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u caso di mancato recapito
S^a restituire a:
¡Sv, 15-10125 Tonno
.•Editore si impegna a
gpondereii diritto di resa.
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ORMA
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDEM
)ì 10 GIUGNO 1994
ANNO 2 - NUMERO 23
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50 anni dopo lo sbarco in NORMANDIA
AMERICA
E DEMOCRAZIA
GIORGIO BOUCHARD
Nel 1835 un aristocratico
francese pubblicava un
libro destinato a straordinaria
fortuna: De la démocratie en
Imérique. Tocqueville era affascinato dal problema della
democrazia e indicava nella
società americana il principale epicentro di questo processo, non mancando di individuare nelle tradizioni promstanti la matrice dello spirito
democratico di quel popolo.
Da allora gli Stati Uniti sono diventati un mito (ambiguo
e contraddittorio come tutti i
miti) per i progressisti europei; sia a livello intellettuale,
per chi rifletteva sul carattere
ancora aristocratico e conservatore di tante società europee: sia a livello di massa, per
i milioni di lavoratori (o di
ebrei perseguitati) che abbandonavano l’Europa per cercate, o\tie Ellis Island, nuove
possibilità di riscatto economico e spirituale. La statua
della Libertà, donata dalla
Francia, esprimeva con chiarezza questo mito. Alcune tremende verifiche storiche, le
guerre mondiali e il ruolo decisivo che vi svolsero due
grandi presidenti americani,
W. Wilson e F. D. Roosvelt,
sembrarono confermare questo mito di libertà e di progresso malgrado la crudele
parentesi della crisi del ’29:
uon a caso la miglior cultura
antifascista (Pavese, Vittorini)
guardava all’America con
simpatia; il fascismo invece
ara nettamente antiamericano.
D’altra parte, proprio le due
guerre mondiali conferivano
agli Stati Uniti un ruolo di impero mondiale, che raggiungeva nella guerra del Vietnam
a nel rinnovato intervento in
^ud America (Cile) il suo
punto di massima durezza,
per non dire di esplicita violenza. Il ntito così si rovesciala e l’intero «fenomeno amencano» veniva letto attraverso
•e lenti deformanti della guer^ fredda; l’America era vista
come un centro imperialistico
proteso in una continua offensiva economica, politica, mili!^e, volta a soggiogare tutto
u resto del mondo.
reaganiana (19801^2) sembrò saldare definitiyamente questa dimensione
'•nperiale con una ribadita disparità interna fra le classi:
America appariva come
"n edizione accresciuta (ma
non corretta) della terribile In“ .terra descritta da Dickens
ei suoi romanzi. Nell’autunb 1989 questa nuova «Grande Inghilterra» riportava una
moria storica sul suo avverario, l’Unione Sovietica, e
ni 1991 il facile successo
"nila guerra del Golfo semrova essere semplicemente la
^tele verifica di questa ege
^"''nce, pochi mesi dopo, il
P polo americano licenziava
il team reaganiano ed eleggeva presidente il giovanotto
che lunedì si è chinato sulle
tombe della Normandia a
onorare le decine di migliaia
di americani caduti per la nostra libertà. La fine simultanea della guerra fredda e del
regime reaganiano ci obbliga
dunque a rivedere i nostri
schemi di lettura della realtà
americana. Qual è il segreto
di quella grande democrazia:
la costituzione di tipo illuministico o l’etica puritana?
Qual è il motivo della permanente vitalità religiosa di quel
paese? Perché quella «grande
società» appare per certi versi
arretrata e provinciale e per
altri continua a produrre movimenti d’avanguardia?
D’altra parte la fine della
guerra fredda non ha per caso
prodotto risultati paradossalmente simili tra i vinti e i vincitori? Come rUrss si è ormai
ridimensionata a Russia (sia
pure, forse, a Grande Russia),
così gli Usa potrebbero presto
risultare ridimensionati a «repubblica americana»; una
grande nazione, certo, ma non
più portatrice di un’idea universale (come è stata tra il
1941 c il 1989-).
Se eoM ^o^'■e. 1 epoca apeiia
da Tocqueville sarebbe linit.i;
r \mern.a diventa di colpo
piu vicina, con le sue railici
(europee I. con i suoi |vroblemi. con le sue s]ieran/e. Ima
realtà che non ha bisogno di
essere niiti//ata ne ilemonizzata perché è interpretabile,
intelligibile: soggetto e destinataria di un dialogo, non più
oauetlo di un vano esorcismo.
Una parabola moderna sulla vita e sul comportamento dei cristiani
Falso salario e vero merito, ma l'Evangelo...
12 giugno
Il voto
e l'Europa
Il 9 e il 12 giugno 300 milioni di elettori eleggeranno i
567 deputati del Parlamento
europeo di Strasburgo. L’Unione europea vive la sua
quarta fase di allargamento; i
cittadini austriaci (il 12 giugno), i finlandesi (il 16 ottobreÉ gli svedesi (il 13 novembre) e i norvegesi (il 28
novembre) dovranno decidere con un referendum se partecipare o no all’Unione europea allargando così il territorio del 53%.
Nelle campagne elettorali si
sta confrontando anche la dimensione religiosa dell’Europa. Il servizio della Commissione europea che si occupa
delle prospettive internazionali ha condotto su questo tema una ricerca approfondita.
Nell’Unione europea coesistono paesi cattolici come la
Spagna, l’Italia, la Francia e il
Belgio e paesi protestanti come il Regno unito, la Danimarca e la Germania a cui potrebbero aggiungersi nel 1995
tre altri paesi protestanti; Svezia, Finlandia, Norvegia. Secondo la ricerca citata il tema
politico si sposterà dai governi ai popoli. Eric Hoesli, un
giornalista svizzero che ha
scritto un saggio in materia,
afferma che «i protestanti preferiscono quello che si costruisce dal basso, detestano
ciò che è imposto dal vertice
verso la base, privilegiano la
separazione dell’economia e
della politica e provano una
grande avversione per tutto
ciò che possa rappresentare
una rinascita di un’autorità
centrale, religiosa o amministrativa». Se queste idee politiche avranno la maggioranza
nell’Europa dei 12 (domani
dei 16) l’Unione sarà costretta
a riformarsi e il modello comunitario potrà essere più
adeguato a far fronte alle sfide tecnologiche, ecologiche e
di democrazia che travagliano
300 milioni di europei.
JEAN-PIERRE MOLIMA
«...perché chiuncjue s innalza sara abbassato; ma chi si abbassa sarà innalza
(Luca 18, 14)
«/ giorni dell’uomo son come l’erba;
egli fiorisce come il fiore del campo, se
un vento gli passa sopra ei non è più, e il
luogo dov’era non lo riconosce più»
(Salmo 104, 15-16)
Là sul marciapiede, in una rientranza
del muro, un po’ al riparo dalla vista
dei passanti, un uomo borbottava tra sé:
«Sono senza lavoro, non ho conoscenze
né appoggi, la mia famiglia si è disgregata, la mia salute se ne è andata. Che ci
sto a fare? Non ho carattere, non pottei
mai occupare un posto di responsabilità;
le tecniche evolvono e io ormai non nesco più ad aggiornarmi. No, è inutile che
mi faccia illusioni, non sono in grado di
assumere funzioni di una certa importanza: il guaio è che non ce la faccio neppure ad avere un piccolo impiego, magari
con i contratti di solidarietà...
È vero che qualche volta, per misericordia, mi pagano per rispondere al telefono: «... la prego, richiami più tardi, il
portiere è momentaneamente assente». E
umiliante fare le veci di una segreteria
telefonica ma forse è normale, perché
tanto io non sono capace di fare nient’altro...».
Nella stessa strada, in piedi davanti alla finestra di un ufficio scintillante, un
dirigente di alto livello faceva in silenzio
la sua preghiera: era non solo un imprenditore dotato di molto realismo ma anche
un cristiano sincero. Nel fondo del suo
cuore diceva: «O Dio, grazie perché nei
misteri della tua giustizia hai voluto pormi alla guida di una società tanto importante; grazie perché le persone, che qui
lavorano mi hanno trasmesso la loro passione; grazie per avermi insegnato a darmi interamente a ciò che faccio.
Signore, o Signore, ti rendo grazie per
tutto quello che sono; grazie perché mi
hai dato la salute; grazie perché non sono
un emigrato né un disoccupato, né una
donna e neppure uno come quel disgraziato là sul marciapiede: un falso impie
gato, con un mestiere fasullo, privo di
qualsiasi utilità sociale, incapace di contribuire anche in minima parte alla ricchezza della nazione...
Signore, aiutami a rispondere sempre
meglio alle responsabilità che mi hai affidato e a compiere fedelmente la mia
vocazione. Grazie per avermi assegnato
un compito importante che mi colloca al
centro delle cose...».
Mentre così sviluppava silenziosamente i suoi pensieri, si alzò una voce che diceva: «Io non ti ho dato assolutamente
nulla! L’uomo è come l’erba e tutta la
sua gloria come il fiore del campo; il posto che tu oggi occupi, domani non ti riconoscerà più... ma levami la curiosità:
che cosa produci?».
«Auto, Signore, delle automobili e il
mercato mostra segni di ripresa».
«Bene, me ne compiaccio - riprese la
voce -: io invece produco la verità... e il
mercato non tira affatto; anzi, la domanda è molto debole. Vedi però quel tipo
che sta parlando da solo sul marciapiede?
Ecco, anche lui fa altrettanto. Guardalo
attentamente, forse ti ci riconoscerai.,.».
Delle Chiese
Sinodo valdese
rioplatense
pagina 3
Yerso 1’Assemblea
battista
pagina 4
Intervista al prof.
Giorgio Nebbia
pagina 7
2
PAG. 2
RIFORMA
VENERDÌ 10
GI^MO]
Una valutazione di Jean Baubérot sui dati del sondaggio sulle credenze dei francesi
Il problema del protestantesimo è di riuscire
a parlare alPinsieme della società
- È stato appena pubblicato un sondaggio Csa per Le
Monde, la Vie, FActualité religieuse dans le monde e l’associazione Forum delle comunità cristiane, che fa seguito a quello realizzato nel
1986. C’è qualcosa di nuovo?
«Nessun grande sconvolgimento. 11 sondaggio indica la
continuazione di un’evoluzione: presa di distanza nei confronti delle religioni istituite
senza che ciò implichi sviluppo dell’ateismo o disinteresse
nei confronti della religione.
Il 67% dei francesi si dichiara
cattolico (l’81% nel 1986), e
il 10% partecipa ogni domenica a una funzione religiosa.
Se aggiungiamo i protestanti,
gli ebrei e i musulmani, abbiamo un totale di circa il
75% di persone abbastanza
permeabili alla religione, anche se diffidenti rispetto ad
impegni più concreti; si dividono in fette pressappoco
uguali tra credenti convinti,
credenti per tradizione e credenti incerti.
Per quanto riguarda il protestantesimo, ri% del 1986
trasformato nel 2% del 1994
non deve illuderci: è un dato
del tutto approssimativo. Ciò
che è più interessante invece è
che il 4% delle persone intervistate dichiara che il termine
“protestante” le definisce abbastanza bene. Si trovano qui
persone che si considerano reiativamente vicine al protestantesimo senza trasformare
questa attrazione in un vera e
propria adesione. È un potenziale di “tementi Iddio” per ricordare coloro che, all’inizio
del cristianesimo, erano vicini
alla sinagoga senza essere veramente ebrei: ma la situazione non si evolve».
- Si può parlare oggi di
una ricomposizione della domanda di religioso ? Di un ’aspirazione a un religioso globale non definito?
«Ci sono certamente fenomeni di rinnovamento religioso, ma quantitativamente non
sono massicci. Il sondaggio
sottolinea piuttosto un continuo sgretolamento del sistema
strutturato di credenza delle
religioni istituite. Si rileva la
permanenza di “religioso misto” o di “religioso galleggiante”, vicino o no al cristianesimo. La stessa persona può
credere allo stesso tempo alla
trasmissione di pensiero e allo
Spirito Santo, senza vedervi
una contraddizione. Ogni persona della Trinità fa più senso
che non la Trinità stessa; e
quest’ultima viene percepita
come rimando ad un enunciato dogmatico».
- Si tratta di «relieione alla
Durante un culto in una chiesa protestante in Francia
carta» in cui ognuno si costruisce la propria credenza
scegliendo ciò che gli conviene nelle religioni istituite,
senza pronunciarsi sulla totalità?
«Si rileva questo fenomeno
di “religione alla carta”, così
come quello di religione civile. L’esistenza delle religioni
appare necessaria per usufruire, al momento opportuno e a
seconda dei propri bisogni,
dei “soccorsi della religione”,
come si diceva nell’Ottocento. Non si desidera l’interpellazione della religione nella
propria vita personale o sociale, eccetto per quella minoranza di credenti convinti
(10-12%); anche per la partecipazione al dibattito pubblico, la presenza delle religioni
viene ritenuta necessaria dalla
maggioranza dei francesi».
- Questa situazione è caratteristica di una società secolarizzata, auspicata dai
protestanti, o è l’annuncio di
un’altra forma di religiosità?
«L’idea era che i cristiani
veramente impegnati sono
una minoranza nella società,
contrariamente alla situazione
di cristianità; la secolarizzazione non è altro che la prova
di verità: cade la maschera e i
protestanti hanno visto la loro
diagnosi confermata dall’evoluzione del fenomeno. Malgrado tutto, si notano alcune
aspettative religiose: oltre la
metà del campione dichiara
di pregare e il 10% si sposta
ogni domenica in una chiesa... quale altro raggruppamento può rivendicare una simile mobilitazione regolare?
Non di certo i sindacati o i
partiti politici. Forse le riunioni sportive?
Quel che risulta più nuovo
è lo sganciamento tra la morale e la religione, cambiamento che si sta confermando. Le cause che meritano un
sacrificio sono la pace, la lotta contro la povertà, molto
poco la religione, l’Europa,
per nulla la politica.
Il termine “peccato” si è
svalorizzato: la morale viene
privatizzata, così come la religione; nella maggioranza la
gente ritiene che le scelte morali siano scelte individuali, il
che rimanda a un’idea di libertà ma anche a una svalorizzazione delle regole del
“vivere insieme”, indispensabili alla formazione di una società. Il sondaggio è più rivelatore su quello che dice
dell’idea di morale che non
della religione stessa. Quando
l’eccesso di velocità su strada
viene considerato come un
peccato solo dal 2% delle
persone intervistate e come
una colpa morale dal 20%,
vuol dire che si estende la tolleranza a comnortamenti che
Gerusalemme, contestato il rabbino capo
Donne ebree bruciano il loro
certificato di matrimonio
Circa 70 donne israeliane
hanno bruciato in pubblico il
loro certificato di matrimonio
per protesta contro la discriminazione religiosa. Questa
dimostrazione è stata messa in
atto per protesta nei confronti
della massima autorità religiosa del paese, il rabbino capo, per richiedere che venga
eliminata la disparità di trattamento fra uomini e donne.
In Israele ci sono circa
15.000 donne abbandonate
dai loro mariti che, secondo
la legge, non possono rispo
sarsi, nonostante siano separate da molti anni, perché
l’ex marito non vuol concedere il divorzio o è irreperibile. Se queste donne hanno un
bambino da un altro uomo, il
bambino viene definito «bastardo», secondo le leggi religiose, è escluso dalla comunità e non può sposarsi. Gli
uomini che si trovano nella
stessa situazione possono invece vivere con una donna
non sposata e avere dei figli
che non sono considerati
«bastardi».
Eisleben
Riaperta la
casa di Lutero
Dopo sei mesi di lavori di
restauro e con una spesa di
quasi un miliardo di lire è stata riaperta il 25 maggio, a Eisleben, la casa dove nel 1546
è morto Martin Lutero. L’edificio, che risale agli inizi del
XVI secolo, fu inaugurato come museo nel secolo scorso,
e contiene documenti d’epoca
molto interessanti per chiarire
i rapporti fra il riformatore e
alcuni principi del suo tempo,
i suoi testamenti e alcuni quadri, tra cui due ritratti di Lutero sul letto di morte.
possono provocare la morte
di altre persone».
- Quali insegnamenti possono trarre i protestanti da
que.sto sondaggio?
«Il 4% si ritiene “abbastanza bene” definito dal termine
“protestantesimo”, oltre al
2% che si considera “molto
bene” definito. Esiste una
certa attrazione, ma l’ostacolo non è ancora superato; ci
si può chiedere perché. Forse
le chiese della Riforma non
insistono abbastanza sulla
specificità del loro messaggio, essendo troppo immerse
in un ecumenismo normalizzatore: se le confessioni diventano tutte simili, perché
sceglierne una in particolare?
Altra spiegazione: le comunità protestanti non sono abbastanza aperte, abbastanza
accoglienti. Un “etno-protestantesimo” resiste malgrado
tutto; le reti familiari o di conoscenze scoraggiano l’integrazione delle persone esterne. Altra constatazione: la
salvezza per grazia, messaggio centrale del protestantesimo, risplende al di là delle
persone che si dichiarano
protestanti, il che conferma il
sondaggio Ifop del 1980, pur
sottolineando che siamo in
presenza di una meta mai
raggiunta.
Il problema del protestantesimo è di riuscire a parlare
all’insieme della società, a
quell’83% di francesi che si
affida di più alla propria coscienza nelle grandi decisioni
della propria vita che non alle
posizioni della propria chiesa.
Ora, in virtù del dialogo ecumenico o interreligioso, il
protestantesimo privilegia
troppo gli interlocutori legati
a un sistema ecclesiale, a scapito di queste persone esterne
ampiamente maggioritarie. Il
protestantesimo dovrebbe
piuttosto partecipare a un dibattito pubblico che favorisca
la strutturazione della coscienza.
L’insegnamento dominante
da trarre da questo sondaggio? Attualmente, una sfida
viene lanciata alle chiese per
sapere ciò che hanno da dire
di interessante circa le grandi
decisioni che ognuno deve
affrontare: i problemi di valori, di sacrificio, del senso
della vita. È su queste questioni che la gente aspetta di
vedere ciò che le religioni
hanno da dire: la gente ha un
atteggiamento di autonomia
pur essendo disponibile all’
ascolto».
(Intervista a curi', di Rémy
Hehding, pubblicata sul settimanale prote.stante francese Réforme il 21 maeeio 1994)
La casa di Lutero restaurata
Elezioni europee: appello
del presidente della Kek
GINEVRA
le chiese europee
ropea ad «avere una visione d’
• John Arnold, presidente della Conferei
; (Kek), ha invitato gli elettori dell’Unin **
■■ ’insieme delle questioni 7
votare unicamente per motivi economici interessati» ’ ^
recheranno alle urne per le elezioni europee. L’Unio^^*
pea, ha ricordato, «non dovrebbe essere un’unione chin^
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aperta, attenta ai problemi del resto del mondo creato da
«L’Unione europea è solo una parte dell’Europa ma un
molto importante» ha osservato il presidente della Kek
ganismo paneuropeo che raggruppa chiese membro delì’E
pa centrale e orientale e dei paesi dell’ex Unione Sovietic '
nold ha dichiarato inoltre che una buona partecipazion
elezioni sarebbe segno di una «responsabilità civica crev
nei confronti dell’Europa». '
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Svizzera: Congresso
internazionale di ermeneutica
NEUCHATEL — Dal 12 al
14 settembre prossimo si svd
gerà a Neuchâtel un Congresso internazionale di ermeneufe
(scienza dell’interpretazione dei testi), organizzato dall’istiu
di ricerche ermeneutiche e sistematiche dell’Università di N»
chàtel in occasione del suo 20° anniversario. 11 compito d
Congresso sarà di prendere atto dei principali cambiamenti
rificatisi durante questo secolo nelle scienze linguistiche e di
comunicazione, e di riflettere sui loro effetti suH’ermeneutit
teologica. Il Congresso vorrebbe inoltre contribuire ad avvisi
e a promuovere il dialogo, al di là delle frontiere linguistidief
culturali, tra coloro che si interessano alle questioni delFert.
neutica. Esperti di fama mondiale, come Paul Watzlawick(Pi
lo Alto, California) o Werner Jeanrond (Dublino) sono stati»
vitati a tenere relazioni.
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Polonia: leggi più severe
per la registrazione delle chi«
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VARSAVIA — Il governo polacco vuole rendere più severi
la legislazione riguardante la registrazione delle chiesti
scopo di porre fine agli abusi in materia di facilità doganali!
fiscali commessi da organizzazioni pseudoreligiose: è quantosi
dice negli ambienti governativi di Varsavia. La Chiesa cattob
e varie organizzazioni ecumeniche hanno già dato il loro acardo circa le intenzioni governative di cambiare la legge del 1
sulla libertà di coscienza e di religione. Una delle disposi»
legali proposte prevede che occorrano almeno 100 membri per
poter registrare un’organizzazione come chiesa, mentre perù
iegge attuale ne occorrono soltanto 15.
altri mesi
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Nel 1995 la 56° Conferenza
degli avventisti del 7° giorno
UTRECHT — Dal 29 giugno all’8 luglio 1995 si
Palazzo dei Congressi «Jaarbeurs» di Utrecht la 56° sessio«
della Conferenza generale delle chiese avventiste del settii»|
giorno. Uno dei primi compiti di questo Sinodo mondiales»|
l’elezione dei dirigenti della chiesa al massimo livello anunt»,
strativo (conferenza generale) con voti in sessione plenaria,
condo il modo democratico. I delegati dovranno anche dibatj
re i grandi orientamenti e le priorità in ogni campo di atti^
della Chiesa avventista per i cinque anni successivi (1“
2000). Più di 2.500 delegati provenienti da 205 paesi del o®
do testimonieranno della presenza avventista in vari
quali l’educazione cristiana, le pubblicazioni, la medie#
l’igiene di vita, l’azione sociale e l’aiuto umanitario. Gli#
nizzatori si aspettano la presenza di oltre 10.000 persone
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Il negozio cristiano di Algeri
costretto a chiudere
ALGERI — A causa di numerose pressioni da parte '
islamisti fondamentalisti, il negozio cristiano di Algeri had®’
* — ~ I- :.. .1 . ’1 . • Í .. .. .A. • f ! j jP
to chiudere i battenti alla fine di aprile. È quanto riferisce i
blica svizzera riportando c
vizio stampa della Società biblica
Domenica delle Palme un collaboratore del negozio è
to da due ignoti. La pressione subita era un chiaro messa^
......................... Onde evi#
lui e i suoi amici cristiani dovevano «scomparire». ^
il peggio la Società algerina del libro cristiano (Sale), che a ,
gestito finora il negozio, ha deciso di cedere alle pressioni i?
islamisti fondamentalisti; in accordo con l’Alleanza biblici
chiuso*
versale, che ha sede in Inghilterra, il negozio è stato c—. >
collaboratori devono lasciare l’Algeria. La Sale era e 0®
.^1 lU.. I_^C4 V-./~ ■
un’organizzazione non riconosciuta dallo stato. H numet
cristiani in Algeria costituisce I’ 1% della popolazione.
Svizzera: morte della prima
pastora romanda
LOSANNA — Lydia von Auw è deceduta il
scorso, all’età di 97 anni. Era nata il 6 agosto 1897 a N .
dopo gli studi in teologia alla Facoltà dell’ex Chiesa h ■
Losanna, nel 1935 era stata consacrata al ministero jil
nella Chiesa libera, diventando così la prima donna
la Svizzera romanda. Dal 1935 al 1947 fu cappellana de
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dale di Saint-Loup; ha esercitato il suo ministero in varie eh
della Chiesa libera. Lydia von Auw aveva ottenuto un
in teologia presso l’Università di Losanna, con una tes' s
spirituali italiani», tardi discepoli di Francesco d’Assisi
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,pnr,lUGNO 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 3 RIFORMA
jjèsvolto dal 13 al 17 febbraio al Parque XVII de Febrero (Uruguay) il Sinodo valdese del Rio de la Piata
Ìestimonianza dell'Evangelo e impegno nella società
IfilOO MALAW*
iraU 13.e *> febbraio
Í i si è tenuta al PurI r.hr^rn la 3P As
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'ica cresce!
Febrero la 3P As’“'hlea sinodale delle Chiese
SWta.Più di cento 1 parati tra deputati pastori
Senni, delegati fraterni
¡anno partecipato ai lavori
^/siSo è iniziato con il
alto di apertura che quest’
si è tenuto a La Paz
anno
(folonia Piemontese) dove il
' • valdese compie que
.,-anno 100 anni essendo il
rimo tempio valdese co5o nel Rio de a Piata.
Durante U culto molto atiol
^llCa lato e presieduto dai pastori
Hugo Gönnet e Dario Michelin Salomon, sono stati consacrati al ministero pastorale
quattro candidati: Ricardo
Collazo, Wilma Rommel,
Marcelo Nicolao e Margarita
Toum.
Il Sinodo è poi iniziato sotto la presidenza del pastore
Ruben Artus e della vicepreinguistietsf sidenza della signora Doris
li delFeniit- Aiduin. Nel corso dello stes
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chiese, i
.. sono intervenuti numerosi
delegati fraterni delle altre
chiese sorelle dell’area rioplatense e sono stati ascoltati
altri messaggi dalle chiese
protestanti europee e americane. L’aspetto più importante del Sinodo è stata discussione intorno alla missione della nostra chiesa nella realtà odierna del Rio de la
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, I! Snodo elegge la segue^ Mesa Vaidense:
Modéiador, Hugo Malan;
meaiisi: Silvio Charbonnier, Hugo Gönnet, Noemi Bremermann de
Artus, Hugo Armand Pilon; supplenti: Doris Ardutn, Sergio Bertinat.
Il Sinodo nomina la seguente Commissione d’esamè: Presidente, Alvaro
Salomon; memW: Ullses Giano, Jorge
“a; supplenti: Delmo
.an, Dora Janavel, Roherto Gamier.
Piata. Nel «rapporto al Sinodo» la Mesa vaidense (Tavola
valdese in spagnolo ndt) osservava a questo proposito:
«Gli smisurati appetiti del genere umano gli stanno distruggendo la sua vita... L’appropriazione di beni materiali
è forse l’occupazione più importante che stiamo facendo,
mentre stiamo abbandonando
la strada di una vita interiore
nella quale gli atti di amore,
di giustizia e pace vanno perdendo significato... Che cosa
stiamo facendo della nostra
vita? Che cosa succede con la
responsabilità che Dio ci ha
dato?».
Un’altra caratteristica di
questo Sinodo è stata la discussione sulla questione giovanile: alcuni giovani hanno
riportato all’assemblea sinodale le forti parole approvate
neH’incontro rioplatense dei
giovani, che si era tento pochi
giorni prima: «Non continueremo ad affermare che non ci
danno spazio per agire nell’
ambito delle chiese, ma li
creeremo e li occuperemo».
Un tema difficile è stato
quello finanziario: la situazione delle finanze delle chiese
valdesi è ormai molto critica,
vicina al collasso: i pastori ricevono il loro assegno con
due, tre mesi di ritardo; però,
nonostante le gravi difficoltà,
r ottimismo ha prevalso e, pur
senza prendere decisioni specifiche, il Sinodo ha espresso
la speranza che nel corso
dell’anno, a poco a poco, sia
possibile assestare le nostre
finanze.
Nello stesso spirito il Sinodo ha compiuto alcuni atti di
solidarietà che concretizzano
l’impegno delle chiese nella
realtà sociale dell’Argentina e
dell’Uruguay. Il primo di
questi è stata la colletta fatta
durante il Sinodo per l’opera
missionaria che si sta realizzando, in modo ecumenico,
tra gli aborigeni Toba nel
Chaco argentino. Il secondo
gesto di solidarietà è stato fatto verso gli operai di due fabbriche della zona, una a Juan
Lacaze e l’altra a Rosario,
che da molto tempo sono in
lotta per difendere il loro posto di lavoro. La colletta del
culto di chiusura del Sinodo è
stata destinata alla «mensa
popolare» dei familiari degli
4 nuovi pastori
Il Sinodo esprime la sua riconoscenza a Dio perché i
candidati Wilma Rommel,
Ricardo Collazo, Margarita
Tourn e Marcelo Nicolao
hanno assunto l’impegno di
vita col Signore implicato
nella consacrazione al ministero pastorale e chiede che
siano loro moltiplicati i doni
e le attitudini necessari per un
compito fecondo al servizio
del Signore della vita.
L’ingresso del tempio valdese di Montevideo in Uruguay
operai. Il Sinodo ha nominato
una delegazione perché consegni la colletta ed esprima
agli operai la solidarietà delle
chiese.
Ampio spazio nel Sinodo
ha avuto la discussione sulla
diaconia delle chiese e sulle
linee evangeliche che la debbono caratterizzare. Altri temi sono stati l’educazione
cristiana, il catechismo, i periodici, la comunicazione in
generale. Per quanto riguarda
l’ecumenismo, il Sinodo ha
constatato con gioia l’approfondirsi dei rapporti con le
Chiese riformate dell’Argentina. Nel mese di ottobre
prossimo terremo a Tres Arrojos un’Assemblea congiunta dei due sinodi (valdese e
Il Sinodo del Rio de la
Piata saluta con gioia
Gianni Rostan, primo moderatore laico della Tavola
valdese, e in lui ringrazia il
ramo italiano per il continuo appoggio materiale e
spirituale. Riconosce l’importanza primordiale degli
scambi fra persone tra le
due aree, confidando che
questi scambi possano in
breve estendersi a docenti
e studenti delle nostre Facoltà di teologia.
riformato): sarà un momento
importante del nostro canunino comune.
L’elezione della nuova Mesa, con l’uscita «per ragioni
regolamentari» di Noris Artus
e con la sua sostituzione con
Noemi Brewermann, e della
Commissione d’esame hanno
concluso la parte amministrativa del Sinodo. L’assemblea
ha espresso la sua riconoscenza a Noris Artus che ha
lasciato la Mesa dopo 7 anni
di servizio, svolto in condizioni non sempre facili e dopo essere stata, nelTultimo
anno, la prima donna vicemoderatore (e laica) nella storia
delle chiese valdesi del Rio
de la Piata.
Il Sinodo è stato poi anche
«notte»: nelle notti del Sinodo si è discusso su «Gli istituti diaconali» e su «Che tipo di
chiesa vogliamo», e si è cantato, ballato e fatto festa nella
«notte del falò», il 16 febbraio, pensando intensamente
e con gioia alla storia valdese
e ai fratelli e alle sorelle che
festeggiavano alle valli e in
altre parti d’Italia e del mondo la libertà.
Il XXXI Sinodo è stato un
Sinodo fraterno e solidale in
cui le posizioni si sono confrontate nello spirito costruttivo di costruire insieme la
strada del Regno.
* moderador de la
Mesa vaidense
SCHEDA
I valdesi in
Sud America
La Chiesa valdese del
Rio de la Piata (Uruguay e
Argentina) è sorta dalTemigrazione valdese dalle Valli
del 1857 e 1859. All’epoca
la grave situazione economica aveva forzato la gente
delle Valli a cercare lavoro
altrove: dopo un’iniziale
ostilità, la Tavola valdese
di allora inviò alcuni pasto
ri per assistere spiritualmente gli emigrati.
Fino agli anni ’60 le chiese sudamericane costituivano il VI distretto delle cHiesè valdesi; oggi sono parte
amministrativamente autonoma delFuniea Chiesa
valdese. Tengono ogni arino, attorno al 17 febbraio, il
loro Sinodo le cui decisioni
organizzative e amministrative sono pienamente vàlide. Quelle che hanno rilevanza ecclesiologica o teologica sono passate alla sessione sinodale europea e
sono approvate solo le decisioni assunte con il «doppio
voto conforme»
Le chiese sono 18 con
circa 15.000 valdesi.
Solidarietà
Il Sinodo, considerando: 1 )
la situazione critica per la
quale stanno passando gli
operai di a) «La Industriai» di
Juan Lacaze, dopo molti mesi
di incertezza sul futuro di
questa fonte di lavoro e b) di
«Fanaesa» di Rosario dove,
di fronte alla prospettiva di
una brusca riduzione del personale e dei salari proposta
dalla proprietà, si sono visti
obbligati a occupare Firnpianto industriale; 2) che ciò
implica il venir meno delle risorse economiche minime per
il sostentamento delle loro famiglie finché durano queste
situazioni, con la sofferenza
che ne deriva, delibera di
esprimere la sua solidarietà a
questi operai e alle loro famiglie 1) destinando la colletta
del culto di chiusura del inodo per aiutarli ad affrontare i
loro problemi alimenta’-^ 2)
consegnando in form, personale detta colletta mediante la
visita di una delegazione sinodale una volta terminati i
suoi lavori.
Assemblea
valdesi-riformati
Il Sinodo, in vista della
prossima assemblea valdeseriformata che si svolgerà nella Chiesa riformata argentina
di Tres Arroyos (provincia di
Buenos Aires) dall’8 al 10 ottobre 1994, esorta le chiese a
partecipare alle sue attività
preparatorie.
Prossimo Sinodo
Il Sinodo delibera di tenere
la sua prossima assemblea fra
il 19 e il 23 febbraio 1995,
nel Parque XVII de Febrero.
Educazione cristiana
Il Sinodo, attento 1) alle
“PPOrtunità, alle carenze e
le sfide presentate dal compito dell’educazione cristia^ nelle nostre comunità; 2)
latto che molte famiglie
^indino» i loro bambini e
olescenti ai programmi di
Reazione cristiana, ma che
^ stesse rimangano ai mar
per la vita della chiesa come
per quella della società; di approfittare di tutti gli organismi possibili (ecclesiali e/o
secolari) nel campo dell’educazione (nuove tecniche, metodologie, risorse, ecc.) per
questa preparazione.
Finanze
èwidell
r,,- "yln vita della chiesa; 3)
ijj* difficoltà permanente di
porre di persone adeguatacam^^ preparate in questo
^Po. delibera di raccomanalla Commissione sino® ".educazione cristiana e
nitri organismi di forma
nei nostri presbiteri e
? nostre comunità di pre
’’•nre Srana« _____;______i u:
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sn ® grande attenzione al bi^ formazione e di difsten?”^ *11 materiali già esi1 0 che vengano pubbliAllo” ***^'*'^® sull’argomento.
--MX
amo . Ideali a dare la masse d dlla pianificazio
4lunn* ® d seguire ogni
Sita f ° personalmente e nella
in modo che la
meni 'Pozione alla scuola dove?^® e al catechismo dinn esperienza formativa
Il Sinodo, considerando: a)
il fatto che nel presente esercizio alcune chiese sono in
particolare ritardo nel pagamento delle quote; b) che
questa situazione sta aggravandosi giorno dopo giorno;
c) che questo intralcia il normale svolgimento deH’amministrazione centrale, con i
conseguenti disguidi nel compimento degli obblighi abituali (stipendi pastorali, trasporti, mutua, ecc.); d) che
c’è un consenso a mantenere
saldo lo spirito di solidarietà
della Chiesa evangelica valdese del Rio de la Piata, rimanendo implicito in questo
l’aiuto alle comunità sorelle
che hanno difficoltà reali; delibera di dar facoltà alla Mesa
Vaidense di studiare la reale
situazione di quelle chiese in
debitate e in base a ciò determinare d’accordo con i presbiteri i modi per risolvere
questo debito accumulato e le
quote mensili correnti, facendo temporaneamente ricorso
a fondi speciali di cui la Mesa
disponga, e/o ridistribuendo
le percentuali tra i presbiteri,
sempre che si mantenga un
impegno formale delle comunità coinvolte nel compimento di quanto concordato.
Il Sinodo, prendendo in
considerazione, a) il desiderio
delle comunità che gli operai
ricevano interamente e regolarmente il loro salario, nel
regime vigente di dedizione
totale; b) che la crisi finanziaria attuale che tocca la nostra
chiesa rende difficile il raggiungimento di questo obiettivo; c) che questo ci porta a
un logoramento permanente
che tocca tanto le comunità
quanto gli operai, dato che lo
sforzo finanziario delle comunità si riversa quasi esclusivamente nella cassa centrale, il Sinodo delibera, 1) di
esortare le comunità a fare
un’analisi profonda della crisi
spirituale e finanziaria che ci
colpisce; 2) di stimolare le
comunità a riflettere intorno
al senso dell’offerta, alla ricerca di una comprensione
più ampia che permetta di articolare opzioni, al fine di
produrre e ottenere risorse; 3)
di raccomandare alla Mesa
Vaidense di realizzare una
valutazione tendente a definire quali pastori eventualmente siano disposti e possano essere in condizione di assumere un’altra attività ricompensata, davanti alla prova che
esistono esperienze positive
quando lo si fa per ragioni
vocazionali; 4) di portare il
risultato di queste riflessioni
al prossimo Sinodo attraverso
i presbiteri.
centri di servizio che dipendono dal Sinodo ma anche
per tutte le opere di servizio
che dipendono da chiese locali, il Sinodo delibera di invitare entrambe le parti ad approfondire il loro rapporto e
dialogo con il proposito di offrire appoggio e assistenza
migliori a quest’opera di servizio e di evangelizzazione.
plicitamente ne deriva e tutta
la chiesa a ripensare alla possibilità che le nostre istituzioni di servizio implicano per
tutti i suoi membri.
Periodico
I 60 anni del
Hogar para Ancianos
Evangelizzazione
Considerando: 1) l’opera di
servizio compiuta dalla Chiesa valdese nel luogo denominato «Palmares de la Coronilla», nel dipartimento di Rocha (Uruguay), proprietà della chiesa di Alférez-Lascano;
2) le prospettive di evangelizzazione di quell’opera; 3) la
politica di approfondimento
nell’assistenza e nell’inserimento che la Ccios prevede
per il futuro, non solo per i
Visto che l’Hogar para Ancianos di Colonia Vaidense ha
compiuto 60 anni, considerando che, anche se ci sono innumerevoli persone in età avanzata che soffrono carenze di
ogni genere, l’opera di questa
istituzione si è già occupata di
più di mille persone, non solo
per l’aspetto sanitario, ma anche per quel che riguarda l’attenzione spirituale, il Sinodo:
1) si rallegra per il significato
di questi 60 anni di lavoro instancabile e 2) incoraggia le
persone che in un modo o
nell’altro sono direttamente
coinvolte in quest’opera a
continuare lo sforzo che im
Considerando la richiesta
delle comunità di disporre di
una pubblicazione che informi sulla vita della chiesa, e le
carenze che esse segnalano riguardo alla rivista attuale, il
Sinodo delibera: 1) di raccomandare alla Commissione
per le comunicazioni (Codeco) che la pubblicazione in
questione: a) rifletta la vita
delle comunità; b) fornisca
materiale di riflessione relativo alla problematica contestuale da un punto di vista biblico-teologico; c) abbia una
periodicità definita ed esca
regolarmente; d) sia distribuita per abbonamento pagato
anche se questo non copre i
costi totali; e) abbia una rete
di corrispondenti ai quali
venga fornita la preparazione
necessaria; 2) di cercare di
continuare l’esperienza ecumenica già iniziata con le
chiese riformate in Argentina.
4
PAG. 4
RIFORMA
Vita Delle Chies
VENERDÌ 10
Il 15 giugno si apre a Santa Severa l'Assemblea generale delle Chiese battiste italiane
L'Unione è aperta all'apporto di nuove forze
EMMANUELE PASCHETTO
Dal 15 al 19 giugno si
svolgerà l’Assemblea
generale deU’Ucebi, che ha
scadenza biennale. Quali sono stati gli avvenimenti più
significativi dei due anni trascorsi?
«Credo che senz’altro si
debbano ricordare la firma
dell’Intesa con il governo italiano e la donazione delle
proprietà da parte del Foreign
Mission Board. Ci sono però
altri eventi, a prima vista meno appariscenti, ma ugualmente significativi: mi vengono in mente la presenza di
un italiano, Saverio Guarna,
come pastore della chiesa
battista di Tirana; i tre incontri del Comitato esecutivo
con i Consigli delle chiese
della Calabria-Sicilia, della
Puglia-Basilicata e del Piemonte; le richieste di alcune
chiese provenienti da esperienze diverse di poter diventare membro dell’Unione;
rincontro con James Scott,
presidente dell’American
Baptist Churches e la collaborazione che ne sta nascendo; la fattiva e concreta cooperazione con la Baptist Missionary Society».
- Si legge nella relazione
del Comitato esecutivo alle
chiese, appena ricordato, che
vi sono alcune adesioni di comunità evangeliche all’Ucebi: che cosa può significare
questo interesse di comunità
non strettamente battiste per
una integrazione e una comunione organica con il battismo italiano?
«Ci sono molte realtà evangeliche che, fra le cosiddette
chiese storiche, vedono nelrUcebi un punto di riferimento e che perciò stanno
chiedendo di entrarne a far
parte: si tratta spesso di comunità che intendono chiudere la loro esperienza all’interno del fondamentalismo e
vogliono approdare a una lettura piià aperta del testo biblico o più semplicemente che
vogliono trovare un’identità
più sicura. Ovviamente procediamo con la massima cautela, soprattutto per tutelare
nella maniera migliore l’identità di queste sorelle e fratelli e la loro sensibilità di fede, che non vogliamo assolu
Il presidente deH’Ucebi, Franco Scaramuccia, con la moglie Paola
tamente appiattire o mortificare. Certo è il fatto che l’Unione, in questo momento
storico, gode grande fiducia
ed è vista con molta attenzione da questi gruppi in ricerca.
È indubbio che anche l’Unione potrà ricevere molto con
l’apporto di forze nuove, che
sono in grado di arricchirci
con il loro bagaglio di diverse esperienze di fede».
- Come sono i rapporti
dell’Ucebi con le altre chiese
della Federazione delle chiese evangeliche e con le chiese
e organizzazioni che non ne
fanno parte?
«I rapporti con le chiese
valdesi e metodiste sono ottimi a tutti i livelli: per motivi
di salute io non mi presenterò
per una eventuale rielezione
a presidente da parte dell’Assemblea e questo, tra le altre
cose, mi dispiace proprio perché non potrò partecipare alla
fase di realizzazione della
collaborazione, appena decisa dalle chiese di Roma in
accordo con gli esecutivi, per
la realizzazione di un istituto
per anziani e lungodegenti in
Roma. È significativo che
questo progetto, che esiste da
molti anni, proprio in questi
mesi abbia trovato il consenso generale dei battisti, dei
metodisti e dei valdesi; è il
segno di una comunione reale, che ora trova anche pratiche applicazioni. Ottima è
anche la relazione con la Federazione, che è vista come il
luogo qualificato, in cui certe
iniziative e certe cooperazioni possono trovare concreta
esecuzione; ci sono stati an
Un momento di lavoro a gruppi di una precedente Assembiea
che motivi di dissenso con alcune decisioni, ma sono stati
risolti in maniera franca e costruttiva.
Per quanto riguarda le chiese non federate, mentre guardiamo con molto interesse e
molto apprezzamento all’avvicinamento di alcune di loro
alla Federazione (Unione delle chiese avventiste e Chiesa
del Nazareno), dobbiamo
prendere atto della battuta
d’arresto segnata dal fallimento dell’iniziativa di “Pentecoste ’94”. Credo però che
sia solo un modesto incidente
di percorso, dovuto in parte ai
tempi un po’ prematuri e in
parte al modo con cui si è arrivati alla decisione e con cui
è stata organizzata. Spero vivamente che ciò non significhi uno stop definitivo perché, come è stato rilevato
nell’ultima riunione della
commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti con
10 stato, il momento politico
presente esige un fronte comune e sarebbe colpevole rinunciarvi per beghe interne».
-Come si valutano in ambiente battista i primi 18 mesi
di attività di «Riforma» ?
«Per quel che posso capire
dai rapporti che ho con le
chiese, il giudizio è sostanzialmente positivo: resta però
11 gravissimo problema del
deficit che l’Unione non è in
grado di sopportare. C’è un
unico modo per diminuirlo:
aumentare i lettori, incrementare gli abbonamenti. L’impressione che si ha è che il
giornale circoli fra gli “addetti
ai lavori” ma che non entri
davvero nelle nostre famiglie
e che non riesca ad andare oltre quella cerchia un po’ ristretta degli attuali lettori: è
necessario che il giornale assuma davvero un tono e un
carattere più “popolare” e
possa penetrare di più dentro
quella che nel linguaggio ecclesiastico chiamiamo la “popolazione” delle nostre chiese. Da un personale sondaggio mi risulterebbe che la parte più letta del giornale (comunque quella che viene letta
per prima o che i lettori vanno
subito a cercare) sia la pagina
dei lettori: se la mia impressione fosse vera, mi sembra
un dato molto significativo».
- Gli ultimi anni hanno segnato certamente una crescita e un consolidamento del
baltismo italiano: recentemente è però emersa una certa conflittualità al suo interno. A suo giudizio come si
può superare questa difficoltà?
«Certo posso sbagliarmi,
ma a me pare che quella
“conflittualità” sia andata diminuendo e sia limitata a casi
precisi: ho avuto l’impressione che le chie.se stiano molto
maturando e comprendano;
credo che la prossima Assemblea da questo punto di vista
segnerà una svolta. Dipendiamo ora dall’estero per meno
del 10% del nostro bilancio e
questo ovviamente comporta
sacrifici e obbliga a dire molti
dolorosi “no”. C’è voluto
tempo (e ce ne vorrà ancora
un po’) per entrare nello spirito dell’autonomia: a me pare che le chiese abbiano capito e stiano isolando i casi di
“conflittualità”.
Comunque l’Assemblea
sarà un ottimo banco di prova
per capire se la mia valutazione è corretta o se è da rivedere».
- Un problema che pesa
sull’Ucebi e che probabilmente si aggraverà in futuro
è la carenza di pastori: alcune chiese sono da anni senza
pa.store, le nuove leve non sono sufficienti per sostituire
chi lascia il servizio per limiti
d’età. Come si pensa di ovviare a questo fatto?
«Questo problema è grave:
la relazione del Comitato esecutivo evidenzia il fatto che
fra dieci anni andranno in
emeritazione ventidue pastori, cioè quasi la metà del collegio pastorale, e non si prevedono rimpiazzi in numero
sufficiente. Stiamo pagando
ora la sospensione delle assunzioni decisa negli anni
’70; le Unioni estere si offrono di aiutarci e fra poco entreranno nel ministero alcuni
pastori inglesi, ma tale cooperazione da sola non è sufficiente a risolvere il problema;
il Comitato propone di incoraggiare i pastori a rimanere
in servizio fino ai settant’anni, ma anche questo è un rimedio parziale e non risolutivo. L’Unione ha poco da dire
su questo: per quanto riguarda la provvista dei pastori,
nel nostro ordinamento gli organi dell’Unione hanno una
funzione quasi notarile.
La soluzione risiede unicamente nelle chiese: loro devono, con l’aiuto di Dio, incoraggiare le vocazioni, spingerle, guidarle e poi devono autoregolamentarsi nelle loro
scelte; intendo dire che, specialmente nelle grandi città e
dovunque è possibile, devono
collegarsi di più, usufruendo
di un pastore dell’Unione per
più chiese, realizzando così
quella collaborazione auspicata dall’ultimo convegno di
Santa Severa sul ruolo pastorale. Le chiese, nella loro autonomia e libertà, devono trovare la capacità di gemellarsi
e mettere insieme le loro risorse ministeriali per usufruire di un solo pastore dell’
Unione per più comunità; fino
a quando il Signore non ci
darà tempi migliori, solo facendo questo volontario risparmio potremo dare una
temporanea soluzione: sempre
una soluzione di emergenza
ma con un’equa ripartizione
delle forze, che non escluda le
piccole città e le cosiddette
“zone disagiate”».
- A che punto siamo con la
questione della «Intesa» ?
«Tutto tace: attendiamo che
il governo dell’on. Berlusconi
ripresenti il disegno di legge
già predisposto dal governo
dell’on. Amato e ovviamente
decaduto con la fine della legislatura. Il presidente del
Consiglio non ha fatto cenno
alle confessioni di minoranza
e al problema delle loro relazioni con lo stato nella presentazione al Parlamento del
suo programma e questo, oltreché dirla lunga sulle sue
intenzioni, mi pare un pessimo segno. Proprio in questi
giorni ho scritto all’on. Berlusconi ricordandogli la circostanza della nostra Intesa e ai
sei deputati evangelici, chiedendo loro di sostenere noi e
le altre chiese evangeliche interessate con adeguate iniziative parlamentari.
GI^]^q
Lettera al presidente del Consiglio
L'Intesa è opportunità
di libertà e eguaglianza
Il presidente dell’Ucebi,
pastore Franco Scaramuccia, ha inviato, il 25 maggio 1994, al presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi la seguente lettera:
Onorevole Berlusconi,
desidero porgerLe i migliori auguri per il compito
che Le è stato affidato di
guidare il Governo in questa fase di ricambio della
storia della Repubblica italiana. Indipendentemente
dalle opinioni politiche di
ciascuno, le esortazioni bibliche di adoperarsi per il
bene della città che si abita
(Geremia 29, 7) e di pregare per le autorità (I Timoteo
2, 2) restano per noi battisti
un impegno preciso.
Colgo l’occasione per ricordarLe che l’Intesa sottoscritta il 29 marzo 1993
fra il Presidente del Consiglio, on. Giuliano Amato, e
il Presidente dell’Unione
cristiana evangelica battista d’Italia attende ancora
di essere sottoposta al Parlamento per r approvazione. Il Governo aveva preparato l’apposito disegno
di legge (n. 2572 del 23
aprile 1993) ma le vicende
politiche non hanno consentito al Parlamento di
esaminarlo ed esso è cadu
to con la fine della
tura.
Come già in una prec»,
dente occasione (le
con Avventisti e ADlfi^
mate dal Presidente
Consiglio dei Ministri,;'
Craxi e prontamente rin^,
sentateal Parlamento d^i
1 interruzione della legisi,
tura dal Governo suc^',
vo presieduto dall’on.
ria), ci aspettiamo dunon,"
che il Governo da Lei J ,
dato voglia inserire fraji
primi impegni cheloatten.
dono anche la ripresentazione del disegno di legge
come proposito di rispettiJ!
del dettato costituzionale j
(che prescrive all’art. 8‘
comma terzo che i rappoiti
fra la Repubblica e le con.,
fessioni siano regolati su :
base pattizia) e come volontà di concedere ancbe
alla nostra minoranza, come già ai valdesi e metodisti, agli avventisti, ai paitecostali delle Assemblee
di Dio e agli ebrei, le opportunità di uguaglianza e
di libertà che l’ordinamento italiano prevede.
Certo che la presente richiesta non rimarrà inascoltata, Le porgo cordiali
saluti.
Franco Scaraàmm
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contenu
L'UNIONE BAÏÏISa
per evii
I battisti sono presenti in
Italia da circa 120 anni e hanno formato un centinaio di
comunità che sono sparse su
quasi tutto il territorio italiano. Le chiese battiste, in tutto
il mondo e anche in Italia, sono «congregazionaliste»:
questo significa che ogni comunità è autonoma nel governare se stessa e nel decidere
le linee da seguire per la sua
testimonianza nel luogo dove
è collocata, ferma restando la
fedeltà ai principi battisti universalmente accettati.
Dal punto di vista spirituale
l’autorità assoluta in una comunità battista è quella di
Gesù Cristo che si esprime attraverso la Bibbia. Ogni chiesa battista è seriamente impegnata a ricercare nella Bibbia,
confidando nello Spirito Santo, la guida costante e determinante in materia di fede, di
etica e di azione nel mondo.
Dal punto di vista organizzativo, la massima autorità
decisionale in una chiesa battista è l’Assemblea di chiesa,
cioè una riunione di tutti i
membri di chiesa che esaminano e discutono gli aspetti
della vita comunitaria: le linee di evangelizzazione, le
forme di testimonianza, le domande di ammissione di nuovi membri, l’uso che si deve
fare del danaro della chiesa e
tutti quei problemi che possono presentarsi nella vita ecclesiastica.
L’Assemblea di chiesa,
inoltre, nomina i propri «ministri», ossia quei fratelli e
quelle sorelle che vengono
preposti a determinati servizi
nella comunità: il pastore, gli
anziani, i diaconi. Nelle chiese battiste italiane non v’è distinzione fra uomo e donna
per questi ministeri. Il pastore, gli anziani e i diaconi formano il «Consiglio di chiesa»
che si riunisce di frequente e
ha l’incarico di eseguire le
delibere deH’As,semblea e di
cacbeh
ptesem
ù tutte
vegliare sul buon andaiufl!®
della comunità. Le chieseliattiste, pur gelose della loro autonomia, sono strettamente
legate fra loro e, in ogni oazione del mondo, formano
delle «Unioni battiste»che
sono delle associazioni 4
chiese, create non solo per
una comunione fraterna, i®
per una cooperazione organi;
ca e organizzata, in vista«
scopi comuni ben definiti
In Italia le chiese battisi
formano l’Unione cristiane
evangelica battista d’Ita»
(Ucebi) che ha la sua sede»
Roma. L’organo fondanten®'
le dell’Unione è l’AsseniHei
generale, che si riunisce og«
due anni, composta dai delegati di tutte le chiese battisi
d’Italia. L’As.semblea esani;
na l’andamento generale de
Unione, stabilisce i progi®'
mi che si vogliono attuar«
indica le linee di
seguire, decide circa l a
missione di nuove chto*'
prende tutte quelle debu«^^
zioni che ritiene util' P
l’avanzamento della testi®
nianza battista in h« ,
L’Assemblea inoltre
Comitato esecutivo che
Il con
La
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ma
25 apri
trasferta
notale,
corales
l’incarico di compiere
dati ricevuti daH’AsseinW
e di coordinare il I®''
dell’Unione fra un’Asse'
blea e l’altra. Il Conitt® ■
l’organo amminis
iiuai
anche i uiganu
vo dell’Unione e rende CUI
del suo operato ad oS”' j,
semblea: il Comitato ese
vo è presieduto dal preside
te dell’Unione, il quale
ra a pieno tempo per
lavo
Unio
ne e ne è anche il ra]
ideut'
tante legale. Il P*^®^',„ntodeirUnione non ha uu_jj¡
rità di ordine gerarchico’
di ordine spirituale e
per il mandato specif'oo vuto daH’Assemblea S® ■(,,
le: di consiglio, di eso
ne, di mediazione fra >0
se, oltre che di esecri
delle delibere del Corni
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sorelle,
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Vita Delle Chiese
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ardinamende.
arésentérinarradilago cordiali
mramucm
Inchiesta del l'osservatorio interconfessionale milanese neH'ambito del Sinodo
protestanti, ortodossi e cattolici incontrano
i nella «Veglia ecumenica»
t 5 annuale «Veglia ecuL inenica per la pace>> di
lÌano, organizzata dall OsSatorio interconfessiona e
Snese (Oim) «Pace nella
Itizia», quest’anno si e
olia in maniera particolare e
«ordinaria- Perché si e nula interessare e a coinvolgere sia nei preparativi sia
lo svolgimento anche il
47" Sinodo diocesano milaneIttualmente in corso- La
sera di sabato 21 maggio, alla
«senza di radio e televisioni
locali, più di 3-000 persone
sono confluite nel duomo di
Milano per partecipare alla
Veglia e al successivo incontro delle comunità cristiane
milanesi con la comunità
ebraica cittadinaCome negli scorsi anni
l’Oim ha voluto accentrare
l’attenzione della comune
preghiera e meditazione alle
urgenti problematiche che
l’ingiustizia, le guerre e la
devastazione ambientale pongono alla nostra coscienza di
credenti cristiani: di conseguenza ha gradito molto l’adesione e la piena corresponsabilità da parte del Sinodo e
deH’ufficio diocesano per
Tecumenismo e il dialogo con
le religioni per questo momento di preghiera.
Vorrei entrare un attimo nei
particolari sia formali che
contenutistici della Veglia,
per evidenziare l’intensità
della partecipazione ecumenicache ha comunque visto una
psma evangelica notevole
in Mele fasi. L’incontro,
Una manifestazione ecumenica nei duomo di Milano (foto Zibecchi)
presieduto da Sara Comparetti (per l’Oim e le chiese protestanti), l’arcivescovo Carlo
Maria Martini (per il Sinodo e
la Chiesa cattolica) e lo ieromonaco Dimitri Fantini (per
le chiese ortodosse e orientali), ha preso il via con un inno
iniziale cantato durante l’ingresso di tutti coloro che avevano un ruolo attivo durante
la liturgia: laici e consacrati
protestanti, cattolici e ortodossi. Dopo il saluto iniziale
è iniziata la prima parte che
portava il titolo «Idolatria e
divisione» e che raffigurava
una confessione di peccato
stimolata dalla lettura di Gen.
11, 1-9. Questa parte si è
espressa in un canto russo, in
una meditazione sul testo pronunciata dalla pastora Katharina Hess-Kindler, in varie
letture tratte dal documento
finale di Basilea ’89, in una
preghiera finale ed è stata
conclusa dalle corali metodista e valdese che hanno cantato «Forte rocca».
La seconda parte, ideata come annuncio del perdono, si è
svolta sotto il titolo «Dono
della pace, dono dello Spirito
Santo», ed era contrassegnata
da tre letture evangeliche
(Giov. 7, 37-39; 9, 1-7; 9, 3539; 20, 19-23): inoltre è stata
espressa una preghiera di lode
ortodossa e si sono cantati
due inni. Infine si è passati alla terza parte, all’«Invito alla
sequela di Cristo». Dopo il
pronunciamiento di due letture (Is. 11, 1-10 e Apoc. 21, 18), il cardinale Martini ha fatto seguire una sua meditazione dopo di che un gruppo di
ragazzi e ragazze ha consegnato, simbolicamente, dei
rami d’ulivo per significare il
dono della pace da parte di
Dio. La successiva preghiera
di intercessione, recitata dai
tre copresidenti è di nuovo
stata ispirata a testi del Processo conciliare. La comune
preghiera del Padre Nostro e
la benedizione hanno concluso la parte in duomo.
Dopo la Veglia, sul sagrato
de) duomo, è avvenuto il primo incontro di tutte le chiese
ortodosse, protestanti e cattoliche milanesi con la comunità ebraica della città. Motivo principale era il dono di un
ulivo di Gerusalemme, segno
di pace per la città di Milano,
rappresentata in quest’occasione dal vicesindaco. l’ulivo
era stato fatto pervenire dal
Fondo nazionale ebraico: Dopo il canto e la letture del Salmo 150, in ebraico e in italiano, hanno preso la parola il
cardinale Martini e il rabbino
capo Laras per sottolineare
l’importanza di rapporti fraterni tra le due religioni che
fanno capo all’Iddio di Israele. Il solenne momento è stato
concluso dal canto comune di
«Shalom alechem».
Purtroppo la stampa locale,
anche i quotidiani importanti,
ha riferito in modo unilaterale
e fuorviante delle notizie della Veglia (ad esempio La Repubblica con il titolo «Il cardinale e la sacerdotessa»),
puntando molto sulla meditazione pronunciata dalla pastora Fless-Kindler e sulla presidenza del cardinale il quale in
un intervista televisiva ha comunque sottolineato che si è
trattato di un momento di
grande ecumenicità senza
preponderanza da parte cattolica nonostante la Veglia si
fosse svolta in duomo.
licore della chiesa metodista di Milano fa visita alla chiesa di Trieste
La lode al Signore, il turismo, il concerto
MAURO TROTTA_______
Come da tempo programmato, nei giorni 23, 24 e
25 aprile ha avuto luogo la
Irasferta a Trieste della nostra
''orale. Ai componenti della
l'orbe si sono aggregati familiari, amici e alcuni fratelli e
sorelle, trasformando F occasione in una vera e propria giGiunti a Trieste sabato intomo a mezzogiorno, dopo un
l^^nquillo e scorrevole viag?>o, abbiamo tutti occupato le
s^e riservate in due albervicinissimi tra loro, a Sisbana (vicino a Trieste).
A Trieste vale la pena señalare, per la suggestività
®1 paesaggio e la maestosità
ñgli ambienti naturali, la
*"esa di Monrupino e la
^otta Gigante (che, per dare
® "loa delle dimensioni ve^ente «gigantesche» della
potrebbe contenere
dirittura l’intera cupola di
ñ Pietro). Da Monrupino si
a.i? ^’’l^ste, dove i membri
iell;
1" corale si recano alla
chiesa luterana per le ultime
prove prima del concerto,
mentre gli altri hanno la possibilità di visitare brevemente
il centro cittadino. Più tardi si
riparte per un locale tipico del
Carso dove ci attende un’ottima (e abbondantissima) cena,
che conclude degnamente un
primo giorno molto intenso
ma trascorso serenamente e
in allegria. La domenica mattina lungo la strada costiera
(molto panoramica) si ritorna
a Trieste, visitando innanzitutto il colle e la fortezza di
San Giusto che domina la
città e il golfo.
Lungo la rinomata «Scala
dei giganti» si scende in città,
raggiungendo la comunità
metodista di Trieste, che ci
aspetta per il culto, presieduto
dal past. Claudio Martelli, che
ci accoglie con grande cordialità e fraternità. Il culto presenta alcuni momenti di grande intensità emotiva e tutti ne
sono parte, anche la corale,
che approfitta dell’occasione
per «scaldare la voce» in vista
Il gruppo corale della Chiesa metodista di Milano
^ PROTESTANTESIMO
S, RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040
2 - secondo trimestre 1994 - voi. XLIX
Q G. Berlinguer, Etica della salute Q P. Comba, Valori: il caso di
ambientali □ C. Botti, Consenso e sperimentazione clinica
Bein, L'etica contemporanea tra comunitarismo e universaliQ E. Andreatta, Una virtù pagana che piaceva a Lutero □
^segne: B. Corsani, Etiche del NT S. Rutigllano, Bioetica □ Note
® commem/: M. C. Laurenzi, Barth in discussione □ S. Rostagno,
verità ed etica □ Recensioni
del concerto della sera eseguendo un brano dal proprio
repertorio. Segue il culto
un’agape con i fratelli di Trieste che, grazie alla magnifica
giornata, si svolge all’aperto,
nel giardino che circonda la
chiesa.
Dopo pranzo abbiamo visitato la vicina cittadina di
Muggia, prima di rientrare a
Trieste per consentire alla corale di prepararsi per tempo al
concerto. Durante il viaggio
di ritorno, con la preziosa guida del past. Martelli, abbiamo
potuto vedere sia parte dell
importantissimo porto merci
di Trieste, sia la tetra costruzione della tristemente famosa «Risera di San Sabba».
Arriva il momento del concerto, che si svolge con una
discreta partecipazione di
pubblico e che vede la corale
eseguire un programma della
durata di circa un’ora e mezza comprendente brani estrat
ti daH’innario evangelico, oltre ad altre composizioni di
carattere sia classico che moderno. La serata si chiude in
allegria con una cena a base
di pesce in un locale tipico
dei dintorni di Trieste. La
mattina successiva purtroppo
il tempo non ci assiste più e il
cielo è grigio e minaccia
pioggia, ma il castello di Miramare, residenza di Massimiliano d’Asburgo, e il suo
giardino non risultano assolutamente sminuiti nella loro
bellezza dalla mancanza del
sole. Infine ci trasferiamo in
un’azienda vinicola del Carso, che ci accoglie con una
degustazione di alcuni suoi
prodotti, accompagnata da salumi e insaccati tipici della
zona, prima di rimetterci in
strada per il rientro a Milano,
che si svolge tranquillamente
in un clima di allegria e rilassatezza dettato dal ricordo di
tre bellissime giornate.
VILLASECCA — Giornata intensa quella di Pentecoste. Durante il culto a Combagarino è stato battezzato il piccolo alinone di Fulvio Peyrot e Nicoletta Reynaud; ai Chiotti abbiamo avuto il piacere di ospitare un gruppo francese in visita alle Valli in una «tournée» organizzata dal «Gentre
protéstant d’études et de documentation»: in tale occasione,
ovviamente, il culto si è svolto in francese. Ci e sembrato
positivo il fatto che nessun membro della comunità abbia
chiesto che una parte fosse tenuta in italiano: segno che il
francese è ancora capito senza difficoltà.
• Grazie al lavoro volontario la recinzione intorno al tempio
valdese ha ricevuto altri interventi migliorativi; il tempio di
Combagarino è ora dotato di una bella stufa a legna e a
campana fa sentire i suoi rintocchi essendo possibile tarla
suonare con la corda senza salire sul tetto (come si faceva
da tanti anni essendosi rotto il perno di fissaggio della corda
stessa). Grazie a tutti coloro che hanno lavorato.
• L’Assemblea di chiesa del 15 maggio ha approvato la relazione del Concistoro e ha eletto i propri deputati alla Conferenza distrettuale (Renato Tron e Liliana Viglielmo,
supplente Linda Menusan); e al Sinodo (Claudio Tron,
supplente Arturo Massel).
• Abbiamo accompagnato alla loro ultima dimora terrena
due persone che lasciano un grosso vuoto: Enrichetta Clot
in Massel, deceduta ai Trossieri all’età di 81 anni, membro
della nostra comunità, in particolare deU’Unione femminile,
probabilmente i lettori dell’Eco delle Valli ricordano ancora
alcune delle lettere che periodicamente scriveva al giornale;
e Aldo Massel, della Maisetta, deceduto all’ospedale di Pomaretto all’età di 52 anni dopo lunga malattia, ex anziano
del quartiere di Faetto. Aveva continuato il suo servizio, fino allo scorso anno, malgrado il male che lo aveva colpito
oltre sette anni fa. Ai familiari in lutto tutta la nostra simpatia fraterna.
• Domenica 29 maggio, grazie alla bella giornata, ha avuto
un ottimo successo il bazar della comunità, che è stato come sempre non solo un’occasione per finanziare alcune attività importanti, ma anche perché la comunità potesse incontrarsi e fraternizzare.
• Domenica 12 giugno, in occasione della Conferenza distrettuale, il culto si terrà alle ore 10,30 e sarà presieduto
dalla predicatrice locale Florence Vinti.
IVREA — Durante il culto di Pentecoste sono stati ammessi in
chiesa Silvia Grosso, che da alcuni anni si era avvicinata
alla comunità valdese attraverso il gruppo donne ecumenico, e il giovane Alessandro Fornari, che ha concluso il
corso di catechismo. A entrambi giungano espressioni di
fraterna gioia da parte di tutta la chiesa.
TRAMONTI DI SOPRA — Nei giorni 27-29 maggio 21 giovani avventisti della comunità di Mestre-Treviso-Conegliano si sono ritrovati presso il Centro «Menegom> per un ritiro spirituale guidato dal pastore Corrado Cozzi e dal pastore
locale Daniele Bastar! sul tema «Voglia di proibito».
PRAROSTINO — Domenica 22 maggio si sono concluse le
attività della scuola domenicale e del precatechismo. In
mattinata, dopo il culto nel tempio di Roccapiatta, un consistente gruppo di ragazzi e adulti si è riunito presso la Comunità alloggio di Torre Pellice al fine di consolidare i rapporti
intrapresi con il bazar tenutosi a Prarostino il 24 aprile scorso. In queir occasione, attraverso la vendita di oggetti creati
dai ragazzi della scuola domenicale e del precatechismo, si
erano raccolte offerte per la Comunità alloggio stessa. A
rendere più piacevole la giornata ha contribuito l’asado a
cui hanno lavorato insieme componenti delle due comunità.
Non sono mancati momenti di grande divertimento: una
partita a basket, uno scivolone nella fontana e giochi di vario genere quali nascondino e stella. Mentre i ragazzi sfruttavano gli spazi esterni, gli adulti hanno avuto modo, attraverso i discorsi e i confronti con gli operatori, di approfondire e chiarire eventuali dubbi sulla Comunità alloggio,
troppo spesso legati alla scarsa informazione che si ha nei
confronti dell’attività di questi centri.
POMARETTO — Un buon pubblico ha seguito con attenzione
la serata su droga e alcolismo preparata dal gruppo giovani.
Il programma è stato aperto da alcuni canti presentati dal coretto dei bambini, che da due anni si ritrova ogni 15 giorni. I
giovani hanno poi «interpretato» delle testimonianze di altri
giovani e ragazze della loro età che vivono in prima persona
i problemi della tossicodipendenza e dell’alcolismo o sono
appena usciti da un’esperienza simile. Ogni testimonianza
era seguita dall’ascolto di una canzone italiana che riprendeva in qualche modo i temi trattati. Sullo sfondo della scena
la scritta «anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso
coinvolti» ricordava come siamo tutti responsabili di ciò che
succede vicino a noi, soprattutto quando stiamo in silenzio,
quando facciamo finta di niente, quando con il nostro comportamento emarginiamo le persone. Alla fine della serata
c’è anche stata una breve informazione sul lavoro dei Cat
(centri alcolisti in trattamento) operanti in vai Germanasca.
MASSELLO — È stato eletto delegato alla Conferenza distrettuale Silvio Giraud.
• È mancato improvvisamente all’affetto sei suoi cari Romano Agostino Breuza di Salza: possa la forza e la benedizione del Signore dimorare su questa famiglia così duramente e ripetutamente colpita negli ultimi mesi. Per tutti
valgano le parole dell’apostolo Paolo: «Siate allegri nella
speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera (...). Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono» (Romani 12, 12 aa).
PERRERO-MANIGLIA — Sono stati eletti delegati alla
Conferenza distrettuale Olga Refourn Ghigo e Mitzi Menusan Valetti.
• Si sono uniti in matrimonio Valentina Ghigo e Dario Guglielmet; alla medesima cerchia familiare appartiene il piccolo Ivan Sergio, di Ezio Rostagno e Omelia Pascal, che
sarà battezzato nel corso del culto a Maniglia il 26 giugno.
• Si sono svolti a Maniglia i funerali di Adele Pons ved.
Reynaud, che sebbene residente da molti anni a Prarostino
era rimasta legata profondamente alla chiesa e al paese
d’origine.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’As
UN'ANIMA PER LA VALLE
ARIDA E DESOLATA
VALDO BENECCHI
a mano dell’Eterno
fu sopra di me, e
l'Eterno mi trasportò in ispirito, e mi depose in mezzo a
una valle ch’era piena d’ossa. E mi fece passare presso
d’esse, tutt’attorno; ed ecco
erano numerosissime sulla
superficie della valle, ed erano anche molto secche».
Una scena di morte
Ossa secche, morte, deserto, aridità, totale
mancanza di prospettive: una
scena che non si dimentica;
molte sono le cose che la descrizione del profeta non dice, rambientazione è lasciata
nel vago, anche se così cruda.
A un certo momento il testo
fa riferimento alla casa di
Israele per cui si può fare
l’ipotesi che la scena descriva
la condizione del popolo
d’Israele in esilio.
In fondo non è molto importante ricostruire il contesto preciso, quello che importa per l’autore è che i lettori
colgano in tutta la sua concretezza e drammaticità quella scena di morte e di devastazione. Quella impossibilità
di trovare qualche appiglio
da cui ricominciare; noi non
cercheremo di attenuare questa impressione. Alle volte
diciamo; «Ci sentiamo come
se fossimo morti», mentre
dentro di noi pensiamo che
fin che c’è vita, anche se grama e dura, c’è speranza. Qui,
nel brano di Ezechiele, non è
«come se»; c’è veramente
morte, desolazione, aridità,
non c’è proprio più niente
che respiri, che dia segno di
vita; le scene delle barbarie
compiute nell’ex Jugoslavia
che abbiamo sotto gli occhi
non sono «come se»; gli orrori del Ruanda non sono
«come se»; la morte di Gesù
Cristo sulla croce non è stata
«come se»; la sua solitudine,
il suo dolore, la sua angoscia
non sono solo apparenza.
Nessuno può attenuare lo
scandalo della croce.
«Ed egli mi disse: “Profetizza su queste ossa, e di’ loro: Ossa secche, ascoltate la
parola dell’Eterno! Così dice
il Signore, l’Eterno, a queste
ossa: Ecco, io faccio entrare
in voi lo spirito, e voi rivivrete; e metterò su voi dei muscoli, farò nascere su voi della carne, vi coprirò di pelle,
metterò in voi lo spirito, e rivivrete; e conoscerete che io
sono l’Eterno’’».
L'intervento di Dio
Il profeta, con lo stesso
realismo con cui ha descritto la vallata piena di ossa
secche, descrive l’intervento
di Dio: un intervento inatteso,
insperato. Lo Spirito di Dio è
capace di suscitare nuovamente la vita dal nulla, là dove vita non c’è: nessun altro.
Le ossa secche da sole non
avrebbero potuto rivestirsi di
carne e di pelle, lo può soltanto un atto creativo di Dio:
«Voi rivivrete».
Come ho detto, il testo non
ci fornisce elementi immediati e chiari che ci aiutino nell’attualizzazione, come prescrive ogni buona regola omiletica; comunque, anche se il
testo si riferisse all’esilio noi
oggi, almeno per ora e in senso stretto, non ci troviamo in
una condizione di deportazione. Ognuno di noi, pertanto,
può leggere il racconto di
Ezechiele e attualizzarlo par
«La mano dell’Eterno fu sopra me, e l’Eterno mi
trasportò in ispirito, e mi depose in mezzo a una valle
ch’era piena d’ossa. E mi fece passare presso d’esse,
tutt’attorno; ed ecco erano numerosissime sulla superficie della valle, ed erano anche molto secche. E
mi disse: “Figliuol d’uomo, queste ossa potrebbero
esse rivivere?”. Ed io risposi: “O Signore, o Eterno,
tu lo sai”. Ed egli mi disse: “Profetizza su queste ossa, e di’ loro: Ossa secche, ascoltate la parola
dell’Eterno! Così dice il Signore, l’Eterno, a queste
ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito, e voi rivivrete; e metterò su voi dei muscoli, farò nascere su
voi della carne, vi coprirò di pelle, metterò in voi lo
spirito, e rivivrete; e conoscerete che io sono l’Eterno”. E io profetizzai come mi erà stato comandato; e
come io profetizzavo, si fece un rumore; ed ecco un
movimento, e le ossa s’accostarono le une alle altre.
Io guardai, ed ecco venir su d’esse dei muscoli, crescervi della carne, e la pelle ricoprirle; ma non c ’era
in esse spirito alcuno. Allora egli mi disse: “Profetizza allo spirito, profetizza, figliuol d’uomo, e di’ allo
spirito: Così parla il Signore, l’Eterno: Vieni dai
quattro venti, o spirito, soffia su questi uccisi, e fa’
che rivivano!”. E io profetizzai, com’egli m’aveva comandato; e lo spirito entrò in essi, e tornarono alla
vita, e si rizzarono in piedi: erano un esercito grande,
grandissimo. Ed egli mi disse: “Figliuol d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è
perita, noi siam perduti! Perciò, profetizza e di’ loro:
Così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io aprirò i vostri sepolcri, vi trarrò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele. E voi
conoscerete che io sono l’Eterno, quando aprirò i vostri sepolcri e vi trarrò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio! E metterò in voi il mio spirito, e voi tornerete alla vita; vi porrò sul vostro suolo, e conoscerete
che io, l’Eterno, ho parlato e ho messo la cosa ad effetto, dice l’Eterno”»
(Ezechiele 37, 1-14)
tendo dalla propria esperienza, dagli eventi che ogni giorno vengono posti davanti ai
nostri occhi purché, e questa
mi sembra essere l’intenzione
del profeta, non si attenui il
realismo della scena che egli
descrive. Non possiamo neppure attenuare lo stupore di
fronte all’impossibile possibilità dello Spirito di Dio che
ridà vita alle ossa secche e
che è capace di suscitare futuro e speranza in una situazione di morte, di desolazione,
di aridità, di devastazione, di
morte, di orrore.
Personalmente, anche rischiando di cadere nei soliti
stereotipi, mi sono fatto guidare su tre piste di riflessione;
mi rendo conto che ce ne sono tante altre.
La pista personale: molti
nostri sermoni sottolineano,
giustamente, che siamo morti
nella fede quando ci allontaniamo dalla Parola di Dio:
«Se uno non dimora in me, è
gettato via come il tralcio e si
secca; cotesti tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si
bruciano» (Giovanni 15, 6).
Lontana dalla Parola di Dio la
mia fede non è alimentata e,
pertanto, inaridisce e muore:
giusto, ma il realismo del
profeta mi porta ad esprimermi con altrettanto realismo;
intanto quelle ossa secche
possono essere le mie, le tue.
Ossa secche; quello che sarò
io sotto terra, dopo la morte;
e la mia morte, da qualsiasi
parte la guardo, è sempre deserto, assenza di futuro, separazione. Ogni tentativo di
rendere la morte più accettabile è una falsa consolazione.
La pista ecclesiastica:
qualcuno sostiene che potremmo applicare la descrizione di Ezechiele alla situazione delle nostre chiese più
o meno paralizzate, prigioniere del loro torpore spirituale
nel senso della lettera alla
chiesa di Laodicea; «Tu non
sei né freddo né fervente»
(Apocalisse 3, 15).
La situazione
delle nostre chiese
Allora chiediamoci: noi
siamo chiese che vivono, siamo chiese ferventi?
Noi protestanti, autocritici come siamo, non oseremo comunque autodefinirci chiese
viventi; siamo giustamente
convinti che «se l’Eterno non
edifica la casa invano vi si affaticano gli edificatori» (Salmo 127, 1 ). La chiesa, per sua
natura, ha sempre bisogno
della grazia di Dio che la faccia vivere: nella sua descrizione, però, il profeta parla di
una situazione che potremmo
definire eccezionale. Ci sono tempi in cui la chiesa è
profondamente coinvolta nella generale desolazione e capita che non sa fare di meglio
che rinunciare alla propria
identità spirituale per affrettarsi a salire sul carro dei nuovi vincitori. Oppure rinuncia
alla propria vocazione di testimone del Signore vivente, lasciandosi in qualche modo assorbire dal grigiore culturale,
religioso, politico della vallata
arida e desolata. Quando questo succede, solo lo Spirito di
Dio le può restituire vita: non
basta un certo attivismo, non
bastano le encicliche che richiamano all'obbedienza. Sono questi quei tempi? In ogni
caso Ezechiele mi ha portato
a riñettere su questo importante interrogativo.
Parola
VENERDÌ 10 Gli
HC««
ontf»
L'Editore
jdirittoi
Israele: il deserto del Negev, uno dei luoghi più aridi del pianeta
La pista sociale e politica:
l’esperienza di ogni giorno e
la cronaca sono un documento eloquente e inoppugnabile
di una società che è morta o
che è moribonda come società, a livello personale ci
sentiamo socialmente autorizzati a non farci carico dei
bisogni del nostro prossimo.
Il becero «me ne frego» è linguaggio e atteggiamento corrente: tutto questo non solo
per un processo degenerativo, e ciò sarebbe già molto
preoccupante, ma perché è
così che una maggioranza
della nostra società vuole vivere; i valori che proponiamo
ai giovani sono omogenei al
progetto di una società che la
maggioranza ha dimostrato di
gradire.
Bisogna avere suecesso, bisogna riuscire e riuscire vuol
dire possedere, possedere tante cose vuol dire sottrarle agli
altri, a cominciare dai più deboli: tutto ruota e ruoterà
sempre di più attorno a una
gerarchia di valori basata sulla competitività, e molti la
considerano dinamismo sociale. Il mercato non più come una categoria economica
più o meno discutibile, ma
come valore metafisico. Una
vera e propria idolatria che
provocherà una nuova emarginazione, nuove esclusioni,
nuove epurazioni dalla società, nuove forme di razzismo e forse anche di fascismo. Si prospetta all’orizzonte un mercato competitivo,
ricco di prodotti da consumare, ma povero di umanità e di
libertà autentica; una vallata
desolata ed arida.
Vorrei proprio essere una
Cassandra prontamente smentita dai fatti!. Come chiese
non ci possiamo in ogni caso
adattare, non possiamo accontentarci di piccole nicchie in
cui godere i nostri piccoli privilegi: rispondere alla nostra
vocazione vuol dire intanto
non spegnere mai le nostre
coscienze critiche.
Penso che di fronte alla vallata arida, piena di ossa secche, la prima cosa da fare, ma
sul serio, sia di pregare perché lo Spirito del Signore ve
gli e faccia l’impossibile per
vivificarci come persone, come chiese, come società. Ridia vita a questa vallata arida.
L'annuncio della
resurrezione
La resurrezione di Gesù
Cristo ci annuncia proprio la possibilità di questo
impossibile. La resurrezione
non è solo un prodotto balsamico per le nostre forze spirituali, non è solo un’operazione di maquillage della nostra
speranza che si è come ossidata, non è solo uno speciale
detersivo che ci fa sentire un
po’ più puliti. Resurrezione è
l’intervento dello Spirito del
Signore che può, con il suo
soffio vitale, restituire un’anima a questa valle piena di ossa. Possiamo ricevere vera vita soltanto dall’unica cosa
che non è disponibile sul
mercato e che non può essere
venduta in offerta speciale.
Se lo Spirito del Signore
non soffia, le nostre ossa restano secche: resurrezione è
un annuncio profondo non
perché si tratta di un concetto
elevato, ma perché esso raggiunge nel profondo le nostre
tombe personali, ecclesiastiche, sociali e vi porta un’ani
ma, vi riporta la vita. La resurrezione è un evento che
non può non turbare la presunzione dei grandi e dei capi
perché evidenzia la miopisi
la demenza di coloro che accettano di essere invocati come uomini della provvidena
come i capi, come la luce.
A parte che costoro nella
storia, di cui conserviamo Incida memoria, non sono mai
stati forieri di buone notizie,
come sono ridicoli e piccoli di
fronte a colui che ha detto:
«/o .sono la luce». La restine
zione ci aiuta anche a ridi
mensionare le nostre preoccupazioni o i nostri entusiasmi
di fronte agli eventi poliM
del nostro paese, ci aiuta a
guardare con la fantasia della
speranza che dalla resurrezione riceve un nuovo contenuto.
Cari lettori, a questo punte
dovrei rivolgervi una quale»
esortazione, qualche ai^nnimento ma non lo faccio pen
ché le mie parole finirebbe^
per o.scurare la grandezza di
queirimpossibile che diventa
possibile che è la resurrezW;
ne di Gesù Cristo a cui nonu
è consentito di togliere o
aggiungere alcunché. A"®^^
diciamo insieme con giu'd
con riconoscenza: «Il
è veramente risuscitato».
Preghiera
Padre nostro, ti lodiamo e ti benediciamo per TEvangf
lo della resurrezione nella quale hai pronunciato il tuo^
definitivo sulla tua promessa di amore e di misericorduiIn Cristo risorto hai scosso le fondamenta della nostro
.storia, la salvezza è entrata fra di noi per cui ti preghio
mo che i nostri progetti siano vissuti in questa nuova ai
mensione. Come ben tu sai noi siamo cosi abili nei tra
sformismi quando si tratta di adattarci ai nuovi miti e u
nuovi signori e potenti di questo mondo. Fa’ che maato
niamo integra la carica di critica e di fantasia spiritati ^
che da te riceviamo. Certamente non c’è esperienza ama^
na capace di tradurre quanto è successo nella resurrezio
ne, ma fa’ che almeno abbiamo il coraggio di essere co
renti con la fede e la vita nuova che proclamiamo. Tif^
ghiamo. Signore, che l’Evangelo del Vivente Signore^
suoi frutti di novità, di amore, di misericordia aiatma.
creare le condizioni per aiutare molte tue creature
uscire dalla loro prigionia fatta di sofferenza, di dispef
zione, di .solitudine. Amen.
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1 abb. postale/50
^ dl mancato recapito rispedire a:
^ postale 10066 - Torre Pellice
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Fondato nel 1848
■■editore!
Idinttodiresa
si impegna a corrispondere
Elezioni europee
Una campagna
all'insegna dell'invisibile
r jà’
%)omenica prossima, dalle 7 alle 22, si aprono nuovamente i seggi per le votazioni per il rinnovo del Parlamento eujopeo e, solo a Fenestrelle, per l’elezione del Sindaco e del
nsiglio comunale. A giudicare dai cartelloni elettorali aljno metà dei 17 partiti e movimenti partecipanti alla comìtizione hanno rinunciato a condurre una campagna elettoj^e per conquistare nuovi consensi alla loro politica europea. Nonostante si voti col sistema proporzionale si sono visti pochi manifesti con l’effigie del candidato e si sono
liiolti pochissimi pranzi con i grandi elettori. Tra le curio<sità di questo voto vi sono le liste camuffate. Piemont, per
[^aiutare i propri elettori a individuarle indica che «è qui», nel
'¿simbolo della Lega alpina lumbarda. I verdi-verdi (una scisl'sione dei verdi di area democristiana) sono invece finiti nel: la «Lega meridionale» dell’ex sindaco plurindagato di Taranto, Cito, ma non lo fanno sapere.
A
A
venerdì io giugno 1994
Non sappiamo se questo
che sta per finire sarà un
anno scolastico tra i tanti da
archiviare oppure passerà alla
storia come l’ultimo di
un’era. Viene infatti da chiedersi: la scuola italiana si avvia davvero a grandi mutamenti 0 come è spesso accaduto negli ultimi decenni le
trasformazioni temute, o auspicate, saranno lente?
L’anno che si sta concludendo non è certo stato tra i
più facili, tanti infatti sono
stati i problemi irrisolti che
attendono una risposta, tanti i
timori per il futuro della
scuola che si sono insinuati
giorno dopo giorno soprattutto tra i docenti e che hanno
inquinato e turbato chi nella
scuola lavora e non da ultimo
ANNO 130 - N. 23
SCUOLA
PU NTO A CAPO?
CARMELINA MAURIZIO
Studenti e genitori. La manifestazione nazionale di Roma
dello scorso 29 maggio voleva essere un segnale della
compattezza di una categoria
che comunque rivendica il
primato del suo ruolo educativo, mentre da più parti è
tangibile il timore che la
scuola diventi sempre più simile a un’azienda.
Nel nostro territorio ci sono, come altrove in Italia,
tanti segnali di risposta, tanta
voglia di fare bene scuola, di
lavorare comunque per una
scuola pubblica, per tutti, che
offra opportunità formative,
culturali, per costruire, senza
che questo appaia mai ovvio
o banale, una società formata
da individui che pensano e
che ragionano. Vengono allora tanti dubbi e numerose sono le domande che si teme il
nuovo ministro della Pubblica
LIRE 1300
Istruzione lascerà inevase o
alle quali risponderà in modo
inadeguato.
L’anno che ci lasciamo alle
spalle ha visto lo spettro della
disoccupazione farsi sempre
più evidente nel mondo della
scuola, con l’aumento dei
precari, una categoria disperata, il restringimento delle classi, e la minaccia di
chiusura delle piccole scuole
farsi concreta; purtroppo non
ci sono altrettante note positive se non T iniziativa dei singoli docenti, la ricerca di professionalità, r organizzazione,
nonostante i fondi sempre più
ridotti, di corsi di aggiornamento e da ultimo durante la
già citata manifestazione nazionale la voglia di migliorare la scuola pubblica.
'Evan$e\
j il tuo SI
iricordiU'
la nostra
preghiamova di'
i nei tramiti e al
le manteìpirituala
nza urna
surreiiosere coe9. Tipr^-.
'ignare, ‘
aiutino a
ature ad
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Regione Piemonte
Verso una
nuova giunta
Da questa settimana il Pie5 potrebbe essere gover; una nuova giunta basata sull’accordo tra i consiglieri aderenti al Partito popolate (Ppi) e al Pds, anche se
^partenenti agli attuali gruppi consiliari della De e del
Pei-Pds. Nell’esecutivo entreranno anche assessori dei
grappi antiproibizionista, Psi
c Verdi sole che ride. La nuova giunta dovrebbe essere sostenuta dal consigliere del
Centro cristiano democratico
(Ccd) Carletto che, per questo, è già stato dichiarato dalla dirigenza piemontese del
Ccd «al di fuori» del nuovo
partito.
L’esecutivo dovrebbe essere presieduto dal «popolare»
Gian Paolo Brizio, attuale
presidente di una giunta di
centro. Vicepresidente dovrebbe essere il pidiessino
Luciano Marengo che sarà
anche assessore al Lavoro,
all’Industria e alla Formazione professionale. Ettore CopPo (Pds) avrebbe la delega al
commercio, artigianato ed enb locali. Lido Riba (Pds) sarebbe il nuovo assessore
all’Agricoltura, Caccia e Pesca. Massimo Marino (Verdi
sole che ride) diventerebbe
assessore all’Ambiente, menbe Mercedes Bresso sarebbe
0 nuovo assessore alla Pianificazione territoriale, ai Beni
nnibientali e ai parchi. Ad
^Selo Rossa (Psi) andrebbe
l’Assistenza e i Servizi sociali e a Paolo Ferraris (Ppi)
'lancio e Personale. Renato
1 oniabone (Ppi) lascerebbe
a vicepresidenza del Consipo per diventare assessore al
firismo e allo sport e Ugo
avallerà (Ppi) resterebbe
1 Urbanistica. Istruzione e
università andrebbero a
jflampiero Leo (Ppi), mentre
Sanità verrebbe divisa in
ne: a Enzo Cucco (antiproiponisti) la programmaziogestì ^ Bonino(Ppi) la
¡1 ^ accordo c’è, ma supererà
Voto del Consiglio?
Le opere e gli istituti valdesi delle Valli impiegano un gran numero di operatori
La chiesa e i suoi cinquecento dipendenti
La Chiesa valdese, con le
sue opere diaconali, è a
livello pinerolese un’azienda
di media grandezza; la cosa
non fa notizia in sé poiché lo
si dice da anni, tanto più dopo
il ridimensionamento di molte
industrie, ma un’indagine
condotta dalla Commissione
esecutiva distrettuale attraverso un gruppo di lavoro e che
verrà presentata sabato e domenica durante la Conferenza
distrettuale delle Valli lo conferma, «dati alla mano».
L’indagine ha riguardato le
case per anziani Miramonti di
Villar Pellice, Asilo valdese.
Rifugio Carlo Alberto, Uliveto di Luserna San Giovanni,
Ospedale, Casa delle diaconesse, Comunità alloggio e
Foresteria di Torre Pellice,
Asilo dei vecchi di San Germano, Ospedale di Pomaretto.
Gli ospedali e gli istituti assorbono un alto numero di
persone; se ad esse aggiungiamo i dipendenti del Collegio
valdese, del Centro servizi e
della Tavola valdese a Torre
Pellice raggiungiamo le 500
unità, dunque le dimensioni
di poche industrie nelle Valli.
Ma la ricerca condotta, an
L’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone
che perché dovrà far riflettere
i deputati e con essi i membri
delle chiese valdesi, non si limitata a questo dato. Qual è
l’età prevalente fra i lavoratori delle opere? Qual è il grado
di scolarità anche in relazione
alle professionalità richieste?
Molti dei dipendenti sono
stati assunti negli ultimi dieci
anni, in coincidenza con gli
ampliamenti e le ristrutturazioni di quasi tutte le nostre
opere; è dunque chiaro che
questo numero non è estendibile a meno di ipotizzare nuovi grossi interventi. La manodopera è a larga prevalenza
femminile e questo apre qualche possibilità riguardo alle
sostituzioni temporanee per
maternità, ma in generale la
fascia di età maggiormente
presente risulta compresa fra i
20 e i 30 anni o al massimo
fra i 30 e i 40: dunque nessuna illusione. Preoccupante la
situazione della scolarità: in
taluni istituti oltre il 70% dei
dipendenti ha soltanto il diploma di scuola media e se è
vero che anche gli oscuri pulitori dei servizi igienici sono
necessari, è altrettanto vero
che negli ospedali, mano a
mano che si chiedono professionalità di più alto livello, si
trovano ruoli ricoperti da personale esterno alle Valli.
Questo malgrado che delle ristrutturazioni, e dunque delle
nuove opportunità lavorative,
si sia abbondantemente parlato in passato nelle chiese.
Si pone infine un ulteriore
elemento di riflessione: se la
maggioranza delle persone
preferisce il posto tranquillo
ad uno di responsabilità, dove
si troveranno le persone in
grado di gestire opere e istituti? Ma questo è un altro problema e in qualche modo andrebbe posto anche a livello
di società civile rispetto alle
prospettive delle classi dirigenti delle nostre Valli.
I valdesi hanno sempre dato sepoltura
onorevole ai loro defunti e fatto in tali
circostanze opera di edificazione e di testimonianza della loro fede nei cimiteri
comuni, fino alla fine del XVI secolo.
In vai Germanasca il cimitero, comune
a tutte le comunità, era a lato dell’antica
chiesa di S. Martino, verso levante. La
chiesa dipendeva dall’Abate di S. Maria
di Pinerolo e tutti gli abitanti della valle,
da Frali a Riclaretto, da MIassello a Bovile, dovevano seppellire i loro morti in
quel cimitero. Solo nel XVII secolo le
comunità più lontane e disagiate di PralL
Massello e Salza ottennero di potersi sistemare un cimitero nel proprio territorio.
Nel 1618, per le continue, reiterate
pressioni delle autorità ecclesiastiche su
quelle civili, il duca Carlo Emanuele I
proibì, «sotto pena della vita e confiscazione de’ beni», di servirsi dei cimiteri
comuni, concedendo ai valdesi di avere
«fuori delle terre e discosto dalle strade
pubbliche e a spese loro», un sito a tale
IL FILO DEI GIORNI
CIMITERI
___________TEOFILO 0. PONS_________
effetto, «senza però cingerlo di muro,
siepe, 0 altra cosa». Proibiva inoltre ai
valdesi di accompagnare i defunti alla
sepoltura in maggior numero di sei persone, ecc. Così essi furono costretti a
procurarsi, non lontano dai loro templi,
un terreno per seppellirvi i propri defunti, in obbedienza ai severi decreti ducali,
che si può dire rimasero in vigore fino
alle Lettere patenti di Carlo Alberto del
febbraio 1848.
In vai Germanasca i valdesi acquistarono un appezzamento di terreno a levante dell’antico cimitero valligiano e ad
esso limitrofo, ma separato da un muro.
Il vecchio cimitero rimase ai cattolici. E
verosimilmente fin d’allora ebbe origine
una pratica che a S. Martino è ancora rispettata: i cadaveri dei cattolici vi sono
sepolti con il capo rivolto ad occidente,
ove si vedono ancora i ruderi severi
dell’antica chiesa; quelli dei valdesi sono
invece sepolti con il capo rivolto ad
oriente. E fu solo nel primo quarto di secolo che venne praticato un passaggio attraverso il muro che divide i due cimiteri.
Durante il secolo XVIII, un notevole
numero di personalità acattoliche straniere, di fede riformata, luterana o anglicana, vennero sepolte in alcune chiese
valdesi allo sbocco delle Valli; quelle del
Ciabàs, dei Coppieri, di Roccapiatta e di
San Germano. Erano in genere illustri
stranieri amici e benefattori dei valdesi
loro correligionari che, lontani dalla loro
patria, avevano desiderato di venir sepolti in terra valdese.
(da «Vita montanara e folklore
nelle valli valdesi», Claudiana, 1978)
In Questo
Numero
Indigenti
Quanti sono e come vivono i cosiddetti «indigenti» nelle Valli e nel Pinerolese? Come funzionano i
servizi assistenziali che
fanno capo agli enti locali?
Cerchiamo di capire non
solo il ruolo degli operatori, ma anche quelli che toccano alle famiglie e alla
società nel suo complesso.
Pagina II
Funghi
La stagione dei funghi
parte forse in anticipo a
causa delle condizioni meteorologiche delle ultime
settimane. Nonostante una
legge nazionale, gli enti
locali non hanno modificato le normative per le autorizzazioni alla raccolta: occorre quindi munirsi, come
gli anni scorsi, degli appositi tesserini.
Pagina II
Concerti d'autore
Sembra consolidarsi la
tradizione, che ha preso
piede da qualche anno, che
vuole l’estate popolata
dai... cantautori. Salza, Porosa Argentina, Torre Pellice ospiteranno nomi importanti come Branduardi,
Bitócini, Finardi...
Pagina II
Giovani pallavolisti
Una settantina fra ragazzi e ragazze è impegnata
negli allenamenti e negli
incontri delle varie categorie con il «Volley La Tor
re». Ne parliamo con il
presidente Renato Peretto.
PaginaIII
Bambini e musica
Tutti, fin da piccoli, sia
mo in qualche modo attirati da suoni e melodie. Un
programma per avvicinare
i più piccoli alla musica e
al canto in particolare.
Pagina III
8
PAG. Il
Il municipio di Fenestrelle
SI VOTA A FENESTRELLE — Saranno gli abitanti di Fenestrelle gli unici nel Pinerolese chiamati domenica, oltre che
a votare per il Parlamento europeo, anche a scegliere la nuova amministrazione comunale e il nuovo sindaco. A contendersi il ruolo di successore di Giulio Guigas saranno Elvio
Perrot (Rinnovamento) Oscar Raviol (Prospettive) e Alessandro Lupi (Verdi verdi). Secondo la nuova legge elettorale, alla lista che avrà ottenuto la maggioranza andranno otto
consiglieri e i restanti quattro consiglieri saranno suddivisi
proporzionalmente fra le altre liste. La giunta che nascerà
dalle elezioni del 12 giugno sarà composta dal sindaco e da
due soli assessori. Si voterà dalle 7 alle 22.
COOPERATIVE SOCIALI: NASCE L’ALBO REGIONALE — Sono circa 170 in Piemonte le cooperative sociali
che si occupano di anziani, handicappati, malati di mente e
svolgono una preziosa attività di assistenza domiciliare:
presto sarà per loro necessario iscriversi all’albo regionale
che servirà a tutelarle, fra l’altro, nella loro professionalità.
È questo il frutto della legge approvata dalla regione Piemonte che serve anche a disciplinare le convenzioni con le
Ussl. La realtà delle cooperative sociali in Piemonte interessa almeno tremila operatori impegnati quotidianamente con
le fasce deboli della popolazione.
ARCHIVIATO IL PROCEDIMENTO CONTRO I SINDACI DI BOBBIO — La Procura della Repubblica di Pinerolo ha deciso di archiviare il procedimento di imputazione nei confronti di Giuseppe Berton, ex sindaco di Bobbio
Pellice e di Aldo Charbonnier, attuale sindaco, per il rilascio degli atti necessari alla costruzione di due centrali
idroelettriche in alta valle. Legambiente, l’associazione che
aveva presentato l’esposto sostenendo l’irregolarità delle
concessioni edilizie ha espresso, attraverso i suoi responsabili «disappunto» per la superficialità delle motivazioni riportate nell’archiviazione; «Pur riconoscendo la difformità
degli impianti dalle previsioni del piano - ha detto Renato
Armand Hugon, responsabile di Legambiente vai Pellice il pm ritiene che il piano stesso non fosse ancora in vigore
alla data del rilascio delle concessioni oggetto di denuncia,
ignorando quindi le responsabilità del sindaco in ordine al
rispetto delle misure di salvaguardia che di fatto anticipano
l’efficacia del piano».
RACCOLTA DI LATTINE A BIBIANA — Anche
quest’anno la raccolta di lattine di alluminio realizzata dai
ragazzi della scuola media di Bibiana ha dato buoni frutti: il
«bottino» è stato di 340 kg di metallo, pari a 20.200 pezzi
che altrimenti sarebbero andati in discarica se non dispersi
aggravando il degrado ambientale. L’iniziativa ha avuto sostegno organizzativo da parte dell’ufficio tecnico della Comunità montana vai Pellice, mentre il Comune di Bibiana
provvederà al trasporto delle lattine fino alla fonderia. 11 4
giugno, nel cortile della scuola, c’è stata una vera festa: i ragazzi hanno accolto con entusiasmo i premi offerti dalla
Comunità montana, dalla Caffarel di Lusema e dall’Acea di
Pinerolo; molti fra loro hanno preso immediati accordi per
ricominciare al più presto la raccolta...
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
E Eco Delle ¥vlli ¥ìldesi
Enti locali e interventi assistenziali
Indigenti: quanti sono
e come si aiutano?
DAVIDE ROSSO
Della fascia economicamente più debole della
nostra popolazione i cosiddetti «indigenti», quella parte
cioè di persone che hanno un
reddito limitato o che addirittura non ne hanno, si sa poco
e non tutti conoscono quali
sono e come funzionano le
forme di intervento che le varie amministrazioni hanno attivato nei loro confronti. Eppure a diversi livelli di amministrazione locale (Comuni,
Comunità montane, Ussl) ci
si è preoccupati del problema
ed esistono delle strutture di
assistenza sociale che hanno
il compito di intervenire sul
problema.
Vediamo di affrontare un
po’ più nel dettaglio la situazione, per capire meglio come nei nostri centri venga affrontata l’assistenza alle persone indigenti: l’amministrazione di Pinerolo offre un servizio di assistenza sociale gestito direttamente dal Comune mentre nella vai Chisone e
nella vai Pellice il servizio di
assistenza è seguito dalle Ussl a cui i Comuni delle valli
hanno demandato il compito
non potendosi spesso permettere, per ragioni di bilancio, di offrire il servizio autonomamente.
Quali sono le metodologie
seguite per individuare dove
intervenire? Per il Comune di
Pinerolo, dove i beneficiari
degli interventi sono circa
260, sono previste tre tipologie di intervento: garantire un
minimo vitale, per mezzo di
contributi continuativi, ad anziani, invalidi, invalidi civili
il cui reddito non raggiunga
le 600.000 lire circa, offrire
assistenza occasionale a persone prive di reddito in genere, dare contributi assistenziali in situazioni urgenti (per
esempio spese di riscaldamento, di affitto ecc.). La tipologia di intervento nelle
valli, dove ad esempio a Torre Pellice sono 46 le persone
assistite, prevede analogamente contributi continuativi,
interventi straordinari oltre
che le esenzioni sui medicinali per mezzo di un tesserino; anche qui, come a Pinerolo, il minimo vitale è fissato
siille 600.000 lire circa.
E da notare comunque come spesso gli assistenti sociali cerchino di sensibilizzare i
familiari affinché, là dove ci
sia la possibilità, vengano in
aiuto ai congiunti in difficoltà
e questo fatto mostra quanto
ci sia ancora da fare sul piano
della solidarietà umana. Nel
problema dell’indigenza c’è
quindi il tentativo da parte
delle amministrazioni di intervenire fattivamente all’interno del problema anche se
spesso le azioni intraprese
non sono che provvedimenti
tampone in una situazione resa a volte ancora più grave
dalla scarsa sensibilità dei familiari o di chi è vicino alle
persone in stato di indigenza.
Una festa per i dieci anni di attività
Radio Beckwith
tre giorni a Pinerolo
Il programma è definito;
per la prima volta Radio Beckwith «esporta» fuori dalla
vai Pellice l’esperienza della
sua Festa, delle giornate in
piazza ad incontrare ascoltatori, amici, a coinvolgere decine di collaboratori intorno a
mostre, spettacoli, dibattiti.
«È una festa che coincide con
i primi dieci anni di attività
della radio e con l’ampliamento che abbiamo affrontato
quest’inverno a tutto il Pinerolese - precisa il presidente
della radio Paolo Gay -; la
formula è quella tradizionale,
anche se su un periodo più
breve. Naturalmente non
mancherà l’appuntamento di
agosto a Torre Pellice».
Ma vediamo nel dettaglio il
programma della fe.sta, che si
svolgerà all’Expo Fenulli. Sabato 18 giugno, alle 17,30 un
convegno sull’etica del lavoro; l’iniziativa è realizzata in
collaborazione con la Commissione esecutiva distrettuale e vedrà la partecipazione di
Bruno Manghi, sociologo,
Adriana Luciano, docente di
sociologia all’Università di
Torino, del pastore Bruno Rostagno. Alle 21 un concerto
blues rock anni ’60 con i
«Track twenty nine»; alle 22
proiezione, su schermo gigante, della partita dei mondiali
di calcio Italia-Eire. Domenica mattina, alle 10,30, il culto
evangelico e per l’occasione
la Chiesa valdese di Pinerolo
terrà chiuso il proprio tempio
confluendo e collaborando direttamente con l’iniziativa
evangelistica.
In serata concerto rock de
«I fratelli di Soledad» di cui è
uscito recentemente un disco.
Venerdì 17, alle 21, prologo
con serata di musiche e balli
tradizionali dell’Auvergne, in
collaborazione con la Cantarana; si esibirà la «Compagnie
du boeuf noir». Durante le sere sarà possibile cenare al ristorante della festa; inoltre saranno allestitite mostre, banco
libri, stand del mondo delle
associazioni.
.venerdì lOGiUGi^Q
Le norme che regolamentano la raccolta
Un^annata buona
per chi cerca funghi
Un’apposita legge nazionale regola dalla scorsa estate la
raccolta e la commercializzazione dei funghi; per la verità
le Regioni dovevano normare
le modalità di raccolta, le Comunità montane e i Comuni
fornire indicazioni sulla valenza di particolari aree di
territorio, le Ussl predisporsi
a rilasciare certificati di avvenuto controllo; i Comuni
comunque dovranno emettere
apposite autorizzazione alla
vendita dei funghi freschi.
Che cosa è accaduto di tutto
questo? I primi funghi sono
comparsi nei boschi ma nulraltro si è mosso; ogni Comunità montana ha riconfermato i tesserini, con modalità
di autorizzazione alla raccolta sostanzialmente immutate
rispetto al passato.
Negli otto Comuni della
Comunità montana Pinerolese pedemontano si devono
pagare 20.000 lire sul conto
corrente postale n. 16323107
e la raccolta, per residenti e
non, è possibile tutti i giorni.
In vai Pellice il versamento
deve essere di 30.000 e si è
autorizzati alla raccolta o
tidiana; nelle valli Chiso
Germanasca i funghi posi
essere raccolti ogni gj!
dietro versamento di 25
lire sul conto n. Ungi,
sulla ricevuta del pagame,^
dovrà essere apposta Z
marca da bollo da 15,ooor
re. Sono esonerati dal pasi.
mento del tesserino i propl
tari e i loro familiari comi
venti in possesso di terrei
rurali siti nella Comuniti
montana purché muniti di ai
tocertificazione debitanu
vistata dal Comune attesi
la proprietà.
Con queste modalità 1’
scorso, annata non certo
ticolarmente ricca, sono si*
emessi 1.261 tesserini in vi
Chisone (63 a residenti!
1.198 a non residenti), 1.38)
in vai Pellice (358 residenlii
1.026 non residenti), 4,7((
nel Pinerolese pedemontano,
I fondi derivanti dal tesseramento sono stati usati o impegnati nel settore tutela ambiente e forestazione, ma anche per l’apertura di piste forestali o viabilità minore.
Appui
Eli-che?
ornai supe
j maturità,
^ Fgei«Eor
mene ricor
die? vers
non averio
in un pere
Giorgio Gu
concerti dell'estate alle Valli
Notti magiche con
la canzone d^autore
Aveva cominciato la Pro
Loco di Salza, uno dei più
piccoli Comuni del Pinerolese; ora diverse località delle
valli ospitano nel periodo estivo concerti di assoluto rilievo
nazionale.
Con una autotassazione di
ciascun membro della Pro Loco si decise, alcuni anni fa, di
fare il salto di qualità; si era
partiti con «Salza in music»
vero happening di giovani che
per tre giorni si riunivano in
alta valle per suonare o partecipare ai concerti come spettatori. L’impegno organizzativo non era certo indifferente e
allora perché non provare con
qualcosa di più grande? E così sono arrivati Berteli, Vecchioni, Buggeri, Ligabue, Finardi, Bennato: tutto il paese
mobilitato e con gli utili (perché fin qui è sempre andata
bene e il tempo è sempre stato
Siglato il protocollo d'intesa franco-italiano
L'Interreg al via
È stato siglato il protocollo
d’intesa relativa alla rete
informatica e telematica transfrontaliera su un progetto
sorto fra l’area alpina francese e italiana, legato ai progetti interreg. Il progetto, presentato dalla Comunità montana valli Chisone e Germanasca congiuntamente agli
organismi amministrativi del
Brian^onnais era stato approvato dalla commissione
mista della Comunità econo
mica europea circa un anno
fa; si prevede di migliorare la
rete di comunicazione tra
Francia e Italia, bilateralmente, grazie a tecnologie d’avanguardia che coinvolgono
France Telecom e la Sip.
Economicamente si spenderanno 162.500 ecu per par
te; in Italia 48.750 ecu proverranno dalla Cee, 48.750
dalla Regione Piemonte e
65.000 saranno autofinanziati
dai partner.
I rappresentanti delle varie
amministrazioni (Erminio Ribet, vai Chisone, Giorgio
Cotta Morandini, vai Pellice,
Alessandro Gibello, Alta valle di Susa e Patrick Ollier,
Briançon, Gilbert Domeny,
Guillestre, Simeon Michel,
Queyras) hanno sottoscritto
un documento che prevede
dei tempi operativi assai precisi: 15 luglio capitolato d’oneri per l’appalto; 30 luglio
inizio gara d’appalto; 30 settembre affidamento incarichi;
termine primo trimestre ’95
nucleo della rete realizzato
secondo il capitolato.
benevolo con Salza) si sono
acquistati attrezzature per la
Pro Loco, fotocopiatrici perii
Comune e altro ancora. Salza
è un appuntamento tradizionale; a un certo punto in primavera si era sparsa la voce
che quest’anno non si sarebbe
fatto nulla: qualche difficoltà,
la concomitanza scomodaceli
i campionati mondiali di calcio. Poi la decisione: arriverà
Angelo Branduardi, conia
band di Eliade Bandini, fot*
in un momento di minor suc;
cesso rispetto a una decina di
anni fa ma comunque un nome importante; l’appuntainento è per sabato 23 luglio e,
siamo sicuri, l’anfiteatro naturale si riempirà ancora una
volta. «Non ci sarà iiivcce
“Salza in music’’: troppi problemi organizzativi - dice Enrico Tron della Pro Loco-^
non vorremmo far manca
spazi importanti per i gio''.®J
del Pinerolese ma è aiicho un
portante che questi incoji ^
possano avvenire in un cu
di festa e con senso di respo”
sabilità da parte di tutti e c^^
non sempre è successo, P
questo sospendiamo la ^
festazione». ■
Se Salza ha fatto da batUj
strada la novità assoluta
me vedrò
un lavoro
duella sei
duesto: ei
’94 è Porosa Argentina
che
sabato 25 giugno ospi
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piazza 3° Alpini un
di Francesco Baccini. AID"
zio di luglio dovrebbe cs
Pragelato a presentare
grosso avvenimento musi
e, dopo Salza, il 20_agJ
nell’ormai tradizionale
precedente il Sinodo, a
Pellice Radio Beckwith ?
porrà un concerto di Bug
Finardi.
Si tratta per tutti di ^.PP'¡ye
menti importanti, ihizm_„„
che centri come Pinerolo
riescono ad avviare o che P„,.
feriscono delegare alle
Vali':
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in ogni caso sono ^weni ^
in grado di '
migliaia di persone
luoghi delle manifestaziom
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ti dal tessetti usati 0 iure tutela ambone, ma aiia di piste fominore.
^Appunti di percorso verso
Eti-che? e politi-che? Lorenzo di Avanzi ha
ornai superato il proprio soffertissimo esame
idiniaturità, mentre noi Lorenzi e Lorenze del'^Fgei-JÌontinuiamo a rivolgerci la stessa do(iianda«?Ghi di noi era al Congresso di Ecumene ricorderà la serata intitolata proprio Etiverso un’etica pubblica. Potete forse
non averlo notato, ma quella serata non era
iin episodio isolato ma al contrario un passo
in un percorso. In questo stesso numero,
Giorgio Guelmani presenta il campo studi: co
l'EUROPA
CI qOflRDA
il campo studi, e a partire dal Consiglio
gilè. Sarebbe quindi impresa votata al fallimento identificare una linea politica protestante, che non siamo del resto interessati a formulare. Nella riflessione interna àf ©onsìglio,
abbiamo semplicemente cercai© bljìstptorare
qualche nuovo cammino, o di ripercorrerne di
già conosciuti con occhi nuovi. Per questo abbiamo scelto di tornare ancora una volta a
scandagliare le turbinose acque del nesso tra
politica e “etica protestante”.
Non è questa la sede per torturare innocenti lettori e lettrici del Notiziario
con vari deliri su
alleanza biblica
TC vedrete, la prima parte sarà dedicata ad
un lavoro di “alfabetizzazione” sui fondamenti
del discorso politico. Bene, il significato di
quella serata di quasi un anno fa era proprio
Wo; esaminare insieme un terreno, quello
dell’etica pubblica, che con la politica ha molle a che vedere, costituendone in un certo
senso la precondizione, il campo studi approfondirà le risposte a molte di quelle domande e, possibilmente, stimolerà che vi par'Ipaaporne di nuove.
Dal canto proprio, il Consiglio, non pago di
ei' ad altri sbolognato l’ingrato compito di
staffare il campo studi, sta cercando di fare i
propri compiti a casa. Sin dall’inizio del nostro
'"andato, abbiamo deciso di dedicare in ogni
"anione un momento ad una discussione co®'ddetta di contenuto, scegliendo come filo
jsaso proprio la politica, vista ogni volta a par® da un angolo diverso, da Hanna Arendt e
aoiyetto di poiis, ai nuovi paradigmi del
Óuesto no sempre lineare procefiore in fiore ci ha finalmente posto di
^l6 alla domanda; e noi che c’entriamo?
6ro: quali sono gli elementi della nostra
-itàdi credenti, intesi come uomini e don'»seriti in una determinata tradizione storiteologica, che hanno avuto influenza sul
"»arsi del concetto di politica come noi la
»^sciamo? e al di là di questo, quali sono
. .®®rhenti della nostra identità di credenti
^»ali noi, qui e adesso, ci sentiamo di fon' nel nostro approccio alla politica?
Por® intenzione non è certo di com® la ricetta completa della vera politica
nte, 0 di identificare una possibile dot* sociale. L’operazione che abbiamo teni,. ' compiere consiste semplicemente
' entificare alcuni nessi fra principi più
"Olia teologici e paradigmi politici,
% ^1 motivare un’azione - la no
>®rilcaf ■ rimane profondamente
Dgl ^ concezione laica della politica.
11 protestantesimo di oggi non è sivoito* n*ff>Jcibile facilmente ad un unico
ijgijg® ® ^""’»oica espressione già per quanto
rajQ ® '3 sua identità teologica; basti vedeHopg >"®1 nostro piccolo mondo, si stiaria grande varietà di sentieri,
'■'Scopre Barth e chi immagina Dio fra
PREFERlVO 9ù'F|N:P0 e contratto politi
^ co, 0 sul contri
'CeVAMO bufo bel prote
stantesimo nella
formazione del
soggetto moderno, passando attraverso il rapporto natura grazia. Chi volesse
saperne di più,
potrà togliersi alcune di queste
curiosità al campo studi, 0 in caso di irrefrenabile ardore, i;ivolgendosl al consiglio per bibliografie e fotocopie di appunti. Forse però può non essere
del tutto inutile trasmettere almeno qualche
aspetto della nostra arruffata riflessione.
Se possiamo identificare un’esperienza, un
apporto che possiamo offrire al dibattito sulla
pensabilità della politica, e al nostro paese in
particolare, è proprio la nostra esperienza di
credenti che hanno conosciuto, sia nella loro
esperienza storica che in alcune espressioni
di pensiero, il dubbio e il conflitto. Nella tradizione protestante, la persona credente è - o
dovrebbe essere - sempre cosciente dello iato esistente fra le proprie parole e la Parola di
Dio, ed ugualmente cosciente della differenza
che intercorre fra parola e azione umana e la
volontà di Dio. Secondo noi, questa può essere una eredità preziosa nel nostro accostarci alla politica.
Ci sembra che molti fattori, nella storia recente e a noi vicina, dimostrino che agganciare la politica alla sfera dell’etica non è in pio
desiderio da brave signorine, ma una necessità reale. A questo punto, segue conseguentemente la necessità di tracciare uno spazio
etico che sia il più possibile condivisibile se
non comune, che sia orientato a includere
soggettività che possono essere diverse.
Questo non è un lavoro facile: la scelta etica
dipende dalla scelta di valore che si compie
precedentemente, la quale è a sua volta det
(continua in ultima pagina)
NUMERO
DOPPIO!
(e non è un trucco per lavorare di meno)
Abbiamo ricevuto così tanto
materiale da poter riempire
ben 8 pagine e ci è sembrato
un bel modo per salutarci prima delle vacanze.
11 prossimo appuntamento
con il notiziariofgei è per la
metà di ottobre, ma sicuramente riusciremo ad incontrarci prima (ricordatevi del
campo Fgei di Adelfia!), quin;^di A PRESTO!
J
Otro
fER WiLLE
f] ( valsesi I
?
SONO
P/ìReKTi 'Vei LUSERV/)
NOTIZIE SUL CAMPO STUDI
Annotate fin d’ora sulle agende: dal 3 all’8
gennaio 1995, ad Agape, c’è il CAMPO STUDI: come da decisione congressuale, sarà dedicato al tema della “politica” (non c è ancora
un titolo definitivo). Il Consiglio ha nominato
una staff, formata da Laura Casorio (coordinatrice), Daniele Del Priore, Sara Grasso,
Giorgio Gueimani, Marco Mazzoli, Samuele
Montalbano, Michele Rostan, Debora Spini,
Lello Volpe, che si è riunita una volta a Milano
ed ha In programma almeno altre due riunioni
prima di ottobre.
Inutile che ci dilunghiamo sull importanza,
per la FGEI, di riprendere il filo della riflessione sulla realtà politica. Consapevoii della
frammentazione della sinistra e delle forti divaricazioni, anche all’interno della FGEI, sulla
visione generaie della politica e sui temi specifici, vogliamo offrire a chi verrà al campo la
possibilità di orientarsi un po’ meglio, di riprendere In mano qualche strumento per capire la realtà che ci circonda, di dare un nome
ai dissensi che d attraversano e ai disagi che
viviamo quando si tenta di fare o si parla i
politica. .
Secondo uno schema provvisorio, il campo
si dovrebbe articolare in due parti: una su
“che cos’è la politica”, l’altra su “cosa è successo in Italia negli ultimi 20 anni”. Nella pri
ma parte si cercherà di mettere a confronto
l’idea (chiara o meno, esplicita o implicita) che
ognuno/a di noi ha di cos’è la politica con le
principali concezioni elaborate nel corso della
storia e/o presenti attualmente nel senso comune e sul “mercato delle idee”. Vorremmo
provare, con un approccio che riesca a ‘partire da sé”, a fare un’operazione di “alfabetizzazione politica", che fornisca ad ogni campista
gli strumenti per proseguire più consapevolmente la propria riflessione e/o attività pditi-^
ca. Due temi generali particolarmente caldi
da affrontare saranno il rapporto tra politica
ed economia, e tra protestanti e poiitica.
La seconda parte necessita di meno spiegazioni: per far bene politica occorre conoscere il contesto In cui si vive, i suoi problemi
strutturaii, e avere un’idea di ciò che è accaduto prima di noi. Estendere le proprie conoscenze sia nei tempo che nello spazio ci aiuta
a sfuggire a quelli che, secondo me, sorto i
due peggiori rischi di chi fa e segue la politica
oggi: il localismo angusto (esiste solo il mio
quartiere, o i miei problemi di categoria); e la
cancellazione della memoria del passato e
del progetto per il futuro (I mass-media ci danno l’illusione di vivere in un eterno presente).
Anche in questo caso, non aspettatevi che il
campo dia una “linea” univoca: cercheremo di
crescere attraverso il confronto di interpretazioni divergenti e tra esse e la nostra esperienza. Potremmo concludere provando a stilare una “agenda politica”.
Questo è il punto a cui siamo arrivati, e c'è
ancora molto da fare per trasformare queste
Idee in un bel campo studi. Facciamo appello
ai gruppi locali, in particolare quei gruppi che
già si impegnano su temi politici, perché si
mettano in contatto con la staff per informarla
sulla propria attività e rendersi disponibili a
gestire momenti del campo.
Scrivete alla coordinatrice della staff:
LAURA CASORIO -via Aurelia 632 bis 57012 CASTIGLIONCELLO (LI)
telefono e fax 0586-751241 (se si vuoie inviare un fax, telefonare prima per avvisare).
per la staff: Giorgio Guelmani
(con la preziosa collaborazione degli appunti di Michele R.)
n° 4/5
giugno
1994
10
KotiziQnofgei
X
r
UNIONI TRA UGUALI
L’otto maggio, presso la Facoltà valdese di
teologia a Roma, si è tenuto un seminario
sull’omosessualità, organizzato da studenti e
professori, assieme al gruppo giovanile di Napoli (Vomero). Ad una parte «tecnica», in cui
il prof. Corsani ha esposto l’esegesi di alcuni
passi di lettere paoline che parlano di omosessualità, è seguita la presentazione, a più
voci, del gruppo napoletano. Riportiamo uno
dei contributi del convegno, sul concetto di relazione nella coppia omosessuale.
La coppia omosessuale non si differenzia
da quella eterosessuale nelle modalità di
espressione del proprio amore; a parte una
diversa tecnica funzionale di adattamento del
proprio corpo ad una congiunzione fra uguali,
nulla viene meno su tutto il resto.
Ma cos'è un’unione fra uguali?
Nemmeno gli omosessuali lo sanno, perché non esistono uguali in natura. La differenza delle personalità che si incontrano genera
una più profonda curiosità sulla conoscenza
dell’altro, del partner. Ed è la danza di due
cuori, di due anime, di due storie congiunte.
Si va verso il futuro assieme ma col cuore
dentro all’altro cuore, non con la mano nella
mano, perché questo semplice atto d’amore è
vietato dalla morale pubblica.
Agli omosessuali è negata l’espressione
pubblica del loro amore. È in questo ambito
che vanno ricercate le motivazioni che sottendono ad una più marcata scissione del rapporto partneriale. Il giudizio della società, la
clandestinità, il senso di «vergogna», incidono profondamente nella storia dei più, e vi incidono tanto negativamente che spesso la
coppia si sfascia.
I problemi sono sempre al di sopra della
sopportazione. Quando una coppia omosessuale decide di vivere assieme ha già alle
proprie spalle un lungo cammino di sofferenza: lotte personali contro se stessi, lotte con
la famiglia d’origine, lotte con l’etica e la morale cristiana, lotte con il proprio ambiente di
lavoro. Molto spesso gli omosessuali devono
tacere sulla loro vita privata perché la «verità»
genererebbe lo scandalo, la vergogna, la perdita di sicurezze sociali e di molti affetti che,
per quanto falsi, sono sempre utili sul piano
della pace in famiglia, con il vicinato, sul posto di lavoro.
Ovviamente quando i due vanno a vivere
assieme, tutti i problemi emergono con grande forza, la forza dell’evidenza e quindi non ci
si può mettere che nell’ottica della speranza
(speriamo che non ci impongano nuove censure). Ma la censura avviene da sé: si fa la
spesa al supermercato, ci si finge «amici»
con i più, si sceglie (possibilmente) la dispersione nell’ambiente cittadino, si mette la segreteria telefonica, non si invitano colleghi a
cena, si incomincia a vedere con «sospetto»
gli atteggiamenti esteriori dei propri amici
omosessuali e si cerca di limitarne le visite
per paura che gli altri si accorgano del fatto,
molti cercano appoggio in coppie di lesbiche
che con la loro presenza riequilibrino il giudizio sociale. È una vera e propria tortura su
tutto.
Va da sé che la maggioranza delle persone finisce per non poter più sopportare questo stato di cose e cade in un malcontento
che «spezza» il legame.
Lo ribadisco: gli omosessuali non hanno
una naturale tendenza alla promiscuità erotica, tutti vorrebbero l’amore con un solo partner, ma molti vi rinunciano perché sono oppressi dalle ingerenze sociali. Di qui l’erotomania che si esprime nella ricerca ossessiva
dell’altro: di qui l’affollamento dei cinema a luci rosse, dei \NC ferroviari, del «battuage». E
pensare che quei «deviati» vorrebbero solo
un po’ di pace, magari godendosi un tramonto
a via Caracciolo, mano nella mano!
Rino Borriello (Napoli)
ASPETTIAMO
LE FOTO DELLE
VOSTRE VACANZE!
Andate in giro con
le amiche?
Partecipate ad un campo?
Scriveteci e mandateci le vostre foto.
IL TEATRO
E' COMUNICAZIONE?
Il 10 aprile si è svolto a Pomaretto un incontro organizzato dalla F.G.E.I. valli, avente come tema il teatro come forma di comunicazione.
Dopo un inizio un po’ in sordina, dovuto ad alcune defezioni, l’incontro è partito con una riflessione sulle motivazioni che ci spingono a fare teatro. Tra le più importanti troviamo: la voglia di
stare insieme, il desiderio di comunicare delle riflessioni e dei messaggi al pubblico (teatro “impegnato”) e per ultimo, ma non meno importante, un certo “narcisismo”, infatti a nessuno dispiacciono lodi ed applausi e la soddisfazione di vedere un lavoro ben riuscito. Ci sono anche motivazioni minori venate di masochismo, poiché qualcuno apprezza le prove massacranti ed altri le
tecniche di preparazione e concentrazione quantomeno stravaganti (es. rimanere in bilico su
un’asse con l’alluce sinistro, mentre con un braccio si regge un pianoforte e con l’altra mano si
suona la fisarmonica):
Un “breve” laboratorio su come portare un messaggio al pubblico ha prodotto due rappresentazioni degne di FUORI ORARIO (cose mai viste!) ed ha indicato alla giunta alcune direzioni in
cui muoversi in futuro. Ci saranno forse dei fine settimana per accostarsi ad alcune tecniche teatrali (mimo, teatro di strada, etc..) ed altri incontri teorici (teatro e politica, etc..). Aspettiamo comunque proposte e suggerimenti dai molti gruppi teatrali presenti alle valli.
La giornata si è conclusa con un intervento di Sergio Ribet sulla valorizzazione dei mezzi teatrali a disposizione delle comunità che, sebbene non siano all’avanguardia, possono servire a stimolare ingegno ed inventiva per nuove soluzioni sceniche e recitative. Molto apprezzati il momento del tè, in collaborazione con l’unione delle madri, ed il torneo di calcio-balilla (in sintonia
con i tempi) che ci ha permesso di scoprire che tra noi si nascondono talenti eccezionali e stili di
gioco differenti: Leghista (prediletto della aristocrazia agraria della pianura di S. Secondo), Scarpone (in uso nel gruppo di Vlllar Porosa), Bilaterale o Tuttocampo (si segna indifferentemente in
ognuna delle porte, vero Marinella!) e l’intramontabile Mipisciosottodalridere (tecnica del vallone
di Rorà).
La partecipazione (25 persone) è stata leggermente inferiore a quella prevista (1.500 persone), ma c’erano comunque, come sempre, i migliori. Chi non è venuto ha perso anche l’occasione di gustare un ottimo pranzo (bravi Matteo e Dario), CICCA CICCA.
WSotAt^f^/
A L É ^ L. —
9’^ .
da
GIOVENTÙ'
EVANGELICA^
“L’XI Congresso (...) prende atto della fase
critica di passaggio che la rivista attraversa;
ritiene necessario e urgente il rilancio/ristrutturazione della rivista, affinché GE possa conservare e ulteriormente sviluppare il suo carattere di luogo di libero dibattito e di espressione critica della cultura protestante in Italia;
dà mandato al Consiglio di promuovere ed organizzare in collaborazione con la redazione
di GE (...) un convegno-seminario, aperto a
lettori e lettrici, amiche ed amici di GE, per discutere e stabilire periodicità, modalità e contenuti della rivista in futuro”.
Il “convegno-seminario” di cui sopra si è
svolto sabato 30 aprile e domenica 1” maggio, nei locali della Facoltà di Teologia, a Roma: vi hanno partecipato trenta persone di diverse età, denominazioni e provenienze geografiche. Dietro all’odg congressuale c’è un
processo di riflessione, non ancora concluso,
cominciato nell’ambito del comitato di redazione della rivista più di un anno fa. Come
spesso accade, sono stati dei disagi molto
concreti a fungere da segnale d’allarme e stimolo per interrogativi a tutto campo; da un lato, un lento ma costante calo negli abbonamenti; dall’altro, crescenti difficoltà da parte
del comitato a riunirsi, a coinvolgere altri/e, ed
a pensare la rivista senza essere strangolati
dall’emergenza e daH’ordinaha amministrazione. Si aggiunga a questo l’onerosità sempre
maggiore -in termini di costi, tempi e personedelia nostra impostazione grafica. Ci siamo
chiesti se aveva ancora senso fare la rivista,
se aveva ancora senso farla così, in un contesto profondamente mutato, sia dal punto di
vista dei grandi sconvolgimenti politico-sociali,
che da quello delle ristrutturazioni della stampa evangelica (nascita di Riforma e Confronti,
cambiamento di formula di Protestantesimo e
del Notiziario FGEI). La tradizionale identità
ambigua di GE (rivista della FGEI ma non solo per la FGEI, rivista con articoli di taglio e tema molto diversificato, rivista con almeno tre
pubblici diversi -fgeini, fgeini invecchiati,
esterni interessati alla sinistra protestante) rischiava di trasformarsi da punto di forza in
elemento di debolezza, di indeterminatezza.
Passo passo si sono venute precisando, prima nel comitato, poi in un gruppo di discussione al Congresso, poi insieme al Consiglio,
infine nell’incontro di Roma, alcune linee portanti per il rilancio e la ristrutturazione della
rivista.
Non si creda però che il week-end
romano si sia concentrato su
questioni tecnico-editoriali, tipo il formato, la periodicità, la grafica, il titolo
(per ora l’unica altra
«Í
Patrick Stocco (Pomaretto - TO)
testata proposta è
stata evanG.E.Iica).
Di ciò si è detto poco; il succo dell’incontro è stato nel definire i temi di cui dovrà
occuparsi la nuova rivista, il taglio con cui dovrà occuparsene, il rapporto che dovrà avere
col suo editore (la FGEI), il suo pubblico, le
altre riviste protestanti. Difficile fare una sintesi che renda conto di tutto il dibattito, che
spesso ha anche sforato dai limiti che ci eravamo imposti, entrando spesso nel merito di
temi brucianti (le divisioni recenti e recentissime nella sinistra protestante, la sconfitta elettorale): col rischio di scontentare tutti, ci proverò (se no, che scriverei quest’articolo a fare?).
I temi: ovviamente ancora fede e politica,
sapendo che in entrambi i campi c’è un gran
lavoro da fare per tracciare le “mappe dei dissensi” e per mettere in comunicazione persone e luoghi che lavorano su coordinate diverse. Andrebbe inoltre ripresa l’analisi su come
sono cambiate e stanno cambiando le nostre
chiese. Si è parlato della rivista come possibile luogo di ricostruzione dell’identità protestante, 0 quantomeno di uno “sguardo protestante” sul mondo.
A...
Il taglio: una rivista rigorosa ma non inm
mente difficiie, che si ponga dalla parte de
lettore/trice, che si assuma il problema del
guaggio e si dia l’obiettivo della mediazior»
mediazione soprattutto tra diverse generazir
ni e diversi ambiti di ricerca (tradotto in lù
corrente: fare in modo che nessuno possa pi
dire, dopo quel po’ po’ di convegni e cana
studi su Dio, che “la FGEI non ha spiritua.
lità”...). Una rivista originale e libera, doves
possa leggere quello che altrove non si trova
e intervenire senza doveri di ufficialità.
Rapporto con la FGEI: la FGEI resterà proprietaria ed editrice della rivista, ma andrà reso esplicito quello che già oggi, in parte, è
GE. Non è e non sarà “la rivista della FGEI'
nel senso di un luogo che funge da bollettino
di collegamento della Federazione, da agenda, da memoria dei convegni, e daspazioj'
espressione immediata di singoli e gruppi:
questo è e sarà sempre più il Notiziario. De'
vrebbe restare una “rivista per la FGEI”, fatta
da fgeini/e (o ex-fgeini/e) che offre materiale
di studio, magari utilizzabile anche a distanza
di tempo; ma anche diventare una rivista “della FGEI per la chiesa”. Questo implica scommettere sul fatto che esista un pubblico di ue
mini e donne, giovani e non, impegnati nelle
chiese e nella società, i quali abbiano bisogno
di una rivista non accademica, di riflessione,
di ricerca, di libero dibattito (vedi i due pwf
precedenti): e che sia la FGEI, e non guato
altro, a offrirgliela. Una scommessa impegnativa che è anche una scelta politica: in continuità, del resto, con la storia della FGEI die
non si è mai fatta rinchiudere nel ghetto
dell’attività “settoriale” ma ha sempre cercato
di dire cose significative anche per la “chiesa
degli adulti”.
Qualche parola per concludere sulla struttura redazionale della nuova GE. Pensiamo a
una direzione collegiale (due o tre persone)
che si possa riunire agilmente per preparare
ogni numero; a una redazione di una quindicina di persone che si riunisca una-due volte
all’anno per impostare le grandi linee della riflessione e decidere quali articoli pubblicare e
sollecitare; a N
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ed anche pi
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una rete di gruppi di lavoro, disseminati s
territorio (non solo Milano e Valli!) che rifle ^
no su temi particolari connessi all’area tema
ca della rivista e si sentano parte del ^
editoriale (oltre ad assicurare una rego®
produzione di contributi).
Molte cose sono ancora da definire.
iviuiic &UIIU cinuuici ua ........- •
che avrete capito che FGEI e GE (o com
deciderà di chiamarla) sono destinate a
sodalizio ancora lungo e fruttuoso.
Giorgio Gueimani (Miia'^’l
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Non voglio più essere solo “una serva volonterosa”.
Voglio sentirmi anche una “libera signora sopra ogni cosa”. I piedi radicati su questa terra, il corpo teso, capace
di non vacillare di fronte alle intemperie dell’esperienza,
gli occhi intenti a cogliere e a nominare l’evento che mi
attraversa. Sovrana sul mondo ma non da sola. Sovrana
con altre sovrane ed altri sovrani che sentono la forza
che ci fonda venire dalle relazioni che ci legano e che ci
donano sguardi sessuati sulla vita, plurime interpretazioni di quello che ci accade e che facciamo accadere. Sovrane e sovrani che dichiarano l’origine della loro fondazione ultima in Dio che ci impone di vivere nella grandezza di essere poste/i al mondo in Sua compagnia.
Daniela Di Carlo (Vasto)
[Le frasi tra virgolette sono tratte da Lutero, Libertà del cristiano Claudiana, TO, 1970]
Due giorni pieni ed intensi quelli dell’incontto di Cassiopea del 28-29 maggio a Milano,
ed anche produttivi!
Nella giornata di domenica siamo infatti
Éscite a terminare il documento, la ‘carta
d’identità di Cassiopea’, di cui riportiamo qui
alcuni stralci (il documento completo apparirà
suGioventù Evangelica).
Il sabato invece abbiamo lavorato tutto il
jtomo sulla Cristologia: anche per Cassiopea
è arrivato il momento di prendere di petto il
nodo centrale della nostra fede, e l’abbiamo
latto cercando di mettere in luce e analizzare
gli aspetti più problematici e contraddittori che
Gesù Cristo suscita in noi come donne.
La vita e la prassi di Gesù Cristo. Ci rifiutiamo di far discendere dalle azioni e dalle parole di Gesù un’etica normativa, Gesù non è
immodello, bensì un paradigma della relaziot\e umanità-divinità; ma non possiamo non teneusmodel suo messaggio, del ruolo di
maestrocfie ha rivestito per i sui discepoli (e
per le sue discepole, che pur non nominate
pedisca di accedere direttamente a Dio, ma
contemporaneamente sperimentiamo quanto
senso acquisti la nostra vita nell’incontro con
Gesù Cristo. Come si può intrecciare la libertà che acquistiamo nelle relazioni con le
altre donne con quella annunciata da Cristo?
Tutte le questioni sono poi attraversate dal
problema della maschilità di Gesù: prendere
sul serio l’umanità di Dio può prescindere dalla sessuazione? nella misura in cui la nostra
vita trova senso nella fede, nella relazione col
Dio di Gesù Cristo, come fare I conti col fatto
che questa è avvenuta attraverso il corpo e le
parole di un maschio?
E’ proprio sulla questione della maschilità
di Gesù Cristo che abbiamo deciso di occuparci nel prossimo incontro di Cassiopea (a
Roma il 15/16 ottobre). Non mancate!!
Bettina König (S.Pietro V.L. TO)
dai consißtio
Il 13 maggio Luta, Emanuele ed lo abbiamo raggiunto Lello in Sicilia. Ammettiamo c e
non abbiamo lavorato molto aspettando il resto del gruppo consigliare. Il giorno seguen e
sono arrivati anche Giorgio, Debora e Pasquale, ed abbiamo iniziato la nostra riunione a
Servizio Cristiano di Riesi, partecipando in qualche momento anche al concomitante convegno regionale della Sicilia. In quell’occasione abbiamo scambiato qualche idea su
campo di Adelfia ad agosto, un campo che sarà soprattutto di visita di realtà locali
ce così?). I posti disponibili non sono tanti, quindi decidete velocemente chi volete portare con voi!
Una straordinaria idea è venuta al direttore di Confronti,
ex segretario fgei. Paolo Naso, che un giorno mi propone
di organizzare, insieme con la Fgei ebraica e i giovani
delle CdB, un «Viaggio della Memoria». Questo giro
dovrebbe toccare alcuni luoghi significativi della Resistenza e della persecuzione agli ebrei in Italia.
Vuol essere sia un momento di conoscenza del
nostro passato prossimo sia un’ottima occasione
di incontro ecumenico. Le date di questo viaggio
sono 4/8 dicembre 1994. Per maggiori informazioni potete chiedere a me.
La staff del campo studi si sta organizzando
per consigliarci letture da fare in previsione del
campo sulla politica il 3-8 gennaio 1995.
Tutte le persone coinvolte nel Consiglio Allargaf to si segnino questa data: 22-23 ottobre 1994 a
S. Severa.
Nel frattempo un augurio per un’estate avventurosa
con i campi estivi!
Silvia Rostagno
V
atth
Riesi 14-15 maggio 1994
54. Si decide l’adesione del Consiglio della Fgei alle manifestazioni indette dal Cerchio
dei Popoli a Napoli in occasione del vertice G7.
55. Si decide di organizzare il campo dell’European Baptist Federation Youth Department
in Italia nell’estate 1995. . . „
57. Il Consiglio Nazionale accoglie la proposta di Confronti di un «Viaggio della memoria» e incarica la segretaria di seguirne gli sviluppi.
59. Si decide di stanziare LI.000.000 per il campo di Adelfia, estate ‘94, di cui L.250.000
per il funzionamento della staff.
mpre
cercato
)er
la "chiesa
La Croce. Ci danno estremamente fastidio
tutti i discorsi sul sacrificio e la sofferenza
esemplare, non possiamo dimenticarci di
guanto negativamente abbiano pesato nella
rita delle donne, troppo facilmente spinte ad
itleniicarsi col Cristo che sacrifica se stesso
gli altri, annullate nel servizio. Eppure la
Croce, la morte violenta, la sofferenza, è ciò
ulte rende pienamente umana la vita del Cripto, che rende ‘vero uomo’ colui che ha voluto
! Wmentare l’umanità con Gesù Cristo.
U mediazione. Crediamo che niente ci im
seminati sul
) che rifletta
'areatemafr
del
na
- PREMESSA
' [•:} il documento non costituisce un punto di arrivo della nostra ricerca, ma in
tHialche misura un suo punto di partenza: esso è - è vero - frutto di un lungo lavoro di confronto tra noi, che è servito a chiarire molti punti che, all’inizio del percorso, ci apparivano confusi; ma il percorso stesso che abbiamo compiuto ci spinge a
dire come per noi oggi tutto (e cioè la nostra teologia, le nostre piratiche di relazio,rte, la nostra stessa Identità come gruppo) è ancora aperto, in divenire, in cambiamento
V Quel che ci ha spinto a fotografare in alcune tesine il nostro pensiero <dioggi è il
desiderio di dare e ricevere forza attraverso una espressione collettiva della nostra ricerca e quello di fissarne nella memoria questa prima tappa. ...
punti che seguono esprimono dunque la “forza” del nostro pensiero (e cioè i
J^ti che tutte condividiamo nel profondo) e nello stesso tempo quella che si potrebbe definire la sua “debolezza” (e cioè i punti sui quali siamo in dissenso tra dì
0 sui quali siamo ancora in ricerca). In ogni caso essi sono la traccia, visi i e
dnche nella scrittura, della “complessità” di questo pensiero (e di questi tempi vivere la complessità come elemento di ricchezza non ci pare cosa da poco).
1) PAGARE I DEBITI. .. .
Il primo passo che fonda l’esistenza di Cassiopea è l’espressione di riconoscenza per il «debito simbolico» che abbiamo verso le donne che ci hanno aperto
'sstrada. [...]
Paghiamo i debiti a:
A. Le donne protestanti che ci hanno precedute [...]
B. Le donne dei campi di Agape e Adelfia [...]
C-Il movimento politico degli anni 70 [...]
0. Le donne che hanno elaborato, con voci plurime, il pensiero della ditterenza
- [:.]
F CHE COS’È CASSIOPEA.
W c un luogo di donne di area protestante nel quale si produce pensiero, si ira/ sferisce memoria da donna a donna e si sperimentano pratiche di relazioni tra
ponne. [...]
c
A
S
S
I
O
P
E
A
di trasformazione del reale che noi vogliamo realizzare e rendere visibile. [...]
L’importanza che attribuiamo alla elaborazione di un pensiero collettivo si intreccia al fortissimo senso della identità e del pensiero personale, che abbiamo indicato con l'espressione ‘irriducibilità dell’io’. [...] riconosciamo la necessità di una
mediazione che renda appunto possibile la produzione di un pensiero collettivo.
Attribuiamo l’esercizio di questa mediazione a Cassiopea stessa, che ci serve
da misura del nostro pensare; [...]
Il riconoscimento in positivo della disparità tra donne, intesa come insieme di
doni e competenze differenziate [...] Questo ci ha reso possibile II superamento
della invidia distruttiva tra donne, che ci indeboliva tutte. [...]
La pratica delle relazioni al’interno di Cassiopea produce un contesto di autorità
femminile. „ ... ...
Questo permette circolazione di forza, creazione di pensiero e quindi liberta
femminile. [...] riconosciamo di attribuire prioritariamente autorità al contesto del
gruppo Cassiopea.
4) IN QUANTO DONNE PROTESTANTI E DINTORNI.
Connotare la nostra ricerca come donne protestanti significa che:
A Riconosciamo il nostro stato di creature e che la matrice della nostra esistenza procede da Dio. Incontriamo la nostra libertà in Dio e nella relazione tra
donne. La tensione tra queste due matrici di libertà è terreno fecondo della nostra
ricerca.
3) LA NOSTRA PRATICA POLITICA. . .
^Riconosciamo che in tutte le relazioni con le donne c’è una potenzialità politica
B. Le relazioni politiche tra donne rappresentano oggi per noi condizione per la
risposta alla chiamata di Dio.
C La parola di Dio ci fonda. Alla parola biblica ci accostiamo con occhi e parola
di donne, con un’ermeneutica del sospetto che ci permette di vedere la parola di
Dio, laddove le categorie patriarcali vengono scardinate.
D Riconosciamo la forza liberante delle idee della riforma nella costituzione di
un soggetto autonomo, ma esse non sono automaticamente veicolo di libertà femminile Per fondare la nostra libertà sessuata abbiamo bisogno delle relazioni politiche tra donne.
E. Sentiamo costitutivo della nostra identità e della nostra vocazione vivere la
fede sullo scenario della storia e delle politiche di liberazione.
F. Critichiamo l’idea di complementarietà in quanto trappola per le donne nelle
relazioni personali ed istituzionali,.
12
Hotiziûriofgei
X'
NUOVE PROFESSIONI: DIPLOMA DI GRULATEO a«
A Monteforte un convegno di formazione per animatori teoiogici
NOI
Quali sono i luoghi dove siamo soliti leggere la Bibbia? Possono essere la chiesa, il
gruppo Fgei, il catechismo, insieme ad altre
persone, o da soli nella nostra stanza. La sfogliamo e la leggiamo per noi, in momenti particolari della nostra vita, o per svolgere un lavoro all’Interno della chiesa.
Ma quali sono i metodi che usiamo nel discutere e confrontarci con questo libro particolare? Questa è stata la domanda che ci sia
matrici. Il suo compito deve essere rigorosamente limitato alla sfera del metodo e delle
tecniche ma non al contenuto dell'animazione
stessa. Di fatto, all’Interno di un gruppo, l’animatore non è un individuo o tantomeno
l’esperto della materia, ma semplicemente un
ruolo, un vestito che può essere indossato a
turno.
Un ulteriore passo nel lavoro del campo è
stato proprio quello di «ritagliarci» un ruolo di
animatori ed animatrici nella preparazione di
convegni a tema e studi biblici. Nonostante
fosse un’esperienza conosciuta a molti di noi
il risultato è stato comunque utile ed è riuscito
a coinvolgerci completamente.
Ci era richiesta la «scaletta» di un convegno, pensando al clima che si sarebbe potuto
creare, all’età dei partecipanti, alla loro preparazione biblica. A noi il compito di pensare ai
tempi di lavoro, di
Bibbia».
In conclusione ci siamo accorti che la situazione, almeno a livello fgeino, è ben avviata e sicuramente il convegno rappresenta un
buon trampolino di lancio: sarà poi compito di
chi ha partecipato quello di riportare la sua
esperienza di lavoro all’Interno della sua regione e dei gruppi Fgei.
Sentiamo il bisogno di trovare un nostro
modo di leggere la Bibbia che sappia sfruttare
le nostre conoscenze nel campo dell’animazione e quelle che apprenderemo in futuro.
Avendo ben presente che l’animazione
non può offrire risposte a livello di contenuto
potrà comunque essere utile per temi che la
Fgei si è posta di affrontare quali il problema
di Dio, la preghiera, ed in particolar modo la liturgia.
Barbara Grill (Venezia)
gioco e di discussione, ma soprattutto alle tecniche
animative più adatte al tema «Noi e la
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mo posti nell’iniziare il convegno di formazione per animatori teologici tenutosi nel centro
evangelico di Monteforte Irpino (AV) dal 22 al
24 aprile ed organizzato dal Grulateo.
Se in un primo momento abbiamo cercato
di capire qual’è il nostro rapporto con la Bibbia, successivamente abbiamo confrontato ed
analizzato i metodi che ci sono stati insegnati
e quelli che invece preferiremmo usare
nell’avvicinarci al testo biblico. Abbiamo scoperto di volere una lettura della Bibbia che sia
di stimolo al confronto, coinvolta, a volte liberatoria, rispetto ad una lettura seriosa, letterale e passiva, che non piace a nessuno di noi.
In questo senso l’animazione biblica e teologica può aiutarci ad essere partecipi ed attivi
all’interno di una riflessione: diverte o comunque aiuta ad aiutarci di meno, ad interloquire
degli aitri con ia Bibbia e con Dio. Rappresenta senz’altro un valido strumento per problematizzare, ma soprattutto fa sì che la Parola
rimanga viva e faccia parlare di sé. L’animazione supporta tutte le componenti di un gruppo in modo che queste abbiano uguali identità in un lavoro che deve essere collettivo, la
cui guida viene delegata ad una o più persone che assumono il ruolo di animatori ed ani
rapporto '
difusa ira
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SCANDALO IN CASA DI SIMONE
Dal culto Fgei Napoli via Fona
Il nostro culto si è articolato in vari momenti, uno dei quali è stato la riscrittura dei testo
di Luca 7, 36-50, che ha preceduto il sermone.
Simone il fariseo esce suli’uscio di casa. È
mezzogiorno, si avvicina l'ora del pranzo e lui
si trattiene sulla veranda per accogliere gii
amici che ha invitato a pranzo. È un bell’uomo, alto, dalla faccia arguta; ai lati delle tempie i due riccioli cadono mollemente, li ha arrotolati attorno agli indici alcune ore mentre
meditava sulle Scritture, secondo l’usanza
ebraica, ed è anzi il segno distintivo dei farisei, oltre che dei sacerdoti. Gli amici arrivano
ad uno ad uno ed egli li accoglie con un bacio, li porta dentro, assiste alla lavanda delle
mani e dei piedi, poi versa loro da un’ ampolla
dal collo sottile sul loro capo e sulla barba un
sottile filo d’olio profumato, in segno d’onore.
Mentre questi si accomodano si rifà sull’uscio
in attesa. Ed ecco venire di lontano quel tale
personaggio di cui tutti parlano da un po’ di
tempo e che tanto subbuglio crea a causa dei
miracoli che dicono che faccia. Mah! È sempre circondato da quei suoi discepoli e da
tanta gente, soprattutto miserabili, cenciosi e
nullafacenti. Il profeta! Gli viene una idea ballerina: lo inviterà a pranzo per sentire un po'
le sue parole, per cercare di capire il motivo
del suo carisma, perché deve possederne.
per attirare tanta gente...
Scende i tre gradini del porticato, si accosta a Gesù e l’invita ad entrare. Ma questa
volta va direttamente a tavola, senza nessuna
cerimonia, nessun bacio, nessuna lavanda,
niente onore, come se Gesù fosse un individuo di terza categoria.
Ed eccoli a tavola. Le donne mangiano
nell’altra stanza, i servi assistono alla loro tavola. Dal giardino si sente venire la musica
dolce di un flauto e di una cetra suonati dai
musici quasi in sordina.
I commensali gettano sguardi furtivi a!
Maestro, le donne fanno capolino da dietro la
tenda che divide i due ambienti per vedere
quel particolare invitato.
Ed ecco all'Improvviso giungere uno schiamazzo e delle grida. Una donna entra correndo, guarda un po’ intorno, riconosce Gesù e
gli si getta ai piedi piangendo.
I servi vogliono scusarsi: non sono riusciti
a trattenere l’intrusa... Simone fa cenno con
la mano di andar via e tutti, anche le donne
nascoste dietro la tenda, avanti a tutte l’indignata moglie del fariseo guardando con occhi
severi, cattivi, la donna buttata per terra come
un cencio, che piange ai piedi di Gesù.
Una peccatrice! Una peccatrice ha avuto
l’ardire di entrare in una casa «per bene»!
L’ha disonorata con la sua presenza! Ma co
sa sta facendo? Le sue lacrime scorrono sui
piedi sporchi del Maestro bagnandoli. Chiazze umide e nere si formano col connubio di
polvere e lacrime salate. Ma lei vi strofina su i
suoi lunghi capelli, dopo averli sciolti. Ed ancora piange, ancora strofina, poi ecco la cosa
strabiliante: cava dalle sue vesti un’ampolla di
prezioso nardo schietto, a poco a poco lo versa sui piedi di Gesù e massaggia, massaggia,
con movimenti lenti e sapienti. Versa ancora,
ed ancora massaggia, allungando le mani fino alle caviglie, fin quando l’ultima goccia del
profumato olio è finita. «Quanto denaro sprecato» pensa il fariseo e con lui diversi altri invitati.
Difatti il fariseo è sbalordito, ammutolito.
Guarda il Maestro e lo vede rilassato, riposato, acquietato. Quale amorevole cura gli è
stata dimostrata!
«Un miserabile cialtrone, ecco quello che
è, altrimenti saprebbe chi è quella donna che
l’ha toccato e che ha disonorato la sua casal».
Ma il Maestro gli ha chiesto con una punta
di ironia nella voce: «Cos’hai Simone? Vedi,
tu non m’hai accolto con un bacio. Non mi hai
fatto lavare i piedi, non mi hai unto il capo e la
barba con olio. Costei non fa che bagnarmi i
piedi con le sue lacrime e asciugarmeli con i
capelli e li ha unti in segno di onore e di amo
re. Pensa, invece che sul capo ha versato
prezioso nardo schietto sui piedi... » po'
/S/rrÓ'
fa verso la peccatrice che lo guarda in
e dice: « Va, la tua fede t’ha salvata».
Che uomo difficile da capire! E poi,
rabola che mi ha raccontato «dei due
ri»... allora io sono quello che ha meno Oen"
da restituire, perché pecco meno. Ma è
zo, lo non pecco affatto! Sono un fariseo^
Perché dunque gli ho risposto: «Presumo ^
quello che ha avuto condonato di più?
è certo la verità... ma io ritenevo di esso
peccatore, forse mentre gli risponde^'
“Com'è possibile?” Ma quest’uomo è venuto^
delle di'
sovvertire il naturale e logico ordine
se.'». , M
Si, l’ordine delle cose è stato sovvedito^^
Gesù, che ha innalzato gli umili ed i
ed ha abbassato i superbi e coloro che n ^
gono di poter giudicare, dimenticando c
solo giudice è Dio. m
La donna peccatrice, la donna pardon ^
Il titolc
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La car
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Pitoche
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scelto
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la donna coraggiosa che si è imposta m
GesH’
luogo vietato, per amare e onorare ‘
sarà sempre ricordata da tutti i cristiani e
esempio di amore. ,
Amore offerto, ma anche amore noe
da Gesù e per questo benedetto in eterno
Donatella Baglio
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Dopo
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HotiziQriofgeì
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quando dubbi ed incertezze
flON SONO SOLTANTO OSTACOLI
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lina delle impressioni più vivide che ricor^ istanza di un mese dal convegno di for*’*one sull’animazione teologica di MoniSe è la forza di coesione e di armonia che
aiatterizzato l’intero campo sia nell’impee nello sforzo collettivo in direzione del
teologico della Fgei - che necessita per
a di cose di un lavoro su base comune ^el rafforzamento di già intensi rapporti
^ni fra le fgeine e gli fgeini, indispensabili
^inancabili nel mondo della federazione,
•^jjonferma di ciò ho ricevuto una bellissil^era di un’amica fgeina che sottolinea la
vita del processo comune di ricerca il cui
ito è formato dall’apporto individuale ed
naie del pensiero e dell’esperienza messi
Bfronto con persone il cui rapporto di amigja non è secondario.
La seconda constatazione riguarda il tema
(¡Sessione: ognuna/o di noi ha liberamente
illustrato le coordinate che reggono il proprio
(apporto con la Bibbia. Condivise sono una
(fusa inquietudine ed una certa conflittualità
nel confrontarsi con questo libro, ia cui lettura
(isulta spesso travagliata e, a volte, alimenta
atteggiamenti di diffidenza. Ciononostante abbiamo riscontrato un comune desiderio di
s(»prire insieme i valori della scrittura attraverso un approccio più malleabile e stimolante, più Ruttile e meno serioso, forti di una curiosità |belle e di una vivacità interpretativa.
Durante il convegno ho constatato coinvoldialettico sui gusti e le indirispetto ai più disparati modi
ire i testi biblici, che trovano conver1 distanza dalla ricerca di legittimassi volte a formulare una dogmatica
oile.
ùnti sono stati i contributi di alcuni/e
|ri/trici sulla metodologia e sui sil’animazione. Stuzzicanti anche i
Tdi microanimazione che hanno reso
l'non soltanto esperimenti di attività
Wichej gruppo - che potrebbero essere
proposte .anche nell’ambito delle comunità no inoltre sollevato punti controversi ia
Sussione è auspicabile per i prossimi
convegni.
Questo campo costituisce così un ulteriore
del mosaico che è la ricerca di fede
della Fgei; un percorso la cui mappa è disegnata da giovani donne e uomini che non si
arrestano di fronte a ‘verità’ proclamate e propinate, ma amano calarsi negli interstizi di un
cammino dove i dubbi e le debolezze non sono soltanto ostacoli.
Luciano Kovacs (Torre Pellice)
LOGICO
CHI E' DEGNO DI APRIRE IL LIBRO?
«Vidi nella destra di colai che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori cort
sette sigilli. E vidi un arselo potente che gridava a gran voce: “Chi è degno dì aprire il libro e di sciogliere i sigilli?^ Ma nessuno né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo, lo piangevo moito perché non si era trovato nessuno che
fosse degno di aprire il libro, è. di guardarlo» (Apocalisse 5, 1-4).
Pensando alle esperienze di animazione teologica che abbiamo vissuto nel contesto
della Fgei fino ad oggi credo che la prima metafora significante sia l’incompiuto. Per
questo ho volontariamente tagliato a rnetà il testo di Apocalisse perché sulle righe delle
parole non ancora scritte possa costruire un mito, una storia che riguardandomi prenda
vita dal testo biblico senza pretendere di esservi fedele né cercandovi la propria giustificazione di senso. Ciò che è incompiuto ha su di sé la coscienza della propria parzialità,
ma anche la forza dirompente della risata che scardina i sistemi chiusi, che apre alla
possibile libertà (grazie Pasquale!) e perché no? alla azione libera dello spirito del Signore . ,
Sono davanti al rotolo chiuso dai sette sigilli, piango. «Chi è capace di apnre quei lucchetti? Ove sono andate a finire le chiavi?»
L'animazione teologica mi sembra questo disperato frugarsi le tasche e poi tutta casa... e buttarsi a terra a guardare sotto al letto, ma quanta polvere, ma come è buffo il
mondo da quaggiù e quanti spazi che non avevo mai visto. Poi chiedi al vicino di casa
«Scusi il disturbo, ha visto la mia diiave?».E prima di allora non gli avevi mai rivoito la
parola, e lui gentile la cerca con te. Tomi indietro con la memoria «Dove sono stato l’altro ieri, avevo la chiave con me?» e s’accalcavano mille immagini frenetiche, di chi hai
incontrato di chi invece ti è passato affianco lasciandoti nulla se non un filo di profumo,
ma più di tutto una persona che ti piange affianco per la quale non hai trovato uno straccio di parola gentile. ^
Forse la chiave finalmente l’ho trovata proprio nella giacca che indosso nella risvolta
della fodera a causa del buco nella tasca.
Sono felice e con me quelle donne e quegli uomini che hanno condiviso le mie ansie
e a ragione vogliono spartirsi la torta della mia gioia. Ma la chiave è una e ì sigilli sono
sette. Nel mito che sto disegnando non riesco a trovare tutte le chiavi insieme e meno
che mai un pass par tout. Poiché sono distratto perdo la chiave mano a mano che trovo
la successiva. Ma se anche le conservassi scrupolosamente o se qualcun altro le trovasse per me, i sigilli cambierebbero la combinazione, tanto che le chiavi trovate sono
ormai inutili. Non riesco a vedere il rotolo dispiegato totalmente, ma aprendo un lucchetto per volta leggo dei frammenti che collego a memoria a quelli già letti e quelli che leggerò (misteriosamente i lucchetti aperti si sono richiusi).
Questa storia è per me una metafora della ricerca che abbiamo fatto fin qui. L’animazione biblica non è una, né le sette chiavi, o addirittura il pass par tout, ma quell’intessersi di relazioni inusuaii che aprono degli sguardi nuovi su noi stessi e sulla realtà che
vìviamo nel contesto del nostro rapporto con Dio.
Letizia Tomassone ha scritto che noi viviamo la libertà nella dipendenza. Mi approprio
di queste parole sperando di non farle troppa violenza.
Cercandole chiavi abbiamo alzato un grosso polverone.
Vedo dei volti affannati. Anche loro cercano le chiavi. Questo rotolo di cui tento di
sciogliere i nodi è diventato la mia realtà di riferimento. Come quando aspetto una telefonata importante e non faccio che orbitare al telefono. Dio diventa il contesto nel quale abito. Un luogo scomodo. Di Dio ho solo degli sguardi frammentari, un incontro mai
capito appieno per cui ho bisogno di nuovi appuntamenti di parole che colmino i vuoti
che ci sono tra dì noi. Affianco un lui ed una lei. Anche loro nella mia condizione, ma con
esperienze diverse. Ci scambiamo i pezzi che abbiamo letto dal rotolo come figurine Panini. Da lui e lei dipendo inesorabilmente. Non ne posso fare a meno nel mio incontro
con Dio. Siamo responsabili gli uni alle altre; della responsabilità di esserci incontrati in
questo cammino; della responsabilità di credere che come questo rotolo si è legato in
punto della nostra storia, così un domani si scioglierà.
Sandro Spanu (Milano) relazione al convegno
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CAGLIARI: MA GUARDA UN PO' CHE CULTO
Il titolo dovrebbe darvi un’idea di cosa abbiamo combinato (!) domenica 20 Marzo
H in occasione del culto FGEI.
«caratteristica principale del nostro culto è da ricercare nella liturgia di tipo inte^0... molto di moda in questi ultimi tempi. Abbiamo così coinvolto tutti/e i/le preinfrangendo la monotonia di un ascolto passivo. Questa scelta è da attribuire al
l’organizzazione è stata interamente curata dalla FGEI e ci è sembrato giu^l'riprimere al culto un’impronta più giovane possibile. Sempre per questo motivo
®mo disposto le panche a ferro equino (chi ha fatto un campo con me sa perché
^ scelto questo sinonimo n.d.r.) in modo da concentrare l’attenzione sul gruppo, pocentro del ferro. La liturgia ha avuto momenti veramente toccanti ma due in parhanno, a mio modesto avviso, commosso la platea; il primo era attinente al
limento del regno di Dio.
opoaver letto non la parabola del seme di senape e del lievito (Matteo 13:31-35)
jj ®°ntenti/e di ciò, abbiamo distribuito un pò di lievito ai/alle presenti invitando loro
^'^tiualcosa con esso che potesse essere diviso in una futura agape... noi abbiamo
^^rito dolci non disidratanti.
/'lomento toccante è stato quello della Santa Cena; posta sul tavolo centrale
utti/e si sono diretti/e per dividere con noi questo momento di altissima intensità
, ^ (Qran bella frase).
Condire il resto è stato l’utilizzo di uno strumento alternativo come una chitarra
(Massimiliano, che non è ll nome delia chitarra ma di chi l’ha suonata) nei
' • Passalo, Tu sei la mia vita. Cercate prima il regno di Dio. Abbiamo letto i com"Penti di Stefania, Cecilia, Stefano e Maurizio che hanno fornito spunti di riflessio
■|'l6 parabole. Vi è stato il dialogo di Ughetta, Marcella e Cristina incentrato sull’al'ia seme-piccolezza del Regno di Dio. A tutto ciò unite le letture (Matteo 13:31-35;
lf-2-6), le preghiere, gli inni, ed il sermone di Giorgio ed avrete un’idea del
- il gruppo di (forza) Cagliari ha condotto con alta maestria (seconda frase de' '’°fa). E’ giusto tenere presente che oltre alle persone che ho citato precedenvi sono inoltre Francesca, Alessio, Davide, Silvia ed io Gianluca.
®<JÌW questo articolo al buon Elia Piovano (capo di tutti gli input) che si vedrà la fiTV...e non aggiungo altro sul furto perpretato in campionato
Gianluca Tipozzo Puggioni (Cagliari)
W' 'w* T.
14
Hotiziariofgei
^ /
25 APRILE
PER UNA NUOVA RESISTENZA
Esattamente una settimana prima del 25
aprile, un lunedì, me ne stavo all’università
leggendo “il manifesto” in attesa della lezione.
Con gli occhi scorrevo le tre pagine di fax di
adesione alla manifestazione che ogni giorno
venivano pubblicate e vi cercavo nomi conosciuti, ma anche l’identità variegata del popolo democratico e antifascista che trapelava
dai messaggi di circoli, associazioni e singoli.
Ad un tratto mi si avvicina un amico, impegnato politicamente ed in campo sociale. Cogliendo spunto dalla mia lettura gli chiedo se
sarebbe andato alla
manifestazione di Milano. Lui si fa serio e
mi dice che non condivide questa voglia
improvvisa di rievocare una data storica,
come se non ci fosse
stato tutti gli anni, il 25
aprile. MI ricorda una
battaglia dei radicali,
datata 1979 (o giù di
lì), cui partecipò anche “il manifesto”, per
la raccolta di firme a
favore di un referendum abrogativo dei
codici fascisti recepiti
dalla nostra legislazione. Quella era lotta al
fascismo! Ma l’iniziativa non riscosse molto
successo e il giornale smise di pubblicizzarla,
preferendole invece una raccolta di adesioni
per la chiusura dell’MSI, considerato illegale
in quanto ricostituzione dell'ex partito fascista.
Non fu un successo...
Cosi nel racconto del mio compagno. Era
la prima volta che sentivo parlare di questa
storia e non avevo sufficienti elementi per valutarla. Nel ‘79 giocavo con le macchinine e
guardavo Goldrake in televisione. Nel 1945
non ero ancora nato, i miei genitori non avevano la televisione e di automobili, di quelle
vere, non se ne vedevano poi tante... Del ‘45,
però, ho memoria, così come ricordo quello
che c’era prima e quello che venne dopo.
Proprio per questo a Milano ci volevo andare,
perché ci sono momenti in cui ricordarsi e ri
cordare agli altri non è più una questione di
folklore repubblicano, ma un dovere, una necessità.
Dalla manifestazione volevo anche un’iniezione d’energia, volevo guardare In faccia
tanti e tante che condividono qualcosa con
me, ognuno a modo suo, per fede, politica,
cultura o per esperienza di vita.
Sono partito col gruppo EGEI da Torino e
già eravamo circa 25. Sul treno, strapieno,
ogni tanto qualcuno attaccava una canzone e
subito lo seguiva un coro, altri osservavano
cartine e pensavano a
dove raggiungere la manife
stazione e qualcuno, ancora, leggeva un libro
dì storia.
A Milano, tra fgeine e fgeini, eravamo un
centinaio. Siamo entrati nella manifestazione
e sotto la pioggia battente abbiamo dispiegato un enorme striscione rosso con la scritta
“PER UNA NUOVA RESISTENZA, Federazione Giovanile Evangelica Italiana”. Era un
gran bello striscione, che occupava il corso in
tutta la sua larghezza. Peccato che le lettere
fossero di carta, attaccate col nastro adesivo... Qualche centinaio di metri e, adattandosi
al clima umido, la dicitura è diventata “PER
UNA NUOVA ESISTENZA”. Fin qui, tutto
sommato, poteva ancora andare bene. Ma
pochi minuti dopo una sferzata di vento e
pioggia ha trasformato in vela lo striscione,
appiccicandolo a! suolo difronte a noi e ren
dendoci meno visibili per il resto della manifestazione.
Nonostante le più ardite attrezzature contro il maltempo, l’umidità ha vinto le resistenze di un po’ tutti e tutte e l’arrivo in Duomo è
stato accolto come una... “liberazione”. Ma
anche se la manifestazione è stata resa tiepida dalla pioggia ed un sole beffardo ha fatto
capolino solo al momento di ripartire, per me
è stato importante far parte di tutta quella folla, sentirne la potenza nei canti che ancora
rimbombavano giù per le scale e nei corridoi
della metropolitana, entrare in una stazione
diversa dal solito, colorata di bandiere, dove
tutti e tutte stavamo facendo insieme una cosa importante.
Il 28 marzo ero ad ascoltare i risultati elettorali a casa di amici,
col gruppo EGEI
di Torino ed altre
persone. Pochi
minuti dopo le 22
l’aria era già molto meno carica di
speranze e, per
consolarsi, qualcuno cantava
vecchie canzoni
in cucina, qualcun’altro attaccava un buffo paio di corna sulla testa di Emilio
Fede ogni volta che compariva sullo schermo.
Anche per questo era importante andare a
Milano, per continuare a pensare, parlare e
fare, anzi, per fare meglio tutte queste cose
nonostante la tristezza di quella sera.
A chi mi rinfaccia gli errori del giornale che
leggo (devo per questo restare a casa con i
sensi di colpa?), a chi mi chiede cos’ha di
speciale il 25 aprile del 1994, rispondo che
esso viene dopo quel 28 marzo, che mai il
parlamento di Strasburgo aveva sentito la necessità di esprimersi preoccupato riguardo alle cose italiane, che mai dei francesi avevano
fatto un sit-in davanti alTambasciata italiana a
Parigi per dimostrare contro il nostro nuovo
governo e che, infine, poche volte disinteressarsi della nostra storia e della nostra vita politica è stato atteggiamento più colpevole.
Samuele Montalbano (Prarostino - TO)
NKOSI SIKELEL'I AFRIKA
Be-ne-di-ci 1' A -fri Nko- si, si- ket- el - i
CQ Si -gnor Fa che essa si sve-gli
Af - ri -ka. Mal- u -po-kom' u -pon
C7
dal tor- por.
do -Iway- o;
Dal-Ie I'abbon-dan-ZQ,
Vi -va im- i- tan- da
gui - da - la
zo ye - tu.
C7 Dm
C7
Fine
Siam fe U - si
de -li a<ìCol-ta- ci. Spir-to di - vln
si - kel -el - e. Yih- la Moy-a,
r—^ i. p—--.-Il
R
é
C7
5
m
^=03
Scendi su noi
Yih- la Moy-a,
Spir- tb di-vin
Yih -la Moy-a.
2 F C7 F T=='-1l
ri
Scendi cwel SU noi. e. Ä^
; 1 —
— _|
Spir- to di - vin.
Oy- . ing,
(Swahili)
Bwana, ibariki Afrika,
lllipate Kuamba.
Maombi ye tuyasikilel.
Utubariki.
Uje Roho, Uje Roho, Uje Roho,
Utujaze.
“L’ora è venuta. E’ giunto il momento della verità. (...)
Questo è il KAIROS, il momento della verità, non solo per
l’apartheid ma anche per la chiesa.”
Così si apre il documento Kairos, scritto nel 1985 da decine di teologi sudafricani di denominazioni diverse (G.E. 96
- dic.’85; Vedi anche G.E. 94/95).
passato un decennio e la situazione in Sud Africa è
radicalmente nuova: se molti problemi sono ben lontani
dall’essere risolti, esiste adesso una prospettiva di cambiamento reale. Ed esiste un presidente nero con un trentennio
di carcere alle spalle, che non è poco. Chi può dire di non
essersi emozionato nel vedere la cerimonia di insediamento
di Nelson Mandela, circondato dai colori (il giallo e il verde
della bandiera dell’ANC) dei vestiti delle neoparlamentari?
Ci piacerebbe dire “avevamo un sogno, ed oggi questo
sogno è realizzato”.
Ci frena quello che succedendo in Ruanda, dove non la
vita ma solo una morte rapida può essere comperata con I
denaro.
Eppure, avevamo un sogno. Ci ricordiamo di come, nella
storia della Egei, la solidarietà con i neri del Sud Africa sia
sempre stata presente. Il momento simbolicamente più importante per noi è stato sicuramente la visita di Benny Nato,
rappresentante deH’Afhcan National Congress in Italia, al
congresso Egei del 1986: è difficile dimenticare il congresso
in piedi, nel salone di Agape, mano nella mano cantare insieme a lui “We shall overcome”...
In questa storia in effetti il canto ha avuto un posto importante. Almeno negli ultimi dieci anni, molti gruppi giovanili (Egei e non) hanno cantato canti sudafricani durante culti, convegni, congressi, etc... Attraverso il canto abbiamo
manifestato la nostra vicinanza alle nostre sorelle e fratelli
neri, il canto è stata la nostra forma di preghiera.
E ci piacerebbe che ancora attraverso il canto si esprimesse la nostra gioia per il sogno che si sta realizzando.
Per questo invitiamo tutti i gruppi (che già non lo abbiano
fatto) ad imparare e cantare l’inno dell’A.N.C., ora inno del
nuovo Sud Africa.
Bettina König, Stefano Vinti (S.Pietro TO)
SOTTOSCRIZIOnÜ
ALBANIA
Vi ricordate della sottoscrizione na^ ' ‘
zionale indetta a favore dal progeT
Albania? Ebbene, avvicinando^*
all’estate, abbiamo pensato di fare un
po’ di conti e qui di seguito vi prese™
tiamo i risultati, sicuramente notevoli
Sottoscrizioni:
Torre Pellice Napoli via Eoria Bari Torino Genova, Sestri, Sampierdarena Venezia Mottola Membri del Consiglio nazionale Vasto, S. Salvo Lit. 150.000 Lit. 42.000 Lit. 160.000 Lit. 295.000
Lit. 216.000 Lit. 50.000 , Lit. SO.OOO"*
Lit. 114.000
(scuola domenicale) Vasto, S. Salvo Lit. 20.000 ,:
(Leopoldo D’Alonzo Lit.100.000
Vasto (D. Bouchard) Lit.i00.000
TOTALE Lit. 1.297.000
Il risultato è dunque veramente no-
tevole e vogliamo esprimere un sentito
ringraziaménto a tutti coloro che han-’
no contribuito alla sottoscrizione. Anzi,
visti i risultati, abbiamo deciso di spostare i termini di scadenza della sottoscrizione dal 30/4/94 af 30/4/95!
A parte gli scherzi: il progetto Albania continua, con tutto ciò che compor-,,
ta (anche in termini finanziari), per cui
eventuali ulteriori contributi da parte di
singoli, gruppi, chiese risultano oltremodo graditi (utilizzare sempre II ccp.
20098406 intestato a Emanuele Sbaffi,
via Venezian 3, 40121 Bologna, indicando chiaramente la casuale).
Il denaro raccolto servirà per: orga-”*
aizzare campi di lavoro presso la Missione battista di Tirana (uno si dovrà
tenere alla fine di agosto), inviare aio#
ad una scuola superiore di Tirana (a
cui, tra l’altro, è stato proposto un programma di scambi con il Collegio#
dese di Torre Pellice), inviare aiuUi
giovani ortodossi albanesi, promuovere relazioni e scambi di visite tra noi ed
i suddetti giovani. A proposito di viste:
la visita di un gruppo di giovani ortodossi albanesi che doveva tenersi In
Italia a maggio non ha potuto aver te
go per problemi legati al rilascio del visto. Il tutto è rimandato prevedibilmente a quest’autunno, in date che devono
ancora essere concordate e che vi comunicheremo appena disponibili.
La commissione Egei per il progetto
Albania (M. Ciprelli, D. Bouchard, B.
Grill, G. Bonnet)
r
Il Consiglio Nazionale della
Federazione Giovanile
Evangelica Italiana aderisce all'iniziativa del CONTROVERTICE DEI SETTE
POVERI che avrà luogo il
luglio a Napoli come da
notizia del Manifesto del
10.04.94.
Riteniamo importante continuare a confrontarci con
una visione del mondo come sistema interdipendente, e porre al centro della
riflessione i temi dell'economia e della povertà, della democrazia e dei modelli di sviluppo, dell'ambiente
e del diritto al lavoro.
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quale dio abita nelle vostre vite
E NELLE VOSTRE CHIESE ?
*'Tìyfosè disse a Dio: “Ecco, quando sarò
^todai figliuoli d’Israele e avrò detto loro:
(jei vostri padri m’ha mandato da voi,
^ tni dicono: Qual’è il suo nome? che h'ò loro?’’. Iddio disse a Mosè: “lo sono
che sono”. Poi disse: “Dirai così ai fiS d’Israele: l'Io sono m’ha mandato da
^ (Esodo 3:13-14)
Mosè: è lì davanti al suo Dio sulla montajjl Horeb. L’Iddio dei suoi padri lo chiama
^una missione delicata e grandiosa: liberare
ijairoppressione egiziana i figlioli d’Israele. La
prima
reazione di Mosè è di inadeguatezza e
sconcerto di fronte al compito che gli viene afidato. Chi sono io, essere umano insignifiante per andare dal potente faraone? E poi,
diche mi parli, che Dio sei, qual’è la tua immagine, il tuo nome? A quest’ultima domanda
Mosè si sente dire: “lo sono quegli che sono”.
■Dirai così ai figiiuoli d’israele: l’Io sono m’ha
mandato a voi”.
Con questa affermazione Dio sconvolge
ditte le logiche umane. L’Iddio d’Israele non
può essere racchiuso in un nome, l’idea di
Dio non può essere afferrata e ritenuta. E gli
si riserva la libertà di essere e di rivelarsi
e come vuole. Lui è “altro”, è “fuori”
norme umane. La frase che Dio esplica
è una proposizione affermativa nella quale il
soggetto non può diventare oggetto, ma resta
sempre soggetto. L'azione che Dio compie, la
parola che Dio pronuncia non si attuano mai
nell’evidenza.
L'immagine di Te che abbiamo non è vera.
I credenti nelle diverse epoche hanno, invece, più volte trasgredito il mistero dell’Iddio
vivente trasformandolo in un oggetto di cui
poter disporre nelle loro «sacre manipolazioni» (V.Subilia). La regola per conoscere Dio è
stata cercata nell’uomo, nella sua ragione, nel
suo sentimento, nelie sue tendenze culturali,
ntìaeuacoscienza e nella sua religiosità. Ma
Dio non si lascia incapsulare in sacre evidenze, il suo volto cambia in libertà proprio come
è serto nel testo del canto.
Dunque, quando gli esseri umani fondano
la verità di Dio sulle fantasie degli uomini ca
dono nella trappola deH’idolatria perché «non
colgono Dio quale Egli si offre, ma lo immaginano quale essi io hanno forgiato» osserva
Calvino.
L’immagine di Te che ad aitri presentiamo
Le immagini di Dio che come esseri umani
costruiamo sono, spesso e volentieri, simili a
noi che le abbiamo fatte e corrispondono ai
desideri del nostro cuore e agli interessi della
nostra mentalità e della nostra cultura. Non
possiamo dimenticare quanti danni e ingiustizie hanno provocato determinate immagini di
Dio. Ricordiamo tutti quello che ha prodotto e
continua a produrre nella società e cultura
odierna una certa immagine di Dio che lo vede «onnipotente» e «occidentale», «maschio» e « bianco» etc. L’ideazione di queste
immagini ha fatto sì che si potessero anche
redigere teologie adeguate. E a questo punto
non possiamo non menzionare gli effetti nefasti che, ad esempio, la teologia dell’Apartheid
ha provocato in Sudafrica.
L’immagine di Te di cui dovrem pariare
Ma Dio risponde ad ogni idea preconcetta
su di Lui capovolgendo le aspettative umane.
La massima espressione di «ribellione» di
Dio si rivela a noi cristiani nella figura di Gesù
Cristo che svela al genere umano «immagini
di Dio» rivoluzionarie, scandalose e d’inciampo per i savi di questo mondo. In Cristo scopriamo l’immagine di un Dio multiraziale e
multiculturale e non più il «santo patrono della
razza bianca e anglosassone». In Cristo inoltre scopriamo un Dio che si rivela a noi in modo del tutto nuovo e questo ci disorienta, perché sempre Lui è da un’altra parte, sempre
viene da vie diverse e mai su di Lui possiamo
mettere le nostre mani.
L’immagine di Te, in Cristo, a noi si svela
In conclusione, alla luce di quanto abbiamo
detto fino ad ora molti si chiederanno: ma allora quale Dio abita nelle vostre vite e nelle
vostre chiese? La risposta è che noi dobbiamo accostarci con umiltà davanti al nostro Dio
non per mettere le mani su di Lui ma affinché
Egli metta le sue su ciascuno di noi. AH’incon
GIOCHIAMOCI I RUOLI
Convegno per catecumeni a Torre Pellice
Ove splendide giornate di sole ci hanno
^ompagnati durante il nostro convegno a
'Otre Pellice, sabato 30 aprile e domenica 1
'^99io. Eravamo una ventina a discutere, a
ó«oltere e a giocare sui ruoli che le donne e
^'Uomini assumono nella nostra società e
l^otticolarmente nelle nostre comunità di cre<>enti.
Giocando e discutendo ci siamo resi conto
ononé possibile generalizzare sui compor^sntl delle persone appartenenti ai due
osi, perché generalizzando si compie un er'^tt'azione ingiusta, poiché ciascuna e
j di noi ha un suo modo di ragionare
' pensare, é perciò libero/a e diverso/a.
ne riguardo alla libertà, da noi protestanti
° esaltata, ci siamo accorti che viene molPtedicata, ma poco praticata.
4 colpa potrebbe essere dei mass-me^ ci schiacciano, che ci opprimono con
''^0 figure di donne delle quali conta solo
^’e/fo esteriore, che ancora ci bombardano
j figura femminile di soprammobile
le loro figure generalmente superficiali.
in realtà possiamo rimanere liberi dalla
influenza, é difficile ragionare con la pro
tna é giusto riuscirci. E allora ci acIg^'^'^o ancora una volta che anche all’incfe//a comunità valdese ci sono persone
adibite meccanicamente ad un
operativa in quanto appartenenti
ji)(p oppure ad un altro. Guardiamoci
sq^o ° ^nche nelle assemblee di chiesa: ci
* "om/n/ e donne, ma sono quasi sempre
n^ini a prendere la parola, e quando una
un po’ più a lungo si inizia a
un po’ scettici.
Po donne, all’in
®^fa comunità a preparare le agapi e i
bazar e a pulire i locali, mentre gli uomini si
occupano della parte amministrativa? E non
succede la stessa cosa nelle singole famiglie?
Secondo noi gli uomini e le donne dovrebbero scegliere con maggiore indipendenza,
con autonomia, ignorando ciò che pensa la
società, dando retta solo a quel che pensano
loro.
Crediamo inoltre che il padre e la madre
debbano dividersi perfettamente a metà l’educazione dei figli e delle figlie. Qualora una
donna assuma la contabilità della casa e l’uomo l’attività di casalingo per scelta, perché lo
si dovrebbe trovare strano? Bisogna essere
presenti al cinquanta e cinquanta per cento in
famiglia e nelle attività della comunità, decidendo quali sono le mansioni più interessanti
per ciascuno. Non dobbiamo nemmeno aver
paura di esporre le nostre idee alla comunità,
perché la comunità ci dovrà ascoltare allo
stesso modo, siamo noi donne o uomini, perché bisogna abbattere i muri che ci separano.
Parlando della comunità valdese, l’abbiamo trovata fredda, priva di calore umano, ma
questa é stata solo una piccola nota, anche
se molto rilevante: dovremmo cercare di conoscerci tutti un po’ meglio, e per questo dovremmo vedere più partecipazione alle attività
della comunità e ai convegno, ottime occasioni per conoscerci, per parlare, per discutere,
per riflettere e per divertirsi (questo più di tutto!!!).
Adesso vi salutiamo e al prossimo convegno partecipate numerosi.
Un ringraziamento alla Foresteria valdese
che ci ha ospitati/e, e .... a presto!
Prisca Giaiero (Torino)
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L’IMMAGINE DI TE
1
1) L’immagine di Te
che abbiamo non è vera:
di un Dio in alto che
non sa, non si dispera
per quel che accade giù,
nel mondo, fra di noi;
è un Dio troppo distante che non c’è!
2) L’immagine di Te
che ad altri presentiamo:
di un Dio, bianco, che
è maschio, e ci crediamo!
Ma spesso. Tu non sei
quel che diciamo noi
perché il tuo volto cambia in libertà.
3) L’immagine di Te
di cui dovrem parlare:
di un Dio morente che
risorge e vuole stare
vicino, accanto ai suoi,
sia uomo o donna che,
soffrendo, non capiscono il perché.
4) L’immagine di Te,
in Cristo, a noi si svela:
di un Dio, umano, che
per fede si rivela;
amico, amica, sì,
di tutte, tutti noi,
tu lo sarai fino all’eternità.
Musica e testi: Domenico D’Elia
Riferimento biblico: Colossesi 1:15
tro con il Signore uomini e donne, bianchi e
neri, bambini ed anziani sono chiamati a partecipare non per dare ognuno le proprie risposte ma per ascoltare le sue domande, non
per mettere al sicuro la propria coscienza ma
per mettere a repentaglio le proprie sicurezze.
Essere di fronte a Dio significa lodare ed ado
rare solo ed eslusivamente l’«lo sono» e non
celebrare se stessi. Accettare Dio, infine vuol
dire far propria la rivelazione, scandalosa ed
irrazionale, del Cristo sulla croce. Se andremo al Signore con queste prerogative possiamo esser certi che Lui ci verrà incontro, offrendoci la suo amicizia fino aH’eternità.
Rocco Lamanna(Mottola)
MASCHIO E FEMMINA LI CREO'
Riesi 14-15 maggio. Convegno Fgei Sicilia
Come inizio non c’è male, non possiamo
lamentarci. A parte I continui ritardi il convegno si è svolto in modo ottimale. Il tema del
convegno è stato approntato in modo soddisfacente. I momenti di maggiore interesse sono stati la relazione di Emma Baeri (docente
universitaria) sabato 14 sul posto che le donne hanno occupato nella società e come poco
a poco hanno cercato di liberarsi dagli stereotipi in cui erano imprigionate e la relazione di
Mauro Pons la mattina di domenica 15, nella
quale Mauro ha cercato di illustrare come la
sessualità viene trattata nella Bibbia. E’ stato
rilevato che nella Bibbia non si trovano testi
che parlino chiaramente dell’argomento sesso. Si parla di sessualità solo nell’ordine della
diversità tra uomo e donna.
A seguito delle relazioni si sono avuti: un
momento separato tra maschi e femmine, le
femmine guidate da Emma Baeri e i maschi
da Mauro Pons, su quello che era venuto fuori dalle due relazioni e quali erano le cose che
ci avevano coipito di più, ma soprattutto, se si
era d’accordo con gli stereotipi che sono sempre esistiti sul rapporto uomo-donna; e un
momento di riunione plenaria dove si è relazionato quanto detto nei due gruppi con ulteriore confronto.
Il convegno si è concluso domenica sera
con le solite modalità: saluti e baci e arrivederci ad Adelfia (agosto), I particolari li troverete nel programma che riceverete.
Sandra Spada (Lentini)
16
L.
a
mtiziùriofgei
(continua dalla prima)
tata da ogni tipo di fattori diversi. La questione dell’etica pubblica, per tornare a quella
lontana sera di settembre, riguarda questo tipo di problemi. La faccenda non è poi così
astrusa e lontana come parrebbe: insomma,
tanto per fare una cosa fine e citare gente
con nome e cognome, Irene Rivetti con la croce di Vandea ha un qualche effetto sui nostri
nen/i o meno? suppongo di sì. Come vogliamo attrezzarci per risponderle? Due opzioni:
0 ci muoviamo agitandole croci ugonotte sotto
il naso a mo’ di aglio e vampiro, cantando il
giuro di Sibaud e non so quale altro inno nazionale battista, oppure cerchiamo di ragionare in un quadro nel quale non ci si limiti a controbattere scelta religiosa contro scelta religiosa, ma dove si cerchi di trovare uno spazio
condivisibile da identità diverse: la sua, la nostra, quella di terzi o di quarti.
In questo tipo di ricerca, che con la politica
ha molto, tanto a che vedere, noi abbiamo
forse qualche cosa da dire, ovvero quella
contraddittoria ma preziosa eredità di essere
persone credenti e laiche, abituate a camminare sul filo del dubbio e ad adoperare parole
che sanno non essere proprie fino in fondo.
Forse, nella scarsità dei nostri mezzi, noi possiamo offrire a questa travagliatissima società
che ci sta intorno una maniera di credere, una
maniera di compiere scelte di valore che sia
al tempo stesso profondamente radicata nella
coscienza e d’altro canto aperta al confronto
e al dialogo.
Debora Spini (Firenze)
eco ccc cce-1
CL
1?
ATTENZIONE: sullo scorso numero nei
programmi dei campi c'erano alcuni errori. Questa è la versione corretta.
Scusateci.
ADELFIA 4-12 agosto 94
Campo Egei
I nuovi termini delia questióne^
meridionale
AGAPE 27 giugno - 3 luglio 94
XV incontro su fede e omosessualità
Dio creò l’uomo L'uomo creò il maschio
BETHEL 21-31 luglio 94
Campo giovani internazionale
Germania e Italia
fra vecchi e nuovi fascismi
AGAPE 11-18 agosto 94
Campo teologico
I fondamenti della nostra fede:
la cristologia
AGAPE 4-11 agosto 94
Campò giovani internazionale
Skins, nazi e dintorni
S.SEVERA 1-15 agosto 94
Campo giovani
Nói e.T.
tei: 0766-740055
CAMPO SARDEGNA
29 agosto - 4 settembre 94
Campo Egei
il pensiero della differenza
Livorno 19 giugno 94
In Turingia 26 agosto -1 settembre 94
Convegno giovanile Egei Toscana
iscrizioni: Laura Casorio (0586-751241)
Sulle orme di Bach e Lutero
informazioni: Simonpietro Marchese
(035-232965/219230)
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i^i Visintin), Nicolò (Férrero Rochon), sbfi^(pfCarloÌBocròhard), Giacomo (Rostan
REDAZIONE: a Torino C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64, 10126 Torino (Fax C/o Riforma 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoii (tei 081/291185, Fax 081/291175).
REDATTORI/TRICI: a Torino Max Cambeliotti, Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice - tei 0121/543819), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671), Samuele Montalbano, Elia Piovano.
a Napoli Deborah D'Auria, Marta D'Auria (coordinatrice - tei 081/273194), Nmzia D'Auria, Lula Nitti, Emma Olivieri.
HANNO COLLABORATO A QUES^ NUMERO: D|fctella Baglij^no Borriello^omenico D», Daniela DÄarlo, Prisca gj^iero, Barbai^^ Grill, Giorgio Guelmani, Luciano Kovacs, Rocco
Lamanna, Silvia Rostagno, MarcwChellenbaunMB^ra Spa^Ä^dro Span^^ebora Spia^^trick StocQÖBlefano Viriti^
^CORRISPONDENTI REGIQydìyrCristina ^j<fÉ0^no, Laj^^^^orio, lur^^^rosl, Sarj^j^rtinelli, M^(($^azzarello^^mluca Pug^JT DonatelJ^^stagno,OrijflrSoullier, Paolo Testj
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94^
,jin giugno 1994
E Eco Delle ¥illi Aàldesi
PAG.
Ili
Iclub «La Torre» e i suoi atleti
Settanta giovani
praticano il volley
Si sono da pochi giorni
.iiise le fasi finali del
Jionato regionale di pal
Soche ha visto impegnata
Srmazione femminile del
ieyLa Torre; la squadra
Tone Penice è uscita scon
1 dal confronto con il Rila squadra maschile
Jtata eliminata in pre^nza ma entrambe aveva^perato brillantemente la
L del campionato provintiale di eccellenza. La conine dell’attività agonistiacipennette di fare il punto
5j un’attività sportiva che,
complice i problemi di gelone degli impianti sportivi
I viale Dante e la perdurante
chiusura del palazzo del
¡¡iaccio, continua ad essere
Tjaica di un certo peso a
Toro Penice.
Sono infatti una settantina i
èvani impegnati nel Volley
la Torre, come ci conferma il
piesidente-allenatore, Renato
Peretto; «Quest’anno abbia,mschierato quattro formaimi: le due maggiori, una
¡mtoriale maschile e una
imanile femminile. Inoltre
à diversi anni organizziamo
ài corsi di avviamento alla
¡¡diavolo rivolti ai giovani
¿die scuole medie di Torre
Pdlice. Molte delle ragazze
che avevano partecipato ai
corsi negli anni scorsi que' sfanno sono state inserite
nelle squadra giovanile. Purtroppo ai corsi partecipano
poco i ragazzi, quasi che il
volley sia uno sport inferiore,
per sole ragazze. Poi ci si
può anche chiedere dove sono i giovani di Torre e quali
sport pratichino».
- Non sempre condurre
un’attività a livello puramente
dilettantistico risulta semplice; i problemi non mancano...
«Effettivamente è così; abbiamo una difficoltà strutturale legata all’impianto: la
palestra di via Filatoio è
troppo piccola e dobbiamo
avere sempre le deroghe sulle misure da parte della federazione; in più, con l'arrivo
del caldo si forma una fastidiosa condensa che rende il
pavimento estremamente scivoloso. Esiste poi una questione di copertura dei costi:
sul totale delle squadre spendiamo in un anno circa sette
milioni, cifra che recuperiamo in parte dall’aiuto degli
sponsor locali, in parte con
altre iniziative come il torneo
che in settembre organizziamo all’aperto e spesso dobbiamo ricorrere all’autotassazione da parte dei giocatori. Quest’anno abbiamo registrato maggiori difficoltà a
trovare dei contributi eppure
è chiaro che svolgiamo un’
attività di carattere sociale;
sarebbe bello che proprio in
valle riuscissimo a trovare
uno sponsor che ci consenta
di portare avanti l’attività
senza troppi problemi».
\
Wiiativa che si rivolge ai più piccoli
Infleme cantando
MOU REVEL
jstan
Oliasi tutti i bambini sono
y portati naturalmente versila musica, anche quando
®io molto piccoli; provano
pacete a seguire una melo4 battendo ritmicamente
l""'le mani o usando un
strumento a percuscome tamburelli, bac- maracas.
Italia l’educazione musi® fa parte del programma
^ognamento nella scuola
_ obbligo: nella scuola maa e in quella elementare,
.alle lezioni di canto e di
abituano i bambini a
Pnre i rumori e i suoni
ambiente circostante.
J? scuola media, dove la
"-a si insegna ormai da
^''entina d’anni, non si fa
storia della musica, o
m musicale, ma si inseJ^che a suonare qualche
ji^Wo. L’educazione mu^ ® ^stremamente imporL- P®r la formazione dei
j^mi, degli individui in
e questo tipo di edupuò cominciare molper stimolare precola sensibilità del
Ijj. u. Su tutto il territorio
hig® ® esistono scuole di
propongono corsi
.^r bimbi di 4 o 5 anni.
foi.,.®**funno scorso sono
htg }■ ® Villar Perosa due
'alfabetizzazione mulle „ .'"^lizzati al canto cojjj, ai bambini dai 4
*tata^*u**' '"'piativa, che
J.J ^^'Striata «Insieme
Jinf a circa 40
Hq,; °®flu media e bassa
® ^ stuta realizzante all’aiuto della Co
montana valli Chisoermanasca e del Cotti Villar Perosa.
Aperta a tutti, l’attività si
basa su giochi musicali, filastrocche, conte, danze, utilizzo di strumenti a percussione
e canti a più voci: l’obiettivo
è di aiutare i bambini a’raggiungere in breve tempo una
buona abilità nella lettura
musicale, nello sviluppo
dell’orecchio e nella coordinazione gestuale e motoria.
Gli insegnanti Giorgio Guiot,
Annalisa Bosio e Luisita
Buffa, che hanno curato questi corsi per bambini, hanno
lavorato anche a un progetto
(sempre finanziato dalla Comunità montana) di formazione musicale di base e canto corale, rivolto agli insegnanti elementari e materni,
intervenendo contemporaneamente nelle classi, per lavorare all’educazione all’orecchio, alla lettura graduale
della simbologia musicale e
inserire esperienze di canto
corale.
Nei progetti futuri il gruppo «Insieme cantando» diventerà un coro di voci bianche, che potrà tenere concerti
e partecipare a manifestazioni artistiche e culturali; parallelamente rimarranno attivati
i corsi di alfabetizzazione per
consentire ad altri bambini di
avvicinarsi a questa stimolante attività.
Lo strumento più facile e
accessibile è la voce umana:
a tutti dovrebbe essere consentito il suo utilizzo, nel migliore dei modi. Tutti i bambini dovrebbero avere la possibilità di cantare con gli altri, a scuola o in piccoli gruppi corali; la musica deve
creare gioia negli individui,
deve aiutarli a crescere insieme, migliorando i rapporti interpersonali, arricchendo le
qualità psichiche di ognuno.
Miguel Indurain ha vinto le ultime due edizioni sia dei Giro d’itaiia
che dei Tour de France
CICLISMO — Il tracciato
non prevede grandi tappe in Piemonte ma anche quest’anno il
Giro d’Italia arriverà a Sestriere;
succederà sabato quando i corridori rientreranno in patria dopo
un’escursione a Les deux Alpes.
L’anno scorso al Colle trionfò,
al termine di una cronotappa appassionante, l’iberico Miguel Indurain; quest’anno il vincitore
dello scorso giro sembrava tagliato fuori, poi è salito gradualmente in classifica e promette di
essere di nuovo protagonista, ma
anche Claudio Chiappucci vinse
un paio di stagioni fa al Sestriere; anche allora si arrivava dalla
Francia ma era uno sconfinamento di una tappa del Tour.
Quello che è praticamente sicuro
è che chi deterrà la maglia rosa
dopo l’arrivo al Sestriere sarà
anche il vincitore di questo appassionante giro d’Italia.
CORSA IN MONTAGNA —
Il gruppo sportivo Pomaretto ha
partecipato domenica alla prima
prova del campionato regionale
giovanile Fidai a Varzo, nei pressi di Novara. Questi i migliori
piazzamenti Andrea Alcalino 3°
, e Gianni Paschetto 4° fra i pulcini; Valentina Richard ha vinto
fra le pulcine, precedendo Cinzia
Baret seconda, Luana Breuza sesta e Lara Ribet ottava. Fra le ragazze buoni piazzamenti di Susy
Pascal, 6“ e Manuela Barus IT;
Diego Micol è giunto 7° fra i ragazzi e Cristiano Micol 16° fra
gli allievi. Il Pomaretto si è classificato ottavo fra le società.
Gli adulti hanno invece partecipato al «Memorial Dario Storero» su strada a Villar Perosa con
Elena Roberto terza, Ivana Roberto seconda nelle rispettive categorie. Maura Pegoraro è giunta
3’ negli junior femminili mentre
fra gli juniores ha vinto Marco
Gastaut; terzo posto per Laura
Rostan e analogo piazzamento ha
ottenuto Anita Tron.
Venerdì 10 giugno, con partenza da Perosa Argentina alle
20,45, si svolgeràfla settima edizione della «Stravalli» camminata podistica non competitiva libera a tutti fra le vie di Perosa e
Pomaretto.
PALLAVOLO — Nel «memorial Terrazza» under 16 il 3S
Luserna ha battuto per 3 a 1 il
Riccio Bricherasio ma è stato
sconfitto dal San Secondo per 3 a
0; il Bricherasio ha ottenuto altri
due successi col Vigone. In virtù
di questi risultati la classifica vede al comando da solo il San Secondo, 18, davanti a 3S, 16, Barge, Piossasco e Bricherasio 6.
Prenderà il via il 14 giugno la
terza edizione del trofeo «Caripio» di beach e green volley a
coppie; il torneo femminile e
maschile sarà aperto alle categorie atleti e amatoriali e si disputerà in tre tappe. Grossa novità
rispetto al passato sarà l’allestimento di sei campi su sabbia vicino al palazzetto dello sport di
Pinerolo. La seconda tappa, in
collaborazione con il Comune
ospitante, si svolgerà sui prato
del campo sportivo di Torre Pellice e la terza a Luserna al complesso sportivo Alpi Cozie. La
manifestazione è organizzata dal
3S Luserna, da Nuova Volley e
Antares di Pinerolo.
GINNASTICA ARTISTICA
— Si è svolto sabato 4 giugno a
Cumiana, di fronte a un folto
pubblico, il saggio finale del locale Centro di avviamento allo
sport al quale hanno partecipato,
oltre alla neocostituita Associazione ginnastica cumianese,
l’Atletica Pinerolo, l’Augusta
taurinorum e il 3S Luserna.
Continua la rassegna «Cantavalli»
Melodie del Québec
«Dal Québec alle isole britanniche»; questo il tema
conduttore dello spettacolo
musicale che verrà proposto
sabato 11 giugno, alla palestra comunale di Pragelato in
frazione Ruà, nell’ambito del
Cantavalli.
Nominati rivelazione dell’
anno dalla nota rivista etnica
Folk Roots nel 1992, Cris
Wood e Andy Cutting hanno
da allora affinato la loro proposta musicale, incentrata sul
gioco virtuosistico fra violino
e organetto, che apporta alla
compassata musica inglese la
vivacità del repertorio da ballo canadese e la raffinatezza
della musica del continente,
soprattutto francese. Proprio
dal repertorio «québecquois»,
fatto di scatenate reel, quadriglie, polche, eletto da Cris
■Wood come fonte di ispirazione per rianimare T asfittica
musica inglese, il duo ha iniziato a lavorare, raccogliendo
subito vasti consensi, sia di
pubblico che di critica, e allargando poi la propria sfera
di interessi a differenti influenze, fino ad approdare a
nuove composizioni in stile
tradizionale.
Andy Cutting è uno dei
maggiori specialisti inglesi di
organetto, Cris Wood esprime il proprio talento musicale
con violino, chitarra e voce.
Lo spettacolo inizia come
sempre alle 21,15.
9 giugno, giovedì — INVERSO RINASCA: Il Con
siglio comunale è convocato
per le 18; il tema più interessante sarà il progetto di variante alla statale del Sestriere
che interessa il territorio comunale.
9 giugno, giovedì — PINEROLO: Presso Stranamore, in via Pignone 89, si svolge una serata sul tema: «Siamo più autonomi o più dipendenti dal mercato?»; introduce Marco Revelli.
10 giugno, venerdì — PINASCA: Alle 19,30 è convocato il Consiglio comunale;
all’ordine del giorno conto
consuntivo, completamento
della pista coperta, regolamento per la tassa occupazione aree pubbliche.
10 giugno, venerdì — PINEROLO; Il Collettivo «Zeroazero» alle 20,45, presso il
Centro sociale di via Podgora, presenterà una ricerca sul
disagio giovanile nel Pinerolese; seguirà un dibattito.
10 giugno, venerdì —
TORRE PELLICE: L’amministrazione eomunale organizza un incontro con la
popolazione al Crai Mûris
dei Simound; inizio ore 21.
11 giugno, sabato — SAN
SECONDO: A partire dalle
19,45, presso il municipio, si
svolgeranno alcune manifestazioni per inaugurare la
nuova piazza. Alle 21 il duo
chitarristico Claudio Maccari
e Paolo Pugliese presenterà
musiche di Rossini e Giuliani.
11 giugno, sabato — INVERSO RINASCA: Alle 21,
nei locali della Pro Loco a
Fleccia, si svolge un concerto
dell’Unione musicale di Inverso Pinasca diretta da Alessandro Coucourde.
11 giugno, sabato — PINEROLO: Presso Stranamore, alle 21, è organizzata una
serata di musica punk-pop.
12 giugno, domenica —
BOBBIO PELLICE: La
Chiesa dei Fratelli di Torre
Pellice organizza, presso il
Centro ricreativo dell’Esercito della salvezza, un’agape
fraterna a livello regionale;
alle 10,30 vi sarà il culto con
predicazione di Gianni Rigamonti a cui seguirà il pranzo
al sacco. Nel pomeriggio
canti e testimonianze.
18 giugno, sabato — POMARETTO: Presso gli impianti sportivi, alle 21, la Pro
Loco organizza una serata
musicale pop-rock con i
gruppi Scopito coast e Walgiancla’s band.
lERVIZI
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
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Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 12 GIUGNO
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei.
51017
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL 43 - VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 12 GIUGNO
Luserna San Giovanni: Farmacia Vasario - Via Roma 19
(Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
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Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento propone, venerdì
ore 21,15 per la rassegna «Alpinismo in celluloide» il film K2;
sabato, ore 20 e 22,10, domenica, ore 20 e 22,10, lunedì, ore
21.15 Mister Buia Bop.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma; venerdì,
M. Butterfly; sabato. Anche i
commercialisti hanno un’anima; domenica, ore 15,15, 17,15,
19.15 e 21,15, martedì, giovedì
Trappola d’amore; ingresso
giorni feriali ore 21,15.
PINEROLO — La multisala
Italia ha in programma alla sala
«Scento» Film rosso di Krzysztof Kieslowski; sabato ore 20,15
e 22,30; domenica e feriali 20,15
e 22,20.
FROSSASCO — Per la rassegna Cinema e musica ’94, venerdì 17, alle 21,30, nei giardini
della scuola materna, verrà posto
in visione Schindler’s List.
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1. aperto tutnunitari.
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10 GIUGNO 1994
«■■i*
Villaggio Globale
PAG. 7 RIFORMA
Rivista al professor Giorgio Nebbia, docente di merceologia alTUniversità di Bari
(¡cercare un modello di sviluppo sostenibile
uff
ìBEBUFFINI
on ci si può illudere
che le innovazioni
^o-scicntifi^'^^ possano
ad allargare il ban
Cdella natura: coni proZdiscarsitàediredistn
'^e secondo giustizia doKper forza fare i conti:
Cesto la cultura scientifiCanomica e politica colará a farli, meglio sara».
So Nebbia è un econoSerio e severo, per nulla
^ ottimismi di ma
già senatore della siniSdipendente, docente di
geologia presso TUmverè autore di nume
rti I
da Firenze,
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tespertoli
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igno, ctiiusa
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ina, öU lenii
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0,25 km da
ochi, aperto
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Roma a pòminuti dalla
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■) per cara'
ina, autobus
contri, arcP'
ortelrpifO
riscritti dedicati al proble
«della sostenibilità dei mollili di sviluppo. La commisjone Brundtland definì «vofiiùbile» lo sviluppo che si
ivela in grado di assicurare
lll’attuale generazione il sodlisfacimento dei propri bisoin modo tale da lasciare
ile generazioni future condijoci e risorse che consentano
esse di soddisfare i
tòro bisogni fondamentali.
Proprio a questo tema è defato un interessante saggio
pibblicato qualche anno fa
Mie Edizioni cultura della
|Bce di Fiesole (Lo sviluppo
¡amibile, Eep, 1991). Stessotitolo di un più breve scritto raccolto nel volume collettivo Mdflrieià con, pubbli‘ rato di recente dalle Edizioni
'Tempidiftatemità di Torino.
' «Sviluppo sostenibile»:
ina parola chiave di tutti i
suoi studi. Può aiutarci a compteudete questo concetto che
può considerarsi una vera e
propria Meologia?
«In un certo senso si tratta
& m’iUogia: comincerei
però àifàttori che rendono
insosteréile il modello di svil>Ppo ài paesi industrializzaci prìm fattore è l’aumento
Irlkpopolazione: il Nord del
’rullio è abitato da circa
iM milioni di persone con
lifello di vita abbastanza
émto da soddisfare tutti i
jf^ncipali bisogni e con una
f^ttìta demografica molto
C’Itf^'AlSud troviamo 4.000
vani di persone, con una
^oìa annuale pari a 90 miII secondo problema è
TO del livello di produzio[fibeni materiali e del reconsumo; sono aspetti
infatti la produzione è
continuo prelievo
L'industria bellica ora punta sulla qualità
Le armi, un mercato
come un altro
ROBERTO PEYROT
H'4|l
Ihmim ........l \
Un’immagine drammatica della catastrofe di Bhopai (india), avvenuta nei 1984
r-’’ "(i
Ila sul
^dsorse naturali. Queste
tono infinite per cui più
^fuol dire maggiore imritnento della complessi'onibilità futura delle
stesse. Le merci poi
^compaiono, infatti noi
Siamo “consumatori" di
tno li usiamo per un
^fftnpo pcf py,- fcasforla ^teifiuti, scorie gasso^ ^ io/ide. Produrre
Po,,. ^tre impoverire e
I™ nrc in misura sempre
V''« il pianeta».
. questo che lei intende
rijolenza delle merci?
f^l^amente, e la violenza
c/re gli abitanti
‘tidustrializzati han, .sposizione circa i due
tutte le merci usate,
andò gli altri a conf^;y^3.t^fSuate di vita,
esegua inj ' yci ricchezza del
u •• far/ìcaia proprio porlii^ ttt al Sud risorse, aliHp ' poveri sono
itSjg,Ptù poveri perché
ttf cessarlo a garanks hamburger,
mento dei consumi dei paesi
poveri».
- Lei ha parlato di pianificazione a livello planetario,
ma la tendenza dominante va
in altra direzione: il sistema
capitalista tutto può dirsi, ma
non sostenibile...
«Sostenibile è quello sviluppo che fa i conti con le risorse
effettivamente esistenti e con
la loro conservazione a favore delle generazioni future;
esattamente il contrario degli
attuali modelli. E indispensabile ripensare le modalità di
produzione e di consumo, i
processi che impiegano lavoro, inventare macchine e beni
con un impatto ambientale
non distruttivo, aiutare i paesi
del Sud a raggiungere condizioni di vita decenti, rinunciando ai nostri sprechi. Una
società a capitalismo selvaggio come la nostra, dominata
dall’egoismo privato, non mi
pare per nulla sostenibile».
- Due espressioni ricorrenti
nei suoi scritti sono le «merci
oscene» e le «guerre delle
materie prime»: può chiarircele?
«Le merci oscene sono in
primo luogo le armi: le infinite guerre locali, dal Ruanda
all’ex Jugoslavia vedono, accanto a miserie immense, militari dotati di armi perfettissime. Da parte dei paesi ricchi, compreso il nostro, c'è
un attivo impegno a produrre
queste merci di morte, ricercate da tutti gli oppressori,
tutti i governi e le polizie per
poter svolgere la loro funzione di dominio violento. In un
paese che si dice “bianco”,
cristiano e avanzato, si dovrebbe agire contro queste
forme di produzione delle armi che lasciano scie di sangue nel presente come ne futuro; non penso solo alle armi
nucleari e allo smaltimento
delle scorie, ma soprattutto
alle mine antiuomo che, a
guerra finita, dimenticate nei
campi di battaglia, continuano a mutilare e uccidere. Le
guerre delle materie sono la
conseguenza del divario tra la
ricchezza del Nord e la povertà del Sud. Quest’ultimo
dispone di un’unica arma:
raumento dei prezzi delle ma
terie prime, ma quando osa
farlo il Nord interviene con la
violenza».
- Allora ha ragione il suo
collega Wolfgang Sachs,
quando afferma che le società
consumiste devono fare una
dieta dimagrante? Bisogna
necessariamente tornare alla
sobrietà?
«Direi di peggio, perché o i
paesi industrializzati scelgono, in nome della solidarietà,
dì rivedere profondamente le
proprie scelte economiche, o
saranno costrette comunque a
cambiare. Le tante guerre locali a cui stiamo assistendo e
che sembrano zampilli di
qualche isolata follia, sono
destinate a farsi sempre più
frequenti e ciò significa che i
nostri paesi saranno de.stinati
a subire sempre maggiori tensioni, improvvisi aumenti dei
prezzi delle materie prime e
catastrofi ambientali. Tutti
spettri che minacciano il sonno egoistico che sembra contraddistinguere il destino insostenibile del Nord, anche
del nostro paese in questa fase di svolta a destra».
La crisi economica mondiale, che ha investito un
po’ tutti i settori, non ha risparmiato neppure l’industria
degli armamenti. Già la caduta dei regimi comunisti aveva
contribuito in modo sensibile
al calo della produzione bellica, pur lasciando immutata la
possibilità di una totale distruzione del nostro pianeta.
Successivamente questo fenomeno è ancora cresciuto:
già nel 1992, come documenta Le monde diplomatique di
maggio, le spese mondiali
erano scese del 15% e i successivi 1993 e ’94 confermano questa tendenza. Il bilancio bellico degli Stati Uniti
scende di un altro 5%, quello
britannico del 12% e similmente quello tedesco. Fanno
eccezione quello italiano con
un aumento del 3,9% (25.250
miliardi per il ’94) e quello
francese con un aumento di
quasi il 6%.
Gli sforzi delle grandi potenze tesi in genere a ridurre
le spese militari contrastano
con l’impulso alle esportazioni: si assiste così a delle feroci guerre commerciali che
contraddicono nettamente
l’impegno alla moralizzazione dei mercati preso all’indomani della guerra del Golfo:
le armi sono diventate, o meglio restano, una merce come
un’altra. Da un lato la Russia
smantella i suoi armamenti e
li svende all’Est europeo;
dall’altro gli Stati Uniti sono
giunti ad esportare il 25%
della loro produzione bellica,
mentre Gran Bretagna e Francia hanno incrementato sensibilmente il loro export specie
verso il Medio ed Estremo
Oriente. Per quanto riguarda
l’Italia, essa permane al quarto posto fra i principali paesi
europei produttori d’armi.
. 'nerci inutili e di
tocchiamo un
^¡*ttiamo via. Lo
k cibile richiede
nostri
^ un modesto au
le chiese protestanti d'Alsazia e di Lorena alla vigilia delle elezioni europee
L'Europa all'incrocio delle strade
Documento redatto dalla Commissione degli affari sociali, politici ed
economici della Chiesa della Confessione augustana d’Alsazia e di Lorena
(Ecaal) e approvato dal Consiglio comune Ecaal-Eral.
1 protestanti prendono la parola
L’Europa è affar nostro, oggi più che
mai, nel momento in cui i poteri del
prossimo Parlamento europeo stanno
per essere ampliati, mentre la credibilità dei vari partiti politici risente negativamente di un clima sociale teso e
dopo che i cambiamenti geopolitici
hanno trovato l’Unione europea relativamente paralizzata e inoperante.
Essendo attaccati alla nozione di responsabilità, non possiamo rimanere
silenziosi. Le prossime elezioni sono
l’occasione di un ampio dibattito sulla
costruzione dell’Europa, insieme ai
candidati ma anche tra i cittadini dell’Europa che vogliamo costruire.
Per un'Europa politica
All’inizio, la costruzione dell’Europa
è stata avviata per stabilire una pace
duratura, per creare una potenza intermedia tra gli Usa e l’Urss, capace di tenere il proprio posto nel gioco politico
e soprattutto economico. Oggi il contesto è cambiato, le poste in gioco si
stanno modificando. Robert Schuman
scriveva che l’Europa non si sarebbe
fatta con una costruzione d’insieme ma
con realizzazioni concrete tali da creare solidarietà di fatto tra gli stati mem
bro. Dopo quell’epoca di pragmatismo
economico, è giunto finalmente il momento di andare avanti nella costruzione di un’Europa politica, che finora è
stata più una prospettiva che non una
realtà. Tocca a noi definirne le priorità.
Per un'Europa più sociale
In quanto cristiani, siamo legati a un
certo numero di valori. Di fronte alla
recessione economica, all’aumento
della disoccupazione e dell’esclusione
sociale, siamo decisi a difendere i diritti fondamentali della persona umana: le
libertà pubbliche certo, ma anche il diritto al lavoro, alla protezione sociale...
Tali valori sono essenziali nella nostra
concezione dei rapporti con gli altri.
Per ora, sembra che l’Europa sociale
sia ancora soltanto un «discorso», o addirittura un semplice «catalogo» di intenzioni. La volontà di concretizzarla
ci sembra primordiale: come potremmo parlare di cittadinanza europea se
non cercassimo di fermare la disoccupazione e l’esclusione? Dobbiamo assolutamente conciliare la costruzione
economica dell’Europa con l'elaborazione di un’Europa sociale: l’uomo deve prevalere sul denaro.
Per un'Europa responsabile
e solidale
L’Europa è cresciuta: l’aumento del
numero dei suoi membri non ha ridotto
le difficoltà; sarà molto più difficile
andare d’accordo domani in 15 che
non oggi in 12 o ieri in 6... Il rischio è
che l’allargamento si faccia a danno
dell’approfondimento. Per noi, la democrazia rimane essenziale: la prospettiva di modifiche istituzionali, in particolare una maggiore responsabilizzazione della Commissione e il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo, ci inducono alla vigilanza e al
senso delle responsabilità. Responsabili, dobbiamo esserlo anche nei confronti del resto dell’Europa e dei paesi
in via di .sviluppo. Di fronte al manifestarsi dei nazionalismi dobbiamo interrogarci sul modo migliore per accompagnarli sulla via di uno sviluppo economico che non intralci la democrazia,
ma non possiamo pensare all’Europa
senza pensare anche alle nostre responsabilità nei confronti delle zone più
svantaggiate del pianeta. Anziché limitarsi a un ruolo di «poliziotto del mondo», l’Europa potrebbe partecipare più
attivamente alla cooperazione e allo
sviluppo dei paesi del Sud.
Responsabili, dobbiamo esserlo prima di tutto nell’assumere il nostro ruolo di cittadini: vale a dire votando. La
partecipazione alle elezioni rimane
l’unica garanzia della nostra partecipazione alla costruzione europea. Responsabili, lo siamo anche nella misura
in cui lottiamo contro il «deficit democratico» aH’intemo stesso dell’Unione
europea, in ognuno dei nostri paesi:
che valore avrebbe un’assemblea eletta
dal 20% degli elettori? Qui sta la vera
posta in gioco delle elezioni di giugno.
Tornando al calo di produzione occorre precisare che
ormai si punta sempre più
sulla qualità piuttosto che sulla quantità: c’è infatti una
continua ricerca per realizzare dei sistemi d’arma sempre
più funzionali e potenti. In
questa logica di «nuova corsa
agli armamenti» si assiste al
fenomeno della «denazionalizzazione» delle industrie del
settore. L’aumento dei costi
della ricerca sempre più sofisticata e la relativa industrializzazione inducono vari paesi ad unire i propri sforzi per
ottenerne vantaggi economici; è proprio di questi giorni
la notizia che Germania, Gran
Bretagna, Italia e Spagna
hanno presentato il prototipo
del nuovo aereo «Eurofighter
2000», il nuovo caccia intercettatore e incursore che sostituirà nei prossimi anni il
superato F 104. Per l’Italia
partecipano l’Alenia, la Fiat
avio, l’Alfa Romeo e l’Agusta con un finanziamento di
circa 2.500 miliardi.
I quattro paesi calcolano
una grossa ricaduta economica per le aziende con una
creazione di 90.000 posti di
lavoro: il costo del singolo
aereo è previsto in 110 miliardi e l’Italia ne acquisterà
130. Che questi apparecchi
siano destinati a seminare
morti e distruzioni sempre
più estese, poco importa:
quello che conta è solo l’aspetto economico e commerciale; d’altra parte ne abbiamo un recentissimo esempio
anche da noi. In occasione di
un’intervista concessa a La
Stampa da Silvio Berlusconi,
prima del suo insediamento a
capo del governo, che ha affermato che «la difesa è
un’impresa, il cui prodotto è
la sicurezza generale». Le
sue risorse andranno senz’altro incrementate razionalizzando «i rapporti fra difesa e
industria nel rispetto dei reciproci interessi». Tornando
in ambito europeo ricordiamo
che il Trattato di Maastricht
dichiara l’obiettivo di «sviluppare l'Ueo (l’Unione dell’Europa occidentale) in modo da rafforzare questo pilastro dell’Alleanza atlantica»;
il che significa l’indiscusso
potenziamento dell’armamento europeo sotto l’infìuenza
politica e militare degli Stati
Uniti.
Che dire di fronte a questo
stato di cose che, malgrado le
tragiche lezioni della storia
che viviamo, costellata di
guerre, di morti senza fine, di
sofferenze disumane, di enormi distruzioni, pare radicarsi
sempre più, a vantaggio di ristrette cerehie di persone? E
ora che il genere umano esca
dalla sua preistoria e dedichi
alla pace, alla prevenzione
dei conflitti, alla reale cooperazione mondiale quelle energie che finora hanno provocato immensi lutti e rovine.
Come credenti poi, dobbiamo portare avanti la nostra
testimonianza di nonviolenza
attiva non solo contro l’esaltazione della forza, ma anche
contro il senso di indifferenza e di impotenza che pervade tanta gente. Il pastore Tullio Vinay, quando era parlamentare, parlò una volta in
Senato propugnando la creazione di un ministero della
Pace: non lasciamo cadere
questa idea, facciamola nostra; ognuno di noi possa diventare «ministro di pace»
nella vita quotidiana, nei suoi
rapporti con gli altri, nelle
sue responsabilità sociali.
20
PAG. 8 RIFORMA
Cultura
VENERDÌ 10
Sìy^No
Il libro Claudiana e l'andamento del Salone numero sette
Il pubblico che affolla gli stand
è proprio tutto consapevole?
Ragazzi delle scuole di fronte al Lingotto nell’attesa che il Salone apra I battenti
Salone del libro: un'edizione che registra un gran successo
Lettori e studenti a caccia di libri
Con un nuovo aumento dei
visitatori (e dei libri venduti),
la settima edizione del Salone
del libro ha fatto registrare un
notevole successo, su cui in
pochi avrebbero scommesso.
Invece è risultato che una certa sensibilità più favorevole
al libro si sta sviluppando (in
termini modesti: i lettori in
Italia sono pur sempre molto
pochi); è risultato che sono
aumentati considerevolmente
gli insegnanti che hanno portato le loro classi in visita al
Salone (e anche questo è un
segnale incoraggiante per la
nostra scuola tendenzialmente asfittica e imbalsamata); è
risultato che convegni e dibattiti abbiano attirato spettatori realmente interessati e
non solo curiosi. Se poi l’effetto-personaggio (da Montanelli a Beniamino Placido, da
Renato Curcio a Gene Gnocchi) ha fatto vendere di più,
in sé ciò non guasta: al Salone si cerca appunto di vendere di più e quindi, necessariamente, di raggiungere l’individuo che prima non era
cliente, non era lettore.
Così, tra le accuse recipro
che fra librai e editori (i primi
accusano i secondi di badare
più al fatturato che non all’effettivo mercato, e quindi di
produrre titoli che si sanno
destinati al fiasco mentre gli
editori tacciano i primi di
un’incompetenza che li porta
a vendere libri come frutta e
verdura) pensiamo già al Salone numero otto, che dovrebbe vedere (è quanto tutti
auspicano) una maggiore collaborazione fra le categorie,
magari con stand comuni o
con incentivi a leggere anche... finita la fiera.
Come ogni anno anche
l’editrice Claudiana ha preso
parte al Salone torinese, e come ogni anno ne trae, all’indomani della chiusura, un primo bilancio. «In termini di
vendite - dice Carlo Rapini,
direttore editoriale - abbiamo
perso qualcosa come il 14%
rispetto all’anno scorso; e
questo dipende più da un mutamento nella configurazione
del pubblico presente che non
dal suo effettivo numero».
In effetti i dati fomiti dalla
direzione parlano di 156.000
visitatori nei sei giorni di
apertura, contro i 131.000
dell’anno scorso, e le vendite
dei libri farebbero registrare
complessivamente un incremento del 40%, ma forse non
è tutto oro ciò che luccica. «A
fronte di un’attività culturale
di ottimo livello - prosegue
Rapini - che si è concretizzata in convegni e dibattiti con
personaggi estremamente
qualificati, quest’anno il Salone ha fatto registrare alcuni dati preoccupanti, come la
mancata partecipazione di alcuni editori di saggistica “di
qualità”, come Laterza o II
Mulino, che evidentemente, a
contatto con un tipo di pubblico che cerca soprattutto libri “leggeri” non hanno più
trovato conveniente affittare
uno spazio espositivo. Inoltre
molti dei più importanti editori cattolici (pensiamo solo
alle Paoline) hanno disertato
il Salone, forse puntando tut
Le donne e la scrittura religiosa
Pazze per Dio
FEDERICA TOURN
À neh ’io sono pazza per
vCZi Dio e questa è la parte migliore di me», dice l’attrice Pamela Villoresi senza
esitazione, prima ancora di
cominciare il suo intervento al
convegno «Pazze per Dio. Le
donne e la scrittura religiosa».
Che cosa sia, oggi, questa
«follia» che al tempo di Caterina da Siena e di Teresa
d’Avila era anche l’unico modo per farsi sentire, per emergere all’attenzione in un mondo tutto maschile, non si sa.
Certo è che la pazzia amorosa per Dio, il desiderio di
congiungersi con il Cristo innamorato, sofferente, crocifisso, di trovare pace «nell’abondanzia del sangue
suo», come scrive Caterina, è
una tensione che sembra caratterizzare soltanto la donna
cristiana. Né ebree né musulmane hanno simili ardori, come ha fatto notare lo scrittore
Stefano Jacomuzzi; le mistiche cristiane invocano la carnalità del dolore, torturandosi
il corpo con ferri e bruciature,
digiunando e portandosi in
grembo «piene d’invidia» le
teste mozze dei condannati.
La Chiesa cattolica non le
ha mai indicate come esemplari e anzi, come ha accennato il teologo Enzo Bianchi,
le ha sempre guardate con
una sorta di timore; tra l’altro
senza mai esimersi dal saggiarne la sincerità con processi continui, perché il divario
tra strega e santa era quanto
mai labile, e per di più di natura sociologica: le sante erano aristocratiche, le streghe
povere e ignoranti. Personaggi ambigui e mai compresi
causa della loro eccezionalità;
donne che rifiutavano il destino oscuro del matrimonio,
della ripetitività (e dei rischi)
delle gravidanze e delle incombenze familiari per la libertà della monacazione e la
gloria della santità e del martirio. E allora non erano pazze nel senso corrente, ma capivano e facevano appello alla ragione, come la stessa Caterina da Siena che, come ha
ricordato la scrittrice Luce
d’Eramo, «nel ’300 si era liberata da tutte le costrizioni e
con enorme anticipo sui comportamenti femminili del suo
tempo aveva rampognato il
papa fino a indurlo a lasciare
Avignone e a riportare la
Santa Sede a Roma». Caterina, nella sua ansia di morte
tutt’altro che medievale, conosceva la disperazione terrena, il concreto e ben poco delirante «mal di vivere».
Oggi, quando ci si dice
pazze per Dio si pensa forse a
un impegno di vita utile agli
altri? Così sembra dire Pamela Villoresi, che «scrive» a
Etty Hillesum, l’ebrea olandese che aiutò i suoi compagni durante l’occupazione e
morì a Auschwitz. Oppure
«provare che lo scopo più alto dell’arte, della letteratura
e della poesia, non è farsi
strumento di religione ma
odissea suprema per conoscere Dio», come ha detto la
poetessa Rosita Copioli? O
piuttosto, come ha detto Tuliia Zevi, la lotta condotta dalle femministe ebree in America per ottenere l’uguaglianza nella sfera religiosa? Perché fra l’altro gli ebrei nelle
loro preghiere smettano di dire: «Ti ringrazio Signore per
non avermi fatto nascere
donna»!
Intervista al titolare
Edizioni a
di Stampa alternativa
mille lire
Esiste veramente il «lettore
che non c’è», quello che non
legge mal ma aspetta soltanto
una proposta intelligente (ed
economica) per cominciare?
Marcello Baraghini, editore
di Millelire Stampa alternativa e inventore dei dilaganti libri a mille lire, è convinto di
sì e rivendica il merito di aver
pubblicato per primo testi
inediti come L’elogio dell’
ozio di Stevenson o la Staliniade di J. Borev o II santo
rogo e le .sue vittime, sui processi dell’inquisizione. Gli
abbiamo chiesto qual è stata
la fortuna dell’iniziativa.
«Abbiamo cominciato con
2.000 copie alla fine del ’91
e l’anno scorso siamo arrivati a stampare 80.000 copie. Tuttavia la nascita di
“replicanti”, come le Pillole
di Comix o i libri a 1.000 lire
della Newton Compton, che
non hanno nulla a che vedere
con il nostro intento culturale ma che hanno assecondato
il nostro successo editoriale,
adesso stanno per escluderci
dal mercato. Infatti da un anno a questa parte la nostra
produzione è scesa a 20.000
copie».
- Che genere di testi pubblicate?
«In generale evitiamo operazioni commerciali come
quella di pubblicare i classici
noti e cerchiamo invece di far
conoscere testi inediti. Ci interessa anche l’immaginario
popolare, come gli slogan che
si urlano allo stadio, le scritte
sui muri o i messaggi degli
elettori sulle schede nulle. In
questo momento cerchiamo di
dare alle nostre pubblicazioni
un’impronta sempre più provocatoria. Per esempio, visto
che si parla sempre più a
' Kf ......f"
..“ ' “U
sproposito di libertà, faremo
uscire scritti di pensatori come Stuart Mill e Gobetti. Un
altro argomento che ci interes.sa molto è l’eresia».
- Come avviene la scelta
dei testi?
«Utilizziamo in gran parte
un volontariato laico: si tratta di persone che ci mandano
delle idee, ci fanno proposte
di pubblicazione. Quando arrivano queste segnalazioni, le
sottoponiamo a un comitato
di nostri collaboratori e lettori, che poi decide».
- 1 «millelire» hanno avuto
un’eco anche all’estero...
«L’idea italiana ha fatto il
giro d’Europa .senza però, in
molti casi, curare la qualità
dei contenuti, come in Spagna. Sulla nostra traccia, a
settembre usciranno in Francia i libri a 4 franchi, tra l’altro reclamizzati da uno strillone sul mètro. Anche a Praga, ultimamente invasa dagli
scarti culturali dell’Occidente, si venderanno libri a 10
corone».
to su quello organizzato autonomamente a Milano qualche
tempo fa». E questo è strano,
perché al Salone di due anni
fa un convegno organizzato
da «Avvenire» aveva piaudito
all’uscita dal ghetto dell’editoria cattolica.
«In effetti - aggiunge Dario
Gardiol, direttore commerciale -c’è stato un gran successo dei libri come guide,
sia nel senso delle guide per
viaggi o escursioni, sia nel
senso della manualistica incentrata sulla ricerca del
“successo” e sul management. Altre pubblicazioni non
hanno incontrato lo stesso
favore, e soprattutto il sabato
e la domenica, più ricchi di
visitatori, anche noi abbiamo
subito un calo di attenzione e
di vendite. Segno che il nu
mero dei visitatori <
'ri dagliur
ressi specifici è ò, ' 1*'
scarso».
Che cosa si vende m,
nell ambito dei libri Cla
na? «Per noi si verifica
nomeno particolare - m
de Rapini -: i titoli in ¿d
go, usciti da qualche aj
non sono penalizzati risfi
alle novità per il fatto c
rivolgono a un pubblica
ha già degli interessi
precisi». Secondo Dario
diol, che ha organizzatoj
stand, «tra chi si fermai
lo .stand e approfondiva i
scorso abbiamo visto
buon 25% di persone cht
conoscevano i nostri libi
devo dire che abbiamo i
una ricca componente di
tatori delle chiese battish,
Torino e cintura».
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Presentata la mappa del cambiamento
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Lo stato deINtalia
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Stato dell’Italia. Il bilancio
politico, culturale e sociale di
un paese che cambia è il titolo del volume pubblicato da II
Saggiatore che comprende
ben 180 interventi di storici e
studiosi sulle peculiarità e le
trasformazioni del nostro paese. 11 libro, presentato al Salone dal curatore Paul Ginsborg, docente presso la facoltà di Scienze sociali e politiche di Cambridge, e da alcuni degli autori, illustra con dati e statistiche la storia politica degli ultimi anni, ma è anche e soprattutto la rappresentazione della società, delle
sfumature culturali, dell’antropologia degli italiani.
A complicare la visione
d’insieme c’è la difficoltà
dell’analisi della società, che
da un lato ha tutte le complessità della modernità, ma dall’altro mantiene aspetti tradizionali. Come il familismo,
preso in esame da Arnaldo
Bagna.sco, termine con cui si
può inquadrare la tendenza
degli italiani a chiudersi nel
ristretto ambito familiare e a
perseguire i propri interessi
particolari senza riuscire, di
fatto, a preoccuparsi della cosa pubblica. Un atteggiamento
che già più volte Nicola Tranfaglia ha chiamato mancanza
di una tradizione democratica
italiana, che porta i cittadini a
delegare problemi responsabilità e potere a pochi, spesso
senza riflettere e comunque
senza pensare a assumerseli in
prima persona.
Sotto questa luce non c’è
da stupirsi che il 62% degli
italiani non ritenga rilevante
il conflitto di interessi che riguarda l’attuale presidente
del Consiglio. «Delegare il
potere - ha ricordato Tranfa
Dfilm
glia - favorisce l’involuiii*' jsociale: non * di tratti,
esprimere il timore di an *
cadimento tirannico deisulf
ma maggioritario. La som
di interessi pcNali nonp* U'\
interesse pubblico: unsisH llldlll
ma maggioritario senio«'
gole può diventare i q
sione di una minoranio
lamentare». ,
In più si è verificato che
eredità del fascismo sono >_gi(
cora molte: la flessibilità»
leggi, per esempio, o Jl21 n
rocrazia che non si bas Sturale
sull’osservanza della iwjihachi
ma sulle regole dei ’''ità co
Tuttavia, ha notato Bagn^^stolo
negli anni ’80 si è notata W.gej
crescita del volontaria ®tora 1
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precedenti. Guido Nepp' ^^14),
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negli ultimi tempi, che
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storica di Torino.
21
jinalIGNO 1994
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
lette
ìnd
?
^ntata un'indagine promossa dalla Fondazione Agnelli sull'Italia nel cinema
pgppone^ don Camillo e l'identità italiana
Il agro CORSANE
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ancora tutto
’ipÌnTamore e fantaSi esprime cioè nello
® '■fui Lotipo rappresentato dal
£rea^ffone,un po ge•';i"^®«'sCsoeun po’ proi.ttatore
•' libri CW Jlato, sotto variabili semDe Sica, Sordi.
à|n fta^zzi e Sofia Loien.
t“oh IH caia ^di sì: in questa dire‘ìualche flfc almeno, sembrano an
'■“«tealcune delle conclusioni
fatto di, r. importanti dell’indagine,
'(V^.r Halla fondazione
\Pubblicodalla fondazione
mferejjijEy^ni Agnelli» di Torindo DarioC su Identità nazionale e
’rsanizzato S,,/,« europea nel cinema
^ifernum^ " '
» vv». ~r ^
Un’ omonima tavola
-ofondhai i^nda si è svolta al Salone,
------- WS n
tese battisti
'a».
'■tao visto ojvisto la partecipazione di
ertone c/ijj'oli studiosi. Gian Pienostri //ili jjBtunetta, docente di Storia
«èfe/amovii iijiaema a Padova, ha illuloneniediii^m l'ampio spettro dell’indalla produzione di
jli effetti di «americajazione» riscontrabili
lia della ricostruzione
ìdamento, nella mo•ossimamente» che
ano i film ventuverifica dei generi
Jia, musical, melo, alla critica cinema;a, dai rilevamenti sul
lei film ai documen_ legiornali.
ilia:che ne emerge è
sUà ricostruzione, del
pnomico, di una site ricomincia a vewenire dopo essere
jrafata, impietosaanche epicamente,
ini nel periodo irniènte successivo alla
fine del lionflitto (Paisà, Rowdtò aperta, Germania
annoterò). È l’Italia di De
^o(M$dà), quella di Paté, more e fantasia, quella
clic si dividerà bonariamente,
pronta a riunirsi nelle occasio“I giuste, intorno a don Cadilo e Peppone.
Il film è comunque storia, e
pto significa che una serie
raffigurazioni, di
lico del
ìiento
¡'involìéon
stili e di messaggi, fissati sul
la celluloide in quegli anni,
fanno ormai parte di un patrimonio genetico comune. Anzi, alcune opere settoriali avevano espressamente il compito di allargare lo sguardo agli
italiani del Nord e del Sud, di
mostrare tutti a tutti. È quanto
ha detto Maria Adelaide Frabotta, del Dipartimento informazione della presidenza del
Consiglio, che ha lavorato sui
cinegiornali degli anni ’50,
fatti propri dal governo, i cui
testi erano scritti da Giacomo
Debenedetti, illustre e ineguagliato critico letterario. I
cinegiornali erano un vero e
proprio strumento di unificazione dell’identità nazionale,
i capi estremi della penisola
si ritrovavano e si scoprivano
uniti in quelle immagini.
L’italiano in Europa, ha proseguito Frabotta, aveva altri
problemi: veniva presentato,
sempre nei cinegiornali, come uno specialista, artigiano
raffinato che si recava a lavorare in Svizzera o Germania
proprio in virtù di queste sue
competenze; la realtà era ben
diversa, era quella dei lavori
più umili, l’integrazione
estremamente difficile. Così,
proprio all’estero, si andava
compattando una sovraidentità, un’identità più italiana
che in Italia (si pensi ai circoli italiani nei paesi europei, o
addirittura alla «Little Italy»
negli Usa).
Proprio all’America si è rifatto David Ellwood (Università di Bologna), che ha spiegato come nel Piano Marshall si trovassero le strategie
che gli Usa avevano individuato per l’Europa e specialmente per l’Italia, paese che
minacciava una svolta comunista. C’era una vera e propria immagine di società, che
gli Usa volevano suggerire, e
di fatto suggerirono, all’Italia
anni ’50.
La relazione di Pierre Sorlin, proveniente dalla Sorbona, sociologo del cinema (v.
Scrittori, operatori, editori a confronto
La letteratura sposa
la pubblicità?
Sciuscià (1946) di Vittorio De Sica
Sociologia del cinema. Garzanti), ha affrontato invece il
problema dell’omologazione
culturale legata all’industria
cinematografica, tanto nel dopoguerra quanto oggi. L’Europa cercò di imitare gli Usa,
e nacquero i western all’italiana, le commedie: fu proprio quest’ultimo genere a
manifestare le principali innovazioni, specificità della
produzione italica. La commedia all’italiana si distingueva da quella hollywoodiana per alcuni tratti assai significativi: guarda alla gente, al
paesello (quasi come un documentario), non al personaggio «straordinario»; mette in
crisi la propria cultura (si criticano i difetti tipici); presenta sempre un alone di sogno,
di poesia, di voglia di concepire diversamente il futuro.
Naturalmente l’inchiesta
coordinata da Brunetta è un
punto di partenza, e il dibattito non è mancato neppure in
questa che ne era solo una
presentazione. Due elementi
mi sembrano fondamentali,
per capire non solo la situazione italiana di ieri e di oggi,
ma quella più in generale europea. Il rischio dell’omologazione di cui parlava Sorlin
(e che Pasolini denunciò a
partire dagli anni ’60) è oggi
transnazionale: le città si as
somigliano tutte, gli itinerari
urbani a Parigi o Roma non
presentano un orizzonte d’immagine diverso, le produzioni
dell’industria cinematografica
sono sempre più internazionali, con «star» di un po’ tutti
i paesi, e spesso si recita in
inglese (un inglese, ovviamente, estremamente povero
e banalizzato). Attenzione.
Poi c’è la caratteristica più
tipicamente italiana, quale
emerge dai capolavori della
«commedia»: una serie di difetti come la provvisorietà, il
tirare a campare, l’arrangiarsi, il «tanto peggio tanto meglio», la tendenza a profittare
(come tanti film con Alberto
Sordi ci hanno mostrato), di
fronte ai quali però è sempre
previsto, in fondo, uno sguardo compiacente; a Beniamino
Placido, curatore di questo
come degli altri dibattiti ufficiali del Salone, che chiedeva
se questo mostrare i difetti
era finalizzato alla denuncia o
all’assoluzione degli italici
costumi. Brunetta ha potuto
rispondere solo che... «è così,
siamo fatti così; pronti a scoprire le magagne e pronti a riderne o a comprenderle». Allora l’indulgenza del cinema
riflette un comportamento
storicamente diffuso. Se non
altro, il cinema serve a conoscersi.
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Milano: un dibattito sulla cristologia affronta anche il dialogo con le altre religioni
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fede. Ma dall’altro lato la risposta siamo noi (ognuno e
ognuna di noi), la nostra vita
e le nostre scelte.
La prima risposta da secoli
non è più considerata sufficiente: siamo noi ormai a porre la domanda, a chiedere a
Gesù «chi sei veramente?»
(da qui le ricerche sul Gesù
storico, ma anche la rivisitazione della sua figura in romanzi e film). Per esempio,
nella teologia protestante
dell’Ottocento Gesù era visto
più come un esempio che come un mediatore: si riteneva
possibile un rapporto diretto
tra l’anima del credente e
Dio; invece la cristologia del
nostro secolo ha affermato
che non c'è un rapporto con
Dio che non passi tramite
un’incarnazione: la nostra
storia è storia dell'incontro
non con un Dio puro, «in sé»,
ma con il «Dio paradossale di
Gesù Cristo» (come pure
l’ebraismo crede in quel Dio
particolare, Yhwh, che ha liberato il popolo dall’Egitto).
Nelle nostre vite dunque la
confessione di fede si concretizza, ma la nostra testimonianza non si identifica con la
verità assoluta: è una ricerca
che dura finché dura la nostra
vita, è la nostra risposta, e il
seguace non è il Maestro.
Per Erika Tomassone Gesù
è la decisione di Dio di «sconfinare» nel campo dell’umanità, di mescolarsi a noi; ma i
problemi nascono perché Dio,
così facendo, si «cristallizza»
in una persona storica e ben
determinata. La figura di Gesù è una figura «nomade» tra i
due poli dell’umanità e della
divinità, della limitatezza e
dell’eternità, della terra e del
cielo: pensare insieme il Gesù
della storia e il Cristo della fede è il problema cristologico.
Troppo spesso la chiesa
non ha presso sul serio la
prassi «inclusiva» di Gesù (la
sua accoglienza dei diversi e
delle diverse, malati, pubblici
peccatori) e al contrario ne ha
sottolineato eccessivamente
l’essere maschio fino al punto di affermare che solo i maschi possono «raffigurare»
pienamente Gesù. Anche le
teologie femministe hanno il
problema di mettere in rapporto i due poli, e hanno diversissimi modi di «venire a
patti» con l’innegabile fatto
che Gesù, il fondatore dell’
umanità nuova (fatta di uomini e di donne), era storicamente un maschio.
Tra i diversi stimoli della
riflessione femminista a cui
Erika Tomassone ha rapidamente accennato, particolarmente interessante è l’invito a
mettere in relazione Gesù con
DAVIDE ROSSO
la figura (femminile) della
Sapienza di Dio di cui si parla in alcuni testi, canonici
(per esempio i primi capitoli
del libro dei Proverbi) e non:
ci sono interessanti paralleli
tra questa figura che accompagna Dio fin dalla creazione,
scende nel mondo e ne è rifiutata, e il «Logos» dell’Evangelo di Giovanni. Queste
teologie, nel parlare di Gesù,
mettono l’accento sulla categoria della «relazionalità»:
Gesù ci rivela un Dio che è
un potere creativo, che costruisce relazioni, tra uomini
donne e tra loro e Dio, che
accoglie e non include e supera i dualismi nei quali il
nostro pensiero resta troppo
spesso invischiato.
Nelle risposte gli oratori
hanno accennato al grande tema del rapporto tra il cristianesimo e le altre culture e religioni. Nel dialogo (sostiene
Rostagno) si va portando la
propria identità, e quindi i
cristiani non possono rinunciare alla loro visione di un
Dio che esce dal mito e diventa persona; non è la figura
di Cristo che ostacola (ha aggiunto Tomassone) ma l’eredità storica del cristianesimo,
troppo spesso non rispettoso
delle culture altrui e incline a
confondere il dialogo con il
proselitismo.
T etteratura e pubblixvJLi cità: il testo e il messaggio». Questo il titolo di un
convegno organizzato dal
premio «Grinzane Cavour»
tenutosi presso il Salone con
l’intervento di numerosi scrittori, pubblicitari, editori. Titolo intrigante per un argomento di cui non si parla
spesso. Letteratura e pubblicità fanno riferimento a due
universi paralleli, con le loro
regole e i loro riti, che rappresentano due modi di concepire la comunicazione, ha detto,
fra gli altri, Anna Maria Testa: ma sono anche due mondi elle interagiscono e che
mutuano o hanno mutuato
l’uno dall’altro tecniche e stili. La pubblicità ha preso infatti molto dalle avanguardie
letterarie, e continua a tutt’
oggi a servirsi di tecniche retoriche, come la letteratura
contemporanea da parte sua
non disdegna, a volte, di far
proprie alcune tecniche della
pubblicità; del resto, come ha
sottolineato il filosofo e critico d’arte Gillo Dorfles, la
pubblicità sta diventando autonoma culturalmente e assurge ad arte nel momento in
cui riesce a cambiare il gusto
della gente. La letteratura non
poteva restare indifferente a
tutto ciò: due realtà, quindi,
che si confrontano, magari timidamente, ma che comunque non possono ignorarsi.
La pubblicità, in parte «nata da una costola della letteratura» (le avanguardie), può
oggi essere usata per promuovere la letteratura? Si
parte da due punti di vista
differenti, ma c’è chi crede in
un rapporto tra le due. Se la
chiave per interpretare la letteratura è r «illuminazione»
(come ha detto lo scrittore
Ben Okri), quella della pubblicità è r «attrazione»: niente di veramente grande della
letteratura può essere sminuito dalla pubblicità.
Giuseppe Pontiggia, scrittore sperimentalista, ha messo
in guardia contro la critica
che si è fatta influenzare dalla
pubblicità, cioè contro quella
critica che fa un elogio incondizionato dell’opera, azione
spesso controproducente per
la letteratura stessa. La pub
blicità che «vende sogni» deve farsi addirittura iperbolica,
per un altro autore che fa ricerca, Luigi Malerba, per far
comprare libri al non lettore.
Che cosa ne pensano i pubblicitari? Se molti dei letterati
hanno ancora paura che la letteratura sia sminuita dall’essere affiancata alla pubblicità,
i pubblicitari spesso hanno
paura a confrontarsi con una
realtà creativa diversa dalla
loro, che incorpora essa stessa la fantasia e che è quindi
difficile trattare; c’è comunque, da parte loro, la spinta a
fare molto, il loro linguaggio
potrebbe diventare la spinta
all’altro, quello «più alto»
della letteratura ma il vero
ostacolo sono i soldi, dicono
gli editori (tra gli altri era
presente Leonardo Mondadori), oltre che il pubblico a cui
rivolgersi (i lettori ma anche i
librai). Il budget pubblicitario
dell’editoria è molto ridotto e
quindi non permette investimenti adeguati. Gli editori per
ora continuano ad affidarsi al
risvolto di copertina, al passaparola tra i lettori, poco alla
pubblicità sui giornali, in cui
peraltro non credono molto.
Forse sarebbe opportuna per
il libro una «pubblicità progresso», che magari potrebbe
cercare di attrarre alla lettura
una parte di quel 32% di italiani che non leggono neppure un libro l’anno. Intanto la
Seat ha dichiarato di voler
mettere a disposizione della
promozione del libro 5.000
spazi pubblicitari sulle «Pagine gialle».
Due anime, dunque, quelle
del convegno, una sui linguaggi (forse troppo poco sviluppati e una relativa alla
promozione ma anche, e soprattutto, una riflessione su
due mondi vivi, che spesso
viaggiano paralleli e che spesso hanno, volenti o no, dei
punti di contatto.
Libri
Un marinaio sottoterra
Può un marinaio, avendo vissuto mille avventure nella sua
gabbia di «avvistatore» (Maqroll il gabbiere, l’addetto all’avvistamento, è il personaggio favorito dell’autore colombiano),
abituato a vagabondare di porto in porto, di battello in battello,
da traffico più o meno lecito all’altro, vivere l’emozione
dell’incontro con la terra in ciò che essa ha di più intimo, cioè
in profondità, di una buia e misteriosa miniera?
Può, evidentemente, grazie alla penna immaginifica di Alvaro Mutis, che ambienta l’ultimo episodio del suo «alter ego» a
Amirbar*, luogo in cui si incontrano molti degli avventurieri
delle Ande, in cui pare si trovi dell'oro. Un personaggio come
Maqroll (che ha visto naufragi, contrabbandieri, terroristi, dittatori, che ha portato esplosivi in montagna, che ha disceso fiumi
mortiferi in mezzo alla vegetazione amazzonica) è attirato dunque da questa località, e con un assistente locale di poche parole e di tanta saggezza intraprende la visita alla miniera e ai suoi
misteri.
Il primo di essi è la «voce» della miniera abbandonata, con
affetto e con riverenza definita «la Sibilante» dai locali, per via
deU’intrico di cunicoli attraversati dall'aria e dal vento: di qui
la musicalità tenebrosa e inquietante, ma anche affascinante,
del posto.
Come per le altre avventure, Mutis fa parlare innanzitutto la
natura, i luoghi, i... silenzi e le attese, per una lettura affascinante da compiere tutta d’un fiato.
(*) Alvaro Mutis: Amirbar. Torino, Einaudi, 1994, pp 133, £
18.000.
22
PAG. 10 RIFORMA
—^erduogiug^
ORA DI RELIGIONE NELLA SCUOLA
PROBLEMA
DI LIBERTÀ
NICOLA PANTALEO
Soverchiati da problemi
molto pressanti e posti di
fronte a una inedita politica di
destra, perché mai gli italiani
dovrebbero appassionarsi a
questioni già largamente
«snobbate» in passato come
la sorte dell’insegnamento religioso nella scuola? E invece
vi sono fatti nuovi che consiglierebbero una rinnovata
presa di coscienza e una mobilitazione ancor più incisiva
da parte di quanti hanno a
cuore laicità e pluralismo delle attività formative. Proverò
a schematizzarli:
- il nuovo ceto governativo
annovera un presidente della
Camera che non nasconde le
propensioni integraliste e preconciliari della sua fede cattolica, un ministro della Pubblica Istruzione ex De, di
estrazione cattolico-autoritaria, un presidente del Consiglio che, personalmente o attraverso il suo zelante vice.
Letta, già direttore del quotidiano catto-fascista Tempo, si
affretta a rassicurare la curia
sul suo cattolicesimo pio e
ossequioso;
- il cardinale Ruini, con il
tempismo che ha sempre caratterizzato il Vaticano quando sono in ballo questioni di
potere, ha voluto garantire ai
potenti di turno l’appoggio e
la solidarietà della chiesa, soprattutto se, come pare, il governo è intenzionato a favorirne gli interessi, particolarmente in materia di scuola
privata;
- il cardinale Martini esce
dal suo abituale riserbo per riproporre lo studio curricolare
della Bibbia nella scuola di
stato, con la motivazione che
essa è la summa della civiltà
(ma perché non il Corano o
gli scritti di Confucio?).
Un rilancio dei problemi
costituzionali di libertà, uguaglianza, socialità, come è negli intendimenti ad esempio
dei comitati Dossetti che stanno nascendo in tutta Italia,
non può prescindere da una
rinnovata attenzione ai temi
dell’istruzione scolastica che,
in assenza di quei requisiti,
sarebbe esposta a colpi di mano ancor più pesanti che nel
passato. Questo è il motivo
per cui la commissione istituita alcuni anni fa dalla Federazione delle chiese evangeliche
di Puglia e Lucania (Fcepl)
per occuparsi dei rapporti tra
stato e chiesa ha ritenuto opportuno mettere ancora al
centro del proprio lavoro la
questione dell’insegnamento
della religione cattolica nella
scuola pubblica. L’aspetto
prevalente dell’attività della
commissione si concretizza in
incontri con le comunità locali per ricevere indicazioni e
stimoli oltre che per fornire
informazioni sulle modalità di
attuazione del rifiuto dell’Irc.
Gli strumenti operativi individuati sono due:
- un vademecum di pronta
consultazione, adattato da un
opuscolo predisposto dal comitato scuola e costituzione
di Bologna, aggiornato con la
recente normativa e gli stralci
delle Intese con le confessioni non cattoliche e corredato
di facsimili di istanze alle autorità scolastiche;
- un questionario-sondaggio inteso a conoscere e valutare le dimensioni, le modalità e le ragioni addotte per la
decisione di non avvalersi
deirirc.
Il secondo piano di intervento è costituito dall’invio ai
provveditorati agli studi di un
promemoria, rispettoso nella
forma ma determinato nelle
enunciazioni in cui, riaffermati i principi di uguaglianza e
libertà che presiedono all’attuazione delle opzioni alternative all’impartizione dell’Ire,
si richiamano le responsabilità degli organi collegiali in
ordine alla formazione dell’
orario delle lezioni e si ribadisce l’illegittimità degli atti di
culto nella scuola. A tutela dei
non avvalentisi e per impedire
il ripetersi degli abusi e delle
violazioni frequentemente segnalati, d’intesa con il sindacato e il comitato «Scuola e
Costituzione», si darà vita a
un centro di assistenza legale
che interverrà nei casi in cui
la richiesta di ispezioni e verifiche degli organi scolastici
centrali non approdi a risultati
significativi. Un forte incoraggiamento ci perviene da un
nuovo slancio di interesse per
questo tema da parte di denominazioni evangeliche che in
tempi recenti avevano manifestato tiepidezza su questo
tema e si erano trincerate in
comportamenti individualistici che non favorivano la ricerca di soluzioni generali.
Due sentenze della Corte costituzionale hanno ribadito il principio della laicità
L^amminìstrazione scolastica dimentica
di applicare la Costituzione
NICOLA COUIANNI*
La portata e i limiti dell’
insegnamento di religione cattolica nel nostro paese
sono fermi alle definizioni
date dalla Corte costituzionale nelle importanti sentenze
203/89 e 13/91. Con la prima, in particolare, si sanciva
la facoltatività dell’insegnamento almeno dal punto di
vista degli studenti, che quindi possono anche allontanarsi
dall’edificio scolastico, come
riconosciuto dalla seconda
sentenza.
Ne consegue una riduzione
dell’orario scolastico che, almeno nella scuola elementare
essendo fissato per legge (27
ore settimanali), costituisce
un problema ma la Corte, sollecitata dal pretore di Canosa
ad affrontarlo, non lo ha ritenuto di sua competenza, trattandosi, a suo dire, di un «inconveniente di fatto» da affrontare dinanzi agli ordinari
organi di giustizia.
Tuttora, quindi, gli scolari
delle elementari sono privati
di due ore di insegnamento riservato alle materie obbligatorie. Invero, la riduzione di
orario colpisce non solo i non
avvalentisi, che si allontanano da scuola, ma gli stessi avvalentisi, che per fruire dell’opportunità di frequentare
una disciplina facoltativa si
vedono privare di due ore di
lezioni riservate alle discipline ordinarie. Ciò deriva dalla
scelta dell’amministrazione
scolastica di sostituire l’insegnamento obbligatorio di religione non confessionale, previsto dai programmi per la
scuola primaria approvati con
dpr 104/85, con quello facoltativo di religione confessionale (meglio: organizzato da
confessioni), previsto invece
dai programmi definiti «sulla
base di intese tra lo stato e le
confessioni religiose riconosciute»: in primo luogo, quella cattolica.
A motivo, quindi, deH’insegnamento di religione cattolica si continua ad organizzare
la scuola sulla base non
esclusivamente della legislazione unilaterale dello stato,
ma anche di quella di derivazione concordataria, in chiara
violazione del principio di distinzione di competenze tra
fonte pattizia e fonte unilaterale: la fonte pattizia finisce
per regolare non solo la condizione degli studenti avvalentisi, ma l’intera organizzazione scolastica.
Questa persistente confusione non finisce qui, ma orienta le stesse norme interne
dell’amministrazione scolastica, dando così la stura a un
contenzioso senza fine; basti
pensare alla circolare cosiddetta Misasi, del 13 febbraio
1992, con cui si autorizzava
Una proposta per superare la situazione attuale
L^insegnamento della religione
nelPEuropa delPintercultura
ANNA PORTOGHESE*
Q;
uesto secolo si è aperto
con Sarajevo e molto
probabilmente si chiuderà
con questa città simbolo di
conflitti. Le religioni non
c’entrano è vero, ma a nessuno sfugge come il dato religioso operi forse inconsciamente (ma sinergicamente)
nell’identità di un popolo, negli stili dei rapporti e dunque
negli scontri etnici, politici,
di potere. Non si può scindere
una religione dalla cultura di
un popolo: conseguentemente, uno stretto legame vige fra
educazione religiosa e pace e
non c’è chi, pur nella varietà
delle opzioni personali, religiose e ideologiche non veda,
per la formazione scolastica
delle nuove generazioni, un
curriculum che accolga la conoscenza «scientifica» del
fatto religioso.
Certo, è un’altra cosa dall’insegnamento religioso confessionale ma è tempo di uscire, parlo a titolo personale,
dalle secche della polemica
di chi per favorire o per impedire il confessionalismo
vuole escludere dalla formazione di tutti i giovani una
componente culturale che
spesso è chiave interpretativa
imprescindibile di un intero
panorama storico.
Questo secolo, comunque,
non è stato attraversato invano dal movimento ecumenico
che ha salutarmente inquietato le coscienze di tanti credenti, un tempo immobili sulle loro certezze confessionali,
e aperto spazi inediti di dialogo. Non potrebbe proprio il
dialogo ispirare, aiutare, co
stituire nelle scuole laboratori
didattici nei quali, senza proselitismi e senza sincretismi
le religioni e i loro principi
ispiratori, l’evoluzione religiosa nelle varie società si conoscano e si confrontino? Ci
sono laboratori di informatica, di lingue, di storia... e
perché non ci dovrebbero essere di religioni? Con le grandi migrazioni che caratterizzano il nostro tempo, con
l’allargamento della comunità
europea da sei a nove, a dieci,
a dodici, a sedici paesi...
avremo bisogno sempre più
di imparare a conoscerci per
far cadere gli stereotipi e i
razzismi (non dimentichiamo
l’irruzione degli integralismi
variamente colorati sulla scena geopolitica mondiale).
Ma chi opererà in questi laboratori? Certamente gli insegnanti esperti delle varie
confessioni e religioni via via
prese in esame con altri consulenti di storia, di geografia,
di filosofia, di diritto. Dall’inizio si tratterà di «scoprire» la diversità, di accettarla
e poi di approfondirne le caratteristiche, di compararle,
di interpretarle, di collegarle
alle altre espressioni culturali: lingua, letteratura, arti visive, musica, architettura, urbanistica...
Si potrebbe cominciare con
l’incrocio geografico: un laboratorio, per esempio sulle
religioni oggi presenti in Europa: servirebbe per conoscerci, e a noi cristiani per riconoscerci. E le norme scolastiche? Una recente circolare
ministeriale (n. 70 del 2 marzo 1994) sottolinea l’urgenza di un impegno progettuale
della scuola italiana nella direzione di un dialogo interculturale: «Il rilievo - si legge - sempre più accentuato
del fenomeno multiculturale
[...] non si esaurisce nei problemi posti dalla presenza di
alunni stranieri a scuola, ma
si estende alla complessità
dell’incontro fra le culture,
nella dimensione europea e
mondiale dell’insegnamento,
e costituisce la risposta più
alta e globale al razzismo e
all ’ antisemitismo».
La circolare, una ventina di
cartelle, esamina i vari aspetti
del confronto, compreso rapporto che ogni materia di studio può dare alla conoscenza
della cultura diversa dalla
propria, ma tace sulla religione. Due interrogativi restano,
allora sospesi: è possibile la
conoscenza delle culture «altre» senza affrontare la conoscenza delle loro religioni? È
pensabile un’educazione interculturale senza aver superato, da parte confessionale e
laica, i pregiudizi su tale insegnamento?
Non è facile, certo, ma «se
c’è la volontà - come dice un
proverbio - si trova anche la
strada».
* presidente del Gruppo
ecumenico di Bari, cattolica
Nicola Pagano
Religione
E LIBERTA
NELLA SCUOLA
Claudiana, Torino,
205 pp, £ 22.000.
no i Consigli di circolo e di
istituto a «far rientrare la partecipazione a riti e cerimonie
religiose tra le manifestazioni
e attività extrascolastiche». Il
Tar Emilia-Romagna, con decisione del 1° agosto 1992, ne
sospendeva l’efficacia osservando che tale partecipazione
«non rientra sicuramente» tra
le attività previste alle lettere
d) e f) dell’art. 6 dpr 416/74
ma la decisione veniva riformata il 26 marzo 1993 dal
Consiglio di Stato, secondo
cui tale partecipazione è ammissibile purché organizzata
«nel rispetto dei diritti delle
minoranze» e cioè della «libertà di astenersi» dei non avvalentisi. Senonché tale libertà riguarda l’insegnamento
religioso e non gli atti di culto: questi non possono svolgersi perché non rientrano tra
le attività integrative previste
dai decreti delegati. Così si è
espresso nel merito, tornando
sul caso con decisione del 17
giugno 1993, n. 350, il tribunale emiliano. Questa decisione, non essendo stata fatta oggetto di ricorso al Consiglio
di Stato, è diventata definitiva
ma non è stata comunicata
dall’autorità scolastica ai presidi in modo che ne costituisca un criterio di orientamento: le possibilità di un contenzioso, 0 almeno di un ostruzionismo, persistono.
Eppure basterebbe ricorda
re che le due sentenze
Corte costituzionale
interpretato la normativa
del
cordataria alla luce del prk
pio supremo di laicità
stato, che da allora m poi
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può non costituire la h\i%,
di orientamento speciali
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di religione cattolica in
intercalari anche nelle eli
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di scelta anche in una regim
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Laicità significa farei,
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Andrea Mannucci
I PROTESTANTI
E LA RELIGIONE
A SCUOLA
Centro editoriale toscano,
Firenze, 314 pp, £35.000.
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Franco e
Il Comitato scuola e Costituzione
A Bari l'«ora»
funziona così
le»: san
CHIARA PAPARELLA
GIOVANNI MILICI
La consulta scuola ele
1
montare della Cgil-scuola insieme ad alcuni esponenti del Comitato scuola e Costituzione di Bari ritiene utile
e doveroso proporre una cronologia di avvenimenti che
possano rappresentare un utile momento di riflessione.
Marzo 1991 - Comunicazione della Curia arcivescovile di Bari-Bitonto ai docenti
circa la disponibilità all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole materne ed
elementari. Allegato un questionario da compilare.
Dicembre 1991 - Comunicazione del Provveditorato
circa il mancato rilascio di
idoneità ai docenti in servizio: si chiarisce che «l’idoneità è stata riconosciuta agli
insegnanti in base alle risposte fomite dagli stessi all’apposito questionario con particolare riferimento alla disponibilità aH’aggiornamento,
come evidenziato (?) nella
lettera accompagnatoria del
questionario...».
Inizio anno scolastico ’9293 - Nomine di supplenti annuali (indicati dalla Curia)
per l’insegnamento religioso
nelle classi con insegnanti titolari privi di idoneità. Il
Provveditorato (ottobre) precisa che gli insegnanti titolari
saranno utilizzati per attività
alternative o per supplenze
orarie (!).
Dicembre 1992 - Nota per
la Consulta scuola elementare-Cgil sui gravi problemi
professionali-finanziari con
seguenti alla situazione ven»-'
tasi a creare nelle classi, ®p«
l’arrivo dei supplenti di
gione.
Maggio 1993 - Comuni»
zioni della Curia e del Pto)
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corsi sono tali da far mte
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Luglio ^993 .
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Marzo 1994 - LaJ'jj,t
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Provveditorato circa^^. ^ ^
le sedi dei nuovi c°^jiasc;»
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delle idoneità.
continua, ma fino a 4
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matura
in r,IUGNO 1994
Pagina
PAG. 1 1 RIFORMA
fito direttore,
Uetto la lettera di Franco
entenzedd N:‘ro e Renato Coisson,
a quella che ho ricevu¿ttamente da Coisson,
I quale peraltro si diceva
r,i voleva «rimanere per
^adun dibattito interno»
-, »»ascrivere a «Riforma».
^Pecialme, *^1611220 quindi la rispo■azione scoi, badata a Renato Coisson
sola che sili mia lettera del 13
■zione dava, ¡o, troppo lunga per il
0 quello itti
‘Itro deliaci
nsegnameu
ttolica in 0,
e nelle claj
studenti ng
rpe raltroai
do del dirii
n una regio,
1) Si può senz’altro miglioJ|1 volantino, sia nel consia nella grafica. Lo
Lfflo per l’anno prossimo,
"“ anche in base ai suggerimenti
'■ asimttm che speriamo di ritevere.
2) p volantino enumera le
jjstre numerose opere (e non
ge, si tratta di una esemplijcazione necessariamente abteviata) non certo per «mal
celato compiacimento» (spesso le opere danno preoccupaàoni, almeno alla Tavola provare per credere! - e non
ihbiamo allora tempo per
compiacerci di quelle che
vanno bene, che pur ci so00,..) perché la Tavola, in as‘ senza di indicazioni sinodali,
ha deciso di informare i
membri di chiesa (è a loro
die è indirizzato il volantino,
in particolare ai membri «peliferid») di quello che le noI site chiese/armo, senza fare
pubblicità. Credo che un
elenco di fatti sia «informazione» non «pubblicità»,
y— Non capisco proprio dove
Franco e Renato abbiano trovato degli elementi di «sistenàpaMcitari di uso corrente»; saiàTeto mi chiarissero
inestopnnto.
d)fio detto sopra che il voIjntino è destinato ai membri
periferici delle nostre chiese,
d ijiielli cioè che, per esemPÌ0| non sanno cosa sia la CeW: provate a chiedere - anebe a membri «impegnati» ■ »»wrai-i Cevaa, e fate una
distica! Quindi si è parlato
® 0^0 più generico ma for* più comprensibile di opere
CONTRAPPUNTO
Montecitorio vai ben una messa
Sul «Corriere della sera» del 30
maggio 1994 F. Margietta Broglio, in
un articolo «Montecitorio? Un
Pantheon per la Pivetti», contesta con
garbo ma con estrema durezza la decisione del presidente della Camera di
prevedere, alTinterno del palazzo di
Montecitorio, una messa quotidiana nei
periodi di seduta della Camera. Esattamente ricorda che, a suo tempo, l’offensiva del Duce per privare il partito
popolare di Sturzo del sostegno ecclesiastieo, iniziò con la collocazione del
crocifisso negli uffici pubblici, proseguì con Fora di religione nelle scuole
elementari e si concluse con la confessionalizzazione dello stato con i Patti
Lateranensi.
Ma non pensiamo che la Pivetti abbia agito per un calcolo politico per
conquistare quegli ex democristiani og
gi all’opposizione, risuscitando la politica fascista attuata da Mussolini; né
pensiamo che essa ignori che il neoconcordato abbia affermato che il principio della religione cattolica come religione dello stato non sia più da ritenersi in vigore, e che ignori 1’esistenza
delle Intese tra la Repubblica italiana e
alcune confessioni religiose. Vi è in
realtà un’ipotesi molto più preoccupante: che cioè il presidente della Camera,
convinta della verità assoluta ed esclusiva del proprio credo religioso e trovandosi in un posto di potere, pretenda
di privilegiarlo sugli altri, nello specifico luogo in cui il potere è esercitato:
con uno strappo alla civile convivenza
democratica e una ulteriore incentivazione al confessionalismo dello stato.
Non pensiamo che Montecitorio possa trasformarsi in un Pantheon nel sen
so che tutte le confessioni vorranno
avere i loro riti alla Camera: 172 secondo un’indagine risalente al 1987! A
questo punto, non so se augurarmi che,
provocatoriamente, evangelici e ebrei
chiedano lo stesso diritto riservato ai
cattolici... Certo è che, in barba alla situazione della Corte costituzionale secondo cui la laicità dello stato è principio supremo del nostro ordinamento
e in barba allo stesso neoconcordato
per cui non è più in vigore il principio
della religione cattolica come la sola
religione dello stato, sempre meno il
nostro stato potrà definirsi laico: come,
infatti, può dirsi laico uno stato in cui
vi sia r insegnamento della religione
cattolica nella scuola pubblica a spese
dello stato, i crocifissi negli uffici pubblici, la messa al Parlamento?
Aldo Ribet
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della Chiesa valdese, di Federazione delle chiese evangeliche, di chiese sorelle, di
Consiglio ecumenico delle
chiese, e di Onu, che si spera
siano entità note o almeno
più note anche ai membri di
chiesa periferici, per indicare
le probabili strade attraverso
le quali far giungere la nostra
solidarietà.
Nella sostanza poi sia Franco Taglierò che Renato Coi'sson sanno benissimo che la
Tavola ha chiesto loro materiale e informazioni sui progetti che la Cevaa ha in elaborazione, proprio per poterli
presentare al Sinodo. Di questo materiale, già avuto, ho
fatto largo uso nelle conferenze stampa a cui mi è capitato di partecipare.
4) Ho anche detto che «c’è
in giro una sensibilità e una
ansietà (eccessive secondo
me) che rischiano addirittura
di essere irritanti, su cosa faremo dell’otto per mille, a chi
lo daremo, chi dimenticheremo (volontariamente o meno): ci vorranno quattro anni
per avere i soldi, possiamo
anche aspettare qualche mese
per recepire le decisioni sinodali, senza inutili allarmismi
o vittimismi!».
Gianni Rostan - Roma
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei, 011/655278 -fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166
Jj^ORE; Giorgio GardioI
■^DIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
'DATTORI: Stelio Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Daniele
“usetto, Luciano Cirica, Alberto Coreani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mauilzio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne910, Luisa Nini, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Gian Paolo RicGiancarlo Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaltb Rostan, Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele
. Volpe
SARANTI:
noi
Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Brumo
iUlii ^
J*MINISTRAZI0NE: Mitzi Menusan
J^NAMENTI: Daniela Actis
^TOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. -tei. 0174/551919
MPA; La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174/42590
ORE: Edizioni protestanti s.r.l.-via Pio V, 15bis -10125Torino
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’"Riinario
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F della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
‘“Honlnan ° lesponsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
I in data 5 marzo 1993.
^ giugno 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale all Ufficio CMC Nord,
“boli 44/11 di Torino mercoledì 1®giugno 1994.
La Scrittura
e la Cena
È con profonda e sincera
umiltà, coscienti di ciò che vivifica è lo Spirito e non la lettera, in quanto essa uccide
l’uomo, che dobbiamo seriamente interpretare attraverso
l’opera mediatrice di Gesù
Cristo, ciò che egli ha detto e
ci vuole dire. In merito ai
bambini nella Sacra Scrittura
leggiamo Matteo 19,13-15
«Allora gli furono presentati dei bambini perché gli imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli sgridarono
coloro che glieli presentarono.
Gesù però disse: lasciate i
piccoli fanciulli e non vietate
loro di venire a me, perché di
tali è il regno dei cieli». Come
collegare ciò con l’espressione di una volontà divina
all’accostamento dei bambini
alla Santa Cena? A Gesù furono presentati dei fanciulli
perché li benedicesse e non
per condividerne la mensa! In
quale versetto biblico sta
scritto che Gesù prese parte
con loro ad essa o Dio ne autorizzò in qualche modo la
partecipazione? (Per le donne
il discorso teologico è profondamente diverso: Marco 16,
9-10; Giovanni 20; Atti 1, 14;
Atti 2; Atti 16, 11-15; ecc.).
Del resto l’affermazione:
«Perché di tali è il regno dei
cieli» come può essere giustificatrice a che il battesimo e
la Cena possano essere consentiti a dei bambini? Si afferma solamente l’entrare dei
fanciulli nel Regno. Il termine
regno dei cieli, infatti, può
considerarsi l’annunzio essenziale dell’Evangelo (Luca 4,
43) come il concetto di autorità sovrana di Dio, non come
una meta o un ideale da raggiungere, ma come il dono
gratuito di Dio (Luca 12, 32;
22, 29; Col 1, 13; Ebrei 12,
28/ Il Regno, perciò, è il dono fatto ai credenti nella persona di Gesù il Figlio di Dio
(Giov. 3, 16) in quanto essi
non ne attendono più la venuta poiché Cristo regna sin
Il clic
di prima pagina
Cinquant’anni fa le truppe americane sbarcavano
in Normandia dando origine a una battaglia per la libertà che sarebbe durata
altri 11 mesi. La foto, tratta dall’archivio nazionale
dell’US Army, mostra due
soldati mentre soccorrono
un commilitone ferito.
d’ora sulla chiesa (I Cor. 12,
5; Ef. 4, 5) e sul mondo (Fil.
2, 11 ; Rom. 14, 9) ma ne
aspettano la piena manifestazione (Matteo 25, 34) col ritorno del Signore. Questo dono può essere accolto o rifiutato, infatti alla sua predicazione si unisce intimamente
l’appello alla decisione dell’
uomo (Luca 1, 15; Mt. 6, 33;
Luca 12, 31).
Questa risposta, per chi non
possiede la maturità connessa
e necessaria allo sviluppo psicofisico dell’essere umano
che lo rende autosufficiente
nelle scelte di vita (e nessuno
può confutare che un bimbo
non è autosufficiente: deve
imparare a camminare, a leggere, a discernere il bene dal
male), non può essere data da
chi non è in grado di decidere.
Esisterà nel momento in cui
Tessere umano sarà in condizione mentale di un tale sviluppo per poter rispondere,
soprattutto perché ciò non implica semplicemente il credere all’esistenza di Dio (i demoni lo credono!) ma consiste
nel pentimento e nella fede.
Pentimento (Mt. 3, 2) in
quanto abbandono della propria giustizia e della volontà
di governare la propria vita
secondo le leggi della «carne
e del sangue», cioè della natura umana (I Cor. 15, 5).
Fede (Luca 18, 16-17) in
quanto abbandono alla giustizia divina e accettazione della
sua autorità. I bambini, quindi, pur non essendo in grado
di fornire questa risposta non
sono esclusi dal regno dei cieli poiché è Dio stesso che ivi
li destina (Mt. 19, 13-15) a
prescindere dalla loro volontà,
perché non ancora autosufficiente, affermativa o negativa
di entrarvi.
Matteo 18, 1-16: «In quel
mentre i discepoli si accostarono a Gesù dicendo: Chi è
dunque il maggiore nel regno
dei cieli? Ed egli, chiamato a
sé un piccolo fanciullo lo pose in mezzo a loro e disse: In
verità io vi dico: se non mutate e non diventate come dei
piccoli fanciulli non entrerete
punto nel regno dei cieli, chi
pertanto si abbasserà come
questo piccolo fanciullo, è lui
il maggiore del regno dei cieli». In tale contesto Gesù ci
dice attraverso una metafora
come non sono le nostre doti
quelle che contano, poiché «il
maggiore» è proprio colui che
accettando l’autorità di Cristo
è divenuto per scelta come un
bimbo inconsapevole ed entra
nello scopo di Dio quale suo
strumento senza avere idea
del fine che egli vuole raggiungere: il lavoro che facciamo non vale nulla, perché il
maggiore nel regno di Dio è
colui che non ha mete personali da raggiungere, né ambizioni umane, ma si abbandona
completamente alla volontà
del Padre sostituendola alla
sua. Matteo 11, 25: «Io ti rendo lode o Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai
nascoste queste cose ai savi e
agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli».
Tutto il messaggio biblico è
fondato sul presupposto basilare che Dio esiste ma è nascosto e inaccessibile, sicché
l’uomo non può conoscerlo se
non in quanto egli si rivela.
La conoscenza di Dio non è
«umana», non si può parlare
di una rivelazione naturale
perciò anche quando si rivela
Dio rimane nascosto senza
svelare il mistero della sua essenza (Esodo 33, 17-23:
«Nessuno può vedere Dio e
vivere»). Quindi dobbiamo
porre questa affermazione nel
suo contesto biblico: essa non
avviene in astratto, ma concretamente con l’azione divina di accogliere i bambini nel
proprio Regno (pur essendo
essi incapaci di discernerlo)
perché tutte le rivelazioni di
Dio non ci sono rivelate per
mezzo dello studio, come
l’istruzione dei savi e degli
intelligenti, ma sono sua volontà.
Al termine di questa lettura
biblica di passi inerenti ai
bambini nell’Evangelo, due
sono le conclusioni che se ne
traggono: 1) i fanciulli non
sono in grado di discemere e
operare una scelta di fede; 2)
nonostante ciò «di tali è il regno dei cieli» per volontà divina. Ebbene, che cosa ha a
che vedere ciò con la Cena
del Signore? Nulla. Poiché il
dire che un bambino entra nel
regno dei cieli non è giustificazione biblica per ammetterne la partecipazione alla Santa
Cena (sfido chiunque a citare
il passo ove sia scritto).
La Cena del Signore è una
scelta consapevole di fede, è
una «azione di grazie» (non
un banale pasto magari in
trattoria!) e riassume in se
questi tre significati: pasto sacro, comunione e anticipazione del banchetto messianico.
Mediante la comunione
(non nell’interpretazione cattolica) i fedeli sono costituiti
in un unico corpo che è la
chiesa, corpo di Cristo (I Cor.
10, 17) e questa partecipazione alle «sofferenze di Cristo»
(II Cor. 1, 5) è al tempo stesso
comunione della chiesa col
Signore risorto e anticipazione del suo ritorno. E che cosa
è mai la chiesa se non T insieme di coloro che hanno accettato di essere sposa di Cristo?
Un bambino non può accettare o rifiutare perché non può
discemere... un credente sceglie «nascendo di nuovo»,
mediante il battesimo (Mt. 2,
19-20) di divenire membro
della chiesa trionfante di Cristo (Rom. 6, 5; Gal. 3, 27)
sceglie di «annunciare la morte del Signore finché egli venga» (I Cor. 11, 26) accostandosi alla Santa Cena. E il vo
lere di Dio perché Gesù Cristo ha così operato e non spetta di certo a noi sindacarlo.
Sforziamoci, dunque, di essere imitatori di Cristo e non di
una qualunque dottrina.
Elena Pezzini - Mantova
La pubblicità
cattolica
Puntualmente ogni anno,
alla vigilia della denuncia dei
redditi, la Chiesa cattolica
lancia la sua campagna pubblicitaria per accaparrarsi
l’otto per mille degli italiani.
Ingredienti fondamentali della sensibilizzazione sono il
parlar bene di sé e male degli
altri. Quest’anno la propaganda pro-obolo include note
preoccupanti: le cosiddette
«sette», alcune delle quali potrebbero diventare potenziali
concorrenti in futuro, sono
accusate di menzogna, di falsificazioni e si implora di
«fermarne il contagio» («Sette» di Avvenire, 24 aprile).
Chi conosce bene gli intrallazzi tangentizi della Chiesa
cattolica, le sue connessioni
con mafia e camorra, la bassa
moralità di una consistente
frangia del suo clero, sa da
che parte stanno menzogne,
falsificazioni e contagi, ma
ciò che maggiormente preoccupa è che a pochi giorni dalla decisione di fare trasparenza sulle nefandezze del passato e sull’intolleranza di sempre, la Chiesa cattolica fa
marcia indietro. È facile dire
che furono un «errore» i roghi degli «eretici» quando
non è più possibile tenere nascosta la storia: la vera dimostrazione della sua buona fede, la Chiesa cattolica, rea
confessa, dovrebbe darla con
una odierna dimostrazione di
tolleranza nei confronti di coloro che se fossero vissuti
qualche secolo fa avrebbero
rischiato il collo.
La Chiesa cattolica non uccide più fisicamente solo perché i tempi sono cambiati, ma
moralmente lo fa ancora gettando fango anziché preoccuparsi di ripulire se stessa.
Livia Marchetto
Moncalieri (To)
Preghiera
e dottrina
Nel 1919 venne dalle parti
di Fano un missionario dall"
Inghilterra che quando insegnava «spezzava la parola di
Dio». Era bravissimo; insegnava solo la parola di Dio e
non quella degli uomini, come direbbe il prof. Cicchese.
Un esempio: Gesù Cristo diceva che se vogliamo pregare, lui ci dava un insegnamento. Quando pregate, pregate così: con il Padre Nostro. Ebbene, Cesare Ronco
mi diceva che non bisogna dire il Padre Nostro perché è
una preghiera che potevano
dire gli ebrei, non i «nati di
nuovo». Noi non siamo nella
chiesa mondana (cattolica o
valdese), siamo l’Israele di
Dio. In poche parole: non
dobbiamo dire il Padre Nostro. Ma se è così, come la
mettiamo con l’indicazione di
Gesù Cristo? Questi fratelli
dovrebbero smetterla di insegnare le dottrine plymouthistc
per dare retta alla lettura biblica. Qui nelle Marche ci sono dei fratelli che presi uno
per uno sono persone bravissime, ma se metti nelle loro
mani una Bibbia... ben difficilmente si mettono in questione personalmente; vedono
il prossimo da condurre alla
chiesa dei santi e poi tutti gli
errori del prossimo.
Guido Pagella - Fano
24
OTTO
MILLE.
PUOI AFFIDARLO
ALLA CHIESA
VALDESE.
PERCHE
#
SCEGLIERE
#
UN TUO DIRITTO.
Per la prima volta la Chiesa Evangelica Valdese ha accesso alla distribuzione dell'otto per
mille del reddito IRPER Questa è una buona
notizia perché la possibilità di scegliere tra più
destinatari non solo è un tuo diritto, ma è un segno di democrazia e pluralismo che va usato
con responsabilità.
Per questo la Chiesa Valdese si impegna a
rendere conto attraverso i giornali più importanti
del modo col quale spenderà i soldi raccolti.
Non saranno utilizzati per le chiese e per le
spese di culto, ma saranno Investiti in
opere sociali e assistenziali in Italia e
all'estero. Infatti le Chiese Valdesi e
Metodiste sono da sempre fortemente
impegnate in campo sociale: costruiscono e gestiscono ospedali e case per anziani, conducono un capillare lavoro educativo, con spirito laico, tra i giovani, assistono disabili e portatori di
handicap; inoltre collaborano con il Consiglio
Ecumenico delle Chiese per l'intervento nei
paesi del terzo mondo più povero. I più recenti
progetti prevedono una scuola in Mozambico e
in Madagascar e un canale navigabile nello
Zambia.
Chiunque voglia conoscerci meglio o avere
informazioni più dettagliate sull'attività
delle Chiese Valdesi e Metodiste e sui
progetti in corso e futuri, può scriverci o
telefonarci. Saremo felici di rispondervi.
CHIESA EVANGELICA VALDESE
UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI.
Via Firenze, 38 - 00184 Roma - Tel. 06/4745537
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