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SKTTIIV1AN.4LE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISI E, METODISTE, VALDESI
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venerdì 20 OTTOBRE 1995
ANNO 3 - NUMERO 39
I PACIFISTI E LA NATO
NELLA TANA
DEL LUPO
ALBERTO CORSANI
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Andare nella tana del lupo, per dei pacifisti, può
essere andare a incontrare il
presidente dell’Assemblea
generale della Nato. Con
questo sentimento abbiamo
varcato i cancelli dell’ex Fiat
Lingotto il 7 ottobre, sotto gli
occhi di un apparato di sicurezza proporzionato agli 800
parlamentari dei paesi dell’
Alleanza presenti.
Andare a incontrare, in rappresentanza dei movimenti
pacifisti e nonviolenti, delle
Adi e del volontariato, Karsten Voigt, socialdemocratico
tedesco, lasciava alcuni nel
timore di essere strumentalizzati, ma il rischio andava corso. Non tanto per quel diffuso sentimento di apertura al
dialogo sempre e comunque,
che a volte si traduce in colloqui di circostanza, fatti per
non dispiacere all’interlocutore; ma soprattutto perché la
curiosità era forte. La disponibilità all’ascolto reciproco
potrà essere verificata in un
secondo momento, ma sapere
che cosa pensa un interlocutore del genere è cpsa interessante in sé.
La Nato vive oggi forse un
paradosso: nel momento in
cui il suo intervento militare
(sotto forma dei raid aerei) in
Bosnia è stato da alcuni invocato (a lungo) e da altri deprecato, l’Alleanza pare soprattutto alla ricerca di una nuova
identità politica. La ragione è
intuibile, ed è stata ribadita
dal presidente stesso: niente è
più come prima dell’89 e, anche se questi discorsi ormai li
abbiamo sentiti molte volte,
occorre tener conto di un quadro mondiale sempre più disordinato. Non solo i vecchi
schematismi, più o meno
ideologici, non funzionano
più: è che non si vedono i
nuovi, si capisce solo che ogni
schematismo è sempre e comunque troppo semplicistico
per rendere ragione di tanta
disgregazione e disperazione.
Questo abbiamo soprattutto
• detto al presidente Voigt: ora
che la Nato tende all’apertura
all’Est, e di fronte all’incogniia Russia, occorre evitare che
l’Occidente inglobi l’Est (o
parti di esso) per tenere lontano il mondo dei poveri. Anche perché (ce ne stiamo accorgendo ogni giorno nelle
nostre città) quel mondo non
starà lontano da qui ma premerà sempre di più, perché a
muoverlo non sono le ideologie ma la fame.
Le risposte a questo stato di
cose, tremendamente complicato, non potranno che essere
politiche e sociali; se si renderanno necessarie quelle militari (ma solo, ha detto Voigt,
su preciso mandato delle Nazioni Unite) sarà perché le
prime si sono rivelate non
all’altezza, o insufficienti, o
impraticabili. E se occorre
privilegiare la politica i movimentisti dovranno riconoscere, senza timori reverenziali
ma anche senza prevenzioni,
che i parlamentari dei paesi
Nato sedevano a Torino a inizio ottobre perché eletti dai rispettivi paesi (e non a tutti
sulla Terra è dato farlo); e i
governi, dal canto loro, dovranno riconoscere che. alle
Nazioni Unite innanzitutto
spetta di organizzare una vita
pacifica fra gli stati.
Una visita nella tana del lupo non ha certo cambiato le
posizioni; ma è servita a
rafforzare quelle nostre, più
complete proprio perché ci si
è chiariti le idee sulle posizioni dell’interlocutore; così,
se nel pomeriggio, in un convegno appositamente organizzato da associazioni e movimenti pacifisti, abbiamo
scritto ai partecipanti al vertice torinese che la Nato non
dovrà far sue alcune prerogative dell’Onu, lo abbiamo fatto forse con un briciolo di
consapevolezza in più. E di
rispetto reciproco. E forse
non è poco se ci si crede.
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L'esperienza dello sradicamento produce sofferenza ma può anche essere benedizione
La storia delLuomo nasce da un^espulsione
ALMUT KRAMM*
«Perciò l'Eterno Iddio mandò via
l’uomo dal giardino d’Eden, perché lavorasse la terra donde era stato tratto.
Così egli scacciò l'uomo; e pose ad
oriente del giardino d’Eden i cherubini,
che vibravano da ogni parte una spada
fiammeggiante, per custodire la via
dell’albero della vita»
(Genesi 3, 23-24)
La storia dell’umanità comincia con
un’espulsione, un esilio. Prima la
storia non c’era; o meglio, come dice
Paul Tillich, esisteva uno stato di «trasognante innocenza» ma, domandiamoci,
può esserci un processo di umanizzazione senza un esilio, una separazione? Se
pensiamo alla nostra nascita dobbiamo
ammettere che non può essere altro che
così, eppure siamo abituati a pensare
all’esilio con orrore e a vedere gli esiliati, i profughi, come persone degne di tutta la nostra compassione.
Vilem Flusser, un filosofo nato a Praga e costretto, in quanto ebreo, ad abbandonare il suo paese e a rifugiarsi in Brasile da dove poi emigrò per andare ad
abitare in Francia, scrivendo un saggio
sull’esilio, avendone fatto personalmente
l’amara esperienza, nell’introduzione dice: «Questo saggio è scritto da uno che
ha conosciuto l’esilio più volte e in più
modi; da uno che dunque conosce la sofferenza che comporta ogni nuovo esilio,
le tenebre che invadono 1’esistenza, il significato profondo della nostalgia. Eppure, nonostante questo e forse a causa di
questo, vorrei lodare la condizione
dell’esiliato».
Un esiliato dunque riesce a lodare
l’esilio, pur sapendo che esso comporta
sofferenza, qutdcosa che ti toglie il terreno di sotto i piedi, sia che si tratti di un
esilio volontario e sia che si tratti di una
costrizione; sapendo che uno straniero è
pieno di angoscia e che ovunque si trovi
sa di non essere giunto in una terra di
«bengodi». È l’esperienza di quanti sono
emigrati nelle Americhe, per cercare fortuna; di quanti hanno costruito lo stato
d’Israele; di quanti nei decenni passati
sono emigrati dal Sud verso il Nord Europa. Per nessuno la nuova terra è stata
qualcosa di dolce. Anche la Bibbia, con
molto realismo ci dice che. l’esilio, la
cacciata, l’espulsione comportano una
grande sofferenza.
Ma si è esiliati non solo dalla propria
terra: siamo esiliati dai nostri sogni, talvolta anche dalla nostra fede e spesso anche dal nostro modo di pensare. Nel nostro lavoro siamo esiliati da quelli che
prendono il nostro posto, gli anziani sono esiliati dai giovani; siamo esiliati anche nel nòstro linguaggio. Ogni tipo di
esilio è per noi fonte di sofferenza. Flusser considera questo fenomeno in modo
positivo: «L’abitudine - afferma - è come una copertura di ovatta, smussa ogni
spigolo, attenua ogni rumore. L’abitudine è uno schermo che ti separa dal prendere in considerazione le cose nella loro
essenza; è una specie di anestetico che ti
rende gradevoli le cose». L’abitudine
rende ogni cosa bella, accettabile.
Se il coperchio d’ovatta viene rimosso,
allora si scopre se stessi e tutto diventa
inusuale, mostruoso. Gli antichi greci
avevano indicato questo processo di rendere manifesto ciò che è coperto 900 il
termine «a-létheia», cioè «senza copertura»;, ma «alétheia» significa «verità».
L’esilio costringe l’essere umano a darsi
da fare, lo scioglie dai legami dell’abitudine; legami dai quali anche l’esiliato deve sapersi a sua volta sciogliere. Nascono
la reciprocità e la creatività. Forse anche
l’aggressività. Però così si creano anche
nuove abitudini, dalle ^ali bisogna ancora una volta liberarsi. E quanto succede
anche in una chiesa, con il suo andare e
stare, il suo ritornare e andare oltre.
Certo non è un processo né semplice
né simpatico. Siamo sempre tentati di
tornare nel grembo matemò, nel paradiso, nella madre patria, nelle vecchie abitudini e tradizioni; ma un angelo, con la
sua spada fiammeggiante, ce ne impedisce l’accesso. Ci impedisce di avere una
affinità troppo grande con l’albero, ci distoglie dal desiderio di non essere degli
sradicati, perché la creatura umana non è
un albero e le sue radici vanno tagliate.
Flusser scrive; «...forse la dignità umana
consiste proprio nel non avere radici. La
creatura umana comincia a diventare tale
solo quando le radici vegetali che lo avvolgono vengono spezzate. In tedesco è
stata coniata una parola non molto bella
“Luftmensch*’, che è composta da “aria,
soffio’’ e “uomo”. L’esiliato, l’espulso
può. scoprire che “soffio” ha un significato affine a “spirito” per cui lo “sradicato” può anche contenere un significato
positivo».
La storia della espulsione dal giardino
d’Eden continua con Caino, il senza patria, costretto ad andare ramingo per la
Terra. Egli dà origine agli allevatori di
bestiame, ai costruttori di città, agli artefici d’ogni sorta di strumenti di rame e di
ferro, ai suonatori di cetra e di flauto
(cfr. Gen. 4,21 ss).
* pastora luterana a Catania
Cattolici e ortodossi
Un contrasto
di ombre
e di luci
«Continua purtroppo il proselitismo della Chiesa di Roma nel territorio del Patriarcato di Mosca ma contemporaneamente alcune diocesi
cattoliche europee portano
avanti strette relazioni ecumeniche con la Chiesa ortodossa riissa, considerata davvero come una “chiesa sorella”». È quanto ha affermato
Alessio II, patriarca di Mosca
e di tutta la Russia, ricevendo
il 29 settembre scorso una delegazione cattolica della
Commissione ecumenica della diocesi di Verona.
Parlando dei rapporti ufficiali tra il Patriarcato di Mosca e la Santa Sede, Alessio II
ha, lamentato che siano «rimasti sulla carta» gli impegni
che le due parti avevano sottoscritto e con i quali la Chiesa cattolica romana si impegnava ad astenersi da ogni
proselitismo e a informare in
tempo opportuno il Patriarcato di Mosca sulle attività pastorali da essa intraprese in
Russia. Il patriarca Alessio ha
citato come esempi la «installazione» in Russia di diversi
religiosi e preti cattolici senza
che ne sia stata data alcuna
informazione al Patriarcato;
inoltre la violenza con la quale gruppi di uniati in Ucraina
continuano ad opporsi agli
ortodossi. Il patriarca si è poi
soffermato sulle difficoltà che
sta attraversando la Chiesa
ortodossa russa per tornare
alla normalità dopo oltre 70
anni di regime comunista.
Ma, ha aggiunto, il «processo
di rinascita» sta andando
avanti con insperato vigore.
Nell’88 c’érano 74 vescovi
russi, oggi sono 139; le diocesi erano 67, oggi sono 117;
i preti erano 6.674, nel ’93
erano 12.841; le 6.893 parrocchie sono diventate 15.985
nel ’94; infine, i monasteri
erano 21 nell’88, 213 nel ’93
e sono 347 nel’95. (eni)
Ecumene
/ tremila anni
di Gerusalemme
,
pagina
All’Ascolto' . ■.
La vertenza di Dio
con il suo popolo
pagina 6
Cultura
Colloquio sulle
epistole di Paolo
pagina 9
2
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PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1995
Dal 4 settembre scorso, e per un anno intero, vi saranno molte celebrazioni nella città
3.000 anni fa gli israeliti guidati da Davide
conquistarono la città di Gerusalemme
MICHAEL KRUPP
Gerusalemme, una delle
più antiche città del
mondo, sta festeggiando i
suoi 3.000 anni di storia. Dal
4 settembre, per un anno intero, vi saranno mostre, rappresentazioni teatrali, concerti,
ecc. per ricordare la conquista
dellà città da parte degli
israeliti guidati dal re Davide,
tre millenni or sonol
In realtà la città che Davide
strappò ai gebusei probabilmente è vecchia di circa 50
secoli e risale alla prima età
del bronzo. Nella strada che
porta il nome di Eniek Rafaim, non lontano dal vecchio
centro cittadino, si possono
ancora rintracciare i pochi resti che risalgono a quell’epoca antichissima. Davide voleva una capitale per le sue dodici tribù e capì che Gerusalemme sarebbe stata l’ideale:
ben fortificata, sicura, aveva
saputo resistere a lungo alle
truppe israelitiche. Secondo il
racconto biblico (Il Samuele
5,15-10) fu Davide in persona
che la conquistò con uno stratagemma, riuscendo a penetrare in città con una schiera
di uomini attraverso un pozzo
profondo che la approvvigionava di acqua; i soldati sopraffecero di sorpresa i gebusei risalendo il pozzo scavato
dagli assediati per far affluire
l’acqua dalla sorgente del
Gihon all’interno delle mura.
Il 4 settembre, proprio per
dare inizio ai festeggiamenti
per i tremila anni della conquista, è stato inaugurato il
nuovo parco archeologico
Veduta panoramica di Gerusaiemme oggi
della città di Davide, nel quale i visitatori possono vedere i
resti delle mura dell’epoca,
delle case e del pozzo stesso.
I turisti rimarranno stupiti per
le piccole dimensioni di questa antica città conquistata da
Davide, che si trova su un’ali
tura a sud delle mura. Il pozzo venne poi collegato" a un
canale, costruito più tardi,
proprio per impedire ad altri
di ripetere l’impresa di Davide facendo lo stesso percorso.
I turisti possono scendere nel
canale e attraversarlo, con
l’acqua ^lida che arriva fino
all’altezza del petto.
Davide non aveva scelto a
caso Gerusalemme per farla
capitale del suo regno. Collocata in un punto centrale rispetto alle diverse tribù, era
l’ideale per diventare il centro spirituale e culturale dello
stato ebraico. E dopo tremila
anni la scelta fatta da Davide
mostra ancora tutta la sua genialità. Gerusalemme è oggi
la più grande città di Israele,
più delle metropoli Tel Aviv
è Haifa, che pure si trovano
in una posizione molto più favorevole, sul mare. Gerusalemme, «città santa» per
ebrei, cristiani e musulmani è
anche la città dello scontro
fra ebrei e palestinesi.
Oggi le due parti della città
festeggiano entrambe i 3.000
anni con sentimenti contrastanti. Gerusalemme fii divisa
nel 1948 fra Israele e la Giordania, fino a che, nel 1967, le
truppe israeliane non conquistarono la parte giordana. Poi
la Giordania rinunciò alla
parte orientale della città, a
favore dei palestinesi, che la
considerarono la capitale del
futuro stato palestinese. Gli
israeliani, invece, hanno proclamato l’intera Gerusalemme loro capitale, ma finora
non c’è stato alcun riconoscimentq intemazionale ^in proposito. (epd)
Fu fondata nell'agosto 1945 a Treysa da rappresentanti delle varie chiese protestanti
La Chiesa evangelica tedesca compie 50 anni
Dal 27 al 31, agosto del
1945 poco più di un centinaio di rappresentanti delle
chiese luterane, delle chiese
riformate e delle chiese unite
della Germania si radunarono a Treysa, nell’Assia settentrionale, per fondare la
Chiesa evangelica in Germania (Ekd). Si volle così dare
un taglio netto al recente passato e cancellare la «Chiesa
evangelica tedesca» imposta
nel 1933 dalla dittatura nazista. Ci furono animate discussioni fra il Consiglio luterano e il Consiglio ftatemo
della Chiesa confessante: si
convenne infine di dar vita
all’Ekd, eleggendo anche un
direttivo di dodici membri,
guidato.,dall’allora vescovo
del Württemberg, Theophil
Wurm.
Dal 1991 la Chiesa evangelica in Germania raccoglie di
nuovo anche le chiese evangeliche regionali dell’ex Repubblica democratica che nel
1969, per le forti pressioni
del regime comunista, avevano fondato la «Federazione
delle chiese evangeliche della
Ddr». Fra questa Federazione
e l’Ekd si era tuttavia conservato un forte legame, sottolineato ufficialmente da entrambe le parti che avevano
dichiarato che fra i due organismi continuava a sussistere
una «particolare comunione».
Attualmente la Chiesa evangelica in Germania conta 29
milioni di membri in circa
18.000 comunità.
Le chiese regionali autonome che costituiscono la Chiesa evangelica tedesca sono
24: ne fa parte anche una venticinquesima formazione ecclesiastica, una chiesa unita
(composta cioè da luterani e
riformati) particolare che
prende il nome di Chiesa
evangelica dell’Unione (Eku).
Secondo la Costituzione
approvata nel 1948, gli organi
dell’Ekd sono il Sinodo, il
Consiglio e la Conferenza
della chiese. Modifiche sostanziali della Costituzione
sono possibili solo con l’assenso di ogni singola chiesa
membro. Il Sinodo, che si ra
duna di regola una volta l’anno, è un vero e proprio «parlamento», a cui spettano le
decisioni più importanti mentre il Consiglio ha più o meno le funzioni di un governo
e la Conferenza delle chiese è
grosso modo un organo di
controllo.
Dal novembre del 1991 il
presidente del Consiglio dell’
Ekd è Klaus Engelhardt, vescovo del Badén, mentre presidente del Sinodo è il giurista Jiirgen Schmude, parlamentare socialista. (epd)
Il vescovo Klaus Engelhardt
Francia: Federazione protestante dell'insegnamento
La scuola per la quale lottiamo
Per la prima volta la Federazione protestante dell’insegnamento (Fpe) in Francia ha
organizzato una conferenza
stampa in occasione dell’inizio dell’anno scolastico. Janine Koelher, presidente della
Fpe, ha ricordato le iniziative
dell’associazione circa i progetti di riforma annunciati dal
ministero dell’Educazione
nazionale, i quali prevedevano di sopprimere lo studio
della Riforma nei programmi
di storia delle elementari e
delle medie. Tali’ iniziative
hanno indotto il ministero a
tornare in parte su questi progetti di modifiche.
«Non abbiamo voluto agire
come gruppo di pressione ha spiegato la Koelher -. Ab
biamo voluto soprattutto denunciare la contraddizione
che sarebbe risultata da questa soppressione nel momento
in cui tutti, ministero compreso, insistono sulla necessità di
rafforzare la cultura religiosa
a scuola». Per Maurice Gueneau, caporedattore della rivista della Fpe «Foi Education», non si tratta di offrire
un catechismo agli allievi ma
di dar loro un minimo di riferimenti culturali indispensabili a un sviluppo armonioso
dell’identità personale, che
permettano ai tempo stesso
una conoscenza dell’altro.
Per Anne-Marie Boyer,,
membro della Fpe e presidente del dipartimento Educazione della Federazione
protestante di Francia, la
scuola deve essere vista oggi
come un luogo di confronto
tra due sistemi di valori culturali: da un lato quello degli
insegnanti, dall’altro quello
dei bambini e degli adolescenti. «La scuola - ha detto
la Boyer - non ha più il monopolio del sapere. Questo fa
sì che l’insegnante deve adottare un diverso atteggiamento. Eppure continuiamo a privilegiare l’accumulazione di
conoscenze anziché aiutare il
bambino a strutturare queste
conoscenze di provenienze
diverse. La scuola dovrebbe
anche essere il luogo in cui si
impara a vivere in gruppo e a
riflettere a quello che significa cittadinanza». (bip)
STIANO
La Chiesa ortodossa serba
duramente criticata dal Cec
GINEVRA — Il segretario generale del Consiglio ecumeni-,
co delle chiese (Cec), Konrad Kaiser, ha duramente criticato la
Chiesa ortodossa serba in occasione della recente riunione del
Comitato centrale. In una conferenza stampa, Kaiser ha dichiarato di pensare «personalmente» che «molto di ciò che vedia-*
mo in seno alla Chiesa ortodossa serba» potrebbe essere criticato in termini simili a quelli adoperati dal movimento ecumenico nei confronti dei cristiani partigiani di Hitler in Germania
prima della seconda guerra mondiale. La Chiesa evangelica tedesca, che era dominata dai sedicenti «cristiani tedeschi», si
era ritirata nel 1939 da ciò che allora era il Consiglio ecumenico in formazione, dopo le critiche che quest’ultimo aveva
espresso circa le dichiarazioni nazionalistiche e antisemiti dei
capi di chiesa tedeschi. Pur insistendo sulla necessità di un dialogo con la chiesa serba, Konrad Kaiser ha sottolineato che è
altrettanto importante parlare alle «molte altre» chiese membro
del Cec sui rapporti tra chiese e nazionalismo. Le critiche,
espresse in particolare dalle chiese tedesche, svizzere, olandesi
e scandinave, pongono in rilievo profonde preoccupazioni di
fronte alle dichiarazioni dei vescovi serbi che appoggiano gli
interessi serbi in Bosnia e respingono i piani di pace elaborati
dalla comunità intemazionale. (spp/eni)
Conferenza europea della
Federazione luterana mondiale
PARIGI — Dal 16 al 20 settembre scorsi si è svolta a Parigi
una consultazione organizzata dalla Federazione luterana mondiale (Firn) sul tema «Cristiani nella città, una minoranza creativa» in cui 30 rappresentanti di 15 chiese luterane d’Europa
hanno sottolineato l’importanza, per la testimonianza cristiana
in questo mondo secolarizzato, di un modo di agire totalmente
ecumenico. La situazione si sta evolvendo di continuo: nella
solitudine delle metropoli va crescendo il bisogno di relazioni
e di partecipazione. Sono emerse chiaramente la ricerca del
senso della vita e la necessità per le chiese di.essere presenti
nei mezzi di comunicazione. Una comunità creativa è quella
che prende in considerazione le capacità di tutti: lungi dal voler conservare, le strutture del passato, l’identità luterana richiede la partecipazione di tutti i suoi membri per aprire strade
nuove. In questo si cerca di praticare la dottrina luterana del
«sacerdozio universale dei credenti». (bip/eelf)
Zimbabwe: il Cec preoccupato
per l'attacco agli omosessuali
Svizzera: l'Acat contro la pena
di morte negli Stati Uniti
GINEVRA — L’Acat (Azione dei cristiani per l’abolizione
della tortura) della Svizzera sta partecipando attivamente alla
campagna lanciata dalla Federazione internazionale dell’Acat
(Fiacat) contro la pena di morte negli Usa. Dallo scorso settembre, i membri delle varie Acat nazionali scrivono ai cristiani
del Texas e della Florida (i due stati americani che detengono il
primato delle esecuzioni capitali) per incoraggiarli ad impegnarsi per l’abolizione della pena di morte. La campagna è sostenuta dalla Federazione delle chiese protestanti della Svizzera
(Feps), dal presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri,
mons. Henri Salina, e dalla Chiesa cattolica-cristiana. (spp)
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Nepal: 11 cristiani condannati
a due anni di carcere
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GINEVRA — Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) sta
per chiedere al governo dello Zimbabwe di garantire che la
nuova campagna contro gli omosessuali in Zimbabwe nonavrà ripercussioni sull’Assemblea generale del Cec che dovrebbe svolgersi ad Harare nel settembre 1998. Recentemente
alcune preoccupazioni sono state espresse dagli ambienti ecumenici dopo che le agenzie di stampa hanno riferito le virulenti dichiarazioni pubbliche del presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, nei confronti degli omosessuali. Il presidente ha
affermato che costoro non hanno diritti e si è scagliato contro
le organizzazioni create per difendere i loro diritti, aggiungendo che tutti gli omosessuali che avrebbero partecipato a manifestazioni di protesta sarebbero stati incarcerati. Il segretario
generale del Cec, Konrad Kaiser, ha precisato che dopo tali dichiarazioni alcuni membri del Comitato centrale e diverse
chiese hanno espresso le loro preoccupazioni. Il Cec ha pertanto deciso di stabilire una lista delle condizioni essenziali per
poter svolgere l’Assemblea ad Harare, in un memorandum che
verrà presentato al governo dello Zimbabwe. (spp/eni)
JHAPA — Undici cristiani evangelisti sono stati condannati
dalla giustizia nepalese a due anni di detenzione per proselitismo religioso: il verdetto è stato pronunciato il 21 agosto scorso. Erano stati arrestati nel settembre 1994 a Jhapa, un villaggio della provincia di Barn, nell’Est del Nepal. Solo uno è di
origine nepalese, gli altri sono profughi del Bhutan. La Costituzione nepalese considera il Nepal come un regno indù, ma
l’induismo non è religione di stato. Una legge del 1992 dà ai
cittadini la libertà di cambiare religione, ma il proselitismo rimane illegale. Già nel 1990, 144 evangelisti erano stati accusati di «predicazione illegale». Nel giugno dello stesso anno il re
Birenda aveva decretato un’amnistia generale per tutti coloro
che erano accusati di «delitti religiosi». (spp)
3
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EROI 20 OTTOBRE 1995
PAG.’3 RIEOKMA
i fronte all'intolleranza e al razzismo nasce una «Rete» nazionale di coordinamento
i^a nostra società è malata di razzismo
come affrontare i problemi della convivenza?
MIMMO GUARAGNA
Un centinaio di associazioni locali
nell’assemblea tenuta a Napoli dal 6
V all’8 ottobre ha dato vita alla Rete nazio!^ale antirazzista. Non è un’organizzazio■ ne bensì una struttura di coordinamento
: molto agile; infatti non è stato eletto un
/' .gruppo dirigente ma semplicemente sono
'' '¡stati nominati i responsabili delle attività
* programmate.
La prima scadenza che la Rete si è daj ta, più che una scelta propria, è imposta
.'da^ii avvenimenti di questi giorni. Come
è noto è in discussione alla Camera il di' jiSegno di legge sull’immigrazione e il cli; ina è pesante sia in Parlamento che nelle
¡vpiazze; c’è il pericolo molto concreto
J;che*passi una normativa liberticida in
; contrasto con i principi costituzionali. E
stata proposta una settimana di mobilitazione, dal 22 al 30 ottobre, una giornata
'■antirazzista il 9 novembre, anniversario
^ella «notte dei cristalli» (assalto alle si' ¡ nagoghe all’avvento del nazismo in Ger'niania), e una manifestazione nazionale
;da tenersi a Roma nell’eventualità che
precipiti la situazione in Parlamento.
' Ma la Rete non intende limitare la sua
azione alle pur necessarie battaglie difensive e si è impegnata a lanciare quattro campagne sul tema di diritto di voto,
■Ìrasferiniento di competenze dalle que
Sture agli enti locali, sulla salute e sulla
militarizzazione del territorio. Queste
campagne andranno articolate con raccolte di firme, coinvolgendo parlamentari, promuovendo iniziative di comune
accordo con gli amministratori degli enti
locali, soprattutto informando la gente. '
L’informazione è determinante. Il preside della facoltà di sociologia dell’Università di Napoli, Enrico Pugliese, intervenendo all’assemblea, così si è espresso: «A quanti, docenti universitari, che
in veste di esperti forniscono dati palesemente falsi, andrebbe revocato il titolo di
studio e rispediti dalla cattedra ai banchi». Sono anni che Pugliese insiste su
questo tasto: si raddoppia il numero degli immigrati, si moltiplica quello degli
irregolari, e poi, passando dalle quantità
cervellotiche alla qualità, li si etichetta in
blocco come spacciatori, prostitute, stupratori e delinquenti di vario genere; a
questo punto il cerchio si chiude in un
cortocircuito che condiziona il .Parlamento e fornisce alibi al governo nel
produrre normative che si basano su presupposti che non hanno alcuna rispondenza con la realtà.
Chi fa la parte del leone in questa fabbrica di bugie sono senz’altro i giornali e
la televisione che, venendo menò ad ogni
codice deontologico, non forniscono
informazioni ma, facendo leva sull’emo
tività esibiscono una sfacciata vocazione
all’istigazione. Il vescovo di Caserta,
Raffaele Nogaro, ha rincarato la dose:
«Se osiamo trattare in questo modo le
nostre sorelle e i nostri fratelli immigrati,
non possiamo definirci cristiani» e, dopo
aver denunciato le incomprensioni anche
all’interno della chiesa, ha aggiunto:
«Qui è la mia chiesa, dove donne e uomini di buona volontà incontrano il prossimo». Anche il sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, ha espresso la preoccupazione che si possa radicare tra la gente
un comportamento xenofobo: bisogna
rompere una spirale perversa che fa del
nero, del musulmano, del diverso, la testa di mòro su cui si scaricano e si scatenano tutte le tensioni della società; non è
un fenomeno nuovo soprattutto quando
si attraversano periodi di crisi, quando
prevale l’insicurezza si va alla ricerca di
un capro espiatorio per eludere e non affrontare i veri problemi.
Il fatto stesso che si è costretti ad organizzare un movimento antirazzista denuncia la gravità della situazione. Si
stanno ripetendo con sempre più frequenza allarmanti episodi di intolleranza
in Parlamento, sui media, nelle piazze. E
un sintomo che la nostra società è malata
e che la malattia può degenerare irreversibilmente. Un domani qualcuno ci chiederà: «Tu dov’eri?».
T Campania
[ifì
fa «Rete»
t àntirazzista e
" gii evangelici
• All’Assemblea costituente
della «Rete nazionale antirazzista» ha partecipato, a nome
del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia, la
pastora Anna Maffei. Hanno
partecipato ai lavori a nome
del Coordinamento evangelico migranti del Napoletano
(Cemna) Mimmo Guaragna,
Carmen Rotoli, il past. Massimo Aprile, il missionario angolano Rodrigues Chama e
Antonio Salvato. Il coordinamento, che raggruppa rappresentanti della maggior parte
delle chiese evangeliche federate di Napoli e dintorni, nel
corso della sua ultima riunione avvenuta mercoledì 4 ottobre, ha concordato il lancio di
varie iniziative. In primo luogo ha deliberato la riapertura
del centro di ascolto per migranti presso i locali messi a
disposizione dalla Chiesa valdese di via dei Cimbri, che
sarà come l’anno scorso gestito da volontari di varie comunità evangeliche. In secondo
luogo seguirà il lavoro sociale a favore degli immigrati
che il Comune di Napoli attiverà con l’aiuto di lavoro volontario presso il quartiere
periferico di Pianura. Inoltre
si farà promotore presso le
chiese di due convegni, uno
su come prepararsi alla multiculturalità e l’altro sulla conoscenza dell’Islam e della
comunità islamica in città. Il
prossimo incontro del Cemna, che avrà all’ordine del
giorno le iniziative collegate
alla Rete antirazzista, è previsto per l’8 novembre, alle ore
18,30, presso i locali della
Chiesa battista di via Foria.
Il progetto di legge suirimmigrazione airesame del Parlamento,
L'apartheid italiano: la «bozza
Nespoli» articolo per articolo
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 50.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
Ingressi. Per entrare (ogni
volta? anche per i turisti?) occorrono certificazioni consolari sulla buona salute e sulla
«buona condotta», ovvero 1’
assenza di condanne o procedimenti per una pena superiore ai trenta giorni (art. 1, 1); a
questo scopo si aumenta il
personale e si stanziano fondi
per i consolati (art. 5). All’ingresso occorre denaro sufficiente per sostentamento e
rientro (art. 1, 2), oppure
qualcuno dall’Italia deve garantire in solido, incluso il biglietto di ritorno e le eventuali cure sanitarie (art.6).
Ingressi irregolari. Aumentano le pene e si prevede
anche la confisca del mezzo
di trasporto per chi agevola
l’ingresso, trasporta e offre
lavoro agli irregolari (artt. 1,
3 e 8). Pene minime di quindici e otto anni di carcere per
chi, rispettivamente, dirige o
partecipa ad organizzazioni
che agevolino l’ingresso o il
lavoro di stranieri irregolari,
anche se non a scopo di lucro
(art.l, 4).
Rimesse in denaro alle famiglie. Sono vietate agli irregolari, con pene pecuniarie
per impiegati postali o bancari che non richiedano il permesso di soggiorno (art. 1, 3).
Ricongiungimenti familiari.
Non entrano più i genitori,
ma solo coniuge e figli, purché chi li chiama sia in Italia
da almeno tre anni con «buona condotta» e abbia un reddito almeno quintuplo della
pensione sociale, e crescente
a seconda del numero dei figli; in caso di dichiarazione
mendace sul reddito, tutta la
famiglia è espulsa (art. 9, 3). I
parenti ricongiunti, così come
chi è in Italia per studio, non
possono lavorare legalmente
(art. 9, 1).
Lavoro stagionale. E ammesso solo dietro accordi intergovernativi, per un massimo di sei mesi, senza automaticità nel rientro di anno in
La polizia è il solo mezzo per controllare i clandestini?
anno (solo una generica «precedenza» sui propri connazionali), e senza possibilità di
stabilizzazione, a fronte di offerta di lavoro permanente,
prima di quattro stagioni consecutive. I contributi versati,
diminuiti, possono essere trasferiti in patria. Gli stagionali
attualmente presenti in Italia
hanno diritto alla «precedenza» solo se espatriati entro un
mese dal varo della legge
(artt. 2-3-4).
Espulsioni. Sono immediatamente eseguite, senza possibilità di ricorso, per chi sia
entrato irregolarmente in Italia, con la stessa procedura di
chi è «pericoloso per la sicurezza dello Stato» (art. 7. 2,
3): questa disposizione è retroattiva (art. 12, 1). La possibilità di ricorrere (ma solo al
Tar, non al Consiglio di Stato) rimane solo per chi abbia
il permesso di soggiorno revocato prima della scadenza
0 scaduto da non oltre 45
giorni (art. 9, 2). I lavoratori
stagionali che si fermino un
giorno in più sono espulsi e
non possono rientrare in Italia
per due anni (art. 7, 1). Chi è
privo di documenti per l’espulsione attende trenta giorni con l’obbligo di firma per
l’identificazione, poi viene
comunque espulso entro 48
ore (art. 10). Non è appellabile il diniego di soggiorno in
Italia per inottemperanza alle
condizioni imposte dal patto
di Schengen (art. 9).
Detenzione degli irregolari. Da tre mesi a tre anni di
carcere per l’irregolarità del
soggiorno, e fino a sei mesi
per la semplice assenza di
documenti di identificazione
(art. 11).
Enti locali. Non possono
recuperare i fondi stanziati e
non spesi per l’immigrazione
(art. 9, 5); l’iscrizione anagrafica degli stranieri diviene
non più un «diritto» ma un
«obbligo» (art. 9,4).
Rifugiati e richiedenti asilo. Non essendovi un’eccezione esplicita, valgono anche per loro tutte le norme restrittive sugli ingressi e le
espulsioni, in violazione della
convenzione di Ginevra: 1’
unica eccezione prevista per i
rifugiati è quella sull’incarcerazione degli iiregolari.
LA MOZIONE APPROVATA
Una manifestazione
il 9 novembre
Bisogna impedire che la
legislazione italiana sia imbarbarita da leggi che, come
il «testo Nespoli» e altre
norme anticipate da esponenti politici e di governo,
associano a gravi violazioni
dei diritti umani e dei principi costituzionali forme di
«apartheid» legislativa, allorché:
- condizionano l’ingresso
a discriminanti certificati di
buona salute e buona condotta;
- violano diritti intahgibili
come asilo, integrità familiare, rimesse alle famiglie;
- criminalizzano e incarcerano gli irregolari e chi li
aiuta per fini non speculati
vi;
- calpestano principi costituzionali universali, come
la presunzione d’innocenza,
il diritto a difesa e ricorso, il
divieto di limitazioni alla libertà personale per via amministrativa.
La politica dell’immigrazione non va confusa con le
politiche sulla criminalità e
l’ordine pubblico. Alla criminalizzazione degli immigrati, e in particolare degli
«irregolari», contrapponiamo l’idea e la pratica della
convivenza interculturale e
l’eguaglianza dei diritti di
cittadinanza, uniche garanzie di «sicurezza» per tutti.
La presunta inefficacia delle
espulsioni dipende dall’inflazione delle espulsioni
motivate da semplici infrazioni amministrative, usate
come strumento di segregazione e controllo sociale. La
crescita della clandestinità
dipende dalla chiusura degli
ingressi legali e dalle rigidità burocratiche delle questure sul soggiorno. Contrapponiamo all’ondata xenofoba percorsi di civiltà legislativa:
- riapertura di ingressi per
lavoro stagionale e stanziale, non strettamente legate a
chiamata nominativa o accordi intergovernativi, nella
piena garanzia dell’ingresso
per richiedenti asilo, profughi e ricongiungimenti familiari, e strutture di orientamento e accoglienza alle
frontiere;
- legalizzazione del lavoro «irregolare» dipendente e
autonomo e dei ricongiungimenti di fatto e una riforma
del «soggiorno» che consenta la mobilità fra diverse
forme di lavoro e studio e la
regolarizzazione del lavoro
di chi sia entrato per motivi
diversi, trasferisca le competenze ad uffici civili, sostituisca ai periodici rinnovi
stabilità e percorsi di cittadinanza, incluso il diritto al
voto nelle elezioni locali;
- la fine dell’abuso di
espulsioni per infrazioni
amministrative, esito in
tempi brevi nel merito dei
ricorsi, tutela dall’espulsione di alcune categorie (minori, stranieri stabilmente
residenti o con legami familiari in Italia, profughi e perseguitati), graduazione del
divieto di reingresso in Italia, e pieno rispetto dei diritti costituzionali rispetto ai
processi e alle espulsioni.
Su questi contenuti la Rete nazionale antirazzista
chiama a un impegno unitario l’associazionismo, il volontariato e le forze democratiche, con il sostegno e la
diffusione nazionale della
petizione promossa dagli
immigrati di Roma, con iniziative in tutte le città che
culminino in una settimana
di mobilitazione nazionale
fra il 22 e il 30 ottobre e in
una giornata nazionale antirazzista il 9 novembre, anniversario della «KristaUennacht», e con l’impégno a verificare, in rapporto con tutti
gli altri soggetti dell’associazionismo democratico e
antirazzista, la necessità e la
possibilità di una manifestazione nazionale a Roma in
tempi brevi e comunque nel
momento in cui precipitasse
il dibattito parlanientare sui
testi xenofobi.
In particolare si chiede a
sindaci ed enti locali, alla
parte più sensibile della magistratura, al Siulp, agli operatori dell’informazione,
all’intellettualità democratica di esprimersi contro l’imbarbarimento dell’intera società, anche attraverso momenti di confronto pubblico
da realizzare sia a Roma che
nelle altre città, e in particolare in quelle più percorse
da tensioni xenofobe.
Le associazioni si impegnano ad impedire che la
paura e la disinformazione,
o l’informazione razzista,
rendano ancora più «invisibile» parte dell’immigrazione, e si impegnano ad informare tutti i concittadini stranieri, a sostenerli e difendere i loro diritti inviolabili di
persone: invitano quindi le
amministrazioni locali e le
forze politiche democratiche
a tener conto anche di questi
diritti e bisogni e della «sicurezza» di cittadini, che
non possono essere semplici
oggetti di dibattiti altrui.
Le associazioni che danno
vita alla Rete antirazzista
preannupciano che in ogni
caso faranno ricorso, di
fronte a provvedimenti che
violino i diritti umani e civili e le garanzie costituzionali, al diritto-dovere alla disobbedienza civile, e chiedono ai parlamentari e alle
forze politiche di tener conto rigidamente dei vincoli
costituzionali, delle convenzioni intemazionali e dei diritti inviolabili, nella battaglia parlamentare e nei rapporti con il governo.
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PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
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IL COMITATO ESECUTIVO DELL'UCEBI INFORMA
Lo stato delPUnione
Autonomìa finanziaria
19 studenti^ 3 pastori in prova
Doppiata con generale soddisfazione la
boa dell’Assemblea-Sinodo congiunti, il Comitato esecutivo ha avviato 1’«operazione
autunno», cioè una visita a tappeto di tutte le
chiese membro dell’Ucebi da parte di membri del Ce stesso. Questo sforzo eccezionale
è una delle risposte all’eccezionaiità delle
sfide che ci sono state rivolte, tutte insieme,
in questo 1995.
1) La completa autonomia economica: si
tende a sottolinearne il dato negativo (a fine
del sostegno estero) dimenticando che questa è stata una meta a lungo inseguita, così
come un giovane insegue la sua maturità,
che può spaventare per l’affievolirsi-dell’appoggio dei genitori ma che apre nuovi orizzonti e gli consegna la pienezza delle sue responsabilità, delle sue scelte, dei suoi progetti di vita.
2) L’approvazione dell’Intesa: la libertà è
ora piena e l’Unione sta promuovendo a pieno ritmo l’attivazione da parte delle chiese
di tutti quei ministeri di presenza e di assistenza spirituale che possono ora conoscere
un nuovo impulso.
3) Il Bmv: le nuove strade aperte dall’Assemblea-Sinodo (evangelizzazione comune,
Claudiana, Facoltà di teologia, diaconato,
per citarne alcune) delineano uno scenario
nel quale le chiese battiste possono tornare
attive, in un contesto rafforzato di collaborazione con valdesi e metodisti, nel campo
dell’editoria protestante e della formazione
teologica a livello accademico, ma anche riversare il loro contributo specifico in progetti comuni di evangelizzazione, nella condivisione di iniziative nonché di uomini e donne
impegnati nella diaconia, nell’allargamento
della collaborazione territoriale.
Quasi a suggello di queste sfide, il nuovo
anno accademico si apre con un numero
complessivo di studenti in teologia (19, quasi la metà dell’attuale corpo pastorale) con il
quale il Signore sembra dirci: avete pianto
per anni per la scarsità di pastori e di nuove
vocazioni, adesso avete un’enorme opportunità. Avète l’autonomia, avete la libertà,
avete un alto numero di possibili pastori.
Adesso sta a voi fare la vostra parte.
La scelta che sta davanti alle nòstre chiese
è dunque di grande momento. Disponendo di
tutte le premesse per promuovere espansione
e sviluppo della nostra testimonianza, dobbiamOjdecidere se vogliamo un’Unione in
crescita con più progetti di evangelizzazione, più chiese, più pastori, oppure se ripieghiamo verso un’Unione più modesta, con
pochi operai e programmi ridotti, commisurati alle risorse, già insufficienti per garantire l’attuale livello, che le abbiamo messo a
disposizione finora. Non si tratta però soltanto di un salto di qualità nelle contribuzioni delle chiese (cosa peraltro indispensabile):
il problema, come abbiamo cercato di dimostrare nei convegni regionali dei cassieri e
come spiegheremo chiesa per chiesa, è in
primo luogo un problema spirituale, di consacrazione, che per la prima volta nella nostra storia ci si pone con questa perentorietà
e con questa urgenza. ,
"Nel frattempo, nonostante le attuali ristrettezze, il Ce ha continuato a scommettere su
una prospettiva di sviluppo. Due nuovi pastori sono stati ammessi al periodo di prova,
Mario Ciotola a Varese e Carmine Arienzale
a Trastevere; altri due pastori locali sono stati iscritti nei ruoli: Adriano Dorma (a Susa e
Sant’Antonino) e ^arco Piovano (a Venaria); un nuovo piano edilizio-finanziario è
stato varato, chiese emiche trovano sistemazione nel nostro ambito e vengono da noi
aiutate a chiamare in Italia pastori di madrelingua, proseguono i progetti di apertura di
nuovi campi promossi dal Dipartimento di
evangelizzazione e dalle chiese.
Marco Piovano ha dovuto successivamente rinunciare ppr motivi di famiglia, per il
momento, all’incarico ricevuto per la chiesa
di Venaria.
La salute di Ruben
Infine, due parole di aggiornamento sulla
situazione del piccolo Ruben Ramirez, a cui
tantissimi fratelli si sono interessati con generosità. Allontanata la preoccupazione economica per i costi della clinica, la famiglia si
è trasferita a Zurigo all’inizio dell’estate:
Ruben ha già subito un’operazione preliminare al polmone, che tuttavia non ha spianato del tutto la strada all’operazione principale, il trapianto di midollo, rinviata a novembre. Probabilmente ci vorranno mesi di lotta
e di tenacia, che possiamo accompagnare
con le nostre insistenti preghiere.
CASA
CARES
Villa «I graffi»
via Pietrapiana, 56
50066 Reggello (Fi)
corso residenziale Radiodays
Impariamo il vocabolario
deli’informazione
24-26 novembre 1995
Il Comitato di Casa Cares organizza un corso
residenziale per fornire le indicazioni professionali fondamentali per la redazione di un giornale radio e per l’acquisizione di un ottica giornalistica.
Il corso, che sarà condotto da Piero Scaramucci, direttore di Radio popolare di Milano, e
che avràvun carattere più pratico che teorico, è
rivolto alla qualificazione professionale dei partecipanti e ha il seguente schema;
- La notizia: come si sceglie la notizia
- Le fonti: da dove arriva ia notizia
- Il pezzo: come si tratta ia notizia
- L'intervista: Quando e come si intervista
- La gerarchia: norme dì gerarchizzazione delle
notizie
- Il giornale: regole di impaginazione del giornale
- La linea; la linea editoriale del giornale.
Il costo del corso (soggiorno compreso dalla
cena di venerdì 24 al pranzo della domenica 26)
è di 150.000 iire. I partecipanti sono pregati di
portare con sé un registratore portatile.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla direzione
di Casa Cares, tei. 055-6652001 (ore 10-13).
Torre Pel lice ‘
Al traguardo
dei 105 anni
105 è un numero a dir poco
eccezionale se rappresenta
l’età di una persona: ad aver
raggiunto questa veneranda
età, quasi da record per le nostre valli, è Rosina Poliedro,
un’anziana signorina ospite
da tempo della Casa delle diaconesse. Rosina, nata a Roma
il 10 ottobre del 1890, si trasferisce ancora piccolissima a
Torino dove trascorrerà buona
parte della sua lunghissima
vita, con i genitori prima e
con una sorella poi.
Diplomata in ragioneria,
impiegata in diversi uffici,
Rosina ha sempre amato la
lettura, cita ancora oggi molti
degli autori letti, si rammarica di non poter più leggere a
causa della cataratta, non ama
la televisione che secondo lei
«è troppo di cattivo gusto» e
conserva, nonostante l’età,
una buona lucidità e una certa
dose di umorismo e di autoironia. La sua.longevità non
sembra aver particolari segreti da tramandare, anzi in cuor
suo Rosina Poliedro, con i
suoi tanti ricordi, sente spesso
la stanchezza e il peso dei
suoi anni e nonostante l’affetto e il rispetto che la circondano si sente fuori posto in
un mondo che cambia troppo
in frettai al quale lei sente di
non appartenere più.
ANNA MAFFEI
Una musica d’organo che
intonava l’inno che in
italiano conosciamo come
«Vieni e rivelami», circa
1500 credenti stipati presso il
grande edificio austero un
po’ ovunque, anche fuori, nel
cortile e in una sala accanto a
quella di culto davanti a televisioni a circuito chiuso, un
coro di circa trenta persone,
almeno tre pastori che si davano il cambio per le varie
parti della liturgia, una Santa
Cena servita esclusivamente
da uomini anziani: ecco in
poche frasi la descrizione del
culto a cui ho assistito per
due domeniche di seguito
nella più antica chiesa protestante di Pechino. L’esperienza di sentirsi parte di un
corpo tanto vasto e multiforme, pur non capendo neppure
una parola di quello che veniva detto, è entusiasmante.
Qualche giorno dopo la mia
prima esperienza in una chiesa cinese ho avuto l’occasione di fare qualche domanda a
giovani pastore e teologhe
che hanno partecipato con me
al Forum sulle dorme svoltosi
a Huairou. In un contesto intemazionale di donne una veniva spontanea e l’ho rivoltà
proprio a Gao Ying, co-pastora della chiesa di Pechino, sul
ruolo delle donne nelle chiese
protestanti cinesi e su come
mai nella chiesa di Pechino
solo uomini servivano la cena
del Signore.
«Prima del 1949 - ha risposto Gao Ying- ossia prima dell’avvento della Repubblica popolare cinese, c’erano solo poche donne nel ministero pastorale, ma da allora molte altre sono entrate
nel pastorato particolarmente
con la riapertura delle chiese
dopo la rivoluzione culturale.
Dal 1979 la chiesa cinese ha
ordinato 400 nuovi pastori,
fra i quali più di 100 sono
donne e in molti seminari le
studentesse sono oggi più del
50% del numero totale. Eppure, nonostante la rivoluzione abbia portato a cambiamenti radicali nella vita delle
donne, l’idea feudale della
superiorità dell’uomo sul,la
donna è profondamente radicata nella mente delle donne
e nelle istituzioni sociali,
compresa la chiesa.
Le donne pur costituendo
la maggioranza dei membri
di chiesa e svolgendovi compiti essenziali, ancora non
possono, questo capita nella
mia chiesa e per fortuna non
dappertutto, distribuire il pane e il vino durante Id cena
del Signore. Io stessa che sono stata ordinata nel 1992 ho
dovuto attendere 11 mesi per
celebrare l’eucaristia e anche di più per battezzare. Io
credo che la lotta delle donne
cristiane per un ruolo paritario nella chiesa è ancora lunga e complessa».
Tuttavia le pastore nelle
chiese evangeliche cinesi
svolgono o no, chiedevo, una
funzione particolarmente importante e delicata, nella cura
verso le donne costrette ad
abortire? Infatti in Cina con
la politica del figlio unico
(due figli sono concessi solo
alle coppie che vivono in zone rarali) gli aborti obbligatori sono frequentissimi. Le
giovani pastore, alla mia domanda, guardandosi un po’
perplesse mi hanno risposto
che sì, le pastore hanno effettivamente un maggior contatto con le donne e sono loro
vicine quando affrontano i
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1^95
Pechino e oltre - 3: le chiese cinesi
Dopo Mao: venti
milioni dì cristiani
loro problemi di crisi coniugali o di violenza domestica,
però di aborto nelle chiese
non si parla. Se una donna rimane incinta del suo secondo
(o terzo) figlio sa che per la
legge dello stato deve abortire e lo fa, la chiesa non c’entra. L’aborto non è un problema etico.
Sembravano assolutamentesincere e piuttosto sbalordite
della mia domanda, lo ero
più sbalordita di loro, ma insistevo: e l’infanticidio? Infatti, data la politica del figlio unico, capita non di rado
che la famiglia non gradisca
la femmina, e specialmente
se è la seconda femmina in
una zona rurale la povera
neonata può venire uccisa
appena nata. Su questo la risposta è stata senza esitazione: «Le chiese si sono sempre dichiarate assolutamente
contrarie a questa pratica disumana che ha in Cina radici
antichissime».
Cambiando argomento,
quali sono le origini delle
chiese protestanti cinesi e come hanno vissuto negli anni
della rivoluzione culturale?
«Le nostre comunità - mi risponde Peng Ya-Qian, docente presso il Seminario teologico di Nanchino - fondate
da missioni straniere, provenienti da varie denominazioni, negli anni ’50, durante il
cosiddetto triennio di ricostruzione, hanno portato avanti un movimento teso
all’indipendenza amministrativa ed economica dall’estero, movimento che, superan
do le denominazioni, è sfociato nella formazione del Consiglio cristiano cinese. La
raggiunta unità delle chiese
protestanti ci ha molto aiutato nell’evangelizzazione».
«Durante gli anni della rivoluzione culturale — interviene la pastora di Huangshan. Ma Jianhua - le chiese
sono state messe fuori legge.
Questo vuol dire che dal
1966 al 1979 i cristiani non
SI sono potuti incontrare se
non clandestinamente nelle
case. E sono state donne soprattutto che hanno mantenuto viva la fede, lo stessa mi
sono convertita a Cristo durante la rivoluzione culturale. E quando finalmente abbiamo avuto la libertà di culto la mia chiesa contava ormai appena 20 persone. Oggi, dopo 15 anni siamo più di
600».. Una crescita a dir poco
prodigiosa.
Questo avviene anche altrove? Quanti sono gli evangelici in Cina? «Nel 1980 - è
ancora Ma Jianhua che spiega - i cristiani erano circa 3
milioni, oggi stime attendibi-1
le parlano di una cifra di 20
milioni. Una stinta certa non
è possibile pefché la maggior
parte delle chiese non hanno
registri e poi non si sa se
contare i simpatizzanti, che
sono davvero tanti. All’inizio
si convertivano più persone
anziane, oggi la maggioranza sono giovani che si avvicinano per curiosità e poi rimangono con noi. 1 non battezzati li chiamiamo “coloro
che cercano la via’’».
Chiesa evangelica valdese
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione di studio
per la diaconia
CORSO PER OPERATORI NEI SERVIZI
E NELLA DIACONIA
Casa Cares, dal 27 ottobre al 1° novembre 1995
Programma
Venerdì 27, sera: arrivo, cena e sistemazione dei partecipanti; sabato 28, ore 9: prof. Nedo Baracani e Claudio
Tron: «Le difficoltà all’attuazione dei progetti e le vie per
superarle»; pomeriggio, ore 15: «1 rapporti interpersonali a
tu per tu - Analisi transazionali - La programmazione neurolinguistica»; domenica 29 partecipazione alla giornata di
apertura dell’anno accademico del Centro di formazione
diaconale (Cfd) di Firenze; lunedì 30, ore 9, prof. Claudio
Tron: «1 rapporti di gruppo: le dinamiche di gruppo, le teorie dei gruppi»; pomeriggio, ore 15, discussione per gruppi
di interesse: 1) «Incontro con il Centro servizi»; 2) «Associazione evangelica di volontariato»; 3) «Associazione foresterie evangeliche»; 4) «Gli enti ecclesiastici e lo stato»; 5)
«Opere evangeliche e rapporti di lavoro». Martedì 31, ore 9,
pastori Franco Becchino e Giorgio Bouchard: «Il patto di integrazione globale tra le chiese valdesi e rhetodiste»; prosegue alle 15. Mercoledì 1° novembre, ore 9, past. Maria Bonafede: «Noi e il testo biblico: un incontro vivo»; partenza
dopo il pranzo.
11 corso è aperto a tutti i membri delle chiese evangeliche, in modo particolare ai diaconi e ai membri dei comitati,
ai direttori e agli operatori impegnati nelle opere diaconali.
La quota di partecipazione, dalla cena di venerdì 27 al pranzo di mercoledì 1° novembre è di 120.000 lire, compresa
l’eventuale documentazione, escluso il pranzo di domenica
29 (agape al Gould): In caso di partecipazione parziale, la
quota è di 35.000 lire al giorno (pernottamento e pasti). Un
pasto 14.000 lire. La commissione Diaconia e la Tavola valdese sono disposte a contribuire, con l’aiuto delle opere interessate, alla copertura dei costi (viaggio e soggiorno) sostenuti dai partecipanti in modo che nessuno sia trattenuto
dal partecipare per motivi economici.
Le domande di rimborso vanno presentate con l’iscrizione. Le richieste accolte, previa presentazione dei giustificativi di spesa, saranno evase direttamente durante il corso.
Le prenotazioni si possono fare per telefono, per fax o per
lettera direttamente a Casa Cares, via Pietrapiana 56,1 graffi, 50066 Reggello; tei. o fax 055-8652001.
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venerdì 20 OTTOBRE 1995
Vita Delle Chiese
PAG, 5 RIFORMA
La Chiesa metodista di Savona durante l'estate 1995
Le belle sorprese che fanno
superare ¡ confini geografici
SAURO GOTTARDI
(MI sempre l’estate è tempo di calma e le comunità
si glassano. Si sa che la Liguria,<iOn la bella stagione, vede
aumentare il traffico delle
$^ade e il movimento delle
^one e che perciò le sorprese non possono mancare. La
.®esa metodista di Savona ha
sVuto la sorpresa di veder arrivi inaspettatamente al culto
del 9 luglio un folto gruppo di
evangelici tedeschi della Sassonia, in vacanza balneare,
foiniti di Bibbia, organino
èlettronico e strumenti musicali vari, di un pastore gigantesfeo, di un dir,ettore di coro e
di un interprete. Lì, su due
piedi, è stato organizzato un
culto, bilingue, accornpagnato
daüUna formidabile corale che
haÌIportato i presenti ai tempi
della Riforma protestante.
, A fine luglio poi è arrivata
^ telefonata di preavviso da
una comitiva di una trentina
di ragazzi francesi, vivaci e
scaldati, della Chiesa evan^ìica di Lamastre-en-Vivards*(Ardèche), reduci da un
giro di visite in Italia che li
, aveva portati fino al Servizio
gfiltiano di Riesi. Haimo dormito nel fresco del salone sot^rraneo della chiesa, nei loro
fàèchi a pelo, e la mattina
hanno fatto una corsa fino alla spit^gia del Priamar, dove
hanno divorato grandi tranci
di pizza, dopo un tuffo in mate, accompagnati da alcuni
, h^bri di chiesa,
il B anche arrivata in visita, il
17 settembre, la studentessa
della Facoltà di teologia di
Heidelberg Andrea Schulze,
che aveva svolto un servizio
di aiuto pastorale a Savona
due anni fa; ora Andrea ha
ottenuto la sua laurea e si
prepara a un servizio evangelico in Africa. Già agli inizi
di giugno la nota famiglia
svizzera dei Frey, che abita
nel castello di Loano, aveva
chiamato il pastore per il battesimo del neonato Mario Tomasino, attorniato da un numeroso stuolo di parenti e
amici evangelici giunti appositamente in Italia. Poi i coniugi Emanuela Altomare e
Alfredo Orrico, di Ceva, sono
entrati in piena comunione
con la comunità di Savona,
confessando la loro fede al
culto del 2 luglio. Il loro cammino spirituale li ha condotti
a prendere contatto con la
Chiesa evangelica dove, guidati dal pastore Franco Becchino, hanno trovato rispondenza alle loro attese e fratelli
e sorelle con cui condividere
la speranza in Cristo risorto e
vivente. Il loro matrimonio
era già stato celebrato in chiesa il 3 luglio 1994 e il battesimo della loro bambina Lara il
5 febbraio di quest’anno: Lara si aggiungerà quindi alla
scuoia domenicale.
La chiesa si è pure riunita
in due occasioni attorno a due
persone che avevano teStiinoniato la loro fede con delle
pubblicazioni. All’agape del
2 luglio è stata festeggiata
Paola Gazzano Boccone, che
ha esposto il contenuto della
sua tesi di laurea alla facoltà
di Scienze politiche su «La
Chiesa evangelica di Savona,
da chiesa libera al metodismo». Al culto del 9 luglio è
stata data la parola alla giornalista Pia Maria Vincenti,
che ha presentato il suo libro
di carattere ecumenico «Vania e gli angeli», storia di un
giovane battista perseguitato
nell’esercito sovietico.
Nell’ambito della collaborazione con le associazioni cittadine è stato dato accesso alla sala evangelica, il 7 luglio,
al circolo culturale «Il ponte»,
che ha tenuto un incontro-dibattito sul tema «Custodia
cautelare, garanzie dell’imputato, difesa sociale», introdotto dal senatore avv. Giovanni
Russo. Per il prossimo anno
accademico dell’Unitre si
avrà un interessante tentativo,
che vede la luce per la prima
volta a Savona: una commissione ad hoc della Chiesa metodista ha proposto un prograimna di 12 lezioni sul protestantesimo, che è stato accettato e che avrà luogo dal 22
novembre al 29 maggio 1996.
Ci sarà l’apporto di persone
evangeliche competenti sui
vari argomenti da trattare.
Infine ringraziamo lo studente di teologia Maurizio
Abbà e i pastori Giuliana
Gandolfo e Aldo Rutigliano
che, durante le loro vacanze,
hanno offerto il loro ministero per condurre alcuni dei
culti domenicali presso la Casa valdese di Borgio Verezzi,
culti che la Chiesa metodista
di Savona garantisce ogni anno da giugno a settembre.
Facoltà valdese
Il presidente
Scalfaro
inaugura la
biblioteca
Venerdì 27 ottobre, nel pomeriggio, avrà luogo l’inaugurazione dei nuovi locali della Biblioteca della Facoltà
valdese di teologia a Roma.
Alla cerimonia, che si svolgerà nell’Aula magna della
Facoltà (via Pietro Cossa 40),
interverrà il Presidente della
Repubblica, Scalfaro.
Il predecessore di Scalfaro,
Francesco Cossiga, aveva già
visitato la Facoltà valdese nel
1986, in occasione del 17
febbraio. Il programma dell’
inaugurazione prevede, fra
l’altro, un buffet, una lezione
del prof. Ugo Rozzo dell’Università di Udine su «Cultura e censura nell’Italia del
XVI secolo» e una comunicazione del prof. Giorgio Spini
su «Il libro evangelico in Italia». La Biblioteca della Facoltà valdese di teologia, fondata nel 1855 a Torre Pellice
insieme alla Facoltà stessa, e
con essa trasferita prima a Firenze e poi a Roma (1922), è
l’unica Biblioteca italiana
specializzata in storia e teologia del protestantesimo.
Fondamentale punto di riferimento per gli studiosi della Riforma protestante, del
movimento evangelico in Italia e dell’ecumenismo, la Biblioteca conta circa 80.000
volumi, fra cui vari manoscritti, incunaboli ed edizioni
rare. I lavori di ristrutturazione sono stati sostenuti da un
dono della Chiesa evangelica
della Westfalia e da un costributo della chiesa italiana.
La Chiesa valiJese di Pomaretto perde una sua «colonna»
Luigi Marchetti: un servitore
fedele e disponibile della chiesa
SERGIO RIBET
uel giovane tornato dal
fronte il pastore Marauda, allora in servizio a Pomaretto, lo aveva notato. Quando
Luigi Marchetti si era trovato,
quasi casualmente, a seguire
'» un corteo funebre e a dare una
mano al pastore, in mancanza
dell’anziano di quartiere, Pao' lo Marauda lo aveva preavvertito e, in qualche modo,
chiamato: ti sarà chiesto di
servire nel Concistoro. Così
di lì a poco avveniva, e per
decenni Luigi Marchetti è sta■ to, con brevi intervalli e ruoli
, diversi, uno degli anziani del
Concistoro di Pomaretto.
Dirlo così è limitativo. Lo
abbiamo visto ricoprire i ruoli
più umili e più alti, sempre
disponibile alle chiamate più
; disparate. Lo abbiamo visto
ili jeans, sul motocarro, caricare la carta di recupero aiutando i giovani nella raccolta,
così come l’abbiamo visto
con l’abito migliore svolgere
un impeccabile servizio d’ordine, quasi da cerimoniere, ai
cortei del XVII Febbraio. Ha
chiuso e aperto le porte del
tempio in decine di funerali, e
raccolto pazientemente il riso
buttato in tanti matrimoni,
perché fosse un po’ meno
sprecato. Anche troppo pruj dente quando, nel ruolo di
cassiere, ci aiutava a formulare i preventivi, anche troppo
generoso quando per aiutare
qualcuno ci spingeva a far
^tare i preventivi. Puntuale
nell’invio delle cronache della chiesa al giornale (e da
quando aveva dovuto smettere ci siamo accorti dei ritardi!), nella raccolta degli abbonamenti, nel rifornire le
edicole... ma senza tralasciare
la predicazione nelle varie
chiese del circuito, come predicatore locale.
Temperamento e carattere
non gli mancavano e in Concistoro, che è anche un luogo
dove fraternamente a volte ci
si scontra. Luigi Marchetti
non si tirava indietro quando
c’era da decidere tra posizioni diverse. Il più delle volte
sapeva sostenere la posizione
che gli pareva più giusta fino
a farla prevalere, convincendo, mediando, insistendo ma
le rare volte che usciva da
una seduta di Concistoro in
minoranza, sapeva «perdere»
senza nessun astio, senza mai
fare di un parere diverso un
fatto personale, accettando
pienamente e con lealtà quel
che in comune si decideva.
Fedeltà e disponibilità di
questo servitore le vogliamo
ricordare da protestanti: non
le «dori naturali» di un fratello, 0 le «opere buone» di una
persona umana (siamo tutti
forti e fragili, peccatori e giustificati), ma un tentativo di
rispondere alla chiamata di
Dio che passa, molto umilmente e realisticamente, attraverso le chiamate minute,
concrete, quotidiane che la
chiesa ci rivolge. Chiamate
che a volte incontrano i nostri
Luigi Marchetti, i’uitima voita
cassiere aiia festa dei XV Agosto di quest’anno
desideri ma spesso chiedono
fatica, correzioni di rotta,
cambiamenti imprevisti.
Ci accorgiamo giorno dopo
giorno di quanto Luigi Marchetti ci nianca, proprio nella
presenza quotidiana, costante.
Manca alla sua chiesa, ai suoi
cari, a noi tutti. Lo ricordiamo, lo vediamo aH’ultimo
XV Agosto, già malato della
malattia che lo avrebbe di lì a
poco portato alla morte, inchiodato al banco della cassa,
lieto di poter servire, di essersi potuto rimangiare il «forfait» che aveva dato pochi
giorni prima quando aveva
detto, con tristezza, «sostituitemi, non ce la faccio».
Oggi lo ricordiamo: ma
sappiamo quanto la nostr^
memoria è corta, anche contro la nostra volontà. La nostra consolazione è che la memoria di Dio non è corta, che
Dio si ricorda delle sue creature, dei suoi servitori.
Ecumenismo
Il nuovo
Segretariato
Associazione battista di Puglia e Lucania
Nuòva chiesa nella
à '
comunione battista
Maria Vingiani, cattolica,
fondatrice e presidente del
Sae (Segretariato attività ecumeniche), torna a far parte
del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Con* ferenza episcopale italiana
(Gei). Così ha deciso il Consiglio permanente della stessa
Cei che ha riformulato la
composizione dello stesso organismo consultivo che durerà in carica un quinquennio.
La Vingiani aveva già fatto
parte dell’organismo dellaCei dall’85 all’89. La Cei ha
confermato nel Segretariato
metà dei quindici membri che
già lo formavano, mentre gli
altri sono nuovi.
Tra i vescovi rimangono
nell’organismo Sergio Goretti
(Assisi), Clemente Riva (ausiliare di Roma) e Giuseppe
Chiaretti (San Benedetto del
Tfonto). Nuovi sono Sotir
Ferrara (Piana degli Albanesi) e Franco Festorazzi (Ancona). Presidente del Segretariato è stato scelto mons.
Chiaretti. Degli altri membri
sono 'nuovi, oltre alla Vingiani, unica donna a far parte del
nuovo organismo, padre Augusto Casolo, il prof. Tommaso Federici, mohs. Lorenzo Minuti, don Mario Pollastro, p. Innocenzo Gargano.
Sono stati confermati p. Gerardo Cardaropoli, il teologo
Pietro Coda, don Vittorio lanari, don Angelo Romita.
Paolo Ricca, lodando la
scelta della Cei, ha definito la
Vingiani come la persona che
più ha fatto in Italia, e «con
grande intelligenza», per 1^
causa delTecumenismo.
Lo scorso 1° ottobre, presso
la chiesa battista di Matera, si
è svolta l’assemblea dell’Associazione delle chiese battiste di Puglia e Lucania
(Acebpl). Erano rappresentate quasi tutte le chiese membro dell’Associazione delle
due regioni. La segretaria
dell’Acebpl, EUzabeth Green,
ha dato inizip ai lavori con la
lettura di un salmo e una preghiera e il presidente del seggio, Tommaso Gelao, ha in
primo luogo espresso a nome
dpll’Acebpl un ringraziamento alla stessa Elizabeth Green
e aj comitato di coordinamento uscente per l’attività
svolta nell’ultimo anno e per
la relazione approntata.
Il comitato di coordinamento nello scorso anno si è
incontrato svariate volte per
coordinare la predicazione
domenicale nelle chiese senza pastore; ha promosso il
corso per predicatori locali
che si è svolto nella chiesa
battista di Altamura due volte al mese ed è stato curato
con competenza dai pastori
Elizabeth Green e Martin
Ibarra; ha erogato borse-campo per ragazzi della scuola
domenicale e per coloro che
hanno frequentato il corso
per predicatori locali; ha organizzato una conferenza
sull’ecclesiologia battista e
due Convegni per i Cassieri,
per fornire alle chiese un’uL
teriore guida-sull’uso del
nuovo registrò contabile
dell’Unione; infine ha sostenuto la campagna di evangelizzazione coordinata dal pastore David Me Farlane.
Dopo breve discussione è
stata approvata la relazione
SAN SECONDO — Sono nati Marco, di Flavia e Franco Gardiol; Enrico, di Grazia e Giovanni Bounous. Ci rallegriamo con le loro famiglie e invochiamo su di loro la benedizione del Signore.
• Per la scomparsa di Adelina Pavarin rinnoviamo a Emilio Gardiol e alla sua famiglia la simpatia e la solidarietà
cristiana di tutta la comunità, fiduciosi nella parola di vita
e di speranza che l’Evangeld ci ricorda.
IVREA —■ Domenica 27 agosto si sono sposati Davide Ollearo e Daniela Santoro. La comunità si rallegra di questo felice evento, e tutti invochiamo sui due sposi la benedizione del Signore non solamente per la loro nuova vita
insieme ma anche per il loro ministero pastorale che sta
per iniziare: Daniela infatti ha iniziato il suo anno di prova
nella chiesa di Torino; Davide lo inizierà prossimamente.
CHIVASSO-TORRAZZA — Domenica 1° ottobre la comunità si è riunita a Chivasso per salutare il pastore Mario
Castellani, che ha raggiunto l’età delTemeritazione, e per
la presentazione del pastore Gregorio Plescan, a cui la
Tavola valdese ha affidate la cura della chiesa. L’occasione è stata molto simpatica; al culto ha fatto seguito un’agape firatema e una «mini» assemblea di chiesa, nella quale
si è iniziato a conoscersi. Abbiamo pensato che la miglior
maniera di incontrarsi, fra credenti, sia attorno alla parola
di Elio, e dunque si è deciso di proseguire gli studi biblici
con una serie di riflessioni sul libro dell’Esodo. Al di là
dei primi passi formali fra la comunità e il pastore Plescan,
la questione più interessante è quella di armonizzare la vita e'le esigenze di due comunità (Chivasso-Torrazza e
Ivrea) per fortuna vicine geograficamente.
VILLAR PELLICE — È deceduta presso la casa di riposo
Miramonti la sorella Enrichetta Meynier ved. Cogno. AL
la famiglia giunga ancora l’espressione della simpatia cristiana della comunità.
finanziaria firmata dal cassiere Edoardo Arcidiacono. E
stata una grande gioia per ..
l’assemblea accogliere la, richiesta della Chiesa cristiana
evangelica riformata di Peschici di entrare nell’associazione come chiesa membro a
tutti gli effetti. Ancora, è stata
approvata all’unanimità la
mozione circa la convocazione di un incontro tra le chiese
membro dell’Aceb per uno
scambio di opinioni sulla discussione in corso sul documento inviato dal Comitato
esecutivo relativo al «Piano
di determinazione delle sedi
pastorali», n 21 ottobre prossimo si terrà un convegno su
questo tema presso la chiesa
battista di Santeramo. lì nuovo comitato di coordinamento
è costituito da Eliseo Bagheri, Elizabeth Green, Elio Mariani, Leonardo Nicoletti, Nicola Nuzzolese.
Nel pomeriggio il pastore
Domenico Tomasetto, che ha
partecipato ai lavori (ielT Associazione, ha illustrato la situazione finanziaria dell’
Unione battista, invitando le
chiese a contribuire maggiormente al Piano di cooperazione. Il pastore Tomasetto
ha ricordato anche; che l’Unione d’ora in poi potrà contare solo sulla contribuzione
di ogni singolo credente, in
quanto è giunto a termine il
sostegno economico da parte
della Missione americana,
che per oltre un secolo ha
promosso « accompagnato la
crescita dell’Unione battista.
L’assemblea si è sciolta dopo
il culto tenuto dai pastori Domenico Tomasetto e Martin
Ibarra.
GENOVA — Il 1° settembre è giunto a Genova il pastore Arrigii Bonnes che ha preso servizio nella Chiesa valdese di
Sampierdarena e nella Chiesa metodista di Sestri. D pasto,.re Bonnes è stato insechato il 24 settembre quale conduttore delle due comunità. Al culto, presieduto dalla pastora
Dorothea Müller, sovrintende del 5° circuito, hanno partecipato il presidente del Concistoro della Chiesa valdese di
via Assarotti, Caio Polidori, e il pastore Erminio Podestà,
in rappresentanza della Chiesa battista di via Dattilo. Momenti di simpatia e di gioia hanno caratterizzato l’agape
fraterna e la ÌÈ^esta che ha fatto seguito, nel pomeriggio, al
culto di insediamento: un’accoglienza firàtema e calorosa
per il nuovo pastore e la sua famiglia. n
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PAG. 6 RIFORMA
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Della Parola
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1995
LA VERTENZA DI DIO
IL SUO POPOLO
METRO VALDO PANASCIA
Giovarmi, nell’Apocalisse,
scrive da parte del Signore delle lettere alle sette
chiese dell’Asia. Il Risorto infatti è il capo ^Ua chiesa, vigila su di essa e la riprende.
Con quella di Laodicea apre
un dibattito dai toni aspri e
con parole impietose dice di
provarne disgusto a motivo
della sua tiepidezza spirituale.
Già con il popolo d’Israele
nel deserto il rapporto dell’
Eterno era stato difficile. Sta
scritto infatti in Ebrei 5,10:
«Mi disgustai di quella generazione» e poi: «Noh entreranno nel mio riposo».
Le chiese del nostro tempo
sono, sotto certi aspetti, simili alla chiesa di Laodicea con
la differenza però che haimo
acquistato così tanta fatniliarità e confidenza con il loro
Dio, da svigorire anche nella
predicazione la durezza del
suo linguaggio e la severità
xlel suo giudizio.
scelte, alle nostre decisioni.
Già Elia, con espressione fortemente icastica, rimproverava il suo popolo di zoppicare
dai due lati: «Se l’Eterno è
Dio, seguitelo; se poi lo è
Baal, seguite lui» (l Re 18,
21). Saulo di Tarso, come
usavano fare molti cristiani
primitivi, cambiò nome dopo
l’esperienza sulla via di Damasco, si chiamò Paolq.
Oggi noi protestanti corriamo il rischio di sbiadire la
nostra identità per un malinteso ecumenismo che minimizza irrinunciabili motivi di
dissenso o per un diffuso sincretismo religioso che pone
tutte le religioni sullo stesso
piano. In un mondo che va
allq^fascio, dove c’è tanta
confusione morale e sf)irituale, la testimonianza e la predicazione evangelica richiedono chiarezza di pensiero,
pienezza di convinzione, nette prese di posizione.
8
«E aWangelo della chiesa di Laodicea
scrìvi: Queste cose dice VAmen, il testimone
fedele e veracey il prìncipio della creazione
di Dio: Io conosco le tue opere; tu non sei
né freddo né fervente. Oh fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido, e
non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò
dalla mia bocca.
Poiché tu dici: Io son ricco e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non
sai che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e
povero e cieco e nudo, io ti consiglio di
comprare da me delVoro affinato col fuoco,
affinché tu arricchisca; e delle vesti bianche, affinché tu ti vesta e non apparisca la
vergogna della tua nudità; e del collirio per
ungertene gli occhi, affinché tu vegga.
Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo; abbi dunque zelo e ravvediti. Ecco, io
sto alla porta e picchio; se uno ode la mia
voce ed apre la porta,, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli meco. A chi vince io
darò di seder meco sul mio trono, come anchHo ho vinto e mi sono posto a sedere col
Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchio
ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese»
(Apocalisse 3, 14-22)
Una testimonianza
tiepida, sbiadita
Eppure dobbiamo prendere atto che, come il Signore si disgustò d’Israele e
della chiesa di Laodicea, possa anche disgustarsi della
chiesa di cui oggi noi facciamo parte e di ciascuno di noi,
a motivo della nostra tiepidezza. È evidente che, agli
occhi di Dio, vai meglio uno
che sia del tutto estraneo alla
fede anziché uno che dice di
essere credente ma poi è tièpido spiritualmente, indifferente, sbiadito di colore.
Certo dobbiamo guardarci
da ogni forma di fondamentalismo fanatico e intollerante, ma per la fede cristiana
non ci può essere una via di
mezzo, una posizione di
equidistanza, di compromesso. Le esigenze di Dio sono
assolute. Dio ci brama fino
alla gelosia; vuole che diamo
un taglio netto alle nostre
L'esperienza
di Palermo-Noce
All’inizio degli anni Settanta la Chiesa metodista di Palermo, che aveva
perduto il suo bel tempio di
.via Rosolino Pilo e poi per-'
derà anche il suo pastore,
chiese di unirsi alla nascente
comunità valdese di Palermo-Noce, anche nella prospettiva di una comune opera
di evangelizzazione nel quartiere. Oggi sono passati 25
anni, ma senza la partecipazione dei fratelli africani al
culto domenicale noti riusciremmo ad avere un’assemblea consistente. Per di più
essi trovano che i nostri culti
sono freddi, senza gioia, senza vivacità: ma a questo non
si rimedia alzando il tono
della voce o battendo più forte sui tamburi.
Tuttavia dobbiamo ricoposcere che in tanti anni noi vaidesi, noi metodisti, apparte
nenti a due gloriose chiese
storiche non siamo riusciti, a
differenza di altre chiese
evangeliche nella città, a costituire nel quartiere della Noce una compatta comunità
evangelica. Con tristezza mi
viene fatto di paragonare le
nostre chiese storiche, ad una
delle quali mi onoro di appartenere ma in cui c’è tanta
freddezza, sonnolenza, scarso
impegno di testimonianza, a
quelle antiche nobili famiglie
che adomavano i loro sontuosi saloni di ricevimenti, di
splendidi vecchi lampadari,
belli a vedere di giorno ma
che di notte lasciano gli astanti in una fredda penombra.
È opportuno pertanto che
noi valdesi, noi metodisti,
noi riformati, noi evangelici,
ci chiediamo seriamente se,
come i nostri antichi fratelli
laodicesi, possiamo sottrarci
al severo giudizio del Signore a motivo della nostra tiepidezza spirituale.
«lo sono ricco
e mi sono arricchito...»
Il dibattito assume ora toni
ancora più gravi. Oltre alla tiepidezza spirituale il Signore imputa ai laodicesi, e a
chi si comporta come loro,
un peccato molto più grave,
quello dell’orgoglio spirituale: «Noi siamo ricchi, noi ci
siamo arricchiti, non abbiamo bisogno di nulla» ma a
questo punto il giudizio del
Signore diviène più severo,
le sue parole cadono pesanti
come pietre: «Voi non sapete
inveqe che siete infelici fra
tutti e miserabili e ciechi e
nudi».
Chi oserebbe da un pulpito
cristiano rivolgere a un’assemblea parole così offensive? Eppure, se esaminiamo
noi stessi, non dobbiamo riconoscere che neppure noi
possiamo oggi scampare ad
un così severo giudizio? Noi
infatti siamo convinti di essere diversi ma anche migliori
di quelli di confessione o denominazione diverse dalla
nostra: noi infatti abbiamo la
Bibbia ma abbiamo anche
una sana teologia; abbiamo
la fede, ma anche le opere. A
Palermo, in questo tempio,
nel centro della città, non
viene rettamente predicato
l’Evangelo e non vengono
rettamente amministrati i sacramenti?
«lo conosco
le tue opere»
Inoltre (con una veniale
forzatura esegetica) non
possiamo riferire quel «Io
conosco le tue opere» alle
nostre opere diaconali che il
Signore indubbiamente conosce? A Palermo-Noce non
abbiamo un importante Centro diaconale? Il Servizio cristiano di Riesi non è conosciuto in tutta Europa? A
Vittoria non abbiamo una
Casa di riposo che è oggi
all’avanguardia nell’assistenza degli anziani?
Sono persuaso che neppure
le nostre buone opere diaconali possono riscattarci dalla
nostra colpevole tiepidezza:
«Io conosco le tue operema perché sei tiepido... io ti
vomiterò dalla mia bocca»,
aveva detto infatti il Signore
alla chiesa di Laodicea, ma
quando poi essa si vantava
anche di possedere tutto e di
La facciata del Centro diaconale «La Noce» di Palermo, inaugurato nel 1974
non avere bisogno di nulla,
questo aveva fatto traboccare
il vaso della pazienza di Dio.
Perciò il Signore vuole disincantarci della nostra illusoria ricchezza spirituale; ci
consiglia, come solo rimedio
alla nostra povertà, di acquistare da lui l’oro affinato della
sua Parola che non possediamo mai abbastanza e che costituisce la sola vera ricchezza
della chiesa; le vesti bianche
della santità per coprire la nostra nudità; il collirio per ungercene, gli occhi affinché si
aprano alla sua luce.
L'immensità
dell'amore di Dio
Infatti ora il Signore mostra un altro aspetto, davvero sconcertante, della sua
sovrana grandezza. Non è più
il giudice dal volto accigliato
e irato, ma ha l’aspetto di un
pellegrino che viene da lontano e che chiede asilo, di un
mendicante che sembra non
chieda nulla ma che ha tutto
da donarci. Tuttavia quando
la sua voce giunge in fondo
al nostro cuore, quando noi
gli apriamo la porta, quando
egli spezza con noi il pane^
della vita, quando i nostri oc- *
chi si aprono alla sua luce,
noi facciamo la gioiosa scoperta di avere trovato in lui
un bene che vale più di tutti i
tesori del mondo e di non poterne più fare a meno: è di riconoscere in lui il solo vero
Signore della nostra vita.
(Predicazione pronunziata domenica II giugno nella chiesa
valdese di Palermo, via Spezio)
«Ecco io sto alla porta
e picchio»
Quando, preparando questa predicazione, giunsi
a questo punto, pensavo di
dovere concludere lasciando
nel cuore dei miei uditori
l’immagine di un Dio dal
volto accigliato e irato. Pensando perciò di non potere
armonizzare il discorso centrale della lettera, dal tono
così aspro e sferzante, con il
versetto che qui trascrivo, ritenni di doverlo tralasciare
come fuori dell’argomento:
«Ecco io sto alla porta e picchio; se uno ode la mia voce
ed apre la porta, io entrerò e
cenerò con lui ed egli meco».
Poi, rileggendolo, compresi
che l’immensità dell’amore
di Dio è come l’onda de mare che ci investe d’improvviso e ci fa vacillare. Lessi che
Karl Barth definisce questo
versetto come il più bello
della Bibbia perché contiene
tutta la teologia della grazia.
Mi vennero in mente anche
le parole di Paolo ai Romani
11, 33: «Oh profondità della
ricchezza della sapienza e
della conoscenza di Dio!
Quanto imperscrutabili sono
i tuoi giudizi e incomprensibili le tue vie!».
■era
Riconosciamo, o Dio, che tu hai veramente motivo di essere indignato contro
di noi.
Ti abbiamo provocato con il modo disimpegnato e insignificànte di vìvere la
nostra fede.
Tu ora ti sei degnato di aprire un dibattito con noi, fna non possiamo che
uscirne sconfitti.
Infatti non abbiamo alcuna*ragione
da far valere.
Im tuà severa riprensione è un segno
del tuo amóre e non può non toccarci
nel profondo.
Perciò, ti preghiamo, fai ardere del
tuo amore il nostro cuore; > ^
riaccendi il lucignolo fumante della
ncrstmfeye;; ^ ' -f' ‘
rendici tutti zelanti e ferventi nello spi-
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i.'M
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- . ,*V' -”i'=
‘, Spedizione in abb. postale/50 - Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
r( L’Editore si impegna a corrispondere
L- ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
V.
■1^ ■
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ùr
TEOLOGIA
Riprendono gli incontri
del collettivo «G. Miegge»
È iniziata con un incontro a Pinerolo, domenica 1“ ottobre, l’attività del Collettivo teologico Giovanni Miegge; un
seminario organizzato dal Centro culturale valdese con
l’aiuto di alcuni pastori e aperto a tutti i membri di chiesa
che lo desiderino. Dopo aver affrontato l’anno scorso l’etica
di Dietrich Bonhoeffer, quest’anno il Collettivo si cimenta
nello studio della teologia sistematica di Paul Tillich, che la
Claudiana sta pubblicando. Il prossimo incontro è fissato
per domenica 5 novembre, nella chiesa di San Secondo.
ms
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1995 • ANNO 131-N. 39 LIRE 2000
Per continuare a vivere
nelle nostre valli dobbiamo anche rifondare la cultura
della montagna che le ha
sempre ispirate. E questo significa capire come noi le
pensiamo, come gli altri le
vedono mettendo in crisi, o
meglio verificandoli, gli stereòtipi, i luoghi comuni cresciuti nel corso degli anni e
dei secoli. La montagna è viva, ricca (li storia, di verde,
di paesaggio. La montagna
non è morta semplicemente
perché noi che ci incontriamo, parliamo, discutiamo,
litighiamo sulla sua esistenza
siamo ancora qui. E se andiamo a verificare qualche fatto
troviamo conferme: la gente
non se ne va più via. I Comuni, anche quelli di alta valle.
COME CAMBIA LA MONTAGNA?
RISVEGLIO
BRUNA PEYROT
non perdono più abitanti,
molte seconde case sono diventate prime, si parla di rianimare le borgate. Che importa come? Fosse pure per
qualche mese all’anno affittando a turisti in cerca di pace: è pur sempre un segno di
risveglio.
Forse dobbiamo cambiare
il nostro modo di pensare alla
montagna; per esempio non
un luogo stabilmente abitato.
ma stabilmente frequentato.
Così come dobbiamo imparare a leggere le presenze delle
nostre valli. C’è una grande
mobilità, specie in vai Penice, e non solo dovuta al pendolarismo lavorativo. La
gente viaggia, «consuma»
cultura nella vicina città,
prende iniziative, si associa,
canta, si ritrova nelle piazze.
Perché pensare che tutto ciò
non valga niente forse solo
perché non è riassunto don
parole eleganti in un documento programmatico?
La gente delle valli pensa
di discendere da un’antica
minoranza religiosa oppucé
si riconosce in un’aptica parlata occitanica. Vive sulla
sua terra da generazioni oppure ha scelto di venirvi ad
abitare qui perché più verde
e i servizi funzionano meglio. C’è chi elabora la cultura dei boschi e spiega il comportamento degli animali, chi
si occupa di università estive.
A un orecchio attento non
può non essere percepito fi
movimento di idee e progetti: segno inequivocabile di
una volontà di vita. Perché
allora non dovremmo esserne
più coscienti?
IComunità montane
* iTempi difficili
sper le nuove
maggioranze
ìl f .
‘•.i'-'.
''i! .
Mentre la Comunità montana vai Pellice muove i suoi
primi, stentati, passi, compressa fra vecchie tensioni
personali mai sopite e l’obiettivo primario di riuscire a riaprire il palazzo del ghiaccio
di Torre Pellice prima di Pinerolo, le altre due Comunità
montane della zona sono ancora in alto mare. Il Plnerolese pedemontano aspetta di sapere se verrà confermata
l’uscita di Pinerolo e Cumiana; per ora si riunisce il vecchio Consiglio.
Chi si trova in maggiore
«sofferenza» sono le valli
Chisone e Germanasca dove
si sono sommati problemi di
alleanze ad altri squisitamente tecnici. Errori nelle delibere di Pramollo e Pragelato
hanno ritardato la nomina dei
rappresentanti di questi due
Comuni: ora siamo in dirittura d’arrivo (il nuovo Consiglio sarà convocato a fine ottobre o inizio novembre). Si
sono costituiti due gruppi: il
primo conta su una trentina di
consiglieri e ripfoporrà alla
presidenza Erminio Ribet, il
secondo comprende una dozzina di persone e fra di loro i
sindaci di Prali, Grill, di Perrero, Leger, di Salza, Breuza,
di Pramollo, Renato Ribet,
Pier Giuseppe Daviero, consigliere eletto a Prali. La posizione politica dei due gruppi non è in realtà molto diversa: una sinistra che guarda al
centro, modello prodiano, e
allora che succede? «La divisione è sostanzialmente sui
metodi - dice Daviero noi
vogliamo dare alla Comunità
montana un ruolo di coordinamento reale per determinàti
servizi e soprattutto concretezza: non è possibile aspettare otto anni una variante del
piano regolatore! Con uno
slogan vogliamo sostituire alla “cultura del dire” una “cultura del saper fare”». Un accordo pare difficile.
I decreti delegati sono da ripensare, ma gli organi collegiali suscitano ancora interesse
Scuola: non muore la voglia di partecipare
CARMELINA MAURIZIO
E lontana la metà degli anni Settanta quando per la
prima volta genitóri, studenti
delle superiori, insegnanti e
personale ausiliario potevano
partecipare alla gestione della
scuola grazie all’istituzione
dei decreti delegati, salutati
con approvazione ma già allora con dei limiti. Dopo ventuno anni poco o nulla è cambiato a livello legislativo: i
decreti delegati sono rimasti
in gran parte gli stessi mentre
la scuola e soprattutto la società sono cambiate davvero
molto. Come porsi allora di
fronte alla partecipaziope alla
vita scolastica e come con-r
frontarsi con i decreti delegati, che proprio in queste ultime settimane di ottobre chiamano di nuovo le varie componenti della scuola ad esprimere la propria voce? «Da
anni andiamo dicendo che i
decreti delegati sono uno
strumento vecchio, da cambiare - dice il professor Seghe, preside della media di
Villar Perosa - e tuttavia anno dopo anno ci ritroviamo a
dover adempiere ancora pm
Laboratorio di pittura in una scuoia materna
stancamente al Hnnovo degli
organi collegiali, secondo i
criteri di vent’anni fa! Quello
che ogni anno però stupiste,
almeno da queste parti, è il
fatto che le elezioni non sono
mai andate deserte, anzi sembra quasi che la voglia di
partecipazione sia costante.
Probabilmente il valore della
democrazia è sempre più radicato e seppure con strumenti inadeguati e una prassi
che lascia a desiderare ogni
anno si prova a credere ancora nei decreti delegati». '
Quest’anno oltre al rinnovo
annuale dei rappresentati di
classe (genitori per la materna, le elementari e le medie
inferiori, anche gli studenti
alle sbperiori) si provvederà a
rieleggere, con carica triennale, i membri di Consigli di
circolo e di istituto, organi
collegiali questi ultimi che
hanno voce deliberativa in diversi settori importanti della
vita scolastica. Ha ancora
senso pensare a questi Consigli come a uno strumento utile, mentre le scuole di ogni
ordine e grado si avviano verso l’autonomia amministrativa e quando si parla di razionalizzazione e di poli verticali? «In attesa di cambiamenti
legislativi, che tutto il mondo
della scuola chiede ormai a
gran voce e sperando che i
decreti delegati superati e
vecchi vengano sostituti, come genitori crediamo comunque che partecipare è giusto,
è utile e proprio in un momento come questo va fatto
nel segno della collaborazione - spiega Guido Genre,
presidente uscente del Consiglio di circolo di Torre Pellice - e in questo senso nel nostro circolo abbiamo presentato una lista di genitori, invitando al voto del 29 e 30 ottobre senza illusioni ma al
tempo stesso con fiducia».
Voglia di partecipare dunque,
ma anche richiesta unanime
di avere degli strumenti utili,
validi, al passo con i tempi
della scuola e della società.
L9 alcolismo nelle zone montane, e
¿}uindi nelle valli valdesi, non è
certo un problema di oggi, anche se il
modo di affrontare questo problema sociale è cambiato nel tempo. Può essere
interessante rileggere alcune domande di
un questionario proposto a tutti i lettori
dell’Echo des Vallées esattamente 90 anni or sono, nell’ottobre del 1905. A proporre il questionario sono l’ing. Emilio
Eynard, il prof. Mario Falchi e G. E.
Meille. Il questionario è diviso in due
parti, intitolate rispettivamente «Il male»
e «I mezzi di prevenzione».
La prima domanda si propone di investigare le cause del crescere del fenomeno di alcolismo alle Valli. È determinato
da un bisogno di distrazione e di fuga
dai dispiaceri personali o familiari? O
dall’indebolimento del senso morale in
quanto non si considera più come vizio,
e di conseguenza come male, il bere
smoderatamente? Le condizioni non
confortevoli della propria abitazione
IL FILO DEI GIORNI
ALCOLISMO
BRUNO BELUON
possono spingere all’alcolismo in quanto
spingono alla ricerca di un posto decente
dove trascorrere le ore di libertà? O lo
sono forse le miserevoli condizioni
economiche, per cui il bere costituisce il
solo piacere che ci si possa concedere?
Vi sono genitori che iniziano essi stessi i
figli al bere? Quale influenza hanno la
visita di leva e il servizio militare? Quale influenza ha il tipo di lavoro (agricolo, industria, artigianato, cantieri)? Quale rapporto esiste, a vostro parere, tra
l’alcolismo e il ballo pubblico, tra Talcolismo e Timmoralità, tra l’alcolismo e
l’uso del tabacco, tra l’alcolismo e
l’emigrazione? Una parte è dedicata ancora a ricercare le conseguenze dell’abuso di bevande alcoliche per l’individuo
(cioè nella sua vita religiosa, nella sua
vita morale, nel suo aspetto fisico); per la
famiglia (malattia, degenerazione, miseria, immoralità, mancanza di legami affettivi, tendenza alla violenza); conseguenze per il lavoro (se viene trascurato
o è peggiorato, conoscete esempi di imprese o di esercizi commerciali rovinati
dall’alcolismo?); conseguenze per la vita
sopiate (risse, delitti, tendenze sanguinarie accentuate).
Tra i mezzi per la prevenzione o la
guarigione, ci si domanda quale sia l’utilità della scuola domenicale, del catechismo, delle Unioni giovanili, del culto di
famiglia, del culto pubblico, di impegni
assunti di fronte a persone di alto profilo
morale, di impegni scritti nei confronti
di associazioni di temperanza, di conferenze pubbliche sui danni arrecati
dall’abuso di alcol.
Comunità montana
; Diversi problemi hannq.
contraddistinto l’ultima
seduta del Consiglio della
Comunità' montana feti
Pellice; vivaci discussioni
si sono avute a proposito
del finanziamento dpi servizi sociali e del parco
macchine, ma c’è anche
stata incertezza all’interno
degli schieramenti. ,
Pagì.na II
POMARETTO
Domenica 29 ottobre si.
terrà la Giornata dell'
Ospedale valdese. L’occasione permetterà di riflettere sulla storia ma anche
di considerare, lo stato dei
lavori di ampliamento e di
ristrutturazione. Un terzo
lotto di opere è stato da
poco avviato e un altro,
nel prossimo futuro, servirà a realizzare nuovi ambulatori e una palestra per
la fisioterapia. '
Pagina H‘
Castagne
Come in altri casi, anche
l’epoca delle castagne vede affiancate manifestazioni ricreative e culturali, e
una produzione tipicamente stagionale. La vai Pellice dedica per l’occa^one^
una decina di giorni a h '
ziative sportive ma ,
di sensibilizzazioùè (si
parlerà anche della
nell’ex JfugoshriitO, '
. - •. ‘ \ Pa<i
Sgroppo
La mostra di.quadri di
Egle Scròppó, presso il
Centro cultur^e valdese a
Torre Pefiice, dimòstra che
Teredità di.ùn artista in famiglia non sen^ soffoca^
;Ja creatività dei figli. Una
r vena originale e il gusto
la sperimentazione
JCOittiaddistinguono infatti
-le opere della pittrice, y
.'■-•ti:
■
if-
8
PAG. Il
V X
Autunno in un bosco della vai d’Angrogna
INCREDIBILE BATTUTA DI CACCIA: UCCISO UN
CAPRONE — Un caprone, facente parte di un gregge al
pascolo, è stato trovato ucciso dai cacciatori nei pressi
dellTnfemet, in alta vai d’Angrogna. L’animale era stato
ovviamente abbandonato così come è accaduto recentemente con ammali protetti in alta vai Pellice: «Siamo in pochi —
lamentano le guardie venatorie - per poter controllare in
modo efficace un territorio che è diventato assai più vasto
con la nuova legge». Altri «errori» di cacciatori, tipo l’uccisione di animali protetti poi abbandonati sul posto, vengono
segnalati anche dall’alta vai Pellice.
ISOLA PEDONALE: SE NE PARLA IN ASSEMBLEA —
Dopo vme consultazioni delle categorie interessate, commercianti su tutti, con esiti abbastanza favorevoli, l’amministrazione comunale di Pinerolo ha deciso di uscire pubblicamente con un’assemblea, organizzata per martedì 24 ottobre, ore 21, all’auditorium comunale di corso Piave che vedrà l’assessore ai Lavori pubblici, Gino Camurati, presentare il progetto di isola pedonale nel centro storico. Verranno
anche illustrati le modalità e i tempi dell’iniziativa.
MALAN INTERROGA SUL TRENO TORINO-TORRE
PELLICE — Il deputato federalista liberaldemocratico
Lucio Malan ha presentato un’interrogazione sui disservizi
della linea ferroviaria TorinorPinerolo-Torre Pellice; in
particolare l’on. Malan ricorda e chiede spiegazione dei
tempi dj percorrenza sempre più lunghi di quelli previsti,
dei disagi arrecati ai pendolari anche dal sovraffollamento
delle^carrozze e chiede perciò che si individuino «le cause
e i responsabili dei ritardi». Nella sua attività parlamentare
il deputato di Pinerolo ha anche affrontato la situazione
della sanità nel Pinerolese in vista dei campionati del mondo di sci del Sestriere nel ’97; «Da un anno chiediamo interventi sulla sanità in vista dell’appuntamento del Sestriere - ricorda Malan -; l’ospedale di riferimento non potrà
che essere il Civile di Pinerolo. Il commissario Dezani è
certamente consapevole di questo fatto e toccherà anzitutto a lui utilizzare anche a fini sanitari una parte dei fondi
concessi dalla legge».
BONANSEA SI DIMETTE DA PRACATINAT ^ Il senatore Bonansea ha rassegnato la scorsa settimana le sue dimissioni da presidente del Centro di soggiorno di Pracatinat, che ricopriva dal 1990. Alla base della scelta del senatore di Bricherasio la decisione della giunta f)er le elezioni
e le immunità parlamentari di stabilire l’incompatibilità tra
il mandato parlamentare e il ruolo ricoperto nel consorzio
che potrebbe ricevere flussi finanziari da parte dello stato.
Bonansea ha dunque preso atto della nuova normativa e,
con rammarico, si è dimesso.
DOMENICA È «STRAPINEROLO» — Quale significato
può assumere una corsa per le vie cittadine? Occasione
d’incontro? Momento dirompente per il traffico cittadino?
Divertimento collettivo? Buona occasione per gli sponsor?
Forse tutto questo insieme. Domenica 22 ottobre, alle 9,30
a Pinerolo, prenderà il via la «Strapinerolo podistica», corsa
per le vie del centro storico sulla distanza di 7 km, con versione comf)etitiva e non, a seconda delle attitudini; iscrizioni presso la Pro Pinerolo in piazza Vittorio Veneto 8.
TAVOLA VALDESE
Sentenza finale per Villa Olanda
conclusione di una vertenza di lavoro
Con sentenza n. 213, in data 04.07.95 e depositata in data
22 luglio 1995, il Tribunale di Pinerolo ha dichiarato cessata
fra le parti la materia del contendere con la compensazione
delle spese di entrambi i gradi di giudizio. Il Tribunale ha
quindi riformato la sentenza precedente, n. 201, resa in data
5.5.1994 dal Pretore del lavoro di Pinerolo.
Il moderatore
Gianni Rostan
ASSICURAZIONI
ÆlseojresVita
Agenzia generale
POGGIO e GÖNNET
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 01 21/76464
E Eco Delle Yaui Yauxsì
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1995
I
Comunità montana vai Pellice
La giunta necessita
di un rodaggio
È una giupta che deve ancora «rodarsi», quella della
Comunità montana vai Pellice; l’ultima seduta, svoltasi
lunedì 9 ottobre, ha visto una
discussione assai accesa, dai
toni poco consoni a una riunione di un ente pubblico,
con una presidenza in difficoltà nel condurre la serata.
Né si può dire il resto del
Consiglio abbia avuto atteggiamenti più lineari; rappresentanti di maggioranza (Rostan) che si astengono dal voto lamentando scarsa informazione, esponenti di minoranza (Giambarresi) che dimostrano di apprezzare il lavoro della neogiunta. Ingenuità? Scarsa dimestichezza
con i canoni della politica locale? Reale volontà di capire
i problemi via via in discussione?
Il sindaco di Bobbio Penice, Aldo Charbonnier
Certamente per molti consiglieri la Comunità montana,
se non addirittura il proprio
Consiglio comunale, è una
novità; in generale l’impressione è che da tutte le parti si
voli abbastanza basso. La prima querelle della serata nasce
sull’uso dei fondi dei servizi
sociali; ü capitolo di bilancio
segna un risparmio di bel 115
milioni rispetto al previsto.
Dei soldi saranno destinati al
telesoccorso per gli anziani,
altri sono stati spesi per piccoli miglioramenti a Casa
Barbero a Bibiana, altri ancora per coprire maggiori spese
di Lusemetta e Villar Pellice.
«Non condivido la vostra
scelta politica - dice il sindaco di Bobbio, Aldo Charbonnier - poiché il capitolo di
spesa sul sociale è fatto anche
con soldi della Comunità
montana e noi ci siamo da
tempo dissociati dalla gestione dei servizi da parte della
comunità. Siamo di fronte ad
un atteggiamento fariseo; prima si dice di usare come metodo il prò capite per abitante
poi si ricorre all’avanzo di
amministrazione per la copertura». L’assessore Bricco ha
prima negato che su que^a
voce di bilancio vi fossero
anche fondi dell’ente oltre
che dei vari Comuni, poi però
è emerso che effettivamente
dal bilancio della Comunità
montana vanno al sociale una
trentina di milioni l’anno. La
discussione è stata assai accesa e confusa nello stesso tempo; analogamente è accaduto
sulla sostituzione di due autovetture Fiat Panda.
Con una sola astensione è
stato approvato il piano finanziario per la ristrutturazione della casermetta del
Barant; l’immobile, acquistato nel 1994, si presta ad una
serie di utilizzi; da quello turistico, come punto di appoggio a gite ed escursioni al vicino giardino botanico Peyronel, a riferimento per guardie
ittico venatorie in servizio
nella zona. La posizione trova infatti la casermetta, al
centro di una vasta e interessante area, fra l’oasi di protezione faunistica italiana e il
parco del Queyras francese,
con molte possibilità di collegamento a piedi o mountain
bike con gli alpeggi, i rifugi
del Cai, il Gruppo del Monviso e la Gta. Per la ristrutturazione la Comunità montana
vai Pellice ha ottenuto dalla
Provincia di Torino 150 milioni; verrà, fra i vari aspetti,
recuperato il tetto e captata
più a valle l’acqua con una
pompa. Il Consiglio ha anche
approvato una convenzione
con l’Università di Torino
per l’effettuazione di tirocinio da parte di veterinari o
agronomi presso la Comunità
stessa. In chiusura il consigliere di minoranza di Torre
Pellice, Giorgio Mazza, ha
presentato le sue dimissioni
come rappresentante in Comunità montana; dopo due
sedute pare molto probabile
il ritorno dell’ex leghista Sergio Hertel.
Nove giorni di iniziative in vai Pellice
Castagne protagoniste
Oltre 5.000 ettari di superficie coltivata a castagneto da
fmtto, circa 10.000 alberi innestati, quasi 9.000 quintali
di produzione annua; queste
alcune cifre che permettono
di fotografare la situazione
della castanicoltura in vai
Pellice.
Per nove giorni le castagne
saranno protagoniste in vai
Pellice; da sabato 21 ottobre
e fino al 29 si svolgeranno a
Torre Pellice incontri, mostre, dibattiti, concerti. In
particolare, per tutto il periodo, presso l’atrio comunale
esporranno artisti locali e
contemporaneamente saranno
esposti vari prodotti agricoli
autunnali. Domenica 22
prenderà il via un torneo di
pallavolo femminile under
14. Mercoledì 25, nella sala
consiliare, incontro alle 21
con Luca Rastello su «Ex Jugoslavia; quello che i giornali
non dicono». Venerdì 27 di
battito su «Progetti di rilancio della castanicoltura in vai
Pellice»; alle 21 presso la sala consiliare. Sabato 28 nel
tempio valdese alle 21 concerto di Sandra Hall, cantante
di gospel e blues. Sabato e
domenica torneo misto di
pallavolo, con gli introiti devoluti alla lotta contro il cancro. Domenica 29 fitto programma di iniziative; dalla
mattina mostra-mercato dei
prodotti agricoli sotto i portici del municipio; alle 10,30
banda con majorettes, alle 11
esibizione davanti al municipio dei balestrieri di Roccapiatta; dal Vandalino lancio
di parapendii e deltaplani; alle 11,30 inizio di gara alle
bocce; alle 14,30 presso il
campo sportivo nuova esibizione dei balestrieri; alle
15,30 distribuzione di caldarroste; allè 15,45 spettacolo
per bambini ai giardini di
piazza Muston.
Ospedale valdese di Pomaretto
Al via il terzo lotto
a quando il quarto?
PIEBVALPO ROSTAN
Domenica 29 ottobre ritorna la Giornata dell’ospedale di Pomaretto. Vi sarà
uno sguardo al passato con
una conversazione storica del
pastore Giorgio Toum, e uno
al futuro con una tavola rotonda con gli amministratori
comunali e regionali; si tratterà di fare il punto sui lavori
già fatti e su quelli da fare.
Gli intervenuti potranno visitare l’ospedale e constatare i
miglioramenti fatti in questi
ultimi cinque anni.
Il progetto di ampliamento
è entrato nella fase decisiva,
nei giorni scorsi sono iniziati
i lavori del terzo lotto con lo
scavo nel cortile; si tratta di
lavori che consentiranno la
costruzione di un nuovo corpo dell’ospedale che conterrà
l’archivio, i servizi generali
(cucina, mensa spogliatoi,
magazzini).
Il tqrzo lotto di lavori di
ampliamento dell’ospedale
(3,5 miliardi finanziati dalla
Regione) si inserisce in un
progetto globale che ha preso
il via nel 1991 quando, con
una spesa di 800 milioni,
vennero realizzate le nuove
sale di radiologia oltre al
completamento delle stanze
di degenza a due e tre letti.
Nel periodo ’93-95 (con lavori conclusi all’inizio del
1995) è stato realizzato il secondo lotto, con una spesa di
1 miliardo e 200 milioni. Con
questo intervento ^ono stati
ampliati i laboratori di analisi, sono stati realizzati i collegamenti verticali (ascensori e
scale di sicurezza) e le nuove
centrali tecnologiche.
Per il completamento di
tutti i lavori serve ancora un
quarto lotto (costo previsto è
di 2,5 miliardi) in cui saranno
ospitati nuovi ambulatori e la
palestra di fisioterapia. Cogliendo l’opportunità dei lavori pubblici previsti per i
campionati mondiali di sci
del Sestriere (1997) la Ciov
ha recentemente chiesto di
poter inserire il quarto e ultimo lotto di lavori nelle opere
finanziabili coi fondi dei.
Mondiali, nella convinzione
che l’ospedale di Pomaretto
possa avere un ruolo importante per la popolazione locale e per gli ospiti dell’avvenimento sportivo. «Se ci verrà
accordato il finanziamento dicono in Ciov - siamo in
grado di bruciare le tappe,
avendo ormai concluso l’iter'
burocratico delle autorizzazioni, e di partire con i lavori
e di terminarli entro la fine
del 1996, dunque in tempo
per i campionati del ’97. Si
tratta solo di ottenere i necessari nullaosta regionali per
l’accensione dei mutui».
Il plastico del progetto dell’ospedale di Pomaretto
Giornata dell’Ospedale valdese
di Pomaretto
Domenica 29 ottobre
La Ciov, in collaborazione con l’associazione amici
dell’Ospedale valdese di Pomaretto e la Chiesa valdese di
Pomaretto, ripropone la tradizionale «Giornata dell’ospedale» per presentare i lavori di ampliamento recentemente conclusi, illustrare quelli in corso e informare la popolazione sui programmi futuri dell’ospedale.
Programma;
ore 10:_
ore 11,1.5:
ore 14,30:
culto nel tempio di Pomaretto
visita guidata in ospedale ^
incontro con la popolazione presso il tempio:
saluti e brevi messaggi, momenti musicali
con il quintetto «Gli architorti» (prima parte), «Vicende storiche dell’ospedale» del pastore Giorgio Tourn;
intervallo: buffet offerto dalla comunità valdese;
momenti musicali con il quintetto «Gli architorti» (seconda parte);
tavola rotonda: «L’ospedale valdese di Pomaretto nella sanità che cambia: problemi e
prospettive», dibattito con amministratori
regionali e locali.
I
9
EROI 20 OTTOBRE 1995
^Mostra al Centro culturale valdese
Le sperimentazioni
di Egle Scroppo
E Eco Delle ¥^lli ^desi
PAG,
III
ANNARITA MERLI
Si dice che Zelda, la moglie di Scott Fitzgerald,
sia stata soffocata nel di lui
talento fino ad impazzire e
che invece Alma Malher abbia smesso di suonare dopo
rincontro con il celebre compositore. Per cento, mille
'"donne oscurate da una forte
^ personalità maschile è bello
■ ' incontrarne una che non ha
; subito condizionamenti ed è
felicemente cresciuta vicino
al padre pittore diventando
anche lei pittrice con un’impronta inconfondibile.
È questo uno degli aspetti
che più colpiscono di Egle
Scroppo, che dal rapporto col
' padre Filippo e con i pittori
che frequentavano la casa ha
. imparato a «rubare» i segreti
del mestiere fidandosi al tem’ po stesso del proprio istinto.
% ; D risultato lo si può verificare
nelle mostre, tappe di un itinerario che la Scroppo sviluppa arricchendo la pittura
iniziale, più astratta, per misurarsi con un figurativo in
jff cui si intrecciano motivi desunti dai vari generi delle ar%?'ti: pittura, disegno, decorazione ma anche letteratura,
teatro, musica.
' Nella mostra inaugurata di
1-' _
recente al Centro culturale di
Torre Pellice (diciotto acrilici
su tela di varie dimensioni) è
evidente il filo conduttore di
questi ultimi anni: spersonalizzazione dell’io, «alienazione del mondo moderno, frantumazione del soggetto, debolezza dell’identità, difficoltà e addirittura paralisi
della comunicazione. Tutto
ciò è espresso con delle composizioni pittoriche in cui figure araldiche, fregi, greche
e soprattutto il prediletto
mondo animale sono associati a linee aperte e chiuse dall’
andamento irregolare, a segni
grafici più allusivi in un
«mix» peculiare e originale
che caratterizza questa artista
e che rende inconfondibili le
sue opere.
La condizione necessaria
per ottenere questo risultato è
la sperimentazione individuale, il rifiuto di appartenere a gruppi di tendenza, il
coltivare una «diversità» vissuta fin dall’infanzia, sia
nell’ambiente valdese che tra
gli amici artisti. È proprio da
questo incontro (sapienza artistica e radicamento dell’
esperienza culturale) che la
salvezza dell’io vive nei quadri di Egle Scroppo come
monito e come obiettivo.
!TA
€a Lega Nord
e l'unità
del Paese
^ Egregio direttore,
nella seduta del 3 ottobre,
■ il Consiglio provinciale di
Torino ha discusso su un or; dine del giorno proposto da
Alleanza nazionale, nel quale
si chiedeva di prendere posizione, con un atto formale di
’ solidarietà al Capo dello Stato, sulle «esternazioni» di
Umberto Bossi in merito al
mantenimento dell’unità del
nostro paese. Nel suo discorso di presentazione, il consigliere Formisano chiedeva
agli esponenti di tutte le forze
politiche un pronunciamento
attraverso l’oggetto da lui illustrato sul modo di raffrontarsi di ognuna. «Se un domani si troveranno a collaborare con la Lega, cosa intenderanno fare rispetto a certe
posizioni, come gestiranno il
loro approccio, anche in sede
locale».
Non è certo mia intenzione
spiegare a chi si ritrova in
Alleanza nazionale le posizioni della Lega sui temi del
federalismo e dell’unità.
Queste sono state largamente
capite e condivise, soprattutto sul piano locale, da una
parte significativa ed attenta
dell’elettorato che le ha premiate con una rappresentanza
in Consiglio provinciale.
Piuttosto mi pare interessante osservare gli interventi
delle forze politiche che hanno partecipato alla discussione. Scontata la vivace opposizione del gruppo leghista. Articolato, pur in una severa distinzione dei ruoli,
quello del consigliere Rostagno del Pds, che ha dimostrato di conoscere e sapersi confrontare con le istanze proposte dalla Lega, in nome di
una comune attenzione alle
richieste reali dei cittadini.
Dove invece, a parer mio,
si è registrata una chiusura,
netta e imprevedibile, è stato
nell’intérvento del consigliere Merlo, rappresentante
del Ppi. Qui si è francamente
detto che «di questa mozione
[di An] non si debba buttare
via tutto perché c’è una parte
[quella della solidarietà al
Capo dello Stato] che può essere recuperata». Poi si è
continuato, riprendendo alcune frasi di Bossi da tutti riconosciute non particolarmente
felici, per concludere che
«queste cose erano già presenti nella cultura politica
della Lega Nord».
Qui le affermazioni del
consigliere Merlo si sono
connotate, forse anche al di
là delle sue intenzioni, in una
mancata volontà non dico di
condividere, ma almeno di
capire le reali posizioni leghiste, in stridente contrasto
con quella che era parsa essere, nell’ultima campagna
elettorale, una certa consonanza di intenti sui temi del
civile vivere politico, fondato
sulla comune adesione a valori di convivenza democratica che la recente esperienza berlusconiana era sembrata voler negare. Naturalmente il consigliere Merlo è
libero di pensare quello che
vuole della Lega, è libero di
votare, magari dopo averle
corrette, le mozioni strumentali e (nei nostri confronti)
offensive della verità, presentate da Alleanza nazionale,
ma almeno deve sapere che
questo renderà più difficile
un dialogo futuro che la logica del maggioritario potrebbe far ritenere utile.
Qui concludo, registrando
la fine del dibattito in aula: al
momento della votazione
erano assenti i consiglieri
della Lega e del Pds. Gli altri
erano rimasti evidentemente
per votare. Come? Non lo so
perché è mancato il numero
legale.
Ettore Micol
Villar Perosa
PALLAVOLO: SUCCESSO DEL 3S NELL’UNDER 16
— Imprevisto successo, nella categoria ragazzi, della neonata
formazione seguita dal prof. Rivoire; opposti a una squadra blasonata come quella torinese del San Paolo, i giovani pinerolesi
hanno disputato nella palestra di Abbadia Alpina una partita
pregevole dominando, e non solo nel punteggio (15-9; 15-7; 1513). I ragazzi hanno saputo bissare subito la vittoria, ottenendo
a Poirino un brillante 3 a 0 nell’anticipo di sabato.
Fra le ragazze successo del 3S sulla Piscinese per 3 a 1 (15-5;
15-10; 13-5; 15-7). L’incontro non ha visto grandi spunti tecnici o emotivi e ha fatto segnare un risultato meritato; preparazione ancora tutta da rivedere e molto lavoro per il tecnico Marco
Gardiol. Prima dell’incontro è stato osservato un minuto di raccoglimento per ricordare il prof. Leonardo Sgobbi, figura di
spicco dello sport lusemese, scomparso la scorsa settimana.
È IL MOMENTO DEL TRIATHLON — Toma, domenica 22 ottobre, l’appuntamento con il triathlon della vai d’Angrogna; il percorso vedrà una frazione a sky roll, una in mountain bike e la terza di corsa a piedi: la gara si svolgerà sia a
staffetta con tre concorrenti, sia con un solo partecipante. Il via
verrà dàto dal piazzale antistante la ditta Caffarel a Lusema
San Giovanni; gli atleti proseguiranno per località Fé ad Angrogna, salendo in bici alla Vaccera per ridiscendere a piedi su
San Lorenzo. Il percorso è lungo 24 lon.
IL GS POMARETTO RINNOVA IL DIRETTIVO — Sabato 28 ottobre, alle 16, presso gli impianti sportivi di Pomaretto, si svolgerà l’assemblea dei soci del GS Pomaretto che dovrà
rinnovare il Consiglio direttivo.
CALCIO: DUE SCONFITTE PER 0 A 1 — Reduci da
due buone trasferte, il Pinerolo fra i Dilettanti e il Lusema in
promozione, sono incappate domenica in una sconfitta interna
per 0 a 1. Il Pinerolo affrontava peraltro una delle più serie pretendenti alla promozione, il Pisa; solo a metà del secondo tempo gli ospiti sono riusciti a realizzare la rete della vittoria, difesa poi coi denti fino alla fine. Domenica prossima i biancoblù
saranno in trasferta a Sestri.
Per il Lusema, opposto al Giaveno, la sconfitta è giunta su rigore contro una capolista autrice di 20 reti in cinque partite.
TENNIS TAVOLO: BELLA VITTORIA — Ottima partita dei ragazzi della polisportiva Valpellice all’esordio nel campionato D2 provinciale; grazie a Belloni, autore di tre punti.
Massimo Battaglia (2) e Maurizio Gerire il Cus Torino è stato
superato per 5 a 2.
Terza partita invece per la CI nazionale che opposta sabato
14 in casa al Poirino, ha perso per 5 a 1; l’unico punto è stato
realizzato da Davide Gay. Vittoria di stretta misura (5 a 4) perla C2 regionale che ha superato in casa il Csain Torino dopo incontri molto tirati in cui otto partire su nove sono finite allo
spareggio: tre punti sono stati realizzati daGhiri e uno ciascuno
da Rossetti e Piras. Fermi i campionati per un turno, la D2 provinciale giocherà lunedì 23 la sua seconda partita a Rivoli.
Nelle
Chiese Valdesi
ASSEMBLEA II CIRCUITO —’Venerdì 20 ottobre, alle
20.30, presso i locali della chiesa valdese di Pinerolo, si
svolgerà l’assemblea del II circuito.
ASSEMBLEA III CIRCUITO — Venerdì 20 ottobre, alle
20.30, presso i locali della chiesa valdese di Perrero, si
svolgerà l’assemblea del III circuito.
INCONTRO MONITORI DEL I CIRCUITO — Sabato
21 ottobre, alle 17, alla Casa unionista di Torre Pellice,
si incontrano le monitrici e i monitori della vai Pellice.
GIOVANI IH CIRCUITO — Il grappo giovani della vai
Germanasca inizia l’attività lunedì 23 ottobre, alle 19,30
con un pasto comune all’eicolo grande di Pomaretto.
PERRERO-MANIGLIA — L’assemblea di chiesa è fissata per il 22 ottobre alle 10, a Maniglia.
PRAMOLLO — Domenica 22 ottobre si terrà l’assemblea
di chiesa con la relazione sui lavori del Sinodo.
SAN GERMANO — Domenica 22 ottobre, culto con asseinblea di chiesa alle 10 pef la presentazione della relazione dei deputati al Sinodo. In serata, alle 20,30, concerto di una corale tedesca.
• Martedì 24, alle 20,30, incontro di preghiera comune
con la parrocchia cattolica; tema: «L’Esodo: il viaggio
del credente verso la libertà».
SAN SECONDO — Domenica 22 ottobre, alle 10, ci sarà
il culto di inizio attività; seguirà l’agape comunitaria.
Prenotarsi presso Enzo Avondetto (500282) o il pastore
(500132).
VILLAR PELLICE — Domenica 22 ottobre, alle 14,30, si
riunisce l’Unione femminile.
VILLASECCA — Domenica 22 ottobre si svolgerà l’assemblea di chiesa di inizio attività; si dovranno rieleggere (o sostituire) due anziani che hanno compiuto dieci
anni di servizio.
• Le prossime riunioni quartierali saranno il 25 ottobre,
ore 20, alla Roccia ed il 6 novembre, ore 20, a Villasecca.
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - 'c 0121/201712
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FA VIVERE LA TUA CASA
20 ottobre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
21, presso la Bottega del possibile, incontro la pastora Anna Maffei, della Chiesa battista di Napoli, che ha partecipato al Forum delle donne
delle organizzazioni non governative svoltosi a Pechino,
sul tema «Guarda il mondo
attraverso occhi di donna».
20 ottobre, venerdì —
BRICHERASIO: Alle ore
21, nella chiesa di Santa Maria Assunta, si tiene un concerto dell’orchestra danese
«Koebenhavns Sinfonia» diretta da Jörgen Fuglebaek.
Musiche di Hartmann, Grieg,
Mendelssohn e altri autori
scandinavi. Ingresso libero.
21 ottobre, sabato — ANGROGNA: Alle 14,30 inaugurazione della mostra mercato dei prodotti agricoli e artigianali, delle mostre di Amnesty International e Associazione per la pace vai Pellice,
e della mostra di pittura di
Lino Rostagno. Alle 15,30,
presso la sala unionista, assemblea popolare con l’amministrazione comunale che
si confronta con i cittadini.
21 ottobre, sabato — BIBIANA: Alle 21,15, presso il
capannone in piazza Vittorio
Emanuele, «Tacabanda», musica e danze tradizionali delle
quattro province con «I Miisetta». Ingresso lire 8.000. .
22 ottobre, domenica —
VILLAR PELLICE: Alle
21, presso la sala del teatro,
la filodrammatica presenterà
la commedia dialettale
«Col’antriganta mare madon’a» e la farsa «La gelosia
di mio marito».
22 ottobre, domenica —
BIBIANA: Vili sagra del
kiwi, con esposizione di prodotti, mercatino delle pulci,
gare sportive, degustazione.
22 ottobre, domenica —
SAN GERMANO:. Alle
20,45, nel tempio, concerto
del gruppo strumentale di
Buggingen (Germania) con
musiche sacre e profane del
Rinascimento e del Barocco.
22 ottobre, domenica—
TORRE PELLICE: Ultimo
giorno presso il Centro culturale valdese per visitare la
mostra della pittrice Egle
Scroppo «Enigmi».
22 ottobre, domenica —
POMARETTO: La Pro Loco organizza una castagnata,
dalle 15, per le vie del paese.
22 ottobre, domenica —
ANGROGNA: Dalle 9 alle
12 e dalle 14 alle 18 mostra
dei prodotti locali nell’ambito dell’«Autunno in vai
d’Angrogna»; alle 9 partenza
della prova di «Triathlon della vai d’Angrogna»; alle
12,30 polenta e spezzatino;
alle 14,30 premiazione della
gara di triathlon e alle 16 castagnata e ballo liscio.
23 ottobre, lunedì — PINEROLO: Secondo incontro
presso la scuola media San
Lazzaro in via dei Rochis per
il seminario per insegnanti
«Nazismo e sterminio» su
«Sterminio e identità: la presenza ebraica e zingara nell’
Europa degli anni Trenta», a
cura di Francesca Spano e
Claudio Canal.
23 ottobre, lunedì — VILLAR PEROSA: Alle 16,45,
presso la direzione didattica
di via IV Novembre, quarto
appuntamento con il corso di
storia e cultura locale su «Le
valli nel fascismo e nella II
guerra mondiale», con Marcella Gay e Ettore Serafino.
26 ottobre, giovedì — ANGROGNA: Alle ore 21,15,
nell’ambito dell’«Autunno in
vai d’Angrogna» presso la
scuola di Chiot dl’Aiga, incontro dibattito su «Agricoltura montana e ambiente».
VALLI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 OTTOBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto i, tei.
81205
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 OTTOBRE
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivà:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
torre PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 19 e venerdì
20 ottobre, ore 21,15, Kìlling
zoe; sabato, ore 20 e 22,10,
domenica, ore 16, 18, 20 e
22.10 e lunedì 21,15 Frencb
Kiss.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 20, ore 21, Strane storie; sabato, ore 21, Allarme
rosso; da domenica, (14,15,
16,30 18,45, 21) a giovedì
(feriali ore 21), H primo cavalière.
PINEROLO — Il cinema
multisala Italia propone, alla
sala «5Cento» Apollo 13 (feriali ore 19,40 e 22,20, sabato
19,40 e 22,30, domenica
14.30, spettacoli continuati).
Alla sala «2cento» è in programma Congo (feriali ore
20 e 22,20, sabato 20 e
22.30, domenica 14,30 16,30,
20.10 22,20).
Presso l’università di Torino si è laureata in Lettere
Barbara Malanòt discutendo
una tesi «Funzioni dei sistemi agro-silvo-pastorali nei
secoli XVII e XVIII nelle
Valli Valdesi».
Paplo Malanot si è laureato
in Ingegneria del suono presso l’Università inglese City
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Sped. In abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può assere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp. Franco Glampiccoli
Stampa: La Ghisleriana Mondov)
Una copia L. 2.000
r
10
PAG. I V
E Eoo Delle Aàlli "^ldesi
LA STORIA DEGLI OCCHIALI E DEL LORO IMPIEGO
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1995
Il móndo attraverso i vetri «miracolosi»
fc'f'- ,
¡¿Si'
Gli occhiali sono uno strumento per molti di noi abituale, indispensabile. Quelle due
lenti trasparenti, in vetro o iji
materiale plastico sorrette da
una montatura, destinate in
alcuni casi a correggere i difetti di vista in altri a proteggere gli occhi da sole, polvere
ecc. ci sono così famigliari
che orinai non ci facciamo
quasi più caso. I soliti occhiali ai quali, come tutte le cose
care, non si presta che un’at^
, tenzione necessaria e superficiale. Eppure quanta storia si
portano appresso quelle due
lenti trasparenti; quanto tempo e quante cose sono successe da quel lontano 1280, data
approssimativa della loro invenzione a cui fanno cenno le
rare fonti sull’argomento.
La paternità dell’invenzione (anche se gli arabi, pare,
utilizzassero lenti di ingrandimento già nel secolo X) divenne oggetto di contesa tra
le potenti Venezia (il Cui Senato della Repubblica aveva
imposto il segreto sulla tecnica di costruzione delle lenti) e
Firenze, tant’è che il ducato
toscano fece deporre una lapide nella chiesa di Santa
Maria Maggiore, sulla quale
era incisa l’astuta iscrizione:
«Qui giace Salvino d’Armato*
degli Armati di Firenze inventore degli occhiali. Dio'
perdoni la.peccata. Anno D.
MCCCXVII». Anche se rimane' il dubbio che nessun
Salvino nacque mai nella fa-i
miglia degli Armati, la parola
occhiali compare, comunque,
per la prima volta in un manoscritto del 1282 e sarebbe
un prete, Nicholas Bullet, che
ne avrebbe fatto «necessario
uso» per firmare un importante trattato.
Più che le corti, dove la cultura cedeva il posto agli intrighi politici e militari, le fonti
indicano nei conventi il luogo
in cui venivano usati quegli
insoliti'vetri: ipotesi credibile
se si pensa che nel Medioevo
furono i conventi i depositari
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dello scibile umano. Certamente, in ogni caso, il primo
inventore degli occhiali non
fu un colto frate, bensì un modesto e sconosciuto vetraio
fonditore veneziano che, durante la lavorazione del vetro
di Murano, per caso scoprì U
potenziale ottico del materiale
vitreo. Si va poi da Venezia
alla Qina, dove gli occhiali
giunsero dopo più di un secolo, per mezzo degli intensi
scambi commerciali.
L’iniziale forma degli occhiali con ogni probabilità
consisteva in una montatura
primitiva chiusa ad una estremità da un chiodo, che sorreggeva due lenti tonde. Questo è testimoniato da un prezioso affresco di Tommaso
da Modena-nella chiesa di
San Nicolò a Treviso, datato
1352, che ritrae un alto ecclesiastico mentre stila un documento servendosi di un paio
di occhiali a perno, appunto.
Purtroppo tali antenati degli
occhiali sono andati perduti, e
gli esemplari più antichi in
nostro possesso risalgono al
1500, anche se la diffusione
vera e propria degli occhiali
era già avvenuta fin dal 14401460, contemporaneamente
con l’invenzione della stampa. Lenti concave (per vedere,
da lontano) e convesse (per
vedere da vicino), divennero
Il cannocchiale di Galileo e un
telescopio del monte Palomar
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segno di distinzione signorile,
come ad esempio per Giovanni de’ Medici.
Intanto siamo alla fine del
’500 ed è in quel periodo che
si arrivò anche alla costruzione del primo cannocchiale; la
sua qualità lasciava però an-'
cora mólto a desiderare, non
aveva che un modesto ingrandimento (solo tre volte) e anche le immagini erano quel
che erano (si usavano infatti
lenti da occhiali) e si guardava ad esso più che altro come
ad un oggetto di curiosità. Poi
arrivò Galileo e anche la storia di questo prezioso strumento mutò; già Galileo infatti lo migliorò considerevolmente, ottenne immagini più
nitide e ingrandimenti maggiori e per primo, sfruttando
le potenzialità di questo strumento ottico, cominciò ad osservare la volta celeste. Da
allora la voglia dell’uomo di
vedere più da vicino ciò che è
lontano e più grande ciò che è
piccolo ha fatto sì che nascessero cannocchiali, binocoli,
telescopi e microscopi sempre più sofisticati.
Ma torniamo ai nostri occhiali. Fino al settecento i
portatori del prezioso e utile
strumento da vista dovettero
però fare a meno dell’astina,
accontentandosi del modello
ad arco, in gergo stringinaso,
anche se da lì a poco, nel
1728, l’ottico inglese Edward
Scarlett ideò una rudimentale
astina, aderente alle tempie,
che successivamente venne
prolungata alle orecchie.
L’occhiale passò da accessorio a vero e proprio orna
mento, al pari dei gioielli, divenne una moda, esaltando la
fantasia di orafi e artisti. Un
lungo cammino quindi per i
nostri occhiali e per l’ottica
(è grazie ad essa, tra l’altro,
che possiamo fissare certe
immagini per mezzo della fotografia) da quel lontano
1280 ad oggi.
Ormai gli occhiali sono, come si diceva all’inizio, un oggetto comune a cui non si fa
più caso, sono entrati a far
parte della nostra quotidianità,
un po’ meno la cultura della
prevenzione dei disturbi visivi
0 meglio della loro diagnosi
precoce. Si tende a considerare la visita dall’oculista o
dall’ottico quasi come una
prova da superare più che una
semplice misurazione delle
nostre capacità visive. Dimenticando che in una società come la nostra dove le immagini
ricoprono un ruolo importante
avere una buona vista o dei
buoni strumenti per vedere diventa indispensabile.
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„/venerdì 20 OTTOBRE 1995
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Attualità
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PAG. 7
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Una rassegna di studi e ricerche sulla politica dell'immigrazione nel nostro paese
■m
fGli immigrati sono tanti^troppi per l'Italia?
Al 30 giugno 1993 gU stra
fíjieri extracomunitari regolar
'>’¿mente presenti in Italia erano
802.713 (su un totale di
A 950.481 stranieri). Sottraen
^ A do da questa cifra gli extraT'^comunitari «ricchi» (Usa,
li |;i; Svizzera) e gli stranieri pre|ij.senti per motivi di turismo,
di culto, di dimora elettiva
, “ecc., rimangono non più di
¿00.000, fra profughi e migranti per lavoro, provenienti
'dai paesi in via di sviluppo
jZ: . . .
(Est europeo incluso).
- Alla fine del ’93 la perii' ' centuale di stranieri «regolaA., li» in Italia sulla popolazione
7^; residente era appena dell’
i'-i 1,6%, contro la media éuroA:-' pea del 4,6%, che sale fino
all’8,3% in Belgio, all’8,8%
ih Germania, al 6,3% in
/ Francia, al 9,6% in Austria,
.al 21,7% in Svizzera, al
38,6% in Lussemburgo.
4®. - Nel 1994 per la prima
, volta si è registrato un saldo
(- immigratorio negativo con
M
922.706 stranieri presenti,
65.000
in meno rispetto
all’anno precedente.
À Secondo il Rapporto Istat
. del maggio '95, il contributo
degli stranieri al totale del
", • reddito da lavoro dipendente
i^sarebbe pari al 2%, per un to'! ^ tale di circa 670.000 unità la[ , vorative. Sottraendo da que'"■Ì7 sta stima i 439.000 permessi
À di soggiorno per lavoro dir pendente (dei quali 111.000
«per iscrizione al colloca\ mento», presumibilmente impiegati nel «sommerso»), rimangono oltre 230.000 unità
• i lavorative prive di permesso
'■'". di soggiorno, che contribui'-i: scono in assoluta clandesti
nità essenza alcuna contropartita aH’economia italiana.
- Gli «irregolari» sono stimati in Italia, sia dal volontariato che dalle fonti più serie
(Istat), in 3-400.000: una cifra dunque di poco superiore
a quella, appena citata, degli
«irregolari» che svolgono lavoro dipendente. Ovvero:
quasi tutti gli «irregolari» la‘vorano, sia pure non continuativamente. La cifra diffusa dal Viminaje e da diversi
organi di stampa, di 800.000
«irregolari», è del tutto priva
di fondamento.
- Il rapporto Censis del ’94
stimava nel Duemila in
1.400.000 unità la domanda
di lavoro insoddisfatta in Italia, per mansioni non desiderate dalla maggioranza dei lavoratori italiani (basso terziario, agricoltura, servizi alla
persona, alcuni comparti industriali), a fronte di ingressi
per lavoro (su chiamata nominativa) che oscillano intorno alle 30.000 unità annue.
- Il lavoro dipendente degli immigrati «regolari» aveva fruttato airinps fino a dicembre ’93, solo attraverso la
ritenuta supplementare dello
0,50% istituita dall’87 per il
cosiddetto «fondo di rimpatrio» (scarsamente usato per i
rimpatri), la somma di oltre
110 miliardi di lire: la stessa
somma stanziata complessivamente per l’immigrazione
fra il ’90 e il ’94 (e in buona
parte non spesa, o spesa male) in base alla «legge Martelli».
- I profughi di guerra riconosciuti in Italia con permesso di soggiorno «per motivi
Roma Termini
umanitari» (solo somali ed
ex jugoslavi) erano, alla fine
del ’93, 26.617. Anche a voler assumere il dato più recente del 'Viminale (circa
60.000 permessi rilasciati a
cittadini ex jugoslavi), dato
opinabile perché somma le
richieste di soggiornò di persone che possono averlo richiesto più volte o essere poi
espatriate o rimfiatriate,- si
tratta di un decimo circa dei
profughi di guerra accolti in
Germania. Solo circa 2.000
profughi (quelli concentrati,
nei ghetti dell’Italia nordorientale) «godono» dell’assistenza statale.
- Le richieste di asilo politico sono accolte in Italia per
meno del 10 per cento (nel
’93 14.5000 accoglimenti su
circa 150.000 richieste). La
polizia,di frontiera non ha
mai voluto dettagliare quanti
dei respingimenti alla frontiera (ben 69.888 nel 1993)
riguardino persone che
avrebbero potuto chiedere
asilo oppure godere dello status umanitario di profugo.
- Gli studenti universitari
stranieri vanno diminuendo
(da 30.000 a 20.000 fra il
1982 e il 1992), a causa dei
provvedimenti di numero
chiuso e dell’alto costo delle
iscrizioni e delle assicurazioe versamenti bancari ri
m
chiesti. Complessivamente 1
permessi di soggiorno (fra
comunitari ed extracomunitari) per motivi di studio sono
scesi, fra il ’90 e il ’94, da
75.653 a 55.542.
- I ricongiungimenti familiari crescono fisiologicamerite (da 97.560 a 155.322
permessi di soggiorno per
«motivi familiari» fra il ’90 e
il ’94), ma si registra nel ’94
un sensibile calo rispetto alle
15.000 unità entrate nel ’93,
a causa delle difficoltà burocratiche.
-1 provvedimenti di espulsione eseguiti con accompagnamento alla frontiera sono
stati in Italia 12.000 su
60.000 circa nel 1994, pari al
20% (l’analoga percentuale
in Francia è del 14%, nonostante la legislazione fortemente restrittiva). Questo
tasso è difficilmente superabile per ragioni economiche
(ogni espulsione eseguita costa fra i due e gli otto milioni), logistiche e, ovviamente,
etico-politiche (le espulsioni
di massa sono vietate dalle
convenzioni intemazionali).
(Elaborazioni di «Senzaconfine» su dati Viminale, Caritas,
Sole 24 ore, Istat, Censis e Relazione Contri al Parlamento)
L'Unione europea e i
jp I ^
cosa si
profughi
Í-. ■
r-vL.
/
Mentre il conflitto nell’ex
Jugoslavia ista entrando in
una fase die forse prelude alla pace o almeno a un cessate
il fuoco, la Conferenza delle
chiese europee (Kek) invita le
chiese npieinbro a non dimenticare il problema dei profughi in Europa: «In quasi tutte
le parti del nostro continente
un sempre maggior nuriiero
di uomini, dònne, bambini
sono coinvolti in guerre, conflitti, problemi economici, ingiustizie sociali, pericoli di
persecuzione e discriminazione e quindi costretti :a lasciare
il loro paese». ' ;
Davanti a questa situazione
le chiese sono ovviamente
invitate a esprimere la loro
solidarietà ma anche a condividere «risorse a livello ecumenico». Si tratta di una proposta interessante e per certi
aspetti nuova; infatti sul piano dell’elaborazione,di risposte al dramma dei migranti e
dei rifugiati alcune chiese
hanno maturato un patrimoniò di esperienze e di analisi
mentre altre invece si trovano per la prima volta confrontate con problemi di quel
tipo. La Kek propone che vi
sia tra le chiese uno scambio
e un aiuto reciproco proprio
nel campo delle esperienze
compiute. Questo dovrebbe
permettere una risposta, migliore, sotto il profilo deH’ef-,
ficienza, a problemi enormi
ma tra loro simili.
Un secondo, importante argomento sul quale la Kek attira l’attenzione e la vigilanza
delle chiese è su quanto viene
elatorato dai governi e in particolare da quelli dell’Unione
Rifugiati provenienti da Srebre^
nica
europea. La Kek infatti invita
le chiese a «impegnarsi in una
analisi nazionale e regionale
degli scopi e degli effetti dei
nuovi processi di “armonizzazione regionale’’», per cui i
pròvvedqgeòti amministrativi
e legislamii dei singoli paesi
dovranno tra loro essere simili
(e già ne abbiamo avuto un’
anteprima con gli accordi di
Schengen).-Airinterno di
questo progettò politico comune vi saranno delle distinzioni, per cui nell’Unione europea si parla di «Paese terzo
sicurò», «Condivisione delle
responsabilità», «Protezione
temporanea», ecc. La Kek
chiede di studiate «attentamente e criticamente» questi
principi, così come chiede anche di seguire con attenzione
la revisione del Trattato di
Maastricht «vigilando in modo particolare sulla sua
conformità ai diritti umani
fondamentali e alle convenzioni internazionali che dovrebbero proteggere i rifugiati
e i migranti»,,.
degli evangelici italiani
•V
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tipografica del pittore evangelico Paolo Paschetto
(1885-1963) «Credo in Dio Padre onnipotente...», da «il
credo apostolico». La stampa è curata da un editore
d’arte specializzato.
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Semprun e il libro di Giuliana Tedeschi
Donne e bambini
nazisti
nei
Senza che i due si conoscessero tra loro, qualcosa di
simile alla «resistenza intei*
lettuale» di Semprun e Halbwaqhs avveniva nello stesso
lasso di tempo ad Auschwitz:
come quell’arrancare sino a
quel «ma per seguir virtute e
canoscenza» che il Primo Le■- vi di Se questo è un uomo riesce faticosamente a completare, nella nebbia di un vuotolimite al collasso fìsico. Giuliana Tedeschi Rorentino, sopravvissuta ad Auschwitz,
riesce a parlare di donne e
bambini solo dopo quarant’
anni, è si capisce. La sua Memoria di dorme e bambini nei
ìager rurzisti * in poche pagine essenziali parla a cuore e
mente di chi legge; ma indirettamente è anche un concreto atto di solidarietà per
.dònne e bambini di'oggi ovunque vità umana e senso
della vita siano ancora offesi.
Jorge Semprun riesce a rivisitare Weimar-Buchenwald
solo nel 1992. La prima cosa
che nota è che sono ritornati
gli uccelli nello spazio drammaticamente vuoto dell’Appellplatz: qna varietà mai vista allora, quando il fumo
nauseabondo li cacciava, di
inerii burloni ed altre specie
canterine tornati per coorti a
ripopolare e nidifìcare la vicina foresta di Goethe. Così è
un arcobaleno chiassoso di
uccelli che riaccoglie il primo
ritorno a Buchenwald, cinquant’anni dopo, di un ragaz
zo che aveva allora vent’anni.
Ma anche il ricordo ha un
limite fìsico di tollerabilità: e
c’è sempre tempo, come quell’orologio ebraico di Praga le
cui lancette girano a rovescio,
per risprofondare di nuovo e
questa volta tutti insieifae in
quel qualcosa di altrettanto
orribile quanto banale che è
un mondo sbagliato. Ma anche il mondo che siamo non
potrà continuare a contare
sulla generosità delie sue vittime, che semplicemente non
giudicandolo secondò le sue
leggi gli permettono di vivere. Che il problema del male
e della mpdemità fosse dibattito nel blocco 56 di Buchenwald quindi non stupisce. Si cercava di risolvere
allora problemi che per alcuni aspetti il nostro presente
non è più neppure capace di
porre. Sui suoi stereotipi e
sulle tqmrie lasciate aperte alle politiche d’occasione,
Semprun è ironico e potrebbe
permettersi anche più durezza ma si limita a definire il livello analitico del pensiero
antitotalitario e/o democratico di buona parte se non di
tutto l’antifascismo europeo
degli ultimi cinquant’anni di
tipo «emiplegico» (p. 112). E
a ben rifletterci dobbiamo essergli grati che sia lui, e non
altri, a dirlo.
(♦) Giuliana Tedeschi: Memoria dì donne e bambini nei
lager nazisti. Torino, Zamorani,
1995, pp 31, sip.
Pubblicate le «Odi» di Jean Tagaut
Un poeta calvinista
movANNI GÖNNET
Medico, docente universitario e poeta di fede
calvinista, vissuto tra Parigi e
Ginevra a metà del secolo'
XVt è Jean Tagaut, di cui
Franco. Oiacone ha pubblicato .recentemente le Odes à
Pasithée*. Mei darcene la
biografìa, Giacone si sofferma sull’amore del medico
per Claude Bernard, figlia di
un nobile, consigliere del re.
Costei però si trova rinchiusa
in un convento benedettino,
non si sa se di suo gradimento oppure no.
La cosa più sorprendente è
che ci troviamo qui di fronte
a una vicenda umana che richiama stranamente quella
della Lucia manzoniana, con
tutte le ovvie differenze di
tempi e ambienti: Pasithée (è
il nome poetico dell’amata e
significa «tutta divina») viene rapita dal convento e condotta a Ginevra dove, convertitasi al calvinismo, viene
unita in matrimonio con il
suo rapitore, con il beneplacito di Teodoro di Beza, arci
gno collaboratore e successore di Calvino. Non erano
quelli tempi molto tranquilli
per la città del Lemano, rifugio di tanti ugonotti perseguitati, nell’epoca in cui veniva
condannato a morte il famoso
medico spagnolo Michele
Serveto, accusato non solo di
antitrinitarismo e di essere
autore dell’aborrita «astrologia giudiziaria» (cioè dell’applicazione dell’astrologia alla
pratica della medicina):’temi
sui quali né Calvino né Beza
erano propensi a scherzare.
Può considerarsi la poesia
del Tagaut come ugonotta?
Sì, se si avverte che per il
nostro poeta Cristo è considerato come l’unico intercessore tra Dio e gli uomini; e a
ragione la presentazione
deU’editore ci dice Che «queste magnifiche odi (...) riflettono la teologia calvinista
facendo ricorso alla mitologia classica come riserva di
immagini», <
(♦) Jéan Tagaut: Odes à Pasithée. A cura di Franco Oiacone. Ginevra, Droz, 1995, pp
CLin-314.
Cultura
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1995
Lo Storico Marc Bloch e il sociologo Maurice Halbwacs nel racconto di jorge Semprun
neinnferno della prigionia
ROSALBA DAVICO
Sulle colline dell’Ettersberg, che nel 1949 Thomas Mann, cittadino americano, preferiva commemorare
come itinerari sentimentali e
poetici di Goethe e di Eckermann, c’è quel luogo geografico e storico che si chiama
"Weimar-Buchenwald. Cominciarono ad arrivarvi anche
deportati francesi dopo la capitolazione del giugno 1940:
quella che Marc Bloch ebbe a
chiamare La strana disfatta
Léon Blum, deportato in transito per altra destinazione, finisce per restarvi due anni,
completamente isolato dal filo spinato in un settore di caserme SS a qualche centinaia
di metri dalle baracche degli
altri di cui ignora compietamente la sorte. Ma il primo
segnale di qualcosa di diffìcilmente immaginabile era
«l’étrange odeur» (era l’odore dei forni crematori) scrisse
poi al suo ritorno a guerra finita, che giungeva sovente la
sera è che «ci ossessionava la
notte quando il vento soffiava
in nostra direzione» (p. 76).
Jorge Semprun* vi arriva a
poco più di vent’anni, nel
marzo 1944. All’arresto il suo
corredo di ragazzo dei maquis, a parte il fucile, risulta
quantomeno anomalo: uno
zaino di libri molto aggiornati, come l’allora recente (è del
1943) traduzione francese di
Rant, La religione nei limiti
della semplice ragione, il Mito di Sisifo di Camus, un
esemplare dei Noci dell’Altenburg di Malraux, e un
classico in edizione iedesca
tascabile, il Don Chisciotte.
A Buchenwald, qualche
mese dopo, Semprun apprende dell’arrestcf è della fucilazione di Marc Bloch, avvenu' ta à Saint-Didief de Forman,
vicino ù Liraie, il 16 giugno,
dopo lunghe torture. Si parlava di Marc Bloch uomo, e
grande storico, nel blocco 56.
Qui, ogni domenica, nelle poche ore d’i’ntervallo concesso
all’infemoi ebrei viennesi ben
informati, un Bibelforscher
(testimone di Geoya) e alcuni
altri si danno regolarmente
convegno con il meglio degli
intellettuali francesi del campo intorno al sociologo Maurice Halbwachs e all’orientalista Henri Maspero. Entrambi, con migliaia d’altri, da
Buchenwald non sono tornati.
Quelle domeniche al blocco
56 di Buchenwald visitarono
il senso del «male radicale»
di Immanuel Kant, insieme'
con Goethe, Herder e Schiller. Essi sperimentavano, resistendo, il «male radicale» di
Hermann Broch, che con
Géorge Orwell scriveva dei
totalitarismi dagli Stati Uniti.
La loro era un’incredibile
università sabbatica di non
casuali testimoni ed eredi, del
pensiero, di un Essere, di un
Dasein più forte della morte e
degli assassini.
Di che cosa parlano questi
upmini nella catastrofe?. Parlano della speranza e della
democrazia della nostra generazione; della libertà; di Dio.
Negli intervalli domenicali di
un orrore quotidiano scandito
da urla dei kapò e dalle sirene, la morbida voce suadente
della cantante Zarah Leander
entrava nel circuito degli altoparlanti con le canzoni
d’amore preferite dagli ufficiali SS... Mentre i più sfiniti
si buttavano a dormire, una
sorta di frenesia di vivere
coinvolgeva tutti. Nel blocco
56, la «parola ritrovata» tra
gli uomini che vi accorrevano
rimetteva invece in circuito la
forza di pensare «qualche cosa d’altro» e quindi resistere.
Poi VHerr Professor del
blocco 56 (così era infatti deriso dai suoi aguzzini Maurice Halbwachs, che aveva parlato di Marc Bloch e della sua
grande opera anche di storico) non ha più la forza di parlare.«Poieva solo più ascoltarmi - scrive Semprun - e
solo al prezzo di uno sforzo
sovrumano, ciò che è proprio
dell’uomo» (p. 46). E un giorno Maurice Halbwachs non
ha più neppure la forza di
ascoltare. Ma gli resta lo
sguardo, che contempla la
morte da sovrano. Lo sguardo
di ùn uomo libero. Libero come l’aria, avrebbe detto Elias
Canetti: l’aria, quest’ultima
> cosa che resta comune a tutti
gli uomini (p. 61), tra i gas
della guerra 1915-1918, e i
forni crematori di quella
1940-1945.
Nel panico di trovare un
possibile Dio e una preghiera
in simili circostanze, Semprun che tiene la mano al morente non. riesce che a ricordarsi Baudelaire: «O mort,
vieux capitain, il est temps,
levons l’ancre». E continua
così a recitare Baudelaire in
salmó sin quando al verso
«Nos coeurs que tu connais
soni remplis de rayons...»,
Maurice Halbwachs improvvisamente sorride. «Sorrise
morendo, il suo sguardo su di
me, fraterno». Cosi moriva
l’Herr Professor del blocco
56 di Buchenwald. Sorrideva,
ed era anche domenica. Nessun video, nessuna attrezzata
aula universitaria, nessuna
conferenza famosa, o che altro del mercato culturale, potranno oggi ancora insegnarci
qualcosa della vita, della
morte, e del pensiero con
un’altrettanta, spaventosamente indifesa, forza e risonanza intragenerazionali.
(*) Jorge Semprun: Mal et
modernité, seguito da Vous avez
une tombe au creux des nuages.
I Editions Climats, 1995,
Le lettere agli zar di Lev Tolstoj
Fantasticherie che
sfìdano il potere
RENZO TURINETTO
Una critica letteraria di fine ’800 e oltre giudicava Tolstoj uno che sapeva
scrivere benìssimo le sue
teorie sulla storia, però non
sapeva pensare. Un suo connazionale sosteneva invece il
contrario: Tolstoj «analizzava con uguale chiarezza e
capacità sia i sentimenti che
i fatti».
Queste citazioni sono ricavate da un libro* che non
sarà una sorpresa per gli specialisti dello scrittore russo,
mentre può esserlo per ohi
specialista non è. Tolstoj non
è soltanto l’autore di racconti
e famosi romanzi (Guerra e
pace, Anna Karenina, La sonata a Kreutzer e quel Re'surrezione definito da qualcuno «meno risolto artisticamente», però di forte impatto
emotivo). ''
È un aristocratico, latifondista, narratore di cultura magari irregolare come il silo
temperamento, ma anche un
uomo a cui fanno problema i
problemi del suo tempo, nella
sua patria, e che temerariamente li denuncia: la proprietà, la servitù contadina, la
questione operaia (chi se ne
ricorda più?), la droga (chi
l’avrebbe detto?), l’assolutismo della Chiesa ortodossa,
che finì per scomunicarlo. La
sua opposizione ai poteri arroganti e all’ingiustizia sociale Io accendono di uno sdegno che si colora dì tristezza e
passione: tre lettere ad Alessandro III, quattro più due
Appelli a Nicola II nel momento della sua ascesa al trono, pensando a come il «gio
vane zar» potrebbe o dovrebbe governare il suo paese.
Ci vuole una specie di
«santa ingenuità» per proporre diversi testi dell’Evangelo
di Matteo a degli autocrati e
alla loro fauna di avidi portaborse che tuttavia, o meglio
forse proprio per questo, diventano uomini in carriera
(Beaumarchais: «Médiocre et
rampant et on parvient à
tout», citato a p. 106) i quali
si credevano, già allora, «unti
del Signore» (p. 101).
Temerarietà e ingenuità
(infatti Nicola II accusa ricevuta e insabbia) per difendere
i diritti della dissidenza religiosa che rifiutava i dogmi e
gli ordini ecclesiastici della
Chiesa ortodossa (p. 31),
quelli dei mehnoniti (p. 43),
dei battisti e degli stundisti
(p. 63), dei luterani (p. 84),
degli ebrei, dei cattolici e dei
seguaci delle sette (p. 102).
Sono «Fantasticherie assurde», giusto come s’intitola il
racconto conclusivo, finora
inedito in italiano.
Se poi si vuole farne perfino una lettura sull’ecumenismo religioso, si potrebbe ritornare a pagina 63: «L’unione infatti si ottiene non costringendo con la forza, cosa
impossibile, tutti gli uomini a
professare esteriormente e
una volta per tutte una sola
dottrina religiosa cui si attribuisce l’infallibilità, ma solo
col libero progredire di tutta
l’umanità verso quell’unica
verità che perciò è la sola
che può unire».
(*) Lev Tolstoj: Lettere agli
zar (1862-1905), a cura di Sergio Bertolissi. Bari, Laterza,
1995, £ 16.000.
Il terzo volume dell'«Enchiridion»
Archivio del
dialogo ecumenico
Sono ormai circa 90 anni
che le diverse chiese cristiane, prima le protestanti, poi le
ortodosse e infine, dal Concilio Vaticano II, anche la cattolica, hanno iniziato un confronto sulle cause delle loro
divisioni. I colloqui si sono
intensificati in questi ultimi
decenni, attraverso commissioni teologiche appositamente costituite che hanno prodotto «testi di consenso» ufficiali sui temi specifici messi
all’ordine del giorno. Innumerevoli sono ormai i «dialoghi teologici», generalmente
bilaterali, intessuti dalle varie
parti della cristianità, tanto
che i diversi documenti costituiscono un vero e proprio
«corpus», dal quale sì può rilevare come le chiese siano
passate da una teologia apologetica e difensiva delle proprie posizioni a una teologia
in via di riconciliazione^ caratterizzata dalla ricerca delle
ragioni superiori dell’unità e
del Vangelo.
Dopo aver pubblicato già in
due ponderosi volumi il risultato di questi colloqui nel
1986 (Dialoghi intemazionali
1931-1984) e nel 1988 (Dialoghi locali 1965-1987), la
Edizioni Dehoniane di Bologna propone ora un terzo volume sui dialoghi intemazionali dal 1985 al 1994*. È nata
quindi una vera e propria collana specialistica, sotto il titolo di Enchiridion Oecumenicum, per la quale non possiamo che essere estremamente
grati alla Casa editrice e ai
curatori, Giovanni Cereti e
James F. Puglisi, esperti di
fama intemazionale nel settore dell’ecuménismo.'
Il volume attuale, come del
resto già i precedenti, si presenta come una miniera inesauribile per gli studiosi di
ecumenismo, perché accanto
ai documenti abbastanza ovvi
dei dialoghi fra anglicani e
cattolici, cattolici e ortodossi,
luterani e riformati, cattolici e
Cec, si può recepire anche la
documentazione dei colloqui
avviati dalle chiese «maggiori» con le consorelle più piccole o meno note anche agli
«addetti ai lavori». Ciò costituisce una riprova della validità del lavoro fatto dai curatori, ma anche della grande
serietà con cui fecumenismo
procede: l’attenzione rivolta
dalle chiese più forti numericamente alle loro sorelle.
spesso m passato ignorate e
denigrate, quando non perseguitate nell’intento di cancellarle dalla storia, ci pare in linea con l’insegnamento di
Cristo a non trascurare nessuno dei nostri «minimi fratelli». Leggendo, dei dialoghi
tra cattolici e ortodossi siromalankalesi o tra discepoli di
Cristo e riformati, ortodossi
calcedonesi e vecchio-cattolici vengono in mente le parole
del Salmo 87: «Menzionerò
l’Egitto e Babilonia fra quelli
che mi conoscono; ecco la Filistia e Tiro con l’Etiopia:
ciascuno d’essi è nato in
Sion! E si dirà in Sion: Questi
e quello sono nati in essa».
(*) Enchiridion Oecumenicum. Documénti del dialogo
teologico interconfessionale.
voi.3: «Dialoghi internazionali
1985-1994», a cura di Giovanni
Cereti e James F. Puglisi, Bologna, Dehoniane, pp XIX-J.175,
£ 94.000.
13
I 20 OTTOBRE 1995
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
ifa discutere il film di Ken Loach basato sull'antagonismo interno degli antifascisti
Contraddizioni delia guerra di Spagna
ALBERTO CORSAMI
Come e più dello sterminio nazista, la rievoca' ¿one di un’altra grande ferita
nell’Éuropa di questo secolo,
la guerra civile in Spagna, si
presta oggi a sviluppare una
riflessione sul dialogo fra le
¡^generazioni. È quanto appare
in Terra e libertà*, film dell’
yìnglese Ken Loach (quello
.¿he parlò della schizofrenia
■'in Family life, del 1971 ; degli
. operai edili in Rijfraff, 1991;
Cibile battaglie tra una madre
vénàffidabile e gli assistenti
sociali in Ladybird Ladybird,
1994) che per qualcuno
'avrebbe dovuto vincere il Festival di Venezia.
Terra e libertà non ha vinto
ma sta riproponendo con successo in molte città italiane
‘ alcune pagine controverse
della guerra antifranchista,
ehe videro la contrapposizione (e gli scontri a fuoco) tra
le milizie volontarie intemazionali del Partito operaio di
unità marxista (Poum), legato
- anche agli ambienti anarchici
e quelle comuniste di più
Stretta osservanza sovietica
. (cioè di Stalin). Il problema
grosso, al di là dei caratteri
entusiastico e «movimentista» da parte del Poum e più
pragmatico e realista da parte
degli «ortodossi», era quello
jLdella collettivizzazione della
terra: un progetto rivoluzio
In un muro di Guernica la riproduzione del dipinto di Picasso
nario di questa portata, secondo l’idea che il film attribuisce agli «stalinisti», avrebbe
potuto spaventare alcune democrazie europee, che avrebbero ridotto o fatto cessare le
forniture di volontari e mezzi.
Il dissidio arriva fino allo
scontro e il protagonista, il
comunista inglese David partito volontario contro il fascismo spagnolo, ne vivrà i termini ora di qua ora di là, fino
alla tragedia finale.
Il film tuttavia parla anche
(e forse soprattutto) del dialogo tra le generazioni: si apre
con il prologo della morte in
ambulanza di David, scoperto
in preda a malore dalla nipo
te: a questo punto la vicenda
si articola in un amplissimo
flashback, interrotto ogni tan^
to dalle ricerche che la ragazza compie fra i ritagli di giornale, le foto e le lettere del
nonno. C’è una complice
simpatia tra i due, uno slancio
che allora poteva provare chi
viveva per un ideale di libertà
e che un giovane di oggi forse non sa come esprimere; soprattutto brilla per l’assenza
la generazione di mezzo,
quella dei genitori, che è anche quella del regista: segno
che è essa al centro della difficoltà di trasmettere le lezioni della storia.
Il film è di parte; è anche
ideologico: qualcuno ha detto
che è bello proprio per questo. In un’atmosfera culturale
(specialmente in Italia) in cui
l’archiviazione delle ideologie consiste nell’autorizzazione a voltar gabbana ogni due
mesi, forse è proprio vero.
Meglio una voce pervicacemente schierata, quando è
sincera. In ogni caso, nonostante l’adesione alla causa
del Poum, il coinvolgimento
è sapientemente frenato ogni
volta che l’emotività rischia
di prevalere e di trascendere:
al voto assembleare per la
collettivizzazione delle terre
in un paese liberato dall’occupazione fascista non segue
un crescendo di entusiasmo
ma il suo smorzarsi nella
marcia in salita di una colonna di uomini e mezzi; e la
morte di Bianca, la miliziana
che diventa amante di David
(nonostante egli fosse fidanzato in Inghilterra con la donna che effettivamente sposerà
e che conservava le sue lettere) e si fa sparare dagli «stalinisti» è trattata con discrezione, come discreto è il dolore
dei familiari: un messaggio di
dignità, che fa riscoprire a
giovani e meno giovani il
rimpianto per un atteggiamento di frpnte alla vita che
forse non si svilupperà più.
(*) Terra e libertà. Regia di
Ken Loach, con I. Kart, L. Pastor. Inghilterra, 1995.
A Roma il XIV «Colloquium Paulinum»
Incontri intorno alle
epistole di Paolo
BRUNO CORSAMI
"Sp
è svolta a Roma, a San
Paolo fuori le Mura, la
XIV sessione del «Colloquium Paulinum», un simposio di studio sulle lettere di
' Paolo iniziato nel 1968 da
Giovanni Franzoni. Da allora
' sono state esaminate le lette.!^re ai Romani, ai Corinzi e ai
Calati.
Al Colloquio di quest’anno
hanno partecipato 25 studiosi,
) provenienti dall’Inghilterra
.- (Hooker, Barrett, Dunn), dal
Belgio, dall’Olanda, dalla
Francia (tra i quali M. Carrez), dalla Germania (Hahn,
Lohse e altri), dalla Catalogna, dalla Grecia, dalla Russia, dalla Romania, dagli Stati
Uniti e dall’Italia (M. Pitta e
chi scrive). Ha presieduto il
prof. Vanhoye del Pontificio
Istituto biblico di Roma.
’ Sono stati esaminati i brani
di Calati sui rapporti personali tra l’apostolo e la comunità (4, 12-20), sull’interpretazione (allegorica? tipologica?) delle Scritture d’Israele
(4, 21-31) e soprattutto l’etica dell’Epistola (capitoli 5 e
6) e i suoi rapporti con le sezioni cosiddette dottrinali.
Ognuno dei cinque temi esposti è stato seguito da una
. discussione per gruppi linguistici e, nel pomeriggio, dalle
relazioni dei gruppi e dalla
discussione plenaria.
Fra i molti spunti di riflessione possiamo ricordarne al
Hai fatto
"^rabbonamcnto-a
MORM^?
m
meno uno: l’opposizione categorica di Paolo alla pratica
della circoncisione aveva delle motivazioni individualistiche (contro l’illusione di salvarsi per «opere») o sociologico-comunitarie (essendo la
circoncisione un rito simbolico che rendeva israeliti quelli
che non lo erano, e quindi annullava il pluralismo all’interno della chiesa primitiva, che
era composta di ebrei credenti in Gesù e di pagani pervenuti alla fede in Gesù, cfr.
Galati 2, 7-9)?
Il valore di questi incontri, a
scadenza approssimativamente biennale, è dato dal lavoro
sulla Bibbia fatto in comune
da studiosi cattolici, evangelici e ortodossi. Non si parla
delle nostre chiese ma del testo biblico e del suo significato. Alcuni hanno partecipato a
tutti i 14 colloqui e hanno così
totalizzato quasi tre mesi di
lavoro intenso sui testi. Altri
hanno un’anzianità più ridotta, ma forse continueranno a
ritrovarsi molte più volte, in
futuro, che non i veterani. Il
dibattito esegetico e metodologico crea un profondo affiatamento tra i partecipanti. Il
valore ecumenico dei «colloqui» sta ovviamente nel testo
biblico, ma anche in questo
affiatamento accademico.
Non è inutile ricordare che
gli Atti dei primi 13 colloqui
sono stati tutti pubblrcati e
possono essere richiesti, il
primo alla collana «Analecta
Biblica» del Pontificio Istituto biblico, gli altri alla rivista
«Benedectina». Dobbiamo
essere grati ai monaci benedettini e al loro presente abate (originario di San Secondo
di Pinerolo) per la loro generosa organizzazione culturale
e per l’ospitalità data alle nostre persone.
CENTRO CULTURALE VALDESE
Nazismo
e sterminio
MARCO ROSTAN
E iniziata, per l’anno scolastico 1995-96, la programmazione di corsi di aggiornamento per insegnanti
a cura del Centro culturale
valdese. Si è già avviato il
Corso di storia e cultura locale a Villar Perosa, che affronta quest’anno il ciclo
del ’900; in primavera si
svolgerà a Torre Pellice la
IV puntata dell’analogo corso che sarà dedicata, sulla
base delle richieste degli
stessi insegnanti, a un’informazione sulle lingue, i dialetti, la scrittura, la musica,
le leggende tradizionali e
storiche, le feste, i toponimi,
il folclore in genere nelle
valli valdesi. Anche a Lusema San Giovanni, dopo il
riuscito ciclo dello scorso
anno sulla Costituzione rea-<
lizzato con la scuola media
«De Amicis», si sta programmando un seguito per
il mese di febbraio, che dovrebbe mantenere un taglio
di «educazione civica».
Particolare e di indubbio
interesse è il tema proposto
per il corso di aggiornamento rivolto agli insegnanti
delle medie inferiori e superiori di Pinerolo, corso che è
iniziato mercoledì 18 ottobre
presso la scuola media «San
Lazzaro» e che continua nei
giorni 23 ottobre, 8, 15, 17
novembre. Il corso, proposto
e coordinato da Claudio Canal e Francesca Spano, dal
titolo «Nazismo e sterminio», si propone non di stimolare un’ennesima emozione sulla persecuzione degli ebrei ma di discutere criticamente un’idea diffusa,
cioè che il massacro nazista
costituisca l’ultimo tragico
episodio di quella persecuzione o un ritorno alla barbarie medievale. «Per le specifiche caratteristiche scientifico-industriali e le modalità dello svolgimento che lo
contraddistinguono - si legge nella presentazione del
corso - questo sterminio si
situa in una logita tutta interna ad un mondo che, come uomini e donne della
modernità, ci appartiene».
Il seminario, rivolto specificatamente agli insegnanti
ma aperto a tutti, si svolge
in 4 lezioni e si concluderà
il 17 novembre con uno
spettacolo-concerto a cura
del gruppo musicale «I
Klezmorin» (Canal, Dina,
Galante Garrone, Tavella),
costituito da canti, musiche,
letture di testi della cultura
yiddish.
Per I vostri acquieti, irii^0alfboimmaa ef peiiodicl evmgßHei
msm
Librarle CLAUDIANA
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.vk Fránjese» Sfcspa, 12/A,'
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Rio Marina: la zona prospicente il porto
Studi
Domenica della Riforma
È in distribuzione il fascicolo della «Domenica della Riforma>^.l995, pubblicato dalla Società biblica in Italia. Esso con:
sta di quattro «pezzi» significativi: una meditazione del pastore battista Paolo Spanu, dal taglio seriamente autocritico, sulla
necessità di una «riforma» effettiva delle nostre comunità
evangeliche (di qualunque confessione), con una puntuale rivisitazione del predicatore laico battista Robert Pumell (16061666) di Bristol in Gran Bretagna; un saggio di Mario Cignoni
sulla nascita della Chiesa valdese di' Rio Marina nell’Isola
d’Elba (1853-1863), dovuta alla diffusione della Bibbia per
opera del capitano di marina Giovanni Cignoni (1813-1889) e
dei suoi amici e collaboratori, tra cui un carpentiere e una
maestra elementare; la presentazione dalla «Nuova Riveduta»
(1994), a cura della Società biblica britannièa e forestiera^,
(Sbbf); l’invito a sostenere la Società biblica in Italia che, insieme con la Sbbf, fa parte dell’Alleanza biblica universale
(Abu), di cui è segretario generale Valdo Bertalot e presidente
il prof. Paolo Ricca della Facoltà valdese di teologia. La sede è
in via IV Novembre 107,00187 Roma.
Televisione
Le strade della pace
La strada della pace è una via che non può che incrociarsi con
altre strade: per il pastore battista Massimo Aprile, in studio con
il generale e parlamentare Luigi Caligaris e con Giulio Marcon,
portavoce nazionale dell’Associazione per la pace (principale
organizzatore della recente marcia Perugia-Assisi), cercare la
pace significa inevitabilmente cercare la giustizia, facendo fronte alla povertà e agli squilibri mondiali, vigilando sulla salvaguardia del creato. La strada va peraltro in salita e porta a un
colle, che per i credenti rimanda alla passione e morte di Cristo.
Così si è avviata la trasmissione di «Protestantesimo» dell’8 ottobre, che ha preso le mosse dalla manifestazione popolare che
da più di 30 anni si ripropone in Umbria, e che quest’anno era
dedicata al 50° anniversario della fondazione dell’Gnu. Proprio
l’esigenza di un’autorità sovranazionale che abbia l’attribuzione
della forza per sanare i conflitti è al centro dei ragionamenti del
pacifismo «politico» di questi ultimi amy, e la sua necessità è
confermata dallo stallo e dall’insufficienza delle risposte sin qui
date alla tragedia bosniaca. A questo proposito ha stupito la caduta di stile del gen. Caligaris (che fino ad allora aveva sostenuto tesi quasi completamente condivisibili, per esempio sulla
necessità di «imporre» dove necessario la giustizia: a livello
privato, pubblico, fra le nazioni) a proposito dell’impegno dei
pacifisti: sostenendo che solo pochi degli 80.000 della marcia
di Assisi poi rischiano e pagano di persona, ha tralasciato di dire (e nessuno ha ribattuto su questo) che in migliaia organizzano attività di riconciliazione nei campi profughi, consegnano
aiuti umanitari, accolgono profughi.
Libri
Ecumenismo di coppia
«...Nei matrimoni interconfessionali è messa alla prova l’autenticità della tensione ecumenica delle chiese». L’affermazione è contenuta nel dossier Claudiana curato dal pastore Ulrich
Eckert*. Il volumetto ripercorre le tappe che hanno segnato il
non facile itinerario di queste «strane famiglie», discriminate e
penalizzate anteriormente al Concilio Vaticano II, tollerate in
seguito e solo recentemente prese in considerazione dalle comunità. Ciò che conta è la necessità di confronto con un contesto che tende alla secolarizzazione e all’occultamento del problema spirituale: per evitare i problemi che deriveranno dal
battesimo e dall’educazione dei figli (più che dalla celebrazione del matrimonio) può essere facile la tentazione di non dar
perso al problema, e di passar la palla al coniuge magari più
impegnato. Sarebbe così «bypassata» la dimensione ecumenica
e di confronto. L’opportunità del dialogo va invece colta, e le
chiese devono aiutare le coppie a farlo, nell’ottica di un «matrimonio che rinforza il legame tra due confessioni diverse» (p.
89). Il volume è completato.da una bibliografia e da un’appendice che contiene i principali documenti prodotto in campo cattolico e protestante sull’argomento.
(*) Ulrich Eckert: I matrimoni Interconfessionali in Italia. Torino, Claudiana, 1995, pp 151, £ 15.000.
w
14
PAG. 10 RIFORMA
Vita Quotidiana
venerdì 20 ottobre 1995
V ■ ■
FIRENZE — L’associazione «Biblia» festeggia i primi 10 anni con un convegno dal
titolo «Voce di gioia, voce di giubilo; la
Bibbia e la festa». Il programma prevede relazioni di Gianfranco Ravasi, Giovanni Filoramo, Piero Stefani, Luis Alonso
Schoekel, Timothy Verdon, Èiemire Zolla, Luciano Caro;
modera Alberto J. Soggin. Palazzo vecchio, 21 e 22 ottobre: per informazioni tei. 051-8825055, fax 051-8824704.
GARBAGNATE — «Leggere la Bibbia oggi. Un libro
molte letture» è il tema di una conferenza del pastore Paolo
Spanu. Organizza il Centro studi sulle civiltà e le religioni
del Mediterraneo: ore 18, presso la scuola elementare di via
Varese. Per informazioni tei. 02-99026644.
M^ANO — Il Centro culturale protestante inizia le sue attività ’95-96 con una conferenza di Gianpiero Comolli sul
tema «La diffusione delle religioni orientali in Italia»: ore
17, nella sala adiacente alla libreria Claudiana di via Francesco Sforza 12a. Per informazioni tei. 02- 76021518.
TORINO — Si tiene l’Assemblea del IV circuito delle
chiese valdesi e metodiste: ore 9,30, nella sala di via Pio V
15. Per informazioni tei. 011-6508970 (past. Milaneschi).
BERGAMO — Proseguono le attività del
Centro culturale protestante sul tema «La
questione delle immagini nell’età della
Riforma e della Controriforma» con la conferenza del prof. Emidio Campi (Università
di Zurigo) su «La Riforma protestante e le
ii^agini religiose: le ragioni di un rifiuto»: ore 17,30,
piazza Carrara 82a. Per informazioni tei. 035-238410.
BERGAMO — Proseguono le attività del
Centro culturale protestante sul tema «La
questione delle immagini nell’età della
Riforma e della Controriforma» con la conferenza del prof. Valerio Guazzoni (Uiiiversità di Brescia) su «Momenti della pittura
religiosa italiana tra Riforma cattolica e Controriforma»:
ore 17,30, nella sala dell’Accademia Carrara, piazza Carrara 82a. Per ulteriori informazioni tei. 035-238410.
TORINO — «Da Lutero a Martin Luther
King. L’avventura spirituale del mondo protestante» è il titolo di un corso di formazione che si tiene ogni giovedì in due sessioni,
alle 16 e alle 20,45 organizzato dalla Chiesa
valdese e dal Centro «A. Pascal»; nella sala
valdese di via Pio V 15 la seconda lezione su «Zwingli nella città». Per ulteriori informazioni tei. 011-6692838.
BERGAMO — Proseguono le attività del
Centro culturale protestante sul tema «La
questione delle immagini nell’età della
Riforma e della Controriforma» con la conferenza del prof. Francesco Rossi (Accademia Carrara di Bergamo) su «Momenti della pittura religiosa lombarda nell’età della Controriforma»:
ore 17,30, nella sala dell’Accademia Carrara, piazza Carrara 82a. Per ulteriori informazioni tei. 035-238410.
MONTESILVANO (Pe) — Le chiese
evangeliche (fratelli, Adi, metodisti, libere)
hanno organizzato una serie di iniziative per
la diffusione della cultura biblica sul tema
«La famiglia in una prospettiva cristiana».
In quest’ambito il prof. Rinaldo Di Prose
parla su «Gli elementi distintivi della famiglia cristiana»:
ore 17, presso la chiesa evangelica di corso Umberto 50.
TORINO — «I dilemmi della bioetica» è il tema di un
confronto tra Maurizio Mori, direttore della rivista «Bioetica», Giannino Piana, teologo morale, e Anna Rollier, bioioga, che il Centro evangelico di cultura «A. Pascal», la
Comunità di base, il gruppo donne credenti, l’Ospedale
evangelico, la redazione de «Il Foglio», il Sae e l’YwcaUcdg hanno organizzato nel salone valdese di corso Vittorio Emanuele II n. 23. Modera Gianni Fomari: dalle ore
15,30 alle 18. Per informazioni tei. 011-6692838.
VERCELLI — Si tiene l’Assemblea delle chiese valdesi
e metodiste del VI circuito. Tra i punti all’ordine del giorno la discussione sui «ministeri nella chiesa» e la «partecipazione dei membri di chiesa alle attività della chiesa»:
ore 9,30, presso la chiesa metodista in via Bodo 18. Per
informazioni tei. 0321-36293.
TORINO — Nell’ambito dei corsi della
Scuola di pace «Ernesto Balducci» Alberto
Bosi tiene una lezione sul tema «Violenta e
pace nella comunicazione di massa», con un
intervento di Mirta da Prà: dalle ore 9,30 alle 17 presso l’Istituto Principessa Clotilde in
via Magenta 28. Informazioni allo 011-6699577 o 447452.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e conunenti di attualità.
r RADIO
.UNO
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia, trasmessa a domeniche alterne da
Raidue alle 23,30 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 8,i Domenica 22 ottobre (replica lunedì 30 ottobre): inchiesta suU’insegnamento religioso nelle scuole materne,
biografia teatrale su Lutero, evangelici e democrazia.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
La stagione invernale e i suoi malanni
Scusa, perché non
ti vaccini contro influenza?
MARIO SOLIGO*
Gon il ritorno della stagione invernale si ripresenta
una delle classiche malattie di
questo periodo. L’influenza,
malattia febbrile acuta, che
normalmente si risolve da sé,
con i caratteri di epidemia di
varia gravità e causata da virus trasmessi per via respiratòria. Nel parlare di questa
malattia è bene chiarire subito due termini tipicamente riferiti aH’influenza: epidemia
e pandemia. L’influenza si
manifesta infatti come «epidemia» ovvero sviluppo di
molti casi all’interno di confini geografici ben definiti
(città, provincia), nei mesi invernali. Normalmente viene
interessato il 10-20% della
popolazione sino a punte del
40-50% con conseguente
danno socio-economico determinato da perdita di ore lavorative e scolastiche e da
mortalità per complicanze
polmonari.
Quando più le epidemie si
estendono a tutto il mondo si
parla di «pandemia», dovuta
alla comparsa di un nuovo tipo di virus al quale tutta la
popolazione mondiale è sensibile. Le pandemie prendono
il nome dai paesi in cui si sono manifestate nella fase iniziale. Dal 1510 in poi sono
state descritte ben 31 pandemie simili alla moderna influenza, di queste 5 nel XX
secolo (nel 1900, 1918, 1957,
1968, 1977). La più grave,
quella del ’18, la cosiddetta
«spagnola» causò 21 milioni
di morti. L’influenza è provocata da virus la cui particplare caratteristica è di mutare
frequenternente la loro struttura. Questo fatto determina
due conseguenze pratiche
ben note a tutti: ogni anno si
verifica una nuova epidemia
e ogni anno, per poter prevenire la malattia, è necessario
rifare la vaccinazione contro
virus che hanno caratteristiche differenti da quelle responsabili dell’epidemia
dell’anno precedente.
La trasmissione del virus, o
«contagio» da soggetti ammalati ai sani, avviene per
via aerea, attraverso minuscole gocce che si formano
con la respirazione, si diffondono nell’aria e vengono
nuovamente respirate. Ne deriva che le possibilità di contagio sono maggiori in ambienti chiusi, molto affollati e
frequentati per lungo tempo
(scuola, ufficio, cinema). Il
contagio comunque non significa lo sviluppo della malattia, dato che esistono vari
meccanismi di difesa presenti
nelle mucose delle vie respiratorie che possono neutralizzare i virus. Queste difese na
Il culto radio
cambia orario
Dopo il brusco taglio
subito domenica 8 ottobre
per motivi tecnici, la trasmissione curata dalla Federazione delle chiese
evangeliche e trasmessa
dalla Rai sulla prima rete
toma alla sua durata normale di 20 minuti. Per
«inderogabili» esigenze di
programmazione 'della
Rai, però, la sua messa in
onda è anticipata alle
7,27, sempre ogni domenica e sempre sulla prima
rete radiofonica.
turali possono essere vinte da
una gran quantità di virus o,
quando sono mal funzionanti,
permettere lo sviluppo della
malattia. Si ammalano più
frequentemente i bambini
piccoli, gli anziani, i portatori
di malattie cardiache, polmonari (gli asmatici), metaboliche (i diabetici), del sistema
di difesa immunitario e i portatori di tumori.
È da sottolineare che anche
il fumo di sigaretta, danneggiando i meccanismi di difesa
dell’apparato respiratorio, favorisce l’infezione da virus
dell’influenza. Una volta avvenuto il contagio, dopo un
periodo di incubazione ( 18-72
ore) si avverte un malessere
generale, dolori ai muscoli e
alle ossa, febbre con brividi,
mal di testa e notevole senso
di stanchezza. A questi sintomi si accompagnano disturbi
respiratori, tosse secca, dolore
alla gola e alla trachea. Dopo
3-4 giorni la malattia tende a
regredire spontaneamente lasciando, a volte, per una o più
settimane un senso di malessere generale e stanchezza.
Se l’influenza ha il decorso
sopra descritto, nei soggetti
giovani-adulti sani non sono
necessarie particolari terapie.
È sufficiente riposo a letto
per 3-4 giorni, farmaci per
abbassare la febbre nel caso
che superi i 38°-38° e mezzo
e mantenere l’ambiente umidificato per ridurre l’irritazione alle vie respiratorie. Per le
persone comprese nelle «categorie a rischio» descritte
sopra, è invece necessario
consultare il medico di fiducia che di volta in volta deciderà sulla terapia, potrà diagnosticare precocemente e,
eventualmente, curare complicazioni. È bene non assumere di propria iniziativa antibiotici, assolutamente inutili
contro qualsiasi virus e perciò
anche contro quelli dell’influenza, se non su prescrizione del proprio medico che sospetti complicazioni.
Per concludere parliamo di
prevenzione e in particolare
di vaccinazione. La vaccinazione è raccomandata soprattutto alle persone di età superiori ai 65 anni, a chi appartiene alle «categorie a rischio», al personale delle case per anziani, al personale
sanitario e addetti ai pubblici
servizi che abbiano contatti
continuativi con gli utenti.
Dato che il virus cambia con
tinuamente le proprie caratteristiche è bene ripetere la vaccinazione ogni anno in autunno, e farla eseguire esclusivamente da un medico. È assolutamente necessario segnalare eventuali allergie, in particolare quella alle uova, dato
che il farmaco è preparato su
uova, malattie in atto e farmaci che si assumono.
La vaccinazione usata da
anni su milioni di individui è
sicura, dà molto raramente
reazioni indesiderate, come
modica febbre (1-2 % dei casi) o dolenzia nella sede di
iniezione. L’abitudine nelle
nostre valli di praticare ogni
anno la vaccinazione su larga
scala alle «persone a rischio»
riduce di molto sia i ricoveri
ospedalieri sia i decessi dovuti alla comparsa di gravi complicazioni. Nei casi in cui
persone vaccinate si ammalano ugualmente sicuramente si
sviluppano forme meno gravi, con ridotta percentuale di
complicazioni.
A tale proposito ricordo
che anche quest’anno, a partire da novembre, verrà attuata
la consueta campagna di vaccinazione antinfluenzale. Le
persone che hanno superato il
sessantacinquesimo anno di
età, o appartenenti alle «categorie a rischio», potranno farsi vaccinare gratuitamente
presso gli ambulatori dei vari
distretti dell’Usl 10. Informazioni dettagliate su date e sedi
verranno diffuse per mezzo di
manifesti affissi presso le varie strutture dell’Usi 10.
Le persone con meno di 65
anni e non appartenenti alle
«categorie a rischio», potranno chiedere di farsi vaccinare, a proprie spese, dal medico curante. Per concludere
alcuni semplici ma utili consigli: evitare di esporre i propri bronchi a irritanti, quali il
fumo di sigaretta, e per propri intendo anche quelli dei
bambini e di tutti coloro che
non hanno l’abitudine al fumo, mantenere umidificata
l’aria delle stanze in cui si
soggiorna più a lungo e cambiare l’aria delle stesse, consumare cibi ricchi di vitanjina C, come barbabietola rossa, agrumi, kiwi, castagne,
lenticchie, carote, rape, piselli, fagioli,, ecc. Tutto questo
ci renderà, se non immuni,
certamente più resistenti al
virus dell’influenza.
* specialista in tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio
Più vecchi
Crescita zero, ma si invecchia di più. Massimo storico
per aspettativa di vita 82,2
anni per le donne e 73,5 per
gli uomini, minimo storico
invece per nascite e matrimoni. In Liguria gli ultrasessantacinquenni corrispondono al
22,44% della popolazione,
ma è in Emilia Romagna
(20,46%), Toscana (20,28%)
e Umbria (20,23%) che gli
anziani raggiungono le percentuali più elevate. All’
estremo opposto troviamo la
Campania 01,67%), la Sardegna (13,13%), la Calabria
(13,67%) e la provincia di
Bolzano (13,69%). Gli «over
65» nel complesso raggiungono il 15% della popolazione.
Consumi
I consumi totali delle famiglie sono stati superiori di
55.000 miliardi rispetto al
’93, di 68.000 sul 1992 e di
130.000 sul 1991. Nel 1994
sono stati destinati alla voce abitazioni (affitti, acqua
potabile, riparazioni, ecc.)
139.000 miliardi di lire, più
del 25% dell’incremento totale. Le spese per il vestiario
sono cresciute a oltre 74.000
miliardi tornando ai livelli del
’92. In crescita la spesa per i
generi alimentari: dai 165.000
miliardi del ’93 a 171.000 del
’94. Impercettibile la crescita
della spesa per libri, giornali e
periodici, meglio invece quella per le vacanze.
Occupazione
La forza lavoro nel ’94 è di
22.680.000 unità. 20 milioni
119.000 sono le persone occupate contro i 20.466.000 del
’93. 2 milioni 561.000 sono in
cerca di lavoro rispetto ai
2.334.000 del ’93. Al 32,7%
gli italiani sono impiegati
neH’industria; il 7,8% nel .set- .*
tore agricolo e il 59,5% in altre attività. La Campania ha
il record di disoccupazione
con 434.000 persone in cerca
di lavoro seguita dalla Sicilia
che, nel 1994, ne ha contati
364.000; terza la Lombardia
con 250.000.
Reati
II reato preferito dagli italiani è il furto per il quale si
registra oltre la metà delle denuncie, seguito a distanza dalle lesioni, sia volontarie che
colpose. Aumentano le stragi,
le ingiurie e le truffe mentre
diminuiscono gli omicidi, i
sequestri e gli stupri. Sono salite a 37.609 le denuncie dei
reati contro la pubblica amministrazione: nel ’92 le denuncie erano state 29.387.
Nei ’93 battuta d’arresto
per gli omicidi: sono state uccise 1.456 persone, il 12,9%
in meno rispetto al ’92. Era
stato esaurito, nel ’92, soltanto il 26,7% dei procedimenti
in primo grado; nel ’93 questo
indice è salito di 2,6 punti.
LA MISSIONE
EVANGELICA
CONTRO
LA LEBBRA
via Rismondo 10, 05100 Terni
comunica che il nuovo
numero di cc p è
0
12278057
15
^^ERDÌ 20 OTTOBRE 1995
PAG. 11 RIFORMA
Prezzemolo
nucleare
Egregio direttore,
mi riferisco all’intervento
dei pastori Bruno Rostagno e
Aldo Comba apparso su Riforma n. 35 nell’articolo riguardante la trasmissione
«Protestantesimo». Nel rievocare la figura e l’opera del
dottor Albert Schweitzer i
due pastori hanno «messo
l’accento, rispettivamente
sulla scelta di impegnare la
propria vita non nell’attesa
del regno di Dio ma nella sua
costruzione qui e ora e sulla
concezione di rispetto per la
vita esteso al mondo animale
e alla natura tutta, óltre che
sul rifiuto delle ricerche in
, campo nucleare».
Mi sembra che da un po’ di
tempo su questo settimanale
il «nucleare» sia diventato
come il prezzemolo in cucina
chetante più si è cuochi inesperti e tanto più lo si impiega a sproposito. In questo articolo viene assunto un atteggiamento che neppure le autorità religiose più incolte potevano assumere ai tempi di
Galileo, cioè il bandire la ricerca. Mi creda, ho un gran
rispetto per chi vuole in piena
coscienza vivere senza U «nucleare», così come rispetto
chi ha paura di volare, ma
non ho mai udito quest’ultimo auspicare che vengano
chiusi i corsi universitari di
fluidodinamica.
Non mi dilungo, per il momento, in argomentazioni che
trasformerebbero questa breve lettera in un documento
tecnico (sono infatti un esperto nucleare dell’Enea), ma come attento lettoré di Riforma
auspico che gli articoli pubblicati (qualunque sia l’argomento trattato) siano sempre
più della massima chiarezza e
che riflettano non una visione
di parte ma quella maturata
all’ascolto della Parola nei
molteplici modi di vivere delle comunità evangeliche.
Da parte mia ringrazio il
Signore per tutti i frutti (cibo,
bevande, energia...) che ci ha
I lettori sui regolamenti della Chiesa valdese
La presidenza del Sinodo
OlOBOIO PEÌWOT
Ho letto, e con interesse, la lettera di Gino Lusso *
pubblicata su Riforma del ^9 settembre. Non
avviene sovente di leggere sulla stampa ecclesiastica scritti concernenti l’ordinamento valdese e il
conseguente, o meno, comportamento dei singoli o
degli organi chiamati ad applicarlo. Quanto scrive
Lusso è pregevole sotto più aspetti e anzitutto per la
franchezza con cui si esprime: egli solleva varie
questioni in riferimento ai lavori dell’ultimo Sinodo, tra cui quella della presidenza del Sinodo sulla
quale ritengo opportune le seguenti considerazioni.
Lusso pone in risalto aspetti specifici della questione senza però risalire all’origine del problema e
ai principi a cui si informa l’istituzione della presidenza sinodale. Quest’organo, il Seggio sinodale, è
collegiale, come tutti gli altri organi delle nostre
chiese. Esso è preposto allá presidenza del Sinodo.
La sua elezione ha da sempre costituito un atto specifico di ciascuna assemblea sinodale da compiersi
senza alcuna previa interferènza da parte di altri organi o assemblee.
Nei secoli passati, tenendosi i Sinodi alternativamente nei templi delle diverse chiese delle Vaili,
veniva fatto di individuare i componenti del Seggio
come gli ufficiali che sedevano alla tavola (cioè
quella utilizzata per la Santa Cena). Nel francese
del tempo i componenti del Seggio erano indicati
quali «les officiers qui sont à la table»', era poi a costoro, cioè a quell’organo che oggi chiamiamo Seggio sinodale, che il Sinodo affidava lo specifico
mandato di dare esecuzione alle delibere e agli atti
da esso approvati. La Tavola sorse nel tempo come
prosecuzione della funzione della presidenza sinodale; i tre ufficiali (moderatore, aggiunto, segretario) eletti aU’inizio del Sinodo avevano presieduto a
tutti i lavori sinodali. Di conseguenza continuavano
ad esercitare la specifica funzione tra un Sinodo e
l’altro. Sorse così la Tavola che oggi conosciamo
quale organo collegiale a se stante con funzioni di
amministrazione, di disciplina (fare osservare Tordinamento), di controllo su tutta l’opera mantenendo in atto la continuità sinodale negli intervalli tra
un Sinodo e l’altro.
Tutto ciò premesso tuttavia il Seggio sinodale, da
quando si è differenziato dalla Tavola (1848), non
ha perso le caratteristiche che deteneva fin dalLinizio, e cioè l’essere esso l’organo collegiale che pre
siede il Sinodo costituito da tutte le deputazioni ecclesiastiche. Esso lo rappresenta e ne dirige i lavori.
In sintesi il Seggio sinodale ancora oggi è il raasfeL
mo organo delle nostre chiese, ben inteso liinitata-,,
mente al periodo di tempo in cui il Sinodo siede e ,
durante il quale la Tavola è vacante in quanto le 7
persone che la compongono, con l’apertura del Sinodo, sono chiamate in esso soltanto a rendere conto del loro operato senza svolgere altre maggiori
funzioni. Chi risponde quiiidi circa la vita delle no^
stre chiese durante il'periodo sinodale è il Seggio,
non la Tavola, e per esso il suo presidente.
Purtroppo in italiano abbiamo un solo termine:
«presidente», mentre la lingua inglese ne ha due di
significato profondamente diverso: il Chairman con
cui si indica la persona preposta allo svolgimento
ordinato dei lavori di un’assemblea e il President,
che invece rappresenta l’assemblea, la conduce al
compimento dei lavori guidandola verso le deliberò
da prendere, intervenendo, se del caso, perché il Sinodo abbia piena consapevolezza di quanto sta
compiendo in quanto i suoi atti impegneranno la vi-^
ta delle chiese. Si potrebbe fare il paragone tra un
metronomo e il direttore di un’orchestra. Nel nostro
Sinodo però le due funzioni^sono riassunte nella figura di un solo presidente. È perciò veramente una
«stranezza», come dice Lusso, peggio uno strafalcione, quanto venne deciso nel Sinodo del 1982 con
l’art. 64 che aggiunse un articolo Ile al RZ/1972,
prevedendo la designazione del presidente del Sinodo un anno per l’altro. Far designare il presidente di
un Sinodo dall’assemblea ordinaria dell’anno precedente è stato un grave eirore. Con tale predesignazione, seppure non vincolante ma che di fatto ha
vincolato, tutti i Sinodi dal 1982 in poi, si è consentito di far presiedere un Sinodo dà persona scelta da
un’assemblea sciolta da un anno; il che è assurdo.
Tuttavia l’errore non è tutto qui. Infatti un tale‘così designato, secondo l’art. ile del 1982, potrebbe
trovare conferma alla sua designazione con un voto
dell’assemblea straordinaria che eventualmente precedesse quella ordinaria che dovrebbe eleggerlo. Un
tale errore è indubbianiente insorto per un eccesso
di zelo di alcuni esponenti metodisti presenti nel Sinodo 1982; datada misconoscenza dei regolamenti
ecclesiastici, in quel Sinodo si ritenne di poter
estendere al Sinodo valdese una norma dell’ordinamento metodista ormai decaduta; norma che aveva
un suo significato ben preciso in quanto il Sinodo e
la Conferenza metodisti erano presieduti soltanto da
un ■Chairman. Con tale predesignazione del presidente si ritenne che costui avrebbe potuto ptbp^arsi
, adeguatamente all’esercizio delle due-funzioni,
avendo un anno davanti a sé.
‘ Ciò non ha servito perché di presidenti impreparati (e non parliamo dei vice) dal 1983 ad oggi se ne
sono avuti, più di uno. L’errore compiuto nel 1982
lede la figura del presidente del Sinodo nel suo carattere prevalente di massima autorità della chiesa
nella settimana sinodale. Il Sinodo deve essere in
grado'di eleggere il suo Seggio e in particolare il
’ suo presidente traendo tali figure tra i suoi componenti senza essere vincolato o meno dalla volontà dì
terzi estrànei o doversi avvalere di un suo componente già designato da altri un anno prima.
Quanto alla preparazione a presiedere sia corhe
Chairman sia come President, occorre dire chiaramente che questo è compito di ogni persona che
venga a far parte di un Sinodo, pastore o non pastore che sia. Il prepararsi adeguatamente ad essere
componente o membro del Sinodo compete a tutti.
A ciò si dovrebbe provvedere anzitutto con i corsi
della Facoltà di teologia, e per quelli che non sono
pastori con dei corsi da tenersi nell’ambito delle
chiese locali. In tal modo si provvederebbe una volta per tutte a correggere l’errore compiuto nel 1982;
cioè abrogando Tart. llc/RZ/1972-82 e dando in tal
modo a Gino Lusso la risposta che egli giustamente
desidera ricevere dalla chiesa.
Quanto alla presunta riconferma del presidente
del Sinodo 1995 con una designazione per il 1996,
si tratta certamente dì una «gaffe», poiché da quando la Tavola è stata scorporata dal Seggio sinodale
quale organo collegiale a sé stante (art. 41/SI/1848) ■
e il Seggio sinodalerjn particolare la sua^ presidenza, è stata eletto all’inizio dei lavori, non risulta che
; a. sia mai verificata la riconferma del presidente
uscente quale presidente del Sinodo successivo. 13
presidente del Sinodo 1995 quindi saprà certamente
scegliere la via giusta per evitare che tale gaffe abbia ad essere confermata dal Sinodo del 1996.
Lusso si sofferma su altre tre questioni di particolare interesse: Tordine dei lavori del Sinodo; il come informare i componenti del Sinodo; la funzione
. della Commissione proposte. Non posso ttattarli ora.
ma confido che la direzione di Riforma consentirà
di pubblicare,in seguito quanto è necessario chiarire,
anche in ordine a tali problemi. : , '
finora elargiti e gli chiedo di
guidarci a scoprirne altri affinché le sue creature possano
uscire dallo stato di bisogno
che affligge grande parte
dell’umanità e al quale mi
sembra che voi siate sensibili
in modo irrazionale.
Con fraterni saluti
Umberto Broccoli
Bologna
Schweitzer e
il nucleare
Riforma
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RIfoima è H nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tlibunale di Pinerolo con il n. 176
del 1‘ gennato 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con onlinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 38 del 13 ottobre 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufflcto CMP
Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 11 ottobre 1995.
Caro direttore,
mi sorprende leggere (Riforma n. 35, pag. 5) che il
pastore Bruno Rostagno o
forse il pastore Aldo Comba
ha ricordato Albert Schweitzer anche come impegnato
nel «rifiuto delle ricerche in
campo nucleare». Conosco
entrambi i pastori come persone informate e aliene da
acrobazie lessicali e credo
che la frase pronunciata da
uno di loro nella trasmissione televisiva che non ho visto andrebbe così completata: «Rifiuto delle ricerche
nucleari a fini militari». E
una precisazione di non trascurabile peso.
Nel 1958, ragazzino, lessi
Rispetto per la vita di Schweitzer, nelle Edizioni di Comunità e oggi, rispolverandolo, non credo che un uomo
che fu anche scienziato potesse scomunicare una ricerca che fin da allora, per
esempio, apriva orizzonti sui
radioisotopi artificiali per
impieghi terapeutici. Colgo
l’occasione per proporre alcune minime, personali e
certo discutibili «predichette» inutili;
a) Quando la trazione elettrica venne utilizzata per le
locomotrici, i Soloni d’antan
scatenarono il panico per le
radiazioni letali sprigionate
dai tralicci; a ritroso negli anni, anche la locomotiva fu
definita un mostro apocalittico nella industre e pragmatica Inghilterra; a ritroso ancora, suppongo che Thomo
erectus abbia accusato quello
sapiens di distruggere l’universo con la sua mota. Scherzo, ovviamente, ma non troppo, perc'hé ogni novità genera, giustamente p per nostra
fortuna, riflessione. E la ri
fles sione ci fa intendere che
alle spalle di Hiroshima, oltre alla pila di Fermi nello
stadio di Chicago, c’è la rana
di Galvani, a due passi dalla
mia abitazione, e lo scalpello
dei nostri antenati preistorici.
b) Capita a molti, me compreso, teologo da settimana
enigmistica, di avventurarci
in espressioni sbagliate, in
parte o del tutto. Apriti cielo;
piove un diluvio di interventi
da parte dei teologi di diritto
0 per usucapione, non tanto
per rettificare lo svarione
commesso anche in buona
fede, bensì per ricordare che
1 pascoli della teologia vanno bmeati da un gregge eletto; gli altri fuori, chi in un ristorante doc, chi nel trogolo.
Capita anche che molti, nell’eietto gregge dei teologi, si
interessino attivamente di
una scienza postmoderna,
detta tuttologia, oggi assai
praticata.
Mi limito al recente dibattito sinodale sui test nucleari
di Chirac, un presidente che,
chissà perché, a me ricorda
Offenbach, quello del cancan e della bambola che va
in frantumi. Sotto la quercia
di Paolo Paschetto sembrava
di assistere a un’assise di fisici nucleari al Cem di Ginevra; tutti sapevano tutto e
tutti aggiungevano tutto agli
altri che erano già sazi di
ogni dottrina nucleare. Io,
spettatore, ho rimpianto di
non avere il genio e la penna
di Dario Fo, perché devo
rassegnarmi ad essere un ricercatore di particelle elementari. Mi limito a ricordare a chi è intervenuto che
una galassia, come un atomo, hanno, per così dire, una
dimensione costituita prevalentemente di vuoto e che
tutti, per natura, siamo in eccellente compagnia.
c) «Non mancò chi temerariamente asserì, quel decreto
essere stato parto di giudizio
so esame, ma di passione
troppo poco informata, e si
udirono querele che consultori totalmente inesperti delle
osservazioni astronomiche
non dovevano con proibizione repentina tarpar l’ale a
gl’inielletti speculativi» (Galileo Galilei, Dialogo dei
massimi sistemi).
«...e se sei stato contro natura innestato nell’olivo domestico, quanto più essi, che
sono i rami naturali, saranno
innestati nel proprio olivo»
(Romani 11, 24).
Danilo Venturi - Bologna
I verbalist!
Nel numero 34 di Riforma
la didascalia della foto di pagina 5, nella quale sono ripresj. Brano Gabrielli e Claudio Garrone intenti rispettivamente alla stesura degli atti e del verbale del Sinodo, è
errata: Claudio Garrone non
è pastore.
Approfitto di questa lettera
per informare inoltre che alla
stesura di atti, verbali e resoconti hanno partecipato oltre
ai due su menzionati altre tre
persone, tra cui il sottoscritto, che hanno utilizzato una
settimana delle loro ferie in
quel lavoro, non proprio leggero. Perché non dirlo?
Il citato numero del giornale mi sembra per altro
molto completo e vivace.
Giorgio Bleynat - Milano
RINGRAZIAMENTO
«Ho combattuto
il buon combattimento,
ho finito la corsa,
ho serbato la fede»
Il Timoteo 4, 7
Fla terminato la sua giornata
terrena
Isabella Chauvie
(Bébelle)
Lo annunciano con dolore i cugini, il figlioccio e i numerosi allievi.
La famiglia ringrazia sentitamente l’Asilo valdese di Luserna
San Giovanni e Silvia Ricca per
l’affettuosa assistenza.
Torre Peiiice, 12 ottobre 1995
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà.
Quand'anche camminassi neiia
vaiie deii'ombra deiia morte,
io non temerei alcuno
perché tu sei meco»
Salmo 23
I giorno 11 ottobre è mancato
Giovanni Urban '
di anni 75
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Lo annunciano la moglie Elda
Bogo, i familiari Ada, Cristina,
Stefania e Paolo Fara; Laura, Silvio, Davide e Silvia Marini; Paolo,
Marcella, Emanuele e Nicola Bogo. Un particolare ringraziamento,
per l'affetto a la solidarietà dimostrata, alla pastora Laura Leone, al pastore Renato Coìsson,
alle comunità di Mestre-Venezia e
Marghera e a tutti gli amici e parenti di Tramonti di Sopra.
Mestre, 13 ottobre 1995
.iV
16
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 20 OTTOBRE 1995
I
Algeri: una scritta Inneggiante al FIs (Fronte Islamico della salvezza) dopo le elezioni invalidate del dicembre
1991
Le elezioni presidenziali si svolgeranno il 16 novembre in un clima molto teso
Algeria, un voto con drammatici interrogativi
ROBERTO PEYROT
II 16 novembre prossimo si
terranno in Algeria le elezioni presidenziali per le quali l’attuale leader, il generale
Zéroual, ripropone la propria
candidatura. Nel gennaio
1992 i militari avevano deciso di annullare le precedenti
elezioni nelle quali vi era stata un’affermazione del Fronte
islamico della salvezza (Fis):
questo intervento scatenò la
violenza già latente e la decisa resistenza degli islamici.
Ufficiosamente si quantificano in ben 400.000 i morti
nei vari scontri di questi ultimi tre anni; inoltre si assiste
assai spesso ad attentati terroristici fuori dal paese, in modo particolare in Francia, ex
potenza coloniale, che è stata
addirittura indicata come
«obiettivo di conquista» da
parte degli estremisti del Già
(Gruppo islamico armato).
Peraltro vi sono stati contatti
a livello di leader (i militari al
[ potere avevano messo in prigione i capi del Fis) ma nell’ottobre dell’anno scorso le
trattative si ruppero e gli oppositori vennero ricacciati in
carcere. Non solo, ma i militari confermarono il loro programma di totale repressione,
attribuendo la loro decisione
all’intransigente integralismo
degli islamici.
Secondo un’approfondita
inchiesta di uno studioso del
problema e docente universitario a Lione, Lahuari Addi,
dei contatti vengono sempre
tenuti da parte del potere con
l’ala politica del_Fis. In un
dettagliato servizio apparso su
«Le Monde diplomatique» di
ottobre, l’autore deve ammettere la prevalenza dell’aspetto
militare su quello politico:
«Sia per gli uni che per gli altri il potere è come un bottino
di guerra e non un’istituzione
pubblica: in nessun caso esso
viene concepito come proprietà dei cittadini».
L’Italia ha avuto anch’essa
una parte in questi così difficili contatti: nel gennaio del
1995 vi è stato un incontro
fra le parti sfociato poi nella
«piattaforma di Roma». In
questi colloqui i militari optavano per una sorta di «arrangiamento» col Fis per dar
corpo a una sia pur vaga possibilità di coesistenza fra poteri, basati da un lato sui fucili e dall’altro sul precetto religioso e sulla teocrazia. È venuta però a mancare quella
che viene definita «l’Algeria
reale», e cioè quella consistente parte che resiste tanto
al regime militare quanto
aH’integralismo islamico. La
conclusione è tutt’altro che
ottimistica: il processo democratico pare lungi dall’essere
innescato; infatti il regime attuale può ancora durare degli
anni, mentre gli islamici troveranno facilmente dei volontari per la guerriglia e per il
terrorismo:
In questa situazione, afferma Addi, sono ipotizzabili tre
scenari: l’annientamento dei
«ribelli», cosa poco probabile
dato il loro forte radicamento,
oppure il dissolvimento dell’esercito a causa dei notevoli
dissensi fra gli ufficiali superiori. Terza ipotesi, un avvio
della democrazia dato che per
la prima volta, con la piattaforma di Roma, il Fis ha riconosciuto l’esistenza degli
altri partiti e la conseguente
possibilità dell’alternanza. Saprà il Fronte islamico tener fede a questo riconoscimento?
Per contro, l’élite militare sarà
in grado di trovare un compromesso che le eviti di considerare l’avversario politico
come un figlio ribelle da sottoporre alla propria autorità?
Con questi due interrogativi
si chiude l’articolo di Addi.
C’è infatti da sperare (ma con
quanto ottimismo?) che i protagonisti di questa pluriennale, sanguinosa vicenda privilegino la trattativa al dispotismo e antepongano le democrazia alla violenza.
Intervista a Louisa Hanoune, portavoce del «Partito dei lavoratori algerini»
L'elezione non legittimerà il potere attuale
«
»
NACEME BELMESSOUS
i passaggio a Parigi
X-/ Louisa Hanoune, portavoce del Partito dei lavoratori algerini, è stata intervistata
dal settimanale «Riforme»
(l’intervista è stata pubblicata sul numero del 30 settembre 1995).
- Le notizie dall’Algeria ci
giungono col contagocce.
Qual è la situazione attuale?
«La guerra è ogni giorno
più atroce. Diventa difficile
attraversare il paese, da Algeri a Constantina o da Algeri a Orano. I treni vengono
fatti saltare in aria, le comunicazioni non passano. Del
resto ho notato che sta diventando quasi impossibile chiamare l'Algeria dalla Francia.
Quando fai il 213, un disco ti
chiede di richiamare solò in
caso di urgenza. Ci si chiede:
perché? che cosa sta succedendo? È una guerra senza
immagini: dalla Bosnia si
hanno immagini; dal Ruanda
si sono avute immagini; dall’Algeria è il vuoto totale. Il
potere militare rifiuta di far
vedere, per paura che l’opinione internazionale sappia
che si tratta di una vera guerra con la sua sequela di orro
Loulsa Hanoune
(Foto Hac^ Mmeuous)
ri. Il potere vuol farci credere
di avere in mano la situazione
ma non è vero. Anzi, le cose
sono peggiorate da quando è
stata confermata la data
dell’elezione presidenziale».
- Il futuro dell’Algeria è
appunto questa elezione presidenziale del 16 novembre.
Vi parteciperete? Vi sembra
opportuna?
«Questa elezione è un vero
suicidio che noi condanniàmo. II potere attuale non «può
garantire un voto libero e de
mocratico perché è un potere
illegittimo. Come è possibile
organizzare una consultazione elettorale in piena guerra?
Come è possibile che la gente
vada a votare sotto le baionette, con la paura dentro, col timore che un’automobile
esploda accanto al seggio
elettorale?
Del resto non è un caso se i
seggi rimarranno aperti per
72 ore: secondo il potere,
questo è il modo migliore per
garantire buone condizioni di
sicurezza. Tale ragionamento
non ha fondamento; per questo il mio partito rifiuta questo voto e non ammette un
procedimento che esclude
una parte della popolazione e
una grande maggioranza di
punti di vista».
- Allora perché non vi presentate?
«Perché prima bisogna ristabilire la pace. Nessun cittadino può scegliere liberamente e secondo la propria
coscienza, con la paura dentro. Inoltre, questo voto viene
imposto ed è truccato. Perché, ad esempio, è necessario
che i candidati abbiano raccolto 75.000 firme di appoggio in almeno 25 wilayas’”?
Ma questa regola non vale
per il candidato del potere attuale (il .presidente Liamine
Zéroual). Solo i candidati che
avranno la protezione dell’
esercito potranno ottenere
queste firme. Questo è antidemocratico: per questo, se
non si vuole che l’Algeria si
spacchi, occorre giungere
con estrema urgenza a un accordo di pace. Bisogna farla
finita col linguaggio delle armi, togliere lo stato di emergenza, liberare i prigionieri,
sciogliere le corti speciali,
abolire le leggi speciali: queste, a parer mio, sono le condizioni minime per lanciarsi
nell’avventura dell’elezione
presidenziale».
- L’Onu e la Lega araba
dovrebbero inviare os.servatori il 16 novembre. Che cosa
ne pensa?
«Tutti coloro che invieranno osservatori, mentre l’Algeria è diventata un campo di
battaglia, devono sapere che
essi avvalleranno così il proseguimento della guerra. L’elezione presidenziale non legittimerà il potere attuale,
checché ne pensino l’esercito
e i suoi appoggi esterni».
(*}I wilayas sono circo
scrizioni amministrative;
ce ne sono 48.
Convertita tre anni fa, vive a Ushgorod
Tatiana, una sorella
metodista in Ucraina
FEROINANDO PELAZZO
Da anni mi interessano i
paesi dell’ex Urss e ultimamente ritengo particolarmente utile, anche per la
nostra fede, seguirne l’evoluzione anche in ambito religioso. Non sono particolarmente interessato alle dispute dottrinali e di potere
tra le varie confessioni, ma
piuttosto alla riscoperta religiosa che rappresenta per
questi popoli un’ancora a
cui aggrapparsi dopo che
tutto l’universo di valori
morali e materiali rappresentato dal comunismo è
crollato.
Grazie ai rapporti intrattenuti dalla sorella Florence
Vinti ho contattato una signora metodista ucraina che
mi ha scritto circa la sua fede, la comunità che frequenta e la città in cui abita. Tutti e tre gli argomenti mi sono apparsi d’interesse per
un giornale nazionale come
«Riforma», sia nell’ottica di
dare una prima informazione su una piccola, ma a mio
parere' significativa realtà,
sia nella speranza che possano nascere rapporti, anche
solo epistolari, fra le comunità italiane e quelle dell’ex
Unione Sovietica.
La sorella che mi ha scritto si chiama Tatiana Vasiljevna Golubka, ha 47 anni, abita con il figlio di 25,
ed è divorziata; dal punto di
vista lavorativo è professoressa universitaria, è titolare
della cattedra di endocrino- '
logia dell’università di Ushgorod. La città merita, già di
per sé, due righe di commento in quanto è ubicata
nell’estremo lembo occidentale dell’Ucraina, appartenne
alla Repubblica cecoslovacca e solo dal ’45 entrò a far
parte dell’Ucraina sovietica.
Nel giro di pochi chilometri
da Ushgorod si trovano ben
4 confini: l’attuale Repubblica slovacca, la Polonia,
l’Ungheria e la Romania;
questa situazione si riflette
anche dal punto di vista religioso-istituzionale, come vedremo, ma soprattutto fa capire come gli abitanti di
Ushgorod non possano certo
aggrapparsi, nei momenti
difficili, al senso di appartenenza ad uno stato in quanto
sono ucraini, ma in passato
erano cecoslovacchi; per
giunta la sorella Tatiana è
iiata sovietica e ora appartie
ne a una neonata Ucraina indipendente spaccata in due
da una forte componente
russa e filorussa a Est e da
una maggioranza indipendentista a Ovest.
In questa situazione la sorella Tatiana si è avvicinata
alla fede e ha scelto la Chiesa metodista di Ushgorod,
facente capo al pastore Ivan
Vuksta. È interessante notare come nonostante la precarietà dei confini la Chiesa
metodista di Ushgorod resiste dal 1928, quando era
un’istituzione religiosa cecoslovacca. Nel ’45 la chiesa, intesa come edificio, fu
chiusa e trasformata in un
asilo nido e solo nel 1993 fu
restituita alla comunità metodista, che a quanto pare ha
saputo mantenere la propria
fede anche senza una struttura fisica di riferimento.
Attualmente la comunità
conta circa 150 credenti che,
da quanto scrive la sorella
Tatiana, si riuniscono di domenica per il culto, la scuola domenicale e le prove di
canto. Il pastore Vuksta ha
66 anni, fu credente da sempre, il che probabilmente gli
procurò sicuramente qualche problema in anni passati
anche se non gli impedì di
avere 4 figli e ora 9 nipoti.
Nel ’69 fu ordinato diacono
e nel ’78 pastore. Dal punto
di vista istituzionale la chiesa di Ushgorod non ha contatti con altre comunità metodiste in Ucraina in quanto
appartenente, ironia della
sorte, alla chiesa metodista
ungherese e di conseguenza
all’episcopato ubicato in
Svizzera.
La sorella Tatiana è diventata cristiana, sono parole sue, solo 3 anni fa e lo ha
fatto per un motivo che per
noi, nati e cresciuti in un
paese «cristiano», ha del
profetico; il cristianesimo
per lei che vive in un mondo
senza più niente a cui aggrapparsi è sinonimo di ottimismo e di speranza. Tatiana scrive testualmente che è
l’ottimismo cristiano a dare
la speranza. Personalmente
mi pare utile anche per noi
riscoprire Fottimismo, anche e magari e.sclusivamente
attraverso il nostro riconoscerci in una fede. Spero
che ci siano molte altre persone che vogliano contattare
questa comunità per rafforzare la speranza che questi
fratelli già posseggono.
Ucraina: un povero mercato improvvisato nelle strade di Kiev