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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Lire 2200 - Euro 1,14
Anno IX - numero 44-16 novembre 2001
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Una via alternativa alla guerra
dichiarazione del Comitato esecutivo battista
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I BIBBIA E AHUALITAB
UN TEMPO
PER VIVERE
«Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo
momento per ogni cosa sotto il cielo:
un tempo per nascere e un tempo per
Ecclesiaste 3, 1-2
«Se aveste fede quanto un granello
di senape, potreste dire a questo sicomoro: Sradicati e trapiantati nel mare, e vi ubbidirebbe»
Luca 17, 6
IN Occidente si nasce, si vive e si
muore su un piano diverso da
quello riservato agli oppressi della
Terra, soggetti a sanzioni, fame e
bombardamenti. Nonostante questa
ingiustizia iscritta nella natura delle
cose e denunciata dall’Ecclesiaste,
troviamo nell’ansia verso la morte
un terreno comune. Per Gesù di Nazaret il tempo del vivere è unico,
tanto che il regno dei cieli si deve
manifestare qui e ora. Di Mammona
e dell’ansia egli parla più di qualsiasi
profeta, non ci permette di sfuggire
alla contingenza. A questo laico preme annunciare l’urgenza di vivere
oggi in maniera autentica; la qualità
della fede, granello di senape, che comanda al sicomoro di trapiantarsi in
mare, è la vita del singolo sottratta
alla tirannia del tempo.
IL tempo va liberato dal freddo ciclo di nascite e morti per essere investito a sua volta nella liberazione.
Ancor più importante di essere o
avere, per Gesù è vivere, unica risorsa
davvero nostra finché c’è. La nostra
libertà di vivere è nascosta nella libertà di Dio. Dio ci chiede di fondare
la nostra azione sulla sua imprevedibile libertà, dando noi un senso alle
cose: sottraendo i giorni alla noia,
useremo del nostro tempo per andare controtendenza e per non finire
schiacciati dai suoi cicli. Useremo le
ricchezze ingiuste, perché non finiscano esse con l’usare noi, privandoci
della gioia di vivere in relazione: con
esse ci faremo degli amici prima della
resa dei conti. Ci apriremo alla speranza e passione di Dio, per perderci
e ritrovarci in esse. La nostra libertà
di discepoli di Cristo si esprimerà
nelle nuove relazioni che stabiliamo
con noi stessi e il denaro, gli altri e il
tempo. Le circostanze si piegheranno
al nostro vivere autentico. Sospesi tra
gli abissi del nulla che ci precede e
che ci segue, non cediamo all’illusio
ne di una libertà neutrale. La nostra
libertà va spesa, non si rimanda né si
delega. È la vita della fede.
Riconciliati con dìo per
mezzo di Gesù Cristo, non riconosciamo alla morte una forza retroattiva: questo è il tempo di perdonare ed essere perdonati, di costruire
■Ponti di riconciliazione e guarire.
Ecco il tempo della festa inaugurata
da Gesù; tempo di liberazione. Altri
non ce ne sono dati. Oggi, finché mi
batte il cuore, ricevo forza di amare,
tranchezza di lottare, gioia di servire,
e la
passione per la vita mi pone in
azione al Creatore. In seguito agli
inauditi atti terroristici che hanno
colpito il cuore degli Stati Uniti, sia®o tentati di soccombere ad un pericoloso istinto di morte. Scriveva un
dovane pastore che offrì la sua vita
esuberante per opporsi ai nazifascisti: «Non dall’ arte del morire, ma
nlla risurrezione di Cristo può soffre un nuovo vento purificatore al
mondo d’oggi».
Jonathan Terino
La testimonianza di un pastore valdese che ha vissuto un mese in America
Lo shock deir 11 settembre
Gli psicologi nelle scuole e i ininistri delle diverse religioni cercano di aiutare
i bambini che, dopo settimane dall'attacco terroristico, continuano ad avere paura
^ ■■BECO DELLE VALLV
L’équipe Cevaa alle Valli
di DAVIDE ROSSO
11 iiidli
M L'OPINIONE ■
L'ITALIA
IN GUERRA
PAOLO RIBET
SONO negli Stati Uniti da poco più
di una settimana quando, la domenica 7 ottobre, torno nel pomeriggio nella casa che mi ospita, dopo
una passeggiata. La famiglia è davanti alla televisione e subito mi annuncia che sono iniziati i bombardamenti sull’Afghanistan. Si vede, sono sinceramente colpiti, preoccupati e non
li rassicura affatto la notizia che, insieme alle bombe, vengono lanciati
aiuti umanitari. Lo si sapeva che sarebbe accaduto, era nell’aria: ma è
diverso ora che succede davvero. Il
resto di quel pomeriggio lo passiamo
ad ascoltare un notiziario dietro l’altro e la Cnn la fa da padrona. Non c’è
voglia di cercare su un altro canale
una partita di football o di baseball.
Qualche giorno dopo, il presidente
Bush dirà in toni quanto mai chiari
che era stata offerta al governo dei
talebani l’opportunità di consegnare
l’ispiratore dell’attentato alle torri
gemelle; avevano rifiutato e ora ne
pagavano le conseguenze. D’altra
parte, questa è la tesi del governo repubblicano che molti conservatori
fanno propria, il compito primario di
un governo è quello di proteggere i
propri cittadini. Ogni altra considerazione passa in secondo piano.
Il mio posto di osservazione non è
certamente di prima linea: mi trovo
in una piccola città dello lowa per
uno scambio ecumenico presso la
chiesa presbiteriana del luogo. Tuttavia, da quello che vedo e da quello
che leggo, mi pare di poter dire che
anche qui si respira la stessa aria che
aleggia nel resto del paese. Anche
qui quasi ogni casa espone la bandiera americana e ogni negozio porta bene in vista le parole God bless
America {Dio benedica l’America). Il
giornale della capitale dello stato, il
Des Moines Register, che passa per
essere di tendenza liberal, riporta
sotto il significativo titolo New Unity
(nuova unità) il risultato di un sondaggio redazionale secondo il quale
T84 per cento degli abitanti dello
lowa appoggia l’operato del presidente Bush. In linea con quanto avviene nel resto del paese.
D’altra parte è difficile, per chi
abita lontano, comprendere quanto
grande sia stato lo shock vissuto l’11
settembre da queste parti. Kathleen
Segue a pag. 8
I* No degli evangelici alle iniziative del ministro
Una scuola riconfessionalizzata
Una forte denuncia della «riconfessionalizzazione della scuola pubblica» viene dal presidente della Fcei,
Gianni Long, riguardo la proposta
del ministro della Pubblica istruzione
sull’immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica nella
scuola pubblica: «Le recenti iniziative del ministro Moratti sembrano
contrastare con gli intenti di promuovere la scuola “libera”, cioè
conforme alle scelte dei genitori.
Non si capisce bene, infatti, quali
studenti dovrebbero usufruire della
scuola pubblica nel momento in cui
la libertà scolastica consente ai genitori cattolici di avviare i figli a scuole
conformi al loro orientamento. Evidentemente alla scuola pubblica dovrebbero andare solo i laici o gli “acattolici”, ma allora perché predisporre loro scuole in cui gli insegnanti saranno alla fine solo quelli
forniti da approvazione vescovile e la
cui etica viene dettata da un cardinale?». «Dalla fase della difesa della
scuola cattolica e del suo finanziamento - è l’opinione del giurista Piero Trotta, membro della Tavola valdese - si passa a una fase di affermazione dell’egemonia della gerarchia
cattolica sulla scuola italiana. Con la
nomina del cardinale Tonini a presidente della Commissione per la
deontologia degli insegnanti si vorrebbe attribuire al cattolicesimo un
ruolo guida per tutta la scuola italiana. Come chiese evangeliche ribadiamo il nostro dissenso verso provvedimenti che mettono in discussione la
laicità della scuola pubblica italiana».
Il presidente dell’Unione cristiana
battista d’Italia, Aldo Casonato, aggiunge: «Ci pare di scorgere in questi
comportamenti un’allarmante rinuncia da parte dello stato alla propria
autonomia e laicità, così come vuole
l’articolo 7 della Costituzione», (nev)
.«.i Paura terrorismo
Aereo precipita
a New York
12 dicembre. È tornata la paura in
America per l’aereo precipitato oggi a
New York, più o meno alla stessa ora
di quelli che si sono schiantati sulle
Torri Gemelle e al Pentagono l’il settembre. L’airbus A 300 dell’America
Airlines, appena decollato dall’areoporto I. F. Kennedy e diretto nella Repubblica Dominicana, si è incendiato
ed è precipitato in un quartiere residenziale. Morti l’equipaggio e i 255
passeggeri, 6 per ora i dispersi nella
zona investita dall’aereo in fiamme.
Le prime indagini parlano di incidente ma è tornata la paura, non solo in
America, di altri attacchi terroristici,
tanto da far scattare subito le misure
di emergenza. Intanto in Afghanistan
Kabul è stata assediata dalle milizie
dell’Alleanza del Nord, e le truppe talebane si stanno ritirando verso sud.
Con il voto parlamentare di mercoledì scorso, dopo il coinvolgimento di
fatto, ITtalia è ora impegnata anche
formalmente in un intervento militare
all’estero. Negli ultimi anni è accaduto
più volte, anche se ora l’impegno sembra essere diverso. Non si tratta di inviare «guardiani della pace» {peacekeeping o peace enforcing), come è accaduto per le missioni in Libano negli
Anni Ottanta, o in Somalia, in Bosnia e
in Albania negli Anni Novanta. L’impegno di oggi assomiglia di più al
coinvolgimento nelle operazioni militari nella guerra del Golfo del 1991 o in
quelle nel Kosovo nel 1999. Solo che in
quelle circostanze gli obiettivi erano
forse più circoscritti: liberare il Kuwait dall’occupazione irachena, impedire il massacro della minoranza albanese kosovara. Oggi, invece, si tratta di
un obiettivo (sconfiggere il terrorismo
internazionale) più ampio e di lungo
periodo, e anche più gravido di conseguenze su molti piani, non ultimo
quello dei diritti di democrazia a livello di individui e di popoli. Un impegno
che, più che su quello militare, dovrebbe svolgersi principalmente sul
piano politico, economico-finanziario
e investigativo. E anche sul piano degli
aiuti umanitari, su quello della solidarietà e della giustizia internazionale.
Le varie nazioni impegnate dalla
coalizione promossa dagli Usa si stan
no muovendo certamente su diversi
piani (come il blocco di conti bancari
di società che si suppone coinvolte nel
terrorismo e l’arresto di sospetti terroristi), ma con una netta prevalenza
per l’opzione militare e per tutto quello che può sostenerla. Anche molte po
lemiche tra i partiti italiani si sono
concentrare sulla partecipazione o
meno di nostre truppe alle operazioni
militari, come se da questa partecipazione dipendesse l’essere considerati
paese di serie A o di serie B. Il presidente Ciampi ha affermato che l’Italia
intera vuole pace e libertà, ma che esse
vanno difese, con responsabilità. Cer
tamente. Così come siamo certi che i
terroristi vadano fermati, disarmati e
processati. Ma con quali mezzi? L’in
tervento militare dovrebbe rappresentare l’ultima e assolutamente delimitata opzione, oppure essere collaterale
a iniziative politiche altrettanto forti,
se non più forti. È così? Sarà così? Ave
vamo e abbiamo dei dubbi.
Come evangelici italiani, in partico
lare come battisti, metodisti e valdesi,
più volte ci siamo espressi contro l’uso
della forza militare come mezzo per risolvere i conflitti. Il che non esclude
una certa diversità di posizioni: dal
pacifismo più integrale a posizioni più
possibiliste. Alcuni tra noi hanno sottolineato che non ci si può accontentare di dire dei no assoluti e dei si generici, che servono soltanto a «salvare»
le nostre coscienze (noi saremmo i
buoni e gli altri i cattivi). Il Comitato
esecutivo dell’Unione delle chiese battiste ha preso una posizione netta contro questa guerra (la pubblichiamo a
pag. 9), indicando anche delle alternative all’uso della forza militare. Sono
alternative che, se portate fino in fondo, hanno un costo per tutti noi. Richiedono impegno, scelte di vita, rinunce, condivisioni e solidarietà forti.
Vorremmo che, nonostante le differenze che ci sono tra noi, ci impegnassimo tutti su questa strada. Questo farebbe la differenza tra l’essere un partito o l’essere una chiesa.
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
moltiplicarsi sulla
terra e furono loro
nate delle figlie,
^avvenne che i figli
di Dio videro che le
figlie degli uomini
erano belle
e presero per mogli
quelle che si
scelsero fra tutte.
^Il Signore disse:
“Lo Spirito mio
non contenderà per
sempre con l’uomo
poiché, nel suo
traviamento, egli
non è che carne;
i SUOI giorni
dureranno quindi
centoventi anni”.
''In quel tempo
c’erano sulla terra i
giganti, e ci furono
anche in seguito,
quando i figli di
Dio si unirono alle
figlie degli uomini,
ed ebbero da loro
dei figli...
Ul Signore vide che
la malvagità degli
uomini era grande
sulla terra
e che il loro cuore
concepiva soltanto
disegni malvagi in
ogni tempo.
"Il Signore si pentì
d’aver fatto l’uomo.
e se ne addolorò
in cuor suo.
'^E il Signore disse:
“Io sterminerò
dalla faccia della
terra l’uomo che ho
creato: dall’uomo
al bestiame, ai
rettili, agli uccelli
dei cieli; perché
mi pento
di averli fatti”»
(Genesi 6,1-7)
«H Niniviti
credettero a Dio,
proclamarono un
digiuno, e si
vestirono di succhi,
tutti, dal più
grande al più
piccolo... "ilre
si alzò dal trono,
si tolse il mantello
di dosso, si coprì
di sacco
e si mise seduto
sulla cenere...
'"Dio...vide che si
convertivano dalla
loro malvagità, e si
pentì del male che
aveva minacciato
di far loro»
(Giona 3, 5,10)
All’As
'Quandogli uomini
cominciarono a
RAVVEDERCI PERCHÉ DIO SI PENTA
/ niniviti hanno ascoltato la predicazione di dona e si sono ravveduti II ravvedimento è
il comportamento umano che fa pentire Dio dimandare ad effetto il male minacciato
SALVATORE RAPISARDA
IL nostro brano ci rimanda indietro nel tempo, ad un'epoca
da mitologia, dove incontriamo
tracce di un mito antico. Vi si
parla di giganti, di creature chiamate figli di Dio. Nonostante il
nome che portavano, questi esseri non dovevano essere molto
diversi dagli umani, quanto a
gusti; infatti, si presero per donne le più belle ragazze esistenti
sulla terra. Questo intreccio di
rapporti tra sovrumani e le più
belle tra le figlie degli uomini
non viene visto con favore dallo
scrittore sacro. È stato detto che
l’agire dei figli di Dio può essere
visto come un’indebita ingerenza nell’ordine della creazione,
come un sovvertimento dei ruoli
fissati da Dio, dunque come una
ribellione a Dio.
dall’alto, i figli di Dio, si ingeriscono nella realtà quotidiana,
prendendo quel che gli pare,
trasformando i rapporti, sovvertono le regole, divenendo rivali
degli uomini. Sono loro che decidono chi prendere e chi lasciare, non chiedono permesso.
dono dall’alto, dagli aerei, per
far sprofondare nella miseria e
nel degrado le più belle tra le figlie degli uomini ?
L'ira di Dio
Lo squilibrio
tra ricchi e poveri
Un quadro in movimento
IL nostro brano ci presenta un
quadro in movimento, ricco
di cambiamenti. Si apre, immaginiamo, con una gioiosa festa
di nozze tra i figli di Dio e le belle ragazze della terra e si chiude
con fosche nuvole che annunciano tempesta e distruzione,
passando per i sentimenti di delusione, di pentimento e di dolore, che colpiscono Dio, e di
paura per tutti gli esseri sulla
terra. Il mito, si sa, non è storia,
eppure esprime la storia, si lascia rintracciare negli eventi
umani. Siamo colpiti dai fatto
che dei personaggi che vengono
Preghiamo
Signore, Dio nostro,
ci è difficile scorgere re che, come il re di Ninive,
sappiano scendere dai troni
e intraprendere la via del pentimento.
Scorgiamo piuttosto uomini potenti che calpestano
i diritti degli umili, dei poveri, degli indifesi.
Davanti ai nostri occhi appaiono colonne di profughi
impauriti, affamati e stremati.
Vediamo carrette del mare stracolme
di tuoi figli e di tue figlie,
cacciati dal loro paese dalla violenza e dalla carestia.
Giungono ai nostri lidi col cuore colmo di speranza,
ma li aspettano delusione e frustrazione.
Signore, moltiplica i niniviti,
i potenti che si coprano di sacco e di cenere;
facci ravvedere dalla nostra via malvagia,
affinché anche tu possa ravvederti,
cambiare la tua delusione in conforto,
la tua ira in segno di pace,
la tua tristezza in gioia,
la tua punizione in benedizione.
COME non vedere in tutto ciò
lo squilibrio che esiste nei
rapporti tra paesi ricchi e paesi
poveri 0, se si vuole, tra ricchi e
poveri del mondo? Ai ricchi, a
quanti provengono da una condizione di privilegio, è facile
prendere il meglio dei figli e delle figlie degli uomini, di quanto
appartiene agli uomini. Vanno
in Sardegna, vedono la Costa
Smeralda e dicono: questa la
prendo io. Altri vanno in una
terra ricca di petrolio e dicono:
qui comando io. Altri ancora
scoprono che il sottosuolo di un
paese è ricco di diamanti e dicono: qui compro tutto io. Le belle
coste, da noi e altrove, le montagne, i laghi, il sottosuolo, tutto è
preda di chi può, di chi viene da
un’altra condizione economica.
Tutto questo non è senza conseguenze etiche, non manca di
incidere negativamente sui rapporti umani: mette in moto gli
appetiti smodati dei mafiosi, dei
politici corrotti, dei dittatori, di
chi commercia in armi. Il triangolo perverso fatto di politica,
violenza mafiosa e affari, ben
noto dalle nostre parti, ha la sua
origine proprio nell’accaparramento smodato delle aree fabbricabili, negli appalti truccati,
nella lottizzazione abusiva delle
aree altrimenti sottoposte a vincoli. Tutto questo favorisce il
potere di dittatori locali, fantocci nelle mani delle industrie degli armamenti. L’indebitamento
dei paesi poveri, il loro sottosviluppo, la loro mancanza di risorse per investimenti strutturali, per la scuola, la sanità, le infrastrutture è tutto riconducibile
all’iniqua politica che dà ai ricchi e toglie ai poveri. Là dove c’è
espropriazione di terreni coltivabili a beneficio delle multinazionali dell’alimentazione siamo
in presenza di ricchi che si prendono quel che vogliono di ciò
che è dei poveri. Che dire poi del
turismo sessuale, del turpe commercio di giovanissime ragazze,
di bambine, prese dai turisti dei
paesi ricchi, da quelli che scen
DI fronte a tanto scempio, a
tanto degrado, a tanta violenza, lo scrittore sacro non può
che rimanere disgustato. L’episodio dei figli di Dio che si prendono le figlie degli uomini non
deve essergli apparso un buon
partito. Lo sconcerto dello scrittore è messo in bocca a Dio, che
dice: «Io sterminerò dalla faccia
della terra l’uomo che ho creato». Egli fa ciò perché ha constatato la malvagità dell’uomo, che
si annida nei suoi pensieri, nel
suo cuore. Dio è dunque deluso,
e si pente di aver fatto l’uomo.
Nel crescendo di delusione e di
amarezza, si va dal fissare l’età
massima, centoventi anni, alla
decisione di farla finita con l’uomo, di sterminarlo, di sterminare lui e tutti gli animali. L’ira di
Dio minaccia tutte le creature,
perché Dio, a causa del comportamento dell’uomo, si è pentito
di quel che ha fatto.
Ci sorprende che lo scrittore
sacro debba ricorrere ad un mito
antico per esprimere il suo proprio malcontento e la sua visione
della realtà fatta di morte e di
pensieri malvagi celati, ma non
tanto, nel cuore dell’uomo. Eppure siamo affascinati da questa
capacità di adoperare il mito, di
attualizzarlo, di metterlo in un
contesto teologico che certamente non è quello della sua incubazione. Non facciamo difficoltà a vedere come il mito dei figli di Dio si muova in un contesto politeista. Ma su di esso non
si costruisce più di tanto. Quel
che, invece, conta per lo scrittore
è il rapporto tra Dio e l’uomo.
mo. Questa nozione di Dio che
si pente è insolita alla luce della
nostra teologia, della nostra
comprensione di Dio onnisciente, fermo nella parola data, immutabile nei suoi propositi.
C’è un altro passo della Scrittura in cui si parla di Dio che si
pente, lo troviamo nel libro di
Giona. Questo profeta è andato a
Ninive a predicare la condanna
per la città, e si attendeva la messa in atto della punizione: messosi a sedere di fronte alla città,
voleva vedere la sua distruzione.
Ecco cbe, invece, non ci sarà alcuna distruzione: Dio si pente
del male minacciato, perché i niniviti si sono ravveduti, hanno
bandito un digiuno, si sono vestiti di sacco e si sono cosparsi di
cenere in segno di pentimento.
Dio, dunque, è capace di pentirsi
del male che ha minacciato.
L'appello al ravvedimento
Un Dio premuroso
IL Dio del nostro brano è un
Dio che ha delle aspettative
circa il comportamento dell’uomo: egli non è il classico orologiaio della visione deista, che ha
fatto il giocattolo e lo ha lasciato
correre. Qui Dio è come un padre, come una madre; vigila sui
progressi dei propri figli, segue
con ansia le loro scelte. Sebbene
non intervenga per bloccarli nel
loro agire, è in trepidazione per
cogliere i fruiti di ciò che fanno,
egli rimane fortemente deluso
dagli uomini, vuole distruggerli,
assieme a tutto il resto del creato. Dio si pente di aver fatto l’uo
MA il lieto fine del libro di
Giona non è la conclusione
imposta dal copione. Il pentimento di Dio, dunque la salvezza
di Ninive, è avvenuto perché Dio
ha apprezzato il comportamento
dei niniviti. Essi hanno ascoltato
la predicazione di Giona, hanno
creduto alla minaccia, giusta a
causa del loro comportamento, e
si sono ravveduti. Il ravvedimento è il comportamento umano
che fa pentire Dio di mandare a
effetto il male minacciato.
Può darsi che le nostre città, il
nostro mondo, i nostri potenti
non riusciranno ad ascoltare
l’appello al ravvedimento. Può
darsi che Dio dovrà ancora provare altro dolore per la malvagità del cuore deH’uomo. Può
darsi che il male minacciato colpirà effettivamente il mondo,
perché Dio non avrà avuto alcun motivo per pentirsi di aver
creato l’uomo. Vorrà dire che,
come a Sodoma e Gomorra, non
avrà trovato nemmeno dieci
giusti. Ma noi speriamo che la
parola di Dio, la predicazione
profetica, saprà farsi strada nel
cuore dell’iiomo, dal «più piccolo al più grande», come a Ninive,
e che avverrà il miracolo del
pentimento, del cordoglio per il
male compiuto, per i modelli di
relazioni inique. Speriamo e
preghiamo che i figli di Dio,
quelli rigenerati dal suo Spirito e
discepoli di Cristo, sapranno essere il sale della terra, la luce del
mondo, il lievito per la pasta.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
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pronunciare un giudidi Dio in crescendo J
3 lo Spirito di YhwhniJ
vuc^e contendere (quej,
verbo normalmente tri
duce «rib», col suovaU
legale, ma qui nonc'j
dunque leggere dimori;
re, avere a che fare) 09
sempre con l'uomo, dL
que Dio fissa (limita) te
dell'uomo a un massioic
di 120 anni. Nei vv. $¡¡¡1
giudizio è più drastico'
Dio vuole sterminare te
mo e tutte le creaturo
Egli non fa questo a cuor
Jeggero, ma a causa del
grande dolore (delusionel
che gli ha causato l'uomo, al punto da spingerlo
a pentirsi di averlo fatto
Da approfondire mediai);
te un dizionario biblico;
Spirito (usato al posto di
«io»), carne, cuore (come
sede della volontà). Im.
portante è la nozione!
pentimento da parte!
Dio. Gen. 6,1-7 préparât
motiva la storia del dilyvio e del suo protagonista, Noè.
Punti salienti: 1) comizione del creato, 2) dolore e pentimento di Dio,3|
annuncio del castigo.
1) La corruzione del ere
ato, col ruolo principale
deH'uomo, appare nelle
disubbidienza di Adamot
Èva e nella violenza dii
accompagna le azioni de
gli uomini, da Caino a Lamec (Gen. 4, 24s). La commistione di esseri celesti
(figli di Dio) e di donnola
intravedere un antico mito che, forse, voleva parlare di semidei, di uomini
immortali, di angeli disubbidienti a Dio. Il brano
non si sofferma su questi
aspetti (è questa una de
mitizzazione? cfr. voi)
Rad), dunque ogni ulteriore commento è mera
speculazione, cosa dia
hanno fatto gli scrittori
apocrifi (Enoch).
2) Il dolore e il pend'
mento di Dio ci moswe
una faccia di Dio particolarmente antropomorfica
Questo è il Dio della Biobia. Non siamo in presenza di un Dio che non prò
va sensazioni. Chi vive*i
incontro a delusione, dolore e ira, ma va arterie »
contro a un pentimem
che è per il bene,, pe['
perdono, per- l'amore 1
condizionato, cioè I ag
pe che Dio manifesta
Cristo (Giov. 3, 16). ,
non '
3) La punizione
soltanto minacciata.
parte di essa
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142-149.
1978, PP-
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i) 16 novembre 2001
PAG. 3 RIFORMA
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maesio 2001 la Feltrinelli ha pubblicato il libro di De^ndT^ti «Non c'è futuro senza perdono» che racchiude
i^i^ighiografia collettiva l’esperienza della nasci^ f ¡nuovo Sud Africa attraverso il doloroso ma terapeutiro della Commissione per la verità e la riconciliaziolibro offre un resoconto delle ragioni che portarono il
j Africa, appena uscito dalla barbarie dell'apartheid, ver^)ia intermedia fra un processo simile a quello celebra^^Norimberga all'indomani della seconda guerra monte l’amnistia generale per i crimini commessi per fagio■ litiche. Secondo l'appendice alla Costituzione approvaj »0 estenuànti trattative, l’istituenda Commissione po^ concedere l'amnistia in osservanza delle seguenti conT" ni' l'ntto per cui si chiedeva l’amnistia doveva essere
Scommesso fra il I960 (anno del massacro di Sharpevil)il 1994 (anno dell’elezione di Nelson Mandela alla pre•f nza del Sud Africa); l'atto doveva avere esclusivamente
tivazioni politiche; il richiedente doveva rendere la sua
^fèssione in maniera piena e dettagliata; si doveva accer^che i mezzi fossero stati commisurati all’obiettivo, ossia
stato osservato il criterio proporzionale. In questa
pubblicheremo alcuni stralci dal libro. L'esposizione
riflessione in esso contenuta si offre esplicitamente an^he ver altre situazioni che appaiono storicamente senza vie
¿’uscita quale concreto punto di partenza per la ricerca di
Mtemative a logiche di ritorsione e vendetta. Insamma in
ttd Africa, seppure con l'approssimazione e l’ambiguità
Mìe cose limane si è cercato di portare sul piano della storia
koromessa di vita e futuro insita nella prassi del perdono e
Mia misericordia. In questa pagina pubblichiamo anche
alla radicale trasformazione della vita personale
tratto da un libro di]. C. Arnolds. (Anna Maffei)
Ü necessità di perdonare
i peccati del passato
Se vogliamo andare avanti
ecostmire un nuovo modello
lU comunità mondiale, dobbiamo trovare il modo per affrontare l’eredità del passato: il modo più efficace sarebbe che i colpevoli o i loro discendenti ammettessero esplicitamente i propri torti, e i
discendenti delle vittime rispondessero concedendo il
perdono, alla sola condizione
che qualcosa sia fatto, almeno simbolicamente per riparare alle ingiustizie commesse, le cui conseguenze si stannovivendo ancora oggi. (...)
Se la generazione attuale
non potesse legittimamente
parlare a nome di coloro che
sono morti, allora non potremmo perdonare i peccati
del passato razzista (lei Sud
Africa, antecedente all’avvento dell’apartheid. Questo
metterebbe un’ipoteca sul
processo di risanamento del
nostto paese, essendoci sempre il rischio che venga a galla qualcosa di tremendo che
vanifichi tutto quello che è
stato fatto nel frattempo; oppure certa gente direbbe:
•Accettiamo che possa andare berie per il presente, però
è inutile perché non aggiusta
u passato».
Il vero perdono investe anil passato, tutto il passato,
''®“tlere possibile il future. Noti possiamo continuare
amacinare rancori anche per
“tri, che non possono esprimersi di persona. Dobbiamo
, ®ttare che quello che faceiamò lo facciamo per le ge- aerazioni passate, presenti e
‘mure. E questo che fa di un
popolo un popolo e di una
eomunità una comunità, nel
Pone e nel male.
Mi
piacerebbe immensaipo
finora
le persone preponi, Ì.’^oercare soluzioni
« rati come problemi inso
non disprezzassero il valore
di piccoli atti simbolici, l’efficacia e il significato dei quali
vanno molto al di là dell’apparenza. Ho appreso con profondo rammarico che alcuni
tra i protagonisti più impegnati nel processo di pace
neirirlanda del Nord non si
sono mai stretti pubblicamente la mano con i rappresentanti della fazione avversa, e che alcuni hanno fatto
di tutto per non essere fotografati insieme agli altri {...).
Una piccola stretta di mano
può accorciare le distanze da
quel futuro di pace, amicizia,
armonia e tolleranza che oggi
sembra impossibile.
Spero anche che, nel mondo in generale, coloro che oggi si affrontano come nemici
considerino la possibilità di
usare un linguaggio più moderato nel descrivere l’avversario: come dimostra l’esperienza sudafricana, i «terroristi» di oggi possono essere i
presidenti di domani. Molti
di coloro che da noi venivano
tacciati di terrorismo oggi sono ministri di governo o siedono nei banchi del parlamento. (...)
La pace è possibile, specialmente se gli attuali nemici cominceranno a immaginare di poter essere amici e
ad agire in modi che favoriscano l’attuarsi di tale amicizia. Sarebbe magnifico se,
con la trattativa, riuscissero a
trovare il mezzo per soddisfare le reciproche esigenze. La
disponibilità a fare concessioni è un segno di forza non
di debolezza. E a volte può
valer la pena di perdere una
battaglia, nella prospettiva di
vincere la guerra. La conquista della pace e della prosperità è un fine così alto, così
inestimabile, che dovrebbe
essere più facile trovare il
modo per dare a tutti soddisfazione, che non per continuare a combattersi.
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L'esperienza della nascita del nuovo Sud Africa dopo la barbarie dell'apartheid
Non c'è futuro senza perdono
Contro logiche di ritorsione e vendetta, è stato efficace il doloroso ma terapeutico lavoro
svolto dalla Commissione per la verità e la riconciliazione presieduta da Desmond Tutu
La riconciliazione
in una chiesa afrikaner
«Preparandomi per andare
a Pretoria mi sentivo estremamente nervoso, perché
molti nella comunità bianca,
e in particolare gli afrikaner,
mi avevano sempre visto come un orco, più che come un
cristiano, e si chiedevano se
non stessi meditando di scatenare una caccia alle streghe
contro gli afrikaner. Tuttavia,
entrando in una chiesa gremita di gente, ricevetti un
caldo benvenuto. La musica
era stupenda. Un gruppo di
bambini sfilarono in processione, portando candele simboliche. Il testo che mi ero
preparato. Romani 5, 8 era il
mio preferito: “...mentre noi
eravamo ancora peccatori.
Cristo è morto per noi”. Il
messaggio che tenevo a comunicare è che Dio ci ama
per un atto di grazia incondizionato, e che non abbiamo
bisogno di fare bella impressione per essere ricompensati col suo amore».
Quindi, dissi che gli affikaner pensavano che vi fossero
solo due possibilità nella vita
politica, sociale, comunitaria
sudafricana: o essere pezzi
grossi, della gente che comanda sugli altri, 0 essere dei
derelitti, che tutti hanno il diritto di calpestare. Invece
c’era una terza possibilità interessante: quella di abbracciare entusiasticamente il
nuovo corso, e di usare le
proprie ingenti risorse di denaro, di abilità e di esperienza per contribuire al successo
del nuovo ordine sociale, a
vantaggio di tutti i cittadini.
Dissi che ero ancora sconvolto per le rivelazioni che
erano state fatte alle udienze
sul programma Cbw, e che
pregavo potessero emergere
dei leader aU’interno della co
munità bianca, e in special
modo nella comunità afrikaner, che ci aiutassero a venire
a patti con tutto quello che
era stato, che si scusassero in
modo inequivocabile e sostanziassero quelle scuse con
una diversa pratica di vita. Fu
un momento di grande tensione. Tra i presenti qualcuno
piangeva, e uno dei pastori,
Ockie Raubenheimer, salì sul
pulpito e si mise al mio fianco. Parlando fra le lacrime e i
singhiozzi, disse che per trent’
anni era stato cappellano dell’esercito, e non aveva mai saputo che fossero state fatte o
progettate simili cose. Con
voce incrinata dalla commozione mi chiese di perdonarlo, e mentre ci stringevamo in
un abbraccio la congrepzlone si alzò per acclamarci.
Dio ha fatto cose strane
nella storia del nostro paese,
e questa è stata una delle più
strane. Che sia avvenuta in
una chiesa della Riforma
olandese di un sobborgo di
Pretoria la rende particolarmente-significativa. È stato
come se un bianco di una
congregazione battista del
profondo sud degli Stati Uniti fosse andato a scusarsi per
aver tenuto schiavo Jim Crow
mentre sul pulpito predicava
un nero; o come se l’ex primo ministro di Israele Netanyahu fosse andato nella
West Bank a scusarsi con i
palestinesi perché gli ebrei
avevano occupato le loro terre. C’era davvero speranza
per la nostra patria comune.
Soltanto i più cinici potevano
restare insensibili. E questo
fu un altro degli esempi della
straordinaria riconciliazione
che Dio stava compiendo attraverso il lavoro della Commissione.
La mia umanità cresce
soltanto insieme alla tua
Il vescovo anglicano Desmond Tutu
Ubuntu è molto difficile da
rendere in una lingua occidentale. È una parola che riguarda l’intima essenza dell’uomo. Quando vogliamo lodare grandemente qualcuno,
diciamo: «Yu, u nobuntu», «il
tale ha ubuntu». Ciò significa
che la persona in questione è
generosa, accogliente, benevola, sollecita, compassionevole; che condivicle quello
che ha. È come dire; «La mia
umanità è inestricabilmente
collegata, esiste di pari passo
con la tua», facciamo parte
dello stesso fascio di vita. Noi
diciamo; «Una persona è tale
attraverso altre persone».
Non ci concepiamo nei termini «Penso quindi sono»,
bensì: «Io sono umano perché appartengo, partecipo,
condivido». Una persona che
ha ubuntu è aperta e disponibile verso gli altri, riconosce
qgli altri il loro valore, non si
sente minacciata dal fatto
che gli altri siano buoni e bravi, perché ha una giusta stima
di sé che le deriva dalla co
scienza di appartenere a un
insieme più vasto, e quindi si
sente sminuita quando gli altri si sentono sminuiti o umiliati, quando gli altri vengono
torturati e oppressi, b trattati
come se fossero inferiori a ciò
che sono.
L’armonia, la benevolenza,
la solidarietà sono beni preziosi, e per noi il bene più
grande è l’armonia sociale.
Tutto quello che mina, che
intacca questo bene a cui
aspiriamo deve essere evitato
come la peste. La rabbia, il risentimento, la sete di vendetta, la competizione aggressiva per il successo corrodono
questo bene. Perdonare non
significa soltanto essere altruisti, è il modo migliore di
agire nel proprio interesse:
tutto ciò che rende gli altri
meno umani rende meno
umani anche noi. Perdonare
rende le persone più flessibili, più capaci di sopravvivere
mantenendo la propria umanità malgrado tutti gli sforzi
per disumanizzarle.
Trasformazione e pentimento oltre l'aspetto esteriore
Il brano che segue è tratto
da un libro appena pubblicato in inglese da Johann Christoph Arnold «Escape Routes:
Por People Who Feel Trapped in Life’s Hells» (Vie di
scampo: per gente che si sente
intrappolata negli inferni della vita», The Plough, Farmington Pa). L’amore di Dio che
trasforma e rinnova è al centro della proposta di Arnold,
anziano della comunità anabattista Bruderhof
Si cambia o si muore. Questo non è solo un fatto biologico ma una verità che possiede la chiave per risolvere il
grande enigma di inferno o
paradiso nella nostra vita. Le
circostanze esterne non sempre si possono cambiare; le
altre persone per quanto possiamo cercare di influenzarle rimangono altre da noi, è
impossibile predire il futuro,
anche domani è un mistero.
Insomma malgrado i nostri
sforzi il cielo non può scaturire daH’inferno. Qualcosa però
possiamo fare, possiamo scegliere: essere egoisti o altruisti, bruciare per l’invidia o per
l’amore, difendere il nostro
potere o smantellarlo. Ecco
perché, invece di cercare di
cambiare il mondo intero,
dobbiamo, come una volta
consigliò Gandhi, essere noi
stessi il cambiamento che
vorremmo vedere in esso.
Vera trasformazione è l’opposto di automiglioramento.
Una cosa è, per esempio, dare un tono a una vecchia parete coprendola con una mano di pittura, altra cosa è
controllare attentamente tutte le parti danneggiate, scrostarle e rimpiazzarle. La soluzione cosmetica costa meno, almeno nell’immediato;
quella strutturale, che richiede cambiamenti più profondi
richiede più tempo e lavoro.
Ma se ce n’è bisogno va fatta.
Anche se la nuova facciata dipinta apparirà bella, l’operazione solo superficiale non
reggerà la prova del tempo e
sarà perso più di quello che si
era tentato temporaneamente di salvare.
Come per la casa, così avviene per noi. Possiamo (come oggi i pubblicitari sembrano aver convinto questa
generazione a fare) trascorrere la gran parte della nostra
vita a tinteggiarci. Aggiornare
il nostro computer, rimpiazzare la vecchia auto, spendere un po’ di soldi per andare
dal parrucchiere e darci un
nuovo look. Profondamente
dentro di noi sappiamo comunque che .nessuno di questi cambiamenti può portarci
felicità duratura. Profondamente tutti noi sentiamo che
in qualche misura, gli inferni
delle nostre vite sono collegati alle crepe presenti nel cuore e nella mente, e che è proprio questo l’aspetto cruciale
che va esaminato e guarito.
Come farlo è un’altra cosa,
sapere infatti che il problema
esiste non significa sapere
come risolverlo. Siamo per
natura divisi in noi stessi, le
nostre anime sono scisse e
noi non possiamo tenerle insieme 0 guarirle da soli, così
come la vittima di una malattia di cuore non può operarsi
da sé. Così la nostra trasformazione non dipende solo da
noi ma da un altro potere e
dal nostro desiderio di sottoporci ad esso, così come il
paziente si sottomette al bisturi del chirurgo. Poiché abbiamo paura del dolore (chi
aspetta con piacere un’operazione?), molti di noi fanno
di tutto per evitarlo. Essere
tagliati interiormente nel vivo, subendo lo strappo di finte facciate e l’esposizione
delle bugie che vi erano nascoste, oppure la rimozione
di spigoli sporgenti, o il ridimensionamento del proprio
ego, essere «potati» come dice il Vangelo, è semplicemente una cosa dolorosa. (...)
Per usare un’immagine familiare dal mondo naturale,
noi dobbiamo intraprendere
la stessa completa metamorfosi del bruco prirha che
diventi farfalla. Dentro la sua
crisalide o il bozzolo il bruco
perde tutte le caratteristiche
che lo definiscono: il colore
della pelle, la forma, la bocca
e le zampe. Ma anche i suoi
organi interni e sistemi sono
alterati durante lo stadio di
pupa insieme alle sue abitudini e appetiti. Cessa di esistere come bruco. Sottomettendosi però alla distruzione
del suo vecchio corpo non è
più confinato a strisciare su
una foglia, ma cattura gli occhi con la sua bellezza e la
sua capacità di librasi nell’aria, volteggiare, volare. E
poi mentre prima non poteva
riprodursi, ora può unirsi ad
un partner, deporre uova: la
sua reincarnazione gli consente di portare frutto.
Cosa significa «morire», essere trasformati, e esperimentare una nuova nascita?
Per prima cosa, io credo che
significhi lasciarsi smantellare, non parzialmente ma
completamente. Questo è il
primo passo cmciale: lasciare
andare i nostri sogni e ambizioni, le nostre preoccupazioni e paure, cedere il controllo sui nostri programmi
sociali, politici ed economici,
abbandonare i nostri progetti
più personali, anche rivelare i
nostri più oscuri segreti. (...)
C’è poi un altro ingrediente per trovare nuova vita, oltre al «lasciar andare» ed è
pentirsi. Sfortunatamente
per alcuni la parola richiama
le fiamme dell’inferno e l’odore dello zolfo. In realtà
pentimento è solo un’altra
parola per rimorso, o per parafrasare C. S. Lewis per abbassare la guardia, arrendersi e dire che ci dispiace, che
ci rendiamo conto che abbiamo preso una via sbagliata, e che facciamo una rapida
marcia indietro. Pentimento,
come dice lui, è «Tunica via
d’uscita da un buco».
abbonamenti
interno
estero
sostenitore
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L. 20.000
L. 20.000
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 16
Lo hanno annunciato il vescovo luterano Krause e il cardinale Kasper
Estendere il consenso sulla giustificazione
La Dichiarazione comune cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione, firmata due
anni fa ad Augusta (Germania), potrebbe estendersi anche alle chiese riformate e metodiste
Il Vaticano e la Federazione luterana mondiale (Firn)
daranno avvio a dialoghi con
altre denominazioni protestanti sul delicato tema della
dottrina della giustificazione.
Il cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione
dell’unità fra i cristiani, ha affermato, lo scorso 28 ottobre
in occasione di una celebrazione ecumenica a Braunschweig, in Germania, che i
dialoghi con le chiese riformate e metodiste potrebbero
condurre verso un consenso
sulla dottrina della giustificazione, cosa già avvenuta fra
cattolici e luterani con la solenne firma della Dichiarazione comune sulla giustificazione, il 31 ottobre 1999, ad
Augusta, in Germania.
Una sessione di colloqui a
tale scopo avverrà il prossi
mo mese a Columbus (Ohio,
Usa), e vedrà la partecipazione, oltre alla Chiesa cattolica e alla Firn, deH’Alleanza riformata mondiale e del Consiglio metodista mondiale,
mentre la Comunione anglicana sarà presente come osservatore. In occasione della
cerimonia del 28 ottobre a
Braunscbweig, con cui luterani e cattolici hanno ricordato la firma della Dichiarazione comune, il cardinale
Kasper ha sottolineato che
l’impegno ecumenico della
Chiesa cattolica romana è ormai un processo «irrevocabile e irreversibile». Il vescovo
Christian Krause, presidente
della Firn, ha ribadito, in occasione della stessa celebrazione, l’intenzione da parte
luterana di non affievolire il
dialogo e anzi di continuare a
lavorare per rafforzarlo, (nev)
Augusta, 3\ ottobre 1999: firma della Dichiarazione comune cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione. A sinistra, il vescovo luterano Christian Krause; a destra, il card. Edward Cassidy
Al Colloquio internazionale di Ron^j
Una Dichiarazione
che «apre strade nuove»
«Il Colloquio di queste giornate ha messo in tutta evidenza che la Dichiarazione congiunta sulla giustificazione fra
luterani e cattolici non è tanto
una tappa significativa, sulla
quale ci si potrebbe eventualmente soffermare, quanto l’inizio di un processo»: lo ha
affermato Maria Sbaffi Girardet, presidente della Commissione per le relazioni ecumeniche delle chiese valdesi,
metodiste e battiste, che ha
svolto l’intervento conclusivo
del Colloquio internazionale
svoltosi a Roma, dal 29 al 31
ottobre scorso, su «Giustificazione, chiese, sacramenti»;
un prestigioso incontro organizzato congiuntamente dalla Facoltà valdese di teologia
di Roma e dal Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo, a due
anni esatti dalla firma solenne della Dichiarazione cattolico-luterana sulla dottrina
della giustificazione (Augusta, Germania, 1999).
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E stato promosso in questi giorni da un gruppo di cristiani di diverse confessioni e da alcuni laici
Appello ecumenico per una «Giornata del dialogo cristiano-islamico»
BRUNETTO SALVARANI
DI fronte al terribile evento dell’11 settembre anche il mondo del dialogo
ecumenico e interreligioso è
stato scosso alle fondamenta, fino ad essere messo radicalmente in discussione. Il
dibattito che ne sta seguendo, del resto, è stato sostanzialmente monopolizzato da
politologi, sociologi e teorici
dello «scontro di civiltà», che
hanno cercato di mettere a
fuoco ripetutamente i caratteri specifici dell’Islam e dei
musulmani. Si è spesso evindenziato, in tale panorama,
che l’islamismo è oggi la seconda confessione religiosa
in molti stati europei fra cui
l’Italia, dimenticando però
che da anni è cominciato anche nel nostro paese un itinerario, difficile e complesso, di reciproca conoscenza
fra cristiani, laici e musulmani, a partire dalle problematiche della vita quotidiana e sociale.
Che da tempo non pochi
gruppi, associazioni, movimenti, chiese locali e semplici credenti operano con umiltà e passione in tale direzione, evitando qualsiasi irenismo e incontrando non
«l’Islam» in sé, bensì donne e
uomini musulmani, in grandissima parte per nulla fondamentalisti e alla ricerca solo di un decente tenore di vita, di un lavoro, di una casa,
di essere cioè accettati in una
società pluralista e laica come quella italiana.
Un simile dialogo va oggi,
alla luce di quanto è accaduto negli Usa e sta accadendo
in Afghanistan e Pakistan, intensificato e rafforzato, al fine di produrre anticorpi positivi nei confronti di qualsiasi demenziale appello allo
«scontro di civiltà», ma anche
di inverate compiutamente le
profetiche indicazioni provenienti dal Concilio Vaticano
II, dal magistero di Giovanni
Paolo II e dalle principali Assemblee delle chiese europee, da Basilea (1989) a Graz
(1997) sino alla proclamazione, avvenuta a Strasburgo
nell’aprile 2001, della «Charta
oecumenica», cbe invita i cristiani del Vecchio continente
a «incontrare i musulmani
con un atteggiamento di stima» e a «operare insieme ai
musulmani su temi di comune interesse». Eppure, l’atteggiamento più diffuso nei loro
confronti resta fortemente
impregnato di antichi pregiudizi, interpretazioni stereotipate e chiusure mentali.
È in questo contesto che è
nato l’Appello ecumenico
che credenti, teologi, educatori alla pace e all’intercultura e personalità impegnate
da anni nel cammino del
dialogo ecumenico e interreligioso, cristiani di diverse
confessioni e laici, hanno
scelto di inviare ai leader delle chiese italiane perché il
dialogo cristiano-islamico
prosegua e venga percepito
come un «caso serio» dell’attuale stagione, suggerendo
ad esempio l’istituzione di
una «Giornata del dialogo
cristiano-islamico». Primo
obiettivo dell’Appello è, peraltro, quello di sollevare un
dibattito il più possibile ampio nelle comunità e nelle
chiese sulla necessità che il
dialogo interreligioso esca
dall’ambito dei temi per specialisti e addetti ai lavori per
diventare materia fondamentale di formazione cristiana, di informazione e di
studio, nello spirito dell’affermazione di Paolo VI a partire dalla quale oggi le chiese
cristiane sono convocate a
«farsi dialogo», fiere della
propria identità ma anche
senza paura di sporcarsi le
mani, e forti del coraggio che
deriva loro dall’adesione al
Vangelo di Gesù Cristo.
«Noi, cristiane e cristiani di diverse confessioni e laici,
impegnati da anni nel faticoso cammino del dialogo con i
musulmani italiani o in un lavoro culturale sull’Islam, crediamo che l'orrendo attentato di New York e Washington
costìtuisca una sfida non solo contro l’Occidente ma anche contro quell’islam, largamente maggioritario in tutto
il mondo, che si fonda sui valori della pace, della giustizia
e della convivenza civile. Pensiamo che quanto è accaduto
non debba in alcun modo mettere in discussione o rallentare ritinerario del dialogo. Anzi, riteniamo che proprio i
commenti e gli avvenimenti succeduti a quel tragico evento ci chiamino ad accelerare il processo di reciproca conoscenza, senza il quale ci sembra difficile ipotizzare passi
avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in particolare con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una società
pluralista, accogliente, rispettosa dei diritti umani e dei
valori democratici.
Per questo, chiediamo alle chiese italiane e ai loro responsabili di prendere in considerazione (nello spirito del
documento conciliare “Nostra astate”, della “Charta oecumenica”, delle visite di Giovanni Paolo II a Casablanca e
Damasco e del recente incontro di Sarajevo fra i leader delle comunità cristiane e dei musulmani d’Europa) la creazione di una “Giornata del dialogo cristiano-islamico”.
Siamo ben consapevoli che l’istituzione di una simile
Giornata non risolverà certo ogni problema e che potrebbe, come in altre situazioni simili, risolversi in una sterile
celebrazione rituale: siamo convinti, peraltro, che si tratti
di un piccolo segnale nella direzione di un incontro che, in
ogni caso, sta nella forza delle cose.
Con un augurio sincero di shalom-salaam-pace!»
Per ulteriori informazioni e per firmare l’Appello
tei. 335-5638950
E mali: b.salvarani@carpi.nettuno.it
oppure: redazione@ildialogo.org.
cramenti entro la solida q.
nice del consenso sulla a'
ficazione per fede, è en
con forza la necessità di
tere a confronto in modrii
goroso i nostri ling ^
gati per secoli alle rispey
tradizioni linguistiche ed è
borazioni teologiche)
Aperto lunedì 29 ottol)»
presso il Pontificio Ateneod
Sant’Anselmo, il Ci "
internazionale ha visto],
partecipazione di numemi
teologi di diverse aree culti
rali e di diverse chiese ci
stiane: fra i relatori, Aniii
Birmelé, dell’Universitli
Strasburgo, che ha svolti
uno degli interventi condì
sivi sulle «prospettive ti
giche», insieme a Berna
Sesboùé, del Centro teoloj'
co di Sèvres. L’incontro ai
ini
concluso con una celebraai
ne ecumenica nel tempi
valdese di piazza Cavour.
«Qualcuno ha osservato
ha affermato ancora Mari
Sbaffi Girardet, a conclusión
del Colloquio - che a furiai
scavare nei significati deita
mini che usiamo (sacrarne!
to, indissoli^bilità, eucarestii
sacrificio, ministero oidi»
to), vengono quasi ape
la loro nitidezza i contoii
entro cui definiamo quesi
realtà stesse. Anche untemi
ne classico come “la Pardi
è stato detto, ha bisogno!
una rivisitazione che ne
ta in luce da un lato la pregnanza, e dall’altro lariceto
za di significati che va o'
storica insistenza sulla ce!
tralità della predicazione. 1
sintesi, occorre chevenji
mantenuta la promessa di
Dichiarazione che la '
cazione per fede “orientii
Cristo tutta la dottrinaeli
prassi della chiesa", ann»
ciata in termini che possa»
essere compresi oggi ì
mondo smarrito e spaventi
to, che ha paura del suo futi
ro; termini capaci di corni®
care il senso del dono de»
reale pienezza di vitacl*
l’antico messaggio della
stificazione per fede vuoW
mullicare non solo ai ere®
ma all’umanità intera».
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Dichiarazione della «Commissione chiesa e nazione» della Chiesa di Scozia
Fermare subito i bombardamenti contro l'Afghanistan
Il 1“ novembre scorso la
«Commissione chiesa e nazione» dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia ha
adottato una dichiarazione
sulla campagna militare in
atto in Afghanistan. Ne riportiamo alcuni stralci.
«Il 4 ottobre scorso, tre
giorni prima dell’inizio dei
bombardamenti, la Commissione chiesa e nazione di- .
chiaro che non era convinta
che l’intervento militare fosse una risposta approjiriata.
Ricordò che l’Assemblea generale della Chiesa di Scozia
aveva messo in discussione
l’uso della forza come mezzo
di risoluzione dei conflitti internazionali. (...) La Commissione insistette su tre necessità: evitare l’uccisione di civili, evitare di allargare la crisi
dei profughi: ricercare la giustizia, non la vendetta.
Ora, dopo un mese di bombardamenti aerei nei quali civili innocenti hanno perso la
vita, la crisi dei profughi è diventata sempre più disperata
e l’azione delle organizzazioni umanitarie è stata gravemente intralciata, la Commissione ribadisce le proprie
posizioni:
- non è stato ancora dimostrato che i bombardamenti
possano essere giustificati
politicamente e praticamente
in riferimento alla soluzione
del problema del terrorismo
internazionale:
- le basi legali (dell’intervento) rispetto al diritto internazionale sono discutibili;
- crediamo che si stia facendo più male che bene,
che si divida ulteriormente
l’umanità e che si allarghi il
fossato tra le fedi mondiali.
(...) Ci dispiace profondamente l’approccio semplicistico «O siete con noi o siete
contro di noi» che non tiene
conto della situazione internazionale altamente complessa in cui ci troviamo. Ac
cettare ciecamente ciò che
viene fatto o detto a nome
nostro non sarebbe segno di
una democrazia matura.
(...) Finché gli obiettivi di
questa campagna e i mezzi
per portarla a termine rimarranno non chiari, un numero
crescente di persone sarà portato a pensare che la campagna stia andando al di là del
bisogno di giustizia e dello
sradicamento del terrorismo
internazionale e che cerchi
soltanto vendetta per quanto
successo rii settembre.
(...) Sulla questione della
legittimità dell’attuale campagna rispetto al diritto internazionale, le opinioni degli
esperti sono divise. Le Nazioni Unite continuano a stare
in panchina e il Consiglio di
sicurezza tace. Eppure questo è il luogo nell’ambito del
diritto internazionale che dovrebbe agire come forza trainante per lo sradicamento
del terrorismo.
(...) L’appello di Cristo ad
amare i nostri prossimi significa che il nostro prossimo è un dirigente che stava
lavorando in cima al World
Trade Centre e, sullo stesso
piano, un bambino di Kandahar la cui intera famiglia è
stata uccisa da una bomba
americana.
(...) Abbiamo delle grosse
riserve sulla proposta di ricorrere alle forze di terra (...)
in una situazione in cui “il
nemico” non è chiaramente
identificato».
Per quanto riguarda gli
aiuti umanitari, la Commissione afferma che la crisi attuale è stata aggravata dalla
campagna militare. Conclude affermando: «Rispondere
alla violenza con una maggiore violenza raramente
risolve i complessi problemi internazionali: pertanto
chiediamo la cessazione immediata dei bombardamenti
contro l’Afghanistan».
*
Prima deH'inverno che sarà rigoroso
Le ageniie umanitarie
chiedono una sospensiont
Diverse organizzazioni umanitarie, legate alle chiese o
meno, hanno chiesto una sospensione dei bombardamenti in Afghanistan per
poter portare viveri prima
dell'arrivo dell’inverno che si
annuncia rigoroso. Negli
Usa, l’agenzia Oxfam America ha precisato che lanciava
questo appello perché la
campagna militare diretta
dagli Usa rendeva sempre
più difficile il suo lavoro.
«Abbiamo toccato il punto in
cui non è più possibile fare il
nostro lavoro. Non abbiamo
più viveri, le frontiere sono
chiuse, non possiamo contattare il nostro personale e il
tempo stringe», ha detto Raymond C. Offenheiser, presidente di Oxfam America. Anche l’agenzia Church World
Service, legata al Consiglio
nazionale delle chiese Usa,
ha chiesto una
dei bombardamenti,
me Pax Christi Usa.
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Una conferenza a Messina della teologa protestante tedesca Dorothee Soelle
«Portare il cielo in terra»
Insieme con il marito, Fulbert Steffensky, ha parlato della ricerca di una nuova spiritualità
ponendo al centro II concetto del ricordo che aiuta a coltivare il seme della speranza
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CON parole semplici, ma
con determinazione e
ssione, Dorothee Soelle
Wla al pubblico; narrando
Lti e storie vissute, recitando a volte testi poetici, riesce
a coinvolgere gli ascoltatori
che, nonostante l’ostacolo
della traduzione consecutiva
{fatta molto bene, ma pur
Lmpre traduzione), entrano
in una viva discussione. L’incontro, organizzato dal 15°
drcuito, dalla Chiesa luterana in Sicilia e dall’Associazione battista di Calabria e SiciUa (Abes), si è svolto il 20 ottobre in un’aula dell’Università di Messina. Oltre alla teologa e scrittrice tedesca, l’altro relatore è stato Fulbert
Steffensky, già monaco benedettino, professore emerito
dell’Università di Amburgo e
da più di treni’anni marito
della Soelle.
La conferenza ha inizio con
una riflessione di Steffensky,
che introduce al tema «Portare il cielo in terra: verso una
nuova spiritualità», ponendo
al centro il concetto del ricordo. Ricordare la propria storia, sia individuale sia collettiva, metterla in relazione
con il presente, significa non
solo trovare un’identità ma
sviluppare sogni per il futuro,
far nascere la speranza. Davanti a un mondo che va in
frantumi diventa sempre più
difficile coltivare il seme della
speranza. Ci vuole una gran
forza di spiritualità. E i ricordi, soprattutto quelli di «storie riuscite», sono indispensabili per nutrirla.
La memoria è un concetto
fondamentale della tradizione
giudaico-cristiana, che ricorda per esempio un piccolo
popolo che fugge da una superpotenza, una storia di liberazione dalla schiavitù, che
sveglia in tutti coloro che la ricordano la visione di un mondo senza schiavi né schiave.
Anche i racconti deU’Evangelo
sono ricordi. L’importanza
delle storie raccolte nel Nuovo Testamento sta non tanto
nella veridicità storica o nel
peso che poteva avere il fatto
realmente accaduto, quanto
nella funzione che i racconti
hanno per chi li narra e per
chi li ascolta: far nascere la
speranza, rafforzare la fede.
Dorothee Soelle, riprendendo la riflessione sullo stato catastrofico del mondo
odierno, causato da un sistema economico mortale, racconta la leggenda del re Mida, nelle cui mani tutto ciò
che tocca si trasforma in oro,
e il quale avendo desiderato
gran ricchezza, troppo tardi
si accorge di dover morire di
fame, perché l’oro non si può
mangiare. Anche noi oggi rischiamo di morire di fame in
un’economia il cui unico scopo è Taccumulazione di denaro sfruttando non solo il
lavoro umano, ma anche le
risorse della terra: tutto diventa merce. L’umanità intera è minacciata dalla morte,
sia i poveri, emarginati, l’80%
dell’umanità che dispongono
del 20% dei beni, sia noi privilegiati, il 20% che disponiamo dell’80% della ricchezza.
Stiamo avvelenando l’acqua,
inquinando l’aria, coprendo
la terra con i nostri rifiuti,
provocando cambiamenti
climatici che portano a desertificazioni e inondazioni,
siamo arrivati a bombardare
paesi, montagne, pianure, laghi e boschi, uccidendo esseri umani e la terra stessa.
La terra è crocifissa. Dio ha
creato la terra e l’uomo, gli
animali e le piante. Essa non
ci appartiene. La terra è di
Dio. E sacra e noi non abbiamo il diritto di disporne, anzi
ne dobbiamo essere i custodi. Il progetto di Dio ci chiama non alla distruzione ma
all’amore, alla giustizia e alla
salvaguardia del creato. La
Soelle, che ha approfondito
la problematica della distruzione del creato nel suo libro
Per lavorare amare: una teologia della creazione (Claudiana, 1990), si chiede: come
possiamo essere custodi del
creato? Anzitutto combattendo l’ideologia che vede come
unica strada percorribile il sistema neoliberista di tipo
thatcheriano e che si esprime
nella frase: «There is no alternative». Quest’atteggiamento
è sbagliato. C’è un’alternativa? C’è una speranza? La risposta è sì. Segno di questa
speranza è il movimento
contro la globalizzazione del
potere economico, e che passa da Seattle, Praga, Copenhagen e Genova.
Ma segni di speranza si trovano anche nei piccoli passi,
ovunque le persone parlano
e agiscano contro la cultura
della morte. La speranza, dice Agostino, ha due figlie:
l’ira e il coraggio. Coltiviamo
queste due virtù! E la spiritualità? Soelle, ricordando
che lo Spirito di Dio (in ebraico Ruah] è femminile, invoca
nelle sue preghiere poetiche
come forza spirituale die Geistin (forma femminile di Geist, Spirito). Un linguaggio
poetico, biblico si intreccia
con un vocabolario prosaico,
moderno, a volte tecnico.
Questa strana miscela rispecchia il pensiero della relatrice
che coniuga l’analisi sociopolitica con una profonda
motivazione spirituale.
All’antica domanda, dove
sia Dio davanti aH’indicibile
sofferenza dell’umanità, la
Soelle risponde disegnando
un’immagine di Dio che non
è quella dell’onnipotente.
imperatore dell’universo, autonomo, in pratica indipendente e distaccato da tutto
ciò che ha creato, capace di
intervenire a piacere, oppure
di non intervenire e lasciare
andare a rotoli la sua creazione. No, questo Dio, il Dio che
ha permesso la Shoà, che
non ha salvato le vittime ad
Auschwitz, che rimane indifferente davanti ai bambini e
le bambine innocenti in Afghanistan e a New York, non
è il nostro Dio. È un Dio, dice
la Soelle, con cui «io non voglio avere niente a che fare».
Il nostro Dio invece è il Dio.
d’amore, il Dio che partecipa alla vita e alla storia della
sua creazione, che ci ha creati non ex nihilo, ma ex amore,
a sua immagine. È il Dio che
incontriamo in Gesù, che ci
insegna ad amare. Dio è
amore. Egli non dimora in
una dimensione lontana in
spazio e tempo, ma vive in
tutti e tutte noi. Agisce attraverso le nostre braccia, le nostre mani, le nostre bocche.
Dove soffre un essere umano,
è anche Dio che soffre, e noi
siamo chiamati e chiamate
ad ascoltare e ad aiutare. Dio,
dunque, per intervenire nelle
vicende della terra, per rivelarsi forte, ha bisogno di noi.
Altrimenti egli rimane piccolo. Non ci possiamo nascondere dietro un «Dio prowederà». Egli non sta lassù e
preme il bottone per salvare
il mondo. Non fa magie.
È questa l’immagine di Dio
che la Soelle disegna, una visione da un lato diesseitig, di
questo mondo, essendo riferita esclusivamente alla nostra
vita terrena ma allo stesso
tempo trascendente, perchérichiede una gran forza spirituale di anticipazione di una
realtà tutta da costruire, una
fede nei sogni della giustizia e
pace per tutta l’umanità.
Fulbert Steffensky
Intervista alla teologa in margine alle conferenze siciliane
La ricerca della speranza nel mondo di oggi
SALVATORE RAPISARDA «C’è una nuova forma di al- v ma non ci liber
SABATO 13 ottobre a Siracusa, a Palazzo Vermexio,
SI è tenuta una conversazione
a due voci di Dorothee Soelle
c Fulbert Steffensky dal titolo
*™sle e speranze per il cristianesimo del XXI secolo»
adì ambito del ciclo di conferenze su «Etica e spiritualità»
argMizzate dalla locale Chiesa battista e dall’Istituto mediterraneo di studi universitare Dorothee Soelle è una delle
diaggiori teologhe dell’area
duropea del nostro tempo, ha
asegnato in vari istituti in
dtniania e nel prestigioso
Theological Seminary
' York. Le abbiamo rido alcune domande.
~ segni vede, che posao essere additati come sesperanza?
tìlS ^ nuovo movimento
in Europa, specialin Francia e in Italia
' iiiu • . visto in questi
cot^' ^i fa vedere
si ^ giovani generazioni
®''egliando da questa
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sion^e ^ avere qualcosa di più
•gnificativo nella propria vivipiil°J^ 'soglio dire che ciò
mole ^*^®''afo in Dio, perché
gbniT” '^'■edono nella relicher>x^®* loro genitori, direi
vo m,. ricerca di un nuonon può
^ avanti sempre così».
giovanili, no
spernn essere segni di
P^^nza per ipoveri?
«C’è una nuova forma di alleanza nel processo antiglo
balizzazione, iniziato a Seattle
e passato per Genova. È un
movimento in cui si incontrano gli ecologisti, difensori del
creato, i pacifisti, che odiano
la guerra, e i poveri di “Via
campesina”, un’aggregazione
di poveri in America Latina,
che non possiedono la terra».
- Possiamo dire che le chiese fanno parte del nuovo mo^
vimento che dà speranza?
«Non so se le chiese come
istituzione sono parte del
movimento, ma molti cristiani lo sono e sono accettati
con rispetto, perché vengono
visti come compagni delle
donne, dei sindacati, delle sinistre, dei lavoratori, della
gente libera».
- Come si pone il movimento nei confronti dei terroristi?
«Vedono i terroristi come
parte del contesto della globalizzazione che serve i vincitori e rende povera I’80%
della popolazione mondiale.
Certo la risposta dei terroristi
è sbagliata, come ha scritto
Noah Chomsky. Egli dice che
con le loro azioni i terroristi
colpiscono i poveri, anche se
affermano il contrario».
- Come teologa impegnata
da lungo tempo nella teologia
femminista, che cosa pensa
del contributo femminista alle sfide dell'oggi?
«Penso che il mapior contributo della teologia femminista è comprendere che Dio
non regna da solo, ma egli ha
bisogno di noi. Il Venerdì
Dorothee Soelle
santo ora è il tempo di consolare Dio, egli non è felice di
ciò che avviene. Egli non è il
solista del mondo. Amare
Dio, primo comandamento,
vuol dire molto di più che
soltanto obbedire, ma si tratta di vedere come soffre Dio,
si tratta di avere occhi per chi
ci sta attorno, non mangiare fino a scoppiare ma pensare ai poveri, a chi non ha
da mangiare, combattere le
multinazionali dell’alimentazione che affamano le persone e uccidono la creazione. Si
tratta di stare più vicini alla
natura, al suo ciclo vitale».
- Quali sono le cose di cui
dobbiamo liberarci per realizzare una svolta a favore della
pace, della giustizia, della salvaguardia del creato?
«Dobbiamo abbandonare
la speranza che le armi ci aiuteranno. infatti, i bombardamenti uccidono molti poveri
ma non ci liberano dal terrorismo, sono controproducenti. Dovrà cambiare l’impostazione del commercio mondiale, e con esso lo. stato attuale di sfruttamento dei poveri, di indebitamento del
Terzo Mondo, dove si possono ottenere soldi dalle grandi
istituzioni monetarie soltanto quando fai interventi che
diminuiscono le scuole, gli
ospedali, tutte le infrastrutture che possono migliorare la
condizione della vita».
- Oltre che nella teologia
femminista lei si è impegnata
nella teopoesia. Che cosa vuol
dire?
«La teologia da sola non ci
aiuterà molto. Per troppo
tempo Tabbiamo usata per
sottomettere le donne. Ma
ciò non è più lecito. Bisogna
ora pensare di trasformare gli
adulti in bambini, liberi di sognare, liberi di esprimersi.
Bambini non vuol dire infantili, immaturi, bisognosi di tutela, ciò che per lungo tempo
ha cercato di fare la chiesa. La
poesia aiuta a continuare a
scrivere la Bibbia. Noi dobbiamo narrare e rinarrare le
storie bibliche. Non dubbia
mo fare esegesi, questo è il vizio degli intellettuali occidentali. Oggi si tratta di dire:
“Che cosa significa per te?”.
Questo è quello che fanno le
donne nell’America Latina
Qui si tratta di dare voce a chi
è cresciuto credendo di non
avere voce; la Bibbia è lo strumento per dare voce, per va
lorizzare le persone».
Culture
RIVISTE
Mondo capovolto
È un titolo strano per una rivista II mondo capovolto. Ma il
sottotitolo di questa nuova iniziativa di Gustavo Buratti (Tavo Burat) spiega il senso dell’operazione; «Intercultura e
informazioni», a cura dell’associazione «Aperta mente» (via
Serralunga 7, 13900 Biella; tel./fax; 015-28421, e-mail: chivol@libero.it): mondo capovolto, spiega il direttore nell’editoriale del primo numero, era il Carnevale, quando per un
giorno i valori sociali erano sconvolti e rovesciati; è mondo capovolto quello di oggi,
in cui nuovi sono i soggetti diseredati,
nuovi i poveracci che bussano alle nostre
porte, nuove le aperture che si devono fare
intellettualmente per comprenderli e, in
fondo, per comprendere noi stessi. Attenzione: i testi della rivista compaiono anche
in lingua araba e piemontese, oltre che in
italiano e spagnolo.
riisSE«?®®!
I EL MUNDO ABREVES \
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_._j¡V . y II. Il*
^ eTmoñd a L'AMBORS J
TELEVISIONE
Protestantesimo
^ Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 25 novembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Le radici del dialogo
Islamico - cristiano. Dibattito in studio con ospiti islamici e
cristiani, interverrà il gruppo di canto popolare ‘Naracauli’».
La replica sarà trasmessa lunedì 26 novembre alle ore 24 e
lunedì 3 dicembre alle 9,30 circa.
PROTES1ANTESIMO IN TV
Religioni e identità
DAVIDE ROSSO
La convivenza tra religioni, il dialogo e Io sfare insieme. Questa realtà, coltivata é soprattutto ricercata
per anni, oggi sembra essere
in pericolo. In molti paesi
del mondo gli scontri tra cristiani e islamici per esempio
sono all’ordine del giorno e
vengono dichiarate «guerre
di religione». Dove la convivenza esiste spesso si ha una
cultura a senso unico dove
l’altro, la minoranza o il
nuovo, è visto come quello
che deve adeguarsi e subire
una realtà autoctona che si
va via via radicalizzando. Di
questo in qualche modo si
parla nei tre servizi presentati dalla trasmissione Protestantesimo andata in onda
domenica 11 novembre su
Rai 2 (replica lunedì 19 novembre ore 9,30 sempre su
Rai 2). I tre temi presentati
sono: la scuola italiana innanzitutto, dove si ha l’impressione, con i recenti
provvedimenti presi o proposti dal ministro Moratti,
che il rischio di una cultura
a senso unico finisca anche
per diventare un freno a
un’integrazione e a un dialogo con le altre culture. E
poi i fatti tragici dell’Indonesia trasformata da paradiso
della convivenza islamicocristiana in terreno di scontro aspro e cruento con due
fazioni schierate l’una di
fronte all’altra a rispondere
colpo su colpo agli attacchi
dell’altro schieramento. Infine il Canada come terra di
convivenza di popoli e di
realtà religiose differenti che
ricercano un’identità forte al
loro interno per poi iniziare
un dialogo comune e una
nuova via insieme.
Aspetti diversi, negli ultimi
due servizi, della stessa storia di differenza e di ricerca
di convivenza ma soluzioni
lontane che nel caso della
guerra hanno prodotto distruzione e morte oltre che
allontanamento. Nel servizio
sull’Indonesia qualcuno dice
timidamente che «la riconciliazione è davanti a noi per
ché siamo fratelli e sorelle» e
qualcun altro spinge sul ta
sto che è ora di prendere,
islamici e cristiani, posizioni
comuni: «è ora di combattere spiritualmente insieme la
paura del futuro».
Le immagini indonesiane
mostrano la distruzione e la
rovina della separazione e
della lontananza ma sono le
parole nel servizio a spiega
re e a porre sul tappeto il fat
to che non è poi così certo
che sia una guerra di religione. I problemi, probabil
mente, sono da ricercarsi al
trove: nella società, nella politica, nelTeconomia. Il Canada è l’altra faccia della
convivenza, quella apparentemente buona dell’integra
zione tra i popoli, tra le etnie
diverse. Qui la convivenza è
norma, l’integrazione forse
anche, l’unione fra chiese è
ricercata ma anche fondata
sull’identità e sulTindipen
denza di ciascuno. Una pun
tata che fa riflettere insom
ma, in cui temi apparente
mente distanti si intrecciano
pur rimanendo distaccati.
6
PAG. 6 RIFORMA
IA distanza di trenfanni, un celebre disco viene riproposto in forma teatrale
«La Buona Novella» di Fabrizio De André
L'immagine di un Cesò rivoluzionario e mai veramente sconfitto, capace di amore e perdono
«disumani». Una lode all'umanità da parte di un autore che non professavo una fede in Dio
PAOLO FABBRI
La Buona Novella composta da De André e proposta come il messaggio di un
rivoluzionario, non venne
compresa e talvolta derisa.
Bastava l’incipit: «Venuto da
molto lontano/ a convertire
bestie e gente/ non si può dire non sia servito a niente/
perché prese la terra per mano/ vestito di sabbia e di
bianco/ alcuni lo dissero santo per altri ebbe meno virtù/
si faceva chiamare Gesù./
Non intendo cantare la gloria/ né invocare la grazia e il
perdono/ di chi penso non fu
altro che un uomo/ come Dio
passato alla storia./ Ma inumano è pur sempre l’amore/
di chi rantola senza rancore/
perdonando con l’ultima voce/ chi lo uccise tra le braccia
di una croce».
È vero che si parla di un
uomo, ma un uomo capace
d’amore «inumano», il che
assomiglia molto a «divino»,
quindi lontano dal sentire di
chi credeva solo nell’uomo.
Anche De André credeva nell’uomo e non professava fede
in Dio: infatti questo che potremmo definire un «poemetto musicale» inizia con
un brano bellissimo in cui
tutti gli strumenti cantano
una loro stridente melodia,
facendosi metafora di una
umanità tormentata e dolorante, mentre il coretto si
unisce alle dissonanze lanciando il suo grido «laudate
Dominem», ma alla fine il
medesimo coretto esplode
un «laudate hominem», perché è un uomo che muore.
Questa lode all’uomo è in
realtà una lode all’umanità.
Nell’incipit si prosegue a
dire; «E per quelli che l’ebbero odiato/ nel Getsemani
pianse l’addio,/ come per chi
l’adorò come Dio/ che gli disse “sii sempre lodato’’,/ per
chi gli portò in dono alla fine/ una lacrima o una treccia
di spine,/ accettando ad estremo saluto/ la preghiera e
l’insulto e lo sputo».
Una umanità che potremmo chiamare «amore», dietro
la quale si avverte che l’autore intuisce qualcosa di più e
di diverso, pur nello sforzo di
A distanza di trentanni viene riproposto, in forma di spettacolo teatrale, il disco La Buona Novella di Fabrizio De Andre, a
suo tempo accolto malamente dai giovani del Movimento studentesco, non predisposti ad ascoltare una «buona novella trascendente»; loro la palingenesi la aspettavano dal cambiamento radicale della società predicato da Marx, e tutto ciò che odorava, anche lontanamente, di sacro veniva snobbato; i credenti
che trovavano nella propria fede le motivazioni per la lotta politica, venivano chiamati «compagni di strada», magari con un
sorrisino di sufficienza. Ora in vece...
obiettività che si è imposto e
che lo fa partire nella sua ricerca dai vangeli apocrifi, come il Protovangelo di San
Giacomo, e il Vangelo dell’infanzia armeno, scartando i
Vangeli sinottici, considerati
un po’wl’ufflcio stampa» di
Gesù e troppo influenzati
dall’/Vntico Testamento. Così,
in modo del tutto inusuale.
La Buona Novella di De André parte dall’infanzia di Maria, alternando i racconti del
narratore con i brani musicali cantati. La prima facciata
terminava con Maria, madre
di un figlio dodicenne che,
ascoltando il marito falegname lavorare, diventa simbolo
di tutte madri del mondo e
canta: «Falegname col martello/ perché fai dlen dlen?/
Con la pialla su quel legno/
perché fai fren fren?/ Costruisci le stampelle/ per chi
in guerra andò?/ Dalla Nubia
sulle mani/ a casa tornò?». E
la gente, facendosi voce di un
solo popolo umano coinvolto
suo malgrado in guerre e
atroci tormenti incalza: «Alle
tempie addormentate/ di
questa città/ pulsa il cuore di
un martello,/ quando smetterà?/ Falegname, su quel legno/ quanti colpi ormai/,
quanto ancora con la pialla/
lo assottiglierai?». Ancora
Maria, con intuizione profetica: «Alle piaghe, alle ferite/
che su! legno fai,/ falegname,
su quei tagli/ manca il sangue ormai...». Un sangue che
non é solo quello di Gesù, é il
sangue di tutti gli uccisi, i torturati, i maltrattati.
Nella seconda facciata il
disco balza subito alla Via
crucis e penetra nei pensieri
oscuri degli spettatori: primi
fa tutti i genitori dei bimbi
trucidati da Erode: «Nel lugubre scherno degli abiti nuovi/ misurano a gocce il dolore che provi;/ trent’anni han
no atteso col fegato in mano/
i rantoli di un ciarlatano».
Chi aveva mai pensato ai genitori dei bimbi della strage
di Erode, al loro dolore, al loro rancore. Poi le donne: «Si
muovono curve le vedove in
testa,/ per loro non é un pomeriggio di festa;/ si serran
le vesti sugli occhi e sul cuore/ ma filtra dai veli il dolore/
con riconoscenza ora soffron
la pena/ di chi perdonò Maddalena,/ di chi con un gesto
soltanto fraterno/ una nuova
indulgenza insegnò al Padreterno,/ e guardano in alto,
trafitti dal sole,/ gli spasimi
d’un redentore». E gli apostoli: «Nessuno di loro ti grida un addio/ per esser scoperto cugino di Dio:/ gli apostoli hall chiuso le gole alla
voce,/ fratello che sanguini
in croce».
Ormai i giochi sono fatti e
lassù sulla croce ci sono solo
le voci dei due ladroni Tito e
Dimaco e proprio un ladrone
risponde a Gesù con una provocatoria lettura dei 10 comandamenti (versione catto
lica romana), che rammenta
un po’ l’atteggiamento di
Giobbe negli ultimi discorsi
rivolti a Dio. Infine la Morte,
vissuta come quella di un fratello, di un essere umano, così profondamente umano che
è impossibile non amarlo,
quindi il Laudate hominem.
Fabrizio De André prende sul
serio Gesù, così come prende
sul serio Dio. Lo spettacolo
elaborato da Giorgio Gallione
interpone, fra le musiche delle due facciate del disco, una
serie di episodi dell’infanzia e
dell’adolescenza di Gesù,
tratti sempre dai Vangeli apocrifi che, interpretati dalla
verve di Claudio Bisio, vivacizzano la rappresentazione,
anche se ne diminuiscono un
po’ lo spessore poetico.
Nel complesso lo spettacolo é gradevole, a tratti molto
intenso e di ottimo livello artistico. Lina Sastri dà vita a
una vibrante figura di Maria,
completata da Leda Battisti
con Maria bambina, mentre
Andrea Ceccon conferisce al
ladrone una misura assai apprezzabile. 11 tutto viene sorretto mirabilmente dai suoni
dell’ensemble «Sentieri selvaggi» e dal coro «Altre voci»,
diretti da Carlo Boccadoro, a
cui va anche il merito della
elaborazione musicale.
(7-8,10-13 dicembre: Genova,
teatro Gustavo Modena; 15 dicembre: Torino, Lingotto: 18-22
dicembre: Roma, teatro Quirino).
Veduta d’insieme sui paico
In scena nel Basso Lazio un dramma ispirato alla strage dei valdesi di Calabria
Il teatro visto come strumento e stimolo della memoria
CESARE MILANESCHI
Nel Basso Lazio, a Ferentino, Frosinone e Colleferro, é stato rappresentato
tre volte nel corso di un mese
il dramma teatrale La casa
del mago di Franco Dionesalvi, ispirato alla strage dei vaidesi di Calabria del 1561. La
vicenda storica non aveva un
rapporto con queste località,
ma con l’eredità spirituale
retrostante alle chiese valdesi della zona. D’altra parte,
come ha osservato l’autore
(già animatore culturale del
teatro deH’Acquario di Cosenza e oggi assessore alla
Cultura della città), quella vicenda ha assunto nel testo
teatrale un valore emblematico: «Nella sua drammaticità
si prestava esemplarmente a
una lettura universale: i vaidesi come gli ebrei e come i
palestinesi; gli inquisitori come i nazisti e come i boia di
ogni generazione. Raccontare la storia di Pascale per raccontarne mille altre diverse
per epoca e costumi ma uguali nella significazione (o
nella insensatezza)».
Le tre rappresentazioni
hanno permesso ai giovani di
Ferentino e di Frosinone dell’associazione «Il fiore azzurro», di esprimersi al meglio
delle loro capacità, in un testo avvincente ma non facile.
La recita si gioca in gran parte
nell’evocazione storica, con
una continua dialettica fra
realtà del passàto reso attuale
nella memoria, e i drammi
del presente che possono essere affrontati con più serenità facendo tesoro della storia. La viva partecipazione
con cui gli attori hanno vissuto la recita ha dimostrato a
sufficienza la profondità del
messaggio e la qualità artistica e culturale del testo.
Le vicende drammatiche
della strage dei valdesi, la fede di Gian Luigi Pascale che
affronta il martirio con una
consapevolezza paragonabile
a quella di Stefano negli Atti;
l’amore impossibile di due
giovani votati alla morte che
sfocia nell’amore sublime e
umano insieme del Cantico
dei Cantici e nell’abbandono
in Dio del Salmo 90...: tutto
questo é stato rievocato come facente parte del nostro
presente, dove noi oggi sia
Un momento dello spettacolo
mo chiamati a scelte chiare e
coraggiose, coerenti con la
nostra identità e la nostra vocazione.
La fede protestante é stata
chiaramente proposta, in
particolare, attraverso le parole di Giovan Luigi Pascale.
Ma La casa del mago, come
indica lo stesso titolo, non é
uno spettacolo per sacrestie:
esso unisce fede cristiana e
umanità (sentimenti e valori)
autenticamente laica. Il messaggio fondamentale é nelle
poesie che concludono la prima e l’ultima scena. Mentre
in un primo momento l’uomo aspira a essere «se stesso
in un mondo diverso», dopo
aver fatto propria la memoria
storica (di questo come di
tanti altri drammi) si promette allo spettatore di poter essere «un altro uomo in questo stesso mondo».
Ad arricchire l’efficacia del
testo ha contribuito in modo
determinante il commento
musicale del maestro Pietro
Picchi. Personaggi e situazioni hanno ricevuto dalla musica quella caratterizzazione
specifica che la povertà dell’allestimento scenico non
poteva attribuire. Tuttavia, in
questo settore il prof. Antonio
Coppotelli ha fatto miracoli
per creare una scenografia
adeguata anche con mezzi,
poveri. Le tre rappresentazioni sono state anche occasioni
preziose di dialogo delle chiese valdesi con quella parte di
società civile disponibile alla
riflessione e al dialogo, in un
tempo in cui il rapporto esterno da parte delle chiese é
stato cercato meno di quanto
sarebbe stato possibile.
Claudio Bisio nel corso della «Buona Novella»
Alcune pellicole recenti
Il lavoro scarseggia
ma sullo schermo c'è
RENZO TURINETTO
IL treno del mattino stracarico di pendolari ne lascia
metà a terra perché le vetture
non bastano. E perché non
ne hanno agganciate altre?
«Perché non é di competenza di questo settore ma di un
altro». Sembra una gag comica, invece é successo in una
popolosa città del Nord Italia, non in una repubblica
delle banane e awenturette
simili, definiamole così, magari succederanno di nuovo
con lo scorporo del comparto ferroviario in più tronconi:
lo spot pubblicitario in tv é
«Ci facciamo in quattro per
voi» ma é fosca previsione
che si facciano in quattro
non per, ma contro.
Ripartizioni, divisioni, ridimensionamenti, riparti, ristrutturazioni, mobilità, flessibilità, e altro: insomma
l’apposito vocabolario del
farsi in quattro dei pochi a
danno dei molti. Se ne discute nelle sedi usuali, governi,
sindacati, giornali e così via, e
se ne occupa anche il cinema,
certo con i modi suoi propri.
Anni fa in Inghilterra uno dei
primi titoli era lampante:
Grazie, signora Thatcher, e da
lì in avanti passando per le
acciaierie di Sheffield con
l’acclamato Full Monty, che
sotto le mentite spoglie di un
«divertissement» ha fatto
esplodere l’affannosa ricerca
di un lavoro dopo quello perduto; oggi ecco Paul, Mick e
gli altri ancora sulle ferrovie e
i soliti processi di aggiornamento che fanno mangiare il
fegato agli operai, rovinano
amicizie consolidate e causano una morte, inutile perché
(parafrasando Romani 11, 29)
i toni e le decisioni del dio
(terreno) sono irrevocabili e
senza pentimento.
Sul rapporto cinema-lavoro
la Finlandia, per dirne una,
nel 1996 aveva prodotto Nuvole in viaggio: ristorante
chiuso, dipendenti a spasso.
Ma molto più indietro, 50, 40,
20 anni fa, sulla vita grama
della fatica si ebbero in Italia
film come Sciuscià, Riso amaro, Im classe operaia va in paradiso. La Francia ha dato il
ritratto minimalista e superlativo di Marius e Jeannette,
un guardiano e una cassiera
che vivono nel quartiere marsigliese povero dell’Estaque.
Oggi presenta una commedia, L’apparenza inganna e
un dramma, A tempo pieno.
Nella commedia c’è un contabile sui 45 anni, mediamente capace ma in sostanza poco più di un passacarte, per
indole e carattere anonimo e
grigio quanto il commesso
del Cappotto (da Gogol), deprezzato dai colleghi, e in più
intristito perché scaricato da
moglie e figlio come figura
del classico perdente (non
che tutti i rutilanti ed esagitati siano poi dei vincenti). Lui
è perfino troppo consapevole
della sua opacità, ma quando
per vie traverse apprende che
sta per venire licenziato (riduzione di personale) la misura è colma e decide di farla
finita. Lo dissuade il vicino di
casa, perfetto sconosciuto
perché si è appena stabilito
nelTalloggio attiguo, chegh
suggerisce uno stratagemma
di un nuovo conio con cui
manterrà il posto e anzi lo
migliorerà, guadagnerà smalto agli occhi di tutti e soprattutto ai suoi. Notissimi attori
francesi, qui in una recitazione spumeggiante per un racconto leggero eppure indicativo sul nodo in fondo allo
stomaco se si teme di perdere
il lavoro e con esso una delle
ragioni per vivere.
A tempo pieno ha qualche
parentela con lo statunitense
American Beauty. Là uno si
ribellava al mansionario routinario e faceva follie goliardiche mandando in malora
l’implacabile moglie in car
riera; qui nel film francese
non c’è un travet senz’arte
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né parte, ma un manager che
non ne può più del suo lavoro, però quando lo perde non
sa come dirlo a famiglia ®
amici, inventa un ruolo che
non ha più, aggancia una
menzogna all’altra, finge una
normalità impossibile da sostenere.
In questi due ultimi film
direbbe evidente che se si
perde il lavoro si perde la propria identità. Ma i film stess
sembrano anche avvertire
che forse nel lavoro si è investita totalmente la
identità, come se fuori del
fabbrica o deH'ufficio o qu
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che sia, non fosse possici
essere se stessi. D’altra part ’
oltre che necessario per viv
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PAG. 7 RIFORMA
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Dalla predicazione dei «barba», agli inizi del XIV secolo, fino ai giorni nostri
presenza evangelica nella valle di Susa
lìnQ presenza diffusa che venne spazzata via dalle persecuzioni fino a quando, a metà
0Qttocento, ricominciò grazie all'attività di colportori valdesi e battisti Le comunità oggi
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bimano e in vai Sangone a
Ìaveno e Coazze. Le perseilzioni non si fecero attenere e l’Inquisizione, con
jppoggio dei francesi e dei
ivoiache si alternarono nel
iminio dell’alta valle, colpì
Bramente i valdesi: molte
Dtizie sulle vicende di quêta valle ci sono giunte attraerso Bartolomeo Miolo, il
rimo storico valdese, che
isse nella seconda metà del
W secolo e fu anche pastore
Oùomonte.
L’infiltrarsi del pensiero di
utero e di Calvino in Pielonte rese ancora più atten1 l’Inquisizione che trovò il
ieno appoggio dei Savoia,
tarsi valdesi riuscirono a
fuggire alle galere o al rogo
ndando in esilio. Un caso tiico fu quello di un Girardi di
ieanache si rifugiò nel 1536
ÌGinevra dove aprì un’aplezzatissima tipografia che
lampo anche opere di Calvi10. Le persecuzioni furono
iolente negli anni successivi,
on l’intervento diretto del
uca Emanuele Filiberto. Nel
550 Meana e Mattie, dove
(erano le due chiese piìi fio®ti, vennero messe a ferro e
»co, decine furono gli arreiati, torturati e gettati in carffi; il pastore di Meana, orinario di Nîmes, fu arso sul
*go a Susa. Un po’ di tregua
1 portata dal Trattato di Ca- <ipl 1561, che riconosce®1 esistenza dei valdesi sui
erritori del duca di Savoia,
nj negli Anni 70 l’alta valle,
Wtoposta ai francesi, fu tearooivere e proprie battaglie
«cattolici e riformati.
„ P®csecuzione riprese
del secolo: nel
„ parlo Emanuele I per le
cssioni dell’arcivescovo di
m'ÏÏv Broglia, emanò
laiii j ? *^o*itro l’eresia nelle
,, Piemonte e la re■essione riprese su vasta
• ™iiero tuttavia tre
."fazioni per cancellare la
della Riforma. Nel
(3tof'Peinvaile, consideraliemnit!. a’- fissione, venne
Ü pi *a di frati e di conven
cési m." sotto i fran
'tetterò '■esi
jltetti jP*'' e lungo. Furono
L'd'due chiese a Salber
Ranteip^^'°”?°^.*e e, nono¿ teatri l'^essioni continue e
^jsirizioni crescenti della
va portati in esilio. Ma tutti i
paesi della valle per ordine
del governatore di Susà avevano allestito delle milizie
per intercettarli: da Venaus e
dalla Novalesa, da Mompantero, Giaglione e Gravere erano stati mobilitati per bloccarli intorno al Moncenisio.
Le milizie di Meana e Mattie
dovevano controllare i neoconvertiti del Pragelato, una
catena di postazioni erano
state allestite lungo il corso
della Dora. Il governatore
francese di Exilles sorvegliava l’alta valle e da Torino Vittorio Amedeo II inviava in
fretta truppe di rinforzo. I
valdesi rimanendo in alto
passarono sopra al Moncenisio e riuscirono a sfondare lo
sbarramento al ponte di Salbertrand, risalendo poi la
montagna e sbucanclo nel
Pragelato,
*teio'rinÌ° Glorioso Rimil ^|''‘^0'’sero armati a
cammino che li
pastori che occuparono l’alloggio pastorale furono Alessandro Vetta e Aldo Rutigliano, seguì il pastore Giuseppe
Baldi che abitava a Torino. La
Chiesa valdese di Susa che è
sempre stata una chiesa di
territorio, poiché raccoglie le
sue famiglie da una quindicina di comuni diversi, conta
oggi una quarantina di membri e ha buoni rapporti con le
comunità battiste della zona.
A Susa opera anche dal febbraio del 1996 il Centro evangelico di cultura «Piero Jahier», ben inserito nella realtà
culturale della valle, fortemente voluto dall’attuale pastore Giorgio Bouchard.
battisti a Meana
La Chiesa valdese di Susa
La ricomparsa dei protestanti in vai di Susa risale alla metà deH’800 con la costruzione della ferrovia che
da Torino va in Francia attraverso la valle. I lavori vennero affidati nel tratto del
Moncenisio a un’impresa
svizzera il cui proprietario,
un certo Peli, era evangelico.
Egli si fece mandare dalla
Chiesa valdese un colportore
evangelista per l’assistenza
spirituale ai suoi operai evangelici e perché facesse
opera di evangelizzazione
nella zona. Il colportore percorse regolarmente i paesi
della valle da Avigliana a Bardonecchia e la sua opera si
concentrò soprattutto a Susa,
dove nel ’67 si organizzò una piccola comunità valdese.
Il periodo fino alla prima
guerra mondiale fu il più vivace per la Chiesa valdese di Susa: l’industrializzazione della
zona portò anche imprenditori e maestranze evangelici
dall’estero, principalmente
dalla Germania, la testimonianza si estese a Condove e a
Bussoleno, un secondo locale
di culto fu aperto a Borgone.
Si succedettero i pastori G. B.
Bosio, Daniele Gay, Rodolfo
Tron e Giacomo Marauda.
Nel 1908 venne acquistato
uno stabile nel centro di Susa
che è tuttora la sede della
chiesa. Nel 1949, sulla spinta
evangelistica del dopoguerra
che aveva riaccresciuto il numero dei membri di chiesa,
venne mandato il pastore
Carlo Davite perché risiedesse
nuovamente in Susa curando
anche la chiesa di Coazze. Ma
dopo una trentina d’anni di
nuovo si ritenne che non valesse la pena mantenere una
persona sul posto: gli ultimi
I primi credenti battisti risalgono al 1893 quando un
colportore della Chiesa battista di Torino, Enrico Bleynat,
conobbe a Susa un operaio,
Pietro Alpe, ex valdese, che lo
invitò a casa sua a Mompantero. Qui Bleynat rimase tre
giorni parlando con la famiglia di Alpe e con i vicini di
casa. Visitate regolarmente
ogni quindici giorni dal Bleynat, queste persone costituirono il primo nucleo battista
nella valle.
Pietro Alpe lavorava a Susa
alla fabbrica Le Petit. Tra i
suoi colleghi c’era un meanese della borgata Sarette, Baldassarre Pelissero, liberale e
anticlericale. In ognuna delle
22 borgate di Meana, che contava allora 2.200 abitanti, veniva eletto ogni anno un priore, con il compito di organizzare e anticipare i soldi per la
festa annuale del patrono della borgata. Per il 1894 venne
eletto Priore di Sarette il Pelissero e Alpe, che più volte gli
aveva parlato dell’Evangelo,
non mancò di fargli notare
come l’accettazione di tale carica non fosse compatibile
con le sue idee e con la sua
avversione per la Chiesa cattolica. In vista della festa del
patrono della borgata. San
Giuseppe, il parroco don Giuseppe Bertela, che non vedeva di buon occhio Pelissero,
per metterlo in difficoltà gli
chiese un prezzo doppio rispetto all’anno precedente
per la messa che avrebbe dovuto officiare e per la processione. Pelissero si consultò
con Alpe e insieme scrissero
ai pastori della chiesa battista
di Torino, William K. Landels
e Pier Enrico Jahier, invitandoli a presenziare alla festa.
Richiesto e ottenuto il permesso del sindaco la mattina
del 19 marzo 1894 i due pastori scesero alla stazione ferroviaria di Meana ed ebbero
in piazza un uditorio di oltre
1.000 persone e la richiesta di
tornare a tenere un’altra conferenza evangelica.
Da allora si iniziarono delle
riunioni regolari ogni domenica nel fienile di Giovanni Bolley, assessore, eletto l’anno successivo sindaco di
Meana. La predicazione era
affidata al pastore Jahier che
veniva da Torino e che nell’autunno si trasferirà a Susa,
rimanendovi per due anni. Il
29 giugno 1894 dalla chiesa di
Torino arrivarono in treno 27
giovani e ragazze. Il tempo
era incerto. La fanfara li andò
ad accogliere alla stazione.
Dopo circa un’ora giunsero al
torrente Scaglione che segna
il confine fra Meana e Mattie.
In mezzo ai castagni, con i
monti sullo sfondo, oltre 500,
persone si sedettero a semicerchio sui prati in pendio.
Predicarono i pastori Jahier
e Walker. Poi il pastore Jahier,
in toga, scese nel torrente e
battezzò cinque persone,
quattro di Mompantero e Baldassarre Pelissero. A mezzogiorno si desinò sui prati. Così nacque la Chiesa battista
della valle di Susa.
A sostituire il pastore Jahier,
partito per Firenze nel novembre del 1896, fu inviato a
Susa il pastore Giuseppe Baratti, il quale, anziano e di
scarsa salute, restò per poco
più di un anno. Al Baratti succederà Giovanni Battista
Scrajber, che rimarrà a Meana
per nove anni circa, estendendo l’evangelizzazione a
Gravere, Mattie, San Giorgio e
seguendo anche il gruppo di
Mompantero. Il 19 marzo del
1900 venne inaugurata una
piccola chiesa, tre secoli dopo
la cacciata dei valdesi da Meana. Dal 1906 al 1912 a Meana
risiedette il pastore Zeni, poi
la chiesa fu sempre abbinata
ad altre località: dal 1913 al
1940 a Mompantero e Susa,
con il pastore Vittorio Bertrando, quindi con Bussoleno
prima e Sant’Antonino poi.
Negli Anni Ottanta fu curata
dal pastore Albert Craighead e
poi da chi scrive queste righe.
Nei momenti migliori la chiesa giunse ad avere una ses• santina di membri. Dal 1968 è
in funzione accanto alla chiesa una casa per vacanze che
può accogliere 24 persone, il
Villaggio Martin Luther King.
I battisti a Sant'Antonino
«Il 12 maggio 1905 - scriveva il pastore Scrajber - si
presentarono a casa mia a
Meana le seguenti tre persone di Sant’Antonino di Susa
cioè i signori Casasco cav. Alberto (farmacista) allora sindaco di Sant’Antonino, il
consigliere Forno Guido (in
^'"^’icese, la pretesse fino al:a»ieiredl„„ di Nan
si Chic Gsrmanasca e
teinenri“"® superstiti della
^ Da»! P®tsecuzione del
' IÌ87 all’inizio del
'sere av!,i!.!l*® ^usa per
CraTl?;* all’esilioTn
^Ì^Àrna
' - ^ A
La chiesa battista di Meana
ave
XVII Febbraio alla chiesa valdese di Susa
(foto N. Canu, 1997)
dustriale) e Bianco Attilio
(fabbro). Costoro, dopo avermi narrato che a causa di una
serie di liti che il parroco del
paese aveva intentate contro
il Comune essi quali custodi
e patrocinatori degli interessi
e patrimonio del Comune si
trovavano in urto estremo col
parroco rev. don Giuseppe
Bertela. Allo scopo di protestare contro don Bertela mi
invitavano a recarmi al più
presto nel loro paese per iniziarvi un’opera efficace e di
permanente protesta assicurandomi del loro appoggio
intero ed incondizionato. Il
24 maggio, all’ora stabilita,
presenti le autorità locali e
oltre 300 persone il sottoscritto, salito sul balcone della casa della sig.ra Bianco Regina innalzò a Dio una preghiera. Quindi parlò il primo
il sig. W. K. Landels spiegando chi eravamo e quali erano
i nostri principi; prese in seguito la parola il sig. Hugon,
intrattenendosi sulla necessità di una fede e della fede
cristiana secondo il Vangelo.
Per ultimo il sottoscritto
parlò di alcune differenze fra
cattolicismo ed Evangelo,
terminando il servizio con la
preghiera. Riportando la
moltitudine buona impressione dalle cose udite, manifestandola con continue approvazioni ed entusiastici applausi finali, a richiesta del
sig. Landels se dovevamo ritornarci ancora, avuta risposta favorevole fu stabilito che
a titolo di prova il sottoscritto
sarebbe venuto a tenervi conferenze in piazza due volte alla settimana, cioè alla domenica e giovedì sera...».
In autunno si affittò un locale di culto e poiché l’opera
era promettente, nel dicembre del 1906 Scrajber si stabilì
a Sant’Antonino: di qui curava Meana, dove un paio d’anni più tardi venne inviato il
pastore Riccardo Zeni. Da
Sant’Antonino ¿crajber si
spostava nei paesi vicini e
presto sorsero gruppi di credenti e simpatizzanti a Vaie,
Villarfocchiardo, Condove,
Frassinere, Mocchie, Layetto,
Lansur: località via via abbandonate quando il pastore
Scrajber lasciò nel 1912 l’Italia
per la Svizzera, da cui rientrerà solo nel 1930 per assumere la guida della chiesa
battista di Milano. Gli succedettero a Sant’Antonino prima il pastore Vittorio Bertrando, poi il pastore Silvio Buffa
(nel 1922 fu inaugurato l’attuale chiesa), quindi il pastore
Enrico Paschetto e poi, dopo
il lungo ministero di Eldo
Mattone (1946-1976), i pastori
Luigi Nicoloso, Antonio Cammisa, Vittorio Perres e Adriano Dorma. Nei periodi di
massimo fulgore (Anni 20-60)
la chiesa di S. Antonino giunse ad avere oltre 80 membri.
I battisti nel resto della valle
In molte delle località toccate daU’evangelizzazione non si
ebbero risultati duraturi; solo
in alcuni comuni come Mattie, San Giorio, Vaie la presenza battista rimase viva sino
agli Anni Settanta. Ci fu però
una notevole ripresa negli Anni Venti che portò aUa costituzione di nuove chiese, nel
1923 ad Avigliana con il pastore Alberto Re. La comunità,
che non superò mai la ventina
di membri, si spense all’inizio
degli Armi Sessanta, ma la testimonianza restò viva grazie
alla creazione della Casa di riposo «Villa Grazialma».
Mompantero, che era quasi scomparso, si riprese nel
1923 per opera di Francesco
Alpe, nipote di Piero Alpe e si
sviluppò negli Anni Trenta
con il pastore Vittorio Ber^traodo che risiedeva a Susa.
Nel 1930 fu inaugurata una
piccola chiesa e la comunità
raggiunse in breve oltre 40
membri. C’era un’Unione
giovanile, una scuola domenicale, una scuola serale e
una scuola di musica: il complesso musicale formato da
tre mandolini, mandola, violino, clarinetto e armonium
era noto in tutte le chiese
evangeliche della valle. Dopo
la morte del Bertrando nel
1940, la comunità di Mompantero fu gemellata alla
chiesa di Bussoleno.
Nel 1925 rinasceva un gmppo evangelico a Bussoleno,
con il past. Buffa prima e poi
con il pastore Re. La testimonianza si allargò a Chianocco ,
e Tignai dove vennero aperte
due sale di culto. Seguirono i
pastori Carmelo Mollica,
Giorgio Antonietta, Arnaldo
Vianello, ancora il vecchio pastore Scrajber che qui morì
nel 1958, Tullio Saccomani,
Giuseppe Morlacchetti, Antonio Cammisa e oggi Sergio
Tattoli. Nel periodo di massima espansione la chiesa, con
le diaspore, contava oltre 70
membri: oggi insieme con
Mompantero ne conta circa
50. L’ultima Chiesa battista
della valle a costituirsi ufficialmente fu quella di Susa.
Rimasta per quasi settant’anni un piccolo gruppo che si
appoggiava ad altre comunità
battiste, fu riconosciuta dall’Ucebi nel 1961. In quel periodo aveva oltre 30 membri.
La presenza battista dunque non fu mai massiccia, ma
fu tuttavia notevole: si giunse
ad un massimo di circa 250
membri battezzati, che aggiunti ai bambini, ai familiari
e ai simpatizzanti coinvolgeva
certamente oltre 600 persone.
Oggi i membri nelle cinque
località superstiti: Bussoleno,
Mompantero, Meana, Susa,
Sant’Antonino sono un centinaio e la popolazione che si
può considerare battista è di
oltre 200 persone.
8
PAG. 8 RIFORMA
Delle Chiese
Si è svolta nella chiesa valdese di Caltanissetta l'Assemblea del 16° circuito
Una globalizzazione della misericordia
Si è parlato della dimensione missionario della chiesa e dello necessità di concretizzare nello
società l'annuncio evangelico della giustizio. Formazione e finanze fra gli altri temi
ULRICH ECKERT
LO scorso 21 ottobre, nei
locali della chiesa valdese
di Caltanissetta si è tenuta
l’Assemblea del 16« circuito.
Dopo il culto, presieduto da
chi scrive queste note, che ha
attualizzato il testo Giovanni
5, 1-9 anche sulla necessità di
una «globalizzazione della
misericordia», è stato rivolto il
benvenuto a chi è approdato
nel circuito in settembre: il
pastore Bruno Gabrielli {chiese metodista e valdese eli Palermo-Noce), il diacono Guglielmo Crucitti (Chiesa valdese di Agrigento e Grotte), lo
studente Marcello Salvaggio
(incaricato della cura pastorale della Chiesa valdese di Trapani e Marsala). Un saluto è
stato rivolto anche alla diacona Karola Stobaus, che dopo
un lungo periodo di servizio
alle chiese e nelle opere lascia
la Sicilia per le Valli.
La parte tematica, in proseguimento di quanto dibattu
La testimonianza in Siciiia anche nei servizio diaconaie rivoito ai
minori (Centro La Noce di Paiermo)
to nelle assemblee precedenti, si è svolta sul tema «Fondamento, comunione e dimensione missionaria e profetica della chiesa». A tre brevi relazioni introduttive di
Daniela Santoro (Pachino),
Battesimi alla Chiesa battista di Venaria
Il senso dell'unità e
della comunione franterna
È strano come a volte basti
un nonnulla per precipitare
una comunità nello smarrimento, oppure per proiettarla nell’entusiasmo. La comunità battista di Venaria ha
vissuto, domenica 4 novembre, momenti di particolare e
intensa gioia per l’accoglienza di due piccole creature:
Giulia, di Simona Spandre e
Maurizio Minetto: e Davide
Giosuè, di Paola llciuc e di
Edoardo Gallo.
La presentazione è avvenuta durante il culto, con la
sala gremita al limite della
capienza. Tra parenti e amici
dei familiari, numerosi erano
coloro che, per la prima volta, assistevano a un rito in
una chiesa evangelica. Lo
Spirito del Signore è stato
presente e operante: più che
di comunione fraterna, si è
percepito il senso dell’unità,
come se invece di tanti elementi eterogenei ci fosse un
corpo unico, percezione resa
ancora più accentuata nel
momento della condivisione
dei simboli della cena del Signore.
Anche dopo il culto, durante il rinfresco offerto dalle famiglie, si è respirata un’aria
nuova, leggera, diversa: abbandonato il formalismo rituale, i convenuti hanno dato
libero sfogo ai loro discorsi,
sempre sotto l’illuminante
presenza del Signore, (a.d.)
«Raccolta degli spiccioli»
per l'Afghanistan
Con l’arrivo dell’euro abbandoneremo la nostra moneta
nazionale, la lira. Nei mesi di gennaio e febbraio le nostre
banconote e i nostri spiccioli saranno progressivamente
cambiati ogni qualvolta acquisteremo qualcosa perché, dal
1° marzo, non varranno più nulla, ma probabilmente qualche monetina ci rimarrà ancora da qualche parte. È possibile che lo stesso avvenga per qualche moneta straniera di
paesi che partecipano al processo di unificazione dell’euro,
un avanzo di un qualche nostro viaggio che pensavamo di
utilizzare un’altra volta.
11 4« circuito delle chiese valdesi e metodiste propone di
raccogliere questi spiccioli (e anche qualche banconota, se
si vuole) per un fine comune,
un progetto di aiuto umanitario per l’Afghanistan sostenuto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Proponiamo di ritagliare il riquadro qui sotto, incollarlo
su una scatola e raccogliere cosi gli spiccioli. 1 cassieri delle
chiese locali potrebbero poi inviarli alla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei, ccp 38016002, causale
«Raccolta degli spiccioli per l’Afghanistan»).
Sappiamo che anche altri organismi stanno predisponendo una simile iniziativa, ma noi confidiamo che
nell’ambiente evangelico (anche allargato) sarà possibile
cogliere questa occasione per un piccolo gesto di solidarietà. Ci auguriamo che questa iniziativa sia sostenuta e
promossa da tutti secondo le modalità che ciascuno troverà più conveniente.
Su Riforma daremo ancora notizia di questa iniziativa e
poi, ovviamente, del suo risultato.
Raccolta
degli spiccioli
Per un progetto di aiuto umanitario per l’Afghanistan sostenuto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia
-------------------------------------------------------------------------------------------1
Francesco Scuderi (Palermo)
e Giuseppe Ficara (Palermo)
è seguita un’intensa discussione arricchita anche da alcuni fratelli battisti presenti.
Nelle relazioni e nel dibattito
si è sottolineato che le singole comunità quali parti della
chiesa universale, convocata
dalla parola di Dio, devono
partecipare alla vocazione
profetica sulla scia dell’annuncio di giustizia e di denuncia degli stessi profeti biblici. Non sono inoltre mancati riferimenti ed esempi per
concretare la testimonianza
comunitaria e profetica nella
situazione di minoranza estrema in Sicilia. L’Assemblea ha invitato il Consiglio
di elaborare una sintesi della
discussione alle comunità
per poter continuare il cammino intrapreso fornendo loro suggerimenti e linee guida.
Nel pomeriggio, l’attenzione dei circa. 40 fratelli e sorelle convenuti si è spostata
alla presentazione di diverse
iniziative che vedranno-coinvolte le comunità nell’anno
ecclesiastico: progetti come
incontri di catechismo a livello circuitale (zona ovest e
zona centro-est), festa della
scuole domenicali, continuazione intensa della formazione e dell’aggiornamento di
predicatori locali, visita di
due commissioni della Cevaa
in Sicilia nel febbraio 2002,
prospettiva per la festa comune del 25 aprile. Si è anche parlato del lavoro che fra
poco sarà intrapreso da una
piccola commissione bmvl
che si occuperà sia di proposte di accoglienza per il gran
numero di turisti esteri di appartenenza evangelica, sia di
una maggiore presa di coscienza sulla presenza di immigrati, di origine protestante e non, in Sicilia.
Le delegazioni delle comunità hanno poi discusso sul
preventivo di bilancio del
2001, già presentato all’Assemblea primaverile ma inviato alle comunità per un ulteriore approfondirnento a
causa del piano di spesa previsto per gli anni fino al 2005.
Il preventivo che mette in
conto uscite con un ammontare di £ 3.500.000 (la cui
maggior parte destinata al lavoro del Consiglio i cui componenti abitano molto dislocati gli uni dagli altri) e la
suddivisione degli oneri tra le
comunità sono stati approvati per l’anno in corso. Per il
2002 invece, il Consiglio è stato incaricato di elaborare una
distribuzione degli oneri che
si appoggi grosso modo ai parametri adoperati anche per i
contributi alla cassa culto e al
distretto. Infine, l’Assemblea
ha designato Francesco L’Abbate (Riesi) come suo rappresentante nel Comitato del Cerni di Palermo. L’Assemblea si
è conclusa con l’invocazione
della benedizione.
CRONACHE DELLE CHIESE
PINEROLO — Durante l’assemblea di chiesa del 14 ottobre
sono state elette quali nuove anziane Silvia Bosca e Isabella Rostan e riconfermati Mauro Gardiol, Remo Long e
Adriano Richiardone. Le due nuove anziane sono state insediate nel loro ministero domenica 4 novembre. A tutti auguriamo buon lavoro e nello steso tempo ringraziamo Nora
Balmas, Franco Siciliano e Bruno Genre che hanno terminato il loro mandato.
• La comunità ringrazia il prof. Bruno Corsani che ha presieduto il culto del 21 ottobre. Il nostro pastore Paolo Ribet,
ritornato dal soggiorno negli Usa, ne parlerà alle riunioni
quartierali che sono iniziate il 7 novembre.
• È stata battezzata la piccola Marta Sarzano, figlia di Giovanni e di Heidi Martinat, con una cerimonia a cui hanno
partecipato e collaborato i biambini della scuola domenicale.
• E stato dato l’estremo saluto a Alberto Rivoira, originario
di Angrogna ma membro attivo della nostra comunità negli
ultimi cinquant’anni, e a Alina Peyran, originaria di Perrero-Maniglia e residente a Buriasco.
Borsa dì studio
Rosina Pavarin
e Arnaldo Gardiol
La Tavola valdese indice un bando di concorso
per l’assegnazione di tre borse di studio intestate a
Rosina Pavarin e ad Arnaldo Gardiol, di lire 1 milione l’una, nell’anno accademico 2001-2002.
Le borse saranno destinate prioritariamente a studenti o a studentesse di teologia provenienti dalle
valli valdesi, che frequentino la Facoltà valdese di
teologia. Le domande per le borse devono essere
debitamente motivate: bisognerà indicare le condizioni economiche personali e familiari, l’anno di
iscrizione alla Facoltà di teologia, la chiesa di provenienza, se si fruisce o si è fruito in passato di altre
borse di studio, se si è in regolp con gli esami da sostenere, e quante altre notizie si ritenga possano essere utili per l’assegnazione della borsa.
Consegnare a mano o inviare la richiesta agli uffici
della Tavola valdese - via Firenze 38 - 00184 Roma, entro il 15 gennaio 2002. Farà fede la data del
timbro postale.
Vignette amare sui giornaii americani di queste ultime
Lo shock dell'l 1 settembre
Schütz, una psicoioga che lavora in una scuola elementare, racconta che ancora un
mese dopo gli attentati non
sono pochi i bambini che si
svegliano di notte con l’incubo che un aereo caschi sulla
loro casa o su quella dei nonni. E molti sono quelli che
sono tornati a dormire con i
genitori. Il problema è far capire ai più piccoli ciò che sta
accadendo: «Io cerco di parlare con il loro linguaggio prosegue la psicoioga - e dico che i terroristi sono come
dei bulletti prepotenti e che
presto il governo li metterà a
posto. Questo funziona per
loro, perché sanno per esperienza che cos’è un bulletto».
«Del resto, come fai a spiegare a un bambino di tre anni
che cos’è una crisi nazionale?
- le fa eco il pastore di una
Chiesa luterana di Folk City,
specializzato nella cura pastorale dei bambini -. In Facoltà di teologia mi hanno insegnato ad affrontare i problemi delle persone adulte
ma ora che ho la chiesa piena
di ragazzini vi assicuro che
faccio fatica a trovare le parole giuste».
Tutte le chiese, comprese
le sinagoghe, stanno vivendo
un tempo strano. Un sondaggio della famosa agenzia Gallup rileva che le presenze ai
culti sono tornate a livelli che
non si vedevano più dagli Anni 50. In alcune chiese sono
salite addirittura del 20% e i
pastori vedono aumentare le
richieste di aiuto. Le domande sono quelle di sempre:
«Dov’era Dio l’Il settembre?», oppure: «Perché Dio
permette questo?», chiaro segno dell’ansia che cresce nelle persone. Parallelamente,
aumenta però anche il desiderio di conoscere il mondo
musulmano, questa rei
con la quale in modo«
brutale gli americani si
stati chiamati a confronti
La moschea di DesMoi
ha aperto un sabato perii
tatori: gli organizzatori
aspettavano una cinquani
di persone, invece pert«
giornata sono stati travolti
una valanga di curiosi ci;
famiglie intere, volevanodere, volevano sapere.
Ciò che mi ha colpititi
fatto che non ho notizii
prese di posizione uffiti
sulla guerra da parte diotj
ecclesiastici: ho partecipai
metà ottobre al PresUtej
corrispettivo delle noiConferenze distrettuali]
non è uscito nulla suU’ai „
mento. I temi trattati eri'
tutti interni alla vita ir
chiesa, alcuni anche ili
certo spessore comeqiii
dell’omosessualità, mai i
mozione sui bombarda* '
non è stata proposta, beidai colloqui che i pastori
deputati avevano coni
ospiti stranieri emerga
questa preoccupazionei
potesse capire che noni '
erano così favorevoli cr
appare dai sondaggi.!'
pressione dunque è quà
una nazione (e, alFintetni
essa, di una chiesa) che,p«
brutalmente e direttaina
di fronte all’ostilità¿i''
parte dell’umanità, si ini?
ga su se stessa.
È presto per dire qui
questo sia profondo, ma*
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Chi lo dice in modo piùl
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piniDi 16 NOVEMBRE 2001
Vita Delle
PAG. 9 RIFORMA
Dichiarazione del Comitato esecutivo deirUnione delle chiese battiste italiane
Una via alternativa alla guerra
Sia il terrorismo sio la guerra sono inefficaci rispetto ai moli che vogliono estirpare
e producono odio e rabbia che si sedimentano e si diffondono. Cli insegnamenti biblici
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hovembre, in considerazione
Il drammatico sviluppo delLcrisi internazionale, diWara quanto segue.
Il nostro paese interviene
■ con l’invio di mezzi e personale militare nella guerra che
„sta devastando l’Afghanistan
Lgii’intento dichiarato di
¿'contribuire efficacemente alElalottacontro il terrorismo. Il
Irrorismo che ha colpito il
^polo americano è stato un
Sto di guerra contro migliaia
di esseri umani ignari e innocenti, atto che, lungi dal sanate le ingiustizie del mondo
attuale contro le quali dichiara di lottare, distrugge vite umane, annienta il dialogo fra i popoli e crea nuove e
mortali contrapposizioni.
Ma anche l’iniziativa militare che si risolve in vendetta
su popolazioni innocenti, già
martoriate da una guerra
ventennale, semina terrore,
morte e sofferenza. Sia il terrorismo, sia la guerra oltre a
essere inefficaci rispetto ai
mali che vorrebbero estirpare, sono anche altamente nocivi per l’odio e la rabbia che
sedimentano e diffondono.
L’unica pace a cui pervengono è quella dei cimiteri.
Noi attingiamo la nostra
speranza per una via alternativa dagli insegnamenti biblici. La Parola ci dice che il nostro combattimento non è
contro carne e sangue (Efesini 6, 12), ossia non è contro
persone umane. Va contrastato il male che demonicamente si manifesta nelle persone e nelle loro relazioni in
forme diverse. La storia recente delle nostre chiese è
stata segnata dal messaggio
e dal ministero del pastore Martin Luther King che ha
rilevato come la nonviolenza
di Gesù sia al cuore del suo
messaggio, della sua vita, della sua morte sulla croce. King
nella sua lotta per la giustizia
si è astenuto dall’incarnare il
nemico in persone storiche
ma ha combattuto le loro
azioni, i sistemi e i comportamenti ingiusti. In questo spirito proponiamo una via fondata sulla ricerca della giustizia, volta a smascherare i colpevoli e contemporaneamente a disinnescare i conflitti
lavorando per risolvere le
drammatiche situazioni nelle
quali i terroristi reclutano la
loro disperata manovalanza.
Per questo noi individuiamo come mezzi congrui per
perseguire questi obiettivi; la
remissione totale del debito
internazionale dei paesi poveri; aiuti sanitari e alimentari
per i popoli oppressi dalla miseria; misure di cooperazione
atte a promuovere un vero
sviluppo economico; un impegno forte per la risoluzione
della crisi mediorientale attraverso il riconoscimento dello
Stato palestinese e la salvaguardia della sicurezza dei
confini per lo Stato d'Israele.
Riconoscendo che anche il
cristianesimo, come tutte le
altre fedi, è attraversato da
movimenti fondamentalisti e
intolleranti, affermiamo di
non essere i detentori della
verità e di non vantare alcuna
supremazia nei confronti di
altre fedi e culture. La pace
che vogliamo promuovere
consiste nell’arricchimento
che risulta dalla cooperazione fra diversi.
Consapevoli del carattere
blasfemo di tutte le forme di
uso del nome di Dio per santificare le guerre in corso e
quelle minacciate, auspichiamo che tutti coloro che
credono nello shalom, intimo legame tra pace, giustizia
e riconciliazione, uniscano i
loro sforzi e le loro voci per
chiedere;
- l’immediata cessazione
dei bombardamenti in Afghanistan;
- ogni possibile iniziativa
di soccorso alle vittime della
guerra e del terrorismo;
Facciamo perciò appello al
governo e al Parlamento italiano affinché gli investimenti per la guerra si convertano in aiuti alle sue vittime e sia rilanciata l’autorità
delle Nazioni Unite per la risoluzione dei conflitti e la
lotta al terrorismo.
Esprimiamo ancora una
volta la nostra solidarietà a
tutti coloro che negli Usa sono stati vittima delle diverse
forme di terrorismo e vivono
oggi in un’atmosfera di accresciuta insicurezza nel loro
stesso paese. Nel contempo
facciamo appello ai nostri fratelli e alle nostre sorelle delle
chiese statunitensi affinché si
adoperino anche loro per la
cessazione delle azioni di
guerra in Afghanistan e impegnino il loro governo a proseguire la lotta al terrorismo con
altri mezzi non violenti.
Esortiamo le chiese battiste
italiane, che si sono in molti
casi già espresse contro le
azioni di guerra, a proseguire
localmente la loro testimonianza, a dedicare nella prima domenica di ogni mese
un tempo speciale per la preghiera di intercessione per la
pace, a sostenere l’aiuto ai
profughi, a favorire lo scambio interculturale e interreligioso, e a promuovere ogni
iniziativa dentro e fuori le
chiese affinché le armi tacciano per far strada al negoziato e al dialogo.
■ I Chiesa battista di Casorate Primo
Una presenza culturale
BRUNO COLOMBU
DOPO la Sosta estiva, la
comunità battista di Casorate Primo ha ripreso in
pieno l’attività culturale nella
zona circostante in cui sono
presenti una decina di centri
abitati, con una popolazione
di quasi 100.000 abitanti, e
un’unica comunità evangelica. Queste manifestazioni
hanno per noi un triplice
scopo; il primo, offrire opportunità artistico-culturali
di alto livello, alcune volte
con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, altre
con la sola nostra iniziativa. Il
secondo, estendere la nostra
presenza come chiesa evangelica; il terzo, una possibilità
evangelistica.
Il primo concerto, il 28 settembre, aveva in programma
canti spagnoli e latinoamericani, con la partecipazione
di Christian Senn Vasquez,
un giovane battista cileno,
baritono al Teatro alla Scala,
accompagnato al pianoforte
dal nostro organista Massimo La Noce. Il secondo è
stato un concerto lirico, il 19
ottobre, con arie e romanze
di Tosti, Ravel, Rossini, Mozart, Puccini e Donizetti; le
voci, splendide, sono state
quelle di amici e fratelli sudcoreani; Llyun Suk Lee, soprano; Luca Lee, baritono e
Gina Chang al pianoforte.
La terza manifestazione è
avvenuta nei giorni 28 e 30
ottobre in occasione del «Festone», un’antica fiera agricola, comune a tante cittadine e
piccoli centri abitati di questa
zona della pianura padana.
Questo è il quarto anno che
partecipiamo per due giorni
al Festone, presentando sempre problematiche di grande
spessore; il problema razziale
(35° anniversario della morte
di Martin Luther King) e la
cancellazione del debito dei
paesi poveri. Questa volta il
tema era relativo all’ambiente
e all’inquinamento.
Oltre al materiale cartaceo
(documenti ufficiali di organizzazioni internazionali, come TOnu), una mostra presentava foto a colori e video.
Di grande aiuto è stato il materiale offerto da Greenpeace
Italia. In queste occasioni ci
si rende conto che le persone
impegnate o sensibili alle
grandi problematiche, che riguardano il creato e l’umanità, sono veramente molto
poche. Abbiamo potuto ri
scontrare per l’ennesima volta, con tristezza, che la gente
preferisce non sapere per
evitare di impegnarsi, anche
minimamente, o è indiffe
rente e pensa sempre che
qualcun altro provvederà a
risolvere i problemi.
C.I.O.V.
Commissione Istituti Ospitalieri Valdesi
Ospedale Evangelico Valdese
Via Silvio Pellico 19 - 10125 Torino
Tel. 65401 - Fax 6693064
OSPEDALE EVANGELICO VALDESE
La seconda tappa del programma di rilancio del nostro
ospedale si completerà, Dio volendo, nei prossimi giorni.
Siamo perciò lieti di invitare tutti gli evangelici e tutti gli
amici alla cerimonia per l’inaugurazione del nuovo Centro
diagnostico e dei nuovi reparti di degenza
sabato 1® dicembre
al primo piano di via Silvio Pellico, 28
programma:
ore 10.30; canti della Corale Valdese di Torino
breve culto
saluto dei rappresentanti delle chiese e della
comunità civile
ore 11.30; buffet
ore 12; visita al nuovo centro diagnostico (via Silvio
Pellico, 28) e ai nuovi reparti di degenza (via
Berthollet, 34)
In questi anni abbiamo sentito intorno a noi la simpatia di
molti amici. In questa occasione saremo lieti di poter dire
«grazie» a loro - e al Signore - per ciò che è stato possibile
realizzare.
Giancarlo GRIOT
presidente degli ospedali ualdesi
AGENDA
6 novembre
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro Lombardini (via
Monte Grappa 62/b, IV piano), per il ciclo di incontri sull’«Attualità della storia», il past. Giovanni Anziani parla sul tema
La ricerca di Dio oggi e l’impegno sociale. La figura di John
Wesley e il movimento metodista del ’700».
17 novembre
BERGAMO — Alle 17,30, al Centro culturale (v. Tasso 55), la
prof. Elena Bein Ricco parla su «Educazione interculturale e
studio del fatto religioso nella scuola del Duemila».
ROVIGO — Alle 16,30, nella chiesa battista (via Curiel 6), Gabriella Rossetti, dell’Università di Ferrara, parla sul tema «Educarsi all’interculturalità».
BARI — Alle 19, nella chiesa di Sant’Enrico (Ua Pola 26/a), il
Gruppo ecumenico organizza una tavola rotonda sul tema
Evangelizzazione e proselitismo» con A. Calisi, W. Kuchumov, N. Pantaleo, M. L. Lo Ciacco.
MOTTOLA — Alle 16 inizia nella chiesa battista un seminario
di evangelizzazione condotto dal missionario irlandese Gerard O’Flaherty. Il seminario prosegue la domenica.
TORINO — Alle 17,30, alla libreria Abba (v. Maddalene
46/b), Claudio Canal e Graziella Ricupero presentano «Musica del silenzio; San Giovanni della Croce e l’Islam» (musiche
di Federico Mompou).
FERENTINO — Alle 18, alla chiesa valdese (via Consolare
220), Luigi Sandri parla sul tema «Gerusalemme lacerata; una
città per ebrei, cristiani e musulmani».
18 novembre
ROMA — Alle 17, alla Facoltà valdese di teologia, Enrico Fubini parla sul tema «Ebraismo, preghiera e musica».
19 novembre
MILANO — Alle 18, al Sae (piazza San Fedele 4), per il ciclo
dedicato alla «Charta oecumenica». Angelo Casati, Fulvio Ferrarlo e Traian Valdman parlano sul tema «Evangelizzazione,
proselitismo, libertà di coscienza».
ROMA — Alle 17, aU’Amicizia ebraico-cristiana (v. Calamatta
38), Marino Niola parla su «Sogno e storia delle religioni».
MESTRE —Alle 15,30, al liceo «Giordano Bruno», per il corso
su Giobbe, i professori Franco Macchi e Giuseppe Scalici parlano sul tema «Kierkegaard e Schopenhauer; due possibili risposte agli interrogativi di Giobbe».
20 novembre
ROMA — Alle 18, alla Facoltà valdese di teologia (v. Pietro
Cossa 40), per il seminario sul tema «In nome di Dio; conflitti
e religioni nel terzo millennio», il prof. Renzo Guolo parla sul
tema «Sociologia dei fondamentalismi».
PADOVA —Alle 15,30, nella chiesa metodista (corso Milano
6), don Albino Bizzotto parla sul tema «Pace e guerra».
21 novembre
ROMA — Alle 16,15, alla chiesa metodista (via Firenze 38),
Maria Sbaffi Girardet introduce il tema «La Carta ecumenica».
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), Elena Bein Ricco, Roberto Biscardini e Brunetto Saivarani, per il Centro culturale protestante e l’associazione «31
ottobre», discutono su «Scuola pubblica e identità religiosa».
TORINO — Alle 16, alla Comunità ebraica (p. Levi 12), Tullio
Levi e David Sorani parlano su «Illuminismo e emancipazione;
l’aspirazione al ritorno e il sionismo; pensatori del ’900».
22 novembre
MOTTOLA — Alla chiesa battista si tiene una celebrazione
ecumenica per l’apertura del Decennio contro la violenza.
TORINO — Alle 17,45, nella sala valdese di via Pio V 15 (primo
piano), lo storico Romolo Cegna parla sul tema «L’incontro
dei valdesi con il movimento religioso boemo del 1400».
GENOVA — Alle 17,30, alla Società ligure di Storia patria (Pai.
Ducale), per il ciclo del Sae sui profeti, Alberto Polissero parla
sul tema «Veggenti e saggi nelle religioni orientali».
MILANO — Alle 17, alla chiesa metodista (via Porro Lambertenghi 28), per il ciclo «Perché Dio?», la scrittrice Dacia Maraini parla sul tema «La religiosità di Pier Paolo Pasolini».
23 novembre
BARI —Alle 18,30, alla chiesa battista, si tiene una tavola rotonda sul tema «Il Dio della pace e della guerra nella Bibbia e
nella storia». Intervengono il past. Luca Anziani e il prof. Valerio Bernardi. Modera Nicola Pantaleo.
ASTI — Alle 21, al Centro culturale San Secondo (v. Carducci
24), l’associazione Zakhor organizza un dibattito sul tema
«Identità e intolleranze piemontesi». Intervengo Dario Gitana
(periodico «11 Foglio», Torino) e il pastore Giuseppe Platone.
24 novembre
IMPERIA — Alle 16,30, alla Società operaia (v. Carducci 65), la
Chiesa valdese organizza un incontro sul tema «Gli animali,
l’essere umano e Dio» a cui partecipano Maurizo Abbà, Luisella Battaglia, Hamza Roberto Piccardo, Roberto Masuello, con
interventi di Antonio Rostagno al pianoforte.
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale «P. M. Vermigli» (v.
Manzoni 19/a), Paolo Naso parla su «Fondamentalismi; una
sfida per la convivenza?». Modera la past. Gianna Sciclone.
Per la pubblicità su
tei. 011-655278
fax 011-657542
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 161
116P
PRODURRE SENZA
PRECAUZIONE
PIETRO COMBA
Il Petrolchimico
di Marghera è stato
assolto anche se
ha prodotto in modo
nocivo, anzi mortale
Non si commentano i dispositivi delle sentenze senza averne
letto le motivazioni, che vengono di regola depositate dopo
qualche settimana. Si tratta di
una regola generale, particolarmente valida quando, come nel
caso presente, chi scrive è stato
consulente del Pubblico ministero e ha quindi svolto nel dibattimento un ruolo nell’ambito
della pubblica accusa. È però
possibile, fin da ora, formulare
alcune considerazioni sulla vicenda del Petrolchimico di Porto Marghera, che è stata peraltro ampiamente dibattuta
nell’ultima settimana da giornali e televisione.
Nei procedi-______________
menti penali relativi a casi di
malattia di cui è
certa o sospetta
la relazione con
un’esposizione
ambientale non
ci si limita a valutare il nesso di
causalità, ma si
prendono in esame i profili di
colpa, se cioè il datore di lavoro
abbia disatteso qualche norma
o non abbia utilizzato al meglio,
a fini di prevenzione, le conoscenze disponibili all’epoca dei
fatti. Il tribunale di Venezia, con
la sentenza del 2 novembre, ha
respinto la tesi dell’accusa sul
piano sia del nesso causale sia
dei profili di colpa. Per il nesso
causale, in particolare, non ha
riconosciuto la relazione fra
inalazione di cloruro di vinile
monomero (Cvm) e insorgenza
di carcinoma epatocellulare e
molti casi di epatopatie non tumorali, nonostante le indicazioni fornite dalla letteratura
scientifica internazionale, in
particolare dal recente studio
europeo multicentrico coordinato dall’Agenzia intemazionale per la ricerca sul cancro di
Lione. Per alcuni tipi di patologia per i quali il nesso causale
era indiscutibile (angiosarcoma
epatico, morbo di Raynaud),
non venivano comunque riconosciuti i profili di colpa, perché, considerando il presumibile tempo di latenza di queste
malattie (circa trent’anni per gli
angiosarcomi), ci si sarebbe trovati in un periodo storico in cui:
a) le conoscenze scientifiche
erano inadeguite; b) le normative non prevedevano adempimenti specifici.
Questa lettura dei fatti appare
oggettivamente riduttiva, a
fronte delle evidenze accumulate in tre anni di dibattimento
anche se rimpianto tecnico giu- il ricorso in appello.
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Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SÇNSI DI LEGGE. Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon: GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia: ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi -tel. 0174-42590.
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Estero cT> Ofdinario: L. 175.000: v. aerea; L. 200.000; semestrale: L. 90,000;
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valli valdesi) £ 30.000 Partecipazioni: mm/colonna £ 1 ,KX) Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6dicembre1999).
Il numero 43 del 9 novembre 2001 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 7 novembre 2001.
2001
Associato alla
Union# stampa
periodica Italiana
Il nostro settimanale e le scelte politiche quotidiane
Politicamente unilaterali?
La legittimità delle diversità (nessuno è salvato per opere, neppure
per quelle «politiche») e le esigenze della testimonianza evangelica
MARCO ROSTAN
ridico della sentenza, come si è
detto, non può essere pienamente valutato finché non verranno
depositate le motivazioni. Si può
infatti affermare, sin da ora, che
la scelta di datare le conoscenze
sulla cancerogenicità del Cvm al
1973 presenta elementi di arbitrarietà, in quanto le prime segnalazioni di questo rischio risalgono al 1969. Più in generale,
il tribunale non ha ritenuto che
nel caso del cloruro di vinile l’industria avesse adottato una strategia di differimento sistematico
dell’adozione di procedure di risanamento ambientale, anche
attraverso una attiva interferenza nel processo di produzione di
dati scientifici.
Al di là di queste notazioni specifiche, la sentenza del tribunale
di Venezia mostra i limiti della
risposta giudiziaria a un problema
che è anche culturale, tecnico, economico, politico,
mediático. Come
hanno teorizzato filosofi come
Hans Joñas e Paul Ricoeur, per
effetti sulla salute e sull’ambiente gravi, irreversibili e differiti nel tempo, la responsabilità
giuridica, che prefigura che
qualcuno paghi per qualche
danno che si è già verificato, è
nel complesso inadeguata. La
via di uscita è l’adozione sistematica, per il futuro, di un approccio basato sull’etica della
responsabilità, che implica U ricorso al principio di precauzione nella valutazione dei possibili effetti avversi delle nuove tecnologie. Questa è la strada sulla
quale si muove da qualche anno
l’Unione europea, anche a seguito di una serie di vicende dolorose come lo scandalo del sangue infetto in Francia, che ha
portato il governo francese a
commissionare il rapporto Kourilsky-Viney sul principio di
precauzione e a promuoverne
l’adozione a livello comunitario.
Se questo è il futuro, il presente è il dolore dei familiari
delle vittime, la frustrazione
delle associazioni ambientaliste, il disorientamento degli enti locali che si erano costituiti
parte civile. Sarà difficile spiegare loro che la verità processuale può differire in modo sostanziale dalla verità che viene
esperita nella vita di tutti i giorni. Non verranno comunque
meno la tensione morale e la
passione civile del Pubblico ministero, che sta già preparando
Qualche lettore ha di recente criticato l’eccessiva
unilateralità politica del giornale ricordando che l’attuale
governo «è stato votato da una forte maggioranza degli
italiani e questa è la democrazia, quella che si fa nelÌe cabine elettorali e in Parlamento;
non nelle piazze... e certamente fra gli evangelici italiani ve ne saranno diversi che
non approvano la parzialità
del giornale» (I. Artus-Martinelli, Riforma del 26 ottobre).
Prendiamo sul serio questa
critica, pur dicendo subito
che, a volte, le piazze sono
state necessarie proprio per
difendere la democrazia nel
Parlamento. E aggiungendo
che occorre distinguere tra il
piano delle decisioni e dei fatti politici, rispetto ai quali le
opinioni tra evangelici divergono come tra gli altri cittadini, e il piano della politica come aspetto del servizio e della
testimonianza evangelica.
Segnali preoccupanti
Abbiamo da poco ricordato
la data di inizio della Riforma
protestante, e dunque è appena il caso di ribadire che
nessuno pensa di essere salvato per le sue opere, neppure per le sue scelte politiche.
Facciamo anche parte di una
chiesa, e di una Federazione
di chiese, e di un Consiglio
ecumenico deUe chiese che,
con tutta la provvisorietà e
l’incertezza che contraddistingue i tentativi delle nostre
assemblee di esprimersi in
campo sociale, hanno rischiato di diré delle cose su
temi che sono anche terreno
delle decisioni e delle iniziative politiche dei governi e
dei Parlamenti. Si potrebbero
in proposito citare parecchi
documenti che riguardano la
vigilanza democratica, la salute, la scuola, l’immigrazione, la bioetica...
In questi mesi, e non soltanto perché c’è un governo
di centro-destra, si stanno
moltiplicando segnali che ci
preoccupano fortemente anche come evangelici. Lascio
da parte una serie di temi caldi, dal conflitto di interessi, ai
sindacati, allo Statuto dei lavoratori, alla magistratura, alla legge sulle rogatorie di cui
si è già parlato sul giornale.
Ma pensiamo alla scuola: ci
saranno anche fra gli evangelici diverse opinioni sulle
scuole private, è indubbio
però che le nostre assemblee
si sono espresse perché la
scuola pubblica fosse valorizzata e perché quelle private
avessero determinati requisiti di laicità e pluralismo. Mi
Rispondendo alle querule implorazioni del nostro ministro della Difesa,
dopo svariati «no, grazie», il
governo degli Stati Uniti ha
infine accettato l’offerta di un
nostro contingente armato
per la guerra in corso. Esultanza da parte dei nostri governanti (almeno così si legge
sui giornali) che non si sentono più declassati in serie B. Il
presidente Ciampi ha dichiarato che «l’Italia vuole la pace
e opera per la pace; ma la pace e la libertà devono essere
difese». Ferma restando la
comune condanna per la criminale e inaudita aggressione dell’11 settembre, siamo
veramente convinti che questo tipo di guerra sia l’unico
modo per ottenere la pace e
sradicare il terrorismo?
Un mese di bombardamenti a tappeto con quale risultato? Per ora, poco o nulla.
sembra allora legittimo protestare, anche come giornale,
contro le decisioni del ministro Moratti, che ancora non
prevedono finanziamenti diretti alla scuola privata ma
intanto ne tolgono a quella
pubblica, eliminano quel minimo controllo esterno che
avevano gli esami di maturità, privilegiano nelle graduatorie gli insegnanti delle
private, ecc. Pensiamo alla
sanità: molta parte della diaconia evangelica desidera
collaborare per un sistema
sanitario e socio-assistenziale pubblico che abbia i mezzi
per diminuire la discriminazione tra ricchi e poveri. Sono anche convinto che la
■grande maggioranza degli
evangelici sostiene favorevolmente il lavoro del Servizio
migranti della Federazione e
apprezza il contributo dato a
formulare una legge importante, come quella Turco-Napolitano. Non dovremmo allora protestare contro il fatto
che si sta affrontando la questione delle prostitute-schiave in termini puramente polizieschi? Problema droga: tre
ministri si riuniscono a San
Patrignano, sentenziano che i
Sert del servizio pubblico
hanno fallito e che bisogna
dare soldi ai privati affinché
ci sia libertà nella scelta di
dove curarsi. Per la Moratti,
la prevenzione nelle scuole
sarebbe addirittura responsabile di «insegnare ai ragazzi
come drogarsi».
Credere-obbedire-combattere
Ci si poteva aspettare che in
questo governo la Lega, paladina dell’autonomia dei
Comuni, si opponesse a quelle norme che, nella prossima
legge finanziaria, assesteranno un colpo tremendo all’autonomia e alle finanze degli
enti locali. Silenzio totale,
ma in compenso grande attivismo di emendamenti per
penalizzare sempre gli immigrati: tra gli altri, uno che
vorrebbe escludere le detrazioni fiscali per «i contribuenti che non hanno cittadinanza italiana». O un altro
che condiziona l’ottenimento del permesso di soggiorno
al pagamento di una tassa di
concessione governativa di
un milione. Mi si dirà: sono
proposte, non ancora decisioni. Vediamo allora qualche altro fatto, già accaduto,
che preoccupa dal punto di
vista deH’antifascismo (c’è
ancora nella Costituzione?).
Il sindaco di Palmanova tUcide Muratore (An) fa restaurare, sulla facciata di una
scuoia elementare, la scritta
«credere-obbedire-combattere», e quello di Latina fa riscri
vere su di una nuova targa
un’altra frase di Mussolini. A
Bologna si discute se eliminare l’aggettivo «fascista» che
accompagna il ricordo della
strage alla stazione. A Bari il
sindaco, accompagnato da
Gianfranco Fini, inaugura un
busto in memoria di Araldo di
Crollanza, già podestà, ministro fascista e commissario
della Camera durante Salò. A
Trieste la direzione della Risiera di San Sabba, unico lager nazista in Italia, viene affidata all’on. Roberto Menia, di
An. All’Aquila la nuova piscina comunale prende il nome
da Adelchi Serena, segretario
nazionale del Partito fascista
nel 1940. Il Comune di Verona
patrocina un concerto di
gruppi nazirock e finanzia
una rassegna della microeditoria di estrema destra... Chissà che cosa penseranno persone come Bobbio e Galante
■Garrone, per i quali la proposta di un riconoscimento particolare da parte dell’amministrazione comunale torinese
suscitò vibranti opposizioni?
Revisioni facili
I motivi di preoccupazione
non mancano. Si è parlato,
anche ad alto livello, della
necessità di una riflessione
più pacata sul nostro passato, compresi i «ragazzi di
Salò», c’è chi ha alzato la voce contro i facili «revisionismi» storici e io concordo
con il giornale diretto da Furio Colombo che ha dato voce allo storico Tabucchi,
ospitando in seguito un dibattito alto, con opinioni libere e contrastanti su quella
frase del presidente Ciampi:
articoli che potrebbero essere raccolti e discussi a scuola,
almeno fino a quando ce ne
sarà una pubblica.
Per concludere: condivido
il richiamo contro la parzialità partitica, ma qui mi sembra si tratti di altro e di cose
assai più gravi, sulle quali
vorrei anzi che il nostro giornale tenesse più viva l’attenzione degli evangelici.
ill/i'D )
''tí'
V,l.W
Non con la guerra
PIERO bensì
a parte i morti civili, pochi o
tanti che siano, donne e
bambini cbe neppure sapevano chi fosse Bin Laden.
Senza contare i tre milioni di
profughi esposti alla fame e
al freddo. Ammesso che alla
fine si riesca a catturare Bin
Laden, a eliminare i feroci talebani, a distruggere le cellule terroristiche afghane, che
faremo? Invieremo le nostre
truppe in Iraq a eliminare
quelle basi terroristiche? E
poi a Timor Est, e poi in Paki
stan dove sono stati uccisi 18
cristiani? E andremo poi in
Spagna a combattere contro
l’Età? O negli Stati Uniti per
scoprire i bioterroristi dell’antrace che sono quasi certamente americani?
No, non è con la guerra che
si può combattere il terrorismo, non è offrendo e facendo altre vittime che guariremo le ferite che ci sono state
infette. C’è un’altra strada
per combattere il terrorismo
ed è quella di combatterne le
IL MATTINO
I salutisti ignorati
Nella pagina delle lettere
(18 ottobre) Ilaria Castaldo
lamenta la mancata segnalazione, sulla stampa Italiana, del fatto che il tragico 1]
settembre «appena un’ora
dopo l’attacco alle torri gèmelle, l’Unità di crisi dell’Esercito della Salvezza statunitense era sul luogo del
disastro». Poi il testo prosegue: «Abbiamo fornito migliaia di pasti e bevande tramite unità mobili di soccorso: abbiamo allestito servizi
di baby-parking per consentire alle famiglie delle vittime di andare a cercare i loro
cari; abbiamo messo a disposizione le nostre sale di
culto per accogliere gente
bisognosa di cure fisiche,
psicologiche e spirituali..,»,
non solo: «Al Pentagono dove, per ragioni di sicurezza,
nessuno era autorizzato ad
avvicinarsi, il personale
deU’Esercito della Salvezza è
stato accreditato per portare
soccorso». Ulteriore documentazione è disponibile
sul sito www.christianity,
com / salvationarmyusa.
Cimitero degli inglesi
Una nota sul numero del
10 ottobre riferisce che «il
generale britannico sir William Henry Sewell, cavaliere comandante deO’Ordine
di Bath (1788-1862) è, sepolto a Firenze nello storico cimitero di Porta a’ Pinti, concesso agli svizzeri dal
granduca di Toscana nel
XIX secolo e impropria
mente noto come “Gunite
ro degli inglesi” (generaliz
zando molto, infatti, i fio
rentini tendevano a chia
mare “inglesi” tutti i nume
rosi stranieri che nell’Otto
cento popolavano la città)
Ai primi del secolo la Ghie
sa cattolica aveva proibito
la sepoltura dei defunti di
religione riformata in terra
consacrata, cosicché la colonia straniera chiese e ottenne dal granduca Leopoldo un terreno fuori dalla
Porta a’ Pinti, che fu acquistato nel 1827. Sulla montagnola tuttora esistente
nacque dunque il cimitero
protestante che è di proprietà svizzera». L’articolo
enumera poi alcune delle
personalità più celebri che
vi riposano, fra cui Elisabeth Barrett Browning,
Walter Savage Landor e
Frances Trollope.
cause che lo provocano, ignoranza, odio razziale, fan^"
tismo, e spesso miseria, lame, eccessivo divario u
Nord e Sud del mondm ù
alto funzionario dell On ,
andato di recente in
ne, ha dichiarato: «Una co
ho imparato in fi^esti
anni: l’egoismo dei paesi i
minanti è pauroso». »
bell’articolo il pastore Ga
si chiede: «Ma quale iauj
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po lunga, si dice. Già, per
la guerra è forse più brev •
(Rubrica «Un fatto,
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diouno «Culto evangelico» . ^
dalla Federazione delle
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evangeliche in Italia ,
onda domenica 11 novem
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16 novembre 2001
PAG. 11 RIFORMA
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M4 11 24 novembre a Torre Pel lice
Le immagini di Gobetti
La presentazione del libro di Cesare Pianciola «Piero Gobetti, biografia per immagini» ed. Gribando, che avverrà sabato
24 novembre alle ore 17 nella sala consigliare della Comunità
montana vai Pellice, presente l’autore, sarà anche un momento di riflessione e di confronto. Proprio partendo dalle belle
immagini presentate nel libro infatti quattro relatori (Giorgina
Arian Levi, Davide Rosso, Anna Strumia e Lorenzo Tibaldo)
seguendo prospettive differenti, dipaneranno il tema: «La passione libertaria di un eretico: la memoria e l’eredità di Piero
Gobetti in una biografia per immagini». Un tema affrontato
da punti di vista che vanno dallo storico al politico, dal grafico
al più strettamente «gobettiano».
Al museo Crumière di Villar Pellice
Sessantanni rivisti in foto
Le sale del museo Crumière ospitano per la seconda volta
una mostra fotografica dedicata al. Comune di Villar Pellice;
l’iniziativa, della Pro Loco e del Comune, ha coinvolto decine
di cittadini che dai propri album hanno ripreso vecchie foto,
consentendo a che fossero riprodotte, sviluppate e ingrandite,
ognuna con una didascalia che ne situa il contesto e ne descrive il soggetto. Sono foto che presentano immagini di lavoro, di
ricorrenze, curiosità del periodo dall’inikio del ’900 agli Anni
60. Insomma una galleria di personaggi e di attività di quel periodo. Negli stessi locali anche alcune immagini delle recente
Festa d’autunno. La mostra sarà visitabile fino al 15 dicembre
ogni sabato (ore 15-18) e domenica (ore 14,30-17,30).
n W /A T
-I
A A A A
Fondato nel 18481
Prosegue la visita alle Valli della delegazione della Cevaa, Comunità di chiese in missione
Diversi per cultura, uniti nell'amore
I messaggio evangelico obbliga a relativizzare ogni particolare identità: l'apertura alle diversità
^permette di sentirsi fratelli e sorelle nel Signore sempre e ovunque. L'esperienza dell'équipe
DAVIDE ROSSO
T Apazienza di capi(Lre e conoscere un’
tra cultura, avendo la
¡scienza che le diffejize non devono creare
■i confini ma essere riclezza. Ci vuole poi ante il coraggio di stare
isieme e il rispetto per il
fossimo. Tutti possono
ivere insieme se c’è
amore che viene dalla
de». Queste in estrema
Mesi la reazione che i
lembri dell’équipe Ceaa in visita alle Valli
rato quando siamo aniti atrovarli nella loro
isaitaliana a Torre Peltee,abbiamo chiesto
n> quale fosse, alla luce
sll'esperienza che stan0 vivendo, la loro visioesui conflitti grandi e
ìccoli che stanno anipdo il mondo.
Una prospettiva diverilaloro che viene anche
illa condivisione che
anno vivendo dal 30
ìttembre quando con' il
alto tenutosi a Pinerolo
■ anno iniziato la loro
aussione» alle Valli alla
^perta della realtà delle
'lese del 1 distretto valaaa in Italia. Loro obietTO: lavorare, nella con®aione e nello scambio,
“ tema del rapporto tra
jtoe basandosi su Ga“ 3- 28 «Non c’è qui ne
greco; non c’è
né femmina;
né voi tutti siete uno
»„ ^^nsù». Cinque
.tenne di nazionalità,
fliin j'fnlninon Kuassi
wA®',Togo, Patricia
Rjel e Isole MauriÌeiia i'te'nine Lemarie
f. ‘V°'>nesia francese.
Ricca dell’Uruicrru Patrik
jvonn niesi
Uni a n “scontrare i
diverse co' .? del distretto
L'équipe Cevaa al culto a Pinerolo
scuS
1», R ji nniaro m boc¡tesubiiJfPP® Puntua*carsaT cose:
iigioSm®“^cipazione
ìilafasSfaf^^le attività
'®®c>adi età trai 20
e i 50 anni, la scuola domenicale fatta durante la
settimana e una certa sobrietà nel corso del culto.
Non sono accuse, sono
notazioni su fatti per altro più volte sottolineati
anche all’interno della
chiesa nel corso di assemblee passate. Un giusto ricordare e notare facendo magari il confronto con la propria realtà di
provenienza, a volte simile o addirittura coincidente come nel caso di
Leonardo e Patrik, altre
volte profondamente diversa come nel caso di
Salomon, di Patricia e di
Ghislaine; tutti insieme
azzardano anche qualche
suggerimento e qualche
auspicio: «Vivacizzare il
culto prevedendo magari
musiche più adatte anche
alle diverse fasce di età dicono-. È poi auspicabile che venga mantenuta
un’attenzione particolare
ai giovani e che questi
siano maggiormente presenti e rappresentati nei
momenti assembleati in
cui vengono prese decisioni riguardo alla vita
della chiesa».
Ma loro, singoli membri dell’équipe, cosa porteranno a casa da questa
esperienza italiana? Alla
domanda rispondono
volentieri: «Il conoscere e
far tesoro di cose differenti», dice Patricia. «La
coscienza del pericolo
dell’istituzionalizzazione
delle chiese», risponde
Salomon. «Il bisogno di
proteggersi contro una
società dei costumi che
in Polinesia si è imposta
nell’arco di 40 anni contro lo sviluppo graduale
durato secoli che l’ha determinata in Europa», fa
notare Ghislaine. «La sfida a confrontarsi con
modelli diversi per creare
una chiesa più partecipata nella gioia», conclude
Patrik. Sono risposte che
fanno riferimento ognuna ovviamente alla realtà
di provenienza dei diversi
membri dell’équipe ma
che danno il senso sia
della loro visita sia della
sfida riuscita di questa.
Lo rifarebbero? Starebbero nuovamente insieme a
quattro persone «differenti» per due mesi in un
paese ospite? La risposta
è unanime: sì. Il membro
italiano dell’équipe poi
aggiunge: «Facendo quest’esperienza ho imparato tra l’altro molte cose
sia dal punto di vista personale che sulla mia stessa chiesa scoprendo delle
ricchezze di cui prima
non mi ero mai accorto».
E Patricia chiude il nostro
incontro citando Isaia 54,
2-3 «Allarga il luogo della tua tenda e si spieghino le tele delle tue dimore, senza risparmio; allunga i tuoi cordami rafforza i tuoi pioli! Poiché
tu ti spanderai a destra e
a sinistra; la tua progenie
possederà le nazioni e
popolerà le città deserte».
Pinerolese pedemontano
Come adeguare
la statale 589
Mentre si attende l’esito della conferenza dei
servizi di giovedì 15 novembre che dovrebbe
dare il via libera al completamento dell’autostrada Torino-Pinerolo,
la Comunità montana Pi-,
nerolese pedemontano
ha recentemente presentato lo studio di fattibilità
per l’adeguamento e la
messa in sicurezza della
strada statale 589 nel
tratto che da Pinerolo arriva a Piossasco.
«Si tratta - dice Paolo
Foietta, presidente della
Comunità - di completare quell’anello viario tra
vai di Susa, e Pinerolese
che potrebbe tra l’altro
essere fondamentale nel
periodo olimpico. Gli interventi non si pongono
come obiettivo quello di
aumentare in modo consistente la velocità di percorrenza sulla strada ma
di mettere questa in sicurezza visto il traffico consistente che la percorre
giornalmente». A prova
dell’importanza di miglioramento di questa arteria per le olimpiadi di
Torino 2006 anche dal
Tome sono arrivate assicurazioni che i progetti
sulla 589 avranno una
priorità elevata fra le opere connesse alle olimpiadi, opere per le quali sono
a disposizione 500 miliardi contro i circa 2.000 di
interventi richiesti per
progetti che sono in questo periodo al vaglio dei
tecnici che faranno una
prima scrematura.
Gli interventi sulla 589
comunque prevederebbero non un ampliamento generalizzato della sede stradale ma solo interventi in punti specifici
con la realizzazione di
rotonde (miglioramento
della rotonda della Porporata e costruzione di
nuove rotonde al bivio di
Roletto, di Frossasco e
Piossasco) oltre alla realizzazione di una circonvallazione del bivio di
Cumiana e la predisposizione di alcune strade di
servizio parallele ad alcuni tratti della 589 che
permetterebbero di evitare i numerosi e pericolosi incroci a raso esistenti. Costo deH’intera
opera quasi 12 miliardi.
ICONTRAPPUNTOI
PASSA PAROLA
DI COMUNITÀ
TULLIO PARISE
È domenica sera del 28
ottobre. È stata una bella
giornata: si sono tenuti i
cortei e la rappresentazione pubblica per il 130“ anniversario della nascita del
Comune di Luserna San
Giovaiini; il tempo ha favorito la manifestazione, con
una giornata soleggiata e
mite, da inizio autuimo più
che da fine ot- _«»»»«
tobre. La partecipazione è
stata notevole;
non ho potuto
né saputo con
/ lusernesi
riscoprono
valdesi, e non solo, di San
Giovanni; in fondo il nostro
borgo, erede di quel Comune che 130 anni fa si uni con
Lusema, di vocazione popolare e contadina, sente ancora oggi U sapore delle feste di piazza che coinvolgono gli strati magari meno
elevati culturalmente della
popolazione ma sicura—mente più legati a dimensioni agricole
e semplici.
Forse di fronte a im dibat
IIC ^ilUULU CUU- ... . IV »* fcM»
tare i presenti C0Í1 ÇIOIQ lO StOÌIQ tito pubblico
ma da San Giovanni giurerei
che eravamo
almeno 150; in
piazza agli Airali credo non
meno di 1.000. Tutto è andato bene, quindi.
Ripercorro con la mente
le tappe che ci hanno portato qui: dai primi contatti
al mese di marzo tra l’assessorato alla Cultura del
Comune e il nostro Gruppo
teatro, alle prime riunioni,
in luglio e agosto, piuttosto
scarne e dispersive che ci
hanno fatto temere per
l’organizzazione; dal ricevimento del copione così approssimativo, così sembrava, alle prime prove congiunte con l’altra compagnia teatrale e con il regista; e infine, con un po’ di
timore per il debutto in
una cosa così particolare
per il nostro Gruppo abituato da sempre a calcare
solo U palco dei nostri teatri, alla giornata di oggi.
Ma, lo ripeto, è andato tutto bene. Da questa giornata
nascono alcune riflessioni
spontanee, che provo a
mettere in ordine.
La partecipazione: come
ho detto, da San Giovanni
eravamo veramente molti e
questo stupisce, se consideriamo quanto in fondo sia
stata poco pubblicizzato
l’evento: qualche volantino
sparso nei negozi e alcuni
manifesti che però davano
poco risalto alla manifestazione rispetto al contesto
più ampio, la Fiera dei Santi, in cui la stessa era inserita; quello che colpisce è
proprio questo muoversi di
così tante persone, spinte
non da una reale richiesta,
ma piuttosto da un passa
parola di comunità. Perché
tutta questa gente? Forse è
stato un caso, ma piuttosto
credo si sia trattato di una
risposta a un evento che,
sentito poco dagli organi
esecutivi della nostra comunità, ha visto vibrare le
corde della presenza dei
de! proprio
Comune
la gente si sarebbe mossa
di meno, ma
in queste cose
si muove, co
me per la «Festa del raccolto».
La moda: mai come in
questi ultimi anni ogni paese produce eventi che richiamano alla propria storia più o meno antica; mai
come adesso gente che non
c’entra nulla con la cultura
locale e che proviene da retroscena differenti si identifica in una storia e in una
cultura apparentemente se
polta da tempo; è sufficiente pensare, in ambito pinerolese, alle manifestazioni
per la «Maschera di ferro».
Lo stare insieme: in cen
tro si è vista una fiumana di
gente che non si conosceva,
parlare, stare insieme e
commentare; non tanto
quelli seduti comodamente
sotto il Palatenda, ma piuttosto tutti coloro che sono
stati fuori dal capannone ad
attendere l’arrivo dei figu
ranti e poi a scambiarsi opinioni con l’aiuto del pane
del salame e del vino: era
una festa di piazza, di quelle
che il nostro Comune non
conosce, data la sua fram
mentarietà antica che ancora si protrae oggi.
Il gioco: ho visto attorno
a me gente allegra, gente
che si è divertita, che gioca
va; la dimensione del gioco,
che noi adulti dimentichia
mo spesso, almeno per
quanto riguarda la sua
componente catartica e te
rapeutica, oggi era presente
in tutti; in questi giorni tristi e angosciosi, in cui ci
sembra di essere ripiomba
ti negli anni della «guerra
fredda», in cui ci chiedia
mo cosa ne sarà di noi e del
nostro futuro, un bel po’ di
gente si è divertita, spen
sieratamente, travestendo
si, stando insieme, man
giando pane e salame. Po
trà sembrare superficiale,
ma io in tutto questo ci vedo un segno di speranza.
12
PAG. 12 RIFORMA
t Eco Delle Iàlli Aàldesi
VENERDÌ 16 NOV
PINEROLO: VERSO LA CONCLUSIONE I LAVORI
AL TEATRO SOCIALE — Terminata la parte
strutturale del primo lotto di lavori, al Teatro sociale (nella foto la vecchia facciata) si sta proce
dendo alla posa del pavimenti e alla sistemazio
ne degli impianti luce. «Il progresso fatto nei lavori - dice il sindaco, Alberto Barbero - lascia
ben sperare per un completamento della struttura nei tempi previsti». Insomma in Comune
sono fiduciosi che il nuovo teatro, o meglio il
huovo Centro congressi, entro dicembre sia terminato con la previsione di avere una prima
apertura al pubblico per l’inizio di aprile.
PRIMA NEVE ED È SUBITO VIABILITÀ DIFFICILE
— Il brusco ribasso della temperatura e le forti
correnti umide in quota hanno favorito la caduta della prima neve della stagione, anche a basse
quote. La vai Chisone, con la vai Susa, le zone
dove più copiosa è stata la coltre nevosa, al punto da mettere ben presto in difficoltà la circolazione stradale a partire dall’altezza di Fenestrelle. Positiva invece ia nevicata per le stazioni in
vernali: il primo strato naturale ha dato in molti
casi la possibilità di «sparare» altra neve artificiale creando così un iniziale fondo sulle princi
pali piste dell’alta valle.
I GIOVANI E IL ’68 — È il tema della prima di un ciclo di serate a tema organizzato dall’animatrice
giovanile del 1° circuito della Chiesa valdese e
aperto a tutti. «Il ’68: che cosa è stato e che cosa
può dirci oggi»: giovedì 22 novembre alle 20,30,
alla Casa unionista di Torre Pellice, se ne discuterà con Claudio Pasquet e Anita Tron.
VAL PELLICE: UNO STRACCIO DI PACE — Secon
do giovedì con il sit-in nonviolento promosso
dal Val Pellice Social Forum. L’appuntamento,
con candele accese e un pezzo di stoffa bianco
legato al braccio (come invita l’ong Emergency)
per dire no al terrorismo, all’intervento militare
in Afghanistan e al coinvolgimento italiano, è
per tutti i giovedì dalle 17 alle 19 in piazza Partigiani a Luserna San Giovanni.
ASL 10: AL VIA LA TASK FORCE — L’Asl 10 di Pine
rolo ha attivato una task force di medici con il
compito tassativo di azzerare l’arretrato e le lunghe attese per le visite di accertamento dell’in
validità civile e degli stati di handicap. I giorni di
attesa per le visite erano improvvisamente au
mentati nel mese di settembre, fino ad arrivare
lo scorso 31 ottobre a circa 7 mesi. Grazie alla task force saranno effettuate 15 sedute settimanali
alle quali accederanno 160 persone per settimana. Costo dell’operazione: 200 milioni di lire. Da
gennaio in poi si rientrerà entro i tempi di attesa
(60 giorni) definiti dalla Regione.
AUTOMOBILI, OBBLIGATORIO IL BOLLINO BLU
— Dal 2000 il bollino blu (controllo dei gas di
scarico) è diventato obbligatorio sull’intero terri
torio della Regione. L’obbligo, se non si vuole pagare una multa salata, riguarda tutti i veicoli di
proprietà di persone, enti o società con residen
za e sede in Piemonte. La verifica per il rilascio
deve essere effettuata ogni 12 mesi per i veicoli
immatricolati dopo il 1° gennaio 1988 e ogni 6
per gli immatricolati prima del 1° gennaio 1988.
COOPERATIVA DI CONSUMO: ASSEMBLEA — È
convocata per il 22 novembre, alle 21, nella sede
di via Roma 7 a Torre Pellice, un’importane assemblea della Cooperativa operaia di consumo.
All’ordine del giorno, a parte il rinnovo delle cariche sociali, i provvedimenti che i soci intendono
assumere a seguito delle difficoltà economiche in
cui si è venuta a trovare la storica cooperativa.
ANTINFLUENZALE RECORD: 15.000 VACCINAZIONI — Volge al termine la campagna di vaccinazione antinfluenzale dell’Asl 10 e i risultati indicano una tendenza alla crescita: su 29.000 persone ultra 64enni residenti nel Pinerolese sono
circa 15.000 quelle che hanno scelto di farsi vaccinare, dunque ben più del 50%. Sono pertanto
stati utilizzati in pieno i 2.000 vaccini fatti acquistare in più rispetto all’anno scorso, anzi, su richiesta dei medici di famiglia alcune altre centinaia sono state acquistate proprio in questi giorni. Una spesa globale di 240 milioni, a tanto ammonta il costo della campagna antinfluenza
dell ’Asl 10 per il 2001.
POSTA
Aperta la consueta rassegna agricola a Cavour
Tuttomele e altri frutti
Diversamente dall'anno scorso le prospettive per questa
stagione sono favorevoli per le aziende del territorio
PIIRVALDO ROSTAN
Chi ha letto il mio pezzo «Tre stagioni passate su e
giù per le Alpi», pubblicato su L’eco delle valli valdesi
del 9 novembre, probabilmente si sarà chiesto quale
distrazione improvvisa mi abbia portata a scambiare
Patrick Bérhault con Patrick Edlinger. No, non mi sono distratta: il mio testo aveva le parole giuste al posto giusto. Però, nei passaggi successivi, qualcosa è
andato storto e il risultato ha re.so un cattivo servizio
a Bérhault e a me. Sono dispiaciuta quanto i lettori.
Maria Rosa Fabbrini - Torre Pellice
/T»UTTOMELE» sot" J. to la pioggia, la
prima, vera, autentica,
fredda dell’autunno: la
prima conseguenza è il
calo dei visitatori e la poca voglia di comprare.
Eppure gli spazi espositivi sono come al solito curati ai meglio, ogni angolo di Cavour racconta di
mele, in vetrina, sulle auto, nei ristoranti. E se
questa rassegna, giunta
alla 22® edizione, continua a richiamare visitatori da ogni dove e non
. solo dal Piemonte è perché la frutticoltura la fa
davvero da padrona: e il
coinvolgimento di scuole
di agraria, sindacati di categoria, aziende di qualità conferma ia vitalità
di un comparto come
quello della frutta che vive quest’anno una situazione particolare: è un
anno buono per le aziende agricole non tanto per
la produzione ma soprattutto per i prezzi, ben più
alti delle ultime stagioni.
«La stagione delle actinidie - spiega per esempio Dario Martina, insegnante all’Agrario di Osasco nonché produttore in molte aree è iniziata
nei settembre del 2000,
con una grandinata violentissima: non è stato
solo distrutto il raccolto
dell’anno scorso ma anche quello di quest’anno:
la vegetazione è ripartita
quest’anno con grande
difficoltà, basti pensare
che su circa un ettaro ho
raccolto “ben” tre frutti».
In compenso, poiché anche altrove non è andata
meglio, ii prezzo è salito e
supera abbondantemente, all’ingrosso, le 1.000 lire, cosa che non accadeva da tempo.
Situazione analoga per
le mele, produzione che
occupa nel basso Pinerolese oltre 500 ettari: an
che qui la vendita sta andando bene, con prezzi
che variano dalle 600 alle
800 lire ail’ingrosso garantendo un buon utile
ai produttori. Ben diversa dunque la situazione
dall’anno scorso quando,
nelle zone colpite dalla
grandinata si raccoglieva
pesantemente sottocosto: quelle mele venivano
comprate dagli ammassatori a 50 lire al kg con
un danno assoluto tenuto conto anche solo del
costo di raccolta. Su chi
si affidano le aziende
agricole della nostra zona per la raccolta delle
frutta? Resistono i famosi
studenti di un tempo che
per qualche settimana
lavorano nelle cascine
oppure si vanno affermando anche da noi i
nuovi fenomeni dell’immigrazione dai paesi del
Terzo Mondo? «Ci sono
ancora moiri studenti spiega. Martina - e se devo valutare dalle mie conoscenze, non sono molti gli extracomunitari che
lavorano nelle nostre aziende». Gran parte della
manodopera è di provenienza locale, casalinghe
che trovano per aicuni
mesi un’occupazione,
.pensionati e, immancabili, gli studenti.
Un disegno di legge presentato dal ministro
Novità per chi insegna religione
MASSIMO CNONE
Fra voti sulla guerra e
allarme antrace, sta
passando (quasi) sotto
silenzio la proposta di
legge del ministro all’Istruzione, Letizia Moratti.
Nel nuovo ddl, che sarà
presentato al prossimo
Consiglio dei ministri, ci
sono grosse novità per i
circa 20.000 insegnanti di
religione cattolica.
Il testo del disegno di
legge, ovviamente non
ancora definitivo, ha tra i
suoi punti cardine il
«passaggio» in ruolo, con
contratto a tempo indeterminato, del 70% dei
docenti. Nel dettaglio
non si conoscono quali
saranno i criteri (di merito? di conoscenza «dell’ordinamento scolastico, degli orientamenti didattici e pedagogici e
della legislazione scolastica»? di anzianità?) per
definire chi farà parte di
questo 70% di «fortunati»
e chi dovrà invece accontentarsi del tempo determinato. La verifica della
«idoneità» continuerà a
non essere compito dello
stato: spetta sempre
all’ordinario diocesano
«indicare» il candidato,
che sarà poi «nominato»
dal preside del singolo
istituto. Al primo concorso sarebbero ammessi
coloro che, circa 10.000,
hanno alle spalle almeno
quattro anni di servizio.
Gli altri, per il momento,
aspettano. Secondo il
Concordato del 1984,
non sarà comunque necessario essere laureati
per insegnare negli istituti secondari.
Il ministro Moratti prevede di spendere circa 15
miliardi nel 2002, che saliranno a 50 a partire dal
2003. Le prime critiche
arrivano da sindacati
(esclusa la Cisl-scuola) e
associazioni per la laicità
(fra le altre «Per la scuola
della Repubblica»), che
denunciano «l’apertura
di un canale privilegiato
di reclutamento nella
scuola pubblica nei confronti degli altri candidati con titoli specifici per
l’insegnamento delle diverse discipline». Perché
l’insegnante di religione
«di ruolo», se disporrà
dei titoli idonei, potrà
passare aile altre cattedre, senza percorrere
l’iter tradizionale.
Soddisfatti, anche se
cauti, gli insegnanti di religione, che hanno letto
la notizia sui giornali. «Se
il disegno di legge andasse in porto - dice Laura
Priotto, insegnante di religione all’Istituto tecnico
Alberti di Luserna San
Giovanni - si tratterebbe
di regolarizzare una situazione che già esiste di
fatto: bisogna capire come saranno organizzati i
concorsi». Al coro dei
consensi, ma «senza farsi
illusioni», si unisce Franco Coccolo, che insegna
religione da 11 anni, prima docente di Lettere e
ora all’Istituto agrario di
Osasco. «Con questo disegno di legge - commenta Coccolo - si risolverebbe una situazione
di “precariato” che dura
da anni». E la reazione
dei colleghi? «Alla notizia
del ddl ci hanno fatto alcune battute, ma anche
con i valdesi c’è un buon
rapporto basato sul rispetto reciproco».
L'on. Merlo e la «Margherita»
Oltre il partito
«Margherita, oltre il
partito» è il titolo dell’ultimo saggio del parlamentare pinerolese Giorgio Merlo che affida la
prefazione al leader della
coalizione di centro-sinistra, Francesco Rutelli. E
proprio l’ex sindaco di
Roma sarà a Pinerolo lunedì 19, alle 21, all’Istituto Murialdo, per presentare il libro con introduzione di don Vittorio Morero: nella serata saranno
anche affrontati i temi legati al congresso Ds e alle
recenti scelte di politica
internazionale.
Il volumetto affronta
come filone principale il
ruolo possibile dei cattolici democratici nell’Ulivo, un ruolo che fino alla
nascita della Margherita
sembrava assai nebuloso
e che ora, alla luce del
successo ottenuto il 13
maggio alle elezioni politiche e successivamente
nella tornata amministrativa, sembra assumere
una capacità «fondante»
del nuovo soggetto del
centro-sinistra.
Si tratta di un’area, a
parere dell’on. Merlo,
chiaramente alternativa
alla destra che, proprio
dalla presenza di un forte polo di centro, è destinata a rafforzarsi. L’analisi affronta anche la crisi
generale del sistema partito, il bisogno di una
nuova, vera, classe dirigente, l’impraticabilità
di ogni tentativo di «terza via» al di fuori dell’alternanza centro-destra
centro-sinistra, la questione di un pluralismo
politico dei cattolici,
«senza nostalgie ma con
coraggio, disinteresse e
sincera passione».
Provincia e Comunità monij
Le aziende e i dani
dell'alluvione
Le Comunità montane
della Provincia di Torino,
l’anno scorso, al momento di prepararsi a gestire le tante nuove competenze arrivate dalla
Regione, decisero di affidarsi alla Provincia di
Torino con un accordo di
programma, che dovrebbe essere riconfermato
anche per il prossimo
anno. Fra le prime incombenze che il settore
si trovò a gestire, non
previsto ma decisamente
pesante, vi fu quello dei
danni alluvionali per le
aziende agricole. Ben 112
le domande presentate
nel territorio delle tre
Comunità montane, 74
quelle ammesse per un
totale di aiuti (al 40%) di
circa 280 milioni: ia vai
Pellice è in prima fila in
questa poco invidiabile
classifica, con 59 aziende
cui è stato riconosciuto il
danno: è più pesante solo il bilancio delle valli di
Lanzo con 76 domande
ammesse. In totale nelle
Comunità montane della
Provincia di Torino sono
stati riconosciuti danni
agricoli a 295 aziende,
per un importo (sempre
al 40%) di 1.551 milioni.
A questa cifra va aggiunta quella, e sono alcune
decine di milioni, legata
ai danni diretti alle produzioni colturali. Inte
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che messe in ope,!
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e 145 nelle valli Chisoi
Germanasca (4,3%),
dici
ibrifei
I Chiese valdesi del I distretto
Prossime scadenze
20 novembre: Rorà, studio biblico 1° circ.
2 dicembre: Pinerolo, incontro dei catecumeni.
10-31 dicembre: Torre Pellice, mostra mercatoi
Casa delle diaconesse (dalle 15 alle 18).
22 dicembre: Torre P., festa Casa delle diaconesse
23 dicembre: Luserna San Giovanni, festa dell’Asi
26-31 dicembre: Agape, campo invernale «L'insoi i
nibile leggerezza dello sviluppo».
4-6 gennaio: luogo da definire, campo invernaleCi
13 gennaio: San Germano, incontro dei catecum«
15 gennaio: Torre P., studio biblico 1° circ. (Mosè).
25 gennaio: Chiotti, assemblea 3" circuito.
25 gennaio: Angrogna, assemblea 1“ circuito.
3 febbraio: Prarostino, incontro dei catecumeni.
16-17 febbraio: tutte le chiese, falò, agapi frate® *
giornate comunitarie.
19 febbraio: Luserna San Giovanni, studio bibù
circuito (Davide).
2-3 marzo: Agape, incontro catecumeni 3" e 4” a®
19 marzo: Bobbio, studio biblico 1“ circuito (EM
23-24 marzo: luogo da definire, week-end dellaF#
7 aprile: Pramollo, incontro dei catecumeni.
7 aprile: luogo da definire, convegno distrettuale
tema «Chiesa e territorio».
14 aprile: Milano, festa delle corali.
16 aprile: Angrogna, studio biblico 1° circ.
20-21 aprile: Agape, incontro dei catecumeni
2° anno. .
5 maggio: luogo da definire, incontro dei
12 maggio: Torre Pellice, festa di canto delle s
domenicali. j,
circii»'
approvi
gli deg
cdnsor2
sione d
ancora
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70. Tra
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Statuto
sodami
canza,
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singoli
relativ
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14 maggio: Villar Pellice, studio biblico 1
(Ecclesiaste).
17 maggio: Prali, assemblea 3° circuito.
17(19) maggio: Bobbio Pellice, assemblea Dete
18-19 maggio: Vallecrosia week-end scuole doni'
8-9 giugno: Rorà, Conferenza distrettuale. ^
12-24 giugno: Vallecrosia, colonia bimbi 6 ai
23 giugno: Luserna San Giovanni, festa dell
25 giugno-7 luglio: Vallecrosia, colonia ragaz®
ai 12 anni. ^
28 luglio: Luserna San Giovanni, festa del R>
Carlo Alberto. ^
Questo elenco di appuntamenti
mente aggiornato e ripubblicato; vi P’’^.8
gnalare alla Ced le attività di interesse distre
eventuali variazioni di luoghi e date.
Per la pubblicità
su
tei. 011-655278
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13
.poni I^VEMBRE 2001
E Eco Delle "\àlli ìAldesi
PAG. 13 RIFORMA
Consorzio Bacino imbrifero montano del Pellice
nuova gestione del Bim
¡¡¡presidente, Cioncarlo Griot, si dichiara soddisfatto della
Miope di risanamento condotto nell'ultimo anno e mezzo
j^lPE ROSSO_
ni dichiara soddisfatto
Q1 presidente del Bim
ffisorzio per il bacino
rrifero montano del
lice), Giancarlo Gnot,
svolto nell’ulti
^®*s«Krione di partenza non
itl^^erto delle migliori:
deUe,
del lavoro
woanno
e mezzo. «La si
^neto. Ma l’azione di risaLento che abbiamo
’,««t umpiuto sembra aver
olteini“^
)i propri
frutti e molti
liti fondi da recuperaPascol ^situazione ammini'Sf vili Ltiva poco chiara; mol
^fp atre questioni sul tap
à moni®?!Gì, I’!,7inne di risa- nuovo tipo di ripartizione
che verrà approvata mell’assemblea dei soci di fine novembre». Relativamente alla nuova ripartizione una soluzione sembra essere stata trovata
stabilendo delle quote
percentuali che ripartiscono gli incassi in un
10% in parti uguali fra
tutti i Comuni e il rimanente secondo questi parametri: 30% in relazione
alla superficie di ciascun
ente, il 5% in relazione
agli abitanti; e infine il
ilitàcli ‘“{a nuOTa gestione del ■ 55% ai Comuni in cui riBim ha provveduto in
tero illlS,uest’anno anche alla si
Festa domenica a Torre Pellice
Società operaia
150 anni di storia
meriti in questo vanno
soffia Attribuiti anche al nostro
®*“i**miale segretario, Emilio
„ ' ^Maglio»- In effetti dal
Ila Con '2000 ad oggi sono stati
‘gassati e quindi ridistri
buiti ai Comuni consorziatipiù di 2,5 miliardi
ostraà fqie nel 2000 e 750 nel
buonai ìJq’qi] comprensivi di tutti
ditoriii %>arretrati e di quasi 200
i^iioni di interessi legali
relativi agli ultimi 5 anni.
Pine®
Chisoo
3%),
tto
eni.
sultano ubicate le prese
d’acqua usufruita dalla
società concessionarie.
Situazione sistemata
insomma per le casse e
per l’amministrazione
del Bim? «Così pare - dice ancora Griot - anche
se alcune questioni non
strettamente inerenti al
nostro operare vanno ancora sistemate e abbiamo
tutt’ora in piedi le cause
con il vecchio segretario
(l’udienza in tribunale
per altro è già stata fissata per la metà di dicembre) e con un privato».
PIERVAIDO ROSTAN
Non è da tutti festeggiare i 150 anni di attività; a questa ricorrenza
giunge oggi la Società generale operaia di mutuo
soccorso di Torre Pellice
che ricorda l’evento domenica 18 novembre con
una festa alThotel Gilly.
La società fu tra le prime
del Piemonte. Già nel
1736 a Torino, era sorto il
«Pio istituto lavoratori
capellai» e poi via via,
sempre a Torino, ecco
affacciarsi le unioni dei
tipografi, dei calzolai e
dei parrucchieri. A Venezia, e siamo già nel 1836,
nasce la società di mutuo soccorso dei Medici
chirurghi. Nel 1849 nasce la Società operaia di
mutuo soccorso di Pinerolo e 12 anni dopo, appunto, quella di Torre
Pellice. 11 primo verbale
della società torrese venne redatto nella casa del
socio Giacomo Basso in
via del Forte 3Nella ricorrenza dei 150 anni la società operaia ha pubbli
cato un libretto segnalando alcune delle tappe
più significative dei primi
50 anni; fra le altre annotazioni si trova un costante aumento di adesioni (nel 1901 i soci erano 241) e una decisione
importante in tema di
pluralismo religioso: in
occasione delle numero-:
se feste sociali «il servizio
religioso venga fatto una
volta col rito cattolico e
una volta col valdese».
Con il passare degli anni il ruolo delle società
operaie cambia; non siamo più nelle condizioni
in cui un secolo e mezzo
fa, una grandinata o un
incidente sul lavoro potevano mettere in ginocchio una famiglia. E tuttavia gli attuali 120 soci,
presidente Aldo Cougn
da un ventennio, mantengono un legame con
le radici: quest’anno 4
milioni verranno devoluti in beneficenza a quattro eliti: Ospedale valdese, San Giuseppe, Croce
Rossa, Istituto per la ricerca sul cancro.
NELLE CHIESE VALDESI
1» CIRCUITO — Studio biblico del circuito, martedì
20 novembre, a Rorà, alla scuola delle Fucine, a
cura del pastore Donato Mazzarella.
ANGROGNA — Domenica 24 novembre avrà luogo
un’assemblea di chiesa che sarà presieduta dal
pastore Luciano Deodato, presidente della Ced
per l’elezione del nuovo pastore o la riconferma
del pastore Franco Taglierò che inizia il suo settimo anno ad Angrogna; per questa asseiriblea è
indispensabile che sia presente la metà più uno
dei membri elettori iscritti. Giovedì 22, alle ore
20,45, alla scuola grande del capoluogo, incontro
aperto a tutti con Giorgio Tourn che parlerà su
«La cena del Signore secondo i riformatori».
BOBBIO PELLICE — Culto animato dai giovani domenica 18 novembre. Riunione quartierale
all’Inverso martedì 20 novembre, alle 15.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 25 novembre, assemblea di chiesa.
MASSELLO — Venerdì 23 novembre, alle 20,30, riunione quartierale a Reynaud.
POMARETTO — Giovedì 15 novembre, studio biblico all’eicolo grande. Venerdì 16, alle 16, culto al
centro anziani di Porosa. Mercoledì 21, alle
20,30, riunione quartierale a Pomaretto.
PRAROSTINO — Giovedì 15 novembre, alle 15, riunione quartierale alla borgata Gay, mercoledì 21,
alle 20,30, riunione ai Cardonatti.
RORÀ — Giovedì 22 novembre, alle 20,30, incontro
alle fucine.
SAN SECONDO — Alla Lombarda, mercoledì 21 novembre, alle 20,30, riunione quartierale.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì 20
novembre all’Inverso, mercoledì 21 ai Bouissa
venerdì 23 agli Appiotti, tutte alle 20,30.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: lunedì 19 novembre, alle 20, a Pian Faetto; mercoledì 21 novembre, alle 14,30 ai Trossieri, alle 20 alla Roccia; venerdì 23 novembre, alle 20, a Villasecca.
I , I V»»»*«—---
‘stémazione dell’anagrafe
chesi f(jeiconcessionari e so'prattutto alla stesura del
'tmovo Statuto consortile
che, recentemente ap
10 (12j provato dal Consiglio co^ múllale di Porte, prossimamente arriverà alla
approvazione nei Consigli degli altri Comuni
consorziati. «Con la revisione dello Statuto - dice
Maneota Griot - abbiamo
voluto adeguare questo
sthimento alle esigenze
attuali essendo il precedente Statuto degli Anni
70. Tra le variazioni rincatoi ¡spetto al vecchio testo
importanti quella riguardante la presidenza che
verrà, secondo il nuovo
messa
ell'Asi
r Statuto, ricoperta prowi
soriamente, in caso di vacanza, dal sindaco di Pinerolo ma anche l’eliminazione dal testo della
■ nonna che stabiliva le ripartizioni delle quote fra i
singoli Comuni. Proprio
relativamente a questa
questione in questi mesi
abbiamo lavorato a un
nale(^ ì
icum»
Mosè).
leni.
fratelli
bibliffl
4” affi
(Elia).
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La chiusura della Cascami costringe allo sgombero
L'ecomuseo non ha più i locali
LILIANA VIGLIELMO
La chiusura della Cascami seta di Pomaretto ha avuto una ricaduta immediata anche
sull’attività dell’Associazione ecomuseo delle
Valli di Perosa Argentina
e in particolare sul progetto di un museo del
tessile di cui si parla da
tempo. Siccome i macchinari fin qui raccolti
erano conservati nei locali della Cascami seta,
l’associazione è stata invitata a trasferirli altrove,
in vista di uno smantellamento dell’edificio.
11 problema è che a tutt’oggi l’ecomuseo non ha
una sede idonea per ricoverare i macchinari,
perché l’ex convitto Gutermann, che la Provincia di Torino avrebbe ac
quistato per questo scopo, non è ancora stato ristrutturato e, malgrado
tutti gli studi e i documenti prodotti, sta cadendo a pezzi.
La Provincia sembra
ora intenzionata a muoversi appaltando una
parte dell’immobile a privati per la costruzione di
alloggi, e conservandone
circa un terzo per il museo e sede di attività culturali Intanto l’associazione si è fatta conoscere
e ha aumentato a 80 il
numero dei soci; le quote
di questi, un contributo
del Comune di Perosa e
offerte varie costituiscono le entrate certo non
cospicue dell’associazione, tenuto conto che
l’affitto dei locali, attualmente in uso per le attività, pareggia quasi le
iscrizioni. Sempre dal
punto di vista finanziario
c’è però da tenere in conto che la Provincia ha largito un contributo di 30
milioni in due «tranches»
destinate all’acquisto di
. strutture da usare per le
mostre e di pannelli illustrativi per il percorso didattico che si dovrebbe
snodare attraverso l’abitato di Perosa.
Per pubblicizzare maggiormente la sua attività,
l’associazione ha pensato da quest’anno di mutuare un’iniziativa che
già altrove ha dato buoni
risultati, invitando artigiani del tessile a presentare i propri prodotti in
un’esposizione da tenersi in primavera in concomitanza con altre manifestazioni perosine di sicuro richiamo.
Spettacolo di burattini al «Forte» di Torre Pellice
Gli incontri di un foglio di carta
Nuovo appuntamento,
domenica 18 novembre
alle 16, al teatro del Forte
di Torre con la rassegna
«Domenicaintre» di Nonsoloteatro. La compagnia
«Teatro dei burattini» di
Varese presenta «Cartina»
di Enrico Colombo, con
Elisabetta Colombo e Enrico Colombo.
È uno spettacolo di burattini contemporaneo
che racconta la storia di
una bambina di carta.
Cartina, e del suo viaggio
di conoscenza del mondo. Nasce da un foglio di
carta e dall’incontró con
diversi personaggi, lungo
un percorso segnato da
continue scoperte che
rendono Cartina più sicura e matura, aiutandola a meglio capire il suo
futuro. La nascita, la paI ura, il sogno e l’amore
sono i tempi proposti
dallo spettacolo che, per
raccontarsi, utilizza coloratissimi burattini costruiti interamente con
carta e cartone. Nei diversi momenti della narrazione, infatti, il materiale (carta dipinta, ritagliata, riciclata, ricreata)
si trasforma di volta in
volta personaggio, scenografia, musica, magia.
Seguendo le avventure
di Cartina, gli spettatori
si troveranno coinvolti in
coloratissimi balletti, sogni di carta candida, battibecchi fra curiosi animali e strani personaggi
cartacei, aiuteranno la
protagonista a sfuggire
agli agguati di un corvo o
di una strega, entreranno
in castelli incantati.
Numerosi e interessanti sono gli stimoli di
attività didattico-teatrali
che vengono proposti:
dalla costruzione di marionette, all’invenzione e
drammatizzazione di storie, alla realizzazione di
balli e coreografie con
musiche e burattini.
L’originalità dei materiali scenografici, la semplicità della messa in
scena e il coinvolgimento del pubblico fanno di
«Cartina» un’assoluta
novità e lo rendono uno
spettacolo facile da riproporre alle analisi, alla
lettura e alla comprensione del pubblico infantile. Ingresso £ 6.000,
prenotazione necessaria.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
tuo
i BANDO PER L'ASSEGNAZIONE DI UNA
BORSA DI STUDIO
IN MEMORIA DEL
DR. GIOVANNI MOURGLIA
PER LA FREQUENZA DEL DIPLOMA
UNIVERSITARIO
DI INFERMIERE PROFESSIONALE
p®?ociazione Amici dell’Ospedale valdese di Torre
rellice promuove un bando per l’assegnazione di
numero 1 borsa di studio in memoria del suo ex prefWente nonché socio fondatore dr. Giovanni Mourdestinata a studenti per la frequenza del diploma
_Diversitario di infermiere professionale nell’anno
clastico 2001-2002.
inquisiti richiesti:
intestato di iscrizione al corso di D. U. di infermiere
Fofessionale;
jn^^Nutazione di non essere beneficiario di altre forj ^®°ntegno (borse di studio universitarie o elargite
"hi enti 0 associazioni).
j ORO della borsa di studio: £ 5 milioni.
P®*' l’assegnazione della borsa di studio può
. sere richiesto a:
ssociazione Amici dell’Ospedale valdese di Torre
3l Grazia Brilli, str. Vecchia San Giovanni
Prèw 1 ^ Luserna San Giovanni, tei. 360-205108 e
a-i. ?. ® segreteria della direzione sanitaria dell’ospe^ « Torre Pellice, tei. 0121-952611.
tro devono pervenire ai suddetti indirizzi en
giorno sabato 15 dicembre. Non saranconsiderazion@>domande pervenute con
^fP^siasi mezzo dopo tale data.
il presidente Amici
Ospedale di Torre Pellice
S. Nisbet
¡¡-„»mm
Torre Pellice: Associazione «Amici (dell'ospedale»
Maggiore serenità per lavorare
MASSIMO GNONE
■\TEI nostri ospedali manca la sevi renità per lavorare: il mio sogno
è che ci sia più serenità». Sono parole
di Sergio Nisbet, da aprile di quest’anno nuovo presidente (dopo le dimissioni e la successiva scomparsa del
dott. Mourglia) dell’associazione Amici
dell’ospedale valdese di Torre Pellice.
«La nostra diaconia vive un disagio, i
segni di questo senso di precarietà ci
sono stati nel dibattito sinodale - dice
Nisbet - e questo incide sugli operatori: anch’io mi chiedo come si farà a sanare un deficit così pesante».
Stringersi intorno agli ospedali,
quindi: è la priorità di questo periodo
di sanità che cambia. Un compito che
l’associazione Amici vuole assolvere
lavorando di supporto alla Ciov. «E
molto importante avere un incontro
con la nuova Ciov, il suo presidente
Giancarlo Griot e il direttore generale
Luigi Stabile - sostiene Sergio Nisbet non solo per conoscersi, ma per pianificare progetti comuni. Insieme dovremo mettere a fuoco l’indirizzo dato
agli ospedali delle Valli e di Torino: per
il momento non conosciamo le strategie dei tre ospedali».
L’associazione amici delTospedale di
Torre Pellice vuole mantenere il prestigio guadagnato con la presidenza
Mourglia. I soci, che contribuiscono
con una tessera annuale, sono circa
500, ma il 30%-40% del bilancio arriva
dalle donazioni. Persone (molte non
valdesi) che, al momento del ritorno a
casa, lasciano un contributo per l’attività dell’ospedale.
Nella primavera 2002 il Consiglio direttivo sarà completamente rinnovato.
«Bisogna ringraziare coloro che si sono
impegnati in questi vent’anni di vita
(l’atto costitutivo porta la data delT8
giugno 1980, ndr) - continua Nisbet spero di poter contare ancora sulla collaborazione di queste amiche e di questi amici». C’è anche una richiesta da
girare alla Ciov: una stanza presso
l’ospedale che sia punto di riferimento
dell’Associazione. Ma quali sono i progetti degli Amici dell’ospedale di Torre
Pellice? «Negli ultimi anni, all’acquisto
di apparecchiature (circa 40 milioni di
spesa nel corso del solo 2001, ndr), abbiamo affiancato i progetti di formazione - spiega Nisbet -, potenziando le
borse di studio per infermieri. Se tutto
andrà bene, nel 2002 sosterremo l’impegno di cinque studenti, che potranno
svolgere il proprio servizio nei nostri
ospedali e nelle nostre case di riposo».
Al futuro incerto bisogna guardare
con ottimismo. «Per natura - commenta Sergio Nisbet - come protestanti siamo pessimisti, ma dobbiamo sforzarci.
C’è sempre qualcuno che si farà carico
di questo nostro modo di testimoniare».
BANDO PER L'ASSEGNAZIONE DI
BORSE DI STUDIO
PER LA FREQUENZA DEL DIPLOMA
UNIVERSITARIO
DI INFERMIERE PROFESSIONALE
L’associazione Amici dell’ospedale valdese di Pomaretto e l’associazione Amici dell’ospedale valdese di
Torre Pellice promuovono un bando per l’assegnazione di numero 4 borse di studio destinate a studenti per
la frequenza del diploma universitario di infermiere
professionale nell’anno scolastico 2001-2002.
Requisiti richiesti:
- attestato di iscrizione al corso di D. U. di infermiere
professionale;
- dichiarazione di non essere beneficiario di altre forme di sostegno (borse di studio universitarie o elargite
da altri enti o associazioni).
Importo della borsa di studio: £ 5 milioni.
Il bando per l’assegnazione della borsa di studio può
essere richiesto a:
Associazione Amici dell’ospedale valdese di Pomaretto: sig.ra Adriana Meloni, presso il Servizio di riabilitazione dell’ospedale, via Maggiore Ribet 2, 10063 Pomaretto, tei. 0121-802811;
Associazione Amici dell’ospedale valdese di Torre
Pellice: sig.a Grazia Brilli, str. Vecchia San Giovanni
31, 10062 Luserna San Giovanni, tei. 360-205108 e
presso la segreteria della direzione sanitaria dell’ospe
dale di Torre Pellice, tei. 0121-952611.
Le domande devono pervenire ai suddetti indirizzi entro le'ore 12 del 15 dicembre 2001. Non saranno prese
in considerazione domande pervenute con qualsiasi
mezzo dopo tale data.
il presidente Amici
Ospedale di Pomaretto
G. Maritano
il presidente Amici
Ospedale di Torre Pellice
S. Nisbet
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle "\àlli Iàldesi
VENERDÌ 16
SPORT
PALLAVOLO
Nella 5“ giornata del campionato' serie C conferma il suo momento positivo
la giovanp formazione maschile pinerolese, vincendo 3 set a 0 in trasferta contro l’Atlante Savigliano e mantenendo
la seconda posizione in classifica, dietro alla torinese Palmar. Partita bella ed
equilibrata da entrambe le parti, con
due giovani formazioni molto simili sia
per il tipo di gioco, sia per il buon livello
tecnico. Molto bene in battuta, i ragazzi
di Scali hanno saputo organizzare un
bel gioco sia sotto rete che ai lati. I pinerolesi si preparano adesso ad affrontare il derby contro i «cugini» villaresi
sabato 17 alle ore 21 presso il PalaTechnosquare di Viale Grande Torino.
Amara sconfitta della Cerotti Technosquare nell’attesù derby contro la capolista Sisa Villar Perosa Volley, che fa scivolare le pinerolesi al quarto posto in
classifica. Sono state due ore di battaglia nel Palasport di Villar Perosa; una
partita bella e combattuta da entrambe
le parti chiusa in quattro set altalenanti.
In serie D maschile, bella prova della
giovane formazione pinerolese del 3S
Nova Siria che, vincendo in casa contro
la Polisportiva Fossanese, raggiunge in
cima alla classifica la Rotofiex Villafranca. Nei campionati giovanili bel successo delTunder 17 femminile del 3S Luserna che si è imposta per 3-0 sul campo della Bussola pallavolo; ancora per
3-0 ha vinto il 3S Pinerolo sul campo
dell’Allotreb in serie D maschile; per 30 si è imposto il 3S Pinerolo nel derby
col Villar Perosa nelTunder 15 femminile e l’ultimo 3-0 Tha ottenuto il 3S Pinerolo in trasferta a Busca nel campionato
under 20 maschile. Col «cappotto» si
sono chiuse anche due partite del 3S,
ma in negativo: nell’under 17 maschile
il 3S Pinerolo è stato superato dal Parella e nelTunder 15 femminile il 3S Pinerolo ha perso col Lingotto. Successo infine, al tie break, per il Volley Pinerolo
sul Meneghetti nelTunder 15 maschile.
HOCKEY GHIACCIO
Quarta partita e quarta sconfitta per
la Valpe nel campionato di serie C; in
trasferta ad Aosta con una formazione
per nulla trascendentale gli uomini di
Gaida sono stati battuti per 5-3. Subito
in svantaggio i valligiani sono rimasti a
lungo sotto per 1-0; poi nel terzo tempo
le altre reti: il Valle d’Aosta si porta sul
5-1 e nel finale la Valpe si rifà sotto, ma
senza impensierire la squadra di casa.
In rete due volte Ermacora (una su rigore) e Orticola. Domenica 18 altra trasferta, sul campo del Boscochiesanuova. Male anche Tunder 14 della Valpe:
opposti al Milano i valligiani sono stati
battuti per 6-2.
Nel campionato di serie A femminile
TAll stars è stata battuta in casa per 3-0
dal Fassa, complici alcune distrazioni
difensive e la forte difficoltà a imporre il
proprio gioco in attacco; domenica riposo, si riprende domenica 25, ore 12 a
Pinerolo, con il Bolzano.
L’unico punto della giornata viene
dalla All stars del campionato under 19:
opposti in casa alTEgna i piemontesi
sono andati sotto di una rete e si sono
trovati successivamente sempre in rimonta. Il 3-3 (reti di Viglianco, Andrea
Montanari, Marchisi poteva anche tramutarsi una in successo visto l’impegno nella seconda parte della gara. Domenica trasferta a Bolzano.
APPUNTAMENTI
FIADIO
BECKWITH EVANGELICA
FM 91.200-96.550
tei. 0121-954194
TENNIS TAVOLO
Fermi i campionati, è toccato ai tornei fare la parte del leone; a Courmayeur quattro giorni di tennis tavolo
hanno visto in campo i 40 migliori pongisti del mondo. Nella stessa occasione
si sono svolte le prove per i titoli italiani: tre pongisti della Valpellice hanno
giocato in quarta categoria, con 274
iscritti. Dopo aver superato i gironi di
qualificazione Paolo Rosso è stato fermato dei sedicesimi mentre Giuliano
Ghiri e Andrea Girardon si sono arresi
nei 32esimi.
Domenica 11 novembre a Torino
Mauro Cesano e Simone Odino si sono
classificati al 2° posto nel doppio categoria Nc e secondo posto anche per
Sergio Ghiri e Andrea Girardon in quarta categoria. Sabato 17 a Torre Pellice
partite di campionato per la serie CI e
due squadre della C2.
15 novembre, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: All’Asilo
valdese, alle 15, concerto e pomeriggio
di solidarietà del gruppo «Divertiamoci
insieme» delTAuser vai Pellice.
TORRE PELLICE: Alla Casa valdese,
alle 15,30, conferenza del professor
Piero Ferrerò su «Giovanni Pascoli e la
poesia del mistero», per TUnitrè.
CAVOUR: Nell’ambito di Tuttomele,
alle 9,30, giornata dell’Anziano al palasport; alle 11,30 premiazione dei centenari. Alle 14, Melagioco, alle 16,30 distribuzione frittelle, alle 21 ballo liscio.
16 novembre, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla Casa valdese, il Gruppo studi vai Lucerna
propone un incontro su: «Torino nella
Storia» a cura di Francesca Rocci, «Torino un’impresa editoriale», a cura di
Marco Navarino, «Torino nel Risorgimento», a cura di Daniele Jalla, conclusioni a cura di Claudio Pasquet.
CAVOUR: Nell’ambito di Tuttomele,
alle 21,30, commedia di Oddoero in
due atti «Prest ch’as fa tard».
TORRE PELLICE: Alla sede del Cai,
piazza Gianavello, ore 21, serata su «Le
montagne della grande guerra», a cura
di Gian Paolo Rovetto.
17 novembre, sabato
PINEROLO: A Palazzo Vittone, fino
al 9 dicembre, esposizione delle opere
di Enrico Colombotto Rosso; feriali ore
15,30-18, lunedì escluso, domenica ore
10,3-2 e 15,30-18.
PEROSA ARGENTINA: Al Teatro Piemont, commedia brillante «El sagrin
éd ven-i vej...»; pren. tei. 0121-803653;
BAGNOLO: Fino a domenica 18, 8“
Rally della pietra. Verifiche sportive
dalle 15 alle 19, alla sala consigliare,
dalle 15,30 alle 19,30, alla pedana di
partenza in via Vittorio Emanuele, verifiche tecniche. Domenica 18, alle
10,30, partenza da via Einaudi. Alle 16,
premiazione.
PINEROLO: Al teatro Incontro, alle
21,15, ultimo spettacolo in concorso
della XVI rassegna dialettale, «La pule
en tl’oria», presentato dalla «Compagnia dei miracoli» di Santena.
FENESTRELLE: Alle 21, nella sede
del parco di Pracatinat, proiezióne di
«Stelle cadenti e costellazioni».
CAVOUR: Nell’ambito di Tuttomele,
alle 15, visita guidata al corso di potatura. Alle 21,30 cabaret e musica con
Pietro Ghislandi e Mara Gandolfi.
ANGROGNA: Alle ore 21, alla sala
unionista, il Gruppo teatro Angrogna
presenta «La bicicletta di Yang»; prenotazioni alla Claudiana di Torre Pellice e
agli alimentari Vecco di Angrogna.
18 novembre, domenica
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede delTAvis, prelievi e visite.
CAVOUR: Nell’ambito di Tuttomele,
alle 9, in piazza Martiri per la Libertà,
presentazione del libro «Le carni bianche dalla storia all’attualità in Piemonte». Alle 9,30 poule degli assi a bocce.
Alle 14 frittelle per tutti. Alle 14,30 esibizione per le vie del paese della banda
«La pavonese» e della banda di Pomaretto; al termine, al teatro tenda, concerto finale. Alle 21 concerto finale della
XXII edizione di Tuttomele, con l’orchestra «Bruno Mauro e la Band».
19 novembre, lunedì
RINASCA: In località Dubbione, dalle
8 alle 17, fiera autunnale e IX rassegna
zootecnica.
TORRE PELLICE: Nella sede della
Comunità montana vai Pellice, alle 21,
incontro sui temi legati all’agricoltura
biologica, mense scolastiche.
PINEROLO: Alle ore 20,30, al Centro
sociale di via Lequio, incontro su
«Quali interventi per il disagio della
mente, prevenzione primaria, secondaria 0 terziaria?».
20 novembre, martedì
PINEROLO: AlTAccademia di musica, alle 21, concerto in favore dell’Aire,
«Le eroine di Verdi nel 100° anniversario della morte», con Giovanna De Liso
e Monica Natali.
22 novembre, giovedì
ANGROGNA: Al Foyer del Serre, alle
ore 15, concerto del gruppo «Divertiamoci insieme».
TORRE PELLICE: Alla Casa valdese,
alle 15,30, concerto con Paola Flora, al
pianoforte, musiche di Schubert,
Beethoven, Prokofiev, Kabalevski.
TORRE PELLICE: Alla Bottega del
possibile, seminario fino a venerdì 23,
dalle 8,30 alle 17, su «Il Centro diurno
per disabili».
notturna, prefestiva fi
telefono 800-2331 l'i
GUARDIA PARMA
(turni festivi con
DOMENICA 11 NOVEM
Cavour: San Lorenz.
Giolitti 93, tei, 69024
San Germano Chisone.
Farmacia Tron, tei. 587.',
Pinerolo: Nuova -1
Lazzaro, tei. 377297
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Dùe risposte del Consorzio per i cittadini e le aziende in caso di necessità
L’Acea alla ricerca di perdite di acqua e gas
Nuove strumentazioni tecnologiche consentono di intervenire rapidamente per localizzare
le fughe ed eseguire immediatamente le riparazioni necessarie. Con Aceacom al telefono si risparmia
Due nuovi Servizi
Acea per privati
e per aziende
Forte del patrimonio di
esperienze acquisito in decenni di attività e dell’alta
professionalità maturata
nel settore, il consorzio
Acea ha attivato due nuovi
servizi destinati a imprese
private, Comuni anche
non consorziati e privati
cittadini. Si tratta del servizio «ricerca perdite acqua» e del servizio «ricerca fughe di gas».
Non sfugge
una goccia
Per quanto riguarda il
servizio di «Ricerca perdite
acqua», il team di tecnici
specializzati Acea, grazie
anche alla grande dotazione tecnologica, è in grado
di individuare con precisio-.
ne chirurgica il punto esatto dove si è verificata la
perdita. Ciò consente interventi mirati e risparmia al
cliente onerosi costi di demolizione e risistemazione
delle pareti, pavimenti, o
quant’altro, dovuti a ricerche alla cieca.
Per rendere più chiaro e
capillare possibile questa
nuova opportunità di servizio, l’Acea sta predisponendo una serie di incontri
con gli operatori privati del
settore. Gli incontri voglio
no creare una proficua collaborazione e una sinergia
di inten/enti tali da rispondere in modo ottimale alle
esigenze dei clienti.
Il servizio di «Ricerca
perdite acqua» tocca i diversi livelli della circolazione idrica; l’impiego di tecnologia avanzata, infatti,
permette alle squadre di
tecnici di localizzare le
perdite idriche attraverso
tutti i tipi di manto stradale,
all’interno delle pareti, lungo i pavimenti, interni o
esterni degli edifici. L’alta
professionalità e la precisione della strumentazione, inoltre, permettono di
localizzare anche con precisione millimetrica la perdita di acqua calda e fredda dai circuiti di riscaldamento, dalle tubazioni di
scarico e nella rete di distribuzione acqua. Ma non
è finita qui; l’apparato tecnologico di cui si avvale il
team Acea consente la lo-,
calizzazione di tubazioni
sia metalliche sia di materiale plastico, aH’interno 0
all’esterno degli edifici.
Maggiore sicurezza
Accanto a questo servizio, l’Acea mette a disposizione di privati cittadini,
imprese e Comuni anche
un pacchetto di servizi relativo alla «Ricerca fughe
di gas Acea». Il bagaglio
di competenze acquisito
nel settore, fanno di Acea
un partner in grado di coprire le diverse esigenze di
gestione e manutenzione
degli impianti e capace di
soddisfare con professionalità e precisione le disposizioni previste dalla recente deliberazione
236/00 dell’autorità per il
gas e l’energia, garantendo al cliente un tempestivo
pronto intervento e quindi
la continuità di esercizio. Il
servizio prevede la possibilità di ispezioni reti a alta, media e bassa pressione: la verifica dello stato di
protezione catodica; il servizio di misura del grado di
odorizzazione del gas e la
manutenzione periodica.
Per informazioni sui servizi offerti e richiesta di
preventivi con tecnici sul
posto, telefonare al numero verde 800-6400 63.
ACEACOM,
il risparmio è in linea
Con il recente accordo
tra Acea e Noicom, l’azienda di telecomunicazioni del Nord-Ovest, il consorzio pinerolese ha compiuto un nuovo importante
passo in avanti e si consolida ulteriormente come
azienda multiutility. Dopo
essersi sviluppata sul territorio come realtà operante
nei settori della distribuzione e trattamento delle acque, del gas, della raccolta
e smaltimento rifiuti, la liberalizzazione del mercato
dei servizi ha posto l’Acea
di fronte a una scelta cruciale per la sua sopravvivenza: crescere 0 rischiare di sparire. Forte dell’esperienza e della pro
fessionalità maturata in
decenni di attività, l’Acea
alcuni mesi fa ha raccolto
la sfida e con la costituzione di «Acea pinerolese
servizi»; la società controllata dal Consorzio, ha sviluppato una potenzialità
tale da proporsi indiscutibilmente come interlocutore ideale nella gestione dei
servizi integrati.
L’accordo tra Acea e
Noicom, che ha dato alla
luce il nuovo marchio
Aceacom, rientra nella
strategia di espansione
dell’azienda in tutti i servizi
di utility. Oggi, infatti, il
consorzio pinerolese è in
grado di coprire tutte le
necessità delle aziende e
dei privati cittadini a prezzi
fortemente competitivi.
L’offerta telefonia Aceacom prevede l’attivazione
gratuita, nessun canonij
nessuno scatto alla ris0
sta, nessuna «tariffaziflf
ne» minima,
soli secondi
conversazione e una fa«
razione dettagliata e tr
sparente. Per le azienp
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basta telefonare al
verde di Aceacom
Vararsi
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presso gli sportelli Ac
via Vigone 42 a Pinero'o
Informazione
pubblicitaria
U
Uni
15
PAG. 15 RIFORMA
Pagina Dei Lettori
,,,ttuale ministro della
iJÌÌa istruzione, una serica fa ha nominato il carie Tonini presidente ono
'Lan di una commissione che
•i inscrivere il codice deon
5jco d¥i insegnanti. Ieri
Sposto una sanatoria
‘li docenti di religione che
l*ÌÌ:!nno in ruolo. 20.000
guanti di religione nomiSla curia (pan al 70 per
Modella «categoria»), a¿10 dallo stato il contratto
3 Spo indeterminato.
^ Tawanno se supereranno
* incorso nel quale nessuehiederàloro se sanno inJarela religione, perche
Sesto si occupa la Chiesa
Solica, né saranno valutati
le insegnanti in generale,
Isehanno conoscenze di
ordinamento scolastico, legiLione scolastica, orientanti didattici. Percorso primato non valido per ¡precari delle altre materie del
ciirricula scolastico.
{di domando se non sia il
momento per i membri di
chiesa delle comunità evanrfche in Italia, per gli esecudelle diverse confessioni e
perlaFcei che molte di quefte chiese include di fermarsi
un attimo, di riflettere intorno
aquesto evento (e sarebbe
necessario anche per molti altri) e di agire concretamente.
Di schierarsi chiaramente,
apertamente con parole e soprattutto fatti, assolutamente
non contro o per le persone,
ma contro o per leggi e direttive che ledono libertà molto
faticosamente conquistate.
Mi chiedo se questo non rivesta carattere di urgenza nelle
nostre chiese o dobbiamo
spettare cose peggiori e più
forti per agire.
Mariangela Padda - Roma
inopportuno
La trasmissione di Bruno
Vespa del 5 novembre ha superato ogni limite ponendo
seri dubbi sulla serietà di
«Porta a Porta». Durante la
suddetta serata è stato infangato gratuitamente e senza
nessuna spiegazione plausibile il nome e l’opera di Martin Lutero, nel mentre veniva
fatto un aberrante accostamento, niente poco di meno
che con Osama bin Laden!
Incredibile, eppure è vero,
esistono le cassette. So benissimo che Lutero si sa difendere da solo, però non se ne
può più. In una serata che
dovrebbe essere di approfondimento e che era, per altro,
anche dedicata alle vittime
protestanti del recente massacro in Pakistan, sentire un
ministro di questa nostra Repubblica, il signor Bùttiglione, paragonare «l’opera riformatrice» dello sceicco saudita con l’opera riformatrice di
Lutero, che «affisse le 95 tesi
alla porta della chiesa del castello di Wittenberg».
Capovolgendo ogni verità e
rispetto per tutti quei protestanti che morirono sotto le
macerie delle Torri gemelle o
che sono stati crivellati di
colpi nel mentre erano raccolti per il culto (perché così
si chiama, e non messa!),
nessuno è stato capace tra gli
autorevoli ospiti di quella trasmissione, di correggere il signor Buttiglione. Né don Cervellera, direttore dell’agenzia
Fides, né il laico prof. Cacciari, né lo stesso Vespa, che in
altre occasioni si è mostrato
invece pronto verso tutto ciò
che puzzava di faziosità. Mi
chiedo che cosa altro ancora
ci dobbiamo aspettare dall’ignoranza e dalla superficialità di certi uomini di potere
che siedono per il momento
lone,;
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500;
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3a di
)I0.
Wim Weren
Finestre su Gesù
Metodologia dell’esegesi dei Vangeli
284 pp, curo 22,75, lire 44.050, cod. 387
Quattro, per Weren, le prospettive metodoloRiche - le finestre - da cui osservare I
Vanseli: sincronia, diacronia, intertestualità
e storia. Con risore scientifico e attenzione alla didattica, il libro affronta limiti testuali, contesto di appartenenza, forma e
redazione, rapporto tra brani biblici, Gesù
storico eccetera.
Aldo Landi
U radici del conciliarismo
Una storia della canonistica medievale alla luce
dello sviluppo del primato del papa
218 pp, euro 15,00, lire 29.044, cod. 385
Il libro - una storia delle fonti del diritto canonico medievale - indasa le «radici» del
conflitto fra le due concezioni del potere
presenti nella chiesa del Medioevo; quella
conciliare e quella monarchico-assoluta. Una
disputa che ancora 033Ì si ripropone con
drammatica attualità.
Daniel Marguerat
Vìvere con la morte
68 pp, euro 5,80, lire 11 230, cod. 388
La riflessione di un teologo su un tema di cui
sembra essersi perso il coraggio di parlare,
la morte. Un viaggio alla riscoperta del messaggio biblico rispetto alla morte e, quindi,
alla vita: l’annuncio da parte di Dio di un
cammino che dalla prima porta alla seconda, e non viceversa.
jH maieditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011.668.98.04 - FAX 011.650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.lt
alle più alte cariche di questo
povero nostro paese. Francamente, dai due rappresentanti cattolici presenti in
quello studio mi sarei aspettato un po’ più di lealtà e
amore per la verità. Ma evidentemente non siamo ancora arrivati a questo punto di
comunione nel nostro cammino ecumenico.
Stefano Mercurio - Parma
p Un uomo
di grande fede
È mio dovere ricordare un
caro amico come Nicola Leila.
Qualche mese prima della sua
morte avevo avuto un colloquio telefonico con la moglie,
che mi informava della difficilissima situazione di Nicola.
Ero rimasto molto rattristato.
Ho un ricordo splendido della
sua forte passione per l’annuncio dell’Evangelo della
salvezza, della sua piena disponibilità in ogni momento
in cui occorreva un aiuto per
andare in qualunque centro
abitato per evangelizzare. Per
tale missione si era comperato un’attrezzatura completa
di ogni particolare, il tutto riposto in un piccolo rimorchio
che serviva anche da pulpito.
Era un uomo sincero e
onesto, di una fede forte che
lo aveva preso totalmente,
perché totale era l’amore che
nutriva per il suo Signore.
Nei momenti difficili del suo
ministero ha sempre mostrato la forte tempra della sua
umanità, la piena fiducia in
colui che era il Signore della
sua vita. Durante il mio ministero pugliese ho condiviso
con Nicola tante esperienze
evangelistiche, umane e ministeriali che hanno lasciato
dentro di me un ricordo che
non si può cancellare e hanno arricchito la mia vita.
Bruno Colomba - Vigevano
W II nostro debito
verso gli Usa
Ora che l’Islam, quello fanatico che periodicamente si
risveglia e che oggi adotta
metodi terroristici per colpire
e imporsi, ha così gravemente colpito gli Usa, figli più importanti fra quelli della nostra civiltà occidentale, noi
tutti dobbiamo chiederci: ma
noi con chi stiamo? Con gli
Stati Uniti, l’Occidente e la libertà, o con l’Islam, il Terzo
Mondo e il fanatismo? Io sono amico degli lisa per tre
grossi motivi di gratitudine.
1) Gli Usa hanno liberato
l’Italia dal fascismo e la Francia, il Belgio, l’Olanda dall’occupazione tedesca, che
allora significava nazista. A
quel tempo (1945) avevo solo
9 anni ina ricordo benissimo
che quando arrivarono i soldati americani furono accolti
come liberatori in tutta Italia:
da Siracusa dove sbarcarono
in primo luogo (1943) fino a
Trieste dove arrivarono in ultimo. Ciò significa che gli italiani erano stufi della guerra
(anzitutto) ma anche del fascismo che con le sue manie
di grandezza aveva voluto
prendervi parte e aveva condotto l’Italia alla rovina, dopo
averla privata della libertà.
2) Gli Usa poi ci hanno pre- ^
servato dal comuniSmo, cioè''
da un’altra dittatura (dittatura del proletariato, secondo la
definizione di Marx e Lenin)
che sarebbe stata ancor peggiore, sia per la probabile
maggior durata, sia perché oltre alla libertà avrebbe distrutto anche l’economia, che
il fascismo aveva, se non altro, rispettato. Ricordo infatti
che una delle prime cose che
vidi fare dai militari americani fu il disarmo delle formazioni partigiane (saldamente
dominate dai comunisti) che
^ Gsf: mancava
il consenso
Sugli organi di stampa vaidesi timidamente affiorano,
talvolta, pensieri condivisi da
una cospicua parte di evangelici della chiesa e concordi
con le opinioni espresse da
Italo Artus-Martinelli in «Un
settimanale politico» e Roberto Davide Rapini in «Una
decisione condivisa ?».
Risale a giugno di quest’anno, su Riforma, l’invettiva
rabbiosamente ironica di un
pastore che scherniva l’attuale presidente del Consiglio,
reo di aver revocato la pensione di invalidità a un paralitico, attribuendogli il ruolo
di autoeletto miracolante e
novello «Unto di Dio». Trala- '
sciando come, in tempi successivi, si sia scoperto che il
sedicente invalido era un comunissimo e deambulantissimo spacciatore di droga, il
punto su cui vorremmo serenamente richiamare l’attenzione è il grado, a nostro giu
dizio eccessivo, di politicizzazione di numerosi messaggi e
interventi, diffusi mediante la
stampa o i pulpiti, causa non
ultima, forse, del progressivo
calo di presenze ai culti.
Non nascondiamo d’altronde il profondo imbarazzo
provato dinanzi alla decisione di inviare una rappresentanza della chiesa al corteo
del Genoa Social Forum che,
quant’anche volessimo ritenere totalmente estraneo ai
gruppuscoli di estrema violenza distintisi agli onori della
cronaca mondiale, non si può
certo dipingere come rappresentativo delle istanze di pace
e solidarietà cristiana. Atti di
tale importanza dovrebbero
essere vagliati e appoggiati
dal pieno consenso della comunità, per non smentire,
con un solo e decisivo colpo,
la tanto celebrata democraticità della nostra chiesa.
Rosa Bianca Borgetti, Ezio Zebelloni, Maria Luisa Boato,
Carlo Valentinuzzi, Adelina
Bogliari, Elisa Zanna-Torino
Borse di sostegno per anziani
La Commissione sinodale per la diaconia (Csd), in base alle indicazioni del Sinodo e tramite apposita Commissione,
dispone l’erogazione di borse di sostegno a integrazione delle rette per ospiti presso gli istituti per anziani operanti
nell’ambito dell’ordinamento valdese.
Il regolamento attuatlvo è disponibile presso la Csd e
presso le Case di riposo; a richiesta può essere inviato ai diaconi, ai pastori, ai Concistori e ai Consigli di chiesa che ritengono di potersene avvalere.
Le persone ospiti 0 che intendono essere ospitate presso le
Case di riposo e che ritengono di possedere i requisiti previsti
dal regolamento possono presentare la domanda su apposito
modulo e, allegando la documentazione prevista, indirizzarla a:
Commissione sinodale per la .diaconia, via Angrogna 18,
10066 Torre Penice, tei. 0121-953122, fax 0121-953125, email: csd.dlaconia@tpellice.it.
Contemporaneamente, la Csd ricorda alle chiese che sono
aperte le adesioni al Fondo di solidarietà che, ovviamente,
deve essere costantemente alimentato: contributi, doni ed
eventuali lasciti di singoli e chiese possono essere inviati sul
conto San Paolo IMI - Luserna San Giovanni - n. 1067, codice
Ahi 01025, Cab 30600, intestato a Csd-Commissione sinodale
per la diaconia. A richiesta può essere fornita la ricevuta valida per la defiscalizzazione (legge 409 del 5-10-1993).
Cartoline sui musei
storia e simboli valdesi
INES PONTET
IL Centro culturale valdese alcuni mesi fa ha realizzato
una serie di cartoline per il Coordinamento dei musei e
luoghi storici valdesi. L’intento è stato quello di creare una
visibilità per immagini del patrimonio storico valdese in
modo che risultasse il più possibile organico: lavoro faticoso
di elaborazione, di ricerca, di ripensamenti, di inclusioni e
di esclusiorii, per nulla scontato né semplice, ma in ogni caso motivabile. Là sensibilità e il g^sto estetico della fotografa
Gabriella Peyrot e una stampa di ottima qualità hanno fatto
il resto. Il risultato sono 36 soletti che comprendono, oltre
ai singoli musei e luoghi storici, anche alcuni simboli (.Lux
lucet in tenebris, croci ugonotte, costume valdese), e altri
soggetti a carattere storico (il frontespizio dé&’Histoìre générale di Léger o la famosa immagine dell’esodo dei valdesi).
L’intenzione, nel realizzare il progetto, era quella di rendere le cartoline proponibili anche al di fuori del circuito
museale. Per questo, le chiese e le foresterie che fossero interessate a prenderne in visione la serie per acquistarne
eventualmente un certo numero, potranno farne richiesta
al Centro culturale valdese, tei. 0121-932179, e-mail: centroculturalevaldese@tin.it. Le cartoline sono in vendita al
pubblico a £ 1.000 e vengono scontate del 30% per grandi
quantitativi. Al momento le cartoline, oltre che al Centro
culturale e in alcuni musei valdesi, sono in vendita alla libreria Claudiana di Torre Pellice.
si preparavano a fare la loro
«rivoluzione proletaria».
3) Gli Usa aiutarono l’Europa a risorgere dalle rovine
della guerra (piano Marshall)
e mediante il Patto atlantico
(Nato) dal 1948 difesero l’intera Europa occidentale, fra
cui anche mezza Germania,
dalla minaccia, allora assai
concreta, di un’invasione da
parte dell’Unione Sovietica.
E sempre nell’ambito del
Patto atlantico l’Italia ritrovò
una nuova dignità internazionale dopo le orribili figuracce fatte durante la guerra,
fra cui (massima) quella dell’8 settembre 1943.
Credo che ce ne sia abbastanza perché gli italiani abbiano ampio motivo di gratitudine per gli Usa: gli uomini
della mia generazione lo capiscono benissimo avendo vissuto quelle vicende. Ma su
questa conclusione, per me
così ovvia, non concordano
(da noi) tre categorie politicoculturali. Anzitutto gli orfani
del comunismo, i cui detriti
sono sparsi fra Rifondazione,
verdi e no-global: per loro gli'
Usa sono il modello politico,
economico e sociale dell’odiato capitalismo, nonché il
paese che ha loro impedito di
dominare l’intera Europa.
In secondo luogo i cattolici,
sia tradizionalisti sia di sinistra, per i quali gli Usa rappresentano il liberalismo e il
protestantesimo: due pani
assai sospetti di quell’unica
farina del diavolo che è la libertà, onde spasimano in
cuor loro per i «poveri e oppressi» (dai loro stessi governi) nel Terzo Mondo, essendo la ricchezza non il frutto
della Grazia di Dio, ma la
tentazione del demonio, come pure la libertà. In terzo
luogo ci sarebbero anche gli
ultimi e arrugginiti residuati
di guerra del vecchio fascismo, ma siccome sono una
stirpe di dinosauri in via di
estinzione, li lascio perdere.
Restano quindi ad amare
gli Usa coloro che amano la
libertà, e cioè (da noi) i liberali, i radicali, social-democratici, repubblicani e cioè in
generale i laico-democratici e
alcuni settori di cattolici vicini a questi, nonché, ovviamente, i protestanti che da
noi sono pochi ma in Europa
sono moltissimi. Riconosco
tuttavia che i discorsi sopra
detti valgono per noi europei
dell’Occidente che abbiamo
beneficiato della protezione
degli Usa, mentre altri popoli
di altri paesi e continenti non
hanno le stesse nostre ragioni, e possono averne altre
non di gratitudine ma di rancore. Tuttavia noi euro-occidentali amanti della libertà, e
noi protestanti in primissimo
luogo abbiamo ampiamente
di che dire God bless America.
Sergio Bilato - Verona
La risposta
del perdono
Nel momento in cui l’Italia
entra in guerra (con una quasi unanimità delle forze politiche che denota più le loro
crisi di contenuti che le vere
posizioni sostenute) ritengo
che le chiese valdesi e metodiste abbiano un grande
compito da svolgere. È un
compito comune a tutti quei
settori della società che contano meno nell’ambito del
potere, ma hanno non poco
da offrire in termini di qualità
dei rapporti umani: gli handicappati, le associazioni di volontariato, gli immigrati in situazioni precarie, gli anziani
non autosufficienti... il compito di testimoniare, con forza, speranza e amore, a questo mondo che costruisce e
diffonde solo guerra e strumenti di morte.
Evitando chiaramente il rischio di una sia pur involontaria difesa dei terroristi, si
deve poter dire che seminare
altre morti non sarà mai una
risposta adeguata agli attentati di New York e di Washington. Bisogna chiedersi
dove si è coltivato quell’odio
verso l’Occidente che permette agli attentatori di ricevere il consenso delle popolazioni arabe e musulmane, e
confessare le nostre colpe in
proposito. Forse potremmo
vedere che la mancanza di
amore e di accoglienza verso
gli arabi e i musulmani immigrati fra noi costituisce una
mancanza di testimonianza
del comandamento evangelico dell’amore.
Al termine della guerra in
atto ci si potrà chiedere se il
perdono con amore verso i
nemici non avrebbe risparmiato, all’America, all’Afghanistan e a tutti i paesi coinvolti, le vittime di ogni giorno, che saranno certo più
numerose di quelle degli attentati dell’ll settembre
scorso. Il perdono è la risposta cristiana al peccato e al
male; ma non è un atteggiamento proprio degli uomini
di potere. Ma le nostre chiese
non sono (e non devono essere) organismi di potere. E
se siamo uomini di fede, e
non di potere, possiamo sentirci chiamati a perdonare
anche quando nessuno perdona, ma tutti vogliono giustizia e rivincita.
Forse saremo derisi, come
fu deriso l’apostolo Paolo che
predicava Cristo crocifisso
agli ebrei che chiedevano miracoli e ai greci che cercavano sapienza (I Corinzi 1, 22s).
Ma avremo annunciato la sapienza di Dio per il tempo
presente.
Cesare Milaneschi
Colleferro
16
PAC. lÖ RlFOraviA
I Reportage sul Kosovo a 2 anni daH'«ingerenza umanitaria» delle forze delia Nato
Nell'ora della pax americano-albanese
Lo popoloziond^ olbonesB non ho dubbi: ¡1 Kosovo, che ondrà o votore il 17 novembre, deve
diventare uno stato indipendente e democratico, cioè diretto dalla maggioranza albanese
FULVIO FERRARIO
CHE cosa accadrà non lo
sa nessuno. Attualmente
il Kosovo è governato dalle
Nazioni Unite sotto un ombrello militare multinazionale, imperniato su una forte
presenza americana, che ha
piazzato qui una base paragonabile per dimensioni a
quella di Aviano e dalla quale
sono in partenza in questa
fase truppe per l’Afghanistan.
Non esiste un’economia degna di questo nome; il denaro (i prezzi di molti beni sono
quasi occidentali) viene dalla
ricaduta degli aiuti e dell’assunzione di mano d’opera locale per la ricostruzione,
nonché dalle rimesse degli
emigranti e circola mediante
jl piccolo commercio. Esiste
poi l’economia illegale; non è
un mistero per nessuno che
le organizzazioni illegali kosoyare legate in vari modi
all’ex Uck (nel frattempo trasformato, almeno ufficialmente, in forza di protezione
civile) controllano il traffico
di droga, armi ed esseri umani che dall’Est europeo, attraverso queste regioni, raggiunge la costa albanese e di
lì l’Europa, via Italia.
La Caritas italiana, che mi
ospita, organizza per me un
incontro con il comandante
del contingente militare italiano (quasi 5.000 uomini),
generale di brigata Lops, che
riconosce senza difficoltà che
il controllo del territorio da
parte della criminalità organizzata e sotto gli occhi della
polizia locale insediata dalla
Nazioni Unite, ha contribuito
a ridurre il livello di omicidi,
furti e rapine; ritiene importante la presenza pacificatrice degli eserciti alleati senza i
quali, in effetti, la pur precaria convivenza separata attuale sarebbe impensabile:
rileva tuttavia che al di là di
tale presenza, destinata a durare a lungo, non esiste al
momento una chiara prospettiva di fuoriuscita politica dalla crisi.
Donne albanesi in abito tradizionale in occasione di un matrimonio
quanto offre la pax americano-albanese. Il risentimento
nei confronti dell’Occidente è
palpabile e in questo padre
Sava è anche un moderato.
Da anni gestisce, nel suo eccellente inglese, il sito Internet del monastero, che gli ha
procurato il soprannome di
«cybermonk», cercando di fare arrivare informazioni «alternative» circa un mondo
serbo non appiattito sulle posizioni dei sicari di Milosevic.
Tale attività gli ha procurato
contatti importanti e lo ha reso protagonista di un’intensa
attività diplomatica che però
è fallita a causa, egli ritiene,
della pertinace volontà aggressiva di personaggi come il
Segretario di Stato Usa dell’era Clinton, Madeleine Albright, a dire di Sava leader
incontrastata del partito dei
bombardieri. La verità è che
se il paese nel suo insieme ha
oggi poche e oscure prospettive, i serbi del Kosovo non ne
hanno praticamente alcuna.
Religioni e chiese
Nel paese sono presenti,
come si è detto, una maggioranza albanese musulmana,
una minoranza serba e ortodossa, una piccola popolazione Rom di lingua albanese
e religione islamica, una minoranza cattolica di lingua
prevalentemente albanese
anche se con qualche presenza croata. Definire però il Kosovo un laboratorio ecumenico sarebbe, a dir poco, umorismo di cattivo gusto.
Cattolici e ortodossi concordano solo nel ritenere praticamente impossibile il dialogo. Padre Sava possiede il distacco necessario per presentare il problema in termini rigorosamente teologici; papato, innovazioni dogmatiche,
relativismo culturale sarebbero i peccati del cristianesimo latino. Anche un ingenuo
come il sottoscritto capisce
però che le circostanze politiche non sono fatte per agevolare il confronto. Il vescovo
cattolico Mark Sopi, invece,
che mi accoglie con grande
cordialità dialogando in un
italiano perfetto, congiuntivi
compresi, sottolinea che le
organizzazioni cattoliche
hanno aiutato indistintamente serbi e albanesi e che
lo spazio per una collaborazione tra le chiese sul terreno
umanitario ci sarebbe, ma
non viene sfruttato a dovere.
Più agevole è il rapporto con
la popolazione musulmana,
da sempre maggioritaria e
abituata a un rapporto tollerante con il cattolicesimo.
Anche Sopi ammette tuttavia
che la comune appartenenza
albanese facilita i rapporti tra
cattolici e islamici. In uno
stampato ortodosso leggo
che, in ogni caso, alcuni punti in comune tra tutte le chiese cristiane sussisterebbero,
ad esempio la condanna nei
confronti dell’omosessualità... Capisco tuttavia che
l’espressione del mio viso
non favorisce l’approfondimento del dialogo su questo
punto.
(2 - contìnua)
Wi Situazione sempre più incandescenti
Repubblica ceca: violeiiìii
contro Rom e vietnamiti
Case di famiglie serbe a Prizren incendiate dopo la fine dei bombardamenti e l’ingresso delle forze Nato (Kfor)
Diversi leader religiosi cechi hanno chiesto che vengano adottati provvedimenti
per far fronte al sentimento
razzista e neonazista che sta
crescendo nel paese, dopo
una serie di attacchi perpetrati contro i Rom e altre minoranze. «Le minoranze rom
e vietnamita sono confrontate a problemi reali, aggravati
dalla xenofobia di alcuni e
dalle rivendicazioni di giovani aggressivi di destra», ha
fatto notare il pastore Pavel
Smetana, presidente del Consiglio ecumenico ceco, che
riunisce 11 chiese protestanti, ortodosse e vecchio-cattoliche. Del resto, ha aggiunto,
la maggior parte degli altri
paesi dell’Europa orientale
ha gli stessi problemi.
Dibattito al Senato
sul terrorismo
Pavel Smetana si è così espresso al termine di un dibattito svoltosi al Senato circa le risposte da dare di fronte al razzismo e al neonazismo, al quale hanno partecipato rappresentanti delle
chiese cristiane e della piccola comunità ebraica. In questi ultimi anni il governo ceco è stato oggetto di critiche
da parte di organizzazioni
straniere preoccupate per la
crescita deU’intolleranza nei
confronti delle minoranze
etniche nel paese. Nell’agosto 2000 il governò era stato
severamente criticato dal
Comitato delTOnu per l’eliminazione della discriminazione razziale per non avere
perseguito «le persone che si
rendono colpevoli di incitamento all’odio e di sostegno
a movimenti razzisti» e per
aver tollerato «la discriminazione nei settori deH’alloggio,
della scuola e del lavoro».
Nel luglio scorso uno studio
effettuato dal Centro di ricerca sull’opinione pubblica a
Praga ha parlato di «una tolleranza crescente» nei confronti degli estremisti nel
paese, e la presenza di un
numero crescente di cittadini che ritengono che gli anar
La maggioranza albanese
La popolazione albanese
non ita invece dubbi al riguardo; il Kosovo, che andrà
a votare il 17 novembre, deve
diventare uno stato indipendente e democratico (cioè diretto dalla maggioranza albanese); le Nazioni Unite dovranno cedere all’ipotetico
governo la direzione politica
e amministrativa del paese,
mentre una consistente presenza militare Nato (attualmente ci sono anche russi,
svedesi, ucraini ma gli albanesi farebbero volentieri a
meno se non altro dei primi)
dovrebbe tutelare la convivenza, ad esempio, mi dice
un esponente cattolico albanese, dal tentativo della maggioranza di invadere le enclave; in realtà, naturalmente,
da eventuali mire del governo di Belgrado e della popolazione serba.
Dopo una nuova ondata di massacri e di assassini nel Paese latinoamericano
Colombia: esercito e polizia di nuovo sotto accusa
Alcune organizzazioni di
difesa dei diritti della persona e alcune chiese hanno
moltiplicato le critiche nei
confronti dell’esercito colombiano dopo un’ondata di
massacri e di assassini, e
hanno accusato i militari di
collusione con i gruppi paramilitari di destra.
La minoranza serba
Mi interesserebbe sapere
che cosa auspica, da parte
sua, la minoranza serba, oggi
blindata dietro i mezzi corazzati della Kfor, e lo chiedo a
padre Sava, monaco ortodosso di Decane, uno dei più
importanti centri di spiritualità della regione nonché
splendido monumento. Sava
non riesce a vedere chiaro
nel futuro; sa che la situazione dell’era Milosevic non tornerà più e ne riconosce il carattere ingiusto; d’altra parte, dice indicando il carro armato italiano fuori della porta del monastero, questo è
La denuncia
di «Human Rights Watch»
Le reazioni di Human Rights Watch e di Amnesty International, rispettivamente
a New York e a Londra, sono
le ultime di una lunga lista di
accuse lanciate lo scorso anno da organizzazioni religiose e gruppi di difesa dei diritti. In un rapporto pubblicato
all’inizio del mese di ottobre.
Human Rights Watch precisa
che le forze armate e la polizia colombiane hanno mantenuto i loro legami con
gruppi paramilitari illegali
che, secondo l’organizzazione, sarebbero responsabili di
gravissime violazioni dei diritti della persona. Citando le
parole di un rappresentante
comunale colombiano, il
rapporto paragona i rapporti
tra le forze militari colombiane, in particolare l’esercito e i
gruppi paramilitari, a «un
matrimonio».
Meno di una settimana dopo la pubblicazione di questo
rapporto, Amnesty Interna
tional ha chiesto che «l’aiuto
rnilitare non giunga all’esercito colombiano e ai suoi alleati paramilitari». Amnesty
International si riferiva alla
morte di 62 contadini e pescatori in varie zone del paese, che sarebbero stati assassinati da un gruppo paramilitare di destra per avere aiutato guerriglieri di sinistra. Nel
settembre scorso, Amnesty
International aveva lasciato
intendere che forze paramilitari di destra erano responsabili dell’assassinio della suora
cattolica romana Yolanda
Ceron. Questo delitto faceva
seguito ad un periodo di attacchi contro responsabili
cattolici e protestanti che,
come lei, militavano per la
pace e la difesa dei diritti della persona.
Contro il «Piano Colombia»
Questa preoccupazione si
sta sviluppando su uno sfondo di critiche contro il «Piano
Colombia», sostenuto dagli
Usa che hanno approvato
l’assegnazione di 1,3 miliardi
di dollari e il cui obiettivo è di
sradicare il traffico di droga
in Colombia, paese che produce i tre quarti dell’approvvigionamento mondiale di
cocaina. Questo traffico ha
permesso di finanziare la ribellione e gli eserciti illegali
durante quasi quattro decenni di guerra civile.
La posizione delle chiese
Fra le organizzazioni che
criticano questo Piano troviamo la Federazione luterana mondiale (Firn), il Consiglio delle chiese dell’America
Latina (Clai) e il Consiglio
nazionale delle chiese degli
Stati Uniti (Ncc). Queste organizzazioni, e altre ancora,
accusano infatti i militari colombiani di usare l’assistenza militare degli Usa per
rafforzare la loro campagna
contro i guerriglieri di sinistra sotto la copertura della
lotta contro la droga. Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Fare), il più
grande gruppo ribelle del
paese, controllano gran parte
dei campi di coca.
Un’altra parte del Piano
Colombia è la fumigazione
aerea che ha costretto migliaia di colombiani ad abbandonare le zone rurali. In
questi ultimi 15 anni, precisa
il Ncc, il conflitto interno della Colombia ha provocato lo
sfollamento di oltre 2,1 milioni di persone all’interno del
paese. Secondo i detrattori
del Piano, i contadini che dipendevano dalla produzione
di coca per sopravvivere e i
cittadini sono i più colpiti
dalla fumigazione dei campi
e dalla violenza dei paramilitari di destra e dei guerriglieri
di sinistra. Eppure, per il pre
sidente colombiano Andres
Pastrana, il Piano Colombia è
uno strumento necessario
per lottare contro la droga e
favorire lo sviluppo sociale.
Anche se i legislatori americani avevano espresso alcune
riserve riguardo all’efficacia
del Piano per lottare contro la
droga, il Segretario di Stato
Colin Powell aveva sostenuto
questa iniziativa che comprende anche elementi non
militari, e aveva negato che i
fondi dati dagli Usa giungessero ai gruppi militari.
Violenze di destra
e di sinistra
Oltre a questi gruppi paramilitari di destra, gruppi di sinistra, come i Fare e l’Esercito
di liberazione nazionale (Eln),
sono stati fortemente condannati per violazioni dei diritti. Questi due gruppi suscitano una paura generalizzata
in Colombia. Amnesty International ha ricordato che
questi due gruppi sono responsabili «di numerosi assassini deliberati o arbitrari,
di minacce contro quelli che
considerano come collaboratori dei loro nemici», di sequestri e di prese di ostaggi.
D’altra parte. Human Rights
Watch accusa i guerriglieri di
sinistra di torturare dei prigionieri, di uccidere dei civili
e di arruolare bambini, (eni)
1
chici e gli skinheadsta
«utili alla società».
Demolito il muro
di Usti nad Labem
Un muro che divida
Rom dagli altri abitanti a
nad Labem, nel nord del
se, è stato demolito nel,
dopo il moltiplicarsi d
proteste a livello intern
naie, ma diverse comi
rom continuano a lame,
si di soprusi e di disc^
nazione. Secondo la staji
la maggior parte dei eli
200.000 Rom ha nascosto
proprie origini in occasi;
del censimento; solo 12|,
hanno indicato la loro i(i(
tità etnica, mentre erau
33.000 nel.1991. Nel mae |
scorso la Federazione CI fc
delle comunità ebraiche
deplorato che la «tollerai
delle attività neonaziste»
aumentata negli ultimi dii °
anni. Il numero della pope]
zione ebraica viene stimata
3.000 persone, cioè il 2%i
quello che era prima dellas
conda guerra mondiale.
Al Senato l’arcivescovo li.
Graubner, presidente dei i»'
Conferenza episcopale,!
dichiarato che il razzismo e ;
discriminazione sono al i'
mentale dal «vuoto interioi li
e dalle aspettative negativi
nonché dalla convinzioni
crescente dell’opinione pul
blica che «la violenza e il m
le sono normali» e ha aggiui
to che i mass media del paes :
«intrattengono l’aggressionf <
e «diffondono indirettameni t
la violenza e il razzismo» pre '
sentando i neonazisti cotti ;
degli eroi. «Un’educazion >
deformata e l’assenza di vale K
ri spirituali nella formazioni!
di intere generazioni cresciu
te sotto il comuniSmo nof
sono state rettificate in que
sto ultimo decennio».
&
Ruolo delle chiese
e della società civile
Secondo Pavel Smetani |
che è anche presidente del
Chiesa evangelica dei fratell
cechi', «le chiese sono stat
invitate a questo dibattitoi
fine di motivare i cristianii
incoraggiarli a dare il lori
aiuto». Certo, ha proseguiti
sono stati messi in piedi prò
grammi ecumenici petti
spendere ai bisogni dei gnip
pi minoritari, ma le chiesi
devono ancora trovare i mez
zi comuni per far fronte i
«problemi complessi» causai
dai comportamenti sociali
«Un atteggiamento di peni'
mento all’interno della società potrebbe essere un p®
to di partenza», ha detto rife
rendosi in particolare al par#'
to comunista al quale riroprn'
vera di non esprimere riffl;
pianto per «i disastri inflit“
alla società» sotto il regiffl*
comunista. Oggi, questo pstj
tito occupa 24 dei 200 sl
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della Camera dei deputati.'
frontare i problemi dei Ro®
oggi la «grande priorità»,
spiegato Smetana. Anche
tre minoranze, fra cui eh *
migrati vietnamiti, sono ih®
sagli della «xenofobia pop®
sagli
re». La cuiiiuiiiici ..—
giunta numerosa
regime comunista, è di e
ni ueiia «xeiitiiuL,*,*!--!
-. La comunità Vietnam« :
80.000 persone.
nel paese giovani aggre
di destra, che chiedon
di destra, cne cmcu,^
chiusura totale delle n
frontiere ai profughi».
«Anche se gestiat”0 ^
successo progetti c®tim ^
per miglio%eJa situa 5.
della comunità rom ne
tori deH’insegnamento
aliti’
af
lori ueii iiiseguaii*'"manchiamo di
frontare adeguatamente u .
sti problemi. I cambia^ej.
possono avvenire solo
verso la cooperazion
menica e la ricerca c
di soluzioni».
più
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