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Anno IV.
Torino, Venerili 16 Febbraio 1855.
Niini. 7
LA BUONA NOVELLA
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MORTE DI S. A. R. IL DUCA DI GENOVA
Un nuovo lutto, che sebbene previsto, non
riesce meno doloroso, è venuto a funestare
per la terza volta, in meno di un mese, la
Reggia ed il Piemonte. Nella notte, dal 10
airn S. A. R. Ferdinando Mauia Alberto,
Duca di Genova, fratello del Re, cessava di
vivere in età di poco più di 32 anni.
Noi non diremo delle peregrine doti dell’illustre estinto, di cui la lode è in tutte le
bocche. Molto meno uniremo la nostra alla
voce di coloro che di questa nuova catastrofe prendono occasione per fare di Dio
il cieco stromento delle loro mal celate
passioni. Ma piuttosto, chinando il capo davanti a quella volontà che, qualunque ne
sieno le manifestazioni, non può mai essere
che buona e {ierfetta: « Insegnaci, o Signore,
< noi gli diremo, ciò che tu domandi da
« noi per mezzo di così ripetute sciagure;
« fa che sinceramente lo vogliamo, e ad una
« Sposa addolorata, ad unFratellogiàaffranto
« da doppio cordoglio, e a due teneri Orfani
« ignari della loro sventura restituisci in
« consolazioni efllcaci, ed in amorosa prote
< zione il bene che a loro hai tolto ».
LA CHIESA ROMANA
Madre e Padrona di tutte le altre Chiese
(Esame storico di questa pretensione).
Il simbolo del papa Pio IV, fra gli articoli
aggiunti alle parole del simbolo apostolico,
«Io credo nella santa Chiesa cattolica», contiene
quest’altro ; « In confesso che la santa cattolica
ed apostolica Chiesa romana sia madre e padrona di tutte le altre Chiese » .• e il simbolo
prosieguo a dire; < Codesta è la vera fede cattolica, senza la quale nessuno può salvarsi ».
In risposta la Chiesa greca e lo varie Chiese
evangeliche dicono che l’articolo sopra detto è
una menzogna solenne, mera e nuda menzogna,
e come tale non degno di fedo.
l’er la qual cosa, la questione sopra la quale
esiste tanta discrepanza fra i romani Cattolici
egli altri Cristiani, può formolarsi in questo
modo : « E egli vero che la Chiesa di Roma
sia giustamente chiamata madre e padrona di
tutte le altre Chiese?» Se ciò ò vero, allora
tutte le Chiese che non vogliono riconoscerla
come madre e padrona, cessano di essere cattoliche, c non hanno verun diritto a questo
nome ; ma se ciò è falso, in questo caso nessuna
Chiesa cessa di essere cattolica, sol perchè ricusi
di credere a qucH'asserzione.
Vediamo un po’ di quali persone è composta,
la Chiesa cattolica e a chi appartiene di diritto
il titolo di Cattolico. La parola Cattolico vuol
dire universale e non v’ ha dubbio che la Chie.sa
è stata piìi universale rispetto al tempo cho
non rispetto al luof/o. Essa può chiamarsi piuttosto la Chiesa di tutti i secoli che di tutte le
nazioni. E per formarsi un’idea esatta della
Chiesa cattolica, fa d’uopo rimontare alla sua
origine, e considerarla sotto questo aspetto. Or
quale era la costituzione della Chiesa primitiva
come l’avean fondata gli Apostoli ¥ Quali requisiti abbisognavano allora a qualunque Chiesa
particolare onde potere far parte della Chiesa
cattolica, e assumere questo nome?
Leggiamo nella Santa Scrittura di una Chiesa
a Gerusalemme, o di altre ad Antiochia, a Corinto, ad Efeso, a Filippi, a Smirne, a Laodicea, e delle Chiese d’Asia, ecc., ccc. Nessuno
al certo oserebbe dire di quelle Chiese ciò che
è stalo detto sovente nella controversia moderna, cioè: « Una sola Chiesa potersi dire
cattolica ed univei’sale; tutte le altre, comechè
numerose , non potere giustamente usare di
questo titolo». Ognun vede che tutte quelle
Chiese insieme formavano una Chiesa cattolica
0 universale, e che ciascuna di esse aveva, in
questo senso, il medesimo diritto a quel titolo,
come tutto le altre.
Ma l’unità? In che cosa consisteva la loro
unità ?
1" Era d’uopo che ciascuna di esse conservasse pura e senza alterazione la fedo che era
una volta stata insegnata ai santi. — Qui bisogna osservare éhe la testimonianza della Chiesa
primitiva, dell’autorità vivente, si era, che tutla
la fede oralmente predicata dagli Apostoli è
contenuta nella Santa Scrittura ; la predicazione
e le scritture degli Apostoli essendo coestese ;
cioè che il Nuovo Testamento contiene tutte le
verità insegnate oralmente dagli Apostoli.
2" Era necessario che quelle Chiese conservassero i ministeri stabiliti dagli Apostoli.
3“ Ciascuna delle Chiese dovea preservare
comunione e consociazione e carità colle altre
Chiese, secondo che era stato ordinato dagli
Apostoli. E siccome ciascun dei fedeli |era obbligato a comunicare colla Chiosa della città
ove egli dimorava, così la Chiesa d’ogni luogo
era obbligata a comunicare colle Chiese di tutti
gli altri luoghi. Non era permesso a Corinto
di stabilire a Roma un’altra Chiesa oltre a quella
ivi esistente; nemmeno era lecito a Roma di
fare altrettanto in Corinto. Ogni Cristiano pere
grinando trovava dovunque una Chiesa, ed agli
stesso era membro di quella Chiesa.
In queste tre condizioni consisteva allora
l'unità della Chiesa cattolica.
Ma non troviamo in nessun luogo della Scrittura essere necessario cho una di quelle chioso
fosso sottoposta a qualunque altra. Se v’è un
passo della Scrittura cho lo dice, domandiamo
che lo ci si mostri ; e finché non ci sarà mostrato, avremo il diritto di credere, come crediamo, che tale era la Chiosa cattolica a’ tempi
degli Apostoli.
Ma la Chiesa di Roma asserisco cho essa ò
lajmadre e la padrona di tutte le altro Chiese. —
Vediamo le provo di questa asserzione.
Era la Chiesa di Roma madre e padrona di
tutto le altro Chiese nei tempi degli Apostoli?
Era essa msdro e padrona della Chiosa di Gerusalemme, della Chiesa d’Antiochia, e di molte
altre Chiese che fiorivano prima cho la Chiqi^
di Roma fosse stabilita? Evidentemente ciò era
impossibile! Puossi provare che Roma era madre e padrona delle altre Chiese nei tempi apostolici? nemmeno questo.
Ora domadiamo: — Lo altro Chiese confessarono mai che Roma era la loro madre o padrona nel secondo secolo? o nel terzo? o nel
quarto? o nel quinto? Se lo confessarono so no
producano le prove! Se non lo confessarono,
dicasi il vero, si confessi che tale sentenza non
facea parto della fede cattolica.
Ripetiamo: Se vi fosse sialo in quei secoli
(malche esempio della sommessione delle altro
Oiieso alla Chiesa di Roma, come ad una madre 0 padrona, si produca un talo esempio!
Quanto a noi non no troviamo alcuno.
Chè anzi, troviamo forti ed innegabili esempi
in contrario, e non è fuor di proposito il riportarne alcuni.
1. « Poco tempo dopo la morte degli Apostoli si
fece gran questione nella Chiesa intorno al
tempo per l’osservanza della Pasqua. San Policarpo, il venerabile vescovo di Smirne, discepolo di san Giovanni, trovandosi a Roma nel
tempo di Aniceto vescovo di quella .sede, ebbo
qualche piccola diflercnza con esso lui intorno
ad alcune particolarità sulla osservanza di quella
festa. Ma nò Aniceto potè persuadere Policarpo
ad osservare quelle coso lo quali egli aveva
sempre osservato insieme con Giovanni, discepolo del Signore, e cogli altri Apostoli coi quali
egli aveva vissuto; e nemmeno Policarpo potè
persuadare Aniceto nel senso opposto, volendo
quest’ultimo mantenere gli usi di coloro cho
erano stati anziani prima di lui. Non potendo
convenire, diedero termine alla loro disputa e
comunicarono insieme; anzi nella Chiosa |Ani-
2
celo cedè il posto a PftJicarpQ ondo celetuffiro
rEucaristia, come se fme pe» reveifenz(\,,,^ si
separarono in pactf; fiolorq cj>e ossfrvarQi?o,
e coloro che non osservarona, rimasero ia fMco
Cl^iei^ iptiera
Questo racconto è tpllq dalla 9.tor<a di Eusebio (Vedi Sifirin di Evhh»io*
lib. IV, cap. 24).
Qj8^ osservi il \eltore : Policarpo si appoig^già
«iiH’a,u,torità di san Giovanni e degli altri Apastpli: il, vescovo di Roma soltanto sopra le costumanze di coloro cho erano stati anziani prima
di lui. Se fosse vero, come ci è detto, che s. Pietro
fu il primo vescovo di Roma, so fosse vero cho
san Pietro era stimato superiore a tutti gli
altri Apostoli, perchò Aniceto non citò l’uso e
l’autorità di san Pietro? Si osservi di piii,: che
Aniceto diede onore a Policarpo, o riverenza,
secondo Eusebio. Il racconto prova manifestamente che allora non esisteva la benché menoma idea cho tutta le Chiese dovessero seguire la Chiesa di Roma e prestare ubbidienza
ad essa. Policarpo e Aniceto non erano d'accordo, ma tutti e due erano cattolici, tenendo
comunione vicendevole, entrambi, erano membri della stessa Chiesa cattolica.
Forse si dirà che quella loro divergenza era
cosa di nessuna importanza, di mera disciplina , in cui non si domanda unanimità : ma
vedremo fra poco so fosso cosV considerata in
quei tempi primitivi.
2. L’evento già menzionato accadde nel
principio del secondo secolo. Per settant’anni
cfca i due partiti seguitavano i lor proprii
usi, senza dissensioni o scissure. Ma in seguito i vescovi francesi tennero un Concilio
a Lione sulla questione in parola. Vittorio ,
vescovo di Roma, tenne un nitro Concilio a
Roma sul medesimo soggetto : ed i vescovi di
Palestina, di Ponto e di altri luoghi, fecero
altrettanto; e tutti furono concordi nell’idea
che la liturgia delle Chiese asiatiche si dovesse mutare. Ma Policrate vescovo di Efeso
o tutti i vescovi di Asia insistettero nel senso
di voler seguitare l’esempio di s. Giovanni,
e perciò si tennero fedeli alla cerimonia stabilita da quell’apostolo. Quindi, come dice E'%
sebio, Vittorio, vescovo di Roma, concepì il
jiensiero di separare dalla comunione della
Chiesa universale, come eterodosse, le diocesi di tutta l’Asia, una colle Chiese vicine;
come difatti le separò, dichiarando tutti i fratelli in quei luoghi scomunicati. Ma queste
cose non piacquero agli altri vescovi, i quali
lo esortarono o, come dice RuiUno, gli comanliarono di pensar meglio alla paco , all’unità ,
all’amore verso i suoi prossimi. Le loro parole esistono ancora , e da esse risulta che
Vittorio fu aspramente, rimproverato (vedi
Ebsebio , Storia ecclesiastica, lib. v, c. 24).
Eusebio pubblicò la lettera del celeberrimo
santo e martire Ireneo di Lione, uno di coloro
che scrissero tanto aspramente al vescovo di
R;oma. Sant’Ireneo fa menzione delia condotta
di Aniceto verso Policarpo, poc’anzi raccontata.
E qui giova osservare, come anche lo Chiese
cho erano d’accordo con Roma non pensassero
punto di sottomettere a Roma quelle esistenti
in Asia. .\,nzi, lutti i vescovi aspramente rim
provfo'iiiono Vittorio per la sua condoUa : a
fon ionjarimo di stimar^» le Glweae •siatticho
fomfi pt^rta iqtegrale della Cbiesa eéttolica,
ad onta della scomunica del vescovo di Roma.
tiirca A. D. 256 Novaziano diede origino
ad una nuova setta. Quando alcuni che erano
ii^ati battezzati in quella setta si convertirono
alla Chiesa, fecesi questione se fosse necessario ribattezzarli prima di ammetterli alla
comunione della Chiesa. San Cipriano, il famoso vescovo e martire di Cartagine, sostenne
che ciò fosse necessario; ma Stefano diacono
di Roma aveva un’opinione contraria, Cipriano
asserì che Stefano volesse sostenere la causa
degli eretici contro i cristiani e contro la
Chiesa di Dio : e chiamò questa condotta di
Stefano ostinazione e presunzione, come quella
che preferiva la tradizione umana alle ordinanze divino».
Ciò posto, è chiaro che nemmeno san Cipriano credeva essere d’uopo cho egli e la
Chiesa d’Africa si sottomettessero a Stefano
e alla Chiesa romana! Anzi Cipriano dichiara
senza la minima esitanza, che in tali questioni si dovesse ricorrere alle sante Scritture,
senza tener conto delle tradizioni della Chiesa
romana.
Dopo questo, Stefano scomunicò lo Chiese
di Africa e le Chiese di Asia, che erano d’accordo con Cipriano ; e, come accadde a Vittorio, egli fu alla sua volta fortemente rimproverato per la sua violenza, specialmente
da Firmiliano, un famoso vescovo d’Asia, il
quale diede a lui il titolo di vero scismatico,
perchè separavasi da tutti gli altri. — Ecco
in qual modo le singolo Chiese risguarJtirono le scomuniche solenni dei vescovi di
Roma ! Eppur nessuno ha mai negalo che
Cipriano e Firmiliano fossero veri cattolici ;
anzi Cipriano è santo canonizzato ! Sant’Agostiuo però non esitò , dopo un secolo e
mezzo, di dire che ambedue, Stefano e Cipriano, ebbero torto nelle loro opinioni. Egli
adottò un corso medio ; e l’opinione di Agostino era approvata dalla Chiesa : e fu la
regola osservata in quel tempo, ad pnla dell’opinione e della scomunica del vescovo di
Roma !
ia La quarta prova ce la fornisce il medesimo
sant’Agostino. Circa A. D. 416 Zosimo vescovo
di Roma, asserì che egli avesse autorità sopra
lo Chiese d’Africa, volendosi facessero appelli a
lui contro le decisioni dei vescovi africani. Ma
egli non appoggiò la sua domanda, si osservi
bene, sopra alcun dirilto divino, come successore di san Pietro e rettore della Chiesa universale; ma solamente sopra qualche canone
del concilio di Nicea, il quale, secondo lui, aveva
conceduto quell’aulorità a Roma. Le Chiese di
Africa risposéro cho volentieri si sarebbero sottomessi ai canoni di Nicea; ma la loro copia
degli alti di quel concilio non conteneva nulla
di ciò ! La disputa divenne calda, e i due successori di Zosimo, Bonifacio e Celestino, fecero
la medesima dimanda. Allora sant’Agostino e gli
altri vescovi d’Africa mandarono in Oriento, a
Costantinopoli ed Alessandria, per avere esemplari certificati dei canoni di Nicea, ed ebbero
nuove prove che.il concilio di Nicea non avea
fatto il canone.citato dal vescovo di Roma. IVr
ck) »ant’Agostino e 220 vescovi d'Africa scrissero a Celestina di Roma che il concilio di Nicea
non aveva falle» un t»l canone, che anzi aveva
esplicitamente affidato il basso clero ed i vescovi ai lor proprii metropolitani, e con molta
giustizia e prudenza ^ comandalo che tutti gli
affari di, qualunque genere, fossero finalmente
determinati nei luoghi stessi ove avessero principiato, ed aggiunsero : « Potrebbe alcuno immaginare che Iddio volesse ispirare a qualsivoglia persona di essere giusta nelle sue inchieste, ricusando poi di farlo per molti prelati
adunati in Concilio»? (Labbé e CossARO, voi. ii,
p. 4675. Fd. Paris. 1672).
Tutti questi vescovi fortemente rigettarono
l’autorità del vescovo di Roma, e non vollero
ch’egli s’intromettesse nelle loro decisioni ; e,
di piii, stabilirono ua decreto che se qualcuno
4el clero africano osasse appellare a Roma, sarebbe sospeso dalla comunione. Questo decreto
era spesse volto ripetuto.
Osserviamo ancora : che nel tempo di sant’Agostino la Chiesa godette una perfetta libertà,.
0 potò resistere , rigettare e sfidare l’autorità
della Chiesa di Roma, senza essere separata,
per quel motivo, dalla comunione della Chiesa
Universale.
5. La quinta prova da menzionarsi fra le altra
è quella della Chiesa di Milano nell A. D. Í059;
quando Pietro de Honeslis, chiamato Pietro Damiano, fu mandalo da Nicola II, papa di Roma,
come il suo legalo, per usare tutti isuoi sforzi
ad abolire la simonia, ad introdurre il celibato
del clero, e se fosse possibile «soggiogare la
Chiesa ambrosiana alla Chiesa di Roma. Il
clero negò che era colpevole di simonia; proclamò la legge del celibato detestabile; reputò
vera indegnità il sotlometlere la Chiesa di
Milano a quella di Roma : domandò che la
perfetta eguaglianza sempre goduta dal metropolitano di Milano fosse sempre preservala ;
e ricusò recisamente di ricevere il dominio
papale. Dal discorso del clero a Pietro Damiano
risulta che,.« secondo le sue costumanze antiche e le istituzioni dèi Padri, la Chiesa ambrosiana e la Clùesa di.Milano erano state semjrre
libere ed indipendenti ;.eche il vescovo diRoma
non ateca avuto giammai, e non aveva mai
esercitato veruna giurisdizione in quei paesi ».
Di più Damiano scrisse alla contessa Adelaide
di Piemonte, che il clero nei di lei[dominii non
rispettò punto le decisioni di Roma. Egli è
vero che gli artifizii di Damiano alla fine prevalsero: ma il fatto dell’antica indipendenza
non è da dubitarsi ; ed ft completa la prova cho
lo Chiese primitive non confessarono cho Roma
fosso madre e padrona di tutte le altre Chiese.
A quello cho precede vogliamo aggiugnere il
sesto canone del concilio di Nicea, siccome ci
vien tradotto da Ruffino : « Ut apud Alexandriam et in urbo Romae vetusta consuetudo
servetur, ut vel ille Egypti vel hic suburbicaiium ecclesiarum sollicitudinem gerat s.
(Ruffino, Hist., lib. I, c. 6). «Che l’antica costumanza sia preservata come in Alessandria,
così nella città di Roma: siccome quella avesse
cura d’Egitto, così questa delle chiese suburbicarie ». Queste « chiese suburbicarie » erano
le chiese delle dieci provincie della diocesi sottoposte in cose-civili al vicario della città, lo
3
altre pròVinCie d'Ìtalia essendo Sdttb il goverrio
del vicario d’Italia; e cosi abbiam prova innegabile che la giurisdizione del vescovo di Roma
in quel tempo era limitata 1. alla Campania ;
i. Tuscia o Umbria: 3. Picenum Suburbioapium : 4. Valeria ; Ei. Samnium : (5. Apulia e Calabria : 7. Lucania e Bruttii : 8. Sicilia : 9. Sar.
rfiftia: 10. Corsica. Ruffino, italiano, presbiteio
dt Aquileiq, limita la giurisdizione del vescovo
di Roma a questo dieci provincie. Le altre sette
provincie d’Italia , con Milano loro capitale,
non erano soggette alla giurisdizione di Roma;
ed il vescovo di Milano non era consacrato dal
rescovo di Roma; prova sufTiciente che Milano
era immune dall’autorità di Roma. A dir breve:
Roma, in quei tempi primitivi, non era padrona neanche di tutte le Chiese d’Italia.
Finalmente : il secondo Concilio ecumenico,
quello cioè di Costantinopoli, chiamò Gerusakmmela madre di tutte le altrechiese ! < Ecclesia hierosolymitana quae est aliarum omnium
mater». «La Chiesa di Gerusalemme la quale
è madre di tutte le altre Chiese ». (Labbé e
CossABT, voi. II, p. 96!>). Questo Concilio fu tenuto A. D. 381.
Ora noi domanderemo a qualunque romano cattolico, sia prete, o sia laico, di dirci
dove si trova che Roma era « madre e padrona
di tutte le Chiese? » Si producano i più antichi
documenti dove vien cosi designata : perchè
no? Che tutti vedano l'origine di questa dottrina, e siano assicurati se sia possibile trovarne l'origine in alcun documento antico, fuorché nello false epistole decretali dei papi !
Se di questa dottrina non si potrà trovare
alira origine, allora persisteranno i romani cattolici a pretendere che la credenza nella universalità della Chiesa romana formi parte della
fede cattolica, e che questa credenza sia necessaria alla nostra salute eterna, mentre neppure
essi possono giustificarla, e mentre la sua origine poggia, come abbiam dimostrato suU’impo.stura, sulla falsificazione e sulla menzogna?
Noi dedichiamo le riflessioni che precedono
ai nostri connazionali cattolici-romani, invitandoli a ben ponderarle, specialmente nelle attuali circostanze, afllnchè venendo ad avverarsi
la minaccia della scomunica, essi sappiano in
quale conto la debban tenere.
Ancora degli affari di S. Mauro.
Riceviamo le due lettere qui appresso che ci
affrettiamo di pubblicare.
Illustrissimo Signore e fratello in Cristo nostra speranza.
Le invio queste poche linee pregandola d’inserirle nella Buona Novella^ per risposta del corrispondente di San Màuro a frate Erasmo del
Monte. Eccole;
Negar parole dette dal pulpito in piena udienza,
negare fatti di cui ne è testimonio una intera
popolazione, la è cosa talmente vergognosa e
tassa, che io mi vergogno di abbassarmi a rispondere partitamente ; perciò mi limito a confermare quanto dissi, ed anch’io attendo c una piti
solenne smentita dal tribunale, » ed allora non
solo « intendami chi può, che m’intend’io » ma'
l’intenderanno tutti.
Pregherei ancora frate-Erasmo a diro'chi al>bi^ fatto gridare quel compro ubbriacone, e chi ,
Sia (itidir UblitlaeotKi, e stì gli slltri fcllé gtlddyatiO {ifaliO anch’essi compri iibbriUcMi.
Termibo con accettare ancora una volta, le
9U6 sfide, invitandolo A dimostrare le falsificàzioni del Diodati per me;:zo de' giornitli.
Mi creda, ecc.
S. Mauro, 13 febbraio 1855.
Mosso Secondo.
(Altra corrispondenza di S. Mauro).
Giuseppe Serra,-latore della lettera del signor
Musso al reverendo frate Erasmo, dichiara falsa
l’asserzione del medesimo,ohe dice ch'io «non parlava ohe di confidenziale colloquio », avendo io
sempre parlato di pubblica discussione , al che
frate Erasmo rispondeva: « Sì, si, conducete pur
seco voi quanti volete »; — confermo altresi
tutta quella corrispondenza, ed all'uopo potrei
aggiungere altri fatti non registrati in quella.
San Mauro, il 13 ^bbraio 1855.
Sbrra Giuseppe.
LE PALSIFICAZIOM DEL DIODATI
Un corrispondente anonimo ci esterna la sua
meraviglia perchò nella nostra risposta (vedi n. 6)
al padre Erasmo cappuccino , noi non abbiamo
raccolto il guanto,ch’ei, predicando in S. Mauro,
lanciava ai cristiani Evangelici di questo luogo,
sfidando chiunque « a difendere il Diodati dalia
taccia ài falsario mentre egli si esibiva a «farne
toccare con mano frequentissime le falsificazioni ». — Noi non abbiamo fatto quello che
s’aspettava 1’ anonimo corrispondente , perchè
non ci pareva che meritasse tanto una goffa declamazione. Ma poiché v’ha chi crede diversamente , noi di buon grado ci dichiariamo pronti
ad accettare ima tale sfida, qualora piaccia al padre Erasmo di produrre Pe prove della sua asserzione.
PENSIERI SULLA SACRA SCRITÌL'RA
« Ciò che l’uomo di fuori della Divina Scrittura abbia apparato, se nocevole è, in essa si
condanna; se utile è, in essa si trova: e quando
l’uomo avrà quivi trovato tutte quelle cose, le
quali utilmente apparò altrove, molto più abbondevolmente troverà ivi quelle cose che in niuno
altro luogo trovare potè » (S. Agostino, 2, De
Doctrina Christiana).
• Se alcuna cosa è, la quale in questa vita
mantenga l’uomo savio, e che conforti l’animo
di dimorare quieto tra 1’ angosce e tempeste di
questo mondo ; quella cosa credo io, che principalmente sia la santa Scrittura, e’I suo studio»
(Hieron., in Efes.).
« Usa la santa Scrittura in vece di specchio ;
le sozze cose racconciando, le belle conservando
e più belle facendo; perchè la Scrittura specchio
è, che le laidezze mostra, e insegnale rammendare » (Hieron. Epist.).
« La santa Scrittura agli occhi della nostra
mente è posta come uno specchio, acciocché la
faccia del nostro animo in lei sia veduta. Quivi
conosciamo le nostre sozzure; quivi sentiamo
quanto facciamo prò; e quivi'quanto dal fare
pro siamo dilungati » (S. Ghhgorio , 2, Dei
Morali],
« La santa Scrittura ogni altra scienza e dottrina senza niuna comparazione molto trapassa,
in quanto vere cose predica, alla celestiale patria chiama, da’terreni desideri! muta il cuore
a’ sovrani, con detti oscuri dà che fare a’ savi,
con parole umili lusinga i parvoli : non è si
chiusa, che uomo si debba spaventare; nè si
Jiàlgie) tìhè) i^vllisfca. Pèf ùrfò tòglie fàstidiò; é
{Ma Ì m dtiidta; (iÙHHd è pia Hjiéiis&ti. L'initab 3èl leggitofii còn (imile parole Sluta, e òdit
alti ìhiéàdlttàntl lovà. Per àlcutìo modo crescè
co’suoi leggitori; da tozzi leggìtóTÌ quasi è conojciata, e da’ dotti sèmpre è nuova trovati .
(S. Ganoofiio, 20, Dei Morali).
ANEDDOTO
c::n.o^aro
Un pastore luterano , a Cothus , in Prussia ,
ebbe un giorno — era durante la guerra di sett’anni — la visita di un Croato, che gli testimoniò
il vivo desiderio di ricevere dalle mani di lui 1»
santa cena.
Il pastore, d’altronde, degno ministro del Signore, si faceva scrupolo di dar lu cena ad un
cattolico. Ala il soldato non si lasciò scoraggire.
« Io crédo nel nostro Signore Gesù Cristo, disse
egli; sono molti anni che lo conosco. Ma è qtftllche tempo che, a cagione dello frequenti ma'rcie
e contromarcie del nostro reggimento, io non ho
avuta più l’occasione di accostarmi alla sua tavola per nutrirmi del suo corpo e per abbeverarmi del suo sangue. Se ora voi ricusate di accordarmi ciò che desidero, ne risponderete dinanzi
a Dio i>.
A cosi pressanti sollecitazioni, il ministro non
seppe nè volle resistere. Annunzia al Croato che
egli ò per soddisfarlo.
Il soldato di subito si getta ih ginocchioni, e,
nel suo cattivo tedesco, pronuncia una preghiera
e fa a Dio una confessione dei proprii peccati
in guisa tale , che il pastore assicurava non
averne mai intese di più toccanti nè delle più
pieno di unzione. Prese ancora la santa cena con
l’espressione del più profondo raccoglimento.
Torrenti di lagrime bagnavano la sua faccia,
uua gioia celeste si dipinse sui suoi rozzi e
maschii lineamenti.
Terminata la cerimonia, il Croato ringrazia il
pastore e si dispone a partire. Nel congedarsi ;
« Io amo molto il Signore Gesù, gli dice, lo ami
lu pure? »
« Come mai non lo amerei? »
« Ebbene ! allora siamo fratelli, ed io ti amo
pure; non importa che tu sii luterano o cattolico.
Egli è per Gesù Cristo che noi vogliamo essere
salvati. Nel suo cielo e dinanzi al suo trono ci
rivedremo un giorno ».
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. — Il Governo, per mezzo degli Avvocati generali presso le Corti di Appello, ha indirizzatocircolari alle autorità politiche o giudiziarie, per dichiarareche a.\ Monitorio testé mandato
dal papa, non fu dato il regio placcati, e che
pertanto è nullo ed irrito nel nostro Stato, e
sarà il caso di applicare la legge del 5 luglio 1854
a tutti quei sacerdoti, i quali si attentassero di
pubblicarlo o commentarlo nelle Chiese e tra
fedeli. Da un altro lato il ministro dell’ interno
ha fatto distribuire nella Camera dei Deputati
parecchie copie dell’Allocuzione pontificia, coi
documenti pubblicati dalla^Segreteria di Stato di
quel Governo. VArmonia scorge in questo fatto
una prova che appo noi si disprezza la parola del
papa. Noi senza affermare se abbia o no ragione,
lo riportiamo come manifestazione dello spirito
pubblico in Piemonte.
— L’Armonia riportando alla sua volta la lettera da noi stampata nell’ultimo numero del
padre Erasmo cappuccino dice che noi « nel pub-
4
blicare questa lettera non potemmo negare le
asserzioni del buon religioso ». Noi domandiamo
ai nostri cj'ng«an/a lettori, come dice VArmonia,
se si possa mentire con maggiore impudenza che
ñon lo fa il rugiadoso giornale?
Foceso (provincia dell’Ossola). — Il sindaco
di questo piccolo Comune, signor Cazzini, in
occasione della costl/uzione di un nuovo cimitero ha fatto U seguente proposta, che è stata
dal Consiglio approvata: Tutti gli uomini, a qualunque culto appartengano, hanno diritto ad una
tomba onorata nello stesso cimitero, chehpropneta
del Comune. L’Armonia chiama questo mettere 'in
fascio qualunque culto. No, reverendi signori;
questo significa soltanto che, grazie a Dio, va
scemando tutti i giorni, ancho nei più remoti
villaggi del nostro paese, la vostra deieterea influenza. mentre mette sempre più profonde radici quella vera tolleranza, altrettanto abbominata da Roma, quanto è preconizzata dall’Evangelo.
Genova. — La vendita di cui facemmo parola
nello scorso numero, e cho dovea farsi il di 15,
16 e 17 febbraio, è stata per cagione del cattivo
tempo procrastinata a otto giorni; cosicché le
persone caritatevoli cho volessero concorrervi
sono ancora in tempo di farlo.
S. Pier d’Arena. — « Le cose in S. Pier d'Arena vanno benissimo, e domenica scorsa fui
consolato nel veder numeroso concorso alla spiegazione del Vangelo tanto al mattino che alla
sera. Voglia Iddio prosperare l’opera sua. Il cat»
tivo tempo però, e lo straordinario lavoro nelle
fonderie di questo paese impediscono i fratelli di
frequentare la scuola e le istruzioni serali, ma
trovo uu compenso nella festa ».
(^'osíra Corrisp.)
Francia. — Il famoso miracolo della Salette è
un pomo di discordia nel campo romano. Parecchi preti delia diocesi di Grenoble hanno pubblicamente protestato contro siffatta impostura.
I giornali han preso partito. Il Siècle, avversario
dichiarato delle dottrine deiri/niVcrs, e specialmente del preteso prodigio della Salette, si è testé tirato addosso un processo di diffamazione
che gli intenta monsignor Brouillard antico vescovo di Grenoble. In una lettera da questo diretta airUnn’ers in data del 22 gennaio, leggonsi
fra altre cose queste parole; « Aspettando che
« si dia corso alia lagnanza da me sporta al tri« bunale, il mio degno successore ha dovuto in
< tervenire all’effetto di porre un termine ad una
« guerra tanto più scandalosa e tanto più colpe« vole, che mi è stata mossa da alcuni fra i miei
« antichi preti, che nel loro spirito d’insubordi« nazione e di ribellione contro l’autorità vesco« vile, e potrei aggiungere d’ingratitudine, non
« hanno rispettato nè anco le convenienze più vol« gari ». L’es-vescovo quindi si lagna perchè il
giornale ha riprodotto dei brani di quattro opuscoli condannati dal vescovo attuale, e che palesano l’impostura della Salette: « In mio nome
ed in nome del mio successore, di cui l’autorità
non è meno della mia vilipesa, io vengo a protestare... contro le accuse odiose, diffamanti, che
dai libelli condannati sono passate nel nostro
giornale YAvenir ».
Che dice di tutto questo l’Amoma che menava
cosi gran rumore per jilcune divergenze insorte
fra gli evangelici di Torino, come se tali divergenze sopra punti affatto secondarii provassero
contro ia verità delle dottrine evangeliche?
— La proclamazione del domma deìVImmacolata Concezione ha siffattamente invogliato della
lettura del Nuovo Testamento la popolazione cattolico-romana in Francia, cho se ne sono ven
duti, nel primo mese dell’anno per 10 in 12,000
franchi di più del solito. [N. du C.)
Spagna. — Il decano de’ promotori fiscali di
Madrid (pubblico ministero) ha ricusato di denunziare un opuscolo che circola per la capitale
intitolato; Nullità della definizione dommaticadel
mistero dell’immacolata Concezione. Egli ha resistito alle istanze del vicario ecclesiastico.
— Un progetto di legge per la vendita di tutti
i beni del clero, è stato nel giorno 6 febbraio
presentato alle Cortes, che lo hanno accolto con
numerosi segni di approvazione.
Svizzera. — I Comuni cattolici del cantone
unito di Basilea-campagna hanno chiesto al governo l’intiera soppressione dello feste, occorrendo in giorni feriati, e la loro translazione
alla domenica. Il governo non stimandosi competente a sciogliere la quistione, sebbene l’abbia
accolta con piacere, ha deci^ di entrare su questo proposito in trattative col vescovo della diocesi.
— La Chiesa dei padri Gesuiti di Estavayer,
nel cantone di Friburgo, è stata ultimamente
comperata da un notaio di Neuchâtel allo scopo di
trasformarla in tempio evangelico. Il gran Consiglio ha di già ratificato questa compra.
Belgio. — La Società Evangelica tiene a suo
servizio trenta agenti, di cui nove ministri dell’Evangelo, tre evangelisti, due istitutori-evangelisti. otto maestri, due maestre, una aiutante
maestra, il direttore della libreria. Il numero
delle scuole dipendenti dalla società è di dodici
frequentate da circa seicento bambini, gran parte
dei quali appartengono a genitori cattolici-romani.
Inghilterra. — Eran tante le profferte di signore evangeliche per recarsi come infermiere
in Oriente, che fu gìuocoforza al Comitato di far
annunziare nei giornali che non sene riceverebbero più da ora in poi, l’ospedjlo di Scutari trovandosi sufficientemente provveduto. —Dunque
non è necessario di chiudersi in un convento, nè
di vestire in modo grottesco per essere atto alle
opere di cristiana carità.
Washington. — Il generale Cass, senatore, ha
annunzialo al Senato l’intenzione sua di aprire,
ai primi del prossimo febbraio, la discussione
sul diritto degli Americani ad esercitare il culto
delle rispettive loro forme religiose In qualunque parte del mondo essi si trovino. — So'ggetto,
come ognun vede, di vitale importanza, il quale
speriamo sarà portato ad una sollecita e soddisfacente risoluzione.
NECROLOGIA
Le Chiese evangeliche di lingua francese hanno
fatto, nel mese scorso, due perdite dolorosissime
nella persona dei pastori De-/a-i/arpe di Bordeaux
e Lobstein di Basilea , resi defunti dopo pochi
giorni di acuta malattia. Noi non avevamo il bene
di conoscere personalmente nè l’uno nè l’altro
di questi due uomini di Dio. Ma la testimonianza
unanime che vien resa cosi alla loro pietà come
alla loro attività cristiana ci assicura che il lutto
destato dalla loro morte quanto generale altrettanto è legittimo. Il primo che non avea ancora
compiuto i quarantanni lascia dietro di sè oltre
ad un padre ed una madre ottogenarii, una vedova, figlia del venerando pastore Malan di Ginevra, e cinque teneri bambini. Il secondo, anch’egli di un’eti verde ancora(quarantasette anni)
era noto al pubblico religioso non che come cristiano fervente , come valente predicatore ed
autore di parecchie opere edificantissime. Ambedue morirono come aveano vissuto, da cristiani,
rendendo testimonianza, per quanto lo concedeva la violenza del male, aquella Grazia che era
stata il tema favorito della loro predicazione.
Può darsi per i superstiti fonte più efficace di
consolazioni? Benedetto sia quel Dio che dopo
avercela preparata, ce l’ha fatta conoscere, e
conceda il medesimo alle afflitte famiglie di questi suoi servitori, di attignervi abbondantemente.
ROLLETTINO POLITICO.
Il ministero inglese è finalmente costituito
sotto la presidenza di lord Palmerston. Eccetto
lord Aberdeen, Russel e Newcastle, tutti gli altri
membri del precedente ministero sono stati chiamati a far parte del nuovo. Il portafoglio della
guerra è stato affidato a Panmure. — Questo
nuovo ministero ha dichiarato alle Camere che
spingerà innanzi e con vigore la guerra. — Lord
Russell anderà a Vienna in qualità di plenipotenziario della Gran-Brettagna per conchiudere i
negoziati coll’ Austria, intervenire alla famosa
conferenza, o per lo meno porre fine alle tergiversazioni ed alle ambagi diplomatiche.
Assicurasi che le potenze occidentali, ad intercessione dell’Austria, permettono alla Prussia
di prender parte alle conferenze di Vienna.
Varii fogli tedeschi annunziano come certa e
prossima l’adesione del Governo siciliano al trattato del 10 aprile 1854. Aggiungesi che il re
Ferdinando siasi in prima consigliato coll’Austria , la quale lo avrebbe incoraggiato a conchiudere una convenzione di questa fatta. IlGo.
verno siciliano s’impegnerebbe a spedire, dei
pari che il Piemonte, un corpo d’armata in Crimea ed alcuni legni da guerra.
Nulla di importante a Sebastopoli. —La Russia
arma tutte le popolazione dell’impero.
In Francia, a quanto dicesi, si sta preparando
un esercito di 200,000 uomini diviso in quattro
corpi, e destinate pel Reno.
La Camera do’ deputati, in Torino, dopo lunga
e matura discussione ha votato il trattato d’alleanza conchiuso il 10 gennaio colle potenze occidentali : sopra 160 voti, 95 furono favorevoli,
64 contrarii — il deputato Menabrea si astenne
dal votare.
Grosso Domenico gerente.
Li SiGRA BIBBIA
in varie linyue
Gran Ribasso nei Prezzi
Ci affrettiamo di portare a conoscenza del pubblico le seguenti notevoli riduzioni operatisi sul
prezzo delle S. Scritture ;
La S. Bibbia, versione Diodali, in 8“ grande,
non dorata, invece di 5 fr. 3 fr.
Id. versione Martini, in 8“ grande,
invece di 5 fr. 3 fr.
Id. versione Diodati, in 12®, non do
* rata, invece di 2 fr. 1 fr.
Id. versione Diodati, colle riferenze
del medesimo, stupenda legatura. Prezzo L. 4.
Il Ncovo Testamento, vers. Diodati, a 50 cent.
La Sainte Bible, révision de Martin, 3 fr.
Id. révision de Martin, avec réfé
rences, dorée sur tranche, 2 50.
Trovansi al deposito di Bibbie e Nuovi Testamenti, via S. Filippo, 14, piano terreno.