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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO UM!iiSOCIAXIO.\E
TerÌBo, per un anno . . . L. C »
» per sei mesi ... « 4 »
l'er le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano S».
Le assuciazioni si ricevono da Carlotti
Bazzarini e Comp. Editori Librai io
Torino, sotto i portici di Po, n“ 59.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetia.
Origini o dottrine della Chiesa Valdese (Articolo prÌTno)» L’inquisizione in To.
scana. — Una conversazione religiosa II. — Rivista critica della stampa clericaVe^
— Notizie religiose : Francia — Spagna — Gran Brelagna — Ungheria — Cronachetta politica.
mm\ E DOTTRINE DELLA CHIESA VALDESE
Articolo primo.
« Serbavano o serbano U purità dell’Evangelo 8(0 dai tempi degli
Apostoli».
Estensione Jella diocesi iVItalia, a cui era capitale
Milano. Mancanza Ji scrittori ecclesiastici nei
primi 5ÌS0 anni dell’era volgare. Suppliscono
gli scrittori delle Chiese vicine e altre contcmporanei. Fede, predicazione, e ministri. Innovazioni di quei tempi e autonoiuia delle diverse
Chiese. Spirito protestante, che per divina
A provvidenza non manco mai di manifestarsi
contro i uovatori in difesa della divina Parola.
Cinque osservazioni generali.
1. Essendoci posti a studio di rin.
venire le primitive origini ed esporre
le dottrine delle chiese cristiane, c^e
C. Botta.
sparse per le valli e pei monti al
di qua e al di là dell’Alpi, vivon da
secoli nella più perfetta autonomia,
state e consemtesi sempre indipendenti da qualunque soggezione papale
di Roma, e da tempo si chiamano
comunemente Valdesi, abbiam dovuto cercar le memorie ecclesiastiche
della intera diocesi, entro la cui circoscrizione era compreso il territorio
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anche oggidì abitato da loro. La diocesi (nel 500 non era ancor voce di
Chiesa, ma signiflcava una prefettura,
ossia un governo di più provincie)
era quella d’Italia, che aveva per capitale Rlilano, e constava di sette provincie, cioè:
La Liguria
L’Emilia
La Flaminia
La Venezia
Le Alpi Cozzie
Le Graie
La Rezia, ossia il paese dei Grigioni.
2. Sappiamo che politicamente le
■amministrava un luogotenente del
prefetto pretoriano d’Occidente in
nome dell’imperatore, ma per ciò che
spetta alle cose df religione, mancandoci affatto per lo spazio dei primi
trecencinquant’anni, autori ecclesiastici di quest’ ampia diocesi, i cui
scritti sieno pervenuti fino a noi, non
possiamo che venirle raccogliendo da
quelli delle diocesi vicine, o altre ,
semprechè sieno contemporanei. Suppliremo in tal modo ai documenti che
andarono smarriti nell’obblio de’tempi , e furono dalla persecuzione distrutti e dalla barbarie.
3. Non possiamo dubitare che i
principali articoli di fede loro non
fossero contenuti nel simbolo degli
Apostoli, il quale non ostante non
fosse scritto dagli Apostoli, nè perfettamente identico nelle paròle con
quello che oggi abbiamo , era tuttavia ricevuto con approvazione generale , secondo risulta da quanto ci
nai’rano Tertulliano e S. Ireneo. Esso
ammoniva i fedeli che nulla dovessero dare per verità certa, tranne ciò
che Gesù Cristo aveva insegnato, o
che gli Apostoli avevano scritto o
lasciato alle chiese apostoliche come
un deposito sacro. Conforme a questi insegnamenti era anche la istruzione data ai catecumeni, i quali dopo
■ le private lezioni venivano seriamente
esortati a leggere le scritture degli
Evangelisti e degli Apostoli, acciò
confermar sè stessi e progredire nella
conoscenza della verità della religione cristiana. Ed è altrettanto certo
che gli stranieri, presentandosi con
questa professione del simbolo apostolico j venivano ricevuti come fratelli, e tenevansi per eretici coloro che
avvanzavano qualche dottrina contraria a questo compendio della Fède
cristiana»
4. I vescovi quando predicavano
prendevano la Sacra Scrittura per
soggetto del loro sermone; essi ne
spiegavano i misteri, I preti e i diaconi fecero quindi lo stesso; essendo
sì gli uni che gli altri chiamati alle
loro cariche dal consenso del popolo,
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senza il quale il loro ministerio non
era riconosciuto.
5, Fu soltanto qualche tempo dopo
gli Apostoli, anzi dopo il secondo
secolo che si aggiunsero le unzioni
alla cerimonia del battesimo, tanto
prima quanto dopo di averlo conferito.
Questo spettava ai vescovi dai quali i
nuovi battezzati ricevevano la cresima,
in uno coir imposizione delle mani.
Appresso al battesimo portavano per
otto giorni vestimenta bianche, prima
però davasi loro del sale ad assaggiare, e latte e miele a bere. In tal
guisa a poco a poco si vennero aggiungendo cerimonie sopra cerimonie, quasi che il Sacramento fosse
uscito troppo semplice e rozzo dalle
mani del Salvator nostro , nè mai
stato colla dovuta decenza amministrato da’ suoi Apostoli.
6. 1 battezzati ricevevano la cena
del Signore , immediatamente dopo
il battesimo, e sulla tavola offerivasi
pane e vino per la comunione, a cui
tutti gli astanti erano obbligati di
partecipare. I Decani o in loro vece
i diaconi intimavano ad alta voce
Sursum Corda, il che sufficientemente ci prova , che dovevano cercar Cristo in cielo coi loro cuori, e
che consideravano questa cerimonia
come una commemorazione. Tanto
gli uomini che le donne ricevevano
il Sacrameùto nelle loro mani, senza
fare alcun atto di adorazione verso
il medesimo, e si comunicavano sotto
le due specie.
7. Non si vede che le preghiere fossero dirette ad altri che a Dio per G,
Cristo: e pregavano per i penitenti,
per i fedeli, per tutti i bisogni della
Chiesa e del mondo, per la conversione de’ pagani, degli Ebrei c degli
eretici, per i regnanti e pel governo.
Benedivano Iddio per la morte trionfante dei martiri ; e fm qui nulla era
da apporre al sistema delle loro orazioni. Ma in processo di tempo cominciarono a pregare per i morti, acciocché volesse Iddio renderli partecipi
della prima risurrezione. Questa novità per altro non ebbe luogo se non
dopo che venne divulgata la dottrina
del regno temporale di mille anni.
8. Più tardi s’introdusse l’uso di
portare l’Eucaristia agli ammalati ed a
coloro che erano per qualche ragione
stati assenti dalla religiosa adunanza
dei fedeli. Quella che si recava ai malati cliiamavasiFia/tca;«, il qual nome
sarebbe stato più adattalo all’ estrema unzione, se questo fosse stato
l’ultimo Sacramento della Chiesa.
9. I Vescovi erano tutti capi della
loro rispettiva chiesa. I preti amministravano le chiese inferiori, la loro
ordinazione dipendeva dal vescovo e
dal suo clero. Erano essi i consiglieri
de’vescovi, predicavano,battezza vano,
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celebravano l’Eucarestia, governavano
le parecchie, tanto quelle della città,
che quelle della campagna; avevano
dei diaconi; questi al solito visitavano
gli ammalati ed i prigionieri, ed avevano r azienda degl’ interessi temporali della chiesa.
10. Coir andar del tempo aumentossi il numero degli uffiziali della
Chiesa; yi furono de’ sottodiaconi,
degli acoyti, de’ lettori, degli esorcisti, de’ coristi, de’ portinai e de’ beccamorti; tutti questi comprende vansi
sotto il titolo di uffiziali della Chiesa.
11. Facevasiun rigorosissimo squittinio de’ costumi, non che delle cognizioni di quelli che si voleva ammettere nel novero del clero. In certi
luoghi, sino al principio del iv secolo,
non venne mai prescritto che si dovessero separar dalle mogli prima di
essere ammessi alla ordinazione.
Quando fu prescritto, il Concilio di
Nicea dell’anno 525 lo disapprovò,
lasciando su tal riguardo piena libertà
ad ognuno di fare come più gli piacesse. Appresso conferivasi di rado
l’ordinazione ad uomini ammogliati, o
si esigava promettessero con voto di
astenersi dalla consorte.
12. Papa Siricio nel 598 fu uno
de’ primi che procurarono di introdurre il celibato ecclesiastico, e farne
legge a’ suoi diocesani.
15. La memoria della morte dei
Confessori e de’ Martiri si festeggiava
ogni anno, e sopra le tombe loro si
celebrava l’Eucaristia. Così principiarono i fedeli a credersi in comunicazione con quei morti gloriosi, e per
effetto di un pensiere pagano, che si
insinuò fra loro nel iv secolo, immaginavano di averli presenti e compagni nel pregare unitamente alla Chiesa
per la salvezza di quanti frequentavano le onorate lor tombe. Seguì subito appresso la venerazione delle
reliquie, e dopo la metà del quarto secolo andò tant’oltre, che in varii luoghi si accesero lampade e candele di
cera sui sepolcri de’ Martiri e dei Confessori, portandovi pane e vino, acciò
col mangiare e bere si celebrasse non
so qual festa in onore de’ medesimi.
Narra sant’Agostino nelle sue confessioni, che sua madre, volendo continuare quella usanza africana a Milano , venne apertamente biasimata
da sant’ Ambrogio, siccome usanza
pagana, ed ella si sottomise alla decisione del vescovo.
14. Nel quarto secolo anche le
immagini cominciai'ono ad introdursi
in alcune chiese, ed erano le immagini dei Martiri. Nulla ancora conoscevasi di ritratto divino, nè di culto
religioso diretto alle immagini.
15. Face vasi il segno della croce
in ogni occorrenza, quasi fosse stato
un sunto o un segnale di professione
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di cristianesimo in mezzo ai pagani,
oppure un’arma potente contro i demoni.
A'el quarto secolo si consacrarono
la prima volta le cliiese, ma al solo
Iddio.
Non altro leggevasi nelle chiese,
che le Scritture canoniche, col rispetto
dovuto alla pai’ola di Dio.
Il popolo nelle adunanze cantava i
salmi di Davide.
16. Erano venuti in molta voga i
digiuni, e variavano assai nella durata.
Non instituiti, giusta il consenso generale degli antichi cristiani, dall’autorità degli apostoli, ognuno li praticava a talento con grande libertà.
17. 11 corpo delle chiese cristiane
si teneva unito dalla sollecitudine che
si davano reciprocamente 1 vescovi
di conservare intatta la purità della
fede. Se sorveniva qualche disparere
0 contesa, i vescovi ed i preli della
stessa provincia si congregavano e
decidevano senza appello : e fu soltanto verso la metà del secolo iv che
il concilio di Sardica ( se pur sono
autentici i suoi atti, cosa molto disputata fra i dotti ) concedette a
papa Giulio, vescovo di Roma, il privilegio di rivedere tutte le cause decise ne’ sinodi provinciali. Quella concessione però non ebbe mai il suo
pieno effetto, avendo tutti i Greci, ed
uua gran parte de’ Latini non fatto
mai caso di quel canone.
I vescovi di Roma si sforzarono
bensì più volte di appropriarsi ed
esercitare una siffatta autorità, ma
non ne poterono venire a capo, che
mediante il favore degl’ imperatori
verso la metà del secolo quinto.
18. Tal fu l’andamento e lo stato
generale della Chiesa di Cristo per lo
spazio dei primi quattro secoli, ne’
quali non solo ebbe a soffrire le crudeli persecuzioni de’ pagani, ma quelle
ancora de’ pseudocristf e novatori ed
eretici, che da Simon Mago infino
ad Ario furiosamente la dilaniarono.
Dai breve e succinto prospetto che
ne abbiam dato ci pare che si possano
francamente dedurre le cinque osservazioni generali, che prima di proceder oltre colle nostre indagini giudichiamo a proposito di sottomettere
alla meditazione de’ nostri lettori, e
sono :
Primo. Che la massima parte
delle instituzioni umane accennate da
noi, non erano osservate nè rigorosamente, nè universalmente ;
Secondo. Che alcuni fra i summentovati ordini della Chiesa vennero cangiati ed aboliti in progresso
di tempo ;
Terzo. Che molti di quegli
non appoggiati alla Sacra Scrittura
ebbero origine dal volere i cristiani
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addaltarsi alle abitudini degli ebrei
e de’ pagani;
Quarto. Che le opinioni tra gli
antichi cristiani su molte questioni
relative alla teologia essendo diverse
assai, si facevano carità insieme tollerandosi a vicenda, questo solo cercando con ogni maggior premura di
essere fra loro d’accordo almeno in
materia di fede ;
Quinto. Che ogni diocesi si teneva del tutto independente da ogni
altra autorità ; a segno tale che, qualunque fosse -il rispetto che si avesse
per le chiese apostoliche, ossia immediatamente fondate dagli Apostoli,
non accadeva mai che alcuna &i credesse obbligata di seguirle, ove fosse
persuasa che avessero quelle prevaricato dalla pura verità della fede.
19. Premesse queste osservazioni,
da applicarsi particolarmente allo
stato della diocesi d’Italia, verremo
esponendo quelle maggiori informazioni che ci venne fatto di raccogliere
dagli autori che hanno scritto e vissuto in questa diocesi. E quando ci
risulti in modo chiaro ed evidente die
i fedeli di questa diocesi, o sieno stati
affatto ignari degli articoli di fede
non che del culto che la chiesa di
Roma prescrive al suo popolo, e che
essa impone a tutto il mondo sotto
pena di dannazione, o li abbiano rigettati formalmente, avremo, ci pire,
acquistato il diritto di sostenere che
quei fedeli non appartenevano alla religione romana, ma che in quanto
alla lor fede ed al culto loro erano
veri protestanti, come pur sono oggidì i Valdesi che discendono, come
vedremo, certamente da quelli. Sì, i
primi colpi terribili che ebbe a soffrire il papato in Europa gli furono
dati dai popoli italiani, a cui per lignaggio e per fede appartengono i
Valdesi del Piemonte. Essi ne hanno
ereditato la religione, la costanza, il
coraggio, e lo hanno più volte mostrato appetto di strazi, di patimenti
e di morti. Ecco perchè agli stessi
stranieri tanto importa di conoscere
la loro storia. « Noi figli della riforma
del secolo xvi, scrivea non ha guari
nella Revue de Theologie et de Philosophie di Strasburgo il sig. Herzog,
li amiamo come i nostri fratelli primogeniti nella fede, come i nostri
predecessori nell’ opera d’emancipazione da] giogo di Roma ».
L’INQWSIZIOKE m TOSCANA
Ricorderanno i lettori della Buona
Novella quell’ ombrellaio floreotiao
per nome Fallai, che circa due
mesi fa fu cagione di quel grande
scandalo di una comunione ammiaistrata, nel d«ljfio della Éebbre
7
e coU’aiuto di otto gendarmi (vedi
Buona Novella numero 11 ). Ricorderanno altresì come due amici che
10 assistevano, il vecchio Carini ed
11 dottore Mazzinghi, venissero in tal
circostanza arrestati, per la ragione
che dividevano le credenze evangeliche dell’infermo.
Or bene, quei due signori, dopo
sessanta giorni di prigionia, dopo
formale decreto del tribunale di prima
istanza portante che non v'ha luogo
a procedere, vennero senza giudizio,
e per semphce misura economica con'
dannati; il dottore Mazzinghi a 6 mesi
di fortezza a Piombino, nelle Maremme, ed il Carini per essere forestiere
( sebbene da più di 50 anni fosse
domiciliato in Firenze ) allo sfratto
in perpetuo. Ecco i frutti del concordato con Roma ! Ed egli è a fronte di
simili fatti che i giornali clericali non
aiTOssiscono di gridare alla persecuzione in Inghilterra! Ma gli stessi documenti saranno assai più eloquenti
delle nostre parole. Eccoli :
Il tribunale di prima istanza di Firenze
— Primo turno criminale, ecc.
Veduti gli atti
Contro
Gaetano del fu Giacomo Carini, d’anni
63, .domestico, vedovo, con tìgli, dimorante in questa città
e
Daniele di Vincenzo Mazzinghi, couiu
gato, con figli, di anni 33, nato a Volterra,
domiciliato a Firenze, prevenuti di empietà ;
Veduta la requisitoria del pubblico ministero;
Sentito il giudice d’istruzione;
Attesoché il delitto d’empietà che avea
potuto formar subietto d’imputazione a
carico di Gaetano Carini e Daniele AJazzinghi non abbia minimamente appoggio
nelle processali risultanze, in specie dopo
ie dichiarazioni emesse dall’ infermato
Ranaello Fallai, il qualè non ha saputo
ricordare per la gravità del male di cqi
era passivo, che principii accattolici iu
quello stato gii fossero insinuati;
Attesoché si abbia dall’esame del Dott.
Francesco Gallori, medico curante del
Fallai, che questi non apparteneva altrimenti alla Chiesa Romana da un corsodi
non pochi anni, tal confidenza avendogli
fatta il Fallai perdurante la cura;
Attesoché per altro essendo impugnale
dal Fallai le deduzioni del Gallori, se non
potevano valutarsi a danno degl’imputati
nella mancanza di altri riscontri, starebbero bensì ad autorizzare che gl’imputati
medesimi, e segnatamente il Dott. Mazzinghi, non lo avesse distolto dal ricevere
i conforti di nostra santa religione, alla
quale si è fatto estraneo il Mazzinghi medesimo, quando è verificato che il Fallai
li ricevesse.
Decreta non essM* luogo a procedere ulteriormente contro detti Daniele Mazzinghi
e Gaetano Carini pella empietà rimproveratagli , ed ordina l’abilitazione dei medesimi dal carcere per dependenza della
attuai procedura, con parteciparsi però
gli atli «Ha potestà governativa.
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Così decretato li 20 gennaio 18S2.
Firmati all’originale
P. Ciaccheri
G. Vannuccini
G. B. Borghi
D. N. Ciarpaglini coad.
Per copia conforme, questo di 21 genoaio 1852
M. Farulli Ind.
Addi 22 gennaio 18S2, notificato il
presente Decreto al detto Gaetano Carini
parlando a Lui medesimo
F. Vannuccini.
Or che fece la polizia di quel
decreto del tribunale dii “istanza?
Ecco quel che ne fece :
Estratto del registro delle deliberazioni
del consiglio di prefettura del compartimento di Firenze.
Seduta del dì 18 febbraio 18S2,
Adunati grill“‘sig. cav. prefetto e consiglieri di prefettura del compartimento di
Firenze, in pieno numero di quattro.
Il consiglio
Visti gli atti partecipati dal delegato di
governo del quartier S. Giovanni di Firenze
Contro
Gaetano del fu Giacomo Carini, nato a
Piacenza e dimorante in Firenze, in età
d’anni 63; vedovo senza figli, domestico
di ventura
e
Daniele di Vincenzo Mazzinghi, nato a
Volterra e dimorante in Firenze, in età di
anni 23, ammogliato con figli, Dott. ed
esercente chirurgia, per partecipazione a
trame dirette ad alterare la Religione dello
Stato.
Attesoché da più e diversi fatti, in differenti epoche constatati, siasi resa mani
festata la esistenza di una secreta associazione diretta ad insinuare e diffondere
sentimenti e principii contrari ai dogmi
ed ai principii fondamentali della religione cattolica, apostolica, romana, nello
scopo di sovvertire più facilmente per tal
modo l’attuale ordinamento politico dei
differenti stati d’Italia; (1)
Attesoché per le resulfanze degli atli
compilati nella delegazione governativa
del quartiere S. Giovanni in Firenze rendasi evidente la partecipazione del Dott.
Daniele Mazzinghi a queste trame dirette
ad alterare la religione dello Stato, o'ffrendone una prova non dubbia la sua confessione della propria apostasia, col dichiararsi appartenente alla setta Protestante Evangelica, l’acquisto egualmente
confessato, e il non attendibil dedotto
discarico dell’esito di molte copie di più
e diversi opuscoli in stampa, ¡tutti d’indole perversa ed anticattolica, ed i ripetuti di lui tentativi in fine, quanto impudenti altrettanto detestabili, per impedire
che il moribondo Raffaello Fallai ricevesse
i soccorsi della nostra santa religione (1),
e per procurargli invece l’assistenza di un
pastore della chiesa evangelica riformata;
Attesoché, se a carico di Gaetano Carini ingeriscono gravi e fondati sospetti,
Ja constatata di lui relazione col sunnominato Daniele Mazzinghi, le verificate di
lui frequenti visite in unione collo stesso
Mazzinghi nella casa di Raffaello Fallai,
durante la pericolosa malattia del Fallai
medesimo ultimamente sofferta, e la conci] Osservi il lettore la perfiilia di tale infimialione. Red.
(1 ) Come fare a eonciliare questo colla Jichiaraziona qni avaoti riportata del tribunale di priiua
istanza?
9
fessala sua Apostasia, professandosi egli
pure seguace del culle evangelico riformato, non v’è dalo per altro di ritenere,
all’appoggio soltanto di questi riscontri,
come concludentemente provata la sua
cooperazione in macchinazioni contro la
religione dello Stato.
Per questi motivi
Visto l’art. 2 del sovrano decreto del
aprile 1851,
Decreta doversi sottoporre, conforme
sottopone il Dolt. Daniele Mazzinghi alla
relegazione per 6 mesi nella fortezza di
Piombino.
E in quanto a Gaetano Carini dichiara
non esser luogo, io mancanza di sufficienti prove, aH’applicazione a di lui riguardo delle misure autorizzate dal sovrano decreto dei 25 aprile, e rilascia all’autorità governallva di valersi sul di lui
conto come forestiero, delle facoltà concessele dal vigente regolamento di polizia.
Per il delegato
Frizzi
Per copia conforme
Frizzi
Per copia conforme
Dalla segreteria della prefettura
Li 22 febbraio 1852
D. Pettinuccio segr.
Li 23 febbraio 1852
Notificato in persona di Gaetano Carini
il presente decreto, e rilasciato In sue
mani
L. Sorbolini cons.
Ecco adesso in qual modo si
valse r autorità governativa della facoltà concessale, verso persona da due
tribunali riconogciuta »on colpevole
Addi 28 feliliraio 1852
11 delegato di governo del quartiere
S. Giovanni
Veduto l’affare riguardante Gaetano Carini del fu Giacomo, nato a Piacenza e domicilialo in Firenze, in età di anni 03,
vedovo senza figli, domestico di ventura.
Per partecipazione a trame dirette ad
alterare la religione dello Sialo;
Veduto il decreto emanato dal consiglio di prefettura del 18 febbraio cadente,
con il quale vien rilascialo all’autorità
governativa di valersi a riguardo del Carini, come forestiero, delle facoltà concessele dal vigente regolamento di polizia;
Attesoché per le stesse resultanze degli
atti sia luogo a ritenere come pericolosa
per la religione dello Stalo la di lui ulteriore permanenza fra noi;
Veduto l’art. 12 del vigente regolamento
di polizia;
Decreta doversi trasmettere formai precetto di sfratto dal Granducato al divisato
Gaetano Cariai, con la comminazione,
inobbedendo, dell’ arresto e carcere da
otto giorni ai due mesi, e reincidenza nel
precetto infranto ; e gli accorda giorni
otto di tempo a recarsi all’estero per l’osservanza del predente decreto.
E tutto ecc. ecc.
Il delegato
Palazzeschi
Per copia conforme
Frizzi cons.
Li 2 febbraio 1852
Notificato in persona di Gaetano Carini
il presente decreto, e rilasciato nelle sue
mani
L. SorboUni cons.
E dire che tutto questo accade a
Firenze nel 1852 f
10
UNA
CONVERSAZIONE RELIGIOSA
II.
Noi aspettavamo con impazienza la sera
del sabbato per essere a casa la sigaora
principessa, e udire il seguito della conversazion religiosa. Appena infatti quella
sera scoccaron le nove fummo dei primi
a intervenire; e ci divertimmo assaissimo
nell’osservar lo spettacolo del formarsi in
brevissimo istante, come sempre accade
nei grandi saloni, una conversazion numerosa composta di quanto era di più
notevole per dignità e grado e nome nella
capitale del mondo. Dopo un continuato
succedersi di signori e dame furono annunziati e ricevuti colle ordinarie cortesie
idue, che noi aspettavamo per udirli a
proseguire la question religiosa colla principessa. In fino a tanto che durarono i
vicendevoli complimenti, soliti farsi fra
quanti convengono a conversare insieme,
quei due andavano sempre uniti qua e là
parlando, come in segreto, or ad uno or
ad altro cardinale, e secondo ci parve comunicavano con gioia un vicino trionfo
suH’animo della principessa. Ogni cardinale ascoltavali con grande attenzione, e
nel dividersi da loro correva tosto coll’occhio a cercar la principessa. Parea volesse
leggerle nel viso la prossima sconfitta,
cioè la sua conversione al Cattolicismo
Papale. I due non capivano nella pelle
dal contento. Rossi e giulivi scambiavan
discorsi non intesi da noi, ma ci avean
aria di uomini sicuri di dover tra poco
far grande fortuna. Cessato intanto quel
primo tramestio di gente e di parlari,
onde si fa roraoroso il comporsi d’ogni
riunione, e serviti a più riprese i consu«ti
rinfreschi, si allestirono diversi tavolini
da giuoco, e incominciarono le usate partite, e il sommesso bisbiglio delle conversazioni parziali. Cercammo allora di
avvicinarci ai due, che riconoscendoci per
quelli che sabbaio scorso eravamo da
costa alla principessa, quand’essi le diedero il primo assalto, ci furono cortesi di
indirizzarci il discorso, e senza sapere di
qual religione noi fossimo, c’interrogarono se la principessa sembrava a noi
disposta di rendersi cattolica. Noi non
volemmo entrare in veruiia discussione
religiosa, e tacendo che eravamo protestanti, osservammo ad essi, chela principessa avea ingegno e spirito quanto basta
per conoscere la verità.
Quelli supponendoci papali; Certamente, risposero, che una dama di tanto
spirito e ingegno quai è la principessa non
può non arrendersi alle prove luminose
di verità, che circondano la nostra santissima religion Cattolica, Apostolica, Romana. In quel mentre ecco la principessa
che viene come l’altra volta a sedere vicino di noi; e fattoci un inchino amorevole ricomincia all’istante il discorso interrotto da sabbato : I signori avranno
caro io spero, ella disse, di ritornare sul
nostro antico discorso di religione. —Per
questo appunto, risposero, stavamo qui
attendendo l’Eccellenza Vostra, e appunto
in questo momento dicevamo a quesli
nobili signori, che l’ingegno e lo spirito
di V. E. nou potea indugiar molto a conoscere la verità di nostra religione. —
La principessa rivolta a noi ci diede uno
sguardo d’ammirazione, perchè sapendoci
protestanti vedea che quei signori ci teDeano per cattolici.—Appresso, udiamo,
eli« dipse, da questi signori ragioni per-
11
chè mi corra l’obbligo di farmi cattolica?
Trattandosi di religione, la mia coscienza
non si arrende nè alla ragion del hello,
nè a quella del magniiico, ma unicamente
alla ragion del dovere. Io vi prometto che
son pronta a venir dalla vostra, se voi mi
mostrate che ne ho il dovere. — Ehhene,
soggiunsero quelli: V. E. ammetterà senza
dubbio d’essere in dovere di assicurare
la sua eterna salute. Or ella non ignora,
che fra i dommi della nostra chiesa vi è
quello che fuori di lei non si ha salute.
In tutte le altre chiese cristiane divise
dalla nostra, si ammette che l’uomo si
salvi in qual sia comunione si trovi. Vede
bene l’E. V. cbe appartenendo alla nostra
chiesa non si perde nulla di ciò che hanno
le altre riguardo alla possibilità di salvarsi; più poi si acquista la probabilità,
che è solo propria della nostra, la quale
non ammette possibilità di salute fuori di
sè. In cosa pertanto di sì grave momento,
quale è la nostra eterna salute, se noi
siamo iu coscienza obbligati a prendere
tutte le cautele che valgano ad assicurarla, non v’ba dubbia che tutti non debbano abbracciare per maggior sicurezza
la nostra a preferenza di qualunque altra.
— Noi ci guardammo entrambi con mio
marito, frenando a stpnto le risa in udire
uomini così rispettabili allegar sul serio
di queste frivole ragioni che le scioglie
un fanciullo. La principessa senza dar vista del disprezzo che le cagionava un così
insulso discorso: intendo benissimo, rispose, ciò che dir mi volete; vorrei solo
sapere se non abbiate altro, che debba
convincermi di venir dalla vostra.
Oh! principessa, ripigliarono tosto que’
due teologi, quante altre ragioni avremmo
per dimostrare la verità di nostra santis
Bìma religione! La successione non mai
interrotta da S. Pietro a Gregorio XVI !
la prodigiosa durata di diciotto secoli iu
mezzo a persecuzioni continue, e fra il
nascere e il cadere di eresie senza numero, che le passarono a fianco senza
mai contaminarla! I prodigi di sautità che
sempre in lei rifulsero, e che noi veneriam sugli altari! la continuazion dei miracoli eh» anche oggidì vengono autenticati coi più religiosi processi dalla congregazione dei sacri riti ! .Sarebbe un non
finirla giammai, o signora, il toccare anche di volo i motivi evidenti e palpabili,
che possono condurre ogni anima ragionevole a riconoscere ed ammetter per
unica vera la nostra fede. Il principe di
Prussia, nel ragguaglio da lui stampalo
della sua conversion prodigiosa, adduce
nou meno di cinquantadue ragioni, che
militano in favore del cattolicismo papale,
e lo indussero a convertirsi.
La principessa dopo d’averli lasciati dire
a tutto loro bell’agio: Io son persuasa,
disse, che potremmo passare più giornate
insieme senza esaurire l’abbondante materia che su tal proposito veggo essere
apparecchiala nell’animo dei due gentilissimi signori, coi quali ho l’onore di conversare. Potrei forse diventare una teologhessa anch’io, e forse un giorno dettar
volumi da meritarmi un posticino accanto
alle marchese di Sévigné o alle madame
di Slael. Non è però questo il punto dove
io chiamava la quistione. Per me la religion crisliana è copiosamente fornita di
tutta la maggior possibile quantità di
pruove che la fanno credibile, e su questo
non veggo che una comunione possa vantarne una di più delle altre. Quando siamo
a discutere se la religión cristiana è ere*
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(libile, 0 siamo ortodossi coi Greci, o
siam cattolici con Roma o colla Inghilterra , sempre tutti ragioniamo ad un
modo, e tutti teniam la dottrina ohe sta
nel Vangelo, e fu rivelata da Cristo, figliuolo di Dio che si è umanato nel sén
di Maria, e fu predicata dagli Apostoli, ed
è senza alterazione arrivata pel corso di
secoli fino a noi. Le ragioni che fanno
pel cristianesimo, sono egualmente ammesse da tutte le comunioni cristiane, lo
dispenso ben volentieri questi amabili
signori dalla fatica di riandarle ad una
ad una, ed applicarle alla professata da
loro. Perciocché tutte le comunioni le
sanno con pari felicità applicare a sé stesse,
e in questa lotta dialettica nissuna rimane
al di sotto dell’altra. Se il principe convertito di Prussia abbracciò il cattolicismo
romano per cinquantadue ragioni, anche
il re di Svezia, che voi sapete essere stato
il famoso generale francese Bernadotte,
ed avere prima di salire al trono abbracciato il Luteranismo svedese, potrebbe
dal canto suo vantarne altrettante, e forse
pili. Nelle quistioni, quando diventano
individuali, ogni anche piìi piccola circostanza può pigliar alto e figura d’importantissima, e noi dobbiamo in ciò rispettare e lasciar libero il sentire d’ognuno.
Così a cagion d’esempio a me danno noia
le argomentazioni di Voltaire contro la
Bibbia, e paiono fanciullaggini: forse a
lui e ad altri come lui sembreranno obbiezioni invincibili. Che volete! non lutti
a questo mondo siam fatti sopranno stesso
modello, e a me pare essere principio da
non dimenticarsi mai, che dobbiamo in
tutte cose rispettar sempre la libertà di
ciascuno.
La principessa era più che mai accalo
rata nel suo savio ragionamento quando
già le partite da giuoco finivano, e il levarsi delle persone e il rigirar pe’saloni
indicava non lontana la fine della conversazione. Chiamata quindi la principessa
agli uffici delle usate cortesie dovette in
terrompere, e differire al venturo sabbato il rappicare il filo al discorso. I due
la riverirono con bel garbo, ma pareano
conturbati anzi che no. Le parole della
principessa non suonavano ai loro orecchi
così cedevoli come le aveano forse sperale.
Adogoi modo seppero dissimulare e promisero di ritornar senza meno sabbato sera.
Si accommiatarono pure da noi con grazioso inchino, e a giudicarli dall’aspetli?
non uscivano ben paghi di sè.
RIVISTA CRITICA
della stampa clericale.
La Civiltà Cattolica. Dobbiamo riferir grazie a questo giornale gesuitico
di Roma per la perseveranza con cui sostiene una tesi antichissima per tutti i
pubblicisti protestanti, ed è l’incompatibilità d'un governo libero col cattolicismo papale. Il giornale romano ne’suoi
57 fascicoli fin qui pubblicati nel corso
degli ultimi tre anni non fa che ripetere
agli Italiani, che il governo rappresentativo, 0 sia costituzionale monarchico come quello deiringhillerra, o repubblicano
come quello della Svizzera, è sempre un
frutto eterodosso del Protestantismo. Una
volta cbe si è insegnato ai popoli quel
principio (non importa che sia tolto dalle
epistole di s. Pietro) che dobbiam rendere
a Dio una obbedienza ragionevole, bisogna
bene che imparino a volerla rendere per
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egual modo anche ai governi. Ora se ammettiamo, che si possa ragionare prima
di risolvere se obbedire o no alle leggi,
noi distruggiamo l’obbedienza cieca, noi
portiamo la confusione e il disordine in
ogni società, non sappiam più chi comanda e chi deve obbedire, noi annulliamo il
gran principio d’autorità, e piantiamo il
regno dell’anarchia. Ecco in breve tutta
la sapienza politico-cattolica accampata
da questo giornale in otto volumi. Noi per
conto nostro l’accettiamo senza la menoma osservazione in contrario, e speriamo
che i cristiani d’Italia sieno quanto prima
convinti, che papismo e libertà fanno
a pugni, e volendo l’una conviene rinunziare all’altro.
— Lo stesso giornale nel suo ultimo fascicolo del 7marzo si diverte a combattere
con molta copia d’ingiurie al solito la
Jìuona Novella, 1“ perchè l’ha proibita il
Papa, e le dottrine evangeliche, quantunque fedelmente cavate dal Nuovo Testamento, diventano tutte eresie quando si
stampano senza l’approvazione del Papa;
2“ perchè gli scrittori della Civiltà Cattolica non capiscono ancora come N. S. Ge.'ù
Cristo possa aver dettoche chiunque crede
in lui si salverà, e per conseguenza non
arrivano a capire come la Buona Novella
inculchi sempre la necessità della fede
per salvarsi ; 5® perchè gli argomenti dedotti dalla parola di Dio sono sempre miserabili sofismi già messi in opera da Lutero ed altrettali eretici del secolo .xvi ;
-i® perchè l’Olimpia Morata tanto encomiata dalla Buona Novella ha sposato un
n bel giovinetto Bavarese»; 5“ finalmente
perchè ella non sa chi sieno gli scrittori
della Buona Novella, e probabilmente
vorrebbe che noi Piemontesi, prima di
stampar nulla di religione, dovessimo ot
tenere il consenso o il permesso dei Gesuiti di Roma.
I nostri lettori ci perdoneranno se non
ci arrestiamo a confutare simili inezie, che sono tele di ragno e mostrano la
frivolezza di chi può perder tempo a ordirle e fesserie.
L’armonia. In assai lungo articolo sull’apertura della nuova sessione delle nostre Camere batte in breccia il sistema
delle libertà costituzionali, e ci fornisce
per r unico vero modello del governo
evangelico il Paraguay ! I missionari gesuiti vi regnavano da padroni assoluti, e
quei poveri selvaggi quend’erano in collera colle mogli, le menavano legate dal
P. Rettore, che loro applicava sul dorso
colle sue sacre mani una dose di bastonate. Ecco il governo modello dell’ylrmonia.
II Cattolico. Ci regala una lunga analisi delVIndulto [quaresimale dell’ arcivescovo di Vercelli che non vuole che i
Protestanti si salvino, perchè non hanno
nè Papa, nè quaresima, nè digiuno. La
Buona Novella ha ripetuto le cento volte
che la sola via sicura di salvarsi insegnata dal Vangelo è la fede in Cristo. Ora
digiuni, quaresime, e papi potranno mai
infonderci questa fede ? È dogma cattolico del Cristianesimo che la vera fede ci
può venire solamente da Dio. Permetterà
dunque il sig. Arcivescovo di Vercelli, e
con lui permetterà anche il Cattolico, che
noi evangelici ci salviamo senza Pontefice,
senza quaresima, e senza digiuno.
— Pubblica il medesimo giornale l’i'ndulto quaresimale di mons. Gentile vescovo di Novara. Dopo l’indispensabile
parte culinaria, la quale occupa gran parte
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del mandamenld vescovile, dopo qualche
frase sulle virtù a cui il crisUauo deve
attendere, viene l’altrettanto indispensabile parte bibliografica, nella quale i diocesani di Novara sono invitati a tenere
lungi da sè tanti libercoli del giorno, tanti
periodici che sotto menzognere apparenze
promuovono la comune depravazione e
rovina. Non occorre dire che la Buona
Novella non è dimenticala nella enumerazione che tien dietro a questo preambolo , ed in cui si trovano per anche il
Guicciardini, il Botia, il Filangieri, ilMacchiavelli ecc; ecc. Un libro che fummo
meravigliati di non trovarvi, si èia Bibbia.
11 proverbio dice che chi tace consente.
Se fosse vero che Mons. Gentile permettesse ai suoi diocesani la letlura della
Bibbia! Oh! allora noi li perdoneremmo
di gran cuore di averci posto all’ indice.
— 1 giornali clericali di Savoia é di Nizza
sono cosi virulenti contro le islituzioni e
i ministri del Piemonte, che noi non osiamo di chiamarvi sopra 1’ attenzione dei
nostri lettori.
IVOTlXIi: RElilGlOSE
Spagna. Uneas voto reale. — Nel giornale La Esparta leggevasi quanto segue
in data di Madrid 21 febbraio.
«Avantieri, uscendo dal santuario d’Afocha, la regina ordinò che non si facesse
niuna mutazione nell’apparato del tempio
e si conservasse la magnifica illuminazione finché non avesse fatto alla SS. Vergine l’omaggio del dono, che la sua pietà
la persuadeva di offrirle umilmente: infatti alle sette della sera giunse alla porta
della chiesa una delle più ricche vetture di
corte,’tirata da otto cavalli e Scortata da un
pichetto di alabardieri, in mezzo ai quali si
avanzava il cameriere maggiore e il gran
maggiordomo di S. M., i quali portavano
una grande paniera coperta di ricca stoffa
sulla quale v’era ricamato lo scudo delle
armi reali. Il clero andò processionalmente a ricevere gli inviati di S. M. e gli accompagnò fino all’altare della Vergine,
ai piedi del quale stava 13 contessa di
Salvatierra, cameriera della S. Immagine.
Il conte di Pino Hermoso allora le disse, che veniva in nome di S. M. la regina, per deporre ai piedi della Regina
dei cieli l’omaggio delle vesti e delle gioie,
che S. M. portava in quel giorno che
avea presentato solennemente la sua cara
figlia all’altar della Vergine: e questa offerta la faceva in testimonio della sua
divozione e riconoscenza pei benefici che
Dio le avea fatto.
Si pose quindi la paniera sull’altare e
si tolse la stoffa che la copriva. L’offerta
pia di S. M. consisteva nel sontuoso finimento di tutto il vestito che S. M. portava quando fu stilettata dal regicida.
Il manto reale conservava ancora le
traccio della ferita e si vedeauo macchie
di sangue suH’armellino, che lo guarniva.
Nella stessa paniera v’erano pure le gioie,
che ornavano il capo di S. M. Consistevano in una catena di diamanti, cosi belli,
vaghi e fulgidi, che sembravano una sola
gemma. Il gran maggiordomo dichiarò,
che la corona di S. M. uon era nella paniera, perché bisognava farvi alcun mutamento (senza dubbio per adattarla al
capo della sacra immagine) : ma sarebbe
offerta, tostochè fosse terminata ».
Non ricordiamo bene se il medesimo
giorno 0 l'indotaani o la vigilia i giornali
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spagnuoli davano quesl’altra notìzia ; « il
ballo è stato splendidissimo ; la Regina
ballò tutta la notte e si ritirò alle cinque
della mattina : » — Oh Religione !
Gran Rretagsa. — Come siano disposti gl’inglesi a darsi al Papa.
Il Witness di Edimburgo pubblica un
invito diretto a tutti i cristiani evangelici
della Gran Bretagna e del continente Europeo, ad unirsi in preghiere durante otto
giorni, principiando dal do aprile p. v.
la mattina dalle 7 alle 9, e la sera dalle
8 alle 10, onde invocare l’Altissimo :
1" per la distruzione del Papato in
Italia.
2’ per la liberazione degl’incarcerati
od esigliati a motivo della loro fede religiosa e dei loro principii politici.
3" per r estinzi(ihe dei. gesuiti e dei
principii gesuitici ,nel reggimento dei popoli , onde a questi tutti donisi la vera
libertà.
Ancora un’abiura d’un prete: Domenica
sera, 29 febbraio, il rev. Giorgio Evison
già prete nella Chiesa romana, abiurò le
antiche credenze per abbracciare le evangeliche, nella chiesa di b. Paolo Bermondrey (Londra). Quell’Ecclesiastico era già
cappellano della congregazione cattolica
a Portsea.
Ungheria. Sfratto dei missionari scozzesi. Sebbene vari fogli, anche politici,
abbiano parlalo di quel fatto, i nostri lettori leggeranno con piacere i seguenti particolari tratti da una lettera del sig. Wingate, uno dei componenti quella missione,
che si eserciva sopratulto infra gl’israeliti.
« Un colpo terribile, scrivea egli, ha testé
« ferito la missione. Ciò non di meno il
« Signore può trarre del bene anche da
« questo male. Due decreti imperiali, per« venuti da Vienna, ci costringono ad ab«bandonare immantinente il territorio
0 austriaco. I nostri sforzi per ottenere
« che fosse mitigalo quell’editto sono stati
« inutili. Se non partiamo domani verre« mo sfrattati per mezzo della forza ar« mata. L’ultimo dei miei tìgli ha due
<c mesi, il penultimo sedici. La bambina
« ancora tenerissima del sig. Smith gode
(I una misera salute ; ambedue abbiamo
« presentalo certificati di medici, testifi« cando che un viaggio nel cuor dell’in« verno esporrebbe a grave pericolo la
« vita della signora Wingate e d’ altri
«membri delle nostre famiglie; tutto fu
« vano. Nou ci furono concessi che sei
« giorni per organizzare la partenza. Non
« abbiamo altro partilo da prendere che
Il di porci in cammino. Il Signore sarà
« quello che cl guarderà : non sento at
« torno di me che pianti e lamenti.....
« Il nostro fralello Edwardo é in una sili tuazione più terribile ancora della no« stra ....w — Mettiamo per un momento
(ciò che non accadrà mai, ne siam sicuri)
che un simile fatto avesse avuto luogo in
Inghilterra, e a danno di alcuni fra i Gesuiti, Rosminiani, Oblati ecc., che vi vanno predicando ovunque la sudditanza al
Papa, che ne direbbero i nostri giornali
cattolici? Chiamerelibero un tale sfratto
un’ infamia, una persecuzione senza nome ecc.! Ma se lo fa l’imperatore d’Austria, 0 il Papa, 0 il Granduca, questo
cangia nome , non c’ è niente che dire ;
anzi vi aggiungeranno «colla fronle alta»
che non c’è libertà se non nei paesi ove
domina il caltolicismo-gesuitico !
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CRONA(JIETTi\ POLITICA.
Piemonte : — Camera dei deputati. Là
proposta ministeriale d’un credito siippiementare di 2,086,000 fr. da ripartirsi
sui bilanci 1831, 1832, 1833, per opere
di fortificazioni a Casale, dopo avere nelle
parziali votazioni ottenuto a quanto pareva una gran maggioranza, quando si
venne allo squitinio secreto non ebbe più
che una maggioranza di pochi voti. —
Seguita la discussione sulla legge delle
pensioni degl’impiegati civili. Il Senato
nella tornata del 12 intese la lettura del
progelto di risposta al discorso della Corona, fatta dal senatore di Bagnolo.
— Le sottoscrizioni per la Strada ferrata da Torino a Pinerolo, vanno aumentando. Il municipio di Torino si sottoscrisse a tal effetto per 500,000 fr., ossia
per GOO azioni;
Roma. — VOssernatore Bomano dà la
lista di nove condanne, a varie pene, pronunciate in Roma dai consigli di guerra
francesi, per delazione e ritenzione di
armi.
Fbanci.v —Il pubblica in data
dei 10 un decreto sull’ insegnamento superiore portante: 1". Soppressione dei
concorsi per le cattedre di tutte le facoltà,
le quali saranno di nomina diretta del
Presidente. 2°. Soppressione di ogni immovibilità. 3°. Riorganizzazione del Consiglio superiore, composto di 3 Senatori,
3 Consiglieri di Stato, 5 Arcivescovi o
Vescovi; un pastore della Chiesa Luterana, un pastore della Chiesa Riformata,
un membro del Concistoro centrale Israelitico, tre membri della Corte di Cassazione, cinque membri dell’ Istituto, otto
ispettori generali,|due membri dell’insegnamento libero.
— È stato nominato a Presidente del
Corpo legislativo il sig. Billault.
— La fusione tra gli Orleanesi e i Borboni del ramo primogenito sembra ormai
un fatto compiuto. Si afferma come posU
tivo un trattato sottoscritto dal te due
parti contendenti, a termine del quale H
conte di Parigi verrebbe riconosciuto dail’una e dall’altra parte principe ereditario, ed onorato e distinto come tale.
—Torna in iscena la lettera ad Edgard
Ney, e la politica francese in ordine, alla
ammiaistrazione di Roma.
Spagna. — Leggesi ueìVIndependanoc
Belge: «I giornali vi avranno recato la notizia della scoperta d’una cospirazione
carlista in Valenza, come pure l’arresto
del principale autore di quella, nominato
Sanaran e di 40 fra i suoi complici. Il
complotto, ordito nel secreto dei chiostri, appena ripristinati, scoppiar doveva
in mezzo all’entusiasmo delle feste regie,
ed annunciarsi dietro il piano scritto dai
cospiratori, colla strage di tutti coloro le
cui opinioni od influenze avrebbero potuto essere ostacolo #.
Inghilterra. Un’importante riunione
di partigiani del principio della libertà di
commercio, in numero di 130, fra i quali
parecchi ex-ministri e i membri più liberali della Camera dei Comuni, ebbe luogo
in casa di lord John Russel. Vi fu risoluto
d’interpellare lunedi prossimo il ministero
Derby sul suo programma politico*
Prussia, La prima Camera di Prussia
ha discusso nella tomaia del 3 la gran
questione dell’organizzazione della Parìa.
Fu adottata da 81 voti contro 36 la proposta della destra moderata, la quale lascia all’ arbitrio della Corona la nomina
di tutti i Pari, ma obbligandola a sceglierne una parte Ira i grandi proprietarii,
le grandi cittii e le università. La Parìa
non sarebbe d’attronde ereditaria.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip. Soc. di A. Pon» e C.