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Anno 112 - N. 37
3 ottobre 1975 - L. 150
Soedizìone in abbonamento postale
I Gruppo /70
BIBLIOTECA VAèOESB
10066 TORRE“ PEILIC'E
ddle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA SPAGNA DI FRANCO E L’EUROPA
Ragion di Stato e coscienza
I cinque giovani che sono andati alla
morte, nella luce del mattino di sabato,
appartenevano alla terra di Spagna; appartengono ora alla coscienza europea,
alla realtà più profonda del nostro travagliato continente.
Come tutti i martiri della libertà i cinque
giovani sono morti secondo un rituale
che fa ormai parte della nostra storia,
una liturgia del condannato a morte che
si snoda regolare e meticolosa come una
etichetta di corte in tutti i regimi : 30, 50,
100 contro uno, un esercito armato contro un uomo in camicia; come a Modena
nel 1821, a Parigi nel 1870, a Pietroburgo nel 1905.
Che altro potremmo fare, come discepoli di Cristo, dinnanzi a questo martirio dell’ideale che unire la nostra voce a
quella di tutti gli uomini liberi ed esprimere la nostra condanna ed il nostro rifiuto per la criminale sopraffazizne da
cui è stata stroncata la loro vita? Vorremmo farlo però con la sobrietà ed il
rispetto che la lor morte impone sollevando alcuni interrogativi.
LA LIBERAZIONE,
PROBLEMA DEL «PRIMO» E
DEL «SECONDO» MONDO
II primo è solo una constatazione; in
questo stesso numero del giornale viene
illustrato il tema della V sessione di Nairobi. I delegati delle chiese cristiane, che
si incontreranno in quella conferenza,
hanno chiara coscienza del fatto che la
lotta per la liberazione deve essere condotta nel mondo ma la fotografia che
commenta questo pensiero può trarre in
inganno: la lotta di liberazione è qui situata in Viet Nam, in un paese del Terzo
Mondo, l’esecuzione di Madrid ci ricorda
che la lotta per la liberazione dell’uomo
non è solo lontana ma anche vicina,
non è problema del terzo Mondo unicamente ma del Primo e del -Secondo Mondo: delle aree sotto egemonia statunitense e sovietica, in casa nostra perché il
fascismo non è venuto dall’Oriente o dal
continente nero ma dal cuore deH’Europa.
INDIGNAZIONE
A BUON MERCATO
La seconda considerazione è questa:
come mai e perché questto scoppio di indignata protesta? Era inevitabile certo
in una occasione del genere, e sarebbe
grave se non vi fosse stata, ma non abbiamo mai sentito gli speakers del nostro
giornale Radio toccare questi vertici di
oratoria antifascista.
Ma tutto questo non era un pochino
facile e gratuito? L’impressione che si ha
è quella di ragazzi che si accaniscono su
un vecchio caduto; questa Europa giovanile e vigorosa che dal mar Mediterraneo
agli Urali scatena la sua indignazione sulla Spagna franchista, sarà pur sincera ma
si risveglia tardi; a suggerirle tutti questi
altisonanti discorsi è la sua coscienza o
una cattiva coscienza? Non ha forse trafficato sin qui con quel « regime in sfacelo » con « la barbarie omicida » con
uno stato che prosegue « la sua politica
di violenza in aperto dispregio delle regole civili »? Non è forse da decenni che
ci sono carceri e repressioni a Madrid?
Ci volevano i morti per capirlo? Quando
era comodo impiantare succursali nel clima di boom o fare le vacanze a buon
mercato tutta l’Europa democratica e
socialista ha trafficato col demente ottuagenario.
E questo ci conduce volenti o nolenti
al terzo grave interrogativo: in nome di
che si alza oggi la nostra protesta di fronte all’omicidio dei cinque martiri di Madrid? In nome della coscienza o della
politica?
ATTUALITÀ’
DI MACCHIAVELLI
Se è Dolitica soltanto la nostra condanna non ha il diritto di essere indignata;
possiamo solo desiderare e lottare per
la caduta di un potere in nome di un
altro ordine di cose, per la fine di una
politica, ma una cosa è chiara : il potere,
ogni potere ha sempre difeso se stesso:
l’Austria del Metternich, la Russia degli
Zar, la monarchia di Napoleone III; è
nella sua logica. La politica non è moralità, ce lo ha insegnato Macchiavelli, non
ci si può indignare dinnanzi ad un omicidio politico se si ragiona unicamente
da politici, il solo problema è sapere se
una cosa è opportuna farla o meno; la
politica è tattica, non morale.
E’ certo possibile ed accade che ogni
Stato si indigni degli errori altrui e li
utilizzi per sé, anche Mussohni si indignava dell’oppressione dei negri d’America ma . come cristiani siamo chiamati a
non essere ingenui. ■<
Proprio per questo il problema dello
Stato è un grosso problema alla nostra
coscienza cristiana perché come credenti
non possiamo accettare la sua logica di
ordine esclusivamente politica, perché
siamo ben consapevoli che lo Stato non
può che essere determinato dalla sua logica di potere, a meno di ipotizzare uno
stato diverso da quelli che conosciamo,
uno stato che non si consideri più criterio assoluto delle cose ma semplice comunità di uomini, e batterci per quello.
Non è un caso che i martiri di sabato
scorso non siano spagnoli ma baschi ed
alcuni di loro siano morti per l’indipendenza della minoranza a cui appartengono, vittime del nazionahsmo spagnolo,
di una concezione cioè della vita politica
che ha dominato e domina tuttora, che
ha condotto i tedeschi a colonizzare i polacchi, i russi i lettoni, ed altri casi non
mancano.
La condanna della politica di sabato
non può dunque avvenire unicamente nel
nome di una diversa politica, sia pure rivoluzionaria, ma deve accompagnarsi di
una coscienza morale, deve essere cioè
fondata su criteri ideali, di verità e di
coerenza. E’ però possibile una pohtica
ispirata alla moralità, al sentimento della
giustizia e della umanità, fatta per gli
uomini e non per il calcolo del potere?
Come cristiani lo crediamo e ci battiamo
perché si attui ma occorrerà essere vigilanti perché passata l’indignarione, che
non costa, occorre mantenere l’azione che
costa e che comincia spesso da se stessi.
G. Tourn
ARIA DI ROMA
Il Papa canonizza un'americana
e guarda lontano
Domenica 14 settembre a Roma, in
Piazza S. Pietro gremita di folla (150.000
persone circa), con un rito durato tre ore
e mezza, è stata canonizzata, cioè dichiarata « santa » dal pontefice romano, Elisabetta Seton (1774-1821), di New York,
fondatrice della congregazione religiosa
delle Sorelle della carità di S. Giuseppe.
Si tratta della « prima santa nordamericana » come annuncia con un titolo su
tutta pagina « L’Osservatore Romano ».
Finora nessun americano era ancora stato canonizzato.
La proclamazione è avvenuta poco dopo le 10, quando il papa ha pronunciato
« ex cathedra » la formula liturgica « nel
nome della SS.ma Trinità » con cui la
chiesa romana attribuisce « gli onori supremi dellp santità », come scrive ancora
il quotidiano vaticano.
Erano presenti 15.000 cattolici americani, tra cui 8 cardinali, 80 vescovi 700
sacerdoti e 1.300 suore. Tra le rappresentanze ufficiali dagli Stati Uniti v’era un
nutrito gruppo di diplomatici, tra i quali
l’ambasciatore americano in Italia John
A. Volpe (noto, tra l’altro, per le sue simpatie per gli ambienti politici di destra).
Lo stesso presidente americano Ford, in
un suo messaggio, ha definito la canonizzazione di Elisabetta Seton come « un
avvenimento nella storia spirituale del
nostro paese ».
Purtroppo era anche presente, in veste
ufficiale, un « gruppo ecumenico » (in
quale cerimonia non ce n’è almeno imo?)
formato da alcuni vescovi della chiesa
episcopale (cioè anglicana) d’America (alla quale apparteneva la nuova « santa »
prima di convertirsi al cattolicesimo nel
1805, dopo un soggiorno a Livorno), il
rappresentante a Roma dell’arcivescovo
di Canterbury, un vescovo metodista e alcuni altri ecclesiastici. Le delegazione della chiesa episcopale è stata ricevuta il
giorno dopo dal pontefice in udienza privata.
Il rito di canonizzazione ha avuto un
singolare epilogo sportivo: due membri
dell’Aero Club di Milano sono stati paracadutati in Piazza S. Pietro (uno però è
finito in via della Conciliazione); essi portavano in omaggio al pontefice una piccola riproduzione in oro della « Madonnina » posta due secoli fa sulla guglia
maggiore del Duomo. Attaccato a un paracadute sventolava la bandiera biancogialla del Vaticano, e all'altro quella tricolore d’Italia. La manifestazione si inseriva nel quadro dell’« Anno Santo dello
sportivo ». Un quotidiano ha così commentato l’intera cerimonia: « grande
spettacolo religioso con emozionante finale sportivo ».
Noi non ci occulteremo di questo spettacolo religioso che a nostro avviso —
malgrado le buone intenzioni che possono
animare quelli che li organizzano e soprattutto quelli che vi partecipano poco ha a che fare con Gesù Cristo e il suo
evangelo, se esso non lasciasse chiaramente trasparire un preciso disegno politico ed ecumenico che supera di gran
lunga l’episodio liturgico di una canonizzazione e merita di essere messo in luce.
Così pure vai la pena ricordare le implicazioni teologiche della creazione di « santi » da parte della gerarchia cattolica e le
ragioni teologiche del nostro rifiuto di
tutte queste cose.
1. La portata politica della canonizzazione è stata sottolineata dal pontefice
stesso quando, affacciandosi a mezzogiorno alla finestra del suo studio, ha detto
che il rito da poco concluso era « un atto non soltanto profondamente religioso...
ma assai significativo anche sotto l’aspetto storico e civile ». Paolo VI si è dichia
{continua a pag. 2)
Paolo Ricca
Pecore
o operai
(Giov. 4: 31-38; Matt. 9: 35-38)
L'immagine che Matteo ci presenta è quella ben nota del Gesù
profeta che percorre le contrade
di Galilea annunziando il Regno
di Dio e compiendo ì segni potenti che di quel Regno testimoniano.
E la folla si raccoglie intorno a
lui e Gesù ne ebbe compassione
perché era come un gregge senza
pastore. In teoria aveva pastori
sia religiosi sia politici; ma i primi erano troppo impegnati nelle
loro questioni di interpretazione
della legge ed i secondi troppo
impegnati nei loro intrighi politici per avere tempo e volontà di
occuparsi veramente della folla.
Gesù ne ha compassione, non
nel senso di una sdolcinatura del
"buon Gesù", ma nel senso che
qui ci viene presentato l’uomo
vero, autentico. L’uomo vero non
è il grande scienziato né l’uomo
socialmente ben adattato e nemmeno il "robusto animale da preda” che cerca di fare i suoi affari
e non si cura degli altri. L’uomo
vero è colui che è capace di compatire il suo popolo.
A chi ha questa capacità di partecipazione appare "la messe del
Signore". L’immagine può essere
riferita al compimento, al giudizio
nel senso della parabola delle zizzanie, ma può anche avere il senso indicato dal testo di Giovanni
4: la messe è matura e vi è una
grande urgenza di mieterla. Ogni
ritardo può pregiudicare irrimediabilmente il risultato. In questo
senso mietitura e semina vengono
a coincidere: si miete ciò che altri
ha seminato e si semina ciò che
altri mieterà.
Ma chi compirà questo lavoro
di semina e mietitura? Pochi sono
gli operai. Da un lato vien fatto
di pensare alla immensità dell’opera missionaria compiuta da Paolo con i soli Èarnaba e Marco. È
chiaro che Dio può suscitare vocazioni quando e come vuole, ma ci
chiede di pregare, perché l’ambiente in cui è possibile e normale che la voce e la vocazione del
Signore giungano ad un uomo è
l’ambiente di una comunità che
prega. Non di una comunità che
discute, che recluta altri o fa propaganda per un certo tipo di lavoro, ma proprio una comunità
che prega.
La crisi di vocazioni (non solo
pastorali) di cui soffrono le nostre
chiese, non sarebbe forse determinata da questa carenza di preghiera?
Ma forse come tutti amiamo
identificarci nell’immagine della
pecora che è amata dal pastore,
altrettanto poco amiamo l’immagine dell’operaio che obbediente
compie il lavoro che gli è affidato
dal suo Signore.
Cipriano Tourn
2
viTrTrTWìJ?
TTT
3 ottobre 1975
NEL QUADRO DEL'DIBATTITO SINODALE
Precisazioni suiia Ciaudiana
dalla prima
Nel quadro del dibattito sinodale sulla
Claudiana pubblichiamo l’articolo del
past.N. Giampiccoli presidente della commissione già preannunziata nell’ultimo
numero. Egli riprende qui alcune delle
considerazioni, già fatte nel corso del dibattito, e che Paolo Ricca nel suo articolo non aveva menzionato. L’impostazione
del problema visto dagli estensori del documento distribuito in Sinodo è stato
ampiamente illustrato nello scorso numero, riteniamo corretto, per una valutazione oggettiva della situazione, dar posto a questa diversa visione delle cose.
Nel n. 35 del giornale Paolo Ricca ri
dalla diffusione di un ciclostilato da parte di quattro dipendenti della Claudica
relazione della seduta sinodale e cercare al tempo stesso di uscire dall’ambito dei fatti per affrontare problemi di fondo : il potere il
lavoro, il servizio. puiere, a
lodevole e interessante, senza dubbio; ma assai equivoco il modo e
fors anche l’occasione. Infatti come r^
soconto della discussione è piuttosto manchevole e parziale; riproduce stralci del
documento e brani di interventi non
sempre comprensibili, ma non dà spazio
tfvo deufr?^ amminfstra
tivo della Claudiana, salvo un breve ar
V0?è‘^U fatto ®
VOCI e a fatto che, pur volendo generalizzare 1 problemi ma ritornando continuamente alla Claudiana, Ricca finisce
per dare di quest’ultima un giudizio ^
storto e finalmente ingiusto. Come se la
Ìa^Chfasa l’appunto, in tutta
SO e svilito^ Il lettore che non conS
Il documento citato e lodato da Sa
che non ha assistito alla discussione sh
nodale e non sa niente di com^è ortfs
nizzata la nostra editrice — fanorama
che l’autore sembra condivider! p“ec
TT, *^1^® ricavare dalla lettu
ra dell articolo l’impressione suddetta è
^o^’Ssf^fnc^e®'^® assai seve
anche se Ricca invita a ricerca
nocn n realtà contribuisce non
poco a renderlo difficile e invece di in
formare i lettori invitandoli ad una rifl!!sione generale al di là del caso ciauffil
na, finisce col prospettare una vera
stroncatura della gestione attuale in
tì!Ì direttore e
Non posso fare a meno, dunque, di ore
zaX^- conosren
za dei lettori, scusandomi se devo soffermarmi su dettagli, invece di fare un ffiscorso astratto sui grandi temi.
^ potere. Sono d’accordo
Vinay («il potere è l’antiagà«uuTa "meravigliato che il Sinodo
lo ripreso questo tema, rifiutandiagnosi contenuta nel documento
ni rhf ^ almeno allarmandose
Claudiana possa esser considerata un espressione di potere di un
gruppo, mi pare molto contestabile. Basta osservare la composizione del suo
comitato generale, nominato annualmente dalla Tavola Valdese, per rendersi conto che c è pur sempre, nella Tavola stessa, la preoccupazione della dosatura di
opinioni e di indirizzi. Certo la Claudiana ha un programma di pubblicazioni,
una logica di pensiero e di ricerca, ma
non è per questo asservita a un gruppo
di potere né lo rappresenta per conto
SUO.
2. Il lavoro. Pur volendo parlare in linea generale. Ricca fa dei riferimenti
esphciti alla Claudiana e incorre in non
poche inesattezze. Parlare ad esempio di
« gerarchizzare le posizioni ed i rappor
jìovità Ciaudiana
BRUNO CORSANI
Introduzione
al Nuovo Testamento
Volume 2“ - Epistole e Apocalisse
pp. 332 - L. 5.800
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ti » rni par davvero fuori luogo, quando
i vari settori di lavoro (amministrazione,
fatturazione, negozio, magazzino) sono'
largainente autonomi. Infatti il «gerarca» cioè il direttore, ha sempre cercato
di dare autonomia ai vari settori di lavoro, nei limiti dell’accettazione delle responsabilità da parte degli interessati e
delle relative capacità, non senza poi papare di persona, senza limiti di orario
anche in cose minime come battere le
lettere ,e maneggiare il ciclostile.
Ricca parla di dipendenti sottopagati
e non inquadrati sindacalmente- qui allora occorre precisare. Da almeno una
ventina d’anni tutte le persone assunte
in faanta stabile alla Claudiana hanno
avuto la loro posizione regolarizzata e i
relativi contributi sono stati sempre versati. Soltanto nel magazzino hanno prestato opera saltuaria degli studenti, che
trovavano il loro tornaconto nel prestar
servizio per non più di quattro ore al
giorno, a paga oraria, con facoltà di interrompere le prestazioni in tempo di
esami per poi eventualmente riprenderle.
C era dunque una convenienza reciproca.
La disposizione di legge che prescrive
che anche per tali prestazioni si debba
provvedere all’inquadramento è recente
Comunque quando gli attuali magaz^i.
nieri hanno chiesto regolare assunzione
ciò è stato accolto e non recentemente
ma ormai da più di un anno. Il Comitato amrninistrativo ha d’altronde incontrato più volte i lavoratori per esaminare con loro tutte le questioni pendenti e
ci illudevamo di averle risolte di comune
accordo.
Non entro nel merito delle proposte dei
firmatari, perché una apposita commissione straordinaria nominata dalla Tavola se ne sta occupando. Osservo solo che
la divisione del lavoro tra l’intellettuale
e il manovale non è un fatto gerarchico
ma funzionale e può esser risolto solo
su un piano di ricerca comune del servi
zio comune. Ma tutte le volte che abbiamo parlato di compartecipazione o anche soltanto di informazione o di assemblea mensile, ci siamo trovati di fronte
ad un rifiuto.
3. Questo ci porta al tema del servizio
ed è un discorso che si può fare soltanto se vi è una base comune di ricerca.
Un accenno da me fatto in una conversazione con due dei firmatari circa la necessità di strutturare diversamente la
Claudiana come comunità di lavoro e di
servizio, con piena corresponsabilità di
fronte al Sinodo, è stato respinto come
non interessante. Quale confronto è allora mai possibile? Tanto più che il documento non conclude chiedendo un confronto, ma minacciando una forma di
lotta e un contrasto di forze.
Non è inutile ricordare ancora che non
tutti i dipendenti della Claudiana hanno
sottoscritto il documento. Essi sono attualmente nove, compreso il direttore dipendente dalla Tavola Valdese, e il personale delle librerie di Milano e Torre
Penice. I firmatari del documento sono
quattro.
Mi spiace di aver annoiato i lettori con
queste puntigliose precisazioni. Il discorso avrebbe potuto essere anche più lungo. Non si può d’altra parte consentire
che un’informazione inesatta generi anche nei lettori un giudizio infondato.
Rimane aperto il problema di fondo:
rapporti' di lavoro e di persone. Ma torno a dire che la vera soluzione possibile
mi par essere non una gestione composta da un comitato nominato dall’alto,
un direttore responsabile e un certo numero di esecutori, ma una comunità di
lavoro e di servizio, con gente a pieno
tempo, a tempo parziale o volontari,
ugualmente responsabili davanti al Sinodo, e concordi neH’esprimere un servizio
comune. Su questo piano il discorso potrebbe essere utilmente proseguito.
Neri Giampiccoli
libri - recensioni
L'anno scorso l'Editore Vailardi ha pubblicato ó
volumi (L. 2.400-2.Ó00 cad.) in una collana che
ha Intitolata L'arte per i bambini e ha realizzato, a
nostro parere, 6 vere opere d'arte nei due sensi
della parola: riproducendo splendide tavole a colori e in bianco e nero e offrendo dei testi di rara
finezza in cui, presentando scuole antiche e moderne (fauves, Impressionisti, cubisti, surrealisti)
la pittura, la favola, la storia sconfinano una nel
I altro. Crediamo che sia una collana veramente
riuscita ed entusiasmante che raccomandiamo a
chi vuole cominciare a far conoscere In modo molto infantile degli artisti che hanno espresso il loro
tempo e la loro anima attraverso forme e colori, e
vuole che il bambino cominci a capire che vi è anche il dono della pittura.
GIOVANNI GANDINI in La minestra di polenta
racconta ai bambini di Pieter Brueghel il grande
fiammingo del 1500 che In ogni quadro racconta
una storia. Sarebbe bello guardarli tutti _____ dice
l'A. — per cercare le cose stambe e buffe che
Brueghel dipìngeva. Protagonista del libro è pietrine, il bambino con il berretto rosso che si lecca
II dito dopo aver ripulito il piatto di polenta, in
primo piano a« Il banchetto nuziale ». Così tra
paesaggi di neve, bambini che vanno in slitta,
corvi, cani e tanta polenta Brueghel entra nella
fantasia dei piccoli e vi rimane come un « simpatico, cordiale, grande artista ».
Il libro su van Gogh, intitolato La notte stellata
ha il testo di PININ CARPI che interpreta la travagliata vita di contadino e minatore del grande
pittore olandese attraverso ì suol quadri della natura e delle cose. Ne esce una storia vera, documentata dal pittore stesso bellissima.
Pure su testo di PININ CARPI è il libro su Henry Rousseau La zingara della giungla, una storia di
foreste vergini come le ha immaginate questo pittore francese a cavallo tra il 1800 e il 1900, che
usando il verde in tutte le sue gradazioni, dipinge
fantastiche giungle popolate di belve
Ancora PININ CARPI in L'isola dei quadrati magici inventa II viaggio di un marinaio che incontra
i paesaggi di Paul Klee un pittore svizzero morto
nel 1940. « Il pittore non copia quello che vede »
— diceva Klee —« ma crea delle immagini da vedere » e per questo egli riempie le sue tele di laghi, case, fiori, deli trasformati in tanti quadrati
dai colori smaglianti ».
FRANK DICKENS, presenta in II violino d'oro,
Raoul Dufy, pittore francese vissuto dal 1900 al
1953. Un pittore allegro che ama dipingere feste,
galoppate, concert, un mondo tutto allegro come
era il suo carattere. Egli appartiene a.i pittori fauves (selvaggi).
ORI in II diario del sole rosso, ci parla del pittore spagnuolo Joan Mirò, che vive tuttora, nelle
Baleari. Oro pensa dìe ai bambini Morò dovrebbe
piacere molto, perché disegna un po' come loro,
ciò che i suoi sogni vedono e nella forme più semplici: ghiribizzi, macchie, stelle, uomini alla rovescia, strani animaletti e il bel sole rosso. I quadri
di Mirò sono delle vere fiabe che Ori racconta insegnando ai bambini a leggerle nei quadri del
pittore.
Berta Subilia
Walther Zimmerli, Rivelazione di Dio.
Una teologia dell’Antico Testamento
Jaka Hook, 1975, pp. 318, L. 7.000.
Con questo titolo la Jaka Book ha pubblicato il suo 25“ volume dedicato alla
teologia. Si tratta .di ben 14 saggi do'vuti
alla penna del noto esegeta e teologo anticotestamentario svizzero Walther Zimmerli, scritti tra il 1951 e il 1962 (e non
1960 come nel retrocopertina) durante
l’insegnamento presso l’università tedesca di Goettingen e pubblicati in tedesco
nel 1963.
Il « corpo » di questi contributi allo
studio dell’Antico Testamento è costituito da 4 studi dedicati al profeta Ezechiele, più un quinto concernente anche il
profeta Geremia (pubblicato in francese:
Maqqél shàqédh. La branche d’amandier.
Hommage à Wilhelm Vischer, 1960, pp.
216-227).
Accanto a questi studi dedicati ad Ezechiele troviamo altri 9 studi su argomenti
diversi: sul nome di Jahvé, sul genere
letterario profetico, il problema dell’alleanza sinaitica e abramitica nello scritto
Sacerdotale, il linguaggio del terzo Isaia
(cap. 56-66), un’analisi del secondo comandamento, il problema della legge nell’Antico Testamento (tema ripreso in
uno studio fondamentale : Das Gesetz
und die Propheten — La legge ed i profeti, nel 1963), il significato del linguaggio secondo l’AT., la posizione ed i limiti della sapienza nel quadro della teologia
veterotestamentaria ( riprenderà questa
problematica in seguito alla pubblicazione del volume di Von Rad sulla sapienza, nel 1971, con valutazioni critiche rivolte al Von Rad), infine una spiegazione di un testo classico del Nuovo Testamento, la domanda del giovane ricco
(Marco 10: 17-31 e paralleli) inquadrata
nel suo sfondo anticotestamentario. Si
tratta, in ogni caso, di studi che hanno
segnato, via via, delle tappe, aperto nuove prospettive, nello studio dell’AT.
È un vero peccato che anche questo
volume sia denso di imprecisioni nella
traduzione; numerosissimi anche gli errori nelle citazioni a pie’ di pagina di autori ed opere tedesche. La versione italiana presenta, rispetto aH’originale, un
piccolo lessico dei termini ebraici analizzati e fornisce cosi, un minuscolo vocabolario facilmente consultabile.
E. Genre
rato lieto di « presentare al mondo » (non
soltanto alla chiesa cattolica) la nuova
santa e proporla, in quest’Anno Internazionale della Dolina, coiiie « esempio,
stimolo e protettrice della donna moderna » (non solo della donna cattolica). Il
tatto poi che Elisabetta Seton era americana, anzi « totalmente americana » (come ebbe a dire il famigerato card. Spellmann, citato da Paolo VI), ha indotto
Il pontefice ad appellarsi direttamente
cattolici americani ma a tutta 1 America come paese e come popolo,
invitandola a seguire l’esempio della nuova « santa », a custodirne l’eredita e a riconoscere, attraverso essa, la sua vocazione, come popolo, « non soltanto alla prosperità e alla grandezza temporale, ma
altresì... alla santità morale e cattolica ».
Il senso della proposta è chiaro. L’umanita ha bisogno di modelli ideali a cui
ispirarsi. La chiesa cattolica è pronte a
fornirglieli. Una cattolica, anzi una convertita al cattolicesimo, viene proposta
come modello all’intera America, all’umanita femminile (la « Donna moderna »)
all umanità tutta. Paolo VI guarda lontano. L antico sogno papale di « rendere
cattolico il mondo » (com’ebbe a dire testualmente 1 attuale pontefice alcuni anni
or sono) prende lentamente corpo. Nella scia della nuova « santa », la storia
umana dovrebbe muoversi verso Roma.
è la chiesa cattolica. Chi m questo tempo saprà dire e testimoniare con^ i fatti che la mèta del1 umanità non è la chiesa cattolica ma il
regno di Dio?
2. Anche sul piano ecumenico il pontefice e stato molto esplicito. Paolo VI ha
lodato la chiesa episcopale che formò religiosamente Elisabetta Seton la quale
divenuta cattolica, « trovò naturale serbare tutte le cose buone che la sua appartenenza alla fervida Comunità Epi^opale le aveva insegnato ». Il pontefice
ha poi segnalato, compiacendosene, la
prpenza al rito di canonizzazione di una
delegazione ufficiale della chiesa episcopale, ravvisandovi « un motivo di speranza e un presagio di relazioni ecumeniche
sempre migliori ».
Ecco enunciati i due capisaldi dell’ecumenismo cattolico post-conciliare: il primo è il riconoscimento di « tutte le cose
buone » presenti nelle altre chiese suscettibili di essere incorporate nel patrimonio
secondo è Roma come tappa
obbligata e fondamentale del cammino
ecumenico. I lettori sanno che la nostra
posizione ecumenica è completamente
diversa. Né la dottrina dei « valori cattolici » presenti nelle altre confessioni né
1 idea di Roma come centro del cristianesimo rientrano nella nostra comprensione
dell ecumenismo. Quanto poi ai segni dei
tempi (ecumenici), se per Paolo VI la
partecipazione di una delegazione della
chiesa episcopale alla canonizzazione cattolica di un’ex-episcopale è, comprensibilmente, « un presagio di relazioni ecumeniche sempre migliori», per noi, al contrario, è il sintomo di una situazione ecumenica sempre peggiore.
3. Sul piano teologico ci sarebbero
molte cose da dire, ma basti questa:
creando i « santi » la chiesa canonizza se
stessa, esalta se stessa, celebra la sua
gloria, « nel nome della SS.ma Trinità ».
Dio diventa, in questo quadro, segretamente superfluo. La chiesa basta a se
stessa. Ormai fa tutto da sola, anche i
« santi », che nessuno ardirebbe fare. La
chiesa si arroga ogni potere, in cielo e
sulla terra. È padrona delTuniverso: non
le basta la terra, anche in cielo vuole comandare. Una chiesa come questa non
sarà mai la nostra. Domenica scorsa ero
in Ungheria e ho predicato in una chiesa
riformata, nella città di Szeged. AH’uscita
un fratello ungherese mi ha isalutato con
queste parole: « Soli Deo gloria », a Dio
solo la gloria. Questa è la nostra posizione, questa è la nostra fede: a Dio solo
la gloria, non alla chiesa.
«Io sono il Santo in mezzo a te», dice
il Signore (Qsea 11, 9). Basterebbe questa
semplice parola, veramente creduta, veramente vissuta a bloccare ogni idea di
canonizzazione e a liberare Torizzane spirituale di molti credenti da ogni sorta di
« santi » e « sante » create dall’uomo, per
far posto all’unico Santo degno di essere
invocato: il Signore stesso, che non abita
in qualche speranza lontananza ma è « in
mezzo a te », in mezzo al popolo.
Paolo Ricca
Parole di Vita (giovedì alle ore 19.30
sulle onde medie Khz. 7010, m. 428):
9 ottobre: Intervista con il dr. Mesas.
16 » Intervista con la sig.na Bru
na Scala sulle conferenze del
dr. Mesas a Poggio Ubertini.
Nel corso delle trasmissioni verranno
trasmessi inni interpretati dal complesso
« Emanuel » della Assemblea di Foggia.
Il programma- è ripetuto ogni martedì
alle ore 13.20 sulle onde corte Khz 6000
(m. 19).
3
3 ottobre 1975
LESOTHO
Nel silenzio deil’emarginazione
ia Chiesa fa sentire la sua voce
echi
Nell’Africa meridionale, in una zona
montagnosa, formata da vari altopiani
tra i 1.000 e i 1.500 metri, si trova il Lesotho ex Basutoland, una piccola nazione di
poco più di 30 mila Kmq, con una popolazione di circa 1 milione di abitanti,
formata per il 99% da negri della razza
Basuto. Tutt’intorno è circondato dalla
Repubblica del Sudafrica, avendo così
una posizione un po’ simile aq nella della
Repubblica di S. Marino. Prottettorato
britannico dal 1868, il Lesotho ottenne
l’indipendenza nel 1966; ma l’anno successivo doveva accettare un’influenza economica del Sudafrica. Nel 1970 le elezioni
erano vinte dal partito d’opposizione ed
iniziava uno sviluppo democratico, che
veniva però ben presto interrotto in modo brutale e s’instaurava un regime autoritario sostenuto dal Sudafrioa. D’allora
la vita dei Basuto è stata un continuo
calvario: spedizioni punitive, incendi, interventi della polizia e di formazioni paramilitari, assassini ecc. sono aU’ordine
del giorno.
Il Lesotho è troppo piccolo per fare
storia, troppo debole per opporsi alla
violenza, troppo povero per essere indipendente. Circa i tre quarti della popolazione appartiene a chiese cristiane. Da
loro ci viene una lezione di umiltà e di
coraggio, sulla quale vai la pena di spendere due parole.
Il 10 agosto infatti cristiani di varie
confessioni si sono riuniti insieme ed hanno scritto un documento che, per forza di
cose, dobbiamo cercare di riassumere.
Esso è stato sottoscritto dai rappresentanti della Chiesa Evangelica Metodista,
Pentecostale, Cattolica, Anglicana, Episcopale. Una dichiarazione bella perché evangelica nella forma e nel contenuto; coraggiosa perché denuncia quella che è la
situazione; costruttiva perché dà delle indicazioni concrete sul modo d’agire.
Il dovere di predicare
Nella sua prima parte è detto quale è
la responsabilità della Chiesa: « ...il notro diritto e il nostro dovere è quello
d’insegnare, cioè predicare, e la Chiesa,
il cui dovere è di vegliare affinché la
volontà di Dio sia osservata, deve essere attenta e preoccupata a tutti gli aspetti della vita deH’uomo. Quel che riguarda
in tutto o in parte la vita di un uomo,
chiunque egli sia, riguarda la Chiesa ».
Nella consapevolezza dunque di questa
responsabilità, e non certo per altro, la
Chiesa deve parlare.
Ma prima di denunciare il peccato altrui, la Chiesa deve saper riconoscere il
proprio. Perciò la dichiarazione prosegue: « ... dobbiamo dire con dolore che
oggi la Chiesa di Cristo nel Lesotho è
macchiata e sporca a causa nostra, di noi
cristiani. La nostra macchia più grossa è
data dal gran numero di Chiese. Cristo
non è numeroso. Noi ci siamo divisi a
causa dei nostri peccati; e le nostre divisioni si sono estese alla nazione... Abbiamo quindi deciso di fare ogni sforzo
per l’unità delle Chiese, affinché la nostra unità metta in evidenza l’unità del
popolo. È nostra speranza che, sebbene
aH’interno del popolo vi saranno sempre
delle opinioni diverse, queste differenze
non saranno motivo di divisioni come
quelle che sperimentiamo oggi ».
Linee di azione
Dopo aver così riconosciuto il proprio
peccato ed espresso la propria speranza,
il documento indica alcune linee di azione a tutti « coloro che hanno il diritto e
il dovere di mantenere l’ordine nei villaggi e nell’intera nazione ». Le riassumiamo nei seguenti punti:
a) il Lesotho sia ricondotto alla pace;
b) sia data al popolo là possibilità di
governarsi secondo la via scelta al momento in cui è stato liberato dal potere
britannico, e cioè secondo questo slogan:
un governo del popolo, per mezzo del popolo, per il bene del popolo;
c) siano garantiti i diritti fondamentali di ogni cittadino;
d) sia promulgata una Costituzione;
e) si lavori per la riconciliazione tra
i partiti ed il popolo.
Le Chiese, dal canto loro, affermano il
proprio impegno ad agire secondo la legge di Dio, per la giustizia, la riconciliazione, la collaborazione e l’unità del popolo.
Per quanto riguarda la riconciliazione
le Chiese osano chiedere a coloro che
sono stati oppressi di non cedere alla
vendetta: « ...chi ti ha fatto del male te
l’ha fatto a causa del proprio peccato. Il
tuo dovere è quello di ricondurlo ad
un’umanità vera ».
A quelli che hanno usato ed usano violenza le Chiese hanno l’ingenuità che può
venire solo da una grande fede, di chiedere il pentimento: « ... le vostre mani
grondano sangue, lavatele col pentimento, ed il Signore, come dice in Gen. 4:
13-15, metterà un segno sulla vostra fronte, così come fece a Caino, affinché non
siate uccisi da chi v’incontrerà ».
Anche i capi politici sono chiamati a
ascoltare la parola di Dio e a rispettarla:
a prendere sul serio il comandamento:
« non uccidere », e « ama il tuo prossimo
come te stesso ». Essi devono comprendere in primo luogo che il potere si associa
ad una grande responsabilità affidata
loro dal popolo che li ha eletti. Questo
potere quindi « deve essere adoperato
per il bene di tutto il popolo ». In secondo luogo, si dice nella dichiarazione, « è
vostro dovere e responsabilità capire che
voi siete i servitori del popolo ».
Questi in sintesi alcuni punti del documento che può darsi farà sorridere alcuni perché non parla di lotta di classe,
sembra ignorare la dominazione della repubblica sudafricana, si illude di poter
ricomporre con un appello alla responsabilità dei dissidi e delle lotte le cui radici
sono lontane nel tempo ed anche nello
spazio, e che vanno tagliate a Johannesburg o a Londra, o nelle sedi conimerciali di Amburgo. Sicuro, noi possiamo
forse insegnare molte cose a questi nostri fratelli lontani sulle strutture del nostro mondo; ma dobbiamo essere disposti ad ascoltare prima la lezione di fede
e coraggio che con questo documento ci
danno. Luciano Deodato
ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE
Gloria di Dio
e avvenire dell'uomo
« Un incontro tra un'aflermazione classica della Teologia cristiana e in particolare riformata (soli Deo gloria) ed una
inquietudine moderna »: così il prof. André Dumas, della 'Facoltà teologica di Parigi ha definito il tema del prossimo incontro mondiale dell’organizzazione in
cui si raccolgono tutte le chiese riformate
del mondo e che è sfato studiato, al livello preparatorio, anche dal comitato europeo dell’Alleanza, formato da venti persone, che si è riunito a Sommière, vicino a
Nîmes, da 19 al 22 settembre.
Oltre che dal prof. Dumas, l’argomento
è stato introdotto anche dal prof. Laszlo
Kuerti, della chiesa riformata d’Ungheria.
Al di qua e al di là della « cortina di ferro », appare chiaro che, mentre al tempo
della riforma la predicazione della gloria di Dio aveva un senso polemico nei
confronti deH’uomo {a Dio solo e non al
papa, né ai santi né a chicchessia la gloria), oggi la stessa predicazione deve mettere in luce la partecipazione di Dio alla
storia dell’uomo. « Poiché Dio vuole essere glorificato con gli uomini noi possiamo affermare con piena fiducia che l’avvenire dell’uomo (così come quello dell’intero creato) è un avvenire glorioso,
tanto nella sofferenza, quanto nella beatitudine ». Così si esprime un documento
finale sulla scorta delle beatitudini di
Matteo 5. La sofferenza e la beatitudine
del futuro hanno un senso glorioso nella
misura in cui sono inserite nel quadro
della morte e della risurrezione di Cristo.
Per questo, come è stato anche scritto alle chiese portoghesi in un messaggio, l’avvenire non è tanto il tempo per il quale
possiamo fare delle previsioni, quanto
quello in cui siamo chiamati a vivere la
vocazione della fede.
Gli incontri del comitato europeo non
hanno, però, solo attività di studio. La
relazione amministrativa del segretario
generale, pastore Edmondo Perret, faceva cenno del centenario dell’Alleanza,
nata il 21 luglio 1875, ma la cui ideazione
risale niente meno che a Teodoro Beza, ai
primi decenni della Riforma; menzionava, inoltre, l’ingresso nelTorganizzazione
della 36“ chiesa europea: una delle chiese
della Germania occidentale; ricordava i
problemi connessi col rinvio deU’assemblea generale che avrebbe dovuto tenersi a St. Andrews (Scozia) nel 1977 e che il
Comitato esecutivo mondiale ha deciso di
sostituire con una consultazione ristretta.
Su questa questione le nostra 'Stampa ha
già diffuso una certa informazione. Non
tutti i membri del comitato europeo hanno ritenuto convincenti le ragioni di questa decisione, ed è stata inviata una lettera al Presidente del Comitato esecutivo
per far conoscere le ragioni delle riserve.
Inevitabile è anche sempre il problema
delle finanze. Non tutte le chiese sono
puntuali neH’invio delle loro contribuzioni. Alcune (quelle delTest) sono giuridicalmente impossibilitate a farlo. 'Perciò
il rendicontò segnala un deficit di oltre
13.000 franchi svizzeri, coperto con fondi
di riserva. A questo proposito è, però,
stato posto seriamente il problema del
dal mondo cristiano
Ìuhf^na
l’opportunità che una chiesa o una famiglia di chiese abbia fondi di riserva e non
viva, invece, senza « tesori sulla terra ».
Una prossima riunione del comitato dovrà
discutere a fondo il problema.
Tra gli strumenti — del resto assai modesti — delTAlleanza, c’è anche un segretariato teologico il quale si occupa, oltre
che degli studi teologici sugli argommti
delle assemblee, anche del dialogo e delle
conversazioni interconfessionali: dopo la
« concordia di 'Leuenberg », i rapporti coi
luterani sembrano in un periodo di stasi,
ma proseguono rapporti fecondi coi battisti e, in alcune zone, anche con gli anglicani e gli ortodossi. Esiste, inoltre, un
fermento di studi su questioni particolari
come i ministeri e il matrimonio.
Claudio Tron
L'ARM.
compie
100 anni
Il 21 luglio scorso è stato ricordato il centenario della fondazione dell’Alleanza Riformata Mondiale. È infatti quel giorno, nel lontano 1875,
che si sono riuniti nei locali del Collegio presbiteriano inglese di Ginevra i rappresentanti di 21 chiese presbiteriane e riformate del mondo per
dare vita a questo organismo, il primo a carattere ecumenico internazionale.
In una lettera indirizzata alle 142
chiese membro deH'Alleanza (fra cui
anche la Chiesa Valdese) il suo attuale presidente William Thompson
ed il suo segretario generale Edmond
Perret hanno invitato i credenti riformati ad unirsi in una preghiera
di azione di grazia e di intercessione
per tutte le chiese di Gesù Cristo e
tutti gli uomini, nel ricordo di quella data.
Il centenario dell’Alleanza sarà ricordato in modo estremamente sobrio, come si conviene ad una organizzazione ecumenica che si rifa alla
tradizione calvinista: un culto, celebrato nella chiesa riformata di Frognal a Londra, un volume commemorativo col titolo « A Century of
Service » (un secolo di servizio). Il
past. Pradervan, che fu segretario
dell’Alleanza dal 1948 al 1970, pubblicherà in autunno una valutazione
di questo cammino ecumenico compiuto negli ultimi anni dal punto di
vista di un riformato.
Ginevra (soepi)'— Tra gli oratori ufficiali, invitati alla prossima assemblea
di Nairobi del Consiglio Ecumenico delle Chiese, figura anche il Primo Ministro
della Giamaica, Michael N. Manley. Membro della Chiesa Metodista, egli ricopre
quell’importante carica dal marzo 1972,
in seguito alla vittoria elettorale del Partito Nazionale del Popolo. Convinto assertore del sistema democratico Manley
ha recentemente dichiarato : « In una giovane società la chiave per lo sviluppo è
la mobilitazione della volontà popolare ».
Impegnato in una politica di partecipazione egli insiste sulla necessità che il
popolo stesso prenda parte ad ogni decisione. Manley sarà così, il secondo capo
di Stato a pronunciare un discorso in
un’assemblea del OEC. È stato in questo
preceduto nel 1968 ad Uppsala da Kenneth
Kaunda, presidente dello Zambia.
Ginevra (soepi) — I principali oratori
invitati dal CEC a Nairobi saranno: Robert McAfee Brown, teologo e professore all’Università Stanford (California),
che parlerà sul tema ; « Chi è questo Gesù Cristo che libera ed unisce? » ; il padre
Cyrille Argenti, teologo ortodosso francese e John Dèschner, teologo metodista
americano. Ambedue tratteranno il problema deH’unità. cristiana. Il vescovo
Mortimer Arias della Bolivia, che parlerà sull’evangelizzazione; ed infine il biologo australiano Charles Birch, che parlerà su : « La creazione, la tecnologia e
la sopravvivenza deH’Umanità ».
Ginevra (soepi) — La Chiesa Cattolica
romana ha accolto l’invito del CEC di inviare 16 osservatori delegati alla prossima assemblea di Nairobi. Tra di essi solo
una è una donna, si tratta di Suor Gilmary Simmons, di New York, che ha lavorato in Corea come medico ed è stata
consigliere della Cómmissiphe medica
cristiana del CEC a Ginevra. Oltre a Costoro, tra gli invitati figurano anche
Mons. Ch. Moeller, segretario del Segretariato per l’unità dei cristiani e Mons.
Andrea di Montezemolo, pro-segretario
della Commissione pontificia Justitia et
pax. Un’altra decina di cattolici parteciperanno in qualità di consiglieri ai lavori.
Essi sono stati invitati direttamente dal
CEC per i contributi particolari che essi
potranno dare alle discussioni.
Ginevra (soepi) — Dal 27 al 31 ottobre
si svolgerà a Buckow, nella Repubblica
Democratica Tedesca, un incontro organizzato dalla Conferenza delle Chiese Europee per esaminare quale contributo le
chiese europee ed i cristiani possono dare per la realizzazione dei principi della
dichiarazione di Helsinki sulla sicurezza
e la cooperazione in Europa. I lavori saranno articolati in quattro sezioni sui seguenti temi: componenti morali e spirituali per un ordine internazionale in Europa, la pace nella vita della Chiesa, partecipazione concreta delle Chiese alla
cooperazione in campo economico, scientifico, culturale e delle relazioni umane;
conseguenze del contributo delle Chiese
alla pace.
Hca
Johannesburg (soepi) — Horst Kleinschmidt, direttore aggiunto dell’Istituto
Cristiano dell’Africa australe, è stato arrestato dalla polizia il 15 settembre. Il
suo crimine consiste nell’aver pubblicato
su dei bollettini d’informazione, sequestrati dalla censura, notizie sul processo
che si svolge a Pretoria contro alcuni studenti negri e meticci, incolpati in base
alla legge contro il terrorismo.
Kinshasa (SPP). Dopo 14 anni di lavoro nello Zaire l’Entraide protestante
svizzera (organismo ecclesiastico intercantonale di aiuto ad opere e chiese nel
mondo) ha ceduto al governo di quel paese la gestione dell’istituto secondario di
Lisanga. L’istituto era stato creato nell’anno 1950 per rispondere ad una richiesta del Consiglio delle chiese protestanti congolesi. Il governo ha riconosciuto
il valore e l’importanza di questo istituto
che si è qualificata fra le opere pedagogiche più avanzate della nazione, e lo destina ad un’opera piltota nel settore dell’istruzione.
4
a cura di Ermanno Genre
NAIROBI 1975
5. STRUTTURE DI INGIUSTIZIA
E LOTTE PER LA LIBERAZIONE
grado di pronunciare? Con quale credibilità?
« Praticate veramente la giustizia o potenti? Giudicate in modo retto i fìgli degli
uomm.? No anzi agite coscientemente con perversità ; nel paese fate pesare U
violenza delle vostre mani... O Dio frantuma loro i denti in "bocca, o Eterno fra1 mascellari dei leoncelli, colino come l'acqua che scorre via...» (Salmo 58)
ture di ingiustizia? Qual’è la relazione
fra l’obiettivo riconciliatore della chiesa
e le posizioni profetiche, partigiane, che
deve adottare per raggiungere questo
obiettivo?
Il compito di questa V sezione è duplice :
1. Studiare i tipi di dominazione contro i quali lottano i gruppi seguenti- le
donne - le rninoranze etniche e le maggioranze vittime dell’oppressione razziale - i poveri e i discreditati - le vittime
di violazione dei diritti dell’uomo - i prigionieri politici - i disoccupati.
2. Studiare la misura in cui i sistemi
militari ed economici nazionali ed internazionali creano e perpetuano questa dominazione.
Questo studio porterà a considerare 5
temi di preoccupazione che affrontano le
chiese oggi :
a) l’impegno teologico, ben lungi dal1 essere terminato, di mostrare che queste strutture d’ingiustizia sono delle incarnazioni del peccato umano, e di chiarire le relazioni fra il conflitto inerente
alla lotta per la liberazione e il carattere
dato della riconciliazione di Dio;
b) la misura in cui gli organi decisionali delle chiese sono essi stessi strutture d ingiustizia, come sta a dimostrar
li Cristo ci libera non per noi stessi
ma perché siamo dei segni e dei servitori del suo disegno di liberazione di tutti
gli uomini. In quanto alleata dei poveri,
la chiesa è chiamata a riflettere più chiaramente e ad agire con più coraggio in
solidarietà con quanti lottano per cambiare delle strutture ingiuste e oppressive. Le implicazioni teologiche e politiche
di questa forma di obbedienza cristiana
provocano drmai da qualche anno e soprattutto dopo l’assemblea di Uppsala,
dei dibattiti animati e delle forti tensioni nelle chiese e fra le chiese.
Le assemblee del Consiglio ecumenico hanno confermato il ruolo profetico
delle chiese nella comprensione della volontà di Dio per tutti gli uomini. Tuttavia, dopo Uppsala, si sono affermate certe realtà storiche che hanno costretto le
chiese a rivedere le loro posizioni tradizionali. Di conseguenza le chiese hanno
avuto meno preoccupazioni di pubblicare dichiarazioni e sono state più decise
all’azione, meno individualiste e più preoccupate a combattere l’ingiustizia strutturale e istituzionale.
Alla V assemblea, i delegati delle chiese si interrogano sulla relazione fra il
concetto biblico di giustizia ed i concetti
laici contemporanei. Siccome si tratta in
gran parte di un problema di potere e di
assenza di potere, in quale modo la fede
biblica chiarisce o modifica la nostra
concezione del potere? Qual’è la responssbilità della chiesa verso gli oppressi
che lottano per ottenere il potere, e quale il suo messaggio verso i potenti che
si sforzano di conservare il potere? I movimenti di liberazione hanno bisogno di
liberazione? Le chiese sono incamminate
per liberarsi dalla loro dipendenza verso
le strutture dominanti del potere?
Quale tipo di potere possiede la chiesa, e in che modo pensa di inserirsi a
fianco di quanti lottano contro le strut
bibliografia
La nota bibliografica dei documenti preparatori offre ben 30 indicazioni : ci limitiamo a segnalare alcuni scritti, quelli più facilmente reperibili, sapendo che la documentazione su questo tema è sempre più ampia.
Paulo Fbeire, La pedagogia degli oppressi,
1973L Mondadori; James H. Come, Teologia
nera della liberazione e Black Power, Claudiana,
1973; Gustavo Gutierrez, Teologia della liberazione, Queriniana, 1972; Lumière et Vie,
120 (1974), interamente dedicato alla teologia
nera; Gioventù Evangelica. 30-31 (1974), sulPAmerica Latina.
lo la situazione largamente marginale riservata alla maggioranza dei membri di
chiesa : donne, laici, giovani ;
c) le strutture ecclesiastiche che, direttamente o indirettamente, apertamente o di nascosto, sostengono spesso gli
oppressori e sabotano le lotte per la liberazione; è dimostrato che le élites di
certe chiese ricevono un beneficio diretto dei profitti di società corrotte e decadenti ;
d) le implicazioni pratiche del fatto
che Dio, a più riprese, si è manifestato
accanto ai senza-potere, non già per approvare la loro impotenza ma per assicurare la giustizia; ci si chiederà quali
idee reali si può avere dell’ordine sociale
più giusto a cui Dio chiama i suoi figli,
e quale portata possono avere le prospettive ideologiche nella definizione dell’impegno sociale della chiesa;
e) il dibattito permanente sulle strategie e le forme d’azione convenevoli alle chiese e ai credenti che cercano di impegnarsi più attivamente nelle lotte portate avanti nel mondo in favore della
giustizia e della pace.
^ Quali raccomandazioni in vista dell’azione possiamo presentare ai gruppi
ecclesiastici, alle comunità, alle chiese
membro e al Consiglio ecumenico delle
chiese, di modo che ciascuno possa farsi
promotore delle lotte di liberazione che
si conducono in diverse regioni del mondo?
(nota introduttiva
alla V sessione)
Guardavamo arrivare
l'uomo bianco
Guardavamo arrivare l’uomo bianco
su battelli stranieri e sconosciuti
ora siamo diventati degli intrusi
sulle rive delle nostre terre.
Portava con sé un libro
che parlava di una nuova religione
fatta d’amore, d’umiltà e di compassione
per nasconderci il suo raggiro.
I campi che erano nostri
non possono più sfamare
il nostro bestiame
e come bestiame siamo radunati
per lasciarci morire di fame
sulla terra nuda.
Muoiamo nel ventre della terra
per guarnire il suo cofano d’oro
la sua sete di diamanti
pesa più che la sua preoccupazione
per la nostra vita.
Le nostre robuste schiene
costruiscono le strade
sulle quali viaggia l’uomo bianco
il suo carrello ci copre di polvere
spingendoci verso la fossa.
In casa sua le nostre madri
e le nostre sorelle calmano i suoi figli
offrendo loro l’amore di cui hanno bisogno
per poi più tardi essere rifiutate.
L’arrivo sulle nostre terre
dell’uomo bianco e della sua tribù
ci ha insegnato una lezione
amara come delle radici
la parola dell’uomo bianco
ha il valore del fango.
.James Matthews, 1972
(scritto proibito neU’Africa del Sud)
Liberare la chiesa dall’inerzia
Homo homini lupus (l’uomo è un lupo
verso l’altro uomo): con questa nota
espressione, il filosofo inglese Thomas
Hobbes definì, a metà XVII secolo, nell’Europa dilaniata dalle guerre di relisjone, la condizione naturale degli uomini in lotta fra di loro. Nonostante il sorgere dell’idea di nazione e la costituzione degli stati nazionali, il passaggio alla
« società civile » , lo stàto di guerra fra
gli uomini non è cessato: l’uomo resta
un lupo che dilania.
Al dilà del determinismo della filosofia
e del pensiero politico di questo inglese,
la storia umana è stata, proprio a partire dall’evo moderno, continuamente segnata da lotte mortali. Proprio quest’anno noi ricordiamo il XXX di una guerra
di liberazione che è ancora molto vicina
e che ha troppo presto tradito gli ideali
per cui si era lottato. « Gli uomini sono
spesso sfiduciati nello scoprire che i cambiamenti di regime non comportano solo
dei risultati positivi, ma dei mali nuovi.
Anche dei sistemi più giusti di quelli che
li hanno preceduti offrono nuove tentazioni alla cupidità e all’amore del potere, poiché il peccato è sempre presente
nel cuore dell’uomo. Per questo molti si
abbandonano all’apatia, all’indifferenza e
alla sfiducia... ». Queste parole, dal rapporto della 3“ sessione della prima assemblea del CEC ad Amsterdam, 1948
« La chiesa e il disordine della società»,
esprimono bene il sentimento di molti
italiani all’indomani della liberazione, al
momento del passaggio dal regime fascista a quello democristiano. Da non molti
anni si è passati dalla fase della sfiducia
e dell’indifferenza ad un atteggiamento
combattivo.
Anche la nostra chiesa, poco a poco,
dopo lo schok del dopoguerra, è venuta
assumendo nuove responsabilità, si è
aperta al mondo, è entrata in un discorso internazionale ed ecumenico che l’ha
rinvigorita, sprovincializzata. Gli avvenimenti del Vietnam, il razzismo contro i
negri africani ed americani, i colpi di stato fascisti in Sud America sono stati momenti di riflessione in molte comunità.
Di qui la chiesa si è inserita, con una
presenza sempre più attenta e partecipe,
nel processo di liberazione dei popoli.
Una presenza che si sta rafforzando di
pari passo • con una nuova lettura della
Bibbia: il Dio liberatore deH’Anticó e del
Nuovo Testamento è di nuovo il Dio che
agisce nella storia, che esige la liberazione degli uomini, che oggi vuole l’esodo di
quanti hanno occupato le terre di altri
popoli e si sono arricchiti sulla loro pelle.
^ lotte di liberazione dei paesi sottosviluppati, con i loro intrecci intemazionali, politici ed economici, la ferma presa di posizione del CEC nella lotta contro il razzismo, con le proposte concrete
del rifiuto o del ritiro di capitali nei paesi razzisti, hanno fatto scoppiare all’interno di alcune chiese aderenti, delle fortissime tensioni. Si è così sperimentato
quanto precaria sia l’unità della chiesa,
là dove sono in gioco dei grossi interessi
economici (vedi sopra punto 2, comma c). Si è così dovuto prendere atto,
con profonda tristezza, della realtà della
lotta di classe che non risparmia le chiese (anche se c’è chi continua a negarlo).
In alcuni casi è veramente la spada che
divide, mentre formule liturgiche ripetono che siamo tutti fratelli.
Questi ultimi due anni hanno comunque fatto registrare dei fatti nùovi, in
negativo e in positivo. In negativo: i diritti dell’uomo continuano ad essere calpestati ovunque, soprattutto nelTAmerica
Latina, in Cile, Uruguay, ed ora in crescendo anche in Argentina, nella Spagna
franchista. Uomini innocenti vengono improvvisamente imprigionati, torturati, eliminati, fatti scomparire senza che sia
possibile indagare. Le strutture del potere uccidono senza pietà. In positivo, la
caduta del regime salazariano in Portogallo, con le conseguenze immediate per
le colonie portoghesi in Africa che vedono vicino il momento delTindipendenza.
Certo non mancano le difficoltà, i pericoli
di involuzioni, soprattutto nei casi in cui
i movirnenti di liberazione stessi combattono gli uni contro gli altri per il potere
(è recente il telegramma di P. Potter ai
movimenti di liberazione in Angola perché ritrovino l’unità e l’impegno comune).
È precisamente nell’affrontare questi
delicati problemi che Nairobi dovrà segnare una tappa di chiarimento dell’impegno del CEC verso i popoli in lotta, quindi verso i movimenti di liberazione. È
dunque prevedibile che questa V sessione
sia la più scottante, la più problematica,
per gli interessi e le contrapposizioni
che sono in gioco. Anche questa sessione,
però, è bene ricordarlo, resta sotto il tema generale dell’assemblea: « Gesù Cri
sto libera ed unisce ». Occorrerà imparare a scoprire il valore del perdono e della riconciliazione in una prospettiva politica.
Restringendo ora il discorso alla nostra situazione italiana, occorrerà che anche come chiese evangeliche si rifletta sul
tema « strutture ingiuste e lotte per la
liberazione ». Un esempio: non ci siamo
mai seriamente occupati del mercato internazionale delle armi, di cui il nostro
paese è uno dei più forti fornitori. Dobbiamo ancora inserirci, come comunità,
nelle lotte che si conducono per la casa,
la scuola, i servizi sanitari, la difesa del
posto di lavoro, ecc. È all’interno di questi problemi che dobbiamo situare l’invito di Nairobi, e qui inserire il nostro contributo, superando la situazione di stasi
e di disimpegno in cui spesso si vive.
La rassegnazione, il lasciar correre le
cose per il loro verso, è una posizione
che denota una mancanza di fede e di
speranza, un atteggiamento di ingratitudine per dei credenti; una forma di ateismo pratico che paralizza la chiesa. È innanzitutto questo che oggi la chiesa deve combattere, al suo interno, è qui che
deve raccogliere le sue for?e per una lotta di liberazione, per eliminare quella
struttura mentale di inerzia che la paralizza. Questo è il grosso peccato della
chiesa: decidere di non reagire.
Nel volume 21 della sua dogmatica (ed.
francese), K. Barth, trattando della dottrina della riconciliazione, si domanda
che cosa sia il peccato. La sua risposta
non è quella che di solito si impara a catechismo: orgoglio, incredulità, disobbedienza, rivolta. Certo, è anche tutto questo ma, dice Barth: « Il peccato dell’uomo è la sua inerzia ». L’inerzia, cioè: pigrizia, apatia, indifferenza, rassegnazione,
ecco la risposta dei cristiani all’annuncio
di liberazione di Dio, alla grazia che riconcilia, alla vita!
È ciò che, con altre parole, lo scrittore negro americano James Baldwin, disse durante i lavori della IV sessione ad
Uppsala (Giustizia e pace negli affari internazionali): «La maggior parte della
gente non è cattiva, ma è terribilmente
pigra, ha terribilmente paura di agirle
conformemente a ciò che sa ». Abbiamo
solo bisogno di un briciolo di coerenza:
ma è come passare per la cruna di un
ago!
5
3 ottobre 1975
Cambio di guardia
a Corignola
Riscoprire i ministeri in una
dimensione comunitaria
SULL’INTEGRAZIONE
La Conferenza della Chiesa evangelica
metodista d’Italia dell’anno 1975, rallegrandosi del parere favorevole espresso
da tutti i circuiti sul « Progetto di integrazione globale fra le chiese valdesi e
metodiste» conferma (a norma dell’art.
3/B dell’Atto di autonomia del 1962) il
voto espresso con l’art. 24 degli Atti della Conferenza 1974, approva aH’unanimt
tà in via definitiva il progetto suddetto e
lo pone in attuazione.
La Conferenza, nell’approvare il paragrafo 9 del Progetto d’integrazione globale tra le Chiese Valdesi e Metodiste,
contemporaneamente conferma la validità della riflessione in corso, sia nelle
chiese valdesi che nelle chiese metodiste,
sul battesimo, e s’impegna a proseguirla
insieme.
RUOLO DIACONALE
La Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia, riunita in Torre
Penice dal 24 al 29 agosto 1975,
vista la proposta del Comitato Permanente ;
udite la relazione della Commissione
Permanente per la Diaconia e quella del
Campo Studi di Azione Sociale tenutosi
ad Ecumene dal 27.7 al 3.8.75;
esprime un orientamento favorevole alla istituzione di un ruolo diaconale nel
quadro dei ministeri della chiesa;
dà mandato al Comitato Permanente
di operare per l’attuazione del ruolo:
1 ) sentito il parere della Commissione Permanente per la Diaconia;
2) usando dei poteri conferitigli dall’art. 87, ultimo comma, del regolamento;
3) tenendo conto delle decisioni prese in sessione congiunta col Sinodo Valdese in materia di ministeri;
4) tenuto conto delle conclusioni del
Campo Studi predetto.
Il Comitato Permanente riferirà alla
prossima sessione ordinaria della Conferenza, specie, per quel che riguarda la
predisposizione di una eventuale regolamentazione del « ruolo » nell’ambito della ricordata norma dell’art. 97 del regolamento.
Ordine del giorno sui senso della presenza delle chiese evangeliche in Italia
nel momento attuale:
La Conferenza della Chiesa Evangelica
Metodista d’Italia riunita in Torre Pellice dal 24 al 29 agosto 1975,
tenute presenti le linee del rapporto inviato dal Comitato Permanente ai Circuiti, riprese nel messaggio del Presidente, e quelle emerse dalla discussione dei
« rapporti dei Circuiti e delle Comunità »,
considerata resistenza di un progetto
di vita, condizionato da una mentalità individuale e collettiva della società italiana ispirata da un complesso di posizioni
ideologiche e di atteggiamenti concreti
riassumibili sotto la denominazione di
« cultura cattolica » che in gran parte affonda ancora oggi le sue radici nella Controriforma,
ritiene che una nostra partecipazione
al processo di costruzione di « un uomo
nuovo » richieda innanzitutto una ricerca
comunitaria a tutti i livelli di un modo
diverso di vivere la fede, intesa come
rapporto autentico tra uomo e Dio, che
comporta l’analisi della esistenza concreta dell’uomo, la riconsiderazione costante della predicazione e l’attualizzazione
dei valori riscoperti dalla Riforma,
invita le Comunità:
— a prepararsi ad adeguate forme di
testimonianza che tengano conto delle
esigenze presenti nel contesto sociale in
cui vivono;
— a riflettere attentamente sulla necessità di confrontarsi in modo specifico
con il movimento operaio;
— a contrapporre il messaggio dell’evangelo alla cultura dominante cattolica,
che si esplicita in particolare nei principi
di autorità, del sacerdozio come mediazione e della visione sacrale della realtà;
rilevato che nel contesto di tale cultura si colloca, tra l’altro, la concezione del
matrimonio, la Conferenza ritiene opportuno che in attesa di una propria delibera
in materia di matrimoni misti, ci si astenga da qualsiasi forma di concelebrazione
di nozze.
ELEZIONI
La direzione della Chiesa Evangelica
Metodista d’Italia per l'anno 1975-76.
Presidente: Pastore Sergio Aquilante.
Vice Presidente: Dr. Teofìlo Santi.
Segretario: Pastore Aurelio Sbaffi.
Comitato Permanente - Pastori: Valdo Benecchi, Giovanni Lento, Domenico Cappella. - Laici: Giovanni Vezzosi, Piero
Trotta, Giampaolo Ricco.
Designazioni per l’anno 1976-77:
Presidente: Pastore Sergio Aquilante.
Vice-Presidente: Giordano Senesi.
CAMPO DI LAVORO
1975
Giovarmi Anziani all’interno del VII Circuito da Palombaro a Villa S. Sebastiano.
Michele Fiorillo dal I al VII Circuito con
sede a Palombaro.
Gaetano Janni aH’VIII Circuito con sede
a Salerno.
Vezio Incelli dal V al I Circuito con sede
a Milano.
1976
Aurelio Sbaffi dal I aH’VIII Circuito con
sede a Roma.
Valdo Benecchi dal IV al I Circuito con
sede a Milano.
Paolo Sbaffi dall’VIII al IV Circuito con
sede a Bologna.
Renato Di Lorenzo dal I aU’VIII Circuito con sede a Napoli-Ponticelli.
Gino Manzieri dal II al I Circuito con
sede a Verbania Intra.
ECUMENE
Assemblea pastorale
L’assemblea pastorale si è riunita ad
Ecumene dal 16 al 20 settembre per riflettere suH’o.d.g., votato nella sessione
plenaria della scorsa Conferenza che ricollegandosi alla linea programmatica già
proposta nel documento della Conferenza di Savona (1968), nel quale si pr^oneva la partecipazione delle comunità al
« processo » di liberazione dei minimi
dallo sfruttamento » — individua lo spazio di azione proprio delle comunità, che
si apre nelTambito delTattuale situazione
della società italiana.
Si è condotta un’analisi, che ha consentito di vedere come il superamento
della situazione di crisi profonda in cui
il nostro paese si trova sia reso difficile
da oggettivi condizionamenti internazionali ed interni, come, ad esempio l’abnorme evoluzione della stratificazione sociale, non funzionale nemmeno al sistema
capitalistico nel quale siamo inseriti.
In questa situazione, tra le proposte politiche cui ci troviamo di fronte {rivoluzione », nel senso corrente del termine,
riformismo a livello di elaborazioni parlamentari e direttive di governo, strategia
delle riforme), l’ipotesi della riforma desile strutture, gestita democraticamente
mediante momento di aggregazione sociale e partecipazione di base, appare
un’indicazione più realistica per una soluzione della crisi.
Premesso quindi che — sul piano politico — non sussiste una funzione specifica della chiesa (Io « specifico cristiano »), ma si tratta di operare delle scelte
fra proposte concretamente date, si è
considerato d’altra parte che non vi è una
relazione di conseguenza meccanica tra
mutamento dei rapporti di produzione e
dell’assetto sociale e politico e mutamento culturale: piuttosto, lo stesso quadro culturale esistente costituisce un nodo da sciogliere in vista del conseguimento di una effettiva trasformazione della
società.
Su questo piano, dunque, si è cercato
di individuare le principali caratteristiche dell’attuale quadro culturale italiano,
evidenziandone queste componenti fondamentali:
1) .individualismo, inteso come privatizzazione delle soluzioni di ogni genere di
problema e mancanza di consapevolezza
dei legami sociali;
2) associazionismo fondato sul solidarismo, cioè un modo di soluzione dei
conflitti sociali caratterizzato dall’aocordo
interpersonale che astrae dai rapporti sociali oggettivi;
3) principio di autorità, che, attraverso la mediazione gerarchica, impedisce
rapporti di libertà ad ogni livello;
4) meritocrazia, cioè formazione di
modelli di comportamento fondati sul
concetto di merito individuale e suH’acquisizione di privilegi, che comporta, per
esempio, la adozione di criteri selettivi
individuali presenti nella fabbrica, nella
scuola ecc.
Di fatto, la chiesa cattolica ha svolto
un ruolo fondamentale nelTorganizzare un
progetto di uomo e di società, dbl quale
questi valori sono elementi costitutivi. La
teologia cattolica, a partire in particolare
dalla Controriforma, ha fornito a tali
elementi la propria concezione del sacro.
Conseguentemente, si può indicare nella critica dì questa cultura (riassumibile
sotto il termine di « cultura cattolica »)
la funzione delle nostre comunità oggi.
Questo implica che 1) esiste uno spazio
di azione per le nostre comunità ed effettivamente esse hanno un compito da assolvere, cioè contribuire al radicale cambiamento della cultura dominante, ossia
ad una rivoluzione culturale; 2) proprio
per assolvere efficacemente questo compito, la critica di tale cultura deve essere
contemporaneamente portata aU’interno
delle comunità. Infatti, la loro origine
protestante — che ha costituito comunque un momento di rottura nei confronti
del quadro, almeno in parte, culturalmente riassorbite.
Questa autocritica, che intende restituire alla comunità la sua identità protestante, richiede anche una nuova metodologia di lavoro. Alcune indicazioni in questo senso possono essere le seguenti:
1) riesame del ruolo del pastore;
2) esercizio della critica biblica, nell’ambito di una profonda revisione dei
modi in cui le testimonianze bibliche sono comprese;
3) riconsiderazione della vicenda storica delle comunità e quindi della loro
origine (momento di rottura) e dei processi che hanno condotto a situazioni di
adeguamento ad aspetti della cultura dominante.
A proposito del ruolo del pastore è da
rifiutare la concezione sacrale di questo
ruolo, che isola la figura del pastore dal
contesto comunitario, e che rientra nell’ambito di quel riassorbimento culturale
di cui abbiamo parlato. Analogo rischio
di isolamento comporta la visione per
cui il pastore si presenta come portatore
in prima persona — cioè, in sostanza, individualisticamente — del processo di
critica culturale.
Il ruolo del pastore si definisce in relazione alla linea elaborata di volta in volta
dalla totalità delle chiese locali, che hanno nella Conferenza il luogo in cui esse
esprimono la propria fondamentale unità
di fede, testimonianza e disciplina. In
questa prospettiva — che rifiuta ogni ruolo sacrale ed ogni tentazione individualistica — il lavoro pastorale si configura
in primo luogo come strumento di aggregazione comunitaria.
AH’interno di questa ricomprensione del
ruolo del pastore debbono riconsiderarsi
criticamente, o riorganizzarsi, le forme
tradizionali di lavoro; predicazione, catechismo, studio biblico, visita pastorale. In
particolare, esse possono avere una valida
funzione soltanto se intese come momenti di riflessione e tentativi di risoluzione
dei problemi posti da una prassi comunitaria quotidiana.
Come è noto ai lettori, dopo 12 anni di
ministero attivo è giunto per noi il momento di lasciare a mani sicure il lavoro iniziato. Il collega Edoardo Lupi, designato dalla Tavola, ha preso, domenica
7, contatto, con la sua famiglia, della Comunità.
Quali le reazioni, tutte senz’altro positive, della Comunità? Trattandosi (h sentimenti che affiorano ma le cui radici restano nascoste è sempre difficile tradurre e non tradire.
1°) La parte giovane della Comunità,
che è poi quella che ha assunto e portato avanti primarie responsabilità nel lavoro di questi anni, ci è sembrato volesse dire, stringendosi attorno ai nuovi conduttori : « Ce l’abbiamo fatta... ». Con la
nuova costruzione e l’appartamento pastorale, il pastore è con sede fissa a Cerignola.
Questi piccoli gruppi, della nostra immensa diaspora, si sono visti come trascurati daH’Amministrazione Centrale la
quale, data la loro esi^a entità, non ha
mai potuto disporre di un uomo a pieno tempo. Ricevevano l’ossigeno spirituale attraverso fugaci visite pastorali ed
in effetti, per la prima volta, a partire
dal 1963 hanno goduto di un ministerio
continuato.
2°) l’altra reazione è stata la mia personale. I piccoli gruppi, qualcosa come
una quindicina di famiglie attorno alle
quali circola una popolazione che definiamo, con un termine alquanto equivoco,
dei simpatizzanti hanno bisogno come le
piante di sentirsi valorizzate e, nel senso
più proprio della parola, amate.
3“) Un pensiero riconoscente verso la
Tavola mi sento autorizzato ad esprimerlo a nome dei nostri molti Amici e in
particolare quelli di Solingen che a quest’opera portarono un amore fattivo.
Escogitammo insieme, fin dal principio,
questo nuovo tipo d’aiuto del self-helping
cioè dell’aiuto sufficente a poi poter camminare da soli. Man mano che sorgevano
i problemi prospettavamo i bisogni e
sempre finivamo per accordarci. Si è
trattato di im legame che è stato nutrito
e alimentato nell’agape di Cristo attraverso contatti personali, visite reciproche. I nomi dei Pastori Flammersfeld,
Busse e Witte sono nomi familiari in seno alla Comunità di Cerignola.
4") Infine vorremmo dire ai coniugi
Lupi (e parlo anche a nome di mia moglie che è stata un po’ la mia costante
ispiratrice ) « siate certi che troverete in
seno alla Comunità quella comprensione
e quella collaborazione che a noi non
mancò, nel settembre 1963, quando c’era
tutto da fare. Potete anche contare sulle due équipes che portano avanti un
buon lavoro sia all’Àsilo sia alla Scuola
Laboratorio in Maglieria, le quali, per il
lungo rodaggio, hanno realizzato quella
esperienza che è molto necessaria in questi tipi di lavoro». G. E. Castiglione
Trasferimenti
Nelle sue sedute del mese dì settembre
la Tavola Valdese ha provveduto ad alcuni mutamenti nel campo di lavoro oltre a proclamare, come già pubblicato,
la vacanza di alcune chiese autonome che
dovranno perciò provvedere alla elezione
del loro pastore nei prossimi mesi.
I principali trasferimenti sono i seguenti : l’anziano evangelista Odoardo Lupi, rientrato dopo un periodo di lavoro
in Svizzera dove è stato molto apprezzato, è incaricato della cura pastorale delle
comunità di Cerignola, Foggia, Orsara.
La chiesa di Brescia è ancora quest’anno affidata alle cure del delegato della
Tavola per il II Distretto (past. Giorgio
Bouchard), d’intesa con la Comm. Distrettuale di quel distretto.
II pastore Ennio del Priore lascia la
comunità di Taranto e si trasferirà ad
Aosta.
La cura della chiesa di Mantova è affidata all’anziano evangelista Felice Bertinat, già da alcuni mesi a Verona in sostituzione del pastore Rivoir, nominato
direttore di Agape.
Della cura della comunità di Trapani e
della diaspora siciliana occidentale è stato incaricato il past. Paolo Giunco, che
vi si trasferirà nel corso dell’anno.
Precedentemente la Tavola aveva già
deciso i trasferimenti del past. Giovanni Peyrot da Aosta a S. Remo e del pastore Vicentini da Livorno a Napoli in
sostituzione del past. Ricciardi ora in
sede a Taranto.
Alle Valli la cura della chiesa di Pramollo in attesa che si provveda alla nomina del suo titolare viene affidata al
past. Arnaldo Genre; il pastore Deodato
resta in sede a Perrero sino a Pasqua, il
pastore Bruno Rostagno cessata la sua
attività ad Agape occuperà il posto di
Prali al primo novembre da dove il past.
Maggi, che vi ha lavorato un anno, ripartirà con la sua Signora per l’Uruguay.
6
r<' t-,
alle ìfalli oggi
Il progresso
in
montagna!
Lentamente e inavvertitamente qualcosa sta cambiando nel costume della nostra gente e di riflesso cambierà anche
nostre
Ci accadrà così di non vedere più la
p^^^^iieristico ‘sèi’ in
5eZ/20 in Val Germanasca)
lasciato sotto il getto intermittente della
fontana a riempirsi mentre i proprietari
accudiscono ad altre faccende. E ciò non
avviene perché col progresso la gente della montagna abbia finalmente avuto la
possibilità di godere dell’acqua corrente
in casa e non abbia più bisogno di ricorrere alla fontana della borgata. Avviene
semplicemente perché la gente non si fìaa più di lasciare la secchia al ’bacias’,
ben sapendo che vi sono troppi sacchi di
turisti disonesti pronti ad inghiottire il
prezioso pezzo d’antiquariato.
È già successo più d’una volta, come
sempre piu spesso accade- che le porte
del fourest o ’miando’ vengano sfondate
e tutto CIO che vi può essere di benché
piccolo valore (mortaio per il sale, lume
a petrolio, vasi di terracotta, scodella di
legno per il cane o le galline, sgabelli per
la mungitura macinacaffè, campane delle pecore o delle vacche, ecc., per non dire di qualsiasi oggetto di rame!) venga
asportato. Per non dire addirittura, dove
arriva una strada carrozzabile, di quelle
case che sono state interamente svuotate dei mobili che contenevano, come è
accaduto anche recentemente in Val di
Angrogna ed era già precedentemente avvenuto nella Comba dei Carbonieri.
Di fronte a tutto questo dilagante fenomeno, già segnalato altre volte, il cittadino, il lavoratore è indifeso e non sa
cosa fare. La prima conseguenza è di disgusto, di desiderio di abbandonare una
vita grama come quella dell’agricoltura
che oltre ai rischi legati all’andamentò
stagionale si presenta anche più vulnerabile sotto questo aspetto particolare.
La seconda reazione inevitabile è una
trasformazione del carattere della gente:
non ci si dovrà meravigliare se la esasperazione porterà alla diffidenza verso tutti, porterà a vedere in ogni forestiero un
potenziale razziatore. La gente non sarà
piu tranquilla al lavoro del suo campo o
alla custodia del suo gregge: sempre Sara ossessionata dall’idea che il suo casoIure ffioìTievituyieufHeYite deserto possa essere preso d assalto, dalla preocctipazione che al ritorno non vi siano più i 'basin'
nella cantina né 'tl paiolo per fare la polenta. ^
Se una delle poche ragioni che potevano trattenere i giovani sulla terra era la
prospettiva di un lavoro meno stressante
di quello dell’industria, ora anche questo è scomparso.
Un’ultima considerazione ci rimane da
fare, in questi casi che abbiamo descritto ciò che viene rubato non è il superfluo,
non sono le piccole ricchézze accumulate
col tempo, ma sono gli strumenti Ìndispensabili per il lavoro e quindi per .il
pane quotidiano. Rubare il secchio alla
fontana non è prendere un oggetto bello
ma inutile (lo diventerà solo nel salotto
del nuovo disonesto possessore!): è togliere letteralmente il pane di bocca al
lavoratore.
Non si ha la pretesa che i ladri leggano il nostro giornale e si commuovano
di fronte a queste affermazioni o. poiché
SI tratta per lo più di ladri dilettanti che
durante la settimana sono operai tranquilli al loro posto di lavoro e solo a fine
settimana o durante le ferie si dedicano
a quest’aura attività, sentano solidarietà
COI tavofuiori dello, compogna e impovino a rispettarli. Sarebbe pretendere troppo! Non abbiamo soluzioni da proporre
per mettere un freno al fenomeno, ma è
certo che occorre studiare qualcosa per
venire incontro a chi ha subito tanti danni. Ed occorre anche far presto. Occorre
arrivare prima che per una reazione inconsulta, dettata da una giusta rabbia,
si verifichino incidenti che potrebbero anche essere sproporzionati.
AGAPE
Campo cadetti autunnale
Il tema «Controinformazione e stampa evangelica » è stato affrontato ad Agape da un campo per giovani dai 13 ai 17
anni. Dopo un tentativo di dare alcune
deflnizioni di che cosa s’intende per controinformazione (oltre alla lettura del
giornale vi è la possibilità d’impiego del
volantino, delle diapositive, dell’audiovisiv(^ dello spettacolo teatrale, della fotcgrana e del contatto diretto sul posto) i
40 partecipanti hanno analizzato vari
quotidiani sia padronali (Stampa, Corriere della sera...) che di sinistra (l’Unità,
Il Manifesto, Lotta continua. Quotidiano
dei lavoratori...) e si sono esercitati nel
preparare giornalmente, sulla base delle
notizie disponibili, un notiziario che in
seguito veniva discusso.
Oltre ai seminari di studio sono state
presentate e discusse delle relazioni. Un
incontro con il giornalista Mussa-Ivaldi
del Quotidiano dei lavoratori ha permesso di analizzare gli aspetti tecnici della
controinformazione e sono venuti alla
luce i problemi dell’impostazione grafica
della comprensibilità degli articoli e del1 impaginazione più o meno semplice e
chiara, delle difficoltà che si incontrano
facendo controinformazione.
Le successive relazioni hanno affrontato la realtà e la entità di situazioni ben
precise e attuali. Un compagno di una
organizzazione della sinistra della valle
del Belice ha presentato la situazione di
questa zona del Meridione che ha sofferto secoli di oppressione e che nel 1968
ha subito la devastazione da parte di un
terremoto di numerosi centri abitati. Un
militante che negli ultimi tempi si è recato in Portogallo ha descritto la situazione nel paese che ha appena conosciuto la liberazione dopo 40 anni di regime
clerico-fascista. il discorso, dopo una breve introduzione storica, è stato condotto
sul problema deH’informazione portoghese e sugli ormai molto discussi e discutibili casi del foglio socialista «República» e della emittente cattolica «Radio
Renascenga ».
Oltre alla situazione politico-istituzionale lusitana si à parlato, con un gruppo
di studenti dell’Università libera di Berlino Ovest, sul problema della socialdemocrazia in Germania Federale, delle re
strizioni attuali subite dal movimento
operaio e dagli altri partiti della sinistra
nql contesto politico e sociale, in definitiva, del più forte e organizzato alleato
degli Stati Uniti nell’ambito della NATO.
Una esperienza singolare, legata alle
nuove proposte dei giovani, è stato assistere allo spettacolo del « Gruppo Teatro
Angrogna» intitolato «Quarto mondo»,
sul problema dell’assistenza. È stata avviata una discussione su un articolo polemico nei confronti della rappresentazione e sulla risposta degli attori. Due studi biblici (Esodo 32: il vitello d’oro —
Giovanni 2: la purificazione del tempio)
sono stati seguiti con interesse generale
ed hanno particolarmente colpito coloro
che non avevano mai affrontato questo
tipo di lettura della Bibbia.
Durante una breve puntata a Torre
Penice con relativa visita al Museo Storico Valdese abbiamo avviato un discorso complessivo, oltre che riguardo alla
stampa evangelica delle Valli, anche agli
eventuali sbocchi di un evangelismo italiano che sappia concretamente porsi in
antitesi con la chiesa di Roma. La discussione è stata fatta con Giorgio Tourn,
direttore della « Luce ». « Il problema attualmente in Italia è saper essere cristiani senza essere cattolici e rimanere
non cattolici senza diventare anticlericale ». Il discorso di Giorgio Tourn è stato
critico soprattutto nei confronti di alcune posizioni troppo radicali o inconcludenti; egli ha posto determinate condizioni secondo cui il lavoro del campo avviato con i giovani dovrebbe , risultare
proficuo e impostato correttarnente qualora anche coloro che sono delle generazioni passate lavorino costruttivamente
con i gruppi giovanili attuali. Di fronte
a questa situazione sarebbe importante
se una nuova generazione sapesse essere
fino in fondo protestante, e soprattutto
evangelica, a patto però di « saper ragionare con la propria testa» nei confronti
talvolta di rischi come l’iperpoliticizzazione e il dogmatismo eccessivo e inutile.
L’intervento di Giorgio Tourn ha aperto
una discussione anche al nostro interno,
che ci sembra necessariamente debba
essere ancora continuata negli anni a venire. I cadetti
F difficile essere vescovo
al giorno d'oppi
Sotto la rubrica ’’Grandi e piccole”,
l ultimo n. dell Eco del Chisone pubblica
due brani concernenti la figura del vescovo. Il primo tratto da un settimanale cattolico di Udine in cui il vescovo mons
Battisti dice:
« La sofferenza più grande di un vescovo è di venir collocato continuamente
in un « ruolo » : quello del « personaggio ».
In questi giorni io mi sono sentito uno di
voi. Per favore, non ricacciatemi, indietro, in quel ruolo ».
Nel secondo, da un bollettino parrocchiale pinerolese dal titolo: « Uno solo è il Padre, e voi siete tutti fratelli », si attribuiscono al vescovo dei titoli ’’significativi”
che la redazione (?) ha messo in grassetto. Ecco il testo:
B. BeUion
Avviso
ai lettori
Rendiamo noto ai lettori, agli abbonati all'Eco delle Valli Valdesi
della Val Pellice che le inserzioni
pubblicitarie, gli avvisi economici,
gli abbonamenti per il 1976, oltre
che per posta, c.c.p., si possono fare presso la Tipografìa Commerciale ( piazza Cavour - mercato ortofrutticolo). Per la zona di Luserna
S. Giovanni gli abbonamenti potranno essere effettuati presso la
Cartoleria Bein in Via Gianavello.
A quanti si abbonano adesso
per il 1976 sarà loro inviato il
giornale gratis per questi 3 mesi
restanti del 1975.
« Possiamo perciò dire che il Vescovo
in quanto tale: porta nella Chiesa la persia di Cristo ; è quasi Principe nella
Chiesa e di tutto l’ordine ecclesiastico ;
ha nella Chiesa la somma potestà- soló
lui può dirsi Prelato della Chiesa; la sua
dignità Pontificale supera tutte le altre
dignità; lui solo è quasi Sposo della
Chiesa; è quasi Persona Pubblica; ha
per ufficio principalmente la cura di tutti
i fedeli della sua diocesi; principalmente
l’ufficio pastorale che è il suo ufficio
principale e finale ; a lui solo appartiene
insegnare autenticamente la verità del
Vangelo e il governo del gregge di Cristolui solo ha la piena potestà sui sacramenti e il posto supremo nella Chiesa», (da
un bollettino parrocchiale pinerolese).
Pensiamo che anche il vescovo di Pinerolo non si riconoscerà in queste incaute e antievangeliche attribuzioni, sintomi
di una visione della chiesa e dei ministeri
che la stessa concezione cattolica postconciliare si è impegnata a modificare.
Canto sacro
Domenica 19 ottobre
Domenica 19 ottobre, alle ore 15, nella
sala delle attività della Chiesa di San Secondo gentilmente concessa, avrà luogo
un incontro al quale sono invitati i membri delle nostre Corali ed i loro Direttori, gli Organisti, gli Harmoniumisti, i
Monitori e tutti coloro ai quali sta a cuore il problema del canto e della musica
nella Chiesa. L’argomento in discussione
sarà il seguente : Il canto e la musica
nella Chiesa: servizio e testimonianza.
La Commissione del Canto Sacro
Hanno collaborato: Edoardo Aime,
Marco Ayassot, Valdo Benecchi, Lamy
Coisson, Franco Davite, Dino Gardiol,
Cipriano Tourn.
INCONTRI
Cassieri
I cassieri delle parrocchie del I Distretto sono convocati per la seduta di ripresa autunnale nel corso della quale saranno esaminati i preventivi di spesa delle
cornumtà e della Tavola alla luce delle
ultime decisioni sinodali. L’incontro, che
verrà comunicato direttamente agli interessati, avverrà a Torre Pellice per i
cassieri della vai Pellice ed a Pomaretto
per quelli della vai Germanasca e Chisone.
la Commissione Distrettuale
Monitori
I monitori e catechisti presenti all’incontro dello scorso mese di giugno ad
Agape avevano deciso di riprendere l’esame dei problemi lasciati in sospeso prima della ripresa delle attività.
Questo nuovo incontro è stato fissato
dalla Commissione Ministeri per
Domenica 12 ottobre
a Villar Perosa, nel salone del convitto
alle ore 14,30.
II programma prevede: l’esame delle
lezioni del prossimo anno, con particolare riferimento a quelle di Nuovo Testamento su Paolo ; esame dei canti e degli
inni per bambini che le scuole domenicali di Torre e Pomaretto si sono impegnate di raccogliere nel loro repertorio; programma di Storia valdese da fare eventualmente in febbraio con illustrazione
di materiale.
Esperienze
di une catechista
Mentre si riaprono i corsi di catechismo ed un numero sempre maggiore di
laici si trova impegnato in questo lavoro, può essere interessante citare questa
esperienza di una catecMsta laica svizzera,'che móstra ìhcotà ùha volta che impegnandosi in un lavoro, di servizio uno
riceve sempre più di quanto dà.
« Si tratta di una responsabilità che
dapprima spaventa perché uno non
pensa di non essere in grado di fare
questo ma ho constatato molto presto che si creava fra noi un desiderio
profondo di conoscere chi sono e soprattutto come vivo la mia fede. La
presenza nel gruppo di un animatore,
giovane di due anni più anziano del
gruppo, è stata malto valida per preparare le sedute e fare da collegamento.
La comunità non mi ha chiesto di
possedere le conoscenze che ha il pastore. Il mio compito è stato diverso.
Importante è stato per me testimoniare presso i catecumeni della mia
vita di credente e del mio modo di
affrontare le questioni. Parlare della
preghiera significa esaminare quello
che ne dice la Bibbia ma anche dire in
che modo io vivo personalmente questa esperienza. Ho avvertito molto
chiararnente nel gruppo che la mia
autorità deriva dalla mia autenticità
più della mia cultura.
Prima di affrontare un argomento lo
abbiamo studiato in équipe... il pastore ci comunica le sue conoscenze ma
ognuno porta le sue competenze specifiche... spesso le posizioni divergono
e ci permettono così di presentare ai
ragazzi non solo la nostra idea ma un
ventaglio di posizioni...
L’esperienza di questi due anni è
stata di fare insieme ai catecumeni
una ricerca. La mia fede non è fissa,
una volta per sempre, sento il bisogno
di cercare sempre di nuovo ciò che
il Cristo mi chiede e rimettere in questione le mie opinioni... I catecumeni
non devono vedermi come un modello, la mia testimonianza è importante
ma non deve essere schiacciante...
compito nostro è piuttosto di far sì
che ogni catecumeno trovi il suo posto dinnanzi a Cristo.
Il catechista non è solo, è delegato
della comunità ma questo appoggio
mi è sembrato sempre un po’ astratto. Come poterlo attuare in pieno?...
Forse la creazione di un gruppo di parenti, di adulti potrebbero esserci di
aiuto...
Al termine di questi due anni con
i catecumeni mi scopro più ricca di
prima. Ho l’impressione di aver ricevuto da loro, da questa amicizia, intensità di vita, volontà di cercare il
Cristo nella vita... ».
7
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Rorà
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Luserna San Giovanni : Tel. 90.084 - 90.085
Prall
Il Consiglio di Circolo di Torre Pellice
rende noto che, per chiedere il trasferimento di un alunno dalla sede scolastica
assegnata in base alle vigenti disposizioni di legge, occorre presentare domanda
entro il 27-9-1975 alla apposita Commissione, costituita presso la Direzione didattica. I motivi del trasferimento dovranno rientrare fra i seguenti:
1) Motivi di lavoro dei genitori.
2) Traffico pericoloso e attraversamenti.
3) Gravi motivi di famiglia.
4) Vicinanza zone di demarcazione
fra plessi o Comuni.
L’accoglimento delle domande è condizionato dalla possibilità di accettazione nella sede richiesta, senza superare il
numero di alunni consentito.
Per consentire a quanti hanno presentato domanda entro i termini previsti di
produrre la richiesta documentazione, il
Consiglio ha deciso di protrarre al giorno 8 ottobre il termine di scadenza (ore
13). La documentazione può essere inoltrata per posta o per le vie brevi, secondo l’orario di ufficio (10,30 - 11,30 escluso
il sabato).
Si sono sposati nel municipio di Prali,
Flavio Ghigo e Bruna Salvai. È il primo
matrimonio celebrato in questo comune
dopo l’entrata in vigore della nuova legge sul diritto di famiglia. La cerimonia
si è conclusa nel tempio di Ghigo con
un breve culto.
Notiziario scolastico. I Consigli di Circolo e di Istituto che sono compresi nel
territorio della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca hanno preso contatto col presidente Eugenio Maccari per
esaminare la questione della medicina
scolastica. Lo scorso anno la Comunità
Montana aveva organizzato le visite mediche agli alunni delle scuole dell’obbligo su delega di 14 Comuni su 16. Quest’anno l’organizzazione del servizio spetta agli organismi scolastici. Il presidente
Maccari ha messo a disposizione dei
Consigli l’esperienza acquisita in passato
e ha proposto un lavoro in comune.
Non avendo la seduta un carattere uffìciaìe, la decisione è stata rimandata alle assemblee legalmente convocate, che
dovranno stabilire anche le modalità pratiche di attuazione del servizio.
San Secondo
• Venerdì 26 ha avuto luogo il funerale
del nostro fratello Camillo Rivoira fu
Giacomo, deceduto all’età di 77 anni a
Rumer; ai familiari, in particolare alla
moglie e ai figli residenti a Rorà ed in
Francia, rinnoviamo l’espressione della
nostra simpatia.
• I culti di domenica 21 e 28 sono stati
presieduti dall’anziano Aldo Tourn e dal
prof. Giovanni Gönnet, che ci ha rivolto,
come di consueto, il suo messaggio prima di lasciare Rorà, dove ha soggiornato nel corso dell’estate, fra gli ultimi villeggianti a partire.
• Un nuovo cittadino si è aggiunto alla
non vasta comunità rorenga; si tratta di
Matteo, di Wanda ed Adolfo Rivoira, nato a Luserna, a cui facciamo i nostri migliori auguri.
Villar Penosa
• Sabato 27 si sono imiti in matrimonio
nel nostro tempio Dario Scappin di San
Germano e Elena Ribet di Vivian, la cerimonia è stata presieduta dal pastore
E. Geymet, che ha formulato alla nuova
coppia, a nome della comunità, l’augurio
di una vita benedetta nello spirito dell’evangelo.
• Domenica 28 è avvenuto nel corso del
culto, presieduto dal pres. della Commissione Distrettuale G. Tourn, l’insediamento del pastore titolare Teofllo Pons; rivolgendo il suo messaggio, centrato sul
testo di I Pietro 2 il pastore Pons ha ricordato a tutti l’impegno di « crescere »
nella carità e nel servizio come una comunità unita e vivente. Al culto erano
anche presenti, oltre a numerosi amici
venuti da altre chiese, i componenti della banda musicale di Neuhengstatt, che
ha accompagnato il canto e suonato due
pezzi di interludio.
• Domenica sera nella sua prima seduta
il Concistoro ha tracciato le linee di lavoro del prossimo anno ed il programma
delle attività che sarà comunicato sul
bollettino locale.
Villasecca
Notiziqrio angrogniho
• Il 31 agosto è stato battezzato Ezio
Gardiol, figlio di Sergio, anziano del
quartiere di Cavoretto, e di Enelida Long.
• Ringraziamo il pastore Edoardo Aime
ed i fratelli Adriano Donini e Attilio Forneron che hanno presieduto i culti dal
7 al 21 settembre in assenza del pastore.
• Il 10 ottobre avranno inizio i lavori per
il risanamento del tempio. Per questo
abbiamo bisogno della collaborazione di
quanti potranno offrire anche una sola
giornata di aiuto per snellire i lavori. Chi
desidera dare una mano in quest’opera
è pregato di avvisare subito l’anziano o
il pastore in modo che si possano organizzare queste collaborazioni che, ripetiamo, sono veramente necessarie.
• In apertura della seduta del Consiglio
comunale del 29 settembre i consiglieri
hanno approvato aH’unanimità un ordine
del giorno di condanna e di esecrazione
contro il regime franchista spagnolo per
la fucilazione dei cinque giovani patrioti.
L’amministrazione comimale di Angrogna ha diffuso in questi giorni il primo
numero del suo notiziario « Angrognanotizie » : lo scopo? « Informare completamente e con regolarità gli abitanti di
Angrogna sulla vita del comune e sui
problemi riguardanti l’amministrazione ».
Negli 8 fogli del ciclostilato vi si trova
innanzitutto l’elenco dei 15 consiglieri in
carica, la ripartizione delle cariche amministrative e le commissioni di lavoro,
il calendario delle assemblee quartierali
in cui verranno discussi i problemi del
comune. Quindi le nomine dei rappresentanti alla Comunità montana, nelle persone del sindaco, la Sig.na Franca Coisson, dell’assessore Giampiero Bertalot e
di Ferruccio Giordan per la minoranza
( « quest’ultimo rappresenta la « minoranza » : una minoranza tra virgolette, in
quanto i tre consiglieri eletti nella lista
n. 2 sono entrati, a fine giugno, a far parte del collettivo »). Anche il comitato
ECA è stato ristrutturato e dovrà lavorare in stretto contatto con l’assessorato
ai servizi sociali del comune e con la Comunità montana. Sono stati nominati nel
comitato: Lamy Bertin, Renato Coisson,
Gamba Serenella, Eldina Long e Francesco Ricca.
È stata deliberata la concessione di un
locale alla Cooperativa del latte in vista
di avere un deposito di materiale ed eventuale vendita diretta dei prodotti.
Avanzata la richiesta alla Regione per
un contributo del 70% per l’acquisto di
uno scuolabus.
Nel campo dell’assistenza scolastica il
comune prevede la spesa di oltre 5 milioni e mezzo per la scuola elementare
per il trasporto e la refezione; circa la
stessa spesa per la media.
Il problema dell’edilizia preoccupa molto la nuova amministrazione: sono molti i casi in cui, a causa della mancanza
di un piano regolatore, «si è verificato
un vero e proprio scempio paesaggistico,
che va anche a danno dell’equilibrio ecologico del territorio. Per rendersene con
to basterà dare un’occhiata alla zona che
va dai Malan al Martel, passando attraverso la Furmaggia ». Si aspetta quindi
con impazienza il piano urbanistico . di
valle della Comunità montana perché si
possa avere uno strumento valido a frenare le speculazioni edilizie.
« Ci sembra — conclude il bollettino —
che in attesa del Piano urbanistico di
valle, la revisione del piano edilizio e del
programma di fabbricazione, non possa
essere rimandato ulteriormente. Prima
di tutto affinché sia possibile salvaguardare dalla distruzione quella parte di
territorio non ancora compromessa dalla
speculazione. In secondo luogo per cercare di modificare quelle norme legislative che pongono sullo stesso piano l’industrialotto di Pinerolo che vuole farsi
la villa alle Sonagliette e il contadino di
Angrogna che sia costretto a riadattare
il fienile per farne una stanza per la famiglia. Ma scelte importanti come queste, per potersi tradurre in reale attuazione, hanno bisogno di volontà, decisione, determinazione e mobilitazione non
solo da parte del Consiglio comunale, ma
di tutti i lavoratori ».
Ordine del giorno votato dal Consiglio
Comunale di Angrogna nella riunione del
26 settembre:
« Il Consiglio comunale di Angrogna,
in seguito alle condanne a morte recentemente pronunciate in Spagna da un redime fascista che ancora una volta calpesta la dignità umana e le libertà civili
di tutto un popolo,
— dà la sua adesione alle manifestazioni indette dalle forze democratiche di
tutto il mondo per salvare la vita agli
antifascisti condannati a morte;
— esprime al popolo spagnolo la sua
solidarietà, nella certezza che le gigantesche operazioni repressive in atto non
riusciranno a soffocare la resistenza delle classi lavoratrici impegnate nella lotta
per una società più giusta, libera e democratica ».
PRAROSTINO
Successo della festa dell'uva
• Nuovo focola,re. Sabato 20 sett. si sono uniti in matrimonio il nostro diacono
del Trussan Peyronel Otto e la sig.na
Franca Giacomino della Rivoira. Ai nuovi sposi che si stabiliscono nella vicina
Pomaretto vadano i nostri migliori auguri.
• I culti delle domeniche 20 e 27 luglio e
7 e 14 settembre sono stati presieduti dai
nostri giovani predicatori laici Emilio
Rostan e Roberto Rostaing. Li ringraziamo sentitamente per il loro messaggio
e per la loro collaborazione.
• Domenica 5 ottobre alle ore 14: culto
con Santa Cena a Bovile.
Villar Pellice
• Durante il mese di settembre, in assenza del pastore, i culti sono stati presieduti dal pastore Roberto Nisbet, dal
dott. Guido Ribet, dall’anziano Dino
Gardiol e dal pastore Gustavo Bertin.
La comunità li ringrazia per i loro fraterni e convincenti messaggi di fede.
• È stata battezzata la bimba Annalisa
di Robsrto e Jolanda Davit del Teynaud.
Il Signore benedica questa bambina
ed aiuti i genitori ed i padrini ad essere
fedeli alle promesse che hanno fatto.
• Domenica 28 settembre ha avuto luogo al Pertusel una mostra bovina che ha
raccolto numerosi capi bovini dell’alpeggio di Pralacomba. L’esito della mostra
è stato soddisfacente per gli allevatori locali i quali ringraziano gli organizzatori.
• Domenica 28 settembre ha avuto luogo la tradizionale festa dell’uva, organizzata con abilità dalla Pro loco ; esposizione dell’uva e dei funghi, con premiazione
dei migliori grappoli dell’anno.
I 15 carri allegorici allestiti dai « prustineng » e dai « sansecondini » hanno costituito motivo di attrazione e di allegria
campagnola. Così: pure la « gimcana » dei
trattori è stata seguita dal pubblico con
occhio attento e partecipe; ricchi premi
hanno concluso con buon successo anche
questo momento della manifestazione.
0 Roccapiatta. Anche quest’anno la
scuola di Roccapiatta aprirà la sua porta
per ospitare i 5 bambini e l’insegnante
titolare ancora non noto.
• Avevamo dimenticato, nella nostra
cronaca di giugno, di segnalare il matrimonio di Romano Carla con Rivoiro Ekido, che ha avuto luogo il 14 giugno; ce
ne scusiamo e formuliamo ugualmente,
anche se con ritardo, i nostri fraterni auguri.
PINEROLO
Martedì 7 ottobre, nei locali della CISL di Pinerolo, alle ore 21, si
terrà un incontro per formare un
comitato locale per organizzare la
raccolta di firme in appoggio alla
Proposta di legge di iniziativa popolare sulle competenze regionali
in materia di servizi sociali e scioglimento degli enti assistenziali.
fondo di solidarietà
Bobbio Pollice
• Fiera autunnale. Avrà luogo lunedì
13 ottobre.
• Sabato 27 settembre si sono uniti in
matrimonio nel tempio la sig.na Costanza
Bertinat (Abses) e Renato Demaria CVillar Pellice). Gli sposi si stabiliranno a
■Villar Pellice.
AVVISI ECONOMICI
FRANCOBOLLI collezione compera Doli. Venturi, Via Coppieri Chabriols 42, Torre Pellice - Tel. 0121/91387 (pomeriggio-sera).
Continuano a pervenirci con regolarità
numerose sottoscrizioni per il « Fondo »
e qui appresso ne diamo un nuovo elenco.
Coll’occasione, ricordiamo ai lettori
che attualmente le offerte sono destinate
a tre iniziative. Le prime due sono del
Consiglio ecumenico delle Chiese e riguardano la siccità del Sahel (ancora recentemente il CEC ha chiesto nuovi aiuti per
curare le cause, oltre che gli effetti, di
quella drammatica situazione) e il programma di lotta al razzismo.
La terza è quella di Tullio Vinay a favore delle vittime del Vietnam, di cui
abbiamo già diffusamente riferito in precedenti occasioni.
Ricordiamo che le sottoscrizioni vanno
Si riaccende uia Lanternan
« La Lanterna » ha ripreso le sue pubblicazioni a partire dal 1° ottobre. Un primo numero di saggio (tiratura: 15 mila
copie) è stato distribuito gratuitamente
al pubblico (i soldi non mancano!), negli ospedali e nelle banche, rivolgendosi
allo stesso pubblico di prima, nonostante
i cambiamenti avvenuti. Ha la pretesa di
essere un giornale « indipendente » (nellaDC non è certo una novità!). Ne riparleremo.
inviate al conto corrente postale num.
2/39878 (appositamente aperto a questo
scopo) intestato a Roberto Peyrot, corso
Moncalieri 70, Torino, possibilmente indicando la causa del versamento.
Ed ecco l’elenco delle ultime offerte:
P. Corbe (3 vers.) L. 9.000; N. N. con simpatia (3 vers.) 45.000; M. e E. Bein (2 vers.)
30.000; L. Stringai 5.000; A. Spedicato 10.000;
G. Laetsch 5.000; E. Uragano 5.000; C. e R. P.
10.000; C. Gilento 5.000; G. Grillo (2 vers.)
10.000; Illeggibile 45.000; G. Pepe 10.000; Inno 129 5.000; N. N. 5.000; Scuola dom., Firenze via Manzoni 15.000; RMFC 3.000; B. Rocchi
40.000; Ecclesiaste 11: 1 10.000; D. Malagò
40.000.
Tot. 307.000; prec. 263.943; in cassa L.
570.943.
« Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ed io vi darò riposo » (Matteo 11: 28).
Dio ha improvvisamente chiamato a se 1’
ing. Bruno Martini
L'annunciano la sua Erica con Paolo e Silvia,
il fratello, la suocera, il cognato, le cognate, i
parenti tutti.
Chiavari, 24.9.1975.
Torre Pellice, 27.9,1975.
8
cura di emìlio nitti
VITE IN APPALTO
1 settembre: due operai dell’ltalsider di Taranto muoiono
sul lavoro avvelenati da una fuga di gas - 21 settembre- in
Campania e morto il 19° neonato affetto da salmonellosi
_________LEGA NON VIOLENTA DEI DETENUTI
Vita dietro le sbarre
Due fatti tragici che in maniera diversa e in ambienti diversi hanno colpito
I opinione pubblica e che hanno in comune qualcosa di più che l’essere accaduti
ambedue nel Sud. Certo non sorprende
nessuno il fatto che al Sud ci sia maggiore sporcizia (per dirla in pulito difettano le condizioni igienico-sanitarie) e che
d altra parte ci sia minore capacità di
organizzare il lavoro...
Il vero punto di convergenza tra questi
due episodi è nel fatto che ambedue si
sono verificati in una situazione di appalto, neìV ambito della legalità ufficiale,
ed evidenziano, sia pure in modo parossistico, difetti comuni alla situazione economico-sociale di tutto il Paese.
Il Centro siderurgico di Taranto detiene il primato italiano delTinfortunistica: in 13 anni 323 omicidi bianchi (in puIito si dice incidenti mortali sul lavoro),
II mila incidenti gravi; ogni anno sono
avvenuti 20 mila incidenti meno gravi. Il
711% degli incidenti mortali e la maggior
parte di quelli gravi riguardano lavoratori assunti da ditte appaltatrici, non dipendenti quindi dalla direzione dell’Italsider. Ma le condizioni di sicurezza in
cui questi lavoratori operano, quelle sì,
dipendono dalla direzione e lo conferma
I immediata offerta di risarcimento alla
famiglia per tacitare la parte civile. Restano le responsabilità penali, ma, se è
nota la lentezza della nostra magistratura, in certi casi essa può esser ancora
piu lenta.
Periodicamente in tutti gli stabilimentengono delle riunioni antinfortunistiche e gli operai stessi sono invitati a
far presenti le misure che ritengono opportune per meglio tutelare la loro incolumità, ma nella maggior parte dei casi di tutta la riunione resta un verbale
in un apposito registro. All’Italsider di 'Bagnoli, proprio per questo, gli operai si
rifiutano ormai di partecipare a queste
riunioni che risultano essere una presa
in giro. A Taranto il Comitato di Fabbrica aveva da alcuni mesi messo in evidenza la pericolosità di alcuni impianti; gli
è stato risposto secondo la logica del
profitto, che governa anche gli stabilimenti finanziati dal denaro pubblico. Tutto ciò che non favorisce direttamente la
produzione viene considerato superfluo,
anche se poi qualcuno ci rimette la pelle.
E che questo qualcuno è più spesso un
lavoratore affittato da ditte appaltatrici
è solo una speculazione sulla speculazione. Le ditte appaltatrici fioriscono, prosperano, si moltiplicano e, benché facciano spesso capo agli stessi finanziatori,
hanno sigle diverse per meglio evadere il
fisco. La precariet^el lavoratore di un
appalto e il divecj^^iamttaiijèntp economico, di solito inferiore a quello degli
operai interni, (ma in alcuni casi, anche
di rnolto superiore per talune mansioni
specialistiche), sono finalizzati alla divisione della massa degli operai, se non, addirittura, talvolta, alla loro contrapposizione. Così alTutile economico si aggiunge l’utile politico ed ambedue portano
agli incidenti sul lavoro.
Chi si interessa di problemi del lavoro
non manca di sottolineare in questi anni
la gravità del fenomeno dell’assenteismo:
si tratta di un vero e proprio bersaglio
alla moda (ce ne parlerà anche Niso de
Michelis, certamente!) ma si omette spesso di sottolineare che l’assenteismo è tanto più diffuso là dove i posti di lavoro
sono più pericolosi: è assenteismo o legittima difesa?
Fin qui, va bene, dirà qualche lettore,
ma che c’entra la salmonellosi con gli appalti airitalsider? C’entra, perché a ben
vedere, anche la salmonellosi è un infortunio sul lavoro di una ditta appaltatrice. Quando si apprende dalla cronaca
che più della metà dei bambini di Avellino nascono in cliniche private e che
le medesime sono le più attrezzate, tanto che i medici le preferiscono agli ospedali pubblici, si apprende in sostanza che
l’assistenza sanitaria è data in appalto,
benché pagata, attraverso le casse mutue, dai contribuenti e dai lavoratori. Siamo ancora nella logica del sistema e
quindi nella logica del profitto, anche qui
dove più evidente è che si specula sulla
vita umana. In questo quadro, che il mè
dico provinciale di Avellino ricopra tale
carica senza aver vinto regolare concorf,°’° stato un po’ superficiale nel
1 effettuare i controlli sulle cliniche private e in particolare su quella del democristiano Malzoni, è solo un inevitabile
corollario.
Il nostro discorso a questo punto può
sembrare moralistico o ideologizzante.
Affermare che nella nostra società, dominata dalla sete di guadagno, la vita umana ha un valore subordinato e che comunque, in caso di incidente, è monetizzabile con un certo numero di milioni,
non basta. Occorre passare dalle sterili’
condanne a proposte concrete che possano difendere l’uomo che lavora e la salute sua e dei suoi figli; ed allora non resta che rivolgersi ancora una volta alle
indicazioni che il movimento dei lavoratori dà attraverso le Organizzazioni Sindacali circa un nuovo modo di produrre
e di organizzare il sociale.
Fra le tante drammatiche realtà sociali del nostro Paese, che investono i problemi di fondo dello sviluppo, del sottosviluppo, dell’emarginazione e delle scelte politiche che stanno a monte, è emersa in questi ultimi tempi con particolare
urgenza la realtà carceraria, detentiva e
i problemi ad essa connessi. È stata una
vera sorpresa per me, che mi occupo personalmente da qualche tempo di questa
problematica, scoprire che ben pochi conoscono a fondo il mondo che sta di là
dai cancelli degli Istituti preventivi e di
pena, e che, nonostante il recente tentativo di informazione da parte della stampa democratica, e gli occhi del comune
cittadino il mondo suddetto pare distante
mille miglia dalla sua psicologia e dai
suoi riti, insomma dal suo vivere quotidiano.
È certamente inconcepibile per noi « liberi » renderci conto che ogni pratica del
vivere all’interno degli Istituti di custodia e di pena è scandita da un « ufficio »
burocratico, su ogni embrione di vita associativa e lavorativa si apre o si chiude
un cancello, a ogni svolta di corridoio
c’è una porta chiusa a chiave, che non
significa soltanto la preclusione « fisica »
agli altri bracci o settori del carcere, ma
la preclusione effettiva attraverso la pratica della « domandina » ossequiosa di
permesso formale alle autorità competenti; ad ogni forma di autogestione e
di libera disponibilità di sé. Per telefo
la settimana internazionale
a cura di tul No viola
IRAN : LAGRIME E SANGUE
La « Federazione delle unioni degli
studenti iraniani in Italia » ha diramato
il seguente rpanifesto:
« Il regime sanguinario e antioperaio
di Mohammed Reza Palhevi, servo dell'imperialismo USA, spaventato dalle lotte tenaci dei lavoratori iraniani, ha di
nuovo mobilitato il suo esercito repressivo uccidendo 16 operai del nostro paese.
Questa volta teatro della criminale impresa del regime è stata la fabbrica tessile di Sciahi (Iran settentrionale). I lavoratori della fabbrica, da molto tempo,
erano in agitazione perché non venivano pagati i già miseri premi promessi demagógicamente, mentre rimanevano immutati i salari e le pessime condizioni di
lavoro. Il padrone continuava a fare promesse a vuoto , ma non è facile ingannare gli sfruttati che acquistano coscienza.
Il 7 giugno gli operai hanno dato inizio
a uno sciopero, fermando le macchine
della fabbrica. Il padrone, per schiacciare
lo sciopero, assale minacciosamente gli
operai riuniti nei reparti macchine; gli
operai rispondono alle minacce con decisione e picchiano. A questo punto il
padrone, seguendo i metodi abituali di
tutti i servi del regime, chiama la polizia
che carica selvaggiamente gli operai, arrestandone molti. Lo sciopero è momentaneamente soffocato. Ma il comportamento del padrone e della polizia suscita
un’ondata di odio nelle masse dei lavoratori, che raccolgono le forze e si preparano per riprendere più decisamente la
lotta.
Tre settimane più tardi (1.7) riprende
lo sciopero generale; questa volta il questore mobilita i reparti di polizia antisciopero, addestrati per soffocare i movimenti di protesta. Gli operai rispondono colpo su colpo, resistono eroicamente agli
attacchi brutali della poliz.ia e attaccano
a loro voltai: durante gii scontri viene
picchiato anche il questore.
Il regime, che non è riuscito a soffocare lo sciopero con la polizia, fa intervenire 1200 soldati, fatti venire dalla caserma
di Sari. L’esercito occupa la fabbrica e
attacca gli operai. La brutalità di questi
strumenti ciechi del regime fa esplodere
l’odio accumulato in tanti anni di fame,
sfruttamento e oppressione. Gli operai resistono eròicamente e attaccano, a loro
volta, l’esercito antipopolare dello scià. Il
regime sanguinario ordina di aprire il
fuoco. Qualche ora dopo, la fabbrica è
un lago di sangue: 16 operai morti, 70 feriti. Molti operai vengono arrestati e portati nelle famigerate prigioni del regime
dove vengono brutalmente torturati. La
fabbrica rimane occupata ancora molti
giorni dall’esercito. L’assassinio degli operai di Sciahi avviene mentre il governo
propaganda il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, la demagogica
partecipazione degli operai agli utili delle
fabbriche, la ’’democrazia economica”. In
realtà, tutte le volte che gli operai in
Iran avanzano le più elementari richieste
economiche, le risposte del governo sono
affidate alla polizia, ai reparti scelti, all’esercito antipopolare, al fuoco delle armi.
Non è questa la prima volta che il regime ordina al suo esercito di sparare
contro i lavoratori e risponde con le armi alle masse oppresse. Il regime antipopolare dello scià, nei suoi oltre 30 anni
di vita miserabile, non ha dato altro alle
masse del nostro paese che oppressione,
sfruttamento, torture, morte.
Il popolo iraniano non dimentica questi
crimini del regime e trasforma le sue sofferenze e il suo odio in una forza smisurata, per lottare ff.no in fondo contro il
regime sanguinario, servo dell’imperialismo americano.
In una situazione del genere, il dovere
di tutte le forze democratiche ed antimperialiste è quello di esprimere il proprio
sdegno contro gli assassini del regime e
la propria solidarietà con gli eroici lavoratori oppressi dell’Iran ». (Dal « Quotidiano dei Lavoratori » del 14-15.9.1975).
LA RELIGIONE DEL GORILLA
Commemorando il 2” anniversario
del colpo di Stato del Cile, il « Quotidiano
dei Lavoratori» (deiril.9) dedica un’intera pagina a riportare, dai giornali cileni, notizie sugli errori ed orrori del generale Augusto Pinochet. Riportiamo due
di tali notizie chs si riferiscono alla religione come viene propagandata (o meglio imposta) da quel regime.
1) «164 .soldati, allievi della Scuola di
Specializzazione dell’Aeronautica, entreranno oggi nell’Esercito di Cristo quando,
alle 17.30, riceveranno per la prima volta
il sacramento della Comunione, e succes.sivamente riaffermeranno la loro fede
mediante il sacramento della Cresima.
In divisa, ricéveranno l’ostia dalle mani
dell’Qrdinario Militare Monsignor Francisco Gillmore.
Ha detto l’aviere Carlos Fernandez, di
17 anni: ’’Accetterò tutto quanto ha realizzato Gesù Cristo, e formerò parte delle
sue forze del Vangelo” ». (Da « E1 Mercurio » del 14.8.’74).
2) « Fedeli civili e militari, capeggiati
dal Ministro della Difesa generale Oscar
Donila, hanno reso omaggio ieri nella basilica del Salvatore alla Vergine del Carmine, Patrona delle Nostre Forze Armate.
Il tempio è stato riempito da cileni che
volevano pregare assieme ai militari per
l’unità nazionale e per la Patria. Uomini
e donne hanno ascoltato con raccoglimento l’omelia del vescovo militare monsignor Teodoro Eugenia, e si sono uniti in
un’unica orazione alla Patrona del Cile ».
Non facciamo commenti: li lasciamo ai
nostri lettori, per interessanti ed utili
confronti con altri ambienti ben noti.
nare ai familiari, per scrivere o ricevere
carta da lettere, per ottenere un quotidiano o avere un colloquio con l’assistente sociale occorre una domandina scritta ;
per avere una coperta in più o una medicina necessaria subito bisogna attendere giorni; chi necessita un ricovero
ospedaliero urgente deve attendere la disponibilità dei piantoni; a chi reclama
per ottenere la visita medica si dispensa
il conforto affettuoso, umano finché si
vuole ma sovente incompetente, dei compagni di ricovero nel centro infermieristico del carcere.
Questi riti di obbligo sono la continua
risposta emarginante di una società che
alla scansione delle porte chiuse, o aperte, dai congegni di controllo meccanici e
adesso anche elettronici, agli agenti di
custodia, mal retribuiti e non qualificati
per un così delicato « servizio sociale »
demanda la funzione di spersonalizzare
continuamente, il cittadino recluso fino a
renderlo dipendente in ogni suo minimo
gesto, e obbediente per passività alle autorità costituite, perché domani, quando
sarà « fuori » del ghetto e dovrà tornare
ad inserirsi nel consorzio civile, continui
a stare buono e a piegarsi davanti al rifiuto che la società a sua volta continuerà ad amministrargli. Rifiuto al lavoro,
rifiuto alla casa, rifiuto insomma al reinserimento. E non è certamente sufficiente ad assicurare garanzie il recente ordinamento penitenziario, che, soprattutto
nella stesura definitiva, appare carente
ed emendato nei punti più libertari. Il
principio della non affiittività della pena
e del conseguente « affidamento » nei suoi
vari stadi al servizio sociale sostitutivo
della « diffida » e quindi della custodia
carceraria non è poi nella pratica applicabile perché la strutturazione degli organici e dei parametri del personale è
differibile di circa 7 anni. L’ipocrisia del
sistema garantisce da un lato il funzionamento e la piena efficienza del « riporto » sociale e lo conferma dilazionandolo
nel tempo; burocratizza per altro verso
l’accoglienza e la disponibilità sociale nei
confronti degli emarginati frapponendo
concreta ostilità alla realizzazione dei
servizi sostitutivi alla detenzione (semilibertà; libertà vigilata, affidamento in
prova ecc.).
Per lottare contro l’emarginazione di
queste minoranze (che non sono tali numericamente: a circa 50.000' risale il numero dei detenuti secondo le statistiche
attuali) si è sostituita la Lega nonviolenta dei detenuti, di cui laccio parte e di
cui è segretaria la Prof. Giuliana Caprini.
La sua funzione è di promuovere e tutelare, là dove già esistono, i diritti civili
e politici dei cittadini reclusi secondo il
dettato costituzionale e lo spirito laico e
libertario del Partito Radicale cui è federata la Lega. Lavoriamo con la foga e
la mancanza di mezzi propri del volontariato ma con la capacità decisionale e
creativa tipica dell’organismo politico,
pur nella sua piena autorizzazione. Abbiamo bisogno di tutti, soprattutto di partecipazione democratica e dell’apporto
« consultivo » degli organismi « di base »
(comitati di quartiere, consigli di fabbrica) per costruire nel concreto un’alternativa laica e socialista alle forze brutali
di regime e di classe che si esprimono
nella violenza istituzionale.
Invito infine tutti coloro che vogliono
partecipare al nostro lavoro a scrivere a:
Genre Anna, via Maria Vittoria( 27 - Torino - o al Partito Radicale, via Cernaia
40 - Torino.
Informo inoltre che il 12 ottobre si terrà a Milano al Teatro Pierlombardo il
Convegno Regionale della Lega con spettacolo serale. Siete tutti invitati.
Anna Genre
Comitato di Redazione: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore; GIORGIO TOURN
Direttore responsabiie : GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Pellìce - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli-La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti: Italia annuo L. 5.000
semestrale l. 3.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. ISO, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.; commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Loop. Tipografica Subalpina - Tórre Pellice