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CHIESE
Bobbio Pellice - Villar Pellice - Torre
Pellice - Luserna S. Giovanni - Rorà Angrogna - S. Secondo di Pinerolo - PraTostino - Pinerolo - S. Germano Chisone
- Pramollo - Villar Perosa - Pomaretto Villasecca - Ferrerò - Massello - Rodoretto - Frali.
OPERE
Villar Pellice: Miramonti.
Torre Pellice: Ospedale valdese, Convitto femminile, casa delle diaconesse, col«
legio valdese, libreria Claudiana, foresteria valdese.
Luserna S. Giovanni: villa Olanda, casa
per anziani.
Angrogna: casa Pons per vacanze.
S. Germano Chisone: casa per anziani.
Villar Perosa: convitto, foresterìa.
Pomaretto: ospedale, convitto, scuola latina.
Frali : Agape.
ORGANISMI DISTRETTUALI
Commissione distrettuale: Giorgio Vourn,
Giovanni Pontet, Marco Ayassot, Valdo
Fornerone, Claudio Tron.
Consiglio circuito: Past. Bruno Bellion, sig. Dino Bellion, sig.ra M. France
Coisson, sig. Adriano Donini, sig.ra Silvia
Geymet.
Consiglio 2° circuito: past. Franco Davite, sig.na Enrica Rochon, sig.na Albertina Bertalot, sig.ra A.M. Bertalmio, sig.
Mauro Gardiol.
Consìglio 3“ circuito : past. Bruno Rostagno, sig. Adriano Longo, sig.ra Ada Tron.
PASTORI
Bruno Bellion ; Edoardo Micol ; Alfredo
Sonelli; Alberto Taccia; Ermanno Genre ; Lami Coisson ; Renato Coisson ;
Edoardo Aime; Franco Davite; Marco
Ayassot; Achille Deodato ; Giorgio
Toùrn ; Giovanni Conte; Arnaldo Genre;
Teofilo Pons ; Bruno Rostagno; Luciano
Deodato ; Cipriano Tourn ; Sergio Rostagno; Eugenio Rivoir.
Ecumenismo
LA PAGINA DEI DISTRETTI - 1°
I CONTADINI COLTI
Con questa definizione Giorgio Spini presentava, anni or sono,
le Valli valdesi nella enciclopedia « Tutt’Italia ». È ancora valida
questa definizione? Quali sono le prospettive di lavoro e di testimonianza che si aprono dinnanzi alle chiese valligiane? A questi intertogativi cerca di rispondere, molto sinteticamente, questa pagina di
documentazione.
Le Valli valdesi hanno avuto
sempre, nella storia dell’evangelismo italiano, una loro fisionomia caratteristica. Anzitutto per
un motivo storico, trattandosi
dell’area in cui i valdesi hanno
vissuto la loro secolare vicenda,
in secondo luogo per motivi sociologici in quanto si tratta della
zona dove la percentuale evangelica è la più elevata in Italia;
anzi più che di una percentuale
si dovrebbe parlare di una consistenza numerica tale da costituire un fenomeno a sé. Le statistiche sinodali denunciano per l’anno 1975, 10.600 membri di chiesa
ed una popolazione evangelica di
13.000 persone.
Il maggior problema delle comunità delle Valli valdesi è oggi rappresentato dalla profonda
trasformazione sociale del loro
ambiente; anche se numericamente non sono avvenuti negli
ultimi anni fenomeni di eccessivo spopolamento, è in corso una
profonda trasformazione del
mondo valdese.
Il passaggio dall’attività agricola a quella industriale o mista
ha avuto come conseguenza immediata lo spopolamento delle
zone più disagiate dal punto di
vista agricolo e dei trasporti. In
pochi anni molti comuni sono
passati da qualche centinaio di
abitanti a poche unità. Nelle zone di fondo valle, dove si è insediata la gente l’occupazione locale non è sempre possibile il
pendolarismo verso Torino diventa una necessità.
La vicinanza con la città, col
capoluogo piemontese, crea d’altra parte un flusso inverso di
persone che cercano luoghi di
villeggiatura, di riñoso; si assiste
così al fenomeno del turismo domenicale ’’selvaggio”, alla ricerca di case e terreni per la seconda abitazione.
Quelli che erano stati, sino agli
anni 50, i caratteri della popolazione valdese, conservati proprio
in virtù del suo isolamento, si
stanno così rapidamente dissolvendo, le differenze, le caratteristiche, le peculiarità si annullano, si appiattiscono. La smobilitazione fisica dei villaggi, la trasformazione da zona di lavoro e
di vita in parcheggio provocano
un declassamento della coscienza civile, delle responsabilità politiche, della coesione sociale;
sempre più numerose sono le
persone che nei quadri ammini
CAPPELLO O CERVELLO - LIEVITO O CROSTA
Le Valli di fronte al domani
Il problema delle prospettive etnico-religioso-ecologico, ma non
11... ...X.. : .4^1 -v-\ -r-v-i ^ /4 T o+v-iai-I-y"! __ _ .. — J
delle chiese del primo distretto
va posto in una duplice prospettiva: quella del loro ruolo all’interno del Protestantesimo italiano e quella del loro ruolo nella
società del Pinerolese.
Sotto il primo punto di vista è
chiaro che le Valli occupano un
posto di primo piano forse meno nella presunzione dei loro
uomini, sebbene ogni tanto una
piccola vena razzistica non sia
del tutto assente, quanto piuttosto nelle aspettative e neH’afEetto, diciamolo pure, dei credenti
evangelici sparsi nel resto della
penisola. Tuttavia questo fatto
ha anche dei lati pericolosi. È
possibile che le comunità dell’unica zona in Italia in cui c’è
una concentrazione rilevante di
protestanti diventi una specie di
ornamento del resto dell’evangelismo, una zona in cui fa piacere venire 'Ogni tanto, in cui c è
un ambiente accogliente per la
una zona decisiva della nostra
vocazione. È necessario, invece,
che, esse siano un organo vivente ed essenziale, ben inserito
nelle problematiche generali del
Protestantesimo italiano. La loro localizzazione geografica e
non la loro funzione ci suggerirebbe l’immagine del cervello, inserito in un corpo ben articolato,
in cui nessuno è colonia di altre
parti, né retrovia o zona ricreativa. È compito delle Valli ma
al tempo stesso del resto del nostro mondo evangelico studiare
di volta in volta che cosa oneste
affermazioni un po’ sommarie
possano significare.
Sotto il secondo aspetto, cioè
quello del ruolo delle comunità
valdesi nel Pinerolese, l’immagine evangelica del lievito inserito
in una pasta ancora in movimento ci sembra la più adeguata ad esprimere la nostra vocazione. E per essere lievito nessu
stenza. E il costume: oggi un
costume di correttezza ed onestà amministrativa è una scelta progressista. Il partito della
corruzione non è certo limitato
ai movimenti conservatori del
nastro paese, purtroppo, ma non
è possibile essere conservatori
senza accettare la corruzione che
fa capo al partito che le ha dato
trent’anni di libertà. Non vogliamo idealizzare nulla, ma lo stile
amministrativo dei valdesi, pur
tra errori e incoerenze, è un’indicazione valida, che non andrà
avanti automaticamente neppure
domani.
Claudio Tron
Valli Valdesi
trova
L’area delle Valli valdesi è significativa anche sotto il profilo
ecumenico. Le comunità evangeliche sono infatti inserite nel
contesto di una piccola diocesi,
quella di Pinerolo, creata nel
XVIII secolo proprio in funzione
antiriformata. Il contatto fra evangelici e cattolici potrebbe svilupparsi secondo linee europee
più che italiane qualora gli ambienti diocesani lo volessero.
Fino al Concilio non si è avuto
alcuna forma di dialogo, le due
comunità religiose hanno vissuto
in una situazione di polemica,
più o meno cortese. Agape ha
svolto un ruolo di rottura con i
suoi campi ecumenici ma il momento di apertura è venuto solo
col Vaticano II, che ha provocato un ripensamento fecondo negli ambienti cattolici. Da allora si sono avuti in un primo
tempo incontri a livello pubblico in occasione della settimana
dell’unità, sostituirsi ora da incontri di parrocchie su temi di
studio e da un collettivo di ricerca biblica.
Nella diocesi si pubblicano due
giornali « l’Eco del Chisone » e
« La Lanterna » che non sono organi ufficiali della curia vescovile ma rappresentano la linea
’’cattolica” in dialettica fra loro.
Notizie sul
no in :
^ Le Valli Valdesi guida turistica, Claudiana
— P. JALLA: Le Valli Valdesi, problemi di emigrazione.
— D. GAY-ROCHAT : La resistenza nelle
Valli Valdesi.
— A. ARMAND-HUGON : Dieci secoli dì
storia e leggenda. Torre Pellice.
— Inchiesta sulla comunità di Luserna
S. Giovanni a cura del gruppo
FGEl locale.
— Ricerca sulla Val d'Angrogna, a cura del gruppo FGEl del Prassuit-Verné.
—- Documentazione IRES su incarico della Comunità Montana.
sfrativi e nelle professioni provengono da altri ambienti.
La reazione in difesa della propria identità culturale, del carattere di minoranza (in questo
caso di minoranza occitana) non
ha trovato sin qui rispondenza
adeguata a livello popolare, forse proprio in virtù della coscienza protestante.
I tre circuiti corrispondono
grosso modo alle tre valli ed
hanno perciò una certa corrispondenza con il contesto civile
delle tre comunità montane. Sotto il profilo deU’inserimento nel
lavoro di base il fatto è positivo
ma è negativo sotto il profilo di
una impostazione generale.
L’unità delle Valli infatti rischia così di essere spezzata, come lo è già politicamente gravitando su due collegi elettorali diversi.
La presenza evangelica si situa
perciò oggi in un contesto sociopolitico assai complesso ed in
piena trasformazione e richiede
di essere ripensata in termini
nuovi. A questa opera di profonda trasformazione sono oggi impegnate le 18 comunità delle
Valli. Giorgio Tourn
Limpegno sociale
Il vallone di Frali, sul versante Nord, il villaggio dt Cougn ora abbandonato, sovrastato dai caratteristici campi a terrazza, sul versante Sud il complesso di Agape: due mondi e due chiese a confronto.
villeggiatura, in cui c’è masari
anche una missione da svolgere
a fianco di quella più impegnativa nelle città, ma in cui non si
gioca in maniera fondamentale il
futuro della nostra vocazione. I
segni di un simile atteggiamento
si notano in modo preoccupante
in alcuni aspetti della nostra
vita ecclesiastica, non ultimi i
due massimi organi amministrativi della Chiesa Valdese: la Tavola e la CIOV, composti, non
certo per colpa dei loro membri,
da uomini che in maggioranza risiedono fuori dalle Valli. Mentre
la cosa è comprensibile per la
Tavola, anche se non nella misura attuale. Io è assai meno per
la CIOV, che amministra da fuori Istituti situati alle Valli, diventandone, quindi ,una specie di
corpo separato.
Su questa via si rischia di fare
del I Distretto, dicevamo, un ornamento, un cannello, una riserva interessante come fenomeno
no salvo il Signore ci sarà di
aiuto. L’ambiente, evidentemente, ha tutto l’interesse a ridurci
a crosta, magari anche ben visibile, ma immobile, di una pasta
ben cotta da altri, in cui i giochi
sono fatti e non c’è più nulla da
trasformare.
Un’indicazione sui contenuti di
questa linea può forse venire dal
modo con cui gli amministratori
valdesi si sono comportati in
questo dopoguerra. Ci sembra
che è stata fondamentale in essi
la preoccupazione di non rappresentare interessi di parte, sia
pure ecclesiastici, ma una linea
e soprattutto un costume. La linea è stata nella maaaior parte
dei casi orientata a .sinistra, con
qualche eccezione; ma è importante il fatto che essa non era
una linea ecclesiastica, ma rappresentava la partecipazione valdese ad un lavoro più ampio, costruito con la fatica di varie coniponenti, come era stata la Resi
II turista che visita le valli
scopre sempre con meraviglia
la concentrazione di opere sociali presenti nel distretto.
La situazione di ghetto e di
emarginazione sociale cui erano
costrette le valli fino al 1848 avevano imposto alla popolazione
valdese, sin dall’inizio deU’80O,
la creazione di quelle strutture
sociali da cui erano esclusi per
motivazioni confessionali.
Strutture sociali in gran parte
legate a benefattori stranieri (inglesi innanzitutto), secondo lo
spirito dell’ottica del Risveglio
che traduceva il comandamento
dell’amore per il prossimo organizzando quelle infrastrutture
presenti nei paesi riformati e da
cui i valdesi ne erano esclusi, trovandosi in uno dei centri della
Controriforma cattolica.
Opere sorte spesso slegate da
un rapporto responsabile e coinvolgente con le comunità, che,
a distanza di alcune generazioni,
hanno dovuto addossarsi tutte le
responsabilità di gestione, con
grossi problemi.
Pur essendo opere sociali gestite dalla chiesa, non hanno mai
avuto, sin dal loro sorgere, un
carattere « privato », ma hanno
sempre svolto un servizio «pub
blico ». Per questo il dibattito
oggi aperto nel paese tra pubblico e privato non è trasferibile
tout court nella situazione delle
nostre opere sociali.
In questi ultimi anni soprattutto, le occasioni di collaborazione con l’Ente pubblico non
sono mancate ed è precisamente
su questo terreno che occorrerà
nei prossimi anni trovare un inserimento di stretta e chiara collaborazione. Un esempio concreto è il rapporto di convenzione
stabilito dal nuovo asilo per
anziani di Luserna San Giovanni
con il Comune e la Comunità
montana, per quanto concerne
i servizi esterni ed interni aperti
a tutta la popolazione locale.
Attualmente il discorso è più
che mai aperto per gli ospedali
e le case per minori. Di fronte
ad una precisa richiesta della
Comunità Montana Val Pellice,
il sinodo dovrà decidere se accettare o meno una presenza
dell’ente locale nel consiglio di
amministrazione dell’ospedale.
Per i minori (comunità alloggio), si tratta di precisare
una convenzione con la comunità montana in modo da continuare con maggior chiarezza
il lavoro sin qui svolto.
2
LA PAGINA DEI DISTRETTI - 2®
Una diaspora
internazionale
E’ difficile collegare questo distretto che tocca diverse regioni italiane e 4 cantoni svizzeri
Eletta, con un mandato limitato a sei mesi, dalla Conferenza Distrettuale il 14 dicembre
u.s. la Commissione Esecutiva
ha cercato di utilizzare lo scarso
tempo a disposizione soprattutto in due direzioni:
1) Prendere conoscenza della
struttura del Distretto, che comprende ben 69 Comunità (più le
37 del Circuito Svizzero) e 12
Opere; alcune, la maggior parte
per fortuna, floride, altre bisognose di qualche attenzione. Distretto inoltre sostanzialmente
eterogeneo, sia per la diversa
importanza quantitativa delle
Cornunità partecipanti ai sei Circuiti, sia per il loro variato sviluppo culturale e organizzativo.
2) Rendersi conto dei compiti che le erano affidati dal Patto
di Integrazione, sia per quanto
riguarda le attività affidatè alla
sua iniziativa, sia per il collegamento di tali attività con quelle
affidate ai Circuiti integrati, sì
da evitare duplicazioni o sovrapposizioni di compiti.
Su questo secondo punto un
certo maturarsi della situazione
è andato delineandosi ed in una
riunione congiunta con i Sovraintendenti dei Circuiti si è giunti
ad una reciproca intesa che ha
realizzato il principio dello
scambio di informazioni, che è
la base di ogni possibile collaborazione. Si è constatato come
possono esistere, ed in fatto esistono, iniziative di un Circuito
che interessano anche le Comunità appartenenti ad altri Circuiti e come la sede opportuna per
coordinare queste possibilità di
lavoro sia proprio il Distretto.
Il quale naturalmente non dovrà
dimenticare il suo compito precipuo di controllo della vita amministrativa (intesa in senso la
to) delle Comunità, ma potrà
anche, olire a svolgere il lavoro
di coordinamento suindicato,
portare ,in Conferenza (e di qui
quando opportuno in Sinodo) le
questioni generali che interessano la vita della Chiesa nel suo
insieme e nelle sue componenti.
Certo che i problemi della vita
del Distretto, almeno per quanto riguarda il nostro, non si possono considerare tutti risolti e
che un congruo periodo di rodaggio sarà ancora necessario
alla prossima Commissione per
rendere l’organismo efficiente sul
piano operativo e quindi, in un
certo senso, giustificarne resistenza e il lavoro.
Ciò tanto più in questo Secondo Distretto la cui composizione (e qui siamo ai primi risultati raggiunti nella linea di cui al
punto 1) è molto vasta e presenta situazioni ben diverse nei vari Circuiti che lo compongono.
La Commissione Distrettuale
si è quindi resa ben conto del
fatto che, al momento di riunirsi
in Conferenza, i vari Circuiti finiranno col portarvi l’eco di esperienze profondamente diverse.
Basti pensare alle Comunità del
IX Circuito costituite in gran
parte (almeno per quella quota di
esse che gravita realmente sul
Distretto) da emigrati, con i loro problemi, con la loro ricerca
di conforto e di aiuto non solo
« religioso », e confrontarle con
quelle del IV o del V, tutte di
ormai antica tradizione (valdese
o metodista che sia) e con una
certa tendenza in larga parte di
esse a vivere una vita « parrocchiale » contrastante, nel loro
stesso seno, con la tendenza altrettanto viva di « politicizzare »
la testimonianza attiva; o con
quelle del VII che non possono
CINISELLO BALSAMO
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non risentire in qualche misura
deH’ambiente in cui vivono ed
operano.
La Commissione considera che
uno degli scopi fondamentali
della sua attività debba essere
quello di identificare una base
sulla quale tutti i Circuiti aderenti possano convenire, così da
dare al suo lavoro una ragione
di vita ed una base comune, anche se articolata, di testimonianza. Ciò dovrebbe in ultima analisi consentire di portare al Sinodo un contributo comune tale da
caratterizzare il Distretto e la
sua funzione.
Nella sua breve vita operativa
la Commissione ha messo allo
studio alcune linee di azione che
la prossima Commissione avrà,
se le accetta, il compito di sviluppare. L’importante si è che
nella nuova organizzazione integrata il Distretto riesca ad essere non una superflua sovrastruttura, ma un organismo che sappia e che possa concretamente
contribuire alla vita della Chiesa
integrata. Niso De MicheUs
Il futuro del Distretto
Per impostare bene il lavoro occorrerà definire i rapporti tra Circuiti - Distretto e Sinodo
Attività
del
Centro
Jacopo Lombordini
Sono ormai più di sette anni che il Centro Jacopo Lombardini
di Cinisello svolge in questa città della larga periferia milanese la
sua concreta opera di testimonianza. In questo periodo di tempo,
che pare assai lungo per una iniziativa del genere, esso è andato
consolidando le sue attività e le sue caratteristiche dimostrandosi
ben preparato a superare le difficoltà, e talvolta ancWÉ le crisi, che
la complessità del compito propostosi è andata definendo. A parte
la ben nota scuola serale (72 iscritti nell’anno scolastico in corso),
l’assistenza organizzativa prestata alle attività giovanili della zona,
la vita della Comune che costituisce il supporto su cui è basata
tutta l’attività del Centro, pare che due aspetti possano qui essere
sottolineati.
Il primo è la composizione del nucleo di persone (circa un centinaio) che assicura la vita del complesso. Di esso circa la metà
sono ex allievi della scuola, che ad essa sono rimasti legati anche
dopo il completamento del ciclo di studi. Inoltre per un terzo esso
è composto di evangelici, per un quinto di cattolici provenienti da
«gruppi del dissenso» e per il resto (quasi la metà!) da credenti
senza tradizione denominazionale e da militanti politici secolarizzati. In sostanza un « ecumenismo » assai allargato ma sufficientemente coerente, il che dimostra come nell’azione e nella testimonianza concreta sia più facile realizzare quella attività di testimonianza verso l’esterno, che dovrebbe essere il fine di ogni nostra
attività.
Il secondo è il carattere « evangelico » che il Centro ha saputo
conservare e sviluppare durante tutta la sua attività. Il che, tenuto
conto del tipo di presenza assicurato nel non facile ambiente di
lavoro, non è un risultato da poco. E non si tratta solo degli studi
biblici che si effettuano presso il Centro, o della diffusione della
stampa evangelica, ma anche di iniziative svolte in accordo con le
Comunità milanesi, come ad esempio le riunioni della diaspora
mensilmente tenute presso la Comunità Metodista di Porro Lambertenghi, il cui successo è in gran parte dovuto proprio all’appoggio ed alla viva partecipazione del Centro.
È per questi due motivi che ci pare giusto segnalare tra le
varie Opere del Distretto proprio il Centro Jacopo Lombardini di
Cinisello. Con la non superflua aggiunta che il carattere assunto
da questa Opera è tale da renderla degna dell’aiuto di tutti, anche
di coloro che vivono in altri Distretti; ad esempio per aiutarlo ad
avere finalmente una sede propria che lo metta al riparo dalle pretese dei padroni di casa, cui un locatario del genere non è sempre
del tutto gradito.
Uno dei più importanti problemi che si presentano a questo, come probabilmente anche
agli altri. Distretto integrato è
quello di definire la sua inserzione in un contesto, del quale, oltre al Sinodo, fanno parte anche
i Circuiti. In passato per i Vaidesi vi era solo il rapporto Distretto/Sinodo e per i Metodisti
quello Circuito/Conferenza : ora,
per tutti, il rapporto diventa Circuiti/Distretti/Sinodo, con il rischio per il Distretto di trovarsi
compresso tra i Circuiti e il Sinodo potendo alla fine esser privo di funzioni che non siano meramente formali. Bisogna quindi
operare in modo che la presenza
del Distretto nella struttura integrata riesca a rendere più efficace il funzionamento della vita
complessiva della Chiesa e che
tale scopo sia sostanzialmente
raggiunto.
Un primo approccio al problema potrebbe essere quello di
considerare i Circuiti impegnati
a curare la vita delle singole
Chiese risolvendo i problemi immediati che essa comporta: assicurarvi la regolare predicazione cultuale e curare la costituzione degli organismi operativi
(Scuola Domenicale, attività
giovanile (PGEI) e femminile,
cura delle eventuali Opere e simili). Considerare il Sinodo impegnato (come di fatto esso è in
modo precipuo) in tutti i problemi di regolamentazione amministrativa delle Chiese e delle Opere, nonché nel ricevimento delle
istanze che vengono dalla base
delle Comunità per la crescita
teologica, di Fede e di testimonianza della Chiesa. Tali istanze
possono trovare, come a volte
hanno trovato, nel Sinodo il luo
go delle decisioni e degli ordini
del giorno, ma difficilmente vi
trovano il luogo della discussione, del confronto, della elabora
zione sia per mancanza di tem
po, sia per la mancanza di tut
ti i contributi qualificati, che meglio riescono a manifestarsi a livello di Conferenza Distrettuale.
E tanto più sembra questa la
sede opportuna per tali confronti e per tali discussioni quando,
come nel caso del II Distretto,
si è di fronte ad una ampiezza
ed eterogeneità di Chiese, che
dovrebbe proprio essere compi
to del Distretto avviare ad una
maggiore omogeneità di linea.
Esso è infatti una struttura più
agile rispetto al Sinodo e non
deve necessariamente occuparsi
dei problemi delle singole Chiese, meglio affrontati in sede di
Circuito; dovrebbe quindi essere in grado di trovare lo spazio
per vedere come le Chiese possano dare oggi una testimonianza cristiana, per riflettere sulla
loro fedeltà alla Parola di Dio
sul piano teologico, per meglio
definire la loro collocazione rispetto alla situazione italiana in
cui sono chiamate a testimoniare : essere finalmente in grado di
fornire uno strumento che permetta una crescita complessiva
teologica, culturale e di testimonianza a tutte le Chiese che lo
costituiscono. Sia di quelle già
investite da una realtà ecclesiastica ricca di conflitti e di energie, sia di quelle in cui tali energie e tali conflitti sono ancora
latenti, sia infine di quelle (come
il IX Circuito) che hanno caratteristiche autonome operando su
di un piano tutto particolare.
La Commissione Esecutiva ha
potuto fino ad ora solo studiare ed avviare un primo esame
del problema della sua funzionalità. E non può che augurarsi che la Commissione che sarà
nominata dalla ormai prossima
Conferenza riesca a realizzare
in concreto un programma di
attività tale da dimostrare come fra i Circuiti e il Sinodo anche i Distretti riescano a trovare il loro spazio « operandi »
positivo e fattivo.
Approfittando di questo
spazio la Redazione coglie
l'occasione per invitare
ancora una volta i fratelli
a voler inviare ( con regolarità e tempestività ) la
corrispondenza dalle chiese. Senza le vostre segnalazioni il nostro lavoro redazionale rimane, per forza di cose, impoverito.
COMMISSIONE ESECUTIVA
DISTRETTUALE
Presidente: past. Thomas Soggin - via
della Signora 6 - 20122 Milano.
V. Presidente: Niso De Michelis.
Membri: Paolo Bogo, Luca Zarotti.
Segretaria: Evelina Bogo Cacciar!.
Del, delia Tavola : past. Giorgio Bouchard
Del. C. P. : past. Giorgio Bouchard
Subcommissione per rapporti con altre
Chiese od Enti: De Michelis, Soggin.
Subcommissione finanziaria : Bogo, De
Michelis, Soggin.
Subcommlssione diaconale: Bogo, Zarotti.
CIRCUITI INTEGRATI
VALDO-METODISTI partecipanti
al Distretto:
IV Circuito: Sovraintendente past. Franco Giampiccoli - Via Pio V 15 - Torino.
Ne fanno parte le seguenti Comunità ed
Opere :
Comunità Valdesi : Aosta, Asti, Biella,
Carema, Chivasso, Coazze, Courmayeur,
Ivrea, Susa, Torino (4 luoghi di culto),
Torino lingua inglese.
Opera : Casa de Fernex, Libr. Claudiana,
Ospedale valdese. Ostello femminile.
V Circuito: Sovraint. past. Franco Becchino - via A. Siila 13/6 Finale Lig.
Ne fanno parte le seguenti Comunità e
Opere :
Comunità valdesi: Genova, Nervi, Sampierdarena, Sanremo, Bordighera, Valiecrosia.
Comunità metodiste: Alessandria, Canelli, Asti, S. Marzano, Valenza, Bassignana. Sestri Pon., Savona, Albenga, Vado
Ligure.
Opere : Pens. Valdese Borgio Verezzi,
Casa Vald. Vallecrosia, Casa Ev. Metodista San Marzano.
VI Circuito: Sovraintend. past. Aurelio
SbafFi - via Porro Lambertenghi 28, Milano.
Ne fanno parte le seguenti Comunità e
Opere :
Comunità valdesi : Bergamo, Brescia, Como, Cinisello, San Fedele, Milano.
Comunità metodiste; Milano, Varese,
Verbania, Domodossola, Luino, Omegna,
Vercelli, Novara, Vintebbio, Fara Nov.
Opere: Libreria Claudiana Milano, Centro Lombardini, Centro Andreetti.
VII Circuito: Sovraintend. past. Iginio
Carrara, via Rismondo 5, Gorizia.
Ne fanno parte le seguenti Comunità e
Opere :
Comunità valdesi : Venezia, Mestre Verona, Trieste, Monfalcone.
Comunità metodiste: Gorizia, Padova.
Trieste, Udine, Venezia, Vicenza.
Opere: Foresteria Valdese Venezia, Ca*
sa Ev. Tramonti di Sopra.
Vili Circuito: Sovraintend. Danilo Venturi, via Ferrara 5, Bologna.
Ne fanno parte le seguenti Comunità e
Opere :
Comunità valdesi : Mantova, Rimini, Felonica Po.
Comunità metodiste : Bologna, Modena,
Imola, Cremona, Parma, Reggio E., Mezzano, Vicobellignano, Piacenza.
IX Circuito: Sovraintend. Christian Gysin, Rheinlandstrasse 21, Basel.
Ne fanno parte 37 Comunità evangeliche in vario modo collegate tra loro e
con il Distretto. Tra di esse quattro Comunità Valdesi di lingua italiana a Basilea, Ginevra, Losanna e Zurigo; ed una
Metodista a Romanshorn.
Opere di assistenza agli immigrati italiani esistono pert'colarmente a Basilea,
Pratteln, Berna, Winterthur e Zurigo.
3
W-:
LA PAGINA DEI DISTRETTI: 3°
DUE CITTA*
E UNA DIASPORA
Per una serie di disguidi, di cui
non siamo responsabili, e di cui
chiediamo scusa ai lettori, la pagina dei Distretti, che doveva
essere consacrata al 3° Distretto, ha subito una serie di ritardi che hanno interrotto la serie
delle nostre pagine speciali.
Prima della pausa estiva vogliamo egualmente dare fine a
questo ciclo utilizzando il materiale in nostro possesso in particolare la Relazione che la Commissione Distrettuale ha presentato alla Conferenza.
L'impressione che si ricava subito guardando l’insieme del 3”
Distretto è il fatto che si divide
in due grandi zone geografiche,
che coincidono con le regioni: il
versante tirrenico e quello adriatico degli Appennini. Non si tratta però solo di una divisione geografica ma anche ecclesiastica
che conferisce alle comunità evangeliche dei caratteri molto
particolari. L’Abruzzo ed il Molise sono terra di diaspora, piccoli i nuclei, distanze considerevoli, mancanza di un centro. Il
versante tirrenico è invece organizzato su due grandi centri:
Firenze e Roma attorno a cui
ruotano come piccoli pianeti comunità antiche o recenti, di cittadine o campagna, che hanno
spesso i caratteri ed i problemi
della diaspora abruzzese ma in
forme diverse; Forano è isolata
ma non nello stesso modo di S.
Giacomo.
Da sole le comunità cittadine
costituiscono il 50% dei membri
degli evangelici valdesi e metodisti della zona ed il loro carattere inevitabilmente predominante come funzione amministrativa e classe dirigente può condurre a volte a delle situazioni di
predominio.
I caratteri stessi delle chiese
cittadine sono però molto diversi. Firenze è la città italiana che
ha la più lunga tradizione storica di battaglia e di presenza evangelica, più di Torino stessa.
Qui si sono costituiti i primi
gruppi clandestini sotto il governo repressivo granducale, qui ha
operato il Guicciardini ed i protestanti esteri, qui è stato arrestato Geymonat per le sue attività missionarie. Una città dunque ricca di storia e di tradizione, anche sotto il profilo riformato, culturalmente aperta, con
una presenza protestante rilevante. Un certo spirito di indipendenza ecclesiastica ha sempre aleggiato nelle case fiorenti
COAAMISSIONE ESECUTIVA
DISTRETTUALE
Presidente: past. Davide Cielo, via G.
Vico 3, 86100 Campobasso.
Membri : sig. Michele Fiorillo, Palombaro; sig.ra Adriana Massa, Firenze; sig.na
Anita Castagna, Terni.
CIRCUITI
Il Distretto è suddiviso in tre circuiti,
comprendenti all'incirca le regioni del
Centro Italia : Toscana, Lazio, Abruzzo e
Molise.
X Circuito: Sovraintendente : past. A.
Scorsonelii, via Santa Marta 77, 56100
Pisa. Le chiese si trovano a: Barga ; Carrara; Firenze {via Lamarmora), Firenze
’{via de' Benci ) ; Livorno; La Spezia;
Lucca; Pisa; Rio Marina; Siena; Viareggio.
Le opere presenti nei Circuito sono;
Gouid, Ferretti, Gignoro a Firenze; casa
per ferie a Rio Marina.
XI Circuito: Sovraintendente: past. Mario Sbaffi, via Firenze 38, Roma. Le chiese si trovano a: Colleferro; Ferentino;
Roma (via 4 novembre), Roma (piazza
Cavour), Roma (via XX settembre);
Terni.
Le Opere presenti nel Circuito sono: Ecumene e la Facoltà di Teologia a Roma.
XII Circuito: Sovraintendente: sig. Gianfranco Santoleri, via Sulmona 8, 67030
Campo di Giove (Aq).
Le chiese del circuito sono: Campobasso,
Carunchio, Guglionesi, Palombaro, Pescara, Pescolanciano, S. Giacomo degli
Schiavoni, S. Giovanni Lipìoni, S. Salvo,
Vasto, Villa S. Sebastiano.
ne anche se ora molte battaglie
del passato si sono placate.
Delle tre comunità: di via Serragli, via Manzoni (valdesi) e
via de’ Benci (metodista) le prime due si sono unite da alcuni
anni attorno al nuovo edificio di
via Lamarmora.
Una delle caratteristiche della
vita evangelica fiorentina è il numero rilevante di opere che ha
saputo esprimere e sostenere
attraverso gli anni, specialmente
in campo pedagogico assistenziale. Tradizione ottocentesca anche questa ma che ha mantenuto sino ad oggi una insospettata
vivacità.
Roma ha invece un contesto
diverso, le tre chiese: via 4 novembre', piazza Cavour e via XX
settembre sono tappe di una
presenza evangelica che è stata
più di affermazione che di penetrazione, il mondo romano essendo molto diverso da quello fiorentino per dimensione di pop<>
lazione e caratteri. La composizione sociale stessa dell’evange
La chiesa valdese
di Forano Sabina,
non distante da
Roma. Attualmente titolare della
chiesa è un pastore metodista; segno della complementarietà e affinità delle due denominazioni evangeliche.
lismo romano ha influito sulla
sua fisionomia e sulle sue attività. L’altro polo di vita è infatti
rappresentato non da opere sociali ma dalla Facoltà di Teologia, cioè da un centro di ricerca
culturale.
Se il problema delle comunità
fiorentine e quello di mantenere
fede ad una linea di presenza
evangelica secolare, inserita nel
tessuto della città, il problema
delle corhunità romane è sempre
più quello della diaspora cittadina in una metropoli moderna.
La concentrazione degli edifici
ecclesiastici nel centro è ancora
rispondente alle esigenze moderne? È possibile decentrare la vita delle comunità nelle periferie
iniziando un’opera di evangelizzazione? E realizzabile una integrazione di tutte le forze dell’evangelismo in una città? Questo
problema si pone anche a Firenze (ed a Milano per uscire dal
Distretto) ma sembra particolarmente acuto in Roma.
La diaspora ha anch’essa la
sua storia non meno gloriosa di
quella fiorentina, da villa S. Sebastiano a Forano Sabina, una
storia che troppo spesso è caduta nell’oblio ingiustamente. Fra i
punti di forza di quest’area appunto S. Sebastiano e la sua
cooperativa su cui daremo un
servizio prossimamente.
G. T.
UN FORTE IMPEGNO SOCIALE
Gli istituti esistenti nel III Distretto e facenti capo al esso
sono 5. Essi sono diversi tra loro
per il tipo di attività che svolgono.
Alcuni di questi istituti sono
sorti in epoca lontana, altri in
tempi a noi vicini, ma tutti hanno voluto dare, ciascuno a modo
suo, una forma concreta all’esigenza dell’impegno cristiano nella società. Il fatto che la loro
matrice comune sia di natura
confessionale non condiziona la
loro opera in senso discriminatorio; a differenza di quanto è
avvenuto talvolta in passato, oggi essi sono, e vogliono essere
sempre più, al servizio di tutti.
Gignoro
Indipendentemente dal giudidizio che può essere dato oggi
sulle case di riposo, quella del
Gignoro è, nel suo genere, esemplare sotto ogni punto di vista.
A renderla tale concorrono soprattutto due fattori: l’ampiezza, la funzionalità e la felice ubicazione della sede, e l’alto livello del trattamento alimentare
ed assistenziale fornito agli ospiti.
Va detto ancora che il Gigno
ro non ha, almeno per il momento, grossi problemi da affrontare: né problemi di finanze, dato
che le spese di gestione sono coperte totalmente dalle rette degli ospiti e dai contributi degli
enti statali, né problemi di anziani da assistere, poiché le domande di ospitalità sono costanti.
GouId
Il Gouid si trova a dover affrontare numerosi problemi, e
tutti di notevole peso.
Per cominciare, il problema
della sede : l’immenso ed una
volta splendido palazzo Salviati, che oggi mostra in tutta la loro dràmmatica eloquenza i segni del tempo e della lunga incuria.
Gli altri problemi sono legati
al tipo di attività che il Gouid
di oggi deve svolgere. Diciamo il
Gouid di oggi, perché i tempi
sono assai cambiati e le cose
che il Gouid ha fatto ieri e che
tutto l’evangelismo italiano ricorda con fierezza e gratitudine,
non può più farle oggi.
Ci sembra comprensibile il
tentativo in atto di trovare per
il Gouid nuovi spazi di impegno.
cercando di individuare a quale
delle tante domande che la società di oggi ci rivolge si possa
dare una concreta risposta
(studentato, foresteria, problemi di quartiere, ecc.). L’impresa
è ardua e occorre che coloro che
la stanno portando avanti possano contare su una larga fascia
di comprensione e di aiuto.
Ferretti
Anche il Ferretti ha una storia antica e gloriosa e anche per
questo istituto si impone la necessità di riflettere sulla propria
ragion d’essere in un mondo coST diverso da quello nel quale è
sorto oltre cento anni fa.
La scelta che è stata fatta di
accogliere un numero limitato di
ragazzi dei due sessi e di realizzare fra loro e la coppia dei direttori un vero e proprio rapporto familiare, è la prova che si è
corrspreso che oggi un istituto
per minori, può, come tale, trovare ancora una giustificazione
in determinate circostanze unicamente se riesce a creare realmente un ambiente il più vicino
possibile a quello della famiglia.
In presenza di questo stato di
Facoltà
Valdese
di Teologia
La Facoltà Valdese di Teologia è una struttura polivalente
che da un lato forma i futuri
quadri pastorali dall’altro è al
servizio della riflessione teologica della chiesa; in special modo
del Circuito a cui appartiene. Le
occasioni diverse della vita della
chiesa a cui prendon parte i professori della Facoltà e la grande biblioteca teologica sono gli
aspetti più evidenti della polivalenza di questa struttura.
La Facoltà, in particolare la
sua Aula Magna, è stata sovente centro di incontri a carattere di testimonianza e ricerca:
incontri con il mondo cattolico,
dibattiti politici, centro evangelico di cultura etc. Spesso la Facoltà diventa, grazie alla sua invidiabile posizione geografica (al
centro di Roma), luogo d’incontro o di consultazione per gli
evangelici romani. Essa rimane,
e non soltanto per i romani, un
prezioso luogo di crescita e di
formazione teologica. Il corpo
docente rappresenta, al di là
della dimensione accademica,
una consulenza qualificata e uno
stimolo nella testimonianza evangelica nel nostro Paese.
cose, la progettata integrazione
dei due istituti fiorentini per
minori (il Gouid e il Ferretti)
non sembra presentare delle immediate possibilità di attuaziene.
Rio Marina
La Casa di Rio Marina rappresenta un esempio assai interessante del modo in cui possono
essere utilizzati con intelligenza
degli antichi edifìci ecclesiastici
che, per una ragione o per l’altra, non sono più usati per gli
scopi per cui furono costruiti.
L’esempio rimane tuttavia indicativo e tutt’altro che peregrino.
Dall’ultima relazione dei responsabili della Casa emerge il
quadro di un’attività minuziosamente organizzata e tale da fornire ad un discreto numero di
persone la possibilità di trascorrere le ferie estive in un am
biente in cui, accanto alla svago,
vi è anche lo spazio per lo studio comunitario della Parola di
Dio.
Ecumene
Il centro di Ecumene esiste
da 23 anni. Esso è sorto per fornire un luogo di incontro alla
gioventù evangelica italiana, con
particolare riguardo a coloro che
per motivi di distanza non erano in grado di usufruire del centro di Agape, già esistente. Dal
, 1962 in poi, con successione
ininterrotta, si sono svolti ad
Ecumene campi e convegni, che
hanno dato un notevole contributo alla maturazione della coscienza unitaria della gioventù
evangelica italiana.
I responsabili del centro stanno studiando in che modo l’attività di Ecumene, che finora è
stata concentrata nei tre mesi
estivi, possa essere ampliata e
potenziata. Si pensa, per esempio, di sollecitare la FGEI a utilizzare più frequentemente Ecumene per le proprie attività ed
a combattere nel suo seno certe
forme di inconscio settarismo,
che portano talvolta taluni a far
capo soltanto al centro giovanile della propria denominazione
(Agape 0 Ecumene o Santa Severa), disertando gli altri. Si
pensa anche di incoraggiare le
famiglie evangeliche di Roma a
fare di Ecumene la mèta dei loro week-end primaverili.
Frattanto in tutto il complesso edilizio di Ecumene sono in
corso sostanziosi lavori di ristrutturazione per accrescerne
la funzionalità. Inoltre, presto
sarà istituito un ufficio di segreteria fornito di tutte le necessarie attrezzature; e, appena
possibile, sarà assunto un guardiano che risieda in permanenza
sul posto.
4
LA PAGINA DEI DISTRETTI - 4^
Predicazione cristiana
nel mezzogiorno d'Italia
CESE
Centro emigrazione siciliana in Europa.
Due sedi ; Palermo e Bagheria.
Una stanza per ricevere, un tavolo e una macchina da scrivere. Un
addetto a pieno tempo e molti colla*
boratori volontari. Un periodico, giunto al 3® anno di pubblicazione ^ e un
opuscolo che sintetizza una ricerca
seria e accurata del problema, corredata di statistiche eloquenti^.
Dal nome un programma.
Il CESE è un’organizzazione democratica dei lavoratori emigranti.
Ha i seguenti scopi: assistenza e patronato per la tutela degli emigranti, in relazione alle leggi italiane e
dei paesi stranieri; informazione sociale e politica, a scopo formativo,
dei lavoratori emigranti; studio e ri
cerca delle cause e degli effetti dell’emigrazione; studio, promozione e
realizzazione di progetti alternativi
all’esodo.
La relazione del 1975 informa che
sono state trattate 5 mila pratiche. Il
Centro ha ricevuto 8 milioni e ha dovuto spenderne 10. Occorre rimediare, certo, ma 5 mila pratiche significano contatti, epistolari e personali,
con altrettante famiglie. Dieci-venti
volte quante ne incontriamo noi nelle nostre comunità.
Impegno di beni immobili, una
stanza.
1 EMIGRAZIONE SICILIANA, periodico del CESE, n. 19-20, gen.-feb.
1976, anno III, Palermo.
2 AA W, LA SOLITUDINE DELL EMIGRANTE, Quaderni Cese, pag.
72, Palermo 1975.
Un dato costante dell’evangelizzazione nell’Italia meridionale, soprattutto nella Sicilia, alla
fine dell’ottocento e agli inizi
del novecento, è stata l’apertura quasi simultanea di locali di
culto e di scuole per ragazzi. I
discendenti dei fondatori, nelle
valli valdesi, delle scuole di
quartiere, gli uomini che erano
le avanguardie missionarie dei
contadini colti, non avevano
dubbi al riguardo. Gli evangelizzatori metodisti, con una carica
di entusiasmo e di realismo da
fare invidia, hanno agito allo
stesso modo, a Napoli, in Puglia e in Sicilia. Basta un nome
per tutti, il pastore Lucio Schirò, a Soicli, così fortemente e
polemicamente impegnato, sia
nella chiesa che al di fuori, nelle lotte sociali. L’obiettivo promozionale umano era ritenuto,
giustamente, della massima importanza. E non tanto per alfabetizzare il mezzogiorno d’Italia, pur bisognoso di questo,
quanto piuttosto per stimolare
il contatto diretto e personale
con la Scrittura, indispensabile
per una fede consapevole.
L’insistenza e la tenacia nel
perseguire questa linea di presenza evangelica esprimeva la
consapevolezza e la volontà di
operare per il regno di Dio coinvolgendo l’uomo nella sua totalità.
L’elenco delle opere del distretto, trascritto qui accanto,
sta ad indicare che molto di
quello spirito e parecchie di
quelle iniziative sussistono ancora. Notiamo cambiamenti e
La questione meridionale
come problema centrale
Da un secolo ormai la questione meridionale offre spunti
per complessi studi socio-economici ed occasioni per manovre politiche di vario segno. La
arretratezza del Sud e le sue
modeste capacità imprenditoriali sono state spesso additate
come un freno allo sviluppo del
Paese. Oggi la grande crisi che
provvedimenti-tampone per guadagnare tempo.
Ma il movimento dei lavoratori ritiene che questa sia una crisi
strutturale e che l’unica via di
uscita da essa si trovi in un diverso modo di organizzare la
produzione. Non si tratta di
abbandonare le aree più deboli, né di aspettare passivamen
C.E.S.E./Riunione di emigrati nella sede di Bagheria.
investe tutto il mondo occidentale e colpisce più duramente le
zone più deboli economicamente, può costituire un’ulteriore
occasione di emarginazione e
arretramento per il Sud. Il governo e il padronato sembrano
adattarsi all’idea che si tratti
della solita crisi ciclica, tipica
del sistema capitalistico, da superare attraverso una ristrutturazione industriale che faccia
quadrato intorno alle aziende
più salde e capaci di affrontare
la tempesta, riducendo la produzione e quindi l’occupazione,
in attesa di una ripresa del
mercato mondiale. Licenziamenti, sospensione della produzione, ritorno degli emigrati sembrano mali inevitabili per i quali al massimo si può prendere
te tempi migliori, ma si tratta
di programmare un nuovo modello di sviluppo e di dare una
nuova direzione economica al
Paese. In questa ipotesi il Sud
non è una fastidiosa palla al
piede, bensì, il perno intorno al
quale possono ruotare le soluzioni della crisi, proprio perché
esso ha il « vantaggio » di non
essere stato coinvolto troppo
nel tipo, precedente e distorto
di industrializzazione. Il Sud è
il punto di riferimento per uno
sviluppo produttivo finalizzato
ai consumi sociali, secondo una
programmazione che tenga conto non del profitto capitalistico,
ma delle esigenze reali della popolazione ; e questo deve avvenire in un nuovo e diverso rapporto tra industria e agricoltu
ra, città-campagna. È questo che
si intende quando si parla nelle rivendicazioni sindacali di
centralità della questione meridionale.
Le nostre popolazioni, pur tra
contraddizioni e difficoltà, stanno dimostrando un crescente livello di maturazione: tutta la
società meridionale è in movimento, vengono definiti nuovi
ruoli sociali, si sgretolano vecchi blocchi di potere. Gli emigrati rimpatriati lottano per non
dover più abbandonare la loro
casa, i disoccupati diffidano delle clientele dei boss e si organizzano sindacalmente, gli intellettuali stabiliscono collegamenti ed alleanze con la classe
operaia, nelle campagne e nei
quartieri sottoproletari cresce
la aggregazione democratica e
cresce la volontà di appropriarsi degli strumenti tecnici anche
culturali per attrezzarsi adeguatamente ai nuovi compiti. Il piano regionale di alfabetizzazione
presentato già da alcuni mesi
dalla CGIL-Scuola della Calabria (dove l’indice di analfabetismo è del 15,2% e quello degli
alfabetizzati privi di licenza elementare del 35,6%, mentre la
media italiana è rispettivamente del 5,2% e del 27,2%) parte
dalla convinzione che non è credibile il nuovo modello di sviluppo senza un più alto livello
di preparazione tecnologica complessivo delle masse.
È questo il contesto in cui
siamo chiamati a predicare TKvangelo ed è in questa realtà
che siamo chiamati ad essere
presenti e come credenti e come uomini tra gli uomini. Bisognerà pronunciarsi su quale
delle due ipotesi riteniamo sostenere, contribuendo con il bagaglio di esperienze che, anche
come chiesa, abbiamo elaborato attraverso le nostre « opere »,
accettando tuttavia di metterle
in discussione e di verificarne
l’utilità nelle prospettive che i
processi di rinnovamento in atto sollecitano.
Emilio Nitti
novità, ma il binomio chiesaopera è rimasto.
Abbiamo residui di vecchie
istituzioni, scuole, asili e centri
sociali, e abbiamo compartecipazione nella recente presenza
in campo sanitario (Ospedale
evangelico di Napoli). Quanto a
novità, c’è una grossa realizzazione, articolata e complessa,
per indicare allo stato un tipo
di intervento, per la popolazione e sul suolo coltivabile, che
dovrebbe assumere proporzioni
generalizzate (Servizio cristiano
di Riesi); e c’è un servizio di
assistenza agli emigranti, modesto e capillare, che mette in
mano alla gente gli strumenti
per la propria tutela (CESE di
Palermo), in attesa che gli organismi pubblici vi provvedano.
Né manca la casa di riposo (Vittoria) con possibilità e prospettive di apertura alle esigenze
del quartiere, come luogo di incontro e di assistenza agli anziani, limitatamente alle ore
diurne. Come pure è in funzione un laboratorio di maglieria
(Cerignola) che non vuole essere niente di più che un’indicazione e un avvio all’autogestione di chi lavora.
Questa sintesi non rende conto di tutto, tanto meno dei particolari. È solo un cenno al quadro d’insieme.
Abbiamo così, dal passato e
dal presente, una prima indicazione di fondo per la nostra predicazione e per la nostra presenza: essere con l’uomo, in tutta la sua realtà di vita; contribuire alla formazione dell’« uomo nuovo », in vista del mondo
nuovo, liberato dalle attuali disuguaglianze e ingiustizie. Le
difficoltà che incontriamo sono
sempre più pesanti. L’equa retribuzione del personale, per
esempio, non è cosa da poco per
le nostre risorse. Corriamo il
rischio di prestare servizi agli
uni e di sfruttare gli altri. I fondi che gestiamo sono offerte volontarie, ma stentiamo a coinvolgere direttamente nella gestione tutti i nostri collaboratori. Anche il livello delle prestazioni si fa sempre più elevato, incidendo sui costi. Ci stanno davanti prospettive ardue
che non possiamo più eludere,
sebbene non abbiamo mezzi adeguati per affrontarle.
E non è tutto. Sono messe in
questione le motivazioni di fondo delle nostre opere. Quello
che per i nostri padri era indiscutibile, per noi non lo è più.
Il concetto di educazione cristiana è in crisi. Non pochi di
noi si interrogano se siamo chiamati a essere educatori e maestri, oppure a testimoniare la
fede, e come sì può farlo in modo nuovo e diverso.
In un tempo nel quale gli enti
pubblici assumono coscienza dei
loro compiti nei servizi sociali,,
ci esaminiamo per sapere se siamo in grado, senza metterci in
concorrenza, di mantenere livelli contenutistici che siano significativi e, nello stesso tempo, di
collaborare disinteressatarnente
con gli stessi enti pubblici affinché tutti i cittadini, nostri fratelli, abbiano quanto noi possiamo dare, con sacrificio, solo a
pochi.
All’interno delle nostre opere
si nota la mancanza di collegamento, tra loro e con le comunità, che lascia perplessi. Le comunità non sono coinvolte fino
in fondo, nei programmi e nella gestione. Accade che la mancanza finanziaria degli uni non
è sostenuta dall’aiuto degli altri. La fraternità nella quale
crediamo deve portarci a iniziative radicali al riguardo.
La necessità di un maggiore
raccordo va perseguita anche
nella promozione di maggiori
intese sul tipo di servizio che
intendiamo dare. Incontri del
personale, per esempio, vanno
messi in programma. E occorre
tener viva una continua verifica
per accertare se i servizi rispondono alle esigenze per cui sono
sorti, oppure se è preferibile
attuare una riconversione dei
medesimi.
L’esigenza di una scelta strategica complessiva, dunque, non
deve essere conseguenza di una
volontà di efficienza, ma nascere
dall’unità della predicazione che
coinvolge, come dicevamo, la
totalità dell’uomo.
La seconda indicazione di fondo che emerge è questa: è necessario adeguare ai tempi il
nostro servizio che resta valido
nella misura in cui esprime una
corretta impostazione di predicazione evangelica. Con questo,
tocchiamo più esplicitamente il
tema e i problemi della testimonianza cristiana.
Il mondo religioso dell’Italia
meridionale è in fermento e in
movimento. La presa, sulla popolazione, dei pentecostali e di
altri; le comunità cattoliche di
iDase che continuano a nascere
e a farsi sentire quanto e forse
più che altrove; lo sviluppo dei
cristiani per il socialismo: e,
negativamente, il tentativo di ricupero, talvolta riuscito, tal’altra respinto, degli integristi cattolici; tutto questo e altro apre
alle nostre comunità tali possibilità di presenza e di apporti
che è necessario cogliere.
A tutti questi uomini, dentro
e fuori delle comunità, ci sentiamo mandati, con il rischio di
scelte e rinunce da parte nostra.
Giulio Vicentini
Mgppo del Distretto
CHIESE
13° circuito: Napoli via Cimbri, Caivano, Napoli metodista, S. M. Capua
Vetere, Alvignano, Napoli Vomero,
Portici, Salerno, Albanella.
14° circuito: Bari, Brindisi, Latìano, Cerignola, Corato, Orsara, Foggia, Rapolla, Melfi, Taranto, Grottaglie, Leporano, Venosa.
15° circuito: Catanzaro, Vincolise, Cosenza, Dipignano, Messina, Rocchenere, Pagliara, Reggio Calabria.
16° circuito: Agrigento, Grotte, Caltanissetta, Catania, Pachino, Palermo via
Spezio, Palermo metodista, Riesi, Scicli, Trapani, Marsala, Vittoria
OPERE
Napoli: Ospedale Evang. Interden., Casa materna, Casa mìa.
Cerignola: Asilo inf. Centro sociale. Laboratorio maglieria.
Orsara: Asilo infantile.
Rapolia : Asilo infantile.
Catanzaro: Cen«.ro Lvang. Falcrna
^aehinó: Asilo infantile.
Agrigento: Centro di documentazione.
Palermo: Centro Diaconale «La Noce»
(scuola materna, elementare, media)
Centro emigrazione siciliana in Europa (CESE).
Riesi : Servizio cristiano.
Scicli : Asilo infantile.
Vittoria: Casa di riposo per evangelici;
Adelfia.
ORGANISMI DISTRETTUALI
Commissione distrettuale: Giulio Vicentini, Enrico Ciliari, Emilio Nitti, Giacomo Campanelli, Filippo Pasquìni.
Consiglio 13° circuito: Paolo Sbaffi, Salvatore Carcò, Rosanna Nitti, Geppino
Sfamali, Mario Carlonì.
Consiglio 14° circuito: Arcangelo Pino,
Pasquale Consiglio, Ugo La Scola.
Consiglio 15° circuito: Vincenzo Sciclone, Francesco Sacripante, Domenico
Parrotta.
Consiglio 16” circuito: Pietro Valdo Panasela, Ugo Schirò, Stefano Aloisi.
PASTORI
13°: Salvatore Carcò, Paolo SbafFi, Giulio Vicentini, Emanuele Santi, Gaetano Janni.
14°: Enrico Corsani, Odoardo Lupi, Arcangelo Pino, Salvatore Ricciardi.
15°: Pietro L’.loro, Vincenzo Sciclone,.
Teodoro Magri.
16": Mario Beruttì, Samuele Giambarresi, Arrigo Bonnes, Archimede Bertolilino, Alfonso Manocchìo, Paolo Giunco, Enrico Trobia, Pietro Valdo Panasela, Tullio Vinay, Georges Paschoud