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-p Roma, 10 Ottobre 1908 SI pobblisa ogni Sabato ANNO 1 - N. 41 *
LA LUCE
Propugna gl’interessi sociali^ morali e religiosi in Itaiia
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Italia : Anno L. 2^50 — Semestre L. 1,50
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SOMMARIO
Guardando attorno, N. N. — Alberigo Gentile, Tito
Rosanna — Pro Schola Christiana — L’Irlanda,
E. M. — Ancora L’Ii'landa — Ancora del Congresso Pananglicano, E. R. — Buoni pronostici,
D. T. — Musulmani e cristiani a Beirut, Y. — Il
Sinodo di Herrnhut, e. r. — La luce fatta a colpi
di pistola, Enrico Rivoire — La luce del mondo,
E. M. — La dottrina cristiana spiegata al popolo,
u. i. — Dio ha cosi voluto le. r. — Brano del
testamento morale di Giuseppina Butler, e. r. —
Galleria scientiflco-religiosa, e. r. — Primavera
della Vita.—Chiesa Evangelica Valdese, Facoltà
di Teologia — Valdesi d’America — In sala di
lettura, Carlo Simoni — ... donec requie scat in Te
(Novella), A. G. O.
GaardaDcio attorno
(Noterelle e Spigolature)
La Bulgaria haj proclamata innanzi al mondo meravigliato la sua indipendenza. Il momento era veramente propizio, polcbè un’aura forse sincera di libertà spirava energicamente nella Turchia medesima.
Tuttavia quanto addietro ci apparisce questo povero
mondo ! Dopo tanti secoli di civiltà, vi sono ancora
popoli ai quali par gran cosa la semplice indipendenza; laddove tutti ormai dovrebbero tendere a ben
più alti ideali : remancipazione morale, la trasformazione, la trasfigurazione dell’individuo e del popolo
a imagine di nobili divini modelli.
I nobili divini modelli non sono da cercarsi nel cattolicismo romano; ove, come in ogni sistema religioso
decadente, l’interesse materiale prevale e smorza ogni
vero ideale.
Luigi Brunacci, l’erede del Cardinal Consalvi, si è
, ucciso. E perchè ? Perchè Propaganda Fide, che s’è
pappata la ricca sostanza del cardinale, non ha voluto rinunziare nemmeno a tre miserabili migliaia
di lire che avrebbero accontentato il povero legittimo
e naturale erede... L’avv. Lapeschi s’era pietosamente
interposto, ma invano : la sua parola commossa non
riesci a suscitare nessun sentimento di cristiana —
che dico? — di umana compassione. L’avv. Lapeschi
ha raccontato egli stesso la storia dolorosa dei suoi
tentativi falliti in queste parole che il Giornale d’Italia ha pubblicate e che mette il conto di riprodurre :
« Pochi giorni or sono'riVidi il Brunacci, angosciato,
preoccupato, esasperato. Egli era in procinto di perdere il suo posto alla Società di nuoto, che chiudeva
i suoi locali, e rimanere privo di mezzi di sussistenza.
« Impietosito, decisi di fare un ultima passo, e, dopo
qualche giorno, mi recai in Questura, dove al cavalier Gasti narrai la disperazione di quel giovane, pregando inutilmente che dalle tremila lire depositate,
si fosse almeno detratto quel tantoché poteva bastare
per provvedere al suoi più impellenti bisogni.
« Ma proprio quel giorno, l’infelice Brunacci, stanco
ormai di attendere invano e sfiduciato della vita, si
suicidava, ingoiando, perchè il tentativo non fallisse,
ben dieci pastiglie di sublimato e portandosi in un
. ■ •
luogo remoto di via Nomentana per eludere qualunque
possibilità di soccorso.
« Non è qui mio intendimento, signor Direttore,
rinfacciare a chicchessia la morte del Brunacci, che
lascia la moglie e due figliuoletti, di cui uno appena
in fascio.
« Se, però, mi è permesso di esprimere un libero
convincimento, dirò che la morte di quel giovane, che
ho conosciuto buono ed onesto, si sarebbe potuta evitare e che da fatti consimili si diffonde una luce non
benigna sopra un Ente, il cui verbo dovrebbe essere
la carità dei miseri e l’amore del prossimo.
« Ho presso dì me, da restituire, delle carte e quasi
tutte le numerosissime sentenze della causa Brunacci,
eredi naturali del cardinale Consalvi.
< Propaganda Fide, con un solo argomento, costantemente ripetuto, guadagnò la lite e tuite le sentenze,
niuna esclusa, lo consacrano : la prescrizione. E con la
prescrizione — ciò ch’è ben grave — fu ricoperto un
incidente di falso che la difesa Brunacci aveva sollevato circa l’alterazione di alcune tavole testamentarie. ? I
« Ebbene, la Propaganda, che non aveva disdegnato,
ai fini della causa, ricorrere a mezzi di difesa che sono
bensì nella legge, ma di'cui-non tutti si avvalgono,
beneficiando per essi di úna eredità di parecchi milioni a danno dei legittimi eredi, lesina ad uno di essi
un meschinissimo donativo che lo avrebbe certo àilontanato da una risoluzione estrema !
« Il Brunacci, in una lettera commovente, scritta pochi
minuti prima del suicidio, manifestava a quel conoscente della Società di nuoto, la speranza che alla derelitta famigliuola fosse, finalmente, concesso quel
soccorso che a lui fu spietatamente negato. Ultima
vana speranza di un povero illuso ! >.
Per conto mio alle parole dell’avv. Lapeschi aggiungo una semplice osservazione e dico : Che pervertimento morale trapela da questo lugubre episodio 1
Ecco un’Istituzione che si impanca a propagatrice
della fede e che non ha viscere nemmeno verso un
diseredato carico di famiglia, pieno di guai e prossimo a disperarsi. Che fede propagate dunque, signori ? « La fede senza le opere è morta. Quand’anche
avessi tal fede da trasportar i monti, se non ho amore
non sono nulla >. Una religione senza amore è più
ripugnante di un franco e sfacciato ateismo. In fondo
quella religione è un ateismo pratico, un ateismo velato e quindi ipocrita.
N. N.
per
Iti
<1lberigo dentile
Come vi sono dinastie regnanti sui popoli, così vi sono dinastie regnanti nel
dominio del sapere. Raoul Pictet, il geniale
tìsico-chimico credente, era nato in una
famiglia di scienziati ; il Becquerel, lo scopritore della proprietà radioattiva dell’uranio, il precursore dei coniugi Curie, testé
morto, era tìglio e nipote di scienziati
sommi, ed egli s’era servito delle scoperte
paterne in fatto di fosforescenza e di fluorescenza per eseguire qiielle mirabili sco
perte che hanno aperto in
vie luminosamente nuovi
privilegio è mai questo
scientifica familiare, e eh
mento al lavoro fecondo !
A una vera dinastia di
Alberigo Gentile, di cui og
trent’anni di noncuranza
ascendenti di lui non pochi
del pensiero ; nè l’antica
strava degenere, quando
poiché il padre, Matteo
segnalato specialmente co
fratello Scipione stava
di dottrina profonda.
Alberigo Gentile vide
nesio nel 1551. Giudicato d
gore singolarmente ed
tutto le altre glorie fami
anni ventuno ottenne ìd
in diritto, o in legge, comi?
e ben presto s’acquistò
giurisperito. Tuttora giovar
ad Ascoli, attese a gravi
compose opere sul diritto c
in quei tempi e per quei
Le aure della Riforma ge
vrina avevano già da anni
e scosso e inebriato anime,
della nostra Penisola. M
padre di Alberigo, aveva
aderito all’Evangelo ripre
purezza da voci potenti
era quella, ad esempio, d’
Vermigli ; e Matteo Genfji
gliere d’ intorno a sé i
der con loro la via dell’es
persecuzione che minacciav
minacciato e oppresso altri
accusati d’eresia dalla Chi
eresia. Partirono i Gentile
Quant’a noi, terremo dietro
Egli fu a Tubinga, in G
Eidelberg ; e nell’una e n
cusò jiattedre universitarie
vano premurosamente o
paese lo attirava con poti'
l'Inghilterra. E noi lo ritrp
terra fin dalfanno 1580.
nel collegio di S. Giovanni I
nanzi alla scienza
ì e sicure. Che
della tradizione
! potente eccita
(iotti apparteneva
gi si riparla dopo
0 d’oblio. Tra gli
1 erano gli operai
prosapia si mo
nacque Alberigo,
(jlentile, s’era già
me medico e il
acquistar fama
luce a S. Gia fanciullo inetto
da ^uomp em erlissare quasi del
iliari. Air età di
Pisa la laurea
oggi si direbbe,
fiama di insigne
issimo,fu giudice
e delicati uffici,
ìivile famosissime
tempi.
rmanica e ginesuperate le Alpi
tra le più nobili,
atteo Gentili, il
schiettamente
dicato nella sua
eloquenti come
Un Pier Martire
ili dovè raccotìglioli e prensiilio, ad evitar la
lui come aveva
illustri cristiani
esa maestra di
esuli volontari,
al solo Alberigo,
(^rmania, e poi a
.’altra città riche gli venifferte. Un altro
nza magnetica :
iviamo in InghilPrima professore
Liattista, poi all’u
ed
(di’
2
2
LA LUCE
niversità di Oxford, che è ed era uno dei
maggiori focolari di studio in quella libera
terra, illustrò per più anni la giurisprudenza, scrivendo più di quaranta opere, precorrendo, nei concetti rinnovati di quella
scienza, il celebre Grozio, legandosi con
vincoli d’amicizia e di fraternità con altri
illustri esuli della fede, acquistando e conservando per più anni la stima dei grandi,
e perfino di Elisabetta la capricciosa sovrana
di quella nazione grande.
Ma che cosa precaria è mai la stima che
gli uomini ci concedono ! Bastò una sem
plice voce corsa, la voce (palesatasi poi
falsa) della sua partecipazione a una congiura ordita contro Elisabetta, per far
cadere il Gentile in completa disgrazia.
Tuttavia, neppur nella disgrazia gli mancarono i conforti ; giacché il re di Spagna,
per premiarlo di un alto servizio reso con
l’eloquente dottrina all’ambasciata spagnola
coinvolta in un garbuglio giuridico, lo insigni del titolo e della carica d’avvocato
della corona di Spagna e dei sudditi di
questa nazione residenti in Inghilterra. Alberigo lasciò allora la cattedra di Oxford,
e, trasferitosi a Londra, si diede tutto al
suo nuovo ufiS-cio.
Mori a Londra stessa, non molto avanzato nell’età, a cinquantott’anni, legando
ai contemporanei il soave ricordo di una
dottrina impareggiabile congiunta ad una
fede ferma e limpidissima. Questa sua fede
— checché abbia asserito il Cantù, farraginoso raccoglitore di documenti e di fatti
senza lume di critica né schiettezza di
obiettivismo — questa sua fede era fondata sulla roccia dei secoli : « Cristo e
Cristo crocifisso ! » e trapelava da ogni
suo discorso come trapela da ogni suo
scritto.
Per l’Italia— patria diletta e perduta
Alberigo Gentile sognava una riforma, una
riforma degna di lei, consentanea alle sue
aspirazioni, ricca di frutti spirituali e morali,
una riforma insomma come sospiriamo ancor noi oggi dopo tre secoli !
Tito {^osanna
« rimanere indifferente alle soluzioni che i partiti hanno
« dato.
« E’ bene che gli amici della scuola cristiana ap« prendano c[uali sieno le considerazioni del carattere
€ per la vita cittadina, politica e sociale. »
Noi saremmo tentati di prender la penna e di sottoscrivere a si giuste e nobili parole ; ma, ahimè, la
penna ci cade di mano ! Quando La Società Editrice
Nazionale parla di Scuola Cristiana, intende parlare di
Scuola Cattolica Romana, coi suoi preti, con le sue
suore e soprattutto coi suoi dommi d’invenzione umana
e recente, con le sue superstizioni, coi miracoli dello
zucchetto e delle calze di Pm IX, col suo papa viceDio e viee-Cristo! Oh no, no ! Se quella che propugnate
fosse davvero una scuola cristiana, noi vi sosterremmo
con tutta l’anima; ma essa non è. Voi create degli eqnivoci ! E ciò non va bene.
L’iRLaNoa
In uno dei suoi ultimi numeri, il Oiornale d’Italia pubblicava un entusiastico articolo sull’Irlanda
cattolica. Ma, come suole spesso accadere, l’entusiamo non tiene abbastanza conto della realtà delle
cose, e riesce pure a travisare la stessa verità
storica.
L’estensore di quell’articolo deplora naturalmente
che qnell’isola abbia dovuto cadere sotto la dominazione degli anglo-sassoni, e scrive nientemeno, che
la lotta sostenuta dai celti «entro i sassoni si è
trasformata in un vero martirio.
Ma, se nei secoli scorsi le minoranze hanno dovuto soffrire specialmente per motivi religiosi, gli
irlandesi cattolici non hanno mai dovuto soffrire
quanto le minoranze protestanti nei paesi cattolici.
Questo insegna la storia.
E’ bene intanto osservare che la parte d’Irlanda
che è cattolica romana contrasta, sia per il benessere materiale e sia più specialmente per quello
morale, con la parte settentrionale dell’isola abitata
in generale da Evangelici.
Qui l’inferiorità dei cattolici romani è manifesta.
Mi è sempre rimasta impressa una osservazione fatta
dal venerando prof. Mantegazza in una delle sue geniali conferenze da lui tenute all’Istituto Superiore
di Firenze, or sono già parecchi lustri. « Volete conoscere, egli diceva ai suoi uditori, quale è l’inffnenza sociale del cattolicismo sulle popolazioni ?
Non avrete che a visitare l’Irlanda cattolica sotto
tutti gli aspetti ».
Se rirlanda in questi ultimi anni è progredita,
facendo sperare una futura risurrezione, lo si deve
soprattutto al fatto che la continua emigrazione dei
cattolici va portando altrove il fanatismo religioso
e altri malanni che sono quasi esclusivamente propri
del cattolicismo romano.
E. M.
che la Bibbia evangelica è opera di Lutero e di Enrico Vili, e che per ciò è zeppa di errori e di proposizioni blasfematorio. Sia pur cosi ; ma perchè
dunque la Bibbia approvata dall’autorità ecclesiastica
papale riesce introvabile come l’araba Fenice ? La
Società evangelica della missione in Irlanda fa
ogni sforzo perchè il Vangelo penetri fra il popolo.
A tal fine manda colportori ed evangelisti di borgo
in borgo, a vendervi le S. Scritture e a predicarvi
l’Evangelo nei mercati e nelle fiere. E questo lavoro zelante ottiene, grazie a Dio, risultati rallegranti.
Nel suo bellissimo libro .The Sorrows Ireland
(Le sventure d’Irlanda) Pat - un cattolico romano
- narra di un numero sempre crescente di papisti
che « hanno incominciato a leggere la Bibbia » !
E la copiosa véndita dei colportori prova che
questa notizia è esattamente conforme alla verità :
quei venditori ambulanti di Sante Scritture hanno
in questi tempi uno smercio dieci volte maggiore
di quello che non avessero alcuni anni addietro.
I preti cattolici romani pervengono tuttavia ancora a distruggere un buon numero di quelle Bibbie che ormai il popolo apprezza e studia diligentemente. Circa due anni or sono un prete si vantava, in una pubblica piazza in giorno di fiera, di
aver sequestrato dozzine e dozzine di Nuovi Testamenti e d’averli bruciati ; e annunziava altamente
essere sua intenzione di continuare i suoi auto da
/e, ogni volta che gli se ne presentasse l’occasione.
Tale è l’attitudine dei sacerdoti papisti nella cattolica Irlanda innanzi alla Parola di Dio.
Ma il popolo la legge, e, per mezzo dello Spirito
del Signore, si allontana sempre più dalle tenebre
dell’ ignoranza e della superstizione e si volge alla
luce della libertà morale e spirituale.
E’ il caso di esclamare : Dio converta presto tutta
rirlanda !
Pro Schola 0hristìana
La Società Editrice Nazionale Pro Schola Christiana
(Milano, Corso Vittoria 41) ha gentilmente inviato anche a noi una circolare che annunzia la pubblicazione
del volume Pro Schola Christiana del Prof. Paolo Carcano. Il volume conterrà gli atti del secondo Congresso della Niccolò Tommasèo di Venezia. La circolare ci
è giunta accompagnata da un’altra lettera circolare, in
cui ci si prega di annunziare il volume del Prof Carcano e si aggiungono queste parole :
« Il fine della Società Editrice, costituitasi all’uopo
€ anche a costo di forti sacrifici finanziari, è di porta« re il predetto volume in ogni famiglia, in ogni col« legio, in ogni casa, perchè possiamo anche noicom« battere, come nel Belgio, la grande battag^a della
« educazione ed istruzione cristiana.»
Nulla di più desiderabile !
La circolare è piena di belle osservazioni, ed ecco
qui le principali :
« I problemi che interessano la scuola furono diver« sámente discussi in molte adunanze. Nessuno che
« senta profondo e sincero l’amore verso la gioventù
« destinata a procurare la grandezza della patria, può
(Incora l’Irlanda
Riassumiamo da The Sundaij at home
Nella città di Dnblino, che comprende 373.179
abitanti, vi sono quattro grandi stabilimenti destinati alla stampa e alla vendita di libri sacri cattolici romani. In Gennaio scorso un signore ebbe fra
mano i cataloghi di quelle ditte e in uno di essi
soltanto trovò indicati la Bibbia e il Nuovo Testamento. Tra i cataloghi che non contenevano alcuna
traccia dei santi libri era anche quello della famosa
Società della verità cattolica in Irlanda, che ha
per motto : Pro fide et patria. Quel signore, meravigliatissimo, si recò al magazzino della predetta
società, per accertarsi se essa non considerasse la
Bibbia tra i libri di verità cattolica, e chiese un
Nuovo Testamento. « Non ne abbiamo » gli fu risposto.
Altri esempi altrettanto eloquenti potremmo citare. In Irlanda i preti assicurano al povero popolo
Rncora del Conaresso Pananalicano
Nonostante i fasti chiassosi del recente Congresso
Eucaristico, il Congresso Pan-Anglicano riunitosi a
Londra nello scorso Giugno rimane il grande avvenimento religioso dell’anno.
Mette il conto di aggiungere brevi note a quanto
già ne disse « La Luce » per farne apprezzare
l’altissima importanza spirituale, morale e sociale.
Non è un evento di poco momento Rincontro di
quei 243 vescovi convenuti da tntt’i punti del globo,
rappresentanti di tutte le razze, allo scopo di studiare le questioni più gravi ed urgenti della fede
e della vita cristiana, i quali nell’atto di inaugurare
i loro lavori depongono ai piedi del Signore un dono
regale di 1.000.000 di lire sterline in prò delle opere fondate dalla chiesa d’Inghilterra.
Nel discorso di apertura proferito dal Decano,
nella celebre abbadia di Westmister, è un commovente insistere sull’»«/tó dei Cristiani. « Cotesta
unità è voluta da Dio, e s’ha da attuare se non da
noi da altri più fedeli di noi ».
Sotto tale ispirazione i Congressisti studiarono
per ben 10 giorni, le questioni riferentesi alle relazioni con le altre chiese, alla Comunione, all’educazione, alle Missioni, alle riforme sociali. Per la
chiusura deH’immane lavoro, fu celebrato un culto
di azioni di grazia il 25 Giugno, nella Cattedrale di S. Paolo. E siccome la riconoscenza deve
tradursi in atto, si raccolsero altri 8.000.000 di
franchi da aggiungersi ai 25.000.000 offerti al principio della sessione. L’arcivescovo di Cantorbery
pubblicò nell’Agosto, una lettera enciclica con le
principali risoluzioni del Congresso ; è prezzo dell’opera il trascriverle almeno in parte.
La prima verte « sulla Fede e il pensiero moderno » e proclama la fede dei congressisti nei
Fatti Storici riassunti n<!l Simbolo degli apostoli...
« Sono oggi molti gli uomini che misconoscono
l’importanza di questi fatti. Dimenticano costoro che
le idee ispirate ed espresse da essi non possono
3
andarne separate. Senza i fatti storici affermati nei
simboli le idee si dileguerebbero »...
Nella seconda risoluzione l’enciclica tocca di nuovo
questo punto facendone spiccare l’importanza : « Considerando le tendenze manifestate dai libri che si
vanno pubblicando la Conferenza è profondamente
convinta che i Fatti Storici sono parte essenziale
della fede della Chiesa ».
Sorvolando su varie questioni che ancora occuparono il Congresso, come il giornalismo, la letteratura, r istrnzione segnatamente religiosa vorrei
mentovare alcune risoluzioni relative alle ♦ Missioni »
e alle Biforme sociali ». Dice l’enciclica: « a servizio delle Missioni ci tocca offrire quanto di migliore
abbiamo. Dare il nostro danaro è poca cosa, occorrono uomini e donne ardenti d’entusiasmo per Cristo, istruiti di ottima salute, pronti ad assumere le
maggiori responsabilità ».
Nello studio dei problemi sociali l’assemblea è
larga della simpatia più profonda per le classi umili. Se ne giudichi dal seguente passo : « La Chiesa deve insegnare che al par degli altri doni la
proprietà ci è affidata per il bene comune sicché il
farne uso buono è un dovere religioso... La Conferenza chiede con istanza ai fedeli di riconoscere
ch’essi son responsabili del modo onde collocano i
loro capitali Le decisioni votate dal Congresso
non rimarranno lettere morte. L’appello in favore
delle Missioni susciterà entusiasmi giovanili.
Il dovere proposto ai fedeli di adoperarsi per la
giustizia troverà eco nei cuori, e cosi pure il monito alle chiese tutte di unirsi per far l’opera di
Dio fra gli uomini e preparare la Chiesa dell’avvenire. Questa poggerà non sulla base della indiffe
renza dottrinale, bensì sui grandi fatti storici af
fermati nei simboli, fatti che costituiscono una parte
essenziale della fede della chiesa, e sulla persona
stessa del Cristo storico che di essa permane l’in
crollabile eterno fondamento.
E. R.
Buoni Bronbslici
!• La Sollevazior.e delle donne Musulmane. — Persino le donne Musulmane cominciano ad alzare la voce
e a chiedere che sieno rispettati i loro diritti — Nella
Provincia di Orenborg, celebre per i suoi scialli, esse
hanno mandato una petizione alla Duma, domandando
ai deputati Maomettani, di fare i passi necessari per
liberarle dal despotismo dei loro mariti.
Ecco ciò che dicono nella loro petizione : « Quantunque la nostra santa religione ci dichiari libere da ogni
despota ignorante, i nostri mariti ci opprimono, e ci
costringono a sottometterci come schiave a tutti i loro
capricci. Secondo i nostri libri sacri, le donne hanno
il diritto d’istruirsi, di viaggiare, di pregare nelle Moschee, di fare il commercio, di divenire infermiere e
nell’Arabia e altrove vi sono state donne letterate e
poetesse. Ora i nostri mariti vorrebbero impedirci persino di studiare la nostra religione. Ma noi, donne
Musulmane, grazie ad Allah, cominciamo ad istruirci
e a comprendere qualche cosa dei nostri sacri libri,
e crediamo che nessuno deve privare la donna dei suoi
diritti. Deputati Mussulmani, noi ci domandiamo che
sieno fatti rispettare i diritti delle donne Musulmane.
Fate che siano pubblicate leggi che ci difendano contro
l’oppressione e le torture. Noi madri del popolo teniamo nelle nostre, mani l’educazione e il progresso del
popolo ; e se le nostre condizioni non cambiano verrà
il giorno in cui anche gli pomini saranno schiavi, e
tutto il mondo maomettano perirà ».
Lo spiriti di libertà si propaga per tutta la terra,
e persino le donne musulmane cominciano a chiedere
r emancipazione mentale, e morale, personale e domestica.
2‘ Il Corano e la Bibbia. — Un leone non ha bisogno
che lo si difenda contro un cane, se i due sono liberi
di combattersi aH’aria aperta.
La Bibbia non ha bisogno di difesa in presenza del
Corano, e altri libri sacri dell’Oriente, purché vengano
imparzialmente esaminati. Non molto tempo fa a Lagos
nell’Africa Occidentale, si cercò di tradurre tanto il
Corano che la Bibbia nella lingua del popolo loruba,
acciocché ciascuno potesse esaminarli e confrontarli. I
LA LUCE
Maomettani si opponevano a quella profanazione del loro
libro sacro, ma il popolo del paese si decise a voler
confrontare attentamente i.2 libri. Il risultato fu che
ormai l’Islam va perdendo della sua influenza presso
quel popolo, e la religione Cristiana è riconosciuta
superiore.
3- Raggi di speranza in Egitto. — Due trattati provenienti dalla antica Chiesa Copta, sono stati pubblicati da qualche tempo e sembrano promettere un prospero avvenire alla vita religiosa in Egitto. Il primo
tratta dell’istruzione religiosa che deve darsi in ogni
scuola del Governo, avente più di 15 allievi. Vi devono
essere 5 ore d’istruzione religiosa, per settimana,
delle quali 3 per lo studio della Bibbia, una per
10 studio della teologia, e una per lo studio della
lingua Copta. Il secondo è ancora più interessante, e
contiene una proposta di fondare un ramo Egiziano
della Società Biblica Britannica e straniera — Esso
viene pubblicato da una Società di giovani Copti, che
hanno formato quel piano, e fattolo circolare senza l’aiuto dei missionari protestanti.
4' Notizie dell'Abissinia. — Sr Coderquist, missionario
Svedese, scrive : J1 re Menelìck ci ha da più mesi concesso il privilegio, di dimorare e di lavorare per Cristo
nella capitale del suo regno. La Società Biblica d’Inghilterra ci ha mandato tre cammelli carichi di Bibbie
scritte nei diversi dialetti deH’iAbissinia, e dacché
queste Bibbie sono arrivate a Àdis Abeba, la capitale,
si è manifestato una rallegrante attitudine del popolo.
I fanciulli furono i primi a comprare dei Vangeli, poi
11 Vescovo ne fece comprare un certo numero di copie,
finalmente, il re dopo averne letto una buona parte
ne fece pure prendere varie copie, e ne approvò la
vendita. Nell’editto col quale i fanciulli sono invitati
a frequentare le scuole, il re ha decretato ciò che segue : € Nel nostro paese Fistruzione e il sapere sono
considerati come una vergogna e una disgrazia, perciò
la conoscenza è disprezzata — Ma ove non c’è istruzione, le chiese sono presto chiuse, e, quando sono chiuse
le chiese, i Cristiani non si trovano più. Che tutti i
vostri figli e le vostre figlie giunti all’età di 7 anni,
frequentino la scuola, altrimenti il re confischerà i vostri beni, e non permetterà che i vostri figli possano
ereditarli. M'incarico io di somministrare cibo e salario
ad ogni maestro ».
Il missionario spera che molto bene risulterà da
quell’editto, che venne letto pubblicamente sulla piazza
del mercato a Adis Abeba. Egli dice che d’or innanzi
nè i monaci, nè i preti, nè i governatori, potranno ancora sostenere che il re sia contrario alla frequentazione della scuola.
Sarà difficile impedire al popolo di comprare libri
Cristiani, perchè non vi sono altri libri per imparare
a leggere nelle scuole. Nel principio il popolo non
comprava che il vangelo di S. Giovanni, mentre ora
cercano 4 Vangeli, e se ne vendono parecchie copie.
Chi incoraggerà il nostro popolo a fare altrettanto ?
D. T.
C^usulmaoi e Cristiani
a Beirùt (Siria)
La Costituzione turca fu accolta in tutto l'impero
ottomano con grande entusiasmo ; e questo entusiasmo, in certe sue manifestazioni, ricorda Ingioia
popolare dei Piemontesi per la proclamazione dello
Statuto nel 1848. Anche in Turchia, i primi effetti
della libertà si palesarono nelle relazioni fraterne
dei cittadini appartenenti a culti diversi.
Non più di cinque anni addietro — scrivesi al Témoignage — il fanatismo compenetrava ancora la
massa del popolo. Se non fossero state all’ancora,
nel porto di Beirùt, tre corazzate americane, i 30
0 40.000 cristiani della città sarebbero stati esposti
ai più crudeli trattamenti. Oggi, tntto è cambiato;
cristiani e musulmani esprimono i loro sentimenti
fraterni con rinnovate dimostrazioni. Par di sognare I
Nella strada, circondato da più di cento persone,
un venerabile sceilc, dal turbante verde magnificamente drappeggiato nella sua veste svolazzante,
racconta, fra la generale emozione, come, qnarant’anni or sono, le madri cristiane e musulmane badassero reciprocamente ai loro bambini, e come gli
uomini si chiamassero fratelli. Poi era succeduto quel
regimo abbominevole che ora è cessato, e che ha
fomentato il fanatismo, l’odio e la guerra di razza.
Ora i tempi sono mutati, e nuovamente uomini e
donne viveranno insieme come fratelli e sorelle. Il
saluto reciproco è : La pace sia con voi, fratelli !...
Per le strade vi sono dei manifesti che dicono : « Viva
la fratellanza fra musulmani e cristiani ! Viva la
libertà I».
Quando, per le strade, nn prete e un musulmano
s’incontrano, il popolo li circonda e li spinge l’uno
verso l’altro e li invita ad abbracciarsi. Una Domenica, nella chiesa armena, ebbe luogo la più bella
e commovente dimostrazione. Il generale comandante della piazza, accompagnato dal suo stato maggiore e dalla banda del Eeggimento assisteva alla
funzione solenne fraternizzando cogli armeni. Il Vescovo, i preti e i musulmani presero la parola per
deplorare le crudeltà commesse in Armenia, nel passato, e per salutare l’èra nuova della libertà, della
eguaglianza e della fratellanza, che chiuderà per
sempre la questione armena.
Facciamo pur la tara a questi onesti proponimenti;
ma piacere di udirli pei ricordarli poi all’uomo,
per intrattenerne la nuoVa generazione, nella speranza di vederli almeno in parte adempiuti senza
ostacoli ne ritardi.
Sinodo di Jierrnhuf
In questi tempi di confusione più o meno modernista, mette il conto di riferire alcune delle dichiarazioni espresse nel sinodo della Chiesa Morava sempre tanto fedele all’ordine del Maestro; « Andate
e ammaestrate tutti i popoli ».
1- Noi ci consideriamo quali fratelli membri del
corpo di Cristo, chiamati ad un’opera comune nei
Regno di Dio.
2- Noi rispettiamo le convinzioni altrui in quanto
sono fondate sulla Parola di Dio, conquistate mediante una ricerca personale, coscienziosa, fatta nella
luce dello Spirito Santo, e tali da potere servir di
base alla comunione vivente e personale con Dio.
3- Noi abbiamo questa confidanza nel Signore,
Anziano della Chiesa nostra, che Egli ci terrà nniti col vincolo di un lavoro comune al suo servizio, e ci farà portare in avvenire, come per l’addietro, dei frutti al quali potremo riconoscere che
siam tutti figli del suo Spirito.
4- Noi siamo concordi in questa confessione di
fede : « Non v’ha salute in nessun altro, non c’è
altro nome che sia stato dato agli nomini mercè
del quale possiamo essere salvati all’infuori del
solo nome di Gesù Cristo, il Figliuolo di Dio. »
e, r.
la luca fatta a colpi di pistola
La Francia, come forse nessun altro, è il paese dei
generosi entusiasmi e delle nobili rivendicazioni ;
ma è anche il paese del fanatismo cieco e delle più
incredibili aberrazioni. Dell’una e dell’altra cosa
ci ha dato e ci da esempio l’affare Dreyfus, che si
credeva liquidato per sempre e che è risorto invece
con rinnovata violenza a due anni di distanza dalla
solenne riabilitazione del deportato dall’ isola del
Diavolo.
I suoi implacabili nemici, iene fameliche, non sono
sazi ancora, e in nome della giustizia, della moralità del prestigio dell’esercito e del patriottismo si
levano contro di lui ! !
Quanto v’ha di più torbido e di meno confessabile
in quei sentimenti in sè nobilissimi si agita e ribolle
e si riversa sogli nomini che hanno lavato la Francia da una grande bruttura.
I patriottardi, i nazionalisti, gli antisemiti, i clericali, i militaristi, i restauratori (?) della morale
nell esercito, i candidi censori della pornografia di
E. Zola, non potendo darsi pace della toccata scon-
4
LA LUCE
f
fitta, hanno lavorato nell’ ombra ed ora, dopo due
anni, si levano a riscossa. Lo squilibrato Gregory
carica co’ simboli la sua rivoltella, la scarica sul
simbolo Alfredo Dreyfus e per mero caso non l’ammazza e, in mezzo alle ovazioni di numeroso pubblico, il degno eroe di tanto partito viene assolto
da una giuria inqualificabile. Il losco Dn Paty de
Clam tenta, all’udienza, di difendere l’opera propria e
quella dei suoi complici, di fare il processo alla sentenza della Corte di Cassazione e invoca l’indulgenza
dei giurati « verso l’uomo che con un colpo di pistola ha tentato di gettare un po’ di luce in mezzo
a tante tenebre » ! ! L’idrofobo comandante Cnignet
scrive sui giornali al primo presidente della Cassazione una lettera di una violenza inaudita. Tanto
odio e tanto accanimento, male si spiegano. Metteteci
pure r odio di razza e di religione, il patriottismo
inacidito e il militarismo più forsennato, tanto non
si arriva a comprendere un simile accanimento contro un nomo, e contro tutti gli artefici della sua
riabilitazione.
Bisogna concludere che costoro sono degli illusi
dei birboni matricolati, forse Luna e l’altra cosa insieme.
Se il fenomeno si limitasse a quei pochi, lo si
potrebbe trascurare, ma il male è che quegli energumeni trovano di nuovo dei seguaci, a quanto pare
sempre più numerosi, e c’è il pericolo che si riapra
un periodo di agitazione funesta che si credeva
chiuso per sempre. Dio ne scampi e liberi la nobile
sorella nostra latina I
Codesti fenomeni morbosi ci dicono con nuova eloquenza a quali eccessi deplorevoli possano portare
sentimenti leciti e buoni, quando non sono contemperati dalla riflessione, da un senso illuminato di
giustizia e soprattutto da un amore del prossimo, che
primeggi su tutti gli altri affetti, li purifichi e li
nobiliti. L’ amore vero è equilibrato e sereno ; la
passione invece è torbida ed ingiusta. E’ compito
nostro purificare da ogni passione tutti i nostri amori.
Dalla pas.none più livida e partigiana, e non già
dal vero amor di patria o dalla vera religione, sono
mossi gli antidreyfusisti. Perciò ricorrono ai colpi
di rivoltella per fare la luce, come la chiesa romana
ricorreva alle crociate e ai roghi, come le nazioni
colonizzatrici ricorrono ai fucili e ai cannoni, quella
per portare la luce in mezzo all’ eresia, queste in
mezzo alla barbarie. Certo, anche questo è un modo
di fare la luce in mezzo alle tenebre ; ma il lampo
che per un istante rischiara, è ministro di morte, e
le tenebre per coloro che si pretendeva illuminare,
sono poi più fitte ancora, perchè sovr’essi è calata
l’ombra suprema. Quella che illumina a quel modo
non è la « luce della vita », ma è livido bagliore
infernale.
f^ivfoipe Enfieo
Attraverso il deserto una colonna di fuoco guidava gli Israeliti. Gesù paragonava
sè alla colonna di fuoco, come si era già
paragonato alla roccia, alla manna, al serpente di rame. Egli è la luce del mondo.
Che voglion dire queste parole % Luce è la
rivelazione perfetta del vero e del bene,
per quel che riguarda la religione e la morale. Non ha Gesù a detta dello stesso Renan, fondato la religione assoluta? Ora nel
Vangelo religione e morale si confondono
così mirsbilmente da formare un sol tutto
indivisibile. Invero il Cristo ci ha fatto conoscere pienamente Iddio, i nostri supremi
destini, e i nostri doveri più propriamente
detti religiosi. Ora questa alta nozione della
religione ci conduce ad una non meno
alta nozione della morale, cioè del bene
nelle sue molteplici manifestazioni ed applicazioni. Ne viene quindi ohe la morale,
secondo il Vangelo, non è indipendente
dalla religione, dalla quale anzi è ispirata
e determinata. E poiché il Cristo ha rivelato all’umanità l’elemento essenziale e costitutivo della religione, cioè la verità assoluta (il concetto di Dio,) e inoltre 1’ elemento altresì essenziale e costitutivo della
morale (il concetto del bene), ben a ragione ha potuto dire di sè stesso : Io sono
la luce del mondo.
Tale religione e tale morale Egli personificò mirabilmente e nel suo insegnamento
e nella sua vita. E, gli uomini seguendolo
non cammineranno più nelle tenebre, anzi
avranno la luce dispensatrice della vita,
cioè della verità e della santità.
E. m.
LA LUCE DEL NIONDO
La dottrina cristiana spiegata al popolo
Io SOBO la luce del mondo
Giov. Vili, 12
Queste parole fanno parte del grande
discorso di Gesù nella sua missione divina,
pronunciato alla festa dei Tabernacoli. Questa solennità celebravasi durante sette giorni, cominciando coi 15 del mese Tisri, settimo mese dell’anno sacro (settembre - ottobre).
Lo scopo di questa festa era duplice :
rendere grazie per la raccolta dei frutti
autunnali, specialmente quelli della vendemmia, e rammemorare la vita nomade del
deserto, col dimorare sette giorni sotto tabernacoli fatti con rami di palme, e frasche
di mortella e salice (Levitico, XXIII, 40).
L’Evangelo preparato - Il Paganesimo
D, — Diceste di passata nella precedente lesione
che, sebbene la preparasione evangelica si sia fatta
in modo speciale nel popolo d’Israele pure non vi
si fece in modo esclusivo. Quest’affermazione, trova
essa riscontro nella Bibbia ?
R. — Certissimamente. San Paolo afferma in modo
esplicito che vi è una rivelazione di Dio anche ne,
paganesimo. Leggasi, infatti, Rom. I, 19-20) La mede
sima idea di una rivelazione universale si ritrova nei
discorsi di Paolo a Listra e in Atene. (Fatt. XIV, 17;
XVII, 27 28). Leggasi anche Rom. Ili, 29. Godet osserva che da questi passi si rileva la larghezza di vedute dell’Apostolo; e Baur considera il passo Rom I,
19-20 come la prima base deU’universalismo di San
Paolo. Cosi, gli antichi Padri della Chiesa, quando consideravano i legami del Cristianesimo con gli eventi
storici che lo precedettero non si rinchiusero ermeticamente nella cerchia MYEbraismo, ma girarono lo
sguardo anche dal lato del Paganesimo, il quale non
è tutto tenebre, ma contiene esso pure — sebbene velata, avviluppata e spesso contraffatta — una verità
spirituale. Riteniamo dunque che, sebbene ^Ebraismo
costituisca la più alta e diretta rivelazione preparatoria del Cristianesimo, essa non è però la sola : anche
il Paganesimo costituisce in parte una rivelazione preparatoria dell’Evangelo.
D. — Il Paganesimo s ’ha egli a considerare in
blocco come un unico grado di rivelazione e preparazione evangelica ?
R. — Nullameno. Non è lecito equiparare le molteplici religioni pagane, poiché tra loro intercedono differenze profonde ; in tutte però v’i un elemento di verità
rivelata.
D. — Dite qualche cosa della religione dei Greci
e dei Romani antichi.
___I Greci primieramente adoravano le forze della
natura, ma più tardi le personificarono. Nel tempo della
sua prosperità, il popolo greco adorò Zeus (Giove) come
capo degli Dei, sotto i cui ordini questi governavano
la natura e il mondo morale. Gli eroi dell’antichità
erano ritenuti presso i Greci come semidei, ed ebbero
anch’essi il loro culto. Senocbè, al disopra di tutte le
divinità e degli uomini, mettevano il Fato, al quale
nessuno può sfuggire.
La reliffione dei Romani, simile a quella dei Greci
in molti punti, si distingueva tuttavia da questa nei
tempi più antichi per la profondità e la serietà che
imprimeva alla loro condotta un non so che di severo
e una certa grandezza d’animo. Più tardi, però, si
fuse con la religione greca e andò scadendo come
questa.
D. — Vi 6 nell'insegnamento dei filosofi pagani un
elemento morale da cui possiamo oggi ancora trar
profitto ?
R. — SI. Ed eccone qualche esempio ;
« Si, in verità. Iddio che creò il cielo e la terra è
unico.
« Vi è un Dio più grande di tutti gli Dei e di tutti
gli uomini, che non assomiglia ai mortali nè per la
forma, nè per l’intelletto; egli vede, pensa e ascolta
dappertutto. Con la sua saviezza governa tutto senza
fatica.
« Di tutti i beni che costituiscono la felicità, essere
savi è il più sublime. Non trasgredire adunque giammai
la legge degli Dei! Il temerario sconta la sua parola
temeraria per via di un giudizio severo, il quale insegna agli altieri a divenir savi, anche nella loro vecchiezza.
« Uno è il mondo — scrive Marco Aurelio — uno
Dio presente in ogni luogo e una la legge, la ragione
di cui ogni essere intelligente è dotato. Lo spirito
umano ha un’origine divina. Il Dio che sta dentro di
te sia duce e governo di un uomo veramente uomo. A
quali cose dobbiamo noi consacrare la maggior cura ?
A perseverare nella giustizia, a fare buone opere, utili
ad altrui, a dir sempre e solo il vero, e a star preparati a qualunque vicenda la fortuna ci apparecchi. Si
deve saper perdonare ai nemici e averli, come il resto
degli uomini, in conto di fratelli. Quando altri ti offende, pensa se tu stesso non hai mai recato offesa a
qualcuno : questa riflessione dissiperà la collera. Dio
immortale già da tanti secoli sopporta un numero infinito di malvagi, e di loro si prende ogni cura; e tu
che domani morrai e che sei malvagio tu pure, ti stancheresti di sopportarne? ».
D. — Additate, accanto a coleste massime morali,
un principio religioso del Paganesimo che è preludio
di un grande principio cristiano.
R. — Il naturalismo pagano implica la presenzialità
del divino nell’universo. L’eccessivo, antropomorfismo
degli Dei, personificazione divinizzata dei fenomeni e
delle forze naturali, degrada gl’lddil del Paganesimo,
e ne fa degl’idoli falsi e bugiardi. Nondimeno, c’è nello
spirito del Paganesimo un altro momento che è un principio vero ed insuperabile; e cioè il divino non estraneo,
nè staccato dal mondo e dall’uomo, ma diffuso e comunicantesi a ciascuna singola coscienza, a ciascuna singola cosa ed operante in esse, pur senza essere nè confondersi con nessuna di esse in particolare.
D. — Rilevate l’importanza di questo principio nei
riguardi del Cristianesimo.
R. — Il monoteismo ebraico, ha pòrto al Cristianesimo il principio dell’unità di Dio; principio fondamentale, senza dubbio, ma che da solo sarebbe unilaterale ed esclusivo, altro principio non meno fondamentale di quello dell’unità, è il principio MVimmanensa, per cui l’uomo e l’umanità possono ricongiungersi con Dio e trapassare in lui. Ora, il principio delrimmaaenza si è fatto vivo per la prima volta nel Par
ganesimo.
Il Cristianesimo sarà la fusione dialettica dei due
principii : della trascendente unità di Dio propria del
Giudaismo e della immanenza pagana. Esso, pur essendo — in un certo senso •— la negazione di queste
forme religiose, ne sarà --- in un altro senso — l’affermazione, risolvendole tutte in sè, trasferendole in
un orizzonte altissimo prima solo agognato o appena
intravvisto come in nube.
(Leggere Raffaele Mariano, voi. Ili degli Scritti
Vari).
D. — Dite qualche cosa della religione -degli antichi Germani ?
D. — Adoravano la forza e i fenomeni della natura
settentrionale; indi una religione severa, cupa talvolta.
Al disopra degli uomini e degli Dei, regna Odino, l’essere supremo. A lui sottoposti, gli Dei si dividono le
cure e il governo del mondo. Vi sono inoltre gli Dei
cattivi e i giganti che resistono agli Dei buoni. I Ger-
5
LA LUCE
mani non avevano templi, nè idoli, ma adoravano le
loro divinità nei boschi sacri e sulle montagne. Offrivano sacrifici. Il rispetto della Divinità era grande presso
di essi, ed erano grandemente onorati il pudore e la
fedeltà coniugale. Anche questo popolo — come tutti
gli altri — credeva ad una vita deiranima dopo la
morte.
Anche questa religione, raggirandosi nella cerchia
della naturalità esteriore senza mai superarla per intero, è il contrario di ciò che la religione dev’essere.
Pure, anch’essa riesce a far presentire quella verità
divina che il Cristianesimo avrà a rilevare piena e completa. « Un giorno — cosi è detto nei sacri cantici
dei Germani — gli Dei attuali spariranno con tutto
ciò che esiste. Poi sorgerà un mondo più bello; allora
verrano buoni Dei, e regnerà eterna la pace ».
n. i.
J)io ha così voluto !
Quanti avvenimenti dolorosi, spesso tragici, dovuti
alla libertà dell’uomo, e di cui si vuol far Dio stesso
l’autore col dire .■ Dio ha deciso, Dio ha voluto !
Basterebbe affermare che Egli ha permesso : questo
si, poiché niente succede senza il permesso del Creatore ; ma si deve fieramente negare che quanto avviene
neH’umanità, sia conforme ai Suoi disegni e alla Sua
volontà. Se ci mettiamo giù per quella china, facciamo
la provvidenza responsabile anche del male.
Meglio sarebbe richiamare l’attenzione sulla grandezza della umana libertà, capace di resistere alla Provvidenza, e sulle responsabilità che ne derivano.
E’ religiosamente falso, anche in certi casi pietosi
e dolorosi oltre ogni dire, il predicare la rassegnazione
quasiché quei casi fossero c voluti da Dio ».
Pure, bisogna consolare anche quando il male è dovuto aU’imprudenza deH’uomo. Dio rimane, per chi
crede, il riparatore delle brecce fatte al nostro destino
da noi stessi, dagli altri, dagli avvenimenti. Egli è il
Consolatore degli afflitti, il protettore delle vedove, il
padre degli orfani.
La sua saviezza è tale da trarre il bene dal male. L’amorosa sua sollecitudine fa cooperare ogni cosa al bene
di coloro che l’amano.
Tali pensieri conformi all’insegnamento dell’Evangelo
sono un conforto nella prova, una fonte di consolazioni
preziose. Il fare di Dio non so che sorta di fatalità,
oltre all’essere una dottrina tutt’altro che consolante,
per il cuore, è un narcotico per la volontà e per la
stessa coscienza.
(Imitato da La vie nonvelle) e. r.
EROINE VHLDESI
BOZZETTI-MONOLOGHI, L. 1.
In questo volume il Cav. Dottor Teofilo Gay, pastore a Luserna San Giovanni (Torino) ha raccolto
tutti i Monologhi pubblicati nella Luce e CINQUE
ALTRI DEL TUTTO INEDITI. — Per acquistare il
libro, rivolgersi all’Autore.
Brano del testamento morate di Giuseppina Butler
...Alla domanda : « Sentinella, che dici della notte ?»
vorrei lasciare questa risposta : * Già scende l’angelo
dell’aurora, e la radiosa presenza di lui già illumina
le pallide vette ». Io desidero che le mie estreme parole — nel caso poco mi avanzasse da vivere — sieno
parole di speranza, unicamente di speranza. Attempata,
spesso affranta dal male e dalla debolezza, certo non
mi sorregge una qualsiasi naturale esuberanza. — No,
codesta speranza è qualcosa che mi è dato.
L’angelo dell’aurora mi sta sempre vicino. Ho profondamente radicato nell’anima il convincimento che
la potenza e l’amor di Dio stanno per manifestarsi
proporzionati agli sconvolgimenti incontro ai quali noi
andiamo, anzi in una misura di gran lunga maggiore.
Non è forse Iddio il Creatore dell’universo, di quelle
miriadi di stelle che brillano nel firmamento, non è
Uolni il quale si manifestò in carne nella persona del
Cristo ?
Da ogni parte i veggenti scorgono gli effetti di una
potenza spirituale che va operando ; nn appello divino
sollecita le anime degli uomini, un santo costriugi
mento muove le coscienze e le attira in modo irresistibile verso la fonte della luce e della vita.
lo^credo per fermo che ogni sforzo, per quanto umile,
compiuto per il trionfo del bene sul male, sia per
contribuire ad assicurare la vittoria finale e Tadempi.
mento della divina promes.sa : c La Terra sarà ripiena
della conoscenza del Signore a guisa che le acque coprono il mare ».
Perciò, cari amici, mi sento incuorata a trasmettervi
questo messaggio di gioconda speranza per parce del
« Dio di ogni speranza e di ogni consolazione ».
e. r.
Balleria scientìfico-pelìBìosa
M#»VER
Una rivista tedesca Btiveis des Olauhens non
dubita di chiamare il Mayer il maggiore degli scienziati tedeschi del secolo XIX : versatissimo in
scienza naturale e sperimentale, egli fu lo scopritore della legge relativa all’ unità dell’ energia. Il
nome di lui è celebrato da molti quasi al par di
quelli di Newton, di Keplero, di Galileo Galilei.
Orbene, quel genio scientifico era nn cristiano evangelico schiett 0, onde il pastore che parlò presso alla
sua bara potè dire : « Quest’uomo era, per la scienza
della natura, uno dei maggiori della sua schiatta ;
ma egli piegò le ginocchia come il più umile di noi
dinanzi al suo Dio e al suo Salvatore » Nel 1869,
in un congresso di scienziati, il Mayer stesso era nscito nella seguente sentenza :
« Dichiaro qui con tutta l’anima; una vera filosofia altro non può essere che un avviamento alla religione cristiana ».
E poi, si va spacciando, con delittuosa leggerezza
intellettuale, essere indegno d'un uomo che si rispetti il credere in quel Dio in cui hanno creduto
e credono i di Endini, i Roosevelt, i Pasteur ed i
Mayer ?
(Le Christianisme au XX' siécle) e. r.
P^ULSEN
È morto nello scorso Agosto il Dr, Federigo
Paalsen professore di filosofia all’Università di Berlino. Egli pubblicò diversi libri di filosofia e di pedagogia. Si scagliò con grande energia contro il
« monismo » materialista di Haeckel e dei suoi seguaci.
e. r.
Primavera.
della Vita
G-rotte (Sicilia)
h'Associazione Cristiana Femminile, lavorando
assiduamente in Novembre e Dicembre preparò nn
50 carnicine che furono distribuite ai bambini poveri,
inoltre si fece l’iniziatrice di un pranzo che fu servito dalle socie dell’Unione a 65 poveri, vecchi e
vecchie Cattolici Romani, h vigilia di Natale, nel
cortile delle Scuole.
Gran Brettagna
La conferenza annua delle Unioni britanniche
ebbe luogo a Aberdeen dall’ 8 all’ 11 settembre. I
moltissimi dplegati furono ricevuti, la prima sera,
dal Lord Provost e dal Consiglio Municipale.
In questa conferenza si discusse sopra vari argomenti e furono presentate parecchie notevoli relazioni.
La seduta consacrata all’ opera delle Unioni in
paesi non evangelici è stata una delle più vivaci.
La conferenza udì un eloquente sermone del prof.
I. Marshall Lang, rettore de l’Università di Aberdeen, sopra questo testo : « Levati, entra nella città,
e là ti diranno quello che devi fare » (Atti 9i6)
Nel tempo stesso in cui si teneva la Conferenza, si
celebrava il giubileo cinquantenario dell’Unione d’Aberdeen, che possiede ormai una storia riccamente
benedetta, chè quest’ Unione ha dato non meno di
60 missionari e di 37 pastori.
La Sezione semestrale del Comitato Nazionale
inglese ebbe luogo alternativamente a Londra ed in
provincia ; quella del 3 luglio fu tenuta a Sheffield
nella bella casa dell’ Unione sotto la presidenza di
Lord Kinnaird.
La relazione suH’attività del semestre passato ricorda, tra le altre cose l’anmento rallegrante nella
sezione giovanetti o cadétti, la nomina di un nuovo
segretario viaggiante per il sesto distretto di Londra, 1’ estendersi dell’ opera nel campo missionario
sotto la direzione del signor Mac Owen.
E’ stata seriamente studiata la nomina d’ nn direttore religioso, incaricato di dare incremento allo
studio della Bibbia nelle Unioni di tutti i paesi.
Lord Kinnaird, e gli altri membri del Comitato,
si sono quindi recati a Barnsleg per la posa della
prima pietra d’un edificio unionista.
Molti amici unionisti hanno espresse le loro felicitazioni al signor W. Hind Smith, nella ricorrenza del suo ottantesimo anniversario.
Il sig. Smith ha occupato dal 1864 in poi e occupa tuttora, il posto di segretario nazionale inglese
e lavora anche al presente con un’attività del tutto
giovanile. T. C.
EHIE5Í1 EiiaHBELlEa gilLDESE
Facoltà di Teologia
La Facoltà si riapre il 13 di ottobre.
La Sessione d’ Esami generali e ordinari è fissata
per la data 13 a 15 d’ottobre.
L’inaugurazione dell’anno accademico 1908 -1909 è
stabilita per venerdì 16.
Il decano della Facoltà, Prof. E. Bosio, DD., è incaricato della Prolusione.
Simultaneamente alla inaugurazione dell’Anno Accademico della Facoltà s’inaugura la Scuola Mae striEvangelisti Matteo Prochet.
Il Programma della Scuola Maestri - Evangelisti fu
già pubblicato in questo medesimo giornale. Il Programma stabilito dal Consiglio per l’anno accademico
1908 -1909 della Facoltà di teologia, è il seguente :
Teologia esegetica : Prof. E. Bosio D.D.
1. Introduz. all’A. T. — I libri profetici.
2. Essgesi delTA. T. — Isaia.
3. Introduz. al N. T. — I libri storici.
4. Esegesi del N, T. — Evang. di Giovanni —
Esegesi corsiva : 1. ep. di Giovanni.
Teologia sistematica : 0. Lazzi D.D.
1. Dogmatica : Introduzione. — Soteriologia.
2. Apologetica.
5. Teologia biblica del N. T. — Insegnamento
di Gesù nei Sinottici.
4. Simbolica.
Teologia storica : Prof. 0. Rostagno.
1. Storia generale. — Dalla Riforma alla caduta
del potere temporale dei Papi.
2. Storia dei movimenti di riforma italiani nel
secolo XVI.
3. Esercizi omiletici.
Firenze, 6 ottobre 1908 Per il Consiglio
Palazzo Salviati G. Luzzi
Via de’ Serragli, 51. Segretario
rpiirfinci p®'’ istituto privato buone Insegnanti
Lui UUilìll evangeliche munite della patente normale
e con certificati che attestino la loro attitudine a
educare con amore e abnegazione i piccoli e gli
umili.
Rivolgersi alla Presidenza del Comitato Valdese,
107 Via Nazionale, Roma.
rPPrilCi maestro elementare evangelico. RivolLhI buoi gersi come sopra.
CamerB mobiliate Küiî,
Roma.
6
LA LUCE
Valdesi d’America
La commissione Esecutiva del settimo Distretto
la inviato a tutti i concistori o consigli di _ chiesa
una circolare concernente i prossimi festeggiamenti
per il cinquantenario della Colonia Vaidense. Nella
circolare si annunzia che — conforme alle proposte
del consiglio di chiesa di Colonia Vaidense — avranno luogo le radunanze seguenti ; 1) il primo
di novembre, due culti nei quali prenderà parte
attiva il vice-moderatore sig Léger, presenti i pastori della regione ; 2) il giorno dipoi, 2 di novembre, riunione dei bambini delle scuole domenicali.
Perchè il vice-moderatore possa assistere alla
Conferenza Distrettuale, questa è convocata prima
del tempo consueto, e cioè per il giorno 31 di gennaio p. V.
IK SALA DI LETTURA
Sotto la rubrica Cronaca internazionale del modernismo nel noto periodico modernista Nova et Vetera,
Auro Fiamma dà conto d’nna conferenza sui modernisti italiani tenuta dal pastore Luigi Eostagno nel
tempio dei Maccabei a Ginevra. « Quello che mi colpì »
dice Auro Fiamma « fu l’accento di simpatia fraterna,
di carità sincera verso di noi, che vibrava nelle sue
parole. Questa simpatia era tanto più commovente in
quanto egli riconosceva con lealtà e con franchezza
che il movimento nostro aveva un contenuto tutto originale, un orientamento proprio, un’attività indipendente dagli altri partiti. Egli ammise con sincerità
che il modernismo era ben lungi dal confondersi col
protestantesimo e con una larga visione delle cose affermò anzi la necessità che il movimento nostro
servasse, almeno per qualche tempo ancora, la sua nsonomia caratteristica, rispondendo esso ad un determinato bisogno del momento storico attuale. A questo
pastore che parlava di noi come di fratelli, avviati per
vie diverse della sua verso la Stessa mèta del pellegrinaggio, io avrei voluto dire come, pur conservando
gelosamente l’autonomia del pensiero nostro, i nostri
cuori vibrassero all’ unisono col suo »
Caffo Simonì
... donec requiescaf in Te!
NOVELLA
Si doveva star bene nel comodo salotto dove la
grande stufa accesa intiepidiva l’aria. Le ampie, soffici poltrone invitavano al riposo ; e si riposa tanto
bene in quei vecchi salotti di case antiche, pieni di
ricordi dei tempi andati....
Il corpo, stanco del lavoro febbrile, si adagia, si
distende si ritempra ; gli occhi affaticati si deliziano
nelle tinte scure dei mobili, nei toni verdastri delle
tende e delle tapezzerie. In quell’ ordine, in quella
disposizione un po’ antiquata dei vasi di porcellana,
dei mazzi di fiori artificiali sotto le grandi campane
di vetro, degli specchi dalle cornici di legno, dei ritratti ad olio di nonni e di nonne, che vi guardano
con espressione benevola, la mente e il cuore trovano
una sodisfazione placida, un incanto indefinibile.
Quante memorie, quanti casi lieti e tristi sfilano dinanzi alla fantasia ! Son visioni di cose e di persone
che furono : vecchi dolori, vecchie gioie fanno palpitare di nuovo il cuore; particolari da lungo tempo
dimenticati si ripresentano con vivezza incredibile ;
voci spente per sempre risuonano al nostro orecchio
e ei parlano colla verità d’una volta, facendoci sussultare come se davvero le persone amate ci fossero
vicine.... .
Cari, vecchi salotti, dove ci siamo baloccati bambini,
dove nostro padre e nostra madre hanno sorriso,
hanno pianto, ci hanno benedetti !
Aldo Riccardi aveva un animo fatto per sentire
tutta la poesia delle vecchie cose che lo circondavano,
ma in quel momento egli non vedeva, non ricordava...
piangeva. Piangeva d’ un pianto fatto di singhiozzi,
di stringimenti del cuore e della gola, di tremiti
convulsi di tutto il corpo. Piangeva da quasi un’ora,
solo nell’ombra grave delle tende calate sino a terra.
Chi avesse potuto gittate uno sguardo là dentro avrebbe involontariamente cercato una bara....
E la bara c’ era, ma non là fra le poltrone antiche
e il lungo cembalo a coda ; non nella vecchia casa
paterna.... era laggiù nel piccolo cimitero sotto la neve
alta ; ed altre ve n’erano lontano, molto lontano, coperte di fiori, sotto il sole dei tropici.... e un’ altra
ancora....
Oh 1 che storia quella di Aldo Riccardi !
Giovanissimo, pieno di baldanza, sicuro della potenza del suo ingegno era partito quindici anni prima
per r America del Sud in cerca di miglior fortuna.
Le condizioni comode ma modeste della sua famiglia
non gli bastavano.... gli sorrideva il miraggio splendido
della ricchezza. L’Italia era troppo piccola per lui... ane
lava alle sconfinate praterie, alle foreste intatte, ai
tramonti di fiamma sugli oceani infocati.
Beata età è la giovinezza! Età in cui non si prevede, si sogna ; non si rimpiange, si spera ; non si
teme, si crede!
Nella terra straniera si erano meravigliosamente
appagati tutti i suoi desideri. Le ricchezze, 1’ affetto,
le gioie d’ una quieta e ridente vita di famiglia, la
stima dei buoni.... nulla gli era mancato. Senonchè
nel compimento di tutte le sue aspirazioni, egli era
diventato orgoglioso e aveva dimenticato Dio, via via
che la felicità era venuta a riempirgli la casa.
Dolce casa, che una giovane sposa aveva illuminata
del suo sorriso puro e casto ; che due bambini belli,
forti, intelligenti avevano animata di gridi festosi, di
risa di canti ! Dolce casa, nascosta tra il verde, tra i
fiori superbi dei tropici, tutta piena di profumi e di
frescura!
Quindici anni erano volati, e che restava di que a
felicità così completa?
Due piccole tombe laggiù accanto alla casa, nascoste anch’ esse fra il verde ed i fiori.... La febbre, in
una sola settimana, aveva mietuto le teste più giovani.
Il padre e la madre, feriti al cuore, erano fuggiti ;
s’erano imbarcati per tornare in Italia e per cercare
nella vecchia casa paterna un rifugio, un conforto
all’immensa loro sventura.
Ahimè I la povera madre non era giunta a toccare
la riva italiana : il dolore l’aveva uccisa, e il suo fragile corpo era stato tristemente, pietosamente calato
una notte nelle quiete, silenziose acque dell’ Oceano.
Aldo Riccardi affranto, inebetito, chiuso nel suo
dolore, aveva proseguito il viaggio. Un solo pensiero
lo sosteneva, una sola speranza lo legava ancora alla
vita : rivedere sua madre, sentire le sue carezze, abbandonarsi nelle sue braccia e piangere attaccato,
stretto al suo collo come quand’era bambino.
E passava lunghe, lunghe ore sul ponte del bastimento, solitario, cupo cogli occhi fissi sull’orizzonte,
intento a scoprire la sospirata terra italiana, mentre
di tratto in tratto le smorte labbra si movevano e
mormoravano; « Mamma, oh mamma miai »
Qualchf volta anche il pensiero di Dio gli attraversava la mente; ma egli ne rifuggiva con spavento.
Ahimè 1 da anni ed anni Aldo Riccardi aveva perduto
l’abitudine di chiamare Dio a parte della sua esistenza;
da anni ed anni il suo cuore non aveva più sentito il
bisogno della preghiera. Nei giorni felici Dio era divenuto per lui quasi un’astrazione.,., gli pareva tanto
lontano Dio !... Perchè pregarlo ? perchè ringraziarlo ?
Egli non riconosceva come venuti da Lui i beni di
cui godeva. _
Era forse Dio che gli dava le ricchezze ? o non e
rano piuttosto le sue braccia, il suo ingegno, la sua
perseveranza ? Era Dio che gli concedeva le sodisfazioni, le gioie più intime? o non erano la bontà del
suo proprio cuore, la prudenza, la saviezza con cui
governava la famiglia ? Era Dio che concedeva la salute ai suoi cari? o non erano le sue cure igieniche
illuminate ed attente ? Era Dio che gli procurava il
rispetto e 1’ ammirazione di tutti quelli che lo conoscevano ? o non erano la sua rettitudine, la sua onestà, le sue gentili maniere, la sua generosità larga e
spontanea ? .
Allora egli soleva esclamare con orgoglio :
. Mi sono fatto da me.... Tutto devo a me stesso ! »
E sorrideva, si burlava quasi di sua moglie quando
ella timidamente gli diceva « Ringraziamo il Signore ..
Ma ora ? , . o . u
Ora che tante sventure l’avevano colpito ?... Ah ora,
per un inesplicabile fenomeno psicologico, la sua maniera di concepire Dio s’era completamente modificata e dinanzi agli occhi dello spirito turbato si delineava vivente e chiara l’idea di un essere soprannaturale non astratto, non lontano, non indifferente,
non estraneo all’esistenza degli uomini, non meccanico regolatore dell’nniverso, ma reale, vicino, pos
sente, padrone della vita e della morte
E questo Dio gl’incuteva terrore. Colla logica folle
da cui tanti uomini si lasciano guidare egli accusava
ora Dio d’esser l’unica causa de’ suoi dolori.
Perchè aveva Egli permesso che tante sventure lo
colpissero? Perchè, nella sua onnipotenza non aveva
allontanata la morte dal letto de’ suoi cari ? Dio non
aveva avuto pietà di lui, Dio era crudele....
Se non che quando, per pochi momenti l’infelice
aveva vagato in questi desolanti pensieri, si sentiva
improvvisamente invaso da superstizioso terrore, quasi
che ad un tratto dinanzi a lui fosse sorta a rimproverarlo la personalità reale tangibile minacciosa di quel
Dio che egli rinnegava, pur temendone l’infinita onnipotenza. , ^ , ,
Tormentato dai dubbi più atroci, esaltato dal suo
stesso dolore, egli sfogava spesso sul pianoforte gli
spasimi dell’anima traendo dai tasti armonie selvagge.
Il pianoforte tremava al tocco delle sue dita nervose,
l’aria s’empiva di fremiti d’ira, di grida, di singhiozzi....
I passeggeri, attratti da quei suoni, ascoltavano atto
niti, commossi e più d’uno s’asciugava gli occhi in silenzio.
IK m
A casa, alla cara vecchia casa paterna, Aldo Riccardi era arrivato quella mattina. Cogli occhi ansiosi
aveva cercato di scoprire da lungi sulla soglia la soavissima, sospirata figura della madre.
Ma il freddo era intenso, la neve era caduta in gran
copia nella notte e nessuno era sulla porta ad aspettarlo. . .
Al suo arrivo i cani avevano abbaiato, i vecchi servi
erano accorsi e l’avevano riconosciuto ; ma egli, senza
badare a nessuno, di volo aveva attraversato il vestibolo ed era entrato in cucina, chiamando con voce
piena di pianto : < Mamma, mamma Í »
Ah ! chi gli aveva risposto ? Che parole erano state
pronunziate ? Ancora la morte ?.... Sua madre ?...
Improvvisamente, ancora sana, ancora vegeta, Dio
l’aveva richiamata a sè, e da tre giorni ella dormiva
nel piccolo camposanto....
Aldo aveva sentito un cosi acuto spasimo al cuore,
una così violenta mazzata nel cranio, che aveva creduto di morire sul colpo.
Oh! fosse pur stato vero! Fosse pur finita una
volta la sua misera vita di dolore!
Un fiume d’imprecazioni amare gli era salito dal
cuore alla bocca, una rabbia disperata di spezzare, di
distruggere ogni cosa l’aveva invaso....
I vecchi servi spaventati s’ erano rinchiusi in cucina a piangere e a pregare. Lui, come una furia, era
salito alle stanze superiori e le aveva percorse, cercando per tutto cogli occhi avidi, asciutti, sanguigni,
se davvero la cara, diletta madre non fosse più là;
chiamandola disperatamente, strappandosi i capei i,
mordendosi le mani, rantolando come un moribondo
via via che la realtà si andava facendo più chiara al
suo spirito.
Nella camera della vecchia signora tutto era in ordine come se ella ne fosse solo uscita da poco e avesse dovuto tornarvi a riprendere le abituali occupazioni. Sul marmo del cassettone, presso la grande
pendola di bronzo c’erano i suoi guanti neri di seta,
la busta degli occhiali, una calza incominciata appena ; sulla piccola scrivania i ritratti de’ suoi cari
lontani, un Vangelo aperto e segnato qua e la coll inchiostro rosso, la penna appoggiata al calamaio, coinè
se la mano che ultima se n’era servita l’avesse posata
allora allora. . .
Sulla soglia di quella camera, quasi buia, Aldo Riccardi s’era fermato di botto, senza osar di varcarla.
Ih silenzio, trattenendo il respiro, girava gli sguardi
su tutti quei mobili, che un tempo gli erano tanto
familiari. Riconosceva il grande letto di noce dai panneggiamenti di damasco rosso come la coperta e le
tende delle finestre; il cassettone, le seggiole, le due
poltrone a sdraio, l’armadio dall’ immenso specchio
L arrivava quasi fino a terra. G’era nella camera
un profumo ittile di viole, che Aldo aspirava con
avidità. ,
La presenza di sua madre là dentro sembrava cosi
reale, che egli con un violento battito di cuore s era
avanzato mormorando: c Mamma, mamma mia, sei
i suoi sguardi s’eran posati sopra il pándale ricamato della potrona che stava dinanzi alla
scrivania. Dove mai aveva egli già veduto un guadale come quello? Indietro, indietro co pensiero, i
dietro, indietro dogli anni.Ecco ; rive ,
razzina tutta fiorita di glicine, una giovanotta bionda,
fresca, dai grandi occhi ridenti, cnrva dinanzi ad un
telaio, intenta a ricamare.. era la sua fidanzata. e
quel guanciale...oh, come se ne ramentava ! era •
primo dono che la giovanetta aveva presentato alla
A quel ricordo, un’onda di sangue gli era salita al
cervello, oscurandogli la vista, e, come pazzo s era gi tato bocconi sul guanciale soffocando in quello gridi
e singhiozzi disperati. _ _
Ad un tratto l’infelice s’era rimesso in piedi, preso
dal delirio della febbre. Dalle labbra livide gli uscivano le parole sibilanti :
, Dov’è dunque Dio ? Non c’è ? Non esiste ? E’ un
sogno? E’una pazzia? Ah! Dio, Dio! tu sarai responsabile della mia morte, t» che mi hai tolto tutto, che
mi hai abbandonato, che mi hai abbattuto, che mi
hai torturato! >.
Sedutosi con impeto alla scrivania, aveva tratto dalla
tasca interna dell’abito una pistola e freddamente
l’aveva caricata.
Il suo volto aveva assunto un’espressione di calma
risoluta; il rossore della febbre aveva dato luogo ad
un pallore di morte. Il cuore aveva quasi cessato di
battere. Colla testa appoggiata alla spalliera della poltrona, Aldo Riccardi alzava lento la pistola verso le
tempie.... Gli occhi sbarrati fissavano nella penombra
un foglietto di carta bianca posato sulla scrivania.
Attratti da quella breve superficie luminosa, essi
sembravano dilatarsi sempre più, e la loro potenza
7
LA LUCE
visiva sembrava intensificarsi. A poco a poco sul foglio bianco essi avevano distinto dei segni neri che
■eran parole, dalle quali si sarebbe detto uscisse una
specie di fluido magnetico tale da impedire alla mano
di sollevarsi maggiorihente.
Immobile, come ipnotizzato, Aldo fissava quelle parole, che danzavano, s’ingrandivano, s’impiccolivano,
s ingrandivano di nuovo.... Tentava di leggerle, di af
ferarne il senso, e intanto, a cagione di quello sforzo
mentale, lentamente, piano piano, il cuore ricominciava a battere, il sangue a rifluire alle guance.
Più chiare, più chiare, sempre più distinte, le tre semplici parole erano ad un tratto emerse dall’ombra limpide, risplendenti; . A mio figlio ».
Un grido, un singhiozzo... e la mano era ricaduta
inerte, la pistola sdrucciolata sul tappeto.
« A mio figlio ! ». Aldo afferrato il foglio, l’aveva
guardato dapprima senza rendersi ben conto di ciò
che potesse essere, poi aveva compreso...Sua madre,
sua madre parlava a lui... Era un miracolo? Tre
mante di commozione non mai provata, aveva aperto
il foglietto, che conteneva poche righe tracciate con
mano incerta, ed aveva letto :
« Aldo mio,
<■ Credo che il Signore mi richiamerà a sè prima
ch’io abbia la gioia di riabbracciarti. Sento che Egli
è vicino, ed io gli vado incontro felice. Tu non maledire, non disperarti. Che questo nuovo dolore t’insegni a chinare il capo e a dire; Padre, sia fatta la
tua volontà. So che sarà cosa dura e difficile per te il
chinare il capo alla volontà di Dio ; nel momento del
massimo dolore tu non vedrai che la mano che colpisce e sarai tentato a ribellarti, non comprendendo
il perchè di tanto castigo. Ma rammentati, Aldo, che
Dio è un Padre, e che, come tale, ha il diritto di castigarci sia per provare la nostra fede, o sia per fiaccare il nostro orgoglio e ricondurci ad un più santo
e sublime concetto della vita. Se non che Dio è un
Padre immensamente pietoso e mentre ci ferisce con
una mano, coll’altra ci risana promettendoci il suo
perdono, dandoci la sua forza, assicurandoci del suo
amore infinito.
« Forse dovrai lottare a lungo contro te stesso prima
di giungere a persuaderti che Dio.ti prova per il tuo
bene, e che ti castiga perchè ti ama; ma v’è un amico,
un fratello che ti aiuterà nella lotta e ti trarrà dalle
tenebre alla sua meravigliosa luce rivelandoti il
Padre.
« Vi sono cose, Aldo, che non si possono comprendere se non quando ci teniamo stretti ,alla Croce di
Gesù.
« Va’ a Gesù e gittati nelle sue braccia. Egli t’aspetta.
Egli sa i tuoi dolori e soffre con te, e piange con te
e vuol consolarti.
« Va’ a Gesù. Egli prenderà sopra di sè il carico dei
tuoi peccati e li porterà per te. Così alleggerito tu
potrai allora vedere il Cielo aperto e scrutare i pensieri di Dio e comprendere le sue vie, e benedire la
sua infinita saviezza, e sperimentare il suo amore.
* Va’ a Gesù; è questa l’ultima preghiera ch’io ti
rivolgo. Egli ti dirà che tutti i tuoi cari ti saranno
resi, che la separazione sarà breve, che tu li ritroverai tutti, felici nelle beate, nelle gloriose regioni
dell eternità, raccolti intorno al trono di Dio. Cogli
occhi sempre fissi nel luminoso volto di Gesù, tu riprenderai forza per proseguire il cammino che ancora
ti resta a compiere e per fare l’opera che Dio ti additerà.
• Coraggio ! Io ti benedico. Nella casa del Padre celeste vi sono molte stanze, ed io vado lassù ad aspettarti ».
La lettera finiva a questo punto.
Aldo 1 aveva letta e riletta non comprendendo dapprima nulla o quasi nulla, poi penetrando a poco a
poco sempre più a fondo il senso di quelle parole
sacre per lui, perchè eran le ultime di sua madre. E
via via che comprendeva, il gelo del cuore si rammolliva, la violenza dell'affanno si calmava e lagrime
copiose, cocenti sgorgavano dagli occhi fino allora
aridi e doloranti. Le lagrime cadevano silenziose come
benefica pioggia, e intanto la mente si snebbiava e
tutte le membra provavano una sensazione strana,
quasi che nuovo sangue scorresse in quelle vene, e
che impulsi di vita nuova eccitassero tutto l’organismo
al moto ed all’azione.
Rimessosi in piedi e ravviati colle mani tremanti
i capelli, e ^accomodato alla meglio il disordine della
cravatta e degli abiti egli aveva domandato a sè stesso,
con paurosa incertezza; « Che farò ? ».
Era allucinazione o realtà ? Gli era parso di udire,
chiara e vibrante nel silenzio, la voce di sua madre ;
« Va’ a Gesù ». ’
Oh sì a Gesù. Ma dov’era ? Dove trovarlo ? Come
andare a Lui ?
Istintivamente aveva afferrato il piccolo Vangelo
di sua madre, istintivamente aveva riattraversato le
stanze vuote e buie, aveva scese le scale ed era tornato in salotto.
Il vecchio salotto sembrava rianimato. La stufa, che
i servi avevano accesa, cantava la sua antica canzone;
le persiane spalancate lasciavano entrare il riflesso abbagliante dell’immensa campagna tutta candida di
neve. Ma gli occhi di Aldo, troppo stanchi, non potevano sopportare quel chiarore ed egli subito aveva
riabbassate le tende.
Sedutosi ed aperto il piccolo volume, s’era messo a
scorrerne le pagine con ansia febbrile; leggendo qua
e là i versetti segnati in rosso, cercando con desiderio
intenso le parole che dovevano guidarlo ai piedi della
croce di Gesù.
E leggendo, leggendo in quelle sacre pagine, che
un tempo gli erano state familiari e care, Aldo Riccardi aveva a poco a poco sentito rinascere in sè un
barlume deU’antìca fede. Era poca, assai poca ancora;
era una fiammella così debole, così tenue che il più
leggero respiro sarebbe bastato a spegnerla; pur tuttavia, per una potenza invisibile ed inesplicabile, quella
fiammella aveva ad un tratto gittato sulle profondità
dello spirito e del cuore una luce abbagliante.
Improvvisamente la coscienza s’era ridestata e aveva
parlato forte, rimproverando. Allora gli occhi dell’anima avevano guardato indietro agli anni trascorsi...
Anni di avida ricerca di guadagni, di ricchezze, di
onori; anni di corse ambiziose attraverso i campi della
gloria e del trionfo; anni di superbo, egoistico sodisfacimento di sè, di morbida indulgenza verso i
propri difetti e i propri peccati; anni di completo
abbandono del Vangelo e di Dio; anni d’ingratitudine, di scettico, di sconfinato orgoglio.
Il lungo, doloroso esame aveva piombato l’anima
nella vergogna, nell’orrore, nello scoramento più assoluto.
L’abisso in cui si vedeva precipitata le sembrava
così profondo da disperare d’uscirne mai.
Vi è forse nel mondo creatura umana che non abbia
udito, o non debba udire, una volta almeno nella vita,
la prepotente voce della coscienza che si ridesta? Se
non che gli effetti di tale meraviglioso fenomeno interno sono nulli, quando esso non riesca a gittare
quella creatura nello scoramento e a condurla da
quello al pentimento. Ma nessuno assurge alla sublimità del pentimento, se non crede in un Essere supremo, giusto, santo, possente col quale possa confrontarsi, e del quale tema il castigo.
La rinascente fede di Aldo Riccardi era piccola;
tuttavia essa era bastata a fargli riconoscere finalmente il vero Dio, padrone di tutte le cose. Essere
giusto e perfetto, i cui occhi rifuggono da tutto ciò
che è male, la cui mano è costretta ad aggravarsi
sopra chi non cammina secondo i suoi comadamenti.
Per opera di quella fede, benché ancor tanto piccola, il risveglio della coscienza, l’umiliazione, il pentimento s’erano succeduti a breve intervallo.
Ora come rimediare al passato? Come placare la
giusta collera di quel Dio che aveva dimenticato per
tanti anni e contro il quale aveva persino imprecato?
Conscia della sua assoluta impotenza, l’anima pentita gemeva.
Ma ecco che attraverso allo scoramento, attraverso
al pentimento, come fiamma ohe passi per un vivido
getto d’ossigeno, la debole fede s’era rianimata, s’era
rafforzata e gli occhi dell’anima s’erano levati in alto
ed avevano veduto il fulgore d’una croce.
Allora la sublime storia della Redenzione era ripassata dinanzi all'anima pentita abbagliandola, conquidendola via via che essa comprendeva l’immensità di quell’amore, tutto riassunto nell’immensità di
quel sacrifizio.
Chi ridirà le divine cose che avvengono in segreto
fra l’anima e il suo Salvatore, nel momento del loro
primo incontro ?
Chi spiegherà il miracolo psicologico della conversione che principia da quell’istante? Il miracolo che
ha la potenza di cambiare radicalmente tutte le tendenze, tutti i desiderii, tutti gli affetti malvagi del
cuore e rivolgerli al bene; che ha la potenza di umiliare fin nella polvere e di risollevare fino al cielo
colla sicurezza del perdono; che dà la forza di benedire chi prima si malediceva; di baciare la mano divina che ha colpito, di riconoscere la necessità del
castigo; di ricominciare con coraggio, con serena rassegnazione, una vita che era divenuta insopportabile
e che si voleva distruggere ?
Tale miracolo indiscusso, visibile nei suoi effetti,
avviene ogni giorno e ad ogni ora su mille punti del
globo ai piedi della croce di Gesù, ed è un miracolo
di cui nessuna scienza umana darà mai ragione, perchè
l’anima è superiore alla scienza e lo spirito di Dio solo
può scrutarne la profondità.
Tale miracolo che alcune volto si verifica soltanto
dopo lunghi anni di preparazione e di lotte spirituali, può verificarsi anche da un momento all’altro
dopo brevissima preparazione.
Per Aldo Riccardi la conversione era stata quasi
istantanea. Il suo cuore, reso più sensibile dalla vio •
lenza stessa dei dolori sofferti, avido di perdono e
di consolazione, s’era aperto senza lotta all’influenza
dell’amore divino.
Finalmente, finalmente, dopo tanti anni quella
fronte superba s’era piegata, e quell’ anima pregava.
Aldo Riccardi pregava ! Pregava con intenso ed umile fervore, con sospiri ineffabili, con lagrime, con
singhiozzi. In quei sospiri, in quei singhiozzi egli
esalava presso alla croce di Gesù tutta la pienezza delr anima sua, chiedendo il perdono, la grazia della
salvezza, la forza della sottomissione.
Solenni istanti che uniscono in stretta comunione
l’uomo al suo Dio ; sublimi lagrime, che cancellano
tutto un passato di colpe dal libro della giustizia divina !
Da un’ ora Aldo Riccardi piangeva così affannosamente, così dirottamante, aspettando con fede dall’Alto la voce divina che rispondesse alle sue supplicazioni.
E la voce divina si fece udire nel profondo dell’anima commossa e disse ;
‘ Va’, i tuoi peccati ti sono rimessi, la tua fede ti
ha salvato. Rallegrati dell’allegrezza della salute. Il tuo
cuore non sia più turbato ; ti ho gastigato, perchè ti
amavo e volevo il tuo amore. Ho spezzato il tuo cuore
di pietra, ma ti darò un cuor nuovo, un cuore di
carne. Io ti manderò il Consolatore. Ora, figliol mio,
sta di buon animo. Sorgi e da’ gloria a Dio ».
Un anno è passato. L’anima redenta dall’amore divino, l’anima fortificata dalla fede ormai incrollabile,
ha incominciato una nuova vita di operosità cristiana,
di lavoro per l’avanzamento del regno di Dio fra gli
uomini, di paziente speranza nelle promesse di eterna
felicità.
Cogli occhi fissi nel luminoso volto di Gesù, Aldo
Riccardi, come glielo aveva profetizzato sua madre
morente, ha ripreso forza per proseguire il cammina
che ancora gli resta da compiere e per fare l’opera
che Dio gli ha additata.
E l’opera è grande e difficile, perchè, assai poche
sono le anime disposte ad ascoltare il messaggio del
ravvedimento e della salvezza, che Aldo Riccardi
porta dovunque può con zelo indefesso.
Mirando il campo immenso ancora incolto che gli
sta dinanzi, egli esclama qualche volta ;
« Com’è breve la vita, per il lavoro che ancora mi
resta 1 Tuttavia per me il vivere è Cristo, e il morire
guadagno! »
____________________________ R. C. O.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
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Indice delle Materie :
Calendario per l’anno comune 1909. — Calendario
vile e commerciale ed ecclesiastico-romano,
quattro tempora. — Le quattro stagioni. — Ecclissi.
Famiglia Reale.— La luce della Parola di Dio. — I
dici mesi"dell’anno : nascita e tramonto del Sole e de
Luna. — Lunghezza dei giorni e fasi della Luna. —
fari più importanti ed articoletti varii per ogni mese.
La Tipografia Claudiana di Firenze. — 11 Modernism
— La musica dei ruscelli. — Cristianesimo sociale.
Il campo dell’avaro. — I grandi vantaggi deH’ubbr i
chezza. — Una lettera d’amore, — Il libro più dem
cratico. — Tariffe postali.
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