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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Í. ; VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
ANNO 3 - NUMERO 21
LA CRISI DEL MEZZOGIORNO
UNA PIOGGIA
DI MILIARDI
GIUSEPPE PLATONE
Mf
E in arrivo una pioggia di
miliardi sul Sud: centomila, per l’esattezza. Questa è
infatti la proposta recente del
ministro del Bilancio per rilanciare il Sud Italia, ma non
credo che una pioggia di miliardi possa far rifiorire una
situazione come la nostra,
fortemente degradata. Anzi,
rischia di soffocarla ulteriormente con l’assistenzialismo,
il passivismo e l’ideologia del
mungere lo stato, tutti atteggiamenti che sono tra i mali
peggiori della Sicilia. Il decreto legge, teso a elargire al
Sud centomila miliardi, suona
anche come un gesto riparatore, quasi un risarcimento
del Nord per il degrado in cui
il Sud è scivolato in questi
decenni di emigrazione e
mancato sviluppo. Se non ci
saranno correzioni volte a incentivare la produttività e
l’occupazione, ancora una
volta lo stato si presenterà
con la faccia del padre-padrone che da un lato bastona (vedi la militarizzazione del territorio) dall’altra crea nuove
condizioni di ingiustizia attraverso una falsa ricchezza piovuta dall’alto che produce
inevitabilmente corruzione e
nuova violenza.
Il primo problema da affrontare è quello di risanare il
tessuto sociale dalla criminalità organizzata e dalla mentalità mafiosa. Infatti i crimini non si combattono solo
con la repressione ma con
l’occupazione, non solo con
l’esercito ma con una scuola
efficiente, con servizi sociali
attivi sul territorio (e non solo
sulla carta), con la presenza
di uno stato che è promotore
della rigenerazione sociale.
Sotto quest’ultimo aspetto io
non vedo grandi progressi:
dopo la grande ondata emotiva a seguito dei massacri in
cui perirono uomini simbolo
della lotta alla mafia, c’è un
ritorno all’indifferenza segnata anche da un parziale ritiro dei collaboratori di giustizia, i cosiddetti «pentiti».
Siamo entrati di nuovo in una
fase a rischio per una ripresa
dell’azione criminale.
C’è anche un problema culturale a cui vorrei accennare,
almeno dal punto di vista religioso. La mentalità dominante popolata da un universo di
santi e madonne segna una
distanza dalla semplicità del
messaggio evangelico: Dio
infatti è lontano e si presenta
sempre e solo come Provvidenza incomprensibile e inafferrabile. Ai bisogni quotidiani è più vicina e funzionale la
madonna con tutto il suo carico di dolore (le lacrime addirittura di sangue!); e ancor
più vicini sono i santi. In effetti, anche il più piccolo paese dell’entroterra ha il suo
santo protettore che, come gli
dei deìl’antichità, tutela il ter
ritorio e gli interessi personali
di ogni famiglia. I santi, da
secoli, sono costruiti ad immagine e somiglianza delle
popolazioni che li venerano.
Il problema non sta tanto nelle cerimonie religiose in sé
che hanno, così notano alcuni
sociologi, una forte carica positiva di aggregazione, ma per
il messaggio che trasmettono.
Il ricorso alla vergine o ai
santi in particolari circostanze
della vita significa che la soluzione dei problemi è affidata ad un universo magico e
lontano. Il «patrono» è il padrino della situazione a cui
nulla sfugge e che può fare il •
bello e il cattivo tempo. Questa religiosità pagano-folcloristica è funzionale al mantenimento dello «status quo»: i
personaggi e i luoghi sacri
(150 santuari in Sicilia) delle
tradizioni religiose rispecchiano la storia e l’identità
culturale di un popolo. La dimensione religiosa magicoesoterica soffoca il nucleo autentico del messaggio evangelico che resta sommerso
dalle varie forme di paganesimo e di folclore senza le quali (sia detto senza polemica) il
cattolicesimo perderebbe i
suoi vasti consensi popolari.
Non è un caso che in questa
cultura diffusa il protestantesimo non abbia avuto grande
SEGUE A PAGINA 7
L'episodio della peccatrice fa riflettere sull'aridità e sull'arroganza religiosa
^accoglienza della Grazia supera le frontiere
_____________VALDO BENECCHI ___________
«Costui, se fosse profeta, saprebbe chi
e quale sia la donna che lo tocca; perché
è una peccatrice»
(Luca 7, 39)
Gesù va a pranzo a casa del fariseo
Simone. Ha molto criticato i farisei,
ma fra di essi ha vari amici. Nella casa fa
irruzione una donna «peccatrice», una
prostituta; Simone muove una dura critica a Gesù perché accetta l’omaggio di
quella donna: egli è un severo religioso
abituato a tracciare delle frontiere e chièdere a Dio di osservarle e lei si collocà
oltre ogni frontiera. Un sacrilegio, una
profanazione.
Gesù racconta la parabola del creditore
e dei debitori in cui fa notare l’inutile distinzione che il fariseo opera fra le proprie colpe (poche) e quelle della donna
(molte): ambedue hanno ugualmente bisogno della grazia di Dio. In questo brano Gesù ci parla dei nostri rapporti con
la sua grazia, dell’accoglienza che le riserviamo. Possiamo immaginare l’orgoglio di quel fariseo che invita alla sua tavola una personalità ormai molto nota
anche se molto discussa: il rabbi Gesù di
Nazaret. Per l’occasione Simone avrà invitato anche i suoi colleghi con le loro
eleganti signore. Lo immaginiamo lusin
gato dalla presenza del rabbi che ha accettato l’invito, ma imbarazzato e irritato
dall’irruzione della peccatrice, dai suoi
gesti scomodi, sconvenienti... Ma dove
crede di essere? Un po’ di contegno,
avranno commentato a bassa voce quelle
eleganti signore: non è oltretutìo decoroso sciogliere la propria capigliatura davanti a un uomo e coprirlo di baci in
pubblico. Il fariseo non capisce che senso abbiano tutti quei gesti di accoglienza,
di riconoscenza e mal sopporta che il
pranzo sia disturbato da questa scompostezza abusiva e profanatrice.
In risposta alla sua indignazione, il fariseo riceve in pubblico quello che avrà
considerato un imperdonabile affronto;
ciò che Gesù dice sull’atteggiamento
della donna, l’accoglienza dei suoi atti di
amore, mettono in evidenza la povertà
spirituale, l’aridità di fede di Simone:
«Simone, possibile che tu non riesca a
comprendere che gli atti d’amore di questa donna sono l’espressione della sua riconoscenza per l’amore e per la grazia di
Dio? Il tuo formalismo religioso, il tuo
impietoso moralismo in cui sei immerso,
ti impediscono di capire la ricchezza della grazia di Dio. Forse vorresti che il perdono di Dio, la sua grazia, di cui tu non
senti il bisogno, fossero distribuiti secondo i tuoi criteri. Non è che per caso la
grazia di Dio ti disturba? Se non ci fosse
ti sarebbe evitato l’imbarazzo della riconoscenza, non avresti assistito ai gesti
sconsiderati di quella donna che esprime
la propria riconoscenza senza misura come è senza misura l’amore di Dio. Sei
così ingessato nella tua religiosità formale, sei così incagliato nelle secche dei
tuoi principi morali!».
La buona notizia che risuona è che la
grazia di Dio è offerta a ogni donna, a
ogni uomo; a tutti è offerto in abbondanza il perdono grazie a quell’evento folle
e scandaloso che è la croce di Cristo. Il
pasto organizzato dal fariseo non è un
segno di comunione e di condivisione,
ma di separazione, di arroganza religiosa. Egli crede di aver fatto il proprio dovere solo perché ha invitato Gesù a sedersi alla sua tavola, ma non sa ricevere
l’essenziale: la grazia di Dio. Simone
non riceve la grazia, ma la sua arroganza
religiosa riceve il colpo di grazia; la donna peccatrice viene indicata come colei
. che sa ricevere la grazia e il perdono di
Dio. Questo pio e zelante religioso che
sa celebrare dei riti e osservare dei principi, che pretende di fissare dei confini
all’opera di Dio, non sa accogliere la
grazia di Dio, non sa vivere per grazia.
Non sa cosa sia l’amore di Dio e per
questo non sa amare, non sa godere pienamente della gioia della comunione,
della fraternità, della riconoscenza.
Scuola in Francia
La Riforma è
«fuori corso»
sparirà dai programmi scolastici francesi lo studio della
Riforma protestante? E quanto sembra risultare dai progetti di programmi per la
«seconde» (1° anno del triennio conclusivo di scuola superiore), presentati dal Consiglio nazionale dei programmi (Cnp). Il progetto infatti
prevede «di evidenziare i
rapporti tra il movimento intellettuale e artistico e le trasformazioni (economiche,
sociali, politiche, religiose)
che conosce l’Europa (al
tempo del Rinascimento),
senza affrontare però uno
studio dettagliato della storia
di quei due secoli».
La Federazione protestante
dell’educazione (Fpe), presieduta da Jeanine Kohler, ha
immediatamente reagito con
una lettera indirizzata al presidente del Cnp: «All’ora europea, appare increscioso che
il movimento che ha sconvolto l’Europa nel ’500 e forgiato l’Europa <iel Nord venga passato sotto silenzio. Ne
risulterebbe che il protestantesimo sarebbe l’unica delle
grandi confessioni cristiane a
non essere mai studiata nel
secondo ciclo del nostro
insegnamento...». Jeanine
Kohler precisa: «Sopprimere
lo studio dèlia Riforma significherebbe impedire la comprensione della struttura sociale e religiosa di una gran
parte dell’Europa.
D’altronde (...) Lutero e
Calvino rappresentano figure
decisive per capire l’avventura intellettuale in Francia e
le lotte continue a favore della tolleranza, della libertà di
pensiero e della pluralità».
Riuscirà la protesta della Fpe
a convincere il ministro
dell’Educazione, il cattolico
François Bayrou, confermato
nel nuovo governo francese?
Lò sapremo nel prossimo
giugno quando il progetto di
riforma degli studi secondari
verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Assisi: incontro
ecumenico europeo
pagina 2
All’ascolto
DELLA Parola *
Gesù Cristo
promessa e sfida
pagina 6
Cultura
Il sogno del re
di Babilonia
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
Si è svolto ad Assisi il VI incontro ecumenico europeo tra le varie confessioni cristiane
^ecumenismo nel^ora della riconciliazione
Dal 12 al 14 maggio 1995
si è svolta ad Assisi una riunione congiunta del Comitato
centrale della Conferenza delle chiese europee (Kek), e del
Consiglio delle conferenze
episcopali cattoliche europee
(Ccee). L’incontro si situava
nella linea dei cinque precedenti incontri ecumenici europei tra Kek e Ccee, da quello di Chantilly nel 1978 a
quello di Santiago de Compostela nel 1991; la novità stava
nel fatto che per la prima volta si incontravano al completo gli organi dirigenti dei due
organismi, per una sessione
congiunta. Nuovi, tra l’altro, i
membri del Ccee, dopo la
riforma della struttura che ora
prevede che sia composto dai
presidenti delle 33 conferenze
episcopali cattoliche.
L’incontro è stato presieduto dai rispettivi presidenti, il
decano anglicano John Arnold di Durham (Gran Bretagna) e il cardinale Miloslav
Vlk di Praga (Cechia). Presenti all’incontro circa 120
persone: fra queste, una trentina fra cardinali, arcivescovi
e vescovi cattolici, cinque
presidenti o vescovi di chiese
protestanti (il presidente della
Federazione delle chiese
evangeliche svizzere, Rusterholz; il «pràses» della
Chiesa evangelica della Vestfalia, Linnemann; il vescovo
riformato ungherese Hegediis, il vescovo luterano tedesco Demke e quello svedese
Svenungsson) e sei vescovi
ortodossi. Undici le donne
presenti, tutte ovviamente di
parte Kek (fra loro la vicemoderatore della Tavola valdese,
Gianna Sciclone, membro del
Comitato centrale della Kek).
Le chiese evangeliche italiane, invitate dalla Kek a partecipare all’incontro, erano rappresentante da Domenico Tomasetto e Luca Negro, rispettivamente presidente e segretario esecutivo della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).
Al centro dell’incontro è
stata la preparazione della seconda Assemblea ecumenica
europea (Aee 2), dopo quella
promossa da Kek e Ccee a
Basilea nel 1989. L’incontro
congiunto ha formalizzato la
decisione di svolgere l’Aee 2
a Graz (Austria) dal 23 al 29
giugno 1997, sul tema «Riconciliazione - dono di Dio e
fonte di vita nuova». 11 senso
di questo tema è ben illustrato
nel messaggio conclusivo (di
cui pubblichiamo a lato il testo), che Arnold e Vlk hanno
Una veduta panoramica di Assisi
letto durante la celebrazione
conclusiva, svoltasi nella Basilica superiore di San Francesco. Air Aee 2 dovrebbero
partecipare circa 750 delegati
delle varie chiese europee;
istituzioni ecclesiastiche e civili a Graz e in Austria hanno
già assicurato un finanziamento di 2,5 miliardi di lire,
per coprire i costi dell’Assemblea. Un documento di lavoro
in vista dell’Aee 2 è già disponibile in tedesco, inglese,
francese e russo, e sarà tradotto in italiano a cura della commissione per la Aee 2, recen
temente nominata dalla Fcei.
Il tema della riconciliazione è
stato affrontato ad Assisi attraverso una serie di testimonianze sulla situazione ecumenica in Europa, a partire
dalla prospettiva di chiese di
minoranza (cattolici in Scandinavia ed ex Unione Sovietica, protestanti in Austria, Belgio e Slovacchia), e attraverso
due relazioni teologiche. Per
il teologo polacco Waclav
Hryniewicz, docente all’Istituto ecumenico dell’Università cattolica di Lublino, la riconciliazione fra chiese può
L'intervento del cardinale Piovanelli
al culto nel tempio valdese di Firenze
Il saluto del vescovo
«Un saluto fraterno nel Signore nostro Gesù Cristo da
parte mia e della chiesa affidata alle mie cure a tutti i fratelli e le sorelle qui radunati, particolarmente a quanti mi
hanno invitato e accolto.
Un saluto e un ringraziamento. Anche perché questo
momento è un momento di gioia. Diceva il teologo pastore
Dietrich Bonhoeffer; “La presenza fisica di altri cristiani è
per il credente fonte di incommensurabile gioia e fortificazione. Chi può godere di una vita cristiana insieme ad altri
cristiani glorifichi la grazia di Dio dal più profondo del
cuore e ringrazi Dio e riconosca che è grazia, nuli’altro
che grazia se oggi possiamo vivere in comunione con i fratelli cristiani’’.
Nelle chiese cattoliche oggi si proclama quella pagina del
Vangelo di Giovanni che riporta le parole del Signore Gesù:
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli
altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli
altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se
avrete amore gli uni per gli altri” (Giov. 13, 34-35).
Il Màestro ci ha assegnato un compito che è al di sopra
delle nostre forze, ma insieme ci ha promesso quello Spirito che ci condurrà verso la pienezza della verità. Questo
Spirito di unità e di pace, che crea in noi l’inquietudine di
essere come siamo e genera in tutti il dinamismo del “già”
e “non ancora”, chiedo per quanti partecipano a questo
culto ecumenico».
avvenire solo se affianca
aH’ecumenismo «della mente» un ecumenismo «del cuore» fondato su un «ethos della
compassione» e su una «kenosis», ovvero «svuotamento»: «Uno speciale dovere dei
teologi di oggi è quello di
chiedersi che cosa le chiese
devono fare per rinunciare a
tutto ciò che diminuisce la loro credibilità, la loro onestà
ecumenica e la possibilità della riconciliazione - ha detto
Waclav Hryniewicz -. Bisogna rinunciare a tutto ciò che
non serve all’opera di riconciliazione; le nostre chiese devono abbandonare le loro pretese massimaliste: una riconciliazione durevole non può
consistere nel ritorno di una
chiesa all’altra. La ri-conciliazione e la ri-unione sono possibili solo riconoscendosi reciprocamente come chiese sorelle all’interno di una comunione di chiese». Hryniewicz
ha concluso riprendendo l’appello di Jacques Delors per la
ricerca di un’«anima» per la
nuova Europa.
Di grande interesse anche la
relazione di Alexandros Papaderos, direttore dell’Accademia ortodossa di Creta, che ha
illustrato il significato biblico
della riconciliazione come
rinnovamento e metamorfosi.
Dobbiamo evitare, ha detto il
teologo ortodosso,, un «trionfalismo della riconciliazione»
finché le nostre chiese non
avranno superato le loro divisioni, prima fra tutte quella
della mensa eucaristica.
Da segnalare, infine, il culto con le chiese membro italiane della Kek, svoltosi domenica mattina a Firenze con
la partecipazione di tutti i
membri del Comitato centrale della Kek e di una delegazione del Ccee. Il culto si è
svolto nel tempio valdese di
via Micheli, con la partecipazione delle comunità battista,
luterana, metodista e valdese
di Firenze, e quella apostolica di Firenze-Prato; nella liturgia si sono alternate voci
evangeliche, cattoliche e ortodosse, mentre la predicazione è stata tenuta dal pastore Domenico Tomasetto (ne
pubblichiamo il testo a pag.
6). Hanno portato il loro saluto, fra gli altri, il cardinale
Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze, il metropolita greco-ortodosso d’Italia,
Spiridione, il presidente della
Kek, decano John Arnold e,
per il Ccee, mons. Elias Vanes, presidente della Conferenza episcopale spagnola.
Conferenza delle chiese europee
Che cosa è la Kek?
La Conferenza delle chiese
europee (Kek) è una comunità di 118 chiese, ortodossa,
anglicana, riformata e vecchio-cattolica, di tutti i paesi
d’Europa. Circa 20 organizzazioni ecumeniche hanno lo
statuto di membro associato:
sono movimenti giovanili,
femminili, organizzazioni laiche, società missionarie e
Consigli nazionali di chiese.
La Kek è una delle otto organizzazioni ecumeniche regionali autonome nel mondo.
Fin dalla sua fondazione,
nel 1959, la Kek ha voluto
essere un ponte tra le chiese
dell’Europa centrale e orientale e quelle dell’Europa occidentale, tra chiese minoritarie e chiese maggioritarie e
tra i cristiani delle differenti
tradizioni confessionali. La
Kek è un punto di incontro
importante per i dirigenti e i
membri di chiesa: incoraggia
e sostiene la riflessione teologica e sociale, opera per la riconciliazione, l’unità e la pace e favorisce la collaborazione tra chiese a livello locale e regionale.
Gli sconvolgimenti politici
avvenuti a partire dal 1989
hanno creato una situazione
nella quale è sempre più difficile per le chiese dell’Europa
centrale e orientale sostenere
le attività della Kek, per via
del deterioramento dell’economia. Questi problemi finanziari gravano pesantemente
sul bilancio complessivo della
Kek che, nell’ottobre 1994, ha
lanciato un appello per costituire un «Fondo di sviluppo e
di compensazione».
Consiglio conferenze episcopali europee
Che cosa è ¡I Ccee?
Il Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee)
è nato verso la fine del Concilio Vaticano II, il 18 novembre 1965. È presieduto
da mons. Mislolav Vlk, arcivescovo di Praga che, tre anni fa, è subentrato al cardinale Carlo Maria Martini,' arcivescovo di Milano.
Il Ccee ha organizzato vari
simposi: «La missione del
vescovo al servizio della fede» (Roma, ottobre ’75);
«Gioventù e fede» (Roma,
giugno ’79); «La responsabilità collegiale dei vescovi e
delle conferenze episcopali
nell’evangelizzazione del
continente» (Roma, giugno
’82); «Secolarizzazione ed
evangelizzazione» (Roma, ottobre ’85); «Gli atteggiamenti
contemporanei davanti alla
nascita e alla morte: sfide per
l’evangelizzazione» (Roma,
ottobre ’89) e altri ancora.
Prima di quello di Assisi, il
Ccee e la Kek avevano tenuto cinque incontri ecumenici:
«Che siano uno, perché il
mondo creda» (aprile ’78,
Chantilly, Francia); «Chiamati a un’unica speranza, in
comunione ecumenica nella
preghiera, la testimonianza e
il servizio» (novembre ’81,
Logumkloster, Danimarca);
«Confessare insieme la nostra fede fonte di speranza»
(ottobre ’84, Riva del Garda); «Venga il tuo Regno»
(ottobre ’88, Erfurt, ex Germania orientale); «Sulla tua
parola. Missione e evangelizzazione in Europa oggi» (novembre 1991 a Santiago de
Compostela, Spagna).
Verso la seconda Assemblea ecumenica
europea (Graz, 23-29 giugno 1997)
Riconciliazione
dono di Dio e sorgente
di vita nuova
Da diversi anni il Consiglio delle conferenze episcopali
d’Europa (Ccee) e la Conferenza delle chiese europee (Kek)
hanno sviluppato un’intensa collaborazione. Insieme abbiamo organizzato incontri ecumenici e promosso, sei anni fa,
a Basilea, un’Assemblea ecumenica dal titolo: «Pace e giustizia». In questi giorni l’assemblea plenaria del Consiglio
delle conferenze episcopali d’Europa e il comitato centrale
della Conferenza delle chiese europee si sono riuniti per una
seduta comune; 120 rappresentanti di tutte le comunità cristiane europee hanno pregato insieme e vissuto uno scambio
di esperienze e di riflessioni. Abbiamo promosso un dialogo
tra le tradizioni cristiane dalla Russia al Portogallo, da Cipro
airirlanda del Nord. Desideriamo esprimere la nostra
profonda riconoscenza davanti a Dio per quest’incontro e
con gioia vogliamo condividerne i frutti.
Nelle ultime settimane abbiamo intensamente riflettuto, in
tutta Europa, in occasione dei cinquant’anni dalla fine della
guerra, sulla storia europea del ventesimo secolo. Questa
storia, alle cui radici appartiene in maniera decisiva la fede
cristiana, è stata segnata in larga misura da ideologie distruttive. Il nazionalsocialismo totalitario ha perseguito il processo di eliminare intere popolazioni, e soprattutto gli ebrei,
ha proiettato le sue ombre su vaste parti dell’Europa con
morte, distruzione ed eliminazione. Il dolore causato dalla
guerra perdura fino ad oggi. La fine della guerra ha portato
la liberazione solo ad alcuni paesi, mentre per altri è sopraggiunta una nuova violenta signoria. Anche il comunismo,
infatti, ha mostrato tratti totalitari e riproposto la tragica vicenda di odio e dolore. Così l’Europa ha sperimentato la
contrapposizione dei blocchi fino a poco tempo fa. Le ferite
di questi anni sono ancora lontano dall’essere rimarginate e
continuano a produrre conflitti e tensioni tra popoli ed etnie.
Le tremende guerre nei Balcani e nel Caucaso mostrano che
la spirale di violenza e ritorsione non è stata finora spezzata.
Su questo diventano più importanti i processi avvenuti di
riconciliazione e di reciproca comprensione, il valore assunto dai diritti umani e dalla democrazia, la creazione di
nuove strutture di pace e giustizia a livello di Nazioni Unite
e di istituzioni europee.
Non vogliamo tacere che anche le chiese sono state spesso testimoni ambigui della riconciliazione, e lo sono tuttora.
Sfiducia e paure reciproche sconvolgono l’esperienza
dell’unità in Cristo e della sua forza liberatoria. A nostra
vergogna, dobbiamo ammettere che persino l’evangelizzazione si è realizzata in parte con la minaccia o l’uso della
violenza, ma in questa situazione ci viene incontro il Cristo
risorto. Come ai suoi discepoli il giorno di Pasqua, egli ci
mostra le sue ferite, nelle quali sono state guarite le nostre
ferite. L’amore fedele di Cristo arriva fino all’annientamento totale della croce. Quest’amore ci è vicino in ogni nostra
debolezza e malgrado la nostra colpa. In lui Dio ci dà la riconciliazione (Romani 5). Come il padre buono, egli si avvicina a ciascun uomo e donna a braccia aperte (Luca 15).
Anzi, se uno fa un solo passo verso Dio, egli gli verrà incontro con dieci passi: egli ci invita a celebrare con lui, con
gratitudine, la festa della riconciliazione.
La riconciliazione è dono di Dio. Essa è sorgente di vita
nuova per noi e per tutto il creato (Romani 8) ma, nello
stesso tempo, la riconciliazione diviene servizio affidato alla chiesa (2 Corinzi 5). Ci vogliamo allora impegnare in
modo nuovo in questo compito. Per questo il nostro incontro di Assisi deve mettere in moto il cammino indicato dal
titolo: «Riconciliazione - Dono di Dio e fonte di vita nuova». Esso avrà il suo apice in una seconda assemblea ecumenica europea, che si terrà tra due anni a Graz (23-29 giugno 1997). Questo cammino vuole promuovere la riconciliazione tra le chiese, le culture e i popoli e offrire un contributo all’integrazione europea. Percorriamo la strada che
ci porterà a Graz nella comunione di fede, di preghiera e di
speranza nel Dio della riconciliazione. Esortiamo tutti i fratelli e sorelle in comunione con noi a preparare questa «assemblea del popolo di Dio» e speriamo che dalle esperienze
ecumeniche a livello locale, regionale e nazionale fioriscano gli stimoli per rincontro di Graz.
11 nostro convegno di Assisi ha mostrato che sono molti i
compiti richiesti per il servizio della riconciliazione, e che
riguardano i seguenti ambiti:
- la ricerca di un’unità visibile tra le chiese;
- il dialogo con le religioni e culture;
- l’impegno per la giustizia sociale, soprattutto per il superamento della povertà, deH’emarginazione e di altre forme di discriminazione;
- lo sforzo per la riconciliazione tra i popoli, soprattutto
per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti;
- una nuova prassi di responsabilità ecologica, specialmente in vista della generazione futura;
- la solidarietà con le altre regioni del mondo.
L’Europa è all’inizio di un nuovo millennio: preghiamo
Dio, affinché venga il suo regno e sia fatta la sua volontà.
Rinforzati dalle profonde esperienze vissute tra noi in questi
giorni ad Assisi, vogliamo rimetterci al suo servizio pieni di
speranza. L’amore e la fede di San Francesco sono per noi
un modello.
Ci siamo messi sul cammino di Graz. Tutti i cristiani
d’Europa sono invitati a percorrerlo insieme con noi.
Dean John Arnold
presidente Conferenza
delle chiese
europee (Kek)
Miloslav cardinale Vlk
presidente Consiglio delle
conferenze episcopali
europee (Ccee)
3
^ , VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
Ut
L’Approfondimento
PAG. 3 RIFORMA
•Intervista a Doriana Giudici, della delegazione italiana a Pechino
Donne al centro del cambiamento
ANNA MAFFEI
II
■
Doriana Giudici, teologa,
sindacalista della Cgil e
oggi componente del Consiglio nazionale dell’economia
e il lavoro (Cnel) è stata inserita nella delegazione ufficiale
dell’Italia che parteciperà alla
Conferenza mondiale di Pechino* (settembre ’95). Le abbiamo posto alcune domande
sul significato dell’incontro.
- Nei suoi interventi durante la consultazione su Pechino ha parlato di un «filo rosso» che percorre e non solo
idealmente le tre conferenze
internazionali del Cairo, di
Copenaghen e di Pechino. Ci
spiega in che cosa consiste
questo percorso ?
«Il “filo rosso” consiste in
quelle analisi e ricerche, sullo
sviluppo economico e sociale, svolte in modo non più
asessuato e neutro che hanno,
finalmente, reso visibile il
contributo delle donne. Questa nuova lettura “sessuata”
della realtà ha permesso di
capire, quantificare e valorizzare, la risorsa donna».
. - Diverse ricerche indicano
come dato inquietante che il
divario fra ricchi e poveri aumenta a lutti i livelli. Come
possiamo noi, donne dei paesi industrializzati, esprimere
alla conferenza una reale solidarietà verso le donne provenienti dal Sud del mondo?
«Innanzitutto occorre essere
più “vigili” nei nostri paesi,
più attente alla politica (che
non è un affare per gli uomini
soltanto) e impegnarci, tutte,
nelle iniziative e contro i pro.^duttori e i commercianti di armi, e in favore di accordi eco
nomico-commerciali che non
strangolino le nascenti economie dei paesi poveri».
- Quali sono gli obiettivi su
cui ritiene che la delegazione
italiana debba concentrare i
propri sforzi?
«Fondamentalmente tre:
impegnare buona parte delle
risorse economiche dell’Onu
per acculturare le donne e dare loro “paritarie” occasioni
di lavoro e di guadagno; permettere alle donne, spesso capofamiglia, di accedere al
credito e di possedere la terra
0 amministrare l’impresa;
combattere ogni cultura che
marginalizza la donna».
- Quali potranno essere i
nodi e i conflitti culturali o di
altra natura più difficili da
affrontare a Pechino?
«Come al Cairo l’integralismo religioso, sia islamico,
cattolico o protestante; inoltre
la questione delle autoctone
classi dominanti spesso corrotte e incapaci. Infine gli interessi economici di aziende
commerciali o industriali dei
paesi avanzati o degli stessi
In vista della Conferenza di Pechino
Si è svolta al Villaggio battista della gioventù di Santa
Severa (Roma), il 21 e 22 aprile, una consultazione nazionale delle donne italiane e immigrate impegnate in vari
gruppi e realtà evangeliche del nostro paese. Da questo incontro, che aveva fra i principali scopi il confronto sui contenuti della prossima conferenza promossa dalle Nazioni
Unite sul tema «Le donne e l’azione per l’uguaglianza, lo
sviluppo e la pace», da tenersi a Pechino il prossimo settembre, sono scaturite riflessioni e prese di posizione nonché alcune proposte concrete da lanciare alle chiese. In
particolare il gruppo riunito a Santa Severa ha invitato gli
organismi e gli esecutivi delle chiese a coinvolgere le donne
nell’organizzazione dell’incontro con la delegazione del
Consiglio ecumenico delle chiese che avverrà dal 16 al 22
giugno per una valutatone del «Decennio di solidarietà
delle chiese confe donne»; ha poi invitato le chiese evangeliche a promuovere un dibattito sulla situazione delle donne
nei vari ambiti e ha proposto alle organizzazioni di donne
evangeliche di creare una rete comune di informazione reciproca e di scambio di riflessioni. Ha inoltre fatto una dichiarazione sull’attuale dibattito in corso nel nostro paese
su temi che coinvolgono le donne, che riportiamo integralmente, e ha elaborato urm serie di riflessioni sui temè di Pechino che proponiamo in sintesi.
Materiali sulla Conferenza di Pechino possono essere richiesti alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia via Firenze 38 - 00184 Roma.
paesi in via di sviluppo che
sfruttano donne e bambini».
- Come pensa che le donne
di area evangelica in Italia
possano sentirsi coinvolte nel
processo di preparazione innescato dalla conferenza?
«Come donne evangeliche
dobbiamb chiedere a tutte le
donne “perdono” a nome delle nostre chiese, perché hanno
permesso, per secoli, di umiliare la dignità delle donne,
sostenendo, testi biblici alla
mano, la loro subalternità, per '
rafforzare e rilanciare l’iniziativa del Consiglio ecumenico delle chiese per il “Decennio di solidarietà delle
chiese con le donne”».
- Che cosa personalmente
si aspetta dal grande e complesso evento «Pechino» ?
«Una crescita di responsabilizzazione delle donne, per
come va il mondo, e una maggior autostima di sé: mi auguro, soprattutto, che diventando visibili riusciamo ad imporre il dialogo e il confronto
fra culture, religioni, etnie diverse, come obiettivo prioritario e privilegiato, negando
qualsiasi diritto di cittadinanza, nel mondo, per chi cerca
prevaricazione e morte».
* La IV conferenza Onu sulle
donne che si terrà a Pechino nel
settembre di quest’anno sul tema: «Le donne e l’azione per
l’uguaglianza, lo sviluppo e la
pace» si pone all’interno di un
processo cominciato formalmente nel 1975, dichiarato dall’Onu
come l’anno internazionale delle
donne. Allora non esistevano in
molti stati statistiche disaggregate per genere e poco si conosceva
della situazione delle donne nelle
varie società. In quell’artno si
svolse a Mexico City la I conferenza mondiale sulle donne, centrata sui temi dell’eguaglianza,
dello sviluppo e della pace.
Nel 1980 a Copenaghen ebbe
luogo la II Conferenza mondiale
sulle donne nella quale si affrontarono i temi dell’educazione,
del lavoro e della salute. Nel
1985 a Nairobi la III Conferenza
che chiuse il Decennio adottò un
documento che stabiliva delle
strategie proiettate verso il futuro
per l’avanzamento delle donne.
Donne protestanti
Impegno
per la difesa
della vita
Al temine della consultazione
nazionale di donne italiane e immigrate impegnate in vari gruppi
e realtà evangeliche del nostro
paese le partecipanti hanno approvato il seguente testo:
«Le donne protestanti italiane e immigrate riunite per
una consultazione in vista
della Conferenza mondiale
sulle donne (Pechino, ’95) in
questo momento politico di
particolare tensione e confusione nel nostro paese, unendo la loro voce a quella di altri gruppi di donne, affermano l’intollerabilità dell’attuale tendenza di uomini, corporazioni e forze politiche a
patteggiare alleanze e costruire schieramenti su temi e
leggi (maternità, aborto, tecnologie riproduttive) che riguardano il corpo delle donne e la loro autodeterminazione, nonché la ricerca di
una nuova etica nelle relazioni umane di cui le donne e gli
uomini sono chiamati ad essere protagonisti e non oggetti del contendere politico;
prendono atto che la gerarchia cattolica romana, nell’
annunciare l’Evangelo della
vita, continua a difendere un
principio universale, ma dimentica le vite concrete e le
difficili scelte operate in contesti spesso drammatici e si
assume la grave responsabilità di condannare le varie
forme di contraccezione, scoraggiando così la prevenzione dell’aborto e la difesa dal
virus mortale dell’Aids.
Contro le culture di morte,
esplicite o mascherate, le
donne evangeliche presenti
.all’incontro di Santa Severa
dichiarano il loro impegno in
difesa della vita di ogni essere umano e la loro partecipazione ad una auspicata mobilitazione delle donne: per
l’applicazione finora largamente disattesa, della legge
194 e la riqualificazione dei
consultori; per l’assunzione
di responsabilità da parte delle donne nei confronti di un
progetto legislativo sulla maternità assistita e le biotecnologie; per il rilancio di una
cultura e di una normativa
contro la violenza sessuale,
dentro e fuori la famiglia a
cui sono esposte, prime fra
tutte, le donne immigrate».
Abbonamento a Riforma
fino al 31 dicembre
Lire 50.000
sul c.c.p. 14548101
intestato a:
Edizioni protestanti s.r.l.
TORINO
temi della Conferenza mondiale
Le donne per lo
sviluppo e la pace
Per le donne questi sono
anni decisivi in cui su tutto
il pianeta si registrano sforzi, spesso in situazioni di
grave emarginazione, per
uscire dalla discriminazione
sociale, politica ed economica. Le chiese protestanti
in Italia, donne e uomini,
non ne sembrano molto
coinvolte, appagate dagli
spazi creati negli anni ‘60 e
da una predicazione che talvolta legittima una precisa
divisione dei ruoli nella
chiesa. Gli scambi internazionali tra donne hanno permesso la presa coscienza di
come la condizione femminile sia un indicatore dello
stato del mondo e che le
donne possono contribuire a
modificare la situazione.
La soggettività
delle donne
In primo luogo chiediamo che a Pechino siano riconosciuti alle donne l’autorevolezza, la soggettività,
la condivisione del potere e
i diritti inalienabili dell’individuo. Si propone in particolare:
- il riconoscimento del
soggetto femminile come
distinto da quello maschile,
nella propria volontà di vivere fedeli a se stesse pur
nel confronto fra diversi riferimenti culturali, politici e
religiosi;
- la tutela effettiva dei diritti umani, rendendo operativi i relativi trattati intemazionali;
- la valorizzazione sociale ed economica delle responsabilità già assunte dalle donne nel mondo;
- l’incremento delle possibilità di accesso all’istruzione e alla formazione professionale per tutte le donne.
L'economia e il lavoro
Questo modello di sviluppo è incapace di garantire
una pacifica convivenza e
uno sviluppo sociale paritario ed equilibrato. Esiste
una palese discriminazione
sessuale che determina una
crescente femminilizzazione, sia della disoccupazione,
sia dell’emarginazione sociale. Alcuni dati:
- nel mondo le ragazze
sono più numerose dei ragazzi eppure le donne che
accedono all’istruzione sono 90 milioni meno dei ragazzi;
- due terzi del totale delle
ore di lavoro sono svolte da
donne, ma la loro percentuale sul reddito mondiale è
appena del 10%;
- le donne producono più
della metà del cibo consumato in tutto il mondo (in
Africa la percentuale sale
all’80%), ma sono proprietarie di appena l’l% della
terra coltivabile.
Ricordiamo la perdurante
discriminazione delle donne
nel mercato del lavoro come
- un’esclusione, dovuta a
storia e cultura, da alcuni
settori economici;
- una presenza scarsissima negli incarichi più retribuiti;
- una marginalizzazione
nel settore informale dell’economia;
- una discriminazióne salariale e di condizioni di lavoro.
Riteniamo pertanto prioritario:
- intervenire con urgenza
per superare l’insufficienza
di istruzione, sia di base che
professionale delle donne;
- ottenere che anche le
donne possano diventare
proprietarie della terra che
lavorano e possano accedere
al credito liberamente in
ogni paese;
- individuare strategie efficaci per eliminare la discriminazione sessuale sul
lavoro.
In ambito protestante è
urgente riflettere sulla funzione e sul ruolo dell’economia nel salvaguardare la
vita e la dignità delle donne
e ripensare il senso dell’intervento sociale delle chiese
nel mutato contesto econo
mico.
Le donne migranti
Attraverso questo fenomeno si pone il problema
della femminilizzazione
della povertà (perché maggioritarie sono la disoccupazione e l’emarginazione
femminile) che spinge le
donne all’emigrazione sole
o insieme alle loro famiglie.
Chiediamo pertanto che
sia resa visibile la situazione delle donne migranti e
siano date risposte concrete
all’emarginazione sociale a
cui sono soggette in quanto
donne di diversa etnia. Vogliamo che vengano affrontate’ le loro difficoltà connesse alla mancanza di status legale e sicurezza sociale in modo da proteggerle
contro lo sfruttamento, il
maltrattamento e l’avvio alla prostituzione. Chiediamo
che sia tutelata la maternità
e la famiglia, dati gli alti
tassi di interruzione della
gravidanza e il fenomeno di
grave disgregazione della
famiglia a causa delle difficoltà che si incontrano per il
ricongiungimento familiare.
Va inoltre valorizzata la
risorsa «donna migrante», il
senso di responsabilità con
cui si adopera per promuovere se stessa e la sua famiglia, la sua creatività, fantasia e capacità di adattamento, lo spirito di solidarietà
fra donne nella lotta comune contro lo sfruttamento e
la sopraffazione.
Il controllo
della sessualità femminile
Insieme al crescere della
libertà femminile chiediamo
il rispetto per una sessualità
libera e consapevole. Vogliamo inoltre che siano prese misure adeguate, legali e
sociali, per prevenire la violenza sulle donne. In particolare che la legislazione intemazionale esistente contro
la violenza sulle donne (di
cui gli stupri sulle donne del
nemico sono solo un paragrafo) sia recepita dalle legislazioni nazionali come violazione dei diritti delle donne e non come delitti contro
la morale, come è ancora attualmente in molti stati.
Il ruolo di pacificazione
Ricordando che le donne
hanno una grande esperienza di gestione e mediazione
dei conflitti nella vita quotidiana pubblica e privata, in
pace e in guerra, chiediamo
che questa esperienza venga
riconosciuta e utilizzata inserendo componenti femminili nelle delegazioni ufficiali e in ogni mediazione
durante conflitti violenti.
4
1
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 26 MAGGIO 1995
LE DECISIONI
Cambiare i
regolamenti
L’Unione predicatori locali, riunita in assemblea a
Santa Severa nei giorni 29
e 30 aprile 1995, in vista
del dibattito che si terrà
nel prossimo Sinodo circa
l’approfondimento delle
potenzialità connesse con
il ministero dei predicatori
locali ai fini della testimonianza evangelica,
invita gli organi della
chiesa a valorizzare tale
ministero in tutte le sue
potenzialità,
ed esorta i predicatori
locali e candidati a curare
in misura crescente la propria preparazione onde,
rendere sempre più qualificato il servizio svolto;
lamenta il persistere di
una normativa che non
consente una rappresentanza dei predicatori locali nei
Concistori e Consigli di
chiesa valdesi, nonché nella Commissione permanente studi, e considera tale situazione un elemento
di intralcio alla piena valorizzazione del ministero
dei predicatori locali;
chiede pertanto ai Sinodo di sanare tale situazione delle nostre discipline mediante un’adeguata
revisione dei regolamenti
organici.
Grazie
L’assemblea ringrazia il
Comitato uscente per il lavoro svolto e si ranamarica
per la rinuncia all’incarico
del segretario Gabriele Lala e di Ennio Sasso.
Si è tenuta a Santa Severa l'Assemblea dell'Unione predicatori locali
Una struttura laica al servizio delle chiese
locali e della predicazione dellTvangelo
FLORENCE VINTI
LJ assemblea dell’Unione
predicatori locati del
1994 a Vallecrosia, alla fine
dei suoi lavori, aveva deciso
di riunirsi nel 1995 presso la
Casa comunitaria di Tresanti
(Fi). Purtroppo a causa di
problemi logistici non è stato
possibile mantenere l’appuntamento con la bella Toscana,
così il 29 e 30 aprile i membri
deirUpl si sono recati per
l’assemblea annuale al Villaggio della gioventù di Santa
Severa. «Non amo chiamare
questa casa “battista” - ha
detto Paolo Landi, direttore
del «Villaggio» - essa è di
tutti gli evangelici».
I lavori dell’assemblea sono iniziati con un culto presieduto da Maurizio Abbà,
che ha predicato sul testo di
Giovanni 21, 15-19. Anche
noi come i primi discepoli, ha
ricordato Abbà, facciamo
parte della successione apostolica che coinvolge tutti i
credenti di tutti i tempi. Siamo qui per prendere delle decisioni, per fare la nostra confessione di fede: come Pietro
vicino al lago di Tiberiade,
Gesù ci interroga personalmente. Non è facile fare dei
rimproveri fraterni senza fare
un attacco personale e senza
ferire, ma le correzioni di Gesù Cristo sono solo frutto del
suo amore. Ci sono delle parole che anche noi dobbiamo
riscoprire: conversione, sequela. La specificità del pre
dicatore locale, ha concluso
Abbà, è quella di annunciare
l’Evangelo mentre continua
la sua attività lavorativa, ma
il suo mandato spesso va oltre
la predicazione perché vive
da sempre nella stessa comunità e conosce da vicino i
problemi dei suoi membri.
Si è poi proceduto all’elezione del sèggio nelle persone di Laura Carrari (presidente) e Elena Vigliano (segretaria). Il segretario dell’Unione,
Gabriele Lala, ha portato i saluti di quanti avevano inviato
messaggi e ha ricordato i fratelli Aldo Varese e Giovanni
Conti che durante l’anno passato ci hanno lasciato.
Gradito ospite del primo
giorno è stato il moderatore
della Tavola valdese, Gianni
Rostan: «Vi è spesso nelle
nostre chiese - ha detto - una
visione ingiusta e riduttiva
del ruolo del predicatore e
della prédicatrice locale, che
non hanno solo la responsabilità della predicazione ma, in
un certo senso, di un pastorato locale». Il moderatore ha
parlato anche dell’importanza
della preparazione e della necessità di una verifica attenta
dell’utilizzo dei vari doni e
delle disponibilità dei singoli
predicatori nei circuiti e sul
territorio nazionale.
La lettura della relazione
del comitato uscente e la discussione sulla medesima
■ . J - z. .. ■
L'aggiornamento storico e teologico dei predicatori locali valdesi e metodisti
Studiare la storia^ l'etica e la cristologia
NINFA RAGGI QUARTINO
Nell’assemblea dell’Unione predicatori locali,
r aggiornamento teologico si
è articolato in due momenti
ugualmente importanti e
coinvolgenti con le relazioni
dei pastori Domenico Maselli
e Gino Conte.
Il pastore Maselli, che prendeva in esame il rapporto tra
evangelici storici e movimenti evangelici popolari, ha offerto un’interessante presentazione delle varie chiese esistenti oggi in Italia, dalla più
antica Chiesa valdese, dalla
luterana (presente sin dal ’500
a Venezia e poi in altre città),
dalla Chiesa dei Grigioni sino
alle chiese libere nate dai movimenti risorgimentali dell’
800 e confluite per un certo
periodo nelle assemblee dei
Fratelli alle chiese di missione metodiste e battiste, e infine all’esplosione, all’inizio
del secolo, del movimento
pentecostale, nato in Italia dal
ritorno di emigranti negli Stati Uniti d’America.
Dopo aver efficacemente illustrato le caratteristiche delle
diverse chiese, il relatore si è
posto il problema della difficoltà del dialogo ecumenico
tra queste, che pure nascono
dalla stessa teologia evangelica. Come sempre, la prima
necessità è la conoscenza reciproca, per sfatare i vari pregiudizi che ci portiamo dietro
(come il luogo comune del disimpegno sociale e politico
dei fondamentalisti). Offrendo alcuni esempi significativi
di esperienze personali di dialogo e collaborazione sul piano teologico, Maselli ha richiamato aH’importanza della
funzione di predicatori che
devono mantenere vivi questi
contatti, «andare, ascoltare, rispondere se chiamati... e saremo sempre più chiamati».
Il pastore Gino Conte ha
poi affrontato la teologia
femminista, soffermandosi in
particolare sulla cristologia.
Dopo aver confessato francamente il suo iniziale disinteresse per questa teologia (dovuto a diffidenza verso le
«teologie al genitivo», che
sono spesso troppo antropocentriche), Conte ha espresso
gratitudine per la «pertinacia» delle sorelle teologhe
che, con i loro efficaci interventi dalle pagine di Gioventù evangelica e Protestantesimo e in sede sinodale,
hanno rinnovato il nostro interesse e ci hanno offerto un
importante punto di riflessione su cui confrontarci.
Premesso che questa riflessione non è condivisa da tutte
le teologhe, il relatore è passato a inquadrare storicamente lo sviluppo della teologia
femminista, ne ha ricordato la
nascita nell’ambito del femminismo moderno, con il
gruppo de «La Bibbia delle
donne» fondato nel 1895 dalla
suffragetta E. C. Stanton, e la
sua successiva affermazione,
negli anni ’50 in America e
nei ’70 in Europa. La ricerca
degli ultimi decenni presenta
due fasi, prima una teologia
«sulla donna» condotta in prevalenza da maschi illuminati;
quindi, a partire dal ’70, una
teologia «delle donne», di cui
queste sono soggetti.
Dell’attuale teologia femminista si evidenziano tre correnti. La prima (di cui fanno
parte la cattolica E. Schiissler
Fiorenza e le protestanti E.
Moltmann Wendel e Trance
Quéré) è la più feconda e condivisibile, in quanto radicata
nella tradizione cristiana;
vuole rivalutare la donna attraverso una più attenta comprensione del testo biblico, in
particolare perché le sia riconosciuto l’accesso a tutti i ministeri della chiesa.
Una seconda corrente, il
cui manifesto può considerarsi il libro Al di là del Dio Padre di Mary Daly, considera
inaccettabile la teologia biblica per il suo marchio «androcentrico», e giunge a rifiutare
la chiesa in nome di una filosofia «post-cristiana» della liberazione della donna. La
terza si situa decisamente
fuori del cristianesimo e di
ogni riconoscimento del Dio
d’Israele, a cui sostituisce la
«religione della Dea», con
una rivalutazione dei culti
naturali della fecondità.
Conte si è soffermato sulla
metodologia delle letture
femministe della Bibbia.
Queste si propongono di valorizzare le figure bibliche
femminili («le matriarche»),
per facilitare l’immedesimazione delle donne in esse, ma
soprattutto per evidenziare il
ruolo che le donne hanno
avuto nell’elaborazione teologica (si vedano gli studi del
gruppo «Sofia»); si propongono inoltre si riaprire la discussione su determinati testi
(come Genesi 3, Efesini 5,
22;T Tito 2, 9-15; I Corinzi
11, 1-15) per controllare se
quanto ne ha desunto la tradizione cristiana è legittimo e
per ridimensionarne il significato ricollocandoli nel loro
contesto storico.
Conte ha ancora ricordato
alcune tappe significative di
questa ricerca teologica nelle
nostre chiese dal 1989 ad oggi, in vari convegni, sempre
stimolanti. Ha in seguito affrontato la cristologia, facendo riferimento all’articolo di
Elisabeth Green su Protestantesimo (n. 4/1994). Premesso che tutte le cristologie
sono necessariamente parziali, è significativa tra le altre
anche quella femminista che,
rispecchiando in particolare il
disagio delle teologhe cattoliche, pone in discussione alcuni problemi: la signoria o
sovranità di Cristo, il suo sacrificio, la sua maschilità, la
sua esclusività.
Considerando che l’affermazione della sovranità di
Cristo, in se stessa contestazione del potere imperiale,
diventa poi sostegno di quello, come di ogni «potere maschile», la teologia femminista indaga sulla vera natura
del potere di Cristo e del suo
regno. Il sacrificio della croce è stato presentato dalle
chiese come un esempio da
imitare, specie alle donne e
ai più deboli, che ne rifiutano
questa strumentalizzazione.
Più discutibile è il tentativo
di rispondere alla domanda
sconcertante: può un redentore maschio salvare le donne?,
che portò ad affrontare la
maschilità di Cristo in due
modi, o spezzando l’egemonia del Figlio con la figura di
Sofia (si vedano i vangeli
apocrifi gnostici) o nell’incontro della «Crista-comunità». Questa, in cui la rivelazione di Dio continua, sembra
mettere in discussione anche
l’esclusività di Cristo.
hanno occupato gran parte
della prima giornata. Il comitato ha cercato di mantenere
contatti con i singoli predicatori e predicatrici con visite in
alcuni circuiti, con la Tavola, .
con rOpcemi e con la Commissione permanente studi; ai
membri di quest’ultima va un
sincero ringraziamento per il
modo in cui seguono attentamente gli iscritti al corso
«con consigli, indicazioni di
ricerca e con le sessioni
d’esami».
«Nella chiesa e per la chiesa: compiti e ruolo dei predicatori locali» è stato il tema
della discussione iniziata
dall’Assemblea di Portici
(1993), portata avanti l’anno
scorso e adesso anche a Santa
Severa. Nel dibattito è stata
notata la differenza tra la tradizione metodista e quella
valdese: quella metodista, iniziata ai tempi di Wesley con i
primi nuclei di «helpers>>, il
cui compito non era quello
della sostituzione del pastore
ma quello di diffondere il
messaggio dell’Evangelo al
di fuori delle chiese istituzionalizzate, è la tradizione che
trova oggi i predicatori locali
dei paesi anglosassoni pienamente inseriti nei piani di
predicazione dei circuiti e nel
ministero locale; quella valdese che, terminato il periodo
che ha visto i «barba» itineranti e i «maiorales» periodicamente collocati in qualche
posizione strategica, vede,
dopo Chanforan, la struttura
della Chiesa valdese diventare «parrocchiale», con il pastore, specialmente nelle Valli, saldamente legato alla vita
complessiva non solo della
sua chiesa ma anche dell’area
a lui affidata.
In questo contesto il predicatore locale è stato visto
quasi esclusivamente come
sostituto del pastore, assente
per motivi personali o altri
inerenti al suo ministero. Il
discorso sarebbe lungo e non
del tutto nuovo. Ricordiamo
che il Sinodo del 1994 ha approvato un odg che invita il
prossimo Sinodo a «dedicare
adeguato spazio all’approfondimento delle potenzialità
connesse col dono di questo
ministero ai fini della testimonianza evangelica». Il moderatore ha assicurato l’assemblea di aver già incaricato
la Commissione per i regolamenti di verificare la possibilità di un mutamento della
normativa per quanto riguarda una presenza dei predicatori locali nei Consigli di
chiesa e nei Concistori delle
chiese valdesi come già avviene nella tradizione metodista, nonché di un’analoga
rappresentanza nella comitato
permanente studi.
SCHEDA
I predicatori
locali
Al fine di valorizzare
l’apporto del laicato alla
vita delle chiese locali, dopo il patto di integrazione
tra le chiese metodiste italiane e le chiese valdesi
(1975), il Sinodo ha previsto che un apposito organismo, l’Unione dei predicatori locali (Upl), coordinasse il servizio dei predicatori locah.
I predicatori locali, nella
tradizione metodista, sono
coloro che hanno il compito della predicazione
dell’Evangelo negli ambienti di lavoro,' cioè coloro che aiutano il pastore
nell’opera evangelistica.
Anche nella Chiesa valdese vi erano credenti che
svolgevano lo stesso lavoro. Dopo l’integrazione il
Sinodo ha regolamentato
la loro funzione definendoli come coloro «che assumono l’impegno di porsi a disposizioni delle
chièse locali, gratuitamente, per la predicazione».
Essi entrano in un elenco
tenuto dai circuiti e alla
loro formazione provvede
la Commissione permanente per gli studi, composta da cinque pastori di cui
uno professore alla Facoltà valdese di teologia.
Su richiesta della Tavola
valdese i predicatori possono svolgere un servizio
pastorale, ma non essere,
iscritti nei ruoli pastorali.
Attualmente i predicatori locali iscritti nell’elenco
dei circuiti sono 120 e sono rappresentati al Sinodo
dal segretario (o altra persona) dell’Upl eletto annualmente dall’Assemblea
deirUnione stessa.
Incarichi '95-96
L’Assemblea dell’Unione predicatori locali ha
eletto Mario Cignoni (via
Barrilli 49, 00152 Roma)
quale nuovo segretario, e
quali membri del Comitato
Luigi Di Somma e Florence Vinti.
Commissione
permanente degli studi
La commissione che si
occupa della formazione è
composta da:
- past. Antonio Adamo
(presidente): via della Signora 6 20122 Milano;
tei. 02-76021069 - Storia
del cristianesimo e della
Riforma;
- past. Giovanni Carrari: via Porro Lambertenghi 28, 20159 Milano; tei.
02-6886612 - Introduzione al Nuovo Testamento e
all’Antico Testamento;
- past. Bruno Costabel:
viale Trento 61, 47037 Rimini (Fo); tei. 0541-51055
- Esegesi e teologia del
Nuovo Testamento;
- past. prof. Ermanno
Genre: via Germanico 24,
00192 Roma; tei. 063748331 - Omiletica
- past. Erika Tomassone: 10060 Prarostino (To);
tei. 0121-500765 - Esegesi e teologia dell’Antico
Testamento; Fede cristiana
evangelica.
Finanze
Il bilancio annuo dell’
Unione predicatori locali si
aggira sui 16 milioni, che
servono anche per l’assegnazione di «buoni libro»
per l’aggiornamento. Le
offerte vanno versate sul
ccp. 52287000 intestato a
Mario Cignoni, Roma.
5
VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Sostenere il
lavoro comune
La Tavola, alla fine di
aprile, ha fatto un esame
della situazione finanziaria
dell’anno in corso. Pur senza drammatizzare, visto
l’andamento delle contribuzioni la Tavola ritiene di richiamare l’attenzione di tutti i membri di chiesa la loro
precisa responsabilità a sostenere il lavoro comune
con una contribuzione periodica, personale e proporzionale ai propri redditi.
Si notano infatti ritardi,
anche consistenti, qualche
volta dimenticanze assolute,
complete, da parte di qualche chiesa, con un peggioramento del risultato globale nei confronti dell’anno
scorso (invece di un seppur
minimo miglioramento!).
I circa 150 milioni di deficit alla data sono dovuti
proprio al ritardo delle contribuzioni o dell’invio delle
stesse. Solo una chiesa (soltanto una!) ha deci.so di inviare alla Tavola, quando si
trova in ritardo con le proprie contribuzioni, una cifra
addizionale per bilanciare
gli interessi negativi che la
Tavola deve affrontare do
vendo prendere denari in
prestito dalle banche.
Il primo distretto è (forse
bisogna dire «era») in ritardo di una cinquantina di milioni; il secondo poco più di
cinquanta; il terzo di ventotto; il quarto di circa venticinque.
In questi mesi molti si affannano nella compilazione
del «modello 740» e si rendono sicuramente conto,
contestualmente, del cospicuo vantaggio che la defiscalizzazione (cioè la possibilità di dedurre dal proprio
reddito tassabile le offerte
alla chiesa fino a 2 milioni
di lire annue, ndr) ha loro
portato. Si può sperare che
passata la bufera delle tasse
da pagare e risollevati gli
animi (anche con la defiscalizzazione...), i nostri membri di chiesa si ricordino
della cassa centrale e delle
sue esigenze? Vorremmo
proprio esserne sicuri.
• La Tavola, nelle sue ultime sedute, ha inoltre fissato la «domenica della Commissione sinodale per la
diaconia» per il prossimo 8
ottobre.
; Iniziativa ecumenica per Pentecoste
Ascoltare la Parola
«Ascoltare e meditare insieme la Parola di Dio» è il
titolo della serie di meditazioni radiofoniche giornaliere
che la Società biblica in Italia
(Sbi) propone per i 15 giorni
che precedono la Pentecoste,
dal 21 maggio al 4 giugno
prossimo. L’iniziativa, come
spiega Mara La Posta, della
Sbi, consiste in 15 incontri
radiofonici giornalieri, di cui
sono disponibili le cassette
registrate, che le emittenti radiofoniche interessate potranno richiedere direttamente
presso la sede romana di via
IV Novembre 107 (tei. 0669941416) al costo di lire
40.000. La struttura delle trasmissioni radiofoniche è la
seguente: nei 30 minuti di
ogni meditazione vengono
proposti brani della Bibbia. secondo il Lezionario cattoli
co seguiti da un breve commento di un credente protestante. In un secondo momento vengono poi proposti brani
della Bibbia secondo il Lezionario dei Fratelli moravi.
La cassetta è stata realizzata con la collaborazione degli
attori Franco Giacobini e
Angela Goodwin, del musicista Angelo Musto, del centro di produzione audiovisivi
dell’Unione delle chiese avventiste. Le meditazioni sono
di Alberto Abiondi, Dora
Bognandi, Carlo Buzzetti,
Romeo Cavedo, Giuseppe
Chiaretti, Mario Cimosa,
Franco Evangelisti, Mario
Filippi, Mario Galizzi, Carlo
Ghidelli, Gianni Long, Paolo
Longo, Renato Malocchi, Saverio Palchetti, Paolo Ricca,
Giancarlo Rinaldi, Massimo
Rubboli.
Nella collana «Opere scelte di Lutero» è uscito il n. 7
LUTERO
Opere scelte 7
messa, sacrificio e sacerdozio
(1520- 1521 - 1533)
a cura di Siivana Nitti
pp 422, 76 ill.ni nel testo, 16 ill.ni f.t., L 46.000
In questi scritti Lutero propone
una nuova comprensione, biblicamente fondata, del sacramento,
del ministero, del culto e della
chiesa stessa. Si possono così
capire in profondità le ragioni e i
contenuti essenziali della riforma
^ evangelica del culto, un tema
^ che entra nel vivo dell’odierno dibattito ecumenico, cogliendo la
differenza sostanziale tra cattolicesimo e protestantesimo.
lllli
1
m mmeàStrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P, 20780102
Battisti di Puglia e Basilicata
La chiesa è soltanto
quella locale?
L’ecclesiologia battista è
stata il tema principale del
convegno promosso dall’Associazione delle chiese evangeliche battiste della Puglia e
Basilicata, svoltosi nei locali
della chiesa di Bari il 1° maggio scorso, che ha visto un’attiva partecipazione delle chiese battiste delle due regioni.
La segretaria delTAcebp,
pastora Elizabeth Green, ha
evidenziato nella sua introduzione l’importanza dell’
argomento e le motivazioni
che spingono i credenti battisti a riflettere sul concetto di
«chiesa oggi». Questo in vista
di alcune problematiche oggi
esistenti come la determinazione delle sedi pastorali e il
sesto documento Bmw, documento preparatorio per l’Assemblea-Sinodo.
Il pastore Salvatore Rapisarda, segretario del Dipartimento di teologia, nella sua
relazione «A che punto siamo neirUcebi?» ha esposto
la sua visione ecclesiologica
cercando di affrontare punti
già acquisiti, problematiche
lasciate aperte, suggerimenti
e proposte in merito all’ecclesiologia battista, a dieci
anni dal convegno tenuto nel
1983. Inoltre ha illustrato le
problematiche delle chiese
battiste durante gli anni che
hanno preceduto quel convegno, i progressi e i nodi ecclesiologici ancora esistenti.
Nella sua relazione il pastore Rapisarda affermava che
«nella visione battista classica, le chiese danno vita a un’
Unione (chiamata anche associazione) quale struttura di
servizio per assistere, in un
rapporto di cooperazione,
quanti necessitano di aiuti
particolari per la crescita».
Secondo questa visione non si
mira a fare crescere l’Unione,
bensì le chiese quali fondamenta delTUnione. Nell’ecclesiologia battista, quindi, è
la chiesa locale che ha il titolo
di chiesa, non l’Unione; soltanto chiese sane e vitali possono dare vita a un’Unione
sana e forte. La restituzione
della dignità di chiesa alla
chiesa locale, sosteneva Rapisarda, combatte l’idea della
delega, della subordinazione e
sviluppa ministeri, /esponsabilità e progettualità.
Il pastore Italo Benedetti,
segretario del Dipartimento di
Il pastore Salvatore Rapisarda,
segretario del Dipartimento di
teologia
evangelizzazione, ha illustrato
nella sua relazione «Ecclesiologia battista nel qontesto del
dialogo ecumenico odierno»
il concetto di chiesa a partire
dalla Riforma protestante e la
storia dei battisti. Ha rilevato
alcuni punti fondamentali come la chiesa come corpo di
Cristo, il sacerdozio di tutti i
credenti, il significato del patto, i sacramenti e la missione.
Si è soffermato in modo speciale sull’idea di comunione o
koinonia come fondamento
ecclesiologico, ispirandosi alla koinonia che vige tra le
persone della Trinità. Per Benedetti l’individualismo battista manifesto nell’autonomia
della chiesa locale è una forza
quando è intesa come «bastione della libertà», ma quando è
a scapito della comunione tale
individualismo diventa il punto debole del battismo; infatti
Benedetti considera che anche
l’Unione è chiesa.
La dialettica instauratasi
anche grazie ai due interventi
mattutini ha continuato a manifestarsi nei lavori di gruppo
svolti nel pomeriggio. Grazie
al contributo del prof. Nicola
Pantaleo, del dott. Giovanni
Arcidiacono e dei pastori
Marylù Moore e Martin Ibarra si è potuto approfondire tematiche come il ministero di
équipe, al questione della dislocazione delle sedi pastorali, l’ecclesiologia battista in
vista dell’Assemblea dell’
Ucebi congiunta con il Sinodo valdese e il nodo dell’autonomia e dell’interdipendenza delle chiese.
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 35
Geoffrey Parrinder
Figlio di Giuseppe
La famìglia di Gesù
pp 184, L. 24.000
L’idea che Gesù sia stato “concepito da uno spirito santo”
su una vergine - del tutto estranea alla mentalità ebraica
- era sconosciuta alle prime generazioni cristiane. La teoria nonbiblica della “perpetua verginità”
di Maria (nonostante l’esistenza di
fratelli e sorelle di Gesù) ha prodotto gravi distorsioni nella dottrina e nell’etica cristiana. La “sacra
famiglia” come modello per celebrare le gioie della vita di fa-miglia
basata sulla concezione biblica
del sesso come benedizione e dono di Dio. ' ' 1
H mmeditrice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
ANGROGNA — L’ultima assemblea di chiesa dell’anno ecclesiastico, alla presenza di un buon numero di elettori, ha
discusso la relazione presentata dal Concistoro rallegrandosi per aver superato senza troppe difficoltà la mancanza del
pastore. «Non soltanto - si dice nella relazione - si è riusciti a garantire l’ordinaria amministrazione, ma si è in molti
casi riscoperto il senso della vocazione e della disponibilità
al servizio». La comunità ringrazia per la preziosa collaborazione i pastori e i predicatori locali del 1° circuito, e in
particolare Giorgio Tourn che ha assicurato buona parte
delle predicazioni domenicali, e Bruno Rostagno e Donato
Mazzarella, che hanno condotto i corsi di catechismo.
• Sono in pieno svolgimento i lavori di ristrutturazione della
casa pastorale, con il rifacimento dell’impianto di riscaldamento e la sostituzione dei pavimenti. Si conta sulla solidarietà dei membri di chiesa e degli amici della comunità per
far fronte alle spese non indifferenti che la ristrutturazione
comporta.
• Una grande folla si è stretta intorno ai familiari di Dorino
Buffa, 60 anni, della Roccia, deceduto il 1° maggio dopo
una lunga malattia. Dorino era stato per molti anni, con la
moglie Irma, custode del tempio del capoluogo. Rinnoviamo alla famiglia la solidarietà della comunità.
SANT’ANTONINO DI SUSA ^ Sabato 11 maggio abbiamo
avuto il funerale del fratello Daniele Suppq, di anni 84. Il
padre di Daniele, Antonio Suppo, fu il primo convertito e
battezzato della chiesa battista di Sant’Antonino, nel 1906.
Il funerale è stato celebrato dal pastore Adriano Dorma in
un tempio gremito di fratelli e sorelle di chiesa, parenti,
amici e conoscenti: Daniele Suppo era stato per diversi anni assessore e vicesindaco. Alla vedova, sorella Alda Martoglio, ai figli Dante ed Eli, le nostre condoglianze e il nostro affetto sincero.
BARI — Continua la serie di incontri pastorali organizzati dalla Fcepl presso la «Casetta». L’incontro di lunedì 8 maggio,
allargato a monitori e predicatori locali, è stato animato dalla presenza del prof. Yann Rédalié della Facoltà valdese di
teologia. Rédalié ha svolto una lezione teorico-pratica di
animazione biblica che ha destato il vivo interessamento dei
presenti. Nel rivolgergli i più sentiti ringraziamenti e apprezzamenti, il Consiglio della Fcepl spera in ulteriori incontri con le comunità locali.
SAN GERMANO — L’assemblea di chiesa di domenica 23
aprile è stata soddisfacente in quanto molte voci si sono fatte sentire sul problema dell’ecumenismo, che è parso essere
ora maggiormente preso a cuore da molti membri di chiesa.
È forse la partecipazione di parecchi cattolici ai nostri studi
biblici, valutata positivamente dal gruppo valdese, che è
servita da stimolo per una riflessione più vera e profonda.
• L’assemblea ha anche proceduto all’elezione dei deputati
alla Conferenza distrettuale e al Sinodo; sono stati eletti
per la Conferenza Ileana Lanfranco Berrei, Monica Godine e Nella Long Meynier (supplente Livia Beux Gaydou e Edith Martinat Gardiol); al Sinodo Lucilla Grill
Pons e Paolo Pons (supplenti Claudia Beux Peyronel e
Edith Martinat Gardiol).
RIESI — L’assemblea di chiesa ha nominato suo delegato per
il Sinodo Giuseppe Di Legami e Rocco Alabiso deputato
per la Conferenza distrettuale in Calabria.
• Lunedì 15 si sono svolti i funerali di Rosario Di Dio, conosciuto come Zi Sariddu, collaboratore per oltre vent’anni
del Servizio cristiano. La sua apertura e generosità resteranno a lungo nel ricordo della comunità riesina che ha perso
un fedele testimone dell’agape. La chiesa gremita ha ascoltato con commozione la predicazione della resurrezione in
cui Zi Sariddu ha creduto insieme alla moglie Fina, a cui rivolgiamo la nostra simpatia.
POMARETTO — Nell’assemblea di chiesa del 30 aprile e
del 14 maggio è stata discussa e approvata la relazione annua predisposta dal Concistoro. Nell’assemblea del 30
aprile inoltre si sono eletti i deputati della chiesa di Pomaretto per la Conferenza distrettuale (Viola Lageard
Rostan, Guido Morello, Lisa Charrier Costabel; supplenti Carlo Baret e Ebe Grill) e per il Sinodo (Milena
Martinat e Anna Celli; supplente Dario Tron).
• Il 30 aprile è stata battezzata Alessia Lantelme, di Ivano e
di Donatella Ghigo.
• Nel corso del mese di aprile ci hanno lasciato i fratelli Elvio Jahier e Arturo Pons. Alle famiglie un pensiero affettuoso nella certezza della resurrezione.
VILLAR PELLICE — Domenica 14 maggio, nel corso del
culto, ha avuto luogo l’insediamento dei nuovi anziani e il
commiato dagli anziani uscenti: Roberto Vigne e Roberto
Davit, entrambi in servizio da 15 anni e ai quali va la gratitudine di tutta la comunità per il lavoro svolto.
• Diamo il benvenuto a Daniel, secondogenito di Iris e Aurelio Janavel.
COAZZE — La Chiesa valdese continua nel suo impegno
contro il razzismo e l’intolleranza con il programma «Cultura e culture». In quest’ambito il cantautore valdese Tullio
Rapone presenterà domenica 28 maggio, alle ore 16, nel
tempio, il suo repertorio di «canzoni contro l’intolleranza»
TAVOLA VALDESE
Vacanza dì chiese
La Tavola, a seguito della nomina del past. Ruben Vinti
quale pastore della Chiesa di Prarostino (vedi atto n.
1590) proclama la vacanza della Chiesa di Pramollo in
base all’art. 14 R04. La designazione del nuovo pastore
dovrà avvenire, a norma degli artt. 12, 13, 14, 20, 22 e 23
di R04, entro il 31 agosto 1995.
Roma, 16 maggio 1995 11 moderatore, Gianni Rostan
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PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
venerdì 26 MAGGIO 1995
GESÙ CRISTO, PROMESSA
E SFIDA PER L'ECUMENE
DOMENICO TOMASETTO
Oggi ci ritroviamo insieme, «non più come stranieri, né ospiti, ma come concittadini dei santi e membri
della famiglia di Dio». Convocati dal Signore, possiamo
gustare la comunione e la dimensione universale della
chiesa. Ci ritroviamo insieme
perché condividiamo una medesima vocazione cristiana e
perché sospinti da una medesima passióne ecumenica.
Provenendo da vari paesi e
avendo le nostre radici spirituali in diverse confessioni
cristiane, oggi noi siamo un
piccolo segno, in questa parte
di mondo, dell’universalità
della chiesa.
Il paese che ospita questo
incontro si presenta a voi con
caratteristiche uniche: da una
parte c’è il cuore mondiale
della chiesa cattolico-romana,
dall’altra ci sono alcune comunità ortodosse e una serie
di piccole chiese che traggono la loro origine da quel rinnovamento teologico costituito dalla Riforma del XVI secolo. Noi, chiese evangeliche
italiane, diverse per impostazioni teologiche e per vicende
storiche, abbiamo una cosa in
comune: la nostra debolezza
numerica. Siamo piccole
chiese, che vivono accanto a
grandi chiese.
Le nostre tentazioni
Questo fatto potrebbe portare tutti noi a cadere in
tentazione. Da una parte, potrebbe emergere un desiderio
di pragmatismo esasperato:
nel prendere le nostre decisioni contiamoci, chi ha più
numeri vince. Perché attardarci a sentire il parere delle
chiese più piccole che, in fondo, rappresentano soltanto il
2, il 5 o al massimo il 10%
della popolazione delle chiese
cristiane in Europa? Razionalizziamo le procedure delle
decisioni e rendiamole più
veloci e più semplici. È la
tentazione delle chiese con i
grandi numeri.
Ma esiste una parallela tentazione delle chiese piccole,
come appunto siamo noi:
l’invidia per voi, chiese più
grandi. I nostri pensieri si potrebbero concentrare sull’
idea di quello che potremmo
fare se solo fossimo più numerosi; potremmo arrivare a
pensare che si può essere
chiesa soltanto quando i numeri della popolazione ecclesiastica siano formati da cifre
con tanti zeri.
Ci sono poi altre due tentazioni parallele e corrispondenti: da una parte la pretesa
di ritenersi autosufficienti e
dall’altra l’errore di scambiare la diversità con l’unicità:
ciascuno, invocando propri
motivi, si ritiene superiore
agli altri con la conseguenza
che cerchiamo tutti di vivere
in forme di isolamento. C’è
chi lo fa mettendo in evidenza la successione storica nell’episcopè e chi la propria
freschezza spirituale; chi rifacendosi alla propria tradizione liturgica e chi ai suoi padri
fondatori; chi al patrimonio
teologico, chi all’entusiasmo
di una rinnovata spiritualità,
chi alla struttura diaconale,
chi facendosi forte del rapporto privilegiato con lo stato
e chi rivendicando il suo status di chiesa libera. Sono i
nostri punti di forza e di debolezza, sono i nostri peccati,
il peccato delle nostre chiese.
il loro superamento
Idue testi della lettera agli
Efesini ci aiutano a superare autosufficienza, unicità,
isolamento e senso di superiorità indicandoci prospettive nuove.
La prima: le nostre chiese
sono e devono sempre rimanere un «cantiere aperto», con
la scritta «lavori in corso» bene in evidenza. Nonostante il
fatto che tutte le chiese cristiane si riallaccino a due millenni di storia, esse non sono
arrivate ancora al termine del
lavoro di «innalzare l’edificio
che è un tempio santo nel Signore» (Efesini 2, 21), quell’edificio che deve servire da
«dimora a Dio». Tutte le nostre chiese si trovano ancora
a vivere la fase della costruzione e non possono pretendere di aver terminato i lavori. Nessuna delle nostre chiese ha posto l’ultimo mattone
o ha detto l’ultima parola:
questo non spetta a noi, né
spetta a noi congratularci
l’un l’altro per l’opera che
«Così dunque non siete più né stranieri
né ospiti; ma siete concittadini dei santi e
membri della famiglia di Dio. Siete stati
edificati sul fondamento degli apostoli e
dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la
pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando
per essere un tempio santo nel Signore. In
lui voi pure entrate a far parte dell’edificio
che ha da servire come dimora a Dio per
mezzo dello Spirito»
(Efesini 2, 19-22)
«Seguendo la verità nell’amore, cresciamo
in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè
Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e
ben connesso mediante l’aiuto fornito da
tutte le giunture, trae il proprio sviluppo
nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell’amore»
(Efesini 4,15-16)
abbiamo realizzato. Non possiamo ancora toglierci la tuta
di lavoro e indossare l’abito
da cerimonia: a tutti noi viene chiesto di continuare a
edificare, altri porteranno
avanti il nostro lavoro; solo il
Signore metterà fine alla nostra opera e dirà l’ultima parola. Se ciascuno di noi porterà il suo mattone avrà fatto
la sua parte e non deve pretendere di voler fare di più.
Neppure si può dire, utilizzando l’altra immagine, che
qualcuno di noi abbia già
raggiunto la perfetta statura
di Cristo. Questo testo parla
di un corpo, e possiamo leggervi un riferimento plurimo:
alla singola comunità locale
(come fa Paolo in I Corinzi
12), alle chiese di una stessa
confessione e anche all’insieme di tutte le confessioni cristiane, aH’ecumene cristiana.
Anche qui siamo tutti ancora
in crescita, nessuno è ancora
giunto alla perfezione, nessuno può contemplare se stesso
e ritenersi appagato per aver
raggiunto la perfetta statura
di Cristo.
La seconda prospettiva:
non stiamo edificando ciascuno la propria casa ma siamo
tutti impegnati nella costruzione di un edificio unico:
quello che deve servire «come dimora a Dio per mezzo
dello Spirito» (Efesini 2, 22).
La costruzione è unica, ma
noi siamo talmente concentrati a costruire la nostra parete che non ci ricordiamo più
di questo fatto elementare,
anzi l’abbiamo dimenticato,
rimosso o sepolto molto
profondamente. Preoccupati
del nostro muro, abbiamo
perso di vista il progetto complessivo, che è ben altro.
Si racconta che per la costruzione del duomo di Milano ci fossero molti operai
scalpellini che squadravano le
pietre. A tre di loro fu chiesto: che cosa stai facendo? Il
primo rispose: sto squadrando
una pietra; il secondo rispose:
sto costruendo un muro; il
terzo rispose: sto costruendo
il duomo di Milano. Le scienze umane ora ci dicono che
chi è consapevole dell’intero
progetto nel quale è impegnato lavora con più entusiasmo
e con migliori risultati.
Verso un nuovo
progetto comune
Certo, ciascuna delle nostre chiese potrebbe ritenersi soddisfatta nel contemplare il risultato di duemila
anni di lavorio. L’eredità specifica di ciascuno costituisce
soltanto una delle pareti di
quell’edificio che ha da servire da dimora a Dio, da tempio santo del Signore. Un
singolo muro non fa una casa: soltanto l’insieme dei muri, collegati armoniosamente
gli uni agli altri, in quanto
parti di un unico progetto,
formano una casa. Se partecipiamo a un’impresa collettiva, .consapevoli che ci sono
anche altri impegnati in un
diverso settore di lavoro, allora le diversità si riconciliano e vengono a comporre un
progetto che supera lo sforzo
di ciascuno e lo ricomprende.
Questo significa che tutte le
chiese cristiane, ciascuna con
la propria vocazione specifica
e la propria eredità, partecipano a un progetto comune per
la costruzione del tempio santo il cui architetto è lo stesso
Signore: egli ha affidato a
Tempio valdese di via Micheli a Firenze: l’organo
ciascuno di noi una piccola
parte di un progetto che va
ben al di là della nostra immaginazione. Si tratta del
progetto di Dio, di cui noi intravediamo soltanto alcuni
tratti ma del quale nessuno
conosce tutti i dettagli e non
può porsi come direttore dei
lavori nei confronti degli altri. Dobbiamo imparare a lavorare l’uno accanto all’altro,
l’uno con l’altro.
L’impresa è ardua. Il tutto è
reso ancor più complesso dal
fatto che ciascuno di noi ha i
suoi architetti, i suoi materiali
da costruzione e, ancor di più,
ha il suo punto di appoggio
sul quale costruire; però nessuno può pretendere di far da
solo, di fare a meno degli altri. Qui tocchiamo un punto
doloroso, che il nostro incontro di oggi, piccolo segno di
accoglienza dell’ecumene cristiana europea, non può coprire del tutto. Se guardiamo
al passato, le nostre radici e le
nostre rispettive tradizioni
confessionali non corrispondono ai vari elementi dell’
unico progetto complessivo,
non parlano il linguaggio della riconciliazione ma quello
della divisione, della separazione e del giudizio reciproco. Non si costruisce un tempio comune se viviamo le diversità come conflitto che
produce separazione. Il passato non si cambia ma il futuro
si può costruire assieme con
altre prospettive e sulla base
di un altro progetto.
Il fondamento
Fra di noi, a motivazione
delle proprie diversità,
c’è chi ritiene che la chiesa
abbia il suo riferimento fondante nella successione episcopale ininterrotta nei secoli.
C’è chi ritiene che il fondamento essenziale sia costituito
dalla sua struttura giuridica o
dalla celebrazione della sacra
liturgia; chi ritiene che il fondamento consista nella corretta elaborazione teologica e
nella fedeltà alle confessioni
di fede; chi sostiene che l’elemento fondante sia costituito
in modo esclusivo dall’evento
sempre nuovo e imprevedibile
dello Spirito, senza alcun bisogno di strutture organizzative e di riferimenti storici. Non
possiamo certo modificare la
storia passata, né è corretto
farne ui(a lettura edulcorata:
possiamo però metterci sulla
strada della riconciliazione
delle memorie o in quella delle diversità riconciliate. Siamo chiamati ad abbandonare
vecchi sentieri per intraprendere insieme un nuovo itinerario. Opera immensa, difficile e affascinante.
La lettera agli Efesini sorprende tutti fornendoci una
direzione di marcia chiara e
sintetica che guarda al passato
e ci apre il futuro: «Voi siete
stati edificati sul fondamento
degli apostoli e dei profeti, es
sendo Cristo Gesù stesso la
pietra angolare» (Efesini 2,
20). Possiamo forse chiederci
se l’espressione «apostoli e
profeti» faccia riferimento a
persone che hanno ricevuto
una specifica vocazione, e in
particolare quella di dire una
parola da parte di Dio, oppure
se «apostoli e profeti» sia una
forma sintetica per fare riferimento alla Scrittura, testimone primaria ed esclusiva dell’
azione di Dio.
Che sia l’una o l’altra lettura che noi diamo del testo biblico, una cosa è certa: si tratta di un fondamento che è al
di fuori di noi, che viene dato
a tutti noi e sul quale noi siamo chiamati soltanto ad edificare. La «missio Dei» consiste nel ripetere sempre di nuovo quello stessa parola un
tempo affidata ai testimoni
apostolici e profetici e ciascuno di noi svolge questa missione utilizzando il suo linguaggio, tipico della propria
confessione ma sempre uno
fra i tanti possibili. Dobbiamo
riconoscere di avere tanti ottimi solisti, ma insieme spesso
formiamo un coro stonato.
Questa impostazione diventa ancora più stringente nella
seconda parte del versetto,
«essendo Cristo Gesù stesso
la pietra angolare». Il dato
che tiene insieme il tutto è la
persona di Gesù Cristo, nessuno e niente altro. E questo
sia in senso soggettivo, sia in
senso oggettivo: da una parte
Gesù Cristo sostiene l’intera
chiesa nella sua dimensione
universale, e le singole chiese
locali, e dall’altra tutte le
chiese cristiane annunciano
del continuo soltanto Gesù
Cristo. Questo è Varticulus
stantis vel cadentis ecclesiae.
Promessa e sfida
Siamo allora chiamati a una
doppia verifica: esaminare
il nostro passato per verificare
il fondamento della chiesa, e
scrutare il nostro presente per
verificare il contenuto della
sua predicazione. Nel nostro
passato, all’inizio della prima
testimonianza apostolica,
c’era unicamente Gesù Cristo;
c’era un percorso comune che
nel tempo abbiamo smarrito.
Ebbene, o noi recuperiamo
quel percorso comune, quella
strada che si è suddivisa in
vari sentieri minori, oppure le
nostre strade si divaricheranno ancor più, con la conseguenza di allontanarci maggiormente gli uni dagli altri. Il
nostro presente non è meno
triste: tutti noi sentiamo il peso storico e teologico della reciproca distanza, della divisione presente nella chiesa
cristiana. Dobbiamo ricordare
che il criterio della fedeltà o
dell’infedeltà delle chiese non
è costituito dai caratteri distintivi che ciascuno si è dato:
fedeltà o infedeltà si misurano
su Gesù Cristo.
Ci è imposta la necessità
morale, da cui deriva l’impegno teologico, di ritrovare il
cammino comune, di riprendere insieme quella strada interrotta. Qui il termine di riferimento non è più di guardare
a se. stessi come in uno specchio, ritenendosi sempre al
centro di tutto: dobbiamo invece stornare lo sguardo da
noi e rivolgerlo esclusivamente su Gesù Cristo. Siamo
chiamati a valutare le nostre
caratteristiche specifiche, le
nostre vocazioni e i nostri dati confessionali distintivi, non
gli uni in riferimento agli altri
ma in riferimento a Gesù Cristo: la vicinanza o la lontananza da lui deve essere la
nostra sola preoccupazione. Il
riferimento cristologico non è
soltanto un dato tradizionale
della nostra confessione di fede, un articolo del Credo fra
gli altri, ma costituisce il dato
centrale ed esclusivo della
nostra fede cristiana.
Il primo passo che può portare alla comunione che tutti
invochiamo per l’ecumene
cristiana può risultare dallo
sforzo di sollevare lo sguardo
dalle nostre miserie per rivolgerlo verso Gesù Cristo. Tutta l’azione ecumenica deve
avere questo slancio: la tensione comune verso la verità,
innervata dalla pratica dell’
amore reciproco. L’itinerario
di marcia che ci viene proposto è vitale e si impone a tutti
come sfida e come promessa:
«Crescere in ogni cosa verso
colui che è il capo, cioè Cristo»; e solo così «tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito
da tutte le giunture, trae il
proprio sviluppo nella misura
del vigore di ogni singola
parte» (Efesini 4, 16).
Questa è una promessa e
nello stesso tempo una sfida,
promessa e sfida per tutte le
nostre chiese chiamate a ricercare e vivere la comunione
delle diversità riconciliate e
non più conflittuali. Il nostro
mandato è di aprire spazi di
comunione, essere strumenti
di comunione reciproca. Le
nostre chiese sono chiamate a
non essere più straniere o
ospiti le une con le altre, ma
ad avere tutte una medesima
cittadinanza: aver parte nel
Regno, essere concittadini dei
santi (Efesini 2,19).
Che il Padre della chiesa,
che ha posto Cristo come suo
fondamento esclusivo, ci conceda nello Spirito di vivere in
comune, oltre al dono della
reciproca accoglienza, che in
questi giorni viviamo, anche
il dono della comunione nelle
diversità riconciliate.
Predicazione tenuta nel tempio valdese di via Micheli, a
Firenze, domenica 14 maggio,
in occasione dell’incontro ecumenico ad Assisi tra il Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee) e il Comitato
centrale della Conferenza delle
chiese europee (Kek).
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Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
Da pochi giorni sono iniziati i lavori, a cura della Provincia di Torino, per l’ampliamento del ponte sull’Angrogna a
Torre Pellice. L’intervento è inserito in un progetto più ampio che riguarda tutta la vai Pellice comprendendo tra l’altro
lavori di ampliamento sulla .strada oltre Bobbio Pellice, a
Malbec e sul ponte del Cruello. A Torre Pellice il ponte risulterà ampliato di quasi un metro ma, per i lavori, i disagi
non mancheranno; la sede stradale è stata ristretta notevolmente consentendo unicamente il senso unico alternato. Ciò
che preoccupa maggiormente è comunque la durata del cantiere: i tecnici della Provincia hanno infatti previsto almeno
tre mesi di lavori proprio nella stagione di maggior afflusso
turistico in vai Pellice per cui il ponte sull’Angrogna rappresenterà una pesante strozzatura.
D:
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-J. -A
DESI
VENERDÌ 26 MAGGIO 1995 ANNO 131-N. 21 LIRE 2000
Complice il Salone del Libro di Torino, che al di
là di ogni previsione ha chiuso i battenti dell’edizione
1995 con cifre record in
quanto ad espositori e visitatori, e grazie a iniziative parallele come la prima volta di
«Maggiolibri» a Pinerolo,
proviamo a soffermarci e a
riflettere sul ruolo della lettura e sulle prospettive del libro
come strumento educativo
più antico (e piu saggio), non
necessariamente in contrapposizione con gli altri media,
televisione e computer. ’
Se leggiamo i dati, seppure
un po’ superficialmente e in
modo generico, sembra che
sia i bambini che i giovani e
gli adulti leggano più di
quanto si è portati a credere:
BAMBINI, SCUOLA, FAMIGLIA
LA LEHURA
CARMELINA MAURIZIO
una recente indagine condotta tra le scuole dell’obbligo
di Pinerolo dimostra infatti
che nelle famiglie bambini e
genitori leggono abitualmente, anche se soprattutto giornali e fumetti e meno i libri.
Il piacere della lettura però è
soprattutto presente nell’infanzia, quando le fiabe e la
lettura ad alta voce hanno un
gran fascino, e va perdendosi
a mano a mano che subentra
no interessi e scelte più autonome. In questa , fase soprattutto la televisione, seguita
dal computer à i videogiochi,
comincia ad acquistare un
peso sempre maggiore nell’
occupare il tempo libero dei
ragazzi, proprio in un momento in cui il valore educativo della lettura potrebbe acquistare un ruolo importante
nella formazione degli adolescenti in crescita.
Val Pellice
^ Cantieri per
É operai in
il mobilità
. . f
Dal 1° giugno una cinquantina di operai da tempo in
mobilità saranno impiegati,
per un anno, in lavori socialmente utili in alcuni comuni della vai Pellice. L’ipotesi si è concretizzata proprio
in questi giorni quando la
Comunità montana ha assunto una delibera in cui, d’intesa con i Comuni di Bobbio
Pellice, Lusema San Giovanni, Angrogna e Torre Pellice,
definisce un progetto che impegnerà queste persone fino
al 31 maggio ’96. Si tratta di
persone in mobilità e che percepiranno un salario direttamente dallo stato mentre ai
comuni toccherà provvedere
a forme assicurative. Dunque
si tratterà di una buona possibilità di lavoro per delle persone (circa un terzo del totale
che è stato segnalato per la
valle) che altrimenti non
.avrebbero alcuna prospettiva
di attività nell’immediato futuro; nello stesso tempo per i
comuni della valle si apre la
possibilità di avere a disposizione manodopera a bassissimo costo.
«Nella maggior parte dei
casi - spiega il presidente
della Comunità montana vai
Pellice, Giorgio. Cotta Morandini - si tratta di uomini
con una bassa o bassissima
scolarità e li inseriremo nei
comuni secondo le loro esigenze. Poche sono le donne e
pochissimi i diplomati». Si sa
già, ad esempio, che molti
degli operai saranno impegnati nella manutenzione del
verde pubblico; si tratta infatti di interventi di stagione e,
in alcuni casi, estremamente
urgenti. Anche il settore ambientale in genere potrebbe
usufruire di questo intervento; corsi d’acqua, alvei, sentieri, piccoli ponti hanno un
forte e urgente bisogno di
manutenzione regolare e continuativa: anche questa è
un* opportunità di intervento.
A Pinerolo il via alle iscrizioni per i corsi universitari di Economia e Commercio
Le lauree brevi e le nuove professionalità
PIERVALDO ROSTAN
Più volte annunciata come
possibilità, sta prendendo
ora corpo l’ipotesi di far divenire la città di Pinerolo sede
di corsi dell’Università, seppure per la cosiddetta «laurea
breve». Il progetto prese le
mosse due anni e mezzo fa
con una delibera di intenti e di
impegno da parte del Consiglio comunale; ad incalzare
l’amministrazione comunale è
venuto un apposito eomitato
guidato dal dott. Debemardi.
«Contatti furono avviati spiega l’assessore all’Istruzione di Pinerolo, Alberto
Barbero - con due Facoltà,
Economia e commercio e
Scienze politiche; per motivi
legati anche ad iter già avviati
nei confronti del ministero si
sono poi stretti maggiori rapporti proprio con Economia e
commercio. Oggi siamo in dirittura d’arrivo nel senso che
l’impegno reciproco c’è; come Comune abbiamo trovato
i locali col gradimento dell’
Università e stiamo lavorando
alla costituzione del consorzio: entro poche settimane
dovremmo approvarne lo sta
Presto a Pinerolo i primi corsi universitari
Ulto; l’Università ha definito
il piano di studi e sta per dare
il via alle iscrizioni, in tutto
una cinquantina».
Nei mesi scorsi sul progetto
sono stati coinvolti L Comuni
e le Comunità montane vicine
a consolidare un legame territoriale e culturale che potrebbe trovare una sintesi di grande interesse proprio nei corsi
universitari a Pinerolo; anche
le banche paiono «sensibili»
all’operazione. Si era parlato
di formazione di amministratori, di manager; la necessità
più che il desiderio ha portato
alla scelta di Economia e
commercio.
La sede dell’università sarà
in via Cesare Battisti, dove
.storicamente sorgeva il Buniva; di quell’edificio verrà occupato un piano in via provvisoria. Ci sono altri progetti
ma questi sono legati al completamento dell’Alberghiero;
allora, forse, sarà possibile il
trasferimento in via Monte
Grappa in una sede da ristrutturare; ma che cosa può rappresentare per il Pinerolese, il
corso di laurea breve in economia? «Intanto - aggiunge
Barbero - può essere un
contributo alla formazione di
nuove figure professionali tra
l’altro conformi ad indirizzi
europei: l’ordine dei ragionieri ha dimostrato un grande
interesse per questi corsi. Il
fatto che nasca un piccolo polo universitario a Pinerolo
può anche rivitalizzare la
città attraverso servizi, strutture, posti di lavoro.
Questo aspetto potrebbe ricevere un’ulteriore spinta
qualora noi riuscissimo a
portare a compimento i contatti appena avviati con la facoltà di Architettura: con i
due corsi, potremmo pensare
di avere in città circa 500 studenti universitari provenienti
anche da aree non vicine; a
regime per Economia dovremmo avere sui tre anni dei
corsi 150 studenti, mentre i
“pour-parler” avviati con il
Politecnico partono da un’
ipotesi di 100 studenti per anno di corso: la presenza dei
giovani, ma anche dei docenti, non potrà che arricchire
anche lo stesso dibattito culturale in città».
Su un vecchio numero dell’«Avvisatore
alpino» (1925), commentando con favore
l’iniziativa della Fornace Bonansea di produrre piatti decorati in stile rurale, si ricorda come tale iniziativa rinnovi un’antica tradizione artistica già nota, pare, ai
tempi di Carlo di Valois.
arlo di Valois, nel 1301, fu manXV dato dal Papa in Firenze con titolo di paciere, ed io mi fermerò un tantino sul passaggio che codesto inviso
messaggero di pace, e apportatore di
guerra in realtà, fece in tale occasione in
Piemonte. Io lo vidi pertanto il 12 luglio
in Torino, accolto ivi a grande onore da
Filippo (di Savoia-Piemonte) e con grandi speranze forse altresì riguardo al suo
Principato d’Acaja e l’acquisto agognato
della Signoria d’Asti nonché di Chieri,
mediante il suo appoggio e quello universale dei Guelfi.
Già fin da verso la fine d’Aprile quel
principe francese aveva fatto annunziare
la sua venuta per un messo a ciò spedito
IL FILO DEI GIORNI
LA FORNACE
MARCO ROSTAN
alla Corte Piemontese, a cui fu donata
una roba. L’8 Luglio poco ormai dovendo tardare ad arrivare, si mandò dal nostro principe Filippo a comperar a Luserna delle scodelle (!) pel ricevimento. Chi
fu spedito per ciò si fu, vedete mo’, un
frate Jacopo, converso dei Frati minori di
Pinerolo, con due cavalli. Doveva far bel
vedere cjuel frate venir da Luserna con
quel carico di scodelle, a cavallo! Il perché poi sia stato per tale uopo mandato a
Luserna, piuttostoché in altro luogo, non
si sa: ma ben so che già dapprima s’era
mandato altri a vedere a che prezzo venivano a Lusema le scodelle».
Allora la sede dei Savoia-Piemonte era
Pinerolo; ciò spiega come fu mandata
una persona di Pinerolo. Può poi supporsi che i piatti e le scodelle di Luserna,
perché più pregiate ossia più belle, furono preferite a quanto nel genere potevasi
avere nella estesa regione attorno a Pinerolo e a Torino, dove tuttavia fiorivano
celebrate fabbriche di terraglie, maioliche e porcellane. Il fatto che il principe
Filippo da Pinerolo dovette disporre per
il ricevimento che a Torino avrebbe dovuto fare ad un principe di Casa d’Angiò
(...); che Lusema non è sulla via Pinerolo-Torino; che mandò prima a trattare
per il prezzo e poi a ritirare i piatti, fa
credere che si trattasse di una lavorazione veramente artistica, tale da formare a
Torino un pregevole ornamento sulle tavole principesche.
Ben meritoria è perciò l’opera del sig.
Bonansea, intesa a far rivivere in Luserna S. Giovanni tradizioni così nobili di
antichissimo primato artistico.
Una riflessione potrebbe
partire proprio da questo
punto: chi ha gli strumenti
per far sì che il bambino che
amava leggere non si allontani dalla lettura, proprio nel
momento della sua vita in cui
è più vulnerabile? Sia la
scuola che le famiglie spesso
non hanno questi strumenti,
anche se a loro spetta maggiormente il compito educativo e formativo delle nuove
generazioni. Ribaltando il
problema forse è proprio il ritorno al piacere infantile e
gioioso della lettura, che da
adulti si può trasformare in
riflessione e valore permanente, che può diventare uno
strumento di crescita da usare
insieme, genitori, insegnanti,
bambini e ragazzi.
In Questo
Numero
No ALLE AUTO?
Il centro storico di Pinerolo potrebbe diventare zona a traffico limitato e adibita alla circolazione dei
pedoni. I commercianti,
quando si yentilò il progetto, erano abbastanza favorevoli; alcune perplessità
invece ci sarebbero se il
provvedimento fosse solo
di limitazione e al traffico
e non puntasse anche alla
riqualificazione dell’arredo urbano.
Pagina II
Donne e elezioni
Le donne elette nei Comuni delle Valli rappresentano il 20% del totale
dei consiglieri votati dalle
cittadinanze: un risultato
un po’ deludente che si fa
preoccupante passando a
considerare il numero di
donne entrate nelle varie
giunte: appena 10.
Pagina II
Borgate montane
Le borgate di montagna,
il loro utilizzo, le eventuali
ristratturazioni e valorizzazioni saranno oggetto di un
convegno di studio che si
terrà il 9 e 10 giugno a
Torre Pellice per iniziati V9
del Centro culturale valdese. Si discuterà anche di
tutte le possibilità per venire incontro a chi intende
mettere a disposizione
strutture per l’accoglienza.
Pagina III
Per il Madagascar
Sono in prepm~aziohe altre iniziative di sensibilizzazione sul Madagascar,
dopo che un gruppo di
giovani delle Vàlli aveva
visitato quel paese e aveva ospitato (l’estate scorsa) una delegazione della
Chiesa di Cristo, Una chiesa riformata che è anche
memteò della Cevaa.
a Pagina III
8
PAG. Il
E Eco Delle ^lli moEsi
VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
I sindaci di Guillestre e Torre Penice durante ie orazioni ufficiali
nell’incontro dello scorso week-end
ALTRO ARRESTO PER MACCARI — Ancora un arresto,
il quarto, venerdì scorso, per l’ex assessore regionale alla
Sanità, il pinerolese Eugenio Maccari; le nuove rivelazioni
di Eligio Citta, che negli anni ’80 gestiva per conto dell’Ussl di Torino decine di miliardi, hanno permesso di portare
alla luce altri pesanti episodi di corruzione legati agli appalti per il materiale radiologico.
PINEROLO: MUSICA NEL CENTRO STORICO — Su
proposta dell’assessorato alla Cultura del Comune di Pinerolo e dell’Istituto Corelli, il centro storico della città vedrà
le proprie vie invase, sabato 27 maggio fra le 16,30 e le
18,30, da otto gruppi strumentali dell’Istituto Corelli. I punti di esecuzione saranno: Bastioni di via Principi d’Acaia
(quartetto di ottoni). Largo d’Andrade (trio flauti e violoncello), via Jacobino Longo (trio di flauti). Pozzo (trio di
chitarre). Chiesa S. Chiara (insieme strumentale). San Maurizio (archi del Corelli), Pineta (sassofono). Istituto Corelli
(pianoforte). Inoltre, presso l’istituto, sono previste 14 serate musicali a partire dal 25 maggio.
NELL’INCHIESTA SULLA GUARDIA DI FINANZA
COMPARE ANCHE CANDELLERO — La Procura della Repubblica, continuando la sua indagine sull’ex comandante della Guardia di Finanza di Pinerolo, Antonio Rinaldi,
è arrivata a Nuccio Candellero, l’ex industriale del parquet
che mise in piedi la colossale truffa dei contàiner fantasma.
A 8 anni dal crac che mise in ginocchio centinaia di risparmiatori pinerolesi che di Candellero si erano fidati investendo negli inesistenti container, pare sia venuta fuori una storia di un incontro alla caserma della Finanza, nelle ore immediatamente precedenti la fuga dell’industriale, con l’allora comandante Rinaldi. All’epoca il settimanale Panorama
aveva già pubblicato un articoìo in cui si evidenziavano forti
sospetti sull’attività di Candellero e oggi i magistrati stanno
indagando proprio sul rapporto esistente fra comandante
delle Guardia di Finanza e il bancarottiere di Pinerolo.
UNA NUOVA DOTAZIONE PER LA BIBLIOTECA —
Giovedì 25 maggio verrà inaugurato, presso la biblioteca
Alliaudi di Pinerolo, il fondo Omar Carena. Si tratta del
materiale lasciato in dono per testamento e comprendente
opere di scienze bibliche, orientalistica e pubblicistica per
un totale di quasi 3.000 volumi. Il donatore, per molti anni
ricercatore presso l’Università di Münster, ha dunque lasciato alla biblioteca e a Pinerolo una significativa e importante serie di volumi per lo più unici nella zona.
INIZIATIVA DELL’ADMO — La sera del 2 giugno, allo
stadio di Milano, verrà giocata una partita di calcio a favore
dell’Admo (associazione per il dono del midollo osseo) fra
la nazionale cantanti e quella magistrati. Si tratta di un importante impegno assunto in prima persona nella lotta contro la leucemia; l’Admo «Rossano Bella» di Villar Perosa
ha organizzato un pullman, al prezzo ingresso compreso di
40.000 lire, in partenza da Perosa Argentina alle 15,30;
chiunque fosse interessato deve prenotare il posto entro il
26 maggio presso l’Admo (tei. 0121-315666).
BUONE NOTIZIE PER LA TECNOMAIERA — La Tecnomaiera di Inverso Pinasca, dichiarata fallita a dispetto della
sua buona tecnologia e di alcuni importanti commesse ottenute negli ultimi anni per la lavorazione di marmi, sarà acquistata dalla ditta americana Taltos; in settimana dovrebbe
essere perfezionata l’offerta di acquisto. La Comunità montana della vai Chisone aveva assunto un importante ruolo di
garante verso le banche consentendo così il versarnento di
una parte delle spettanze ai dipendenti; ora, con l’acquisto
da parte degli americani, si spera in una ripresa del lavoro e
il reintegro dei 90 dipendenti dell’azienda fallita.
NUOVA GIUNTA PROVINCIALE — La presidente della
Provincia, Mercedes Bresso, ha comunicato giovedì scorso,
nel corso di una conferenza stampa, i nomi degli assessori
a cui ha conferito gli incarichi di giunta. L’esecutivo
dell’amministrazione provinciale di Torino è così composto: presidente Mercedes Bresso (relazioni istituzionali e
intemazionali, programma e indirizzi generali, partecipazioni e affari legali); vicepresidente Mario Rey (risorse
umane, finanziarie e patrimoniali); assessori Luigi Rivalla
(pianificazione territoriale e difesa del suolo). Franco Campia (trasporti e viabilità), Aldo Miletto (istruzione e solidarietà sociale), Livio Besso Corderò (turismo, sport e tutela
della fauna), Giuseppe Gamba (ambiente e risorse idriche),
Walter Giuliano (risorse naturali e culturali). Marco Camoletto (economia, lavoro e formazione professionale). Nel
corso della conferenza stampa la presidente della Provincia
ha anche annunciato la convocazione della prima seduta
del Consiglio provinciale per il 30 maggio.
Torre Pellice e Guillestre
Due gioiose giornate
di intensa amicizia
Due splendide giornate di
sole hanno accolto a Torre
Pellice i 200 francesi di Guillestre venuti in valle per ricordare la decisione di 40 anni fa di stringere un gemellaggio fra le due comunità civili. Di quegli amministratori
solo uno è ancora impegnato
attivamente, l’avv. Cotta
Morandini di Torre Pellice,
che ha portato il saluto della
Comunità montana vai Pellice. Tornei di vari sport, serate danzanti, scambi di doni e
messaggi (fino allo scambio
simbolico delle insegne tricolori delle due nazioni) hanno scandito l’evolversi delle
due giornate.
Del resto il gemellaggio
non è lirnitato alle sole amministrazioni (appena rinnovata
quella torrese, nell’imminenza di farlo quella francese)
ma coinvolge gli uffici turistici, le associazioni sportive
e culturali. Momenti particolarmente significativi lo
scambio di libri, voluto dai
due Comuni, che arricchiranno così le rispettive biblioteche di libri in francese a Torre Pellice e in italiano a Guillestre, nonché rincontro fra
delegazioni di partigiani dei
due paesi a ricordo della comune lotta di liberazione.
Nei loro messaggi di saluto
i due sindaci hanno ricordato
la simile vicenda storica di
due popolazioni montanare,
gli scambi che avvenivano
regolarmente in passato utilizzando a piedi i valichi, la
vocazione a vivere in un’Europa forte e in pace; nessun
riferimento a collegamenti
viari da parte francese, contraddittori gli interventi italiani. Il sindaco di Torre Pellice, Marco Armand Hugon,
ha ricordato le lunghe discussioni avvenute in passato (attuali ancora oggi) sul traforo
del Colle della Croce: «Non
si è fatto e, credo, non si farà
mai; a unirci sarà il nostro
spirito di amicizia».
Ostinatamente «ottimista»
si è detto Giorgio Cotta Morandini che ha brevemente
fatto cenno dell’ultima proposta arrivata dal governo
francese: un collegamento
ferroviario turistico che unisca i due versanti senza distruggere quanto di positivo
è stato costruito sul versante
francese con valenze sia economiche che ambientali, come il parco del Queyras.
Torre Pellice
Si contano
gli esemplari
di caprioli
Per il secondo anno consecutivo, per opera delle guardie venatorie della Provincia
di Torino, si è svolto un censimento in una zona campione della vai Pellice per quanto riguarda la presenza dei
caprioli; così cacciatori,
guardie ecologiche, ambientalisti ed esponenenti del Cai
si sono ritrovati sulle colline
di Torre Pellice a cercare di
identificare i caprioli. Così
come l’anno scorso la giornata ba avuto un buon esito e
ha consentito di individuare
33 animali.
La presenza di questo ungulato era stata segnalata più
volte sia dalle guardie venatorie sia da cittadini o agricoltori: non di rado infatti può
capitare di imbattersi in uno o
più caprioli nella fascia altimetrica che va dai 600 ai
2.000 metri. Nel periodo invernale, con la neve o il secco
a farla da padrone alle quote
più elevate, il capriolo scende
anche fino ai 500 metri alla
ricerca di erba e arbusti di cui
si ciba; con l’arrivo della bella stagione questo animale si
ritira un po’ più a monte e lo
si può incontrare nel bosco
ceduo di castagno o di faggio.
Pinerolo: un progetto che suscita interesse in città
Il centro storico senza automobili
DAVIDE ROSSO
Si torna a parlare della
chiusura alle automobili
del centro storico di Pinerolo.
L’ufficio tecnico del Comune
ha infatti preparato un progetto per la pedonalizzazione
del centro storico cittadino,
progetto che dovrebbe essere
presentato prossimamente alia popolazione. Il progetto
prevede la chiusura alle auto
di via del Pino, via Savoia,
via Trento, via Assietta, via
Archibugieri, dell’area intorno al Duomo e alcune modifiche al senso di circolazione
delle vie adiacenti alla zona
vietata al traffico.
Per il momento non si registrano grosse reazioni alla
novità né da parte dei residenti nella zona interessata
né da parte dei commercianti
che vi svolgono l’attività.
Quando alcuni mesi fa si era
cominciato a parlare dell’ipotesi di pedonalizzazione del
centro storico cittadino i
commercianti si erano dimostrati per la maggior parte
(circa il 70% allora) favorevoli all’idea, a patto che si
procedesse parallelamente a
un rinnovo deU’arredo urba
no della zona al fine di ottenere una riqualificazione ambientale del centro della città,
e avevano posto l’accento sul
problema parcheggi. Qual è
oggi la reazione di chi esercita un’attività nella zona che
dovrebbe essere interessata
dal provvedimento?
Facendo una rapida indagine abbiamo constatato come
siano cresciuti per un certo
verso gli oppositori della «pedonalizzazione». Tra gli sfavorevoli (ad esempio i proprietari della gelateria Svizze
croci ugonotte in oro e allento
V
tesi
& delmastro
(già homo)
via trìeste 24, tei. 0121/397550 pinerolo (to)
ra) c’è chi dice che un procedimento di questo tipo porterebbe un danno all’attività di
molti esercizi; sono preoccupati ad esempio i titolari di
quegli esercizi che trattano
generi ingombranti perché la
mancanza di parcheggi adeguati nella zona disincentiverebbe l’afflusso di clientela
per questi negozi. Ma c’è anche chi è sfavorevole perché
dice che il progetto del Comune a quanto pare non prevede alcun tipo di miglioramento all’arredo urbano: «Se
si tratta semplicemente di
chiudere le strade sono nettamente contrario - dicono nel
negozio «Il fiorfiore» - mentre sarei pienamente d’accordo con una §riqualificazione
del centro storico che può
passare anche attraverso la
pedonalizzazione ma non deve limitarsi a questo».
Tra i favorevoli c’è chi ritiene (è il caso della titolare
della farmacia Musto) che la
chiusura del traffico delle auto nel centro non porterebbe
danno alle attività commerciali ma che anzi riporterebbe
il centro storico a una dimensione umana. Pedonalizzare o
non pedonalizzare il centro
storico allora? Per molti
commercianti sembra non essere questo il vero problema
ma quello che questa chiusura si risolva in un blocco della circolazione e basta, cosa
che migliorerebbe sì la vivibilità del centro (diminuzione
dello smog ecc.) ma che non
sarebbe sufficiente al centro
stesso per riqualificarsi e per
crescere veramente.
Elezioni comunali
Poche donne
elette
nei Consigli
CARMELINA MAURIZIO
Prima di archiviare il turno
elettorale amministrativo,
che tanto peso ha avuto sia a
livello nazionale che, soprattutto, a livello locale, vogliamo tentare un bilancio dal
punto di vista delle donne.
Come è andata nelle nostre
valli? Quante sono state effettivamente le donne elette e
quelle che sono entrate nelle
giunte comunali?
Dopo una rapida analisi e
un po’ di conti il quadro di insieme ci presenta questa situazione: su 540 candidati le
donne erano 155, ovvero meno del 30% del totale; in alcuni Comuni le candidate erano
più numerose del minimo imposto dalla legge (un quarto
su tutti i candidati), in particolare a Bobbio Pellice, con sei
donne nella lista «Foglie di
rovo», a Perosa Argentina,
con sei donne nella lista «Progetto solidarietà» e a Luserna
San Giovanni dove sei erano
le candidate nella lista «Progetto 2000» che tra l’altro
candidava anche una donna,
Bruna Peyrot, come sindaco;
in altri Comuni invece le donne erano abbondantemente
minoritarie, come è avvenuto
a Bricherasio nella lista «Lista
civica della libertà» che ne
candidava solo due. In totale i
candidati sindaci erano 44 di
cui solo 3 donne (a Pomaretto
e a Luserna San Giovanni):
come è noto nessuna di loro è
stata eletta, per cui nessuna
donna siederà sulla poltrona
di sindaco per i prossimi quattro anni nei Comuni delle valli valdesi e del Pinerolese.
Le elette nei Consigli comunali sono risultate 56, ovvero il 36% delle candidate,
ma soltanto il 20% sul totale;
il confronto con le percentuali che riguardano gli uomini
mette in evidenza ancora una
volta il peso minore che le
scelte elettorali hanno dato
alle donne anche a livello locale, infatti gli eletti maschi
sono stati 216, ovvero il 56%
di tutti i candidati e quasi
l’80% di quanti erano presenti nelle liste è risultato eletto.
Vogliamo soffermarci ancora
su un dato, il numero di donne che sono entrate nelle
giunte comunali, che sono
poche davvero: appena 10 (il
20% circa sul totale degli assessori) rivestiranno infatti la
carica di assessore, di cui
quattro saranno vicesindaco
(a Villar Pellice, Roure, Perrero e Inverso Pinasca).
Conti a parte è fin troppo
facile arrivare a delle conclusioni partendo solo dai numeri, che testimoniano una presenza femminile nelle amministrazioni comunali non del
tutto irrilevante ma nettamente inferiore a quella degli uomini. Lasciamo aperte tutte le
possibili riflessioni e interpretazioni e anzi la presentazione di questi dati vuole essere proprio un possibile
spunto per delle riflessioni
tra quanti si interrogano sulla
politica, sul molo delle donne
nella società attuale e sull’
atavico problema della parità
tra i sessi.
*il
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9
\/ENERD1 26 MAGGIO 1995
i E Eco Delle Vaoi Iàldesi
PAG. Ili
Il Centro culturale valdese organizza un convegno per il 9 e il 10 giugno
Le borgate montane sono una risorsa
MARCO ROSTAN
Borgate di montagna delle
nostre valli: sono tante,
alcune molto belle perché
hanno conservato nella struttura d’insieme e nelle singole
parti, dai tetti ai muri, dai balconi alle finestre, l’aspetto
originario capace di raccontate al visitatore i modi di vita e
di lavoro di un tempo; per altre il pur lodevole intento di
aggiustare per non abbandonare e per ridare vita a una
casa ha prodotto o sta producendo danni irrimediabili
all’insieme: da eccessivi muri
di cemento a un rattoppo in
plastica o tegole rosse sul tettò dove mancavano le lose, a
improbabili ghirigori in ferro
battuto su finestre e balconi, a
inutili recinzioni.
Colpa, a volte, dei proprietari, a volte delle leggi che
impongono assurdità, a volte
degli uffici tecnici ma certo
sintomo di una scarsa sensibilità generale al valore e al
danno per tutti che determinati interventi sulla singola proprietà possono determinare. È
possibile, da una parte, non
ostacolare, anzi favorire chi
.' desidera aggiustare qualcosa,
per sé o per altri e, d’altra parte, fare in modo che questo
supero sia una valorizzazione di uso nel rispetto della
storia e della cultura e sia, cóme si dice oggi, compatibile
con l’ambiente circostante?
A questo interrogativo si
Vorrebbero cercare delle risposte, delle indicazioni di
. comportamento in un convegno organizzato a Torre Pedice per il 9-10 giugno, particodarmente rivolto a sindaci, uffici tecnici, operatori professionali che ascolteranno vari
contributi di esperti urbanistici e si confronteranno con
esperienze valide già realizzate in altre valli alpine.
È importante che l’iniziativa del convegno provenga dal
Centro culturale valdese, a
cui si sono associati il CaiTutela ambiente montano
Piemonte e Val d’Aosta, la
Comunità montana vai Pedice e l’associazione «La gure
matte». Il Centro culturale
svolge infatti un ruolo importante nella conservazione della memoria, dai libri delle biblioteche, al sistema dei musei, ai corsi di storia per insegnanti; ma poiché gran parte
del modo di vivere, di abitare,
di lavorare nelle valli valdesi
ha le sue tracce parlanti sul
territorio, è bene che il Centro svolga una funzione di stimolo verso i privati e gli enti
(in primo luogo i Comuni) affinché, prima che sia irrimediabilmente tardi, ci si attivi
per operare in modo coordinato e intelligente, ottenendo
fra l’altro che l’attuale nor
mativa sia modificata per
adeguarsi alle trasformazioni
d’uso compatibili con le tradizionali costruzioni esistenti
in montagna.
La Comunità montana, dal
canto suo, dovrebbe cercare
di tradurre il suo progetto di
ecosviluppo in indicazioni
concrete, fornendo consulenza e aiuto ai Comuni e ai privati che si muovono all’interno delle indicazioni del piano. Se è vero che l’intreccio
fra i settori dell’agricoltura,
del turismo e della cultura
può offrire delle possibilità
economiche per la vai Pellice,
è certo che chi viene, per vari
motivi, sul suo territorio deve
poter trovare durante l’intera
settimana e nell’arco dell’anno una varietà di proposte
fruibili: sentieri da percorrere, luoghi da visitare, prodotti
locali da consumare, feste e
manifestazioni di cui godere
e soprattutto offerte interessanti, come luogo e come
prezzo, per essere ospitato.
In questo quadro il recupe
ro e la valorizzazione delle
borgate riceve la sua importanza: non ultima quella di
poter garantire un’integrazione di reddito al contadino
che, per esempio, voglia offrire agli eventuali ospiti da
dormire e la colazione, senza
per questo esser costretto a rispettare, nella ex stalla o nella vecchia cucina, requisiti di
metri cubi, di altezza, di dimensioni delle porte validi
per un albergo di città.
Qualcuno si è domandato
tempo fa, su queste pagine, se
le valli valdesi sono note solo
perché offrono sul loro territorio dei buoni servizi, specie
agli anziani, o se esiste anche,
in modo visibile, una particolare attenzione alla gestione
del territorio. È una domanda
a cui occorrerebbe rispondere, perché al di là delle leggi,
dei piani e dei tecnici comunali, si tratta anche di far crescere una mentalità diversa
fra gli stessi valdesi, una cultura più attenta al patrimonio
collettivo delle valli, fatto da
tanti pezzi individuali di cui i
• singoli portano la responsabilità. E un particolare ruolo, in
questo campo, lo può svolgere chi si occupa dei musei,
dell’accompagnamento ai visitatori, dei luoghi storici, ma
anche i Concistori tanto più
che oggi, anche nelle vecchie
case, è possibile realizzare
all’interno tutte le comodità
necessarie, senza deturpare
l’aspetto esterno (quello di
cui usufruiscono tutti) secondo il cattivo gusto di tante
villette già sufficientemente
dannose alla vista là dove le
si è fatte costruire.
Ulteriori informazioni sul
convegno si possono avere
presso il Centro culturale.
mrn
Iniziative di solidarietà e amicizia
Per ¡I Madagascar
Se è vero che quando una
parte del corpo soffre soffrono anche le altre, è altrettanto vero che se una chiesa
soffre anche le chiese sorelle,
pur lontane, soffrono con lei.
Del Madagascar in Italia si
continua a non dire nulla: non
' vi sono centinaia di morti per
le strade, non vi sono suore
che stanno morendo a causa
di malattie strane, non vi è
ona forza Onu impegnata ad
assicurare la tranquillità e
non vi è neppure qualche nostro connazionale prigioniero
di qualche tribù «selvaggia».
Insomma, nulla che faccia
notizia ma nel paese, come
nella maggior parte dei paesi
del Sud del mondo, si soffre,
in particolar modo la fame
ma anche a causa di malattie
e di malgoverno.
L’inflazione viaggia a ritmi
elevati, il Pii (prodotto interno lordo) di un anno servirebbe solo a coprire il debito
estero, e nel giro di qualche
mese il prezzo di un chilo di
riso è quasi raddoppiato, e
questa è una vera e propria
tragedia per un popolo che ha
come base alimentare proprio
il riso. Un gruppo di giovani
valdesi cerca di tener vivo
l’interesse sul Madagascar,
sul suo popolo e sulla Chiesa
di Gesù Cristo, chiesa riformata membro della Cevaa. Si
sta organizzando un nuovo
viaggio in Madagascar per
l’agosto ’96, ma intanto si
preparano anche altre iniziative di sensibilizzazione: sabato 27 maggio, alle ore 21,
nel tempio di Pomaretto, concerto di canti del mondo del
coro Fihavanana; sempre a
Pomaretto, domenica 28 alle
ore 10, culto dedicato alla
Cevaa, e a partire dalle ore
15 torneo di «fanorona», gioco nazionale malgascio, minibazar, e alle 19,30 cena
malgascia preparata dai giovani della valle.
Per partecipare alla cena bisogna prenotare entro venerdì
26 maggio (tei. Dario 81319,
Michela 808925, Patrick
81316). E ancora, venerdì 2
giugno alle 21, concerto del
coro Fihavanana nella sala
valdese di Torino, in corso
Vittorio 23. Aspettiamo molte persone che amano il buon
canto, il gioco, lo stare insieme e vivere in questo modo
la comunione con la chiesa
universale, e a tutti diamo un
benvenuto fin da ora.
Le Rsu lanciano gli scioperi
No all'accordo
C’è fermento anche nel Pinerolese rispetto all’accordo
sulla riforma del sistema pensionistico siglato dal governo
e dai sindacati confederali;
mentre Cgil, Cisl e Uil si apprestano a sottoporre l’ipotesi
di accordo al vaglio di operai,
pensionati e artigiani, le rappresentanze unitarie stanno
proponendo a vari livelli forme di sciopero. Si cerca di
spiegare le ragioni che indurranno a votare no alla soluzione proposta, ritenuta una*
«Controriforma».
«Non siamo frange estremiste strumentalizzate da qualche partito - dicono in un documento diffuso le Rsu che
hanno organizzato gli scioperi nel Pinerolese -; partiamo
da un dato reale: con il requisito dell’età minima di 57 anni per andare in pensione di
fatto sono quasi sparite le
pensioni di anzianità; nel nostro territorio, dove l’ingresso
al lavoro dei giovani avviene
per larga parte dopo le scuole
professionali, cioè a 17 anni,
alla stragrande maggioranza
dei lavoratori si chiede di lavorare 5 anni di più e non in
posti particolarmente appaganti ma spesso in luoghi fortemente ripetitivi, noiosi e anche gravosi come le filature».
Certo qualcosa è mutato rispetto al passato per cui i rischi che evidenziano le Rsu
riguarda probabilmente più
quanti oggi sono al limite della pensione che non chi entra
oggi nel mondo del lavoro,
spesso già più che ventenne.
Tuttavia il problema va posto,
non dimenticando come spes
Val Pellice: educazione fisica dei ragazzi
Medicina e sport
so nelle fabbriche si ricorra
allo straordinario festivo e
notturno. «Su queste basi - si
chiedono le Rsu - come e
quando i nostri figli entreranno nel mondo della produzione? Le lotte dell’autunno
scorso avevano per base la difesa delle pensioni di anzianità a 35 anni col 70% della
media delle retribuzioni degli
ùltimi anni; con questo accordo che fa sparire la pensione
di anzianità a 35 anni si concede a Dini ciò che non è stato concesso a Berlusconi.
La situazione dell’Inps poteva essere risolta più semplicemente colpendo l’evasione
contributiva di 40.000 miliardi Tanno chiedendo solidarietà a tutte le categorie; in
sostanza invece di far pagare
chi si è arricchito alle spalle
dei cittadini (tangentopoli insegna) si è scelto di far pagare come sempre i lavoratori».
Per questo le Rsu, oltre ad
aver organizzato vari scioperi
in zona, hanno chiesto al sindacato confederale di poter
partecipare alle assemblee
presentando le ragioni del no
all’accordo con il governo.
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VAL PELLICE
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Lunedì e venerdì ore 14-17
Con la Festa dello sport ormai in pieno svolgimento sui
campi della vai Pellice, il 3S
ha voluto dedicare un mometìto di riflessione alla «tutela sanitaria dell’attività
sportiva» mettendo a confronto medici del settore, politici e società.
La pratica sportiva, fin dalle scuole elementari, è seguita
con poca ricerca e soprattutto
ha poca incidenza sulla crescita psico fisica e comportamentale dei bambini; poche
ore di attività fisica, spesso
quasi incollata sugli altri programmi e' non coordinata,
fanno sì che i bambini denuncino allarmati segni di decadimento fisico fin dalla fanciullezza. Un’indagine condotta sulle scuole elementari
di Torino è stata illustrata dal
dott. Piero Astegiano, dell’
istituto di medicina sportiva
di Torino: «È emersa una
sempre minore efficienza, nei
bambini che si avvicinano alla scuola media, sia a livello
muscolare che cardiaca; non
sono infrequenti i casi di obesità. Da un lato non si riesce a
organizzare una valida attività fisica nelle scuole, dall’
altro fin dalla più giovane età
si denuncia un calo nelle attività motorie del genere umano. La prima conclusione è di
auspicare Tinsegnamento
dell’educazione fisica fin dalla scuola elementare affidandola a insegnanti specificatamente preparati».
«Siamo ben lontani - ha
aggiunto il prof. Quaroni,
presidente dell’associazione
nazionale degli insegnanti di
educazione fisica - da un’ef
fettiva promozione dei servizi di medicina scolastica che
possano garantire un minimo
di prestazioni e di ricerche su
tutte le scuole. E questo malgrado la legge istitutiva del
Servizio sanitario nazionale
dedicasse una specifica attenzione alla promozione della
salute nell’età evolutiva, con
l’attuazione dei servizi medico-scolastici. Si parlava di
passaggio chiave dalla cura
della malattia alla tutela della
salute in funzione della formazione e della crescita ma
siamo ancora a quegli enunciati. Operare con continuità
all’interno della scuola potrebbe veramente produrre un
salto di qualità e di salute
evitando quelle certificazioni
generalizzate di fatto superflue perché prive di controlli
specialistici».
La necessità di interventi
per un controllo sistematico
della crescita fisica dei ragazzi è stata da più parti ribadita;
la validità del lavoro svolto
dalle associazioni sportive è
stata sottolineata anche dal
direttore delTUsl 10, Giovanni Rissone, che ricordando
come centrale «l’impegno di
prevenzione alle cause di disagio giovanile delle associazioni di volontariato e in primis di quelle sportive», ha
proposto la costituzione di un
tavolo che veda impegnate le
associazioni, i medici e gli
operatori per affrontare con i
diretti interessati, scientificamente, tutto il settore non ultima l’individuazione di un
servizio di medicina sportiva
all’interno del territorio dell’
Unità sanitaria locale.
Pomaretto ricorda le vittime del nazismo
Contro il razzismo
e l'antisemitismo
A mezzo secolo di distanza, lo sterminio degli ebrei
nei campi di concentramento
nazisti provoca ancora un
senso di orrore e quasi di incredulità: come è stata f)ossibile un’azione criminale di
tale portata, in paesi socialmente e culturalmente evoluti? E questo imbarbarimento
delle coscienze potrebbe ripetersi ancora oggi?
Per riflettere su questo tema, le chiese del terzo circuito hanno organizzato un
incontro introdotto da Claudio Canal e Francesca Spano.
Il primo ha ricordato che alla
base della dottrina politica
nazista sta il mito della costruzione di una società perfetta, efficiente, disciplinata e
tecnologicamente alT avanguardia. Chi si oppone a questo progetto, o non vi si assimila per diverse tradizioni e
cultura, deve necessariamen
te scomparire. Francesca
Spano, citando il diario di
Margarethe Buber, figlia del
filosofo ebreo Martin Buber,
ha osservato come spesso le
detenute dei campi di concentramento prendessero loro
stesse in mano la conduzione
del campo cercando, per non
impazzire, di dare ordine alla
loro esistenza di recluse
nell’unico modo efficiente
che conoscevano.
Gli interventi sono stati
numerosi, da chi ricordava
che i genocidi non sono
scomparsi dalla faccia della
terra, ai più giovani che lamentavano le scarse informazioni ricevute nella scuola, a
chi sosteneva che il razzisrno
è presente anche in Italia in
forme subdole. Alcune canzoni yiddish, cantate da Giovanna Galante Garrone, poche a causa dell’ora tarda,
hanno concluso l’incontro.
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli Wdesi
VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
Prosegue «Cantavalli» a Rinasca
Folk piemontese
con i «Tre martelli»
Dopo la visita a Pinerolo
della scorsa settimana, il Cantavalli riprende la sua tradizionale geografia valligiana e
toma, sabato 27 maggio, a Rinasca; nelle ultime due tappe
sarà la volta di Bovile e Massello. A Rinasca, presso la pista comunale coperta, arriva i
«Tre martelli», uno dei più
apprezzati gruppi piemontesi
che ha portato la sua carica di
simpatia ed entusiasmo in
mezza Europa ma resta saldamente ancorato alle tradizioni
musicali dell’Alessandrino.
Passati, non senza danni, attraverso l’alluvione dello
scorso autunno (tra il Tanaro
e il Po, appunto), i «Tre mar
telli» mantengono inalterate
le caratteristiche che ne hanno decretato il successo: ricchezza dell’impasto sonoro
(organetto, violino, ghironda,
flauti, piffero, clarinetto,
mandolino, chitarra, contrabbasso, percussioni e voci), capacità di coinvolgimento del
pubblico per ricreare quel clima di festa e di allegria che è
un po’ il fondamento della
musica popolare. Per Cantavalli è un ritorno; il gruppo
proseguirà per la Francia dove parteciperà ai più importanti festival folk intemazionali. Saranno presentati alcuni brani dell’ormai imminente
nuovo Cd «Orni e Paiz».
Una formazione del gruppo alessandrino
Nelle
Chiese Valdesi
ASSEMBLEA 1“ CIRCUITO — Venerdì 26 maggio, alle
20,45, nella sala delle attività di Bobbio Pellice, vi sarà
l’assemblea di chiusura attività del 1” circuito.
VILLAR PELLICE — Domenica 28 maggio, ore 10, assemblea di chiesa con l’esame della relazione annua sulle prospettive della vita ecclesiastica.
FESTA DEL CANTO CRISTIANO — Le chiese evangeliche di Torre Pellice e Lusema San Giovanni organizzano per domenica 28 maggio, alle 20,45, nel tempio
valdese di Torre Pellice, una serata di canti cristiani dal
titolo «Rallegratevi nel Signore», con la partecipazione
di dieci gmppi musicali.
PINEROLO — Giovedì 25 maggio, ore 20,30, culto
dell’Ascensione per le chiese del secondo circuito.
ANGROGNA — Domenica 4 giugno alla foresteria di Pradeltomo, dopo il culto, si svolgerà un’agape comunitaria; alle 21, al tempio del Serre, la corale proporrà una
serata di canti.
TORRE PELLICE — Domenica 4 giugno si svolgerà una
giornata comunitaria sul tema del lavoro; al mattino vi
sarà il culto con Santa Cena poi il pranzo alla casa unionista. Nel pomeriggio sono in progranuna un dibattitoriflessione sul tema della giornata, poi la presentazione
di scenette e canti; sarà possibile visitare una mostra allestita dalle varie attività alla casa unionista.
LUSERNA SAN GIOVANNI — La società di cucito organizza per r 11 giugno, alle 14,30, il bazar presso la sala Beckwith; il ricavato sarà destinato alla ristrutturazione del tempio.
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FESTA DELLO SPORT — L’ormai lanciatissima Festa
dello sport di Lusema, organizzata dal 3S e giunta quest’anno
alla quattordicesima edizione, prepara per la sera del 27 maggio il suo piatto forte, dedicato agli appassionati di atletica leggera: un meeting intemazionale, valido cpme «Trofeo IsoardiConcessionario Honda Cavour», presso il complesso sportivo
Alpi Cozie. La manifestazione, riservata alle categorie assolute,
vedrà la partecipazione di atleti ad invito. Molta curiosità destano le quattro partecipanti provenienti dalla Repubblica slovacca: Darina Chutkova, lana Grajciarova, Petra Pavlickova
(tutte negli 800 m.) e Daria Jurkovicova (nei 200 m.). Sarà una
di loro ad aggiudicarsi il «Trofeo Isoardi» per il miglior risultato tecnico? Il montepremi, comunque, non è tutto qui: anzi, al
vincitore di ciascuna gara verrà consegnata una mountain bike.
Sarà dunque lotta aperta, dalle 20 alle 22,30, nelle seguenti
specialità (in ordine di programma): salto con l’asta femminile
e maschile, 100 m. maschile, 200 m. femminile, 800 m. femminile e maschile, 3.000 m. femminile e maschile. Al termine delle gare, è in programma un concerto di musica rock, in collaborazione con Radio Beckwith e, la sera, un’esibizione di arrampicata libera organizzata dalla Palestra Futura di Torre Pellice.
ATLETICA PER LE SCUOLE — Venerdì 19 maggio il
3S Lusema, in collaborazione con la direzione didattica di Bricherasio e il Comune, presso il campo sportivo di Bricherasio,
ha organizzato alcune gare di atletica riservate ai ragazzini delle elementari nell’ambito della XIV Festa dello sport. I
partecipanti, suddivisi in due categorie (I e II classe; III, IV e
V classe), si sono confrontati in varie specialità senza dare
troppa importanza al risultato finale. Ecco comunque i piccoli
vincitori, rispettivamente di categoria A e B. Lungo maschile:
Gabriele Orecchio e Matteo Daraio; lungo femminile: Stefania
Delpiano e Giorgia Davicino; peso maschile: Davide Brunengo e Andrea Bonansea; peso femminile: Martina Mourglia e
Federica Pibia; 60 m. maschile: Ilario Brex e Alessandro La
Porta; 60 m. femminile: Valentina Peretti e Alessia Garnero;
600 m. maschile: Marco Bòccardo e Abdelhak Kchiblou; 600
m. femminile: Sara Bertinetto e Giulia Innacolo.
PALLAVOLO — Risultati del Trofeo Ferrazza di pallavolo
femminile (under 16): Con voi Carmagnola-Antares Magic Pinerolo 0-3; Us San Secondo-Antares Magic Pinerolo 3-0; Riccio Bricherasio-Villafranca 3-2; Volley Perosa-Us San Secondo 2-3; Volley Perosa-Con voi Carmagnola 3-0 (tav.); 3S Lusema Nova Siria-Riccio Bricherasio 1-3. Classifica: 1° San Secondo (20), 2° Riccio (18); 3° 3S Lusema, Perosa, Antares
(10); 6“ Barge (8), 7° Villafranca (4), 8“ Carmagnola (2). Riccio, Perosa e Carmagnola hanno giocato una partita in più, 3S
Lusema due partite in più; Villafranca una partita in meno e
Barge due in meno.
CICLISMO — La seconda edizione del giro del Pinerolese
per dilettanti di seconda categoria di ciclismo, disputatasi domenica, ha visto il netto successo del giovane cuneese Alessandro Volpe autore di una lunghissima fugai che lo ha portato
ad attraversare tutta la vai d’Angrogna, il ritorno a Pinerolo e
la salita a San Maurizio in solitudine. Proprio in vai d’Angrogna il vincitore ha dovuto affrontare alcuni momenti difficili,
in particolare la rottura di una mota che lo ha costretto a fermarsi senza tuttavia ridurne la determinazione.
TENNIS TAVOLO — In occasione del gemellaggio Torre
Pellice-Guillestre, sabato 20 maggio si è svolto un simpatico
torneo francoitaliano con la partecipazione di 9 atleti d’oltralpe. Domenica 21, sempre a Torre, si sono svolti i campionati
pinerolesi per amatori; nel singolo ha vinto Costabello davanti
a Felizia; nel doppio Costabello-Desciscio hanno superato Felizia-Farina. Nel singolo femminile si è registrata la conferma
di Paola Mazzaglia; nelle categorie giovanili under 14 e under
18 si è imposto Ivan Bricco che ha battuto Mauro Cesano e
Gabriele Maurino; fra le ragazze Stefania Ghiri ha battuto due
volte Silvia Davit.
CORSA IN MONTAGNA — Bel successo di Andrea Alcalino, del GS Pomaretto, nella categoria esordienti della gara
di corsa in montagna svoltasi domenica 21 ad Almese. Buoni
piazzamenti anche per altri atleti valligiani; fra gli esordienti
3° posto per Elisabeth Porporato e 4° per Elena Roberto; fra le
ragazze Susy Pascal è giunta 4“ e 9° si è classificata Ivana Roberto fra le cadette, 21° Luca Alcalino fra i cadetti e 13° fra gli
allievi Cristiano Micol.
yOLLEV: IL PINEROLO È 1° ^N CI — Ottenuta con una
settimana di anticipo la promozione in B2, il Magic Pinerolo
battendo il Chivasso per 3 a 0 ha conquistato anche il primo
posto in classifica in CI femminile di pallavolo grazie alla
sconfitta nell’ultimo turno delle rivali dell’Italbrokers di Genova. Chiude vincendo anche la formazione maschile che ha superato in trasferta per 3 a 2 il Vallesusa.
GARA INTERNAZIONALE DI SKI ROLL — Prima
uscita stagionale per lo Sport club Angrogna con una buona
prova domenica 21 ad Ornavasso, in vai d’Ossola; si è corso
su un percorso di 13 km, 10 di piano e 3 di salita, con la partecipazione dei migliori atleti italiani e stranieri tra cui il tedesco
Thomas Jung vincitore in 30’52”, e i vari Fauner, Poivara,
Vanzetta, De Zolt, Di Gregorio (2°); in campo femminile successo di Guidina Dalsasso in 34’59” davanti a Gavriliuk, Vialbe, Camenskaia.
Per gli atleti di Angrogna si registrano alcuni validi risultati;
in CI maschile 20° è stato Danilo Negrin, 24° Andrea Bertin,
36° Alberto Moiso, 49° Davide Coucourde. Nella C1 femminile
Monica Mobon è giunta 15", Antonella Chiavia 22“ e Miriam
Avondet 27“; per quanto riguarda la classifica a squadre lo SC
Angrogna è giunto 4° fra le donne e 5° fra i maschi.
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25 maggio, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle 21,
nella sala Trento, si svolgerà
10 spettacolo del Teatro degli
Illuni «Cattivi ragazzi».
26 maggio, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: All’auditorium comunale,
alle 20,45, si svolgerà il primo di due incontri sui giovani
e l’adolescenza; tema della
serata: «L’adolescente, la sua
famiglia e la società», con la
partecipazione dello psicoterapeuta Mario Perini.
26 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, presso
11 Centro sociale di via Podgora, si svolgerà la seconda
serata sull’arte dedicata in
particolare a Giovanni Canavesio e dintorni; rincontro
sarà supportato da diapositive.
26 maggio, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 21, nella sala mostre
di via Ex deportati e internati, si svolgerà la serata per
«Conoscere la storia» sul tema: «L’avvento della Repubblica e la Costituzione».
26 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 17,30, a Palazzo Vittone, nell’ambito
della rassegna di «Maggiolibri», verrà presentata l’attività di una nuova casa editrice, 1’« Altro modo».
26 maggio, venerdì —
TORINO: Fino al 9 luglio è
allestita, nella sala mostre del
Museo nazionale della montagna, un’esposizione sul Piemonte linguistico.
27 maggio, sabato —
TORRE PELLICE: Alle
16.30, presso la galleria Tucci Russo in via Stamperia 9,
verrà inaugurata una mostra
di opere di Thomas Schütte.
27 maggio, sabato —
TORRE PELLICE: Alle ore
21, nel tempio valdese, avrà
luogo un concerto per organo,
voce e pianoforte a favore del
Collegio con la partecipazione del maestro Ferruccio Corsani, del soprano Maria Claudia Bergantin e del maestro
Alfredo Castellani; musiche
di Bach, Schubert, Franck.
27 maggio, sabato —
TORRE PELLICE: Alle 21,
nel salone Opera gioventù di
via al Forte, si conclude la
rassegna teatrale in vai Pellice; la «Compagnia d’I ciabot» di Piossasco presenterà
«Ulisse Saturno farmacista
notturno», due atti di Amendola e Corbucci.
27 maggio, sabato —
VILLAR PELLICE: Alle
21, nella sala, il gruppo del
quartiere della Piantà presenterà tre atti unici: «Le ricette
del dottore», «L’arrosto traditore» e «L’ultima spina».
27 maggio, sabato — PEROSA ARGENTINA: Alle
16.30, nella sala della Comunità montana, verrà presentato
il libro «Relè e la countèntèsso» con Osvaldo Coisson e
Gian Piero Boschero.
28 maggio, domenica —
TORRE PELLICE: Organizzata dall’associazione contro il disagio Arcobaleno, con
partenza alle 7,30 da piazza
Cavour, si svolgerà una camminata escursionistica nel vallone di Crosenna a Bobbio.
29 maggio, lunedì — PINEROLO: Presso il Centro
sociale di via Lequio, alle 21,
si svolgerà una riunione
dell’associazione «La fornace»; è prevista la discussione
dello statuto, là definizione
degli incarichi interni, la valutazione dell’attività.
30 maggio, martedì —
PEROSA ARGENTINA:
Prosegue il corso presso la
Comunità montana per operatori turistici montani; alle ore
20,30 Michele Ottino parlerà
su «Ambiente naturale alpino: un’opportunità per lo sviluppo turistico».
1° giugno, giovedì — PINEROLO: Presso il circolo
Stranamore, alle 21, si svolgerà il secondo incontro sul
tema «Muoversi»; nella serata Legambiente proporrà alcuni itinerari in bicicletta intorno a Pinerolo.
2 giugno, venerdì — TORINO: Alle 21, nella sala valdese di corso Vittorio Emanuele 23, il coro Fihavanana
presenterà una serata di canti.
VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 MAGGIO
San Germano Chisone: Farmacia Tron , tei. 58787
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Monte Nero 27, tei.
848827
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VAL PELUCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 MAGGIO
Bricherasio: Farmacia Ferraris - via Vitt. Emanuele 83/4,
tei. 59774
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 26 maggio. Cuore cattivo; sabato. Promesse e
compromessi; domenica, ore
15,15 17,15 19,15, 21,15, lunedì, martedì e giovedì Street
fighter. Feriali ore 21,15.
TORRE PELLICE — 11
cinema Trento ha in programma venerdì, ore 21,15,
Naked di M. Leigh, sabato e
domenica, ore 20 e 22,10, lunedì, ore 21,15, Street fighter, sfida finale.
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Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
11
\/F.NERDÌ 26 MAGGIO 1995
ì^m.
mmm
PAG. 7 RIFORMA
»
Le chiese evangeliche di fronte alla scelta dell'otto per mille dei contribuenti
I soldi vanno per le opere sodali e sanitarie
Secondo un’indagine compiuta dalla Sogei per conto
del ministero delle Finanze su
un campione rappresentativo
di 7 milioni di modelli 740
presentati nel 1994, l’l,7%
dei contribuenti avrebbe destinato l’8%c alla Chiesa
evangelica valdese (Unione
delle chiese metodiste e vaidesi), che per la prima volta
i compariva sui modelli per la
i dichiarazione dei redditi. SeI condo il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan,
si tratta di «una percentuale
molto più alta rispetto a quelle che erano le nostre aspettative». «E un risultato che dimostra la credibilità di cui
godono le nostre chiese, e
che ci incoraggia a proseguire nel nostro impegno di servizio», ha dichiarato Rostan
all’agenzia Nev.
Tre quarti dei fondi raccolti, ha detto ancora Rostan, saranno impiegati per opere sociali in Italia, e le chiese valdesi e metodiste istituiranno
un apposito comitato di controllo delTutilizzo dei fondi.
Il restante 25% sarà inviato
all’estero, avvalendosi della
coniipetenza delle agenzie
umanitarie delle chiese evangeliche e del movimento ecu
menico internazionale. «I
fondi - ha detto ancora Rostan - dovrebbero essere corrisposti solo nel 1997, ma come Tavola valdese stiamo valutando l’opportunità di chiedere un acconto».
«La Chiesa valdese - si legge in uno degli inserti pubblicitari predisposti in occasione
della scadenza della dichiarazione dei redditi - spenderà il
vostro 8%c lontano dalle chiese». «I soldi raccolti... non li
spenderemo per le chiese e
mmS.
Si toma a parlare del r8%o:
c’è tempo fino alla fine di
giugno per esprimere la propria opzione. Vediamo in breve le regole principali: l’8%c
non è una tassa in più quindi
non costa nulla al contribuente che, infatti, non esprime
una scelta sulla destinazione
del «proprio» 8%c, ma sull’
8%e del gettito complessivo
Irpef. La possibilità di scegliere è però sottoposta ad al, cune condizioni.
I pensionati. Possono scegliere solo quelli che hanno
un reddito annuo superiore a
8.552.000 lire. Per farlo devono firmare nell’apposito riquadro che si trova nel loro
modello 201, compilarlo con
i propri dati anagrafici e il codice fiscale (ove non siano
già indicati), e inviare una copia (l’altra va conservata) al
Comune di residenza o al
Centro servizi imposte dirette
della propria zona. Il termine
. per la presentazione scade il
30 giugno prossimo.
il lavoratori dipendenti.
Rientrano in questa categoria
i contribuenti con solo reddi
to di lavoro dipendente (superiore a 8.552.000 lire annue) e coloro che, oltre a
questo reddito, hanno abitato
nel 1994 nella casa di loro
proprietà con rendita catastale non superiore a l milione
di lire annue. Il modello da
usare è il 101 e le indicazioni
da seguire sono le stesse dei
pensionati.
Chi presenta U 740. ÌSono
i lavoratori dipendenti e i
pensionati che abbiano anche
altri redditi o oneri deducibili
oltre che, naturalmente, gli.
imprenditori, i professionisti
e via di seguito. La casella
per la firma per effettuare la
scelta si trova nella prima pagina del modello dopo i dati
anagrafici. In caso di dichiarazione congiunta, la scelta
del coniuge dovrà essere
espressa nella prima pagina
del modello allegato «coniuge dichiarante». Il 740 va
presentato in apposita busta
al Comune di residenza, oppure spedito con raccomandata al competente Ufficio
finanziario, entro al 30 giugno prossimo.
per le opere di culto, ma li investiremo per opere sociali e
assistenziali in Italia e nei
paesi del sottosviluppo, per
far sì che non esistano più
paesi sottosviluppati». In questa linea, ha proseguito Gianni Rostan, le chiese valdesi e
metodiste attribuiranno parte
dei fondi raccolti non solo alle 80 opere sociali che esse
gestiscono in Italia, ma anche
ad organismi non evangelici:
ad associazioni laiche e, perché no, anche ad iniziative di
altre confessioni cristiane, come quella cattolica, purché a
sostegno di iniziative valide e
in piena trasparenza.
I progetti delle
Assemblee di Dio
e deirUnione avventista
Secondo l’indagine Sogei,
lo 0,3% ha scelto le Adi e il
7% gli avventisti. Sempre secondo l’indagine della Sogei,
nel 1994 lo 0,3% dei contribuenti ha destinato l’8%o alle Assemblee di Dio in Italia
(Adi), e il 7% all’Unione avventista. Complessivamente,
quindi, il 3% dei contribuenti
avrebbe scelto una delle tre
chiese presenti sui modelli
740 come destinataria dell
8%c . La rubrica televisiva
«Protestantesimo», in onda
su Rai 2 domenica 7 maggio,
ha intervistato i responsabili
delle Adi e dell’Unione avventista. «Come Assemblee
di Dio - ha dichiarato il pastore Francesco Toppi, presidente delle Adi, una denominazione pentecostale presente in Italia sin dal 1908 e che
conta oltre centomila membri
- ci limitiamo a stampare
ogni anno un pieghevole, che
diffondiamo fra i nostri
membri e simpatizzanti. Non
crediamo sia giusto fare propaganda all’esterno, in
quanto desideriamo che coloro che ci affidano Vamministrazione dell’8%c facciano
una scelta libera».
Anche le Adi utilizzano i
fondi raccolti esclusivamente
per interventi a carattere sociale e umanitario. Il Servizio
evangelico di assistenza sociale (Seas) delle Adi sostiene progetti in Italia, Burkina
Fasó, Ruanda, Zaire, Albania, Romania, Russia ed ex
Jugoslavia.
Ampio uso di campagne
pubblicitarie ha fatto invece
l’Unione delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno,
raggiungendo un risultato notevole, per una chiesa che
conta in Italia 5.000 membri e
una popolazione complessiva
di 20.000 persone. «La gente
- ha dichiarato a «Protestantesimo» il pastore avventista
Ignazio Barbascia - ci ha
premiati perché ha visto che
stiamo realizzando le cose
che abbiamo detto». Fra le
realizzazioni recenti degli avventisti vanno ricordati l’impegno nelle zone alluvionate
del Piemonte, l’ospitalità a
700 bambini di Cernobil, un
nuovo Centro sociale a Firenze, una nuova Casa di riposo
a Forlì, un programma antiusura per i più deboli, assistenza sanitaria e alimentare per
141.000 bambini indonesiani.
«Tutto questo - si legge in un
pieghevole - è solo una parte
di ciò che l’Unione delle chiese cristiane avventiste ha realizzato con T8%c. E solo con
l’anticipo del '91: il rèsto lo
stiamo ancora aspettando».
Monte Graham
Niente soldi
dall'Italia
Non è ancora la vittoria definitiva, ma gli Apache possono comunque esultare. Il
Ga-an, lo Spirito della Montagna, non è stato piegato: la
Corte d’Appello dell’Arizona
ha infatti bloccato i lavori del
grande telescopio «Colombo»
sul monte Graham.
Tutto ebbe inizio nel 1988,
quando il Congresso degli
Stati Uniti autorizzò l’Università dell’Arizona a costruire
un complesso di telescopi sul
Monte Graham, una montagna dell’Arizona sacra agli
Apache e oasi faunistica in
cui vivono specie di animali
in via di estinzione. Cominciò
da allora la lotta della comunità degli Apache di San Carlo, sostenuta da gruppi ecologisti, in difesa dei propri diritti civili e religiosi e dell’ecosistema della montagna.
La costruzione del megaxomplesso era stata autorizzata nell’area a ovest della pista
antincendio, ma in seguito i
lavori erano stati spostati ad
est, in una zona in cui la visibilità è ritenuta migliore. La
Corte d’Appello ha invece
stabilito che per costruire in
un’area diversa è necessaria
una nuova valutazione d’impatto ambientale.
Nel progetto di costruzione
del «Binocular large telescope» sono coinvolti, oltre all’
Università dell’Arizona, l’istituto tedesco Max Planck e lo
stato italiano attraverso l’Osservatorio astrofisico di Arcetri con un impegno finanziario
di 20 miliardi. Riguardo al
coinvolgimento dell’Italia, la
portavoce della Coalizione
per la sopravvivenza degli
Apache, Edda Scozza, ha dichiarato che «con la presentazione della risoluzione del
parlamentare verde progressista, on. Franco Canesi, si è
chiesto il congelamento del finanziamento italiano e si sta
chiudendo il “rubinetto” del
flusso dei miliardi italiani».
Sul monte Graham è operativo un altro osservatorio,
quello vaticano, inaugurato
ufficialmente il 18 settembre
1993 tra le veementi proteste
degli Apache e degli ambientalisti. Proprietaria dell’osservatorio è la «Vatican observatory foundation», un ente
morale che si sostiene con i
fondi raccolti tra i cattolici
statunitensi e che collabora
con l’Università dell’Arizona.
(Adista)
DALLA PRIMA PAGINA
UNA PIOGGIA
DI MILIARDI
fortuna: lo nota lo stesso Leonardo Sciascia che, nel rievocare la diffusione del protestantesimo a Riesi, afferma
che «il propagarsi dell’evangelismo in Sicilia ha avuto ragioni del tutto esterne e fortuite». E peccato che questo
bisogno del religioso che è
prorompente e dilagante sia
catturato e pilotato da manifestazioni folcloristiche lontane
dal messaggio evangelico. Il
culmine delle manifestazioni
religiose siciliane si raggiunge nella rievocazione della
passione di Cristo, specchio
della disperazione antica di un
popolo che ha sofferto dominazioni e soprusi. Questo è
certo, ma il dolore non apre al
nuovo, non responsabilizza: la
via crucis e le lacrime della
madonna invitano alla rassegnazione, alla ricerca di una
protezione dall’alto. Invita insomma a cercarsi una nicchia
come riparo dagli eventi.
Per andare avanti e resistere occorre incontrare il Cristo
sulla via di Emmaus; occorre
diventare protagonisti del
proprio destino: la religiosità
se non si aprirà al messaggio
evangelico resterà terreno fecondo per l’ingiustizia, la
violenza e in definitiva la mafia, non basta contemplare la
morte, bisogna combatterla.
Occorre amare la vita e
creare le condizioni perché
essa sia piena di dignità, lavoro trasparenza e progresso:
questo è il nostro compito,
sapendo che il riferimento a
Cristo resterà, ancora per lungo tempo, voce di minoranza.
La maggioranza ha altri numi
tutelari e, del resto, i risultati
si vedono ma non vogliamo
neppure consolarci delle nostre certezze che potrebbero
tradire un atteggiamento di
illuminismo aristocratico;
piuttosto, umilmente, affermiamo di volere contrapporre
all’identità rassegnata della
storia la possibilità di un
cammino nuovo di rinascita
morale e politica che non riduca il cristianesimo a semplice cerimonia o spettacolo
folcloristico. La crisi della
democrazia si risolve lottando
contro ciò che la impedisce, e
il terreno religioso, sia in tema di libertà che di giustizia
e parità, è il primo indicatore
di una trasformazione sociale
che tarda a venire. Un ritardo
che rischia di abbandonare la
Sicilia alla sua perenne tragedia di omertà e di mafia.
COL VOSTRO
OTTO PER MILLE
AIUTIAMO
IL TERZO MONDO
A SCOMPARIRE.
Eccoci di nuovo, per il secondo anno, sulle pagine dei giornali per
chiedervi di affidarci l'otto per mille del reddito IRPEF. E per ribadire
il nostro impegno a rendere noto, attraverso i più autorevoli organi
di informazione, il modo in cui impiegheremo i soldi raccolti e che
arriveranno solo dal 1997. Una cosa è certa: non li spenderemo
per le chiese e per le opere di culto, ma li investiremo per opere sociali e assistenziali in Italia e nei paesi del sottosviluppo per far sì
che non esistano più paesi sottosviluppati. Siamo, come Chiese Vaidesi e Metodiste, impegnati da sempre in campo sociale con spirito
laico: costruiamo e gestiamo ospedali e case per anziani, facciamo
un capillare lavoro educativo tra bambini e giovani, accogliamo immigrati e assistiamo portatori di handicap. Le nostre opere sociali
sono aperte a tutti, senza distinzione di credo, razza o ceto sociale.
Inoltre collaboriamo con il Consiglio Ecumenico delle
Chiese e con altri organismi ecumenici per interventi
nei paesi più poveri del terzo mondo e in quelli sconvolti da guerre e calamità naturali. Chiunque voglia conoscerci meglio o avere informazioni più dettagliate
può scriverci o telefonarci. Saremo felici di rispondervi.
CHIESA EVANGELICA VALDESE • Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi
Via Firenze 38,00184 Roma - Tel. 06/4745537 - Fax 06/4743324
I .¿f.
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
Palazzi di Babilonia
li ferro ef argilla
«Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha ciato il
regno, la potenza. Inforza e la gloria; e ha messo nelle tue
mani tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della
campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d’oro sei tu.
Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi
un terzo regno, di bronzo, che dominerà sulla terra; poi vi
sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il
ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari afferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa.
Come i piedi e le dita, in parte d’argilla da vasaio e in
parte di ferro, che tu hai visto, così sarà diviso quel regno;
tna vi sarà in esso qualcosa della consistenza del ferro,
poiché tu hai visto il ferro mescolato con la fragile argilla.
Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte
d’argilla, così quel regno sarà in.parte forte e in parte fragile. Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio, ma.non si
uniranno l’uno all’altro, così come il ferro non sì amalgama con l’argilla.
Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto e che non cadrà sotto il dominio d’un altro popolo. Spezzerà e annienterà tutti quei regni, ma esso durerà per sempre, proprio come la pietra che
hai visto staccarsi dal monte, senza intervento umano, e
spezzare il ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro. Il
gran Dio ha fatto conoscere al re ciò che deve avvenire da
ora in poi. Il sogno è vero e sicura è la sua interpretazione».
(Daniele 2, 37-45)
Le interpretazioni da Müntzer a Newton nell'ultimo libro di Mario Miegge
Il sogno del re di Babilonia ci costringe
a riflettere sul senso della vocazione
SERGIO RONCHI
Nel sonno che, come scriveva Leonardo, «ha similitudine colla morte», vengono prodotte sequenze di
immagini più o meno coerenti
tra loro: si sogna. E il sogno,
pensiamo comunemente è,
per dirla con Petrarca, «fantasia, cosa lontana dalla realtà», ed è associabile a estasi, a fantasie. In un buon dizionario di sinonimi e contrari
troveremo tra i primi fantasia,
irrealtà, illusione e, tra i secondi, realtà, quotidianità,
concretezza. Eppure un certo
Daniele, nell’omonimo libro
biblico, racconta che nel suo
secondo anno di regno, Nebucadnezar (Nabucodonosor), re
di Babilonia, «ebbe un sogno:
il suo 'spirito fu agitato e il
sonno lo abbandonò». Il suo
turbamento fu grande perché
non riusciva a comprenderlo;
e gli interpreti che convocò
per decifrarglielo ebbero ragioni indubbiamente molto
più valide per essere agitati.
Uno solo riuscì nell’impresa,
un ebreo esiliato a Babilonia
di nome Daniele soprannominato Baltazar.
«Per quasi venti secoli scrive Mario Miegge liel suo
ultimo lavoro dedicato appunto all’ancora enigmatica
interpretazione del sogno regale da parte di Daniele* dal tempo della resistenza e
dell’insurrezione contro il
Pubblicati alcuni saggi del collaboratore di Bonhoeffer
Il ricordo delPamico Bethge
EMMANUELE PASCHETTO
In occasione del 50° anniversario dell’impiccagione
di Dietrich Bonhoeffer ad
opera dei nazisti (9 aprile
1945) la figura del teologo e
martire tedesco della Resistenza è stata «presa d’assalto» in decine di conferenze,
seminari, tavole rotonde, con
diverse riedizioni e ristampe
delle sue opere e ricorrendo
ad altre iniziative varie.
L’editrice Claudiana ha voluto pubblicare nella Piccola
collana moderna una serie di
contributi di Eberhard Bethge
su Bonhoeffer stesso, sulla
Resistenza tedesca e sulle responsabilità dei protestanti tedeschi nella Shoà*.
Come è noto Bethge, pastore luterano, anch’egli
membro della Resistenza, fu
particolarmente legato a
Bonhoeffer, come di.scepolo,
collaboratore, amico personale e ne divenne anche parente
avendo sposato la figlia di
una sua sorella. Bethge ha
consacrato la sua vita a far
conoscere le opere e il pensiero di Bonhoeffer. I saggi
raccolti in questo volume, che
si apre con una prefazione di
Konrad Raiser, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese, sono di vario
tenore e argomento. Si inizia
con un’intervista concessa alla radio nell’89, che ricostruisce per flashes la vita di
Bethge, la sua militanza nella
Chiesa confessante, il suo impegno costante dopo la guerra
e i suoi sforzi per raccogliere
e pubblicare il materiale sparso di Dietrich Bonhoeffer.
Il saggio che segue intreccia le vicende di Bethge, soldato nelle retrovie del fronte
italiano, alle lettere dal carce
re che Bonhoeffer, tramite
una guardia carceraria, faceva
pervenire a lui come suo depositario, in quanto meno
compromesso di altri amici e
parenti. Saranno gli scritti che
verranno pubblicati poi con il
titolo di «Resistenza e resa»,
che renderanno Bonhoeffer
famoso.
Si esamina quindi l’atteggiamento di Bonhoeffer verso
gli ebrei e ci si chiede come
mai dopo la «Notte dei cristalli» il teologo sembrasse
disinteressarsi della loro persecuzione. Bethge fa comprendere come, alla luce di
quanto scoperto più tardi circa l’implicazione di Bonhoeffer nella Resistenza, questi
procedesse con molta cautela
per non compromettere sé, i
suoi familiari e i seminari
clandestini della Chiesa confessante. Significativa è però
che sulla sua Bibbia personale a lato del Salmo 74 v.8
compaia la data dell’11 novembre 1938: è l’unica data
che Bonhoeffer ha segnato su
tutto il libro.
Gli altri scritti sono un ricordo dei familiari del teolo
Dietrich Bonhoeffer
go, un saggio sull’amicizia
come la vedeva Bonhoeffer e
soprattutto, forse il pezzo più
interessante del libro, un’acuta disamina dell’atteggiamento dei protestanti nei confronti della Shoà sia nel periodo
che va dal 31 luglio ’41 (inizio della «Soluzione finale»)
alla fine della guerra e sia, e
questo è di grande importanza per noi oggi, dal 1945 ai
giorni nostri.
Bethge non si limita a sottolineare la mancanza di carità, di umanità, di spirito di
profezia da parte dei protestanti durante il nazismo, ma
è stato uno dei primi a individuare le cause della spaventosa tragedia nella teologia
cristiana stessa. Questa ha
elaborato sin dagli inizi la
teoria della sostituzione, per
la quale Israele, non avendo
riconosciuto in Gesù il Messia e avendo «ucciso Dio», si
è delegittimato autocondannandosi alla distruzione, ed è
stato soppiantato dalla Chiesa, il nuovo e vero Israele.
Ciò ha alimentato per secoli
e secoli un disprezzo e un
odio irrazionali verso gli
ebrei, che sono divenuti
nell’inconscio collettivo un
transfert per le frustrazioni
dei cristiani, i quali si sono
sentiti autorizzati a compiere
ogni crimine contro di loro.
Occorre dunque saper riconoscere la propria storia antisemita, operare una rivoluzione teologica che ridia a
Israele la sua primogenitura
nella storia della salvezza,
cercare di fare teologia insieme con gli ebrei.
(*) Eberhard Bethge: Dietrich Bonhoeffer, amicizia e Resistenza. Prefazione di Konrad
Raiser. Torino, Claudiana, 1995.
pp 204. £ 24.000.
monarca greco-seleucide Antioco IV fino alla vigilia
dell’Illuminismo, il testo di
Daniele 2 [vv 19-45, ndr] ha
offerto, agli ebrei e poi ai cristiani, uno dei principali
schemi di elaborazione della
storia universale ed è stato
oggetto di molti conflitti di
interpretazione». Le pagine
di Miegge non si propongono
come una storia dell’esegesi
del testo biblico, bensì ^ome
ricerca mirata a ripercorrere
alcune tappe principali della
sua interpretazione nei primi
due secoli dell’età moderna;
un percorso che ricompone
una «controversia interpretativa» e che è cronologicamente posto a cavallo tra due
date polemicamente epocali:
il 1524, inizio della Guerra
dei contadini (1524-25) con
la Predica ai principi su Daniele 2 di Thomas MUntzer, e
il 1733, anno della pubblicazione (postuma) delle Osservazioni sulle profezie di Daniele e della Apocalisse di sir
Isaac Newton.
I testi presi in esame tradiscono a un tempo criteri
espositivi e di lettura tra loro
diversi e contrastanti, da un
lato, e dall’altro un intreccio
ancora più complesso, in cui
vengono a sovrapporsi piani
di lettura, chiavi interpretative, «temi e argomenti di ordine teologico e politico». Come pure «palesi divergenze
nella figurazione della “sto
ria del mondo” e dei suoi
“tempi” a partire dal nesso
tra profezia e storia». La profezia di Daniele 2 si configura qui come il punto di convergenza del conflitto moderno, quale viene a delinearsi
lungo tre «tracciati», «tre livelli del conflitto».
Il primo livello «riguarda
lo scontro fra la tradizione
teologica e l’indagine stori
Mario Miegge
co-critica sui testi biblici»: la
profezia si trova al centro dello scontro tra «il senso storico» (epoca, avvenimenti, personaggi ben definiti) e «il
senso cosmico-storico» (il testo biblico si apre a una lettura messianica in forza dell’intervento divino nella storia.
Copre un arco temporale che
va dal filosofo greco Porfirio
(233/234-305) a oltre il Sei
cento e si svolge prevalentemente all’interno della «vicenda teologica, per lo meno
nell’area della Riforma».
Il secondo livello «riguarda
la controversia che trae origine dalla struttura antitetica
della profezia e dal suo messaggio eversivo». Il sogno del
re di Babilonia si traduce in
un messaggio che va a incarnarsi nel reale: gli eventi storici assumono «più d’una volta il carattere di rivoluzione».
n terzo livello coinvolge più
generalmente «le diverse configurazioni del rapporto tra il
passato, il presente e il futuro, nell’andirivieni tra il
“tempo” del profeta e quello
del suo interprete».
Il sogno del re di Babilonia,
che fece allontanare da questi
il sonno, e l’interpretazione
dell’ebreo Daniele, che turbò
e ancora oggi continua a turbare gli altrui sonni, ripropongono la questione centrale
della vocazione: comprenderla rettamente comporta non
rimanere strettamente «sul
terreno dell’etica professionale»] piuttosto, conclude
Miegge, «va riferita, altrettanto, a una rappresentazione
drammatica della storia, nei
cui eventi si gioca la chiamata dei “santi”».
* Mario Miegge; Il sogno del
re di Babilonia. Profezia e storia da Thomas Müntzer a
Isaac Newton. Milano, Feltrinelli, 1995, pp 224, £32.000.
» ' <»i5!BíKi?Síí!S!»,'í
Una serie di studi su pubblicità e fede
Dìo^ il sapone e l'automobile
ALBERTO CORSANI
C9 è uno spazio per Dio
nella cultura della pubblicità che ci circonda per le
strade, dai giornali, dalla televisione? C’è posto per una riflessione che abbia a che fare
con la fede? È quanto si chiede Jérôme Cottin, pastore della Chiesa riformata, autore fra
l’altro di un libro sui rapporti
tra immagini e protestantesimo, nella serie di articoli
(«Dieu dans la pub») pubblicati recentemente dal settimanale Réforme.
«Cercare Dio nella pubblicità consisterà nell’essere ve
ramente presenti, come cristiani, in un mondo liberato
per finta». Un concetto pregnante, che introduce a una
qualità di fondo della comunicazione pubblicitaria: il
mondo che la pubblicità presuppone, o che contribuisce a
definire quando non a inventare, non è forzatamente e invariabilmente vsw:«La pubblicità utilizza e sfrutta la nostra a.spirazione alla felicità,
la nostra paura della morte,
la nostra inquietudine di
fronte al futuro, il nostro bisogno di comunità...».
Una serie di esempi chiariscono il discorso. L’accostamento, arbitrario ma significativo, di una casa automobilistica e di un sapone ci rimandano nientemeno che alla
parola biblica Fiat lux] il gesto della creazione raffigurato
da Michelangelo nella Cappella Sistina, con tutta la sua
capacità di evocare rincontro
tra Dio e l’uomo, è utilizzato
nella pubblicità di un’azienda
elettronica di telecomunicazioni (ed era anche il gesto
del dito teso da ET verso la
luna, a sua volta ricollocato
La «Creazione di Adamo» di Micheiangelo
dall’allora Sip nei suoi spot:
«Il telefono, la tua voce...»).
E ancora: va nella stesa direzione, anche da un punto di
vista «merceologico» revocazione di un Dio, quello dei
patriarchi e dell’Antico Testamento, quello che «tace
perché lo si possa meglio invocarlo». Si tratta del Minitei
equivalente del nostro Videotel, sulle cui reti telefoniche
viaggiano conversazioni, consultazioni, ordini d’acquisto,
conoscenze personali, e il testo recita alla lettera: «Egli sa
tutto. Egli vede tutto. Egli
può dirvi tutto, ma solo su
tutte le imprese...», dove la
maiuscola di Egli chiarisce di
chi siamo al cospetto.
Se è più banale ma astuta
revocazione di un giovane
padre dai tratti «cristici»
(perlomeno del Cristo alla
Zeffirelli...) con un bébé in
braccio (ciò che rende doppia
revocazione: c’è anche, nota
Cottin, l’immagine di Gesù
bambino) per parlare delle
virtù della minerale Evian, è
ben più raffinata la pubblicità
del whiskey bourbon «Four
roses»: le rose nascono infatti, nell’illustrazione, da una
landa deserta con la terra che
si apre; il rimando è alla visionarietà della parola profetica, come è contenuta in
Isaia 35: «Il deserto e la terra arida si rallegreranno, la
solitudine gioirà e fiorirà come la rosa».
Le chiese hanno un ruolo
che comporta anche l’annuncio della speranza; e questa
può essere una risposta ad alcune delle aspettative e delle
ansie dell’uomo e della donna di oggi: non è forse una
grande incertezza sul modo
di organizzare la famiglia a
caratterizzare molti spot con
la rappresentazione di famiglie perfette e chiuse sotto
una campana di vetro, in cui
le carezze si uniscono alla
cioccolata?
13
venerdì 26 MAGGIO 1995
PAG. 9 RIFORMA
È da poco^scomparso lo scultore e poeta Emilio Greco
Dialogo tra cultura ellenistica e Umanesimo
ELIO RINALDI
T^r ei miei occhi racchiusi, poco a poco, si
spegne l’azzurro intenso del
mare; ancora il sole accende
l’oro antico delle vigne in
questo splendido autunno,
l’ultimo atto di gloria prima
che tutto l’addormenti». Sono
queste fugaci, liriche impressioni poeticamente percepite
nella natura dallo scultore e
poeta Emilio Greco (19131995), in una malinconica
osmosi tra vivide, cromatiche
pennellate e un’incipiente traslazione plastica.
' sì apre così una dinamica
'creatività nel magico incanto
di una cadenza tra forma e lu
ce. Nell’artista affiorano indubbiamente le radici spirituali di un antico substrato
palpitante di cultura mediterranea; in una nascosta continuità vengono rievocati l’edonismo ellenistico e l’umanesimo rinascimentale: quest’ultimo ci riporta, per esempio, alle opere del Pollaiolo, del
Giambologna, del Verrocchio
e di altri sommi artefici dello
scalpello e del bulino.
Va detto che Emilio Greco
non raccontò mai per personale adulazione le amarezze
superate nell’ambito della
propria famiglia, ma si affidò
coraggiosamente alle amicizie umane e soprattutto al volere di Dio; trascendenza che
^Un’incisione di Emilio Greco
II
jUn'introduzione a Qumran
ler conoscere ¡
famosi manoscritti
FULVIO FERRARIO
I manoscritti del Mar Morto,
ritrovati nel dopoguerra in
alcune grotte della zona di
Qumran, costituiscono uno
dei problemi più studiati della
rricerca recente sul giudaismo
^ dell’epoca vicina a Gesù. La
scoperta e la pubblicazione
(non ancora tenninata) dei testi ha gettato in effetti nuova
luce sul panorama religioso
di quell’epoca e numerosi sono gli elementi ricchi di significato per quanto riguarda
l’interpretazione del Nuovo
Testamento. Da sempre, tuttavia, il tema «Qumran» è anche occasione per diffondere
tesi peregrine, prive della minima base testuale, come
quella che identifica Gesù
con il «Maestro di Giustizia»,
cioè con il sacerdote che, secondo i testi, Dio aveva scelto per guidare la comunità nei
suoi primi giorni; i mezzi di
comunicazione di massa, da
parte loro, fanno il possibile
per contribuire a confondere
le idee, dando il massimo risalto alle ipotesi più strampalate, dato che quelle della ricerca seria, a quanto pare,
non fanno notizia.
_ Esistono, tuttavia, anche in
lingua italiana, diverse pubblicazioni divulgative molto
serie. Il lettore di Riforma conoscerà probabilmente il libro quasi classico di Jan Alberto Soggin I manoscritti
del Mar Morto, recentemente
aggiornato e riedito dalla
Newton Compton, nonché il
Gesù nel giudaismo del suo
tempo, di James H. Charlesworth (Claudiana), che offre
pagine molto importanti sul
rapporto tra Qumran e Gesù.
Ora appare anche questo eccellente libretto del gesuita J.
A. Fitzmyer*, grande specialista di questi studi, che unisce una grande massa di materiale informativo all’estrema semplicità di esposizione.
La materia è distribuita in
101 domande con relativa risposta: in mano a un autore
meno competente, questa
struttura condurrebbe quasi
sicuramente a un testo superficiale, una sorta di galleria di
curiosità. Al contrario, Fitzmyer riesce a offrire un’ottima introduzione al complesso
tema, affrontandone sinteticamente gli aspetti più diversi,
dalla vicenda della scoperta
dei rotoli alla storia della ricerca e delle polemiche relative ai manoscritti. La parte più
ampia del volume concerne il
contenuto dei testi e i principali problemi interpretativi,
tra cui quelli concernenti il
rapporto del gruppo di Qumran con il cristianesimo primitivo. Utilissimi, come sempre se ben fatti, le bibliografie (di cui una relativa alle
opere disponibili in italiano)
e gli indici.
(*) J. A. Fitzmyer: Qumran.
Le domande e le risposte essenziali sui manoscritti del Mar
Morto. Brescia, Queriniana,
1994, pp 288, £ 33.000.
avvertì in un flusso esistenziale quanda contemplava il
creato nella sua armonica bellezza tradotta nelle sue sentite
espressioni d’arte umana.
Oltre alle mostre antologiche di Firenze (palazzo Strozzi, 1953) e di Roma (palazzo
Barberini, 1958), sono state
numerosissime quelle tenute
in varie sedi italiane e estere:
basterebbe citare la sala permanente al museo di San Pietroburgo accanto agli impressionisti francesi e il grande
museo all’aperto a lui intitolato in Giappone. Tra la vastissima attività di Greco, si
può segnalare la più discussa
delle Sue interpretazioni, il
Monumento a Pinocchio a
Collodi (Poscia, 1956), nel
parco monumentale in cui
l’artista ricavò con libera,
quasi astratta fantasia, da una
forma arborea in bronzo,
l’immagine della fatina dai
capelli turchini e del più noto
burattino del mondo; il tutto
sormontato dalle ali di un gigantesco volatile come simbolo di liberazione da ogni
avventura e, al tempo stesso,
di etica redenzione.
Emilio Greco si è rivelato
grande anche nei piccoli e vivaci bronzetti in cui, nonostante le ridotte proporzioni,
si estrinsecano le fluenze dei
corpi non oggettivamente fermati ma visti in libero movimento. Uno dei più validi
protagonisti dell’arte contemporanea ci rende così partecipi di una singolare «poesia
spirituale» degli spazi; la sua
è una grazia di classiche torsioni nel flusso di motivi
pressoché musicali. Apprezzando la felicissima stagione
delle sue opere nelle novità
dei mezzi, potremmo ripetere
con il salmista: «L’opera del
Signore è cosa meravigliosa
agli occhi nostri» (118, 23).
SCHEDA
Emilio Greco
Lo scultore Emilio Greco è morto il 5 aprile scorso. Artista conosciuto anche a livello internazionale
è legato, fra l’altro, alla
realizzazione del portale
della cattedrale di Orvieto
nel 1964. Altra opera che
testimonia della sua ispirazione cristiana è la scultura
dedicata a Gesù lavoratore,
conservata nella galleria
d’arte della Pro Ci vitate
Christiana di Assisi.
Una raccolta dei suoi testi poetici è stata pubblicata nel 1980 {Appunti di
una vita, con introduzione
di 'Giacinto Spagnoletti)
dall’editore Sellerio di Palermo. Fra le liriche, prevalentemente di soggetto
amoroso, si legge anche il
«dialogo» con la propria
attività artistica {«...se la
tua immagine/ eternamente vivrà nel bronzo...»).
Tre incontri su Bonhoeffer
Il mondo adulto e
il Dio di Isaia
LADA ALDINI
L? Istituto Gramsci di Modena e il Centro culturale protestante «Leroy M.
Vernon» hanno organizzato
tre incontri su Dietrich Bonhoeffer («La forza del debole. 1945-1995, Bonhoeffer: le
ragioni di una attualità che si
rinnova») tenuti dal prof.
Francesco M. Feltri. I primi
due hanno affrontato il ruolo
delle chiese di fronte al Terzo
Reich e l’impegno etico e politico del teologo.
Il terzo incontro invece
(«Bonhoeffer e la cultura del
XX secolo: fare teologia dopo la sfida di Nietzsche») ha
stabilito innanzitutto un parallelo tra Bonhoeffer e Albert Camus in rapporto al nazismo. Mentre Camus affronta il problema in termini di
responsabilità personale (non
è possibile usare gli stessi
mezzi di colui che si intende
combattere), il teologo recupera una visione cristocentrica e la luterana «sola fide»:
l’uomo assume la responsabilità personale nella fede e si
assume, da peccatore, la colpa che affida al Dio della
grazia, mantenendo quindi al
completo tutta la sua dimensione di creaturalità.
Nella lettera del 3 aprile
1944 c’è in evidenza il manifesto programmatico di tutte
le questioni teologiche che
ricorreranno in Resistenza e
resa', in quella dell’8 giugno
Bonhoeffer parla di mondo
diventato adulto. L’uomo procede come se Dio non esistesse, ma la paura di Bonhoeffer è che il mondo, così
organizzato, diventi talmente
ripetitivo da dar vita a degli
individui non adulti. Per il
teologo dunque l’obiettivo
sarà quello di trovare uno
spazio per Dio in questo
mondo «adulto», usando la
tattica di concentrarsi sulla
pena e sulla colpa. Dio dovrà
essere cercato al centro della
vita umana, e non solo di
fronte alle cose ultime, non è
un «tappabuchi».
Nel suo tentativo di trovare
Dio al di fuori della religione
Bonhoeffer guarda all’Antico
Testamento, alla ricerca della
trascendenza di Dio che si
trova in Isaia. Allo stesso
modo Barth si scaglia, nella
Lettera ai Romani, contro
una visione di Dio come essere di cui gli uomini hanno
bisogno. Il cristianesimo dovrà fare a meno della metafisica, e dovrà rileggere il
Nuovo Testamento alla luce
dell’Antico.
Bonhoeffer distingue anche
il cristianesimo dai miti della
redenzione, che promettono
la vita nell’aldilà; la redenzione dell’Antico Testamento
è una liberazione storica, e
chi trasforma il cristianesimo
in mito della redenzione lo
trasforma in religione. Mentre la redenzione è liberazione dai mali della terra, le beatitudini sono il messaggio
dell’intervento di Dio per
spazzare via i mali terrestri
dell’uomo.
Allora il cristiano può esistere per gli altri. La presenza
di Dio nel mondo, ha concluso Feltri, è una presenza debole, Con Cristo si incontra
Dio nella dimensione storica
del crocifisso, unico luogo di
Dio dove si può parlare di
Dio senza fame un prolungamento del mondo.
Libri
L'inferno della canzone
Esiste una convinzione diffusa, ma anche quanto mai giustificata, secondo la quale è difficile fare della letteratura a partire
da dati eccessivamente attuali, cronachistici (a meno di fare del
giornalismo di approfondimento quasi romanzato, magari a
partire da fatti di cronaca come il caso Maso di qualche anno
fa). E si ritiene ancora più difficile scrivere romanzi che indaghino nel mondo aziendale: si ritiene cioè, nonostante gli importanti libri degli anni ’60 e ’70 (pensiamo soprattutto a Paolo
Volponi), che un tale ambiente sia troppo «prosaico», asettico,
efficientista per consentire divagazioni poetiche o riflessioni di
tipo universale. Una smentita a questa impossibilità viene forse
dalla letteratura «di genere», dove il genere è quello poliziesco,
e ne fornisce un ottimo esempio il francese autodidatta Didier
Daeninckx con il suo Play-back*. La difficoltà di partenza per
il protagonista, scrittorucolo senza successo, è di muoversi
aH’intemo di un settore produttivo particolare come l’industria
della canzonetta. Dal ritrovamento del corpo di una cantante
sulla via del successo, di cui Patrick dovrebbe scrivere una sorta di agiografia, percorriamo a ritroso le tappe di un mistero
che fanno luce su un ambiente dipinto come «di successo» e
che si rivela crudelissimo; un’industria che brucia le persone,
ne sfrutta le qualità peggiori e ne umilia la soggettività. Il tutto
all’interno di connaturati giri d’affari. Lo sguardo del romanzo
è come al solito in questo strano autore (ex tipografo di origine
belga) disincantato e freddo; il risultato è un grido d’allarme,
reso ancora più attuale dal recente caso di Mia Martini.
(*) Didier Daeninckx: Play-back. Roma, Donzelli, 1994, pp 159,
£ 25.000.
Cinema in
Venditori di Bibbie
Il cinema-verità era un genere piuttosto in voga a un certo
punto degli anni ’60. Personaggi reali, inseriti nel proprio contesto, interpretavano se stessi di fronte alla macchina da presa,
o rispondendo alle sollecitazioni di un interlocutore (implicito
o esplicito, che poteva rivolgere loro domande dirette) o si limitavano a trascorrere alcune giornate tipo della loro attività.
È il caso di questo II venditore di Bibbie, film americano trasmesso dall’emittente francese Arte nell’aprile scorso. Non si
tratta di un colportore, ma di una vera e propria impresa (la
«Maysles brothers», che ha realizzato la pellicola insieme alla
regista Charlotte Zwerin, autrice di un recente film biografia
sul pianista jazz Thelonious Monk). Centro di «irradiazione»
della singolare attività è Boston, ma la maggior parte degli affari i venditori li realizzano in una provincia stralunata, sepolta
dalla neve ma anche da una coltre di lontananza dalle grandi
vicende che percorrevano gli Usa di quegli anni. La Bibbia
(ma anche i messali, i libri sugli interrogativi fondamentali '
della vita, le enciclopedie cattoliche) vengono proposti dai
venditori casa per casa, sulla scorta degli indirizzari parrocchiali, con uno stile che ricorda da vicino quello dei piazzisti
di enciclopedie o aspirapolvere. Uno stile che richiede precise
strategie, giochi rituali, vere e proprie messinscene che coinvolgono a volte le famiglie intere fino ai bambini, e che in ultima analisi offrono un ritratto più dei «destinatari» che dei
piazzisti, un campionario di aspettative rispetto al sacro. Non
mancano le riflessioni e i corsi d’aggiornamento aziendali, con
il vicepresidente che cita l’episodio di Luca 2: Gesù dodicenne, perduto e ritrovato nel tempio dice di dover «attendere alle
cose del Padre» (Diodati): il bene rappresentato dal mercato e
dalla lettura della Bibbia, si chiede il manager, non è anch’esso un aspetto degli affari del Padre?
Por I vostri scqutstì, per gli abbonamenti al periodici evangelici
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14
PAG. 10 RIFORMA
mi
Vita Quotidiana
VENERDÌ 26 MAGGIO 199.t;
Agenda
BUSSOLENO — Alle ore 20,30, nella
chiesa battista di via Torino 11, culto
«Ruth» presieduto dalla pastora Adriana Pagnotti. Per informazioni telefonare al pastore Antonio Cammisa, tei. 0122-49610.
BUSSOLENO — Alle ore 20,30, nella
chiesa battista di via Torino 11, culto «Marta e Maria» presieduto dalla pastora Adriana
Pagnotti. Per informazioni tei. 0122-49610.
COLLEGNO — Alle ore 15,30, nella sala
del Consiglio comunale, si tiene conferenza
del pastore Giorgio Bouchard; «I protestanti: una fede cristiana, un impegno nella società». Per informazioni tei.
011-9589452.
BUSSOLENO — Alle ore 15,30 nella chiesa battista di via Torino 11, culto «Lidia»,
con battesimi, presieduto dalla pastora
Adriana Pagnotti. Per informazioni tei.
0122-49610.
RIVOLI — Alle ore 21, nella chiesa battista di viale Bassano 1 Renato Malocchi,
presidente dell’Ucebi, tiene una conferenza
sul tema: «11 protestantesimo è una vocazione, non solo un evento del passato». Per
informazioni tei. 011-9589462.
RIVOLI — Alle ore 21, nella chiesa battista di viale Bassano 1 Renato Malocchi,
presidente dell’Ucebi, tiene una conferenza
sul tema: «Il protestantesimo: un invito a
superare una visione magica e superstiziosa
del mondo»; per ulteriori informazioni tei.
011-9589462.
RIVOLI — Alle ore 21, nella chiesa battista di viale Bassano 1 Renato Malocchi,
presidente dell’Ucebi, tiene una conferenza
sul tema: «Il protestantesimo: sfida per tutti
a prendere sul serio Dio e il mondo». Per
informazioni tei. 011-9589462.
TORINO — Riùnione del comitato di redazione di Riforma con il Consiglio di amministrazione delle Edizioni protestanti e con rUcebi, l’Opcemi e la Tavola valdese per
preparare la relazione all’Assemblea Ucebi congiunta con
il Sinodo valdese: ore 9,30, in via Pio V 15 (sala I piano).
RIVOLI — Alle ore 14,30, nel parco del
Centro Filadelfia di viale Bassano, ha luogo
la domenica delle chiese evangeliche del
Piemonte. Per informazioni tei. 0119589462.
ECUMENE — Si tiene la Conferenza del
IV distretto delle chiese valdesi e metodiste.
Tra gli argomenti in discussione i «Centri
culturali» con una relazione del past. Giovanna Pons. La Conferenza ha inizio alle
ore 8,30 con un culto presieduto dal past.
Paolo Sbaffi e si conclude il giorno successivo alle ore 13.
Per informazioni telefonare al n. 06-4743695.
MILANO — Ha inizio la Conferenza delle chiese valdesi e
metodiste del II distretto: ore 9, presso la chiesa metodista
di via Porro Lambertenghi 28: informazioni 010-887225.
MEANA DI SUSA — Alle ore 16, nella
chiesa battista di frazione Campo del Carro,
si tiene la «Pentecoste ecumenica» a cura
del gruppo ecumenico della valle di Susa.
Per informazioni tei. 011-9534752.
PORTICI — La Chièsa metodista ricorda
il 90° anniversario di Casa materna. Alle ore 11, culto di
celebrazione presso la chiesa metodista di corso Garibaldi.
Per informazioni tei. 081-475338.
BARI — Incontro delle scuole domenicali
di Puglia e Lucania. L’appuntamento è alle
ore 9,30 alla «casetta» di via Gentile 106.
Per informazioni telefonare alla pastora
Gianna Sciclone, tei. 080-333091.
MOSTRA SUL PROTESTANTESIMO: Dal 29 maggio al 4 giugno in piazza Martiri della libertà di Rivoli
(To) verranno allestite una mostra su «I protestanti: un
impegno nella società» e un’altra su «Dietrich Bonhoeffer: un cristiano nella resistenza contro il nazismo». Per
informazioni tei. 011-9589452.
KIRCHENTAG: Si tiene dal 14 al 18 giugno a Amburgo
(Germania) il 26° Kirchentag delle chiese protestanti di
Germania: al Kirchentag partecipa una delegazione italiana. Per maggiori informazioni rivolgersi al pastore Giuseppe Platone tei. 0934-928123 o a Marco Jourdan tei.
091-6817941, fax 091-6820118.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero,
appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,25. Domenica 4 giugno (e replica il
12 giugno) trasmissione su «Il giallo dell’articolo 8».
L'ESPERIENZA DI UN MEDICO-2
Dare la vita ai giorni
GIUSEPPE BABBEBIS*
Non sempre, dopo un intervento chirurgico, avviene l’accettazione piena del
nuovo equilibrio corporeo.
Spesso, prima ancora di un
intervento chirurgico demolitivo, la messa al corrente del
paziente circa l’eventualità di
esiti demolitivi, fa orientare
questi pazienti verso altre forme di terapie meno invasive,
anche se si corre il rischio
dell’inguaribilità.
Gli interventi che alterano
il normale schema corporeo
sono diversi. Tra i più frequenti ricordiamo quelli sul
seno, quali la mastectomia, la
quadratectomia, e inoltre gli
interventi che danno luogo alle colostomie, alle amputazioni degli arti ecc.; l’accettazione del nuovo corpo avviene di solito solo dopo un certo tempo. Le reazioni al nuovo corpo sono diverse: molto
spesso si verificano ansia e
depressione. Riportiamo come esempio le reazioni alla
mastectomia, cioè l’asportazione intera della mammella.
Essa può dare luogo o a uha
reazione depressiva per la
perdita di un bene (soprattutto nelle donne giovani) oppure rappresenta la «liberazione
dal male» é ciò avviene soprattutto nelle donne anziane.
Nella quadratectomia (l’asportazione di una parte della
mammella) la reazione più
frequente è l’ansia, perché
nella mente di queste donne
si può insinuare il dubbio che
non togliendo tutto il seno,
non tutto il male sia stato tolto. Quest’ansia si rafforza
quando, dopo l’intervento,
tali persone vengono sottoposte a trattamento radiante
che ha lo scopo di sterilizzare l’eventuaie presenza di
cellule in vicinanza del nodulo asportato.
Quando dopo una fase di
relativo benessere la malattia
ritorna e soprattutto quando
vi è debilitazione, siamo in
una fase limite in cui il medico può e non può applicare
trattamenti cosiddetti curativi.
Questo momento può prendere il nome di fase preterminale, in cui si può assistere o
all’abbandono dell’ammalato
o ad un accanimento terapeutico per «provare nuovi farmaci»; è questa una fase in
cui la malattia è disseminata
nell’organismo, è cioè presente oltre la sua origine, in
cui la persona apparentemen
Paziente affetto da cancro sottoposto cobaltoterapia
te sembra in buona salute,
mentre gli esami di controllo
svelano la gravità della situazione. La fase preterminale è
una fase di intervento terapeutico difficile, dove vige di
solito la regola del «tentare»:
in alcuni casi si assiste purtroppo all’aggravarsi della
malattia legato a un uso indiscriminato di terapie sperimentali. Si potrebbe essere
anche d’accordo sull’uso di
farmaci sperimentali, ma questo deve avvenire nei soggetti
in cui presumibilmente si
possa avere un beneficio e soio in centri specializzati. La
preoccupazione è che ciò avvenga in modo disordinato alterando i risultati scientifici, e
in centri poco adatti.
Quando tutte le possibilità
terapeutiche sono esaurite e
quando l’ammalato presenta
gravi disturbi fisici e ha bisogno di essere assistito costantemente, si parla di fase terminale della malattia. L’elemento dominante questa fase
è la sofferenza. Si tratta di un
dolore totale. L’uomo è
un’entità psicofisica-spirituale per cui si tratta di dolore fisico, psichico e spirituale. In
questa fase non bisogna curare, ma prendersi cura del paziente avendo attenzione
all’unità globale e alla qualità
della vita. Dare cioè vita ai
giorni che mancano. In una
struttura ospedaliera italiana è
difficile trovare a tutt’oggi
una zona dell’ospedale che si
occupi in particolare di questi
pazienti.
In futuro si dovranno segui
Nella collana «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n. 36
A. Gounelle, F. Vouga
Dopo la morte...?
I cristiani e l’aldilà
pp 202, L. 25.000
I vivi sono sempre stati affascinanti dalla condizione
dei morti. Che cosa accade
nell’aldilà? Questo libro non
pretende di offrire delle risposte definitive, ma si propone di
contribuire ad una ricerca che
si svela sempre più necessaria e contiene elementi di riflessione fondamentali per tutti
coloro che si interrogano sul
destino dell’essere umano.
m mmoaiou»
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.G.P. 20780102
re paesi come la Gran Bretagna e gli Usa, dove tali ammalati sono seguiti a domicilio (home care) da una équipe
specializzata, o vengono ricoverati in centri specializzati in cui lavorano medici, infermieri, volontari, cappellani, psicologi.
Lo scopo di tali strutture è
quello di evitare l’abbandono
di questi ammalati e cioè di
non ascoltare più dai medici
quel «non c’è più niente da
fare», ed è ifivece di dare sostegno psicofisico-spirituale.
È la cosiddetta terapia palliativa della fase terminale, il
cui scopo non è quello di allungare la vita, ma di dare
qualità ai giorni che restano,
cioè di dare la vita ai giorni.
* Direttore dell’ospedale
Villa Betania di Ponticelli
T parte - fine
La prima parte è stata pubblicata sul n. 20 a pag. 10
Infortuni sul lavoro
Tre morti
al giorno
Tre morti e 3.000 feriti
ogni giorno: non è il bilancio
di una guerra guerreggiata,
ma il dato degli infortuni sul
lavoro avvenuti in Italia nel
1994. Lo ha reso noto la Confederazione dei dirigenti
d’azienda nel corso di un
convegno sulla sicurezza sul
lavoro svoltosi a Verona. A
questo quadro vanno aggiunte
circa 35.000 persone l’anno
che scoprono di aver contratto una malattia professionale.
Tutto questo costa, per gli
indennizzi, circa 45.000 miliardi l’anno al sistema pubblico di assicurazioni: una cifra molto alta. Sono gli stessi
dirigenti d’azienda a chiedere
che si faccia qualcosa per ridurre il numero degli incidenti sul lavoro (circa un milione l’anno), e soprattutto si
evitino tutti quelli possibili.
Subiscono gli incidenti più
gravi gli uomini con più di
46 anni che lavorano nel settore delle costruzioni, della
metallurgia e dei trasporti:
sono cioè incidenti paralleli
alla fatica e all’usura del lavoratore. Una normativa europea da poco entrata in vigore impone il rispetto delle
norme di sicurezza e che ogni
impresa abbia personale specializzato nella sicurezza del
lavoro. Mancano però in Italia istituti pubblici per la formazione di questo personale
e questo costituisce una causa possibile di disapplicazione delle norme.
Diagnosi precoce delle
malformazioni
Le piccolissime malformazioni del feto che finora sfuggivano all’esame ecografico
potranno essere rilevate fin
dalle prime sei settimane attraverso immagini tridimensionali ottenute con l’impiego
di ultrasuoni.
Questo nuovo sistema diagnostico è stato presentato
per la prima volta a Firenze
nell’ambito della terza Conferenza europea di ingegneria e
medicina, organizzata dal
centro di bioingegneria del
Politecnico di Milano, al quale hanno partecipato un migliaio di esperti provenienti
da tutto il mondo.
È stato messo a punto dal
professor Pourcelot, clinico
universitario di Parigi, ed è
stato poi illustrato ai giornalisti da Antonio Pedotti, docente di tecnologia biomedica al
Politecnico di Milano e chairman scientifico della Conferenza. L’immagine tridimensionale del feto si ottiene attraverso una sonda vaginale
che emette ultrasuoni e che è
in grado, secondo quanto ha
detto Pedotti, di restituire in
tutti i più piccoli dettagli
l’immagine del feto in tre dimensioni, mettendo in evidenza malformazioni prima
visibili solo al momento della
nascita, come quelle alle mani 0 ai piedi.
Bambini con Aids
Su 500 bambini nati nel
’94 da madre sieropositiva al
virus Hiv, 100 sono diventati
realmente infetti e cioè hanno
mantenuto oltre agli anticorpi
anche il virus dell’Aids. Lo
rende noto il Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Il 93% dei
casi di Aids nei bambini e
adolescenti italiani è dovuto
alla trasmissione «verticale»
del virus soprattutto dalle
madri tossicodipendenti o
partner di tossicodipendenti.
L’Italia, secondo l’iss, è
uno dei paesi europei con il
più alto numerò di casi di
Aids nella fascia compresa
tra 0 e 14 anni. Al 31 dicembre del ’94 i casi di Aids pediatrico segnalati allTss erano 454, in proporzione
ri,8% sul totale dei casi.
Nell’ambito dell’Unione europea l’Italia si pone al terzo
posto dopo la Spagna e la
Francia.
Niente fumo
nei locali pubblici
Fumatori sconfitti di nuovo. Resta infatti valida la
sentenza del Tar del Lazio
sul divieto di fumo in alcuni
locali e uffici adibiti a pubblico servizio. Il Consiglio di
Stato ha respinto la richiesta
del ministero della Sanità di
annullare la sentenza 462/95.
La decisione è arrivata dopo
una Camera di consiglio insolitamente lunga. Con il ricorso in appello il ministero
chiedeva la sospensione immediata della sentenza del
Tar nella quale, tra l’altro, si
invitava il ministero stesso a
fare applicare il divieto di fumo negli uffici (solo quelli ai
quali ha accesso il pubblico)
di competenza dei comuni di
Roma, Torino, Napoli, Genova e Bari.
Secondo l’associazione dei
consumatori ricorrente, il Codacons, il Tar avrebbe anche
ordinato al ministero di varare entro trenta giorni un regolamento che stabilisce il divieto di fumo nella totalità
dei locali pubblici. Secondo
altre interpretazioni il Tar si
sarebbe invece limitato ad intimare al ministero di far applicare il divieto di fumo negli uffici pubblici delle annministrazioni chiamate m
causa nel ricorso.
15
venerdì 26 MAGGIO 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
.^pibattito tra i lettori sul documento approvato dal Convegno di Firenze
Quale presenza evangelica nella scuola?
NICOLA PAGANO
Il documento del convegno
di Firenze su «Scuola statale e privata, scuola di tutti»
merita un’attenta e approfondita analisi, data la rilevanza
dei temi trattati e soprattutto
la novità della posizione che
vi è delineata. Una novità, a
dire il vero, che già era nell’aria, in taluni nostri ambienti, ma che il documento di Firenze ora rende esplicita e legittima autorevolmente. Essa
riguarda la proposta di una
non ben definita «presenza
evangelica nella scuola».
Questo, in sostanza, mi pare
, U nucleo centrale della risolu• zione fiorentina che, comunque la si giudichi, segna una
vera e propria svolta.
Tralasciando dunque le al.s.; tre pur stimolanti questioni (la
^ domanda religiosa, la laicità,
la ricerca di senso, l’autonomia, ecc.) concentrerò la mia
inalisi su questo punto ne. vralgico: la presenza del fatto
religioso nella scuola e, specificamente, «una presenza
evangelica». In primo luogo
c’è da chiedersi da quali (e
quanti) giovani, da quali
.'scuole e da quali aree sociali e
culturali del paese provengono le «crescenti richieste» di
.'una presenza evangelica nella
■Scuola? Forse da qualche ciri colo culturale evangelico? E
da dove ancora? Ho l’impressione che si tratti piuttosto di
una vocazione (peraltro legittima) di testimonianza e di
- magistero educativo, che non
di un’autentica esigenza
' dell’utenza scolastica.
Allo stesso modo mi chie, do: da quali elementi di giudirio si desume che «la scuola e
- la società italiana hanno riconosciuto la presenza di una
pluralità di approcci al fatto
teligioso anche all 'interno dei
processi formativi»? Forse
che il caso dell’ora di religione ebraica nella scuola media
di Milano ha spinto i relatori
di Firenze a tanto passo? Oppure a incoraggiarli su questa
via è la prospettiva dell’autonomia scolastica vista, anche
in questo caso, come panacea
di tutti i mali? La realtà della
scuola mi pare francamente
diversa. Nella mia esperienza
di professore e di preside di liceo vissuta nelle tre aree classiche del paese (Sud, Nord e
Centro) non ho avuto finora la
ventura di poter registrare segnali tanto forti nella direzione indicata dal documento. Al
di là di episodi marginali, la
realtà è che in questi dieci anni dalla revisione del Concordato l’Irc si è consolidato ed
esteso e l’esile varco aperto
dalla battaglia anticoncordataria per un discorso religioso
laico non confessionale nella
scuola si è richiuso nell’assuefazione generale all’esistente
e nella routine quotidiana.
Oggi altre ipotesi «forti» incombono sulla scuola pubblica: dalla parificazione delle
scuole private, alla «aziendalizzazione» delle singole istituzioni scolastiche con il placet della Confmdustria.
A questo punto è necessario andare al cuore della questione ed esaminare le varie
proposte avanzate dal convegno per favorire lo studio del
fatto religioso e, in particolare, per assicurare «una presenza evangelica nella scuola». Esse sono tre e sono formulate, se non erro, secondo
una calcolata graduatoria:
«studio della Bibbia»', «corsi
sulle varie tradizioni e culture religiose»', «presenza evangelica nella scuola».
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
4el 1« gennaio 1951, responsabile Franco Giampiaoli. Le modifiche sono state registrate
oon ordinanza in data 5 marzo t993.
Il numero 20 del 19 maggio 1995 è stato consegnato per l'inoltro postale airufficio CMP
Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoled'i 17 maggio 1995,
Ora, le prime due proposte
sono tanto allettanti quanto
vaghe. Se infatti con studio
della Bibbia e corsi sulle religioni si intendono incontri
con alunni e classi, brevi cicli di lezioni, seminari e conferenze al di fuori dell’orario
scolastico, allora il discorso
mi pare fattibile all’interno
delle varie Intese evangeliche
(della Tavola valdese, delle
chiese avventiste, delle Assemblee di Dio e ora dell’
Unione battista) che rispettivamente agli articoli 10, 10 e
9 prevedono appunto che le
chiese possano rispondere a
eventuali richieste delle
scuole, relative allo studio
del fatto religioso, senza oneri per lo stato.
Se al contrario si intendesse: lezioni organiche in orario
scolastico, una presenza protestante sistematica o un insegnamento curricolare, allora
la prospettiva cambierebbe
totalmente, ma con ciò siamo
alla terza proposta. Qui la
questione si fa estremamente
delicata: che cosa vorrà mai
dire «presenza evangelica
nella scuola»? Si pensa a una
presenza episodica e occasionale oppure sistematica e organica? Si vuole rendere un
servizio o assicurarsi uno
spazio nella scuola garantito
dalla legge? Insomma: si vuol
rimanere nell’ambito delle Intese evangeliche, utilizzando
tutte le potenzialità in esse
contemplate, oppure si guarda a un’ofa di religione protestante nella scuola? E in tal
caso qual è il fine, quali sono
i modi e le forme giuridiche
di questa presenza? E a chi è
diretta, ai soli alunni evangelici (?!) o a tutti? Questi sono
i nodi da sciogliere.
Io non so a quali «progetti»
alluda il documento, ma so
bene che le nostre chiese non
possono sfuggire all’alternativa su delineata; e non vorrei
che dopo aver lottato una vita
intera contro l’ora di religione cattolica, ora rischiamo di
ritrovarci un’ora di religione
evangelica (o qualcosa di simile) nella scuola. Giorgio
Spini, dopo il caso dell’ora di
religione ebraica nella scuola
milanese del marzo scorso, al
cronista che gli chiedeva un
giudizio sull’ora di religione
nella scuola rispondeva lapidariamente: «È da buttar via»
(«La Repubblica», 12-3-’95).
Per quel che mi riguarda,
riconfermo integralmente le
posizioni espresse nel mio libro Religione e libertà, t intanto invito i lettori a rileggere attentamente gli articoli 9 e
10 della citata Intesa della
Tavola valdese (e quelli omologhi delle altre chiese evangeliche), che certo non sono
la Bibbia ma qualcosa pure
significheranno se per tanti
anni hanno impegnato l’intelligenza giuridica, ecclesiologica e pedagogica protestante
e hanno orientato le nostre
scelte su questo terreno fino a
oggi. Ebbene questi articoli,
tra l’altro, in forma chiarissima escludono che le chiese
evangeliche siano presenti
nella scuola con un proprio
insegnamento, se non nella
forma, già ricordata, di risposta a inviti, richieste, ecc. della scuola.
Che cosa è dunque cambiato tanto profondamente nelle
nostre coscienze e nelle nostre valutazioni di protestanti
liberi, laici e separatisti da indurci ad abbandonare i principi su ricordati e a proporre
una non meglio specificata
«presenza evangelica nella
scuola»? La causa è forse da
ricercare in quella discutibile
«crescente» domanda religiosa di cui parla il documento?
Ma ciò sarebbe una ragione
sufficiente per abdicare ai nostri principi? Spero che i miei
timori siano infondati.
Una presenza evangelica
nella scuola, nella forma di
un insegnamento sistematico
e organico, con o senza oneri
per lo stato, non solo rimetterebbe in discussione alcuni
deliberati sinodali, ma produrrebbe una ferita profonda
nella cultura protestante sui
decisivi temi: della separazione tra sfera religiosa e sfera
civile; del rapporto tra chiesa,
formazione religiosa e scuola
e tra chiesa e stato; delle Intese evangeliche, che andrebbero sottoposte a revisione
(compresa quella battista, appena approvata dal Parlamento, e quella luterana approvata
per ora da una sola Camera);
della scuola pubblica laica e
pluralista, libera da tutele, ingerenze e privilegi confessionali di sorta; dell’impegno
culturale e civile profuso nella battaglia anticoncordataria.
Una battaglia hon soltanto
«difensiva», cari amici del
convegno fiorentino, nella
quale abbiamo sì difeso le nostre convinzioni e la nostra libertà, ma anche quella degli
altri; nella quale abbiamo testimoniato la nostra fede
evangelica libera, laica e matura, che può vivere senza privilegi, spazi riservati o concordati. Qualcuno allora colse
con finezza lo spirito di quella battaglia quando disse che
gli evangelici operavano non
solo per i loro diritti, ma per
la libertà di tutti (P. Bellini).
Una presenza evangelica
organica nella scuola, infine,
metterebbe in crisi il progetto
di un insegnamento religioso
laico, culturale, storico e critico, come per esempio la storia
delle religioni: vale a dire una
materia scolastica come le altre, gestita dallo stato con programmi, ore e docenti regolarmente reclutati e retribuiti e
liberi da ogni ipoteca confessionale. Una soluzione, come
abbiamo più volte detto e
scritto, che risponderebbe
all’esigenza diffusa di formazione religiosa dei giovani,
senza tuttavia venir meno al
principio di una scuola pubblica laica e pluralista ma perché un tale insegnamento religioso laico abbia senso e spazio negli attuali affollati curricola scolastici, ovviamente,
non può affiancarsi come un
doppione all’Ire o ad analoghi
insegnamenti di altre confessioni, ma essere nella scuola
l’unico approccio disciplinare
al fatto religioso.
Altrimenti c’è il rischio che
la scuola diventi terreno di
caccia e di prevedibili scontri
di opposti confessionalismi,
in una parcellizzazione degli
spazi educativi certo non propizia allo spirito unitario della
scuola pubblica di tutti. Quanto a noi, c’è il rischio di omologarci, in questa materia, in
tutto al cattolicesimo concordatario e di smarrire le ragioni
profonde del nostro essere
protestanti.
Informazione per i lettori
Il nostro settimanale
EUGENIO BERNARDINI*
Il 27 aprile scorso si è tenuta l’assemblea ordinaria dei
soci della «Edizioni protestanti srl» per l’approvazione del
bilancio 1994 e del preventivo
1995. I soci che detengono
l’intero capitale sociale sono
la Tavola valdese, il Comitato
esecutivo dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia
e il Comitato permanente
dell’Opera per le Chiese metodiste in Italia.
L’Assemblea ha approvato
il bilancio del 1994 che ha registrato una perdita di L.
156.869.512, interamente coperta con un apposito versamento da parte dei soci. I motivi di una perdita di tale entità sono da ricercarsi nel numero troppo ridotto di abbonati (5.400 persone), del
prezzo contenuto dell’abbonamento ordinario del settimanale (L. 65.000), da una
raccolta pubblicitaria piuttosto scarsa rispetto ai costi di
un’impresa del genere.
Il consistente aumento del
prezzo dell’abbonamento ordinario per il 1995 (passato a
L. 95.000), pur causando una
significativa flessione del numero degli abbonati (ad oggi
sono 4.200 ma, se i ritardatari
rinnoveranno, dovremmo po
ter raggiungere i 4.700 abbonati), insieme a un miglioramento della raccolta pubblicitaria, e nonostante un impressionante aumento del prezzo
della carta sul mercato italiano, dovrebbe consentire di
contenere il deficit 1995 a
circa 86 milioni.
I soci hanno rilevato che nei
due anni e mezzo di pubblicazione del nuovo settimanale
delle chiese batiste, metodiste
e valdesi non è mai mancato il
sostegno concreto, generoso,
qualche volta anche critico,
dei membri di queste chiese
evangeliche e di diversi amici
e simpatizzanti. È grazie a
questo sostegncT concreto che
il giornale è ormai una realtà,
anche se necessita di alcuni interventi che migliorino la sua
diffusione e il suo bilancio.
Per questa ragione, e anche
in vista della seduta congiunta dell’Assemblea delle chiese battiste con il Sinodo delle
chiese metodiste e valdesi
che si terrà a Torre Peliice dal
1° al 3 settembre prossimo, i
soci hanno deciso infine di
convocare per sabato 3 giugno, un incontro a Torino con
'^redazione, il Consiglio di
amministrazione e il Collegio
sindacale.
* Presidente della
Edizioni Protestanti
Posta
Più dolcezza
Quando smetteremo di insultare pesantemente la fede
di fratelli diversi da- noi? È
questo il senso del pluralismo, l’accettazione e il rispetto dell’altro, l’amore per l’altro? Mi riferisco alla lettera di
Angelo Costa, apparsa nella
pagina dei lettori sul n. 20 di
Riforma. Prima di definire
«idolatria maledetta» l’eucaristia cattolica, era forse opportuno rileggere il noto
ammonimento dell’apostolo:
«Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è
in voi, ma con dolcezza e rispetto» (I Pietro 3, 15). La
«dolcezza» e il «rispetto»,
nonché ogni seria ricerca dello spirito (vedi l’intervento
del pastore Alfredo Berlendis
citato da Costa) non implicano il «convertirsi al romanesimo» né «essere cattolici in
amìiiente evangelico».
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto
Sillogismo
Nella sua lettera «L’immagine e l’idolo», la sorella
Adriana Grassi Bertero in base al classico sillogismo aristotelico, deduce da alcune
citazioni della Bibbia l’impossibilità di un certo fenomeno; con una metodologia
logica pressoché identica, la
Chiesa cattolica secoli or sono scomunicò le teorie di Galileo. Tutto il campo del paranormale, dalla pranoterapia
alla glossolalia, alle guarigioni miracolose, alle tante
improbabili lacrimazioni può
essere respinto in blocco su
presupposti positivistici o essere affrontato con verifiche
rigorosamente scientifiche
caso per caso. Il culto delle
immagini come fenomeno di
sottocultura religiosa è da indagare sul piano socio-antropologico; il paranormale è
tutt’altra dimensione, al di là
di quel sillogizzare aristotelico di cui tutti noi occidentali siamo un po’ troppo inconsciamente succubi. Scriveva tempo fa un lettore con
brutale sincerità che la Bibbia
non ci unisce ma ci divide:
forse ci divide anche Aristotele. Pensiamoci su e che Dio
ci illumini.
Enzo Robutti - Roma
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RINGRAZIAMENTO
Le figlie e i famiiiari delia cara
Maddalena Bertinat
ved. Mondon
riconoscenti ringraziano quanti
con presenza, scritti e parole di
conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare
ai dott. Ornella Michelin Salomon
e Osvaldo Ghirardi, e al pastore
Aldo Rutigliano.
Bobbio Peliice, 19 maggio 1995
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti,
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dall'Eterno»
Salmo 121
I figli Roberto, Elmis e famiglia,
la sorella e il cognato di
Albertina Agli ved. Eynard
dicono il loro grazie a quanti sono
stati loro vicino nel momento di
grande tristezza.
In particolare ringraziano il pastore Rostagno, il personale dell'Ospedale valdese di Torre Penice, gli affezionati collaboratori
della Direzione didattica di Torre
Peliice, con Renata.
Eventuali offerte a favore della
Società delle missioni di Torre
Penice (gruppo dei Coppieri).
Torre Peliice, 26 maggio 1995
16
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RIFORMA
Intervista a Bob, giovane sudanese che si trova in Italia per motivi di studio
Sud Sudan: un^altra guerra dimenticata?
MARCEltO CALETTI
Fra le tante «guerre dimenticate» del mondo,
particolarmente numerose in
Àfrica, ce n ’è una proprio nel
cuore di quel continente, la
guerra civile sudanese, che
vede contrapposti il Nord,
musulmano, e il Sud, cristiano, di questo immenso paese,
grande otto volte l’Italia. Di
questa guerra, e di altri argomenti, abbiamo parlato con
Bob, sudanese, in Italia per
motivi dì studio.
- Quali sono la situazione
attuale e le origini del conflitto fra il Nord e il Sud ?
«I motivi che stanno alla
base dell’attuale conflitto sono economici e religiosi. Il
Sud del paese è molto più ricco dal punto di vista agricolo,
potendo contare su di un clima migliore, e anche dal punto di vista delle risorse naturali; abbiamo infatti il petrolio, l’oro, l’uranio. Al Nord,
molto più secco e desertico,
non c’è quasi niente, solo la
parte lungo il Nilo viene
sfruttata per l’agricoltura. La
cosa migliore da fare quindi,
agli occhi del regime del
Nord, è sottomettere la razza
nera che abita il Sud per impossessarsi delle ricchezze.
Sul piano religioso, da
quando questo governo ha
preso il potere, ha cercato di
imporre la legge islamica, la
“sharia”, all’mtero paese, discriminando pesantemente coloro che non accettano questa
idea, e cercando di convertirli
a forza. I nostri bambini non
sono ammessi nelle scuole
musulmane, i giovani non sono ammessi alle università, a
Khartoum ci sono i posti riservati ai musulmani nella
parte anteriore degli autobus e
i posti posteriori riservati ai
cristiani. Razzismo puro: loro
sostengono che la popolazione deve essere governata attraverso la legge islamica.
Quindi i cristiani del Sud hanno reagito: come possiamo essere governati da una legge
islamica, essendo cristiani ?
Tutto questo fa sì che al
Sud si combatta una guerra le
cui vittime principali sono i
civili; l’economia è al collasso, i contadini non vanno a
coltivare i loro campi perché
rischierebbero di essere uccisi, dai ribelli come dai governativi, o di saltare su di una
mina antiuomo, da cui il terreno è infestato. Famiglie intere sono divise dalla guerra;
io stesso, abitando al Nord,
non vedo mia madre da dieci
anni, e un mio fratello è stato
ucciso nel 1991».
- Parliamo del movimento
ribelle...
«Dal 1983 al 1990 il movimento è stato unito sotto il
comando di John Garang. Nel
1990 però questi fu accusato
di aver messo ai posti chiave
del movimento solamente uomini della sua tribù, i Dinka.
Le altre tribù, escluse dalla
leadership, si ribellarono e
chiesero a Garang di lasciare
la guida del movimento; al
suo rifiuto le due tribù principali, Dinka e Nuers, cominciarono a combattersi. Da allora il movimento si spezzò
in due, la fazione di Garang e
quella diretta da Riak Macar,
e smise di combattere unitariamente il governo di Khartoum, dando inizio ad una
guerra intestina, a tutto van-'
taggio del nemico».
- Attualmente questa guerra fratricida è finita?
«Purtroppo no, ci sono ancora combattimenti e incomprensioni fra le due fazioni».
- Le due parti del movimento ricevono aiuti dall’
estero?
Khartoum (Sudan): ragazzi studiano il Corano
«Sì, il movimento di Garang viene aiutato dai governi
occidentali, mentre quello di
Macar riceve aiuti anche dallo stesso governo centrale,
perché le due anime del movimento hanno anche obiettivi diversi: Garang vuole liberare tutto il Sudan dalla tirannide fondamentalista e creare
uno stato federale nel quale
tutti gli stati siano rappresentati nel governo centrale,
mentre Macar vuole liberare
solo il Sud e formare uno stato indipendente».
- Sappiamo che anche in
altri paesi ci sono dei forti
movimenti musulmani integralisti; quali sono le ragioni
della loro forza attuale?
«Quando finì la guerra
fredda, si cominciò a parlare
del cosiddetto “Nuovo ordine
mondiale”, e i vecchi contendenti divennero praticamente
alleati. Allora cominciarono a
svilupparsi seriamente i movimenti integralisti musulmani, il cui disegno è quello di
formare un blocco compatto
da contrapporre al blocco dei
paesi occidentali e dei loro alleati. Gli integralisti vorrebbero controllare ogni aspetto
della vita del nostro paese, e
sono in stretto contatto con
l’Iran, l’Iraq, i movimenti
fondamentalisti egiziani, algerini, pachistani: tutto questo è cominciato alla caduta
del muro di Berlino...».
- Qual è la vera storia di
Carlos, il terrorista internazionale arrestato l’estate
scorsa in Sudan e consegnato
ai francesi?
«Carlos è stato a Khartoum
per quasi un anno, giuntovi
dai paesi del Golfo Persico,
dove evidentemente temeva
di essere arrestato. In città si
muoveva liberamente, frequentava gli hôtel stranieri,
ecc. Il governo fece quindi
una proposta ai francesi: la
cattura di Carlos, accusato in
Francia di crimini terroristici,
in cambio di informazioni
sulle poskioni militari dei ribelli nel Sud».
- Un affare quindi?
«Esatto, un affare. I sudanesi hanno catturato Carlos,
10 hanno consegnato ai francesi, i quali in cambio hanno
segnalato al governo le postazioni militari dei ribelli, rilevate attraverso i loro satelliti;
11 governo ha inviato l’aviazione che ha bombardato tali
posizioni. Un atteggiamento,
quello francese, che ha sconvolto molti di noi».
- Per concludere, ci racconti la vita di una persona
normale, oggi, in Sudan.
«Siamo come ostaggi, non
possiamo sapere cosa succede
all’estero, la stampa governativa distorce ogni cosa, la televisione parla soltanto dell’
Islam, del Corano, di Allah,
non mostrano la gente che
soffre e muore al Sud, i campi
profughi, non si ha la possibilità di esprimersi, di criticare
il governo. Continuamente
vengono i poliziotti a interrogarti riguardo alle tue opinioni sul governo, se dici qualcosa di storto vieni arrestato e
spesso eliminato. La gente è
terrorizzata, moltissime persone sono state uccise a Khartoum; se hai un parente nel
movimento ribelle rischi di
essere ucciso, che tu sia cristiano o musulmano: nessuno
può permettersi di criticare se
ci tiene alla vita».
Ungheria: conferenza internazionale di «Church and Peace»
Imparare a superare la violenza
HEDI VACCARO
HO avuto la gioia di partecipare alla conferenza
internazionale di «Chiesa e
pace» (Church and Peace-) in
Ungheria. Quando sono arrivata, alla fine di aprile, al
centro convegni di Pecel, vicino a Budapest, accompagnata da un gentilissimo giovane ungherese, pioveva, ma
le facce di quelli che erano
già arrivati erano raggianti.
Dà tanta gioia ritrovare vecchi e nuovi amici che lavorano per le stesse cose, pace e
giustizia, mediante la nonviolenza attiva. Certo, i momenti
di scoraggiamento non mancano, viviamo in tempi durissimi. Sembra che la violenza
e le guerre abbiano il sopravvento ma ci unisce una
profonda fede nella potenza
del Risorto; siamo cristiani di
tutte le confessioni.
«Chiesa e pace» è un coordinamento di comunità, chiese e singoli che vogliono testimoniare la loro fede nella
forza riconciliatrlce dell’amore di Gesù, che sanno che
la violenza non viene vinta
dalle armi ma dalla potenza
dell’amore di Dio, dalla nonviolenza: i suoi membri fondatori sono le chiese pacifiste storiche (mennoniti,
quaccheri. Chiesa dei confratelli - church of bretheren) e
il Movimento internazionale
della riconciliazione (Mir).
In seguito si sono aggiunte
numerose comunità provenienti da altre tradizioni, come quella delle suore riformate di Grandchamp in Svizzera e di Pomeyrol, nella
Francia meridionale: ambedue fanno parte delle rispetti
ve chiese locali. Poi ci sono
il movimento battista tedesco
chiamato «Iniziativa shalom», il Centro ecumenico di
Dresda, la comunità della
Teofania, cattolica, quella
dell’Arca e molti altri.
Siamo ospiti del movimento «Bokor» (roveto ardente,
da Esodo 3, 2) che è composto da 200 comunità di base;
il suo fondatore è il sacerdote
cattolico Gyòrgy Bulanyi,
che venne condannato all’ergastolo dal regime comunista
per la sua obiezione di coscienza al servizio militare;
Bulanyi ha passato molti anni
in prigione, come i giovani
del suo movimento, tutti
obiettori di coscienza.
Questa conferenza «Chiesa e pace» vuole essere un
contributo al programma per
superare la violenza, lanciato
dal Consiglio ecumenico
mondiale delle chiese nella
sua seduta del gennaio 1994 a
Johannesburg, in Sud Africa,
per «sostituire la cultura della
violenza con una cultura della
pace e della giustizia... e affermare il ruolo essenziale
della nonviolenza attiva nei
programmi e nei progetti per
la risoluzione dei conflitti».
Salpy Eskidjian, armena di
Cipro, responsabile per questo programma, lo ha presentato a Pecel: sono molto contenta che il Consiglio mondiale delle chiese abbia preso
questa decisione.
Lo scopo principale della
conferenza è stato l’approfondimento delle relazioni già
esistenti e la creazione di
nuovi contatti e per questo la
maggior parte del programma
è stata dedicata allo scambio
dei pensieri e delle proprie
esperienze personali in gruppi
di lavoro.
Oltre i numerosi ungheresi,
c’erano romeni, cechi, bosniaci, croati, serbi, lituani,
estoni, austriaci, italiani, tedeschi, svizzeri, francesi,
olandesi. Tutti impegnati per
il lavoro per la pace, chi tra i
profughi nei Balcani, chi come obiettore o disertore, chi
lavorando con gli immigrati,
contro il razzismo e l’antisemitismo nei paesi dell’Ovest,
per l’ecologia ecc. In questi
gruppi ci siamo aperti gli uni
verso gli altri, abbiamo cercato insieme delle vie nuove,
con la nonviolenza, per superare la violenza. È stata un’
esperienza molto profonda
che ci ha arricchiti: le schede
per il lavoro biblico, sempre
in gruppi, sono state preparate da suor Irmtraut di Grandchamp e da Nicole Maillard,
giovane teologa ortodossa
francese.
Il sole è tornato dal secondo
giorno in poi: così, per mia
grande gioia, molto lavoro si
è fatto sotto i grandi alberi del
parco; per noi «occidentali» il
mangiare è stato troppo monotono e povero di vitamine,
ma è stato importante sperimentare anche questo aspetto.
Il culto finale, domenica 30
aprile, è stato una grande festa con le testimonianze di
Elisabeth Salter, del Consiglio mondiale delle chiese, di
Bulanyi e altri. Per la Santa
Cena abbiamo fatto un corteo
dalla casa nel parco dove abbiamo preso il pane e il vino
formando un grande cerchio
comunitario. Alla fine della
conferenza i nostri amici ungheresi ci hanno fatto vedere
le bellezze di Budapest.
VENERDÌ 26 MAGGIO 1995
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Stati Uniti: cresce la disoccupazione
WASHINGTON — Per la prima volta negli ultimi due
anni, il tasso di disoccupazione negli Usa è cresciuto nello
scorso aprile. Ora raggiunge il 5,8% della popolazione attiva, contro il 5,5% in marzo. Il numero di impieghi non agricoli sarebbe diminuito di 9.000 unità. I nuovi posti di lavoro
non dovrebbero superare i 150.000, dopo i 177.000 dello
scorso marzo e una media mensile di 292.000 durante il
1994. L’industria manifatturiera ha perso 28.000 posti di lavoro in aprile e 39.000 negli ultimi due mesi. L’edilizia ne
ha perso 20.000 dopo averne creato 68.000 ih marzo. I servizi ne hanno creato 42.000 ad aprile. Secondo Laura Tyson, capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, queste cifre vanno nel senso di una crescita ancora più «debole» nel secondo trimestre 1995.
Somalia: ripresi i combattimenti
MOGADISCIO — Sono ripresi i combattimenti fra le
fazioni a sud di Mogadiscio, provocando la morte di una
ventina di persone e il ferimento di altre 43. I conflitti oppongono i partigiani del «presidente ad interim». Alì Mahdi
Mohammed a quelli del «generale» Mohammed Farah Aidid, che si contendono il potere dopo la caduta del dittatore
Siad Barre, nel gennaio 1991. I combattimenti sono stati i
più violenti registrati dopo la partenza delle forze Onu,
all’inizio dello scorso marzo. ■
Gerusalemme non è una torta
GERUSALEMME — Dure critiche delle autorità religiose cristiane e musulmane di Gerusalemme alle misure restrittive adottate dalle autorità israeliane che hanno limitato fortemente gli spostamenti di cristiani e musulmani nella città
durante il periodo pasquale. «Gerusalemme non è una torta
che può essere divisa in fette - è stato detto -. La città santa
di ebrei, musulmani e cristiani deve essere un luogo di armonia, e ciò presuppone l’accettazione del pluralismo». (Nev)
Macedonia: i sindacati chiedono
le dimissioni del governo
SKOPJE — 7.000 manifestanti riuniti il 27 aprile scorso
a Skopje hanno chiesto le dimissioni del governo ed elezioni anticipate. L’Unione dei sindacati indipendenti aveva organizzato questa manifestazione per denunciare l’infiltrazione della mafia nel settore economico e l’aumento vertiginoso della disoccupazione.
Ciad: violazione dei diritti umani
N’DJAMENA — Un comunicato di Amnesty International denuncia «il deterioramento della situazione dei diritti
umani» nel Ciad. «L’incubo continua malgrado le assicurazioni date dal presidente Idriss Déby», afferma Amnesty,
che ritiene che daH’aprile 1993 «almeno 1.500 civili sono
stati uccisi dall’esercito del Ciad».
Colombia: guerriglia in difficoltà
BOGOTÀ — Nel corso del primo trimestre del 1995 la
guerriglia colombiana ha perso oltre un migliaio di uomini
(215 uccisi e 849 catturati). Tuttavia, secondo il commando
generale delle forze armate colombiane, essa moltiplica le
azioni offensive nell’attesa di eventuali negoziati di pace.
Nello stesso periodo, i ribelli hanno ucciso 47 militari e circa 210 contadini e sequestrato 256 persone.
Argentina: le responsabilità
della Chiesa cattolica romana
RIO NEGRO — Il vescovo di Rio Negro (Sud-Ovest
dell’Argentina) ha accusato la Chiesa cattolica di avere, col
suo atteggiamento, coperto le azioni dei membri della dittatura militare, al potere dal 1976 al 1983. «Abbiamo mangiato allo stesso tavolo di coloro che venivano indicati come
torturatori», ha detto mons. Hesayne in una lettera pubblicata il 16 aprile scorso dal quotidiano argentino «Pagina 12».
Messico: altri 3 miliardi di dollari
CITTÀ DI MESSICO — Gli Usa hanno concesso altri 3
miliardi di dollari a favore del Messico. Lo ha annunciato il
ministero del Tesoro americano, precisando che quest’ulteriore prestito rientrava nei termini dell’accordo di aiuto finanziario tra i due paesi, sottoscritto nel febbraio scorso.
Irlanda del Nord: feriti 17 poliziotti
BELFAST — 17 poliziotti sono stati feriti durante una
manifestazione di commemorazione della fine della seconda guerra mondiale, il 4 maggio scorso. 1 moti sono scoppiati alla fine del corteo del gaippo protestante Grange Order, quando alcuni manifestanti hanno lanciato bottiglie
Molotov contro i poliziotti.
Russia: un milione di tonnellate
di zucchero cubano
MOSCA — Secondo i termini di un accordo firmato con
il governo cubano, la Russia dovrebbe riceveré nel 1995 un
milione di tonnellate di zucchero cubano e fornire in cambio 3 milioni di tonnellate di petrolio grezzo.