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Roma, 12 Settembre 1®08
SI pabbllea ogni Sabato
ANNO 1 - N. 37
Propugna grìnteressi sodali,, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMENTI
Semestre L. 1,50 .
« « 3,00
Italia ; Anno L. 2,50
Estero : » » 5,00 — «
Un numero separato Cent. 5
I manoseritti non si restituiscono
INSER:ZIONI
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per avvisi ripetuti prezzi da convenirsi.
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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SOMIVLAJUO
Guardando attorno, N. N. — Cristiani e Socialisti ?
Tito Rosanna. — Scienza e religione, e. r. — Bara
Avis ! G. D. B. — Siate veritieri ! Illiricus. — L’evangelismo in Francia, Emilio Corsani. — Egoismo
mostruoso, Enrico Bivoire. — Gratitudine e ingratitudine, Giuseppe Banchetti.— Lotte nel campo
femminile, Damiano Boi già — Vita giovanile.
Vittorio Trobia. — Pro riposo, G. FuUiquet. —
Croce azzurra. —Primavera della vita—Bandiera
bianca - Nella Penisola e nelle Isole. — A spizzico, —Dal Chiosco alla Libreria. — Di ohi è la
colpa? Lisa Clerico. — L’organetto, Agostino Franceschi. — Buca delle Lettere.
gaspüssasi
Gaardapdo jttorno
(Noterelle e Spigolature)
In questi giorni è un’epidemia di congressi più o
meno... pacifici. A Venezia i congressisti della Nicolò
Tommaseo sono salutati dal grido ostile di : Evviva
Giordano Bruno ; al quale si risponde con un’ insalata di grida discretamente ridicole (il Corriere d’ Italia ci perdoni Tavventato giudizio !) : Viva N. Tommaseo ! Viva Venezia ! Viva Pio X! Vivai maestri
cattolici ! Non crediamo che Niccolò Tommaseo
vivo — appx’overebbe quelle piazzaiolate da ragazzaglia maleducata.
Per colmo di sventura la clericale N. Tommaseo sì
è avuto tra capo e collo un ordine del giorno di sfiducia, regalo fraterno dei democristiani adunati a
Riiniuì !
E’ stato pubblicato il programma del Congresso Eucaristico che si terrà a Londra tra il 9 e il 13 settembre : messe pontificali, vesperi solenni, benedizioni
col Sacramento, ricevimenti, adunanze di congressisti
e bambini soli, comunioni generali, prediche, processioni del santissimo Sacramento, Te deum. Mancherebbero soltanto i fuochi artifiziali. Si lasceranno
abbagliare i Londinesi ?
Non è possibile I Non si illuda il cardinal Vannu
Ce'rto una sola greggia e un solo pastore sarebbe
l’ideale, è l’ideale di Gesù. E noi sospiriamo una sola
greggia, e naturalmente anche e soprattutto un solo
pastore. Ma perchè si possa costituire una sola greggia, è necessario essere tutti d’accordo sulla scelta
dell’íím'co pastore. Quanto a noi, la scelta 1 abbiamo
fatta : Gesù è il nostro uniòo pastore. Quando, voi
Cattolici romani, vi sarete risolti a fare la medesima
scelta, oh allora —- non v è dubbio — noi ci uniremo
a Voi ; diciamo pur così-, sebbene sarebbe piu giusto
dire che a voi, gli u\tvaÀ:^^spegliere, toccherebbe di
__i___• _ _ I ■ ,
unirvi a noi !
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Citiamo un esempio solo;
c Maria Andalò, di 65 anni, soffriva per un tumore
al ginocchio, ed esperiti i sussidi dell’arte medica, il
curante non esitò a dichiarare impossibile la guarigione. In tale circostanza la contessa Giulia Della
Volpe esortò la paziente a ricorrere al Servo di Dio,
e dopo un triduo fatto alla Madonna in onore di lui,
■applicandosi lo zucchetto al ginocchio, guarì subitamente ».
Triduo alla Madonna ! AppMcazione al ginocchio
del berrettino papale ! Medie .‘eVo perfetto ! Chi vi dice
che non sia, se mai piuttoit&^'ì^ Madonna 1’ autrice
del presunto miracolo? A questi lumi di luna ! Ma
voi lavorate alla vostra rovina!
Al mondo dell’oggi preme di vedere « le opere maggiori » preannunziate da Gesù opere morali, spirituali, consistenti in conversioni vere, profonde, radicali. i!
Voi anelate una sola greggia'^.. Oh sogno di mentì
malate!
Il mondo si allontana da voi sempre più e sì fa
sempre più incredulo rispetto alla vostra religione
che è il Cristianesimo sciupato; noi siam costretti a
starcene lontani, e nel seno'”della Chiesa vostfa^ipedesima le diserzioni più o meno palesi si moltiplicano...
Per ora la desiderata .unione sarà un poco difficile.
Prova ne sieno i miratioli che a voi, Papisti, basta
l’animo d’attribuire al beatificando Pio IX.
Hanno dato i nostri Lettori una scorsa all’elenco
dei miracoli attribttiti a Ì»iò IX? I cosidetti guariti
son quasi tutti... clmne e monache per giunta. I mezzi
di guarigione sono le imagini, le reliquie, il montalo,
le lenzuola, le calze, lo zucchetto di papa Mestai.
Che il mondo si allontani dal Cattolicismo papale
è un fatto che apparisce evidente specie in Francia,
l’ex-primogenita della Chiesa; alla quale ha alluso non
senza acredine il Pontefice nel recente discorso ai pellegrini di quella nazione; discorso che non mancherà
di dare potentemente ai nervi ai bollenti liberi pensatori d’oltralpe. « In Francia » ha detto Pio X
■ in Francia la libertà viene calpestata da una forza
brutale in servizio di quelli che fanno guerra a Dio,
a tutto danno della Francia stessa. Deploriamo tanta
nequizia, versiamo lacrime di sangue sulla perfidia
di quelli che governano la Francia e che sono degni
di compassione, e preghiamo il Signore che al fine
tocchi il loro cuore ».
L’onorevole Orlando, ministro di Grazia e Giustizia, ♦ studia la riforma del codice penale in materia
di diffamazione ». Per conto nostro, gradiremmo non
solo delle riforme, ma delle aggiunte. Quanti reati
— tra i più ributtanti — sfuggono tuttora all’azione
del codice ! Alluderemo ad uno solo di questi reati
posti in rincrescevolissimo oblio.
Tizio ha scritto senz’arte e fors’anche senza grammatica per un certo dato giornale un articolaccio contro una Società, contro una Ditta qualsiasi. Ma prima
della pubblicazione, egli si reca presso la sede della
Società o della Ditta con le bozze del suo scritto possibilmente, e, guardandosi bene dal dire che quella
è farina spropositata del proprio sacco, mette il nobile componimento sotto il naso di quei signori, i quali
si spaventano e gli sborsano una somma, che varierà
dalle 6t- alle 100 lire, a patto che Tizio sopprima Particolo nocivo ai loro interessi. Vepo ricatto I Roba da
galera ! Dante porrebbe Tizio nella più orribile bolgia
'del suo Inferno! E il Codice? Muto come un pesce!
Almeno crediamo. — Non è così ? Tanto meglio 1 Applicatelo allora!
A Ginevra signore difvari paesi si adunarono a
(ingresso... sbaglio : a « consiglio », rappresentando
m bagatella di 10.Ü00.00Ó di donne.
L’evangelismo italiano ci aveva i suoi validi campioni in quell'egregia persona ch’è la signora Berta
Turin e in quell’ eccellente scrittrice che si chiama
Dora Melegari.
Presiedeva la viceregina d’Irlanda contessa d’Aber
deen ; la quale, da valente oratricc, ha proferito un
discorso non solo bello ma anche buono e atto a calmare un poco i nervi ai più eccitabili antifemministi !
« Noi tendiamo — ha detto nel suo discorso la viceregina d’Irlanda — all’elevamento morale, intellettuale e. materiale della donna, vogliamo che la donna
si metta in condizione'di lavorare accanto all’ uomo,
non di sostituirglisi, non di mettersi in concorrenza
con lui ; questo è il programma minimo del nostro
movimento. Del programma massimo fa parte realmente anche la conquista dei diritti politici, ma su
questo punto non'ci troviamo tutte d’accordo ; se
anzi quello fosse il vero scopo, molte di noi' dovrebbero uscire dal movimento.
.« Siamo invece tutte unanimi nel volere che la
donna diventi un elemento utile per la società e che
acquisti colf azione la coscienza dei suoi doveri per
poter poi chiedere dei diritti; ed è questo il fine a
cui tende il Consiglio internazionale che vuole incanalare questo grande movimento verso una direzione
sana, come hanno dichiarato anche oggi le varie oratrici.^ ;
« Un altro scopo è l’affiatatnento, 1' affratellamento
Benissimo ! .3.', ' ■ '[
Contentatevi, care Signore, del programma minimo
che, via ! non è poi tanto... minimo ; e avrete la soave
sodisfazione di veder convertirsi al femminismo anche l’antifemminista arrabbiato che si firma :
N. N.
Cristiani c Socialisti?
Ormai tutti lo sanno ; nn nnovo fenomeno si è
andato manifestando recentemente « nell’orizzonte
politico del nostro paese ». Dei Cristiani, o — più
esattamente — dei Cattolici romani si son dati alle
idee socialiste e sospirano di ottenere l’accesso al
< partito ».
L’otterranno? Parrebbe di no, se si deve giudicare dalle parole del prof. Giovanni Lerda « segretario della Direzione del partito socialista italiano ».
Il prof. Lerda cosi rispondeva al collaboratore del
Corriere che l’aveva interpellato :
« I Cattolici, che si sentono troppo moderni per
continuare politicamente a vivere in grembo alla
Chiesa, comprendono il vantaggio che potrebbe venir
loro dalla vitalità del partito socialista. Si tratta,
però, di un’illusione che noi non possiamo incoraggiare, poiché il socialismo italiano ha radici troppo
profondamente anticlericali ed antireligiose perchè
sia possibile l’entrata di un gruppo di socialisti cristiani nella nostra organizzazione. Noi non abbiamo
nel nostro programma alcuna pregiudiziale che vincoli la coscienza in materia di fede, ma tutta la
nostra azione è inspirata ad idee e convinzioni inconciliabili con qualsiasi atto di fede religiosa ».
Un bel ho dunque chiaro e tondo !
Vi si rassegneranno i neo-socihlisti cristiani ? Non
2
LA LUCE
tanto facilmente, noi crediamo. E prova ne sia l’opuscolo che — alla vigilia del congre-so socialista fiorentino — i « socialisti cristiani di Roma » hanno
dato alle stampe : Perchè siamo cristiani e socialisti (1), opuscolo che i gentili Autori hanno avuto
la cortesia di favorirci : del che cordialmente li ringraziamo.
Che cosa vuol egli essere questo scritto ? A noi
fa l’effetto d’una dichiarazione di principi destinata
a costituire un titolo e come un biglietto di libera
entrata al congresso che sta per adunarsi a Firenze.
Secondo noi, l’opuscolo prova anche una volta che
i « cristiani socialisti » bruciano dalla voglia di
ammansare chi nel « partito » la ppnsi come il
prof. Lerda e di riescire nel loro intento di aggregarci ai garofani rossi.
L’opuscolo, per molti rispetti piacevolissimo, vero
segno dei tempi come qnell’altro intitolato : Il processo don Riva e riflessioni di un gruppo di sacerdoti ormai famoso non pur in Italia ma anche
e for.se più all’estero, è nettamente diviso in quattro
parti, sotto i titoli seguenti: 1) * Il Cristianesimo »; 2) * Perchè siamo cristiani »; 3) « Perchè
siamo socialisti »; 4) « Socialismo cristiano ». E
questa divisione dà un’idea chiara del contenuto di
tutto lo scritto nou sempre... chiaro nè ordinato. Il
concetto fondamentale (se siam riusciti ad acciuffarlo) vorrebbe essere questo : Il Cristianesimo è
il più perfetto dei socialismi, anzi è il socialismo,
il socialismo perfetto. Perciò noi, nel cui petto batte
un cuore socialista, siamo cristiani. E poiché il nostro cuore, e non solo il nostro cuore, ma anche il...
Cristianesimo sono saturi di socialismo ideale, ci proclamiamo non solo cristiani, ma socialisti. Il Socialismo cristiano è il nec plus ultra. Amici Cattolici,
se volete essere veramente cristiani, siate socialisti.
Amici Socialisti, voi avete bisogno di noi : siate
cristiani.
Citiamo a lettera la chiusa che è quanto v’è di
più limpido nello scritto. « Il Vangelo rifiorisce a
nuovo nella primavera dèlie aspettazioni democratichfe. Per il Cristo contro il Vaticano è il nostro
motto ; per il socialismo, contro tutti i partiti di
regresso e di conservazione. Idue programmi s’identificano, perchè in realtà Cristo è dovunque si lotta
per la giustizia e per la bontà: perchè egli è il
predicatore del regno di Dio sulla terra e l’eroe
del sacrificio personale per i propri fratelli. Cristo
è dunque presente nello sviluppo del socialismo, e
il trionfo di questo sarà trionfo di spirito cristiano. Noi diciamo ai nostri compagni di fede religiosa : siate pienamente cristiani, e sarete socialisti e anticlericali. E ai nostri compagni di fede
sociale : siate pienamente socialisti e sarete cristiani ».
♦
« ^
Spira nobiltà squisita e amore sinceramente fraterno da queste parole, come da tutto l’opnscoìo ; e
a noi dorrebbe assai di smorzare con la fredda critica il *fuoco di cosi nobili entusiasmi, che non possiamo non ammirare benaugurando. Ma d’altra parte
approvare, approvare ogni cosa ci è coscienziosamente
impossibile. Ed ecco qui alcuni tra i molti appunti
che, a parer nostro, i vivaci Autori dell’opuscolo meriterebbero :
Voi impoverite il contenuto del Cristianesimo e
del Regno di Dio. Ne fate un sinonimo di socialismo perfezionato, e qualcosa di affatto esterno.
A prova della nostra asserzione citiamo queste
vostre parole, facendoci lecito di sottolinearne qualcuna :
* Cristo non venne a fondare un ordine di monaci (oh no 1 d’accordissimo I)... egli predicò l’avvento imminente di un Regno sociale di giustizia, di
amore, di pace. Che cos’è il Vangelo se non la
purificazione del messianismo giudaico attraverso
(») Perchè siamo cristiani e socialisti. A cura dei
socialisti cristiani di Roma. — Roma, Libreria Editrice Romana, 1908.
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per voi la
dell’ideale
voi è « dipi
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vita che si
a più alta della sua applicasione uni1 suo valore morale ? »
orchè parlate di rinuovazione interiore,
tjrapela dalle vostre parole la pfeoccupaLa penitenza dal Cristo incubata « non
razio delle membra... ma un | rinnovai|;uale, interno nell’amore, nella bete della
{giustizia evidentemente in ^enso sostico). « La pratica del cristianesimo
alcuna distruzione del nostrò essere,
ó una purificazione di tutti i| nostri iriuovo orientamento di tutte le jiostre edesiderio della giustizia e xdfiVamore
r questo siamo cristiani ». |
ni, ma alquanto annacquati ; i e quindi
l(enissimo che « perder l’anima !» per voi
emplicemente « avvilirla nell’igE
vincolarla nel servaggio e uell’adulazione.
oranza e
e di as
capacità di vivere liberamente
gioie purissime della cultura 4 del pos; si capisce che, intellettualisti e socias^gno, facciate del cosidetto * peccato o« simbolo teologico dell’ origine della
ijrivata » (! !); si capisce che rilanciate il
ossia il peccato a una pura conkeguenza
cupazioni dell'esistenza quotidiana » le
0 voi, spengono e traviano gli « istinti
istinti buòni per conseguenza,! secondo
^.ente si capisce come scorgiate la panamali nella soluzione del problema so
se la « migliore ricchezza »: è anche
ricchezza dello spirito e 1’ iùcolumità
questa « migliore ricchezza »! secondo
niente da quella economica » | cosa sosmentita ogni giorno nella prajtica della
vive d’intorno a voi !
{giü
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Oh no !
« dalla ricchi
sarà vero:
giustizia
menti profoi|
praggiunte
Il Regno
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Noi acc
« Siate pieni
senso ottimo
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11 Cristiati'
di Pio V nè
astruserie o
cinerie, ma i
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sia pure pe
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— si domandi
ma non per
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dustriali
Cristianesimi
venti secoli
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un monte
La ricchezza dello spirito » nòn deriva
zza economica ». Il contrario jpiuttosto
Cercate imprima il regno di Dioi ® la sua
'istisia in senso ben diversi e altrido) e tutte le altre cose vi saranno soha detto Gesù. j
di Dio è essenzialmente interno : « il
dettp il'
|eli è dentro di voi » ha ancor
ro. E’ interno e quindi personale di sua
n diviene sociale che dopo, come confatto che i discepoli del Cristd non deappartati, ma in dolce commèrcio frauna sola famiglia.
dttiamo una delle vostre conclusioni :
amente cristiani, e sareti socialisti » (nel
della parola) ; ma non possiamo fare
^iate pie
gli
son
’altra vostra conclusione
cialisti e sarete cristiani ».
esimo, non di S. Tommaso d’Aquino nè
di Papa Pio, che respinge coi le sue
con le sue crudeltà o con le ¡sue picCristianesimo vero e santo diel Cristo
kente più comprensivo d’un socialismo
rfetto. I
prodotto fin qui il Cristianesimo ?
a. Ben poco, rispondiamo ; b|en poco,
colpa sua. Non è colpa del Po se pomulino-e poche ruote di stabilimenti inmosse dalle sue acque maèstose. Il
del Cristo è un fiume regale che da
scorre attraverso il mondo cospetto ciche il genere umano siasi aVvisto di
ezza nè di tutta la potenza sociale, si,
anzitutto delle sue acque sca|;nrite da
ino.
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Perciò, 0 (
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Cristiani
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ristiani socialisti, noi non vi segni
verremo con voi alla rocca ca
èocialista italiano • antireligiose
idee e convinzioni inconcilii
di fede religiosa » ; Pattitudijii
ci sorride; e non sorriderebbe
foste impadroniti di tutto il pre2i<
ituaie dell’Evangelo.
e socialisti f
iremo a
nossiana
e incon
e di Enneppur
oso con
No ! Ma Cristiani semplicemente ; poiché chi dice
Cristianesimo (vero) dice una potenza non solo
grande ma complessa, la quale include in sè ogni energia sociale, socialistica (usiam pure questa parola)
Non occorre inalberare due vessilli, quello cristiano
e quello socialista : il primo basta. Ciò che i Socialisti hanno di buono non è farina loro, è roba cristiana. Come il ciuco della favoletta essi tiran calci
al secchio ; ma il secchio prima era pieno, ed essi
ci hanno bevuto, e l’acqua bevuta era acqua di Galilea !
Ci commuove il pensiero che v’agita, cari Cristiani socialisti, innanzi alle ingiustizie sociali ; ci
commuove sinceramente l’omaggio che rendete al
Cristo e il desiderio vostro di cristianizzare il Socialismo italiano ateo ed anche alquanto intollerante
a giudicarlo dalla parlata del citato Prof. Giovanni
Lerda, il quale certo non vi vuole e sarebbe pronto
a respingervi; ma voi. Cristiani socialisti, non siete
abbastanza cristiani per compier 1’ opera sacrosanta
che vi prefiggete.
Ponetevi in cospetto, non del Cristo delia vostra
imaginazione, ma di quello dell’Evangelo : contemplatelo, ascoltatelo ; non ne perdete e non ne trascurate un solo iota : e allora diverrete cristiani, e
vi potrete chiamar genuinamente tali, e vi sentirete
una gran forza, e non cercherete appoggio presso
nessun partito, e non vi chiamerete con due nomi :
cristiani e socialisti, bensì con uno solo : cristiani-,
e con questo nome, disprezzato e grande, sulle labbra, rinnegando il passato inglorioso o turpe della
vostra Chiesa, pianterete in alto l’antica bandiera
che attende ancora le sue migliori vittorie. In hoc
signo vinces ! E le vittorie della Croce - reputata
dagli uni « scandalo » dagli altri « follia » - saranno
essenzialmente vittorie spirituali nelVintimo delle
cosciente personali ; e quindi, per riflesso, vittorie
esteriori, in cui l’amore fraterno rifulgerà inaugurando nel mondo diviso e peccatore quel che noi
non meno di voi aneliamo : « un Regno sociale di
giustizia, di amore, di pace. »
Roma, 8 settembre 1908.
Tito l^osanna
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SeiENZa E RELIGIONE
E’ questo il titolo di un libro recente, e notevolissimo fra quanti ne scrisse il filosofo Emilio Bontroux, professore a la Sorbonne, cosi simpaticamente
noto nel mondo intellettuale di Parigi. E’ di grande
importanza conoscere le idee di un nomo tanto autorevole, tanto ponderato nel pensiero quanto sobrio
nell’espressione, intorno ad un argomento che appassiona la generazione nostra: possono conciliarsi
scienza e religione ? oppure : è egli vero che la
scienza ha distrutto o distruggerà la religione ?
Ben s’intende che l’autore ammira la scienza, come
può farlo un dotto par suo, e salata in essa una
sovrana, senza neppur discutere i suoi titoli. Ma
quando certi sedicenti amici della scienza vengon fuori
a dire che, prescindendo da essa, non c’è verità, e
voglion proscrivere la religione quasi non si addicesse a gente positiva e sennata, allora il Boutroux
cosi risponde : La scienza si occupa di quanto cade
sotto i sensi ; ma se solo quello fosse vero, e se
dalla scienza in fuori, niente fosse reale, ne coseguirebbe la rovina dell’Ideale, del Bello, del Bene, la
rovina del sentimento e di tutte quelle idee grandi
e nobili che non sono dell’ambito della scienza :
l’idea di famiglia, di società, di patria, di umanità.
La scienza vede e studia insomma le cose che
esistono per i sensi, ella conosce ciò che è, senza
più, ma ella non sa ciò che è bene. La scienza non
mette idee morali nel suo studio, la religione infonde la morale nella vita. Alla scienza, impotente
di per sè a ordinare il vivere sociale, soccorre la
fede. Il Bontroui parla egregiamente della fede I
Si comprende che la conosce da vicino. La fede, ei
dice, non è paga di credere ciò che è, essa piglia
per mèta ciò che ancora non è, ciò che non pare
3
LA LUCE
dover essere, ciò che sarebbe impossibile senza di
essa.
La fede senza intelligenza non ha valore. Non è
possibile credere senza pensare, sia pur poco, e solo
quando intelletto e cuore anelano insieme a conoscere
Dio, la fede diviene amore. A mente di Boutronx,
l’amore per Dio, l’amore che procede da Dio sono
le condizioni del vivere sociale cristiano.
Siffatto duplice amore rende possibile la vita migliore : non bastano invero le idee per muovere la
volontà verso il Bene, ci vuole un essere. « La
religione offre alla umana virtù, per aiutarla ad
essere ed a poggiare in alto, il puntello della perfezione divina ». Quindi non morale senza Dio ;
« I moralisti professano volentieri che non si ama
come si vuole ma come si può. Orbene la religione
comanda per l’appunto l’amore ed impartisce la
forza di amare ».
Dinanzi a codesto obbligo di amare fatto all’uomo
dal Cristianesimo si ferma ammirato l’Autore e ad
esso consacra le pagine più originali dell’opera sua.
S’intende dal fin qui detto che il Boutroux non solo
arguisce la leggitimità della Religione di fronte alla
ragione ma vede in quella la disciplina migliore della
volontà. Egli crede dunque all’avvenire della religione. La scienza non la potrà debellare perchè si affatica
in ben diverso ambito, e non ci ha nemmeno interesse;
essa tende anzi ad un ravvicinamento per rendere
possibile all’ nomo l’armonia e l’unità di una vita
davvero completa.
Ecco molto succintamente le idee svolte nel libro
del Boutroux. Che corbelleria il pretendere che i
dotti siano oggi increduli ! ? Certo, ve ne sono, ma
quante belle e vaste intelligenze s’inchinano alla fede
E se può credere e vantare la eccellenza della religione un nomo della levatura del Boutronx, è
lecito inferirne che esagerano certi maestrucoti allorquando asseriscono che la loro scienza e la loro
ragione li distolgono dalla fede in Dio.
e. r.
Rara Avis !
Per solito gli scrittori dei nostri maggiori giornali
quando si occupano delle cose dei paesi evangelici e
del progresso che vi riscontrano, non sanno o non vogliono attribuire quel progresso alla vera sua causa ;
la religione. Non cosi il corrispondente dall’Inghilterra
del Secolo di Milano, Mario Borsa, il quale è attualmente a villeggiare nel Devonshire e manda al suo
giornale una serie di articoli dal titolo Vacarne Inglesi.
E’ soprattutto degno di nota, dal suaccennato punto
di vista, l’articolo intitolato : Il Villaggio, dal quale
stralciamo i seguenti periodi che, per certo, interesseranno i lettori di La Luce.
« Il villaggio inglese ha aspetti speciali. Esteriormente
ha un non so che di primitivo e di patriarcale ; intlmtomeute è tutt’altra cosa. E’ un po’ difficile farsene
un’idea, avendo sott’occhi i nostri villaggi sbilenclii,
perduti nella pianura o arrampicati sui monti. Il contrasto è troppo grande. Il villaggio inglese non conosce nè la polenta, nè la miseria, nè la sporcizia. Anche
nel più piccolo, nel più umile, nel più lontano da ogni
centro vi si trovano sempre il fornaio e il macellaio.
Di mendicanti non se ne incontrano. Non si incontrano
famelici sudici, mocciosi; coperti alla meglio di stracci.
Soprattutto non si vede mai una donna con un carico
in ¡spalla, o scalza, 0 occupata in qualsiasi lavoro gravoso. Ovunque, anche passando per la strada, voi sentirete nel villaggio un senso di benessere.
Evidentemente la gente mangia, veste e dorme bene.
Lavora in quiete.
La vita del villaggio inglese è veramente tipica e
— se si eccettua la Danimarca — non ha riscontri ;
è la vita del contadino civilizzato, educato e direi quasi
raffinato. Basterebbe, per distinguerla, il culto dei fiori.
Queste cottages piccole, basse, col tetto spiovente di
daglia e con delle finestrine che'lasciano passare appena la testa sono tutte leggiadremeùte. incorniciate
di rose, di fuxie, di gerani, di rododendri, di malvarose,
di gelsomini e di caprifogli. Sono archi, ghitlande, fe
stoni, spalliere che salgono, cadono, girano e rigirano
ornando l’uscio d ingresso, fasciando le finestre, ricamando il cornicione.
Certe cottages sembrano fatte di edera o di vitalba :
non si vede altro.
Ma la sorpresa più gradevole la si prova visitando
gli interni. Le camere cottages sono un po’ malsagomate e il soffitto e le pareti non sono regolari
perchè il pendio forte e prolungato del tetto di paglia
impone delle continue rientrature ; ma, in compenso,
sono ampie e comodissime. Sono messe con comfort
e perfino con una certa eleganza. Alle finestre non
mancano mai le cortine o anche i panneggi : il mobilio è semplice ma abbondante e non dissimile, per
qualità e per disegno, da quello che si trova nelle case
di città della piccola borghesia; le pareti sono tutte
tappezzate e piene di quadri, tra cui figura inevitabilmente il ritratto della regina Vittoria : sui pa vimenti
si vedono spesso tele incerate o tappeti ; la biancheria
le stoviglie, il vasellame sono ottimi ; mentre non mancano oggetti'di lusso, pianoforti, pendole, specchiere,
porcellane, doppieri, ecc.
La cosa, per altro, non stupirebbe, nè interesserebbe
tanto se la gente, che ama circondarsi in casa di tanto
garbo, non attendesse poi essa stessa ai lavori più
grossolani della campagna: se fossero dei padroni,dei
fittabili, come ne abbiamo tanti da noi, che hanno sotto
di sè dei contadini e che si limitano a sopraintendere
ed a dirigere le operazioni agricole. Ma questi piccoli
proprietari del Devonshire sono dei proprietari e dei
contadini nello stesso tempo. Fanno tutto loro ed a
vederli nei campi si scambierebbero per dei poveri lavoranti pagati alla giornata.
Il farmer, presso il quale mi trovo, attende il raccolto in maniche di camicia, coi calzoni di fustagno
sdruciti, colle mani callose e gli zoccoli ai piedi ; sua
moglie, oltreché accudire alla casa, fa il burro e la
panna ; le sue figliuole — due giovinette sui quattordici 0 quindici anni — mungono le vacche, hanno cura
del pollaio, delle oche, delle anitre e perfino del porcile!
Eppure malgrado ciò, preservano dei modi delicatissimi
e coltivano delle abitudini gentili. Bisogna vederle alla
domenica quando si recano alla sundag school! Come
sono vestite, con che semplicità elegante, con dei guantiui di pelle e con che scarpettine! Una va in bicicletta : l’altra invece si è comperata coi suoi risparmi
un carillon. Tutte e due poi hanno delle passioni speciali ; una fa raccolta di cartoline illustrate, l’altra di
francobolli. Suonano il piano : danzano e cantano con
molta grazia
La madre è sempre vestita con proprietà ; non esce
mai, anche solo per fare un giro nel villaggio, senza
il cappello. In Inghilterra la donna di campagna, la
contadina, si tiene sempre con una certa dignità. Voi
avvertite che anche li, come in città, l’uomo ha per
essa maggior rispetto che da noi.
Lui, il farmer, è un personaggio anche più interessante. Facciamo spesso delle lunghe chiacchierate. Un
giorno mi spiegava perchè non è protezionista, non
ostante il beneficio illusorio che un dazio sul grano
gli apporterebbe. Un altro giorno, parlando di religione
mi si dichiarava fautore della divisione della Chiesa
dallo Stato anche in Inghilterra e me ne dava tutte
le ragioni.
E in lui e nella sua famiglia, e in certi suoi parenti,
pure piccoli proprietari, e in altri farmers che ho conosciuto, ho sempre sentito questo non so che di distinto,
di composto, di educato : del buon senso, dell’istruzione,
doU’interessamento per cose estranee al loro ambiente
e alla loro vita, della correttezza, della dignità, della
serietà, della vigoria morale. Insomraa, per dirla con
una frase che i socialisti (grandi inventori di frasi !)
hanno messo di moda, questa classe di piccoli proprietari Devoniani mi rappresenta una vera coscienza evolnta. »
Poi cercando le ragioni di tutto quel benessere, lo
scrittore ne scorge parecchie : la condizione economica,
il carattere inglese che nelle campagne si è preservato
puro, le scnole, la lettura, poiché anche nei più piccoli villaggi c’è sempre una libreria ecc. ecc.
« Tutti questi fattori — egli dice — spiegano la
coscienza evoluta dei piccoli proprietari del Devonshire,
ma è mia ferma opinione che essa non sarebbe stata
possibile senza la religione.
Il protestantesimo ha molto aiutato a sviluppare, a
rinvigorire, a rinforzare la pianta-uomo. Da quattro secoli nel Devomshire si ragiona ed il ragionare non è
peccato : da quattro secoli tutti i formalismi, le super
stizioni, le visioni paurose, le concezioni grottesche
dell’oltretomba, le pratiche umilianti sono state relegate
nel limbo delle cose ridicole e assurde e con esse la soggezione al prete ed al padrone, l’obbedienza cieca, la
rassegnazione. La sola Bibbia, nella sua grande essenza
morale ed educativa, è stata la religione e la vita del
Devoniano e gli ha insegnato a tenere alta la testa e
gli ha dato un senso di dignità,.un rispetto di sè,
uno spirito di indipendenza, di un valore individuale
e sociale incalcolabile. »
Ecco uno che ha visto giusto ; e quel che più è,
ecco uno che ha il coraggio di dire quello che ha verificato ; mentre tanti altri non vedono, oppure, infeudati alla corte clerico-moderata, non hanno il coraggio
di dire quello che sanno, o anche dicono... il contrario
di quello che pensano !
Q. D. B.
SIATE VERITIERI !
Il Giornale dltalia nel suo n. 239. del 27 agosto
1908, ha un articolo : Si santifica il Risorgimento
Italiano ? Il processo per la beatificazione di Pio IX.
E cosi con\incia: « Il Gregorovius, ottimo conoscitore
« delle cose italiane e specialmente romane di quei
« tempi, scrisse nel suo Diario d’Italia, all’anno 1869,
« che ogni persona in ogni luogo giudicava santo, e
« come santo degno di venerazione. Pio IX, e predisse
« che quel Pontefice sarebbe stato beatificato, e che
« Senigallia avrebbe veduto, cóme gli altri luoghi santi
« d’Italia, lunghi pellegrinaggi di devoti a lui ».
Ma non è come dice il citato giornale. Innanzi tutto
il Gregorovius non ha mai scritto il Diario d'Italia, ma
Diari Romani, che principiano dal 2 aprile 1852 e
finiscono col 14 luglio, ultimo giorno a Roma, 1874.
Il di 11 aprile 1869 egli scrisse di Pio IX queste
parole ; « Gli ultramontani lo adorano come ente so « vrumano. La sua futura canonizzazione è certa ».
Tanto dice il Gregorovius, e il rimanente sono fantasie dell’articolista dal Giornale d'Italia.
Or bisogna sapere il significato che aveva in quel
tempo la parola ultramontano. Essa nacque fuori d’Italia, e significava coloro che in Francia ed in Germania parteggiavano per il Papa col clero italiano (al
di là dei monti) il quale in ogni occasione, nella sua
totalità, teneva per il Papa. Dunque il Gregorovius
non scrisse che « ogni persona in ogni luogo giudi« cava santo, e come santo, degno di venerazione
« Pio IX »; ma egli scrisse : « Gli ultramontani lo ado« rano come ente sovrumano » cioè i più fanatici, e
forse i più tristi, di quel tempo.
Legga l’articolista i Diari Romani, e vi troverà dei
fatti davvero ameni avvenuti a Roma nell’anno 1869,
quando si aprì il Concilio Ecumenico Vaticano, e vi
vedrà di quale prepotenza ha usato il futuro santo, o
beato, perchè il Concilio lo definisse infallibile. Eppure il Gregorovius non potè sapere di quel Concilio
quanto ne sappiamo noi; egli non ne volle sapere, e
diceva : «.. non ho nessun interesse per questa azione
« ecclesiastica e le sue intenzioni ».
Basti ricordare che in quel Concilio doveva lasciar la
vita il vescovo di Djakovar Giorgio Strossmayer, e vi
sarebbe di certo perito se non avesse dietro di sè
chiuso la porta ambone, dal quale perorava contro
la infallibilità papale, che doveva essere la morte dell’episcopato e presbiterato cattolico. Il Gregorovius
scrisse, il 26 dicembre 1869 : « Nel mentre il nostro
« tempo dappertutto lavora a discentralizzare i poteri,
« Roma offre lo spettacolo d'una crescente idolatria del
« dispotismo ».
Nessun fedele cattolico romano giubila per la canonizzazione di Pio IX quanto noi ; la crediamo provvi.
denziale. Avanti!
Legga, l’articolista del Giornale dItalia, i Diari Romani e troverà quali doni Pio IX ricevesse in quell’anno per il suo cinquantesimo giubileo sacerdotalè.
Vi troverà che dall’America andarono a Roma sei
grandi casse di cioccolata, sotto alla quale eran stati
posti dei massi d’ « oro di California ». Legga il seguente brano 1 : « Fra i doni si vedeva la seta romana,
« le pignatte di Civita Castellana, i frutti di Nemi,
« zolfo e allume di Viterbo e di Tolfa, marmo di Scur« cola, cappelli di feltro di Alatri, coperte di Verdi,
« vino della Sabina, di Frascati e di Velletri, anche
« botti indorate, ciambelle della misera regione dei
« Volaci, persino carbone, e vitelli vivi; dodici sacca
4
4.
LA LUCE
I?
» di grano che portavano il nome di Mentana ». Diari
Romani (11 aprile 1869).
Il poco esatto articolista troverà che la partita culinaria andava bene, e il pane fatto del grano di Mentana sarà stato saporitissimo alle sacerdotali bocche,
perchè sapeva del sangue degl’ Italiani massacrali in
quei luoghi^ per salvare il trono dell’angelico Pio IX,
che vedremo canonizzato ! Tutto, tutto si dimentica e
nulla si impara ! .
Anche questo hr^no raccomando all’articolista « Delle
« visite non na feci, alcuna, e girate ne feci solo una
« a San Pietro, dove vidi i lavori per la sala del Con« cilio che sono quasi terminati; le sedie di legno sono
« in forma di ferro di cavallo; dai due lati v’è una cap« polla con torri di legno. Queste devono servire per
« ristorante e gabinetto di decenza, e di ambidue questi
« stabilimenti avranno bisogno sovente i vecchi ve« scovi ». La cappella con torri è il colmo; proprio nulla
mancava airinfallibilità del futuro beato.
Devono essere allegroni gli articolisti del Giornale
d’Italia. L’uno di loro, ammirando i ritratti di Pio X,
vide nella persona di lui l’essenza divina; e l’altro, il
16'agosto, annunziava ai Eomani e al mondo che in
quel giorno veniva esposta alla pubblica adorazione la
scodella di San Rocco. Che questo buon santj li salvi
dalla peste e da consimili.
Illipìeas
L’Evangelismo in francia
Abbiamo letto con vivo piacere tre lettere dirette
da altrettanti pastori francesi all’Editore del British Weekly. Una di essi è stata scritta da Ch.
Merle D’ Anbigné, e tutte furono provocate da un
apprezzamento poco lusinghiero invero sul Protestantesimo in Francia, apprezzamento contenuto nel
numero del 23 Luglio u, s. In quell’articolo 1’ editore scriveva: « Il protestantesimo francese nonostante i suoi lati buoni costituisce senza dubbio un
fallimento. È senza cuore, senza ardore, senza quello
spirito aggressivo, che è il miglior segno di vita.
Esso non ha saputo giovarsi delle grandi opportunità che ultimamente gli si sono offerte... »
Noi riprodurremo in parte la vibrata risposta del
Sig. D’Anbigné, sicari di far cosa grata ai lettori
della Luce dando cosi un rapido e sommario sguardo
all’opera che i nostri fratelli francesi stanno compiendo in quella nobile nazione.
*
« «
« No, — egli scrive, — noi non ci crediamo più perfetti, di altre chiese, ma è la parola fallimento la
più atta a caratterizzare il risultato del lavoro ricostruttivo di tutto un secolo, e lo stato attuale
della Chiesa Protestante del Cristo in Francia ?
Fallimento ! Una Chiesa che ha stabilite missioni in Tahiti nella Nuova - Caledonia, nel Senegai,
nel Congo, sul fiume Zambesi, nell’ isola di Madagascar, e soprattutto in quel Basutoland che, secondo
giudici indipendenti, è la più prospera missione di
tutta l'Africa meridionale ? Una chiesa che ha dato
al mondo un missionario come Francesco Coillard,
e che non comprendendo se non 100.000 membri, dà
tuttavia per le missioni all’estero un milione di lire
all’anno?
Ella dice che « noi non abbiamo fatto niente per
approfittare delle grandi opportunità che da ultimo
ci si sono presentat;p ». Ma non ha Ella mai udito
nulla circa gli sforzi fatti neU’ultimo mezzo secolo,
e specialmente nell’ ultima decade, dalle nostre società Evangeliche francesi (Société centrale, Société
Evangelique, ecc,) per portare il Vangelo del Cristo
al popolo francese, e del recente movimento fra i
contadini e i minatori, che ha spinto centinaia e migliaia di Cattolici romani ad entrare nella Chiesa
Evangelica ?
E r opera della Società Missionaria belga è ella
sfuggita alla sua attenzione ? un’opera cominciata e
continuata dai discendenti degli Ugonotti della Francia e della Svizzera, che ha fonda,to trentatre congregazioni intensamente attive ed aggressive, co
Fu
stituite di 10.000 persone tutte conver
prio nel Belgio bacchettone ?
Crede Ella veramente che in presenzi
saltati, la parola fallimento possa in cos
pronunziata ?
Ed eccomi agli avvenimenti degli ult^;
Ella passa sotto silenzio del tutto. Ella
dubbio, che le Chiese Protestanti, Rifor
terana, come la Chiesa Romana Cattolici!
spossessate ; il che significa per noi una
non meno di L. 1.250.000 all’ anno e
una perdita molto maggiore nel futuro
problema per noi ; Avrebbero le Chiese nò
portare il peso di tanta perdita ? Ora, q
risultato della separazione ? Non solameli
Missioni interne e all’estero, la nostra Soqi'
le nostre Scuole domenicali ; le nostre
temperanza, le nostre Associazioni dei
stri innumerevoli istituti di beneficenza
spendiamo un totale di cinque milioni di
continuato il loro lavoro come prima,
fratelli, hanno offerto quest’anno due m
più dell’anno 1907 per provvedere ai b
loro Chiesa ».
lite ; là pro
di tali riiCienza venir
imi anni che
saprà senza
’haata e Lu1, sono state
perdita di
significherà
un grave
>Òtre potato
è stato il
.te le nostre
ietà Biblica,
società di
giovani, i neper cui
■e — hanno
ma i nostri
iilioni di lire
sogni della
liri
Sono sicuro che noi tutti ci rallegrerà
condizioni del Protestantesimo in Francia
che ivi si compie e che faremo voti c^
chè un completo successo coroni nn’op^
incamminata.
Htnilio
emo delle
, del lavoro
Òrdiali affinra cosi bene
Copsani
Egoismo mostruoso
av
agl
Ogni anno le Alpi fanno le loro vittim
e per ciò quella nostra splendida catena
è stata chiamata « l’Alpe omicida »-, qu;
un essere cosciente e responsabile. Lé
disgrazie che avvengono sulle sue vette
burroni sono invece da attribuirsi unicanp
prudenza e alla temerità degli alpinisti
Fra i tanti, un caso particolarmente
le circostanze che lo accompagnarono,
fine del passato ago.'^to. Un turista in,
in un precipizio, in fondo al quale
sedici giorni, notando in un taccuino,
trovato in tasca, dopo morto, i particolaifi
indicibile agonia e la crudele indifferenza
inqualificabile di esseri simili a lui e p
telli suoi che avrebbero potuto salvai:
lasciarono invece miseramente perire.
Straziante è il diario in cui racconta la
ribile sostenuta con la morte, gli sforjd
salvarsi e le sue speranze atrocemente
sesto giorno egli scrisse : « ho visto
che passava in vettura dall’altra parte
Li ho chiamati, certo essi mi hanno intero
continuato la loro strada ».
Nella dodicesima nota si legge :
sono passati vicino a me. Sono accorai
grida e m’hanno promesso di correre al
abitato in cerca di un medico e di cibo
sono più tornati » ! !
Il sedicesimo giorno l’ultimo sforzo, 1
lito : « sono giunti i miei ultimi mome
Mentre leggevo rabbrividendo questj)
cronaca estiva, pensavo alla parabola
maritano e trovavo tra i due una sorpr
logia. Nei due casi c’è della gente che
senz.i voltarsi perfino dopo essersi acci
rito ; ma in quest’ultimo caso, il Samt^i
troppo non ci fu. La parabola, presa ce:
vero, si ripete assai di frequente, almeno
scene, a disdoro e vergogna di una parte,
del genere umano e cristiano per gium
Tutta quella brava gente che non si vi
alle grida d’aiuto o ai gemiti di agoaià,
accosta per guardare con distratta cu
sta mata sopra casi di sevizie esercitate
e a decine,
di monti
l^si che fosse
numerose
e ne’ suoi
ente all’im
tragico per
venne sulla
^lese cadde
ouizzò per
che gli fu
della sua
, r egoismo
^rtanto fra0 e che lo
lotta teri fatti per
deluse. Il
(Iella gente
del fiume,
ma hanno
dii
(fue giovani
alle mie
primo posto
ma poi non
'ultimo aneìòti ».
brano di
buon Sa'èndente anatira di lungo
sostata al felaritano pur
ìl tamente dal
nelle prime
a maggiore.
.ra.
pita neanche
oppure si
ijriosità, che
a danno
di donne o di fanciulli nella stessa casa in cui abita
e non si riscuote finché sia troppo tardi, che rimane
spettatrice inerte di drammi che forse potrebbe impedire, intervenendo personalmente o ricorrendo all’autorità, col pretesto che non bisogna impicciarsi
dei fatti altrui, che, in presenza delle sofferenze e
delle miserie del prossimo, torce il viso o volta le
spalle con un senso d’infinito fastidio, agisce come il
sacerdote e il levita della parabola.
E non sarà sempre per malvagità e per indifferenza crudele, ma molte volte è per semplice indolenza, per amore del quieto vivere, per non crearsi
dei grattacapi, oppure per un senso artistico che
rimane offeso da tutto ciò che è disordine, anomalia, bruttura ripugnante. Quelli che passarono in
carrozza non lungi dal burrone dove il povero inglese agonizzava, non vollero probabilmente sciupare la loro passeggiata, come il tranquillo borghese
0 l’aristocratico évita di guastarsi la digestione coll’ingerirsi degli altrui guai ; e i due giovani, che
si fermarano e promisero di cercare aiuto, non mantennero la promessa forse perchè ebbero altro da
fare ovvero perchè pensarono, come cosi spesso
accade, che altri avrebbe scoperto il disgraziato e
si sarebbe occupato di lui.
Cosi, per prigrizia, per ripugnanza, per evitar
fastidi e per altri bassi motivi ispirati tutti dall’egoismo, che è il fondo stesso deU’umana natura, si
lascia che il prossimo, che Cristo ci comanda di
amare come noi stessi, soffra, agonizzi e muoia quando
forse costerebbe cosi poco recargli aiuto e sollievo !
Non dimentichiamo e non disprezziamo certo il
nobile slancio di filantropia e di fratellanza che onora in modo speciale la nostra età ; ma in presenza di latti come quello su ricordato e di mille
altri consimili, restiamo addolorati e confusi e ci
domandiamo : quand’è che almeno la cristianità metterà ad effetto il secondo grande comandamento, suprema norma del viver civile e vero cemento sociale, « ama il tuo prossimo », cioè ogni tuo simile
fatto come te ad immagine di Dio, amalo « come te
stesso ? » Quando ? Rispondiamo : Quando il primo
grande comandamento : * Ama il Signore Iddio tuo
con tutto il tuo cuore » sia osservato e divenga
una realtà pratica nella vita degli uomini.
Enfieo Rivoire
Gratitudine e ingratitudine
Leggevo una volta una definizione degli ingrati.
« Ingrati — Classe di persone che sarebbe molto più
numerosa se abbondassero massimamente i benefattori ».
Lungi da me l’idea di abbassare il merito di quella
bella virtù che è la gratitudine ; ho letto oggi stesso
tutta una magnifica predica che l’esaltava, e mi ha discretamente convinto. Una cosa di cui son convinto
pienamente è che noi abbiamo ogni ragione ed ogni
dovere di essere grati verso Dio il quale, minuto per
minuto, ci circonda di benefizi; ma mi par di poter
ritenere che gli uomini in generale insistano un po’
troppo sulla gratitudine che è loro dovuta dai loro
simili.
Un porco (domando perdono ; ma già, anche se lo
chiamavo maiale arricciavate il naso lo stesso, e quell’utilissimo animale non ha altro che questi due nomi
sul dizionario), un porco dunque, dicevo, stava grufolando sotto una magnifica quercia, inghiottendosi avidamente quelle poche ghiande che il vento staccava
di tanto in tanto dai rami.
— Come ! vile animale ; — tuonò ad un tratto l’albero
maestoso — tu approfitti dei miei doni senza neanche
una parola di ringraziamento?
— Ti ringrazierei — rispose l’ingordo filosofo ; se
io credessi che tu lasci cadere questi fratti per amor
mio.
£ seguitò a mangiare.
*
*
Credo che dei Mille di Garibaldi, che non eran più
tutti giovinetti circa cìnqnant’anni or sono, ne rimangano ancora parecchie, migliaia ; del che vi potrebbe
far fede la Commissione incaricata di distribuire egualmente il famoso e problematico milione.' Come si
spieghi la cosa, io non lo so, spiegatela voi ; come di-
5
'.>k
LA LUCE
-ceva un’arguta popolana al pretore che le domandava,
come si poteva conciliare la di lei testimonianza con ,
•quella d’un’ altra teste contraria. Il ,fatto sta che la
stessa stòria si ripete per il numero dei benefattori ai
quali dobbiamo riconoscenza ; esso ca*esee ogni giorno,
mentre invece la massa dei benefici di cni gode la nostra nazione e rumanità tutta è discretamente ristretta.
Per esser benefattori ed aver quindi diritto alla
pubblica ed alla privata riconoscenza pare che in generale bas*'i l’aver saputo curare magnificamente gl’interessi propri e tirar 1’ acqua abbondante al proprio
mulino.
Siccome io non sou nato per fare il filosofo, ma
piuttosto il cantastorie, ve ne racconterò una che mi
risparmierà la fatica dei ragionamenti, e a voi darà
un’idea più chiara di quanto io intendo dire. La traggo
da un romanzo di Giorgio Ohnet : * La grande marniera ».
Qualche volta leggo con frutto i romanzi ; nulla di
più adatto per sorprendere le idee comuni vigenti nella
società, e coglierle proprio sul fatto.
C’è un borgo chiamato Neuville, quasi tutto di proprietà d’ una ricca famiglia, quella dei Glairefont. Il
territorio è ricco di marna, è la .famiglia dei Glairefont
impiega buona parte di quella popolazione nell’ estrazione di essa. Questo solo fatto fa si che, secondo ogni retto e sano criterio, secondo ogni savio ammaestramento del libro di lettura nelle cinque classi elementari, i signori Glairefont debbono naturalmente
esser considerati come i benefattori del paese. Ogni
uomo valido guadagna col suo lavoro nella marniera
una discreta giornata di 3 o 4 lire, mentre, come dì
giusto, la famiglia dei benefattori, rimanendo tranquilla al castello, intasca di sacrosanto diritto, qualche
centinaio di migliaia di lire all’ anno. Eh, ogni virtù
merita premio, a questo non c’è che obbiettare.
C’è in quella famiglia un certo Stefano di Glairefont,
giovanottone di .25 anni, non precisamente malvagio,
ma scapestrato e disutilaccìo quant’altri mai. A guisa
di onesto, piacevole ed utile passatempo, egli si compiaceva a corteggiare ora l’una ora 1 altra delle più
belle ragazze del paese. Or avvenne che una sera fu
trovato in un burrone il cadavere di una giovinetta in
compagnia della quale egli era stato veduto poche ore
prima. Bisogna avvertire che la famiglia dei Glairefont,
e più d’ogni altro lo Stefano erano veduti di malocchio
dalla maggioranza di quella popolazione ; e qui avete
un nuovo caso d’ingratitudine da aggiungere al già
lungo elenco che ogni ben pensante ritiene con cura
nell’archivio della memoria affin di servirsene abilmente
ogni volta che lo assalisse la tentazione di far qualche bene. Le voci dapprima vaghe, poi più precise ed
ardite si levano contro Stefano, il quale, benché innocente, è vero — viene per gravi indizi arrestato.
Mentre egli passa in mezzo ai carabinieri che lo
conducono in carcere, la folla, credendolo indubbiamente coìpevole, si abbandona ad una furiosa dimostrazione contro di lui, e c’è perfino chi minaccia di
avveutarsegli e di trascende re a vie di fatto ; e il
giovinotto, pallido e sdegnato, si rivolge al comandante dei carabinieri e gli dice ; « Mi dispiace di darvi
tanto incomodo, signore ; dopo i benefizi che la mia
famiglia ha arrecato da anni a questa popolazione,
credevo di potere aspettarne maggior simpatia ». Parole degne di ammirazione, e che ben si convengono
a colui nelle cui vene il sangue scorre, direbbe il Parini, purissimo, celeste
«
* «
Ora qui, io sarei capace di fare un mucchio di osservazioni ; ma forse voi vi secchereste, e quel che è
peggio non arrivereste probabilmente a mandarle giù.
Le lascio dunque nella penna, e concludo col dire ;
Certo la riconoscenza è una grande virtù ; certo la
dobbiamo a Dio senza limiti; certo ci sono stati e ci
sono anche fra gli nomini i benefattori dei loro simili.
Però se al mondo ci fosse maggior giustizia, verrebbe
forse ad attenuarsi alquanto il numero dei falsi benefattori, uja per compenso .sarebbe altresi ridotto d assai il ’numero degli ingrati veri e fittizi. Credo che
nell’insieme una tale perdita sarebbe un guadagno.
Oias. Banehetti
BROìNE yhloesi
BOZZETTI-MONOLOGHI, L. l.
In onesto volume il Oav. Dottor 'Teofilo Gay, pastore! Liberna San Giovanni (Tonno) ha raccolto
t Monologhi pnlMalicàti^ nella Luce e CINUÜE'
ALTRI del tetto INEIHTI- - Per acquistare il
libroi.rivolgersi.^1 Aut,ore..;.,, . •[ í5,;;ü.”.-í i
Lotta nel campo femminile
Dopo i due Congressi Nazionali .Fèmmiiiili, che
ebbero luogo nella scorsa primavera a Roma ed a
Milano, la Federazione Femminile cattolica — la cui
sede principale è in Via Dogana, N. 2 Milano —
usci fuori con una serie di circolari col grido d’allarmi e facendo appello a tutte le donne italiane
per una protesta di affermazione religiosa cattolicoromana contro l’ordine del giorno della battagliera
Linda Malnati, per rispondere con nu programma
ad hoc e per contrapporre, all’attività femminile
nazionale, l’attività onnipossente della Federazione
Femminile cattolica.
Si può dissentire in qualche parte dal programma
delle signore, che hanno avuto la franchezza di esporsi al pubblico coi loro postulati riflettenti l’insegnamento religioso nelle scuole elementari ; ma non si
deve gridare l’ostracismo contro l’Unione Nazionale
femminile, come han fatto le gentili signore della
Federazione femminile cattolica, contrapponendo all’ordine della Malnati anticaglie di un tempo che fu
e che non rispondono ai tempi nostri.
Tenuto conto della serietà con cui si presentano
alla battaglia, non crediamo che le signore della
Federazione Femminile siano da confondere con
quelle signore brontolone, che’trovano sempre da
criticare le opere altrui, poco o nulla considerando
le proprie, smaniose come sono di apparir moderne
senza esser tali per nulla.
Quanto sono le donne cattoliche degne delle rampogne del giornale modernista napolitano Battaglie
d’Oggi, or ora scomunicato ! Donne che dissimulano
il male che fanno esse medesime, che per falso pudore 0 ipocrisia fìngono di non vedere o rifuggono
dall’osservare, dallo studiare e dal curare le piaghe
sociali, specie quelle che più attentano al benessere
della famiglia e della società, perchè attentano alla
sorgente stessa della vita. Le conosciamo queste cosidette pie signore le quali mentre fanno le scandalizzate all’udire una conferenza scientifica o sociale
0 evangelica, passano poi con somma disinvoltura
dalla messa e dalla predica quaresimale a concerti
da café chantant, dove si cantano da gente immorale canzonette immorali ; signore cattoliche divoratrici di romanzi e giornali, nei quali son descritte scene indecenti, dove la tesi obbligata è la
derisione, il disprezzo d’ogni nobile affetto e d’ogni
civile e cristiana virtù; romanzi e giornali scritti
spesso da altre gentili signore, frequentatrici anch’esse di quaresimali e di tonrnées mascherate col
titolo di beneficenza ! Signore che in apparenza sono
scrupolose per ogni piccola cosa, e poi brigano malgrado i rimprocci di onesti magistrati per essere
presenti a processi emozionanti e scandalosi, donde
passano difilato alla chiesa e dalla chiesa ai teatri,
specialmente quando si dànno produzioni sozze, traendo in quell’ambiente microbico le innocenti fanciulle che tornano poi a casa col veleno nel cuore,
il quale produrrà la rovina di loro stesse, della famiglia e della società. E sono codeste signore che
maggiormente fanno gran chiasso per l’ordine del
giorno di Linda Malnati e brontolano per niia conferenza deirOn. Fradelletto o per qualche articolo giustificativo del padre Bartoli nel Corriere della Sera !
No, noi non vogliamo confondere con tali cattoliche di coscienza doppia ed equivoca, le signore
della Federazione Femminile • ma diciamo subito che
esse pure sono incoerenti nella scelta dei mezzi per
raggiungere il fine che si sono proposto, cioè arrestare nel campo femminile cattolico lo spirito della
miscredenza e con ciò stesso mettere argine .all’invasione della corruzione nella famiglia e nella società. '
Poniamo la questione nei suoi veri termini. Che
cosa dice l’ordine del giorno Malnati ? — « 1- Che
la scuola elementare sia assolutamente aconfessionale.
2- Che nelle scuole secondarie e superiori sia introdotto lo studio interamente obbiettivo delle religioni
in relazione ai loro principi, alle loro finalità ed alle
loro conseguenze sociali, » — In altri termini non
si, propone che la scuola elementare sia atea o an
tireligiosa ma aconfessionale, cioè laica. In secondo
luogo si propone che nelle scuole secondarie e superiori sia coltivato lo studio, dal punto di vista obbiettivo, storico, delle religioni in relazione ai loro
principi. Resta inteso che' in questa proposta va
compreso il Cristianesimo nelle sue origini storiche
« in relazione ai suoi principi, alle sue finalità ed
alle sue conseguenze sociali ; » e per conto nostro
batteremo le mani quando sarà introdotto un tale
insegnamento nelle scuole secondarie superiori, a
patto che sia impartito da insegnanti competenti.
Il Cristianesimo, in tale caso, non avrà nulla da
perdere, ma tutto da guadagnare, essendo superiore
a tutti gli altri sistemi religiosi e il solo che possa
rispondere — « co’ suoi principi, le sue finalità e
le sue conseguenze » — ai veri bisogni sociali d’ogni tempo e luogo.
Ma la Federazione Femminile cattolica non la
pensa cosi ; anzi, cavillando sopra le parole dette
nella lunga e alquanto disordinata discussione rileva
l’accusa d’immoralità stupidamente scagliata cóntro
la Storia Sacra. Ma le signore della Federazione non
dovrebbero dimenticare che le congressiste dell’Unione Nazionale femminile potrebbero rispondere che
la Chiesa cattolica è stata loro maestra essendo stati
i'prèti cattolici romani i primi che fdissero la &cra
Scrittura essere pericolosa ed immorale, nelle mani
del popolo, particolarmente delle donne ; e le congressiste subiscono la triste eredità, non conoscendo
lo spirito della Parola! di Dio e deU’Evangelo di
Cristo. Che il congresso di Roma sia stato disordinato nelle varie votazioni, i giornali d’ogni partito
liberale lo hanno rilevato ; ma stando ali’ordine del
giorno Malnati, qual esso è, non si può affermare
che il suo contenuto sia contro il sentimento religioso ; ma piuttosto contro il metodo d’insegnamento
religioso usato fino ai giorni nostri ; cosa, del resto
che ammette la stessa Federazione Femminile, come
si scorse, fra altro dal suo stesso ordine del giorno.
Difatti, nella sua circolare del 4 maggio, anno corrente, facendo appello a tutte le donne italiane,
chiede loro un atto di cosciente solidarietà e l’adesione all’ordine del giorno da contrapporre a quello
della Malnati, cosi redatto : — « Il Congresso delle
Donne Italiane affermato che il principio religioso
nell’edncazione individuale e sociale è potente energia etica, fa voti perchè l’insegnamento religioso
migliorato nel modo d'impartirlo, ispiri ancora l’opera educativa ».
Qnest'ordine del giorno dice troppo e non dice
nulla ed è quindi migliore quello della .Malnati —
chiaro ed esplicito. Non dice nulla, perchè tutti hanno
diritto di domandare : quale insegnamento religioso ?
Quello cattolico ? Allora siamo da capo. Ma sarà
migliorato nel modo d’impartirlo ! Ahi ! prima dì
parlare del modo covien sapere quale sarà la dottrina, la sostanza di codesto insegnamento religioso
Ad ogni modo le signore della Federazione Femminile cattolica riconoscono un fatto ; la necessità
di migliorare il modo d’impartirlo. Dunque ammettono che nel passato codesto insegnamento era
difettoso, mal diretto e peggio impartito dagl’insegnanti. Se è così, meritava la spesa di tanto chiasso
contro certe idee del Congresso dell’Unione Nazionale femminile di Roma e contro certe altre di
quello di attività pratica di Milano ?
Nella medesima circolare la Federazione Femminile dice che — « curerà la pubblicazione di nu
secondo foglio inteso a richiamare le donne in una
concorde linea di lavoro.» —■ Quel foglio conterrà
certo il programma dell’attività femminile della Federazione cattolica, e sarà materia per un secondo
artìcolo.
Damiano Bopgia
Pagliuzze tì’Oro
Notorietà non è fama. La fama raggiunge spesso coloro che hanno pazientemente lavorato senza andare in
cerca di notorietà. i < i
Non ci paragoniamo mai con coloro che hanno più
di noi; paragoniamoci invece con coloro ehe^ hanao meno
di noi. ■ ■ •• ■ ■ c .•,-.o.l. >'"/ ■i.'i
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6
■5 ’.'U
LA LUCE
UIT/I QIOV/1NILE
V’ha nell’esistenza deU’nomo un periodo di vita
assai critico e assai difficile, che tanto più critico
e più difficile si rende quanto più si vuol vivere
da buoni cristiani, da zelanti osservatori e' facitori
delle leggi e dei comandamenti divini.
Una netta, una recisa distinzione bisogna perciò
fare fra gli nomini profani, sedicenti atei, e gli uomini credenti e veramente cristiani. I primi, in
quella critica età, che va dai diciotto ai venticinque
anni, si dànno ai piaceri mondani quasi che in piaceri trovassero vita, e felicità. I secondi, invece, lottano e resistono alle tentazioni a cui anch’ essi
vanno soggetti perchè fatti di carne come tutti
gli altri.
Ma possono veramente quei bravi giovani cristiani
lottare e resistere vittoriosamente ?
E’ difficile, si^ molto difficile, ma non è impossibile. Si noti bene però, questa possibilità ben presto
potrebbe convertirsi in una profonda impossibilità,
se quei giovani desiderosi del bene e bramosi del
meglio non avessero gran fede in Dio, fiducia nelle
loro tanto fervide quanto sincere preghiere, ferma
convinzione della verità delle parole di S. Paolo :
« Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica »
I giovani che sono veramente di Cristo, compresi
d’nn ideale sublime, combattono con ottimi risultati
contro le insinuazioni del maligno, perchè si tengono fortemente legati al Salvatore, perchè presso
di Lui trovano la forza e la virtù necessarie. Ma,
che non abbandonino mai la loro guida sicura !.
« Fuor di Lui non possono far cosa alcuna »
(Giov. XV 4-5); si tengano stretti a Lui, siccome
l’edera al tronco dell’albero, e vinceranno sempre
ed avranno la certezza di poter « sfuggire gli appetiti giovanili, di procacciare giustizia, fede, carità
e pace con quelli che di cuor puro invocano il nome
del Signore » (2- Timoteo II, 22).
Vittorio P. Trobia.
Pro Riposo
In appoggio alla necessità del riposo domenicale
si possono recare molti e decisivi argomenti'.
1) Motivo igienico. — Il corpo si difendè malamente contro le malattie che lo minacciano e lo assalgono, se è strapazzato di continuo.
2) Motivo economico. — I prodotti del lavoro
riescono superiori in quantità e in qualità, se esso
viene interrotto e se il riposo ha luogo a periodi
regolari, giacchi il fattore più importante è lo slancio personale dell’operaio.
3) Motivo morale. — L’uomo deve aver il tempo
di rientrare in sé stesso, di riflettere, di prender
possesso di sè medesimo di esaminare le sue azioni
e di comprender meglio il significato morale di tutto
il suo contegno, di tutta la sua vita.
4) Motivo concernente la famiglia. — Se il lavoro è intenso e continuo, la famiglia è soppressa.
È necessario che in un medesimo giorno tutti i membri della famiglia possano ritrovarsi insieme ir
casa, affinchè genitori e figlioli abbiano a ricevere
.l’educazione che si riceve solo tra le pareti domestiche. É di somma importanza per la società in
generale, l’influenza esercitata di continuo dalla famiglia e che nessun’ultra istituzione può esercitare
in sua vece.
5) Motivo sociale. — L’uomo deve rendersi cosciente del posto ch’egli occupa nella collettività umana e deH’uflicio a cui ha diritto di adempiere in
mezzo di quella ; deve ascriversi ad associazioni
professionali o economiche o politiche, le quali si
occupino del benessere generale degli nomini e
prendano in esame i problemi che via via s’afiacciano, cercandone la soluzione. Nessuno ha diritto
di rinchiadersi nel proprio guscio nè di trascurare
la parte che gli tocca nel progresso universale.
6) Motivo religioso. — ad ogni individuo reli
gioso incombe l’obbligo di rendere all’istituzione
religiosa che l’ha allevato, alla Chiesa che l’ha plasmato, il contraccambio di .quel che ne ha ricevuto
e di assicurare inoltre ad ftltri il mezzo di pervenire
alle medesime esperienze religiose.
O. Fulliquet.
Croce Azzurra
Al Congresso Nazionale Industriale di Piacenza
fu anche trattato l’importantissimo tema della Lotta
contro Valcoolismo. Ecco il bellissimo ordine del
giorno votato per acclamazione :
1 Far viva propaganda fra gli operai.
2 Appoggiare ogni movimento antialcoolista inteso ad ottenere le seguenti riforme :
a) Monopolio di Stato degli alcools. Utili devoluti
alla lotta contro l’alcoolismo.
b) Riduzione deU’orario e del numero degli spacci d’alcoolici.
c) Diminuzione del dazio sullo zucchero e sul
caffè per accrescerlo sugli alcoolici :
d) Istruzione antialcoolista nelle scuole e nelle
caserme ; diffusione^ deH’istrnziòne popolare.
3. Invitare i circoli federati :
ft) ad aprire in concorso con le sezioni del partito dei ricreatori festivi e delle sale di lettura e
di conversazione per gli operai ;
b) a cacciare dalle loro file i soci «dediti all’nbbriachezza, invitando le leghe operaie a fare altrettanto.
Primavera.
della Vita
Il sig. Achille Canepa di Genova richiama l’attenzione dei giovani cristiani sul programma di Parigi
che dice :
« Le Unioni Cristiane dei Giovani hanno per iscopo di riunire in una medesima Associazione i
giovani che, riguardando Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore, secondo le sante scritture, vogliono essere suoi discepoli nella fede e nella vita
e lavorare insieme ad estendere fra i giovani il Regno del loro Maestro ».
Il signor Canepa non disapprova gli esercizi ginnastici nei passatempi innocenti; ma temerebbe di recar
offesa alle A. C. D. G., riducendole a semplici circoli
di svago e di divertimento. L'Associazione mira più
alto: a cooperare con le chiese all’avvento del regno
del Cristo, sottraendo la gioventù all'inflnenza del
mondo corrotto. Istruirsi, per poter istruire ; cercare
nell’Evangelo il conforto, per poter confortare; santificarsi, per santificare : ecco il nobile assunto delle A.
C. D. G.
BANDIERA BIANCA
A San Marino, la terra classica della pace, si è
tenuto il IV Congresso nazionale della pace. Erano
presenti i Capitani reggenti, altre autorità e molti
illustri fautori della pace, convenuti da ogni parte
d’Italia. Il Congresso è durato cinque giorni, e vi
si sono uditi tra gli applausi, discorsi nobilissimi
del reggente Balboni, del Belluzzi, di Teodoro Moneta,« di Angelo De Gubernatis delle signore Pasini
Toschi e Mussa, del Prof. Francisci e di altri molti
ancora : ’
Si è approvato 'con voto unanime l’ordine del
giorno presentato dal Prof. Francisci ; e noi da
queste colonne lo applaudiamo :
« Il 4» Congresso della pace, adunatosi nello Stato
più inerme e pacifico del mondo, fa voti perchè le
nazioni più evolute dell’Europa procedano simnltaneauente al disarmo graduale e proporzionato alla
potenzialità economica prò civiltà mondiale, senza
pregiudizi per la loro sicurezza e indipendenza.»
K<lla Penisola e nelle Ifsole
(Notìzie delle nostre Chiese)
G-rotte (Sicilia)
{0. Palermo) — Abbiamo avuto la gioia d’avere fra
noi il Dott. E. Filippini segretario generale del Comitato delle Scuole Domenicali. Erano venuti a sentirlo
non solo un buon numero di bambini, ma anche i giovani del Circolo Cristiano, le giovani dell’ Associazione
Femminile, i fratelli, gli aderenti della Chiesa.
Degne di nota soprattutto le parole, che il caro visitatore rivolse a tutti i fratelli dicendo che la patria
nostra molto si aspetta dai cristiani evangelici, e che,
per essere veramente liberi dalle malefiche influenze
clericali e rendere la nostra patria più felice e più
prospera, bisogna scacciare il prete dalla mente, dal
cuore e dalla casa.
Togliamo dalla Belazione annua, testé pubblicata
dal 'nostro Comitato, le notizie seguenti.
Pont
()uest’anno purtroppo ebbe luogo la dipartenza di uno
dei nostri migliori fratelli. Grave perdita per i suoi ;
grave pure per noi. Era un entusiastico lettore e commentatore di fogli evangelici. « Che funerale fu quello ! »
esclama il relatore. « Il dabben prevosto, sapientemente
fece coincidere certe sue esequie con l’ora fissata per
noi, mentre alle 6,30 del 27 Maggio eravamo radunati
con molti cattolici sotto il pergolato, accanto alle spoglie del nostro fratello. Commovente il coro di lodi
del pubblico cattolico all’indirizzo del proprio prevosto.
Tanto lusinghiero, che per poco il pastore non ne dovette assumere debolmente la difesa. Ma passando il
prete i;ol suo corteo, il pastore ad alta voce cominciò
per conto proprio, cosi che altri a noi si aggiunsero,
giusto dei suoi. Nessuna funzione espiatoria sul Camposanto, come a nostro scarico fu tenuta dopo altra
sepoltura evangelica anni sono ».
Biella
Il pastore si recò sette volte a Piedicavallo, dove
ebbe buone adunanze specialmente in occasione di una
Conferenza tenuta nel Teatro Sociale sull’ argomento
« La questione religio.sa », conferenza cui assistettero
più di 200 persone. Anche a Cosato il Dr. Meynier ha
potuto, nella « Casa del Popolo », tenere una conferenza su di un argomento religioso-sociale dinanzi a
più di 100 persone, tutti uomini, in maggioranza socialisti, conferenza che fece ottima impressione.
Biedicavallo
Un prete volle consigliare ad un giovanetto della
nostra Scuola di distruggere il suo Nuovo Testamento,
ma si sentì rispondere « No, non voglio bruciarlo nè
strapparlo, perchè mi piace leggerlo ; esso è un tesoro
per me ».
Susa
L’ anno ecclesiastico ora finito ci diede molti incoraggiamenti, fra i quali quello di ricevere alla Santa
Cena 14 nuovi membri, 13 per professione ed uno per
certificato.
Giaglione
In Oiaglione ebbe luogo, con gran concorso di po
polo, il primo funerale evangelico di quella località. Il
morto essendo un bambino, una ventina di ragazzetti
e di bimbe accompagnarono il feretro portando ognuno,
invece dì candele, un bel mazzo di fiori che deposero
poi sulla piccola fossa,
In un villaggio di detto Comune abitano alcune famiglie della nostra Chiesa che vi rendono una buona
testimonianza, ma vi sono pure donne cattoliche romano
molto fanatiche che cercano di smuoverle, dalla loro fede.
Una di queste diceva ad una sorella nostra : < Brucia la
tua Bibbia ed io ti darò un libro .scritto dal papa » ; ma
le fu risposto : « È forse il papa superiore a Gesù
Cristo ed ai suoi apostoli ? Domandami altra cosa, ma
non di rinnegare la mia fede e di bruciare la Parola
di Dio ».
Torino
Quando il pastore diede speciali conferenze sul sno
viaggio in Olanda, sul 17 Febbraio e sqlla morte di
Edmondo De Amtcis, l uditorio fti numeroso più del consueto. I morenti e gli afflitti ci hanno edificati e ci
7
LA luce;
•tanno date prove eloquenti della potenza dello Spirito
•del Signore in coloro che da lui sono condotti, anche
sul rude tramite del dolore. ,
P’ietramarazzi
Nella sua visita l’Ispettore si mostrò soddisfatto cosi
•della pulizia dei locali scolastici come del profitto degli alunni. Alcune ragazze che avevan lasciata la Scuola
comunale, avendo già oltrepassati i tredici anni, si misero a frequentare la nostra. Un prete si scatenò contro dì noi, ma senza risultato. Venuta però 1’ epoca di
essere ammesse alla Comunione, egli pretese che le ragazze gli consegnassero « Z’ amico dei Fanciulli » e
tutti i libri e quaderni di cui si servivano nella Scuola.
Alcune obbedirono, ma altre seppero resistere.
Tenda
Per debellare la scuola... protestante fu mandato a
Tenda qualcuno che è teologo, professore, avvocato,
cavaliere, benestante, con palazzi a Ventimiglia. Questi aperse subito una scuola-convitto,... ma dei nostri
allievi nessuno si lasciò smuovere. E cosi il nuvolone
minaccioso si è squagliato fra la generale indifferenza.
!Nizza (Marittima)
Durante la « stagione », cominciata tardissimo, quest’anno il culto principale è stato seguito in modo rallegrante e, come per lo passato, all’ epoca delle feste
di Natale o di Pasqua, la nostra casa di orazione si è
riempita di una vera folla. La Chiesa è stata lieta di
udire fratelli venuti dal di fuori, ed in ispecial modo
il sig. J. Louis, conferenziere uscito dal clero cattolicoromano, il quale ha saputo affollare e ritenere dinanzi
al nostro pulpito un pubblico quale non si era più visto dai giorni di Léon Pilatte.
Sampierdarena
Abbiamo dato grandissima importanza alle visite
nelle famiglie, visite non di formale convenienza, ma
veramente pastorali. Il risultato ne è stato una frequentazione esemplare al culto principale ed alle riunioni del Mercoledì sera. Pochissime furono le Domeniche in cui nel nostro locale vedemmo posti vuoti : i
giovani hanno gareggiato in zelo coi vecchi. La riunione della Domenica sera a Cormgliano ci ha dato un
valido contributo per l’opera, poiché alcuni dei frequentatori furono ricevuti ed altri assistettero con assiduità
ai culti principali.
Torrepellice
Proprio al momento di andare in macchina, riceviamo dal Pastore Paolo Calvino la prima parte di una
lunga e piacevolissima relazione sul SINODO che
in questa settimana ha tenuto le sue sedute a Torrepellice. La pubblicheremo insieme con la seconda parte,
che attendiamo ansiosamente, nel prossimo numero.
Per ora non possiam dare che le seguenti notizie
laconicamente ;
Seggio : Cav. D.r C. A. Tron, presidente; Prof. D.r
Mario Falchi, vice-presidente; segretari: pastori G.
Moggia, G. E. Meille, C. Jalla; assessori : signori Eli
Long e Eostagno.
La controrelazione suU’operato della Tavola fu letta
dal Prof. D r Enrico Forneron.
Si è invitato il Pastore Cav. Uff. G. Weitzecker a
rimanere al suo posto ancora per un anno.
pi chi è la colpa?
Guardavo un’incisione d’nn giornale illustrato che
rappresentava i fanciulli delle scuole socialiste di
Londra schierati dinanzi al monumento di Nelson in
atto di cantare un’inno alla pace. E un’onda di pensieri mi sali alla mente... Pensai al contrasto tra la
bella e generosa figura rappresentata dal marmo e
le nuove generazioni, che cantavano a lui vicino. Pensai a Guglielmo Ferrerò che, nella sua Europa
Giovane scriveva (cito a memoria): L’Inghilterra
sarà forse l’ultima ad accettare il socialismo, ma accettato che l’abbia, ne farà un 'socialismo sui generis.
E. riconoscevo la giustezza della profezia. Ma mi
tornò a mente un giornaletto religioso inglese, capitatomi tra mano tempo fa il quale, condannava le
scuole socialiste, accusandole d’irreligione e di sovvertimento sociale. ” tf
Eppure, pensavo, è tanto belio questo spettacolo
di fanciulli Wwicovestiti, che ^cantano un inno alla
pace, presso il monumento d’nn nazionale l^'E'
cosi conforme all’ ideale di Cristo, Principe della
Pace I — Ma forse son io che sbaglio : Sono troppo
lontana dalla terra Britannica per giudicate imparzialmente : forse le accuse del giornaletto inglese
non sono del tutto fantastiche, e la malattia dei
socialismo latino, l’ateismo, s’è propagata fin là. Ma
nelle belle e fertili colonie inglesi dell’Australia, non
va forse sbocciando tutta una nuova e gentile civiltà ?
E questa civiltà, che ha fatte sue le più sante le
più giuste aspirazioni del socialismo, ed altre ne
accetterà nell’avvenire, non ha rinnegato Cristo,
anzi lo ha posto in alto, molto in alto, nel suo vessillo di pace e di lavoro. In Inghilterra, ahimè tra
le cupe miserie di Londra, sarà altrimenti... E se è
cosi io domando : Di chi è la colpa ?
E’ proprio solo ed unicamente dei propagandisti
atei che respingono la luce divina, perchè amano le
tenebre ?
0 non è forse, più di quello che crediamo, dei
cristiani la colpa ? Non intendo già parlare di cristiani mondani, cristiani di nome che, travolti dal
mondo e dalle sue concupiscenze, temono l’avanzarsi
di una marea che minaccia i baluardi a loro cari.
No, parlo di certi cristiani, e ve ne sono molti, ed
anche tra gli umili, che guardano troppo al di là
e non guardano al di qua... Sanno parlarti delle
beate speranze del cielo, ma forse dimenticano le
miserie della terra. Alcuni tra loro dicono di sentirsi
stranieri sulla terra, e di attendere il Signore ; e
noi pure vogliamo aspettarlo, ma non già addormentati e senza fiamma, come le vergini stolte,
bensì colla nostra lampada accesa, lampada di lavoro
e di amore. Siamo è vero, stranieri sulla terra ; ma
intendiamoci, stranieri alle malvage passioni, alle
vanità, alle molteplici tentazioni ; non già stranieri
al grido che udiva S. Paolo : il grido del creato,
dell’umanità sovrattutto, che attende la sua redenzione. Non siamo stranieri al pianto della donna
oppressa, del fanciullo abbandonato, del povero avvilito dalla più crudele delle tirannie ; la tirannia
sociale. Altrimenti quali discepoli saremmo noi del
Maestro, che, più straniero di noi sulla terra, nessun
dolore respingeva mai lontano da sè V
Se sapessimo somigliare a Lui, il mondo verrebbe
a noi; vedendo che non attendiamo il nostro Ee,
cogli sguardi rivolti soltanto al cielo, ma paranco
alla terra ; e comprenderebbe che la santa richiesta ;
« Il tuo regno venga ! » non è vana ed illusoria
parola del labbro, ma grido del cuore, ma ardente
brama di veder trionfare quaggiù, sulla terra benedetta dal suo sangue, il divino programma di Lui,
nostro Signore e Maestro !
LtlsQ Clevieo
A SPIZZICO
lu un giornale socialista si raccontava il fattaccio
di una delle solite donne tagliata a fette e si attribuiva l’operazione a certo Charpel, pastore evangelico. Se non che il sig. Alfredo Del Rosso di
Siena ci prega di annunziare che lo stesso giorno
(3 settembre) un altro giornale — il Secolo di Milano — diceva essere invece il Charpel un... facchino. Meno male !
L’EOOISMO
•V
Il peccato, nel dominio della solidarietà e delle
reciproce relazioni tra gli uomini, prende il nome
di egoismo.
L’egoismo consiste nel pensare in maniera prepondwante a sè medesimi, e nel far convergere ogni cosa in sè medesimi. L’egoismo è 1’ ossessione
di sè stessi e la freddessa verso gli altri (« Son
io guardiano di mio fratello? » Che c’entro io?)
ed è anche lo sfruttamento degli altri e il sacrificio degli altri.
; ' O. Fulliquet
L’organetto
L’Organo da 3 centesimi ha pubblicato
il suo 45" numero, ma ha..... dimenticato
di rispondere alle domande ch’io gli rivolgevo nell’articolo Per esilarare. Neppure
ad una sola domanda ha tentato di rispondere ! Ottimo segno ! ! L’Organo non sa
dunque come rispondere ! !
In cambio pubblica, per ciò che concerne
direttamente il mio articolo, il seguente
brunetto, del quale non vogliamo defraudare
i Lettori ; perch’esso è esilarante assai e
degno d’altro lato di essere conosciuto come
modello di sintassi e di ortografia.
A quanto pare, i collaboratori del Times
di Revere non hanno ancora imparato che
ammannire si scrive con due enne nell’uso... moderno.
« Certo Agostino Franceschi (povera
mascherina!) buffoneggiando ha eruttato
una brodolata di due colonne sul N. 34,
del periodico valdese che per ironia s’intitola « La Luce ».
L’ha intitolata « per esilarare » ed ha
fatto bene, perchè cosa più sciocca non
poteva ammanire ai poveri lettori dello
stupidetto suo settimanale.
Una cosa sola diremo a messer... Franceschi e Comp. : come osate parlare di
fango in casa nostra voi che accogliete i
preti e i frati disertori « col naso da
libertini ».
Li accogliamo, non col naso, ma come
si accolgono i galantuomini ; e, quando non
s’appalesano tali, li rimandiamo a tener
compagnia ad altri nasi eleganti ohe illustrano il clericalismo romano.
JRgostino ppaneesehi
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PERCHE’ SIAMO CRISTIANI E SOCIALISTI. — Roma,
Libreria Editrice Romana, 1908. — Prezzo L. 0,25.
*
* •
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— Roma, Casa Editrice Metodista, Via Firenze, 38,
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RASSEGNA NUMISMATICA (poliglotta), diretta da
Furio Lenzi. — E’ uscito il N. 5, che reca, tra gli
altri, un articolo in lingua portoghese dovuto alla
penna del Direttore.
BUCA DKLLB LUTTTBRK
T. M. Alessandria, — Per poter decidere se
codesti articoli à^W'Eco del Sannio siano adatti, ci
occorrerebbe vederli. Intanto, grazie !
Domenico Giocoli, gerente responsabile
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