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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
A lino Ì07 - Nnm. 22
Una copia Lire 70
ABBONAMENTI / P"
I L. 3.500 per Testerò
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Catabio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE - 29 Maggio 1970
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
CHIESA DI PENTECOSTE
INAUGURATO AD IVREA IL NUOVO TEMPIO
Le classi e la fede uivere l'Evangelo fra gli uomini
« E tutti quelli che credevano erano
insieme » (Atti 2: 44).
Quelli che non credevano, invece,
non erano insieme. L’unità degli uomini è un sogno antico, sempre infranto
e sempre risorgente, a cui non possiamo rinunciare pur non sapendolo realizzare. Vorremmo essere insieme agli
altri, e invece siamo per lo più senza
gli altri o contro altri; auspichiamo
Tunità, ma viviamo nella divisione. Razza, nazione, religione, potere, danaro,
cultura, sesso istruzione, idee — tutto
può diventare, e diventa, motivo di divisione, e la divisione motivo di conflitti.
Tra le innumerevoli divisioni che lacerano in tutte le direzioni il corpo delrumanità odierna, una delle più profonde è quella della messa in partico-.
lare evidenza da Karl Marx: la divisione di classe. Questa divLsione e la lotta
che ne deriva, scoperte (non inventate!) da Marx nel .secolo scorso, sono
vecchie come l'uomo, o almeno come le
prime forme di società umane. Naturalmente esistevano anche al tempo di
Gesù e della prima chiesa cristiana: basta pensare, per convincersene, airistituto della schiavitù.
Ora accadde, nella chiesa di Pentecoste descritta nel libro degli Atti, che
« tutti quelli che credevano erano insieme ». Tutti, anche se erano di classi
diver.se — purché credessero. Se non
credevano, non erano insieme: erano
divisi come prima e come sempre. Ma
se credevano, erano insieme: tra schiavi e liberi, ad esempio, non c’era più il
profondo distacco di prima, la radicale
divisione come se si trattasse di due
diversi tipi di uomo. Uomini e donne
che fino alla venuta della fede vivevano
separati si sono trovati a vivere insieme a motivo della comune fede in Gesù Cristo.
« Tutti quelli che credevano erano insieme ». Non più divisi ma uniti, non
più lontani ma vicini. La fede in Cristo crea tra gli uomini divisi in classi
diverse e contrapposte una comunione
così forte da mettere insieme persone
che fino a quel momento erano nemici
di classe. La fede in Cristo è più forte
della divisione in classi. Nessuna divisione di classe, a cominciare da quella
tra schiavi e liberi, può impedire il sorgere delia comunione in Cristo e della
fraternità cristiana. Tutto il Nuovo Testamente lo afferma e la composizione
sociologica della prima chiesa cristiana lo dimostra.
In questo senso non possiamo condividere l’affermazione di Marco Rostan
(su «Gioventù Evangelica», N. 4/1970,
p. 15) secondo cui « gli uomini non si
dividono in credenti e non credenti, ma
in classi ». Il Nuovo Testamento conosce sia la divisione in classi sia la divisione tra credenti e increduli; e dichiara, in maniera unanime e univoca,
che tra le due quella decisiva è la seconda. Non vediamo come questo possa
essere negato, a meno che non si voglia abbandonare il terreno del Nuovo
Testamento e adottare criteri di giudizio diversi da quelli della fede apostolica. La quale non ha aspettato la fine
della divisione di classe nella società
per proclamare l’inizio dell’unità in
Cristo tra persone di classi diverse. Né
ha mai, neppure lontanamente, pensato che l’unità in Cristo, mediante la
fede, tra persone di classi diverse fosse
fittizia, apparente, inconsistente e al limite mistificante, solo perché avveniva nell'ambito di una società che, come
la nostra, non era una società senza
classi. In realtà, nel Nuovo Testamento,
troviamo l’esatto contrario di quel che
afferma Marco Rostan: troviamo cioè
un’unità che non è di classe ma di fede, e una divisione degli uomini in credenti e non credenti anziché in classi.
Non è la divisione in classi che domina, neppure negativamente, il pensiero
e la vita della prima chiesa cristiana
ma è negativamente la divisione tra
chi crede in Cristo e chi lo respinge, e
positivamente l’unità nuova che si crea
tra chi, provenendo da classi diverse,
si trova insieme per la comune fede in
Cristo. « Tutti quelli che credevano erano insieme ». Secondo il Nuovo Testamento, non è la divisione in classi che
annulla o dissolve l’unità in Cristo ma è
l’unità in Cristo che scardina e spezza
la divisione in classi. Su questo punto,
che ò fondamentale, non ci dovrebbero
essere dubbi. Ne va del contenuto stesso dell’Evangelo.
Quel che però dev'es.ser detto con altrettanta chiarezza e fermezza è che
l’unità in Cristo, proprio perché è più
forte e più decisiva della divisione in
classi, doveva riu.scire a infrangere, anzitutto nella Chiesa, la divisione di
classe. Questo non è accaduto. La Chiesa — corpo di Cristo — aveva anche il
compito di far vedere come cambia il
rapporto di classe là dove c’è tra due
persone l’umanità in Cristo per la fede
comune. Ma questo non s’è visto attraverso i secoli e non si vede nella
Chiesa d’oggi. L’unità in Cristo è stata
sì creduta e confessata, ma non vissuta fuori del quadro religioso e culturale, quindi non ubbidita. La Chiesa, diceva Barth, dev’essere una « comunità
dimostrativa »: ma su questo punto,
che cosa ha « dimostrato »? Fondamentalmente essa ci sembra aver mancato
alTimpegno, con conseguenze disastrose non solo per sé ma per tutta la storia degli uomini fino ad oggi, e oltre.
Tanto che nel nostro tempo c’è chi ha
mosso alla Chiesa l’accusa di essere
una « Chiesa di classe ». Questo accade
perché la Chiesa non ha osato e non
osa vivere fino in fondo i nuovi rapporti che Cristo instituisce tra tutti coloro
che credono in lui. « Tutti quello che
credevano erano insieme ».
È dunque chiaro che l'unità in Cristo
non può e.ssere strumentalizzata (come
sovente è accaduto e tuttora accade)
per coprire e quindi mantenere la divisione di classe: deve anzi farla saltare. È cristianamente illecito servirsi
della comunione in Cristo come copiertura della divisione in classi. L’unità
in Cristo non è un palliativo per rendere quest’ultima sopportabile: deve anzi
renderla insopportabile. Chi si appella all’unità in Cristo ma mantiene fermamente 'la divisione in classi fa, in un
contesto diverso, come quei cristiani
del 1“ secolo, i quali « finivano con la
carne dopo aver cominciato con lo Spirito ». L’apostolo Paolo li condanna senza esitare: « Siete voi così insensati? »
(Calati 3: 3). Chi comincia con l’unità
in Cristo non può finire con la divisione di classe. Tutto questo problema,
però, la Chiesa non l'ha ancora né
affrontato a viso aperto né, tanto meno,
risolto. Finora essa ha semplicemente
accolto nel suo seno i rapporti di classe esistenti fuori. I cristiani hanno sovente ironizzato — considerandola una
chimera — sulla promessa marxista di
una « società senza classi ». Ma che cosa direbbero i cristiani, della prospettiva di una « chiesa senza classi »?
Il fatto che la Chiesa ha annunciato
l’unità in Cristo tra credenti appartenenti a classi diverse, ma non 'l’ha vissuta fuori dell’ambito religioso e cultuale, non deve però creare una sorta
di sfiducia verso l’Evangelo che, ai limite, potrebbe indurre ad accantonare
l’Evangelo come superfluo o come inservibile oppure potrebbe indurre a
cambiare il contenuto e il messaggio,
come sovente è già accaduto. Una simile operazione sarebbe mortale per la
fede. Occorre invece, oggi come nel 1°
secolo, « tenere alta la Parola della
vita » (Filippesi 2: 15).
Immersi, come lo era la prima chiesa cristiana, in un mondo diviso e in
una società classista, possiamo e dobbiamo — chiedendo lo Spirito Santo ■—
rivivere nel 20° secolo ciò che la chiesa
di Pentecoste visse in quella lontana
alba cristiana: « tutti quelli che credevano erano insieme ». La solidarietà
dei credenti e l’unità in Cristo devono
restare per i cristiani, oggi come allora, le realtà primarie e decisive, il
punto di partenza fondamentale per
qualsiasi discorso e per qualsiasi comportamento che vogliano essere cristiani.
Paolo Ricca
Mamma Radio Vaticaoa
Secondo una corrispondenza da Roma pubblicata su f( La Stampa » del 24 maggio 1970,
una nuova rubrica della Radio vaticana, messa
in onda il 23, ha suscitato una protesta del
sen. Ercole Bonacina del PSI, che Tha giudicata una « pesante interferenza nella campagna elettorale italiana ». La trasmissione s’intitola « Per una coscienza comunitaria cristiana:
prospettive e problemi immediati in Italia ».
L’annunciatore vaticano, secondo Bonacina,
ha dichiarato che la rubrica ha lo scopo dì illuminare i cattolici e gli elettori italiani sul significalo delle prossime elezioni e, a tal fine,
ha esortato ad un voto coerente per la DC.
Bonacina ha affermato che è stata data la
parola, nella prima trasmissione, ad una senatrice democristiana responsabile del Movimento giovanile DC, la quale ha aspramente
criticato il progetto dì divorzio in discussione
al Senato.
Dna festosa giornata di gratitudine, di impegno rinnovato, di comunione fraterna - La predicazione del moderatore M. Giampiccoli riaiterma che la nostra ragion d’essere sta nella tensione
fra la speranza ultima del Regno e l'anticipazione di questa realtà nella vita quotidiana
Ivrea, 24 maggio
In una città in tono minore per il
caldo week-end, alleggerita del traffico
festivo dall’autostrada, sullo Stradale
Torino si è potuto notare, intorno al
n. 217, un’insolita animazione: la chiesa di Ivrea ha dedicato al culto, alla
vita comunitaria, alla testimonianza
evangelica i suoi nuovi locali, in comunione con molti fratelli venuti da vicino e da lontano.
L’edificio, che dà immediatamente
sulla nazionale, in una zona di forte
sviluppo urbano, è bello e funzionale, a
parte un campani! etto senza campana,
che ci pare superfluo, e un pulpito a
imbuto piuttosto singolare. Il terreno
è stato sfruttato abilmente e la costruzione ne permette il massimo rendi'mento in locali diiferenziati, anche se si
è decisamente optato per la soluzione
« luogo di culto -I- locali di attività »
anziché per quella di una riconvertibiMtà totale di tutti i locali a vari usi: in
questo senso, for.se, anche questo nuovo
edificio nasce un po' “vecchio" rispetto
alle esigenze che si vanno facendo strada e che saranno sempre più quelle
della chiesa di di, nani. In ogni caso,
un beU’edificio fr. ro, luminoso, sobrio,
una facciata di semplice eleganza, e
così Tambientazione, non ancora del
tutto a punto.
La giornata, animata, è stata di grande semplicità, un vero incontro di fratelli e sorelle nella riconoscenza e nella
gioia, ma anche nel senso della responsabilità che ogni dono e ogni strumento messo a nostra disposizione rappresenta per noi.
■* * *
Al mattino, il tempio era veramente
stipato di partecipanti da Ivrea, dalla
Val d’Aosta, dalle Valli Valdesi e della
piana torinese, oltre ad alcuni ospiti
venuti di 'lontano. Un breve saluto del
pastore locale, Ermanno Rostan, quindi, iniziato con il canto del « Giuro di
Sibaud » da parte della Corale Valdese
di Torre Pellice, il culto è stato presieduto dal Moderatore della Tavola Valdese, il pastore Neri Giampiccoli, reduce da poco da un lungo viaggio di
25.000 chilometri attraverso gli USA.
Letti due passi biblici, Matteo 5; 13-16
e Efesini 2: 4-10, egli ha predicato la
parola di Gesù: « Risplenda la vostra
luce ” (Matteo 5: 16).
In un giorno come questo, di festa
e di riconoscenza ■— egli ha detto —
non c’è bisogno di ricordare che cosa
significhi Tinaugurazione di un tempio:
abbiamo motivo di gratitudine e mo
VERSC L’ASSEMBLEA DI PORTO ALEGRE
1 luterani brasiliani
Al vertice
Porto Aiegre, Brasile (Iwf) - Una delegazione della Chiesa evangelica di confessione luterana in Brasile (CECLB) si è incontrata qui
con il presidente della nazione, il gen. Emilio
Garrastazu Medici e gli ha detto che il suo
nome è in testa all’elenco degli ospiti speciali che la Chiesa domanderà alla FLM di invitare alla sua quinta Assemblea generale, che
si terrà dal 14 al 24 luglio in questa città, capitale dello Stato di Rio Grande do Sul. Le
personalità direttive della CECLB hanno dichiarato che questa udienza era stata decisa
tempo addietro, per farla coincidere con la visita presidenziale in questa parte del paese e
nel vicino Uruguay.
Il gruppo di personalità luterane ha riferito in seguito che il presidente Medici era
stato grato delTinformazione ricevuta in merito all’Assemblea e aveva dichiarato che
avrebbe fatto il possibile per accettare l’invito,
qualora gli fosse stato rivolto.
Oltre a fargli un breve panorama dei piani
delTAssemhlea. la delegazione luterana ha fatto presente al presidente che sono stati posti
molti interrogativi sulla situazione politicosociale brasiliana, specialmente per quanto
concerne resoconti di torture, e che alcune
delegazioni hanno espresso esitazioni circa la
loro partecipazione all’Assemblea.
Dispacci internazionali sulla tortura cui sono sottoposti prigionieri politici avevano determinato molte discussioni, fra Taltro in un
incontro precedente, a Blunienau, dei membri
brasiliani dell* Assemblea. Questo convegno
I ilìspacci di agenzie stampa hanno riportato pure una risposta del presidente Medici ; in
una dichiarazione ufficiale, diffusa dal suo segretario stampa, egli ha negato che dei prigionieri siano torturati in Brasile. La dichiarazione ribadiva la tesi che (jiiei dispacci della
stampa estera erano stati fabbricati da agenti
di sovversione internazionale; affermava che
non vi sono prigionieri politici in Brasile e
che nessuno, in questo paese, ha perduto la
libertà semplicemente per divergenze dallo
« orientamento democratico difeso dal governo ». Gli arrestati sono dunque dei « terroristi » sotto accusa di crimini quali l’uccisione di gente innocente, furto nelle banche o
rapimento di diplomatici. La dichiarazione notava poi che nessuno dei « terroristi » rilasciati quale riscatto di diplomatici rapiti ha
mostrato alcun segno di tortura o di violenza;
e affermava che il Brasile rispetta la dignità
dì tutti coloro che vivono nel paese senza
discriminazione circa le loro idee, ma che i
« nemici » del Brasile avrebbero avuto « la risposta e il castigo che meritano ».
Alla base, o quasi
Blumenau, Brasile (Iwf) - I partecipanti
brasiliani alTAssemblea della F.L.M. hanno
invitato la loro Chiesa, che ospiterà l’evento
internazionale, a lanciare un’indagine particolare, circa « la validità delle denunce concernenti la tortura, i prigionieri politici e altri
abusi flagranti dei diritti dell’uomo ».
Questa richiesta riflette il clima dell’incon
tro che ha riunito dal 4 al 6 maggio 68 luterani, delegati a Porto Aiegre, incontro che
diversi hanno definito storico. Infatti fin dall’apertura della riunione le discussioni consuete sono passate in secondo piano rispetto
alle informazioni relative alla situazione sociopolitica brasiliana.
Il dr. Appel, segretario generale della FLM,
che guidava un gruppo di responsabili federali, ha riferito ai pastori e laici brasiliani, fra
cui vi sono donne e giovani, sulla circolazione
dei rapporti relativi alla tortura in Europa e
nell’America del Nord e sulle reazioni che
hanno suscitato, in particolare nelle Chiese.
Ha sottolineato la presa di posizione dei delegati luterani della Germania occidentale, i
quali insistono nelTattribuire alTAssemblea il
carattere di " gruppo di lavoro" e nella richiesta di eliminare ogni elemento di “rappresentanza" contro i piani della Chiesa ospitante che vorrebbe inserire rappresentanti del governo brasiliano in alcuni aspetti formali
delTassemblea.
Le discussioni si sono quindi accese, andando da forti obiezioni contro la veridicità delle
prove di torture al riconoscimento che il tenore dei resoconti regge all’esame. È stato detto che mentre l’Assemblea potrà fare tutte le
indagini che vorrà, la Chiesa ospitante è responsabile di provare la validità o meno delle
accuse, prima, durante e dopo TAssemblea;
e con due sole astensioni è stata votata la richiesta alla direzione della CECLB di avviare
indagini dirette. Se le accuse .saranno provate. la Chiesa dovrebbe opporsi pubblicamente
a metodi così « barbari ». Ci si è pure soffermati sulla questione della libertà di stampa
i l Brasile e si è stati unanimi « nel riconoscere che il governo brasiliano ha limitato la
libertà ».
Un momento emozionante si è avuto quando il dr. Karl Gottschald, presidente della
CECLB, ha dichiarato di voler scindere le
proprie re.sponsahilità da quelle dell’Assemblea, per la quale egli, dopo la campagna della stampa, è diventato un « ostacolo »; ma ha
ribadito le sue convinzioni. I partecipanti alla riunione, dopo che parecchi avevano deplorato il modo in cui la sua posizione era stata
presentata dalla stampa, hanno chiesto al presidente Gottschald di continuare a sostenere le
sue responsabilità in vista delTAssemhlea.
Ecco alcuni dei pareri espressi su tutta la
questione : « Secondo noi, siamo in grado di
tenere l’Assemblea nella nostra regione. Dobbiamo aver coraggio e assumerci certi rischi... ». « Dobbiamo farlo, se davvero ci sentiamo "Mandati nel mondo" (il tema delTA.ssemblea) con l’Evangelo. Speriamo che i delegati vengano in Brasile con l’intenzione primaria di studiare e indagare i modi per rendere la chiesa attiva in tutto il mondo, e
non soltanto di analizzare la situazione brasiliana ». « Il problema Chiesa-Stato dev’essere
studiato a livello mondiale, e quindi includendo la nostra situazione particolare. Il tema
“Mandati nel mondo" non permette eccezioni,
anche se siamo messi a confronti con situazioni politiche difficili ».
(v. altre notizie a pag. 6)
tivo di rinnovato impegno nella confessione della fede e nella testimonianza, perché questo è il mandato della
Chiesa che risulta chiaro da queste
parole di Gesù. È evidente che la risoluta affermazione di Gesù: « Voi siete
il sale della terra, la luce del mondo »
comporta la conseguenza: « Risplenda
la vostra luce, vedano gli uom'ini 'le vostre buone opere ». Bisogna dunque vivere l’Evangelo tra gli uomini.
Conosciamo bene questo testo e sappiamo che questa esigenza è al disopra
delle nostre forze, della nostra obbedienza: quale uomo, quale Chiesa può
mai dire di sé di esser sempre stato
coerente? Non è dunque inutile ricordare che il Sermone sul monte è verarnente Evangelo: Cristo è la luce che
risplende e ila nostra capacità di vivere
TBvangelo dipende dalla sua grazia soltanto, Tobbedienza della fede è soltanto
atto di riconoscenza. Cose imparate sin
dal tempo del catechismo; cose da
reimparare, come credenti e come comunità, nei momenti essenziali della
nostra esistenza: come questo momento nel quale inauguriamo un tempio.
Qui dunque l’obbedienza della fede consiste per la nostra Chiesa nell’essere
luce, nel compiere buone opere.
Quali buone opere? Si può pensare a
quanto Paolo scrive a proposito del
frutto dello Spirito: pace, generosità,
bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza,
virtù indubbiamente espressive di una
realtà interiore, di un tipo di rapporto con gli altri che è all’opposto delTist'into di pirateria dell’uomo naturale.
A un livello più profondo sta l’insegnamento del Sermone sul monte e il commento di Paolo, Tagàpe, l’amore non
motivato, gratuito: il 'non res'istere al
malvagio, il porgere l’altra guancia, il
perdonare e pregare per Tavversario,
Tavvertire che « se non ho carità non
son nulla ». Questa è Tobbedienza della
fede, a livello personale e dei rapporti
umani: in questo modo di essere gli
uomini posson riconoscere « le buone
opere le quali Iddio ha innanzi preparate affinché la pratichiamo» (Efesini 2: 10), non per virtù o eroismo propri, ma per la grazila che ci è stata
fatta.
Ma il problema si pone oggi in modo
acuto al livello della vita della Chiesa:
che significa fare risplendere la luce di
Cristo, far vedere le buone opere della
Chiesa? A questo punto il pastore Giampiccoli si è rifatto alla sua recente esperienza americana: grande è la vitalità
di quelle Chiese, imponente la frequenza ai culti (che occorre spesso ripetere
ad ore successive per far posto a tutti),
ampio il ventaglio dei servizi e dei programmi. Ma esse si trovano, oggi come
non mai, ad affrontare problemi di vita
pubblica; e come ieri furono divise di
fronte al problema della schiavitù, così
sono divise di fronte ai problemi odierni: la questione razziale, la guerra in
Indocina, il movimento studentesco. Il
problema si pone in questi termini: la
Chiesa esiste per edificare, consolare,
confortare (comfort), oppure come una
sfida (challenge] alTuomo di oggi, alla
società detta cristiana, in nome di una
società diversa, quella del Regno di
Dio? La risposta istintiva è che entrambi questi compiti rientrano nella responsabilità della Chiesa. Ma se il consolare si traduce in quieto vivere, in
rifiuto di parteggiare, in chiusura nell’ambito di una spiritualità soddisfatta
o di un attivismo interno, non è forse
necessaria una scelta? Affinché risplenda la luce delTEvangelo e le buone
opere non siano il mettersi la coscienza
in pace con un po’ di beneficenza! Di
qui la crisi che travaglia quelle Chiese,
invero non dissimile dalla nostra crisi.
Torniamo a noi: da questo tempio
gli uomini vedono le nostre buone opere in questa città come in tutto il nostro paese. Ma quali buone opere? Qggi più che mai è necessario riaffermare
l’esigenza fondamentale delTEvangelo,
potenza di Dio 'per la salvezza di ogni
credente, cioè per il riscatto dell’uomo
dal prepotere della violenza, della sopraffazione; la salvezza è la risurrezione
dei morti ed è al tempo stesso liberazione delTuomo da ogni servitù; il Regno di Dio è Torizzone ultimo della storia ed è potenza rinnovatrice nella storia. In questa tensione tra la speranza
ultima e l’anticipazione di questa realtà nella vita quotidiana sta la nostra
Gino Conte
(continua in sesta pagina)
2
N. 22 — 29 maggio 1970
MOMENTI DI STORIA VALDESE
I Valdesi a Roma nel 1870
II
ARRIVANO I NOSTRI
I nostri buoni Valdesi arrivano contemporaneamente alle truppe di liberazione; i colportori sono già nella Città
Eterna il giorno dopo! E Matteo Prochet, l'evangelista per eccellenza li segue a ruota; tanto è il suo zelo che non
esita a sacrificare anche il suo nome
per facilitare l’inoltro della corrispondenza e la sua attività: egli diventa
Matteo Prochietto!
Le sue prime impressioni non sono
entusiaste, per le difficoltà politiche
(momentanee) ed economiche (durature). La speculazione domina in tutti i
campi e la sua congenita onestà di vecchio piemontese deve far la conoscenza
di una istituzione romana che gli avvelena resistenza: la buona uscita!
Gli fa eco un amico in una lettera di
cui diamo l'esordio: « Whata dreadful
place of wichedness and deceit is thìs
new and eternai capitai of Italy » (James Will).
Comunque il Comitato di Evangelizzazione nella seduta del 26 ottobre 1870
delibera:
« ...Invece della solita rassegna, la
Comm. stima spediente occuparsi delle
quistioni più urgenti, e innanzi tutto di
quella sollevata dalla faustissima entrata dell'esercito italiano in Roma (20 settembre 1870). Il signor Prochet, i risultati della sua visita e del suo soggiorno
nella città liberata. Egli dice imprima
della benevola attitudine delle autorità
nuovamente costituite, della attitudine
schiettamente simpatica della Chiesa
Scozzese. Non si può, nello stesso modo, fare asse°namento né sul pastore
anglicano né sul pastore americano,
ambedue sfegatati fiigh-churchmen. Per
private riunioni, le sole finora concesse,
v'è un locale affittato fino al 19 novembre, al prezzo di lire italiane 60 mensili;
ma bisognerà più tardi comprare perché i fitti sono tutti triennali. Intanto,
viste le circostanze politiche attuali che
riducono l’opera cominciata ad un carattere privato — udite le ragioni addotte dal sig. Prochet la cui presenza
è del tutto necessaria a Genova — sentito lo stesso, riguardo alle disposizioni
manifestategli dall'evangelista di Firenze sig. A. Meille — la Commissione delibera di mandare a Roma il detto signor A. Meille, per un periodo di uno o
due mesi... ».
UN COMITATO EFFICIENTE
II presidente del Comitato di Evangelizzazione, G. P. Revel segue si può
dire giorno per giorno gli sviluppi della
situazione, sul piano non solamente amministrativo. Egli manifesta la sua gioia
per la liberazione di Roma, per la soppressione del potere temporale dei Papi, in cui vede una giusta punizione
« du grand blasphèmateurs » che ha
osato « sedersi nel tempio di Dio come
Dio, facendosi proclamare infallibile ».
Si rallegra dell’ingresso immediato (alTindomani del 20 settembre) dei nostri
colportori che hanno iniziato il loro lavoro in mezzo a mille difficoltà, perché
le nuove autorità non vogliono dar l’impressione di favorire l’eresia.
Ad ogni modo questi colportori sono
riusciti a disporre delle bancarelle nelle piazze più frequentate ed hanno venduto, in 15 criorni, 140 copie delle Sacre
Scritture.
In una lettera del dicembre 1870, il
Presidente espone a degli amici le necessità dell’opera in Roma che deve
avere il primo posto, e puntualizza due
aspetti della situazione: il problema dei
locali e quello dell’istruzione. Si dilunga su quest’ultimo, che costituiva, del
resto uno dei più grossi problemi anche per il nuovo governo. Com’è noto,
l’istruzione a Roma era monopolio dei
preti e scaduta ad un livello molto basso. Si trattava ora di far funzionare in
modo efficiente e nel più breve tempo
possibile una scuola statale che, a tutti
i livelli, potesse imporre il suo prestigio. Il nostro G. P. Revel prospetta il
problema anche sul piano dell’azione
evangelistica.
Ma cosa pensano i Romani? E cosa
pensare dei Romani?
Sul piano economico sanno fare bene
gli affari loro, sfruttando le difficoltà di
sistemazione per uffici, alloggi dei liberatori! I prezzi sono proibitivi e l’istituzione della « buona uscita » rende
diffìcile ogni trattativa. Inoltre, se è
vero che sono ferocemente anticlericali
e sparlano volentieri del regime papale, son pur sempre attaccati alla loro
religione naturale, e non .sono disposti
a cedere, quando sanno che il locale potrebbe servire ad una « religione » diversa da quella in cui sono nati.
Però il Presidente del Comitato di
Evangelizzazione non ritiene giuste le
critiche rivolte al carattere dei Romani.
Egli scrive infatti (dicembre 1870):
« I Romani non .sono scettici e superficiali; sono persone serie e molti di loro
sinceramente aspirano a giungere al
possesso della verità », come lo dimostrano i molteplioi contatti e conversazioni su problemi religiosi.
A. MEILLE ALL’OPERA
Meille arriva a Roma. La .situazione
non è rosea: contrattempi ed equivoci
con i collaboratori; difficoltà di trovare
un locale dn zona centrale. Il nostro
evangelizzatore corre per tutte le vie
di Roma e visita il pianterreno di Palazzo Ruspoli (Corso), Via della Fontanella, Via della Scrofa. Poi ci sono approcci per l’uso della cappella tedesca
del Campidoglio. Ma i prezzi d’affitto
sono favolosi: per due camere ammobiliate 100 lire mensili.
D’altra parte occorre far presto! Tutte le denominazioni arrivano.
La « Società Biblica di Londra » apre
un deposito di Sacre Scritture « per il
corso che porta al ritrovo di Monte Pincio ». Anche la Tipografia Claudiana apre un deposito delle sue pubblicazioni
« Vicino alla Via del Gesù ».
Finalmente una buona notizia (ma
solo in gennaio 1871): raffitto di un locale per 5 anni, in Via dei Pontefici;
capienza 150 persone. Due culti: uno
al mattino, l’altro pomeridiano. Ha inizio anche la Scuola domenicale con tre
presenze.
COSA VEDE A. MEILLE?
Il Melile lavora e si guarda attorno.
Quello che vede lo scrive nel mese di
novembre all’« Eco della Verità » che
era un po’ il suo giornale e noi stralciamo dalle sue lettere.
IL GHETTO
« Descrivere questo ghetto (la secolare abitazione degli Israeliti in Roma)
è una cosa al di sopra del mio potere.
...Via Fiumara corre lungo il fiume, e le
sue case dall'una parte scendono sino
nell'acqua; essa è regolarmente inondata ogni anno e non di rado l'acqua
sale al secondo e al terzo piano. Via
Rua sta un po' più in alto e perciò è alquanto migliore. Fra le due c'è una rete
di straducole, di chiassi, di passaggi
oscuri da ogni lato dei quali s'aprono
nere bottepucce, specie di antri, di pochi metri quadri, dove ciò nonostante
mercanteggiano, cuociono, mangiano,
dormono delle famiglie di otto o dieci
persone. In certi posti ci sono vere tane
dove, nonché uomini, neppur bestie
sembrano che potessero vivere. Dovunque regna un sudiciume indescrivibile;
ci pareva di essere in un altro mondo... ».
IL COLLEGIO ROMANO
E questo senso di sporco, di vecchiume, il nostro pellegrino valdese lo sente
anche visitando il Collegio Romano.
immiiiiiiMimiiimiiiviDimiiiiiiiMiiiMmiiii
« Non c'è che dire; è un bell'edifìcio ».
Ma « mai in vita mia m'è stato dato di
vedere mobili da scuola così ammuffiti
e miserabili...; vecchie panche, cattedre
tarlate, ... ».
Miseria, povertà; il nostro A. Melile è
sempre più deluso; comincia a credere
che non ha tutti i torti quella « buona
signora forestiera » che critica il carattere degli Italiani, il cui ideale sembra
essere di vendere « dieci volte ciò che
vale uno, o riuscire in qualche speculazione ardita e lucrosa, o guadagnare un
terno al lotto... ».
E il nostro A. M. va « un sabato, a
mezzogiorno, in piazza Madama, quando si estrae la lotteria ».
IL LOTTO
E' una descrizione estremamente vivace di cui ci sia concesso dare alcuni
passi.
« Siamo sotto la loggia del ministero
delle finanze che è tutta parata d festa...
un barilotto <di vetro (con i numeri);
.. due o tre signori vestiti di nero, probabilmente impiegati superiori del ministro... un usciere, due trombettieri...;
un giovanetto dall'età di 10-12 anni all'incirca, vestito di bianco, ed ha in capo un gran cappello da prete bianco
esso pure. E’ uno dei così detti orfanelli
che si stanno educando per la preteria ».
Segue la descrizione dell’« imbus.so'mento ». Poi scende il silenzio sulla
piazza. « L'orfanello si toglie il cappellone d'in sul capo, fa reverentemente il
segno della croce ripetendo le parole:
In nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, manda due volte in giro
la mano, colla palma rivolta in fuori,
per mostrare che è perfettamente vuota, ed estrae il primo numero ».
Il nostro spct'atore valdese è indignato di questa bestemmia e di tutto
10 spettacolo che diverte e .scandalizza
i forestieri, i oaali non riescono a capire che un governo che si vanta di esser teocratico possa sfruttare questo
lotto corruttore. Esprime l’augurio che
11 primo atto ;lel Parlamento riunito
nella sua capitr.:e .sia quello di « abolire
questo giuoco -nfame e corruttore »,
fonte di illeciti guadagni per la Chiesa
romana.
Cento anni d: po, il Lotto vive ancora, e l’istituto .iella Lotteria è diventato una istituz; ne nazionale, una greppia di sottogo\ -:rno, un verde pascolo
per eletta bruca! ura.
Gino Costabel
Chiese - grettscelo
in Gieppnne
L’ascesa vertiginosa dei prezzi dei terreni nelle regioni di rapido sviluppo costringe la Chiesa unita del Cristo in
Giappone, il Kiodan, a demolire gli edifici inadeguati sui terreni in questione.
La più recente di queste chiese-grattacielo è in corso di costruzione a Matsudo, una città-dormitorio nei pressi di
Tokio, che conta attualmente 230.000
abitanti ma la cui popolazione raggiungerà presumibilmente il mezzo milione
nel 1980. Una parte degli edifici costituenti la chiesa sarà utilizzata commercialmente per finanziare altri progetti
di chiese e programmi di lavoro sociale
(spr.).
Doni prò Eco-Luce
Da vaiar Perosa: Alessandro Forneron 500;
Régis Beux 500.
Da Riclaretto i Irma Clot v. Griglio 500;
Adolfo Barus 500; Aldo Peyronel 500; Alberto
Clot 500; Enrico Peyronel 500.
Da Torre Pellice: Lidia Gay 500; Graziella
Jalla 3.000; Mary Jahier 2.500.
Da Luserna S. Giovanni: fam. Gay 500;
Paolo Favout 500.
Da Pofiiaretto: Attilio Pons 1.750; Alberto
Pons 500; Margherita Grill Dick 200; Lina
Paschetto 500: Emilia Lantaret 300; Chiesa
Valdese 10.000.
Da Pinerolo: Mary Campese 500; Mimi
Long 500; Giovanni Peyrot 500; Gianni Gay
500; Dina Rostagno 500; Emilio Giordano
500; Giorgio Long 2.500,
Da Perosa: Laura Micol 500; Bartolomeo
Volai 200; Oreste Perron 100.
Da Milano: Adriano Pagliani 500; Luisa
Stein 7.500; Alfredo Plebanì 500; Elena Brizio 500; fam. Griot 500; Giorgio Peyronel
2.500: lima Givri Celli 500; Franco Falchi
1.000; Gilda Ciceri 500; Celio Longhi 500;
Alina Barzaghi 500; Domenico Zaza 500; ,Ann*’ Leonardi 500: Bianca Pavoni 500; Margherita Gay 1.000; M. A. Marzio Coucourde
1.000.
Tina Barelli Boiocchi, S. Fedele Jntelvi,
500; Celina Rostan, Frali, 500: Elisa Andrei,
Firenze, 300; fam. Lena, La Maddalena. 1.000;
Daniele Riboli, Berzo S. Fermo, 500; Antonietta Calamita, Catania, 500; Calogero Morreale. Grolle, 500; Rosina Morandi, Cambiasca. 100; Bianca Fonie, Cannerò, 500: Mirto
Sappé, Inghilterra, 500; Maria Gherardi, Poppi. 500; Alice Molinari, Genova, 2.500; Giacomo Menegon, Venezia, 1.000; Anita Bounous Giacone, S. Antonino di Susa. 500: Pierre Revel, Banchette, 2,500; Eli Malan, Angrogna, 500.
Grazie!
( continua )
IL TEMPO
« Finché abbiamo tempo »
(Galati 6: 7-10)
Pensiamo a tutte le parabole dette da Gesù riguardo al tempo che
passa presto, e del quale bisogna
approfittare. Il Nuovo Testamento
ha in tal modo il senso nettissimo
che il tempo che vive è un tempo
da non perdersi: un tempo da cogliere a volo, come si afferra una
occasione, o una corda. E il tempo
per fare quel che si deve fare: un
tempo in attivo, nel quale far bene
e da non lasciar passare. Perché
tutto ciò che si fa bene in questo
tempo è un beneficio per dopo e
ogni tempo perso è una perdita per
dopo. L’uso del tempo viene registrato sulla colonna dell’avere, in
attivo o in passivo, per il poi, quel
’poi’ nel quale sarà troppo tardi per
riacchiappare il tempo attuale. Perciò in questo tempo attuale l’istante (l’occasione) ha un’importanza
così grande. E un po’ come un’istantanea, la cui qualità non dipenderà
dal fatto di essere fugace. Per il
Nuovo Testamento il tempo è una
serie di istantanee da non sbagliare: non una filosofia del tempo, ma
un urgere della prassi.
E del tutto evidente che abbiamo perduto questo sentimento dell’urgere del ìiuon uso del tempo.
Perché? Perché ci siamo abituati, o
rassegnati all’esistenza di domani,
dei domani. Il tempo è per noi una
linea che si perde all’infinito (tempo « perduto ») e non ne attendiamo la fine. Dalla successione di
istantanee, dall’imminenza incessante del termine, siamo passati alla pausa, all’abitudine di essere, al
tempo interminabile nel quale la
preghiei’a « il tuo Regno venga »
non è altro che pia incertezza della
fede, la quale non colma più l’istante con la propria azione; al tempo
nel quale ogni azione, attribuendu.si
dei domani, diventa sempre una
morale istituzionale.
Il credente del Nuovo Testamento, persuaso che il tempo che vive
è l'ultimo istante prima del ritorno di Gesù, utilizza al massimo questo momento per l’azione positiva
della fede.
La prima generazione cristiana si
è forse sbagliata? Lo dirà il futuro.
Ma, se si deve scegliere fra due errori, pare proprio che il nostro,
nello stesso avvenire, potrà pesare
di più.
(da Réforme)
Jean-Claude Riebel
MiimiiimiiiiiiiiiimiMmiiiiimiiliMiiiiiiiimiiimirii
iniimiiiiiimiimimii
Così viveva la Chiesa primitivo
Ripubblicata, nella collana tascabile '"‘Foi vivante”, un’opera classica sugli inizi della comunità cristiana
Dopo le Pentecoste e la discesa dello
Spirito Santo sui discepoli radunati
tutti insieme nel medesimo luogo, l’apostolo Pietro fece un discorso alla moltitudine che si trovava in Gerusalemme,
in seguito al quale circa 3000 persone
si convertirono a Cristo, e furono battezzate. Il libro degli Atti, che riferisce
questi avvenimenti, dice che tutti i neocredenti erano « perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli,
nella comunione fraterna, nel rompere
il pane e nelle preghiere ». Vengono indicate qui quattro perseveranze, che
sono le componenti fondamentali della chiesa cristiana al suo inizio, e precisamente:
1) la perseveranza nell’insegnamento apostolico;
2) la perseveranza nella comunione
fraterna;
3) la perseveranza nel rompere il
pane;
4) la perseveranza nella preghiere.
La vita secondo TEvangelo, infatti,
non è unicamente una decisione che si
prende una volta tanto e poi tutto finisce lì; è invece una decisione che bisogna costantemente rimeditare, è un
comportamento che deve durare; in
una parola: è una perseveranza. Intorno a questo argomento possiamo leggere un prezioso volumetto scritto da
Philippe Menoud, professore di teologia nella Facoltà di Neuchâtel, articolato in quattro capitoli, uno per ogni manifestazione della vita della fede nella
quale è necessario perseverare: si tratta di una dissertazione biblico-teologica presentata in modo lineare, come
un’avvincente predicazione, che si legge con vivo interesse, traendone una visione più precisa di che cosa sia effettivamente la fede e la vita della chiesa.
Cercherò di tratteggiare alcuni punti
di questi quattro capitoli.
* * *
Innanzi tutto la perseveranza nell'insegnamento apostolico. L’autore osserva che l’Evangelo è una predicazione
seguita da un insegnamento. Mentre la
predicazione è più particolarmente l’annunzio dell’Evangelo e si rivolge a tutti, l’insegnamento è destinato ai credenti, e a coloro che sono stati in qualche modo toccati dall’annunzio, per
spiegare loro meglio di che si tratta,
per rispondere alle obbiezioni, ai malintesi, per sviluppare in profondità il
messaggio e mostiarne le applicazioni
pratiche e tutte le sue conseguenze. La
nostra predicazioni, di oggi è effettivamente un insegnamento « se tuttavia
espone e spiega la Scrittura, e non degenera in un discorso intorno a qualsiasi tema attinente alla morale o alla
politica, e non all’Evangelo di Gesù
Cristo ». Il credente, da parte sua, deve
perseverare ad ascoltare questo insegnamento e a vivei'lo.
Naturalmente l'insegnamento nel
quale occorre perseverare è quello apostolico, non ve n’c alcun altro: «se i
credenti cercassero altrove dottrine reputate più attuali, spezzerebbero la comunione che li unisce agli apostoli, e
abbandonando gli apostoli, perderebbero la comunione che li unisce agli
apostoli, e abbandonando gli apostoli,
perderebbero Gesù Cristo stesso ». La
perseveranza nell’insegnamento apostolico è quindi anche essenziale, perché
preserva la chiesa dalTeresia: ne l’apostolo né il fedele sono tenuti a scegliere una dottrina piuttosto che un’altra,
ma è Dio che ha scelto e ha dato 11 suo
Evangelo per salvare l’umanità; «chi
sceglie da sé si allontana dal piano divino della salvezza e dall’insegnamento
apo.stolico che lo contiene ». Chi rompe
con l’insegnamento degli apostoli si
allontana dalla via dell’Evangelo.
« « ♦
La comunione fraterna nella quale è
necessario pure essere perseveranti, ha
.secondo l’autore, un significato vasto e
completo: è una comunione d’ordine
spirituale e materiale nello .stesso tempo. Nel paganesimo lo spirito e la materia sono in opposizione, ma nel pensiero biblico no. Dio ha creato ogni cosa, tanto la materia come lo spirito; il
male non è la materia, ma la disubbidienza alla volontà di Dio, cioè il peccato; « il cristianesimo ignora sia la
deificazione, sia lo svilimento della materia; tutto viene da Dio e tutto gli appartiene, lo spirituale come il temporale; di tutto ciò che hanno fra le mani,
tanto i beni .spirituali che i beni materiali, gli uomini sono soltanto gli amministratori nel nome di Dio, che è
l’unico proprietario e dispensatore ».
Perciò la comunione fraterna di cui si
tratta nella chiesa è nello ste.sso tempo
comunione spirituale tra i fedeli e gli
apostoli (che danno l’insegnamento che
fa vivere), comunione spirituale dei
credenti tra di loro (che sono un cuore
solo e un’anima sola), ma è anche comunione nel senso di messa in comune
delle risorse materiali per il bene di
tutti. Non si tratta qui di una condanna della proprietà come un male in
sé, né di una comunanza di beni fondata su di una rinuncia giuridica; si
tratta invece di mettere a disposizione
dei fratelli le proprie sostanze con libertà, ma con serietà: « la comunione
cristiana abbraccia tutte le sfere della
vita umana, ed è vano pretendere di
essere in comunione con Cristo, senza
far parte dei propri beni spirituali e
materiali a quei piccoli che invocano
il suo Nome »; la chiesa primitiva insegna che « là dove il cristianesimo è
vivente, la comunione dei fratelli si
estende normalmente ai beni terrestri ».
Per rimanere chiesa vivente occorre
perseverare in questo aspetto pieno e
completo della comunione fraterna.
In terzo luogo, il rompere il pane.
L’Eucarestia ricorda la morte redentrice di Cristo; è il segno della sua presenza e della sua azione vivificante, per
i fedeli; è la manifestazione visibile ed
anticipata della sua Signoria sull’universo; annunzia la sua venuta gloriosa.
Perciò in questo tempo, che è il tempo
della Chiesa e dello Spirito, è necessario perseverare in essa. Non era necessario fintanto che Gesù in persona era
in mezzo ai suoi discepoli, e non sarà
più necessario nel regno, perché allora
una nuova Cena riunirà il Signore e i
suoi. Ma nel tempo della chiesa, il rompere il pane è il segno che assicura i
fedeli di partecipare alla vita di Cristo e di essere in comunione con la sua
persona. Il Maestro raduna periodicamente i suoi nel culto eucaristico, che
è come un appuntamento ove Egli è
presente in mezzo a loro. « La per.severanza nel rompere il pane permette alla
Chiesa di vivere nella fede e nella speranza, senza ansietà ne stanchezza, fino
al giorno in cui il suo Capo e.saudirà la
preghiera: vieni. Signor Ge.sù ».
>tt * *
Infine la preghiera: in ogni circostanza i primi credenti pregavano e perseveravano nelle preghiere, secondo l’insegnamento degli apostoli. Pregavano
perché fosse designato chi scegliere da
mandare in missione, perché lo Spirito
fosse donato, perché gli apostoli potessero esercitare il loro ministero, perché fos.se loro data forza e sapienza, e
il modo come parlare ai dubbiosi, e
come rispondere convenientemente agli
antagonisti, e co.sì via. Non c’è né vita
cristiana, né vita ecclesiastica senza la
preghiera. Però la chiesa, nelle sue preghiere, si preoccupa sempre prima di
ogni altra cosa della gloria di Dio, e
non della propria situazione nel mondo;
si preoccupa prima della volontà di Dio
e della sua opera redentrice, e non della propria sicurezza temporale, né della pace che la metterebbero al riparo
dalle persecuzioni. Tutto nella chiesa
dipende dalla perseveranza nelle preghiere, basterà per convincersene, seguire la vita dell’apostolo Paolo, le sue
ripetute esortazioni in merito. Appunto
il grande apostolo c’insegna, inoltre,
con il suo atteggiamento durante tutta
la sua carriera, sia che fosse in pericoli, in ansietà, in travagli, o in catene,
sia nella malattia (quella misteriosa
scheggia nella carne, che era come un
angelo di Satana per schiaffeggiarlo)
che la preghiera è prima di tutto « l’atto con il quale i credenti accettano tanto il disegno generale di Dio per l’umanità, quanto la sua volontà particolare
nei loro riguardi ». La preghiera che
i fedeli sono chiamati a cono.scere e
nella quale sono ripetutamente invitati a perseverare — dice Menoud — è
la preghiera che accetta è il si amen!
del credente al suo Signore, è « come
una porta stretta, oltre la quale però
vi è la grazia e la pace riservata a coloro che si sottomettono alla volontà
di Dio ».
♦ « «
Per concludere citerò ancora il prof.
Menoud: « queste quattro perseveranze, nella comunione apostolica, nella
comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere, riassumono la vita cristiana e ne fissano la norma. Perciò il testo degli Atti degli apostoli che
le contiene, riappare quasi ad ogni passo del Nuovo Testamento: si trovano
nel quadro della vita della chiesa datoci
dal libro degli Atti, e nelle esortazioni
delle epistole; sempre e dovunque quando si tratta di caratterizzare la vita
nuova dei credenti ritroviamo i quattro segni distintivi della chiesa primitiva ».
Essi vanno ricercati sempre c di
nuovo anche nella vita della chiesa di
oggi, onde saper riconoscere l’autentica
chiesa di Cristo, fedele alla sua perenne missione.
Edina Ribet
Philippe-Henri Menoud, La vie de l'Eglise naissante. Coll. « Foi vivante ».
Delachaux e Niestlé, Neuchâtel-Paris
1969.
3
29 maggio 1970 — N. 22
pag. 3
Scuola media: a che punto siamo?
Alcuni insegnanti e studenti rispondono
ROBERTO JOUVENAL
Ili una scuola vecchia e inutile, di vivo c'è soio ii
rapporto umano, personaie e sociaie con gii studenti. La vera cultura è capacità di ravvediamento
I anno scolastico è giunto quasi
^ al termine; la situazione della
scuola media, inferiore e superiore,
è apparsa quest’anno, nonostante
gli scioperi dei professori e una ripresa del movimento studentesco,
più calma dell’anno scorso.
Tuttavia il vero problema non è
se nella scuola regni o meno la calma, ma Se e fino a che punto in
essa si stia attuando una autentica riforma. Da questo punto di vista. le idee di chi non vive dentro
la scuola sono abbastanza confuse:
della legislazione seolastica si sa
poco o nulla, non si capisce bene
quali siano i rapporti interni, cosa
conti un preside o un professore,
che cosa rappresenti per un professore il fatto di essere di ruolo,
ecc.
Tutto questo si può ridurre in
sostanza a una sola questione: la
scuola è autoritaria (cioè una scuola in cui tutte le decisioni vengono dall’alto : ministro, ispettori,
provveditori, presidi) o è democratica (cioè una scuola in cui le decisioni vengono prese al a base: studenti, famiglie, professori)?
Ma anche per chi ha una conoscenza più precisa del travaglio che
vive attualmente la scuola, è interessante sapere che c::sa l’anno
scolastico in corso abbia significato
per la soluzione dei problemi di
fondo della scuola; si è verificato
qualche fatto nuovo? Si è fatto un
passo avanti o un passo indietro?
Pensiartio che i problemi della
scuola coinvolgano tutti, per cui
una informazione più esatta è senz’altro auspicabile. Perciò abbiamo
pensato di sentire l’opinione di uomini che vivono nella scuola, studenti e professori, al fine di chiarire_ esattamente la portata di avvenimenti che investono non soltanto il mondo della scuola, ma
tutta la società. In questo numero
pubblichiamo le prime risposte; altre seguiranno nei prossimi numeri. red.
1) A che punto è la riforma della
scuola superiore?
2) Si può parlare di democrazia
nella scuola di oggi?
3) Quali sono i poteri del preside?
4) Qual è il contributo degli insegnanti aila riforma della scuola?
5) Che cosa pensa che la società
si attenda dalla scuola?
1.
Non si può neppure dire sia ad un
punto morto perché ciò presupporrebbe che una riforma abbia in qualche
modo avuto inizio, il che non è stato.
Parole e promesse ne sono state fatte
molte, ma di concreto non s’è visto nulla, anche perché ogni riforma — ora ■—
deve necessariamente passare attraverso una modifica radicale delle strutture
delTattuale società, modifica che l’attuale « dirigenza politica » non è in grado di compiere ed è dubbio che voglia
compiere. E’ in atto una tale frattura
tra « paese legale » e « paese reale »
che il governo non solo non è in grado
di compiere alcun tipo di riforma, ma
non è neppure in grado di « intendere »
le reali esigenze della base. Il Ministero
non è stato neppure in grado di apportare o approntare una modifica dei programmi in modo da adeguarli, almeno
in parte, alle esigenze culturali dei giovani d’oggi. Ad essere frustrati, oggi,
non sono solo d giovani, costretti a sedere sui banchi di scuola a non ascoltare le noiose lezioni estetizzanti (e decadenti) dei loro professori, ma sono
anche i professori (almeno quelli che
hanno ancora senso della realtà) costretti a parlare di cose che, nella migliore delle ipotesi, hanno puramente
un valore archealogico (come, ad esempio, il neoplatoni.smo o i dialettici del
Medioevo o il pensiero di Berkeley) o
che comunque sono prive di qualsia.si
senso concreto, oggi.
2.
Fin tanto che si troveranno presidi
che rifiutano di considerare cittadini
gli studenti, declassandoli a puri e semplici « abitanti » (sic!), privi, per la loro
minore età di qualsiasi diritto (sic!) e
fino a quando si troveranno ancora professori che si servono dell’arma del registro come arma del terrore, sadicamente eseroitando, per suo mezzo, un
potere, quasi che la superiorità delTinsegnante sulTallievo consista nei venti
centimetri della pi'edella rispetto ai
banchi, non ci può essere democrazfa.
Né la democrazia ce quando si concede
agli studenti il diritto alle assemblee
(godendo poi per il fatto che, concesso
questo diritto, i lovani non se ne servono o — per dirla con i benpensanti
del potere costituito non sanno servirsene). Si tratta sempre di libertà formali che non escono daU’ambito dello
stato liberale oggi profondamente in
■crisi. La forma e .sì garanzia della sostanza, a patto che ci sia la sostanza.
Ma la sostanza d'rila democrazia, oggi,
nella scuola, non cperché le strutture
scolastiche sono m ora quelle che erano state preordina:,e per un tipo di società che non è pifi quello di oggi e, comunque, non è piu quello che noi, o
—• almeno — spero la maggior parte di
noi, auspica che riesca dal dissolvimento e dalla trasri¡alazione dei valori
odierni.
ADRIANO DONINI
Un insegnante cosciente oggi può svolgere in piena iibertà
la sua missione di educatore, reagendo aii'istruzione di massa
1.
È tuttora allo studio, anche perché,
dopo la recente piena liberalizzazione
dell’accesso alle facoltà universitarie,
non si segue più la strada dei licei a
diverso indirizzo, ma si pensa ad una
scuola superiore unica, con materie
base e molte materie opzionali. Si può
pure ragionevolmente prevedere l’estensione dell’età dell'obbligo scolastico, con conseguente frequenza gratuita, anche se ciò creerà evidentemente
il problema di coloro che non hanno
la capacità mentale o la volontà per
affrontare studi superiori (essendosi
già trascinati nella scuola media) e
che dovranno raggiungere la nuova
età dell’obbligo. È un problema complesso, anche perché l’inettitudine di
certi alunni presenta notevoli attenuanti ambientali, e potrà a mio avviso essere risolto solo con una gamma
molto vasta di materie opzionali, fra
le quali trovino posto anche materie
tecnico-pratiche, in modo da interessare una larga maggioranza di alunni favorendone le naturali attitudini. Ë
quanto si fa in paesi scolasticamente
più progrediti del nostro. Per tornare
alla domanda specifica, è bene onestamente aggiungere che gli organi competenti non dormono; il Ministero P.I.,
d’intesa con l’International Educational Achievement (ente dipendente dal1 UNESCO) sta sperimentando proprio
in questi giorni in mille istituti superiori del nostro paese (fra i quali l’Istituto Tecnico Commerciale di Pinerolo,
ed è per questo che il sottoscritto può
parlarne con piena cognizione) l’applicazione di tests oggettivi di profitto
scolastico, tradotti dall’inglese e dallo
svedese ed adattati alle esigenze italiane da specialisti: i risultati di tali tests
saranno preziosi per decidere la possibilità di applicazione anche in Italia
di queste tecniche d’esame in un’epoca probabilmente non lontana.
2.
Frequentai le scuole medie in epoca
fascista e non posso non sorridere nel
leggere questa domanda, pensando all’asfissiante atmosfera delle adunate,
dei cortei, dei saggi ginnici, dell’autentico « autoritarismo » da operetta
che regnava nella scuola d’allora, anche se non posso non ricordare con
commossa gratitudine alcuni professori che, con grave rischio personale,
facevano germogliare in noi ragazzi la
pianticella della libertà (uno di questi
professori, infatti, fu poi trasferito
d’ufficio e praticamente confinato). Non
vedo proprio cos’altro potrebbero pretendere oggi insegnanti ed alunni riguardo a libertà personale. Certo molte cose, specie dal lato burocratico.
possono esser migliorate, ma un insegnante cosciente ha modo oggi di svolgere in piena libertà la sua missione
di educatore, e, di più, un insegnante
cristiano ha mille modi di far trasparire quel « quid » che deve distinguerlo dagli altri, con buona pace di quanti negano oggi l’esistenza e la validità
di una pedagogia cristiana.
3.
Sono molto più limitati di quanto
l’aggressività della domanda possa far
credere. Il preside ha pesanti responsabilità didattiche, disciplinari ed amministrative e, per rendersi conto di
quanto poco possa esercitare « autoritarismo » verso gli insegnanti,' basta
pensare a quanto sia spuntata l’arma
della qualifica: se un preside si azzarda a non mettere Vottimo di prammatica a un insegnante, a meno che quest’ultimo sia proprio ùn novellino, il
preside va incontro a ricorsi, interventi sindacali, insomma a grane varie. In
queste condizioni è stata ventilata (e
sarebbe per ora la cosa migliore) la
scomparsa della normale qualifica e la
segnalazione, solo in casi veramente
importanti, di fatti di merito o demerito degli insegnanti. Quanto alle responsabilità, molto meglio sarebbe
svincolare il preside dalTamministrazione della scuola, nominando un direttore amministrativo e lasciando al
preside solo la cura dell’andamento didattico e disciplinare dell’istituto: in
queste condizioni il preside, analogamente ad un rettore o a un preside di
facoltà universitaria, potrebbe essere
eletto con carica a tempo limitato dal
collegio dei professori di ruolo del1 istituto. Questo è quanto idealmente
auspico, ma non credo che la nostra
scuola italiana, squassata in questo
momento da demagogiche richieste di
entrata nei ruoli senza alcun esame,
all’insegna della faciloneria e dell’inco:
scienza, sia ancora matura per modificare in questo senso la figura e i
compiti del preside.
4.
La libertà dell’insegnante cui si è
già accennato gli consente di applicare alle sue classi tutti i mezzi che egli
ritenga più idonei a destare l’interesse
e a sviluppare la personalità degli
alunni. Con l’avvento dell'istruzione di
massa e il necessario moltiplicarsi delle scuole è avvenuto però nella scuola
quanto si lamenta in altri campi (si
pensi ad es. alla medicina e alla assistenza mutualistica): non tutti gli insegnanti hanno una chiara coscienza
della delicatezza della loro missione
perché molti hanno scelto questa strada per ripiego o per comodità. Non
voglio generalizzare, pei carità, ma si
pensi a quanti giovani laureati, o addirittura studenti, insegnano oggi le materie più disparate in attesa di migliore sistemazione, quante insegnanti
sposate e madri vedono nella scuola
un comodo impiego « a mezzo tempo »
per garantirsi una maggiore agiatezza,
per quanti liberi professionisti (penso
agli istituti tecnici) poche ore d’insegnamento rappresentano una comoda
entrata fissa ad integrazione di attività
ben più lucrose! È difficile che insegnanti di questo genere sentano la necessità di un discorso approfondito
sulla scuola. Eppure occorre pensare
al tempo pieno, perché anche in questo siamo in ritardo rispetto ad altri
paesi: alcune ore pomeridiane dedicate a libere attività didattiche, corsi integrativi, proiezioni, conferenze e dibattiti, uso effettivo dei gabinetti
scientifici, vitalizzerebbero la scuola.
Qccorrerebbe naturalmente introdurre
il principio del far lavorare gli studenti a scuola, abolendo i « compiti a casa » e garantendo per coloro che viaggiano delle mense efficienti nella scuola, ma soprattutto occorrerebbe quell’impegno totale delle proprie energie
che è difficile vedere oggi nei suaccennati tipi di insegnanti.
5.
Per chiunque abbia un’idea della necessità, per l’uomo, di una vita associata che non sia quella di una tribù
di scimmie, il problema dei rapporti
fra scuola e società è essenzialmente un problema di efficienza. E questo
che la società si attende dalla scuola
e ciò significa aule moderne e funzionali, laboratori bene attrezzati, locali
in cui si lavori con piacere. Significa
presenza assidua e frequenfe, quale potrebbe essere realizzata con il « tempo
pieno » (v. risposta precedente); significa soprattutto insegnanti preparati e
coscienti, che alla cultura uniscano
sensibilità, umiltà e dedizione vocazionale, insegnanti non indifferenti ai problemi umani degli adolescenti, che in
un’età di facili entusiasmi hanno bisogno di essere guidati ma non imboniti, aiutati ma non lusingati. Solo così tante fresche energie potranno essere convogliate aH’edificazione di una
società migliore nei limiti dell’umanamente possibile e non perdersi nel parossismo della contestazione globale o
annegarsi nei paradisi artificiali. Quanto alle rivoluzioni, più che mai di moda, la storia ci insegna che Tunica autentica rivoluzione è quella che Cristo
può operare nel cuore del l’uomo, trasformandone completamente l’esistenza. Solo allora il rapporto sociale è
completo: quando Tumanità diviene
«il nostro prossimo ». Adriano Donint
3.
Una volta il preside era il coordinatore pedagogico delTinsegnamento impartito nella sua scuola: una specie di
perito dei periti ». Oggi è essenzialmente il burocrate che amministra la
scuola e, aU’occorrenza, infligge punizioni ai riottosi, scavalcando — in questo campo — la competenza del consiglio dei professori. In realtà i poteri
del preside sono meno estesi di quello
che generalmente professori e studenti
pensino. Purtroppo si verifica che questo potere aumenta quanto più diminuiscono la volontà d’impegno politico,
la preparazione alla saldatura teoriarealtà ed il coraggio dei professori. Più
I professori lasciano correre, più il potere dei presidi aumenta: il vuoto di
potere per abdicazione del consiglio dei
professori viene riempito dalTaumento
di potere del preside che si presenta
come il « caporale del destino ». Si potrebbe dire che ogni scuola ha il preside
che si merita.
La soluzione sarebbe un direttore
amministrativo e una direzione collegiale didattica del consiglio dei professori ampliato da una rappresentanza studentesca. Ma ciò implica una revisione tale delTlmpostazione ideologica e socio-culturale della scuola che si
ricade nel più vasto campo delle riforme di struttura di cui dicevamo
prima.
4.
Per ora, avvalendosi d’una recente
circolare ministeriale, il professore può
svincolarsi notevolmente da un rigido
svolgimento del programma e concordare con i suoi studenti argomenti di
studio più rispondenti ai loro interessi, quali, ad esempio, « sociologia della
conoscenza » o « psicologia » in filosofia, storia del colonialismo, dei movimenti rivoluzionari in Asia, America
Latina e Africa. Ma, soprattutto, il contributo maggiore che il professore può
dare ad una riforma della scuola è quella di abbandonare la mentalità per cui
considera gli studenti platea per il suo
esibizionismo nozionistico o culturale,
massa ignorante che occorre istruire
ed educare. L’insegnamento, oggi, non
è più una trasmissione di nozioni, è soprattutto acquisizione d’un metodo. Si
tratta di gettare le basi d'un lavoro comune nel pieno riconoscimento d’una
parità educativa tra discenti e docenti.
L’unica differenza tra il professore e
Tatlievo sta nella diversa esperienza di
lavoro e nella maggior maturità critica
del primo rispetto al secondo. Per quel
che riguarda invece l’educazione, indubbiamente il giovane, per essere più
giovane e quindi più sensibile ai valori
nuovi nascenti, è più educato del suo
insegnante che, ligio alla tradizione ed
al passato, è più facilmente incline, anche per effetto d’una frustrazione professionale verificatasi con la contestazione studentesca, a involuzioni di tipo
reazionario.
5.
Dalla scuola così com’è ora, nulla.
Infatti: la vecchia società che sta tramontando non ha motivi di rallegrarsi
dello stato attuale della scuola che non
le dà più quella preparazione dei giovani che essa dalla scuola tradizionale
richiedeva per poterli inserire nei suoi
ordini classisti, fondati sulla competizione e sulla selezione.
Ma neanche la società nuova nascente può aspettarsi nulla dalla scuola quale è oggi, perché, appunto, questa scuola non è ancora una scuola nuova. Per
la società vecchia l’attuale scuola è fallimentare, per la società nuova l’attuale scuola è ancora senescente, decaduta
e decadente. Per noi che ci siamo dentro il minimo che possiamo dire è che
è una scuola inutile. Di vivo non c’è
che il rapporto personale, umano e sociale con gli studenti, nella comune coscienza d’essere cittadini in attesa d’un
« regno » che dovrà pur venire. La vera
cultura, oggi, è la capacità di ravvedimento e di conversione: saper riconoscere onestamente i propri limiti ed
errori e saper cogliere, sul nascere, i
nuovi valori che sorgono.
Roberto Jouvenal
ROBERTO CA2ZOLA
Scuola
e regime èorghese
1) Circa la riforma della scuola
superiore non ho alcun interesse
a sapere a che punto essa sia;
qualsiasi riforma concessa dal governo tende solo a rendere più
funzionale la scuola al regime, a
togliere ciò che oggi può essere superfluo, ma a conservare intatta
l’ideologia borghese.
2) Non ho ancora chiaro quello
che si può intendere per democrazia aH'interno della scuola; i rapporti di forza che reggono lo stato borghese si manifestano prima
a livello familiare e scolastico e
hanno appunto qui, nella scuola,
la loro origine, perché, tenendo gli
studenti sotto rapporti di forza,
si insegna loro a prendere questa
posizione di forza una volta usciti
dalla scuola.
3) Non si può rispondere a questa domanda, perché richiederebbe un’analisi più estesa.
4) Qualsiasi contributo tende
sempre alla conservazione, come
ho detto nella 1“ risposta.
5) La società non è omogenea,
quindi bisognerebbe chiedersi che
cosa si aspetta la borghesia e che
cosa si aspetta il proletariato della scuola; la risposta è evidente:
la borghesia vuole dei buoni continuatori del regime, il proletariato,
se qualcosa si aspetta da noi, vuole compagni di lotta.
Roberto Cazzola
iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiMUiiiiiiiiiiiimiiitiini
1970: Anno Internazionale deU’Eciucazione
GII analfabeti: 810 milioni
34,7% della popolazione mondiale
Sulla popolazione mondiale adulta,
nel 1970 si conteranno ben 810 milioni
di analfabeti pari al 34,7 per cento.
Lo afferma uno studio condotto dalTUNESCQ sulla base di un questionario
sottoposto a 92 Paesi membri dell’organizzazione.
La nuova indagine tiene conto di fattori precedentemente trascurati.
Nel 1968, per esempio, si è constatato che gli alunni delle scuole elementari nelTAfrica centrale erano aumentati
delTl,8% tra il 1961 e il 1966, ma la
percentuale di « abbandoni » durante le
sei classi elementari aveva raggiunto il
68%. Tenuto conto che occorrono almeno quattro anni di scuola perché l’alfabetismo raggiunto sia definitivo, e che
sui 5 milioni 350 mila ragazzi che avevano sei anni nel 1960 solo 1 milione
235 mila sono arrivati alla quarta classe, si può affermare l’esistenza di 4 milioni 115 mila ragazzi di 15 anni attualmente analfabeti.
Comitato Wgio Valdese
il Comitato del Collegio Valdese ricorda
la visita di otto delegati del Comitato di Berna nelle valli Valdesi, dal 29 al 31 maggio,
guiilati dal past. Emil Blaser. La sera di sabato 30 maggio, alle 21, il past. Luigi Dufour.
diretlore del Collegio protestante « La Châtaigneraie » nel Cantone di Vaud, terrà una
pubblica conferenza a Torre Pellice, neH’aula
sinodale, sul tema: «È possibile, oggi, una
pedagogia protestante? ». Caldo invito a tutti.
4
pag. 4
N. 22 — 29 maggio 1970
IN VAL PELLICE
m-mfiamB Monadiesiniu |iL'oIe$taiitc;
Festa di canto delle Scoole Domenicali uijmju una indicazione problematica
Dopo alcuni anni, la festa di canto
delle Scuole Domenicali della Val Pellice è ritornata, domenica 24 maggio,
in quella che un tempo era la sua sede stabile: il tempio di Torre Pellice.
Vi è tornata per quest’anno, perché la
Commissione del Canto Sacro ha deciso alcuni anni fa che le feste di canto si tenessero a turno nelle varie comunità, in modo che tutta la popolazione valdese ne avesse benefìcio. Decisione saggia, a cui però bisognerebbe aggiungere qualche iniziativa per
risvegliare nelle comunità l'interesse
per la partecipazione attiva al canto,
soprattutto ora che si dispone di una
raccolta pregevole come il Nuovo Innario. A questo scopo non basta davvero una patetica esaltazione del canto, come vien fatta periodicamente
dall’alto dei pulpiti, magari con accenti di rimpianto per il vecchio innario,
ma occorre che concistori e corali si
preoccupino di raccogliere le persone
in riunioni in cui studio biblico, riflessione sulla vita attuale e inni siano
strettamente collegati, e in cui non si
studi soltanto la musica, ma anche il
testo degli inni.
Tornando ai bambini, ogni scuola
domenicale ha raggiunto ormai un rispettabile grado di preparazione. Ciò
si sentiva domenica dalla fusione dei
canti d’insieme, diretti con chiarezza
pedagogica dal Pastore Aime, (che vanta una presenza trentennale alla festa
di canto delle S. D., avendo iniziato nel
1940) e dalle esecuzioni singole. Questo non è un risultato trascurabile: se
si dà importanza al canto come preghiera, si sente anche la necessità, non
di cantare comunque, ma di cantare
bene. L’esecuzione di alcuni canti non
tratti dal Nuovo Innario non ha affatto nuociuto. Fermo restando che il
compito di ogni Scuola Domenicale è
di imparare il maggior numero possibile di inni nuovi, è auspicabile che si
spazii anche un po’ oltre i confini dell’innario, che si ferma, tranne qualche
eccezione, all’ottocento e alla musica
europea. Se può essere stato opportuno dare dignità classica a una raccol
Dalla Chiesa
di Catania
Vìsita del pastore Girardet. Il 9 marzo abbiamo avuto la vìsita del past. Giorgio Girardet, direttore del settimanale cc Nuovi Tempi ».
La linea del giornale è stata ampiamente discussa, anche se i partecipanti alla riunione
erano solo una ventina.
Conferenza del prof. Vinay. Il 20 marzo,
nel salone di pai. Bruca, ha avuto luogo l’annunziata conferenza del prof. Valdo Vinay.
C’erano circa 90 persone, tra cui alcuni sacerdoti cattolici e diversi professori cattolici e
laicisti. Purtroppo, molti membri della nostra
Comunità sì lasciano sfuggire anche occasioni
come questa. Certo, non capita tutti i giorni
che giunga a Catania un professore della Facoltà Valdese di teologia. La conferenza è
stata talmente interessante che parecchi gli
hanno chiesto di pubblicarla. Era impressionante vedere con quale forza TEvangelo possa
essere predicalo all'occasione di una conferenza che pure impone i suoi limiti e il suo linguaggio.
Visita di un gruppo di ev. tedeschi. Dal 6
al 13 aprile, abbiamo avuto la visita di un
gruppo di nostri fratelli tedeschi, dipendenti
del Dìakonisches Werk. Erano pastori, assistenti di chiesa, insegnanti, infermiere, amministratori. Sono stati ospitati al Camping
Internazionale. Con la nostra Comunità, hanno
avuto un incontro informale, quasi un’àgape
fraterna, nella serata di martedì, 7 aprile.
Giovedì 9, di pomeriggio, è stato organizzato
un incontro con professori evangelici. Il direttore Panasela ha riferito sulla situazione della Scuola Elementare; la prof. Vitale sulla
situazione della Scuola Media inferiore e il
prof. Navarria sulla situazione della Scuola
Media superiore. Il gruppo ha visitato anche
qualcuna delle Scuole di Catania, dato che
era molto interessato a questo problema. La
sera di sabato 11 c’è stato un incontro di questo gruppo col Consiglio dì Chiesa e la mattina
dì domenica 12 aprile abbiamo avuto il culto
in comune. Per Toccasione gli appunti della
predica su Geremia 1: 10 sono stati tradotti
in tedesco e ciclostilati in italiano e tedesco.
Anche le parti essenziali della liturgia sono
stali tradotti in tedesco. Durante il culto, la
predica è stala ampiamente discussa in una
atmosfera serena e costruttiva.
Venerdì 15 maggio* il prof. Minissale., docente di Antico Testamento al Seminario arcivescovile di Catania, ha tenuto una conferenza
su Tendenze attuali deWecclesiologia cattolica.
cui è .seguita vivace discussione.
La Domenica di Pentecoste, nel corso del
cullo si sono avute le professioni di fede di
Michele Barone e <li Angela Lo Bello, e la domenica successiva la discus.sione sul documento
sinodale « Matrimonio e divorzio ». Queste
"domeniche di studio" continueranno il 31
maggio con esame del documento sinodale
sulla confermazione c il 7 giugno con discussione su « Stampa e mezzi di comunicazione
di massa », mentre il 14 giugno, nel corso delTassemblea di chiesa, saranno esaminate le
"lince di fondo", secondo il documento sinodale e una bozza dì documento preparato in
loco da una commissione della comunità. Tutto questo lavoro sfocerà nelLassemblea di chiesa del 21 giugno, che voterà dei documenti
presentati dalle commissioni sugli argomenti
già studiati, preparandosi così alla Conferenza
Distrettuale e al Sinodo.
la che. deve servire airinsiemc della
chiesa, non si può pretendere che questi limiti continuino ad essere osservali da bambini e giovani, in un momento in cui la liturgia è in discussione e
il canto cristiano conosce interessanti
tentativi di rinnovamento. E se una
scuola domenicale impara qualcosa di
nuovo, perché non dovrebbe farne parte alle altre? La festa di canto infatti
è una gara, come ben ha sottolineato
il Presidente della Commissione del
Canto Sacro, ma è uno scambio di doni, in un certo senso una piccola rassegna del lavoro che ogni scuola domenicale ha svolto nel corso delLanno;
deve rispecchiare gli effettivi interessi
dei bambini, non le preoccupazioni degli adulti.
A questo proposito, non sarebbe male riesaminare il programma di queste
feste, che tende a irrigidirsi un tantino. Per quanto comporti maggiori
complicazioni dal punto di vista organizzativo, si dovrebbe studiare (o ristudiare se si è attuata in passato: non
sono informato su questo punto) la
possibilità di avere una festa di una
intera giornata: al mattino, i bambini
potrebbero patecipare al culto della
comunità, con le esecuzioni d'insieme;
al pomeriggio potrebbero giocare e conoscersi. Le esecuzioni delle singole
scuole domenicali avrebbero luogo al
pomeriggio, possibilmente all'aperto,
in un quadro meno liturgico e più
spontaneo.
Bruno Rostagno
Alcuni evangelici di ivrea esprimnnn
ii lem dissenso per il nuovo tempio
Questo intervento è frutto di un ripensamento fatto da un gruppo durante il periodo di costruzione di questo
luogo di culto. I Noi chiediamo a tutta
la comunità di ascoltare quanto diciamo essendo coscienti del nostro peccato, con la sola intenzione di cercare una predicazione dell’Evangelo. Constatando come nell’insieme la vita della comunità sia in crisi, in questo momento ci rendiamo conto di quanto
distanti ci troviamo dal messaggio sinodale inviato alle comunità alcuni anni or sono. Il messaggio tracciava la
vocazione della chiesa richiamandosi
all’immagine della « chiesa nel deserto
che accetta di seguire il suo Signore
lasciando alle spalle le sicurezze umane, fiduciosa solo della Grazia di
Dio... ».
La chiesa che testimonia del Regno
di Dio, dell’amore di Gesù Cristo in
un mondo che alla solidarietà umana
contrappone l’individualismo più gretto (carrierismo), all’amore per il prossimo contrappone l’amore per se stessi, all’attesa del Regno ed al senso di
provvisorietà che ne deriva contrappone il godimento nel presente di
quanto ci offre la cosiddetta civiltà
tecnologica, alla lotta contro le ingiustizie contrappone la conservazione
dell’ordine costituito, al richiamo di
Gesù alla povertà contrappone l’ansia
della ricchezza e il potere.
Noi riteniamo che la nostra comunità sia ben lontana dalTaver accettato
questa vocazione. Abbiamo desiderato
invece questa costruzione perché ci dà
lustro e decoro, trasferendo sulle mura il compito di dare quella testimonianza che non diamo. A noi pare che
la preoccupazione di costruirci questo
simbolo comunitario ci abbia portati
a mettere in seconda linea la possibilità di comprendere che la comunità è
anzitutto « un rapporto tra i doni suscitati dallo Spirito Santo » e in secondo luogo che « la pluralità dei doni ed
il rapporto organico tra di essi non
hanno come fine ultimo la vitalità della chiesa ma il Uevitamento del mondo », il che avviene attraverso la testimonianza c l’annuncio delTEvangelo
anche e soprattutto comunitariamente. («Da questo conosceranno che siete dei miei discepoli: se vi amerete gli
uni gli altri »).
Noi quindi non abbiamo vissuto nell’aspettativa del Regno che viene. Non
abbiamo fatto scelte che evangelicamente ci impegnassero, chiudendoci
invece nel nostro orticello spirituale
oppure ci siamo lanciati nella lotta
contro le ingiustizie sociali rischiando
fortemente la secolarizzazione senza
più avere un reale confronto delle due
scelte.
Noi abbiamo riportato all’interno
delle nostre comunità la divisione in
classi e in schemi sociali che è tipica
del sistema in cui viviamo; questo
vuol dire che per noi Gesù Cristo non
è stato un affrancamento dagli schemi
del presente secolo.
Abbiamo detto una menzogna a noi
stessi affermando che sulla comunità
che non ricerca o che ricerca poco c’è
la benedizione di Dio.
Questo tempio simbolo del nostro
prestigio è anche un simbolo della nostra crisi: in una società in cui molti
non sanno dove ripararsi noi spendiamo una somma rilevante per un luogo
che finiremo per usare qualche ora alla settimana.
E poi chiediamoci: Il denaro che abbiamo speso di dove arriva? In parte
da noi, ma per la maggior parte dalle
chiese tedesche, fra cui la luterana. Ciò
significa che la comunità sente l’esigenza di certe scelte, ma non è disposta a viverle e a determinarle di persona. C’è da chiedersi: dipende dalla
comunità o dalle scelte che fa, o dall’una e dalle altre insieme? Inoltre siamo abituati a coprire sovente i deficit
delle nostre opere istituzionali, con denaro di cui non ci chiediamo la provenienza. Ci veniamo così a trovare nello condizioni in cui, volendo porre in
discussione scelte fatte da chi ci aiuta,
siamo talmente condizionati che ci
riesce diffìcile fare un discorso coerente. Noi crediamo che anche il deficit sia indice di una mancanza di vocazione. Il problema della coerenza si
fa per noi sempre più pressante ed urgente ed una necessità ce ne viene imposta di ritrovare una nuova fedeltà a
Dio e nuove vie attraverso le quali essere testimoni che la sua Grazia esiste
veramente nella nostra vita. Meglio
mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità. Ciò potrà aiutarci a capire che la testimonianza deve essere
resa in altro modo e non può essere
demandata ai quattro muri che abbiamo costruito. In sostanza si pone seriamente il problema di una chiesa
che confessa in modo più libero il suo
Signore nel nostro tempo.
Le scelte che dovremo fare saranno
altre: dovranno partire dalla realtà
delle nostre persone, dalla capacità e
dalla volontà di incontrare i nostri simili, in tutti i luoghi dove l’uomo vive, dove lavora, dove soffre, dove cerca un significato per la sua vita, dove
c’è il debole, dove c’è il forte, per la
strada, nelle assemblee, nei sindacati,
nei partiti e trasmettere i segni che la
giustizia di Dio ci fa conoscere.
Ci accorgeremo allora che non è sufficiente che la gente dica bene di noi
e si interessi al fatto che c’è un nuovo
tempio, ma sarà importante che le nostre posizioni pongano dei seri punti
interrogativi. La presenza dei credenti
la deve obbligai l- a fare delle scelte.
In questo si gioca la credibilità della chiesa che confessa il suo Signore.
Noi abbiamo due possibilità: o chiesa
in ascolto continuo della Parola oppure associazione cultual-religiosa, ma
priva del sale che dà sapore al mondo.
Sandra e Virgilio Bredy, Eli e
Paolo Buffa, Paolo Fabbri, Adriano, Carla, Lidia Bongo.
Nota. - Il testo pubblicato si discosta leggermente da quello letto in occasione deH’inaugura-zione, in seguito a
discussioni fra i firmatari e altri credenti.
C.I.O.V. Doni ricevuti
hi memoria di Sergio Rostagno:
gli amici di Inverso Pinasca, per POspedale Valdese di Pomarelto L. 4.000.
L'Amministrazione ringrazia.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Long e Geymonat, commosse e riconoscenti per la dimostrazione di simpatia verso il loro caro
EH Long
ringraziano in particolar modo il Dottor Lanza, il missionario Sig. Coisson,
i coniugi Beux, i titolari e dipendenti
della filatura Bassotto, e tutti coloro
che con presenza, con fiori e scritti
hanno partecipato al loro dolore.
« Io alzo gli cechi ai monti. Donde mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto vien dalPEterno, che ha fatto
il cielo e la terra ».
(Salmo 121: 1-2).
Torre Pellice, 22 maggio 1970.
V’è un aspetto sconcertante del protestantesimo che fra noi italiani gode di scarsa considerazione : la fioritura monastica, rimpianto
di comunità definite da una regola di vita.
Eppure nei cosidettì "paesi comunisti”, e non
solo là, hanno vita intensa questi movimenti
di fede che sembrano contrastare singolarmente con le direttrici più appariscenti del protestantesimo nostrano.
Può darsi — non oso andare oltre, scrivo :
può darsi — che fra noi abbia avuto un peso
eccessivo quella intelligenzia teologica che
sembra oggi sfociare in proposte radicalmente
secolari, decisamente ostili a quanto sa, sia
pur lontanamente, di pietismo. Ma nel nostro
rifiuto totale di un discorso sullo stato monastico "può darsi" (ancora una volta : può darsi), che affiori una sorta di provincialismo della diaspora protestante : certa nostra assetata
ricerca d’essere sempre nella novità teologica,
lo sprezzo facile per la tradizione, un intellettualismo che jjassa sulla testa delle nostre
comunità, talvolta lasciano perplessi. Può darsi
che noi operiamo una riduzione indebita del
fenomeno protestante, e priviamo le nostre
chiese di una problematica tutt'allro che esaurita.
Queste pialle riflessioni mi tornavano nello
scorrere ancora un lavoro che Guglielmo Di
Agresti, domenicano e insegnante di storia
nello Studio fiorentino, ha dedicalo al "monacheSimo protestante" (1). Il prof. Di Agresti
luì scritto questa ricerca con quell’impegno
ecumenico che non di rado rende così fraterno e penetranti le pagine di cattolico-romani
che, aldilà della controversia, cercano di capire questo mondo protestante così vario e imprevedìbile.
Egli esamina a parte la pietà anglicana, riconoscendo in essa a delle caratteristiche risalenti alle origini della Chiesa stessa, perpetuatesi attraverso il medioevo, e giunte fino a
noi ». Avverte peraltro come, accanto alla
spinta ecumenica, persistono neU'anglicanesimo
delle energie genuinamente protestanti che
non consentono di intendere quello monastico
come uno "staio di perfezione'’\
In sostanza, è proprio sul concetto di uno
stato di vita, sul suo significato, che il dissenso protestante — che risale alla polemica
di Lutero — ancora oggi rifiuta Eistanza monastica. La questione è questa : « Lutero protestò contro il monacheSimo del suo tempo,
perché il monaco era diventato il classico rappresentante della giustificazione antievangelica.
Ma, ci si può domandare : è possibile un monacheSimo evangelico, senza giustificazione, nel
senso di Lutero? ». Le nuove comunità monastiche protestanti, ritiene il prof. Dì Agresti, « hanno preso dal monaco agostiniano soprattutto un elemento, Eunico capace dì superare tutte le restrizioni, tutte le remore, le
sfiducie : rincontrovertibile principio della assoluta preminenza della Parola dì Dio c della
fedeltà eh‘essa esige allorché lo Spirito la pronuncia di nuovo nel cuore dell’uomo... ».
Su queste premesse, lo storico domenicano
considera il grandioso movimento delle diaconesse, in Germania e oltre, quindi le 'Bruderscliaft‘’\ le Fraternità evangeliche sviluppatesi
a partire dall’inizio del secolo. ¿Vmpio spazio
--- com’è naturale — viene dedicalo all'esame
delle nuove comunità religiose che sono divise
i •. comunità con voti (perpetui o temporanei),
vita comunitaria senza celibato e vita associata o di Fraternità.
11 lettore italiano scopre un rigoglio e una
varietà di iniziative che forse non si sospetta
fra noi; l’ascolto del messaggio evangelico ripropone dunque a delle creature in modo
perentorio delle scelte che forse ritenevano
"superate’'. Si tratta comunque di situazioni
eccezionali, in base alle quali non è certo
possibile stabilire le linee di sviluppo del protestantesimo attuale; ma non dimentichiamo
neppure che da Kierkegaard a Barth, passando
per lo Harnack, corre nella teologia evangelica
una protesta dichiarata contro la liquidazione
del problema dei monacheSimo operata coi
sacrilicio di istanze cristiane autentiche.
Il prof. Dì Agresti fornisce nella seconda
parte del suo lavoro due saggi che, mi sembra, sottolineano le scelte personali dell’autore piuttosto che altro. Il significato della
scelta « unicamente di Cristo », la definizione
dei (c tre consigli evangelici », ripropongono
la problematica di uno stato di perfezione, e
non risolvono i quesiti che attanagliano la
cristianità odierna. Il problema di una scelta
univoca elle sia compartecipazione vocazionale
alla vita di tutti gli uomini è eluso, mentre
le istanze della castità, della povertà e dell’obbedienza — alcuni fra i "consigli evangelici",
non gli unici! — perdono di autenticità proprio nei voti e nella loro regolamentazione.
Non per caso oggi al problema della caslilà
s’è sovraijposto quello del celibato; per un
semplice cristiano la povertà monastica assomiglia alla sobrietà del capitalista; ed un voto
di obbedienza presuppone un concetto dell'autorità, di chi sia l’aulorità, e mette in campo
ben ardui problemi.
L'autore dell’opera che segnaliamo è certo
consapevole dì queste difficoltà, anche se non
è agevole per lui inquadrarle in quella mortalità protestante che guarda con istintiva diffidenza al movimento monastico. D'altro laio,
allo stesso modo che il monacheSimo originario è insorto come protesta contro la liquidazione di autentiche richieste evangeliche, certi
fermenti attuali lasciano intendere rinlensità
della crisi che travaglia il Corpo cristiano.
L. Santini
(1) G. Di Agresti, Risposta a una crisi
cattolica : MonacheSimo protestante. Tùbreria
Editrice Fiorentina, Firenze 1969.
RINGRAZIAMENTO
Elisa Paschetto ved. Ricca, unitamente ai parenti, commossa per la dimostrazione di affetto ricevuta in occasione della dipartita del caro marito
Osvaldo Ricca
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia sentitamente tutti
coloro che hanno preso parte al suo
dolore. Un ringraziamento particolare
ai Pastori Sonelli e Rostagno, ai Dott.
De Bettini e Pelizzaro, all’Ospedale
Valdese, alla Signora Delfina Martina! e al gruppo di Amici che hanno
cantato l’inno durante il servizio religioso.
Torre Pellice, 25 maggio 1970.
Dolorosa sorpresa
Un lettore, da Bergamo:
Signor Direttore,
ho visto con viva e dolorosa sorpresa riprodotta sul giornale « La Luce » una réclame dell’« Osservatore Romano » in favore del Totocalcio, pubblicata ii sabato
santo, cioè alla vigilia del giorno di Pasqua. Non mi era possìbile pensare che
« La Luce » asserisse qualche cosa di non
vero ma ad ogni modo ho desiderato convincermene ed ho realmente trovato sull’(( Osservatore » del 28 marzo la reclame
incriminata ma ciò non mi impedisce di
condannare l’aspro commento che nell’artìcolo con titolo a grandi caratteri « La Chiesa venduta » ne fa « La Luce ».
Quando gli uomini impareranno ad osservare la parola del Signore ; « Chiunque
si adira verso suo fratello sarà chiamato
in giudizio »?
Devotissimo,
prof. Severino Brambilla
« Vennero a Gerusalemme: e Gesù, entrato nel tempio, prese a cacciarne coloro
che vendevano e compravano nel tempio;
e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le
sedie dei venditori di colombi. Ed insegnava dicendo loro: Non è forse scritto: La
mia casa sarà chiamata casa di tutte le
genti’*? Ma voi ne avete fatta una spelonca di ladroni ». (Marco 11: 15 ss.).
Sarebbe stato
auspicabile
Un gruppo di lettori, da Torino:
Caro direttore,
in occasione delle prossime elezioni sarebbe stato auspicabile, a nostro avviso,
aprire sul giornale un dibattito sui problemi di fondo che esse pongono e continuamente rinnovano alla coscienza cristiana, sia allo scopo di sottolineare che non è
sufficiente recarsi a volare ogni tanti anni per assumere la nostra responsabilità
nel mondo, sia per mettere ancora una
volta in rilievo i principi che 1 Evangelo
ci deve ispirare nella scelta politica e non
solo elettorale (es. rinuncia alla violenza,
difesa del misero e dell’oppresso).
Constatiamo infatti che mentre la predicazione domenicale ci invita a vivere pienamente nel mondo la nostra vocazione cristiana, sono ancora molto dilTusì tra i membri di chiesa timori, perplessità, dubbi vari
quando si tratta dì passare al concreto, dì
parlare di partiti, di sindacati, dì elezioni;
così in pratica si rialza il muro tra il sa
cro e il profano che in teoria si riesce a
condannare.
In questo contesto, desideriamo chiederle di pubblicare la lettera che abbiamo
inviato agli evangelici torinesi e che riteniamo utile estendere come informazione ai lettori del giornale.
Ai membri e simpatizzanti delle chiese
evangeliche torinesi:
Cari amici,
desideriamo segnalarvi la presenza,
nelle liste del PSI, di due evangelici
torinesi, sensibili ai problemi sociali e
alle minoranze, impegnati da tempo,
con spirito di servizio, nella comunità
sia civile che religiosa :
Frida Malati, attuale assessore alrigieno della città di Torino, candidata per il comune di Torino;
Antonino Pizzo, presidente della Commissione dell’ospedale valdese di Torino, candidato per la regione.
Ad essi vi chiediamo dì dare il vostro voto di preferenza.
Fraterni saluti
Maria Barbiani, Emanuele Bottazzi, Jolanda De Carli Valerio, Roberto Giacone, Nennella Jahier Decker, Evelina Polis, Vittorio Ravazzini,
Louise Rochat, Eugenio Tron.
Uingraziando per Eospilalità
i firmatari della lettera
Una svista
Un lettore, da Bologna:
Caro direttore,
spero che mi permetta, del tutto amichevolmente, una piccola precisazione. Leggo abitualmente La Luce, e cosi, nel numero dell'8-5-’70, n. 19, pag. 3, mi è capitato di leggere che il rapporto Vischer (a
proposito di un futuro concilio universale)
a aveva fatto molto rumore... ma non era
stato conosciuto che parzialmente nelle
chiese (in Italia, Nuovi Tempi ne aveva
pubblicato tempestivamente degli estratti
nel suo n. 26 del 7 settembre 1969). Ora
esso è stalo pubblicato integralmente sul
n. di aprile 1970 di The Ecumenical Review... ». Vorrei farle notare che il testo
integrale del a rapporto » è stato pubblicato in italiano sul Regno-documentazione
del 15-10-1969. n. 18-189, pp. 415-418.
Cordialità.
Luigi Sandri
Pubblichiamo volentieri la rettifica, scasandoci per la svista.
5
29 maggio 1970 — N. 22
pag. 5
NOTIZIARIO EVANGELICO ITALIANO
Dalle Chiese battiste
RIUNITI AD ADELFIA
L'Unione battista d'Italia ha perso recentemente due pastori, l’uno, Liutprando Saccomani, già emerito da dieci anni, l'altro, Vincenzo Barreca, caduto sulla breccia a 59 anni, a Catania; due uomini, due fratelli che si sono dati intensamente al ministero della predicazione e del servizio di Cristo nel mondo.
Da Barletta si segnala l’attività evangelistica itinerante del pastore N. Leila
che irraggia per le piazze di città pugliesi, lucane e calabresi, con l’appoggio deH’Associazione delle Chiese battiste di Puglia e Lucania.
A Firenze la comunità ha avviato da
qualche tempo rapporti particolari con
gruppi del dissenso cattolico, avendo
« sentito la necessità di entrare in contatto più diretto con questi credenti i
quali stanno percorrendo la strada della fedeltà alla Parola di Dio con sofferenza, persecuzione e spesso pagando
di persona ». Dopo le riunioni in comune con tutti gli evangelici cittadini nella Settimana dell’unità, due serate assai
belle. Luna con la Comunità di ricerca
biblica che si riunisce intorno a Tony
Sansone (ex gesuita) e l'altra con la Comunità della Resurrezione, curata da
don Luigi Rosadoni.
Diverse comunità segnalano uno sforzo considerevole nelle offerte, in particolare per ciò che concerne gli onorari
pastorali.
Infine, la comunità di Trieste, dopo
un lavoro preparatorio curato particolarmente dal pastore L. Matta, annuncia con gioia di avere ottenuto in uso il
salone delle attività sussidiarie della
comunità luterana triestina, che ha fraternamente accettato di venire incontro
alle esigenze del gruppo battista. Così
con la domenica 5 aprile questa comunità battista ha potuto iniziare le sue
attività pubbliche, annunciate alla radia nel notiziario per il Friuli e la Venezia Giulia, e con una articolo sul quotidiano « Il Piccolo ».
h’Istituto femminile « Betania » di
Roma, a Montesacro, organizza anche
quest’anno, dal 21 luglio al 4 agosto, un
corso estivo, con l’intento di « offrire
alle giovani evangeliche una possibilità
di vita comunitaria, fatta soprattutto di
riflessione in comune e d’impegno sul
problema della fede in Cristo oggi, tale
da condurre a una decisione personale
per Cristo, che si manifesti in un ravvedimento totale in tutti i settori e gli
aspetti della vita ». Il corso di questo
anno (25 partecipanti, lo scorso anno,
e 15 decisioni) verterà essenzialmente
sullo studio deH’Epistola di Giacomo.
Al Villaggio della Gioventù di S. Severa si terranno, nel corso del mese
di giugno, i due cicli del 1® Campo
Famiglie estivo: dal 3 al 13 il primo,
comprendente otto incontri con una
lettura comune della prima lettera di
Pietro: Testimoni della speranza cristiana; dal 15 al 27 il secondo, con dieci incontri su Principi, metodi e strumenti nell’educazione del fanciullo,
con persone qualificate sulla psicologia del fanciullo, la funzione del racconto e della favola, la libertà e la responsabilizzazione dei bambini nella
famiglia e nella comunità.
imiiimiiiiiiitiiiitmiiiiiiimiiiiitiiimiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiKiiiimtiiiimiiiimiiiiiimiiiiiiiiiiiMtiiimimiiiiiiiiiiiiiiiiiii
I giovani evangelici
di Sicilia e di Calabria hanno esaminalo la loro allivilà
in comune
Nei giorni 25-26 aprile, un gruppo di
oltre 50 giovani battisti, metodisti e
valdesi, provenienti dalla Sicilia e dalla
Calabria, si sono incontrati ad Adelfia.
Le differenze denominazionali non sono
state per niente avvertite. Il past. Santoro, di Palermo, ha tenuto una relazione sugli inizi dell’opera di evangelizzazione in Sicilia. La discussione è
stata interessantissima, anche perché alcuni errori fatti 100 anni fa condizionano ancora la nostra presenza evangelica in Sicilia. Dopo questa relazione,
ognuno dei gruppi presenti ha riferito
sul lavoro fatto. Interessante soprattutto il lavoro del gruppo di S. Margherita
Belice, che lavora ancora tra i terremotati.
Dalle Chiese dei Fratelli
Da Rimini la chiesa segnala così una
serie di riunioni di evangelizzazione:
« ...Gli incontri, che erano stati preparati dairassidua preghiera dei credenti,
da una capillare distribuzione di inviti
nelle case da parte di alcuni giovani
di Operazione Mobilitazione e dall’affissione di manifesti in tutta la città, sono
stati benedetti dal Signore. Dobbiamo
umilmente confessare che Egli ha fatto al di là di quel che la nostra piccola
fede si attendeva. Infatti tutte le sere.
imiiiMNimiiiiiimiMMKiitiMi
Personalia
Daniel Attinger., che da un anno e mezzo
presta il suo servizio presso la comunità di
Torino, è stato consacrato al ministero pastorale nel suo Cantone natale di Neuchâtel, dove
hi compiuto gli studi teologici. Ci rallegriamo
fraternamente con lui. lieti di averlo fra noi.
Annapaola Comba si è laureata a pieni voti
in lettere moderne, presso TUniversità di Roma, discutendo una tesi su Margherita di Navarra. Le nostre congratulazioni e i nostri auguri più cordiali.
NEL MAGGIO Ì870 ERA USCITO IL ORIMO NUMERO
“L’Amico dei fanciulli,, ha un secoio
Pubblicato un numero speciale nel centenario di questo servizio offerto ai ragazzi evangelici d’Italia
Non capita tutti i giorni che un periodico — e un periodico evangelico italiano! — compia il secolo. Come già ci
ha ricordato in gennaio la sua direttrice, Berta Subilia, « L’amico dei fanciulli » compie nel 1970 i suoi cent’anni di
vita. Il suo primo numero era stato
pubblicato nel maggio 1870, ed ecco
uscito ora un numero speciale, doppio,
di questo mensile per i nostri ragazzi,
per sottolineare con la sobrietà che ci
si addice ma con vivacità e freschezza
questa tappa del suo cammino.
Dall’Esercito
della
Salvezza
fonde « L’amico
ragazzi e le fam
una conoscenza
con questi amici
mensilmente pe
Dal 1° al 3 maggio si è tenuto a Roma
il Congresso Nazionale) in queU’occasione si sono tenute manifestazioni pubbliche d’evangelizzazione, cui ha partecipato il Segretario internazionale per
l’Europa, ten. commissario Laurids
Knutzen con la sua compagna.
Tra i temi trattati vi era quello della
ricerca di un nuovo linguaggio per annunciare la parola di Dio, quello dell’atteggiamento di fronte ai giovani e
ai loro problemi, e infine quello degli
aiuti ai paesi del Terzo Mondo. In Italia l’Esercito della Salvezza comprende
519 membri di cui 69 ufficiali e 450 soldati.
Una tournée siciliana di alcuni ufficiali superiori ha registrato buoni risultati: a Mazara del Vallo una folla
attenta e rispettosa ha seguito l’adunanza aH’aperto; a Castelvetrano tutto
un gruppo di nuovi convertiti e di compagni si sono riconsacrati al Signore;
a Lentini e a Catania sono state registrate delle decisioni. I Corpi di Faeto,
di Mazara del Vallo e di Castelvetrano
hanno avuto riunioni tutte le sere della
Settimana Santa.
Il week-end pasquale ha riunito a
Torio d’Ischia un buon campo biblico,
mentre stanno diventando numerosi gli
ospiti di « Concordia », il centro evangelico internazionale di questa località.
La domenica di Pentecoste, alle 11,
tutti i corpi e gli avamposti si sono
uniti in un’ora di preghiera in comune.
contemporajieamente, con i salutisti di
tutto il mondo (erano le 5 a New York
e le 19 a Tokio) chiedendo al Signore
una nuova effusione del suo Spirito
Santo.
La comunità salutista di Ariano Jrpino, dopo molti anni di soluzioni logistiche assai infelici, sta per avere un
nuovo centro comunitario con sala di
evangelizzazione spaziosa e chiara, ben
situata e di facile accesso, nonché l’appartamento per gli ufficiali. E’ in corso
una sottoscrizione.
Sono in preparazione i campi biblici
e le colonie estive di Bobbio Pellice e
di Forio d’Ischia, e la Missione sotto
la tenda a Bobbio Pellice.
Nel corso del mese di maggio viene
compiuto in tutto il territorio uno sforzo particolare per la diffusione delle
Sacre Scritture.
Viene anzitutto tracciato il quadro
storico nel qual il periodico fu lanciato (con molti! ‘'■.tccessoi). In un’intervista a una 95.en;ie arzilla lettrice, si ripercorre quindi h; storia dei periodici
per ragazzi nel ' ostro paese, mentre
Selma Longo, ricttrdando i ventisette
anni durante i quali diresse « L’amico »,
al vedere come atiche nelle vicende del
giornalino si ritlutterono quelle della
nostra Chiesa e delTItalia, in quei decenni: le pressa, .li del Minculpop, la
guerra e le sue I mitazioni, il rilancio
difficile ma così tocco di speranze del
dopoguerra... P. , i’équipe che pensa,
prepara, scrive, : ; ustra, stampa e difsi presenta, e certo i
he faranno volentieri
a po’ più personale
amiche che vengono
casa. Due pagine di
Amicorama » che riportano giudizi e
pensieri di lettori qua e là per il mondo, e alcuni « messaggi » più ufficiali
ma non meno vivaci e cordiali fanno
sentire come questo modesto servizio
è seguito e apprezzato.
Seguono quindi le rubriche consuete,
con rdnsistenza di sempre sulle pagine
della Bibbia, ma anche, e in quella luce,
sulla fraternità umana, sul mondo della natura e su quello del sapere e della
lettura (segnaliamo un’inchiesta sulle
letture dei nostri ragazzi, significativa,
e un primo articolo sulla scolarità nel
mondo, in occasione dell’Anno internazionale delTeducazione).
Un bel numero, vivace e vario, che
con semplicità ma con freschezza e fervore segna questa tappa secolare. Un
solo rimpianto: che non sia possibile
dare ogni mese un numero così, più ricco e vario, ai nostri ragazzi; e se pensiamo a quel che si spende, in media,
nelle nostre famiglie per fumetti e giornalini, e a come invece si sia spesso
tiepidi o avari nei confronti di questo
mensile evangelico, vien fatto di pensare con severità alla demissione di cui,
anche in questo settore, troppi genitori
ed educatori danno prova. Se questo
centenario, così semplicemente celebrato, li spingerà a riflettere e a non trascurare questo servizio modesto ma
vivo, avrà avuto il suo vero senso. Guardando a domani.
g. c.
non solo la sala si è riempita, ma delle
persone nuove hanno udito il messaggio
dell’evangelo con il suo avvincente richiamo ad una precisa ed impegnativa
decisione a seguire Cristo quale unico
Salvatore e Signore. L’ultima sera il numero degli intervenuti è stato tale che
alcune persone dovettero andarsene
■perché non era più possibile entrare.
Avremmo voluto continuare le riunioni,
ma purtroppo non eravamo preparati
a questo. Diciamo tutto ciò con un senso di umiliazione perché ci siamo resi
conto che avremmo dovuto essere più
disponibili a seguire ed a sottometterci
aH’azione dello Spirito Santo, il quale
non può certo essere contenuto nei limiti dei nostri umani programmi. Il
fratello Gian Nunzio Artini è stato lo
strumento nelle mani del Signore per
proclamare con toccante chiarezza la
parola di Cristo come all’unica soddisfacente risposta a tutti gli inquietanti
problemi deH’individuo e della società
odierna. Come è stato scritto di Davide,
possiamo dire che Ja parola dell’Eterno
è stata sulle labbra del nostro fratello
(2 Sam. 23-2). Nel corso di queste riunioni, alcune persone hanno fatto pubblicamente professione di voler accettare e seguire di Signore nella loro vita.
L’eternità dirà se queste decisioni sono
state, come noi crediamo, la conseguenza dell’opera di convincimento fatta
dallo Spirito Santo. Intanto raccomandiamo al Signore tutti quelli che con
la loro assidua presenza alle riunioni
mostrano di amarLo e di voler essere
condotti dalla sua Parola ».
Anche quest’anno si annunciano riunioni evangeliche sotto tenda, a cura
della Operazione Mobilitazione, da maggio a settembre. Se ne terranno due serie: la prima, già in atto, a Baggio,
Legnano e Sesto S. Giovanni, la seconda a Modena, Stradella, Reggio Emilia
e Carpi.
Per il 2 giugno è rivolto invito a un
convegno evangelico ad Anghiari, presso Arezzo.
Dalle Chiese validesi
Il problema della confermazione
a Messina
Dal Convitto Valdese di Torre Pedice
AVVISI ECONOMICI
C,\USA malattia, cedesi avviato commestibile
in Liiserna San Giovanni. Ottima occasione. Rivolgersi Tipografia Commerciale o
telefonare 90692 ore pasti.
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Villar Pellice.
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47045 Miramare di Rimini
In febbraio vi è stato un periodo di agitazione nelle scuole di Torre Pellice (elementari escluse) che hanno avuto ripercussioni anche sul Convitto : abbiamo ragazzi in tutti
gli istituti e ogni « sciopero » scolastico (con
relative convocazioni dei genitori) siamo coinvolti. La scuola italiana è in crisi le sue vecchie strutture e regolamentazioni sono scricchiolanti, per cui tensioni tra il nuovo e il
vecchio sono inevitabili. Le crisi non si ri.solvono con grida e minacce, obl)ligando i ragazzi a sottomettersi a tutti i costi. Cerchiamo invece di responsabilizzarli, di farli ragionare, di renderli consapevoli dei fatti più
grandi di loro che spesso li sovrastano: di
spingerli alla coerenza tra quanto professano
e la loro vita quotidiana, fi un lavoro faticoso,
spe.sso estenuante, talvolta incompreso, almeno nelFambiente in cui viviamo; ma il periodo die stiamo traversando e ricco e interessante.
Altro ])roblema grave è stato quest'anno il
problema finanziario, il che non ci ha consentito. come avremmo sperato, di aumentare
il personale. .Abbiamo tuttavia alcuni collaboratori volontari che ci stanno dando un .aiuto molto valido : la Sig.na Myriam Bein. specializzala in logopedia, ci ha « sbloccato » un
bambino di prima elementare che per alcuni
difetti di pronuncia non riusciva ad imparare
a leggere; un'altra studentessa, la Sig.na Marcella Beri ha seguito due ragazzi delle medie
in diflieoltà; molto assidua è la giovanis.sima
Lucetta Rostan che presta la sua opera nel
doposcuola delle elementari.
Molti ragazzi hanno fatto notevolissimi progressi : sono pili calmi e « .socializzati » d
quello che erano quando giunsero tra noi. Sia
mo invece molto scontenti della falsità e del
la tendenza alFimbroglio di alcuni gruppetti
Ci rendiamo conto che pretendendo alcune li
mitazioni della libertà, che i ragazzi di oggi
vorrebbero .sconfinata (assegno settimanale di
2 o 3 mila lire, sempre in libera uscita, per
messo di fumare magari a 10 anni), nello stesso tempo li induciamo a « farsi furbi ». Ma
non vediamo una via di uscita : o il lasciar
correre, o un sistema basato sulla sorveglianza che ha, come rovescio della medaglia, questo inconveniente: sono tuttavia le condizioni
reali della vita adulta che questi ragazzi dovranno affrontare. Va da se che la maggiore
severità la esercitiamo non tanto contro le
mancanze, quanto contro Finganno e il sotterfugio.
Quest'anno abbiamo riorganizzato i contatti e la corrispondenza con i 600 « ex-convittori » di cui abbiamo 1 indirizzo. Contemporaneamente abbiamo rivolto degli appelli albi scopo di ottenere delle offerte a favore del
« Fondo di solidarietà », che si preoccupa di
aiutare quei ragazzi che sono rimasti senza
aiuto fmauziario da parte delle famiglie. I risultati finora raggiunti sono abbastanza incoraggianti.
L équipe del Convitto
Convitto Maschile Valdese
10066 Torre Pellice (To)
VACANZE ORGANIZZATE
dal 29 giugno al 31 agosto
Si accettano ragazzi dai 7 ai 14 anni.
Piscina coperta. Possibilità di lezioni
di nuoto.
Per informazioni e prospetti telefonare
al (0121)91230 o scrivere
La chiesa di Messina, riunita in assemblea
T8 aprile 1970 per discutere e deliberare intorno alla relazione della Commissione di Studio sulla Confermazione., si pronuncia come
segue :
1) La Confermazione, in uso attualmente
nella chiesa, non trova riscontro nella Sacra
Scrittura, se considerata come atto che tende
a suggellare il battesimo ricevuto in senso
vicario, cioè per volontà di altri.
2) Concorda con la Commissione nel domandare al Sinodo una decisione che impegni
le Assemblee ed i Consigli di Chiesa, intesa
ad aifermare la linea del battesimo agli adulti
e ad uniformarvisi. Per i genitori che desiderino ancora il battesimo dei fanciulli, si richieda ai medesimi una preparazione pre-battesimale. Sulla linea di quantoo già attuato dal
VI Distretto, si domanda ugualmente al Sinodo una decisione tendente a sopprimere il
padrinato, anch'esso non biblico.
3) I giovani, già battezzati da bambini,
che giungano alla fede e che vogliano avere
una parte deliberante nella comunità, dovreb
. bero rendere pubblica testimonianza alla Assemblea, prima di partecipare alla Santa Cena.
a Reggio Calabria
L’Assemblea dì Reggio Calabria, riunitasi
per discutere la Relazione della Commissione
di studio sulla Confermazione, riconosce la
Confermazione stessa come pratica non scritturale. ma soltanto come una conseguenza della tradizione pedobattista, dalla quale le nostre chiese non riescono a liberarsi.
Auspica, pertanto, il ripristino della prassi
del battesimo agli adulti credenti, che è confessione dì fede in Cristo morto e risorto.
Ciò in parlicolar modo affinché le chiese
siano formate da credenti consapevoli e non
tradizionalisti, membri di una comunità confessante e non di una chiesa di popolo.
Tuttavia, ci si rende conto dello « scandalo »
che un simile atteggiamento può suscitare, e
pertanto essendo Cristo morto e risorto per la
salvezza del « mondo », quei genitori credenti
che volessero porre sui loro bambini questo
segno della Grazia, si ritiene che possano
farlo legittimamente, ma solo nel caso in cui
vi sia un chiaro impegno di testimonianza e
di responsabilità, preso dinanzi a tutta la comunità. Ciò solo allo scopo di preparare le
coscienze a considerare il battesimo degli adulti come unica prassi più aderente alla
Scrittura.
Ciò dovrebbe condurre la comunità stessa
a rifiutare la richiesta del battesimo dei figli
a tutti quei genitori cristiani che sono tali
solo di nome senza alcun impegno di servizio,
comunione e testimonianza.
Per quanto concerne la partecipazione alla
Santa Cena, allorquando un giovane sentisse
di parteciparvi, esso potrebbe farlo, facendo
però precedere questo suo atto da una testimonianza di fede dinanzi alla comunità. Ciò,
naturalmente, nel caso in cui il giovane fosse
stato battezzato da bambino; nel caso in cui
ancora non lo fosse e sentisse la stessa esigenza spirituale di partecipare alla Cena, la
sua testimonianza di fede sarebbe ugualmente
necessaria, ma dovrebbe precedere il battesimo
stesso.
Il problema del Catechismo va chiarito.
Esso, oltre ad essere l’annunzio della salvezza
in Cristo, è altresì la formazione spirituale
di ricerca e di approfondimento di una persona. Esso dunque, deve precedere la testimonianza di fede (Battesimo e Santa Cena),
ma può ed anzi deve seguire tale testimonianza. Il Catechismo infatti non è una licenza
od un diploma, poiché alla scuola di Cristo
Maestro, il credente resta discepolo tutta la
vita.
Non si tratta più dunque di parlare di Confermazione ma di Confessione di Fede dinanzi
alla Comunità.
Le unioni femminili
delle “alte valli” ad Agape
Domenica 3 maggio ha avuto luogo ad Agape la « giornata femminile » delle alte Valli.
Un culto presieduto dal Past. Giampiccoli ha
introdotto l’incontro, richiamando tutte ad un
più vivo senso di responsabilità sul piano comunitario. Dopo il culto è seguito il pasto,
abbondante e in una gioiosa atmosfera di fraternità. Nel pomeriggio le Dottoresse Karin
Beri e Danielle Giarapiccoli hanno presentato
con chiarezza e semplicità il tema della giornata : « prevenzione delle malattie infantili
alle Valli », attirando l'attenzione sulle conseguenze gravi che possono derivare aa alcuni
tipi di malattia, che spesso i genitori non
prendono sufficientemente sul serio, per cui
è necessario un esame preventivo anche se
non si manifesta alcun sintomo apparente (ad
es. rachitismo, lussazione deU'anca, carie dentaria eco.). Al termine della giornata è stato
offerto da Agape il rituale dono alla più anziana di età, che quest'anno era una arzilla
ottantaduenne di Rorà: con il dono ha ricevuto 1 altrettanto rituale bacio accademico del
Direttore di Agape. Ringraziamo Agape per
l'aceoglienza fraterna e genero,sa, che ha permesso anclie quest'anno la realizzazione di
questa bella e utile giornata di incontro.
L. T.
Oleifìcio Fidolio Onegliese
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6
pag. 6
N. 22 — 29 maggio 1970
Dai campi dell
a missione
a cura di Roberto Coisson
Missione e Chiesa
evangeiica in Eritrea
Il pastore Bruno Tron ci ha mandato una copia del suo rapporto all'ultima Conferenza della sua Missione, dal
quale ricaviamo le seguenti notizie.
L'opera continua a svilupparsi in varie direzioni. Durante l'anno 1969 sono
giunti dalla Svezia sei nuovi missionari, e in alcuni posti nuove costruzioni sono state ultimate, altre sono
già a buon punto, altre infine sono state progettate. Si tratta soprattutto di
centri comunitari, di aule scolastiche.
A Keren è stata inaugurata una nuova
chiesa. Disgraziatamente la chiesa di
Asmara dovrà essere probabilmente
demolita in parte, perché pericolante,
e ricostruita su nuove fondamenta più
solide.
L'opera svolta dalla missione in javore dei malati è stata parzialmente
intralciata da nuovi regolarnenti introdotti dal governo abissino. Però si spera che quando i regolamenti e il loro
funzionamento saranno meglio conosciuti l'opera potrà proseguire normalmente.
Vi è pure progresso per la chiesa,
con la consacrazione di 4 pastori e
l'aiuto recato da 3 candidati alla consacrazione che sono ancora in prova.
Ma le necessità sono ancora molto
grandi e verrà istituito un corso per
la preparazione di 5 altri pastori. Un
appello a questo riguardo sarà rivolto
alla chiesa indigena, e specialmente ai
giovani. Ad Asmara un giovane pastore recentemente consacrato, che aveva
cominciato a lavorare con zelo, si è
ammalato con grave danno per l'opera fra i giovani e le donne.
Lentamente si procede verso l’integrazione della Missione nella Chiesa
indigena. Una base per tale integrazione è stata sottoposta allo studio della
conferenza missionaria. D'altra parte,
un ramo americano della Chiesa Luterana sta studiando la possibilità di
collaborare con la Missione Svedese, e
una delegazione doveva recarsi in Eritrea durante il mese di febbraio per
una inchiesta sul posto.
In collaborazione con altre denorninazioni protestanti e un gruppo di giovani ortodossi è stata progettata ima
vasta campagna evangelistica ad Asmara. Per ora si sta preparando la letteratura adatta alla popolazione locale
da distribuire durante la campagna.
La conclusione del rapporto di Bruno Tron è un vibrante appello a una
vocazione più profonda e pronta al sacrifizio, perché possa essere aperta in
Eritrea una « strada maestra » per il
Signore.
Madagascar; ua centro
scolastico evangelico
La città di Ambositra (17.000 abitanti) a 250 chilometri al sud della capitale Tanarive, è diventata un centro scolastico importante. Nel 1969 le chiese
della città, tanto evangeliche che cattoliche, hanno deciso di promuovere
una inchiesta sulle condizioni in cui
vivono gli studenti che affluiscono dalla campagna per frequentare le scuole secondarie. Perciò l'inchiesta non si
è svolta tramite le scuole, ma direttamente nei vari quartieri della città,
ignorando deliberatamente i 300 giovani, i cui genitori possono pagare la
retta dei convitti. In tal modo gli inquirenti (circa 120 persone, membri di
chiesa) riuscirono a stabilire un contatto diretto con 1317 giovani sui 3.000
studenti delle scuole secondarie, circa
1.000 ragazze e 2.000 ragazzi.
L'inchiesta ha rivelato che questi
giovani affrontano la vita in citta senza preparazione alcuna, soli e senza
consigli. Devono imparare tutto dun
colpo cosa significano i pagamenti a
rate fisse (per l'alloggio, le tasse scolastiche) il dover comprare ogni cosa
col denaro, anche il minimo fuscello
di legna da ardere, a meno che impieghino tutta la giornata del sabato per
cercare legna nei boschi fuori città; se
la provvista di riso portata da casa si
esaurisce devono percorrere da 20 a 30
chilometi'i per andare a cercarne a casa, il che significa assentarsi dalla
scuola. Aumentare il numero dei con;
vitti non risolve il problema (come si
è visto in altre città) perché i contadini non possono pagare le rette troppo
costose. Tutt'al più riescono a pagare
un quinto o un decimo dell affitto^ di
una camera, e così da 5 a 10 ragazzi si
sistemano alla meglio in una sola stanza Poi ci sono le tasse scolastiche, e
per le altre spese, (carne, frutta, legumi, materiale scolastico, candele ecc.)
1 genitori possono sì e no dare ai hgli
2 franchi francesi (200 lire) al mese.
Il comitato costituito dalle chiese si
sforza di agire in due direzioni: cercare di fare conoscere ai genitori le condizioni in cui vivono i loro figli; troppo spesso essi, considerandosi incompetenti per quanto riguarda la vita m
città, si sforzano di assicurare del loro
meglio le necessità materiali dei figli,
e ciò al costo di sacrifici ingenti. Per
gli studenti il comitato si sforza di organizzare dei contatti tra di loro e con
le comunità locali perché non si sen
tano tanto isolati in mezzo alla popolazione cittadina.
Però il problema ha delle implicazioni molto più vaste. Se si sommano
gli inconvenienti e gli ostacoli segnalati dai giovani stessi, si è spinti a
chiedersi se l'enorme sacrificio accettato dai genitori per far studiare i figli è giustificato dai risultati: la proporzione dei successi agli esami al livello della maturità (baccalauréat) è
molto bassa, e la saturazione degli impieghi governativi ai quali aspira questa gioventù è imminente. Senza voler
chiudere la porta ai ragazzi capaci di
fare degli studi superiori, e senza mettersi a predicare beatamente un ritorno alla terra, sembra urgente organizzare dei centri rurali, dei corsi postscolastici e offrire ai giovani, nel loro
paese, delle possibilità di sviluppo
economico: è questa una via difficile,
sebbene raccomandata nelle alte sfere
governative, senza pierò essere mai realizzata, via impopolare, bisogna dirlo,
a causa del generale ardente desiderio
di dare ai figli una istruzione generale,
porta d'ingresso per diventare funzionari governativi.
Su questa via la Chiesa di Cristo nel
Madagascar ha fatto un primo passo
verso la realizzazione di un centro di
preparazione rurale, acquistando, con
l'aiuto dell'E.P.E.R., un terreno di 150
ettari a Ambatolampy. Il Sig. Richard
Rarotondrasoa è stato nominato direttore del centro dal Consiglio Nazionale della Chiesa. Egli ha studiato per
tre anni a Berna e fatto un anno di tirocinio nel Madagascar; spera avere
l'aiuto tecnico della Svizzera tramite
l'E.P.E.R.
LEBBROSARIO DI MANANKAVALY — A Manankavaly il ministro degli
affari sociali, A. Rajaonarivelo, ha
inaugurato una colonna per commemorare la fondazione, nel 1893, del
lebbrosario per opera del missionario
inglese Peake e del suo amico, il pastore Radavidra, che fu poi martire
della fede pochi anni dopo. Ora il lebbrosario è finanziato dal governo del
Madagascar, ma la direttrice è una infermiera della Società delle Missioni
di Parigi.
DOPO ABIJAN — Le chiese evangeliche del Madagascar erano rappresentate alla Conferenza di Abijan (settembre 1969) da 10 delegati. Al loro ritorno hanno presentato una relazione sui
lavori della Conferenza a una riunione pubblica, a cui assistevano 5.000
persone. Per dare seguito senza indugio a quanto è stato detto ad Abijan
sulla partecipazione delle chiese allo
sviluppo dei paesi dove si trovano, la
Chiesa di Gesù Cristo nel Madagascar
e la Federazione delle Chiese Evangeliche hanno nominato delle « Commissioni per lo sviluppo ».
(Le notizie sul Madagascar sono
tratte da VAOVAO, Bulletin d'information de l'Eglise de JésusChrist à Madagascar).
Un missionario italiano
Abramo Monteverdi, figlio di un colportore evangelico italiano, nato a Vische (Piemonte) il 12 aprile 1892, è deceduto a Belleville (Rep. dell'Africa del
Sud) nel novembi e 1969. Emigrato ancor giovane in Francia, dopo una buona preparazione lecnica a Orthez, partì come missionario laico per la missione dello Zambesi, al servizio della
Società delle Missioni di Parigi. Dopo
aver collaborato alla Scuola Normale
come istruttore tecnico per parecchi
anni, egli fu incaricato della direzione
delle stazioni di Sesheke e poi di Livingstone, e venne consacrato al ministero pastorale. Dopo aver servito fedelmente la Mi . ione per 32 anni, rimase nel Sud Africa dove si erano stabiliti il figlio e 1: figlia. Sebbene assente dalla patria per tutta la sua vita era
rimasto molto alfezionato all'Italia e
alla Chiesa Valdese.
I LUTERANI VERSO PORTO ALEGRE
U.S.A.: ‘•“Se ci riuniamo intorno a
tema ^Mandati nel mondo’, dobbiamo andare là dove la Chiesa vive,,
Minneapolis (Minnesota) USA (Iwf) - Le
condizioni politiche, sociali ed economiclie del
Brasile, come pure i sempre più diffusi rapporti circa la tortura di prigionieri politici
pongono interrogativi che sono una vera sfida
ai delegati alla quinta Assemblea della Federazione luterana mondiale (FLM). Lo hanno
affermato, in un convegno che riuniva una
sessantina di delegati nordamericani alFAssemblea di Porto Aiegre, tre personalità direttive
della FLM:il suo presidente, che è pure presidente della Chiesa luterana d’America, F.
A. Schiotz, il suo segretario generale, A.
Appel, e P. C. Empie, segretario generale del
Comitato USA della FLM.
Da parecchi mesi sono stati largamente diffusi in Europa rapporti sulla persecuzione politica in Brasile, e sono stati oggetto di articoli e editoriali; la cosa è cominciata più recentemente anche negli USA.
Il (Ir. Schiotz, affermando che le espressioni di perplessità e di dissenso, di fronte alla prospettiva della convocazione dell’Assemblea luterana a Porto Aiegre, devono essere
prese sul serio, ha insistito sul fatto che « se
c disponiamo a riunirci intorno al tema **mandati nel mondo*', dobbiamo andare là dove la
chiesa vive ». Egli ha sottolineato che la FLM
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
CONTINUA
L’INFAME REPRESSIONE
IN BRASILE
« I dirigenti brasiliani sembrano
estremamente preoccupati per V “immagine" che all’estero si è formata del
Brasile, immagine che essi giudicano
ingiustamente e grossolanamente deformata. (...) Paradossalmente le autorità brasiliane si sono affannate a respingere le accuse di “genocidio degli
Indiani", infinitamente di più che a
contestare l’impiego della tortura. Il
generale Garrastazu Medici, capo del
governo, ha proposto a degli osservatori e a dei giornalisti stranieri di venire a constatare sul posto, che questo preteso genocidio non esiste. Ma
egli, in compenso, non ha risposto, almeno fino ad oggi, alla domanda della
“Amnesty International" a favore della costituzione d’una commissione di
inchiesta sulle 'torture poliziesche: ed
è dubbio che egli lo faccia'
Da alcuni giorni la stampa brasiliana dà largo posto alle relazioni sui crimini dei cosiddetti “squadroni della
morte”. Oggi è ufficialmente riconosciuto che i membri di queste organizzazioni sono degli ex-poliziotti che
hanno evidentemente mantenni buoni rapporti coi servizi della polizia. Essi si sono assunto il compito di “liquidare fisicamente" le persone giudicate
“indesiderabili per la società”. È un
concetto elastico. E non è affatto certo che le mille (circa) vittime attribuite agli squadroni della morte, negli ultimi tre anni, siano tutte degli "antichi criminali" (...).
Un’inchiesta è stata aperta dalle autorità dello Stato di Rio, il quale detiene il record del numero delle persone assassinate, torturate e mutilate
dai “giustizieri" dello squadrone della
morte. "Colui che nega l’esistenza dello squadrone, è un ingenuo oppure ha
qualcosa da nascondere", ha recentetnente dichiarato Joao Lopes Esteves
dopo esser stato nominalo presidente
d’una commis.sione speciale d’inchiesta “Mi dispiace, ha aggiunto il Lopes,
che il capo della polizia giudiziaria dello Stato di Guanabara, che possiede
80 documenti sugli squadroni, abbia
sostenuto l’infondatezza delle accuse...
Ma già le persone incaricate dellinchiesta vengono minacciate di rappresaglie: infatti certe telefonate anoni11T.B protficltovio ci ciucile pCTSOflC la
“pena di morte, se le inchieste contro
gli squadroni della morte non vengono
immediatamente bloccate . Non è lecito ritenere che un intervento piu
energico del governo federale permetterebbe d’accelerare l’inchiesta? Oppure bisogna pensare che il governo
non ha, in realtà, i “mezzi d intervenire né in questo dominio, né nel domonio delle torture inflitte ai prigionieri politici? ,
In ogni caso è permesso di porsi il
problema, dopo un incontro avuto con
collaboratori vicini al sig. Delfin Melo,
brillante ministro delle finanze del governo di Brasilia ».
accetta gli inviti da parte delle Chiese membri, non dei governi e ha ricordato che un
invito giunto inizialmente dalle Chiese della
Germania orientale era stato accettato, ma
poi annullato dal governo della RDT.
Anche il dr. Appel ha dichiarato che la
FLM non sì faceva illusioni sulle conseguenze che avrebbe avuto la decisione di tenere
per la prima volta un’assemblea in una zona
del Terzo mondo, « in cui i luterani sono praticamente sconosciuti ». (( È chiaro che a Porto
Aiegre vi sarà tensione fra uomini che interpretano la medesima situazione in modi diversi ». Il segretario generale della FLM ha
pure notato che è in discussione « se i casi di
tortura sono attualmente cosi numerosi » come si afferma.
Il dr. Empie ha aggiunto che « ci sono molte forme di tortura: barbarica, dolorosa, psicologica, disumanizzante... Sarebbe difficile trovare un punto del mondo nel quale essa non
esista, sotto una forma o sotto Valtra ». A chi
gli domandava un commento a un recente editoriale del periodico protestante « Christian
Century », nel quale si discutevano le condizioni del Brasile e la decisione della FLM di
tenervi la propria assemblea; il dr. Empie ha
risposto che esso presentava « un asserzione
ingiustificata delVirresponsabilità della FLM ».
Germania Ovest: a Porto Aiegre,
ma con assolute garanzie di libertà
La dichiarazion,' di questi collaboratori, fatta in occasione d'una colazione alla quale assisteva il ministro, e
stupefacente, ripugnante e sinistra. Eccola integralmente.
« Noi sappiamo bene che lo sviluppo della tortura ; molto dannoso
alla nostra azione in favore della
spinta economica del risanamento
delle finanze e del • 'sterna fiscale. I nostri ambasciatori c' tengono regolarmente informati sulla cattiva impressione prodotta in Europa e negli USA
dai racconti di queste torture. Un
grande giornale di Washington è arrivato recentemente a scrivere che il
presidente Mèdici r “mentalmente ritardato”. Noi deploriamo questa _ recrudescenza della ' ’olenza. Ma noi riteniamo che il risanamento economico
del Brasile non sic. possibile senza un
regime autoritario e fermo. I militari
pongono fiducia in noi, tecnocrati, per
costruire i fondam- nti d’un Brasile industriale e potente. Siamo persuasi
che sarà l’espressione economica, per
sé stessa, a procurare una soluzione ai
problemi sociali. Ma noi abbiamo ancora bisogno di tre o quattro anni di
stabilità politica. Che vi siano degli
episodi marginali incresciosi nella lotta contro la sovversione, è cosa incontestabile. Ma il governo, controllato
dai militari, è completamente impossibilitato ad intervenire contro giovani
ufficiali o giovani poliziotti, i quali
possono lasciarsi andare ad oltrepassare i propri diritti. Dal nostro punto
di vista, si tratta d’un male necessario, che dispiace, ma da ritenersi sicuramente provvisorio... ».
(Da un articolo di M. Niedergang, su
«Le Monde» del 24-25.5.'70).
Ariioldshain, Germania Occ. (Iwf) - I cento
delegati della Germania occidentale, riuniti
qui, hanno dichiarato di essere pronti ad accettare Porto Alegre come sede della prossima
Assemblea generale luterana; ma in una dichiarazione hanno sottolineato la necessità che
vari punti del programma siano « accuratamente riconsiderati e preparati » in relazione
con la situazione della nazione ospitante.
Nella riunione di tre giorni, tenutasi in questa Accademia evangelica, è stata votata una
dichiarazione che chiede, tra l’altro, che rincontro luterano generale conservi « il carattere
di una conferenza rigorosamente di lavoro »,
senza aggiungere altro all’agenda. Viene inoltre chiesto al segretariato generale, a Ginevra, che procuri una dichiarazione formale
e vincolante del gov’erno brasiliano, che si
impegni ad assicurare la libertà di parola e
ù«)
sicurezza personale agli oltre 600 partecipanti,
come pure i visti di ingresso e di transito,
nonché libertà di stampa per il centinaio di
giornalisti che seguiranno l’Assemblea.
Tre giorni prima il Comitato tedesco-occidentale della FLM, riunito a Francoforte -ni
Meno, aveva discusso il problema dell’Asscniblea e la situazione in Brasile. Esso aveva notato che <( reali considerazioni » contro l’opportunità di tenere l’assemblea generale in questa località del Terzo mondo avevano fatto
sentire l’esigenza dì un « riesame radicale »
dell’invito ricevuto dalla Chiesa luterana del
Brasile. Occorre immediatamente esaminare in
qual misura le circostanze siano mutate dal
momento in cui la FLM aveva accettato l’invito brasiliano.
Ilivere l'Evangelo fra gli uomini
TRISTE POLEMICA
« Al signor Ahmed Baha Eddin,
direttore del grande periodico egiziano
"Al Moussawar", un gruppo di studenti israeliani ha rivolto alcune domande. Il giornalista egiziano ha risposto
domandando, a sua volta, perche, secondo loro, gli Ebrei hanno il diritto
di tornare in Israele dopo due mila
anni, mentre i Palestinesi non sono
autorizzati a tornarvi dopo vent anni
appena. Il giornalista ha respinto l argomentazione dei suoi interlocutori,
secondo la quale gli Arabi non sono
tolleranti, e ricorda che, per molti secoli, Ebrei ed Arabi han vissuto insieme, in armonia perfetta, nel suo paese, l’Egitto. Nella sua conclusione,
Ahmed Baha Eddin scrive che la miglior prova del carattere democratico
d’Israele sarebbe ottenuta, se le sue
affermazioni venissero pubblicale in
un giornale d’Lsraele, di lingua ebraica. Gl’Israeliani hanno fatto di meglio:
hanno pubblicato le risposte del Baha
Eddin non soltanto sulla stampa ebraica, ma anche su un giornale governativo destinato alle popolazioni arabe ».
(Da un articolo di A. Scemama, su
« Le Monde » del 23.5.'70).
(segue dalla prima pagina)
ragion d'essere: perché crediamo nella
risurrezione, cerchiamo la libertà dell'uomo; perché crediamo nel Regno di
Dio, cerchiamo una società giusta e
vera.
Qual è il fine di tutto questo? Una
teologia della rivoluzione? I Valdesi del
Medio Evo non ne parlavano, ma la
facevano: nel rifiuto della collusione
fra Chiesa e Impero, nel rifiuto della fedeltà feudale; all'epoca della Riforma
riscoprirono il significato del « sola
Scriptura » e « sola gratia » e osarono
sfidare la società della Controriforma;
nel secolo scorso i Valdesi e gli_ evangelici italiani erano liberali e garibaldini, cioè pericolosamente rivoluzionari,
ma evangelizzatori. E oggi? L'interrogativo rimane davanti a voi di Ivrea —
concludeva il pastore Giampiccoli — e
a noi tutti. Ma anche oggi occorre imparare a conoscere il « no » dell'Evangelo contro ogni superbia e .sopraffazione e il « si » dell'Evangelo per l'obbedienza della fede. « Affinché gli uomini glorifichino il Padre vostro che è
nei cieli »: questa è la vostra vocazione
nella vostra città.
Dopo il culto, cui hanno dato la loro
attiva partecipazione la Corale di Torre Pellice e il coro dei ragazzi della
scuola domenicale eporediese, ci si è
dispersi per il pranzo, chi al ristorante
e chi al sacco, in fraterna compagnia.
Nel pomeriggio, altri giungevano e nel
tempio una serie di messaggi si sono
alternati a inni cantati dai coralisti torresi. Il pastore Ermanno Rostan ha
tracciato una breve storia della comunità di Ivrea; il sindaco di Ivrea ha recato un cordiale saluto ed augurio;
il pastore Hermann Noltensmeier ha
portato il saluto augurale della società « Gustavo Adolfo » per la Germania occidentale, la quale ha offerto una parte cospicua del denaro
necessario alla costruzione del nuovo
tempio (raccolto, lo si noti fra le scuole domenicali tedesche!); il pastore Mario Shaffi, presidente della Chiesa Metodista d'Italia e della Federazione delle Chiese Evangeliche d'Italia, ha
espresso il suo stupore e la sua gioia
perché per la prima volta è stato invitato aH'inaugurazione di un tempio
valdese nella sua qualità di presidente
della Federazione, ha ricordato che gli
inizi della presenza metodista in Italia, nel secolo scorso, sono legati a un
credente di Ivrea, il pastore Nissolo e
ha notato con piacere il carattere aperto, interdenominazionale di questa comunità; il pastore Roberto Nisbet, presidente della Commissione del II Distretto, ha recato il saluto delle chie
se piuttosto disperse di questa zona ecclesiastica, esprimendo la sua gioia profonda per questo nuovo luogo di predicazione e di adorazione e la viva speranza che i credenti vi converranno numerosi e costanti nell'allegrezza della
comunione fraterna; molti, inoltre, i
messaggi scritti giunti ad attestare la
solidarietà con cui da tante parti si
pensa alla comunità eporediese in questa sua tappa importante. Infine, una
parola di dissenso (dissenso invero limitato, specie se si ricorda racceso dibattito .sul tempio di Villar Perosa, lo
scorso autunno, pur tenendo conto
della diversità delle due situazioni):
un membro della comunità, Adriano
Bongo ha letto un documento che con
altri aveva firmato e presentava alla
comunità e ai credenti raccolti in questo giorno, per esprimere una diversa
linea di riflessione, maturata nel corso
degli ultimi anni e mesi. Riportiamo a
pag. 4 questo documento, ritoccato da
parte degli stessi firmatari in un punto
che, non sufficientemente meditato, era
suonato falso e stonato alla lettura.
Notata Tassenza del pastore Giorgio
Bouchard, al quale si deve l'impulso
appassionato all'opera ora giunta a
realizzazione. Gli ultimi inni, e la calda
preghiera del pastore Rostan concludeva la riunione. A lungo, poi, conversari e discussioni, visitando i locali e
soffermandosi al buffet e al bazar, organizzati per gli ultimi colpetti all'opera delle mani dell'uomo. Quella che
non è opera nostra, ma l'opera dello
Spirito: una predicazione viva, aderente alla realtà ma tesa al Regno che viene, una vita comunitaria reale e centrata suU'Evangelo, una testimonianza diversificata ma comune alla signoria
di Cristo, un rapporto fraterno liberamente critico ma intensamente solidale: ecco l'augurio profondo con cui abbiamo lasciato i fratelli di Ivrea e il loro nuovo tempio, nel quale per la prima volta, alcune settimane fa, il loro
pastore aveva loro predicato la parola
di Gesù: « Io vi dico che c’è qui qualcuno di più grande del tempio ».
G. C.
Direttore responsabile: Gino Conte ______
Reg. al Triliunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
Tip. Subalpiaa s.p.a - Tórre Pellice (To)