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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% • art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uffido PT Torino OMP Nord
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Anno IX - numero 34 - 6 settembre 2002
ipaCORNO D'AFRICAI
le cause del confitto
parla Konrad Ratser, segretario del Cec
I BIBBIA E ATTUALITÀ ■
LA TERRA
È DI DIO
«Guai a quelli che aggiungono casa
a casa e campo a campo, finché non
rimanga ptù spazio» 5,8)
E questo il primo di sette «guai»
contenuti nel capitolo quinto di
Isaia. Sette minacce che vengono da
Dio stesso, rivolte a coloro che dimenticano che a lui devono rendere
conto di come amministrano la sua
Terra, di come gestiscono il loro tempo, le loro forze e capacità, la giustizia, i rapporti con il prossimo. Sono
parole dirette alla società di Israele
che sta vivendo un boom economico
nel secolo Vili a.C., prima del tracollo del regno del Nord e riproposte
aU’inizio del V secolo nella società
che si sta riorganizzando, pochi decenni dopo il ritorno dall’esilio. Il
giudizio espresso su chi si arricchisce
accumulando beni a danno della collettività, togliendo il sostentamento
ai poveri, riducendo alla fame e alla
schiavitù interi strati della popolazione è drastico e senza appello.
UN filo ininterrotto lega queste
parole a tante altre deh’Antico e
del Nuovo Testamento dove si condannano l’accumulo delle ricchezze,
la bramosia dell’avere, l’egoismo di
chi calpesta il prossimo per allargare
i propri possedimenti. Dalla storia
della vigna di Naboth alle invettive
dei profeti, dalle parabole di Gesù alle esecrazioni della lettera di Giacomo. Eppure per secoli sedicenti cristiani si sono impadroniti con la violenza di terre che altri abitavano,
hanno asservito intere popolazioni
affermando con protervia che il successo di queste loro azioni era frutto
e segno della benedizioneMi Dio. «La
terra è mia e voi siete da me corrie
stranieri ed ospiti» è scritto in Levitico 25,23, nel contesto di una serie di
indicazioni e di leggi volte a garantire
a ogni essere umano l’accesso ai beni
che Dio ha messo a disposizione di
tutti. Quando nel possedere si va oltre a ciò che è necessario, utile, giusto per la propria vita, la proprietà
diventa un furto perpetrato a danno
del prossimo, una beffa nei confronti
della volontà di Dio.
COSÌ è stato nella colonizzazione
delle Americhe e in quella successiva dell’Africa e di parte dell’
Asia. Così è per la situazione che si è
creata nel rapporto tra i popoli del
hJord del pianeta e i popoli del Terzo Mondo. Oggi non occorre più
Occupare fisicamente un paese per
lOnOPERMIUI
Un ponte sul fìume Ngola
di MANFREDO PAVONI GAY
ECO DELLE VALLII
Orfani deirantldclóne
di PIERVALDO ROSTAN
tenerlo
asservito: aggiungere casa a
casa e campo a campo significa ag
pungere alle proprie risorse agrico
e, energetiche, produttive, ecc. il
controllo e lo sfruttamento delle risorse di altri paesi assoggettandoli
« le proprie pretese che hanno di
8tan lunga superato il livello del necessario, dell’utile, del giusto. Se così
sempre andato il mondo, nei rapporti tra gli stati, tra le classi sociali,
fu pi individui, la Scrittura ci dice
P ^ * Ptogetti di Dio per l’umanità e
por 1 intera creazione sono ben di
1 ® giustizia, rispetto e col
i^^^fupone, benessere e condivisioloii problemi discussi a
annesburg in questi giorni na^ ono da questa insaziabile bramosia
uocumulo: il Signore ci avverte
rntt*^ f'f’u cambiamo radicalmente
u ne rimarremo travolti.
Emmanuele Paschetto
Su temi difficili il Sinodo di Torre Pellice ha reagito con responsabilità e fraternità
L'unità nella fede
Nonostante l'apprensione per la situazione degli ospedali valdesi del Piemonte
e per altri problemi, il Sinodo è stato capace di unire realismo e tensione spirituale
DANIELE GARRONE
HO lasciato Torre Pellice, alla
conclusione dei lavori sinodali,
con sentimenti contrastanti. Da un
lato si è trattato di un’assemblea difficile, che ha dovuto far fronte a questioni molto serie e talora drammatiche (su cui informeranno ampiamente altri contributi sul prossimo
numero di Riforma), e che ha dovuto
ricorrere anche a misure eccezionali,
tese a impugnare risolutamente i
problemi, senza che però ne discenda la certezza di soluzioni rapide e
indolori. Penso in particolare alla
questione degli ospedali valdesi del
Piemonte, alle crescenti preoccupazioni finanziarie (otto per mille compreso), alle crescenti difficoltà nella
cosiddetta «sistemazione del campo
di lavoro», cioè nella provvista di
pastori alle chiese, che rischia di
condurre a una «paralisi progressiva», alla drammatica situazione dell’America Latina e alle ricadute che
essa ha per i valdesi di laggiù.
Questi e altri temi hanno creato
un’atmosfera grave, a tratti preoccupata. Questa sessione sinodale potrebbe essere sintetizzata con il termine «apprensione». Una piccola
chiesa si sente quasi schiacciata dall’imponenza dei problemi, sia all’esterno (ospedali, diaconia, crisi economica), sia all’interno (difficoltà a
trovare uomini e donne, pastori e laici, che occupino quei numerosi posti
di responsabilità tra i quali noi suddividiamo la gestione della chiesa).
D’altro lato, e proprio in relazione
alle questioni che suscitavano ap
prensione, il Sinodo ha avuto momenti alti, mostrando di avere la capacità di affrontare responsabilmente e fraternamente le questioni, senza
contrapposizioni preconcette, unendo realismo e tensione spirituale.
Vorrei citare solo due esempi. Innanzitutto la discussione sugli ospedali.
Non ci siamo nascosti la gravità della
situazione: abbiamo saputo lucidamente riconoscere limiti e anche errori; ci siamo tutti responsabilmente
messi alla ricerca di soluzioni, guardando più alle scelte per il futuro che
alle analisi del passato. L’impietosa
analisi che noi facevamo di noi stessi,
in pubblico, senza rete, con le gallerie
gremite e davanti alla stampa, non è
stata imbarazzata o reticente, non ha
Segue a pag. 5
Dal-Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
Gianni Genre rieletto moderatore
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, dopo una settimana di intenso lavoro, si è chiuso a Torre Pellice il 30 agosto con le elezioni delle
sue Commissioni sinodali amministrative, i massimi organismi esecutivi nazionali. La Tavola valdese ha
visto la riconferma del moderatore,
pastore Gianni Genre, e del vicemoderatore, pastora Maria Bonafede.
Riconfermati anche il presidente
della Commissione sinodale per la
diaconia, il diacono Marco Jourdan
(il vicepresidente viene nominato
successivamente dalla Commissione
stessa), e il decano e il vicedecano
del Consiglio della Facoltà valdese di
teologia di Roma, rispettivamente i
professori e pastori Ermanno Genre
e Daniele Garrone. Ricambio, invece, al vertice del Comitato permanente per le chiese metodiste: al posto del pastore Valdo Benecchi, che
ha concluso il suo mandato ed è en
trato in emeritazione, è stato eletto il
pastore Massimo Aquilante che attualmente svolge il suo servizio presso la Chiesa metodista di Bologna.
La sua elezione rappresenta anche
un cambio generazionale: il pastore
Aquilante, infatti, ha 44 anni.
Il Sinodo ha provveduto anche a
eleggere le Commissioni d’esame
che verificheranno l’operato di questi organismi esecutivi: il pastore
Giovanni Anziani presiederà la
commissione che esaminerà l’operato della Tavola valdese, del Comitato per le chiese metodiste e del
Consiglio della Facoltà di teologia; il
pastore Thomas Noffke presiederà
la commissione che esaminerà
l’operato della Commissione sinodale per la diaconia. Il Sinodo del
prossimo anno sarà presieduto dal
pastore Salvatore Ricciardi, mentre
il culto di apertura sarà presieduto
dal pastore Giùseppe Platone.
Valli valdesi
Il Sinodo
e gli ospedali
Un intervento drastico per stJvare i
tre ospedali valdesi facenti capo alla
Commissione per gli istituti ospitalieri valdesi (Ciov) è stato deciso dal Sinodo conclusosi a Torre Pellice: proposta dalla Tavola valdese, d’intesa
con la Commissione sinodale per a
diaconia (Csd) e con l’appoggio delle
relative Commissioni d’esame, la decisione consiste nello scioglimento
temporaneo della Ciov: la gestione
della commissione viene quindi assunta dalla Tavola valdese, mediante
un comitato ristretto guidato dal presidente pro-tempore della Csd. Il dibattito è stato appassionato, così co
me un buon coinvolgimento ha rac
colto la petizione (oltre 400 firme) in
difesa delle strutture ospedaliere.
Apag.7
L'OPINIONE
LA MENSA
DEI «GRANDI»
Era una notizia contenuta in un
trafiletto di un grande quotidiano nazionale, un articoletto che in gergo
giornalistico potrebbe definirsi «di
colore», ossia che non focalizza l’attenzione sui contenuti principali di
un evento ma serve ad assaporarne i
contorni, le atmosfere, il contesto in
cui il grande evento si svolge. Diceva
che lo chef dell’albergo a cinque stelle
in cui i grandi della terra di lì a qualche giorno sarebbero stati allo^iati a
Johannesburg aveva «fatto la spesa»
per essere pronto a soddisfare i palati
esigenti dei vip riuniti lì per il vertice
sullo «sviluppo sostenibile». E aveva
fatto acquistare 5.000 ostriche, 500
chili di aragoste, 200 chili di salmone,
500 di pancetta e salsicce e più di 2
tonnellate tra bistecche di filetto e di
pollo, mentre vini e liquori erano stati ordinati e fatti arrivare da ogni parte del pianeta. Perché, ha spiegato lo
chef, «i capi di stato non decidono che
cosa vogliono mangiare se non pochi
minuti prima, così volevamo essere
sicuri che ci fosse tutto».
Per carità, lungi da me la tentazione del moralismo sempre in agguato.
Anche i grandi della terra devono
mangiare e l’accoglienza deve essere
all’altezza del loro rango, eppure...
questa piccola notizia rivela qualcosa
della natura drammatica e contraddittoria di questi grandi eventi che
dovrebbero contribuire a cambiare
per il meglio il corso della storia. E
cioè che chi è chiamato a prendere
delle decisioni che hanno poi conseguenze enormi sulla vita e la morte di
centinaia di milioni di esseri umani,
sulla specie animale e sul futuro
dell’intero pianeta sono persone sazie
e all’apice del loro potere e della loro
carriera, sono persone che probabilmente non sanno neppure di che cosa
parlano, quando affrontano temi come la fame, la mancanza d’acqua potabile, la catastrofica epidemia dell’Aids,
lo strangolamento del debito.
Ci sono naturalmente eccezioni. Ci
sono personalità come Nelson Mande
la che sa che cos’è la fame, la sofferenza, che ha perso due nipoti per l’Aids
ed è nato in un villaggio i cui abitanti
ancora non hanno l’accesso facile
all’acqua potabile. Ma è l’eccezione,
appunto, e si vede. Si vede da quello
che dice e da come lotta ancora oggi
per quello che è giusto. Molti altri
«svolgono le trattative» su frasi e aggettivi da includere 0 escludere dal documento finale come se stessero al
mercato. Particolarmente i rappresentanti dei paesi ricchi «tirano sul prezzo» quanto più possono perché devono
dare conto ai veri padroni del mondo,
le multinazionali, i colossi dell’economia mondiale che ai vertici non partecipano direttamente ma i cui interessi
sono prioritari in ogni trattativa.
Sullo stesso quotidiano c’era un altro trafiletto, che parlava della storia
di due cineasti in erba che, per procurarsi i soldi per una loro prima produzione, avevano scelto un metodo, poi
rivelatosi vincente. Avevano girato un
' video, poi messo in vendita su Internet, in cui degli «homeless» si erano
prestati per poche decine di dollari a
mettere in atto dal vero delle risse e
altre azioni crude e repellenti su se
stessi. Il video «reai tv» è andato a ruba e ha franato ai cinici registi finora
oltre 4 milioni di dollari. La povertà
morale è una malattia che non afflile
solo i grandi della terra.
Anna Maffei
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 6 SEnEMBRF^^
Mentre Paolo
aspettava ad
Atene (...) '^alcuni
filosofi epicurei
e stoici
conversavano
con lui. Alcuni
dicevano: “Egli
sembra essere un
predicatore di
divinità straniere”
(...) ^^Lo
condussero
su nelVAreòpago,
dicendo:
“Potremmo sapere
quale sia questa
nuova dottrina
che tu proponi?”
(...) Paolo disse:
“Ateniesi, vedo
che sotto ogni
aspetto siete
estremamente
religiosi.
^^Passando,
e osservando gli
ometti del vostro
culto, ho trovato
anche un altare
sul quale era
scritto: Al dio
sconosciuto.
Orbene, ciò che voi
adorate senza
conoscerlo, io ve lo
annunzio (...)
benché egli non
sia lontano da
ciascuno di noi.
^^Difatti come
anche alcuni
vostri poeti hanno
detto: ‘Poiché
siamo anche sua
discendenza’ (...)
^°Dio dunque,
passando
sopra i tempi
dell ’ignoranza,
ora comanda agli
uomini che tutti,
in ogni luogo,
si ravvedano,
^'perché ha fissato
un giorno, nel
quale giudicherà
il mondo con
giustizia per
mezzo dell’uomo
che egli ha
stabilito, e ne ha
dato sicura prova
a tutti,
risuscitandolo
dai morti”.
Quando
sentirono parlare
di risurrezione
dei morti, alcuni
se ne befiavano;
altri dicevano:
“Su questo
ti ascolteremo
un’altra volta”.
^^Così Paolo uscì
di mezzo a loro.
^*Ma alcuni si
unirono a lui e
credettero...»
(Atti 17,16-34)
PREDICARE CRISTO AL MONDO
Una delle prime questioni che i primi cristiani affrontarono
accettare ¡propri valori al mondo che li circondava. Nacque
fu quella di fare
cosi l'apologetica
GREGORIO PLESCAN
La teologia dei miracoli
IL libro degli Atti contiene alcuni racconti di miracolo, sopratmtto guarigioni e salvataggi
dal carcere o da incidenti di
viaggio. La particolarità di questi racconti è quella di sottolineare la differenza tra Gesù e gli
apostoli (che operano «in nome
di Gesù» e non «al posto di Gesù») e sono generalmente testimonianze dell’azione divina
che accompagna il percorso del
Vangelo verso Roma. Se pensiamo ad At 3, 1-10, la guarigione
dello zoppo nel tempio, vediamo che il racconto trova paralleli con Gesù (Le 5, 17) e con altri
miracoli riferiti a Paolo (At 14,8).
Questa narrazione riassume
tre immagini significative: il
compimento della promessa di
Gesù in Le 9, 2; la guarigione
quale testimonianza implicita
dell’autorità apostolica e la testimonianza esplicita a Gesù.
L’episodio nasce da una situazione usuale (il mendicante all’ingresso del tempio) e presenta un tipo di cristianesimo molto vicino alla sensibilità ebraica: i discepoli che seguono le
pratiche di quella pietà religiosa, le ore della preghiera e l’elemosina. Ciò non di meno presenta la specificità della predicazione cristiana, vicina alla
sofferenza: lo sguardo, il riferimento al «nome di Gesù Cristo», il tocco delle mani.
In questo modo At ribadisce
l’idea della predicazione-azione
di Gesù, pur mantenendo nettamente la distanza tra Gesù e i
discepoli e sottolinea la vicinanza positiva dei primi cristiani
con l’ebraismo: l’ex paralitico
che, guarito, va al Tempio a lodare Dio. Un altro miracolo, in
quietante ma stimolante, è l’episodio di Anania e Saffira (At 5,111): il brano affronta in maniera
cruda vari temi importanti: l’autorità, la guida, il rischio che tra i
membri della comunità si nascondano opportunisti e ipocriti, la morte prima della seconda
venuta di Gesù.
Preghiamo
Signore Iddio,
aiutaci a tenere sempre bene a mente
che il tuo regno è aperto a tutti:
a ogni espressione e alla ruga di ogni volto,
a ogni colore di capelli e a ogni mente
a ogni sfumatura di pigmentazione
a tutto ciò che ci rende tutti diversi
gli uni dagli altri, le une dalle altre.
A tutto ciò che ci rende amati, importanti,
significativi ai tuoi occhi.
Amen
Alcuni temi importanti
IL problema dell’autorità: non
sappiamo esattamente come
fosse organizzata la prima chiesa, anche perché gli autori biblici hanno idealizzato alcune descrizioni (come in At 4, 23-37,
che mostra un gruppo pio, concorde e disponibile). Si può pensare che nei primi tempi (anni?)
la chiesa fosse guidata dalla famiglia del Cristo: Maria (At 1,
13-14, 26) e Giacomo fratello del
Signore (Mt 13, 55; Me 6, 3; At
12, 17; 15, 13; 21, 18; Gal. 2, 9); il
brano ci mostra però che a un
certo punto è Pietro ad assumere la guida. La tensione tra ipocrisia e sincerità: vediamo come
vi siano sempre stati degli atteggiamenti differenti rispetto alle
domande radicali della fede cristiana; questo racconto osa
«puntare il dito» sul peccato, individuato qui nel rapporto con il
denaro. Al di là della crudezza,
qui sono mostrati chiaramente il
peccato e la pena: nel brano di
Anania e Saffira l’ipocrisia, soprattutto nell’uso del denaro,
non ha diritto di cittadinanza.
L’uso della parola «chiesa»:
questo brano è il primo nel quale
troviamo usata, in At, la parola
chiesa, con un abbinamento insolito: timore-chiesa. Generalmente il Nuovo Testamento ha
un abbinamento opposto (pensiamo all’angelo che dice alle
donne «non temete». Me 16, 6).
In questo caso il «timore» della
chiesa è pienamente giustificato,
ma anche l’idea che un personaggio prestigioso crei timore
nella comunità per una sua azione «ecclesiastica» non va sottovalutata. La morte prima del ritorno di Gesù: sappiamo che i
primi cristiani aspettavano l’imminente ritorno di Gesù: è possibile che la morte di alcuni cristiani sia stata attribuita al loro
peccato, prima che la chiesa si
rassegnasse ad accettare il ritardo del ritorno fisico del Signore.
L'àpologìà tra storia
e polemica
UNA delle questioni che i
primi cristiani affrontarono
fu quella di far accettare i propri
valori al mondo che li circondava. Ciò era relativamente facile
rispetto all’ambiente giudaico,
perché molto dei valori ebraici
era patrimonio comune (pensiamo a versetti «vi assicuro che
fino a quando ci sarà il cielo e la
terra, nemmeno la più piccola
parola, anzi nemmeno una virgola, sarà cancellata... fino a
quando tutto non sarà compiuto», Mt 5,18), anche se sussistevano fin dalla predicazione
di Gesù questioni che venivano
interpretate in maniera più o
meno rigida, come il comandamento del sabato e la relazione
tra legge e Gesù: «Il Figlio dell’uomo è padrone anche del sabato», (Me 2, 27-28).
Quando però il cristianesimo
si aprì al mondo romano-pagano, la complessità dell’accostamento tra messaggio cristiano e
valori e cultura dominante divenne cruciale. Nacque così l’apologetica (dal greco apologein,
«difendere»). Questo termine
nacque quando alcuni scrittori
cristiani iniziarono a respingere le obiezioni sollevate dagli intellettuali romani e contemporaneamente a difendere e affermare positivamente i principi
della dottrina cristiana. Ad esempio la lettera a Diogneto
scrive: «I cristiani... vivono nella
loro patria, ma come forestieri;
partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati
come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria
è straniera» (v5).
Esisteva anche, un apologetica
nei cònfronti dell’ebraismo, ebe
assumeva anche toni che per
noi possono apparire curiosi se
non altro per l’uso delle allegorie; la lettera di Barnaba scrive:
«Mosè nel dire “non mungerai
l’aquila, né lo sparviero, né il
nibbio, né il corvo” significa:
non unirti, né essere simile a uomini tali che non sanno procurarsi il cibo con la fatica e il sudore, ma rubano iniquamente la
roba d’altri e stanno spiando
mentre sembrano camminare
con aria innocente e osservano
ma oziosi, appollaiati, cercano
di divorare la carne altrui, pestiferi per la loro malvagità...».
Il processo di Paolo
davanti a Felice
Nella foto: affreschi delle catacombe di San Callisto a Roma
chi spogliare per cupidigia. Sono come questi uccelli, i soli che
non si procurano il nutrimento.
UN altro brano che possiamo segnalare è quello del
processo di Paolo davanti a Felice (At 24, 1-23). Il racconto presenta una situazione particolarmente delicata: innanzitutto la
decisione degli ebrei di presentarsi il prima possibile davanti
ai romani, e accompagnati da
un avvocato, indica l’urgenza
della questione; il dibattimento
si svolge in una contrapposizione di complimenti nei confronti
di Felice (in realtà governante
crudele che aveva mantenuto
una certa fama per la cruda repressione del banditismo in Palestina) e usando termini cari
alla tradizione stoica: la «benevolenza» a lui attribuita era
un’importante virtù romana,
non uno stato d’animo come
per noi; le accuse rivolte a Paolo
sono da un lato simili a quelle
rivolte a Gesù nel processo evangelico («ha perfino tentato
di profanare il tempio» v. 5) ma
anche sottilmente politiche, a
cui i romani non potevano non
essere sensibili («fomenta rivolte fra tutti i giudei del mondo...», V. 6); da notare anche il
fatto che i cristiani sono definiti
«setta dei Nazorei»: questo non
solo mette in discussione il nome «cristiani», che apparentemente era diffuso già da tempo
(At 11, 26), ma include indirettamente il cristianesimo nel
gruppo dei partiti ebraici.
A tutto ciò Paolo risponde secondo un modello apologetico:
sottolinea la legittimità del potere romano che lo giudica e la
bontà e l’innocenza dei motivi
della sua venuta, ma propone
anche il cristianesimo come la
versione pura, seria e coerente
dell’ebraismo, dato che esso
compie con tranquillità ciò che
esso predica: «portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte» (è da notare il
fatto che nelle lettere di Paolo la
colletta è per la chiesa cristiana);
«purificarsi nel tempio»: Paolo
propone il cristianesimo come
una religione che può essere
ben accetta a tutti.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche li'
Il discorso di Paolo
Atene è il tipico esem,i
d, predicazione cri«£
in forma apologetica p™
lo presenta direttame^
agli ateniesi il cristiana
mo a partire dalla u
esperienza, senza dinteJ
care le sue peculiari«'
Possiamo suddividere il *
scorso in questo modo'
- Dio non è lontano,,
solamente (ancora) scoii
sciuto; ^
«ffeCi
filetti
pubbl
tol'ultìr
- questo «Dio sconni
sciuto» però può esse»
svelato, anche a partì»
dalla cultura locale mi
non può essere racchiuso
solamente in una cultum
locale: ha un volto pr«j.
so, quello dell'«uomocl*
Dio ha stabilito... risuso
tandolo dai morti»,
Cristo;
- Gesù non solamens
«può essere svelato»,
«vuole essere svelato, vuo.
le svelarsi, si è svelato».
Come vediamo, però,
proprio questo Dio che
vuol far trovare a costil
sce un problema: la
«su questo ti ascolfen
un'altra volta» è sintoi
di una difficoltà che
fra le persone, fra gl)a-'
scoltatori potenziali del
messaggio e il testimài
Le domande che pone|
discorso sono attuali: pen,
siamo all'idea del «diosconosciuto» che gli atenie|
cercano e che Paolo pio-,
pone: chi non cerca «dioil
Gli atei «veri» sono poc|!,
per il resto la societii
sballottata fra un «dioHi
l'altro, fra una «religionà
e l'altra. Se questa anali
è ancora valida, quellodir
ci manca, rispetto ad Ate
ne, è il coraggio di andate dire «questo Dio scc **
sciuto... noi siamo qui
presentarvelo».
Pensiamo poi anche alla
questione dell'uso che vie
ne fatto della culturai
degli orizzonti greci: lue
go dell'incontro (la piae
za), le parole dei filoso!
greci e del poeta: Paole
riesce a tradurre «in ate
ni ese» il discorso su Cristi
che rimane un discorsósü
Cristo nonostante l’ui
del linguaggio e della cultura ateniese. Queste de
mande rimangono aperti
ed ecumeniche, nonostait
te non siano per nulla
nuove: le chiese sono capaci di prendere dal voce
boiario italiano le parola
che spiegano Gesù poi
«tradurle» in italiano?
Non lo sappiamo, aiuw
perché un pregio (o uni
fetto) della predicazloi*
cristiana è che i «riscontp
obiettivi» e numerici soo®
difficili: lo stesso discorso
di Paolo sembra
«successo» relativo (v- “r
Sicuramente negli anni a
cuni «ateniesi» sono0
ventati cristiani, altri
altri ancora sono riw
affascinati dalla rivela#
ne di questo «Dio sco
sciuto», ma P®r
gioni non se la sonosew
ta di fare il passo vero«
una fede confessata
temente. Forse è ques^^,
limite che il ciiscors
Paolo (e il nostro ovun
vista al¡
Bonino
Berazioi
coni
-In c,
inerica
una ere
movime
ma non
può raggiunge-./" ^
superare: quello m
dare il Dio sconoscici
noi abbiamo trovati '
che ci si è avvicinatt_^
ZI, cne CI »1 c .
tal punto da.13° itti
anche da noil - al'® ^ „
che abbiamo di fro"“'
le sue parole ma cn J j
statraduzione trad'*^^.
messaggio, con ,
e misericordia nei ®, „jti di quelli che nonj
tano, senza perisa'®^ ^
messaggio sia
nostro.;
ricordando che è so
te rivolto a noi
Per
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- Léon-Dufoor^j0
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Intervista a José Miguez Bonino sulla teologia (Jella liberazione latinoamericana
I rapporti con le chiese pentecostali
((ffequentemente si può notare che il rinnovamento nel mondo pentecostale passa per una
lilettufo della Bibbia... Quello che emerge con la lettura della Bibbia è la vita di tutti I giorni»
pubblichiamo qui di seguil'ijltima puntata dell inter'Jtaal professore JoséMigue^
Lino sulla teologia della h
leruzione latinoamericana.
r.iANNAURIZIO
Il rapporto
con i nuovi movimenti
-In questo momento l’A0nca Latina è segnata da
una crescita molto forte dei
movimenti carismatici, evanaglicaii, pentecostali. Quali lemmi ha questa teologia che
fa fatto questo percorso con
mesti nuovi movimenti, euau^elici, ma anche cattolici?
«Credo che la teologia della
liberazione classica, vale a dite quella che si è sviluppata
negli Anni 60 e 70 incontri
molta difficoltà a stabilire
questa relazione. Le possibiStà di incontro, secondo me,
si realizzano maggiormente
neDe comunità di base, dove
la gente che vive questa esperienza ripensa la sua teologia,
e come poter vivere con speranza nella situazione di crisi, D’altro lato, il movimento
carismatico e pentecostale
consente a una persona che
vive in questa situazione di
sentirsi appunto “persona”
proprio perché ha la dignità
di ricevere lo Spirito Santo.
C’è quindi una forma di recupero della dignità».
-Edella soggettività?
«Sì, della soggettività, ma
direi soprattutto della dignità della persona. E questo è
un fenomeno interessante:
quando uno diventa pentecostale si può notare subito
che si veste meglio, che cerca
di presentarsi bene, di studiare e quindi desidera dimostrare che egli è una persona,
ora che è nato di nuovo. E
quindi termini tradizionali
come "nascere di nuovo” qui
hanno assunto un significato
non solo simbolico, ma come
qualcosa che cambia la loro
vita. Vede, poter dire “io ho
una relazione diretta con Dio,
quando sento la forza dello
Spirito e rispondo allo Spirito,
non ho le parole adeguate e
per questo parlo addirittura
in lingue, perché non ho parole sufficienti per esprimermi, però sento che sto comunicando con Dio, e tutto ciò
acquista un valore importante”. Questa dignità che riceve
un pentecostale, un carismatico, per lo meno qui in questo paese, acquista un valore
sociale, perché io non sono
solo degno, posso fare qualcosa anche per trasformare il
mondo dove sto. Egli non ha
una teologia che gli consente
di capire tutto ciò, ma egli ha
la sensazione che il suo compito va al di là del fatto di vivere bene, egli stesso, o di vivere bene con la sua comunità, ma anche con la società
che lo circonda. E dato che in
generale la realtà pentecostale si sviluppa nei settori molto
poveri, immediatamente si
trasforma in uno strumento
di intervento sociale nelle zone dove vivono».
La riscoperta della Bibbia
- È nota la passione dei
protestanti per la Bibbia, la
riscoperta della Bibbia, la parola della Bibbia. Qual è il
rapporto della teologia della
liberazione, che oggi vive un
ripensamento, con la Bibbia?
«Credo che in tutto questo
lavoro teologico che è stato
fatto dalla teologia della liberazione, molto importante sia
stata la riscoperta della Bibbia. Su questo abbiamo un
debito con gli europei. Credo
che quello che si è fatto nello
studio della Bibbia, sul Nuovo
e Antico Testamento, in Europa (Germania, Francia,
Olanda, ecc.), ci ha aiutato a
comprendere la-dimensione
storica della Scrittura. La Bibbia non è una serie di dottrine, bensì di esperienze umane; la Bibbia è un racconto, è
un racconto sulla vita della
gente nei vari contesti. Abbiamo cominciato a rileggere la
Bibbia, a reincontrare nella
Bibbia questo grande affresco
del passato che possiamo in
qualche modo fare nostro, e
una delle cose più importanti
degli ultimi sviluppi della teologia della liberazione è proprio questo studio della Bibbia. Direi che in questo momento la produzione biblica
è l’espressione più fedele di
quello che significa la teologia della liberazione. Mantenendo peraltro un approccio
critico ed attento all’esegesi
vera e propria».
- In qualche modo, proprio
questo rinnovato studio della
Bibbia può costituire un punto di incontro con la realtà
pentecostale oè un ostacolo?
«No, non credo che sia un
ostacolo, al contrario. Le potrei raccontare la mia esperienza personale, quando mi
invitano in una chiesa pentecostale 0 carismatica: quello
che faccio è leggere insieme
un passo biblico, e comincio a
chiedere che cosa significa
quel passo per loro, e così si
instaura una relazione significativa. Frequentemente si
può notare che il rinnovamento nel mondo pentecostale passa per una rilettura
della Bibbia. Che è poi il suo
libro. Loro vanno per le strade
con la Bibbia in mano, e così
si legge qualcosa come alcuni
profeti dell’Antico Testamento, alcuni insegnamenti di Gesù, e lì, le loro problematiche
sociali quotidiane sono i problemi del disoccupato in Galilea, essi possono rileggersi
nella storia della Galilea, ora
appaiono i delinquenti della
strada di Gerico, e che fa uno
quando incontra uno che è
stato derubato sulla strada
per Gerico; in questo modo,
quello che emerge con la lettura della Bibbia è la vita di
tutti i giorni».
La funzione della teologia
oggi in America Latina
- Lei ha dedicato una vita
intera alla teologia, al suo
rapporto con la Bibbia e la riflessione sulla Bibbia, come
vede il futuro di chi ama la
teologia, di chi àma Dio e fa
ricerca teologica qui nel continente latino americano?
«Io spero di non aver dedicato tutta la mia vita alla teologia. .. perché mi piacciono
molte altre cose, intendo la
mia famiglia, la mia casa, i
miei figli, i nipoti. Le partite
di calcio mi interessano sempre però certo, la teologia ha
rodi®'
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Jeia.
È stato eletto durante l'Assemblea generale che si è tenuta a Columbus (Ohio)
Presidente di origine palestinese per i presbiteriani Usa
n nuovo presidente della
Chiesa presbiteriana Usa,
Eletto il 15 giugno scorso, è
M pastore americano di origine palestinese, ardente difensore della nonviolenza. In
occasione della sua Assemgenerale a Columbus
ICnio), la chiesa, che conta
3.5 milioni di membri, ha
a ° il pastore Fahed Abu«el, di Atlanta (Georgia), che
centra a Jack Rogers. «Queste poteva capitare solo nella
mesa presbiteriana e negli
ha detto il nuovo presiede, Fahed Abu-Akel, che
chiara di essere stato eletto
per il suo impegno attivo
interno della chiesa, ricot-lie la sua elezione pobn ® ®che avere un’imporza simbolica. «La giustizia
Palestinesi è all’ordine
giorno», ha fatto notare.
II.® f^hiesa presbiteriana
’ ,«tia delle più grandi de„^'"azioni protestanti del
da tp ’ l^i"^ le chiese che
2i„ auspicano la creaerhioj palestinese
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nonv^^i^° tlella filosofia della
GanHK- tiza promossa da
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^tinesfrih'^'^* t
^dottarp^ Medio Oriente ad
loro r!„C^tiesta filosofia nella
simo attentato ha fatto almeno 20 morti in Israele, il pastore Abu-Akel ha detto di
avere pregato «per Israele e
per le vittime e.braiche dell’attentato, per le famiglie di coloro che sono morti e per la
pacificazione tra ebrei e palestinesi». Nello stesso tempo
però, egli dice di comprendere ciò che porta i palestinesi
alla disperazione, in particolare i giovani. «Trentacinque
anni di occupazione israeliana, 65% di disoccupazione e
60% della popolazione sotto i
30 anni, tutto questo ha creato una situazione di violenza.
È un contesto esplosivo».
Fahed Abu-Akel, 58 anni, è
nato in quello che allora era
la Palestina, e che ora è Israele, in una famiglia cristiana
greco-ortodossa. Da giovane.
è stato influenzato da due
missionari presbiteriani che
per un certo tempo hanno
abitato presso la sua famiglia.
La sua esperienza, dice, va vista in un contesto più ampio;
la storia di 15 milioni di cristiani arabi. Secondo lui, è ai
presbiteriani e ai loro missionari che si deve la creazione
di numerose università e istituzioni di insegnamento superiore in Medio Oriente, un
contesto storico che lo ha
aiutato nel suo lavoro all’interno della chiesa. «Il rapporto tra la Chiesa presbiteriana
e il Medio Oriente è di lunga
data, solidale e reale».
Abu-Akel è emigrato negli
Usa nel 1966 dove ha studiato in un seminario della
Georgia attualmente dirige il
programma che ha fondato
per oltre 5.500 studenti internazionali ad Atlanta. Al giornalista che gli chiedeva come
intende colmare il fossato
sempre più profondo che si
verifica tra i liberali e i conservatori presbiteriani su alcune questioni che vanno
dall’omosessualità all’interpretazione delle Scritture,
Fahed Abu-Akel ha risposto
che i presbiteriani hanno
sempre saputo assicurare un
buon equilibrio tra «le parole
e gli atti» grazie al loro impegno spirituale e sociale. Molti
sono gli obiettivi del nuovo
presidente: servire le comunità non bianche degli Usa,
promuovere il rinnovamento
spirituale della chiesa e il suo
impegno nei confronti della
missione, nonché «l’unità
nella diversità». (eni)
' npi Parlan
g'orno in cui un enne
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Regala un
coronamento a
Sono 300 inni di origine cattolica, protestante e ortodossa
Francia: edito un nuovo innario ecumenico
Per la prima volta, in Francia, una raccolta ecumenica
di inni e preghiere è stata ufficialmente edita sotto la responsabilità delle chiese cattolica, protestanti e ortodosse, riunite nel Consiglio delle
chiese cristiane in Francia
(Cecef). Composto di 300 inni
selezionati da un gruppo di
esperti, l’opuscolo ha richiesto tre anni di lavoro. «Uecumenismo è anche musicale»,
ha detto il pastore luterano
Marc Chambron, ex ispettore
ecclesiastico di Parigi e responsabile della raccolta. In
Francia esistevano due raccolte di questo tipo: una edita
a livello locale, nel 1976, nella
regione di Lione, e l’altra edi
ta tre anni fa dalla Azione dei
cristiani per l’abolizione della
tortura (Acat), ma senza l’«imprimatur» ufficiale delle chiese. Il presidente in esercizio
del Cecef, mons. Jérémie, presidente dell’Assemblea dei vescovi ortodossi in Francia, ha
espresso la propria soddisfazione durante la presentazione dell’opuscolo alla stampa
il 19 giugno scorso a Parigi.
«Insieme» (è il titolo della raccolta) potrà essere utilizzato
in occasione della Settimana
di preghiera per l’unità dei
cristiani e per matrimoni 0
battesimi riguardanti persone
di differenti confessioni.
Un gruppo di una diecina
di esperti, responsabili del
dialogo ecumenico o specialisti della liturgia, è stato incaricato di procedere alla selezione dei 300 inni tradizionali e contemporanei, seguendo la regola del consenso o di un’ampia maggioranza. «La scelta è stata fatta a
partire da elenchi confessionali preparate dai membri
della nostra équipe», ha precisato Marc Chambron. Gli
inni selezionati sono per il
40% di origine cattolica, per il
30% di origine protestante, e
per il 10% di origine ortodossa. «In materia di inni, la tradizione ortodossa ha la propria complessità e la propria
ricchezza», ha precisato padre Michel Evdokimov, (eni)
Il professor José Miguez Bonino
oggi una doppia funzione',
una funzione di dare speranza e anche una funzione di
critica della situazione attuale; la critica della situazione
presente è parte dello sviluppo della teologia. La discussione critica dell’economia,
la discussione critica dei temi
della globalizzazione. Che significa globalizzate? Significa
che andiamo a vivere tutti in
una casa o che andiamo a vivere nel piano inferiore della
grande nave? Vale a dire che
io credo che ci sia un lavoro
teologico critico molto importante in questo momento
e credo che inevitabilmente il
sistema che stiamo vivendo
stia marciando decisamente
verso una crisi che già si vede: noi la sentiamo per primi
perché stiamo nella stiva della nave, ma verrà il momento
che verrà sentita anche da
coloro che vivono nei ponti
superiori. Quando una nave
affonda, arriva il momento
che si sente anche nei ponti
alti. È quanto viviamo noi qui
adesso. La classe media di
qui lo sta sperimentando, anche in Europa ci sono dei
gruppi sociali che la stanno
sperimentando; anche in Europa è cresciuta la povertà, in
modo che ci si chiede che
succederà quando arriverà la
crisi; a volte ci sono delle rivoluzioni, a volte si realizzano degli aggiustamenti, non
sappiamo. Però credo che
dobbiamo tenere allo stesso
tempo la critica della situazione attuale cercando continuamente di ricapire sempre
quello che si può fare adesso.
È la speranza, appunto».
(3 - fine)
DAL MONDO CRISTIANO
Secondo l'agenzia evangelica tedesca «Idea»
Il 90% della popolazione europea
frequenta una chiesa cristiana
BRUXELLES — Nell’Unione europea i cristiani sono in
netta maggioranza. Oltre il 90% dei 3'73,4 milioni di cittadini
nei 15 paesi membri Ue frequenta una chiesa. Secondo
l’agenzia stampa evangelica tedesca «Idea», il 58,4% è cattolico, il 18,7% protestante, l’ll% anglicano e il 2,7% ortodosso: i musulmani si attestano intorno al 2% e il restante 7,5%
non ha alcuna affiliazione religiosa. (nev/adn)
' Lo rivela un sondaggio dell'istituto «Gallup»
Usa: cala la fiducia nelle chiese
NEW YORK — Mai così in basso il tasso di fiducia dei cittadini americani nelle loro istituzioni religiose. Secondo il
prestigioso istituto di sondaggi Gallup, solo il 45% della popolazione vede con favore l’azione della propria chiesa: un
crollo imprevisto dal 60% registrato nel 2001. Secondo l’Istituto, il crollo (la percentuale è la più bassa degli ultimi 30
anni) è in buona parte dovuta ai recenti scandali che hanno
colpito la Chiesa cattolica nazionale. (nev/bt)
LI Dopo la declassificazione della «cannabis»
Gran Bretagna: l'Esercito della Salvezza
condanna la decisione del governo
LONDRA — Disappunto e aperta condanna sono stati
espressi dall’Esercito della Salvezza in seguito alla decisione
del governo britannico di declassificare la canapa «cannabis» nell’elenco delle droghe, rendendo meno pesanti le
sanzioni per l’abuso e lo spaccio. «E’ un messaggio contraddittorio - ha dichiarato l’esperto Adrian Bonner - che può
solo generare confusione tra i giovani che non sempre sono
consci dei pericoli generati da tutte le droghe». (nev/sa)
Università evangelica nicaraguese
Jiirgen Moltmann ha tenuto la prima
lezione del corso In «Etica e pace»
MANAGUA — Il teologo luterano tedesco Jùrgen Moltmann ha tenuto il 9 luglio scorso la prima lezione del neoistituito corso di laurea in «Etica e pace» all’Università evangelica nicaraguese (Uenic). La nuova cattedra, ha dichiarato il
«teologo della speranza», si propone incisivamente come
«luogo di dialogo e di ricerca dei valori etici e morali smarriti
da una società basata sul profitto e la violenza». (nev/icp)
4
PAG. 4 RIFORMA
■i*l*l*ili*
VENERDÌ 6 :
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Dai fremiti della predicazione «eretica» del Medioevo ai fermenti della Riforma
Dentro le ampie mura di Verona
Costruita dai romani a un incrocio di strade commerciali con il Nord Europa la città
scaligera, oltre alle bellezze artistiche, possiede una storia spirituale che pochi conoscono
LETIZIA TOMASSONE
CAMMINARE per il centro
storico di questa città
può essere un vera e propria
esperienza spirituale. Verona
è racchiusa come in uno scrigno dentro ampie mura coperte di verde. È una città
piena di fonti, pozzi, sorgenti. È attraversata dal fiume
che la circonda con un forte
abbraccio. I molti ponti a volte vengono sfiorati dalla furia
dell’acqua e molti nomi di vie
richiamano questo carattere
essenzialmente umido e fertile di Verona (Fontana del
Ferro, Interrato dell’Acqua
Morta, risolo. Fontane di Sopra, Fontanelle, ecc.).
In città si può entrare attraverso diverse porte, ma la più
bella ed emozionante è sicuramente Porta Bòrsari che dà
accesso al decumano massimo e sfocia sul ponte Pietra
proprio di fronte al Teatro romano (questa via passa di
fianco alla chiesa valdese, antica chiesa cattolica espropriata da Napoleone e comprata nel 1870 dai valdesi).
Porta Bòrsari, Ponte Pietra e
il Teatro romano sono stati
tutti costruiti nell’anno 4
d.C., in una stessa pietra
bianca delle colline, che la
sera si tinge di un caldo colore rosa e giallo, e sparge luce
intorno a sé. La Porta, traforata con leggerezza ed eleganza da finestre e colonne,
venne costruita proprio negli
anni in cui Gesù nella lontana Galilea iniziava la sua predicazione pubblica.
Costruita dai romani a un
incrocio di strade commerciali con il Nord Europa, Verona ha un patrono africano,
nero, dal corpo e dalle mani
grandi. Ironia della sorte, in
una città in cui si annidano
razzismi e pregiudizi, che San
Zeno mostri le origini straniere della grande cultura cristiana e cattolica che la città
stessa esprime come un trat
Il ponte Pietra
to d’identità. Nella chiesa di
San Zeno, bellissima architettura romanica conservata intatta anche alTinterno, oltre
ad ammirare con un sorriso
la statua nera del patrono,
conviene fermarsi, avendo
tutto il tempo necessario, di
fronte ai portali di bronzo.
Scolpiti intorno al XII secolo
sono composti da diverse formelle che rappresentano scene bibliche e scene dell’evangelizzazione di Verona.
Ma Tabbazia di San Zeno ci
interessa anche per un altro
motivo: è qui che, nel 1184,
alla presenza dell’imperatore
Federico Barbarossa, si svolge un Concilio nel quale per
la prima volta vengono nominati i poveri di Lione. Se si
parla di loro non è certo per
lodarli: vengono citati in un
elenco di gruppi e movimenti
da considerare anatema. Da
quel momento inizia la storia
delle persecuzioni contro i
Porta Bòrsari
poveri di Lione, i poveri lombardi, i valdesi. Valdesi che in
questa zona non mettono radici permanenti se non dopo
il 1860. Eppure nei dintorni
di Verona ci sono tracce interessanti di intrecci fra catari e
valdesi, né possiamo ignorare il passaggio di quei barba
che, nei secoli successivi,
passeranno da Verona per dirigersi in Austria e in Moravia. Il chiostro del Duomo
conserva ancora una stanzetta angusta considerata la prigione dei valdesi e di altri
eretici. E l’Arena stessa, altro
polo di attrazione della città e
splendido occhio aperto verso il cielo, è stata teatro di
stragi di eretici.
Evidentemente la terra veronese accoglieva gruppi ereticali, anche organizzati con
loro vescovi, o anziani. Gruppi che non si accontentavano
di conservare la fede al loro
interno, ma desideravano
dirla ad altri, esprimere l’urgenza del regno di Dio. È per
questa predicazione pubblica, fatta da uomini e da donne, che i vari gruppi catari,
patarini o valdesi vengono
condannati dai diversi inquisitori e vescovi che si scambiano i loro ruoli con feroce
indifferenza. È così che abbiamo una serie di processi
postumi, svolti nelle diverse
chiese di Verona. Uno di questi si svolge nella splendida
basilica inferiore di San Fermo, costruita con un bosco di
colonne che si aprono alla luce intorno all’altare. A quel
processo nei confronti di un
tale Bonaventura (siamo nel
1288) considerato santo dalla
gente e venerato, nessuno si
presenta a difendere la memoria dell’eretico. Le sue ceneri verranno disperse e rotta
la sua memoria fra il popolo.
Ceneri disperse e beni venduti anche per molte famiglie
importanti veronesi che avevano aderito al movimento
cataro, o patarino.
A poche decine di chilometri da Verona c’è una splendida penisola che si spinge nel
lago di Garda. Già Catullo vi
aveva eletto la sua dimora,
costruendo una sontuosa villa romana con tanto di terme. Ma visitare Sirmione può
oggi per noi assumere un significato ancor più profondo.
Là infatti nella prima metà
del 1200 si erano stabiliti e
organizzati gli eretici. Nel
1276, probabilmente per dar
seguito al decretale del 1184
e alla successiva condanna
definitiva di quegli eretici
detti poveri di Lione (1215, IV
Consiglio Luterano), il vescovo, l’inquisitore e gli Scaligeri
organizzano una vera e propria spedizione militare contro di loro. Vengono fatti più
di 160 prigionieri, fra donne e
uomini. La morte violenta di
Mastino della Scala, avvenuta
nel 1277, purtroppo non dà
luogo alla loro liberazione. Il
suo successore, Alberto, per
mostrare la sua devozione
verso la chiesa romana, organizza un magnifico spettacolo in Arena, con il rogo di tutti i prigionieri. Un cronista
dell’epoca parla di circa 200
patarini giustiziati. In risposta, arriva una bolla papale
che loda i governanti scaligeri e dona loro il castello di filasi, nelle valli veronesi.
«eri
f due
come S'
scorsa,
contare
mano, t
Uno scorcio laterale.dell’Arena
Proviamo allora a tornare
in questo luogo splendido
che è TArena e a sentire non
solo i suoi aspetti di luce, di
pietra bianca e rosa, di tempio della lirica, ma anche il
dolore e l’ottusità che hanno
annerito i suoi gradoni scoscesi e oscurato il cielo sopra
di essa. Già nel luglio del
1233 erano stati bruciati vivi
in Arena ben 60 eretici. Ci
vollero tre giorni perché il
supplizio fosse compiuto.
Importante anche notare che
questi eretici erano uomini e
donne ex milioribus della
città. II fatto che 60 dei migliori cittadini veronesi muoiano sul rogo senza abiurare
indica la durezza dello scontro e mette in luce la probabile ampiezza del movimento
patarino in Verona.
Non c’è dubbio che catari e
valdesi fossero allora più intrecciati di quanto noi pensiamo. Anche in Valpolicella,
nota per l’ottimo e omonimo
vino rosso, vennero arrestati
eretici in una valle di vigneti,
la Valgatara, dove si può gustare defi’ottimo «Recioto»,
un vino dolce ricavato dalle
uve passile, fratello del più
invecchiato «Amarone». Anche qui catari e valdesi erano
in fondo la stessa cosa per
gente che viveva l’annuncio
delTEvangelo e si organizzava anche nominando anziani
0 vescovi, coinvolgendo sì i
poveri ma ancor più i notabili
della zona. All’imbocco della
Valgatara si trova una splendida pieve costruita proprio
intorno al 1200 come una
sorta di presidio a quelle zone di campagna troppo lontane per essere controllate
direttamente dalla città.
Ma quando avrete visl||
la pieve di San Florianj
lungatè il cammino dii
che chilometro per salirei
la cima di un monte eriìl
rare il fresco nelToscw
della pieve di San Gior^
Valpolicella (San Gioi^oé
gannapoltròn» comeviei
chiamato qui perché sempi
sembra vicino e poi la sin
gira e rigira come per fs '
spirare la cima, la vista del
go, il chiostro uno diilj
gioielli medievali circoiif
da colonnine ognuna df
dall’altra), 1 resti di insedi
menti e di culto preromai
Qui può capitare di godere
una serata di poesia, o di^
stere a un matrimonio prol
stante organizzato per qia
che bizzarra tedesca inna^
rata del luogo. Perfortni
nessun cronista ci narrai
persecuzioni violeiiteaSi
Giorgio, anche selàW
Valgatara è così vicina,P
dall’altra parte della coUinÌ!
Tutte queste storie^
per lo più sconosciute ai*
ronesi, convinti chelalf
bella terra non abbia inab»
suto i fermenti della Rii®®
o i fremiti della predica#
appassionata e critica del»
dioevo. Oggi, quando si®*
ra con tanta delicatezzae®
ta passione per aprire la®
al dialogo ecumenico e®
religioso, per ritrovare le»
ci di una presenza divep
convinta, tutto ciò puo®
altra energia. Intanto av#
visto le splendide struw*
artistiche della città con»
altro occhio, oriento ano
ciò che sussurrano le ®
sulle possibilità di
vivere in un modo dive»
quello della mai
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fecem
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Il Teatro romano
5
ij 6 SETTEMBRE 2002
Vita
È morto a Montalcino (Siena) all'età di 81 anni
Il pastore Vincenzo Barbio
Mli studi teologici e all'omore per la predicazione affiancò, nel suo
\inlstero nelle chiese battiste, l'interesse per le civiltà antiche
PIERO bensì_
Perdere in pochi giorni
due di quegli amici che,
,nme scrivevo la settimana
orsa, ognuno di noi può
Lare sulle dita di una sola
Lo, è una realtà triste, ansiosa. Molto in ritardo mi
purità la notizia della diparta di Vincenzo Barbin, patere battista in pensione a
Montalcino, presso la figlia
La Aveva 81 anni. L’avevo
incontrato nella nostra chiesa
¿¡Torino verso la fine della
aierra e quando rieritrammo
definitivamente in città dalle
montagne, i nostri contatti dimoro quasi quotidiani. Era
un poliziotto, innamorato
dell’Evangelo, e trascorrevamo notti intere a discutere su
guesta 0 quella parte della
Ibbia. Eravamo inseparabili,
tanto che sarà naturalmente il
testimonio al mio matrimonio. Nel frattempo maturava
in lui il desiderio di servire il
Signore, soprattutto dopo il
suo battesimo nell’ottobre
1945. Si sentiva sempre più a
disagio nella polizia di stato e
così alla fine prese la decisione di abbandonare quel lavoro e di chiedere di iniziare gli
studi teologici in vista del ministero pastorale.
Studiò alla Facoltà valdese
e nella prima metà degli Anni
Chiesa metodista di Palermo
¡Filippo Pasquini
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ll’oscudi
1 Giorgli
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una fede silenziosa
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1 pensS*;
) divetst
oranze.
50 fu consacrato pastore
all’interno delle chiese dell’Amei: Valperga, Torino-via
Caluso, Prato e poi ancora
Venaria e Valperga. Credo
che i fratelli e le sorelle di Valperga e Venaria conservino
un ricordo molto intenso di
«Barbin», come veniva solitamente chiamato. Era una
persona estremamente aperta e comprensiva, sempre desideroso di imparare cose
nuove: non si stancava mai di
leggere. Il suo hobby principale era conoscere le civiltà
antiche, dall’Egitto alla Mesopotamia, e su quell’argomento era un grande esperto, che
mi sorprendeva sempre con
notizie di nuove scoperte.
Si era sposato tardi con la
ALFONSO MANOCCHIO
J DOMENICA 18 agosto si
“1 U spegneva, dopo una lunga malattia, il fratello Filippo Pasquini, membro delle
Chiesa metodista di Palermo.
Martedì un piccolo gruppo
liolla comunità gli ha dato
• ultimo saluto. Una lunga vihdi 96 anni, molti dei quali
spesi in posti amministrativi
ui grande responsabilità in
Sicilia e in Sardegna. L’accetteione consigliata, ma non
desiderata, della direzione
deh ente di sviluppo agricolo
^iFlumentosa rivela una
iratto marcato della sua personalità. Da lontano mantenne sempre i contatti con la
sua comunità, alla quale non
fece
porto.
mai mancare il suo apsuoi consigli e la soli
. ^ '^WlXOlgll c
nrietà, specialmente
quan
do nel 1973 si dovette vendere il tempio e si iniziò il peregrinare fino al fortunoso approdo al Centro diaconale La
Noce. Una volta in pensione e
ritornato a Palermo potè impegnarsi di più nella chiesa.
Furono gli anni in cui fece
parte del Comitato esecutivo
del Centro diaconale, dando
preziosi contributi tecnici, e
quando fu chiamato a ricoprire la carica di sovrintendente
del 16° circuito, nella quale
diede prova di grande senso
della chiesa e si manifestò il
dono di presidenza, consigliando e stimolando verso
nuove prospettive di testimonianza. In tutto ciò lo distinse
una invidiabile saggezza, ma
soprattutto l’espressione di
una fede silenziosa. Uno stile
di vita, che lo rendeva disponibile, senza essere intrusivo.
CRONACHE DALLE CHIESE I
Torre PELLICE — II 24 agosto un concerto di canti della
corale e di brani per organo e eufonio ci ha permesso di
condividere con numerosi fratelli la gioia e la riconoscen^ per i 150 anni del nostro tempio.
•Siamo vicini alle famiglie di Attilio Rostan, Emilia Oudry
“attaglia. Guido Bonino, Claudio Stallé, Celestra Demetoo ved. Mazzarella, Giovanna Lordina Montanari Brusa,
Susetta Giordano ved. Bonnet, Ada Bounous De Bettini.
SAN SECONDO — Sono stati battezzati i piccoli Emma, di
^abriele Cerrato e Anne Mette Lund, e dei fratelli Alex
“fan e Kevin, di Luciano Comba e Barbara Genota.
•Il 10 agosto è stato celebrato il matrimonio di Marco
R^pstan e Lorena Ribba. Auguriamo inoltre un felice mamtonio a Sonia Forneron e Fabrizio Fornerone.
* Esprimiamo i nostri rallegramenti ai coniugi Ricca per
a nascita di Pavel: voglia il Signore benedire questo
ambino e assistere i suoi genitori.
sua Ondina, dalla quale ha
avuto la figlia Erica. Purtroppo Ondina è morta parecchi
anni fa, lasciando Barbin
profondamente addolorato.
Ha tuttavia trovato la forza
per continuare il suo ministero. La sua predicazione era
chiara, semplice, estremamente vicina alle persone che
lo ascoltavano. L’esperienza
nella polizia gli aveva fatto capire quanta malvagità c’è
nell’essere umano e questo
appunto era uno dei suoi temi
costanti: il peccato umano e
la grazia divina. Aveva un forte senso dell’humor e noi che
l’abbiamo amato e frequentato lo ricordiamo con quel sorriso un po’ scanzonato con
cui osservava le cose umane.
Chiese :
Sulle circolari
Dalle chiese
della Riviera
di Ponente
«Il Candeliere - una voce»,
lettera circolare ai membri
e agli amici e amiche delle
chiese evangeliche valdesi
di Alassio, Imperia, Sanremo, Bordighera, Vallecrosia
e Ventimiglia, n. 39, estate
2002, informa che è in via di
organizzazione, prevista per i
giorni dal 6 al 9 settembre,
una gita comunitaria alle Cevenne, che ha in programma
una visita ai luoghi storici del
protestantesimo nella regione: il Musée du désert a Mialet, la Tour de Constance a Aigues Mortes, Nîmes, il Luberon e altri luoghi. Il documento sottolinea l’importanza che gli interessati prendano subito contatto con la comunità, in modo da render
possibile il fare in tempo le
prenotazioni.
Dà notizia inoltre di due
concerti che il coro Fihavanana darà a Bordighera e a
Imperia tra il 27 e il 29 settembre. Il coro Fihavanana è
composto da giovani delle
valli valdesi, che presentano
un bel repertorio di canti
africani e latino-americani.
Informa infine che la Casa
valdese di Vallecrosia, dopo
aver cercato a lungo, ha finalmente trovato due persone
disposte a far parte del locale
gruppo di lavoro come bagnino e come manutentore, (s.c.)
PAG. 5 RIFORMA
Chiesa battista di Meana di Susa
Un'estate di apertura
alla comunità civile
IVO BUNDINO
E stata una intensa estate
quella vissuta dalla comunità di Meana di Susa, ricca di
momenti musicali e culturali
che hanno visto il tempio letteralmente sempre gremito.
Durante i mesi di giugno e luglio molti sono stati infatti i
concerti con interventi di valenti musicisti da ogni parte
d’Italia, promossi dall’associazione musicale di Meana
«Il giglio», in collaborazione
con la locale Chiesa battista.
In particolare alla fine di luglio, come ormai avviene da
alcuni anni, è stato ospite il
prestigioso coro della «Bob
Jones University» della Carolina del Sud, che ha tenuto
concerti spirituali nelle chiese
di Meana stessa e di Susa, dove i locali si sono rivelati troppo angusti per contenere le
centinaia di persone accorse.
I pastori Giorgio Bouchard
e Emmanuele Paschetto, nelle loro rispettive conferenze
sulla Riforma e sul movimento evangelico nel mondo sono stati molto apprezzati e
seguiti da un pubblico numeroso. Durante il mese di agosto, al giovedì pomeriggio, si
sono tenuti studi biblici su
Israele e sul movimento sionistico: hanno seguito gli incontri anche molti ospiti del
vicino Villaggio «Martin Luther King». Il piccolo gruppo
di credenti di Meana continua dunque sotto la guida
del Signore a svolgere la propria testimonianza con la
collaborazione dei suoi predicatori e della pastora Piera
Egidi; il tempio a sua volta si
presenta non solo come luogo di culto ma anche come
centro di incontri culturali
che si rivolgono alla comunità e al paese tutto.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Fcei, tra^Ruent ®*^esse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì
dL " . ore 24 circa e alle ore 10 del lunedì successivo,
tnania”!'^^ 15 settembre ore 23,50 circa, andrà in onda: «Birbibiicà T ^®^*Sioni della speranza»; «Dietro le parole» rubrica
Ore 24 •'^plica sarà trasmessa lunedì 16 settembre alle
•rea e lunedì 23 settembre alle 10 circa.
Il coro della Bob Jones University
DALLA PRIMA PACIN
L'unità nella fede
costituito un momento di debolezza ma di forza.
È proprio così che un Sinodo riformato deve procedere;
momenti come questi non
vanno subiti, quasi che ci togliessero credibilità, ma rivendicati con orgoglio. In un
confronto così, il termine a
noi così caro di «responsabilità» assume tutta la sua concretezza, impegnativa e a volte dolorosa. Ma matura. Assumendo decisioni straordinarie, come l’affidamento
diretto della gestione degli
ospedali alla Tavola valdese,
non abbiamo «commissariato», non abbiamo stravolto il
nostro ordinamento o alterato le nostre procedure di gestione, ma abbiamo voluto
darci degli strumenti provvisori per assicurare, di fronte
all’urgenza e drammaticità
dei problemi, la piena responsabilità di tutta la chiesa. E anche questo è un segno di forza, non il sintomo
di un fallimento.
La nostra diaconia
va ripensata
Sullo sfondo dell’urgenza
dei problemi economici e gestionali degli ospedali, il Sinodo avverte come non più
procrastinabile l’esigenza di
ripensare la diaconia della
nostra chiesa, in un contesto
diverso da quello in cui sono
sorte la maggior parte delle
nostre opere e segnato da
nuove povertà, immigrazione, solitudini e nuovi disagi e
mettendo in primo piano il
rapporto tre le chiese e le
opere. Il Sinodo di quest’anno ha mostrato, se ancora ce
ne fosse bisogno, che dobbiamo portare avanti questa riflessione senza poter «fermare le macchine». La tensione
tra la necessità di ripensare la
nostra azione diaconale e la
gestione di opere che, forse (o
certo), non realizzeremmo
oggi, ma che non possiamo
abbandonare perché ne siamo responsabili, in primo
luogo nei confronti di chi ne
usufruisce, non ha paralizzato né diviso il Sinodo. E anche
di questo bisogna rallegrarsi.
Il secondo esempio che voglio menzionare è il forte senso di unità della chiesa, sia tra
le sue componenti valdese e
metodista, sia all’interno di
quest’ultima, che ha permesso di superare la «crisi» verificatasi al momento dell’elezione del presidente dell’Opera per le chiese evangeliche
metodiste in Italia per il venir
meno della candidatura in un
primo tempo avanzata dalla
componente metodista. È
certamente incoraggiante che
il Sinodo abbia lungamente
applaudito, riconoscendone
l’autorevolezza spirituale,
l’appello all’unità, vibrante e
sobrio al tempo stesso, di un
giovane pastore. È questa
l’unità che cerchiamo nella
chiesa, quella che non copre
problemi e tensioni ma li supera nel confronto fraterno,
nella ricerca della vocazione e
nella preghiera.
La ricerca dell'unità
Insomma, questa sessione
mi sembra aver mostrato che
il Sinodo è più di un semplice
consesso democratico dove
si giunge alle decisioni tramite il voto, ma può essere il
luogo dove la chiesa cerca,
anche a fatica, la sua unità di
intenti e di azione, non nel
compromesso ma nella tensione spirituale. Così non è un
caso che il Sinodo abbia vissuto con grande intensità anche momenti non decisionali.
Anche qui due esempi. I lavori si sono aperti e chiusi, come
sempre, con due discorsi del
moderatore, il primo in ricordo di coloro, ministri e non,
che «ci hanno lasciati», come
si dice, il secondo dopo l’elezione della Tavola. Più di altre volte questi discorsi, pur
così legati a figure e problemi
concreti, erano sostanziati di
riferimenti, quasi a mo’ di
sermone, al centro delTEvangelo. Il Sinodo ascolta sempre con grande raccoglimento questi discorsi «solenni»
ma nell’atmosfera di quest’
anno mi è parso che il Sinodo
volesse esprimere, con la sua ^
attenzione, la gratitudine per
il fatto che l’Evangelo investe
le nostre esistenze anche e
proprio nel momento in tutto
ci sembra drammatico e per-_
sino perduto.
Semi dì speranza
Nel suo saluto, il moderador della Mesa Vaidense (l’equivalente della Tavola per i
valdesi di Argentina e Uruguay) ci ha detto che, nella
drammatica crisi che vive
l’America Latina, alcuni vaidesi hanno ricominciato a seminare campi e orti. Al tempo
stesso una necessità vitale e
un segno di speranza. Seminare è fatica, attesa e speranza (vedi il Sai. 26, 6). Per questo, il moderador ha donato
al Sinodo alcuni semi di piante che potremmo effettivamente piantare. Giustamente
questo gesto ha evocato l’atteggiamento dei rimpatriati
alle valli valdesi del Piemonte
che, nel XVII secolo, piantarono subito dei castagni. Quei
semi potrebbero essere una
bella immagine anche per
questo Sinodo.
Daniele Garrone
AGENDA
14-15 settembre
TORINO — Alla galleria «La telaccia» (via Pietro Santarosa
1, p. Statuto), si tiene una mostra della pittrice evangelica
Carla Negri Adamo (orario 14,30-19, festivi chiuso).
9-11 settembre
VALLOMBROSA —All’Abbazia-Facoltà di Scienze politiche,
si tiene un convegno su; «Pluralismo religioso e convivenza
multiculturale: un dialogo necessario». Tel. 0577-235281.
6
PAG. 6 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Se ne è discusso all'annuale «Giornata Miegge» svoltasi a Torre Pellice
I protestanti e la Costituzione europea
La storia dell'Europa ha forti radici cristiane ma anche greco-romane, ebraiche e islamiche
L'invito alla responsabilità affinché l'Europa diventi un «Aeropago» aperto a tutti
WILLIAM lOURDAN
Anche quest’anno si è
rinnovato il consueto incontro tra centri culturali
evangelici e corpo pastorale.
La «Giornata Miegge» affrontava in questa sua edizione
un tema attuale, rilevante
non solo da un punto di vista
culturale ma anche politico e
sociale: i problemi connessi
al nuovo assetto europeo,
proposti e rielaborati in un
pomeriggio dal titolo per certi versi eccessivo: La posizione protestante sulla Costituzione europea.
Ragionevole dubbio: esiste
davvero una posizione protestante su un argomento di
questa portata? E si noti bene
che l’incertezza non è relativa
alla capacità dei figli della
riforma di produrre argomentazioni valide e originali,
quanto piuttosto alla possibilità che, tra tanti diversi punti
di vista, uno possa realmente
ottenere il consenso di tutto il
protestantesimo italiano. Fatta questa premessa, un’altra
domanda si pone quasi da sé:
emerge davvero dalle diverse
considerazioni sul tema Europa e Costituzione europea
questa posizione protestante?
Entrambi gli oratori principali, è stato espresso da più
voci nel corso degli interventi
del dibattito, sono stati apprezzati per la chiarezza e la
puntualità delle osservazioni.
Giorgio Bouchard e Gianni
Long, il quale si è prestato a
sostituire Gustavo Zagrebelsky, impossibilitato a venire a
causa di disposizioni della
Corte costituzionale, che invita in questo periodo i suoi
membri a esimersi da interventi che potrebbero avere
una qualche risonanza politica, hanno saputo introdurre
gli uditori in médias res, senza pesantezza accademica,
con ironia e scioltezza. 11 primo ha messo in luce in più
punti del suo discorso introduttivo quello che si potrebbe
definire l’elemento protestante nella proposta di un
serio federalismo europeo. E
qui si deve ricordare un nome
che rappresenta un punto di
riferimento rispetto a tale argomento e che, nel corso del
pomeriggio, è risuonato spesso: Alberto Gabella.
Bouchard ha delineato,
con una carrellata di nomi e
vicende, una storia d’Europa
che, come è stato sottolineato, solamente in modo acritico potrebbe assumere l’aggettivo «cristiana», non considerando che le basi fondanti di questa storia sono da ricercarsi nella cultura grecaromana ed in quella ebraica.
L’elemento della tradizione
cristiana è sicuramente ine
ludibile, ma non si deve anteporre agli altri due. Secondo
punto focale del discorso di
Bouchard è il concetto di
confronto. L’Europa per costruire la propria identità ha
un bisogno sempre maggiore
di confrontarsi con tutti coloro che sono considerati un
elemento esterno, come gli
Stati Uniti, l’Islam o l’ebraismo, riflettendo sul fatto che,
almeno negli ultimi due casi,
non ci troviamo di fronte a
componenti così estranee.
Il discorso di Long ha avuto
carattere più tecnico e si è
soffermato sugli aspetti più
specificamente collegati alla
Costituzione europea. Innanzitutto l’idea che il dibattito
su tale costituzione sia il ri
flesso del dibattito tra più
«Europe» che, come ha spiegato Long, si sono formate nel
corso dell’evoluzione storica
dell’Ue. In un secondo momento si è riflettuto sul ruolo
dell’elemento cristiano considerando il Trattato di Amsterdam del 1997. Infine, doveroso e appropriato è stato rispondere alla domanda «Che
cos’è una costituzione?».
Nel successivo dibattito sono emerse, credo, due principali linee guida. Da un lato la
necessita del confronto, sottolineato più volte già da
Bouchard; dall’altro il bisogno di una maggiore coscienza europea che, come notava
Long, è ancora piuttosto latente nel contesto italiano. In
tutto ciò, mi pare, si scorga
qualcosa di più che non una
posizione a cui applicare impropriamente l’aggettivo
«protestante», come se fosse
da tutti condivisa. Si manifesta piuttosto quello che è un
metodo, un atteggiamento
che davvero è protestante,
perché caratterizza, o dovrebbe caratterizzare, tutti i protestanti: l’invito alla responsabilità. Solamente in questo
modo possiamo o dobbiamo
affrontare quell’Europa che,
per dirla come Bouchard, dovrebbe diventare un «Aeropago» aperto a tutti.
Birgit Volster consacrata al Sinodo
L'esame di fede
esprime la spiritualità
Un clima molto carico di
spiritualità e di emozioni
profonde ha caratterizzato
l’esame di fede di Birgit Welter, svoltosi la mattina del 24
agosto. Una volta il senso
dell’esame di fede era la verifica dell’ortodossia del candidato al ministero, ma nel corso degli anni l’accento si è
spostato sulla preparazione
accademica e pastorale, per
trasformarsi di recente in un
momento di comunione intessuto sulla spiritualità.
Quest’anno le domande rivolte alla candidata vertevano
sulle questioni fondamentali
della teologia e della predicazione: il significato della croce, la risurrezione, il rapporto
tra l’amore di Dio e la*
renza umana, le possi
confronto con altre te
culture. Tutti gli ar»
erano, in qualche mo(‘
ti alla biografia di Biri
rienze di lutto in
nonché una lunga rii
nazionale in Germai
Italia, hanno segnatoi**
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Nel corso del suo intei
valutato alquanto posiS
mente, la candidata ha3
denziato più volte la ce^
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nella sua vita e nella pte*
zione, traendo alcuni.^
importanti dalla teologia|i
donne africane, argon^
della sua tesi di laurea.
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Birgit Woiter
I Molti i temi in discussione a Torre Pellice alla riunione presinodale del corpo pastorale valdese e metodisi
La questione del battesimo e la preparazione al pastorato
PAWEL GAJEWSKI
Tre argomenti di notevole
I
Giorgio Bouchard
portata hanno dominato
quest’anno i lavori del Corpo
pastorale valdese e metodista: la separazione della figura del presidente del corpo
pastorale valdese metodista
da quella del moderatore della Chiesa valdese, la questione del cosiddetto «ribattesimo» e la verifica del percorso
formativo dei candidati e delle candidate al ministero.
Vale la pena soffermarsi
prima di tutto sulla questione
battesimale, legata all’articolo 18 del Regolamento sulle
persone nella chiesa. Il nocciolo di una lunga questione,
affrontata già Tanno scorso, è
la formulazione della seconda parte dell’articolo in questione che recita: «In nessun
caso il battesimo viene rinnovato». Dopo un lungo lavoro
di studio, i cui spunti principali sono stati formulati da
Franco Becchino, Renato
CoYsson e Fulvio Ferrario, il
Corpo pastorale è giunto a
due possibili ipotesi: mantenere fermamente la formulazione attuale oppure attenuare la portata della prescrizione che esclude categoricamente la possibilità di ripetere o rinnovare il battesimo
una volta ricevuto in età infantile. Dopo un lungo e vivace dibattito, è stata approvata
una tesi finale, redatta da
Fulvio Ferrario (che pubblicheremo nel prossimo numero), nella quale si afferma
con un’ampia argomentazione il mantenimento della
prassi attuale.
Il Corpo pastorale ha dedicato inoltre attenzione al significato del ruolo pastorale.
Questa riflessione è scaturita
dalla proposta di separare
giuridicamente la figura del
moderatore da quella del
presidente del Corpo pastorale stesso. Le relazioni introduttive, curate da Erika Tomassone e Luca Baratto, han
II corpo pastorale ha discusso anche del mantenimento della presidenza nella persona del moderatore
no ricordato la visione del
ministero teorizzata da Giovanni Calvino nonché le tematiche affrontate dal Corpo
pastorale valdese e metodista
negli ultimi dieci anni. Il dibattito, però, si è allargato
ben oltre il tracciato circoscritto dalle due introduzioni. Nel corso della disputa finale sull’argomento si è pre
ferito, anche in questo caso,
il mantenimento della situazione attuale, istituendo al
tempo stesso la figura del vice-presidente del Corpo pastorale. Tale figura dovrebbe
avere un’ampia autonomia
nell’ambito della formazione
permanente e delTaggiornamento pastorale.
L’altro filone della riflessio
ne, proposto da Yann
lié, si è concentrato sul!
parazione al pastorato,
come parte di una
ne permanente. La qui
fondamentale è stata posi
termini piuttosto decisi:
e in che modo, deve
concretamente i requisiti
gli aspiranti pastori e pi
re? Dalla discussione è s0
rita la proposta di concei
re la riflessione del Corpo
storale nel corso del prO
mo anno ecclesiastico pM;
prio sulla figura del
analizzata in una
più ampia possibile.
Due giornate e mep
comunione e di dibattitof
no state dunque un
abbastanza riuscito,
re nel cuore dei ^
suti dalle nostre chiese»^
minciando da una profoB®
autoanalisi di coloro ai
le stesse chiese affidane’
primo luogo i compiti di
dicazione e di cura pasf“*“
Riforma
L Eco DEU.E muj VH.DESI
& VWÆîSi»' *
....
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eoo delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 33 del 30 agosto 2002 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 28 agosto 2002.
2002
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
L>ui\. Kiccardo iiiy, i
I dustriale del caffè, ex
sindaco di Trieste e ora candidato alla Regione Friuli-Venezia Giulia per le elezioni
del 2003, è stato attaccato, all’inizio di agosto, da un avversario politico di Forza Italia da Udine con queste parole (cito testualmente): «Riccardo Illy non è adatto a fare
il presidente della giunta regionale perché ha una cultura
valdese calvinista, che nulla
ha in comune con questa regione e questo paese, né con
il centro-sinistra». Una frase
che ci riporta ai tempi del più
bieco oscurantismo, quando
bastava un’accusa di eresia
per mandare una persona sui
roghi dell’Inquisizione.
Neppure nei paesi più arretrati si cerca di denigrare un
avversario politico criticando
il credo religioso. In Italia,
poi, l’ignoranza biblica e teologica è sconfinata, per cui
prima di lanciare certi giudizi.
PIERO bensì
il forzista Saro (l’autore della
frase citata) avrebbe fatto bene a informarsi. L’etica calvinista è molto severa e accusare una persona di calvinismo
(specie nei comportamenti) è
un notevole apprezzamento
morale. Nella Ginevra di Calvino, oltre ai comandamenti
biblici, erano in vigore molte
altre regole: erano condannate la prostituzione, la menzogna, il turpiloquio, il parlare
frivolo e leggero (penso a certi
discorsi dei nostri parlamentari...), la falsità e la cormzione, l’ozio e la pigrizia e persi
no la disoccupazione, per cui
il bravi ginevrini erano tenuti
a trovarsi un lavoro o a procurarlo al prossimo. Il lavoro inteso come vocazione da parte
del Signore e servizio al prossimo riceve una nuova di
stratori politici, nazioo^
regionali avessero nei _
comportamenti una pi^
percentuale di etica caj
sta: non dovremmo .
ai processi per corruzw^
altre simili cose che di®° j,
no l’Italia di fronte al nio
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissi ^
Radiouno «Culto
curata dalla Fcei etrt^
domenica 1» setternoW
gnità, per cui nessun mestiere
può essere considerato più
nobile di un altro.
I protestanti italiani, battisti, metodisti e valdesi, pur
attraverso vicende storiche
assai diverse fra loro, sono
tutti debitori nei confronti
della Riforma calvinista. Volesse Dio che i nostri ammini
ulto
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
Versamenti sul
postale n. 466110W
a: «CULTO RADIO*.
NS
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Che
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citate
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un’a2
un ce
di lire
giorni
milioi
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1997,
7
'^MFRPl6yEMBRE2002
PAG. 7 RIFORMA
A Pinerolo il presidente, Fulco Pratesi
Venf anni con il Wwf
Vent’anni fa nasceva a Pinerolo, con sede al museo di Scienze
naturali, la sezione pinerolese del Wwf. Nei giorni 13 e 14 settembre l’anniversario verrà ricordato dal Wwf pinerolese con
una serie di manifestazioni a cui parteciperà tra gli altri il presidente del Wwf Italia, Fulco Pratesi. Tra i diversi appuntamenti in calendario segnaliamo venerdì 13, alle 21, all’auditorium di corso Piave a Pinerolo, l’incontro sul «Ritorno dei
grandi carnivori sulle Alpi» nel corso del quale verranno
proiettati alcuni filmati sul ritorno del lupo nelle valli pinerolesi a cura di Stefano Polliotto. Sabato 14 poi, alle 10, in frazione
Madonna degli orti a Villafranca, verrà inaugurato il «Bosco didattico David Bertrand, medaglia d’oro ài valor civile».
A
M Negli uffici postali del Pinerolese
Kit di regolarizzazione
Mentre anche negli uffici postali delle Valli (nella foto l’ufficio di Luserna San Giovanni) è iniziata la distribuzione dei cosiddetti kit di regolarizzazione per i cittadini extracomunitari
previsti dalla legge Bossi-Fini, recentemente passata all’attuazione, è partito un nuovo progetto, finanziato da Provincia,
Comunità montana vai Pellice e Asl 10, per la prosecuzione
delle attività dello sportello mobile di mediazione interculturale in favore di stranieri e non, da utilizzare soprattutto per i
quesiti sulle dichiarazioni di emersione dal lavoro irregolare.
Lo sportello è aperto a Pinerolo ogni lunedì dalle 10 alle 12 al
Ciss di via Montebello, a Piscina, Vigone, Cavour e Lusema San
Giovanni (al municipio, ogni martedì dalle 15,30 alle 17,30).
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■ Fondato nel 1848
Il futuro dei tre presidi sanitari al centro di un sofferto ma positivo dibattito sinodale
La salvaguardia degli ospedali valdesi
lo Tovola valdese, tramite un comitato ristretto coordinato dal presidente della Commissione sinodale
perla diaconia, ha assunto la gestione diretta degli ospedali della Ciov. La lettera di 166 dipendenti
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Nella mattinata di
mercoledì 28 agosto,
dopo un’intera giornata
di dibattito segnato da
una profonda tensione,
non solo emotiva ma anche spirituale, il Sinodo
ha approvato a larga maggioranza la proposta sugli
ospedali valdesi del Piemonte presentata dalla
Tavola valdese, d’intesa
conia Commissione sinodale per la diaconia
(Csd), proposta appoggiata anche dalle due
Commissioni d’esame,
quella sull’operato della
Tavola e quella sull’operato della Csd. Primo obiettivo di questa proposta: riprendere immediatamente in mano il controllo della situazione
economico-finanziaria
deH’ente patrimoniale
Ciov, di cui fanno parte
ospedali di Torre Peljice, Pomaretto e Torino
nimodo da salvaguardare, nella misura del
possibile, l’attività dei tre
nosocomi, particolarpente apprezzata dalla
ptera popolazione dei
nspettivi territori.
Che la situazione fosse
pammatica lo si era catino da alcuni mesi. Ba* a ricordare alcune cifre
otate dalle Commissioni
nsarne: la Ciov è ormai
n azienda che fattura
centinaio di miliardi
„¡ "■n Canno e produce
jornalmente cinquanta
arr deficit, avendo
accumulato, a partire dal
’ deficit comples
Un momento dei lavori sinodali
sivo che (dedotti gli interventi dichiarati dalla
Regione con lettera del
presidente della giunta e
deH’assessore -alla Sanità
del 5 agosto scorso) ammonterà a fine anno (se
non ci saranno ulteriori
interventi) a oltre 50 miliardi di lire.
Di fronte a una situazione debitoria di tali dimensioni, che sfiora l’intero patrimonio della Tavola valdese, quest’ultima (che in base all’Intesa
del 1984 è l’ente esponenziale ultimo nei confronti dello stato e dei
terzi) ha ritenuto dovero
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P®!* la tua mossa vincente.
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so assumere una decisione eccezionale, tale
da tutelare anche la vita
stessa delle chiese. Per
questo, il 20 giugno scorso, la Tavola ha deliberato di sciogliere temporaneamente la Commissione Ciov, organo di gestione dell’ente patrimoniale, a partire dal 30 giugno
(data in un primo tempo
prorogata al 31 luglio, su
richiesta del presidente
della Csd, quindi al 2 settembre, dopo la conclusione del Sinodo). La
proposta approvata dal
Sinodo prevede che la
Tavola assuma «temporaneamente la gestione
diretta dell’ente patrimoniale Ciov delegando per
la gestione dello stesso
un Comitato ristretto
presieduto dal presidente
pro-tempore della Csd». ,
Fin dal 2 settembre
quindi, l’amministrazione straordinaria dei tre
ospedali viene assunta da
un gruppo ristretto di
persone che sarà coordinato dal diacono Marco
Jourdan, riconfermato alla presidenza della Csd.
Per un anno, prorogabile
se necessario, questa sorta di nuova Ciov istituzionale avrà «tutti i poteri
ordinari e straordinari» al
fine di «assicurare una
rapidità di analisi, decisione e intervento imposta dalla situazione in essere, operando in stretto
contatto con la Tavola
valdese e con la Csd».
Nove sono gli obiettivi
che la Tavola e la Csd si
prefiggono, tra cui quello
di «definire con la Regione Piemonte le strategie
di sviluppo e gestione dèi
diversi presidi ospedalieri in coerenza con le politiche sanitarie regionali e
nazionali», nonché quello di «definire con la Regione Piemonte i termini
per il recupero delle perdite pregresse, anche alla
luce delle positive indicazioni contenute nella
sua lettera del 5 agosto
2002». Inoltre, il nuovo
Comitato per la gestione
avrà il compito di «definire e attuare un nuovo
assetto giuridico della
Ciov (inteso quale ente
patrimoniale), trasformandolo da “Ente ecclesiastico” a "Fondazione”
o “Società di capitali”
oppure Onlus adottando,
tra queste, la soluzione
che risulterà più idonea».
Prima di dare inizio al
dibattito, il presidente
del Seggio ha dato lettura di una lettera sottoscritta da 166 operatori
in servizio presso i due
ospedali delle Valli, nella
quale si afferma tra l’altro che «la mancanza di
informazioni sicure e di
prospettive chiare, le
continue dichiarazioni
seguite da un alternarsi
di smentite e conferme,
hanno prodotto negli operatori e nella popolazione un senso di sconcerto e di incertezza con
i quali è molto difficile
convivere». Con la sua
decisione il Sinodo ha
dimostrato di condividere le preoccupazioni e le
aspettative del personale
degli ospedali. Lo dimostra anche il fatto che oltre 400 persone hanno
sottoscritto (foto) la petizione per la salvaguardia
degli ospedali valdesi
delle Valli presentata dagli operatori nei giardini
della Casa valdese durante tutta la settimana.
■CONTRAPPUNTO I
FILO ROSSO
ITALIA-ARGENTINA
MASSIMO GNOME
La crisi argentina è un
tarlo che ci rode dentro: come se la cattiva coscienza
dovessimo almeno una volta guardarla dritto negli occhi. E ci spaventa. C’è un filo rosso, di pallottole a sangue freddo, salotti dorati
e colpevole-silenzio, che
stringe a doppio nodo l’Italia all’Argentina. Un passato in comune e
profondi rapporti d’amicizia legano indissolubilmente le co
Profondi rapporti
legano tra loro
incili^ ic; VV7- I • ^
munità valdesi 16 HOStrO COmunitO
e quelle nate
dall'emigrazione
d’oltreoceano
a quelle italiane e soprattutto valligiane: a
testimoniarlo
è l’accorato intervento del moderador
rioplatense durante l’incontro di lunedì 26 agosto a
Torre Pellice. Complici
dell’interesse e dell’inquietudine per U popolo argentino, e uruguaiano, sono i
cognomi, così familiari qui
alle Valli: Rostan, Armand
Hugon, Malan... e l’elenco
potrebbe continuare.
È quanto basta a riempire le sale, com’è successo a
Torre Pellice sabato 24 agosto in occasione della proiezione del film «Hijos», presente il regista Bechis, pellicola che si addentra, come
la precedente «Garage 0limpo» e idealmente completandola, nelle sciagure
della dittatura argentina.
Storie di figli strappati alle
madri al primo vagito, condannati a non conoscere i
veri genitori gettati vivi da
un aereo e allevati, incoscienti, dagli stessi carnefici dei propri familiari.
Quanto basta, durante la
serata organizzata nel tempio, a raccogliere centinaia
di persone per guardare le
immagini girate in Argentina dalla troupe di Protestantesimo, ascoltando gli
effetti nefasti dell’attuale
sistema economico sulla
popolazione di quello che
fu tra i più ricchi paesi del
mondo, scoprendo i legami
tra la classe militare e dirigente che l’ha portato alla
catastrofe con gli assassini
di allora. Lunga è la lista di
aziende nordamericane, europee e italiane che proprio
durante i terribili anni della
dittatura fecero grandi affari. Dollari e alta finanza,
miseria e impunità: storie
che chi abita in America Latina è abituato a vivere e
che abbiamo imparato ad
ascoltare nel ciclo di incontri organizzato in vai Pellice
per incontrare quell’area
del mondo che lo scrittore
Eduardo Galeano definì
«continente desaparecido».
È bene parlarne proprio in
corrispondenza del summit
di Johannesburg, quando
terribili venti di guerra
(l’il settembre è una coincidenza?) sembrano soffiare in direzione dell’Iraq,
anch’esso «scomparso» e
distrutto dall’embargo.
Barricate fatte di copertoni in fiamme
e cassonetti
dell’immondizia. Questa
è l’Argentina
che abbiamo
conosciuto,
ma non solo.
È la gente: sono i giovani, sono la classe
media, gli abitanti delle favelas di Buenos Aires e i
contadini delle campagne,
che scendono in strada. Armati di casseruole nei «cacerolazos», ma soprattutto
con l’energia delle «asambleas de barrio» (assemblee
di quartiere), e dal «trueque», il baratto come scambio di beni e servizi basato
sulla solidarietà tra produttori e consumatori. Si registra anche il ritorno agli orti di casa, dopo tanta passione per i supermercati:
quando il denaro non vale
niente, o non c’è, bisogna
arrangiarsi.
Quella dell’Argentina è
una lezione per noi, europei
e italiani, tutt’altro che al
riparo da catastrofi sociali
0, dati dell’Istat alla mano,
da nuove e vecchie povertà,
amministrati da governi
che, con gli attacchi ai migranti e al lavoro, fanno
dell’esclusion'b la propria
bandiera. È un buon segno
che si viva con tanta passione la catastrofe sudamericana, immaginando progetti e concreta solidarietà.
Ironia della sorte: proprio
durante la serata di lunedi
26, i soliti ignoti hanno agito indisturbati, impossessandosi di merce in vendita
davanti al tempio e (la stessa mano?) rubando negli
stand allestiti per il Sinodo.
L’Argentina insegna, soprattutto quando le cifre di
bilancio sembrano imporre
riduzioni di spesa a sanità e
scuola pubblica. Se ne accorgono gli ospedali valdesi, costretti insieme a centinaia di altri a una situazione drammatica. Se ne accorge il Pinerolese che, con
il ritiro delle imprese transnazionali, vede un futuro
incerto. Restiamo vigili,
senza illusioni.
8
PAG. 8 RIFORMA
SERENO VARIABILE NEL PINEROLESE — Ospite
del Pinerolese per registrare una nuova puntata,
la troupe di «Sereno variabile» di Rai 2 (nella foto) è approdata venerdì scorso a Torre Pellice
per riprendere lo chef Walter Eynard nella cucina del Flipot intento a preparare la classica «supa barbetta» e alcuni antipasti del territorio.
LE AGLI IN FESTA — Il circolo Adi di Torre Pellice
organizza la tradizionale Festa della famiglia.
L’appuntamento è per venerdì 6 alle 21 in sede,
con l’inaugurazione della mostra: «Una lunga
storia: i 55 anni delle Adi di Torre Pellice». Seguirà la presentazione del libro di Daniele Arghittu, «Quattro passi a Luserna San Giovanni»,
e poi vin brulé offerto a tutti i presenti. Si prosegue sabato 7 dalle 15 alle 18 con banco pesca e
mostra; alle 21, al Teatro del Forte: «Adi Circus»,
spettacolo comico-musicale a cura del Gruppo
arte varia Adi. Domenica 8, dalle 15 in poi: banco pesca, frittelle di mele, giochi vari, intrattenimento musicale e raccolta firme per la petizione
«flessibilità sostenibile».
INIZIO D’ANNO AL COLLEGIO — La cerimonia
d’inaugurazione dell’anno scolastico 2002-2003
del Liceo valdese si terrà sabato 7 settembre nella
tradizionale cornice dell’Aula sinodale a Torre
Pellice. L’appuntamento è alle 15 con la prolusione della scrittrice e giornalista Piera Egidi Bouchard su: «Letteratura e giornalismo: due modi
diversi di comunicazione?». Alle 17 il rinfresco e la
visita all’aula di scienze rinnovata. L’annuale appuntamento degli ex allievi è per domenica 15 alle 12,30 all’hotel Gilly di Torre PeUice dove ci sarà
il pranzo sociale e l’assemblea dell’Associazione.
Alle 16,30, al teatro del Forte: «La bottega del
caffè», libero adattamento da Carlo Goldoni del
Gruppo teatro del Liceo, e lo spettacolo degli ex
allievi «College Circus».
DALLA TERRA ALLE STELLE — Il sesto corso di
astronomia organizzato dall’associazione Astrofili Urania presso il centro astronomico Valpellice al Eric del Colletto di Luserna San Giovanni e
intitolato «Viaggio dalla Terra alle stelle», inizierà
il 16 settembre alle 21, con l’intervento del dott.
Giovanni Peyrot su «Introduzione e storia
dell’astronomia», e proseguirà per dieci lunedì,
fino al 18 novembre. La partecipazione massima
è fissata a venticinque persone e la quota di
iscrizione di 80 euro. Per maggiori informazioni:
Marco Sanmorì, tei. 335-7541131 (E-mail:
marc.sanmori@tiscali.it).
BARBERO SULL’ARTIGIANATO: «GRAZIE» — La
Rassegna dell’artigianato di quest’anno? «Un
successo». Il commento è del sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, che aggiunge: «La città ha
compiuto un ulteriore passo nel rafforzare la sua
identità». Il ringraziamento di Barbero va «agli
operatori presenti, alle organizzazioni di categoria, agli esercenti e ai cittadini del centro storico,
ai vari artisti che si sono esibiti, agli organi di
informazione, agli enti territoriali, ai lavoratori
del Comune, ai carabinieri, al servizio di vigilanza e ai lavoratori del settore Ambiente dell’Acea». Particolarmente apprezzato il ruolo di
organizzatore svolto dall’Atl Montagne doc.
MANUTENZIONE STRADE — La Comunità montana Pinerolese pedemontano assegna contributi
per la manutenzione di strade vicinali o interpoderali nei comuni della Comunità montana; i
contributi saranno al massimo dell’80% e saranno riservati agli agricoltori. I moduli per le domande sono disponibili presso la sede al n. 42 di
via del Duomo a Pinerolo. Consegna domande
entro il 10 settembre.
CURDI: UN POPOLO DIMENTICATO — Venerdì 20
settembre alle ore 21, al Centro sociale di via Lequio di Pinerolo, l’associazione «Viottoli» propone un incontro dal titolo: «Curdi: il popolo dimenticato», incontro con: Antonio Olivieri, segretario provinciale Fiom di Alessandria, Rappresentante dell’Associazione «Verso il Kurdistan-Onlus» di Alessandria e con un rappresentante
delTUfficio informazioni del Kurdistan in Italia
che illustreranno la situazione del popolo curdo,
le nuove leggi recentemente approvate dal Parlamento turco e presenteranno il progetto di adozione a distanza dei prigionieri politici in Turchia
promosso dal comitato «Verso il Kurdistan» di
Alessandria. Nel corso della serata verrà proiettato il nuovo video «Kurdistan: la patria negata».
NELLE CHIESE VALDESI
/
PRAROSTINO — Domenica 15 settembre, dalle 17,
riunione quartierale al Roc con cena comunitaria.
TORRE PELLICE — Domenica 8 settembre, dalle
15, pomeriggio comunitario ai Simound.
VILLASECCA — Domenica 8 settembre, ore 15, riunione a Bovile (Là Bara).
E Eco Delle mLi moESi
VENERDÌ 6 SETTEMBREjjjj
Il maltempo ha compromesso la stagione turistica
Orfani dell'anticiclone
Manifestazioni popolari limitate e prenotazioni disdette
In crisi i Rifugi, ne risentono meno i gestori dei ristoranti
PIERVALDO ROSTAN
Ly ANTICICLONE delle
I Azzorre quest’estate
ha influenzato davvero
poco le nostre latitudini e
ha sicuramente molte responsabilità sul pessimo
andamento della stagione turistica nelle vallate
piemontesi. I giorni di sole pieno sono stati pochissimi, quelli di autentico caldo, se si eccettua
una parentesi a giugno,
ancora meno. E così un’
area come quella alpina
che sul paesaggio, sulle
arrampicate o sul trekking punta molto, inevitabilmente va in crisi.
I più penalizzati sono
stati i Rifugi alpini: «Continue disdette di prenotazioni, escursioni “mordi
e fuggi’’ nelle poche giornate di sole» lamentano
in alta vai Pellice dove sono andate in crisi anche
quelle iniziative promosse dal Cai o dai gestori
dei Rifugi che di solito richiamano un pubblico
anche non tradizionale.
Esempi? Al Barant organizzano una serata per
vedere le stelle cadenti di
metà agosto in compagnia degli astrofili? Ecco
un cielo plumbeo e piovoso... Tutti al Bude per
il concerto dei «fiati»?
Nulla; lassù quasi nevica.
Idem alla corsa «Tre Rifugi», ridotta nel percorso
per neve al Manzol.
Con queste avversità è
davvero difficile lottare.
Lo conferma Franco Aimo del ristorante Lago
del Laux e amministratore in Comunità montana
vai Chisone: «Non bastava la pioggia; si è aggiunto il freddo che ha obbligato ad accendere il riscaldamento nelle case
fino a Pragelato. Per fortuna abbiamo il forte di
Fenestrelle che è indubbiamente un richiamo
ma in generale tutte le
manifestazioni organizzate per l’estate all’aperto sono state un fallimento o sono saltate». Una
crisi pesante dunque, che
va a sommarsi a un inverno avarissimo di neve
e dunque a sua volta critico specie per quelle
aree che sugli spot della
neve hanno costruito immagine e businnes come
Sestriere o l’alta vai Susa.
Dove la crisi non c’è
stata o è stata assai più
contenuta è la media vai
Pellice. Nella media degli
altri anni le presenze all’hótel Gilly, secondo il titolare Mario Malan che
nei mesi estivi ospita anziani del Torinese o della
Liguria. «Certo abbiamo
avuto problemi con le attività all’aperto e qualche
buco ad agosto - dice
Malan -: alcuni anziani
sono rimasti in città in assenza del gran caldo»;
stesso problema per molte seconde case in alta
valle. Dignitoso l’avvio
del villaggio Crumière a
Villar Pellice col ristorante spesso al completo e
Talbergo ben utilizzato.
così come per il Pomo
d’oro di Angrogna, molto
frequentato nelle prime
settimane di apertura.
Sarà importante vedere il
dopo, nel caso delle strutture appena avviate. C’è
già chi fa invece i conti
sull’immediato futuro:
«L’estate è andata bene,
almeno sui livelli dello
scorso anno - ammette
Walter Eynard, del Flipot
di Torre Pellice -; soprattutto abbiamo ottime previsioni per settembre e
ottobre in cui ci sarà fra
l’altro il Salone del gusto
a Torino». Insomma, anche in caso di maltempo,
nessuno rinuncia a mangiare, specie se nel piatto
ci viene offerto qualcosa
di davvero inimitabile.
A Luserna San Giovanni
Gemellaggio
italo-francese
Il presidente nazionale
dell’associazione vigili
del fuoco volontari, Gino
Gronchi, battezza il gemellaggio fra i Comuni di
Savines-le-Lac e Luserna
San Giovanni. I due sindaci, Pierre Tessier e Piergiorgio Ghibò, firmano
l’atto che sancisce il rapporto fra le due cittadine.
La cerimonia ufficiale si è
tenuta sabato 31 agosto
nell’affollatissima sala
consiliare del municipio
lusernese, alla presenza
della nutrita delegazione francese guidata dal
sindaco e da Victor Berenguel, presidente della
«Communauté de communes du Savinois», la
Comunità montana francese che comprende, oltre a Savines, i Comuni di
La Sauze-du-Lac, Puy-Sanières, Puy-Sairit-Eusèbe,
Réallon, Saint-Apollinaire e Prunières. Al momento della firma hanno
partecipato anche i parlamentari locali, il presi
dente della
montana vai Peificeej
sindaco di Torre
oltre al consiglile co,
delega al gemellagS
Claudio Revel, e gli S
amministratori luset^
Particolarmente apnJ
zato è stato il dono df
amministrazione di
nes ai colleghi italiJ
una meridiana che il 4
daco Tessier ha const
gnato a Piergiorgio Ghftì
La presenza della mas.
sima autorità dei poj[.
Pieri italiani, che ha pai!
tecipato al convegno sai
volontariato europeo tenutosi nel pomeriggi»
era dovuta al ruolo S
damentale che i vigili del
fuoco hanno avuto i
l’ideazione del gemei
gio, con una relazioni
lunga data che lega le omologhe istituzioni da
due parti delle Alpi;
stessa amicizia vissutaftì
la sezione Avis di Lusei|
e l’associazione donai#
di sangue francese. (rrtÉ
Una conversazione a Pramollo con il magistrato Marco Bouchard
I drammi che scoppiano nella «normalità)
MILENA MARTINAT
CHE cos’è la normalità? Come
comportarci per evitare che
scoppino drammi familiari come
quelli di Novi Ligure, Cogne, Bologna, esasperatamente evidenziati
dai mezzi di informazione? Nel
passato si vivevano tragedie, omicidi di genitori, di figli, di neonati,
oppure queste sono il prodotto
deformato di una nuova dinamica
dei rapporti parentali? Ecco alcuni
degli interrogativi stimolati dalla
riflessione proposta a Pramollo,
venerdì 30 agosto, dal dott. Marco
Bouchard. Il magistrato. Pubblico
ministero al Tribunale di Torino,
ha intrattenuto un attento e numeroso pubblico, riportando le
sue qualificate esperienze su alcune delle peculiarità che oggi, non
troppo diversamente dal passato,
connotano certa conflittualità nelle relazioni tra padri, madri e figli.
Senza indulgere a facili strumentalizzazioni (a fini commerciali) di
giornali e televisioni, è bene riservare il giusto spazio agli aberranti
comportamenti (a livello statistico
del tutto marginali), a cui possono
dar luogo le tensioni del vissuto familiare. Uno spazio che è pur sempre quello di drammi pressocché
mai preventivabili né arginabili a
priori. L’importanza della continua
attenzione alle esigenze di chi ci
sta vicino (sia esso figlio o genitore) può essere la prima risposta per
far sì che le emozioni di ognuno
non sfocino in condotte deviami.
Ecco il messaggio lasciato dall’incontro con il dott. Bouchard; non
bisogna essere pazzi o per forza
anormali per arrivare a compii
atti inconsulti, dagli esiti terribi
Può succedere anche rispetto);
persone all’apparenza senza prò
falerni; a soggetti che, vuoi puteR
situazioni casuali o per incontìf
particolari (così il concorso contemporaneo di personalità divrt
come quelle di Erika e Omar) sisono trovati in un contesto da rito
nersi irripetibile.
Un primo passo, per evit^ecte
la conflittualità generazioB»
(sempre esistita) abbia epilo#
drammatici sarà forse quello®
maggiormente governare le nosW
emozioni e, soprattutto, di foi^
alle persone più suggestionaWl
ai giovani, strumenti tali da consentire loro di contenere le reaaj'
ni violente, imparando ad a®
lare i propri impulsi esasperali.
POSTA
Per tutti 0
lo sfruttamento indiscri
per nessuno?
Speri, redazione di Riforma, ho letto con grande interesse sul numero
del 23 agosto il coraggioso articolo di Marco Rostan relativo al degrado
della Conca del Fra, e mi
trovo molto in sintonia
con quanto ha espresso.
Il problema sollevato può
essere riferito, naturalmente, non solo a quel
caso specifico ma a tutte
le zone di montagna diventate facilmente accessibili, per un motivo o per
l’altro, al traffico privato.
Se da un lato questa agevolazione all’accesso rende fruibili a tutti le bellezze naturali della montagna e può concorrere allo
sviluppo del turismo in
aree altrimenti depresse,
non possiamo dimenticare che la salvaguardia
ecologica di queste zone
è fondamentale per la loro stessa sopravvivenza:
minato oggi, porterà a un
inevitabile degrado con
conseguenze irreparabili,
che faranno sì che le generazioni future non potranno godere di questi
ambienti, compromessi
per sempre.
Non sono visioni apocalittiche da ecologisti intransigenti ma è la pura
verità, purtroppo: l’inquinamento, l’accumulo di
rifiuti, l’arrivo di centinaia di auto, il tutto con
centrato in ecosistemi
dall’equilibrio delicatissimo ne provocherà il collasso e la perdita irrimediabile. Così ciò che si voleva «democraticamente»
alla portata di tutti non
esisterà più per nessuno.
Pensate che una piccola
pianta alpina, di quelle
che calpestiamo con noncuranza, ha impiegato
millenni per specializzarsi a sopravvivere in ambienti estremi come
quelli dell’alta montagna:
una volta scomparsa per
rottura degli equilibri
ecologici, sarà per sempre. L’impoverimento
della flora e della fauna,
quello Che si dice la «riduzione della biodiversità», è un impoverimento per l’umanità tutta.
Insomma una specie di
globalizzazione anche
dei prodotti della natura,
un appiattimento dove
troveremo sempre meno
specie vegetali e animali
e sempre più prodotti da
supermercato.
Non dimentichiamo
che nel 2002 (anno internazionale delle montagne) c’è stata la riapertura del tunnel del Monte
Bianco e con esso la ripresa del traffico pesante, che è fonte di inquinamento da micropolveri (vuol dire rischio elevato di malattie polmonari, fra cui il cancro al
polmone, in particolare
per le popolazioni lì residenti...). Non solo, ma il
nostro governo attuale è
tornato alla carica per il
progetto Alemagna, in
barba a convenzioni in
ternazionali precedentemente sottoscritte, che
prevederebbe un analogo passaggio di traffico
pesante al Gottardo. Soluzioni alternative potrebbero essercene, ma
forse non fa comodo vederle perché vanno contro fortissimi interessi
economici di pochi, a
scapito della salute di
tanti e della salute dell’ambiente. Come se non
bastasse, una nuova normativa sulla regolamentazione della caccia affiderebbe alle singole Regioni il compito di decidere autonomamente riguardo alla riapertura
dei termini di caccia anche di specie protette e
già in pericolo di estinzione, finora non completamente scomparse
proprio soltanto perché
sottoposte a completa
tutela dopo anni di sterminio indiscriminato.
In fondo che cosa può
importarcene delle starne o dei fringuelli? I nostri bambini non sanno
già adesso che cosa so»
non sarà così grave se
qualche anno non ne
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E Eco Delle Yaui YAwm
Cè anche il volontariato alla Rassegna pinerolese
I bambini «usati»
Presto una mostra per documentare lo sfruttamento
¡Qvorativo e sessuale dei minori in varie zone del mondo
anHANO LONCO
IL cielo sopra i bambini». Con questo
titolo è stata presentata
gg’atrio di Palazzo Vitine, dal 28 agosto al 1°
settembre, un’indagine
fotografica effettuata in
Perù, Nepal, India, Benin
e Russia sullo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo globalizzato L’iniziativa promossa
dal Cisv (Comunità impegno servizio volontario), una organizzazione
non governativa (Ong)
impegnata in vari paesi
del Terzo Mondo, già da
alcuni anni invitata alla
Rassegna dell’artigianato
pinerolese con l’intento
di dare uno spazio alla
solidarietà mentre si riflette sui temi del lavoro.
Per commentare l’iniziativa, venerdì 30 agosto, alla biblioteca civica
diPinerolo, vi è stato l’incontro con l’autore del
reportage, Edoardo Gianotti, accompagnato da
Umberto Salvi, presidente del Cisv e da Predo Olivero da molti anni coordinatore dell’Ufficio migranti del Comune di Torino. Il problema del lavoro minorile nel mondo
ha dimensioni impressionanti, infatti si valuta
attorno ai 250 milioni il
numero dei minori coinvolti che con il loro sfruttamento creano quel
margine di guadagno per
la sopravvivenza della famiglia che gli adulti non
possono più garantire.
Si usano i bambini per
girare a mano i mattoni
stesi ad asciugare perché
con il loro peso non rischiano di romperli, oppure per fare 1 piccoli nodi con cui si realizzano i
tappeti. Quando poi, non
avranno più le manine
adatte, verranno fatti sparire e inseriti nei circuiti
della prostituzione. Sono
ancora dei bambini che
aiutano i loro genitori a
5.400 metri di quota sulle
Ande peruviane: nelle
gallerie scavate nel ghiacciaio vanno a raccogliere
le rocce aurifere che poi
all’esterno frantumano
con martelli e pressano in
rudimentali torchi.
Crolli nelle gallerie o
seracchi che precipitano
sono fatti che succedono
frequentemente, come
pure Tessere colpiti da
enfisemi polmonari o cerebrali dovuti alla rarefazione dell’aria data la
quota, e ancora di più
nei cunicoli del ghiacciaio. Non c’è limite al
cinismo delle organizzazioni che spesso con veri
e propri ricatti alle famiglie sfruttano il lavoro
minorile immettendo
poi i prodotti nei circuiti
commerciali del libero
mercato occidentale, ricavandone dei profitti
altissimi.
Le organizzazioni solidaristiche che operano in
quei territori incontrano
grandi difficoltà nel contrastare questi fenomeni
e la stessa Organizzazio
ne mondiale del commercio (Wto), di cui sovente sentiamo parlare,
non ha ancora sottoscritto delle clausole sociali
per mettere un qualche
argine al problema dello
sfruttamento minorile.
Quei bambini diventano
funzionali alla produzione di beni che ci interessano (oro, tappeti, frutta...); siamo diventati le
società del «ben-avere» in
contrapposizione all’idea
del «ben-essere» globale.
«Eppure quei sorrisi, nonostante tutto - afferma
Gianotti - mi hanno fatto
scoprire in quei bambini
un’energia, un ottimismo, una voglia di vivere,
un attaccamento alla vita che non mi sarei mai
aspettato di trovare e che
le fotografie non sempre
fanno emergere». Prendere coscienza di questa
realtà e comunicarla intorno a noi, è un obbligo
morale al quale non possiamo sottrarci.
La mostra che è stata
allestita dal 6 al 12 maggio a New York, in occasione dell’Assemblea generale delTOnu e del Forum dei bambini e dei
ragazzi, sarà a Torino dal
21 ottobre al 16 novembre a Palazzo Cisterna.
A colloquio con Gustavo Malan
«È giusto ricordare
l'8 settembre»
MASSIMO GNONE
■|VT 01 non siamo stati convertiti da
Giustizia e Libertà, ci siamo confluiti: perciò eravamo già pronti prima
delT8 settembre». A ricordare quei giorni è Gustavo Malan, che ci accoglie con il suo discorso
fitto di digressioni nella
sua casa di Torre Pellice.
Ma, continua Malan, «se
per un valdese era naturale salire al Bagnoòu,
questo non vuole però
dire che la Chiesa valdese era a favore della Resistenza: lo era il popolo,
non l’establishment».
Nel 1943 Gustavo Malan ha 21 anni e, ricorda,
«sono sempre stato antifascista, non era un segreto che lo fossi, lo sapevano tutti: allora studiavo lettere classiche,
all’Università ero anche
stato denunciato perché
mi ero rifiutato di iscrivermi al Guf». Gustavo,
come il fratello Roberto,
la sorella Frida e altri giovani delle Valli, diventa
figura di spicco della Resistenza assumendo il
grado di vicecommissario di gùerra del 11 raggruppamento divisioni
Gl, oltre che l’incarico di
direttore de «11 Pioniere.
Giornale d’azione partigiana e progressista»:
«Fare il giornalista era la
mia vocazione - dice
Malan - Roberto ha trovato la carta e io il nome:
Tho chiamato “Il Pioniere”, ma solo per amore di
una ragazza americana».
Anche quest’anno, al
Bagnoòu di Angrogna si
ricorderà l’inizio della
Resistenza al nazifascismo. «Al Bagnoòu - dice
Gustavo Malan - ci sono
due case, una di queste,
curiosamente non quella
che si dice, era il coman
do dei partigiani Gl per le
due valli». Ai Fondi di Luserna San Giovanni si
trovava la sede del Comando superiore, affidato al fratello Roberto. Che
senso ha ricordare quei
fatti? «È giusto continuare a farlo - risponde Malan - perché i giovani
non sanno nulla. Non è
colpa loro: sono i genitori
a non dire niente. Tuttavia, anche se la storia, della Resistenza è bellissima, lo sono meno alcuni
storici della Resistenza».
L’appuntamento di
domenica 8 settembre è
alle 9, con la partenza
delle delegazioni alla volta della vai d’Angrogna.
Alle 10,30, al Bagnoòu, è
prevista la cerimonia ufficiale alla lapide che ricorda Jacopo Lombardini con l’orazione del sindaco di Angrogna, Ezio
Borgarello. Venerdì 6, alle 20,30 davanti al municipio di Torre Pellice,
partenza della fiaccolata:
alle 21,15 l’arrivo in piazza Muston con il sindaco, Marco Armand Hugon, e il concerto della
banda cittadina.
• DONI DONI • DONI DONI • DONI DONI • DONI DONI • DONI DONI • DONI • D
#J c i !
* Asilo dei vecchi
Luserna San
Giovanni
PRO RISTRUTTURAZIONE
doni 2“ SEMESTRE 2001
valori in lire
Luglio
00.000: Odette Eynard Bal3s; Annina Aversa, Chiavari.
^888.000: Amici dell'Asilo val
inn » Agosto
O.OOO: Onoranze funebri
e Monnet.
O-OOO: Anna Malanot in meÌ°^adei suoi cari.,
irin Bruno Revel in me
'”0‘ia della moglie Carla.
Jn ni»« Settembre
Gaydou in meJna d, Mimi Arnoulet.
Revel in memo™^dele Re.el Long.
Ign?®-Sauro Gottardi.
nktr • ' condomini e ammi"azione stabili «La Magno
lia» in memoria di Giovanni
Attilio Revel.
250.000: Angela Pastorino;
Fam. Costa in memoria della
sig.ra Maria Dallasta; n.n.
1.730.000: I nipoti in memoria
di Ersilia Mathieu.
Ottobre
20.000: Unione femminile di
Luserna San Giovanni, fiori in
memoria di Adele Revel.
50.000: Laura Lodi in memoria
di Clara Revel; Laura e Fiore
Pittavino, un fiore per i loro
cari; Margherita Jalla; Lina Revel in memoria della sorella
Adele Revel Long.
100.000: Menegolo Argia;
Francesco Chiantore e Ugolina
Caprini; Irene Bounous; n.n.
200.000: I familiari in memoria
di Caterina Falco; Laura Jofer
lodi in memoria dei suoi cari;
Onoranze funebri Bessone, Perassi e Monnet; la moglie e i figli in memoria di Arturo Balma.
300.000: Le figlie in memoria
della mamma Adèle Revel ved.
Long.
500.000: Ester Pons in mem.l
marito Giov. ReveI; Alice Bertin.
1.000. 000: La famiglia in memoria di Osvaldo Coìsson.
Novembre
50.000: Maddalena Pedrotto.
100.000: i vicini di casa di Alberto Rivoira.
250.000: Elena e Maria Peyrot
in ricordo di Arty e Ida Peyrot.
300.000: Unione femminile di
San Secondo.
3.000. 000: Luisa Giampiccoli.
Dicembre
20.000: Franca Eynard.
35.000: i famigliari di Tiziano
Danna.
40.000: Elvira Comba Baldo in
memoria del marito.
50.000: Rodolfo Norther; Carlo
Barberis in memoria di Delfina
Morando Barberis e Marta Morando Rabaglio; Emilia Travers
Pons; Vittoria Colongo nel perenne ricordo delTAvv. Roberto Jouvenal.
74.000: n.n.
100.000: Onoranze funebri
Bertot; Elsa Balma ricordando
tutti i suoi cari; llda Emilia Balma; Albina Avondetto in me
moria dei suoi cari; Unione
femminile di Bobbio Pellice;
Giulia e.Giovanna Bertoli; Emma Charbonnier.
100.686: Maria Passetta Alliaud in memoria di Lisetta Alliaud.
150.000: Orfilia Godino.
200.000: Lilia Jon Scotta ricordando la mamma; Nella ReveI
in memoria di Emilio ReveI e
Susanna Pons.
300.000: Giulia Bensa; Graziella ReveI; Maria Viotti ved. Deimastro; Adriana e Paolo Gardiol in memoria di Emilio Perotti.
400.000: Ines Malanot Riva in
memoria dei cari genitori.
500.000: Amici dell'Asilo valdese; Gino e Mariuccia Barbiani con riconoscenza; Guido La
Montagna in memoria dei suoi
cari.
968.135: Alberto Long e famiglia.
1.000.000: Vittone Claudio e
signora; Enrica e Aldo Malan.
1.200.000: dr. Amisano.
jRORiSTRunURAZIONE
ON11» SEMESTRE 2002
vslori in euro
Slg. Gennaio
dese evangelica val
9elaBi' in mem. di An
Rigogliosi.
2Sq Gay.
■ Liliana Balmas Varese.
So,oo o P®*>bi'aio
‘^ssìpm'^' ^^nebri Bessone, PeSl,65-''■ene Bounous.
^3'ossr. • ^' ^^^gliola, ReveI e
• ^ig ra Bessé in mem. di
Vittoria Veggetti.
250,00: Commissione ricevimenti di Luserna San Giovanni.
Marzo
15,00: Telma Malacrida.
50,00: Sorella di Oreste Cerotti.
150,00: Vigne Ribet, Parigi;
Giulia Bensa in mem. di Mariuccia Delmastro.
300,00: Fam. Bruno Girando.
400,00: Bruno Falchi.
727,70: Colletta pro-Asilo del
concerto del 2 marzo 2002.
3.000,00: Roberto Borsetti in
mem. di Elena Bianchi Archetti, di Ines Archetti Borsetti e
Angiolina Archetti Maestri.
Aprile
10,50: Unione femminile di Luserna San Giovanni, fiori in
mem. di Elsa Riva Roman.
51,64: Germana Colombo Jouvenal.
150,00: Botta Giuseppe in
mem. della sig.ra Mariuccia
Delmastro Viotti.
155,00: Unione femminile di
Luserna San Giovanni.
260,00: La famiglia VazzolaGirotto ringraziando per tutte
le attenzioni e cure rivolte alla
mamma.
5.000,00: Comité vaudois Paesi Bassi.
Maggio
50,00: Sig.re Balma.
100,00: Anna Malanot con-riconoscenza; Clelia Gaydou con
riconoscenza.
150,00: Edda Bounous IN rie.
cugina Elda Malan Zighin.
250,00: Gino e Mariuccia Barbiani con riconoscenza.
Giugno
20,00: Renato Mellano.
50,00: Dorino e Enrica Gisola;
famiglia Martina Chiaffredo e
Benecchio Elena.
100,00: Rosina Comba.
103,29: Laura Nisbet.
620,00: dr. Roberto Amisano.
PAG. 9 RIFORMA
Mà 11 regista Bechis a Torre Pellice
Il film strumento
di denuncia sociale
CARMELINA MAURIZIO
IL cinema Trento di
Torre Pellice ha ospitato lo scorso 24 agosto un
importante incontro nell’ambito della rassegna
«Sudamerica e dintorni»,
organizzata dalla Comunità montana, TAgess e i
Comuni di Rorà, Villar
Pellice e Torre Pellice.
Dopo la proiezione del
film Hijos, sul tema’dei figli dei desaparecidos, i
presenti hanno potuto
parlare del film, dei suoi
contenuti, delle problematiche attuali legate alla
crisi dell’Argentina con il
regista Marco Bechis.
Di origine cilena, nato
a Santiago del Cile alla fine del 1955, Bechis è stato prigioniero nelle carceri di Buenos Aires nel
1977 e ha portato avanti
con Garage Olimpo e
con Hijos una forte azione di denuncia sociale e
politica. «Venire a Torre
Pellice - ha dichiarato il
regista - significa per me
riconoscere ai valdesi il
loro impegno antico nei
confronti del Sud America e dei suoi problemi.
Non posso non ricordare
che è proprio grazie allo
sforzo di alcuni valdesi
che si sono potuti svolgere dei processi su figli
di desaparecidos di origine italiana».
Il dibattito ha visto un
livello di partecipazione
molto alto, con domande
sia sul tema della dittatu
ra nel passato sia sulla
crisi attuale. «Oggi - ha
detto ancora Bechis - i
problemi economici e sociali sono soltanto il frutto di quanto è accaduto
durante la dittatura. I
paesi sudamericani che
hanno visto le dittature.
Argentina e Uruguay soprattutto, vivono la crisi
generata da una pessima
classe dirigente, dalla
miopia delle privatizzazioni, dalla sparizione di
intere generazioni durante il periodo delle desaparicion».
Passato e presente sono dunque legati dal filo
rosso del malgoverno secondo Tanalisi di Bechis.
Oggi, ed è questo il tema
principale di Hijos grazie
alle «abuelas di plaza de
Majo» (le nonne che si
riuniscono alla «piazza di
maggio» a Buenos Aires),
si sta facendo un grande
lavoro per recuperare
l’identità degli scomparsi, per ricostruire quella
dei loro figli sopravvissuti e dati in adozione illegale alle famiglie legate
ai governi militari. La
speranza è che questi
giovani, uomini e donne
intorno ai 25-30 anni.
possano recuperare i valori dei loro veri genitori,
possano anche denunciare al loro posto quanto accadde durante la
dittatura, anche se tutto
questo comporta problemi e drammi, soprattutto
di ordine psicologico.
Consueta grigliata a Frali
Giù da Sap Anni 60
Il 24 agosto, come ormai da 9 anni, si è mangiato, cantato e fatto festa con la grigliata di «Giù da Sap» organizzata dalla numerosa famiglia Grill dei Pomieri di Frali e
dai tanti amici. Nella foto, distribuita ai partecipanti con
il disegno del tempio di Ghigo, si ha una precisa idea di
com'era questa località all'inizio degli Anni 60, prima
della costruzione della seggiovia e dei condomini, (m.r.)
Nelle Case di riposo delle Valli
Festival canoro
Il numero estivo di «Ieri e oggi», bollettino di informazione dell'Asilo dei vecchi a S. Germano, parla ampiamente di fisioterapia e di cinestetica, con disegnini e spiegazioni. Come al solito sono numerose le notizie e le fotografie a colori: una delle novità di quest'anno è stato il 1°
Festival canoro delle Case di riposo valdesi: vi hanno partecipato gli ospiti della Miramonti, della Casa delle diaconesse, dell'Asilo di San Giovanni e di quello di San Germano. Esibizioni di solisti, di cori insieme per ogni istituto.
Quelli di San Germano, con Helga al violino e Marianna
alla tastiera, hanno intonato prima il classico «Vecchio
scarpone» e poi, con cappelli variopinti, hanno cantato e
mimato «Dammi o bella il tuo fazzolettino». (m.r.)
Asilo dei vecchi di San Germano
Domenica 8 settembre 2002, alle ore 14,30,
apertura del bazar dell’Asilo dei vecchi di San
Germano Chisone. Verranno esposti i lavori
eseguiti dagli ospiti dell’Asilo e dalTUnione
femminile di San Germano. Potrete trovare il
banco dei dolci, della pesca, la lotteria con ricchi premi e il buffet. Durante il pomeriggio la
compagnia teatrale Aiegre presenterà lo spettacolo di burattini «Pulcinella, la poesia».
10
PAG. 10 RIFORMA
E Eco DELLE YALU %LDESI
venerdì 6 settbvibre^ì
Rassegna di film locali e internazionali, musica e fotografia in vai Pollice
La memoria storica della civiltà in miniera
«Di miniera in miniera» è una
rassegna di film, documentari,
teatro musica e fotografia che,
svoltasi nella sua prima edizione
sul territorio delle colline metallifere della Maremma, quest’anno è
ospitata in Piemonte. La rassegna
si pone come obiettivo creare, un
momento di riflessione e di discussione sul tema della memoria
storica della civiltà mineraria e del
movimento operaio delle miniere,
in Italia e in Europa, conservare la
storia e la tradizione mineraria,
proporre eventi e iniziative culturali, scoprire e riscoprire spazi,
luoghi e archeologie industriali
dei territori delle ex miniere. La
Rassegna si svolge quest’anno nei
principati paesi minerari del Pie
monte, e dalla prossima settimana
approderà anche in vai Pellice dopo essere stata in vai Chiusella e a
Prati in vai Germanasca.
Nel corso della Rassegna in vai
Pellice verrà proposto un evento
teatrale articolato in una serie di
spettacoli nei luoghi della memoria. Saranno rappresentate le «Elegie per i minatori», racconti tratti
dalle testimonianze orali di uomini e donne che hanno vissuto, direttamente o indirettamente,
l’esperienza della miniera e uno
spazio particolare verrà anche riservato all’installazione di due
mostre d’arte intitolate la prima
«E le stelle stanno a guardare» di
Germana Salvini, la seconda «L’altra Maremma» di Paolo Cimoni.
La manifestazione prenderà il
via il 7 settembre a Luserna San
Giovanni, a Villa Olanda, quando
si terrà l’inaugurazione delle due
mostre alle ore 16; alle 18 poi verranno proiettati alcuni documentari sulla civiltà mineraria italiana ed europea. Alle 18,30 infine
«Quell’ultimo pane: elegia per i
minatori», spettacolo teatrale a
cura dell’associazione culturale
Faber Teater. Domenica 8 settembre, alle 16,30, documentari sulla
civiltà mineraria italiana ed europea: «Marcinelle, quando il carbone uccide» (Rai, 1975); «I minatori
di Ravi» (di G. Ferrara, 1964), «I
minatori di Frali», di G. Trentin
1963; alle 20,30 rinfresco con piatti tipici della tradizione locale.
Il soggiorno a Bobbio Pellice organizzato da «Il sassolino bianco»
Tornano i ragazzi bielorussi di Radun
Anche quest’anno l’associazione «Il sassolino
bianco» organizza il soggiorno in vai Pellice di sedici ragazze e ragazzi provenienti dall’istituto di
Radun, in Bielorussia. Il
gruppo, arrivato martedì
3 settembre, rientrerà a
casa all’inizio di ottobre
dopo un periodo di intensa attività. Ospitati a
Bobbio Pellice nel Centro
vacanze dell’Esercito della Salvezza, 1 ragazzi, età
compresa fra i 12 è i 16
anni, saranno molto impegnati: dal lunedì al venerdì a lezione con le loro
insegnanti in un’aula del
Collegio valdese e poi
tanti giochi e gite in montagna. «Inoltre - spiega
Roberto Charbonnier,
del Sassolino bianco verranno realizzati oggetti per una raccolta
fondi da tenersi in autunno: tema dei lavori sarà
l’anatra, specie che in 24
esemplari popola il piccolo allevamento realizzato all’interno dell’istituto bielorusso».
Si parte con una grande festa aperta a tutti
nell’area del mercato coperto di Bobbio Pellice:
l’appuntamento con numeri di giocoleria e il
concerto dei Diffusione è
per sabato 7 alle 20,45.
Venerdì 20 settembre,
nell’isola pedonale di
Torre Pellice, si terrà un’
altra iniziativa, questa
volta di finanziamento
dell’Associazione, con il
banchetto organizzato da
un gruppo di dipendenti
dell’ospedale valdese. A
novembre alcuni volontari si recheranno a Radun per portare altro materiale raccolto, controllare l’andamento dei lavori nelle cucine dell’istituto, finanziati anche
dall’8 per mille della
Chiesa valdese, e incon
trare i rappresentanti
della Chiesa battista locale per un futuro soggiorno, all’interno di un
centro di sua proprietà in
Bielorussia, di dieci ragazzi dell’istituto che non
possono lasciare il paese.
Per la logistica dell’at
tuale soggiorno, realizzato grazie all’impegno dei
Comuni di Bobbio e Torre Pellice, l’Associazione
ha collaborato con altre
organizzazioni (su tutte
Cai-Uget e le Pro Loco
della valle) e istituti vaidesi del territorio. Acquisti di cancelleria, detergenti, generi alimentari
per le merende ma anche
collaborazione pratica
per pulizie e bucati o per
le attività di animazione
e le gite, oltre che offerte
di denaro: tutto può essere importante.
Chi volesse partecipare può farlo prendendo
contatto con la farmacia
Moselli di Bobbio Pellice,
tei. 0121-957744. (m.g.)
APPUNTAMENTI
6 settembre, venerdì
FENESTRELLE: Al centro Pracatinat, alle 21, Assemblea teatro presenta «In fra li casi de la vita e le
magie de cieli libertà vo cercando»; ingresso gratuito.
LUSERNETTA: Alle 21,30, concerto di Lou Dalfin.
7 settembre, sabato
FENESTRELLE: Al forte San Carlo, alle 21, Assemblea teatro propone «Camaleonte, io cambio pelle».
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di San Lazzaro,
nell’ambito della rassegna «Vox organorum», concerto dell’organista Giancarlo Parodi che proporrà musiche di Vivaldi, Mozart, Knecht, Carnicer, Candotti, Liszt, Leféhure-Wely e Dubois.
PINEROLO: Alle 10, al «Punto gioco» di via Novarea
38, riprende l’attività della Leche league; tema deH’incontro «Il primo cibo solido».
7-8 settembre
SALZA DI PINEROLO: La festa patronale impegna
l’intero fine settimana: sabato alle ore 20, fiaccolata e
falò, a seguire musiche e danze; domenica giochi per
bambini e adulti e serata danzante.
8 settembre, domenica
PINEROLO; Il Cai organizza una giornata occitana
con il gruppo «Triolet» al rifugio Melano.
14 settembre, sabato
PRAGELATO: Festa di Santa Croce, antica fiera
zootecnica degli Escartons a Soucheres Hautes.
14-15 settembre
RINASCA: L’Avis organizza la consueta festa al salone polivalente: il 14, alle ore 21, serata di cabaret con
«Marco e Mauro»; il 15 alle ore 8,30 sfilata della banda
folcloristica «La Vigoneisa» per le vie del paese.
15 settembre, domenica
PRAGELATO: Festa della borgata Souchères Basses.
ROURE: 40° anniversario del gmppo Ana.
Bosco e territorio a Usseaux
Momento di incontro tra costmttori, commercianti,
operatori del settore forestale, enti locali e istituti di ricerca, la manifestazione internazionale «Bosco e territorio», ideata dalla Provincia, si terrà dal 5 all’8 settembre 2002 a Usseaux. Allestiti un padiglione con gli
stand espositivi delle ditte e delle istituzioni e punti
informativi su gestione dell’ambiente, certificazione
forestale e uso energetico del legno. Venerdì 6 e sabato
7 settembre, a Pracatinat, due convegni; «Produrre e
utilizzare legno nelle valli alpine» e «Legno-energia:
uno strumento per la gestione della foresta, un’opportunità per la manutenzione della montagna».
SERVIZT
GUARDIA MEO
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telefono 800-233111 ^
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presso I distretti
SERVIZIO ELIAMB
telefono 118
CINEMA!
TORRE PELLICECinema Trento dall
16 settembre è chiù
per ferie.
BARGE — Il cineiii
Comunale propone; venerdì 6, ore’21,15,
monio indiano; sabaf»]
ore 21,15, Entità nasca
ste; domenica 8 e luna
9, alle ore 21,15, Biadai
martedì 10, ore20e21,|
Lylo & Stich, mercoltj
11, ore 21,15, Parla c«
lei, giovedì 12, ore 21,1!,
Apocalipse now reduq
PINEROLO — La mal
Usala Italia ha inpr^
gramma, alla sala «2ce(
to» Biade II; alla sali
«5cento» è in visionéll
vertice della tensioni;
Per la vostra
pubblicità
tei. 011-655278"
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Balista e
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Pinerolo (TO)
Tei. 0121.2361
L’“UMIDO”: UNA NUOVA
RACCOLTA DIFFERENZIATI
energia •ambiente
verde
pisello
La raccolta dei rifiuti inizia dàlia
vostra collaborazione quotidiana
Ci vuole anzitutto una diffusa abitudine
alle raccolte differenziate. Molte famiglie
da tempo dividono i rifiuti, separando la
carta, il vetro, le plastiche. Con una
selezione fatta bene (nella qarta non deve
esserci plastica; nel vetro no a metalli e plastiche. ..) si avvia il materiale nei cassonetti
stradali appositi. Oggi, nel pinerolese, oltre
il 22% del totale rifiuti raccolti è oggetto-di
raccolte differenziate. È xm buon risultato,
ma non basta! Ancora oggi c'è gente
scettica o che si giustifica, dicendo "ma
tanto poi buttano via tutto insieme!"
Ebbene: non è vero!
La nuova proposta ACEA:
sacchetto per l'umido, una
comoda che inizia a casa vostra
Rivoltato e riempito di materiale
ben chiuso con due nodi prima di ;
nel cassonetto, il sacchetto verde è\
nuova raccolta differenziata. Attravei^l
lavorazioni nello stabilimento nuoVfflù'*
costruzione presso la tangenziale di 1
si valorizza il materiale organico fac
diventare compost (terriccio) da utibzzàif in
carta vetro plastica
verde
mela
VERDE
SACCHETTO
Ogni rifiuto per la sua strada
Ecco alcuni esempi. Il vetro viene ripulito e
selezionato alla piattaforma della ditta
Casetta di Lombriasco e poi spedito alla
Saint Gobain di Dego - Savona; la plastica
viene raccolta da Malan Recuperi di
Reietto e selezionata dall'Impianto
Publirec di Torino; le bottiglie di PET
vengono ritirate da Ipoter Italia per conto
del consorzio nazionale della plastica
COREPLA. La carta e il cartone sono
destinati (in accordo con il consorzio
nazionale COMIECO) alla Cartiera
E.Cassina di Pinerolo; il ferro e l'acciaio
viene avviato all'industria siderurgica da
Malan Recuperi, dove sono destinati anche
molti altri materiali raccolti nelle Ecoisole.
Nota Bene. L'ACEA non indica di
raccogliere separatamente le lattine ma di
DOVE FINISCONO
i materiali delle raccolte differenziate nei Pinerolefsf
agricoltoa e altri mi, e biogas che prod^
energia elèttrica per far funzionàt^jp ,
macchine di produzione. Lo stabiliiM^P ^
tratta anciie il materiale "secco" (comp^ ;
le lattine e le plastiche) che avrete
negli altri sacchetti normali, sottraebdo
l'umido: vengono valorizzati i
separandoli; mentte una parte
combustibile da cui ricavare energia
casa-1
verde
ramarro
C
NanwriVirti.
800-808055
portarle per ora alle Ecoisole; per la
plastica nei cassonetti stradali chiede di
raccogliere solo i flaconi e le bottiglie per
l'acqua minerale, non tutte le plastiche.
Perché? Vi sottopone una nuova proposta.
Ma è essenziale ìa coltaborm
cittadini
La proposta funziona se i cittadini a
loro, dividono i rifiuti: la
differenziate classiche da una
dell'altra la nuova raccolta
separato dal Secco, grazie al ,,
verde. Dall'autunno bisognerà abituai^;.
entro il 2002 arrivo nelle vostre cose: adóttotei
11
ij 6 SETTEMBRE 2002
Pagina Dei Lettori
PAG. 11 RIFORMA
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SUI GIORNALI
STAMPA
Montagne ed eretici
,n un articolo sui vari morirli fare vacanza, anche di
Issa, in montagna, il giorSsta e scrittore del settore
geo Camanni (19 agosto)
fvoca Primo Levi: «In un
indimenticabile racconto
"dicalo a Sandro Delrna1 compagno di gite alpiStìche(...) Primo Levi Seneche grazie a Delmastro gli
(ildato di assaggiare la “carne dell’orso". Allora e mai
niù Per Levi e per tutti gli
Lnisti di quella generazione la montagna era il luogo
della libertà, rifugio via via
dell’eretico Fra Dolcino, dei
■barba” valdesi e dei partinani antifascisti (...). Ora
che non è più così e gli
escursionisti sfoggiano in
tutto il mondo gli stessi abiti
firmati dalle multinazionali,
sarebbe bello che in montagna, almeno sopra i duemila, la gente ricominciasse a
(uggire il tarlo insidioso dell’omologazione».
Un'etica per il mercato?
Carlo Secchi affronta il 18
agosto lo spinoso tema dei
valori che dovrebbero orientare l’ambiente del mercato
e le sue leggi: «Il richiamo a
un maggiore spessore etico
tocca una materia molto
complessa, quella dei principi e delle linee guida alla base dei comportamenti anche
economici, che possono nascere da convinzioni religiose, 0 avere fondamenti più
laici». E, nel merito, «devono
in primo luogo essere identiicati gli elementi di fondo su
cui vi sia un consenso molto
ampio, in quanto pilastri
portanti di un dato modello
di civiltà e tali da metterlo
seriamente a rischio, se disattesi. Ciò consente anche
di identificare i comportamenti che debbono essere
incentivati, e quelli che al
contrario devono essere censurati». In particolare si tratta di superare le visioni d’impresa basate su «una visione
di breve periodo» che, se in
eccesso, «induce a comportamenti poco meditati, a una
tcgica del “tutto subito”, a
una crescita solo virtuale di
'^pte». Inoltre «i risparmiamoti (...) manifestano una domanda di strumenti finanziari connotati da un qualcne livello di “eticità” come i
ondi socially responsible.
|0 pub in parte rispondere
atto loro convinzioni personali, ma certamente riflette
che la richiesta di attività
ooonomiche caratterizzate
“a sostenibilità, cioè da prospettive positive (...) nel me®o-lungo periodo».
Ili »1
albero
Ebrei e cristiani
In due pagine più l’inizio
sulla prima pagina (22 agosto), il sacerdote Luigi Giussani, fondatore di Gl, racconta a Renato Farina la sua visione del futuro della cristianità. «La questione è semplice - dice -: ciò che c’è, il mistero che c’è, la realtà dell’Essere, si accetta solo in forza
di un’esperienza in cui uno è
diventato oggetto di Dio. Sei
coinvolto in un vortice che
accade ora, e che ha una storia, ma la storia riprende
sempre hic et nunc, altrimenti non è storia, e non c’è
storia». Ai dubbi dell’intervistatore su come vivano realmente i cristiani oggi. Giussani risponde: «Si tramanda
un discorso corretto e pulito,
alcune regole su come essere
cristiani e uomini. Ma senza
amore, senza il riconoscimento del Mistero vivificante, il singolo si spegne e
muore (...). Un discorso piò o
meno edificante o moralistico (...) a questo viene ridotto
spesso l’annuncio». Quanto
agli ebrei, sono «il popolo
dell’attesa.. Gli ebrei più avvertiti lo sanno: mi è giunto
un messaggio dal rabbino di
New York che definisce Comunione e liberazione “il resto d’Israele”. Io credo che,
se non ci sarà prima la fine
del mondo, cristiani ed ebrei
possano essere una cosa sola
nel giro di 60-70 anni».
nAiità
Processo ecumenico
Marino Niola commenta
(28 agosto) una presa di posizione del papa che all’Angelus di domenica 23 ha
chiesto giustizia e, in coincidenza con il vertice di Johannesburg, collega la questione all’altra, gigantesca,
della salvaguardia del creato,
la novità è nel fatto che
«l’antropocentrismo, ossia
l’affermazione dell’assoluta
centralità dell’uomo, rispetto alle altre specie viventi e
nei confronti della natura in
generale, è (...) una delle ragioni storiche del relativo disinteresse cristiano per le
sorti dell’ambiente». La cultura protestante invece avrebbe mantenuto «un senso della sacralità dei boschi,
dei monti dei laghi, un’etica
della natura che, a partire
dal Romanticismo, si trasforma prima in estetica e poi in
sensibilità e cultura diffuse».
Preso atto dell’importanza
del pronunciamento papale,
l’articolo ignora però che da
quasi 15 anni il Consiglio
ecumenico delle chiese ha
lanciato un programma (il
famoso Jpic) che va proprio
in questa direzione.
POSTA
GIORNATE DOLCINIANE
Festa di Fra Dolcino
e Margherita
695° del martirio (1307-2002)
, ^ PROGRAMMA
^bato 7 settembre
rion chiesa valdese di Biella (v. Feda 9): celebrano N 1 Brofferio, primo storico a favore di Dolci
ferin ^ nascita intervengono lavo Burat («Brof
e politico») e Sergio Gilardino (Me Gill Uni'iy> Canada, «Brofferio, poeta in lingua piemontese»).
® settembre
(15’^a monte Massaro, al cippo di Fra Dolcino
gua tialla Bocchetta di Margosio, panoramica Ze
Ruirp Biella): omaggio a Dolcino e Margherita. A seOre j,.®®®®ntblea del Centro studi dolciniani.
sacco fraterna all’alpeggio del Margosio (pranzo al
appoggio alla baita, prenotare a Piero, tei. 015
U Centro studi dolciniani all’alpeggio.
®*l’anen^’ * ^^irlesi terranno un culto evangelico
fa di Ri i? Bocchetta di Margosio, presieduto dal pasto
- Jonathan Terino.
Religione a scuola
In merito al dibattito di grande portata
promosso dall’Associazione 31 ottobre
sull’insegnamento scolastico della religione e con particolare riferimento agli
ultimi articoli apparsi su Riforma (in particolare sul n. 28 del 12 luglio) vorrei, come insegnante elementare, poter dare il
mio contributo, non strettamente personale ma maturato nel confronto con altri
insegnanti che condividono la mia stessa
fede e il desiderio di viverla in modo integrale anche sul posto di lavoro.
Pensare oggi all’insegnamento della
religione nella scuola pubblica comporta a mio avviso la chiarificazione di due
punti: uno riguarda lo statuto disciplinare della religione scolastica, (che nel nostro paese è quella cattolica) e l’altro
l'idea di scuola che abbiamo in mente.
Sullo statuto della religione come materia scolastica, i cattolici più avvertiti
pensano che essa non debba essere catechesi, non debba cioè presentarsi nella sua sistemazione dogmatica e teologica, ma cogliere l’aspetto religioso dei fenomeni storici e culturali, individuando
l’apporto della religione (cattolica) alla
costruzione dei valori che connotano
l’identità dell’Occidente. Questa veste
«culturale» che la religione vorrebbe assumere le attribuirebbe i caratteri propri
della scientificità, in quanto il taglio descrittivo e avalutativo escluderebbe il rischio deU’indottrinamento.
Questo discorso sembra abbastanza
convincente, tanto da essere condiviso
da altre confessione cristiane che coltivano il desiderio di ricavare nella scuola
lo spazio per un diverso insegnamento
religioso che, stemperando i contenuti
propriamente confessionali nel solvente
universale della «cultura», rientri a pieno
titolo nel curricolo come le altre discipline «laiche». La riflessione però sarebbe
insufficiente se tralasciasse di considerare la nuova coscienza che, negli ultimi
decenni, si è sviluppata in rapporto al
concetto tradizionale di cultura, tanto
nella società quanto nella scuola. L’idea
di cultura come ambito privilegiato di
costruzione del sapere, che si eleva al di
sopra dalle opinioni e dai pregiudizi.
grazie al lume della ragione, è ormai
profondamente superata. Una più corretta visione scientifica ha dimostrato
che l’attività di ricerca è di fatto orientata e supportata da condizionamenti e
scelte valoriali di fondo, che determinano tanto la raccolta dei «dati» da esaminare quanto il loro trattamento.
L’illusione di un ambito neutrale, ovvero l’indagine razionale, dalle cui altezze poter osservare i fenomeni per restituirli come prodotto culturale, è tramontata insieme agli altri miti della modernità. Se questo è vero per le discipline scientifiche in generale (e quindi per
le materie scolastiche), lo è molto di più
per la religione, la cui essenza concerne
proprio i paradigmi che strutturano la
visione del mondo. Per questo, proporre
una religione scolastica come materia
culturale mi sembra quanto meno un
anacronismo storico e ideologico, a meno che non si voglia, per usare una celebre espressione, «continuare a sognare
pur sapendo di fognare».
Nello stesso tempo, si deve registrare
un certo sfasamento tra l’idea di scuola
in cui la religione dovrebbe inserirsi e la
scuola reale. L’idea che si ha della scuola
è quella del luogo deputato alla produzione e trasmissione della cultura attraverso lo sviluppo dell’autonomia personale e critica degli alunni, un luogo dove
l’elaborazione del pensiero è la principale attività e la ragione la categoria fondante della ricerca.
Ma questo modello non corrisponde
(più) alla scuola reale. Le coordinate che
per secoli avevano fornito all’istituzione
scolastica una cornice più 0 meno unitaria (la fede nel progresso, l’ottimismo
umanistico, le conquiste della scienza,
la cultura come mezzo di emancipazione ecc.) si sono sgretolate per ragioni
che qui non è il caso di esaminare, ma
che sono sotto gli occhi di tutti. Qualcuno è arrivato ad affermare che l’attività
mentale della società si elabora dappertutto, salvo entro le quattro mura degli
edifici scolastici. È un’affermazione paradossale, ma non inverosimile... In
questo modo, sulla scia della nuova
comprensione dell’etnologia e dell’antropologia, da diverse parti si è parlato
di «postmodernizzare» la scuola, cambiando il concetto di cultura e avvicinando la formazione al consumo.
Ora, se questa è la tendenza della nostra scuola (e i più recenti provvedimenti ministeriali sembrerebbero confermarlo), la religione non potrebbe entrarci se non nella sua versione postmoderna, come reperto museale, 0 al massimo
come elemento folcloristico da inserire
tra i fenomeni interculturali. Naturalmente, in questo contesto la religione
dovrebbe essere considerata espressione di una certa cultura in mezzo ad altre, e perciò essere disposta a mettere in
discussione il proprio assoluto. Bisognerebbe inoltre consentire a tutte le culture presenti in un certo ambiente di potersi esprimere anche sotto l’aspetto religioso. Ma può una religione relativizzare il proprio assoluto senza entrare in
contraddizione con se stessa? Diversamente, può una religione che rimane fedele al proprio assoluto avere cittadinanza nella scuola laica pubblica?
Un’ultima domanda (ma non per importanza), è se sia compito specifico della scuola impartire l’insegnamento religioso, che per definizione riguarda le
questioni fondamentali che strutturano
una visione del mondo e della vita. Credo proprio che le risposte a queste domande siano negative, a meno che non
intendiamo derogare al principio di laicità dello stato o rinunciare a vivere in
modo integrale la nostra fede cristiana.
Per tutte queste ragioni, crediamo che
Tunica veste in cui la religione possa esistere nella scuola sia quella informale e
implicita (trasversale?), presente come
presupposto inevitabile di tutte le materie curricolari. Crediamo inoltre che il
luogo «naturale», deputato alla trasmissione delTinsegnamento religioso sia
l’ambito familiare ed ecclesiale. Una
maggiore chiarezza e consapevolezza
dei diversi ruoli e funzioni propri a diverse componenti sociali, quali la famiglia, la scuola e la chiesa, potrebbero
forse contribuire anche eri superamento
della crisi di identità e delTinefficienza
in cui versano attualmente le nostre istituzioni scolastiche.
Lidia Goldoni - Formigine (Mo)
L'ecumenismo
a Milano
Sono rimasto stupito dalla
reprimenda di Marco Rostan
verso i pastori milanesi Martin Ibarra e Antonio Adamo
per le dichiarazioni che essi
hanno rilasciato in occasione
della notizia della nomina del
nuovo arcivescovo della diocesi cattolica di Milano (la più
estesa e popolata del mondo
cattolico) e che andrà a sostituire l’emerito arcivescovo
Carlo Maria Martini. Purtroppo le opinioni di Marco Ro
stan in proposito, quelle sì,
sono espressione di categorie
giornalistiche di effetto ma
poco adatte a dialogare e ricercare il senso della comune
vocazione cristiana nella città
dell’uomo oggi.
Se Marco Rostan, che è attento osservatore della realtà
valdese e più in generale di
quella religiosa del nostro
paese, non coglie la fertilità
profonda del processo ecumenico avviate a Milano dalle principali chiese storiche
presenti, significa che egli è
attardato a una visione superata della questione della di
IV FORUM DELLA CULTURA
Ecumene 21-22 settembre 2002
L'INATTESO RITORNO
DEL SACRO
La riflessione di quest’anno sarà sulle sfide che alla cultura protestante arrivano da un massiccio diffondersi di interesse e coinvolgimento per esperienze spirituali e religiose,
spesso nuove rispetto alla tradizione cristiana europea.
Questo «ritorno» del sacro può ben essere definito come
inatteso, perché smentisce le previsioni di una progressiva e
inarrestabile laicizzazione della cultura occidentale, previsioni catastrofiche o ottimiste a seconda del soggetto che in
quelle previsioni si riconosceva.
SABATO 22 SETTEMBRE
MATTINO
Dove siamo? L’imprevisto ritorno del sacro
a cura di Paolo Naso
Rivincita di Dio e democrazia
a cura di Elena Bein Ricco
Pensiero protestante ed ermeneutica novecentesca
a cura di Mario Miegge
POMERIGGIO
Lavoro di laboratorio in gruppi sui temi proposti in mattinata
SERATA
Incontro con il filosofo Giacomo Marramao
DOMENICA 23 SETTEMBRE
ore 9-12 - Discussione conclusiva e proposte per il futuro
Iscrizioni e informazioni entro il 5 settembre, alla segreteria del Centro culturale valdese di Torre Pellice (To) via Beckwith 3; tei. 0121932179; fax 0121-932566..E-mail: centroculturalevaldese@tin.it
versità (e del contrasto) presente nella chiesa cristiana.
Potrei ricordare il passo di
Matteo 13, 24-30 (parabola
del buon seme e delle zizzanie) per invocare una maggiore fiducia nell’opera di
Dio ma qui, forse, può bastare l’invito a una più sobria
valutazione dei nostri doni.
Rostan ricorda inoltre l’interesse storico-biografico del
nuovo arcivescovo per J. M.
Escrivà de Balaguer, fatto
questo che, secondo categorie
ideologiche, lo assegnerebbe
tra gli ammiratori dell’Opus
Dei. A questo proposito voglio
ricordare che nella diocesi
cattolica milanese è fortemente attiva e in espansione
la Compagnia delle Opere che
è espressione socio-economica del movimento di Comunione e Liberazione di cui è
nota la tendenziale vocazione
teologica integrista. Può darsi
che questa componente del
Carla Senesi
La comunità valdese di Taranto desidera essere vivamente vicina a Betty Senesi
per la dipartita della cara
mamma Carla. Vivo è il ricordo della famiglia Senesi i cui
membri, negli Anni 60, provenienti dalla Toscana, hanno iniziato a frequentare la
nostra chiesa. Giordano Senesi, ufficiale della Marina al
comando di Taranto, unitamente alla sua signora Carla,
animarono con noi un cammino di fede e di testimonianza. Erano i tempi del ministero del pastore Ernesto
Naso e delTindimenticabile
servizio dell’anziano Armando Russo. Al figlio di Armando, attuale marito di Betty, la
comunità tutta esprime una
fraterna solidarietà. In preghiera e nell’ambito di un rinnovato impegno, sappiamo
che tutti prima o poi saremo
ricongiunti dal Risorto ai nostri cari che ci hanno preceduti nell’amore eterno di Dio.
Comunità valdese di Taranto
cattolicesimo lombardo abbia
pesato nella nomina del nuovo responsabile della diocesi.
Come cristiani evangelici non
dobbiamo spaventarci, né
mostrare muscoli. La nostra
posizione a favore della laicità
delle istituzioni pubbliche è
nota. Dobbiamo solo continuare a lavorare fedelmente
in ciò che crediamo sia buono
e utile per tutti, e lo sforzo
ecumenico è uno di questi
compiti. Mi piace concludere
citando le parole bibliche
pronunciate dal nostro moderatore Gianni Genre in occasione del triste episodio che
ha colpito l’ex sindaco valdese di Trieste Riccardo Illy: «Vivere senza rendere a nessuno
male per male e impegnandosi a fare il bene davanti a tutti
gli uomini e le donne».
Gigi Ranzani
sovrintendente 6° circuito
Olgiate Molgora
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«I miei giorni sono nelie tue mani»
Salmo 31,6
La bella figura di
Susetta Giordano Bonnet
si è spenta II 25 agosto in TOrre
Pellice. Le figlie con le loro famiglie e i parenti ringraziano tutti coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e fiori hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento
alla Casa valdese delle diaconesse, alla signora Romana Miegge,
alla dott.ssa Paola Grant e al pastore Franco Giampiccoli.
Torre Pellice, 6 settembre 2002
RINGRAZIAMENTO
»L’anima mia s'acqueta in Dio
solo; da lui viene la mia salvezza»
Salmo 62, 1
I familiari della cara
Margherita Balmas
ved. Laurenti
commossi e riconoscenti, ringraziano tutti coloro che hanno preso
parte al loro dolore.
San Germano, 6 settembre 2002
12
PAG. 12 RIFORMA
»
VENERDÌ 6 SETTEMBRE
Un progetto 8%o della Chiesa valdese in uno dei paesi più poveri dell'Athca
Un ponte sul fiume Ngola
Il progetto è stato presentato dall'Associazione di solidarietà protestante con la Repubblica
Centrafricana che si occupa di testimoniare una solidarietà concreta verso i più poveri
MANFREDO PAVONI GAY
IL seguente progetto «otto
per mille» e stato predisposto per la Repubblica centrafricana e riguarda la costruzione di un ponte di 12
metri sul fiume Ngola.
Un paese sconosciuto
La Repubblica centrafricana è uno dei paesi più sconosciuti e forse impervi del
grande continente africano
ed è formata da un territorio
incastonato tra il Camerún,
l’ex Zaire, il Congo, il Ciad e il
Sudan, con una popolazione
di 3 milioni e mezzo di persone su una superficie immensa: 360.000 chilometri quadrati. Nella Repubblica centrafricana la lingua ufficiale è
il francese e il 57% della popolazione appartiene alla fede animista, il 33% è cristiana
e l’8% musulmana. Il sito ufficiale del Mae (ministero Affari esteri) informa il visitatore che l’ultimo tentativo di
colpo di stato è avvenuto nel
maggio del 2001 e attualmen, te la situazione sembra sotto
controllo governativo.
Nonostante questa situazione il sito sconsiglia viaggi
nella Repubblica centrafricana e invita gli eventuali viaggiatori a mettersi in contatto
con la Farnesina, con l’ambasciata italiana a Yaoundé
(Camerún) o con il Consolato
onorario di Bangui, capitale
del paese, per avere informazioni sul coprifuoco e le altre
misure di sicurezza da adottare. Tra le malattie elencate
troviamo febbre gialla, malaria endemica in tutto il paese,
tifo, epatite, poliomielite, tetano e meningite.
Questo progetto è stato presentato alla Chiesa valdese
dall’Associazione di solidarietà protestante con la Repubblica centrafricana che si
occupa di testimoniare una
solidarietà concreta verso i
più poveri per aiutarli a prendersi in carico e migliorare le
proprie condizioni di vita.
Principi fondamentali di questa associazione sono la promozione e lo sviluppo di una
cultura di solidarietà e pace, il
sostegno alle popolazioni più
povere e isolate, e la creazione di forme alternative di vita,
come un’economia basata sui
microcrediti e sulla cooperazione. Infine la sensibilizzazione e la formazione delle
popolazioni locali per aiutarle
a superare le cause e i meccanismi del sottosviluppo.
Il contesto socio-geografìco
La valle di Vodamballa (denominata dalle popolazioni
locali «foresta degli elefanti»)
si trova in una località circondata da catene montuose che
con una forma a ferro di cavallo circoscrivono un vasto
territorio. I primi abitanti di
questa zona si chiamavano
Ndris che furono anche i primi abitanti della capitale,
Bangui. Poi arrivano altri
gruppi etnici come i M’Bresi, i
Ngbaka-Mandajia e i Ngbougou. La zona è composta da
una dozzina di villaggi che
hanno più o meno la stessa
cultura e gli stessi modi di vivere. Ogni villaggio è amministrato da un capo villaggio e
da notabili. La popolazione di
^.adìo
interno
estero
sostenitore
abbonamenti
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
za totale di centri sanitari costringe sovente le donne incinte a partorire sotto gli alberi, sulla strada, o nelle toilette pubbliche, in condizioni
di igiene e sicurezza inimmaginabili. Molti bambini muoiono per mancanza di assistenza 0 per il morso di un
serpente. La possibilità dunque di costruire nella valle un
mercato comune a tutti i villaggi e facilmente raggiungibile è fondamentale per la loro economia.
ogni villaggio varia tra i 350 e
il.OOO abitanti. Secondo l’opinione dei responsabili della
Associazione di solidarietà
protestante, il sottosviluppo
di questa regione ne determinerebbe l’isolamento.
Le comunicazioni
La mancanza di accessi e di
vie di comunicazioni facilmente percorribili mantengono la popolazione nella
povertà, nella miseria e nella
totale mancanza di cure. Come in altre zone del Sud del
mondo mancano infatti centri sanitari, acqua potabile,
strade e negozi. Anche il tasso di analfabetismo è altissimo a causa della mancanza
di scuole o delle difficoltà di
raggiungerle. Durante la stagione delle piogge infatti il
fiume Ngola allaga la riviera e
nessuno può più attraversarla. Il Ngola inoltre rappresenta l’unica fonte d’acqua che
viene utilizzata per le. coltivazioni, l’igiene e l’alimentazione. La qualità dell’acqua però
non è ottima e spesso rappresenta un veicolo di infezioni come diarree, parassiti
intestinali. La principale attività di questa comunità è
l’agricoltura. Si coltivano
mais, legumi, manioca, ma il
problema più complesso è la
possibilità di trasportare questi prodotti sui mercati. La
mancanza di strade o le pessime condizioni delle poche
esistenti impediscono ai contadini di portare i prodotti
nei mercati vicini e spesso
questi ultimi vengono lasciati
marcire nei campi. La caren
Gli obiettivi del progetto
Gli obiettivi generali di
questo progetto finanziato
con i fondi Opm, che prevede
la costruzione di un ponte sul
fiume Ngola, sono quelli di
rompere l’isolamento della
valle e dei suoi villaggi, promuovere l’autosviluppo dei
villaggi e favorire la diffusione dei prodotti agricoli. Gli
obiettivi specifici sono quelli
di un incremento della produzione agricola, la realizzazione di stalle, la rapidità di
spostamento dei prodotti e,
inoltre, la costmzione di una
scuola primaria e di ambulatori sanitari. In questo contesto, che alterna speranze e
delusioni, in cui le promesse
fatte da governo e organismi
internazionali vengono sistematicamente deluse e disattese, l’Associazione di solidarietà protestante in Centro
Africa cerca di aiutare la popolazione a migliorare le proprie condizioni di esistenza
attraverso progetti che abbiano un grande impatto sociale.
Il 10 agosto scorso si sono incontrati con lo sceicco Yassin
Caduto nel vuoto l'appello lanciato
da responsabili cristiani di Gerusalemme
Il tentativo senza precedente di responsabili cristiani di Gerusalemme di far cessare gli attentati-suicidi avviando negoziati con militanti del gruppo islamico Hamas
è fallito. Il patriarca latino
Michel Sabbah, rappresentante della Chiesa cattolica
romana in Terra Santa, e altre personalità religiose tra
cui anglicani, si sono intrattenute per due ore, il 10 agosto scorso, con il leader spirituale di Hamas, lo sceicco
Ahmed Yassin. Quest’ultimo
ha respinto vigorosamente
l’appello dei cristiani. «Non
possiamo presentare alcuna
iniziativa in questo momento
finché il nemico sionista non
si sarà ritirato dalla nostra
terra, non avrà liberato i prigionieri, non avrà smesso di
insediare colonie e di demolire le case», ha detto.
Dal 1994, Hamas è responsabile di molti attentati-suicidi che hanno causato la morte
di centinaia di israeliani e il
movimento ha amplificato la
sua campagna dall’inizio della nuova Intifada palestinese
nel settembre 2000. Anche se i
rappresentanti del Patriarcato
latino hanno precisato che
rincontro aveva l’obiettivo di
cercare il modo di porre fine
agli attentati, il patriarca Michel Sabbah ha lasciato la riunione dicendo che solo la fede nell’Onnipotente potrebbe
aiutare a far cessare gli attentati-suicidi. L’appello lanciato
dai responsabili cristiani era il
preludio ad una riunione di
gruppi palestinesi a Gaza che
non è sfociata su un consenso
circa un cambio di strategia.
Il gmppo Hamas e la Brigata dei martiri di Al-Aqsa, affiliata al movimento Fatah di
Yasser Arafat, hanno respinto
una proposta mirante a limitare i combattimenti ai territori e a porre fine a tutti gli attentati alTinterno di Israele. I
militanti di Hamas hanno rifiutato di firmare un documento secondo il quale l’obiettivo del popolo palestinese sarebbe la creazione di uno
stato nelle zone che Israele ha
occupato durante la guerra
del 1967 (Cisgiordania, striscia di Gaza e Gerusalemme
Est). Ismail Haniya, collaboratore dello sceicco Yassin, ha
dichiarato, il 13 agosto scorso,
che questa proposta è inaccettabile per la sua organizzazione la quale vuole la distruzione di Israele: «Il gruppo
Hamas vuole la creazione di
uno stato palestinese sull’
insieme della terra di Palestina, senza rinunciare al resto
del paese e senza riconosce re
lo stato dell’entità sionista».
Un altro portavoce di Ha^
mas, Ismail Abu Shanab, che
ha partecipato agli sforzi per
tentare di trovare una posizione comune con altri grappi palestinesi, ha appoggiato
questa opinione. «Il popolo
palestinese è determinato a
proseguire la resistenza fino
alla fine dell’occupazione»,
ha affermato. La Brigata dei
martiri di Al-Aqsa ha inoltre
appoggiato il proseguimento
degli attentati in Israele. Il
grappo ha pubblicato un documento che sembra avere
imbarazzato la sua direzione
politica. Ciò nonostante un
alto rappresentante del Fatah, Hussein al Sheik, ha
espresso la speranza che l’ala
militare possa eventualmente appoggiare la linea che
chiede la cessazione degli attentati in Israele. (erti)
Dopo una lunga visita nel Corno (j'Africa
Raiser: «Bisogna capire
le vere cause del conflitto)
Di ritorno da una visita
ecumenica di 16 giorni nel
Corno d’Africa e in Tanzania
Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha
sottolineato la complessità
dei rapporti interreligiosi in
quella regione e ha dichiarato che occorre «prenderli
molto più sul serio» di quanto abbia fatto finora la comunità ecumenica. «Non possiamo accontentarci di esprimere le nostre preoccupazioni
nei confronti del fondamentalismo islamico senza ammettere che esiste anche un
fondamentalismo cristiano»,
ha detto. Raiser ha sottolineato che i cristiani accettano troppo spesso l’idea tradizionale che il loro ruolo consiste nel «contenere o respingere» l’influenza islamica, ma
che questo non fa che incitare le due parti a proseguire la
loro lotta per guadagnare terreno e influenza.
La visita della delegazione
del Cec aveva come obiettivo
principale di esaminare le
cause profonde del conflitto.
«Dobbiamo prendere le distanze dalla teoria secondo
cui è “Tingiustizia" che costituisce questa causa profonda». Raiser è del parere che le
questioni politiche, la lotta
per il potere, l’accesso alle risorse naturali, ivi comprese
la terra e le risorse minerarie,
l’identità etnica e religiosa, il
militantismo religioso, il vuoto giuridico e l’impunità sono
al cuore dei conflitti che la
regione sta vivendo attualmente: «Ecco le cause più
profonde e più precise della
violenza e dell’ingiustizia ha dichiarato -. Mentre l’edificazione della pace deve
prendere in conto l’ingiustizia, le nostre strategie devono essere più affinate e considerare le vere cause».
Situazione preoccupante
in Eritrea
La delegazione ecumenica
ha concluso la sua visita in
Eritrea. Raiser si è detto «vivamente preoccupato» della
situazione di questo paese.
«A prima vista, l’accordo tra
Eritrea ed Etiopia viene accettato, le frontiere sono riconosciute, la missione dell’Onu prosegue e i due governi sembrano collaborare - ha
detto - ma per la gente che è
stata coinvolta nella guerra
quell’accordo è puramente
formale. Il loro odio e la loro
profonda delusione reciproci
sono ancora ben lungi dall’essere superati». Raiser è turbato dall’atteggiamento del governo eritreo nei confronti
della propria popolazione e di
ogni critica della sua politica;
definendo quell’atteggiamento di «mentalità di guerra perpetua che si nutre della presenza di nemici», egli teme
che l’Eritrea presenti un nuovo esempio di un movimento
Lettera del Cec e della Kek al rappresentante Onu in Kosovo
No alla violenza contro gli ortodossi serbi
I segretari generali del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) e della Conferenza delle
chiese europee (Kek), rispettivamente Konrad
Raiser e Keith Clements, hanno indirizzato
una lettera di protesta al capo dell’amministrazione interinale dell’Onu in Kosovo riguardante la violenza nei confronti dei membri della Chiesa ortodossa serba.
«Scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione di fronte alla violenza alla
quale sono stati confrontati di recente i membri della Chiesa ortodossa serba in Kosovo e
nella Metohija», scrivono a Michael Steiner,
rappresentante speciale del segretario generale delTOnu e capo dell’amministrazione interinale in Kosovo. «Gli attacchi deliberati contro le chiese e i luoghi santi della Chiesa ortodossa serba compiuti attualmente in Kosovo e
di liberazione incapaceli
passare dalla strategia milita,
re a una politica governativa
responsabile: «Con questa
mentalità di assediati che vede cospirazioni dappertutto
la gente non potrà vivere in
pace gli uni con gli altri», ha
detto, sottolineando che sia
in Etiopia sia in Eritrea gli
sforzi di riawicinamentó ha ■
responsabili religiosi danno
buoni risultati: «È incorag.
giante vedere con quale fadlità i responsabili cristianie
musulmani intrattengono
rapporti. Essi compiono inoltre grandi sforzi per fate adot
tare un simile atteggiamento
alle popolazioni».
Raiser ha salutato il ruolo
dell’Entraide norvegese delie
chiese per favorire gli sforzi di
pace ecumenici. Ha sottolineato però che la comunità
internazionale dovrà dedicare
maggiore attenzione all’aiuto
agli sfollati del paese, i quai
non possono contare che sui
soccorsi delle organizzazioni
non governative. I membri
della Azione comune delle
chiese (Act) sono stati molto
attivi in questo campo. «Verrà
il momento in cui dovrerno'
prepararci a passare dai sqc- ,
corsi di emergenza a una shategia di ricostruzione».
nella Metohija sono una manifestazione dolorosa e scandalosa dell’estremismo e dell’instabilità che incombono tuttora in alcune parti di questa regione». A nome del Cec e della
Kek, i due segretari generali hanno condannato gli atti di violenza, che mostrano «l’insufficienza della protezione internazionale fornita
dalle autorità interinali in Kosovo alle comunità minoritarie, in particolare alla comunità
serba». Essi chiedono «una sicurezza efficace
e la giustizia per tutti i popoli e la protezione
del loro patrimonio spirituale e culturale in
Kosovo». «È ferma convinzione delle nostre
organizzazioni - conclude la lettera - che una
soluzione duratura a favore della pace nella
regione non può che basarsi su una situazione di tolleranza e di rispetto per tutte le comunità etniche e religiose». (erti)
Niente pace senza il
consenso della popolazione
La delegazione si è recata
anche nel Sudan del Mord e
del Sud e ha incontrato rappresentanti del governo di
Khartum, dell’Esercito popolare sudanese di liberazione
(Spia), delle chiese e della società civile. Mentre le due
parti stanno negoziando sot-,
to l’egida delTIgad (Inter-governmental Authority on Development), Raiser ha sottolineato che la gente incontrata
nel Sud ha affermato che
«finché l’accordo di pace non
verterà sui rapporti tra la religione e lo stato e sul dirittt
all’autodeterminazione, non
potremo accettarlo». «Per la
popolazione, la possibilità di
fare questa scelta è indispen-.
sabile, mentre la chiesa non
ha alcuna posizione specttca: essa si accontenta di chiedere che la popolazione abbia la possibilità di esprimere;
le proprie convinzioni-ha
affermato Raiser -. Pei>®
chiese, è evidente che se considerano Tautodeterminadone come un diritto fonda"
mentale, questa non costituì"
sce una soluzione in sé».
Konrad Raiser ha poi affermato che «bisogna ascolta*
la voce della popolazione se
si vuole che un accordo di
pace sia duraturo. È
teresse del governo di KftM"
tum e della Spia che que«j
voce si faccia sentire e che»
ne tenga conto nei negozia .
ma per il momento no ®*®® |
ancora lontano».
augura che il Cec sostenga»
volontà delle chiese di
sentire: ha dichiarato che
Cec non cerca di svolgere la
ruolo particolare ma s
solo di
aiutare le chiese a farsi sehO
re, nel quadro del Foru®
ecumenico del Sudan. W
futuro prossimo, il
delle chiese del Sudan
di Khartum, e il nuovo co^
glio delle chiese
(Nscc), che proviene dal^“
prevedono di riunire resp
sabili di chiesa e rapp^® j
tanti delle parti che st .
negoziando per esamin
problemi fondamentali
occorrerà risolvere per
curare una pace
ei