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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
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Anno X - numero 49 - 20 dicembre 2002
IDIBAHIT
la gdevolution» della Cdl
sen. LUCIO MALAN
ISPiBlTUAUT/
// signifícato del Natale cristiano
CHIESI
L'ospedale protestante di Ndoungué
di JEAN-DANIEL ROSTAN
■ BIBBIA E ATTUALITAB
CHI STIAMO
ASPETTANDO?
«Sei tu colui che deve venire?»
Matteo 11,3
■p la domanda che dal carcere Gioii vanni Battista, tramite i suoi discepoli, pone a Gesù. È la domanda
cui da due millenni la chiesa risponde affermativamente, è la domanda
che culmina nella notte della natività
del Messia. È una domanda che per
molti cristiani «anagrafici» ha perso
significato, giacché l’attesa è stata sostituita dalla dimenticanza, da una
lontananza che stempera i ricordi
evangelici e il senso stesso delle grandi interrogazioni. Per porre questa
domanda e ascoltare la risposta del
Signore forse bisogna essere in «carcere», si deve avere lo spirito del Battista, la sua ansia di rinnovamento,
del cambiamento di Dio e delle sue
novità. Molti sono gli eventi che ci
augureremmo e molti quelli che vorremmo fossero risparmiati a noi e alle generazioni future.
L> IDENTITÀ del «veniente» è diI segnata in mille specchi che riflettono forme e colori di un dio a
nostra immagine e somiglianza.
Verrà il dio grazioso dell’età dell’oro
cantato da Virgilio nella sua IV Egloga? Verrà il biondo messia ariano
con il suo programma di genocidio?
Verrà il dio delle messi e dell’amore,
il dio agricolo della festa e del vino
nuovo? Verrà il dio miracolo, sul cui
altare porremo gli ex voto della nostra gratitudine? Verrà il dio delle lacrime che ci riconcilierà con il nostro
dolore promettendoci il celeste lieto
fine? Verrà il giudice severo, così
amato dal credente vendicativo che
ne attende il devastante giudizio per
gli empi? Verrà il dio capopolo, speranza dei nuovi schiavi, finalmente il
rivoluzionario vincente? Verrà il dio
delle religioni, un po’ Dioniso, Pan,
Artemide, Iside? Nel 1967 Fabrizio
De André scriveva la canzone «Si
chiamava Gesù», una lettura laica
dell’uomo di Nazaret. De André ricordò che dopo l’uscita delle canzoni
raccolte ne «La buona novella» veniva invitato dai teologi ai loro convegni, ma egli non vi andava e diceva:
«Sono solo un autore di canzoni».
Ciascuno canta il proprio Gesù e ne
offre un’immagine: ecclesiastica, laica, sincretista, mistica, spesso pluriformi immagini avulse dal Vangelo.
CHI stiamo aspettando? Colui
che si chiamava Gesù indicò le
opere di liberazione che compiva per
gli ammalati: ciechi, sordi, zoppi,
lebbrosi, il dono della buona notizia
ai poveri, la resurrezione dei morti.
«Beato colui che non si sarà scandalizzato di me»: dopo aver detto quali
siano i segni di colui che doveva venire il Maestro aggiunge questa bealitudine. Occorre superare i propri
pregiudizi, le proprie attese, lasciare
deserti i templi dei nostri Pantheon,
per accogliere lo scandalo di un Dio
ehe si fa uomo, di un Messia della
nrisericordia. Il Natale, la nascita di
Colui che doveva venire, chiede un
Coraggioso abbandono alla rivelazione di Dio, l’accoglienza di una novità
che scandalizza chi attende il Superuomo, l’Incantatore, il Filosofo
'leirarcana conoscenza. Gesù si chianiava e si chiama il figlio di Maria,
Una speranza, un «credo» in un nonte: Dio salva. Buon Natale! '
Alfredo Berlendis
Come sono rappresentate le religioni nei mezzi di comunicazione di massa?
Pluralità senza pluralismo
Sempre di più l'Italia sta diventando un mosaico di fedi religiose diverse da quella
storicamente maggioritaria, ma i media faticano ad assumere questa novità
*r f
GIANNI LONG
Non è semplice per una minoranza religiosa misurarsi con il
tema del pluralismo nel sistema
dell’informazione. Da una parte, infatti, come evangelici ci sentiamo
spinti ad assumere toni polemici, necessariamente tesi a denunciare
l’omologazione alla voce della maggioranza confessionale di questo
paese. E non è un rischio teorico. Basta sfogliare'i giornali e guardare con
occhio vigile la programmazione televisiva per verificare che l’informazione religiosa sostanzialmente coincide con quella cattolica la quale, a
sua volta, coincide con quella vaticana. Insomma per la massima parte
dei media italiani parlare di fede e di
religione equivale a parlare del papa.
Se questa valutazione fosse vera fino
in fondo e senza eccezione, lo spazio
di comunicazione che si apre alle
confessioni di fede non cattoliche,
sarebbe davvero poca cosa.
Il Convegno su «Pluralismo religioso e mass media: l’Italia e l’Europa» (Roma, 9-11 dicembre), promosso dal Servizio stampa radio e televisione della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei), in gran
parte ha confermato questa ipotesi.
Dati alla mano risulta vero che il sistema della comunicazione religiosa
in Italia è ancora centrato sul vertice
della chiesa di Roma, incapace di cogliere due dati pure assolutamente
evidenti: da una parte l’articolazione
interna al mondo cattolico e la crescita" di fermenti e spinte assai distanti dalla strategia ufficiale e di
vertice; dall’altra ü crescente pluralismo religioso che si esprime anche
all’interno della società italiana.
I tempi dell’Italia naturalmente
«cattolica» sono finiti sia perché il
cattolicesimo si esprime in forme differenziate e talvolta divaricate tra loro sia perché l’Italia appare un paese
in gran parte secolarizzato, sia perché
è sempre più visibile la presenza di
diverse comunità di fede: musulmani
ed ebrei, evangelici e ortodossi, induisti e buddisti. Insomma un mosaico sempre più visibile di tradizioni
religiose, di forme di spiritualità e di
luoghi di culto. Il fatto che ancora
non vi sia un pieno riconoscimento
giuridico di questa pluralità, né attraverso lo strumento delle Intese né per
Segue a pag. 6
WM 11 ritorno in Italia degli eredi maschi Savoia
«Ogni volta che vuoi sentirti re»
GIAN PAOLO ROMAGNANI
IN queste settimane sta passando
ripetutamente sui nostri schermi
televisivi uno spot pubblicitario che
reclamizza i prodotti di una nota
azienda alimentare: sullo splendido
sfondo del golfo di Napoli, accompagnato dalle note di Torna a Surriento,
appare la sagoma di un bel giovanotto elegante il quale, discese lentamente le scale di un palazzo settecentesco, si siede ad assaporare un’
oliva sott’aceto. Una voce fuori campo pronuncia il nome del prodotto
reclamizzato e commenta: «...ogni
volta che vuoi sentirti re...». Il giovane degustatore è infatti Emanuele Filiberto di Savoia, già affermata star
televisiva e protagonista di molti servizi sui rotocalchi, prossimo a rientrare in Italia in seguito all’entrata in
vigore della Legge Costituzionale n. 1
del 23 ottobre 2002 con la quale il
Parlamento della Repubblica ha cancellato il primo e il secondo comma
della XIII disposizione transitoria e
finale della Costituzione italiana,
consentendo, a partire dal 10 novembre scorso, il rientro in Italia degli
eredi maschi di casa Savoia.
L’idea dei Savoia paragonati ai
sottaceti, in grado di conservarsi a
lungo senza perdere sapore, è davvero «gustosa»; anche se quello spot,
mandato in onda in questo momento, mi sembra assai più che un «consiglio per gli acquisti». Del resto, seguendo il suggerimento mediático, il
giovanotto in questione è facilmente
raggiungibile nel suo sito ufficiale:
www.disavoia.it, nel quale riappare
in una serie di foto di varia foggia e
postura: da quella iniziale, stile «meno tasse per tutti», a quelle a bordo
della barca e dell’auto da rally, fino a
Segue a pag. 10
Alle valli valdesi
Solidarietà col
Rio de La Piata
A un anno dalle rivolte popolari del
dicembre 2001, quando la gente scese nelle strade di Buenos Aires per
protestare contro la politica economica del governo, la crisi argentina e
sudamericana è ancora gravissima,
come testimoniato da incontri e dibattiti pubblici. La Tavola valdese ha
per questo nominato un gruppo di
lavoro allo scopo di individuare iniziative di aiuto alle chiese del Rio de
La Piata. Si sono attivati l’Associazione evangelica di volontariato e il Servizio rifugiati e migranti Fcei, e poi le
chiese locali. Dopo Brescia, anche la
chiesa di Luserna San Giovanni ha
elaborato un progetto di intervento a
favore del Centro comunitario di San
Carlos, nel Nord dell’Argentina.
A pag. Il
lECO DELLE VALI
Le chiese e il periodo natalizio
tutti gli appuntamenti
1^ L'OPINIONE
UNA STORIA
«CORRETTA»
Non sono uno storico né un insegnante: dunque non da professionista
provo a riflettere sulla mozione che,
approvata in Commissione cultura alla
Camera, su proposta del deputato forzista Fabio Garagnani, intendeva impegnare il ministro dell’Istruzione a
istituire una commissione per vagliare
la correttezza scientifica dei libri di testo, in particolare di storia. Al di là degli effetti pratici dell’miziativa, neutralizzati dal responsabile intervento del
governo (il ministro Giovanardi ha dichiarano «irricevibUe» la raccomandazione), vi sono due problemi. Sul primo, quello della «correttezza scientifica» dei testi, si sono espressi in molti:
anche senza dipingere la mozione come preludio di un «regime», è un fatto
che non è compito del governo (di nessun governo) vigilare su scelte che
competono alle autorità scolastiche;
inoltre, se anche si ritenesse che un governo possa intervenire in materia, sarebbe arduo individuare i criteri per
valutare questa presunta correttezza
scientifica. Anzi, l’unico atte^iamento
corretto dal punto di vista scientifico è,
per paradosso, quello di ammettere altre possibili interpretazioni dei fatti.
Ricordo, a distanza di quasi trent’
anni, come il mio professore di storia,
di formazione cattolica, seguisse per la
propria preparazione un testo del medesimo orientamento, e a noi studenti
ne facesse utilizzare un altro «marxisteggiante», non mancando di avvisarci quando i modi di raccontare i fatti, e
quindi le interpretazioni, divergevano.
Un giusto atteggiamento: oltretutto il
richiamo del docente aveva l’effetto
positivo di risvegliare l’attenzione di
chi, magari alla quinta ora, stava per
cedere alla sonnolenza. Serve dunque
ancora l’insegnante, a meno che si
pensi che agli studenti sia sufficiente
studiare da soli. Non una, allora, ma
più interpretazioni: qualunque professore di storia dovrebbe èssere in grado
di mettere a confronto, anche con i ragazzi, la materia oggetto delle proprie
lezioni; non escludere il manuale «xy»,
ma semmai affiancarlo ad altri che
spiegano i fatti in maniera diversa, o
che scelgono di non omettere fatti rilevanti (come la vicenda delle foibe). Siamo abituati a confrontare i quattro
Evangeli e a leggerne tre su quattro in
modo sinottico: non ci spaventeremo
se dovremo fare altrettanto in materia,
poniamo, di uscita del Terzo Mondo
dal colonialismo.
E qui si arriva al secondo problema:
lamenta l’estensore della mozione
l’uniformità della produzione editoriale italiana, quasi una egemonia frutto
di una serie di circostanze politiche; venute meno queste circostanze, sarebbe
tempo di dare una svolta anche all’offerta libraria e della stampa periodica,
in modo che le nuove produzioni siano
legate a più orientamenti e comunque
«corrette», al di là dei toni messianici e
perfino millenaristici, quasi fossimo a
un «anno zero» della civiltà, legato al
cambio di maggioranza politica nel
paese con le elezioni del 2001 (e in molti, ora all’opposizione, si manifesterebbe, in caso di vittoria al prossimo appuntamento elettorale, lo stesso atteggiamento), non si vede perché in questo settore produttivo non debbano valere le leggi del mercato tante volte invocate: se libri dei più disparati orientamenti incontreranno il favore del
mercato, significherà che sono ben fatti. Non perfetti, ma competitivi.
Alberto Corsani
2
PAC. 2 RIFORMA
Della
VENERDÌ 20 DICemi
Colui che siede
sul trono disse:
“Ecco, io faccio
nuove tutte le cose".
Poi mi disse:
“Scrivi, perché
queste parole sono
fedeli e veritiere”, e
aggiunse:'^ “Ogni
cosa è compiuta. Io
sono l’alfa e
l’omega, il
principio e la fine’’»
(Apocalisse 21,5-6)
«'Al principio la
Parola già esisteva
e la Parola
si rivolgeva a Dio
e la Parola era Dio.
^Essa al principio
si rivolgeva a Dio.
'^Mediante essa
tutto cominciò
a esistere, senza di
essa non cominciò
a esistere cosa
alcuna di quanto
esiste. ^Essa
conteneva la vita e
la vita era la luce
dell’uomo; ^questa
luce splende nella
tenebra e la tenebra
non l’ha soffocata.
(...) ^Era essa la luce
vera, quella che
illumina ogni
uomo, giungendo
nel mondo.
'"Era nel mondo e,
sebbene il mondo
avesse cominciato
a esistere per mezzo
di essa, il mondo
non la riconobbe.
"Venne a casa sua,
ma i suoi non
l’accolsero.
'^Invece a quanti
la accettarono
diede capacità
di diventare figli
di Dio; la diede,
cioè, a coloro
che mantengono
l’adesione alla sua
persona, "'quei
che non nacquero
da un mero sangue
versato né per mero
disegno di una
carne né per mero
disegno di un
uomo, ma
nacquero invece
da Dio»
(Giovanni 1,1-5; 9-13)
(traduzione di J. Mateqs
e J. Barreto in spagnolo e
di T. Tosatti in italiano,
Assisi 4°, ed. 2000)
GESÙ, COLUI CHE DÀ LA VITA
In Gesù, Ma e Omega, principio e fine, si riassume tutta la storia che inizia con il
dono della vita e si conclude con l'affermarsi e il trionfo definitivo della vita stessa
ARRIGO BONNES
ASTORE, il mondo mi sta
crollando addosso... il
mio bambino se ne sta andando... per quattro anni e mezzo
abbiamo lottato contro il neuroblastoma e proprio ora mentre
tutto faceva sperare e credere in
una remissione della malattia,
questa è andata, zitta zitta, a
colpire la testa...». Questa per
sommi capi la telefonata che mi
è amvata mentre ero intento a
scrivere l’ultima pagina biblica
che mi era stata richiesta, la pagina natalizia. Andando a fare
subito visita alla famiglia ripensavo il testo sul quale stavo lavorando ed ero umanamente tentato di dire, a chi dovevo in
qualche modo portare una parola di conforto, che effettivamente, ancora una volta, le tenebre della malattia e della morte stavano prevalendo sulla luce
della vita e che la nostra speranza si doveva proiettare verso il
futuro di Dio in cui l’antica prornessa si realizzerà: «Non ci sarà
più, in avvenire, bimbo nato per
pochi giorni, né vecchio che
non compia il numero dei suoi
anni; chi morirà a cent’anni morirà giovane e il peccatore sarà
colpito dalla maledizione a cent’anni» (Isaia 65, 20). Ma quando questo avverrà? È la domanda che mi viene posta e alla qua
Preghiamo
Il mio Natale lo voglio povero,
lontano dalla gente,
señza regali costosi,
senza guerre né fame,
voglio un Natale popolare,
vo^io che sia Natale per tutti,
voglio che i bambini del campo nomadi vadano in giro
con i giocattoli nuovi,
voglio che nelle carceri ci sia festa per tutti
voglio un Natale di pace e di fratellanza,
voglio che tutti gli uomini si siedano allo stesso tavolo,
voglio vederli mangiare e bere insieme,
come una grande famiglia,
voglio che Dio tomi su questa terra,
che illumini il cuore di chi non ha più speranza,
voglio che tutti camminino alla luce,
e che le tenebre dell’odio e della sofferenza,
siano definitivamente sconfitte.
Voglio un Natale proletario,
senza abiti sontuosi e mense imbandite,
ma voglio un Natale semplice,
come il cuore di chi sa amare davvero.
Piergio, 23 dicembre 2001
(da un e-mail inviata da Piergiovanni Morittu alla lista
degli aderenti alla mailing list «diritti globali»)
le non posso non rispondere
«quando Dio vorrà». E il padre
mi dice che lui crede ai miracoli,
ma non è disposto a pregare
perché il Signore intervenga per
salvare suo figlio, solo; no, la sua
preghiera è che il Signore compia il vero miracolo di donare
all’uomo l’intelligenza per carpire il segreto della malattia che
ora sta portando via suo figlio e
così trovare la chiave per sconfiggerla in modo che nel futuro
non ci siano più bambini che
debbano morire per questo.
Non sono forse questi «i nuovi
cieli e la nuova terra» di cui abbiamo scritto in queste settimane di avvento? E ripenso al bambino, alla sua personale battaglia in questi quattro anni e
mezzo: la sua volontà di vita ha
finora prevalso sulla tenebra di
morte e alla domanda rivoltagli
quest’anno cosa desiderasse ricevere per regalo a Natale ha risposto: la guarigione.
Il trionfo della vita
IL trionfo della vita sulla morte: non è questo il disegno di
Dio? Il commentario che ha particolarmente stimolato la mia riflessione e al quale vi rimando
per l’approfondimento non esita
ad affermare che «Il nucleo e la
finalità dell’opera creatrice, la
comunicazione di vita, posta nel
prologo del Vangelo, fa sì che
tutto quanto esiste debba essere
letto in questa chiave: comunicare all’uomo vita fino alla pienezza. La vita è la luce, non viceversa. Quando si vede la luce, è
la vita che si percepisce». Gesù,
nelle varie definizioni che dà di
se stesso nel corso dell’Evangelo,
insiste moltissimo sul concetto
dbvita. Quando ad esempio nel
corso della festa delle capanne
ricordata dei capitoli 7 e 8 dell’Evangelo secondo Giovanni afferma di essere «la luce del mondo, chi mi segue non camminerà
nella tenebra, avrà la luce della
vita» (8,12) Gesù si pone davanti
al dominio della morte per chiamare alla vita. Egli è cioè colui
che dà vita. Tutti coloro che si
mettono al seguito di Gesù, presi
nella loro singolare individualità, avranno, possederanno
questa vita comunicata, trasmessa, donata da Gesù.
L’evangelista è consapevole
che la società dominata dalla tenebra è il luogo del dolore, della
tristezza e della morte ed egli,
con il suo Evangelo, «intende
mostrare al lettore la luce, vale a
dire l’esperienza di vita, sua e
della sua comunità. La vita, essendo la luce degli uomini, fisicamente viventi, acquista un significato che oltrepassa la semplice esistenza: è la pienezza di
vita, la vita definitiva, in contrapposizione a una vita che
non merita questo nome».
Le tenebre
Nel prologo l’irruzione della
vita si scontra con tre opposizioni: le tenebre, il mondo,
quei di casa sua. La prima affermazione è che la «luce splende
nelle tenebre» (v. 5). La luce di
cui parla Giovanni non è, come
nel racconto del primo capitolo
della Genesi, un momento di
«separazione» tra il giorno e la
notte, una separazione tra la vita
e la morte, ognuno col suo ruolo
da interpretare e rispettare secondo i tempi assegnati, ma è
piuttosto la presenza definitiva
che riduce a nulla l’antiluce,
l’antivita. La luce non lotta, non
fa violenza, ha la sua identità positiva, è evidente per se stessa: si
mostra, provocando così la scelta. È piuttosto la tenebra che cerca di soffocare la luce. «La tenebra non è mera assenza di luce,
ma un’entità attiva e malefica,
una forza di morte, nemica della
vita che stimola l’umanità, irriconciliabile con la pienezza manifestata dalla luce. Cerca di
soffocarla, invaderla perché cessi
il suo splendore, ma non cl riesce: la sua attività è sotto il segno
della disfatta» (op. cit.). Sicuramente la tribolazione, l’angoscia,
la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada (Rom. 8,
35) insieme alla malattia e alla
morte continuano ad opporsi
strenuamente alla vita, a tentare
di soffocare la luce, ma come dice l’apostolo Paolo tutto questo
non ci può separare dall’amore
di Cristo, dalla vita che egli ci ha
donato. Natale è l’annuncio e
l’anticipazione che la vita ha riportato la sua vittoria sulla morte. La luce splende nelle tenebre.
Il mondo
La seconda affermazione è
che la «luce era nel mondo» e
che il mondo ha cominciato a
esistere perché Dio gli ha donato
la vita. L’azione creatrice di Dio è
un’azione di vita, ma il mondo,
l’umanità sembra che non ne abbia consapevolezza. Siamo cioè
davanti al non riconoscimento di
quello che è il principio motore e
il fine ultimo: la vita. Essa non
viene riconosciuta come il progetto di Dio per tutti, per il mondo intero poiché altri sono i valori che vengono fatti propri dall’umanità «che si rifiuta di lasciarsi illuminare dalla luce-vita,
di lasciarsi interpellare dalla Parola per lasciarsi dominare dal
peccato, dall’accettazione di un
regime di oppressione». Moni
Ovadia, nel libro indicato per
l’approfondimento, afferma che
«uno degli errori più gravidi di
conseguenze nefaste nella storia
dell’umanità è che vaste categorie di esseri umani senzienti, dotati di possibilità di scelta, abbiano abbandonato i grandi pensieri etici a professionisti della spiritualità. Caste che hanno trasformato questi pensieri in strumenti di dominio, di pregiudizio, in
processi di pietrificazione e di
necrosi di quegli stessi pensieri».
Quei di casa sua
La terza affermazione è che la
«luce-vita venne a casa sua».
Siamo davanti all’azione incessante di Dio di mettere ordine
nel caos del creato, alla sua relazione col popolo di Israele, alla
sua volontà di benedire tutte le
nazioni della terra. II Dio con
noi che si è fatto presente nella
storia, un Dio che ama e che
nello stesso tempo giudica e
condanna il peccato; un Dio che
incessantemente chiama alla vita attraverso l’accoglienza del
suo progetto di dare e di essere
vita. Ma la sua famiglia, l’uomo
creato a sua immagine e somiglianza non l’ha accolto. Ce ne
siamo accorti e ce ne accorgiamo ogniqualvolta spingiamo il
nostro sguardo oltre per cercare
di intravedere «nuovi cieli e
nuova terra». Anche davanti a ,
Gesù c’è l’ostilità, il rifiuto. La
comunità giovannea lo sa molto
bene; ma proprio perché essa sa
di essere comunità del Signore,
sa che al suo interno uomini e
donne hanno risposto positivamente accogliendo la luce-vita e
a loro che si sono aperti alla vita
viene fatto il dono della vita. Il
Signore è stato accolto, può dire
l’evangelista! E l’Apocalisse potrà affermare che dunque tutto è
compiuto. In Gesù, Alfa e Omega, principio e fine, si riassume
tutta la storia che inizia col dono
della vita e si conclude con raffermarsi e il trionfo definitivo
della vita stessa.
«
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletici
Le chiese che k
scritto gli Evangeli^,
tutte concordenie>
luto testimoniare^.
farsi «carne e sang^**
parte di Dio in
sto ha costretto e
ge a prendere
ad assumere unadt,
ne. La «venuta» hj
dotto e produce COI *
e rifiuti e
stupite ay
ni. Nel «prologo» 4?
vanni questo viene^
cato con l'indicazir^
una triplice oppó
ne che coinvolge la*(^
zione stessa; Il rid,¿
è forte poiché in gÿ
Il principio stessoiù
creazione, cioè la vo|™
Hi \/i + a /-J-» M -j. ..^
di vita da parte dii
contro tutto ciò chesi
pone ad essa e tenife;
annientarla.
CSOSpt
mordiale e sempre ri)
rente e la capacità»
volontà di autodisti
ne da parte dell'm
tà, immersa da sera
in una cultura di moS
hanno richiesto e ritli
dono un interventi
sterno» da colui chi
creato e crea la vita,
chi è «il Vivente». Mi
che la chiesa abbia
utilizzando l'immaL
della luce, il simbop
efficace per illustrarti
senso dell'azione tliD(
dalla stella che guidi
magi d'oriente, allagò
del Signore che risplj
nei campi di notteid
vanni afferma che
è la luce degli uomili]
come la vita è estei
noi, essa ci viene
è l'atto creativo di Dioi
sì è la luce che nonslj
togenera, che noi)
non può essere il pi
to delle tenebre, del|
Nello stesso tempi
me la vita, nonostai
tragica realtà di
nella quale siamo.imi
si, continua ad essei
dentemente presert .
sì la luce, nonostan|
coltre di fumo di ni
e di buio che proi
mo, continua ad ei
una realtà visibile. La In
di cui parla l'evanglj
non è un «occhio dibi
che accompagna nelhii
della scena l'attore
genista: un fascio diliM
che serve ad illumini
l'azione di Gesù meni
intorno il buio rimanei
tatto. No, Gesù stesso èli
luce poiché egli è la*#
e questa luce mette ini»
ga, annienta le teneh
di morte. La luce din
parla l'Evangelo nonj
neanche il duplice fa^
di luce che ha squarciai
la notte di New Yorlt^
ricordare la tragedia w
le Twin Towers, quella»
ce era soltanto a
poiché nel fratternpo w
scendeva le migliaia e*
gliaia di morti che W
glio ferito e ia seta
vendetta, mascherati
giustizia, stava e sta
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stato spento, la luce col*
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Il 25 dicembre, anche se non è il giorno della nascita di Gesù, ne celebra l'evento
Il significato del Natale cristiano
l'uso di celebrare il Natale non fu un'Influenza del paganesimo ma nacque dalla riflessione
sull'importanza dell'incarnazione di Cristo per la storio dello salvezza. Perché in inverno?
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1L 25 dicembre non è il giorno del compleanno di Gesù ma una data convenzionale (a differenza della Pasqua, la cui datazione segue il
calendario lunare ebraico).
Peri primi tre secoli della storia cristiana la data della nascita di Cristo non costituisce
un dato significativo nel calendario liturgico, né a Oriente né a Occidente. Nel IV secolo si impone il 25 dicembre,
nella data della festa pagana
del dio sole, prima in Occidente e più tardi in Oriente. Il
racconto biblico ci dice che i
pastori dormivano all’aperto
con le loro greggi, il che situa
il giorno della nascita di Gesù
non prima di marzo-aprile e
non dopo novembre.
Nel III secolo gli gnostici
alessandrini seguaci di Basilide celebravano il battesimo
di Cristo il 6 gennaio, perché
rivedevano l’adozione divina
di Cristo e la manifestazione
(epifania) di Dio. Il 6 gennaio
era la festa di varie divinità
pagane (Dioniso, Bone e Osiride) che venivano defenestrate dal Cristo, il vero sole
di giustizia. Per la chiesa cristiana la manifestazione divina nell’umanità coincideva
con la nascita, perciò il 6 gennaio la chiesa festeggiava insieme nascita e battesimo di
Cristo, adorazione dei pastori, omaggio dei magi ed anche il miracolo delle nozze di
Cana. Decisiva era l’idea della festa della manifestazione,
non la sua data. Perciò la festa del Natale nasce come festa della manifestazione di
Dio nell’incarnazione del Figlio, comprendendo-in questa festa tutti gli episodi bibli
ci collegati alla rivelazione divina nella persona di Cristo.
Lo spostamento della festività al 25 dicembre ha significato la separazione della festa della nascita da quella del
battesimo. Dopo il concilio di
Nicea del 325 (che stabilì che
il Figlio è della stessa sostanza divina del Padre e che vide
la sconfitta dell’arianesimo)
la chiesa volle ribadire il concetto che in Cristo Dio stesso
si era incarnato. In questa
prospettiva, continuare a far
coincidere la festa della nascita di Cristo con quella del
suo battesimo avrebbe rischiato di mantenere un’ambiguità di fondo tra l’ortodossia trinitaria e l’adozionismo
ariano (Cristo è simile al Padre, ma inferiore) che avrebbe visto nel battesimo di Cristo il primo momento della
manifestazione divina in lui.
Il 25 dicembre, festa del dio
solare Mitra e del sol invictas,
avrebbe dato spazio alla tace
del Cristo che risplende nelle
tenebre. Sant’Ambrogio scrive: «Cristo è il nostro nuovo
sole». Questa sostituzione
non può essere considerata
come un cedimento al paganesimo, perché in realtà esaltava la vittoria del Cristo che
abbatteva e sostituiva i falsi
dei. La stessa domenica della
resurrezione di Cristo cadeva
e cade in un giorno dedicato
alla divinità solare, come è rimasta traccia in alcune lingue europee (tedesco Sonntag, inglese Sunday). In 0riente Giovanni Crisostomo
lottò a lungo perché si celebrasse il Natale di Cristo nel
giorno del 25 dicembre.
Oggi le tutte le chiese occidentali (cattoliche-romane,
anglicane, evangeliche), le
chiese ortodosse di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Romania, Cipro, Grecia
e Finlandia festeggiano il 25
dicembre: le chiese ortodosse di Gerusalemme, Russia,
Serbia, Bulgaria, Georgia e
Polonia, Etiopia e quelle copto-egiziana, sirogiacobita e
indiana il 6 gennaio; la chiesa armena il 18 o 19 gennaio.
È opportuno ricordare che
Presepe sudafricano
qualsiasi data della commemorazione delia nascita di
Cristo pone l’accento non
sull’esattezza cronologica,
ma sull’evento.
L’uso di celebrare il Natale
non fu un’influenza del paganesimo, ma nacque dalla riflessione cristiana sull’importanza dell’incarnazione di
Cristo per la storia della salvezza. Anzi,, non si potrebbe
escludere che la scelta di collocare la festa nel periodo invernale (25 dicembre o 6 gennaio), anche contro il dato
biblico che sembra escluderlo, sia in realtà una scelta
confessante. Un Natale collocato agli inizi della primavera, dell’estate o dell’autunno
sarebbe stato molto più vulnerabile nei confronti di influenze naturali e paganeggianti (il risveglio della natura, la mietitura, la vendemmia), peraltro già presenti nel
mondo antico. Collocare la
festa della rivelazione nel
tempo di minor produttività
della terra significa, in ultima
analisi, collegare la rivelazione alla grazia più che alla natura, al tempo che Dio sceglie
più che all’andamento ciclico
delle stagioni e dei raccolti.
Le date in cui si festeggia il
Natale erano legate al culto
pagano del sole. Il messaggio
biblico (Malachia 4, 2). collega il sole allo splendore del
Messia. Ambrogio da Milano
in una omelia natalizia afferma: «...col sorgere del Salvatore si rinnova non solo la
salvezza dell’umanità, ma
anche la luminosità del sole... Poiché se durante la
Passione di Cristo il sole si
oscura, così esso deve risplendere più luminoso che
mai alla sua nascita».
Il pallone in porta con la latina di Natale
Questa fiaba, opera di un
giovane autore evangelico italiano, indica efficacemente
due punti fondamentali del
beneficio di Cristo nella sua
n<Kcita. Innanzitutto il dono
di sé gratuito e totale, frutto
di un amore senza condizioni
e di una passione per il bene
dell’essere umano per il quale
Il Pig/io di Dio è disposto anehe al sacrifìcio. Poi, il tempo
w cui è dato di riconoscerlo e
di ringraziarlo, senza pensare
rhe Dio è sempre e comunque
nostra disposizione. Il tempo della rivelazione e della
Proclamazione è un tempo
onico e prezioso. Per noi, è il
rempo di fare conoscenza con
“ rnisericordia di Dio. Non
grechiamolo! (e.f.)
C era una volta un bambisempre scontento, perché
3Maestra ce l’aveva con lui, i
compagni lo escludevadai giochi, e poi doveva
Ornare da solo da scuola, e
®3mma e papà erano sempre al lavoro e non volevano
porgli un fratellino e nemme0 un cane... Un giorno,
^entre tornava a casa e risolleva sul racconto che avee letto a scuola, pensò che
era giusto che quel birante di Pinocchio avesse
oa fatina tutta per sé e lui
0 era tanto buono invece
ou ce l’avesse. Improwisa®niu. si accorse che qualcuVftie ''.^luminava accanto; si
lo di scatto e vide una rache gli sorrideva. «E tu
> sei? - le chiese brusca
risfatina», gli
lei con gentilezza,
bj ^ vero - ribattè il bam^ 0 guardandola di traverso
g’]^ non hai i capelli turchini
o-j .bocchetta!». E scappò via,
Oando che comunque lui
loie non ci credeva.
Il giorno dopo, mentre se
ne stava in disparte a guardare i suoi compagni che giocavano a pallone, la ragazza ricomparve accanto a lui e gli
disse di andare a giocare, perché era sicura che avrebbe
fatto un gol.*11 bambino si
asciugò le lacrime e si gettò
nella mischia; bastò un piccolo incantesimo, e il pallone
finì dritto in porta. Il bambino, esaltatissimo, corse dalla
fata e le gridò; «Hai visto come sono bravo? Sono un mago!». «Già - rispose la fata con
un sospiro - e io sono una fata. Ci credi adesso?». «Ma
neanche per sogno, sono stato io a fare il gol, mica tu», e
corse in classe senza nemmeno salutarla. All’uscita da
scuola il bambino la trovò di
nuovo ad aspettarlo, e guardandola con aria di sfida le
disse; «Fai comparire un cavallo, e ti crederò». La fata si
morse un labbro, contrariata,
perché non era molto brava
in quel genere di magie, ma si
concentrò e fece comparire
un cavallo. Il bambino scop
piò a ridere sguaiatamente:
«E quello sarebbe un cavallo?
Sembra un carciofo! Sir, andiamo a casa. Sei almeno capace a risolvere i problemi di
matematica?». La fata lo seguì
in silenzio, mentre una lacrima le scivolava lentamente
sulla guancia. I giorni passavano, e la fata era sempre col
bambino; andava a prenderlo
a scuola, giocava con lui e lo
aiutava nei cqmpiti. Ma lui la
trattava sempre con sufficienza e non credeva che fosse una fata; così lei doveva fare le sue magie di nascosto,
senza che lui se ne accorgesse. E intanto dimagriva, impallidiva, perché ogni magia
le costava molta fatica.
Arrivò dicembre, e il bambino pensava solo più a un’automobilina radiocomandata
che voleva ad ogni costo per
Natale, finché la mamma gli
disse che poteva scordarsela
perché costava troppo, e che
non provasse nemmeno a
chiederla a papà che con la
crisi della Fiat aveva altro a
cui pensare. Allora il bambino
si ricordò della fata e le disse:
«Se sei una fata, devi fare
comparire questa automobilina». Lei sapeva quanto lui
ci tenesse, e soffriva perché
quella magia proprio non poteva farla. Così decise di comprargli il regalo, e andò a lavorare nella cucina di un ristorante, anche se si rovinò le
mani al punto che il bambino
se ne accorse e per prenderla
in giro le chiese: «Sono le tue
magie che ti riducono le mani
in questo stato?». Alla vigilia
di ¡Natale, stremata, riuscì a
trovare l’automobilina (setacciando tutta la città per trovarne una rimasta). Non l’aveva ancora messa sotto l’albero che già il bambino la
scartava con gridolini sempre
più forti man mano che apriva il pacco. Corse subito a
giocare, e quando la fatina gli
si avvicinò, senza nemmeno
guardarla lui le disse: «Hai visto come sono stati bravi
mamma e papà? mica come
te, che non sei una fata e non
mi hai nemmeno fatto un regalo». Quelle parole la ferirono a morte, ma lui era già corso dai suoi genitori per ringraziarli, e non vide le sue lacrime. Ma loro lo guardarono
stupiti, e il papà gli disse: «Chi
te l’ha data questa meraviglia,
sei stata tu tesoro?». «Io no di
certo, e gli avevo anche detto
di non chiederla a te...» rispose la mamma guardando male
il bambino. «Ehi, ma non glie
l’ho mica regalata io...» ribattè
il papà.
In quell’attimo, il bambino
capì, e corse in camera sua
con un groppo in gola. Ma la
fatina non c’era, e non ricomparve mai più.
(Adattamento da «La fatina
di Natale», Amico dei fanciulli,
dicembre 1992)
Preghiera per la pace
Occidente compiaciuto e pasciuto
li hai mai visti gli occhi di quei bambini?
Che fioriscono come stelle del cielo
che ridono come oscuri fiordalisi.
Tu che tieni i pargoli come gingilli
e veneri la maternità come una dea.
Bambini nel sangue e nel fango
bambini tra le mosche e i fetori
bambini sotto un cielo di bombe,
sotto il sangue dal cielo.
Cielo stellato che noi violentiamo
il cielo delle albe che noi laceriamo
urlando la nostra primaria violenza
il nostro livido e bianco dominio.
Signore, stendi la tua mano
la tua mano possente sui loro occhi
che non vedano, che non sentano
che passi óltre l’uragano di morte
che l’ombra si allontani
e la spada degli avvoltoi d’acciaio.
Liberali, liberaci,
che possano crescere in pace
e nella pace fiorire
e divenire donne e uomini insieme
per coltivare il tuo giardino di miele
e rendere irrigui i loro deserti
e divenire sposi sotto un baldacchino di gigli
e insieme cantare il nostro cantico antico;
il Signore è uno solo, della terra e dei cieli
con nomi diversi invocato.
Oh sorelle, fratelli dimoriamo
abbracciati nella pace insieme. Amen.
Piera Egidi Bouchard
Lutero e la consolazione
della nascita di Gesù
La meditazione di Lutero, che vi proponiamo di seguito, è
tratta dalle «Hauspostillen» (predicazioni familiari), raccolte
dallo studente convittore Poach e stampate presso Ròrer nel
1559 a Jena. L’edizione italiana è: Martin Luher, Sermoni, Ariele, Milano 1999. La predica di Natale, di cui questa meditazione
è un estratto, si trova alle pp. 33-38.
MARTIN LUTERO
yy\JON temete, perché io
V vi porto la buona notizia di una grande gioia che
tutto il popolo avrà» (Le 2,10).
Ascolta quello che dice l’angelo; «Ecco, vi annuncio una
grande gioia per tutto il popolo». Ossia intendeva dire:
«Questa gioia è sì offerta a tutto il popolo, ma solo coloro
che hanno la coscienza impaurita e il cuore afflitto sono
capaci di questa gioia. Questa
è la mia gente, a loro è rivolta
la mia predica, a loro annuncio la buona novella». Non è
forse un grande miracolo che
questa gioia debba essere
quanto mai prossima alla più
profonda inquietudine della
coscienza? Che dove vi è timore e paura, la gioia giunga
così meravigliosa, delicata e
soave, tanto che il cuore umano solo a fatica riesce a comprenderla e ad accoglierla? La
luce e lo splendore che appaiono ai pastori sono così radiosi che dinanzi a loro le tenebre di questo mondo dovrebbero dileguarsi, ma essi
ne hanno spavento e sono
presi da grande timore. Ci si
deve allora spaventare di
fronte alla gioia e temere una
luce così radiosa? Ebbene,_sta
scritto che i pastori ebbero timore dello splendore divino
che li avvolse. Così dev’essere
e non altrimenti.
Presta molta attenzione e
comprendi molto chiaramente ciò che dice l’angelo:
Cristo, nato a Betlemme, non
è motivo di afflizione e di
spavento, ma è la gioia grande e il conforto che un cuore
impaurito desidera e al quale
agogna. Il mondo è felice e
ben disposto quando ha denaro, beni, potere e onori.
Ma un cuore misero e afflitto non anela a nient’altro se
non alla pace e alla consola
zione che gli testimonino
l’esistenza di un Dio misericordioso. E questa gioia che
procura pace e tranquillità a
un cuore afflitto, è così grande che la gioia di tutto il mondo puzza al confronto. La predica rivolta agli animi infelici
deve essere perciò come quella dell’angelo: «Ascoltatemi
voi tutti, cuori miseri e avvili-,
ti, io vi porto un lieto annuncio. Non dovete pensare che
Cristo sia in collera con voi.
Egli infatti non è venuto sulla
terra e non si è fatto uomo per
cacciarvi all’inferno e tanto
meno per questo motivo è
stato crocifisso ed è morto per
voi, ma è venuto perché abbiate in lui grande gioia».
Ecco la giusta definizione e
decisione. Se vuoi dare una
definizione appropriata di
Cristo e rappresentare in modo opportuno chi e che cosa
egli sia, allora considera con
attenzione come l’angelo lo
definisce e lo rappresenta qui:
egli è e si chiama «grande
gioia». Si potesse imparare
bene e intendere appieno
questa definizione! Poiché
questo è il punto centrale. Il
cuore umano non è in grado,
con le sue sole forze, di stabilire che il vero nome di Cristo
è «grande gioia». Coloro che
intendono questa definizione
in modo tale da dipingere Cristo nel loro cuore esclusivamente come pura gioia, sono i
suoi discepoli veri e autentici.
Anche se odono che il mondo
originario è stato spazzato via
dal diluvio universale, che Sodoma e Gomorra sono distrutte dal fuoco e dallo zolfo,
e che questo sono solo alcuni
terribili esempi dell’ira e del
giudizio divini, dicono così:
«Questi eventi seguano pure il
loro corso; io rivolgo la mia
attenzione a chi è Cristo, e
credo che il suo vero nome è
"grande gioia’’».
4
PAG. 4 RIFORMA
Messaggio di Natale del segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese
Ancora una volta il Natale è vicino,
Eppure, soprattutto quest’anno,
molte persone ovunque nel mondo
sono piene di timore e di ansia; tintore di una possibile guerra in Medio Oriente e delle sue conseguenze
imprevedibili, ben al di là dell’area;
timore di attentati terroristici omicidi come quelli che sono stati compiuti di recente a Bali o a Mosca; timore di perdere il proprio salario, e
di precipitare nella miseria, in Argentina per esempio; timore di un lungo
deperimento e della morte per i malati di Aids, in particolare neU’Africa
sub-sahariana; timore di essere vittime del fanatismo, dell’odio e della
violenza per i membri di minoranze
emiche o religiose, in India e altrove;
o semplicemente timore di catastrofi
naturali come uragani, alluvioni, terremoti o eruzioni vulcaniche, timore
delle conseguenze dei cambiamenti
climatici. L’elenco potrebbe continuare, a testimonianza di un sentimento ampiamente diffuso di insicurezza e di impotenza.
In questo clima di timore e di ansia,
ascoltiamo ancora urta volta il messaggio dell’angelo ai pastori, nella prima notte di Natale: «Non temete!» (Le
2, 10). I pastori nei campi nei pressi di
Betlemme, di fronte alla potenza del
sacro che li sommerge, sono afferrati
da un grande timorei Essi prendono
coscienza della fragilità della loro esistenza di fronte a un potere che li supera e che può o annientarli o salvarli. Ma essi ci ricordano anche che il timore non è il segno di una debolezza
umana che occorrerebbe nascondere.
Nell’emozione provocata dalla paura,
noi anticipiamo la possibilità di un
pericolo o di una minaccia, e mobilitiamo le difese che forse ci saranno
utili. Non vergogniamoci dei nostri timori: essi ci ricordano che siamo
creattire umane, e non Dio.
La reazione naturale istintiva al timore consiste nel cercare protezione
e sicurezza, nell’awicinarsi gli uni
agli altri. La solidarietà del timore
può mobilitare la gente in vista di
un’azione comune. Ma può anche
spingerla a seguire ciecamente coloro che propongono o promettono la
sicurezza. Come proteggerci da quelli
che sottane i nostri timori nel loro
proprio interesse e che cercano deliberatamente di toglierci ogni autonomia? Come rompere il circolo vizioso
che fa sì che la stessa ricerca della sicurezza provoca l’incremento della
paura e che le misure di sicurezza diventano un fine in sé, facendo di noi
degli ostaggi dei nostri timori?
Il Natale ci invita a portare i nostri
timori davanti a Dio: Dio che non
vuole rimanere per noi uno straniero,
la cui santità inaccessibile ispirava
terrore; Dio che conosce i nostri timori umani e vuole placarli rivolgendosi
a noi nello stesso modo in cui si rivolgeva ai pastori attraverso la voce
dell’angelo: «Non temete!». Dio non ci
propone la sicurezza, ma l’amore totalmente vulnerabile nella persona
del bambino di Betlemme. È l’amore
di «Dio con noi» che può respingere il
timore (1 Giovanni 4, 18) e liberarci
dall’idolatria della sicurezza. Questo è
anche il senso del Decennio ecumeni. co «superare la violenza». Infatti, come dice l’apostolo Paolo, «sono persuaso che né morte, né vita, né angeli,
né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né
profondità, né alcun’altra creatura
potranno separarci dall’amore di Dio
che è in Cristo Gesù, nostro Signore»
(Romani 8,38ss.)
past. Konrad Kaiser
Lo ha chiesto ufficialmente al governo la Federazione protestante di Francia
Francia: aggiornare la legge di separazione del 1905
Là Federazione protestante
di Francia (Fpf) ha consegnato ufficialmente, il 6 dicembre scorso, un rapporto al governo per chiedere un adeguamento della legge del
1905 che stabilisce il regime
dei culti. La Fpf propone in
particolare la creazioiie di un
Comitato nazionale dei culti
e della laicità, incaricato di
censire e di riflettere ai problemi posti dall’applicazione
' della legge del 1905. «Studieremo il rapporto della Fpf.
Siamo attenti alle proposte
che possono fare le confessioni religiose con le quali intratteniamo regolarmente
rapporti di lavoro e di concertazione», ha dichiarato
Vianney Sevaistre, consigliere tecnico per gli affari cultuali del ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy.
In quanto organo consultivo presso i pubblici poteri, il
Comitato nazionale dei culti
e della laicità potrebbe essere, secondo la Fpf, un’istanza
di consulenza e di mediazione. Esso sarebbe composto di
rappresentanti delle religioni
e di specialisti delle questioni
religiose. «Non esiste attualmente un ambito in cui tutti
gli interessati possano dibattere», ha spiegato lean-Daniel Roque, responsabile della Commissione diritto e libertà religiosa della Fpf, durante la presentazione del
rapporto alla stampa. Per fare «evolvere» e per «ringiovanire la legge del 1905», secondo le parole di Jean-Arnold
de Clermont, presidente della Fpf, i protestanti auspicano anche un ammorbidimento dello statuto delle associazioni cultuali, che costi
tuisce il quadro giuridico delle religioni. Per ora, esse devono imperativamente limitarsi all’esercizio esclusivo
del culto e non possono in
teoria finanziare, per esempio, azioni di solidarietà.
La Fpf auspica inoltre una
riflessione sul problema dei
luoghi di culto: «Come sottolineano la maggior parte degli
osservatori la situazione attuale, frutto della storia, è al
tempo stesso discriminatoria
e rigida», si legge nel rapporto
della Fpf. I luoghi di culto cattolici costruiti prima del 1905
sono infatti, per la maggior
parte, proprietà dello stato
oppure dei Comuni che provvedono alla loro manutenzio
ne, cosa che di solito non avviene per le altre confessioni religiose. Attualmente, la
Chiesa riformata di Francia
(Erf), una delle principali
componenti del protestantesimo francese, ha a suo carico
i tre quarti dei suoi templi.
Nel 1905 la Chiesa cattolica
romana, contraria alla legge
di separazione tra chiese e
stato, aveva rifiutato di creare
le associazioni cultuali alle
quali era stata assegnata la
proprietà dei luoghi di culto.
Per colmare questo vuoto
giuridico era stato deciso di
lasciare ai Comuni la proprietà delle chiese cattoliche,
situazione che da allora non
è mai stata rimessa in discus
sione. Da parte loro varie associazioni musulmane, che
provvedono alla costruzione
e alla manutenzione di moschee, hanno già attirato l’attenzione su questo punto.
Esse ritengono che la manutenzione da parte dei Comuni delle chiese cattoliche costituisce una forma di sovvenzionamento. Teoricamente, la legge del 1905 vieta
il versamento di sovvenzioni
alle confessioni religiose.
«Auspichiamo l’estensione
dei vantaggi di cui usufrui-.
scono alcuni culti», ha dichiarato Jean-Arnold de Clermont, alludendo alla Chiesa
cattolica senza nominarla
esplicitamente. (eni)
KZn Creta: Consultazione (della Conferenza (delle chiese europee
Ortodossi e protestanti in dialogo
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa della Fcei
e-mail: nev@fcei.it
Organizzata dalla Conferenza delle chiese europee
(Kek) e dalla Comunione ecclesiale di Leuenberg (Lcf), si
è tenuta dal 28 novembre al
1“ dicembre, all’Accademia
ortodossa di Creta, una consultazione sull’ecclesiologia. I
partecipanti erano vescovi e
teologi di chiese ortodosse e
di vecchie chiese orientali, e
delle chiese luterane, riformate e unite. Erano inoltre
presenti rappresentanti dell’Accordo di Porvoo. «Questa
consultazione sull’ecclesiologia - hanno affermato i partecipanti nel comunicato finale
-, è stata particolarmente significativa perché queste
questioni non hanno mai ricevuto l’attenzione sufficiente nei dialoghi precedenti tra
la Chiesa ortodossa e le chiese della Riforma; la consultazione si proponeva inoltre di
dare un importante contributo alla comprensione tra le
chiese mentre l’Europa sta diventando più unita».
Partendo dalle quattro relazioni introduttive, tenute dai
proff. Wilhelm Hüffmeier,
Viorel lonita, Michael Beintker e Grigorios Larentzakis, i
partecipanti hanno analizzato
il documento «La chiesa di
Gesù Cristo», adottata dalla
Lcf nel 1994. Dalla discussione sono emerse alcune «posizioni comuni» tra ortodossi e
protestanti, mentre altre questioni sembrano richiedere
un’ulteriore riflessione e altre
Sono tuttora ritenute controverse. Fra le posizioni comuni, si possono citare la fondazione trinitaria della chiesa, e
il suo carattere apostolico. I
partecipanti sono stati concordi nel riconoscere, come
condizione preliminare all’unità della chiesa, la necessità di superare prima le condanne dottrinali.
«La questione dell’ecclesiologia è uno dei punti centrali
per il movimento ecumenico
oggi - ha affermato il prof.
Viorel lonita -; solo chiaren
do la loro comprensione delr’essere chiesa" e nel riconoscere le altre chiese come vere chiese di Gesù Cristo, le
comunità cristiane supereranno il loro confessionalismo. A questo fine, le chiese
dovrebbero impegnarsi in un
dialogo aperto e sostanzioso
su questo tema. La Consultazione è stata un primo passo
in questa direzione».
Per il segretario generale
della Kek, Keith Clements, «è
stato un avvio molto incoraggiante in un nuovo viaggio di
dialogo tra protestanti e ortodossi. La Comunione ecclesiale di Leuenberg aveva chiesto alla Kek di poter fare maggiore uso dei suoi studi teologici negli incontri con altre
tradizioni, in particolare con
la Chiesa ortodossa, e questo
si è verificato a Creta. Questo
incontro è stato un segno di
speranza in un momento in
cui molti dubitano del valore
deH’ecumenismo. Il viaggio
deve proseguire». (kek info)
VENERDÌ 20 DICEMBI
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Dopo la recente Giornata monijiale
Lotta all'Aids: le chiese
potrebbero fare di più
Alla vigilia della giornata
mondiale della lotta contro
l’Aids del 1° dicembre, si sono incontrati a Minsk, in Bielorussia, rappresentanti di 14
chiese di 10 paesi europei per
una Consultazione sul tema:
«Il ministero della guarigione». Si è parlato di prevenzione, educazione e guarigione;
l’argomento centrale della
consultazione, organizzata
dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dalla Conferenza delle chiese europee
(Kek), verteva sul ruolo delle chiese nella lotta contro
l’Hiv-Aids, con particolare attenzione ai paesi dell’Europa
centrale e dell’Est europeo,
dóve l’epidemia registra una
diffusione galoppante.
Numerose le chiese che
hanno espresso il loro coinvolgimento nella lotta contro
il virus; sono tante le organizzazioni ecclesiastiche impegnate in progetti anti-Aids di
ogni genere, spesso in collaborazione con altre organizzazioni. Secondo i partecipanti alla Consultazione le
chiese hanno tutte le carte in
regola per offrire cure e conforto alle vittime, per educare
la gente e per lavorare sulla
prevenzione. Accanto all’aiuto sociale, psicologico e sanitario, quello spirituale è fortemente sentito da molti malati di Hiv-Aids. Un approccio spirituale alla guarigione
può restituire dignità e speranza alle vittime.
I rappresentanti riuniti a
Minsk hanno però concordato che è assolutamente necessaria una riflessione teologica
più approfondita su temi come malattia e peccato, vita e
morte, fatalità e responsabi
lità, carità e negligenz^j
tecipanti hanno espresÉ
ro mutuo impegno e so!
nella lotta contro questa
lattia, fissando come pr^
mo appuntamento dovej
sentare un bilancio deÙeL
attività sul campo la Xil?
semblea della Kek che sita
a Trondheim, in Norvegia
25 giugno al 2 luglio 20oL
tema: «Gesù Cristo guarii
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DAL MONDO CRISTIANO
® Commissione pastorale ecumenica argentina
Appello alle chiese per la lotta all'AidJ
BUENOS AIRES — «Dignità, amore e solidarietà per com>^;
battere ogni forma di discriminazione verso chi è colpita
dall’Aids»: è l’appello rivolto alle chiese dalla Commissioii|
pastorale ecumenica dell’Argentina in occasione del 1° dicembre, giornata mondiale di lotta all’Aids. «Questa terribili
malattia è una vera sfida per tutti i credenti che vogliono vivere concretamente secondo la legge dell’Evangelo», dice un
comunicato firmato dalla Chiesa cattolica, dal Consiglio latinoamericano delle chiese, dall’Esercito della Salvezza e dalle
chiese valdesi e luterane del Rio de la Piata. (n#
Lo chiedono esponenti di varie religioni
Australia: ampliare il diritto
d'asilo per i rifugiati politici
CANBERRA — Cresce in modo notevole in Australia la
protesta contro l’attuale legge sui rifugiati politici, ritenute;
troppo restrittiva e pericolosa per chi viene respinto ai pae^ _
di origine. Un’organizzazione formata da esponenti cristiateii
ni, ebrei e musulmani ha presentato al governo un dosslef dj
oltre 10.000 casi di immigrati respinti che hanno avuto traf'
che conseguenze al loro rientro in patria. La richiesta è dii
lentare le restrizioni per la concessione del diritto d’asiloe
respingere solo gli immigrati che provengono da paesi ''
garantiscano la loro sicurezza personale. (nevi
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■ Ddl approvato dal Consiglio federale elvetico
Svizzera: sì alle unioni omosessuali
BERNA — In Svizzera il Consiglio federale ha approvi,
un progetto di legge sull’«unione domestica delle coM
omosessuali», una proposta che ricorda i «Pacs» fran(|
anche se riguarda solo coppie omosessuali. La proposta^
vrà ora essere sottoposta al voto del Parlamento. Il prog
aveva raccolto l’appoggio della Federazione delle chW
protestanti svizzere ma non quello della Conferenza epis
pale cattolica e del Partito evangelico svizzero. («eM
Un'emittente di soli programmi biblici
Germania: successo di «Bible TV»
BERLINO — Prosegue con un certo successo la progrte, -,
mazione di Bible tv, un’emittente che 24 ore su 24 manda^
onda solo programmi di taglio e ispirazione biblica. Il
sesto dei programmi, al quale collaborano protestanti e cav
tolici, prevede studi biblici, documentari sulla vita di Gesù»
tolici, prevede studi biblici, documentari sulla vita di
storie bibliche per bambini e musica gospel.
5
I dicembre 2002
PAG. 5 RIFORMA
)ECOLO
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Il recente avvio di millennio
ha portato con sé una serie
di riflessioni e bilanci:
il progresso scientifico, le guerre,
i totalitarismi e lo scontro fra
culture che hanno caratterizzato
il 900 sono stati oggetto di analisi
e interpretazioni. Solo ora
si comincia a delineare la loro
incidenza e il carattere più o meno
propositivo nell’interpretare la
storia e nel suggerire prospettive
per le convivenze del futuro,
un futuro di globalizzazione (nella
tecnica, nella produzione, nella
finanza, ma anche nelle scienze
che sfidano la natura) ma anche
di paure e di dubbi. In questa
e in altre pagine che seguiranno
analizzeremo, a partire da alcuni
libri, le più profonde di queste
inquietudini, (a.c.)
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In una lucida analisi di Marco Revelli, un secolo di progressi e di tragici conflitti
Riflessioni sul Novecento
Oalle grandi guerre mondiali ai persistenti stermini di popolazioni civili, dai progressi tecnici
e scientifici alla crescita delle disuguaglianze. I limiti (deÌI'«occidentalizzazione del mondo»
TULLIO WAPONE
I affascinante questo libro
di Marco Revelli' che, partendo da un bilancio di quelle
che sono state le interpretazioni più recenti degli storici
sul secolo appena trascorso,
azzarda tutta una serie di interpretazioni con la necessaria umiltà dello studioso che
sembra riprendere i famosi
versi di Montale su «...ciò che
non siamo, ciò che non vogliamo». La prima consideraàone che il libro porta a fare è
che le opere di sintesi di recente pubblicate, tendono a
qualificare il ’900 in maniera
univoca: secolo della paura,
secolo della violenza, secolo
dell’odio, secolo di Auschwitz.
Anche le definizioni apparentemente neutre, a cominciare
da quella celebre di Hobsbawm di «secolo breve», evidenziano, leggendo solo poche pagine, elementi di tragica specificità.
Tra Disneyland e Auschwitz
II fatto di essere vissuti nella parte «giusta» del mondo,
il fatto di aver usufruito, almeno in parte, dei vantaggi
deOa società dei consumi, ci
ha fatto dimenticare che «il
lungo secondo dopoguerra di
pace» è stato caratterizzato
ha 1.253 guerre con una per
r aì<I«.3 ffintuale di vittime superiore
a tutte le guerre avutesi dal-.prrnmi '^nascita di Cristo alla prii rninito guerra mondiale. Evenquest’ultimo, non a caso
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di un progresso
thè prima o poi dovrebbe arrivare per tutti? Come nascondere i progressi compiuh' seppure talvolta in modo
contraddittorio, nella direnane dell’allargamento delle
hhertà democratiche?
Ripensi solo al suffragio
coiversale, all’abolizione delJ.Pena di morte, al processo
h> emancipazione femminile.
“Cmpre, però, in una parte
sommato piccola del
®ondo. Altrove invece nazio
nl che se davvero raggiungessero i nostri livelli di sviluppo
porterebbero alla fine della
Terra; perché le risorse, a cominciare dal petrolio, non
sono inesauribili e non sarebbero sufficienti per tutti.
Da una parte il regno dello
spreco, dall’altra quello della
povertà e la conseguente fine
del mito del «ci arriveranno
un po’ per volta anche loro».
Marco Revelli di fronte a
questa realtà non propone
facili ricette. Non esistono
più certezze, non esiste un
soggetto sociale motore del
cambiamento, men che mai
un partito. Esiste però una
direzione in cui andare, affinché i termini di democrazia, libertà, solidarietà possano di nuovo avere un senso
concreto. In maniera che
senza timore potremmo definire spietata. Revelli non solo critica le derive autoritarie
del sistema liberale, manifestando poca fiducia anche
nelle varianti assistenziali del
capitalismo, ma condanna
senza possibilità di appello
anche quella che è stata
l’esperienza storica della sinistra nel XX secolo.
Nei confronti dello stesso
’68 Revelli non ha particolari
riguardi, ma la simpatia che
traspare verso quella che fu in
quegli anni la New Left americana e l’attenzione verso il
movimento femminista e l’universo femminile lavorativo,
passato e presente, ci indicano un’altra strada. Un cammino che non rifiuta certo la
democrazia parlamentare e il
sistema rappresentativo in
generale ma che, per impedire derive autoritarie, deve saper affiancare forme nuove di
partecipazione. L’aumento
del tasso di astensionismo
nelle recenti tornate elettorali francesi e italiane dovrebbe, a questo proposito, far riflettere. Non basta sbandierare Costituzioni e suffragi
universali per sentirsi al riparo da derive autoritarie. Il colonialismo inglese non venne
frenato dalla Camera dei Comuni, segno che quello che
era valido a Londra non lo
era più a Nuova Delhi.
Si ricorda spesso, in questi
ultimi tempi, che Israele è
l’unica democrazia del Vicino
Oriente. Sicuramente vero,
potremmo immaginare una
manifestazione a favore dei
diritti degli omosessuali, come c’è stata recentemente
nello stato ebraico, a Riad o
Amman? Eppure come nascondere che questa democrazia è nata calpestando i
diritti dei palestinesi, così come, all’ombra del costituzionalismo di Sua Maestà britannica, si è consumato il sacrificio di intere nazioni costrette a un ruolo di subordinazione, che oggi si accentua
anziché diminuire.
La Shoà, il Gulag
e Hiroshima
Ogni riflessione per cercare
di «uscire dal labirinto novecentesco» deve partire da
una riflessione su questi che
sono stati i caratteri salienti
del secolo e sulla loro persistenza (Ruanda, pulizie etniche balcaniche, ecc.). Deve
considerare il coinvolgimento sempre maggiore della popolazione civile, di cui la recrudescenza del conflitto
arabo-israeliano è un esempio evidente. Di altri orrori il
XX secolo è stato spettatore,
basti pensare allo sterminio
degli armeni a opera dei turchi durante la prima guerra
mondiale, al massacro di
Nanchino durante gli Anni 30
a opera dei giapponesi, a
queirorribile rappresaglia
che fu il bombardamento
della città tedesca di Dresda.
L’elenco potrebbe continuare e sarebbe molto lungo.
Ma per Revelli il punto di
partenza è un immaginario
filo rosso che attraversa la
strada ferrata che conduce a
un cancello dove crudelmente si afferma che il lavoro
rende liberi, che prosegue
nelle miniere siberiane dove
una rivoluzione divora se
stessa fino a trasformarsi
nell’angelo sterminatore che,
da un aereo dal dolce nome
di «Enola Gay», dal cielo porta morte e distruzione. La
fredda contabilità delle vittime non può essere solo giu
Chapiin ritrasse la catena di montaggio e le sue forme di oppressione («Tempi moderni», 1936)
stincata dall’aumento della
popolazione rispetto al passato. Sicuramente il progresso tecnologico ci dà qualche
elemento in più per capire;
sarebbe stata possibile la «soluzione finale», senza «il progresso» dell’industria chimica? Ancora più scontato è il
collegamento tra «il progresso» degli studi sull’energia
nucleare e la bomba atomica.
C’è ancora qualcos’altro,
però, che lega questi orrori.
Altrimenti non è possibile
comprendere perché milioni
di persone considerarono
«normale» quello che stava
accadendo. Proprio questa
«normalità» è l’aspetto che
più ha sconcertato e, paradossalmente, ha più interessato una vasta schiera di studiosi. Il caso più noto è forse
quello di Hannah Arendt
che, di fronte allo sgomento
dell’opinione pubblica di
fronte alla «normalità» di
Adolf Eichmann, il criminale
nazista catturato e poi condannato a morte all’inizio
degli Anni 60, scrisse un libro
dal significativo titolo La banalità del male. Come è stato
possibile che milioni di persone abbiano, se non collaborato, almeno taciuto di
fronte al proprio vicino di casa che veniva portato via per
la sola colpa di esistere? E
ancora, come non vedere, almeno a livello comportamentale, un legame con
quella indifferenza che caratterizzava le polizie segrete
dell’Est, con la delazione sistematica che ha coinvolto
milioni di persone alTinterno
del «socialismo reale»?
Fabbrica della morte,
fabbrica della merce
Le origini di questo meccanismo dell’orrore vanno per
Marco Revelli ricercate nella
grande fabbrica, così come
viene a configurarsi a cavallo
fra T800 e il ’900. Quando si
afferma quel modello, che
l’economista Taylor inventò e
che l’industriale Ford mise in
pratica, basato sulla massima
suddivisione del lavoro e da
cui nacque la catena di montaggio si legittima un’esigenza
di efficienza e produttività in
un contesto fortemente organizzato e tecnologizzato.
Proprio in questa deresponsabilizzazione da quello
che è il prodotto finale andrebbe ricercata però la causa principale del male del XX
secolo. Non è la solita denuncia dell’alienazione della
catena di montaggio, dell’
uomo trasformato in robot
che Charlie Chaplin ha così
ben rappresentato nel film
Tempi moderni, ma è la catena di montaggio che porta a
Il grande dittatore: due film
legati da qualcosa di più del
fatto di avere lo stesso regista
e lo stesso attore come protagonista e che esprimono
molto bene il messaggio che
Revelli intende mandare.
Come l’opera si separa
dall’operaio così la vittima
viene a separarsi dall’aguzzino. Non bisogna chiedersi
perché in un giorno vadano
eliminate migliaia di persone
(in alcuni campi di sterminio
venne raggiunto il triste re
Gruppi di studio in visita a Dachau
cord di 20.000); bisogna semplicemente farlo. Né si pose
eccessivi problemi morali il
pilota di Hiroshima come pure il semplice poliziotto che
scortava i condannati alla
miniera di Kolyma nella lontana Siberia. Efficienza, organizzazione, produttività: inchinandosi all’esasperazione
di questi valori prima languiva e poi spariva la democrazia liberale, veniva annientato ogni messaggio di liberazione del marxismo. In questa esaltazione della divisione, della semplificazione, e
soprattutto della produzione,
veniva sacrificato l’uomo. I
grandi conflitti, con la loro
componente di specializzazione, faranno il resto. Lo
stesso avverrà nella politica.
L’individuo a poco a poco
viene sempre più separato
dal tutto. Meno possibilità
decisionali, meno partecipazione, più controllo sulle persone e, infine, meno democrazia. Queste le conseguenze a Est come a Ovest.
Una critica che non lascia
indenne nemmeno la sinistra. La critica al solo sistema
capitalistico e non al meccanismo del lavoro, ha portato
ad apparati partitici centralizzati e gerarchizzati che in
qualche modo sono solo stati
una variante della fabbrica
fordista o degli eserciti della I
e II guerra mondiale. Peggio
ancora quando questi partiti
sono andati al potere e sono,
da quasi subito, divenuti «incorreggibili apparati di distanziamento tra luoghi della
vita quotidiana e luoghi dell’esercizio del potere» (Revelli). Altrove è il cammino da
riprendere. Se non è nell’estensione della fabbrica robotizzata e informatizzata, è
altrettanto lontano dal «sole
delTavvenire» dei partiti comunisti tradizionali di cui
non va però dimenticato (e
sottovalutato) il contributo
fondamentale alla lotta contro il nazifascismo e la difesa
della democrazia, seppure
per lungo tempo offuscata
dagli stretti legami con TUrss.
Una «Nouvelle
Belle époque»
Non possiamo nascondere
il brivido di paura cbe si prova, leggendo i pareri di studiosi che mettono in guardia
da quelli che potrebbero essere gli scenari di morte dei
prossimi anni. Il timore che
quello che abbiamo studiato
e a cui le persone più anziane
hanno assistito, non sia stato
altro che una macabra «prova generale in un teatro sperimentale di provincia» (G.
Anders). Il timore che si stia
passando a una fase ancora
più dura della globalizzazioneL Di fronte al fallimento
della redistribuzione della
ricchezza e a risposte dispe
(foto Pietro Romeo)
rate come quella del terrorismo, si risponde con la guerra, con stati sempre più minacciosi pronti a muovere le
loro truppe da un angolo
all’altro del pianeta.
La soluzione non è dietro
l’angolo, ma già la consapevolezza sui silenzi che negli
ultimi anni hanno accompagnato le contraddizioni che si
stavano accumulando, è un
buon primo passo. Perché
credenti e non credenti riscoprano il grido del profeta
Amos che implora «Fate il bene e non il male». Che cosa
significa allora oggi tolleranza? Significa non pretendere
che tutti, negli angoli più
sperduti del mondo, abbiano
gli stessi usi e costumi. E se,
forse, è inevitabile che l’inglese diventi la lingua del villaggio globale, facciamo in
modo che le altre lingue non
scompaiano. McDonald’s e la
Coca Cola non sono in sé il
male, lo diventano quando si
cerca di imporli a discapito di
altri consumi alimentari,
quando dietro a un hamburger c’è un pezzo di foresta
selvaggiamente diboscata per
un allevamento bovino di cui
si potrebbe fare a meno.
Rinnovare la politica
Quella che è stata chiamata
«l’occidentalizzazione del
mondo» (Latouche) sta dimostrando tutti i suoi limiti.
Se la politica vuole tornare ad
avere un ruolo realmente
propositivo, deve profondamente rinnovarsi. Insegnare
al cittadino che le risorse del
mondo non sono infinite,
l’acqua in particolare ancor
prima del petrolio, che se
non rispettiamo le altre culture queste si manifesteranno con tutta quella carica dirompente che l’integralismo
islamico oggi esprime con
tragica evidenza. Né potrà essere un alibi il fatto di riferirsi
a società fortemente carenti
dal punto di vista del rispetto
dei diritti umani. Ma può oggi la politica assolvere a questo compito? La risposta di
Revelli è molto scettica; il suo
.è piuttosto un invito a seguire la strada di un agire quotidiano che parta dal singolo
individuo e dal piccolo gruppo; non a caso egli è molto
affascinato dal crescere del
volontariato. Tutto ciò con
una chiara predilezione per
la dimensione locale. Non è
così importante progettare,
costruire, quanto piuttosto
«praticare» modi di vita diversi in cui gratuità e solidarietà siano in qualche modo
sempre presenti
(1) Marco Rkvelu: Oltre il Novecento. Torino, Einaudi, 2001,
euro 14,46.
(2) I viaggi di Erodoto - Atti del
convegno «Mappe del ’900» (M.
Revelti, «Governare la globalizzazione», pp. 35-41) Bruno Mondadori, edizione fuori commercio.
6
PAG. 6 RIFORMA
Società
VENERDÌ 20
Il convegno promosso a Roma dalla Fcei su «Pluralismo religioso e mass media»
Le diverse religioni in casa
Nelle grandi e piccole città italiane si trovano sempre più spesso ¡ luoghi di incontro delle
comunità religiose nate dall'immigrazionze e dalle conversioni. Un itinerario spirituale
CIAN MARIO CILLIO
Appuntamento in piazza Cavour alle 13,30, ogni
partecipante arriva in ordine
sparso. L’intento degli organizzatori è quello di far conoscere le varie realtà religiose e
di conseguenza culturali,
presenti sul territorio di Roma. Il viaggio inizia con la visita del tempio valdese: entrando sento freddo, il riscaldamento è spento; Maria Bonafede, la pastora, racconta
ai presenti la vicenda valdese
dalle origini a oggi, la poca
luce arriva dalle vetrate raffiguranti episodi biblici, gli affreschi mi colpiscono, lo stile
ricorda davvero quello di una
chiesa cattolica, per chi come
me conosce i templi delle
valli valdesi. La cosa è davvero strana: la poca austerità, la
luminosità, lo scarsissimo richiamo ai simboli ai quali sono abituato mi confondono.
La pastora ci spiega che il
tempio di Roma è stato pensato e progettato in questo
modo per accogliere esigenze
diverse. Mi rendo subito conto di trovarmi nella capitale
d’Italia, le domande degli
Studenti della facoltà di Storia delle religioni non si fanno attendere: Maria Bonafede le raccoglie e riesce a rispondere solo ad alcuni interrogativi, ma è tardi e Paolo
Naso, direttore di «Confronti», ci ricorda che il viaggio è
appena iniziato.
Si riparte. Destinazione la
L’interno della moschea di Roma
Grande moschea inaugurata
nel 1995, ubicata nella periferia. Il traffico, la pioggia, cartelloni pubblicitari e il continuo suono di ambulanze e di
auto della polizia ci scortano
fino all’enorme spiazzo che
introduce alla grande moschea: ad accoglierci c’è l’importante figura di Mario Scialoia, ambasciatore italiano
convertitosi all’Islam. Dunque, dalle valli del Piemonte
in pochi minuti mi ritrovo insieme ai miei compagni di
viaggio in Medio Oriente. La
moschea è la più grande d’
Europa, tolte le scarpe il soffice tappeto blu attraversato
da strisce gialle mi fa venire
in mente alcune immagini
televisive dove si vedono i fedeli pregare rivolti verso la
Mecca. Sul fondo, la porta arricchita da piccole pietre in
castonate a una a una, dà
l’idea che dietro non ci sia
Roma, bensì l’ingresso per il
luogo dove si vorrebbe arrivare. L’emozione è forte, alcuni si mettono in posizione
di preghiera, le donne e le ragazze nostre compagne di
viaggio si coprono la testa,
chi con sciarpe, chi con foulards, il rispetto è grande, le
domande assalgono Scialoia:
«Ma davvero anche le donne
vengono qui a pregare? Non
le abbiamo mai viste in tv...»,
«Perché vi lavate prima di
pregare?», «Quale traduzione
in italiano del Corano ci consiglia di leggere?». «Nessuna»,
risponde Scialoia, «sono
troppe le imprecisioni».
Il viaggio prosegue, il tempo è poco ma la curiosità, la
voglia di confrontarsi crescono: dove ci porterà ora l’auto
bus? Arriviamo nuovamente
in periferia ma dalla parte opposta e ci fermiamo incuriositi davanti a una casa normale, forse abbiamo sbagliato posto, si domanda qualcuno. Non dovevamo visitare
l’Istituto buddista Samantabhadra? La domanda trova
presto risposta: l’Istituto è ricavato all’interno di un garage, ci togliamo nuovamente
le scarpe e il maestro, con il
tipico abito tibetano e i tratti
somatici orientali, ci accoglie.
Ci sediamo su comodi cuscini
rossi in terra e il viaggio prosegue, la spiritualità del maestro ci colpisce nella sua semplicità e a volte nell’owietà
dei contenuti, ma quante volte ci fermiamo davvero e facciamo nostre verità inconfutabili? Trovo vicino a me una
ragazza che frequenta abitualmente 11 maestro, la quale
ha in mano una collana, sta
pregando e le domando interrompendola che cosa sia
quell’oggetto: è una specie di
rosario e serve per pregare,
ogni perlina è una preghiera.
Il maestro ci guarda tutti
fisso negli occhi come volesse
scrutare dentro ognuno di
noi, ma anche questa visita
deve finire. L’ultima tappa ci
porta alla sede romana della
Chiesa ortodossa etiope, antica chiesa cristiana fondata
nel 400 d.C., 10.000 membri a
Roma, 30.000 in Italia. Siamo
stanchi, ma il viaggio è ancora lungo e siamo pieni di
emozioni, odori, immagini.
Dialogo e conflitto dopo gli attentati dell'll settembre
LUISA Nim
SUL tema «Le religioni nei
media. Dialogo e conflitto
dopo rii settembre», alcuni
ospiti italiani e intemazionali
hanno aperto la seconda giornata del convegno: di fronte
ai nuovi conflitti, anche simbolici, innescati dagli attentati
delTll settembre, la dimensione religiosa assume un peso che sarebbe ingenuo ignorare. Per Gianna Urizio, regista della rubrica Protestantesimo (Raidue) e presidente europea dell’Associazione mondiale per la comunicazione
cristiana (Wacc), in questo
contesto i media stanno agendo su un doppio binario: da
un lato valorizzano luoghi e
momenti di dialogo (fra culture, fra religioni ecc.) ma anche, in modo subliminale, favoriscono una rappresentazione negativa dell’altro, a
volte attraverso il linguaggio
simbolico delle immagini: è
ciò che avviene per esempio,
in modo tipico, nel caso degli
immigrati musulmani.
Proprio la forza determinante del simbolo, nella rappresentazione mediática dell’altro (con la sua cultura e
religione), è stata sottolineata
anche da Randy Nailor, canadese, segretario generale della Wacc, che ha offerto una
panoramica della «geografia
del pluralismo religioso» in
molte aree del mondo (dalla
Malesia al Messico al Canada
all’Italia, alla Gran Bretagna)
e delle derive fondamentaliste connesse alla tragedia
dell’ll settembre. «Riconoscere dignità all’altro - ha
detto -, prendere tempo per
creare spazi per ascoltarsi reciprocamente: sono questi
alcuni dei presupposti per
mettere in atto una comunicazione che crei comunità,
partecipazione, che liberi e
sostenga le diverse culture e
sappia essere profetica».
Il giornalista e pastore protestante Jean-Luc Mouton,
caporedattore della sezione
politica de La Croix (giornale
cattolico francese), ha offerto
un’originale lettura della situazione europea e in particolare di quella della Francia,
paese dove nonostante la radicata tradizione laica e una
realtà religiosa e culturale
plurale, non sembra esserci in
questo momento una lucida
visione e rappresentazione
pluralistica da parte dei media. Significativo il dibattito
attuale sulla possibilità di introdurre nelle scuole pubbliche un insegnamento religioso in chiave laica e non confessionale (è dei mesi scorsi la
discussione sul Dossier Debray sull’insegnamento della
religione). La discussione resta segnata, secondo Mouton,
dal fatto che l’idea stessa di
laicità in Francia si sviluppa
in modo conflittuale (la netta
separazione fra stato e chiesa
nasce come uno strappo) e
ancora oggi si esplica come
contrapposizione fra due
fronti (laici e «clericali») che
non giova alla creazione di un
vero contesto pluralistico.
L’intervento del pastore Luca M. Negro, segretario per le
comunicazioni della Conferenza delle chiese europee
(Kek) ha aperto una finestra
sul lavoro degli organismi
ecumenici internazionali. Già
dal 1985 la Kek ha dato vita al
comitato «IsIam in Europa»,
insieme al Consiglio delle
conferenze episcopali in Europa (Ccee), guardando con
preoccupazione al dilagare di
forme di «islamofobia», causate spesso da una scorretta
informazione da parte dei
media. «L’il settembre - ha
detto Luca Negro - ha aperto
un rinnovato interesse per un
dialogo vero, in cui vengano
valorizzate come ricchezza le
reciproche differenze». Nel
dialogo fra religioni bisogna
fare uso del verso «coniugare»: nel suo duplice senso di
«far coesistere» e di «articolare», così come si coniuga un
verbo, in tutte le sue forme.
Solo così si potrà perseguire
l’wunità nella diversità».
Un'opera di
«alfabetizzazione religiosa»
Da sin.: Randy Nailor, Jean-Luc Mouton, Gianna Urizio
In Italia mancano le parole
per rappresentare adeguatamente la complessità religiosa
del paese: a partire da questa
ipotesi si sono confrontati alcuni operatori dell’informazione religiosa nazionale nella
seconda tavola rotonda nell’ambito del convegno. Esiste
un sistema deH’informazione
religiosa «chiuso e controllato
dai “palazzi”, è stato detto
durante il dibattito, che non
riesce a dar conto né della
complessità del cattolicesimo, come religione maggioritaria in Italia, né tanto meno
dell’arcipelago delle altre
confessioni presenti nel paese». Eppure, ha sottolineato
Roberto Monteforte de L’Unità, «nel paese esiste una
forte domanda di conoscenza
del fatto religioso». Da qui
l’esigenza di creare spazi laici
dove le confessioni possano
raccontarsi liberamente per
tessere reti di dialogo. «Senza
sottovalutare un altro compito fondamentale - ha detto
Gabriella Caramore, che da
dieci anni cura per Radierai
la rubrica Uomini e profeti
il compito di alfabetizzazione
religiosa là dove spesso l’informazione religiosa è approssimativa, decontestualizzata se non superficiale».
Una terza tavola rotonda su
«L’ago nel pagliaio. Il pluralismo religioso nel sistema
dell’informazione» ha concluso la seconda giornata di convegno. Si sono confrontati
giornalisti, docenti universitari, informatori religiosi, intrecciando diverse letture sulla situazione italiana. Il religioso sarebbe rappresentato,
dai media italiani, in modo
«distaccato, a volte ironico e
relativistico», dice Sandro
Magister de L'Espresso; una
lettura problematica anche
quella oferta da Magdi Allam,
di La Repubblica, che ha spiegato come in Italia si faccia fatica a definire, per esempio, la
pluralità dell’Islam, o a identificare correttamente i soggetti
religiosi diversi di cui si parla,
dando per scontato che l’Italia abbia una identità religiosa
e culturale monolitica, a rischio di contaminazione. «Bisogna rivisitare il concetto
stesso di identità - ha detto
Allam -: essa si permea delle
novità, è intrinsecamente
flessibile e plurale, è aperta al
cambiamento». Fra gli altri
sono intervenuti Giancarlo Zizola, de II Sole 24 ore, Alberto
Abruzzese, della Facoltà di
Scienze della Comunicazione
dell’Università «La Sapienza»,
Luigi Manconi e il presidente
della Fcei, Gianni Long.
Pluralità senza pluralismo
mezzo di una legge organica
sulla libertà di culto, non è
una scusante, semmai un’aggravante per un sistema politico disattento e incapace di
cogliere questa rilevante novità culturale della società italiana, resa ancora più evidente dal quadro europeo.
Tuttavia, parlando di pluralismo nel sistema dell’informazione, insieme al rischio della polemica anche
necessaria, vi è quello del
pessimismo, di una visione
tutta in negativo, incapace di
cogliere quei segnali che pure
si esprimono sia nella società
italiana che nello specifico
campo dei media. Il Convegno è stato promosso, oltre
che dalla Fcei, da tre istituzioni accademiche (il Corso di
laurea in Scienze storico religiose e la Facoltà di Sociologia della «Sapienza» di Roma,
e la Facoltà valdese di teologia) e dalle testate «Confronti» e «Jesus»; al convegno, tre
giorni di confronto intenso e
serrato, hanno partecipato oltre 100 persone e oltre 20
qualificati relatori, in massima parte non evangelici. Sono segni di un interesse non
superficiale, di una attenzione nuova che si esprime sia
nel campo culturale e accademico che in quello della
comunicazione di massa.
Di fronte a questi dati il
bicchiere non è solo «mezzo
vuoto»: rileviamo „
gli elementi di novità ch^
esprimono nello spa
pluralismo confessi
offerto da alcuni org,
stampa, in una evolp^
dell’informazione religii
nelle attenzioni ecutnan^
lEA
e interreligiose della
stampa cattolica. Undatoan
cora più significativo augi
si consideri che il conveS
stato sostenuto dalla S
missione europea. InsoM
siamo di fronte a un qi3
in chiaroscuro, nel quale!?
tichi ritardi culturali e po|fe
della società italiana, inegS
ce di cogliere tutte le ini3
zioni di un quadro rel3
sempre più complesso e pg
ralista, si confondono c«i
nuove aperture e alcune co.
raggiose innovazioni ahei
nel campo della comunli '
zione di massa.
Questo è quanto il con
gno ci ha detto, invitand;
essere vigili e a richia:
con forza principi di laL
pluralismo: ma ci ha an*i
confermato che non siÆ
all’anno zero e che, tanto^
in un quadro sempre più godale ed europeo, c’è spi
per un’informazione relij
sa al plurale. Un’opporti
e una sfida al tempo stesi
Gianni Loè|
presidente de^
Federazione dellec^
evangeliche in Itè^
Religioni e media: come
costruire il pluralismo
CAËLLE COURTENS
La costruzione del pluralismo si realizza attraverso
gli strumenti della formazione e dell’informazione all’interno di una dimensione autenticamente laica: questa la
convinzione dei partecipanti
dell’ultima tavola rotonda tenutasi l’il dicembre alla facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università «La Sapienza». Dopo due intense giornate di conoscenza e analisi
del sistema deU’informazione
religiosa in Italia e in Europa,
si è voluto aggiungere, nella
giornata conclusiva di questo
convegno, un tassello di non
piccola portata, come ba detto Rosanna Ciappa, presidente dell’Associazione «31
ottobre» e moderatrice dell’
incontro: quello cioè della
formazione. In che misura i
sistemi forfnativi, la scuola,
l’università, assumono e fanno propria la dimensione del
pluralismo religioso?
A questa domanda hanno
cercato di rispondere due autorevoli esponenti del mondo
accademico: Maria Immacolata Macioti, per lunghi anni
docente di Sociologia della
religione all’Università «La
Sapienza» e ora impegnata
nella realizzazione di master
post-laurea sul tema «Rifugiati e immigrati», e Gaetano
Lettieri, docente di Storia del
cristianesimo nel medesimo
ateneo e responsabile del
corso di laurea triennale in
Scienze storico-religiose, indirizzo di assoluta novità nel
panorama universitario ita
liano. Tutti e due hannolu:
strato le difficoltà inconti^
nel cercare di imporre un approccio laico a tematiche religiose. Hanno altresì espi#
so perplessità rispetto al nuovo ordinamento che vinedÉ
destini dei corsi di lauréie
dei master al numero
iscritti. «L’approccio eco;..,
micistico della riforma-ha
detto Lettieri - non favo;
l’espansione di piccole re
pionieristiche».
Sul versante delTinfomiazione sono intervenuti Zoahir Louassini di Raimedfi
canale satellitare Rai che fa
informazione anche in ling^
araba, ndr] e Raffaele Luisedi
Radierai. Per Luise c’è da registrare una carenza cultura-,
le da parte dei media moft|
grave in fatto di religioni; anche Louassini sottolineala,
necessità di una informazia^
ne più corretta e più artico^
ta, quando lo stesso lingua^!
gio che si adopera diveiit%
fondamentale. T’informazio*:
ne non può prescindere dm
formazione, ha detto Luise,
che ritiene che «il
deve imparare a racconW
tutta la complessità del reale
che gli sta davanti. L’infM:
matore religioso dovreb»®
sapere che il pluralismo
gioso conduce a tre tragU®
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di quel dialogo delle civw
che è la conditio sine quatti
della pace e del futuro».
L’OTTICO EVANGELICO
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Corso G. Cesare, 62/f
10154, Torino.
Tel. 011-851789
di Antonio TrovM?
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I yfMFRDÌjO DICEMBRE 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
Continua la collaborazione deH'ospedale valdese di Torino con il Camerún
L'ospedale protestante di Ndoungué
scambi di medici e infermieri e l'invio di materiale tecnico ha fatto crescere il servizio
) 10Q^pQ(jale africano. Nascerà l'associazione «Melissa» per coordinare meglio la solidarietà
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La collaborazione fra l’Ospedale evangelico valdese di Torino e VHôpital protestant di Ndoungué, in Camerun, dura oramai da due
anni. Iniziata nel maggio
200l con l’invio di un primo
contingente medico a Ndoungué, è proseguita con ripetuti soggiorni di infermieri e
„ledici camerunesi a Torino
a scopo formativo, e con l’invio di altre tre équipe mediche italiane in Camerún, associate a spedizioni di materiale medico. In un’occasione, alcuni amici torinesi hanno'provveduto alle spese per
¡1 viaggio e il mantenimento
in Italia di tre bambini, affetti
da gravi deformità degli arti
inferiori, che sono stati sottoposti a delicati interventi chirurgici presso l’Evangelico di
Torino da parte dell’unità di
ortopedia del dr. Bertini.
L’ospedale di Ndoungué
conta circa 400 posti letto,
che raggiungono i 600 se si
considerano gli 11 dispensari
periferici sparsi in un raggio
di 100 km intorno. Sono attivi
servizi di pediatria, medicina
interna, infettivologia, ginecologia e ostetricia, chirurgia
generale, oculistica, laboratorio analisi, radiologia, terapia intensiva, pronto soccorso, Vi lavorano quattro medici, di cui uno solo specialista,
il dr. Richard Petieu, chirurgo, e 150 infermieri. L’afflusso giornaliero di pazienti in
visita specialistica supera
ampiamente le 200 unità. Il
blocco operatorio è estremamerite attivo, se consideria
mo che nel 2001 vi si effettuavano circa 400 interventi
all’anno, arrivati a oggi a più
di 600. Ciò si deve all’aumento del bagaglio tecnico del
personale locale, unito alla
popolarità che l’ospedale di
Ndoungué ha raggiunto grazie alle periodiche visite «dei
bianchi» {les blancs, come
abitualmente veniamo chiamati dai bambini locali).
Il bilancio dell’attività condotta fino ad oggi è estremamente positivo; oggi a Ndoungué vengono portati a termine, da medici e infermieri
locali, interventi chirurgici in
laparoscopia e artroscopia,
mentre il trattamento delle
ernie inguinali (assai comuni
e invalidanti) prevede il posizionamento di una protesi,
come avviene in Europa, senza significativi problemi di infezione. Le numerose fratture
che giungono al pronto soccorso vengono trattate in maniera decisamente più efficiente, grazie all’apporto di
materiali e tecniche recenti.
Il bagaglio tecnico del personale medico e infermieristico locale è notevolmente accresciuto: oggi è possibile
procedere a interventi chirutr
gici in narcosi, grazie alla presenza di un medico formato
in anestesia dall’Ospedale di
Torino, mentre la gestione del
blocco operatorio e dei delicati strumenti chirurgici che
sono stati inviati in questo
periodo in Camerún, è garantita dalla presenza di infermieri estremamente efficienti
e preparati. L’ospedale di
Ndoungué è divenuto anche
sede di una vera e propria
scuola: con un passaparola
molto efficiente, in concomitanza con l’arrivo del personale italiano in Camerún, medici e infermieri camerunesi
provenienti da altri grandi
ospedali del paese si recano
ad assistere agli interventi
chirurgici per apprendere
nuove tecniche da riportare ai
rispettivi ospedali di origine.
Molto è quindi stato fatto,
ma per il futuro sono in programma nuovi soggiorni formativi di personale carnerunese a Torino (nel 2003 due
infermieri soggiorneranno
per un periodo di due mesi a
Torino per la formazione come strumentista e nurse di
anestesia), e l’invio di materiale, non solo medico (un
generatore di corrente è in
attesa di partire per Ndoungué, unitamente a un mezzo
4x4). Le équipe italiane continueranno i loro soggiorni in
Camerún a scopo formativo,
per rendere ben presto possibile l’impianto di materiale
protesico ortopedico e l’esecuzione di interventi chirurgici più complessi, nonché
per proseguire la formazione
del personale.
L’iniziativa del past. Franco Taglierò di Angrogna, che
ha visitato la realtà camerunese e ne è rimasto affascinato, unitamente ai volontari
che si sono succeduti nei
viaggi in Camerún, sta per costituire l’Associazione «Melissa» (dal nome di uno dei bimbi operati in Italia), allo scopo
di coordinare in maniera più
efficiente gli aiuti agli ospedali del Camerún. Per quanti
■ volessero maggiori informazioni sui progetti in corso:
Franco Taglierò 0121-944182
o lean-Daniel Rostan 0117493777. Per coloro che volessero sostenere con donazioni le attività pro-Ndounguè: eie numero 25733 c/o
Cariplo Torre Pellice intestato
a: Amici Ospedale valdese di
Torre Pellice, con causale: per
gli ospedali del Camerún.
martino BARAZZUOLI
.Totb»
1x65751^
lana.lt
svuto quest’anno, nella chiesa battista di Ferrara, un significato particolare. L’eco
della predicazione delTEvanplo a tutti i popoli ha trovato in questa piccola comutota un momento di visibilità
toale. Ben sette nazioni era»0 rappresentate, oltre a un
luppo, della Chiesa valdese
'Felonica Po guidato dal
Emanuele Fiume, per
eiebrare insieme il culto,
'»veniente dalla Germania
predicatore past. Winfrid
.^nnkuche (Frali), coreana
'genista Cho Kim, presenK*"-® fratelli filippini,
Wdesi, giapponesi, molPfa Nel sermone,
.Jttikuche ha ricordato le
posizioni fondamentali
“‘riformatori, «Sola GraD *Eola Fide», «Sola Scripche attraverso le varie
tanf^’^thni storiche e i mufinti di mentalità e cultu«ono rimasti punti di rifevim chiese e i mo
allac^i* t^he si richiamano
sjfg*''tntma, e debbono es
nggi linee di guida dei
eros« “‘lee ui guiaa (
enti e della comunità,
u. tatto seguito, come è
j Ulne in queste occasiono il Signore e, do
vanti a un pubblico attento,
che ha poi dato vita a un animato dibattito.
L’oratore si è domandato
se il pensiero del riformatore
abbia ancora qualcosa da dire nel nostro tempo: Lutero
si manifestò e agì in un periodo diverso, ma non meno
inquieto dal punto di vista umano, politico, religioso e
spirituale. L’opposizione dell’imperatore, dei legati pontifici, le lotte fra principi, la
rivolta dei contadini nonché
i dissensi interni fra le varie
componenti della Riforma,
furono gli innumerevoli ostacoli che egli dovette affrontare, non di rado a rischio della
propria vita ma sempre con
coerenza, proclamando in
ogni cosa la superiorità della
parola di Dio.
Dopo l’excursus su Lutero,
l’oratore ha analizzato il pensiero di alcuni teologi protestanti moderni sull’opera del
Riformatore, da loro osservata sotto diverse angolazioni e
con giudizi diversi, pur nell’apprezzamento generale
della grandezza di pensiero.
Nel periodo attuale, caratterizzato da indecisioni, contraddizioni, evidenti falsità,
Lutero ci lascia un esempio
di coraggio, di coerenza ma
soprattutto di fede.
Il 1° dicembre a Stoccarda
Chiude la chiesa di lingua
italiana del Württemberg
LAURA DE SORTOLI SCHUSTER
Domenica 1° dicembre, la
Chiesa evangelica di lingua italiana del Württemberg
(Celiw) si è riunita a Stoccarda
per festeggiare il tradizionale
culto dell’Avvento. È seguita
un’agape che si è tenuta in un
clima di serenità e simpatia,
anche se venata da una nota
di tristezza. Si è trattato, infanti, dell’ultimo incontro; dal
2003 la Celiw, nata come tale
ufficialmente nel 1995 ma esistente come comunità di italiane e italiani dalla fine degli
Anni 50, cesserà la sua attività.
Questa decisione è stata presa
dopo aver vagliato i prò e i
contro, analizzato e discusso
la situazione presente e passata, cercato altre soluzioni meno drastiche. È una decisione
purtroppo dolorosa, ma in
questo momento necessaria.
In questi anni, lentamente,
sono venuti a mancare i presupposti per l’esistenza della
nostra chiesa. Molti membri
sono rientrati in Italia, altri si
sono perfettamente inseriti
nelle chiese evangeliche tedesche, magari anche grazie ai
figli e alle figlie, nati e cresciuti
qui, che in queste hanno ricevuto la confermazione e che
hanno continuato a frequentare anche in seguito addirit
^fiulto, la tradizionale
"'os/ '■‘uniti in un’atin ^ fraterna e conviviapjg j le sorelle di tanti
lorigy fiotio distinte per il
jllg servizio in cucina e
pomeriggio
‘uogo la conferenza
Pfannkuche sul te
Per la
pubblicità
1 . ‘ ÖU1 LC
*^ttualità di Lutero», da
su
tei. 011 -655278, fax 011 -657542
tura «rimorchiando» i genitori.
Il gruppo degli evangelici italiani di Metzingen, negli Anni
60-70 assai numeroso, si è tal-,
mente rimpicciolito da non
consentire nemmeno una regolare presenza al culto mensile, tanto che negli ultimi due
anni questo si è tenuto una
volta al mese solo a Stoccarda.
I membri della Celiw sono
sparsi per tutta la regione e
questo ha da sempre reso difficile una regolare vita di chiesa,
con attività sociali e manifestazioni anche spontanee, ma
la situazione è naturalmente
peggiorata con la riduzione del
numero delle «attive» e degli
«attivi». I culti a Stoccarda ultimamente hanno avuto un’affluenza costante ma esigua.
Questi motivi, fra gli altri, ci
hanno costretto a un ripensamento e a una svolta.
Alla pastora Gabriella Costabel, che è succeduta nella
cura d’anime a Domenico
Gianni, Emidio Campi, Mirella Abate Leibbrand e Camilla
Walther-Giuliano, va un grazie di cuore da parte della comunità per l’impegno e la serietà con cui ci ha seguito, soprattutto per la pazienza e fiducia anche nei momenti critici della nostra storia. I membri dell’ormai ex Celiw si sono
lasciati con la promessa di ritrovarsi di tanto in tanto per
un culto in cui pregare e cantare ancora insieme in italiano. Come ultima gesto di comunione con la Chiesa valdese, la Celiw desidera regalare i
suoi Innari e le sue Bibbie (circa 20) a una comunità che ne
abbia bisogno; per informazioni contattare Gabriella Costabel (gabco-geha@z.zgs.de).
Chiese evangeliche di Torino
Il futuro dell'ospedale
negli auguri del sindaco
Mercoledì 11 dicembre il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha incontrato per i tradizionali auguri natalizi il gruppo dei pastori evangelici che settimanalmente si incontrano
alla Casa valdese. NelToccasione il pastore Giuseppe Platone,
a nome delle chiese evangeliche torinesi, ha consegnato il testo di una presa di posizione e di solidarietà nei confronti del
lavoratori della Fiat colpiti dai recenti provvedimenti di cassa
integrazione e mobilità (vedi Riforma n. 48 p. 15).
Sulla questione degli ospedali valdesi, in particolare quello
di Torino, Chiamparino che aveva avuto giorni prima un apposita riunione con il moderatore della Tavola valdese Gianni
Genre e con i membri del nuovo comitato di gestione, ha assicurato di avere scritto al presidente della Regione Enzo Ghigo
affinché non vengano assolutamente a mancare le risorse necessarie per «un ospedale che noi torinesi conosciamo come
presidio indispensabile di grande qualità. Non chiediamo privilegi ma semplicemente il rimborso del dovuto».
AGENDA
19 dicembre
ROMA — Alle 17,30, al Centro Melantone (Aula magna della
Facoltà valdese di teologia, via P. Cossa 40), nell’ambito del
corso «Le chiese e la vita ecumenica in Italia», il prof. Paolo
Ricca parla sul tema «I valdesi, storia e presente, II».
20 dicembre
BARI — Alle 20, nella chiesa S. Scolastica al Porto (p. San
Pietro 1), si tiene un incontro ecumenico con partecipazione
del Coro ecumenico «A. Sinigaglia» dir. Mariella Gemone.
21 dicembre
MILANO -r- Alle 20, nella chiesa cristiana protestante (tua M.
De’ Marchi 9), la Ghiesa presbiteriana coreana «Chan-Yang»
presenta il «Messia» di G. F. Händel (dirige l’orchestra Gina
Chae, dirige il coro Luca Lee, Kwan Seok).
SUSA — Alle 15,45, nell’Aula consiliare del Comune (v. Palazzo di città 39), il Centro «P. Jahier» e il Centro di ricerche
di cultura alpina organizzano un incontro sul tema «Piero
Jahier, un “ragazzo” a Susa», con interventi di Antonio Di
Grado, Emmanuele Paschetto, Giorgio Bouchard. Modera
Anna Rostagno T elmon.
BERGAMO — Alle 17, nella chiesa evangelica (v.le Roma 2b),
si tiene un concerto di Natale con musiche di Bach e Telemann. Esecuzioni del civico Ist. «Donizetti» di Bergamo.
23 dicembre
TRIESTE — Alle 18, nella chiesa Ss. Andrea e Rita (v. Tocchi
22), si tiene un incontro ecumenico di preghiera per Natale,
con predicazione del pastore awentista Paolo Todaro.
6 eennaio
MESTRE — A partire dalle 10, nella chiesa valdese e metodista (v. Cavallotti 8), la Federazione delle chiese evangeliche
del Nord-Est organizza una giornata di aggiornamento e studio per monitori e catechisti sul tema «Identità-diversità,
forza 0 debolezza», con relazione del past. Carmine Bianchi.
Per informazioni e prenotaziorli tei. 041-5202285 (Sandra).
Le segnalazioni devono giungere con 15 giorni di antìcipo.
CRONACHE DALLE CHIESE
SAN SECONDO — Domenica 24 novembre è stata battezzata
Rebecca Rivolta, di Claudio e Marinella Lausarot. Voglia
il Signore benedire la piccola i suoi genitori.
• Esprimiamo i nostri rallegramenti a Dario e Annalisa
Gardiol per la nascita di Umberto. Voglia il Signore benedire questo bambino e assistere i suoi genitori, permettendo loro di vivere nella sua gioia.
• Si sono recentemente svolti i funerali di Emilio Fornerone e di Dirce Montis Gönnet. Rinnoviamo ai familiari
la nostra fraterna solidarietà.
VILLASECCA — Il 28 novembre ci ha lasciato dopo un periodo di sofferenza Luigi Ferro, di Villasecca superiore,
all’età di 68 anni. Ai familiari va la nostra simpatia.
OI Dai notiziari delle chiese
Roma: la comunità
filippina e la sua corale
La chiesa metodista di Roma, nel suo foglio. L’eco della
comunità, novembre-dicembre 2002, informa che dalla
primavera scorsa ospita la
comunità metodista filippina, momentaneamente priva
di sede; questa si riunisce la
domenica mattina dalle 8,30
alle 10,15. La Chiesa metodista di Roma ha rinnovato
l’ospitalità per un altro anno,
e accoglie questa circostanza
come un arricchimento e
un’occasione per avere, anche in futuro, momenti di
fraternità da condividere con
questi fratelli e sorelle. Nello
stesso foglio si danno notizie
anche della comunità metodista coreana, la cui corale ha
compiuto recentemente due
tournées importanti: la prima
negli Usa, dove ha partecipato a 15 manifestazioni tra
culti, concerti e momenti di
preghiera a Pittsburgh, Philadelphia, Baltimora, e che è
culminata nel concerto delTll settembre, anniversario
del crollo delle torri gemelle,
tenuto al Jefferson Memorial
di Washington: la seconda
che Tha vista tornare in patria, in Corea, dove ha tenuto, fra il 5 e il 27 ottobre, ben
17 concerti.
(a cura di Susanna Corda)
8
PAG. 8 RIFORMA
r
Vita delle Chiese
Una serie di manifestazioni seguite con. interesse dalla cittadinanza e dai media
190 anni della Chiesa battista di Chiavari
Lìmpegnativa «tre giorni» ha stimolato tutta la comunità a Impegnarsi in una rinnovata
opera di testimonianza nel solco tracciato da coloro che ci hanno preceduti nella fede
Con sobrietà ma con dignità e impegno verso l’esterno, la Chiesa battista di Chiavari ha ricordato il novantesimo anniversario della fondazione con una serie di manifestazioni che sono state seguite con interesse sia dalla
cittadinanza che dai media
(Entella tv e Telepace, Corriere mercantile e 11 Secolo XIX,
il quale oltre a un articolo illustrativo ha pubblicato anche una lunga intervista al
prof. Maselli). La commemorazione si è aperta venerdì 15
novembre con una conferenza pubblica del prof. Domenico Maselli sul tema «Cristiani protestanti a Chiavari e
in Italia», che si è svolta nella
nuova sala ausiliaria aperta al
pubblico, che è stata inaugurata nell’occasione.
Con la perizia che gli è propria e Tinduhbia competenza, Maselli ha condotto i numerosi presenti, di cui molti
estranei alTamhiente evangelico, in una rapida carrellata
dagli inizi della presenza evangelica nel comprensorio a
partire dal 1852 con la nascita della Chiesa valdese di Favaie, per giungere poi al 1912
alla fondazione della Chiesa
battista e arrivare fino ai giorni nostri con la nuova situazione di diversa convivenza a
motivo dell’impegno ecumenico in atto. In proposito, in
apertura, il vicario generale
della diocesi cattolica, mons.
Alfredo Bastogi, aveva portato il saluto beneaugurante
della sua chiesa, leggendo un
messaggio personale del vescovo cattolico.
Sabato 16 novembre Giorgio «Getto» Viarengo e Franco Scaramuccia hanno condotto un intrattenimento dal
titolo «150 anni di presenza
nel Ghiavarese: dai cantastorie Cereghino alla Chiesa battista di oggi». Si è partiti dalla
descrizione della vita dei
contadini della vai Fontabuona che d’inverno facevano i
cantastorie per incrementare
lo scarso reddito dei campi:
Viarengo ha illustrato praticamente, aiutandosi anche
con diapositive, come avvenivano le cose nelle piazze e
nelle fiere a quel tempo esibendosi poi nel caratteristico
«treppo» (cioè l’imbonimento degli astanti) e nella simulazione della vendita dei
«pianetini» (fogli in cui erano
scritte le canzoni composte
dai Cereghino e in cui, dopo
la conversione, trovarono posto anche inni cantati nelle
Aldo Casonato
Franco Scaramuccia
chiese evangeliche italiane).
Pier Luigi Giachino ha eseguito, fra l’entusiasmo dei
presenti, con l’accompagnamento di chitarra e violino,
alcune canzoni originali del
Cereghino ancora oggi cantate nella valle. Il coretto dei
giovani della chiesa, preparato con grande maestria dall’animatore musicale Carlo
Leila, che ha saputo selezionare le voci e fonderle in maniera molto armonica accompagnandole con la sua
chitarra, ha eseguito con
grande successo prima due
canti ritrovati nei «pianetini»
originali (parole di Rostagno
e di Rossetti) e poi ci ha portato alla Chiesa battista dei
nostri giorni con un inno moderno e con un inno in lingua
spagnola, che vengono eseguiti normalmente durante i
culti domenicali di oggi. Il
pastore Scaramuccia ha potuto far rilevare che i volti dei
componenti il coretto (un al
banese, una brasiliana, due
peruviane, un ecuadoriano e
due italiani) ben rappresentano la «faccia» odierna della
comunità battista di Chiava
ri, impegnata in un talvolta
non facile ma fruttuoso lavo
ro di integrazione delle cultu
re e di arricchimento reciproco per il felice incontro di tra
dizioni diverse.
Domenica 17 novembre
infine, la chiesa si è raccolta
in un culto bilingue (italiano
e spagnolo) di ringraziamento al Signore, in, cui il presidente dell’Unione battista,
Aldo Casonato, ha esortato
fratelli e sorelle a continuare
a vivere la propria vocazione
con impegno nella veglia e
nell’attesa del Signore che
viene. Il coretto, sempre diretto da Carlo Leila, ha guidato il canto della comunità
e ha eseguito inni moderni
originali, che hanno contribuito all’edificazione dei
presenti. Particolarmente
gradito è stato anche il saluto
della sovrintendente del 5°
circuito, Gabriella Molfino,
che ha portato la solidarietà
e la vicinanza delle chiese
valdesi e metodiste della regione. Un’agape fraterna
molto partecipata nelle nuove sale ausiliarie ha concluso
la laboriosa «tre giorni», lasciando nella comunità un
rinnovato impegno a portare
avanti con l’aiuto della grazia
di Dio il testimone ricevuto
dai predecessori nell’ideale
staffetta della vita.
Dedicato alle ricette valligiane il tradizionale bazar della Chiesa riformata
A Zurigo si esprime il «Golosone valdese»
MATTHIAS RÜSCH
A Zurigo novembre è il mese dei bazar. Quasi ogni
comunità locale della Chiesa
riformata ne organizza uno
nel suo quartiere. Sono ben
noti quello degli anglicani,
quello «mediterraneo» degli
spagnoli evangelici: e il bazar
valdese? Il nostro bazar è anzitutto quello dei Waldenser e
poi quello degli Italiener (italiani). Così ormai è diventato
una leggenda, un mito persino. Svoltosi la prima volta nel
lontano 1901 (allora organizzato dal Frauencomité a favore della pura sopravvivenza
della locale chiesa evangelica
italiana), oggi, nel suo 101“
anno, è perfettamente ancorato nell’ambito zurighese
che gradisce la sua vivace serietà e l’impegno totale dei
«valdesi». Magari viene stimato anche perché riesce a
suscitare un po’ di calore meridionale nei grigi giorni del
novembre d’oltralpe.
Sempre di più negli ultimi
anni il bazar è diventato la
parabola della comunità: più
che mai comunitario, impegna già in anticipo una quantità di volontari, non solo italiani, di tutte le generazioni e
rende testimonianza di una
vitale presenza in città. È un
dltò
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
euro 5,00
euro 10,00
euro 10,00
Versamenti sul conto corrente
postale n. 46611000 intestato
a: «CULTO RADIO», via Firenze 38, 00184 Roma.
ottimo luogo di incontro e
persino luogo di riconciliazione. F la gente viene: vengono dal quartiere, viene Formai obbligata delegazione
del Kirchenrat, vengono gli
amici socialisti («Sa, signor
pastore, non crediamo tanto
nelle vostre cose, ma la nostra simpatia è con voi»),
vengono i nostalgici riformati
e, quest’anno, è venuto anche qualche golosone in più.
Non solo perché, dopo aver
fatto le buone spese ai diversi
banchi, si mangia come Dio
comanda (pizze, spaghetti,
minestrone), ma perché quest’anno, oltre a uno squisito
buffet di antipasti, si è presentato al pubblico un «ricettario valdese», il cosiddetto
Golosone valdese.
Una ditta ci ha regalato il
materiale e una squadra di
ben 15 persone si è messa
al lavoro. L’artista bregagliota
e membro di chiesa Maya
Griesser ha stampato un’incisione originale a favore dei
primi 50 volumi doc del ricettario, che in tutto ha una tiratura di più di 100 esemplari.
Con il Golosone valdese la comunità si presenta, per una
volta, da un lato poco calvinista, facendo l’occhiolino:
perché, ovviamente, è una
contraddizione chiamare un
ricettario II Golosone valdese.
Non è però una contraddizione che i valdesi vivano e
provengano da realtà diverse
(da dove ci sono giunte le ricette) e che solo nel loro insieme, venuti dai differenti
territori, con delle esperienze
diverse, formino quella caratteristica di chiesa evangelica
che ancora oggi potrebbe
convincere in una società
sofferente di golosità. Viviamo nell’oggi, abbiamo a disposizione i mezzi dell’oggi e
con essi abbiamo le possibilità, Dio volendo, di dialogare
VENERDÌ 20
VENE
Era vedova del pastore Elio Eynard
Lydia Munzi, grande figu[
dell'evangelismo italiano
GIORGIO BOUCHARD
Z/Ïh ^ novantacinque
anni si sta benissimo:
dopo, arrivano gli acciacchi»:
con queste parole cominciava un’intervista concessa tre
anni fa da Lydia Munzi Fynard per un libro della Claudiana*. Dietro questa frase
c’era una vita vissuta con salda fermezza, ma c’era anche
metà della storia dell’evangelismo italiano: per parte di
madre, Lydia proveniva dalla
Chiesa metodista di Bassignana, e per parte di padre
dalla Chiesa valdese di Forano Sabina: ma sia Luna che
l’altra comunità affondavano
le loro radici nell’evangelismo risorgimentale, e più
precisamente nella chiesa libera fondata da garibaldini e
mazziniani subito dopo il
1870. Il prozio paterno di Lydia era il pastore Luigi Angelini, ex sacerdote convertito
da Alessandro Gavazzi, e poi
fondatore della chiesa libera
di Forano, entrata cent’anni
fa nell’ordinamento valdese.
Ma il pastore Angelini aveva sposato un’avvenente signorina americana (Arabella
Chapman) amica o imparentata con le più importanti famiglie patrizie degli Stati Uniti: i Colgate, i Mac Cormick,
gli Otis, la vedova Kennedy.
Da una parte, questi amici
sostenevano a fondo l’opera
valdese in Italia (compreso il
lavoro di Giovanni Luzzi);
dall’altra, aprivano tutte le
porte all’adolescente Lydia.
Non che le stendessero davanti un tappeto rosso: la fecero venire a New York, ma a
lavorare nella City Mission;
poi l’aiutarono anche a studiare in Germania, dove naturalmente imparò a suonare
l’organo sotto la guida di una
cugina di Albert Schweitzer.
A 23 anni, Lydia era pronta
per la vita: e subito arrivò il
fidanzamento con un coetaneo: Flio Fynard, allora pastore a Rodoretto. Appena i
due si sposarono la Tavola,
nella sua sapienza, li spedì a
Pachino. Lydia prese subito
la malaria, ma continuò imperterrita il lavoro siciliano,
anche a Palermo. Poi, arriva
la vocazione da Torino: Flio
Fynard conduce quella chiesa negli anni difficili della
guerra e della ricostruzione
(1936-50): i due restano a Torino sotto le bombe, anche se
la comunità è ormai dispersa
in 138 comuni del Piemonte.
Lydia è sempre a fianco del
marito: lo accompagna nelle
visite, riceve chiunque in casa, conduce il classico ménage pastorale fatto di impegno
e di apertura
realizza l’unione con*lani'°
sa metodista di Torino,'^
bora con il battista EnrkT
schetto, dialoga con la «4
ra laica torinese, ne rifeci
nelle sue visite alle Valli do
ho avuto il privilegio di àsj
tarlo da ragazzo in unaiJ
menticabile conferenza sii
nuove frontiere della teg
monianza evangelica.
Negli anni di Torino, a
viene eletto nella Tavolai
viene affidata, come 1 ' ^
la Sicilia e la Calabria:\„^,
topone a lunghi viaggi in tre!
no, ma non si stanca: quanà
è nel Sud dimostra anaii
una volta di avere il coraJ
di rivolgere vocazione^
gente. Nel corpo pastora^
sono diversi miei coet^
che sono entrati nel min^
rio grazie a una chiamafi
Elio Eynard. Dopo un farete
intervallo in Facoltà, Eliat
Lydia vanno a Zurigo, dovi
reggono e sviluppano quel
chiesa (con Basilea, Luceffl
e Winterthur) per 17 arinifi
i vecchi amori americani'noi
sono morti: per un annoio
insegna a Decatur, in Geo®
già, ma rinuncia a restarle^
me professore: la sua (laidi
vocazione sta altrove: nei
Italia degli evangelici e dej
emigrati. Ma anche negB Sti
ti Uniti hanno lasciata UMi
traccia: durante i miei
giorni americani ho sp ___
trovato persone che si rieqi
davano le conferenze di Eynard, tenute in un inglesi
perfetto, e sopra.ttutto inm
linguaggio tale da farsi capii
da quella gente.
Con la fine della vita terr®
di Lydia Munzi l’evangeli^
italiano volta dunque unapa
gina della sua storia. Ma voN
remmo dire ai figli Sergioi
Bruno, alle nuore Maria LuS
e Jacqueline, ai nipoti Paolt
Frédéric, Gabrielle e Laute: la
chiesa ricorda, e il Signo»
non dimentica.
(*) Piera Ecidi; Sguardi di doi
ne. Torino, Claudiana, pp. 75-®
Librerie
CLAUDIANA
MILANO: via F. Sfa
12/A;tel. 02/76021518
TORINO: via Princip
Tommaso, 1 ; tei. 6692
TORRE PELLIGE:p.za]
Libertà, 7; tel.0121/9142^
nRENZE: Bg. Ogniss
14/r; tei. 055-282896
ROMA: Libreria di
religiosa piazza Gavorai 32;
tei. 06/3225493
con la società rendendo testimonianza di una realtà che
non solo mette in crisi quest’oggi, ma che anche apre
l’orizzonte a una via d’uscita,
la quale porta a una tavola
abbondantemente e golosamente apparecchiata; alla
Tavola del Signore.
Il risultato del bazar di Zurigo: dopo una giornata molko impegnativa di vendita
dietro e di festa davanti ai
banchi (mercato delle pulci,
specialità culinarie, lavori fatti a mano), il ricavato a favore
delle chiese valdesi d’Italia e
del Rio de la Piata è di ben
13.500 franchi. Sommato ai
doni finanziari ricevuti per
l’occasione dall’Unione femminile, anche pecuniariamente, arriva a oltre 15.000.
Un grazie di cuore a chi si è
tanto dato da fare. Il Golosone
valdese è ancora in vendita a
Zurigo per poco tempo. Si
presenta ottimamente come
regalo natalizio. I costi per la
versione doc sono di 48 franchi (28 per la versione semplice). Ogni ricetta è descritta
in italiano e in tedesco.
Dalla Chiesa valdese di Luserna San Giovanni
Un pasto al giorno per San Carlos
DANIELE GARDIOL
A
San Carlos, nel Nord
dell’Argentina, c’è una
«mensa comunitaria» per i
bambini e le bambine più
poveri della città e per le loro
famiglie. Il sostentamento
della mensa è garantito da
un’attività di panificazione,
che contribuisce inoltre a fornire beni di primaria necessità alle famiglie. Ognuna di
queste può contare su un
reddito di circa 50 euro mensili, vale a dire su 0,34 euro al
giorno per persona, mentre il
costo della vita è più 0 meno
uguale al nostro.
Nel progetto sono impegnate un’assistente sociale a
metà tempo, pagata dalla
Chiesa valdese rioplatense, e
le madri che a titolo volontario si occupano della mensa e
della panetteria. Il program
ma è finanziato da una percentuale della colletta annuale per la diaconia della
Chiesa valdese del Rio de la
Piata e da donazioni sporadiche in denaro e in natura
(prodotti alimentari, vestiario) da parte di singoli e della
Chiesa valdese di San Carlos.
La comunità di Luserna
San Giovanni, «al fine di dare
una manifestazione concreta
del proprio sentimento di viva solidarietà verso i fratelli e
le sorelle dell’area sudamericana in questo difficile momento», ha deciso nella sua
ultima assemblea di chiesa
di sostenere questo progetto, indicato come prioritario
dalla Mesa Vaidense, con
una raccolta di fondi. Tutti i
lettori che lo desiderano possono contribuire all’iniziativa, versando una quota indicativa di 30 euro, che per
mette il sostentamento |jj
una persona per 4 mesti“
costo di un pasto è di cittj
25 centesimi). I versafflO®
possono essere effettuati uo'
lizzando il conto cortei*
postale n. 12314100 intes»*“
a; «Concistoro valdese
serna San Giovanni»!
cando la causale «]
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un pasto al giorno»- —,
.......... I modo »
possibile in questo .
largare il numero delle fo*®
glie a cui è garantito alto®
un pasto al giorno, in
particolare momento di co
strofe èconomica.
La Tavola valdese dall IÖ®
e la Mesa Vaidense dal 8*0
la Piata garantiscono 1
larità del progetto, e il C0%
storo della Chiesa vald®*.
Luserna San Giovanni sU
pegna a fornire resoconttPj,
riodici tramite le pag***
questo giornale.
9
r
yjujERDÌ 20 DICEMBRE 2002
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BATTITI
PAG. 9 RIFORMA
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"•^rd VI i2ZITj Riprendiamo un dibattito rilanciato sia dal Sinodo sia dall'Assemblea battista
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'suii; piaconia, più un «essere» che un «fare»
Opere dioconah o aziende? È un falso dilemma ehe dovremmo metterci definitivamente
alle spalle per riprendere, Invece, l'elaborazione teologica sulla diaconia della chiesa
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HO apprezzato molto l’articolo pubblicato su
Riforma dell’8 novembre
scorso dal titolo «Un nuovo
orientamento per l’impegno
diaconale delle chiese valdesi
e metodiste». Si tratta di ampi brani estratti dalla relazione della Commissione d’esame sull’operato della,Commissione sinodaie per la diaconia (Csd) all’uitimo Sinodo. Una relazione bella e coraggiosa: bella perché scritta
in modo sempiice, comprensibile, immediato; coraggiosa
perché evidenzia senza timore problemi di fondo che le
chiese dovranno affrontare
nel prossimo futuro. Ne vorrei riprendere due argomenti:
il problema deU’aziendalizzazione delle nostre opere diaconali e l’annosa questione
della loro identità.
«Opera» o «azienda»
un falso dilemma
Spesso le chiese vivono il
concetto di azienda applicato
alle proprie strutture con sospetto; il termine azienda incute titubanza, una sensazione di fare dei passi indietro
rispetto alle Opere nate in un
passato eroico, che avevano
un non so ché «di ampio respiro», di grandi promesse da
realizzare, che l’azienda racchiude inevitabilmente in un
freddo e anonimo grigiume.
Vorrei sfatare questa sensazione negativa. Con il termine «azienda» si intende l’insieme di persone e di altri fattori produttivi, come le risorse economiche e finanziarie,
gli investimenti, le attrezzature, ecc., organizzato per il
raggiungimento di un determinato fine, non necessariamente né esclusivamente il
massimo profitto. In questa
accezione, le scuole e le diverse opere diaconali sorte
nell’800 erano delle aziende
già allora; adesso si direbbero
aziende non profit.
E evidente che l’azienda
per poter svolgere la sua attività irr modo continuativo
neve rispettare alcune regole
fondamentali: le norme generali di base, il corretto utilizzo delle risorse, il mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario, la formanone del personale e così via.
Tutti questi ingredienti erano
presenti nelle opere dello
seorso secolo come oggi; ma
mentre in passato la capacità
miniziativa, la cocciutaggine,
8 buon senso del padre di fal’onestà, ecc. erano
, cienti per far funzionare
n azienda, le esigenze imposte dall’attuale convivenza
oilettiva, le conseguenti fore di controllo e di concorenza hanno reso di gran luncomplessa e difficile la
'T'a di tutti
^ fifolo esemplificativo,
I membri delle nostre
I j '““c sono impegnati anche
n °“83nismi come la Croce
j 8sa, la Croce Verde, l’AssoP^'°ne antincendi boschivi
dsm ancora: a tutti è evinte che la funzione di soc° pronto intervento
se i oggi come ieri; ma
I lab*' P^®®ato era sufficiente
I volontà per interveI corretta ope
roo ri- ^ necessario sapersi
cialb, c®’’® ®P®'
^tà ri’ ^^noscere le moda
plg di apparecchi com
te e^'’ '^*®Pottare le procedu
diqj^ libera decisione innaie di aderire a un or
^ismò
piuttosto che a un
aL ^ ___^^ ^ V-.Ì»
sìq|?’ la libertà di espresJorii ciascuno; anzi la vaa e la rende più efficace.
Così avviene anche nelle
opere delle chiese, senza che
i loro membri si debbano
sentire minacciati dal peso
dell’azienda. Paradossalmente è vero il contrario: se
nella quotidianità fossimo
più attenti anche a questo
aspetto della vita ecciesiastica, forse sapremmo affrontare con meno apprensione e
impreparazione certe difficoltà. Insomma, l’aziendalizzazione delle opere diaconali, così come la loro configurazione giuridica, non deve
essere un fine o un limite ma
uno strumento, affinché l’azione diaconale delle chiese
sia effettivamente efficace.
Zùiche nella Bibbia abbiamo
l’esempio di strumenti diversi usati da Dio per far conoscere la sua volontà: ai tempi
dell’Antico Testamento chiedeva ai profeti di parlare al
popolo, Gesù chiedeva ai discepoli di predicare l’Evangelo, a Giovanni ha ordinato di
scrivere un libro su quello
che vedeva e di mandarlo alle sette chiese dell’Asia Minore (Apocalisse 1,11).
Gli enti non profit
Molto più complesso è il
secondo argomento, quello
dell’identità. In un saggio
presentato a un convegno
sull’impresa sociale a inizio
di ottobre, il prof. Stefano
Zamagni, uno dei maggiori
studiosi italiani del terzo settore, si è soffermato proprio
su questo argomento. Nella
stragrande maggioranza le
istituzioni non profit in Italia
sono in crisi; ciò deve essere
considerato un fatto positivo
che deve aiutarci a comprendere il loro ruolo e specifici
tà rispetto al mondo tradizionale dell’impresa capitalistica. Secondo il prof. Zamagni gli organismi non profit
hanno un preciso compito
nella misura in cui riescono a
comprendere e trasmettere il
senso profondo del loro operare. Essi non possono operare in analogia dell’impresa,
distinguendosi solamente
per una questione di quantità (cioè l’assenza dello scopo di lucro); né il loro ruolo è
quello di surrogare l’ente
pubblico, sempre più incapace a sostenere direttamente il «welfare», oppure essere
erogatore di servizi sociali,
restando incapace di assecondare una trasformazione
delle politiche sociali in senso relazionale..
Il significato dell’impresa
civile è quello di creare all’interno della società nuova relazionalità tra soggetti diversi, motivati non dal profitto
ma dalla consapevolezza di
dare delle risposte a reali bisogni della collettività. Questo scambio di relazioni, che
costituisce il vero valore aggiunto degli organismi non
profit, deve avvenire in condizioni di parità e di reciproco rispetto tra chi dà e chi riceve, perché i ruoli possono e
debbono essere interscambiabili. Il terzo settore, con
queste precisazioni, può sostenere un suo ruolo specifico alTinterno della società civile con altrettanta dignità
delle imprese capitahstiche e
dell’ente pubblico. Avere
consapevolezza della propria
identità significa dunque riconoscere gli altri, ma anche
essere riconosciuti e avere
consapevolezza di sé stessi.
L'identità delle opere
diaconali
Dunque che dire delle opere diaconali delle chiese valdeji e metodiste? Nel quadro
appena illustrato le opere diaconali trovano la loro collocazione e svolgono un’azione
importante. Nel corso degli
ultimi 20-25 anni, nell’ammodernamento deiie strutture in
armonia con l’evoluzione legislativa, le opere sono state
più attente alle preoccupazioni di tipo organizzativo e finanziario che non alla comprensione del significato dèlia
loro presenza. La teorizzazione della «testimonianza implicita» delle opere, sostenuta
da alcuni pensatori intorno
agli Anni 80, ha forse involontariamente contribuito al rallentamento nell’elaborazione
teologica della diaconia.
Oggi, nel grande mercato
dell’economia sociale, si sente di nuovo U bisogno di prendere in esame noi stessi e il
nostro operare. Diaconia è
relazionalità; diaconia è più
un «modo di essere» che un
«fare». Questo modo di concepire la diaconia è attribuibile solo alle persone o può
essere esteso anche alle opere? Personalmente ritengo di
sì. A me piace ricordare Tart.
4 della Disciplina generale
delle chiese evangeliche vaidesi che afferma: «La Chiesa,
nell’obbedienza all’ordine del
Signore, è in comunione con
tutte le chiese evangeliche del
mondo e vive nell’ecumene
cristiana, recandovi il contributo della propria testimonianza». È un’affermazione
molto sobria e onnicomprensiva nello stesso tempo.
Le comunità cristiane e le varie espressioni della sessualità
Coppie eterosessuali o omosessuali
ALFREDO GUARINO
MI pare di dover condividere molto, non tutto,
dell’inserto sul tema dell’omosessualità. Sono convinto
che, dipanando ancestrali incomprensioni, paure, pregiudizi e bigottismi, si debba
mostrare ai fratelli e alle sorelle omosessuali il volto del
rispetto, della comprensione
e dell’accoglienza e solidarietà. Vi sono molti omosessuali che forniscono meravigliosi esempi di valori profondi e di coerente dedizione
al lavoro e agli affetti.
La comunità cristiana dovrebbe recepire quindi, una
consapevolezza matura della
questione. Quel che non mi
convince, peraltro, è la promozione del modello di coppia omosessuale, proposta
come meritevole di incoraggiamento al pari della coppia
■eterosessuale. In altre parole
sono convinto che alcune
scelte, come quelle delle coppie omosessuali o anche, per
altri versi, della poligamia
racchiudono valori, affetti ed
esigenze che devono laicamente e modernamente essere valutati senza preconcetti e pregiudizi.
Tuttavia il modello della
coppia eterosessuale, sia procreatrice che non procreatrice, in quanto fondata sull’incontro fra una soggettività
prevalentemente femminile e
una soggettività prevalentemente maschile, mi appare
più conforme all’equilibrio
cosmico e più meritevole di
essere proposta come modello nell’esperienza di educazione e formazione che cia
scuno compie verso i più giovani. Gli educatori, sia dentro
che fuori l’ecclesia, devono
avvertire il segno d’una grande responsabilità, che imponga il rispetto di tutti ma
anche la promozione delle
forme più persuasive di rapporti interpersonali. Sul tema
dell’omosessualità si cita
molto il testo paolino e veterotestamentario, per escludere giustamente che nel tempo presente possano più riproporsi quei giudizi così denigratori e perentori verso
l’omosessualità. Però sfugge
la parola dei Vangeli, ove difetta qualsiasi anatema e
qualsiasi scomunica verso
l’omosessualità mentre, più
volte, affiora il tema dell’incontro sereno, festoso, comprensivo e rispettoso fra le
donne e gli uomini.
L'inserto sull'onnosessualità
Letteralismo: il rischio
opposto è l'acrobazia
LUCA BASCHERA
PER quanto le repliche alle
repliche risultino spesso
estenuate ed estenuanti mi
permetto, in regione della rilevanza del tema, ai miei occhi, di riflettere ancora qualche istante sulla Profession de
fai di Théolib. In riferimento
alla lettera di Lucietta Tenger
apparsa su Riforma del 29
novembre, dico anzitutto che
sono ben lungi dal ritenere
impossibile che la lettura della Bibbia possa ispirare ie più
diverse forme di spiritualità:
non tutti coloro che la leggono sono cristiani, né lo diventano per il solo fatto di leggerla. E se certo non è mia intenzione né mio compito «vilipendere» le altre forme di
spiritualità, credo sia doveroso rilevare la distanza che le
separa dal cristianesimo.
Il problema risulta in questo caso acuito, credo, da un
uso equivoco delle parole: solitamente gli aggettivi usati in
riferimento a certi termini
servono a precisarne il significato, e a mettere meglio in
luce la natura di ciò che con
quei termini si intende. Non
contesto che la Profession de
fai di Théolib sia sincera, e
scritta per di più da persone
dotte; certo è che l’aggettivo
di «cristiana» mal si adatta al
suo contenuto, è in contraddizione con esso, e comunque genera confusione nel
lettore. Quel testo costituisce,
invero, un’ottima prova del
fatto che sempre più il cristianesimo si dice «in molti modi»: resta peraltro da verificare se in ciascuno di essi il cristianesimo mantenga la propria identità o sia piuttosto,
qualche volta, snaturato. Serve forse ricordare che Gesù
Cristo è l’unigenito Figlio che
Dio, nei suo infinito amore,
ha dato perché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna? Se crediamo
questo, come potremo sbarazzarci della Croce?
Qui non. è questione di accenti o atteggiamenti differenti (speculativo, pratico)
con cui ci si dispone a comprendere la medesima materia, ma è la Parola stessa a
essere posta in questione da
chi «choisit ce qu'il veut eroire». Credo, d’altra parte, di
non essere il solo a ritenere
che l’unico modo per non alterare la rivelazione, aggiungendole o togliendole qualcosa, sia di ascoltare la Parola con umiltà, «facendo prigioniero ogni pensiero fino a
renderlo ubbidiente a Cristo» (II Corinzi 10, 5).
Culto evangelico
In occasione del Natale
In diretta eurovisione dalla
Chiesa protestante evangelica di Bruxelles
Mercoledì 25 dicembre
alle ore 10
Presiedono i pastori: Monga Gédéon Ngoy e David Van Assche, con
la partecipazione della corale africana "Mercy Gospel Choir"che eseguirà dei negro spirituals diretta da Siméon Nday Ngoy
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e alle ore 9 del lunedì successivo. Domenica 22 dicembre, ore 24 circa, andrà in onda; «Un minuto di Speranza». La replica sarà trasmessa lunedì 23 dicembre alle ore 24 e
lunedì 30 dicembre alle 9 circa.
Attenzione: la replica del lunedì notte potrebbe slittare al mattino del
martedì, intorno alle ore 9, sempre su Raidue fino a marzo, data in cui
termineranno i collegamenti per l’America's Cup
10
PAG. IO RIFORMA
venerdì 20 DICEMBI^ ' ^
DALLA PRIMA PAGINA
«Ogni volta che vuoi sentirti re»
quella che lo raffigura, neonato, in braccio a un sorridente papà Vittorio Emanuele. Alle News, alla Galleria fotografica e alle notizie della
j Fondazione principe di Venezia da lui istitüita si affianca,
naturalmente, il link scrivimi
grazie al quale ognuno di noi
potrà comunicare direttamente con il principe ereditario (e ottenere da lui una
foto autografata). La tecnologia consente oggi accorgimenti sofisticati, ma il modello e il messaggio di sempre: «confidate, o sudditi, nel
principe buono e saggio: egli
possiede tutte le doti e le
qualità umane che il suo rango richiede!». Anche in antico
regime, del resto, qualsiasi
suddito poteva rivolgere una
supplica al sovrano o al principe ereditario nella speranza
di essere ascoltato.
È chiaro che nessuno di noi
teme, oggi, la restaurazione
della monarchia in Italia
(semmai possiamo temere
una svolta costituzionale di
carattere autoritario e plebiscitario) ma proprio per questo ci appaiono stonate le voci di chi considera il rientro
dei Savoia come «un atto di
riparazione dovuta» nei confronti di una dinastìa che
tanto ha dato alla storia d’Italia. Non vi è dubbio che casa
Savoia sia stata, almeno fra il
XVI e il XIX secolo, una protagonista di primo piano della
storia italiana ed europea. Al
di là della mitologia sabaudista, chiunque si occupi di
storia riconosce le doti militari e politiche del duca Emanuele Filiberto che concesse
nel 1561 alle comunità valdesi del Piemonte quel prezioso
interim di Cavour con il quale veniva tollerato il culto
riformato, seppure solo entro
i confini delle Valli. Né vi è
chi non ammiri le capacità
amministrative e le qualità
diplomatiche di Vittorio Amedeo II, capace di espellere
i valdesi dal suo regno nel
1686, su sollecitazione del «re
Sole», ma di riammetterli nel
1690 in seguito al rovesciamento delle alleanze internazionali, per servirsene come
truppe scelte in funzione antifrancese; concedendo loro,
infine, le Costituzioni del
1730 con le quali regolava rigidamente la vita delle comunità riformate.
Nonostante la profonda revisione critica a cui è stata
sottoposta dagli storici la figura di Carlo Alberto, ancor
oggi viene apprezzato il prudentissimo riformismo del
primo sovrano costituzionale
che alla vigilia dello Statuto
del 1848 concesse l’emancipazione civile alle minoranze
religiose. Né si manca di apprezzare, malgrado le limitate qualità dell’uomo, le doti
politiche di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. Qualche dubbio si può invece
esprimere sulle tendenze reazionarie di Umberto I, noto
come il «re buono» ma pronto a far cannoneggiare il popolo milanese sceso in piazza
a chiedere pane e lavoro, fautore della missione coloniale
dell’Italia e implicato nelle
più spregiudicate operazioni
bancarie della sua epoca.
Infine non si può certo tacere sulle gravissime responsabilità politiche e morali di
Vittorio Emanuele III, incapace di opporsi alla marcia
su Roma, complice di Mussolini nel soffocare le libertà costituzionali dell’Italia e convinto di aver trovato nel duce
un primo ministro «forte e
capace, un vero gentiluomo».
Un re che accettò dì promulgare le leggi razziali del 1938,
di siglare T’alleanza militare
con la Germania di Hitler e
poi di proclamare di una
guerra di aggressione rivelatasi disastrosa per il paese.
Queste responsabilità non
possono essere cancellate,
neppure dopo mezzo secolo.
Se si guarda invece agli attuali esponenti di casa Savoia, escludendo il defunto
«re di maggio» Umberto lì
(vissuto in un esilio dignitoso,
dopo una giovinezza spensierata) ogni commento risulta
superfluo. Vittorio Emanuele,
commesso viaggiatore di
aziende produttrici di armi e
già coinvolto in un processo
per omicidio, alla soglia della
settantina sembra sempre
bamboleggiare al di sopra
della mischia con serena incoscienza, infilando una banalità dopo l’altra, negando
ogni responsabilità storica
della sua dinastia e stentando
addirittura a riconoscere la
Repubblica italiana. Di Emanuele Filiberto ci si può limitare a dire che è un bel ragazzo, in attesa di leggere le recensioni ai libri di «storia patria» che incominciano a essere pubblicati sotto il suo
nome. In verità, se almeno
avessero avuto a cuore la
conservazione del patrimonio
storico della dinastia, gli eredi
di Umberto avrebbero potuto
evitare la dispersione o la
mutilazione delle carte di famiglia troppo tardi cedute
aH’Archivio di stato di Torino.
Alla vigilia del rientro in Italia, che gli organi di stampa
attendono ormai da un mese,
il nostro augurio sarebbe
semmai che sugli attuali cittadini «Disavoia» i riflettori si
spengano il più presto possibile, consentendo agli storici
di continuare a fare il loro
mestiere e invitando i giornalisti a occuparsi di questioni
ben più gravi per l’Italia, oggi
sotto gli occhi di tutti.
Gian Paolo Romagnani
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REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino®riforma.it;
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso (coord. Eco valli), Piervaldo Rostan, Federica Tourn.
COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI, Maurizio Gi-r
ròlami. Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pone, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidl.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.o. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE; Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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Italia
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La festata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 48 del 13 dicembre 2002 è stato spedito dall’Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 11 dicembre 2002.
2001
Associato alla
Unione stampa
periodica Italiana
Le incertezze teologiche e liturgiche delle nostre chiese.
Cena del Signore incompresa?
Abbiamo criticato giustamente molti aspetti della messa cattolica
ma abbiamo anche evitato di formulare meglio la nostra posizione
ALFREDO BERLENDIS
Dal bel libro scritto a tre
mani da Ermanno Genre, Sergio Rostagno e Giorgio
Tourn, Le chiese della Riforma. Storia, teologia, prassi,
(San Paolo, 2001) deduco alcune riflessioni aggiungendo
dati dai documenti dall’E'nchiridion cecumenicum, Dialoghi internazionali 19851994 (Bologna, Edb, 1995).
Anzitutto la Riforma, scrive
Rostagno, è «un costante appello alla verità» e non un catalogo delle belle cose che abbiamo detto e fatto, canone
per giudicare le altre chiese,
o, gli «altri». Celebrare la Riforma è non essere paghi di
ciò che abbiamo realizzato,
anzi riconoscere che molto
ancora abbiamo da fare e che
TEvangelo ci sprona a nuova
conversione. Il detto semper
reformanda pare sia vivo anche nella nostra esperienza,
almeno a giudicare dal «movimento» nei Sinodi, nei cambiamenti importanti quali a
esempio l’accesso al pastorato delle donne, la partecipazione alla ricerca ecumenica
dell’unità della chiesa, non
un optional ma espressa volontà di Cristo.
Liturgia, parola e sacramento
Tuttavia, calandosi nelle
comunità, si verifica quanto
sia vera l’impressione di incompiutezza della riforma liturgica e di stallo del cambiamento di cui parla Genre nel
suo ricco e prezioso saggio.
Elementi di liturgia (testo citato della San Paolo). Se la liturgia può divenire «soporifera» letargia, ci soccorre la critica della Riforma che volle
uscire dalle pastoie di una liturgia imbalsamata nel rito e
incastonata nel «sacramentalismo liturgico». Ma questo
non è che un aspetto della ricostruzione di uno spazio liturgico autenticamente aperto all’ascolto evangelico e al
mondo, non isola della preghiera e divino romito riftigio
nelle belle parole e nei bei
consigli di prediche che ci
parlano di azzurri cieli nuovi
e attesa della piena gioia del
regno di Dio. Tornati con piedi per terra, con liturgie sobrie e astinenza «sacramentale», nei culti conferenza ricchi
di parole, poveri di silenzio e
avversi a ogni simbolismo, ci
troviamo in questa specie di
Egitto dell’astrazione.
Comunicazione simboliba
e ritualità sono stati sacrificati alla «predica» (la «predica»,
non la Parola, non riducibile
certo al «sermone»). Genre richiama a un legame costante, nella liturgia, tra Parola e
«sacramento» (se ne veda T
Estate ricordato martedì
scorso il 54° anniversario
della «Dichiarazione universale dei diritti umani» proclamata il 10 dicembre 1948
dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quasi tutte
le nazioni del mondo Thanno sottoscritta, salvo poi sovente non metterla in pratica. Si era appena usciti dalla
tragedia spaventosa della seconda guerra mondiale che
aveva calpestato tutti i diritti
umani e perciò le Nazioni
Unite espressero in trenta
punti quali dovevano essere i
diritti inalienabili di ogni
creatura umana. Tutti gli esseri umani nascono liberi e
uguali in dignità e diritti,
senza distinzione di razza, di
colore, di sesso, di lingua, di
religione, di ricchezza. Ogni
individuo ha diritto alla vita,
alla libertà e alla sicurezza.
Nessun individuo può essere
accezione al citato testo, p.
109). Nel nostro caso si tratta
di ridisegnare l’ellisse liturgica evidenziandone i due centri. La cena del Signore, che
già Calvino voleva domenicale è rimasta nei desiderata
del riformatore ginevrino e di
altri riformatori. Più sobriamente, visto che la messa
non ci piace e ne abbiamo
criticato molti aspetti, (sacerdozio ministeriale, sacrificio,
presenza transustanziale,
ecc.), abbiamo anche accantonato la celebrazione domenicale della cena del Signore.
Nel dialogo tra i Discepoli di
Cristo e i riformati, dialogo di
Birmingham del 1987, i Discepoli di Cristo hanno auspicato che i riformati celebrassero ogni domenica la
comunione e i riformati che i
Discepoli di Cristo esprimessero meglio il nesso tra predicazione della Parola e cena
del Signore.
Quale presenza nella Cena?
Dall’articolo 10 della Confessione di fede dei battisti
italiani, deduciamo che la cena del Signore è «memoria» e
«impegno» oltre che attesa di
nuovi cieli e nuova terra. La
spiegazione dell’articolo recita: «L’articolo evita l’argomento della “presenza” del
Signore al momento della Cena: non si ritiene che il significato teologico della Cena risieda in particolare sui modi
della presenza del Signore al
momento della celebrazione
della stessa» (testo Claudiana,
p. 82 ). Nel Rapporto di Ginevra, del 1990, relativo al dialogo Alleanza battista mondiale-Federazione luterana mondiale, il paragrafo 3, relativo
alla Cena recita: «Celebriamo
la presenza di Cristo (...) Vi
sono tuttavia differenze nella
concezione del modo di comprendere questa presenza».
L’argomento della presenza è
ciò su cui si concorda ed è ciò
che caratterizza la cena del
Signore, mentre sulle modalità presenziali vi sono diverse' spiegazioni. Naturalmente
nessuno si sogna di privare i
battisti italiani della libertà di
definire la loro fede prescindendo dalla famiglia confessionale a cui appartengono.
Forse anche per i battisti italiani il tema della presenza è
centrale, ma se è così una
correzione dell’articolo 10
della loro confessione e delle
spiegazioni inerenti sarebbe
auspicabile.
Per noi, protestanti italiani
non poco irretiti nel recente
passato da un anticlericalismo repulsivo verso ogni formulazione della fede che potesse rievocare quello che ci
sembrava un linguaggio «ro
mano» o «da prete», non aver
paura delle parole, delle definizioni, può essere segno di
emancipazione del nostro linguaggio teologico da una sorta di schiavitù babilonese della contraddizione come compito primario. Ciò si palesa
anche nella ritrosia a usare
parole che sono più utilizzate
dai cattolici, ortodossi, avventisti, ecc. Mi è stato raccontato che anni fà un nostro pastore, in una chiesa «evangelicale» fu invitato a inginocchiarsi, come facevano tutti,
ma il pastore non lo fece.
Chissà, forse sembrava «poco
riformato» farlo... Di esempi
di «allergie» simili a pratiche
liturgiche con fondamento biblico e tradizione storica se ne
potrebbero fare molti.
Adorazione
A proposito di parole, una
volta si usava (cf. liturgia valdese del 1927, Claudiana) il
termine «adorazione»: oggi
tale termine è andato in soffitta, forse sembra troppo religioso; una voita si riceveva la
comunione «in ginocchio».
Non vogliamo suggerire un
movimento in più che si aggiunga al sali-scendi dell’in
piedi-seduti, ma riteniamo
che tale termine, che si pieghino o meno le ginocchia
(gonypeteo) o che ci si prostri
iproskyneo), indica che la liturgia deve esprimere adorazione, inchinarsi davanti al Signore, venerare con amore.
Altre chiese hanno conservato
l’espressione e la gestualità di
tale relazione di fede e «affettiva» nei confronti di Colui
che chiama alla sua presenza.
In Luca 5, 8 e in Giovanni 9,
38 il pentimento e il ringraziamento si manifestano proprio, da parte di Pietro e del
cieco dalla nascita, nell’adorazione. Ripetiamo, non proponiamo inginocchiamenti o
prostrazioni, ma che il culto
sappia manifestare ciò che ha
da essere: adorazione, appunto. Ripartire da qui per una
continua riforma del culto ci
pare un /ncipif salutare.
,'gridìo
Diritti umani
PIERO bensì
tenuto in stato di schiavitù o
torturato o arbitrariamente
arrestato. Ogni individuo ha
diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione
e di manifestare il proprio
credo. Ogni individuo ha diritto al lavoro, aU’alimentazione, al vestiario, all’abitazione e alle cure mediche e ai
servizi sociali oltre al diritto
all’istruzione.
Con questi diritti (e tutti
gli altri riconosciuti nella Dichiarazione) noi veniamo al
mondo. Il brutto è che altri
sono venuti al mondo prima
di noi e hanno fatto provvista per sé di questi diritti, negandoli poi a migliaia, a milioni di altri esseri umani.
Chi può andare a dire a un
bambino che muore di fame
nel Burundi che la Dichiarazione gli riconosce il diritto
al nutrimento? Chi può consolare un soldato morente in
Cecenia ricordandogli che la
Dichiarazione riconosce il
diritto alla vita?
SUI GIORNALT
i^vcnire
Cristiani perseguitattf
In una terza pagina de
cata come di consuetq^
«primo piano» (7 dicei
bre), un articolo di Nel
Scavo introduce il tema di
cristiani tuttora perseguii
nell’Est europeo, e raccoi
la storia del prete «che
la mafia russa» dalla Sibei
Nella stessa pagina unr?
quadro segnala una serie di'
violazioni alla libertà reli.
giosa anche in Bielorussi^
Ucraina, Armenia, AzeSt
baijan, Kyrgyzistan, Turkmenistan, Uzbekistan. In
particolare nel paragrafo
dedicato all’Azerbaijansi
legge che «la Chiesa battisti
azera si è vista rifiutare pei
la terza volta consecutiva la
licenza all’importazione dlt
3.000 copie del Libro dei
Proverbi, stampato nella
lingua locale. Secondo la
comunità battista, si tratta
di “un pretesto per avviare
la chiusura delle nostre
chiese”». Quanto alla stessa
Russia, prosegue il riquadro,.:
«oltre alle note espulsioni di
preti cattolici, nei giorni
scorsi è stato negato il permesso di soggiorno a quattro operatori pastorali protestanti, in arrivo dagli Usa,'
“per ragioni attinenti la si-;‘
curezza interna”, hanno
spiegato le autorità siberii
ne di Irkutsk, la stessa dii
cesi dalla quale era stati
espulso il vescovo cattolici
Jerzy Mazur». In Uzbekisi
invece «T8 settembre è stata;
vietata dalla Polizia una manifestazione pubblica di cristiani battisti, perché comU-/
nità “non registrata”. Gli oi-)’
ganizzatori rischiano di essere accusati per attentato^
alla sicurezza dello stato».
Dal
bro,
HU
il Giornale
Otto per mille di lotta ^
Un articolo di Arturo Dia-®
conale nella pagina dei
commenti affronta (6 dicembre) la posizione di don
Vitaliano, il prete «no gló-:'
bai» di cui il vescovo di
Montevergine ha ordinato
la rimozione. Commental’articolo che il prete «...ha
lanciato la proposta di destinare l’8 per mille alla'
Chiesa valdese piuttosto,
che a quella cattolica. La
sua è stata chiaramente
una provocazione (...) masi
tratta di una preoccupazione che (...) suscita un inquietante interrogativo in
tutti quei contribuenti italiani che versano l’8 per
mille alla Chiesa cattolica.
Non per finanziare le associazioni cattoliche no globai e i loro “disobbedienti
ma per sostenere le iniziati':
ve di carità e di apostolato
dei discepoli di Cristo e dei
successori di Pietro».
f
Ma noi abbiamo un altro
diritto, eterno, che nessuno
ci può togliere e che non s®
scritto nella DichiarazloB®’
ma direttamente nell’Ev^'
gelo di Giovanni: «La vefa luce che illumina ogni uo®
era per venire nel mond
(...). E venuto in casa
suoi non l’hanno ricevut '
ma a tutti quelli che l’h^
ricevuto egli ha dato il diù®
di diventare figlioli di Di®’,
quelli cioè che credono n
suo nome». Un nome
che
ben conosciamo: GesùC^
sto, il Signore, che ha <
stia vita per donarci
■ I vale tuto*
diritto, che da solo .
diritti che gli,uomini pose**^
no darci o toglierci.
(Rubrica «Un fatto,
mento» della trasmissione
diouno «Culto evangelico»
dalla Federazione delle ^
evangeliche in Italia anàap
onda domenica 15 dicernbt^
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E3 II 21 dicembre a Villar Perosa
Nuovo ponte sul Chisone
Dopo la riapertura del ponte di Miradolo, avvenuta in ottobre, e 1 inaugurazione di novembre di quello dei Masselli di
Pommetto i 21 dicembre, alle 11, sarà la volta della riapertura
al traffico del ponte sul Chisone di Villar Perosa. Con la riapertura del ponte-di Villar viene fatto un ulteriore passo nella ricostruzione iniziata in vai Chisone dopo l’alluvione del 2000 che
lascio dietro di sé ben tre ponti distrutti e danni considerevoli
al territorio. All’inaugurazione del ponte villarese, che ricollegherà 1 ex statale 23 alla strada dell’Inverso sul territorio di San
Germano, parteciperanno i sindaci di Villar Perosa e di San
Germano, la presidente della Provincia, Mercedes Bresso, e gli
assessori alla Viabilità di Provincia e Regione, Ponzetti e Ferro.
H Non è solamente consumismo
Tanti mercatini di Natale
Mai come nel periodo natalizio i centri storici dei nostri pae,si si popolano di fiaccolate, vin brulé e mercatini. I fine settimana vedono Pro Loco e Comuni fare a gara nell’organizzazione di questi appuntamenti; oggetti usati, mercatini delle pulci,
prodotti tipici e, fra le bancarelle, anche spazi dedicati a operazioni di volontariato, di accoglienza e di beneficienza. Da una
parte l'aspetto più consumistico del Natale, dall’altro il tentativo di avere comunque un «buon pensiero» a favore di chi è più
in difficoltà o semplicemente solo. Nulla a che vedere con i tradizionali mercatini dell’Alto Adige essi stessi veri motivi di attrazione, ma fra tra Babbi Natale, finte renne e mega alberi, anche questo è un modo di colorire la festa più attesa dell’anno.
Fondato nel 1848
MASSIMO CNONE
V
C passato un anno dal1j le drammatiche giornate di Buenos Aires del
19 e 20 dicembre 2001;
percuotendo le casseruole nelle strade della capitale, al grido di <<que se
vayan todos!» («tutti devono andarsene!», riferendosi a un’intera classe politica), gli argentini
impressero una svolta alla storia del loro paese.
Mala crisi è tutt’altro che
conclusa. Nonostante le
promesse del mercato, in
tutto il «Cono sur» continuano a crescere diseguaglianze sociali e disoccupazione: secondo i
dati ufficiali quest’ultima
avrebbe raggiunto il 23%
in Argentina (oltre il 30%
quella reale) e supererebbe il 20% in Uruguay,
la vecchia «classe media» diventa povera, i poveri si immiseriscono e
gonfiano le baraccopoli.
Il nostro pensiero non
può che andare alle sottile e ai fratelli delle
mese valdesi nel Rio de
la Piata. Da parte sua la
tavola si è'fatta carico
delle indicazioni sinodali
istituendo un apposito
Snippo di lavoro coordinato dal pastore Sergio
‘'toet. «Vorremmo riuscite a dare informazioni
nlle difficoltà che si
anno vivendo - spiega
bet-e, in secondo luow coordinare le iniziatiI® concrete delle‘chiese
cali che sarebbe imP dante far passare at"äverso i canali di Tavo
Una manifestazione dell’inverno scorso a Buenos Aires
la e Mesa vaidense». Come rileva Ribet, non bisogna limitarsi a «aiutare
i pellegrini», ma è indispensabile «vaccinarci
dai razzismi». Senza dimenticare che, benché lo
scrittore Jorge Luis Borges avesse detto «non essendo italiano, né figlio
di italiani, mi sento straniero in Argentina», non
tutti i rioplatensi hanno
origini nel «bel Paese».
Si sono attivati anche
Aev e Servizio rifugiati e
migranti della Fcei e, se
la Chiesa valdese di Brescia punta a trovare alloggio e lavoro ad alcune
Slewttìi
i posi«'
Noi ti troviamo le soluzioni
P©r la tua mossa vincente.
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persone provenienti da
Uruguay e Argentina,
nella sua ultima assemblea la chiesa di Luserna
San Giovanni ha deciso
di sostenere il «comedor»
(mensa) comunitario di
San Carlos, nel Nord dell’Argentina. Anche il Comune di Luserna, che è
gemellato con Colonia
Vaidense, ha garantito il
suo patrocinio.
Nel progetto, indicato
come prioritario dalla
Mesa vaidense e che prevede la durata di un anno, lavorano un’assistente sociale, a carico della
chiese rioplatensi, e le
madri, che si occupano
volontariamente della
mensa e della panetteria.
«L’obiettivo del comedor
è di distribuire almeno
un pasto al giorno - spiega il coordinatore del Comitato, Daniele Gardiol allargando il numero di
famiglie che beneficiano
del progetto». Si può contribuire all’iniziativa versando la quota minima di
30 euro, che servirà al sostentamento di una persona per quattro mesi; il
cc postale di riferimento
è il n. 12314100 intestato
al Concistoro valdese di
Luserna San Giovanni e si
deve indicare nella causale «progetto un pasto al
giorno». Un’altra strada
che si intende percorrere
è il sostegno alle attività
produttive, comprando e
poi rivendendo alcuni
prodotti artigianali.
Qi L'impegno per risolvere la crisi
Ospedali: incontri
a tutto campo
Fine d’anno fitto di incontri per superare la situazione di crisi degli
ospedali valdesi. I presidenti delle due Comunità
montane, Roberto Prinzio e Claudio Bertalot,
dopo l’incontro preparatorio con i sindaci delle
Valli avvenuto la settimana scorsa, il 17 dicembre
hanno incontrato l’Assessore regionale alla Sanità,
Antonio D’Ambrosio, a
cui hanno consegnato le
29.000 firme raccolte a
favore del mantenimento
dei presidi ospedalieri
valdesi di Torre Pellice e
Pomaretto.
Intanto, gli amminisitratori valdesi della Ciov
hanno messo a punto alcune proposte che, di
concerto con la Regione
Piemonte e T Asl 10, dovrebbero consentire di rispondere ai bisogni sanitari della popolazione residente senza produrre i
gravissimi deficit economici degli ultimi anni. Si
prevede, perciò, oltre ai
servizi ospedalieri già attivi, di mantenere e incrementare il settore della riabilitazione sia come
servizio pubblico rivolto
a pazienti residenti al di
fuori dei distretti del Pinerolese sia come servizio privato da estendere
progressivamente. Il 17
dicembre la Ciov ha incontrato i vertici dell’Asl
10 di Pinerolo, il 20 dicembre incontra i presidenti delle due Comunità
montane, Prinzio e Bertalot, il 23 dicembre i sindacati e il personale dei
tre ospedali. Sul prossimo numero del giornale,
quello che porterà la data
del 3 gennaio (la prossima settimana Riforma
non uscirà) riferiremo
ampiamente sull’esito di
questi incontri.
Numerose iniziative delle nostre chiese nel contesto della pesante crisi sudamericana
Solidarietà con il Rio de La Piata
Dolle monifestozioni dell inverno scorso ai dlbottiti estivi oi Sinodo, le comunità cercano di fare la
loro parte per aiutare «l'altra metà della chiesa». Partecipa anche il Comune di Luserna S. Giovanni
ICONTRAPPUNTOI
POLITICA
E AMMINISTRAZIONE
DAVIDE ROSSO
Schieramento politico e
amministrazione. Un binomio che a livello locale sta
diventando un po’ confuso,
almeno questa è l’impressione guardando la fotografia delle giunte di Comunità montana delle Valli
e di molti Comuni valligiani. Chiara la situazione in
Comunità montana vai Pellice che sembra salda nelle
In Comune
e in Comunità
mani del cen
tro-sinistra,
meno in alcuni Comuni dove a sindaci di SU sponcJe oiverse;
sinistra sono , - . ,
che cosa a capirò
il cittadino?
affiancati con
siglieri di centro-destra.
Nella Comunità montana
Pinerolese pedemontano
invece, fin dal suo nascere,
si è fatta la scelta di una
giunta che rappresenti i
Comuni più che uno schieramento. La situazione è
ancora diversa nelle valli
Chisone e Germanasca. Qui
la divisione tra le file della
sinistra ha fatto sì che nascesse una giunta di centro-sinistra. L’anomalia sta
nel fatto che aU’opposizione vi sono anche sindaci
di centro-sinistra che magari poi hanno nel loro Comune vicesindaci, o altri
consiglieri di maggioranza,
schierati con partiti di centro-destra. Una confusione,
per il povero cittadino profano di strategia politicoamministrativa, che sembra aumentare ora che,
stando aUe ultime indiscrezioni, Riccardo Leger, assessore al Bilancio della
Comunità valli Chisone e
Germanasca, pare essere
stato nominato coordinatore locale di Forza Italia.
La Comunità montana
Chisone e Germanasca si
sta quindi preparando a un
Natale di crisi? Probabilmente no. Si parla di forzature giornalistiche riguardo sd ruolo di Leger in Forza Italia. Il presidente della
Comunità, Roberto Prinzio, ha dichiarato che Leger
ha messo a disposizione il
suo mandato ma che per il
momento nulla è cambiato
in attesa dell’incontro dei
capigruppo di maggioranza. Insomma, la situazione
che si prospetta è fatta di
incontri, chiarimenti, pro•poste. Prospettive: o il rimpasto 0 la conferma di Leger che del resto gode della
stima del presidente della
Comunità. Situazione ingarbugliata soprattutto per
chi sta a guardare.
La domanda che viene
spontanea di fi-onte a tutto
questo è: ma come fanno
centro-sinistra e ceijtro-destra a convivere sotto lo
stesso tetto e amministrare
senza bloccarsi su punti che
possono ritenere strategici
anche rispetto a quelle che
sono le linee guida che vengono dai partiti nazionali?
L’esperienza della vicina
........ Comunità pedemontana, e
di molti Comuni, sembra apparentemente liberare il campo
dal problema. Sarà, però è necessaria maggiore chiarezza.
Non più mascherarsi dietro il gruppo
ma parlare apertamente di
gestione in nome dei Comuni. Essere braccio amministrativo e non avere
velleità politiche di parte.
Non è un compito facile ma
occorre fare la scelta di dichiararsi oppure ritirarsi.
La politica a cui eravamo
abituati tende a scomparire
a livello locale e sempre più
prendono il sopravvento le
questioni di amministrazione locale. Quello che occorre ricordarsi, a destra
come a sinistra, in vai Chisone come Pellice, è però
che i cittadini hanno bisogno di capire. L’impressione è che nel mare di informazioni che arrivano manchi sempre quella che da la
spiegazione di quello che
sta accadendo. Probabilmente per eliminare le confusioni, ma anche per amministrare in maniera politicamente produttiva occorre esporsi di più, avere
più coraggio nel far sapere,
anche se poi alla fine, oggi
più di ieri, nell’amministrare i Comuni e le Comunità montane quello che
conta è la capacità di far
pressione su questo o quell’ente, strappare qualcosa
in più per favorire il proprio svUuppo o la sopravvivenza di qualche servizio
sul territorio. È una realtà
gruda da descrivere, è inutile nasconderlo, ma è la
realtà che ci sta probabilmente intorno e allora perché non parlarne apertamente? Questo è il compito
difficile dei politici locali:
sta a loro superarlo creando, 0 ricreando, la fiducia
dei cittadini, sempre più
scarsa. Su questo i partiti
dovranno lavorare e lo dovranno fare probabilmente
in tutte le Valli e non solo
dove ora c’è più maretta.
12
PAG. 12 RIFORMA
r
CORSI PER AGRICOLTORI — Grazie a finanziamenti dei piano di sviiuppo rurale le Comunità
montane pineroiesi organizzeranno per la prossima primavera sei corsi di formazione rivolti
agli agricoltori. 1 settori di approfondimento riguardano l’agricoltura biologica in zone montane, la manutenzione e sistemazione del territorio con tecniche di ingegneria naturalistica, alimentazione e gestione zootecnica, autocontrollo
per i piccoli caseifici, anche di aipeggio, valorizzazione dei prodotti vitivinicoli, gestione delia
qualità del latte. La partecipazione è gratuita.
Informazioni e iscrizioni presso ie Comunità
montane vai Pellice, valli Chisone e Germanasca, Pinerolese Pedemontano.
ITALAMEC: COMPORTAMENTO ANTISINDACALE
— La Corte d’appello di Torino presieduta dal
dott. Carlo Peyron ha accolto l’appello della FimCisl contro l’azienda Italamec di Campigliene accusata di comportamento antisindacale avendo
impedito l’affissione di comunicati sindacali nella bacheca aziendale. L’azienda dovrà così farsi
carico anche delle spese giudiziarie. «Giustizia è
fatta», commenta Enrico Tron, della Firn di Pinerolo. Nella fabbrica, di proprietà della multinazionale inglese Pressac, si lavora per Fiat e Opel; sono presenti sei delegati sindacali, tutti della Uilm.
POMERIGGIO CON LEGAMBIENTE — Legambiente vai Pellice organizza alla locanda II Pomo
d’oro di Angrogna, sabato 21 dicembre, ore 17,
una «chiacchierata + cena». In particolare si parlerà di politiche ambientali dei governi nazionali
e locali aH’indomani di Johannesburg; Italia in
vendita. Aree protette in Italia, cosa è emerso
dalla Conferenza nazionale di Torino. L’incontro
inizierà alle ore 17, con conclusione intorno alle
ore 19,30. La cena-discussione seguirà a partire
dalle 20. La cena sarà a menu vegetariano ai
prezzo di 10 euro. Partecipa Vanda Bonardo,
presidente Legambiente Piemonte; ha dato la
sua adesione Enrico Monconi, consigliere regionale. Per la cena è gradita la prenotazione direttamente presso la locanda (0121-944302) oppure
al circolo vai Pellice (0121-932116, ore serali).
DANNI GRANDINE — In risposta a una interrogazione dell’on. Merlo sulle difficoltà delle aziende
del basso Pinerolese colpite dalla grandine
nell’estate scorsa, il capo dipartimeno del ministero delle Politiche agricole e forestali ha risposto all’interrogante. Gli agricoltori potranno ricevere aiuti d^la Regione per il rilancio dell’attività, mentre per sostenere il danno patito non
resta che ricorrere aile assicurazioni per le quali
lo stato concorre al pagamento del premio nella
misura del 50% del totale.
CHIUSO IL MUSEO VALDESE — Nei mesi di dicembre e gennaio, salvo prenotazioni all’ufficio
«li barba» (0121-950203), il Museo valdese di
Torre Pellice sarà chiuso.
AL VIA IL NUOVO «CONTACT CENTER» DELL’ASL
IO — Finora l’Asl 10 aveva già in vigore ie prenotazioni telefoniche in alcune ore della giornata e
le linee erano spesso intasate. Lunedì 16 dicembre è stato attivato un vero e proprio «Contact
center», dove prenotare visite specialistiche anziché recarsi al Centro prenotazioni di Pinerolo.
La centrale telefonica istituita presso l’Ospedale
civile è ora disponibile dal lunedì al venerdì dalle
9,30 alle 15,30 e con due numeri: 0121-233373 e
0121-233389. Inoltre, le prestazioni prenotabile
telefonicamente sono aumentate da 54 a 162.
L'Asilo valdese
di Luserna San Giovanni
festeggerà
IL NATALE
Domenica 22 dicembre, alle ore 14
CON UNA FESTA
insieme ai suoi ospiti, al personale,
al comitato, ai volontari,
ai parenti, alla comunità...
A TUTTI VOI, SE VERRETE!
VI ASPETTIAMO NUMEROSI
E Eco Delle Yaui ^ldesi
VENERDÌ 20 DICEMBRE
/■ : '
Giovanni Papa e il progetto «Gaia Village»
Una agape tecnologica?
A Prj Martino, a monte di Villar Poroso, sorgerà fra breve
un Centro studi sull'insediamento sostenibile
Nel Pinerolese si sta
parlando della nascita di un nuovo centro
studi a Pra Martino di Villar Perosa, che sorgerebbe nella stmttura delle ex
colonie Riv realizzato dall’associazione Gaia. Giovedì 19 dicembre poi, è in
programma al Buniva di
Pinerolo il seminario «Pra
Martino, approccio a un
insediamento sostenibile» a cui parteciperanno
esponenti delle istituzioni ma anche del mondo
scientifico. Giovanni Papa è uno degli organizzatori dell’iniziativa e gli
abbiamo rivolto alcune
domande per capire la filosofia che sta dietro al
futuro «Gaia Village», definito dai suoi ideatori un
progetto che propone una «agape tecnologica».
«Negli uitimi anni ho ripensato molto alla mia
“religiosità” - dice Giovanni Papa -. Una famosa bioioga, Elisabet Sahtouris proponeva come
etimologia di religione
“re-ligio”-“ri-connessione” con la natura, con il
creato. Il progetto Pra
Martino assùme quella
interpretazione e vuole
spingere la ricerca e i saperi a riflettere sugli atti
quotidiani che ognuno fa
con gli altri, in particolare
ai bambini, nel rispettare
la terra, l’acqua, l’aria e
nel modo di trasformarle
con la tecnologia».
- Qual è il senso di un
nuovo insediamento?
«Nel nostro caso puntiamo al recupero di precedenti insediamenti.
abbandonati per un distorto sviluppo del territorio. Molte delle attività
che pensiamo per la nostra futura “agape tecnologica” è possibiie avviarle in quaisiasi contesto umano, quartiere o
città che sia, e ci sono già
molte associazioni che
incarnano in questo senso l’interesse e l’azione
per un diverso mondo
possibile. Ci sono invece
alcune altre attività, in
particolare nel mondo
della ricerca e delle imprese, che devono essere
ripensate e modificate.
Inoltre altre tecnologie,
come le Ict (Information
and communication technologies) a cui ci si appaila sognando un boom
industriale dovranno pur
essere messe in questione per le loro retroazioni
o effetti culturali e materiali, compresi i posti di
lavoro che eliminano.
Noi ci poniamo il problema se quelle tecnologie
non possano essere interessanti per permettere
un riequilibrio tra montagne, valU e città».
- Perché organizzare
un incontro in una scuola di Pinerolo?
«È stata una scelta dettata da più ragioni. La
prima è che la cooperativa Gaia Villages ha una
sede a Pinerolo e con il
Buniva è stato possibile
avviare un comune percorso di riflessione su che
cosa significa conoscere e
trasformare un territorio,
rispettando le sue risorse
e la sua storia. Poi c’è una
ragione più profonda ed è
ii grande cambiamento in
corso nel mondo ancora
poco avvertito sul territorio. C’è un "nuovo spettro
che si aggira in Europa”
ed è il dover rispondere,
usando le parole della
Commissione europea,
“alle questioni fondamentali quali l’impatto
etico delle nuove tecnologie suiie future generazioni, la dignità umana e
l’integrità, l’infoetica e la
sostenibilità”».
- Qual è stata la partecipazione di istituzioni e
imprese al progetto di
Gaia Villages?
«Le imprese, ma adesso anche le istituzioni
pubbiiche, hanno bisogno di esempi praticati e
dimostrati. Rispetto poi
ai progetto Pra Martino
può darsi che la scarsa
presenza di imprese ed
enti dei territorio sia un
importante segnale a non
creare una “cattedrale
nel deserto”, e scegliere
di fare l’insediamento in
un contesto diverso, ma
di questo ragioneremo
dopo il 19 dicembre in
cui quegli enti dovranno
dare alcune risposte, e se
saranno assenti, sarà già
una risposta».
- In concreto come si
svilupperà guardando al
futuro il Gaia Villages di
Pra Martino?
«Dovrà essere un centro che intende puntare a
riconnettere le scienze
che si occupano delle
strutture materiali e le
scienze che studiano le
stmtture sociali».
Collaborazione tra produttori
VENEI
Un'associazione
per la «mustardelaii
Anche i produttori di
«mustardela» hanno la
loro associazione. Da pochi giorni si è conciuso
un percorso avviato da
tempo per tutelare questo prodotto da due anni
inserito fra i «presidi» di
Slow fo0d. Come per gli
altri prodotti tipici è stato
realizzato un lavoro di ricerca storica e di successiva definizione di un
«discipiinare» redatto dai
macellai produttori.
La «mustardela» può
tranquillamente essere
inserita nella famiglia dei
sanguinacci, salumi della
tradizione contadina più
povera, capaci di sfruttare ai meglio ogni parte
del maiale, dunque anche il sangue, ingrediente principale e poi testa,
lingua, cotenna, gola,
frattaglie varie a cui si
aggiungono aromi e verdure; in ogni caso la carne utilizzata non deve
mai essere congelata, deve provenire da animali
allevati in Piemonte, e
deve essere lavorata nel
territorio delle tre Comunità montane pineroiesi.
Come tanti altri prodotti un tempo era assai
più diffusa: il maiale era,
nella misura di uno o due
capi, fra gli animali allevati in ogni azienda agricola. Chiudeva il ciclo alimentare essendo nutrito,
oltre che con castagne o
altri frutti non destinati
alla vendita perché di
piccola pezzatura, con gli
stessi avanzi della cucina.
Oggi la mustardela ha
una produzione assai limitata; alcune famiglie la
preparano per l’autocon
sumo e pochi arti]
preparano e ia vendono
direttamente: al mo:
to fanno parte dglPasi
dazione cinque maceL
delle valli valdesi, duej
Bobbio Pellice, unodi
Torre Pellice, uno (^ Bj.
biana e uno di Perosai^:
gentina; il presidente dtl
l’associazione è Giov^
Michelin Salomon|
Bobbio Peliice.
«È un nuovo
che sottolinea la
di lavorare insienìe
produttori del settore
enogastronomico delli
nostre valli - sottolM
Piervaldo Rostan, off
nella Comunità montai|
vai Pellice segue le pm.
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marchio che consenti^
di garantire i consumai
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Il logo della «mustardeM
prodotto tipico delile valli
La decisione della Regione
Niente saldi a Natale
Niente saldi in occasione delle feste di Natale e Capodanno: anche
alle Valli lo shopping «a
buon mercato» è rimandato al 2003. A prevederlo è una legge regionale:
le vendite di fine stagione possono essere effettuate soltanto in due periodi definiti, precisamente dal 10 gennaio al
31 marzo (saldi invernali) e dal 10 luglio al 30
settembre (saldi estivi).
Sentite le organizzazioni
di categoria, il sindaco di
Pinerolo, /Uberto Barbe
ro, ha così stabilito il periodo dei saldi invernali,
adeguandosi alla normativa che impone un periodo massimo di quattro settimane consecutive. Chi vuole fare acquisti con prezzi scontati
(vedremo di quanto!) dovrà perciò attend.ere il
prossimo 10 gennaio; a
Pinerolo i saldi proseguiranno fin’o al 6 febbraio.
Il sindaco Barbero ricorda anche che ogni violazione alle disposizioni di
legge da parte dei negozianti è perseguibile.
Riuscita manifestazione a Pinerolo il 10 dicembre!
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In più di 1.500 per la pace
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Erano oltre 1.500 i partecipanti aila
manifestazione per la pace che si è
svolta lo scorso martedì 10 dicembre a
Pinerolo. L’iniziativa, a cui hanno aderito numerose associazioni, gruppi di
volontariato, i Social Forum del territorio e moiti giovani e studenti, ha visto
anche la presenza del sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, e di diversi rappresentanti della amministrazione
pubblica, oltre ebe dei parlamentari
Giorgio Merlo, e Elvio Passone. 11 corteo
è partito da piazza Facta, dove gli studenti dell’agrario di Osasco hanno distribuito vin brulé per tutti; i manifestanti, con striscioni, bandiere colorate
e palloncini, oltre alle fiaccole, hanno
percorso corso Torino e sono poi rien
trati nel centro della città da
Barbieri. La manifestazione .voleva essere un contributo del Pinerolese a favore della pace, affinché l’Italia not
partecipi alla guerra, affinché sopr^
tutto i cittadini, in particolare i più^®
vani, prendano coscienza del significato più profondo della pace. L’adesioWs
di tanti gruppi e associazioni è
molto alta anche in risposta all’ape ■
a ricordare che proprio il 10 dicemb®
ricorreva l’anniversario della dicWai^
zione dell’Onu sui diritti civili d®-j
l’umanità. Non ci sono stati disordi®i
la presenza delle forze dell’ordine'
stata contenuta e soprattutto
controllare il traffico cittadino
il passaggio del corteo.
TORE
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tale, vin
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Marghei
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POSTA
L'esatta grafia
A proposito dell’articolo apparso su L'eco delle valli valdesi
del 22 novembre «Apostrofi e
sentieri», riferito al Comune di
Pramollo, vorremmo puntualizzare che la grafia esatta del tonoponimu in causa non è nemmeno quella indicata dail’articolista, Las Arà, ma laz Ara, sempre che si tenga come riferimento il dizionario Pons-Genre. Il significato del toponimo è assai
controverso, ma sicuramente il
nome dato a questa località è
antecedente alle trincee del duca La Feuillade e quindi non ha
nulla a che vedere con «i solchi»
scavati dalle sue truppe, poiché
l’importanza strategica del pianoro sul colle gli era già stata segnalata da un ingegnere militare
che nella sua lettera in francese
lo chiamava «col de Lazara» (vedi; «Il campo trincerato al colle
Laz Arà» di S. Garlglio ed E. Peyronel, su La Beidana del giugno
2000). Nel corso delle ricerche
sulla toponomastica del Comu
ne di Pramollo ci siamo imbattuti in varie spiegazioni orali e
scritte del tonponimo, una delle
quali è «i solchi» o «i campi arati» con riferimento all’agricoltura il che, pur non essendo impossibile, è poco probabile, data
l’altitudine (1.600 metri) della
zona e la sua esposizione ai venti. Un’altra ipotesi è che il significato sia insito nel termine patuà «là serà», le chiuse, inteso
come pascoli racchiusi in una
corona di boschi.
L’ipotesi più accreditata, in
quanto la più diffusa, è quella
secondo cui il toponimo è di
origine celtica (ce ne sono altri
nella zona) e significa «gli altari», quelli su cui i sacerdoti celti,
i druidi, offrivano sacrifici ai loro dei. Qualcuno fa risalire il toponimo ai saraceni, sempre col
significato di altari, probabilmente per il suono vagamente arabo, ma i seguaci di Maometto non erigevano altari. Siamo d’accordo con l’articolista
quando scrive che in nessun caso la traduzione itaiiana può essere l’Azzarà, sebbene nella ri
cerca ebe abbiamo compiuto
con l’Atlante toponomastico del
Piemonte Montano (Atpm) venga riferita anche questa grafia
poiché la si riscontra in più parti. Purtroppo sulla grafia in occitano locale dei toponimi si ricorre più spesso al «fai da te»
disseminando le nostre località
di insegne errate. Un appunto
dobbiamo farlo su due altri toponimi che appaiono nell’articolo: la Ruà e non la Ruà, Laouzoun e non Lausun.
Vanda e Gino Long
San Germano Chisone
Convegno nascosto
Non posso nascondere la malinconia con cui ho letto sul numero del 13 dicembre di Riforma l’articolo di Marco Fraschia
sul convegno avvenuto a Massello il 29 novembre sulle case
alpine del futuro. Due le ragioni
principali: 1) La foto delle baite
diroccate del Ciò dà Mian che
accompagna l’articolo sembra
dare un sapore emblematico di
quello che potrebbe avverili^
Massello se non interverrà^
incoraggiamenti maggior
quelli che ci sono attualnifiE®
favore di chi vuol tenere in pj^
i villaggi e le poche attività W
dizionali residue. Le case
del futuro di Massello tisd^®,
effettivamente di essere si^
Ciò dà Mian se gli incentivi
tinueranno a privilegiare le
vità ricreative rispetto a
produttive. ^ "
2) Mi spiace che non ** jj
puto del Convegno neipe®
della vai Germanasca.
candomi settimanalnien
Massello, non mi pare di
visto, per lo meno affis*®
bacheca sulla strada, netn"
nel paese ospitante alcun
festo che segnalasse l’inù
Questa mancata pubblici®^,
ri /■> r* i «1 Vi 5 »1 /-Vi /1/-VM+ t“1 Vii 1ir6 ^
ne rischia di contribuire
spetto che il futuro delle
di tutte le cose, alpine sia
rato a tavolino, senza coin'
mento delle popolazio:
Con un saluto cordiale.
Claudio Tron-Ri®
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venerdì 20 DICEMBRE 2002
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PAG. 13 RIFORMA
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ingrogna — Domenica 22, ore
15 alla sala unionista, festa dell’albero per i bambini: recite e canti
natalizi- Martedì 24, ore 20,45, culto
a pradeltorno, con santa cena (partecipa la corale). Mercoledì 25, ore
10, culto al capoluogo, con santa cena. Martedì 31, ore 20,45, culto al
Serre, con santa cena. I culti di domenica 22 e domenica 29 si tengono
nella scuola grande del capoluogo.
bobbio PELLICE — Domenica
22, ore 10,30, culto con la partecipatone dei bambini della scuola domenicale e i ragazzi del precatechismo. Ore 12,15 nella sala delle attività, pranzo comunitario con scuola
domenicale, precatechismo, catechismo e comunità tutta. Siete pregati di prenotarvi presso Jeanne
Charbonnier (tei. 0121-957902).
Mercoledì 25, culto nel tempio alle
10 con santa cena e partecipazione
della corale. Domenica 29, ore 10,30
nella sala, culto in francese.
LUSERNA san GIOVANNI — Sabato 21, ore 15, festa della scuola
domenicale ai Peyrot. Domenica
22, alle 9, culto agli Airali; ore 10, a
San Giovanni, culto di Natale e festa dell’albero delle scuole domenicali di San Giovanni e dei Peyrot. La
giornata proseguirà con il pranzo al
sacco, (un primo caldo sarà fornito
dalla commissione ricevimenti)
giochi e partecipazione alla festa
dell’Asilo. 1 genitori potranno riprendere i loro figli dalle ore 16 alle
ore 16,30 alla sala Beckwith. Nel
pomeriggio: festa di Natale all’Asilo
e al Rifugio Re Carlo Alberto. Martedì 24, alle ore 21, culto della vigilia al Ciabas; mercoledì 25, ore 9,
agli Airali culto di Natale con santa
cena; alle 10, nel tempio di San Giovanni, culto di Natale con santa cena. Domenica 29, alle 9, culto agli
Airali e, alle 10, culto a San Giovanni; martedì 31, alle 18, culto di fine
anno nel tempio di San Giovanni.
SAN GERMANO —^ Domenica 22,
alle ore 10, culto animato dalla
scuola domenicale. Mercoledì 25,
alle ore 10, culto con santa cena e
partecipazione della corale.
Il Natale nelle chiese valdesi
MASSELLO — Per sabato 28, la
Chiesa valdese e la Pro Loco di
Massello organizzano una serata di
riflessione intitolata «Giovanni
Miegge, vita e teologia». Sono previsti interventi di Genoveffa Tron,
Enrico I. Rambaldi, Sergio Rostagno e Claudio Tron. Durante la serata saranno presentate le più recenti pubblicazioni dedicate a Giovanni Miegge. L’appuntamento è
alle ore 20,30 nei locali della Pro
Loco di Massello. I culti nel periodo natalizio si terranno alle 11,15 al
Reynaud il 22, 25 e 29; il 5 gennaio
culto dei bambini.
PERRERO-MANIGLIA — 1 culti
del periodo natalizio si terranno a
Ferrerò, alle 10: il 22 dicembre, con
la scuola domenicale, il 25 e il 29.
PINEROLO — Domenica 22, ore
10, culto a cura della scuola domenicale; segue pranzo comunitario e
pomeriggio di giochi. Mercoledì 25,
ore 10, culto con santa cena. Domenica 29, ore 10, culto a cura di Gianni Long, presidente Fcei. Martedì 31,
ore 19,30, cena e festa di fine anno.
POMARETTO — Domenica 22,
culto nel tempio e alle 10 festa della scuola domenicale alla cappella
di Inverso Clot; alle 17 festa di Natale al teatro. Martedì 24, ore 15,
culto ecumenico al Centro anziani di Perosa Argentina. Mercoledì 25,
culto alle 9 all’ospedale e alle 10 nel
tempio, con santa cena; in entrambi i casi partecipa la corale. Alle 20,
festa natalizia a Cerisieri. Ma^rtedì
31, alle 20,30, culto con santa cena
nel tempio; segue incontro fraterno
all’Eicolo grando.
PRAMOLLO — Martedì 24, concerti della corale nei quartieri: alle
14 ai Bosi, alle 15 a Bocchiardi-Sappiatti, ore 16, Pellenchi. À Natale, alle 10, culto nel tempio con santa cena. Giovedì 26, ore 15, nella sala del
campanile, festa dei bambini di
scuola domenicale e precatechismo.
SAN SECONDO — Domenica 22,
ore 10, culto con i bambini della
scuola domenicale e i catecumeni.
Martedì 24, ore 21, festa dell’albero
con recite della scuola domenicale e
precatechismo. Mercoledì 25, ore
10, culto di Natale con santa cena e
partecipazione della corale. Il 1«
gennaio, ore 10, culto di inizio anno.
VILLAR PELLICE — Domenica
22, alle 10, culto a cura della scuola
domenicale e del precatechismo.
Alle 14,30, incontro dell’Unione
femminile. Mercoledì 25, ore 10,
culto di Natale con santa cena e
partecipazione del coretto. Domenica 29, culto alle 10,30; martedì 31,
ore 20,30, culto liturgico di fine anno a cura del past. Davite.
VILLAR PEROSA — Domenica 22,
alle 14,30, nel salone sotto il tempio,
festa di Natale dei bambini della
scuola domenicale. Martedì 24, ore
20,30, veglia natalizia nella scuola di
Vivian. Mercoledì 25 culto alle 10
nel tempio con santa cena e partecipazione della corale. Domenica 29
ore 10, culto nel salone del convitto.
RORÀ — Venerdì 20, ore 21, nella
sala delle attività, festa della scuola
domenicale; partecipa la corale. Domenica 22, ore 10, culto al tempio
con i bambini della scuola domenicale e i ragazzi del precatechismo e
del catechismo. Mercoledì 25 ore 10
nel tempio, culto di Natale con santa cena. Martedì 31, ore 20, nella sala attività, cena comunitaria.
Addobbi confezionati con iana e ferri da caiza aiia Miramonti di Viiiar Peilice
VILLASECCA — Domenica 22
culto alle 10 nella sala di Chiotti.
Martedì 24, ore 20, culto nella scuola di Trussan. Mercoledì 25, ore 10,
culto nel tempio dei Chiotti con
santa cena; partecipa la corale. Giovedì 26, alle 10, culto a Villasecca a
cura delle scuole domenicali e del
catechismo; partecipa la corale.
Martedì 31 culto di fine anno alle
20; segue agape fraterna.
PRAROSTINO — Sabato 21, alle
20,45 nel tempio, concerto della corale e della scuola domenicale. Domenica 22, culto alle 9 al Roc e alle
10,30 a Pralarossa; alle 14,30, incontro natalizio dell’Unione femminile. Il giorno di Natale culto nel
tempio di San Bartolomeo alle 10
con santa cena e partecipazione
della corale. Giovedì 26, alle 15 al
teatro, festa della scuola domenicale con recite, canti e merenda. Martedì 31 agape di fine anno che inizia
alle 20 con un momento di culto.
PRALI — Martedì 24, ore 21, nella
sala, culto con santa cena. Mercoledì 25, ore 10,30 culto con santa cena: partecipano corale e coretto; la
sera, alle 21, «Festa dell’albero» della
scuola domenicale con la corale e il
coretto, nella sala valdese. «Tempio
aperto» nel periodo natalizio; sabato
21 alle 21, Assemblea teatro presenta «I catari di Monforte, una storia
dell’anno 1000». Domenica 29, ore
21, nella sala, il pastore Giorgio
Tourn presenta il libro «Le valli vaidesi». Sabato 4 gennaio, alle 21, nel
tempio, concerto delle corali della
vai Germanasca.
TORRE PELLICE — Domenica 22,
ore 10, nel tempio, culto condotto
dalla scuola domenicale e dal precatechismo; alle 12 pranzo al sacco
alla Casa unionista per la scuola domenicale; alle 14,30 pomeriggio
musicale comunitario nel tempio.
Martedì 24, ore 21, nel tempio dei
Coppieri culto della vigilia con santa cena; partecipa il coretto. Mercoledì 25 culto nel tempio alle 10 con
santa cena; partecipa la corale.
Martedì 31, alle 18, culto di fine anno nel tempio del centro
lustardelaii;
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APPUNTAMENTI
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Ulte a* ■'
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-Ridai*“
19 dicembre, giovedì
TORRE PELLICE; Alle 15,30, alla Casa valdese, rUnitrè propone un concerto dì pianoforte di Francesco Pasqualotto che eseguirà Beethoven, Chopin e Prokofiev.
20 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sede dì
piazza Gianavello, serata del Cai con immagini dell’attività svolta nel corso dell’anno.
20- 22 dicembre
torre PELLICE: La Pro Loco organizza
momenti di intrattenimento con Babbo Natale, vin brulé e spettacoli itineranti. Venerdì
®a dalle 20,30 fiaccolata con partenza da S.
Margherita, giocolieri e artisti di strada.
21- 22 dicembre
torre PELLICE: Nell’isola pedonale di
via Arnaud, edizione straordinaria del mercatino dei prodotti naturali.
21 dicembre, sabato
POMARETTO: Magico natale: l’arca di
u*. spettacolo sorpresa con i bambini dela scuola elementare. Ore 20; ritrovo in
piazza del municipio e sfilata per le vie del
passe con la banda musicale di Pomaretto.
vecchio borgo, festa con i bam
s rinfresco per tutti.
Alle 21, nella sala Tajo della
Giuseppe, concerto degli allieti Civico istituto M. Brera di Novara.
Sem unionista,
, ® u.cfi «performances contro corrente»;
tri ffpuno Mathias & the Grapes, Demeteat. Master Doyoul-Ike, Me fly, O.D.
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FM 91.200-96.550
tei. 0121-954194
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nel pomeriggio Babbo Natale in vespa per le vie del paese; dalle 15 mostra «Un’idea per un dono»
alla sala Priolo di Luserna Alta.
BRICHERASIO: Alle 21, nella chiesa di
Santa Maria, concerto della Filarmonica di
San Bernardino.
PINEROLO: «Cantiamo per amore» è il titolo della rassegna musicale, alla 18« edizione, in programma alla chiesa di Madonna
di Fatima: si esibiscono la Corale pinaschese, il coro Rocciavré di Bmino, il coro Valsangone di Giaveno e la corale Prompicai di
Pinerolo; inizio ore 21.
VILLAR PEROSA: L’Ana organizza un
«Buon Natale» alla Casa Alpina.
22 dicembre, domenica
PEROSA ARGENTINA: Dalle 15,30 alle
18.30 Natale in piazza. Animazione nelle
piazze con la partecipazione di: giocolieri,
musicisti e zampognari, Babbo Natale, gnomi e canti corali, caramelle, cioccolata calda, tisana e vin brulé gratis per tutti.
PINEROLO; Alle 21, nella sala Tajo della
chièsa di San Giuseppe, si svolge un concerto degli allievi del Civico istituto musicale
Gorelli di Pinerolo.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella
chiesa del Sacro Cuore, concerto del «Sunshine gospel choir».
POMARETTO: Alle ore 21, al tempio valdese, «Concerto di Natale» della banda di
Pomaretto con il coro Fihavanana.; offerte a
favore dei terremotati di San Giuliano.
INVERSO RINASCA: Natale bimbi nelle
vie del paese.
POR'TE; Dalle ore 9, mercatino di Natale
nel centro paese. Saranno presenti oltre 50
espositori con bancarelle mercatino delle
pulci, articoli artigianali e vari.
23 dicembre, lunedì
PEROSA ARGENTINA; Dalle 15,30 alle
18.30 alcuni Babbo Natale percorreranno il
paese per augurare buone feste e regalare
caramelle e dolcetti a tutti.
LUSERNA SAN GIOVANNI; Alle 15 in
piazzetta Danna a Luserna Alta, spettacolo
di pagliacci del circo con distribuzione di
panettoni e cioccolata.
24 dicembre, martedì
SALZA DI PINEROLO: Ore 21, «Natale
bimbi» con arrivo di Babbo Natale, vin
brulé e cioccolata calda per tutti.
FENESTRELLE: In serata, presepe vivente
per le vie del paese e distribuzione di panettone e vin brulé.
PEROSA ARGENTINA: Dalle ore 15,30 alle
ore 18,30 Babbo Natale e gli gnomi distribuiranno panettoni, spumante, caramelle a
tutti con gli auguri dei commercianti.
25 dicembre, mercoledì
PINASCA: «C’era una volta il Natale» per
le vie di Dubbione e al Centro polivalente
comunale; un’occasione di incontro tra le
persone nel giorno di Natale (dalle 17 alle
19); un itinerario fatto di musica, dolcetti,
spettacoli si snoda lungo le strette vie del
centro storico di Dubbione.
27 dicembre, venerdì
VILLAR PEROSA; Alle 21 performance artistica «Immaginario celtico», colori e suggestioni del magico mondo celtico, di e con
Giovanni Cortese.
28 dicembre, sabato
FENESTRELLE: Alle 21 concerto dell’organo «Collino» alla Chiesa parrocchiale.
BRICHERASIO: Alle 10, nella sala consiliare, presentazione del sito Internet.
POMARETTO: Nel tempio valdese, alle
21, concerto dei «Free Voices Gospel Choir».
29 dicembre, domenica
FENESTRELLE: In serata «Fiaccolata della
pace» (organizzata dal Comune in collaborazione con Porte «Paese per la pace»). Diverse fiaccolate partiranno dalle borgate di
Mentoulles, Chamborts, Depot e Laux, per
poi convergere alla «Spiaggetta» di Fenestrelle, dove verrà acceso il tradizionale falò,
con distribuzione di panettone e vin brulé.
31 dicembre, mercoledì
FENESTRELLE: Al forte di Fenestrelle:
«La cena dei forzati». Nei restaurati saloni
del piano terreno del Palazzo del governatore si terrà una cena a buffet a cui seguirà,
nei locali del sottochiesa, una serata danzante con musica dal vivo. Al termine il tradizionale brindisi e un piccolo spettacolo
pirotecnico saluteranno l’arrivo del nuovo
anno. Informazioni e prenotazioni: Associazione progetto San Carlo; 0121-83600.
VILLAR PEROSA: L’Ana di Villar Perosa
organizza una «cena aspettando l’anno
nuovo» alla Casa Alpina.
4 gennaio, sabato
FENESTRELLE: Nel pomeriggio, «Festa
gastronomica» per le vie del paese.
5 gennaio, domenica
VILLAR PEROSA; Alle 15 «Pomeriggio artistico» interventi dei poeti piemontesi con
il violinista Roberto Novellino.
6 gennaio, lunedì
SAN GERMANO CHISONE; In Borgata
Turina «Sorprese d’inverno», luci, racconti e
magie...arriva la befana: ore 16 inizio manifestazione; ore 16,30 concerto del coro Eiminal; ore 17,30 animazione con l’arrivo
della befana, Vin brulé, cioccolata calda, gofri, biscotti, il paese sarà addobbato con torce e vi saranno fuochi per scaldarsi.
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Rinasca: Bertorello - via Nazionale 22, tei. 800707
Pinerolo: San Lazzaro - corso Torino 196, tei. 393858
telefono 800-233111
DOMENICA 29 DICEMBRE
San Secondo: Mellano - via
Rol16, tei. 500112.
Villar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
Pinerolo: Musto - via Cambiano 8, tei. 322050
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mercoledì 12 GENNAIO
Torre Peilice: Muslon - via
Repubblica 22, tei. 91328
Pinerolo: Bricco - via Nazionale 32, tei. 201424
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111
SERVIZIO ELIAMBULANZA
. -'telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE — Il Cinema Trento propone, giovedì 19 e venerdì 20, ore 21,15, Hollywood ending;
sabato 21, ore 20,20 e domenica 22, ore 16 e 18,15,
Snow dogs: 8 cani sotto zero; sabato .ore 22,20, domenica e lunedì, ore 21,15, Il pianista.
VILLAR PEROSA — Il nuovo cinema comunale ha
in programma sabato 21, domenica 22 e lunedì 23, ore
21,15, 8 donne e un mistero di F. Ozon, Francia 2002;
mercoledì 25, ore 16,30 e 21,15, Le quattro piume.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì
20 dicembre, ore 21, Due amici; sabato 21, ore 21, El
Alamein; martedì 24, ore 21 e mercoledì 25, ore 16,
18,30 e 21, Le quattro piume; giovedì 26, ore 15, 17,
19, 21,15, The Bourne identity; venerdì 27, ore 21,
Hollywood ending; sabato 28, ore 21, Il pianista; domenica 29, ore 15 e 17, lunedì 30, ore 19,30, Che fine
ha fatto Santa Clause?; domenica 29, ore 19 e 21, lunedì 30, ore 21, La cosa più dolce.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma,
alla sala «5cento», Harry Potter e la camera dei segreti; feriali ore 21,30, domenica ore 15, 18,15 e 21,30; a
seguire Natale sul Nilo. Alla sala «2cento» da venerdì
sarà in visione il film Era mio padre.
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■ VENERDÌ 20 DICEMBRE 2002
PAG. 15 RIFORMA
< i L'otto per mille
I «ecumenico»
! Martedì 3 dicembre la rete
' tv «La 7», che ha uno share
^ molto basso, ha riservato una
I piccola sorpresa finale alla
I chiesa valdese. Giuliano FerI rara e Luca Sofri dialogavano
I con don Vitaliano della Sala,
che a causa della sua difesa
dei no global è stato allontanato dalla chiesa di cui era
parroco, nonostante l’appoggio della comunità; «Mi hanno pensionato a 39 anni - ha
detto -, perché non adatto a
curarla». Non è stato estromesso dalla comunione ecclesiale ma un successore dovrebbe prendere il suo posto.
I due conduttori della trasmissione, con atri ospiti sacerdoti e laici, in studio o collegati, si facevano spiegare da
don Vitaliano i motivi delle
sue posizioni. Lui rispondeva
mite e sorridente, sebbene del
sorriso amaro di chi alla fin fine viene sconfitto da un potere ben più forte del suo. In
chiusura (ecco la sorpresa) gli
veniva chiesto perché suggeriva alla sua comunità di versare l’8%o alla Chiesa valdese.
L’aveva fatto per tre motivi:
aiutare una piccola chiesa sorella; perché essa lo destinava
più a opere sociali che a uso
interno; infine in nome dell’ecumenismo. Un laico cattolico dichiarava di fare la stessa
cosa; Ferrara diceva invece
che lui lo versa allo stato (se si
ricorda); mentre dall’esterno
don Gheddo era «perfettamente d’accordo sulla fondamentale necessità dell’ecumenismo», però ricordava i
«17.000 missionari cattolici
tra sacerdoti, suore e volontari laici, che in tutto il mondo
aiutano i poveri e aprono oratori». Ferrara avrebbe voluto
continuare sull’argomento
dei «cattolici che danno i soldi a Pietro Valdo» ma la regia
inalberava un cartello perentorio: chiudete! Dispiace non
aver potuto ascoltare altre
voci prò e contro ma la parola, anzi la palla, doveva passare all’incombente programma di Biscardi.
Renzo Turinetto -Tonno
m Un obiettore
ad Agape
Caro Ettore Graziani, anch’io, con entusiasmo, ho
vissuto l’esperienza di Agape
(v. lettera a p. 15 sul n. 47 di
Riforma). L’ho vissuta a distanza di quarant’anni dalla
sua, come obiettore di coscienza nel 1990. Digiuno di
«cose» valdesi, e con ciò alieno a qualsiasi pregiudizio,
ho vissuto quell’esperienza
aprendo non solo la mente
ma anche il cuore. Non ho
vissuto l’esperienza della costruzione, ma ho incontrato
decine di persone coinvolte
in questa, che tornavano tutti
gli anni a vedere la propria
«creatura»; qualcuno si rammaricava del fatto che questa
non aveva seguito le orme
dei genitori, qualcun’altro invece era felice nel vedere che
la creatura «camminava con
le proprie gambe seguendo
una propria strada, non necessariamente divergente da
quella dei «padri fondatori».
La grandezza di Agape è
stata (è) quella di testimoniare valori fondamentali (esattamente quelli da lei citati;
convivenza civile nella pace,
fraterna comunione tra uomini e donne eccetera) rivisitandoli nelle varie epoche di cui
Agape è stata testimone. Agape negli ultimi cinquant’anni
ha dibattuto, e spesso preceduto, tutti i momenti di «crisi
organica» della società; la
riappacificazione nel secondo
dopoguerra, la questione
Nord-Sud del mondo, quella
Est-Ovest, il dialogo interreligioso, la differenza di genere,
la questione comunista, l’ambiente, la pace, la ricerca di
uno sviluppo compatibile, il
dibattito tra fede e omosessualità, la globalizzazione.
Qualcuno forse avrebbe
preferito per Agape un ruolo
di semplice testimonianza
all’interno del mondo protestante, funzionale a un certo
residuale modo di concepire
le opere valdesi, ma Agape è
andata oltre: ha mantenuto il
suo spirito evangelico aprendosi però a tutte le parti che
compongono la società. Era e
rimane il fiore all’occhiello
La Casa valdese di Rio Marina
(Isola d'Elba)
e lieta di ospitare, nel periodo delle vacanze natalizie, gruppi,
famiglie o singoli appartenenti alle chiese. In particolare vi invitiamo a trascorrere la fine dell'anno con la comunità locale
in un clima di fraternità e gioia. Per informazioni e prenotazioni telefonare allo 0565-962141 dal lunedì al venerdì (9.3012.30) oppure allo 0565-924208 chiedendo di Massimo Long.
B Campagna antifumo e guerra all'Iraq
Ce la legge di Cristo avesJJse avuto tanto successo
Panto ne ha avuto la legge
^ntihimo, noi oggi potremmo
n il Gloria di Pasqua,
itanto che la legge di Cristo
nne da Dio e oggi viene cro«nssa, mentre la legge antifudai puritani ameridni e oggi trionfa. Purtroppo
fL ®^®*'icani non si ricordano
„ j^nchill fumava e Ffitler
jjj” ™niava. È forse un caso
32)1
chp quegli americani
. sono così fanaticamente
Pegnati sul fronte della legpp ^”P/vimo sono anche im
tena ^
La ^ guerra contro l’Iraq?
rp di Dio si può illustra
lierrrKg'3'‘ditariai ■ ^''upianta una pianeti , • Y"'^iu e la mette al larall’acqua dove può
Prnt, °™ante svilupparsi e
^ «sperare. Questo è quanto
ig^aa parola ebraica si
Tom„ ^ pace. La pax
titari a. invece molto autoQuanH^ ^asa sulla violenza.
interv°°.^ae stali litigavano,
-Calci Roma, prendeva a
la dae litiganti e stabiliva
m romana.
sppr^aatenuto della nostra
nza è che nella situa
zione attuale ci sia un intervento di Dio che ci dia il suo
shalom. La pax americana è
moralistica. Se la prende con
i fumatori e con i ladri di polli, ma non firma il trattato di
Kyoto, produce scandali di
miliardi di dollari, come nel
caso Enron, lascia che milioni
di persone, compresi bambini, muoiano di fame e, come
unica soluzione per tutti i
mali del mondo, propone la
guerra. A livello individuale
propone il divieto di fumare,
ma può bastare?
lo preferisco lo shalom di
Dio. Per quanto riguarda il
non fumare, si tratta di una
scelta individuale che oltre a
tutto fa bene alla tasca e alla
salute, ma non si può fare di
questo argomento la conditio
sine qua non dell’etica del regno di Dio, che viene per annunciarci la salvezza in Cristo
che è morto per noi, per la remissione dei nostri peccati.
Sola condizione è la fede che
non è opera umana, ma opera di Dio che ci ama. Noi non
possiamo vantarci di nulla,
nemmeno del non fumare.
Samuele Giambarresi
Roma
del protestantesimo italiano
(e non solo) poiché si «laicizza» grazie alla grande apertura mentale, ma conserva una
grande carica spirituale; grazie a questo spirito, oltre a
rnantenere rapporti (a volte
difficili) con le chiese valdesi.
Agape è conosciuta, frequentata, sostenuta da centinaia di
persone estranee al mondo
protestante, le quali in Agape
colgono, oltre al resto, l’originalità del protestantesimo italiano (cosa altrimenti difficile
cogliere in altfo modo nel
paese del «Santo Padre»),
1 muri, e i legni, di Agape
sono lì e, nonostante qualche
erbaccia depositata dal vento, trasudano ancora dello
spirito dei costruttori che i
diversi gruppi residenti, comitati, volontari cercano di
adattare a una realtà ben diversa da quella del dopoguerra. Agape è lì, situata in quel
noto centro turistico estivo e
invernale che è Prali; si tiene
regolarmente, alla fine di
ogni «campo», un culto nel
quale, nell’accezione originaria, non è il luogo né gli attori
che conferiscono la sacralità
al rito; non c’è un usciere, ma
troverete qualcuno che accolga i visitatori e, se capitate
durante il periodo estivo, troverete una «pasionaria» italosvizzera che saprà informarvi
(dall’alto della sua esperienza
di «costruttrice») della spiritualità di Agape.
Massimo Laquaglia
Torino
L'Agape di oggi
e di domani
Esiste e resiste tuttora la
gratitudine nei confronti di
Tullio Vinay, di Neri Giampiccoli, di George Paschoud
per l’ideazione e l’attuazione del progetto: Agape è costruita saldamente sulla roccia. Credo che già questo
possa essere un’utopia realizzata, eppure non basta:
dobbiamo conoscere l’Agape di oggi e sperare per il
suo domani. In questi giorni
ho ricevuto il programma
generale del centro e ho trovato molte novità: per esempio c’è un campo per piccolissimi, bambini di 5-6 anni,
ecc. Questa lettura è stata
per me segno di un gruppo
fertile, vivo ed entusiasta.
Dispiace ovviamente sentire da qualcuno che non è stato accolto bene. Anche a me
è capitato di entrare in chiesa
e di non ricevere nessun cenno di saluto, quindi capisco il
senso di abbandono provato
dal sig. Graziani di Torino,
Elda Ugeard
Un moto di gratitudine va
al Signore per la sorella in fede Elda Lageard, che ha dato
una risposta visibile di assunzione di responsabilità
nel servizio che lo Spirito ha
fatto vivere in lei. La sua disponibilità è stata grande e
umile, tesa a rispondere per
il bene dello scopo che condivideva con sorelle e fratelli
della chiesa. Diversi campi
hanno avuto il suo servizio
costante e trainante per lunghi periodi (Foresteria valdese di Torre Pellice, Commissione finanziaria della Chiesa
valdese di Torre Pellice della
quale faceva parte, l’Associazione amici dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice). Esso ci lascia un segno di ciò
che è un lavoro volontario
svolto con autodisciplina e
sostenuto dal forte senso di
appartenenza alla chiesa
che, domenica dopo domenica, conduceva Elda con
sua sorella Dina al culto.
Ora non è più fra noi, vive
nel nostro ricordo legato al)a
speranza delle promesse del
Signore.
Maria Tamietti
Torre Pellice
La riforma garantisce in tutta Italia uguali diritti sociali e civili
La «devolution» della Casa delle libertà
LUCIO MALAN
SONO ormai abituato al fatto che Riforma
riporti articoli di carattere politico, tutti
conformi all’area che va dalla sinistra Ds in
là. Ci sono però due cose cui è difficile abituarmi. Una sono le opinioni politiche «in
salsa evangelica» cioè gli articoli in tutto simili a quelli che trovi su l’Unità, ma con la
precisazione che «da evangelico» non puoi
che pensarla così.
L altra sono le opinioni mescolate ai fatti.
Ad esempio, nell’editoriale contro «la devolution di Bossi», Giorgio Bouchard, brillante
e appassionato come sempre, definisce «ragionevole» la riforma delTUlivo del 2001,
«stravolgente» e «controrivoluzionaria»
quella di Bossi. Ed è la rispettabile opinione
del centro-sinistra. Aggiunge poi che con la
devoluzione «in Italia diventerebbe impossibile», «l’uniformità delle condizioni di vita»,
e inevitabile «l’abbandono del Sud al suo destino». E, detto così, sembra un fatto. Invece
è un’opinione in contrasto col fatto che la
nostra Costituzione (art. 117, comma 2“) assegna esclusivamente allo stato «la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». Grazie a questa chiara prescrizione,
votata dall’Ulivo e volutamente non toccata
dalla nostra riforma, non solo l’uniformità
rimane «possibile», ma è impossibile abolirla. «L’abbandono del Sud al suo destino»,
dunque, avverrà se non sapremo governare
bene, che è l’opinione di Bouchard ma non
ha nulla a che fare né con i fatti né con la devoluzione. È peraltro un fatto che i problemi
del Sud non sono stati risolti da nessun governo italiano, neanche da quelli delTUlivo;
noi ci stiamo provando e anche tanti evangelici del Sud che hanno votato la Casa delle
Libertà sperano che ci riusciamo. Ed è un altro fatto che la «ragionevole» riforma dell’
Ulivo consente (art. 116, comma 3“) di assegnare a singole Regioni competenze ancora
maggiori, addirittura su «norme generali
sulTistruzione» e «mtela dell’ambiente e dei
beni culturali», che noi lasciamo allo stato, e
per di più per decisione del Parlamento a
semplice maggioranza, per cui potendo dire
sì a questa Resone e no a quella a seconda
del colore politico. E questo non sarebbe
«stravolgente» ?
Chiudo ricordando che il «grande scontro
civile» di Cosenza ricordato da Bouchard,
con la partecipazione di sindaco e vescovo, e
che una sorella, naturalmente «come valdese», ha accostato ai valdesi uccisi in Calabria
per la loro fede, era una manifestazione contro un provvedimento della magistratura,
che peraltro anch’io non condivido. Apprendo dunque che: 1) protestare contro la magistratura, anche se si ricoprono cariche pubbliche, si può, anzi è un grande segno di civiltà; 2) è lodevole che i vescovi si occupino
di vicende politiche e addirittura giudiziarie
italiane. A una condizione, che deduco dagli
altri scritti dello stesso autore: che le manifestazioni siano benedette dalla sinistra.
però non arrivo a dire che la
Chiesa valdese non sia accogliente o che non so se alTinterno si tenga ancora qualche
forma di culto. Penso che tutti possiamo non essere all’altezza del nostro compito, e
pazienza: ci impegneremo di
più la prossima volta.
Mi dispiace di più invece
che non si conosca l’attività
di Agape oggi, che si possa
ipotizzare che non sia più
presente lo spirito evangelico. Oggi e domani questo vive, non per merito di chi vive ad Agape, ma di chi la frequenta, di chi partecipa ai
campi con lo stesso entusiasmo degli inizi, di chi aiuta
nel lavoro in ogni suo momento libero, di chi sceglie
di dedicare la sua competenza nella progettazione e
conduzione del Centro.
Il tema della testimonianza che il sig. Graziani solleva
è fondamentale per le nostre
chiese. Proviamo ad approfittare in modo sinergico di
quanto le nostre chiese e
Agape stessa già producono.
Il campo invernale di Agape
(26 dicembre 2002-1° gennaio 2003) è un campo intergenerazionale sulla spiritualità, esattamente le dimensioni di cui ha bisogno la nostra chiesa: un franco dialo
B Maria Capolupo
Sabato 7 dicembre si è improvvisamente spenta la sorella Maria Capolupo in Mola.
Maria era una sorella molto
sensibile che sapeva spendere in ogni momento una parola di conforto e di sostegno
per tutti. Sorridente e gioiosa
ogni qual volta parlava della
sua fede nel Signore e della
sua vita passata nella comunità battista di Matera da oltre 40 anni. Anche nel momento della sofferenza quando la malattia stava per consumarla ha saputo offrire il
suo dolce sorriso pieno di affetto e di amore fraterno. Abbiamo perso una compagna
di viaggio e ne sentiremo la
mancanza, la ricorderemo
però avendo nel cuore questa
parola di speranza che Tha
sostenuta sino alla fine: «Sia
che vegliamo, sia che dormiamo, viviamo insieme con lui».
Emanuele Casalino
Matera
M mm0tktnca
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011-6689804 - fax 011 -657542
http:/Avww.claudiana.it
go tra generazioni sul Dio in
cui crediamo, nel Duemila.
Silvia Rostagno
San Germano Chisone
Lo spirito
di Agape
La lettera di Ettore Graziani, vecchio agapino, merita
una risposta oltre che da chi è
istituzionalmente responsabile oggi del Centro, anche da
un altro «vecchio agapino»
che ha seguito e segue, seppur da lontano, Tevolversi del
lavoro e della testimonianza
che vi vengono svolti.
Vi sono due problemi ricorrenti ad Agape, come del resto
negli altri Centri evangelici
dedicati in modo particolare
ai giovani come Ecumene,
Santa Severa, Adelfia, Bethel,
Tramonti, ecc. Uno è quello
della manutenzione e delTaggiornamento delle strutture,
sia per l’invecchiamento delle
stesse sia per le richieste delle
normative di legge. Intervenire in questo campo costa; ad
Agape in cinque anni (e fino
al 31 dicembre 2001) sono
stati spesi 590 milioni di lire.
E non basta, l’esterno richiederebbe ancora molti interventi che sono per il momen
to accantonati per pure ragioni economiche (non per cattiva volontà). Basti pensare alle
vecchie e infelici lastre di cemento, accatastate e ingomhranti, ai muretti che hanno
ceduto e lasciano vedere vistose crepe, alle scale di accesso, e via dicendo; la soluzione qui è puramente economica, bisogna aumentare i
doni per Agape.
Il secondo problema riguarda la programmazione
dei campi, e come i campi sono offerti e vissuti dai partecipanti, ovviamente in modi diversi da quelli che caratterizzavano i campi e i campisti
degli Anni 50. Un consiglio
all’amico Ettore: legga Agape
immaginaria e i programmi
dei campi, vedrà che lo «spirito che ci trasmetteva Tullio
Vinay» viene rivissuto con
fantasia diversa ma con la
stessa speranza di allora.
Gianni Rostan - Milano
Errata corrige
Un’anomalia telematica ha
privato l’articolo «Un concerto dedicato alla musica degli
ebrei» (Riforma n. 47, pag. 5)
del nome dell’autrice, Donatella Giorgi. Ce ne scusiamo
coi lettori e con l’interessata.
Buone Feste!
Con questo numero termina il decimo
anno di Riforma. Saremo di nuovo con voi
con il numero del 3 gennaio 2003. Auguriamo a tutti un sereno periodo festivo.
Nev
notizie evangeliche
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delle Chiese
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RINGRAZIAMENTO
«Non temere, io ti ho chiamato
per nome e ti ho
liberato: tu sei mio!
Se tu attraverserai
fiumi profondi, io sarò
con te; te acque
non ti sommergeranno»
Isaia 43, 1-2
È serenamente mancata
Elda Lageard
amica deliospedale valdese
Con grande dolore e infinita tenerezza lo annunciano Dina e
Gian con i nipoti Lia, Marta, Michela, Chiara, Guido e Dolores.
Un grazie di cuore allamico
prof. Massimo Aglietta per la sua
affettuosa presenza e a Andy, Lisa, Pina e Francesca per la premurosa assistenza
Men, grazie per «Au ciair de ia
lune» e per tutto il resto.
Le tue nipoti
Torre Pellice, 10 dicembre 2002
16
PAG. 16 RIFORMA
^ALE
VENERDÌ 20 DICEMBRE 2002
La legge 209/2000 rischia di essere del tutto snaturata nella prossima Finanziaria
Bisogna salvare la le^e sulla cancellazione del debito
FRANCO CiAMPiCCOLI
Tre anni fa «Sdebitarsi», il
referente italiano del cartello internazionale Jubilee
2000, nato in Inghilterra su
iniziativa tra gli altri di chiese
evangeliche, promosse una
vasta campagna per la cancellazione del debito dei paesi maggiormente indebitati
del Terzo Mondo. Come si ricorderà, le nostre chiese parteciparono con la raccolta di
firme di adesione aH’appello,
una «Settimana della libertà»
(2000) fu dedicata a questo
tema e la Federazione, che
aveva aderito a «Sdebitarsi»,
partecipò a diverse iniziative.
In Italia il risultato della mobilitazione, che coinvolse diversi parlamentari, fu la legge
209-2000, una delle più avanzate a livello mondiale, che
ha dato allTtalia una qerta
leadership in questo settore.
Dopo questo notevole risultato la campagna «Sdebitarsi»
ha subito un comprensibile
rallentamento e lina perdita
di visibilità, ma ha conosciuto
recentemente un brusco risveglio con la prospettiva dello snaturamento della legge
209 contenuta nella Finanziaria 2003 di cui ha dato notizia
Riforma nel numero scorso.
Pur uscendo da un periodo
di transizione con il cambio
della guardia a capo del Coordinamento (il comboniano
Gino Barsella ha sostituito Luca De Fraia lo scorso ottobre),
«Sdebitarsi» si è attivata con
un appello al mantenimento
integrale della legge 209 ricevendo l’appoggio di un certo
numero di deputati e senatori, promuovendo la costituzione di un gruppo interparlamentare sul debito, ottenendo una lettera del segretario dei Ds al nuovo ministro
degli Esteri. Ha quindi organizzato martedì 11 dicembre
un Forum internazionale sul
debito, che ha visto una buona partecipazione e ha incassato dal governo l’impegno a
elaborare una diversa proposta nell’ambito della discussione della legge finanziaria.
Nell’Assemblea di «Sdebitarsi», che si è volta il giorno
dopo, è stata sottolineata la
necessità di non abbassare la
guardia e di continuare il
monitoraggio della legge,
l’informazione e la mobilitazione. All’assemblea hanno
preso parte diverse organizzazioni aderenti: Movimondo. Manitese, Arci, Adi, Azio
ne aiuto. Campagna di riforma della Banca mondiale.
Medici senza frontiere, Legambiente e la Fcei, rappresentata da chi scrive. I diversi
interventi (coordinati da Alberto Castagnola, della Rete
Lilliput, da lunga data amico
e collaboratore di Agape)
hanno espresso una gamma
di valutazioni diverse sull’andamento complessivo della
cancellazione del debito. La
valutazione più amara è stata
quella di Alex Zanotelli che
ha notato come a livello di
Unione europea si consideri
normale che a fronte della
cancellazione di quote del
debito vengano parallelamente ridotte le quote dei
programmi di aiuto allo sviluppo. C’è chi ha tuttavia notato che l’iscrizione del principio della cancellazione del
debito nell’agenda internazionale ha la stessa importanza epocale dell’acquisizione del principio della diminuzione dei gas serra contenuta nel protocollo di Kyoto
(A. Tricarico, Campagna riforma Banca mondiale). Luca
De Fraia ha osservato che comunque l’Italia, a differenza
di altri paesi europei, ha cancellato al 100% il servizio del
debito (cioè la riscossione
degli interessi) dei paesi del
Terzo Mondo. Dalla discussione sono emerse proposte
e prospettive di notevole impegno e interesse:
- valorizzazione delle opportunità offerte dal calendario 2003: Porto Aiegre, gennaio: Onu dei popoli, Assisi,
ottobre; presidenza italiana
dell’Ue nel 2° semestre;
- «contaminazione» con altre campagne e inserimento
in esse di informazione e occasioni di mobilitazione in riferimento al debito, per esempio la campagna «Clima e
povertà» di prossimo lancio
da parte di Legambiente;
- monitoraggio attento dei
risultati dell’applicazione della legge 209 anche tramite un
osservatorio permanente che
possa produrre un rapporto
annuo a livello scientifico:
- allargamento della prospettiva andando oltre la tematica della cancellazione
del debito, per esempio elaborando calcoli e informazione sul debito ecologico e
sociale che il Nord ha nei
confi'onti del Sud.
Su questo sfondo la legge
209 è appesa a un filo. I prossimi giorni vedranno iPsuo
depotenziamento, con conseguente stallo se non inversione di tendenza, oppure
una sua conferma. Speriamo
di limitare i danni e rendiamoci conto che su questo
fronte la mobilitazione non
può che essere continua.
Lanciato dal Consiglio ecumenico delle chiese il 10 dicembre
È in linea il nuovo sito web interattivo
del Decennio (evincere la violenza»
Il nuovo sito web del Decennio «vincere la violenza»
contribuirà a creare e a rafforzare il lavoro in rete delle
chiese, delle organizzazioni e
delle persone impegnate nella ricerca della pace, della
giustizia e della riconciliazione. Il Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) ha scelto la
Giornata internazionale dei
diritti umani per mettere in
linea la nuova versione interattiva del sito web del Decennio «vincere la violenza
(2001-2010): le chiese in cerca di riconciliazione e di pace». http://www.wcc-coe.
org/dov. «Quando la violenza
e le minacce di guerra si fanno sempre più terrificanti intorno a noi, un’iniziativa come questa, che vuole sostenere le organizzazioni e le
persone impegnate a favore
della pace e della riconciliazione, costituisce un segno di
speranza», constata Hansulrich Gerber, coordinatore del
Decennio.
Il sito in quattro lingue
(francese, inglese, tedesco e
spagnolo) è stato concepito
per aiutare le chiese, le organizzazioni e le persone coinvolte nel Decennio a stabilire
contatti e rapporti tra loro, a
condividere le loro risorse e
Riforma
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le loro esperienze, a fare conoscere le manifestazioni
che esse organizzano e a
scambiare informazioni sulle iniziative programmate.
Le persone che accedono al
sito potranno svolgere un
ruolo attivo descrivendo gli
sforzi che esse stanno facendo per vincere la violenza e
facendoli conoscere a un
ampio pubblico. Al tempo
stesso esse potranno ottenere facilmente le informazioni
di cui hanno bisogno, grazie
alla nuova struttura tematica
del sito e agli stmmenti di ricerca per categorie.
«Si tratta di un nuovo modo di lavorare, a partire da
una piattaforma aperta sottolinea Olivier Schöpfer,
responsabile web presso il
Cec -, e la sfida, per noi e
tutti coloro che sono impegnati nel Decennio, è di dare
dinamismo e vitalità a questo sito». Il sito propone inoltre materiale specifico del
Cec come una nuova guida
di studio sui quattro temi
principali del Decennio, idee
per partecipare all’iniziativa
nelle comunità locali, un
elenco dei coordinatori regionali e nazionali, nonché
dei gruppi di discussione
tramite posta elettronica e
una documentazione visiva.
Il Decennio «vincere la
violenza» è un’iniziativa predisposta dal Cec in risposta
al mandato dato dalla sua
ottava Assemblea (Harare,
1998) «di adottare con le
chiese una strategia tesa a
creare una cultura della nonviolenza». Lanciato a livello
mondiale nel febbraio 2001,
il Decennio stabilisce legami
tra le iniziative esistenti e offre una tribuna per scambiare le esperienze e stabilire
rapporti di sostegno e di apprendimento reciproci: nello
stesso tempo, motiva e incita
le chiese, le organizzazioni e
le persone a impegnarsi attivamente nella ricerca della
giustizia, della riconciliazione e della pace. (cec info)
n Soddisfazione dei gruppi religiosi
Una compagnia petrolifera
canadese si ritira dal Sudan
Diverse organizzazioni religiose e gruppi di difesa dei
diritti umani ritengono di
avere svolto una parte importante nella decisione di
una grande compagnia petrolifera canadese di ritirarsi
dal .Sudan dove, dicono, l’attività della compagnia ha
contribuito ad alimentare
una guerra civile lunga 19
anni che ha causato la morte
di circa due milioni di persone e costretto alla fuga altri
diversi milioni. La Talismán
Energy infatti ha annunciato,
alla fine dello scorso ottobre,
la decisione di vendere il
proprio paqchetto azionario
in Sudan per 750 milioni di
dollari alla Oil and NaturalGas Corporation Videsh, una
filiale della compagnia petrolifera nazionale indiana.
James Buckee, presidente
della compagnia Talismán
Energy, che ha sede a Calgary, nello stato di Alberta, ha
reso nota una dichiarazione
nella quale precisa che la caduta del titolo azionario e
una perdita in risorse umane
hanno portato alla decisione
di vendere il 25% posseduto
dalla società canadese nella
Greater Nile Oil Company entro la fine di quest’anno. Altre
società di Cina, Malaysia e
Sudan detengono le restanti
quote. James Buckee ha tuttavia ammesso che gli azionisti ne avevano abbastanza
della controversia: «Gli azionisti mi hanno detto che erano stanchi di dovere seguire e
analizzare in continuazione
la situazione in Sudan».
Nonostante una campagna
di 4 anni mirante a esercitare
pressioni su Talismán Energy,
i gruppi religiosi e altri movimenti di difesa dei diritti della persona si dicono «divisi»
sulla questione della vendita,
ha dichiarato Gary Kenny,
che lavora per Kairos (Iniziative canadesi ecumeniche per
la giustizia) che raggruppa 12
organizzazioni religiose: «Abbiamo come obiettivo di fare
pressione su Talisman affinché la società assuma sul serio le proprie responsabilità
sociali», ha detto. Un’altra
compagnia, lontana dal Canada, ha ripreso le quote
azionarie di Talisman. Secondo Gary Kenny, la vita dei sudanesi che vivono nella regione dei campi petroliferi è
cambiata poco: «Essi sono
ancora vulnerabili allo stesso
tipo di attacchi». Secondo i
militanti, il governo sudanese
utilizzava i guadagni delle
concessioni petrolifere per
comprare armi e per finanziare la guerra civile che dal
1983 oppone il governo della
parte Nord, a maggioranza
musulmana, all’Esercito di liberazione del popolo sudanese (Apls), nel Sud, dove la po-,
polazione è in maggioranza '
cristiana e animista. La care- ‘
stia generata dalla guerra ha
provocato in gran parte la
morte di milioni di persone.
Un rapporto dell’Onu,
pubblicato il 25 ottobre scorso, fa riferimento alle «gravi
violazioni dei diritti della
persona, legate allo sfrutta-'
mento del petrolio», che mira
a spopolare regioni ricche di
petrolio affinché il governo
ne assuma il controllo. Recentemente, a Nairobi, il governo sudanese e i ribelli del
Sud hanno accettato di prolungare la tregua firmata
nell’ottobre scorso fino al
termine dei negoziati di pace
previsti per il 31 marzo ma
non sono riusciti a raggiungere un accordo di pace finale né un accordo sulla divisione del potere e delle ricchezze. Secondo Gary Kenny,
Kairos e le chiese partner in
Sudan continueranno a chiedere la sospensione di tutte
le attività di sfruttamento del
petrolio in Sudan finché non
sarà stato raggiunto un accordo di pace. (eni)
Richiesta di Amnesty International
Introdurre il reato
di tortura nel codice penale
In occasione del 10 dicembre, Giornata internazionale
dei diritti umani, la Sezione
italiana di Amnesty International ha rinnovato la richiesta al Parlamento affinché sia
rapidamente approvata la
legge per l’introduzione del
reato di tortura in Italia. Per
raggiungere questo importante obiettivo la Sezione italiana
di Amnesty International ha
lanciato nell’ottobre 2000 la
campagna «Non sopportiamo
la tortura», che ha raccolto il
sostegno di 266 enti locali e
oltre 30.000 cittadini. Inoltre,
più di cento tra deputati e senatori hanno aderito alla
campagna presentando e firmando sette proposte e disegni di legge per introdurre il
reato di tortura. Questi risultati sono stati illustrati il 10
dicembre scorso da Marco
Bertotto, presidente di Amnesty Italia, nel corso di una
conferenza a cui sono intervenuti, tra gli altri, gli onorevoli Alfredo Biondi e Fabio
Mussi, vicepresidenti della
Camera dei deputati.
Bertotto ha dichiarato che
«la previsione di un reato autonomo di tortura è un obbligo che ci viene richiesto dal
diritto internazionale e che
l’Italia ha assunto al rnomento della ratifica, nel novembre
1988, della Convenzione delle
Nazioni Unite contro la tortura». Negli ultimi due anni il
mondo ha fatto passi avanti
importanti per contrastare il
dauima
drammatico fenomeno della
tortura, ancora presente in
quattro quinti del pianeta:
nell’aprile 2001 l’Unione europea ha adottato le «Linee
guida» contro la tortura che
tendono a fare dell’impegno
antitortura un elemento determinante dei rapporti bilaterali dell’Unione con altri
paesi; più di recente, nel novembre di quest’anno, le Nazioni Unite hanno adottato
un protocollo opzionale alla
Convenzione contro la tortura, che istituisce un sistema
di visite nei luoghi di detenzione, strumento dimostratosi efficace per prevenire la
tortura già nell’ambito del
Consiglio d’Europa.
Secondo Bertotto, «i t^P'
porti annuali di Amnesty International testimoniano
quanto l'esigenza di introdurre il reato di tortura non
sia meramente simbolica. Ma
non è in discussione, oggi» a®
e quanto si torturi in Italia,
Quello che importa è che »
Parlamento italiano compia
un gesto che è di per sé significativo in tema di diritti umani e trasmetta un chiaro
segnale in tutto il paese; la
tortura non è tollerata, mai.»(Sezione italidf^
di Amnesty Internationa^»
via Principe Tomaso, 1 iJPÍí
-6689804 - fax 011 -65/54^
011-I