1
deci
itrate
rice
iario
0 reloro
à milevodenti
Iti in
iopo,
bilito
isioni
bone
ìdici
vano
lenti
1 colle ta
X
isato
ì alle
isoluiiii riuti di
lendo
te sute del
i, egli
iti del
n raf0 delnmissulle
(eni)
l/lnfornidzione
evangelica in rete
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino. Contiene I.P. EUfO 1 14
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord '
Anno IX - numero 18-3 maggio 2002
■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
CULTO E VtTA
all digiuno che io gradisco non è
forse questo: che si spezzino le catene
iella malvagità, che si sciolgano i legami del giogo...?» re ^
Isaia 58, 6
CHE cosa c’è che non funziona in
Israele, contro cui il profeta deve alzare chiara la voce? Niente, si direbbe. È semmai il popolo eletto che
pare avere qualcosa da rimproverare
al suo Dio. Infatti, da poco tornati
dall’esilio e non avendo ancora ricostruito il Tempio, i credenti celebrano il culto compiendo dei digiuni
che da un lato servono come purificazione e dall’altro sono la triste memoria del giorno in cui Gerusalemme fu presa dagli eserciti nemici e
rasa al suolo. Cos’altro si può chiedere loro? Essi si aspettano dunque
che Dio risponda alle loro preghiere.
Invece è proprio questo che non avviene ed essi se ne chiedono sconcertati il perché. La risposta del profeta
rovescia i termini del problema. Dio
non va accusato: egli tace perché in
israele accanto ai momenti di culto
ionvivono la violenza e l’ingordigia.
CHI parla qui è il cosiddetto Terzo Isaia, vissuto dopo l’esilio;
ma sembra di udire i profeti, che
tanno predicato cento o duecento
anni prima, come Osea o Amos.
Non è dunque cambiato nulla nell’animo umano e le tragiche esperienze della storia pare che non abbiano insegnato niente. Israele prega
come sa, ma ben diverso è l’atto di
culto che il Signore richiede al suo
popolo: non è un gesto formale di
contrizione, ma un’obbedienza che
si traduce nel costruire, nella vita
quotidiana, rapporti di fraternità e
relazioni di giustizia fra le persone. È
forse solo una mia sensazione, ma la
lettura di questa profezia vent’anni
fa avrebbe fatto risuonare le corde
più profonde degli ascoltatori, mentre adesso creerebbe in molti un
senso di fastidiosa liturgia ideologica
che non coinvolge più. Eppure, la
parola del profeta risuona ancora
®Sgi alta e forte e muove alla riflessione. Due pensieri si affacciano allora alla mente:
IL primo è che non esiste un rapporto con Dio che non esiga contemporaneamente la costruzione
bolla giustizia tra tutti i popoli e le
persone. L’edificazione di rapporti
oinani giusti e improntati al rispetto
tociproco dovrebbe essere la cosa più
oorraale non solo per dei credenti,
®a anche soltanto per delle persone
‘-ivili. Eppure vediamo come in
toaltà siamo ancora lontani dall’otte"ore qualcosa che si avvicini a questo
^ bome la violenza sia sempre di più
come strumento per l’afferma
aone di
se, sia nei rapporti tra i sin
Ni che in quelli tra i popoli o le
P^rti sociali. Il secondo pensiero è
^ la nostra spiritualità di cristiani
j ‘^■'T'ati non prevede l’innalzamensii uomo a Dio (in alcune chiese
^ 'stiane si parla di «es.sere in Dio», o
j'^''’'^^3zione)’ ma, al contrario, un
are verso gli esseri umani, in
szzo ai quali Dio stesso si è fatto
Pa^^ ^ *3f>gue. La parola di Dio
accanto alla no.stra vita di don
samlv' nomini, ma la converte, la
Ho Sono parole inattuali nel
sta* oggi; ma il profeta le
§ridando. Continua a gridarle
n tutta la sua voce. A noi sta la de°ne se ascoltarle o meno.
Paolo Ribet
VAL BREGAGLIAI
/ 450 anni delia Riforma
di LUKASVISCHER
lono PER MILL
La gestione «religio.
di ANNAPAOLA LAIDI
I risultati del summit in Vaticano per gli abusi sessuali da parte dei preti pedofili
Dietro lo scandalo
Condanno esplicita, «processi spedali», prevenzione e controlli più severi per entrare
in seminario, confermo del celibato. Ma andrebbe discussa anche l'etica sessuale
GIUSEPPE PLATONE
«s
1 deve tornare a ricordare che
il sacerdozio non è una professione ma una vocazione; meglio dieci preti in meno che uno sbagliato.
La chiesa deve avere il coraggio di dire che la debolezza c’è, ma insieme
dobbiamo impegnarci per denunciarla e farla scomparire». Così, nei
giorni caldi del summit in Vaticano
sulla pedofilia nella Chiesa cattolica
nordamericana, il cardinale Ersilio
Tonini ricordava a tutti (i mezzi mediatici non gli mancano per farlo) il
rigore morale della chiesa che deve
estirpare il cancro della pedofilia dal
corpo stesso della chiesa. E specie
dal corpo clericale che ha un accesso
privilegiato verso le persone, in particolare i minori, che si avvicinano al
prete con piena fiducia e, spesso, con
timore reverenziale.
Ma le sanzioni adottate contro i
preti pedofili appaiono, in America,
troppo blande. Tanto rumore per
nulla, salvo ovviamente nei casi macroscopici come quello del prete che
aveva abusato di più di cento bambini. La cosiddetta «tolleranza zero»
toccherebbe così soltanto i casi «noti». Questi ultimi andranno espulsi
dalla compagine clericale, ma solo al
termine di una procedura speciale.
In giugno, negli Stati Uniti, a Dallas,
si svolgerà la Conferenza episcopale
statunitense che dovrà interpretare
concretamente l’argine posto dal papa agli abusi sessuali. Segnatamente,
i 300 vescovi americani dovranno dire come realmente funziona l’operazione chirurgica di asportazione del
Israele-Palestina, la parola torna alla diplonnazia?
Solo il dialogo costruisce la pace
È arrivato finalmente il tempo
perché in Medio Oriente tornino a
parlare le armi della diplomazia e
della politica e non quelle dei carri
armati israeliani o dei kamikaze palestinesi? Lo speriamo vivamente,
anche se temiamo che la schiarita di
questi giorni possa essere solo un
lampo in una notte buia. Sono troppi gli odi suscitati e le sofferenze subite e inflitte per sperare che sia già
arrivato il tempo della ricostruzione. Non solo quella materiale dei
paesi distrutti, ma anche quella spirituale delle famiglie nel lutto e nella paura e quella morale di due popoli che vivono questo conflitto come una lotta finale per la loro sopravvivenza fisica. Come si può tornare al dialogo se non si dà il minimo credito all’altro, se c’è sfiducia e
sospetto totale? Non si può. Salvo
che venga costruito un ponte da un
mediatore autorevole che si ponga
anche come garante degli accordi
futuri. Ma dove trovarlo? Negli Stati
Uniti? Nell’Europa? Nel paesi arabi?
Nell’Organizzazione delle Nazioni
Unite che peraltro sono a questo
presposte? Oppure nelle istituzioni
religiose? Le due parti in conflitto
pensano che nessuno di questi soggetti sia veramente non schierato
con l’uno o con l’altro. Forse hanno
ragione. Questo conflitto, ormai così
feroce, suscita passioni difficilmente controllabili, e i fantasmi dei pregiudizi si agitano dentro le coscienze di tutti. Eppure non c’è alternativa; le armi servono per abbattere, il
dialogo serve per costruire. E la vita
è fatta soprattutto di ciò che si costruisce. Siamo convinti che israeliani e palestinesi vogliano vivere,
come vogliamo vivere noi. Dunque,
dentro e fuori il Medio Oriente,
ognuno faccia la propria parte con
costanza e determinazione, (e.b.)
bubbone pedofilo. La richiesta di
tanta parte dell’opinione pubblica
americana che si rifò alle regole sportive «one strike and you’re out» (un
passo falso e sei espulso) non è stata
sostanzialmente accolta. La rigidità
del pragmatismo americano cozza
contro le regole antiche della «complexio oppositorum» (coesistenza
degli opposti) romana che sa scomunicare quando vuole ma in materia
di morale sessuale preferisce altre
strade. Infatti, il rimprovero mosso è
stato quello che per troppo tempo si
è tollerato e comprato il silenzio delle vittime dei preti pedofili.
C’è anche l’idea, da parte dell’alto
clero americano, di chiedere perdono all’America per lo scandalo della
Segue a pag. IO
Alle valli valdesi
Ingorghi e code
sulle strade
Anche nel Pinerolese le gite fuori
porta, come gli spostamenti casa-Javoro o la corsa a fare la spesa, possono diventare una tragedia. Lo dimostrano le cifre, da vero scontro campale, degli incidenti su strade e autostrade. Quello che è già stato definito
«il più lungo ponte del’anno» non
sembra rappresentare un’eccezione
alla regola: anche in questa occasione non sono mancati gli scontri
mortali. Conformarsi alla segnaletica, porsi alla guida completamente
sobri, moderare la velocità... I comandamenti del buon automobilista
sono tanti e sovente trasgrediti, questo nonostante i proclami della Settimana della sicurezza stradale, organizzata anche quest’anno
A pag. 11
CO DELLE VALLII
Chiesa e territorio
di MAURO GAROIOL
■■■ L'OPINIONE I
ODIO
ARMATO
Che cosa può scattare nella mente dì
un adolescente da portarlo a imbracciare un’arma, andare in una scuola e
fare una strage, come è avvenuto recentemente in Germania, non lo sapremo mai. L’atto è così sproporzionato
rispetto alle ragioni individuate nella
biografia dell’omicida che forse sarebbe meglio rinunciare a dare un senso
all’accaduto. Ormai le stragi di questo
tipo dentro e fuori le scuole non si contano più: in Russia, in Gran Bretagna,
negli Usa, in Giappone, in Germania,
considerando solo gli ultimi 5-6 anni.
Anche in Italia abbiamo avuto episodi
di bambini presi in ostaggio a scuola,
uno nel 1956 e uno nel 1984, senza vittime tranne uno dei sequestratori. Episodi di violenza contro singoli non sono però mancati, come l’omicidio di
una ragazza eseguito con un temperino da un compagno di scuola. «Scuola,
armi e violenza: cerchiamo di capire».
Potrebbe essere l’argomento per un seminario di studi. Oppure: «L’odio armato nella società occidentale». L’argomento va dalle politiche di difesa degli stati alla rabbia letale nei condomìni o fra le pareti domestiche. Che cosa
crea odi così profondi e conflitti così
estremi? Perché si sceglie di sopprimere l’altro pur di non essere costretti a
conviverci? Che cosa può spingere a diventare assassini?
La fede biblica che fa del primo nato,
Caino, un omicida mostra di conoscere
e temere gli abissi dell’umana violenza.
Io invece voglio accennare solo a un
aspetto della problematica: credo che
se si trovassero meno armi in giro sarebbe meno facile uccidere, le stragi sarebbero più difficili, gli omicidi fra
condomini meno frequenti. Le violenze
in famiglia, invece, rimarrebbero probabilmente tali. Diffìcilmente si usano
armi da fuoco in casa, anche se gli incidenti mortali per aver lasciato a casa
armi incustodite alla portata dei bambini non sono pochi. Negli Usa ogni ora
quattro persone vengono uccise da armi da fuoco. Bill Clinton dichiarò nel
2000 che nel suo paese tredici bambini
al giorno venivano uccisi dalle pistole.
Tredici funerali di bambini al giorno.
Una società violenta, quella americana,
certo. Ma se non si trovassero armi da
comprare nei supermercati e nelle fiere, senza alcun controllo, non ci sarebbero tante armi in giro e la rabbia si
sfogherebbe magari in maniera altrettanto violenta, ma complessivamente
meno letale. Clinton cercò infatti di regolare con una legge il commercio delle
armi ma la lobby dei fabbricanti di armi fu più forte di lui.
Qualcuno paragona questo semplice
ragionamento a un’ingenuità del tipo:
dato che le automobili provocano tanti
incidenti mortali aboliamo il commercio delle auto. Ma se le automobili sono
fatte in primo luogo per trasportare, le
armi sono fatte per uccidere. C’è qualche differenza, mi sembra. Ma se è così
è difficile smentire statistiche che dicono che più armi ci sono in giro più diffusi sono i casi di omicidio, come è possibile che un ministro della Repubblica
auspichi pubblicamente una legislazione fatta sul modello americano che garantisca a tutti i cittadini il diritto di
armarsi? Come può il ministro della Difesa, Martino, pensare di rimandare al
mittente la delega che lo stato ha ricevuto per la difesa dei propri cittadini?
Abolire l’odio dal cuore umano è il mestiere di Dio. Il nostro cercare almeno
di non armare quell’odio.
Anna Mafiei
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 3
0B
«'^La festa ebraica
della Pasqua si
avvicinava, e Gesù
saù a Gerusalemme.
'“Nel cortile del tempio
trovò i mercanti
che vendevano buoi,
pecore e colombe.
C’erano anche i
cambiamonete seduti
dietro ai loro banchi.
'^Allora Gesù fece una
frusta di cordicelle,
scacciò tutti dal
tempio, con le pecore e
i buoi, rovesciò i tavoli
dei cambiamonete
spargendo a terra i
loro soldi. '“'Poi si
rivolse ai venditori di
colombe e disse:
“Portate via di qua
questa roba! Non
riducete a un mercato
la casa di mio Padre!".
'^Allora i suoi discepoli
ricordarono la parola
della Bibbia che dice:
“Lo zelo per la tua
casa è come un fuoco
che mi consuma”».
'^Intervennero alcuni
capi ebrei e
domandarono a Gesù
“Dacci una prova,
un segno che hai
l’autorità di fare
queste cose”. '^Gesù
rispose: “Distruggete
questo tempio!
In tre giorni lo farò
risorgere”. '"’Quelli
replicarono: “Ci sono
voluti quarantasei
anni per costruirlo,
questo tempio, e tu in
tre giorni lo farai
risorgere?”^'Ma Gesù
parlava del tempio
del suo corpo.
[cfr. I Corinzi 6,19],
""Quando poi fu
risuscitato dai morti,
i suoi discepoli si
ricordarono che egli
aveva detto questo,
e credettero alle
parole della Bibbia
e a quelle di Gesù»
(Giovanni 2,13-22)
«'"Tra la folla,
a bassa voce, tutti
parlavano di Gesù.
Alcuni dicevano:
“È un uomo sincero”.
Altri dicevano: “No,
imbroglia la gente”.
'"Nessuno però
parlava di lui
apertamente, perché
avevano paura delle
loro autorità.
'“La festa era già a
metà quando Gesù
andò al tempio e si
mise a insegnare.
'"I capi ebrei si
meravigliavano e
dicevano: “Come fa
costui a sapere tante
cose, senza avere mai
studiato?’’»
(Giovanni 7,12-15)
PASQUA E DOPO PASQUA
Secondo il 4° Vangelo, con l'episodio della cacciata dei mercanti Gesù annuncia il suo
programma: egli farà risorgere il tempio del Signore mediante il «tempio» del suo corpo
THOMAS SOCGIN
IL quarto Vangelo ci presenta
il programma di Gesù, alla luce della risurrezione. Esso si riferisce ai simboli religiosi umani
(come santuari, templi, pellegrinaggi, sacerdozio, sacrifici e culto) che Gesù riassume tutti in se
stesso. 11 racconto di Giovanni
2,13-22 mette in luce in modo
straordinario questo attualissimo programma di Gesù.
Il Tempio
IL racconto di Giovanni e
quelli dei Sinottici si svolgono
nello stesso luogo: nel tempio di
Gerusalemme. Essi parlano tutti
del medesimo episodio. Il Tempio, dopo l’occupazione romana
della Palestina (63 a.C.), è rimasto l’unico luogo simbolico della
libertà politica di Israele. I romani hanno concesso al Tempio,
con i suoi cortili, un privilegio simile all’extraterritorialità: allora
il Tempio, come oggi il Vaticano,
era come un piccolo stato indipendente, fornito di propri capi
e soldati. Aveva il diritto di battere moneta senza Teffigie dell’imperatore ritenuta, come ogni
immagine, contraria ai comandamenti di Dio (cfr. Matteo 22,
17-21; Esodo 20,4-6).
Grandi insegne in rame avvertivano il visitatore non ebreo del
divieto, pena la morte, di superare il primo cortile aperto anche ai pagani. L’episodio del no
stro testo si svolge nel cortile dei
pagani. Il Tempio, essendo luogo di continui e grandi pellegrinaggi, diventava anche una specie di megafono verso la vasta
diaspora ebraica dell’impero romano, che sembra comprendesse circa I’8% della popolazione
dell’Impero. Perciò, quel che avveniva nel Tempio diventava in
poche settimane di pubblico dominio in tutta la diaspora.
Ora, cacciando i cambiamonete e i venditori di animali per i
sacrifici, Gesù compie un’azione
simbolica di gravità inaudita: egli
impedisce, anche se per breve
tempo, il normale svolgimento
del culto e dei sacrifici. Annuncia perciò, con un atto simbolico
profetico, la fine del culto del
Tempio, dei suoi sacrifici e della
sua casta sacerdotale, fine che
avverrà circa 40 anni dopo (cfr.
Ebrei 10,1-18; 1 Timoteo 2,5-6).
Gesù Cristo risorto (v. 22), hanno compreso l’enigmatico messaggio del racconto programmatico. Essi hanno ormai, dopo
aver conosciuto Gesù risorto,
una corriprensione più matura
del suo messaggio; sanno, come
dichiara l’evangelista che «Gesù
parlava del tempio del suo corpo» (v. 21). Che cosa significa?
Preghiamo
«Signore e Dio nostro! Tu sai chi noi siamo: persone
che hanno buona coscienza e persone che hanno cattiva
coscienza, gente contenta e gente scontenta, gente sicura di sé e gente ansiosa, cristiani di convinzione e cristiani di tradizione, credenti, mezzi credenti e non credenti.
E tu sai da dove veniamo: dalla cerchia dei nostri parenti, amici e conoscenti, o da una grande solitudine; da
un benessere pacifico o da ogni specie di difficoltà e di
tormenti; da rapporti familiari armoniosi, oppure tesi e
spezzati; dal cuore della comunità cristiana o dalla sua
periferia.
Adesso eccoci tutti in ascolto davanti a te, nelle nostre
differenze, ma tutti uguali per il fatto che siamo tutti in
torto di fironte a te e gli uni riguardo agli altri; tutti uguali
perché dovremo tutti morire un giorno; uguali perché saremmo tutti perduti senza la tua grazia, ma uguali anche
perché la tua grazia d è promessa e concessa e la doni a
tutti, nel nome del tuo figlio Gesù Cristo.
Siamo qui per lodarti, lasciando che tu ci parli durante
quest’ora. Te lo domandiamo nel nome di tuo figlio, nostro signore. Amen».
Karl Barth
(Tratto da Preghiere, Claudiana, Torino, 1987, p. 9)
La collocazione
del racconto evangelico
Resta aperta però una domanda: perché il Vangelo di
Giovanni anticipa l’episodio
della cacciata dei mercanti all’inizio, mentre i Vangeli sinottici
(Matteo, Marco e Luca) lo pongono alla fine del ministero di
Gesù? (cfr. Matteo 21, 12-17;
Marco 11,15-19; Luca 19, 45-48).
Abbiamo già detto che il quarto Vangelo non racconta un nuovo episodio rispetto agli altri
Vangeli, ma racconta lo stesso
episodio dei sinottici. È intuitivo
che, così facendo, Giovanni ha
voluto dare il massimo risalto a
quell’episodio. Messo così, all’inizio del ministero di Gesù, come sua prima azione simbolica
in Giudea e come prima manifestazione pubblica a Gerusalemme e nel Tempio, esso diventa
l’atto programmatico più significativo, più provocatorio e dirompente di tutte le sue azioni successive. E di che programma si
tratta? Gesù stesso lo enuncia
con le parole enigmatiche: «Distruggete questo Tempio! In tre
giorni lo farò risorgere» (Giovanni 2, 19). Nel quarto Vangelo le
parole di Gesù vengono spesso
fraintese dai discepoli o dai suoi
interlocutori perché non le capiscono in profondità: «Ci sono
voluti 46 anni per costruirlo,
questo Tempio, e tu in tre giorni
lo farai risorgere?» (v. 20).
Ma l’evangelista e gli altri discepoli, che hanno conosciuto
Il tempio del suo corpo
SULLA falsariga di Esodo 40,
34-35 (a proposito del Tempio mobile di Mosè, nel deserto)
leggiamo che «la nube coprì la
tenda dell’incontro, e la gloria
del Signore riempì il tabernacolo». A sua volta Giovanni 1, 14 dichiara che «la Parola è diventata
carne e ha posto la sua tenda fra
noi e noi abbiamo contemplato
la sua gloria, gloria come quella
del Figlio unico del Padre, pieno
di grazia e di verità». In altri termini Gesù dichiara, in Giovanni
2, che lui stesso è venuto a sostituire, con la sua carne, con il
suo corpo, ossia con la sua presenza, la tenda dell’incontro.
Gesù è diventato il nuovo incontro con Dio, il nuovo Tempio dove i credenti contemplano la gloria del Signore e incontrano il Dio vivo e vero.
Secondo Giovanni, con l’episodio della cacciata dei mercanti e con un evidente gioco di parole (morte e risurrezione di Gesù; distruzione e ricostruzione
del Tempio), Gesù annuncia il
suo programma, il suo messaggio inaudito ma anche blasfemo
agli orecchi dei suoi correligionari: Gesù risorto farà risorgere il
tempio del Signore, mediante il
«tempio del suo corpo»! (v. 21).
Così, mentre i capi religiosi di
Gerusalemme stanno distruggendo il Tempio («distruggete
questo Tempio!», v. 19), avendone cambiato l’uso da casa di suo
Padre in un emporio, una bottega, una casa di mercato (Giovanni 2, 16; Geremia 7,11), Gesù
«in tre giorni lo farà risorgere»
(Giovanni 2,18-19).
Perciò Gesù nelTenunciare il
suo programma, dichiara che in
lui si compie, si riassume e si
realizzano non solo il culto, ma
anche la legge e l’insegnamento
di Mosè. Gesù risorto assomma
in sé tutte le prerogative dell’insegnamento mosaico. Dopo la
venuta di Gesù di Nazaret, il
tempio di Betel (Genesi 28, 12;
Giovanni 1, 51), quello samaritano di Garizim e quello di Gerusa
Gesù diventa segno di
contraddizione e di scandalo
lemme sono tutti superati e divenuti inutili perché «i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Giovanni 4,19-24).
Scrive Vittorio Subilia: «I rabbini affermavano che nella legge
era la vita, che la via della vita
era costituita dalla legge, che la
legge era l’acqua della vita, il pane della vita, la luce del mondo,
era con Dio fin da principio strumento della creazione. L’evangelista, con una contrapposizione grandiosa, risponde che la vita non è nella legge, ma in Cristo» (Giovanni 1,4; 11,25; 14,6).
«La legge... nella letteratura
rabbinica è presentata come la
grazia e la verità: l’evangelista,
con una punta polemica che doveva essere immediatamente
avvertita dai suoi lettori ebrei
contemporanei, afferma che “la
grazia e la verità” (Giovanni 1,
17) non sono nella legge, ma in
Gesù Cristo» (Vittorio Subilia,
Elementi di teologia Giovannica,
dispense della Facoltà valdese di
teologia, Roma, 1974, p. 19).
Ne consegue che, fin dall’inizio del suo ministero, Gesù
diventa in Giovanni un segno di
contraddizione. Tutti parlano di
Gesù manifestando per lui, entusiasmo gli uni, scandalo gli altri. I
capi religiosi e la gente comune
pongono tante domande intorno a Gesù. Gesù suscita forti
sentimenti opposti di gioia o
sgomento, di entusiasmo o di
scandalo. Molti si chiedono:
«Ma in fondo chi è questo Gesù,
chi pretende di essere?».
Tuttavia lo scandalo non è
provocato dalla condizione umana di debolezza e di abbassamento di Gesù, fino alla sua
sconfitta sulla croce. Lo scandalo in Giovanni è «provocato...
(scrive ancora Vittorio Subilia)
dall’apparire della gloria»! «La
croce stessa non è presentata
come ora tenebrosa di scandalo
e follia, ma come l’ora della suprema glorificazione» (Vittorio
Subilia, op. cit., p. 9). E lo conferma Gesù stesso quando dichiara: «L’ora è venuta. Il Figlio
dell’uomo sta per essere innalzato alla gloria» (Giovanni 12,
23; cfr. 17, 1-5), dichiarazione
che ci introduce direttamente
all’Ascensione.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
«“"Alcuni tra la fo]L
udirono le parok
di Gesù e dissero'
“Questo è vera,
il Profeta!”. “'Altri
dicevano: “È il
Messia”. Altri
replicavano: “Il
Messia non puòv^
dalla Galilea!*"!^
Bibbia dice che il ^
Messia viene daM
famiglia di Davì^^
da Betlemme, il j
villaggio dove
il re Davide”,
gente aveva idee
diverse su Gesù. S;
““Anzi, alcuni Ì
addirittura avrehà
voluto arrestarlo,^
nessuno gli misek '
mani addosso»
(Giovanni 7,
Note
omiletiche
jt
(era
Il pi
nità
m
ilett
lieti
nid
mnt
mui
mi
cah
poo
Le letture bibliche
tengono due argotmentt
I - a) Gesù annuncia, ito
modo molto poletnlcej
fine di tutti i templi éj
tutte le simbologie tal
giose (descrivere lasca»
che profeticamenteai
nuncia la distruzione di
Tempio di Gerusalemmi
b) Si potrebbe ripem
re qui tutta la cuituraiai
giosa dei'grandi santujj
della religiosità popolati
dei crocifissi nelle scucii
ospedali, caserme,trita
naii ecc. e il senso ditali
religiosità di frontaal
messaggio di Gesù.
II - a) Ma questo mas
saggio di Gesù noia
compreso dai discepalii
dal popolo, anzi gewi
perplessità e sgomanto
oltre che ira contro Gei
stesso. Si potrebbero e»;
minare brevemente levi
rie posizioni della gfil
nei confronti di Ges^ j
b) Oggi invece ndii
una grande discussione»
Gesù perché, a differìB
dall'epoca del Gesiistoii
co, manca l'essenzlaieit
suo messaggio: la mortii
risurrezione. Soltantoal
luce della risurreziones
può comprendere ili»
saggio dirompente nelt
guardi delle simbolo}!
religiose e la religioiill
naturale. SecondoGio*®
ni 2, 22 i discepoli£0»
prenderanno questo®®
saggio di Gesù soltai
dopo la sua risurrezioft
Concludendo si ppW
be ricordare che dura»;
le persecuzioni dell'i®l*'
ro romano, i cristiani®'
vano considerati atei.“j
se per l'assenza pr^
loro di statue, locali
tuosi e simbologie»"!
se imperiali. Essi dovi
no abiurare enuncia'
tra l'altro la formulai'
rifa a loro stessi)
agli atei!»... Chi et
dunque i veri atei.
Là
eli
n;
imi;
fcr
coinv
pera
partii
iifon
pion
«ansi
cliiesi
più il
Per
approfondili
V -«lUi
[lienoi
ppiunii
,ilserv
Ittenti
_A M Hunter,^'icui
tito sul vangelo ,
vanni, Claudiana, ._
- o. Cullmann, 0i( «teat
e ambiente deinvf ^ivg
secondo Giovai , Wliesi
rietti, Torino, 1976: iUov;
- Ernst Kàseman»' topo,
nigma del ci‘^®'7o ptodp
lo, Claudiana, 19'''. mesa
- Ch. K. Barrett. ' Jerali
gelo di
daismo, Paideia, ptend
- Ch. K. Barrett, J
gelo di Giovanni ’ Cijof
bolismo e storie,
na, Torino, 1983. . il,igj
-R. E. Brown, .
nità del discfOl°^ strato
letto, Cittadella. ^
- Bruno CorsaeL^
dazione al .gf Mar
mento, Claudia tìta,
idi
leiitt
cristiana per
Torino, 2000
3
tffjERPÌ3 MAGGIO 2002
IMS
)PIRITUALITA
PAG. 3 RIFORMA
*^/0|¡8
carole
ssero;
®'‘®WeBfc
l'm
È il
y:“Il ^
PMòvenj
?a.'«£a
che«
^edaUai
Davi^f
ie, «
^venck
«C(
i idee
tesii.
ni
' avrebbe
storio, nu
misek
sso».
mi 7,40.^
idi tali
bibliche con,
‘ 31'gomei
annuncia,
polemico,!
i templi e“
bologie re
vere la sce»
:a mente ae
struzionejj
erusalemm^
abbe ripeoe
a cultura rei
andi santuari
iità popolari
nelle stuoli
serme, ti
senso
di fronte al
i Gesù,
questo rii»
Gesù noti
ai discepilie
anzi gelerà
e sgomento
I contro Gei:
irebbero e»
ementele»
i della 9j>t
i di Ges|
ivece nati
discussione»
, a differet!
el Gesù
essenziale ili
io: la mortti
Soltanto all
isurrezionei
ndere ili»
npenteneii
e simboloji
Incontro con una delegazione della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti
Essere protestanti in America
Tra vecchie e nuove frontiere di impegno, le comunità si stanno interrogando su come
sviluppare la loro testimonianza evangelica. La ricerca della propria «visione» di chiesa
ANNA MAFFEI
H
Jan De Vries
¡testi che presentiamo sono tratti da brevi sommari di una rima sociologica commissionata alla Hartford Institute for Religìous Research e condotta negli Usa a partire dall'anno 2000.
a progetto, denominato «Faith Communities Today» (Comunità di fede oggi) ha analizzato la vita di comunità di fede e
¡puppi religiosi in tutti gli Usa. I risultati di questa ricerca, a cui
nettari di Riforma possono accedere connettendosi al sito Internet http://fact.hartsem.edu, vengono diffusi in contesti ecumenici e interreligiosi e sono utilizzati da chiese e loro responsabili
per comprendere la loro situazione e creare programmi che possano aiutare le comunità a rispondere alle esigenze del campo.
Organizzato per assistere chiese, templi e moschee, Faith Commnities-Today è il progetto più inclusivo che si è occupato di
analisi sociologiche in campo religioso negli Usa perché la ricermha coinvolto gruppi religiosi che complessivamente raccolgonooltre il 95% dei credenti in tutto il paese, (a.m.)
rondo Giovai
iscepoli ®
5 questo Bd
lesù soltai
risurrezio»
ido si pot*l
. che durai*
oni dell'iif
cristiani*®'
orati atei.W;
crescita numerica nelle
chiese degli Stati Uniti
n 51% delle chiese oggetto
Ma ricerca hanno dichiarate^ essere cresciute negli ultijniSanni secondo modalità
iverse: per affinità culturale,
____ toinvolgimento comunitario,
la religioiii 'peraver messo a fuoco una
particolare visione, per aver
sformato il culto, per aver
promosso programmi per
Consolidare la vitalità delle
Mese. Le chiese crescono di
piiiiii luoghi dove trovano
Maggiore affinità nel conte*to sociale dove sono situate.
Contrariamente a quanto
inza pr»>"‘ ’’“talmente si crede le core, locali^® ®anitàche sono fortemente
ologieral'i ®Pagnàte socialmente e che
Essi dove hvono^ una diaconia concreta
; enunciar terso l’esterno crescono e tale
formulai' Mclta si verifica trasversaljtessi) Sente in tutte le denomina••• Cb' ® .'®i. Le chiese in crescita ri
'' “'aa combinazione di
- che includono lealtà
tih '.’^'’['a^'onale, vitalità cof ndilj *^*"'^*^ fiducia nel futuro e
^^rvire come punto di riferiper la comunità civile
jnter,"'' ®cui la chiesa
^gelo di Will,
liana,
nann,
or»
un’influenza poak, ® aúlla capacità della
iranm
vanni
torio,
della loro fede ad altri. Le
chiese più grandi utilizzano
materiale stampato e cercano
l’utilizzo dei media, le chiese
di contesto urbano e suburbano preferiscono eventi
esterni e reviváis, le chiese
evangeliche più frequentemente sono coinvolte in
campagne di evangelizzazione. Dall’inchiesta non è possibile valutare l’efficacia di
un metodo o di un altro sulle
persone esterne alla chiesa.
Ma se non è misurabile l’impatto esterno, certamente le
attività di promozione deila
testimonianza hanno un forte impatto positivo sulla vitalità della comunità stessa,
sulle energie e sul coinvolgimento dei suoi membri.
O incontrato Jan De
Vries nel bel parco di Casa Materna a Portici mentre
insieme al suo gruppo concludeva il giro nella Casa stessa. Jan è da quattro anni la Synod Executive, in pratica la segretaria generale del Sinodo
del Sud-Ovest degli Usa che
raggruppa le chiese presbiteriane del New Mexico e dell’Arizona, e guida la delegazione. «li gruppo (sono 14 più
io e mia moglie ette ii accompagniamo) - mi aveva spiegato Frank Gibson, che fino a
qualche anno fa ha rappresentato l’American Waldensian Society - è formato da
persone provenienti da chiese
presbiteriane del New Mexico
e Arizona. Sei di loro sono pastori, di cui quattro donne, e
altri rivestono altri ruoli di responsabilità nelle chiese di
provenienza. La loro visita in
Italia ha già toccato diverse
zone: hanno anche incontrato il cardinale Martini e personalità dei mondo evangelico a Milano, sono stati due
giorni alle Valli, a Roma hanno parlato con Paolo Ricca,
Paolo Naso, Gianni Long,
hanno visitato anche la moschea e il ghetto, a Firenze sono stati accolti al Gould e,
nella chiesa battista di Borgo
Ognissanti, hanno conosciuto
i pastori delle chiese evangeliche della città».
Insomma un giro nella
realtà evangelica italiana a
tutto raggio di persone che
nella loro realtà rappresentano degli importanti punti di
riferimento per il protestantesimo americano. «Alice Paul,
per esempio - mi dice Jan De
Vries - è stata la prima donna
della tribù indiana dei Tohono a prendere il dottorato in
teologia e a insegnare all’Università: insieme al pastore
John Fife, ha dato inizio al
movimento dei santuari negli
Usa, un movimento di chiese
che, sin dagli Anni Ottanta,
praticando la disobbedienza
civile, hanno offerto nei propri locali accoglienza agli immigrati clandestini e ne hanno difeso i diritti». Come si è
sviluppato da allora il movimento? «Dopo l’il settembre
i controlli alle frontiere con il
Messico sono diventati ancora più rigidi, ma è impossibile
impedire completamente
l’entrata di clandestini e allora le chiese sono chiamate ad
agire concretamente per cercare di risolvere problemi
pratici che a volte comportano questioni di sopravvivenza. Per molti che cercano di
entrare negli Usa attraversando il deserto c’è un reale rischio di perdere la vita per
mancanza di acqua: dunque
c’è un programma ecumenico
che cerca di prevenire queste
tragedie costruendo deile fontane nel deserto. Nella stessa
direzione agiscono altre chiese portando avanti vari programmi di assistenza per i
senza fissa dimora. Oggi ci sono moltissimi immigrati in situazione di illegalità che dalle
zone di confine man mano si
spostano anche in altri Stati.
Quindi oggi molte chiese, che
prima non erano toccate da
questi problemi, si stanno attrezzando per prenderne atto
ed agire di conseguenza».
Che cosa vi ha colpito nelle
chiese protestanti italiane?
«Ci siamo stupiti che l’Italia
sia divenuto un paese a tasso
di natalità molto basso e un
paese di immigrazione. E abbiamo constatato che in
mólti casi le chiese italiane
sono accoglienti e recettive:
da noi questo è ancora difficile, particolarmente per
chiese che sono tradizionalmente euroamericane. Sono
molto poche le chiese multietniche, intanto la popolazione ispanica è quella che
negli Usa cresce più rapidamente. La chiesa di Alice è
una comunità mista, ma è
una rarità. Anche la chiesa di
cui è pastora Martha Sadongei, anche lei membro della
nostra delegazione, è particolare. È l’unica chiesa di nativi americani in un’area urbana di tutti gli Stati Uniti e
raccoglie indiani di diversi
popoli, mentre normalmente
nelle zone rurali i nativi americani si raccolgono separatamente per tribù. Qui in Italia abbiamo trovato una generalizzata consapevolezza
della chiamata di Dio ad “abbracciare la diversità” e questo è molto bello, io credo».
Le chiese presbiteriane negli Usa si stanno interrogando su come sviluppare o risviluppare la testimonianza
evangelica. Da dove nasce
questa attenzione? «Nell’area
di mia competenza ci sono
oggi 170 chiese con 38.000
membri. Qui le chiese presbiteriane si sono tradizionalmente occupate di programmi di istruzione e di assistenza sanitaria fra ispanici e nativi americani. Nel tempo
però molte chiese hanno subito un drastico processo di
ridimensionamento. Alcune
comunità che una volta erano formate da un migliaio di
membri oggi sono diminuite
in consistenza scendendo
magari a 200, mentre l’età
media dei loro membri è alta,
anche oltre i 55 anni. Molte
chiese poi si situano in contesti urbani che hanno subito
cambiamenti importanti: ci
sono quartieri che nell’arco
Il gruppo dei presbiteriani statunitensi a Casa Materna
di alcuni anni sono cambiati
radicalmente diventando a
maggioranza ispanica, dunque molti pastori e leader di
chiese si sono interrogati sul
come far fronte a questi cambiamenti. Si parla in questi
casi della necessità di elaborare strategie di sviluppo o di
rinnovato s'viluppo. Nell’area
di mia competenza 15 chiese
hanno, con l’aiuto di un consulente, provato un metodo
che si basa sostanzialmente
su alcune semplici intuizioni.
In primo luogo la chiesa
deve analizzare e prendere
atto della propria condizione
attuale e poi mettere a fuoco
la propria “visione”. Non una
visione importata dall’esterno, o l’idea solitaria del nuovo pastore. La chiesa deve
sviluppare la sua visione, la
visione condivisa dalla leadership e da tutti i suoi membri. Rispetto al contesto in cui
la chiesa si situa, essa può
pensare di metter su un banco alimentare, oppure offrire
un culto in lingua spagnola o
in un’altra lingua, o elaborare
un programma educativo a
diversi livelli. La cosa importante è però che sia un’idea
massicciamente condivisa.
Solo così è possibile formulare un programma che dia
concretezza alla visione ed
individuare delle persone,
una leadership, che sia in grado operativamente di portarla avanti. Ci vuole poi chi si
occupa del “management”,
cioè dei finanziamenti, della
gestione e del coordinamento
di quanto si decide di fare.
Per chiese che da anni si
accontentano del culto domenicale, e solo di quello,
questo può significare un
cambiamento radicale. Noi
presbiteriani abbiamo la tendenza di continuare a fare
solo quello che tradizionalmente abbiamo sempre fatto
e se si propone qualcosa di
diverso si può entrare facilmente in crisi. Ma una crisi
può essere positiva e stimolare una ricerca di soluzioni
diverse. A volte si può pensare alla cosa apparentemente
più insignificante, come
cambiare la segnaletica della
chiesa e renderla bilingue,
altre volte va ridisegnata tutta l’architettura dei locali
della chiesa ed aprirsi alla
condivisione degli spazi con
gruppi della società civile».
e inserita. In
Un senso chiaro della
n una capacità orga
il
Un aspetto
larrett, ",»erali2;:r".‘''’“l’«''°'ezza ge
a, 1977 , ihiesa p i* Parsone d:
larrett, 4 consapevolezza
iellati- ' tesponsabili
tela, conoscono e si
larrett,'la cura edi membri.
u riguarda il culto
I, ^ differenze fra i vari
lUiiOf §lUn»%5 nu I vcni
1983; iliiL^cPr) indagine. Per le
tepauj’':°*'^*tanti un forte
0 con ®
I®"®’ iniaiiòvp l'introduzione di
lorsan'u^ liturgiche e con
della musica
diarr^’ ! ^ chiese in ere
• „ 7Wieiito7iiÌ*^”cio fatto riferiastori }} data sia dai
3
'OsnpttVr su temi di
Oro.’Scoraggiando i
nembn a testimoniare
Le diverse forme del culto e della liturgia
Le chiese, così come i bambini, sono il prodotto della
loro generazione, almeno
quanto lo sono dei loro ascendenti teologici: gli stili di
culto riflettono moltissimo il
decennio di nascita della
chiesa, le comunità nate più
recentemente mostrano enfasi diverse nell’organizzazione del culto rispetto a quelle
più antiche. Le differenze riguardano l’uso di credi e
confessioni di fede, l’utilizzo
nel culto delle candele, la
scelta del pianoforte o dell’organo e così via. I cambiamenti generazionali hanno
portato al declino di alcune
pratiche tradizionali e l’insorgenza di nuovi modelli,
particolarmente nel campo
musicale; questi includono
l’utilizzo della lavagna luminosa, della chitarra elettrica,
di strumenti contemporanei.
L’età della comunità influenza direttamente la valutazione del culto come più o
meno spiritualmente incoraggiante. Le chiese più antiche sono quelle che hanno
mostrato più cambiamenti
negli ultimi 5 anni, forse perché quelle nate più recentemente normalmente pensano di non aver alcun bisogno
di cambiare, dal momento
che il loro culto è già contemporaneo. Queste ultime
valutano positivamente l’impatto spirituale che ricevono
dal culto e anche le più antiche, che hanno sperimentato
cambiamenti negli ultimi 5
anni nel culto, si esprimono
positivamente.
rutta via i processi di cambiamento possono essere difficili per i responsabili delle
chiese e rovinosi per le comunità: il forte impatto del
cambiamento, adottando
forme liturgiche contemporanee, è evidente in tutti gli
ambiti della ricerca. Cambiamenti nel culto, come l’uso di
nuovi strumenti musicali, sono associati a una crescita
nella vivacità della comunità,
nella crescita numerica, nella
stabilità contributiva e in altri
segni di una comunità in salute. Sebbene non sia possi
bile sapere se questi cambiamenti avranno carattere passeggero o effetti duraturi sulle forme di culto, essi comunque puntano a dinamiche di
cambiamenti cui molte chiese stanno rispondendo.
I cambiamenti non avvengono senza conflitto. Le tensioni provocate dai cambiamenti però aumentano in
modo drammatico quando le
chiese attraversano problemi
finanziari: più le risorse sono
limitate più il conflitto è acuto; o forse più il conflitto è
forte più aumentano i problemi finanziari. I conflitti sul
culto sono più frequenti in
comunità di città dove le diversità sociali sono maggiori
e le finanze più precarie.
Conflitti insorgono, però, anche in chiese situate in contesti di nuovi insediamenti
dove magari i fondi sono meno limitati (questo però dipende dalla grandezza della
chiesa e dall’età della stessa)
ma più forti sono le spinte
verso forme di cultura contemporanea;
Le chiese e la propensione
ai cambiamenti
Dall’inchiesta emerge che
chiese più grandi sono più
propense al cambiamento, in
particolare chiese evangeliche situate in contesti periferici in espansione e negli stati dell’Ovest. Chiese più piccole, soprattutto quelle di
areee rurali, non si sentono
invece recettive ai cambiamenti. Anche l’età delle comunità costituisce una differenza da notare; le chiese più
antiche hanno modelli più
stabiliti e appaiono meno inclini o meno capaci di cambiare, chiese di formazione
più recente sono più propense alle innovazioni.
I cambiamenti hanno luogo quando le chiese ricevono
membri nuovi. Tutti i gruppi
hanno parlato di accoglienza,
ma le chiese storicamente
nere appaiono più accoglienti delle altre. Ancor più accoglienti risultano essere le comunità religiose non cristiane (i Baha’i, i mormoni, i mu
sulmani). Il luogo ha poi molta importanza: le chiese di
area urbana crescono di più
di quelle nelle areee rurali indipendentemente dall’apertura al cambiamento mostrata da queste ultime. Quando
la popolazione lo consente, cambiamento per molte
chiese significa anche uno
sforzo ad aumentare la diversità su base etnica e razziale.
Le chiese più inclini a questo
tipo di cambiamento sono
nel centro di areee metropolitane, quelle meno inclini
sono in aree rurali, sia in paesi piccoli sia in città, dove le
opportunità sono minori.
4
PAG. 4 RIFORMA
CUMENE
venerdì 3 maggio 2(|n^ jtNER
Crèt-Bérard: un importante colloquio apre l'Assemblea generale della Cepple
Osare l'assoluto in un mondo effìmero
Animato dal pastore Gérard DelteH, il colloquio ha visto susseguirsi tre ricchi interventi
del professor Francois Vouga, del pastore Konrad Raiser, e del giornalista Enrico Benedetto
ELISABETTA RIBET
OME osare l’assoluto,
ir
in un mondo in cui
tutto è provvisorio, fragile, effimero?». Questo è l’interrogativo su cui si è riflettuto,
nella cornice più che svizzera
del centro di Crèt-Bérard,
prima di iniziare i veri e propri lavori dell’Assemblea generale della Cepple (Conferenza delle chiese protestanti
dei paesi latini d’Europa).
«Osare l’assoluto» è una formula per indicare la sfida,
folle e splendida, della testimonianza cristiana in un
contesto in cui le certezze si
fanno sempre più relative.
Sfide lanciate alle chiese
Le chiese sono chiamate,
sfidate a portare la loro testimonianza in un quadro in
cui il contrasto tra il mondo
di cui ci racconta il marketing
e quello delle Twin Towers
che si accasciano su se stesse
tirando giù, oltre a vite umane, anche la baldanzosa autocoscienza dell’Occidente,
ha delle sfumature stridenti e
dolorose quanto i dipinti di
Munch o le paradossali serigrafie di Andy Wahrol. Animata da Gérard Delteil, pastore della Chiesa riformata
di Francia ed ex professore di
teologia pratica a Montpellier, la giornata ha visto susseguirsi tre importanti e ricchi interventi: il professor
François Vouga, da Bielefeld,
il pastore Konrad Kaiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), e Enrico Benedetto,
per anni giornalista a Parigi e
ora responsabile del servizio
informazioni del Defap-Service Protestant de Mission.
Rifugiati afghani in Pakistan
(Foto Hcr/M. Elkhoury)
Modello di unità di chiese
François Vouga ha dato al
suo intervento un taglio nettamente ecclesiologico: partendo da diversi modelli neotestamentari e storici (dal Vaticano 11 a Lutero, passando
per il valdismo medievale e
Kierkegaard), il professore è
approdato alla proposta di
un modello di unità di chiese
«necessario nella misura in
cui la chiesa può ricevere la
sua identità solo accorpando
le dimensioni proprie ad ogni
modello». Affinché i poli opposti del modello di chiesa
possano rimanere in contatto, è necessario che il dialogo
interconfessionale presup
ponga un «riconoscimento
reciproco incondizionato» e
un contatto costante tra le diverse realtà ecclesiali. Questo
modello può essere chiamato
«universalismo pluralista».
Per quanto già noto, rimane interessante l’accento posto dal professore sull’idea
che per costruire qualunque
tipo di comunità è importante ripartire dalla riflessÌone
sul singolo, sull’individuo in
quanto «essere in relazione».
Trovandoci in cammino a
fianco di compagni di viaggio
non necessariamente scelti
da noi, è importante fare attenzione alla peculiarità della
persona, mettendo in chiaro
il fatto che le caratteristiche
di ognuno non devono diventare la discriminante della relazione. Solo una volta
accettata e applicata l’universalità di tale affermazione si
può e si deve tornare a fare
un passo indietro e vivere la
relazione con l’altro includendo le differenze, rendendole stimolo per il dialogo e
non barriera alla relazione.
Ricerca del dialogo
L’intervento di Konrad Kaiser era permeato dalla quotidianità della ricerca costante del dialogo e del cammino comune delle chiese nel
mondo. 11 percorso del Cec è
da decenni quello del dialogo
e della ricerca di punti di incontro e di scambio sempre
nuovi nelle relazioni tra le
chiese e tra le chiese e i contesti in cui esse si trovano a
vivere e operare. Forte e chiara la sottolineatura sulla testimonianza: «Noi siamo
chiamati a testimoniare Gesù
Cristo, non a proclamare delle verità religiose», mette in
chiaro Kaiser sin dall’inizio.
Ed essere testimoni di Cristo
implica una metodologia:
portare avanti il messaggio
della riconciliazione, la preoccupazione per gli esclusi,
l’amore incondizionato. Testimoniare Cristo non significa fare proselitismo.
Per portare avanti questa
missione, una delle cose più
importanti da fare è capire,
analizzare in modo approfondito il contesto in cui si
opera. In questo senso, allora, è vitale capire meglio le
dinamiche della mondializzazione, dei nuovi particolarismi e conflitti anche in ambito religioso, cercando insieme alla società e non certo
staccati da essa i criteri contemporanei per una nuova
cultura del dialogo.
La spiritualità protestante
Il «dio assente o mediatizzate», quotidianizzato al punto da non darci quasi più nessun timore o tremore, il «dio à
la carte», come un menù di ristorante, è stato il punto di
partenza del bell’intervento di
Enrico Benedetto. Paradossali
le sue osservazioni, eppure
vere in modo inquietante:
«Kipescato, grazie alla pubblicità e alle insistenti allusioni
dei titoli giornalistici, dall’oblio nel quale l’Europa post-cristiana sembrava volerlo
relegare, il Dio giudeo-cristiano costituisce ormai un forte
riferimento per la nostra cultura di massa. È il “testimone”
per eccellenza, ma nel senso
commerciale del termine, il
testimonial, diremmo».
Di fronte a questo Dio ci si
pone allora la domanda sulla
spiritualità protestante, i suoi
«déjà-cru» e pregiudizi congeniti. Kicordando le parole
di Guido Ceronetti, «se non ci
si batte con Dio, allora Dio è
morto». Benedetto invita allora a trovare il coraggio per
affrontare una seria riflessione sulla spiritualità anche nel
contesto protestante. Un altro spunto di riflessione è dato dalla distinzione contemporanea tra «la fede» e «il credere»; in altri termini, sempre
meno praticanti, sempre più
credenti: dalla condizione
data dall’impegno più o meno costante nella vita di una
comunità, la tendenza è a
passare piuttosto alla convinzione, definita «credere», che
mantiene il rapporto con Dio
ma separandolo dalla presenza sui banchi di una qualunque chiesa.
Quale testimonianza?
Concludendo con le parole
del relatore, «testimoniare di
Gesù, il Cristo, amico e salvatore, senza urlare o tacere, in
un’Europa latina che spegne
più facilmente la fede del telefono cellulare e che sembra
aver metabolizzato senza
batter ciglio delle dosi incredibili di standardizzazione
televisiva, non è certo scontato». Kesta l’idea, punto di
partenza e di rinnovamento
della vocazione, di «missione» intesa come «non dimissione», come rifiuto della rinuncia a comunicare: non
possiamo, in quanto credenti, arrenderci alla situazione.
Siamo, certo, inviati con miseri mezzi, in contesti difficili, a volte incomprensibili.
Tuttavia «con la certezza
che i servi inutili che noi siamo sono serviti ogni giorno e
in ogni istante dal loro maestro, che i loro piedi sono lavati per ritrovare il benessere
e la gioia dell’accoglienza dopo tante vicissitudini, e che
le parabole migliori non sono necessariamente delle antenne». È certamente una
missione che ci sfugge, dice
Benedetto, che ci scappa inevitabilmente. Una missione
che ci ricorda costantemente
che non siamo sempre dalla
stessa parte del messaggio: a
volte proclamiamo, a volte
possiamo ricevere, magari
addirittura da coloro che si
supponeva dovessero essere
da noi aiutati.
Sarà costruita in legno della Siberia nella base di ricerca russa di Bellingshausen
Sorgerà presto la prima chiesa ortodossa dell'Antartide
Se tutto procederà come è
in programma la prima chiesa ortodossa dell’Antartide
(il continente più secco, più
freddo e il più ventoso del
mondo) verrà aperta l’anno
prossimo in una base di ricerca russa. La futura chiesa San
Nicola è destinata non solo al
piccolo gruppo di ricercatori
russi della base di Bellingshausen, situata su un’isola
dell’Antartide, ma sarà anche
un monumento alla memoria
dei 47 russi morti nel corso di
esplorazioni in questi ultimi
anni e là sepolti.
Il progetto di costruire una
chiesa giunge 180 anni dopo
la prima spedizione navale
russa guidata da Fabian von
Bellingshausen nella regione
dell’Antartide, e 45 anni dopo
la creazione da parte dell’ex
Unione Sovietica della sua
prima base sul continente antartico. Alla fine dello scorso
gennaio, una spedizione russa è stata organizzata in An
tartide per benedire il sito
della futura chiesa e per erigere una croce di legno. Del
gruppo facevano parte Georgy Ilyin, che spera di diventare il primo prete ortodosso del
continente, due sponsor, gli
uomini d’affari Pyotr Zadirov
e Alexander Kravtsov, e l’architetto Pyotr Anisiforov.
1 primi contatti di Pyotr Zadirov con l’Antartide risalgono all’inizio degli Anni 80,
quando lanciava col paracadute viveri e petrolio sulla
banchigia per i ricercatori
che erano tagliati fuori da
fonti di approvvigionamento.
Un giorno, Zadirov è stato
avvicinato dal capo della spedizione, Valéry Lukin, il quale
gli ha sottoposto l’idea di una
chiesa in Antartide. L’uomo
d’affari aveva in precedenza
partecipato al finanziamento
della costruzione di una chiesa nel suo villaggio natio di
Novo-Nikolskoye. Nel luglio
2000, con la benedizione del
patriarca Alessio II, Pyotr Zadirov creò una fondazione
per finanziare il progetto e un
altro uomo d’affari, Alexander Kravtsov, accettò di associarsi all’iniziativa.
I due uomini d’affari sperano che la chiesa avrà un grande significato per i russi isolati heirAntartide. «Quando la
moglie di un ricercatore morì
in un incidente a San Pietroburgo, o quando un altro ricercatore fu abbandonato
dalla moglie, che cosa potevano fare se non annegare il
proprio dolore nell’alcol? Oggi offriamo almeno un’alternativa: bere vodka o piangere
in chiesa. I comunisti non ci
davano nulla di simile», ha
detto Zadirov. Mentre le basi
polari sovietiche dovevano
accontentarsi di semplici luoghi per le riunioni del partito
comunista, altri paesi avevano costruito cappelle, come
la cappella delle Nevi nella
base Usa McMurdo che, si di
ce, è l’edificio religioso situato più a sud del mondo.
La chiesa di San Nicola
sarà costruita su una collina
al di sopra di Bellingshausen,
non lontano dalla punta della
terra di Graham, la zona più
frequentata dai turisti a motivo del suo clima relativamente clemente. Gli autori del
progetto sperano che gli acquisti di candele e piccoli doni da parte dei turisti aiuteranno a coprire le spese di
manutenzione dell’edificio in
un luogo in cui soltanto dieci
russi vivono durante l’inverno, e venticinque d’estate.
All’inizio dello scorso febbraio, i boscaioli della regione deH’Altai in Siberia, hanno
cominciato a tagliare il legno
necessario per la chiesa, che
prima sarà costruita in quella
regione. Dopo che il legno
avrà avuto tempo di «lavorare», la chiesa verrà smontata
e sarà portata per nave a dicembre in Antartide. (eni)
Preoccupate per i fatti di Betlemine
Medio Oriente: missione
di pace delle chiese Usa
Lo scorso 23 aprile sono
iniziati negoziati tra rappresentanti israeliani e palestinesi per tentare di uscire
dall’impasse in cui si trovano, mentre varie informazioni parlano della situazione di
disperazione nella quale sono i membri del clero all’interno della Basilica della Natività di Betlemme. Tre monaci armeni sono riusciti a
scappare dalla chiesa dove
sono barricati palestinesi armati, insieme a preti e suore,
da oltre tre settimane. I soldati israeliani hanno accerchiato la chiesa, costruita sul
sito dove, secondo la tradizione, sarebbe nato Gesù. I
soldati hanno ricevuto l’ordine di non evacuare i luoghi
prima di avere arrestato alcuni palestinesi ricercati, i quali
rifiutano di arrendersi.
Il canonico anglicano Andrew White, inviato dell’arcivescovo di Canterbury, ha dichiarato che le condizioni
all’interno della basilica sono
diventate insopportabili. «La
situazione continua a deteriorarsi - ha detto ai giornalisti
mancano i viveri, la gente deve attingere l’acqua da un
pozzo, le condizioni sanitarie
sono tremendi; diverse persone sono malate e alcune sono
ferite». Andrew White ha precisato che circa 35 preti e suore di diverse religioni hanno
deciso di rimanere per garantire che la chiesa non venga
danneggiata. Egli ha offerto i
propri sforzi di mediazione,
ma un portavoce dell’esercito
israeliano ha dichiarato che
nessun intervento internazionale sarà accettato.
«È una faccenda pretta
mente militare», ha dettai
portavoce. Fra i negoziato!
palestinesi presenti alla rin
ninne del 23 aprile c’eranoii
sindaco di Betlemme, Ham,”
Nasser, e il ministro del^
smo. Mitri Abu Aita. La
gazione israeliana era com
posta solo da rappresentai
della sicurezza. Il primo mi
nistro israeliano, Ariel Sha
ron, ha proposto ai pales%
si armati di arrendersi e dii
sere processati in Israele on.
pure di scegliere l’esilio
manente, proposta rifiutata
dagli interessati. La situazio.
ne è quindi in un vicolo cieco
e Ariel Sharon rifiuta di c
l’ordine di prendere d’ass;
la chiesa, per timore di urtaiè
varie sensibilità.
D’altra parte una deleg
zione ad alto livello di responsabili di chiesa degli
Stati Uniti è giunta a Gerusalemme al temine di un v;
gio di due settimane in Medio Oriente, per esprimere la
propria solidarietà alla comunità cristiana e per porre
l’accento sulla necessità urgente di pace nella regione,
La delegazione di 14 membri
era guidata da due responsabili del Consiglio nazionà
delle chiese Usa (NccUsa).
Nel corso del suo viaggio, 1
incontrato responsabili religiosi a Istanbul, in Libano,®
Siria e in Giordania. La delegazione, che è rimasta nela
zona fino al 27 aprile, spei
di incontrare leader poli
israeliani e palestinesi.Ha
avuto colloqui con il primo ;
ministro del Libano, Ra
Hariri, con il presidente siriano Bachar el-Assad e coni
Abdallah di Giordania. M i
Betlemme: la Grotta della natività
■■■■■ DAL MONDO CRISTIANO
® Lo ha affermato il metropolita Kirill
La Chiesa ortodossa russa contraria
a un intervento militare in Iraq
MOSCA — «Ogni forma di intervento militare in
terebbe inevitabilmente a gravissime conseguenze al di
ri dei confini del paese»: è il parere del metropolita j
so Kirill, di ritorno a Mosca dopo una visita a j
straordinario ai leader delle chiese cristiane
primo ministro Tariq Aziz. Di fronte alle persistenti i
sua ir
screzioni di un possibile intervento militare Usa in IraQ
Chiesa ortodossa russa, ha dichiarato il metropolita^ «P
Vellicaci ulluuu^>^cl iici uiL-iiiaiaiu ii iiit-ti. g
comprendendo la necessità di monitorare la
delle armi nucleari, è fortemente contraria a ogni ten
di risolvere il problema con le armi».
.entativö
.Campi profughi di Guinea, Liberia, Sierra Leone
Atteso rapporto della Firn sui presunti
casi di sfruttamento dei bambini
I il rap'
GINEVRA — Sarà reso noto entro la fine del
porto steso dalla delegazione della Federazione gpetl
mondiale (Firn) inviata in Guinea, Liberia e Sierra ¿eiJ
investigare sui presunti casi di violenza e sfruttante
bambini nei campi profughi dei tre paesi ije N^'I
nuncia, partita dalla Commissione per i rifugiati
zioni Unite, aveva seriamente preoccupato le f
ne dell’area, fortemente presenti nell’opera |jgiti'|
umanitaria. Nel corso dell’indagine, la dclegazion ^,^,|i
centrato i responsabili delle chiese locali e delle
zioni presenti nei campi di accoglienza.
5
GGIO2002
me
le
a
dettoli
^goziatofj
t' alla rii|.
c'erano ¡1
ne. Hanm
0 del tuij.
a. La dele,
era con.
resentanti
primo mi.
Ariel Sha.
Palestine,
-rsiedies.
Israele op.
esilio per.
a rifiutata
a situazio.
icolo dea
ria di date
e d’assalto
■e di urtate
IIENERDI
lì 3 MAGGIO 2002
ra
ilio di re.
lesa degli
I a Gerusali un viag.
me in Meiprimerela
là alla co• per pone
cessità aria regione,
14 membri
; responsanazioné
(NccUsa).
viaggio, ha
isabili reliLibano,in
la. La deleaasta nela
ile, sperai
ier polisti
itinesi. Ha
in il primo
ano, Rafiq
dente siiiaid e con,®
mia. il
ina
Iraq po'"
al di feo
I ortodoS'
carattere
bene e^
enti indi
in iraq'ä
ilita, «P“'
iferazion«
tentativo
(nevlem
ese il
, luterà®»
LeoneP^
iselutef^'
issiste®
me ha'
"pS
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Varie iniziative nelle località della vallata svizzera, dal 16 giugno al 20 ottobre
450 anni di Riforma nella Val Bregaglia
go Chiavenna o Castasegno, sul confine tra Svizzera e Italia, il percorso si snoderà in varie
stQiioni in CUI i visitatori potranno conoscere i vari aspetti della storia delle Chiesa riformata
tUKAS ViSCHER
La Bregaglja è un caso particolare. È l’unica zona di
italiana che nel XVI se
-olo abbia accolto il movi
mento della Riforma. La fede
¡formata ha segnato profondamente la spiritualità e la
cultura di questa valle, forse
piii di quanti i bregaglini si
Ondano conto. Esiste quindi
una buona ragione per richiauare alla memoria la ricca
eredità dei secoli passati, cercando di mediarla per una
cerchia più vasta di persone
interessate. In 450 anni sono
avvenute molte cose significative e toccanti. Tanto fra i pastori quanto fra i laici troviamo delle figure eccezionali;
pensiamo a Scipione Lentolo,
Girolamo Zanchi, Pier Paolo
Vergerlo, Michelangelo Florio, Vincenzo Paravicini, Giacomo Picenino, Ortensia Safe, Andrea Pianta, Gian Battista Frizzoni, Petrus DominicusRosius a Porta, Gian AndreaScartazzini, Silvia Andrea
ealtri ancora. Per quanto vi
siano molti motivi per essere
grati, non corrisponderebbe
però allo spirito riformato esibire soltanto gli aspetti che
possono inorgoglire. La storia
della Chiesa riformata ha avuto anche delle pagine negatire e nella mostra non vengono taciute. Si parla quindi anche delle distruzioni delle immagini, delle violenze e dei
processi alle streghe.
Ustoria della Bregaglia è
legata indissolubilmente alla
storia delle strade che attraversano le Alpi. Sin dai tempi
antichi una strada romana
portava dall’Italia, attraverso
Chiavenna e il Passo del Sepdmerverso il Nord. Per secoli
lavallata fu una zona di trafftcoche univa Nord e Sud.
^ando alla fine dell’800 fu
aperto il passo del Gottardo,
laBregaglia perse molto della
sua importanza e divenne
®a delle valli isolate del Sud
»alla Svizzera. Fu proprio
prie alla strada romana che
Wstianesimo penetrò nella
w. Nel IV secolo Gauden®i Un vescovo dell’Italia set®ttionale, fu attivo in queÌ e fu ucciso ai piedi
wlSeptimer dalla popolazio"aiSOllevatasi contro di lui. In
Wo Onore venne poi eretta
cappella e più tardi nei
«Ideiluogo del suo marU0i sopra Gasacela, fu couna chiesa che divennieta di pellegrinaggi.
, ^®ho sorprendente è che
Riforma è arrivata
“»la valle dal Sud. Il movi, "lo riformatore nelle valj'^eridionali delle Alpi
amvò dai grossi centri di
8P e Ginevra, ma ebbe un
2",'no carattere italiano.
"1 un secondo tempo vi
jjfn„^°IÌ6gamento con la
Itiiin”]^ »lolla zona setten
'orono degli esuli,
/'fi secolo infatti, in Itaoumero notevole di
Dal 16 giugno al 20 ottobre di quest’anno si terrà in Bregaglia una mostra per ricordare l’introduzione definitiva della
Riforma nella vallata, nell’anno 1552. L’iniziativa è stata presa
dalla Società culturale di Bregaglia che ha organizzato la mostra in tre parti. Un percorso attraverso le località della valle,
un’esposizione nella chiesa di Castasegna, al confine tra la
Svìzzera e l’Italia, e una seconda esposizione al Palazzo Salis di
Chiavenna. Il percorso si snoderà attraverso varie stazioni dove
i visitatori potranno conoscere i diversi aspetti della Riforma e
della storia della Chiesa riformata. Nella chiesa di Castasegna
verrà offerta un panoramica sul passato e il presente della
Chiesa riformata della valle. A Chiavenna sarà invece raccontata la storia della Chiesa evangelica locale del 16° e 17° secolo.
Gli evangelici della Bregaglia sperano di avere numerosi visitatori daU’ltalia e dalla Svizzera e noi ci permettiamo di suggerirvi di trascorrere qualche giorno durante l’estate per una vacanza di meditazione in questo angolo delle Alpi.
teologi, di preti e monaci
aderì alla Riforma, entrando
in conflitto con le autorità ecclesiastiche. Alcuni furono
presi e giustiziati. Molti si sottrassero alle persecuzioni con
la fuga. La Rezia, già fortemente influenzata dalle idee
riformate, divenne un approdo per molti fuggiaschi di diverse tendenze. Intorno al
1540 si costituì a Chiavenna,
sotto la protezione dell’autorità cantonale, una chiesa
evangelica e di lì la Riforma si
propagò alle vallate più a sud.
La Rezia fu un punto di raccolta, ma anche un luogo di
passaggio. Alcuni rimasero
ma i più, dopo una breve sosta, raggiusero altri paesi. Numerose famiglie italiane puntarono verso nord: Zurigo,
Basilea, Ginevra, Francoforte,
Heidelberg, Paesi Bassi, Lon
dra, ecc. Altri, che per le loro
concezioni radicali non erano
graditi nelle chiese riformate,
soprattutto il gruppo degli
antitrinitari, continuarono a
passare di paese in paese fino
a stabilirsi in Polonia e Transilvania, allora più tolleranti.
Nei decenni successivi la
fede riformata si radicò nella
vaile. Con le predicazioni regolari e con l’insegnamento
la popolazione prese familiarità con il messaggio biblico.
Molti catechismi nati in quegli anni sono arrivati fino a
noi. Merita di essere ricordata
una prefazione, scritta a mano, alle prediche del pastore
Alberto Martinengo che visse
dal 1560 al 1662 e fu pastore
nella comunità di Stampa per
78 anni. Si dice che abbia tenuto la sua ultima predica
all’età di 101 anni, poche set
La comprensione della memoria
Come devono agire i cristiani di fronte a questi ricordi? La mostra vorrebbe portare un contributo per la riconciliazione delle memorie. È
arrivato il momento in cui invece di accusare l’altra parte
e giustificare la propria, occorre riflettere insieme e allontanarsi dal male che ci siamo fatti in passato. Dobbiamo riscrivere la storia nello
spirito del pentimento cristiano, liberarci per dare insieme
una testimonianza credibile.
Tra il Seicento
e il Settecento
Gli scontri fra i cantoni terminarono con una sorta di armistizio. Nel capitolato di Milano del 1639, per gran parte
dettato dalla Spagna, fu restituita alla Rezia la sovranità su
Chiavenna, la Valtellina e Bormio, ma alla condizione esplicita che la professione della
fede evangelica fosse proibita
in questi territori. Furono così
fissati dei confini confessionali e nacque l’epoca dello
«sviluppo separato».
La seconda metà del ’600 è
resa cupa da una serie di processi contro streghe. Senza
differenza confessionale una
vasta cerchia di persone pensava di essere minacciata dal
potere diabolico della stregoneria. Sotto questo aspetto la
Bregaglia riformata non faceva eccezione. Tra il 1655 e il
1670 furono portati davanti
ai tribunali una ventina di
presunti adepti della stregoneria, uomini e donne.
Il Settecento invece fu un
periodo fiorente per la Chiesa
riformata. Era l’epoca dell’ortodossia evangelica e del Pietismo: le due correnti lasciarono tracce profonde nella
valle; ogni villaggio ebbe la
sua chiesa e si sviluppò una
ricca letteratura evangelica:
libri di preghiere, libri liturgici e soprattutto innari. Il pastore Andrea Pianta di Castasegna tradusse in italiano,
per adattarli al canto, i Salmi
di Davide; stampatori ambulanti comparvero nella valle;
a Soglio e a Vicosoprano furono fatte edizioni dei Salmi
e di altri canti. In quest’epoca
compaiono diverse personalità interessanti: Giacomo Picenino, pastore di Soglio,
esponente della cosiddetta
ortodossia riformata, uomo
di grande pietà, scrisse diversi libri in difesa della fede riformata. Ortensia di Salis, donna molto dotata che,
pur essendo osteggiata dalla
scienza ufficiale, maschilista,
acquisì notevoli conoscenze
nella teologia e nelle scienze
naturali e osò pubblicare dei
trattati che denotano grande
acume. Petrus Dominicus
Rosius a Porta, pastore a Castasegna, eminente storico.
Verso la fine del secolo il movimento pietista portò un risveglio spirituale: il suo maggior rappresentante in Bregaglia fu Gian Battista Frizzoni.
I rivolgimenti dell'epoca
napoleonica
L’epoca napoleonica provocò dei rivolgimenti anche
nella vita della chiesa. La Rezia perse definitivamente la
sovranità sui territori meridionali: Valtellina, Chiavenna
e Bormio passarono alTItalia;
tra la Bregaglia e la vai di
Chiavenna ci fu, da allora in
poi, un vero e proprio confine di stato. La Rezia si rinchiuse in sé e si immerse
sempre di più nella Confederazione svizzera. Dal 1848 le
grandi decisioni non vennero
più prese a Coira, ma nella
lontana Berna; con la costruzione delle ferrovie l’importanza delle via di traffico che
passavano per i passi del
Septimer e del Maloggia declinò; i bregaglini di lingua
italiana divennero sempre di
più «minoranza linguistica»
nei Grlgioni, e maggiormente
nella Confederazione.
L’Ottocento espresse tuttavia ancora delle grandi personalità per la vita della Bregaglia. Ricordiamo i coniugi Castelmur, che misero la loro
notevole ricchezza a servizio
della valle: sponsorizzarono
un ospedale, sostennero fortemente le scuole, fecero ricostruire la chiesa medievale
di Nossa Donna alla testa
della vallata, a monte di Promontogno
Fino ai giorni nostri
Nella seconda metà del secolo spicca la figura di Gianandrea Scartazzini, pastore
a Soglio, teologo liberale, noto soprattutto come studioso
di Dante. Si racconta che sapesse recitare a memoria tutta la Divina Commedia: il suo
commento a Dante è ancora
oggi considerato fondamentale. E poi ancora Silvia Andrea, scrittrice, nata in realtà
in Engadina, che passò tutta
la sua vita a Castasegna. Non
si può infine dimenticare Augusto Giacometti, pittore del
20“ secolo, uno dei primi, se
non addirittura il primo, che
si propose di ridare spazio
all’arte nella Chiesa riformata. Nel 1914 dipinse per il coro della bellissima chiesa di
Stampa una risurrezione
centrata sulla figura dell’angelo alla tomba vuota. Alcune
delle sue opere, vetrate e affreschi, che egli creò più tardi
per diverse chiese nei Grigioni e in Svizzera, saranno riprodotte nell’esposizione.
€14.
SALMO. lyo. CL.
Nel Ciclo MaelVofo fddio celebrate.
T - _ " 1 I 1 , à. T m • r
limane prima della morte.
Nel XVII secolo anche in
Svizzera i tempi si fecero duri. La Rezia divenne teatro di
una lotta che coinvolse le potenze europee: da una parte
la Spagna e l’Austria, dall’altra Venezia e la Francia. Entrambe le parti puntavano
soprattutto al controllo dei
passi alpini. Lo scontro aveva
però anche connotazioni religiose. Le potenze cattoliche
si sforzavano di recuperare le
regioni passate alia Riforma,
mentre da parte evangelica si
cercava di consolidare le
conquiste. Da entrambe le
parti si giunse ad eccessi di
violenza che hanno avvelenato fino a pochi anni fa le
relazioni fra cattolici ed evangelici. Nel 1618 un tribunale della confederazione fece impiccare dei notabili della zona accusati di essere filospagnoli: le accuse dei predicatori evangelici furono determinanti per portarli alla
morte. Si ricordi soprattutto
il caso di Nicolò Rusca, arciprete di Sondrio, che morì
sotto le torture. Due anni più
tardi gli evangelici della Vaitellina furono massacrati con
un’azione premeditata. In
pochi giorni 300 persone subirono una morte atroce. Il
fatto viene ricordato dagli
evangelici come I’«assassinio
della Valtellina», mentre da
parte cattolica gli è stato dato
il nome di «sacro macello».
La gradezza clelSignoré Narate cjuati fiere,
E dlfiii ri pe tet^ Le pr^^czze^vaÌS^
^ Nel Cielo Maertòip Jddio celebrate.
La gradezza del Signore Narate cjuati fiere, |
E Gl lui ripetete Le prodezze di valore. i
2. Con trombe ribombanti, I
Con timpani guerrieri.
Con Cetre Fcfteggianti,
Con FbudyCon Salteri
- -- P ^elli Salmi
Salmi di David stampati a Soglio
Una mostra per pensare
insieme al futuro
Ma come appare il futuro
delia Chiesa riformata? Se
nell’Ottocento ci furono dei
grossi cambiamenti nella valle nel Novecento, soprattutto
nella seconda metà, si è verificata una rivoluzione. La vita
nelle vallate alpine della Svizzera è cambiata totalmente:
molti bregaglini, in passato,
erano emigrati in altri paesi e
ora si è rotta anche l’unità
della popolazione; la Bregaglia è ormai confessionalmente mista. Una più grossa
frattura avvenne negli Anni
Cinquanta quando l’emigrazione per la costruzione degli
impianti elettrici per la città
Zurigo ha portato nuovi posti
di lavoro, nuovi modelli di vita. L’agricoltura è in drammatico declino. Molto del benessere deriva oggi dal turismo.
La Chiesa riformata deve
adattarsi alle nuove situazioni. Alcune comunità sono state accorpate ed è diminuito il
numero dei pastori. Come avviene per tutte le chiese cristiane nei paesi industrializzati avanza con forza la secolarizzazione, che cosa riserverà il futuro? La mostra di cui
abbiamo parlato non si occupa soltanto del passato, ma
vuole anche scuotere le persone per farle riflettere, insieme, su quello che potrà essere
il futuro. Che cosa abbiamo
da dire all’inizio di questo terzo millennio? Che cosa possiamo comunicare alle nuove
generazioni, in apparenza così sicure di sé, in realtà minate
da grandi incertezze e insicurezze? Che significato ha il
messaggio dei riformatori per
noi, ma soprattutto per la cristianità oggi?
I fronti si spostano sempre
più lontano: ad ogni secolo,
dalla Riforma in qua, si sono
aperti nuovi orizzonti e oggi ci
troviamo di fronte a grandi
sfide. Alcune posizioni che
per lungo tempo risultarono
«tipicamente riformate», le
troviamo oggi anche nella
Chiesa cattolica. Il Concilio.
Vaticano II ha portato la lingua comune nella messa, la
Bibbia è oggi ben nota negli
ambienti cattolici ma soprattutto sono caduti i muri che ci
separavano. Non sono scomparse le differenze: restano
ancora diversità fondamentali, ma lo scambio è nuovamente possibile. Il movimento di Riforma, avviato dai
riformatori, può oggi proseguire insieme. Bisogna, diceva
Calvino, che «coloro che amano Cristo» si incontrino e permettano a lui di costruire la
comunione come vuole.
La parola Riforma, ha a che
fare con la forma: potremmo
dire che la Riforma tenta di
ridare alla chiesa la forma che
Gesù voleva, per lei; sempre
nella vita della chiesa penetra
l’umano e sempre la chiesa
ha bisogno di essere purificata: dobbiamo sempre da capo
tornare ad ascoltare la voce di
Cristo. Ed è urgente che questo avvenga anche oggi. Questa mostra vuol dare un contributo in questo senso: non
vogliamo solo riprodurre il
passato, ma vogliamo spingere a una riflessione comune.
Speriamo che analizzare un
frammento del passato riformato ci sia utile per comprendere che cosa significa
oggi la Riforma, e contiamo
anche sul vostro aiuto, (l.v.)
Veduta panoramica di Sogiio
6
PAG. 6 RIFORMA
Cultura
venerdì 3 MAGGIO 25jj
Incontro al Centro culturale protestante di Milano con il prof. Demetrio Neri
Ricerche avanzate di bioetica
Secondo il condirettore della rivista «Bioetica», in Italia le istituzioni politiche faticano ancoro
troppo a mantenere una visione laico e pluralista e cedono a posizioni ideologiche di parte
MONICA FABBRI
LMl aprile, a Milano, il
I Centro culturale protestante ha organizzato una
conferenza dal titolo «Bioetica e ricerca bioetica avanzata», tenuta dal prof. Demetrio
Neri, ordinario di bioetica
airUniversità di Messina e
condirettore della rivista
«Bioetica». Nel suo intervento il prof. Neri ha sottolineato
la portata culturale e di novità della bioetica, quale strumento per stabilire un rapporto fra ricerca scientifica,
società e politica, basato su
regole comuni.
L’istituzione politica fatica
a intervenire su questioni
scientifiche, ma soprattutto
quando nell’opinione pubblica c’è un disaccordo morale. Lo stato si trova in questi
casi in difficoltà a mantenere
i suoi convincimenti di laicità
e pluralismo e rischia di «sostenere, difendere, o, peggio
ancora, imporre, una dimensione etica o una visione politica della vita». Quale esempio Neri ha preso lo spunto
dal recente dibattito sull’utilizzo delle cellule staminali
embrionali nella ricerca bio- •
medica, sulla quale è nata fin
da subito una dura opposizione su basi ideologiche. La
classica argomentazione del
tipo «la ricerca sulle cellule
staminali embrionali è non
solo moralmente viziata, ma
anche inutile, data la possibilità di utilizzare cellule staminali adulte...», sembra suggerire un giudizio di normale
prudenza politica, mentre in
realtà è fortemente ideologico («moralmente viziata...») e
basata su presupposti oggettivamente falsi (cellule staminali embrionali = cellule staminali adulte).
L’oratore ha ribadito i rischi
di decisioni scaturite da prese
di posizióne esclusivamente
ideologiche, in assenza di dibattito bioetico: in questo caso si potrebbe, per esempio,
decidere di non investire denaro pubblico sulla ricerca
scientifica basata su cellule
staminali embrionali, lasciando il campo libero alla ricerca
privata, finanziata dalle case
farmaceutiche, con tutte le
conseguenze che ne derivano.
È proprio in questo caso che
la bioetica, come giovane disciplina, nata intorno agli Anni 70 negli Stati Uniti, può
portare il suo carico di novità
al dibattito. Definire la bioetica, spiega Neri, è difficile e
anche pericoloso perché si rischierebbe di lasciare la indeterminatezza che la distingue
per una sicurezza che poggerebbe su verità sicura.
La bioetica, però, possiede
alcune caratteristiche metodologiche ben precise. Prima
fra tutte la interdisciplinarietà: dovendo discutere sui
confini morali della ricerca
biomedica avanzata, è necessario l’apporto di scienziati,
filosofi e teologi. Inoltre, data
la necessità di stimolare un
dibattito che coinvolga possibilmente tutta l’opinione
pubblica, gli specialisti elencati sopra sono chiamati a divulgare, con linguaggio comprensibile a tutti, le loro conoscenze.
Il dibattito bioetico deve
inoltre essere strutturato in
modo da «neutralizzare la
connotazione ideologica dell’etica», facendo cioè appello
alla razionalità degli argomenti. È evidente che lo scopo della discussione non è, e
non deve essere, quello di
appiattire le questioni, ma
quello di far nascere del «tessuto morale comune», sulla
cui base cercare delle regole
comuni. Di qui l’importanza
di non appoggiarsi ciecamente alla propria ideologia
convinti di essere depositari
della verità ma, al contrario,
avere la disponibilità a mettersi in discussione.
Le note conclusive della
conferenza sono state dedicate al dibattito bioetico italiano: il prof. Neri è stato infatti membro sia del Comitato nazionale della bioetica
(sciolto dal governo nel dicembre del 2001 e ancora
non rinominato) sia della
Commissione di studio sulle
cellule staminali del ministero della Sanità (la cosiddetta
«Commissione Dulbecco»). Il
professore ritiene che le discussioni all’interno del comitato avessero tutti i requisiti metodologici sopra elencati e che i documenti prodotti, rappresentativi certo
non dell’opinione più «giusta» ma della più condivisa,
fossero un ottimo spunto sia
per il dibattito in Parlamento
che per la divulgazione a
vantaggio dell’opinione pubblica. Tali documenti non sono però stati presi in considerazione, non sono stati divulgati, né pubblicati e nei
rari casi in cui vengono citati,
sono stati stravolti nel loro significato. Tutto ciò ha vanificato gli sforzi e continuerà a
farlo se non si uscirà dal luogo comune che la bioetica è
una disciplina religiosa e come tale, in Italia, debba essere rappresentata dalla sua
maggioranza cattolica.
Il posto deiramore in una recente pubblicazione deH'editrice Claudiana
La resurrezione come risposta alla morte
SERQO RONCHI
li T A che razza di Dio c’è
in cielo!» canta Roberto Vecchioni. Così spesso
ci si domanda, anzi ci domandiamo noi stessi, in fugaci e vergognosi pensieri (se
cristiani credenti), quando ci
troviamo davanti alla morte:
nostra e/o di altri. Rimaniamo con un senso di vuoto,
con interrogativi senza risposta; oppure scarichiamo tutto
su Dio: che ci sta a fare? perché è immobile? perché non
ha agito? perché ha taciuto?... Comunque, di fronte
alla scomparsa di un caro,
fremiamo impotenti. E, poi,
passiamo oltre. La vita continua. Noi stessi, la società nella quale viviamo, o tentiamo
di sopravvivere, risolve il problema rimuovendo la morte.
Invece no. Dobbiamo saper
vivere con la morte, tenta di
spiegare il teologo protestante Daniel Marguerat in un
suo testo di recente pubblicazione in lingua italiana*. Le
poche ma dense pagine seguono un percorso che dalla
morte elusa giunge alla resurrezione.
La morte che, in quanto
tale, esercita una tirannia
sull’uomo (la morte ordinaria,
la morte preceduta dalla sofferenza, la morte di oggi,
straordinaria. Aids, per esempio) ha conosciuto il silenzio
su se stessa, il disprezzo per la
vita, le risposte della fede («la
morte è il mistero di Dio»,
«l’Eterno non ha mai suscitato la morte», «la risurrezione»)
attraverso la predicazione che
vuole persuadere. Ma «il potere di persuasione della predicazione cristiana è un potere
arrugginito». Così, Marguerat
tenta di rispondere a queste
tre domande, senza concludere il discorso. Esso rimane
sempre aperto é dobbiamo
saper affrontarlo.
Nell’Antico Testamento la
morte viene vissuta come la
«fine di un cammino», che
chiude definitivamente con
Dio: la morte stessa, impura,
non è affatto il luogo di Dio.
Nel Nuovo Testamento troviamo un Gesù che affronta
la morte, che non viene a
patto con essa. «Gesù non è
venuto a sopprimere la morte
in generale: egli è venuto invece a sopprimere quella
morte che reca con sé la morte degli altri. Cristo ha il potere di recare un senso alla vita,
anche quando essa è menomata dalla scomparsa di coloro che amiamo». La Bibbia,
allora, comprende la morte
come espressione della fragilità umana e offre una parola
che sorregge l’uomo nel suo
cammino.
Insomma, chi è responsabile della morte se non lo sono né Dio né l’uomo? Risponde Marguerat: «La morte è altrove, la morte è da vivere come la riva su cui si infrange la
vita, la marca di confine entro
cui l’essere umano si riconosce limitato e fragile». Sorge
così una domanda che inquieta: «Che cosa fare della
■
morte salario del peccato?».
La risposta è chiara e problematica, cioè aperta, a un tempo. La morte va vista sotto i
sue due aspetti: come trapasso e come vita separata da
Dio. Questo secondo aspetto
fa di noi uomini dei morti viventi se rifiutiamo Dio, se
non amiamo; perché chi non
ama è morto.
La morte come trapasso;
dunque, la vita dopo la morte. La risposta cristiana è:
la risurrezione, di Cristo e
quindi nostra e non già l’immortalità dell’anima sconosciuta al pensiero biblico. Ma
la risurrezione non è certo
un venir rianimati. Conclude
Marguerat parlando della
morte come passaggio; «La
fede cristiana nella risurrezione non evita la morte con
una speranza di sopravvivenza, ma ridà la parola davanti al trapasso: morire non
è scivolare nel nulla, morire
è avanzare incontro a Dio.
L’Eterno mi precede e mi segue, ecco la convinzione che
fonda la fede. Al momento in
cui la mia esistenza mi sia
sfuggita di mano, Dio la
prende in carico».
(*) D. Margueiìat: Vivere con la
morte. Torino, Claudiana, 2001,
pp. 72, euro 5,80.
Dalla Dichiarazione Balfour ai giorni nostri
Aspetti del conflitto mediorentale
La tragicità della questione
mediorientale è sotto gli occhi
dell’universo mondo e sta per
sfociare in una guerra totale
del governo Sharon (e personale di Sharon stesso contro
Arafat) contro il popolo palestinese. La Bruno Mondadori
è uscita puntualmente con un
importante testo alla sua seconda edizione, aggiornata
con due nuovi capitoli e fino
agli avvenimenti più recenti*.
Giovanni Codovini, che opera presso l’Istituto per la
storia deirUmbria contemporanea di Perugia, ricostruisce
in termini chiari e obiettivi e
con l’ausilio in Appendice di
un ricchissimo apparato documentario: carte geopolitiche, documenti (dalla dichiarazione di Balfour del 1917 alla Dichiarazione di Oslo del
1983), gli accordi di pace
(1993-1998), punti di vista
della pace dei palestinesi e
degli israeliani, banca dati
(dall’immigrazione ebraica in
Palestina negli anni 1882-post
1989 alla popolazione di Gerusalemme negli anni 18761997) le vicende storico-politiche, sociali, economiche,
religiose e culturali che hanno sconvolto e continuano a
sconvolgere il suolo della Palestina. Ripercorre le origini
della questione arabo-israeliana (1920-1948), le vicende
che portarono prima alle
guerre arabo-israeliane (19481979) e poi, attraverso un dialogo impossibile, alla pace
(1980-1998), i cento anni di
sionismo e di antisionismo
(1887-1997).
Due i nuovi capitoli. Il primo parte dalle iniziative di
pace di Bill Clinton per giungere al tragico evento dell'11
settembre 2001, l’attentato
alle Torri Gemelle, «che ha
prodotto di certo un parallelo “squartamento geopolitico’’». Il secondo si occupa di
«“nuova storiografia” e uso
pubblico della storia», in cui
si affronta la questione della
Shoà in tutti i suoi complessi
risvolti, (s.r.)
(*) Ci. Codovini: Storia del conflitto arabo israeliano palestinese. Tra dialoghi di pace e monologhi di guerra, Milano, B. Mondadori, 2002, pp. 392, euro 19,90.
"^adio
interno
estero
sostenitore
abbonamenti
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
RIVISTE!
Cristiani di base
E. Balducd
Nel decennale della morte, la Comunità cristiana di base
dell’Isolotto (Fi) dedica un numero della propria rivista al ricordo di Ernesto Balducci. Con il titolo, opportuno ed evocativo «Nel crogiolo del dissenso creativo», che ben rammenta
la personalità tenace e fertile del religioso toscano si ripercorrono, fra l’altro, alcune delle tappe del suo itinerario spirituale e vocazionale, fra le quali la media- ,
zione che Balducci condusse fra la Comu- !
nità fiorentina e il vescovo locale nel peno- |
do caldo del 1968-69 e il sostegno dato alla
battaglia per il riconoscimento dell’obie- i
zione di coscienza. Sono pubblicati anche i | »
dialoghi di un’assemblea della stessa co- j
munità (12 agosto 1969). Notiziario comunità Isolotto, via degli Aceri 1, 50142 Firenze; e-mail: comis@videosoft.it i
di«
■f”
i, E del re
i
I mecca
ovvero:
chei
Perqués
rile punti
tliepercht
movi, rie
[(Ipinlveii
Htasé del
Mcontrib
àiarazioni
liti, In ca
espresse 1
IsceL
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fcei,
smesse a domeniche alterne e, in replica, il lurieti
seguente alle ore 24 circa e alle ore 10 del lunedì successivo.
Domenica 12 maggio, ore 24 circa, andrà in onda: «Kossovo:
il cammino della riconciliazione»; «Luterani : opere socialle
culturali». La replica sarà trasmessa lunedì 13 maggio alle ore
24 e lunedì 20 maggio alle 10 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
La crisi dell'Argentina
DAVIDE ROSSO
IL sistema mediático globale dopo averci proposto
la situazione di crisi in Argentina in tutta la sua drammaticità ha accantonato in
queste settimane un po’ la
tematica, quasi a volerla per
il momento dimenticare.
Ma la situazione in Argentina ovviamente non è risolta,
né tantomeno dimenticabile. A riproporcela sotto un
angolatura per altro non comune ci ha pensato la trasmissione di Protestantesimo andata in onda su Rai2
domenica 28 aprile (repliche, sempre su Rai2, lunedì
6 maggio alle 10 circa).
Una trasmissione interamente dedicata all’Argentina
che si apre sui manifestanti
intervistati per strada e continua, quasi in una sorta di
viaggio all’interno della crisi,
con interviste e analisi dei
fatti oltre che presentazioni
della situazione che il popolo
argentino sta affrontando. Il
tutto è visto, in qualche modo, attraverso gli occhi delle
chiese che operano sul terreno attivando aiuti ma anche
sviluppando e contribuendo
alle analisi e alla ricerca di
soluzioni a una crisi divenuta
ormai insostenibile. Nel servizio emergono dai discorsi
delle persone, più che venire
presentati direttamente, i risultati di questa crisi per la
comi 3
legge 222pente, qu
Ì)pm,.la(
tato, Lesi
' iclo adalt
ksinodific
Wevolvf
ttmiec
«lercent
se, s
éaesprir
tua la mai
ttanza de
aqu
»statare
popolazione: disoccupazi^
ne che colpisce quasi 5 milioni di persone, poco denaro circolante, aumento dei
prezzi delle merci a livello ®sostenibile, debito dello stato
incolmabile con il Fo"!
monetario internaziona®
che chiede ulteriori tagli mi
spesa pubblica in cambio®
prestiti che ridarebbero |0spiro all’economia ,,,
l’Argentina ha rispettato^
lettera negli anni 1
dettami imposti dal Fon
monetario e dal Wto). .
Una situazione difh“‘‘
mente recuperabile utni
zando il metro e la poli
economica neoliberista
qui utilizzata. «H/’® p.
che tutto continui a ess
considerato solo dal P n ^
di vista economico» e i S
do di allarme lanciato
chiese evangeliche o ca
ca che chiedono un ec
mia della solidarietà piu
esclusivamente mone .
Soni 18,:
ilio esp
Sin 141
■%ÌfiCi
•lei 1997
'%i3l
'tanno I
JS'Opm Í
F«l,cio
son
9 o. Su 2
Wbuent
dazione
• Se s
una parziale remissione
debito e un appoggi
creto dall’estero per
CieiU Udii r
partire l’economia con ’
stimenti concreti sri**
stria. Una situazione ini ^
ta e preoccupante Q“® ug ]
ci viene presentata, ^
chiese vivono in prim
sona lanciando però i
sura di trasmissione
saggio di incoraggiann^ ,
unirsi nella speranza ,
mondo migliore è possin
7
i 3 MAGGIO 2002
PAG. 7 RIFORMA
LICCI
libase
a al rievocamenta
lipet5 spiri
imo
:ei, traluned
essivo.
ìssovo;
Dcialie
die ore
Come viene utilizzata la quota destinata dai cittadini alle confessioni religiose?
la gestione «religiosa» dell'otto per mille
puntata del nostro viaggio nel vasto e ancora poco conosciuto mondo del meccanismo
f5Cj/e nato per finanziare la. Chiesa cattolica che, infatti, ne gestisce oltre l'80% del totale
artìcolo che pubblichiamo informa ridotta è comparso nelufUbrica «La pulce nell'orecchio» (www.aduc.it/puice/
^.htmtì del sito dell’Aduc-Associazione per i diritti degli
0ie consumatori (www.aduc.it; e-mail: aduc.it@aduc.it)
^aprile scorso. Due precedenti articoli sono stati pubblica0marzoeil 19aprile.
pazioiSiniI dona;
Ilo dei
elio to'
lo stato
Fondo
ionale
ibiodi
ero IO'
■a altro
ito alle
issati i
Fondo
^NAPAOLA lALPI_________
g;0CÌ dunque alla terza
itàta di questa panosull’otto per mille
I, Prima, abbiamo con) che non esiste alcun
dove il contribuente
un'informazio, con i dati assojj,e percentuali sulle scelte
.j^oràlmente, sull’impiego
“ ^“di da parte di ciascun
ario: poi, abbiamo vigestione statale dell’
tutte le sue cone assurdità; ora
_____l’attenzione sulle
Ȏssioni religiose,
I meccanismo dell'Opm
onero: chi non sceglie
(he cosa sceglie?
Per questo argomento, bijpafare alcune precisazioÉEdelresto non è male ripetete alcune cose già dette
. idepuntate precedenti, anele fffitché fornisco dei dati
movi. (<Le destinazioni [delfOpm] vengono stabilite sulkhasé delle scelte espresse
iaicontribuenti in sede di diJiteione annuale dei redlitLln caso di scelte non
espresse la destinazione si
staìfce in proporzione alle
scelte ^presse», così recita il
«àsiaS dell’art. 47 della
legge 222-1^85, avendo in
lente, quali percettori delfOptn,la Chiesa cattolica e lo
tato. L’estensione del beneicio ad altre confessioni non
Itmodificato niente. Lo statodevolvein blocco l’otto
tftrolle dell’Irpef annuale,
Mviene ripartito secondo
^percentuale delle scelte
psse, senza tener conto
^esprimere la scelta sia
'ioranza o la micontribuenti. In
a quanto ci è possibile
per le denunce
iti degli anni 1996,
® 1998, a esprimere la
, la sempre stata la midei contribuenti:
■enuncia del 1996 (reddi'1995): su un totale di 32
18,203 contribuenti,
0 espresso una scelta
"»14 milioni 565.516, il
pWcail 45,49%;
(relativo ai reddi5 996), i contribuenti sot5'3l milioni 391.927,
. tino espresso la scelta
®elo in 12 milioni
«,cioè il 39,21%;
tose del 1997)
I sin endate ancora
^ w 25 milioni 647.206
nti, ha scelto la dedell’Opm solo il
che non tutte le scelte espresse sono state considerate valide, il numero delle scelte regolari si abbassa ancora di
circa l’l%.
Nel 1998, i nove milioni
645.631 di scelte valide si sono suddivise così: per lo stato
il 13,36%; per la Chiesa cattolica l’83,36%; per gli avventisti
lo 0,44%; per le Adi lo 0,50%
per i valdesi-metodisti l’l,33%
per i luterani lo 0,38%; per gli
ebrei lo 0,63%. In base al meccanismo summenzionato,
l’intero Opm è stato ripartito
fra i vari beneficiari in proporzione delle percentuali sopra
riportate, a parte i valdesimetodisti e le Adi che riscuotono, come già detto, solo la
quota espressa. Va segnalato
che il Sinodo 2001 delle chiese metodiste e valdesi ha deciso di accedere anche alle
quote non espresse, ma la
norma non è ancora in vigore.
A questo proposito mi sembra utile riproporre l’osservazione seguente, che limito allo stato e alla Chiesa cattolica,
perché sono i percettori più
‘importanti dell’Opm. Lo stato
si è attribuito il 13,36% delrOpm anche se il milione
288.660 di contribuenti che lo
hanno scelto rappresentano
solo poco più del 5% del totale, e la Chiesa cattolica ha goduto dell’83,36%, anche se
quegli 8 milioni 40.707 rappresentano meno del 32% del
totale dei contribuenti. Così
vanno le cose. Di conseguenza chi non ha scelto, per
esempio nel 1998, ha fatto sì
che la «sua» quota sia andata
alla Chiesa cattolica, per
l’83,36% e allo stato per il
13,36%, e via dicendo.
Quanto...
Per operare un minimo di
confronto, sia pure con le ovvie riserve del caso, prendo in
esame gli anni relativi alle
denunce dei redditi dal 1994
al 1998, dato.che nel 1994 entrano in gioco anche i valdesi-metodisti e che le quote
del 1998 sono state assegnate
alle confessioni delle Intese
nel 2001. La superiorità della
Chiesa cattolica è schiacciante; nel 1996, per esempio, gestisce 1.455 miliardi, contro i
150 dello stato, gli 8 miliardi
e 300 milioni dei valdesi, e i
poco più di 4 miliardi ciascuno degli avventisti e dei luterani. E vero che proprio dal
1996 la Chiesa cattolica comincia a riscuotere anche i
diversi conguagli previsti dalla legge; il suo introito annuale, comunque, per quanto si può capire, dal 1993 non
è mai stato inferiore ai 900
miliardi annùi, per superare i
1.000 miliardi dal 1996 in poi.
I valdesi-metodisti, dopo
un esordio con poco più di 5
miliardi (1994 e 1995), hanno
superato di poco i 9 miliardi
con la denuncia del 1997, per
regredire a 7 miliardi e mezzo
con la denuncia del 1998 riscossi, come già ricordato nel
2001.11 1997 è stato una buona annata anche per gli avventisti e i luterani che hanno riscosso, rispettivamente,
quasi 8 miliardi e mezzo e
poco meno di 8 miliardi (ricevuti nel 2000).
...e per quali scopi?
Gli scopi per i quali può essere speso l’Opm sono indicati nella legge 222-1985 e
nelle varie Intese. A devolvere gli introiti anche per il sostentamento dei ministri di
culto e per le esigenze del
culto sono la Chiesa cattolica
e i luterani. I valdesi-metodisti specificano che «l’Opm
non può essere utilizzato per
finanziare le attività della
chiesa, pagare il compenso ai
pastori e ai diaconi, costruire
o mantenere locali di culto,
finanziare attività di evangelizzazione», e destinano l’intero gettito Opm a interventi
sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e
all’estero, aggiùngendo che il
30% dell’Opm «deve essere
assegnato ai progetti per
combattere la fame nel mondo». Anche avventisti e Adi
utilizzano tutti i fondi Opm a
interventi socio-umanitari.
Per quanto riguarda gli ebrei
non sono sicura se escludano
o meno ciò che è legato al
culto, in quanto la dizione
che trovo («L’Unione cura e
tutela gli interessi religiosi
degli ebrei in Italia...») non
afferma né nega esplicitamente la cosa.
Culto e ministri di culto
La voce «Sostentamento
del clero» della Chiesa cattolica è passata dai 280 miliardi
del 1990 (su 406 miliardi ricevuti come acconto) ai 565 del
1996 (su 1.454 miliardi ricevuti, che comprendono anche diversi conguagli degli
anni precedenti). Nel 1997 si
è tornati a 476 miliardi (su
1.383) per poi risalire fino ai
562 del 2001 (su 1.476). Le
percentuali, quindi, vanno
dal 70% del 1990 al 39% del
1996 al 38% del 2001.1 luterani hanno speso per i loro pastori il 32% dell’assegnazione
relativa alla denuncia dei
redditi del 1996 (riscossa nel
1999) , pari a 1 miliardo e 300
milioni su poco più di 4 miliardi ricevuti. Quasi la stessa
cifra è stata spesa l’anno successivo (quota della dichiarazione del 1997, riscossa nel
2000) che, però, rappresenta
il 15% del totale, che ha raggiunto quasi gli 8 miliardi.
Esigenze di culto
La voce «esigenze di culto»
della Chiesa cattolica abbraccia un numero enorme di
ambiti molto eterogenei ed
enumerati solo a titolo di
esempio, senza la possibilità
di verificare poi l’incidenza
economica di ogni singolo
settore. Per la Chiesa cattolica rientrano nelle «esigenze
di culto» la costruzione ex
novo di chiese e case canoniche, così come il loro restauro: ci rientra l’organizzazione
di convegni dei più disparati
argomenti, la formazione dei
sacerdoti e dei laici, il finanziamento a strutture educative, al Centro studi di bioetica, al dialogo ecumenico, alle
ricerche sulle religioni, ecc. •
Dal 1998 vi rientra anche il
contributo ai Tribunali ecclesiastici regionali allo scopo di
rendere meno oneroso il ricorso a essi da parte dei coniugi che aspirano alla dichiarazione di nullità del loro
vincolo matrimoniale.
Per le «esigenze di culto» la
Chiesa cattolica ha speso dai
73 miliardi del 1990 ai 626 del
2001, con una punta di 711
nel 1999, corrispondente, in
quest’ultimo caso, a circa il
50% del totale riscosso in
quell’anno (acconto e conguagli pregressi compresi).
Negli ultimi anni, l’incidenza
media si aggira intorno al
40%. A queste cifre, tuttavia,
bisogna aggiungere quelle
che ha speso lo stato del
«suo» Opm per il restauro di
edifici di culto cattolici: 8 miliardi nel 1998, quasi 17 nel
1999, oltre 25 nel 2000 e 21
miliardi e mezzo nel 2001.
Per i luterani, la voce «evangelizzazione» ha assorbito
circa il 27% (poco più di 1 miliardo) della quota relativa al
1996, e il 38% (poco più di 3
miliardi) della quota Opm
dell’anno successivo.
Interventi sociali
assistenziali, umanitari
e culturali
Valdesi-metodisti, avventisti e Adi devolvono tutto
l’Opm di loro competenza a
questo tipo di interventi. Delle Adi non ho informazioni
dettagliate e rimando allo
scarno riassunto del 2000 sul
suo sito. I valdesi-metodisti,
come già accennato, si impegnano a spendere il 30>% della
quota riscossa per interventi
contro la fame nel mondo:
Europa orientale. Africa,
America centro-meridionale
sono le aree in cui si realizzano i progetti mirati in particolare allo sviluppo agricolo
e all’assistenza e sviluppo sociale. Per l’Italia le voci di impegno che incontriamo sono;
«Anziaiji», «Sanità», «Occupazione», «Cultura», «Pace e diritti umani», «Bambini e giovani», «Rifugiati, migranti e
nomadi», alcune delle quali,
peraltro, si trovano anche nei
progetti esteri.
Anche gli avventisti ripartiscono TOpm fra progetti in
Italia (circa il 60-70% del totale) e all’estero (Europa
orientale e Albania, Africa,
Asia e America meridionale).
Numerosi sono gli interventi
di «assistenza alimentare»
con l’invio e la distribuzione
di cibo alla popolazione. Per
garantire l’esecuzione dei
programmi di intervento, i
valdesi-metodisti e gli avventisti hanno dei partner internazionali, che sono menzionati nei loro rendiconti. I luterani, nel 1999 (denuncia
redditi 1996), hanno riservato
alle opere sociali e alla cultura pòco più di 1 miliardo
(25% del totale), di cui circa il
65% in Italia e il 35% all’este
ro, prevalentemente in Europa. Nel 2000 (denuncia redditi 1997) hanno devoluto per
questi settori quasi 3 miliardi
(37%); il 70% in Italia e il 30%
all’estero (Europa dell’Est,
Africa e Brasile).
La Chiesa cattolica parla di
«opere di carità» e indica, a titolo esemplificativo, tutta una
serie di ambiti che vanno, in
Italia, dal sostegno alle Caritas diocesane ai fondi antiusura, dai consultori familiari
agli interventi straordinari per
calamità naturali, e all’estero
(Africa, Asia, America centro
meridionale) dalle emergenze
umanitarie e ambientali ai
progetti di cooperazione per
lo sviluppo culturale e sociale
delle popolazioni. L’impegno
della Chiesa cattolica in questo settore è cresciuto negli
anni, passando dal 13% (53
miliardi su 406) del 1990 al
20,5% (283 miliardi su 1383)
del 1997, attestandosi su un
18-20%. Circa il 50% di questa
cifra è impiegato per progetti
nel Terzo Mondo.
Ma rOpm quanto costa?
A parte lo stato, gli altri beneficiari dell’Opm un po’ di
pubblicità se la fanno, e d’altra parte gestire questi fondi,
pochi o molti che siano, un
costo ce l’ha. Sapere a quanto ammontano le spese di
«produzione Opm» è necessario per farsi un’idea completa della questione. Per
quanto riguarda la Chiesa
cattolica, non ho trovato alcun riferimento a questo fatto. Ed è strano, perché la sua
pubblicità è massiccia e capillare. Valdesi-metodisti e
luterani dichiarano una spesa complessiva (pubblicità e
gestione) non superiore al
5%. Per gli avventisti, la spesa oscilla fra l’8 e il 10% degli
introiti annuali.
E per finire: che cosa vuol
dire «Rendiconto»?
Tutti i beneficiari dell’Opm
sono tenuti per legge a trasmettere al ministero dell’Interno un rendiconto annuale
relativo alla effettiva utilizzazione delle somme incassate
e a diffondere una «adeguata
informazione» sul suo contenuto. Così prescrive Tari 44
della legge 222-1985, così
prescrive ciascuna delle Intese. Bisogna però dire che sul
concetto di «rendiconto» ci
sono idee molto diverse.
Per i valdesi-metodisti si
tratta di un elenco dettagliato dei progetti finanziati, raccolti nelle «voci», che ho già
ricòrdato. Di ogni progetto si
evidenzia il luogo in cui è
stato realizzato, il nome dell’associazione referente, il tipo d’intervento e la relativa
spesa. Inoltre, per ogni ambito di spesa è messo in evidenza il confronto con l’anno precedente. Si dichiara
infine che chi lo desidera
può avere informazioni più
approfondite sui singoli progetti. In modo analogo sono
strutturati i rendiconti dei luterani e degli avventisti.
La Chiesa catttolica, invece,
fornisce un’informazione
non analitica. A proposito
delle «opere di carità», per
esempio, indica gli stanziamenti globali per tre aree di
intervento; diocesi. Terzo
Mondo e finalità di rilievo nazionale. Come, per chi, attraverso chi siano stati spesi i
soldi non è dato sapere. L’interessante è che neppure il
rendiconto ufficiale ai sensi
dell’art. 44 della legge aggiunge informazioni più precise.
Dispongo di quello relativo al
1997 (tratto dal sito dell’Osservatorio delle libertà e istituzioni religiose dell’Università degli Studi di Milano:
www.lettere.unimi.it/-olir/d
ocumenti / statali/ Italia / rapporti_stato_confessioni_religiose.htm), sul quale, come
peraltro prescrive la legge, la
voce «sostentamento del clero» è analizzata nei minimi
particolari, mentre le voci
«esigenze di culto» e «opere di
carità», aggiungono pochissimo di nuovo, e comunque
niente sui singoli progetti finanziati. Restando nell’ambito delle opere di carità si
viene semplicemente a sapere
che nel 1997 i progetti approvati sono stati 459 e si indicano le cifre e i paesi di destinazione di alcune somme, ma
niente di confrontabile con i
rendiconti di valdesi-metodisti, avventisti e luterani.
Perché accade questo? Perché la Chiesa cattolica non
mette a disposizione dei contribuenti, che per scelta o
non scelta concorrono al suo
finanziamento, i dati analitici
dei suoi interventi per il culto
e la carità? Il fatto che possano essere centinaia all’anno
non è un buona ragione per
esentare chicchessia da un
vero rendiconto della gestione di denaro pubblico. D’altro canto, si tratterebbe solo
di trasferire sulla carta o su
Internet informazioni di cui
l’erogatore dei fondi è ovviamente già in possesso. E comunque un terzo o più della
quota Opm per il culto e la
carità viene assegnata alle
diocesi che potrebbero benissimo fare un proprio agile
rendiconto. Ho visitato i siti
di alcune delle maggiori dio-'
cesi, ma non ho trovato ombra di un settore Opm.
La cosa colpisce parecchio
anche perché un’informazione più analitica viene data
anche on-line, come nel caso
dei già citati Tribunali ecclesiastici: 100 milioni a ciascuno dei 19 istituti e, in più,
700.000 lire per ogni causa
conclusa o archiviata al 31 dicembre 1998, e 200.000 lire
per ogni causa pendente al
31 dicembre 1998.
Se poi questi dati analitici
non sono resi pubblici allo
scopo (caritatevole, e lo dico
con simpatia) di non tediare
il lettore, beh, posso affermare che c’è anche chi si diverte
a esaminarli. E inoltre perché
togliere all’eventuale studente di passaggio un simpatico
argomento per una bella tesi?
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Che
Positiva Tesperienza del corso di formazione per organisti non professionisti
La musica d'organo per il culto
Per alcuni mesi due gruppi di organisti, attivi nelle chiese delle Valli, si sono incontrati ogni
settimana a San Germano Chisone e a Luserna San Giovanni sotto la guida di Walter Gatti
LUCA BASCHERA
T ODATELO con il suono
\\JLj della tromba, lodatelo
con il salterio e con la cetra»
(Salmo 150, 3). Ormai da alcuni mesi due gruppi di organisti, attivi nelle chiese delle
Valli e dei quali fa parte anche chi scrive queste note, si
incontrano settimanalmente
a San Germano Chisone e Luserna San Giovanni, sotto la
guida del maestro Walter Gatti. Nessuno di noi è un professionista della musica, nonostante abbiamo studiato o
studiamo tutti uno strumento
a tastiera, e possediamo perciò qualche abilità tecnica.
Non possiamo non essere,
quindi, riconoscenti verso chi
ha voluto darci l’opportunità
di approfondire la nostra preparazione, e di ricevere interessanti spunti sia dall’insegnante sia dai colleghi, in un
contesto corale come quello
creatosi durante il corso.
L’artefice di una così bella
iniziativa è stata la Commissione esecutiva dei I distretto
. la quale, su sollecitazione del
pastore Bruno Rostagno (presidente fino a settembre 2001
della commissione «Musica
nella chiesa»), ha dato avvio
per il 2001-02 a un corso di
formazione per organisti, finanziandone in gran parte la
realizzazione. Certo, si deve
valutare questo come un primo tentativo, soprattutto se
si tiene conto che finora le
lezioni hanno coinvolto chi.
in effetti, ha già qualche
competenza musicale, risultando quindi più che altro
un’occasione di perfezionamento. Tuttavia non si può
non riconoscere che, sia per
il numero di persone che
hanno partecipato sia per
l’entusiasmo da esse dimostrato, l’opera fin qui svolta
abbia dato buoni frutti.
Si potrebbe considerare,
per il futuro, la possibilità non
solo di continuare nel solco
tracciato ma di rilanciare il
progetto prevedendo, oltre ai
momenti di studio di gruppo,
anche lezioni individuali: se i
primi si sono dimostrati profìcui (contribuendo inoltre a
stabilire rapporti di amicizia
fra i partecipanti), le seconde
si imporrebbero tanto più co
me indispensabili, quanto più
si volesse attivare veri e propri
corsi di formazione per principianti. Volendo pensare in
grande, poi, non è assurdo
prospettare l’istituzione di
minicorsi di armonia, o il
coinvolgimento di coralisti e
direttori di coro delle nostre
chiese in analoghe iniziative
di studio e approfondimento:
tutto questo potrebbe persino
dare vita a corsi di preparazione musicale permanenti
Se per un verso si impone
l’uso del condizionale in merito a ogni futuro sviluppo
nella realizzazione, chi a essa
ha preso parte sente di poter
deporre a sostegno dell’idea:
lo scopo è di creare un patrimonio di competenze tecniche, le quali rappresentano
Reggio Calabria; anniversario della chiesa filippina
La perseveranza nell'edificazione
EUGENIA MARZOTTI
Lf OTTAVO anniversario
I della chiesa filippina di
Reggio Calabria, membro
dell’Ucebi, è stato celebrato
domenica 21 aprile in una
cornice e un’atmosfera di
grande gioia e partecipazione. Per l’occasione la locale
Chiesa valdese, del cui saluto
si è fatto portavoce il fratello
Attilio Scali, ha sospeso il culto nei propri locali e si è unita
alle sorelle e ai fratelli filippini. Partecipavano anche i fratelli e le sorelle della locale
Chiesa battista, con cui i filippini condividono il locale di
culto, nonché una nutrita delegazione col pastore della
Chiesa awentista del settimo
giorno di Messina. Anche da
Lentini e da Siracusa si è avuta una rappresentanza. Particolarmente numerosa era la
presenza di filippini venuti
da altfi luoghi, persino da Catania, e di amici e parenti
coinvolti nel clima gioioso
della celebrazione. In modo
particolarmente toccante è
stato accolto il saluto inviato
dalla pastora Silvia Rapisarda; dopo tre anni di ministero
e a meno di un anno dal suo
trasferimento la giovane pastora rimane nel cuore della
comunità e difficilmente potrà essere sostituita.
Chi non ha partecipato a
questo tipo di celebrazioni e
di culti con difficoltà potrà
rendersi conto di come ogni
singola persona avente parte
nella comunità diventa un
elemento protagonista mediante canti (assolo e corali),
preghiere, letture, testimonianze, suono di strumenti
musicali, presidenza. Qualcuno che ha partecipato al
culto ha avuto modo di esprimere la propria gratitudine al
Signore e il proprio ringraziamento alla comunità ospitante per quel che è stata in
grado di trasmettere.
Per la celebrazione e il sermone era stato scelto il testo
di Ebrei 12, 1-2. Questo brano, che segue l’elenco degli
eroi della fede di cui si parla al
capitolo 11, è stato l’occasione per una celebrazione «narrativa», in cui è stato messo in
evidenza il contributo dei fratelli fondatori, e chi ha parlato
non si è dimenticato di chiamarli per nome, tanto tra gli
italiani (Pino Canale, pastore
Salvatore Rapisarda) quanto
tra i filippini (pochissimi fondatori tra quelli rimasti). Otto
anni possono essere pochi ma
vissuti nella diaspora, con un
ricambio continuo di partenze e di arrivi, possono rappresentare una bella verifica di
solidità e di impegno vissuto
nell’ascolto della parola di
Dio e nella preghiera.
Domenica 19 maggio 2002, alle ore 10
in eurovisione dalla chiesa battista di Firenze
con la regia di Giovanni Ribet
ulto evanoelico di Pentecoste
«...manderò il mio Spirito su ogni persona«
condotto dal past. Lello Volpe (Chiesa battista)
predicazione: past. Gianna Sciclone (Chiesa valdese)
cena del Signore: past. Bruno Rostagno (Chiesa metodista)
con la partecipazione del Coro delle chiese metodiste coreane di Firenze
e Carrara e del Gospel Choir, diretto del maestro Nehemiah Brown
La predicazione è stata tenuta dal past. Salvatore Rapisarda, che qui è chiamato pastore di riferimento perché
segue la comunità visitandola
una volta al mese, affiancato
dal past. )ens Sielmann, che
cura la locale comunità valdese. Nella predicazione è
stato evidenziato come i credenti possono essere paragonati a degli atleti che corrono
0 lottano in uno stadio, sotto
gli occhi di un vasto pubblico.
Si tratta di un pubblico di
esperti, gli eroi della fede, cbe
assegnano il premio a chi
combatte con le armi della fede, dello spirito, dell’ubbidienza a Dio, mentre squalificano chiunque pensa di vincere con le armi di questo
mondo. Gesù, tra coloro che
siedono sugli spalti, il sostenitore principale, è colui che
più di tutti apprezza e riconosce l’opera dei suoi seguaci:
egli ha compiuto la sua corsa,
è stato animato dalla gioia
della vittoria e con la sua
gioia chiama i suoi alla perseveranza nell’impegno in vista
della vittoria che non mancherà, perché egli ha vinto.
Un pomeriggio così bello e
significativo poteva essere
concluso degnamente soltanto col pasto comune, l’agape.
Un ricco buffet di cibi orientali ha permesso a tutti di gustare le buone cose che le sorelle avevano preparato con
tanta maestria ed è stato
un’ulteriore occasione di reciproca conoscenza e di approfondimento della spiritualità comune. A conclusione di
queste note non ci resta che
augurare alla chiesa filippina
un anno di perseveranza
nell’edificazione della comunità, nell’evangelizzazione e
nel discepolato di Cristo. Sappiamo di essere già invitati
per il nono anniversario, e
guardiamo a quell’appuntamento con gioia e speranza.
la condizione materiale per
potere, con devozione e ad
edificazione di ognuno, lodare il Signore mediante l’arte
più «riformata» che vi sia, la
musica.
Infine, per dimostrare la
nostra riconoscenza alle comunità che ci hanno ospitati,
permettendoci di usare gli organi in esse custoditi, ma anche per condividere ciò che
abbiamo imparato con quanti vorranno intervenire, abbiamo pensato di esporci al
giudizio del pubblico con tre
concerti, che si terranno nei
templi valdesi di San Germano Chisone (10 maggio 2002),
Torino (data da definire), e
Luserna San Giovanni (data
da definire), ai quali tutti sono, naturalmente, invitati.
Domenica 21 aprile è
stata una giornata di
grande gioia per la Chiesa
valdese: vi è stato innanzitutto il battesimo di Claudia Starita, attualmente a Roma per
lavoro ma che aveva qui frequentato da piccola la scuola
domenicale. Chiediamo al Signore che la guidi e la accompagni nella sua vita e che
Claudia percepisca questa
presenza costante al suo
fianco, nei momenti del dubbio e in quelli della certezza,
nella prova e nella gioia, in
un continuo rinnovamento
della speranza e della fede.
Abbiamo poi preso parte
all’ammissione nella chiesa
di Nicola De Serio, che da
tempo frequenta la nostra
comunità e che, al momento
dell’ammissione, ha dato una
vibrante e sincera testimonianza della sua fede e della
chiamata, avvertita in un momento particolare e preciso
della sua vita.
Una terza occasione di festa è stata infine la consegna
di una targa al fratello Giuseppe Mascanzoni, che abbiamo riconosciuto come decano della nostra chiesa non
solo per i suoi 91 anni, ma soprattutto per il lungo e appassionato servizio reso da
lui alla comunità. Ammesso
nella chiesa valdese di Firenze dal pastore Carlo Gay, egli
ha dato e ancora dà, sia all’interno sia all’esterno della
comunità, continua testimonianza della sua fede e del
suo impegno.
Giorni di festa, dunque, venuti a concludere un anno ecclesiastico non facile, durante
il quale la comunità ha cercato di completare la valida opera del pastore Luca Anziani.
venerdì 3 MAGGIO
il*
Evangelici nel Napoletano
Seminario sulla realtà
dell'Immigrazione
MARTA D'AURIA
25 aprile Annemarie
UN gruppo ristretto di rappresentanti delle chiese
evangeliche napoletane, di
area federativa, ha svolto nei
pomeriggi del 24 e 25 aprile
nei locali della Chiesa battista di via Foria, un lavoro seminariale con Annemarie
Dupré, coordinatrice del Servizio rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese.
Obiettivo del seminario è
stato di verificare la possibilità di far partire un lavoro
territoriale con i migranti potendo usufruire di alcuni locali in vico Tiratoio, il cui utilizzo e gestione sono stati
messi a disposizione delle
chiese di Napoli dal Consiglio della Fcei.
Dupré ha illustrato con
competenza come si progetta
un intervento per immigrati:
prima di tutto è necessario
entrare in rete con tutte le
realtà già esistenti sul campo.
Infatti, un’attività nascente
che ha a disposizione limitate risorse, deve diventare
struttura di «orientamento»
verso tutti i servizi disponibili
sul territorio. Va poi individuata l’attività da offrire agli
immigrati e, sulla base di tale
scelta, stilato un progetto. I
presenti, lavorando in due
gruppi, hanno provato a redarne alcuni: tanti spunti,
consigli, materiale informativo che i rappresentanti delle
chiese hanno accolto con interesse per proseguire la riflessione su come utilizzare i
locali di vico Tiratoio.
Nel tardo pomeriggio del
ha tenuto un conversazìi
pubblica sull’attuale ****
sitiu
zinne dei flussi migratori
grande utilità è stata f
sizione di informazio
äcqij
nidi
vengono omesse o filtrate^ » «
Hi r'rvrriii»-»i
a
mezzi di comunicazione'
esempio poco si sa sul c¿
di una politica migratoria
pressiva verso migranti e,i
chiedenti asilo; elevati so
costi delle forze militari
pegnate nel controllo dei
ri e delle coste italiane, de| , jjanas'
gestione dei centri di perm
nenza temporanea, ed^
espulsioni. Ampiamente
ticato l’attuale disegno di
ge sull’immigrazione (Bo„.
Fini). Ma elaborare unabi®
na legge migratoria, ha soi
lineato la relatrice, nojì |iiacenz
semplice perché complessij sante ir
il fenomeno dei flussi
tori. Una buona
vrebbe poter essere «coi - sta rifle
prensiva» delle molteplit
componenti del flusso mip.
torio; dovrebbe avere com
suo primario obiettivolae»
sione sociale, che significai
vorire la convivenza
e investire nell’integrazioiij
degli immigrati; dovrpbl)
avere una buona conosce® ^ te delle
del mercato del lavorodi Anonsigi
paese di origine e Hpimi«Js'aniiant,
ospitante. Forse, haconclg 'ì dimena
Dupré, è proprio
prema dell’amore.
ci da Cristo, che può
un’utile bussola per orieate
la riflessione e la tesÉonianza delle chiese a
locale, nazionale ed eurqìe):
sulla questione cracialt
dell’accoglienza aglisttaiwi|
Pi
<T!
¡dove p(
Tullio P
tantissi
corso Ir
tori- lei
dtacor
jali sto
iGuccini
I pere co
cd». CI
gnante
florale,
sieme a
rale gio
iCattoli
I simo».
tesimo i
-, aprile a
"folto gn
Tullio
me qua
f fautore
: L’idea (
Ímente 1
a quant
I
Mei
chiama
^ fedeli pi
JlèaDic
Ìalla fini
eradi
aoreG
Indato]
iedell;
del ]
lente li
idi cui
Diaconia valdese
Commissione Sinodale per la Diaconia (Csh)
La Csd avvia una selezione in vista
dell'assegnazione del seguenti incarichi.
Direttori/e di foresterie cori competenze
strative, gestionali e linguistiche proprie
dazione ricettiva. Gli incarichi prevedono la ^
lità nell'ambito delle foresterie affidate alla s ,
amtnirf %pan
tendere
assegnazione, dopo il periodo di prova,
della
relativa al primo settennio e l'inserimento
dri della Csd. j
Segretaria/o di direzione, preferibilmente con ^
ploma o titolo universitario e conoscenza
lingue.
con
grado di lavorare in autonomia e di gestire
cacia i rapporti interpersonali. L'incarico, a
periodo
pieno e con sede in Torre Pellice, prevede oc
nali trasferte e l'assunzione
va, nell'organico della Csd.
L'assegnazione degli incarichi può essere pt®
da un periodo di formazione.
Le domande (manoscritte) con allegato curn
dettagliato vanno indirizzate entro il 31
a: Csd Diaconia valdese - Via Angrogna 1
te; ma L
e vivace
sidera s
*PÌ8cevc
dei pad
Werto
e la
neidUf Vernai
tebbert
%pan
fdehea
tebbeur
Uchi
don si è
ma (
,^'eziou
,-“lemi de
edo^ltufgi
Torre Pellice (Torino). 9531^1
Per informazioni: stesso indirizzo - tei: 012 njceWgrupr
fax: 0121-953125-e.mail: csd.diaconia^tpej^Jiea^g ^
9
icio tJiiÆNERPÎ ^ maggio 2002
■ie Dup,
srsazioi
ile sita,
;ratoil¡
al’acqu
zioniÀ
iltrateii
zione;
sulcosi
■atoriai,
i^antieij
^ati SOI
ilitari:
ane,
di pera}
a, e
nenteoj.
ínoditei
ae
unab®
e, noi:
mplessoi
ssi
egge è.
■re «COJ,
lolteplii
'ere con
ivo la eoi,
gnificai
:a pacilìij
egrazioi»
dovrpbkï
Vita
lf- Quando la canzone d'autore è testinnonianza di fede
Un protestantesimo vivace
Oa un incontro di Tullio Rapone con gli studenti di teologia di
piacenza emerge una piacevole immagine «non accademica»
___STEFANO MERCURIO
Tutti I giorni a scuoia I
ragazzi mi chiedono
dove possono trovare I cd di
Tullio Rapone, che è piaciuto
(jjitissimo. Credo che sia In
corso la rivincita del cantautori- Ieri l’altro sono stata In
dta con le redazioni del giornali studenteschi e sul pullman ascoltavano De André e
■Gucclnl- Se puoi, fammi sapere come faccio a reperire I
icd». Chi mi scrive è Tinsegnante di religione Donata
florale, che ha coordinato assieme al Servizio per la pasto, ha sotti [ rale giovanile della diocesi di
Piacenza-Bobbio un interessante incontro conclusivo su
»Cattolicesimo e protestantesimo». L’ultimo atto di questa riflessione sul protestantesimo è stato poi la visita in
^aprile alle valli valdesi di un
3 fclto gruppo di studenti.
Tullio Rapone è invece, co' me qualcuno sa già, un can^ tautore di fede evangelica.
I L’idea di animare musical■-mente rincontro tra il pasto
anoscentj - redella città e il vescovo,
avorodil
r conci®
luo essere
r oriente
. testiio■e alitelo
cruciali
listramei
1
vmonsignor Monaci, ha sortito
aquanto pare un ottimo gradimento e interesse tra il no
Tullio Rapone in concerto
stro giovane pubblico. E di
questo credo ci dobbiamo
rallegrare: quando «passa»
un’immagine del protestantesimo sotto il segno dell’allegria e della vivacità credo
sia per tutti motivo di soddisfazione. Rapone ha il dono
della destrezza musicale e
della chiarezza dei contenuti
evangelici, mai pesanti, che
propone con un timbro di
voce molto gradevole e coinvolgente. L’avevo conosciuto
ai tempi della Facoltà di teologia e Tho rivisto, dieci anni
dopo, nuovamente in un am
biente universitario, questa
volta quello della Cattolica
del Sacro Cuore a Piacenza.
Il suo talento musicale, la
sua serietà e preparazione
hanno reso la testimonianza
della parte evangelica sicuramente molto stimolante e ci
hanno permesso di entrare in
un interessante dibattito con
il vescovo e i ragazzi. Anche la
parte cattolica ha avuto modo
di dare un contributo musicale con la buona esibizione dei
«Gen». Sono quelle giornate
in cui gli esperimenti di nuove forme di comunicazione
dei principi del protestantesimo si legano con la tradizione; la riflessione e la scoperta
dell’altro passano per un canale non estraneo alle generazioni più giovani, il passato
si intreccia con l’apprezzamento comune per la buona
musica, le note di una chitarra e il timbro di voce dei cantautori. Rispondo alla professoressa Horak, che è una lettrice del nostro giornale, che
potrà trovare il cd di Tullio
Rapone a.partire dall’autunno
prossimo nelle librerie Claudiana e forse, chissà, anche in
qualche altro negozio amante
delToriginalità musicale.
k II 12 maggio, a 102 anni dalla fondazione della chiesa
Meana: culto di ringraziamento
IVO BLANDINO
nei '
I con
inguft
con®
atemf
OCC
Da oltre un secolo la campana del campanile della
clùesaevangelica di Meana richiama ogni domenica i suoi
il culto di adorazioiJieaDio. Questa chiesa nasce
j?llafine dell’Ottocento per
’■^e^adel grande servo del Silore G. B. Scrajber, che fu il
tadatore e artefice instancale della comunità. Il 19 marie del 1900 viene solennemie inaugurata, primo luo|e di culto protestante in valle
pSusa, e qualche mese dopo
Wel campanile sarà dotato di
^ bella campana, dono delÌMissione battista scozzese,
lelo donerà alla Comunità
ingelica di Meana grazie
influenza e all’interessa®to del missionario W. K.
idels. Come ormai da molti
ni. domenica 12 maggio
raluogo (alle 15,30) un culTO ffl ringraziamentoe per ri®tdare l’anniversario di quel
entano anno di fondazione
T^Smppo di credenti.
A in campana sembra
® dia un certo fastidio, co® «rumore molesto», e che
rsturbi la quiete del vicina’ ma la piccola ma ardente
vace comunità attuale de
sidera
sorvolare su questo
Pncevole accaduto: zittire la
fj sarebbe tuttavia ofdtì j*? venerata memoria
Pndri, che tanto hanno
La chiesa di Meana
molti sono gli «educatissimi»
giovani scout che vi soggiornano. Arrivando nei pressi del
borgo (campo del carro) il
campanile si scorge già da
lontano, e con un certo pizzi
co di immaginazione sembra
di trovarsi nei sereni paesini
della Svizzera. Possano ancora i rintocchi della campana
farsi sentire e largire pace e
serenità a chi li ascolta.
Chiese
Catania
Una sorella
radicale
nella sua fede
________ITALO PONS_____
ALGRADO piovesse
\\iVXo tirasse vento... la
domenica uscivo da una
chiesa, per andare a suonare
a un altro culto»: così amava
raccontarsi Giulia Calandruccio Lo Castro. E aggiungeva: «Oggi, anche con le vetture, non si trova mai il tempo per onorare nella comune
assemblea il Signore». Nella
chiesa c’era praticamente
nata: era figlia di una comunità pentecostale di Messina;
i genitori, per la loro appartenenza evangelica, durante
il fascismo erano stati anche
arrestati, come accadeva in
questi tempi. Nonostante
poi, con gli anni, avesse frequentato la comunità battista-valdese, e ancora gli ambienti pentecostali di Catania, per parlare della chiesa
usava sempre il singolare.
Ricordava un infinità di
pastori che nella sua bella
casa, e nella sua grande famiglia, erano stati ospiti e
anche rifocillati: «Voi siete i
servitori del Signore - diceva
- non dimenticatelo», in una
testimonianza che a sua volta aveva tradotto nella diaconia, assistendo tante donne
al momento del parto, dedicandosi anche ad altre significative opere che solo la grazia conosce fino in fondo.
Giulia Calandruccio era
una donna esigente, anzitutto con se stessa, poi con gli
altri. Lo si avvertiva subito
nella conversazione dove
amava che la si ascoltasse
per quanto aveva sempre, e
ancora, da riportare alla luce
dalla sua lucida e vasta memoria. La passione per il
canto e il pianoforte, nel corso della vita, l’avevano avvicinata sempre più a quella
comunione evangelica nella
quale la radicalità della fede,
anche davanti alle prove cui
fu sottoposta, era stata di
guida e conforto. Anche nelle
ultime giornate desiderava
che la lettura della Bibbia e la
preghiera non fosse trascurata. Le figlie e i figli le sono
stati vicini con amorevole
cura fino all’ultimo istante.
Mercoledì 17 aprile nella
chiesa di via Naumachia ci
slama ritrovati numerosi per
congedarci da lei al momento
dell’ultimo viaggio. La circostanza ha voluto che ciò avvenisse con il commento del
Salmo 90. Avrebbe certamente condiviso quelle parole che
Bach ha musicato in una delle cantate: «La pallida morte è
la mia alba. Con essa si alza
per me il sole. (...) Se è la volontà del mio Dio, mi auguro
che il fardello del corpo riempia oggi ancora la terra, e che
lo spirito, ospite del corpo, si
vesta di immortalità».
PAG. 9 RIFORMA
»ile ? erigere il campa'oro chiesa; come i
chi (ne'sono più
àeiiK*'®' eerto) non tollere
’* mutismo delle
della loro chiesa,
loto far tacere la
i»kL*‘^°^zese campana saun dolore.
Ite,battista di Meana
^ ohiiisa in se stessctoi-^ ''On attenzione e di,. ®zione si
di P'1
rece<l'''^turale
imi H ì ^ aperta ai proI. ael paese, sia in campo
Ie ri quello spiri
iVent ®anni la chiesa è
Jta periodo estivo
oiosica», per
isirwÌ' valore con
lOen atf ' fenia, e il vicino e
tevar. centro alpino
Ifty «M. L. King» ospiqualsiasi proveeulturale e religiosa, e
Esperienza emozionante alla chiesa battista di Mortola
Lettura e ascolto del Vangelo di Marco
VIRGINIA MARIANI
Non avrei mai creduto di
vivere un’esperienza simile sia per la situazione in sé
sia per le emozioni vissute.
Martedì 2 aprile nella chiesa
dell’Assunta, su proposta del
fratello cattolico Domenico
Affortunato, la cittadinanza
mottolese ha avuto l’opportunità di partecipare a un’iniziativa sperimentata tempo fa
nella città di Prato con attori
di rilievo come Villoresi e Popolizio: la lettura integrale del
Vangelo di Marco.
Certo, io e Michele non slamo attori ma nel tempo ab
biamo acquisito una certa familiarità col testo biblico e
con la lettura espressiva in
pubblico. Eppure l’entusiasmo era soffocato da alcuni
dubbi insistenti: reggeremo la
lettura di un testo che, seppur
breve rispetto agli altri Vangeli, è comunque lungo e, soprattutto, sarà sopportabile
una lettura non «professionale» che dura quasi due ore?
Avremmo voluto tagliare alcuni brani, ma cosa si può eliminare di un Vangelo? Ebbene, a rivelarci l’arcano è stata
la prova, che ha preceduto la
serata condivisa da una cinquantina di fratelli e sorelle.
Il sottofondo musicale con
alcuni effetti sonori, la voce
maschile per le parole di Gesù, la voce femminile per il resto: tutto e semplicemente
questo nella continua e forte
tensione fra lettura e ascolto,
nella vibrante e coinvolgente
atmosfera fra narrazione e
emozione, nella riscoperta del
testo senza capitoli, senza
versetti, senza titoli fra conosciuto e meraviglia.
Gli occhi lucidi al termine
del racconto del Vangelo di
Marco parlavano da soli: è
un’esperienza da rifare! Peccato soltanto che non ci abbiamo pensato prima...
AGENDA
ilo
GENOVA — A partire dalle 9,30, nell’aula magna del liceo artistico «N. Barabino» (v. Orti Bauli, vicino staz. Brignole), la
Federazione delle chiese evangeliche in Liguria e Piemonte
meridionale organizza la «Giornata dello straniero», con relazioni di operatori sociali, buffet etnico, discussione su
chiese etniche o multiculturali e interventi di corali etniche.
BOLOGNA — A partire dalle 9, nella Sala dello Zodiaco (via
Zamboni 13), si tiene un convegno organizzato dal Centro
culturale protestante «A. Gavazzi» sul tema «Maria dai molti
volti: là figura di Maria in prospettiva ebraica, cattolica, ortodossa, protestante, islamica, laica». Relazioni di Cettina Militello, Ovidiu Sava, Yann Redalié, Elena Lea Bartolini, Nadia
Lucchesi, Aischa Triantafillu.
BERGAMO — Alle 17, alla biblioteca «Angelo Mai», salone Furietti (p. Vecchia 15), Carlo Papini parla sul tema «Il Colloquio di Bergamo (1218) nella storia dei valdesi medievali».
4-5
TAVERNA (Cz) — Al centro Bethel si tiene il 4° seminario di
formazione organizzato dalla Ced del IV distretto sul tema
«Sviluppo di un progetto - Come fare un progetto?», relatore
Gianni Rostan. Per informazioni rivolgersi al sito Internet
www.bethel.lt/attivita/seminario.htm.
6 maggio
UDINE — Alle 18, nella chiesa metodista (p.le D’Annunzio
9), Samuele Pigoni parla sul tema «Il principio protestante:
critica profetica al presente nel pensiero di Paul Tillich».
7 maggio
VENEZIA — Alle 17, all’aula Padoan dell’Università (S. Sebastiano, Dorsoduro 1686), A. Brandalise, L. Illetterati, L. Tarca
presentano il libro di Enrico Spanio «Un Dio mancato».
8 maggio
TORINO — Alle 18, alla Casa valdese di corso Vittorio, per il
corso di formazione degli «Amici dell’Ospedale», il past. Alberto Taccia parla sul tema «Vivere il morire».
9 maggio
TORINO —Alle 17,45, alla Casa valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, per il ciclo di incontri su «La fede disarmi la
prepotenza dei mercati», Jutta Steigerwald (Consiglio ecumenico delle chiese) e Paolo Ceratto parlano sul tema «L’economia contro l’ambiente e lo sviluppo sostenibile».
10 maggio
SONDRIO —Alle 18, al Centro evangelico di cultura (v. Malta 18), lo storico Daniele Papacella parla su «Società rurale e
convivenza religiosa nella vile di Poschiavo (1600-1797)».
10-12 maggio
VENARIA (To) —Alla comunità battista (y. Zanellato 53), si
tengono tre riunioni di evangelizzazione. Alle 21 di venerdì,
11 past. Francesco Casanova predica su Giovanni 1, 29: «Ecco
l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo»; alle 21 del
sabato il past. Antonio Santos sul testo di Giovanni 14, 6 «lo
sono la via, la verità e la vita», e alle 10 della domenica il past.
Adriano Dorma predica sul testo di Apocalisse 22, 13 «lo sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine».
11 maggio
BARI — Alle 9,30, al Centro sociale evangelico «La Casetta»
(via G. Gentile 106), inizia il convegno regionale Fdei su «Bibliodramma: le donne e la guerra. Come costruire la pace?»
Intervengono le pastore Patrizia Pascalis e Susi De Angelis.
TRAMONTI DI SOPRA — Al Centro «L. Menegon», con inizio alle 16, a conclusione del ciclo di incontri su «Liturgia e
innologia», il past. Giovanni Cartari parla sul tema «Cenni
sulla storia e regolamentazione della liturgia» e i proff. Gina
Carrera e Nicola Sfredda danno il relativo apporto musicale.
MILANO —Alle 17, nella sala della libreria Claudiana (via
Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza una
conversazione del past. Fulvio Ferrarlo sul tema «“O tu che
annunzi buone notizie a Sion”, meditazione sulla speranza
cristiana in dialogo con la musica di Händel».
12 maggio
ROMA — Alle 16, alla sede del Sae (suore francescane missionarie di Maria, via Giusti 12), Ramos Regidor e Valdo Benecchi parlano sul tema «Globalizzazione e democrazia, diritti umani, solidarietà universale... rifondare la speranza».
MEANA DI SUSA (To) — Alle J5,30, nella chiesa battista,
culto di ringraziamento per l’anniversario della fondazione
del tempio. In precedenza, alle 12,30 al centro «Martin L.
King», agape fraterna (prenotazioni dalla sorella Bolley).
TRAMONTI DI SOPRA — Alle 10,30, al Centro «Menegon»,
culto presieduto dalla past. Letizia Tomassone, a cui segue
l’Assemblea di circuito.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
I
CRONACHE DALLE CHIESE
MOTTOLA — Domenica 14 aprile la comunità battista ha accolto la piccola Doriana Romanelli con canti, preghiere e
un sentito messaggio di speranza per un futuro non avvelenato da guerre e violenze.
• Giovedì 18 aprile Giovanni Lupoli, deceduto all’età di
79 anni, è stato salutato da circa 500 persone nel locale di
culto della Chiesa battista. Per tanti anni era stato membro della Chiesa valdese di lingua italiana di Ginevra e da
qualche anno era ritornato al paese natale.
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 3 MAGGIO 2002 pE'®* '
LO SCIOPERO
DEI MAGISTRATI
MARCO BOUCHARD
I magistrati non amano affatto scioperare e sanno che il loro
sciopero suscita impopolarità
perché a essi spetta il ruolo istituzionale di compositori dei
conflitti: non già quello di agitatori sociali. Perché, dunque,
hanno superato queste remore?
È un errore pensare che il corpo
della magistratura sia stato condotto in questa avventura da un
manipolo di giudici politicizzati.
È accaduto il contrario. La dirigenza dell’associazione nazionale dei magistrati ha visto le proprie caute indicazioni di protesta sopraffatte da un vero e proprio movimento di base. Si è
scelto lo sciopero solo perché
non ci sono altri ________
strumenti legittimi in grado di
attirare, in egual
misura, l’attenzione del pubblico potere e
della pubblica
opinione. Perché si è arrivati
a tanto? Il magistrato è un funzionario moderato, legato alla sua funzione
istituzionale (Ano al rischio della vita, come è successo non raramente) ma, nella sostanza, un
incallito individualista.
Gli interventi dell’attuale
maggioranza politica in materia di giustizia, fìn dall’esordio
della legislatura, sono stati certamente vissuti, da una parte
della magistratura, come la dimostrazione della volontà del
governo di assicurare l’impunità ad alcuni imputati eccellenti e di sottrarre la libera iniziativa economica dal controllo
giurisdizionale. Eppure, neanche le parole del presidente del
Consiglio sull’esistenza di una
guerra civile fomentata dai magistrati ha spinto il corpo sonnacchioso delle toghe ad assumere reazioni plateali.
Senonché all’inizio dell’anno
in corso si è accesa la scintilla: il
tentativo del ministero della
Giustizia di trasferire un giudice
dal collegio chiamato a giudicare
il presidente del Consiglio ha
avuto un effetto non calcolato e
imprevedibile. È apparso chiaro
che il nuovo potere politico era
pronto a mettere a repentaglio
una delle espressioni più limpide dell’indipendenza della magistratura: il divieto per l’autorità
politica di disporre del magistrato, tanto più per interessi di parte. Quell’atto ha sollevato indignazione tra gli operatori del diritto e nella gente comune e ha,
dopo anni, riavvicinato magi
/ magistrati sanno
che il loro sciopero è
impopolare, allora
perché sono andati
oltre le loro remore?
stratura e opinione pubblica.
Il Parlamento ha, successivamente, approvato una legge che
ha ridotto drasticamente il numero dei membri e, dunque, l’efflcienza del Consiglio superiore
della magistratura (Csm), l’organo di autogoverno dei giudici,
istituito proprio per garantire,
nella carriera e nell’attività quotidiana, l’autonomia della magistratura anche dal potere politico: è stata la conferma di un progetto di grande ridimensionamento della magistratura italiana. Nessuno ha fatto drammi.
Solo che quel progetto ha assunto tratti inaccettabili con le più
recenti proposte governative che
hanno portato alla proclamazione dello sciopero.
Due i punti salienti. Viene cambiato, innanzitutto, il volto della
Corte di Cassazione che è il giudice più importante perché è quello che può dire
l’ultima parola
in ogni processo.
Mentre ora i giudici della Cassazione sono nominati dal Csm sulla base di criteri
oggettivi, la Controriforma prevede che la metà sia nominata
con il gradimento del ministero
della Giustizia.
In secondo luogo la formazione e il controllo di professionalità, che oggi sono curati dal
Csm, verranno gestiti da una
scuola, guarda caso, istituita
presso la Cassazione e diretta da
un comitato gradito al governo.
La magistratura non ha mai apprezzato la separazione delle
carriere tra giudici e pubblici
ministeri perché in quella prospettiva la pubblica accusa sarebbe stata sottoposta al controllo dell’esecutivo. Con questa
Controriforma, addirittura tutto
il corpo della magistratura è
messo'sotto la tutela e l’influenza
del governo alla faccia della distinzione tra i poteri dello stato.
Per l’asservimento e la completa mortificazione del ruolo
del magistrato manca solo un
anello: il potere per gli interessati e per le parti in causa di scegliersi a piacere il giudice più
conveniente. Come al supermercato. Ma dimenticavo: è stato
appena depositato in Parlamento un progetto dì legge, firmato
da tutta la maggioranza, che
consente la ricusazione del giudice tutte le volte che una sua
semplice opinione liberamente
espressa o la sua appartenenza a
una qualsiasi associazione culturale Io facciano supporre non
del tutto sereno nel suo giudizio.
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 16 -10125 Torino, lei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.1orinoSriforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175, e-mail: redazione.napoli@riforma.it;
REDAZIONE PINEROLO:
Via dei Miiie, 1 -10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail: edipro9tpeilice.it
DIRETTuflE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardigI, Maurizio Girolami. Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro. Luisa Nidi, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Flugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0t74-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V. 15 bis -10125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p n. 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
Italia ordinario: euro 57,00; ridotto: euro 44,00; semestr: euro 30,00;
!ÌSUM sostenitore: euro 105,00.
Estero ordinario: euro 90,00; v. aerea: euro 105,00; semestr: euro 47,00;
sostenitore: euro 130,00.
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a moduio (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm. L'eco delle valli valdesi) euro 17,00. Partecipazioni: mm/colonna euro 1,00. Economici: a parola euro 0,60.
La leslala Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo tilolo della lestala
L’Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 17 del 26 aprile 2002 è stato spedito dall'Utficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 24 aprile 2002.
2001
AMOciato alla
Unione stampa
periodica italiana
DALLA PRIMA P
Dietro
lo scandalo
pedofilia nella Chiesa cattolica nel quadro di una grande
giornata penitenziale. Del resto la richiesta di perdono è
nella logica di questo pontificato; essa potrebbe arginare
l’opinione pubblica americana che, dal New York Times a
Usa Today, aspettava da Roma una sanzione forte e chiara. Le parole di condanna del
papa sui fenomeni di pedofilia interni al clero, considerati un peccato indegno anche
agli occhi di Dio, sono state
parole chiare ma sul piano
operativo rischiano di perdere forza, a meno che le regole che dovranno ispirare la
«procedura speciale» nei
confronti die pedofili vengano interpretate'in modo restrittivo. Certo, non c’è solo
condanna nell’esame che il
summit vaticano ha svolto
nei confronti del tristissimo
fenomeno; c’è un importante
aspetto preventivo che prevede visite apostoliche nei
seminari per controllare i criteri di ammissione dei futuri
sacerdoti e verificare il rispetto della dottrina morale cattolica nella sua integrità.
Nessuna autocritica
nell'etica sessuale
Dalla cronaca degli eventi
non emerge quello che, in
fondo, noi ci saremmo aspettatati: un’autocritica dell’istituzione ecclesiale per come
affronta le tematiche sessuali.
La pedofilia è un fenomeno
estremo che rivela comunque
un disagio interno che andrebbe affrontato nella sua
interezza. Ci voleva proprio
una serie di scandali, che costeranno al clero almeno un
miliardo di dollari di risarcimento alle vittime, per affrontare il problema delle devianze sessuali dentro l’istituzione
ecclesiale? Ma il vero danno
non e economico quanto morale proprio da parte di un
istituzione che predica una
morale in tema di sessualità
estremamente rigida.
È triste, per certi versi, che
questo dibattito si svolga sotto i colpi della furia mediática che cerca sempre capri
espiatori e notizie piccanti.
Ma al di là degli aspetti morbosi che molti media Coltivano, gli scandali costringono
l’istituzione a fare i conti con
se stessa. La morale del papa
non collima sempre e comunque con quella del §uo
clero, per non dire del popolo
ecclesiale. Specie in termini
di sessualità, di divorzio o di
aborto. C’è una sorta di latente schizofrenia tra le grandi dichiarazioni e la vita quotidiana, anche in tema di sessualità. Non è un caso che
nell’Italia della famiglia cri
1L dialogo tra persone di
confessioni e fedi diverse è
uno dei temi ricorrenti di
questa rubrica. C’è chi ci ha
scritto per appoggiarlo con
convinzione, chi per metterne in evidenza le difficoltà,
chi invece per esprimere il
proprio dissenso. Alle riflessioni già fatte aggiungiamo
oggi quelle di un ascoltatore
campano che ci scrive così;
«In questo nostro mondo, dilaniato da tanti conflitti e incomprensioni, le ragioni del
dialogo tra persone diverse
per cultura, religione e visione del mondo, sono infinite
(...) almeno tante quanti sono i proiettili sparati ogni
giorno nei luoghi più tormentati del pianeta. È nel silenzio
di chi non sa ascoltare che le
incomprensioni diventano
pregiudizi insanabili, le menzogne verità proclamate, il
prossimo un nemico. Tuttavia quello che chiedo è se, al
di là di ogni ragione di oppor
stiana nascano molti meno
figli che in Olanda o in altri
paesi di forte tradizione protestante dove i mezzi di controllo delle nascite sono legali
da sempre.
Il celibato dei preti
Ritornando alla questione
pedofila del clero, molti, in
questi giorni, hanno fatto
collegamenti tra pedofilia e
celibato dei preti, oppure
hanno tirato dentro la questione del sacerdozio femminile. Sono temi qualitativamente diversi, tuttavia si inseriscono in un quadro unico: quello del corpo, della
natura. Personalmente non
credo che l’abolizione del celibato cancellerebbe dal clero la pedofilia (non dimentichiamo che il fenomeno è
questa gamma di vocazioni al
servizio nella chiesa è la chiamata di Dio che è anche un
invito alla libertà, un invito
ad accogliere atteggiamenti
etici differenziati. Non siamo
fatti con lo stampino e non
siamo noi che abbiamo creato le differenze, è Dio che
ama la pluralità: se togli libertà alla vocazione ministeriale imbocchi la strada di un
ministero titanico.
Un'etica «eccezionale»?
presente in ogni categoria
professionale, pastori protestanti compresi). Ciò che invece andrebbe istruita è una
discussione teologica, di respiro ecumenico (ne abbiamo già parlato in Riforma del
5 aprile), sull’etica sessuale.
L’etica di chi si sente afferrato dalla chiamata di Cristo,
anche in materia sessuale, ha
gradazioni diverse. C’è chi
può, in quanto ministro della
chiesa, interpretare un’etica
eccezionale, di sapore profetico: altri, pur avendo intuizioni profetiche, vivono la loro fede nella normalità. Non
tutti devono lasciare casa,
beni, affetti per seguire Cristo. Ciò che tiene insieme
Ma «impossibilium nulla
obligatio est», nessuno è tenuto all’impossibile. Meglio
volare più bassi, esprimendo
una vocazione nella normalità, fatta di dubbi e contraddizioni, che non entrare nei
panni del profeta che sacrifica se stesso per tutti. Quasi
che il sacrifico di Cristo non
fosse già stato sufficiente. È
proprio il suo e non il nostro
sacrificio a liberaci da inutili atti di eroismo che rischiano di portare acqua a devianze e sublimazioni patologiche. La chiesa cristiana,
per essere credibile, non può
imporre un’etica eccezionale
che essa stessa non riesce a
vivere. Meglio un livello più
basso di normalità responsabile. Rendere norma l’etica
eccezionale che Dio stesso
suscita, dentro e fuori le chiese, rischia di mortificare quel
guizzo di follia profetica che
rilancia, ogni tanto, il cristianesimo istituzionale.
Giuseppe Platone
LUCA BARAHO
tunità e di buon senso, il dialogo abbia delle ragioni profonde rintracciabili nella stessa fede cristiana, una fede
che, in quanto monoteista, si
è spesso espressa in termini
di esclusivismo rispetto al resto del mondo».
Non è una domanda semplice quella del nostro ascoltatore e vorrei rispondere indirettamente, attraverso una
riflessione sul modo in cui la
Bibbia ci testimonia del rapporto tra Dio e gli esseri umani. La Scrittura ci dice che
questo rapporto nasce dal
l’iniziativa di un Dio che interpella gli esseri umani, parla con loro e a loro rivolge
una vocazione. E i personaggi
biblici sono descritti come
uomini e donne che rispondono alla chiamata di Dio,
come persone che fanno salire la loro voce verso l’alto e
alla parola di Dio rispondono
con le loro proprie parole. Il
linguaggio della fede è il linguaggio di un dialogo, di chi
scopre resistenza di un altro
con cui è in grado di interloquire e parlare. Il linguaggio
della fede, potremmo dire, è il
SUI GIORNÀU^
JUL.
Il pastore in fotoromanzo
Sul rotocalco illustrato
compare da alcune setti.)
mane un fotoromanzo dall
titolo «Monsignore e sign^
ra» in cui si narra di
Sambo, un cardinale che è
anche «guaritore» (un ri,:
chiamo abbastanza chiari
a mons. Milingo), innamo|
rato di una ragazza. Pamela, che invece fa parte di
una «setta» protestante non
meglio identificata. La perfida signorina sarebbe stata
incaricata di sedurlo, pro.
hábilmente per screditarlo
Senonché, leggiamo nei
riassunto delle puntate precedenti sul n. del 19 aprile
«anche lei si è innamorata
di Sambo e si mette contro
suo zio, il pastore Adam»,
Quest’ultimo mette sulle
tracce di Pamela il proprio
braccio destro David, il
quale infatti «richiama» la
bella traditrice della causa:
«Perché tutta questa ostilità
verso i tuoi fratelli di fede?
Io non sono venuto a titolo
personale». Anzi, alla domanda di lei su perché dovrebbe continuare a frequentare quell’uomo, David spiega; «Per realizzare ü
nostro progetto di evangelizzazione e costruire insieme a Daniel Sambo la nostra Chiesa Africana». Si
tratta di una sorta di ecumenismo a sfondo rosa?
IÖCUS
Catastrofe biblica
Il numero di maggio riserva un ampio servizio alle
prime città-stato colpite da
un complesso di eventi naturali distruttivi, probabt
mente dovuti alla caduta É
un asteroide. Quella del
2300 a.C. fu «la più grande
di tutte le tempeste - scrive
Franco Capone - (...). L’acqua sommerse ogni cosa lasciando, quando si ritirò,
morte e distruzione»: E ancora: «Terremoti, cambiamento della temperatura,
siccità: due terzi dei centri
di Egitto, Anatolia, Siria, Palestina, Cipro e Grecia risultarono alla fine distrutti o
abbandonati dai superstiti
in fuga, forse davvero convinti che una “punizione”
era venuta dal cielo», anzi,
si dice in un riquadro, «tutto
questo, come pure la biblica
distruzione di Sodomae
Gomorra (...) viene ora messo in relazione con la caduta di un corpo celeste». Possibile spiegazione: «in Iraq,
alla confluenza fra il Tigri e
l’Eufrate, è stato fotografato
con il satellite un cratere del
diametro di circa 3,4 km: ciò
che resta dell’impatto di un
grosso meteorite».
f
lùpoll
mol
MASS
éï
ILA
.ture
lenzione
tori porti
itamenti (
pine la c
spesa, pos
lina trage
Sitano le
scontro c
inddenti i
tostade. C
staio iefir
sembra r
iin’ecceàc
anche in i
ne non so
ìscontrimc
incontroti
. a e, m
Aiinuisci
fila noi il
i anno
fddacom
modf
■.,Icc
Wbuon
;*ao tanti
(
tate i p
ma
0
lano
li.Pe
ttlemi
One eres
ze
partorii
di Pine
>11990 (
>Po Mas
■'2001 1
11
linguaggio del «tu», quello
che sempre implica la pt®’
senza di un altro da conoscere e da scoprire. Il lingua®“
opposto è quello dell’"}®*’,
dell’idolatria, de| soliloquio
cui l'idolo muto costringe“
fedele a cui non può rispo“
dere, quello di chi separa
pattuì
etto ai Î
mondo in categorie
inconiU'
r'IoKrla
'lìllo .
nicabili, buoni cattivi, giu*ìj
ingiusti; quello di chi
mondo ripieno soltanto de
propria presenza, del prop
giudizio, della propria
- dsrnnrirp rhp nuello dcUfl
Scoprire che quello
de è un linguaggio del «_
può forse configurare i*
go come un’esigenza che
turisce dalla fede stessa.
certamente questo — „
noi dobbiamo ancora imp
re a usarlo, e non solo v
Dio ma soprattutto vets° ^
i-,nnnla e re»
creatura che popola e
vivo il nostro pianeta.
(Rubrica «Parliarnone
me» della trasmissione «
evangelico» della Fcei del
11
¡£UP13 maggio 2002
PAG. 11 RIFORMA
trato
setti.
0 dal
igno.
'aniel
che è
inriy?
hian
amo
ámete di
3 non
iper
stata
protarlo.
3 nel
:prePrile,
orata
ontro
lam»,
sulle
oprio
id, il
la» la
ausa:
stilità
fede?
titolo
ì doé do
1 fre, Da;areil
mgeinsiea nolo. Si
ecu
i?
I
riser) alle
¡teda
ti nambl'j
Ita 4
a del
ande
scrive
L’acsa laitirò,
E annbiatura,
:entri
a, Parisulittio
irstiti
conone”
anzi,
(tutto
iblica
ma e
mes;aduPosIraq,
igrie
afato
re del
nido
di un
All'ex caserma Botta di Abbadia
Scuola di equitazione
Dopo anni di attesa finalmente sembra andare verso una
reale concretizzazione il progetto di costruzione di una nuova
Scuola nazionale federale di equitazione a Pinerolo. Lunedì 29
aprile infatti è stata firmata la convenzione tra l’amministrazione pinerolese e la Federazione sport equestri per la gestione
della Scuola, ultimo atto di un iter che dovrebbe portare alla
realizzazione dei nuovi impianti equestri, grazie anche a un
contributo regionale di poco superiore ai 5 milioni di euro,
nell’area già da tempo individuati dell’ex caserma Botta ad Abbadia Alpina. La speranza è che la Scuola oltre a riportare Pinerolo ai vertici degli sport equestri nazionali e internazionali
abbia anche ricadute economiche e occupazionali.
« Primo sindaco dopo la Liberazione
Il foyer «Levi Buffa»
Situazioni e tempi di forti spinte ideali sono stati ricordati
giovedì 25 aprile al Serre di Angrogna in occasione dell’intitolazione del locale Foyer per anziani a Levi Buffa, primo sindaco
di Angrogna dopo la Liberazione e per anni ospite-animatore
di una struttura di accoglienza «leggera» voluta dalle amministrazioni pubbliche in collaborazione con la Chiesa valdese.
Oggi, di fronte a persone che sembrano voler negare la realtà
storica della Resistenza che in queste Valli ha conosciuto episodi di alta drammaticità e mentre nel nome della razionalizzazione e del risparmio delle risorse pubbliche si tagliano servizi faticosamente conquistati, dalla storia di Levi Buffa vengono inviti all’azione e all’impegno sociale.
ì)
Fondato nel 1848
? Il problema del traffico vacanziero non ha risparmiato il Pinerolese e le valli valdesi
«Ponte» lungo fra ingorghi e code
[(¡polizia stradale, che ha base alla centrale operativa di Pinerolo, tiene sotto controllo un territorio
molto esteso tra Avigliano, Stupinigi e Cavour. La zona di Airasca è il tratto di massimo rischio
MASSIMO GNONE
éLLACCIARE le cinture: si parte». Attenzione, però, le gite
tariporta, come gli spostamenti casa-lavoro oppure la corsa a fare la
la, possono diventare
ima tragedia. Lo dimosttano le cifre, da vero
scontro campale, degli
incidenti su strade e autoade. Quello che è già
statodefmito «il più lunWOnte del’anno» non
sembra rappresentare
un’eccezione alla regola;
incheto questa occasioM non sono mancati gli
scontri mortali. L’Italia è
controtendenza rispetti! a quasi tutti i paesi euli e, mentre all’estero
uniscono gii inciden'Manoi il numero cresce
Iranno. Conformarsi
“^segnaletica, porsi alla
pacompletamente soH moderare la veloI comandamenti
®lbuon automobilista
datanti e sovente traWiti, questo nonotate i proclami della
ma della sicurezza
organizzata an
®quest’anno.
tghi e code non ridiano il Pinerolese e
jaUi. Per fare fronte ai
Jtblemi della circolate cresce l’impegno
forze dell’ordine. Il
I™ di polizia strada
. dall ispettore
f Massimo Sutera,
2001 ha effettuato
,.,ft^^.ugliamenti (ri"oai 560 del 2000).
" argenteria
° ' perle australiane
Tra le contravvenzioni al
codice della strada spiccano la mancanza di rispetto del limite di velocità (ben 683 multe) e le
cinture di sicurezza non
allacciate (756 casi nel
2001). La competenza
territoriale del distaccamento pinerolese è molto vasta: si va da Stupinigi a Sestriere sulla statale
23, da Avigliana a Cavour
lungo la statale 589 e da
Pinerolo a tutta la vai
Pellice sulla sp 161. Anche se il rapporto di collaborazione con i carabinieri è buono, secondo la
stessa polizia il numero
gioì elii
Croci
ugonotte
visitate il sito
www.crodugonotte.coin
- Ì0064 Pinerolo TO - tel 0121397550
degli operatori non è sufficiente alle esigenze di
servizio, che comprendono le scorte ai convogli eccezionali (300 nel
2001) e le indagini di polizia giudiziaria (4 le persone arrestate nel 2001,
38 quelle denunciate).
Negli anni passati la polizia pinerolese si era anche occupata di false revisioni e auto rubate e
«camuffate» con dati di
analoghe vetture incidentate: episodi che ricordano da vicino recenti fatti di cronaca.
Sono 253 gli incidenti
rilevati dalla Stradale nel
Pinerolese (dati 2001: 9
in più rispetto al 2000), 6
dei quali mortali. Per la
polizia il tratto di strada
più pericoloso è nel Comune di Airasca: si tratta
della statale 23 dal condominio Rossella allo
stabilimento Skf. Molta
prudenza anche quando
si attraversa l’incrocio di
Riva e si percorre la circonvallazione di Pinerolo, soprattutto all’altezza
del supermercato Carrefour e dei distributori
di benzina della Tamoil:
in questi punti molti automobilisti compiono azzardate inversioni di
marcia. Un consiglio dalla Stradale a tutti gli automobilisti; per essere
educatori dei futuri conducenti, bisogna rispettare anche le più elementari norme del codice della strada.
Disgelo tra Toroc e governo
2006, passata
la tensione
Superate, per il momento, le tensioni tra il
Toroc e il governo (tensioni che hanno richiesto
un incontro, tenutosi a
Roma il 23 aprile, tra i
rappresentanti di Regione, Provincia e Comuni
oltre che Toroc e ministro Trattini nel corso del
quale è stata ribadita la
«volontà di lavorare insieme per far fare all’intero paese una bella figura in occasione di Torino
2006»), si ritorna a parlare, per le Olimpiadi di
Torino 2006, di problemi
concreti. Mercoledì 24
aprile a Torino si è tenuto un incontro, questa
volta tra Toroc e Comune di Pinerolo, per approfondire le problematiche legate all’assetto
generale dell’area sportiva di Pinerolo, alla viabilità e al dimensionamento del palazzo del ghiaccio pinerolese che ospiterà tutte le fasi del torneo olimpico di curling
di Torino 2006.
Il Toroc ha ribadito la
disponibilità di 20 miliardi di lire per l’intervento
sul palazzo del ghiaccio
di Pinerolo e l’area ad esso contigua con un ridimensionamento dell’intervento strutturale sull’impianto esistente. Nel
corso dell’incontro è stata confermata, così come
richiesto dal Comune,
l’esigenza di un cronoprogramma che consenta la pratica degli sport
sul ghiaccio o a Pinerolo
o a Torre Pellice. A questo scopo il Toroc promuoverà nei prossimi
giorni un incontro con i
soggetti interessati per
verificare i problemi dei
trasporti e dell’intermodalità. Immediatamente
dopo questa prima consultazione il programma
prevede che il Comune
di Pinerolo, in accordo
con il Toroc, promuova
un tavolo di lavoro con
Regione e Provincia per
verificare la disponibilità
di risorse per la realizzazione del progetto di
riorganizzazione dell’intera area sportiva compresa la sua accessibilità
con interventi sulla viabilità interna alla città e
di provenienza esterna
oltre che ferroviaria.
ICONTRAPPUNTOI
FRA POLITICA
E AMMINISTRAZIONE
f
PIERVALDO ROSTAN
La sorpresa delle due
competizioni elettorali nel
Pinerolese (Angrogna e Fenestrelle) è certamente la
presenza di quattro liste di
candidati in paesi che in
realtà faticano a metterne
insieme due fra i propri residenti. Non è chiaro cosa
ci sia dietro l’arrivo delle
liste; la cosa sì è ripetuta
con liste foto- ————■
copia anche in
nell’utopia; lì difficilmente
troverete degli amministratori. Questi saranno più facilmente in qualche riunione dove si cerca di gestire al
meglio il problema delle
buche nelle strade, della
viabilità, delle alberate, della fiera e via discorrendo.
C’è dunque un modo giusto, adeguato dì fare politica e uno sba
^ gliato?
altri centri al Do dOV6 prOVieCie Probabilvoto il 26 mag- . mente non è
gio. Ben diffi- il Sempre uiaggior così, c’è però
cilmente i candidati completamente alieni dalla realtà
non solo valligiana ma addirittura pinerolese riusciranno ad ottenere quel minimo di consenso che consenta loro di ottenere una
modesta rappresentanza
nel Consiglio comunale; sicuramente le liste foranee
non arriveranno ad avere
un loro esponente sui banchi delle rispettive Comunità montane. Ben diverso
sarebbe stato nel caso di un
Comune con una sola lista
dove automaticamente alla
seconda spetta la minoranza. Eppure la presenza di
altre Uste oltre a quelle
«doc» qualche contraccolpo potrebbe crearlo; se non
altro in quanto sottrarranno dei voti di protesta, di
quei cittadini che, scontenti della maggioranza uscente neppure si sentono di
condividere fino in fondo
le tesi degli sfidanti.
Ma il vero punto oggi
non è questo quanto piuttosto ancora una volta provare a cogliere il segnale
della disafiezione e del non
dialogo fra amministratori
e amministrati. Perché, al
di là delle competizioni
elettorali, sono davvero pochissimi i cittadini che partecipano seppur indirettamente alla vita politica del
proprio paese (a meno di
trovarsi di fronte a problemi molto attuali come gli
scarichi fognari oggi, il treno ieri, la sanità domani...).
Ma c’è un altro deficit di
impegno. Poche volte, come in questi ultimi mesi, si
è assistito alla mobilitazione politica diffusa: temi coma la globalizzazione, il lavoro, l’informazione, i conflitti del mondo sono capaci di riunire centinaia di
persone, di portare in piazza variopinti cortei e girotondi, di far organizzare dibattiti. Lì c’è la gente, lì si
fa politica, lì si prova ancora a credere neU’ideologìa e
senso di distanza
fra amministratori
e i cittadini?
un forte bisogno di dialogo, di parlarsi per evitare
di costruire
progetti non
condivisi perche nemmeno conosciuti. C’è bisogno
insomma di cittadini che
mentre si indignano dei
ticket 0 della «riforma Moratti» e manifestano in piazza si appassionino anche ai
problemi spiccioli del loro
paese, senza pregiudizi ma
con spirito di servizio. E c’è
bisogno che gli amministratori, presi da un quotidiano
assommarsi di problemi
specifici escano di più dai
loro municipi per occuparsi
anche della società nel suo
insieme. Per un cittadino
vedere che il suo sindaco o
l’assessore sono partecipi di
una battaglia ritenuta importante sarà un segno di
vicinanza col «palazzo»; il
non vedere nessuno dei
«suoi» amministratori a un
dibattito o a una manifestazione contribuirà a creare
allontanamento.
E, tornando alla questione delle candidature a sindaco e delle liste, ho l’impressione che al di là della
capacità o della volontà dei
sindaci uscenti di far crescere all’interno delTamministrazione un nuovo
candidato al posto del sindaco uscente 0 non più ricandidato, si sia sofferto
molto alla ricerca di persone disponibili. Forse anche
partendo da questa realtà,
le liste provenienti da fuori
hanno avanzato la loro
candidatura. La miglior risposta sarebbe proprio
quella di riscoprire il dialogo e la partecipazione, facendo tutti, amministratori
e amministrati un passo indietro nei pregiudizi e uno
avanti nella reciproca conoscenza. In questo modo
si promuoverebbe, ai di là
delle rispettive posizioni,
anche una cultura dell’amministrazione piuttosto
che dell’occupazione di posti di piccolo potere.
12
PAG. 12 RIFORMA
PINEROLO: LA RASSEGNA DELL’ARTIGIANATO SI
TERRÀ NEL CENTRO STORICO — Dopo numerosi incontri, critiche, ripensamenti e prese di
posizione è finalmente arrivato la settimana
scorsa dalla commissione consigliare competente, in accordo con le associazioni e le categoria
interessate, il via libera definitivo alla 26« edizione della Rassegna dell’artigianato che si terrà a
Pinerolo a fine agosto 2002. La manifestazione è
stata, come l’anno passato, affidata all’organizzazione dell’Atl 2 montagne doc. Novità principale dell’edizione del 2002 sarà l’abbandono
della sede storica della rassegna, l’ex caserma
Fenulli, per il centro storico.
TORRE PELLICE: ANTENNE SULLA TORRE CIVICA? — Qualche settimana fa il Consiglio comunale di Torre Pellice si trovò di fronte alla proposta di installare antenne telefoniche sulla torre civica; in cambio i promotori avrebbero contribuito al restauro della torre stessa. Il Consiglio decise di non deliberare subito ma di affrontare la delicata materia in una pubblica assemblea; óra è stato convocato un Consiglio comunale aperto per mercoledì 8 maggio alle 18
nella sala delle adunanze del municipio. Interverranno funzionari di Arpa e Nortel.
VIABILITÀ IN VAL PELLICE: INCONTRO PUBBLICO — Si parlerà delle proposte di nuova viabilità
in vai Pellice nel corso di un incontro pubblico,
venerdì 3 maggio, alle 21, nella sala Aldo Moro di
Bricherasio. I tecnici della Provincia di Torino e
dell’Agenzia per le olimpiadi presenteranno le
nuove proposte ai cittadini in vista di un parere
che l’amministrazione comunale dovrà esprimere entro l’estate. Oltre ad interventi sulla 161
(l’attuale provinciale) è prevista una variante
che dalla nuova circonvallazione di Osasco (anche questa variata rispetto a proposte di qualche
mese fa), porterebbe fino al bivio attuale fra la
161 e la strada per Garzigliana, dove dovrebbe
essere realizzata una nuova rotonda.
LAVORI DI RIPRISTINO A TORRE PELLICE — La
Regione Piemonte, direzione Opere pubbliche,
ha dato il via per l’approvazione del finanziamento di numerosi interventi di ripristino di
strade danneggiate a Torre Pellice dalTalluvione
dell’ottobre 2000. Fra le zone di intervento l’Inverso Roland!, il Tagliaretto e i Rossenghi.
PEROSA PREOCCUPATA DEI TAGLI ALLA SANITÀ
— Il Consiglio comunale dello scorso 19 aprile a
Perosa Argentina ha approvato numerosi ordini
del giorno critici verso l’azione di governi centrale e regionale. Particolare preoccupazione è stata
espressa sulla riforma della scuola, sul piano socio-sanitario regionale e decreto Sirchia in materia di sanità e sul futuro degli ospedali valdesi.
L’ARTE PER I RAGAZZI DEL 2006 — Anche l’educazione artistica e la conoscenza del patrimonio
storico e architettonico del territorio olimpico
faranno parte del bagaglio dei «Ragazzi del
2006». L’iniziativa di formazione organizzata
dalla Provincia prevede tre incontri (più uno facoltativo) e per iscriversi al progetto si può spedire entro il 31 maggio la scheda presente nel sito Internet www.barburin.it/olimpiarte.
PER LE COOPERATIVE SOCIALI — Svolta in Piemonte negli aiuti alle coop con «svantaggiati».
Da quest’anno saranno erogati dalle Province i
contributi previsti dalla legge regionale 18/94 per
le cooperative sociali di tipo B, cioè le cooperative che inseriscono al lavoro persone svantaggiate
nella percentuale minima del 30% degli occupati: è quanto prevede la legge regionale del 5-2001.
I nuovi criteri nell’assegnazione dei fondi sono
stati illustrati nel corso di una riunione della
Conferenza regionale sulla cooperazione svoltasi
a Torino. L’assessore regionale Mariangela Cotto
ha inoltre preso atto delle preoccupazioni segnalate dai rappresentanti del «terzo settore» sul versante dei Lea (Livelli essenziali di assistenza):
«Stiamo affrontando la questione con la massima serietà e abbiamo l’intenzione di continuare
a mantenere l’attuale livello dei servizi».
NONSOLOTEATRO APRE AL PUBBLICO I.A REDAZIONE CREATIVA DI «VIBRAZIONI» — «Bidon
circus!»: un laboratorio gratuito di sei incontri
settimanali con la conduzione di Guido Castiglia. È la proposta della compagnia Nonsoloteatro di Pinerolo che apre a tutti la redazione creativa di «Vibrazioni», il nuovo progetto che comprende «redazione espressiva», sito web (www.
nonsoloteatro.com). II primo incontro del «Bidoncircus!» è previsto per martedì 7 maggio alle
20, al Centro sociale di San Lazzaro a Pinerolo; il
laboratorio si terrà tutti i martedì fino all’ll giugno. Per informazioni e iscrizioni telefonare a
Nonsoloteatro (tei. 0121-323186) o inviare una
e-mail a vibrazioni@non.soIoteatro.com.
E Eco Delle ^lli Aàldesi
VENERDÌ 3
FAGGIO 2(]XjeiiDÌ :
Interessati i Comuni di Angrogna e Fenestrelle
Il 26 maggio si vota
Due liste di non-angrognini affiancano Zunino e Borgarello
A Fenestrelle c'è la guestione del forte San Carlo
MASSIMO GNONE
DAVIDE ROSSO
SONO quattro i candidati alla poltrona di
sindaco nel Comune di
Angrogna. Oltre ai due
già annunciati nelle scorse settimane, Giovanni
Battista Zunino ed Ezio
Borgarello, si fanno avanti altre due liste, composte interamente da candidati non residenti in vai
Pellice e i cui programmi
non entrano nel merito
della situazione angrognina, sulla quale insistono invece le liste di Zunino e Borgarello, la prima
puntando sulla «conoscenza approfondita delle problematiche esistenti sul territorio» e la seconda avvalendosi dell’esperienza dell’amministrazione Sappé e di una
«linea programmatica
adeguata alle attuali esigenze di sviluppo socioeconomico».
La lista n. 1, denominata «Movimento federativo
italiano», ha come candidato a sindaco Raffaele
Sieste, nato a Torino nel
1968. Nel programma
consegnato spiccano la
proposta che Angrogna
diventi «un Comune antitransgenico», la valorizzazione del piemontese e
la riscoperta della bandiera regionale.
La lista n. 2 «Municipalismo, libertà, lavoro, lealtà» presenta come candidato a sindaco Amedeo
Sanna, nato nel 1969 a
Oristano e residente a Torino. Tra i punti programmatici, oltre al riferimento ad «Angrogna Comune
antitransgenico», si vorrebbe realizzare un posto
di pronto soccorso e «migliorare l’ala comunale».
La lista n. 3, contrassegnata dal simbolo «Vanga
infissa in un campo fra
spighe di grano con sfondo di monti» ha come
candidato a sindaco Ezio
Borgarello, nato a Torino
nel 1926. Prima della lista
è Marina Bertin (presidente del Concistoro).
Sette i candidati già eletti
consiglieri nelle elezioni
precedenti (compreso
Ercole Monnet prima in
minoranza), tra i quali il
sindaco uscente, Sappé.
La lista n. 4, individuata
da una gerla e la scritta
«Evoluzione nella tradizione», presenta come
candidato a sindaco Giovanni Battista Zunino (già
capogruppo dell’opposizione e consigliere in Comunità montana), nato a
Genova nel 1939. Primo
della lista è l’albergatore
Mario Malan; si ricandida, oltre naturalmente a
Zunino, Willer Bonnet.
Incerta si presenta la
battaglia politica a Fenestrelle, l’altro paese del
Pinerolese interessato
dalle elezione amministrative di maggio. Quattro anche qui le liste presentate. Alle due liste «locali» capeggiate rispettivamente da Livio Girando
(lista indipendente «Viva
Fenestrelle viva») e Willer
Manfredini (centro-sinistra, motto della lista «Insieme per Fenestrelle») si
sono aggiunte sul filo di
lana altre due liste capeggiate rispettivamente da
Daniela Piantà (Movimento federativo italiano) e Marco Di Silvestro
(Fenestrelle rinasce). Il
nodo principale della disputa elettorale tra Girando e Manfredini è sostanzialmente la questione del forte San Carlo dato in concessione ad alcuni privati dalla passata
amministrazione.
Situazione grave nel Pinerolese
Bosco pedemontanijnjg
10% in abbandono^
La «Piazza» di Angrogna
Una quota significativa, circa il 10%, dei boschi del Pinerolese pedemontano sono in stato di
abbandono e il fenomeno è in costante aumento; del resto dell’intera
superficie buscata del
territorio della Comunità
montana Pinerolese pedemontano (più di 7.000
ettari con circa 30 milioni
di alberi stimati) solo il
10% di questi risulta essere di proprietà pubblica.
Questo il quadro che emerge dai dati contenuti
nella recente stesura definitiva del piano forestale
territoriale dell’area Pinerolese pedemontano.
I risultati della ricerca
sono stati presentati nella serata di martedì 23
aprile a San Secondo, unitamente ad alcune ipotesi di miglioramento della situazione attuale. Si è parlato tra l’altro
della creazione di 7 o 8
nuove piste forestali sul
territorio necessarie alla
manutenzione dei boschi. Manutenzione che
è considerata importante
ovviamente a scopi ambientali anche per proteggere i versanti delle
colline (l’85% dei boschi
presenti nel Pinerolese
pedemontano svolgono
questa funzione di protezione dei versanti). Del
resto, come è stato sottolineato, la manutenzione
già oggi in molti casi viene fatta sia dai privati,
che possono avvalersi
dei fondi provenienti dal
tesseramento per la raccolta funghi, sia dagli en
ti pubblici come
ni e Comunità
Comj
na. Tra l’altro
mont,
Pfopr«
nella direzione di tute],
re e curare il territoti,
giunta di Comunità
centemente ha deciso'j
realizzare uno studio,;
interventi di manutei
zione sulle aste fluvjj
pedemontane utilizz,^
Il vero problema pe
è stato sottolineatoT»
sera, è la mancanzaat»
foggi di una precisate
slazione regionale innj
teria forestale. Lac
rende i
ilinerol
;orsa'pe:
(OD Tage
iveriflca
piani praticamaÉ
te Inefficaci essendo ceti
temente questi un’atta,,
ta fotografia del territoti,
contenenti anche valuy
zioni su possibili soluà,'
ni percorribili che riniaii
gono però lettera tnoj
ta per mancanza di m, i*na s|
normativa precisa. «Un ■ i„unin
degli utilizzi immedijf '
dei Piani - ha soti
Paolo Foietta, presideji
della Comunità montaiii
- è quello, per i Comuiit
la Comunità, di avere un
strumento affidabile pa
poter programmaret
pianificare gli intervenf
sul territorio». Uno sttiimento che in attesa dè
l’agognata legislazio®
regionale verrà usato t
che dalla Comunità moi
tana per cercare dipit
sentane progetti di intei'
vento da realizzarsi coi
tro i rischi naturali i’ii
terno del futuro Inteifij
III nel quale la Comiiil)
pedemontana è cfi
per l’area ambiente,
Soteb
DA
ONO
tìngi:
slese pn
dai
provi
ir
fatto ter:
jerolese
^pontana
Stanze
^anziani
itnterel
iporto
laerigu
scaperò
.turisti
»irto rii
io,ilmig
tiigliem
«tminis
Bpo’ ra:
tecategc
aatisudc
lenti prei
aointegr
feria turis'
ncettività
rate; inter
llAatth
natülisti
fe'iltetve
stóittiirale
ricilpiat
Aiuti umanitari alla Bosnia
Pinerolo-Derventa
Dopo la fine del conflitto fra serbi e bosniaci è nato a
Pinerolo un gruppo per gli aiuti umanitari alla Bosnia:
l’associazione Arcobaleno onlus. Da qui è iniziata una
serie di incontri con l’obiettivo di partecipare allo sviluppo di Derventa, cittadina bosniaca centro d’enclave
serbo, e conoscere le rispettive culture. Venerdì 26
aprile il sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, e l’assessore all’Istruzione, Gian Piero Clement, sono partiti alla volta di Derventa. La visita fa parte del progetto realizzato in collaborazione con l’associazione Arcobaleno «Un quaderno per Derventa». Nel corso del soggiorno dei due rappresentanti pinerolesi saranno consegnati pennarelli, matite e album da disegno. Inoltre,
dal 27 maggio al 2 giugno, alcuni educatori delle scuole materne di Derventa saranno ospiti di Pinerolo.
Maggior sicurezza sulla strada provinciale 169
Opere di protezione a Perreril
*
Dopo i lavori di arginatura del torrente Germanasca terminati recentemente
a Chiotti un altro passo verso la messa
in sicurezza dell’intera strada provinciale 169 che risale la vai Germanasca
sembra essere stato fatto la settimana
scorsa con l’approvazione da parte della giunta provinciale del progetto esecutivo delle opere di protezione lungo
la strada al settimo chilometro nel comune di Perrero.
Le disastrose piogge dell’ottobre
2000 avevano causato il distacco e la
caduta di rocce dalle pareti sovrastanti
la Provinciale 169 cosa che aveva cau
sato il blocco della carreggiata. Dopo!
primo intervento di emergenza, ck
era consistito oltre che nel liberare^
strada dai detriti anche nella rimo*
ne dei massi ancora pericolanti e ne#
protezione del fronte della frana cot
reti ancorate a funi in attesa
sa in sicurezza definitiva della stt»
provinciale. Le opere attualmentep#
viste, che richiederanno una spef“ '
310.000 euro mirano proprio a qn
messa in sicurezza e prevedono,,
superare l’instabilità del versante»
montagna, la costruzione di prole®
attive, barriere e paramassi.
lQ>sì a
'icotiv
[con
pBecht
e sul
ili dii
oltre c
dk, in
Spato,
h n
il,
Stoìf
sere
W dovi
Novità anche su farmaci, tiket e pronto soccorso
Ultime norme per la sanità
L’Asl 10 di Pinerolo ha
diffuso una serie di informazioni che riguardano i
cambiamenti nel settore
sanitario. Pensiamo sia
utile riassumere quelle di
maggior interesse:
a) pronto soccorso: dal
1° maggio la gratuità del
pronto soccorso è assicurata purché le prestazioni siano seguite da ricovero. urgenti e non differibili; a seguito di una richiesta del medico curante o della guardia medica, prescritta non più
di 6 ore prima; tramite il
servizio di emergenza
118: riferite a pazienti in
situazioni particolari
(gravidanza a rischio, patologie gravi); riferite a
bambini inferiori ai 3 anni; richieste da organi di
Ps 0 in seguito a infortunio lavorativo. Negli altri
casi l’utente paga 30 euro
o 50 se sono necessari
esami diagnostici.
b) Riabilitazione: le
prestazioni di medicina
fisica riabilitativa ambulatoriale (massoterapia,
ionoforesi, trazione scheletrica) saranno erogate a
pagamento. Altre, come
ad esempio l’ultrasuonoterapia, la medicina riabilitativa e territoriale sono
garantite fino al 30 giugno nelle forme attuali.
c) Assistenza domiciliare: nulla cambia fino al
30 giugno 2002.
d) Ricoveri ospedalieri:
non sono previsti cambiamenti perché già dal
2001 sono in atto disposizioni per limitare i ricoveri impropri e le prestazioni ambulatoriali.
e) Farmaci: viene introdotto il ticket sui farmaci di 2 euro per ogni
pezzo prescritto e di 1
euro per i farmaci pluriprescrivibili; restano esenti dal ticket alcune categorie di invalidi che saranno indicate in un elenco pubblico.
Quanto ai farmaci generici (quelli che contengono gli stessi principi attivi e la medesimaa efficacia curativa), mentre
prima li poteva prescrivere solo il medico di famiglia, da dicembre è la
stessa farmacia che deve
proporre al paziente il
farmaco a minor costo.
Nel caso in cui il paziente
10 rifiuti oppure che il
medico abbia scritto sulla
ricetta che il farmaco prescritto non è sostituibile,
11 farmacista farà pagare
la differenza tra il prezzo
della specialità prescritta
e il prezzo del farmaco
generico. Se invece le farmacie sono sprovviste del
farmaco generico equivalente, dovranno consegnare la specialità prescritta e fino al 30 giugno
non faranno pagare nulla. Per ulteriori informazioni si può telefonare ai
numeri 0121-235076 oppure 0121-2.35078.
La «Monte Granero» di Bobbio]
Ex caserma all'asta
ìronti
Elioni
4
|Epei
»noti
Già dalla prossima settimana sapremo chi saranno i nuovi proprietari dell’ex caserma Monte Granerò a Bobbio Pellice. Il destino della struttura militare, che da parecchi anni versa in completo abbandono, è tutto
nelle buste che hanno risposto all’asta bandita
dall’agenzia del territorio, cioè dal ministero
delle Finanze, proprietario dell’immobile.
Sapremo se sarà l’organizzazione evangelica
«Om», «Operazione mobilitazione», ad aggiudicarselo, ricavandone la
progettata foresteria da
150 posti Ietto e un centro di formazione, oppure se saranno altri (ci sarebbero delle offerte di
alcune agenzie immobiliari) a trasformare il volto delPedifido. Alla fine
il Comune di Bobbio Pellice ha rinunciato a partecipare direttamente
all’asta anche
da il sindaco, Aldo
bonnier, saprà far
il «diritto di prelazi»^
«Om» ha già fatto aro
al Comune una ,
convenzione che p
darebbe l’apertur
popolazione della p
e della sala pol'vale^
la possibilità di P®
pare ai corsi di hngi^
artigianato organ^
per gli «evangelica
Un’altra novità f
da la Conca del
presto potrebbe 1
suo sistema foga jjyi
progetto è già esec
la gara di appo** .
proprio in Qi*®®* !
Il Comune ha s an
circa 100.000 ed E,
Peuiii
ho co
tìblet
6abbi;
»oled
•ene
do an
«Ulto,
della 1
delle
'»dim
prir
que
'»già
»ostt
»alti
&te
circa tuu.uuu.
realizzazione d |^
reaiizzaziuw'- j
ma di depurazion
le, utile per
frigio Jerwis, C
agriturismo, oltre
i privati che P J
t
®go (
«di
lotr
fedi
iftipie
.folta
■fzzat
40 i
'blica
■Al
are
«coltu
13
I^RDÌ 3 MAGGIO 2002
E Eco Delle ^lli ialdesi
PAG. 13 RIFORMA
Gonj
1 mont,,
'll tutela
rritotin,
unità,;
decis,
studio ji
Discussi i progetti in un incontro a Pinerolo
¡ano d'area in tono grigio
^(jfebbe finanziabile solo un numero ristretto di iniziative
nel settore del turismo naturalistico e ambientale
pavide ROSSO
SOfJO diversi i progetti riguardanti il Pinete presentati a inizio
dagli enti pubblici
provincia perché veero inseriti nel Piano
utilizziCgrato d’area per lo
■'aulenti Appo turistico della
‘uCrt. jjgione. Tra i soggetti
menti i Comuni, il
Mo territoriale del Pilerolese, le Comunità
lontana delle valli. Tutti
riponevano non poche
leranze di ottenere fi
pali imponenti
eatn il % ilr. tarr\i(
nato il|
inzaati,
ale in
. La
«ndocet.
un’
I territori
de valuti,’
li soluái
he rimali,!
era mot
za di u(i
:isa. «Un
mmediaj
1 montani
Comuiit
avere«
iabilepu
minare j
intervenf
Uno sta
ittesaM
;islazioDi
usato ai
initàiMi
re dipn;
ti di iute
izarsicoi'
irali fil
0 Intcffij
Comiuili
è cfft
ente.
aticamai jjiziamenti, che amConterebbe al 30% del™ iorto totale delTopelae riguarderebbero il
impero di edifici a scofituristici, il miglioralento dell'arredo urbano J miglioramento delfofferta sportiva.
In un incontro tenutosi
. ¡¡Pinerolo la settimana
>ttolineat ¿rsa però, con i tecnici
rresidejti igionali e soprattutto
’{On l’agenzia incaricata
iverificare la sostenibiidei progetti presentatigli entusiasmi degli
inministratori si sono
lupo’ raffreddati. Delle
tecategorie in cui sono
itati suddivisi gli interrati presentati nel Pialo integrato (interventi
Imiglioramento delTofferta turistica di servizi di
ricettività e nuove strut(iffi!;interventi funzionaliaìattività di turismo
niÉalistico e ambientafe'&lerventi di carattere
sflriìturale sui centri storici) praticamente solo
quelli rientranti nella seconda tipologia e qualcuno della prima sarebbero
finanziabili (ma sono ancora solo notizie informali) mentre sarebbero
esclusi quelli sull’arredo
urbano. Risultato se le
cose non cambiano, dei
quasi 50 progetti presentati in valle solo una decina rientrerebbero fra
quelli finanziabili tra i
quali il sentiero naturalistico etnologico «Biava» a
Bobbio Penice, il sistema
ecomuseale della vai Pellice, il completamento
del centro «Argal» a Frossasco, l’individuazione e
rallestimento di piste e
sentieri equestri a San
Secondo, interventi strutturali al centro di Pracatinat, lavori di riqualificazione alle casermette
di Fenestrelle e alcuni
interventi per la ricostruzione della Pro Loco di
Inverso Pinasca. Per i
progetti sugli arredi urbani comunque non tutto pare essere ancora
perso: infatti la Provincia
pare abbia intenzione, in
un secondo momento, di
preparare un area tematica ad hoc per cercare di
legare questi progetti fra
di loro al fine di creare
un progetto complessivo
omogeneo e magari finanziabile da presentare
alla Regione.
I Valli Chisone e Germanasca
Mettere in rete
l'offerta turistica
Migliorare la «messa in
rete» dell’offerta turistica
delle valli Chisone e Germanasca fornendo degli
strumenti che facilitino il
passaggio delle informazioni e rendano più «accogliente» al turista il territorio. Questo l’intento
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca che recentemente ha
presentato la nuova edizione della guida per
operatori turistici (giunta
quest’anno alla sua quarta edizione), una nuova
cartellina per le camere
d’albergo e il rifacimento
completo del sito Internet della Comunità.
Se la guida per operatori turistici in qualche
modo non è una novità.
Comunità montana Pinerolese pedemontano
Sentieri partigiani in cd-rom
La proposta è stata lanciata solo 6
mesi fa eppure l’idea di preparare un
cd-rom che raccolga i fatti della Resistenza e li presenti sotto forma di percorsi della memoria del Pinerolese è
già realtà. «C’era la necessità di proporre una riflessione su un momento
storico complesso come quello della
Resistenza - dicono alla Comunità
montana Pinerolese pedemontano,
ente promotore dell’iniziativa insieme
al Comitato per i valori della Resistenza del Pinerolese -. Per questo si è dato
il via alla realizzazione di un cd-rom
che contenga testi e fotografie che raccontino la Resistenza pinerolese».
Per ora, come è stato spiegato in un
incontro tenutosi a Pinerolo il 23 aprile, ne è nato un primo cd che mette in
sieme i documenti che in qualche modo erano già disponibili. Il materiale è
stato raccolto intorno a quattro sentieri che coprono l’intero territorio della
Comunità montana, allargandosi in alcuni casi verso le valli Pellice e Chisone
e verso la pianura.
Il lavoro di raccolta naturalmente
continuerà: intanto si pensa di inserire
tutto il materiale, così come è attualmente organizzato, nei siti Internet della Comunità montana e del Comune di
Pinerolo perché sia a disposizione di
tutti. I principali destinatari dell’iniziativa sono ovviamente i ragazzi delle
scuole. «I sentieri della Resistenza nel
Pinerolese», questo è il titolo del cd,
verranno poi anche segnalati sul territorio con un apposita segnaletica.
nuova è la cartellina che
verrà distribuita a tutti gli
albergatori valligiani con
l’intento di averne una a
disposizione dei turisti in
ogni stanza di albergo
della valle. La cartellina
raccoglie informazioni su
dove e cosa mangiare in
valle, indirizzi utili e luoghi da visitare. «Insomma
- spiegano in Comunità la cartellina vuole essere
una vera e propria guida
di cui i turisti potranno
servirsi per visitare le valli Chisone e Germanasca
ma anche per avere informazioni sui vicini territori italiani e francesi».
Un discorso a sé merita
il completo rifacimento
del sito Internet della Comunità. I turisti e gli operatori vi troveranno notizie di tipo turistico: in rete si può trovare praticamente tutta la guida per
operatori e l’offerta valligiana in termini di accoglienza, di percorsi ciclabili, sciistici escursionistici e culturali. Chi invece
alle valli vive sul sito troverà notizie su tutti i settori di attività della Comunità montana e potrà
scaricare moduli e bandi
in tempo reale. Nel nuovo sito è stato previsto
anche uno spazio per i 16
Comuni della Comunità
che potranno gestirsi in
autonomia le comunicazioni riguardanti la propria realtà locale. Per chi
volesse andare a visitare
il «nuovo» sito della Comunità montana l’indirizzo è www.chisone.germanasca.torino.it.
Chiese e territorio
Scuoia di democrazia
ta. Dopo!
:énza, clit
iibeiaieij
a rimoii
intienelij
frana cola
nentepit;
I spesai
0 a queslii
idonOiP®;
jante det
proteàM
ita
se, annffl
\ldo Clij
far vai®
relazioni
ttoairi'
a bozze'
:he
■rtura
■ila pi!
'■m
li parti
lingue
rgani;
lizzato'
Itàtil
el PrU'
be
Acome sollecitato anche nel corso
^convegno su «Chiesa e territorio»,
"lizzato a Pinerolo il 14 aprile dalla
i continuiamo a seguire la discus^ che si sta tenendo a livello distretK sulla tematica. Al fine dì ottenere
dibattito sia il più ampio possibi'iwe a dare voce a quanti hanno fat'kteryenti nel corso del convegno di
w, invitiamo anche chi non ha pari^pnto all’incontro, o non ha preso la
'tpla nel corso del convegno, a espriere il proprio parere sapendo che
feto spazio vuole essere uno dei luoI “Oue esprimere le proprie idee e
Wyntarsi con gli altri in merito alla
°Amne chiese e territorio, (dr)
MAURO CARPIDI____________
L E penso al tema chiesa e territorio
j . !| posso non pensare ai tempi
r wi li popolo valdese aveva un rap£ ® *!°titinuo con la chiesa. Le as^blee di chiesa o anche solo le
.giovanili sono state per noi,
I otunio più di 60 anni, delle vere
I te di democrazia. Nelle assemk Unioni abbiamo impara, Die si gestisce un’assemblea e
Ujj^uhe che queste abbiano con
Nèii
avei*|
livalentJ|j 30 o 40 anni fa, alla creaziofel giusta per il nasce
te prime cooperative agricole,
ji, *?'®ntichiamo che nel Pinerole; Pùnte cooperative agricole sono
® delle Acli-Terra (che ave, Una cultura della solidarietà)
gire qui alle Valli,
y. dpo di apporto che ci veniiflpn è stato quello di essere
si anticipava la discusi'inelle problematiche che ci
Hp rt a risolvere territorial. Pe qualche tempo. Faccio
ife u sanità animale: la pri**6 sentii parlare di questo
fept j durante un convegno orS ifi, Agape a Torre Pellice
teg fa; non furono la sanità
‘e Ah ' ®‘ndacati agricoli a infortitili™ f®®nipio fu la scuola di
^ che però, se ricordo bene,
ignaatj
□secutif
alto so
3Sti g.
statiztj
luto pt
ii un .
rione tt'
peggi',,
Cia^l
tre eWj
potre*
Pvoit,
Ffi.
non funzionò molto perché era già
iniziato l’esodo verso la fabbrica.
Adesso le cose sono cambiate, gli
agricoltori 40 o SOenni sono forse più
preparati tecnicamente, hanno aziende più efficienti ma sono molto più
individualisti e tendono a risolvere i
loro problemi da soli. Ne.è la prova il
fallimento del progetto delle tre cooperative delle Valli di unirsi e fare dei
formaggi con il marchio delle Valli,
indispensabile ora per farsi conoscere
fuori dal territorio ma anche all’interno di questo. Sarà anche colpa delle
lungaggini burocratiche, ma io credo
soprattutto che il motivo sia da ricercare nel fatto che la gente non ci credeva. Risultato: si sono persi 500 milioni di finanziamento regionale, cosa
non da poco in questi tempi in cui si
parla di costruire un’immagine valligiana e delle opportunità che ci offrono le Olimpiadi dei 2006. L’altro problema, che non approfondisco perché tutti, credo, ne conoscano le difficoltà, è quello della cooperativa Cantina sociale di Bricherasio: basti dire
che ha più di 4 miliardi di debiti.
Qualcuno, e io sono tra questi, spera
ancora che la Cantina si salvi perché
la sua perdita sarebbe una tragedia
per l'agricoltura locale.
Come sta andando allora Fagricoltura valligiana verso le Olimpiadi di
Torino 2006 e come si presenta al turismo che già adesso esiste? Sicuramente è un procedere in ordine sparso. Bisogna accettare un dato di fatto: visto
che non si vuole produrre insieme agli
altri, secondo me, per poter vendere
bene si dovrebbero costituire delle associazioni per questo scopo, come sta
facendo l’associazione del Tipico Pinerolese, o come stanno facendo gli
agriturismi. Associarsi per vendere e
presentare al fneglio i prodotti, non
vedo soluzioni diverse. I discorsi sulla
difesa del territorio che si sentono in
questi tempi sono per ora solo astratti.
Non ci sono i soldi per la sanità, non
credo che d siano per tenere indietro i
rovi dalie nostre montagne e colline.
concerti di Cantavalli
Programma doppio
Cantavalli si sdoppia
anche in questo fine settimana. Pinerolo ospita,
nella chiesa di San Giuseppe venerdì 3 maggio,
ore 21,15 «Estelle Amsellem & J...R...mie Mignotte (Musiques pour flute
traversière en bois et contrebasse)». Un incontro
inedito, all’insegna della
ricerca melodica, fra due
strumenti dalla timbrica
ben distinta: il flauto traverso di legno e il contrabbasso, usato più
spesso con l’archetto, come un violoncello. Due
giovani musicisti di Lione
accettano una sfida in cui
si espongono in prima
persona, reinventando in
una dimensione più intimista la bourrèe e lo scottisch e disvelando nuove
composizioni dove la vena melodica prevale, sen
za sopraffarla, sull’onda
dell’improvvisazione.
Sabato 4 maggio, ore
21,15 a Villar Perosa, nel
parco della Società operaia, ecco BandaBrisca.
Un quartetto radicato tra
le colline appenniniche
dell’Alessandrino e la Riviera ligure, una band dal
sapore aspro e stuzzicante, come suggerisce il nome: due organetti, violino, flauti, bombarda, cornamusa, chitarra, percussioni, voce, molto entusiasmo e senso della scena. Non un semplice bai
folk ma uno spettacolo
ricco di humour, che
coinvolge e sollecita partecipazione. Attiva da 5
anni, BandaBrisca, dopo
essersi costruita un solido
seguito nel panorama
folk, da Nord a Sud, sbarca in vai Chisone.
NELLE CHIESE VALDESI
RESPONSABILI CORALF— Mercoledì 8 maggio, alle ore 20,45, a Pinerolo in via dei Mille, incontro dei
direttori e dei responsabili delle corali valdesi per valutare la festa di canto e programmare l’attività futura.
FESTA DI CANTO SCUOLE DOMENICALI — Domenica 12 maggio, alla chiesa valdese di Angrogna,
festa di canto delle scuole domenicali del 1° circuito.
SCUOLE DOMENICALI 3» CIRCUITO — I bambini
delle scuole domenicali della vai Germanasca saranno in gita comunitaria a Rorà domenica 5 maggio.
COLLOQUI PASTORALI DEL 1“ DISTRETTO —
Martedì 7 maggio, a Pomaretto, colloquio pastorale
del I distretto: alle 9,15 inizio con meditazione a cura
di Karola Stobaus, segue intervento di Daniele Garrone su: «Religioni del libro e guerra santa».
BOBBIO PELLICE — Domenica 12 maggio assemblea di chiesa: all’odg presentazione e discussione
della relazione morale 2001-2002.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Martedì 7 maggio, alle 20,30, studio biblico curato del past. Daniele Bouchard sul tema «L’esilio in Babilonia: la crisi determinante ner l’antico Israele e per la formazione della
Scrittura». Giovedì 9, alle 21, il tempio ospita il culto
dell’Ascensione organizzato dal 1° circuito.
MASSELLO — Domenica 5 maggio, culto con assemblea di chiesa, alle 11,15, nei locali della chiesa a
Raynaud: all’odg relazione morale ed elezione deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
PERRERO-MANIGLIA — Culto a Maniglia, domenica 5 maggio, alle 10. Domenica 12 maggio tradizionale bazar organizzato dall’Unione femminile.
PINEROLO — Domenica 5 maggio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa su: relazione morale, elezione di tre anziani. Giovedì 9, ore 20,45, culto di circuito
in occasione dell’Ascensione.
POMARETTO — La scuola domenicale di Inverso si
riunisce sabato 11 maggio. Dall’8 all’ll maggio è organizzata una gita comunitaria a Rio Marina: per informazioni telefonare a Karola Stobaus (0121-81736).
RORÀ — Domenica 5 maggio, domenica della Cevaa: alle ore 10, al tempio, culto con assemblea di
chiesa. All’ordine del giorno: elezione deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale, relazione morale
presentata dal Concistoro.
S. GERMANO — Venerdì 10 maggio alle 21 nel tempio, concerto del gruppo perfezionamento musicale.
SAN SECONDO — Domenica 5, ore 10, culto della
quinta domenica del tempo di Pasqua (Apocalisse 2,
18-29). Alle ore 14,30, incontro dell’Unione femminile.
TORRE PELLICE — Domenica 5 maggio, ore 15, alla
Casa unionista, Giulia D’Ursi presenta: «L’Evangelo e
Charlie Brown, anche coi fumetti si parla di fede».
VILLAR PELLICE — Domenica 5 maggio culto con
cena del Signore: domenica 12 maggio, culto in francese. Mercoledì 8, alle 20,30 al presbiterio, studio biblico
sui tema delia fiducia; «L’Eterno è il mio pastore».
VILLASECCA — Domenica 5 maggio, culto a Combagarino, alle 9. Giovedì 9, ore 14,30, incontro
dell’Unione femminile. Domenica 12 assemblea di
chiesa per l’esame dell’attività dell’anno e l’elezione
dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
Centro culturale valdese
Gioco di elementi
Fino al 26 maggio le
opere del torinese Pierino Nervo saranno esposte alla sala «Paolo Paschetto» del Centro culturale valdese di Torre
Pellice. L’inaugurazione
è in programma sabato 4
maggio alle 17. «Alberorigenerazione» è il titolo
dell’esposizione di «opere pittoriche Anni 90».
«Architettura», «Paesaggi» e «Memorie» sono alcuni dei temi caratteristici dell’artista, insieme alla natura, «lo strumento
più loquace di Dio». Nei
suoi lavori Nervo gioca a
intrecciare «Sovrapposizioni» fra i diversi elementi: aria, acqua, terra
e fuoco. «Dipingere scrive Frans Ferzini nella
presentazione della mostra - è come percorrere
passo dopo passo il proprio pellegrinaggio scegliendo il proprio bivio
che dinanzi a noi si biforca come il ramo d’un immenso albero». L’esposizione resterà aperta giovedì, sabato e domenica,
dalle 15 alle 18. Negli altri giorni rivolgersi in segreteria, telefonando allo
0121-932179.
Incontri sulla fede
Il 12 maggio inizia una serie di incontri organizzati
dalla Chiesa evangelica di corso Gramsci 24, a Torre
Pellice: alle ore 11, nel corso del culto, Tom Kakadelis e
Bill Frisby della «Missione operazione mobilitazione»,
inizieranno un ciclo di incontri pubblici sul tema: «Vivere insieme nella comunità di fede». L’argomento di
questo primo incontro sarà: «Il grande comandamento: amare Dio». Alle 20,30, Tom Kakadelis e Bill Frisby
parleranno su «Amare te stesso». Altri incontri sono
previsti lunedì 13 maggio («Chi è il mio prossimo?»), il
14 maggio («Amarsi gli uni gli altri con doni spirituali e
grazia») e mercoledì 15 («Amare la tua comunità»).
DairUruguay torna a Rorà
Esteban JanaveI
Sabato 27 aprile la comunità di Rorà è stata felice di accogliere la famiglia di Esteban JanaveI,
pastore evangelico discendente (18'‘ generazione) del glorioso «Leone di Rorà» Giosuè Janavel che nel ’600 difese
strenuamente, con pochi
uomini ma con molta
astuzia, il territorio di
Rorà dall’assalto delle
truppe sabaude.
Il pastore JanaveI giunge dall’Uruguay dove i
suoi avi, emigrati alla fine del 1800, hanno sempre vissuto. Il pastore,
con la sua graziosa famiglia, moglie e bambino,
per la ben nota disastrosa situazione economica
in cui versano i paesi sudamericani, ha scelto di
tornare e stabilirsi nei
luoghi delle sue origini,
per cui è alla ricerca di
un’occupazione lavorativa. La comunità di Rorà
nel manifestare la sua
più grande gioia nel vedere il ritorno in patria di
una famiglia così illustre,
consapevole dei non pochi problemi a cui dovrà
far fronte, gli augura i
più vìvi auguri per un rapido e confortevole inserimento nella nostra valle, e invita chiunque abbia la possibilità di aiutarlo a contattare il Comune di Rorà.
14
PAG. 14 RIFORMA
« E Eco Delle "\àlli %ldesi :
VENERDÌ 3 MAGGIO
SPORT
PALLAVOLO
Risultato inaspettato
per la Cerotti Technosquare, che perde 3 a 0 in
casa deU’ultima in classifica Gaiero Spendibene
con parziali di: 25-22; 2521; 25-17. «Avevamo la testa da un’altra parte - è il
commento del mister Pignatelli -, spero ai playoff; anche se questa non è
una scusante valida per
una sconfitta del genere».
La Gaiero Spendibene è
stata comunque una bella sorpresa: si tratta della
seconda squadra di una
Bl, costituita unicamente
da atlete molto giovani e
cariche di carattere e voglia di vincere: una vittoria così netta sulla prima
in classifica è stata senza
dubbio la giusta ricompensa. Sabato 4 maggio
ultima partita contro 1’
Agii Volley Trecate, sesto
a 37 punti.
È andata male anche
alla squadra maschile di
serie C di Pinerolo; pur
giocando una discreta
partita, la Volley Pinerolo
contro un Morozzo decisamente in forma, determinato a non farsi strappare l’accesso ai play-off
è stato battuto per 3-1
con parziali di 25-17, 2522, 23-25, 25-18.1 ragazzi
di Davide Scali partono
tesi, perdendo così i primi due parziali; nel terzo
il livello di gioco sale, ma
poi nel quarto i padroni
di casa riprendono il
controllo e lasciano gli
avversari a 18 punti. Fermi i due De Pasqua e
Bianciotti perchéinfortunati; «Le assenze non sono comunque la causa
della sconfitta - sostiene
Scali - e questo era un risultato che potevamo
tranquillamente mettere
in conto. Una vittoria
non avrebbe cambiato la
nostra situazione».
Ai play-off andranno la
Palmar San Paolo, che
conduce a quota 60, la
Nuncas Polimatica Ghieri, che segue a 58, e la
Bbc Pianfei Morozzo, a
56: il discorso campionato, nonostante manchi
ancora una giornata alla
fine, è ormai chiuso per
la Volley Pinerolo, ma il
mister ne apre un altro
più importante: «Sono
molto soddisfatto del lavoro che abbiamo portato avanti quest’anno; è
stata un’esperienza nuova sia per me in veste di
allenatore, sia per i ragazzi, che per la prima
volta si sono trovati a
giocare e ad allenarsi insieme. Una nota di merito a ognuno di loro, nella
speranza di poter ripetere ancora questa avventura insieme». Sabato 4
maggio appuntamento a
Pinerolo contro la Lloyd
Ass. Cuorgnè.
qui, in tranquilla posizione di centro classifica ha
messo inizialmente in
crisi i biancoblù portandosi in vantaggio ma il
solito Rabino ha saputo
ristabilire l’equilibrio. La
partita non aveva nulla
da dire sul piano della
classifica e il pareggio per
1-1 ha chiuso un’annata
decisamente positiva: dopo un ottimo girone di
andata il Pinerolo ha avuto un piccolo cedimento
solo all’inizio del ritorno
ma ben presto le distanze
rispetto agli inseguitori
sono state ristabilite; con
un rendimento in assoluto notevole: 16 vittorie,
11 pareggi, due sole sconfitte e 20 reti subite. È già
tempo di pensare al prossimo campionato nella
serie superiore.
APPUNTAMENTI
ECONOMICI
PRIVATO acquis^
mobili vecchi-antichi e
oggetti vari: telef. 012140181-338-7761147.
CALCIO
La settimana ha portato ufficialmente la promozione al campionato
Dilettanti del Pinerolo:
giovedì 25, nel turno infrasettimanale {derby a
Cumiana) ecco il successo della matematica promozione. L’1-0 del Pinerolo ha tra l’altro condannato i cumianesi ai play
out e a farlo è stata la rete
del bomber sempre giovane Capobianco. Domenica invece la festa. L’Ac
PALLAMANO
Nell’under 14 maschile
partita con risultato
scontato fin dall’inizio
contro la formazione prima in classifica. 11 Città
Giardino si è imposto sul
3S Luserna per 27-16. La
squadra lusernese di mister Dell’Aquila, priva di
giocatori in panchina, è
apparsa timorosa.
Lutto nella pallamano
Gianpaolo Comoglio è
mancato durante la notte
del 25 aprile a seguito di
una lunga e incurabile
malattia. Ricopriva la carica di presidente del Comitato regionale pallamano, dopo una lunga
carriera dirigenziale prima con il Gruppo 3S poi
come responsabile della
Commissione regionale
campionati. Nato a Torino nel 1942, da anni risiedeva a Luserna S. Giovanni dove esercitava la professione di disegnatore.
2 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla Casa valdese, l’Unitrè presenta un concerto del pianista Massimo Bianchi che
esegue musiche di Francesco Durante,
Muzio Clementi, Domenico Scarlatti.
SAN SECONDO: Al Centro polivalente, alle 21, corso di floricoltura su «Le
malattie e i nemici delle piante ornamentali e da frutto».
3 maggio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella saletta d’arte, alle 21, serata su «Diagnostica funzionale nella medicina alternativa», con il dr. Silvano Cappellin.
4 maggio, sabato
LUSERNA SAN GIOVANNI: Dalle
14,30 alle 16,30, alle vasche dell’impianto ittico, gare sociali di pesca alla
trota.
PINEROLO: Dalle 10 alle 12, al «Punto di gioco», via Novarea, incontro a
cura della «Leche League», su «Il ruolo
del papà in una coppia allattante», con
il pediatra Luciano Proietti.
TORRE PELLICE: Alle 21, nel tempio,
l’Istituto musicale Gorelli offre un concerto a favore dei bambini di Cernobil
presentando «Histoire de Babar, le petit éléphant», musiche di Francis Poulenc per archi, fiati, percussioni, arpa,
pianoforte e voce recitante.
PINEROLO: All’interno della manifestazione «Maggiolibri» al salone della
biblioteca civica Alliaudi, alle 20,45, a
cura delTAssemblea teatro, incontro
dal titolo «Dove ardeva la memoria:
l’Argentina e Plaza de Mayo». sono
previsti interventi del giornalista Italo
Moretti e del regista teatrale Renzo Sicco. Letture di Gisella Bein.
SAN GERMANO CHISONE: Alle 21,
nella sala valdese, il Gruppo teatro Angrogna presenta «La bicicletta di Yang».
TORRE PELLICE: Alle 17,30, nella
biblioteca comunale Carlo Levi, presentazione del libro di Franco Bronzât
«Lo derrier jarraç» (l’ultimo larice), primo romanzo in lingua d’Oc della provincia di Torino.
RORÀ: Alle ore 21, nel tempio valdese, concerto del coro Veilpellice.
4-5 maggio
PINEROLO: Nel centro storico, dalle
14 alle 19,30 di sabato e dalle 8,30 alle
19,30 di domenica. Mostra mercato
dell’antiquariato minore, con oltre 150
bancarelle.
VILLAR PELLICE: Per il 25° anniversario della fondazione del gruppo Fidas di Bobbio e Villar Pellice, alle 21 di
sabato, nel salone polivalente, concerto della banda musicale «Gabetti» di La
Morra (Cuneo), ingresso libero. Domenica 5, alle 11,30, festa sociale del gruppo donatori di sangue di Bobbio e Villar Pellice: alle 11,45, saluto delle autorità, alle 12, premiazione soci benemeriti, alle 12,30, aperitivo.
5 maggio, domenica
ROLETTO: A partire dalle 14, alla Comunità terapeutica «Cascina nuova»,
via santa Brigida 63, l’associazione Aliseo organizza la «Festa di primavera»:
sono previsti momenti musicali, danze, lotteria, mercatino artigianale. La
festa proseguirà anche nella serata con
la partecipazione del gruppo jazz «Cluzon big band».
PINEROLO: Alla chiesa di San Lazzaro, alle 14,30, in preparazione dell’incontro internazionale della coppie interconfessionali che si terrà a Roma nel
luglio 2003, riunione delle coppie interconfessionali del Pinerolese.
TORRE PELLICE: Alle 15, nei locali
della Casa unionista di via Beckwith 5,
avrà luogo l’annuale assemblea dell’associazione Amici dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice.
8 maggio, mercoledì
PEROSA ARGENTINA: L’Unitrè propone, alle 15,30 nei locali della Comunità montana, un incontro sulle valli
alpine fortificate attraverso le fotografie di Bruno Allaix.
9 maggio, giovedì
TORRE PELLICE: Alle 15,30 alla Casa
valdese, l’Unitrè propone una conferenza dell’erborista Manuela Rivoira
su: «Oli essenziali e loro utilizzo in medicina, cosmetica e cucina».
10 maggio, venerdì
PINEROLO: All’interno delle manifestazioni per «Maggiolibri» a Pinerolo al
salone della biblioteca civica Alliaudi
alle 20,45, «Torino in giallo». Incontro
con i giallisti torinesi Gianni Farinetti,
Margherita Oggero e Claudio Cerasuolo introdotti da Bruno Gambarotta.
GUARDIA FAI
DOMENICA 5 MAGGIO
Bibiana: Farmacia 6»«,
via Pinerolo 21, tei. 557?'
Perosa Argentina: Bsl
p.za Marconi 6, tei
Laletj
cassidi
gorma
mconsi
Pinerolo: Marino-n 7» « lito d
vour12.tel.32?fin-7’^'^'i
SERVIZIO ELIAMBUL
telefono itg
"CÌNfiviÀl
TORRE PELLICE J
Cinema Trento ha in ,
gramma, giovedì 2evd
nerdì 3, ore 21,15, Irk«"
amore vero; sabato 4 »
20,10 e 22,20, domenifl
lunedì 6, martedì 7
21,15, Parla con lei.
VILLAR PEROSA.
Nuovo cinema
ido
sabato 4, ore 21,15,
nica 5 ore 21,15 e lùnS
ore 21,15, Il segno M
libellula-Dragonfly;u
tedi 7, alle ore 21,l5,'v
gio a Kandahar.
PINEROLO — La my| fjistra. E
sala Italia ha in progr# jllevice
ma, alla sala «5centon,| stri or se
re scorpione; feriali 20¿ ddese
e 22,20, prefestivi 20,20; ijTestii
foi“'
20.15 e 22,20. Aliassi iiSHpss
«2cento» L’era glacial
(cartone animato); ieiH ,
ore 20,30 e 22,20, prefei
vi 20,30 e 22,30; festivial
ore 15, 16,50, 18,40,20,1
e 22,20. Lunedì e ¡
proiezioni anche alla
con ingresso a 4 euro,
BARGE — il cinemato
munale ha in programan
giovedì 2, ore 21,15,GÌ
sford park, venerdì 3 0«
21,15, Incantesimo naj»
letano; sabato 4 ore21,1i,
Iris, un amore vero;ito
menica 5, alle ore 15,15#
17.15 e martedì, ore21,Ì5
Rollerbali; domenicaS«
19.15 e 21,15, lunedi,«»coledì e giovedì onll,!f
Don’t say a word.
^fetenza,
lanter
brio, ed
abile ac
(ptofonc
sial'éq
Concis
'compiei
'poitaiiK
ci sono
tori e ir
ben cor
pori :
tetiittc
aoipu
cieirns
lavora
meriti p
L’impegno dell’Acea per ridurre le quantità di rifiuti conferiti in discarica prosegue a grandi passi
mente p
del Sign
È iniziata la campagna di «Verde sacchetto»
tuttavia 1
Ignorant
Mentre nei pressi del depuratore di Pinerolo sta andando avanti la costruzione
del nuovo impianto di «valorizzazione dei rifiuti in frazione secca e frazione umida», prosegue senza sosta
la «sperimentazione» delle
modalità di raccolta richieste dall’Impianto. Il nuovo
sistema, di estrema avanguardia e primo nell’Europa
del Sud, infatti trasforma il
concetto di smaltimento dei
rifiuti. La scelta che l’Acea
ha voluto compiere è stata
dettata dal rispetto per il
territorio di propria competenza e dei cittadini che lo
abitano. Sicuramente sarebbe stato più semplicistico realizzare un inceneritore. L’azienda consortile del
Pinerolese, però, dopo aver
studiato a fondo le diverse
possibilità, ha optato per
questo sistema, in grado di
ridurre di quasi il 90% la
quantità di rifiuti normalmente conferiti in discarica,
senza per altro provocare
determinare rìschi o pericoli
per l’ambiente e parallelamente contribuire al recupero dei materiali riutilizzabili. Ottimi esempi di questa
tecnologia si possono già
osservare in Finlandia, un
paese che ne ospita ben
tre, e in Giappone.
A monte di tutto c’è la
raccolta differenziata dei
diversi materiali: vetro, carta, plastica, alluminio, eco.
Un gesto che dovrà diventare naturale, un’abitudine
resa sempre più comoda e
facile anche dalla presenza delle tante ecoisole realizzate dalla stessa Acea e
dalla presenza dei diversi
cassonetti stradali. Tutto
ciò che non è differenziabile, pensiamo agli avanzi di
cucina ma anche ai cocci
di un piatto andato in frantumi, dovrà essere suddivi
Plastico deirimpianto di «Valorizzazione dei rifiuti» in frazione secca e frazione umida
in costruzione a Pinerolo nei pressi del depuratore
so in due parti: quella umida e quella secca. Quella
umida andrà conferita dentro i sacchetti color verde
forniti dall’Acea, mentre la
frazione secca potrà essere smaltita in qualsiasi tipo
di altro sacchetto. Il sistema non necessita di cassonetti stradali separati,
con un notevole ed evidente vantaggio economico e
di gestione della raccolta.
Alla suddivisione dei sacchi della frazione «umida»
dalla frazione «secca», ci
penserà l’innovativo sistema di separazione cromatica previsto aH’interno
dell’impianto, dove un lettore ohico invierà le due diverse frazioni alle rispettive linee di trattamento.
La frazione umida, dopo
una doppia fase di ripulitura in vasca verrà sottoposta a digestione anaerobica in vasche chiuse ermeticamente, al termine della
quale il materiale uscente,
oramai digerito, sarà utilizzato per la produzione di
compost di qualità. Inoltre,
la digestione anaerobica è
produttrice di biogas, utilizzabile per rendere energeticamente autosufficiente
l’impianto. La frazione secca viene essiccata utilizzando il calore autoprodotto dall’Impianto e nuovamente sottoposta a un sistema di selezione per eliminare eventuali metalli e
inerti ancora presenti; quindi viene condizionata al fine di ottenere Combustibile
da rifiuti (Cdr) a elevata
qualità, destinato alla valorizzazione energetica.
fAm
khieri,
Mei
I weetl
lora di
|an-L
fesor
saaedic
E evidente che questo
trattamento, oltre a rappresentare di per sé una soluzione meno energivora rispetto ad altre alternative
consente, grazie alla produzione di biogas e alla
sua autosufficienza, di ottenere un bilancio energetico
positivo. Nel mese di gennaio il Consorzio Acea ha
promosso una campagna
di sensibilizzazione dal titolo «Verde sacchetto», rivolta per ora a tutti i cittadini di
Frossasco (comune dove
già lo scorso anno è stata
avviata la sperimentazione
delle modalità di suddivisione dei rifiuti), ma che
verrà estesa probabilmente
nel prossimo autunno a tutti i 46 comuni del consorzio
Acea. Attraverso questa
campagna viene richiesto
ai cittadini (dopo aver effettuato tutte le raccolte differenziate attualmente previste) di suddividere in ambito domestico i rifiuti in fra
zione umida e
secca. Nello scorso ni .
di aprile sono stati coin
nella campagna
pendenti Acea, Lin’inizi
voluta anche per prep ,
al meglio chi in
vrà dare risposte ai c .
ni. Il materiale conferrto^
personale dell’azie
stato poi pesato e s
so per tipologie. ¡i
no anche le diverse 1 ,
ve con le scuole e 1
ni del bacino Acea.
In occasione delia
nata deirambiente, .
siden
. cc
tdand;
fevano
ibiti
eli
npai
lesi
iRea
naia oen
ha anche
a Frossasco, una
di festa «educativa’’'
lett
Wi «St
' ®ifon
“Blanda
in
forma,
'Orse s
lo scrii
knife:
dov
“duale g
'ma,
“¡Jdovn
M
m
ai Tesia «üuuv^*'* ,,nisc^ J^^P<
il divertimento si u
numerose r'''iali
che. Naturalmente so .
vitati anche i bambid ^
tutto il Pinerolese. ^ l'-j^
Informazione
pubblicitaria
15
PAG. 15 RIFORMA
i»
Essere chiesa
a Torino
,0orma
P.zaci
La lettera della sorella Lina
rassetti apparsa sul n. 16 di
^ merita qualche pacata considerazione. È sempre
Llto difficile per chi lavora
^ chiesa mantenere un
»¡usto equilibrio tale da non
‘Icontentare nessuno. Siamo
tutti consci della nostra inadeguatezza e delle nostre infedeltà’ Tuttavia non posso
on ricordare che un anno fa,
¡nbifo dopo la fine della cam.wjagna elettorale, si dovette
2 e VI i|onteggiare una violenta, rilris,n -jtuta e ingiustificata critica,
>ato4(( IJjjeseraente influenzata da
iconvinzioni politiche, persoìjalmente rivolta a ben individuati fratelli in fede. Pochi
juesi dopo, in un concistoro
15 d l.fasterale» aperto a chiunque
e lùn2 [fosse interessato ad approgno2 jbndite il tema «essere chiesa
ifly. ^ ^ggi», ascoltammo un’aperta
.15,'fc ¿casa ai pastori, di una pre^dicazione troppo rivolta a sijistra, E la mente subito corse
jlevicende che non molti luicento.Agttiorsono scossero la Chiesa
alali 20jJ ¡valdese con il movimento delTestimonianza evangelica
valdese (Tev).
’ Adesso la sorella Cassetti
a adombrare l’accusa
opposta, pur parlando di tie' izza, anzi di apatia e indif
lel.
OSA^
■ La mol
, Prograi
VI
05 18,11
Alla sili
lerdì 3m
imo
ore21,tS,
vero; il
ire 15,15t
orea,®
anicaSm
jnedi,!»'
oreWi
■d.
1,40 2031 fftenza. È certo molto difficile
mantenere il giusto equiliMo, ed è sicuramente impossibile accontentare tutti. Sono
profondamente convinto che
siaréquipe pastorale sia il
Ibnclstoro sono soggetti a
compiere scelte errate e comportamenti non idonei, e che
risono stati (e ci saranno) ertoti e incertezze di cui sono
ben conscio; ciascuno di noi,
pastori inclusi, dopo aver fattotiitto ciò di cui è capace
arapuò considerarsi altro
deimservo inutile che vive e
lavora nella chiesa non per
meriti propri ma esclusivamente per la grazia salvifica
del Signore (Luca 17, IO). E
tuttavia non si può sempre e
soltanto parlare in negativo
ignorando il lavoro fatto, le
condizioni in cui si è lavorato
»
e i risultati che, per l’aiuto del
Signore e per suo esclusivo
merito, si sono ottenuti.
Intanto negli ultimi due
anni è raddoppiato il numero delle riunioni quartierali
mensili, e non è poco. Non bisogna poi dimenticare che lo
sforzo per la ristrutturazione
del tempio di corso Vittorio e
poi di quella che è diventata
la Casa valdese, e in seguito il
trauma del trasloco di tutte le
attività con tutti i problemi
connessi per coloro, assai pochi, che li hanno vissuti in prima persona, hanno assorbito
le nostre forze lasciando poco
spazio per altro. Non per
niente in Concistoro sono state ascoltate, e accolte, le voci
che chiedevano una maggiore
cura verso la comunità.
Ce ne siamo accorti anche
noi e infatti è stato chiesto alla Tavola un maggiore aiuto
pastorale come del resto è
sempre stato in passato. È
tanto più necessario ora che
alle tradizionali esigenze dovute alle dimensioni della
chiesa, alle multiformi attività
svolte e al forte inserimento e
radicamento nel tessuto cittadino si è aggiunta la prospettiva delle Olimpiadi del 2006:
senza un aiuto adeguato il rischio è di non poter affrontare compiutamente le sfide che
ci attendono nei prossimi anni e di dover rinunciare al lavoro verso l’esterno che è per
l’appunto quella testimonianza alla quale la chiesa è chiamata, per ripiegarci su noi
stessi curando solo il nostro
orticello. Vorremmo poter fare entrambe le cose.
In questo senso è stato presentato e discusso anche in
Assemblea di chiesa un documento preparato dai pastori e
dalla diacona. La Casa valdese
è uno strumento eccellente
per raggiungere quello scopo;
ma forse, come è già stato
detto parafrasando una celebre frase di J. Kennedy, è
giunto il momento di dire ai
membri di chiesa; non chiedere che cosa può fare la chiesa per te, ma che cosa puoi fare tu per la chiesa.
Emanuele Bottazzi - presidente del Concistoro, Torino
Il 18 maggio il Comune di Torino la farà apporre sul Mastio della Cittadella
Una lapide in memoria delle persecuzioni dei valdesi
GIUSEPPE PUTONE
»» A NDATE, andate eretici, razza del
diavolo, e guardate ancora una
volta le vostre montagne, poi mai più. E
così noi andavamo in mezzo di quei soldati come povere pecore in mezzo ai lupi.(...) Arrivammo nella cittadella di
Torino alle 22 ore e quei poveri che avevano menati legati li misero in una piccola stanza tutti insieme e non si potevano muovere ed il caldo li soffocava
(...) e in tutto, quelli che erano in prigione nella cittadella di Torino, eravamo 222 persone circa... e di ti a 18 giorni la mia moglie partorì una figlia e bisognò farla battezzare il medesimo giorno che nacque (...) a due giorni mia moglie morì (...) e mi avevano ordinato di
portarla fuori della cittadella e tutti gridavano: è dannata quella donna perché
sono bestie, non hanno voluto abbracciare la santa .fede: e questo mi faceva
orrore (...)e molte donne che erano gravide morirono quasi tutte di modo che
ne morì un quarto e anche più di quelle
che erano in prigione a Torino».
È la testimonianza autografa di Bartolomeo Salvagiot di Rorà, che sopravvisse alla tragedia dell’esìlio valdese del
1686. Nel 1996 scrivemmo al Comune
di Torino affinché deponesse sulle mura del Mastio della Cittadella una lapide in lilemoria dei pastori valdesi che
con le loro famiglie e con il popolo delle valli del Pinerolese furono rinchiusi a
carcere duro in quello e in altre fortezze; sabaude. Una stagione tragica nella
quale una metà della popolazione valdese morì per denutrizione, epidemie.
mancanza di cure. Recentemente il
Consiglio comunale ha deliberato di
apporre questo ricordo che per noi
evangelici sarà occasione di presenza e
testimonianza. La cerimonia della posa
della lapide avverrà sabato 18 maggio
alle ore 11,15 davanti alTingresso del
Mastio (sede del Museo storico nazionale dell’artiglieria) in corso Galileo
Ferraris angolo via Cernaia: un piccolo
parco verde delimita i contorni della
cittadella. La lapide sarà posta in alto,
leggibile per i passanti.
Abbiamo chiesto a Carlo Rapini, già
direttore dell’editrice Claudiana, cultore
attento della storia valdese, di rievocare
durante la cerimonia il tragico evento
che costituisce una delle pagine più
drammatiche della nostra storia. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e il
presidente del Consiglio comunale.
Mauro Marino, porteranno il saluto della cittadinanza. Il Coro valdese di Torino canterà alcuni inni della più antica
tradizione. Sarà presente anche un
gruppo di amici tedeschi che fanno capo alla Waldenser Vereinigung di Schònenberg guidati da Herbert e Sigrid
Temme. In quella stessa mattinata si.
svolgeranno i lavori delTAssetnblea del
4“ circuito nella Casa valdese di Torino,
ma i lavori verranno interrotti (per essere ripresi nelTimmediato pomeriggio) in
modo da permettere ai membri delTassemblea di partecipare alTevento.
È dunque il terzo segno, in questi ultimi tre anni, che il Comune di Torino
ha posto nella nostra città per ricordare
momenti significativi (e tragici) della
storia valdese. Il primo riguarda Tinti
tolazione di una via cittadina (ottobre
1999) alle Pasque Piemontesi del 1655
(il massacro dei valdesi voluto da Madama Cristina). Il secondo segno concerne la figura del pastore valdese Goffredo Varaglia, arso sul rogo in piazza
Castello nel 1558. Varaglia è ricordato
da una targa di bronzo nella stessa
piazza (tra Palazzo Madama e l’inizio
di via Garibaldi). Da sabato 18 maggio,
infine, una semplice lapide ricorderà il
pogrom contro i valdesi con queste parole: «Duecento valdesi, con i loro Pastori, soffersero tra queste mura una
crudele e tragica prigionia, a causa della loro fede. 1686-1687».
Siamo certi che per l’importante ocr
casione storica valdesi e amici delle
Valli vorranno recarsi fino in città e onorare, insieme agli evangelici torinesi,
la memoria di un evento tragico che
non va dimenticato per l’alto valore spiritualé e umano che rappresenta. Non
c’è nessuna retorica nell’organizzazione di una cerimonia estremamente sobria: solo la volontà di ricordare, in modo circostanziato e approfondito, ciò
che l’odio e la violenza ammantati di
religione hanno commesso in modo irreparabile. Saremo lì anche per riflettere anche sugli odi e le violenze di oggi,
specie quando il dialogo e il confronto
sono banditi; a volte sembra che la storia non abbia insegnato nulla. In ogni
caso non è certamente una buona scusa per dimenticarla: ricordare il passato
per superare oggi ogni forma di violenza: questa la speranza epe anima l’organizzazione delTevento che i protestanti
locali vorranno, spero, onorare.
Intra: aprire
le porte
Allo scopo di rendere sempre più attiva la nostra opera
di testimonianza cristiana nel
Verbano con la collaborazione laica e cattolica, è stato
costituito e realizzato Tlstitùto ecclesiastico evangelico
metodista «Intra», che è stato
inaugurato il 6 e 7 aprile, con
la presenza del sindaco di Intra e del presidente delTOpcemi, Valdo Benecchi: un’opera di rilievo e di interesse
umanitario, e naturalmente
di valore di fede cristiana.
Per questo abbiamo fatto
qualche riflessione rivolgendoci alla parola di Dio. Nel libro dell’Apocalisse, o Rivelazione, è scritto: «Ecco, io sto
alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e apre
la porta, io entrerò da lui e
cenerò con lui ed egli con
me» (3, 20). Chi può essere
costui che sta alla porta e
bussa? Secondo l’esegesi comune sarebbe l’immagine
del Signore Gesù. Se, invece,
provassimo liberamente a vedere in lui l’immagine di uno
dei milioni di disperati che
lasciano la loro terra per andare a bussare alla porta dei
paesi ricchi dove non c’è la
fame e la miseria, ma esagerato benessere?
Chi sono, infatti, quegli
emigranti che sbarcano da
noi bisognosi di lavoro, di un
tetto? Persone che non dobbiamo respingere, ma accogliere con sensibilità cristiana e generosità, perché tutti
figli di Dio come noi. Apriamo quindi le porte che ci dividono per motivi di razza e
di colore, e inventiamo sempre nuove iniziative di accoglienza. Dice ancora il nostro
testo biblico; «Io entrerò e cenerò con lui ed egli con me».
Questo vuol dire; stabilire un
rapporto di fraternità e di
amore cristiano fra noi e gli
altri. E conclude il brano
dell’Apocalisse: «Chi vince lo
farò sedere sul mio trono».
Noi possiamo ripetere, sempre simbolicamente, che se
riuscirete nei vostri programmi di accoglienza, sarete benedetti dalTamore divino e
resi degni della gioia di portare il nome di cristiani.
Giuseppe Anziani
Verbania
Ornici lionesi visitano il Piemonte
razioi?
jo ines
coinyn
[Che i '
^ 16 aprile, 45 simpatici
®®bri della Société Dante
ì^ri, partecipanti all’anlale viaggio inaugurale in
Ila Val dAoste et le Pié'nt Occidental: 8-18 avril
dopo la visita al castello
ypinigi (To) e prima deleita all’abbazia di Staffar®jtoo giunti a Torre Pellice
^ora di pranzo.
IWan-Louis Roussin, già
Ifessore di italiano a Lione,
jsedici anni instancabile
osidente della Dante Alicomitato di Lione, ridando gli anni nei quali
'ano organizzato proficui
Ibi tra studenti liceali to«1 e lionesi, mi ha chiesto
parte del gruppo nelle
®far I
poche ore dedicate a Torre
Pellice. Gliene sono grata come lo sono a coloro che hanno accettato di far conoscere
alcuni punti interessanti della
nostra cittadina: l’erbario Rostan del Collegio valdese, il
tempio e la Casa valdese.
Apprezzatissima la presenza del past. Franco Davite
che ci ha accompagnati in
questo percorso, rispondendo con competenza, in francese, alle varie domande rivoltegli dai partecipanti, tra
cui alcune signore che portavano, come me, la croce ugonotta. I nostri ospiti lionesi
sono partiti interessati e riconoscenti.
Liliana Ribet - Torre Pellice
inizia
repari
turo w'
li diti
ferito
ienda |
sudi
•oseS'
'locazioni negative
l’articolo di Piera
di congrestt. 16), e mi sono
dato se per caso avevo
Il sostegno agli ospedali
preso
in mano, invece di
a inizi! V" giornale di parti
P®'' o per
Ila Gij Jdidivrebhif'*“
iiAAlni ''rebhe fare ospitare i
,,i°glii politici contro
H/orm ®°''ni'no in altre sedi;
in teoria,
avere un colore
«5», 'Eppure, come ormai
’"TjaHif^lsanH ™ dicendo e
i -fornai ^Vorma non è più
chiese batti
"®‘odiste e valdesi, ma è
^Sùdiana
un giornale che ha una precisa posizione di sinistra, spesso anche la più retrograda
che, come si capisce dall’articolo in questione, rifiuta e respinge tutto quello che viene
proposto dalla parte politica
che non si gradisce?
Se fosse così, la redazione
del giornale ce lo deve dire
chiaramente, dato che spesso
lo leggiamo tra le righe, di
modo che chi pensa diversamente ne possa trarre le dovute conclusioni. Se invece
non è così, dovete smettere,
una volta per tutte, di ospitare articoli che nulla hanno a
che fare con le nostre convinzioni di protestanti italiani, e
che nel contesto di quello che
dovrebbe essere il nostro settimanale provocano solo fastidio e reazioni negative.
Giorgio Brandoli - Firenze
Caro direttore,
l’intervista a Giancarlo
Griot, presidente della Ciov,
comparsa sull’ultimo numero
di Riforma, mi stimola a dare
un contributo all’elaborazione della nostra politica nel
campo degli ospedali. Data la
limitazione dello spazio, riassumo i punti essenziali della
questione così come li ho vissuti e li vivo tuttora.
Il cosiddetto «problema»
dei nostri ospedali è un problema comune a tutta la sanità in Italia, per cui saggezza
e prudenza dovrebbero consigliare molta pazienza nel pretendere delle soluzioni immediate 0 a breve. Si tratta certamente di un problema complesso, non solo per la Csd, la
Ciov e la Tavola ma per tutte
le strutture sanitarie. La soluzione certamente esiste, e altrettanto certamente non è
quella della rinuncia.
Gli ospedali, tutti e tre, hanno una lunga storia di servizio
alla popolazione tutta (non
solo valdese) e quindi costituiscono un patrimonio di testimonianza e di possibilità di
servizio che deve essere responsabilmente gestito e, ove
possibile, migliorato e accresciuto. Vi sono stati e vi sono
innegabili riconoscimenti da
parte degli enti pubblici (Regione, Comunità montane.
Comuni, ecc.) sulla utilità degli ospedali, sulla loro funzione e sulla loro qualità (vedi il
recente Rapporto Seymandi).
Non sono mancati neppure i
riconoscimenti finanziari,
seppure con i cronici ritardi
tipici della nostra amministrazione statale e regionale.
A Torino, in particolare, il
successo delle iniziative promosse dal Comitato di sostegno (diversi miliardi raccolti,
e l’azione continua ancora)
sono il segno tangibile dell’interesse (e dell’amore) per il
nostro ospedale. Questo interesse e questo amore vanno
ancora una volta riconosciuti,
apprezzati e valorizzati. Il salto qualitativo compiuto in
particolare dall’ospedale di
Torino non solo ha attirato
molti validi professionisti, ma
è una riprova della capacità e
della validità della direzione a
condurre una battaglia difficile, lunga e faticosa che va sostenuta con ogni mezzo.
Vorrei quindi concludere
queste brevi note con l’invito
a perseverare nell’impegno,
sostenendo chi si affatica nei
nostri ospedali nella ricerca
di un sano equilibrio gestionale e di una adeguata garanzia per il futuro.
Gianni Rostan - Milano
^alto
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
Se non avete ancora rinnovato
il vostro abbonamento, vi chiediamo di farlo con sollecitudine: ci eviterete laboriose e costose operazioni di sollecito.
Grazie!
Versamenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a; «CULTO RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
Ho pazientemente
aspettato il Signore ed egli
si è chinato su di me
e ha ascoltato il mio grido»
Salmo 40,1
È mancato
Loris Fenouil
Lo annunciano i figli Christian
e Gabriele, il fratello Ermes e
Delia, Marina, Anna, i parenti e
gli amici tutti.
Sangano, 23 aprile 2002
RINGRAZIAMENTO
«Né morte né vita potranno
separarci dall’amore di Dio»
Romani 8, 38
È tornato al Signore II fratello
Vincenzo Venturini
che aveva concretizzato il messaggio evangelico mettendo a
disposizione della chiesa il suo
lavoro di artigiano.
I familiari, e in particolare la figlia Ketty, protondamente riconoscenti, ringraziano i fratelli e
amici della Chiesa valdese di
Reggio Calabria e tutti coloro
che sono stati loro vicino con
simpatia e affetto, nel momento
della sua improvvisa scomparsa.
Un ringraziamento al pastore
Jens Sielmann, la cui predicazione toccante è stata molto apprezzata dai presenti, per la dolcezza e per il messaggio di speranza trasmessi. Un forte abbraccio alla pastora Silvia Rapisarda, che nonostante la lontananza ha saputo essere presente con parole di conforto e di sostegno spirituale.
Reggio Calabria, 17 aprile 2002
«RINGRAZIAMENTO
«fusolo, Signore, mi dai
sicurezza: mi corico tranquillo
e mi addormento»
Salmo 4, 9
I nipoti di
Lidia Cardon
di anni 97
sentitamente ringraziano quanti
si sono uniti a loro in questa triste circostanza.
Un grazie di cuore al dott.Turbil, al personale di Casa Turina,
ai vicini di casa di Miradolo, al
pastore Paolo Ribet e signora, a
Vanda e Loris Bounous.
San Secondo di Pineroio
(Miradolo), 26 aprile 2002
RINGRAZIAMENTO
I figli e i familiari tutti della
compianta
Margherita Ducrano
ved. Travaglini (Michelina)
commossi per la dimostrazione
di stima e di affetto tributata alla
loro cara, ringraziano tutte le
gentili persone che con fiori,
scritti, presenza e parole di
conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al presidente, al direttore, al personale, agli ospiti e a tutta la comunità dell’Asilo valdese di San
Giovanni.
Luserna San Giovanni
27 aprile 2002
I necrologi si accettano
entro le 9 del lunedi.
011-655278-fax 657542.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
16
PAG. 16 RIFORMA
■VENERDÌ 3 MAGGIO 2002
La vicenda del processo che dopo quasi 18 anni portò alla condanna di due generali e di altri sottoufficiali e militari argentini
Il progetto 8%o della Chiesa valdese per i «desaparecidos» italiani in Argentina
MANFREDO PAVONI GAY
IL progetto finanziato con i
fondi 8%o di cui vi parliamo è la storia di un processo
penale contro alti militari argentini. Per la prima volta, i
fondi 8%o sono stati utilizzati
per sostenere le spese degli
avvocati di parte civile che.
gratuitamente prestavano il
loro appoggio ai familiari dei
desaparecidos argentini di
origine italiana patrocinati
dalla «Lega internazionale
per i diritti e la liberazione
dei pppoli» (Lidlip). Non solo, ma i cospicui fondi messi
a disposizione dalla Chiesa
valdese sono serviti per pagare le spese di viaggio e di
soggiorno di centinaia di testimoni venuti dall’Argentina. La Lega per i diritti dei
popoli è sostenuta inoltre
delle centrali sindacali e dalla Repubblica italiana, costituitasi parte civile.
L'inizio del processo
Il processo per i desaparecidos italiani in Argentina
durante la dittatura militare
tra il 1976 e il 1983 con Reiezione del presidente Alfonsin, comincia formalmente
proprio nel 1983 con la richiesta del ministro di Grazia
e Giustizia Darida (De). Malgrado la grande disponibilità
di documentazione e i numerosi interventi di deputati
e senatori il processo viene
continuamente rinviato, e
per diversi anni non si è arrivati a un’incriminazione dei
militari responsabili della
morte di 30.000 persone, tra
cui centinaia di cittadini italiani o di origine italiana. In
Argentina intanto nel 1986
vengono promulgate due
leggi incostituzionali dette
«legge del punto finale» e
«legge dell’Obbedienza dovuta» che di fatto attribuiscono
l’immunità a centinaia di militari responsabili di crimini
efferati come il sequestro, la
tortura e la scomparsa forzata delle vittime.
Nel 1990 poi il presidente
Menem concede l’indulto
(una sorta di deprocessamento) ai generali che erano
ancora sotto processo. Per
questo nel 1989 i familiari dei
desaparecidos argentini insieme al sostegno della Lidlip, si costituiscono parte civile, patrocinati dagli avvocati Maniga e Gentili. Dal punto
di vista giuridico il processo
si fonda sull’art. 8 del Codice
Penale che prevede la punibilità del cittadino o dello
straniero che commetta in
territorio estero un delitto
politico che offende un diritto politico dello stato, ovvero
un diritto politico del cittadino. Dunque secondo i dettami dell’articolo, è possibile
processare cittadini di altri
stati in conseguenza della
violazione di valori inerenti
allo stato italiano.
Buenos Aires: manifestazione dei
La svolta del 1997
Nel 1997 il processo giunge
a una svolta decisiva con il
rinvio a giudizio di sette militari tra cui due generali, Carlos Guillermo Suarez Masón
e Santiago Omar Riveros.
Nonostante le centinaia di
casi presentati davanti alla
giustizia italiana, vengono
presi in considerazione 8 casi
di scomparsi e assassinati di
origine italiana tra cui un
neonato, tuttora desaparecidos. I loro nomi sono: Mario
Marras, Martino Mastino,
Laura Carlotto, Guido Carlotto, Norberto Morresi, Pedro Mazzocchi, Luis Alberto
Fabbri, Daniel Ciuffo.
Nel 1998 la Repubblica italiana si costituisce parte civile, rappresentato dall’avvocato De Figueiredo. Questo è il
segno più forte che lo stato
non starà più soltanto a guardare. Infine, nel giugno 2000,
cominciano ad arrivare dall’Argentina, oltre ai familiari,
decine di testimoni vittime
della repressione militare tra
cui lavoratori, sindacalisti, ex
studenti liceali, registi, giornalisti, giudici e avvocati. Un
processo senza testimoni è
un processo senza prove; infatti, senza la collaborazione
dei numerosi e in alcuni casi
autorevolissimi testimoni,
non si sarebbe potuto vincere
questo processo; molti di loro
infatti, risiedendo all’estero,
non avevano l’obbligo di venire a Roma. Come dimenticare il capitano dell’esercito
Andrea Mohr, che si rifiutò di
partecipàre a un sequestro illegale e per questo fu espulso
dall’esercito e imprigionato
per 5 anni? Per venire a testimoniare, gravemente amma
parenti dei desaparecidos
lato, ha sospeso per una settimana la chemioterapia.
Altri, come Julio Morresi,
il papà di Norberto, un giovane italiano ucciso a 18 anni
mentre portava a scuola volantini «sovversivi», si sono
preparati per mesi a questo
viaggio a Roma, rispettando
scrupolosamente tutte le prescrizioni mediche. Tutti hanno rimandato impegni di lavoro, richiesto ferie o permessi non retribuiti per prestare la loro testimonianza a
Rebibbia. Anche a loro si deve questa sentenza.
sua requisitoria - e sarebbe
stato bello non chiederlo, per
dare una risposta di umanità
e civiltà giuridica all’orrore
che questi signori della morte hanno dispensato... Sarebbe stato bello poterlo non
chiedere ma non posso fare a
meno di Costringere la Corte
d’Assise a concedere attenuanti generiche, che non so
in quale angolo del mondo
possano essere trovate». Una
sentenza che costituisce un
altro importante tassello nella ricostruzione della memoria collettiva dei crimini contro l’umanità e rappresenta
un’occasione di riflessione
sulla violenza e sulla capacità
umana di distruzione fisica
ed emotiva.
30.000 desaparecidos
400/0 di italiani
La sentenza
Il 6 dicembre 2000, dopo
quasi 18 anni, facendo propria la richiesta del pm Francesco Caporale, la II Corte
d’Assise condannava all’ergastolo i due generali Carlos
Suarez Masono e Omar Santiagoo Riveros e a 24 anni gli
altri sottufficiali e militari argentini. «Io sono costretto a
chiedere l’ergastolo - aveva
detto il pm Caporale nella
30.000 desaparecidos di cui
il 40% italiani. Che cosa faceva in quei giorni il governo
italiano, che cosa faceva il
ministro degli Esteri, on. Giulio Andreotti? Erano gli anni
della loggia massonica P2, alla quale erano affiliati la
maggior parte dei macellai
che facevano parte della
giunta militare argentina. E
che dire di Licio Gelli che co- ■
mandava quella loggia e viaggiava tra Italia e Argentina
come attaché dell’ambasciata? E dell’illustre monsignor
Pio Laghi, allora nunzio apostolico in Argentina e oggi responsabile dell’educazione
della Cei, ebe giocava a tennis con l’ammiraglio Massera, e tra un match e l’altro gli
consigliava per i desaparecidos una «morte cristiana».
Una bella iniezione di pentothal per non farli soffrire,
prima di gettarli in mare dagli areoplani.
A proposito di religiosi.
non dimentichiamo le due
suore francesi che nel loro
tentativo di seguire l’Evangelo di Gesù Cristo, più che^la
rassicurante tradizione del
potere ecclesiastico, morivano annegate nel Rio de la Piata e soprannominate dal capitano Astiz «le monache volanti». In ballo c’erano troppi
interessi economici, come rispose un funzionario dell’ambasciata tedesca al noto
teologo protestante E. Kaesemann, la cui figlia Elisabeth è
desaparecida dal 1977; «Dottor Kaesemann, il nostro primo obiettivo qui è quello di
vendere Mercedes, non quello dei diritti umani». E in Argentina quanti interessi economici italiani erano in gioco? Fiat, Olivetti, Magneti
Marelli, Techint, Ansaldo,
Eni, Iri, Impresit, per fare
qualche esempio.
L'aiuto della Chiesa valdese
Come Chiesa valdese e contribuenti italiani, possiamo
essere fieri e sereni di come i
nostri soldi sono stati impiegati in questo progetto. Abbiamo aiutato tanti, forse i più
giovani e i più smemorati, a
ricordare che la resistenza debole e pacifica alla dittatura
argentina fu affogata nel sangue. Un’intera generazione
torturata violentata, e desaparecida. Questo processo ha
rappresentato per il popolo
argentino e per i familiari dei
desaparecidos, un segno tardivo di solidarietà e di presa
in carico di responsabilità che
negli anni della dittatura, furono totalmente eluse, e ha
contribuito a rafforzacela
sensibilità sociale e politica in
difesa dei diritti umani così
pesantemente calpestati. Un
segno di speranza e di memn
ria contro l’oblio e Limpunità.
IL TUO
Al VALDESI, SPESO AL
PER SOSTENERE
CHI HA BISOGNO.
La nostra è una piccola Chiesa, ma scegliendo di dare l’otto
per mille della denuncia dei redditi alla Chiesa Valdese, scegli
di aiutare tutti, senza distinzione di razza, di religione, di genere.
Perché le nostre comunità si dedicano ad azioni di solidarietà,
in Italia e all’estero (gestione di ospedali e scuole, promozione
di attività sociali e culturali) e ad aiutare le persone in difficoltà,
come gli anziani, i poveri e i bambini del Terzo Mondo.
Non un euro del tuo contributo verrà speso per il sostentamento
dei nostri pastori o per costruire chiese, e te lo dimostreremo*.
Firma sulla tua denuncia dei redditi per destinare
l’otto per mille alla Chiesa Evangelica Valdese
(Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi):
servirà per aiutare tutti.
'Pubblicheremo il rendiconto dei fondi ricevuti su
media nazionali e sul nostro sito.
Per informazioni:
tei. 064815903
email: 8xmille@chiesavaldese.org
www.chiesavaldese.org
CHIESA
EVAMOEUC*
valdese
Umiohì
Dau CHIESE
Metodisiv
E Valdesi. ^
&
Scie
dtGlC
■ I
t
E
«1
luce
in m
riaà
spes
tratt
rifiu
Così
Cori
dica:
pria
non
scor:
di p
sem]
signi
gent
con
se E
pari
Karl
dita
èia]
stesi
espr
care
man
vita
deni
stess
rest:
della
real
dele]
nod
port
Dio)
Siam
che:
s;
quai
surc
com
così
pera
spav
mo,
tratc
di ui
prop
ne a
do»,
farci
bian
cont
ricei
lingi
L:
gioia
di s]
nuoi
ha b
nia,
persi
num
tanti
guer
ce ir
noi
men
non
sano
alla I
nere
0 mi
pr
culti
chc(