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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 8; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Diìettope e flmmlnistïatoïe : 5cov«nuto C«lli^ Via iDagenta N. ^8, ROfflII
Homa, ^0 febbraio ^9^0 = 2^nno m = H. 7
[/'OtTnttiTPtA ♦ ‘ ® * Valdesi —
11 II I IClt-Iv ♦ Scienza e religione —Assoluzione^ scandalosa _— Da Sacerdoti romani, a ministri evangelici — Germania prò Morale —
I Valdesi e la Vendita delle Indulgenze — E’
utile l’apologetica ? — I « dopo scuola » — Regola
d’oro — Oh! se i cieli si aprissero! — Cristo re —
I lebbrosi e l’amore di Gesù — Il Mulino — Lotte e
Vittorie — Nella Penisola e nelle Isole— Cronachetta
Romana — Corrispondenza fiorentina — Corriere Siculo — Oltre le Alpi e i mari — Leggendo e anno:
tando - Libri e periodici ricevuti — Moody — Sotto
l’incubo !
LA “ VOCE,, E I VALSESI
Se non fosse comparso nella Voce, sosterrei che
l’articolo « I Valdesi nelle Valli * — autore Piero
Jahier — fosse denigratorio ; ma, cosi, nelle colonne della Voce, che ormai, come sanno quelli che
la leggano, ha preso l’abitudine di tagliar i panni
addosso a tutto il prossimo senza una misericordia
al mondo, l’articolo del Jahier è destinato forse a
produrre una impressione alquanto differente : le
botte vi abbondano, ma non vi mancano parole d’encomio ; sicché noi Valdesi possiamo andare alteri
d’essere stati trattati meglio di tant’altri, e forse
di tutti gli altri, da quella Voce che non risparmia
nessuno, salvo sé stessa... forse.
Piero Jahier è un artista; e come tutti gli artisti osserva, disegna schizzi, « studi », come si
direbbe in pittura ; e di questi « studi », come farebbe appunto un pittore, si serve poi per metter
insieme un quadro : — Barba Barthélemy « vestito a
festa, tutto di velluto nero a righe, il collo (ahi !
ahi ! cominciamo male coi francesismi ; e non è
questo il solo errore di forma) rugoso e adusto segato da un goletto di bucato dalle grandi risvolte » ;
gli « nomini alti, traversi, colla andatura lunga dei
montanari che non flettono mai le ginocchia » ; le
« vecchme linde e accurate nei loro vestiti stinti,
colla fronte chiusa nella cuffia nivea » ; le « ragazze coi capelli tirati sotto la cnffietta nera da
cui sfugge qualche ricciolo e qualche ciuffo (questo
« ciuffo » è di troppo) ribelle * ; i « ragazzi già
vestiti da uomo » ; la « chiesa bianca e spoglia » ;
la descrizione del culto mattutino : tutto, tutto è
preso dal vero, e tutto rivela una bella abilità di
osservatore e di artista.
Piero Jahier deve però progredire ancora. Non
è artista perfetto. Gli premeva di valersi di questi
suoi « studi » dal vero, di combinarli insieme in
una scena, in un quadro che avesse unità, e gli occorreva uno sfondo. Qual più poètico sfondo per il suo
quadro, per la sua scena, piena di movimento, d’una
i giornata autunnale umida, fangosa ? Cosi, « il ronzio
della grande campana della chiesa sospeso nell’aria
schiarita dalle acquate autunnali » potrà fare una
figurona. E i « salti per non sguazzare colle scarpine lucide nelle pozze graveolenti di letame » vi
sembran forse cosa trascurabile ? E « l’acqua della
notte » che « ha cancellato le peste dei muli, lucide e fonde » non la contate per nulla? Se lo
sfondo è una giornata d’autunno, nella tela si potrà
dipingere anche « qualche riccio (di castagna) colla
bocca aperta » veramente grazioso. Se non che,
come dicevo, Piero Jahier è pittore della parola,
è artista, ma artista inesperto : sicché, tant’è la sua
smania di riempire il quadro, che — dimenticando
le pozze graveolenti, le peste fonde cancellate da
Tacqua della notte, i salti per non insudiciarsi le
scarpine lucide comprate a Firenze (in Via Calzaioli,
mi figuro),- dimenticando le acquate autunnali — ci
parla del culto che « oggi si rinnoverà tra i castagni, in un tempio che non è fatto d’opera di
mani ! ». — Già ! Alle Valli Valdesi, nel pomeriggio
delle domeniche, si fa spesso il culto all’aperto : quest’è vero ; non d’autunno però è con quel po’ po’ di
umidità .. a rischio di buscarsi dei reumatismi, delle
lombaggini : ma che le pare ?
Questa, la parte artistica, a sfogo della fantasia,
che darà buoni frutti in avvenire, se Piero Jahier
saprà imbrigliarla un poco, lasciando da'parte i
ronzii delle campane grandi sospesi nell’aria ; i quali
— secondo il mio corto vedere — sono di gusto
per lo meno discutibile.
E poi, ecco un’altra più lunga parte, a sfogo del
bisogno critico ; il quale bisogno critico in Piero
Jahier è potente quanto il bisogno artistico ; chè,
se non fosse, egli non scriverebbe nella Voce. E
qui, in questa più lunga parte, qui i complimenti e
gli schiaffi si alternano con bella vicenda.
« Sbanditi da ogni paese sotto la procella delle
persecuzioni, qui (cioè alle Valli Valdesi del Piemonte)
i Padri testimoniarono della fede sostenendo una
lotta diseguale per secoli ».
E ancora :
« Erano, in fondo, dei poveri montanari, pastori
e contadini, cui aveva (« aveva » o « era ? ») balenato una grande luce e l’avevano inseguita per
la terra dell’esilio col cuore fermo e lo spirito
chiuso (!). »
E ancora :
« Ci fu un momento in cui un Pastore Valdese
poteva aspirare alla mano delle ereditiere. Ebbero
casa aperta in Inghilterra, in Svizzera, in Germania ». Ma, ahimè, « si videro (questo riflessivo
— passivo è ambiguo I) trascinare la loro mnsoneria
pei salotti e battere la grancassa al (non sarebbe
meglio : del ?) passato : quelle biondine ci stavano.
ÌÒrnarono nelle Valli o,o\Vharmonimn & o,o\ thè
cinque ».
Piacevole, come vedete.
E sentite:
« L’analfabetismo è scomparso dalle Valli ».
Piero Jahier ha speciale simpatia per i Valdesi e
per i Pastori Valdesi emigrati nell’America del Sud,
ed esclama : « Dai vertici delle Alpi che si immergono (! ?) nel cielo inviolato tche significa ?) alle
pampas sterminate, alle rive vergini dei fiumi gonfi
deirUrnguay I II passo è stato arduo e duro, ma sa' lutare... La fede è tornata semplice e pura nei cuori
dei loro Pastori che avevano letto Baner (?) e Delitzsch ». E perchè non BaurePaulns, per esempio,
0 Baur e Strauss ? e come se i Pastori rimasti alle
Valli non avessero conservato la fede semplice e
pura, con o senza Baur e Delitzsch ! — Ma ecco una
magnifica idea che fa pensare : « Quale fortuna per
il nostro paese se queste colonie di gente che sa
fare da sè, dedotte (?) e guidate con tanto criterio
e con tanta abnegazione, si fossero indirizzate all’Italia incolta e ignorata 1 ».
Quanto ai Valdesi che non han valicato l’Oceano
e si son fermati in patria, alle Valli, in Italia, non
si può dire che Piero Jahier li tratti troppo bene :
si sono imborghesati, inclericaliti, secondo lui ; non han
saputo valersi delle ricchezze naturali ; hanno accettato gli aiuti stranieri ; i loro Pastori che van a studiare a Firenze « hanno più il carattere di funzionari
che di consiglieri » ; le loro vecchie zitellone bevono il
tè; «i Valdesi non si sono rinnovati...; quell’amore
disinteressato per le cose dello spirito che è uno dei
frutti più puri della religiosità (o della religione ! ?)
si è urtato con delle intelligenze tarde e chiuse ;
sono rimasti una collettività storica interessante,
non un focolare di vita spirituale ardente in mezzo
alla beffarda incredulità di questi tempi ; nel conflitto tumultuoso di aspirazioni, di negazioni e di
speranze, che è la vicenda tormentosa dell’animo moderno, non hanno portato nessuna parola ; hanno
terrore degli ardimenti delle anime dubbiose che
cercano la loro via attraverso il fuoco ; si contentano di rimasticare il passato, mentre è posta la
scure alla radice degli alberi ; hanno fatto getto del
loro avvenire accettando la missione di evangelizzare l’Italia in correspettivo dei molti aiuti stranieri ».
E conclude questa, che è forse la parte principale della « filippina », come si esprimerebbe un
tal mio carissimo amico, dicendo : « Perdoniamoli
in grazia della sanità morale delle loro famiglie
ove forse sono gettati i semi della riscossa ». —
Meno male I... Ma aspettate... c’è dell’altro... ; . Non
è il loro Sinodo, questa (?) mascherata autunnale
di nomini vestiti di nero, che rappresenta (?) le
loro energie migliori ».
Termina con una similitudine di non facile interpretazione : « Le pareti sono un po’ anguste, lo so
(le pareti di che ?) ; e le finestre piccole e scardi-
2
LA LUCÈ
nate (ah, si tratta d’una stanza I ) ma, se le tocchi
appena, nn cielo senza fine entrerà in te con tutte
le ombre (non occorrerebbero altre ombre !...)) con
tutte le luci. Citta il tuo pane sopra le acque e tu
lo ritroverai molto tempo appresso ».
Come si vede, chiusa oscura e barocca purtroppo,
ma non priva di profondo sentimento. Dev’essere
un caro giovane Piero Jahier ; ma, come tanti giovani, egli piglia per verità sacrosante tutte * le idee
che gli attraversano rapide la fervida imaginazione.
In quel ch’egli ci ha detto ci sono — come ognuno
s’avvede — contraddizioni, esagerazioni, voli fantastici scusabilissimi del resto in un giovane.
Egli accusa il De Amicis di aver idealizzati i
Valdesi nel noto capitolo « brillante e superficiale »
di « Alle porte d’Italia ». E’ vero; ma l’articolo di
Piero Jahier è altrettanto superficiale, in senso diverso od opposto.
S’egli volesse convincersi che l’oro inglese non
piove com’imagina, venga a farmi una visitina qui
a Roma : troverà il ronzio d’una campana grande,
anche qui, della campana del Sacro Cuore, il quale
ronzio purtroppo non se ne sta sospeso nell’aria, ma
penetra acutamente nelle orecchie ; vedrà ; osserverà ; potrà anche — se sarà tanto gentile d’accettare l’invito che gli invio fin d’ora serissimamrate —
potrà sedersi alla mia mensa. Sarei contento di far
la conoscenza di quel caro giovane ; il quale certo,
dopo un’ora passata in casa mia, proverà il bisogno
di dar di frego a tutti quei brani dell’articolo in
cui allude agli aiuti stranieri ! In ogni modo, io spero
che gli Agenti delle Tasse non leggeranno questo
numero della Voce, c'nè altrimenti si starebbe freschi con la Ricchezza Mobile !...
Dovremmo noi modificare il Credo, le «■ nostre
confessioni di fede », per ottener loro « il consentimento delle coscienze ? »... Mi piace proprio quel
plurale: < confessioni di fede ». Ne abbiamo due invero : l’una fatta da uomini, accettabilissima, ma —
se non paresse più tale — riformabilissima, perchè,
fatta da uomini, può essere rifatta da altri uomini ;
ma poi ne abbiamo un’altra..-, immutabile : j¿’Evangelo, anzi Gesù Cristo, la persona di Gesù,o Lui, il
vivente, l’amico, il consigliere, il duce, il santo.
Questa confessione di fede non abbandoneremo mai !
Ad essa le coscienze devono piegarsi, per divenir
sante; non essa, alle coscienze. Su questo punto siamo
irremovibili ; e lo siamo, perchè — sebbene Piero
Jahier ci abbia dipinti a colori non tutti attraenti —
noi amiamo l’Italia, amiamo gl’italiani, amiamo le
anime, amiamo gli scrittori brontoloni della Voce,
amiamo tutti, e vogliamo tutti abbracciare e stringere in un caldo amplesso. Siam pieni di difetti, lo
so. Il nostro Sinodo non è per l’appunto una « mascherata » (che sia un errore di stampa questo ?
voleva il Jahier forse dire « chiacchierata ? »), ma
non ha, certo, la solennità di uh Concilio... ecumenico, e qualche volta vi si chiacchiera troppo, come
in generale in tutti i Congressi. I nostri difetti son
molti — quantunque forse in buona parte diversi
da quelli additati e flagellati da Piero Jahier —
ma, con tutti i nostri molti difetti, ci ferve in cuore
un bisogno potente di correre a confortare deboli,
a risollevare caduti, a sopprimere ingiustizie, a predicar l’eguaglianza, a salvare i corrotti, a evangelizzare i poveri, a condurre tutti, tutti a Gesù Cristo,
il Redentore. Oh certo, « lo spirito è pronto e la
carne è debole ». Vorremmo fare... e non facciamo!
Siamo beboli !... E voi del pari, cari colleghi della
Voce. Voi, pure, dite, dite; aspirate ; sognate ; volete; ma non sempre, anzi di rado — non è
yero ? — al volere segue 1’ azione ! Noi, voi,
tutti, dobbiamo umiliarci profondamente ; e, smettendo la critica che qualunque « comodone » può
fare seduto in poltrona, voi e noi dobbiamo incoraggiarci reciprocamente ; e — scelto Gesù Cristo
per unico capitano — accorrer tutti dietro a Lui
alla conquista dellanima italiana. Vi cederemo il
passo, 0 signori della Voce, se vi mostrerete più
« confessioni di fede » ; precedeteci indossando la
•camicia rossa dei garibaldini di Cristo : noi vi seguiremo in redingote... se sarà ancora... presentabile... ma, 0 in redingote o in... giacchetta, col cuor
caldo, in ogni modo, giovanilmente, quanto il vostro 1
SCIENZA E RELIGIONE (1)
LA COLPA PEI CREPEHTI
degni di noi ; ve lo cederemo, senza rancori nè gelosie: precedeteci pure, o giovani baldi, ma che alla
+<^sta sia Gesù Cristo ; precedeteci con o senza altre
Col pensiero trasportiamoci quattro o cinque secoli
addietro, quando il Medio Evo era sul tramontare e
già si disegnavano all’orizzonte intellettuale i primi
bagliori dei tempi.moderni.
Scienza vecchia e scienza nuova.
La luna è tonda tonda e liscia liscia come un lucido cranio sprovvisto di capelli o come una palla da
biliardo.
E se non fosse ? e se fosse invece tutta a valli e a
monti come la terra, cioè di « superficie molto mal
pulita ? »
Impossibile !
Perché impossibile ?
Perchè i corpi celesti sono perfetti. La sfericità è
uno degli attributi dei corpi perfetti. La luna è un
corpo celeste ; perciò la luna è un corpo perfetto. E
poi che i corpi perfetti sono sferici esattissimamente
e senz’ « asperità di veruna sorta, », anche la luna —
che è un corpo celeste, e quindi un corpo perfetto —
dev’essere sferica non solamente, ma levigata come
uno specchio.
Così, a un dipresso, si faceva la scienza nel Medio
Evo. Un preconcetto, un’idea per lo più tolta a prestito : e poi un magnifico ragionamento per edificare
su quest’idea, su questo preconcetto una intera teoria.
Ecco tutta la scienza d’allora; che — come ognun
vede — s’appuntellava all’autorità (di Aristotele, per
esempio) e alla ragione, semplicemente, mandando i
fatti e l’esperienza a farsi friggere.
Per abbattere la vecchia scienza, poteva, certo, bastare questa sola frase che Galileo Galilei nei famosi
< Dialoghi sui massimi sistemi tolemaico e copernicano » mette in bocca a uno degli interlocutori, al
Salviati; il quale, ad una delle solite repliche di Simplicio (11 personaggio che nei * Dialoghi » rappresenta
la scienza medievale, la vecchia scienza) risponde con
calma mirabile e con fine ironia :
• Sarà bene che noi ci assicuriamo con Vesperienza,
se la vostra opposizione risponde cosi in fatto come
par che concluda in apparenza ».
In questa frase è la condanna del metodo vecchio,
decrepito, falso; in questa frase è splendidamente condensato il metodo sperimentale, che sconvolgerà da
le fondamenta la scienza del Medio Evo, creando una
nuova scienza, la scienza moderna, fondata sui fatti,
fondata su l’esperienza !
Già prima di Galileo, lo spagnolo Francesco Sánchez
aveva scélto per motto : Va' alle cose stesse ; e prima,
assai prima di Sánchez medesimo, quel genio multiforme, veramente straordinario, che fu il nostro Leonardo da Vinci, aveva confidato allo scritto pensieri
che sono stati riassunti così : « La sapienza è figlia
dell’esperienza. Si devono respingere le speculazioni
che non abbiano una conferma nell’esperienza, la
madre comune di tutte le scienze ».
Panico tremendo.
La terra gira attorno al sole, e il sole sta fermo (o
piuttosto il sole cammina, ma non cammina attorno
alla terra). Non è vero che s’alzi la mattina e che la
sera tramonti : non è vero dunque che Giosuè abbia
fermato il sole 1
Questo insegnò, tra l’altro, la scienza nuova all’alba
dei tempi nuovi. E i credenti, e i teologi si sentirono
rimescolare e cogliere da un subitaneo timor panico
tremendo. O sbaglia la scienza nuova — pensarono —
o la Bibbia non dice il vero. È impossibile che la
Bibbia non dica il vero : anatema dunque alla Scienza
nuova !
Reggeva il dilemma ?
No, o cortesi Lettori. Il passo di cui si tratta è... un
passo, non è tutta la Bibbia che comprende libri diversi, scritti da uomini diversi, in tempi diversi.
Al più si poteva concludere : Se Galileo l’azzecca, c’è
un versetto nella Bibbia privo di senso storico ; salvo
che noi — teologi... medievali, che studiamo e conosciamo così poco la Bibbia — non abbiam preso
qualche grosso abbaglio, interpretando pedestremente
a lettera ciò che l’autore sacro forse scrisse sollevandosi in alto, su l’ali della fantasia.
A un poeta, specie a un poeta orientale, ricco d’imaginazione, sarebbe lecito di dire : « Giosuè fermò
il sole in Gabaon ! » per dire che Giosuè e i suoi eran
così ^coitati nella pugna, che parve loro che il sole
quel dì non tramontasse. Comunque — poetico o non
poetico, cadendo questo versettino della Bibbia, non
crolla con esso tutta la Bibbia, che è essenzialmente
nel suo insieme una storia religiosa, la storia della
redenzione; e non impallidisce, e non deve impallidire la mia fede, che non è la fede in un versetto, che
non è neppur la fede nella Bibbia; ma che è la fede
in una persona e in una persona santa, tutta amore,
attraentissima, ohe ia Bibbia mi presenta storicamente: la persona di Gesù Cristo; il quale, da le
sponde verdeggianti dei lago di Galilea o da la
squallida cima del Golgota, mi addita il cielo, un
cielo ridente, un cielo spirituale, un cielo vicino,
dicendomi : « Là è il Padre mio santo, che vuol divenire anche il Padre tuo ! »
Non c’era dunque di che apprensionirsi tanto I
« Temer si dee di sole quelle cose »
dice Dante
c Ch’hanno potenza di fare altrui male ;
€ Dell’altre no, chè non soh paurose »,
E la scienza moderna non è «paurosa », per chi intenda la religione come la intendo io.
Un effetto della paura.
La scienza — fondata sul metodo sperimentale —
non è « paurosa ». È certo però che i teologi la credettero tale.
Ora, la paura fa dei brutti tiri!. Spesse volte la
paura pone l’ali ai piedi di chi l’esperimenta : ed egli
si dà a fuga precipitosa e disperata.
Così avvenne di que’ poveri teologi ! Invece d’accostarsi prudentemente, serenamente, pensando : « Oh,
vediaino un po’ se il nuovo metodo che ci vien proposto sia pericoloso o non sia », si allontanarono spaventati, proferendo senza riflessione un : “Vade retro.
Satana ! „ e si strinsero con vie maggior passione alla
loro scienza (ormai condannata a morte) a quella curiosa scienza che non pigliava le mosse da’ fatti, che
non si dava nessun pensiero dell’esperienza, poi che
si reggeva tutta quanta sur un : „È così ”, senza che
anima viva avesse mai dimostrato che così fosse per
l'appunto! La scienza, in somma—per adoperare un
altro di que’ vocaboli che io lascerei tanto volentieri
ai filosofi... astrusi — la scienza continuò ad esser
dommatica, nella mente dei teologi ; i quali, fin allora, s’eran occupati non già di sola teologia, ma e
di teologia e di filosofia e di scienza e di tutto, arrogaridó a sè l’esclusività dell’umano scibile, com’oggì
io Stàio in Italia arroga a sè l’esclusività o — come
si (iilié* con vocabolo brutto e francese — il monopolio
del sàie e dei tabacchi.
Due correnti dunque : la nuova e la vecchia. Due
scienze ormai: la scienza sperimentale — pur mo’ nata !
— che, con l’andar de' secoli, offrirà al mondo attonito la luce elettrica, la fotografia a colori, la fotografia dell’ invisibile, il radio, il telegrafo e il telefono senza filo e chi sa quante altre cose ancora, e
la scienza « dommatica », tncartapecorita come una
brutta e vecchia strega barbogia e sterile, per giunta,
come i ghiacci del polo o come le lande sabbiose dei
deserti affricani.
Un dissidio violento, un dualismo radicale degli
spiriti : questo fu il frutto della paura teologica, e
non fu il solo.
Tentato assassinio.
Uno che sia còlto dal timor panico scappa... ma
non scappa eternamente : quando è giunto a rispettosa distanza e le gambe si ricusano di portarlo più
oltre, si sofferma a rifiatare ; e può darsi allora che
— in un momento di sosta — un poco di riflessione
subentri al pazzesco impeto di prima : “ Il diavolo
non è così brutto come si dice „ finirà forse col pensare ; e forse — chi sa ? — se ne ritornerà indietro
e osserverà e verificherà che è proprio così e che la
paura — come dicono i Piemontesi — è fatta di...
nulla.
Ma le cose potrebbero succedere ben altrimenti.
Supponete infatti che un uomo dai muscoli di ferro
si lasci invasar da la paura. E supponete (non ci vuol
molto a supporlo) che quell’uomo ricuperi poi la coscienza di sà ch’e’aveva solo momentaneamente smarrita. Poveri noi ! « Alla fin de’ conti » dirà allora fra
sè stesso l’omaccione « alla fin de’ conti, ho pugni
sodi io ». E s’e’ sapesse maneggiar il coltello — ch’era
di moda, tempo addietro... in certe regioni d’Italia —
le faccende andrebbero maluccio assai ; forse non avverrebbe un omicidio, ma i giornali quotidiani avrebbero, in ogni modo, di che sbizzarrirsi a narrare in
tutti i suoi particolari... un tentato assassinio per vendetta.
Se la rabbia sottentra alla paura, le cose si fanno
serie,
E così avvenne, per appunto, fin dal declinare del
Medio Evo, quando la nuova scienza apparir si vide.
Oh la rabies theologica ! Dio ce ne scampi e liberi 1
Atterriti, sinceramente atterriti (non credo che si ab-
3
LA LUCE
bia a pensar a malìzia) da la scienza nuova che si appellava airesperienza, i teologi « dommatici » schiavi
dell’autorità (di Àristole, della Chiesa, della ragione e
un pochino anche di quella della Bibbia) i teologi
medievali, i bisarcavoli dì certi odierni teologi che
meritano davvero il nomignolo di « medievalisti »,
ripreso fiato dopo lo spavento dei primi momenti,
con meraviglia riconobbero che a loro — e non agli
scienziati novatori — apparteneva una supremazia
incontestabile, la supremazia del braccio, della forza
bruta, e dissero a sè stessi: * Orsùl soffochiamo in
fasce la neonata scienza, e che la sia finita per sempre! » E, cosi, perdendo un’altra volta il lume degli
occhi, irruirono violentemente su gli apostoli della
scienza. Pietro de la Ramée (per parlare solo di alcuni tra i primi perseguitati) cadde nella notte stessa
della S. Bartolomeo e si ebbe il cadavere mntilato da
studenti.,.. Galileo Galilei — se fu vittima dei rancori
personali di Papa Urbano Vili e dei gesuiti Seheiner
e Grassi, come vuole il professor Angelo De Gubernatis — s’era però procacciati questi « rancori personali • in buona parte mediante le nuove idee ch’egli era andato manifestando. Cartesio si vide costretto
a « mascherare » la propria teoria dell’ origine dei
mondi, con la qual teoria egli precorreva Laplace, e
a fuggire e a rifugiarsi in Olanda, per trovar un po’
di pace e di libertà, senza purtroppo riescirvi. Al
grande, al divino Leonardo, la prudenza consigliò di
celare con cura gli alti pensieri, i quali pertanto
non poterono mostrarsi alla luce del mondo se non
dei secoli dopo !...
Lo Hoffding (versione del prof. P. Martinetti) scrive:
Nell’ anno 1536 nella sua disputa per conseguire il
grado magistrale egli (cioè Pietro Ramus o de la Ramóe) difese la proposizione radicale che tutto quanto
ha detto Aristotele è falso. L’esasperazione degli aristotelici fu grande ; ed essa si accrebbe ancora, dopo
la sua esauriente critica dell’antica logica. L’università esigette, ohe i libri di Ramus venissero soppressi,
poiché egli coH’ispirare alla gioventù un amore pericoloso per il nuovo rendevasi nemico della religione
e della quiete pubblica ».
Un’altra citazione da io stesso Hoffding; « Vi furono filosofi aristotelici che non vollero neppur, guardare attraverso il telescopio di Galilei per evitare la
vista dispettosa delle alterazioni del cielo e non perdere la fede nell’antica rappresentazione del mondo.
Ben a ragione Galilei diceva che, quando le stelle
stesse fossero scese dal cielo per deporre testimonianze,
i suoi avversari non si sarebbero lasciati convincere.
Invano egli cercò di dimostrare come le sue^-.ppncezioni non stessero in contraddizione colla Bi&ia »,
Lo stesso Galileo confessava in una lettera a Keplero:
« Io ho annotato molte ragioni e molte confutazioni,
che pertanto io non osai mettere alla luce, poiché mi
sbigottì la sorte del nostro maestro Copernico... •
E lo Hoffding nota: « Solo dopo che egli ebbe costrutto un telescopio ed ebbe seoperti i satelliti di
Giove, si dichiarò pubblicamente partigiano del sistema di Copernico. Con ciò era dato il segnale della
persecuzione. Sebbene Galilei aggiungesse scoperta a
scoperta..., tuttavia monaci e teologi si espressero
contro, di lui con sempre crescente veemenza -,
Un’ultima citazione:
« Il movimento reazionario che aveva acceso il rogo
per Bruno e che aveva assoggettato Galilei alla tortura morale, erasi propagato in Francia. Allorché nell’anno 1624 a Parigi alcuni giovani studiosi vollero
difendere in una pubblica disputa la dottrina atomistica contro la fisica aristotelica, la facoltà teologica
dichiarò eretica la dottrina che insegna ogni cosa essere composta di atomi, perchè essa contrasta alla
dottrina cattolica della eucaristia. La disputa venne
proibita all’ultimo momento allorché eransi già radunate circa mille persone per assistervi. Gli autori vennero arrestati ed espulsi dalla città. Ed il 6 settembre
dell’anno 1624 il parlamento proibì — sótto pena di
morte — di stabilire principi che contrastassero alle
antiche e provate autorità, e dì combinare dispute
che non avessero l’approvazionedellafacoltà teologica».
E basti così.
Ciechi dal furore, i teologi si avventano sui seguaci
della scienza, confondendoli con-la scienza stéssa —
stranissima aberrazione ! — e riescono a toglierne di
mezzo; ma non riescono... a sopprimere la scienza,
perchè la scienza — invulnerabile, intangibile — non
muore !
Il tentato assassinio in realtà fallì ; ma da allora la
persecuzione, più o nieno palese, più o meno tenace,
non è cessata mai; tanto vero che Brunetière ha avuto
il coraggio civile di proclamare il fallimento della
scienza, all’alba, proprio all’alba del secolo ventesimo,
che è il secolo delle scienza !
______________ (continua)
(1) Continuazione vedi nam. prec.
TlinrilCÌ i^ubìto per Istituto femminile cuoca da 25
LU LOill a 40 anni, seria, buone rìferenze.
Pullen. Gasa Albèrto, Spezia.
ñssoluzione scandalosa
Una sera dello scorso agosto 1909 alcuni colpi di
rivoltella rintronarono in una via di Lugano. Accorsero i gendarmi, i quali si trovarono in presenza del
cadavere ancora palpitante di una giovane ventenne,
e videro un giovine sui 25 anni che, saltata una siepe,
scappava a tutte gambe. Il giovane, arrestato, confessò :
Quella ragazza era la mia amante : data l’opposizione della mia famiglia al nostro matrimonio, abbiam decìso di morire insieme ; essa mi pregò di ammazzarla. Volevo ammazzare anche me stesso, ma per
un caso fortuito la palla trattenuta dal mio taccuino
m’ha soitanto ferito.
Alla giovane venne data sepoltura ; il ragazzaccio
fu condotto in carcere dove ha passato cinque mesi
in attesa del processo. Frattanto la famiglia della sventurata ragazza, oriunda dì Lugo (Romagna) venne esortata a tacere... con sonanti quattrini. Il giovane non
tardò troppo a guarire dalla sua smorfia di ferita,
forse... riflettendo al Judex ergo cum sedebit quidquid latet apparebit nil inultum remanebit.
Finalmente si assisero i Judices e apparvero le cose
latenti cioè che l’opposizione della famiglia (ricca) esisteva soltanto neirimaginazione del giovinastro, che
la povera ragazza era appassionatamente innammorata
e contenta di morire con lui, e i giudici avrebbero
senz’alcun dubbio pronunziato un verdetto di colpabilità, pur tenendo magari conto delle solite circostanze
attenuanti com’è di moda nei delitti detti passionali ;
se non che accanto ai giudici sedevano ì giurati, e,
di fronte ad essi tutti, e a conforto dell’imputato, l’avvocato,' una illiistrazione del foro e della « scienza
nuova ».
E l’avvocato seppe così benfare, tanto nel'demolire
i canoni della giurisprudenza antiquata (la quale ha
l’impudenza di considerarsi ladri egli assassini, quali
delinquenti) quanto nel magnificare i trovati della
nuova giurisprudenza, che sa distinguere tra il delinquente e il delinquente suggestionato, il responsabile,
il semiresponsabile, il deficiente, l’irresponsabile (e chi
ne ha più ne metta), che i giurati commossi a tanto
■fogo di eloquenza e di giurisprudenza, novissima
emisero, a maggioranza, un verdetto di assoluzione;
sì che ai giudici altro non rimase da fare se non di
metter subito in libertà quel mascalzone e addossar
le spese di giustizia allo Stato, cioè anche a me, che
allo Slato pago puntualmente le imposte, ond'e¿li, tra
gli altri suoi uffici, eserciti pur quello di vegliare
sui cani vaganti senza museruola e su chi porta armi
senza il dovuto permesso.
Ma in virtù della nuova giurisprudenza, confortata
dal progresso della psicologia, la colpa non è più di
chi commette materialmente un delitto, è di chi ha
suggestionato. Nel caso attuale é della giovane morta ;
essa ebbe il torto di esser bella, avvenente/innamorata,
accecata dalla passione, essa dovrebb’esser trascinata
dinanzi ai giurati e condannata almeno a due anni
di pane e acqua per aver cagionato a un così buon
giovine la perdita di cinque mesi di preziosa libertà.
Come a suo tempo (897) l’imperatore Lamberto d’intesa con papa Stefano VI, fece esumare il,cadavere di
papa Formoso e rivestirlo degli ornamenti pontificali
e sedere in tribunale perchè... sentisse la sua condanna
a una pena infamante, così potrebbe procedersi ora
a carico della assassinata giovanotta !
Ricordate, o novelle generazioni, che, secondo i luminari della nova giurisprudenza, se un malandrino vi
s’accosta per istrada e vi strappa l’orologio, la colpa
non sarà sua, ma dell’orologio vostro che l’ha suggestionato ; e, so voi resistete e vi buscate una ooltel*
lata e una palla che vi freddi sul colpo, la colpa non
sarà mai di colui che le nostre i dee antiquate e false
chiamano assassino, essa sarà di chi con ostinata resistenza ha aggravato la suggestione a quel fior fioro
di galantuomo che il caso ha posto a contatto colla
vostra pericolosa persona suggestionante.
Oh ! la scienza, la nova scienza I
Ma più potente della voce della scienza, dell’eloquenza degli avvocati e del verdetto assolutorio dei
giurati, la voce ^ella coscienza i andrà di continuo
ripetendo : < Assassino, assassino 1 » a quel miserabile.
Paolo Calvino
Piera di Beneficenza
L’annua fiera di Beneficenza a favore dell’orfanotrofio
Gonld si terrà — Dio volendo — a Roma il 24 e 25
febbraio.
Le Chiese, le Scuole Domenicali, le Società di Cucito
e di Beneficenza e tutti gli Amici che desiderino venir
in aiuto ai nostri orfanelli sono pregati di mandare le
loro offerte in danaro o in oggetti di vario genere, non
più tardi del 20 febbraio, alla sig.ra Mnston, Via Nazionale lO’i, Roma.
Da sacenfoti romaai a ministri evangslici
Sarebbe importante poter raccogliere ì nomi di tutti
i sacerdoti cattolici romani che — abbandonata la
Chiesa papale — passarono alle Chiese Evangeliche,
E’ difficile compilare una lista completa. Noi la incominciamo semplicemente, con la speranza che qualche
gentile persona ci aiuterà a completarla in parte almeno.
I primi nomi che pubblicheremo in questo e in altri numeri li dobbiamo a un antico giornale di Napoli
« Il Libero Credente ».
Ageno Ettore, monaco benedettino.
Angelini Luigi, parroco.
Bani Vittorio, prete e cappellano d’ospedale.
Bellecci Alfio, sacerdote.
Beltrami Antonio, dottore di teologia.
Borelli Enrico, frate passionista.
Cecchetti Giovanni, prete.
Cicchitti Soriani, dottore di filosofia e sacerdote.
Cossu Angelo, prete.
Crnciani Federico, canonico.
Dal Canto Amedeo, sacerdote.
De la Ville conte Andrea, prelato di corte del pontefice.
De Sanctìs Luigi, dottore di teologia, curato della
Maddalena a Roma.
Germania pro morale
Con vera sodisfazione verifichiamo come in Germania
la lotta contro l’immoralità, nella letteratura e nell’arte, vada acquistando ogni anno nuova importanza e
registrando nuove vittorie, tanto nella legislazione,
quanto specialmente nella pubblica opinione.
E non bisogna credere che sieno soltanto i pastori
che adoperino la lingua e la penna a pro della nobil
causa, sebbene essi sieno d’ufficio in prima fila fra i
combattenti : vi sono medici, avvocati, librai, maestri,
professori di economia politica, artisti di grido, negozianti, membri dei vari Parlamenti (Reichstag e Landtag), generali, semplici soldati e studenti delle varie
facoltà;' senza parlare dell’attività di un numero ognor
crescente di donne che « senza parole » (I Pi»-3, 2)
pur esercitano un santo ministero.
Grandi adunanze vennero testé tenute in Elberfeld,
in Barmen, in Bonn, in Hageu e in varie altre città,
e dovunque con ottimo risultato.
Anche il senato delia città libera di Amburgo capitanato da quel insigne cristiano ch’è il « regnante » (1) Bürgermeister Dr. Burchard, si occupa specialmente della scolaresca e prende i dovuti provvedimenti per impedire infiltrazioni pericolose nei giovani cuori.
Una cosa che quasi da tutti sì ignora è che il filosofo Ed. V. Hartmann, per quanto sia stato poco cristiano, dogmaticamente parlando, da quel finissimo
esteta ch’egli fn, pretendeva dalla polizia dei costumi
una grande severità perchè, sotto pretesto di servire
all’arte, non si fomentassero invece le passioni, specie
nell’anima giovanile.
___________ Paolo Calvino.
(1) Il Sindaco di Amburgo porta il titolo di * Magnificenza » coll’aggiunta di « regnante ».
1 Valdesi e la vendita delle indulgenze
Una preziosissima testimonianza riguardo ai Valdesi
delle Alpi al principio dell’età moderna, ci è fornita
dall’arcivescovo di Torino, Claudio di Seyssel. Quel
dotto prelato, appena insediato nel 1517 a capo della
diocesi subalpina, si credette mandato da Dio a ricondurre nel grembo di S. Madre chiesa i Valdesi
delle Alpi Cozie. Vi si recò nell’agosto e settembre
di quell’anno, percorrendo le diverse loro valli, tanto
delfinesi quanto piemontesi e salnzzesi.
Sapendo che essi non riconoscevano altra .base di
fede che la S. Scrittnra, pretese convincerli spiegandole loro secondo l'interpretazione scolastica, ma gli
si ribattè appoggiandosi al senso letterale e naturale
della Bibbia, onde egli stesso scriveva: « Essi sono
« più intelligenti dei cattolici, e credono al solo Van« gelo, che spiegano letteralmente, disdegnando l’in« terpretazioue ufficiale della Chiesa », ed aggiunge :
4
L4 LUCE
(li
fabbi
dii:
« Sono. aUfBSi di cb^ttiiai ,|ii| gur^ degli altri cri« stiani ».
Obbedendo alle raccomandazioni
gpi premeva aver denaro per là
tr«Jj, Seyssel offri pnye di vendere
Yaldesi i quali, sempre citando il
sero ; « Non abbian)o punto bisogu(|
4 Papa; quei io di Cristo ci basta
alpestre, col suoi Barbi, rustici ma
tori della verità che salva, ribatti
delle indulgenze, due mesi prima
loso mercato provocasse; a Vittembm’,
Lutero che apri gli occhi di me:
abusi di Boma papale.
Tutti questi dati li abbiamo da|b
la relazione che scrisse di quella
stata stampata a Parigi nel 1520,
l’autore.
Papa Leone X,
rica di San Piedie indulgenze a|
Vangelo, gli rispqdel perdono del
Cosi quel pop()ló
profondi conosci:
¡erono la dottrina
ohe quello seandarga, la protesta di
izza Europa sogli
0 stesso Seysselj
sua visita essendo
dopo la morte del
G. Jalla.
<S> utile r Upoloijetica ?
dell’
ne]
dife:
Nel secondo capitolo del primo
« La Vérité humaine, un cours d’A
pubblicato, Gastone Frommel, tratta
pologetica, » Dopo aver definito
l’Apologetica, era ben naturale occ
essa. Serve a qualcosa l’Apologetica,
« verità cristiana? » Dobbiamo,
rità cristiana innanzi agli increduli
Il Frommel risponde con un sì
Il capitolo si suddivide in 5 pan
quali contiene un’obiezióne ail’utilità
cioè alla difesa del Cristianesimo
Frommel.
Accenneremo di volo nel prossimi
zioni e le risposte.
volume postumo dì
.¡jologétique » testé
.’«Utilità delI’Aprimo capitolo —
iuparsi dell’utilità di
cioè la difesa della
inderla questa veagli scettici?
chiaro e netto,
•agrafi, ciascuno dei
dell’Apologetica,
e la risposta del
I “DOPO SCUOLA
un
Qual fascino eserciti la scuola m^
luce delle idee e del pensiero in
le grandi tenèbre deirigñoranza,
bene e di prosperità essa arrechi
tellettnale, morale e sociale della
v’è persona discretamente colta che
tutti hanno agio di osservare, sia
nelle piccole città e persino negli
rurali il grande esercito dei fortnnà'
quentare le aule scolastiche, ove
vengono elargiti con più o meno
alle novelle generazioni,
Ma accanto a questi fortunati,
meno numeroso viene disperso ai
l’ignoranza da un lavoro ingrato
daggio forzato.
Perchè il legislatore insieme co
non provvede altresi i mezzi necessi
stessa possa essere meglio osservati
merosa dei poveri?
I bilanci dei vari stati appena
di fare gli sforzi in favore della p
perciò non è possibile — si sente
di tradurre in pratica tutte quelle
bellare la vergognosa piaga deU’ani
I milioni pur troppo vengono,
sorbiti da mille istituzioni più o
perciò Minerva, che potrebbe forni
cietà cittadini coscienti ed evoluti
gere con i suoi quindici milioni e
Nell’attesa che il governo e il
dano a togliere alla guerra quel
blica istruzione, desidererei attirar
lettori sopra un altro punto della
scuole elenentari e su l’atteggif
fronte ad esse dal moderno movime
Certo gli evangelici in Italia
della verità) fin dai primordi della
hanno avuto per massima di aprire
ad una Chiesa evangelica, perchè 1
vuole la luce ed è un potentissinio
ignoranza e della superstizione. Oh
stre scuole elementari e superiori,
tranno ancora compiere in favore
gelizzazione, noi dovremmo fare
oderna ora che la
comincia a diradare
contributo di
qiiale
i.el gran campo inoiierna società, non
non lo veda. Tutti,
nelle grandi, sia
infimi paesucolì
ti che possono fretesori del sapere
àmpiezza di veduta
chi
numero le obie
»
altro esercito non
quattro venti delda un vagabon
1^ la benefica legge
ari onde la legge
a dalla classe nu
sippena permettono
lUbblica istruzione e
spesso ripetere —
riforme atte a deiiilfabetismo.
specie in Italia, asmeno opportune, e
ire alla nostra sorimane li a pianpiù di analfabeti,
parlamento si décì,e manca alla pub'6 l’attenzione dei
questione ; su le
mento assunto di
iito evangelico.
detto ad onor
libertà di coscienza
una scuola accanto
'Evangelo diiCristo
avversario della
accanto alle noche tanto bene podella nostra evanviso ai Ricrea
tori educativi V] al < Uopo scuola » eoiqu vengono chia
mati — e cercare di istituirli un po’ dovunque, massime là dove viene annunziata la Parola di Dio.
Ih questo medtìsltno periòdico, comparve un bell’ariicòlo, drmato G. E. M., soptà questo importante argojpqùtq. , , j
, ^pi piaudiamo aU’artieolo e facciam voti perchè
Firenze trovi, imitatori. ^
- Un solo, insegnante coadiuvato da zelanti assistenti
potrebbe benissimo avere sotto la sua direzione centinaia di alunni.
Converrebbe, se mai, incominciare con pochi bambini, dando la refezione solamente ai più poveri; cosi
la spesa non verrebbe a gravare di molto il bilancio
delle singole Chiese.
Pensiamoci seriamente!
« Chiunque darà solo un bicchier d’acqua ad « uno »
di questi piccoli non perderà punto il suo premio nel
Regno dei Cieli ».
B. Panasela.
X
REOOLA D’ORO
buon
La troverete nel capitolo dodicesimo dell’epistola di
S. Paolo ai Romani, versetto dodici.
Un famoso epigrafista scrisse quest’epitafio per la
tomba d’un bimbo morto pochi momenti dopo esser
nato :
Nacque, piause, mori.
Oh compendio di più lunga vital
C’è del pessimismo in quest’epitaflo. La vita non è
solo un nascere, un soffrire, un morire.
Assai più conforme ai fatti, il concetto della vita
come risulta da le S. Scritture. L’uomo nasce, soffre,
piange, sì ; ma vede pur un raggio di speranza brillargli dinanzi ; soffre ancora, e, se è cristiano, spera
ancora, e muore felice, cioè se ne Va al Padre che
l’ha tanto amato.
Ora come contenersi nei diversi e opposti momenti
della vita? Qual regola seguire?
L’Apostolo ce l’indica.
1) Splende ■ il sol della speranza ? — Oh siate
lieti dunque ! aprite il cuore alla gioia !
« Allegri, nella speranza. »
2) . S’infosca il cielo ? Le difficoltà si moltiplicano ? Che dobbiam fare, quando l’aflSizione c’incoglie?
Sostenerla valorosamente; sarà un forte e Sano tonico della vita spirituale e morale.
* Pazienti, ossia perduranti, neH’afflizione ». Gli è
come l’Apostolo dicesse : Non vi sottraete al peso !
tenete sodo! reggete!
3) Ma come reggere ? Siamo cosi deboli 1...
La forza ci verrà da la preghiera ; non però da una
preghiera a intermittenze ; da una preghiera costante.
Proviamo a mettere in pratica questa regola d’oro.
« Allegri, quando la speranza ci sorride ; fermi e fiduciosi, quando la tempesta si addensa ; assidui sempre
nella preghiera, la quale ci ricondurrà il sole, la letizia, la speranza « che non confonde ».
OH I SE I CIELI SI iPRISSEBD I......
Trasportiamoci col pensiero all’epoca delle origini.
Ecco! l’uomo, sentendosi solo, disgraziato, getta verso
l suoi ìdoli, verso rinfin-ito, il suo lamento, ma nessuno risponde. I Cieli sembrano insensibili e chiusi
alla chiamata dell’uomo.
Sulla terra di Giuda, privilegiata fra tutte, a questa
chiamata sempre la stessa, da parte di Dio qualche
voce risponde : per mezzo dei Profeti, sembra che il
velo sia sollevato qua e là; si fanno nei cieli come
degli strappi, ma nel loro insieme, qui aucora, i cieli
rimangouo chiusi.
Ecco Gesù 1 Con Lui, in Lui i Cieli si aprono! Coloro che lo hanno veduto, hanno veduto il Padre, l’Eterno.
Ora, con questa apertura luminosa 1’ oltretomba è
pienamente rivelato e per sempre ; poiché i Cieli rimarranno eternamente aperti. Le parole di Lui non
trapasseranno.
In Cristo, traverso ai Cieli aperti, noi distinguiamo
tre cose molto chiare : Per il passato, il perdono, riflesso della Croce. Per il presente, la mano del Padre
che protegge e che guida. Per l’avvenire, la Speranza,
appoggiantesi sul sepolcro vuoto.
Pen ciò, riguardiamo, e di nuovo riguardiamo, per
la fède in Cristo, a traverso i cieli aperti. MoltiplióMàniò i ¿òstri Sgùardi per aver perdono, comunióne,
épébatìza, e éòmpfeiìdéremo finalmente la verità della
pi^roìa doll’àùgelo che alla terra all’umanità grida:
lò vi annùnzio una grande letizia !
(Vers la Paix di tì Soulió)
Tito Celli.
'X
CRISTO RE
Sènza Cristo TAntico Testamento non avrebbe valore ; le Epistole sarebbero lettera morta, se Cristo non
fosse in esse. — Cristo è re nel cielo, fra gli uomini,
nella natura. — L’arte, le scienze, la poesia incoronarono Cristo. — ,« Sul suo capo vi erano molte corone ».
Sta a noi a guidar le nazioni a incoronarlo Signore
loro proprio. (Da Vlnglese).
I LEBBROSI e L’f^MORE di GESÙ
Leggete prima di tutto questo bel brano d’una corrispondenza di Arnaldo Cipolla da l’Affrica al « Corriere della sera ».
à* *
D’improvviso uno degli uomini che mi seguiva, gridò:
« Vengono ì reietti di Cristo, vengono i lebbrosi, scansiamoci, fuggiamo ! »
Arrestai il cavallo in mezzo alla strada e minacciai
col frustino la mia gente che a forza voleva discostarsi
dalla indescrivibile miseria che avanzava. Erano una
cinquantina a cavallo, sembravano guidati da un capo,
un oribile Quasimodo che li precedeva. Vanno così da un
punto all’altro dell’impero, elemosinando, sono seguiti
dalla maledizione, sono più temuti delle calamità peggiori. Purché abbandonino le loro terre, i capi donano
loro un cavallo, nè quei mutilati saprebbero altrimenti
come procedere, trovando sul loro passaggio il deserto.
Si impongono per il ribrezzo che destano. Quando i loro
visi spaventosi, divorati dalla lebbra, appaiono nella
cerchia dei villaggi, gli indigeni fuggono inorriditi,
trattano con loro a gran voce, da lontano ; consentono
ad abbandonare in loro possesso tutti i viveri del villaggio, a condizione che scompaiano subito. L’orribile
cavalcata si fermò poco discosto da me. Gridavano in
coro, parèva che singhiozzassero invocando pietà. Avevano alzato i moncherini delle loro braccia consunte,
perchè io li riconoscessi ; avevano scoperto le teste incappucciate perchè io vedessi i loro volti rosicchiati.
— Bianco, bianco — mugolavano — tu che non
fuggi, abbi pietà di noi.
I più erano legati sulle selle, e mentre il capo, il
più valido, scendeva a roccogliere alcune monete che
Redda aveva deposto sul suolò, io immaginavo le soste
e l’ingegnarsi penoso di quei miseri mutilati per aiutarsi ad ogni sorger di sole a rimettersi in groppa delle
loro rozze e ricominciare il loro cammino sconsolato ».
♦
• •
E adesso pensate a Gesù che toccava i lebbrosi !
Quanto amore !
Un po’ di questo amore dì Gesù si risente nelle commosse parole di Arnaldo Cipolla.
y
IL mULINO
— Come vanno gli affari ? Oh curiosa ! L’ acqua
scorre sempre, la rota del mulino gira ; ma non vedete, mugnaio, che non c’è nulla da macinare sotto
la macina?
— E che vuole, signor mio ! Meglio far girar la
rota piuttosto che non far nulla. Che direbbe la gente?
io stesso non sarei contento : mi parrebbe un disdoro
pel mio mulino. E poi, che vuole ? non potrei addormentarmi in pace senza il solito rumore negli orecchii
Quante persone praticano con cura tutte le forme
della religione senz’averne la sostanza! Ci trovan gusto e godono al tran tran regolare delle loro abitudini religiose. Pensano, sì, al Cristo morto per loro,
pensano alla Croce, ma se ne son fatto un guanciale
da riposarvi l’anima, con la speranza ohe Dio — che
è tanto buono — chiuda un occhio sui loro difetti e
conferisca loro una corona di gloria in premio delle
loro... virtù I
{Dal Francese)
i
fin d’ora In vendita, xrvliXSIV?.
Magenta 18, Roma) il Tramonto di Roma del prof, ex
Padre Bartoli. Inviare cartolina vaglia da L. 1,50.
5
LA LUCE
Lotte g Vittorie
Un altro Lettore ci scrive, facendo angari per una
chiarezza della... Luce / che, secondo Ini, -conterrebbe articoli tropp’alti e astrusi. Ne facciamo pro,
e giriamo raugurio ai colleghi collaboratori.
Egli approva poi specie le tre prime rubriche proposte ; e dice : « Non v’è ehi non veda la necessità di
articoli che servano a ravvivare e a consolare lo spirito del credente », quantunque — s’intende — la vera
sorgente di conforto sia la S. Scrittura ; che si deve
leggere, e non solo leggere, ma meditare, dopo aver
in-vocato l’assistenza dello Spirito del Signore.
Articoli come quelli acuì si allude recheranno molto
sollievo agli animi cristiani abbattuti; e la spiegazione
sobria e semplice di passi biblici riescirà un cibo ottimo per i cuori affamati di verità e di santità.
Il caro collegiale, giovanissimo, quasi fanciullo, di
cui pubblicammo una lettera due numeri or sodo, nel
N. 6, ci scrive ancora:
« Si, io voglio che la mia vita sia una vittoria, non
per me ma per Iddio, per la fede nostra, io voglio
« compire una grand’opera qua giù per le anime, per
il Signore », e soprattutto sento che lo « devo ». ’
Lo devo come lo dovrebbero del resto tutti i cristiani indistintamente; tutti possiamo adoperarci perchè in terra sia stabilito il regno di Dio; perchè non
farlo? Oh, siamo noi stessi colla parola e principal-'
mente con l’esempio lampade chiare di guida e di salvezza! Non trascuriamo nulla di quanto può contribuire all’avanzamento dell’Evangelo di verità e di
vita, riveliamolo a chi ancora non lo conosce, facciamolo conoscer meglio a chi ne ha una nozione inesatta
ed oscura: mercè nostra la luce brilli veramente fra
le tenebre le quali, se noì lo vorremo, con l’aiuto del Si
gnore diverranno sempre più scarse e più rade, finca
scomparire del tutto. Io vorrei che molti miei coetanei e coetanee la pensassero come me : si formerebbe
un piccolo ma ordinato ed agguerrito esercito che,
armato della parola del Signore, combatterebbe la
buona guerra, tentando di abbattere tutte le idee che
desolano molte anime; evangelizziamo! j
Io provo in me una viva sete di espàndere la mia
fede, di accendere del mio entusiasmo per: Dristo
ognuno, direi quasi Ogni cosa... ed ho còme la^intima
visione di una Schiera di giovani belli ed ardenti di
fede, di amore per il prossimo, i quali spogliandosi
d’ogni ipocrisia sociale, d’ogni rispetto umano contrario alla Legge, lavorino nella vigna del Signore. Se
il mio sogno si avverasse! Se potessi vedere l’Italia
corsa da questo fremito vivente di evangelizzazione!...
Si dovrebbe combattere il male sotto tutti i suoi
aspetti, in qualunque sfera sociale, in qualunque tempo,
senza tregua, animati da amore per i nostri fratelli
che sono nel peccato, ma da inestinguibile odio per
il peccato stesso. Noi dovremmo soprattutto »on frenare la nostra azione agli strati più elevati della società, ma scendere fino al popolo che è tanto poco curato. Dovremmo istruirlo, strapparlo aH’oseuraptismo
ed all’igaoranza in cui, e forse non involontariamente,
lo si tiene; poiché il clero romano, cui pure ufficialmente è affidata in Italia la cura delie anime, non sa
0 meglio non vuole mostrare alle masse il Redentore
nel suo vero aspetto ed invece di un Dio Immanente in
noi stessi ne ha fatto un freddo fantasma, uno spettro
quasi, quando non ne ha fatto un fantoccio (mi si perdoni la parola troppo ardita for.«e, ma non ingiusta,
come potrei provare) facciamolo sentire noi ai poveri,
agli umili che un Dio vuol essere con loro ed in loro;
risvegliamo in essi la coscienza della origine divina e
ne avremo fatto veramente degli uomini. Noi, i « tollerati » in Italia, sostituiamoci, non per sentimento di
partito ma per amore di verità e di luce, a coloro che
sono ufficialmente riconosciuti come pastori del gregge.
Mettiamo fra le mani del popolo la Bibbia e ben presto noi lo vedremo per essa abbandonare la Messa alla
quale si reca più che altro per abitudine e che non
parla al suo cuore: come e qual bene possono fare
all’animo delle parole latine incomprensibili, borbottate
in tutta fretta? Le Sacre Scritture volgarizzate invece
ben presto lo trarranno a sè e gli faranno abbandonare l’errore ed il peccato.
Ma bisogna che il popolo legga la Bibbia: non è
sufficiente per l’anima l’udire la parola del Signore
solo una o due volte la Settimana, l’anima quando ha
conosciuto 0 magari intravveduto Iddio ne è assetata
in ogni ora. Non sappiamo noi forse quante volte il
libro dei libri ci ha confortati, ci ha tratti fuori dal1 abisso del dolore, ci è stato di valido e -gagliardo
ausilio nella lotta contro lo spirito del male?
E però bisogna non solo evangelizzare il popolo, ma
fargli leggere la Bibbia. Ma... « rispondono i pigri o i
deboli » la maggior parte del popolo non sa leggere.
Sarà questo uu ostacolo? Istruiamolo. Combattiamo anche l’aaalfabetismo, affinchè ognuno possa godere del
dono che Dio ci ha fatto nelle Sacre Scritture : i primitivi cristiani avevano ogni bene in comune; perchè
ora solamente una parte del gregge dovrebbe godere
del dono del libro divino? Facciamo si che anche i diseredati dalia fortuna ne passano approfittare.
Perchè in seno ad ognuna delle nostre chiese non si
formerebbe una piccola schiera di volonterosi che s’impegnassero sinceramente e seriamente a sacrificare un
po del loro tempo, dedicandolo alla istruzione, anche
superficialissima, di coloro che, pur vogliosi di apprendere, non possono frequentare le Scuole pubbliche? A
questa missione, la cui utilità sarà per essere manifesta
a tutti, potremmo essere più specialmente addetti noi
giovani, che saremmo cosi utili a qualche cosa. Quanto
si potrebbe lavorare nelle lunghe vacanze autunnali!
Gli allievi non mancherebbero poiché nel nostro popolo
non è la volontà, ma i mezzi di imparare che fanno
difetto e si farebbe un’opera buona al cospetto del Signore e della patria nostra. Se vogliamo che la nostra
causa trionfi, noi evangelici dobbiamo essere infaticabili, dobbiamo farci conoscere ai nostri connazionali
per le opere nostre, non per la maligna parola velenosa del prete. Bisogna che questa convinzione sia
in tutti. Risvegliamoci! Noi giovani precipuamente che
abbiamo ancora tutta la vita dinanzi aperta, per fare il
bene. »
Applaudiamo di cuore alle parole del nostro giovanissimo corrispondente.
Torrejpellice,
Due conferenze del pastore oomm. C. A. Tron: l’una
su « l'Inghilterra dell’ oggi • ; l’altra sul . grave pericolo sociale ». Numerosi uditori.
— Ci si apparecchia a festeggiare la data memoranda del 17 febbraio, che ricorda la liberazione dei
Valdesi (anno 1848).
Torino.
Leggiamo con vivo piacere nella Stampa:
« Nell’infittire dei concerti, che di questi ^giorni ci
rallegra (vogliamo essere ottimisti) uno se ne annunzia
veramente degno di singolare aspettativa.
I torinesi ricordano infatti i delirii (è la parola) suscitati anni fa, ed a più riprese, dal violinista Thomson,
e sanno quale esecutore meraviglioso e quale compositore profondo sia il Bossi.
Ora ci si annnnzia per il 15 febbraio, alle ore 21
precise, un concerto, che i due valentissimi esecutori
daranno nel Tempio Valdese. E l’avere ii concerto
un carattere storico non sarà ultima fra le attrattive.
Udremo infatti musica del Frescobaldi, dello Zipoli
e del Pollaroli per il seicento ; del Porpora, di Gian
Sebastiano Bach e dell’Haendel per il settecento, ed
infine l’ottocento sarà rappresentato del Bossi stesso
e dal Goldmark.
II concerto di cui ci riserbiamo di dare il programma,
avrà luogo, come dicemmo, nel Tempio Valdese. E
chi sa a quanta austerità si inspirino qui le esecuzioni di musica dovrà rallegrarsi di un’iniziativa, che
certo segnerà una delle migliori pagine nella serie
abbondante — troppo abbondante — di concerti, dati
in questi ultimi tempi ».
Milano
Abbiamo ricevuto il « Resoconto del 10« esercizio »
pubblicato da l’c Unione Internazionale delle Amiche
della Giovinetta, Ramo italiano. Sezione di Milano ».
Inutile affatto raccomandare quest’opera eccellente,
che ha fin d’ora in Milano e fuori un gran ijumerb
di sostenitrici. La Sezione milanese si occupò dell’opera di « eoliocamento » e dell’« opera della stazione »
(ottima istituzione anche questa, che mira a proteggere le ragazze che giungano sole alla stazione di Milano). Il « Resoconto », firmato da Lisa Noerbel presidentessa regionale e da Amalia Escher presidentessa
locale, manda un ringraziamento ai cooperatori, e
cioè all’Asilo Evangelico, alla Società Svizzera di Beneficenza, allo « Home » e alla « Chiesa Evangelica ».
S. Lucia.
(Klettì — Anche S. Lucia ha voluto godere la riuscitissima conferenza con proiezioni luminose del nostro capo distretto. Malgrado la fitta nebbia ohe in
gombrava le vie fangose, più di cento adulti e la scolaresca assistettero alla interessante sfilata di vedute.
Bene indovinata ed opportuna la scelta delle vedute
che trasportarono i .nostri mantovani alle Valli Vaidesi, al tempio valdese di Roma, e poi, con soave sorpresa, da Betlemme al Calvario ed al monte degli Ulivi. Un grazie di cuore al capo distretto, venuto, con
opportuna novità, a ridestare questa S. Lucia ohe non
è più quella di prima, ma langue in braccio ad un
malinteso socialismo, mentre osserva ancora le feste
papistiohe e brontola contro i preti. La scuola frattanto fa il suo cammino sotto l’influsso del Sol di giustizia ohe va penetrando nelle famiglie ed illuminando
le coscienze. Dio benedica e converta!
tizzone.
Ci si informa di un atto d’intolleranza degno della
Spagna. Un evangelico sposò una cattolica romana civilmente, per rispettare la propria coscienza e quella
della fidanzata. Ebbsne, i clericali fecero poi tanto,
che riuscirono a indurre la moglie a una separazione,
ricusandole la confessione e minacciandola delle fiamme oltre la morte.
Dopo un mese di separazione, la moglie tornò a casa
del marito, ma dopo aver sborsato L. 17 par dispense
eco., a saziare « le bramose canne » dei clericali 1 _
Diamo la notizia — ohe pare perfino inverosimile, a
questi lumi di luna — con ogni riserva.
Cerignola.
Il pastore sig. Slmeoni e famiglia, a cagione di febbri malariche, han dovuto riparare in riva al mare.
Così ì'Eaho des Vallées .
Napoli.
Abbiamo ricevuto la balla relazione illustrata della
« Casa materna par bambini orfani od abbandonati.
Anno V ».
6ronachetta Romana
^ Sabato scorso, nella sala principale della Sede delrU. C. D. G. (Via Balbo, 4) si ebbe una serata di beneficenza, a prò di un bambino povero da mantenersi
all’Istituto Gould ; nella quale le signorine dozzinanti
delia Casa Internazionale stessa (studentesse di Scuola
normale, dell’Istituto superiore di Magistero Femminile e dell’Università) altre signorine, signore e signori
si fecero veramente onore e procurarono un bell’incasso, La vasta sala era piena.
— Domenica scorsa, al culto della mattina, nel nostro Tempio di Via Nazionale, avemmo il piacere dì
riudire, dopo taut’anni, ii nostro amico Adolfo dalla,
che ha -passato due decenni all’incirca missionario nell’Affrica australe, su le rive del fiume Zambesi ; dove
egli tornerà a proseguire la sua opera d’amore. Il suo
discorso, in un italiano da far invidia a tanti che
d(^o vont’anni di vita affricana non saprebbero più
spiccicar una sola parola probabilmente, riesci assai
edificante. Sappiamo di persone che na rimasero profondamente commosse. Egli ci parlò delle « non inyestigahili ricchezze di Dio » che San Paolo recava
ài « pagani » ; e, come i Lettori imagineranno facilmente, questo testo biblico assunse su le labbra di un
missionario del centro dell’Affrica un significato vivo
e un'efficacia specialissima.
— Lo stesso missionario ripetè anche in Roma, nella
sala della Casa Internazionale, martedì sera, la sua
bella conferenza con proiezioni luminose : . Vent anni
su l’Alto Zambesi », già nota ai Lettori e di cui del
resto si dà conto nella « Corrispondenza Fiorentina •
di questo medesimo numero della Luce.
— Della conferenza del capitano svizzero esploratore d’Affrica Alfredo Bertrand (il quale con la signora, nata Noerbel, accompagna il nostro caro missionario valdese Adolfo dalla) a un prossimo numero,
se piaee a Dio.
— Una parola invece intorno alla conferenza tenuta
dalla consorte del capitano Bertrand, nel pomeriggio
della passata domenica, presso l’Unione delle Giovani
Cristiane, che ha sua sede — come la . Casa Internazionale » - in Via Balbo, N. 4. La conferenza della
signora Bertrand-Noerbel si può considerare come
una eloquentissima pagina di apologetica veramente
sperimentale. Peccato che l’uditorio fosse scarso ! Sarebbe bene che la signora Bertrand avesse agio di ripetere la sna conferenza, non solo in molte città, ma
dinanzi a tutte le evangeliche e — perchè no ? — dinanzi a tutti gli evangelici di quelle varie città : ne
risulterebbe un gran bene spirituale e religioso. Noi
ne fummo oltremodo edificati. La signora Bertrand
ci condusse seco attraverso ai paesi da lei recentemente visitati : Giappone, Cina, India, Affrica musul-niana. Affrica pagana. Nel Giappone, i bambini e le
bambine sono padroni assoluti fino ai dieci anni ; ingombrano le strade delle città, indisturbati, sì che i
cocchieri delle poche carrozze, se vogliono passare,
devono scendere di cassetta e aprire un varco ai ca-
6
6
LA LUCE
valli con bel garbo tra i fanciulli che si baloccano
senza badare a nulla, perchè essi sono padroni in casa,
nelle vie, dovunque. Ma ai dieci anni le cose mutano
di punt’in bianco per le femmine: esse perdono ogni
indipendenza, divengoni' ‘schiave e tali saranno per
tutta la vita; sì che non poche si sottraggono in
tenerissima età a questo gibgo, uccidendosi. — In Gina
Tegoismo maschile regna assoluto. La donna soffre?
L’uomo non se ne cura minimamente. I carnefici fanno
in Cina un corso di studi speciale, non per apprendere ad abbreviar i patimenti al reo condannato, ma
per accrescerne gli spasimi e prolungarne la tortura :
sì che i carnefici tanto più sono stimabili quanto più
conoscono l’importanza vitale dei vari organi, delle
varie parti del corpo umano. Egoismo e crudeltà ecco
le caratteristiche della Cina. — Inutile accennare alla
abietta condizione della donna nell’India : è troppo
nota. — Quanto ai paesi musulmani, la donna è esclusa
da la vita, è esclusa fin da le pratiche e cerimonie
religiose 1 — Nell’Affrica pagana poi (nell'Affrica australe, per esempio; la donna e l’uomo vivono in un
avvilimento completo.
Tiriamo dunque le somme. Dove non brilla il Cristianesimo, la donna è schiava, è tenuta per una
cosa più che per^una persona; una corruzione spaventevole vi imperversa; l’egoismo e la. crudeltà vi signoreggiano, e le bimbe di dieci .anni, smettendo i balocchi, si uccidono! Questi sono i frutti delle « religioni », tra cui primeggia il Buddismo, divenuto oggi
di moda — per una inconcepibile aberrazione — in
Europa e in America 1
Di religioni atte a trasformare la creatura umana
ce n’è una sola : il Cristianesimo: e questa solenne verità si dimostra, non tanto col confrontare la società
cristiana presente con la mal nota società anteriore
a Gesù Cristo; quanto col confrontare la nostra società — quantunque cosi poco cristiana ^ con tutti
gli altri € odierni » popoli non cristiani; e soprattutto
osservando i frutti che l’Evangelo ha fin d’ora portato nelle terre desolate del Buddismo, del Maomettismo e del Feticismo. Facciamo questo, e avremo in
mano la prova apologetica « sperimentale » più valida, perchè attuale, a prò del Cristianesimo. — E’
quello che la signora Bertrand ha fatto nella sua mirabile conferenza detta con somma semplicità e senza
pretese artistiche. Ella ha visitato il Giappone, la
Gina, l’Egitto, il Basutoland e altri paesi ancora, e
dovunque ha visto co’ suoi propri occhi i risultati
pratici deH’Evangelo. Nel Giappone, in un congresso
di 100 donne evangeliche 75 erano giapponesi : ebbene, esse erano così colte, da poter sostenere le discussioni in lingua inglese! Nell’Affrica del Sud le
donne selvagge convertite al Cristianesimo dimostrano
uno zèlo ben degno di eccitar a gelosia le loro sorelle del mondo incivilito. Sotto l’aspetto morale, l’Evangelo — dove penetra — è lievito di vita nuova.
Così la Sig.ra Bertrand, che terminò eccitando le sue
ascoltatrici a « uscire di sè stesse », per darsi all’opera di salvataggio e di redenzione.
— Ci si annunzia che aH’Unione stessa — ove parlò
la sullodata signora — si terranno dal sig. A. Mingardi e dal sig. U. Della Seta conferenze su la « Religione personale » e sul « Mazzini ».
— Domenica scorsa, all’Associazione dei Giovani
(Via della Consulta 67) udimmo uua chiara e bella
conferenzina del giovane socio sig. Zannoni, studente
ingegnere, intorno alla storia della < conquista dell’aria. » Il bravo giovane fu molto applaudito.
— Proprio al momento d’impaginare, ci si annunzia che sta per uscire — a cura della Società “ Fides et Amor „ — la prima Parte del Nuovo Testamento (Vangeli e Atti) tradotta e annotata; L. 0,60 la
copia; per l’estero, L. 0,75. Rivolgersi alla Casa Editrice Metodista, Via Firenze 38, Roma. Raccomandiamo vivamente ai Lettori la nuova importantissima pubblicazione.
— Veniamo a sapore, pure aU’ultimo momento, che
lunedì p., nel pomeriggio, ci sarà alla Casa Internazionale, un’adunanza a cui interverranno il miss, dalla
e i coniugi Bertrand.
FiPttnni * T6 ne preghiamo, molti indirizzi di
Ulilllllla persone a cni mandare numeri di saggio della
Luce, E grazie fin d’ora.
Corrispondenza fiorentlnai*
Nei primi giorni di febbraio abbiamo avuto il piacere d’aver la visita del missionario Adolfo dalla e
dell’esploratore Sig. Bertrand accompagnato dalla Signora.
Giovedì, una riunione della zambesia gentilmente
invitata dal suo presidente; Domenica alle 5 pom.
nell’Aula Magna di Teologia, e Mercoledì nella Sala
della Pro Cultura, davanti ad un pubblico numeroso ed attento, il Sig. dalla raccontò mille cose in
tereisanti su i costumi, gli usi, la religione di quegli
indi^èni che da 20 anni evangelizza. Ed è miracoloso
il gi^dijssimo cambiamento che il cristianesimo ha
pdr^i^I}a Jqro vita e deve essere questo il premio
pi^ l>eilb per queg^raqmini: valorosi ohe, come il Sigr.
À,''daUa, sacrificano patria, parenti, amici, per nbbidlfè alla chiamata del loro Dio, Udendo la parola semplice e diretta di questo missionario, vedendone il
viso ispirato e buono, il nostro cuore si apre all’amore
^er quei negri che hanno tanto bisogno d’aiuto e il
Ùostro entusiasmo si sveglia per un’opera così altamente cristiana : e si capisce allora perchè il Sig. Bertrand consacri i suoi viaggi a far vie più conoscere,
vie più apprezzare l’opera dei missionari ; e vorremmo
snche noi far qualcosa di positivo per aiutarli, dar
un po’ della nostra vita a loro che la dànno tutta.
Ringraziando vivamente i signori dalla e Bertrand
della loro visita, li assicuriamo che le loro parole non
saranno dimenticate dagli abitanti della città dei fiori
e che i nostri pensieri spesso spesso li seguirano nei
loro lunghi viaggi e accompagneranno il nostro missionario italiano fino nella sua casetta solitaria a
Lealuy, nella sua vita laboriosa ed isolata, e le sue
e le nostre preghiere s’incontreranno, chiedendo la
medesima grazia, ai piedi del suo e nostro Dio.
A. B.
Corriere ¿/cì//o
Caltanissetta, quantunque c città posta sul monte »,
per molti secoli seppe dare ben poca luce ai paesi
circonvicihi ; solo da 30 anni essa ha cominciato a rispondere alla chiamata del Signore, dai tempi cioè
di quell’uomo di Dio che si chiamava Liborio Coppola che, prima privatamente e poi pubblicamente,
seppe con coraggio testimoniare di Cristo. Caltanissetta divenne, coi suoi 200 fratelli che in vari anni
vissero lavorando all’avanzamento del Regno dei cieli,
un faro risplendente; oggi dopo tante lotte contro
l’invadente clericalismo ed indifferentismo, le file si
sono ben assottigliate, ma sono rimasti i buoni elementi. Ci siamo, come si suol dire, imposti all’opinione pubblica in tutti gli ambienti, perchè dovunque
contiamo aderenze e simpatie e nelle circostanze più
solenni come in quelle più comuni il nostro locale di
culto si riempie di anime assetate di verità. Anche
in molti paesi circonvicini la luce a poco a poco si
è fatta strada.
Ecco Serradifalco paese di 10000 anime, bigotto ed
ignorante aprirsi all’influenza del Vangelo,
Dodici case, prima tappezzate d’imagini di santi e
di madonne, sono coperte oggi di quadri racchiudenti
i principali passi del Vangelo, quelle dodici case che
risuonavàno ancora fino a poco fa delle più luride bestemmie, Oggi racchiudono-famiglie cristiane, che non
mangiano se prima non ringraziano del cibo Iddio,
che non si coricano se non hanno prima invocato l’assistenza e la benedizione del Signore. Quanto spesso
quelle case hanno accolto il Messaggero della Pace !
Da qualche tempo a questa parte lo stesso principale
dlbergo del paese, diretto da una signora cattolicissima, è divenuto un verò santuario dell’Evangelo in
cui fino a notte avanzata si parla di Cristo e della
Sua pace.
Un altro paese della Provincia sembra aprirsi all’influenza dell’Evangelo: Piazza Armerina, grosso
borgo distante 10 ore di carrozza da Caltanissetta. Di
là ci hanno ripetutamente chiamati a seminare la
Buona Novella, e dinanzi ad uditorii di oltre 100
persone abbiamo potuto essere consolati dei disagi
del lungo viaggio.
Frutto immediato delle nostre visite oltre che un
grande interesse per l’Evangelo è stata una larga diffusione del nostro giornale « La Luce ». Malgrado le
preghiere fatte inalzare dai fedeli del papa alla
€ Bedda Madre » perchè gli evangelici non si stabiliscano anche in Piazza, tutto ci fa credere che la
stessa € Bedda Madre » favorirà con l’esempio della
sua vita passata in terra, lo stabilirsi del Regno del
Suo Figlio anche in Piazza Armerina !
Altro paese della nostra provincia che sembra voler
scuotere il giogo dell’oscurantismo è Castrogiovanni
In cui le persecuzioni sopportate con forza e coraggio
sono segno della serietà e della profondità di sentimenti di coloro che hanno afferrata la verità di Cristo.
E che dire di Riesi l’antica cittadella dell’Evangelo
in Sicilia ? Pur non essendo questo il campo d’azione
dello scrivente, tutti coloro che da quella < cittadella •
escono, parlano del crescente favore che colà l’Evangelo incontra e della fedeltà degl’innummerevoli servitori ohe in quel campo lavorano ; Riesi è il terrore
dei preti della provincia di Caltanissetta!
Dio ci prepara in questa provincia già infestata dal
brigantaggio, delle belle e sante soddisfazioni ! Dio
aumenti in noi la fede!
Attilio Arias
OLTRE LE ALPI E I flRRI
Svizzera
Ginevra. La Chiesa Evangelica e l’Università ginevrina han fatto una gravissima perdita con la recente morte di Ernesto. Martin professore di esegesi
del Nuovo Testamento.
Francia
Anche i periodici francesi evangelici son pieni di
notizie e meste riflessioni su la grande inondazione
che ha desolato Parigi e la Francia. Ci uniamo al cordoglio con tutta l’anima.
Stati Uniti
New-York. — S95 Broome St.
L’ex arciprete Angelo Pizzi ora assistente della
Chiesa Evangelica Italiana, 395 Broome Street, NewYork City — ci scrive una entusiastica lettera (che
per ristrettezza di spazio non possiamo pubblicare),
nella quale parla di una bella adunanza tenuta nella
suddetta chiesa dal Sig. Alb. Clot. L'uditorio commosso dalle calde parole dell’oratore assistette con
cristiana attenzione e s’interessò molto alla narrazione
dei progressi che l’Evangelo ha fatti in Italia dal 1870
in poi.
La costanza e la fede dell’antico popolo Valdese furono proposte ad esempio alla congregazione e siama
certi che tale esempio farà bene a molti.
. Siamo lieti di aggiungere che il 29 Dicembre in
questa medesima Chiesa alla festa dell’Albero erano
presenti più di 750 bambini italiani tutti provenienti
dal cattolicismo romano.
New-York. — 261 E. 149 St,
Il sig, Aleandro Luzzi ci scrive:
« La sera del Santo Natale, alle ore 8 precise, avemmo
in questa nostra Chiesa, il solito riescitissimo trattenimento dell’ Albero per i fanciulli delle nostre
Scuole Domenicali veramente fiorenti. A più di ottanta di essi furono distribuiti i soliti doni, più belli
e numerosi dello scorso anno.
Ringraziamo per la buona riuscita della festa tutti
i signori e le gentili signorine americane ed italiane
che con tanto zelo prestarono la loro opera.
A poca distanza dalla nostra Chiesa, vi è l’altra
Chiesa Italiana, diretta dal Rev. D'anchise, i cui membri, sono in tale intima cristiana comunione, con quelli
della nostra, che gli uni e gli altri gareggiano nell’intervenire vicendevolmente ai Culti dell’una e dell’altra Chiesa. Così avviene che questi nostri bravi connazionali, convertiti al Vangelo di Cristo, non lasciano
passar giorno senza assaporare il cibo soave della Parola di Dio.
Dolce e commovente spettacolo questo, tanto più se
si rifletta che tutti questi italiani, ora evangelici,
qualche anno e qualche mese fa erano ancora schiavi
di tante superstizioni ! I nostri membri di Chiesa infatti sono tutti convertiti dal Romanesimo.
Dio ci conceda di veder crescere la messe ».
Aleandro Luzzi
Leggendo z aoootando
Il corrispondente vaticano del Corriere della Sera
non tralascia mai di inneggiare alla Chiesa Romana,
ogni qual volta si presenta l’occasione : così ultimamente ancora, a proposito della separazione della
Chiesa dallo Stato, egli ricorda quanto scrisse il vescovo Bonomelli, cioè che tale riforma poteva essere
considerata come il regime dell’avvenire per la Chiesa
cattolica. Certamente quest’idea non è condivisa dal
Vaticano e dai suoi organi ufficiali. Il prefato corrispondente inoltre dà prova di ignorare ohe il regime
della separazione è generalmente più conforme allo
spirito che anima le chiese protestanti, che non a
quello cui obbedisce la chiesa romana. Invero non
sono poche le chiese evangeliche che assai prima del
Messico, del Brasile e della Francia, hanno con grande
vantaggio loro attuata questa riforma. Che se la Chiesa
ha dovuto sottostarci, ciò non è avvenuto senza proteste.
Intorno a questa materia non pochi sono ancora i
pregiudizi e i paiintesi che, soprattutto, nei paesi cattolici, conviene dissipar j. E perciò salutiamo con vivo
compiacimento l’apparire di una nuova Rivista, la Ri~
forma laica, che intende appunto fare di tale importante riforma l’oggetto dei suoi studi e delle sue ricerche. 11 numero 1» di detta Rivista è davvero interessante, e promessa non vana di un brillante avvenire. Plaudiamo loto corde all’articolo-programma
dettato dal direttore che è il nostro amico avv. Ma-,
strogiovanni.
Importante è pure 1’ articolo dell’ on. E, Ferri, il
quale lucidamente e profondamente dimostra quale,
secondo lui, dovrebbe essere la politica anticlericale
in Italia. Riproduciamo ben volentieri questo periodo.
« La religione deve essere e restare nel campo spiri-
7
LA LUCE
tuaÌ9; quando scende nel campo elettorale essa'dege.
nera in partito politico e come tale incontra le lotte
<iegli altri partiti politici, col relativo* ittseparabile
fango ». ■
La Rivista porta in fronte la formula » Libere fedi
nello Stato sovrano » che è dell’on. Di Budini. Preferiamo a detta formula quest’altra * Libere chiese nello
Stato Sovrano », perchè precisa e più significativa, in
-quanto sono le chiese come associazioni che devono regelare i loro rapporti con lo Stato. In quanto alle parole
« Stato sovrano » esse non sono di recente invenzione,
poiché un mio maestro di diritto costituzionale dell’Università di T’orino, il prof. Ballerini, già sono
Tenti anni circa, se ne servì nelle sue lezioni intorno
alle relazioni tra lo Stato e le chiese ; Unicuique suum.
* '
• *
A proposito della discussione svoltasi rei Parlamento francese sulle quistloni scolastiche nei rapporti
con l’insegnamento religioso, è notevole una dichiarazione del vescovo di Nizza, il quale pur riconoscendo
i motivi che spingono i genitori cattolici a mandare
i loro figli alla scuola detta neutra, cioè laica, vuole
però che la fede e la coscienza dei fanciulli sia rispettata. II che certo non è quando i libri di testo sono
stati talmente modificati, che persino il nome di Dio
è stato cancellato, come ha ricordato recentemente la
rivista Minerva. È vero ohe i libri di testo in uso
nelle scuole cattoliche non si trovano in migliori condizioni, poiché ivi la storia, ad esempio, è narrata ad
usum della Chiesa. Quando dall’una e dall’altra parte
si giungerà a rispettare la verità ?
Pur troppo l’intolleranza non è ancora il patrimo-i
nio di tutti. E VItalie, giorni sono, ci parlava di un
libro di un prof, della Propaganda, il quale sostiene
che la Chiesa ha il diritto di decretare la pena di
morte contro .gli eretici, e che il papa deve comía sna
autorità deporre i principi quando sono apostati. Teorie
mostruose, che neppure in Vaticano sono messe in
pratica, perchè la Santa Sede, come ricorda VItalie,
non riceve che le visite dei principi e dei sovrani acattolici, naturalmente per ricavarne vantaggi temporali
e politici.
*
• •
Riguardo al celibato obbligatorio dei preti riproduciamo i giudizi e pareri di alcuni eminenti scrittori che la Tribuna pubblica.
« Credo difficilmente conciliabile un apostolato quale
che sia, sociale, politico e specialmente religioso, colle
cure e i doveri della famiglia : perciò sarebbe consi
gliabile che il prete < ideale » s! maatenesse celibe,
per essere sempre pronto ad ogai 8ttcrinz|o di sé e
dedicarsi intero alla sua missione. Ma i preti ideali
non sono e non possono essere eie pochi, e nelle condizioni reali della immensa maggioranza del clero,
-credo preferibile il matrimonio al celibato. Ad ogni
modo, il celibato dovrebbe essere volontario, così da
poter cessare a piacere. II celibato obbligatorio a vita
lo credo una immoralità ».
Domenico Onoli
« Non credo che i preti ammogliati siano per essere
mariti diversi dagli altri. Per questo non sono un
gran fautore della abolizione del celibato obbligatorio
voluto dai canoni. Stimo però che per parecchi preti
l’abolizione gioverebbe. E siccome al celibato obbligatorio non si dovrà certamente sostituire 1’ obbligatorietà del matrimonio, la condotta dei preti che rimarranno scapoli non avrà più nessuna scusa. Peggio poi
per coloro di essi che riusciranno cattivi mariti !...
Non è malignità supporre che ce ne saranno ».
■ Luigi Capuana
L’esempio dei « pastori » protestanti basta a dimostrare che si può essere eccellenti sacerdoti anche avendo moglie e figliuoli ».
Guido Mazzoni
« Non solamente io non credo punto indispensabile
al ministero di prete il celibato, ma lo ritengo dannoso e immorale. La famiglia farebbe anche del prete
un uomo ». Giovanni Marradi
Hnnieo ]V[«yniet<
MO^J) Y
Della cattiva e oella buona stagione
D’inverno, il piccolo Moody frequentava la scuola
ove imparava a leggere, a scrivere e a far di conto ; e^
nelle lunghe serate, in casa, mentre fuori fioccava la,
neve su la campagna silenziosa, ascoltava senza saziarsene mai il racconto che la madre faceva e rifaceva
alla giovane famiglia delle vicende passate, rievocando
ogni volta aH’imaglnazione vivace di quella brigata di
ragazzi la memoria cara e commovente del padre morto.
€ Ricordo » dirà più tardi il Moody « ricordo le nostre
veglie invernali, che venivano occupate a parlare di
mio padre, di quel ch’egli faceva, di quel ch’egli diceva.
Mia madre ce ne intratteneva volentieri ».
Proprietà riservata — BiproduEÌone proibita
Alla parola < scandali » Don Angelo aveva dato un
balzo sulla seggiola ed era rimasto a guardare il frate
ad occhi spalancati e a bocca aperta.
Scandali ? Che scandali c’erano ? Quel frate era certamente un pazzo. Scandali al presbiterio di Pietraviva ? Ma quando mai ?
— Portiamo pazienza — pensò ; poi volto al cappuccino, gli disse calmo e quasi sorridente: -r Capisco, Padre, che Lei prende abbaglio ; il Cardinale non
le ha certo dato per me l’incarico di cui parla. Ma
non me n’ho per male ; tutti possiamo commettere un
errore.
Il frate seguitava a guardarlo fra l’ironico e il meravigliato.
— Non c’è sbaglio, non c’è errore. Reverendo ; vorrei davvero che ci fosse per suo bene. Mi dica: non
ha assistito Lei un mese fa ai funerali d’un certo De
Prezzi, apostata incorreggibile, eretico dannato ?
— Certo — rispose ingenuamente Don Angelo —
era mio amico.
Il frate tossì, si dimenò sulla seggiola e tirò di nuovo
una presa di tabacco.
— Suo amico d’infanzia, sì; il Cardinale era informato di questo, e Lei può imaginare che non vedeva
di buon occhio la cosa. Quanto alle relazioni d’amicizia però egli lasciò sempre correre, fidandosi di Lei,
Reverendo, e non volendo intromettersi in affari di
pertinenza del Vescovo; ma gli ultimi avvenimenti
gli son dispiaciuti assai. Era sua intenzione di recarsi
nel mese di settembre al Sasso; ora, date le circostanze, vi rinunzierà ; a ipeno che le cose non mutino
completamente.
— Mi duole moltissimo — rispose Don Angelo -rr che
Sua Eminenza non venga quest’anno a Pietraviva:
sarà un grave danno per il nostro paese; ma io non
capisco che relazione ci sia fra l’aver io presenziato
ai funerali del signor De Prezzi e...
— Oh, signor Parroco! Ella è troppo intelligente per
non capire... Non si tratta solo dello scandalo dato da
Lei nell’aver assistito a quei funerali, ma di un altro
assai più grave, continuato, che la pregiudica immensamente, il quale avviene, come le ho già detto, fra
le mura stesse del presbiterio. Pinchè durerà tale
scandalo il Cardinale non metterà piede in Pietraviva per non esserne testimonio. In una parola, finché
Lei, Parroco, terrà sotto il suo tetto la figlia dell’apostata...
— Basta, ho finalmente compreso — interruppe il
prete, passandosi una mano sulla fronte pallida, madida di sudore. Ah, si tratta di questo ? Ma Lei mi
concederà. Padre, che questo è un affare del tutto
privato. Lei lo chiama uno scandalo, io lo considero
come un sacro dovere. Dipende dal diverso punto al
quale ci mettiamo per osservare la cosa. Mi concederà pure che, nonostante tutto il rispetto dovuto
al signor Cardinale, io abbia il diritto di credere che
questa faccenda riguardi soltanto me.
Padre Praneesco da Cortona ora non sorrideva più.
Il suo viso aveva assunto un aspetto grave.
— Sono addoloratissimo, signor Parroco — disse —
che Lei non voglia capire la gravità del caso. Ero
venuto qui colla certezza che ci saremmo subito intesi e che tutto si sarebbe accomodato all’amichevole.
Ma la sua ostinatezza... Basta ! Ognuno è responsabile
delle proprie azioni. Però, se tra capo e collo uno di
questi giorni le dovesse capitare un grosso tegolo, non
accusi che sè stesso. Il Cardinale ha fatto opera di
amico avvertendola che la sua condotta. Reverendo,
non è regolare : io ho fatto il mio dovere facendomi
l’umile portavoce di Sua Eminenza. Non ho altro da
dirle. Uomo avvisato...
Si alzò, bevve un altro bicchiere di limonata e fatto
un inchino al parroco si avviò verso l’uscio.
Don Angelo pallidissimo stava diritto, immobile davanti alla scrivania. Uno sprazzo di luce s’era improvvisamente fatto nel suo cervello. Pino allora non aveva
proprio capito. Ma ora, ora... ah! possibile che il pericolo minacciato esistesse davvero ?
— Padre—- esclamò. — Ancora una parola, la prego.
. Il cappuccino si volse immediatamente e si riaccostò
alla scrivania.
— Sono in diritto, Padre — continuò Don Angelo
-— di chiederle più ampie spiegazioni, prima che se
ne vada. Le sue parole non mi convincono, ma certamente mi turbano...
—- Alla buonora ! Mediti sul suo fallo. Reverendo,
e la convinzione verrà presto.
Quando la bella stagione tornava, Dwight Moody
dovevi dir addio tii libri e ai quaderni, e mettersi al
lavoro per procacciare un po’ di pane. Ma che pane
scàlrso! E Dwight'talora ne ftemeva e tentava ribellàirài. Una voltai avi ebbe voluto rompere il contratto
con hn certo padrone ; ma la madre, intervenendo, gli
fééé èapir chiaro che i contratti non si possono rompere, è che, data la parola, bisogna a qualunque costo
mantenerla.
Fu da prima vaccaro, col lauto stipendio di cinque
centesimi il giorno. In un’altra estate, lo vediamo occupato bel coltivare un campo di navoni, cioè di una
sorta di cavoli a fusto alto ; ma, inesperto e spenseriato com’era, lavorava in frett’e furia e male ; cosicché
ogni sera doveva piantare un bastoncino ov’era arrivato nella coltivazione, chè, se no, il giorno dopo non
avrebbe saputo da che punto proseguire. Attendeva
anche ad altri lavori : come, per esempio, ad attinger
acqua pel bestiame, mettendo in moto una di quelle
pompe di legno veramente primordiali, che i bravi contadini della Nuova Inghilterra hanno adesso saputo
sostituire mediante profondi pozzi artesiani scavati attraverso gli strati di rena e di roccia.
LIBRI e PERIODICI RICEVUTI
L’Alba, organo deirUnione Cristiana delle Giovani Anno XI
N. 1. —- L’Avanguardia, Anno III. gennaio 1910. — La
Vedetta Cristiana, Anno II, N. 2. — Rassegna Numi,
smaticà. Anno III, N. 1. — Apostolato Mazziniano,
Anno II, N. 2 — La salvezza è in noi (edizione della Voce,
Via dei Robbia 42. — Poètae philosophi et philosophi
minores, Novalis, a cura di Q. Prezzolini con ornamenti di
Oh. Doxjdelet, Libreria Editrice Lombarda A. De Mohr, Antongini e 0. — Di Angelo Crespi abbiam riceruto i seguenti lavori pubblicati in volami od opuscoli : La Teoria
dell’evoluzione nel suo aspetto filosofico — Alfredo
Tennyson^ — La poesia di Wordsworth — La filosofia del misticismo. — La Cultura Contemporanea, Anno
II, N. 2 — Dimora in Cristo di Luigi De Sanctis, Roma, - La,
Speranza », 1909. —The Word of the Cross — Why Hor.
ton left the Club, by A. M. C. — God’s Now, by A. MC. — Emilio Cecchi: c Giovanni Pascoli : Nuovi Poemetti »,
edizione della « Voce », Firenze 1909.
Domenico Giocoli, gerente responsàbile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Don Angelo scosse il capo.
— No — disse — non ho commesso nessun fallo,
di cui la mia coscienza mi rimproveri ; ma Lei parlava di pericoli...
— Certo! pericoli gravi, gravissimi, che però spariranno come nebbia al sole, se darà retta al consiglio
paterno del Cardinale.
— E questo consiglio, sarebbe?
— Rinunziare subito alla tutela della fanciulla e
allontanar l’eretica dal presbiterio. Per Lei, come sacerdote, tutto questo costituisce un imperioso dovere.
Consideri i danni che possono derivare, per le anime
dei suoi parrocchiani, da un tale stato di cose! Pensi
a quello che si dirà di Lei nel mondo. Reverendo!
Il suo è un caso inaudito... Se il suo Vescovo non
fosse così vecchio e malato com’è, andrebbe incontro
egli pure a dispiaceri gravissimi, per non averla
redarguita in tempo. Le dirò in confidenza che non
appena il Cardinale Vergati ebbe notizia di ciò che
avveniva qui al presbiterio, decise di informarne il
Santo Padre. Ma poi, cedendo alla propria naturale
bontà, venne nel divisamente di attendere ancora e
di trattare prima con Lei.
— Gli sono gratissimo della buona intenzione ; ma
come può Sua Eminenza imaginare che Io mi risolva
mai ad abbandonare un’orfana, che non ha nè un parente nè un amico P Che sarebbe di lei? E come potrei
io vivere col rimorso d’aver mancato ad un dovere
sacrosanto ?
— In simili considerazioni non può entrare la Chiesa.
Essa giudica il fatto nella sua essenza, non nei suoi
aspetti particolari.
— La Chiesa ? Si tratta qui di un modo di pensare
tutto speciale del Cardinal Vergati. La Chiesa di
Cristo non mi domanderebbe una cosa tanto contraria alla carità cristiana.
Eh, signor Parroco, un Cardinale è un principe
della Chiesa, e quando un Cardinale ci fa pervenire
un serio consiglio, mi sembra che si debba intendere
esser la Chiesa stessa che parli per bocca di lui.
C’è gran differenza invece, poiché un Cardinale
è un uomo come me e come Lei, Padre, e nei suoi giudizi può sbagliare.
{Continua),
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