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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBUOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno XCVI - Num. 7 ABBONAMFMi ì Eco: L. 2.000 per rìnlerno Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo bis TORRE PELLICE - 18 Febbraio 1966
1 Una copia Lire 40 1 L. 3.000 per l’estero Cambio di indirizzo Li^" 50 Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
uui aulii Una sfida alla nostra fede
BANCO Di PROVA
DELLA VOLONTÀ VATICANA
La vera
conciliazione
Quasi ogni anno, nelle comunità fuori delle Valli Valdesi che non godono del giorno
festivo, il culto celebrativo deWEmancipazione si svolge nella domenica che sta fra
rii febbraio (Patii lateranensi, a festa nazionale » — non per lutti! — bandiere^ ecc.)
e il 17. Questo ci invita a ricordare la dimensione politica della libertà di coscienza
riconosciiUucl dallo Stato, con un atto civile
in cui riconosciamo e celebriamo con gioia
la inailo deirElenw; ci stimola a situare nel
quadro della vita del nostro paese la nostra
vocazione di testimonianza, più urgente chemai. Sappiamo, o dovremmo sapere, che se
il Signore, ci ha dato di vivere, in una situazione di libertà civile, e affinchè ce ne valessimo intensamente per riflettere con
più ampia portata^ nelle sue conseguenze civili, quella libertà del cristiano di cui neppure i secoli bui della persecuzione e del
ghetto avevano potuto privarci.
Se davvero si volesse celebrare la « conciliazione fra Chiesa e Stato, noi siamo convinti che la. data del 17 febbraio sarebbe di
gran lunga più appropriata, in quel giorno
del 1848, infatti, cominciavano a essere scrollati secolari privilegi ecclesiastici romani, pagati con il connubio trono-altare: una prima
scossa soltanto, certo, del resto definita ancora paternalisticamente ^patenti di grazia»,
ma pura un riconoscimento che per la prima
volta risuonava in modo definitivo su suolo
italiano; la ventata giacobina del principio
del secolo era stala al di qua delle Alpi riflesso pàsseggero della rivoluzione francese,
che da noi non aveva realmente toccato in
profondità il popolo; ma ora si metteva in
moto il processo risorgimentale. In questo
processo si inserisce la testimonianza valdese, enangelica, che fu anche un apporto etico
sul piano civile e politico.
Non quindi 1 11 ma il 17 febbraio, se proprio si vuole una data, è per Vitalia Vaper
tura di speranza sulla sola possibile concilia
zione^ in una società pluralistica qual è quel
la moderna, fra Stato e Chiesa: una conci
liazione che puh essere trovata solo nel qua
dro di una piena laicità dello Stato. Indub
biamento (orti, accesi sono stati i trascorsi
anticlericali nel nostro paese: ma va detto
chiaramente che la breccia di Porta Pia è la
risposta al Sillabo, non viceversa.
Non per smania anticlericale, ma per dovere di coscienza cristiana noi rifiutiamo a
un equivoc(t compromesso fra regimi discutibili mal è il Concordato del 1929 —
ogni qualità risanatrice delVintimo dissenso
spirituale determinatosi nel nostro paese fra
comunità cristiana e comunità civile. Non
mancano del res*,o uomini che, nel cattolicesimo stesso, cominciano a discutere non la
« realtà concordataria » ma il tenore di quel
Concordato, la sua validità politica e spirituale, oggi. Sentono anch’essi che quel documento non è elemento di pacificazione, ma
di discriminazione, di privilegio: si rendono
conto che l'organizzazione, la istituzione può
prosperare nel privilegio, ma che ogni realtà
spirituale vi muore; se questo vale per una
ideologia, per un partito, vale certo anche
per la chiesa (anche se è. resta e vuol restare ben cattolica).
A noi. questa data del 17 febbraio ricorda che, da quel momento, il Signore ci ha
voluti inseriti nel pieno e nel vivo del nostro paese: con precise responsabilità politiche. E se certo vogliamo e dobbiamo guardarci dal ripetere — mosca cocchiera! — l’errore paternalistico di Roma che si vuole
w maestra » anche in questo campo, mancando di ogni senso di humor, dobbiamo anche
essere coscienti delVapporto di chiarificazione
politica — in particolare in questo delicato
settore dei rapporti Stato-Chiesa, Chiesa-Nazione. in quello della libertà di coscienza —
che la nostra vocazione cristiana e la nostra
formazione biblica ci mettono in grado e
quindi in obbligo di dare. Nel marasma politico attuale come di fronte ai rischi clericali 0 a quelli statolatrici, la sobria posizione
dei testimoni profetici e apostolici deve guidarci e stimolarci a vivere con quella lealtà
civica e con quel senso dei limiti dell’autorità statale, che hanno caratterizzato la posizione valdese nei secoli più oscuri e duri; a
impegnarci per la giuslizm nel rispetto della
libertà (di tutti, e non solo di alcuni), senza
illusioni rivoluzionarie ma senza pigre acquiescenze reazionarie, in modo realistico;
cercando di dare a Dio quel che è di Dio,
convinti che. in tal modo, daremo pure n
Cesare quel che è di Cesore. Cosi dobbiamo
contribuire alla vera conciliazione, alla pace
provvisoria che in questo mondo gli uomini
possono raggiungere. Gino Conte
MmiiimimiiiiiiiM <i
ATTEIIIZIOIVIRI!!
Questo è r ultimo numero ohe
riceveranno i lettori che hanno sin
qui trascurato di rinnovare il loro
abbonamento. Ci auguriamo di non
dover togliere neppure una targhetta
dal nostro indirizzario!
e alla nestracensacraziene Libertà religiosa
in Spagna?
Il punto sulla vita valdese in una circolare del Moderatore Giampiccoli
La circolare del Moderatore Neri
Giampiccoli, che dà notizia delle sedute che la Tavola Valdese ha tenuto
a Roma ai primi di gennaio, ci offre
le notizie che vi presentiamo.
Distretti. Visti i pronunciamenti
delle assemblee delle chiese autonome di Villar Perosa e di Angrogna
Serre, la Tavola nomina titolari di
quelle chiese riapettivamente i pastori Enrico Geymet e Renato Co'isson.
Area rioplatense. La Tavola ha approvato il progetto del viaggio del
Moderatore nel Sudamerica. Egli predicherà al culto di apertura della sessione sinodale rioplatense (la prima
dopo l’approvazione del nuovo ordinamento), il 6 marzo p. v., con la
consacrazione al ministero della Parola del cand. Carlos Nunez; terrà
alcune conierenze, fra cui quella
inaugurale deU’anno accademico della Facultad Evangèlica de Theologia
di Buenos Aires; e visiterà le nostre
chiese della regione. Quella sessione
sinodale sarà di particolare importanza per la questione dei presbiteri,
della Costituzione xinitaria, e dei rapporti con lo Stato. Sulla via del ritorno il Mod. Giampiccoli farà tappa a New York e a Londra per prendere contatto con i nostri comitati
statrmitense e britannico. L’assenza
è prevista dal 28 febbraio al 6 aprile,
e durante quel periodo ih Vicemodera- ■
tore Achille Deodato assumerà la responsabilità in Europa.
Facoltà Valdese di Teologia. La Tavola ha preso atto che, dopo aver
concentrato i suoi corsi dell’anno nel
1« semestre, conclusosi con esami a
metà gennaio, il prof. Alberto Soggin ha assunto per un semestre l’insegnamento presso la Facoltà teologica di Princeton (USA), da cui è stato
invitato. Il prossimo Sinodo, udita la
proposta del Corpo Pastorale, dovrà
pronunciarsi a nonna di regolamento
sul passaggio dei profif. B. Corsani e
A. Soggin da straordinari (in prova)
a ordinari delle cattedre a loro affidate.
Ruolo dipendenti laici. Questo ruolo è provvisoriamente chiamato « ruolo diaconale », e occorrerà precisarne,
nel quadro del nostro ordinamento,
la natura e la disciplina. Ne fanno
parte il sig. Sergio Nisbet direttore
della Casa Valdese di Vallecrosia; il
dott. Carlo Papini, che dopo im anno
di felice prova è stato assunto in ruolo quale direttore della Claudiana, con
l’augTirio di un servizio benedetto in
questo ministero; l’ing. Vittorio Ravazzini, che ha chiesto anch’egli di
essere inserito in tale ruolo (cioè con
« trattamento pastorale », il che non
ha nulla a vedere con cure dimagranti...).
Commissione permanente per i ministeri. In vista della-sua riorganizza
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IN TERZA PAGINA
Uno dei punti nevralgici — e a noi per
molte ragioni più vicini — ove si può e deve saggiare la vera portata della dichiarazione vaticana sulla libertà religiosa, è la situazione spagnola .E’ vero che, talvolta, pare accentuarsi una certa distanza fra regime
franchista e atteggiamento cattolico; ma in
pochi paesi Chiesa e Stalo sono in collusione
ufficiale così stretta, e solo in determinati
settori del cattolicesimo iberico il connubio
spiritualmente, cristianamente equivoco fra
trono e altare è messo in discussione.
I lettori ricorderanno quanto, negli ultimi anni, abbiamo pubblicato relativamente
alla ’resistenza’ spirituale di un gruppo di
preti baschi; anche nella Catalogna industriale e mineraria spesso il clero subalterno
ha avuto un atteggiamento critico nei confronti della posizione della gerarchia. Ma si
trattava pur sempre di fenomeni ’provinciali’, limitati. D’altro lato, i lettori ricorderanno quanto abbiamo pubblicato circa il
sempre rinviato progetto di statuto che garantisca agli spagnoli, e in particolare ai
protestanti, libertà religiosa (e come nello
stesso protestantesimo iberico non pochi siano quelli che rifiutano di distinguere fra libertà religiosa e libertà nella più ampia accezione).
Su « La Vie protestante » (21-1-66) viene
pubblicata parte del testo di un appello che,
alla vigilia della chiusura del Vaticano II,
un prete basco ha depositata sul tavolo della
Commissione per la revisione del diritto canonico; così si esprime l’abate Inaki de
Aspiazu, circa le difficoltà che dei preti incontrano nell’ubbidire alla gerarchia :
« ...ci capita di essere trasferiti o addirittura esiliati perche la gerarchia decide di
compiacere l’autorità civile che non ci vuole
qua o là, a causa delle nostre opzioni specificamente pastorali, in quanto non siamo
iririiiiiiiiiiitiniM
IIIIIIItlmlIIMllllllKItltlllMtllllllllMUI
iiiHiiiimiiiiiiiiimiiiiiinii
I VALDESI NEL PINEROLESE - 4
qnal’è oggi
Di Me aiia speraaza cattolica
la nostra speranza protestante?
La serie di articoli, da noi pubb’icata un anno fa su questo giornale, mirante a situare la nostra posizione di
Valdesi nella regione in cui da secoli
Dio ci ha posti, risultava lacunosa,
non solo per la sua brevità, ma altresì per la sua stessa impostazione :
parlava delle nostre resiponsabilità e
del nostro impegno prescindendo in
parte dal quadro storico in cui ci
muoviamo. Cfe ne rendiamo conto
ora dopo la lettura dell’ultimo libro
di V. Morero: «L’opinione pubblica
nella chiesa» (D. Del libro in sè
stesso si può parlare poco o molto secondo i punti di vista; molto si dovrebbe discorrere però delle circostanze, della situazione, del contesto,
del luogo in cui questo volume si
situa: Ù cattolicesimo della diocesi
pinerolese.
Da molte parti ci si sforza di dimostrarci (e don Morero stesso lo ha
fatto nella scia della miglior apologetica) che volenti o nolenti Plnerolo
è pur sempre la « nostra » diocesi ed
abbiamo cercato di chiarire le ragioni
profonde per cui nè ora nè mai potremo considerare questa regione la
nostra diocesi.
Cemunque rimane il fatto che nel
Pinerolese abbiamo il costante incontro con uomini e questi uomini appartengono in forma più o meno cosciente alla diocesi, seguono più o
meno devotamente un preciso indirizzo ecclesiastico, si riferiscono più o
meno frequentemente ad alcuni punti
di riferimento religiosi che appartengono alla confessione cattolico-romana. Questi uomini sono i nostri naturali, immediati interlocutori, sono,
per adoperare l’espressione attualmente accolta da tutti, « i nostri fratelli separati».
Un fatto, esiste di cui dobbiamo
prendere atto con profonda gioia e
ohe dobbiamo valutare in tutta la
sua portata perchè non è senza rilievo per noi, è anzi fondamentale, appartiene alla categoria degli eventi
Tra un «papista» che spera di trasformare la
sua diocesi da meccanismo burocratico in comunità fraterna, e un valdese che si accontenta di commemorare, è difficile scegliere!
(1) Vittorio Morero: L’opinione pubblica
nella Chiesa. Ed. Massimo, Milano 1965
L. 2.500.
storici: la diocesi pinerolese non è
più quella di monsignor Charvaz e
dell’ospizio per gli orfani di buona
memoria, ma una realtà nuova che
interroga e dialoga, che ascolta la
conferenza del pastore Paolo Ricca,
sia pur con qualche riserva. Lo zefflro ecumenico comincia a sciogliere
molte incomprensioni e molti pregiudizi, diciamolo onestamente e senza
rimpianti. Diciamo altres; che a questa diocesi in movimento occorre dare
una risposta, presentare una nuova
faccia, riopondere con parole nuove.
La lettura del volume di don Morero ha suscitato in me profonde riserve, obiezioni, pensieri (ne fanno
fede le annotazioni, le sottolineature,
i punti esclamativi che lo glossano!),
ma è stata una lettura profondamente ecumenica: è stata la scoperta di
un problema e di un interrogativo
neU’ambito cattolico, che di rimbalzo
pone problemi ed interrogativi nella
nostra comunità ecclesiastica valdese.
Il libro lascia intravvedere quello
che potrebbe essere la diocesi pinerolese qualora sapesse e volesse imp>egnarsi nella via del rinnovamento;
via cattolica, certo, via conciliare di
aggiornamento, ma pur sempre via da
percorrere, cioè avvenire. Che questo
avvenire ci lasci perplessi e non ci soddisfi, è ovvio; ohe l’aggiornamento
non significhi la rifomia lo abbiamo
detto infinite volte; che la diocesi
quale la vede la corrente dinamica ed
impegnata di cui il libro di don Morero è espressione, rimanga sempre
diocesi di « Santa romana chiesa »
nessuno lo negherà; il fatto rimane
pur sempre storicamente, oggettivEv
mente vero: il contesto cattolico in
cui ci muoviamo muta, cerca di mutare e soprattutto — ed in questo sta
la novità e la sostanza della situar
zione — si sforza di mutare per una
fedeltà a sè stesso-, per obbedienza al
rinnovamento conciliare, per un nuovo ascolto di suggestioni teologiche.
Dobbiamo lamentarci che si legga
H. Kùng e COngar anziché Bellarmino? Direi di no; due prese di coscienza si impongono però, urgenti,
impellenti: la valutazione di questo
rinnovamento e la ricerca -di rma nostra risposta. Scrivendo risposta non
intendo dire «contro risposta», replica, correttivo, ma un adeguato atteggiamento di fedeltà evangelica.
La valutazione del rinnovamento
cattolico è difficile, rischiosa, delicata
in quanto inevitabilmente l’evangelico è indotto a porsi la domanda:
« dove andrà a finire? », verso quali
risultati finali stiamo camminando?
E’ urgente dire che questa domanda
è assurda, è antistorica. Dove vada il
Cattolicesimo lo sa solo il Signore,
non lo sanno probabilmente neppure
i più lucidi teologi e vescovi; la sola
domanda lecita in questo tempo di
dialoghi e di contatti è la seguente:
« dove intende andare questa o quella corrente del cattolicesimo? » Nella fattispecie dove intende condurre
la diocesi pinerolese, don Morero?
Il titolo esprime molto chiaramente la direzione: «opinione pubblica
nella chiesa» significa presa di coscienza dei popolo della chiesa delle
sue responsabilità vocazionali, decisione e coraggio nelle .scelte da parte
del laicato, ristrutturazione delle comunità ecclesiali locali: diocesi e parrocchie, riscoperta della dimensione
del servizio dei ministeri; .significa
mutato clima aU’interno e nel confronto col mondo. Il linguaggio, ed il
titolo stesso, non sarebbe il nostro,
ed il testo è così spesso stranamente
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IN SECONDA PAGINA
d’accordo con i suoi piani di politica totalitaria. Spessissimo la gerarchia ci abbandona, allora, nella più grande miseria economica e in situazioni poco onorevoli di fronte
aU’opinione pubblica, senza alcun riguardo
per la nostra dignità umana. Abibamo l’impressione di essere considerati come oggetti (■■■). Talvolta ci si spinge ad atteggiamenti contrari agli imperativi della nostra
coscienza, perchè sono chiaramente contrari
(dia verità, alla giustizia, alla solidarietà, alla
libertà. Sono anzi contrari agli insegnamenti
stessi della Chiesa (■■■). Una crisi di ordine
psicologico e spirituale si verifica allora nelle nostre anime, tanto più che alla persecuzione civile di cui siamo vittime si aggiunge l’abbandono della gerarchia che mette al
servizio dei nostri ingiusti persecutori tutta
la sua autorità e tutti i mezzi di collaborazione, In queste condizioni si spegno la fiducia nella gerarchia e ci è difficile orientare verso il sacerdozio i nostri giovani ».
Lo stesso settimanale accenna ancora alla
esistenza di un’altra frazione critica del cattolicesimo spagnolo, che rimprovera alla
Chiesa di agire in senso contrario a^i interessi della popolazione : la Federazione sindacale dei lavoratori, dall’azione clandestina;
in un manifesto che circola a Madrid da
qualche giorno, viene violentemente criticata
la dichiarazione fatta dall’episcopato spagnolo al ritorno dal Vaticano II, per « non
aver fatto il minimo riferimento ai gravi e
notori problemi che affliggono la società spagnola, fra cui: l’assenza delle più elementari
libertà, il regime dittatoriale che vieta ogni
espressione democratica, il sindacato unico e
totalitario che conta sulla presenza di consiglieri religiosi la cui efficacia è nulla, la negazione dei diritti fondamentali dei lavoratori, l’inflazione e il costante aumento del
costo della vita, le sfibranti giornate lavorative, l’interdizione del diritto di sciopero, le
detenzioni e i processi per azioni in favore
della libertà e della democrazia, centinaia di
migliaia di bambini senza scuole... ».
Ancora, in una lettera apparsa di recente
sul quotidiano parigino « Le Monde », un
laico cattolico, Albert Manent, scrittore e
redattore della rivista « Serra d’or » di Bar
cellona, parla in questi termini dell’episcopato spagnolo : « La visione e il lavoro pastorale della maggior parte dei vescovi sono
(...) insufficienti perchè rivelano spesso un
atteggiamento ideologico di conservatorismo
spinto, socialmente e politicamente. Basta
leggere le loro pastorali per rendersi conto
che i loro temi abituali sono amministrativi
e pii: la dottrina non vi ha gran posto. E’
triste per noi, cattolici, di dover riconoscere
che nelle nostre grandi città i movimenti di
apostolato sono solo ’tollerati’ dal vescovo,
f...) Questa crisi della gerarchia non è di
oggi, ma il concilio l’ha resa più visibile. E’
un costante tema di discussione fra i laici
e i sacerdoti, che temono di farne oggetto di
pubblico dibattito, sebbene quattrocento preti
si siano rivolti ai vescovi catalani, un anno
fa, per denunciare l’anomalia della nostra situazione religiosa ».
Questo fermento interno del cattolicesimo
spagnolo è confermato da un articolo, « Libertà religiosa in Spagna? », apparso nel numero di novembre-dicembre 1965 del « Materialdienst des konfessionskundlichen Instituts», l’Istituto di studi confessionali che la
« Lega evangelica » (Evangelischer Bund) tedesca sostiene a Bensheim e che pubblica un
penetrante bollettino bimestrale. r< In Spagna ’libertà religiosa’ è una parola magica,
tramandata di generazione in generazione
da quattrocento anni »; e si citano i casi dei
filosofi Miguel Unamuno e Ortega y Gasset,
dell’universitario Luis Aranguren, che lo
scorso anno ha perso la sua cattedra a causa
della posizione assunta in favore delle manifestazioni studentesche, di Americo Castro,
un ebreo spagnolo in volontario esilio. Sulla
diffusa rivista madrilena « S P », un editoriale, « Più papista del papa », apparso sul
numero dello scorso ottobre, scettico suUa
opportunità di aprire la porta alla libertà religiosa in Spagna, ha provocato gran numero di risposte, e alcune di esse sono state
pubblicate il mese successivo. C'c tutto un
forte filone contrario, certo, e segnatamenle
untiproicstante, giustificando quest’atteggiamento con la confusione fra protestantesimo
e liberalesimo e massoneria; ma .si Unno udire pure altre voci: un’inchiesta a Madrid ha
dato il 50% di risposte a favore della libertà
religiosa (fra gli studenti la percentuale è
più alta); il gesuita Munoz Palacios, sulla
rivista « Una sancta », afferma che si tratta
di un diritto naturale, che anche la legge
spagnola deve riconoscere indiscriminatamente (una — Se non la — linea dominante
pure nella dichiarazione conciliare); le conferenze sul concilio che il card. Bea ha tenuto nel maggio scorso hanno segnato il
’tutto esaurito’; soprattutto, nel corso del 5°
Congresso internazionale di giuristi cattolici,
tenutosi a Salamanca daU’8 al 13 settembre
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IN SECONDA PAGINA
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pag. 2
N. 7 — 18 febbraio 1966
Lettera aperta di Alfredo Sonelli
I noslrì dissensi Libertà religiosa in Spagna?
sui diaiodo con ii catloiicesimo
Caro direttore,
ho letto Tarticolo del Prof. Vinay a commento della tua presentazione della conferenza stampa del Prof. Cullmann o noto ancora una volta quanto sia necessario intenderci fra di noi, airinterno della nostra Chiesa (e, direi, del Protestantesimo) nella valutazione generale del cattolicesimo e, in particolare, del Concilio Vaticano II.
Permettimi un ricordo personale. Nei primi contatti con la Chiesa Valdese, il cattolicesimo veniva riassunto magicamente con
la parola « sinergismo ». Il Concilio Vaticanoll era allora appena annunciato e non sì
sapeva che cosa avrebbe portato di nuovo,
tuttavia, io avevo la vaga impressione che
spesso il giudizio che si dava del cattolicesimo fosse generico e indifferenziato e mancasse di una chiara visione delle diverse e
contrastanti scuole teologiche esistenti da secoli nella chiesa cattolica. Non potrei dire che
i miei timidi tentativi di presentare una situazione diversa del catloiicesimo e di indicare il punto fondamentale del dissenso nella
ecclesiologia (la quale, a sua volta, implica
il dissenso nella cristologia) avessero molto
successo.
Il mio stupore ora diventa sempre maggiore, mano a mano che constato che non
pochi dei nostri teologi parlano meno di « sinergismo », sono pronti a passar sopra a tutto
il cattolicesimo ufficiale, quasi fosse residuato
curialesco di imminente liquidazione, si lasciano quasi totalmente irretire nel problema ecclesiologico e sono sensibilissimi alle
conversazioni private con i teologi cattolici
progressisti. Che questi teologi cattolici progressisti continuino a fare il giuramento di
fede del Concilio di Trento, che abbiano sottoscritto tutte le dichiarazioni del Concilio
Vaticano II, che continuino a celebrare la
messa, a venerare Maria, a riconoscere il
papa come vicario di Cristo e a proclamare
la chiesa cattolica come continuazione della
Incarnazione : tutto questo sembra avere peso
del tutto trascurabile per questi nostri teologi « ecumenisti ». Che valgono le dichiarazioni ufficiali della chiesa cattolica in confronto delle conversazioni private? Sono tutte quisquiglie, (c scolasticismi » che tra qualche centinaio di anni cadranno da se! E i
nostri teologi sono pronti ad accettare tutto
ciò per buono e ad accusare di « integrismo
protestante » coloro che non sono ugualmente disposti a firmar carta bianca, i quali vengono poi considerati degli ottusi oppositori
di un dialogo necessario, degli scocciatori che
si ridurrebbero volentieri al silenzio per non
turbare Tarmonia stabilita col Segretariato
per Tunità dei cristiani e con i suoi emissari nei diversi paesi.
LA FACOLTA
RAPPRESENTATA AL CONCILIO
Ma stiamo all‘articolo del Prof. Vinay.
Non entro in merito alla conferenza stampa
del Prof. Cullmann. perchè non ne possiedo
il testo integrale. Certamente avrei avuto pia.
cere che ¡1 Prof. Vinay citasse anche le reazioni del Prof. Cullmann e dì altri esimi
Delegati al discorso di Paolo VI alla vigilia
della chiusura del Concilio (discorso che io
ho commentato su queste pagine). Desidero
soltanto notare alcune cose.
Anzitutto mi stupisce che il Prof. Vinay
faccia delle affermazioni del genere « Durante tutte e quattro le sessioni egli (il Cullmann) ha degnamente rappresentato il protestantesimo in genere e la nostra Facoltà in
particolare ». Non voglio giudicare 1 operato
del Prof. Cullmann. mn faccio notare che la
Facoltà Valdese era forse più direttamente
rappresentata da uno dei suoi professori, il
quale ora Delegato ufficiale dell Alleanza Riformata. alla quale la nostra Chiesa aderisce. Quanto ha scritto il Prof. Si'hilia sul
cattolicesimo può certamente non soddisfare
i «progressisti» cattolici e neppure — a quanto pare — il Prof. Vinay. ma ritengo che
non rappresenti meno « il protestantesimo in
genere e la nostra Facoltà in particolare ».
Agli argomenti del Prof. Subilia fii ora non
si è risposto con argomenti, neppure tratti
da quella « esegesi biblica » che il Prof. Vinay dà impressione di considerare privilegio
di ambienti che gli sono più congeniali. Eppure l analisi del Subilia coglie il nocciolo
del catloiicesimo. quale appare dalla più accurata disamina dei documenti conciliari, e
pone a fuoco il «sinergismo cattolico» nella
sua radice. Non si può rispondere che tali
analisi non è valida perchè i teologi cattolici non si riconoscono in essa; questo non è
un argomento. Meno ancora sì può rispondere con vago riferimento a non ben precisato pensiero di teologi cattolici progressisti, perchè questo pensiero viene qualificato
da ciò che essi hanno sottoscritto e non da
ciò che essi avrebbero detto in privato.
Evidentemente sarà diffìcile che il Prof.
Subilia venga invitato a conferenze stampa
promosse da cattolici, ma è poco piacevole
pensare che il boicottaggio del Segretariato
per Tunilà dei cristiani trovi adesioni alLinterno del protestantesimo, sia pure di quello
aulico.
I DUE CATTOLICESIMI
II Prof. Vinay insiste mollo sul conflitto
tra le correnti cattoliche « che seguono ancora la teologia neoscolastica e quelle influen.
zate dal rinnovamento degli studi biblici e
dal contatto con la teologia protestante ». Mi
è capitalo di «sentire anche in altra sede esprimere notevole stupore perchè il Concilio Vaticano II avrebbe messo in luce un cattolicesimo non monolitico, ma travagliato da
forti contrasti dottrinali. Vii dispiace proprio
che questa constatazione venga fatta soltanto ora; sarebbe bastalo leggere alcune encicliche papali, la Uumani gpneri.^i, pei esempio, per averne una idea almeno vaga. Mi
sembra che il constatare nostri pregiudizi non
giustifichi ancora raltrihuire al cattolicesimo
dei « superamenti ». Comunque non .«arà certamente il sottoscritto a negare il conflitto.
Soltanto mi domando se nell ambientc protestante anche teologico, si è sempre in grado dì distinguere ciò che è scolastico da ciò
che non lo è. Non tocca a me, specialmente
in questa sede, far notare quanto Hi « scola
stìco » c’è nel pensiero e nella struttura mentale di un Kiing o di un Rahner, ma se non
si conosce profondamente la scolastica, se non
si ha familiarità con Tommaso d’Aquino, la
distinzione fra « scolastici » e non scolastici
rischia d’esser fatta solo per sentito dire.
IL NUOVO E IL VECCHIO
NEL CATTOLICESIMO
Il Prof. Vinay accenna alla costituzione
De Divina Revelatione. Questo decreto meriterebbe di essere esaminato a fondo, anche
per metter in chiaro la questione delle «fonti della rivelazione». Mi limito ad osservare
che quanto dice il Prof. Vinay non è molto
felice e lascia l’impressione — certamente
non fondata per quanto lo riguarda — di una
conoscenza del cattolicesimo « per sentito
dire ». Il Vinay afferma : « il Cullmann, da
buon protestante, può rallegrarsi ’’delle proposizioni secondo le quali lo studio della
Scrittura è l’anima della teologia, la predicazione viene nutrita dalla Bibbia'’ ». Affermazioni del genere fanno tremare. Si credeva forse che la chiesa cattolica avesse messo la Bibbia in cantina? Nell’ordine domenicano, il periodo di noviziato è quasi interamente dedicato elio studio « cordetenus » del
Nuovo Testamento; tutte le affermazioni con.
ciliari, di tutti i concili della chiesa cattolica,
sono presentate come fondate sulla Bibbia;
tutto lo studio teologico cattolico sì presenta
ugualmenle fondato sulla Bibbia, la quale è
sempre ritenuta il primo e decisivo « luogo
teologico », mentre la Tradizione è stata accolta sempre e soltanto nella misura in cui
essa era precisata dal magistero ecclesiastico.
Non c’è un solo dogma cattolico che sia fondato sulla sola Tradizione, neppure quello
della assunzione di Maria, che viene presentato come esplicitazione del « piena di grazia », in stretto collegamento col dogma della Immacolata concezione. Perciò la Bibbia
è sempre stata ritenuta dai cattolici l’anima
della teologia e, nonostante questo, è venuta
fuori una dogmatica che i Riformatori avevano respinta già prima della nuova teologia
biblica.
Nè si può affermare, come fa il Prof. Vinay, che i documenti conciliari sono fatti di
« tesi... semplicemente giustaposte » per poter
poi affermare che le frasi riguardanti la Bibbia sono dei progressisti, mentre quelle riguardanti la Tradizione sono dei « neoscolastici ». Trj Laltro si tratterebbe di qualcosa
di poco onesto, perchè i progressisti hanno
firmato i documenti nella loro integrità.
Al contrario, le frasi riguardanti sia la
Bibbia, sia la tradizione sono magisf^ralmente
congegnate in modo da lasciare a ciascuna
scuola teologica la libertà di accentuarle a
proprio modo, nel quadro della obbedienza
cattolica. Uno studio accurato delle stesse definizioni del Concilio di Trento metterebbe in
luce lo stesso carattere che i teologi cattolici
ben conoscono. Per quanto riguarda poi la
Bibbia, sarebbe molto utile leggere tutto ciò
che dice Tommaso d'Aquino, il quale la presenta come unica fonte della teologia nella
Somma Teologica: ed eravamo nel sec. XIII!
Se poi si considerano le frasi citate dal Vi.
nay alla luce di quanto è detto nella costi
I VALDESI mi PIlVEEULESE
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
luzione De Divina Revelatione a proposito
della tradizione e del magistero, il rallegrarsi
di quelle frasi diventa cosa estremamente
grave, per cui non possiamo in alcun modo
condividere la gioia nè del Prof. Cullmann
nè del Prof. Vinay.
GIUDIZI DIFFERENZIATI
Fa piacere chg il Prof. Cullmann abbia
precisato il suo pensiero nei termini citati
dal Prof, Vinay a proposito del rapporto tra
Bibbia e Chiesa, ma non fa altrettanto piacere che le riserve siano state fatte soltanto
perchè « le lesi della teologia cattolica sulla
tradizione e il magistero sono anche troppo
rappresentate nel medesimo testo ». Qui si
tratta proprio deH’errore del quale il Prof
Vinay sembra accusare coloro che da lui dis
sentono, cioè di dare giudizi globali e indif
ferenziatì. Infatti sono proprio quelle affer
mazioni sulla tradizione e sul magistero che
dànno significato alle altre affermazioni. Non
si tratta di un ripeteie « troppo » o poco alcune tesi, ma degli aspetti essenziali di tutta
la teologia cattolica e che pertanto non vanno giudicate alla stregua di semplici «tesi».
E che esse siano essenziali non è nostra opinione, ma aperta e chiarissima affermazione
di tutti i documenti conciliari. Qui la differenza va fatta, e differenza qualitativa, perchè
quanto si dice della Bibbia è estremamente
generico ed è sempre stato affermato dalla
teologia cattolica, mentre quanto si dice sui
magistero è sempre stato determinante per
stabilire Tortodossia cattolica e rinterpretazione cattolica della Bibbia e sta alla base
dello stesso concetto cattolico della pienezza
della chiesa e della sua unità.
E’ rendere un pessimo servizio -ia ai protestanti, sia ai cattolici pretendere di sostituirsi al papa volendo determinare ciò che è
essenziale c ciò che è caduco nel cattolicesimo, contro ogni chiara affermazione uffìciaie della gerarchia cattolica. Nè mi sembra buona impostazione teologica il ricorrere
-i iute. o bpirito Santo anche là
dove deliberazioni unanimamente prese sono
in pieno ed aperto contrasto col messaggio
evangelico, soltanto perchè ci sono espressioni che in contesto evangelico hanno un
ben diverso significato.
IL NEO-CLERICALISMO
Il Prof. Vinay attribuisce al Prof. Cullmann il merito di aver contribuito a inserire la Facoltà Valdese «nel dialogo col mondo teologico cattolico e, alcuni anni or sono,
ha pubblicamente affermato che sarebbe un
danno per lo stesso protestantesimo, se questo dialogo dovesse avvenire con la esclusione degli evangelici italiani, come passando sopra le loro leste. Sarebbe un peccato, se
ciò dovesse avverarsi per colpa nostra, privandoci di ogni udienza aU’infuori della nostra cerchia ristretta ».
Comprendiamo bene le preoccupazioni del
Prof. Vinay e le riteniamo valide nella miura che esse si riferiscono al pericolo della
ottusa chiusura che rimane ferma in posizioni errate pregiudiziali. Ma potrebbe onestamente il Prof. Vinay riferirsi con le sue
parole all'opera di coloro che nella Chiesa
V aldese si sentono impegnati nella esigenza
ii'miMiiiiiiiiiiii
involuto, astorico, allusivo, come i
testi pontifìci che dicono e non dicono, da cui ognuno può ricavare il suo.
Ci sarebbe da fare uno studio semantico sulla pubblicistica cattolica e sul
suo linguaggio assoluto, liberato dal
le contingenze storiche, un linguaggio eterne come è eterna la verità che
si vuole esprimere, un po' come il rituale ed i paramenti nelle cerimonie,
ombre fugaci allusive di un eterno
che le trascende.
V. Morero con notevole perspicacia e chiarezza sviluppa dunque tutti questi temi: la chiesa è il popolo di
Dio; è una fiaternità e non solo un
ordinamento giuridico; il laicato ed
il clero sono irretiti da pre^udizi,
complessi di cui è necessario liberarsi ; il mondo deve essere ascoltato,
preso sul serio oggi: Tevangelizzazione è compito urgente; l’autorità non
sta nei vertici della piramide, ecclesiastica ma nello Spirito ; i carismi conferiti dal Signore seno dipendenti dal
carisma fondamentale della fede in
Gesù, ecc.
La sostanza dell'argomentazione ci
sembra essere però nella seguente affermazione: «è chiaro che ai laici il
magistero ecclesiastico sta chiedendo
un servizio che consiste nel porgere
domande, nel manifestare esigenze e
soprattutto nell’accostare il più possibile alla dimensione del dogma la
realtà storica a cui esso deve essere
predicato »
Un laicato che si impegna in questo compito e domanda di poter sperimentare la propria fede, teologi che
esano progettare e ricercare nuove
espressioni della verità, un magistero
che impara ad ascoltare : questa è sostanzialmente la diocesi aggiornata.
Nessuno è pronto ancora a camminare su questa strada ed occorre pazienza, perseveranza, obbedienza nell’attesa che le esigenze della riforma
giungano, come stanno giungendo, al
vertice dell’episcopato, al pontefice.
Come per la riforma di Cluny occorrerà attendere qualche decennio perchè si giunga a Gregorio VII.
Dei « fratelli » non ci si cura? Che
stanno a fare gli osservatori dentro
e fuori del Concilio? Abbiamo il nostro posto, dopo il pionierismo dei
teologi (Kùng, Congar, Colombo) e
prima degli « strumenti d’opinione »,
nel capitolo intitolato « la crisi delle
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
1965, ha insìstito su questo punto, affermando l’esigenza della piena libertà religiosa
— con l’unico, ma equivoco limite del ’buon
costume’ — e della libertà di educazione,
per i genitori; vero è che, come poi apparirà chiaramente nella dichiarazione conciliare, ciò che sta a cuore è la libertà della
Chiesa nei paesi in cui è oppressa s limitata.
Il citato « Materialdienst » nota ; « Accanto a tutta l’opposizione, da parte di ambienti
cattolici che pensano di dover difendere certe
posizioni di potere, un numero cospicuo di
spagnoli colti è incline alla tolleranza religiosa. Sarebbe forse più giusto dire: aìVilluminismo religioso? Poiché in questo pare si
sia unanimi, in Spagna : il Protestantesimo
non deve estendersi, l’unità cattolica del paese dev’essere preservata. La formulazione e
l’applicazione del cosiddetto Statuto per gli
acattolici in Spagna soffriranno di questa comune e decisa volontà di unità religiosa. In
realtà gli spagnoli, e gli evangelici in particolare, non hanno la più pallida idea di come si configurerà questo Statuto, di cui si
paria da tempo. La gerarchia e t1 consiglio
dei ministri spagnoli hanno dato il loro accordo di massima alla bozza di statuto il 10
settembre 1964, trasmettendola a Roma. Ma
non è stato ancora approvato ». Si attendeva
evidentemente la promulgazione della dichiarazione conciliare; finora nulla di fatto.
Tale statuto sembra implicare la necessità,
fra l’altro, di una revisione del concordato.
Secondo una nota de « L’Espresso » (30.1.’66)
la S. Sede desidererebbe « modificare il Concordato fra Chiesa cattolica e Stato spagnolo,
per renderlo conforme alle nuove direttive
del Concilio »; naturalmente, non per amore
degli acattolici iberici: «si tratta soprattutto
di rivedere, o addirittura sopprimere quella
norma dell’accordo che riconosce al capo
dello Stato di Spagna un particolare ’diritto
di preconsultazione’ per quanto riguarda la
nomina di certi vescovi in certe diocesi di
quel paese. Questa norma è in netto contrasto con i deliberati conciliari circa i rapporti fra governi ed episcopati nazionali. Un
mese fa la segreteria di Stalo vaticana ha
mandalo una ’raccomandazione scritta' a tutti i rappresentanti deH’episcopato spagnolo
per invitarli ad iniziare i necessari sondaggi
con il governo di Madrid. La scorsa settimana, poi, ha informato direttamente dei suoi
propositi l’ambasciatore di Spagna presso la
S. Sede, Antonio Garrigues y Diaz-Canabate,
il quale avrebbe mandato un rapporto al suo
ministero degli esteri suggerendo di prendere in esame la richiesta ed eventualmente di
assumere per primo Liniziativa (com’è desi
di chiarezza? Non dobbiamo dire, piuttosto,
che la Chiesa Valdese è intimamente inserita
nel dialogo con opere come quelle del Prof.
Subilia, sgradite agli ambienti ufficiali « progressisti » cattolici e a certi ambienti « ecumenici » protestanti, ma di influsso molto più
positivo di altri atteggiamenti ì quali, per
dover riuscire graditi al mondo ufficiale cattoìico. perdono in chiarezza e franchezza.
D’altra parte, ci sembra che la posizione
stessa del Prof, Vinay debba distìnguersi da
quella di altri ambienti ecumenijì per il
CONTINUA IN TERZA PAGINA
derio del segretario di Stalo vaticano. Amieto Cicognani). Non si conosce la risposta del
quella di altri ambienti « ecumenici » per il
netto e preciso rifiuto di quanto è essen'ziale
governo spagnolo; si sa solo che il ministro
della giustizia Grial, in una conferenza a
Barcellona, ha detto che lo Stato spagnolo
non si oppone pregiudizialmente alla revisione del concordato, ma desidera che la richiesta parta dalla S. Sede, la quale dovrebbe
anche presentare delle proposte precise e par.
tìcolareggiate sul modo migliore per risolvere la questione ».
Comunque, sempre secondo il « Materialdienst », una certa tolleranza sì è già fatta
sentire negli ultimi mesi; certo, sono lontani
i tempi repubblicani (1931-36), quando uno
spagnolo su dieci possedeva una Bibbia evangelìca; tuttavia, dopo un blocco di 23 anni,
dal dicembre 1963 la Società Biblica Britannica e Forestiera di Londra ha ottenuto dal
governo spagnolo l’autorizzazione a far entrare alcune migliaia di copie-.della Bibbia e
del Nuovo Testamento (pagando del resto
ben salati diritti doganali); lo stesso fanno
le Società bibliche americane riunite.
D’altro canto, il movimento biblico cattolico, sempre secondo i dati forniti dal « Materialdiensl », sarebbe attivissimo^ più che in
Italia: edizioni della S. Scrittura, un’enciclopedìa biblica a cui hanno collaborato anche alcuni specialisti protestanti, pubblicazioni bibliche e teologiche talvolta di notevole livello, sembrano rivelare in un settore
almeno del cattolicesimo spagnolo una posizione meno provinciale e limitata dì quella
da cui il cattolicesimo italiano forse comincia appena appena a riscuotersi (ma anche
da noi bisogna riconoscere che il clima conciliare produce un disgelo massiccio; restando
tuttavia fermo il fatto, acutamente notato da
un osservatore protestante scozzese, che « i
ghiacci si sciolgono, le montagne restano »).
« Nel complesso — afferma il ’’Materialdienst” — si può dire che il cattolicesimo
spagnolo rinnova e ringiovanisce le sue posizioni sotto la protezione di uno Stato che,
malgrado qualsiasi ’liberalizzazione’, è pur
ben deciso a rimanere uno Stato cattolico ».
Nel dicembre scorso il quotidiano madrileno « Ya » pubblicava una lunga intervisla
del card. Ottaviani, che ha di recente visitato la Spagna; egli, dopo un caloroso elogio dell’Opus Dei, dichiarava fra Taltro :
« La Spagna è una vera nazione cattoliai.
vera speranza e realtà della Chiesa. Quaììdo
mi recai in Spagna, ebbi per due volte occasione di parlare con il generale Franco. E’
un vero cattolico. Mi ha confidato che aveva
sempre vinto le sue battaglie più importaìili
nel giorno di feste della Vergine ». Per fortuna il Vero cattolico’ è al tramonto.
Il filone antireligioso o agnostico è costr> t.
to al silenzio o aH’esilìo, ma non è moito
nel popolo spagnolo; la maggioranza è pienamente cattolica, la ’base’ laica e sacerdotale aspira in misura sempre maggiore ¡draggiornameiito, in ogni campo, mentre la
gerarchia pare, salvo eccezioni, più lenta ad
aggiornarsi e in parie assai compromessa culi
l'attuale regime; in mezzo, il protestantesimo
spagnolo, parecchio suddiviso: ne parlerei’io
ancora nel numero prossimo. Resta comunque il fatto che, sempre più. parlare di libertà
religiosa significa parlare della liberlà pur;-, e
semplice e completa, e sono lungimiranti quei
protestanti che, anche in Spagna, lo aiifM’mano nettamente. g. c.
iiitiiiiiimiiiiiiiitiiii
eresie ». Che cosa significa l’eresia
per una chiesa in riforma, in aggiornamento? un salutare avvenimento,
una preziosissima istanza di critica,
un fermento di ricerca. L’eresia è
collegata con la verità, l’esaspera, la
deforma, la conduce all’eccesso come
Marcione ma è essenziale alla realtà
ecclesiale. Errore è l’atteggiamento
polemico o apologetico da parte della
verità, saggio è l’atteggiamento ecumenico.
« L’ecumenismo cattolico cercherà
invece di guarire, correggere completare ciò che vi è di autenticamente cristiano e anche di cattolico, presso gli
altri, rispettando non soltanto quello
che hanno già essi, ma i doni particclari di ciascuno, in maniera da consumare questi elementi di Chiesa e
questi doni nel Corpo Apostolico della Chiesa quale il Verbo Incarnato
l’ha voluta e fatta»; e poco dopo:
« L’integrazione sarebbe dunque un
grande compimento della cattolicità
e una manifestazione più larga o incontestabile deirUnità, dunque un segno per il mondo, ut credat (Giovanni 17: 21 ) ».
Eresia decantata e feconda, esplosivo disinnescato questo è oggi Marcione. Lutero, Valdo.
Ci lascia perplessi non tanto questa
afteimazione, che comprendiamo perfettamente e rispettiamo come punto
di vista del cattolicesimo moderno,
ma la citazione di un pastore valdese
in questo contesto ; egli dice : « I nostri sguardi devono essere maggiormente Assi verso la croce, dove Cristo
muore per la nostra unità, portando
il peso e le conseguenze della nostra
divisione : una buona teologia della
Croce ci insegna a sperare anche nel
nostro tempo, contro speranza, soli e
contro corrente ». Parlare di teologia
della croce significa fare un tipo di
discorso evangelico che comprendiamo tutti, ma parlare di crisi delle eresie significa fare un altro tipo di discorso. Non ci pare legittimo addurre
la citazione della sofferenza ecumenica e della ricerca di fedeltà implicita nella croce, a dimostrazione di
un movimento di revisione confessionale (evangelico s’intende) due pagine dopo aver definito l’ecumenismo
cattolico nei termini citati. Parlando
deH’ecumenismo il past. Bertalot dlcs
una cosa, parlando dell’eresia V. Morero dice un’altra cosa. È costume di
elementare correttezza il citare le
fonti facendo loro dire quello che intendono dire e non facendo loro dire
quello che si vuole; ed il Bertalot in
quel suo testo intende fare alcune affermazicni che non rientrano affatto
r.el quadro del capitolo in cui vengono ora inserite.
Si tratta comunque di una piccola
ncta marginale; l’essenziale è la figura suggestiva e profetica di questa
nuova diocesi in cui il vescovo si senta padre e fratello, in cui l’Azione
Cattolica sia disponibile e libera, in
cui possano circolare i libri dei migliori teologi stranieri, in cui si possano fare esperimenti pastorali e mis
•sionari senza timori di scomuniche,
in cui si viva protesi verso il domani.
A questo desiderio ed a questa speranza ci associamo con cuore puro e
preghiera fiduciosa perchè prevediamo, come certamente molti cattolici
progressisti, gli inevitabili confiitti
che sorgeranno: e non solo confiitti
di retroguardia tra un clero gretto e
reazionario e giovani intraprendenti,
ma confiitti di ordine teologico in una
comunità che non ha attraversato nè
la crisi modernista, nè quella storicistica, .nè il travaglio della civiltà
moderna (in questo voler usufruire
della storia senza pagarla sta il lato
più oscuro della vicenda cattolica di
tutti i tempi!). Tra il concetto di autorità e quello di popolo di Dio non
sta solo una differenza di clima ma
di sostanza, tra il magistero infallibile ed i carismi non sta solo uno
spostamento di accento ma una crisi.
Anche a questo debbiamo essere preparati e devono prepararsi i « fatelli
cattolici » alla lacerazione della loro
realtà ecclesiale.
Ma al testo di V. Morero non va
solo riconosciuto valore di ottima documentazione del clima post-conciliare ma altresì, valore di un appello.
La riforma valdese nel sec. XII e
quella luterana nel XVI sono nate
come ricerca di fedeltà evangelica nei
confronti di una chiesa decaduta,
corrotta, pigra, mondanizzata. Siamo
tentati di ripetere oggi lo stesso schema e ricercare quella chiesa decaduta nel cattolicesimo contemporaneo,
che in certo modo ci dia buona coscienza della nostra protesta. Quel
cattolicesimo ncn esiste più e non
esisterà mai più, nè simonia, nè corruzione, nè ignoranza, nè reazione,
ma dinamismo conciliare, ricerca, novità, dialogo. I domenicani non sono
più oggi gli inquisitori ma i teologi
come H. Kung, i legati e nunzi politicanti stanno per sparire e cedere il
posto ad episcopati arditi e fieri. Non
è all’eresia ed all’ignoranza, al lusso e
alla corruzione di Roma che siamo
chiamati a rispondere, ma alla sua
volontà -di rinnovamento, alla sua riforma. alla sua ricerca. L’errore non
sta nelle tenebre ma nella falsa luce,
non in LeoneX ma nella « Pacem in
terris ». La luce dell’Evangelo ncn ha
da essere gettata e puntata sull’infedeltà ma sul desiderio di fedeltà errata, non sull’errore ma sulla verità
parziale.
Questo implica però il desiderio e
la modestia di una autentica riforma; il nostro rischio è di saper? e
pmter giudicare errori ed equivoci altrui senza sapere e volere uscire dal
nostro immobilismo ecclesiastico. Non
ci possiamo accontentare di giudizi
critici, di annotazioni marginali ai
decreti conciliari o di ricerca all’interno del cattolicesimo voci, spiragli
speranze. Non è quello che il Signore
ci chiede. Karl Barth non ebbe torto
neH’avvertire il protestantesimo del
suo immobilismo spirituale di fronte
al movimento di riforma cattol co;
chi spera come chi dispera, chi dialoga come chi tace, chi vede e chi
ncn vede sono egualmente immcbili.
Il Signore ci chiede di mostrare nella
realtà della storia come si riforma
una comunità che vive della sua parola soltanto ; ci domanda insomma
di lasciare che Rema faccia i suoi
affari, cammini per le sue vie, ag
giorni, organizzi, pontifichi e speri;
ma di incamminarci a nostra volta
per una strada diversa, quella dell’obbedienza per rispondere al monde,
evangelizzare, testimoniare realmente.
La speranza rinchiusa nel volume
di V. Morero è la .speranza cattolica,
ricca di nuovi fermenti, di nuove
aperture, dinamica però, volta al domani. Forse proprio da questa speranza e questa apertura ci viene un
messaggio radicale per il nostro XVII
febbraio: la diocesi di Pinerclo guarda al suo domani, noi guarderemo al
nostro passato. Sappiamo e diamo per
scontato che il demani dei papisti
(per adoperare il termine riformato
che non ha nulla di spregiativo ma
è semplice indicazione dell’orientamento teologico di quei fratelli) sarà
un domani errato come lo è stato il
loro passato, mentre il nostro passato fu fedele. Lo sappiamo? Non direi, questo lo sa solo Iddio. Tra la
speranza di un « papista » che spera
di trasformare la sua diocesi da meccanismo burocratico in ccmumlà fra
terna, e un valdese che non spera
nulla e si accontenta di commemorare, è diffìcile scegliere!
Giorgio Tourn
3
18 febbiaio 1966 — N. 7
pag. 3
Una sfida alla nostra fede
e alla nostra consacrazione
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
zione, la Tavola aveva chiesto alla
Commissione stessa un programma
rinnovato di lavoro e una struttura
più agile (era divenuta a poco a poco,
fra membri e cooptati, una commissione-monstre). Le proposte presentate sono state approvate e la Commissione è stata riorganizzata secondo queste linee di lavoro:
1) lasciando da parte i problemi
di fonde, che potranno forse essere
discussi da una futura commissione
ecclesiologica permanente, si costituisce un gruppo esecutivo, incaricato di
preparare ministeri speciali (anziani
evangelisti, colportori, evangelisti fra
emigrati), di elaborare corsi di preparazione da svolgersi localmente nelle varie Chiese, di organizzare corsi
e incontri ad Agape, di visitare Chiese e gruppi giovanili si da mantenere
e suscitare l’interesse per la « diakonia » nel mondo dei singoli credenti
e dei gruppi di servizio. Il gruppo esecutivo è stato formato nella zona Torino-Valli Valdesi, ha sempre il suo
centro naturale in Agape ed è costituito dai past. Giorgio Girardet (presidente), Pier Luigi dalla. Franco
Giampiccoli, Franco Sommani, dalla
sig.a Maria Girardet, dal dr. Daniele
Bochat e dal prof. Giuseppe Casini.
2) la redazione di «Diakcnia» è
spostata nella zona lombardo-veneta
(mentre l’amministrazione, la stampa e la spedizione rimangono affidate
ad Agape); è stato costituito un piccolo comitato di redazione; past. Aldo
Comba, sig.a Rita Gay, past. Renzo
Bertalot,
Commissione editoriale Claudiana.
Ha elaborato un vasto piano di pubblicazioni che la Tavola ha approvato. Nel numero scorso abbiamo presentato ampiamente la nostra attività editoriale-libraria.
Finanze. Le dolenti note non finiscono mai di farsi sentire. Il disavanzo della cassa culto, negli ultimi mesi,
è aumentato, anziché diminuito come
si sperava. I pastori, gli insegnanti
dei nostri istituti, il personale in ruolo diaconale, dal 1» giugno a tutt’oggi, avrebbe ricevuto si e no 2/3 degli
stipendi, se ci si fosse dovuti limitare
a distribuire ciò che le chiese hanno
offerto e inviato alla cassa centrale;
il complemento è giunto da fratelli
stranieri, e in misura maggiore si è
dovuto ricorrere a prestiti. C’è da
chiedersi se, più che tanti appelli-così spesso reiterati, qualche pastore o
professore che sviene d’inedia sid pulpito o in cattedra non costituirebbe
una efficace manifestazione della situazione, che è coperta (fino a quando?) solo con la discutibile politica
dei prestiti, a spira inflazionistica, o
puntando su aiuti esteri che non solo
possono sempre venire a mancare ma
che, quando vengono, dovrebbero essere da noi messi a frutto per potenziare e allargare la nostra opera, non
per paregaiare un bilancio che posiamo perfettamente sostenere con le
nostre forze. Dipendente della Tavola
disposto digiuno podismo dimostrativo cercasi...
Stabili. Pur essendo la situazione
finanziaria non molto rassicurante, la
Tavola si trova ad affrontare problemi ardui in questo campo; due sono
particolarmente gravi, e il primo urgente : il tempio di Firenze e lo stabile di Via Pio V a Torino. A Firenze
il Comitato per il culto inglese: ha
deciso di vendere la Holy Trlnity
Church (Via Micheli), dove siamo
ospitati dal 1957. quando si procedette
alla fusione delle due comunità vaidesi fiorentine e il locale di Via Manzoni fu trasformato in sala di riunione. Il Comitato ci ha offerto il diritto
di prelazione, ma per quanto l’offerta possa essere vantaggiosa sia dal
punto di vista della posizione difficil
mente ritrovabile nel centro cittadino, sia dal i^to di vista del costo, la
somma da impegnare resta assai pesante; la situazione è difficile, le cappelle di Via Serragli e Via Manzoni
sono insufficienti; Tassemblea di chiesa fiorentina, dopo animata discussione, si è pronunciata favorevolmente
all’aoquisto, senza però precisare quale sarà il suo impegno in proposito; a
metà febbraio la Tavola si riuniva in
seduta straordinaria a Firenze, per
mettere a punto im piano di finanziamento, prima di prendere ima decisione definitiva. (Oltre al problema finanziario, c’ è pure il problema di
fondo se un luogo di culto di quel
tipo architettonico corrisponda alle
nostre esigenze .-e. ai nostro stile.
N. d. r.).
A Torino, le sempre più precarie
condizioni dello stabile di Via Pio V
-mpongono ormai la ricostruzione. I
progetti relativi sono già a buon punto. studiati ncn solo nel senso di
sfruttamento redditizio dell’area ma
anche — e ci auguriamo soprattutto — in base alla funzionalità dei locali per la vita comunitaria; anche
qui rimpegno finanziario è molto forte. Poiché il Sinodo 1965 ha chiaramente (art. 23) e reiteratamente
espresso la volontà che non si proceda a nuove costruzioni senza ohe
ne sia stato preventivamente assicurato il finanziamento, la Tavola sta
studiando con la Commissione finanziaria e con il Concistoro torinese il
piano relativo, e naturalmente anche
ì’assemblea della Chiesa di Torino dovrà essere consultata.
Buone notizie da Ivrea: la piccola
comunità, con slancio ammirevole,
in breve tempo ha raccolto ben 13 milioni per la costruzione del nuovo
tempio e annessi locali! Il resto del
finanziamento lo si attende da una
colletta fatta in Germania dalla « Gustav Adolf Werk». Si spera di poter
por mano ai lavori in primavera.
I
Servizio d’informazione e analisi sul
Cattolicesimo. E’ stato richiesto da!
Sinodo 1965 (art. 20): un’apposita
commissione ha studiato il problema,
ma non è parso possibile alla Tavola
istituire im vero e proprio bollettino
di informazione e documentazione,
per difficoltà finanziarie e di personale. Il bollettino del Consiglio Federale (SISE), benché l’Assemblea
di quest’ultimo ne abbia auspicata la
continuazione, dovrà cessare la pubblicazione, per esaurimento dei finanziamenti; si esprime al past. Paolo
Ricca e ai suoi collaboratori la più
viva riconoscenza per il fecondo impegno di questi anni. Si spera di noter assicurare un servizio d’informazicne e analisi-■ tramite la nostra
stampa ordinaria. Intanto è allo studio un vero e proprio centro d’informazione e documentazione, non solo
in riferimento al cattolicesimo romano ma soprattutto alla vita e alla
testimonianza della nostra Chiesa.
Al termine di queste comunicazioni,
che abbiamo liberamente ripreso (e
commentato: il lettore non stenterà
a individuare dove e come...), il Moderatore Giampiccoli rilevava « la necessità di non perdersi d’animo dì
fronte alla vastità dei problemi che
stanno dinanzi a noi; non abbiamo
parlato che di alcuni di essi, e neppure di quello fondamentale, cioè il problema della nostra testimonianza all’Evangelo del Regno. Tra poco ritornerà la settimana del 17 febbraio, con
le sue celebrazioni, i suoi ricordi, le
sue speranze. Bisogna avvertire che
tutti i problemi che ci stanno dinanzi
sono come una sfida alla nostra fede
e alla nostra consacrazione: bisogna
dunque credere fermamente che se il
Signore ce li pone davanti è perchè li
affrontiamo nella totale fiducia che il
suo aiuto e la sua carità non ci verranno meno ».
I nostri dissensi sul dialogo
con il cattolicesimo
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
netto e preciso rifiuto di quanto è essenziale
nel cattolicesimo. Vediamo in lui piuttosto
una valutazione eccessiva dell’ala progressista cattolica che una tendenza al compromesso o alle sfumature in campo teologico.
Pensiamo, inoltre, che non sfugga al Prof.
Vinay che il dialogare con la chiesa cattolica
non significa soltanto, nè principalmente, dia.
logare con teologi, ma avere per interlocutrice una delle maggiori potenze politiche e
finanziarie del mondo. Gratta, gratta, sotto
la vernice del « dialogo col mondo teologico
cattolico », troviamo una massiccia accentuazione del clericalismo che costituisce una non
lieve tentazione per certi ambienti evangelici
e i nostri (( ecumenici » finiscono sempre col
trovarsi davanti a loro la tonaca del prete.
Sono certo che il Prof. Vinay vorrà ammettere che, se c’è il pericolo che il dialogo
« passi sopra le nostre teste », c'è anche (e
forse molto più fondato) il pericolo di finire
rinchiusi nella cerchia del clericalismo cattolico, sia pure di stampo modernissimo. La
politica del sorriso del Segretariato per l’unità sta dando buoni frutti per la chiesa cattolica e, continuando così, non ci darà deliberazione protestante che non sia preceduta da
adeguata consultazione degli organi del Segretariato (cioè della Curia romana rimodernata). Pensi, il Prof. Vinay, in quale paurosa deformazione in senso clericale corre il
rischio di incorrere lo stesso Consiglio ecumenico delle Chiese da! momento in cui -per dialogare — ha dovuto accettare le condizioni della chiesa romana, cioè conformarsi,
almeno formalmente, al carattere di organismo centralizzato delle chiese che conduce
una trattativa di vertice e non di base. Concederà pure, il Prof. Vinay, che il concetto
stesso dell’unità della chiesa sta deterioran
dosi e da concetto della Conversione a Cristo
sta passando al concetto di (c convergenze
ecclesiastiche » verso qualche forma di unità
giuridica e centralizzata.
E’ attribuita al teolpgo cattolico Kiing, se
non vado errato, la battuta che Lutero, se
fosse ora vivo, sarebbe stato un « perito » al
Concilio Vaticano IL Spero che il Prof. Vinay sia d’accordo con noi che questa è una
barzelletta e non un modo di prendere sul
serio la Riforma. Se così è, penso che il
Prof. Vinay sia del parere che la nostra posizione di estrema esigenza di chiarezza è
complementare alla sua e non contrastante
c che. pertanto, la sua posizione non va confusa con quella di altri che nel dialogo portano molta retorica e poca chiarezze.
Scusa, caro Gino, queste note incomplete
ma esse vogliono esprimerti la mia solidarie
tà nella ricerca di un giudizio sul cattolice
simo che sia fondato sulla Parola di Dio e
quindi, sia insieme « globale » e « differen
ziato ». Nessuno di noi sottovaluta le cor
renti in seno al cattolicesimo e neppure l’o
pera dello Spirito Santo nella chiesa catto
lica — Se è vero che sia Pietro Valdo, sia
Lutero, sia Calvino e gli altri Riformatori
venivano dal cattolicesimo —, ma non pos
siamo nè aiutare i cattolici progressisti a fer
marsi a metà strada, evitando l’incontro de
cisivo con la Parola di Dio. nè imporre allo
Spirito Santo di seguire nella sua azione le
linee tracciate dal Concilio Vaticano II per
Tecumenismo.
Sarà certamente utile che le nostre diverse
valutazioni sul cattolicesimo siano oggetto
di franca c fraterna discussione, tuttavia sarebbe bene richiamarsi sempre a 'lati precisi
e non a competenze personali genericamente
citate che dovrebbero — secondo laluni —
giustificare a priori certe prese di posizione.
Alfredo Sonelli
Echi della settimana
di preghiera per l’unità
Durante la settimana di preghiera
per l’unità (18-25 genn. 1966) si sono avute in Roma le seguenti riunioni: venerdì 21 nella Cappella metodista di Ponte S. Angelo; lunedi
24 nella Cappella dell’Esercito della
Salvezza in Via degli Apuli; e martedì 25 una riunione, in lingua inglese, con culto nella Chiesa Episcopale Americana di S. Paolo in Via
Nazionale. L’avviso diffuso per l’occasione riportava in calce la nota
seguente : « Il Gruppo Romano Unitas invita i pastori e le comunità
evangeliche e ortodosse a partecipare ad una celebrazione della Liturgia della Parola giovedì 20 genn. alle ore 20,30 nella Chiesa di S. Agnese in Agone (^Piazza Navonà) ».
L’accostamento e l’invito suddetti
hanno lasciato perplessi più d’uno
in quanto, seppure la partecipazione
di officianti cattolici e protestanti ad
una medesima liturgia può aver soddisfatto qualcuno, altri disapprova
tali ibridismi liturgici e la confusione che ne consegue. V’è chi ha rilevato che alcuni studenti evangelici
volendo dimostrare il proprio dissenso si son presentati alla porta
della chiesa alla fine della riunione
manifestando così compostamente ed
in modo palese di non avervi voluto prender parte.
Ma se tali condiscendenze liturgiche non vanno a gusto, e « pour
cause », a taluni tra i nostri più giovani, non piacciono neppure ai più
accorti anziani dell’altra sponda.
Leggiamo infatti sulla rivista americana a News Week » del 7 febbraio
la seguente notizia pubblicata nella
rubrica « Periscopio » ed intitolata
« Dissidenze in Vaticano » : 'I conce servatori vaticani stanno ancora
(( conducendo una notevole campacc gna contro i tentativi di giungere
(c all’unità dei cristiani. Il card. Alce fredo Ottaviani, capo della nuova
cc Congregazione per la dottrina delec la fede (l’antico S. Uffizio), la
cc scorsa settimana ha proibito al dece ro cattolico di prender parte ad
cc un servizio episcopale per l’unità
cc che prendeva occasione dal giorcc no della conversione di S. Paolo,
cc e ciò nonostante lo stesso papa
cc Paolo avesse partecipato a simili
cc servizi durante il Concilio Vaticacc no. Sei tra preti cattolici e semicc naristi hanno sfidato la proibiziocc ne ed hanno preso parte alla riucc nione nella chiesa protestante epicc scopale americana di S. Paolo in
cc Roma ».
La notizia ha avuto una certa eco
in U.S.A., trattandosi appunto di
una riunione svolta secondo la liturgia suggerita dal Consiglio Ecumenico delle Chiese ed indetta nella Chiesa Episcopale americana,
quella a cui appartiene il Vescovo
Arthur Lichtenberger il quale, nella sua qualità di Presidente della
medesima, essendo di passaggio in
Roma nel novembre 1961 per recarsi
all’Assemblea del COE a Nuova
Delhi, volle esser secondo al solo
arcivescovo di Canterbury e andò a
render visita di omaggio al pontefi
ce romano allora felicemente regnante.
L’ohibò di disappunto che giunge d’oltre oceano è ben comprensibile data la mentalità di certi ambienti protestanti americani inclini
alle soluzioni facili, anche se è inesatto sotto il profilo che, se è vero
ohe il pontefice Paolo VI ha « partecipato a simili servizi durante il
Concilio Vaticano », è vero però che
questi si tennero non già nel S. Paolo di Via Nazionale, ma nella basilica di S. Paolo fuori le mura, quindi in un ambiente confacente e confessionalmente diverso.
La notizia rimbalzata in Italia non
ci sorprende nè per i preti che hanno obbedito alla loro coscienza piuttosto che agli ordini, nè per il divieto. Malgrado la prassi di cerimonie promiscue e misture liturgiche,
cui si vuol dare incremento « ecumenico » in alcuni paesi, è infatti
legittimo che queste siano giudicate
non giovevoli in altri, tanto piò che,
sia in ambienti protestanti che cattolici, si ritiene da molti non proficuo sotto il profilo ecumenico incrementare il nascere della confusione delle idee e delle cose; il sacro
è infatti per tutti oggetto del massimo rispetto.
Del resto anche il decreto conciliare sull’ecmnenismo nel precisare
che cc in alcune speciali circostanze,
come sono le preghiere che vengono
indette ’per l’unità’... è lecito, anzi
desiderabile che i cattolici si associno alla preghiera con i fratelli .separati », rammenta che cc tuttavia la
comunicazione in cose sacre non la
si deve considerare come un mezzo
da usarsi indiscriminatamente per il
ristabilimento dell’unità dei cristiani. Questa comunicazione dipende
soprattutto da due principi: dalla
manifestazione dell’unità della Chiesa e dalla partecipazione ai mezzi
di grazia. La significazione dell’unità per lo più vieta la comunicazione.
La necessità di partecipare la grazia talvolta la raccomanda. Circa il
modo concreto di agire, avuto riguardo a tutte le circostanze di tempo, di luogo, di persone, decida prudentemente l’autorità episcopale del
luogo, seppure non sia altrimenti
stabilito dalla conferenza episcopale
a norma dei propri statuti, o dalla
Santa Sede ». Quindi —- senza vi sia
bisogno di ricordare che il can. 1258
vieta, salvo eccezioni nel caso di
partecipazions meramente passiva
o materiale, ai fedeli (clero incluso)
cc jiartem habere in sacris acatholicorum » in modo attivo o formale,
ed è sempre in vigore — è evidente
che, nella sostanza, anche il decreto
conciliare non si discosta dal suo
dettato.
Dobbiamo quindi concludere che,
come nello svolgimento del dialogo
interconfessionale vi sono interlocutori considerati utili ed altri che da
parte cattolica non sono ritenuti tali, così parimenti avviene anche per
le riunioni e liturgie indette per l’u
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
I LETYORI CI SCRIVONO
Preghiere londinesi
Una lettrice, da Londra:
Nel quiidro della settimana di
prcfiliiera e delle celebrazioni' del
900" anniversario della Consacrazione dell’Aidiazia di Westminster, il
23 gennaio lia avuto luogo in Trafalgar Square una riunione a favore
deiriinità fra i m'stiani, organizzata dal Consiglio CriHtiaoo del
quartiere di Westminster, del quale
fanno parte rappresentanti delle
cliicse qatioilico-iromana, presÌbitoriana, nietodisla, eongregazìonalista,
iiatlista e anglicana.
Cosi leggeva la breve litania stampala su di un volantino e distribuita
ai' presenti: «Perdonaci, o Signore,
t>er la nostra noncuranza nel promuovere Tuniià fra i cristiani, per
i nostri pregiudizi e la nostra intolleranza, per la nostra mancanza
ili car ila gli uni' verso gli ah«Uniscici, o .Signore, al di sopra delle nostre barriere di lingua, di razza e di nazionalillà ; uniscici al di
là di quelle inlelleUuaJi e culturali
per la gloria del Padre. Per il trionfo della giustizia e della verità uni
„nV-i, o Dio, in un sol gregge sotto
di te, unico Pastore, affinchè la pa
ce possa regnare in terra ».
Alla riunione parteciparono cir
ca 1200 persone. E fu cosi che nel
grigiore d’un pomeriggio lendine
se, ai piedi della colonna di Nel
son, per la prima volta in vita mia,
assieme a quattro suore delFordinc
delle Aiutanti delle Anime Sante
cantai l’inno: «Scrivi' Tu di pro
pria mano ».
Durante la breve riunione la piaz
za era picchettata da un gruppo di
evangelici che «protestavano contro
Roma»; gli stessi che hanno recentemente protesaalo nelPAihbazia
di’ Westminsler contro il fatto che
un prete cattolico, per la prima
volta dal tempo della Riforma, è
salito su di un pulpito anglicano.
Cosi si leggeva su alcuni dei loro
cartelli: «Unità con Roma significa
Molatria ». « Pirolestaniti, svegliate
vi dinnanzi ai pericoli dell’unità con
Roma ». « Unirsi a Roma significa
declino, decadenza ed oscurantismo ».
Al termine della riunione, molti
fra i presenti si sono recati all’Abbazia per prendere parte ad un cullo speciale in relazione con la riunione appena termina:?..
Sempre nel quadro delle celebrazioni del 9110“ anniversario, rappresentanti delle varie denominazioni
.sono .stali invitati a presiedere, a
turno, i culti neirAbbazia.
Uliatui Manzi
F. A. O.
e P.O.A.
Alcuni lettori ci hanno chiesto se
avremmo fatto qualcosa^ come chiese
evangeliche, in solidarietà con i milioni di Indiani minacciati dalla fame
con tragica, mortale urgenza. Siamo
naturalmente pronti n raccogliere e
trasmettere (tramite la Missione evangelica di Basilea, che opera in India)
offerte che ci pervengano a tale scopo,
e anzi le sollecitiamo caldamente. Non
vogliamo scavalcare altri enti; ma poL
che vediamo che molti fondi raccolti
sono convogliati tramite le Missioni
cattoliche... red.
Fui
prigioniero...
Anohe quest’anno desidero inviare da queste colonne il mio più
vivo ringi-aziamento a quanti hanno cooperato con i loro doni alla
buona riuscita del « Natale del Carceralo », ed in modo speciale a coloro che, avendo inviato la loro offerta sotto il velo dell’anonimo, non
hanno potuto essere ri'ngraziali direltamente. Essi sono: B. E. T., Torino, L. 1.220 in fran-coibolli (da
Ollohre a Gennaio); M. G., Torino,
L. 5.000; A. L. T., Pincrolo,
L. 10.000; E. G., Sanretrao (prò deficit) L. 5.000; N. N-, Torre Pellice,
U. 1.050; «Margherita» (indiri'zzao presso Claudiana) L. 1.000.
Grazie alla vostra generosa collaborazione (e posso dire con riconoscenza che di anno in anno i
doni sono in aumento) è stato possibile non solo provvedere ai' doni natalizi, ma dare anche alcuni cospicui aiuti a liberati che si trovano in
difficili condizioni, e vi è ancora
una certa rimanenza per le necessità future.
In occasiione di Natale sono stati
invitati 65 vaglia e diversi pacclii
di indumenti; 50 copie del numero
speciale del «Grido di Guerra»;
35 copie del Calendario « Il Buon
Seme » (dono dell « Mèstsaiggero
Cristiano » di Valenza Po), sempre
molto gradilo; e 30 Ghristmas Lelters to Prisoners ». dono del Comitato omonimo di Uondra.
Fra le molte lettere di ringraziamento ricevute in segnilo, desidero
tra.s( ¡vervi la seguente:
« Vi .scrivo questa min lettera per
ringraziarvi d{ tutto cuore per il suo
’ fiore natalizio'' che mi avete man
dato. Somy veramente stalo molto
sorpreso e contento, perchè fa .sempre piacere, ricevere dei regali, di
più in un luogo così, e di più ancora perchè ormai in noi detemui
si è. fis.satn l idea che tutti ei hanno
abbandonato. E spesso noi, e, mituralmenle anche, io ahhinmo il pen.siero che, oltre ad essere un rottame, siamo anche dimenticati dal
mondo intero. Poi viene uiui grande
festa come è il Natale, e qualche
buona persona ci manda qualehe
regalo, e noi vediamo che non sia
mo proprio dimenticati, e co.sì s
riprende nuova speranza e guardia
mo all’avvenire con più coraggio »
In nome di tutti questi « diluenti
cali » che grazie a voi si sono sen
liti ricordati nel nome del Signore
vi rinnovo il mio sincero ringrazia
mento .augurandovi un nuovo anno
benedetto nel Signore.
Con fraterni salmi,
Selma bongo
Torre Pelli'ce (Torino)
Siamo noi a ringraziare per questo
.servizio reso pure a nome nostro!
Abbiamo ricevuto
Pro chiesa ei’nngeUca di RiminU.
Nino Lodi (Finale Emilia) L. 200.
Per il piccolo Duilio Paschetto (Pinerolo) colpito da linfogranuloma, Liliana P'cnnington (Roma) L. 10.000;
G. C. (Torino) 1.000.
Per Vanziano isolato della diaspora.
un fratello cattolico fiorentino, 3.000.
Contro la fame nelVIndia: Graziella
Jalla (Torre Pellice) L. 5.000; Gino
Conte (Torino) 2.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
4
pag. 4
N. 7
18 febbraio 1966
Incontri ecumenici
a Bari e Provincia
Per rultimo giorno dell’anno abbiamo organizzato nella nostra Chiesa un culto ecumenico. Era con noi anche il Vescovo Ortodosso Giovanni di Saint-Denis (Parigi) che
ci ha rivolto il suo messaggio. Sono state
eseguite all’organo musiche di Haendel, Frescobaldi, Bach; è stato cantato in coro a tre
voci il « Padre Nostro » su trascrizione musicale di un brano di Rimsky Korsakof. Le
letture bibliche sono state fatte alternativamente sulla Riveduta e sulla edizione cattolica del Ricciotti. Si è recitato insieme il
Padre Nostro ed U Credo. La Chiesa era
gremita, numerosi gli estranei.
Nelle sere del 18 e 21 gennaio abbiamo
avuto incontri di preghiera neUa Chiesa Battista e nella nostra, con la partecipazione
degli Ortodossi. La sera del 24 Gennaio vi
è stato un incontro ecumenico di preghiera
a Molletta (Bari) nel Duomo Vecchio. L’iniziativa, partita dalla gioventù italiana di
azione cattolica, accolta da elementi del clero locale, approvata dal Vescovo, è la prima
(almeno per quanto riguarda l’Italia meridionale) per il luogo e le modalità dell’incontro. Sono stati presenti : il Sac. Prof. Giu.
seppe Ferrari della Chiesa Cattolica di rito
greco (Uniate), il P. Igor Znatchkowsky della Chiesa Ortodossa Russa (dipendente dal
Patriarcato di Costantinopoli), il Pastore Rosario Bagheri della Chiesa Battista di Bari,
ed il Pastore Enrico Corsani. Era con noi un
numeroso gruppo di rappresentanti delle due
comunità evangehche di Bari. Il tempio cattolico era gremito; numeroso il clero locale.
-Abbiamo detto incontro ecumenico « di
preghiera », ma non dobbiamo intendere que.
sta espressione nel senso usuale delle nostre
riunioni di questo tipo; infatti la preghiera
vera e propria si è hmitata alla recitazione
in comune del Padre Nostro alla fine. Questo è dunque stato un vero incontro, inserito
nel quadro deU’Ottavario di preghiere per
l’unità (secondo la dizione cattolica) e noi
lo abbiamo preferito così, perche ci è stata
la possibihtà di dare un messaggio che è andato molto al di là di un semplice saluto.
Come ha rilevato il pastore Enrico Corsani,
anche il pregare insieme per l’unità potrebbe essere qualche cosa di equivoco. Egli ha
citato quanto anni fa diceva il prof. Oscar
Cullmann : « Se le nostre preghiere debbono essere veramente all’unisono, dovrebbero
spogliarsi della preoccupazione del come si
realizza l’unità; se no, da una parte e dall’altra, pregheremmo in vista di obiettivi diversi ».
Vi sono state letture bibliche dall’Antico
e dal Nuovo Testamento, fatte rispettivamente dai rappresentanti delle diverse Chiese
(per i Cattohei la lettura è stata fatta da un
laico), due canti con melodie corrispondenti
ai nostri n. 100 e n.. 102 (le parole di quest’ùltimo corrispondevano quasi esattamente
a quelle del nostro n. 158).
Vogliamo rilevare la cura che gli organizzatori avevano impiegata affinchè fosse evitato, formalmente o sostanzialmente, tutto
quanto avrebbe potuto metterci a disagio.
Formalmente : il tempio, la più grandiosa
deUe chiese romaniche pugliesi a cupole, iniziata poco dopo il 1150, già di per se stesso
così severo nelle linee, così spoglio neU’intemo, cosi « essenziale », era se possibile ancora più austero per il fatto che anche l’altare era completamente disadorno, con al cen.
tro la Bibbia soltanto.
Sostanzialmente : il programma costituito
dalle letture bibliche, dai canti e dai mes
saggi, non è stato nè preceduto nè seguito
da altre manifestazioni religiose caratteristicamente cattoliche (litanie etc.). In altri termini : non vi sono state due parti, una per
i cattohei, l’altra per tutti. Il programma è
iniziato direttamente con noi, e finito con
noi. A conclusione, ci siamo intrattenuti a
lungo nella sacristía con il clero e con molti
dei giovani presenti; ci è stato modo di
scambiare idee, di fraternizzare.
Se si pensa che a Molfetta non esistono
chiese evangehche, ed i « protestanti » sono
appena conosciuti per la presenza di alcuni
testimoni di Geova, possiamo comprendere
il valore di cjuesta iniziativa e l’importanza
di questo incontro.
Terminando riferiamo, per quanto riguarda più particolarmente il nostro lavoro a
Bari, che domenica 30 gennaio nel Tempio
Valdese ha avuto luogo una conferenza pubblica tenuta dal prof. Luigi Gavazza, direttore dell’Istituto del Centro Internazionale
di alti studi agronomici presso l’università
di Bari, sul tema : « La jame nel mondo : significato di un problema ». Tra il vasto pubblico estraneo abbiamo notato rappresentanti
del clero secolare e regolare. La presenza di
professionisti di diverse tendenze e discipline e qualche intervento dopo la conferenza,
ci hanno confermato l’interesse con cui alcuni ambienti della cultura locale seguono
il nostro lavoro, che non vuole avere soltanto carattere rehgioso e teologico, ma vuole essere manifestazione di presenza nei confronti di tutti i problemi che interessano
l’uomo di oggi.
A Torre Pellice, sotto il patrocinio della Casa delle Diaconesse
La scuola
di economia domestica
Sotto il patronato della Casa delle Diaconesse la Scuola di Economia domestica ha
ripreso la sua attività invernale con dieci allieve interne provenienti da Torre Pellice,
Angrogna, Pramollo, S. Germano, Pomaretto
e Forano Sabino; altre tre ragazze sono state
accolte come convittrici.
La Scuola, come abbiamo già scritto nel
passato, si è sistemata nella « Casa Gay » in
una bella zona di Torre Pellice. Purtroppo
la casa, per mancanza di fondi, non ha potuto essere sistemata nel modo che avremmo
desiderato ed il pianterreno è rimasto inabitabile. Ma la buona volontà, la fantasia e la
capacità organizzativa delle due insegnanti
hanno permesso una sistemazione molto accogliente e le allieve si sono trovate a loro
agio nella scuola. Il fatto che la Scuola si
trovi ora nel centro abitato di Torre Pellice
le dà notevoli vantaggi e si sono potute intensificare le attività della Scuola stessa. Alcune insegnanti, verso le quali va la nostra
viva riconoscenza, vi danno dei corsi di italiano e francese gratuitamente.
In questi giorni è terminato il primo corso
serale e familiare di taglio e confezione con
buon successo e viva soddisfazione di chi
rha frequentato.
Per le allieve della scuola è iniziato in
questi giorni il corso di pronto soccorso che
permetterà alle più meritevoli di ricevere un
attestato della Croce Rossa.
La Scuola tende a dare alle allieve non
soltanto una buona preparazione nelle varie
materie di insegnamento, ma anche c soprat
tutto una formazione evangelica. Inoltre la
Scuola si propone in particolare di suggerire
a queste ragazze (che in generale sono sui
15 anni) le numerose possibilità di scegliere
un lavoro che risponda alle aspirazioni, alle
possibilità e ai doni di ciascuna e che sia al
contempo un lavoro di utilità sociale (campo
infermieristico, di puericultura, di guardarobiera, di impiegata nei Foyer ecc.). La scuola
può dare soltanto un avvio che poi dovrà essere precisato con una preparazione specifica,
ma riteniamo che il compito di orientare
queste ragazze sia utile e prezioso per molte.
Ci giunge in questi giorni la lieta notizia
di un dono dall’estero che ci permetterà di
mettere in efficienza anche il piano terreno
e di risolvere il problema del riscaldamento.
La scuola trarrà un grande beneficio da questa sistemazione della Casa Gay e siamo molto riconoscenti a coloro che ci permettono di
fare questo passo avanti.
Rimane però grave il problema del mantenimento di questa scuola, dato che le quote delle allieve sono molto basse per permettere a ragazze di tutte le classi sociali di frequentare la Scuola.
Siamo certi nerò che quando l’cpera preziosa della Scuola di economia domestica sarà conosciuta meglio non ci mancherà il sostegno finanziario per farla vivere.
Fin d'ora facciamo presente che ogni dono
può essere inviato alla Casa delle Diaconesse (ccp 2-40880) con la chiara specificazione
della destinazione. F. S.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Culto radio
ore 7,30
Domenica 28 Febbraio
Domenica 27 Febbraio
Past. GUIDO COMBA
TOHBE PELLICE
Se diamo uno sguardo ai mesi passati ci
dobbiamo rallegrare nel vedere che nella nostra Comunità non sono mancati i segni di
una fede impegnata e responsabile da parte
di molti.
Anzitutto abbiamo potuto formare un gruppo di persone che hanno preso l’impegno
deU’insegnamento religioso nella Scuola Media Statale, mentre nelle Scuole Elementari
tale insegnamento è svolto dagli insegnanti
Anche le Scuole Domenicali hanno potuto
avere con facilità i loro quadri dì monitori
al completo ed in parte rinnovati.
Le varie attività della chiesa hanno ripreso
con rinnovato impegno i propri compiti nei
vari settori della vita della chiesa.
Meno brillante è il settore della collaborazione per le rixmioni di quartiere che si è
presentata quest’anno più scarsa.
A propostito di riunioni serali ricordiamo
con gioia e con riconoscenza la serie di « culti di famiglia » che abbiamo potuto fare in
ottobre al quartiere di Villa II. Non abbiamo però ancora risolto il problema della loro
continuità nel corso dell’anno.
Venendo alle varie associazioni possiamo
dire che la Società Enrico Arnaud ha in vista
per quest’anno un programma particolarmen.
te vivace con conferenze e « tavole rotonde »
su argomenti di vivo interesse. Molto interessante è stata la serata dedicata al tema « I
giovani nella Chiesa ».
La Società di cucito ha terminato il suo
primo ciclo dì attività dedicato prevalentemente alla preparazione di pacchi per il Natale dei più bisognosi ed inizia ora la sua
preparazione per il bazar che come si sa permette di incrementare le casse dell’Asilo Infantile e deUa Diaconia della Chiesa. Anche
rUnione delle Madri ha impostato quest’anno
una attività con maggiore impegno sociale.
La Corale ha dato un Concerto « pro Collegio » ed ha lavorato per la incisione di numerosi inni per il Culto radio. Il suo lavoro
continua metodicamente malgrado le difficol
iiiiiiiMiiiiiiiiiiiimiimi'iiiMiiiiiiiiimiiiiiiii
iimiiiiMMiimiiiiiiiiii
La settimana di preghiera
per l’unità
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
nità. Non v’è in questo nè scandalo
nè sorpresa, essendo ovvio che ognuno può cogliere il momento ecumenico dove più gli aggrada. Dal nostro punto di vista anzi queste distinzioni in definitiva non guastano,
poiché aggiungono chiarezza in una
situazione che ne ha tanto bisogno
per evitare illusioni e iacilonerie.
Che poi la recente settimana di
preghiera per l’unità svoltasi in Roma (la prima dopo la chiusura del
Concilio Vaticano) non sia stata brillante nella sua impostazione, si rileva anche da una notizia diffusa dal
Consiglio Ecumenico (Soepi n. 3 del
27.1.’66) dove è detto senza riserve
e con eloquente chiarezza ; « Le
preghiere recitate netta diocesi cattotica-rojiiana di Roma durante ta
Settimana di preghiera per Vanità
avevano un carattere assai diverso
da quatte che sono state pronunciate dalia maggior parte dei cristiani.
Invece di intercedere per l’unità
’’votata da Cristo, con i mezzi che
Egii vorrà e quando io vorrà”, come suggerisce it fascicoio pubbiica
to dati’Associazione cattoiica romana ’’Unità cristiana” di Lione e dai
Consigiio Ecumenico dette Chiese,
si è manifestata una forte tendenza
ai ’’ritorno a Roma”. Così, per
esempio, si è pregato perchè gii angiicani siano ’’ricondotti ad accettare it primato dei papa, vicario di
Cristo”; perchè gii ortodossi ’’scoprano il vero voito detta Chiesa Romana” ; e perchè i protestanti riconoscano ia Chiesa cattoiica romana
come ”ta Chiesa nata nel giorno detta Pentecoste e vedano net culto detta Madonna uno sviiuppo autentico
del messaggio deit’Evangeto” ». Da
quanto riferisce la stampa inglese
pare che queste preghiere sarebbero state « preparate con t’accordo
detta Curia romana, ma certamente
senza che it Segretariato dei Vaticano per V unità cristiana ne sia stato
a conoscenza ».
Confidando nell’amore del Signore affidiamo queste eco all’orecchio
attento e riflessivo dei nostri lettori
perchè insistano in carità a pregare
per l’unità voluta da Cristo secondo
che Egli vorrà e come la vorrà.
G. Peyrot
tà dovute ai turni di lavoro ed ai membri
che debbono viaggiare per ragioni di lavoro.
Nel settore missionario oltre alle normali
riunioni delle diverse società vi sono state
delle manifestazioni particolari: anzitutto
l'annuale Bazar prò ^ssioni che ha dato
buon risultato, poi la proiezione di un bel
film a colori sull’Africa con particolare riferimento all'opera missionaria, in terzo luogo la visita ad alcune riunioni serali ed alle
Unioni Giovanili della missionaria Laura
Nisbet ed infine l’annuale giornata delle Missioni. In questa ultima manifestazione abbiamo avuto la gioia di avere fra noi la Missionaria Anita Gay che ha parlato ad una delle
nostre Scuole Domenicali e nel pomeriggio ci
ha dato una bella conferenza con recenti notizie dal Gabon. Peccato che a questa conferenza ci fossero ben pochi presenti.
Le Unioni giovanili hanno ripreso la loro
attività; al Centro ci si è dedicati alla vendita dei libri della nostra Casa Editrice Claudiana : sarebbe interessante sentire le esperienze dei nostri giovani al riguardo! Nella
attività settimanale si sono avute visite di
Unioni, studi su problemi che interessano i
nostri giovani. Ora molte energìe sono impegnate per la preparazione della recita del
17 Febbraio. Ai Coppieri l’anno è iniziato
con la preparazione di una recita assai ben
riuscita; poi l’Unione si è proposta di organizzarsi in modo più impegnativo per quanto
riguarda il lavoro di studi e di formazione
dei giovani. Buona anche le ripresa dell’Unione dell’Inverso dove ad ogni seduta la presenza dei giovani è quasi totalitaria.
Ricordiamo con gioia e riconoscenza il
tempo di Natale con buone assemblee ai culti e le ben riuscite feste dei bambini nel
tempio, ai Simound ed ai Coppieri. In queste
feste mediante la recitazione ed i canti la
predicazione dell’Evangelo del Natale è stata
portata dalla voce dei bambini con vivace
gioia e spontaneità.
Recentemente abbiamo avuto due manifestazioni estremamente interessanti. La prima è stata la Conferenza che il Pastore Paolo Ricca ha tenuto nel Salone della Società
operaia sul tema « Un giudizio protestante
sul Concilio Vaticano II », Buona l’affluenza
al Salone che è risultato pieno dì ascoltatori,
ma nella gran maggioranza membri della
nostra chiesa, pochi i cattolici.
La seconda è consìstita in un incontro indetto dalla Commissione Distrettuale per uno
scambio di idee sull’atteggiamento che la
Chiesa deve assumere dì fronte a situazioni
quali quelle recenti della Talco Grafite nella Valle Germanasca e quella della Mazzonis
nella Val Pellice. Abbiamo avuto una serata
molto interessante e vivace. Peccato che pochi fossero i presenti e molti gli assenti, anche persone particolarmente qualificate per
un incontro del genere.
Il tempo che ci sta davanti si annuncia
particolarmente difficile per molte fra le nostre famiglie a causa della chiusura della
fabbrica. Cerchiamo, in questo tempo, dì
unirci maggiormente e di cercare di aiutarci vicendevolmente. F. S.
MASSEL
Abbiamo avuto nel corso del mese di gennaio la gradita visita di una rappresentanza
dei Vigili Urbani di Torino che, guidati da
un cronista della « Stampa », ha recato al
nostro comune ed al comune di Salza una
parte dei doni ricevuti dai vigili in occasione
deirEpifania. Sono stati distribuiti alle persone anziane o sole panettoni e dolciumi. E'
l>ello imparare a ricevere ed è altrettanto
bello imparare a dare, anche se sembra più
difficile.
Giovedì .3 ha avuto ^uogo a Salza il funerale della nostra sorella in fede Breuza Lidia di 90 anni, dopo alcune settimane dì ma.
lattia; si spezzano così a poco a poco i legami che uniscono idealmente la nostra comunità al mondo dell’800 ed alle sue esperienze di fede e di vita cristiana; ci si può
domandare che cosa sapremo lasciare, ai nostri nipotini, di questo nostro tempo!
Ai familiari di dan Lìdia esprimiamo la
nostra fraterna simpatia in quest’ora di lutto.
S GERMANO CHISQNE
La settimana di Natale ha visto una intensa attività di Culti e riunioni, anche più
volte al giorno. Particolarmente significativi
il Culto comunitario di Santa Cena condotto
da un gruppo di giovani con il Pastore, il
Cidto di Santa Cena alla Casa di Riposo e il
Natale dell’Unione Femminile. La Filodrammatica ha recitato con notevole successo il
dramma cc II miracolo dell’organo » seguito
con commozione dagli ascoltatori; i più giovani hanno presentato una serie di recite e
di inni molto apprezzati. La Corale ha partecipato attivamente a varie riunioni.
L’Unione Giovanile ha definitivamente ab.
bandonato il vecchio schema della Unioneritrovo e si è avviata su una via di maggiore
impegno nella Chiesa. Superata qualche piccola difficoltà iniziale, la nuova Unione è apparsa molto più interessante e seguita della
precedente.
I corsi di catechismo sono divenuti particolarmente intensi per gli allievi del 4° anno, che si preparano alla Confermazione. Infatti essi partecipano alle riunioni quartierali una prima volta come assistenti, una
seconda preparando e dicendo le preghiere,
una terza volta tenendo essi stessi la meditazione, al fine di essere preparati a bene
usare della Parola di Dio anche in pubblico.
In alcuni pomeriggi domenicali essi avranno
delle lezioni comuni con i catecumeni di Pomaretto, sia a San Germano che a Pomaretto.
Ci stiamo preparando con il consueto impegno alla «Settimana Valdese», periodo che
non vuol essere soltanto di ricordo del passato, ma che da questo ricordo, deve trarre
l’ispirazione per un sereno e serio esame
della situazione presente e futura. E l’offerta della rinuncia avrà questo preciso significato di impegno e di dedizione.
Negli ultimi giorni dello scorso anno e
nei primi del 1966 abbiamo accompagnato
aU'estremo riposo Enrico Bouchard, Cristoforo Castellucci, Rachele Godin, Antonia Salina, Giacomo Poet, Amelia Caprile, Maria
Ribet, tutti già ospiti della Casa di Riposo.
L’8 febbraio, dopo una dolorosa malattìa,
è spirata Gilda Balmas ved. Borgarello e la
popolazione si è riunita con affettuosa solidarietà intorno al suo figliolo, l'avvocato
Borgarello.
Per tutti questi fratelli e sorelle confidiamo nella misericordia del Signore della Risurrezione.
PBAROSTINO
Dopo la prolungata assenza del Pastore,
durante l’autunno, e il periodo delle festività
natalìzie, tutte le attività hanno ripreso il
loro ritmo con la consueta regolarità.
Vogliamo qui ricordare alcuni dei fatti più
salienti di questo ultimo periodo. Anzitutto
le nuove elezioni del nostro Concistoro, i cui
membri erano tutti dimissionari per scaduto
termine del loro mandato. Dopo aver consultato, in una serie di riunioni quartierali, il
parere dei singoli quartieri l’Assemblea di
Chiesa ha creduto opportuno di riconfermare
tutti coloro che si erano dichiarati rieleggibili, aggiungendo ad essi un nuovo anziano
per il quartiere del Collaretto, dove il Sig.
Rinaldo Gay si era dichiarato non rieleggibile, e riducendo ad uno gli incaricati per il
quartiere del Roc, dove per molti anni due
persone erano state in carica. Mentre ancora ringraziamo i Sigg. Rinaldo Gay e Virgilio Gay per il loro lungo e devoto servizionella nostra comunità, riformuliamo l’augurio di un buon lavoro a tutti gli altri. Il
Concistoro è pertanto composto ora da : Avondet Marco (Cardnnatti), Bertalot Daniele (Col.
laretto), Pugese Piercarlo (Gay), Martinat
Giovanni (Pralarossa), Avondet Marco (Roc),
Malan Aldo ((Roccapiatta), Paschetto Egidio
(S. Bartolomeo).
Negli ultimi due turni di riunioni quartierali abbiamo esaminato e discusso, secondo quanto richiesto dal Sinodo, il rapporto
della Commissione mista valdese-metodista
circa il progetto di unione fra le due Chiese.
L’argomento ha interessato tutti, sebbene, almeno per ora, non si possa ancora dire di
aver trovalo un parere concorde da esprimere
come voce della comunità. Inoltre a molti è
parso che il Congresso Evangelico e le sue
dirette conseguenze siano andate oltre il rapporto stesso, rendendo quest’ultimo un po’
anacronistico.
Ricordiamo ancora come la nuova attività
dei trombettieri sia in continuo progresso e
come i componenti del nostro gruppo siano
ormai saliti al numero di quindici.
Infine vogliamo ricordare con affetto due
fratelli di chiesa che ci hanno lasciato, addormentandosi nel Signore, in questi ultimi
tempi. Si tratta di Gay Luigi e di Martina!
Giacomo. Esprimiamo ancora alle famiglie
nel lutto la nostra più sincera cristiana simpatia, invocando su di loro le benedizioni e
le consolazioni del Signore.
Fiori in memoria
di Giorgio Varese
Hanno offerto per la C.R.I. : Ade TheilerVarese L. 10.000; Nicola d’Amato 1.000;
Cristina Turbil 1.000; Rosa Toja 1.000; Nora Martinengo 1.500; Bianca Sappé 1.000;
S. L. S. 1.000; Emilio Turbil 1.000; Mario
e Mary Jahier 10.000; Laura Basso e fam.
1.000; Ugo Piatti, Confetteria 1.000; Carolina Decker Boringhieri 4.000; Graziella
JaUa 2.000; Olga Mariani 1.000; Prof. Luigi
Micol 1.000; Col. Gustavo Tourn - Milano
3.000; Cavazzuti 5.000.
Hanno offerto per il Rifugio Carlo Alberto: Ade Theiler Varese 10.000; Caterina
de Beaux 5.000; Graziella JaUa 3.000; Col.
G. Tourn . Milano 5.000; Costanza e Roby
Peyrot 5.000; Ida Simeoni - Roma 1.000;
Ida e Abele Ghigo 10.000; L. H. 10.000;
Erica e Rudy Eisele - Milano 10.000; Bice
e Manfredo Long 10.000.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (Tol
avvisi economici
BORSE DI STUDIO
"WILLY JERVIS,
La Commissione nominata per l'assegnazione delle « Borse di studio Willy Jervis »
comunica : E’ bandito per Tanno scolastico
1965-66 il concorso per l’assegnazione di una
Borsa di Studio di L. 25.000 (venticinquemi.
la), per studenti delle scuole secondarie oriundi delle Valli Valdesi, senza distinzione di
confessione religiosa con preferenza agli iscritti ad un Istituto Magistrale, al Collegio Valdese (Liceo Ginnasio e Scuola Media) o alla
Scuola Latina di Pomaretto.
I candidati devono presentare i seguenti
documenti unitamente alla domanda :
а) Pagella dell’ultimo anno scolastico o
documento equivalente, da cui risulti la promozione alla classe successiva per esami o
scrutinio nella sezione estiva, con una media
non inferiore ai 7 decimi, compreso espressamente nel computo anche il voto di condotta.
б) Certificato su carta libera itelTAgente delle imposte.
c) Stato di famiglia.
d) Dichiarazione di non godere di altra
borsa di importo superiore alle 25.000 lire.
Domande e documenti devono essere presentati alla « Commissione Borse di Studio
Willy Jervis » presso Presidenza Collegio Valdese (Torre Pellice) entro 30 giorni dalla
pubblicazione del presente bando.
Torre Pellice 18 febbraio 1966
Il Presidente della Commissione
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ringraziamento
La famiglia Martinat (Roman-Roccapiatta), ringrazia vivamente i vioini, gli amici e tutti coloro che le hanno dimostrato, colla loro pre.senza e
le loro parole, i sensi della loro amicizia e simpatia in occasione della
dipartita di
Giacomo Martinat
Roccapiatta (Prarostino), 11-2-1966.
RINGRAZIAMENTO
I familiari delia compianta
Marta Bertalot
ved. Bertalot
commossi per le dimostrazioni di simpatia e di affetto, ricevute iri occasione della dipartita della loro amata
mamma, ringraziano sentitamente
quanti hanno preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare
ai Sigg. Dottori e al Personale dell’Ospedale E. Agnelli di Pinerolo.
Case Nuove . Pellenchi, 1-2-1966