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Anno IV
numero 43
del 8 novembre 1996
L.2000
Spedizio”«P-2:6
art. 2 legge 549/95 nr. 43/96 - Torino
In caso di mancato recapito
si prega restitMire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
SETI IMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VAI DESI
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Bibbia e attualità
SEGRETO!
FINO A QUANDO?
«Non c'è niente di nascosto che non
debba essere scoperto, né di occulto
che non debba essere conosciuto»
(Matteo 10,26)
SEMBRA che gli stati moderni non
possano funzionare bene se non
utilizzando uffici che hanno il nome
di «affari riservati» oppure di «servizi
segreti». Ciò che fanno questi uffici, si
pensa che sia noto istituzionalmente
soltanto a pochissime persone. D'altra
parte un segreto, se viene conosciuto
da tanti, che razza di segreto è? Ecco
allora un gran muoversi in occulto,
per non far sapere agli altri quel che si
sta facendo. Ma il guaio è che l’azione
segreta produce spesso effetti pubblici.
Quindi tutti ne vengono.a conoscenza
ma non sanno chi l'ha voluta e attuata. Si sa quasi sempre a chi giova, ma
non chi ne è responsabile. Si instaura
così una mentalità, un modo di agire,
un sistema dominato dal mistero: dal
silenzio di chi sa e dall’omertà di chi
ne è parte e tace.
TTLTIMAMENTE, dalle pagine di
\J un prestigioso quotidiano di
informazione, un noto scrittore italiano ha chiesto a un politico navigato e
dalla cinquantennale carriera ai massimi livelli istituzionali, di scrivere le
sue memorie come se si trattasse di un
romanzo. Cambiando i nomi ma raccontando i fatti, così da fare almeno
chiarezza su una serie di misteri della
vicenda politica italiana. Non sappiamo se la provocazione sia stata raccolta. Il fatto è che la nostra vicenda italiana presefita ancora troppi misteri,
troppi segreti che spesso sono di ostacolo alla conoscenza della verità giudiziale. La cronaca quotidiana ci parla di tanti processi su fatti che hanno
scosso l’opinione pubblica e che sono
stati causa di gran numero di danni e
di morti, che dopo anni dai fatti si trascinano nelle aule giudiziarie italiane.
JJNA sola cosa finora si è accertata:
U Vimplicazione e la condanna di
ufficiali dei servizi segreti per falsa testimonianza o depistaggio. Non è il
caso di fare elenchi, la cronaca ne è
piena. Una volta si diceva che chi possiede più informazioni ha un vantaggio straordinario che, esercitato nell'ambito degli affari, produce ricchezza.
Oggi questo detto va aggiornato: chi
xonosce e gestisce più segreti ha un
grande potere. Certo, rischia molto,
perfino la vita, ma è un uomo influente. Il guaio è che i rapporti politici,
economici, finanziari, sociali e industriali sono così inquinati da segreti
da risultare invivibili. Siamo come
paralizzati dai segreti di ieri che non
ci permettono di muoverci oggi, perché impossibilitati a capire.
r T f ITALIA dei misteri blocca molti.
■L/ Se si vuole veramente un rinnovamento dei rapporti umani, politici e
sociali che coinvolga tutti gli strati delpopolazione, occorre allora, prima
di ogni altro programma, fare chiarezza sui misteri che pesano su questo
paese e lo frenano da troppo tempo.
L'impegno che qualche formazione, poiitica si era assunta di una esigenza
^tica nell’ambito dell’apparato dello
stato, sembra finito prima ancora di
dare i suoi frutti. Come se la «questione morale» fosse un’arma per le forniazioni politiche dell’opposizione e
non per quelle di governo. Le cose nascoste devono essere portate alla luce;
'e cose occulte devono essere conosciuAltrimenti la strada che abbiamo
dinanzi sarà sempre più dura. Finora
siamo stati avvolti da segreti e da misteri, fino a quando dovrà durare questa situazione? Fino a quando sarà tollerabile?
Domenico Tomasetto
Ai confini di Zaire, Ruanda e Burundi è imminente un nuovo genocidio
È di nuovo guerra nel cuore dell'Africa
Tutsi e hutu hanno la stessa lingua e religione, e coabitano nella stessa regione da sempre
Si combattono non per ragioni etniche ma per essere al potere nel nuovo equilibrio regionale
PAOLO EMILIO LANDI
I tutsi e gli hutu sono due popoli
che parlano la stessa lingua, che
coabitano nella stessa regione da
tempo immemorabile e praticano
la stessa religione. Nonostante che
nel genocidio mándese la minoranza tutsi abbia subito almeno
700.000 morti e sia riuscita con una
guerra lampo a rovesciare il governo hutu, quando, alcuni mesi fa, ho
girato il reportage per la rubrica di
Raidue «Protestantesimo» non riuscivo a sentirmi dalla parte dei vincitori. La fàvola degli hutu sterminatori, sconfitti dalle forse di liberazione tutsi, è appunto una favola.
E i recenti eventi nella regione dei
glandi laghi, l’ombelico dell’Africa,
lo stanno dimostrando.
Nel 1994 non si trattò di un conflitto etnico. Due esempi; i primi a
cadere furono gli hutu moderati; il
presidente ruandese Habyarimana
fu abbattuto cop il suo aereo probabilmente dai suoi stessi sostenitori. Anche ora non si tratta di un
conflitto emico: la comunità internazionale cerca di capire la situazione usando una chiave di lettura
che non entra nella toppa: una
guerra etnica, insensata, incomprensibile e feroce. In Ruanda e in
Burundi, dopo il genocidio, il potere è saldamènte nelle mani delle
forze militari tutsi che hanno conquistato i due paesi nel 1994. Si
tratta dei figli dei tutsi cacciati negli
anni ’60 e ritornati con le armi fornite dal governo ugandese. Paul
Kagame, il vicepresidente e ministro della difesa ruandese, l’aria
gracile di un intellettuale occhialuto e i modi arroganti di un conquistatore, è stato un ufficiale dell’intelligence ugandese.
In Zaire una minoranza tutsi, i
guerriglieri banyamulengeor, lottano contro il governo centrale che,
nonostante essi risiedano nell’Est
del paese da 200 anni, ha tolto loro,
anni fa, la cittadinanza facendone
un popolo senza patria; l’esercito
zairese, che non vede un soldo da
parecchi mesi, si è accanito contro
costoro. I ruandesi, venendo in
Prigione ruandese di Gitarama: prigionieri hutu accusati di massacri di civili
soccorso dei loro ormai lontanissimi parenti cercano di creare una
Tutsiland, ai confini con lo Zaire,
mentre gli zairesi gradirebbero un
ritorno al potere degli hutu: due
governi instabili cercano la stabilità nella guerra fra loro. Tra le due
parti in lotta ci sono i rifugiati
ruandesi, in maggioranza hutu.
Questi, circa un milione, erano ammassati nei campi profughi dell’Uncr da due anni. Un bubbone
che non poteva non esplodere. Ma
chi sono questi rifugiati? In parte si
tratta di quegli assassini che fuggirono nel 1994 e che sporadicamente cercano di tornare in armi in
Ruanda: il governo zairese è accusato di sostenerli e armarli.
Gli altri, la maggioranza, sono
ruandesi che temono di tornare nel
loro paese per almeno due buoni
motivi: non hanno alcuna certezza
di riavere la terra che hanno abbandonato, né le loro case, e corrono tutti il rischio di essere accusati
di genocidio. Per essere accusati
bastano tre testimoni, ma non un
solo processo è stato celebrato negli ultimi due anni. 11 commissario
dell’Onu della zona di Bukawu ammette candidamente di non capire
perché la gente abbandoni in massa i campi profughi dirigendosi
verso Nord e verso l’interno. la risposta è semplice: perché, come è
successo nel 1994, non c’è nessuno
che li difenda: le Nazioni Unite sono solo capaci di mantenere in piedi il business degli aiuti alimentari,
ma non sono stati e non sono capaci di mettersi tra i contendenti e
cercare una soluzione.
Tuttavia c’è anche un versante
interno dello Zaire: Mobutu è in
Svizzera da due mesi per curarsi il
cancro alla prostata; nessuno è stato indicato come successore dell’
anziano ex sergente, ora dittatore
assoluto del terzo paese africano
(40 milioni di persone, un sottosuolo ricchissimo, l’economia a
pezzi, 7 paesi confinati). La crisi attuale deve molto alla lotta per la
successione a Mobutu, forse al tentativo di smembrare l’ex Congo
Belga. Se lo Zaire si smembrerà, la
guerra nell’ex Jugoslavia sembrerà,
^ paragone, una passeggiata. Francia, Belgio, Inghilterra hanno forti
interessi economici nella regione.
Un intervento decisivo degli Stati
Uniti e dell’Unione europea è sulla
bocca di molti ma temo che, come
in passato, non si andrà oltre un
massiccio intervento (pur auspicabile e mgentissimo) per consentire
ai profughi di arrivare a domani.
Le chiese cristiane hanno dato
una pessima prova di sé nel 1994^
Non solo si hannò notizie di preti,
suore e religiosi di ogni confessione che hanno partecipato ai massacri, ma alle chiese, ai vertici è
mancato quella visione p^roietica
che poteva, se non evitare, almeno
firenare il genocidio. A suo tempo i
vertici si schierarono con il potere.
Ora forse hanno imparato la lezione. In Burundi è iniziata un’incessante opera di mediazione delle
chiese per la riconciliazione tra le
ex parti in conflitto. Nel paese delle
Mille Colline, tutsi e hutu sono tornati a pregare in chiesa insieme.
Non solo Christian Aid (un’organizzazione voluta dal Consiglio
ecumenico) è il maggiore distributore di aiuti non alimentari, ma
opera attivamente per sanare le ferite del genocidio. Forse questa
volta i popoli di questi tre paesi
non cadranno nella trappola e prima di prendere in mano il machete
si chiederanno perché stanno andando alla guerra. Se questo accadrà, nonostante 1 forti interessi sopra le loro teste, sarà merito anche
delle chiese cristiane. Ma nei grandi laghi l’ottimismo è l’unica pianta che non cresce.
Elezioni in Nicaragua
Il candidato evangelico
contesta il risultato
Il primo candidato
evangelico alla presidenza del Nicaragua ha contestato i risultati elettorali per il gran accumulo
di errori che hanno contraddistinto tutte le operazioni di voto, scrutinio
e trasmissione dei dati.
„Guillermo Osorno, pastore evangelico delle
Assemblee di Dio e leader del partito Camino
cristiano, fondato solo,
J8 mesi fa, sarebbe arrivato al terzo posto nella
corsa presidenziale con
poco più del 4% dei voti.
È un fatto che i risultati del voto del 20 ottobre
non sono ancora ufficiali, anche se il candidato
del partito di destra Alleanza.liberale, Arnold
Aleman, ha già annunciato di avere vinto con
quasi il 49% dei voti, davanti al candidato sandinista, Daniel Ortega, che
ne avrebbe ottenuto il
38%, Dato che nessun
partito ha comunque ottenuto la maggioranza
nell’Assemblea nazionale, i 3-4 seggi del partito
di Guillermo Osorno saranno importanti per la
formazione di una coalizione di governo. Ha ottenuto un seggio, come
candidato sandinista,
anche l’ex pastore delle
Assemblee di Dio Miguel
Angel Casco. (eni)
Scuola pubblica e privata
Pari ruolo con un
piccolo emendamento
Il governo procederà
alla riorganizzazione
graduale della rete scolastica, particolarmente
nelle zone disagiate del
paese, «tenendo conto
della presenza sul territorio di scuole e istituti
non statali, riconosciuti
e parificati». Con questo
emendamento del Polo,
approvato anche da molti deputati delTUUvo, la
Commissione bilancio
della Camera .ha messo
fine all’accesa discussione sul finanziamento
delle scuole private e sul
loro pari ruolo rispetto a
quella pubblica. Di più;
le scuole pubbliche potranno continuare ad
esistere o potranno sorgere solo se non ce ne
sono altre private. Come
dire: la Costituzione alla
rovescia. Ora, tre deputati della sinistra hanno
presentato un emendamento abrogativo dell’emendamento. Speriamo
che la ma^oranza ci sia
al momento del voto finale e non dorma, o non
faccia stranp giravolte: il
tema della scuola pubblica e della scuola privata, il loro finanziamento e il loro ruolo nella formazione delle nuove generazioni è cosa
troppo importante per
essere definita con piccoli emendamenti.
PERICOLO NUCLEARE. Forte opposizione delle chiese protestanti argentine alla proposta del governo di privatizzare le centrali nucleari del paese e di istituire un deposito di scorie
nucleari in Patagonia. In particolare,
in una lettera aperta inviata al governo, valdesi e luterani della regione
sottolineano che la decisione è un vero e proprio attentato all'integrità
del creato e cheTattuale tecnologia
disponibile non garantisce la sicurezza di un impianto quale quello progettato che, recita il documénto,
«non trova riscontro in nessun altro
paese del mondo». (nev-alc)
NEGOZIARE CON «L'ALTRO». In Francia
è stata condannata a un anno di detenzione un'immigrat9 senegalese per
aver praticato l'infibulàzione alle sue
cinque figlie. Di nuovo si ripropone la
necessità della convivenza di coloro
che, sul medesimo territorio, si riferiscono a valori diversi. È sufficiente imporre semplicemente le leggi e i valori
occidentali o bisogna fare di più dialogando e aprendo negoziati all'interno di relazioni fra diversi? (pag.10)
2
PAG. 2 RIFORMA
Della Parola
VENERDÌ 8 NQVEMBREtoq^
- V
«Poiché noi siamo
collaboratori di
Dio, voi siete il
campo di Dio,
l’edificio di Dio.
Io, secondo la
gloria di Dio
che mi è stata
data, come saggio
architetto, ho posto
il fondamento;
un altro vi edifica
sopra. Ma badi
ciascuno com’egli
edifica sopra;
poiché nessuno
può porre altro
fondamento che
quello già posto,
cioè Cristo Gesù.
Ora, se uno-edifica
sopra questo
fondamento oro,
argento, pietre di
valore, legno, fieno,
paglia, l’opera di
ognuno sarà
manifestata.
perché il giorno di
Cristo la paleserà:
poiché quel giorno
ha da apparire
quale fuoco; e il
fuoco farà la prova
di quel che sia
l’opera di ciascuno.
Se l’opera che uno
ha edificato
sul fondamento
sussiste, egli
ne riceverà
ricompensa;
se l’opera sua sarà
arsa, egli ne avrà
il danno; ma egli
stesso sarà salvo;
però come
attraverso il fuoco»
(I Corinzi 3,9-15)
«Siete stati edificati
sul fondamento
degli apostoli e dei
profeti, essendo
Cristo Gesù stesso
la pietra angolare,
sulla quale
l’edifìcio intero,
ben collegato
insieme,
si va innalzando
per essere un
tempio santo
nel Signore.
In lui voi pure
entrate a far parte
dell’edificio che ha
da servire come
dimora a Dio
per mezzo dello
Spirito»
(Efesini 2,20-22)
COLLABORATORI DI DIO
Così Paolo chiama i responsabili della chiesa mentre i membri sono «campo
ed edificio di Dio». Solo Cristo è il fondamento sul quale tutto l'edificio cresce
EMANUELE FIUME
IL 28 agosto del lontano 1689
l’esercito valdese del rimpatrio arriva nella borgata di Ghigo
di Frali. Cosa strana, i valdesi
trovano il loro tempio ancora in
piedi, mentre a Massello e a Rodoretto, località da dove erano
passati, i templi erano stati distrutti dalla furia nemica. 1) tempio di Frali era stato però adibito a chiesa cattolica: l’essenziale, la Bibbia al centro, era stato
tolto: l’inutile, statue, candele e
quadri, riempiva ogni angolo e
ogni parete del tempio. I valdesi
vollero celebrare in quel luogo,
nel loro luogo, il culto; ma il loro
vero fondamento, il Cristo annunciato dal Vangelo, non poteva coesistere con gli altri coronamenti del culto cattolico romano. Allora ripulirono il tempio da ogni immagine, poi invocarono la presenza del Signore,
pregarono, cantarono i Salmi e
ascoltarono la predicazione della parola di Dio.
Con questo salto all’indietro
di tre secoli possiamo comprendere che Gesù Cristo è il vero
fondamento sul quale siamo posti e sul quale siamo chiamati a
costruire la nostra vita di credenti, sapendo che la nostra costruzione sarà provata dal giudizio di Dio. 11 nostro testo chiama
i responsabili «collaboratori di
Dio» e i membri «campo ed edificio di Dio». Ora entrambe queste affermazioni possono urtare
la nostra sensibilità; noi diremmo piuttosto «siamo tutti collaboratori gli uni degli altri e Dio
ci guida» per poi puntualmente
contraddirci nei fatti: quelli che
collaborano sono di solito pochi
Preghiamo
Che Dio si levi e noi védrerri/ i suoi nemici dileguar
abbandontur il campo
e quei che L’odian, tutti insiem
del suo cospetto al folgorar/ fuggenti senza scampo.
Noi li vedremo allor fuggir/ sì come vedesi svanir
il ñamo a una ventata/
qual cera innanzi a un gran calor,
degli empi in viste del Signor/ la forza è consumata.
Mente in presenza del Signor/ '
i giusti lodano il suo onor,
sua forza e sua saggezza/ : ‘ '
e con im lieto e saùto ardor,
fan risuonar d'un solo cuor/ la loro contentezza!
Del Re del Re, Signore del del/ »
or canti ognun con nuovo zel
il provvido governo/ ché Sulle nubi Egli si sta '
con gran potenza e maestà/ è il nome suo l’Etenio.
(Innario cristiruio,n. 137)
e ciàscuno è nei fatti guida di se
stesso. Fer fortuna la Bibbia ci
dice la verità vera, che non sempre è quella che piace a noi: Dio
manda dei suoi collaboratori in
mezzo ai credenti, e questi collaboratori sono al loro servizio.
Essi lavorano nel campo che è la
chiesa, lo curano con responsabilità e con amore. Non ne dispongono, non lo comandano,
non lo distruggono, ma lo servono. Dio non li chiama soltanto
suoi servi, ma suoi collaboratori;
Dio cioè si fida di loro, si fida del
Concistoro e dei pastori, della
Tavola e del Sinodo, di tutti coloro che portano il peso e la responsabilità di un servizio grande o piccolo nella chiesa. Questo
non vuol però dire che questi
trattano Dio alla pari o che ci sia
un apprezzabile sforzo umano
per favorire Dio, ma l’immagine
è quella di un cantiere nel quale
il padrone dell’impresa è uno
solo, ma egli lavora assieme a
tutti gli altri e dà fiducia a tutti i
suoi dipendenti, daH’ingegnere
fino all’ultimo degli operai. Egli
allora dà le direttive di fondo e
stabilisce il piano della costruzione, ma vuole fidarsi del lavoro dei sottoposti che per questo
motivo sono collaboratori e non
pedissequi esecutori.
Ma il fondamento, il luogo delineato e preciso sul quale la costruzione dovrà sorgere, è Gesù
Cristo. Solo Cristo è la base di
roccia sulla quale tutto l’edificio
sta e non cade, la base stabilita
da Dio attorno alla quale troviamo soltanto terreno molle e cedevole, inadatto a una costruzione. Questo fondamento, Gesù Cristo, è stato stabilito da Dio
per mezzo della predicazione
degli apostoli, e nessuno ne deve porre un altro. Noi siamo allora chiamati a lavorare e a collaborare a un lavoro di costruzione su questo fondamento già
posto e su un perimetro già tracciato: noi riceviamo dalla parola
di Dio l’ubicazione esatta di
questo fondamento, il punto sul
quale costruire, il luogo nel quale non ci mancherà mai il terreno sotto i piedi. Allora badi ciascuno come vi edifica sopra perché nessuno può porre un altro
fondamento che non sia Gesù
Cristo. Chi costruisce fondandosi sugli idoli di se stesso, del proprio affetto, di una qualsiasi impalcatura ideologica può essere
sicuro che, per quanto solida
possa essere, la costruzione cederà e rovinerà proprio a causa
delle fondamenta deboli e insicure. Su Gesù Cristo invece il
terreno è sicuro; fuori portata
dalle valanghe di se stessi, al riparo dai terremoti degli affetti,
lontano dalle sabbie mobili dell’ideologia.
Tuttavia abbiamo la possibilità di costruire su questo fondamento con materiali^molto diversi. Alcuni materiali sono preziosi, oro, argento e pietre di valore, materiali che costano e che
richiedono impegno per essere
trovati. Altri materiali sono invece più comuni, legno, fieno e
paglia e con questi si può certamente costruire in economia.
Tuttavia un materiale non vale
l’altro; alla fine del lavoro la costruzione passerà un severissimo esame di collaudo. Il fuoco
del giudizio di Dio proverà la costruzione e tutto il materiale
scadente non supererà la prova
del fuoco di Dio e sarà irrimediabilmente distrutto. Allori, se
avremo costruito la nostra vita
di credenti con materiale scadente, con superficialità e pressappochismo, con orgoglio e superbia, non potremo difendere
la nostra costruzione a parole,
non potremo fermare il fuoco
del giudizio di Dio con le nostre
chiacchiere. Se invece avremo
usato del materiale prezioso e di
qualità, allora il fuoco del giudizio di Dio approverà la nostra
costruzione e no^ ne avremo ricompensa come collaboratori
saggi e avveduti. Tuttavia anche
nel caso in cui avessimo costruito con legno, paglia e fieno e il
fuoco di Dio avesse distrutto la
nostra costruzione, anche nel
caso in cui avessimo costruito la
nostra vita di credenti con orgoglio o pressappochismo e Dio
avesse poi condannato il nostro
errore, noi otterremo ugualmente la salvezza perché slamo
innestati sul fondamento solido,
Gesù Cristo. La otterremo per
un pelo, come chi esce indenne
da un incendio, perché Dio giudica le nostre opere, ma ci salva
nella fede fondata in Cristo.
Alla luce chiara di questo brano possiamo allora leggere la
nostra storia, la costruzione della chiesa nei secoli e particolarmente nel periodo del Rimpatrio. Fotremo anche partire da
ciò che si vede, cioè dalla costruzione, e parlare del «glorioso» Rimpatrio e della «falange
ImmortiJe», come dice un inno
del secolo scorso, ma in questo
modo rischieremmo di mettere
noi al posto del fuoco di Dio e di
approvare noi, con i nostri criteri, il materiale da costruzione
dei nostri padri nella fede. Allora
partiamo dal fondamento, da
Gesù Cristo che è stata la base
concreta e vera di quella pagina
di storia valdese. Questi uomini
che tornano alle valli varcando
le Alpi con zaini da cinquanta
chili costruivano e giocavano
tutta la loro esistenza, la vita e la
morte su Gesù Cristo, che li aveva chiamati al compito, all’epoca unico, unicissimo, di collaborare con Dio nella predicazione
del puro Vangelo a sud delle Alpi. Questa è la base autentica, il
vero fondamento del Rimpatrio.
Il resto, la costruzione umana,
non sta a noi approvare o riprovare: possiamo soltanto intuire
qualche elemento alla luce della
parola di Dio. Lasciata Frali e arrivati in vai Fellice, i valdesi si
danno all’azione vergognosa del
saccheggio, nella quSe neppure
i pastori riescono a trattenerli.
Foi vengono sconfitti a Villar
Fellice e tra il saccheggio e la
sconfitta avviene l’episodio del
giuramento di Sihaud, nel quale
i valdesi giurano solennemente
al cospetto dell’Iddio vivente di
mantenere tra loro l’unione,
l’ordine e la fedeltà a Dio fino
all’ultima goccia del loro sangue. Foi segue Tinvemo passato
sulla Balziglia, cibandosi del
frutto della terra che altri avevano coltivato; poi ancora l’assalto
nemico del 2 maggio, che respingono dopo aver cantato il
salrno delle battaglie, l’inno 137
dell’Innario cristiano, combattendo con la neve che arrivava
fino alla pancia; poi infine la fuga in una notte di nebbia passando per un sentiero di capre e
sgusciando indenni attraverso i
fuochi, proprio in mezzo ai fuochi dell’accampamento nemico.
Fondati in Gesù Cristo, i valdesi
sono salvati non con una vittoria napoleonica ma per un pelo,
passando attraverso il fuoco.
E anche noi oggi possiamo ancora guardare alle nostre costruzioni, alle opere grandi o piccole
della nostra vita di credenti personale e comunitaria. Qualcuna
sarà d’oro o almeno d’argento,
altre saranno di legno, fieno e
paglia; ma poiché stiamo saldi
sull’unico fondamento, il Dio
che salva ci chiama ancora a lavorare per lui e con lui, a costruire e a rischiare la nostra vita
per lui come collaboratori zelanti e fedeli, innestati soltanto
in Cristo, "nel quale abbiamo veramente la salvezza e la vita.
Note
omiletiche
La meditazione
za fin dall'inizio il teao¿'
^0B
pR»
: ahualli
bllco nella situazione sC
ca ricordata in quella dab
la restaurazione dei cuit
evangelico nel tempio vài
dese di Prali, trasformati
in chiesa cattolica duranh
gli anni deil'esilio
1689), durante
RimpatriÈ
dei valdesi del 1689, eiT
collega con il oentrijdd
testo, Cristo quale fpnds. '
mento della costruzioni
deila chiesa, costruzioni
che sarà comunque messj
alla prova dal fuoco dd
giudizio di Dio e in cui)
credenti saranno salva«
per grazia in virtù del soli
fondamento.
Lo scopo dell'apostotó
Paolo è di sottolineare : !
fortemente I unicità di Cri-*
sto come fondamento di
la costruzione della chieJ
sa, in contrapposizione
con gli elementi umani
dei quali i credenti di Co
rinto si gloriavano. Questo
abuso della tradizione!
simboleggiato dalle im,
magini e dagli altri orpelj
del culto cattolico che!
valdesi, tornati a Prali, s
preoccupano di togliere
dal tempio prima di asci
tare la voce dell'unico
fondamento, Gesù Cristoj
contenuta nelle Scritturi
£tev
H
0
Hi
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stori, a
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cosa si¿
suore se
«La C
dese m
fa ad e'
Le tradizioni umane pos-;
sono avere una grande irv
fluenza e possono essere
una ricchezza nell'identitì
storica di una chiesa, mi
certamente non risultano
decisive al fine della saf
vezza. Evidenti sono sia
grande responsabilità d
credenti nella costruzior
della chiesa sopra Crisi
fondamento, sia la libei
di Dio che nella sua graziij
si riserva di giudicare sevèramente la costruzione
operata dai credenti.
La spiegazione esegeti“^’
ca si articola ordinaiamente In tre punti: lacollaborazione dei credenti:
con Dio e la sua fiducii
profonda nei nostri coni
fronti (9), Cristo quale unico fondamento vero:
della costruzione della'
chiesa, poggiato dalla:
predicazione dell'Evangelo (10-11), la costruzione!
provata con rigore
giudizio di Dio e la salve:
za ottenuta dai credeni
soltanto mediante il fon-l
demento di Cristo (12-15).j
L'attualizzazione ritorna!
sul tema del Rimpatrio dd
1689, letto alla luce dell'
esegesi del testo biblico.
Il Rimpatrio può certf;
mente essere compreso a:
partire dal punto di vi®!
dei suoi motivi profondi a
veri. In questa partei della
meditazione si tenta una
lettura teologica della stm
ria del Rimpatrio, metteit ^ (Jo ^ v:
Nella foto, Il vecchio tempio valdese di (3hlgo di Prali In un’Incisione di W. G. Barttett
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retorica sull'eroismo umi*
no (i valdesi del Rlmpaf“*
in una occasione si
lasciati andare alla barbarie del saccheggio) ricon-»
ducendola al suo vero
fondamento, la costruzicr
ne della chiesa in Gfi*”
Cristo, e ai giudizio radica"
le di Dio su questa cestri
zione; riconoscendo inO"
tre la salvezza storica C
popolo valdese durante
Rimpatrio non nella-^'
struzione imperfetta OF
rata dai credenti
questa avviene per mez^
di una rocambolesca WS
dal monte della Balzigi®
ma soltanto in Cristo du
le fondamento concret
vero della chiesa e o
salvezza di quest'ultimaLa parte finale è f
tiva e riprende i m°..
fondamentali del testo
blico, incitando ad una
struzione della chiesa responsabile e fiduciosa.
Per
approfondii"'
tti dei
Claudi®’
B
Corsani, Atti de9»
Apostoli e lettere,
na, Torino, 1978. j
- H. D. Wendla^
lettere ai Corinti, P®
Brescia, 1976.
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)ì 8 NOVEMBRE 1996
Fede e Spiritualità
PAG. 3 RIFORMA
L'esperienza di un pastore riformato olandese «senza chiesa» in un quartiere povero di Rotterdam
Comunicare la fede senza usare le parole tradizionali della fede
«Quando vai verso le persone lontane dalle chiese per portare l'Evangelo devi renderti conto che molto Evangelo è già là
pevi guardare a queste persone come già figli di Dio, non cercare di renderle tali, perché Dio le ha già amate e incontrate»
ANNA MAFFEI
l'apostolo
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paideia.
HO incontrato Bob ter
Haar nel corso di una visita a Napoli di un gruppo
formato in larga parte da pastori, diaconi e volontari in
0jnpo sociale provenienti dal
Belgio e dalla Germania. Bob
ter Haar è invece olandese e la
sua maniera di presentarsi
come pastore «senza chiesa»
mi ha incuriosito molto. In
realtà la definizione non corrisponde esattamente alla
realtà ma il racconto della
sua esperienza di pastore
aformato «distaccato» presso
un quartiere popolare di Rot■ ^rdam mi ha aiutata a mettere a fuoco alcuni dei problemi di comunicazione dell'E]ì/angelo che le chiese incontrano anche qui in Italia. Che
cosa significa definirsi un.pastore senza chiesa?
«La Chiesa riformata olandese mi ha mandato 35 anni
fa ad evangelizzare nei centri
sociali della città di Rotterdam. Questa la dizione usata
¿lora: nessuno mi aveva detto che cosa dovevo fare, così
mi sono inserito nel lavoro di
un centro sociale collegato alle chiese. Il primo compito
che mi fu affidato è stato
quello di addestrare i ragazzi
a un’arte marziale, chiamata
jiu-jitsu. Non mi fu spiegato
subito perché, ma lo capii dopo. Se tu tieni da una facoltà
, di teologia e sei una persona
di classe media non sai niente
della vita delle persone di qui;
dunque devi cominciare con
illottare con loro».
- Insomma per poter evangelizzare doveva ingaggiare
un corpo a corpo?
«Sì, e ho scoperto di aver
molta paura di loro e della loro aggressività e anche loro
avevano paura di me perché
venivo da un’altra parte della
società: è stata per me una
esperienza profonda perché
mi sono reso conto del grande fossato che esiste fra i due
inondi ma lottando con loro
ho constatato che avevano
con me un comportamento
diverso: non mi sbattevano
sul tappeto con violenza, mi
adagiavano più dolcemente,
e questo mi ha commosso».
-Èstato un impatto un po’
duro. E poi?
«Poi ho compreso con il
passare degli anni che quando si va verso le persone con
d Vangelo, molto Vangelo è
già h. C’è nella vita delle persone molto amore, a volte nascosto dall’aggressività. C’è
aome un sogno nelle menti di
Questi ragazzi di avere relazioni sane con gli altri, ma
questo non è facile esprimerlo. Io venivo da un’istruzione
teologica per la quale parole
oen scelte erano il mio solo
•bezzo di comunicazione e
questo mi paralizzava. Non
^Pevo che cosa fare: ho tentato anche di organizzare dei
libiti, ma furono un vero disastro all’inizio. Era la situaziobe che Paul Freire espresse
Pm tardi come cultura senza
Pm parole. Non era solo ca^bbza di istruzione, era una
qbestione più profonda di aubcomprensione. Era come se
^cessero; “Se non siamo nul*“> perché dovremmo cercare
wiv/ UWVlCllllIlU CCIV-CUC
bi esprimerci? Non abbiamo
^•sogno di avere una filosofìa
nidtao una fede’’».
~ Insamma la separazione
e realtà urbana era
'•«Ha...
e credo che sia ancora
-j® pbsì. C’è una lunga ston p* blienazione del sotto^blbrlato urbano, almeno
cuP^bUdb’ dalla vita della
* La classe operaia a
si è formata a par
li porto di Rotterdam
(foto Pietro Romeo)
tire da gente proveniente dalle campagne e stabilitasi in
città per una crisi dell’agricoltura. Nella prima generazione il contatto con la chiesa
fu mantenuto, ma poi la
chiesa non fu più in grado di
rispondere alle loro nuove
esigenze di adattamento. E i
ragazzi che io incontravo erano la terza generazione che
dunque mancavano di qualsiasi contatto con la chiesa».
- Da questo venne fuori
l’idea di avere pastori «senza
chiesa» ?
«Io dovevo imparare a comunicare la fede senza pronunciare neppure tante volte
le parole della fede: non avevano una comprensione diretta delle parole “Dio", “Gesù”, “peccato” 0 “fede”. La
chiesa era il mondo dei loro
padroni che erano persone di
chiesa. Quando dunque pronunciavo quelle parole non
presentavo loro il regno di
Dio ma richiamavo loro
un’istituzione aliena e per alcuni ostile. Noi dovevamo
trovare forme di comunicazione che trasmettessero ri
spetto. La prima cosa da imparare era guardare a queste
persone come già figli di Dio,
non cercare di renderle tali.
Dio ama queste persone ed è
in contatto con loro. Quello
che io potevo fare era affermare la loro dignità e cercare
di far loro superare i pregiudizi attraverso la mia concreta fedeltà a loro: mettermi da
parte e dire che Dio li rispetta
suonava molto astratto e non
aveva nessun impatto sulla
loro vita. Noi dovevamo imparare a prenderli sul serio,
considerare i loro problemi,
un divorzio, una crisi familiare o di lavoro, importanti come un problema teologico».
- Il suo ruolo era quello di
creare un ponte fra queste
persone e la chiesa o per fare
questo lavoro è rimasto fiiori
della chiesa?
«Sono rimasto fuori, e questo ha costituito un problema, perché le aspettative della chiesa erano quelle che io
portassi queste persone dentro la chiesa. Ma questo non è
stato possibile e dopo un po’
neanch’io lo volevo».
Riconciliazione, dono di Dio
Il Signore è con noi
in suo figlio Gesù Cristo
Dunque, quando parliamo
di riconciliazione come «dono di Dio», non intendiamo
semplicemente un dono tra i
tanti, ma piuttosto il mistero
della comunicazione di Dio
stesso con noi attraverso suo
Figlio. Noi vogliamo soffermarci sul mistero che in Gesù
come il Cristo, Dio divenne
un essere umano ed è presente nella creazione. Abbiamo
fede che il potere del suo
amore, dello «pneuma» (spirito) di Cristo, vive e opera in
mezzo a noi. Parliamo di questo Spirito buono e santo come l’energia della riconciliazione, come quel potere che
porta un graduale e profondo
cambiamento, come la parola
greca per riconciliazione «katallagé» esprime.
Dunque, sebbene portiamo
ancora le tracce della nostra
mancata riconciliazione, riconosciamo nel nostro profondo desiderio di riconciliazione il soffio su di noi del
potente Spirito di Dio (cfr.
Romani 8,26). E possiamo essere certi che nella e con la
presenza di questo Spirito di
Dio, la riconciliazione diventa
una possibilità storica. Dio
introduce nella storia umana
la riconciliazione come una
possibilità concreta.
Siamo dolorosamente con
sapevoli che per molte persone in Europa il nome di Dio è
distorto, quasi irriconoscibile. È abusato da Ogni tipo di
potere egoistico, nazionalistico ed ecclesiastico per i propri interessi. Questa è stata
una delle circostanze che
hanno contribuito alle ondate di indifferenza religiosa sul
nostro continente e alla virtuale assenza di Dio di cui la
vita quotidiana oggi soffre.
Dunque, noi non possiamo
dare per scontato che la parola riconciliazione sembrerà
più comprensibile o convincente perché noi la chiamiamo «dono» di Dio; piuttosto,
lotta per la riconciliazione è
anche lotta per Dio e forte
impegno per comprendere e
testimoniare di Dio.
(dal Documento di lavoro
per la II Assemblea ecumenica
europea,Graz 1997)
- Ma anche lei ha poi formato un certo tipo di chiesa...
«Se la chiesa è dove due o
tre persone sono insieme nel
nome di Gesù, questo avviene certamente nella chiesa
istituzionale: ma non solo.
Quando ho scoperto che nell’area dove vivo ci potevano
essere occasioni di stare insieme condividendo parte
della nostra vita, anche questa era per me una forma di
chiesa. Ho dovuto imparare a
non fare degli esami: è nominato il nome di Gesù? ci sono
i canti? c’è un consiglio di
chiesa? Già Faccettarsi vicendevolmente nell’amore è una
forma di chiesa».
- C’è una consapevolezza di
questo non solo in lei ma anche negli altri?
«Sì, naturalmente, anche se
la mia e la loro consapevolezza non possono essere uguali
per la nostra diversa storia. Ci
sono voluti due o tre anni per
costruire un rapporto di fiducia fra noi e poi solo dopo ho
potuto spiegare cosa intendevo quando parlavo di Dio,
di Cristo, ho cominciato a
leggere brani della Bibbia.
Ma totalmente fuori della
chiesa ufficiale».
- Ha qualcosa a che fare
anche l’architettura delle
chiese, così pesanti, belle, piene di storia...
«Credo di sì. Per la mia psicologia è meglio radunarsi in
luoghi molto semplici. Negli
anni noi abbiamo sviluppato
una comunità, una chiesa di
quartiere che è ospitata da
una scuola, e ogni volta daccapo noi creiamo i nostri
spazi sperando che il Signore
ci visiti Non abbiamo voluto
costruire un nuovo edificio
perché abbiamo detto che la
chiesa non è qualcosa che
esiste in sé, ma qualcosa che
si verifica, accade. Non siamo
noi a fare una chiesa, è lo
Spirito Santo che la rende
possibile quando vuole».
- Come esprimete liturgicamente la vostra spiritualità?
«Collaboriamo con un prete cattolico proveniente da
un’esperienza afiicana, dunque il nostro è un contesto
ecumenico Abbiamo un po’
creato il nostro modo di stare insieme che possiamo dire assomiglia di più a un culto protéjante. Per esempio
non facciamo l’eucarestia
ogni settimana per timore
che diventi un abitudine. Ma
per il resto dato che è una
comunità in cui molti hanno
ripreso contatto con le loro
radici, cattoliche o protestanti, noi invitiamo al rispetto degli altri. E se nell’
immaginario dei cattolici la
fede ha bisogno di molti più
simboli, questo viene rispettato. Diciamo: questa è la loro maniera e va rispettata ma
voi condividete la tavola con
loro. E i protestanti fanno lo
stesso. C’è condivisione e rispetto alternando le celebrazioni».
- La vostra è considerata
una chiesa dalla Chiesa riformata ufficiale?
«Non abbiamo neppure
cercato troppo questo riconoscimento. Per la comunità
non è ipiportànte,Vmentre
emotivamente lo è per me
perché credo che questa, anche se non abbiamo regolamenti e registri, sia ima chièsa. Nel passato abbiamo avuto delle difficoltà proprio
perché non eravamo considerati una vera chiesa. Ora i
problemi sono superati. Ma
la ragione è che le chiese in
città si sono molto ridotte e
sono costituite da piccoli
gruppi di anziani. Così siamo
noi ora che aiutiamo le chiese a vivere».
Impegnati
gli uni per gli altri
Dio, noi crediamo che tu ci hai chiamati insieme
perché allarghiamo la nostra esperienza di t
e di ciascuno di noi.
Noi crediamo che ci hai chiamati
per contribuire a sanare le feri te della società
e a riconciliare Fuomo con l’uomo e l’uomo con Dio.
Aiutaci, come indhidui e comunità,
a lavorare, nell ’amore, per la pace
e a non scoraggiarci maL
Ci impe^amo uni per gli altri, , ^
nella gioia e nel dolore.
Ci impegniamo per tutti quelli checondiyidono la
nostra fede nella rìcondllazione ^
ci impaniamo a sostenerli e a nomabbandonarli. ,
Ci impegniamo per la via della pac|
in pensieri e opere. ; *
Ci impegniamo per te . ^
come nostra guida e amico.
liiiiiìppi
Bill
■ Comunità di Corrymeéla
(tratto <iOsare la
Edizioni La I
..‘.¿...........-.
m
na. Molletta 1991)
Un incontro ecumenico di preghiera in vista di Graz
Geremia e la brocca del vasaio
MARTA D’AURIA
Mancano ancora pochi
minuti all’inizio dell’incontro ecumenico di preghiera del 17 ottobre nella
chiesa battista di via Fória, a
Napoli. Come sempre viene
dato il benvenuto a coloro
che per la prima volta entrano in una chiesa evangelica e
a quanti ormai, sostenitori di
questi appuntamenti, sono
diventati cari amici. Cominciano a susseguirsi le prime
letture, tratte dal documento
preparatorio dell’Assemblea
ecumenica europea di Graz,
e il coro guida i presenti nel
canto comunitario: tutto procede come da copione ma ad
un tratto U pastore. Massimo
Aprile, abbandona il pulpito
e si avvicina alle prime panche, avendo tra le mani un
vaso di terracotta. Immediatamente ci ricordiamo del vasaio che plasma l’argilla tra le
sue mani: immagine biblica
della relazione che l’Eterno
instaura con Israele.
Ma non basta, è la nostra
immaginazione a dover fare
di più. Il pastore comincia a
camminare su alcuni cocci
sparsi per terra. Un fastidioso
rumore quasi copre le sue parole. Ecco, siamo in un luogo
singolare: ovunque vi sono
pezzi rotti di vasi di ogni misura e forma. Ci troviamo in
una valle nei pressi di Geru
salemme, precisamente all’
ingresso della porta dei «Cocci». Quivi è presente un gruppo di persone che attendono
di ascoltare le parole di un
uomo di nome Geremia. Lui,
l’uomo di Dio, ha tra le mani
una brocca di terracotta, che
viene rotta dinanzi a coloro
che sono con lui. Come il vasaio rompe il proprio vaso
quando l’argilla che stava
modellando non riesce ad
avere una forma perfetta, così
l’Eterno distruggerà Israele
che ha abbandonato il suo Signore. Il testo è quello di Geremia 19. Un impatto improvviso, forte, inaspettato.
Del vaso che fino a quel momento ha catturato il nostro
sguardo, stando tra le mani
del pastore, non rimangono
altro che tantissimi cocci
sparsi per terra.
Dinanzi a quei frammenti
irregolari, che negqno l’idea
di un disegno iniziale unitario e perfetto, ognuno di noi
riconosce parte della propria
esistenza, fatta di egoismi,
separazioni, ingiustizie. Focolai di guerre combattute da
anni in nome di Dio, miliardi
spesi per armi sofisticate e
micidiali a dispetto di interi
popoli affamati, donne ancora oltraggiate e sfruttate,
bambini innocenti vittime
della malvagità degli adulti,
uomini e donne provenienti
da paesi lontani continua
mente emarginati:.quanti
«vasi» vediamo rompere sotto i nostri ocChi. Troppi! Ed
ecco viene imbandita una tavola, adorna di fiori, su cui
vengono posti del pane e del
vino. Quei simboli, che ci ricordano il gesto di riconciliazione più grande che Dio ha
fatto per l’umanità intera, rirpangono lì sul tavolo: anche
quel banchetto offertoci gratuitamente subisce il peso di
mille lacerazioni.
Un profondo silenzio ha
avvolto tutti. Quel silenzio
viene rotto a poco a poco da
alcuni che pregando raccolgono lin coccio da terra e lo
pongono proprio su quel tavolo. Riconosciamo il nostro
peccato e la nostra impotenza e confessiamo che la riconciliazione è realizzabile
solo mediante l’opera dello
Spirito. Daniela, una donna
incinta, prendendo tra le sue
mani alcuni cocci fi'antumati,
ha provato e riprovato a far
combaciare i pezzi. La sua
preghiera a Dio. è stata quella
di voler donarci giorno dopo
giorno il desiderio di appassionarsi al difficile ma possibile gioco della riconciliazione. Essere degli appassionati
strumenti di riconciliazione
che è dono di Dio: è stata
questa la preghiera che i presenti hanno voluto condividere come impegno dì un
cammino da fare insieme.
A
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 8 NOVEMBRE igg^
Si è incontrato a Bruxelles, il18 e 19 ottobre, il Comitato esecutivo del Cerne
Sradicati, un dramma che coinvolge tutti
Il problema preoccupa non solo le chiese e innumerevoli associazioni della
società civile ma anche importanti istituzioni politiche come l'Unione europea
ANNA MAFFEI
IL 1997, anno in cui le chie
. se membro del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
intendono esprimere la propria solidarietà con gli sradicati (vedi anche le mozioni
relative negli ultimi Sinodo e
Assemblea battista), sarà anche l’anno che l’Unione europea (Ue) dedicherà alla lotta contro ogni forma di razzismo. Da fonti riservate risulta
inoltre che anche la campagna che Amnesty International lancerà per il prossimo
anno sarà in favore dei rifugiati, se pur per motivi politici. Una serie di concomitanze
queste che indicano come
quello dello sradicamento e
delle frequenti ondate di migrazioni, per motivi politici, sociali o economici, con il
proprio carico di immani sofferenze umane, siano in primo piano non solo nell’agenda delle chiese e di innumerevoli associazioni della società civile ma anche di istituzioni politiche importanti
come rUe. Le immagini che
in questi ^omi ci raggiungono dall’AMca di lunghe file di
profughi che vagano dallo
Zaire in cerca di un po’ di sicurezza ci ricordano però che
la maggior parte dei movimenti migratori si svolgono
all’intemo stesso dell’Afiica e
dell’Asia, cmche se l’Europa,
quella di Schengen e di Maastricht, i cui confini esterni
diventano per rifugiati e migranti sempre più insormontabili, spesso, di proposito, lo
dimentica.
Verso una conferenza
ecumenica sui migranti
Il Comitato esecutivo della
Commissione delle chiese
europee per i migranti, riunitosi a Bruxelles gli scorsi 18 e
19 ottobre, ha dedicato parte
dei propri lavori alla riflessione sulla situazione attuale
delle migrazioni in Europa e
degli sviluppi della legislazione europea in merito, nonché al lancio a livello europeo
dell’anno delle chiese in solidarietà con gli sradicati. Tale
lancio avverrà nel corso di
un’importante conferenza
ecumenica che si svolgerà a
Londra dal 5 al 9 marzo prossimi. Sarà un incontro organizzato dal Cerne e dal Gruppo di lavoro congiunto della
Conferenza delle chiese europee (Kek) e del Cec sui rifugiati e i richiedenti asilo. Vi
parteciperanno rappresentanti di tutte le chiese europee aderenti ai tre organismi
ma si cercheranno interlocutori anche nella sfera secolare
della politica europea.
Scopo della conferenza
sarà fare in modo che il tema
dei migranti e dei rifugiati sia
affrontato in maniera coordinata fra le chiese, comprese
quelle dell’ex blocco dell’Est,
e che si sviluppino strategie
di lotta comuni perché l’Europa, anche quella occidentale, non si chiuda nel guscio
protettivo del proprio benessere ma risponda a una vocazione di condivisione e di
reale pluralismo.
Altro importante punto
all’ordine del giorno dell’esecutivo è stato quello del riordino interno delle varie strutture ecumeniche che rappresentano le chiese a livello europeo. Alla base di tale discussione ci sono due ordini
di considerazioni: la prima, è
il semplice dato di fatto della
presenza di più organismi
che lavorano in forma più o
meno coordinata su problemi affini, la seconda è che il
moltiplicarsi di sigle e organi
II Comitato esecutivo del Cerne durante l’incontro di Bruxeiies
smi costa molto e questi costi
un po’ dappertutto cominciano a pesare. Su queste pagine abbiamo già parlato del
processo di fusione che sta
avvenendo fra la Conferenza''
delle chiese europee e la
Commissione ecumenica europea «Chiesa e società». Un
maggior coordinamento, e
forse anche una convergenza
strutturale, che significano
anche grandi risparmi, sono
auspicabili e possibili anche
rispettò al Cerne stesso con
altri organismi affini: il processo è in atto, L’importante,
si è detto, è che il lavoro del
Cerne, che è un utile strumento di sensibilizzazione
delle chiese e di monitoraggio e di pressione presso le
istituzioni europee, proceda;
di una presenza ecumenica a
Bruxelles e a Strasburgo, sedi
rispettivamente. dell’Ue e del
Consiglio d’Europa, hanno
bisogno soprattutto le chiese
piccole, che non possono
permettersi da sole di tenere
uffici propri in quelle sedi.
I problemi delle donne
migranti in Europa
Il Comitato esecutivo ha
anche ascoltato, nel corso dei
propri lavori, un interessante
ricerca, condotta dall’awocatessa Navjeet GUI che per alcuni mesi lavorerà negli uffici
del Cerne sui principali problemi che confrontano in Europa le donne migranti. Il
primo è la difficoltà in Europa di ottenere per le donne
uno status legale indipendante da queUo del marito. Il
fatto che spesso le donne
giungano in Europa per effetto di una domanda di ricongiungimento famUiare con il
marito già residente in uno
degli stati membro dell’Ue, le
rende mancanti di status personale. Questo vuol dire che
in caso di separazione o morte del marito la moglie viene
spesso privata di ogni diritto
alla residenza ed espulsa.
A questo si aggiunga che in
alcuni stati solo l’uomo può
chiedere il ricongiungimento
familiare. Per non parlare
della piaga delle donne vittime di traffici legati allo sfiuttamento della prostituzione
che, private con la forza di
documenti al loro arrivo in
Europa, sono neU’impossibilità (fi richiedere la legalizzazione. Recentemente il Parlamento europeo ha adottato
una risoluzione che stabilisce
strategie comuni per combattere ogni tipo di traffico di
esseri umani.
Altri problemi che aggravano la condizione delle
donne migranti in Europa
hanno a che fare con il diritto alla salute e con il lavoro.
In molti paesi le donne migranti sono completamente
prive di assistenza sanitaria
e rispetto al lavoro esse risultano essere di gran lunga
l’anello più debole. Sarà specificamente su quest’ultimo
tema che proseguirà la ricerca del Geme e la sua specifica azione di pressione presso le istituzioni europee.
Usa; nuovo arcivescovo ortodosso
NEW YORK — A Manhattan è stato recentemente insediata
nella sua carica il nuovo arcivescovo ortodosso d’America
Spyridion Papageorgiou, che per diversi anni è stato il massimo
responsabile del Patriarcato (li Costantinopoli in Italia. In con
trasto con quanto aveva detto subito dopo la sua scelta Papageorgiou ha dichiarato che opererà per «combattere le influem
ze protestanti» nella più importante Chiesa d’oriente della diaspora. La nomina del nuovo capo di circa un milione di ortodossi di origine greca delle due Americhe era stata accolta con,
gran favore dagli ambienti protestanti in considerazione del'i
fatto che per anni ejgli si era impegnato, sia pure con cautela,,,.
nel dialogo dell’ortodossia con la cristianità riformata, special;:
mente con il luteranesimo. Si pensava che la sua scelta potesse'
significare un avvicinamento ulteriore fra ortodossi e protestanti degli Stati Uniti. Nei confronti della Riforma l’arcivesco-’
vo sembra invece attestarsi su posizioni quasi controriformisti-;
che: secondo le sue dichiarazioni, dalle chiese e dalla liturgiì '
devono essere eliminati tutti quegli elementi che fanno parte:,
degli «americanismi protestanti» come l’organo, l’inserimentQ ;
di voci femminili nei cori e soprattutto l’apertura della comu-f
nione eucaristica a cristiani di altre denominazioni. (Rp/ideaf
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Praga: primi laureati
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PRAGA — Il Seminario teologico internazionale battista ha
portato a termine il suo primo anno nella nuova sede di Praga ’
dopo il suo trasferimento da Ruschlikon (Svizzera). Durante
l’anno accademico sono proseguiti i lavori di costruzione eristrutturazione del complesso che ospita il Seminario a pochi
chilometri dalla capitale ceca. Nonostante i comprensibili di-,
sagi, primi fra tutti il disordine e il rumore, gli studenti hanno ;
lavorato sodo e i sei iscritti all’ultimo anno hanno conseguitò) „jj2a d
lo scorso giugno la laurea in teologia. Fra questi c’era anche) dati la c
un italiano, Stefano Fontana, che ha già preso servizio copie ,'
pastore presso la Chiesa battista di Genova via Vernazza.
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Francia: è morta Magda Troemé
VERNOUILLET — Il 10 ottobre 1996, all’età di 95 anni, è.
morta Magda Troemé, moglie del pastore André Troemé, no-r
to per avere nascosto e salvato centinaia di ebrei durante la
seconda guerra mondiale, quando era pastore a Le Chamsi'
bon-sur-Lignon. Anche Magda Troemé ebbe un ruolo di phi.
mo piano in questa azione a favore degli ebrei. L’estate pros-^,
sima le ceneri di Magda Troemé verranno sepolte a Le Cham-r
bon-sur-Lignon, dopo un servizio religioso nel tempio prote-i
stante della cittadina delle Alte Cevenne.
che se la
re di Ro
zio da CI
gurerà n
Si è svolta in Canada, dal 26 settembre al 3 ottobre, l'Assemblea mondiale delle Società bibliche
In cinquantanni l'Alleanza biblica universale è passata da 13 a 135 membri
DORA BOGNANDI
Appena sbarcata a Toron1
to, il 25 settembre, mi sono guardata attorno e già
all’aeroporto ho incontrato
altre persone provenienti da
diverse parti del mondo per
l’Assemblea mondiale dell’
Abu (Alleanza biblica universale). Arrivata al Delta Hôtel
ho visto la hall man mano
riempirsi di persone di ogni
razza e colore provenienti da
138 nazioni diverse. In tutto
eravamo 377 partecipanti di
cui 13 osservatori, esponenti
di 70 denominazioni protestanti, più cattolici e ortodossi. L’Italia era rappresentata
da mons. Alberto Abiondi, ex
vicepresidente dell’Abu, dal
dott. Valdo Bertalot, segretario generale della Società biblica in Italia, e dalla sottoscritta, segretario del Consiglio di amministrazione.
L'Abu ha 50 anni
L’occasione era tra le più
importanti, non solo perché
l’Assemhlea si ripete solo
ogni otto anni, ma anche
perché quest’anno ricorreva
il 50° anniversario della costituzione dell’Abu. L’Abu, infatti, si è organizzata nel 1946
in Inghilterra con 13 membri.
Presso il Mississauga Gospel
Tempie è avvenuta l’apertura
ufficiale, con un’imponente
sfilata di 50 partecipanti vestiti con gli abiti tradizionali
del loro paese e con la Bibbia
in mano. Il presidente Lohse,
nel suo discorso inaugurale,
ha ricordato a tutti che il
messaggio centrale della Bibbia, dal primo all’ultimo versetto, è che Gesù Cristo è la
parola di Dio che dà la vita a
tutti. Infatti, il tema di tutto il
convegno era: «La parola di
Dio: vita per tutti».
In questi 50 anni di diffu
sione della Parola di vita, il
ruolo delle Società bibliche è
stato determinante. La loro
attività è iniziata in sordina,
ma è continuata con tenacia
e perseveranza fino ad arrivare alla traduzione della Bibbia
o di sue porzioni in 2.096 lingue e dialetti. Nel solo 1995
sono state distribuiti più di
29 milioni di Bibbie e Nuovi
Testamenti e 535 milioni di
porzioni e selezioni della Bibbia. Dalla scorsa Assemblea
di Budapest nel 1988, l’Abu è
passata da 110 a 135 membri
con il 23% di aumento. I nuovi membri provengono principalmente dall’Europa fieli’
Est e dall’ex Unione Sovietica.
Oggi collaborano con l’Abu
circa 200 denominazioni protestanti, più cattolici romani
e ortodossi.
Oltre che una celebrazione
in cui non sono mancati
messaggi augurali, come la
lettera di papa Giovanni Paolo II, quello di Mississagua è
stato un incontro di lavoro.
Sono state prese importanti
decisioni, si sono tracciati
nuovi orientamenti, sono stati eletti i presidenti regionali
e il nuovo presidente dell’
Abu, rev. dott. Samuel Escobar, in sostituzione del rev.
Eduard Lohse, presidente
uscente.
Le nuove sfide
Ogni mattina venivano
presentate delle riflessioni
sulle sfide che si presentano,
alla vigilia del terzo millennio, alle Società bibliche le
quali si confrontano con i
cambiamenti in corso nel
mondo contemporaneo, con
lo squilibrio sempre più evidente fra le varie aree geografiche, con la crescita demografica, con le diversità culturali, con lo sviluppo della tecnologia, con un nuovo assetto politico e sociale, con la
crescita del cristianesimo nel
mondo e con i rapporti non
sempre idilliaci fra religioni
diverse. Ogni relazione veni
Il nuovo presidente dell'Abu
n nuovo presidente dell’
Abu è il pastore battista Samuel Escobar. Nàto a Arequipa (Perù) li 28 novembre 1934, Escobar ha svolto
un’intensa attività evangelica quale segretario generale aggiunto delI’Associaziòne internazionale degli
studenti evangelici, compiendo numerosi viaggi in
Arherica Latina, Europa,
Asia e Africa, e soggiornando in Argentina, Brasile,
Spagna e Perù. Ha insegnato presso varie facoltà di
teologia, in Canada, in Usa,
ih Colombia, in Cile e in
Perù. Dal 1979 al 1985 è
stato pastore della Ebene
zer Baptist ChurCh di Lima.
Samuel Escobar è un vecchio amico della Società biblica in Perù e In America
Latina. Le sue aree di interesse riguardano il protestantesimo in America Latina, le teologie della liberazione, le missioni evangeliche, cristianesimo e marxismo, il ministero presso ^i
studenti universitari nel
mondo, cristianesimo e
cultura latinoamericana.
Fra i suoi libri segnaliamo
«Christian Mission and Social lusticé», «Evangelio y
Realidad Social», «La Fe
Evangèlica y las Teoiogias
de la Liberaclón»,
va seguita da gruppi di discussione i cui elaborati erano poi esposti in assemblea.
Il pomeriggio era caratterizzato dai gruppi di lavoro sui
seguenti temi: come la Bibbia
cambia la vita delle persone;
come effettuare un raccolta
di fondi che fornisca i mezzi
necessari alla diffusione della
Bibbia senza cadere nella
mera ricerca di denaro; come
incrementare la diffusione
della Bibbia negli ambienti
cattolici e ortodossi; come le
Società bibliche possono
diffondere la Bibbia con sistemi alternativi alla parola
stampata (videocassette, audiocassette, ecc.); come invogliare i giovani e i bambini a
prendere in mano le Sacre
Scritture e leggerle.
Cosa dire dell’atmosfera
esistente fra i partecipanti?
Uno spirito di cordialità e di
accettazione reciproca ha caratterizzato tutto rincontro.
Le oltre settanta confessioni
cristiane presenti hanno dimostrato che si può collaborate con gioia, uniti tutti da
un importante interesse coinune. E credo che la Società
biblica sia l’unica organizzazione veramente ecumenica
che riesca a mettere insieme
realtà così diverse.
Una notizia dolorosa
Purtroppo non sono stati
assenti nell’incontro momenti tristi, come quello in cui ci
è arrivata la notizia dell’uccisione del pastore iraniano di
area pentecostale Mohammad Bagher Yusefi che, uscito di casa per pregare sabato
mattina 28 settembre, non è
più rientrato ed è stato trovato impiccato a un albero nella
notte. Il pastore Mohammad
Bagher Yusefi aveva 34 anni,
lascia la moglie, due figli di 9
e 7 anni e i due figli del pastore Dlbaj che aveva adottato
dopo l’uccisione di quest’ultimo. Nel 1994, infatti, erano
stati uccisi in Iran un vescovo;
e due pastori, tra cui il pastore Dibaj. L’Assemblea ha voluto onorare queste persone«
ha pregato per le famiglie rimaste e per la predicazione*
dell’Evangelo in quelle
quasi impenetrabili. Abbiamo
ringraziato anche il Signorsì
per il coraggio e la determina-^
zione dimostrati da diversi
esponenti delle Società bibHche in zone a rischio, che lottano contro l’intolleranza dei,
governi ma anche contro il
pregiudizio e la diffidenzOj
della gente comune.
Non sono neanche mancarf
ti i momenti di entusiasmo
«sportivo». Il sabato 28 set
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eletta degli sportivi che copi'
piotavano il loro «tour» Valicouver-Mlssissauga dopo un
percorso di 4.400 km duratoci
31 giorni, per sensibilizzare «
l’opinione pubblica suH’ini'
portanza della Bibbia. 140 ciclisti provenivano da 9 nazioni differenti e hanno risto
collaborare, in ben 27 citta,
cattolici e protestanti par *a
buona riuscita della manife* stazione. Le offerte raccolte
da questi giovani hanno sU"
perato i 300.000 dollari-1*
sindaco e uno sportivo cristiano molto conosciuto in
Canada hanno dato loroi
benvenuto, mentre rappr®'
sententi di varie Società bi'
bliche hanno consegnato W'
ro delle medaglie.
Il Canada, con le sue me’
raviglie, i suoi alberi di acer
dai mille colori autunnali!
suoi vigneti, le sue innr®“*^Q
cascate del Niagara bann
accolto nel migliore dei tno
e con i dovuti onori tin®® ^
organizzazione certainen
voluta e sostenuta da Dio p
la predicazione del Vang
di salvezza e di pace.
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Cultura
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Pubblicato dalla Claudiana il «Diario di guerra»
Il cappellano Giuseppe La Scala
la testimonianza di un uomo di fede che, figlio del proprio
tempo, mise la Parola al centro della propria azione
FLOBESTANA PICCOLI
Giuseppe La Scala, dai
Diario appare uomo di
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glieri
àe fede, di viva spirituaIn tutte le pagine emerge
pinoso il suo servizio amorevole ai fratelli feriti, lontani,
soli, ammalati, in una costante cura d’anime che svolge a
prezzo di qualsiasi sacrificio:
stanchezza, fame, sonno,
fteddo, lunghissimi sfiancanti percorsi a piedi 0 su mezzi
di fortuna.
I momenti di preghiera sono quasi sempre all’aperto:
f la Scala dimostra grande sen; sibilità per la natura, che descrive con tocchi di vera poesia e le preghiere pronunciate
«sotto il bacio del sole» o «in
un campo solitario» vengono
^puntualmente segnalate. Soi no frequenti le conversazioni
sui temi della fede evangelica
e le riflessioni su tematiche
inerenti la guerra e il momento vissuto. Manca forse l’esigenza di celebrare con i soldati la cena del Signore, anche se la «Società delle signore di Roma» aveva donato al
,'Appellano un piccolo servizio da campo, che egli inaugurerà nella chiesa metodista
di Vicenza, alla Pentecoste del
1918. Peraltro poteva trattarsi
del timore di una possibile
Identificazione con la messa
da campo; inoltre la fede e
l’ardente spirito evangelistico
di La Scala sembrano coincidere con la diffusione («buona propaganda», leggiamo)
dei principi che formano il
protestantesimo; ciò fa però
parte dello spirito evangelistico del tempo: eravamo ancora lontani dal Concilio Vaticano II, non esisteva il moviniento ecumenico, la Bibbia
non era letta dal popolo catitolico, quindi non stupisce il
modo in cui veniva intesa
l’opera di evangelizzazione.
Si deve invece rimarcare
come in qualche caso la fede
sincera di La Scala lo abbia
Il «Diario di guerra» di Giuseppe La Scala, che nel 1916,
all’età di 40 anni, viene richiamato nella grande guerra e nel
1918 viene nominato cappellano dalla Chiesa metodista episcopale, è una testimonianza di fede e umanità utile per tutte le generazioni. Il libro, pubblicato dalla Claudiana nella
collana della Società di studi valdesi, documenta la partecipazione di La Scala al conflitto prima come artigliere e poi
come cappellano, mosso lungo tutto il periodo dalla stessa
fede. Il testo è stato corredato di un notevole apparato critico
e di un'ampia introduzione curati con perizia dal pastore
Giulio Vicentini. Pubblichiamo due «reazioni spontanee»
suscitate dal volume, che testimoniano dell’umanità che si
percepisce in quelle pagine.
spinto al dialogo sereno, che
trova il suo vertice nella commossa affermazione: «Come
sento che tutti, tutti siamo
fratelli, figlioli dello stesso Padre!» (p. 189). L’affermazione,
pur legata a un particolare
episodio, è un evidente segno
della sua maturazione nella
fede, temprata dalle terribili
esperienze vissute in zona di
guerra. Prima però i toni sono
duri, talvolta eccessivi, specie
quando il cappellano si riferisce al clero cattolico: d’altronde ciò costituisce sempre
ancora l’espressione di un’
epoca e di una diffusa educazione anticlericale. Dolcissimi, invece, la sua pietà e il rispetto davanti alle tombe dei
soldati caduti nei «piccoli cimiteri popolatissimi di croci»;
forte il suo senso della famiglia, per la quale talvolta è angosciato e pieno di nostalgia.
La Scala è coraggioso («La
morte non mi fa paura.... Cristo è vicino a me», pag. 95),
sempre fiducioso, prodigo
nell’assistenza, nell’incoraggiamento, nel conforto, instancabile nella ricerca di chi
poteva aver bisogno di lui e
nella cura d’anime.
Vi è però anche una cornice storica che lo condiziona
fortemente e iliquadra il suo
patriottismo in forme oggi
non più accettabili. L’irredentismo, il nazionalismo, le
pulsioni che provenivano da
ambienti politici risalenti alla
III guerra di indipendenza e
che un giorno degenereranno nel fascismo, creano a
mio avviso grosse contraddizioni nel suo animo e nel suo
ministero d’amore. Gli esempi da citare sarebbero innumerevoli, percorrono qua e là
tutto il Diario-, verso la fine
della guerra La Scala fa un distinguo notevole fra prigionieri austriaci e prigionieri
italiani; a guerra finita vede
con profonda e sincera commozione la nostra vittoria come una benedizione di Dio,
un suo intervento miracoloso. Le tematiche pacifiste sostenute dal pastore valdese
Giuseppe Banchetti «non lo
trovano consenziente» (dalla
biografia, p. 35). Vi sono peraltro in Giuseppe La Scala
anche espressioni di ripudio
della guerra, definita «mostruosa tempesta», «cosa orribile», «ridda infernale».
Di Giuseppe La Scala credo
però che si possa e si debba
comunque raccogliere l’esempio di dedizione, di sacrificio, di amore fattivo, di profonda fede, pur nelle sue
umane e temporali contraddizioni. È splendida la sua pagina colma di speranza e di
gioia che evoca il Natale deh
l’armistizio a Udine; e ancor
più forte è il messaggio citato
nella biografia (p. 50); «Del
ministero cristiano, che considero a vita, io deploro la
temporaneità (...) i pastori
dovrebbero restare in servizio
fino alla morte».
■ La Scala
Un imponente
apparato
bibliografico
EMIDIO SFREDDA
Nella figura e nella spiritualità di Giuseppe La
Scala ho ritrovato in tutto e
per tutto mio padre, per la
fede viva, prorompente, che
si esprime in ogni attimo della sua vita con gioia profonda e profonda convinzione: è
lo spirito del Risveglio metodista, il collegamento con il
socialismo, visto soprattutto
come aiuto a chi è nel bisogno e come esplicitazione in
campo sociale della fede cristiana: mio padre, come La
Scala, visse in prima persona
la prima guerra mondiale.
L’apporto di Giulio Vicentini alla pubblicazione è stato formidabile. Delle 200 pagine circa del volume, poco
meno della metà provengono dal suo lavoro, due terzi
di quest’ultimo è costituito
dalle ben 318 note: un’intera
bibliografia, che da sola basterebbe a coprire non soltanto la storia del metodismo episcopale in Italia, ma
dall’intero evangelismo in
Italia, con metodisti wesleyani, valdesi, battisti, chiese
libere e pentecostali: 70-80
titoli, fira articoli di periodici
e libri, con la citazione di
quasi tutti gli esponenti di
spicco del protestantesimo
italiano nella prima metà del
nostro secolo.
Certo alle volte La Scala
può sembrare un po’ troppo
enfatico e ingenuo. È probabile comunque che a certe
affermazioni di carattere calorosamente patriottico non
fossero estranee preoccupazioni di eventuali censure,
come viene ipotizzato nella
biografia. È indubbio, tuttavia, come dal Diario emerga
chiaramente la sua autenticità di fede e di sentimenti, la
dedizione convinta al delicato compito affidatogli, la
semplicità e la profondità del
suo sentire. Una figura, in
conclusione, che meritava di
essere ricordata.
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fc' Assegnato il «Premio Farei» per trasmissioni di ispirazione cristiana
Il posto della religione nei palinsesti televisivi
_ ALDO COMBA________________
La cittadina svizzera di
Neuchâtel ospita ogni 2
anni il «Premio Farei», che ri: compensa trasmissioni tele'asive di ispirazione cristiana
«te siano già andate in onda.
Quest’anno il Premio e il Secarlo che gli è connesso si
aono volti da 7 al 9 ottobre:
*ui ^orno intero per il Seminario e in poco più di un
pomo e mezzo la visione di
26 trasmissioni di durata
Oai 15 ai 30 minuti: una vera
maratona! All’origine, venti e
pn unni fa, era un’occasione
® oui gli operatori televisivi
^stiani (soprattutto protesti) potevano incontrarsi e
parare gli uni dagli altri un
«testiere» che era allora alquanto nuovo. Oggi non è
put così: tutte le trasmissioni
Ponsorizzate in vari modi
chiese e in onda sui cauti istituzionali hanno orui acquisito una loro auto
nomia; sono diventate, per
così dire, «maggiorenni».
Il Premio Farei rischierebbe di diventare un semplice certame fra tre o quattro
emittenti (tra cui «Protestantesimo» occupa un posto più
che onorevole) se non vi fossero oggi alcune trasmissioni
dal Terzo Mondo e quelle via
cavo. Il Premio Farei è destinato per statuto a produzioni
francofone, ma con l’andar
del tempo il concetto è stato
esteso alla latinità: non mancano infatti le produzioni italiane (opportunamente doppiate in francese a grandi
spese!), spagnole, portoghesi,
quelle provenienti dal Quebec canadese e da qualche
paese francofono africano.
I criteri per l’assegnazione
del Premio non sono mai
stati definitivamente chiariti:
in realtà si vorrebbe premiare una trasmissione che unisse una chiara presentazione dfel messaggio evangelico
con una realizzazione televisiva di prima classe. È una
ambizione elevata e spesso si
vede che le produzioni zoppicano da un lato o dall’altro:
teologicamente corrette ma
televisivamente povere... o
viceversa.
Quest’anno abbiamo avuto
un paio di sorprese. La produzione che avrebbe meritato
di gran lunga il premio era
quella su Giovanni Hus (di
«Présence protéstante», France 2), che sarà ritrasmessa da
«Protestantesimo». Forse certe preoccupazioni ecumeniche hanno influito sul giudizio... è comunque risultata seconda sia nella valutazione del giurì che in quella del
pubblico. Le due trasmissioni
di «Protestantesimo» avevano
meriti e difetti. La prima si riferiva all’indagine di Paolo
Landi nel Ruanda, e la seconda era un-filmato di Marco
Davite sugli «indios» Toba in
Argentina. Ottimi gli argomenti, meno felice la presentazione.
La novità degli ultimi anni,
come dicevamo, è costituita
dalle «piccole» emittenti,
quelle che operano localmente 0 via cavo con mezzi
finanziari estremamente modesti, ma con un’inventiva e
una sensibilità talvolta eccezionali. Bene ha fatto il giurì
nell’assegnare il «Premio» alla trasmissione ritenuta mi
gliore (in questo caso quella
che racconta la vicenda della
Missione popolare francese
nella periferia parigina Présence protéstante, France 2),
ma nel riservare le «menzioni» non a un ipotetico secondo o terzo premio, bensì a
trasmissioni «povere» finanziariamente ma «ricche» di
inventiva e comunicabilità, a
cui vale la pena dare un incoraggiiunento.
Accanto al «Premio» c’è il
«seminario». Quest’anno si è
riflettuto sulla presentazione
di temi religiosi da parte delle
televisioni cosiddette «generaliste», quelle cioè che trattano tutti i temi di attualità. Il
centro del seminario è stato
costituito dalla lezione di Roland Campiche, sociologo
all’università di Losanna. La
conclusione provvisoria è
stata che i fenomeni religiosi
sono in genere trascurati e
quelli che se ne occupano sono poco al corrente, per cui
le informazioni religiose che
appaiono sulle reti a grande
diffusione sono di solito piatte e conformiste, mentre potrebbero essere molto più penetranti nell’aiutare a capire
il senso di quei fenomeni religiosi che oggi si moltiplicano, e talvolta inquietano.
Il prossimo «Seminario Farei» (senza il Premio) avrà
probabilmente luogo a Roma
all’inizio di ottobre 1997.
Foto ricordo di Giuseppe La Scaia (1918)
^..1 Centro di studi teologici
Venezia ricorda don Pattaro
discutendo della rivelazione
FRAMCO MACCHI
/L Centro di studi teologici
veneziano ha dedicato una
giornata di studi al ricordo di
don Germano Pattaro, che del
Centro fu presidente dal 1972
fino alla morte, nel 1986. Il
decennale dellà scomparsa di
Pattaro, a cui ora è intitolato
il Centro di studi, ha compreso una serie di testimonianze
di quanti lavorarono al suo
fianco, tra cui quella del pastore Renzo Bertalot.
Il tema principale della
giornata di studio, organizzata anche dalla Fondazione
Querini-Stampalia, è stato
«La rivelazione nel conflitto
delle interpretazioni», argomento introdotto da tre studiosi rappresentanti delle
grandi religioni monoteistiche, Stéphane Moses, professore alla Hebrew University
di Gerusalemme, don Bruno
Forte, professore di Teologia
a Napoli e Khaled Fouad AIlam, professore all’Università
di Trieste. I relatori hanno
tracciato delle linee di riflessione, facendo emergere con
evidenza le analogie, le specificità e le irriducibilità dei vari approcci (ebraico, cristiano, islamico) al tema della Rivelazione.
Il titolo suggeriva l’idea che
sia possibile trovare un terreno comune in grado di enucleare idee e posizioni attraverso il confronto serrato e
dialogico fra le varie interpretazioni delle tre religioni del
libro. Invece, come inevitabile, si sono delineati atteggiamenti del tutto diversi e modi
difformi nel modo di considerare la Rivelazione. È emerso
certamente che le tre religioni
credono in un Dio che si è rivelato, ma le modalità di questa rivelazione, della sua codificazione, della sua tradizione e della sua rilettura nel
tempo sono molto diverse.
Moses ha cercato di evidenziare come il concetto di
Rivelazione per l’ebraismo
sia costitutivamente coimesso alla sua dimensione interpretativa è quindi alla ricerca
pluralistica e pluriforme del
senso da dare alla comunicazione divina per sua natura
essenzialmente indeterminata. Fouad Allam ha sottolineato con forza che l’IsIam
prima che una teologia è una
religione intesa come società
organizzata in base a principi immutabili presenti nel
Corano. Perciò ricercare il
contenuto della rivelazione
nel dibattito e nel confironto
fra interpretazioni diverse
(non solo interne all’Islam
stesso, ma anche in rapporto
a quelle nate nel mondo dalle altre religioni del libro) è
estremamente riduttivo. Le
interpretazioni diverse sono prima di tutto posizioni
sociali e politiche diverse e
spesso addirittura conflitmali se non violente.
Fra queste due posizioni si
è collocata la relazione di
don Bruno Forte che, utilizzando ampiamente idee filosofiche e teologiche della più
varia provenienza, ha cercato
di presentare un quadro concettuale in grado di armonizzare o almeno di includere le
più svariate posizioni in un
possibile disegno comune e
condivisibile. Per quanto riguarda il cristianesimo, una
delle idee centrali evidenziate da Forte è stata la necessità di prendere atto che è
cambiato il paradigma fondamentale con cui la riflessione teologica deve fare i
conti se vuole essere all’altezza del suo compito attuale; e
questo è possibile.
Molti hanno avuto l’impressione che questa proposta, presentata in modo suadente, possa reggere finché
non si passi a metterla alla
prova. L’idea per esempio
che la rivelazione in quanto
tale sia per sua natura dialogica (e quindi nessuno degli
interpretanti possa mai agire
e pensare nella convinzione
di possedere la sicurezza e la
pienezza della verità incontrerebbe difficoltà quando il
dialogo interreligioso si svolgesse, e questo capita) con
confessioni religiose invece
convinte di possedere la pienezza della verità e che, nel
migliore dei casi, con molta
cautela arrivano ad ammettere una gerarchia delle verità
nel loro depositum fidei, che
ritengono intangibile.
Molti sono stati gli interventi e interessanti le risposte dei relatori. La giornata è
servita a potre all’attenzione
dei numerosi presenti l’importanza del dialogo interreligioso e la necessità di produrre tutti gli sforzi possibili
per raggiungere una migliore
conoscenza reciproca per favorire nel futuro, inevitabilmente interetnico e interculturale, una convivenza il meno conflittuale e il più pacifica e produttiva possibile.
6
PAG. 6
RIFORMA
—
venerdì 8 NOVEMBRE]^
CC- Un'indagine del Censis fa il punto sulla piccola e grande distribuzione
La spesa sì fa al supermarket
Le vere cause della continua chiusura di negozi è da cercarsi nello «strapotere»
di grandi gruppi commerciali che si assicurano la maggioranza delle vendite
OIORGIO QARDIOL
Lì EMORRAGIA è continua.
I Ogni anno, dal 1990 in
qua, chiudono 8.000 negozi
l’anno. Oggi gli esercizi del
commercio fisso in Italia sono quasi un milione, ma si
calcola che nei prossimi anni
il trend della chiusura aumenterà. In molti paesi di
campagna e di montagna già
oggi non c’è più il negozio e
nelle periferie delle grandi
città si stanno spegnendo poco a poco tutte le insegne di
negozi e caffè. Le organizzazioni dei commércianti hanno messo in piedi lunedì un
nuovo «tax day», seconda
protesta nazionale contro
«l’eccessiva» tassazione e lasciano intendere che la chiusura dei negozi sarebbe dovuta alle «vessazioni» di ordine burocratico e fiscale da
parte dello stato verso le imprese commerciali.
Un recente studio del Censis però fa chiarezza sulle
reali ragioni della chiusura
dei negozi. Secondo quest’
indagine circa il 40% dei residenti al Nord frequenta regolarmente un ipermercato e il
16% un hard discount; al Sud
invece l’83% delle famiglie fa
la spesa al supermercato. Il
negòzio di quartiere è un
complemento della grande
spesa che viene fatta nelle
«grandi superfici» di vendita
0 al mercato rionale; non è
più l’elemento portante del
commercio. I consumi non
diminuiscono (il 70% degli
intervistati dal Censis pensa
che i suoi consumi non diminuiranno nell’anno prossimo
e il 10% pensa di aumentarli)
e quindi non pare esserci crisi nel settore.
A controllare quasi la metà
dell’intero commercio sono
solo quattro centrali del mercato all’ingrosso. Negli ultimi
anni il commercio si è organizzato per centrali di acquisto. La Finiper e la Rinascente
si sono messe insieme e sono
diventate il più grande gruppo di acquisto del settore
ipermercati. Le catene A&O,
Selex e Vegé hanno dato vita
a un colosso, Euromadis, che
ha un giro d’affari di circa
12.000 miliardi. Gs-Euromecato, Standa e il Gigante si sono alleati nella Supercentrale.
Gigad e Italmec hanno dato
vita alla Mdo. Conad, Coniti
cop e Sigma haimo costituito
la centrale di acquisto Sicoh.
Ci sono poi gruppi stranieri: i
francesi di Promodes che
hanno acquistato il gruppo
Garose!, i tedeschi di Tengelman che controllano la Superai. I colossi Metro e Carrefour sono insieme nella centrale Mecades che vede la
partecipazione anche di ex
soci della Despar.
Il leader del mercato di
consumo è la Coop con una
quota del 12,7%, seguita da
Euromadis con il 12,4%,
dall’Intermedia con il 10,7%,
dalla Sicon con il 9,7%, dalla
Supercentrale con l’8,5%,
dalla Crai con l’8,4%. La Finiper-Rinascente controlla
quasi un quarto delle vendite
degli ipermercati. Complessivamente le centrali di acquisto controllano, con poco
meno di 5.000 punti di vendita, il 70% del commercio italiano, con un giro di affari attorno a 70.000 miliardi e la
quota dei primi 5 gruppi si
aggira sul 50%: movimentano
cioè 50.000 miliardi circa. Il
milione di negozi invece vende il 30% del consumo.
Confcommercio e Confesercenti, le organizzazioni
dei commercianti e le stesse
Regioni, che hanno competenze in materia di distribuzione commerciale, si stanno
dando da fare per arrestare
quella che sembra essere una
tendenza del mercato distributivo. La Confesercenti ha
chiesto ai gruppi parlamentari una legge di «moratoria»
che blocchi per tre anni
l’apertura di nuovi supermercati, in attesa di una riforma
del settore. La Confcommercio ha elaborato un progetto
dì collegamento in via telematica tra i negozi e le industrie produttive, che dovrebbe consentire consistenti risparmi sia di magazzino dei
negozi sia dei costi di trasporto. I punti di vendita saranno collegati con un centro di servizi che a sua volta
sarà collegato con le aziende.
Se il sistema funzionerà non
ci saranno più rappresentanti che visiterànno i negozi e
grossisti: sullo schermo del
computer si vedranno i listini e le caratteristiche dei prodotti da acquistare, l’ordine
sarà fatto in tempo reale e le
merci arriveranno direttamente al negozio.
La Regione Emilia-Romagna, con una sua legge, ha invece deciso di finanziare i negozi dei centri storici finanziandone l’ammodernamento delle strutture e il miglioramento della qualità dei servizi di vendita offerti.
Il responsabile della strage non fu condannato a causa della prescrizione
Caiazzo, da un massacro impunito al gemellaggio
HARTMUT DIEKMANN
CAIAZZO si trova fra i
monti, vicino a Caserta,
una piacevole cittadina di
6.000 abitanti. Domenica 13
ottobre ha vissuto una festa
particolare, quando è stato
sottoscritto solennemente il
gemellaggio con la città tedesca di Ochtendung, che si
trova nella Renania-Palatinato. C’era una delegazione del
Consiglio comunale di Ochtendung con il sindaco, Franz
Schmidt, il coro dei giovani e
una parte della comunità cat
tolica con il parroco in testa,
tutti venuti per incontrare il
sindaco, il vescovo di Alife e
la cittadinanza di Caiazzo. Di
questa festa forse avrebbe
parlato solo la stampa locale
se alla sua origine non vi fosse una colpa, che non è mai
stata espiata; e questo fatto
dà all’avvenimento una dimensione completamente
diversa.
Il 13 ottobre 1943 ventidue
abitanti di Monte Carmignano furono messi al muro e
fucilati da Wolfgang Emden,
un ufficiale di 20 emni, e da
Nella collana meditazioni bibliche è uscito
J^OVifA
Cuori ardenti ^
Preghiere di Susanna, John e Charles Wesley
a cura di Michael D, McMulIen
edizione italiana a cura di Lidia Conetti
presentazione di Valdo Benecchi
prefazione di PauHne Webb
^ pp. 152, L. 23.0ÒO
hm-,,
Questo libro, che raccoglie i migliori scritti devozionali - preghiere, meditazioni, inni, pagine di diario—
- di Susanna, John e Charles Wesley. distilla per noi quella particolare
spiritualità ed esperienza di fede che
ha acceso la fiamma del «risveglio»
metodista nel Settecento. Di particolare interesse sono gli scritti di Susanna, la madre dei foncteitori del mqtodismo: moglie di pastore sommerso dai debiti e madre di 19 figli
riesce a trovare II tempo, ogni giorno
ad ore fisse, per un incontro con Dio
nella preghiera. Un vero tesoro di
spiritualità finora sconosciuto o dimenticato.
’""'‘’“'"'■'fAfc/*,,
' jf '' w- ammdMce
ciauiitana
VIA PRINCIPE TCÄÜMASO, 1 -10125 TORINO
.TEL 011/668.98.04 ■ FAX 011/S50.43.94 - C.C.P. 20780102
httpVAwwwarpnettt/-vaKli»eA:lau<iÌM).libn
due suoi subalterni. Il fatto
non fu punito: già nel primo
processo, subito dopo gli
eventi, Wolfgang Emden fu
spostato ad Algeri, dove fini
in un campo di prigionia inglese; ma anche da questo
campo scomparve e non fu
più portato davanti alla giustizia. Nel 1993 il tribunale
tedesco di Coblenza dichiarò
il reato caduto in prescrizione ma quando la sentenza fu
resa nota l’opinione pubblica
si sentì ferita e protestò fortemente, e i testimoni dell’
ingiustizia commessa provarono sgomento e vergogna.
Poi ci fu il silenzio e il signor
Emden, che con gli anni era
diventato un architetto riverito e benestante, potè godersi una tranquilla vecchiaia a Ochtendung. Di
nuovo l’oblio sembrava essere sceso sul passato.
Ma questa volta le cose
cambiarono all’improvviso.
Gli abitanti di Ochtendung
non riuscivano a sopportare
la pacifica presenza dell’architetto Emden in mezzo a
loro. Quando nel 1993 il console generale di Germania a
Napoli chiese perdono agli
abitanti di Caiazzo a nome
della Repubblica federale tedesca, fu come se cominciasse a rotolare una pietra, non
dall’alto verso il basso ma dal
basso verso l’alto, contro la
corrente e contro l’oblio.
Due città si allearono e, in ricordo della strage di Caiazzo,
mai espiata, decisero di gemellarsi. In piena coscienza
del fatto che l’autore di quel
delitto viveva nel grembo di
uno dei partner.
Nel suo discorso il console
generale ha detto fra l’altro:
«Sto vivendo uno dei giorni
più commoventi del mio ormai lungo servizio all’estero.
Il gemellaggio fra Caiazzo e
Ochtendung è il risultato delle azioni coraggiose di uomini che hanno superato le
barriere erette dalle profonde ferite, dal dolore e dal risentimento e in un atto di
autoliberazione sono andati
incontro ad altri uomini, aprendosi loro. Questo gemellaggio non cancella il passato... anzi questo passato diventa la spinta positiva per
una collaborazione onesta,
aperta e rivolta al futuro». Citando l’ex presidente della
Repubblica tedesca, Richard
von Weizsäcker, il console ha
aggiunto: «Una nuova generazione ha oggi la responsabilità politica. I giovani non
sono responsabili di ciò che
è accaduto allora ma sono
responsabili per ciò che nella
storia si saprà trarre da quei
fatti. Gli anziani non sono
debitori ai giovani della realizzazione dei loro sogni, ma
dell’onestà».
Che a Caiazzo vi sia stato
ben più che un ricordo di un
fatto tragico del passato, lo
dimostra anche l’invito alla
comunità ebraica di Roma.
Fulvio Giannetti, che nella
sua «Lettera ad Anna Frank»
aveva ricordato il massacro
di Caiazzo (la strada del ricordo, Roma, 1993), ha portato il saluto della comunità e
ha chiesto perché Caiazzo
non sia annoverata fra le città
martiri. L’Associazione ecologica «Keren Kavenel Israel»
ha portato una pianticella
d’olivo da Gerusalemme che i
cittadini di Ochtendung e di
Caiazzo hanno messo insieme a dimora nel luogo in cui
avvenne il massacro.
Piantiamo insieme altri alberi di gemellaggio: i piccoli
passi talvolta possono portare a grandi passi.
1 —
1 Ckiote di mercato (%) iMi IB
Centrale Totale Ipermercato Supermercato Superane Discount
Coop 12.7 15,3 16,1 7,8
Euromadis 12,4 5,6 11,4 10,6
Intermedia 10,7 13,9 9,5 5,9 16,0
Sicon 9,7 1.6 10,0 19,7
Supercentrale 8,5 16,0 10,4 1,5 ■
Crai 8.4 1,5 8,2 14,9
Finiper 7,0 24,2 3,5 1,8
Esseiunga 3,9 5,2 5,0 ...
Mecades 3,9 4,4 4,1 4,6
Sisa 3,4 0,3 5,6 3,4 0,6
Mdo 3,2 0,2 2,7 6,2
art.:
in CI
al ir
L’Ec
I La base Usa condiziona la vita
Aviano^ la popolazione paga
i costi della «pace mondiale»
'•
TIZIANO TISSINO
A VIANO, Usa. Nel 1951 il
governo italiano concede
questo pezzo d’Italia agli Stati Uniti. Lo fa con un accordo
che, a 45 anni di distanza, è
ancora segreto, alla faccia
della Costituzione e delle
stesse norme contenute nel
Patto Atlantico. Da allora l’aeroporto di questo piccolo
paese (8.000 abitanti) alle falde delle Prealpi Carniche è di
fatto un pezzo d’America,
con tanto di extraterritorialità. La popolazione locale ha
da tempo imparato a convivere con la base Usaf (United
States Air Force), anche se
non c’è mai stata vera integrazione: i soldati americani
fanno vita a sé, senza curarsi
granché del paese in cui per
avventura, per passione o
forse semplicemente per
sbarcare il lunario, sono arrivati. Tanto, sanno bene che
qui si fermeranno solo per
qualche anno e poi rientreranno in patria.
Sul finire degli anni ’80, la
Cisl (unico sindacato ammesso aH’interno della base,
ora come allora) lancia l’allarme: attenzione, con l’aria
di disarmo che soffia nel
mondo, c’è il rischio che la
base venga chiusa e i suoi dipendenti (circa 600) licenziati. Dobbiamo mobilitarci, dicono al sindacato, per far arrivare qui gli F16 che la Spagna non vuole più.
E così sono in molti a tirare
un sospiro di sollievo quando
i primi F16 atterrano a Aviano
e pochi quelli che si rendono
conto che questi sono solo i
primi segnali di un profondo
mutamento. Fino ad allora
Aviano era stato solo una piccola base di supporto; poi, la
guerra nel Golfo e, quasi senza soluzione di continuità,
l’impegno via via crescente
nella guerra in Bosnia. Dietro
il paravento delle contingenze, e mentre continua ad aumentare il numero degli aerei
presenti, si fa strada l’ipotesi
di trasformare Aviano in superbase: si terrànno gli F16 e
pian piano si rimpiazzerà il
sito di Ramstein nel ruolo di
principale base Nato in Europa. La posizione è strategica
(da qui gli aerei possono tenere sotto controllo non solo
tutta l’ex Jugoslavia ma anche
Ungheria, Polonia, Slovacchia...), la situazione meteorologica ottima, la fedeltà del
paese ospitante è a prova di
bomba (ci sono le atomiche,
nei bunker, lo sanno tutti, e il
comando Usaf non perde
neanche più tempo a smentire le notizie che periodicamente rilanciano lo «scoop»;
lo sanno tutti, e tutti fanno
finta di niente).
Nasce così «Aviano 2000»:
il progetto prevede l’ammodernamento e l’ampliamento dell’aeroporto militare,
una lunga serie di infrastrutture «ci\^» a uso e consumo
degli statunitensi (l’asilo, la
piscina, il centro commercili
le, l’ospedale...), da realizl
zarsi aU’interno della base »
in terreni demaniali messi a
disposizione dal governo ita-)
liano, oltre al reperimento alloggi U più vicino possibil
alla base (l’obiettivo è riduni
i tempi di percorrenza dal
abitazione a meno di ventì
minuti; attualmente gli amei
ricani sono dispersi in un
territorio che va da Cone^<
no alle porte di Udine, in uni
cerchio di oltre 50 chilometi
di raggio).
Il Pentagono ha stanziati
800 miliardi di lire per «Aviai
no 2000». Neanche unaM
però per Aviano e per i comi||
ni circostanti; questi dovranl
no arrangiarsi per conto 10ta|
a coprire i maggiori costi c
la presenza dei circa 10.001
statunitensi comporta. Dal
strade alle fognature, aUarae-1
colta rifiuti, tutte le infra-J
strutture e le reti tecnolof;
che sono sotto stress. Il Cen;
tro di riferimento oncologica
uno dei maggiori centri ih
liani di cura e di ricerca.sii
cancro, che ha sede nel tetri
torio di Aviano, non può col
legarsi alla fognatura, perché
questa, che già serve la 1
non è dimensionata per reggerne l’impatto. Anche la
quantità prò capite di rifiuti
urbani prodotta ad Avianoé
di molto superiore alla medà
degli altri Comuni della provincia, e poiché la tassa sui
rifiuti si paga in proporzioni
alla superfìcie abitativa, sono
i cittadini avianesi a dovei
pagare lo sfrenato «usa e f
ta» dei loro vicini.
E poi c’è il rumore de^in^ ^
rei, che ormai è diventati y
parte del «paesaggio sonori r
della zona. Ogni giorno, defl:
ne e decine di voli (certe
te arrivano ad essere ^ncWl
un centinaio; ai tempi®!
«Deny Flight», operazione®!
controllo dei cieli nel corsi?
della guerra ex jugoslava, ®
24 ore se ne contavano piu®
300). E ogni volta, rumon^'
sordanti e inquinamento cu
piove sulle nostre teste. Turi
questo per cosa? Per «couua
buire alla pace mondiale»
sfruttare economicamente
presenza di così numéroji
«facoltosi» clienti, come di
il pensiero ufficiale che ve
concordi le fortissime loh J
dei dipendenti della bus
dei commercianti,
quasi tutti i partiti e le atni^.
nistrazioni locali? O solo P ,
subalternità alle decisi
prese negli Usa e agli
r
si forti di una ristretta
di speculatori, pronti a
dere la nostra salute per
ro profitto, come denunci“ .
il Comitato unitario co
«Aviano 2000» e i «Beati
struttoti di pace»?
sta, scrive a giornale g,
glie firme; ma è difficil
bilitare la gente, rasse»—_ j,
subire questi aerei eh
vorrebbe ma che non
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In caso di mancato recapito si prega restituire
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L’Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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Sono stati inaugurati il 4 novembre i corsi di laurea breve
in Economia e amministrazione delle imprese e Economia e
gestione dei servizi turistici, che si tengono a Pinerolo presso la sede della Facoltà di economia, in via Cesare Battisti 6.
Questa settimana sono iniziati i corsi istituzionali, mentre da
lunedì 11 prenderanno il via anche le esercitazioni pratiche e
i laboratori di lingua; la frequenza è obbligatoria. I diplomi
universitari prevedono 14 annualità e uno stage in azienda
durante il II anno di corso; i docenti provengono dalla Facoltà di economia di Torino ma anche dal mondo del lavoro.
VENERDÌ 8 NOVEMBRE 1996 ANNO 132 - N. 43 URE 2000
Gli ultimi russi alle Valli
erano stati i profughi
scappati dalla rivoluzione e
dalla cortina di ferro. All’Uliveto e a Villa Olanda rimasero più a lungo, vivendo di ricordi, quelli troppo vecchi
per rifarsi una vita.
Oggi invece si tratta di venti bambini che, come è giusto
alla loro età, vivono di speranze: la prima è quella di
una vita in buona salute. Sono nati in Bielorussia, dopo
l’incidente nucleare di Cemobil, in Ucraina, a pochi chilometri dalle loro case. Adesso
avrebbero bisogno di passare
un mese fuori dalla zona com
laminata, come hanno fatto
ora, almeno ima volta Tanno
per disintossicarsi e diminuire
il rischio di malattie gravi.
I «BAMBINI DI CERNOBIL»
SI PUÒ FARE
LUCIO MALAN
Ma in questo mese ci hanno
dato anche molto, a cominciare dai loro eloquenti sorrisi.
Sono riusciti, con gli organizzatori, a far muovere insieme
un gran numero di persone, e
sappiamo quanto sia difficile.
Hanno spinto le famiglie os^iitanti a seguire di più ánche i
loro stessi bambini. Fanno
sentire vicini i fatti della Bielorussia, dove l’opposizione è
soggetta a frequenti intimida
zioni e c’è il regime post-sovietico probabilmente più militarista e totalitario, che si
esprime anche in alcune incongruenze; le accompagnatrici dei bambini non vengono
dalla zona contaminata e in
alcuni casi sono giunte in Italia per raccomandazione. Ciò
dimostra che di per sé un regime totalitario non è meno corrotto della democrazia, anzi.
Infine, la presenza dei bambi
ni qui ci ricorda l’importanza
dell’ambiente, la cui prima difésa è che i cittadini vogliano
e possano essere informati
(cosa difficile sempre, impensabile a Cemobil nell’86).
Anche noi vorremmo essere pienamente informati della
situazione di Superphénijt, o
delle cause per cui l’alone
grigio-viola che fino a pochi
anni fa stava solo sopra Torino ora incombe anche da noi
(basta salire sopra i 1.000
metri per vederlo), e questo
proprio quando le marmitte
catalitiche dovrebbero ridurre
Tinquinamento (ma per ora è
certo solo l’aumento dei profitti di chi le fa). Vorremmo
che i bambini bielorussi potessero tornare qui anche nei
prossimi anni.
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Superphénix
Quanto costa
la centrale
nucleare?
Da un’inchiesta resa pubblica dalla Corte dei Conti risulta che il Superphénix costerebbe 18.000 miliardi nell’ipotesi della sua chiusura
nel 2000, termine del contratto tra TEdf, l’ente elettrico
francese e i suoi partner, tra
cui l’Italia, che attraverso
l’Enel finanzia il 33% del
surgeneratore. II costo è il risultato di tre voci di spesa: la
costmzione e il funzionamento di Superphénix fin al 1994
(10.320 miliardi); il costo fino all’anno 2000 (2.100 miliardi contro circa 1.5002.000 miliardi di entrate provenienti dalla vendita di elettricità); le uscite a supporto
dell’arresto del reattore
(¡8.220 miliardi). Questa somina non include i costi di ricerca e sviluppo della filiera
di surgenerazione (9.000 miliardi) e gran parte dei costi
di investimento delTofficina
di ritrattamento di La Hague
in Normandia, che hanno cotne origine l’estrazione del
plutonio per la surgenerazioHe (6.000 miliardi): in tutto il
costo reale del Superj)hénix
arriva a 33.000 miliardi per
Meno di un anno di funzionamento dal 1986. Senza contate che il costo globale della
struttura non copre eventuali
incidenti.
Il futuro appare incerto. Superphénix sarà trasformato in
un «super laboratorio» per
studiare T incenerimento di
fcorie altamente radioattive.
A questo scopo TEdf ha concluso Tanno scorso un nuovo
contratto con i suoi partner
che implica il funzionamento
del surgeneratore al 60% del’3 sua potenza. La scelta ha
suscitato nuovi dubbi e critiche ed è stata denunciata da
«Europei contro il Superphénix», un cartello di 250 associazioni europee e che ha bollato il surgeneratore come
uno «dei più grandi scempi
tecnologici e economici».
Un libro pubblicato dalla diocesi di Pinerolo illustra in maniera innovativa i rapporti fra cattolici e valdesi
lecumenìsmo e la «riconciliazione delle memorie»
ALBERTO TACCIA
L? archivio della diocesi
cattolica di Pinerolo ha
curato una raccolta di testi riguardanti i rapporti tra cattolici e valdesi nel Pinerolese
sotto il titolo Dalla tolleranza
al dialogo: la diocesi di Pinerolo e l’ecumenismo.
La raccolta costituisce un
omaggio a mons. Pietro Giachetti, vescovo di Pinerolo, in
occasione del suo 50° anniversario di sacerdozio e 20°
di episcopato. Giustamente
tale omaggio è dovuto in con
siderazione dell’impegno sincero e appassionato di mons.
Giachetti per un dialogo tra le
due chiese, scevro di tatticismi e secondi fini ma aperto a
una conìprensione che possa
essere di reciproco arricchimento, senza nascondere le
effettive diversità. Era dunque opportuno che il tema
dell’ecumenismo fosse scelto
per caratterizzare uno degli
aspetti importanti del ministero di mons. Giachetti il quale,
come scrivono i redattori del
libro, «ha cercato di dare
un’anima ecumenica alla no
II tempio valdese e II campanile della chiesa cattolica a San Bartolomeo di Prarostino (disegno di Marco Rostan)
stra chiesa», di cui è segno ad
esempio la lettera che ogni
anno dal 1976 il vescovo invia al Sinodo valdese.
Dalla lettura si rileva una
situazione praticamente stabilizzata sui temi dell’«azione
repressiva, difensiva e persuasiva» che hanno caratterizzato
il rapporto dei cattolici verso i
valdesi praticamente dal 1200
alla metà del ’900 circa.
Nell’elencazione e descrizione che ne viene fatta, non traspare alcun tentativo di giustificare o attenuare l’azione sostanzialmente persecutoria
verso i valdesi. Un confronto
tra le differenti posizioni teologiche e ecclesiologiche delle due chiese sembra dato per
scontato, ma avrebbe potuto
illustrare meglio la motivazione (e l’assurdità) di una repressione che peraltro si giustificava anche da ragioni disciplinari e di potere politico.
L’interesse e l’originalità
del libro stanno nel fatto che
ci troviamo davanti al tentativo di descrivere la storia dei
rapporti cattolici-valdesi vista
dal versante cattolico, con
chiara volontà di documentazione oggettiva senza polemi
ca né apologia. Ci avviamo
forse verso quella «riconciliazione delle memorie» considerata uno degli aspetti più
difficili del dialogo ecumenico? L’esperimento vale la pena di essere ripreso in un confronto delle diverse letture
storiche, viste e vissute in
modo a volte molto diverso
dalTuna e dall’altra parte.
Di notevole interesse sono i
capitoli riguardanti la storia
del movimento ecumenico
nel Pinerolese, i caratteri dell’ecumenismo cattolico pinerolese e i vivaci riflessi più o
meno ecumenici che sono apparsi sulla stampa locale (i
due Eco) dal 1960 al 1980.
I due capitoli conclusivi sui
matrimoni interconfessionali
ci conducono all’attualità di
uno dei temi che ha maggiormente impegnato l’azione pastorale di mons. Giachetti e
che si sta avviando, grazie anche al suo personale intervento, verso una soluzione positiva nel pieno rispetto della libertà di scelta di ciascuno.
Opera preziosa, dunque,
che potrebbe aprire il campo
a nuovi confronti anche sul
piano storico. È un pezzo del
La condizione del «prigioniero di
guerra» ha indubbiamente conosciuto, nel tempo, dei mutamenti notevoli.
Nel momento in cui sono state sottoscritte, le convenzioni intemazionali potevano
far sperare che, riconoscendo uno status
giuridico specifico, si potessero evitare
atrocità degradanti la persona umana. In
realtà si ha l’impressione che si sia andati
progressivamente verso uno spaventoso
imbarbarimento. Leggere i racconti (o
ascoltarli dalla viva voce dei protagonisti) di persone che sono state prigionieri
di guerra durante il secondò conflitto
mondiale è raccapricciante. Può essere
interessante e curioso, in confronto, rileggere qualche documento di inizio ’800, in
cui si vengono a conoscere aspetti della
prigionia di un giovane ufficiale valdese,
Giacomo Vertu di Torre Pellice. Egli era
di stanza a Alessandria, come ufficiale
delTesercito francese, quando gli austrorussi del generale Suvorov nella loro
avanzata lo sorpresero facendolo spunto
IL FILO DEI GIORNI
PRIGIONIERI
BRUNO BELLIOW
prigioniero. Non abbiamo alcuna indicazione della sua lunga marcia che lo portò
in Austria, nella Stiria settentrionale, nella cittadina di Indemburg. Dai documenti
conservati presso la Società di studi vaidesi sappiamo però che, nell’agosto del
1800, egli ricopia in bella grafia, probabilmente per ingannare il tempo, il «regolamento di polizia e disciplina della fanteria» francese del giugno 1793. Aveva
quindi a disposizione il necessario per
scrivere, ma a lui e agli altri prigionieri
era stato lasciato anche del materiale di
un certo interesse delTesercito francese,
momentaneamente sconfitto. Egli aveva
anche, evidentemente, molto tempo a disposizione per questo esercizio di bella
scrittura.
Nel dicembre dello stesso anno, sul retro dell’ultimo foglio di questa copia del
regolamento, egli annota anche alcune
spese che ha fatto settimanalmente per la
biancheria che ha fatto lavare e così sappiamo che ogni settimana si cambia la
camicia, usa due fazzoletti e due paia di
calze. Il lavaggio di questa biancheria gli
costa 7 kreuzer.
Come aveva a disposizione il denaro?
Sappiamo che il padre, negoziante di
Torre Pellice, gli ha mandato, tramite un
altro valdese, Giovanni Salomon di, Villar Pellice, impiegato in una grande ditta
di commercio con filiali in varie città
I d’Europa e in quel tempo a Venezia, una
lettera di cambio per l’importo di 100
fiorini, unitamente a una bella lettera in
cui dà notizie di tutta la famiglia. Tale
lettera, datata 18 dicembre 1799, risulta
essergli pervenuta il 23 agosto 1800.
Il vescovo Pietro Giachetti
la nostra-storia locale che ci
aiuta a conoscere meglio alcuni aspetto del dissenso religioso quando esso si manifesta in un regime di intolleranza che genera incomprensione e astio, e a capire come
lungo e difficile è stato il
cammino verso il dialogo, la
reciproca accettazione e il rispetto vicendevole. Un passo
avanti verso una reciproca e
più approfondita comprensione delle/diverse posizioni.
L’ecumenismo non è la descrizione di un rapporto stabilizzato fra le chiese, ma è un
cammino irreversibile sulla
base del reciproco interessamento della comune fede cristiana. Fede cristiana che, pur
avendo gli stessi fondamenti,
viene vissuta e compresa con
modalità ritolto differenziate e
spesso non conciliabili. Come
dice il documento sull’ecumenismo votato dal Sinodo valdese di quest’anno, «si comincia a dialogare e a conoscersi,
lentamente si dissolvono pregiudizi e risentimenti, avversioni e differenze, fino a scoprire una fraternità possibile e
a cominciare a viverla almeno
per frammenti. Pur sapendosi
divisi, si comincia a pensare e
i ffamnienti di comunione ritrovata potrebbero moltiplicarsi e diventare più grandi».
Il libro dedicato a mons.
Giachetti può costituire uno
di questi frammenti, nella volontà di mettere in comune
quella memoria storica che,
nelle sue tragiche vicende,
può costituire ancora oggi
motivo di profonda incomprensione.
8
PAG. II
,1.
\
LUSERNA: FIERA DEI SANTI — Grande partecipazione
di pubblico, oltre che di espositori, alla tradizionale Fiera
dei santi a Lusema San Giovanni il 2 novembre. Nel corso
della giornata, alla presenza della presidente della Provincia di Torino, Mercedes Bresso, è stato inaugurato il centro
di vendita realizzato dalla Comunità montana vai Pellice
per il nuovo consorzio di cooperative agricole della valle.
Successivamente sono state effettuate le premiazioni del
terzo concorso delle pecore frabosane e roaschina.
LUSERNA SAN GIOVANNI CONFERMA LA CONVENZIONE PER IL NIDO — Si è discusso dell’asilo nido intercomunale di Torre Pellice durante l’ultimo Consiglio comunale di Lusema San Giovanni. La convenzione esistente
da diversi armi permette a 10 bambini di Lusema di iscriversi al nido comunale di Torre dopo la chiusura di quello
pubbhco di Lusema ed è stata prorogata. Il sorgere però di
due esperienze di nidi privati potrebbe portare il Comune a
non rinnovare la convenzione in futuro a vantaggio di un
sostegno diretto alle stmtture private.
ECOMUSEO DI PEROSA — È convocata per le 20,30 di
venerdì 8 novembre presso il municipio l’assemblea dei soci dell’Ecomuseo di Perosa e valli. L’associazione è stata
costituita la scorsa primavera nell’intento di recuperare sotto il profilo museale delle aree che furono sede di attività
lavorative e poi abbandonate. Nel corso dell’estate sono già
state concretizzate alcune iniziative di promozione e di
informazione sulle attività possibili nelle zona.
RASSEGNA TEATRALE A PINEROLO — La rassegna teatrale «Aspettando l’inverno ’96, ovvero il teatro dell’ironia,
della poesia e del sorriso», dopo la presentazione fatta lo
scorso sabato con una serata di intrattenimento condotta da
Guido Castiglia e la compagnia comica torinese «Le Sorelle
Suburbe», inizia venerdì 8 novembre al Teatro-incontro con
lo spettacolo comico «A Saintrotwist» della compagnia fiorentina Aringa & Verdurini; la trama vede una cantante e un
pianista alle prese con le canzoni degli anni 50-60.
IL CARRO DI CARNEVALE DI LUSERNA — Con ammirevole tempismo e impegno di idee organizzative, a cura
della Pro Loco di Lusema si è svolta una riunione con rappresentanti delle associazioni, dal Centro anziani agli Scout,
ai Vigili del Fuoco, all’Antincendi boschivi e altri, per progettare il carro del carnevale ’97. Oltre all’idea (che per
mantenere la giusta sorpresa non riveliamo, salvo dire che
viene dall’Antincendi) ci sono innumerevoli problemi da risolvere: costmttivi, assicurativi, di trasporto e partecipazione alle diverse sfilate. E naturalmente di costi, perché per
un carro di quel genere ci vogliono milioni.
I bandi
A proposito dell’ultimo degli interventi, sempre interessanti, di Bmno Bellion nella
rabrica «Il filo dei giorni» (25
ottobre ’96), va precisato, relativamente alla «cria», che
non si tratta di parola derivata
dalla lingua francese, la quale
usa con questo significato
«ban» o «édit» ma della «grida», termine sinonimo di
«grido» e poi usato almeno
nel XIV secolo per designare
gli avvisi pubblici e i bandi,
che venivano appunto «gridati» perché tutti li intendessero
e fossero informati, compresi
gli an^fabeti, che erano i più.
E «erija» si dice anche in piemontese, da cui sicuramente
il nostro è tratto.
Cito da una vecchia edizione del Dizionario eficiclopedico della Utet: «Propriamen
te si chiamava e si chiama
tuttora grida il bando degli incanti; onde comprare o vendere aH’incanto. Sotto il governo spagnolo della Lombardia si diceva gridario la
collezione delle grida, ordini,
decreti d’ogni governatore
(...)». Tutti hanno presente
l’attestazione che se ne trova
nei Promessi Sposi di Manzoni (I capitolo).
Ma l’uso, quantunque meno specifico, non è poi così
remoto: a Guardia Piemontese, come ho potuto vedere e
udire io stesso qualche anno
fa, il banditore comunale,
Coum^r’ Antoneié, è in piena attività e come un tempo
grida per le strade i suoi annunci, previo suono di trombetta per richiamare sulle
porte e alle finestre gli interessati.
Arturo Genre - Torino
E fi» Delle Vai.ii mLOESi
VENERDÌ 8 NOVEMBRE
Scuola: le elezioni del 10-11 novembre
il distretto scolastico
Domenica 10 e lunedì 11
novembre si svolgeranno nelle scuole di ogni ordine e grado le elezioni per il rinnovo
del Consiglio scolastico distrettuale. Questo organo collegiale, istituito con decreto
del presidente della Repubblica 416 del 1974, attende il
rinnovo già da due armi, dopo
che era stata proposta da più
parti la sua abolizione.
Da anni, come è noto, la
partecipazione a questo tipo di
elezioni, e l’impegno a rendere efficaci e operativi gli organi collegiali sono molto bassi
e tuttavia le varie componenti
del mondo scolastico sono ancora chiamate, in attesa di un
rinnovamento richiesto da più
di un decennio, ad esercitare il
diritto di voto, a presentare hste, candidature e programmi,
pur nella consapevolezza dei
limiti oggettivi che da sempre
caratterizzano resistenza degli organi collegiali. Abbiamo
chiesto a Lorenzo Tibaldo,
presidente uscente del distretto scolastico della vai Pelhee,
di spiegarci le funzioni di
questa istituzione. «D distretto
copre un territorio che nel nostro caso va da Bricherasio
all’alta Val Pellice - spiega
Tibaldo ha funzioni di
coordinamento, di valutazione, di indirizzo; per esempio
quando si trattava di decidere
per la razionalizzazione della
rete scolastica si è chiesto il
parere del distretto. Si occupa
poi di didattica, sia per quel
che riguarda l’acquisto di
materiali sia per quanto concerne l’inserimento dei portatori di handicap e l’educazione degli adulti. Si può quindi
dire che il distretto si occupa
di tutte le tematiche più importanti che riguardano il
mondo della scuola».
Nel corso degli ultimi cinque anni il distretto della Val
Pellice ha promosso diverse
iniziative: «Abbiamo orga
nizzato due convegni sulla
continuità nella scuola dell’obbligo, con una buona partecipazione dalla provincia di
Torino e non solo e con interventi qualitativamente molto
validi, e uno sulla storia, in
occasione del cinquantesimo
anniversario della Liberazione - continua Tibaldo - ci
siamo poi occupati dell’alfabetizzazione degli adulti, divulgando informazioni e favorendo i corsi, abbiamo curato il prestito di materiali
vari per gli insegnanti del territorio e ci siamo comunque
adoperati per far conoscere il
distretto e le sue funzioni».
Del distretto fanno parte rappresentanti dei docenti, dei
genitori, del personale direttivo e ausiliario, degli alunni
delle scuole secondarie superiori, oltre a rappresentanti
dei Comuni che fanno parte
del distretto, eletti dai vari
Consigli comunali; il distretto scolastico elegge al suo interno una giunta e un presidente e si riuniste mediamente ogni tre mesi.
«Non è facile coordinare le
varie componenti del distretto
- spiega ancora Lorenzo Tibaldo - anche perché la partecipazione alle riunioni è sempre molto bassa. Il distfetto
oltretutto amministra dei fondi, circa cinque milioni nel
nostro caso, che pur essendo
una cifra irrisoria per le necessità delle scuole, va ancor
più per questo spesa in modo
oculato; spesso abbiamo dovuto convocare più volte i
membri del distretto quando
di trattava di deliberare sulle
spese, poiché a volte mancava il numero legale. Mi sento
proprio di chiedere ai nuovi
membri del distretto, che saranno eletti la prossima settimana, di non sottovalutare
l’impegno che si sono presi:
il distretto può avere una funzione importante.
Dopo i licenziamenti collettivi
Pramec in sciopero
Si sciopera alla Pramec di
rinasca, già Scot. La vicenda
inizia nel gennaio scorso
quando alcuni lavoratori scoprono dalla loro busta paga di
non essere più dipendenti
Spot ma di varie aziende tutte
con 7-8 dipendenti e con un
consulente comune: la Servizi Pentagono. Anche all’epoca non sempre gli stipendi
venivano pagati regolarmente; un’assemblea condotta al
di fuori dell’orario di lavoro
manifestò il suo totale dissenso verso la figura dell’amministratore delegato Scot
Daniele Ribetto. La società
era sull’orlo del fallimento
con il patrimonio degli amministratori ipotecato da numerose banche.
«In questa situazione spiega Enrico Tron, della Firn
Cisl - la Servizi Pentagono ci
propose che la ditta Pramec
assumesse tutti i lavoratori,
cosa che poi avvenne nel mese di giugno». Viene anche attivato un servizio di mensa
aziendale, soppresso dopo le
ferie; il proprietario spiega
che non gli sono state pagate
le spettanze. Il sindacato chiede allora alla Pramec di redigere un piano industriale dell’azienda, cosa che viene fatta
dopo diversi incontri e in modo «confidenziale». Il piano
presentato a inizio ottobre
riassume tutti i fatti avvenuti
dall’inizio dell’anno scaricando sui passati amministratori
e sulle loro incapacità le perdite che assommano a 350
milioni a fine giugno. Vengono inseriti nuovi consulenti
ma, a fronte di commesse e di
lavoro si continuano a verificare delle perdite; incapacità
gestionale o si lavora sottocosto? si chiede Enrico Tron».
Intanto arrivano i licenziamenti: capo officina, impiegate, centralinista; l’azienda dice
di avere bisogno di maggiore
professionalità ma «le macchine utensili dell’azienda
hanno un’anzianità di 16-20
anni - rimarca Tron - la più
recente ha 5 anni e quindi siamo di fronte ad evidenti contraddizioni visto che non sono
cambiate le lavorazioni». Dopo gli ultimi licenziamenti
collettivi (l’azienda ha rifiutato di utilizzare gli ammortizzatori sociali possibili) i lavoratori hanno iniziato la mobilitazione la scorsa settimana
per continuare in questi giorni
per capire quello che sta realmente succedendo all’azienda. «Non vogliamo far fallire
le aziende - conclude Enrico
Tron - ma chiediamo la massima trasparenza nel rispetto
delle leggi e degli accordi».
Tradizionale «Tuttomele» a Cavour
Una rassegna
per tutto ¡I Pi nerolese
Dal 9 al 17 novembre Cavour, come è ormai tradizione
da quasi due decenni, apre i
battenti alla XVII edizione di
«Tuttomele», la rassegna che
dedica alla mela e alla frutticoltura del Pinerolese esposizioni, incontri, mostre e iniziative varie. Come ogni anno
anche questa edizione presenta molte novità: innanzitutto
la presenza di ospiti stranieri,
i francesi di Gap, e italiani
dalla Regione Sicilia e dalla
Valtellina; da rilevare poi tra
le mostre quella delle mille
varietà di mele da tutto il
mondo (ala comunale), quella
dedicata al Po «La Rocca, il
parco e il Po», allestita dal
Parco fluviale del Po-Cuneese, la mostra documentaria
«Piste ciclabili del basso Pinerolese», a cura del Comune,
l’esposizione dei progetti per
Qavour, curati dagli studenti
della Facoltà di architettura e
del Politecnico di Torino, e di
quelli per la sistemazione di
un guado sul torrente Pellice
nel territorio di Cavour, oltre
alla mostra sui rettili vivi, al
modellismo ferroviario, ai dipinti di Rossana Campra sul
tema della mela e all’esposizione di oggetti sacri presso la
chiesa di Santa Croce.
Come ogni anno non mancheranno numerosi spazi dedicati alla gastronomia locale,
con la mela che la fa ovviamente da protagonista: tutti
i giorni infatti sarà possibile presso il «Melastudio»,
spazio allestito dalla Scuola
agraria di Osasco e dalTIsti
tuto alberghiero di Pineroto
degustare mele e prodotti lo.1
cali. Non mancheranno gli
Iti
spazi per incontri e dibatffi ì Ula
tra questi segnaliamo mait^ ’icittad“
12 alle 9,30 al teatro-tendali i alle ui
convegno organizzato da' “(yembn
Cifop (Centro incrementi 'inente
frutticoltura Ovest Piemo| ; elio cc
te). Associazione frutticoltij ! no fa 1
ri. Coldiretti e Piemonti sono a
Asprofrut su «Qualità delie (lidati
mele: optional o necessità?»| da und
che vuole fare il punto sti . n^ e
metodi per Ottenere produzi tdicina
ni di qualità, che rispondatè ‘ in listi
alle necessità e agli standatS ¡'posti d
della distribuzione. ' le. La
Spettacoli per grandi e pio '\ cornine
cini ci saranno quasi tutti!
giorni, con musica folk dalla,
Sicilia e dal Trentino Alta società
Adige, liscio e discoteca, eoa, rolese.
teatro e cabaret e sfilate di' si era a
moda; durante tutto il periodii ‘ lontra
di Tuttomele 96 i ristorato^ p wa sta
del luogo organizzano la s«, ? glùnen
timana gastronomica della ¿
mela con menu a base di l 'Ora nu
le e prodotti tipici stagionallai
locali. Come ogni anno la 1
manifestazione cavoureaO , gianta
vuole proporsi come uno dèi ■ razione
momenti più importanti della! ; all
frutticoltura non solo in pr® ' la Listi
vincia di Torino ma in mttoil PriPiemonte, aprendo le poi
alla partecipazione degli enfilocali, agli istituti di ricercitil
alle associazioni di prodotti
e cercando di abbinare gH
aspetti economici, culturali e
tradizionali con il divertimel
to e il piacere di stare insii
me, facendo da palcosceniwf e
e da luogo di incontro. ■ t ^ Pr°N
zione,
litici.
Iproci
.hanno’
partiti (
questo
"coalizi
goli co
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'iiazion
Occupazione e formazione nel Pinerolese
Che rapporto
tra scuola e lavoro?
# V
c'e
Qual è il rapporto tra la
scuola e il lavoro? Di fronte a
una diminuzione degli avviamenti all’occupazione quale
ruolo può giocare la formazione? Questi sono i temi forti su cui si sono confrontati
rappresentanti della Regione
Piemonte, della Provincia di
Torino, di imprenditori e di
varie associazioni di categoria lunedì 28 ottobre, nella sala regionale a Pinerolo, dove
tra l’altro è stata presentata la
ricerca «Indagine sugU sbocchi professionali dei giovani
licenziati dal sistema scolastico del pinerolese nel ’92»
condotta dalla Regione Pieponte e dal Cilo di Pinerolo
in collaborazione con vari
istituti superiori del Pinerolese; nel corso della ricerca è
stato analizzato come nei tre
anni successivi al termine del
Ipo ciclo di studi circa 700
giovpi diplomati si siano
mossi nel mondo del lavoro,
quali sono stati i loro sbocchi
professionali, l’attinenza dell’occupazione trovata con gli
studi seguiti ecc.
Dalla ricerca ma anche dal
dibattito è emerso cóme spesso non ci sia congruenza tra
gli studi e il lavoro svolto,
cóme spesso chi ha un lavoro
non ne sia soddisfatto e sia in
CCTca di uno nuovo, come ci
siano sempre meno avviamenti professionali. L’indicazione che sembra emergere
dal dibattito in particolare è
(juella della necessità di politiche forti di formazione dei
giovani. La formazione, è
daco e
.ttente
sosteng
dati sin
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Do duni
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stato più volte ripetuto
corso dell’incontro, è indb
spensabile per arginare la ___________
cessione lavorativa, occoBi ! Un piar
però tarare i suoi contenuti :,%e degl
didattici sull’offerta del mttcato e verificare le aspettati*;
ve e le caratteristiche dei gio*,
vani in rapporto alle caratte*
ristiche delle imprese.
Da più parti poi è stato sol*
tolineato come oggi il lavc^
stabile in senso tradizionali ^
non esista più è come ci sia la i»«. f,
necessità che i giovani aP*, i
prendano a compiere deHj! I ;
vere e proprie metamorfosi (
lavorative con la conseguen# ,
necessità per loro di venif
preparati alla cultura dell*
flessibilità del lavoro già nella scuola. Maggior formaziD’’;
ne dunque ma anche mag0®
sintonia e collaborazione W,
formatori e mondo del lave;'
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non solo abbiano un tasso
scolarità più alto ma che
sto sia indirizzato nella gw*
direzione sia per le loro es
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mondo del lavoro che è se®
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] 8 NOVEMBRE 1996
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f Le elezioni comunali dei 17 novembre
pinerolo diventa
laboratorio politico
E Eo3 Delle Yaui ^desi
PAG. Ili
OIORGIO GAHPIOL
'Itimi tra gli abitanti del
dibanhiA la Provincia di Torino, i
0 martel i cittadini di Pinerolo andranno
3-tendaii alle urne domenica 17 noizato da' :^rembre per eleggere direttaremento ''mente il sindaco e il ConsiPiemoi« elio comunale. Il maggioritautticoltts f fa la sua prima prova e si
iemontj ' sono annunciati cinque canlità delk didati a sindaco, appoggiati
eessità?», da undici liste, alcune naziolunto sili „ nali e altre locali. Una quinproduziój i dicina di valdesi concorrono
spondaij ■ in liste diverse per i trenta
stand^t posti di consigliere comunay le. La campagna elettorale è
idi e pie- cominciata.
Alle elezioni si arriva dopo
un profondo travaglio della
liocietà civile e politica pinerojese. Alle elezioni del 1990
si era arrivati con due liste De
•contrapposte e questo fatto
era stato la causa dello scioglimento del Consiglio appe
isi tutti!
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ino Alto'
'teca, così
sfilate
il perioi^
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ulturali e
s'ertimi
ire
loscemi
0.
ica deltó ; na eletto sicché, nel ’91, si
■■ ^■‘iera nuovamente andati alle
delezioni e, alla fine di un processo politico complesso, la
giunta aveva visto la collaborazione di De, Pds, Psi, Psdi
con all’opposizione la Lega,
la Lista per l’alternativa. Hi,
Pri, Rifondazione comunista.
1 processi politici nazionali
hanno visto scomparire alcuni
i ìicera,# partiti (De, Psi, Psdi, Pri), ma
questo non ha influito sulla
coalizione pinerolese. I sin-, goli consiglieri hanno aderito
a partiti concorrenti sul piano
' nazionale, ma hanno conti■iiuato a collaborare in giunta.
I problemi dell’amministrali zione, si diceva, non sono politici. Con questo ragionamento i consiglieri di maggioranza e di opposizione
hanno appoggiato trasversalmente alle ultime elezioni po; htiche, due coalizioni in contrasto tra loro: gli uni con il
Polo, gli altri con l’Ulivo.
Sul piano amministrativo si
è potuto approvare (da pochi
consiglieri, perché troppi erano gli «interessati») il nuovo
piano regolatore il cui iter si è
concluso proprio alla vigilia
dello scioglimento del Consiglio comunale per le elezioni.
ì
!tuto nel
, è indi'
are la re
occoftt , Un piano regolatore votato da
tre degli attuali candidati sindaco e avversato anche duramente da due liste che oggi
sostengono due diversi candi^dati sindaco che lo hanno vo, tatot Alle elezioni si presentano dunque coalizioni altemadve tra loro ma composte da
ontenuti
del mètaspettati
: dei gin; caratte^
stato sotil lavom
lizionalij
; ci sia h
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IERNAS. GIOVANNI
ii giorni dalle 17àtle 19T Tel. 954401 ,
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forze politiche alleate sul piano nazionale.
Perché tutto questo? In primo luogo perché la transizione del nostro sistema politico
non si è ancora conclusa. Viviamo un periodo di confusione e non si sono ancora
definiti i confini programmatici e politici delle nuove forze politiche sia a sinistra, sia
al centro, sia a destra: i «nuovi» stentano ad avere identità
e progetti positivi. In un epoca in cui dontina «il pensiero
unico neoliberale» non è facile definire programmi alternativi e può succedere che a
Pinerolo i neocomunisti si
trovino alleati con esponenti
del liberismo di stampo tatcheriano. Perciò in piccolo
Pinerolo è un laboratorio.
In secondo luogo perché
non è ancora definito il rapporto tra società civile e società politica. Al di qua delle
elezioni c’è il problema della
società, dell’economia e del
suo rapporto col potere. I
vecchi canali di comunicazione tra questi mondi si sono
rotti. Si è alla ricerca di nuovi
mediatori, di nuove rappresentanze. Il potere di un sindaco è importante per chi si
occupa di edilizia, di infrastrutture, di commercio, di
trasporti, di energia, di ambiente e di rifiuti. Un sindaco
amico conta ormai molto meno per scuola, sanità, servizi
sociali e quasi nulla per il lavoro, anche se questi temi sono ancora essenziali per il
consenso. Dunque una campagna elettorale sfasata rispetto alle aspettative. Chi ha
«interessi» economici cerca
perciò di piazzare «suoi» candidati nelle varie liste, in modo trasversale. I nomi dei
candidati delle liste pinerolesi
confermano questa impressione. Si tratta di gestire il
piano regolatore ed è bene
garantirsi più di una opportunità. Anche per questo Pinerolo è un laboratorio.
Infine perché non è ancora
arrivato il rinnovamento del
personale del sistema politico. La selezione della classe
dirigente finora ha messo da
parte i corrotti (e non è poco)
e solo ora si affacciano nuove
figure, forgiate in esperienze
non tradizionali. I candidati
sindaco a Pinerolo sono la
parte buona del «vecchio»
personale politico (uno di loro si dichiara «nuovo» dimenticando la sua partecipazione a un «centro studi»
molto «vecchio» quanto a impostazione politica!). I candidati delle liste per buona parte sono «nuovi» quanto a età
e a esperienza politica. Ma
prevarranno rispetto ai vecchi
marpioni? Anche in questo
Pinerolo è un laboratorio.
Il Rifugio Re Carlo Alberto
cerca
un/una Responsabile dì Progetto
per l'Animazione e l'Area Sociale
Si ricerca candidato/a con idoneo titolo di studio: Assistente socíale, Educatore professionale o titolo equipollente.
pervenire entro il 20 novembre dettagliato curriculum vitae a:
l^ìfugio Re Carlo Alberto (all'attenzione del Direttore)
loc. Musset 1100ó2 Lusema S. Giovanni (Torino)
fax n. 0121-909070
Un appello ai sostenitori in vista delTinverno che si avvicina
Il tetto ci ricorda ^apertura
dì Agape verso la società
MARCO ROSTAN
A vremmo sperato di
non dovervi più chiedere soldi per i tetti - scrive
l’ultimo Notiziario di Agape
-. Puftroppo i lavori sono urgenti e non rinunciabili; le lose sopra il salone si stanno
sbriciolando e piove dentro».
Continua così la campagna
«Un tetto per Agape» a cui
molti hanno già generosamente contribuito durante
l’estate.
Letizia Tomassone, che è
stata la prima donna a dirigere il Centro, e che nel Notiziario viene affettuosamente
salutata da un bell’articolo di
Toti Rochat, riflettendo sulla
travagliata storia dei tetti (che
molti suoi predecessori e moderatori ben ricordano) osserva che «i tetti di Agape sono
aperti verso l’alto come per
accogliere la grazia che dall’
alto scende; è proprio così
che l’architetto Leo Ricci,
grande sognatore, ha pensato:
tetto concavo (...) così come
il salone si apre orizzontalmente in direzione della chiesa all’aperto, a segnalare
l’apertura di Agape al mondo». Apertura verso l’alto e
verso il mondo ( così Letizia
Tomassone riflette al sogno
di Ricci e di Vinay, commentando il passo di Paolo in cui
si parla dei muri di separazione tra gli esseri umani che
vengono a cadere a causa della croce di Gesù. «Avevo
pensato di scrivere un editoriale in cui raccontare perché
siamo costretti a chiedervi
nuovamente soldi per il tetto
di Agape. Mi sono ritrovata a
scrivere un testo sull’audacia
e sulla speranza».
Certo, a parte i sogni, i tetti
devono proteggere dalla pioggia e dalla neve, se no perché
ci sarebbero? Non sono dimenticate le voci dei pralini
che, al momento della costruzione, commentavano con
stupore e ironia quelle assurde
falde dei tetti, troppo poco inclinate e girate in modo sbagliato. Ma, dice ancora Letizia Tomassone, «Agape resta
in piedi in quanto esiste quella comunità che la abita e la
fa crescere. Vogliamo che i
suoi tetti non facciano acqua e
che i suoi muri restino solidi
perché abbiamo ancora tanti
progetti e tanti sogni da realizzare, perché qui viviamo
esperienze che ci fanno crescere, emozioni e pensieri che
darmo forza alla nostra vita».
Di residenti e collaboratori
parla un altro articolo, di
Violetta Fasanari: «Mai come
quest’anno sono stata colpita
dalla continuità di Agape. I
figli dei fondatori sono numerosi, ci sono poi i nipoti o
pronipoti dei pastori della
tribù...». Ci sono segni incoraggianti: notevole la frequenza ai campi dell’estate ’96,
buon successo degli stand al
Sinodo e al 15 agosto, nuovo
spazio aperto a Agape, grazie
a Alessandra di Genova e ai
suoi amici e altri; uno spazio
di musica insolita, per Agape,
musica classica, dal Rinascimento a Mozart.
Il Notiziario contiene anche
i programmi dei prossimi incontri. Dopo il week-end su
«Ateismo e cristianesimo», ci
saranno a novembre due
week-end rivolti alle donne,
uno sulle macchine e l’energia, l’altro dedicato al confronto di idee e progetti fra
donne coinvolte in Agapé.
Poi dal 26 dicembre al 1°
gennaio il tradizionale campo
invernale dedicato a «l’arte
del governo», libero confironto fra generazioni su un tema
che va dalla dimensione personale e psicologica a quella
politica intemazionale.
Non mancano le simpatiche
vignette di Giorgio Guelmani: «Le idee giuste non cadono dal cielo... quindi tanto vale avere un tetto sopra la testa!». Chi vuole raccogliere
l’appello versi il suo contributo sul ccp n. 24122103, intestato a Amici di Agape, As-^
sociazione, borgata Agape 1,
10060 Hali.
Il Pinerolese e le vallate verso un invecchiamento inesorabile
L'emergenza della terza età
Ogni tanto la pubblicazione
di statistiche evidenzia situazioni comportamentali, aspettative, realtà che si percepiscono dall’esperienza quotidiana e che un’indagine puntuale costringe a valutile con
maggiore obiettività. È il caso, ad esempio, dei dati resi
pubblici nei giorni scorsi
sull’invecchiamento della popolazione italiana. In Piemonte vi sarebbero addirittura 400, Comuni destinati a
scomparire nel giro di pochi
anni: nessuna nascita, nessuna attività lavorativa sul posto e dunque zero immigrazione; se qualcuno lo fa è
semplicemente per passare gli
ultimi anni della propria vita.
Il Pineroles.e e le vallate in
particolare, denunciano da
anni un progressivo invecchiamento; gli ultimi dati a
disposizione dell’Ausi 10 dicono che, fra le femmine, la
popolazione con più di 65 anni è oltre il doppio di quella
fra 0 e 14 anni (15.629 contro
7.419); sempre fra le femmine le ultracinquantenni sono
28.600 contro 29.600 fra i
15 e i 49. Fra i maschi sono
7.923 ad avere meno di 14 anni, 10.343 più di 65. Il semplice confronto con i dati del
censimento del 1991 evidenzia che, a fronte di un aumento assoluto di popolazione
per circa 1.000 unità, la fascia fra 0 e 14 ha perso un
migliaio di abitanti; gli anziani sono aumentati considerevolmente in cinque anni.
Di fronte a questa situazione le valli si sono attrezzate,
sia come enti pubblici che
privati, a dare risposte alle richieste di servizi; l’accorpamento delle Ausi con le difficoltà a partire dei distretti rischia di cortipromettere in
parte il lavoro svolto in passato. Se ne è parlato a lungo
nel corso del Consiglio comunale di Lusema San Giovanni, secondo Comune
dell’Ausl per popolazione,
del 29 ottobre. A una richiesta di riflessione pervenuta da
un consigliere della lista
«Progressisti progetto 2,000»,
Danilo Mourglia, hanno fatto
ONORANZE FUNEBRI-VALPELUCE
di Barale e Giacotto
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Via l°maggio 8 - Lusema San Giovanni
Tel. e fax 0121/954340
seguito diversi interventi con
l’approvazione di un documento finale.
In particolare sul problema
anziani il consigliere Mourglia ha evidenziato i problemi
generali (drastica riduzione
per le spese sanitarie, la solitudine sul territorio, i rischi di
una visione «ospedalocentrica», rette sempre più elevate
nelle Case di riposo, Raffermarsi di criteri di pura aritmetica nella concessione di
supporti quali garze o pannoioni). Dove si vuole andare
con le risposte agli anziani?
Dopo un lungo dibattito nel
corso del quale sono intervenuti l’assessore Bruera e numerosi consiglieri è stato approvato un ordine del giorno
che ribadisce il ruolo degli
enti locali nel cogliere i problemi dei cittadini, segnala «i
problemi di gestione sanitaria
e assistenziale soprattutto nei
confronti degli anziani», i
«disagi degli operatori e della
popolazione per un cattivo
passaggio di informazioni e
per la gestione sempre più
burocratica dell’amministrazione sanitaria». Il Consiglio
comunale ritiene inoltre che
debbano essere controllate le
posizioni politiche che portano a tagli non sempre comprensibili, si'debbano rilevare
i disagi montanti dei cittadini
e lo smarrimento e la demotivazione degli operatori, debbano essere preservate le forme di assistenza pubblica.
ANIMAZIONE BIBLICA UNIONI FEMMINILI — Si svolgerà sabato 9
e domenica 10 novembre,
a Villar Perosa, un incontro di animazione biblica
della Ffevm sul tema «Bioetica; giocare alla divinità?». Alle 15, alla biblioteca comunale, si tiene una
tavola rotonda con la partecipazione di Anna Rollier, docente di biologia e
della pastora Daniela Di
Carlo. Dalle 18 lavoro in
gruppi presso il convitto; il
seminario si concluderà
domenica nel pomeriggio.
Le prenotazioni si raccolgono presso le varie Unioni fino al 4 novembre.
DIACONIA — Domenica 17 novembre la colletta sarà dedicata da tutte
le chiese alla diaconia.
INCONTRI COLLETTIVO MIEGGE — Il
prossimo incontro del collettivo Miegge si terrà alle
17 di domenica 10 novembre a Pinerolo, in via dei
Mille 1, per la lettura del
libro di Gianni Vattimo
«Credere di credere».
ANGROGNA — La
prossima riunione quartierale sarà martedì 12 novembre, alle 20,30, al capoluogo. Domenica 17 novembre alle 10 assemblea
di chiesa con all’ordine del
giorno: lavori del Sinodo,
informazioni sugli stabili,
elezione di un anziano/a.
BOBBIO PELLICE—
Domenica 17 novembre il
culto sarà in francese. Là
prossima riunione quartierale sarà il 12 novembre
alle 20 in località Cairus.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: giovedì 14 novembre ai Peyrot, venerdì 15
agli Airali. Mercoledì studio biblico a cura del past.
Berutti. Il 10 novembre,
alle 10, la corale partecipa
al culto con gli ospiti del
Rifugio Carlo Alberto. Alle 15 il coretto di Pinerolo
canta a Villa Olanda.
PERRERO-MANIGLIA — Riunione quartierale il 7 novembre alle
15 a Grangette.
POMARETTO — Mercoledì 13 novembre si ritrova l’Unione femminile.
La riunione autunnale di
Combavilla si terrà domenica 10 novembre alle 15.
Riunioni quartierali: venerdì 8 alle 21 all’Inverso
Clot, mercoledì 13 alle
20,30 alla Lausa, giovedì
14 alle 15 a Inverso Paiola.
PRALI — Prossima riunione quartierale TU novembre, alle 19,30, in località Pontieri-Giordano.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: alla
Ravadera venerdì 8 novembre, martedì 12 novembre all’Inverso e mercoledì 13 ai Chabriols,
sempre alle 20,30.
VILLAR PELLICE —
Domenica 10 novembre
alle 10 assemblea di chiesa
nella sala del teatro con
all’ordine del giorno i
mandati sinodali. Riunioni
quartierali: martedì 12 novembre località Garin, lunedì 18 all’Inverso.
VILLASECCA — L’
Unione femminile si ritrova giovedì 14 novembre.
Domenica 17 novèmbre si
svolgerà l’assemblea di
chiesa per la decisione della cura pastorale per i
prossimi sette anni.
10
PAG. IV
Luserna San Giovanni
Si chiamerà «3S Atletica
Valpellice» la nuova struttura
societaria che intende rilanciare l’atletica in un territorio
che ha grandi tradizioni, ma
che negli ultimi anni non ha
più visto emergere talenti in
grado di ben figurare, anche
solo a livello regionale.
Non sono troppo lontani i
ricordi di quando, con le maglie di filanca bianca gareggiavano i vaii Silvio Gerlero,
Rinaldo Bruno Franco, Eros
Gonin, atleti che in passato
con il loro esempio sapevano
trascinare i giovani verso
l’agonismo. Di quei giovani,
chi ha voluto continuare (pochissimi per la verità) è stato
costretto a emigrare in altri
club fuori valle, pur avendo a
portata di mano impianti
sportivi e aree naturali adatte
all’allenamento, possibilità
che molti altri atleti vorrebbero avere.
Il 3S è l’unica polisportiva
in Piemonte ad avere un intero complesso di impianti
j sportivi in gestione; grazie
anche a questo fatto, U presi- .
dente Eros Gonin e il consiglio direttivo hanno detto di
sì alla proposta del prof. Antonio Dotti, responsabile della Nazionale di mezzofondo
veloce e insegnante di atletica
leggera all’Isef di Torino che,
da poco tempo trasferitosi a
Bricherasio, vorrebbe rilanciare il movimento atletico in
valle, potendo usufruire della
pista, poco utilizzata, e della
palestra di Lusema. «La nostra idea - spiega Dotti - sarebbe quella di avere a disposizione un piccolo bus che
possa, due o tre volte a settimana, passare nei vari centri
della valle a raccogliere i giovani che vogliono avvicinarsi
all’atletica. In questo modo
tutti potrebbero usufruire degli impianti di Lusema e essere seguiti tecnicamente da
allenatori qualificati».
A fianco di Dotti, sul campo lavoreranno l’ex atleta
Mauro Re, diplomato Isef, e
il prof. Paolo Malano, insegnante di educazione fisica.
La parte dirigenziale darà affidata a Marco Isoardi, ex
atleta, che affiancherà Dante
Cogno, già responsabile del
settore. Per ora l’attenzione è
puntata sul settore giovanile,
ma i tecnici saranno disponibili a consigliare e aiutare con
la loro esperienza adulti e
amatori. Gli allenamenti, che
sono già iniziati m settimana,
si tengono il lunedì, il martedì e il venerdì a partire dalle
ore 17. Il ritrovo è alla palestra comunale di Lusema San
Giovanni (per informazioni
tei. 0121-932844 in orario di
segreteria, ore 17-19).
«Tacabanda» a Bobbio Pellice
Musiche dalla Sicilia
A Bobbio Pellice, sabato 9
novembre alle 21, si potrà assistere a «Bailu Tunnu», un
concerto dei «Tammorra», un
gmppo musicale che si è formato nel 1992 con l’intento
di diffondere i valori della
tradizione popolare del Meridione d’Italia. 11 repertorio
tradizionale è stato arricchito
dai componenti del gmppo da
brani di loro composizione,
scritti con attenzione alle diverse influenze culturali portate dalle dominazioni greca,
araba, normanna. Uno spettacolo tra vecchio e nuovo che
non dimentica le danze tipiche «Tammuriate e tarantelle» delle regioni del Sud e
che ripercorre nei suoi ritmi
le tradizioni contadine e marinare, con momenti dedicati
alla magia popolare.
Nel gruppo Massimo Laguardia (percussioni, tammorre, tamburelli, djemè, ghatam,
darbuka, bombo, conga, charanga, voce), suonano Vittorio Catalano (flauto traverso e
dolce, ciaramella, sax soprano, flauti etnici, chitarra acustica, voce), Nicolò Terras
(chitarra classica e acustica).
Salvatore Meccio (chitarra
battente e acustica, tamburel,lo, voce), Francesco Cimino
(bouzuki, basso elettrico, voce), Luca Lo Bianco (contrabbasso, basso elettrico, voce).
Per la pubblicità su
L’Eco
DELLE VALLI VALDESI .
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■'Sport
CALCIO: VINCE ANCOftA IL PINEROLO — Nuovp
successo, questa volta in trasferta, per il Pinerolo nel campionato nazionale Dilettanti. Opposti al Camaiore, i biancohlù
hanno saputo imporre il loro gioco e realizzare su punizione
con Schina. Domenica prossima incontro casalingo con il Cecina che ha battuto domenica la Fossanese per 1-0.
In Prima categoria, girone F, il Lusema vince a San Secondo
per 4 a 1 mentre il Perosa pareggia 1 a 1 a Cumiana. Nel girone
G il Barge pareggia 0-0 a Beinette; il Cavour ancora a reti bianche con il Giovancalcio.
HOCKEY GHIACCIO: DUE PUNTI IN DUE GARE
PER LA VALPE — Il fine settimana agonistico è iniziato bene per r Hockey Valpe nel campionato di serie B di hockey su
ghiaccio. Opposti all’Aosta sulla pista di casa, i ragazzi di Rivoira hanno sfoderato una bella prestazione, vincendo per 5-0
con parziali di 2-0; 2-0 e 1-0. Dopo la rete di Orsina al 2’, hanno realizzato Gamba, due volte Giorgio Malan (fra i migliori) e
Filippo Burraio; dagli ospiti poche azioni rilevanti mentre la
Valpe si è fatta apprezzare anche sul piano delle azioni. Entusiasmo fra i circa 1.000 spettatori convenuti sugli spalti del palaghiaccio. Di tutt’altro tenore la prima trasferta dell’anno a
Chiavenna; giunti in Lombardia con importanti assenze (ha così giocato anche il 48enne Giovanni Cotta Morandini), i valligiani hanno contenuto il passivo nel primo tempo chiuso sullo
0-1. Nella seconda frazione il Chiavenna ha dilagato realizzando 6 reti e nel terzo tempo, con altre 3 reti lombarde si è chiuso
rincontro. Domenica prossima, 10 novembre, alle 20,30, a
Torre Pellice arriverà il Varese; in testa alla classifica a sorpresa troviamo lo Zanica a 6 punti; dietro Chiavenna e Varese con
4, Valpellice, Torino con 2 e Aosta ancora a 0.
VOLLEY — Doppio successo per le formazioni femminili
di Pinerolo: in B1 il Magic Traco ha saputo regolare il Bieffe
Cuneo al tie break dopo essersi fatto rimontare due set; in B2 il
Gold Gallery vince a Como e si conferma al comando. Disco
rosso invece per i maschi in B2; opposti in trasferta al San Giuliano i ragazzi del Body Sistem hanno perso per 3 a 1.
Dopo due ore di gioco di elevato contenuto tecnico, il 3S supera a sorpresa l’Arti e mestieri Torino; la squadra di Marco
GardioL grazie anche alla vittoria assegnata a tavolino dal giudice sportivo nella partita col Cus Torino, si trova saldamente
al comando del girone. Le ragazze del 3S hanno a loro volta
superato per 3-0 il Jolly Vinovo mentre fra le Júniores il 3S è
stato batmto in casa dal Volverá per 3-1.
SKIROLL: ANGROGNA 2“ NELLA COPPA ALPI OCCIDENTALI — Domenica 3 novembre, al parco del Valentino
di Torino, si sono svolti il 2° trofeo «Show mont» e la finale di
coppa Alpi occidentali ’96 di skiroll. Secondo posto per lo
Sport club Angrogna nella classifica per società, ottimi risultati
nelle singole gare. Davide Ricca ha vinto fra i Giovani davanti a
Davide Giusiano; Elena Volpe è stata T fra le Giovani. Fra gli
esordienti Andrea Montanari, assente il fratello Luca ricoverato
in ospedale, si è classificato 2°. Seconda~e terza rispettivamente
Katia De Biasi e Federica Buenza fra le Esordienti, 2“ Elisa Godine fra le Cadette, 2“ Antonella Chiavia fra le Allieve; Luca
Gay ha vinto fra gli Allievi. Terzo posto per Davide Coucourde
fra gli Juniores, Andrea Bertin fra i Seniores e Giulio Chauvie
fra i Master lì. Per quanto riguarda la coppa Alpi occidentali, su
un totale di 11 prove, lo sport club Angrogna si è classificato
secondo; nelle classifiche individuali, successi per Davide Ricca
(Giovani), Luca Gay (Allievi), Antonella Chiavia (Allieve), Davide Coucourde (Juniores) e Giulio Chauvie fra i Master II.
Prnerolo: Ciro Cirri, pittore autodidatta
«Olive blu» in mostra
Ciro Cirri, ex componente
degli Africa United, ideatore
di bizzarri presepi nonché diplomato in contrabbasso classico, ha deciso di mettere in
piazza le pagine del suo diario. Diario dipinto tra un concerto e l’altro, fatto di quadri
e qualche fotografia; disegni
e dipinti affrontati con diverse tecniche, tutte o quasi imposte dal momento o dai colori a portata di mano.
Ciro Cirri è un autodidatta
nel campo pittorico e forse
per questo nella sua pittura
regna una grande senso di tra
sparenza e una voglia di ridere delle intellettualizzazioni
che sovente circondano l’arte
contemporanea.
L’inaugurazione dell’esposizione è prevista per sabato 9
novembre dalle ore 17 alle
ore 20,30 presso il salone dei
Cavalieri (Apt), viale Giolitti
7/9 a Pinerolo. La mostra rimarrà aperta dal 10 al 24 novembre il martedì, mercoledì
e giovedì ore 17-19; il venerdì ore 17-19 e 20,3022,30; il sabato ore 10-12 e
15-18 e la domenica ore 1012, 15-18 e 20,30-22,30.
venerdì 8 NOVEMBRE 199fi :
Appuntamenti
8 novembre, venerdì —
BIBIANA: Alle 21, al municipio, Alessandro Barbero
presenta il suo romanzo «Bella vita e guerre altrui di mr
Pyle gentiluomo».
8 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 21
al Palazzo del ghiaccio si
inaugura ufficialmente l’apertura della stagione.
8 novembre, venerdì —
PINEROLO: Alle 20,45 dibattito, presso il Centro sociale di via Lequio, sul tema:
«La Fenulli e la sua destinazione futura».
9 novembre, sabato —
PINEROLO: Alle 17 presso
la libreria «Volare», corso
Torino 44, incontro con Giuliana Bertolo, vincitrice del
premio Mont Blanc con il libro «Una vasta distesa bianca», Alessandra Montrucchio, premio Calvino con il
libro «Ondate di calore» e
con Andrea De Marchi autore di «Sandrino e il canto celestiale di Robert Plant».
9 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Dalle 8
alle 17 mercatino biologico
nell’area pedonale.
9 novembre, sabato — PINEROLO: Per la XI Rassegna di teatro dialettale alle
21,15 al teatro-incontro il circolo Pablo Neruda presenta
«Viva la sposa», commedia
brillante in tre atti di Oscar
Barile. Ingresso lire 12.000.
9 novembre, sabato —
VILLAR PELLICE: La Pro
Loco organizza la Festa dei
fiori.
10 novembre, domenica
— LUSERNA SAN GIOVANNI: L’Associazione
«Lou cialoun» organizza dalle 9 alle 18 a Villa Olanda il
mercatino dei prodotti naturali; parteciperà alla giornata
il coretto valdese di Pinerolo.
Inoltre ci saranno una polentata (prenotazioni al numero
0121-954194), visite guidate
alla villa, servizio bar e nel
pomeriggio distribuzione di
caldarroste.
11 novembre, lunedì —
PEROSA ARGENTINA:
Dalle 17 alle 19, all’istituto
comprensivo «Gouthier», viale Duca d’Aosta, lezione di
Ethel Bonnet su «I racconti
tradizionali».
11 novembre, lunedì —
SAN GERMANO CHISO
NE: Dalle 8 alle 13 in piazza
Martiri della Libertà , fiera autunnale di merci varie.
13 novembre, mercoledì
— PINEROLO: Per la rassegna Cinefórum ’96-97, alle
20,45 al Ritz, proiezione di
Dead Man, di J. Jarmush.
14 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle
15.30 alla Casa valdese di via
Beckwith 2, concerto dell’
Unitrè con Antero Arena,
viola e violino, e Maria Assunta Munafò, pianoforte.
14 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Presso
la sede Fidas, ex Scuola mauriziana in corso Gramsci 1,
prelievo collettivo dalle ore
8.30 alle 11,30.
15 novembre, venerdì —
PEROSA ARGENTINA:
Alle 16,45 presso la sede della Comunità montana, via Roma 22, per il corso di formazione «Leggere il territorio»,
incontro con Michele Ottino
su «L’ambiente naturale, la
componente climatica, floristica e faunistica, inquinamento e ambiente protetto».
15 novembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle
20,45 nella sala consiliare
della Comunità montana, corso Lombardini 2, per il gruppo di studio Val Lucerna il
professor Giorgio Rochat parlerà sul tema «La battaglia di
Adua (1896-1996)».
Servìzi
VALU
CHISONE - GERMANAS
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festival
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 10 NOVEMBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi e,
tei. 81261.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454 -s
»
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 10 NOVEMBRE
San Secondo: Farmacia Meiiano - via Rol 16, tei. 500112.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790.1
Gig
la
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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SERVIZIO INFERMIERI!
presso le
dalle ore 8 alle 17
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULA
telefono 118
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iso le
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 7 e venerdì
8, ore 21,15, Ilona arrivajs'^^
con la pioggia; sabato 9, oreV
20 e 22,10, La bruttina sta- |
gionata; domenica 10 ore 16,
18, 20 e 22,10 e lunedì 11 ore
21,15 Phenomenon.
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BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 8, Sotto gli ulivi; sabato Waterland; da domenica a
giovedì Squillo; feriali ore
21, domenica 15, 17, 19, 21.
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numero 0121-91507.
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redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. al sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana MondovI
Una copia L. 2.000
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8 NOVEMBRE 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
È morto a Firenze, a 76 anni, il pastore valdese Luigi Santini
¿1 m «Sono forte quando sono debole»
Storico acuto e originale, animatore della Casa per anziani «Il Gignoro», Santini
ha lottato contro la malattia come un'occasione per vivere della grazia di Dio
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— Il
Gigi santini ha compiuto
la sua esistenza terrena.
Non è facile scrivere di lui
con un verbo al passato. Me
1 lo consente solo l’affetto, che
ha preso ora una dimensione
nuova. Questa non è la sede
i per ricordare, come pure sarà
; doveroso fare, lo storico acuì to e originale che ha fornito
contributi preziosi alle ricer■. che sulla Riforma in Italia,
sull’evangelismo dell’Otto! cento nonché sul valdismo in
Ingenerale. Né è possibile fare
ì più di un accenno all’inson“ ne impegno di Gigi Santini
per il diletto «Gignoro» che,
sotto la sua eccezionale gui. da, è divenuto uno strumento esemplare di servizio e di
ttestimonianza cristiana nel
inondo spesso desolato delle
case per persone anziane.
Qui desidero ricordare piuttosto il credente, con cui ho
avuto il privilegio di condividere dal 1984 al 1989 il serviI zio pastorale nelle chiese di
Firenze e Siena, il fratello
.maggiore che ho amato e che
da allora in poi ha avuto tanta parte nella mia vita.
Alto e robusto, sembrava
che l’inesorabile avanzata
della malattia, che già da anni
aveva immobilizzato i suoi
arti superiori, non riuscisse
neanche per un momento a
, scalfire il suo amore per la vita attiva e per lo studio, a toIgliergli dal viso il suo sorriso
puono e intelligente, a farlo
lesistere dall’ordinato svolgi
mento degli impegni assunti
per conto della chiesa. Era del
tutto estranea alla sua mentalità quella cultura del lamento che sembra contrassegnare
tanti dei nostri contemporanei. Lo incontravi ed eri consolato, incoraggiato dal messaggio di fede che giùngeva
con tanto vigore da quel corpo in evidente stato di decadimento fìsico. Era umile, sapeva ascoltare e comprendere, sapeva portare in ogni
contatto umano il pfofumo di
una fede sicura, serena. Nella
sua predicazione, sobria ed
elevata al tempo stesso, risuonava un unico grande tema, ben riassunto da un vecchio inno che egli amava più
di ogni altro: «Sicura in man
di Cristo, sicura nel suo cuor,
l’anima mia riposa all’ombra
del suo amor». Era questa
stessa fiduciosa certezza che
gli faceva percepire quanto la
storia umana sia un continuum legato a un ieri che
non ci appartiene che nella
memoria e a un domani affidato all’Iddio della speranza.
Le vicende della vita ci hanno separati ma abbiamo
mantenuto il contatto epistolare. Desidero riportare qui
un brano della sua ultima lettera. «Ho attraversato - scriveva - un periodo movimentato. E questo nonostante le
premure e la volontà di aiutarmi che mi sono venute (...).
Leggo abbastanza, scribacchio, mi appassiona sempre
quanto succede nel mondo,
compresa questa Italia tornata alla svelta al 1815. Partecipo di rado alle riunioni delle
nostre comunità, perché fa
problema farmi accompagnare ogni volta. Nell’entratura
di casa, vicino al quadro di un
versetto che amo molto, avevo messo una sapida scrittaccia, già edita: “Je suis déprimé, fichez-moi la paix”.
L’ho rimossa da un mese. Resta il guaio del mio carattere:
me lo godo da tanto, gli sono
affezionato».
In questa commistione di
situazioni fisiche e psicologiche v’è una parabola di quello che è stata la vita di Gigi
Santini. Era l’uomo che non
poteva «camminare da sé»,
che era dipendente, condizionato dai tempi e dalle possibilità di altre persone, che
meglio di ogni altro in mezzo
a noi conosceva e valutava i
mille condizionamenti dell’
esistenza. Ma era anche l’uomo che non si è mai rìcurvato
su se stesso, che non si è arreso all’inevitabile che chiude
la strada al credere una vita
vivibile. Ha lottato contro la
sua malattia in un modo del
tutto particolare. Ha riconosciuto in quella sua condizione l’occasione per ascoltare la
parola di Dio in semplicità, in
umiltà di mente e di cuore.
Così la sua debolezza è divenuta la sua forza. Cristo è
divenuto la vita della sua vita,
la forza interiore per vedere la
propria esistenza nella luce
dell’amore di Dio. Ha imparato a nascere di nuovo, per
reimparare a camminare davvero. La sua vita è diventata
un camminare con Cristo, dipendente dalla guida dello
Spirito e lìbero della libertà
dei figli di Dio, non da solo
ma insieme alla comunità dei
credenti, nell’amore di Dio e
del prossimo. Forse non era,
e neanche ha mai ambito esserlo, tra i primi della «nomenklatura» valdese, ma la
chiesa ha ricevuto da lui molto più di quanto gli abbia dato. E non solo essa. Non v’è
dubbio che chiunque abbia
avuto l’opportunità di incontrarlo ne ha tratto un beneficio spirituale immenso.
Chi crede in colui che
«morì, fu sepolto, risuscitò»
non può fare a meno di scorgere nell’esistenza terrena di
Gigi Santini il disegno di grazia di Dio, alla cui luce soltanto la storia umana può
trovare un senso.
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INIZIATIVA PER I LETTORI DI RIFORMA
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11 31 ottobre di ogni anno le chiese protestanti di tutto il mondo ricordano l’anniversario della Riforma iniziata nel 1517.
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Perire' Luigi Szmtifif€'i‘*
a Firenze fi Ì7 settembre 1920. Spo88l^srtstò11^0a&|4artteucci, scomparsa-tre anni fa, aveva
avùto daé Lea è Marco. Negfi anni della guerra aveva,
iniziato a esercttpre.fi ministero a Milano, a Carunchio e
nella diaspóm jahrimése. Dopo la consacrazione avvenuta
nel 1947 hapres^tàserrizio nelle chiese di Firenze, Feloìiica Po e Mantovan e ^ ISSI ancora Firenze, dividendosi tra
la Casa di riposo «fi Ciguoro» e la chiesa metodista dì via
dei BencL fino afi'emerfcàone, avvenuta nel 1990.
A Vallecrosia è stato éfimttore della Casa valdese dal 1951
al 1959: a Torino ha dìretto% Claudiana nel periodo 195961 e il settimanale «La luce» nel biennio 1960-61. .. k, • ....
W Centro culturale a Sondrio
Dialogo con le fedi viventi
contro ogni fondamentalismo
Il Centro evangelico di cultura di Sondrio riprende la
sua attività con la collaborazione del nuovo direttore, il
pastore Alfi^edo Berlendis, già
ospite del Centro come conferenziere. Il lavoro svolto nel
passato segna la strada nella
quale procederà il lavoro di
divulgazione e sensibilizzazione teologica. I temi che il
Centro proporrà sono insiti
nelle sue stesse finalità: storia
della Riforma, con particolare attenzione alla Valtellina e
Grigioni, Bibbia, teologia, etica personale e sociale, ecumenismo, spiritualità.
Nella situazione di emergenza del confronto interreligioso, daremo particolare rilievo al dialogo con le fedi viventi, ebraismo, islamismo,
buddismo ecc. La prima conferenza sull’Islam vuole essere in tal senso un’indicazione
programmatica. Non si mancherà di celebrare l’azione
dello Spirito che, libero, ope
ra dove vuole, riflettendo sulla vita e le opere di passati e
attuali testimoni della fede,
della libertà, della solidarietà,
della verità.
Per dare continuazione al
lavoro necessariamente intermittente delle conferenze,
si studierà la possibilità di
proporre corsi di formazione
di Bibbia e teologia. Il Centro
continuerà così a essere una
proposta di dialogo, libera da
ogni ipoteca confessionale,
proselitista, fondamentalista.
Facendo suo lo slogan di un
mensile ecumenico, chi opera per il Centro si dichiara
fondamentalmente contro
ogni fondamentalismo. Ma
vorrebbe che questo lavoro,
che vede la collaborazione di
un gruppo internazionale e
intérecclesiale, si qualificasse
in positivo sempre più quale
luogo di ascolto della Parola,
nella tradizione protestante
della passione per l’unica Parola che conta e libera.
S Ecumene
Giuristi
evangelici
e procreazione
Si tiene a Ecumene dal 29
novembre al 1“ dicembre
prossimo il 5° incontro di
giuristi evangelici, dedicato
quest’anno al tema «I problemi etici della procreazione e
della genitorialità». L’incontro viene dopo la pubblicazione (luglio 1995) del documento del Gruppo di lavoro
sulla bioetica nominato dalla
Tavola valdese, che a sua volta ha suscitato là discussione
nelle chiese locali. A quel documento ha poi fatto seguito
il primo degli approfondimenti, recentemente pubblicato da Riforma, dedicato alla questione specifica dell’interruzione volontaria della
gravidaiiza.
L’incontro metterà dunque '
a fuoco gli aspetti eminentemente giuridici della questione procreazione-genitorialità, avvalendosi dei contributi di diversi studiosi: Sergio
Stemmati (docente di Diritto
pubblico), Anna Maria Baldelli (magistrato presso il Tribunale per i minorenni di Torino), Sergio Rostagno (professore di Teologia sistematica alla Facoltà védese) Francesco Compagnoni (docente
di Bioetica alla Pontifica Università di Roma), Anna Marta
Rollier (docente di Genetica)
e della relazione biblica del
prof. Daniele Garrone.
L’incontro inizia con la cena del venerdì e si conclude
con il pranzo della domenica.
IL costo è di £ 90.000. Le iscrizioni devono essere comunicate entro il 20 novembre a
Monica Becchino, via'Kramer
28, 20129 Milano oppure a
Paolo Gay, loc. Curt superiori
2,10062 Luserna San Giovanni (tei. 0121-90795).
.S Valli valdesi
3° circuito
Consiglio
al femminile
Il Consiglio del 3“ circuito
eletto per la parte mancante
(3 membri erano già stati
eletti a maggio) nell’Assemblea del 25 ottobre a Pomaretto, risulta ora composto da
tutte sorelle. Daniela Di Carlo
è la nuova sovrintendente e
Marinella Barai la nuova responsabile che ora si affiancano a Daniela Libralon, Linda Menusan e Orietta Rostan
che erano in carica.
Oltre all’elezione del Consiglio, l’Assemblea doveva
anche decidere la destinazione delle collette delle scuole
domenicali, che saranno inviate quest’anno per il rinnovo di un’officina gestita da uri
fratello della Chiesa di Gesù
Cristo in Madagascar, che
desidera impiegare dei giovani per la costruzione di aratri.
Si dovevano inoltre discutere i modi della presenza
evangelica ai prossimi campionati mondiali di sci che si
terranno a Sestriere nel febbraio ’97, come fecero i riformati francesi alle olimpiadi
invernali di Albertville ’92. Le
corali hanno ricevuto anche
un invito da parte della Comunità ftiontana. L’Assemblea ha dibattuto piuttosto a
lungo la questione, perché è
necessario che gli interventi
siano organizzati con la massima cura e devono tener
conto delle disponibilità di
tempo di tutti coloro che saranno coinvolti. Se non sarà
possibile rispondere positivamente a tutte le sollecitazioni, l’Assemblea si è espressa
nel senso di privilegiare la
partecipazione ai culti che
saranno organizzati dai pastori Luciano Deodato, Gianni Genre e Eric Noffke.
12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle.Chiese
venerdì 8 NOVEMBRE l9Qg
ìD
La comunità battista ripercorre la propria testinaonianza
Cagliari tra passato e futuro
Le iniziative non mancano e le presenze pastorali in
Sardegna sono un segno di vitalità e di speranza
STEFANO MELONI
Le tre settimane trascorse
insieme, per molti membri di chiesa, sono state un
tuffo nel passato. Sono riaffiorate dalla memoria immagini ed episodi di un tempo
in cui la comunità battista di
Cagliari si avviava ad una crescita e a un consolidamento
della sua testimonianza in
questa città. Negli anni ’4857, durata del ministerio del
pastore Piero Bensì (che in
ossequio a un’«antica» deferenza verso l’autorevole e carismatica figura pastorale
qualcuno chiama ancora dottor Bensì), la nostra comunità, dopo il terribile periodo
bellico riaffermava la propria
volontà e il proprio diritto
all’esistenza.
La ricostruzione fisica e
morale della martoriata comunità cagliaritana potè
contare anche su quel piccolo ma agguerrito gruppo di
credenti (uomini e donne)
che coraggiosamente, e non
senza ostacoli e diffidenze,
testimoniava la propria fede
nella riconciliazione a cui il
Cristo predicato da quel pulpito ci chiamava allora e ancora oggi. Così, il pastore Piero Bensi, forse più consapevolmente di tutti, ha riletto
con im po’ di commozione,
non celata, quel pezzo di storia personale vissuto in quei
lontani otto anni con noi. Ma
certamente le tre settimane
di settembre trascorse insie
me non sono state un lungo e
autocelebrativo «flashback»,
e dunque abbiamo approfittato dei doni del nostro pastore chiedendogli quattro
lezioni di omiletica, 3 culti e
due conferenze pubbliche, in
cambio di una fraterna e affettuosa ospitalità.
Le tre predicazioni centrate
sui temi de «La libertà», «Il
peccato» e «La perseveranza»
hanno richiamato uh folto
numero di membri e amici al
culto domenicale, come da
tempo non si vedevano (vuoi
Il pastore Piero Bensi
vedere che i pastori con il dono della predicazione riempiono ancora le chiese?). I
due incontri pubblici, ugualmente, hanno avuto un buon
successo: i temi afirontati sono stati «La preghiera non
esaudita» che avrebbe meritato più tempo per un dibattito che si è subito acceso, e
«La resvurezione». Infine non
sono mancati consigli e indicazioni di lavoro per una comunità che vede i fratelli e le
sorelle sposate dal pastore
Bensì ormai nonni ma vede
anche i nipoti e i giovani presenti in chiesa, come segno
di uña predicazione e di un
lavoro pastorale che pure prima di allora (con Inguanti e
Ronchi) e successivamente
(con Chiarelli, Marziale, Castelluccio e Mollica) non ha
smesso di sostenere la presenza del protestantesimo in
Sardegna.
La nostra comunità vive
una stagione di maturità e di
coinvolgimento dei fi^atelli e
delle sorelle nella conduzione del lavoro, e siamo alle
porte di una nuova «partenza» dopo un paio di anni sofferti. Da gennaio ’97 sarà qui
il pastore Herbert Anders,
mentre da circa un anno è già
presente in Sardegna, a Carbonia, il past. Giuseppe Miglio. La presenza contemporanea di due pastori indica
che «la messe è tanta...» e che
gli operai non bastano mai
ma, di più, che il Signore non
dimentica colorò che in lui
hanno riposto la propria fiducia. Grazie, pastore Piero
Bensi. C’è bisogno di ricordare che qualcuno ci ha preceduto nella storia del nostro
percorso di fede; e che, se
siamo qui, è perché siamo secondi a coloro che hanno
predicato, ascoltato e testimoniato la parola del Signore
prima di noi.
■ La comunità ha festeggiato la ricorrenza il 20 ottobre
La Spezia: 130 anni di presenza battista
ERMINIO PODESTÀ
Domenica 20 ottobre.
con un intenso programma di incontri, si è festeggiato
11 130° anniversario dell’inizio
dell’attività battista a La Spezia. Al mattino nella chiesa di
via Milano è stato celebrato
un culto di ringraziarnento e
di testimonianza perché questi 130 anni rappresentano la
costante presenza del Signore
nelle circostanze favorevoli
come in quelle tribolate.
L’attuale pastore, Umberto
Delle Donne, ha rivolto un
cordiale saluto ai presenti
notando come le due date
1866 e 1996 ci portano da
una parte ai tempi, dell’unità
d’Italia, dall’altra alla soglia
del terzo millennio. Il messaggio del pastore Michele Sinigaglia su I Samuele 7,
12 «Eben-Ezer: fin qui l’Eterno ci ha soccorsi» ha preso spunto da una pietra posta
sulla facciata della chiesa che
porta la stessa scritta. Come
il Signore ci ha soccorsi sinora, così ci soccorrerà in avvenire se sapremo sempre aggrapparci a lui con fede.
Hanno poi preso la parola
due pastori legati da particolare affetto a questa chiesa.
Michele Foligno, che ne è
stato pastore, ha ricordato il
conforto ricevuto in momenti particolarmente difficili da
membri della comunità, e soprattutto da una sorella, da
anni costretta su una sedia a
rotelle. Emmanuele Paschetto ha rievocato due pastori,
figure emblematiche in periodi difficili. Bruno Saccomani in tempo di guerra e
Enrico Paschetto nel periodo
di crisi e di transizione del
Im'ziativa di evangelizzazione della Chiesa valdese di Torre Pellice
«Tempio aperto»; iniziativa di contatto e di riflessione
MIRELU AROENTIERI BEIN
Anche nell’agosto di quest’anno la Commissione
evangelizzazione della Chiesa valdese di Torre Pellice ha
organizzato, nell’ambito delle attività del «Tempio aperto», seguite da un pubblico
numeroso e attento. La prima, tenuta dal pastore Franco Becchino, aveva per titolo
«Le divisioni nel protestantesimo: forza o debolezza?». Se
si accetta l’idea del primato
della coscienza non si può
non prevedere la possibilità
del dissenso. Di conseguenza
al timore della divisione può
giustamente contrapporsi il
timore di una forzata unità.
Due esempi di separazione
quali fattori di progresso sono stati, nella storia, la protesta medievale e la Riforma
protestante. La pròna, con la
sua contestazione del potere
ecclesiastico, può essere vista
come un’anticipazione del
futuro concetto di stato laico:
la seconda ha giovato alla
Chiesa cattolica stessa, sospingendola a una revisione
al suo interno. Tuttavia le divisioni non vanno certamente idealizzate per se stesse e
non possiamo che rallegrarci
di ogni passo verso l’unità tra
Librerie Claudiana efEdìtricei
Ili Nostre 10Ò7
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valdesi e metodiste
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TEL011/668.98.04 > FAX 011/ffi!643.94 - C.C.P, 20780102.
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tàÌm
chiese diverse; e d’altra parte
l’asserita unità del cattolicesimo romanó è, nei fatti, contestabile. Per esempio, sulla
lettura della Bibbia e sui problemi dell’etica, vi si possono
riscontrare concomitanze
trasversali con posizioni analoghe e diversificate nel nostro ambito. Mentre tuttavia
la chiesa romana individua
nell’autorità lo stnunento per
superare e prevenire le divisioni, il nostro «strumento»
per un’unità nella diversità è
l’assemblea dei credenti.
Becchino ha quindi contestato la domanda iniziale: forza e debolezza vanno cercate
altrove, nella capacità o meno
di vivere il discepolato di Cristo; essere forti può voler dire
in certe situazioni avere il coraggio di separarsi (come fu
al tempo della Riforma) e in
altre (come forse oggi) avere
quello di riunirsi.
Il pastore Alberto Taccia,
nel secondo incontro, ha parlato su «Proposte per un’etica
della famiglia». Premesso che
ci troviamo oggi di fronte a
un modello radicalmente diverso da quello gerarchicoautorìtario della prima metà
del secolo, ha ripercorso le
tappe principali di tale cambiamento, dalla contestazione del ’68 e dai tentativi di aggregazioni diverse al movimento femminista, dalle leggi
su divorzio e aborto al nuovo
diritto di famiglia, dall’adozione alla contraccezione alla
bioetica, dal moltiplicarsi delle convivenze alle rivendica
Notizie evangeliche
agenzia stampa
abbonamento annuo L. 50.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
zioni degli omosessuali. Si aggiungano i problemi della casa, della sanità, dell’occupazione e risulta chiaro lo sconcerto che ci fa interrogare sul
ruolo della famiglia oggi.
Il primato dei diritti dell’individuo sta alla base della situazione attuale; si è passati
dal «tutto proibito» al «tutto
permesso», mentre si trattava
di sostituire l’autorevolezza
all’autoritarismo. È inoltre
evidente la tendenza a delegare la formazione dei figli
(alla chiesa, alla scuola...) anche per i diversi impegni e
orari dei familiari. In base a
questa «diagnosi» Taccia ha
fornito una valida indicazione: famiglia e ambiente estemo devono imparare a interagire, collaborando e facendosi carico dei problemi.
La Bibbia non ci offre un
modello standard di famiglia.
Si passa dalla poligamia dell’epoca in cui il popolo doveva espandersi, alla preoccupazione, dopo la deportazione, dei matrimoni misti che
potevano minare l’identità di
Israele fino al matrimonio ormai monogamico al tempo di
Gesù, il quale non ha sacralizzato la famiglia ma l'ha
considerata secondaria rispetto alla scelta di fede. Nei
suoi interventi contro l’istituto del ripudio risulta inoltre
chiara la sua difesa della dignità della donna.
L’interessante analisi si è
conclusa con l’affermazione
che il matrimonio (e di conseguenza la famiglia) consiste
in un patto di natura sociale
che può assumere modelli diversi nelle varie epoche; che
in ogni caso la qualifica cristiana consiste nel modo di
viverlo e questo modo non
può essere basato che sul dono e sul reciproco servizio,
come per ogni altro ambito
della vita del credente.
l’Associazione missionaria
evangelica italiana (Amei) e si
è commosso ricordando che
qui ha conosciuto sua moglie
e ha trascorso momenti belli
della sua gioventù.
La corale ecumenica diretta
da Anna Sinigaglia ha eseguito inni stupendi, fra cui «Alza
tu gli occhi» dall’«Elia» di
Mendelssohn. Si potrà, realizzare il sogno di Anna di formare una corale battista ligure? Nel pomeriggio al «Centro
Salvador Allende» si è svolta
una Tavola rotonda dal titolo:
«1866-1996, un percorso storico tra fede e impegno civile»
a cui hanno partecipato i pastori Franco Scaramuccia e
Emmanuele Paschetto, Io
scrittore Maurizio Maggiani e
Fon. Domenico Maselli. Ha
moderato Renato Maiocchi,
presidente dell’Ucebi.
Dopo l’intervento del vescovo diocesano mons. Sanguinati, Franco Scaramuccia
e Emmanuele Paschetto hanno tracciato un rapido profilo
storico di cento anni: dalla
costituzione della chiesa battista con l’opera del missio
pa
CARI
nario inglese Edward Clarkg '
nel 1866 alla confluenza del. 1
l’Amei nell’Unione battist^Dii^ í
nel Í966, sottolineando^^ ^
grande importanza perù
città dell’opera sociale (scuq,
le e orfanotrofi) svolta dalla ^
«Missione de La Spezia pej*
l’Italia» e lo slancio evangellt
stico del secondo dopoguer^
ra. Lo scrittore Maggiani, in|
modo originale si è definì^"
un’anima troppo piccola pe(
essere catturata dai proteíji
stanti dì cui però ha voluti'
testimoniare l’assolutali-'
bertà, in mezzo a un mondi!'
corrotto, condizionato e seni*
za speranza, e ha invitato
leggere la Bibbia, «libro feri
ce e dolce». Il prof. Maselli
affermato che oggi gli eva
gelici hanno un compito inii
nunciabile: essere pungolo e
spina per una società amoi¿
e senza nerbo. Questo èli
compito anche della Chiesi
battista di La Spezia, nell^
speranza che fra altri 130 àn*’
ni si possa ancora dire che li
testimonianza evangelica hi
continuato ad essere viva e
feconda in questa città.
Previste visite alle chiese romane
Un gruppo ecumenico per
valorizzare le donne migranti
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fltalia ui
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Evar
generai
io è ver
iinplesst
È sorto a Roma un gruppo
ecumenico di dorme migranti. Il desidero di dar vita a un
gruppo specifico è nato dalla
consapevolezza dei doni che
queste sorelle hanno e che
desiderano esprimere sia
nell’ambito delle chiese evangeliche che all’esterno. L’aver
dato vita a tale gruppo, che
ha chiesto di entrare nella
Fdei, è un’occasione per consentire dibattiti e riflessioni a
più ampio raggio. Il 20 ottobre scorso il gruppo, che ha
in programma una serie di visite a chiese romane, ha incontrato la comunità di lingua inglese nella chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo.
È stata una bella occasione di
conoscenza reciproca e di
condivisione. Al momento gli
incontri hanno cadenza mensile, ma sono in programma
anche incontri regionali e almeno uno nazionSe.
Gli obiettivi del gruppo sono quelli di promuovere, stimolare e rendere visibili i do
ni specifici delle donne straniere per contribuire alla vite;
delle chiese evangeliche ita-j
liane: far sentire insomma là
voce delle donne migrani
all’interno del movimentojl
delle donne evangeliche ii
Italia. Gli incontri sono api
a tutte le donne straniere c|
accettano di pregare e di
vorare insieme alle donni
evangeliche italiane. È benej
sottolineare che il gruppo'
vuole che, almeno nell’ambi^
to delle chiese evangelichi
venga abolita la distinzioni
tra donne straniere «comuni'
tarie» e «extracomunitarie».
Il gruppo si augura chi
questa iniziativa romani
venga attuata anche in ali
città e regioni. Per maggio)
chiarimenti e informazii
rivolgersi a Vololona Andria;
mitandrina, tei. 06-8600041|
oppure a Anne Marie Dupl
presso il «Servizio rifugiati 0,
migranti» della Fcei a Roma|
in via Firenze 38, tei. 0648905101.
iCl
lile
PRAMOLLO — Il 27 ottobre, domenica della Riforma, nel coi
so del culto abbiamo avuto un momento di commozione«^
di gioia per Fammissione in chiesa della sorella Nadia DeH
li Castelli. Le siamo particolarmente vicini, la circondiaiiir
del nostro affetto e delle nostre preghiere e chiediaino '
Signore di fortificare la fede di tutti noi e di aiutarci a ricoi'
dare e mantenere le promesse fatte.
OMEl
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^ illa Tose:
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Abbonamento annuo L. 28.000 - Estero L. 33.000 Soste*
nitore L. 35.000 - Una copia L. 3.500 da versare su c.c^
n. 14603203 intestato a «L’amico dei fanciuili Valdese» - 20159 Miiano - Via Porro Lambertenghi 28
13
Di 8 NOVEMBRE 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
:cola
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Casorate Primo: la musica gospel suscita partecipazione e coinvolgimento
Il canto per testimoniare la fede
Due giorni in cui sono stati salutati i coniugi Merritt, che hanno lasciato il nostro
paese dopo 35 anni di opera missionaria. La gratitudine dei battisti italiani
Aìahmelo inguanti
d Clarkgij
nza del-,'
battisti
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a per la
le (seno.
Ita daUa'4
ezia pejt
A diiesa battista di CasoEiani i,ii jrate Primo ha voluto ono• - ’ ®^gi coniugi Elisabetta e
glin Merritt prima che laissero l’Europa per rien•e negli Stati Uniti dopo 35
j ^ servizio missionario
ito con fedeltà e amore in
■te in Italia (in relazione
■on l’Unione battista) e in
te come segretario genere della European Baptist
mvention, con sede in Gerlania. In questo riconosci!Hto sono state coinvolte le
lese battiste della Lombarjia, anche se l’iniziativa è
¡tata presa dalla nostra chieiainon senza ragione, in
ito i coniugi Merritt hanip svolto per alcuni anni un
Inistéro di collaborazione
Spast. Inguanti a Caso rate,
lenza dire dei notevoli aiuti
lànziari fatti pervenire per
ia#stmzione del tempio.
Noi italiani amiamo molto
la'tóusica, specie la classica.
ri6 'brada qualche tempo si nota
: inltalia un risveglio musicale
„ ' ai Ispirazione evangelica, in
I pianto ispirata a fatti, episodi
j ' ¿gli Evangeli e della Bibbia
AlìÌl' bn sera del 13 lu
ullU:^ [lio è venuto a Casorate il
Smplesso «Gospel Singers»,
me strai
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Andria;
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tei. 06
Foto di gruppo deila Chiesa battista di Casorate in occasione del
culto del 14 luglio
concerto; vi erano nel tempio più di 150 persone che
hanno ascoltato con raccoglimento e spirituale allegrezza tanti bellissimi canti,
creando un’atmosfera tale da
far dire e scrivere a qualcuno
che quel concerto è stato come un culto in forma insolita: fra i presenti c’erano anche i coniugi Elisabetta e Pietro Fehr, di Zurigo, e varie famiglie dall’hinterland nord
di Milano.
Il culto del giorno successivo, con la partecipazione anche di rappresentanti delle
chiese battiste della Lombar
diretto dalla dinamica animatrice Ornella Pisano. «Gospel»
è una parola inglese che vuol
dire Evangelo: in questi ultimi tempi sono nati e si sono
sviluppati vari complessi e
manifestazioni caratterizzati
dalla parola Gospel (Astigospel, Gospel sound, ecc.), i
quali vogliono esprimere la
loro fede con canti che richiamano episodi biblici. C’è da
dire inoltre che questi complessi manifestano una forte
capacità di aggregazione.
Mai pensavamo che in piena estate i «Gospel Singers»
richiamassero tanta gente al
dia (Milano, Lodi, Bollate) è
stato presieduto dal pastore
Paolo Spanu, che ha rivolto
alcuni appropriati pensieri. II
messaggio alla numerosa assemblea è stato rivolto dal
dr. Merritt il quale, fra l’altro,
ci ha dato un’idea panoramica del lavoro svolto fra le 80
chiese della European Baptist Convention, sparse in varie nazioni europee. Dopo il
culto ci si è recati in un ristorante del Pavese per un’agape fraterna, dove abbiamo
trascorso delle ore di fraternità e in letizia e i rappresentanti delle varie chiese hanno
rivolto parole di riconoscimento ai coniugi Merritt per
tutto quello che hanno fatto
come missionari battisti in
Lombardia.
A fine luglio e nel mese di
agosto la sorella Grazia Rondinone e i fratelli Pepe e Scafuro hanno sostituito il pastore nella predicazione: li
ringraziamo di cuore. Con
settembre e ottobre sono state riprese le varie attività:
corso di catecumenato e biblico tenùto dal pastore Spanu, oltre alle altre attività settimanali. Tutto è stato intrapreso confidando nella benedizione del Signore sull’opera
delle nostre mani.
Chiese battiste della Toscana
Verso un progetto pilota
lite sedi pastorali?
MIMMA SACCOMANI
nel coti
azione e
dia Del'
indiami
liaino al
i a licori
OMENICA 6 ottobre si è
svolta nella chiesa battia di Grosseto l’assemblea
aria delle chiese battiste
lUa Toscana. Erano presenti
delegati (cinque per ogni
^esa delle cinque esistenti
illa nostra regione: Firenze,
Stoia, Grosseto, Livorno via
lai Inarato, Livorno via C.
ttisti) oltre a un discreto
lero di osservatori.
Al .mattino, dopo l’insedia®nto del seggio con l’elezio¿a del presidente (Saverio
ili) e della segretaria (Lisa
acco), si è tenuto il culto,
. idato dal nuovo pastore
Iella chiesa di Firenze RaffaeDa tutte le sorelle e i
■elli è stato molto apprezil suo messaggio tratto
un passo dell’Antico Te_ mento del libro di Isaia 54,
¿^(«Ahche se i monti si allon‘ssero e i colli fossero ripesi, l’amore mio non si al^toerà da te né il mio patpace sarà rimosso») in®bato in modo molto orlgiD e profondo sull’amore di
questo messaggio senz’
m>ha portato tutti noi a ri^ere sul tipo di amore che
webbe esserci non solo tra
oreiie e i fratelli di ogni
pia comunità, ma anche
Comunità stesse,
stata anche molto coinpnte l’atmosfera comunia che si è venuta a creare
anche ai canti e alle
I p da alcune sorelle
per questo ringraa ? ®>^cora il Signore per
■ dato il privilegio di po
Hai fatto
.franamento
forma?
terci chiamare sorelle e fratelli in Cristo Gesù. I lavori
dell’assemblea si sono svolti
sempre con la stessa atmosfera fraterna, ed è positivo
rilevare che molteplici sono
stati gli interventi su quasi
tutti gli argomenti. È stata
approvata all’unanimità la
relazione annuale del comitato e così pure quella dei revisori e del cassiere.
Discretamente vivace è stato il dibattito sull’eventualità
di avviare un progetto pilota
in Toscana in dislocazione
delle sedi pastorali: il dibattito si è concluso con la decisione di discutere all’interno
di ciascuna chiesa tale possibilità, alla luce delle posizioni
emerse all’ultima Assemblea
generale Ucebi e di riportare
i risultati in sede della prossima Assemblea straordinaria Acebt. Sono state inoltre approvate alcune modifiche al regolamento, tra le
quali quella di allargare l’assemblea Acebt a un delegato
della Fgei Toscana; cogliamo
l’occasione per ringraziare la
sorella Laura Casorio, delegata della Fgei Toscana per la
sua presenza e il suo contributo. Inoltre è stata ribadita
da più sorelle e fratelli l’importanza di partecipare a
corsi per predicatori e animatori, che verranno organizzati da un coordinamento
formato da pastori e laici vaidesi, metodisti e battisti, con
particolare sollecitazione per
i corsi di animazione biblica.
Le sorelle della comunità di
Grosseto (che ringraziamo)
hanno apportato un valido
contributo preparando e offrendo con amore un ottimo
e abbondante pranzo a tutti i
delegati e gli intervenuti.
«Poterci incontrare tra le varie comunità e scambiarci le
nostre riflessioni ci arricchisce e ci rende più forti spiritualmente; perciò continuiamo a richiedere all’Eterno
che ci guidi nel nostro cammino di fede».
Intervista al pastore Michele Foligno
Il senso della fraternità nel
corso del ministerio pastorale
ERMINIO PODESTÀ
IL 30 giugno scorso il pastore Michele Foligno, al termine di un culto solenne, ha
salutato la comunità battista
di via Vernazza a Genova, di
cui è stato pastore per 14 anni, per entrare in emeritazione. Gli ho rivolto alcune domande per e’videnziare quanto il Signore ha fatto per mezzo suo.
- Quando ha iniziato la sua
attività pastorale e dove?
«Ho iniziato la mia “missione” di pastore a Pordenone,
e anche se ci sono rimasto
poco, siccome il primo amore non si scorda mai, conservo un vivo ricordo di quella
esperienza».
- Quali sono le altre tappe
del «curriculum» pastorale?
«Sono stato pastore a Ariccia, a Roma-Garbatella, La
Spezia, Torino, Genova; ho
ricoperto l’incarico di segretario per l’evangelizzazione
dal 1968 al 1974, incarico che
in quel periodo equivaleva a
un» segreteria dell’Unione».
- Quali sono i momenti che
ricorda con più intensità?
«Proprio perché il ministero pastorale rappresenta una
risposta all’invito di Gesù:
“Andate e predicate”, tutti i
momenti hanno la stessa importanza e validità. Tuttavia
io ho un vivo ricordo dell’e
sperienza di Ariccia perché in
quella comunità io piemontése “bougia nen”, freddo e calcolatore, ho scoperto il significato dell’inventiva evangelica, il senso della fraternità, la
dfrnensione dell’apertura verso l’esterno. Ho capito come
sia veramente bello non rimanere chiusi nel proprio guscio, ma vivere insieme per
realizzare la vera agape. Questa esperienza mi è stata molto utile per il proseguimento
del mio ministero. Un altro
periodo interessante l’ho vissuto a Roma, alla Garbatella,
perché in quel periodo ho fatto conoscenza con il Movimento internazionale per la
riconciliazione (Mir), che
conduce da anni il discorso
della nonviolenza. Inoltre a
Roma ho avviato un contatto
con il movimento ecumenico;
questo contatto mi è servito a
accrescere l’esperienza ecumenica e a continuare questo
lavoro anche a La Spezia, Torino e in ultimo Genova».
- Nella sua vita ci sono stati
momenti difficili?
«Nella vita di ogni uomo, e
quindi in quella di un pastore, ci sono momenti difficili;
ma proprio nelle contraddizioni, alla luce della fede, ti
accorgi che sono proprio
quelli i periodi in cui il Signore ti benedice. Di fronte a
tensioni non volute e non
cercate, scopri sempre le persone, forse spinte dal Signore, che ti incoraggiano e ti
spronano a continuare e a
espletare la tua vocazione. A
Genova, in questo ultimo periodo in cui io sono stato ammalato e mio figlio afflitto da
una noiosa malattia, mi sono
arricchito constatando di essere attorniato da sorelle e
fratelli che hanno solidarizzato con me, mi hanno voluto bene, mi hanno regalato il
senso della fraternità e mi
hanno fatto capire che se si è
sorelle e fratelli in Cristo non
ci si tira indietro di fronte a
situazioni difficili».
Agenda
VENEZIA — Presso la Fondazione Cini, Isola San Giorgio Maggiore, il comitato Bibbia
cultura e scuola col patrocinio dell’Irssae
Veneto organizza un corso di aggiornamento per insegnanti sul tema «In principio Dio
creò (Genesi 1-3)» per approfondire la conoscenza della Bibbia. Il corso ha inizio alle ore 9 di giovedì 7 e termina con il pranzo di sabato. Per informazioni e
prenotazioni rivolgersi a Biblia, via A. da Settimello 129,
50040 Settimello (Fi), tei. 055-8825055, fax 055-8824704.
ALESSANDRIA — Per il ciclo di incontri «La
preghiera cristiana», proposto dal Centro
culturale protestante e dal Sinodo diocesano, alle ore 21 nella sala Torriani in via del
Vescovado 3, il pastore Gianni Genre tiene
una conferenza su «Signore, insegnaci a pregare (Luca 11,1). La preghiera nel Nuovo Testamento».
BERGAMO — In occasione del ciclo di incontri sul tema
«La Riforma protestante e il federalismo» organizzati dal
Centro culturale protestante, alle ore 21 in via Tasso 55,
Debora Spini, ricercatrice a Scienze Politiche e segretaria
della Federazione mondiale del Movimento cristiano studenti, parla di «Federalismo e Riforma protestante in Francia». Per informazioni tei. 035-238410.
SALUZZO — Per il ciclo di incontri dal titolo «Da un passato di lacerazioni, verso un futuro di riconciliazione» proposto dalla comunità cristiana di base «Ricerca» di Saluzzo e
dalla comunità di Mambre di Busca, alle ore 21, nel salone
del chiostro della chiesa di San Giovanni il pastore Giorgio
Tourn parla su «La contrastata figura di un credente in ricerca: Lutero a 450 anni dalla morte» e Gigi Ferrare parla
su «La Riforma nel Saluzzese: riflessione storica».
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura propone per le
ore 21, in via Malta 16 una conferenza del pastore Giuseppe
La Torre su «L’Islam senza pre-giudizi. Conoscere per dialogare». Per informazioni tei. 081-3465207.
TRIESTE — Il Centro culturale Albert Schweitzer propone
alle ore 18, presso la sede di piazza San Silvestro 1, una conferenza sul tema «Da Pechino a Graz: uno sguardo femminile alla riconciliazione», tenuta dalla coordinatrice della
commissione della Fcei per l’Assemblea ecumenica di
Graz, Antonella Visintin. Per informazioni tei. 040-632770.
TORINO — In occasione dell’ottantesimo
compleanno di Giorgio Spini, la Fondazione Luigi Firpo organizza presso la sede di
via Principe Amedeo 34 una giornata di
studio dal titolo «Tradizione protestante e
ricerca storica. L’impegno intellettuale di
Giorgio Spini». L’inizio è previsto per le ore 9 con interventi dì Giuseppe Ricuperati, Emidio Campì, Cesare Vasoli e Ivo Comparato; nel pomeriggio si prosegue alle ore 15
con le relazioni di ’Tiziano Bonazzi, Bruno Bongiovanni,
Francesco Tràniello e le considerazioni conclusive di
Giorgio Spini. Per informazioni tei. 011-8129020.
FIRENZE — Per l’inaugurazione dell’anno
accademico 1996-97 del Centro di formazione diaconale «Giuseppe Comandi», dopo il
culto nella chiesa valdese di via Micheli 26,
alle ore 10,30, presso il Centro giovanile protestante «Gould» di via de’ Serragli 49 alle
ore 13 si terrà l’agape e alle ore 15 Gianpiero Venturini terrà
la prolusione sul tema «Servizio cristiano: finalità e varietà,
opportunità e obbiettivi». Informazioni allo 055-2396165.
GENOVA — In occasione di «Esodo», XVI ciclo dì incontri
interreligiosi di cultura e di formazione al dialogo proposto
dal Sae, alle ore 17 nella sala Quadrivium, piazza Santa
Marta, Alberto J. Soggin, ordinario di Antico Testamento
all’Università La Sapienza di Roma, parla su «Testo e geografia dell’Esodo». Informazioni tei. 010-566694 o 211473.
BERGAMO — In occasione del ciclo di incontri sul tema «La Riforma protestante e il
federalismo» orgànizzati dal Centro culturale protestante, alle ore 21, in via Tasso 55,
Elena Bein, insegnante di storia e filosofia e
membro del Comitato direttivo del Centro
culturale valdese di Torre Pellice, parla su «L’idea del “Patto” nell’esperienza puritana: una proposta da rimettere in
gioco nel nostro tempo». Per informazioni tei. 035-238410.
TRIESTE — Per il ciclo di conferenze «Ricordando Lutero
nel 450" anniversario della morte tra storia e attualità»
proposto dal Centro culturale Albert Schweitzer, alle ore
18, presso la sede del Centro in piazza San SUvestro 1, il
prof. Silvano Cavazza dell’Università di Trieste parla di
«Lutero e l’Italia: dottrine e libri luterani nell’Italia del
’500». Per informazioni tei. 040-632770.
GENOVA—In occasione di «Esodo», XVI ciclo di incontri interreligiosi di cultura e di
formazione al dialogo proposto dal Sae, alle
ore 17,30 a Palazzo Ducale, padre Innocenzo Gargano, docente di Patrìstica all’ist.
Sant’Anselmo di Roma, parla su «Lettura
cristiana dell’Esodo dalle origini al Medioevo». Per informazioni tei. 010-566694 oppure 211473.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
\ / PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
\/ Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 8,15
circa. Domenica 17 novembre (replica lunedì 25): «Non abbiamo saputo fermare la guerra: il ruolo
delle religioni nel conflitto e nella riconciliazione in Bosnia,
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera o fax, quiridici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 8 NOVEMBRE_iJ^,pn
Riforma
Negoziare con «l’altro»
Francesca Spano
\^cino a Parigi una donna senegalese è stata condannata a un anno di detenzione per aver praticato l'infibulazione alle sue cinque figlie: un pediatra l’aveva avvertita che
queUa pratica implicava pericoli di infezione e di morte e
che era contraria alla legge; la donna si è difesa dicendo di
non aver compreso le parole del medico (vive in Francia
da 15 anni ma non capisce il fi-ancese) e la giuria popolare
l’ha condannata. Dunque i «fatti» sarebbero che il Bene,
cioè la Giustizia, la Scienza e la Civiltà occidentale (impersonate dal medico, dai giudici e anche dal giornalista)
trionfa sul Male, cioè la Barbarie e l’Ignoranza del Terzo
Mondo (l’immigrata senegalese); certo, le cinque bambine
sono ormai mutilate, ma solo perché il Bene non è arrivato in tempo; i conti tornano.
Ma non tornano se mi identifico in un’altra reazione:
l’Occidente non è il mondo (anche se vorrebbe sottoporlo
alla sua egemonia); per poter coesistere in una società
mondializzata vanno rispettate tutte le differenze (di pelle, di genere, di cultura, di tradizioni) e non si può punire
con una legge che è «nostra» comportamenti che non possiamo comprendere perché inseriti in culture «altre». Giusto: ma se non parlerò in difesa di quelle cinque bambine,
non potrò più denunciare le mostruosità prodotte nella civilissima Europa dove non si ha interesse a mutilare le
bambine ma le si violenta e uccide, come succede non solo
in Belgio. Sono dunque in qualche modo stretta tra l’impossibilità di parlare e l’impossibilità di tacere. No, decisamente i conti non tornano. Per poter parlare in difesa di
chiunque nel mondo subisce torture e violenze senza trasformarci in pifieri della civiltà occidentale, che ha costruito la sua ricchezza, la sua potenza e (fa male dirlo, ma
è cosi) anche i suoi «valori univei^ali» sulla programmata
esclusione dei quattro quinti del mondo, dobbiamo trovare criteri e alcune parole sensate.
Il criterio è liberarci dall’illusione di parlare da un luogo
di presunta innocenza («Signore ti ringrazio perché non
siamo come i balcanici barbari che si fanno la guerra, come le immigrate senegalesi che mutilano le proprie figlie,
come gii assatanati albanesi che sbarcano a frotte sulle
nostre belle coste: noi invece siamo civili, puiiti, democratici e laici»: Gesù ha già détto come vengono accolte preghiere di questo genere) e assumere davvero la prospettiva del «pecca fortiten>. Tacendo, pecchiamo di ipocrisia
(se le cinque bimbe fossero state francesi nessuno tacerebbe); parlando, rischiamo di peccare ancor più gravemente se presentiamo come opera di bene la sopraffazione operata daila nostra civiltà; ma se parleremo nella convinzione radicata che davvero solo Uno è il giusto e che
non abbiamo a nostro credito alcuna opera buona, neanche i valori universali della civiltà occidentale, potremo
con maggiore forza, anche se con pari inquietudine, dichiarare che «non possiamo aitrimenti».
E cioè, pur sapendo che U corpo non ha solo una valenza
fisica, biologica ma che è «letto» attraverso le culture e i riferimenti simbolici (la madre ha praticato Tinfibulazione
per tenere le bambine «pulite»), diciamo che la persona
umana non può essere, per motivi rituaii o culturali, sottoposta a mutilazioni irreversibili. Questo vaiore, che è
nostro, non può essere imposto per legge ma deve essere
«negoziato» con altri valori, ail’intemo di relazioni tra diversi (parlo di relazioni e mi chiedo con chi ha parlato in
questi 15 anni la madre senegalese e soprattutto chi le ha
parlato?). Diciamo ancora che anche queUo della negoziazione è un valore «occidentale» e a quello ci riferiamo per
evitare la guerra continua di tutti contro tutti, pur sapendo che esistono altre forme di relazione e che nella stessa
dimensione biblica più che negoziazione c’è, tra Dio e
Israele, im riconoscimento reciproco (sarai U mio popolo e
sarò il tuo Dio). Perché non cominciare da qui, dalla ricerca comune di relazioni tra diversi che superino l’imposizione legislativa e forse anche la semplice negoziazione?
Ripomma
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Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemino
Di Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
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Tariffe inaerzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni: millimetrofcolonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è II nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 42 del l’novembre 1996 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoiedl 30 ottobre 1996.
Otto per mille e finanziamento alla cultura: una riflessione necessaria
Tre sorelle in cerca di fortuna
Se è legittimo finanziare con l'otto per mille l'azione diaconale e sociale, è poi^
legittimo finanziare l'azione culturale, che non è solo «puro affare ecclesiastìcoì
ERMANNO GENRE
Nel dibattito dello scorso
Sinodo sull’otto per mille
sono emerse alcune riserve
sulla legittimità di destinarne
una quota per finalità culturali, anche se neU’art.36 del
Sinodo 1991, che decise l’adesione al meccanismo, il
concetto di «cultura» ritorna
due volte: al comma b) in cui
si precisa che una delle due
condizioni dell’accettazione
sia «che i mezzi finanziari relativi vengano destinati esclusivamente ad interventi
di carattere culturale, sociale
ed assistenziale in Italia e nei
paesi del sottosviluppo» (faccio notare che qui l’ambito
della cultura precede le altre
due finalità), e una seconda
volta nel paragrafo conclusivo che cito per intero; «In
questa prospettiva, che collega la legittimità della destinazione alla nostra chiesa dell’otto per mille dell’Irpef a finalità strettamente sociali,
assistenziali e culturali, considerato che vivono ed operano nella nostra società altri
soggetti, diversi dalle Chiese,
che svolgono analoghi compiti, il Sinodo impegna la
Chiesa, a tutti i livelli, a promuovere iniziative dirette alla modifica dei meccanismi
di legge in forme idonee a
consentire che anche tali
soggetti possano essere destinatari delle scelte dei cittadini contribuenti».
Ho voluto citare per esteso
questa parte conclusiva dell’
ordine del giorno perché essa
non faceva parte del testo
proposto in prima lettura al
Sinodo. Salvo errori di memoria da parte mia, la dimensione culturale non era contenuta neppura nella prima
citazione sopra riportata.
Nella non facile negoziazione
della questione che vedeva
posizioni diverse, al di là dei
sì e dei no, ricordo di aver
chiesto questa integrazione, a
mio parere fondamentale,
anzi, decisive per poter accettare l’ordine del giorno.
È noto che la decisione che
ci trovò unanimi nel dire
«no» ad utilizzare anche una
minima parte del gettito
deirirpef per fini definiti di
«culto» è stata una decisione
Ottobre '95: inaugurazione deiia Bibiioteca ristrutturata aiia Facoità
vaidese di teoiogia
che costituiva una sorta di
«premessa», un punto fermo
che confermava il parere
unanime di voler continuare
a sostenere «la nostra religione» unicamente con i doni
dei suoi membri. In questo
sènso si è trattato di una decisione di politica ecclesiastica più che teologica. Infatti,
teologicamente parlando,
questa distinzione cosi netta
non è cosi evidente ed è difficile da motivare. Essa può
soltanto essere spiegata a
partire dal «contesto particolare» in cui viviamo. Nel Nuovo Testamento, infatti, il culto e la diaconia non appartengono a mondi diversi, essi
sono l’espressione di una
stessa realtà che pur certamente essere distinta ma non
separata. Le antitesi, cosi care alla cultura protestante,
nella loro paradossalità non
funzionano sempre per chiare i fronti e talvolta mostrano
la loro ft'agilità.
Se mi sono battuto perché
nell’ordine del giorno venisse introdotto il concetto di
«cultura» è stato proprio per
evitare di tracciare delle distinzioni improprie e che rischiano di contraddire lo
stesso «principio» protestante, per dirla con Tillich. Che
cosa si deve intendere con
«finalità culturali»? Secondo
me, non è oggettivamente
possibile (e la storia che sta
alle nostre spalle ne è chiara
dimostrazione) isolare una
delle tre finalità, esse si appartengono reciprocamente.
Chi ritiene di promuovere le
finalità sociali e assistenziali
senza o contro la cultura pen
sa ad un corpo senza testa; e
chi ritiene di parlare unilateralmente di cultura senza un
legame strutturale con le finalità sociali ed assistenziali
insegue delle chimere. Senza
«cultura» le nostre «opere»,
tutte, non solo non hanno
futuro, ma non avrebbero alcun senso, e se esistono è
perché vi è stata una cultura
che ha creato le premesse
della loro esistenza. La cultura viene da lontano, non la si
improvvisa, e coltivarla costa, come un ospedale o una
casa per anziani.
Se le nostre opere diaconali
hanno saputo ri-qualificarsi,
in questi ultimi 25 anni, è
proprio perché attorno ad esse, talvolta addirittura contro
di esse, è nata ed i cresciuta
una cultura complessiva che
ha ricreato delle identità che
stavano scomparendo. E se
questo salto culturale è stato
fatto, ciò è avvenuto perché si
è continuato a pensare, ad
elaborare cultura e non solo a
gestire l’esistente.
In questa prospettiva anche
la cultura teologica del protestantesimo italiano, nel contesto di un pluralismo religioso che si afferma pur in mezzo a molte contraddizioni, ha
una dignità scientifica da difendere; non è puro affare ecclesiastico. Se così fosse basterebbe avere un buon seminario interno che prepara i
suoi «parroci protestanti» e
che non avverte il bisogno di
un confronto permanente
con il mondo e la sua cultura.
Questa visione però non ha
mai avuto credito al nostro
interno. Può veramente pia
cere a qualcuno? Nella mj.
Caro I
fiformc
pon6 la
lettura dell’ordine del giò^
oW : una po,l
è dunque evidente che lad.
stinazione dell’otto per ^
include e non esclude, ner “
esempio, i luoghi essenij i^Sal.
del nostro fare cultura in^
lia come l’editrice Claudia
'!M 0 un im
tro culturale di Torre Pellic^ d¡ ]
di c
■pension
Ma vi è un secondo motRf 1" milic
per il quale io avevo insisti) daloso
che apparisse in modo in( “ bblicc
quivoco il concetto di cultip I scuol
neU’ordine del giorno Io son ¡vada i
sempre più convinto (da in: 15 o 20 i
contri e testimonianze esjl „oi svolt
cite, spesso casuali) chem L'pen
largo numero di cittadini ita. ciré il pr
liani che ha deciso e deciM 55 anni
di destinare alla Chiesa valM pgjisii
se ia quota dell’Irpef lo fe W. tarlarne
nanzitutto per questa jicuna p
culturale. Oso dire di pitei
molti nostri simpatizzanti
distinzione tra ambito del
to e ambito della cultura-dii
conia-assistenza e puramet
artificiale. Perché? Percltèl
ianni; è s
'Sfehe in :
200.000
metà sia
> %lidi, n
su quelli
loro interessa che questa fopl iìnitant
ma del cristianesimo occidm che lo si
tale che noi rappresentiaM. scandali
in Italia, altra, diversa dal c» Italia ci
tolicesimo romano, contim tre attivi
ad esistere e, se possibili*¡milioni i
rafforzi. E questo al di lai Sud,nor
ogni contrapposizione pois ¡nessuna
mica: non è questo uno dei come
frutti del nostro impegno eoi ¿e un 1
menico e della nostra dispi mjmutu
nibilità al dialogo con lacij ¿rima c
tura italiana? I distinguq.tn '.ftaHa si <
dimensione del culto, del ì 15% ■
diaconia, dell’assistenza, sos /¡germani
problemi e preoccupazil^ ?ii Svizze
nostre, interne. ’ aenegl
Infine, la parte conclu^Tsicurazic
dell’ordine del giorno de^ndustrii
1991 ci impegnava aneli™
promuovere iniziative peici
altri soggetti, oltre le chii
potessero accedere al gei
Irpef. Purtroppo non abbi
mo fatto nulla perché dò
cadesse. Non lo ha fattoci
continua ad essere con
del suo no (e restituisce
Stato la sua quota) e nooH
ha fatto chi resta convinto
suo sì (e trasmette alla cl
la sua quota). Se nascerà
futuro una qualche iniziai
per rispondere a questo il
pegno disatteso, essa nasci
io credo, soltanto se sarei
in grado di tenere alto il r
stro impegno culturale all’'
segna della laicità.
Il futuro del papato: 10 tesi del teologo cattolico svizzero Hans Kung
«La Chiesa cattolica? Una nave che rischia di affondare»
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EUGENIO BERNARDINI
yy T A grande nave della
Chiesa cattolica (...) ha
perso la rotta e ora beccheggia senza meta, correndo
sempre più il rischio di affondare. (...) innumerevoli persone si sono rassegnate e, disperando in questa chiesa, sono
addirittura scese a terra», lo
afferma il noto teologo e sacerdote cattolico Hans Kùng
nella sua prima delle dieci tesi
sullo stato della Chiesa cattolica, pubblicate dal «Corriere
della Sera» del 27 ottobre.
Svizzero, ma residente in
Germania dove insegna ecumenismo all’università di Tubinga dopo essere stato privato, negli anni Settanta, del
«nihil obstat» per la docenza
di teologia cattolica, Kùng
continua così: «Ma responsabili della deriva e del rollio
della nave non sono i passeggeri (devotamente fiduciosi) e
neppure l’equipaggio (...). Responsabili sono gli ufficiali
ecclesiastici, in particolare il
capitano (...). Pieno di nostalgia per la sua vecchia patria,
il capitano vuole riportare a
tutti i costi la nave nel porto
della medievale pseudosicurezza cattolica. Invece delle
parole programmatiche del
Concilio "Aggiornamentodialogo-collegialità-apertura
ecumenica” egli ha dato le
parole d’ordine “Restaurazione-magistero-obbedienza-romanizzazione”. Sotto di lui la
grande nave dovrebbe tornare ad essere una galera medievale di minorenni che, come nel periodo preconciliare,
non hanno nulla da dire, ma
devono soltanto obbedire,
pregare, pagare e soffrire».
Secondo Kùng, sotto «l’attuale comando» soffrono soprattutto le donne; i religiosi
ai quali, contro il Vangelo, viene vietato il matrimonio; i divorziati; le persone appartenenti alle altre confessioni
cristiane. La radice di tutti i
mali, continua il teologo, sta
nel fatto che sul ponte di comando non ci si regola con la
bussola del Vangelo che indica la direzione della libertà,
della misericordia e dell’amore, ma «ci si regola su un libro
di bordo medievale che, invece di un lieto messaggio, contiene un messaggio minaccioso con tanto di canoni, decreti, catechismi, sanzioni e scomuniche di ogni tipo. Così, a
bordo, le persone vengono
messe davanti alla folle alternativa: “Subire o scendere a
terra”. E che le masse presenti
alle visite papali non illudano,
la nave di Pietro non affonderà ma si svuoterà a poco a
poco. Salvo che, sul ponte di
comando, "un nuovo capitano” orienti la nave sulla bussola del Vangelo, dando così
nuovamente coraggio agli sfiduciati, proseguendo il rinnovamento conciliare e facendo
raggiungere risultati tangibili
all’intesa ecumenica».
La reazione del magistero
cattolico non si è fatta attendere e già il giorno dopo, il 28
ottobre, sempre sul «Corriere
della sera», il portavoce della
Conferenza episcopale tedesca, Rudolf Hammerschmidt,
minimizza la portata di «un
attacco così violento» in
quanto le tesi di Kùng non
sarebbero condivise dalla
maggioranza dei cattolici
deschi («In realtà - com®j
ta l’inviato in Germania®'
«Corriere della sera», P® ..
Valentino - le posizioni
Kùng sono sostenute da bj|,
na parte del popolo catto®,
in Germania»). Il giorno s®
cessivo, il 29 ottobre, seniR
sul quotidiano milanese,®
terviene il saggista Vitto»
Messori con uno di quei 'T
lenti attacchi a cui ci ha
mai abituati.
La polemica è, dunque, ^
rissima. Come è dura la so
renza (e l’insofferenza)
moltissimi cattolici, non
teologi ma anche geute
mune, come mostra P^PP',^
«Noi siamo chiesa» so .j
scritto da milioni di cat
europei, per il mancato
giornamento (o
me dice Kùng) della CW
cattolica. Forse, pih
Italia, se ne rendono i
conto i cattolici di
in cui l’altro modo th y’
cristianesimo, cioè » P „
stantesimo, è un po
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Caro direttore, sul n. 39 di
mforma Marco Rostan propone la perequazione degli
idpendi e dei salari tra i difendenti pubblici. Bene. Ma
politica finanziaria e per
losvuuppo di una sinistra degna di questo nome non doi^ebbe limitarsi a questo. È
Scandaloso che un alto buroi orate prenda 30-40 milioni di
pensione mentre un operaio
oun impiegato, dopo 35-40
anni di lavoro, sì e no prende
un milione e mezzo; è scandaloso e ingiusto che nel
pubblico impiego, specie nellaecuola, si potesse andare o
si vada in pensione dopo 13,
15 0 20 anni di servizio (salvo
poi svolgere un secondo lavoro); per cui bisognerebbe sancire il principio che prima dei
65 anni nessuno può andare
in pensione e, se ci va volonef lo fa Mjladamente, non percepisce
sia/ìnal|jr;ijiouna pensione prima dei 65,
Pt^SBanni; è scandaloso e ingiusto
tizzatitirfaJT|he in Italia, su 7 milioni
ito ddciH,'200.000 invalidi civili, circa la
ultura-M pietà sia costituita da falsi inpuraine|B.jyidi, mentre ci si accanisce
? Percl® su quelli veri togliendo loro o
questa Militando anche quel poco
0 eccidi che lo stato riconosce loro; è
esentiàq ^icandaloso e ingiusto che in
rsa dalcat' Italia ci sia chi svolge due o
), contii® tre attività lavorative, mentre
’^ioni di giovani, specie nel
Sud, non ne possono svolgere
pssuna.
Come pure è scandaloso
che un lavoratore che chiede
un mutuo per l’acquisto della
{rima casa a una banca in
alia, si senta richiedere il 14^15% di interessi, mentre in
irmania gli chiedono il 2%,
Svizzera il 4%, in Inghilterffle ne^i Usa il 5%; che le asjpurazioni, le aziende private
idustriali e commerciali, aulentino i prezzi dei loro prolotti e servizi, senza che i vari
¡overni cerchino di limitare o
ìgolamentare le loro richieite: che l’alta velocità si faccia
alo su alcuni tratti della pelsola italiana. E l’elenco pobbe continuare.
Penso che una sinistra degna di questo nome, se volesse veramente risanare i conti
e il bilancio dello stato, senza
cavare di tasse i cittadini itaiàni e senza licenziare o bute sul lastrico nessuno, baterebbe che avesse il coraggio di eliminare tutti i priviletutte le sperequazioni saali e di stipendio, tutti gli
'rechi e i parassitismi che si
inidano e sono presenti nel
lo settore pubblico: riceverebbero in cambio il plauso,
ga u cortsenso e il ringraziamena to di gran parte degli italiani,
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LA TAVOLA VALDESE INFORMA '
Contribuzioni in soiferenzà
Nel ciclo delle finanze, ecclesiastiche^ la
pmte finale dell’anno è tradizionalmente dedicata allo sforzo di raggiungere o almeno
sfiorare l’obiettivo fissato per le contribuzioni. Ma in questo 1996 lo sforzo deve essere
anticipato e intensificato perché lo stato
dell’amministrazione valdese registrato dalla
Tavola alla fine del mese di ottobre è preoccupante. 11 passivo è infatti superiore del
60% rispetto alla stessa data del 1995 (escludendo il risultato degli stabili). Anche se le
uscite sono state più basse di quelle preventivate, le entrate sono state ancora più basse,
e fra le entrate le contribuzioni sono rallentate vistosamente, al punto da superare solo
di pochissimo il livello del 1995 alla stessa
data.. In pratica, sono stati versati quasi 450
milioni in meno di quanto atteso entro il 31
ottobre in base alle contribuzioni suddivise e
previste dai distretti (già inferiori al preventivo approvato dal Sinodo). i
La situazione preoccupa la Tavola perché
gli ultimi mesi dell’anno sono finanziariamente pesanti per l’amministrazione centrale: aUe spese normali (a cominciare dagli
assegni al personale), in novembre e dicembre si aggiungono numerose scadenze fiscali, le tredicesime, le rate di interessi passivi.
Tutto senza possibilità di rinvio, e senza
considerare le eventuali spese straordinarie.
ì’I-Ì . .
Se le entrate restano ai ritmi attuali, non saranno di sicuro sufficienti a coprire queste
necessità. Già ora la Tavola deve ricorrere ai
prestiti bancari per onorare i propri impegni (prima di tutto verso il personale), ma illudersi di continuare su questa strada sarebbe a dir poco avventato. Primo, perché ì
prestiti sono debiti: secondo, perché lasciano un oneroso strascico di interessi; terzo,
perché i prestiti non sono illimitati.
In questa situazione, la Tavola conferma
le sollecitazioni già sicuramente in atto da
parte dei cassieri dei distretti, e invita le
chiese a recuperare velocemente il terreno
perduto, sia con iniziative urgenti di informazione e sensibilizzazione che con interventi'diretti (per esempio, Tanticipo dei versamenti con l’aiuto della cassa locale). Bisogna superare questa difficile contingenza
con la partecipazione responsabile di tutti,
per riprendere un cammino non appesantito da ipoteche. Per allora, la Tavola ricorda
che i versamenti regolari valgono ben più
dello stesso totale versato in una volta sola a
dicembre. Per ora e per allora, ricorda che il
sostegno all'amministrazione centrale è il
primo segno concreto della condivisìone solidale di bisogni e risorse nella chiesa, che è
' uh corpo unico dalle Valli alla Sicilia, dalla
Lombardia alla Puglia, dalla Liguria al Friuli.
ridando nel contempo prestigio e dignità interna e internazionale a tutto il paese.
Dubito però che né la sinistra né qualunque altra forza
politica avrà questo coraggio,
per la semplice ragione che
da noi l’etica e la morale luterana-calvinista, rigorosa e rigorista, non si è affermata né
a livello individuale né a livello di massa, mentre è attecchita quella lassista, permissiva e compromissoria
della Controriforma cattolica,
che permea di sé tutti gli strati sociali, al di là del loro
orientamento o credo politico. Non si spiega altrimenti la
vastità, profondità e capillarità della corruzione in Italia.
Arturo Cericola - Troia
Ricordo
rioplatense
di Tullio Vinay
Siamo certi che la gratitudine a Dio per averci dato un
apostolo come il pastore Tullio Vinay è condivisa da innumerevoli cristiani di varie
confessioni in molte parti del
mondo. Tra questi ci sono
anche i valdesi dell’Argentina
e Uruguay. Tra le nostre chiese, coloro che più sono rimasti commossi dalla morte di
Vinay sono stati i pastori, sia
per il loro maggior accesso
alle informazioni sul suo ministero sia, in alcuni casi, per
i contatti personali con lui in
2° SEMINARIO PER PREDICATORI E MINISTRI LOCALI
CASA CARES
Il secondo appuntamento, organizzato dal 10® circuito delle Chiese
’«desi e metodiste e dall’Associazione delle Chiese battiate della Tosi svolgerà a Casa Cares, che si trova vicino a Firenze, nel comu®sdiReggello, nei pressi di Pietrapiana, il 23 e 24 novembre.
Programma
sabato 23 NOVEMBRE
ote 15;
16,30:
21:,
Antico Testamento «Creazione» a curà del past. Michele
Sinigaglia
Nuovo Testamento «Giovanni» a cura del past. Gino
Conte
lezione su «Lutero» a cura del past. Piero Bensì
•^MENICA 24 NOVEMBRE
Antico Testamento «Creazione» (continuazione)
10,30: lezione su «Calvino» a cura del past. Piero Bensi
|2: culto
14,15: relazione di Roberto Bottazzi sul«diploma a distanza»
seminario di omiletica ■ «
15:
Il costo per la partecipazione è eccezionalmente fissato in lire
, •000 e comprende cena, pernottamento, colazione e pranzo (sono
use le bevande alcoliche).
di vive”*
Ï il
)' lo sj‘
lcai
cora.
otiBazioni: Gli interessati, i pastori e i responsabili delle comunità
rivolgersi direttamente al coordinatore, pastore Piero Bensi
’-294902).
F^otazioni: La partecipazione al seminario a Casa Cares dovrà avveprenotazione al direttore della Casa, Paul Krieg (tei. 055, ”f.001 e 8652305 ore pasti) o a David Buttitta (tei. 055-415621 ore
'-055-2700418 ore ufficio) entro il 16 novembre.
occasione di viaggi in Italia. .
Ricordo, come se fosse ieri,
quando a metà del 1961 ebbi
il primo contato personale
con Vinay. Arrivavamo, mia
moglie ed io, a Torre Pellice
dove, nella piccola stazione
ferroviaria, ci aspettava con il
suo grande sorriso e il viso
espressivo da fratello per darci il benvenuto a nome della
Tavola. Ci condusse aUa Foresteria dove stava lavorando
nella Commissione d’esame
per il Sinodo. Fu un privilegio
condividere con lui e per vari
giorni i pasti e le animate
conversazioni. Ci introdusse,
con le sue acute analisi, nella
vita della Chiesa valdese in
Italia e ci aprì le porte del suo
ricco e inquieto ministero.
Già da molto tempo, nonostante la distanza, avevamo
ricevuto notizia di questa rimarchevole personalità evangelica e della profondità del
suo pensiero, e in quei giorni
mi sentii profondamente legato a lui. E devo confessare
che nei 35 anni trascorsi a
partire da queU’incontro, la
vita di servizio del fratello
Tullio, nonostante i rari incontri successivi, sono stati
per me un ricco e costante riferimento per un discepolato
di Gesù Cristo coerente e aggiornato. La sua predicazione, i suoi scritti, i suoi molteplici servizi in tanti ambiti,
tutta la sua vita, come il suo
volto espressivo, hanno parlato e continueranno a parlare dell’Agape, dell’amore di
Dio in Gesù Cristo, non come
di una mero sogno, ma come
di unh forza liberatrice, di
una vita piena, che già possiamo gustare oggi, come anticipo del Regno.
Come valdese rioplatense
dico: Signore, molte grazie
per il fratello Tullio che ci hai
dato.
Wilfrido Artus
Rio de La Piata
^ Gli anglicani
alla radio
Il 15 ottobre, intorno alle
ore 13, durante la trasmissione «Buffalmacco» in onda su
Radiodue, il conduttore Landò Buzzanca ha posto la seguente domanda a una signorina della provincia di
Cagliari; «I cristiani in Australia sono in minoranza: vero o
falso?». La signorina ha risposto affermativamente. Il conduttore si è congratulato e ha
aggiunto che la religione
maggioritaria in Australia è
quella anglicana.
Nei giorni seguenti ho pensato di scrivere a Radiodue
per denunciare simili inesattezze ma ho desistito, ricordandomi che il suddetto errore lo commetteva anche
una delle mie professoresse
di italiano, che considerava
solo i cattolici come cristiani.
Non sarebbe allora utile per
le nostre chiese premettere
alla denominazione «evangelica» la parola «cristiana»?
Pietro Fresa - Sanremo
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conto corrente póstale n. 11234101
intestato a La Luce, via San Pio 15,10125 Torino
Abbiamo ricevuto dal Madagascar un progetto dì promozione femminile. Si chiama Vitasoa e si propone di
agire nella zona di Tuléar,
una regione agricola nel Sud
dell’isola, lontano dai maggiori centri, in cui le donne
sono confinate' nei ruoli tradizionali della casa e dei
campi ed escluse da ogni decisione responsabile nella vita sociale. Per cominciare, il
progetto si propone un obiettivo molto concreto, anche se limitato, in modo da
farlo accettare e funzionare
subito e di poter così compiere un lavoro di sensibilizzazione e di formazione nelle donne e in tutta la società
locale.
Si tratta di un laboratorioscuola artigianale di taglio e
cucito organizzato come
un’associazione da donne,
attualmente 15, che si sono
autotassate per acquistare il
primo materiale necessario
per cominciare il lavoro. Attualmente hanno due macchine per cucire e pochi altri
attrezzi (forbici da sarta,
ecc.)^ Per continuare occorrono i seguenti materiali: 5
macchine per cucire (prezzo
unitario, sul posto, corrispondente a 750.000 Ure); 7
forbici da sarta (15.000); attrezzature varie (450.000);
materie prime per il lavoro
(1.750.000). Il totale generale
è di £ 6.025.000.
Vi trasmettiamo questo
appello per raggiungere almeno la quota tradizionale
di £ 5.000.000 o, meglio ancora, rispondere totalmente
alla richiesta. Il progetto
«Fiume-Rijelca» ha raggiunto
la somma prefissata. La spediamo e forniremo prossimamente l’elenco dei doni.
Franco Davite
È uscito il n. 8 della Rivista
dolciniana, dedicato in particolare alT800° anniversario di
Federico II, con due studi: di
Fabrizio Federici («Federico
II, l’Italia, le eresie») &di Corrado Momese («Federico II e
le minoranze: la questione
musulmana e la questione
ereticale»).
Di particolare interesse è
lo studio di Laura Bertolino
e Roberta Calvetti sulla polemica anticlericale del movimento operaio biellese
(1885-1907) e la costituzione
dell’organizzazione sindacale
cattolica (1901), e del prof.
Georges Rougeron sull’abbé
Chàtel (1795-1857), fondatore della Église catholique,
française, e sulla Chiesa gallicana.
Vi sono poi contributi di
Giovanni Gönnet («Dante
Alighieri, Maometto e fra
Dolcino»), Carlo Ottone («Le
vicende di “via fra Dolcino” a
Prato Sesia»), Piero Delmastro («Sopravvivenze apostoliche e dolciniani di Bagolino»), Tavo Burat («“Apostolici” oggi»), Giorgio Gardiol
(«Cuius regio, eins religio: la
campagna elettorale in Italia»), la conclusione della prima parte dello studio sugli
apostolici di J. C. De Haan,
per la prima volta tradotta
dall’olandese, e l’aggiornamento bibliografico.
L’abbonamento annuo alla
Rivista dolciniana costa £
20.000. Ccp n. 10737286 intestato a Magia Studio redazionale, via Lagrange 26, Novara.
«/ passi dell’uomo
li dirìge l'Eterno»
Prov. 12,24
«lo avrò fiducia
e non avrò paura»
Isaia 12,2
Il Signore ha*richiamato a sé,
all’età di 92 anni, l'ing.
Giovanni Pontet
Lo annunciano addolorate, ma
con fiduciosa speranza nelle promesse del Signore, la moglie Attilla Bertalot, la figlia Elena e i parenti tutti.
Torre Pellice, 31 ottobre 1996
La presidente, il direttivo, le socie dell’Ywca-Udg partecipano
con profonda, affettuosa simpatia
al dolore dell’amica Elena per la
scomparsa del papà, Ing.
Giovanni Pontet
Torre Pellice, 31 ottobre 1996
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Delia Michelin Salomon
* ved. Lincesso
esprimono profonda riconoscenza
a tutti coloro che con- presenza,
scritti e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore. j
Un particolare ringraziamento a
chi le è stato accanto negli ultimi
istanti, a tutta la comunità di Villar
Pellice, ai pastore Gianni Genre,
alla dott.ssa Michelin Salomon e
al personale dell’Ospedale valdese di Torre Pellice.
Villar Pellice, 1® novembre 1996
1 necrologi et accettano
entro le ore 9 del lunedì. Tc^lefonare al nu’maro 0t1-95$27$ - tax
011-657542.”
Onoranze Funebri GIACHERO
di Perassi-Bessone-Gobello
Luserna San Giovanni
Via L Tegas, 43/4 ■ tei. 01212/909008
Torre Pellice
Viale Mazzini, 3 - tei. 0121/932400 Fax 0121/909008
La ditta «Giachero Onoranze Funebri» di PEPASSI,
BESSONE e GOBELLO, avente sede in Luserna San
Giovanni, via Tegas 43/4 e a Torre Pellice in via Mazzini 3, già denominata «Ditta Bianco» ed in seguito «Giachero e Roman» alcuni decenni or sono, con la presente nota intende, con rammarico, portare a conoscenza della propria clientela della vai Pellice e dintorni
che non ha nulla a che vedere con un’altra ditta pubblicizzante il medesimo nome «Giachero» ed operante
da poche settimane nelle stesse zone.
Confidando nella vostra comprensione, abbiamo ritenuto doveroso fare questa precisazione -
16
ì:
PAG. 12 RIFORMA
Dopo l'invito rivolto alle chiese e alle Ong
Ong e Banca mondiale: è possibile passare
dalle critiche al dialogo costruttivo?
JEAN-JACQUES PEYRONEL
COME abbiamo riferito sul
n. 41 di Riforma, la Banca mondiale (Bm) ha deciso
di invitare i rappresentanti
delle principali religioni
mondiali a Washington il
prossimo anno per dibattere
di questioni spirituali e culturali. Ciò nel quadro di una vasta iniziativa tesa a migliorare
l’immagine della Bm e ad avviare il dialogo con chi finora
non ha lesinato le critiche
sull'operato ultracinquantennale della banca. E, com’è noto, tra i maggiori critici ci sono le chiese, le organizzazioni
umanitarie ad esse coliegate e
le Organizzazioni non governative (Ong). La critica più ricorrente'rivolta alla Bm è di
imporre ai paesi in via di sviluppo i propri principi economici, vale a dire quelli dell’
economia di mercato e del
neoliberismo, finendo col favorire i paesi ricchi a danno
di quelli poveri.
La Bm e il Fondo monetario intemazionale (Fmi) sono
le due maggiori organizzazioni finanziarie intemazionali e
operano in tutti i paesi del
pianeta. Ambedue sono stati
creati a seguito degli accordi
di Bretton Woods (Usa) nel
1944, per prevenire crisi economiche simili a quelle che
hanno portato alla seconda
guerra mondiale. Nata come
«Banca internazionale per la
ricostmzione e lo sviluppo»,
la Bm conta oggi 180 stati
membri, ma i suoi detrattori
accusano il gmppo del G7 (le
principali potenze industriali) di dominare la banca e la
sua politica. Infastiditi da
queste ricorrenti critiche, alcuni alti funzionari della banca hanno invitato le chiese e
le Ong a informarsi maggiormente sulle reali pratiche
della Banca. Intervistato dall’agenzia ecumenica Eni Andrew Steer, direttóre del dipartimento incaricato delle
questioni dell’ambiente, ha
riconosciuto che «alcune critiche formulate dalle Ong sono fondate». Ma, ha aggiunto, non tengono conto dei
cambiamenti avvenuti nei
metodi della banca e si fondano su cattive informazioni:
«Per essere del tutto franco,
penso che la maggior parte
dei gmppi religiosi dovrebbe
informarsi meglio», ha detto.
L'aggiustamento
strutturale
Brian V. Wilson, vicepresidente della Banca incaricato
della strategia finanziaria politica e istituzionale, ha precisato all’Eni che «il timore
[delle Ong] riguarda soprattutto la politica di aggiustamento strutturale» (attraverso i «programmi di aggiustamento strutturale» e la cosiddetta «condizionalità», la Bm
esige dai paesi che hanno
chiesto prestiti di realizzare
riforme fondamentali della
loro economia). «Ma - precisa Wilson - noi non diciamo:
“dovete adottare un’economia di mercato”. Cerchiamo
di permettere alla società civile di funzionare, e di fare in
modo che i prestiti giungano
là dove erano destinati e non
vengano assorbiti dall’amministrazione governativa». Da
parte sua, Andrew Steer ha
dichiarato che la politica di
aggiustamento strutturale
«ha consentito di eliminare la
discriminazione nei confronti di agricoltori che vivono
nelle zone rurali q che rappresentano i due terzi dei poveri di questo mondo».
Andrew Steer e Brian Wilson hanno fatto notare che
diverse Ong, critiche nei confronti della banca, dimenticano o ignorano molti aspetti dei prestiti bancari. Ad
esempio, ha precisato Brian
WUson, i prestiti fatti ai paesi
più poveri, tramite l’Associazione internazionale per lo
sviluppo (Aid) della banca,
vengono concessi a tassi di
interesse estremamente bassi (tra lo 0,5% e l’l%) e sono
rimborsabili su 40 anni. Secondo Andrew Steer, la banca permette di finanziare tutta una serie di progetti importanti, che possono andare
dalla prevenzione contro
l'Aids ai programmi di alfabetizzazione per le ragazze.
E, riferendosi alle Ong e alle
chiese, ha aggiunto: «Sarebbe molto più costruttivo se
lavorassimo assieme».
In questi ultimi anni, la Bm
ha dovuto sempre di più
prendere atto che le soluzioni prettamente tecniche non
funzionano, e ha pertanto
deciso di assumere nuovi
orientamenti. Di qui l’invito
rivolto alle chiese e alle Ong.
A fine settembre è avvenuto
un fatto importante nei rapporti tra Bm, Fmi e Ong: i negoziati miranti a ridurre l’indebitamento dei paesi più
poveri hanno dimostrato che
le pressioni esercitate dalle
Ong possono aiutare i meno
Manila (Filippine): una bidonville
favoriti. Nella riunione dello
Fmi e della Bm è stato infatti
approvato il programma di
azione chiamato «Iniziativa a
favore dei paesi poveri fortemente indebitati» (Hipc, heavily indebted poor countries).
Questo programma prevede
da un lato la riduzione, da
parte dei paesi ricchi, del debito dei paesi poveri, e dall’
altro contributi da parte della
Banca mondiale.
Il dramma
dell'indebitamento
Un alto funzionario della
Bm, specializzato nelle questioni deU’indebitamento, ha
riconosciuto, in un’intervista
all’Eni, che lè pressioni esercitate dalle Ong avevano avuto un effetto positivo sulla
«Iniziativa Hipc» ma, ha aggiunto, «è difficile dire se
hanno pesato di più le pressioni esercitate dalle-Ong o
gli sforzi messi Ui atto dai
paesi donatori per trovare
una soluzione a questo problema». Come è noto, la crisi
dell’indebitamento coinvolge
in particolare molti paesi
africani. Almeno 20 paesi, la
maggior parte dei quali situati neirAfrica subsahariana, si
trovano oggi nell’incapacità
di pagare gli interessi del loro
debito. L’Uganda, ad esempio, spende molto di più,
ogni anno, per il rimborso del
debito che di quanto dedica
ai settori dell’educazione o
della sanità. Soprattutto in
questi ultimi 18 mesi le chiese e le Ong hanno cercato di
esercitare pressioni sui governi, in particolare sul governo Usa, sulla Bm e sul Fmi
per trovare soluzioni a questo drammatico problema
che sta dissanguando interi
paesi africani.
Il ruolo delle Ong
Barbara Kohnen, consigliere al dipartimento «economia internazionale e diritti
della persona» presso la Conferenza episcopale degli Usa,
ritiene che 1’esistenza di
gruppi di pressione che difendono una certa ideologia
e di Ong pragmatiche sia importante. «Questi movimenti
- ha detto all’agenzia Eni mobilitano l’attenzione della
Bm e sono importanti perché
suscitano il dibattito». Si riferiva in particolare a «50 years t
is enough» (50 anni sono già ,i
abbastanza), coordinamento
di gruppi militanti e di associazioni religiose che, da alcuni anni, seguono da vicino
le attività della Bm e del Fmi.
È .«assolutamente» chiaro,
ha aggiunto, che le Ong han- ,
no avuto un’influenza sul dibattito riguardante l’indebitamento. Grazie al fitto legame esistente tra le reti delle
Ong, è stato possibile esercitare pressioni anche sul go- ,f i
verno Usa che, secondo le
Ong, ha più influenza sulla
Bm e sul Fmi di qualsiasi al-,
tro governo. L’accordo è stato ottenuto con la forza della
«volontà politica» dei governi
ma deve ancora essere rafforzato, ha sottolineato la
Kohnen. Infatti, prima chef
paesi possano usufruire di
una riduzione del loro indebitamento vi sarà un controllo dei loro risultati economi- i
ci. Tuttavia, ha lamentato la
Kohnen, questi paesi «hanno ^
bisogno di aiuto adesso, non
fra tre anni».
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^°'V Jato a abUtia
i SU av
3 aiutato a riflettere :
del nostro tempo.
ì la vostra partecipazione
musicale
'»ocl M»? ‘'„7n
il vostro abbonamen8101 intestato a: Edi
48101 intestato a: Edi:
n Pio V, 15 bis - 10125
bancario sul conto n.
cario San Paolo di To10,125 Torino
ABBONAMENT11997
ITALIA ESTERO
-ordinario £ 105.000 - ordinario £ 145.000
- ridotto* £ 85.000 - via aerea £ 190.000
- sostenitore £ 200.000 - sostenitore £ 250.000
- semestrale £ 55.000 - semestrale £ 75.000
- cumulativo Riforma -i- Confronti £ 145.000 (solo Italia)
* Coloro che hanno un basso reddito familiare posso-
no utilizzare questo abbonamento.
Maa»V.Vi ddetnn»oranu^°'V Jato a sc'pfini abUtia
l'“"'. voU» r"“ i„ve non
no rtttr>et' ... question c ^oje
partía^«®°^,F^''anni Ita tno„upadla .jail hlsora 'T'
ci i»““ “Se'ì'a'i"'"'®
sua“' fi conl"'"',' ad
ulicil»" ‘ ^ luBIcl«''“! a nel «”■
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