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LA BÜO\A i\OVELLA
GIORNALE KELIGIOSO
PRKKKO »’ANKOi'lAXlO:««:
Torino, per un anno . . . L. (5 >>
» per sei mesi ... « 4 »
l'er le provincie e l’estero franco sino
ai contini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , « 5 20
La direzione della BUON.^ NOVELLA è
iti Torino, casa Bellora, via del Valentino, n" 12, piano n".
Le assuciazioni si ricevono da Caklotti
B.vzz.ari.m e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetta.
Origini e dottrine della Chiesa Valdese (Articolo decimosesto). — Un po' di catechismo biblico. —L'inquisizione in Toscana.—Continuazione della Sentenza COI)!ro
Francesco e Jìosa coniugi Madiai.—Notizie religiose; — Torino — Genova —Svizzera
— Madagascar.— Cronachetta politica.
OUHilM li ODTTRINK DELLA CHIESA VALDESB
Articolo
Controverste tra ctirieli eò eretici. — Come questi
eraoo calunniati da quelli. — Come condannati e trattati. — Fin a quando furono risparmiati i Valdesi del Piemonte. — Numero delle
persecuzioni soCferte. — Fermezza di spirito.
— Vive nei Valdesi l’antica fede d'Italia.
260. Le più rilevanti controversie
che nei secoli XII e XIII ardessero
nella chiesa fra i curiali di Roma e 1
suoi avversari, nel cui numero vanno
computati gli eretici d’ogni nome e
gli stessi Valdesi del Piemonte, erano
le seguenti :
1“ Se il minislero della chiesa di
decimosesto.
Roma fosse legittimo, dal momento
che tutti conoscevano e confessavano
essere la simonia il principal mezzo
con cui si ottenevano in Oriente ed in
Occidente le dignità ecclesiastiche,
non esclusa quella del papato :
2" Se fosse necessario di fare atto
di sottomissione al papa per essere
membro della vera chiesa, come pretendevano i curiali di Roma dopo di
avere annientata 1’ autorità di quasi
tutti i metropolitani, che non dovevano andar soggetti a verun’allra di-
2
gnità ecclesiastica superiore ad essi;
5° Se i papi avessero facoltà di
privare del ministero i preti ammogliati;
^5" Se fosse conforme ai precetti
evangelici l’adorazione dei santi, e
delle reliquie, e delle immagini, e
della croce ;
5" Se la fede nella presenza reale
e carnale del corpo di Gesù C. nella
Eucaristia, fosse fondata sulle Sacre
Scritture :
6“ Se ia credenza dell’assoluta necessità del battesimo fosse imposta
veramente dalla religione del Vangelo:
7“ Se la dottrina del purgatorio
fosse appoggiata alla parola di Dio:
8" Se il pregare pei morti fosse
dovere di religione.
251. NeH’atto però che curiali e
teologi provocavano del continuo i
loro avversari chiamati sempre col
jiome di eretici a simili questioni, i
Valdesi del Piemonte non erano dei
più volonterosi ai litigi. Armati della
unica, vera ed infallibile regola della
fede che sono le sacre scritture, si difendevan con esse contro tutti gli
sforzi delie podestà delle tenebre, e
sapevano all’uopo i-espingere ogni nemico assalto, che lor venisse dallo
spirito della menzogna e dell’errore.
Ma nel tempo stesso fuggivano per
quanto era lor dato, le vane polemiche dei curiali, e sempre di buon gra
do lasciavano libero ad altri l’accapigliarsi con Roma. Quindi è, che frequenti essendo gli attacchi e le lotte
de’ concili, degli eretici, de’papi, e dei
frati nei secoli XII e XIII, non veggiamo che vi prendessero parte clamorosa i Valdesi del Piemonte.
252. Sì ve la presero i seguaci di
Valdo detti i poveri di Lione, e n’ebbero non mai dalla ragione, ma
sempre dalla violenza agguerrita di
sgherri, di tribunali, di torture, di
fiamme e di mannaie, così rotte le
ossa, che in breve tempo giudicati,
scomunicati, ed uccisi scomparvero
dal mondo. Così avvenne di quegli
infelici cristiani che, mal sapendo uniformare la coscienza ai costumi disordinati dei tempi, e non volendo
soggiacere alle leggi di verun ordine
religioso, che professando obbedienza
cieca ai curiali di Roma, dava con ciò
solo sospetto di abbracciarne le ambizioni e le massime, si diedero alla sequela di uomini indipendenti, intemerati e franchi, che praticavano e predicavano la schietta e pura legge
evangelica. Questi uomini furono tutti
senza pietà sagrificati alla ambizione
dei curiali, e di ognun di loro si divulgarono le più orribili infamie. Con
quest’arte suggerita da Satana fecer
credere che un Tanchelino d’Anversa
avea sedotto moltissima plebe collo
spacciarsi per figliuolo di Dio c Si-.
3
— 5«,í —
guorc assoluto delle donne maritate,
0 vedove 0 zitelle; die un Pielro di
ìiruis col suo discepolo Enrico di Tolosa schiantavano ogni religione dal
cuore deH’uomo perchè osteggiavano
il culto delle immagini e dei santi;
che un Basilio medico sotto pretesto
di curare ammalati insinuava principii da .Manicheo, e metteva due anime nell’uomo, e trattava con familiarità col demonio -, che un Pietro Abelardo, che dopo I suoi amori non
innocenti con Eloisa cosi barbaramente puniti, erasi dato ai più alti
studi della teologia ne’ monaci di s.
Dionigi a Parigi, era un Ariano, un
Pelagiano, un Nestoriano; che un
Arnaldo da Brescia perchè predicava
contro la strabocchevole ambizione
de’ curiali e de’ \escovi, e contro le
brame non mai satolle del clero infeminito, ignorante e scandaloso, era
un empio degno di capestro a cui lo
raccomandarono; che un Almerico
perchè chiamava una Babilonia la
città di Roma, e anticristi i curiali
che la dominavano, e volea non si
adorasse che solamente Iddio, era
nemico di Adamo, di Mosè e di Cristo;
che un Guglielmo di s. Amore, per
avere scritto contro l'istituzione dei
frati massime mendicanti, era un figliuolo di Satana, più pericoloso dell’aspide, e più feroce delle tigri. Me.ssi
costoro in opinione tanto sluvore\ole
presso il volgo, venivano facilmente
condannati ai patiboli e ai roghi senza
che il caso loro destasse una pietà.
Quanti poi si ardivano di sostenerne
l’innocenza o le dottrine erano già
stati preventivamente dichiarati col-,
pevoli nella persona de’ principali
maestri, ed anche venivano senza
pietà mietuti dal ferro o abbruciati
dal fuoco delia implacabile inquisizione. Senza volere qui per singole
perorare le cause dei così detti eretici
trucidati dalla mano dei curiali, degli
inquisitori e de’frati (chè fra mille e
mille innocenti scannati, non è meraviglia v’incappasse pure qualche facinoroso e colfievole), possiamo, senza
timore d’ingannarci, asserire che la
più gran parte erano uomhii onesti e
virtuosi cristiani. Come però nella
strage degli innocenti non fu per divina disposizione compresa la vita
del nostro Divin Redentore, così possiamo piamente credere che per tratto
singolare di provvidenza non fosse in
tanto mare di sangue cristiano allogata e sommersa l’antica chiesa d’Italia. Certo ella pianse coll’antica Rachele sui tanti figli di Dio uccisi, forse
palpitò mille volte tremando al passaggio di quello spettro sterminatore
che era la inquisizione, ogni volta che
movendo dal Tebro valicava, sitibondo
di strage, le Alpi, o di là scendeva
superbo di sanguinosi trofei per lor-
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nare ai trionü sul Tebro; ma o la
guardasse un angelo, o la coprisse
coll’ali la provvidenza, negli impeti
primi ^ella inquisizione non fu mai
tocca, e Iddio sa quante vittime Albi.gesi, 0 Patarine, o Catare potè nel suo
seno salvare dall’ira di quella sozza
omicida.
253. Per conoscere come l’empia
si cibasse impunemente le carni ^ei
battezzati, basta sapere che nel 1239
r imperadore Federico 11 scrisse una
lettera ad Arrigo III re d’Inghilterra,
ed a Riccardo conte di Cornuailles
che erano suoi cognati, maravigliandosi che a Milano si avesse difficoltà
di consegnare un eretico : ecco le sue
parole: « La città di Milano, che a
« delta di moltissimi religiosi degni di
« Iwle, è in gran parte abitata da ere
«I tici...... non ha voluto ammettere
" l’istanza fatta dal vescovo di Firen« ze, uomo di vita così commende« vole e di riputazione illibata, contro
« Riccardo di Mandello, cittadino di
Il Milano, e già podestà di Firenze e
« di Carrara, cui egli accusava in di« versi punti di perversità ereticale ».
Maithicu Paris, Paris 1840. Quando
un imperadore che pure era in lite
manifesta con papa Gregorio IX, come
egli stesso scrive nella citata lettera,
parla in questo modo da scandalezT
zarsi perchè non si faceva ragione ai
reclami Inquisiloriali di un vescovo,
bisogna ben confessare che il curialesco trovato della inquisizione avea
già tutte affatturate le menti per modo,
che tutto le diveniva possibile, fosse
anche la più flagrante iniquità. K tanto
meglio si pare la grande provvidenza
che fu, di avere la Chiesa Valdese potuto a que’ dì scampare illesa dai colpi
di sì crudele avversario.
254. Vero è però che venne anche
per essa il tempo della prova, e forse
j)erchè più tardo, fu ancor più lungo.
Non è qui nostro intento di tesserne
la dolorosa istoria, dovendo al presente non allontanarci dalle origini e
dottrine di questa chiesa evangelica.
Chi fosse ansioso di sapere le persecuzioni atroci da lei tollerate, non ha
che a percorrere, se il cuore gli regge,
la liturgia dei frati inquisitori stampata a Roma nel 1593 per ordine di
Gregorio XIII. Ivi potrà attingere
tutte le informazioni del come procedesse contro la chiesa Valdese del
Piemonte la persecuzione del 1575,
di cui parla Spondano, e quella del
1380,1400,1460, la quale continuò
non mai interrotta fino al 1487, e
quella del 1488 sotto Innocenzo VIII,
e quella del 1494,1506,1552,1540,
1541, 1560, 1561. Nel 1635 la
chiesa Valdese è violentemente cacciata dalle valli con minaccie di morte
e della confisca de’beni per legge dell’uditore della Camera de’ conti, il
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quale era altresì conservatore generale, come appellavasi, della sauta Fede.
Nel 1686 vessata e perseguitata coll’armi ai fianchi ed alla gola, venne
come costretta di varcare le Alpi
mendicando rifugio nella Svizzera e
nell’Alemagna, e sparve quasi totalmente dal Piemonte. Ma aiutandola
Iddio nel 1689, essa riconquistò le
antiche sedi, e come per visibile prodigio del cielo, si riebbe in patria a
ripwslinarvi il culto primitivo delle
antiche chiese d’Italia. Verso quel
tempo mandò fuori quella soieime
confessione di fede che altamente
la onora, perchè tutta strettamente
evangelica, e noi ne daremo le parti
principali nel seguente articolo.
Il profeta Geremia al capo VI. v.
16. annunzia che il Signore Iddio ha
detto così, «Fermatevi in stille vie, e
Il riguardate; e domandate dei sentieri
<1 antichi per sapere qual è la buona
« strada, e camminate per essa; e voi
« troverete riposo all’anima vostra».
Dopo quanto la Huona Novella- ha
ragionalo fin qui, sull’origine e le
dottrine della chiesa Valdese, a nluiio
può rimaner più dubbio che ella non
sia un venerato avanzo, e la erede
e depositaria fedele della primitiva
chiesa apostolica d’Italia, che non ha
verun carattere di setta, non è uscita
dal grembo di nessunissima altra
chiesa, non ha rinnegato nessuna ve
rità del r.ristiunesùuo, non si è mai
sottomessa a prepotenza ecclesiastica,
non ha mai voluto ascoltar voce farisaica di curiali, ed ha sempre volontieri sub to persecuzioni, tormenti, e
morte, piuttosto che mai separarsi
dall’unica norma del credere edelroperare, che abbiamo nell'infallibile parola di Dio registrata nelle
divine Scritture. Chiuii([ue pertanto
a lei riguardi, e chiegga in grazia
per sapere la via della salute qual
è, potrà senza meno udirsi rispondere, che altra via ella non conosce, fuorché i sentieri antichi dove
ha camminato l’antichissima chiesa:
d’Italia fondata dagli Apostoli, e piti
tardi illustrata dagli Ambrogi, dai
Massimi, dagli Eusehi, dai Zenoni,
dai Mansueti, dai Mauri, dagli Epifaui, dagli Ennodi e dai Claudi. Camminando su questi sentieri ella vi ha
trovato sempre di generazione in
generazione la pace dell'anima, pur
quando le ronioregglavano intorno le
ire e le minaccie dei potenti più temuti del secolo, quali erano' i cU'
riali di Roma.
LIV PO’ DI CATECHISMO BIBLICO
AL CATTOLICO DI GENOVA,
1,
Siynor Cattolico lieverendissimo.
Meglio tardi che mai, dice l’anlico proverbio; eppercii) uoi vi ringraziamo con
6
tulio cupre che vi siate finalmenlc ricordalo della promessa fallaci da più lempo
di rispondere alle douiande che, a proposito del vosiro po’ di catechismo cattolico al noslro indirizzo, noi ci eravamo
trovali nella necessità di faru. Noi siamo
persuasi, che se non avete risposto prima, e’ fu per ottinie regioni, e perchè o
vi mancava il lempa o lo spazio, e non ei
costa punto fatica una suii|)Osizione tanto
naturale. Quel che ci meraviglia, e non
poco, si è che non siate ancora riuscito a
fare voi questa medesima supposizione rispetto a noi, e che quando per nec.essiià
consimile (e tanto maggiore che mentre
voi venite sei volle la settimana alla luce,
noi ne veniamo «no) non rispondiamo
immantinente ai vostri articoli, rintronano continuamente le vostre colonne di
fíuona Novella « che posta fra l’uscio ed
» il muro.....se la svigna con non ri
« spendere affatto nulla, ciò che già è il
<1 suo vezzo »..... K di Buona Novella che
'I per non parere'perdente In modo troppo
« espresso si volta a prendere l’offensiva;
di Buona Novella pronta alla « domanda,
e restìa alla risposta » e di altre tali
lienei'ole insinuazioni. Questo fare, credetelo, 0 signor Cattolico, oltre all’essere
poco cristiano è ancora sovranamente impolilico; perchè non è proprio di chi si
sente forte, ma di chi si sente debole il
cercare di screditare il suo avversario. Se
le vostre ragioni valgono qualche cosa,
liasteranno da per sè stesse a debellarci ;
se all’incontro nou valgono , non saranno
insinuazioni di quella fatta che vi aggiungeranno forza alcuna.
Ciò premesso, ritorniamo come si dice
al nostro quia, e perchè non ci perdiamo in vane chiacchiere, stabiliamo bene
anzi tuitn il punto di partenza di questa
nostra discussione.
La Buono Novella avea più volle asserito che colui è salvato, «che crede
Il sinceramente in Gesù Crislo, vale a dire
Il che accetta con umiltà e con piena flit ducia il perdono conquistatogli daCrislo
« per mezzo della sua morte »,
E voi, signor Cattolico, nel vostro po’
di catechismo, avete dichiarato una tal
dottrina essere erronea, ingannevole, atta
a generare falsa sicurezza negli animi dei
nostri lettori, perchè dicevate voi: .< nisi> suno può ottener salvezza s’egli non è
« nella chiesa; >> nissuno « abbia pur egli
« fede in Gesù Cristo quanta egli vuole,
« s’egli non è divoto al papa, non giungerà
« mai a salvarsi »,
Così, mentre noi la salvazione la facevamo consistere nella fede ai meriti di
Gesù Cristo « morto pei nostri peccali,
risuscitalo per la nostra giustificazione »
come dice l’Apostolo (Rom. IV. 25),
voi, più che io questo, la facevate consistere nell'essere della chiesa del papa,
dichiarando affatto insufficiente la prima
condizione.
Or potevamo noi, avvezzi a non ammettere in fatto di religione se non quanto ci
vien dimostrato conforme alle Scritture,
non chiedervi le prove scritturali di questa vostra asserzione?
Cosi abbiam fatto ; e voi gentilmente ed
a vostro comodo ci avete risposto. Che
volete di meglio? Non lo trovate anche
voi che sono da preferirsi le cento volte
queste lotte pacifiche, a quelle carnificine
del sant’ Uffizio, che ciò nondimeno sono
ancora tuttodì il sogno favorito di più
d’un giornale del vostro colore?
Ma lasciamo quei giornali, veri anacro-
7
Qísmí ai tempi nostri, e veniamo alla risposta di cui ci avete degnati.
« Chiunque è fuori della Chiesa ( dite
tl voi) non può sperar salvezza. Ecco le
n ragioni che dimostrano questo gran
« vero : La Chiesa tratto tratto è ciiiamata
« nelle S. Scritture il corpo di Crislo: prò
K corpore Christi, quod est Ecclesia (Cott lon. I.) Di queslo corpo è membro cias« cun fedele. Ma il membro divelto dal
« corpo non può avere nè salute, oè vita;
« poiché Gesù Cristo è salvator del stto
« corpo: salvator est corporissui (Ephes.
tt 8). Assai spesso ancora la Chiesa nelle
ic S. Scritture è chiamata casa, tempio,
« città, regno di Dio ; ma niuno può cer« taraente salvarsi fuor della casa e del reti gno di Dio.....Dunque non può salvarsi
« nè il luterano, nè il calvinista, nè il
« presbiteriano nè il valdese, finch’egli
« durando nella sua setta, se ne sta fuori
« della Chiesa {Cattai. N” 842).
— E sono queste, o signor Cattolico,
tutte le prove scrilturali ( ricordatevi
ohe di tali prove vi abbiamo richie.sto, da
che tutte le citazioni dei Padri anche i
più venerandi, agli occhi nostri non le
possano valere) che v’ è riuscito di trovare
a sostegno della vostra tesi?
Se cosi è — e cosi dev’essere poiché
non dobbiamo supporre che per farci piacere e per risparmiarci, consentiate a non
far uso di tutte le migliori vostre armi —
bisogna convenir che la Bibbia non fa per
voi, e che è in parte scusata la preferenza
che su di essa siete soliti dare alla tradizione.
In quanto a noi la cosa passa assai diversamente, e sa ci vorrete tener dietro per
qualche istante vi convincerete che la dottrina che difendiamo è cosi radicata nel
l’Evangelo che respingere quella non si
può assolutamente senza respingere anche
questo.
Infatti aprendo ¡1 Nuovo testamento e
cominciando dagli f noi leggiamo
inS. Giovanni, capo HI v. 16, questa magnifica dichiarazione dello stesso Gesù
Cristo : tiPerciocchè Iddio ha tanto amato
t( il mondo, ch’egli ha dato il suo uoigeK nito Figliuolo al mondo, affinché chiun<■ que crede in lui non perisca, ma abbia
« vita eterna ».
Andiamo un po’più oltre, e .sempre dalla
bocca del .Salvatore raccogliamo questa
dichiarazione non meno esplicita della
t( prima : È questa la volontà di colui che
« m’ha mandato, che chiunque vede il l' iII yliuulo, e erede in lui abbia vita etei-na»
(Giov. VI. iO Vedano dichiarazioni afTatto
identiche inGiov. IH. 18; VI. 35, .47; VII.
38; XI, 25, 26)
Seguitiamo qualche capitolo ancora, e
c’ imbattiamo nella magnifica parabola
(Giov. XV) ove paragonasi il Salvatore ad
una vite, cui bisogna che i tralci, cioè i
credenti, sieno uniti perchè facciano fruiti
e non diventino come il « sermento che
si secca ed è gitiato nel fuoco ».
Or in quei vari passi che vi troviamo
espresso? Forse la dottrina che propugnate, che la salvazione sia anzi lutto
inerente alla Chiesa? No davvero; ma
quella bensì, che fondati nell’Evangelo
non cesseremo di propugnare, che sola
cagione efl^iente della nostra salute è
una fede vera di cuore in Gesù Cristo.
Lasciamo gli Evangelii e passiamo al
libro degli Atli degli Apostoli. Presenta
forse queslo libro una dottrina diversa
da quella che ci propone san GiovaHni? Sentite e poi deciderete. Eccoci nella
8
gran nitlà di Filippi, nelle prigioni di
quella eiltà, ove trovansi carcerati due
fra i più valenti banditori dell’Evangelo,
Paolo eSila. Un’improvviso tremuotDche
ha scrollato le fondamenta della prigione,
ha altresi fatte cadere dagli occhi del carceriere le scaglie che lo acciecavano
sulla sua vera condizione; e questi riconosciutosi ad un tratlo peccatore e gran
peccatore, esclama il cuor compreso di
ansia indicibile; «Signore, che mi convien
egli di fare per essere salvato ?» — Oh !
|ier fermo, se mai si offerse all’Aposlolo
un’occasione da dover rispondere schietlamenfe sopra sì grave argomento e dichiararci la vera e sicura via della salvazione, voi converrete con noi abbia dovuto
esser questa. Or bene che risponde egli
in momento tanto solenne? Rimanda egli
il carceriere alla Chiesa, conformemente
alle vostre leorie? Neppur per sogno.
«Credi al Signore Gesù Cristo, e sarai
salvato tu e la tua famiglia, ( Atti XVI ).
Ecco la via di salvazione che gli vien additata da S. Paolo!
Le Epistole sono così ripiene di dichiarazioni nel medesimo senso, che non potendo senza che il nostro catechismo riesca
un piccolo volume citarvele in disteso, ci
limitiamo ad indicarvi le seguenti: Rom.
III. 22i;V. 1; Vili. 10, H; Calai. 11. Ifi
seg.; III. 2i. 26; V. 5; Efes.: 11.8; III. 17;
Filip. III. 9; Eb. XII. 7. Confrontatele, o
.Signor Cattolico e diteci di grazia se vi
troverete il benché minimo ^dizio della
dottrina che sostenete, o se non sarà
piuttosto ognuno di quei passi la conferma più luminosa di quella da noi ripetutamente esposta.
Ma, insistete voi, i passi che vi abbiamo
portali ed in cui la Chiesa viene chiamata
Corpo di Crislo, casa, tempio, regno di
Dio, non fanno anch'essi parte della Scrittura? e non meritano anch’essi che se ne
tenga conto ?■ — Sicuro che sono nella
Scrittura; sicuro che ne dobbiamo tener
conto; ma tenerne conto non vuol già
dire farli servire a provare quel che non
provano, ma solo quel che provano realmente. Or che pretendete voi stabilir con
cotesti passi? Che esiste una Chiesa di
Cristo composta di tutli i veri credenti
i quali sono come le varie mendira di
un medesimo corpo a cui è capo Gesù
Crislo ? Se questo è quel che volete stabilire, noi ci troviamo pienamente d’acconlo con voi, essendo una tal dottrina
del lutto conforme all’ Evangelo. Ma
quando da siffatte premesse che sou giustissime, e sotto pretesto che «il membro
distolto dal corpo non può vivere» voi scendete a concludere che non la fede in Gesiì
Crislo, ma l’esser nella Chiesa è causa
efficiente di salvazione, voi non fate niente
più che uno di quei colpi da prestigiatore,
dai quali rimangono abbagliati gli inesperti, ma non mai gli uomini di senno.
Perchè, rispondeteci di grazia o signor
Cattolico-, un corpo di che è egli composto? Non direte voi di membra? Ed una
casa? Non direte voi di pietre? Ed un
regno ? Non direte voi di sudditi ? Perchè
dunque si possa formare un corpo di Crislo, una casa, un regno di Cristo, non
converrà egli che esistano prima membra,
pietre, sudditi di Cristo? E può egli alcuno chiamarsi suddito di Cristo se
prima egli non ha ricevulo Cristo nel suo
cuore? E può egli alcuno aver ricevuto
in sè Cristo, od in altri termini essersi
unito a Cristo, come alla vite è unito il
tralcio, e non reputarsi salvato da quel-
9
rm —
l’intima comuuiooe con Cristo, opera in
lui della fede? il dire che la Chiesa è
quella che fa i credenti e non i credenti
che fanno la Chiesa, non è egli dire in
altri termini che non le pietre buone
fanno buono e durevole l’edilìzio, ma
l’edifizio fa le pietre esser buone ? E
uon è questo un grande assurdo ?
Lungi dunque che sia la Chiesa, come
la pretendete, o signor Cattolico, la causa
eflìciente della nostra salvazione , gli è
in quanto saremo salvali per mezzo della
fede in Gesù Cristo che potremo far parte
della Chiesa e diventar membra di quel
corpo di. cui Gesù Cristo è Capo ; (alchè
se il vosiro asserto si limila a questo:
ch’egli è impossibile, moralmente impossibile, assolutamente impossibile che chi
è salvato non faccia parte della Chiesa,
non sia membro del corpo di Cristo, noi
consentiamo intieramente con voi. Solo
ci rimarrà da stabilire quale sia la Chiesa
meritevole di un tanto onore, e questo,
.se lo permetterete, sarà la materia di un
prossimo articolo.
IN TOSCANA,
Continuazione della Sentenza contro
Francesco e Rosa coniugi .Madiai.
(V. il niim. 32J.
Che nella casa di detti coniugi Madiai
furono assicurate non solo diverse copie
di dette Bibbie; ed altre in lingua inglese
e libri di Preghiere ad uso degli Eterodossi, ma inoltre vari opuscoli della ste-^sa
indole, e quesli anche in più copie.
Che Francesco Madiai profittando dell’npportunità che ali 'ommihislrava l’eser
cizio in lingua francese che faceva fare
ad un giovinetto di sedici anni, si studiò,
sebbene senza eiTetto, di distaccarlo dalla
Fede Catlolica cercando di persuaderlo
che questa era falsa e offrendogli unitamente alla moglie una copia proibita
della Bibbia in francese, ed italiano.
Che anche con altri In stesso Francesco
Madiai tenne discorsi direlt'k ad insinuare
la preferenza che meritava sulla Cattolica
la Religione della « Evangelica >i, consigliando a non dare ascolto agli insegnamenti dei Sacerdoti, riprovando il culto
della Beata Vergine e dei Santi come
idolatria, e deridendo in specie la pia
costumanza di tenere il lume acceso avanti
In sacra immagine della prima.
Che con due donne, le quali andavano
per mercede a prestare ai Madiai servigi
domestici, e con una terza che con loro
convisse come donna di servizio per circa
otto mesi dal dicembre 1850 in [loi, i
coniugi Madiai esternarono manifestamente la loro intenzione di indurle ad
abiurare il cattolicismo per abbracciare
la religione del puro Vangelo, tenendo
con luti' discorsi e lettiire dirette a screditare il Clero Cattolico e la Dollrina dal
medesimo insegnata, particolarmente sul
Purgatorio, negandone la esistenza; sul
santo sacrifizio della Messa dicendolo invenzione dei Preli, e impugnando la
presenza reale nell’Ostia consachata;
sull’inlercessione per mezzo della Beata
Vergi.ne M.4RIA e dei Sa.nti qualificandola
per impossibile e ontosa a Dio; suirautorità del sommo Pontefice disconoscendola;
sulPosiervanza delle feste olire Je domeniche, e sulla morlificazione consisteDle
nell’astenersi da alcuni cibi dicendoli
ritrovati di uomini peccatori ; sul Sacra-
10
iiienlo della Comunione, e sulla confessione
sacramentale asserendo male intesa ed
eseguita la prima, perchè non vero il'
trasmutamento del pane e del vino, e
perchè questo non doveva ai Laici denegarsi, e riprovando la seconda perchè
fatta agli uomini e non a Dio.
Che con una di tali donne più attempata ia ((uale.sosteneva la discussione in
siffatte materie, i loro sforzi riuscirono di
niuno effetto. •
Che sull’alfra più giovine assai bisognosa e quasi idiota, allettata da sussidii
pecuniari e dalle continue istruzioni accompagnate anche dalla consegna di libri
adatti al loro intento, produssero l’effelto
di gravi dubitazioni sulla propria fede.
Che sulla terza giovinetta poco più che
ventenne e sprovvista d’istruzione religiosa, produssero l’effetto dell’ abbandono
della propria Religione per adottare quella
professata dai suoi padroni.
Che alla medesima i coniugi Madiai si
dettero cura d’insegnare e fare insegnare
a leggere, per renderla capace ad intentendere i libri che poi le somministrarono,
cioè la Bibbia tradotta dal Diodati ed altro
intitolalo; «libro delle preghiebe cojiuNi» stampato a Londra nel 1848 dalla società per la promozione della scienza Cristiana, nel quale si trovano registrate
quelle stesse massime e dottrine dalla
Chiesa Cattolica condannale, che verbalmente spiegavano, e segnatamente
che l’esistenza del Purgatorio e il culto
delle immagini sono folli invenzioni, che
nel Sacramento dell’ Eucaristia non si
verifica la transustanziazione, ed altre di
consimile notoria eretica pravità di sopra
indicata.
Cbe la stessa fanciulla, ammessa alla
letlura della Bibbia, che in comune si
faceva e si commentava nel modo già
detto, abbandonò le pratiche del culto
Cattolico; si disfece per obbedire alle
ingiunzioni della Madiai che 1’ appuntava di idolatria, deirabitinoedellecorone
che possedeva; partecipò, per due volte,
condottavi dalla Madiai, alla comunione
fatta da loro in commemorazione dell’ultima cena, e non si ravvide del suo errore
se non quando ricondottasi alla casa paterna per pochi giorni e seco portala la
Bibbia italiana , fu per meezo del reperimento di questa discoperto il suo traviamento.
Che le premure e l’impegno dei Madiai
per indurre altri nelle loro credenze religiose mediante numerose e frequenti
riunioni nella loro casa, e mediante la
diffusione cbe essi facevano di libri ed
opuscoli perniciosi tanto nella città che
in campagna, si divulgarono, e produssero tale scandalo pubblico che il parroco
locale si credè in dovere di darne avviso
alla superiore autorità ecclesiastica ed
alcuni che avevano con essi relazioni indiflerenti si astennero dal frequentarli.
Che i coniugi Madiai impugnando che
nella loro casa si tenessero adunanze
settarie convengono soltanto della riunione
in essa di pochi amici per attendere alle
pratiche della religione da loro nuovamente abbracciata, e concordando l’apostasia di quella giovine che fu al loro
servizio, sostengono d’aver la medesima
ciò fatto spontaneamente e non a loro
insinuazione.
Che ciò nonostante nè colle loro impugnative, nè coi testimoni indotti alla pubblica udienza sono riusciti a distruggere
i fatti loro dall’accusa obiettati.
11
— su —
Che Francesco Madiai sofl'ic hi carcere
per dependenza deH’aUual procedura dal
dì 26 agosto I80I, e liosa Madiai dal ili
27 dello stesso mese cd anno.
Proposte le questioni ai termini del
l Articolo 487 delle DD. e II. de’ 9 novembre. 1838.
Attesoché quanto ai coniugi Madiai,
ai quali si dava debito di Empiet.V commessa per mezzo di Proselitismo, compariva estraneo alla (¡iiistione (uttociò
che riferivasi alla liberlà di conscienza ed
alla tolleranza religiosa, perchè la prima
,non riceve offese allorché i Cittadini sono
richiamati a render conto dei soli atli
esterni ; e la seconda si tutela, non si
conculca, quando si mira ad impedire
che allri sia indotto con seduzione ad
abbandonare la Religione che professa.
Attesoché per questo appunto le Leggi
penali coerenti al volo dei più schiarili
Scriltori ravvisino nel Proselitismo un
delitto civilmente imputabile.
Attesoché mentre nel concreto per le
premesse resultanze di fatto sia innegabile
che i coniugi .Madiai si adoprarono in più
e varie occasioni e con persone diverse, •
ed anco con elletto a far proseliti alla
Religione da essi novellamente abbracciata
restava soltanto a vedersi se in un tal
fatto concorressero gli estremi voluti dall’art. CO della legge de’ 30 novembre 1780,
per !’ applicazione della sua sanzione,
penale;
Attesoché l’estremo del doto in sifTatlo
delitto ricorra ogni qualvolta la intenzione
dell’agente è diretta ad accrescere le (ile
dei dissidenti in pregiudizio della lleligione dello Stato, — e ((uello del danno,
secondo le cose oggimai stabilite dalla
nostra Giurisprudenza, si veriPichi sempre
chi) i fatti, couiuiu|ue nou corainessi in
luogo pubblico, siano avvenuti alla presenza di più persone, siansi estesamente
divulgati ed abbiano ingerito uu grave
scandalo.
Dichiara constare di Empietà commessa
dai Coniugi Francesco e Uosa .Madiai per
mezzo di Proselilismo alla così delta Co.nFESSIONE Evangelica 0 del puho Vangelo, in danno ed onta della Religione
Cattolica dominahtc nel Granducato, nel
tempo nel modo e colle circostanze di
sopra enunciate.
Ed attesoché ii delitto di Empietà per
via di Proselitismo sia contemplalo manifestamente neirullima sede dell’art. CO
della Patria Legge de’30 novembre 1786,
e venga represso con pena non mai inferiore a quella esemplare; la quale, avuto
riguardo a tutte le circostanze del caso,
compariva giustamente proporzionata nel
secondo suo grado, rappresentato in virtù
delle successive Patrie Leggi dalle specie
e (luantità infrascritte di pene.
Attesoché alle deduzioni della Difesa
sia stato opportunamente risposto colle
premesse proposizioni di fatto, e considerazioni di dirilto.
Visti per ciò gli art. CO della i.eggc
del 30 novembre I78C; 1. 4. 0 ii. del
Decreto de’4 marzo 184!), confermalo
dall'altro del 5 maggio successivo, e 34.
e 35 del Regolamento di Polizia de’ 22
ottobre 1849, e l’art. 51 del Regolamento
del 22 novembre 1849 e55 della suddetta
Legge de’ 30 novembre 178C ecc.
Condanna i Coniugi Francesco del fu
Vincenzo .Madiai, e Rosa del fu Stefano
Pulini alla pena, il primo di mesi 5C di
reclusione nella casa dei lavori forzati
di Volterra, e la seconda alla pena di
12
mesi ■io di Ergastolo, computabili quanto
all’uno dal dì 26noveml)re l8Sl e quanto
all’altra dal di 27 dello stesso mese,
ed anno. — E li condanna solidalmente
nelle spese della procedura, e del giudizio
che tassa in L. 200.
Ed espiala che abbiano la pena come
sopra loro inflitia, li sottopone inoltre
alla vigilanza della Polizia per anni 5,
Così giudicato, e pronunziato alla pubblica udienza del dì, mese, ed auno che
sopra dalla Camera suddetta composia
deU’lllmo sig. cav. Consigliere di Stato
Niccolò Neiìvini Pre.iidente, e degli lllmi
sig. Cons. Giuseppe Gilles, —cav. Raffaello Cocchi, — Luigi Giacchi, — Luigi
Pieri, —- e Giuseppe Zanetti. — P. SajiDnTìM.i Coadiutore.
Ecco un documento di cui speriamo
rlie XArvionia non mancherà di valersi a stabilire la favorita sua tesi
AcW'intolleranza protestante opposta
alla tolleranza cattolica !
Ma vogliono sapere i nostri lettori
come venisse quella barbara condanna
accolta dalla signora Madiai tuttoché
donna? Leggano la seguente lettera
scrina (la lei al marito nel frattempo
che passò fra le conclusioni del pubblico ministero e la partecipazione
della sentenza, e poi ci dicano per chi
sentono uel cuore maggiore la pietà
se per i condannati o per quelli che
li condannarono!
Mio caro caro marito
Tu sai se io ti ho amato, e quanto più
ora che siamo stati insieme alla battaglia
del Gran Re!
Siamo stati abbattuti ma non vinti ! Spe-'
ro che per li meriti di Cristo, il Padre
abbia accettata ia nostra testimonianza, e
ehe ci darà la grazia di bere lìuo all’ultinie goceie la porzione di quel calice amaro
che ci è preparato, con rendimento di
grazie.
Mìo buon marito, la vita non è che un
giorno, e un giorno di pene ! Ieri giovani
oggi vecchi ! Ma sappiamo però cbe possiamo dire col vecchio Simeone ; Signore;
Ora, ne manda il tuo servitore in paoe,^
posciachè gli occhi nostri han veduta la
tua salvazione.
Coraggio mio caro! Lo Spirilo Santo ci
ha data la grazia di far conoscere che
quel Cristo carico di obbrobrii, calpestato
e ingiuriato è il nostro Re, il nostro Salvatore; e poi per la sua santa luce e potenza ci siamo messi a difendere la Santa
croce col Cristo spirante, ricevendo i suoi
obbrobrii per più partecipare della sua
gloria.
Non temere se la sentenza sarà forte;
Dio che fece cadere le catene a Pietro e
apriva le porte della prigione, non dimenticherà nè anche noi!
Stadi buon’animo, rimetllamoci interaramente a Dio, fummiti vedere lieto come,
spero per la medesima grazia, vedrai me.
Ti abbraccia di cuore.
La tua mogtii'
Rosa Madiai.
]VOTlXIE RElilGlOSE
Torino.—Un sincero cattolico fa nel\’Armonia appello alla borsa dei Pienion-
13
tesi per l’offerta alla gran Vergine della
Consolala di un vaso sacro (sic), di un
arredo, ud un quid simile ailiiie di ottenere l’accordo del nostro governo (sic)
colla S. Sede, ed un termine e riparo
(sic) a tanti scandali, guai, e pericoli di
perder la fede ecc. Se non è questo un
aliusare alla medio evo della religiosità o
credulità de’popoli qual mai sarà?
Ge>ova. — (Ìltre l’apparizione della
vergine della Salette aufentirata dall’affermazione del ve.scovo di Grenoble, cd
oltre gli occhi mollili della Madonna di
Rimini omai legalmente dimostrati tali da
un volume di testimonianze vendibile al
prezzo di 30 baiocchi a Bologna, abbiamo
sul Cattolico un terzo miracolone di s.
Francesco di Paola, che per fare dispetto
a una donna indiviita del nuovo mondo a
Lima, raddrizzò istantaneamente le gambe a certo Pietro Carabassa, nativo di Firenze, quando era ancor giovinetto di ii
anni, e capitato, non si dice come, io
così lontani paesi; ed ultimaineDte ha restituito al medesimo, venuto a Genova e
da quattro anni cieco, la vista per mezzo
d’un paio d'occhiali (reliquia del Santo) applicatigli sul naso da) P. Correttore dei
Paolotti. Il fatto non ammette dubbio, perchè il fortunato sig. Carabassa che per
beu due volte è riuscito a farsi cosi ben
curare da uu uietiico, che quando abitava
iu questa misera vita non era mai stato
altro che un frate , l’hanno veduto a Genova recarsi con un moretto vestito in
livrea (sic) al solenne triduo nella Chiesa
dei Paolotti terminato il giorno 13 del
corrente. Kcco leggende pubblicate per
verità da uon dubitami: in pieno secolo
XIX!! qual maraviglia che se ne pubblicassero tante nella crassa ignoranza del
medio evo, quante se ne leggono tuttavia
iu queirenorme romanzo dell'.-tcìa Sanctorum dei Uollandisti??
Svizzera. Leggiamo nell’-lMnir di Ginevra che Antonio .Monastier ha abbandonato questa vita di travaglio e di prove
il 1“ maggio in età di 78 anni compili.
Egli era nato nelle valli del Piemonte, e
fatti i suoi studi a Losanna , passò nel
cantone di Vaud, ove ricevette l’imposiziou delle mani, ed esercitò il pastoral
ministero, e attese alla isiruzion letteraria
della gioventù. Negli avvenimenli del
18i3, sottoscrisse la petizione del 6 maggio al Gran Consiglio in favore della libertà religiosa, come pur sottoscrisse la
memoria al tiiedesinio effetto indirizzata
a quel corpo dall’asscmblea dei pastori
riuniti a Losanna il 20 maggio. Appena
fu perduta la causa dolla liberlà religiosa,
dette la sua dimissione dalla carica di
Pastore, e a|)pllco l’animo a scrivere la
storia della Chiesa Valdese, e dei Valdesi
del Piemonte, cbe è stata poi pubblicata
in due volumi dalla Socielà dei libri religiosi di Tolosa. Cuor semplice e leale,
amante del prossimo, padre di famiglia
esemplarissimo, cristiano umile e servizievole, non conobbe passioni d’orgoglio,
e nella sua mortai carriera attendendo a
servire il Signore Iddio, da servo fedele
di Gesù Cristo seppe anche sempre meritarsi l’affezione di quanti lo ebbero a trattare. La morte uon lo ha nè atterrilo nè
sorpreso, perchè visse sempre occupalo
della sua eterna salute nella fede intima
nel suo divin Salvatore.
Madagascar. La regina non è morta
come annunziarono diversi giornali. Le
missioni evangeliche dei Protestanti sono
sempre sotto la più fiera persecuzione.
14
Anche uliimamente dioiotto dei nostri,
sono caduti martiri sotto il ferro di quei
fanatici pagani.
CRONACHETTA POLITICA.
Torino. La nuova legge sul contratto
civile dei luatrimonio è stata acremente
combattuta dai signori deputati Pernigotti, Despine, Angius, Menabrea coi soliti argomenti che sono comuni a tulli
i declamatori, che esagerano sempre al di
là d’ogni termine i pericoli di qualunque
nuova istituzione anche ottima, quando
non entra nel giro delle proprie loro idee.
AH’udirli, la religione e la socielà stanno
sempre lì lì per cadere in rovina, se per
poco non si ascoltano le loro ammonizioni
e i lor consigli. Parlarono tulli con enfasi
da teologi e da sagrestani, ma non dissero una parola nè da fiiusofi, nè da politici, e molto meno da giureconsulti. Difesero all’incontro lalegge con molto calore
e s'enno i signori deputali Turcolti, Asproni, Brofferio, Bobecchi, e il ministro
Boncompngni.
In mezzo a questi due opposti partili,
se ne insinuò un terzo rappresentato dai
signori Deforesta, Ravina, Galvagno, e
Balbo, che volevano decampare l’urgenza
e pigliar tempo a discutere la legge come
molto imperfetta e bisognosa di assai correzioni. Il relatore Sineo conquise assai
trionfantemente queste opinioni, ma il
sig. Balbo così dotto dì storia, parve dimenticasse un momento se stesso e il suo
sapere volendo cambiare in rito religioso il
matrimoijio che è vincolo d’ogni civil società. Gli apprestò subito una lezioncina
opportuna di drillo il sig. Boncompagni,
e messa ai voti la proposta sospensiva
del Balbo fu rigettata; e mantenutasi la
urgenza, fu dichiarata chiusa la discussione generale. Ora si passerà a discutere
la legge articolo per articolo.
— Questa mane 1. luglio S. M. il Re
ha passato in rassegna sulla piazza d’armi
tutle le forze componenti la guarnigione
di Torino. Vi presero pjPrte le batterie di
campagna giunte espressamente dalla Veneria Reale.
— Camnadei deputati. — Tornata del
1“ luglio. Presidenza Benso. — Prima
che si aprisse la discussione particolare
del progetto di legge che regola il matrimonio, il deputato Spinola prese la parola per fare una dichiarazione. Egli protestò che avrebbe vot«to contro il progetto che sembragli incostituzionale. Una
serenata di confusi clamori accolse questa
dichiarazione.
Si diè quindi principio alla discussione
degli articoli, e sul primo di essi parlava
il deputato Deforesta, proponendo un
emendamento ed annunciandone una lunga
serie da sostituirsi ad altri articoli della
legge ; ma il minislro Boncompagni fece
osservare che se si adottassero si cambierebbe à diriltura di sislema, abbracciando quello della legge francese, la
quale non tiene conto alcuno del sacramento. Propose adunque il minislro che
la Camera si attenesse al sistema da esso
proposto, siccome più conveniente al
senlimenlo religioso che regna in Piemonte. L’emendamento Deforesta fu rigettalo e i due primi articoli furono senza
variazione alcuna adottali.
Una variazione proposta dalla Commissione all’arlioolc 5“ divise queslo in 2 ar-
15
— bis —
ticoli, cominciando il quarto dall’alinea in
cui dicevasi, che la perpetua impotenza
esclude il consenso e che ora è espresso
in altri termini, cioè: esclude il consenso
la riconosciuta incurabile impotenza.
Venne quindi l’art. 4“ ora articolo S»,
al quale proponeva un’aggiunta il marchese di Cavour, con cui era data facoltà
al Re di autorizzare il matrimonio tra aftìni, negato da questo articolo.
Il deputato Galvagno appoggiando questa proposta, pregò il preopinante a rimandarla alle disposizioni generali, raa dopo
approvati i susseguènti articoli 6 e 7, si
riprodusse dal deputato Brofferio la stessa
questione sul articolo 8°, credendo utile
di inserire in esso quella disposizione.
Stante l’ora tarda si mandarono gli emendamenti alla Comimissione acciò ne faccia
rapporto domani.
— Vennero approvate dal Senato nella
odierna tornata la legge [>er la leva di lOm.
uomini, colla protesta che sia provvisoria,
e la legge che autorizza la riforma dei
bassi uffiziali e soldati.
Regno Lombardo-Veneto. Molti arresti
polilici sono stati fatti a Mantova ed alcuni
a Brescia e a Verona. Pare che sieno con•
segueuza di alcuni indiai raccolti da carte,
che il console austriaco di Genova avrebbe
trovate tra gli effetti di un emigrato lombardo morto ivi ultimamente.
Boha — La reazione qui più che in alcuna altra parte si è mostrata senza freno
è senza pietà. Ha punito fin anche per
delinquente l’età che per legge è incapace
a delinquere. Il sig. Giuseppe Luccarelli
romano, giovine di appena 15 anni, impugnò Tarmi in difesa della romana repubblica. Dopo la ristorazione del governo
clericale erasi rifugiato a s. Marino. Di là
fu strappato per ordine del cardinale Antonelli a viva forza, c carico di catene
espulso dai conGni dello Stato romano.
Venne in questa terra ospitale del Piemonte, raa troppo tardi. Il male cagionalo
da tanti strazi lo avea internamente già
roso, ed ha dovuto soccombere il decorrente. È stalo accompagnato al cimitero
dai membri della società dell’emigrazione
italiana, ed il segretario della medesima,
che è un deputato della Costituente di
Roma, ha recitato sulle spoglie esanimi
dell’innocente vittima un elogio, il cui
suono speriamo giunga a disacerbare l’affanno dei cadenti genitori, che gli sopravivono in Roma con una sorella che era
inconsolabile per l’assenza del fralello.
Ecco a qual sorte sono esposte le famiglie cristiane sollo un governo ecclesiaslico !
Bologna. La gazzetta registra fucilazioni di assassini scoperti e giudicali dal
governo Austriaco sollo nome di governo
railitare e civile di questi paesi, e nel
tempo stesso racconta sontuose feste date
nel palazzo Apostolico da un monsignore
che anche s’intitola capo del governo railitare e civile. Quale sarà dei due il vero
governo ?
16
Peiiugia. Atiehe qui sotto gli occhi del
delegato del papa è stalo condannato e
fucilato dagli Austriaci un doraenico Capanna, contadino, per omicidio.
Francia. Jl 28 giugno il Presidente
della Repubblica ha spedito il suo Messaggio al Corpo legislativo, ringraziandolo
della atlivilà mostrala nella sessione del
1852 cbe stava per'chiudersi. Conchiude
rallegrandosi che — v’ha in Francia un
governo animalo dalla fede e dall’amore
del beue, che riposa sul popolo sorgente
d’ogni potere, sull’esercito sorgente d’ogni
forza, sulla religione sorgente d’ogni giustizia.
— Leggiamo iu una corrispondenza :
R mondo polilico e diplomatico si è
commosso più di quello si crede per gli
incidenti del Corpo legislativo.
Ècco ciò che io sento ripetermi intorno.
La Costituzione ha abolito in Francia il
regime parlamentare; essa non ha lascialo
sussistere la discussione che in ciò che
concerne'gli affari di finanza. Il Corpo
legislativo attuale abdicando volentieri
ogni pretesa all’antica liberlà della tribuna, ha preso nondimeno sul serio la
sua missione finanziera che gli è stata
lasciata. La maggioranza, la grande maggioranza si considera su questo punto
come l’erede degli antichi Stali generali.
È una prerogativa che non abbandonerà.
Non|si potrebbe dire con esattezza a questo
proposito quali saranno le intenzioni del
Presidente. Opinioni violenti e starei per
dire audaci si esprimono inforno a lui ile
ho intese io), ma mi affretto di dire che
/inora gli animi prudenti l’hanno vinta.
Essi non temono d’esprimere aitamentc
quanto sarebbero grandi i pericoli d’una
dittatura esagerata.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
UEGULA FIDEI
Un bel Voinmetto in-8" piccolo
di png'ine %44.
Prezzo Ln. 1 25.
Trovasi presso L’Ufficio del Giornale
e Presso i Principali Librai.
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tutto franco.
I Librai delle Provincie potranno rivoigerc le
loro domande ai Cugini Pohba Editori-librai in
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Torino, — Tip. Sot. di A, Pons c C.