgico ed in quello della
trasformazione di minerale ». Più
confortante, invece, la situazione
in tutto il Piemonte dove la cassa integrazione ordinaria è aumentata del 53 per cento, mentre
la straordinaria è diminuita del
9 per cento. « Questi dati — ha
aggiunto Cerchio — devono vederci particolarmente impegnati
come istituzione per attivare, già
da questo -fine 1990, ogni possibile intervento verso le fasce più
deboli del mercato del lavoro
stesso ». A questo proposito, l’assessore regionale al lavoro ha annunciato la presentazione, entro
dicembre, di un disegno di legge
sui « Centri di iniziative locali per
l’occupazione », per offrire « ogni
opportunità a giovani cassaintegrati, ai disoccupati ed alle fasce
più deboli del mercato del lavoro ».
Cassa integrazione
'TORINO — Alcune migliaia di
coltivatori diretti hanno Jmanifestato mercoledì scorso in tutta
la regione evidenziando i problemi legati alle produzioni agricole; le norme CEE bloccano le
produzioni di latte e di cereali,
i prezzi dei prodotti vengono talvolta addirittura ridotti all’origine, i contributi previdenziali
sono considerevolmente aumentati negli ultimissimi anrti.
Quale politica agricola viene
poi perseguita per le zone montane?
Per queste motivazioni i contadini sono scesi in piazza e prima ancora sulle strade del Piemonte (compresa la statale 23);
si è trattato della prima manifestazione unitaria (il mondo
agricolo conta sostanzialmente
su tre organizzazioni di categoria) dopo molti anni.
L'OTTICO DI LUSERNA
di Federico Regoli & C.
DISCHI HI-FI
di ATTILIO SIBILLE
• DISCHI - MUSICASSETTE
DI TUTTI I GENERI MUSICALI
IMPORTAZIONE
• COMPACT DISC
• ALTA FEDELTÀ’
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10
10 valli valdesi
30 novembre 1990
>90 ^
CAVOUR
VAL RELUCE
L'economia della mela Droga: chi vuole
Dieci comuni in un consorzio: una produzione di 200.000 quintali
Si è da poco conclusa l’XI edizione di Tuttomele a Cavour, una
serie di appuntamenti culturali,
di spettacolo e di dibattito: sono
ormai migliaia i visitatori che durante la settimana di apertura degli stand visitano il paese della
"Rocca”,
Per valutare l’impatto che questa manifestazione e più ancora
la produzione di mele (che sta all’origine dell’iniziativa) hanno
sull’economia locale, abbiamo
sentito il presidente della Pro Loco, Nanni Vignolo, e il sindaco.
« Cavour, insieme ad altri nove
comuni della zona — spiega il
sindaco — si trova all’interno
dell’ organizzazione denominata
Cifop, nata alcuni anni or sono
per valorizzare la produzione della mela. Ricordo che le mele di
Cavour rappresentano una parte
significativa dei 2(X).000 quintali
di produzione che è quella del
consorzio; a sua volta essa è un
sesto della produzione piemontese. Del resto l’area del Cifop è
stata la prima in regione a darsi,
proprio con Tuttomele, un momento di commercializzazione organizzata: oggi la vendita avviene in gran parte direttamente ai
consumatori mentre solo 10 anni
fa avveniva quasi esclusivamente
tramite i commercianti che acquistavano il prodotto, come si suol
dire, "sulla pianta’’ ».
Da notare che tramite il Cifop è
da tempo avviata anche una forte riduzione nelTuso di antiparassitari e concimi chimici, sulla linea di quella lotta integrata che
è stata intrapresa in molte zone
a vantaggio della tutela della salute; proprio quest’anno si è
svolto un incontro pubblico sul
tema della "Certificazione qualitativa della mela" con la partecipazione di operatori provenienti
da zone diverse del paese.
Ma se la mela e la sua rassegna rappresentano un momento
importante, a Cavour si segnala
anche il piccolo parco della Rocca; come funziona, chi lo gestisce, cosa vi si si trova?
Una di esse, per l’appunto, ci ha
inviato questa lettera.
SCRIVONO GLI STUDENTI IN VISITA
Il parco della Rocca
L’otto novembre la nostra classe ha trascorso una piacevole
giornata visitando il parco naturale regionale della Rocca di Cavour. E’ stata un' esperienza
istruttiva e divertente: abbiamo
visitato l’abbazia di S. Maria, il
museo, percorrendo poi i sentieri per raggiungere la vetta.
Col permesso e con l’aiuto
della guida, abbiamo raccolto
campioni di foglie, bacche, piume e rocce, come ci avevano indicato anche i nostri insegnanti
durante la preparazione, poiché
stiamo svolgendo un programma
di educazione ambientale.
Ci siamo divertiti sugli attrezzi
del percorso vita e abbiamo consultato la carta topografica delia
zona di Cavour, facendo anche
uso della bussola. Il guardiagarco,^ Franco Gaietto, è stato con
noi l’intera giornata e ci ha fomi
to spiegazioni e risposte più che
esaurienti.
Abbiamo potuto pranzare sul
bel prato e giocare al sole che,
nonostante il mese di novembre,
era caldo.
Per tutto ciò ringraziamo le
persone che hanno lavorato per
salvaguardare questa zona ricca,
tra l’altro, di coppelle preistoriche e di una pittura rupestre.
Abbiamo saputo che il nuovo
edifìcio sulla Rocca ospiterà il
museo e un ristorante.
A questo proposito ci permettiamo di esprimere la nostra
preoccupazione che molte persone salgono in auto inquinando,
disturbando gli animali e cogliendo rari vegetali.
Dalla discussione avuta in classe sono emerse alcune proposte:
— vietare al traffico normale
l’accesso alla vetta (soprattutto
nelle ore della ristorazione, evi
PINEROLO
Da 10 anni con i
portatori di handicap
tando così di trasformare il ristorante prevalentemente in locale alla moda);
— predisporre un mezzo comunale (elettrico?) per permettere
l’accesso alla vetta anche ai disabili;
— fare in modo che il ristorante sia un punto d'incontro sul
modello dei rifugi alpini;
— educare al rispetto dell’ambiente informando i visitatori
sulla necessità di non abbandonare rifiuti e di non lasciare tracce umane nella natura;
— Stimolare sane abitudini di
vita, incentivando passeggiate, attività motorie in ambiente naturale, ampliando il percorso vita,
creando giochi alternativi in legno per bimbi, favorendo l’uso
della bicicletta sulle strade della
Rocca ecc.;
— pubblicizzare maggiormente
presso la popolazione e le scuole
le bellezze naturali, paesaggistiche e storico-architettoniche del
parco, usufruendo anche del personale specializzato che lavora
nel parco.
Restando disponibili per eventuali chiarimenti o incontri, salutiamo e ringraziamo per l’attenzione.
Classe I C
Scuola Media ”S. Lazzaro”
via dei Rochis, 29 ■ Pinerolo
Pinerolo, 13 novembre ’90.
Il gruppo Incontro di Pinerolo, che si occupa di volontariato nel campo del tempo libero
a favore dei soggetti portatori di
handicap mentali, raggiunge, in
questo 1990, dieci anni di attività.
Cercare di recuperare e inserire nel contesto sociale queste
persone sfortunate, divertendosi
con loro una domenica, passando un week-end in allegria e, una
volta all’anno, vivendo un’intera vacanza con loro è, in sintesi, l’attività del gruppo.
Nel 1980 alcuni ragazzi, forti
di questo spirito, visto il vuoto
e l’assenza di iniziative del genere, cominciarono ad operare
in favore dei portatori di handicap affrontando diversi problemi
di tipo strutturale e organizzativo nonché di natura diversa (pregiudizi, malignità e stupidità di
certa gente), per finire agli insoluti problemi economici (parzialmente risolti con una convenzione con l’USSL 44).
Convinzione, allegria e decisione sono stati gli elementi che
hanno accompagnato gli assistenti del gruppo in questo loro
cammino.
INFORMAZIONE
Giunti a questo punto, sono gli
assistenti stessi a ringraziare i
loro sfortunati amici per averli
fatti crescere in termini di umanità e fratellanza facendo loro
conoscere un certo tipo di mondo, purtroppo ancora oggi emarginato, ma che non sarebbero in
pochi a voler sfruttare come una
miniera d’oro.
Oggi il gruppo Incontro è ben
conscio di quanto si potrebbe
realizzare se i politici guardassero con più attenzione alle problematiche dei portatori di handicap.
300 milioni
dalla Regione
Chi è interessato a partecipare alle attività del gruppo Incontro può chiedere informazioni
telefonando a Salvatore, telef.
0121/794868 oppure a Angelo, tel0121/795597.
Quasi cento persone impegnate nel settore dell’inlormazione
locale hanno partecipato alla riunione indetta dalla Regione lunedì scorso per verificare i passaggi necessari all’applicazione,
già quest’anno, della legge approvata lo scorso luglio per interventi a favore dell’informazione locale.
Sostegno per l’acquisto di mezzi tecnologici, per l’abbonamento ad agenzie di informazione regionale, acquisto da parte della
Regione di spazi pubblicitari:
queste le iniziative possibili con
un impegno, per il ’90, di 300 milioni.
occuparsene?
« Il parco presenta un ricca varietà di specie animali e botaniche — aggiunge il presidente della Pro Loco —; al suo interno c’è
anche l’abbazia di S. Maria: un
gruppo di guide è messo a disposizione per le visite. Inoltre operano e vigilano sulla vita dell’area
due guardiaparco, fin qui sotto la
gestione diretta del comune ma,
con le nuove disposizioni regionali in materia, si sta costituendo
un ente parco in cui sono rappresentati, oltre al comune, la
provincia e varie organizzazioni
agricole ed ambientalistiche ».
Anche al parco della Rocca di
Cavour esistono delle limitazioni,
non vi si può andare in moto ed
in certi periodi, per evitare intasamenti, neppure in auto; fra i
visitatori vanno segnalate in particolare le scolaresche della zona
che vi possono effettuare anche
vere e proprie ricerche di ambiente.
L’USSL incontra le associazioni della valle:
occorre la collaborazione da parte di tutti
Del problema droga si è tornato a parlare la scorsa settimana a Torre Pellice, nel corso di
un incontro promosso dall’USSL
43 con le associazioni a vario titolo operanti in vai Pellice.
« Alcune risposte al problema
— hanno detto gli operatori —
possono e debbono certamente
venire dall’ente, ma è importante creare una collaborazione fra
tutte le iniziative che in qualche modo possono concorrere ad
affrontare il problema ».
Esistono, ad esempio, molte associazioni o gruppi che per la
loro stessa attività (sportiva, ricreativa o culturale) di fatto effettuano prevenzione, coinvolgendo un buon numero di giovani;
questo lavoro va incoraggiato
poiché, sul piano specifico, l’impegno è comune.
Solo recentemente l’équipe che
neiruSSL segue i problemi legati alla tossicodipendenza ha raggiunto una certa consistenza e
proprio nelle scorse settimane ha
trasferito anche i suoi locali di
Torre Pellice in via Guardia Piemontese.
Come ci si rapporta al problema? Chi occorre coinvolgere?
Quale ruolo possono giocare le
chiese?
Questi alcuni degli interrogativi emersi dal confronto tra operatori e cittadini presenti.
Certo la trentina di persone,
che pure rappresentano un tessuto importante nella vita sociale della valle con il loro impegno assolutamente volontario, sono sembrate poche rispetto ai
130 inviti mandati dall’USSL: vi
erano soltanto due affnministratori locali, pochi insegnanti. Tuttavia la volontà di dare veste
operativa ad un coordinamento
sulla questione droga, che non
faccia capo direttamente alrUSSL pur ottenendone il necessario supporto, è stata ribadita.
Occorre anche informare in
modo corretto, è stato aggiunto; informare i giovani sui rischi ma anche le famiglie. Certo non distribuendo — come
è stato fatto anche di recente
a bambini in età giovanissima
— volantini allarmanti pieni, di
evidenti falsità ma capaci di ingenerare paura in chi sia appena sprovveduto: da alcuni anni
ne circolano varie versioni, firmate dai « carabinieri » che ovviamente smentiscono. Ma le
preoccupazioni rimangono: del
resto l’abbassamento dell’età nell’approccio alla droga è confermato; non sono poche inoltre
le persone occupate che convivono con la condizione di tossicodipendenti.
Se le chiese, le associazioni che
svolgono attività rivolte ai giovani possono contribuire alla prevenzione in modo più o meno
diretto, cqme possono rapportarsi al problema i semplici cittadini che vogliono impegnarsi in
questo campo?
Si potrebbe organizzare una
serie di momenti di formazione
e preparazione m cui, a c.m e
disponibile ad offrire una parte
del proprio tempo, vengano offerte alcune conoscenze indi.spensabili da parte di chi segue il gròblema droga da anni.
In questo senso si sono orientate le persone presenti, dandosi appuntamento per il 20 dicembre, estendendo l’invito a quanti sono interessati al problema.
P. \ , R.
UNA PAGINA DA RISCOPRIRE
La leggenda della
“Barma Ciabrira”
Un gruppo di case sulle pendici del Castelluzzo e la storia dei suo vecchi abitanti
La « Barma Ciabrira » è un
gruppo di case sulle pendici del
Castelluzzo, un poco più in su
dei Serverà e di Barma Prià.
Le guide, in genere, la ignorano; ce n’è un accenno nella
guida del CAI, Alpi Cozie Settentrionali, edizione 1923 (e non
più ripetuta nella nuova edizione, edita sotto il nome di Alpi
Cozie Centrali, 1982, che accenna
solo al Rio di Barma Ciabrira),
che a pag. 203 dice: « ...presso
le case di Barma Ciabrira (m.
780) addossate ad una roccia... ».
Ne parla un po’ più a lungo il
Guide des Vallées Vaudoises
che, a pag. 49 (della 2" edizione, 1907) nelTitinerario per Castelluzzo dice: « ...on ne tarde
pas à atteindre Barma Ciabrira (780), petit groupe de maisons adossées à un rocher; c’est
la que se trouve une des sources principales qui fournissent
Teau potable à La Tour... ».
Pribtia dell’ultima guerra ricordo che era ancora abitata
una delle case, però fuori dalla
roccia, che ora è stata distrutta durante la guerra. Le case
caratteristiche sono quelle addossate alla roccia, di cui
una delle pareti è costituita dalla roccia stessa. Case non più
abitate già da oltre 70 o 80 an
ni, solo utilizzate per deposito
di fogliame o di fieno. In questi ultimi anni, per il completo
abbandono, le case sotto la roccia non sono più visibili né accessibili a causa della massa di
rovi cresciuti tutt’intorno.
Sulla località vi era una strana diceria che mi è stata raccontata anni fa da mio padre.
Pare che in passato le case
fossero abitate da famiglie venute dalla pianura i cui componenti erano notoriamente dei ladri da padre in figlio, tanto che,
quando nasceva un bambino,
questo veniva portato sull’orlo
della roccia; se non si afferrava
con le mani alle erbe della sommità, precipitava a valle, morendo. Se invece si tratteneva, la
gente diceva: «consti a Tè un
boun lader », perché le mani si
afferravano saldamente, e veniva
riportato a casa.
Non so cosa ci sia di vero in
questa storia, ma essa ricorda
da vicino il mito di Sparta, che
con quel sistema eliminava i
bambini più gracili. Anzi mi do
piando se quel mito che si ri
pete anche presso altri popoli
anche come punizione per i de
fitti, non abbia influenzato questa nostra leggenda.
Osvaldo Coisson
11
lettere 11
30 novembre 1990
PASTORA,
non pastore
Caro direttore,
chi ha letto attentamente la pagina
14 del numero speciale (16.11.’90) può
essersi sorpreso/a che una dei cinque
nuovi pastori deH’UCEBl (che dal curriculum sulla stessa pagina risulta essere teologa femminista) abbia firmato un articolo, « Questione pastorale:
quali risposte •, in cui la figura pastorale viene descritta sistematicamente
ed esclusivamente in termini maschili. Tengo a precisare che queU'articolo, richiestomi da Luciano Deodato, fu
redatto tenendo Ctonto che il ministero pastorale è esercitato sia da uomini sia da donne. Nella misura del possibile usai un linguaggio che mettesse in evidenza l’essere sessuato (al
femminile o al maschile) di chi è
pastora/e, valendomi del linguaggio
concordato dalle pastore BMV e in
uso presso l’esecutivo battista. Nell’articolo pubblicato questi segni della differenza sono scomparsi (o meglio, sono stati fatti scomparire) sotto
il pretesto della neutralità maschile.
Non mi sembra un buon inizio alla
discussione sulla questione pastorale.
In tempi come i nostri, quando tutti
concordano sul fatto che le differenze (BMV e altre più profonde) siano
da conoscere e da riconoscere, è davvero sconcertante che la differenza
sessuale sia una differenza che non
fa differenza.
Elizabeth Green, Altamura
valorizzare le differenze e per contribuire anche noi al « decennio di solalarietà delle chiese con le donne ». Métteremo la questione all’ordine del
giorno della prossima riunione del Comitato editoriale.
G. G.
la camorra abbiano ormai messo radici qui per interessi personali.
Non proseguo, lascio alla riflessione
di quanti leggano questo scritto, siano essi concittadini, politici, ambientalisti, autorità interessate, eco.
(Lettera firmata)
La redazione di questo giornale non
conosceva la decisione dell’esecutivo
battista circa il lessico da adottare
quando si vuol parlare delle donne pastore. Così, adottando il nostro lessico
giornalistico abbiamo corretto il lessico
dell’autrice. Rileggendo, pur con occhi
di maschi, l’articolo non ci sembra di
aver tradito la tesi sostenuta.
Se concordiamo con la necessità di
modificare il nostro lessico, maschilista,
ci sembra però che sia necessario arrivare ad un chiarimento complessivo sul
lessico da utilizzare nel giornale per
L’INTERESSE
PUBBLICO
Ho letto casualmente sui n. 41 del
19.10.’90 dell’Eco delle Valli Valdesi
nella colonna « In breve • un interrogativo relativo al mancato inizio dei
lavori. Tralasciando quanto in esso sta
scritto, mi soffermo solo ad una reazione di carattere psicologico. Perché
i cosiddetti ambientalisti, certamente
tutti giovani od in età da poter affrontare la mulattiera che conduce al
Pra, non pensano che anche, come
in ogni dove, gli anziani della terza
età od handicappati hanno il diritto di respirare l'aria del Pra? Come fanno senza via o mezzo di accesso? Hanno pensato ad un mezzo
sostitutivo alla strada (o pista)? Inoltre mi sembra di aver letto che è stata Inviata una diffida alla ditta che
avrebbe dovuto eseguire i lavori. Ignorano questi cari signori che esiste una
legge del 1962, ero presente in Senato quando è stata approvata all’unanimità, come precedentemente dall’altro
ramo del Parlamento, che suona così:
nessuna opera di pubblica utilità può
essere impedita in qualsiasi forma,
salvo intentare causa, senza intralciare il proseguimento dell’opera. In caso contrario dovrà intervenire, a seconda della competenza deH’opera, sindaco, pres. Prov. o Regione con la sciarpa tricolore accompagnato dalle forze
dell’ordine.
Vedasi a tal uopo la Gazzetta Ufficiale di marzo od aprile 1962. Ho ormai 85 anni ma la memoria non mi
fa difetto. La ditta non avrebbe dovuto tener conto della diffida. Neppure
il TAR ha la possibilità di vietare
quanto approvato per il pubblico interesse, a meno che anche la mafia o
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio GardioI
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori; Alberto Corsani, Adriano Longo, Piervaldo Rostan
Comitato editoriale: Paolo T, Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte,
Piera Egidì, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli
Segreteria; Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon, Mariella* Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
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Pellice - telefono 0121/91334
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10066 Torre
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EDITORE: A.I.P. ■ via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Coetante Costantino (presidente), Paolo
Gay, Roberto Peyrot, Silvio ReveI, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 46/'90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli delle
valli valdesi il 22 novembre 1990.
Hanno collaborato a questo numero; Maria Luisa Barberis. Archimede
Bertolino, Dino GardioI, Carmelina Maurizio Marchetti, Thomas Noffke.
Mostre
IL FRANCESE
ALLE VALLI
Caro direttore,
desidero rispondere all'amico Hertel sulla nostra parlata originale. Cosa
si intende per parlate originali, con
riferimento alla legge regionale sul1’« originale patrimonio linguistico del
Piemonte »? Cioè della Regione Piemonte. Probabilmente non gli antichi
linguaggi dei liguri e dei celti.
Oggi credo che si possa considerare lingua originaria di queste Valli solo l’occitano, che si è dileguato molto meno di quel che crede chi udendolo lo confonde con il piemontese.
In Val Pellice si estendeva almeno
fino a Bricherasio, come mostra la
toponomastica. Vennero poi il francese e l’italiano, rimaste come grandi lingue di comunicazione e cultura.
Oggi nessuna delle due è una lingua
straniera, mi pare neanche più l’italiano a partire dal Risorgimento, ma
ben conosciuto anche prima. E ricordiamoci di Emanuele Filiberto.
Il radicamento del francese, qui più
e prima che in molte parti della Francia stessa, è testimoniato dalla traduzione della Bibbia di Olivetano e
dai consigli di Calvino di predicare
in francese all’interno delle Valli e in
italiano nelle chiese o templi di frontiera con la pianura piemontese. Quella a cui accenna la complainte di Mérindol con un gioco di parole. Ma il
francese in questo Paese non è patrimonio dei soli valdesi, lo è di tutti, come nelle alte valli del Chlsone
e di Susa. Quindi, e per coerenza laica, sono proprio le amministrazioni
locali che debbono preoccuparsi del
francese, con la collaborazione, se è
il caso, della Chiesa valdese e della
Parrocchia cattolica.
Si è diffuso anche un piemontese
un po’ particolare a causa della presenza dell’occitano, che è il piemontese della cosiddetta zona grigia (vedi,
per esempio, giari per rat, pa anziché il nen torinese), ma diffuso su
ampia area.
Del resto, massima libertà e promozione linguistica possibile, compreso l’arabo. Qgni paese civile cura
la cultura dei suoi immigrati, piemontesi o africani o tedeschi.
Con i miei saluti.
Gustavo Malan, Torre Pellice
L’ERRORE
TIPOGRAFICO
Verrore tipografico
è una cosa inali gita;
10 si cerca e perseguita,
ma esso se la svigna,
finché la forma è in macchina
si tiene ben celato,
si nasconde negli angoli,
par che trattenga il fiato;
neppure il microscopio
a scovarlo è bastante,
« prima »; cerca « dopo »,
diventa un elefante.
11 povero tipografo
inorridisce e freme
e il correttor colpevole
abbassa il capo e geme,
perché seppur dell’opera
tutto il resto è perfetto,
61 guarda con rammarico
soltanto a quel difetto.
I
iLUSERNAS. GIOVANNI
I centrale signorile soggiorno, 3 ca
Imere, cucina, doppi servizi, balconi,
2 cantine, 2 boxes (unibili). L.
. 148 m.
SAN GERMANO — Verrà inaugurata
sabato 1° dicembre, alle ore 16, una
mostra di ceramiche di Corinna Gianasso. L’esposizione, presso la sede
del Comune, sarà aperta al pubblico
fino al 9 dicembre.
RINGRAZIAIUENTO
« Tu mi hai preso per la mano
destra, tu mi condurrai con il
tuo consiglio, e poi mi riceverai
in gloria »
(Salmo 73: 24)
Il giorno 19 novembre il Signore ha
chiamato a sé aU’età di 92 anni
Emilio H. Canz
Lo annunciano la moglie e tutti i patenti.
Luserna S. Giovanni, 21 novembre ’90.
Teatro
ANGROGNA — Sabato 1° dicembre,
alle ore 21, nella Sala unionista, replica di A la brual ».
Spazio gióvani
TORRE PELLICE — Spazio giovani in
collaborazione con il Ciao e l’Uliveto
propone un laboratorio teatrale per tutti i giovani (12-20 anni) interessati.
Ogni giovedì alle ore 16.30 presso il
Ciao (via Volta, Torre Pellice).
TORRE PELLICE — A Spazio giovani
in via Angrogna n. 18 ogni martedì alle ore 17,30 si vedono dei film: martedì 4 dicembre: Poliziotto a quattro
zampe; martedì 11 dicembre: Una pallottola spuntata.
TORRE PELLICE — Il locale di Spazio giovani in via Angrogna n. 18 è
a disposizione per feste di compleanno e di altro tipo. Tel. 91836/91514.
TORRE PELLICE — Spazio giovani sta
organizzando degli scambi internazionali per il periodo estivo. La prima iniziativa in programma è un campo in
Irlanda per ragazzi/e dai 1.6 ai 21 anni della durata di 15 giorni a cui parteciperanno, oltre ai giovani della vai
Pellice, coetanei provenienti da Irlanda del Nord, Eire, Lussemburgo, Gran
Bretagna, Spagna, Polonia, Grecia e
Italia.
Chiunque fosse interessato all’iniziativa può telefonare a Spazio giovani
(91836 oppure 91514).
Concerti
POMARETTO — Sabato r dicembre.
alle ore 20.30, presso il tempio vaidese, avrà luogo un concerto del Grup- po flauti vai Pelllce.
Incontri
VALPELLICE IMMOBILIARE
Luserna S. Giovanni
Viale De Amicis 3/1
Tel. (0121) 901.554
PINEROLO — Venerdì 30 novembre,
alle ore 20.45, presso la sede del PCI
in corso Torino si svolge il terzo incontro per la costituente della nuova
formazione politica per la quale è stato proposto il nome di PDS; tema della serata è: ■■ Il partito è uno strumento: quale forma partito? ». Interviene
Claudio Stacchini della segreteria torinese del PCI.
TORRE PELLICE — La seconda riunione del Comitato per la costituente
di un nuovo partito della sinistra è
stata rinviata. Anziché mercoledì 28
novembre, si terrà mercoledì 5 dicembre, alle ore 21, presso la Sala operaia.
____________ Cinema____________________
TORRE PELLICE — La rassegna cinematografica d’arte e cultura in programma al ■' Trento» propone, venerdì
30 novembre, alle ore 21.15, ■■ Il sole
anche di notte » di Paolo e Vittorio
Taviani.
Per sabato (ore 20-22.10) e domenica (16-18-20-22.10) è prevista la proiezione di Giorni di tuono.
POMARETTO — Il cineforum presso
il cinema Edelweiss propone, venerdì
30 novembre, alle ore 21, la visione
del film « Mistery train », di Jim Jarmusch.
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
GRUPPO LAICO di evangelizzazione
protestante operante nella regione
parigina richiede la collaborazione di
un’infermiera diplomata e patentata.
Possibilità partecipazione campagne
evangeliche. Viene assicurato lavoro a tempo pieno, vitto ed aRoggio,
salario convenzionato. Scrivere a;
« La main lendue » 10, r. des Cités
- 93300 AubervUliers (F) - Tel. (1)
43521096.
La moglie e tutti i parenti desiderano esprimere un ringraziamento a tutti coloro Che hanno partecipato al loro
dolore e in modo particolare a coloro
che si sono interessati e che hanno seguito e assistito in questi ultimi mesi
Emilio (Lanz, particolarmente la signorina Elda Lageard, le suore deUa Casa
delle diaconesse, la direzione e tutto il
personale dell’Asilo valdese.
« Gesù dice: Io sono la risurrezione e la vita »
(Giov. 11: 25)
Il 20 novembre il Signore ha chiamato a sé il
Dr. A. H. Couid
Certa dell’amore di Dio rivelato in
Gesù Cristo lo annuncia la figlia Peggy
con il marito Archimede Bertolino.
S. Secondo, 22 novembre 1990.
« Ecco dunque le tre cose che
contano: fede, speranza, amore.
Ma più grande di tutte è l’amore »
(I Corinzi 13: 13)
I figli Maria Valdesina, Gianni e
Fiorenza Vinay con Francesco, Maria
Grazia e i nipoti Antonella, Manuela,
Giulio e Alessandro con i fratéUi Tullio e Cornelio Vinay annunciano la
scomparsa di
Valdo Vinay
pastore valdese
professore della Facoltà valdese
di teologia
Roma, 25 novembre 1990.
RINGRAZIAMENTO
« Mi sono rivolto al Signore e
mi ha risposto, da ogni apprensione mi ha liberato »
(Salmo 34: 5)
I familiari della cara
Cermaine Costabel
ringraziano tutti coloro che hanno manifestato con scritti, presenza e parole di conforto il loro affetto e la loro
simpatia.
Un ringraziamento particolare al pastore Bellion, ai medici Mourglia e
Faure, alle forze deU’ordine di Luserna San Giovanni ed alle signorine Ada
e Italia Cafrus che le sono state sempre vicine.
Luserna S. Giovanni, 30 novembre 90.
USSL 42 ■ VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 DICEMBRE
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 DICEMBRE
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91326.
Ambulanza :
CRI Torre Pelllce: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12
fatti e problemi
Crisi dei Golfo,
crisi dell’ONU
I risultati della recente Conferenza sulla cooperazione e la sicurezza in Europa tenutasi a Parigi, a cui hanno preso parte 34
paesi della « grande Europa » oltre a Usa e Canada, confermano positivamente il processo di
distensione in atto, tanto più che
verranno seguiti da altri accordi sugli aiimamenti nucleari nonché dal previsto scioglimento del
Patto di Varsavia (a proposito,
quando si parlerà della Nato,
con i relativi addentellati « gladiatori »?).
II fatto che verranno distrutti migliaia di carri armati, di
cannoni e di altri armamenti
non può che essere accolto con
soddisfazione, e non c’è che da
augurarsi un sempre più deciso
orientamento in quella direzione, dato che il mondo rimane
pur sempre coperto di armi.
Guerra « fatale »?
E di armi si continua a parlare nel Golfo Persico (anche la
sopra ricordata Conferenza non
ha espresso una chiara posizione, per evitare attriti fra interventisti e non).
La situazione continua a procedere fra alti e bassi, con inaspettati colpi di scena, che però portano sostanzialriiente la
pubblica opinione ad una certa
assuefazione all’idea che una
guerra sia ormai inevitabile: una
condizione di « guerra oggettiva », come è stato fatto rilevare
da più di un osservatore.
A contribuire a questa « fatalità » c’è l’annuncio del presidente Bush che il contingente americano nel Golfo verrà portato
a 430.000 uomini, naturalmente
con i relativi, potenti armamenti di terra, di mare e di cielo.
Frattanto, hanno avuto luogo le
imponenti grandi manovre che
sono state sintomaticamente
chiamate « Tempesta imminente ».
Come « logica » risposta (la logica della guerra, appunto) è
giunta la notizia che il dittatore iracheno Saddam Hussein invierà nel Kuwait occupato altri
250.000 soldati. E’ bensì vero che
ha anche detto che avrebbe mandato a casa tutti gli ostaggi entro tre mesi « se nulla turberà
il clima di pace», ma è altrettanto vero che — almeno fino
a questo imomento — non ha parallelamente accennato ad ima
sua volontà di un ritiro dal Kuwait.
Questa sia pur incompleta e
provvisoria panoramica pone in
evidenza la volontà statunitense
di portare avanti la sua politica
di forza. Il Pentagono ha preventivato che l’azione bellica dovrebbe avvenire fra gennaio e
marzo, dato che è inimmaginabile che un tale enorme dispiegamento di forze possa rimanere
troppo a lungo sul teatro delle
operazioni. Infatti — stanti appunto le dimensioni del contingente — non è pensabile che
possa essere messo a punto un
piano di « rotazione ».
Il problema ONU
In questa enorme polveriera
l’Onu, dopo i suoi inutili tentativi di mediazione, rischia di apporre semplicemente un sigillo
di legalità alla coalizione armata colà stazionante ed al suo
possibile intervento. Inoltre —
come rileva il mensile « Le Monde Diplomatique » — si tratterebbe di un gesto poco credibile in quanto non accompagna
La guerra Iran-Iraq: il Golfo
è di nuovo una « zona calda ».
to da altre iniziative destinate
ad imporre il rispetto di precedenti risoluzioni, finora rimaste
lettera morta (Libano, Palestina,
Israele, ecc.).
In un recentissimo documento
la Fondazione Dag Hammarskjoeld (che prende il nome dal
segretario generale dell’Onu che
resse quest’organizzazione dal
1953 al 1961, e cioè fino alla sua
tragica e misteriosa fine per incidente aereo) ha lanciato un
appello — congiuntamente alla
Fondazione Ford — per « una
direzione energica del mondo di
domani ». Il testo avanza una
serie di concrete proposte che
mirano a reclutare, per i posti
chiave dell’Onu, le personalità
più qualificate, le più adatte a
convincere i governi ed a promuovere il sostegno unanime dell’opinione mondiale.
Indubbiamente, l’attuale struttura delle Nazioni Unite sta diventando obsoleta. E’ possibile
— si chiede ancora il mensile
francese — che alla soglia del
terzo millennio siano solo le cinque potenze vincitrici del 1945
a dover far parte del Consiglio
di sicurezza (quello cioè che in
pratica decide o impedisce una
certa azione)?
E’ già stato suggerito — proprio dall’Italia — che i seggi
permanenti della Gran Bretagna
e della Francia siano rispettivamente trasferiti alla comunità
europea (perché non alla « nuova » Europa?) ed al Giappone,
ma la proposta è già stata avversata. Che dire poi dei « giganti » (poveri) del Sud, India
e Brasile? E di tanti paesi africani?
Strumento essenziale
Più si andrà avanti e più le
Nazioni Unite dovranno costituire uno strumento essenziale:
proprio per questo motivo è auspicabile un loro potenziamento
che rappresenti adeguatamente
la realtà del « villaggio globale »,
con tutti i suoi squilibri e le
sue infinite cause di tensione.
L’interdipendenza del mondo è
ormai più che sufficientemente
provata: la stessa attuale situazione mediorientale ne è la riprova: l’apparente conflitto Sud-Sud
in pratica costituisce una minaccia per tutta la comunità internazionale, sia sotto l’aspetto economico (esasperato dall’Occidente), sia sotto quello militare. Il
re Hussein di Giordania, durante la recente Conferenza di Ginevra sull’ambiente, ha detto che
un conflitto nel Golfo non solo
provocherebbe perdite umane
devastanti, ma provocherebbe
una non metaforica esplosione
nel maggior deposito naturale di
petrolio del mondo, con conseguenze ambientali estesissime.
Il necessario « aggiornamento » deirOnu è certamente questione assai ardua, perché esso
urta contro le malintese sovranità nazionali (così spesso cause di sanguinosi conflitti), contro le « ragion di Stato », contro la corrente mentalità di far
valere più il diritto della forza
che non la forza del diritto. Le
Nazioni Unite dovrebbero quindi essere chiamate ad un ruolo
loro proprio di coscienza giuridica del mondo, contribuendo
— solo col diritto — « alla pace ed alla sicurezza internazionali » (art. I della Carta).
Anche se i recenti, grandi rivolgimenti politici hanno in parte trasformato i rapporti mondiali, è pur vero che le vecchie
e le nuove tensioni sia politiche, sia economiche (armamenti, energia, debiti, povertà, profughi, etnìe in subbuglio, ecc.)
costituiscono ora i veri problemi a livello planetario e solo
una legislazione planetaria può
cercare di porre loro qualche rimedio. Già oggi rOnu, attraverso i suoi vari organismi, è presente in tutti i settori della vita civile mondiale: occorre che
questa presenza si trasformi in
un efficace strumento, ad un tempo legislativo ed operativo.
E’ prevedibile che le spese
mondiali per gli armamenti andranno man mano decrescendo,
liberando così ijmmense ricchezze: sarebbe veramente opportuno che parte di queste ricchezze possano confluire verso una
organizzazione fortemente rinnovata, capillarmente diffusa presso tutte le nazioni, che adempia in modo compiuto alla diffusione di ima nuova, costruttiva cultura di pace e di sicurezza, basata su più giusti rapporti alTintemo della comunità
mondiale, nel rispetto delle varie fedi, culture ed usanze.
Roberto Peyrot
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30 novembre 1990
wo^l
IL NUOVO ASSETTO MONDIALE
STATISTICA
Le chiese cristiane
in Europa
Ormai inevitabile il conflitto armato nei confronti di Saddam Hussein - Necessario definire un nuovo ruolo « di coscienza » per l’ONU
Una serie di dati per orizzontarsi in un panorama complesso e di difficile decifrazione
Statisticamente l’Europa è un
continente cristiano, ma i dati
forniti dai censimenti e dalle indagini demoscopiche sono poco
significativi se non vengono inquadrati nella storia e negli sviluppi culturali del continente.
1. Dove finisce l’Europa? Includervi l’intera Unione Sovietica
(gli Urali non sono un confine) è
altrettanto fuorviante che lasciarla fuori. Diamo perciò le cifre
senza l’Urss e con l’Urss.
2. Il protestantesimo viene presentato nella sua consistenza
complessiva (luterani, riformati,
battisti, metodisti, ecc.), compresi gli anglicani, che costituiscono
un fatto di rilievo nel solo Regno
Unito.
3. La secolarizzazione o « scristianizzazione » o indifferentismo
religioso è un fatto tipico dell’Europa, che incide profondamente
sugli orientamenti etici e la pratica religiosa, ma ha scarso rilievo statistico, anche là dove si presenta quasi come una « religione
laica », come quarta componente
accanto a cattolici, protestanti e
ortodossi.
4. In ogni paese europeo esiste
una base storica confessionale
(cuius regio eius religio) che si è
largamente mantenuta al livello
istituzionale e culturale, ma che
quasi ovunque è fortemente erosa daH’intemo.
5. Le statistiche rendono malamente conto della mescolanza
confessionale che si è creata nell’ultimo secolo a seguito delle migrazioni interne e intercontinentali. Altro fattore importante ma
di modesto rilievo statistico è la
diffusione di nuovi movimenti
evangelici: una forma di protestantesimo popolare che presenta
una grande omogeneità confessionale e culturale ed è diffuso in
tutti i paesi europei.
6. I dati che presentiamo sono
tratti dalla grande World Chrisstian Encyclopedia (WCE), pubblicata nel 1982, con i dati aggiornati al 1970: mancano statistiche più recenti relative a tutti i
paesi europei, né sono attendibili
le proiezioni, fino al 2000, proposte dalla stessa WCÌE. Manca pertanto un aggiornamento relativo
aH’immigrazione non cristiana e
ai mutamenti politici e culturali
dell’Europa dell’est, compresa la
possibilità di avere informazioni
non deformate da pressioni politiche. Questo vale in modo particolare per l’Urss e la consistenza reale, difficilmente valutabile,
della sua popolazione ortodossa.
Le cifre sono in migliaia. Le
percentuali sono arrotondate e
quando siano inferiori all’l% vengono omesse. Il punto interrogativo segnala dati congetturali.
(nev)
LE CHIESE CRISTIANE IN EUROPA: DATI GLOBAIJ
Confessioni con TURSS % senza TURSS %
Cattolici 258.408 37 254.015 55
Protestanti (e Angiicani) 121.466 17 115.032 25
Ortodossi ?115.938 17 40.938 9
Altre religioni 41.286 6 9.182 2
Senza religione ?166.598 24 39.761 9
Totale popolazione 701.696 100 458.928 100
DATI RELATIVI AI SINGOLI PAESI
Paesi Popolaz. Cattolici Protest. Ortod. Altre rei. senza rei.
Albania 2.169 ? ?171 ?1.998
Austria 7.347 6.640 458 62 287
Belgio 9.638 8.624 84 60 870
Bulgaria 8.490 57 49 5.534 2.850
Cecoslovacchia 14.339 9.610 1.769 200 2.760
Danimarca 4.929 28 4.719 182
Eire 2.954 2.682 125 1 146
Finlandia 4.606 4 4.358 57 187
Francia 50.670 44.405 966 376 4.923
Germania est 17.058 1.344 10.317 18 5.379
Germania ovest 60.700 27.610 29.412 596 3.082
Germania 1990 77.758 28.954 39.729 614 8.461
Grecia 8.793 46 36 8.567 144
Islanda 204 1 197 6
Italia 53.565 48.658 441 4.466
Jugoslavia 20.371 6.960 194 8.119 5.098
Lussemburgo 339 296 7 36
Malta 326 314 3 9
Norvegia 3.877 10 3.808 59
Paesi Bassi 13.032 5.400 4.710 2.922
Polonia 32.473 28.883 187 532 3.450
Portogallo 8.628 8.349 57 222
Regno Unito 55.480 5.543 37.420 351 12.166
Romania 20.244 1.268 1.563 16.184 1.229
Spagna 33.614 33.412 117 85
Svezia 8.043 59 6.744 51 1.189
Svizzera 6.267 2.841 2.824 21 681
Ungheria 10.338 6.124 2.489 66 1.659
Urss 242.768 4.393 6.434 ?75.000 156.756