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30 agosto 1991
Anno 127 - n. 33
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
URSS
TORRE PELLICE: APERTI I LAVORI DEL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Post
comunismo
Il 19 agosto sarà ricordato come la data di inizio deU’accelerazione del processo di fine del
comunismo sovietico e dell’inevitabile sfaldamento dell’URSS.
Il golpe e, soprattutto, gli avvenimenti seguenti hanno colto
tutti impreparati e non sono da
escludere altre sorprese. I processi messi in moto dagli avvenimenti possono sviluppare altre
possibilità e il futuro non è prevedibile. Parlando degù avvenimenti del 1989 lo storico francese François Furé ha scritto : « Le
due caratteristiche principaU della disgregazione del comunismo
sono la velocità del fenomeno e
la sua imprevedibilità... I popoli
che escono dairesjierienza storica comunista sembrano ossessionati dalla pura e semplice negazione del regime in cui hanno
vissuto, cioè dalla passione per
la restaurazione deUo stato di
diritto, deUa Ubertà, delle elezioni, della proprietà privata, del
mercato ». Saremmo cioè di fronte alla volontà di entrare nelle
sfere costituzionali delle rivoliizioni borghesi e neUe forme di vita sociale del capitalismo maturo.
Non si tratta di un ritorno,
perché l’URSS non ha mai vissuto il sistema costituzionale
borghese, ma è vissuto nella sua
critica, e su questa ha fondato
uno scontro di civiUtà ; tra comunismo e capitaUsmo, appunto.
Quello che più mi colpisce,
neUe analisi e nei discorsi
di questi giorni, è l’assenza
pressoché totale di idee innovatrici e volte al futuro. Non tanto in Unione Sovietica, ma neUe
riflessioni degU opinion-makers
occidentali. Eppure, da noi, i
cambiamenti neU’Est europeo
hanno messo in moto, accanto all’apologia del capitalismo trionfante, alcune analisi interessanti
sui limiti del capitalismo anche
in chi non è certamente un comunista (penso qui al dibattito su
etica e capitalismo in corso nella Conflndustriaj.
L’assenza di una riflessione sid
futuro della società costringe al
pragpnatismo, al giorno per giorno, al contingente. Invece il nostro problema è quello di inventare una società che, responsabilmente e da credenti, vogliamo
giusta, libera, partecipata, sostenibile. Per produrre la nuova società, la libertà e la democrazia
sono condizioni indispensabili ;
nia non è tutto. Credo non sia
sufficiente sostituire all’economia pìaniflcata il mercato e al
partito la nazione. Occorre far
nascere una coscienza nuova. Come dice Havel : « L’etica deve comandare alla politica ».
Il pensiero rivoluzionario è rimasto sempre legato all’oggetti''’jtà, il pensiero politico utopista
si è confinato invece nella soggettività. Oggi occorre riawicinare oggettività e soggettività :
economia e coscienza. Non è un
caso che oggi, in Europa, le grandi confessioni religiose siano quasi le sole a riflettere su questo
binomio.
Giorgio Gardiol
La vostra fatica non è vana
Il sermone pronunciato nel culto di apertura ha riaffermato i fondamenti della fede in una
fase storica di incertezza e di inquietudine - Come testimoniare nell’Europa che cambia?
Oltre 800 persone, venute da
ogni parte d'Italia e anche dall'estero, hanno fatto da cornice
ai 180 deputati e pastori che
hanno preso parte, domenica 2.S
agosto, al culto di apertura del
Sinodo 1991 delle Chiese valdesi e metodiste che si è tenuto
nel tempio valdese di Torre Pellice. II culto, con larga partecipazione ecumenica che ha visto
la presenza di riformati, luterani,
avventisti, pentecostali, cattolici
romani e delle comunità di base,
fratelli, è stato presieduto dal
past. Alberto Taccia, della Chiesa valdese di Torino.
Il pastore Taccia ha scelto
quale testo della sua predicazione
un brano della I epistola ai Corinzi: «Ringraziato sia Dio, che
ci dà la vittoria per mezzo del
Signor nostro Gesù Cristo. Perciò, fratelli miei diletti, state saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è
vana nel Signore» (I Corinzi 15:
57-58). Un testo che sottolinea la
centralità per la fede cristiana
del messaggio della resurrezione
di Cristo.
La scelta di questo testo è stata determinata, ha sottolineato
il predicatore, dalla necessità di
riaffermare i fondamenti unificanti della fede in un momento
di incertezze e inquietudini, che
rischia di condurre al disorienta
mento spirituale, allo scoraggiamento, alla volontà di evasione.
« La certezza della resurrezione, senza la quale sono vane la
fede, la predicazione, l’esistenza,
e l’opera della chiesa, è annuncio
della irreversibile vittoria di Dio
su ogni potere di violenza, di
peccato, di sofferenza e di morte. Ma questo fondamento essenziale di fede va al di là dei confini delle nostre Chiese valdesi
e metodiste e ci accomuna a
tutti i credenti che vivono oggi
la stessa tensione e la stessa ansia ».
Vi è oggi nelle chiese una reale
volontà di unità di fede e di testimonianza che si è espressa nelle grandi conferenze ecumeniche
di Basilea e Seoul e neU'Assemblea ecumenica del Consiglio ecumenico delle chiese a Canberra.
Le Chiese valdesi e metodiste
hanno proposto alle altre chiese
evangeliche europee l'organizzazione di un Sinodo'.europeo per
confermare questa volontà e testimoniare nell'Europa delle nuove divisioni il messaggio evangelico della liberazione in Cristo,
che è promessa di riconciliazione
e vita nuova.
Oggi — ha continuato il pastore Taccia — vi sono molti che
vivono in una situazione di crisi,
di difficoltà, di sconfitta sia sul
piano personale che sul piano
del lavoro, anche nelle chiese.
A tutti costoro l’apostolo Paolo,
Teodora Tosatti e Alberto Taccia aprono il corteo sinodale.
autore della lettera ai Corinzi,
fa una esortazione: « Ringraziate
il Signore che ci ha dato la vittoria per mezzo di Gesù Cristo ».
« L’apostolo Paolo, che si schiera molto più tra i sofferenti che
tra i soddisfatti — ha osservato
il past. Taccia —, esorta a ringraziare il Signore non per le nostre
umane condizioni di esistenza,
ma per la vittoria che ci ha dato
IL SENSO DELLA STORIA
I sigilli e Vagnello
« ...tu sei degno di prendere il libro e d’aprirne
i suggelli, perché sei stato immolato...» (Ap. 5: 9).
Ci sono dei diari chiusi con un piccolo lucchetto che impedisce ai curiosi di leggere il contenuto...
Qui invece si parla di un rotolo (il libro dell’epoca) che di sigilli ne ha addirittura sette: è
chiuso del tutto, ed è nelle mani di Dio. Cosa può
contenere? Forse le parole della profezia, che non
risuona più, o l’antica storia del popolo di Dio, o
il nostro futuro, o la spiegazione del presente, in
cui viviamo senza riuscire a comprenderne il senso; comunque, si tratta della nostra storia e del
giudizio che Dio ne dà. E nessuno può leggerla!
Il libro è sigillato, il senso della nostra vicenda
ci sfugge: abbiamo perso la chiave!
Ci vorrebbero cento paia d’occhi per arrivare
a vedere tutto, a capire tutto, e mani ben più lunghe delle nostre per poter fare qualcosa... Ma c’è
qualcuno, ci dice l’Apocalisse, che ha questa conoscenza e questo potere, qualcuno forte come un
leone, con la saggezza che ci si attende da un discendente degli antichi re...
Invece il personaggio che si fa avanti a prendere il rotolo per aprirlo non è un leone: è un
agnello, anzi un agnello ucciso che mostra i segni
della conoscenza e del potere (i sette occhi e le
sette corna, coi simboli tipici dell’apocalittica),
e che — soprattutto — « sta in piedi ».
L’agnello immolato e vivente — lo dice tutto
TEvangelo — è Gesù; ma cosa gli conferisce il
potere di dischiudere e risolvere la nostra storia?
Non la divinità, nel nostro testo, e neppure l’umanità, ma il fatto di essere stato immolato. Non
una morte qualunque (di morte ce n’è già abbastanza nel mondo e non risolve nulla) ma quella
morte. Il Dio che ci mostra chiaramente dove
sfoci la nostra follia (la morte dell’innocente!)
ma si spoglia di sé per farsi carico delle sue creature e condividere la loro vicenda, il leone — insomma — che viene da agnello, può davvero riscattare.
Con quella morte e con la sua resurrezione egli non
subisce la sua e la nostra storia ma ne è padrone
("re”, nel linguaggio del testo) e chi lo segue condivide la Sua regalità; non sarà più un succube ma
un signore, e proprio nelle sue scelte di servizio;
non sarà più un nemico di Dio e un antagonista
del prossimo ma un ’’sacerdote”, capace di vivere
l’amicizia col suo Signore e di aiutare altri a farlo.
Così la nostra storia acquista significato e — anche se è dolorosa — diventa vittoriosa.
Infatti quell’agnello sta in piedi. ’’Sta”, mentre
intorno crollano tutti i simboli del potere e dell’oppressione umana. Quelli passano, lui resta. E’
il giudizio, che condanna a scomparire nel nulla
ciò che è stato nemico di Dio e delle sue creature.
Segno di vittoria, dunque, ma anche motivo
di fiducia; Gesù non ha assunto per un breve
periodo le vesti della misericordia per poi abbandonarle e indossare quelle del giudice inflessibile;
qualunque cosa ci riservi il futuro, chiunque noi
siamo, egli rimane l’agnello immolato; la misericordia non abbiamo davvero motivo di andare
a cercarla in altri che in lui.
E naturalmente, se è vero che soltanto lui può
prendere su di sé la storia, è vero che per i
suoi seguaci non può esservi altra strada che la
sua. Il profeta piangeva sull’impossibilità di leggere la Parola di Dio, di risolvere, di capire, di dare
senso alla storia...; la solidarietà umana, la simpatia per le creature, la testimonianza, la condivisione
(certo, anche se nella critica) sono la via di chi
segue l’Agnello, e « sta in piedi » accanto a lui.
Teodora Tosatti
nella resurrezione di Cristo. Una
vittoria definitiva, irrevocabile,
che nessun potere di violenza e
di morte potrà più cancellare.
Questa vittoria è data a noi
(non è stata meritata o conseguita da noi) come atto supremo
di grazia. In questo ’’noi” cogliamo l’estensione illimitata di una
grazia che non conosce barriere
di tempo e di spazio, ma che
vuole raggiungere ogni uomo e
ogni donna per portare loro il
messaggio della liberazione e
della vita nuova in Cristo ».
Concludendo il suo sermone
Taccia ha affermato; « L’annuncio della resurrezione non modifica le situazioni esteriori, ma
modifica noi, facendoci uomini
e donne nuovi, capaci di vedere
e capire in modo nuovo le situazioni anche più gravi della storia
e della vita e di affrontarle con
forza e coraggio rinnovati, fidando non in noi stessi, ma sulla
potenza di' resurrezione di Cristo.
Allora possiamo ricevere con
fiducia e con gioia le ultime
esortazioni del testo: ’’State saldi e incrollabili, abbondanti
sempre nell’opera del Signore”.
Nel compimento di questa opera
il Signore ci darà la capacità di
porre dei segni concreti di vita
e di rinnovamento. Tali segni, a
loro volta, diventeranno indicazioni e predicazioni della vittoria
di Cristo ».
A] termine della predicazione
l’Assemblea sinodale ha consacrato al ministero pastorale Teodora Tosatti, la quale aveva sostenuto brillantemente l’esame
di fede davanti al corpo pastorale ed aveva sottoscritto in precedenza la confessione di fede valdese. Teodora Tosatti, che proviene dal cattolicesimo ed è in
possesso della licenza in Sacra
Scrittura del Pontificio istituto
biblico oltre che della laurea in
teologia della Facoltà valdese,
nella mattinata aveva predicato
(si legga qui a fianco una sintesi
del suo sermone) nella chiesa di
Rorà.
Poi, come sempre avviene, le
prime elezioni del Sinodo.
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vita delle chiese
30 agosto 1991
40 ANNI DI AGAPE
ECUMENE
Verso le nuove sfide
Le prospettive teologiche e politiche in cui si muoverà in futuro
la ricerca e l’attività del Centro - I vari significati di « Agape »
Per il socialismo
cristiano
Quando si compiono gli anni
si fa festa, si vogliono attorno
amici ed amiche, ci si scambia
regali, si stilano bilanci del passato e si fanno progetti per il
futuro. E’ così che il centro ecumenico di Agape ha festeggiato,
tra il 16 e il 18 agosto, il 4^ anniversario della sua inaugurazione, con la partecipazione di oltre
200 fratelli e sorelle, italiani e
non, di tutte le età. I due giorni
sono stati un alternarsi di riflessione e di celebrazione, di momenti seri e giocosi. Dopo l’applauditissima lettura’ del messaggio di Tullio Vinay (che ha
ricordato il significato deH’agape come "via per eccellenza”, come utopia concreta), è toccato a
Mario Miegge e Sergio Rostagno
introdurre la riflessione sulle
prospettive politiche e teologiche
che stanno davanti ad Agape.
Miegge ha confrontato la situazione odierna a quella del 1951,
a livello intemazionale, nazionale e locale. Agape infatti è nata
in mezzo alla guerra fredda, a un
mondo diviso tra Est e Ovest;
ora la guerra fredda è finita col
crollo (che non avevamo previsto) del comunismo, ma il mondo resta diviso, tra Nord e Sud.
Il trionfo del capitalismo non
è privo di problemi perché esso,
riducendo tutto a economia e
scambio, "dissolve" il resto della
società, compresa la politica.
Così sembra essere il caso del
nostro paese, ricco ma in preda
alla disgregazione, dopo un ventennio (1956-77) di grande dinamismo politico in cui è stata
coinvolta anche Agape come
centro di formazione e ’’scuola
di contraddizioni”. Anche le valli
valdesi vivono una modernizzazione senza governo, e la ’’diversità” politica positiva dei valdesi
sembra dissolta.
Sergio Rostagno ha contestato
la visione dell’agape come ’’sacrificio”, "essere fuori da sé per
gli altri” (Lévinas), preferendo
definirla come "l’essere in rap
porto costmttivo e dialettico con
gli altri”. L’azione umana non è
la realizzazione del cristianesimo,
rna resta esposta alla contraddizione e alla contestazione; nella
storia non ci sono dogmi oggettivi ma punti di consenso sempre
rivedibili, sempre da ricercare.
Ciò che "non verrà mai meno”
è la continuità della possibilità
di costruire qualcosa, nel dialogo
tra soggetti, contro l’idea ciclica
dell' "eterno ritorno”.
Alle due provocazioni di Miegge e Rostagno sono seguiti vari
interventi, più una serie di contrL
buti e riflessioni ad alta voce
che un vero e proprio dibattito.
Tra questi ricordiamo Francesca
Spano che, interpretando il senso di sconfitta di una generazione
che si è spesa su ipotesi teologiche e politiche ’’forti”, si è detta
preoccupata per l’assenza, da parte di Agape, di una proposta, di
una ’’linea” visibile e definita.
La frammentarietà, teorizzata e
praticata negli armi ’80, sembra
produrre solo disgregazione: Agape rischia di diventare una "casa
per ferie culturalizzata”.
Ha ribattuto Eugenio Bernardini affermando l’impossibilità di
ricorrere a facili sintesi e slogan
e la necessità di ascoltare le altre
culture, e Franco Giampiccoli ha
ricordato quanto le certezze del
passato fossero unilaterali e assolutizzate, invitando a riconoscere
la forza di Dio nella nostra debolezza (cfr. II Cor. 12: 10).
Altri interventi hanno cercato
di delineare il possibile ruolo di
Agape nel contesto delle Valli
e del protestantesimo italiano. Si
è proposto di costituire gruppi di
studio molto seri per ricostruire
pezzi di conoscenza (Mario Miegge), di tornare a discutere e formare in una situazione in cui
"non ci è permesso sapere che
è possibile un’altra società” (Bruna Peyrot), di svolgere un ruolo
’’pedagogico” (Gottfried Orth),
da ’’Università della valle” (Marco Rostan). Concludendo la di
scussione, il direttore uscente di
Agape, Sergio Ribet, ha auspicato che i temi emersi nella discussione vengano ripresi da gruppi
di lavoro.
La cronaca non sarebbe completa senza accennare ai momenti ricreativi del sabato sera
(proiezione di un video su Agape
a cura dello staff di "Protestantesimo”, asta di cimeli storici agapini — che ha fruttato 669.000
lire per le casse di Agape —, esibizione poetica di Giuseppe Platone). E chi non ha avuto la possibilità di accaparrarsi pezzi
d’antiquariato ha potuto ugualmente portarsi a casa un ricordino: tra cassette, sculture, libri,
mostra fotografica consentiva di
rivedere luoghi e facce degli ’’anni eroici”.
Il denso week-end agapino si
è concluso, dopo un sontuoso
pranzo self-sen ice, con il culto
nella chiesa all’aperto, dove Letizia Tomassone, nuova direttora
(come lei stessa vuole essere
chiamata) del centro, ha predicato su I Corinzi 1; 18-31: «La pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più
forte degli uomini ».
Giorgio Guelmani
Socialismo cristiano: un’operazione archeologica legata alle intuizioni, d'inizio secolo, di Kutter, Ragaz, Barth o una risposta
rnodema alla crisi della politica?
L interrogativo è recentemente
rimbalzato nel Centro metodista
di Ecumene (Velletri) dove dal
26 al 28 luglio alcuni operatori
e direttori di opere diaconali
delle nostre chiese si sono dati
convegno provenendo dalla Sicilia, Campania, Lazio, Emilia e
vai Penice per discutere sul senso della nostra diaconia nell’attuale situazione italiana. L’avvio
al campo (una trentina di partecipanti) è stato offerto dalla lettura di tre relazioni, già predisposte: storiche quella di Paolo
Ricca sul socialismo cristiano e
quella di Giorgio Spini sul "dopo
la gup-ra fredda”, politica quella
di Biagio De Giovanni che ha
valutato mutazioni e nuove prospettive dopo la fine della ’’prima Repubblica”. Non ultimo, tra
i punti di riferimento del dibattito, è stato anche il recentissimo
libro di Sergio Aquilante, ’’Per
un socialismo cristiano”.
Il crollo del Muro ha messo in
crisi i vari dogmatismi insieme
alle varie dittature militari. Si
ripropone og^, con urgenza, la
necessità di ridefinire i contorni
di una sinistra che deve muoversi nella direzione di una società
realmente democratica e pluralista. Si tratta insomma di sapere
imboccare con chiarezza la via
delle riforme e, in questo quadro
di ricerca di unità della sinistra,
portarvi dentro tutta la nostra
carica di ricerca teologica. E’
necessario — ecco un altro punto sottolineato nel campo d’azione sociale di Ecumene —proprio
nel lavoro diaconale, sapere costruire una "cultura del rischio”;
in altri termini è puerile asp>ettarsi di essere completamente
finanziati dal pubblico, occorre
saper rischiare i propri capitali,
è necessario, inoltre, richiamare
lo stato alle sue responsabilità
ed occorre estendere la democrazia a tutti i livelli possibili viven
do, fino in fondo, il nostro rapporto con il Dio di Gesù Cristo.
Altrimenti detto, la diaconia
che vogliamo sviluppare non può
essere surroga nei confronti dello stato né curare semplicemente
gli effetti prodotti dagli squilibri
della nostra società. Bisogna andare a colpire direttamente le
cause del malessere, occorre rispondere ai bisogni concreti e
mettere in crisi il quadro culturale che mantiene e riproduce l’attuale stato di cose. Ma — è anche
stato detto — è saggio non farsi
troppe illusioni. Il nostro lavoro
diaconale, che è notevole rispetto
alla consistenza numerica delle
nostre chiese, può anche essere
destinato al fallimento; vivendo
di "sola grazia” nulla e niente
ci è garantito.
Il desiderio di capire in quale
direzione diaconale stiamo andando, soprattutto nel Mezzogiorno, ha prevalso rispetto alla rassegna dettagliata del lavoro delle singole opere. Per i partecipanti era importante capire come
le nostre scuole, i consultori, le
comunità d’accoglienza, gli ospedali si inseriscono nella costruzione di una nuova società. I
numerosi interventi nel dibattito — rilanciato e sostenuto da
un Aquilante lucido e propositivo — hanno messo in evidenza
come il confronto e la riflessione
teologica su ciò che facciamo
in campo diaconale sia indisp»ensabile. Formule conclusive non
se ne sono cercate. Neppure quella di ’’socialismo cristiano” che
indica un’area di impegno (si
parla qui delle forze politiche che
storicamente si riconoscono nell'ispirazione socialista) e -la tensione spirituale verso il Regno
può considerarsi un punto d’arrivo. Essa rappresenta ciò che vorremmo ma che spesso non riusciamo a vivere. E in questo sta
la nostra difficoltà insieme alla
speranza che sia possibile vivere
il discepolato di Cristo nella costruzione del socialismo.
Giuseppe Platone
RIPENSARE
IL RAPPORTO
CON LO STATO
DIBATTITO
Il giornale del 28 giugno ha pubblicato l'odg di un’assemblea delle due
chiese valdesi e della chiesa metodista di Palermo (16 giugno) sulla questione dell'otto per mille.
Il fatto che l’odg, favorevole all'otto per mille (come si usa dire sbrigativamente), sia stato approvato con
un solo voto contrario non deve far
pensare ad un frettoloso e superficiale unanimismo: i convincimenti espressi sono stati il risultato di una lunga
riflessione, e in alcuni dei presenti,
che pure hanno votato a favore, continuava a vivere un profondo disagio.
Personalmente sono convinto, e non
da oggi, dell’urgenza di un rapporto
diverso con lo stato anche in materia
di finanziamenti. Non per questo, pe\rò, chiudo gli occhi al nostro costume ecclesiastico, direi alla . spiritualità » stessa delle nostre comunità e
della nostra gente in cui la teoria e
la prassi del . separatismo •> hanno
occupato un posto che non è esagerato definire di primo piano,
Valdo Vinay ci ha insegnato che
• la Chiesa valdese aveva preso dal
Risveglio, specialmente di Alessandro
Vinet, le concezioni separatiste più
nette e radicali » (Storia dei valdesi,
voi. Ili). Lo stesso si può cogliere,
in sostanza, nelle scelte delle chiese
metodiste: per gli evangelici in generale ho nella memoria un episodio
accaduto a Roma dopo l'attentato a
Umberto I (Napoli, 17 novembre 1878).
Una deputazizone del ramo romano
dell'Alleanza evangelica salì al Quirinale per felicitarsi col sovrano dello
scampato pericolo; la «Famiglia cristiana » riferisce che, durante l'incontro,
« Sua Maestà richiese qualche informazione sulle scuole e, avendo ascoi
Otto per mille: si, no, come
tato tutto con visibile interesse, soggiunse: "Ma come fate ad avere il
denaro necessario?". "Maestà — gli fu
risposto — tutto dipende dalla carità
dei nostri amici” ». L’episodio non ha
bisogno di commenti!
Non mi pare però che ai nostro interno si sia affermato, a questo riguardo, un « sistema chiuso »: grazie
a Dio, nel piccolo mondo evangelico
italiano, la discussione e l’esigenza
della verifica non sono mai venute meno. Giovanni Miegge, per esempio, in
un suo studio alle giornate teologiche
del 1943, riaffermava certamente che
« la situazione normale della chiesa
è di vivere delle contribuzioni volontarie e costantemente rinnovate dei
suoi membri », ma diceva pure che
■ la chiesa può accettare il concorso
finanziario dello stato per le sue opere di beneficenza e di cultura ».
Dobbiamo poi riconoscere che, negii anni, lo stato si è notevolmente
modificato: si potrebbe rilevare, esemplificando al massimo, che non c'è
più solo lo stato che organizza il Parlamento (produttore di alcune regole
generali) e l'Arma dei carabinieri: sperimentiamo nella quotidianità che lo
stato è oggi qualcosa di molto più
complesso.
Peraltro le nostre chiese lo hanno
ben percepito. Un solo esempio per
tutti: sappiamo com'era organizzato un
tempo II trattamento dei ministri in
emeritazione (tutto era a carico delle nostre amministrazioni). Agli inizi
degli anni '60 decidemmo di entrare
nel fondo INPS, istituito per il « clero »: evidentemente ritenemmo che la
pensione fosse un diritto del cittadino
e un dovere della collettività farsene
carico, mediante lo stato per l’appunto. Cogliemmo insomma , un diverso
modo di porsi dello stato e introducemmo praticamente una « novità »,
sia nella visione dello stato sia nel
rapporto con esso.
Mi sembra di poter concludere questa nota (in aggiunta all'odg di Palermo) dicendo, in estrema sintesi, che
lo stato, quello con il quale abbiamo
concretamente a che fare, non è un
« assoluto » sempre uguale a se stesso, lontano’, 'separato', che tutto ricomprende e riassume e che le tasse dei cittadini devono alimentare: lo
stato coniuga se stesso, per così dire, come un 'insieme di relazioni' piuttosto che come una entità esclusiva
e un corpo compatto: le tasse sono
in funzione della 'città', soprattutto dei
servizi necessari ad una civile convivenza, sono delle risposte da dare ai
bisogni reali del paese.
Questi servizi, in una democrazia
pluralista, non vanno delegati sempre
e comunque allo stato (la dottrina dello statalismo, dell'iperstatalismo è consegnata alla storia); nella « democrazia del pluralismo », che vogliamo costruire, esistono ed operano vari soggetti (chiese comprese) che devono
avere un loro spazio ed essere messi in condizione di elaborare e gestire, anch'essi, « servizi » nella loro propria ottica, E ciascun soggetto, fuori
finalmente dallo schema del ■ tutto
stato » e da quello dello « stato aggregato di corporazioni », porta in prima oersona un suo contributo speci
fico nel processo di edificazione della società che, per questo, gli riserva
parte del suo denaro.
Sergio Aquilante, Palermo
FIDUCIOSI
NEL SIGNORE
Egregio Direttore,
la mia domanda è questa: dov'è
andata a finire la fiducia in colui del
quale il salmista dice « è il mio pastore e nulla mi mancherà »?
Ciò che è scritto nella Parola di
Dio relativamente alle imposte è noto
a tutti, c’è poco da stare a discutere.
In particolare l'apostolo Paolo, dopo
aver raccomandato ai Romani di rendere « a ciascuno ciò che gli è dovuto: l'imposta a chi è dovuta l’imposta », aggiunge poi « ... e l'onore
a chi l’onore » (Rom. 13: 7).
Rendiamo dunque l’obolo di Cesare
a Cesare, e l'onore a chi è dovuto
l'onore. Infatti in tutto quello che facciamo, anche quando aiutiamo e soccorriamo, siamo « acti, non agentes »;
guidati, condotti: non agenti, attori,
protagonisti. Secondo me non è dunque né ingenuo né campato per aria
osar dire che dovremmo avere fiducia in lui, che provvederà. Ricordo le
parole di qualcuno che tanto tempo
fa scriveva che « né colui che pianta
né colui che annaffia sono nulla, ma
Dio, che fa crescere, è tutto » (I Cor.
8: 7).
Non discuto sulla realtà dei fatti,
i soldi servirebbero urgentemente: ma
dato che l’obolo in questione non ci
spetta, useremo per fare del bene un
qualche cosa che secondo Dio non è
nostro?
Immagino tutte le facce arrabbiate
che, essendosi soffermate sulle mie
parole, gireranno pagina alla ricerca
di un articolo « con i piedi per terra »,
che offra « una soluzione obiettiva
bl problema ». Neanche con questi discuto. Ho semplicemente voluto ricordare che Gesù ci rassicurava: « Il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose » (Matteo
6: 32).
Kirsty Castorina, Milano
FEDELI
AMMINISTRATORI
L’articolo pubblicato sul n. 29 del
19 luglio dal titolo « Vocazione e 8 per
mille », di Aldo Comba, mi dà motivo
di rispondere alla esplicita richiesta
sul « come » usare tale offerta prima di
optare per la sua accettazione.
Non nascondo la mia meraviglia pensando alla « grazia » del nostro Dio
che la dispensa senza condizione: il
credente ne è avido e quando ne sente il possesso gode e ringrazia. Non
ragiona dicendosi: « Se l'avessi ne farei uso in un senso o nell'altro »;
l'accetta, facendo funzionare le sue facoltà nell’uso più opportuno con l’aiuto dello Spirito Santo.
L’accettazione quindi non verte sul
« come », ma nel sentirsi degno di
amministrare tale provvidenza che in
un certo senso potrà essere anche di
prova nel sentirsi diverso da chi l’accetta per saziare le sue passioni.
Ben venga l'8 per mille, così come
disposto, senza condizioni, e la Tavola ne disponga a sua discrezione.
Il premio al servo di Dio è l'orgoglio di esserlo e la fiducia non conosce ostacoli.
Giustino Trovarelli, Pescara
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30 agosto 1991
vita delle chiese
RICORDO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Suor Ernesta
Guardando un bambino appena nato, talvolta, ci viene da domandarci che cosa diventerà da
grande. Considerando la sua famiglia, il suo ambiente, si possono fare delle supposizioni. Ma
il 18 ottobre 1897 a Vercelli nessimo avrebbe potuto immaginare che quella bambina, nata e
cresciuta in ambiente cattolico,
sarebbe diventata una diaconessa valdese.
Dopo essersi sposata e ben
presto rimasta vedova venne a
stabilirsi a Torino. Qui udì parlare dell’Ospedale valdese e chiese di essere assunta come aiuto
generico.
Allora era direttrice una donna energica e intelligente di PraTostino, suor Lidia Pasquet. Ertnesta fu colpita dal costume che
essa, insieme ad alcune altre, indossava e manifestò la sua meraviglia che tra i protestanti ci
fossero delle suore. La direttrice le spiegò la differenza fra le
diaconesse evangeliche e le monache cattoliche e, in seguito a
varie conversazioni, Ernesta domandò di essere ricevuta come
novizia.
Oggi devono essere in pochi a
ricordare che la nostra Casa delle diaconesse è sorta quasi cento anni fa. Già nel 1890, in una
riunione del 15 agosto sotto i
castagni di Angrogna, il pastore
di Torino, Giovanni Pietro Metile, aveva espresso il desiderio
che anche in Italia sorgesse una
Casa di diaconesse come già prosperavano all’estero.
Nel 1901 la proposta venne ripresa da una donna di elevate
qualità. Berta Turin, che ne parlò nel 1901 a Genova a un congresso nazionale delle Unioni
cristiane delle giovani. L’appello
non doveva cadere nel vuoto.
Per iniziativa dell’Unione italiana delle amiche della giovane
venne costituito un comitato sotto la presidènza del pastore Ernesto Giampiccoli. Da Vittoria,
in Sicilia, giunse la prima novizia e venne nominato’ un direttore nella persona del pastore
Davide Peyrot.
Ernesta lasciò quindi l’ospedale di Torino per ricevere una
preparazione preliminare presso
la Casa madre. Questa si trovava a Torre Pellice, in corso Fiume, dove ora sorge un condominio .
Era un momento in cui l’avvenire della Casa delle diaconesse si presentava particolarmente
promettente sotto la guida di
suor Angiolina Santocroce, che
tanta influenza cristiana ebbe
sulle novizie.
Nel rapporto della Tavola al
Sinodo si poteva leggere: « Lentamente, ma in modo sicuro,
l’opera delle diaconesse va prendendo nella chiesa un posto
sempre più grande e noi guardiamo con speranza vivissima al
giorno in cui potremo rispondere adeguatamente agli appelli di
tutti gli istituti evangelici, ma
anche mettere a disposizione
delle comunità l’opera gratuita
di diaconesse per l’assistenza
agli infermi più diseredati e per
portare nelle loro case un sorriso di speranza e di pace ».
In una foto pubblicata sull’opuscolo « Il vecchio borgo » di
Loris Bein c’è la fotografia di
un gruppo di 25 suore, che dovevano poi ancora aumentare.
Dopo il soggiorno alla Casa
madre, Ernesta Mossotti ritornò
all’ospedale di Torino, dove venne a trovarsi sotto i bombardamenti, uno dei quali distrusse
parzialmente l’ospedale.
Appena finita la guerra, domandò che le venisse riconosciuta la consacrazione. Quel pomeriggio del 26 agosto 1945 il tempio di Torre Pellice era gremito
di gente venuta a manifestare il
proprio affetto a questa suora,
insieme a suor Ermellina Pons.
Il direttore della Casa annunciò l’Evangelo richiamandosi al
testo di 2 Corinzi 6: 10: « Contristati eppur sempre allegri, poveri, eppure arricchenti molti,
non avendo nulla, eppur possedendo ogni cosa ».
Forse nel nostro tempo di rivendicazioni sindacali, Inam,
Inail e altro ancora, sarebbe difficile annunziare un servizio a
cui non corrisponde alcuno stipendio, un servizio fatto da donne povere, ma che arricchiscono molti!
Eppure molti oggi potrebbero
testimoniare di essere stati arricchiti dalla nullatenente suor
Ernesta.
Quando l’ospedale dovette sospendere la sua attività suor Ernesta continuò il suo ministero
al Rifugio di San Giovanni, non
senza correre qualche serio pericolo.
Infatti non le sarebbe andata
bene se avessero scoperto che
fra gli ospiti del Rifugio c’era
anche qualche partigiano ferito
e anche che nottetempo andava
a portare del cibo a qualche partigiano nei dintorni. Pare che,
finita la guerra, questi vollero
manifestarle la loro riconoscenza regalandole una bicicletta!
Ritornò a dirigere l’ospedale
di Torino, fin quando le forze
glielo consentirono. Ma anche dopo, per disposizione della direzione, potè ancora soggiornare
là dove aveva speso gran parte
della sua vita.
Poi gli ultimi mesi al Rifugio
e la fine.
Al culto, a cui numerose persone hanno partecipato per prendere congedo dalla suora, il presidente della Casa, pastore Sergio Ribet, ha detto che nel declino della Casa delle diaconesse suor Ernesta ebbe la soddisfazione di vedere che il ministero delle diaconesse continuava, anche se in forme diverse.
E’ innegabile che il personale laico che si avvicenda nei nostri istituti può svolgere un lavoro professionalmente qualificato e, se cristiano, può essere
di aiuto spirituale agli assistiti.
Tuttavia, quando l'ammalato
vedeva avvicinarsi al suo letto
una donna con la cuffia della
diaconessa, c’era qualcosa di diverso. Forse è difficile spiegare
perché, ma non possiamo non
domandarci se, con Testinguersi
di quest’opera, sorta quasi cento anni fa, la chiesa non abbia
perso qualche cosa.
E’ con un senso di rimpianto,
ma anche di profonda gratitudine, che abbiamo dato addio a
suor Ernesta.
Roberto Nisbet
A tu per tu con Gesù
TRAMONTI — Il Campo cadetti di quest’anno (29 giugno 13 luglio) ha avuto come tema
generale gli incontri con Gesù
che gli evangeli presentano in
varia forma: alcuni parlano di
guarigioni, altri di conversioni,
altri ancora di accese dispute
da parte di chi rifiuta di riconoscere in Gesù il figlio di Dio.
Da Zaccheo ai 10 lebbrosi, dai
bambini all’indemoniato soprannominato « Legione », dal paralitico di Bethesda al centurione
di Capernaum e così via, si è
evidenziato il diverso atteggiamento che le varie persone mostrano quando hanno a che fare con Gesù.
Si è scoperto che incontrare
Gesù comporta, innanzitutto, sapere di essere di fronte all’occasione della propria vita. Si tratta di saperla cogliere, sapendo
che davanti a lui non è possibile camuffarci, mostrandoci diversi da quello che siamo. Ma la
cosa non angoscia affatto chi è
pronto a lasciarsi investire dalla stupenda opportunità di vivere la pienezza, la genuinità e
ia gioia dell’incontro con colui
che è « la via, la verità e la vita » per noi, tanto più perché
tutti, in un modo o nell’altro,
diciamo di volere una vita piena, soddisfacente e felice. Certo,
questo include il saper accettare le « correzioni » di rotta, o
di impostazione, che abbiamo
dato alla nostra esistenza, ma
ne vale la pena perché dall’incontro con Gesù non esce una
persona ridotta ma una persona accresciuta nelle sue capacL
tà di relazione, di fraternità, di
affidabilità, di comprensione, di
solidarietà e di serenità.
Dai passi biblici studiati emergono anche i casi di chi non
ha saputo approfittare dell’occasione dell’incontro con Gesù: il
giovane ricco, i farisei, gli abitanti di Gadara, ecc., e si è potuta registrare la « tristezza »
che deriva dall’essere solo... passati accanto alla « vita nuova »,
oppure la « meschinità » di chi
rifiuta capziosamente ogni ammissione di necessità di cambiare se stesso, o anche l’incorreggibile « arroganza » di chi pretende che la persona e la parola di Gesù rientrino nei propri
schemi per poterle prendere sul
serio.
Il Campo ha preparato e condotto i culti del 30 giugno e del
7 luglio nella chiesetta di Tramonti con la comunità locale,
accresciuta di qualche villeggiante, sugli « incontri » studiati. E’
stata anche scritta e rappresentata una rècita basata su Luca
14: 1-24, il cui testo verrà inviato alla rivista della Scuola domenicale.
La partecipazione numerica
dei ragazzi non è stata al massimo della capienza del Centro
e ci si augura che le nostre
scuole domenicali, soprattutto
del centro-nord, facciano in futuro un più attento lavoro di
propaganda anche perché sia
possibile dare al campo una più
evidente atmosfera evangelica.
Nonostante la vivacità, spesso
eccessiva, dei ragazzi e delle ragazze e anche, in alcuni, un’aggressività difficilmente contenibile, il Campo è stato capace di
■produrre risultati soddisfacenti.
Un grazie va rivolto al gruppo
di lavoro, direttore del Centro
compreso che ci ha seguiti ora
per ora durante le nostre giornate, inclusa la « terribile »
ascesa al monte Rest.
per il gruppo di lavoro
Paolo Sbaffi
Una buona
esperienza
29 GIUGNO-13 LUGLIO: CAMPO CADETTI
ANGROGNA — Si è da poco
conclusa l’edizione 1991 dei campi
estivi al Bagnòou presso la Ca
d’Ia pais. E’ questo il quarto
anno che vengono organizzati
dei campi per bambini e ragazzi
tra i 6 e i 14 anni e il successo
dell’iniziativa è crescente. Quest’anno la partecipazione è stata
davvero molto alta: 46 gli iscritti,
seguiti da tre adulti per ciasctm
campo della durata di sei giorni.
Sono stati proposti degli itinerari di gioco-lavoro alla riscoperta
delle fiabe e dèlie leggende della
vallata, non sono mancate le
escursioni, le passeggiate, i giochi
vecchi e nuovi all’aperto, qualche
brivido e un pizzico di avventura
durante l’ultimo temporale che
ha tenuto tutti svegli fino a tarda notte e tante, tante occasioni
per stare insieme, per fare nuove
amicizie e ritrovare le vecchie.
Abbiamo chiesto a Franco Taglierò, responsabile dei campi, di
fare un bilancio dell’iniziativa, di
parlarci delle prospettive future
e di raccontarci qualcosa in più
sui campi appena svolti.
«Il bilancio è decisamente positivo — dice Taglierò —, quella
dei campi estivi al Bagnòou è
infatti per la zona l'unica iniziativa per offrire ai piccoli e ai
ragazzi una valida alternativa di
vacanza. Qui in valle infatti c’è
l’esigenza di avere un punto di
riferimento e i nostri campi sembrano per ora l’unica risposta.
Quest’anno poi abbiamo svolto
anche una sorta di servizio, visto
che tra i nostri ragazzi c’erano
anche due ospiti della comunità
alloggio e diversi bambini i cui
genitori erano impegnati col lavoro anche durante i mesi estivi ».
Qual è allora il futuro dei campi della vai d’Angrogna?
« Ci sono in ballo molte idee —
spiega ancora Taglierò — come
per esempio quella di progettare
dei campi per le famiglie, per
la terza età e per i piccolissimi.
Occorrerà certo risolvere alcuni
problemi organizzativi per valorizzare al meglio la struttura; si
è sentita per esempio l’esigenza
di avere un collegamento diretto
con Torre Pellice o Angrogna per
le eventuali emergenze, si dovrà
poi rivedere la questione dei letti a castello, che oggi costituiscono l’arredo delle camere da
letto, ma che si sono rivelati
poco adeguati per i bambini più
piccoli ospiti dei campi».
L’esperienza di quest'anno ha
riservato qualche aspetto particolare per voi responsabili e per
i bambini e per i ragazzi?
«Ci siamo accorti — risponde
Franco Taglierò — che per molti
bambini è forte l’ansia derivata
dalla separazione dalle famiglie,
seppure per pochissimi giorni,
e questo ci serve ancora di più
per capire che esperienze come
questa dei campi al Bagnòou, se
bene organizzate, possono svolgere un’importante azione educativa, sia per i bambini che per le
famiglie. Una nota davvero positiva è stata soprattutto l’altissima adesione ai campi, che sin
dai primi giorni d’iscrizione erano quasi al completo. Questo ci
porta a guardare avanti verso
un ampliamento ».
• Coloro che in questi ultimi
giorni sono andati in visita al
tempio di Pradeltomo e al vicino «Coulege dei barba» sono
certo stati più fortunati di quei
visitatori che si sono recati in
questi stessi luoghi in precedenza, sino a fine luglio.
Ora infatti il sentiero che porta al Coulege è completamente
sgombro dai rami e dalle erbe
che lo ostruivano e lo rendevano scomodo e faticoso, e il pavimento in pietra del corridoio
che dà accesso alTintemo del
tempio di Pradeltomo non presenta più le irregolarità che era
no pericolo di inciampo. Queste
migliorie sono dovute all’impegno di Bnmo Agli e della sua
famiglia e di Pierino Giovo che
— di propria iniziativa e del tutto gratuitamente — hanno fatto
del loro soggiorno estivo a Pradeltomo ima sorta di « campo
di lavoro » al servizio di tutti.
Ringraziamo di cuore questi
fratelli e queste sorelle che in
modo così concreto hanno manifestato il loro amore per Pradeltomo e la loro simpatia per
coloro che lo visitano.
Solidarietà
SAN GERMANO — Un’altra
sorella ci ha lasciati, durante il
periodo estivo: all’età di 89 anni Maria Genre ved. Grill si è
addormentata nel Signore. Il
suo funerale è stato presieduto
dal pastore Vinti di Pramollo
che sinceramente ringraziamo.
Ai familiari, in particolare alle
figliole, diciamo ancora la nostra parola di simpatia e di cristiana solidarietà nel dolore.
Sala a Bricherasio
LUSERNA SAN GIOVANNI —
La Sala valdese a Bricherasio,
acquistata dal Concistoro per
venire incontro ai membri di
chiesa di quella diaspora, sarà
inaugurata domenica prossima,
1° settembre, alle ore 11.
Situato nel centro del paese,
in via Molarosso, questo locale
è stato ristratturato e trasformato in sala di adunanze al servizio della comunità per i culti,
le riunioni quartierali ed incontri fraterni.
All’inaugurazione sarà presente, oltre ai membri del Circuito e alla Commissione distrettuale, una rappresentanza della
Tavola.
Arrivi e partenze
VILLASECCA — Dopo il commiato di Ludwig Schneider, che
è stato ringraziato vivamente
per il suo anno di prova, il
prof. Claudio Tron si trasferisce ai Chiotti con la famiglia.
Il 1° settembre sarà insediato
come responsabile della chiesa
di Villasecca, nel culto delle ore
IO nel tempio dei Chiotti. Tutta
la comunità dà loro il benvenuto.
Fratellanza
PRAROSTINO — La vita della
nostra chiesa è segnata da avvenimenti di maggiore o minore risonanza ai quali la comunità partecipa con gioia o dolore, esprimendo quei sentimenti
di fratellanza che ci legano.
Così ci siamo raliegrati per il
battesimo di Fabrizio Cara di
Taiano e Marina Fornerone, una
occasione di gioia e impegno.
Dolore invece per la scomparsa improvvisa di Anna Usseglio
Molinari, così come per la perdita di Óelìa Rostagno ved. Gardiol e di Albina Avondetto ved.
Rivoiro.
Alcune famiglie inoltre stanno
vivendo il difficile momento della malattia e anche per loro invochiamo la forza promessa dal
Padre.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Un grazie di cuore al pastore Alfredo Janavel per il messaggio che
ci ha rivolto nel culto che ha
presieduto e con l'augurio di ogni
benedizione da parte del Signore gli diciamo « arrivederci » al
prossimo anno, se piace a Dio.
• Un benvenuto a Gabriele di
Alfredo Gamier e di Omelia Favai insieme all’augurio di ogni
bene a questo bambino ed ai
suoi familiari.
4
vita delle chiese
30 agosto 1991
IL LAVORO DELLA COMMISSIONE D’ESAME
FELONICA
Una democrazia esigente Davanti alia tragedia
Il lavoro dell’organismo che « istruisce » i lavori sinodali - Sono sul
tappeto molte questioni « interne » oltre a problemi più generali
Quella dei valdesi e dei metodisti è una democrazia esigente.
Un’assemblea sinodale è scandita
secondo i ritmi di due relazioni,
quella della Tavola e delle Commissioni sinodali amministrative
(la CIOV, l'OPCEMI e il Consiglio della Facoltà) e le controrelazioni delle Commissioni d’esame sull’operato delle Commissioni amministrative. In questo il
Sinodo mostra la sua tipicità protestante. Il Sinodo, formato da
pastori e laici, è infatti allo stesso tempo l’assemblea decisionale
di queste chiese e il luogo dove
le istanze delle singole comunità
si confrontano con la linea generale della chiesa. Com'è noto, queste chiese si reggono su un sistema di assemblee con competenze
differenziate, che partono dal livello locale, passano attraverso
quello regionale con al vertice,
appimto, il Sinodo.
La Commissione d’esame di
quest’anno è composta da due
pastori (Massimo Aquilante, relatore, Erika Tomassone) e da due
laici {Fernanda Jourdan Comba
e Matteo Tallo). Le Commissioni
d’esame hanno la possibilità di
accedere alla corrispondenza della Tavola e delle altre commissioni, delle opere sociali e
hanno come compito quello di in
La Commissione d'esame al lavoro: da sin. Fernanda Jourdan Comba,
Massimo .Aquilante, Matteo Tallo, Erika Tomassone.
dividuare i problemi emersi durante Tanno e di istruire la discussione del Sinodo.
La Commissione di Quest’anno ha messo in rilievo come il Sinodo, e le chiese in esso rappresentate, siano un luogo imico di
collegamento del grande movimento rinnovatore che è nato
UCEBI
Verso l’Assemblea
Una sessione straordinaria si terrà a Santa
Severa per l’approvazione del « Regolamento »
Una Assemblea straordinaria
dell’Unione cristiana evangelica
battista d’Italia (UCEBI), l’organismo che raccoglie le circa
cento chiese battiste italiane
(con 5.000 membri attivi e ima
popolazione ecclesiastica complessiva di 10.000 persone) avrà
luogo dal 16 al 18 settembre
presso il Villaggio della gioventù di Santa Severa (Roma). All’ordine del giorno Tapprovazione del « Regolamento » delTUCEBI, che viene a completare gli « Ordinamenti » già proposti alla discussione dell’ultima
Assemblea ordinaria del 1990 (di
norma le Assemblee delTUCEBI
si svolgono ogni due anni).
« L’approvazione di un regolamento — afferma il pastore Saverio Guarna, presidente delTUCEBI — può sembrare un
adempimento puramente formale e burocratico. In realtà si
tratta di dotare l’Unione battista di uno strumento di lavoro
che consenta alle chiese di portare avanti in maniera ordinata
e coordinata la loro missione.
che è quella di annunziare e testimoniare TEvangelo nel nostro
paese e nel nostro tempo ». Accanto alla discussione sugli Ordinamenti, è previsto un primo
scambio di idee sulla questione dei finanziamenti pubblici alle chiese (otto per mille).
(nev)
l’eco
delle villi valdesi
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Sabato 7 ■ domenica 8 settembre —
FESTE DOLCINIANE: Il programma organizzato dal Centro studi dolciniani
prevede per sabato 7, ore 21, nella
biblioteca di Cessato (VC) un dibattito sul tema « Millenarismo oggi »,
introdotto da Domenico Maselli. Domenica 8, alle ore 10, culto a Trivero Biellese (panoramica Zegna, loc.
Bocchetta di Margosio). Alle 11, al
cippo di fra Dolcino, in vetta al Massaro, assemblea della Ca de' Studi
Dossinian, seguita da agape fraterna
e, nel pomeriggio, canti e balli della
cultura alpina e operaia.
Venerdì 13 - sabato 14 settembre
— PADOVA: L'Istituto di formazione
evangelica e documentazione (IFED)
organizza le giornate teologiche sul
tema « La predicazione biblica », che
si svolgeranno nei locali del Pio X in
via Bonporti. Alle giornate, che si
apriranno il venerdì alle 10,15, partecipano come relatori i professori Hywel R. Jones (London Theological Seminary), Giovanni Borelli (Università di
Milano), Domenico Maselli (Università
di Firenze). Venerdì sera è prevista
una conferenza sul tema « La sfida
ecumenica », organizzata con la Chiesa cristiana evangelica di Padova.
13-15 settembre — BARI: L'associa,zione • Biblia » in collaborazione con
la Fiera del Levante organizza un convegno internazionale di studi sul tema: « Dagli dèi a Dio: parole sacre
e parole profetiche sulle sponde del
Mediterraneo ». Il convegno sì apre
presso la Fiera del Levante alle ore
16 del venerdì 13 (Ass. » Biblia »: tei./
fax 055/8825055).
14-19 settembre — FRALI: Presso il
centro di Agape si svolge l'incontro
del « Women's Network » delle Accademie e Centri laici in Europa » sul
tema ■ La libertà femminile ». Sono
previste relazioni di Lidia Menapace,
Luisa Muraro, interventi di Erika Tomassone e Francesca Spano. Per informazioni: Agape, tei. 0121/807514.
Fax 0121/807690.
Domenica 22 settembre — FIRENZE;
Presso la Biblioteca medicea laurenziana si apre la mostra curata dal! associazione » Biblia », dalla Biblioteca stessa, con il patrocinio del ministero per i Beni Culturali e Ambientali, sul tema: » La Bibbia a stampa da Gutenberg a Bodoni ». La mostra, curata dalla prof.sa Ida Zatelli,
resterà aperta sino al 21 novembre.
L’Asilo dei vecchi di S. Germano invita alla
MOSTRA DEI MINERALI
che sarà aperta dal 31 agosto
alT8 settembre dalle ore 14,30
alle ore 18,30. Dal lunedì al venerdì apertura anche serale
fino alle 22.
Domenica 8 settembre ore 15
BAZAR DELL’ASILO
con banchi di vendita, pesca
e lotteria. Tutti sono cordialmente invitati.
« Signore, se tu fossi stato
qui...» (Giov. 11; 21 e 32).
A questa amara espressione di
Marta e Maria in lutto per la
morte del fratello Lazzaro Gesù
risponde «Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me,
anche se muore, vivrà ».
Anche noi siamo stati tentati
di ’’rimproverare” Gesù perché
egli non « era stato » la sera di
martedì 20 agosto sulla strada
di Bondeno quando Daniele Natali (18 anni) e suo cugino Flavio
(20 armi) sono tragicamente periti in un incidente d’auto. Anche
noi ci siamo istintivamente chiesti «perché» durante il funerale di Daniele nella nostra chiesa
di pelonica dove tutta la comunità ed alcune centinaia di concittadini hanno testimoniato la
loro partecipazione al dolore della famiglia (il padre Valdo e la
sorella Ivana sono anche membri
del Consiglio' di chiesa).
La parola del Signore, stando
a Giov. 11 è'che in lui, il Vivente, tutti i credenti « vivono » perché egli, che ha vinto la morte,
concentra e raccoglie in sé tutti
coloro che nella nostra dimensione e realtà non sono più. In
lui, quindi, Daniele vive e di fronte a questa assicurazione noi siamo ricondotti all’istanza della fede: « Credi tu questo? » (Giov.
11: 25). Alle nostre angosciate domande l’Evangelo risponde con la
proposta della fede nelTannunciO' della vita nuova. Noi perciò, benché « tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo..., portiamo sempre in noi la
morte di Gesù (e nella sua quella dei nostri cari), affinché anche
la vita di Gesù (e nella sua quella dei nostri cari) si manifesti in
noi» (II Cor. 4: 8 e 10).
Paolo Sbaffi
CORRISPONDENZE
dalla Riforrtia protestante, e come tale il Sinodo stesso ha una
particolare responsabilità nella
società italiana.
Ha individuato così — accanto
ai settori tradizionali di lavoro
come la scuola e l’assistenza —
nuovi campi d’intervento nella
devianza giovanile, la tossicodipendenza, il problema dei migranti.
La Commissione ha inoltre enumerato i vari problemi sui quali
il Sinodo dovrà prendere una decisione. Molti di questi sono questioni organizzative «interne»,
che hanno grande peso nella vita
delle chiese a livello locale e nazionale; altri sono problemi di
carattere più generale, come i
rapporti con le altre componenti
del protestantesimo italiano, la
valutazione dell’attuale fase di
transizione del movimento ecumenico, la possibilità della convocazione di un Sinodo, o altra forma di incontro, delle chiese protestanti europee, i rapporti col
cattolicesimo, e in particolare il
problema dei matrimoni interconfessionali.
(red.)
Impegno nella chiesa
BOLOGNA — Il culto della domenica 19 maggio è stato per
tutti particolarmente sentito e
colmo di benedizioni. Abbiamo
battezzato nel nome del Signore Gesù Cristo i piccoli Francesco, di Edi e Leonia Santus, e
Daniele, di Marco e Serena Trebbi. Abbiamo accolto la confessione di fede di due catecumeni, Francesca Ortolani e Christian Caracchi, e di un’altra catecumena di qualche anno fa,
Giovanna Viola Urbini, i cui figli frequentano la scuola domenicale. Questa la «dichiarazione»
dei catecumeni presentata alla
comunità:
« Sappiamo che, chiedendo di
far parte della comunità, il nostro impegno nella ricerca della conoscenza del messaggio evangelico non si è esaurito con
il termine formale dei corso di
catechismo. Abbiamo bisogno di
proseguire in questa ricerca e
nello studio della Bibbia come,
■d’altronde, tutti i membri di
chiesa.
Riteniamo di poter affermare,
per il momento, che riconosciar
mo nel Signore Gesù Cristo, come testimoniato nella Scrittura,
la rivelazione del Dio creatore e
salvatore nostro e del mondo.
Abbiamo compreso che la conoscenza delTEvangelo produce nei
credenti in Cristo una profonda
libertà di fronte agli idoli vecchi e nuovi che vengono continuamente proposti da parte di
ideologie sia autoritarie sia falsamente compiacenti. Siamo
consapevoli che è lo Spirito del
Signore a renderci liberi in
quanto ci avvicina gli uni agli
altri nella fraternità e nella solidarietà, secondo le scelte operate da Dio stesso, per essere
con noi in Gesù Cristo.
Credere in Gesù Cristo e sperare in una nuova umanità in
cui regnino la giustizia, la libertà e la pace sono per noi due
aspetti strettamente legati dell’essere cristiani. Riteniamo che
questa comunità sia il luogo in
cui la nostra ricerca e la nostra fede possano ricevere consiglio e sostegno affinché insieme si possa esprimere, nella
realtà del nostro tempo e della
nostra situazione, una fedele testimonianza alla vita nuova annunciata dalTEvangelo.
Con questo esprimiamo il nostro impegno a partecipare, attraverso i doni che il Signore
ci dà, alla vita e al lavoro della
nostra chiesa».
La giornata è proseguita con
un pranzo comunitario e con
una assemblea che era stata convocata per esprimere il parere
della nostra chiesa di Bologna
sul problema delT8 per mille.
La mozione, votata quasi
all’unanimità (una sola astensione), è favorevole che la Tavola
inizi le trattative con lo stato
per usufruire di questa forma di
finanziamento con lo scopo di
devolverne i proventi in servizi
sociali e, come si usa dire, umanitari, « restituendo » così in
qualche modo alla collettività la
percentuale delT8 per mille che
i cittadini avranno affidato alla
nostra responsabilità.
Da domenica 23 giugno, dalle
ore 17 alle 19, si svolge regolarmente un culto « filippino » con
la presenza e la predicazione di
un pastore metodista giunto da
poco fra noi, anch’egli per cercare lavoro. Il gruppo ha già
raggiunto la consistenza di circa 15 fratelli e sorelle. Non si
tratta di un’altra comunità, ma
di una sua espressione specifica alla quale partecipano anche,
a volte, alcuni « bolognesi ».
Lutto
NAPOLI — Mercoledì 7 agosto
si sono svolti i funerali della sorella Anna De Vivo in D’Angelo, di anni 79.
La comunità valdese di via dei
Cimbri esprime la propria solidarietà ai familiari.
Saluto
VENEZIA - « Mi sia concesso di
ricordare qui l'importanza della
testimonianza, assieme alla mia
famiglia, in Venezia in questi
anni, e di ringraziare il Signore
per questo ». Così Alfredo Berlendis ha voluto esprimersi, in occasione del ’’saluto” durante l’ultimo culto presieduto a Venezia
il 4 agosto 1991, in Palazzo Cavagnis, come pastore della chiesa
locale alle comunità di Venezia
e Mestre.
Il pastore Berlendis lascia infatti la chiesa di Venezia e Mestre perché chiamato a prestare
il suo servizio al Centro ”Lombardini” di Cinisello Balsamo.
Tutta la comunità si è intrattenuta fraternamene con il pastore, la moglie Camilla e la figlia Franzina nei locali sociali,
dopo il culto, ricordando i dieci
anni di ministero a Venezia.
Molta acqua è passata sotto i
ponti (anche sotto il ponte Cavagnis che dà accesso al palazzo
omonimo ove hanno sede il tempio e la foresteria) e molto buon
lavoro è stato fatto (all’interno
e alTestemo della comunità)
come ha ricordato l’anziano di
chiesa. Lidia Casonato Busetto.
Un capitolo di storia evangelica si chiude all’inizio degli anni
’90 e Un altro si apre, con l’arrivo previsto del nuovo pastore
Eugenio Stretti, al quale fin d’ora
tutta la comunità augura buon
lavoro.
5
30 agosto 1991
prospettive bibliche 5
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Cristo crocifisso e risorto,
cuore puisante deli'Evangelo
« ...Cristo non mi ha mandato a battezzare ma a evangelizzare; non però con sapienza di parola, perché la croce di Cristo
non sia resa vana » (I Cor. 1: 17).
Ritorna il Sinodo e toma il tema delTevangelizzazione dopo un anno di sporadici tentativi vissuti quasi come un corollario ai compiti istituzionali della chiesa.
Eppure Paolo, quando tocca il tema dell’evangelizzazione, ha un’impennata decisa perché si sente totalmente afferrato da
un compito centrale: « Cristo mi ha mandato non a battezzare ma ad evangelizzare... ». E più in là esplode nel famoso detto
« Guai a me se non evangelizzo ».
Sono frammenti di riflessione nell’esperienza di Corinto; ma prima del grande emporio umano e commerciale dominato dal
tempio di Afrodite (ovvero la cultura a luci
rosse che ieri come oggi riduce la donna
ad oggetto di infinite emozioni sessuali dai
risvolti commerciali) c’era stata l’esperienza
evangelistica di Atene, città snob, coltissima ma decadente. L’incontro con il paganesimo greco-romano dell’Areopago costituisce una delle più belle pagine del libro
degli Atti: « Il Dio che non conoscete io
ve lo presento... ». Ma questa predicazione
monoteistica, antidolatrica, colta, che fa
proprie le categorie filosofiche, questo
Dio che tu dovresti scoprire accanto a te
senza crisi, senza rotture, è un modello
d’evangelizzazione che affascina ma non
converte, interessa ma non ti mette in crisi,
diverte ma non trasforma. Il modello d’evangelizzazione di Atene non funziona
a Corinto; anziché inglobare l’elemento
culturale per riorientarlo in senso cristiano — questo è il modello di Atene ■— a
Corinto nasce la contrapposizione, il confronto, il vis-à-vis perché l’Evangelo è fuori
di te e tu cresci confrontandoti con esso e
non inglobandolo.
Atene e Corinto rappresentano gli estremi dell’evangelizzazione e tra questi due
poli esistono mille diverse sfumature. Atene
è la sintesi tra la cultura biblica e quella
classica.
Roma, centro della
cristianità restaurata
Recentemente, stimolato da un bell’articolo di Aldo Bodrato (« Quali radici per il
cristianesimo europeo? ») apparso su « Rocca » (15.7.91), ho visitato a Roma la Cappella Sistina, « la più compiuta rappresentazione del sogno mcdioeval-rinascimentale
di veder realizzata nella Roma cristiana la
sintesi e la pienezza di Gerusalemme e di
Atene ». Entrando in quella Cappella magna, significativamente dimensionata nelle
misure che la Bibbia ebraica attribuisce al
Tempio di Salomone, capisci il disegno
grandioso che ci sta dietro: non solo la lettura cristologica delle Scritture ebraiche che
vede Cristo come nuovo Mosè ma la pretesa, espressa dalla galleria dei pontefici
che fanno seguito al Cristo, che Roma sia il
centro indiscusso della nuova cristianità restaurata. Michelangelo fu incaricato dal papa di esprimere in termini moderni la fusio
In questi ultimi anni la questione dell’evangelizzazione è centrale nella nostra riflessione. E’ stato creato un « Coordinamento interdistrettuale » che se ne occupa, e ad essa è stata dedicata una serata nella settimana del Sinodo. All’evangelizzazione, al suo fondamento e alla sua
necessità, è dedicata la predicazione tenuta dal past. Platone a Lusema
S. Giovanni il XV agosto. (red.)
ne a freddo tra il mondo biblico-ebraico e
quello greco-latino; è stato insomma il regista del più grande affresco a colori sulla
storia della salvezza il cui copione è stato
scritto da Dante Alighieri. Sono anche gli
anni della scoperta dell’America e rileggendo oggi il diario di Cristoforo Colombo avverti, nuovamente, la sete di un’evangelizzazione che vuole inglobare, inghiottire e
far proprie culture e civiltà diverse.
L’attività del
nuovo Tempio di Salomone
Il nuovo Tempio di Salomone intende
accogliere l’intera umanità epurando gli elementi più stridenti, dimensionando il ruolo di ciascuno (valga per tutti la posizione
della donna nella chiesa di Roma) e identificando spesso e volentieri (vedi la « Centesimos Annus ») la parola della chiesa e la
sua dottrina con la Parola di Dio.
Assimilare la Bibbia alle grandi tradizioni culturali europee non è l’operazione che
ci interessa. Al contrario, in questa nuova
confusione cultural-religiosa, in questa marmellata ecumenica occorre, con forza, riscoprire l’alterità di Dio, ovvero aprirsi
alla freschezza di un Evangelo non manipolato. Bisogna andare alla radice più profonda del cristianesimo che è — dice Paolo — la croce di Cristo. A questo proposito
ho trovato un’importante riflessione di Giovanni Miegge nel libro, sempre attuale.
Per una fede: « La croce di Cristo è la
rivelazione della vera umanità, dei veri valori, perché nella croce Dio ha proclamato
il suo amore per l’uomo donandosi ad esso
e per esso. Perciò dalla croce si sprigiona
veramente la giusta, inevitabile concezione
della vita e della storia, e a partire da essa
si impegna l’avvenire dell’umanità (...); la
croce è veramente ■ l’asse intorno al quale
gravita la storia del mondo» (pag. 115).
L’evangelizzazione inizia da qui. Non occorre aumentare le parole di sapienza; è
sufficiente avere la pazienza di scavare per
incontrare la Parola, potenza di Dio, scandalo e pazzia ma pur sempre unica possibilità di salvezza e quindi di trasformazione. Anziché assimilare è necessario contrapporre l’Evangelo alle nostre realtà. Un
Evangelo omologato alle nostre cose, addomesticato, non solo non ci serve ma ci confonde così come non ci serve una chiesa
che non abbia la forza di chiamare uomini
e donne alla testimonianza nel nostro paese con piena disponibilità. E quando questa disponibilità diventa faticosa trattativa in cui l’equilibrio tra la grande causa
e le tue esigenze personali si sbilancia a favore di queste ultime allora anche la credibilità della chiesa si appanna e l’evangelizzazione si riduce solo alla bella predica in
cui si parla di sequela del Cristo ma in
realtà si è già perso quello slancio, quella
incoscienza evangelistica che fa dell’avventura della fede un’avventura e non il calcolo a tavolino di fino a che punto sono disponibile a vivere la vocazione di Dio. Per
evangelizzare la bella predica, anche tuonata con grande vigore dal pulpito, non basta
più; occorre muoversi, espatriare dai luoghi
comuni (come si diceva nell’anno celebra-,
tivo del Rimpatrio dei valdesi in Italia): è
necessario trovare il coraggio della mobilità, cambiare tattica perché cambiano le situazioni e soprattutto occorre riscoprire il
cuore pulsante deli’Evangelo nella sua essenzialità, senza orpelli retorici: il Cristo
crocifisso e risorto. Il potere della predicazione sta in questa proclamazione essenziale che trasforma le nostre vite e la nostra mentalità non solo singolarmente ma
anche a livello di strutture ecclesiastiche.
E qui vorrei fare alcuni esempi.
Non dobbiamo porre in secondo piano ■—
a livello pratico più che teorico — il sacerdozio universale dei credenti permettendo
che si consolidi e si approfondisca la differenza tra pastori e laici. Una volta di più
è invece necessario riscoprirci come comunità di salvati, di graziati, valorizzando i
vari ministeri in vista della sovranità della
Parola. Ci interessa riscoprire il popolo dei
credenti ed i suoi doni e non esclusivamente il ministero pastorale come perno della
vita della chiesa.
La forza dirompente
della parola evangelica
Occorre avere, inoltre, il coraggio di
contrapporre alla cultura dominante la forza dirompente di una parola evangelica;
abbiamo cercato di farlo — pur in mezzo a
contraddizioni — nella tragedia del Golfo
Persico dicendo che « la guerra non è la
risposta »; abbiamo cercato di farlo nella
questione dell’immigrazione anche se, vedi
il caso degli albanesi rinviati al mittente,
ci rendiamo conto — come scrive Martelli
nel rapporto della Chiesa metodista — di
quanto grande sia la nostra inadeguatezza
di fronte a questo disperato cammino dei
poveri che dall’Africa, dall’Asia, dall’Europa dell’est sconvolge i vecchi equilibri.
Occorrerà anche tentare una risposta
evangelica sulla dibattutissima e per alcuni
sofferta questione dell’8 per mille. Sarebbe
bello se tentassimo questa risposta evitando
eccessive drammatizzazioni o assolutismi o
pretese d’infallibilità perché, comunque andrà, sarà pur sempre una parola predicata,
provvisoria, riformabile, rivedibile.
Mi auguro che questo Sinodo sappia affrontare il problema con il massimo della
serenità e della documentazione senza lasciarsi condizionare da chi, non avendo
responsabilità dirette in campo diaconale
o assistenziale, ci spinge a radicalismi
astratti o da chi non ha ancora capito che
in tema di finanziamenti il nostro rapporto
con lo stato è già iniziato da tempo.
Occorrerà inoltre continuare a lavorare
per l’unità del protestantesimo italiano;
penso qui con riconoscenza alle giornate
dell’Assemblea battista e del Sinodo valdese a Roma in cui, come ha ben scritto
Giampiccoli nella relazione al Sinodo, « si
è avvertita forte la tensione comune per una
testimonianza alTEvangelo, nel nostro paese, sempre più fedele ed incisiva ». Queste
sono cose importanti, come pure la questione del giornale unico tra battisti, valdesi e
metodisti deve riuscire per il bene della nostra testimonianza in Italia e per allargare
gli orizzonti, spesso ristretti, di queste Valli che pur conservano le tradizioni storiche
del protestantesimo più antico. Diciamocelo francamente: abbiamo bisogno di queste Valli, di questa ’’Sion” della diaspora
evangelica, ne abbiamo bisogno anche a
duemila chilometri di distanza perché la nostra vita di credenti abbia sempre dietro sé
documentata — e mai come oggi abbiamo
avuto un Museo valdese così vasto e ben
organizzato insieme ad un Centro culturale
valdese così attivo — la storia di chi ha
lottato per affermare l’appartenenza al Cristo degli Evangeli.
Organizzare la vita
per l’evangelizzazione
La parola di Paolo ci ricorda, in sostanza,
la necessità di organizzare la nostra vita di
singoli e di chiese in vista dell’evangelizzazione, della proclamazione, non solo a
parole, della croce di Cristo. L’annuncio di
questa verità storica capace di mettere in
crisi scelte culturali, sociali, politiche e di
vita è il nostro compito nella società di
oggi. La fatica di dire una parola evangelica nei problemi che travagliano questi
nostri anni difficili e la speranza che questa parola, con il nostro impegno, trasformi
le situazioni costituiscono il senso della presenza protestante. Ma per continuare con
determinazione su questa strada abbiamo
bisogno di essere continuamente afferrati
dall’Evangelo poiché senza questo quotidiano confronto rischiamo di perdere di vista
la meta per la quale vivere e lavorare.
Paolo riafferma il primato della Parola,
della predicazione anche sul sacramento del
battesimo; non c’è nulla che sia più importante nel quadro della fede cristiana dell’evangelizzazione. Possiamo discutere sui
modi, sulle opportunità, dobbiamo inoltre
ricordarci che l’alternativa non siamo noi
ma solo Gesù Cristo; tutte avvertenze utili, tuttavia se perdiamo di vista la priorità
dell’evangelizzazione rischiamo il ripiegamento su noi stessi. E’ necessario invece
entrare nei problemi del nostro tempo, come cittadini che non demonizzano lo stato
e come credenti che non si arrendono di
fronte alle difficoltà perché sanno che il Signore non abbandona i suoi. Con questa
certezza continuiamo a vivere portando il
nostro contributo alla costruzione di una
società in cui ogni persona possa pienamente esprimere la vita che Dio ci dà e ci
rinnova nello Spirito di Cristo.
Giuseppe Platone
6
valli valdesi
30 agosto 1991
ROBA’: I DISEGNI DI ROBERTO TERRACINI
La mostra ’’immagini di vita
partigiana” dedicata ai bellissimi
disegni eseguiti dallo scultore
Roberto Terracini durante il suo
forzato soggiorno a Rorà è stata
assai di più di una semplice manifestazione artistica. Il dibattito
tenutosi al Centro culturale vai
dese, quasi in chiusura, ha schiuso una miniera inesauribile di
tesori su cui si può e si deve indagare nelle svariate direzioni
della memoria, della testimonianza, dell’analisi storico-etnografica, oltre che — ovviamente —
della critica d'arte.
Paolo Levi, critico di chiara
fama, ha introdotto la serata del
24 agosto sottolineando l’eccezionaiità dei disegni di Terracini
nel quadro della vicenda figurativa italiana, in quanto rarissime
sono le opere dedicate alla Resistenza eseguite nel periodo stesso e realizzate sul campo di battagli o ai suoi marini. La drammaticità di una situazione non
può ovviamente rendere bravo
un artica che non lo sia ma può.
come in questo caso, affinare
ancor di più le doti di xma persona valente. Il risultato è lampante anche agli occhi di un profano: questi schizzi così ricchi di
particolari, questi abbozzi rapidi
e perfetti sono il modo in cui
Roberto Terracini, lui rifugiato
ebreo quarantenne, è stato partigiano. Il suo servizio per la causa
è stato senz’altro più alto di
quanto avrebbe potuto essere, a
rnio parere, se avesse deciso non
di usare i suoi doni e di divenire,
invece, uomo d’azione diretta,
certamente assai meno destro
nel maneggiare armi che non fossero creta e matite.
Comunità ebraiche
piemontesi
Alberto Cavaglion, esperto di
storia ebraica, ha inquadrato
l’opera di Terracini nel contesto
più generale della storia delle
comunità ebraiche piemontesi e
del loi'o secolare rapporto con
quelle valdesi. Gli ebrei torinesi,
egli ha detto, sulla scia del positivismo lombrosiano, sono assai
più propensi alle scienze esatte
e alla concretezza. Lo scoppio
delle persecuzioni razziali pare
essere il fattore che aprirà la valvola dello sfogo letterario, dell’abbandono alla poesia e all’arte
altrimenti visti come innocui ma
inutili passatempi per fanciulloni
mai cresciuti.
Persecuzione e resistenza sono
i due elementi che rafforzano i
già esistenti legami con il popolo
valdese, che sarà solidale nell’accogliere ¡ rifugiati e compagno
naturale nell’azione comune contro oppressore e invasore, come
testimonia la storia di Giustizia
e Libertà e del Partito d’Azione.
Dietro questo sodalizio abbastanza noto sta un lungo e meno noto
rapporto di collaborazione e interazione intellettuale che dagli inizi del Novecento vede i progressisti italiani, ebrei, valdesi e catto
lici modernisti uniti in un comune proficuo sforzo culturale e
morale.
Molte famiglie ebree passavano
le loro vacanze alle Valli come
luogo ameno in cui si trovavano
anime affini con un simile passato di persecuzioni e sofferenze.
Fu quasi automatico il trovarvi
rifugio, ci racconta Franca Debenedetti ^ nella sua commovente, testimonianza, quando un’altra persecuzione, la più tremenda, si
profilò. I suoi freschi e nitidissimi ricordi di ragazzina profuga
triste ma piena di attimi felici
sono il migliore commento alle
opere di Terracini, membro di
quella piccola comunità di ebrei
rifugiati a Rorà in quell’anno e
rnezzo di vita montanara e partigiana. La ragazzina Franca andava in treno ogni giorno alla scuola ebraica di Torino (nella sua
classe di 13 ben cinque andavano e venivano da Torre Pellice),
fino a che la situazione precipitò
e fu opportuno trovare un luogo
più sicuro e inaccessibile quale
si rivelò per tutti gli ebrei (16
a Rorà e 5 in una frazione) la
patria di Gianavello.
In tutti i posti una ragazzina
di tredici-quattordici anni può
vivere momenti piacevoli, come
testimonia il diario di Anna
Frank. La professoressa Debenedetti ricorda come la piccola
Franca di allora sia passata attraverso esperienze uniche, dall'andare al pascolo per i monti
al conoscere segreti da adulti,
al mangiare le azime uscite perfette grazie alla mano di Terra
cmi, al suonare le campane in
chiesa a Liberazione avvenuta.
Il sermone di ringraziamento
tenuto dal pastore Cipriano
Tourn a Liberazione avvenuta e
il saluto della comunità valdese
ai rifugiati, con una bellissima
cerimonia presenziata dal pastore Geymet e consorte, sono alcuni dei più delicati tra i ricordi
indelebili che Franca Debenedetti serba e che ha voluto generosamente dividere con noi.
Frida Malan, tra il pubblico,
ha aggiunto forza a questo incontro scandito sull’onda della
testimonianza - ricordo rievocando la figura di Emanuele Artom,
partigiano ebreo caduto in vai
Penice. Rifuggendo da ogni retorica, anzi sottolineando le di lui
paure e debolezze (”Ho una gran
paura di essere preso, non so se
riuscirò a non parlare se mi
prendono, ma lotto e lotterò per
il mio popolo, per la sua digni-'
tà”), ne ha tracciato la grandezza
consentendo a Paolo Levi di concludere questo commovente incontro con un accento di speranza e di ottimismo. Nonostante
che tempi bui tornino ad annunciarsi, ora che dopo il revisionismo si passa a processare la Resistenza, da piccole comunità
come le nostre reciproche, da
piccoli gruppi di dibattito e di
scambio di idee come quello di
questa sera, sempre verrà una
testimonianza, un impulso a mantenere alto il vessillo della verità
che mai può essere disgiunto da
quello della libertà.
Erica Scroppo
VAL PELLICE
I bébé e l’acqua
Presso i locali dell’ex asilo nido
del comune di Lusema San Giovanni in via iPralafera si svolge,
fino alla metà di settembre, il
primo corso piemontese di acquaticità per bambini da 0 a 3 anni.
Sul piazzale dell’ex nido, all’ombra delle betulle, i bebé per
due volte a settimana hanno la
possibilità di imparare a giocare
con l'acqua e nell’acqua. A loro
disposizione sono tutta una serie
di giochi in gomma, spugnette,
palline colorate, bottigliette e bicchieri, piccoli annaffiatoi per simulare l’effetto doccia, il tutto
da usare insieme ai genitori, immersi nelle piccole e grandi piscine in gomma. Gli iscritti sono
25, il più piccolo ha appena venti
giorni e poi su fino quasi ai tre
anni.
Ideatricc dell’iniziativa e coordinatrice dei giochi neH’acqua è
Maura Bertin, puericultrice della
USSL 43 di Torre Pellice.
« Spesso — dice Bertin ■— i
bambini hanno paura dell’acqua,
e i genitori non facilitano il rapporto con questo elemento naturale. L’acqua è vista e presentata
come, un pericolo, una fonte di
malattia e così sin da piccolissi
mi ci si inibisce, si piange per
il bagnetto, si ha paura al mare ».
li corso di acquaticità allora
vuole essere soprattutto un’occasione per scoprire l’acqua in tutta la sua bellezza, per divertirsi
con gli altri bamljini e per giocare con tranquillità. L’esperienza non ha precedenti nella regione e anche per questo rappresenta un importante punto di riferimento, vista anche l’esiguità di
iniziative dedicate ai bambini
piccolissimi.
« / primi incontri — dice ancora Maura Bertin — sono molto
incoraggianti. Alcuni bambini,
che all’inizio erano intimiditi e
titubanti, hanno davvero scoperto stando con gli altri quanto
sta naturale e piacevole stare in
acqua e proprio uno di quelli
che in un primo momento sembrava spaventato è stato poi uno
degli ultimi a voler uscire dalle
piscinette ».
Carmelina Maurizio
OSPEDALE VALDESE OSPEDALE VALDESE
DI POMARETTO DI TORRE PELLICE
Bando di Bando di
concorso pubblico concorso pubblico
a n. 3 posti di a n. 5 posti di
infermiere infermiere
professionale professionale
Scadenza: ore 12 del 12.9.1991. Scadenza : ore 12 del 12.9.1991
Per informazioni rivolgersi al Per informazioni rivolgersi al
0121/91536. 0121/91536.
Comune di Torre Pellice
AVVISO
L’Amministrazione comunale intende predisporre una
graduatoria, da formarsi sulla
base di una selezione per titoli, per la sostituzione temporanea di operatori addetti alla
prima infanzia nell’asilo nido
intercomunale. Scadenza del
termine per le domande: 30-91991 ore 12,00. Titolo di studio
richiesto: diploma scuola media superiore. Età da 18 a 40
anni. Residenza nei Comuni
facenti parte della USSL 43.
Informazioni presso Segreteria comunale tei. 91365 - 91383.
RIFUGI IN VAL PELLICE
L'arte e la memoria
ebrei e valdesi negli anni della persecuzione nazi^ contributo artistico e il dovere di ricordare sempre
Una colletta
per il Granero
Costruito negli anni ’20 e successivamente ristrutturato nei
primi anni ’60, il rifugio « Granerò » da tempo necessitava di
lavori di ampliamento; l’esiguo
dormitorio al piano superiore
non bastava più, specialmente
da quando la struttura è stata
inserita nel percorso turisticoescursionistico del « tour du Viso ».
Così il CAI aveva predisposto,
già da alcuni anni, un progetto
di ampliamento del più alto dei
tre rifugi gestiti in vai Pellice
(gli altri sono il « Jervis » dèi
Pra, completamente ricostruito
qualche anno fa dopo un incendio, ed il « Barbara » su cui occorrerà prima o poi intervenire):
un nuovo locale dovrebbe ospitare una cinquantina di persone
per il pernottamento e per i pasti.
Fin dal 1987 iniziarono i lavori, fu costruito il basamento
della nuova ala, poi una serie
indescrivibile di problemi bloccò tutto per anni. Le caratteristiche del progetto non soddisfavano il Comune che chiedeva delle modifiche; il CAI faceva le sue controdeduzioni, ma
nel frattempo tutto restò fermo. Ci fu chi vide nelle richieste avanzate dal Comune di Bobbio (molti giudicarono per
esempio eccessivo il tetto in lese per un rifugio d’alta quota)
una specie di risposta alla presa di posizione negativa del CAI
rispetto alla costruzione della pista del Pra.
Nel corso dell’estate è infine
arrivata l’autorizzazione a proseguire i lavori, cosa che si è verificata subito dopo il 15 agosto; col passare degli anni sono però lievitati i costi: i 126
milioni erogati dalla Regione (a
conclusione dei lavori però!)
rappresentano circa la metà della spesa prevista e perciò viene.
rilanciata la sottoscrizione del
CAI, che si avvale dei numeri
di conto corrente postale n.
23568108 e conto corrente bancario presso la CRT di Torre
Pellice n. 152052/53.
Oltre ai costi di costruzione
e del materiale, incide notevolmente anche il trasporto-, effettuato mediante elicottero, del
costo di 30.000 lire al minuto.
I trasporti avvengono dal Barant, ogni viaggio dura circa tre
minuti e fin qui l’elicottero ne
ha compiuti oltre 100. Anche
tenendo conto dei possibili mutamenti nelle condizioni del tempo, al CAI sperano di conclude
re l’intera opera entro il 1992,
Artigianato
PINEROLO — Arrivata alla
quindicesima edizione la mostra
di artigianato viene quest’anno
spostata avanti di una settimana ed aprirà i battenti sabato
31 agosto; resterà aperta fino a
domenica 8 settembre, l’ingresso
è, conie sempre, gratuitó.
Ospite sarà quest’anno la provincia di Parma che presenterà
le produzioni artigianali di diversi settori, dalla ceramica, al
vetro, alla gastronomia con il
« parmigiano ».
Come sempre molti i momenti musicali e gli spettacoli; sabato 7 settembre si svolgerà anche un convegno sulle prospettive dell’artigianato, tema che è
già stato al centro di parecchie
discussioni nei mesi scorsi, proprio prendendo le mosse dalle
esperienze emerse dalla rassegna pinerolese.
Rorà: un paese per tutte le stagioni
MINI-MARKET
Alimentari - Tabacchi
APERTO LA DOMENICA
Tfcl. 93.144 - KOr.À
ALBERGO - RISTORANTE
COLLE DI PIAMPRÀ - m. 1150
CUCINA CASALINGA
Tfcl. (0121) 93.101
Bar - Ristorante KOLIBA
NEL PARCO MONTANO
Servizio Ristorante su prenot.
Hgl. (0121) 93.139
A 8 km da Lusema S. G. si estende fino ai piedi del monte
Frioland. Centro della resistenza dei Valdesi midati da
Giosuè Gianavello.
Gite consigliate: Monte Frioland - Comour - Rif Valanza
- Cave di pietra - Pianprà - Rocca Sera.
Da visitare il museo ebe contiene una interessante documentazione sulle vicende rorengbe del passato.
Nel Parco Montano vi sono un ristorante, un’area attrezzata per il campeggio ed un anello di fondo di 12 km.
7
r
30 agosto 1991
valli valdesi
UNA VITA PER I GIOVANI
Ernesto Bein
Animatore dei cadetti, catechista, organizzatore di campi estivi,
insegnante: le molte tappe dell’attività pedagogica di un fratello
Giunto a Torre Pellice nel 1948
e frequentando l’YMCA (Associazione cristiana dei giovani) ho
conosciuto il prof. Ernesto Bein.
In quegli anni fu l’animatore dei
cadetti. Si può dire che fosse un
loro compagno, tale era l’affiatamento fra i giovani. Sua fu l’iniziativa di organizzare i campi
estivi a Villanova, sopra Bobbio
Pellice, che si tennero dal 1950 almeno per un quinquennio.
Dedicava le migliori energie
per formare i ragazzi biblicamente e culturalmente. A contatto
con la natura traeva mille spunti pedagogici per far comprendere ai ragazzi il valore di una
vita in crescita. Dal 1936 al 1939
resse la presidenza dell’Unione
giovanile dei Coppieri, tuttora
■esistente.
Nell’ immediato dopoguerra,
con lui all’YMCA si iniziò a riflettere sull’obiezione di coscienza
alle armi. Le esperienze negative
della guerra fecero intravedere
all’orizzonte altre scelte per i giovani. Dovevano però trascorrere
alcuni decenni prima che quelle
idee prendessero forma e sostan
za di leggi.
Nella Chiesa valdese esercitò
due ministeri. Quello di catechista, sotto la titolarità dei pastori
P. Sommani, A. Sonelli e di G.
Toum due anni, e come diacono
della chiesa dal 1950 al 1956.
Il campo della sua attività professionale fu l’insegnamento nella scuola. Al Collegio prima e
successivamente nelle scuole medie statali Ano al pensionarhento.
Il prof. Bein è stato fra i docenti che accolsero favorevolmente l’istituzione della Scuola
media unica e più tardi seppe
trarre dal rivolgimento culturale
del ’68 gli spunti innovatori positivi, tralasciandone gli aspetti
superficiali e demagogici. Nei risultati di apprendimento al termine del ciclo scolastico dei ragazzi meno dotati o provenienti
da famiglie di ceto culturalmente meno elevato rilevava i fattori positivi e di giustezza deH’innovazione portata dalla nuova
legge.
Nelle elezioni comimali di Torre Pellice del 1960 fu eletto consigliere e fu assessore ali'Istruzione. Gli si deve il varo degli
Istituti professionali Plana e Bosso (oggi Capetti e l’Istituto con
indirizzo tecnico commerciale).
Consigliere di minoranza dal
1965 al 1970, fu nuovamente assessore all’Istrqzione dal 1970 al
1975. In questo periodo fu costruito rediflcio della attuale
Scuola media di Torre Pellice
con l’esclusivo intervento finanziario del Comune. Si iniziò anche il funzionamento della Scuola materna.
E’ così, che ricordo la sua dedizione ai giovani ed ai loro problemi ed in mezzo ad essi trascorse
la sua esistenza. Ancora qualche
giorno prima che sopravvenisse
la morte, il 10 agosto, ebbe a dire a chi gli era vicino : « La vita
è dei giovani, io l’ho già vissuta,
bisogna guardare a loro ».
Grazie prof. Bein.
Antonio Kovacs
Eventuali offerte in memoria
del prof. Ernesto Bein possono
essere destinate a incrementare
il Fondo progetto giovani aperto
presso la Chiesa valdese di Torre
Pellice.
LA SALUTE DEL
COMPRENSORIO
Egregio Direttore,
recentemente è comparso sull'Eco
del Chisone un articolo del suo direttore molto illuminante sullo stato
di salute politico, economico, imprenditoriale del comprensorio e delia città
di Pinerolo dopo la lodevolissima campagna prò Provincia alpina.
Un'analisi acuta che sottolineava in
particolare il vuoto quasi assoluto sia
politico che imprenditoriale nel quale vivono la città di Pinerolo e il suo
immediato interland. (...)
Ciò che maggiormente mi ha colpito dell'articolo è la constatazione
■che l’area urbana di Pinerolo, che teoricamente dovrebbe essere il « polo
forte » del nostro sistema di area vasta, in realtà è il più debole; mentre aree da sempre considerate deboli, come la vai Pellice, in realtà
sia sotto l'aspetto politico-amministrativo che sociale e imprenditoriale risultano sostanzialmente meglio organizzate e quindi più forti.
Ciò che emerge con forza dall'analisi di don Morero, e che ci preoccupa, è lo stato di arretratezza e di
incultura che oggi caratterizza quella
realtà; dove sembra che non sussistano neppure le condizioni « culturali »
per un cambiamento. (...)
Sono rimasto molto impressionato da
questa nuova realtà; soprattutto pensando a come spesso in passato le
scelte della valle venivano etichettate
cestro malgrado come utopistiche
quando non di retroguardia.
Oggi, seguendo l'articolo di don Morero, non posso che constatare che
la classe politica e imprenditoriale di
Pinerolo non ha saputo provocare, negli ultimi anni, • nulla ». (...)
Secondo certi ragionamenti la vai
Pellice avrebbe operato « per conservare » mentre avrebbe dovuto comunque favorire un certo indirizzo di sviluppo; oggi constatiamo che le cose
non sono poi andate così male e sono cambiate notevolmente anche rispetto ad un recente passato che certamente favorevole non era.
Ciò che è emblematicamente notevole è che questo cambiamento spesso silenzioso è stato in buona parte controllato, se non tutto programfhato, dall'ente locale.
Ciò è notevole per una sub-area
come la vai Pellice in quanto mi risulta essere l'unica come territorio
montano ad aver tenuto, sia sul piano economico sia anche sul piano politico.
Ciò dimostra che spesso un po’ di
cultura, un po' di apertura verso il
mondo esterno, di convinzione nella
•collaborazione fra comuni, un territo
rio non inquinato e qualche istituzione pubblica che funzioni aiutano.
Anche noi abbiamo appreso con soddisfazione quanto la ditta Annovati ha
realizzato in Savoia, probabilmente con
qualche agevolazione in più rispetto
al Piemonte, ma questo, come dice
don Morero, non c'entra nulla con il
mancato decollo di un’area vasta omogenea come il Pinerolese e con forti
tradizioni autonomistiche.
Il nostro compiacimento si ferma
qui anche perché qualcosa di analogo,
anche se più modesto, sta nascendo
a Luserna San Giovanni.
Ma allora cosa è che non funzioha? lo ritengo colpevole soprattutto la
classe dirigente privata e pubblica che
manca non tanto di iniziativa quanto
di cultura nel senso di « conoscenza »,
di « decisione » e dei come « farsi aiutare » ed infine di moderna ed attuale « programmazione ».
Recentemente, in aree socio-terrltoriali molto vicine alla nostra, si sono
realizzate infrastrutture di livello europeo come l'interscambio ferroviario
e lo snodo autostradale di Settimo Torinese e si sta realizzando l'interporto autostradale e ferroviario di Orbassano a valenza europea le cui aree
di esproprio fanno impallidire quelle
delTautostrada Orbassano-Pinerolo.
Ma noi, imperterriti, continuiamo a
polemizzare « autostrada sì, autostrada
no » ben sapendo Ormai da tempo ohe
l'autostrada non solo si fa, ma necropoli romana permettendo, l’autostrada è fatta.
E anche adesso io, don Morero e
quanti da anni seguono questi problemi già polemizziamo su buchi, trafori, stazioni di pompaggio, turisti, eliporti e aerostazioni in vai Pellice e
quanto l’autostrada potrà incidere;
ben sapendo che per andare in Francia passeremo dalla vai Susa con la
bretella veloce deH'autostrada Pinerolo-Orbassano.
Non sono preoccupato per quei problemi, sono preoccupato per la mancanza di iniziative » locali ».
Cosa è mancato nel 1985 per far
decollare l’area industriale di Pinerolo (progetto Unione industriale)? Cosa
è mancato a chi ne aveva l'autorità
di dire il fatidico sì?
Cosa impedisce ad una realtà importante come Pinerolo di impostare
un progetto di infrastrutture urbanistiche di respiro almeno comprensoriale
capace di imporre uno sviluppo controllato che abbia una valenza almeno
decennale?
Smettiamola di guardare alle valli
come a potenziali aree di sviluppo impossibile e guardiamo invece all’area
pinerolese ed al bisogno di case realizzando prima un’armatura urbanistica
di infrastrutture e di servizi tali da
garantire la realizzazione delle tanto
sospirate case a schiera.
Qui il vero problema è che queste
cose vanno pensate con una mentalità e una cultura che non c'è. Che
abbiamo visto realizzare nel Reggiano,
nel Bresciano, nel Bergamasco, un po'
dovunque in Lombardia, ma che a Pinerolo manca.
E’ un problema di saper vedere, di
saper decidere, di saper assumere un
ruolo che Pinerolo non ha mai assunto.
Dunque Provincia alpina « sì », ma
prima bisogna crederci come ci credono i comuni della vai Pellice e poi
bisogna sapersi assumere tutte le responsabilità politiche ed imprenditoriali che il ruolo richiede se non si vuole rischiare un perenne isolamento;
ma questo non dipende dalle valli ed
in particolare non dipende dalla vai
Pellice.
Piercarlo Longo
Sindaco di Luserna S. Giovanni
NON E’ GUERRA
CONTRO LA TAVOLA
A nome del comitato spontaneo
« prò Villa Olanda » desidero esprimere ii nostro dissenso per il titolo e
per certe frasi (a parte altre inesattezze) contenute nell'articolo su Villa
Olanda apparso su « La Stampa » del
18 agosto scorso.
Villa Olanda non « divide i valdesi »,
come afferma il titolo. Ci sono certamente opinioni diverse, ma presentare questo problema come causa di
divisione ha troppo sapore « giornalistico ».
La cosa che però ci ha più urtato
è stata quella di presentare la giornata di Villa Olanda (fra l'altro svoltasi con una straordinaria affluenza di
persone) come la « prima battaglia »
idi una • guerra alla Tavola ». Il nostro comitato è ,« prò » Villa Olanda
e non - contro » la Tavola, pur nella
opposizione delle rispettive idee. Come noto, sarà comunque il Sinodo
(forse quando apparirà questa lettera
10 avrà già fatto) a dire la sua parola definitiva in merito.
Roberto Peyrot, Torre Pellice
ERRATA CORRIGE
Giorgio Peyrot ci ha scritto una lunga lettera per una correzione che abbiamo apposto nella sua lettera pubblicata nel numero del 9 agosto, pag, 7,
che travisa il senso del suo scritto. Accettando le sue osservazioni^ preghiamo
i lettori di modificare la frase: « Invito
11 Corpo pastorale perché voglia richiamare tutti al rispetto della Rivelazione
di Gesù... » in quella originale: a Invito il Corpo pastorale perché voglia richiamare certa pastorizia al rispetto
della Rivelazione di Gesù... ». (g.g.)
RINGRAZIAMENTO
(( Benedici, anima mia, VEtemo
e non dimenticare nessuno dei
suoi benefici »
(Salmo 103: 2)
La famiglie Grill e Manzon, commosse e riconoscenti per la grande dimostrazione d’affetto e di stima tributata alla loro cara
Letizia Grill
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano coloro ohe sono stati
loro vicino in quella terribile giornata,
e tutti coloro ohe con presenza, fiori,
scritti, parole di conforto e preghiere
hanno preso parte al loro dolore.
Frali, 1*^ agosto 1991.
RINGRAZIAMENTO
(( Coso di gran momento è agli
occhi dell’Eterno la morte dei
suoi diletti ))
(Salmo 116: 15)
A novantuno anni si è spenta quietamente
Enrichetta dalla ved. Conte
Lo annunciano i figli, le nuore, le
cognate, i nipoti e tutti i familiari,
grati a tutte e a tutti coloro che, specie negli ultimi anni, le sono stati vicini in tanti modi e con affetto generoso.
« Sia che viviamo o che moriamo^ noi siamo nel Signore »
(Romani 14: 8)
(c La nostra vita c nascosta con
Cristo in Dio »
(Colossesì 3: 3)
Firenze, 1° agosto 1991.
« Se prendo le ali dell’alba e
vado pd abitare aWestremità del
mare, anche là mi guiderà la
tua mano e mi aberrerà la tua
destra »
(Salmo 139: 9-10)
Siamo particolarmente vicini alle famiglie dei pastori Gino e Giovanni
Conte per rimprovvka e serena dipartita della mamma
Lalla dalla ved. Conte
La comunità valdese di via Assarotti,
Genova
Redattori e tipograd sono vicini a
Gino Conte, per molti anni direttore e
ora membro del Comitato editoriale del
giornale, in questo triste momento.
« Nessuno ha amore più grande
che quello di dar la sua vita
per i suoi amici »
(Giovanni 15: 13)
E’ mancata
Suor Ernesta Maria Mossotti
di anni 93
Diaconessa valdese
Lo annuncia la famiglia del Rifugio
Carlo Alberto.
Luserna S. Giovanni, 5 agosto 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Ora, se siamo morti con Cristo, noi crediamo che altresì vivremo con lui, sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti
non muore più »
(Rom. 6: 8)
Il Signore ha richiamato a sé il
fratello
Riccardo Mortori
Lo annunciano i familiari e le Chiese valdesi di Colleferro e Ferentino.
Si ringrazia per i doni in memoria
devoluti all’Unione dei predicatori locali.
Colleferro, 8 agosto 1991.
RINGRAZIAMENTO
« In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo, o
Eterno, mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo 4)
I familiari di
Maria Genre
di anni 89
commossi e riconoscenti ringraziano
tutti coloro che sono stati loro vicini
in questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore Ruben Vinti, alla dott.ssa Camusso e alla Guardia medica.
S. Germano, 30 agosto 1991.
RINGRAZIAMENTO
« 7o conosco le tue opere. Ecco,
io ti ho posta davanti una porta
aperta che nessuno può chiudere, perché hai serbata la mia
parola e non hai rinnegato il
mio nome »
(Apocalisse 3: 8)
La moglie, le figlie, la sorella e i familiari tutti esprimono la loro gratitudine per le dimostrazioni di affetto e
di stima ricevute in oceasioùe della
dipartita del loro caro congiunto
Ernesto Bein
Un grazie particolare al pastore Bruno Rostagno; ai medici, agli infermieri e al personale dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice che lo hanno seguito
con competenza e si sono adoperati
per lenirne le sofferenze; alla direttrice sig.ra Vera Coisson Ribet; alla
sig.ra Doretta Casini. Nel difficile momento hanno dato il loro aiuto fattivo
e fraterno la sig.na Paola e Sandro
Kovacs.
Torre Pellice, 30 agosto 1991.
AVVISI ECONOMICI
VENDESI in Torre Pellice - angolo
via Arnaud - via P. Valdo, fabbricato, libero, di civile abitazione, costituito da : piano terreno con due vani, cucina e ingresso, piano primo
con tre vani, bagno e wc, piano interrato con due cantine oltre a giardino, basso fabbricato ad uso autorimessa con accesso da via P. Valdo,
piccolo locale lavanderia e ripostiglio. Tei. Marco (8-16), 0121/900253.
VENDESI in Torre Pellice, via Arnaud, 31, porzione di fabbricato urbano, costituito da due locali ad uso
magazzino oltre a due locali ripostiglio. Tel. Marco (8-16, 0121/
900253.
ACQUISTIAMO mobili vecchi, oggetti, quadri d’epoca. Telefonare aDo
011/9407243.
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le óre 18).
L’Asilo dei vecchi di S. Germano invita alla
MOSTRA DEI MINERAI!
che sarà aperta dal 31 agosto
all’8 settembre dalle ore 14,30
alle ore 18,30. Dal lunedì al venerdì apertura anche serale
Ano alle 22.
Domenica 8 settembre ore 15
BAZAR DELL’ASILO
con banchi di vendita, pesca
e lotteria. Tutti sono cordialmente invitati.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 1» SETTEMBRE 1991
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I ■ Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22684.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tals
fono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 1“ SETTEMBRE 1991
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elico»,
tero: tei. 116.
8
8 ecumenismo
30 agosto 1991
LA MENDOLA: XXIX SESSIONE SAE
MEMPHIS: SOUTHERN BAPTIST CONVENTION
“Chi dite che io sia?” Separati in casa
Il Gesù storico e le testimonianze dei cristiani e delle altre religioni; un confronto
Si è tenuta dal 27 luglio al 4
agosto al Passo della Mandola,
sopra Bolzano, la XXIX Sessione di formazione ecumenica
promossa dal Segretariato attività ecumeniche (SAE). Ampia
come di consueto la partecipazione, con oltre 600 iscritti, con
una larga partecipazione protestante, significative presenze
ebraiche, musulmane e induista.
Il tema proposto alla riflessione, « ’’Chi dite che io sia”. Gesù interpella l’ecumenismo e il
dialogo interreligioso », ha voluto cogliere quello che è il centro stesso della fede cristiana e
contemporaneamente della differenza di questa dalle altre religioni mondiali: la figura di Gesù. La sessione si è interrogata
sul Gesù della storia, rimandando al prossimo anno la riflessione teologica successiva sul Cristo.
Dopo una densa relazione introduttiva di Raniero La Valle
su « Domande di senso in im
mondo che cambia», nelle sessioni plenarie im nutrito stuolo
'.di esperti ha fissato i termini
della ricerca. Il rabbino Ella
Kopciowsky ed il biblista Enzo Bianchi hanno illustrato il
fondamento veterotestamentario
della vita di fede di Gesù.
Rinaldo Fabris ha tracciato il
risultato delle più recenti ricerche sul Gesù storico, mentre in
due tavole rotonde sono state
raccolte le testimonianze di come le chiese cristiane e le religioni non cristiane leggono la
figura di Gesù. Il confronto tra
i partecipanti si è approfondito
in quindici gruppi di studio,
ognuno dei quali si è incentrato su un aspetto particolare del
tema ed è stato sostenuto da
una serie di riflessioni bibliche
di notevole spessore.
Uno sguardo d’insieme dell’intera sessione sarà fornito dal volume degli atti che uscirà la
prossima primavera. Se è vera
Taffermazione di un noto esponente deH’ebraismo, secondo cui
« la fede di Gesù unisce, mentre la fede in Gesù divide », il
cammino del dialogo per una reciproca comprensione tra le
chiese cristiane e le religioni è
ancora lungo; ma questa è la
finalità che il SAE si è data e
che sta perseguendo con determinazione e lungimiranza. La
prossima sessione, la XXX della serie, potrà segnare im ulteriore progresso in questo cammino.
(nev)
L’ala fondamentalista ha impresso un chiaro
venzione, peraltro poco frequentata - Molti
Si è tenuta a Memphis, Tennessee, la 134^ Southern Baptist Convention, SBC. Tutto è andato secondo i piani prestabiliti dall’attuale dirigenza: è stato eletto un
presidente fondamentalista, Morris
Chapman; si è approvato un budget di 140.710.282 dollari, si è
preso posizione su una dozzina
di argomenti cari alla politica di
estrema destra e si è concluso
nientedimeno che con un saluto
del presidente George Bush che
in un discorso di venti minuti, tra
continui scrosci di applausi della
platea, ha illustrato la sua politica
a favore di un’America sottomessa
alla volontà di Dio.
Tra le mozioni votate ce ne sono sulla sessualità (contro Tomosessualità), sulla santità della
vita umana (contro l’aborto), sull’arte oscena (persino la musica
rap), sul diritto dei genitori di scegliere l’educazione dei propri figli
(a favore del sostegno statale alle
scuole private) e sul sostegno al
governo per l’operazione Desert
Storni. Tra le operazioni di ’’politica interna” alla denominazione.
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
^\CEA
energia ambiente
AMfC/mL'AMBÌBm
Ciao,
sono solo uno
Diccob goccia
d'acqua, ma ci
siamo già visti un
sacco di volte!
La strada che
faccio ogni giorno
pr arrivare nno a
le è un servizio del
CONSORZIO e
Le mie radici
sono forti, b mia
chioma è L)elb e
folta perché gli
operatori ecdoqici
ddCONSOTO
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
Rammenta
rifiuli, lasciano il
mio ambiente
pulito!
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servjzio di
depurazione
delle acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
Lq mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
sono stati azzerati i fondi per il
Baptist Joint Committee for Public Affairs (BJCPA), la lobby politica battista a Washington. Questa lobby si è resa responsabile di
aver criticato Reagan durante la
sua presidenza, di aver criticato
l’intervento americano nel Golfo,
di essere contraria sia alla preghiera nelle scuole sia al finanziamento pubblico delle scuole private. James Dunn, il presidente
di questo comitato che rappresenta diversi corpi battisti nella capitale, ha comunque affermato
che nel complesso il BJCPA ha ricevuto maggiori fondi che mai in
precedenza grazie a donazioni
esterne al budget.
Quattordici milioni
di battezzati
A parte i risultati ottenuti dal
gruppo che ha operato il ’’golpe”
nella più grande denominazione
protestante d’America, con oltre
14 milioni di credenti battezzati,
questa è stata una delle convenzioni meno frequentate, 23.564 delegati contro picchi di oltre 40.000
prima del takeover fondamentalista. In verità la grande denominazione battista sta perdendo colpi, molte tra le istituzioni più prestigiose stanno od hanno già abbandonato la convenzione. Tra
queste ci sono specialmente diverse università come Baylor, Mercer e Furman, le tre università battiste più grandi ed accreditate accademicamente. Abbandonano la
denominazione ’’prima che qualche cafone detti legge nel Consiglio accademico”. Altre istituzioni,
per mancanza di tempismo, non
sono riuscite a lasciare la denominazione in tempo e così studenti e
professori lasciano alla prima occasione. Questo è successo al
Southeastern Baptist Theological
Seminary. Da quando Lewis
Drummond è presidente del Seminario, duemila studenti (circa i
2/3) hanno abbandonato l’istituzione e il competente ufficio federale ha minacciato il Senato accademico di ritirare il suo accreditamento accademico. Il presidente,
nel frattempo, è impegnato a spendere i soldi del Seminario in viaggi, restauri, ricevimenti, mobilio
^ prodotti cosmetici.
Minimo storico per
la denominazione
La denominazione è certamente
al suo minimo storico anche se
regolarmente ha dovuto soffrire
di conflitti causati dall’intolleranza della minoranza fondamentalista. Molti membri ed intere chiese hanno abbandonato la denominazione disgustati, come la Crescent Hill Baptist Church di Louisville, Kentucky. La controversia
orientamento alla Coni dubbi per il futuro
che oppone i fondamentalisti ai
battisti ha esacerbato gli animi;
ventenni senza neppure una istruzione universitaria, messi in posti
di controllo nelle università, alzano la voce contro docenti prossimi alla pensione con curricoli accademici di grande rispetto, come
è successo al dr. Roy Honeycutt,
presidente del Southern Baptist
Theological Seminary, il più grande Seminario cristiano d’America.
Anche questo Seminario è stato visitato dalla commissione federale
sugli accreditamenti accademici.
Ma la situazione è destinata a
cambiare: la Southern Baptist
Alliance, una associazione di chiese ’’moderate”, sta intrattenendo
contatti formali con la American
Baptist Churches USA (la denominazione di Harvey Cox) e la
National Progressive Baptist Convention (la denominazione nera di
fesse Jackson e Andrew Young)
per una eventuale nuova formazione denominazionale che includa le tre componenti.
Una convenzione
autonoma, la CBF
, La Cooperative Baptist Fellowship, CBF, si è costituita in convenzione autonoma lo scorso maggio, senza però formalmente lasciare la denominazione (questo è
possibile perché strettamente parlando la convenzione esiste per
una sola settimana all’anno ed è
un organo deliberativo. Le chiese
sono completamente indipendenti
da essa). Questa nuova convenzione, che alla sua assemblea costituente già contava 6.000 delegati, si è data un presidente, John
Hewett, ha un organo di stampa
ufficiale, Baptists Today, ha una
casa editrice, la Smyth & Helwys
Publishing, un seminario a Richmond e sta intrattenendo contatti
con la Baylor University (che pubblica una delle maggiori riviste di
politica americane). La CBF ha
anche un Cooperative Mission
Program, CMP, che con un rinnovato spirito e metodo missionario impiegherà tutti quei missionari che verranno licenziati dal Foreign Mission Board, FMB. Si vocifera che il prossimo presidente
del CMP potrebbe essere... Keith
Parks, l’attuale presidente del
FMB.
Molti sono propensi a pensare
che la CBF ben presto lascerà la
denominazione, se non altro per
l’impossibilità di utilizzarne le
strutture. Comunque è chiaro che
l’impostazione che potrebbe avere
la nuova denominazione sarebbe
ben differente dalla intolleranza
dogmatica, lo sciatto biblicismo
e la povertà teologica che insieme
al nazionalismo e alla politica di
estrema destra caratterizzano l’attuale dirigenza della SBC.
Italo Benedetti
Dir. propr.: GHINELLI-CARONI
Hôtel Fontana
ZONA CENTRALE
ambiente familiare
, ottimi i servìzi
e il trattamento
I 47046
MISANO ADRIATICO
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