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ECO
DELLE VALLI VALDESI
frof.
ARMAI© miGON Al'GUSTO
Case Nucre
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa f aldese
Anno XCII — Num. 11
Una copia Lire 30
ABBONAMENTI { MI"!I/T™"
( L. 1.800 per resterò
« Eco » e « Presenza Evangelica »
interno L. 2.000 • estero L. 2.800
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TORRE PELLICE — 16 Mareo 1962
.\inmin. Ckudiana Torre PeUiee - C.C J. 2-17557
Vanità delle vanità
note di viaggio
Quando tra poche ore la busta contenente queste righe partirà da Milana per la nostra tipografia di Torre
PeHice, la gente uscirà dalle sale da
ballo, dal locali notturni, dai ritrovi,
per ritornare a casa. Carnevale sarà
finito. La capitale del ’’miracolo economico” ha il vantaggio di avere una
settimana in più da godere, in barba
al calendario romano. Questo privilegio concesso da Sant’Ambrogio fa
esclamare ai buoni meneghini: "Che
bravo il nostro Santo, ha pensato anche a farci avere un 'ciccìnin' di carnevale in più!”. Il santo milanese era
un tedesco di padre romano, ma non
è il caso di sottilizzare. Sette giorni
in più di carnevale sono pur qualcosa.
Del resto divertirsi non è mede, lo dice anche l’Ecclesiaste: ’’Rallegrati pure o giovane...” e dice anche ”v’è un
tempo per ridere, v’è un tempo per
ballare ". Mettiamoci la maschera, divertianuK'i.
La rna.sclìcra: inutile evasione dell’iumio. .stanco di avere sempre lo
.ftesso volto, che una volta tanto vuole apparire irriconoscibile a tutti e godere di questo isolamento che in mezzo a persone conosciute gli permette
di rimanere ignoto, nuovo, senza presente e senza passato, e quindi fuori
della realtà di questa monotona e incolore vita di ogni giorno. L’anima
dorme, vive .soltanto il desiderio bambinesco. spesso ardente, di poter essere idmeno per pcK'he ore. un altro:
quello che avremmo voluto essere e
che forse fummo nei sogni irrealizzati del subcoscipnte ’’Ecco” dice
a se stesso l’uomo di carnevale ”Io
sono re, o pirata, o angelo, o demonio, principe d’oriente o stregone dell’occidente, sono quello che sarei stato e lo sono perchè lo sembro, e la
gente mi vede soltanto come sembro’’.
Poi le ore passano e sul limitare
della festa l’uomo si guarda intorno.
No, è .stata tutta una illusione. Sanf Ambrogio ha aggiunto sette giorni
ma anche quelli sono passati, domani se li farai vedere in giro con quella
ma.schera o con quel cappello di carta ti grideranno dietro. E’ fiinito M
carnevale. Scordatelo. Se lo sono già
.scordalo anche le pie signore che sette giorni fa (un anticipo delle zone
depresse che sono prive della concessione ambrosiana) sono andate a
prendere ”le Ceneri” dopo aver scosso dalla veste le ultime insistenti tracce del veglione della notte precedente. Togli la maschera. Volto senz'anima. espressione immutabile di^ una
continua finzione della quede ci ^ serviamo per tutta la vita, oltre il limite
imposto dal calendario, mentitori a
noi stessi e agli altri, pavidi della realtà presente. Riprenderemo l aspetto
abituale di tutti i giorni ma il desiderio inconfessabile di evasione, l’inquietante sogno di essere quello che non
siamo ci afferrerà sempre perchè ci
tra.scina e travolge la vanità della vita, la vanità delle vanità. L Ecclesiasia.ste ritorna e guarda, daH’alto della sua infinita saggezza amara e conciliante al tempo stesso;”lo ho detto
in cuor mio: 'Andiamo! lo ti voglio
mettere alla prova con la gioia e tu
godrai il piacere!’ Ed ecco che anche
questo è vanità”. Anche questo, come il resto. Come il desiderio di sfuggire alla realtà, al dovere, alla fatica
quotidiana che opprime e ogni giorno
traccia un itinerario forzato da seguire per dieci, dodici ore, cadomi senza
anima, rotelline dell’ingranaggio mostruoso che il progresso carica alla
nuàtina perchè funzionino tutto il
giorno e costruiscano la nuova civiltà. Anche questo è carnevale. Non
c’è bisogno che Sant Ambrogio prolunghi il periodo della maxherata.
Ci camuffiamo da persone civili perchè abbiamo sostituito alla clava di
pietra il mitra o la bomba al plastico
e invece delle pelli di belva portiamo
al corpo involucri di nailon o fre
schi” estivi. Ma non siamo che maschere; travestiti da uomini dipingiamo la coscienza di bianco o di rosa
perchè abbia il colore dell’innocenza
o deir ottimismo, e ci piace creare luoghi comuni cui diamo il nome, cioè
la maschera, dell’ideale, della civiltà,
dell’onore, e per le strade delle nazioni cristiane passano fantocci e statue elevate agli onori della divinità,
maschere sacrileghe di una devozione
aberrante che rinnega, con i surrogati della favola e della superstizione, il
vero unico Dio del Sinai, l’unico martire del Golgota.
In un itaesB amico
Un popolo
che cerca
di vivere ancora ad una « statura umana »
Un giorno ci accorgeremo che la
nostra mascherata non è riuscita. Che
la civiltà ”in avanti” non esiste, che
l’anima dell’uomo moderno non vola,
che lo spirito geme, che il bianco ed
il rosa non hanno attaccato sul colore oscuro e sanguigno di cui si tinge, giorno per giorno, l'umanità sofferente e inquieta. Finora, non abbiamo convinto nemmeno noi stessi. Le
leggi, la morale, la censura, le promesse. i fatti: una mascherata. Perchè lo Spirito di Dio non anima ancora le strutture della società attuale,
non investe la forma del vivere civile,
non strappa la maschera agli uomini,
non è invocato, unica luce del Mollilo. a illuminare il cammino.
E l'Ecclesiaste che termina: ’’Temi
dunque Dio e osserva i Suoi comandamenli. perchè questo è il tutto dell’uomo”. Il lutto. Non .soltanto una
parte trascurabile, nè la nutscliera
esteriore, ma l’anima, lo spirito vitale che sopravvive alla breve ora delLohlìo terreno, alla festa effimera,
alla gaia pioggia di coriandoli colorati che appena a terra diviene mucchio sporco di carta fangosa, mentre
si compie l’idtima ora e la realtà ci
chiama.
Marco
Aiuora una volta la Svizzera ha riser.
vato l’aceoglienza che sa dare un paese il
quale, nonostante la teenU-a e tutte le
cose di questo genere che hanno disumanizzato la nostra società, cerca e riesce
almeno fino ad un certo punto — a vivere
ancora ad una « statura umana » senza lastriarsi prendere la inano da una organizzRzione e da una burocrazia diventate fine
a sè stesse. E’ stato, per esempio, suffieente presentarmi allo sportello della prima
stazione elvetica per ritirare, senza altre
formalità, il biglietto circolare per il i^rcorso svìzzero, spedito da un altra ciuà
con Un foglio di indicazioni utili al viaggio stesso.
E’ un vero peccalo che, per molte ra
gioni — fra cut la differenza di lingua
sospetti reciproci -- la nwggioranza dei
nostri lavoratori italiani riesca con diffieoltà e talora non riesca del tutto a scoprire (juesto aspetto della vita elvetica die
pure rappresenta una ricchezza di quel
Paese.
It i.omitatii di Berna
Lo scopo del viaggio è slato, come per
il passalo, di collaborare con il Comilalo
Valdese di Berna, alla ricerca di nuovi
amici e, iialuralmente, di fondi per la nostra Chiesa.
Le prime tracce di un comitato dì aiuto
ai Valdesi si trovano in questo Cantone
già nel lontano 1655 in cui le Chiese, coiuiiiosse dalle sotrerenze dei loro fratelli in
l'elle cosi iluranteiuc provali dalle Pasque
pieiiiontt'si, cosliluirono un Comilalo con
lo scopo di aiutare in ogni litico, anclie
sul piano diplomatico, le Chiese delle
Valli. Naturalmente il comitato odierno,
presieduto dal Paislore Bmil Blaser, non è
la diretta conlinuazionei di quel primo
gruppo nel XVII secol^^ìua (in quidclie
modo vi è un legame itji i due e 1 interesse per la Chiesa Valdese è sempre stato
vivo in molti strali di quella popolazione
ed i coutaili fra le due Chiese sono sempre
stati mollo fraterni.
L’attuale 'Waldenser Kommillé ha al suo
attivo una grande opera in nostro favore
sia promuovendo delle conferenze nelle
Chiese e nelle scuole, sia raccogliendo attorno a sè un notevole gruppo di Amici
che si interessano in modo continuativo
alla noslra opera, sia ricevendo delle informazioni, sia autolassandosi per una con.
Iribuzione regolare per la nostra Chiesa.
AWuni anni or sono, quando si trattava
di motorizzare un paio di Chiese iiell’Abnizzo ed altrove, il Comitato interessò in modo particolare le Scuole Domenicali del Cantone che si dettero tanto da
fare che raccolsero il denaro suffieente a
comperare un’automobile più del previsto! Ricordo ancora di aver visto in una
parrocchia deU’Oberland Bernese delle
piccole automobiline <li plastica (quelle
che si danno per reclame nei negozi) con
una striscia di stoffa sulla ({uale era scritto; «Waldenser Auto», le avevano preparate i bambini e ne avevano venduto in
gran quantità nella Chiesa; in un’altra Comunità le bambine della Scuola Domenicale avevano preparato dei toxldlini al
forno con su scritto a marmellata ’’FIAT'
ed anche questi erano stati eroicamente acquistati dai Membri di Cliiesa per raccogliere il denaro necessario; dico eroioamente percliè alcuni erauo cotti solo a metà. Ma proprio per questo possiamo capire
quanto sia l’amore per i Valdesi in quel
Cantone amico. Franco Davite
(continua in 3» pag.)
doppio
taglio
fife della vita
anche a Palermo
Su « L’Ora », quotidiano palermitano,
del 23-2-1962 è stata pubblicata, nella rubrica ”La città parla”, questa lettera del
Past. Panasela, della Chiesa Valdese di Palermo, sovrintendente del V e VI distretto:
Da qualche tempo un numero crescenl ?
di omicidi si verificano nella città di Fa
lermo, in qualsiasi ora del giorno o della
notte, non solo alla periferia, ma anche
nel centro cittadino. L’opinione pubblica è
profondamente turbata e non è possibile
rimanere indilferenti, disinteressarsi di
quello che avviene nella nostra città, senza prendere alcuna iniziativa, senza fare
udire una parola che, per quanto modesta,
risuoni come un grido di allarme.
Nel corso del 1961 sono stati compiuti
ben 59 omicidi, oltre 20 tentati omicidi.
Nel periodo che va dal 1 gennaio al 10
febbraio 1962 vi sono stali 12 omicidi ed
altrettanti attentati.
Anche rmcoliiinità degli onesti cittadini, dei passanti, dei nostri figli, degli alunni delle Scuole, dei bimbi che si trovano
sulla strada, è seriamente minacciala.
Si tratta di un problema sociale, civile,
religioso che non può lasciare alcuno indifferente. Insegnanti, educatori, sacerdoti, ministri di culto, uomini politici, autorità civili e religiose dovrebbero sentire
questo problema in tutta la sua gravità e
prendere qualclie opportuna iniziativa che
certo avrebbe il consenso e il plauso di
tutta la cittadinanza.
Il problema non ha -solo un aspetto di
repressione della criminalità che riguarda
la polizia e la Magistratura, ma soprattutto morale e cristiano. Non si tratta solo
di reprimere, ma di prevenire; non si tratta solo di distruggere delle organizzazioni
a* delinquere, ma di modificare una mentalità, un costume, un modo di concepire la
vita’ e il modo di intendere certi valori come l’onore, la giustizia... Certo è questo
un compito estremamente difficile, ma e
alla radice che il male deve essere colpito, anche se ci vorranno molti anni e dovranno passare alcune generazioni, prima
che qualche risultato si possa vedere. Intanto gli educatori non possono non segnalare con grave preoccupazione quale riper
cussione psichica il dilagare della delinquenza ha sulla coscienza delle nuove generazioni.
In genere i fanciuOi non hanno rispetto
per le forme più semplici e primordiali della vita. Lo stesso istinto di crudeltà li porta poi al disprezzo della vita del proprio
simile che può essere soppressa con la topertnra dell’omertà o anclie della assicurazione.
Occorre dunque non solo reprimere, ma
prevenire il delitto :
1) sopprimendo le cause che, nella nostra
società, provocano queste esplosioni di
odio, di violenza, di vendetta;
2) creando una coscienza morale, civile,
religiosa che, anziché favorire il delitto o
incoraggiarlo, esaltandolo come espressione di forza, di onore e di superiorità, lo
detesti e lo stigmatizzi;
3) educando le nuove generazioni al rispetto della laigge di Dio che ordina di
non uccidere, e ai senso di sacro rispetto
della vita;
4) promuovendo una azione intesa a creare progressivamente una nuova mentalità,
una nuova coscienza che spezzi la catena
di omicidi e di vendette che insanguinano
le vie della nostra città e portano il lutto
e la rovina in tante famiglie.
La vita è un dono di Dio e non può
essere soppressa violentemente. La vioienza genera violenza.
Fiduciosi che la forza del bene tlehba
alla fine prevalere, occorre iniziare nn opera educativa e formativa che rinnovi la
coscienza del nostro popolo, assetata d. giustizia, ma deformata da pregiudizi e atavismi secolari.
In seno a questa nostra società scristianizzata o mai cristianizzala profondamente
occorre portare il lievito del Vangelo di
Cristo, senza alcuna preoccupazione confessionale od ecclesiastica, che nega ogni
forma di violenza, rende l’uomo libero
dallo spirito della vendetta, proclama il
perdono delle offese, la riooneiliazione fraterna, l’amore verso le creature, ma soprattutto verso la creatura umana fatta ad
immagine di Dio.
P. V. Panascia
Serìvianio mentre si attende il voto del
■Senato, prevedibilmente simile a quello
con cui la Camera ha votalo la fiducia al
nuovo governo formulo da Fanlani: 295 si.
195 no (mis-sini, monarchici, liberali e comunislil, 83 astensioni (.socialisti): una
maggioranza notevole, se si considera die,
per esoressii dicliiarazione di Nenni, la
astensione socialista non Ita voluto significare ombra di sfiducia nel governo ma
sottolineare il fatto che, pur non es.sendoci (ancora?) accordo su molte questioni
di fondo (e «piiudi il PSl non poteva dare nn appoggio totale. « in bianco »'), i socialisti hanno assunto un impegno clic verte su (pit'slioni politiidie e ainniinislralive
;M-ecise - quelle messe in evidenza dal
piano di governo presentalo da 1 anfani
e che si manifesterà, di volta in volta, n»d
diltawilo e nel volo di tali questioni.
Teniamo a sottolineare la serenità con
cui il dibattilo parlaJnentare è stalo affrontato, la sinceri,tà con cui è stato condotto da tutti, la... inconsueta correttezza
delle di»c!uasi<mi, 1^ vena d'ironia che ha
così ben controllato una iroippo accesa passione faziosa. Non e’è stala retorica, noò
si son fatti grandi discorsi teorici. Eppure,
siamo convinti che si è trattalo di un momento silorico nella nO'Stra vita italiana,
per modesta die sia. Una « storia » diversa da quel die si era speralo di fare, al
lermtine dell’ultimo conflitlo mondiale, e
elle si sarebbe potuto fare; più modesta,
meno entnsiaslica, ma realistica. -Al di sopra di divisioni di principio che pennangono in tutta chiarezza, al di là di fronti
<"la,ssisli o confessionali, è stato crealo un
fronte — ancora eslreniamente fragile,
certo, e die forze avverse possono ancora,
purtroppo, ostacolare e iorse abbattere
un fronte di quanti vogliono, con accenti
diversi, perseguire un unico scopo: avviare il noislro paese, attravei-so elementari
riforme, ad essere un pae.se moderno, in
cui fondamentali esigenze di giustizia siano rieonosioiute non solo di diritto ma di
fatto.
Il socialismo italiano si è da tempo
svincdlato da tentazioni frontiste e dalFesolusivismo dassisla, ha dato ampie
prove della sua « democraticità » (nel senso die si dà genericamente a questo termine: di riconoscimento, cioè, che solo in
un libero gioco parlamentare vi può essere — anche se non sempre è così —
l’eapressione di una cosciente vita politica
della nazione): bisognava voler essere ciechi per negarlo; è evidente, d’altra parte,
che specie sul piano sindacale la lotta sarà ancora condotta a fianco dei compagni
comunisti: spetterà a lutti di lottare contro rasservimenlo di tale lolla alle contese di partiti. Logicamente, in questa prospettiva sembrerebbe ormai inevitabile, a
più o meno breve scadenza, la rifusione
dei due tronconi del socialismo italiano.
La maggioranza delle forze catlolii-lic.
d’altra parte — e il congresso DC di Naftoli permette di siterare die sia realmente
una maggioranza forte — ha mo.slralo di
aver maturalo una più chiara sensibilità
.sociale e una più maréala volontà di distacco dalle forze conservatrici (non rifiutiamo la conservazione in sè — la Conser.
razione quale «principio del male»! ma questa conservazione, la conservazione
di questa noslra situazione italiana, così
eom’è ora); questa «apertura a sinistra»
— noi speriamo die sia semplice in ente
aipertura verso l’uomo — è stala così marcata, ohe anche la Curia vaticana, con la
consueta sagacia, l’iia avvertita e l’Iia accompagnala con il crisma della sua indiretta approvazione, imbrigliando gli inleitiperanli come il card. Ottaviani.
Non diremo dunque die l’unità spirituale della nazione (!) si è ricostituita, nè
die tutte le forze « democratiche » hanno
definitivamente trovalo il modo di efficacemente collaborare, nè che ostacoli aperti o subdoli siano tolti di mezzo: non lo
possiamo dire non solo per riguardo al
governo e al Parlamento — ebe su questa nuova strada deve ancora fare le, sue
prove — ma sopraltullo per riguardo alla
nostra gente, die è ben lungi, nel suo
complesso, dall’avere una oliiara coscienza politica e « democratica ». Direno so]„ — ma l>er la nostra Italia è già molto
__ ,.|i- un passo vero, buono, onesto è
stalo fallo, e se non c’è più l’entusiaamo
del '45-'47, se tante speranze sono state
troppo deluse, tanto più realistico può
essere il tentativo attuale, forte della non
lieta ma non imitile esperienza di questi
quindici anni.
Collie già aiMiennavamo nel numero
scorso, quel die crediamo di poter esigere da coloro a cui abbiamo affidalo la respoiisabiltà di governarci, esigiamolo da
noi stessi per primi. E l’impegno che abbiamo sentilo di assumere noi, esigiamolo
senza debolezze dai nostri governanti.
Di nuovo sangue sulle nostre strade ferrale: in Romagna, questa volta. Non ci
eonvinoe del tutto il ragionamento che di
incidenti simili ne avvengono da,ppertutto,
o die è questo il quasi inevitabile jiedaggio da pagare alla nostra corsa a mezzi di
comunicazione seniipre più potenti e rapidi, che per loro natura ’non poasono mai
essere perfetti (e, infatti, e di qnaeata settimana una nuova sciagura aerea, la più
grave della storia aeronautica: 111 viaggiatori sono periti nello schianto di un
aereo presso Ibiala, nel Gamemin). Ci sono, spesso, precise responsabilità: casellanti, guidatori, personale sorvegliante.
Ma c’è pure un’usura del maialale rotabile, o una trascuratezza amministrativa,
die facilitano, talvolta causano gravi sciagure, Pare accertato die questa volta la
responsabilità ricada sul personale piu direttamente implicato ; ma sarebbe ipocrita
servirsi di questo ca<so, di queste colpe
per coprire altre più vaste responsabilità
«he altre volte hanno invece avuto una
parte tragicamente delerminanle.
Si è fatto molto rumore, da noi, sui
« rapimenti » e sulle minacce che giornalisti stranieri, e italiani in particolare,
hanno subito ad Algeri. Certo, si è slratlalo di un episodio vergognoso ebe s’inquadra fin troppo in un abitudine alla
violenza squadrista die pare tristemente
radicata. E altrettanto giiistamenle si è
ancor più sottolineato la indifferenza delle autorità governative francesi, specie al
principio; il governo De Gaulle non è
solo « superato » dall’ampiezza e dalla
profondità del fenomeno DAS: la sua reazione, fin dagli inizi e ancora oggi, in
fondo, non è compatta, costante, dwisa
perchè esso — con una parte dell’opinione
francese — non è con tutto il cuore (per alcuni sarebbe più giusto dire les tripes)
contro il principio che i desperados delrOAS difendono senza da tempo badar
più ai mezzi: la intangibilità della presenza francese in Algeria, cosi cam’è ora.
Non vorrei dar l’impressione di minimizzare i rischi comi dai nostri corrispondenti, da coloro cioè che -- lo vedianici —
possono anche rischiare la vita perchè noi,
nella noslra poltrona, siamo in grado di
essere informali in modo diretto di quanto avviene qua o là. E tuttavia il sangue
degli assassinati, in tutta l’Algeria, grida
più forte, mollo più forte, senza comune
misura. E molto più che i drammatici resoconti di Giovanni Giovannini mi colpisce il gocciare, a gocce sempre più grosse
e deuse, del sangue per le strade e nelle
case di Algeri, di Orano, anche di Parigi;
ogni goccia porta con sè tutto un peso di
affetti troncati, di dolore, di amarezza, e
scava il rancore fra le comunità etniche,
-scava il terreno sotto le ivossibìlilà di accordo e di convivenza... Non Inasta die ad
Evian si studino i termini della pace, hi•sogna fermare il braccio degli assassini :
questa sdiiacciante responsabililà, ogni
giorno più dramnialieamenle urgente, incombe al go-verno francese e a lutti i quadri dirigenti della nazione sorella: devono sapere, però, die è l’unico modo di
salvare qualcosa almeno della grnndeur de
la France. S- c.
2
p*f. 1
16 marzo 1962 — N. H
16
Un esentMò paradossale
"E ìl-ptKÌrane'lodò il fàttore infedele perchè aveva operato con
avvedutezza: poiché i figliuoli di questo secolo, nelle relazioni
con quei della loro generazione, sono più accorti dei figliuoli
della luce. Ed io vi dico: fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinchè quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano nei
tabernacoli eterni". (Luca 16: 8-9)
Il protagonista di questo racconto è un uomo incredulo, il quale
ad un certo punto della sua vita ha ricevuto una sentenza di
destituzione. Di fronte a questa sentenza questo uomo si comporta in un
modo caratteristico : non ricorre a degli espedienti per « tirare avanti »
ancora un poco, ma si ferma a considerare la situazione in tutta la sua
gravità. E nella sua riflessione egli scopre una verità fondamentale;
la sua vita dipende interamente dogli altri. Perciò, subito dopo aver
fatto questa scoperta, egli passa all’azione in modo da assicurarsi l’aiuto
degli altri. Naturalmente, poiché egli vive in un universo immorale, il
tipo di aiuto che egli cerca dagli altri è di tipo nettamente immorale;
ma bisogna riconoscere che aH’intemo del suo sistema di vita disonesto,
egli ^isce con encomiabile coerenza, chiarezza e decisione.
Perciò il Signore lo « loda » e lo dà paradossalmente come esempio
ai credenti.
E' vero, certo, che il credente vive in un universo ideale ben diverso
da quello del fattore infedele: ma non è merito del credente
se egli è un « figliolo della luce » piuttosto che un. « figliolo del presente
secolo ». L’importante è piuttosto che il credente si renda conto che,
anche nella sua sfera, la « vita » dipende dagli altri; come il fattore ha
salvato la sua vita stabilendo con gli altri una comunità fatta di complice
omertà, così ü credente è chiamato a stabilire con gli altri una comunità
degna del Regno che viene: a ciò egli è stato chiamato, ed in dò si
verifica l’autenticità della sua vita spirituale.
Le opere_ ohe egli così compirà, creeranno dai rapporti di « amicizia », cioè di comunione, che perdureranno nel Regno di Dio.
Poiché qurata è la grande promessa contenuta nella parabola : noi
viviamo in questo mondo profondamente ingiusto, in cui tutto quello
che abbiamo e facciamo è intriso di malvagità e di ingiustizia: eppure
ci è dato di fare qualcosa di buono e di duraturo con i mezzi di cui
disponiamo. Cristo non ci esorta a tener le mani pulite, ci spinge ad
averle attive. In realtà sia il nostro denaro che la nostra cultura e la
nostra buona nutrizione sono « ricchezze ingiuste », cioè noi le possediamo perchè partecipiamo ad un sistema di vita fondato sulla disuguaglianza e sullo sfruttamento. Eppure mediante queste ricchezze noi possiamo creare dei rapporti di comunità, di amicizia, che resteranno nel
Regno di Dio: noi possiamo cioè realizzare dei mutamenti nella vita
degli uomini: dei mutamenti che sono un progresso del bene ed un
nostro contributo all’avanzamento del Regno di Dio.
Questa è la promessa; sapremo noi coglierla in tutto il suo valore,
ed essere almeno altrettanto attivi quanto il fattore infedele?
Giorgio Bouchard
ECUMENISMO CATTOLICO
Prospettive per il Concilio
Ormai il Concilio è fissato come data, e certamente non tarderemo a sapere qualcosa di più anche riguardo
Egli scojñ che si propone.
Nè qualcuno mi accusi di ignoranza, quando sembro non avere ancora
capito bene quali siano gli scopi del
Concilio, perchè mi pare che común
que siano state spese da una parte
rnolte parole vaghe e incitanti, e dall’altra si siano accese molte speranze ; ma non sappiamo fino adesso quali si^o gli obbiettivi di studio del
Concilio e quali gli obbiettivi pràtici
che esso si propone.
Allo scopo di chiarire un po’ le idee
dei molti, che come il sottoscritto, non
vogliono lasciarsi impressionare, non
credo inutile riportare due pareri importanti.
Il primo è di Jean Daniélou, il famoso gesuita che è noto anche nei
nostri ambienti per i suoi contatti col
mondo protestante : egli dedica un ar
Missione negli Stati Oiiiti
Il Past. Dott. Elio Eynard, rispondendo ad un invito del Rettore del
Columbia Theological Seminary di
Decatur (Georgia, USA), terrà, fino
al prossimo giugno, in quella Facoltà
teologica un corso di esegesi greca e
un corso di esposizione del pensiero
europeo del XIX see., nelle tre confessioni cristiane principali. Poiché
egli sarà anche ad Atlanta, visiterà
pure numerose chiese, colleges e università degli Stati del Sud; e ci comunica che sarà lieto di ricevere in
dirizzi di amici o di residenti italiani, che visiterebbe volentieri; il suo
indirizzo è: Dr. Elio Eynard, Columbia Theological Seminary, Decatur,
(Ga., USA).
Il nostro augurio accompagna il
Past. Eynard in questo suo periodo
d’insegnamento e ^ contatti americani. Intanto, a Zurigo-Basilea, accan
to al Past. Severino Zotta, è per questo periodo il Past. em. Emilio Ganz.
Un caso ancora in cui i rostri pastori
« a riposo » mostrano di non essersi
messi in pantofole e papalina!
Dignità
formazione
dei
della
ministeri
classe dirigente
Nel discorrere delle neceBsdlà di servizio ohe la Chieisa avverte nel srio aprirsi
verso il mondo di oggi si è spesso indotti
a conisiderare anzitutto rinserzione di nuovi ministeri nei quadri ecclesiastici. A mio
modesto avviso questa è una preocoupazione di cui ci si può legittimamente investire solo dopo essersi adoprali a rivalutare i ministeri ordinari attualimente riconosciuti.
In un precedente articolo ho cercato di
chiarire perchè il .concetto di « laico », nel
suo significato tecnico di « popolo indistinto », di « impreparato », di « persona
avulsa da ogni reaponsafiilità nell’amhienle in cui vive », mal di addice per indicare nella Chiesa tutti coloro che pastori
non sono. E se respingo la dicotomia « pa.
stoifi - laici » è appunto perche, insistendo su di essa, si viene a ridurre i secondi
ad una moltitudine indistinta senza prerogative particolari e per converso a concentrare nei primi l’esercizio di ogni compito ecclesiastico.
La rosa dei ministeri
E’ indubbio però (die di laici in senso
tecnico ve ne sono anche nelle Chiese delia Riforma e, a parte quanti vivono ai
margini della Chiesa, tra questi van ricompreai coloro che, pur avendo una religiosità personale, non si sentono inseriti
nella vita eotdesiastica per assumervi una
parte attiva. Sul piano giuridico si possono individuare in tutti quei membri comunicanti che, pur avendone i requisiti,
non cliiedono di assumere le responsabilità proprie ai membri elettori.
Appare quindi evidente ohe un primo
ministero elemenitwe è quello dell’eletto.
rato ecclesiastico, il quale, nella volontaria assunzione di responsabilità, rivela pur
esso un carattere vocazionale. Di noi, nell’esercizio deH’elettorato attivo e passivo,
la comunità è portala a riconoscere, nei
modi prescritti, in taluni suoi componenti la (diiamala ad altri «ministeri»
più impegnativi, quali il « diaconato » e
V« anzianalo noucliè la presenza di
quei doni personali ohe inducono ad affidare a singoli elettori le incombenze octasionali, ma non meno importanti, di
(( deputato » al Sinodo od alle conferenze
distrettuali. Parimenti avviene, sul piano
generale della Chiesa, per l’elezione o la
nomina di persone che pastori non sono,
a cariche particolari in organi superiori e
diversi (piali: la Tavola, la CIOV, il Consiglio della Facoltà, le Commissioni distrettuali, le varie Commissioni sinodali,
i Comitali deUe Opere.
Queste le opportunità che, neiratluale
ordinamento eoclesiaslico, vengono offerte
per l’eisereizio di ministeri particolari a
quanti non abbiano ricevuto dal Signore
una precisa chiama la in ordine al pastorato (intendendosi in esso ricompreso anche l’analoigo ministero deli’anziano-evangelista). E’ vero die la vigente costituzione ecclesiastica prevede che « per i bisogni dell’opera sua » la Chiesa può valersi
anche
tiesse
di « professori, insegnanti, diacoe colportori » ; la norma tuttavia
la. 14) è incerta poiché sembra considerare tali attività sotto ratapetto di un esercizio professionale senza pronunziarsi su un
loro carattere vocazionale.
In praitica la rispondenza delle disposizioni vigenti ai bisogni della Chiesa e
refficiente espletamento di tutti questi ser.
vizi dipenderà dalla oculatezza degli organi competenti nel saiper rioimosoere coloro die deinunioiano una chiamata per tali
ministeri o manifestano la recezione di
doni appropriati per la conduzione degli
Preparazione, si e no
Nella delicata operazione della enudeazione dal corpo del laicato dei vari ministeri (tutti infatti si manifestano nell’ambito del popolo dei credenti), bisoigna anzitutto rilevare che per il riconosicimento
della diiamata al ministero pastorale o
deiranziano-evangelista è prevista una più
o meno lunga ed adeguata preparazione
anche di carattere tecnico ; preparazione
die offre più di un’ocicaisione al singolo
di diiarire in se steeso il carattere della
diiamata e la qualità dei doni ricevuti.
Ed inoltre fungono da coronamento al riconoscimento della Chiesa, prove pratidie
ed un esame di fede chiarificatore della
posizione dell’interessato di fronte ai propri compili e che lo inserisce in un corpo
di colleglli che, per la sua unicità nella
Chiesa, può dar rimpreesione die in esso
la Chiesa abbia la sua dasse dirigente.
Nei confronti degli altri ministeri ordinari, temporanei o continuativi, di cui
son venuto dicendo, invece non v’è alcuna
forma di preparazione, non sono previsti
strumenti idonei a stimolarne o chiarirne
l’avvento, e per riniseriniento di detti
(( ministri » nella vita della Chiesa o delle
■singole coniiuuilà, si praticano solo formalità buroiTatiohe.
la quale viceversa essi dovrebbero trovare il modo di inserirsi.
Bisogna notare di poi ohe, di fronte ai
bisogni ed alle attività ohe la noistra Chiesa è chiamata a svolgere, la gamma dei
ministeri diversi dal pastorato prevista
dalla nostra struttura eodesiastica è estremamente ridotta; tant’è ohe non si prevede un lavoro a pieno tempo diverso dal
pastorato se non sul piano delle prestazioni professionali.
Vien fatto quindi di domandarsi perchè nel nostro ordinamento manchi una
precisa con.igurazione di ciò che debba
intendersi per « ministero ecclesiastico ».
11 fatto stesso che la nostra regolamentazione si soffermi a precisare solo i caratteri dei ministeri ordinari di pastore, anziano-evangelista, anziano e diacono, ha
determinato in via pratica un’alterazione
di giudizio per cui si è imrtati a considerare nelle linee di un rapporto impiegatizio o di una prestazione volontaria qualsiasi diverso servizio viene espletato nell’ambito della Chiesa. Ecco quindi un altro aspetto della laicizzazione dei ministeri. Giorgio Petrot
{continua al prossimo numero)
Se mai c’è stata, in qualcuno, ima qualche incertezza, è ormai più che evidente
che scopo essenziale del Vaticano II sarà
la riforma interna, sul stiano della prassi
f cele siasi ica; ed è altrettanto elidente che
nessun protestante '( e nessun ortodosso)
cederà all’invito di questo ecumenismo a
braccia aperte e occhi chiusi. Ma l’appello di Cristo airunith comincia a tormentare anche la Chiesa cattolica, e questo conta.
Spigolature di attualità
ticolo a « L’unità cristiana e l’avvenire del mondo» nella rivista gesuita
« Missioni » di marzo, e ci spiega che
tre sono gli scopi del Concilio: rifare
l’unità dei cristiani, riformare la Chiesa, affrontare i problemi del mondo
presente.
L’articolo è interessante e vivifica
to da uno spirito fraterno e cristiano ;
dei tre problemi conciliari, egli affronta però soltanto il primo e il terzo,
lasciando sotto silenzio il secondo.
Padre Daniélou riconosce alla ohie
sa cattolica « ima fame immensa di
Bibbia », e attribuisce ai protestanti
un altrettanto grande fame di liturgia: non possiamo discutere in questo
momento, e ci limitiamo a citare la
frase ohe più cd ha impressionati :
« noi riconosciamo tutti gli elementi
autentici (di fede) che esistono presso i nostri fratelli separati. Diciamo
semplicemente: ’’Per noi, il fatto che
Pietro e il successore di Pietro siano
l’ultima istanza in materia di fede, è
parte integrante del messaggio di Cristo; noi lo crediamo e lo confessiamo
umilmente”. Non dirlo sarebbe tradire la verità. Se cominciassimo a fare
delle concessioni, a dire che si tratta
di un elemento certamente importante, ma senza valore dogmatico, entreremmo nel campo della politica, della diplomazia. »....
Linguaggio molto chiaro, senza dubbio, che ci lascia molto perplessi, perchè ci domandiamo chi e come fisserà
l’autenticità degli elementi della fede
protestante: perchè siamo assai colpiti dairaffermazicine che « Pietro e
il successore di Pietro siano iultima
istanza in materia di fede»; e cosi
per molte altre cose, che lascio volentieri allo studio dei dotti teologi ecumenici.
Nè miglior conforto ci è venuto
dalle parole di Giovanni XXIII, il papa del Concilio: in data 7 marzo, all’apertura solenne della Quaresima,
egli ha fatto anche un discorso relativo al Concilio, ed è interessante
notare che per bocca della sua suprema autorità la Chiesa cattolica precisa sempre di più il suo pensiero e
si irrigidisce sempre più chiaramente
sulle sue posizioni. Infatti, se non
sbagliano i giornalisti, le parole del
successore di Pietro avrebbero definite « veramente secondarie » le ragioni per cui sono avvenute le scissioni
del « corpus christianorum » ; ed egli
avrebbe aggiunto rivolgendosi direttamente ai fratelli separati e parlando delle loro buone intenzioni : « Te
Itetele in serbo. Al termine del nostro
lavoro, potremo dire : ecco, questa è
la chiesa dei vostri padri, aperta per
voi. Siamo pronti, se volete, ad accogliervi a braccia aperte ».
Il che, a mio avviso presuppone una
di queste due cose : o la Chiesa Cattolica ridiventa la chiesa evangelica
delle origini, o le chiese protestanti
sorvolano sulle « ragioni secondarie »
della loro scissione storica e rientrano in grembo a santa madre chiesa....
A meno che sia possibile una diver
sa soluzione, che proprio non intravedo, e per cui sarei lieto di avere
qualche spiegazione da chi segue con
più fiducia o più da vicino gli avvenimenti. Augusto Armand Hugon
Il “motivo
misterioso
”Se un cane morde un uomo, non
fa notizia-, se un uomo morde un
cane, fa notizia”.
Dovrebbe essere un paradosso
giornalistico, ma è diventato assioma, e vuol significare, come ognuno
su, che un fatto comune (il cane che
morde Vuomo) non interessa; per
suscitare la curiosità del pubblico ci
vuole l’episodio che esce dalla consuetiuline. La gente che tenta di emergere ad ogni costo ha capito la
importanza di compiere qualcosa di
insolito, di estroso: bagni notturni
nelle fontane, pagliacciate in piena
strada... Si ha perfino notizia di una
aspirante ’diva” che, per richiamare l attenzione sulla sua persona, ricorre a un singolare mezzo di pubblicità: si fa picchiare periodicamente: si.stema davvero originate,
povera donna!
Gli unici a rifiutare ogni originalità sono i responsabili della KAI:
i programmi della radio re.stano saldamente ancorati alle canzonette e
come alternativa ci offrono il ’t¡uiz',
che fa perno, naturalmente, stilla
musica leggera.
Spettacolo desolante.
Due radiocronisti, uno in una zana del nord, l’altro nel sud. raggiiin
gotto un casolare, un’officina, uri ritrovo pubblico. Operai, impiegati,
s! alternano al microfono, rispondono al fucile indovinello preliminare,
poi tentano d’indovinare il '’motivo misterioso”, che è una canzonetta travisata per l’occasione. Spesso
non mancano, alta singolare adunala, dirigenti di azienda, compassali
professionisti, persone che, nei rapporti quotidiani col pubblico, impongono soggezione e timore reverenziale, e che pure, per amore ili
popolarità e dei gettoni d'oro, talvolta sono costrette, dall’intervistatore, (L canticchiare, un ritornello, e
poi devono far sfoggio di erudizione, nel campo delle canzonelle, cerrando d’indovinare il ’’motiva misterioso”.
Cosi è: tutti gli italiani a¡>preiidono, assimilano, una sola cultura:
quella delle canzoni.
Privi di originalità, i prograin militi della RAI riescono a ’’far notizia ’ lo stos.-io, adescano vasti strati
deJla popolazione con un sistema
quasi sempre infallibile: l’oro che,
sotto forma di luccicanti gettoni, viene elargito a piene mani: basta indovinare il ’’motivo misterioso”.
(Ma se pensas.simo che il motivo,
niente affatto ’’misterioso”, di tante coltellate, di tante rivoltellate, di
tanti delitti, è costituito dalla crassa ignoranza delle moltitudini, educate nella squallita, miserabile cultura, esclusivamente limitata alle,
canzoni ed all’orpello dei lustrini
del palcoscenico?).
Alberto Guadalaxara
iiiiiiiuiiiiiuiiiiiiimiKiiiiimmiiiimiiii
Da Fiume a Pomaretto, a Roma
La .signora Margherita Wiltsch ci ha lasciati il lo marzo alle prime ore del mattino, all’età di 67 anni, dopo una Innga e
dolorosa malattia, sopportata con animo
cristiano. E noi sentiaimo lutti il grande
vuoto per una persona amica, sincera e
forte, che con la sua condotta e la sua
parola ha lasciato in molti una profonda
traccia di ricordi e di affetti.
Non r/è da meravigliarsi...
Non c'è (la meravigliarsi quindi se anziani e diaconi svolgono alle volle il loro
lavoro con l’abito mentale proprio di un
consigliere di amministrazione o di colui
che è inve.slito di una sine cura; nè tanto
meno se nelle Comimissioni varie e nei
Comitali (Ielle diverse istituzioni, i nominali svolgono 1 loro impegni restando di
fatto avulsi dagli interessi generali dell’Opera. 'rulli questi <( ministeri » soffrono
(li una più o meno incidente laicizzazione
nel senso die non è stato coltivato, in pre.
visione del loro esercizio, il carattere vocazionale dei medesimi. Ed è indubbio
che, allo -stato attuale delle cose, coloro
die esercitano questi ministeri, adagiandosi anche sul fatto che non li svolgono
a pieno tempo, non si sentono impegnati
nell’0[>era alla pari con i pastori, e quindi si determina in essi uno stato di inferiorità die in molli casi li pone in loto
fiinri dai tiuadri della classe dirigente nel
La ricordiamo a Fiume, sempre fedele
nella piccola chiesa di Via Pascoli, atliv.i
ospite per anni ed anni del Gruppo Femminile Evangelico della città. Sempre desta (li buon mattino, dedicava il tempo libero, dopo le molte occupazioni del suo
lavoro, die esercitava col marito nel ristorante della « Piccola Borsa », ai fratelli
più poveri, alle sorelle più abbandonate
con uno spirito diaconale ammirevole, ma
non mancava di seguire per anni ed anni
la quotidiana lettura dell’Evangelo e ama
va dedicarsi ad un approfondimento della
sua fede con la lettura di numerosi libri
di storia e di teologia. La sua tempra d
credente fiduciosa, coraggiosa e sempli
si manifestò in modo ancora più marcato
durante e dopo la guerra: fece tutto quel
10 die era possibile, insieme a suo mari
lo, perchè la sua attività servisse ad aiu
lare chi a motivo della scarsezza dei cib
non avrebbe potuto sopravvivere agli sten
11 Mentre tanta gente visse approfittando
dei frangenti per crearsi ai danni del prossimo una fortuna di guerra, i coniugi
Wiltsdì, animati da un altissimo senso di
civica giustizia, non seguirono la larga via
degli speculatori, ma aiutarono con generosità quanti a loro ricorsero per aiuto,
tanto die, al termine della guerra, la reputazione della loro onestà era nota a tutti
i cittadini di Fiume ed a tutti gli Slavi,
che vi erano venuti.
Rimasta sola col figlio, perchè il marito
era deceduto nell’aprile del 194.'i, la signora Wiltsdì lasciò, con gli altri profughi, la terra di Fiume, ma, anziché lasciar
si scoraggiare, intese subito la propria vita come un servizio e dal 1948 al 19,'>3 diresse l’orlanotrofio maschile valdese di Po.
niaretto: in esso, nella vigilanza accurata
e precisa dei ragazzi, essa profuse il suo
affetto, senza mai risparmiare le sue forze,
ina seguendo i dettami di una coscienza
scrupolosa, per la quale il futuro di ogni
ragazzo doveva essere chiaramente e fedelmente preparalo con la precisione nelle
piccole cose e la onestà nei pensieri e nelle azioni. Essa portò con gioia la sua responsabilità di direttrice e, sulla parete
del suo ufficio in Roma, non staccò mai le
numerose fotografie di Pomaretto, del suo
convitto e dei ragazzi, che di anno in anno continuarono a mandare le loro notizie a chi si era consacrato a loro con tanto
a Ifetto.
Nel 1953 essa lasciava Pomaretto per
Roma, dove era chiamata a dirigere il Convitto della Facoltà Valdese di Teologia.
Anche qui essa dedicò il .suo tempo, le sue
fatiche e le sue vacanze con una responsaI ililà mollo decisa e con un impegno quotidiano di alto livello umano. Essa seguiva quei giovani, che si dedicavano agli
studi teologici, con la saggezza imparata
da una vita densa di contatti umani: severa con sè stessa, sopportò il male, che da
alcuni anni si era reso più grave, con
grande resistenza e coraggio, continuando
a pensare agli altri più che a sè stessa.
Bd or.i se n’è andata, lasciando in ttilli
noi il ricordo di una sorella, che fu diaconessa cristiana nell’anima c nell’azione,
esempio per noi, affinchè nella semplicità
del dovere quotidiano, impariamo a vivere la vocazione cristiana, che ci è stata
data.
In noi resta profonda e viva la riconoscenza per clii ci incoraggiò nelle ore di
scoraggiamento, ci ispirò la forza nelle distrette e diede alla sua vita il tono semplice di un servizio, che non fu mai retorico, ma fu sempre vero.
Ai figli Herta Bernabeo e Walter vanno le espressioni della nostra simpatia c
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del nostro comune dolore, nella lue
.‘■lieranza cristiana.
Carlo Gay
3
16 marzo 1962 — N. 11
la vita dell'agricoltore
II" Congresso
Europeo della Gioventù Rurale Evangelica
Oud^Poelgmest (Oianda) 1^6 febbraio 1962
Gli Ebrei nelVEvangelo
di Giovanni
E’ <on vero piacere thè abbiamo parleeipato (il sig. Piero Rostagno, di Torino,
membro allivo della Comunità di Agape,
ed il sottoooritto) al II Congresso Europeo
della Gioventù Rurale Evangelica, che si è
tenuto a Oud-Poelgeest, un sobborgo della
città di Leiden, dal 1 al 6 febbraio u. s.
I problemi della agricoltura moderna oltrepassano i confini modesti della cascina
privata o della masseria, del villaggio, della parrocchia e del Comune... sono problemi sociali, che interessano cioè più di
un individuo e più di una famiglia; interessano la vita comunale e parrocchiale, la
vita della Regione, della Nazione, e oltre,
la vita internazionale.
Ora, è vero, ci sono in ogni paese, persino in ogni Comune, degli organismi che
si interessano attivamente dell’agricoltura:
essi hanno però di mira piuttosto l’agricoltura in sè e non tanto l’agricoltore; l’agricoltura è vista quasi esclusivamente nel
suo aspetto tecnico (aspetto importante
certo', come problema di produzione, vendita dei prodotti, mentre poco o nullo è
il po.slo che occupano i proiblemi « umani » dell’agricoltore, il problema dei suoi
rapporti sociali, psicologici c spirituali, i
problemi della sua coscienza personale, della sua vita nella famiglia, le sue relazioni col prossimo. 11 problema agricolo è
ingiustamente ridotto e' limitato ad una
questione materiale, mentre sfugge quasi
totalmente alla attenzione dei moderni sociologi il lato morale e spirituale della vita deiragricoltore.
Anello in questo caso, il Signor Gesù
Cristo potrebbe, a ragione, dire: «Non di
pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola ( h,. procede dalla bocca di Dio » (Matteo I : Il e potrebbe anebe aggiungere:
Il Ceri ale prima il regno e la giustizia di
Dio. c tulle queste cose vi saranno sopraggiimtc » (Mail. 6: 33).
Siamo di fatti sempre più convinti che
il prolilema deiragricoltura di oggi, come
(li ogni altro aspello della vita sociale dei
nostri giorni, non è soltanto un problema
tecnico, materiale... C’è ben altro die inceppa e che spe.sso sconvolge l’armonioso
svolgersi della vita umana .sulla terra! Non
sono tanto i (lati tecnici clic fanno difetto,
qiianlii una base morale...
* # *
E" appunto per questa carenza di una
coscienza umana veramente « sociale « (potreinnio dire veramente « umana «' del problema dell’agricollnra che è sorto da qualche anno il Movimenlo Rurale Evangelico
Europeo, che promuove incontri di agricoltori sul piano regionale (qualcbe, volta
anche parrocchiale e comunale), nazionale e internazionale; in questi incontri, gli
agricoltori evangelici imparano a conoscersi, studiano insieme i loro problemi (anche da un punto di vista tecnico, naturalmente, come produzione, vendita di prodotti. mercato, miglioramenti fondiari, attrezzatura, meccanizzazione eoe.), ma anche
da un punto di vista di « rapporti umani n,
alla luce della Parola di Dio, che ha qualcosa da dire anche in questo campo particolare della vita della società moderna.
II Alovimento Rurale Evangelico, che
opera attivamente da vari anni per es. in
Francia, in Olanda e in Germania, ha indetto il 11 Congresso della Gioventù Rurale in Olanda (l’anno scorso il 1 Congresso s’era tenuto in Alsazia).
L’Olanda è certo un paese geograficamente lontano da noi (anche topograficamente è assai diverso dal nostro, tutto piano come un tavolo, solcato da migliaia di
canali piccoli e grandi), economicamente
molto progredito, anche l’agricoltura è tra
le più fiorenti d’Europa... eppure è un paese che ci è sempre stato molto vicino, a
■ noi Valdesi, per la simpatia e l’aiuto che
gli Olandesi ci hanno sempre dimostrato,
fin dai tempi delle sanguinose persecuzioni scatenate dalla Controriforma papale
contro di noi, agli aiuti per le nostre scuole di « quartiere » e per il Collegio e la
Scuola Latina.
iS t-.
11 Congresso della Gioventù Rurale Evangelica si è tenuto presso un magnifico castello, che ospita in continuazione convegni di giovani, maestri, operai, studenti,
pastori ecc.
1 congressisti presenti erano un centinaio, provenienti dall’Olanda, Germania,
■Austria, Svizzera, Francia e Italia. Presiedeva il Pastore Gerard Cadier, di Bourdeaux (Francia' ben noto anche da noi.
I lavori hanno occupato completamente
i giorni di venerdì, sabato e lunedi (2, 3,
5 febbraio). La giornata si svolgeva cosi:
ore ,S culto, fatto a turno dai giovani congressisti; ore 9 conferenza, che durava circa due ore e mezza (con traduzione); ore
Il discussione in gruppi; ore 15 studio biIdico fin gruppo); breve intervallo alle
16,30; ore 17 discussione generale.
II tema del Congresso era: Edificare insieme!
Sono stale temile tre ottime conferenze
introduttive agli studi di gruppo e alle discussioni generali.
La prima conferenza (venerdì 2
braio) tenuta dal doti. Siero L. Mansholt,
Vicepresidente della Commissione della
Comunità Economii^a Europea, di Bruxelles, su « L’agricoltura europea attraverso i
secoli e oggi » (un panorama molto chiaro e interessante).
La seconda conferenza (sabato 3 febhraiol tenuta dal Pastore Breemer, Direttore dell’Accademia Rurale Evangelica di
.Altenkirke (Germania) su: «Quale atteg
giamento il giovane crieliano deve prendere di fronte ai probleoni dell’agricoltura
europea? » t un’ottima esposizione densamente permeata di sostanza bìblica. Ci riserviamo di darne un estratto prossimamente sul giornale).
La terza conferenza (lunedi 5 febbraio'
tenuta dal Pastore G. Cadier (Francia) su:
« Le responsabilità dei giovani nella comunità e nel mondo rurale d’oggi ».
Gli argomenti di studio nei gruppi sono
stali : la nostra responsabilità di giovani
cristiani nella famiglia (Siamo noi vittime
0 colpevoli nel conflitto delle generazioni?); la nostra responsabilità nella professione (Siamo noi capaci di lavorare liberamente insieme agli altri?); la nostra responsabilità nei riguardi dei cittadini (Possiamo noi capire tutti i lavoratori della società moderna e contribuire con essi nella
ricerca di un ordine di vita normale?).
La domenica (4 febbraio' non ci sono
stati nè conferenze nè studi. Abbiamo avuto un culto suggestivo, bilingue (francese
e tedesco), al castello. Il sottoscritto ha
predicato in francese per il gruppo di lingua francese, mentre un pastore alsaziano
ha predicato in tedesco per il gruppo di
quella lingua.
Al pomeriggio, abbiamo fatto lutti insieme una bella gita ad Amsterdam (la « Venezia del Nord »): abbiamo ammirato la
grande città sulle rive dello Zuider-See, con
1 suoi canali, l’ex palazzo Reale, la Cattedrale Protestante in bello stile gotico, il
porto, la casa di Remibrandl.
11 martedì (6 febbraio', lutto il Congresso si è recato in escursione alle famose dighe che gli Olandesi hanno costruito in
mare; abbiamo visitato specialmente la giganlesi-a diga a chiuse regolabili che si sta
costruendo all’imboccatura del grande porlo di Rotterdam. .Nel pomeriggio (mucche
della preziosa razza fri.sone) e di coltivazione (tanti trattori e macchine di ogni genere'.
La sera del martedì, sultanlo un piccolo
gruppo siamo ancora rientrali al castello di
Oud-Poelgeest, mentre gran parte dei
congre.ssisti ha pernottato a Rotterdam o c
parlila in serata per i rispeltivi paesi d’origine. Al mercoledi mallina anche noi abbiamo lascialo Oud-Poelgeest per il rilorno
in patria; il sig. Rostagno si è recato a visilare alcuni giovani amici di Agape nella
regione di Maastriifiit, mentre il .sotloRcrillo
si è fermalo alcune ore nella città «lorica
(Il Utrecht, (love ho visitalo il bel Duomo
prote.slanle con un altissimo campanile in
stile golico (vera opera d’arte!).
11 Centro Europeo Rurale Evangelico
continua a lavorare per una conoscenza
sempre più profonda e fraterna tra la gente dei campi. Questo lavoro porta già i
suoi frutti benedetti (in Francia, in Germ-tnia); siamo convinti, li porterà anche
per noi.
Vorremmo poter mettere le nostre esperienze fatte in questi incontri anche a profitto dei nostri agricoltori, aiutarli a incontrarsi per conoscersi meglio, per studiare
insieme i problemi comuni, e prepararsi
onde creare nel campo deU’agricoltura migliori condizioni di vita, non solo da un
I-unlo di vista strettamente materiale (il
(he è naturalmente necessario), ma anche
e soprattutto su un piano di relazioni più
umane e più fraterne.
Sarebbe nostra intenzione promuovere
prossimamente su un incontro preliminare
informativo e esplorativo dei responsabili
della nostra vita agricola per gettare le basi dì un.i azione concreta da svolgere in avvenire tra gli agricoltori (non solo delle
Valli, ma ovunque in Italia si trovano delle Comunità Evangeliche agricole).
Siamo convinti che ì nostri bravi agricoltori risponderanno con entusiasmo a
questa iniziativa e vi porteranno la loro
l'.ieziosa collaborazione.
Giorimni Peyrot, Pastore
iigr. Direttore,
ho letto con molto iotereese l’anieolo
di Paolo Ri«« che sotto il titolo : « Gli
Ebrei nelVEvangelo di Giovanni — Il
quarto Evangelista un antisemita? » è comparso nella Luce del 2 marzo scorso. Sono
d’aceordo col Suo collaboratore ebe non
sì può attribuire al quarto Bvangeii^a la
qualità poco onorevole di « antisemita perfetto e massio'io », come lo Iranno giudicato Bruno Bauer, Haniack e Merx, che
1’artico.lista di«-e acc'usa inconsistente e
fantastica. Giovanni, i-onie Gesù e gli altri suoi apostoli, non potevano provare
contro i loro fratelli ebrei l’odio ingiusto
e feroce die lia nei secoli colpito le folle
pagane e cristiane e gli siTittori. i giornalisti, gli storici europei. Però è certo che
per le menti rozze e ignoranti e per le
plebi indotte, e pare anche per gli studiosi roodemi. sentir dire o leggere che gli
F.ltrei sono « progenie del diavolo che è
loro padre », come dice Giovanni (8: 44),
deve suonare come un’espressione antisemitica, anche se non è o non voleva essere
tale. Un cristiano che attribuisce ai Vangeli un valore trascendentale e quasi divino non può, leggendo quelle parole, non
provare per gli Ebrei un sentimento non
dico di odio, ina di antipatia, di disprezzo,
di paura, (-ome lui per il demonio loro
progenitore. Immaginare che un cristiano
qualunque possa ragionare come un teologo, come un dolio esegeta, come un
provetto slorico. alla maniera del signor
Paolo Ricca, e pos.sa dare alla trase di
CJkCCiJk
E S C JSt
E"* sialo un l)el viaggio, non tanto per
ifuello (*lie ì nostri ocelli lianno potuto ammirare, quanlo piuttosto per quello che ab*
biamo potuto udire (ed anebe per quello
( be abbiamo dettoì... per la viva esperienza di fraternità die si è stabilita tra i giovani partecipanti, provenienti da paesi così diversi... tutti però aecomunati dai vin(olì della stessa fede in Gesù Cristo.
Glenn oateohista
Leito su Réforme (24-2-1962), rubrica
« Au fil des jours », di Pierre Denfer-,
Bravo Glenn ! Content pour toi, old fellow, el coulent pour ton bon vieux pays.
Voilà (les jours que mes nerfs vibraient à
l’unisson des liens. Voilà des jours que,
me metlani à la place, je me disais que
j’aurais boulé le feu à ta sacrée fusée qui
refusait de hondfr cl que je me serais lancé comme un fou dans l’espace... pour ne
plus allendre.
On m"a dit que lu enseignais le cathéchisme aux gosses de ton quartier. Dismoi, old fellow, il y a une chose que
j'aimerais savoir: qu’eg^ce qu’il y a de
plus important pour loiyPfnire une piroue>le pour réhabilita- ton pays ou annoncer
celte fameuse nouvelle que tu sais?
Si la réponse est celle que je crois, alors
oui, John, old fellow, tu es un type formidable.
El (jue l’on ne se moque pas des Américains: si leur fusée a mis longtemps à
partir, la paix chez nous met encore plus
longtemps à se faire.*
NOTE DI VIAGGIO
In un paese amico
(segue dalla 1» ¡mg.)
feb
La costituzione del Convitto di Pinerolo,
la possibilità di aver creato la cattedra di
Antico Testamento alla Facoltà dì Teologia hanno trovato nel Comitato dì Berna
il loro più forte appoggio e senza dì esso
il deficit dei nostri Istituti di Istruzione
alle Valli aumenterebbe di alcuni milioni
ogni anno.
Brot ffip Brfider
Nelle città e nei paesi di tulla la Svizzera, proprio in queste settimane, hanno
fatto la loro apparizione dei manifesti con
queste scritte: «Brot fii B-riider », « Pain
pour le prociliain », ed in tutte le case si
trovano ilei baraltolini di carta paraffinata
(come quelli del miele da 250 gr.): sono
dei salvadanai che verranno ritirati fra
circa due mesi con le offerte in favore
delle popolazioni dei paesi sottosviluppali, soprattutto in Africa ed Asia. Questa
azione, lanciata dalle Missioni e dai due
rami dell’organizzazione di soccorso protestante (Entraìde Protestante nei Cantoni
di lingua francese ed HiWwerk der Bv. Kirchen in quelli dì lingua tedesca) si sviluppa in tutte le Chiese Evangelidie della
Confederazione e polarizza l’atlenzione di
tutti. Un certo numero di Pastori dei popoli di colore tiene delle conferenze in
molle Chiese e organizzazioni evangeliche.
Si tratta di una azione veramente in
grande stile, lanciata sul piano nazionale
àttraverso a lutti ì mezzi di informazione
(giornali, radio, conferenze etc.) e die
giunge capillarmente in tutte le famiglie.
Un’azione immediata del genere non era
ancora mai stata fatta finora, neppure al
tempo dei grandi aiuti del dopoguerra.
E’ il modo con cui la cristianità svizzera ha raccolto la sfida lanciala a Nuova
Defili dalla riunione plenaria del Consiglio
Ecumenico organizzata proprio in un paese dove parecicbìe centinaia di persone
muoiono giornalmente di fame.
Naturalmente questo interesse polarizzato in una direzione diversa ha i suoi contraccolpi nei nostri confronti ed ho potuto
notare una qualdic flessione nel numero
dei presenti alle conferenze sulla Chiesa
Valdese. Non ci deve nè stupire nè offen.
dere: in un mondo diventato piccolo a
causa della rapidità delle comunicazioni e
delle informazioni non è strano che le nostre nazioni vengano più direltamente in
contatto con situazioni infinitamente più
gravi delle nostre, anche di quelle di cui
ci lamenliaino più altamente.
Però credo che la nostra Chiesa debba
imparare urgentemente la lezione che que.
sii fatti ci offrono; poiché si stanno scoprendo tante situazioni ben più dranimatiche della nostra di Valdesi in Italia è logico e, comunque, inevila'hile che il maggior interesse ed una parte delle somme
di denaro disponibili prendano un’altra direzione; dobbiamo quindi considerare anche logico ed inevitabile ohe la nostra
Chiesa debba prendere maggiormente le
sue responsabilità anclhe sul piano finanziario ed aumenti la sna indipendenza in
questo campo.
So ohe è sempre difficile e certamente
inupopolare parlare di queste cose, ma
proprio come collettore all’Estero della
nostra Chiesa credo di doverlo dire. Non
è il caso di essere Mtastrofiei: la nostra
Chiesa ha. e continuerà ad avere molti e
fedeli amici che ci aiuteranno sempre e la
nostra situazione particolare di Chiesa
Evangelica in Italia ci autorizza anche —
credo — a sollecitare l’interesse e l’aiuto
delle Chiese sorelle. 11 (omitalo dì Berna
spera di poter aumentare il suo contributo, ma sta definitivamente terminando
il periodo in cui le nostre Comunità erano « Feniani gâté » di una buona parte
del Protestantesimo europeo e, comunque,
rappresentavano in esso la situazione più
difficile e più grave.
Se è vero che, di fronte ai grandi bisogni ed alla tremenda miseria di tanta gente sulla terra le nostre Comunità non
possono fare direttamente molto, è anche
vero che il nostro contributo, sia pure indiretto, può essere quello di renderci
maggiormente autonomi di fronte agli
aiuti dell’Estero. E non si tratta neppure
di eroi;smo da parte nostra, jH-obabibnenle
si tratterà di « far di necessità virtù ».
Franco Davite
(continua nel prossimo num.)
Giovanni il sottile ed acuto significalo,
quasi opposto al suo seuBo letterak, rieonoscendo cioè ancora viva ed attiva quella funzione vicaria che gli Ebrei esereiterehbero tuttora nel mondo, ci pare un’idea
fuori deUa realtà. Per l’uomo conrane
esser a progenie del diavolo » è una qualità talmente negativa da render gli Ebrei
spregevoli e odiosi. Per cui non sendira
strano che in quella proposizitrae alcuni
seri studiosi cristiani abbiano veduto una
affermazione anitiseimitica perfetta e massicx-ia, ed uno storico ebreo d’America
S. W. Baron, vi abbia scoperto i signs of
typical Jeavish self-hatred. (A Social and
religious History of thè Jews, II, p. 72).
Per evitare false o cattive interpretazioni di questo o d’altri passi dei Vangeli
sarebbe necessario — eomc Ito scritto parlando dell’accusa di deieidìo nel settimanale Israel del 18 Gennaio scorso — che
i testi del Nuovo Testamento, che attribuiscono agli Ebrei colpe cri'^ianamenle insussistenti, fossero accompagnati, per ordine delle autorità della Chieisa o delle Cbiese, da una spiegazione che ne precisasse
il genuino significato, ne eliminasse le
ambiguità e mettesse fine ai pregiudizi dei
dotti e delle folle. Ciò rispaimierebbe le
frequenti cliiose e le meraviglie dei lettori
sui « grossolani fraintendimenti » — come
li chiaina il Rioca nel suo articolo —• e le
contìnue mortificazioni inflitte agli Ebrei.
Mi (Teda cordialmente dev.
Dante Lattes
Ouliura (o Incultura)
religiosa degli Italiani
Ogni tanto, sulla stampa quotidiana o
periodica, si leva qualche voce a deplorare l'incultura piu che meflia dell’italiano
in fatto di questioni religiose; questa settimana, contemporaneamente da due lettori del meridione, ci è .stato inviato uno
stralcio de "La Gazzetta del Mezzogiorno"
(quotidiano bare.se. se non erriamo) del
2-3-1962, con unii nota su tale problema,
di Antonio Quacquarelli. che scrive;
...l laici ilaliani, anche se cattolici,
israeliti, valdesi » prolesla.ali, non si culano mollo delle ricerche religiose che
hanno carattere formativo. Credono di assolvere il compilo che comporla la vita
dello spirito assistendo, più o meno passivanietile, alle pratiche del loro culto, se
vi assist,>no. E deplorando la grave ignoranza delle Scritture, che tra l’altro preclude anche la comprensione di tanti aspetti della storia, della letteratura; 1 Sacri
Testi, sui quali sì fonda ogni approfondiniento teologico, mostrano un’esperienza
umana difficile a raggiungersi per altre vie,
Noi, invece, non sappiamo neanche che
(osa comprende la Bibbia.
Non abbiamo il diritto di dire: parla per
tv. noi la Bibbia la conosciamo bene; se è
vero che nel protestantesimo la conoscenza
biblica è assai più curata di quanto non
avvenga in genere nel cattolicesimo, anche
ai livelli culturali più alti, anche da noi si
mostrano molte e gravi falle. E’ giusto che
ci ricordiamo che l-i Bibbia, e non la no:tra pietà o le nostre ’'esperienze” religiose, dobbiamo portare alla nostra gente, la
Bibbia nella sua pienezza e nella sua ricchezza: ma bisogna che la conosciamo, noi
anzitutto, nella sua pienezza e nella .sua
ricchezza, che ci nutriamo a questa fonte
inesauribile. Come saremmo piu forti
e più utili alla nostra gente incolta — .se
fossimo più certi che l’Evangelo è la potenza di Dio. l’unica forza rinnovatrice!
TICINO
Il Consiglio .Sinodale della Chiesa Evangelica di lingua italiana e francese presenta il suo primo rapporto per il 1961. Notevoli i progressi che si sono avuti nel numero dei membri, nelle contribuzioni, nella frequenza ai culli, nella riorganizzazione della Chiesa in tre parrocchie (Chiasso,
Lugano, Sopracenerii. Si è deciso di iniziare prossimamente anche a Locamo Fattività della no.stra Chiesa. 11 secondo Sinodo è convocato per la domenica 6 maggi,j
a Lugano ed entriamo cosi nel 74" anno di
vita della nostra Comunità fondata dal pastore valdese Paolo Calvino, diretta successivamente dai pastori valdesi Giovanni Grilli, Guido Rivoir e per pochi me.si prima
che ,-i ¡asciasse dal pastore Alberto Fubrniann, attualmente dai pastori Teodoro Baima, Otto Ranch e Guido Rivoir che tutti
e tre hanno studialo nella Facoltà di Teologia della Chiesa Valdese. Questi legami
colla Chiesa Valdese che n»n per colpa nostra si sono allentati e che speriamo si rinsaldino nel futuro ci hanno spinto a celebrare anche noi la festa della libertà religiosa, il 17 febbraio, con una cena e serata
preparata da! pastore Balraa. Siamo spiacenti che il pastore Ranch sì allontani dal
Ticino avendo accettalo l’appello della comunità di Brusìo, pei Grigioni, suo cantone di origine. In altra parte del periodico
appare il concorso a pastore del Sopraceneri (Locamo - Bellinzona - Biasca). Anche un pasljre emerito che volesse aiutarci con un servizio parziale sarebbe accollo
(Oli i>i.Tcerc. Edoardo Monney
Laro direttore.
Non so se nelle sue numerose rubriche,
una riservala ai bricioli protrebbe trovar
l>oslo. Mi permetto di segnalarne alcuni
che non mi sembrano del lutto inutili ai
fini di una storia del costume dei nostri
tempi.
Nel numero 9 di L’Europeo (rotocalco)
è stalo pubblicalo un articolo di Edward
Teller, uno degli ideatori della bomba H.
L’articolo è illustrato con fotografie a colori estratte dal servizio di un operatore
del film Mondo cane di Gualtiero Jacopetli. 1 pii lettori mi vorranno scusare questi
bricioli mondani (e che Mondo!); ma ci
sono tre fotografie allucinanti, più parlanti di lutti ì paginoni e articoloni. Quando
sì sperimentò la bomba H sull’arcipelago
di Bikini, gli abitanti furono evacuati ; gli
uccelli no, e le tartarughe neppure. Oggi,
le sterne fosche e le sterne reali continuano a volare nei cieli dell’arcipelago maledetto, continuano a deporre le loro uova;
continuano a covarle; ma le uova non si
schiudono più. E sulla spiaggia si vedono
a migliaia le uova di questi graziosi uccelli marini, uova da cui la vita non può più
nascere, uccisa prima di nascere, non si sa
come, dalle misteriose radiazioni della bom.
ha H. £ con gli uccelli, la tartaruga maschio, che mai abbandona il mare, e qui.
obbedendo ad un impulso misterioso, lo
abbandona per morire sulla terra, lontano
dal mare; suicida. Perchè? Cos’è accaduto
in questo cervello, il giorno fatale della
bomba H?
Un briciolo dì tragedia; un briciolo di
farsa. Martedì scorso, se non erro, durante
la trasmissione radiofonica Studio L chiama X, animata dalForiundo nazionale Mike Buongiorno, uno dei concorrenti alla
gara dei gettoni d’oro sbaglia la risposta
del quiz fatale ; perde i gettoni ed esclama :
porca Mad... Ilarità generale della piazza;
l’ineffabile Mike nazionale, sempre pronto
a sbrodolarsi in prolissi sdilinquimenti verbali quando è in presenza di una bella ragazza, non trova nessun commento adeguato a questo disgustoso e caratteristico episodio di mala educazione nazionale. Lui
che si affretta a richiamare al microfono
una fanciulla, per sapere se ha i capelli
biondi o bruni, per consigliarle i prodotti
della sua Casa, non ha trovato il modo di
richiamare quell’individuo e dirgli sempl:. emente, a nome dì milioni di uditori :
maleducato. E quando dico malcostume nazionale, non cerco attenuanti- il cittadino
valdese non si distingue dal suo fratello,
se non forse nelb; f((rnuilaziorie. Porca M..
ha detto il cittadino di Fano (se non erro);
il valdese bestenunia brutalmente il nome
santo di Dio: Diou !-..
E:1 un brìciolo ancora, se c’è posto. In
occasione del suicidio della principessa Ruspali abbiamo assistilo al solito sfogo e
sfoggio di moralistiche espettorazioni, per
rendere più efficaci i loro « pezzi » questi
signori hanno messo in evidenza i trascorsi della povera donna, hanno spolverato
tutti gli angoli oscuri; hanno pianto lacrime di occodrillc _■ dissertato -la virtuosi
tartufi. Io mi sono fermato ad mi briciolo solíanlo; ( // cameriere, accorso subito,
coprì le gambe della giovane signora ». C’è
in quest’atto cosi semplice, nella sua umile (astilà, qualcosa che mi riconcilia con
l’umanita.
E faccio punto, caro direttore, per non
cedere anch’io alla tentazione di fare un
((pezzo ». L. A. -Vaimal.
PERSONALIA
A Firenze, si sono sposati il Doti.
Marco Ricca e la Sig.na Giovanna
Gabbani. Ai novelli sposi i nostri
auguri più cordiali.
4
!»«• *
N. 11 — 16 marzo 1962
/ lettori ci stri cono
...e dialogano fra loro
Il senso della misura
Vogliamo migliorare la struttura e<l il
fumiionamento della nostra Chiesa, onde
rendere più efiScace la sua opera di testimonianza? Benissimo. La chiesa deve continuamente rinnovarsi. Ma occorre procedere con ponderatezza; e quando i pareri
son divisi sul da farsi, saper discutere con
calma, senza perdere mai quel senso della
misura che è assolutamente necessario nella discussione che dev’essere sempre fraterna, non dimenticando mai l’aurea espressione dell’apostolo : « seguitando (cioè essere fedeli alla) verità in carità » (Efes.
-1: 15).
Ora non mi pare che il senso della misura sia sempre osservata nei vari articoli
apparsi nei nostri periodici concernenti i
- vari ministeri ecclesiastici; specialmente
nei confronti fra l’opera svolta dai pastori
e quella che al loro fianco sono chiamati
a svolgere fratelli laici. Collaborazione non
solo opportuna ma necessaria. Bisogna ricordare a tutti i credenti il concetto evangelico del « Sacerdozio universale », che
implica la testimonianza di tutti i credenti.
E, tra questi, l’opera particolare di fratelli
che hanno ricevuto dei doni particolari.
« Oh! fossero pur tutti profeti nel popolo dell’Eterno, e volesse l’Eterno metter su
loro lo Spirito Suo! » (Numeri 11: 29).
Senonchè il problema è vasto, complesso e delicato. Esso va trattato senza sentimentalismi nè spirito di parte. Ogni esagerazione è sempre nociva.
Confesso che certe espressioni lette nei
nostri periodici m’hanno sorpreso e rattristato. Ne cito alcune testualmente.
Pastori e laici sono divisi fra « arroccati » ed « aperturisti »... Linguaggio insolito nelle nostre pubblicazioni ! Gli « arroccati » sarebbero evidentemente molti pastori, perchè rinchiusi nella loro « turris eburnea », « gelosi del ministerio a cui con solennità furono consacrati ». Gelosi? Nel
concitato passo dei Numeri, Mosè dice:
«Sei tu geloso per me? Oh! fossero pur
lutti profeti!... ». Ma perchè attribuire agli
attuali pastori un così riprovevole .sentimento ?
In quanto alla consacrazione pastorale,
un altro articolista non ne comprende la
solennità, e qualcuno, anzi, vorrebbe abolirla. Mentre S. Paolo scrive a Timoteo;
« Non trascurare il dono che è in te, il
quale ti fu dato per -profezia quando li furono imposte le mani dal collegio degli
anziani » (1 Tini. 4: 14).
Ora è proprio l’atto solenne che si ripete nella nostra chiesa... Perchè parlarne
con ironia ?
Altrove: «Alcuni degli ’’arroccati”, sì,
sono propensi ad accettare che qualche laico, a volte, li affianchi, ma più nella funzione di uomo di fatica o di saltuario tappabuchi che di fraterno collaboratore... ».
Forse l’articolista ignora che l’espressione
« tappabuchi » non è nuova. Perchè da
molti anni, quando era necessario d’aiutare 0 di sostituire, per qualsiasi motivo, momentaneamente, dei pastori titolari di comunità, si chiedeva a dei pastori disponibili di sostituirli. Ed allora la gente li chiamava «tappabuchi». Eìspressione lutt’altro
che generosa e gentile. Ma i pastori non
se lo avevano a male. Ed anzi accettavano
la sostituzione loro richiesta, lieti di poter
essere in qualsiasi modo utili ad un collega ed alla chiesa.
Ora l’epiteto non sarebbe più rivolto ai
pastori, bensì ai laici? Ebbene, non è così.
11 pastore considera chi lo sostituisce (sia
pure momentáneamente) come un « fratello collaboratore, in possesso di doni di
Dio ». Proprio cosi. Lo prova il fatto che
quando avvengono delle sostituzioni, ap
pare sempre nei nostri giornali nella cronaca delle nostre comunità una parola buona e gentile, da parte del pastore che rin
grazia il laico che l’ha sostituito; e spesso
dice che il suo messaggio è stato apprezzalo. La.siiamo dunque da parte l’anlipa
ti(-o termine di « tappabuchi ». E «e qual
che laico lo sentisse applicato alla sua per
sona, faccia come quei pastori pei quali
esso f-u inventato ; e come loro tiri avanti
con gioia nel servizio che gli è chiesto pel
bene della chiesa.
Un’altra affermazione molto inopportuna: «... nessuna persona ha da sola la
pienezza di Cristo, come tanti pastori ritengono di avere ». Povero Corpo pastora
le davvero, se questo fosse il caso di tanti
pastori. Ma io credo fermamente che nessun pastore possa ritenere di possedere
quella pienezza. Non è possibile, perchè
Il pastore sa — come lutti i credenti —
che egli deve progredire sempre, mirando
alla pienezza di Cristo. Perchè siamo ancora tutti, pastori e laici, dei poveri peccatori! Ed allora non è cosa bella l’attribuire ai nostri dei sentimenti che non yiossono
nè debbono avere.
Si sente in tulle codeste affermazioni inÌ'ondale ed ingiuste un senso di ostilità
verso il Ministerio pastorale. Anzi, qualcuno ha scritto rl:»e vi sono dei pastori che
« amano chiamarsi pomposamente Ministri di Culto ». Quasi che non lo fossero
effettivamente, e come tali riconosciuti dallo Stalo, tt Pomposamente », cioè con orgoglio e vanto? ii\o! I pastori sanno che
il Ministerio è servizio che si rende a Dio
ed ai fratelli, non con superbia, ma con
umiltà, consci della grande res.ponsabiliia
che grava sulle loro spalle. Perchè accusarli ingiustamente?
Taluni sembrano dimenticare che il Mi
nislerio pastorale è stalo istituito da Dio,
voluto da Cristo. Moltissimi i passi che lo
dimostrano, specialmente nelle epistole di
Paolo. Basta ricordare il passo Efesini
I: 11. Anzi, mentre Paolo usa il termine
di « anziani » — cioè pastori — egli parla
anche di « vescovi » (nel sen«o evangelico
della parola). Citiamo un solo passo: ((
Spirito Santo vi ha costituiti vescovi » (Alti 20: 28). Ma che vogliamo modificare
perfino l’Evangelo, lasciando da parte molle importanti dichiarazioni?
V’è chi vorrebbe sostituire il termine
conduttori » con quest’altro: «consiglieri ». Correggere il lesto biblico? lo leggo
nelPEpistola agli Ebrei (cap. 13); « ...rilordatevi dei vostri conduttori... salutate
i vostri conduttori... ubbidite ai vosPri
conduttori ». 11 termine non c ’è nelle Epistole di Paolo. Ma v’è il concetto, ripetutamente. V’è anche in 1 Pietro 5: 2: «Pascete il gregge di Dio ». Ora il pastore
conduce il gregge, e non viceversa.
^ * iti
Dunque, amici, stiamo attenti al senso
della misura. Da varie ‘parti è richiesta la
presenza di un pastore fisso. D’altra parte,
ci lamentiamo della scarsità di giovani che
si dedichino al Ministerio. Non scoraggia
Ilio le eventuali vocazioni. E manieiiiamo
ci sempre sul terreno della Verità e della
Carità, Stiamo attenti, V’è una tendenza,
anche in molti campi assolutamente estranei alla Cliiesa, a rivoluzionare ogni cosa,
demolire e livellare, per l’odierna insofferenza di quella disciplina che pure è indispensabile in ogni organismo sociale, li
fenomeno è sottolineato in una rivista di
natura profana. Ma allora v’è un pericolo
grave: il conformismo... Per carità, la nostra chiesa ne rimanga immune!
Possiamo avere pareri diversi. Ma rispettiamoci a vicenda. Ed in questo momento così importante dì avvicinamento
fra le diverse confessioni cristiane, non
provochiamo una divisione in seno alla
nostra chiesa... Non sia mai che nel desiderato rinnovamento della chiesa per una
più efficace edificazione, non finiamo col
provocarne una fatale demolizione!
Per poter contribuire efficacemente alTauspicalo necessario rinnovamento, ognuno di noi — pastore o laico — faccia sua
la parola del Battista: a Bisogna che Egli
(Gesù) cresca, e che io diminuisca » (Giovanni 3: 30).
Giovanni Bertinotti
Ci scrivono da Oslo...
Se non ci fosse giunta posta da Osilo mi
sarei limitata a esprimere personalmente le
mie congratulazioni e il mio consenso alle
valenti penne che sull’« Eco-Luce » hanno
saputo rispondere con perfetta conoscenza
di causa, equilibrio, serenità e anche nobile — se pur appassionato — amore valdese, all’articolo di Giorgio Tourn « Gevennc e Valli Valdesi ».
Avrei poi taciuto: per me è ormai tempo di spegnere il lume; ma quelle poche
caustiche righe del professore italiano ad
Oslo... ah! no! permettetemi ancora, per
quelle righe, una parola, anzi due o foirse
Ire, ma brevissime.
La prima: questa benedetta storia valdese è — si o no? — intessuta veramente
di quelle lotte per la libertà di coscienza
<he con tanti particodari — attraverso secoli — sono state raccolte e ci sono state
raccontate? o sono tutte fandonie?! Questo voglio chiedere, perchè, se storia t
quella che storici disincantati e imparziali hanno ormai accuratamente vagliata prima di presentarcela oggigiorno, proprio
non so come si possa chiamare grigia, banale, anlieroica, senza fantasia e senza poesia 1’« avventura valdese». (E a proposito:
leggete il libro dal titolo: Tre anni decisivi di Storia Valdese scritto da un professore di seminario cattolico e stampato con
imprimatur nel 1958. Chiedetelo alla Claoidiana e vi troverete cose interessanti).
Seconda mia parola: la Chiesa valdese
non è mistica, no ! ma il « paese » delle
Valli si! Varie persone (e di due potrei
fi ivi subito il nome, non valdesi e neanl'he protestanti, bensì « ricercatori sinceri »} venuti separatamente e a distanza di
tempo a Piamprà di Rorà mi hanno detto:
0 C’è in queste Valli un’atmosfera speciale
1 he non abbiamo trovato in altri paesi, una
atmosfera che eleva l’anima, che, diremmo, trasporla oltre ». E una aggiungeva:
« Si direbbe che qui gli alberi e le pietre
parlino ». (Chi ha orecchi per udire oda!.
E quali momenti — ohe potremmo veramente dire mistici — non ho io passati
Certo che ci vogliono Pastori
Un lettore, da Firenze:
« ...gli abbonali hanno un certo diritto
di criticare, e di critiche ne leggiamo abbastanza. Ogni critica è utile, anzi necessaria, se è fatta per aiutare; altrimenti sarebbe nociva. Vi sono quelli ohe scrivono
con competenza, e molli altri per esprimere la propria opinione personale. 11 direttore — o chi per esso — vaglierà que
sii consigli e ne terrà conto, nella misura
corrispondente al valore del consiglio e
alle possibilità d’attuazione. Per lo più il
lettore che scrive è incompetente di teo
logia, e di giornalismo ; cerca di collaborare entro i limiti delle sue possibilità, e
manda le sue impressioni, i suoi desideri,
i suoi giudizi, che il direttore scarterà o
utilizzerà nel modo che gli pare opportuno
e utile.
Vi è urta signora entusiasta per la combinazione LUCE-ECO; vi sono molti altri
che richiedono il ritorno all’BCO; altri
che non si interessano alle Valli. Vi sono
le persone scandalizzate di « destra » e di
« sinistra ». Dal tempo della guerra, specie del dopoguerra, viene desiderata da
molti una presa di posizione politica da
parte della Chiesa. Vi sono sollecitazioni
sociahomuniste, vi sono sollecitazioni anticomuniste e antifasciste. Io non credo
lite un giornale religioso debba prendere
posizioni politiche. Dio è sovrano, è Potenza totalitaria, l’unica. Cristo è per tutti coloro die lo riconoscono, per tutti in
ugual maniera. Dio è tanto superiore alla
uimanilà tutta, die noi davanti a lui siamo
lutti uguali, miseri peccatori; i singoli uomini si distinguono, ci sono molte e sostanziali differenze, alti e bassi, ma in confronto a Lui siamo tutti uguali, lutti zero.
Lo politica è manifestazione umana, ma
non può entrare nella Chiesa, se essa vuol
rimanere Chiesa. Se la Chiesa riformata si
è separata dalla Chiesa romana per diventare Chiesa, non può discendere a quel li'vello basso, che rimprovera ad altre, senza giudicare sè stessa. E più che mai dobbiamo evitare le apparenze, perchè il mondo giudica secondo le apparenze; e la nostra testimonianza dev’essere chiara, per
non essere fraintesa.
Non prendo parte a molte discussioni:
lega o non t-jga, ministeri di laici, pastori
consacrali e pagati o laici e non pagati,
non me ne intendo; non sono teologo e non
sono fatto per predicare e insegnare. Intendo il cristianesimo in un’altra maniera:
nel servizio della vita, nel vivere in Cristo, nella minima misura che d è permesso.
Questa nostra storia valdese
Ho l’impressione che il dibattito sulla
avventura Valdese e per riflesso sulla sua
storia tenda a diventare una vivisezione e
una scarnificazione della «tessa con il risultato di ridurre i fatti ad una scheletrica
successione di episodi « banali, grigi e modesti ». Confesso che non sono ancora riuscito a capire esattamente il motivo preminente e il senso dell’accanimento con cui
da più parti si cerca di demolire tutto l’edificio della nostra storia Valdese, e questo per tagliere dalla struttura stessa quei
molivi ornamentali troppo esaltanti fatti
e vicende del lontano passalo, che del resto noi tutti ammettiamo e die d’altronde
fioriscono nelle vicende liete o tristi di
tutti i popoli.
Il paragone die si fa fra | Valdesi e i
Caniisardi è quanto mai arliilrario, il temperamento intrinseco di un popolo deve
essere valutato lenendo conto dell’ambiente in cui i suoi componenti vivono ed operano; l’importante anzi l’essenziale per un
credente rimane il fatto che i due popoli
deliberatamente, pur di conservare la Io
ro felle Cristiana, preferirono affrontare le
prove più dure.
In quanto agli entusiasti e weltici, anziani c giovani, sulle vicende della storia
Valdese, mi sia concesso di domandare:
questo scetticismo a che cosa si riferisce?
alla storia in generale, alle vicende civili
0 religiose, a singoli episodi, ai fatti ammantati di leggende, o è addirittura un avvio inconsapevole verso un depauperamento progressivo delle memorie dei nostri
antenati?... Certo la storia Valdese accanto alle sue luci ha anche le sue ombre che
nessuno ha mai cercato di mimetizzare. 1
primi scrittori, ancora sotto l’influsso dei
tragici avvenimenti, non furono sempre
imparziali e nell’euforia deU’esallazionc de
formano sovente la cnirla realtà dei fatti.
Ma .appunto per questo tocca a noi, non
più suggeistionati da pregiudizi continigenti,
il ristabilire serenamente le giuste proporrioni senza il pericola di diventare autolesionisti...
Per quanto riguarda poi la gloria dei nostri padri io credo modestamente che la
sua riesumazione non sia tanto felice perchè sono sicuro che la maggior parte dei
nostri giovani e anche anziani non conosce
più questa frase. Anzi a questo proposito
perntelleleini di intervenire personalmente quale appartenente alla categoria degli
anziani con un ricordo della mia infanzia.
Circa mezzo secolo fa mio padre, che proveniva da uno dei più alti villaggi delle
nostre valli, nelle ricorrenze del 17 Fel»l)i-aio mi precisava già allora che questa
commemorazione aveva due significati ; il
ricordo dell’oltenuta libertà religiosa e civile, e il ricordo non delle eroiche imprese
dei nostri padri, ma della fede che per
secoli li aveva sorretti attraverso le più
crudeli peripezie. Si parla anche di tante
commemorazioni ma a me sembra cite di
comiineniorazioni ne abbiamo solo una,
quella del 17 Febbraio, per la quale, per
quanto nel passato ho avuto occasione di
constatare, l’esaltazione di prodezze o eroismi ha sempre avuto un’importanza marginale, mentre, sia da parte dei pastori
che dei laici, si è sempre ringraziato e
glorificalo Iddio per avere concesso ai nostri antenati le energie fisiche e spirituali
per tramandarci l’eredità della loro fede.
Se apparentemente la storia del popob
Valdese è simile a quella di tanti altri popoli, con le sue miserie, i suoi problemi,
con le sue fatiche e le sue tribolazioni per
sopravvivere economicamente anche come
iin’enlilà sociale, dobbiamo anche onesta
mente riconoscere che queste vicende, permeate dal soffio del messaggio di Cristo,
hanno per noi un significato che travalica
il senso ordinario delle cose, perchè è appunto per merito di queste vicende che la
nostra Chiesa è in grado di portare oggi
la sua modesta c sia pure imperfetta testimonianza.
Non ho nessuna intenzione di fare il
processo alle intenzioni ma, di quando in
quando, ho la sensazione che su questo
nostro giornale filtrano tra le righe di alcuni articoli, accenni a possibili innovazioni delle strutture della nostra Chiesa.
E’ vero, questi accenni sono fugaci sfuma
ture c sono persuaso che queste puntate un
po’ fuori dell’ordinario siano state scritte
per essere di stimolo agli indifferenti. Ma
siamo sicuri che di fronte alle nostre comunità tutte queste argomentazioni abbiano un effetto positivo? La mia preoccupazione è che queste tendenze possano provocare tra i membri delle nostre chiese un
principio di disorientamento che potrebbe
provocare deleterie conseguenze.
Per questi molivi, e non per spirito polemico, sono stato spinto a esporre queste
mie riflessioni che però non hanno nessuna pretesa di essere senza pecche.
Ad ogni modo al di sopra di tutte queste discussioni non dimentichiamo che il
compito vitale della nostra Chiesa è quello di tenere alla la fiaccola dell’Evangelo.
Cerchiamo perciò, pastori e laici, di cooperare fraternamente onde creare le premesse per l’avvento del regno di Dio, e,
prin<ipalmenle noi laici, portare secondo
le particolari doli avute da Dio, la testimonianza della nostra fede nell’ambito della
famiglia e dell’ambiente in cui esplicbiaino la nostra giornaliera attività.
B. Grill
Credo clic il pastore dev’essere consacialo, consacrarsi egli stesso alla sua missione, consacrare la sua vita e tutte le sue
attività a Din e alla sua comunità. Come
potrebbe esercitare un altro mestiere? Noi
non slamo, oggi, ai tempi di S. Paolo, le
attività del pastore sono v;iste, e occupano
completanienle il suo tempo.
Non è certamente facile per il pastore
presentare la Parola di Dio in modo da
essere accessibile a tutti, senza stancare.
Gesù stesso ha predicato in parabole; e i
suoi sermoni, per quanto ci sono tramandati, erano brevi, semplici e sostanziosi.
Ho sentito sermoni di pastori luterani,
in Austria, ad una popolazione contadina,
e non mi sono annoiato: erano semplici,
potevano essere intesi dal contadino e dalrintellettuale. Non erano conferenze per
« studiosi », non contenevano parole altiscnanti, comprensibili solo ad « iniziati »
E simili sermoni ho sentilo talvolta da pastori melodisti, brevissimi, quasi conversazioni dal pulpito, semplici, connessi alla
vita quotidiana. Ma ad un certo momento
si sentiva lo stimolo : « Togliti i calzari,
perchè il suolo su cui stai è sacro ». Tu intravvedi Dio, in queste parole semplici.
Non profanavano la Parola di Dio: lasciavano l’impressione, stimolavano a pensare.
Mi ricordo dei tempi andati, quand’ero
giovane: non esìsteva ancora la radio, che
durante i pasti l i dà notizie di tutto il
mondo e ci impedisce di parlare fra noi
delle rose nostre. A tavola, talvolta, si
esprimevana imp.'essioni sul sermone prima ascoltato; c non per criticare, come,
purtroppo, succerla ora, talvolta.
11 problema: orcorrono ancora pastori?
non è nuovo... Cerio die occorrono, ma
pastori veri, e veramente ben preparati, e
compresi della loro missione. (...) L’impostazione l'oinmerciale del mondo odierno,
¡lasato suH’egoismo e sul materialismo, ci
fa perdere ogni visione spirituale. L’arte,
la poesia, la scienza sono fuorviate, soffocate dairaspirazione de! denaro e dall’appiirenza. La Chiesa deve riavvicinarsi a
Dio, che è Spirito e Verità; e il pastore è
la persona per ecrellenza a cui incombe
questo compito, grave e ingrato compito;
i lairi, tutti i membri della Chiesa, se sono
veri membri, lo devono aiutare, volenterosamenle e modestamente, sfruttando andi’essi i doni che da Dio hanno avuti.
Forse sono pensieri inutili, balordi; non
sono io a poter giudicare.
Uno dei tanti anonimi,
speriamo che sia sincero.
(ma si è firnuito, n.d.r.)
COMUNICATO
della Pro Valli
Si porta a conoscenza di chi possa avervi
interesse che sono in vendila: a Torre Pellice, regione Inverso, in prossimità della
carrozzabile Inverso Rolandi, aree fabbricabili; ad Angrogna, nelle vicinanze del
Serre, casa in costruzione quasi ultimata;
due casette con giardino, frutteto a 800 metri di alt-, soggiorno delizioso per fine
settimana o vacanze estive.
.Scrivere alla « Pro Valli » ■ Casa valdese
- Torre Pellice, per gli opportuni ehiariinenli.
durante là guerra ron certe MagJie!
Qual’è il rorengo anziano che non ricordi il mistico JanaveI di Piamprà, il solitario che non nominava il nome di Dio
senza togliersi il cappello, che viveva lavorando assorto e la cui morte — più trapasso che morte — commosse tanto i rorenglii fra il ’30 e il ’40? (Quei elle avevano orecchi per udire e occhi per vedere). La chiesa valdese non è mistica, no!
ma il « paese » si ! e per paese intendo
anche una parte del popolo.
Per la mia terza parola mi approprio la
domanda di Guido Ribet. Egli si chiede;
«Cile cosa pensa di ottenere Giorgio Tourn
con articoli di questo genere? ». Mah! me
lo domando anch’io !
E a che cosa mira lo scrittore di Oslo
clic dichiara di « approvare ”A PRIORI”
qualsiasi sforzo che tetula a SCORAGGIARE i molti o jioclii che ancora indulgono
verso sorpassate simpatie apologetiche della nostra storia valdese »?
Giorgio Tourn lo conosco e lo stimo e
ho nuilta simpatia per lui; ma tanto più
resto perplessa! e non posso non rispondere per conto mio con le tante considerazioni che mi urgono vìvendo in mezzo
ai giovani e che si allargano — beninteso
— molto olire rarlieolo di G. T. e della
corrispo-ndenza da Oslo.
Togliete all’umanità i miti, le leggende,
gettate col sorrisetto dei superuomini il
velo dello seelticisnio sui gesti eroici, rivestite di banalità lo sforzo diuturno di elii
è in lotta fra la propria coscienza e l’urgente bisogno, fra le proprie aspirazioni e
i vìncoli delle necessità, sorridete, soniiletp ancora delle parole apologelielie, sorridete anche tre volte (ora si usa dire!)
delle idealità!
Ma ora ; eei-omi : che cosa daremo noi
come viatico ai nostri figliuoli? Si potrà
rispondere: basterà la religione.
« Noblesse oblige ». E’ ima forza il sa
pere la nobiltà del ceppo da cui si origina; è una forza, una fierezza ohe in momenti di tentazione può collaborare con
la fede per la resistenza, che coi comuni
ricordi, colle sacre eredità comuni può cemeatare l’araore cristiano in una fratellanza più intima, quasi direi carnale, oltreché spirituale, è un potenziamento dell’anima dei nostri figlioli, anche di quelli
elle disertando forse le chiese, dicono pur
sempre: «Sono valdese! » e messi - - eliissà — a un liivio saprebbero ancora farsi
(debbo dirlo con raborrìta espressione relorica?) ancora eroi se pur misconosciuti.
Ma non lo sentite quanto manca oggi a
lotta la gioventù una parola d’idealità? e
quanto ne Ita sete?! Non è forse richiamo
di assetali Fìnleresise che diventa perfin coniicrt per le avventure del Far West, per
quei cow-boys a cui si ruba perfino il costume (trasandato essendo essi vaccari o
poco più!)? o i sogni delle evoluzioni fra
i pianeti della più antiscientifica fantascienza? Non sono forse richiami di assetati il romanticismo fasullo, le parole sentimentali più abusate che si ricercano e si
trovano e si ripetono nelle più stolte e
stucchevoli canzonette d’oggidi, dove, nonostante gli urli e gl’inviti travolgenti e
tremolanti alila gioia, sbottano poi sempre
i lacrimoni degli addii, dei sogni, delle
vane speranze, della solitudine, del tra
dito amore in rima coll’eterno dolore? Il
vuoto imsonima, reffimero, la desolazione!
E noi possiamo dare una fierezza, una
terza, un potenziamento ai nostri giovani
non lincoraggianido queirautiolesionisino
che sembra diventato di moda come ben
dice il professore Armiand-Hugon ma reagendo, avviandoli alla conoscenza, si! della
loro storia anche leggendaria, della storia
dei loro Avi dal nebuloso e pur affasciiianle periodo delle origini fino ai falò del «17
febbraio »; far rivivere episodi, rievocare
scene, far rileggere magari qualcuna dell2
jiagìne ileH’obliato De Amicis(!) e ragionare poi insieme e dai « fatti », dall’« avventura » — -svelali 1 miti e riconosciute
come leagende le leggende — risalire insieme alle verità storiche e quindi alle ragioni che le foggiarono, a quella fede che
le rese possibili, a quella « comunione col
Divino » che ne è la sola spiegazione. E
siamo a! misticismo sano, al misticismo
cristiano che ri-crea gli uomini e che,
dando una ragione alla vita, li rende collaboratori coscienti ner la realizzazione del
REGNO.
Quando avremo tagliato, raso a terra,
p:’.regg!a:o in deserto una zona ubertosa
( he cosa potremo contemplare a braccia
incrociale? L’Ilo detto: il deserto! dove
si muore di fame, di sete e dove talvolta
s’i:npazzls< e.
Ma, lode al Signore! dai ceppi manomessi e tormentati nuove gemme possono
levarsi ... e stanno levandosi! Non siamo
in primavera?! Non le soffochiamo!
Ada G. Meille
Nessuno potrà dire gli abbiamo "chiuso la bocca”. Ma dichiariamo molto nettamente che è ingiusto e incomprensivo
questo modo di esprimersi nei confronti Hi
uno che non sta nei salotti o negli studi
cittadini, ma condivide la vita di una delle
nostre più alte comunità montane. E’ facile estasiarsi sul misticismo delle nostre
montagne quando ci si viene da turisti,
l’estate; altra cosa è condividere l’esistenza quotidiana di questa nostra gente con
le sue dure difficoltà, le sue speranze, i
suoi peccati, la sua fede e la sua incredulità. Chi, poi, abbia tormentato e manomesso i vecchi ceppi, è difficile dire: non
chi annuncia loro VEvangelo del Signor
Gesù Cristo, anche se questo può essere
tagliente come una spada affilata, a doppio taglio, red.
5
16 marzo 1%2 — N. 11
m
Alia maniera di Aldous Huxley
Onesto bravo XX secolo
(l.e precedenti puntale di questa serie sono siale pubblicate il 31 marzo,
il 22 e il 29 settembre 19611.
g.
Questa volta, il «bravo XX secolo » è ricorso ad un metodo, se non
antico come il genere umano, vecchio
ad ogni modo di trenta secoli almeno. Segno che altri secoli « bravi » ce
ne sono pure stati!
Si legge infatti che a Palermo una
bimba di due anni, ormai senza più
vita, con il cuore fermo per un collasso, è stata richiamata all’esistenza
da ma medico — l’anestesista Pasquale Puglisi, per la storia e per la gloria — il quale, fallita ogni altra for
ma di terapia, ha letteralmente « rianimato» la bimba, insufflando direttamente, da bocca a bocca, il proprio
alito nelle vie respiratorie della piccola morta.
Il metodo è anche suggerito in casi di asfissia per annegamento (i manuali di pronto soccorso per giovani
esploratori lo prevedono). E c’è pure
un precedente, di codesta «rianimazione», non dirò classico, ma piuttosto biblico, ed è descritto nel primo
libro dei Re, al capitolo XVII, a proposito del figlio della vedova di Sarepta, che il profeta Elia richiama alla
vita (versetti 21 e 22), distendendosi
tre volte sul fanciullo e invocando il
soccorso dell’Eterno. Nella ripetizione dell’atto, si riconosce facilmente il
prescritto alternarsi — avvenuto anche nel caso di Palermo — dei massaggi e deH’insufflazione.
Ma un precedente unico nel suo genere la stessa Bibbia ricorda in Genesi 11: 7, a proposito della creazione
dell’uomo! Dio — è detto — soffiò nelle narici di quella statua di mota, immobile, che era stesa davanti a Lui;
« soffiò un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente».
E’ qui il caso di dire che la medicina viene in aiuto alla fede. Quante
volte, dopo aver letto il racconto della creazione del primo uomo, abbiamo
levato gli occhi dalle sacre pagine,
con un sorriso di incredulità, o quanto meno di dubbio, sulle nostre labbra. Ma come? Per creare l’uomo Dio
avrebbe avuto bisogno di modellare
una bambola di argilla? e per dar vita a quella bambola avrebbe dovuto
soffiargli nelle narici il suo stesso alito? Più che una descrizione antropomorfica vi abbiamo veduto una fantasiosa leggenda da « Mille e una notte », o un racconto per apprendisti prestidigitatori e per illusionisti. Ma
le cose, invece, non stanno cosi.
Non ci è lecito vedere nel racconto
della Genesi un mero simbolo o una
banale allegoria; se Dio può fare di
un inerte sasso un figlio di Abramo
(e non c’è dubbio che lo possa fare),
il suo soffio può anche « animare » la
materia insensibile tratta dalla terra.
Lo Spirito di Dio soffia « dove vuole ».
Può anche soffiare nelle ben modellate narici di una statua e chiamarla alla vita. Non conosciamo — e
pour cause — gli elementi che hanno
contribuito alla nascita «naturalistica» di Adamo; ma, sotto codesta luce, non vi è nulla, in quella nascita,
che non possa veramente ed autenticamente esser avvenuto. L’evoluzionismo, una volta di più, è servito. Colui che richiama alla vita i morti e
li vivifica, può senza alotm dubbio
avere dato vita anche ad un impasto
di argilla!
E, en passant, una luce particolare
riceve pure, da questi rilievi, un fatto
riferito nell’Evangelo secondo Giovanni, che non è necessario attribuire al miracolo della Pentecoste. In
Giovanni XX, 22 è detto che il Cristo
Risorto « soffiò sui discepoli e disse ;
Ricevete uno spirito santo». Che cos’erano i discepoli di Gesù prima di
questa « rianimazione », se non impasti di fango, statue di argilla, bambole ancora inerti ed incapaci di vita propria? E che cosa diventarono,
dopo, se non esseri viventi, spirituali,
animati da uno spirito nuovo? Veraniente, soltanto dopo il dono dello
Spirito essi respirano in Dio, palpitano, si muovono, in una parola vivono. Quest’è tanto vero, per loro come
per noi, che il credere in Cristo e
l’abbandonarsi a Lui per esserne guidati è chiamato «nuova nascita»,
« vita nuova », « risurrezione dalla
morte alla vita». La biochimica della
l'espirazione può interessare il naturalista; ma la chiamata alla vita è
molto più che una massaggiatura polmonare! E’ l’immissione, neH’essere
che giace inerte (come il miracolo
dipinto da Michelangelo nella volta
della Cappella Sistina), di un alito
veramente vitale. r. b.
Nota. — Nei giornali che hanno riferito l’episodio di Palermo, s’è potuta notafe un’inconsueta preoccupazione dogmatica. Mentre il testo delle corrispondenze diceva chiaramente che la bimba portata all’ospedale era morta, e che in lei non vi
era più vita alcuna, i titoli o le didascalie
delle fotografie parlavano di una creatura
morente”, o ’’gravemente inferma”. Mentre questo contrasto lascia intravvedere la
presenza del censore ecclesiastico presso la
redazione dei quotidiani della penisola, cosa che riuscirà certo gradita a tutti i conformisti, non si può non sorridere di fronte al timore di chi teme di veder crollare
la propria fede se il Pasquale Puglisi di
turno richiama alla vita un individuo clinicamente defunto. Timori di questo genere non sono nuovi (da quella di padre
Agostino Gemelli per l’eventualità di esseri viventi su lontani pianeti, che siano
oi ganizzati in... comunità religiose non
cattoliche e soprattutto non romane — a
quello del rischio di non poter ritrovare
nell aldilà il proprio occhio donato quaggiù a qualche cieco...). Ma nulla lascia ritenere che i primi cristiani nutrissero paura alcuna per il sorgere o per il declinare
di ipotesi teologiche. Si ricordi in proposito la questione trattata dall’apostolo Paolo
nelle lettere ai Tessalonicesi, di cui in I
Corinzi Xy non v’ha più traccia di sorta.
In occasione del grande Rassemblement romand, che si terrà a Losanna alla
fine della primavera prossima, sarà aperta
in questa città, dal 30 maggio al 15 Inglio
una grande esposizione d’arte religiosa,
nelle nuove sale del Musée du Vieux-Lausanne. Intitolata « Arte e Fede », questa
esposizione mostrerà quale posto ha avuto e ha l’arte nella vita delle Chiese protestanti della Suisse romande.
25 febbraio ; Giovanni 6: [a moltiplicazione
pani. C’è rinterpretazione
del testo, che ha per secoli risolto l’episodio in
senso spirituale ed individualista: Gesù è colui che
dà il pane della vita, il pane dell’anima, la salvezza.
Il racconto deve essere inteso in senso religioso; è
vero che si tratta di pane e di pesci, dunque di cibo
ma l'essenziale non è quel pane, quel cibo, è la vita
eterna.
C’è Vinterpretazione moderna, nuova, ricca di
spunti e di applicazioni pratiche. Da un secolo abbiamo scoperto che l’uomo non vive di solo pane
ma anche di pane, abbiamo appreso che la salvezza
è il grande dono di Dio ma che un uomo che ha fame
deve anche essere nutrito per accedere alla dignità
di figliai di Dio.
Se si tratta di pani e pesci nel miracolo sul mare
perchè non dirlo, perchè vedere solo spirito dove c’è
nuueria? Gesù non è in questo caso Colui che dona
la salvezza tna il cibo, il nutrimento cotidiano: non
è solo l’anima che gli importa, il perdono eterno, è
il corpo, la fame, il bisogno, la malattia dei suoi fratelli; Gesù è colui che dona la salvezza ma ci ha
voluto mostrare in questo caso che sa anche dare il
pane e vuol dare a tutti il pane cotidiano.
Tutto questo è vero, è troppo vero; ma è di sai
TACCUINO
di Giorgio Tourn
vezzja e di pane che quella gente aveva bisogno?
E? per udire una predicazione che era giunta in
quel luogo?
E’ per essere sazia di
pane? Quel pane non era
indispensabile, ogmtno poteva tornarsene a casa
per cenare come di consueto, quella predicazione
ognuno la poteva trovare nella sinagoga del paese
ogni sabato. Quegli uomini che seguono Gesù non
cercano salvezza o pane cercano dignità, non domandano di essere nutriti materialmente o spiritualmente domandano di essere uomini riscattati dairoppressore, dal bisogno, dalla miseria, dalla legge.
Gesù è il solo uomo con il quale si seruono degni
della loro creazione, con il quale si sentono se stessi,
Gesù è il solo che scioglie la catena di risentimento e
di paura, di odio e di miseria in cui vivono: Gesù è
il solo che li nutre perchè è il solo che sa agire
nei loro confronti con libertà e purezza.
Quel pane che Egli dona è veramente il segno
della vita, il sacramento della speranza, la prova che
la creatura umana è degna di essere amata e sorretta,
prova che la vita è degna di essere vissuta. Gli uomini oggi non sentono bisogno di salvezza più di
quanto sentissero le folle galilee e forse non hanno
nemmeno più bisogno di pane, ma chi saprà dare
loro quelle dignità se non Cristo?
Un piccolo putiferio
(che speriamo non inutile)
Egregio SIg. Redattore,
Vivamente sorpresa, per non dire disgustala, del contenuto dell’articolo «.A proposilo della purezza e della santificazione II, di Margrit Wyss, apparso nella ”Lncc ’ del 23 Febbraio u. s., mentre separatamente mando Fimporto dei numeri finort pervenuti al mio indirizzo. La prego di
volerne sospendere l’invio, non intendendo io rinnovare rabbonamento per il correme anno 1962.
Voti riesco infatti ad ammettere l’irresponsabilità di cui dà prova un .settimanale. unico organo della nostra Chiesa, destinalo all andar per le mani di tutti, che
senza una parola di commento da parte
della Redazione, pubblica uno scritto di
quel genere. Uno scritto cioè che, in apert,i dispregio dei ripetuti comandamenti di
Gesù e degli Apostoli, lenta di minimizzare il peccalo d’impurità, e perfino le
degenerazioni sessuali, bollate invece dalle roventi parole di San Paolo come il segno dell’abbandono di Dio. Uno scritto
che alferma che Gesù ebbe ’’indulgenza
per le prostitute” (oh, no. Egli non ha
’’indulgenza”. Egli non chiude un occhio
sul peccato, nè della prostituta nè del F’ariseo: Egli all’una e all’altro offre perdono, redenzione e santificazione, dicendo all’una come all’altro: «Vai, e non peccar
più »). Uno scritto che tira fuori una questione oziosa e addirittura blasfema come
quella del perchè Gesù non abbia... preso moglie. Uno scritto che definisce ’’inumana” la verginità, così apertamente elogiata e talvolta raccomandata nel Vangein e nelle Epistole.
Uno scritto che, col pretesto di raccogliere l’invito espresso nel nobile articolo
della Signora V. M. S. a un fraterno dibattito circa la salvaguardia morale dei
nostri giovani, così turpemente insidiata
dalla moderna Babilonia, accusa larvata
mente l’Autrice del detto articolo d’ipocrisia, e addirittura... di satanismo, in quanto afferma che Satana, ’’come certe pie
persone”, non si azzardò a sfiorar col Signore argomenti sessuali!
Troppo ci vorrebbe per ribattere parola per parola questa incredibile accozza
glia di assurdità e di veri e propri sacrilegi (Gesù più grande nel Getsemani che
non nella Sua lastità! Ma si può fare un
l-aragonp .Ga due degl’infiniti aspetti d'
un’unica infinita perfezione''). Mi basti diri- che già in altre occasioni ho dovuto la"
’■'enfare che nel nostro Giornale fosser"
e.spressi concetti e punti di vista in netto
■'"’iiasto con le Scritture, e che hann
'-'•■bato profondamente il min .snirin» =o"
-ie in una paitieolare crisi che sta ora attraversando. Tuttavia mai come questa volta mi sembra sia sorpassato ogni limite,
non già, sia ben chiaro, riguardo al diritto di liliertà ili pensiei-o e di espressione,
ma per rassenteismo dei Dirigenti. E pertanto noti mi sento più, per ora, di contìnuare a offrirvi la mia collaborazione c
i1 mio appoggio.
Uon distinti saluti
Aiisiusta Merolli Calore
La nostra ^collaboratrice Margrit IFyss concludeva il suo articolo: ’’Spero che nessuiso sarà stato tanto maldisposto da voler interpretare ciò che -ho scritto come
un apologia della sessualità fine a sè stessa...”. Invece, qualcuno c’è stato. Ci
dispiace, sinceramente, ie ci siamo posti — come se lo pone la nostra collaboratrice _________
il problema dello scandalo.
Tuttavia, non comprendo la treazione. A costo di suscitare più lárdente indignazione, devo dire che in calce all’articolo... incriminato non c’era nota redazionale, perchè ho apprezzato e coruliviso quanto era scritto, fon semplicità e limpidezza, anche per
quel che riguarda la castità di Gesù, in cui non riesco a capire cosa ci fosse di blasfemo.
L'unico appunto che avrei potuto fare, era ad una \cerla ”psicologizzazione” delTopera
di Cristo: il dramma della passione e della redenzione è certamente tassai di più che ìin
vincere, da ¡Hirte dell’uomo Gesù, Tistinto di conservazione e di dominio, come Gesù....
non è stalo semplicemente un giovanotto Galileo dotato di eccezionale padronanza 'di
Tuttavia, non era questo il tema del contributo della Sig.na ÌTyss, e non è stato que^o
Imo che ha turbalo i lettori che ci hanno scrino.
A vrei culturalmente {molle cose da dire, e cercherò di dirle; ma poiché sono
.stalo avvertito che le \note redazionali spes.so bloccano la discussione, attendo che
altri lettori ci facciano sapere il loro parere (brevemente, per favore!). Non si dica,
oonuinque, che. sono questioni oziose, o di cui non è bene si parti nella chiesa. Proprio
quest’anno diver.se Unioni giovanili, riprendetulo la traccia di un campo di Agape della
¡s'cor.sil estate, stanno studiando e discutendo, alla luce della Scrittura e nella propria
^¡terienza di giovani credenti, il problema del sesso, l genitori e i nonni che magari
.se ne indignano si chiedano se hanno saputo, con i loro figlioli, {parlare ■— da credenti
Hi questo, e soprattutto dar loro una limpida testimonianza vissuta: .sentire che i
genitori iitivono in un ‘amore graiule te profondo, è la co.sa più seria che un giovane può
sapere, suiramore, l’aiuto /n’ù grande che può ricevere nell’andare incontro ni proprio
amore. Gino Conile
Roma, 2-3-1962
Caro Sig. Conte,
La ringrazio cordialmente ]>er le parole
di apprezzamento che ha avuto per il con
trihuto che ho scritto ivr La Luce e per
il Suo incoraggiamento a eonlinuare. Nel
frattempo mi sono arrivati i primi echi e
le prime reazioni; purtroppo ha anche scandalizzato qualcuno (...). Mi sono posta il
problema dello scandalo: qual’è lo scandalo per i-ui « guai aH’uomo per cui lo scan
dalo
avviene ! a e qual’è lo scandalo che
rende onore a Dio. Io penso che proprio
oggi è necessario parlare in nome di Di-J
con timore e tremore, sì, ma con fermezza; c’è molta confusione, molto sincretismo, il mondo produce talvolta frutti cristiani e la Chiesa talvolta frutti mondani.
11 cristiano che parla deve farlo con fedeltà e con umiltà, dopo essersi presentato in
preghiera davanti al suo Signore; egli non
saprà forse mai quanti cuori Dio vuol toccare attraverso di lui e quanti falsi orgogli
Dio vuol colpire attraverso la sua parola,
lo starò attenta a scrivere solo quando sono coiwinta che il Signore me lo chiede.
In questi giorni mi vanno maturando alcuni pensieri che vorrei presentare nel
quadro della conversazione da Lei iniziata
circa il « complesso d’inferiorità dei cristiani »: spero di poterlo fare al più presto (...). 1 più cordiali saluti in Cristo
Margrit IFyss
Caro Conte,
L’articolo apparso su uno degli ultimi
numeri della Luce intitolato: «A proposito della purezza e della santificazione », e
firmato Margrit Wyss, ha suscitato non poche reazioni in membri della Comunità
Valdese di Roma Via IV Novembre, reazioni motivate dal contenuto dell’articolo
e da affermazioni o giudizi forse male
espressi e quindi non capiti, tanto più che
l’articolo non recava nessun commento o
riserva da parte della Redazione, come op
portunamente è avvenuto ed avviene per
altri articoli
Ti segnalo questo per le eventuali precisazioni onde calmare gli animi... in agitazione e rassicurarli -sulla immutata posizione etico-cristiana della nostra Chiesa!
Con i più cordiali saluti.
Guido Mnlhieu
Croce S, Spirilo {Piacenza), 2-3-62
Mia '.ara Luce,
lascia ad uno dei tuoi vecchi abbonati
(quasi quarantennale) che ti lodi per aver
iniziato la rubrica « I lettori ci scrivono...
e dialogano fra loro »; cosi diverrai sempre
più la Luce dei lettori, ed essi ti ameranno di più. Certo, essi talvolta si tireranno
— spero fraternamente — per i capelli;
ma è lecito prevedere che alla fin fine n.^
esca qualcosa di giusto, vero e buono.
Permetti, intanto, che ti comunichi una
Il problema degli obiettori di coscionza
Sotto questo titolo il Prof. Giorgio
Peyrol, per incarico della Associazione
italiana per la libertà della cultura, ha
scritto un pregevole studio nel quale esamina il problema dai vari punti di vista.
L’opuscolo inizia con un capitolo dedicato all’esame del’ rapporto « Obiezione e
coacienza », nel quale si imposta il problema dell’obiezione di coscienza agli obblighi militari in termini di educazione e
di libertà di coscienza: « (Qualunque sia la
educazione di coscienza ricevuta, quali
che siano i principi a cui ci si sia informati, uno dei primi atti di educazione di
coscienza da compiere sul piano deUa collettività, sembra esser appunto quello di
consentire ohe, in un paese civile, ciascuno possa comportarsi di fronte agli eventi
secondo il dettato della propria coscienza».
Seguono poi un capitolo nel quale sono
illuBtrati vari tipi di obiezione agli obblighi mibtari ed una esposizione della attuale sorte degli obiettori di coscienza in
Italia. Vengono quindi riportati alcuni
esemipi di soluzione adottati in altri paesi.
Entrando poi nel vivo del problema, il
Prof. Peyrot, in tre successivi capitoli,
espone il suo pensiero sulle possibilità di
riconoscimento dell’obiezione di coscienza nel nostro paese, fa un’esposizione critica delle argomentazioni contrarie e di
quelle favorevoli al riconoscimento del
diritto all’obiezione di coscienza, ed illustra quindi il pensiero delle Chiese nei
confronti di questo delicatissimo problema
morale.
In appendice all’opuscolo sono riportali:
T) La Proposta di legge Giordani-Calosso,
del 23 novembre 1949 ; 2) La Proposta di
legge Basso-Targetti, del 20 luglio 1957;
3) Un prospetto dei processi isvolti in Italia a carico di obiettori di coscienza;
4) Una serie di indicazioni bibliografiche.
L’Opuscolo, edito nella Collana « Problemi del nostro tempo » dall’Associazione italiana per la libertà della cultura, è
in vendita presso la sede dell’Associazione,
in Via Giuseppe Pisanelli 2, Roma, al
prezzo di L. 200, e può essere richiesto
pure alla Claudiana.
Ringraziamento
La colletta Pro DJatale carcerati ha superato ogni previsione
Quest’anno la colletta « prò Natale dei
Carcerati » ha superato ogni più ottimistica
previsione, e con profonda riconoscenza
desidero rinnovare da queste colonne d
mio sentilo ringraziamento a quanti hanno
inviato il loro dono: in denaro, indumenti, letture. Grazie di cuore a lutti!
Ma in modo particolare desidero ringraziare coloro che hanno inviato il loro dono
sotto il velo dell’anonimo, e che perciò non
hanno potuto essere ringraziati direttamen
te, come gli altri. Essi sono, in ordine ero
nologico: B.E.T.. Torino, L. 200 in francobolli; L. O- .S-, Torino, L. 5.000 in lettera; E- G-, Sanremo, L. 1.000; « In Dio confido » Pinerolo, L. 10.000 in lettera.
Sono stali inviati 50 vaglia e 20 pacchi
di indumenti, questi nel periodo pre e postnatalizio. Inoltre anche quest’anno abbiamo mandato: 3(t «Lettere di Natale per
carcerati », ricevute da lamdra. tramite il
Cap. Stephens; 30 copie del Grido di Guerra di Natale; 24 Calendari « 11 Buon Seme », dono del .Sig- Paolo Benevolo di Valenza. Seno pure stali fatti abbonamenti a
giornali evangelici e riviste varie.
Abbiamo ancora una buona rimanenza
per i doni pasquali, e per le necessità che
via via <4 si presentano, specialmente di excarcerati che si trovano in condizioni pietose.
Grazie ancora a tutti, di vero cuore, anche da parte di coloro che sono stali confuí tati ricevendo un segno di fraterna solidarietà e si sono cosi sentiti meno soli
• il abbandonati.
Ci è stato richiesto da due jiarli un Innnlio Cristiano, che non si trova più in vendita. Forse fra i lettori del nostro giornale
ci sarà qualcuno che ne lia una copia in
più? Ve ne sarei molto grata
Con rinnovali
saluti.
( ritardata)
ringraziamenti e fraterni
SELMA LONGO
Casa Valdese
Torre Pcllice (Torino)
mia impressione — credo condivisa anche
da altri — circa l’articolo « A proipostito
della purezza e della santificazione », pubblicalo sul n. 8, nel quale, con cose vere e
buone, ne appaiono altre ohe parrebbero
non meritare un incondizionato consenso.
Ad es. si legge che, secondo la dottrina
cattolica, che «forse rambiente evangelico itabano ha assimilato più di quel che si
crede », « il peccato originale sarebbe un
peccato sessuale ». Chi scrive può accertare che nè nel commento del Martini alla
Bibbia, nè in altre non poche letture cattoliche ch’ebbe a fare, mai ha letto che al
peccalo originale la Chiesa cattolica dia una
tale interpretazione.
Inoltre, nella triade istintiva prospettala: istinto di conservazione, di procreazione (meglio sarebbe chiamarlo di sessualità), e di potenza, tre istinti fondamentali
« posti sotto giudizio » (benissimo), si tende a scagionare l’argomento « sesso », ritenendolo, contrariamente a quanto fa il
Supremo Giudice, « del tutto secondario »
nel confronto degli altri due. Che diremo
di quello che Tistinto di sessualità fece fare ad uomini come Davide e Salomone? E
si rilegga il cap. 18 del Levitico, per avere
un’idea delle scelleratezze a cui tale istinto può portare. Non è fuori luogo pensare
che la distruzione di Sodoma e Gomorra
sia stala decretata dal cielo perchè in quella
città sovrabbondava una cieca e sfrenata
sessualità, oltre ad altri innumeri peccati.
(...) E non c’è che da aprire l’epistola ai
Romani, al c.ip. 1, per es,sere informali da
Paolo della depravazione a cui si può giungere.
Infine... si è parlato di Gesù come si parlerebbe di uno di noi, dclTuonio della strada, urtando il senso sacro che si deve nuil ire per TUnigenilo di Dio — dicendo che
egli avrebbe potuto prender moglie e formarsi la propria famiglia, se non fosse stato « per poter essere completamente per la
più grande famiglia d’Israele », e che non
fu iralteniiio « in virtù di una inumana verginiilà ». Usare un tale... nuovo stile verso
Colui che disse: Chi guarda una donna per
appetirla, ha già commesso adulterio con
lei nel suo cuore (Mal. 5: 28); e che esorta
( he chi può esser capace di farsi eunuco
per il Regno dei cieli, lo sia (Matt. 19; 12),
f.i re.slare alquanto perplessi. Si ricordi
pure quello che dice S. Paolo in 1 Cor.
7; 1, 7. 8. che «sarebbe bene per l’uomo
di non toccar donna ». E’ vero — e ovvio
— che il Signore prima e Paolo dopo ammellono e consentono il matrimonio; giac.
cbè è questa la regola naturale e generale
tra gli uomini. Ma se tra i credenti c’è cbi
senta un’esigenza interiore a mantenersi
casto, ciò, per il Regno dei cieli, è assai
meglio (cfr. .A.poc. 14: 1-5, i privilegi riservali ai 144.000 « che non si sono contaminati con donne »).
Del resto, resta sempre praticamente vero che i veramente convertiti a Dio, anelanti quindi a purezza e santità, rimangono più o meno turbati allorché, ubbidendo
alla natura, compiono o hanno compiuto
atti sessuali. Uno spregiudicato filosofo —
e non dei minori — ebbe a scrivere, giustamente, che « la sessualità è il polo opposto della santità ».
G. G.
6
JM*.'«
N. 11 — 16 marzo 1962
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ROMA
(via Quattro Novembre)
Un grave luti« ha colpito la Comunità
Valdese di Roma • Via IV Novembre - con
la dipartenza della Signora Rina Niccolini
nula Di Pillo all’età di 57 anni. Dopo due
mesi di malattia nel corso dei quali momenti di speranza si sono alternati a momenti di seria preoccupazione per l’esito
finale, la mattina del 2 marzo corr, la nostra diletta sorella rispondeva serenamente alla suprema chiamata del Signore.
La signora Niccolini era molto amata e
molto stimata dalla Comunità della quale
ha sempre fatto parte e per la quale ha
sempre manifestato un particolare interessamento, per cui i suoi funerali, avvenuti
la mattina di domenica 4 marzo, sono stati una conmiovente dimostrazione di sincero affetto alla memoria della cara scomparsa e di fraterna simpatia per le famiglie nel lutto.
Al marito signor Leonardo Niccolini diacono della nostra Comunità, al figlio Franco, alle sorelle Di Pillo Elena e Adelia
essa pure membro del nostro Consiglio di
Chiesa, come a tutti coloro che questa dipartenza lascia nel duolo rinnoviamo la
nostra cristiana simpatia mentre insieme
con loro poniamo la nostra fiducia e la nostra speranza in Colui die è il Signore della vita.
A Biella...
...come ad Ivrea, le comunità sono state
visitate dai pastori Aldo Sbaffi e Sergio
Aquilante.
...come ad Ivrea, domenica 18 marzo U
culto sarà presieduto dal Past. Ernesto
.Ayassot.
...la sala è ormai quasi completamente in ordine: le pareti hanno ricevuto una
moderna tinteggiatura e un bel lampadario completa tutto. Anche per gli incontri
della comunità sono ora disponibili le indispensabili stoviglie... Queste, come il
mobilio e il nuovo palco sono stati offerti
dalla signora Schneider. La sala ha ospitato il pranzo del 17 febbraio: «pochi i
presenti, ottima l’atmosfera. La Chiesa dovrebbe prendere più sul serio questi incontri che sono essenziali se vogliamo trasformari'i da quella buona piccola parrocchia
che siamo, in quella vivente tioinunità che
vogliamo diventare. 1 predicatori che hanI1;> parlato a Biella hanno concordemente
espresso un vivo apprezzamento per la calda e autentica atmosfera spirituale del nostro culto; questo ci rallegra, ma bisogna
dire che il culto è l’unica manifestazione
di vita religiosa veramente sentita dalla nostra chiesa: non basta, dobbiamo diventare
una Chiesa completa! »
...per le finanze, in aumento: «nessun
allarme, solo un richiamo ».
...su settimana si segue in una serie di
serate la I Corinzi.
A Ivrea...
Lutti della coiuiinità
di Caltauissetta
Il 24 febbraio, dopo una breve malattia
terminava la sua terrena esistenza la nostra
sorella Sara Nicosia ved. Barrile all’età di
62 anni, figlia d’uno dei fondatori della
Comunità di Caltanissetta e sorella del nostro Anziano Mario Nicosia. Ha conosciuto l’Evangelo fin daUa tenera infanzia e
da allora è rimastg molto legata alla sua
Chiesa, anche sofferente era sempre puntualmente al suo posto per il culto domenicale.
Ai funerali hanno partecipato un buon
numero di parenti, amici e fratelli nelLi
fede. La cerimonia funebre evangelica per
quanto semplice, ha avuto un carattere austero, soprattutto l’Evangelo è stato annunziato. Ha parlato il pastore Sciclone su
Giov. 14: 4 nella sala di culto e il pastore
Federico della Comunità Pentecostale locale, sulla speranza comune nella beata resurrezione, al cimitero. Ciò possa essere
d’incoraggiamento e di richiamo ai parenti
e agli amici e amiche che stimavano tanto
l’Estinta, di meditare e di conoscere la via
del Signore per la quale la nostra sorelli
s’è da tempo incaimninata su questa terra,
per raggiungerla nel cielo nella beata speranza della resurrezione.
.incora da queste colonne desideriamo
esprimere la nostra simpatia cristiana ai
parenti e particolarmente ai fratelli Giovanni e Mario e ai nipoti tutti.
Ancora un altro lutto ha" colpito la nostra Comunità. 11 6 c.ni. la nostra sorella
Inglese Rosina^ diaconessa della nostra
Chiesa, perdeva improvvisamente il marito Inglese Nunzio ex guardia carceraria in
pensiono. Al funerale hanno partecipato nuinercsi amici e fratelli in fede, all’occasiono abbiamo potuto annunziare la Parola
della vita in presenza della morte.
\lla nostra sorella Inglese, tanto stimata
nella Coinuiiità, ai figli e alle figlie e ai nipoti tutti la nostra fraterna solidarietà cristiana nel dolore; ricordando ancora che
« Cristo Gesù ha distrutto la morte e ha
prodotto in luce la vita e Pimniortalità
mediante l’Evaiigelo ». F- Sciclone
Asilo InfaDtiie Evangelico
((Il Redentore» di Pachino
E’ frequentalo, quest’anno, da 50-60 bambini, tutti del popolo, poveri, irrequieti,
trascurati spesso dalle famiglie e quindi
con le conseguenti esigenze fisiche e spiri
tuali facilmente immaginabili. Bambini
che non conoscono le più elementari norme d’igiene, e per lo più nemmeno i più
rudimentali elementi di educazio-ne, per
non parlare di quanto siano digiuni di spiritualità. Bimbi cresciuti nella miseria, che
vengono da noi quasi esclusivamente —
purtroppo — per essere rifocillati. Ma grazie a Dio, oltre al nutrimento essi trovano
l’avvio :dla conoscenza del nostro Signore
Gesù, anche se loro non sanno che questa
è ancora più importante di quello; cosi rumorosi, digiuni e ignari, sono tanto cari, e
sono l’oggetto della attività e della cura
di tutta la Chiesa, qui a Pachino, che offre il personale — tre giovani assistenti,,
oltre a me, quale direttrice, e al Pastore.
I bambini sono quasi tutti cattolici: 9 gli
evangelici, quest’anno. Chi più chi meno,
partecipano alla Scuola Domenicale, e sono felicissimi quando ricevono il premio di
presenza, che quest’anno è « L’Amico dei
fanciulli », che — anche se non sanno ancora leggere — li attira con la sua copertina colorata: confidiamo che sarà letto loro
dai familiari eppure — come raccomando
loro vivamente — che lo conservino finche
sapranno leggerlo... chissà? E’ anche questa una buona diffusione della Parola di
Dio, e a noi importa solo questo.
Maria Giardina Calogero
LUSBIMA S. 6I0VAHNI
Per un’involontaria svista della linotype, è andato perduto, nella nostra precedente cronaca, quasi un secolo di vita, con
la sparizione della prima cifra dell’età del
nostro fratello « Tomaso A vico di Ponte
ì'ecchio che il Signore ha richiamalo a Sè
do/to una carriera terrena di 92 ». Rinnoviaimo alle famiglie nel duolo l’eapressioiie della nostra viva simpatia. j
n. " SAN GIUSEPPE „
DEI PROTESTANTI
...come a Biella, visite ricevute o attese
dei Past. Aldo Sbaffi, S. Aquilante e E.
Ayassot.
...ottima riuscita della cena del 17 feb
braio, curato da una buona schiera di collaboratori ; al termine della rena, l’Anziano Jalla « ha fatto il punto sulla situazione della comunità e sulle sue speranze ».
...l’Unione Femminile ha visitato il gruppo di Carema e progetta di visitare gli
evangelici isolati della diaspora.
...anzi, a Carema si è stabilita la famiglia Savigni, graditissimo rafforzamento
del piccolo gruppo, tanto più che il sigSavigni suona ora riiarmonium, riparato
dal sig. Aldo Vinay.
...su settimana, una serie di serate su
l’enciclica « -Mater et Magistra ». — La vocazione trasforma un uomo — Dio trasforma il male in bene — Architettura protestante (problema attualissimo per questa
comunità cbe vuole conquistarsi e magari
farsi su misura un nuovo luogo di culto).
Bando di concorso
per disegni bibiici
La Claudiana, tramite una C»mmissione particolare, ha in progetto
una edizione totalmente rinnovata dei
cinque volumetti delle « Lezioni di religione » per le classi elementari, nuova edizione che da tempo viene _ reclamata da quanti, tramite i figlioli o gli
alunni, sono particolarmente interessati in questo campo. La Commissione ha già pronta una parte del testo;
ma rimane aperto il problema delle
illustrazioni.
Si bandisce quindi un concorM, invitando quanti siano interessati alla
cosa ad inviare aUa Claudiana^ (Via
Principe Tommaso 1, Torino) i loro
bozzetti per la illustrazione di questi
due passi biblici : la vocazione di
Abramo (Genesi 12) e la parabola del
buon Samaritano (Luca 15)._I bozzetti dovranno pervenire entro il 31 marzo 1962, anonimi e siglati, accludendo
in busta chiusa, anch’essa siglata, il
nome e Findirizzo del disegnatore.
Al vincitore — o eventualmente i
vincitori — del concorso verrà affidata, con apposito contratto, l’illustrazione di tutta la serie di lezioni programmate. La Claudiana
FUV - Gruppo Valli
Incontro unionista
SABATO 31 MARZO
Ore 19,30: Apertura del Convegno eon
una cena in comune al Castagneto di Villar Pellice. — Serata di incontro fraterno
('on giochi, canti, proiezioni e varie.
Breve culto serale nella Cappella.
DOMENICA 1» APRILE
Ore 8,30: Colazione in comune alla Pensione Miramonti di Villar Pellice.
Ore 9,30: Studio: Uomini verso il cielo.
Ore 10,30: Culto in comune con la Comunità del Villar.
Ore 12,30: Pranzo al Castagneto.
Ore 14,30: Conclusioni sullo studio.
Ore 15,30 : « Carrosello filodrammatico »
con la partecipazione di gruppi filodrammatici delle Valli.
Ore 17,30: Thè e chiusura dell’incontro.
Note al programma.
1. - 11 prezzo comples.sivo per la partecipazione a tutto l’incontro : L. 1.000.
2. - Per il pernottamento, in base al numero dei partecipanti, si costituiranno due
gruppi : uno rimarrà al Castagneto e l’altro si trasferirà alla Miramonti. Al mattino
il gruppo del Castagneto raggiungerà la
Miramonti e, dopo il culto, tutti assieme
si tornerà al Castagneto.
3. - Ogni partecipante deve portare le
proprie lenzuola e la federa del cuscino,
noncbè la Bibbia e l’Innario.
4. - « Uomini verso il cielo »: « Gagarin,
Titov, Glenn: la conquista dello spazio
cambierà il mondo ». Come giudicare questa «conquista del cielo? ». 1 fondamenti
della nostra fede ,basati sulla Bibbia, sotto minacciati? Dove sono i miti e dove c
la realtà: nella Bibbia o nella tecnica?
5. - Per il « Carrosello Filodrammatico »
le Unioni riceveranno istruzioni supplementari da Paolo Gardiol.
6. - Tutti sono invitati a partecipare all’incontro daH’inizio alla fine.
7. - Entro il 20 marzo comunicare al
Past. Alberto Taccia, Angrogna, tei. 94.44
il numero dei partecipanti per ogni singoli Unione precisando il numero dei ragazzi e delle ragazze. Per la Val Chisone sono
previsti servizi di pullman in base al nui.iero dei partecipanti.
AVVISO
Avendo il signor Otto Ranch aocettat-o la candidatura di pastore a Bm
sio (Grigioni) il Consiglio Sinodale
della chiesa evangelica di lingua italiana e francese del canton Ticino dichiara vacante dal primo luglio 1962
l’incarico di Pastore del Sopracener:
(Locamo - Bellinzona - Biasca) nei
Canton Ticino. Per informazioni e
per iscriversi come candidato rivolgersi al signor Edoardo Monney - Via
Greina 2 - Lugano.
Alla Scuola Latina
di Pomaretto
Dal bilancio al 30-11-1961 ogni «Amico della Scuola Latina» potrà rilevare che il Comitato si è preoccupato di
provvedere alle più urgenti necessità
organizzative, estetiche e ioniche che
il decoro della scuola esigeva. (Dal
suddetto bilanoio risulta che con i doni «prò campana (iella Scuola Latina» e « prò acquisto terreno », sono
stati acquistati 20 tavolini e 26 sedie
(classe 2.a), 11 attaccapanni, banchi
metalltó per 37 posti (classe l.a); sono state tinteggiate e riverniciate tre
aule... e ci sono 1(X).000 lire in cassai).
Con questo si è attuata una parte del
programma prefìsso, cioè .quanto ;
fondi a nostra disposizione ci hanno
consentito.
E’ pertanto indispensabile che quanti hanno risposto al primo rintocco
della « Campana » sentano viva la necessità di continuare ad aiutarci; ed
è soprattutto molto importante che a
questi «amici» se ne aggiungano altri, che non hanno udito il primo appello. Il Comitato sarà lieto di « giu
stificare » i ritardatari ammettendoli
nella «classe» degli Amici della Scuola Latina. Dimostratasi inattuabile
per motivi economici l’idea della costruzione di un nuovo edifìcio in sostituzione della vecchia scuola, là Tavola Valdese ha in programnia Tampliamento dell’attuale edificio mediante la costruzione di un’ala comprendente la palestra e i servizi igienico-sanitari al piano terreno e due aule al piano superiore. Inoltre il Comi
tato degli Amici spera di poter acquistare in un non lontano futuro una
parte del terreno adiacente, per ulteriori necessità.
Invito alV agape
A seguito del soddisfacente e piacevole esito dato dal primo incontro al
l’Inverso Pinasca, desideriamo invitare tutti quanti vorranno unirsi a noi,
e in particolare i giovani, per un’altra
agape fraterna da tenersi il 25 marzo
1962 a Pomaretto. La colazione sarà
seguita da una visita alla Scuola e da
un thè ricreativo nei locali del Convitto Valdese. Iscriversi presso la Presidenza.
Con un caldo e cordiale « arrivederci ». Il Comitato
Intra - 17-18-19 marzo
IX Convegno giovanile
evangelico
IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO
DI FRONTE
AL CONCILIO VATICANO li
E’ ormai consueludine definire quest’anno come l’anno ecumenico. Siamo tra l’as.
semblea di New Delhi e il Concilio Vaticano e l’arjomento del dialogo interconfessionale è della massima attuai ila. Anche nel calitolicesimo sembrano sorgere
fenmeiili nuovi e la necessità del dialogo
è sot'lolineata con enfasi dagli stessi ambienti vaticani, sì da far nemsare a una
vera e proipria « offensiva unionislica » del
cattolicesimo nei confronti delle altre confessioni. Di fronte a questo nuovo atteggi.amento del cattolieesimo molti evangelici
non sanno più cosa pensare, in quanto è
diffiicile discemere le intenzioni sincere da
una strategia deteriore ohe mira soltanto
a portare al mulino romano le libere .acque dei « separali ». Una discussione esau.
rienle su questo tema ci sembra indiapensabile per arrivare anche in campo giovanile a una posizione di chiarezza clic metta in luce la validità di una presenza evangelica in ilalia.
Il convegno è organizzato dai movimenti Battista, Metodista e Valdese.
Sede del Convegno: sala della Chiesa
Evangelica Melodista - INTRA . Via Mameli, 19.
PROGRAMMA
Sabato 17 marzo
ore 16 Apertura del Convegno Arrivi
Sistemazione alloggi,
ore 19 Raduno dei parleripanti (*).
ore 19,30 Cena in comune,
ore 21,1-5 Benvenuto e presentazioni C’).
ore 21,45 Trasferimento in massa in un
locale cittadino,
ore 24 Fine della giornata.
Domenica 18 marzo
ore 10 Cullo con S. Cena,
ore 11,30 Partenza in pullman per Pre.ineno (altezza 1200 mi. s. m.).
ore 12,30 Pranzo in comune al Pian di
Sole.
ore 15 Relazione dell’Aw. Franco Becebino.
ore 16,30 Ritorno ad Intra in pullman.
ore 19 Ritrovo dei parteoiipanli C").
ore 19,30 Cena in comune.
ore 21,.30 Serata al lago.
ore 24 Fine della giornata.
Lunedi 19 marzo
ore 9 Ritrovo dei parleoipanl! (*).
ore 9,15 Partenza in pullman per l’alipe
Belvedere.
ore 10 Discussione a gruppi,
ore 12 Colazione in comune (al sacco),
ore 14 Discuseione conclusiva,
ore 15,30 Ritorno ad Intra in pullman,
ore 16,30 Chiusura del Couvegno e partenze C*).
I *) Nella s.ilii di Via Mameli, 19.
Elenco (li doni ricevuti
per il fempio di Frali
Dal mese di giugno 1961 al 17 febbraio
:-. a. il Com-isloro di Prali lui ricevuto i
doni indicali nella lista seguente. Da essa
sono esclusi i doni dei membri di eliiesa
di Prali. clic upparirainno in tuia lista a
parie.
Rulli Henn L. 15.KI0
D. Traulweiii » 7.500
.Slefano Coissoii » 1.000
Ezio Ilestsone » 5.000
Trasine.-i»e dal pa.si. A. Lebei » 28.400
L. R. » 1.000.000
Francis Ghigo » 30.950
Waldensian Pastor Fund » 432.997
Mary Balinias e figli » 10.000
A1e.ssandro Costantino » 5.000
Ninetta Grill » 10.000
Past. Tli. Haarheck » 10.000
Hilda Wylie » 15.000
In meni, di Alba Ade n. Roslaii » 5.000
Past. P. Mètraiix » 10.0011
Andreina D’Urso » 5.000
Helen Martiiiat, Jean D. Pascal.
Jean .A. Pa-scal, in nielli, di
Margherita Peyrot » 12.300
Fani. Enrico Marlinal, in nieniorìa di Stefano e Ginditla
Grill » 6.150
Fani. Martinat e Pascal in me.
moria di Filippo e Maria
Martinat » 21.600
Dono anonimo trasmesso dalla Chase Manliatlaii Bank » 543.112
Maria Giovelli Capitanio » 10.000
Enrico Griglio » 7.843
Henri Dumur » 40.000
Oriella Nutini » 1.000
Dr. .lulius Bender » 319.158
Ugo e Jolanda Rivoiro Pellegrini » 20.000
Past. W. Niemoeller » 32.591
K.C.M. » 80.000
Hellmul Klinigibeil » 2.760
11 Concistoro di Frali ringrazia vivamente i generosi donatori.
Irioi'nata ilei cateeiimeiii
AGAPE 19 MARZO 1962
La moglie del compianto
Jean Rivoir
commossa dalla grande manifestazione di stima ed affetto ricevuta, ringrazia sentitamente tutta la popolazione per la partecipazione con fiori,
scritti c di presenza al suo grande
dolore.
Luserna San Giovanni, 5-3-1962
Jean et Rose Golay remercient toutes les personnes qui ont bien voulu
leur témoigner de la sympathie à l’occasion du départ de leur cher Oncle
Jean Michelin
survenu à Buft'a - Villar Pellice, le
l.er Mars 1962.
I familiari del compianto
Tommaso Avico
ringraziano quanti hanno preso ptirte j
al loio lutto.
In particolar modo il dott. Scaro |
gnina, i sigg. Pastori Jahier, Tourn, I
Conte ed i vicini di casa.
« Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, e io
vi darò riposo »
(Matteo 11: :28)
Luserna S. Giovanni, 3-3-1962
Il giorno 7 marzo il Signore ha richiamato a sè
Maria Artus ved. Rostan
di anni 88
Addolorati ma fiduciosi nelle promesse divine ne danno l’annunzio i
figli Pietro e Francesco con le rispet
tive famiglie.
« Anima mia acquetati in Dio
solo poiché da lui viene la mia
speranza. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza ».
(Salmo 62: 5-6)
Prali (Villa), 8 marzo 1962
Tutti i Catecumeni di IV Anno che
si preparano alla Cenfermazione sono
invitati a partecipare a questa giornata dedicata in particolar modo a
loro per dar loro la possibilità di incontrarsi e di ripensare insieme all’atto importante che stanno per compiere. Il programma sarà il seguente:
Ore 9,30: Apertura della giornata. Conversazione sul tema; «Nuovi mem
bri del Corpo di Cristo ». - Discussione a gruppi.
Ore 12,30: Pranzo. - Conclusioni sullo studio. - Programma di giochi, •
Chiusura della giornata.
Ore 17,30-18: Partenze.
Ogni Catecumeno riceverà dal proprio Pastore le indicazioni necessarie
sulle questioni logistiche.
GLI ALBERGHI Cristiani in Svizzera ferrano lavoratori. Giovani italiani d’aniho i
sessi, che desiderino iin impiego in un alhergo o pensione in Svizzera, possono ri*
volgersi al Sig. Jean Kraehenbuhl. presi
dente. Hôtel de Famille, Vevey (Vaud)
Svizzera.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To'
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