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li Chi ci separerà dall'ajnort di^
Cristo? ».
Una 'domanda è risposta in forma interrogativa. Chiedere ad altri vale suggerire o
imporre una risposta. Le domande vere,
quelle che nascono dalla logica della verità,
portano in sè la risposta; l'unica vera, perchè ogni altra risposta non può essere che
falsa e bugiarda. Non è savio attendere una
rispos» giusta quando si pone una domandi
insensata.
S. Paolo scrisse ai fratelli dì Roma per istruirli e confortarli nella fede. Nella suà
classica epistola compie Tesposizipne dei
caposaldi della teologia cristiana. L’uomo è
peccatore perchè figlio di Adamo; Cristo è il
nuovo Adamo che rigenera l’uomo reintegrando in'lui l’immagine e somiglianza ^divina. L'unica potenza che rigenera l’uomo non
è, dunque, una potenza umana ma la grazia
divina esclusiva d’ogni .merito umano. La
grazia divina è potenza dell amore di Cristo.
L’amore di Crsto è garanzia e ragione di salvezza.
Ora, chiede l’apostolo, se 1 amore di Cristo è la nostra salvezza non poss amo pensare che esso ci venga meno. Chi ci separe~
rà dall’amore di Cristo? La rispósta è una
sola, la vera risposta : nulla potrà niaf separare noi dall’amore di Cristo. Non ci può
separare il tempo, perchè l’amore di Cristo
è eterno. Non ci può separare il peccato,
perchè l’amore di Cristo annichila il peccato.
Non ci può separare a povertà perchè l’amore di Cristo è la nostra ricchezza,. Non ci
La Venerabile Tavola Valdese'si riunisce
in questi giorni a Roma, per Vordinaria sessione invernale. ImporUiriti problemi devono essere affrontati e risolti. Le preghiere
delle nostre Comunità diano agli uomini
che hanno la grave responsabilUd dei governo della'Chiesa il senso che essi non sono
soli nel loro lavoro.
può séparé la violenza umana, perchè Timore di Cristo debella ogni violenza. Non ci
può separare l’odio, perchè l’amore di Cristo
vince l’inimicizia cangiando _i nemici in fratelli. La morte, che recide ogni legame di
vita, non ci può separare da Cristo perchè
l’amore suo è la nostra resurrezione. L’amore di Cristo è principio e suggello di vita. Cristo non può perderè noi ; noi non possiamo
perdere Cristo.
Il cristianesimo è l’amore di Cristo. L*«more di Cristo non può morire. Il cristianesimo non è, dunque, nè morto nè morituro. La leggenda della sua morte, ripetuta
anche durante l’ultima guerra, è la leggenda
torbida di passione e tristezza peccaminosa
La felice^ verità è questa : l’amore di Cristo è legge della storia; non è nato nè è da
nascere chi possa separarci dall’amore di
Cristo. Le violenze muoiono doi violenti, le
turpitudini finiscono coi turpi, le bestemmie
passano coi bestemmiatori, ma Tamore di
Cristo sta con noi in eterno. « Che diremo
a queste cose? Se Dio è wn noi, chi sarà
contro di noi ?Colui che jion ha risparmiato <
il suo proprio figliolo, ma Che Tha dato per
tutti noi, come non ci donerà egli anche
tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti
di Dio? Dio è quel che giustifica. Chi sarà
quel che lì condaini? Cristo Gesù è quel
eh’è morto; e, più che questo, è risuscitato; ed è alla destra di Dio; ed anche intercede per noi. Chi ci separerà daU'amore di
Cristo? Sarà forse la tribolazione o la disdétta, la persecuzione o la fame? La nudità, il
pericolo, la spada? In tutte queste cose noi
siamo più che vincitori, in virtù' di colai che
ci ha ornati. Io son persuaso che nè morte
nè^ vita, nè angeli, nè principati, nè cose
presenti nè future, nè podestà, nè altezza,
nè profondità, nè alcun’altra creatura po
tranno separarci dalTamore di-Dio, ch’è in
Cristo Gesù nostro Signore». (1).
A voi che avete dubitato, in questi anfti
di guerra, e cercate ora il regjjo dello spirito si rivolge la domanda apostolica : Chi
ci separerà dall'amore di Cristo? Nella fumea delTodio comandato talvòlta come dovere religioso, abbiamo creduto nelTamore etemo. Abbiamo creduto nella vittoria del
Tamore. Oggi, forti dì quelTamore e cinti
della sua arditezza, ci rimettiamo al lavoro
( con tutti i figli di Dio. Il mondo non ci separerà dalTamore di Cristo; Cristo ci Separerà
dal mondo per far'di noi i veri operai del
'•mondo. Crediamo nelTamore di Cristo, esso,
sia la nostra pace, M. Moreschini.
(1) Rom. 8 : 81-S8.
LE 7 OPERE DI CARITA
Davanti al meraviglioso fregio di naaiolìca |
di Luca della Robbja che adorna la facciata
dell’ospedale di Pistoia e illustra con arte |
incomparabile le sette opere di carità mi sono |
più d’una volta fermato pensoso della mia i
colpevole smemoratezza e della mia stupì- |
dità. ” ì
Poco tempo addietro un amico mi chiedeva se non dovremmo anche noi cristiani, co- |
me Budda (ma è proprio vero?) porre la
stupidità fra i peccati mortali. Per conto mìo y
sono pronto a farlo, ma non nel senso in cui ;
Pitkin la pone, se ben ricordo, nella sua ’
¡Türoduziorm <Éla storia dèlia stupidità ir- f
mana, in contrapposto alla esaltazione cri- ?;
stìana della .stupidità, che secondo la sua
interpretazione rappresenta il contenuto ^
della prima beatitudine. •
Sono pronto a farlo così semplicemente,
pensando che il voltar le spalle a Dio è una
stupidità e un peccato, che chiudere il libro
della vita Ch’Egli ci pone davanti' meravigliosamente illustrato e una stupidità e un
peccato.
Quel fre^o di Luca della Robbia è una "
di quelle pagine davanti alle quali io sono
rimasto attonito come davanti a un miracolo
e a un mistero : il miracolo della sua ispirazione e il mistero della sua afonia per le
legioni di formiche rosse e di formiche nere che, in veste umana, nell’antistante piazza sono passate, hanno respirato è vissuto
e lottato così e non più che se fossero state
formiche vere.
<1 Nutrire gli affamati - Dar da bere agli
assetati - Vestire gl’ignudi - Assistere gTin- .
fermi - Visitare i prigioni - Consigliare :
dubbiosi - Seppellire i morti».
Opere, sì, soltanto opere. Cioè politicai
poiché in altro non consiste la fiolitica, la
buona politica, che nelToccuparsì delle necessità, degl’interessi, dei problemi contingenti delTumanità. - Soltanto opere, mi 0pere « senza le quali « la fede non vale
nulla».
Qui c’è un inganno, diranno i nolenti 0ella politica ; come si può travestire da ancella
della fede la mala femmina della politica?
Non, è un travestimento e inganno non
ce n’è; la nostra politica porta i panni ed
ha le movenze che le derivano dalla nostra
fede e dalla, nostra speranza. Se poniamo
queste nella moneta, la nostra politica, lotto
le vesti delle leggi economiche, sarà tìiossa dalla nostra avarizia; se poniamo la nostra
fede e la nostra speranza nella forza, sotto
le vesti dell’ordine, la nostra politica obbedirà alla. violenza ; se la nostra fede e la
nostra speranza le poniarrfo nel quieto vivere, nella nostra personale saviezza, sotto le
fallaci parvenze di un falso distacco'dal mondo e dalla politica, faremo egualmente ,unl
politica: quella del nostro gretto egoismo e
sarà di tutte la più odiosa perchè sì estrinseca nel lasciar fare li male e nel non ooiicorrére al bene che si opera nel mondo.
* Nella civiltà contemporanea la carità va
assumendo sempre più le forme dell’assistenza, della solidarietà, della socialità,
mentre la specializzazione delle singole attività e lo sviluppo dei mezzi meccanici,
sotto apparenze contrarie, tende a inalveolare le singole vite in un’esistenza dove non
c'è più posto per materialmente e individualmente vestire gl’ignudi o visitare i prigioni,
nutrire gli affamati o seppellire ì morti. ■ '
In queste condizioni, disinteressarsi della politica, anche per chi porta alle opere be
neflche di una cerchia* più o meno larga 1q
interessamento della propria contribuzione, è
un’abdicazione permeata di viltà, una rinuncia a un mezzo potente, talvolta unico, per
compiere le opere di carità; o.quanto meno
è fare la politica dello struzzo; e se allo
struzzo non si può far colpa della sua stupidità, alTuomo che ld*Mmita, credo davvero
di sì.
.. G.A.C.
è
PER NON FINIRE
Bechwith diceva : <« Due sole possibilità :
essere missionari o essere nulla ».
A dire il, vero, qui siamo tutti d’accordo.
La 'Chiesa Valdese è Chiesa missionària; alTorigige era così r tale fu la sua opera nello scorso secolo; tale è oggi la sua ragion di
essere. Non c’è articolo, conferenza, opuscolo, libro che non lo affermi solennemente ; la cosa è talmente paciiica, che nessuno
osa affermare il contrario : soltanto supporlo sarebbe quasi una «gaffe». Ma poi, nessuno la'piglia sul serio. Anche questo aarebbe forse una « gaffe ».
Dato però che, come abbiam visto (1),
si tratta della nostra esistenza (o missionari o
nulla), noi che non vogliamo finire cercheremo di prender sul sqrìo guaste due parole ;
« essere missionari ».
• Per (( esser missionari » si è usato finora
il termine «evangelizzazione». Ma con Tusò
questo ha preso significati diversi e spesso
equivoci, di modo che possono sorgere delle
confusioni. Sarà meglio spiegarsi. •
Oifatti qualcuno dirà: evangelizzazione?;
ma c’è. Già, ci sono le chiese al di fuori
delle Vallij che vengono chiamate' appunto
<c Evangelizzazione ». Ma che cosa, se non
Taffievolirsi del nostro spirito missionario ha
potuto trasformare un termine dinamico e
travolgente come quello di evangelizzazione
nella staticità di una serie di comunità costir
tuite, chiese dell’Evangelizzazione di fronte a parrocchie delle Valli? Sarebbe come
chiamare « ricostruzione » le terre da ricostruire, e poi dire : la Ricostruzione c’è.
Questo per dire che Tevangelizzazione non
è qualcosa che possa esistere accanto o dentro alla Chiesa, ma qualcosa che la Chiesa
deve fare. Un’azione da intraprendere.
Se non vogliamo flmire .dobbiamo dunque
intraprendere un’azione in senso missionario.
Ma quale azione?
Non si tratta di sguinzagliare un paio di
colportori e di predicatori popolari, per raggiungere le persone in mezzo alla strada.
Anche questo si potrà fare. Ma sopratutto
dobbiamo vivere con ì nostri tempi; quando
le notizie erano diffuse dal banditole e lo
smercio dei libri era affidato al venditore
ambulante, era, logico portare in questo modo anche la buona notizia, cioè TEvangelo.
Ma oggi che le idee si diffondono e le notizie si trasmettono con giornali, case editrici, cinema, radio, anche l’annunzio va fatto
con questi mezzi.
¡Non si tratta soltanto di riversare sulla
Tavola incarichi e incoraggiamenti, richiedere ai pastori un aumento di lavoro perchè
intensifichino Topera al di fuori delle comunità, dì guardare con simpatia i volenterosi
che fanno quel che possono in iniziative isolate ; come non. si tratta soltanto di tenere
riunioni di evangelizzazione, ricevere e soddisfare i curiosi, in una parola, dare il sovrappiù della nostra vita ecclesiastica, quellò
che avanza dopo che abbiamo pensato a tutto
il resto.
Si tratta di rompere' decisamente il gu;
scio e uscire, portando con noi soltàndo TEX vangelo ; esso ci è stato dato perchè lo trasmettessimo: si tratta di essere presenti tra
gli uomini. Un uomo è presente in una fol
la anzitutto quando c’è; poi quando segtt$ -.^^i
quel che succede ; quando vi si interessa;. /
quando vi prende parte e yi ajpsce in mezzo.
Non so se noi siamo mai stati presenti così; ma il latto è che il più delle volte non
ci siamo (quanti ci raccontano le difficoltà
che hanno avuto soltanto per trovarcil): se
ci siamo, non seguiamo quel che succede, ma
stiamo dietro al filo dei nostri problenu particolari 0 addlrtlttrra nelle nuvole; quando
seguiamo Io facciamo distrattamente, non ci
interessiamo come a cosa che ci riguardi direttamente ; e sopratutto, non prendiamo parte. non ci impegnamo a fondo, cmi tutti j
rischi che ciò comporta.
E’ chiaro dunque che non si tratta di dare ad alcuni pochi l’incarico delTevangelizzazione. La Chiesa tutta deve prenderne la
decisione, e soltanto essa può prenderla : anzitutto con un’intima convinzione e preparazione; successivamente con decisioni ufficiali, analoghe a quelle del 1860, che portino tuttò l’interesse e il peso delle sue attività in quella direzione., E che ciascunò,' operaio, agricoltore e sopratutto maestro, professore, infermiera, uomo di cultura, e che
tutti, ma in modo speciale i giovani, che
hanno tutto aperto ancora dinanzi a loro,
considerino quest’opera come la loro opera,
quella per cui sono stati chiamati alla vita
e alla fede.
Questa Tevangelizzazione, questo T« esser missionari » per non finire.
Giorgio M. Girardet.
'-Ji
(1) Vedi: «Fine dei Valdesi», Èco n. 1.
•5.x'‘ua C. ■•i
libres
- m - fila cosciCii
Permettez-moi un peu lon
gue, peut-être, maiiipiflféfl^'ante, me semble-t-il. Ce sont. des paroles de SainteBeuve.
«...Entre chrétiens sincères, principalement, il semble qu’il y aurait lieu, ponobstanf les formes qui séparent, de concevoir
en idée cette communication par l’esprit, ce
rendez-vous de famille, dont on a une noble ébauche commencée par Bossuet et par
Leibntiz. Mais qu’est-ce? ici les dissidences, à y bien regarder, sont plus tranchées
encore, les répulsions plus criantes... Il faut
bien se .l’avouer, toutes ces unions-finales
ne sont qu’un beau songe,, un vain mirage
qui se joue un mdhient à l’horizon, au gré
des imaginations bienveillantes. Pour nousmêmes, dans la vie, dès que nous agissons, les répugnances ^se retrouvent.
Réunis désormais, vous avez entendu,
sur les rives du fleuve où la haine s’oublie
la voix du genre humain qui vous réconcilie...
Un poète a dit cela, en parlant des grands
hommes divinisés de leur vivant. Mais ce
fleuve où s’oublie la haine diffère-t-il beaucoup, ô Poète, du fleuve donnant où tout
's’oublie? Ces réconciliations chères à la
pensée ne savent donc même pas où atteindre ceux qui en sont l’objet ; elles n’ont de
fondement que la vapeur de nos fèves. Ohl
qu’il y aurait profit et douceur, cependant, à
croire qu’elles sont possibles en réalité,
quelque part, qu’elles ne sont ici-bas qu’ajournées, et qu’elles s’accompliront à la fin
au sein du seul nœud qui soit un vrai nœud,
au sein de Celui qu’on aura aimé et qui est
éternel 1
Tout le reste ne mérite que d’être agité,
heurté comme il Test, et entrechoqué comme poussière ».
C’est une belle page, pleine de cetté sérénité qu’un esprit « libéral » admire et approuve sans réserve.
Hélas oui, ici-bas, les dissidences, les répulsions sont plus tranchées, plus criantes.
Et Ton comprend la douleur d’un esprit « libéral» tel* que celùi de Sainte-Beuve lorsqu’il voit les dissidents s’entrechoquer,
s’entredéchirer.
Les faits vous sont connus. ' .
Amauld, le génie tutélaire de Port Royal,
de ce Port Royal dont la doctrine augustinienpe de Jansénius a tant^de points de ressemblance avec la doctrine de l’élection enseignée par Calvin, vient d’être chassé de
son sonctuaaire. Le sanctuaire doit être détruit par ordre de Louis XIV ; les pauvres
sœure seront dispersées ; AmauM est en
exil, persécuté. Et voici, de son exil, Arnauld, persécuté: exilé, écrit au roi persécuteur une lettre brûlante; il exulte de
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joie pour lee mesures que Louis XIV vient
,d* prradre çontre les hérétiquei calvinistes.
Y C’est une^beljé'page qu’a 4éÜte Sainte
Beuve k ce proposj Qu’il serait betu.de. pou-, ;
:.f voir contempler, unis dans l’ep et dans la
persécution, Amauld et Jurieu, Bort Royal
. et Calvin! C^’Ù serait doux d’éoouter ÿ^îr';
U voix du gsnrê humain gui - nous • réconeUie » . . . , >k„
Et pourtant cette belle, page d’uii esprit*
<( libéral », n’est pas une page d’un esprit
libre i elle est, sans le vouloir^ foncièrement
injuste, comme sont injustes tous ces esprits
forts, supérieurs, qui, ;tu nom d’un vague
libéralisme religieux, confondent œcuménisme'et syncrétisme'; parlent d’union, de fusion
d’églises, et ^’acharnent à saper, les fonde
ments de« Eglise«; célèbrent les triomphes
de la voix du genre humain et oublient que.
sert chantre vit mourir «on frère aura, la
guillotine-,.' ■.
« Car la Voix du genre humain n’a.¿jamais
été si claire que lorqu® Rebespièrre iii prê, ta;l«.siennel '
Il est aisé d’écrir« de' belles page« pour
condamner les guerres des religions, la « haine »d’Amauld, 1’« opiniâtreté » “de Jui:ieu.
Mais n’y avait-ir vraiment-là rien autre
-que «poussière» qui méritiit d’être agité,
comme «poussière?)). Et si nous en étions,
vraiment là, il est évident que nous pourrions
écrire de belles leçons'de morale, .mais notre faillite chrétienne serait chose accomplie. •
" " O. l.
\ .Y r
iirfMi .1 I. ...
« Gruppo Valli „
Il B dicembre u.». sì.è' tenuto in S. Germano Chisone, nei locaM- della Chiesa Valdesè;,un Convegno., giovanile al quale han. no pairtecipato, malgrado il tempo incerto,
oMBerose Unioni del «Gruppo Valli»;
" ; Il Convegno, si ,apre alle ore 14.30, presieduto dal capogruppo, pastore sig. G. Bertin. Dopo che è stata invocata la presenza
, ., del Signore e là Sù‘a benedizione sui giovani, viene data la parola al pastore di Prarostino, «ig,; U. Bert, che con il suo caldo ed
eloquente messaggio tratta un argomento di
•ommà importanza: il giovane valdese e la
Pàtria. Tale trattazione viene poi continua% t& ed approfondita dall’universitario Cabel1«~ deirUnione Giovanile di Torino, il qiiaU, con esposizione viva ed aperta esamina
le norme sulle quali deve basarsi il contegno del. cristiano nei confronti della Patria.
Il prof. Ernesto Tron, reduce dai campi
di concentramento della Germania, completa poi l’argomento prendendo im considerazione il contegno del cristiano pei confronti,
delle altre patrie.
Negli intervalli la Corale di S.. Germano
Chisone, diretta dal pastore G. Bertin, eseguisce alcuni cori, tra i quali un •salmo
svizzero.
S. G«rmano Chitone
Ed ecco ora, per sommi capi, la trattazione deH’ai’gomeiito.
Nella vita individuale l’uomo dovrebbe .o
meglio, deve essere" légàto coii Vincoli di
amore e di fedeltà a tre grandi ideali: Dio,
famiglia, patria. ,
L’amore per Dio, essere eterno, soprannaturale, purissimo _ spirito onnipotente,
creatore dei cieli e della terra, deve essere
superiore, sotto tutti gli aspetti, a quello che
è l’amore per la famiglia e per la patria. •
Infatti, chi può “dedicare completamente
la sua vita al focolare domestico o al bene
della società, se non è- ispirato e guidato
d'alla fede in Dio?
11 giovane valdese deve amare la sua patria perchè, questa è la terra dove egli è
nàto, è il luogo dove egli vive ed al quale
è legalo da innumerevoli ricordi ed affetti.
In secondo luogo^ve amarla perchè essa
fir cara, infinitamente cara ai Padri che,
piuttosto di abbandonarla, «hanno accettato eroicamente la morte ». Amare la patria
però, non significa adorarla, cadere cioè in
quella che è la patriolatria e, d’altro canto,
questo amore per il suolo natio non deve
tramutarsi in orgoglio di. razza, sotto Tinfl^usso del quale il cittadino di una nazione
si sente superiore e, nello stesso tempo, a'v
■ '-j: I ’ '
varfl« «i cittadini di ogni altra nazione.
Corna tutti quanti siamo uguali agli "occhi di., Dio, eótì. pure dobbiamo lentirci
Uguali tr* di noi. .
1 Valdesi àmàroào la loro patria come
aPamerebbe una madre.,. La patria, al con#
tràrio, fu per essi còme una matrigna: purtroppo, le promesse di tranquillità e di libertà di culto ai tramutarono sempre, per il
^.popolo valdese, ìfi promesse rinnegate,
‘ La gioventù valdese, sorretta dalla fede in
Dio,, ai unisce unanime e compatta per ottetnerq daUa Patria la pienezza della libertà
' tanto sospirata... .
« Ottenuta tale libertà è dovere dei giovani
il'rendere la Patria grande e prospera agli
.;' sèchi di Dio.
' Da alcuni mesi è terminatila cruenta lot. ' ta che ha travagliato per lunghi anni l’in-.
tera umanità... Ricordi terribili ed orridi ci
opprimono tuttora e non ci danno requie.
Una domanda che espesso ci rivolgiamo, nel ,
nqstro intimo, è la seguente : come deve
comportarsi il cristiano nei cohfronti delle
.altre patrie? <(Ama il tuo prossimo come te/
stesso»; ...Ecco la risposta semplice ed imperativa, y sommario della leg^e di Dio, al
quale ogni cristiano deve obbedire, dimenticando le offese patte, le ingiurie sofferte...
E' finita la guerra... Sta a noi évitàre una
prossima e cruenta lotta fra gli uomini.
,;"jl, Convegno si chiude con. un caldo , messàggio di affetto del segretario generale delFvU.V., pastore T. Vinay... Ricordo, tra le
parole di tale messaggio, gli • ammonimenti .
della Parola di Dio: «Se l’Eterno non edifica la casa, invano si affaticano i lavoratori».
Dopo che il Vice-Moderatore pastore B.
Nisbet ha portato il saluto della Tavola, l’assemblea si unsice al cauto deH’inno finale :
del <! Giuro di Sibaud » nella sua versione
francese
•La filodrammatica di Pomaretto intrattiene. infine i giovani nella sala delle attività
con la presentazione di un divertentissimo
numero... a cui seguono giochi e canti,
Giulio Balmas.
Le nostre felicitazioni al neo-dottore R.
fouveìial, che si è brillantemente laureato
in filosofia, ottenendo i pieni voti e lode,
presso la Facoltà di Filosofia di Torino.
L’argomento della sua tesi era: «Il concetto di angoscia e fede in Kierkegaard ».
La. partecipazione della Comunità ai nostri culti di Nàtale è stata alquanto pregiudicata/ dal cattivo tempo che ha trattenuto
molta sorelle alle loro case. Buona per contro la partecipazione degli uomini. Le due
Corali di Pradeltorno de' §erre, quest’ul'tima coadiuvata da, ,4 della Corale
del Capoluogo, hai: rfibuito alla edificazione dei cuF%t;‘ dei quali è stata celebrata 1 <àha.
Le nostre ’S....,l v; dell’Albero di Natale hanno avuto luogo a Pradeltorno la sera
del 24, dicembre, ed al Serre la domenica 30
dicembre, nel pomeriggio. Buona la partecipazione ‘del pubblico. Un buon program- ■
ma di recite e canti è stato svolto intorno
agli Alberi di Natale. Il buon esito di una
colletta.' in natura fatta precedentemente
presso le .famiglie dèlia Comunità ci ha
permesso di offrire a tutti- indistintamente i
bambini della nostra Chiesa ima bella e
gustosa « brioche ». Ringraziamo di cuore i
donatori per la loro comprensione e libera^
Ìità e diciamo pure il nostro « grazie » a
tutti coloro che in vario modo hanno contribuito alla buona riuscita di queste feste.
La sera del 31 dicembre, nel Tèmpio del
•' Serre,"'ebbe luc^o il cul^o di fin d’anno per
le due Comunità, presieduto dal pastore
Arnaldo Comba, che ringraziamo per la sua
collaborazione. La nòtte fonda ed il pessimo
stato delle strade iiripedì anche in questa occasione, a molti chà certamente lo desideravano, di partecipare a questo culto tradizionalmente ben frequentato. Scarsa pure fu
la partecipazione alla Santa Cena. Le due
Corali riunite, contribuirono alla. edificazione del culto col canto dell’inno N. 228 della
Raccolta Francese,
e. a.
Lui
tu S. Ciiu'V'un.ni
Il 22 dicembre è stato celebrato nel nostro tempio il matrimonio della sig.na EveUnu Avondet (Malanot) .eoi sig. Vittorio Rivoir (Peyrot). Rinnoviamo agli sposi felici
i nostri più fèrvidi auguri di benedizioni.
—■ 11 giorno di Natale si è serenamente
addormentata nel suo Signore la no.etra venerata sorella sig.ra Lina Long ved. Peyrot,
all'età di 84 anni, ai Marauda, Essa ci lascia ■ un soa've e luniinoso ricordo di fede,
di bontà e dì grande amóre per la stia
chiesa, alia cui vita si è sempre vivamente
interessata con delicato affetto.
Al figlio ing. Arturo' ed alla sua famiglia,
al nipote doti. Arturo Garnler, ai parenti
tutti le nostre sentite condoglianze.
.
Domenica 6 corrente s’è svolta la solen«• commemoràzione del centenario della
•onsacrazione del Tempio, con rintervento
d’uri pubblico assai numeroso che gremiva
i'ampio locale. II pastore sig. Enrico Geymet, dopo un’introduzione liturgica, ha preso opportùnamente come testo la grande
preghiera del re Salomone per la consacrazione del tempio di Gerusalemme (I Re capitolo 8); e, seguendone l'ispirazione, ha rievocato in sintesi molto interessante, riccia
di particolari e d’osservazioni caratteristiche, la vita ecclesiastica, morale, spirituale
della parrocchia durante i cento anni trascorsi, dilungandosi particolarmente sulla
bella ed, austera figura del pastore Armand
Hugon, che per trent’anni e fino al 1906 ha
diretto la parrocchia stessa con un profondo senso di dovere e di sacrificio, lasciando
di sé un ricordo incancellabile. La' Corale,
egregiamente diretta dal maestro Ferraccio
Rlvoir, ha cantato con' giovanile vivacità
quello stesso inno 12 della Raccolta francese, ch’era stato cantato cento anni fa. Iridi !
hanno preso la parola i vari rappresentan- f ’
ti amici: il Vice-Moderatore sig. Nisbet ha '
portato gli affettuosi saluti della Tavola e i
della Commissione distrettuale, rivolgendo ■
ai parrocchiarii un caldo invito q collabo- !
rare cordialmente col Pastore ed a confor- :
tarlo col loro affetto, nello svolgimento del
suo lavoro. Il pref. Attilio Jalla, dopo aver -j
portato la cordiale adesione della Società
dì Studi Valdesi, ha espresso il significato
storico di questo centenario e della vita più !
volte centenaria Jella parrocchia con alcune frasi significaiive’di quel grande rorengo che fu Giosuè Gianavello, indicanti Ja •
fede, la solidarietà fraterna, l’opera cristiana, il senso d’adorazione e di pietà, la consacrazione a Dio, come gii elementi neces^
sari per la vita d’ogni valdese. Il prof. Luigi Micòl lesse le adesioni di numerosi amici lontani, fra cui notiamo quello del pastore Colucci, della Chiesa Valdese di Firenze e la commovente poesia di Gabriella
Tourn, ispirata alla circostanza.- Infine il
dott: Roberto Meynet con opportune parole
espresse - la riconoscenza di tutti i parrocchiani di Rorà per l’opera fervida ed instancabile del pastore Geymet. portando
inoltre la solidale adesione 'dei Combattenti. La celebrazione della Santa Cena, svolta fra il profondo raccoglimento dell’assemblea, chiuse la bella e commovente commemorazione, il cui ricordo efficace rimarrà
lungamente impresso neU’animo di tutta la
popolazione valdese.
S* CipAVBrajami«» daisono
Battesimi, Il 25 dicembre:-Beri Giorgina
4 ilr^ana di Enrico e di Balmas Olga, dei
Bert; il 22 dicembre: Meynier Fiorella Ceci
Ha di Gustavo e di 4vondet Clelia, di Villa. '
A queste care bambine e alle loro famiglie non manchi mai la benedizione dei Signore !
— M.atrimonio. Il 22 dicembre, JJrigu Luigi e Tron Ada.. Agli sposi, che si sono stabiliti a Pinerolo, auguriamo di fondare un focolare dove abbondi la gioia, cristiana.
II Periodo deli,e solennità è stato veramente benedetto! Finalmente abbiamo potuto (felebTare il Natale e li Capodanno come lo si desiderava ardentemente negli anni passati! Dalla frequentàzione del culti e
dal maggior impegno in tutte le attività si
vedrà se i privilegi che Dio ci ha accordato ci hanno toccato il cuore oppure vi hanno prodotto un’impressione superficiale ed
effimera. A tutti i membri della Corale, del
Gruppo d’Azione, e ai Monitori e Monitricì
e Cadette la parrocchia rivolge Vivi ringraziamenti per il buon esito dei cori' ai Culti
di Natale e di Pine d’Anno, della Festa
deU’Albero e dèlia Veglia della Gioventù.
— Funerali. E’ tragicamente deceduto, li
20 U.S., Poni Luigi, di anni 72. Dopo la morte della sua moglie avvenuta nel-bombardamento del Malaffaggio, non s’era più dato
pace.
Airospedale di Pomaretto si è spento alla
vita di quaggiù, il 1“ gennaio, Long Eli, di
armi 44, originàrio di Pramollo. •
A queste due famiglie nel duolo esqirimiamo la nostra simpatia cristiana.
E' stàio ammiri isti'ato il battesimo a Càrbotti Alburosa e a Carbotti Roberto di Giovai « di‘Maria Amia Ganière. Il Signore
spanda le sue benedizioni- su questi bimbi e
sui loro genitori.
— Si sono uniti in matrimonio il signor
Jourdan, Giovanni Daniele (Costa) e la' signorina Malan Erreestirm, (Inverso). Iddio
benedica questo nuovo focolare.
— Iddio ha richiamato a Sè lo spirito
della signora Geymet Maria vedova Giraudin (Ciapera), all’età di 80 anni. Era del
numero di quelli stanchi che-«anelano al riposò celeste ed aspettano con pazienza l’esaudimento delle sue preghiere.
— E’ salita a più alte dimore nella Casa
del Padre Celesti! la signora Maddalena
Pasquet in Abrard, all’età di 75 anni. L'ul
"tima tappa del suo .viaggio verso l’eternità
è stato caratterizzato da intensa e continua
.sofferenza, sopportata però con animo lorte e nella sottornissione al volere divino,'
grazie alla fede nel suo Salvatore che sem
CULTI RADIO E CORALI
Facendo eco all’invito rivolto da Galp
alle Corali delle nostre chiese perchè offrano la loro collaborazione ai culti trasmessi per radio dalla stazione di Torino,
assicuro che taie collaborazione sarà apprezzata da tutti e particolarmente da chi.
ogni domenica ha l’incarico di curare il
canto dei nostri rimi nelle trasmissioni dei
culti,
Vengano dunque le Corali delle nostre
chiese a Torino per darci il loro aiuto.
I Pastori 0 i Direttori di Corale abbiano
soltanto la compiacenza di scrivere in tempo al pastore Ermanno Rostan, a Torino,
pe'r stabilire di comune accordo la data in
cui la Corale potrà cantare.
E. Rostan.
pre sentiva a lei vicino. Lascia un' ricordo
benedetto nel cuore della famiglia e dei ca
noscenti; Scendano sui focolari provati' cosi duramente le divine consolazioni,
— Ha fatto ritorno a Roma il professor
Davide Dosio della nostra facoltà di teologia. Durante la sua permanenza a Torre,
egli ci diede una predicazione, al mese,
molto' apprezzata daU’uditorio domenicale,
che lo' vedeva sempre con piacere salire i
gradini del pulpito del tempio di Villa. Lo
ringraziamo di cuore della sua collaborazione. ■ .
— La celebrazione delle solennità religio
se ha lasciato un benefico ricordo. Il 24 dicinebre, festa deU’Albero.' Un buon ' programma di poesie religiose e canti, preparato con cura, veniva svolto davanti ad un
mimerosò pubblico alla luce di un bel pino
riccamente illuminato. Grazie ai doni ricevuti, 1 350 alunni delle nostre scuole domenicali hanno avuto un regalo che fece ricordare quello di anteguerra. •
Affollati i culti di Natale e di fine d'anno, quest’ultimo non ha forse mai raccolto
un cosi grande uditorio.
La Santa Cena è stata celebrata tre volte:, particolarmente numeroso è stato quello del 31 dicembre.
I poveri non sono stati dimenticati dalla
comunità. La colletta dopo il culto di Natale, che ha fruttato otto mila lire, ed un dono
speciale di dieci mila lire, ci hanno permesse dì ofli'iré un discreto regalò, natalizio a
quarantaquattro famiglie più bisognose.
Ottima jirtousica religiosa, e che tanto ha
' contribuito a dare maggiora solennità alla
- funzioni sacre, è stata eseguita dalla Corale
.«Natale, dal signor Eynard, il 31 dicembre,
, dal M“ Marco Peyrot - ftll'orgario il professor Tron Capodanno « la domenica dell'Epifania. A'äuöi dlciairio un grazie di
■ cuore. - , . ' • ' ;f..
,■ La famìglia Rlvoir, del Saraz (Simoundj ha rìceNtito la dolorosa notizia'della morte del suo caro Ermanno, avvenuta il
28 marzo 1945 nelle vicinanze di Dülmen in
Westfalia (Germania). La. notizia ò stata
data da un compagno di prigionia, il signor
Tullio Celllni, che comunica 1 seguenti dettagli : Ermanno Rivoir era arrivato al campò di' concentramento' <Ji Dülmen verso la
. metà di marzo dell’anno scorso, il 25 dello
stesso mese,, in seguito all’offensiya alleata, il laper veniva evacuato di notte e gli.
internati diretti verso Münster.'IL28, diecicaccia inglesi, scambiatili per soldati tedeschi in fuga, aprirono il fuoco. Il Cellinì
dice testualmente: «Mi trovavo vicino al
Rivoir, una pallottola lo colpì alla testa,
nella parte facciale, perforandogli le due
guancie. Non morì subito ma non profferì
più parola. Ricordo di awrlo preso per la
mano, di averlo chiamato ma senza più ottenere rispost'a. Assieme --ad altri morti lo
abbiamo trasportato in -un bosco vicino,
dove tutti sono stati sepolti. Posso dire che
Ermanno Rivoir era un giovane simpatico,
sorridente, sempre serenò».
Esprimiamo alla famiglia la nostra profonda'^'sinipatia cristiana,' . •
Domenica sera, nella sala delrAsilq, il
prof. Ernesto Bein, cbntinuando la serie
delle conferenze sulle Chiese Cristiane in
Europa durante la guerra, ha esposto con
concisa ed efficace chiarezza la à#uazione
dalla Chiesa Cristiana in Olanda.
Dopo averle riassunto in brevi tratti le
condizioni geografiche e storiche di quel
paese e della sua Chiesa Ri,ormata, egli
alluse alla decadenza spirituale di quest'ultima nel periodo anteriore alla guerra, a
causa dell’oscuratu coscienza delia propria
missione e dei dissensi interni. Ma l’improvvisa invasione tedesca dei 1940 e le catastrofi, che ne seguirono la risvegliarono
vigorosamente, tanto ch’essa riprese con
piena alacrità la sua granfia opera secolare nel suo popolo, opponendosi coraggiosamente, in stretto accordo con le altre Chiese Evangeliche ed anche, con quella Cattolica, alla brutale azione dei tedeschi, specialmente contro là libertà religiosa, contro gli ebrei, e per i forzati internamenti di
lavoratori in Germania.
• addusse vàrie interessanti te
stimonianze e documenti circa quest’azione
mirabile di coraggio, di fede, dì spirito di,
sacrifìcio, concludendo cori l’augurio che
la Chiesa Cristiana sappia, .anche con la
liberazione e la pace, esercitare su quel popolo la sua influènza provvidenziale. Il
prof. Miegge espresse álloratore la riconoscenza del ' numeroso pubblico per la sua
chiara ed interessante conferenza.
— Domenica 20 corr., il prof, Attilio Jalla
coiitinùando la stessa serie parlerà delle
condizioni della Chiesa Cristiana in Danimarca durante la guerra,
'VmUsmm l»«||ic«
Nuovo Focolare. I nostri fraterni auguri
di viva felicità cristiana ad Attilio Celsino,
da Torre Pellice, e Liliana Bertucci, del Centro, di cui abbiamo celebrato il matrimonio
nei tempio, il 15 dicembre scorso. .
— Dipartenza. 11 20 dicembre, un gran
numero di fratelli e sorelle della comunità
ha tenuto, a rendere, malgrado il maltempo,
il suo ultimo tributo di stima e di affetto
alla sorella Anna Baridon ved. Bonjoùr,
della Barma che, .in seguito a dolorosa malattia, affrontata con bella fede cristiana,
era, il giorno precedente, fiduciosamente ritornata al suo Signore, Pochi giorni prima,
la nostra sorella aveva ancora avuto la gioia
di riabbracciare, dopo armi di separazione,
il figliuolo reduce da internamento in paese straniero. Ai due figliuoli, alle sorelle, ai
nipoti, alla famiglia tutta ridiciamo la nostra profonda simpatia nella dura prova,
— La comunità è vivamente grata al
prof. Paolo Baridon per il benefico mes-,
saggio rivoltole al culto del 23 dicembre.
— Culti delle Solennità. Buone e raccolte assemblee hanno partecipato ai culti di
Natale, fine e Capo d’anno, che-sono stati
tutti .rallegrati dalla 'partecipazione della
nostra Corale, che sotto la direzione del si
gnor E. Bou'issa, ha magnificamente ese
güito cori e canti di circostanza.
Anche i 200 bimbi delle nostre Scuole do
menicali hanno avuto la loro gioia di Natale con la festa dell’Albero: frutto della
generosità e delle fatiche di tutta la fratellanza. Un grazie particolare i nostri
bimbi felici hanno rivolto ai giovani ex in
ternati, reduci e partigiani che, in magnifico accordo^ spno saliti insieme molto in
alto, nella neve a prendere il' magnifico
abete.
— AvvIso^ Domenica prossima, 13, corrente, .alle ore 10.30, la comunità è convocata
nel tempio per un culto di rendimento di
I grazie a Dio, per il ritorno dei nostri gio' vani ex internati e reduci.
Luigi Jahier c famiglia, profondamentt
commossi per Te ‘prove di simpatia ricevute
in occasione della dipartenza della para
moglie e mamma
HATILDE JAHIER nata BOOCEARD
ringraziano tutti colerà che cdn la presenza,- con scritti e fiori, hanno voluto onorarie là memoria. In modo speciale ringrazia~~no il signor Pastore e quanti si sono prodigali negli ultimi istanti di vita terrena della
cara scomparsa.
Ruà di Pramollo, 29 dicembre 1945.
Alberto Ricca: Direttore
Autofmsziùne N. P 356 dell’A.P.B.'^
UNO TIPO ARTI GRAFICHÈ • TORRE PELLICE