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I Anno IV
numero 23
del 7 giugno 1996
L 2000
Sipediiione in abb, postale/50%
Torino
In ca$o di mancato recapito
si pr«9a restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
Bibbia e attualità
FEDELTÀ A DIO
NEL MONDO
\JEL corso di un incontro a carati V tere ecumenico, ho chiesto a un
gruppo di giovani di riflettere insieme
sul versetto proposto dal lezìonario
Un giorno, una parola pSr il mese di
giugno: «Il vostro cuore sia dunque
dedito interamente al Signore, al nostro Dio» (I Re 8, 61). Un diciassettenne, abbastanza impegnato nella sua
chiesa, ha reagito in questi termini:
«Probabilmente è giusto, ma anche
un po’ triste: in fondo a questo mondo non c’è solo la religione». È una risposta molto caratteristica: da un lato, infatti, non osa (per il momento:
ma fino a quando durerà?) mettere in
discussione l’autorità della parola biblica: dall’altro denuncia un forte
rimpianto per il fatto che Iddio vuole
sequestrare il cuore umano, strappandolo (così sembra credere) alle
molte altre dimensioni interessanti e
piene di gioia della vita, dallo sport
alla sessualità, alla politica, alla cultura. Dio, a quanto pare, vuole persone tutte casa e chiesa, e più chiesa che
casa. È un modo molto diffuso di intendere la sua chiamata, sia tra i
«pii» che tra chi di queste faccende
non vuol sentir parlare. Bisogna scegliere, si dice, tra Dio (la «religione») e
il «mondo» (tutto il resto, soprattutto
le cose carine e piacevoli).
/N effetti, la vocazione che Dio rivolge è totale, egli vuole che il cuore sia «interamente» dedito a lui. Pretendere di riservargli uno spazio accanto agli altri, una fetta religiosa
della nostra vita accanto ad altre fette
«laiche», è già porsi al di fuori dell'
orizzonte della fede biblica. Questo
però non vuol dire affatto che l’esistenza debba essere solo religione; significa invece che tutte le sue dimensioni, anche il sesso, anche la politica,
sono qualificate e arricchite dal fatto
che il credente le vive «nel Signore»,
cioè nel quadro della sua fede. Significa anche, naturalmente, che tutto
quanto, sì fa è sottoposto al giudizio
critico della parola di Dio, ma anche
sostenuto dalla promessa e dal perdono che essa annuncia. La Parola non
sottrae nulla alla ricchezza della vita,
anzi. Dio stesso non è affatto clericali, sta benissimo anche fuori dalle
mura della chiesa, e vuole riempire di
sé (di sé, di Dio, non di incenso religioso) tutti gli ambiti della vita e del
mondo. i
Lf ESSERE umano pieno, completo
(la Bibbia usa in questo senso la
parola «perfetto», Matteo 5, 48), è
quello che vive l'intera esistenza nel
nome dell'unico Dio, senza confinarlo nel recinto sacro, e senza temere
che trasformi il mondo in un'unica
immensa e un po' terrificante cattedrale, dove non si fa altro che salmodiare dal mattino alla sera. Il contrario dell'essere umano pieno e compie'
to è quello «diviso» (Giacomo 1, 5),
che crede di dovere scegliere tra un
Dio senza mondo e un mondo senza
Dio, tra una fede in qualche modo
rassicurante ma bigotta e una «mont^nità» attraente ma atea. È un'alternativa sbagliata e tragica. Chi ha ii
cuore interamente dedito al Padre di
Gesù Cristo sa che egli ha creato un
mondo variopinto e multiforme perché le sue figlie e i suoi figli ne partecipino appieno, lavorandolo e amandolo, nell' impegno responsabile e in
una gioia senza remore bigotte. La fede biblica libera energie per l'impegno nel mondo e per il sano e maturo
godimento del mondo. Aveva rapohe
il giovane: a questo mondo non c'è so>
lo la religione. Anche questo, proprio
questo è evangelo.
Fulvio Ferrario
SETTIMANALE T>ElAE..CfflEsm:;EmNGELICHE:BA^rTlSTE,:^^,^METOPISTE, VALDESI
Dopo le elezioni politiche in Israele la pace in Medio Oriente è più lontana
L'illusione di una pace senza rinunce
Un'esigua maggioranza di israeliani ha scelto di frenare il processo di pace affidandone
la gestione a chi lo ha finora boicottato. Si allontana la costituzione di uno stato palestinese
PAOLO NASO
Dal 29 iriaggio la strada della
pace in Medio Oriente è tutta
in salita. Le elezioni politiche israeliane hanno segnato l’uscita di scena di un altro protagonista della
«stagione di Oslo», degli accordi
che avevano delineato l’architettura della pace tra israeliani e palestinesi: Simon Peres. Ùn altro protagonista, Ytzakh Rabin, era stato
eliminato dai proiettili del «fondamentalismo ebraico»; il terzo protagonista, Yasser Arafat, l’unico ancora sulla scena politica, avrà giorni sicuramente più difficili.
Solo qualche mese fa quasi il 60
per cento degli israeliani sosteneva
il processo di pace e il governo che
lo stava gestendo: in poche settimane i proiettili di Ygal Amir che
hanno ucciso Rabin e le bombe di
Hamas, che hanno fatto strage di
civili israeliani, sono riusciti in almeno uno dei loro espliciti intenti;
creare un clima psicologico e politico' che dissolvesse lo «spirito di
Oslo», quella emoziione popolare
che per la prima lasciava intravedere una pace possibile in un’area
sovraccarica di conflitti militari,
culturali e religiosi.
Era nel nome di questo «spirito»
che la sera del 4 novembre 1995 Rabin, solitamente schivo e spigoloso,
cantava con quel popolo di giovani
e anziani, di pacifisti e veterani, di
nuovi politici e vecchi kibgtzim che
gli riconosceva la capacità di «vincere la pace» così come aveva vinto
la guerra. Nel nuovo clima di inquietudine e di insicurezza prodotto dall’omicidio di Rabin e dalle
stragi la maggioranza degli israeliani, sia pure per un soffio, ha ritenuto di dover frenare il processo di
pace e di affidare la sua gestione a
chi lo ha esplicitamente boicottato.
Bisogna ricordare, difatti, che solo
dopo la morte di Rabin, i partiti della destra nazionalista hanno accettato gli accordi di Oslo, e tra mUle
distinguo e autorevolissime opposizioni al loro interno: prinia di allora
li definivano un tradimento e
«Ci sarà una pace miglioré con Netanyahu» recìtaiio I manifesti della campagna elettorale delì.ikud
lasciavano chè i loro militanti più diate in Cisgiordania e Gaza) e anzi
esagitati esponessero caricature di di favorire nuovi insediamenti. E
Rabin in divisa da SS. ciascuno di essi è una vera e pro
li voto israeliano del 29 maggio pria ipina sulla strada della pace.
La seconda contraddizione tra
ha premiato una variegata coalizione di partiti che ha vinto le elezioni
riuscendo a vendere, come è stato
osservato, una merce che non esiste: una pace senza rinuncie e seriza prezzi da pagare. I nuovi dirigenti affermano di volet proseguire
sulla strada del processo di pace
ma vi sono almeno tre questioni
sulle qu^i la loro positiva intenzione sembra incompatibile con le
scelte politiche ripetutamente e solennemente espresse.
In ordine di urgenza, la prima riguarda gli insediamenti israeliani
nei Territori sotto l’Autorità nazionale palestinese. In tutta la campagna elettorale Netanyahu e altri
esponenti della nuova maggioranza del Parlamento israeliano hanno
espresso la ferma intenzione di
continuare a sostenere il movimento dei coloni (150.000 persone inse
voipntà di pace e pro^amma politico della nuova coalizione di governo riguarda lo status finale dei
Territori sotto l’Autorità nazionale
palestinese. Secondo gli accordi di
Oslo, questo problema così come
gli altri ancora irrisolti, avrebbero
costituito l’agenda deU’ultima fase
dei negoziati: ma, sulTargomentp,
Netanyahu ha idee molto chiare e
ha già escluso l’ipotesi della costituzione di uno stato palestinese.
Che cosa negoziare, allora? Come
immaginare una pace stabile che
non preveda il riconoscimento di
uno stato palestinese?
La terza ed ultima contraddizione
della destra nazionalista e religiosa
israeliana riguarda Gerusalemme,
«capitale eterna e indivisibile dello
Stato d’Israele» secondo la formula
ricorrente. Sin qui, tutti i dirigenti
del Likud hanno fermamente négato che potesse aprirsi un negoziato
sul futuro della città; più prudentemente Peres e la sua coalizione si limitavano a escludere qualsiasi forma di divisione della città mentre le
sue «teste d’uovo», ad esempio il
sottosegretario laburista Yossi Beilin, stavano lavorando alla ricerca
di formule nuove e inedite che, salvaguardando l’unità della città,
esprimessero la sua complessità
storica, politica e religiosa.
La strada della pace è tutta in salita, dunque: ma, come risulta evjidente anche al nuovo premier
israeliano, è difficile immaginare
che possa interrompersi. A-partire
dalla stretta di mano nel giardino
della Casa Bianca del settembre
1993 la società israeliana, quella
palestinese e la comunità internazionale hanno visto che un sogno
di pace e di convivenza riusciva a
tradursi in un progetto politico.
Nonostante tutto, non sarà possibile rinunciarvi.
Fiducia al governo Prodi
Continuare con la
politica delle Intese
Intervenendo nel dibattito alla Camera per
la fiducia al governo Prodi l’on. Domenico Lucà,
coordinatore dei Cristiano sociali, ha fatto riferimento al «problema della libertà religiosa» affermando che «si rende necessaria l’immediata
convocazione della commissione p'er le Intese
con le confessioni acattoliche, dando così un
segnale importante nella
direzione dell’integrazione nello stato di tutte
le confessioni religiose».
Il presidente Romano
Prodi, pur affermando di
voler tenere conto di tutti 1 suggerimenti venuti
dai parlamentari di maggioranza, in sede di replica non ha risposto alla
richiesta dei Cristiano
sociali. La questióne, di
competenza della Presidenza del Consiglio, sarà
dunque esaminata in futuro e non sarà oggetto
di una iniziativa «nei
prossimi 100 giorni».
Un solo parlamentare
evangelico è intervenuto
nel dibattito alla Camera. Si tratta dell’on. Valdo Spini che tra l’altro ha
Chiesto al governo precise garanzie per la scuola
pubblica e «U rispetto del
dettato costituzionale»
per quanto riguarda la
scuola privata.
Presentata «Adventum»
Fondo degli avventisti
contro l'usura
L’Lfnione delle chiese
cristiane awentiste del
7® giorno (Uicca) ha ufficialmente presentato la
Fondazione «Adventum». Nata da poco più
di un anno con la precisa finalità di venire in
aiuto a quei soggetti
economici a rischio o
coinvolti nella spirale
dell’usura come commercianti, artigiani e
pensionati, la Fondazione Adventum ha sinora
erogato crediti per oltre
1 miliardo e 700 milioni
di lire. L^ formula di intervento, rèalizzata in
collaborazione con la
Cassa di Risparmio di
Perugia, prevede, previo
colloquio ed esame della
reale situazione del richiedente, la concessione di un prestito variabile da 1 à 15 milioni a tasso di interesse agevolato
e la consulenza giuridica, fiscale, bancaria e il
sostegno morale.
Con un patrimonio
mobiliare pari a 2 miliardi di lire, ulteriormente
integrato dai contributi
offerti dall’Unione avventista (con i fondi
dell’8%o) e da privati, la
Fondazione si pone come garante dei soggetti
verso cui opera. L’indirizzo è: Fondazione Adventum: tei. 06-3211207,
fax 06-3210757.
MATRIMONI INTERCONFESSIONALI. Il
pastore Ajberto Taccia, membro della
commissione valdese e metodista che
ha elaborato con la commissione cattolica il «Testo comune» recentemente approvato dai vescovi italiani, invita
a non illudersi che si siano cosi risolti
automaticamente problemi di fondo
come la scelta della modalità e del
luogo della celebrazione delle nozze,
il battesimo dei figli e la loro formazione religiosa, la leale fedeltà dei coniugi alla loro comunità di appartenenza. Ciononostante, l'^approvazione
del «Testo comune» è un avvenimento
veramente rilevante nei rapporti con
la Chiesa cattolica. (pag. 3)
FISCO E SENSO DELLO STATO. rivolta fiscale è pericolosa perché mina le
basi del contratto sociale tra cittadini.
Quindi va contrastata. Ma non come
una questione di ordine pubblico,
bensì di giustizia sociale che riguarda
tutti e va affrontata nell’interesse di
tutti. Per questo bisogna creare i presupposti affinché le tasse possano essere pagate senza drammi, creando la
consapevolezza di avere in cambio dei
buoni servizi. (pag. 10)
2
V',.
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 7 GIUGNO
«Ricordati di Gesù Cristo, risorto
dai morti, della
stirpe di Davide,
secondo il mio
vangelo, per il
quale io soffro fino ad essere incatenato come un
malfattore; ma la
parola di Dio non
è incatenata»
(Il Timoteo 2,8-9)
«Or sappi questo:
negli ultimi gior
ni verranno tem
pi diffìcili; perché
gli uomini saranno egoisti, amanti
del denaro, vana.gloriosi, superbi,
bestemmiatori,
ribelli ai genitori,
ingrati, irreligiosi, insensibili,
sleali, calunniatoli, intemperanti, spietati, senza
amore per il bene,
traditori, sconsiderati, orgogliosi,
amanti del piacere anziché di Dio,
aventi l'apparenza della pietà,
mentre ne hanno
rinnegato la potenza. Anche da
costoro alìontanàti! Poiché nel
numero di costoro
ci sono quelli che
si insinuano nelle
case e circuiscono
donnette carìche
di peccati, agitate
da varie passioni,
le quali cercano
sempre d'imparare e non possono
mai giungere alla
conoscenza della
verità. E come
lanné e lambré si
opposero a Mosè,
così anche costoro
si oppongono alla
verità: uomini
dalla mente corrotta, che non
hanno dato buona prova qufinto
alla fede»
(Il Timoteo 3,1-8)
T.
RICORDATI DI CRISTO RISORTO!
Ricordare non vuol dire semplicemente richiamare alla memoria cose passate
ma diventare consapevoli di realtà presenti. Cristo risorto è presente e vivente
ALBERTO TACCIA
La seconda lettera a Timoteo
mette in luce una situazione
di fondo di tipo fallimentare per
quel che concerne la vita della
chiesa. Siamo spesso portati a
idealizzare la chiesa cristiana
del I secolo. Ne ammiriamo
l’esempio di fedeltà, di coraggio,
df resistenza alla persecuzione;
di zelo per l'Evangelo.
In realtà tutto questo è vero
soltanto in parte. La seconda
lettera a Timoteo ci riporta l’eco
di una situazione in cui tutti
questi elementi positivi si vanno
raffreddando e deteriorando.
Parecchi fattori negativi contribuiscono al sorgere della crisi.
Uno di questi è la persecuzione
esterna che continua ad incombere sulla comunità, inducendo
atteggiamenti di scoraggiamento e di stanchezza. I credenti si
sentono incompresi, spesso beffeggiati, emarginati, discriminati a causa di una fede di non facile comprensione, osteggiati e
ostacolati in ogni maniera. Tutto ciò mette a durissima prova
la loro resistenza e il mantenimento del loro impegno e della i
loro fedeltà alla confessione di
fede suggellata dal battesimo.
Da qui nasce il fenomeno
ùe\Yabbandorio. \ì prezzo della
fedeltà è troppo alto. Le pro-^
♦
Preghiamo
Crediamo nel Dio dell’amore,
- chi ci invita a respingere tutti gli idoli .t
e che ricerca una profonda comunione
conTumanità. '
Credilo nel Dio deUa creazione, , - >
che ci invita a metterci Insieme '
per èreare un avvenire
di ^iistizia, pace e gioia per tutti.
Crediamo in un Dio vicino a noi
e presene nella vita di questo mondo,
che ne cottdyitdde le speranze
r.vx»
iiUt^sentei dolori.
jh
Cmdiamo in un Dio che si identiflca
Con i poveri e g^i oppressi
e con còloto che sperano In lui,
chiamandoci a ragg^ingerli nella fede.
Crediamo in un Dio che ha compassione,
il cui cuore soffre .. « '
e la cui allewìza con Tumanità Á
rimarrà incroHabile. L
,, ' ^Conferenza cristiana dell’Asia, 1986
-*l.
(tratto da Quandoégiornordefla Cevaa, 1994, p. 69)
messe dell’Evangelo non si realizzano. Il ritorno risolutore
di Cristo non avviene. «Dema,
avendo amato il presente secolo
mi ha lasciato e se ne è andato»
(4, 10). Ma Tabbandono implica
anche lo spezzarsi della solidarietà, specie nel momento del rischio, e l’autore della lettera ne
fa le spese: «Tutti quelli che sono
in Asia mi hanno abbandonato»
(1, 15); «Nessuno si è trovato al
mio fianco, tutti mi hanno abbandonato» (4,16).
AH’interno della comunità
sorgono liti, tensioni, discordie,
«dispute di parola che a nulla
giovano e sovvertono chi le
ascolta» (2, 14). Le discussioni
sono spesso causate da sostenitori di dottrine contraddittorie,
eresie vere e proprie, concezioni
distorte dell’Evangelo. «Per prurito di udire si accumuleranno
dottori secondo le loro proprie
voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno
alle favole» (4,3-4). Inoltre la comunità sembra risentire al suo
interno i segni nefasti di quello
che l’Apostolo chiama «i tempi
difficili degli ultimi giorni» di
cui fa un elenco impressionante:
«Gli uomini saranno egoisti,
amanti del denaro,^ superbi, bestemmiatori, ingrati, mancanti
di fede, senza amore per il bene,
gonfi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi le forme della
pietà ma avendone rinnegata la
potenza» (3,1-6). Si tratta di una
lucida e spietata denuncia del
progressivo deterioramento del
tessuto sociale, morale, culturale che fa sentire i suoi effetti all’interno della comunità.
Attraverso tutta l’epistola incombe oltre a tutto l’ansia per la
prossima morte dell’Apostolo,
in catene per la sua fedeltà al Signore e in attesa di un martirio
imminente («il tempo della mia^
dipartenza è giunto!») che porrà
fine in modo tragico alla sua esistenza (4, 7-8). E in questo quadro torna ripetuta l’esortazione
a non avere vergogna dell’Evangelo (1, 8, 12, 16). Vergogna di
continuare ad aver fiducia in un
messaggio che appare ridotto al
fallimento, inefficace, che non
realizza nulla, che non cambia
nulla. Vergogna di un proclamatore evangelico sconfitto, ridotto
in catene come un malfattore,
simbolo della sconfitta dell’Evangelo e dello scandalo della
croce. Quante volte la chiesa,
nei secoli successivi ha nascosto
Io scandalo della croce, eliminato la vergogna per l’Evangelo, ri
vestendo questo messaggio di
potenza umana, del prestigio e
dell’efficacia del potere dell’istituzione religiosa, della ricchezza
della tradizione storica e della
sua autoammirazione di .«discorsi persuasivi di sapienza
umanai^ (I Cor. 2,4).
Ma l’Apostolo in catene non
dispone di tutte queste,cose e il
suo unico riferimento, al di là
dello scandalo della croce, è
l’espressione più alta della potenza di Dio: la proclamazione
della risurrezione di Cristo. «Ricordati di Gesù Cristo, risorto
dai morti!» (2, 8). Nel momento
della paura, dello scoraggiamento, della solitudine, della
tentazione della fuga e dell’abbandono, nel momento della
sofferenza, del dubbio e della
vergogna, ricordati di Gesù Cristo risorto dai morti! Risorto da
quella morte che oggi sembra
trionfare ovunque. La morte fisica provocata dail’odio, dalla
violenza, dall’ingiustizia, dalla
fame, dalla malattia, la morte
morale della pace, della libertà,
dell’amore, della giustizia, della
solidarietà, del senso dell’umano e ancora la morte dell’ambiente naturale. Risorto dalla
potenza di Dio, certezza di vittoria che ti dà coraggio, forza,
speranza, capacità di ricominciare e perseverare malgrado
tutto, di non lasciarti cadere
nello scoraggiamento, nell’angoscia, nel dubbio e nell’apatia.
E la forza del messaggio della
resurrezione è in quella Parola
di Dio che non è incatenata, anche se i suoi testimoni possono
essere incatenati, da condizionamenti esterni e interni, da timori e paure, da dubbi e incertezze, da sentimenti di vergogna, dalle loro chiusure mentali
o dai loro pregiudizi confessionali. Ma la parola di Dio proprio
perché è di Dio e non dell’uomo, come Parola di resurrezione
e di vita rimane libera e sovrana.
«Essa non torna a me a vuoto,
dice il Signore, senza aver compiuto quello che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho
mandata» (Isaia 55,11).
L’epoca in cui viviamo, la fine
del secondo millennio, porta
anch’essa i segni «dei tempi difficili degli ultimi giorni». E la
tentazione deH’abbandono, della vergogna, dello scoraggiamento, deU’inutilità dell’impegno, della lotta e della testimonianza, la tentazione della fuga
è presente e serperla nelle nostre comunità. Tentazione spes
so mascherata da tentativi di
giustificazioni che a noi sembrano risolutivi per tacitare la nostra coscienza, per incatenare la
Parola di Dio alla misura della
nostra mediocrità, della nostra
timidezza e della nostra vergogna. Inconsciamente (e forse volutamente) la vogliamo debole e
impotente, parola puramente
parlata, ma senza forza, senza
possibilità di penetrare e operare. Ma la Parola di Dio non è incatenata né dai suoi nemici, né
dai suoi pavidi testimoni.
«Ricordati dunque di Cristo,
risorto dai morti». Ricordare non
vuol dire semplicemente richiamare alla memoria cose passate, ma diventare consapevoli di
realtà presenti. Cristo risorto dai
morti è presente e vivente. Ricordare vuol dire esserne coscienti. Dimentica altre cose: le
tue ansie, le paure che ti paralizzano, la tua vergogna, i tuoi
risentimenti, ì tuoi sensi di colpa, le tue incertezze e i tuoi
dubbi, ma ricorda sempre che.
Cristo è risorto dalla morte come segno ed espressione della
potenza di Dio.
Potenza di Dio che non si ammanta dei simboli del successo
e del trionfo religioso o politico,
ma che si rivela forse nelle cose
piccole e nascoste, «nelle cose
che non sono» (I Cor. 1, 28).
Ogni volta che i segni della vita
contrastano la potenza di morte, ogni volta che un atto di
amore e di perdono contraddice
a un atteggiamento di odio e di
risentimento, ogni volta che si
manifesta un segno di pace, di
riconciliazione, di giustizia,
ogni volta che un bambino è
salvato da morte per fame, per
violenza, per sfruttamento, ogni
volta che un fiore o un animale
è salvato dalla distruzione per
inquinamento della terra,
dell’aria, dell’acqua. Piccoli segni nascosti che al di là di loro
stessi indicano, nella prospettiva della fede, la potenza della
resurrezione di Cristo.
E allora lasciamo che la sua
Parola, libera e sovrana, operi
innanzitutto in noi rendendoci a
nostra volta liberi di amare, servire e d^e la vita rendendoci fieri nella fede, forti nella testimonianza, coraggiosi nell’azione di
pace, di amore e di riconciliazio/ ne. Questa è la promessa e la vor
cazione che il Signore affida alla
sua chiesa, nel tempo difficile in
cui viviamo, nella unica certezza
che Cristo è risorto e la sua Parola non è incatenata.
Note
omiletiche
Il testo di II Timoteo j
8-9 non presenta partito;
lari difficoltà interpretata’
ve per il suo riferimento, :
situazioni molto concreteì
come pure non è dp*l
trarre da esso applitazuì
ni valide anche per la no.
stra situazione odierna.
Il V. 8 richiama il toe«
Il^àsto
lino dei r
Kpione
ha eie
ssione
inune».
e do
Pasto
ißnza
wazion
imo)
«Si tratt
(oyeram
piano di
Chiesa cs
chéilTes
pite: pri
non vi si i
èe diver
si
^ovò di
monio il
modo sp
con cui
Codificai
* base dell
paolinico di Romani 1, u
dove la nascita dal sénu
di Davide stabilisce la p|^
na umanità di Gesù, oltre
alla sua sovranità, il syo
inserimento «secondo la
carpe» in una storia determinata, quella del pòpolo di Israele, mentre ia
sua resurrezione lo rivelaFiglio di Dio in senso assoluto «con potenza secondo lo Spirito di santità». Il testo del v. 8 è
probabilmente una con-i
fessibne di fede nota ai,
destinatari della letterp.
Essa è riportata non sol
tanto per un necessàrio,
richiamo dottrinalCj ma
per evidenziarne la rile;:.
vanza é l'incidenza in un
momento difficile perla
vita della chiesa e dell' :
apostolo stesso, prossimofi
a subire il martirio. %
Ai versetto 9, particò-'
larmente efficace appare;;
il confronto tra la bituav;
zione del testimone inca-'Qual
tenato e la realtà dellai: iZ^diff
Parola che non può essere,; iEiTocrni
incatenata e conserva la ¡1®; . ’
sua libertà. Essa sembri;JBpStabil£
poter agire e affermarsrì’ifelizzar
quasi per una forza auto-:
noma: la potenza dello.
Spirito di Dio.
Un problema non risob,.
to per quel che concerne;
le cosiddette Epistole pastorali (Tito, 1 e II Timòr,
teo) consiste nella identév
ficazione del loro autore,
La tradizione ecclesiastica^!
fino alla fine de '700 noi '
ha-mai posto in dubbii
l'attribuzione paolinica di
queste epistole. AH'ihiz!i
dell'800, l'applicazioni
del metodo storico critii
e una attenta analisi fil
logica apre il problemi
dell'autenticità delle eprÉ
stole: non è possibile inteé,
grare nella cronologia.'paolinica, cosi come la co^
nosciamo dal testo degli
Atti e dalle indicazioni;
delle altre epistole autentiche di Paolo, le vicende,
narrate dalle Pastorali. A
questa difficoltà di ordine
testuale e cronologico»
ne aggiungono altre di
natura teologica, linguistica e ecclesiologica. Ma
queste difficoltà sono a
loro volta contestate da
altri autori a favore dell'
autenticità. Aitri suggeriscono posizioni intermedie o diverse opzioni
interpretative. Per tutta
questa materia rimandiamo alle indicazioni bibli^
grafiche. Incontestabilmente le epistole pastorali prospettano una situazione che è quella della fine del I secolo, diversa
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‘Jiascondi
tìfferem
cerca di
no che e
con pazi
. ®eta no
littoria I
ne uei \ beLuiw, ui»- - ^^uioria i
quindi da quella delle ai- i |inar'affi
tre lettere che risalgono a
circa 50 anni prima. Nuovi
problemi dunque, nuovo
linguaggio, nuovi scenari
ecclesiastici, nuove esigenze, diversi interlocutori.
Concludendo, rilevianio
che le Pastorali sono stai
accolte nel canone bi“|j'
co; esse sono portato^
nella loro peculiarità,^
me gli altri scritti
Nuovo Testamento, o®'
parola di Dio.
Per
ipprofondiri
H. Roux, Les EpttresP^
storales. Ed. Labor et
des; J. Jeremias e H. Stt
hmann. Le lettere a
teo e a Tito, Ed.
Il Nuovo Testameritofr
notato. Voi. IV, Eddiana; AA.VV., LePff
rall. Ed. Lanterna,
va; B. Corsani, lntrod^°
ne al Nuovo Testare
Voi. Il, Ed. Claudiaria,
emann e A.
. Gtt/efa a
Conzemann e A
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del Nuovo Testarne
mann.
Ed. Marietti.
^.iegpami
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ERDÌ 7 GIUGNO 1996
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
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Matrimoni interconfessionali: il parere del pastore Alberto Taccia
|jna garanzia di maggior libertà per gli sposi
, L'approvazione da parte dell'Assemblea Cei del «Testo comune»
^ppresenta una tappa importante ma occorre verificarne la messa in pratica
Alberto Taccia è
«¿ftlei membri della com^lone valdese e metodista
^ha elaborato con la commissione cattolica il «Testo
H^iinp». Gli abbiamo posto
domande.
-fastore Taccia, qual è la
f qnza ecumenica dell’apiizione del documento sul
limonio da parte dei vescovi?
«Si tfatta di un awenimen[0^iamente rilevante sul
piano dei rapporti con la
Chiesa cattolica. Anche perché ¿Testo approvato è rilevante: prima di tutto perché
non vi si trova soltanto la de^àone di posizioni teologiche diverse ma, partendo da
queste, si propone un modo
nuovo di affrontare il matri,monto interconfessionale,
¿Brando così di porre fine al
Mdo spesso drammatico
con cui si affronta questa
on risofe'
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Itole pali Timor,
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i sono state le mag, mti difficoltà nella stesura
^fel Testo?
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lizzare un accordo nella
«Ha di un Testo accettabiuni e dagli altri senza
lOdificare gli ordinamenti di
base delle due chiese: non è
statq un impresa facile, quasi
.come la quadratura di un cer,chio. È stata operata, con paauloré " ® attenzione, un’azio
esiastii MI medi interpretazione e approfondimento delle rispettive||)rme in modo da scoprielementi comuni, trovaMI'ihizl#lÌMedi caso, nella Bibbia,
cazionl ipsto ci ha permesso di dire
0 critiqp'iM^sse cose pur partendo da
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oblem^ì'p2®;itevole, di comprensione
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^ iroca si è basato sul ricoiQSCimento della comune
pittessione di fede cristiana,
sia pur vissuta in modo diverso e non conciliabile, in un
ir^amento fraterno, privo
diÉffidenze e ostilità. Natutalmente, il documento va
letto, compreso e applicato
con lo stesso spirito. La posinone raggiunta, infatti, reauna situazione di equilibrio che può essere facilmenterovesciata da atteggiamenti
bithiusura confessionale, rischiami letteralistici alle norecclesfastiche, sfiducia,
Pffldenza o sospetti di strumentalizzazione. Il Testo non
Fronde i suoi limiti, le reali
coerenze e le difficoltà, ma
cerca di tracciare un cammino che deve essere percorso
con pazienza e fiducia, la cui
®eta non è la sconfitta o la
“ttoria dell’uno o dell’altro,
Saffermazione di un atamento che permetta la
dazione di una effettiva
sprofonda unità matrimonel rispetto delle diver“ta confessionali».
sono i problemi più
che ancora restano
aperti'?
«Nessuno si illuda che il Teautomaticamente i
|;^Wetni di fondo di un mainterconfessionale,
^mìndare dalla scelta deltnodalità e del luogo della
j , ¿^nazione, dal battesimo
r-i, pii' della loro formazione
«Igtosa, della leale fedeltà
'a propria comunità di apMrtenenza. Il Testo, però,
e una situazione in cui
rienze e riflessioni, crescita
comune».
- Ci può chiarire qual è il livello di approvazione del Testo da parte del Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste?
«Il Sinodo non ha approvato esplicitamente il Testo
nella sessione del 1993, sia
perché non ha avuto il tempo per un riflessione approfondita sia per non rendere rigido un Testo bilaterale che doveva rimanere aperto alle osservazioni dell’altra
parte. Il Sinodo, tuttavia, ha
approvato l’operato della
commissione di sua nomina
e ha proposto il Testo allo
studio delle comunità e alla
sperimentazione pratica. In
questi quasi tre anni non mi
risulta siano pervenute osservazioni 0 proposte di modifica. Da parte cattolica, invece.
è giunta la richiesta di due
modifiche. La prima è consistita nel desiderio di mantenere nel Testo la dizione
“matrimonio misto” in quanto unica definizione conosciuta nei loro testi ufficiali.
Tale richiesta è stata accolta chiedendo tuttavia che
venga precisato in parentesi
accanto a tale espressione,
quando appare la prima volta, la dizione “interconfessionale”, che è quella adottata
dalle nostre chiese. La seconda richiesta di variante riguarda l’aggiunta nel paragrafo 2.1. (relativo alla descrizione della posizione cattolica sulla sacramentalità)
della frase: “La dottrina cattolica ritiene che il fondamento della sacramentalità
del matrimonio è il battesimo. Perciò ritiene che ogni
matrimonio tra due battezzati sia sacramento a prescindere dalla confessione
cristiana alla quale appartengono gli sposi”. Come si vede
si tratta di una precisazione
di parte cattolica il cui inseri-,
mento non poteva sollevare
obiezioni».
- Allora il prossimo Sinodo
approverà il Testo già approvato dai vescovi?
«La commissione valdese e
metodista dovrà riunirsi per
concordare i modi della presentazione del Testo al Sinodo e iniziare ad esaminare i
problemi derivanti dalle modalità di applicazione. Modalità che, penso, seguiranno le
esperienze concrete che abbiamo avuto in questi anni e
che sono state caratterizzate
dal dialogo tra le parti e il rispetto della libertà dei coniugi nelle varie scelte. Sarà mtta
da inventare, invece, specie
da parte cattolica, l’applicazione pratica del riconoscimento di un matrimonio celebrato in sede civile, in assoluto la novità maggiore del
testo. Si tratta, in pratica,
dell’estensione a livello nazionale della sperimentazione praticata da anni dalla sola diocesi di Pinerolo. Ma c’è
ancora un problema: mentre
l’auspicata approvazione del
Testo da parte del nostro Sinodo lo renderà ufficiale e
applicabile in tutte le chiese
locali valdesi e metodiste, rimane dubbio il valore vincolante che il documento potrà
assumere nelle diocesi cattoliche e quale sarà il margine
di libertà da parte di queste
ultime di recepirlo 0 meno,
in tutto o in parte».
H Dichiarazioni di Giuseppe Chiaretti
Il valore sacramentale
Mons. Giachetti, membro della commissione cattolica
Accolta la prassi della diocesi di Pinerolo
e sentano più liberi
nelle loro decisioni.
Pili» nessuno, neppure le
ese di appartenenza pos.^j ° ®®stituirsi allò loro deciLé comunità sono dei
ta ài riflessione, preghie
l’inr e consiglio. Inoltre,
°**fro con altre coppie inUn 5®*'ressionali potrà essere
/^-T^Pnrtante momento di
ronto, scambio di espe
Abbiamo chiesto a mons. Pietro
Giochetti, nella cui diocesi da circa un ventennio si applica la
prassi accolta dal documento sui
matrimoni interconfessionali,
una dichiarazione sull’intesa raggiunta. Gentilmente ce l’ha concessa. Nel ringraziarlo vogliamo
congratularci con lui per i vent’
anni di episcopato, chiedendo al
Signore di continuare a beriedirlo
nel suo servizio.
PIETRO OIACHETTI «
IL problema dei matrimoni
misti ha costituito per
molto tempo una pietra di
inciampo nel cammino del
dialogo ecumenico in Italia
con le chiese evangeliche. A
questo proposito diceva infatti il documento sull’ecumenismo approvato dal
Sinodo della Chiesa valdese
e metodista (agosto 1982):
«Consideriamo la questione
dei matrimoni misti come un
test fondamentale; se non si
riesce a impostare ecumenicamente questa questione,
non se ne potranno risolvere
ecumenicamente altre».
Proprio qui sta il grande significato ecumenico dell’intesa raggiunta tra 1^ Chiesa
cattolica in Italia e le chiese
valdesi e metodiste sui matrimoni misti.
L’intesa venne siglata l’8
luglio 1993 dalle due commissioni, quella cattolica nominata dalla Cei (io ne faccio
parte) e quella vaide^-metodista nominata dal Sinodo. Il
lavoro, iniziato nel 1989, è
stato lungo e paziente, animato da una grande volontà
di ascolto reciproco e da una
grande fiducia nella possibi*
lità di un esito positivo. Lo attendevano le chiese che avevano deciso di comune ac
cordo di affrontare questo
problema per la sua rilevanza
ecumenica, lo attendevano
da molto tempo le coppie interconfessionali che soffrivano sulla loro pelle tutte le difficoltà derivanti dai conflitti
tra le due chiese.
Queste difficoltà erano sentite particolarmente a Pinerolo dove i matrimoni misti sono molto più numerosi che
aitrove. Ed è per questo che la
Diocesi di Pinerolo aveva cercato, prima dell’intesa, di dare un’impostazione più ecumenica al problema, sia pure
nell’ambito della normativa
confessionale cattolica. Nell’
elaborazione dell’intesa è stata valorizzata la prassi della
Diocesi di Pinerolo.
Nella presentazione del testo comune tra cattolici e vaidesi sui matrimoni misti
all’assemblea della Cei l’8
maggio 1996 che l’ha approvata a grande maggioranza, il
relatore mons. Chiarétti, presidente del segretariato Cei
per l’ecumenismo e il dialogo, ha dichiarato: «Si tratta di
estendere a tutte le diocesi
italiane una prassi pastorale
che è stata a lungo e favorevolmente sperimentata nella
diocesi che ha la stragrande
maggioranza dei valdesi, e
cioè quella di Pinerolo. Il varo di questa intesa acquisterebbe il valore di segno e di
particolare testimonianza di
attenzione non solo verso le
esigenze concrete e più volte
ribadite dei fratelli valdesi,
ma anche verso il cammino
ecumenico in generale».
Io non entro nel contenuto
del testo comune, già conosciuto dai lettori di «Riforma». Siamo invitati a leggere
Mons. Giuseppe Chiaretti,
arcivescovo dì Perugia e presidente del Segretariato per
l’ecumenismo e il dialogo
della Cèi, ha risposto a alcune domande dell’agenzia Sir.
-Le posizioni dottrinali ira
cattolici e valdesi e metodisti
sul matrimonio e le sue proprietà non sono del tutto
coincidenti. Come si pensa di
superare queste difficoltà?
«Le due Commissioni hanno lavorato a lungo su questo
argomento, identificando i
punti in comune ma anche le
divergenze. È chiaro che c’è
un’asimmetria di posizioni
anche perché, se unica è la
fede in Cristo secondo il Credo apostolico, diverse sono le
dottrine sviluppatesi da quel
Credo nel corso dei secoli,
anche se non irrimediabilmente contrapposte. Il confronto dottrinale, come si sa,
è un tema di fondo del dialogo ecumenico, e sono molti i
dialoghi ufficiali al diversi livelli per verificare proprio le
rispettive posizioni dottrinali; su molti punti si vanno
raggiungendo conclusioni
comuni, che devono giungere, come chiede il Papa, a
una “recezione” esplicita».
- Che cosa dire circa la sacramentalità e l’indissolubilità del matrimonio?
«Circa la sacramentalità i
cattolici partono da un dato
obiettivo, il battesimo, per
inoltrarsi poi nel complesso
cammino di fede dei credenti. Il battesimo, che nasce
dalla parola di Dio e dalla fede, è identico per cattolici e
valdesi, e li introduce a pieno
titolo nel corpo di Cristo che
■ è la chiesa: questo basta ai
cattolici per parlare di sacrameritalità. Anche tra i valdesi, però, c’è particolare attenzione alle categorie bibliche
del dolio e dell’ alleanza.
Lo stesso si può dire, per
analogia, dell’indissolubilità,
che per cattolici e valdesi ha
il suo punto di partenza e di
forza nelle parole di Gesù
chiaramente e sinceramente
accolte: “L’uomo non separi
ciò che Dio ha unito” (Matteo 19, 5). Eventuali dissonanti comportamenti successivi, che la Chiesa cattolica non condivide, riguardano per lo più aspetti etici e
disciplinari, e non vorrebbero intaccare di per sé la struttura nativa del matrimonio,
che è per tutti rapporto di
amore e di comunione per
tutta la vita. In ogni caso,
quanto al matrimonio richiesto, la Chiesa cattolica lo giudica con i suoi criteri tradizionali, e qualora verificasse
un atto positivo di volontà
che rifiutasse un patto coniugale stabile e duraturo
per mtta la vita, non lò riconoscerebbe valido».
L'opinione delle coppie
Uno stimolo positivo per
le comunità nel loro insieme
il testo comune approvato
dalle due chiese come un
evento carico di sviluppi per
il fumro.
Un grande ostacolo è stato
tolto dal cammino. Possiamo
guardarci, valdesi e cattolici,
con maggiore serenità, superando le difficoltà e i sospetti
ereditati dalla storia e sentire
più forte l’appello per un
cammino di riconciliazione,
nel rispetto reciproco e
nell’edificazione vicendevole
secondo la volontà del Signore.
Ho scritto al vescovo di Livorno, mons! Abiondi, dopo
l’approvazione della Cei del
testo comune: «Ora per il futuro, cristiani di confessioni
diverse, apriamoci al Consolatore promesso da Gesù per
essere pellegrini verso l’unità
in Cristo, per scambiarci i doni delle nostre tradizioni, non
per cercare l'unione che fa la
forza, ma la comunione capace di testimoniare al mondo
che suo “è il Regno, la potenza e la gloria”».
Vorrei sottolineare inoltre
che con il testo comune le
due chiese hanno dato una
testimonianza di amore alle
coppie interconfessionali.
Per esse il documento è stato
proposto e approvato. La pastorale delle coppie e delie
famiglie interconfessionali,
che nel testo comune è àppena abbozzata, richiede la collaborazione delle due chiese.
Le coppie già sposate dicono
che bisognerebbe cominciare
dal punto in cui U documento termina.
Questo è il nostro impegno
e la nostra speranza.
vescovo di Pinerolo
MYRIAM VENTURI MARCHESELLI
Finalmente la conferenza episcopale italiana
ha approvato il Testo comune
di studio e proposta per un
indirizzo pastorale dei matrimoni interconfessionali, elaborato dalle commissioni
cattolica e valdo-metodista
(vedi Riforma n. 20). Nell’
agosto del ’93 il Testo comune era già stato ricevuto dal
Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste: in questo frattempo alcuni pastori l’hanno anche applicato in casi concreti. Non resta che l’approvazione definitiva del Sinodo,
che si spera prossima.
Nell’incontro del Gruppo
di coppie interconfessionali
svoltosi a Pinerolo, il 12 maggio scorso, è stata espressa
soddisfazione per il passo
concreto che dopo anni di
studio, dialogo e attesa, viene
compiuto. Ma è solo il primo:
, occorre andare avanti, nello
stesso spirito e con madore
celerità, se è possibile. Le due
commissioni dovrebbero essere confermate o rinnovate,
per continuare il cammino. È
urgente rendere operative le
indicazioni pastorali, perché
nelle comunità locali c’è diffidenza, ignoranza, comunque
scarso interesse verso l’ecumenismo in generale e il matrimonio misto in particolare,
con conseguenze sulle coppie interconfessionali già formate o in via di formazione.
Il Testo dovrà sostituire
norme e tradizioni precedenti, non altrettanto ispirate da una mentalità ecumenica. La sua applicazione
sarà di stimolo perché si
estenda il dialogo alle due
comunità coinvolte, suscitando la conoscenza reciproca e la caduta dì pregiudizi
insensati. I benefici che ne
potranno nascere non interesseranno soltanto le coppie interconfessionali, che
non vogliono sentirsi come
specie protette, trattate diversamente dagli altri; mà si
estenderanno alle comunità
in un cammino di conversione e di amore. È il caso della
catechesi ecumenica, non
esclusiva per le famiglie interconfessionali, ma arricchimento per mtti, come già
avviene in vari'paesi senza
creare confusioni o allarmi.
Ci sarà un intenso lavoro
da affrontare se le due commissioni continueranno, come si spera. Per esempio c’è
l’estensione dell’area protestante, per includere non solo valdesi e metodisti ma anche anglicani, luterani, battisti, ecc. C’è una raffica di temi che meritano attenzione:
la pastorale familiare, i gruppi interparrocchiali, la célebrazione del battesimo in
forma ecumenica e la doppia
registrazione nelle due comunità, la menzionata catechesi ecumenica, la presenza
attiva della coppia nella vita
delle chiese e la sua valorizzazione in campo ecumenico. Affioreranno poi altri temi, nella stessa applicazione
del Testo, vera novità in questo dialogo tenace e sofferto.
Analoghe commissioni in
altri paesi hanno affrontato
anche temi ancor più delicati, come la doppia partecipazione ecclesiale dei coniugi
oppure, in vista della riconcilitizione che si vuole trattare
a Graz nel ’97, l’ospitalità eucaristica reciproca. In casi
particolari, si è arrivati specie
all’estero a eccezioni per il
coniuge cattolico: in questi
casi le coppie si sentono un
po’ pioniere che esplorano
una terra sconosciuta per
aprire la strada a tutti gli altri.
Dovrebbe essere chiaro che
le coppie interconfessionali
nutrono un grande desiderio
di mettersi al servizio della
comunità, per crescere insieme sulle strade dell’ecumenismo. Ecco perché, raggiunto
il traguardo di un Testo comune da applicate, esse chiedono alle comunità di aiutarle a valorizzare, per il bene di
tutti, i doni che il Signore,
chiamandole a vivere il loro
matrimonio, ha dato loro.
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 7 GIUGNO
)Ì7
Riuniti alla Foresteria valdese di Torre Pel lice dal 15 al 20 m^gio
Inizia il dialogo tra rifprmati e pentecostali
// primo incontro internazionale tra membri di comunità riformate e pentecostali
ha affrontato il tema della spiritualità e delle sfide del tempo presente
ALDO COMBA
IL tema della spiritualità è
stato al centro di un incontro ecunìenico e teologico fra riformati e pentecostali a Torre Pellice, presso la
Foresteria valdese dal 15 al
21 maggio. L’incontro è stato
convocato da Henry Wilson,
segretario teologico dell’Alleanza riformata mondiale
(Arm) di Ginevra (a cui la
Chiesa valdese appartiene
dalla fondazione nel 1875), e
da Cedi M. Robeck, pentecostale di Pasadena (California). 11 gruppo contava 16
partecipanti. I riformati erano stati ufficialmente delegati dall’Arm, mentre i pentecostali erano presenti a titolo
personale. Nella rappresentanza riformata sono purtroppo risultate assenti all’ultimo momento la delegata indonesiana e quella coreana, nonché il pastore valdese Salvatore Ricciardi, per
motivi di salute.
Questo incontto è stato il
primo di una serie prevista su
cinque armi (il prossimo sarà
a Chicago nel maggio 1997) e
ha lo scopo di precisare punti
di accordo e di disaccordo in
campo teologico, di accrescere la comprensione reciproca
e di esaminare le possibilità
di testimonianza comune. 11
tema'di questo primo incontro è stato la spiritualità, vista
sotto vari aspetti, e cioè nei
suoi rapporti con la Scrittura,
con la giustizia e con Tecumenismo. 11 tema era fin
troppo vasto; forse sarebbe
stato meglio approfondire Un
singolo aspetto, per esempio
«Spirito e Scrittura».
L’atmosfera dell’incontro è
La Foresteria valdese di Torre Pellice, dove si è svolto l’incontro tra
riformati e pentecostali
stata estremamente cordiale
e fraterna, una dqlle migliori
che io abbia sperimentato in
molti anni. Tuttavia si può
notare che, salvo la presenza
di un professore del Ghana e
del pastore-Abival Pires da
Silveira, brasiliano (vicepresidente dell’Arm), gli altri provenivano dai paesi nordatlantici ed eravamo tutti o
quasi tutti intellettuali di
classe media (pastori o professori), il che facilitava di per
sé l’intesa e la comprensione.
Se il colloquio vorrà essere
davvero rappresentativo, occorrerà allargarlo a molte altre componenti culturali del
mondo pentecostale e di
quello riformato.
Ci siamo' chiesti naturalmente come mai a un colloquio del genere, tenuto in
Italia, non fossero presenti i
pentecostali italiani. Ci è stato spiegato che esiste una divergenza di vedute tra alcuni
pentecostali americani partecipanti al colloquio e i pente
costali italiani sulla questione dei rapporti con il cattolicesimo. Senza entrare nel
merito di una questione interna al movimento pentecostale, esprimiamo tuttavia il
rincrescimento di non aver,
potuto condividere con i nostri connazionali pentecostali
queste giornate di meditazione e di ricerca in comune.
Nel mio intervento su «Spirituaiità ed ecumenismo» dicevo che una caratteristica tipica del pensiero riformato è
quella che si esprime nel motto latino del XVII secolo
«Semper reformanda»; occorre cioè sapersi sempre di nuòvo riformare secondo l’Evangelo. I contatti ecumenici per
noi non sono occasione di
convergenza, cioè di andare
verso gli altri, come in un
qualsiasi compromesso politico o commerciale: i contatti
con le altre chiese sono delle
occasioni per chiederci se la
nostra teologia e la nostra
prassi sono davvero evangeliche o se non hanno per caso
bisogno di essere riformate
secondo la Scrittura.
Il contatto con i pentecostali ci pone indubbiamente
la questione dello Spirito. La
nostra dottrina e la nostra
prassi su questo punto sono
davvero conformi alTEvangelo? Dopo questo incontro
la domanda mi si impone.
Noi non crediamo nell’infallibilità di nessuno, perciò
ogni autentico incontro ecumenico non ci spinge all’imitazione dell’altro, neppure al
rifiuto dell’altro, ma al riesame di noi stessi alla luce
dell’Evangelo. Se tutti torniamo all’Evangelo ci incontreremo davvero.
1 Verso le Assise della «Comunità evangelica di azione apostolica» (Cevaa)
CUnione delle chiese evangeliche battiste del Camerún
L’Unione delle chiese battiste del Camerún (Uebc) è
formata da oltre 55.000 membri confessanti, 364 luoghi di
culto, 51 pastori, 134 evangelisti, 710 anziani, fra cui 475
donne e una diaconessa.
La formazione teologica si
svolge presso la Facoltà di
teologia di Yaoundé, presso
la scuola di teologia di N«!«ungué (con una diecina di
studenti), e presso l’Istituto
biblico di Ndiki (con una
ventina di studenti).
L’Uebc è membro della Federazione delle chiese e delle
missioni evangeliche in Camerún (Femec), che raggruppa 11 chiese protestanti; del
Consiglio delle chiese battiste
e evangeliche del Camerún
(Cebec); del ConsigliQ,ecumenlco delle chiese (Cec);
della Conferenza delle chiese
di tutta l’Africa (Ceta); della
Federazione delle chiese battiste (Feb); e della Cevaa.
Nel 1995 la Chiesa evangelica del Camerún, la Chiesa
battista del Camerún e 1’
Unione delle chiese battiste
del Camerún hanno festeggiato insieme il 150“ anniversario dell’evangelizzazione
del Camerún, sul tema: «Leviamoci e mettiamoci a costruire».
Vììla della chiesa
Nel 1972 la Missione battista europea trasmise la responsabilità delle chiese della
regione di Maroua, nel Nord
del paese, all’Unione delle
chiese battiste del Camerún.
Quest’ultima intensificò l’evangelizzazione. L’opera sociale deU’Uebc si è sviluppata
tra il Centro tecnico di Ma
roua nel ’74, il Centro di economia domestica di Donala
nel 1975 e il Centro polivalente di Nkondjock nel 1981.
Circa 800 membri di una
chiesa battista indipendente
della regione di EbolowaMvangan hanno raggiunto
l’Uebc nel corso dell’anno
1988. I gruppi giovanili della
chiesa stanno preparando un
progetto di evangelizzazione
nell’Est del paese, a Betona. I
gruppi femminili e maschili
sono impegnati a livello sociale, con progetti umanitari
a favore dei poveri e dei diseredati.
In collegamento con il Cebec e la Femec, l’Uebc dà
un’importante testimonianza
in campo scolastico e sanitario; inoltre ha creato una
scuola per infermieri e infermiere. È direttamente responsabile di 4 opere: un
centro di formazione agricola, un centro di apprendista
to deU’artigianato,*un centro
di economia domestica a
Donala e un centro di formazione tecnica e meccanica a
Maroua.
Problemi e progetti
Così come la Chiesa evangelica del Camerun,Vunione
delle chiese battiste del Camerún deve fare fronte ad
una gravissima situazione
economica, con la sua sequela di disoccupazione, delinquenza, droga, sviluppo delle
malattie, estrema difficoltà
della popolazione di curarsi,
per mancanza di mezzi. Nella
regione di Nkondjock, l’Uebc
ha avviato un lavoro di riabilitazione di una zona rurale,
di ridinamizzazione dei villaggi, grazie all’apporto di
forze nuove costituite principalmente da ex disoccupati.
Il progetto comporta anche
l’inquadramento e la formazione dei giovani.
La chiesa deve fare fronte
al problema delle sette (Testimoni di Geova, Rose-Croix,
Vie nouvelle pour tous). Nel
Nord del paese l’evangelizzazione avviene in un contesto
animista e musulmano. La
formazione e l’impegno dei
giovani e dei laici al servizio
della chiesa fanno parte delle
priorità, così come l’evangelizzazione in ambito urbano.
I gruppi di donne sono molto
attivi: partecipano al «Decennio ecumenico delle chiese»
e si mostrano solidali con
tutte le donne.
Il Centro di raggruppamento di Donala ha due «antenne» mediche nei dispensari di
Boroko e di Mvangan. Gestisce inoltre un Centro di animazione e di inquadramento
per giovani donne e laici.
Il paese
Il Camerún ha una superficie di 475.442 kmq, con oltre
10.450.000 abitanti. Il prodotto interno lordo per abitante
è di 960 dollari. Le risorse sono abbondanti: cacao, caffè,
banane, arachidi, cotone, legno, artigianato molto variegato, industria deU’alluminio,
dell’energia elettrica e del petrolio. Le lingue utilizzate, circa 200, rispecchiano la diversità del paese. Le lingue ufficiali sono il francese e inglese.
Anche il campo religioso rispecchia la diversità del paese: le chiese protestanti rappresentano il 9%, la Chiesa
cattolica romana il 28%, le
chiese indipendenti il 5%,
l’Islam il 15%; le religioni tradizionali e altri movimenti
religiosi rappresentano il
43% della popolazione.
Francia: festa delPEvangelo a Nîmes
NÎMES — In occasione dei suoi 150 anni, l’Alleanza evi_
lica francese organizza un grande raduno nell’arena di Nì®!
l’8 e il 9 giugno prossimi. Sono attese oltre 10.000 persone, hi
grande festa degli «evangelical» francesi avrà per motto: «(hi
nuovo soffio verso la speranza». Durante la manifestazione rf
alterneranno inni, musica, testimonianze e messaggi. Cobi
questa iniziativa, gli organizzatori si propongono di stimola»
il popolo di Dio, di incoraggiarlo, di dargli la possibilità di rai.
legrarsi, di aiutarlo a risollevare il capo, di trovate un nuou'
soffio per affirontare le sfide del prossimo millennio. Alla fest
interverranno varie personalità protestanti tra cui Loi
Schweitzer, segretario generale della Federazione protesi
di Francia, Denise Brigou, dell’Esercito della Salvezza,)«^
Baubérot, direttore del laboratorio «Storia e sociologia dell'
laicità» presso la «École pratique des hautes études en scient
religieuses» della Sorbona, e Serge Oberkampf de Dabrun,
cepresidente dell’Alleanza evangelica francese e direttore df
Società biblica francese. (Le Christianisé
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Germania: non gradito alFuniversità
di Bochum il teologo battista Gelbacli
BOCHUM — Il teologo battista tedesco Erich Geldbach
definito «un ostacolo per Tecumenismo» il fatto che la Chie|
luterana della Westfalia non abbia dato finora il benestare
sua nomina come docente all’Università di Bochum. Oltre
tutto, ha dichiarato Geldbach, sostenuto dall’Unione di
chiese evangeliche libere (cioè battiste) di Germania, 1’
giamento della Chiesa territoriale di Westfalia è un attentai
alla «libertà della ricerca e dell’insegnamento». La Facoltà
teologia dell’Università della Ruhr aveva nominato Erich Gel
bach professore di teologia sistematica e di ecumenisi
quando il suo predecessore, Konrad Raiser, era stato elètto
gretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese. Ami
marzo la direzione della Chiesa evangelica della Westfalia^
dichiarato che non si sentiva in grado di «ritirare le obiezii
sollevate, che non hanno nulla a che vedere con la competei
za scientifica di Geldbach». Geldbach, che è consuleni
dell’Istituto per l’informazione sulle Confessioni cristiane
Bensheim, della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), ha dettoci^
questa dichiarazione è «assolutamente inspiegabìle». E^isl
era impegnato per iscritto a non insegnare nulla di contrari
alla Confessione di fede della Chiesa della Westfalia. AncÌ
l’Istituto di diritto canonico dell’Ekd, che ha sede a Gottinga,
era pronunciato contro la chiamata all’insegnamento di Geli
bach, perché fra l’Ekd e i battisti «non c’è comunione», [e^
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A Sarajevo una facoltà dedicata alla.'g^^^^^
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promozione del dialogo interreligios
SARAJEVO — L’Università di Sarajevo, parzialmente
strutta dopo la guerra in Bosnia, è stata scelta da responsi
ortodossi, cattolici romani, musulmani ed ebrei per acco^à
fin dal mese di ottobre una facoltà dedicata alla promozii
del dialogo interreligioso. La facoltà avrà docenti delle qual
tradizioni religiose, con corsi di etica e di ricerca della pai
Paul Mojzes, uno dei cofondatori della facoltà, ha precisa)
che il progetto aveva «l’appoggio prudente» del responsal
della Chiesa cattolica romana in Bosnia, il cardinale Vi)
Puljic, e del capo religioso musulmano, Rais-ul-ulema Must)
Ceric, nonché dei rappresentanti ortodossi serbi ed ebrei in ^
tre zone dei Balcani. Paul Mojzes, metodista nato in CroaàSj
milita a favore dell’ecumenismo da oltre 30 anni. Ha precif
che un comitato ecumenico garantirebbe «l’indipendenza
litica» dei membri della facoltà nei confronti dei loro rispe)
gruppi religiosi. «Eccoci oggi - ha aggiunto - con una serie
stati minuscoli che si odiano e che fanno di tutto pef'distn^“
gersi reciprocamente. Anche se la ricostruzione di una coesii
stenza armoniosa dovesse richiedere intere generazioni,
deve cominciare a livello delle persone». M
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Bulgaria: i battisti crescono
nonostante il clima intimidatorio
SOFIA — L’Unione battista bulgara ha tenuto la sua é
semblea generale il 30 e 31 marzo a Sofia. Il motto deU’incoi
tro «Crescita in mezzo alle difficoltà» rispecchia la situazM
che i battisti bulgari, e in genere tutti gli evangelici del pa^^
stanno vivendo in questi ultimi anni. Nonostante il clima in>l
midatorio alimentato dalla stampa, dalla Chiesa ortodossa^
dalle stesse autorità, la presenza battista si sta consolidanaf"
Durante il 1995 si sono costituite otto nuove comunità lo
che devono radunarsi privatamente perché è stato loro iieg
sia di costruire edifici ecclesiastici, sia di avere riunioni pufj
bliche. Le autorità sono state meno severe nei confronti
comunità battista zigana di Berkovitsa che ha avuto il per®*
so di radunarsi in un auditorium scolastico. La congregazio
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è in crescita e ha superato i 200 membri. Il suo pastore,
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Zachariev, è stato consacrato al ministero durante l’Asse^f
blea. I battisti bulgari sono oltre 3.000, in 65 chiese e
12 studenti della Scuola teologica battista stanno per teniu , *
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re i loro studi: quasi tutti hanno intenzione di dedicarsi
nistero pastorale.
Battisti in Lettonia: 8% in più nel '95
Pr^io prit
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RIGA — L’Unione delle chiese battiste della Lettonia
ha tenuto la sua Assemblea annuale gli scorsi 8 e 9
Riga sono accorsi oltre 200 delegati e 120 ospiti, provenieij ■ ^
72 comunità locali. I delegati all’Assemblea hanno
il lavoro del 1995 che ha portato alla costituzione di 5 n
congregazioni, a 487 battesimi e all’aggiunta di 459 mem«
chiesa. L’Ubcl conta oggi 75 chiese e 6.056 membri.
blea ha eletto un nuovo vescovo (quésto è il titolo
lolitico '
chf
6
dato al presidente dell’Unione lettone), il Pfstore^^^^^j,
Stems; vicevescovo è il pastore Ainars Bastiks. Coinè ' g,,,
rio generale è stato confermato il pastore Ilmars Hirss. ir jjj
invitati c’erano il dott. Karl-Heinz Walter, Segretario
della Federazione battista europea, e il pastore AI«xand®Jj^j,
siuk, vicepresidente della Federazione euroasiatica delle
ni battiste dei paesi dell’ex Unione Sovietica.
5
1019
)ì 7 GIUGNO 1996
PAG. 5 RIFORMA
Due incontri a Torino con Michael Walzer, filosofo della politica
Puritanesimo, riforme e libertà
Uno studioso laico che dà un'interpretazione anomala e intrigante
del fatto religioso. Il radicalismo e la promessa di una nuova terra
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BOIO BOUCHARD
¿23 e 24 maggio gli evanlüii torinesi nanno vissuue giornate singolari:
le|he gli antichi romani
ivàfo segnare con una
;1bianca [albo lapillo).
tti ospite, prima della
;one Agnelli e poi dal
^tro evangelico di cultura,
deìi più grandi intelletdi oggi: Michael Walzer,
imo â lui, una corona di
diosi appartenenti a tre
irse generazioni: Gianni
lO, Massimo Salvador!,
^oTMiegge, Giorgio Rumi,
'jmba, Maurizio Viroli,
itta Galeotti, Daniela
;hi. Marco Geuna, Luisa
le, Carlo Rapini, Dehoaspì
l’Aljtentro evangelico di cul‘'Walzer si è detto ben
ìtoche il pensiero di un
Ureo americano» venisse
dentato in seno alla «cosinità valdese»'^: e dietro
,to cordiale riconoscilento c’è una interessante
noria personale: di origine
tea. Walzer è uno stuMco (in Italia diremmo
jàeèun liberale di sinistra),
'lasi trova a essere marito di
pia evangelica di origine
a, con cui usa discuiè il contenuto dei suoi liNel 1982 poi ha conoto la realtà protestante
la^^grazie al soggiorno a
iton di un noto intelletialeyaldese; conoscenza retante rinnovata da una
^ le studiosa metodista,
fér è infatti docente allo
iftite for Advanced Stui Princeton (quello doEinstein), ed è essennte un filosofo della
ica.
_ ico come molti degli ac
cademici (bianchi) delle
grandi università americane.
Walzer non ha però verso il
fatto religioso quello snobismo che si può notare in
molti suoi colleghi, anche
meno valenti di lui. Il motivo
di questo diverso atteggiamento è molto semplice: giovane studioso degli anni ’60,
Walzer si imbatte (anche come militante «liberal») nel
movimento per i diritti civili,
quello di Martin Luther King.
Al di là del normale riconoscimento della personalità
carismatica di King, Walzer
«vede» anche il ruolo decisivo
svolto dai pastori (neri e
bianchi) in questo movimento epocale: dunque il sentimento religioso non è un mero fatto privato, come vuole
la tradizione «liberal», è un
fatto pubblico-, e non è «oppio
del popolo», come vuole la
vulgata marxista: è un motore storico di prim’ordine, nel
bene come nel male.
Durante la mattinata «valdese» Walzer e i suoi vari corelatori hanno messo in rilievo soprattutto l’aspetto propulsivo del fenomeno religioso: in Europa, quasi tutti i rivoluzionari del ’500 e del ’600
erano dei calvinisti convinti.
La dottrina della predestinazione non sbocca nello spirito acquisitivo del business:
sfocia nell’idea che bisogna
rifare il mondo (se necessario
con le armi); i puritani, oggetto di tanti insulsi dileggi
sulla nostra stampa, sono in
realtà i veri protagonisti del
passaggio dalla società medievale alla società moderna;
per primi inventano i partiti, i
programmi, gli eserciti rivoluzionari. Meno fantasiosi di
rivoluzionari che si attendono da un momento all’altro
la fine del mondo, i puritani
sono in realtà più radicali:
non guardano all’Apocalisse,
'guardano all’Esodo, alla promessa di una nuova terra che
è diversa dai «Nuovi cieli e
nuova terra» di cui parla il
Veggente di Patmos, ma che
è anche ben diversa dall’Egitto: il paese della schiavitù e
della tirannia. Riformisti sono dunque questi puritani:
certo, ma sono dei riformisti
radicali: tanto radicali da arrivare fino al punto di giudicare un re e decapitarlo (con
la corona in testa, come ebbe
cura di precisare quell’Oliviero Cromvrell di cui Walzer
tiene il ritratto nel proprio
studio).
Naturalmente Walzer è un
«liberal», e ritiene che il liberalismo (da John Locke in
poi) abbia realizzato quella
modernità che i puritani avevano soltanto preparato. Tuttavia (come Walzer ha ben
messo in rilievo alla Fondazione Agnelli), il liberalismo
di Locke e dei suoi seguaci si
avvale del tipo di uomo che è
stato formato dalla tradizione
puritana: onesto, laborioso,
impegnato. E non solo il
mondo liberale (dice Walzer)
non rièsce a produrre un
nuovo tipo d’uomo, ma non
riesce neanche a riprodurre il
tipo d’uomo ereditato dalla
tradizione puritana.
Questa constatazione (che
estenderei per analogia anche al mondo socialista o a
quel che ne rimane) conduce
Walzer a esprimere un’alta
valutazione del significato
positivo che le comunità religiose organizzate possono
avere (ma non automaticamente hanno) in una democrazia moderna. In altre parole: il laicismo che confina
la religione nella dimensione
privata è miope e sterile: tutti
i movimenti religiosi vanno
ricevuti nell’arena democratica, sia quelli innovativi (co-me il movimento antischiavista deU’800, tutto religioso
nelle sue motivazioni) sia
quelli conservatori e anche
reazionari; ma nessuna motivazione religiosa deve ricevere il crisma delTufficialità.
Walzer ha citato in proposito un esempio illuminante;
durante la guerra civile, trovandosi di fronte à una grave
minaccia di secessione da
parte degli schiavisti, i dirigenti americani decisero di
stampare sul biglietto da un
dollaro la celebre frase In
God we trust (ovvero: noi, sostenitori deU’unità nazionale,
contiamo sulla benedizione
divina). Orbene, il presidente
Lincoln, uomo uso a frequentare chiese e a pregare tutte
le mattine, si oppose nettamente a questa decisione: la
giusta causa dell’unità nazionale non aveva bisogno di essere posta sotto la protezione
divina per delibéra del Parlamento.
Questa protezioni poteva,
forse doveva, essere chiesta
dai cittadini, non stabilita
dallo stato. Aveva ragione
Lincoln, come poi hanno dimostrato le alterne vicende
dell’Impero americano.
(1) Dove si presentava il suo
volume, appena edito dalla
Claudiana, La rivoluzione dei
santi (prefazione di Mario
Miegge), che sarà prossimamente recensito.
- (2) Nel corso di un ^adevo
lissimo incontro conviviale gli
è poi stato ben precisato che
tutti gli evangelici torinesi erano fra i promotori e i partecipanti al foltissimo incontro.
Michael Walzer a Torino
^ Uno spunto polemico
Che cosa dire del papa?
Una piccola critica si potrebbe rivolgere allo studioso
Michael Walzer, fra l’altro
uomo umile e geniale. In
un’intervista a «La Stampa»
(n. del 24 maggio, p. 19), interrogato sulla linea di papa
Wojtyla («1 valori che predica
sono compatibili col liberalismo?», gli chiedeva Alberto
Papuzzi), Walzer hq^risposto:
«Non mi s^to in grado di
parlare del papa».
Eppure, nella stessa intervista egli esprime un giudizio
intelligente e sfumato sui vescovi americani, e il giorno
prima aveva espresso una valutazione critica nei confronti del card. Glernp, primate
della Chiesa cattolica in Polonia. Possibile che il prof. Walzer sia più informato sulla linea della chiesa polacca che
sui contenuti delle encicliche
papali? O forse egli è stato
colto dallo stesso imbarazzo
che coglie noi latini e repubblicani quando ci rechiamo
in visita in Gran Bretagna e
veniamo richiesti di dare il
nostro parere sulla figura di
sua maestà la regina?
I puritani, certo, sul papa
erano un po’ troppo duri: e
duretti erano anche i liberali
dell’età eroica (a cominciare
da Locke). Oggi queste durezze sarebbero fuori luogo, ma
si può essere «liberal» senza
esprimere una valutazione
critica dell’attuale pontificato
(da noi un Iqico come Paolo
Flores d’Arcais lo ha fatto
senza mezzi termini in Etica
senza fede, Torino, Einaudi,
1992)? O saranno ancora una
volta i figli dei puritani a togliere le castagne dal fuoco?
Con questa timida domanda ci congediamo, per ora, da
un uomo che ci sembra di
poter considerare, ormai, come un amico.
La «Rivista dolciniana
»
icrociate e di repressione
pella seconda metà del XTV
'lo a Garbini (Corsica meionale) era stata attiva una
atemita di Terziari frangiti, non riconosciuta dal
'COVO e scomunicata, che
lede origine a un movimensua rAsafcÌ®'*P®cistico eterodosso
ririnco?]
ituaziiti
lei pa'
limato'
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slidandi
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ioni paW
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Iperffl'
egazito
;ore,
e grufi..
tenitori
irsi altor
(ebp^
dato sulla comunanza dei
to Ribelle ai signori feudali
t gerarchia ecclesiastica,
Tesso con crudele vio, -.Janto che i «Giovanna* (come erano chiamati
Wsti insorti rifugiatisi sulle
■itagne) furono tutti ster'd in conseguenza di una
®ata, ma in quello stesso
lodo molti Comuni riusciao a conquistare la propria
j,'JPUndenza, tanto che
1.1 regione fu detta la
dei Comuni».
^ttolte analogie con la vi^da degli apostolici del Sedo e di Dolcino di mezzo
prima sono state studall’archeologo e uomo
- beo corso Alexandre
che nel 1866 ne fece
0 di una conferenza, riinedita e ora pubblica6-7 della Rivista dol
ciniana* con commenti aggiornati dello studioso Antoine-Dominique Monti.
Nel medesifno numero
(doppio) della rivista, si trovano saggi suir«esercito furioso», mito presente nelle
tradizioni popolari dell’arco
alpino ma che nel Biellese diventa quello di fra Dolcino
(Piero Delmastro); sulla storia e attualità del «Movimento del libero spirito» (Tavo
Burat); sul «Dio armato», cioè
sul passaggio dal pacifismo
del cristianesimo primitivo e
al principio della «guerra giusta», alTintolleranza per il diverso e alla conversione coatta (Roberto A. Lorenzi); sul
millenarista Gherardo di San
Donnino (Rino Ferrari), nonché corrispondenze sulle attività del Centro studi dolciniani e sulla drammatizzazione di Dolcino nelle scuole.
(•) La Rivista dolciniana (c/o
Chiesa valdese, via Fecia di Cessato 9, 13051 Biella). Abbonamento annuo £ 20.000; ccp
10737286, intestato a Magia studio redazionale, via Lagrange 26,
28100 Novara (specificare la causerie).
leUtoto
Per la
ubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
Un volume collettivo di studi sul rabbino torinese Emanuel Menachem Artom
Da Francoforte a Eretz Israel attraverso l'Italia
ROSALBA DAVICO
Nel 1938 le leggi razziali
interdicono Hnsegnamento a un giovanissimo e
dotato studioso (due lauree a
pieni voti a soli ventun anni)
che ha appena vinto il concorso nazionale di abilitazione all’insegnamento: si chiamava Emanuel Menachem
Artom, era nato a Torino dal
rabbino Elia Samuele Artom
e da Giulia Cassuto, che ai
giovani aveva dedicato la sua
Prirhavera ebraica, ricordata
ancora oggi da Sergio J. Sierra, allora ragazzo.
Il giovane Emanuel si trasferisce Tanno successivo in
Eretz Israel, dove insegna
materie ebraiche e latino nelle medie superiori, e nel 1942
sposa Elena Rossi. Segue poi
un’ampia e articolata serie di
attività di traduttore, pubblicista, direttore d’archivio del
gabinetto ministeriale degli
approvvigionamenti, redattore delle pubblicazioni alla
direzione generale del personale dello stato d’Is,raele, e
membro attivo dell’Accademia per la lingua ebraica. Dal
1973 è in Italia come rabbino
capo della comunità di Venezia e ricopre vari incarichi alla locale Università, al Collegio rabbinico italiano di Roma; infine, nel 1985-87, ritorna nel suo Piemonte nativo
come rabbino capo a Torino,
e docente della scuola rabbinica nel 1991 e 1992.
, L’appendice fotografica del
recente libro collettivo a lui
dedicato* ripercorre le tappe
di una vita famUiare allietata
da figli e nipoti, e dall’inseparabile presenza di Elena: anche le pagine da lei dedicate
alla storia (in corso di pubblicazione in Italia) intragenerazionale degli Artom che, originari di Francoforte sul Meno, trovarono ad Asti e poi a
Torino una patria plurisecolare solo interrotta dalle leggi
del 1938, sottendono un
grande amore, e forse nostalgia, da cui è difficile non essere toccati: come dal nome
Artoni, solco profondo nella
storia del Piemonte e dell’Italia di oggi.
L’opera di studioso di Emanuel Menachem Artom, di cui
il volume fornisce un’esauriente bibliografia, non prescinde dalla sua figura uma
na, difficilmente dimenticabile per chi lo conobbe. Per
molti aspetti questa è anche
l’originalità e la pregnanza
degli studi ivi raccolti, quello
che li caratterizza e differenzia da un insieme di contributi di stima anche «accademica» per uno studioso la cui
presenza è venuta a mancare.
Vi si respira ancora la vita di
Artom per la Torà: come nel
suo ultimo lavoro, terzo e ultimo volume del Machazor di
Rito Italiano secondo gli usi di
tutte le Comunità; e come
nelle sue stesse parole, che ci
sono restate e che a Gerusalemme vennero lette, tradotte
in italiano dall’ebraico, alla
commemorazione di Emanùel Menachem Artom ad
ggilp
- j:
1- ‘ ' V% -
dormentato per sempre nella
Gerusalemme dei giusti (19
Av 5752 - 1992): «Noi pure, nel
nostro lunghissimo esilio, siamo arrivati ad un punto tale
da non poterci paragonare altro che ad ossa disseccate, e
pochi anni or sorio non siamo
stati lontani dal punto che,
nel senso letterale della parola, tutto il nostro popolo non
fosse che un popolo di cadaveri. Ma anche per noi ha cominciato ad avverarsi la profezia di Ezechiele: i cadaveri
nostri sono usciti dalle tombe
per tornare alla vita, liberi, in
terra d’Israele, ed è nostra ferma convinzione che il popolo
che torna a nuova vita nel suo
paese riconoscerà nel suo risorgimento la mano divina, e
quanto prima tornerà ad essere il popolo sacerdote, modello guida di tutte le genti, secondo le parole della Torà».
Di tutto, nel silenzio, resta
Timmagirie composta e di lacerante tenerezza, dell’uomo
dai capelli bianchi, curvo sul
libro, che insegna al bambino
il miracolo e la straordinaria
speranza dell’unione di amore e conoscenza
(*) Aaw: Scritti suil’Ebraismo
in memoria di Emanuei Menachem Artom (1916-1992), a cura
di Sergio J. Sierra e Elena Lea Artom. Gerusalemme 5756 (1996),
pp 399. Contributi di S. J. Sierra,
G. Arian Levi, A. M. Rabello, M.
E. Artom, R. Bonfll, D. Carpi, B.
Canicci Viterbi, L. Coribaldi, P.
De Benedetti, G. Di Chio, R. Di
Segni, U. Fortis, E. Fubini, M.
Halperin, U. Pipemo, L. Sestieri,
A. M. Somech, D. Sorani, E.
Toaff, M. A. Torrefranca, M. Vitale; bibliografia a cura di A. Piattelli, M. Pavoncelle.
6
PAG. 6 RIFORMA
/
Cultura
La Claudiana avvia la pubblicazione della «Teologia sistematica»
Paul Tillich e la via alla rivelazione
Un pensjero che parte dal dato concreto e ambiguo della realtà
■ umana per arrivare a affermare il Cristo come «Nuovo essere»
La traduzione del primo volume della «Teologia sistematica»
di Paul Tillich, apparsa per i caratteri della Claudiana, va salutata con grande soddisfazione e con pari riconoscenza. È un’iniziativa indubbiamente corajosa che rende un servizio di altissima qualità al mondo non sóltanto teologico o filosofico, ma
culturale del nostro paese. Nell’edizione italiana si prevedono'
quattro volumi (contro i tre dell’edizione originale in inglese),
complessivamente non superiori alle mille pagine ma, a differenza di altri importanti testi di teologia sistematica o di dogmatica, la mole dell’opera è inversamente proporzionale alla
densità del pensiero. Forse anche per questo il pensiero di Paul
Tillich, a più di trenfanni dalla sua morte, rimane largamente
sconosciuto al grande pubblico, e non solo in Italia.
GUNNI GENRE
Appena sì entra in contatto con le coordinate fondamentali e con la straordinaria apertura del pensiero di
Paul Tillich, si rimane affascinati da un nuovo modo di avvicinarsi e di dire Dio, di
esprimere in termini moderni e comprensibili i fondamenti della fede cristiana
nella prospettiva protestante.
Il primo volume* che la
Claudiana presenta in italiano corrisponde all’introduzione e alle prime due parti
delle cinque che costituiscono l’opera a cui Tillich ha lavorato durante l’arco di tutta
la propria intensa esistenza.
Nell’introduzione Tillich definisce la teologia come funzione della chiesa cristiana
che deve servire le due fondamentali necessità della
chiesa, e cioè Taffermazione
della verità del messaggio
cristiano e l’interpretazione
di questa verità per ogni
nuova generazione.
Tillich pre'senta fifi dalTinizio la propria teologia come
una teologia apologetica o
una «teologia che risponde»,
dal momento che per lui ogni
discorso teologico.si sviluppa
attraverso la relazione fra i
due poli rappresentati dalla
verità eterna, che è fondamento di ogni discorso teologico, e la situazione temporale in cui questa verità eterna
devè essere ricevuta.
Questo metodo di correlazione è il principio ermeneu
tico fondamentale che Tillich
adotta per organizzare tutte
le diverse parti del suo sistema teologico, includendo
sempre una sezione in cui la
domanda è sviluppata attraverso un’analisi dell’esistenza e un’altra sezione in cui la
risposta è data sulla base delle fonti della teologia sistematica.
Sebbene egli riconosca che
ogni teologia apologetica
perde se stessa se non è basata sul kérygma, sull’annunzio evangelico, le fonti che
utilizza per sviluppare il suo
discorso sono molteplici ed è
proprio questa la prima ragione del sospetto con cui
molti harmo sempre guardato alla teologia tillichiana. Le
risposte teologiche che Tillich avanza non s«no infatti
sempre attìnte dalla Bibbia,
ma anche dalla storia della
chiesa, dalla storia delle religioni e della cultura in senso
ampio.
Nel dialogo a distanza che
Tillich ebbe con Barth fu
questa una delle ragioni del
loro dissenso. Barth si chiedeva infatti se le risposte teologiche avanzate da Tillich,
risposte il cui significato dipende da domande di ordine
filosofico, non fossero semplicemente e onestamente risposte filosofiche. Barth non
poteva accettare il fatto che
le risposte teologiche non
fossero considerate fondamentali e prioritarie rispetto
a qifelle filosoficq-esistenziali, e rifiutò dunque una teolo
gia che partiva dalla situazione dell’essere umano per arrivare poi alla risposta di Dio.
La procedura, per Barth,
avrebbe dovuto essere inversa: si doveva partire da una
comprensione teologica di
Dio per giungere a rispondere alle domande insite nella
situazione umana.
^Tillich invece sviluppa le
cinque parti del suo sistema
partendo dall’analisi della situazione. Parte dalla finitezza e dall’ambiguità della ragione per giungere alla rivelazione; dall’analisi ontologica di tutto ciò che esiste per
giungere a Dio; dagli aspetti
esistenziali della realtà per
affermare il Cristo come
Nuovo Essere; dal riconoscimento delle ambiguità della
vita per scoprire lo Spirito
come realtà che crea la fede e
guida Tessere umano verso
una vita piena, senza fratture; dalle dinamiche della storia per approdare al Regno di
Dio inteso come «il» e «la» fine della storia.
Per il momento, abbiamo
dunque in italiano le prime
due partLe crediamo che la
seconda in particolare, la cosiddetta «ontologia» sia essenziale per comprendere il
pensiero di Tillich che si
muove dalla consapevolezza
o meglio dall’accettazione
che l’essere ha il sopravvento
sul non-essere. È questo fatto
ontologico fondamentale
che rende possibile la vita' e
ci dà quello che Tillich ha definito il coraggio di esistere: il
coraggio di assumere su di
noi il rischio di dire sì alla vita nonostante tutte le sue
ambiguità e le sue ombre, il
coraggio che è radicato in
quel Dio che è il Fondamento dell’Essere. Dio è la risposta alla domanda sollevata
dalla finitudine che caratterizza sempre la nostra esistenza umana ed è ciò che ci
interessa in modo ultimo.
A prescindere dalle perplessità o dalle critiche di ordine teologico che possono
essergli mosse, siamo persuasi che la lettura, a tratti
molto faticosa, del testo di
Tillich possa rappresentare
anche per i non specialisti un
arricchimento notevolissimo, dovuto allo sforzo del
teologo tedesco di parlare
all’uomo e alla donna contemporanei.
È un’opera, questa, che
può e forse deve essere letta
al ritmo di poche, pochissime pagine al giorno, con
perseveranza. Coloro che ci
proveranno si accorgeranno
di impadronirsi poco per volta del linguaggio e della
struttura di pensiero di questo grande teologo che ha
pensato la sua opera in tedesco e Tha scritta in inglese.
L’edizione italiana è stata affidata al pastore Renzo Bertalot che nel passato ci aveva
già offerto parecchi suoi
scritti sull’opera dell’importante autore tedesco. Nel
confronto con il testo inglese, a parte alcune opzioni interpretative che potrebbero
essere discusse, ma soncr del
tutto legittime, ci pare che la
resa in italiano sia davvero
eccellente, frutto di un grande lavoro per il quale gli siamo riconoscenti.
(*) Paul Tillich: Teologia sistematica, I. Torino, Claudiana,
1996, pp 364, £49.000.
' Risposte sul senso della vita
A una piccola amica
La vita del teologo che dovette lasciare la Germania del potere nazista
Gli studi e l'impegno per un'esistenza vissuta sul confine
Paul Johannes Tillich nasce
il 20 agósto 1886 a Stardezzel,
piccolo villaggio non lontano
da Berlino che oggi appartiene alla Polonia. È dunque
coetaneo di Karl Barth, con il
quale condmderà le tragedie
ma anche le grandi speranze
e il fermento fecondo di una
generazione teologica, paragonabile solo a quella dei
Riformatori.
Tillich ripercorrerà le tappe
della sua vita in un piccolo
saggio autobiografico definendosi come «un uomo sul
confine»: fra il XIX e il XX secólo, tra classi sociali, tra teoria e prassi, tra luteranesimo
e socialismo, tra idealismo e
marxismo, tra terra natia e
terra straniera. In effetti la
sua esistenza e anche il suo
itinerario spirituale furono
più volte interrotti o segnati
molto duramente dagli avvenimenti storici e politici che
la Germania visse nella prima
parte del nostro secolo.
Nel 1901 la sua famiglia
(suo padre era pastore luterano) si trasferisce a Berlino,
dove nel 1903 la madre muore prematuramente. Quell’
evento segna profondamente
l’adolescente Paul e le domande sulla religione e sulla
fede diventano sempre più
urgenti. Inizia a studiare appassionatamente Kant, Schleiermacher, Hegel e, in mo
do ancor più approfondito,
Schelling. Dal 1904 al 1911
studia Teologia e Filosofia a
Berlino, Tubinga, Halle, con i
migliori teologi del periodo:
fra gli altri Troeltsch e Martin
Kaehler. Ottiene il dottorato
in filosofia e la licenza in teologia e nel 1912 viene consacrato pastore, nella consapevolezza che lo aspetta una
brillante carriera accademica.
Il 1° ottobre 1914 Tillich
parte volontario per servirp
come cappellano militare e
quando tornerà a Berlino nel
settembre 1918 sarà un altro
uomo: la sua filosofia classica e la teologia liberale che
affermava la fede nel «Dio
buono che avrebbe fatto andare tutto per il meglio» andarono in frantumi davanti
all’orrore di una guerra che
aveva prodotto milioni di
morti. La storia diventa così
il primo interesse del giovane
professore di teologìa di Berlino. Negli anni della Repubblica di Weimar vive con
acuta consapevolezza i problemi sociali e politici che attraversano il suo popolo ed
avverte, e denuncia, una distanza sempre maggiore fra
la chiesa luterana e il proletariato nascente che vive in
condizioni di assoluta miseria. Fonda così, con alcuni
amici, il «Movimento del socialismo religioso» e sviluppa
uno dei concetti fondamentali della sua teologia: quello
di Kairòs, inteso come «momento dell’azione opportuna
e responsabile in una determinata situazione», azione
che diventa la nostra risposta
alTirromperè di Dio nell’ordine temporale della storia.
Fra il 1924 e il 1929 insegna
a Marburgo, a Dresda, a Lipsia, poi a Francoforte, dove
diventa decano della facoltà
di filosofia. Aderisce al partito socialdemocratico (Spd),
difende gli studenti ebrei e di
sinistra, chiedendo l’espulsione di quelli nazisti, in seguito ad un pestaggio operato da questi ultimi nei confronti degli ebrei. Il 21 marzo
1933 Hitler assume i poteri
dittatoriali inaugurando il
Terzo Reich e il 13 aprile appare la prima lunga lista con
i nomi delle persone considerate nemiche dello stato e
sospese dalf’insegnamento.
Il nome di Tillich è insieme a
quello di Brecht, di Thomas
Mann, di Einstein. La Germania nazista si sbarazza
della sua migliore «intellighenzia».
Tillich è costretto ad emigrare negli Stati Uniti, a New
York. Da New York Tillich,
che insegna allo Union Theological Seminary, rompe con
tutti gli amici che non hanno
denunziato il carattere de
moniaco del nazismo, cosa
che egli fa anche attraverso
centinaia di discorsi radiofonici, e aiuta i tedeschi che
emigrano in America. La sua
denunzia è anzitutto di tipo
teologico, fatta in nome di
quel «principio protestante»
che gli è tanto caro e che dà
voce semplicemente alla protesta di Dio contro ogni pretesa di assolutezza da parte
di qualsiasi realtà umana.
Negli anni della guerra e del
dopoguerra, Tillich avverte
un forte senso di colpa per
esser fuggito dagli orrori che
molti suoi amici e parenti
hanno dovuto vivere e toma,
con infinita tristezza, in Germania, nel ’48.
Nel 1951 appare il primo
volume della sua Teologia sistematica (gli altri due appariranno nel 1957 e nel 1963).
Diventa professore ad Harvard è a Chicago. È noto in
tutto il mondo e considerato,
almeno negli Stati Uniti, come il più grande teologo del
secolo. Muore nel 1965, a
Chicago, con i grandi sensi di
colpa che lo hanno sempre
accompagnato nella sua esistenza disordinata e straordinariamente creativa ma consapevole anche di ritornare al
Dio «Fondamento di ogni essere» dopo aver fatto la frammentaria, ma reale esperienza della grazia.
Cara Cecilia,
la tua lettera è stata per me
una grande sorpresa ed una
grande gioia. Ti ringrazio per
la tua fiducia e per esserti ricordata di me, non come di
un vecchietto cattivo, ma come di qualcuno con cui si
può parlare senza problemi,
anche se si hanno appena 12
anni. Tu ne sei capace ed io
sono felice che tu ne sia capace.
Passando alle tue domande: mi sembra che ve ne siano tre: il senso della vita,
l’esistenza di Dio, la vita eterna. Ti dirò alcune cose su ciascuna di queste questioni e
poi riprenderemo il discorso
quando ci rivedremo presto,
come spero.
Tu hai perfettamente ragione nel dire che il senso
della vita non può limitarsi
ad un piccolo «miglioramento» di generazione in generazione. (In effetti, che cosa sarebbe dell’ultima generazione per la quale tutte le altre
avrebbero lavorato? Sarebbe
in realtà la generazione perduta, quella che non avrebbe
più alcun obiettivo, né alcun
senso). Il senso della vita si
trova nel coraggio di dire «sì»
alla vita malgrado la morte e
tutti i conflitti che la vita porta con sé. Dobbiamo trovare
il senso della vita nelle più
piccole come nelle più grandi Cose. Non arriveremo comunque mai a definirla, ma
possiamo farne l’esperienza
e possiamo affermarla contro il dubbio e contro la di
sperazione.
«Dio»: è il primo simbolol
per esprimere il senso deilal
vita. Non possiamo chiederei
se Dio esiste oppure no. E^j
infatti non è un essere f
altri, ma è la fonte del signifi-|
cato e il potere delTessete;!
Noi affermiamo Dio mentre!
troviamo il coraggio di direi
alla nostra vita, anche se ne;^
ghiamo la cosiddetta'
stenza» di Dio. Il linguag
della religione esprime (
sto fatto in termini simbo|
che non dovrebbero maieS' |
sere presi alla lettera.
La vita eterna: non è un |
tempo senza fine che segui'
rebbe la morte (questo sarei-j
be davvero un inferno!). MaU
la nostra partecipazione a elòi
che è eterno, a quella reaMJ
da cui la nostra esistenza nel;
tempo proviene e a cui i
na. L’esperienza delTeterniij
deve essere fatta qui e adesso-J
Ecco le mie risposte prel>'|
minari. Saluta affettuosa-,
mente i tuoi genitori da partéj
mia.
Molto amichevolmente,
tuo Paul Till^\
11 novembre 1957
(trad. a cura di G.
l'edizione francese dei «GesflU^'l
mette WerÌce» - «Voilà,jef<^<^!(i
tes choses nouvelles», Oben>’>>\
1995).
'(di
I Una denuncia di tipo teologico
Il princìpio protestante
PAUL TILLICH
'PROPRIO come ^li attacchi dei profeti dell’
Antico Testamento contro
l’ordine religioso e sociale
del loro tempo costituivano
la loro preoccupazione principale, il principio protestante ha come funzione centrale
la scoperta e la denunzia delle ideologie ben radicate, degli “idoli” politici e religiosi.
La teologia dovrebbe anzitutto scoprire il carattere
scisso e ambiguo della natura umana e la sua tendenza
ad abbandonarsi ad una
ideologia. (...)
Il principio protestante si
situa al di là di ogni realizzazione protestante concreta.
Questo principio è la fonte
critica e dinamica di tutte le
realizzazioni protestanti, ma
non si identifica con nessuna
di queste. Non può essere
contenuto in una definizione
e non potrebbe essere esa ry;
to da una religione
Non è l’equivalente né 0
Riforma, né del cristianes^
primitivo, né di j
religiosa particolare. Le
scende tutte così come
scende anche ogni forma , «
turale. Al tempo *
manifestarsi in oiascun ,
queste forme religiose
turali; ne costituisce
viva e dinamica. Si am ^ ^
comunemente cne 9 » sT
principio abita il
simo storico in modo P
colarmente intimo.
Il principio Protestant
contiene la protesta P* ^(ji
umana contro ogni pre
assolutezza che tglti
zata a favore di una ^ j
concreta nella storia
principio protesta^« ® sa«
dice di ogni realtà rene p
culturale, compresa 9 ^
della religione e deUa cu
protestante».
7
lizione in abb. postale/50 - Torino
^ caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
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" il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Presto inizieranno i lavori di consolidamento del ponte al
bivio fra il vallone di Massello e quello di Frali sulla strada
provinciale della vai Germanasca. Situato a circa un km
dalla zona su cui si abbattè pochi mesi fa una gigantesca
frana, il ponte necessitava da tempo di una robusta manutenzione. La scorsa settimana è stato collocato un ponte in
ferro modello militare Bailey che dovrà garantire il collegamento con l’alta valle durante il periodo dei lavori.
A
Delle "^lli
VENERDÌ 7 GIUGNO 1996
ANNO 132 - N. 23
URE 2000
Quando gli abitanti delle
nostre borgate più sperdute riceveranno la visita del
postino nelle prossime settimane sappiano che potrebbe
essere una delle ultime volte.
L’ente poste (quello privatizzato che a volte non riesce a
garantire nemmeno l’apertura
degli uffici postali in montagna nelle ore previste) ha in
questi anni ridotto considerevolmente l’organico con i prepensionamenti e le mancate
sostituzioni e ora sta riproponendo un nuovo metodo di distribuzione della posta di cui
si era già discusso un paio di
anni fa: nelle zone periferiche
la posta non verrà più recapitata alla persona' in indirizzo
ma in apposite cassette collocate nelle principali borgate.
«SERVIZI» POSTALI
POSTINO ADDIO?
PIERVALDO ROSTAN
Chi abita più lontano dovrà
andare a vedere se nella fatidica cassetta c’è posta per lui.
La notizia del nuovo metodo è ufficiale dal momento
che nei Comuni stanno arrivando le richieste di autorizzazione per il posizionamento. Questa nuova invenzione
desta più di una perplessità.
Ci sarà una sola buca per più
utenti; addio alla privacy di
ciascuno di noi; -il vicino di
casa (sempre nelle borgate periferiche) avrà qualcosa in più
di cui parlare: la nostra posta.
Qualora il cittadino riceva
una raccomandata o un pacco
(di solito ai nostri montanari
accade di rado ma qualche
volta all’anno sì), nella famosa cassetta ci sarà semplicemente l’avviso e dunque si
dovrà recare all’ufficio postale. Se si tratta di persona anziana o abituata a scendere in
paese un paio di volte la settimana non potrà che farle
del bene, avranno pensato
all’ente poste.
C’è poi una funzione sociale; ragionando per compartimenti stagni, ovviamente alle Poste non importa nulla;
eppure, la figura del postino
che almeno una volta la settimana ti porta in casa il giornale a cui sei abbonato in
molti casi è anche uno dei'pochi incontri umani per chi vive fuori dai centri abitati. «Ci
tolgono proprio tutto, anche il
postino» è stato il primo commento sentito. Gli amministratori dei Comuni montani
sono in allarme, si preannunciano prese di posizione decise; c’è ancora uno spazio per
ridiscuteme?
io!). Maè^
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¡Ila realtì^B*
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la CUI'
Servizi sul territorio
Oltre la casa
il senso
dell'abitare
Torre Pellice toma a riproporsi come centro di elaborazione sulla domiciliarità; venerdì 7 e sabato 8 giugno,
presso al cinema Trento, su
organizzazione della «Bottega del possibile», si svolgerà
un seminario sul tema: «Oltre
la famiglia, oltre la casa; il
senso dell’abitare». Due giorni di intenso confronto fra
persone che operano nel sociale ma anche con chi, in
qualche modo, sul territorio,
può essere supporto alle persone in difficoltà.
«Il nostro obiettivo - dice
la presidente della Bottega,
Mariena Gaietti - è quello di
sottolineare come il concetto
culturale di domiciliarità sia
qualcosa di più ampio che la
casa. Vuol dire persona nella
sua globalità, cioè di un individuo che per star bene ha bisogno di sentirsi in un contesto che è per lui significativo.
Cì interessa far comprendere
come il concetto di domiciliarità non sia uguale ad assistenza domiciliare che rap, presenta uno degli strumenti
per mantenere in casa loro le
persone in difficoltà, ma è un
qualcosa di più ampio per significare l’ambiente che circonda una persona».
Oggi si discute molto di
«quale famiglia?»; il semibario partirà dalla famiglia
composta da una persona sola, anziana oppure con il peso
della cura di una persona non
àutosufficiente. «Vorremmo
considerare la famiglia partendo dalle risorse della co*
niunità locale, una comunità
fatta di persone ma anche di
chiese che sappiano mettersi
al servizio degli ultimi - continua Gaietti -. Vorremmo
che questa comunità locale
diventasse sempre più scuola
di solidarietà, di educazione
civica arrivando al giorno in
cui non serva più il volontariato perché la solidarietà è
diventata regola per tutti».
8-9 giugno: a San Germano la Conferenza del primo distretto delle chiese valdesi
Nascerà una rinnovata energia nel servizio?
La Conferenza distrettuale
del 1995 aveva deciso di
porre all’attenzione delle
chiese del I distretto il tema
«La vocazione comune dei
valdesi alle Valli». Così i deputati delle 18 chiese delle
valli, chiamati insieme ai pastori a confrontarsi nella Conferenza che sarà ospitata nei
locali della chiesa valdese di
San Germano Chisone l’8 e 9
giugno prossimi, partiranno
da un tema, per certi versi una
preoccupazione, «lanciata»
dall’assise di un anno fa.
«L’identità valdese - dice
la relazione della Commissione esecutiva distrettuale - è
composta da un caleidoscòpio
di colori e forme messi insieme in un disegno; basta un
leggero giro e le figure cambiano di forma e di colore.
Mischiare insieme la vita spirituale, la storia, la serietà biblica, la diaconia, la vita comunitaria, le finanze, l’accoglienza, l’ecumenismo: questa
è la nostra realtà».
La Commissione d’esame
che ha esaminato il lavoro
della Ced, le attività delle singole chiese e si prepara ai lavori dell’imminente Confe
II tempio di San Germano, sede della Conferenza distrettuale
renza. «Siamo partiti dall’in-"
dicazione di un anno fa - dice
il pastore Claudio Pasquet, relatore della Commissione
d’esame - e cioè' quella di riflettere sull’identità, sulle forme di' testimonianza della
Chiesa valdese alle Valli. Sotto il titolo generale “Tra memoria e futuro” propomemo di
affrontare il modo di essere
valdese oggi in quattro gruppi: l’eredità delle opere (cioè
quale significato hanno le varie opere diaconali, come ci
aiutalo a caratterizzarci oggi),
cosa significa oggi essere
membro di una chiesa protestante (è un tema più interno
che ci deve far discutere sul
come esprimere la propria militanza ecclesiastica); il terzo
punto sarà il tema dell’evangelizzazione, nelle sue varie
forme e vorremmo che si discutesse in particolare del lavoro di Radio Beckwith mentre il quarto punto è quello
dellà predicazione e della cultura: abbiamo un passato e
una cultura, non intendiamo
ridurci ad essere semplici cultori del passato, un museo vivente, ma vogliamo che la no
stra storia susciti e stimoli la
nostra predicazione».
Sul tema dell’identità si sono svolti più incontri nelle
chiese delle Valli... «Il tema
non è stato proposto per caso
ma è nato sotto la spinta di un
bisogno reale - continua Pasquet -; la Ced scrive nella relazione che, in base ad un
sondaggio eseguito fra i membri di Concistoro, l’identità
valdese dovrebbe essere rappresentata da “lettura della
. Bibbia, partecipazione al culto, coerenza con la fede professata, attaccamento alla propria storia, amore per la libertà e senso di responsabilità”. È così o è come vorremmo? Si tratta probabilmente di
un auspicio ma almeno ci
consente di porre dei punti
fermi alla nostra discussione».
I deputati che rappresentano quasi 11.000 evangelici
italiani partiranno da queste
considerazioni, dovranno fare
i conti con la necessità di testimoniare in una società dai
mille problemi, con la crescente secolarizzazione; ne
deriverà, come dice la Ced,
una «rinnovata energia nel
servizio»?
Le vicende della storia hanno risvolti
sullo sviluppo urbanistico, conte dimostrano le vicende legate alla storia del
maggior centro della vai Pellice, oggi
Luserna San Giovanni, che ha festeggiato i 125 anni della sua esistenza, o meglio della ricomposta unità. Infatti, prima
del 3 luglio 1657 vi era un solo Comune
con capoluogo «il borgo di Luserna».
La divisione in due distinti Comuni, di
Luserna e di San Giovanni, fu una conseguenza della terribile guerra di religione
del 1655 nota con il nome di Pasque Piemontesi. Nelle cosiddette patenti di grazia del 18 agosto 1655, il duca Carlo
Emanuele di Savoia concedeva amnistia
per gli eccessi commessi dmante i torbidi' interdizione ai valdesi di abitare sulla
riva destra del Pellice; obbligo di vendere
entro tre mesi i beni dei valdesi siti in territorio ove è loro proibito abitare; possibUità per i valdesi di abitare il temtono
di San Giovanni ma con proibizione di
praticare servizi religiosi in pubblico.
IL FILO DEI GIORNI
URBANISTICA
BRUNO BELtION
Nel 1871 però, i Consigli comunali di
Luserna e di San Giovanni Pellice approvano un «progetto di unione amministrativa e fusione in un solo dei due limitrofi
Comuni», preparato dalla Sottoprefettura
di Pinerolo. In esso viene stabilito che «il
nuovo Comune abbia la sede della sua
amministrazione nella borgata Aitali;
che il nome con cui appellarsi questo
nuovo Comune sia quello unito dei due
Comuni che lo comporranno, lasciandosi
alla sorte di decidere quale dei sue nomi
antichi abbia nella formazione del nuovo
ad avere la precedenza, se cioè debbasi il
nuovo Comune chiamarsi Luserna San
Giovanni o San Giovanni Luserna. Che i
due Comuni s’impegnino di acquistare
dal conte d’Angrogna (...) e che su quell’acquistato terreno ed entro l’anno
dall’avvenuta unione s’abbia a costruire
a spese comuni, giusta il piano regolatore
di fabbricazione e ampliamento che ne
sarà adottato, un palazzo municipale di
un’ampiezza proporzionata all’importanza del Comune. Che egualmente a spese
comuni ed entro il termine di un anno
vengano costrutti ed aperti al pubblico
due tronconi di strada di una larghezza
uguale a quella della strada esistente tra
Luserna e gli Airali e fiancheggiata da
due filari di alberi di cui l’uno unisca in
linea retta la borgata Airali con la borgata dei Nazzarotti e l’altra che partendo
dal lato di ponente della borgata dei Bellonatti ricongiunga l’antico capoluogo di
San Giovanni Pellice con quello del nuovo futuro comune».
Così si posero le basi dello sviluppo
urbanistico che oggi conosciamo.
¡N QUBTOS
Numero
Chisone Germanasca
Dopo la «censura» subita due settimane fa daU’i
opposizione, la giunta della Comunità montana valÉ
Chisone e Germanasca ripropone l’ampliamento
della pianta organica. Questa volta la proposta passa,
anche se non sono mancati
i contrasti. L’ente spenderà
8(K) milicMii m più l’anno;
f,. . ' Paginan
Difensore civico
Dopo Torre Pellice e
Luserna San Giovanni, anche Pinerolo ha il suo difensore civico; ricever^
due volte la settimana i cittadini che vorranno segna-,
lare disfunziom nella pubblica amministtazione. ;
Pagin^H'
Villaggio Agnelli
Un dépliant preparato
dai ragazzi delle scuole
permette di riscoprire le
caratteristiche del «villaggio Agnelli» di Villar Porosa, esempio di costruzio-.'
ne di case operaiedi precisel;
valenze architettoniche.
Recupero borgate
Il Centro culturale valdese organizza per il se|
xondo anno consecutivo
un convegno sul recupero
delle borgate storiche.,,
APagina HI
Festa dello sport
Oltre 1.000 atleti hanno
partecipato sabato e domenica scorsi alle giornate
della Festa dello sport in
vai Pellice,: Occasione di
attività agtmisfica ma an<s.
che c soprattutto di amicizia e di incd^fro. All’interno della niahiféstazione
anche il gémellaggio fra
Lttserna S|n Giovanni e
lùrkividza (l|lovacchìa). k
l'iiatiiÉffiàì.iìi .■ I l -r
8
./
PAG. Il
Morrefreddo, nel vallone del Pie di Massello
PEROSA: PIÙ SPAZIO PER LA CULTURA — Verrà ampliato l’orario di apertura della biblioteca comunale oggi
assai modesto; il Consiglio comunale, riunito }a scorsa settimana, ha deciso di dedicare una parte dell’avanzo di amministrazione alla Cultura con l’assunzione di una figura
part time per il settore con un occhio di riguardo, appunto,
alla biblioteca.
BOBBIO PELLICE: VARIANTI AL PIANO REGOLATORE — Con l’astensione «critica e costruttiva» del gruppo di
minoranza dimezzato per l’occasione, il Consiglio comunale
di Bobbio’Pellice ha affrontato lo scorso 29 maggio le osservazioni formulate alle varianti del piano regolatore proposte
dal Comune nel corso dell’anno scorso. Alcune osservazioni
proposte da Legambiente sono state accolte perché ritenute
- valide, pertinenti e formulate con competenza. Non sono
state invece accolte quelle indicazioni che tendevano a regolamentare in modo preciso le captazioni idriche per centraline formulate da entrambe le associazioni: sarà, secondo la
maggioranza, il futuro piano di bacino a determinare le modalità di intervento. Lo stesso Consiglio ha approvato l’atto
preliminare di vendita di una porzione di terreno utile per
ampliare il campo sportivo e deciso che il complesso sportivo bobbiese sarà intitolato a Bruno Baridon, scomparso anni
fa in seguito a una caduta in montagna.
GEMELLAGGIO LUSERNA-PRIEVIDZA — Incrementare le relazioni sportive, culturali e commerciali; l’auspicio è
stato da più parti ribadito venerdì 31 maggio in occasione
della cerimonia ufficiale del gemellaggio tra Lusema San
Giovanni e Prievidza, cittadina slovacca di 50.000 abitanti.
Il sindaco di Lusema, Ohibò, e il vice sindaco della città
slovacca hanno siglato un protocollo di intesa in una sala
consiliare gremita in ogni ordine di posto. È stata brevemente ripercorsa la strada di questi anni di incontri, iniziati
nel 1992 sul piano sportivo grazie all’intraprendenza del 3S
e proseguita attraverso gli anni con incontri culturali e commerciali. Una nutrita delegazione ha naturalmente partecipato alla Festa dello sport svoltasi nel fine settimana.
IL CILO CERCA BIGLIETTI DA VISITA — Il Cilo Informagiovani di Perosa Argentina ha ricevuto dall’ambasciata
di Norvegia la richiesta per conto di un ragazzo diciassettenne, mdato terminale di cancro, di ricevere il maggior numero possibile di biglietti da visita. Il ragazzo è interessato
ad entrare nel Guinnes dei primati come persona che ha collezionato il maggior numero di biglietti. Chi volesse andare
incontro alla richiesta del ragazzo può spedire il biglietto a
Greg Sheron, Made a Wish Foundation 32, Permieter Center Eas Atlanta, Georgia 30346, Usa.
LO STAMBECCO — «Il nostro amico stambecco» è il titolo
di una mostra che verrà inaugurata lunedi 10 giugno alle 16
presso la scuola media statale di Torre Pellice. Lo stambecco è oggetto da circa due anni di'un progetto che ha coinvolto la vai Pellice e quella francese del Queyras, con la
reintroduzione di diversi esemplari nel parco francese, battezzati da parte delle scolaresche delle scuole del Guil. Parte di questo progetto è anche l’educazione ambientale, portata avanti nelle scuole anche grazie a una mostra di disegni
significativi dello stambecco realizzati sia dai ragazzi francesi che da quelli delle medie di Torre Pellice e Lusema
San Giovanni, che sarà esposta durante i mesi estivi nel
Parco del Queyras. I ragazzi delle medie lusemesi hanno
realizzato una cartolina con il disegno più espressivo.
TEATRO IN PIEMONTESE: UN CONCORSO — La Regione Piemonte, al fine di arricchire e promuovere il patrimonio di lingua e cultura regionale e di rinnovare la tradizione drammaturgica, ha indetto un concorso annuale per un
testo teatrale in piemontese. Il testo, che dovrà essere inedito
e mai rappresentato, dovrà essere inviato all’assessorato alla
Cultura della Regione entro il 31 ottobre del 1996. Una giuria, presieduta dell’assessorato alla Cultura e composta da
vari critici ed esperti teatrali, giudicherà quindi le opere pervenute (l’esito del concorso sarà comunicato entro il 31 gennaio 1997) ed assegnerà un premio consistente in 2 milioni
di lire e la pubblicazione dell’opera; la Regione Piemonte
inoltre opererà per l’eventuale messa in scena dell’opera in
tempi e modi che però sono ancora da stabilire.
Per la pubblicità su
L’Eco
DELLE VALLI VALDESI
tei. 011-655278, fax 011-657542
YAUI mOESI
VENERDÌ 7 GIUGNO 1996
Valli Chisone e Germanasca
Quasi 800 milmm
per la pianta organica
LILIANA VIGLIELMO
La discussione sul progetto di ampliamento della
pianta organica della Comunità montana valli Chisone e
Germanasca ha animato anche la seduta del 31 maggio,
quando è stato riproposto con
lievi aggiustamenti.
Per la seconda presentazione, dopo il «fiasco» della
giunta, tutti i gruppi si erano
agguerriti: la maggioranza,
ben decisa ad approvare il
progetto basandosi sulla forza
dei numeri; la minoranza con
una nuova strategia consistente nel proporre soluzioni alternative ma non troppo, ampiamente negoziabili. Anche il
piccolo gruppo «Innovazione
e qualità» si è fatto sentire,
cercando di mediare le varie
proposte, chiedendo in ultimo
di rinviare ancora l’approvazione del progetto e di nominare una commissione per rivedere tutta la materia.
Il presidente, Ribet, ha illustrato la proposta che prevede
un incremento del personale
attualmente impiegato, includendo i servizio socio-assistenziali, con questa ripartizione: due dipendenti sia al
servizio contabile che a quello
amministrativo, otto al servizio tecnico, cinque al socioassistenziale, un segretario a
tempo pieno. Spesa globale,
qualcosa più di 791 milioni.
La proposta della minoranza presentata dal consigliere
Daviero era abbastanza simile, ma con un diverso organigramma; proponeva anche
l’unificazione dei servizi amministrativo e contabile con
un direttore destinato soprattutto ai rapporti con i Comuni,
una segreteria per il settore
socio-assistenziale e una maggiore qualificazione dei dipendenti del servizio tecnico.
Dopo una discussione dai toni
abbastanza civili, le mozioni
delle minòranze sono state
portate al voto e bocciate una
dopo l’altra. In cambio, il
gruppo di Daviero ha votato
contro la delibera e il minigruppo «Innovazione e qualità» si è astenuto, senza però
scalfire il risultato già previsto dell’approvazione.
All’inizio della seduta sono
anche state approvate senza
troppe critiche le quote che i
Comuni membri della Comunità montana versano a questo ente come contributo ordinario e che sono basati su
una percentuale dei trasferimenti dallo stato. Allo stesso
modo i Comuni versano alla
Comunità montana una quota
per usufruire dei servizi socio-assistenziali organizzati
su tutto il territorio. La minoranza ha dichiarato che questo metodo non è equo e che
sarebbe più opportuno rifarsi
ad una quota prò capite.
Angrogna
«E...$tate in vai
d'Angrogna
»
Dopo tanti anni di «Autunno in vai d’Angrogna» arriva
l’estate; «E...state in vai
d’Angrogna» è il titolo di una
serie di iniziative che nei
prossimi mesi vedranno il
piccolo Comune montano
proporre incontri, concerti,
passeggiate, conferenze. «È
anche un invito a venire in
vai d’Angrogna per conoscerne la gente, le borgate, i sentieri» dice il sindaco, JeanLouis Sappé. Ci saranno le
feste negli alpeggi, appuntamenti gastronomici in collaborazione con gli esercenti
locali, musica e danze.
Ci sarà anche l’inaugurazione della biblioteca comunale,
l’8 giugno, e questa è una tappa importante per il percorso
culturale di Angrogna. La,
giornata vedrà le letture del
Gruppo Teatro Angrogna alle
11,30, la festa dei bambini alle 14,30 con fiabe, giochi, laboratori artistici e artigianali;
in serata, alle 21, la dottoressa
Laura Garino presenterà, con
diapositive, «Le rocce e pietre
della vai d’Angrogna». Le
stesse rocce verranno scoperte
il giorno successivo con una
escursione guidata sul territorio. La rassegna si concluderà
il 15 settèmbre con la festa
all’alpeggio del Chiot con
l’augurio, sono ancora le parole del sindaco Sappé, «che
molti angrognini colgano le
occasioni proposte per incontrarsi e anche per “crescere”
insieme nella partecipazione e
nella solidarietà».
Una ricerca (Jegli studenti della scuola media di Villar Perosa
Il significato del Villaggio Agnelli
N. SERGIO TURTULICI
Dove si insedia la fabbrica
là c’è una crescita civile
di quanti vi lavorano. Lo ha
detto un profeta dei tempi
moderni il cui pensiero critico, ossificato in escatologia
terrena da interpreti ostinati
nel voler cambiare il mondo
a partire da esso, è franato
con la tragica rovina di quell’utopia. Su questa presenza,
la fabbrica, sul modello di relazioni industriali tra impresa
e lavoro che si è chiamato
paternalismo industriale, su
quello che il paternalismo
marca Agnelli ha significato
nella vita della loro cittadina,
i ragazzini della scuola ruedia
di Villar Perosa hanno fatto
una ricerca.
La Comunità montana, la
scuola media, il Comune di
Villar, la Skf, il Cilo hanno
pubblicato il lavoro di scuola
dei ragazzi nella forma di un
dépliant turistico: «Il villaggio Agnelli». È stata una politica sociale negativa il pa.^temalismo dell’impresa? Se è
vero che l’impatto sociale
della fabbrica è stato alla fine
positivo, se la prospettiva paternalistica, riconoscendo il
lavoro operaio, veniva ad alleviare con il conflitto la pena allorché Tindustrialismo
nascente, l’accumùlazione
capitalistica facevano pagare
costi duri ai lavoratori, forse
no, non lo è stata. L’architetto Alberti ha illustrato gli
aspetti urbanistici dei due
complessi residenziali, il
«villaggio operaio» del 1915
e il «villaggio per impiegati»
della fine degli anni ’30, costruiti di fronte agli stabilimenti Riv e la cui storia, le
cui tipologie i ragazzi hanno
tratteggiato nel loro dépliant.
11 villaggio operaio, una
struttura a ventaglio dell’insieme, 24 palazzine uguali
con un piano rialzato, un piano mansardato, un giardinetto
antistante; il villaggio degli
impiegati, una struttura corrispondente a due triangoli i.sosceli affiancati, 11 palazzine
affacciami su una piazzetta
ottagonale. Tutt’attorno una
serie di servizi sociali: i bagni
pubblici, lo spaccio alimentare, la chiesa e l’oratorio gio
europ assistance
soccorso sferadaie
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vanile, il dopolavoro, le scuole materna ed elementare, la
scuola professionale, uña sede per associazioni e bar, un
ambulatorio sanitario, una colonia elioterapica, il palazzo
comunale, il campo sportivo,
un teatro. Il prof. Prinzio, insegnante di scuola media e
sindaco di Villar Perosa, ha
illustrato il disegno di relazioni industriali sotteso a
questo progetto. Era quel progetto di razionalizzazione,
l’introduzione dell’organizzazione scientifica della produzione e dei metodi tayloristici
di lavoro con cui, sul modello
americano («fare come fa la
Ford») la grande industria
piemontese accettava il contraddittorio, si poneva nei
confronti del movimento operaio «come una poteñza nei
confronti di un’altra potenza», con l’obiettivo di riassorbire il conflitto nell’integrazione perfetta tra la grande
azienda e il lavoro, la comunità locale. Quel modello illuminato di integrazione, di
crescita umana e sociale dei
lavoratori che a Ivrea Adriano Olivetti avrebbe di lì a poco perseguito con rigore professionale ancora più sensibile e coerente.
Pinerolo
Il difensore
civico
Dai primi giorni di giugno
è operativo nel Comune di Pk
nerolo l’ufficio del difensore
civico. Eletto dal Consiglio
comunale a ricoprire tale in-^,
carico, il dott. Renato Storero
è stato presentato alla cittadinanza venerdì 31 maggio.
L’ufficio del difensore è ubi;cato all’interno del palazzo
comunale ed è aperto al pubblico il martedì e il giovedì
dalle ore 14,30 alle ore 16,30.
«Il nostro Comune - dice
l’assessore alla Partecipazione del Comune di Pinerolo,
Alberto Barbero - è uno dei
pochi ad avere il difensorccivico e la sua entrata in fun-j;i
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zione e un passo^ importante
nel settore della partecipazione e nella tutela dei diritti dei
cittadini».
Nel corso dell’incontro di i
presentazione del difensore
civico è stata anche presenta- 1
ta la guida ai servizi cittadini ^
«InformaPinerolo ’96». La T
guida, che vuole essere unoi
stramento informativo al ser-|
vizio del cittadino, è più J
completa di quella che Fave-si
va preceduta lo scorso anno Ì )
(stampata in 5.000 copie tutte
distribuite al pubblico), con-L'
tiene tra l’altro una serie di è
notizie sull’amministrazione
comunale (orari degli uffici;^^
delibere più significative ap- %,
ilazion
provate dalla giunta comuna- Jì
le), informazioni sulle proce- erelazior
dure per fare documenti, sui segno su
servizi, una presentazione del o d^e bo:
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Novità in vista quest’anno
alla «Sagra dell’uva» di Bricherasio, appuntamento ormai tradizionale che con l’allestimento del prossimo settembre giungerà alla sya 28“
edizione. Infatti oltre alle varie manifestazioni, come tutti
gli anni previste, è stata avanzata dalla Pro Loco di Bricherasio, per la prossima edizione della manifestazione, la
proposta di far sfilare, il giorno 29 settembre, dei carri che
rappresentino antichi mestieri, delle attività svolte o che
sono state svolte nel passato
nei Comuni partecipanti le
quali li caratterizzino o li abbiano caratterizzati come paese o come territorio; a sostegno e completamento di questa iniziativa è poi previsto
l’allestimento di stand, da
parte dei paesi partecipanti,
dove questi potranno prò*
muovere i propri prodotti,
sempre nell’ottica di far rivivere antiche tradizioni tipiche
del luogo. 11 presidente della
Pro Loco di Bricherasio, En^
rico Bonansea, spiega che ai
fini della manifestazione sono
stati contattati una quarantina
di Comuni limitrofi a Bricherasio dei quali già una decina
hanno dato la loro adesione
all’iniziativa (ma è comunque
ancora presto per fare un bilancio sulla partecipazione
dei paesi): «Lo spirito della
proposta - dice Enrico Bonansea - è comunque quello,
in un periodo di crisi quale
quello che stiamo vivendo, d>
riscoprire e valorizzare antichi mestieri tipici delle nostre
zone che troppq spesso vengono dimenticati o quanto
meno messi da parte».
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!, Maurizio Capelli,
[Bertoglio. Aldo Charj, Duilio Canale, Anita
jWio, Adriano Longo, G.
pòlo Bignami e Marco
‘ in, sono pubblicate in un
sto fascicolo speciale de
liàina che è in distribut ieiil|ieme al n. 26 (giugno
' i) dèlia rivista. Per i non
I tei il fascicolo è dispoile presso il Centro cultuiytìdese al prezzo di lire
"''''(tel./fax 0121-932566).
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me le nostre zone di montagna, degli strumenti urbanistici e delle norme decisamente
più semplici e chiare, più
adatte a una trasformazione di
baite e vecchie case che non
ne stravolga le caratteristiche,
norme che però non penalizzino il proprietario con dei vincoli spesso inutili e assurdi.
Bisogna dire che non è per
niente semplice tradurre in
pratica queste buone intenzioni. Per fare un esempio: c’è
tutta una normativa sul cemento armato che deriva dal
fatto che la nostra zona è classificata a rischio sismico; se
molte di quelle disposizioni
appaiono sensate sulle nuove
costruzioni, esse diventano ridicole e inutilmente costose
se applicate, come è tuttora,
anche in piccoli intervenò sulle vecchie case di pietra, che
peraltro stanno in piedi senza
cemento da qualche centinaio
di anni: fra l’altro, in questo
modo è diventato impossibile^
rifare un balcone in legno!
Anche per i vincoli il discorso
è complesso: è giusto chiedere che i tetti siano coperti con
le lose, ma non sarebbe giusto
che il proprietario che rispetta
questo vincolo e che spende
tre volte di più che per delle
tegole, riceva qualche «aiuto»
dalle amministrazioni?
Sia pure con troppa lentezza e molte difficoltà, alcuni di
questi stimoli sollevati dal
convegno del ’95 sono stati
raccolti: è intenzione dell’assessorato all’urbanistica della
Comunità montana vai Pellice
organizzare alcune giornate di
confronto per elaborare una
proposta di legge da presentare in Regione e un «piano delle borgate». In questo contesto il Centro culturale valdese
ha ritenuto di poter proporre
un nuovo incontro, dedicato a
«I valdesi e le loro borgate»
(di cui è pubblicato a fianco il
programma), nella convinzione che, insieme a tutti i problemi tecnici, urbanistici, economici ci sia soprattutto una
questione di mentalità: che
cosa pensano i valdesi di questa faccenda? Che cosa pensa
no sia bene fare per il loro territorio? C’è un rapporto fra le
borgate, le vecchie baite sparse e il possibile futuro oppure
tanto vale lasciare andare in
rovina il vecchio e pensare ad
altro?
Se si guarda al passato, indubbiamente la presenza valdese è stata determinante per
qualificare il territorio sul piano dell’istruzione e su quello
della cura per le persone:
l’impegno dei singoli e delle
chiese nell’ambito della diaconia ha contribuito alla qualità dei servizi sociali e assistenziali esistenti. È stato assai più difficile occuparsi di
problemi economici, anche se
non sono mancati, soprattutto
negli anni ’60, degli incontri
sull’agricoltura in montagna e
periodicamente le Conferenze
distrettuali hanno affrontato i
problemi del lavoro: in vai
Germanasca, ad esempio, la
crisi delle miniere e la lotta
dei minatori non rimase fuori
dalle chiese.
Oggi, dopo gli anni dello
«spopolamento» e alcune illusioni di «miracoli economici», con la crisi dell’occupazione, le già scarse possibilità
di sviluppo per le nostre valli
e soprattutto per i comuni di
montagna sembrano in ogni
caso dipendere dalla capacità
di saper collegare, in modo
creativo e intelligente, un certo tipo di turismo, una rete di
occasioni culturali, un’accoglienza diffusa e diversificata,
i prodotti locali e un’agricoltura intesa soprattutto come
«manutenzione» del territorio.
Si tratta di un enorme cambiamento culturale per il ptondo
valdese, che non può essere
delegato soltanto ài musei, ai
luoghi storici, alle pubblicazioni (che pure sono da valorizzare): vi è una cultura diffusa sul territorio, un modo di
abitarlo e di gesòrlo che può
promuovere o disincentivare
l’interesse, la frequentazione
esterna, le occasioni di un futuro per i giovani. Come stimolare queste responsabilità,
questa idea che il futuro dipende in primo luogo da noi?
Danze al Chiot di Angrogna
(disegno di Marco Rostan)
Torre Pellice, 21 giugno 1996
Il programma del
secondo convegno
I VALDESI E LE LORO BORGATE
Torre Pellice, venerdì 21 giugno,
Foresteria valdese, via Beckwith 1
mattino
ore 9: Introduzione (Marco Rostan); Mondo valdese e territorio: uno sguardo al passato (Giorgio Toum); Un caso emblematico: la «trasformazione turistica» di Frali negli anni
’50-60 (Ettore Serafino); Politica e territorio nejle valli vaidesi negli anni ’70-90 (Giorgio Gardiol).
ore 13: pranzo presso la Foresteria valdese (prenotazioni
all’inizio del convegno, £ 16.000).
pomeriggio
ore 15- I valdesi e le loro borgate oggi e domani: problemi,
idee, proposte. Interventi di Willy Micol (sindaco di Massello), Sandro Paschetto (guida alpina della vai Pellice),
Raimondo Geme (insegnante della vai Germanasca); Anna
Pecoraro (decoratrice di Rorà); Renzo Bounous (architetto.
Commissione luoghi storici valdesi); Mauro Pons (assessore Comunità montana vai Pellice).
Dibattito
Conclusioni (a cura di Giorgio Toum e Marco Bellion).
Nelle
Chiese
Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI MIEGGE — L’ultimo incontro del collettivo
teologico Miegge avrà luogo presso l’abitazione di
Roberta e Marco Rostan, a
Luserna San Giovanni in
strada dei Peyrot 20, domenica 9 giugno alle 19,30
per riflettere su alcuni argomenti rimasti in sospeso
della «Teologia sistemati
ca» di Tillich e program
mare l’attività del prossimo
anno. L’appuntamento è al
piazzale del tempio per
proseguire insieme verso i
luogo della riunione e della
cena in comune.
COORDINAMENTO
SCOUT — Il coordina
mento Scout del I distretto
organizza un’escursione al
colle del Beth nei giorni
15, 16 e 17 giugno per giovani oltre i 13 anni. Per
iscrizioni telefonare a Da
rio Tron (81319) o Massimo Long (953107).
LUSERNA SAN GIOVANNI — La Società di
cucito di San Giovanni organizza il bazar, il 16 giugno, nella sala Beckwith a
partire dalle 14,30.
PINERÓLO — Sabato 8
giugno, alle 21 nel tempio
si terrà un concerto della
corale valdese di San Germano avente per tema «La
spiritualità protestante».
FRALI — Dal 16 al 20
giugno ci sarà la gita dei
giovani a Venezia e a San
Fedele Intelvi; iscrizioni
presso il pastore. Il culto di
domenica 9 giugno, ore
10,30, sarà tenuto dalle
monilrici della scuola do
menicale.
TORRE PELLICE —
Venerdì 7 giugno, alle 21
nel tempio, concerto della
«Capella vocale München» diretta da Dorothee
Jäger, al pianoforte Felizi
tas Faessler e ài fagotto
Ruth Gimpel, musiche di
Brahams, Rossini, Elgar
Ingresso libero.
Orario estivo linea Torino-Pinerolo-Torre Pellice (2 giugno-28 settembre 1996)
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PAG. IV
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VENERDÌ 7 GIUGNO K
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Jorre Pel lice
Concerto
anno
MASSIMO GNONE
Il concerto di sabato 15
giugno per la chiusura
dell’anno scolastico al Collegio valdese vede la partecipazione dei «Reggae National
Tickets», formazione emergente della realtà musicale
italiana.
Il gruppo proviene dalla
«bassa» d confine tra le province di Bergamo e Milano,
si ispira alla tradizione reggae
giamaicana e, inizialmente, ai
nostrani Africa Unite, gruppo
di spicco nel panorama nazio‘ naie. Dal vivo i «Reggae National Tickets» assicurano
uno spettacolo da band affermata, confermando la qualità
del disco d’esordio «Squali»,
autoprodotto e nato con la
collaborazione di Madaski,
tastierista degli Africa. Il programma prevede, oltre ai
Tickets, una rassegna di gruppi locali di vari generi, tra i
quali: Limite (rock); Lou Magnaut (folk-occitano); Picciotti (ska-raggamuffin);
Heart Failure (death).
n progetto del concerto, organizzato dagli studenti, ha lo
V». scopo di devolvere l’intero ri_ cavato della serata a Radio
Beckwith Evangelica e al
progetto CernobÙ per l’accoglienza di bambini vittime
deli’incidente nucleare di dieci anni fa. Anche quest’anno
la manifestazione si terrà nel
prato del Collegio valdese di
Torre Pollice, con la possibilità di consumare la cena sul
posto. La rassegna avrà inizio
alla ore 18 e il prezzo del biglietto d’ingresso è di £ 8000.
Teatro vivo
«stravaganza»
quotidiana
Spettacolo teatrale su temi
sociali al teatro Opera gioventù di Torre Pellicp.’ Venerdì 7 giugno alle ore 21 il
Tangram Teatro presenta
«Stravaganza» uno spettacolo di Dacia Maraini che analizza la vicenda di cinquè degenti di un ospedale psichiatrico nel momento in cui per
effetto della tanto discussa
legge 180 vengono abolite in
Italia le istituzioni manicomiali e loro ritornano a casa,
alle loro famiglie.
La vicenda prende l’avvio
nel momento in cui gli ammalati, chiusi in manicomio
chi da cinque chi da dieci anni e chi da più ancora, possono tornare a casa grazie alla
«legge Basaglia», la 180 appunto, che dichiara illegali
tutti i metodi di reclusione
manicomiale, ma chi trovano
ad aspettarli dopo tanti anni?
Presto i cinque protagonisti
della vicenda si accorgono
che all’interno dei problemi
quotidiani non c’è più posto
per chi esce dalle convenzioni comuni. Nella vita «normale» trovano una realtà diversa da quella che hanno lasciato: le famiglie hanno addirittura paura di loro e preferirebbero tenerli lontano per
la sicurezza dei bambini, dei
vicini, di loro stessi. Ai cinque non resta che ritornare
nell’unico luogo dove hanno
conosciuto, nonostante le
violenze, un po’ di allegria e
di amicizia. Quello che sembra tenerli uniti è la stravaganza non un pensiero piegato al dovere, all’utilità e alla
competizione.
Sport
FESTA DELLO SPORT: OLTRE 1.000 PARTECIPANTI
— La giornata conclusiva della XV Festa dello sport ha visto agli impianti sportivi di Lusema San Giovaìmi e al palaghiaccio di Torre Pellice alternarsi ben 1.100 atleti, 2.500 se
si considerano le manifestazioni delle settimane precedenti.
E non si è trattato solo di sport; durante l’intenso fine.settiinana c’è stato spazio per la cultura (la presentazione di un
libro su Lusema, la rappresentazione teatrale del «Candido»
di Voltane da parte dell’Istituto alberghiero di Pinerolo) per
un convegno sugli aspetti fiscali delle società sportive, per
danze e spettacoli folcloristici. Molto valida comunquesi è
diniostrata essere la partecipazione alle attività sportive; tantissimi giovani e giovanissimi, significative alcune partecipazioni, che ci si augura possano essere base per futuri allori: su tutti Marco Chiavarini sugli 8(X) m in odore di convocazione per le Olimpiadi di Atlanta, il mezzofondista Marco
Biagetti del Cus Palermo. Anche le gare di salto con l’asta
hanno fatto registrare risultati interessanti. Di grande intensità infine il torneo di pallamano disputatosi al palaghiaccio
di Torre con i successi del Ferrarin Milano nel settore femminile e del Rescaldina Milano fra gli uomini.
CORSA — Un successo e numerosi piazzamenti hanno contraddistinto la partecipazione del GS Pomaretto alle gare di
corsa su strada svoltesi domenica 2 giugno a Bruino; Cristiano Micol ha vinto fra gli Juniores con Simone Bertalotto
al 4° posto. Andrea Alcalino e Alfredo Benedetto sono
giunti secondi rispettivamente fra i Ragazzi e gli AM 60; 3°
posto per David Ghigo e Monica Ghigo fra i Pulcini, 4“ per
Elena Roberto fra le Ragazze e Santa Doina fra le AW 40.
CALCIO: PARI PER IL PINEROLO — Un inutile pareggio
per 2 a 2 è stato ottenuto dal Pinèrolo nelle finali dei Dilettanti a Ponte San Pietro; due volte in svantaggio i biancoblù
hanno raggiunto il pari con Ceddia e Rosa. Domenica prossima trasferta a Biella.
VOLLEY: PINEROLO A UN PASSO DALLA PROMOZIONE — Vincendo al tie break con il Voghera dopo un
match altalenante, il Body Sistem Pinerolo si avvicina alla
promozione in B2; basterà una vittoria per avere la certezza
matematica. Anche le ragazze del MagicTraco sono in vantaggio nella poule finale per la promozione in Bl; pur osservando un turno di riposo le avversarie hanno giocato per
loro e ora sarà decisivo rincontro casalingo con il Cantù.
Finali nazionali anche per il Volley La Torre femminile
che, dopo aver chiuso al comando la regolar season, disputeranno nel prossimo fine settimana a Cesenatico, per il secondo anno consecutivo le finali Uisp. Difficile, ma non
impossibile per le ragazze di Peretto, migliorare il 5" posto
dello scorso anno.
Nel torneo «Pizzeria Borgo Antico» successo del 3S A che
battendo il Carmagnola ha ottenuto la vittoria finale.
Esperienze
di solidarietà
Circa tre mesi fa ha fatto ritorno al proprio paese la famiglia di Sarajevo ospitata in
vai Pellice; nel febbràio del
’94 giunsero in vai Pellice
una donna. Amira, con due
bambini di tre e cinque anni,
Mersad e Nina, fuggiti dalla
guerra scoppiata nella ex Jugoslavia. Le associazioni presenti sul territorio, in accordo
con le amministrazioni comunali di Lusema San Giovanni
e Torre Pellice, diedero vita a
un comitato che si occupò
dell’accoglienza di queste
persone e di organizzare una
raccolta di fondi per finanziare la loro ospitalità. Ci fu una
grande dimostrazione di solidarietà da parte dei cittadini,
sia come singoli che come
gruppi organizzati, tanto che
si riuscirono a raccogliere circa 20 milioni.
Con questi soldi il comitato ha potuto venire incontro
alle esigenze di questa famiglia (affitto, luce, riscaldamento, cure mediche, mantenimento totale nei primi mesi
e poi parziale da quando la
signora riuscì a trovare qualche lavoretto da svolgere)
cercando di far vivere loro
una vita il più dignitosa possibile. Un ringraziamento va
al Concistoro dellà Chiesa
valdese di Angrogna che ha
concesso, con il pagamento
di un affitto basso, un alloggio, che non si era riusciti a
trovare malgrado i numerosi
appelli alla popolazione della
valle. Il comitato ringrazia
anche l’amministraziono'comunale di Angrogna che ha
concesso la mensa scolastica
ai due bambini.
In seguito all’interessamento di persone disponibili
si sono potuti trovare alcuni
lavori di pulizia presso nuclei familiari e alla Cariplo di
Torre Pellice, che hanno permesso a Amira di guadagna
GRUPPOUAPITAUA
^y)eìUe Assicuraziom
Agenzia generale di Torre Pellice
Arncddo Prochet
C.so Gramsci, 2 - Tel. 0121/91820 - fax 932063
re qualcosa sia per il mantenimento della propria famiglia che per poter prendere la
patente di guida, indispensabile per andare a lavorare e
spostarsi, e si è riusciti a trovare un’automobile che le ha
permesso di essere più autonoma. Questa famiglia si è
inserita abbastanza bene nel
nostro contesto sociale, malgrado le differenze culturali
e le difficoltà della lingua.
Alcuni mesi fa Amira ha deciso di ritornare a casa sua,
malgrado la pace sia più sulla carta che nella realtà. Questo però non deve essere visto come una sconfitta da
parte di chi in questi anni ha
dato del tempo per aiutare il
più possibile questa famiglia.
Per due anni, infatti, queste
persone hanno potuto vivere
lontano dalla guerra, conducendo un’esistenza senza
stenti; ora sono tornati a Sarajevo, come era giusto che
dovesse accadere, perché là è
la loro terra, là abitano i loro
familiari, là è il loro ambiente culturale.
Gli otto milioni rimasti sul
conto pro famiglie di Sarajevo sono stati così utilizzati:
metà sono stati dati a questa
famiglia perché potesse iniziare una nuova vita una volta giunta nel proprio paese e
metà sono stati versati in favore dei bambini della Bielorussia che verranno ospitati
in vai Pellice nel prossimo
autunno. Ci auguriamo che
atti di solidarietà come questi
possano continuare nella nostra valle, perché solo in questo modo possiamo collaborare realmente a costruire un
mondo di pace e a diffondere, anche nei nostri paesi,
una vera cultura della pace.
Episodi di
buona sanità
Lucilla Borgarello
Torre Pellice
Forse troppo spesso si parla
di malasanità. Vorremmo
quindi segnalare un episodio
confortante. In una serata festiva, medici e infermieri
dell’Ospedale valdese di Torre Pellice hanno assistito un
nostro familiare in arresto
cardiaco con sollecitudine
estrema, professionalità e
umana attenzione per noi,
preoccupati e in angoscia. È
dunque doveroso far conoscere a tutti l’accaduto, ringraziando chi si è prodigato con
generosità.
fatti. Ermanno Armand
Ugon - Villar Pellice
Bisogna
vigilare
sul torrente
Nel momento in cui è programmata una nuova tornata
di lavori nell’alveo del torrente Pellice, vogliamo ancora una volta appellarci a tutti
quelli che hanno potere di
controllo perché vigilino sul
modo con cui vengono condotti questi interventi. Speriamo che questa volta siano
davvero un’utile manutenzione e non una totale distruzione dell’ambiente fluviale come è successo nell’ottobre
scorso a Villar Pellice, Luserna S. Giovanni e Garzigliana.
Grazie per l’ospitalità
Marco Baltieri - presidente
dell’Associazione pescatori
riuniti vai Pellice
I"-9 giugno — PEROSA
ARGENTINA: L’Associazione Auser organizza la Mostra
hobbistica della terza età.
5-12 giugno — INVERSO
PINASCA: Sarà aperta in orario d’ufficio, nella sala consiliare, la mostra «Scopri miniera» a cura dei bambini della
scuola elementare.
6 giugno, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca della Casa valdese, concerto per l’Unitrè di
Elena Giannuzzo e Giuliana
Cucco al pianoforte, musiche
di Mozart, Schubert, Rachmaninov e Stravinskij.
6 giugno, giovedì —TORRE PELLICE: Alle 16,30 al
Collegio valdese ci conclude il
corso di aggiornamento insegnanti organizzato dal Centro
culturale valdese con una lezione di Jean-Louis Sappé su
«Come raccontare a scuola».
7 giugno, venerdì — PINEROLO: La cooperativa «La
carabattola», il circolo Stranamore e il coordinamento degli
studenti di Pinerolo organizzano alle 21,30 presso il circolo
Stranamore, via Bignone 87,
una serata informativa su«Il
consumo di ecstasy e delle
nuove droghe sintetiche tra i
giovani».
7 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, presso
l’auditorium di corso Piave,
l’associazione «La fornace»
propone un incontro pubblico
con l’on. Giorgio Merlo e il senatore Elvio Passone.
7 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 21, nei locali della chiesa valdese .di via dei
Mille 1, incontro con la redazione della Beidana su: «Parole e oggetti: proposte per la
conservazione del patrimonio
storico familiare».
7 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 21, al Teatro-incontro di via Caprini, concerto
dell’Orchestra camerata ducale
«Città di Pinerolo» dal titolo
«Il carnevale degli animali».
8-10 giugno — FENILE:
Festa patronale dei santi Gervasio e Protasio. Vi saranno
gare bocciofile, una corsa podistica non competitiva sulle
sponde del Pellice, esibizione
di paracadutismo e grande rodeo con toro meccanico. Inoltre ogni sera balli e musica.
8-9 giugno — PRAROSTINO: Sabato 8 i ragazzi delle
medie presentano lo spettacolo
musicale di G. Rossini «Cenerentola»; domenica 9 tradizionale .giornata dei ragazzi a cui
parteciperanno insegnanti,
bambini e ragazzi delle materne, elementari e medie di Prarostino e San Secondo.
9 giugno, domenica — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Dalle 9, al campo sportivo, si
svolgerà la V Giornata della
protezione civile, con la partecipazione delle associazioni
che sono impegnate nel settore.
9 giugno, domenica —
TORRE PELLICE: A cura
del gruppo Gasm gara di bocce
e cena sociale.
9 giugno, domenica — SAN
SECONDO: Partenza alle 7 da
piazza municipio per una passeggiata fino al colle Armoine,
m 2692, per la’IX edizione di
«Montagna insieme».
II giugno, martedì —
TORRE PELLICE: Alle
15,30, alla Casa valdese, il pa“store Giorgio Tourn terrà una
conferenza per l’Unitrè sul tema «La pubblicazione delle
opere di Lutero presso la Claudiana a 450 anni dalla morte».
II giugno, martedì —
PRAROS'TINÓ: La bocciofila
prarostinese organizza gara alle
bocce(baraonda) libera a tutti.
14 giugno, venerdì —
TORRE PELLICE: Nella sala
Paschetto del Centro culturale
valdese si chiude la mostra di
Giulio Mosca; l’orario è lunedì,
martedì, mercoledì e venerdì
dalle 14 alle 17; giovedì, sabato
e domenica dalle 15 alle 18.
Servizi
VALLI
CHISONE-QERMA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica: ^
DOMENICA 9 GIUGNO
San Germano Chisone: PaN
macia Tron , tei. 58787
Ferrerò: Farmacia Valletti Via Montenero 27, tei. 848827;
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
RINO
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivati
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 9 GIUGNO
Bibiana: Farmacia Garella--J
Via Pinerolo 21, tei. 55733 5
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 59879È
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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SERVIZIO INFERMIERIS1
dalle ore 8 alle 17, pressoi
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SERVIZIO ELIAMBUL/
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sabato 8 giugno e domenica
9, ore 20 e 22,10 e lunedì Itì
alle 21,15 L’esercito delle 12|
scimmie. '4
BARGE— 11 cinema Cori
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gno Palermo-Milano, sola
andata; da domenica, ore
16,30, 19, 21,15, a giovedì,
L’esercito delle 12 scimmie.
Feriali ore 21,15; mercoledì
chiuso.
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma,
alla sala «2cento» Schegge di
paura; feriali e festivi 20 e
22,20, sabato 20 e 22,30; alla
sala «5cento» In viaggio con
Pippo (Walt Disney); feriali
e festivi 20,30 e 22,20, sabato
20,30 e 22,30.
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Sped. in abb. post./50
Pubblicaziond unitarìa con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoii
Stampa; La Ghislerlana Mondovl
Una copia L. 2.000
11
lì 7 GIUGNO 1996
PAG. 7 RIFORMA
La Foresteria di fronte ai lavori di ristrutturazione di Palazzo Cavagnis
Un punto di testimbnianza a Venezia
‘Stiva m 5faò/7e cinquecentesco ospita migliaia di persone l'anno: fra loro
' si"« * mo/f/ sono interessati ad approfondire la conoscenza del protestantesimo
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Cj]|ijyuc aaiu ui lavuiu alla Foresteria e di vissuto
stóeziano ci permettono di
Ijendere una valutazione
jiilla realtà della casa nei
stesti turistico, strutturale
jciale. Il numero degli
iti e delle presenze è ornai stabile da alcuni anni
^hé, con il tutto esaurito
C-circa trecento giorni
^0, questo è il massimo
^offerta della Foresteria
j))o stato strutturale attuale.
Inezia ha un tale valore
collettivo
indiale che ancora per aldini anni potremo funziona(ealinàssimo delle possibiità^nostante i cameroni e
||imero esiguo di servizi...
iiDgna però valutare l’incal^te trasformazione delle
j Sieste. La richiesta infatstiva: i tìè orientata verso camere
òppie con servizi o verso
SUtture che offrono possi4 'pità variegate sia per l’alloggio sia per i momenti di studioe di incontro.
^ iLa'falutazione dell’anno
ligiena concluso rimane ambamente positiva, considerato che già per il 1996 e per il
i , 1997 abbiamo numerose prey, ^l^ni. Riteniamo importante segnalare che molti
____ tappi ritornano in Foreste
jiaperiodicamente e ormai
con alcuni accompagnatori,
astori di chiese sorelle o do—piti, si sono instaurati rapporti fraterni o quanto meno
— e simpatia. Il grande
palazzo dove gli
iti possono soggiornare è
ifdianamente occasione
J^ntri e di testimonianza
ielìiostro essere la casa di
___^lienza della Chiesa val
a Co-.. |feaVenezia,
la, ve- f ispesso gli ospiti sono sol8 giu- Itoto curiosi, altri sono inte, sola alla nostra stampa:
ì, ore
3vedì,
nmie.
:oledì
tnultiimma,
jgedi
1 20 e
3; alla
o con
feriali
¡abate
cerchiamo di soddisfare tutte
le richieste, anche con l’intervento della pastora Laura
Leone. Siamo consapevoli di
essere sempre più frequentemente interpellati da residenti veneziani, da studenti
e insegnanti per informazioni sul protestantesimo, stiamo diventando una sorta di
riferimento per i quesiti più
disparati. Molti studenti, anche stranieri, vorrebbero poter consultare testi, avere
uno spazio adatto alla lettura: è troppo auspicare e sognare una biblioteca e un
Centro culturale protestante
a Venezia? Il Centro culturale
è una delle iniziative previste
dal progetto di restauro di
Palazzo Cavagnis per sviluppare e arricchire la testimonianza evangelica a Venezia,
dovrà essere il punto di riferimento e raccordo fra la
chiesa e la Foresteria, promuovendo attività di relazione e incontro, mostre e conferenze. Il grande androne
verrà utilizzato come spazio
per una mostra permanente
sull’evangelismo italiano e
per mostre temporanee; sarà
aperto alla città e consentirà
ai veneziani e ai turisti di venire a contatto con la realtà
protestante.
Solo chi è stato almeno una
volta a Palazzo Cavagnis può
immaginare cosa comporta
la manutenzione in uno stabile del ’500 situato al centro
di Venezia, dove la semplice
sostituzione di un flessibile
diventa un problema; nel
corso dell’anno comunque
sono stati eseguiti lavori elettrici e idraulici di varia natura
per proseguire l’adeguamento alle norme Cee.
L’annuale periodo di chiusura della Foresteria (novembre) è stato utilizzato per
un importante intervento «di
mantenimento» sugli affre
schi in attesa del restauro definitivo. La ditta specializzata
in opere di conservazione e
restauro ha sostituito nel soffitto di un dormitorio i supporti lignei, ormai ricoperti
di muffe, che rischiavano di
compromettere quanto è rimasto del grande affresco
opera del Bevilacqua (altre
opere di questo artista possono essere ammirate nella
sala del trono del museo
Correr). La sostituzione è
stata operata a mezzo di rondelle in plexiglas avvitate ai
travoni mentre le crepe dei
muri e degli affreschi presenti in altri locali sono state
«incerottate» così da bloccar-,
ne il deterioramento. Si è
provveduto anche alla stuccatura di tutti i pavimenti in
mosaico veneziano: gli interventi sono stati veramente
costosi ma non potevano essere procrastinati.
È definitivo lo scorporo
della reception dall’ufficio
^ella direzione. Tale operazione è stata possibile posizionando un banco-armadio
nel salone: la struttura, studiata dall’arch. Silvia Serafini,
permette di ottimizzare il
rapporto con gli ospiti mentre la direzione può funzionare come ufficio amministrativo a sé stante. Questa operazione era diventata indispensabile, visti gli spazi, dopo la
computerizzazione dei due
servizi e il collegamento amministrativo tramite posta
elettronica con il Centro servizi di Torre Pellice.
Il progetto per il restauro di
Palazzo Cavagnis, nelle sue
linee generali, è stato presentato alla comunità locale dal
moderatore e illustrato dall’ing. Scarpa dello Studio
Greggio nel marzo 1995. Attualmente tutta la documentazione, dopo essere stata
esaminata dalla Sovrinten
ti
CI
nobi
ti va
I culti animati dal gruppo Aleph-Fgei di Torino
Riflettere insieme sul senso della comunità
, PAOLO MONTESANTO
Le attività 1995-96 del
, grappo Aleph-Fgei di Torino si sono ufficialmente
ioiicluse con il culto avvenuto riomeriica scorsa 12.magpresso la comunità di
a; ultimo di una serie di
'¡riiti che hanno visto impegnato il gruppo da marzo a
frigno il culto di domenica,
^sato sulla predicazione di
toarco 6, 30-44, ha voluto
lirirtare alla comunità bielleto Una riflessione sul senso di
Wunità come comprensioria della Parola e volontà di
.^rounlcarla al prossimo,
adendolo così partecipe di
"ri che abbiamo ricevuto; cotorinità non come semplice
?f^gato di persone ma inririte di fratelli e sorelle
^nuno dei quali capace di
^‘hvare i propri doni perché
r*hgano doni più ampi, da
tMi ®®ri®re estesi a livello
jijl ettivo. Questo è realizzaj,'ri nel momento in cui la
®rija del Cristo è realmente
e compresa, ovvero il
j .U®nto in cui la pochezza
*l' **toiiti umani viene com; lata, quando un semplice
^rigato informe di persone
J*®’ usando le parole del
(v'toone, «impastato» dal
—^ rito per «lievitare» e diveni
IFjomunità. ■
i à P8®i piemontese
jlo^uvato in questa occatiar ^'¡h® P.®t poter incon® una comunità in cui i
rini non sono più di due
o tre: Biella, infatti, sconta la
sorte di molte altre chiese del
Piemonte che vedono di anno in anno aumentare l’qtà
media dei propri membri
senza che ci sia un ricambio
generazionale. La Fgei Piemonte da tempo ha fatto
propri la riflessione e l’impegno sul sempre più rarefatto
rapporto fra giovani e chiese,
iniziando a fare un quadro
della situazione regionale e
di Torino per realizzare una
più ampia riflessione sul modo di vivere, da parte delle
nuove generazioni, l’appartenere a una comunità, sui
motivi per cui decidono di
allontanarsene, e in cosa le
chiese stesse, con le proprie
istituzioni, li portino a operare determinate scelte.
La comunità biellese ha accolto con calore la presenza
delle ragazze e dei ragazzi di
Torino auspicando il ripetersi
di iniziative cqme questa.
Una comunità di adulti e anziani che ha rivolto ai giovani
parole di sincero conforto e
incòraggiamento a continuare, non solo allietare quelle
comunità prive di elementi
giovanili con visite come
questa, ma anche e soprattutto a perseverare nel proprio desiderio di contribuire
a una costruzione (e in questo caso ricostruzione) della
chiesa futura, perché non
cessi la testimonianza di una
fede evangelica. Maurizio
Abbà, predicatore in una comunità priva di pastore, «gio
vane» con un passato recente
di fgeino, ha'saputo evidenziare come il ruolo dei giovani nelle nostre comunità debba essere in un certo senso
privilegiato, cercando di arginare la dispersione di nuovi
elementi da una parte, e
dall’altra considerando la
presenza di quei giovani già
presenti e attivi; sarebbe ne, cessario un dialogo e un
ascolto continuo verso la voce giovanile, specialmente
quando con «giovani» si intende una fascia di età intermedia che tende ad essere
punto di raccordo fra i giovanissimi e gli adulti e anziani
della comunità.
Tale pensiero riporta alla
predicazione che si è avuta
ne corso di questo culto; la
comunità offra il proprio terreno fertile alla semina di
quei doni di volontà e desiderio di migliorare e costruire la
via che la fede ci indica ogni
giorno, poiché solo la comunità, come condivislonè di
esperierize e forze, come cooperazione e dialettica fra le
generazioni, pùò essere il
luogo deputato alla realizzazione di qualsiasi progetto
che abbia come fine ultimo la
condivisione della parola di
Cristo; si realizzi, quindi, un
dialogo fra giovani e comunità, per poter meglio concretizzare in opere il valore
dei doni delle diverse generazioni, per poter meglio comunicare e trasmettere la fede comune.
denza ai beni artistici e dagli
uffici comunali competenti, è
depositata presso l’Ufficio
salvaguardia di Venezia e siamo in attesa dell’approvazione globale definitiva.
Il progetto generale di restauro costituisce l’unica
possibilità di intervenire in
maniera coordinata su questo edificio cinquecentesco
ristrutturato nel Settecento
da Domenico Rossi, famoso
architetto ticinese, autore di
pregevoli opere veneziane
del XVIII secolo. L’intervento
vuole garantire la conservazione dell’immobile, migliorarne i servizi e gli impianti e
soprattutto sfruttare in maniera ottimale la vocazione
della città, punto di incontro
di migliaia di persone che
possono «affacciarsi da questa finestra» sul protestantesimo italiano. Sin daH’acquisto, nel 1868, Palazzo Cavagnis era diventato l’immobile destinato «per il tempo e
quanto altro occorre per 1’
esercizio del culto valdese nella città di Venezia».
L’impegno complessivo,
operativo e finanziario, è stato frazionato in vari stralci di
lavoro, in modo da consentire il finanziamento di tutte le
attività durante i lotti di
avanzamento lavori; si prevedono circa 6 o 7 anni di lavoro e una spesa complessiva di
circa 5 miliardi di lire. Atmalmente stiamo esaminando
unitamente alla Tavola valdese tutte le possibili strategie per i finanziamenti dei
vari lotti di intervento di ristrutturazione. La Foresteria
potrà con i ricavi della sua
gestione finanziare solo una
parte dei lavori: occorre
quindi che il territorio di riferimento esprima la sua volontà di testimonianza anche
nel sostegno di questo ambizioso progetto.
Trieste
Ci ha lasciati
Mario Meucci
I
RENATO COTSSOII_____
La Chiesa valdese di Trieste perde, con la dipartita
del fratello Mario Meucci,
uno dei suoi membri più cari
e affezionati. Per lunghi anni
impegnato nel Consiglio di
chiesa, e per un periodo anche presidente, viene ricordato per la pacatezza dei suoi
interventi sempre improntati
a un grande senso di responsabilità e di saggezza. Solo la
malattia lo aveva separato
dalla sua comunità, impedendogli quella frequenza regolare a cui era abituato.
La comunità l’ha ricordato
con un culto il 15 maggio, a
cui hanno partecipato i parenti e numerosi amici. La riflessione biblica ha avuto, in
una serie di versetti, scelti
proprio dal nostro fratello e
trovati fra le sue carte, un forte messaggio di impegno professionale come risposta a
una chiara fede nel Signore.
Integrità morale, coscienza di
essere amministratori di beni
che appartengono a Dio in attesa del compimento delle
promesse del Signore.
Nell’ascoltare la lettura di
questi versetti molti hanno ricordato quelle scelte difficili
che il nostro fratello aveva
fatto a favore degli operai del
suo cantiere in momenti particolarmente difficili. Ai fi^i e
ai loro familiari va il pensiero
solidale di tutta la comunità.
Lo storico Palazzo Cavagnis
Dibattito all'ospedale Villa Betania
Bioetica: davvero tutto può
essere considerato lecito?
Un argomento complesso
e di stringente attualità ha
costituito il tema dell’ultimo
incontro organizzato presso
l’ospedale evangelico di Napoli «Villa Betania» dall’omonima Fondazione: «Procreazione assistita: tutto è lecito ma...», svoltosi sabato
11 maggio, quarto di un ciclo
di appuntamenti sull’etica
che hanno coinvolto alcuni
membri del personale medico dell’ospedale insieme ad
una media di una cinquantina di persone appartenenti a
varie chiese evangeliche
dell’area napoletana. Il tema
è stato introdotto dal dott.
Anseimo Spallone, assistente
del reparto di ginecologia di
Villa Betania, che ha fornito
una panoramica sulle tecniche utilizzate nel campò della cura della sterilità, alcune
delle quali sollevano non pochi problemi etici.
L’inseminazione eterologa,
ossia con seme di donatore, il
cosiddetto prestito (o addirittura affitto) dell’utero di
un’altra donna per portare
avanti la gravidanza al posto
di donne che ne sono impedite, gravidanze di donne in
menopausa o gravidanze di
partner deceduti sono alcune
delle situazioni che costituiscono oggetto di accesa discussione nei vari comitati
bioetici costituitisi in molti
paesi europei. Ma la parte
più problematica, a parere
del dott. Spallone, è tutto il
capitolo delle manipolazioni
genetiche, connesse con le
tecniche riproduttive, partite
per debellare alcune malattie
ereditarie ma che potrebbero
portare a conseguenze pericolose per l’equilibrio dell’intero ecosistema. Una relazione, quella ,del dott. Spallone,
improntata a un certo pessimismo rispetto alle possibi
lità di dare ar^ne alla ricerca,
anche nei suoi risvolti perico- •
losi, ma contemporaneamerife un appello perché delle regole certe, a chi opera in
questo settore, siano date anche in Italia, nonostante
l’aspetto controverso di tutta
la materia.
La seconda riflessione, affidata alla pastora Anna Maffei, ha affrontato la materia
in esame da un angolo visuale più strettamente etico. Pur
partendo dalla lettura di alcune situazioni bibliche particolari come la gravidanza in
menopausa di Sara, gli uteri
in prestito di Agar o delle serve di Lea e Rachele, la legge
del levirato e quindi l’obbligo
morale di procurare una discendenza ad uomini deceduti, Maffei ha affermato che
queste situazioni, pur utili
per sgombrare il campo da
atteggiamenti bigotti, non
possono avere valore normativo per noi oggi. I contesti
stqrici e culturali sono incomparabili. Oggi abbiamo a
che fare con la paradossale
situazione di un’esplosione
demografica in alcune parti
del mondo con una altissima
mortalità infantUe e un tasso
negativo di natalità nei paesi
ricchi, dove tutta"^a in certi
casi il desiderio di un figlio
può portare le coppie sterili,
specie le donne, a sottoporsi
a pratiche costose e a volte
umilianti è infruttuose. Secondo la Maffei rispetto ai
problemi posti da queste pratiche, non basta articolare
un’etica dei diritti individuali
ma bisogna, a partire dai fondamenti biblici del primato
dell’amore, dell’unità della
persona nella sua corporeità
e dell’affermazione della dignità di tutti gli umani, porre
le basi per un’etica solidale
della responsabilità.
I vostri acquisti, per gii abbònampnti ai periodici avengeiici
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■/ >
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 7 GIUGNO
Gli studenti del Centro «Comandi» in visita in Sicilia
Fare diaconia nella società
L'impegno dei credenti, delia scuola e delle famiglie
contro la mafia. L'accoglienza agli immigrati
FRANCESCO PETROSILLO
COME Studenti del Centro
di formaziohe diaconale
di Firenze, nell’ambito del
programma di studi, abbiamo visitato due opere delle
nostre chiese in Sicilia, ospitati dal Centro diaconale di
Palermo, dove abbiamo avuto un’accoglienza indimenticabile: dagli ottimi pasti alle
interessanti visite guidate nel
centro storico della città.
Il 25 aprile abbiamo partecipato all’incontro delle chiese bmv della Sicilia tenutosi
presso il Servizio cristiano di
Riesi, dove abbiamo avuto
l’opportunità di incontrare
vecchi amici e di instaurare
nuovi rapporti di amicizia
con scambi di esperienze. In
seguito abbiamo visitato la
struttura, sotto la guida della
direttrice Erika Tomassone.
Il 26 aprile abbiamo visitato il Centro diaconale, accompagnati dalla diacona
Karola Stobaus, che ci ha illustrato i servizi che la struttura
offi-e alla cittadinanza: istruzione scolastica, corsi di recupero per ragazzi a rischio
sociale, assistenza domiciliare e una foresteria per ospiti
occasionali e studenti universitari. Nel pomeriggio c’è stata l’esposizione da parte di
Franco Giampiccoli, Renato
Selvaggio e Marco Jpurdàn
sulle chiese evasgdííche e la
diaconia-hr Sicilia, mentre la
serata si è conclusa con rincontro con il gruppo giovanile della Chiesa valdese coordinato dal candidato al pastorato Massimo Marottoli.
Nella mattinata del 27 aprile, abbiamo ascoltato tre relazioni che affrontavano tre
aspetti differenti della lotta
alla mafia. Nella prima, che
aveva come titolo «Contrastare il dominio della mafia»,
l’avvocato Piero Trotta ci ha
fatto capire, da una prospettiva puramente storica, quale
effettivamente sia il potere
mafioso all’interno della vita
politica, sia siciliana (circa il
50% dei deputati della Regione Sicilia sono indagati per
/presunta appartenenza alla
mafia) che italiana. Nelle altre
realtà la mafia non può penetrare così radicalmente come
ha fatto in Sicilia ma, dice
Trotta, si occupa di campi
specifici (droga, prostituzione, armi, ecc.). Nelle nostre
scuole ci si è interessati a da
re valori alternativi, mentre
nelle chiese è stato il messaggio di speranza nella volontà
di cambiare e non di rassegnazione a predominare.
La seconda relazione, a cura del prof. Vito Mercadante,
già preside di scuola media,
aveva come titolo «L’impegno educativo nella lotta
contro la mafia» e come punto chiave poneva l’equazione: mafia = economia = politica = sottocultura. La famiglia è una cosa sacra, quindi
la mafia si forma in famiglie,
prende il posto dello stato e
«dà lavoro» (= valore) e di
conseguenza deve essere rispettata da tutti. In realtà la
disoccupazione aumenta (ormai si sfiora e in alcuni casi si
sùpera il 50%) e il potere mafioso approfitta sempre di
più della situazione. Che fare
quindi per contrastare questa
disoccupazione che è letale
per la sopravvivenza in Sicilia? Secondo Mercadante, bisogna puntare molto sullo
sviluppo dell’economia attraverso la legislazione; combattere la criminalità in modo
diverso a seconda delle città
e infine diffondere una nuova
cultura nelle scuole. Chiaramente per poter fare tutto
questo è indispensabile avere
Danza liturgica durante il culto finale
un referènte a livello sia parlamentare che ministeriale.
L’ultima relazione riguardava il Centro immigrati-.
Alfonso Manocchio. direttore
del Centro, erba spiegato
quali sono state le realtà che
Iranno caratterizzato la Sicilia
nella storia: il deficit pubblico
(assenza di regole e delegittimazione delle stesse), il potere invisibile (la mafia) e il deficit sociale (poca presenza
della società civile). Oggi la
realtà non è molto cambiata,
anche se si è assottigliata in
alcune sue parti. Per poter
cambiare è importante la presenza dello stato e di un movimento di cittadini: di conseguenza, dice Manocchio, la
diaconia deve dare delle risposte a questa società dolorante partendo dalla teologia
dei minimi, degli emarginati,
degli oppressi. Le chiese dovrebbero attivare dei punti si
ascolto per favorire la crescita
dal basso con nuovi modelli
culturali attraverso servizi di
comunicazione dove l’utente
ha la possibilità di interagire
con gli altri.
La nostra visita in Sicilia si
è conclusa domenica 28 aprile con la partecipazione ai
culti delle due chiese valdese
e metodista di Palermo, via
Spezio e La Noce, seguiti da
un’agape alla Noce, dove un
nutrito gruppo di giovani
africani ci ha accolti con cibi
e canti tipici del loro paese:
un’esperienza unica.
Questo viaggio di studio in
Sicilia è stato possibile grazie
all’impegno di molte persone
e, in particolare, del direttore
della Noce, Marco Jourdan.
Siamo soprattutto grati di
aver potuto conoscere da vicino quella realtà così difficile e lontana come la Sicilia e
preghiamo affinché il lavoro
che viene svolto possa portare i fiutti sperati e quella luce
di speranza che sempre ci fa
vivere e lottare con tenacia.
Genova
Un recital
«evangelico»
ERMINIO PODESTÀ
IL Convitto nazionale Cristoforo Colombo è sàlito
sul gradino più alto del podio.
L’istituto genovese ha vinto la
sfida tra convitti di tutta Italia, riuscendo ad ottenere il
miglior punteggio nelle discipline artistiche: teatro, musica e pittura ed è riuscito a
piazzarsi bene anche nelle discipline sportive. La sfida, che
nei mesi scorsi ha contrapposto tutti i convitti nazionali,
ha avuto il suo epilogo con la
finalissima di Montecatini
dove il Colombo, rappresentato dalla classe terza media .
B, ha primeggiato dopo essersi distinto nelle fasi eliminatorie. L’iniziativa, promossa
dal ministero della Pubblica
istruzione, è stata anche un’
occasione di scambio culturale fra i convitti nazionali
che hanno organizzato veri e
propri «scambi» di ospitalità
tra gli alunni delle varie città.
Sembra che questa notizia
non abbia nulla a che fare,
con l’ambiente Evangelico.
Bisogna perb ¡Sottolineare il
fatto che^ la professoressa Pi-,^
n Or facente parte della Chiesa
valdese di via Assarotti, per
preparare lo spettacolo teatrale ha utilizzato la riduzione teatrale «Notte di Natale»
di Dickens, offerta dall’opuscolo «Speciale teatro» della
«Scuola domenicale» edito
dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
E con questo spettacolo,
senza trascurare la bravura
dei ragazzi e la capacità didattica dei professori, la classe della scuola media III b ha
ottenuto dalla giuria un giudizio lusinghiero, conquistando il primo posto su sedici rappresentazioni. Ciò sta
a significare che la produzione del Sie, varcando i confini
dell’ambiente evangelico,
viene apprezzato e riconosciuto valido anche nelle
scuole statali. È un simpatico
riconoscimento per chi lavora in questo settore e soprattutto per confermare l’importanza di incidere, con la
forza della testimonianza, in
zone profane.
La scomparsa al l'indomani della Pentecoste
Gli evangelici di Rimini ricordano il pastore
Carera, infaticabile testimone deH'Evangelo
BRUNO COSTABEL
Lunedi 27 maggio una telefonata della signora Carera ci comunica l’improwisa morte del marito, avvenuta nel viaggio di ritorno da Rimini a casa, in un autogrill
dove si erano fermati per un
improvviso malore. La crisi
che aveva colpito il pastore
Iginio Carera non è stata di
quelle passeggere, di cui purtroppo soffriva con una certa
frequenza. La notizia si diffonde presto e ci lascia costernati. Come sempre la
morte giunge improvvisamente, quando la vita sembra ancora potere regalare
momenti di serenità. Il collega e amico Iginio aveva comunque potuto esercitare il
ministero della predicazione
sino all’estremo limite della
sua esistenza. L’ultimo suo
culto, fraterno e gioioso, ha
coinciso con l’ultima sua
giornata, completa, di vita.
La domenica di Pentecoste
era stata per la comunità di
Rimini una giornata particolarnrenté gioiosa. I coniugi
Carera erano tornati a far visita alla chiesa nella quale il
pastore Iginio aveva terminato il suo ministerio pastorale
attivo dopo alcuni anni di lavoro in Romagna, per andare
in emeritazione per gravi
motivi di salute un po’ prima
del limite fissato dai regolamenti. Anni duri per disturbi
al cuore e conseguenti ricoveri in ospedale. E anni di solitudine perché la moglie, insegnante di musica a Gorizia,
non aveva potuto seguirlo
nella nuova sede. Ma tutti ricordano i week-end che lei
trascorreva regolarmente a
Rimini dove oltretutto si era
assunta il compito di organista a guida dei cantici della
comunità.
Era quindi con vera gioia
che li avevamo rivisti tra noi
per il culto: la signora all’organo e il pastore Carera sul
pulpito, esuberante secondo
il suo solito, a presiedere il
culto con voce robusta é potente. Abbiamo celebrato insieme la Santa Cena con particolare senso di fraternità. E
dopo il culto i saluti e gli abbracci erano soltanto interrotti da qualche telefonata
fatta da chi non essendo potuto venire al culto voleva almeno sentire la viva voce dei
coniugi Carera.
L’atmosfera lieta e gioiosa
non era mancata certo nep
pure al momento del pranzo:
invitati dai signori Mack, i
coniugi Carera e l’attuale pastore di Rimini hanno festeggiato insieme nei dintorni di
San Leo la recente nomina a
ricercatrice universitaria di
Gabriella Mack Perazzoni,
membro della nostra comunità, presso l’Università di
Bologna. Nel tardo pomeriggio si tornava a Rimini. Davanti all’hotel salutò calorosamente i coniugi Carera che
il giorno dopo devono partire
presto per tornare in macchina a casa loro, a Gradisca
d’Isonzo.
Gli evangelici di Rimini si
sentono ora solidali nel dolore con la famiglia Carera, perché il suo è anche il nostro
dolore. Tutti insieme però ricordiamo le parole di fede
pronunciate nell’ultimo suo
culto dal pastore Carera al
momento della benedizione:
«Dio, che dona la pace, vi faccia essere completamente degni di lui, e custodisca tutta la
vostra persona, spirito, anima
e corpo, senza macchia, fino
al giorno in cui verrà il nostro
Signore Gesù Cristo. Potete fidarvi di Dio: egli vi ha chiamati e farà tutto questo» (I
Tessalonicesi 5,23).
DIPIGNANO — 11 19 maggio 1996 si è svolta l’assemblea del
15° circuito. Il culto con la comunità di Dipignano è stato
presieduto dal pastore Giovanni Lento. Vari gii argomen«
discussi: in particolare l’assemblea si è soffermata sulla vita delle chiese e sull’atto sinodale 20/SI/95. È stato inolù^
deciso di rinnovare anche il prossimo anno il contributo
per una borsa di studio per un bambino del Centro ¿aco.
naie La Noce di Palermo. L’assemblea ha eletto il nuovo
Consiglio che risulta così composto: Francesco Yiaplaaj,
sovrintendente: Giovanni Lento, Iris Galvano e Furio
Crucitti consiglieri. L’assemblea ha ringraziato il sovrig.
tendente uscente pastore Pietro Santoro e il consigli^
uscente Pietro Monaco. ^
■a
ELquf
sui tei
ilaFcei
¡elmetto
il Gei
SAN SECONDO — NeH’ultima settimana due nascite hanigil
allietato la nostra comunità: Maurizio, di Monica e Giulivi
no Pastre; Stefano, di Laura e Silvio Jahier. A questi frateit^pM'^®
e sorelle porgiamo i nostri più fraterni saluti unendoci allaTiiw
gioia che il Signore ha voluto loro concedere. fentri di i
fTinteinu
TORINO — Nel culto di Pentecoste della chiesa valdese sonoJ verte^
" «Al ^
mi. C
stiane
stati quest’anno accolti, confermati o battezzati tredi(
adulti e quattro ragazzi e ragazze: Ezio Barbero, GUI
Bugni, Maria Paola Cattani, Giuseppa D’Amico, Enrii
Das Gupta, Monica Della Casa, Graziella Gabetti, Eri
Giaime, Luca Oraziani, Simone Jalla, Ettore Riccian
Luca Rossetto Stella, Antonio Russo, Gianpiero Salmi
Stefano Sanasi, Silvie Tarditi, Sergio Tartara. Particoli
mente significativo è stato l’incontro con il Concistori
avvenuto qualche giorno prima, in cui questi fratelU e
relie hanno spiegato i motivi che li hanno spinti a chiedé^
re di entrare a far parte della nostra comunità: la necessita
di avere uno spazio in cui essere aiutati a vivere la fede ii
Cristo recentemente scoperta o riconosciuta, la necessi
di trovare una «casa comune» in cui vivere con maggi
autenticità la propria fede (questo soprattutto per alca
provenienti dal cattolicesimo), la riconoscenza per
¡io in 1
S^Aprei
live fattoi
vino leeoni
jsgnäinen
" ■ a e
[[vista dio
cultura ed
fessore di
¡stessa Face
dista di Pi
)0
stati accolti «gratuitamente» nei periodo dell’awidni^ voiaWdes
mento e della formazione in ambito evangelico. I pastori^
i membri del Concistoro hanno ringraziato a loro voltgj
per la bella testimonianza resa che incoraggia tutti a edifi^
care con fiducia la chiesa di Gesù Cristo.
TORRE PELLICE — Domenica 26 maggio nel tempio del ceni
tro U culto è stato condotto dai giovani della Fgei, chéd
hanno guidato nella meditazione e nel canto. Al momriiHj
to della Santa Cena, nel ricordo del giorno della Pentedà
ste in cui i discepoli hanno sentito che non potevano pitì
L'interes
Da un lato
no dato un
fennazi
messi i
ine dei t
infartico
.cheliautc
0, il
rimanere chiusi ma dovevano uscire fra la gente, i pres®«''^®
ti sono stati invitati a uscire sul prato antistante il tempipì
E qui, con l’assemblea disposta in un unico grande cei
chio, è stata celebrata la Santa Cena e si è svolta l’uli '
parte del culto. A questo culto hanno partecipato anche!
pastora Letizia Tomassone e alcuni membri del gmpf
residente ad Agape. La comunità ha potuto ascoltare
loro messaggio e continuare rincontro con loro in un’a|
pe che ha avuto luogo alla Casa unionista.
• L’assemblea di chiesa del 2 giugno ha confermato quii
anziana la sorella Bruna Avondetto; è stata eletta qi
nuova anziana Wanda Bertalot e infine una nuova diai
na entrerà in Concistoro, la signora Eldina Bellion, in pi
cedenza anziana e ora con cura particolare delle perso!
in difficoltà.
• La famiglia Cignoni ha presentato al battesimo il
Mario, a cui rinnoviamo il nostro affettuoso augurio.
• La comunità è vicina con simpatia alle famiglie di Emé«'| '
stinaJallaved.Ayassot, Mario Meucci e Augusto Re che di 1" c,
hanno lasciati.
de di <
indo li
danna re
‘ ¡e? culi
ite pos
' nso ]
hà fatti
bin h
icolt
ione ir
lagist
D’altro
lino afi
imdo so
Matesis
ne di orga
SANT’ANTONINO DI SUSA — Domenica 19 maggio, gipmi|
dell’Ascensione, la locale chiesa battista ha ricordato il91"i
anno delia prima predicazione dell’Evangelo nel paese.‘i
Numerosi i presenti, provenienti daUe comunità battisftj
della zona, nonché sorelle e fratelli di altre località e di dH
versa denominazione evangelica. La predicazione, sul te-'
sto di Atti 1, 8-11 è stata tenuta dal past. Paolo Spanu, della Chiesa battista di Milano; il messaggio,
illuminante ed efficace, è stato seguito con
partecipanti. Un abbondante rinfresco, dopo il culto, ^ Utoa nei
consentito di concludere la giornata nel segno di un gioiiW ®ese di
so dialogo fraterno.
Durant
tibia, tei
Nella collana «Studi storici» è uscito
Michael Walzer
La rivoluzione dei santì
li puritanesimo alle origini del radicalismo poiitico
Introduzione di Mario Miegge ‘
' pp 376, L 45.000 ^
Nel 1649 il re Carlo I Stuart, processato dal Parlamento e condanni 4
morte per tradimento del «patto» con il popolo, venne giustiziato. Ti»
l’Europa tremò sbigottita. Quale rivoluzione ideologica, prima ancora^
politica, aveva potuto giustificare un fatto così sconvolgente? Il pun^
simo ha prodotto una generazione di «santi
che, con ii loro eccezionale impegno e la
loro ferrea autodisciplina, distrussero il
vecchio ordine gerarchico e ne crearono
uno completamente nuovo, fondato sulla
coscienza guidata dalla parola di Dio. Si
tratta di una primissima forma di radicalismo politico che ha lasciato tracce profonde nel mondo moderno.
Quest’opera - ormai un «classico» - analizza le.radici soclaf! e politiche del puritanesimo e sottolinea il fatto che il puritanesimo ha pervaso l’intera vita deH'uomo del
suo tempo, dal mondo dell'immaginario élla tattica militare. .
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VtA PRINCIPE TOMMASO. 1 •
TEL. 011/668.98.04 - PAX 011/650.43.94.- C.C.P
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Palermo: due incontri culturali su temi di attualità e di impegno
La società civile in lotta contro la mafia
Ne//a prima serata, sulla bioetica, si è ipotizzato un «ecumenismo etico»
II procuratore Caselli richiama alla necessità di fare formazione
JftANCO GIAMPICCOLI
t'EL quadro del dibattito
^8UÌ temi etici proposti
^laPcei con la diffusione
ri libretto «Un patto per la
il Centro evangelico di
jgltura «G. Bonelli» di Paler0 (Cec) ha organizzato due
»contri di rilevante interesse.
% tbma di bioetica, il prinol^rteva su «Trapianti
■ Confronto tra chiee» e si è svolto il 10
in un’aula del Pollcli“A presentare le prospettive liattolica e protestante
«ano stati invitati il dott. Salvino|eone, incaricato di iniegnàmento alla Facoltà di
Ipirina e condirettore della
Sta diocesana Bioetica e
a fede ia
lecessii
mai
2r aleuti
sr
wlcina^:
pastone
>ro voltg]
ti a
lecessit^l^jjiraed Enrico Ciliari, prosare di Immunologia alla
Facoltà, presidente del
¡yiglin della Chiesa metoista di Palermo e membro
di lavoro della Tavola’Mdese sulla bioetica.
Tititeresse è stato duplice.
Da un lato i due oratori hanno dato un’ampia e articolata
Infonnazione sui problemi
delcen-JÉ*“®®** regolamenta;i, cjjeci- ione dei trapianti d’organi e
^i^dicolare del consenso
thè li autorizza: sempre ne0, il consenso può anche essere presunto (una
¡lede di «silenzio assenso»)
pndo le modalità definite
latina recente proposta di
^e? Ciliari ha preso decisa' inte posizione in favore del
inso presunto e così pure ha fatto Leone, pur met“ lo in luce obiettivamente
coltà che questa impoione incontra nell’ambito
lagistero cattolico.
^D’altro alto i due oratori
Plhno affrontato il tema di
fondo sotteso alla cultura
il piccola ^llaTCsistenza alla donazioI De di organi, e cioè la concedi della persona, del cor
Re ched®® ® cadavere, trovandosi
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persoli
Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo
d’accordo sull’impostazione
teologica espressa soprattutto da Ciliari: il corpo, come
persona che esprime l’esistenza dell’essere umano
nella sua totalità, è totalmente altro rispetto al cadavere
che non ha più vitalità e non
è più persona. La base è dunque posta per una desacralizzazione del cadavere, condizione per altri passi avanti
sulla via della cultura e
dell’educazione al dono degli
organi. La consonanza tra i
due oratori ha messo in luce
la possibilità di un «ecumenismo etico» che sarebbe
quanto mai necessario sviluppare nel nostro tempo.
Due ore di intensa esposizione e di serrato dibattito
col pubblico hanno marcato
il secondo evento, rincontro
con Gian Carlo Caselli sul tema «Scegli la vita! Lotta alla
mafia e partecipazione della
società .civile», che si è svolto
il 16 maggio nel tempio valdese di via Spezio.
Il procuratore Caselli ha risposto pienamente alla sollecitazione rivoltagli dal Cec di
dare indicazioni sull’apporto
che la società civile, comprendente le nostre chiese,
può e deve dare alla lotta
contro la mafia. Esistono tre
antimafie, ha affermato Caselli: della repressione, dei
diritti e delle opportunità,
della cultura. Se la responsabilità della prima è propria
della magistratura e delle
forze deU’ordine, le altre due
competono alla società civile. Essenziale in ciò è la rioccupazione del territorio che
la mafia ha sequestrato privando i cittadini di diritti e di
opportunità di lavoro, di sviluppo, di crescita. ,E fondamentale è in particolare il
ruolo culturale delle «agenzie
di formazione e informazione» (tra cui le chiese, la scuola, i media) nel contribuire
ad attaccare la pianta della
mafia alle radici. In questo
contesto alcune espressioni
sono risuonate come vere e
proprie parole d’ordine che
ci coinvolgono pienamente:
«Uscire dal recinto delle nostre comodità» per occupare
con gli altri il terreno comune; «Combattere le inefficienze istituzionali in cui si
incunea la supplenza mafiosa» contribuendo a svuotarla
di vigore. '
Sul piano della descrizione
e delle prospettive della lotta
alla mafia. Caselli ha unito un
quadro impressionante della
consistenza mafiosa nelle 4
regioni meridionali e delle
internazionalizzazione e finanziamento della mafia, a
un forte persuasione che la
mafia potrà essere vinta se,
accanto all’impegno sul piano nazionale, la comunità internazionale saprà costruire
un piano comune e coordinato che attacchi la finanza
mafiosa.
Dal dibattito col pubblico
Caselli ha fatto emergere
un’individuazione del ruolo
dei collaboratori di giustizia
acuta e precisa, fredda e insieme sofferta, prudente e
nello stesso tempo decisa;
una valutazione molto positiva («una pietra miliare») del
recentissimo documento
dell’episcopato siciliano; un
bonario ridimensionamento
degli attacchi di Marco Pannella, da sempre dedito alla
provocazione fine a se stessa;
la condivisione del timore
che le espressioni di lode e di
esaltazione a lui rivolte possano essere un indizio di uno
spirito di delega.
Gli intensi applausi che
hanno salutato il procuratore
Caselli e l’invito stesso rivoltogli dal Cec hanno voluto
tuttavia sottolineare la solidarietà e la riconoscenza tutta particolare con cui egli è
seguito nel tempo che vede
ripetuti attacchi rivolti a lui e
ad altri magistrati fortemente
impegnati sul fronte della
lotta alla mafia e alla corruzione. Va evitato il pericolo
della delega, ma ancor più va
escluso il pericolo dell’involontaria connivenza che un
distaccato riserbo potrebbe
comportare.
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Agrigento: una tavola rotonda in occasione della «mostra della Bibbia»
della Bibbia per un dialogo ecumenico
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i^®®tlcnti delle varie chiese
^^nosciuto il bisogno della
L« Spirito. In questa
®®.già la scelta del canone
per la chiesa antica fu una
scelta spirituale. Infatti è
l’unità del canone biblico
che, molto prima del discorso
sull’unità della chiesa, pone
una base fondamentale per
l’ecumenismo tra le chiese.
Il racconto dell’Ascensione
in Atti 1, testo del giorno richiamato dal pastore Mùhlich, ha ricordato ai credenti
che la Bibbia non va utilizzata come fonte di speculazioni
religiose: i credenti delle prime comunità che si posero le
domande del quando e del
dove verrà ad instaurarsi il
regno dei cieli, furono indirizzati dal messaggio dei
«due uomini in vesti bianche» verso un impegno nel
mondo. Chi attende il ritorno
del Signore si dia da fare per
l’annuncio dell’Evangelo e
per preparare la venuta del
regno di Dio. Un messaggio
che vale anche per chi può
avere dubbi sulla storicità
dell’Ascehsione e pensare
che si tratti di una metafora
per parlare di un «cielo» la
cui autorità è collocata molto
al di sopra della terra.
«Non sbattere la Bibbia in
faccia alla gente»; è stata invece l’affermazione centrale
di Franco Moscato. Per cogliere il messaggio della Bibbia per i credenti oggi, e non
finire in un battibecco fondamentalista in cui i versetti biblici diventano un’arma da
battaglia, c’è bisogno anche
di una coscienza storica che
non è soltanto uno strumento per la lettura critica della
Bibbia ma anche per la comprensione della propria identità e della tradizione della
propria chiesa. In questo
senso per Moscato bisogna
superare l’opposizione tra
Bibbia e tradizione ecclesiastica che per molto tempo è
stata significativa nella polemica tra cattolici ed evangelici.' Per la Chiesa cattolica la
riscoperta della Bibbia che si
manifesta nei documenti del
Concilio Vaticano II è stata
un passo importante per il
quale si riconosce anche la
necessità di un continuo rinnovamento della chiesa. Il
rapporto fra parola e tradizione è argomento che non
pùò che suscitare vivaci discussioni e siamo lontani dal
definirne i termini: è vero che
i protestanti seguono tutti solo la Bibbia, mentre i cattolici
seguono solo l’autorità del
papa? Che potere hanno le
tradizioni che pur contraddicendo la Bibbia ci permettono una vita comoda all’interno delle nostre chiese?
Lutero, ha ricordato il sacerdote cattolico, nell’affermare il principio del «Sola
Scriptura» era convinto che
all’interno della Bibbia esista
una chiave interpretativa che
è Cristo. L’awentista Giovanni Bonfigli ha aggiunto che,
per non cadere nella tentazione di appropriafei della
Bibbia per affermare, con
una lettura fondamentalista
o con una interpretazione indifferente o troppo liberale,
una fede separatista o individualista, c’è bisogno della
guida dello Spirito. Essa non
ci appartiene in quanto
membri di chiesa, ma possiamo incontrarla nel dialogo
con altri credenti sul testo biblico. Ce ne parla il passo degli Atti degli apostoli (8, 2640) che racconta la storia del
ministro etiope che durante
un viaggio, mentre stava leggendo il libro del profeta
Isaia, incontrò Filippo per la
strada. «Intendi tu le cose che
leggi?» chiese Filippo. «E come potrei intenderle, se alcuno non mi guida?», rispose
l’etiope invitando Filippo a
salire sul carro e a sedersi accanto a lui. Questo passo non
è tanto l’esempio di qualcuno che avendo già la verità in
tasca la comunica ad un altro
che deve solo apprenderla da
lui, quanto l’invito a confidare nella guida dello Spirito e a
scoprire Cristo proprio nell’
incontro e nel dialogo con
uno straniero.
L’incontro durante la mostra della Bibbia ad Agrigento
ha lasciato aperte non poche
domande ma la ricerca comune del significato della
Bibbia per i credenti e per le
chiese oggi può.aiutarci a
scoprire chi è il Cristo e a testimoniare dì lui come principio per l’interpretazione
della scrittura. (s.m.)
Agenda
FONTANA DI PAPA — Nell’ambito del
bazar di beneficenza che si tiene alle 16,30
nei locali della Chiesa battista, verranno
proiettate delle videocassette della rubrica
«Protestantesimo». Per informazioni telefonare al pastore Eugenio Stretti, 06-9310604.
GARBAGNATE MILANESE — «50° anniversario della
Repubblica. La presenza degli evangelici nella Repubblica»
è il titolo della conferenza che il pastore Giorgio Bouchard
terrà alle ore-21 presso il Centro «Il cardellino» di via Villoresi. L’incontro è organizzato dal Centro studi sulle civiltà e le religioni del Mediterraneo. Tel. 02-99026644.
FONTANA DI PAPA — Nell’ambito del
bazar di beneficenza che' si tiene a partire
dalle 16,30 nei locali della Chiesa battista,
l’estrazione della lotteria è prevista per le
19,30. Per informazioni telefonare al pastore Eugenio Stretti, 06-9310604. ^
MODENA — Per il ciclo di incontri sul tema «Verità, paura, potere», alle ore 21 nella
sala 150 della Camera di Commercio in via
Ganaceto 134, il prof. Francesco Maria Feltri tiene una conferenza su «Conservatorismo, fondamentalismi e rifiuto della modernità: una sfida per l’Occidente». Organizzano il Centro
culturale protestante «Leroy M. Vemon» e l’Istituto Gramsci di Modena. Per informazioni tei. 059-220564.
MILANO — Per il cicló di incontri sul tema
«Il “libro dei libri” ci riguarda ancora? Cpme
le tradizioni cristiane leggono oggi la Bibbia», alle ore 18 nella libreria Anna Kuliscioff di via Vallazze 34, il pastore Antonio
Adamo parlerà su «La Bibbia: parola umana
o Parola di Dio?». Per informazioni tei. 02-70636363.
BETHEL — La Conferenza distrettuale
del IV distretto è convocata dal venerdì 14
giugno, dalle ore 17,30, alla domenica 16.
Il culto di apertura sarà tenuto dal candidato al ministero pastbrale Loreiizo Scornaienchi. Le relazioni per la Ced e i mandati di deputazione dovranno pervenire entro il 10 giugno
ad Enrico Trobia, telefono e fax 0932—869955.
GENOVA — «“Tuoi sono i cieli e tua la terra, o Signore”.
Dall’Assemblea ecumenica europea di Basilea a quella di
Graz» è il titolo del convegno di formazione ecumpica che
si tiene alla Foresteria del convento francescano di Madonna del Monte. L’accoglienza è prevista per le ore 19 di venerdì, la conclusione alle 16,30 di domenica 16. Organizza
il Sae (Segretariato attività ecumeniche), gruppi del Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria. Per informazioni tei. 011-8980954; 02-58101017; 010-566694.
MOTTOLA — «Rivestire la donna nuova
(Efesini 4, 24)» è il tema dell’incontro 'per
la chiusura delle attività delle Unioni femminili di Puglia e Basilicata, già sviluppato
al III campo donne leader. La giornata, condotta da Maria Secci, segretaria regionale
del Movimento femminile evangelico battista di Puglia e
Lucania, avrà inizio con il culto alle ore 11. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 099-8861321. .
MILANO — Per il ciclo di incontri sul tema «Il “libro dei libri” ci riguarda ancora?
Come le tradizioni cristiane leggono oggi la
Bibbia», alle ore 18 nelfa libreria Anna Kuliscioff di via Vailazze 34, don Gianfranco
Bottoni, responsabile dell’Ufficio diocesano
per l’ecumenismo e il dialogo, parlerà su «In quali divèrsi
modi leggere la Bibbia?». Informazioni allo 02-70636363.
COAZZE — «Sulle orme di Fra Dolcino» è
il titolo della mostra che verrà inaugurata alle 16 nel:\tempio valdese di via Matteotti. La
mostra resterà aperta fino a domenica 21 luglio. Sempre nel tempio, alle 21 canta il coro
dei giovani della Chiesa valdese di Pinerolo.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6508970.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche' alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle ore 9,30. Replica lunedì 10 giugno della trasmissione «Cinque evangelici a Montecitorio». Domenica 16 giugno (replica lunedì ?4 giugno): Irlanda: al
crocevia della pace; Il libro protestante: alla fiera del libro
di Torino; Incontri con: protestanti nel mondo.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
DII FANOIUUI
Abbonamento annuo L. 28.000 - Estero L. 33.000 Sostenitore L. 35.000 - Una copia L. 3.500 da versare su c.c.p.
n. 14603203 intestato a «L’amico dei fanciulli - Tavola
Valdese» - 20159 Milano - Via Porro Lambertenghi 28
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Commenti
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EiroKMA
Fisco e senso dello stato
Paolo Fabbri
La prima considerazione da fare riguardo al sistema flscale italiano è che esso è eccessivamente complesso.
L’ultimo intervento di un certo respiro coordinativo è stato fatto nel 1972/73, con l’istituzione di Iva, Irpef, Ilor,
ecc.,, sepza peraltro ra^ungere l’obiettivo di semplificare il numero e i criteri di applicazione delle imposte sia
dirette che indirette. In seguito la normativa in materia di
imposte e tributi è cresciuta come una creatura mostruosa, proliferando i balzelli in funzione delle esigenze dei
vari governi che si succedevano, moltiplicando i problemi
di interpretazione con formulazioni oscure, talvolta contraddittorie, quasi sempre farraginose. Ne consegue che
non soltanto gli errori sosttmziali ma anche e soprattutto
quelli formali sono firequentissimi e le relative sanzioni
raggiungono livelli iperbolici. A questo si aggiunga che le
ispezioni di polizia tributaria e guardia di finanza sono
spesso effettuate col criterio di «a chi tocca tocca e serva
da esempio», nella mancanza di un controllo sistematico
capace di garantire la generale applicazione della le^ge.
La seconda considerazione riguarda rincidenza della
pressione tributaria piuttosto alta ma non molto dissimile da quella di altri paesi europei. Tutti si dimenticano
però di chiedersi qu^e sarebbe la pressione fiscale se tutti pagassero lottasse con le aliquote attuali. I piccoli imprenditori e gli artigiani della rivolta fiscale sostengono
che lo stato chiede 100 per avere 10. Questo certamente
non è vero, ma è vera la sproporzione tra quello che viene
richiesto e.quanto lo stato si aspetta di ricevere.
Terza considerazione: non dobbiamo mai dimenticare
che, sia pure in misura anche molto diversa, siamo tutti
influenzati dalla mentalità «evasiva». Le imprese vendono e pagano in nero o trasferiscono utili nei cosiddetti paradisi fiscali, i lavoratori autonomi talvolta si fanno pagare in nero, ma è pur vero che spesso i cassaintegrati e non
di rado anche i lavoratori dipendenti praticano un secondo lavoro in nero. Questo, sia ben chiaro, non significa
mettere tutti sullo stesso piano, ma affermare che l’evasione è un fenomeno diffuso fi^ tutte le categorie e che ne
è derivata una mentalità che permea tutta la società.
Quarta considerazione: il fenomeno dell’evasione fiscale nelle aziende piccole e medie fa parte del sistema di
mercato in Italia. Certo non tutte le aziende evadono e
non tutte evadono nella stessa misma, ma le operazioni
occulte sono talmente diffuse da essere ormai un elemento del sistema di mercato. Non a caso il nuovo ministro
della Giustizia ha parlato di «nerolandia». Come sempre
succede, nel calderone degli evasori si trova di tutto,
compresi gli evasori totali che speculano sui limiti oggettivi deU’amministrazione finanziaria dello stato nel colpire l’evasione e quelli che approfittano di questi limiti per
aumentare illecitamente i loro profitti, ma resta pur vero
che l’applicazione rigorosa dell’attuale legislazione fiscale farebbe chiudere non poche aziende e perdere non pochi posti di lavoro.
Sulla base di tali considerazioni, possiamo trarre alcune conclusioni. La rivolta fiscale, come tutte le rivolte, è
pericolosa perché mina le basi stesse del contratto sociale su cui si basa lo stato. Quindi va contrastata. Non
bisogna dimenticare però che il substrato su cui nasce la
protesta è uno dei tanti frutti malati di un sistema politico fondato sul provvisorio, sul potere per il potere, sulla
corruzione, sull’inefficienza deUo stato. In un paese normale l’evasione è sotto controllo. Noi non siamo ancora
un paese normale. La rivolta fiscale va quindi contrastata innanzitutto creando i presupposti affinché le tasse
possano essere pagate senza drammi, creando la consapevolezza di avere in cambio dei buoni servizi. Come ha
detto il ministro Napolitano, la rivolta fiscale non è ima
questione di ordine pubblico; è invece, aggiungiamo
noi, ima questione di giustizia che riguarda tutti e va affrontata nell’interesse di tutti per evitare che il residuo
senso dello stato che alberga nei cittadini cali ulteriormente, dando luogo ad un’anarchia strisciante i cui sviluppi sarebbero imprevedibili.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale (t Pinerolo con il n.
176 del.1’ gennóo 1^1, responsabile Franco Qiampiccoli. Le modifiche sono state registrate con o^nanza in d^ 5 marzo 1993.
Il numero 22 del 31 maggio 1996 è stato consentalo per l'inoltro postale all'Ufficio CMP
Nord, via ReissRomoli 44/11 di Torino mercoledì 29 maggio 1996.
Indagine dell'Organizzazione mondiale della sanità
Aborto e questione demografica
Ogni anno vengono compiuti più di venti milioni di aborti
La drammatica situazione del Pacifico occidentale
MARTA D’AURIA
U
NO dei problemi più
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gravi delia nostra umanità è la questione demografica. Gli esperti parlano spesso di bomba demografica da
temere quanto la bomba atomica. Il fenomeno degli immigrati da paesi in via di sviluppo verso l’Europa, è avvisaglia di una situazione che
andrà accentuandosi sempre
più negli anni a venire. La
conferenza del Cairo si è interessata molto alla questione, trovando però una forte
opposizione da parte della
chiesa cattolica e dei paesi
arabi fondamentalisti. L’Organizzazione mondiale per la
sanità ha condotto nell’autunno scorso nella zona del
Pacifico occidentale un’accurata Indagine dalla quale
emerge un quadro drammatico che ha suscitato stizzose
reazioni da parte cattolica.
«È stato calcolato, a livello
mondiale, che ogni anno
vengono compiuti più di venti milioni di aborti, molti dei
quali si risolvono nella morte
di circa 70.000 donne»: questa la premessa del 4° documento pubblicato a Manila
nel 1995 dall’Organizzazione
mondiale per la sanità (Oms),
presso l’ufficio regionale del
Pacifico occidentale. Secondo il documento, in questa
regione così vasta (Mongolia,
Cina, Giappone, Vietnam,
Malesia, Filippine, Singapore, Papua Nuova Guinea, Australia, Nuova Zelanda, Thailandia) l’aborto è il maggior
fattore di incidenza sulla salute delle donne.
Particolare è la situazione
delie Filippine, stato prevalentemente cattolico in cui
l’aborto, nonostante il suo
stato illegale, è metodo per il
controllo della fertilità. Circa
un quinto delle donne sposate, in zone rurali, hanno tentato almeno un aborto, mentre l’incidenza nelle zone urbane è ancora più alta. Il piano di sviluppo filippino per
le donne afferma che il numero di aborti realizzati ogni
anno si aggira tra i 155.000 e i
750.000, nonostante i servizi
di pianificazione familiare e
Villaggio alla periferia di Mindanao (Filippine)
che il 24% delie morti nei reparti maternità sono dovute
a complicanze legate agli
aborti illegali. In questa situazione il documento dell’
Organizzazione mondiale
per la sanità raccomanda che
«i governi dei paesi dove
l’aborto è illegale dovrebbero
avviarsi verso la liberalizzazione di queste leggi... non
solo per preservare la salute
fisica delle donne ma anche
il loro benessere mentale ed
emozionale». ,
Il documento, ricco di
informazioni e di dati, ha
provocato forti reazioni da
parte cattolica. Il 3 gennaio
1996, infatti, è giunta al direttore regionale dell’Oms a
Manila la risposta della Commissione episcopale sulla famiglia e sulla vita, elaborata
durante la conferenza dei vescovi cattolici nelle Filippine.
La commissione episcopale
afferma che tale documento
è un tentativo organizzato
per promuovere l’aborto nella regione del Pacifico occidentde in generale e nelle Filippine in particolare, il tutto
sotto l’egida dell’Oms.
Secondo il documento
molti motivi portano a questa conclusione. Primo è il
tentativo compiuto, secondo
la loro interpretazione, nella
4“ Conferenza mondiale sulle
donne, tenutasi a Pechino lo
scorso settembre, di emendare il principio, precedentemente accettato, che l’aborto
non deve essere usato come
metodo di controllo della po
polazione. Altro motivo addotto è la recente conferenza
della Federazione intemazionale dei genitori favorevoli
alla pianificazione, tenutasi a
Manila lo scorso novembre,
dove la difesa dell’aborto era
in primo piano nell’ordine
del giorno. Secondo i cattolici
il presidente Fidel V. Ramos
dava un preciso indirizzo alla
conferenza, quasi che il governo fosse orientato verso la
legalizzazione.
Infine il documento episcopale segnala la recente circolazione al Congresso filippino
di numerosi documenti di
studio e proposte che puntano a un allentamento della
legge contro l’aborto, alla legalizzazione del divorzio e
dell’eutanasia. Curiosamente,
nel documento episcopale filippino, aborto, divorzio e eutanasia, insieme agli anticoncezionali, vengono paragonati ai quattro cavalieri dell’
Apocalisse! La commissione
episcopale afferma inoltre
che, se il governo filippino è
interessato al dialogo in corso
con la gerarchia cattolica sulla promulgazione del programma filippino di pianificazione familiare, nel «dialogo» ci deve essere, da entrambe le parti, apertura alla discussione razionale. La commissione ribadisce però che
qualsiasi discussione deve
cominciare da principi e posizioni che non sono negoziabili, come per esempio
l’aborto. Ci sarà mai un dialogo tra le due parti?
Secondo un articolo di Odon Vallet su «Le Monde»
La Francia di Chirac è sempre meno laica
Su Le Monde dell’11 maggio scorso, Odon Vallet, docente universitario a Parigi,
in un articolo intitolato «La
France n’est plus laïque»,
scrive: «Nella discrezione generale, la Francia sta abbandonando uno dei maggiori
principi della sua tradizione
repubblicana, quello della
laicità. Quest’anno 1996, che
vedrà celebrare con fasto il
15° centenario del battesimo
di Clodoveo, è iniziato con la
visita di stato di Jacques Chirac in Vaticano. In quell’occasione, il presidente della
Repubblica ha espresso il
suo auspicio di "rendere più
stretti i legami millenari” che
si sono stabiliti "tra la Francia e il trono di Pietro”».
L’autore prosegue: «Il riavvicinamento tra le istituzioni
dello stato e la Chiesa cattolica ha già ottenuto risultati
concreti in campo finanziario, in contraddizione con
l’articolo 2 della legge del 9
dicembre 1905 riguardante la
separazione delle chiese e
dello stato, in base al quale
“la Repubblica non riconosce, né rimunera né sovvenziona alcun culto”».
Fra i finanziamenti pubblici di cui usufruisce, direttamente o indirettamente, la
Chiesa cattolica francese,
l’articolista cita la cassa mutua e la cassa pensione del
clero cattolico, la manutenzione degli edifici ecclesiastici, le sovvenzioni alle scuole
cattoliche.
In totale, per il 1996, lo stato francese sborserà oltre 40
miliardi di franchi. «Questa
somma - precisa Vallet equivale al 12% circa dell’imposta sul reddito, ossia una
percentuale superiore a
quella della Germania, dove
la tassa ecclesiastica, ufficialmente riconosciuta, rappresenta dall’8 al 10% del prelievo obbligatorio».
Secondo l’autore «questa
màrcia indietro della laicità si
verifica in una società multiculturale e pluriconfessionale
in cui ogni religione (compreso il buddismo, che ha già costituito associazioni culturali), e perfino ogni setta, intende approfittare delle stesse liberalità, ad eccezione del
protestantesimo, guardiano
vigilante dei valori laici».
L’autore ritiene che, a li
vello europeo, «le particolarità nazionali delle relazioni
tra chiese e stati tendono a
sfumare a vantaggio di una
via europea media, a metà
strada tra la laicità e la religione di stato. Durante la sua
visita in Vaticano, Jacques
Chirac ha voluto andare incontro a questa tendenza
sottolineando la convergenza tra il messaggio evangelico e i principi repubblicani
di uguaglianza tra gli uomini,
di giustizia e di tolleranza».
Ma, conclude: «In greco esistono tre parole per designare il popolo: laos, etnos, demos, da cui sono sorti i termini laicità, etnia e democrazia. Non vorrei che l’abbandono della laicità si traducesse con un sovrappiù di problemi etnici e con un deficit
di democrazia».
Se le cose stanno così nella
laica Francia, che possiamo
dire dell’Italia neoconcordataria, ufficialmente laica, che
si appresta a celebrare, con
ingenti finanziamenti pubblici, due avvenimenti specificamente cattolici romani:
l’ostensione della Sindone e
il Giubileo del 2000?
niLEIE«Q)>/
Protestanti e
omosessuali^
siali. Dei tre vesco^ P.
stanti dell’Elba,
)CC
Sotto questo titolo, la tjj
sta «Il Regno» del 15 mai
1996 pubblica un artico!
Giancarlo Caronello che L
stra il documento pubbBd
il 14 marzo scorso dailaQj
sa evangelica della Gen
(Ekd), intitolato «Vivei^l
stato di tensione». Fruttili
un lavoro biennale di aJ
commissione ad hoc il doiI
mento, scrive Caronello, «
specchia in tutta la sua!
ghezza (una sessantina dip
gine) la consapevolezza-i
si tratti di “questioni fon|
mentali della fede crisdaL
della confessione ecclesi|
pur escludendo la possili
di una "presa di posizi|
univoca”».
«La Ekd - prosegue
nello - insiste nell’affen
che ogni tentativo di sola
ne può essere proposto!
in riferimento alla “glob
delle affermazioni biblid
in materia. Se è vero ini
che la prassi omosessul
in contraddizione con lai
lontà di Dio, è anche
che una “ confi gurazionep
sponsabile della rela
omosessuale” rientra nefi
mandamento universale d
l’amore.
. La lettura dei testi scrifl
stici viene pertanto intesi
me “ampliamento” piùc
come “correzione” di dufi
rametri argomentativi tu|
in vigore in ambito ecclei
- nel definire la convii^
omosessuale va accenti
carattere “sostanzialn
sociale” del modello ette?
munione matrimoniai^
continenza non è ima i
etica, ma un carisma sp
co e gratuito».
Per quanto riguarda il p
blema pastorale della be|
dizione delle coppie omC
suali, «esso viene defid
dalla Ekd sulla base di^
distinzione: mentre è
bile una benedizione inC
come richiesta dell’aiutoi
vino, è escluso riconosS|
alla benedizione una val^
specificamente nuziale, CM
quale forma di riconoSÌ
mento divino del modellef
miliare espresso dalla cop^
omosessuale».
L’articolista così concB
«Nonostante alcune evidq
debolezze argomenta^
(...), il documento è cara^
rizzato da un’esplicita
tura ecumenica: la Ekd a
ma che la riflessione va®
condotta a più voci, se«
avocare un diritto di
vento, ma disponibili a!^
tempo a ripensare la siC
prassi ecclesiale alla 3
della Bibbia”. L’emerge^
tema nell’ambito
evangeliche è in parte dv
a spinte interne (la pra®
di associazioni di o®®*
suali credenti, compra^'
ni pastori), in parte all
pubblico che le chiese c
geliche sembrano riW ^
quello di religione civu^
fenomeno sociale di
te dimensione non P“"J
conseguenza, essere'
to o aggredito con uflf
zio di totale incompa“
La posizione ha il van
di non estraniarsi dai p ^
si culturali e civili, ®
cilmente coincide j. J
chieste più esposte de i
pi (i gruppi
chiesa” hanno qualin'^
documento come
ce”) e si presta a un ® |
tazione debole del P j
cristiano. Tutto ciò sp ^
non uniformi reazio®
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ÌNO 7 GIUGNO 1996
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Continua il dibattito originato dalle preannunciate estensioni del 1998 a del 2000 a Torino.
.a Sindone: rinascita del religioso e agonia della fede
fOccorre capire perché un fenomeno di questo tipo abbia un fale peso culturale nel nostro paese
Ciò che è veramente cristiano può essere stabilito solo per mezzo della Scrittura
' ^USEPPE PLATONE
IGIONE, Provincia, Colune e Curia di Torino
jo che saranno milioJioni i turisti-pellegrini
Manno a Torino per la
le la seconda ostensio^Ua Sindone, nel ’98 e nel
^0, e stannoToro preparo un’accoglienza di altisl'iìvello. Già per la «pri[dell'aprile-giugno 1998,
latino due grandi mostre:
i'iull’iconografia sindoniiPaltra sui codici antichi.
Isiiermerà a Torino potrà
nere tra diversi itinerari e
gólàre interesse avranno
Si che si snoderanno at„èrso le chiese alla ricerca
^giii della Sindone»,
finlziata insomma una
fidebperazione con possij'ira£ortanti sviluppi reliiisi, economici, turistici,
lirazione che nel nostro
Mente, da un lato, è già
Ijtaitigmatizzata, e dall’alì si tenderebbe a ignorarpeìtché ; si dice, vera o falsa
|e sia la Sindone rimane un
oMéma interno al cattolijmo che, come evangelici,
foci riguarda.
fiondo che sia invece imjrtante discutere, capire
Èsto fenomeno religioso
uale perché è parte della
ra cultura italiana. Trovo
fe che i cattolici che vi[in paesi a maggioranza
Itante non abbiano an^operto madonne che
tono, o sangue aggrumi santi che improwi
samente si scioglie in antiche
ampolle, o sacri lenzuoli da
venerare. I grandi miracoli'
avvengono sempre in paesi a
maggioranza cattolica, evi-,
dentemente non c’è «par
condicio» a livello miracolistico! Una Lourdes in Danimarca che ha il 90% di luterani non è immaginabile. Forse, in quei lontani paesi luterani, il vero miracolo consiste
in ospedali che realmepte
funzionano e non solo quelli.
Roma e Bisanzio, l’antica
Costantinopoli, sono molto
vicine sul tema della venerazione delle immagini, Ginevra invece è sempre più lontana. Ortodossi e cattolici
hanno molto più in comune
di noi riguardo a una spiritualità fondata sulle immagini divine. Storicamente l’ortodossia ha vinto sulla corrente iconoclasta che escludeva ogni immagine (salvo la
croce), c’è stato insomma un
prevalere della mistica, dell’immagine sulla parola, della
contemplazione, della stessa
spifitualità monastica. Se
l’imperatore Costantino V
avesse vinto la sua battaglia
di purificazione dei cristianesimo, tutta la pietà e la spiritualità orientali sarebbero
oggi diverse. Ma la storia non
si fa con i se o con i ma.
La Sindone, per me, rappresenta ciò che c’è sempre
stato e forse sempre ci sarà
finché non vedremo Dio faccia a faccia e cioè il bisogno
dell’uomo di raffigurare Dio.
Se Dio è stato libero di creare
Scena di fanatismo popoiare attorno ai santuario dei miracoii deiia
«Beiia Maria» di Ratisbona
l’uomo a sua immagine e so?
miglianza così l’uomo può
sentirsi libero di raffigurare
Dio che gli somiglia? La Bibbia però, fin dai suoi primi
insegnamenti, non accetta
questa logica. Propone un altro ragionamento: sì adora
Dio in spirito e verità. Cristo.
è vivente perché è risorto,
non c’è bisogno di seghi, di
prove, di dimostrazioni^ La
fede vive del suo rappiorto
con Dio attraverso Cristo,
unico mediatore presente sino alla fine^dei tempi. Storicamente questo bisogno di
raffigurazione è comprensibile: si trattava di condurre in
qualche modo il paganesimo
al cristianesimo, ma strada
facendo molti elementi del
paganesihio hanno acquistato pieno diritto di cittadinanza nel cristianesimo. Si è rea
lizzata una sostituzione: idoli
al posto dell’unico Dio.
Non sempre e hon dappertutto. Per ristabilire ciò che è
veramente cristiano occorre
quindi esaminare le questioni alla luce della Scrittura,
non tanto per un riscontro
letteralista ma per cogliere il
senso, la direzione della-volonta di Dio nella storia. Inoltre sulla questione della autenticità o meno della Sindone, la scienza ha sinora dimostrato soprattutto una cosa, che la reliquia risale al suo
tempo giusto, cioè a quello
della massirpa valorizzazione
e del commercio in Europa
delle reliquie. I crociati che
tornavano a casa non potevano presentarsi a mani vuote,
e infatti i chiodi, i pezzi della
croce, i sudari, le tuniche dèi
Cristo abbondano ancora.
\
Tuttavia il punto vero che
qui occorre capire, oggi, è
questo; è possibile discutere
l’operazione Sindone 6 dobbiamo considerarla un recinto sacro? Non dobbiamo disturbare il ihanovratore? Gli
evangelici nutrono forti perplessità su quest’operazione
che coinvolge anche le istituzioni pubbliche e rischia di
portare acqua alla religiosità
idolatrica e superstiziosa. Per
onestà non bisognerebbe in
ogni caso conforidefe il folclore religioso con il dato biblico, 0 peggio utilizzare quest’ultimo come puntello senza dimostrarne la fondatezza.
Insomma la Sindone la dice lunga sulla rinascita del
religioso e suH’ago'nia della
fede. Non scegliere tra fede e
religione può essere strategièamente utile per ricompattare le masse intorno a simboli, emozioni, misteri. Il bisogno di sudditanza religiosa, di tutela spirituale è sempre vivo in Italia. Forse è per
questo che il protestantesimo, che sottolinea la libertà e
la responsabilità del cristiano, non ha avuto sinora gran
successo in questo nostro
paese. Là propo_sta della fede
è ancora una volta soffocata
daU’imposizione del religioso; del resto se ne vedono i risultati. Ecumenicamente la
Sindone è un test molto utile,
cì fa capire come la verità sia
ancora lontana daU’unità e
come la diversità tra Ginevra
e Roma ne esca, di nuovo,
rafforzata. Peccato.
Una pagina del riformatore ginevrino che accusa duramente chi inganna il popolo
lovannì Calvino: come mai gli Evangeli non parlano della Sindone?
Si.>'
Per spiegare la distanza tra
m^ntesimo e cattolicesimo
[problema della venerazione
! immagini può essere iuteUnte rileggere una pagina di
iw'no', il riformatore di Gine|non priva di «humor» che rinomo di seguito.
«È tempo ora di trattare
pa Sindone, per la quale
‘ntio mostrato ancor più
!to la loro impudenza
^to la loro stupidaggine,
^hé, oltre al sudario della
tonica che si mostra a Rob a S. Pietro e il copricapo
le la Vergine Maria, a quanWono, mise sulle parti
lognose del nostro Signo[Che viene esposto a S.
“?anni in Laterano, e che si
a anche presso gli agostini di Carcassonne, e così
re il "Sudario che fu messo
festa di Gesù al sepolti Che ^che fi è messo in
'»tra, ci sono per lo meno
® feezza dozzina di città
® SI vantano di possedere
tur ®*^^?..^ttidone della sepoltL t:ome Nizza, che ha
j, J^tihe vi è stata trasporH A**® ^^®tnbéry: così pure
A(jmsgj.ana in Germania;
L* Pttre a Maastricht in
y “a; a Besançon e a CatitT Limousin; così pu. a Una città della Lorena
presso il porto di Aus3 per non parlare dej
^™enti che sono stati di' SI da una parte e dall’al’^°tne a San Salvador in
eb^a e presso gli Agostidi Albi.
lane ancora una Sindodera che si trova a Roma,
tt}onastero femminile,
■ne Ü papa jjg proibito di
solennemente. Per
to. il mondo non è mai
così folle da andare a
hi? ® t^®tito o centoventi
lontane, con grande fa6 dispendio economico,
un lenzuolo sul quale non si
poteva dire nulla di certo, ma
si era piuttosto costretti a dubitarne, perché chiunque ritiene che la vera Sindone sia
in un dato luogo, accusa tutti
gli altri che si vantano di
averla di non essere altro che
dei falsari. Così, per esempio,
colui che crede che il panno
di Chambéry sia la vera Sindone^ condanna come false
quelle di Besançon, di Aquisgrana, di Cadouin, di Maastricht, di Roma che spingerebbero con intento malvagio il popolo aU’idolatria seducendolo e facendogli credere che un lenzuolo profano
sia quello che avrebbe avvolto il Redentore.
Veniamo adesso all’Evangelo perché non sarebbe già
poca cosa che si smentissero
l’un l’altro; ma lo Spirito Santo, smentendoli tutti, li riduce tutti insieme, sia gli uni
che gli altri, all’impotenzà
Per prima cosa stupisce che
gli evangelisti non menzionino la Veronica^ che asciugò il
volto di Gesù Cristo con un
copricapo; poiché essi parlano di tutte le donne che l'accompagnarono alla croce,
era una cosa che meritava di
essere notata e degna di essere registrata e cioè che il volto
di Gesù Cristo si fosse mira-'
colosaménte impresso sul
lenzuolo. Al contrario, sembra farsi strada l’opinione
che agli evangelisti sarebbe
importato ben poco parlare
del miracolo che sarebbe occorso alle donne che accompagnarono Gesù alla croce.
Come mai gli evangelisti, che
riferiscono di cose minori e
di secondaria importanza
avrebbero taciuto le più importanti ? Certo, se un tale
miracolo fosse avvenuto, come si vuol dare a intendere,
bisognerebbe, accusare lo
Spirito Santo di dimenticanza o di mancanza di discernimento,^ dato che non avrebbe
saputo scegliere, previdentemente, quel che era più utile
da raccontare. E [invece gli
evangelisti] si sono comportati così, per questa Veronica,
affinché si comprenda che è
un evidente menzogna di cui
ci vogliono convincere.
Per quanto riguarda la Sindone, nella quale il corpo fu
avvolto, rivolgo a loro questa
domanda: gli evangelisti raccontano con cura i miracoli
che furono fatti alla morte di
Gesù Cristo e non tralasciano
nulla di quel che appartiene
alla storia . Come mai sareb'
be loro sfuggito di parlare di
un miracolo che sorpassa
tutti gli altri e cioè che la riproduzione dei tratti del corpo del nostro Signore Gesù
sarebbe rimasta impressa sul
lenzuolo con il quale fu sepolto?. Valeva la pena che ciò
fosse riferito, come molte altre cose. Anche San Giovanni
afferma che San Pietro^ entrando nel sepolcro, vide i
panni della sepoltura, l’uno
da una parte e l’altro dall’altra. Noti parlò per niente del
fatto che vi fosse un ritratto o
un immagine miracolosa. E
non è da presumere che San
Giovanni avrebbe tenuto nascosta una tale opera di Dìo,
se fosse stato il caso.
C’è ancora un altro dubbio
che aggiungo: è che gli evangelisti non dicono phe i discepoli o le pie donne abbia?
no trasportato i panni, di cui
si parla, fuori dal sepolcro,
ma fanno piuttosto capire
che li hanno lasciati là [dentro], ancorché non lo dicano
espressamente. Ora il sepolcro era custodito dalle ^ardii, che avevano quindi in loro possesso 1 pànni. è mai
possibile presumere che essi
abbiano donato i panni a
qualche fedele per fame delle
reliquie, tenuto conto che i
farisei li avevano corrotti perché spergiurassero dicendo
che i discepoli avevano sottratto il corpo di Gesù?
È facile convincersi della
falsità anche solo vedendo i
ritratti che mostrano, perché
è facile notare che sono pitture fatte dalla mano deU’uomo. E non mi stupirò mai abbastanza di come siano stati
sciocchi nel non aver avuto
un’astuzia migliore per ingannare e ancor più di quanto U mondo sia stato ingenuo
a lasciarsene abbagliare al
punto da non vedere una cosa talmente evidente. E più
ancora barino mostrato che
avevano dei pittori al proprio
servizio. Perché, quando una
Sindone è stata bruciata, se
n’è sempre trovata una nuova Tindomani e si diceva che
era la stessa di quella che
c’era prima la qutde, per miracolo, era stata salvata dal
fuoco: ma la pittura era così
fresca che la menzogna non
sarebbe servita a nulla se ci
fossero stati degli occhi attenti per guardare^
C’è infine una ragione perentoria per la quale essi sono condannati dalla loro
stessa impudenza. Dappertutto dove dicono di avere la
Santa Sindone mostrano un
grande lèiizuolo che copriva
tutto il corpo con la testa e Vi
si vede la riproduzione dei
tratti di un corpo tutta di un
pezzOi^Ora Tevangelista San
Giovanni dice che Gesù Cristo fu sepolto alla maniera
dei giudei. E si può capire il
modo in cui essi lo facevano
non solo tramite gli usi che i
giudei osservano ancora o^
pia anche tramite i loro libri
che spiegano quale fòsse
l’antica modalità della sepol
tura, che è di avvolgere il corpo sino alle spalle, poi avvolgere la testa in un copricapo
legandolo ai quattro angoli; è
questo che l’evangelista vuol
dire quando afferma che San
Pietro vide, da una parte, i
panni in cui il corpo era stato
avvolto e, dall'altra, il sudario
che età stato posto sulla testa, perché tale è il significato
di questa parola, «sudario»,
che va considerato un fazzoletto o copricapo e non un
grande lenzuolo che servirebbe ad avvolgere tutto il
corpo. Per concludere, bisogna che l'evangelista San*
Giòvanni sia considerato bugiardo, oppure che tutti quelli che si vantano di possedere
la Santa Sindone siano dichiarati colpevoli di falsità e
che si veda apertamente che
hpnno sedotto il povero popolo con un impudenza che
supera ogni lùnite».
I (traduzione
di Giuseppe Platone)
(1) Da Jean Calvin, «Traité des
Reliques» (1543), ed. Bossard,
Paris, 1921 (pag. 123 ss); titolo
originale «Advertissement très
utile du grand profit qui reviendroit à la chrestienté s’il se faisoit
Inventaire de tous les corps
saincts et Reliques qui sont tant
e/i Italie qu’en France, Allemagne, Hespagne, et autres Royaumes et pays. Par Jehan Çalvin
(1543)».
(2) È quella che si trova ora a
Torino.. '
(3) Allusione alla leggenda secondo la quale la Veronica, una
pia donna, durante la salita al
Golgota, avrebbe asciugato con
un lino il volto sanguinante di
Gesù, che vi rimase miracolosamente impresso.
(4) Qui si riferisce'aU’lncendio
di Chambéry del 1532, aia anche
all'episodio precedente capitato
alia Sindone di Besançon, bruciata in un incendio della cattedrale alla fine del [300 e ¡roi «miracolosamente ritrovataTntatta»
dòpo qualche anno.
■ Una vita di
■ vocazione ,
Nel cap. 13 del libro dei
Giudici, alla fine del versetto
7 si legge: «Consacrato da Dio
dal seno di sua madre fino al
giorno della sua morte». Queste parole possono/essere attribuite»^ mio padre. Infatti
mentre lo aspettavano i suoi
genitori, appartenenti a famiglie di intellettuali cattolici
convinti e praticanti, si convertirono al protestantesimo.
Nelle note biografiche rinvenute in questi giorni ho ttovato scritto: «Sin dalla prima
giovinezza sentivo la vocazione che nel 1919 si fece più fòrte quando, sulla fossaìnella
quale veniva calata la salma
di mia madre, sentii in me
potenteJa chiamata da Alto
insieme all’assicùrazione della Divina assistenza».
Posso testimoniare che
questa vocazione non l’ha
mal abbandonato neppure
sul letto di morte. La sera del
24 aprile scorso, al vicino di
letto (un uomo di 49 anni che
aveva già avuto due arresti
cardiaci) che gii chiedeva dove e come pregaré, espóse
l’importanza del rappòrto
personale con Dio senza necessità di intermediari, di formule precostìtuite e di luoghi
particolari.
Era così saldo nella fede
che poche ore prima di spirare, al pastore Colucci che
gli diceva «sto chiedendo al
Signore di essere qui presente e di aiutarti» rispose «fi Signore è sempre stato qui
presente e lo è anche ora».
Non è stato un uomo perfetto, ha avuto anche lui i suoi
momenti difficili, ma non ha
mai perso la fede e ha sempre avuto la forza di abbandonarsi all’amore di Dio.
Ha gestito tutta la sua vita e
anche la sua morte. A qualcuno sarà parso strano il necrologio che noi Tìgli abbiamo voluto per comunicare la
sua morte, ma ci è sembrato
così di esprimere l’essenza
della sua personalità. Da
questo foglio desideriamo
ringraziare tutti quelli che
l’hanno conosciuto e hanno
condiviso, con lui e con mamma un tratto del loro cammino terrestre, augurandoci che
serbino un caro ricordo di
questa coppia la cui fede in
Dio e la testimonianza della
sua potenza e del suo amore
non è mai venuta meno.
Mirella Scorsonelli - Napoli
■ La veste gràfica
Mi associo a coloro che
hanno espresso il loro rammarico perché la nuova veste
tipografica di Riforma non ha
conservato la meditazione
biblica della prima pagina.
Infatti la riflessione biblica
«Air ascólto deUa Parola» è a
volte troppo impegnativa e la
rubrica «Bibbia e attualità» è ,
molto spesso concentrata
suU’aspetto dell’attualizzazione del messaggio.
Antonio Tetta-Torino
«Sii fedele fino
allá morte e io ti darò
la corona della vita»
' Apoc. 2,10
Lo scorso 30 maggio 1996, in
Napoli, ha serenamente concluso
il suo cammino terreno
Mary Barbati
ultima anziana a vita del Consiglio della Chiesa cristiana del Vomere, ministero effettivamente e
ininterrottamente svolto per oltre
cinqUant'anni con amore, fedeltà
e perseveranza.
Lo annunciano gli amati nipoti
Riccardo e Giulio Malsano con le
rispettive famiglie.
Napoli, 31 màggio 1996
16
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Intervista al ministro israeliano per rimmigrazione, Yaif Traban «
«II problema principa quello della sicurezza»
EUGENIO STRETTI
LO stato di Israele moderno riflette la complessità
storica e biblica costituita da
un patto stabilito da Dio con
questo popolo particolare nel
contesto di vuna chiamata rivolta all’umanità/Infatti, la
peculiarità di questo stato è
nell’intréccio Bibbia-interpretazione talmudica-terra
promessa. Il movimento sio- ^
nista moderno, che sta alla
base del moderno Israele, nasce dalla infaticabile azione
di Theodor Herzl che con la
pubblicazione de «Lo Stato
giudaico» (1896) pone le basi
per il movimento di ritorno
in Palestina.
Alla costituzione dql mandato britannico (1920) vivono
in Palestina 30.000 ebrei organizzati nella «Knesset», che
riflette nella composizione
attuale l’Assemblea del secondo Tempio (120 deputati)
e nella «Haganah», primo embrione del futuro potente
esercito israeliano. Alla proclamazione deU’indipendenza (14-5*’48), sotto l’abfle gui-’
da di Ben Gurion, si instaura
nel clima di guerra im regime
democratico, ma senza costituzione scritta. La Torah è la
norma non normata, quindi
suprema, del popolo ebraico;
la vita democratica è garantita da alcune leggi fondamentali che definiscono l'assetto
costituzionale del paese; il sistema proporzionale, che ha
visto il moltiplicarsi dei partiti, non ha impedito la stabilità politica; in cinquant’anni
ci sono stati solo otto premier. Come correttivo istituzionale tuttavia, dal 29 maggio il premier è eletto direttamente dal popolo.
I partiti principali si raccol- =
gono in due grossi schiera
II confine tra Israele e Siria
menti di sinistra e di destra. Il
partito di Ben Gurion, dalle
cui file è uscita la classe politico-militare di Israele, «Mapai» (dal 1968 Partito laburista), ha governato ininterrottamente U paese sino al 1977.
Nel maggio di quell’anno la
coalizione di destra del Likud
ha vinto le elezioni e siglato
la pace cori l’Egitto. Dopo
l’esperiènza dei governi di
coalizione, dal 19921 laburisti
sono tornati al potere con la
coalizione «Meretz».
A fine aprile fl ministro per
l’immigrazione, Yair Traban,
del partito laburista, della
coalizione «Meretz», ci ha
cortesemente ricevuti al ministero in Tel Aviv e ci ha rilasciato un’intemsta.
- Dopo le bombe di Hamas
e i bombardamenti israeliani
in Libano, sembra che il processo di pace tra Israele e palestinesi sia in difficoltà. Quali
sono i passi necessàri per non
interrompere questo processo?
«Il problema principale di
Israele è quello della sicurezza interna e dei confini con la
Galilea. Ci spiace per quanto
è successo a Qana (bombardamenti di un campo profughi da parte israeliana il 18
aprile scorso, ndr). Se Israele
non avesse reagito ai continui bombardamenti degli
hezbollah, dimostrazioni di
massa avrebbero potuto far
cadere il governo, e con questo mettere fine al processo
di pace. La soluzione dei confini del Nord può essere raggiunta solo nel quadro di un
accordo globale di pace tra
noi, la Siria e le autorità liba
nesi».
- Quali sono i passi che
possono essere fatti per una
riconciliazione tra la popolazione israeliana e quella palestinese?
«Nonostante ciò che è accaduto, il Consiglio nazionale
palestinese, a larghissima
maggioranza, ha cancellato
quel brutto articolò che pre-_
vedeva la distruzioiiie dello'
stato di Israele. È una grande
vittoria di Arafat, è uria grande vittoria per il processo di
pace, è un cambiamento'Storico».
- Vi è un atteggiamento
analogo nel Parlamento israeliano e tra la popolazione
israeliarm?
«Da noi oggi la situazione è
difficile, dopo le azioni terroristiche molto crudeli dei seguaci di Hamas a Gerusalemme, a Tel Aviv, e dopo i Katiuscia in Galilea. Però, anche
da noi c’è qualcosa di nuovo.
Persino Netanyahu, il leader
della destra sente il bisogno
di diri^ che la pace vincerà
sotto ra sua guida. Gli accordi
di Oslo sono accettati da tutti. Anche se malauguratamente dovesse vincere la destra, saranno comunque
completati. Intanto in questi
giorni, a Taba, sono partiti i
nuovi negoziati di pace».
MI leader di chiese di Gerusalenii^éj
ÌB ■ '
«Israele non può castigarf
Unterò popolo palestinese!
Israele non può castigare
un’«intera nazione» a causa
dell’azione di alcuni gruppi
terroristici, né continuare a
tenere «prigionieri» palestinesi nei Territori, impedendo
loro di recarsi a Gerusalemme, che dovrebbe essere la
città «di due popoli e di tre
religioni». Questa è l’opinione espressa da vari responsabili di chiese della Città santa
ai partecipanti al seminario
itinerante organizzato dalla
rivista Confronti.
In vista delle elezioni politiche del 29 maggio in Israele, ha spiegato roons. Michel
S^bbah, patriarca latino di
Gerusalemme e presidente
del Consiglio delle chiese del
Medio Oriente (Cemo), il governo israeliaho ha rinforzatale misure di sicurezza. Ma,
ha lamento il patriarca, «è il
jiopolo palestinese che paga
illprezzo della vittoria dei
csmdidati alle elfezioni israeliane».
Dopo gli attentati compiuti
dal movimento della resistenza islamica Hamas a Gerusalemriie e a Tel Aviv nel
febbraio scorso (che hanno
fatto più di cinquanta morti),
il primo ministro Shimon Peres ha ordinato la chiusura
totale dei territori autonomi
di Gaza e della Cisgiordania,
impedendo così a migliaia di
palestinesi di recarsi in Israele per svolgere il loro lavoro.
Mons. Sabbah ha ricordato
che da quattro anni i cristiani della Cisgiordania non
possono recarsi a Gerusalemme, neanche in occasione delle feste di Pasqua.
«Speriamo - ha detto il patriarca - che dopo le elezioni
del 29 maggio il processo di
i(cobi
Etti
pace riprenderà e giuiig^ri
rapidamente a una conck
sione positiva. Questa siti^!
zidne attuale di non pace e
non guerra è pericolosa»,
La «dichiarazione di pj^
cipi» firmata a Washingtoi
13 settembre 1993 preveì
che il processo di pace v¡
avanti per tappe; prima I’
tonomia di Gaza e
sgiordania, poi i negoziati
tutti i punti controversi
fini definitivi tra Israele e _
tità palestinese, la questioni
dei rifugiati, il problema di
gli insediamenti dei coioi
israeliani nei Territori, lo sti
tuto di Gerusalemme). I nei
goziati dovrebbero condri
dersi entro il 1999. , j
Parlando della chiusura dì
Territori Samir Kafiti, vesco
vo anglicano a Gerusalem.
me, e per dieci anni prede-]
cessore di mons. Sabbah alli
testa del Cemo, ha dichia
rato: «Rifiutiamo e condaa
niamo gli atti di terrorismo,]
ma non si può castigan
un’intera nazione per il gesti
di alcuni». Nonostante le àf
mali difficoltà, il vescovo si
però detto «ottimista» pi
quanto riguarda il fututOi
perché «non ci sono alternati'
ve al processo di pace». Di
parte sua, Riah Abu B1 Assai,
vescovo ausiliario anglicano,
ha lanciato un grido d’allat'
me di fronte alla diminuziei
dei cristiani in Terra santi
(oggi ce ne sono 2 00,000 il
tutto): «Noi, cristiani palestinesi, siamo un ponte tra ebrei
e musulmani. Molti peliegriii
occidentali vengono a visitarej
le “pietre sante’’ di Gerusa-i
lemme, ma ignorano le “pler
tre viventi" che siamo noi dstiani che viviamo qui».
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Perché il denaro ha l'odore di chi lo usa e del modo in cui viene usato. "Pecunia non olet" si dice, ma è vero invece che il
DO L'OTTO PER MILLE
denaro, quando non profuma, puzza. Perché il denaro va fatto circolare e lavorare, ma bisogna sapere da dove viene e dove va.
MIA CHIESA VALDESE
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Do l'otto per mille del reddito IRPEF alle Chiese Valdesi e Metodiste perché so che yerrà investito in ospedali, scuole, case
PERCHÉ
per anziani, in attività e centri culturali e non in chiese e spese di culto. Perché la Chiesa valdese ha fatto della tolleranza,
IL DENARO HA SEMPRE UN ODORE.
della convivenza tra etnie, fedi e culture diverse un principio per il quale vale la pena vivere e lavorare. Perché voglio
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EVANOÌ^
valdese
Unione
delle CHiffli
Metodiste
E Valdesi
Via Firenze 3
00184 HA,
Tel. 06/474^^
Fax 06/474^
combattere la fame e la miseria in
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Italia e nel terzo mondo con interventi mirati e concreti, senza colonizzare o fare
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proseliti, ma sviluppando e investendo nelle risorse umane locali. Do l'otto per mille alla Chiesa Valdese perché "pecunia olet
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