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ECO
DELLE VALU VALDESI
IBLIÛTECA VALDESE
0066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Num. 3
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TORRE PELLICE - 19 Gennaio 1973
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CHI SIAMO? PER CHE COSA ESISTIAMO?
Dopo la seconda trasmissione
della rubrica televisiva « Protestantesimo »
L’idsntità protestànts sacerdozio universale dei credenti
La settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani (18-25 gennaio) ripropone
indirettamente, nel contesto del confronto ecumenico, il tema dell’identità
protestante. In Francia è stato oggetto di un incontro interconfessionale
svoltosi a Bièvres nell’aprile dello
scorso anno. I protestanti francesi hanno voluto porsi interrogativi fondamentali: Chi siamo? Per che cosa esistiamo? Come giustifichiamo teologicamente ed ecumenicamente la nostra
esistenza come chiesa particolare distinta e separata dalle altre? L’interesse per la questione era tale che in
un primo tempo si pensò di proporre
per l’ultima assemblea generale della
Federazione protestante francese (novembre 1972) il tema seguente; « Qual
è oggi ancora la specificità del Protestantesimo? ». E anche se alla fine si
optò per un tema diverso, il problema
sussiste e la domanda attende una risposta. Non presumiamo di saperla
dare, tutt’altro, ma sentiamo di non
poter eludere la questione. Tentiamo
un primo abbozzo di risposta, sperando in altri, e migliori, interventi da
parte di chi si vorrà pronunciare.
1. Il problema dell’identità protestante è da ricondurre, a nostro avviso, a quello dell’identità cristiana. Il
protestantesimo non ha voluto e non
vuole essere altro che cristianesimo,
nella sua fisionomia evangelica originaria. Lutero, Calvino, Zwingli e gli
altri, riformando e rifondando la chiesa secondo la parola di Dio, erano consapevoli di dar vita non già, come diciamo oggi, a « un modo diverso di
essere cristiani » ma al modo autentico
di essere cristiani. Sollevare il problema dell’identità protestante significa
fondamentalmente sollevare nel nostro
tempo, come i Riformatori l’hanno sollevato nel loro, il problema dell’aMienticità cristiana: che cosa significa veramente essere cristiani, cos’è veramente la chiesa, qual è la sua fede e
la sua vita, qual è la sua vera posizione davanti a Dio e in mezzo agli uomini. I poli di questa autenticità, oggi
come allora, sono due; assunzione da
parte della fede dei problemi dell’uomo contemporaneo e ubbidienza senza riserve alle indicazioni che in rapporto a quei problemi dà la parola di
Dio.
Oggi come è noto c’è una crisi dell’identità cristiana che investe i contenuti .stessi del cristianesimo. Si può
ben dire che la fede è « ridotta all’estremo » (cfr. 2 Corinti 4: 8), nel senso che molto spesso non può nutrirsi
delle formule tradizionali, ineccepibili
ma mute, e quindi deve in qualche modo ricominciare da capo, ricostruire il
suo discorso dalle fondamenta, riproporsi gli interrogativi iniziali e cruciali; Chi è Dio? Dove « accade »? Come
rispondiamo alla domanda di Gesù: E
voi, chi dite che io sia? Come vive il
suo discepolo? Come si organizza la
sua comunità?
La Riforma del XVI secolo ha risposto a interrogativi diversi. Talune sue
affermazioni centrali, pur serbando
inalterata la loro carica evangelica, appaiono per così dire disinnescate, riguardando problemi che non sono più
in primo piano nella coscienza dell’uomo contemporaneo. Oggi l’alternativa decisiva non è tra fede e opere
ma tra fede e incredulità; non è tra
Bibbia e tradizione ma tra Bibbia come libro e Bibbia come messaggio;
non è tra salvezza per grazia e salvezza per meriti ma tra salvezza interiorizzata e salvezza storicizzata: all'uomo d’oggi, contrariamente a quanto
accade in altre religioni e a quanto
accadde in altri momenti della storia
cristiana, interessa più la storia che
l’aldilà. Non possiamo perciò oggi né
ripetere né aggiornare la Riforma. Possiamo solo fare come i Riformatori:
cercare, ascoltare e vivere la parola di
Dio come uomini del nostro tempo,
cioè a partire dalla particolare condizione e dai problemi fondamentali dell’uomo d’oggi.
Quale potrà essere il nucleo centrale e unificiinte dell’annuncio evangelico e dell’esistenza cristiana per la nostra generazione? Dopo il 2« conflitto
mondiale e al tempo della guerra fredda si pensò che avrebbe potuto essere
la parola della riconciliazione. Oggi si
pensa piuttosto, e con ragione, al tema della liberazione, centrale nella
Bibbia e nella coscienza dell’uomo contemporaneo, sia a livello individuale
che collettivo: occorrerà solo vigilare
affinché, svolgendo come cristiani questo tema, Gesù Cristo non diventi l’ornamento di lusso di un discorso che
sta in piedi anche senza di lui ma ne
sia l’esclusivo fondamento, e che la
sua liberazione non sia risucchiata nel
le varie liberazioni storiche che noi
possiamo realizzare. Ê comunque chiaro che, in questo contesto, la questione dell’identità protestante coincide in
tutto e per tutto con quella dell’identità cristiana.
2. Ma vi è un secondo aspetto del
problema che deve essere menzionato:
il fatto che il protestantesimo è sorto
e si è qualificato fino ad oggi in rapporto alla Chiesa di Roma anche se
non in funzione di essa. Essere protestanti significa anche non essere cattolici. L’identità protestante esiste anche in rapporto al cattolicesimo romano. Come si configura, sotto questo
profilo? Si configura essenzialmente
come un’estgettza di evangelicità. C’è
tutta una serie di realtà evangeliche,
bibliche e neotestamentarie, che la Riforma ha capito e vissuto e che costituiscono la « buona parte » del protestantesimo. Eccone alcune: l’evangelo
è un messaggio, una predicazione di
Cristo, non una comunicazione sacramentale; Gesù Cristo crocifisso, risorto e vivente. Salvatore e Signore, è l’alfa e l'omega, il principio e la fine della fede e della vita cristiana: la fede
non ha spazio che per lui; la parola di
Dio attestata nella Bibbia è l’istanza ‘
superiore cui la chiesa in tutte le sue
parti deve ubbidienza, la norma cui deve sottostare: tutto ciò che nella chiesa è contrario alla testimonianza biblica è infedeltà e trasgressione; la chiesa è essenzialmente una fraternità: la
sua struttura non è gerarchica ma comunitaria, la sua comunione non è gerarchica ma fraterna; il ministero è
servizio e non potere, il ministro non
è anteposto ma sottoposto ai fratelli,
è fra loro come colui che serve; il criterio fondamentale della vita della
chiesa è la reciprocità, quindi non c’è
un clero con prerogative esclusive di
cui i laici sono privi ma c’è il sacerdozio universale dei credenti.
Queste ed altre realtà evangeliche
la Riforma le ha conosciute e vissute
con una determinazione e una disciplina oggi ignote a grandi aree del
protestantesimo storico, di cui siamo
parte. Il nostro, come diceva Bonhoeffer (riferendosi al protestantesimo
americano, ma ormai il discorso vale
anche per quello europeo) è in larga
misura un « protestantesimo senza Riforma ». Ë questa la nostra distretta
o, se vogliamo, la nostra crisi d’identità.
E il cattolicesimo? C’è in molti una
illusione che occorre lasciar cadere:
l’illusione che, avendo il cattolicesimo
col Concilio parzialmente accolto talune istanze tipiche della Riforma, cattolicesimo e protestantesimo siano or
mai entità teologicamente intercambiabili (più o meno sarebbero la stessa cosa) e che il protestantesimo possa considerare adempiuta la sua missione storica: riformare la chiesa. Al
contrario! Proprio questa prospettiva
■appare oggi alquanto remota. Malgrado qualche sintomo incoraggiante, la
riforma evangelica ed ecumenica della chiesa come operazione globale non
sembra si stia profilando all’orizzonte.
Il cattolicesimo ha ripreso temi e motivi della Riforma, ma li ha integrati
a sé, non si è integrato in essi. Il protestantesimo, da parte sua, o ripete
la Riforma senza riviverla oppure la
liquida senza capirla; siamo indubbiamente in continuità storica con la Riforma, ma fino a che punto siamo in
continuità teologica? Anche il dialogo
ecumenico in corso sta veramente favorendo la riforma delle chiese? Pare
giustificata, al riguardo, la preoccupazione manifestata recentemente dal
prof. A. Dumas della Facoltà protestante di Teologia a Parigi: « Ho talvolta paura che tra cattolici e protestanti ci scambiamo i nostri difetti e
non le nostre qualità ».
Noi crediamo che abbia un senso
perseverare nel discorso biblico-evangelico della Riforma, che Roma ha in
parte ricuperato ma non veramente
creduto e ubbidito e che noi predichiamo molto e pratichiamo poco. Abbiamo detto prima e ripetiamo che la
riforma della chiesa non può in alcun
modo venire dalle risposte di ieri ai
problemi di ieri. Crediamo però che
la perseveranza in quel discorso, che
è un aspetto costitutivo dell’identità
protestante, sia la premessa migliore
o almeno una buona premessa all’opera tanto necessaria della riforma delle Chiese.
Paolo Ricca
n ennfusinne dei ministeri?
Il 21 gennaio si costituirà a Roma
La Lega Italiana degli
Obiettori di Coscienza
Il 21 gennaio si svolgeva a Roma su iniziativa del Partito Radicale, l’assemblea costitutiva della Lega italiana obiettori di coscienza (LÌOC), con lo scopo di pubblicizzare
fra i giovani la possibilità di un servizio civile alternativo a quello militare, aperta dalla
legge recente, pur inadeguata, e di vegliare a
che questa non sia limitata o svisata.
Come moltissimi altri — di quelli
che hanno potuto farlo — mi sono seduto con calda aspettativa, giovedì alle 18.30, davanti al video per la seconda trasmissione di « Protestantesimo »,
aspettativa che la prima trasmissione
aveva ulteriormente stimolata: lo dico
proprio perché non nutrivo una fiducia eccessiva nel mezzo televisivo come strumento di predicazione; ma la
prima trasmissione mi aveva smentito, la predicazione c’era stata, netta e
vigorosa.
Non posso nascondere la delusione,
l’insoddisfazione, di fronte a questa
seconda trasmissione. E sì che, tecnicamente, era senza dubbio assai più
riuscita, più vivace della prima, più
telegenica di molto. Che cos’è che non
mi ha convinto? Cercherò di esplicitarlo, non per gusto di critica, ma come un contributo a uno sforzo comune, di cui valuto la difficoltà e l’impegno.
Anzitutto, due parole anche per coloro che non hanno seguito la teletrasmissione. Ne costituiva il tema il sacerdozio universale dei credenti, e l’intento era il far sentire, anche all’esterno, un modo diverso di essere chiesa
fra gli uomini. Si è cercato e illustrato
un caso-limite (tale è tuttora nel mondo evangelico nostrano), quello di
Franco Becchino, giudice presso il tribunale di Finale Ligure e al tempo
stesso pastore della comunità metodista di Savona, consacrato nel culto
inaugurale della seduta congiunta della Conferenza metodista e del Sinodo
valdese, lo scorso agosto, a Torre Pellice. Un breve filmato commentato ha
seguitò il fràtèllo Becebina dalla ua
casa al suo posto di lavoro, alla sua
chiesa, in mezzo all’assemblea cultuale
e al consiglio di chiesa; quindi, nello
studio TV romano, in conversazione
con Aldo Comba, ha illustrato il senso, le difficoltà, le prospettive e le speranze di questo ’doppio servizio’; e ha
concluso leggendo il passo sulla molteplicità dei ministeri, nel cap. 12 della prima Epistola ai Corinzi.
Si potrebbero fare molte considerazioni secondarie, forse dettate anche
in parte dall’ottica dello spettatore. Si
potrebbe notare che questo tentativo
nuovo si presenta in realtà come un
pasturato dei più tradizionali, non si
avvertiva (forse lo si può solo ascoltando regolarmente la predicazione del
giudice e pastore Becchino) l’apporto
’diverso’ di questa duplicità dì servizio. Si potrebbe dire che, di conseguenza, si aveva l’impressione che si ripro
Intemtn del Centro Diaconale di Palermo nelle zone
alluvionate della provincia di Messina
Le Sicilia, ai suoi antichi, tradizionali mali sociali di sottosviluppo economico, di disoccupazione, di miseria ha
aggiunto, in questi ultimi tempi, anche
delle catastrofi naturali di disastrose
proporzioni. All’inizio di questo nuovo
anno 1973 piogge torrenziali si sono abbattute, in modo particolarmente violento, nelle province di Messina e di
Enna, provocando allagamenti, frane,
crolli, distruzioni e devastazioni di incalcolabile entità. Al bilancio dei danni
materiali che si calcola in ordine di
centinaia di miliardi, bisogna aggiungere il tragico bilancio di morti, di feriti, di lutti, di pianti, di privazioni e di
sofferenze indicibili. Una donna diceva: « In Sicilia non piove quasi mai e
le piogge sono anche scarse, ma quando piove viene il finimondo ». E’ quello
che è successo nei giorni scorsi nella
Sicilia Qrientale. In pochi giorni, piovendo ininterrottamente e violentemente, è caduta tant’acqua quanta normalmente ne cade nell’arco di tempo di un
intero anno.
Il maggior disastro è accaduto nelle zone collinose e montane delle due
province di Messina ed Enna, soggette
a frane e a paurosi smottamenti del
terreno per cui valanghe di terra e di
acqua precipitano a valle, travolgendo
alberi, strade, ponti, case.
Si tratta tuttavia di catastrofi che si
sarebbero potute evitare se lo Stato e
la Regione avessero provveduto ad eseguire quelle opere di contenimento che
geologi, tecnici agrari hanno da tempo
suggerito come opere indifferibili. Vi
sono torrenti che dovrebbero essere imbrigliati, zone montane che dovrebbero
essere rimboschite, terreni soggetti a
frane che dovrebbero essere arginati.
I danni che ora si sono verificati sono di entità forse superiore a quello
che lo Stato avrebbe dovuto spendere
se queste opere di prevenzione fossero
state compiute a suo tempo e non rinviate da anni.
Alcuni villaggi sono rimasti isolati e
hanno dovuto essere soccorsi con gli
elicotteri. Alcune case sono crollate,
seppellendo intere famiglie sotto le macerie. Vaste zone della Sicilia sono rimaste senza acqua, senza energia elettrica, isolate, perché non solo le strade,
ma anche le reti idriche ed elettriche
sono rimaste interrotte.
La stampa locale non ha mancato di
denunciare le responsabilità dello Stato non solo nel prevenire disastri di
questo genere, ma anche la lentezza, la
scarsezza degli interventi, degli aiuti,
dei soccorsi alle popolazioni alluvionate, ripetendo gli stessi identici inconvenienti che si verificarono in occasione del terremoto del 1968, nella Valle
del Belice, nella Sicilia Qccidentale.
Non solo, ma abbiamo dovuto constatare direttamente, quello che avviene localmente: interessi e rivalità politiche subito affiorano e anche la sventura viene strumentalizzata a scopi
elettoralistici.
Anche le personalità politiche di più
alto spicco, sorvolano le zone disastrate in elicottero, fanno molte promesse
e poi partono per altra destinazione.
senza che i problemi siano risolti e che
la gente sia veramente aiutata. Naturalmente tutto questo non fa che aumentare sempre di più la sfiducia nei poteri dello Stato.
Allora, anche questa volta, un piccolo, modesto aiuto, un segno di solidarietà umana e fraterna può venire
dalla iniziativa privata, per cui c’è ancora posto e che ha ancora la sua ragione d’essere.
Il Dott. Michele Paratore, già presidente del Comitato Generale del Centro Diaconale di Palermo, trasferitosi
recentemente a Novara di Sicilia, è stato spettatore dell’alluvione che tanto
danno ha arrecato al paese, alla campagna e ai villaggi circonvicini. Egli ha
chiesto al nostro Centro Diaconale di
intervenire di urgenza per portare coperte, viveri, vestiario da distribuire
alla popolazione, e anche (il che non è
senza significato) per esprimere una parola di simpatia umana, di solidarietà
cristiana nel dolore.
E' stata fatta nella comunità valdese
di Palermo e di Messina una raccolta
di indumenti, e anche fuori della Chiesa molti amici del Centro Diaconale
hanno dato somme di danaro, vestiario, viveri per gli alluvionati, come
già era accaduto per i terremotati. Anche alcuni membri del Centro Diaconale si sono recati per tre giorni a Novara di Sicilia per conferire con le autorità, e organizzare, sotto la guida del
medico dr. Paratore, un centro di assi
P. V. Panascia
(continua a pag. 6)
ponesse pari pari l’introversione che
molti rimproverano alla chiesa e che
soprattutto le rimprovera l’Evangelo,
anche se non sempre e non esattamente nei termini di molti accusatori. Si
potrebbe discutere il modo in cui è
stata relativizzata la questione della
formazione teologica in vista del pastorato (e di altri ministeri), sulla quale si è sorvolato, mentre è uno dei nodi della questione. Si potrebbe pure deplorare che sia stato taciuto il ministero a pieno tempo che l’evangelista
Enos Mannelli (lo abbiamo visto ripetutamente, silenzioso, sul video) svolge
nella comunità di Savona e nella sua
diaspora e che evidentemente è parte
integrante della ’soluzione’ savonese.
Infine si potrebbe notare che, paradossalmente, questo servizio televisivo teso a sottolineare il sacerdozio universale dei credenti, soffriva di una singolare inversione, facendo ruotare intorno alla figura del pastore (sia pure un pastore singolare, mezzo ’laico’)
la realtà di una comunità, in un modo
tale da carezzare contropelo anche
chi, come il sottoscritto, ha sempre ritenuto uno slogan forzato la definizione del pastore (tradizionale) come pridonna della comunità...
Quest’ultima nota mi porta al nocciolo del dissenso dal contenuto di
questa trasmissione. Si voleva parlare
del sacerdozio universale dei credenti,
invece si è illustrata la confusione dei
ministeri.
A mio modesto modo di vedere, il
sacerdozio universale dei credenti riscoperto dai Riformatori significa appunto la rottura dell orizzonte ecclesiastico eniro il quale si e rimasti, invece m questa ira mts ione II ‘uo
sacerdozio universale il fratello Franco Becchino e chiamato, come ogni altro. ad esercitarlo, non lanio nel momento in cui sale sul pulpito, prega
nella comunità raccolta, visita un fratello, presiede un’assemblea o un consiglio, ma piuttosto nella sua vita quotidiana, laica, e in particolare quando
di fronte a un uomo, a una donna, deve esercitare la sua funzione di giudice, nella comunità degli uomini: là egli
è una lettera di Cristo, scritta su un
cuore di carne. Solo così l’espressione
« sacerdozio universale » perde il suo
carattere ambiguo, discutibile se è ecclesiasticamente introvertito, e riacquista il suo carattere paradossalmente laico, che è lo specifico della nostra
vocazione protestante.
Allora, mi pare, il testo biblico era
anch’esso sfasato: in I Corinzi 12 Paolo
parla infatti dei vari carisirii e minù
steri per l’edificazione della chiesa, un
tutt’altro discorso, che andava tenuto
ben distinto dal precedente. Ma anche
volendo considerare la vita interna della chiesa, il commento, visivo e parlato, era a mio parere una forzatura
di questo testo; esso parla della pluralità e della distinzione dei carismi e
dei ministeri, mentre noi sempre niù
frequentemente facciamo confusione
fra i carismi e i ministeri (ed è anche
per questo, forse, che essi non abbondano). Non abbiamo ancora finito di
smontare, giustamente, la figura del
pastore tuttofare, che ricostruiamo, o
progettiamo di costruire la figura del
’laico’ tuttofare. Dire: « vorrei tutti i
membri della chiesa sul pulpito ». se
è detto seriamente, contrasta nettamente proprio con il passo paolinico
letto subito dopo. Tengo a chiarire che
sono fra i molti predicatori (forse tutti) che lamentano non vi sia quasi mai^
nella chiesa, la possibilità né il desiderio di una valutazione biblicamente
vigorosa e rigorosa della predicazione
da parte dei fratelli riuniti per il culto; tuttavia, qui ancora, il dono del
discernimento degli spiriti, l’assunta
responsabilità di « investigare le Scritture, per vedere (dopo una predicazione) se le cose stanno così », il controllo biblico e teologico è un dono diverso, distinto da quello della jtredicazione: la quale per altro non è certo
un'esclusiva pastorale, per me, né in
linea di principio né nella pratica^ settimanale della mia vita nella chiesa.
Una trasmissione simpatica, quin^,
piacevolmente scorrevole, ma sbagliata. Questo il mio parere, che vale quel
che vale. Lo dico con umiltà, perché
nel lavoro redazionale ho avuto ampiamente modo di valutare come si
sia, a volte, stupiti da inattese reazioni del pubblico; e con fraternità _ nell’opera comune, certo che da errori come questo, se riconosciuti tali, ci si
può guardare per l’utile nostro e altrui. L’augurio delle scorse settimane
è più che mai vivo e fiducioso.
Gino Conte
2
pag. 2
N. 3 — 19 gennaio 1973
COMMENTO BIBLICO di Ermanno Rostan
Sentineila‘,0 a che punto è la notte?
Isaia 21 /11
L’oracolo contro Duma
L’oracolo, nel linguaggio biblico, è
un pronunziamento che proviene da
Dio, una parola profetica che ha gli
accenti di una solenne affermazione.
Duma era la nazione di Edom, situata al sud-est del Mar Morto, in direzione dell’Arabia. Tradizionalmente gli
Edomiti discendevano da Esaù, perciò
erano imparentati con gli Israeliti; ma
i loro rapporti reciproci furono caratterizzati da odio e violenze. L’autore
del Salmo 137 pronunzia una tremenda
invocazione a Dio contro gli Edomiti
i quali si erano rallegrati della sorte
di Gerusalemme al tempo dell’esilio:
« Beato chi ti darà la retribuzione del
male che ci hai fatto! Beato chi piglierà i tuoi piccoli bambini e li sbatterà
contro la roccia! ».
Ma, mentre per Israele il tempo dèll’esilio si concluse con una grande liberazione, per gli Edomiti invece la situazione si aggravò; dopo aver subito
il giogo babilonese, speravano in un avvenire migliore (vien la mattina), ma
furono poi sottoposti al potere dei
Medi e dei Persiani (viene anche la
notte). Si comprende allora che dagli
estremi confini territoriali (dai monti
di Seir) qualcuno rivolga ansiosamente
al profeta questa domanda: « Sentinella, a che pùnto è la notte? ».
* * *
«A che punto è la notte? » In una
situazione storica molto diversa, ci rendiamo conto che quella domanda ha
un contenuto anche per le nazioni del
mondo e per. ognuno di noi.
Pensiamo alle nazioni ed ai popoli
che subiscono oggi gli effetti di una
guerra spaventosa come quella che
continua nel Vietnam. « A che punto è
la notte? » per quelle creature sottoposte alla violenza mortale da più di
vent’anni. Quanto tempo durerà ancora la lunga notte, rischiarata non dalle luci delle città e delle campagne,
bensì dal bagliore degli incendi e dei
bombardamenti? Quando spunterà il
giorno della pace, come mi mattino
che si illumina al levarsi del sole? « A
che punto è la notte », là dove gli uomini sono oppressi da iniquità, discriminazioni e torture, che si compiono
con il crisma della legalità? È mai possibile che i capi dei popoli, tanto più
se credenti in Cristo, non sentano la
loro colpa e non cerchino la via del
ravvedimento, per paura di perdere il
loro prestigio personale o nazionale?
« Mi sembra che siamo di fronte ad
una nuova alienazione — diceva un frate ora allontanato da Roma per le sue
idee troppo avanzate — l’alienazipjie
spaziale nel senso di una immensa
suggestione esercitata sull’immaginazione degli uomini che l’esplorazione
del cielo distrae dai loro più urgenti e
drammatici compiti terrestri... ». « A
che punto è la notte » della fame e del
terrore per milioni di creature umane
oggi ancora in vita?
Non siamo profeti; vorremmo almeno essere delle sentinelle; il compito
della sentinella è di vegliare, scrutando
nelle tenebre, e di avvertire. Stiamo
procedendo nel 1973. La sentinella risponde: « Viene il mattino, e viene anche la sera ». Molti preferirebbero modificare questa risposta, dicendo: Viene la sera, poi viene il mattino » con
la sua aurora, il suo splendore, le sue
speranze. Invece no; la sentinella dà
la sua risposta in modo adeguato alla
situazione politica in cui si trovano
gli Edomiti: « viene il mattino e viene
anche (o ancora) la notte ». La pace
vera e duratura non è ancora giunta
per le nazioni e per i popoli, nemmeno per l’Israele del nostro tempo. Là
dove essa è raggiunta, è però custodita
e difesa con le armi in pugno. Le
trattative di pace sono talvolta interminabili; si vive nella paura che gli
uomini siano dominati dalla volontà di
compiere sempre nuove follie. Una rivoluzione politica può anche avere ripercussioni benefiche, ma essa non attua necessariamente la pace e la giustizia del Regno di Dio. Senza un reale
mutamento di volontà e di pensieri, si
può dire che « una fitta oscurità avvolge i popoli»; ci saranno delle tregue,
purtroppo quasi sempre brevi, poi la
violenza si scatenerà di nuovo e le
guerre continueranno (viene il mattino, e viene anche la notte). Quanto durerà quella notte?
* * *
_ « A che punto è la notte? » Anche se
l’idea della sofferenza umana non è
esplicitamente formulata nell’oracolo
contro Duma, essa è però implicita.
Viene anche la notte della sofferenza
umana per i credenti e per i non credenti in Dio. Essi, i deboli come i forti, hanno bisogno d’esser consolati, non
in modo superficiale, ma in modo ve' ro e profondo, mediante la consolazione della fede fondata sulle promesse
di- Dio.
Rivedo le corsie e le stanze di molti ospedali. L’infermo sente il respiro
del vicino e ne percepisce anche l’affanno. Quanti hanno già detto o diranno ancora: « A che punto, è la notte? »
Quando tornerà il giorno, quando verrà la luce, non soltanto quella esterna,
ma la luce che risplende nelle tenebre
infondendo un’attesa fiduciosa, anche
Se il sollievo fisico non è ancora quello desiderato? Ho letto questa preghiera che rivela il tormento e la speranza di un infermo: « Signore, è notte. Signore, sei Tu presente nella mia
notte? La Tua luce si è spenta, e tutto
mi sembra grigio e tutto mi sembra
scuro, come la natura, quando la nebbia copre il sole e avvolge la terra.
Tutto mi costa, tutto mi pesa. Al risveglio, il mattino mi abbatte, perché nasconde una giornata... Cammino, ma so
che i miei passi non raggiungono alcuna meta... ma non sarebbe nulla, se
non fossi solo. Sono, scffo. Mi hai trascinato lontano; Sighore, fiducioso ti
ho seguito, ma camrtiinavi al mio fianco, ed ora, nel deserto, nella notte, improvvisamente Tu scompari. Chiamo e
Tu non rispondi... La tua assenza è la
mia sofferenza. Signore, è notte. Signore, sei presente nella mia notte?
Dove sei. Signore? Mi ami ancora?
Non ti ho stancato, Signore? Rispondi, è notte ».
« A che punto è la notte?» Il salmista dice: « Sì, Tu sei quello che fa risplendere la mia lampada. L’Eterno il
mio Dio è quello che illumina le mie
tenebre» (18: 28).
Per i sani e per gli ammalati, la notte è, come il giorno,, un tempo di attesa e di costanza nella fede. La comunità cristiana è esortata a vegliare, come una sentinella, di giorno e di notte, per rendere testimonianza alla Parola di Dio: « Poiché Tu hai serbato
la parola della mia. costanza, anch’io
ti guarderò nell’ora del cimento che
ha da venire su tutto il mondo »
(Apoc. 3: 10).
« A che punto è Ila notte » per la
chiesa del nostro tempo? Dove sono
le sentinelle che vegliano in attesa del
giorno? Come sarà quel giorno?
Non mi sento di fotmulare un giudizio a questo riguardo. So però che
la chiesa deve ascoltare oggi la voce
di Colui che le dice: « Io sono venuto
come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre ».
Ermanno Rostan
IN RICORDO DI GIUSEPPE MAZZINI
“Il sentimento religioso è fratellanza,
associazione e amore
II
« Gridando alle moltitudini: Dio e il
popolo! Non v’ha che un solo padrone
in cielo, Iddio; un solo padrone sopra
la terra, il popolo; il popolo tutto, associato in una credenza operosa e feconda di concordia e d’amore, per avviarsi, sotto l’occhio di Dio, alla conoscenza e alla esplicazione della sua legge universale, noi prendiamo ufficio
di apostoli di Cristo ».
'Quando G. Mazzini scriveva queste
parole, nel 1835, alcuni tratti essenziali della sua personalità erano ormai
sagomati per sempre; uno di questi —
la vita come apostolato dell’idea —
mette in evidenza l’afflato ’religioso’ di
una predicazione in cui si operava consapevole un travaso del linguaggio
tradizionalmente cristiano in ideali e
formulazioni politiche. E non era un
espediente propagandistico, ma la risultanza d’una radicale convinzione di
essere destinato a una missione creativa, quella di fornire un evangelo laico, secolarizzato, a un’umanità fermentante, percorsa da antiche e nuove attese.
Per la benemerita Unione tipograficoeditrice torinese (U.T.E.T.), Terenzio
Grandi e Augusto Comba hanno curato
una scelta di Scritti politici di Giuseppe Mazzini (Torino 1972, pp. 1140, lire
14.000): dedicata ai giovani, questa ampia antologia ripropone all’attenzione
delle nuove generazioni tutto un filone del pensiero e dell’azione che dal
Risorgimento ha portato alla formazione dell’Italia unita. Il taglio predicatorio-pedagogico del discorso del
Mazzini richiede una lettura lenta, meditata, proprio per cogliere la sostanza del suo pensiero e non fermarci a
cogliere qua e là delle osservazioni,
delle ’moralità’. Il lettore talvolta fatica a intravvedere, in quel fraseggiare ampio e diluito degli articoli, la cultura ampia, l’informazione eccezionale
dello scrittore: « L’intelletto governa
il mondo », ed il Mazzini era tutt’altro
che uno sprovveduto, anche se gli eventi e una troppo ben riuscita propaganda l’han fatto passare per uno strano
cavalier dell’ideale.
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Giovanni lurato
PIETRO TAGLIALATELA
dalla filosofia del Gioberti
airevangelismo antipapale
(Collana diretta da Giorgio Spini)
pp. 190, 42 ili., L. 3.400 br., L. 4.400 rii.
— Garibaldino, filosofo giobertiniano, teologo cattolico progressista e
studioso di Giordano Bruno, Pietro Taglialatela diventa pastore della chiesa metodista. Personalità tra le più vive, partecipa in prima linea alle battaglie religiosé e politico-sociali del suo tempo. Nei suoi scritti rivivono i
temi più significativi delTevangelismo ottocentesco.
EDITRICE CLAUDIANA - c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 TORINQ
Della sua epoca egli aveva colto l’esigenza rivoluzionaria, l’emergere delle
masse popolari come protagoniste della storia, il ruolo al quale la gioventù
era destinata. In un solitario sforzo di
equilibrio tra pensiero e azione, («Annunziare ed oprare il più possibile, è
il sistema che noi preferiamo »), durante l’intera esistenza egli tentò di
fornire gli elementi ideali per la lotta,
e contemporaneamente di stimolare e
alimentare l’azione |iretta. La storia
poi dirà che Mazzinf cercò il popolo,
e trovò udienza tra artigiani e piccoloborghesi; che organizzò azioni rivoluzionarie fallimentari in partenza; che
i giovani quasi sempre l’abbandonarono diventando adulti... Ma tutto questo non ’riduce’ la statura d’uno dei
più appassionati costruttori del nostro
Risorgimento; lo pone, semmai, in una
sorta di solitudine alla quale non senza tristezza s’adattò già durante la vita.
Forse per quella sua insistenza di
dover « fare gli italiani », per il primato delle istanze ideali sulle determinazioni pratiche, per quella sorta di
evangelismo popolare che permea le
sue pagine, il Mazzini trovò calde simpatie tra i protestanti, anche italiani.
Dalla « scuola elementare gratuita per
gli italiani » in Londra all’esperimento
della Repubblica Romana del ’49, alla
azione clandestina nella Toscana lorenese, noi troviamo dei protestanti mazziniani, come li riconosceremo nelle
nuove comunità che si formano nella
penisola. Ma proprio per l’esigenza rivoluzionaria e popolare che racchiudeva la sua predicazione, fra noi non
mancarono chiusure e ostilità dichiarate: basta pensare ai buttasù rovente che, per i suoi funerali, venne dalla partecipazione d’una rappresentanza protestante qualificata. A ripensarci, torna alla mente una penetrante
osservazione del Mazzini stesso: « La
reazione ci uccide: ciascuno di noi vi
attinge, in questa misera età, una parte del suo veleno. Un non so che di
esoso intristisce, con mutue ostilità e
diffidenze, i nostri migliori pensieri.
Parliamo di pace con l’ingiuria sul labbro; di libertà e di patria, in tono da
tiranni. Lottiamo senza scopo, pel solo piacere di lottare. Da ciò, quella opposizione alla spicciolata che si affatica intorno a minuzie, quando non
scenda a personalità; e fa gran caso
di meschine applicazioni di principi!,
che poi si trascurano ne’ loro maggiori aspetti ». , ,
Comunque, da una rilettura del nostro amato-odiato Mazzini v e sempre
un profitto di fondo da trarre, nna sorta di appassionato richiamo a dare un
contenuto ideale al vivere quotidiano,
a volere ciò ch’è bene per le creature,
per tutte le creature. E questa scelta
di « Scritti politici », estratta con perizia dall’immensa mole della sua prt>
duzione, ha il pregio di mettere in evidenza un Mazzini giovane, vivo nel
tempo, capace ancora oggi di entrare
nel dibattito delle idee con una sua
problematica di tutto rispetto.
Luigi Santini
Nuovo indirizzo
Il pastore Neri Giampiccoli comunica il suo nuovo indirizzo: rue du
Loup 14, CH. 1213 ONEX (Genève), telefono 93.18.71.
NOTE DI STORIOGRAFIA VALDESE - 12
I valdesi si distanziano
dal dualismo dei Catari
II Liber antiheresis, un'opera valdese di controversia anticatara, che
però racchiude germi vivaci di protesta antiromana
Come vedemmo nell’ultima puntata.
Durando di Osca, prima « discepolo e
ammiratore » di Valdesio secondo la
bella definizione del Dondaine, poi
fondatore e priore dei Poveri Cattolici,
compose — secondo il cronista Guglielmo di Puylaurens — « certi scritti
contro gli eretici ». Chi erano costoro?
Solo recentemente, grazie alle ricerche
e alle pubblicazioni di Dondaine, Thouzellier e Selge, è stato possibile rintracciare e leggere in buone edizioni
critiche almeno tre delle opere di Durando, tutte rivolte contro i Catari,
cioè il Liber antiheresis composto prima del ritorno del suo autore in seno
alla Chiesa romana, poi un Liber cantra manicheos e un Opusculum cantra
hereticos scritti dopo. Secondo il Dondaine, Durando sarebbe anche l’autore
della traduzione provenzale del Nuovo Testamento detto di Lione che, conosciuta fin qui come adoperata dagli
Albigesi, sarebbe stata fatta dal dotto
valdese ad uso dei suoi compagni in
maggioranza ignari di latino. Probabilmente Durando, se non lo stesso Vaidesio, fu a capo di un gruppo di fratelli che, desiderando comprovare di
fronte a Roma l’ortodossia valdese contro le deviazioni denunciate ufficialmente a Verona nel 1184 e dai primi
eresiologhi della fine del secolo XII coinè Bernardo di Fontcaude e Alano da
Lillai intesero prendere dei passi avanti difendendo le verità evangeliche contro le tesi dualistiche allora in voga
nel sud della Francia.
* * *
Nel suo Liber antiheresis, la cui composizione rivela tre stadi che vanno
dal 1190 al 1200 circa. Durando ha effettivamente per scopo principale quel-,
lo di confutare gli errori dei Catari,
ma qua e là si vede costretto a difendere i suoi confratelli valdesi dalle accuse che erano state formulate contro
di essi un po’ dappertutto dopo la condanna di Verona, e di cui i due controversisti citati più sopra si erano subito fatti gli interpreti più diligenti.
Come vedremo meglio in seguito esaminando nei dettagli l’operosità antivaldese di questi primi polemisti, i
principali capi d’accusa contro i Poveri di Lione si riassumevano nel loro
rifiuto della gerarchia ecclesiastica, nella rivendicazione del diritto di predicare per tutti e nella svalutazione del
lavoro manuale.
Ora Durando, riferendosi sicuramente alle accuse di Bernardo di Fontcaude e di Alano da Lilla, ci dà preziose
informazioni sulla « religio » dei primitivi valdesi, su questa « novità » che
suscita scandalo e rischia ormai di passare per eresia. Così, nel prologo del
suo Liber, egli non manca di celebrare le lodi di Dio che ha voluto suscitare Valdesio contro le volpi che stavano devastando la vigna del Signore,
incitandolo a rimediare alle carenze
del clero. Poi, in un capitolo apposito
sul lavoro manuale, pone senz’altro la
libertà di predicazione in stretta relazione col problema della ricchezza, che
comporta inevitabilmente delle preoccupazioni d’ordine materiale. Il lavoro non è esplicitamente condannato in
sé e per sé, ma viene considerato come un impaccio per il predicatore, che
ha da vivere dell’altare: « Se il Signore avesse voluto che gli apostoli si dedicassero ai lavori terrestri e ad accumulare denaro, non avrebbe predicato
le parabole degli uccelli del cielo e dei
gigli dei campi ma, sapendo che chiunque sia implicato nelle faccende di questo mondo non può predicare liberamente, li sequestrò in modo che i loro
animi non soggiacessero più al peso
delle preoccupazioni terrene e che si
consacrassero con maggior sollecitudine alla predicazione, all’esortazione e
alla salvezza del prossimo ».
Tutto ciò vien considerato da Durando come una grazia ricevuta direttamente da Dio, cioè come una vocazione personale: « Perché i nostri spiriti
non siano impediti dall’amore delle
ricchezze, proponiamo, secondo la grazia che ci è stata data da Dio, di vacare alla predicazione e alla preghiera,
procurando, conformemente all’ordine
del Signore, che degli operai siano inviati a mietere, cioè che dei predicatori vadano a predicare in mezzo al popolo. Di conseguenza, imitando la Chiesa primitiva, osiamo impegnarci nel
compito che il Signore affidò ai Settanta ».
Infine, nel capitolo sullo stato della
Chiesa, rispondendo ai detrattori della
« religio » valdese giudicata nuova e
appena abbozzata. Durando afferma
senz’ambagi che « questa novità è confermata dal Nuovo Testamento e da
altri testimoni divini ». Perciò, a coloro che vogliono sapere dov’era la Chiesa a partire daH’Avvento fino all’arrivo dei Poveri e chi indusse Valdesio a
intraprendere la via poi seguita, Durando risponde che « la Chiesa di Dio
è sempre là dove si trova una congregazione di fedeli che abbiano una fede integra e la rendano compiuta con
le opere », e che Valdesio è stato istruito solo dalla grazia divina mediante la
parola evangelica « beati i poveri in
spirito » (Matteo 5: 3). È bensì vero
che questa parola, Valdesio l’ha ricevuta tramite i prelati della Chiesa, peraltro considerati come farisei al che
i Valdesi replicano che la grazia e le
buone opere le hanno conseguite solo
da Dio, che dà luce e saviezza a coloro che lo temono. D’altra parte la fedeltà alla Chiesa è condizionata dalla
ubbidienza dovuta a Cristo, che è l’unico vescovo della comunità, nonché
alle Sacre Scritture, il cui magistero
è superiore alle decisioni delle autorità ecclesiastiche.
E probabile che Valdesio sia rimasto fedele a questo ideale fino alla sua
morte. Pur continuando a predicare
con o senza il permesso del clero locale, era convinto di farlo proprio nel
senso così bene chiarito da Durando,
indipendentemente da quanto gli fosse
stato realmente consentito di fare sia
nell’incontro col papa nel 1179 sia durante il Sinodo diocesano di Lione dei
1180. Il movimento da lui creato non
voleva essere altro che un risveglio
delle coscienze in seno alla Chiesa del
suo tempo. Se quest’ultima rimaneva
ai suoi occhi come la garante della fede ortodossa e come ramministratrice
dei sacramenti, tuttavia era carente sul
terreno sia della predicazione che delle buone opere. Di conseguenza, i Vaidesi tentarono di rimediare a queste
due lacune mettendosi a predicare le
buone opere, cioè il pentimento e la
conversione necessari per poterle compiere. In particolare, data l’avarizia
del clero e dei fedeli. Durando intendeva chiaramente per opere nuove
« quelle che si fanno a pro’ dei poveri, da lui chiamati « i fratelli minimi
di Cristo ».
Era un appello diretto alla coscienza dei cristiani del tempo, perché osservassero alla lettera i precetti del
Sermone sul Monte. Ma, nel fare ciò,
i Valdesi penetrarono abusivamente
nella sfera d’azione riservata alle gerarchie ecclesiastiche e di cui esse erano particolarmente gelose, donde le
accuse capitali di disprezzo del clero
e di disubbidienza ai prelati della
Chiesa che condurranno fatalmente il
movimento valdese verso lo scisma e
l’eresia.
Rabat, l» gennaio 1973.
Giovanni Gönnet
Continua la collana « Storici Valdesi » della Claudiana
La prima "guerra di reiigione" in Itaiia
Anonimo, Histoire mémorable de la guerre
faite par le due de Savoye Emanuel Phili’
beri cantre ses subjectz des Vallées (1561).
Testo francese con versione italiana a fronte a cura di Enea Balmas e Vittorio Diena,
pp. 180, 14 tovole f.t., sette cartine storiche,
una carta antica in fac-simile, sovraccop.
plasticata, ed. di lusso, numerata, lire 3.600
(bross.), lire 4.500 (rii.). In omaggio: antica
carta degli Stati Sabaudi (1690), in fac-simile (cm. 60 X 60).
La prima « guerra di religione » in Italia.
Riteniamo non sia esagerato definire eccezionale la scoperta di quest’opera, stampata
nel 1561 e ristampata Tanno seguente, ma dimenticata da secoli e totalmente ignorata anche dagli specialisti in materia.
Dopo il trattato di Cateau Cambrésis (aprile
1559), Emanuele Filiberto inizia da Nizza
un’abile opera di ricupero dei suoi dominìi.
Condizione essenziale per la riunificazione dello stato è estirpare la « mala erba delTeresia »
cresciuta un po’ ovunque in Piemonte. I riformati italiani assistono impotenti ad una
impressionante escalation repressiva : le blandizie e le promesse si susseguono agli inganni,
gli editti, i roghi, le stragi. Ma « quelle quattro gatte d’Angrogna ridutte a starsi ne le
cime- dei monti » (come diceva Emanuele Filiberto) resistono fino alTinverosimile, anzi
sconfiggono a varie riprese i mercenari mal
pagati del Duca. Il sovrano deve scendere a
patti ed è costretto ad ammettere l’esistenza
di sudditi « eretici » nei propri dominii.
h’’Histoire mémorable riporta il testo integrale di due documenti importanti : una « petizione » rivolta dai Valdesi alla duchessa
Margherita, moglie di Emanuele Filiberto, e
l’accordo di Cavour che fissa le condizioni e
traccia gli iniqui confini del «ghetto» valde.se.
Sullo sfondo del libretto s’intravvede una
garbata polemica tra Valdesi e riformati svizzeri (Calvino, Théodore de Bèze ecc.) sulla legittimità della resistenza armata contro il proprio sovrano e delTuso delle armi per difendere TEvangelo (siamo alla vigilia del massacro
di Wassy in Francia!). I Valdesi non accettano il pressante consiglio di Calvino che è per
una nonviolenza assoluta, e affermano il loro
diritto di resistere al sovrano quando questi
pretende ciò che non ha diritto di pretendere
(cioè decidere « di quale religione si dovrà vivere ») e scrivono quest’opera proprio per dimostrare ai fratelli d’oltr’alpe che il Signore
ha dato loro ragione, dando forza al braccio di
Davide contro Golia.
Testimonianza preziosa di una lotta di popolo contro il sovrano feudale, prima contestazione del carattere illimitato del potere statale,
questa opera cinquecentesca getta una luce
nuova su un momento cruciale della secolare
« resistenza » valdese e sulle condizioni di vita nel « ghetto » alpino.
3
19 gennaio 1973 — N. 3
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
'I
Riunita a Bangkok la Conferenza mondiale organizzata
dalla Commissione del CEC per la missione e l’evangelizzazione
Una lettera e un appello
Salvezza e Iterazione, aui e ora
da un centro missionario sudafricano
Bangkok, 2 gennaio (soepi) ~ Salvezza e libei'azione, non nell'aldilà, ma
qui e ora: ecco i temi scottanti che
hanno attirato 230 cristiani da 69 nazioni alla Conferenza mondiale su
« La salvezza oggi », apertasi in questa metropoli il 29 dicembre, con la
partecipazione di 11 osservatori cattolico-romani.
Fin daH’apertura della Conferenza
1 accento asiatico era dato dal messaggio della principessa Poon Posmai Diskul, presidente dell’Organizzazione buddista mondiale, la quale ha posto in
evidenza gli elementi comuni al buddismo e al cristianesimo.
La signora Takeda Cho, d’origine
^^^tica’ membro della presidenza del
u^’i ^ volta insistito sul fatto
che la Conferenza si è riunita in un
paese buddista: il dialogo con gli aderenti ad altre credenze contemporanee
e imatti uno degli scopi principali della Comrnissione della missione e del1 evangelizzazione (CME) che ha organizzato la conferenza di Bangkok.
É la settima Conferenza che la CME
tiene dal 1910 (Edinburgo); l’ultima si
era riunita nel 1963 a Città del Messico. L invito a riunirsi a Bangkok era
venuto dalla Chiesa di Cristo in Thailandia. I lavori si sono svolti nel Centro della Croce Rossa, a Sukhumvit,
alla periferia della capitale thailandese. E stata una Conferenza di un tipo
nuovo, nella quale i partecipanti si sono, per la maggior parte del tempo,
riuniti in piccoli gruppi con il compito fli studiare il senso che gli uomini
di numerosi paesi danno alla salvezza
a livello personale e sociale, e quali
ne siano le conseguenze per le Chiese
cristiane.
Il pastore Pniiip t'otter, già direttole Uelia civin, e ora nuovo segretario
generale aei cii.C, na situato la Conici enza nella sua prospettiva storica,
na uescntto i nove anni intercorsi dalia Conferenza ai Citta del Messico come il perioao aei tre paradossi.
Il primo e costituito dall unita e divisione del nostro mondo: una unita
cne, deriva dalia tecnologia e dalle comunicazioni, una divisione che resta
pur sempre una realta dal punto di
vista militare, economico, politico. La
Nigeria, il Vietnam, la Conrerenza delruNCIAU, Il rakistan e il Vicino
Oriente illustrano tale divisione, di cui
le grandi potenze portano la responsaDliita maggiore. Attenzione particolare
c stata rivolta al razzismo Dianco.
Hiroshima e Nagasaki — ha detto il
past. Potter — hanno condotto molti
a porre in discussione la dottrina di
una guerra giusta tra nazioni, ma la
coscienza cristiana è pure shdata dal
carattere persistente e rigido degli ingiusti sistemi di governo che non lasciano agli uomini altro ricorso che
quello alia violenza, bi pone allora il
problema della missione di riconciliazione di cui la Chiesa è investita. Non
è più possibile evitare il dilemma, soprattutto quando coloro che hanno
tratto vantaggi da una violenza istituzionalizzata condannano con tanta
facilità ciò che chiamano il terrorismo
di coloro la cui giusta causa è stata
così deliberatamente ignorata.
li secondo paradosso deriva dallo
scarto fra le nostre competenze a livello tecnico e la nostra incapacità di
fronteggiare i problemi umani del nostro pianeta. Negli ultimi anni si è manifestata una reazione violenta a quest’impotenza crescente: rivolte di giovani e di studenti, rinascita del fervore religioso, sia nelle religioni orientali sia con forme nuove neH’America
latina e nell’America del nord.
Il terzo paradosso è costituito da rivoluzioni culturali da un lato e dall’altro da una controcultura. La rivoluzione culturale in Cina, il movimento
di coscientizzazione nell’America latina e il rifiuto della società dei consumi lo illustrano.
La missione deve tener conto di questi tre paradossi. Al tempo stesso, le
Chiese sono in minoranza « sia nelle
società nelle quali predominano altre
credenze, sia nei paesi tradizionalmente cristiani. L’era costantiniana è passata », ha dichiarato il segretario generale del CEC. In tale contesto la
missione non può trovar posto se non
è integrata in tutta la vita della Chiesa e nel movimento ecumenico. L’ha
indicato l’integrazione fra il Consiglio
missionario internazionale e il CEC, ha
notato il past. Potter, spiegando che
così concepita la missione esige quattro metodi per condurre a termine il
proprio compito:
— il primo è il dialogo, l’amore e la
volontà scambievole di ricevere e di
darsi;
— il secondo è il carattere inseparabile dell’azione e della riflessione; non
è sufficiente studiare programmi d’azione, né limitarsi a organizzarli;
— il terzo metodo consiste nel riconoscere che la missione non compete
soltanto ai professionisti, ma all’intero popolo di Dio; tutti gli studi con
■)<r Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Salvatore Briante, Giovanni
Conte, Franco Dovile, Dino Gardiol, Arnaldo Geme, Amalia Geymet, Giorgio
Tourn, Elsa e Speranza Tron.
dotti dalla CME, le sue attività, strategie, programmi hanno lo scopo di
facilitare la partecipazione di ogni cristiano alla missione e all’evangelizzazione;
— infine la missione comune è il metodo adatto alla missione e all’evangelizzazione; ma i partners sono ineguali: chi possiede i fondi, la conoscenza
e la tecnica, soprattutto il partner occidentale, esercita sempre il potere;
chi non detiene questi vantaggi, chi riceve è spesso in una posizione di dipendenza alla quale esita a rinunciare
per il timore di perdere le risorse delle quali ha bisogno.
Secondo il past. Potter « l’esatto
compito » della Conferenza di Bangkok è l’esame dei problemi che derivano da questa situazione.
Il discorso inaugurale è stato pronunciato dal dr. M. Thomas, di Bangalore (India), presidente del Comitato centrale del CEC. Egli ha chiesto
vigorosamente ai cristiani di « liberare i movimenti di liberazione dalle false dimensioni di valori spirituali fon
.........................................lini.........
Dopo la regina Giuliana d'Olanda,
il presidente della Germania federale
contribuisce al Fondo del CEC
contro il razzismo
Ginevra (bip) — Gustav Heinemann,
presidente della Repubblica Federale
di Germania, ha contribuito recentemente, con un dono personale, al fondo speciale del Programma di lotta al
razzismo, del CEC. Egli è non solo
uno dei laici di primo piano del protestantesimo tedesco, ma è stato uno
degli artefici della Chiesa confessante
sotto il regime nazista e un uomo impegnato da anni nel movimento ecumenico.
Nel quadro della sua recente visita
ufficiale in Svizzera, il presidente Heinemann aveva visitato il Centro del
CEC, a Ginevra e in quell’occasione
aveva ricordato la decisione del Comitato centrale del CEC, a Utrecht, di
portare a 1 milione di dollari (oltre
600 milioni di lire) il Fondo suddetto;
e aveva commentato: « 1 doni hanno
messo in moto un processo educativo
senza precedenti in seno alle Chiesemembro. Ovunque nel mondo ì cristiani avvertono il bisogno di rivedere le
loro relazioni con gli oppressori e con
gli oppressi. Auguro che l’appello alla
raccolta di fondi, legato a questa decisione, sia coronato da successo ».
Il presidente Heinemann è il secondo capo di Stato, dopo la regina Giuliana d’Olanda, a sostenere personalmente il Fondo speciale.
dati sul culto idolatra di sistemi di aulo-redenzione, e di strappare così i loro impulsi creatori alle loro tendenze
autodistruttnci », permettendo loro così di realizzare « la loro ragion d'essere profonda, che è l'emancipazione deiL'uomo ».
La missione della Chiesa è di « comunicare l'autentico..Evangelo di liberazione — dal circolo vizioso del peccato e dell'alienazione, della legge e
dell’intolleranza, della frustrazione e
della morte — nella prospettiva della
nuova umanità di Cristo nella quale
sono racchiusi il perdono e. la riconciliazione, il rinnovamento e la vita
eterna ».
Riferendosi al Salmo 144, M. Thomas
ha notato che esso afferma le aspirazioni materiali dell’uomo alla salute,
all’abbondanza, alla pace e alla sicurezza, come pure alla giustizia sociale
fra gli uomini. Ma il salmista dice che
lo sviluppo della ricchezza materiale
non basta: « Beato il popolo il cui Dio
è l’Eterno ». Senza spiritualità umana
i progressi tecnici sono fonte d’amarezza. « La rivoluzione verde e lo sviluppo industriale resi possibili dalla
scienza e dalla tecnologia contribuiscono a rafforzare le forze di sfruttamento e ad allargare l’abisso che separa i
ricchi dai poveri. L’uomo deve riconoscere che la ricchezza materiale, la sicurezza, la giustizia sociale sono benedizioni promesse da Dio al suo popolo, nel Patto stretto con lui. Costituiscono la dimensione del valore della
sua vita, mezzi per riconoscere in Dio
la sorgente ultima del sacro; allora
rendono realmente testimonianza a
Dio e alla salvezza che egli offre al suo
popolo ».
Parlando del bisogno cristiano di
esprimere il proprio impegno verso
Cristo, in un mondo pluralista in cui
convivono numerose religioni diverse
e culture profane, M, Thomas ha suggerito come necessario uno studio sulla forma della struttura di cui la Chiesa ha bisogno per la propria missione.
«Personalmente sono convinto che la
riunione per studiare la Parola e per
celebrare Veucaristia è il centro della
comunità della Chiesa; assai più difficile è, invece, stabilire se questa comunità dovrebbe manifestarsi sotto forma di gruppo religioso fra altri, particolarmente in India. Il mio amico E.
V. Mathew, purtroppo scomparso, si
era chiesto se non sarebbe preferibile,
per il bene della missione cristiana,
che la Chiesa formi nuove sette dalla
vocazione profetica in seno ai movimenti di creatività culturale e di liberazione sociale, piuttosto che cercare
di costituire una Chiesa indiana organizzata, il che potrebbe forse limitarsi a far sì che molti piccoli ghetti uniscano le loro forze per formare un
grande ghetto ».
La Comunità di Villar Perosa ha ricevuto una lettera-circolare dall’amico
pastore Walter Schmitt, fino a pochi
anni or sono pastore della comunità
valdese di Rohrbach (Assia) e venuto
vane volte alle Valli Valdesi, il quale
e partito per il Sud-Africa, al servizio
della Herrnhuter Missionshilfe, sentendo l'urgenza di un servizio ed impegno
concreto nel III mondo, e ne presenta
alcuni brani ai nostri lettori.
Faiview, dicembre 1972
L’aula scolastica che abbiamo a disposizione è quasi troppo piccola per
n culto. Anche la Santa Cena, ieri, è
stata complicata: la comunità è abiluata ad inginocchiarsi in vari momen11 della liturgia della S. Cena, ma questo non è possibile in mezzo ai banani di scuoia. Appena potremo avere il
nuovo asilo infantile, terremo lì tutte
le attività della comunità.
dui ci sono di nuovo numerose bande Cile terrorizzano i dintorni, penetrano in case solitarie, violentano le donne, mentre il marito è tenuto a bada
sotto la minaccia della lama del coltello... e tutto questo avviene sotto la
minaccia dei bambini terrorizzati. Una
delle nostre donne, che ha osato venire ad un culto serale con il suo bambino, pur dovendo percorrere le strade di un quartiere molto buio, diceva
a mia moglie — ancora tanto spaventata perché il giorno prima, essendo
sola in casa con i nostri 5 bambini,
aveva visto passare attraverso il nostro giardino degli uomini armati di
coltello — che non si deve aver paura,
ma bisogna difendersi gettando acqua
bollente.
Fino ad ora questi uomini armati di
coltello non sono ancora penetrati nella nostra casa e, se il campanello suona di notte, si tratta di gente malata
che ha bisogno di aiuto o per la quale
dobbiamo procurare un’ambulanza.
Quest’anno ci sono state molte difficoltà, soprattutto per il problema degli alloggi. Il quartiere periferico di
recente costruzione non è lontano da
Fairview, è molto vasto, anche se le
case sono costruite le une accanto alle
altre, tutte ad un piano. In generale,
la gente cerca di comprarsi una casa.
Sono case a buon mercato (circa 3 milioni di lire), case in cemento con cinque stanze e servizi, nonché un piccolo
giardino. Il terreno, però, non viene
venduto.
Nessuno, tuttavia, è in grado di pagare subito la somma totale e deve
perciò sottostare ad un complicato sistema rateale. Nessuno ha in mano un
vero e proprio contratto, nel quale sia
scritto il totale da versare, il numero
di rate, ecc... Il compratore è costretto a leggere in pochi minuti un contratto di 20 pagine e deve firmarlo,
senza riceverne copia. Nessuno sa, poi,
quale sia l’esatto contenuto di quei fogli. Tutti i miei sforzi, per portare a
casa almeno alcune ore uno di quei
Il problema della riforma della legge Merlin:
quale atteggiamento assumono i protestanti italiani?
I rischi delia libertà si debbono correre
Quando questo numero giungerà ai
lettori, probabilmente la campagna per
la riforma della legge Merlin, lanciata
dal quotidiano torinese ”La Stampa”,
avrà raggiunto le 50.000 firme che costituiscono la base minima per avviare una richiesta di revisione legislativa
tramite referendum popolare. Abbiamo già parlato, anche qui, della questione: in una nota redazionale sul n.
49 dell’8 dicembre 1972, e in un articolo di Riccardo Gay sul n. scorso, nella
’’Cronaca delle Valli”, dato che l’iniziativa della raccolta di firme, estesa alla
provincia di Torino, ha trovato centri
di raccolta anche a Pinerolo, a Bobbio
e a Villar Pellice. Non sappiamo se e
quanti fratelli e sorelle delle nostre
comunità abbiano aderito all’iniziativa
o intendano farlo; sappiamo però che
la questione ha avuto qualche eco in
alcuni culti (a Torino comunque, dove
inoltre i giovani della FGEI stanno organizzando una tavola rotonda, con largo invito a tutti); ed è probabile che,
se l’iniziativa avrà successo, il problema si riproporrà su scala nazionale.
Avremmo piacere di pubblicare il parere di chi fosse di avviso diverso da
quello sin qui espresso, in modo che se
dibattito ha da esserci, avvenga apertamente e fraternamente; e da questo
non entusiasmante momento di cronaca possa venire una utile riflessione comunitaria. Intanto, a colloquio con il
prof. Giorgio Peyrot, gli abbiamo chiesto, così, dal vivo, che cosa pensi della questione.
« Si tratta di un grosso problema di
costume, sul quale le animucce dei nostri non sono state abituate a riflettere. Credo che sarebbe il caso di cominciare a farlo; ma mi domando da che
parte cominciare. Un conto è il problema da avvertire sul piano interno delle
nostre chiese, e allora ci vorrebbe un
dibattito che induca a maturare alcune
linee di fondo sul piano etico... ».
E su quello teologico?
« Naturalmente, etico-teologico. Al
tro conto è un nostro apporto di chiariùcazione sul piano esterno della società in cui viviamo: allora ci vorrebbero una serie di articoli, di interventi
e dibattiti, qualcosa di analogo a ciò
che si è fatto, negli anni, per il problema dell’obiezione di coscienza. Ma non
so se per quest’opera di chiarificazione volta all’esterno noi evangelici abbiamo un bagaglio di idee comuni già
controllate su di un piano di verifica e
di consenso fra noi. Ne dubito forte ».
Vi è cioè una divergenza di posizioni, magari latente, nelle nostre comunità?
1
« C’è una frattura tra due generazioni. Quella anziana aveva da affrontare
il problema delle case chiuse, la generazione più giovane ha da affrontare
quello dei marciapiedi aperti. Questa
ottica diversa, oltre a implicare un diverso problema di comportamento personale, incide notevolmente sull’aspetto infelice con cui mi pare che « La
Stampa » abbia affrontato questa tematica, cioè quello del si vede e non
si vede ».
Ma qual è, in proposito, il suo parere personale?
« In linea di fondo mi sono sempre
allineato al criterio che i rischi della
libertà si debbono correre, tanto più
che, oltre a essere illuminanti, sono da
preferirsi a quelli che comportano restrizioni. Dipoi ritengo, in buona compagnia (Salvemini), che le coscienze sono fatte per essere turbate, perché così si destano. Poi c’è da tener conto di
quanto diceva il vecchio, ora morto da
tempo, dr. Saverio Rocchi, e cioè che
nelle cose che si fanno in due, se si
sbaglia, la colpa è di tutt’e due.
« Su queste tre premesse ritengo che
si possa costruire una posizione valida
di fronte alle urgenze di un problema
che in sé è anche biblico. Le prostitute,
infatti, affiorano a ogni pié sospinto
come una realtà oggettiva all’essere
umano, lungo tutto il corso dei due Te
stamenti. Anche di ciò occorre tener
conto per evitare la soluzione ipocrita,
cioè qualsiasi soluzione che porti a
porre un casto velo sul fatto, perché
gli sguardi colpevoli dei passanti non
abbiano a riflettere l’evento, a rischio
di turbare le loro sozze coscienze. Nella soluzione case chiuse, meglio denominate case di comodo, come pure in
quella di porre limiti di circolazione o
altro, di pulito non c’è che il velo che
copre; tutto il resto è ipocrita porcheria ».
Sicché, libera circolazione ed offerta?
« Mi domando — è una domanda —
se la soluzione all’olandese, comune
forse a quella di altri paesi che non
conosco, non sia la più adatta alla
mente d’oggi; cioè quella delle donne
in vetrina. Se la società considera la
faccenda come l’esercizio di un mestiere, è logico che la merce debba essere esposta nel modo più conveniente
al pubblico che voglia servirsene».
Ma non è proprio questa “mercificazione” che dobbiamo rifiutare?
«Certo, ma non possiamo pretendere
che lo Stato e più largamente la società si conformi a principi etici che sono nostri e non suoi, oggi come oggi.
Se mai è nostro compito parlare e operare affinché la nostra società, e lo
Stato che essa esprime, sia posto di
fronte all’interrogativo su questa "mercificazione” umana; ma qui e ora bisogna guardare in faccia la realtà ».
Molti fanno pure notare lo stretto
collegamento fra la prostituzione e
quel sottobosco infinitamente ramificato e intricato che si suol chiamare il
mondo della malavita.
« Il problema collaterale del crimine,
che assai spesso si collega alla prostituzione, quello sì va visto in via autonoma e nei suoi collegamenti. Il reato
è quello di sfruttamento della prostituzione, perché degenera con estrema fa
(continua a pag. 5)
contratti è sinora fallito, e questo avviene perché la gente è priva di coraggio civico. Perciò la gente deve pagare,
in generale, l’equivalente di circa 3»
mila lire iniziali e, in seguito, detrarre
ogni mese dallo stipendio la stessa
somma, cosa quasi impossibile, se si
pensa che uno stipendio normale è di
75.000 lire e si tratta di famiglie con
5 - 8 figli. La gente dice che è costretta a versare questa somma per 30 anni. I figli più grandi, già in grado di
guadagnare, sono allora costretti a versare tutto il loro stipendio alla famiglia, o a volte persino a ritardare il
matrimonio, per aiutare i genitori.
Questo crea incomprensione e tensione fra le generazioni.
Per questa situazione, inoltre, le donne sono costrette a lavorare e i bambini piccoli vengono sistemati molto
male. Perciò desidero costruire un asilo infantile, dove poter accogliere questi bambini. Il costo totale sarà di circa 15 milioni di lire, di cui la metà sarà pagata dallo Stato, se noi metteremo il resto. In questo asilo potremo
accogliere 100 bambini. Sentiamo che
abbiamo il dovere di farlo, e cominceremo subito la costruzione, anche se
non so dove prendere i sette milioni
e mezzo mancanti.
Non potete aiutarmi in qualche modo? Le offerte possono essere inviate al
mio indirizzo tramite qualsiasi banca:
Pastore Walter Schmitt - 64 Willow
Road - Fairview - Port Elisabeth - Rep.
of South Africa.
Se qualcuno è interessato alla cosa,
mi richieda diapositive, materiale informativo e foto, glie le invierò subito.
Vi salutiamo molto cordialmente, i vostri riconoscenti
Gertrud e Walter Schmitt
Le Chiese del CEC
inviano medicinali
a Hanoi
Il Consiglio ecumenico delle Chiese
ha annunciato a Parigi, venerdì 12, l’invio a Hanoi di 14 tonnellate di medicamenti e di strumenti chirurgici, per un
valore di un milione e mezzo di franchi (circa 170 milioni di lire). I fondi
sono stati forniti dalle Chiese di otto
paesi europei; la Chiesa ortodossa russa si accolla il trasporto da Mosca a
Hanoi.
Ancora dal MozaDibiGO
liberati alcuni detenuti
politici protestanti
Il Département Missionnaire delle
Chiese protestanti della Svizzera di
lingua francese, che si occupa per conto della CEVAA in modo particolare
dei contatti con le Chiese del Mozambico, ha inviato queste notizie alle
Chiese associate, in data 3 gennaio.
Il Governo generale del Mozambico
ha smentito le dichiarazioni della polizia (DGS) relative alla morte di José
Siduno, consigliere di chiesa, secondo le quali si sarebbe trattato di
un suicidio. Sidùno sarebbe deceduto
in seguito a malattia. Rimane tuttavia il fatto che questa morte risale al
21 luglio scorso e che la famiglia ne è
stata avvertita solo a metà dicembre.
Per quel che concerne le circostanze della tragica fine del pastore Manganhela, il governatore generale del
ivlozambico na ordinato una inchiesta
giudiziaria che è in corso.
Siamo pure in condizione di informarvi che sono stati liberati 37 prigionieri della chiesa presbiteriana del
Mozambico. Per contro non abbiamo
ricevuto alcuna informazione sulla
sorte di centinaia di altri prigionieri
politici.
Queste notizie, estratte dal comunicato del D.M. svizzero d’intesa con la
Alleanza Riformata Mondiale, sono firmate dal segretario generale del D.M.,
Henri Mercir e dal segretario per il
Mozambico, Georges Andrié.
F. D.
In aumento la minoranza
protestante nel Belgio
Bruxelles (bip) — Nel corso degli ultimi sei anni il numero dei protestanti belgi si è accresciuto considerevolmente. Essi sono attualmente 50.000,
il che rappresenta lo 0,5% della popolazione. Quest’aumento del 15% è dovuto in gran parte all’insediamento di
protestanti provenienti dall’estero.
Nella parte francofona del paese i
protestanti costituiscono lo 0,86% delia popolazione, nelle Fiandre lo 0,33%.
Il protestantesimo si concentra soprattutto a Bruxelles (13000 membri), Charleroi (6.800), Anversa (5.500) e la zona
mineraria del Borinage (3.300); la percentuale protestante più bassa si riscontra invece nelle provincie del Limburgo e del Lussemburgo.
i.
4
pag. 4
CRONACA CELLE VALLI
N. 3 — 19 gennaio 1973
(»(é
Falso giornalistico?'’ Probiemi aperti in
Continua lo scambio di opinioni cpl direttore dell’Eco
del Chisone: stavolta in riferimento ad un suo inter
Val Germanasca
vento apparso sul n. 2 dell’11 gennaio 1973.
In tutti gli scritti indirizzati ai suoi
interlocutori valdesi, V. Morero rimprovera di non capire il cattolicesimo
pinerolese, di travisare il punto di vista suo e dell'Eco del Chisone, di rwn
tener conto del suo discorso corale.
È un rimprovero che merita tutta la
nostra attenzione e la nostra riflessione. E questo è un punto. Ma ce n’è un
altro altrettanto importante: il discorso di V. M. è veramente quello che
passa nelle pagine dell'Eco del Chisone, chiaro, con una linea non ambigua,
progressista in tutti i campi, teologico,
politico, sociale, come ci si vuole far
credere?
Il rimprovero può essere altrettanto
facilmente rimandato al suo indirizzo:
quando leggo la critica fatta sull'Eco
del Chisone del mio articolo che cercava di presentare su Gioventù. Evangelica un punto di vista sull'orientamento della vita diocesana pinerolese,
mi chiedo fino a che punto si tratta
di critica, fino a che punto c'è per i
lettori dell'Eco del Chisone la possibilità di un giudizio ancora critico. Addirittura V. M. si sente autorizzato a
parlare di « falso giornalistico » nei
confronti del suo giornale.
Il Morero non dice ai suoi lettori che
il mio scritto ha preso come punto di
confronto tre annate dell'Eco del Chisone e, spulciando numero dopo numero, cercato di rintracciare la linea direttiva del giornale; certo nel 1960,
1965, 1969 V. M. non era direttore del
settimanale, ma qualcuno le ha pure
riempite quelle pagine, e con certi contenuti che non sono quelli di oggi!
Posso assicurare V. M. che non è
con « gioia in cuore » che ho rivissuto
attraverso il discorso dell'Eco del Chisone alcuni momenti cruciali di quelle
annate; piuttosto con un profondo senso di delusione. Non credo che un credente possa provare « gioia in cuore »
come vorrebbe il Morero, nel constatare l'infedeltà ed il continuo compromesso della chiesa, sia essa cattolica
o protestante. Questo lo concedo volentieri a chi ne è capace...
E poiché V. M. mi accusa di «falso
giornalistico », lo invito ad andarsi a
rileggere, per quanto riguarda il discorso antidivorzista dell'Eco del Chisone, alcuni numeri che ho consultato
e che per ragioni di spazio G. E. non
ha citato: N. 24 del 12-VI; N. 26 del
26-VI; N. 34 del 28-VIII; N. 48 del 4-XII,
1969. Si accorgerà che le « tracce » sono piuttosto marcate.
Circa i matrimoni misti V. M. dice.
che si tratta di un « problema che abbiamo trattato molto poco e una delle poche volte citando per disteso un
servizio di Nuovi Tempi ». Non mi risulta che la posizione di Nuovi Tempi
sui matrimoni misti sia precisamente
quella dell'Eoo del Chisone. E poi non
è sicuramente una buona difesa dire
questo, quando sappiamo che la percentuale di matrimoni misti è piuttosto alta nella diocesi pinerolese. Di
quali problemi ci si deve dunque occupare?
Né mi risulta che la concezione dell'eucarestia abbia subito una revisione
dogmatica nella diocesi di Pinerolo, e
se V. M. non è convinto, come io sostengo, che si tratta di un'affermazione « formale », allora mi dimostri il
cambiamento « sostanziale », ne prenderò atto, stavolta con « gioia in cuore ».
E chiedo scusa a V. M. se non mi
sono mai accorto dei « contrasti » dell'Eco del Chisone con Mons. Quadri,
pur assicurandolo di leggere l'Eco del
Chisone non soltanto in periodi elettorali, se non altro perché è l'unico
giornale nel pinerolese che dia un'informazione abbastanza ampia.
V. M. sostiene poi con chiarezza che:
« È da alcuni anni che la DC non gode
sul nostro giornate né di protezione, né
di speciali riguardi, ma viene trattata
alla stregua di altri partiti se non peggio ». Sono pienamente d'accordo su
questa valutazione; ma proprio per
questo il discorso di V. M. non regge.
Se veramente la DC è trattata « peggio » degli altri partiti, perché i cattolici pinerolesi che leggono assiduamente l'Eco del Chisone (mi ricorda che
sono 12 mila!) continuano a non capire che non bisogna più votare lo scudo rossocrociato, ma votare più a sinistra nella linea propria dell'Eco?
E qual'è questa nuova linea che non
trova più nella DC la sua espressione
politica? Sinceramente io non l'ho mai
capito. Nella sua «Lettera della domenica sera» del N. 1 del 6-1-1972 V. M.
scrive con tono trionfante: « L'Eco tiene le sue posizioni nei centri agricoli,
avanza nei centri industrializzati e in
montagna »; e motiva poi questa avanzata con una serie di considerazioni.
Mi chiedo: c'è da rallegrarsi di questa
avanzata, se i lettori non afferrano la
« linea » dell'Eco del Chisone che V. M.
dichiara non allineato con la DC? O
non c'è qualcosa che non ingrana e allora occorre piuttosto preoccuparsi
perché questa « nuova linea » sia meglio recepita?
Questo è un punto che V. M. dovrebbe chiarire.
E concludo con due note ancora:
1) stia certo V. M. che non c'è, almeno da parte mia, un « tentativo di farci tornare indietro in posizioni reazionarie »; dire questo significa intenzionalmente voler fraintendere il discorso dell'altro. Ci mancherebbe altro,
che proprio il protestantesimo, in Ita
lia un'esigua minoranza, con tutti i
problemi, non ultimi quelli di ordine
giuridico, che una minoranza si porta
dietro, si comprendesse nella prospettiva presentata da V. M. Nonostante la
nostra presenza sia così poco « lievito » nel senso indicato dall'evangelo,
non siamo ancora al punto da rinunciarvi definitivamente. Piuttosto vien
da chiederci quali grandi passi abbia
fatto il Cattolicesimo in Italia per superare la tradizionale posizione reazionaria e conservatrice.
2) « Noi cerchiamo la nostra credibilità nella storia della gente che ci
legge. Questo è il punto di riferimento
che nessuno potrà toglierci, sia pure
usando certi metodi ». Come protestante non mi sento di accettare questa
«pretesa»; personalmente la credibilità del mio discorso la ricerco nella
Parola di Dio e non nell'accettazione
o nel rifiuto della gente che mi legge.
Non è il SI o il NO della gente che dà
credibilità al mio discorso pur essendo questo SI e questo NO fondamentale per l'orientamento del discorso. E
chiaro che noi parliamo a uomini e che
parliamo perché questi uomini esistono, ma la nostra credibilità non dipende dal loro SI o dal loro NO. La Bibbia almeno questo ce lo insegna.
Ermanno Genre
In Val Germana^ija ,e in genere nelle Alpi Occidentali c'è un proverbio
che dice: « Natale può essere senza neve ma non Capodanno ».
Così è andata anche durante questo
ultimo periodo festivo. La neve, attesa da alcune settimane non solo da
tutti quelli che a Frali vivono di turismo, ma anche da quanti ne ricavano
un utile complementare al loro normale lavoro, è giunta nei giorni fra Natale e il 2 gennaio. Nevicata incerta all’inizio, più abbondante negli ultimi
giorni fino a raggiungere il livello di
un metro e venticinque a Ghigo; non
certo eccezionale ma sufficiente per
creare disagi a causa della coincidenza con la settimana di maggior affluenza turistica.
Con il ricordo""àncora vivo delle
difficoltà dell’anno scorso e conoscendo l’insufficienza dei mezzi locali per
un tempestivo sgombro della neve,
buona parte dei turisti hanno preferito far ritorno a casa prima del previsto arrecando un sensibile danno alla
economia del paese.
Un’altra ragione che crea facilmente
panico fra i turisti ¿'disagi per gli amministratori locali è data dall’insicurezza deH'intervento deH’Amministrazione provinciale sulla strada PerosaPrali.
Si ha l’impressione che questa Amministrazione si lasci cogliere di sor
Celeste
Martina
dimissionario
Consigli di valle
e Conninità Montane
Sul n. 2 ^ dell Eco delle Valli Raimondo Genre riferisce sulle diverse ed importanti iniziative prese dai Consiglio della Val Chisone e Vai Germanasca* ha
approvato 1 « Indagine preliminare a! piano di sviluppo » delle due valli* ha
previsto contributi ai Comuni che aderiranno al consorzio per la raccolta e la
distruzione dei rifiuti.
In Val Pellice ci sentiamo ancora
una volta « cenerentole ; proprio nel
rnomento in cui il presidente del Consiglio di Valle Celeste Martina si è
dimesso.
Si era fatto un gran parlare del
« Convegno sull’area ecologica » ma in
concreto si sono mossi solo i « Concistori Valdesi »: qualsiasi iniziativa del
Consiglio di Valle è rimasta nel campo delle buone intenzioni. Si era promesso di far conoscere alla popolazione con quali criteri avrebbe lavorato
l’I.R.E.S. (ente incaricato per la "Val
Pellice di svolgere l’indagine preliminare al piano di sviluppo) e si era detto che un gruppo di persone locali
avrebbe collaborato con l’I.R.E.S.:
niente di tutto ciò. Pare che l’I.R.E.S.
abbia svolto la sua indagine a tavolino (a Torino) e che, nella migliore delle ipotesi, ne abbia « informato » i
Comitati
Scuoie Materne
Il 14 gennaio 1973, per la prima volta ha
avuto luogo a Villar Pellice l'incontro delle insegnanti delle scuole materne con alcuni membri dei diversi comitati.
Subito dopo il culto del pastore Micol il
presidente del Centro Diaconale Alberto Taccia
invitò i partecipanti ad un colloquio colle relalioni sullo svolgimento delle feste natalizie.
Pure nelle loro diversità si svolsero nella
prospettiva di ridare al Natale il suo significato
biblico d'amore infinito e divino con l'incarna
sindaci; mentre dunque in Val Chisone e Germanasca si sono trovati i Bounous, i Chiabrando e i Baviere, tutti
tecnici locali, che hanno loro stessi
redatto l’indagine (un bel librone già
stampato da un paio di mesi), in Val
Pellice non si sono trovati nemmeno
tre o quattro persone locali che sentissero la popolazione ed in seguito
collaborassero con) l’I.R.E.S., ed in
quanto al lavoro portato a termine da
questo istituto non si saprà nulla ancora per chissà quanto tempo!
Attilio Sibille,: sul n. 50 del 15 dicembre u. s., aveva tentato di smuovere un po’ le acque stananti (almeno per quanto riguarda l’inceneritore),
ma non ha avuto l’onore d’una risposta né dalle « autorità competenti » né
da quei « valdesi (politici), convinti di
poter rendere un servizio alle comunità ». Pure la spesa per l’inceneritore è assai rilevante e i pericoli segnalati da Sibille piuttosto gravi per cui
un’ampia discussione con la popolazione sarebbe molto desiderabile!
Quel che mi pare più tragico è che
ci si avvia a un momento « decisivo »
per il futuro delle nostre valli: la creazione delle comunità montane dovrebbe essere il momento di svolta nel modo di amministrare le Valli stesse e di
impostare il loro sviluppo economico;
tragedia è che i primi responsabili
non sembrano rendersene conto o preferiscono continuare ad agire con una
discrezione che ha del « mistero » (come le dimissioni di Martina).
Riccardo Gay
struire i paravalanghe, di cui esiste un
progetto da anni giacente in un cassetto degli uffici competenti.
Si deve sperare che esso passi rapidamente alla fase esecutiva, altrimenti il turismo di Frali sarà seriamente
compromesso.
Tuttavia, a proposito delle slavine,
ne abbiamo notate alcune che non
scendevano anni or sono. Esse sono
una conseguenza dell'abbandono dei
prati a monte della strada che non sono più falciati o pascolati.
Lungo il versante di Galmount, ad
esempio (come in molte altre zone)
l'erba secca e lunga si corica sotto la
neve e facilita enormemente la formazione di slavine grosse e piccole pericolosamente vicine alle case di Villa.
Bisognerebbe che i consorzi della zona e i proprietari prendessero in seria
considerazione la necessità di far brucare l’erba dai greggi di pecore che
salgono a Frali, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà di trovare un accordo, come sembra essere successo
quest’anno.
Tuttavia ora c’è un sole magnifico,
la strada è percorribile non solo senza
catene, ma anche senza gomme da neve e una seconda fresa, di maggior
potenza, è stata inviata dalla Provincia. Speriamo che sia lasciata in valle
per tutto il tempo necessario.
Le piste sono tutte battute e si può
sperare che — con le dovute garanzie — i turisti dimentichino i disagi e
le paure di Capodanno.
Hanno collaborato a questa pagina: Aldo Frache, Mauro Gardiol,
Enrico Geymet, Alberto Taccia.
zione di Cristo.
Essendo un lunedì, il 25 dicembre molti
bambini hanno preparato la festicciola colle loro
insegnanti accogliendo con gioia i genitori nel
pomeriggio.
Gli aduti, a loro volta, hanno preparato dolci,
tè e bibite per una festa riuscita per tutti, in
un'atmosfera familiare. Già dall'anno scorso si
è cercato di evitare di presentare il Natale con
un saggio elaborato, che richiedeva un lungo
periodo di lavoro intensivo pre-natalizio.
Si avverte un'evoluzione da una festa tipo
teatrale ad un incontro più spontaneo, net quale
i bambini con le loro famiglie, gli insegnanti,
seno partecipi attivi.
Uno scambio di idee ci ha condotti a riflettere sulle favole, ancora in corse, del babbo
natale, di Gesù bambine, della befana. Questi
racconti vanno smitizzati e nelle assemblee di
genitori si cercherà come giustificare meglio la
festa di Natale che ò un messaggio di gioia e
di salvezza.
Il direttore didattico Roberto Eynard tramite il
pastore Taccia ha vivamente raccomandato dì
partecipare ai tre prossimi week-end che avranno luogo al Castagneto dì Villar Pellice:
— 24-25 febbraio, l'incontro sarà presieduto
dal dott. PETER di Torino.
•— 24-25 marzo: « Il rapporto tra scuola materna e scuola elementare » sarà presentato da
MARIO LODI già conosciuto a Torre Pellice.
— 26-27 maggio il dott. CENEVARO parlerà
dei bambini diffìcili.
Anche tutte le insegnanti delle scuole elementari sono caldamente invitate a partecipare
a questi studi, approfonditi nell'esperienza di
note personalità. E' sempre un vivo piacere il
trovarsi, circondati da gruppi di bambini vispi
e gioiosi ai quali giovani insegnanti si dedicano, conscie della validità della loro partecipazione nella prima fase di sviluppo infantile che
può avere un notevole influsso nella formazione della loro personalità. GRAZIELLA JALLA
Luserna San Giovanni
Il Concistoro
Domenica 14 gennaio .sono stati insediati
due nuovi Diaconi, eletti nell’Assemblea di
Chiesa del novembre scorso: i fratelli Gino
Goss per il quartiere di Vigne-Murcius e
Giacomo falla per il quartiere dei .Jalla-Lantaret. La stessa Assemblea aveva riconfermato
quattro membri, scaduti per compiuto quinquennio (Sig.ne Allio Yvonne, Albarin Regina, Gonin Emma e il cassiere Ferdinando Girardon) e accettato le dimissioni dei fratelli
Enrico Peyrot, Eugenio Long e della Sig.na
Ernesta Vola, che ringraziamo ancora per il
servizio fedelmente prestato. Inoltre l’Assemblea autorizzava il Concistoro a valersi dell’attività di « incaricati », cioè di fratelli che,
senza assumere la piena responsabilità di
membri di Concistoro, diano la loro collaborazione, prendendo parte alle sedute con voto
consultivo per il periodo di un anno, in vista
di una possibile elezione da parte dell’Assemblea per l’anno successivo. Secondo le norme
di un regolamento che il Concistoro stesso ha
aprovato, prendendo parte alle sedute del
Concistoro, con voce consultiva, un rappresentante delle Commissioni Concistoriali
(Commissione Asilo dei Vecchi, Scuola Materna, Stabili, Finanziaria, dei ricevimenti,
degli strumenti musicali, ecc.) e un rappresentante dei Comitati esecutivi eletti dalle assemblee di settore (Corale, Filodrammatica,
Unione Femminile, Società di cucito. Gruppo
giovanile. Monitori, ecc.). Inoltre è stato chiesto al fratello Alberto Revel di assumere il
lavoro di coordinamento delle attività che si
svolgono nella Sala Albarin.
L’allargamento del Concistoro si è rivelato
un fattore positivo, permettendo maggior ade
renza di questo con il lavoro effettivo della
Comunità, favorendo lo scambio e promuovendo il coordinamento e la collaborazione fra i
vari gruppi di lavoro e ricevendo infine l’apporto di riflessione e di pensiero dei fratelli
maggiormente coinvolti nelle attività della
Chiesa.
Culti Comunitari.
Il Concistoro, esaminando i numerosi temi
che il Sinodo e la Conferenza Distrettuale hanno proposto alla riflessione delle Comunità, ha
ritenuto di suddividerne la trattazione in diverse occasioni d’incontro (riunioni di quartiere, Assemblee di Chiesa, Culti comunitari).
11 numero delle riunioni di quartiere è stato
aumentato al fine di permettere alla maggior
parte dei membri della Comunità di collegarsi a una di esse. Sono attualmente quindici i
luoghi di riunione sparsi per tutto il vasto
territorio della circoscrizione parrocchiale.
Una novità di quest’anno, almeno per noi, è
stata la richiesta di avere dei Culti comunitari.
Un primo esperimento avrà luogo domenica 21
gennaio. Il Culto sarà preparato da un gruppo
che elaborerà lo studio di un testo, mettendone in rilievo la problematica per il nostro
tempo e presentandola alla ulteriore riflessione della Comunità. Il primo tema scelto sarà
il problema dei ministeri nella Chiesa.
Per una scuola laica.
Il problema dell’insegnamento della religione nelle Scuole statali è stato quest’anno sollevato dagli insegnanti elementari sia valdesi
che cattolici, delle Scuole del Comune. Senza
affrontare la questione di fondo, è stato chie
(continua a pag. 5)
Il comune di S. Secondo
chiede I locali
presa ogni anno dalla prima nevicata,
anche se non eccessiva e già in ritardo come quest’anno.
Così si ha il caso del sindaco che
implora per alcuni giorni un mezzo
adeguato alla situazione, senza ottenerlo tempestivamente, per poi venire a
sapere che il mezzo ci sarebbe, ma
manca l’uomo abilitato per manovrarlo.
Si può forse osservare che la strada
chiusa per 24 ore non mette in crisi
un paese di montagna abituato a tempi ben più difficili, sebbene non sia
giusto che i minatori scendano a piedi e si battano la pista nella neve per
andare al lavoro, ma questo discorso
non può essere assolutamente fatto
quando nella zona ci sono 1500 o 2000
turisti ai quali non si può chiedere di
perdere giornate di lavoro in città, né
di rimanere con j termosifoni spenti,
né di passare con l’automobile sotto
ad una cascata di neve oppure di spalarsi un « eicaias » senza sapere se potranno proseguire o meno.
Perciò bisognerebbe che, almeno in
quelle occasioni, l’Amministrazione
provinciale fosse in grado di garantire un servizio più efficiente. Le esperienze del 1 e del 2 gennaio ci inducono a far presente l’opportunità di avere, in occasioni analoghe, un servizio
di coordinamento e di informazioni
organizzato dal Comune, eventualmente con la collaborazione di qualche volontario capace.
Il lavoro che è stato fatto in questo
senso, soprattutto il 2 gennaio, ne ha
dimostrato l’utilità sia per tranquillizzare le persone, sia per permettere un
ordinato traffico stradale quando la
strada è libera.
Certo la soluzione del traffico per
Frali non può essere efficacemente garantita dai soli mezzi sgombraneve, almeno fino a che non si deciderà di co
della Scuola Popolare
Dopo il primo ciclo di studio, conclusoti po*
sitivamente anche dal punto di vista dell'esito
scolastico, è sorta dalla gente la richiesta di continuare l'iniziativa, per cercare di ovviare almeno in parte alla grave situazione di emarginazione dalla scuola dell'obbligo che si riscontra in paese (circa il 50% dei giovani non ha
conseguito la licenza media).
Ad ottobre pertanto sono ricominciati gli incontri serali nella palestra della locale scuola
elementare, già precedentemente utilizzata come sede della Scuola Popolare. La palestra è
l'unico locale del paese disponibile per attività
pubbliche, ed infatti come tale viene normalmente utilizzato per mostre, corsi di ginnastica
della Società Sportiva, incontri dell'A.N.A., riunioni dei Coltivatori Diretti, ecc.
La scorsa settimana improvvisamente i partecipanti hanno trovato la palestra chiusa.
Alle domande del presenti sono state tirate
in bailo da parte degli amministratori comunali
giustificazioni di tipo formale ed altre del tutto
inconsistenti e ridicole ( la presenza di « ragazze in minigonna », e di persone non residenti
nel territorio comunale). Si è anche alluso al
fatto che nella scuoia « si fa politica ».
Se per i nostri « amministratori » parlare in
termini legati alla propria esperienza vissuta di
argomenti come scuola, crisi dell'agricoltura,
problemi delTindustrializzazione, mezzi dì comunicazione di massa, questione meridionale,
razzismo, è far politica allora noi in effetti, in
questo senso, facciamo politica.
Di fronte a questo provvedimento chiaramente repressivo nei confronti della Scuola Popolare
intendiamo impegnarci per affermare il caratte’^
re di servizio pubblico della nostra iniziativa e
riottehere quindi l'agibilità del locali finora
usati.
Insegnanti, Allievi ed ex-Allievi
della Scuola Popolare di S. Secondo
PrO‘Pomaretto
Nel pomerìggio di domenica 7 corr., la Direzione della Pro-Pomaretto ha convocato i
soci per la relazione annuale e per la nomili;^
del nuovo consiglio direttivo per il biennio
1973-74.
La riunione, tenutasi nei locali del Munìcipio alla presenza di una cinquantina dì soci, è stata presieduta dal sig. Gino Ribet, che
hd diretto l’associazione durante il biennir>
1971-72.
Dalla relazione, approvata alFunanimità, è
emerso evidente l’impegno della direzione sia
per un impiego oculato dei fondi a disposizione sia per il costante sforzo volto ad incrementare attività di particolare interesse per la r»opolazione locale. La biblioteca, i parchi 'fiochi (uno funzionante da vari anni ed un altro
in fase di allestimento), il Natale dei bimbi
con distribuzione dei pacchi dono, l’organizzazione di gite, le gare sportive sono fra h'
iniziative cui Lassociazione ha dedicato parli
colare attenzione.
Nel corso della discussione che ha fatto seguito alla relazione, dopo aver espresso all’!
direzione parole di vivo consenso per rattività
svolta, uno dei soci ha inteso sottolineare ii
particolare significato della riunione. In questa nostra epoca, egli ha detto, basta aprire
un giornale perché ci si renda conto che riunioni a tutti i livelli sono all’ordine del giorno e per protestare contro il mancato intervento di questo o di queU'ente nella realizzazione di un’opera o per discutere come pretendere, naturalmente sempre da altri, quanto
noi stessi potremmo forse fare rimboccandoci
le maniche. Certo, la discussione in astratto
dei problemi, senza che ci si preoccupi di
muovere un dito per fare noi stessi qualche
cosa di concreto per risolverli, è assai più facile che la realizzazione dì un’opera. Non assistiamo forse di continuo a crìtiche nei confronti di chi si preoccupa di creare qualche
cosa? Poco importa se un’opera si dimostra
utile ad un numero, sia pur limitato di valligiani; il giorno in cui si rileverà che questa
non è utile a noi stessi o al nostro g entourage », immediatamente ci si chiederà « A chi
serve quest'opera? ».
Orbene in questo clima, è quanto mai significativo che giovani e meno giovani si riuniscano per discutere come poter realizzare
loro stessi qualche cosa di concreto per la comunità e per accogliere suggerimenti atti a
rendere più efliciente l’attività della loro associazione.
Giovanni Rostagno
Villar Penosa
La fine dell’anno è stata rattristata da tre
lutti che hanno dolorosamente colpito la nostra comunità.
Guido Chambon delle Grange di anni 71
è mancato quasi improvvisamente a Pomarctto ove era ricoverato. Ai figli ed ai fratelli rinnoviamo l’espressione della nostra cristiana
simpatia.
Lo stesso giorno ci ha lasciati la nostra sorella Emma Bounous ved. Rosso di anni 80.
Il Pastore di Villar ha svolto la prima parte
delle esequie alla casa dell’estinta e il Pastore
Conte ha presieduto il servizio funebre nel
tempio di S. Germano, luogo d’origine della
dipartita.
Questa sorella era da tutti benvoluta per
la sua bontà e gentilezza. Soprattutto le unioniste la ricordano con particolare affetto. Proprio recentemente, aH’incontro con le Sorelle
di S. Germano, non sentendosi di venire personalmente, essa aveva inviato un fraterno
messaggio che era stato letto da un’unionista.
Al figlio, membro del nostro Concistoro, ed
alla sua famiglia, rinnoviamo l’espressione
della nostra simpatia nella luce della speranza in Cristo.
Il terzo lutto è stato in casa della nostra
sorella Olga Pons di Borgo Sollié, che ha
avuto il dolore di perdere il suo caro papà
ad Angrogna. Anche per lei invochiamo le
consolazioni del Signore.
i
5
19 gennaio 1973 — N. 3
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Luserna San Giovanni
(segue da pag. 4)
sto da parte degli insegnanti, per ragione di
ordine tecnico, una riduzione delle ore di insegnamento religioso. La proposta ha suscitato in alcuni ambienti, non della nostra Comunità, una certa reazione con richiamo all’osservanza delle leggi e al rispetto dei diritti acquisiti dalla Chiesa nella Scuola. E a
questo punto anche la questione di fondo doleva emergere. Il nostro Concistoro l’ha af‘ irontata e discussa. Tutti si sono dichiarati a
favore di una Scuola veramente laica, dove,
^nza Tinsegnamento di alcuna dottrina reli' giosa, si contribuisca alla formazione di una
: coscienza matura, libera, rispettosa di ogni posizione ideologica. Anche se alcuni erano perplessi nei confronti di una rinuncia unilate‘ rale ad una nostra « presenza » nella Scuola
per mezzo della lezione di religione (vista come posibilita di testimonianza specie verso ragazzi di famiglie del tutto avulse dalla vita
. d®lla Chiesa), la maggioranza si è dichiarata
peraltro favorevole in linea di principio alla
abolizione delle lezioni di « religione valdese »
nelle Scuole statali, in considerazione a due
principi :
a) La trasmissione dei contenuti dell’flvangelo alle future generazioni, trova il
SUO ambilo naturale innanzitutto nelle famiglie e nella Comunità dei credenti, quindi
più compiutamente non tanto come comunicazione di dottrina astratta, ma come testimonianza e annuncio autentico di fede.
■ , b) La coerenza con la nostra posizione
anticoncordalaria e la lotta per una Scuola
laica in Italia deve condurci alla rinuncia
anche della concessione particolare di cui finora abbiamo goduto.
È auspicabile che questo tema sia affrontato, approfondito ed esaminato in tutti i suoi
aspetti in sede distrettuale o nazionale, in vista di una presa di posizione comune. La presa di posizione del nostro Concistoro che non
impegna la Comunità, non avendone parlato
in sede di Assemblea, non pregiudica per il
momento alcuna situazione di fatto: alcuni
insegnanti valdesi si sono astenuti daH’insegnamenlo religioso, altri lo continuano. La
r questione dovrà ancora essere discussa e ma^ turata.
: Per una Scuola Domenicale
¿ più efficienLe.
Al princìpio della rlnunica alle lezioni di
religione nelle Scuole deve fare riscontro, come contro-partita, il potenziamento delle
Scuole Domenicali e del Catechismo. È quello che si è cercato di fare a San Giovanni.
Innanzitutto l’ora della S. D. dei Bellonatti e
degli Airali (le più numerose) è stata spostata
alle 10.30 in coincidenza con il Culto, finora
1 rìiitlinti sono stati positivi. Si è costituito
inoltre 1111 solido gruppo di Monitori (una
qijinihrma) che ogni sabato si ritrova per il
•^ lavoro di preparazione in comune con i Monitori di Torre Pellice.
r'-„ 1. acquisizione dì un nuovo locale ai Bellonani ha permesso quest’anno una maggior
suddivisione per gruppi di età. Molto bene
tunziona pure la S. D. dei Peyrot. con una
impostazione più tradizionale e quella piccola
delle Vigne, mentre i bambini di Bricherasio
vengono spesso autotrasportati ai Bellonatti.
Al Culto di apertura delle S. D. ì Monitori e
i Catechisti sono stati presentati nominativamente alla Comunità che ha interceduto per
loro e il loro lavoro.
Natale.
Il Natale dei bamliini ha avuto luogo secondo lo schema dello scorso anno. Nel Tempio
la domenica mattina del 24 dicembre, senza
il tradizionale albero, ha avuto luogo un Culto
in cui i bambini con letture e canti, i Monitori con messaggi e preghiere e la Comunità
con canto di inni hanno ripetuto e annunciato
il messaggio deU’amore di Dio in Cristo. Il
Culto aveva un tema generale : la scelta di
Dio. Dio in CTÌsto ha scelto la via dell’umiltà,
della rinuncia, della solidarietà con i poveri,
i sofferenti e i mìnimi. La stessa via ci è indicata : Natale non può essere la festa sentimentale di un giorno, ma la vocazione di fede,
ubbidienza e servizio per tutti i giorni della
vita. Nel pomerìggio i bambini, ancora numerosissimi, si sono ritrovati per visitare gli
ospiti dell’Asilo dei Vecchi e del Rifugio, cantar loro alcuni inni e portar il loro augurio
gioioso di pace nel Signore. Più tardi nella
Sala Albarin, dopo una tazza dì cioccolato e
biscotti, hanno partecipato con rumoroso entusiasmo ai giochi organizzati dai monitori.
Nella S. D. dei Peyrot ha avuto luogo sabato 23 dicembre la festa dell’albero con un
simpatico programma preparato dai bambini
stessi, sotto la guida della Signora Nora
Peyrot.
Ugualmente sinlpatica è stata la festicciola
presso la Scuola materna alla presenza di numerosi genitori e parenti dei bambini, preparata con cura dalla Maestra e dalla sua Assistente.
Anche l’Asilo dei Vecchi ha avuto il suo
pomeriggio post-natalizio organizzato come
ogni anno dall’Unione Femminile.
Corale.
Sotto la guida del M.stro F. Rivoir, la Corale partecipa attivamente al Culto della
prima domenica del mese e ai Culti speciali.
In più si è proposta quest’anno di visitare, il
pomeriggio di ogni prima domenica dei mese, gli Ospedali e gli Istituti assistenziali, iniziando in dicembre con l’Asilo dei Vecchi, il
Rifugio e l’Uliveto : in gennaio sono stati visitati l’Ospedale di Luserna e di Torre PellL
ce. A Luserna l’accoglienza delle Suore è stata
particolarmente calorosa.
In programma è anche la visita alle riunioni di quartiere, per promuovere e incrementare il canto.
iitiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Prali
I rischi deiia libertà
si debbono correre
(segue da pag. 3)
I cilità ed è una delle forme più ignobii li di sfruttamento deH’uomo suH’uomo
1 o sulla donna.
I « Ma il problema in sé, cioè quello
' dell’uso delle prostitute, e oggi dobbiamo porre sullo stesso piano anche i
prostituti, va a mio avviso visto sotto
un duplice aspetto.
« Occorre vedere le cause del perché
la gente usa di tali servizi, e vedere di
risanare gli appetiti, o in mancanza di
meglio indirizzarli verso qualcosa di
riflessivo che serva di chiarificazione
delle menti. E ciò perché, come dice
giustamente Huxley, la carne sarebbe
casta, ma è lo spirito che è libertino.
«L’altro aspetto da considerare è
quello di arrivare a enucleare le cause
del Perché le donne vengono spinte (solo alcune vi si indirizzano spontaneamente) alla prostituzione.
« Dei due problemi che conseguono
a queste due visuali, certarnente il secondo, che sembra il più difficile, è il
più semplice da impostare ed è l’unico
che le strutture della società, o il sistema (qualunque esso sia) come oggi
si preferisce chiamar queste cose, riI tengo siano in grado di affrontare. Il
primo è invece un problema di costuI me e di vita per il quale non c’è che
l’Evangelo che possa operare, perché
; si tratta di arrivare al centro dell’esse, re umano ». Giorgio Peyrot
// 27-2S gennaio,
al Centro Evangelico “P. Andreetti”
di S. Fedele Intelvi
La giustificazione
Questo è Pargomenlo che nel corso di almeno tre Convegni « Fede e testimonianza »
(27-28 gennaio; 31 roarzo-1 aprile; 26-27
maggio, oltre al Convegno teologico del
18-20 febbraio) verrà trattato quest’anno.
Non a caso, certo, questo tenm della giustificazione segue il tema della risurrezione trattato l’anno scorso: il Signore, in Cristo, ha
compiuto un definitivo atto di grazia; Egli
ha vinto la morte; ma in quale misura e per
quale processo noi ci lasciamo coinvolgere in
questo atto di salvezza, si che agli occhi Suoi
non siamo più peccatori perduti ma giustificati?
PROGRAMMA
Sabato 27 gennaio :
ore 19,30 - Cena in comune;
ore 21 - La giustificazione nel Nuovo Te
stamento : prima conversazione
(Past. D. Cappella) - Discussione;
Domenica 28 gennaio :
ore 8 - Colazione:
ore 9 - La giustificazione nel Nuovo Te
stamento : seconda conversazione
(Past. D. Cappella) - Discussione
e conclusione;
ore 13 - Pranzo - Partenza.
La quota di partecipazione a queste giornate è di L. 1.800 e la prenotazione deve pervenire al più presto al past. Salvatore Briante,
Via T. Grossi 17, 22100 Como, tei. (031)
273440. Lo stesso direttore del Centro, oltre a
raccomandare ehe il gruppo che prende parte
attiva e costante al lavoro del Centro stimoli
a sua volta altri sulla stessa linea, ricorda pure
che il Centro « P. Andreetti »-è ampiamente
utilizzato da parte di molti gruppi come strumento prezioso di preparazione. a un lavoro serio, impegnato e responsabile nelle comunità;
quest’uso comporta una attenta e costante
manutenzione: fra l’altro, nei mesi scorsi si
/ è dovuto sostituire il bruciatore per l’impianto
di riscaldamento (per una spesa di circa L.
150.000); ogni offerta, da versarsi sul c.c.p.
18/13990 intestato al Centro Evangelico « P.
Andreetti », Via T. Crossi 17, Como, sarà
utile e gradita.
Pensione “LA LUCCIOLA”
F.lli Frache
17027 PIETRA LIGURE - Via Como, 31 - Tel. 67507
# Offre ai suoi ospiti ogni confort
# Posizione tranquilla a soli 50 metri dal mare
# Aperta tutto l’anno
La nostra Comunità si è arricchita con la
nascita di Nadia Peyrot di Cugno, primogenita di Armando e Luciana Peyrot. È rallegrante vedere di nuovo bambini in un quartiere che ne era senza da parecchio. Alla bimba
ed alla sua famiglia l’augurio più fraterno.
Un gruppo di giovani dell’Unione di Bobbio Pellice è salito a Prali la sera del 24 novembre per discutere i prohlemi del turismo
che interessano le due comunità. Si sono incontrati con un gruppo di giovani della nostra Unione e con alcuni più anziani impegnati in questo tipo di lavoro. Si tratta di contatti che speriamo vengano proseguiti e che
uniscono le nostre comunità più che il sentiero che ci mette in relazione attraverso al
Col Giulian, percorso ormai da pochi alpinisti.
Prima di Natale sono state compiute le riparazioni al tetto del tempio, danneggiato dalle
nevicate dell’anno scorso. Abbiamo dovuto
aspettare di ritornare nella sala per i culti
per poter togliere parte del soffitto e mettere
in evidenza la struttura danneggiata del tetto.
Alcuni membri del Concistoro si sono presi
la responsabilità di questo lavoro con l’aiuto
di alcuni membri di chiesa e di uno specialista
della miniera compiendo il lavoro con amore e
competenza e con ottimo esito.
In occasione delle vacanze natalizie abbiamo risalutato a Prali e durante i culti molti
fratelli ed amici che non solo rivediamo con
piacere, ma che si sono veramente inseriti nella comunità durante i loro periodi di vacanza.
La sera di Natale i ragazzi della Scuola Domenicale hanno invitato i « grandi » a prendere parte al loro culto natalizio nel quale la
liturgia è stata condotta dai ragazzi, la predica
sostituita con la presentazione drammatizzata
di un passo biblico, e precisamente l’episodio
di Esaù e Giacobbe. I ragazzi hanno pure curato la raccolta della colletta, alla fine, durante Faccensione dell’albero. Il denaro raccolto, che ha raggiunto le 50.000 lire, è stato
devoluto al Rifugio Carlo Alberto per decisione della Scuola Domenicale.
La sera del 7 gennaio il gruppo filodrammatico dell’Unione di Frali ha rappresentato con successo la commedia <c Gli alberi
muoiono in piedi ». Questa serata è stata
realizzata interamente dai giovani, anche per
quel che riguarda la regia non ostante le
difficoltà del copione ed è stata assai apprezzata dal pubblico presente.
Collegio Valdese e Scuola Latina
Lezioni e conferenza
del past. Renzo Bertalot
Dal 21 al 28 gennaio avrà luogo un nuovo
ciclo di lezioni e conferenze organizzato dal
Comitato Collegio Valdese e Scuola Latina,
d’intesa con la Commissione del I Distretto.
Il pastore dr. Renzo Bertalot darà una serie
di lezioni su « L’Evangelo Sociale »; oltre a
lezioni nei nostri istituti d’istruzione secondaria e a due predicazioni a Villar Perosa il
21 e a Luserna S. Giovanni il 28, nel pomeriggio di domenica 28 terrà, presso la Foresteria Valdese di Torre Pellice, una conferenza su « La Bibbia oggi : un ritorno essenziale ». Il C.C.V. e S.L.
I raoiKzi collaborano a redigere
“L’Amico dei Fanciuiii”
Da sempre il mensile per ragazzi
delle nostre comunità ospita scritti,
corrispondenze, lettere dei piccoli lettori. L’anno scorso, però, vtn legame
più stretto si è stabilito con alcune
scuole domenicali, le quali hanno preparato in tutto o in parte alcuni numeri. Così i ragazzi di Aosta hanno
presentato la loro Valle e la loro comunità, quelli di Angrogna hanno presentato i risultati della riflessione che,
durante l’anno, avevano condotto sul
problema degli anziani, specialmente
nel loro vallone; poi i ragazzi della
scuola domenicale del Lingotto, a Torino, hanno invitato a riflettere, come
avevano fatto nelle loro riunioni, sul
rapporto con il prossimo, nostro fratello. Quest’autunno i piccoli della scuola materna evangelica di Pachino, aiutati dalla loro insegnante, si sono presentati, ed è stata un’occasione per
riflettere sul sorgere delle nostre comunità nel Meridione, delle loro opere, sulle difficoltà e speranze di ieri e
di oggi. A dicembre erano di turno i
ragazzi della scuola domenicale di Via
4 Novembre, a Roma, che hanno preparato il numero natalizio impostandolo soprattutto sul tema biblico della liberazione. E ora, a gennaio, l’anno nuovo (il 101») si apre subito con
l'apporto dei ragazzi della scuola domenicale di S. Giovanni Lipioni, nell'Abruzzo.
Questa collaborazione, che avviva il
periodico coinvolgendovi tanti ragazzi in prima persona, e i loro monitori
e monitrici, rinsalda sicuramente i legami con il giornale; e così fanno pure i regolari concorsi biblici, ai quali
molti partecipano; Io scorso anno i
ra.gazzi sono stati pure invitati, dopo
il numero speciale sulla Bibbia, a un
concorso particolare, che implicava anche una ricerca di gruppo, nelle famiglie e nelle scuole domenicali, e parecchi vi hanno partecipato, ricevendo bei premi: c’è chi, nel corso della
sua infanzia e adolescenza, si fa così
una bella bibliotechina, ó rarricchiscé.
Notizie da Pinerolo
San Germano
Chisone
Diamo con un po’ di ritardo alcune informazioni sulle attività natalizie.
Un folto gruppo di signore deU’Unione Femminile ha partecipato al culto natalizio alla
Casa di Riposo, dando poi un colpo di mano
allo scarso personale rimasto in piedi a causa
di un attacco coRettivo di orecchioni. Abbiamo potuto portare la Santa Cena a tutti i ricoverati che lo desideravano.
Buona la frequenza ai culti del 24 e 25,
un po’ meno quella ai brevi culti serali nel
corso dell’ultima settimana d’Avvento. Anche
il culto con Santa Cena a Porte è stalo ben
frequentato ed ha fornito l’occasione ad alcuni fratelli di altri quartieri di unirsi a quel
gruppo della nostra comunità. Ringraziamo
alcune sorelle che haimo accompagnato il pastore anche ad un altro culto a Porte, dando
un apprezzato apporto per il canto ed in particolare la Sig.na Rostan che ci ha permesso di
valerci del sostegno prezioso deH’armomum.
La colletta di Natale è stata devoluta, secondo la richiesta della Tavola, al Convitto
Femminile ed a Villa Olanda, a Torre Pellice.
La Festa di Natale dei bambini ha visto
un’affluenza assai forte dì piccoli e grandi.
Le varie parti del programma natalizio erano
state preparate con cura ed erano tutte centrate veramente sul significato di Natale. In particolare, la seconda parte della festa era costituita da un vero e proprio culto alla portata
dei bambini. La colletta è stata destinata al
Centro Diaconale di Palermo. Una parola di
sincera riconoscenza da parte di tutti ai nostri
monitori per il buon lavoro compiuto fin qui
Purtroppo influenza ed orecchioni non han
no ancora smesso dì complicare il lavoro prò
vocando varie assenze non solo alla Scuola Do
menicale ma nel quadro delle varie attività
I catecumeni hanno fatto in generale un
buon lavoro di diffusione delle pubblicazioni
della Claudiana e ne siamo loro riconoscenti,
sperando che non manchino di continuare
questo lavoro quando roccasione si presenterà.
Raccomandiamo però ad alcuni catecumeni
una frequenza più regolare alle troppo rare
lezioni ed una presenza più perseverante ai
culti.
Alcuni giorni prima di Natale si sono uniti
in matrimonio Alberto Bouchard e .Angela
Vollero. Che il Signore voglia benedire abbondantemente la decisione che essi hanno
preso sotto il suo sguardo.
Ringraziamo il pastore Pons che ha presieduto il funerale della Sig.ra Emma Sappè
ved. Beux nel tempio di San Germano. La
nostra sorella apparteneva alla comunità di
Pramollo ma lascia nuiperosi figlioli che risiedono in parte nella nostra comunità ed ai
quali va la nostra sincera simpatia.
Ricordiamo ai niBTnhri del Concisioro la
riunione di venerdì 26^gennaio prossimo, alle
ore 20,30.
La Filodrammatica di Angrogna darà nella
nostra sala una serata di arte varia e di
canti sabato 27 gennaio, alle ore 20,30.
II pastore ed i suoi desiderano ringraziare
sentitamente quanti hanno fatto sentire loro
l'affetto della comunità in questo primo Natale trascorso a San Germano e ricambiare a
lutti gli auguri per un altro anno che sia veramente al servizio del Signore. G. C.
.................................
Personalia
Ci perviene da Bloomfield (U.S.A.)
la notizia del decesso del Pastore Giovannino Tron, originario di Massello
(Torino). Ai familiari, e in particolare
alle nipoti Elsa e Speranza Tron, esprimiamo la nostra fraterna simpatia.
Domenica 19 novembre, dopo il sermone,
una parte della comunità si è riunita nella
sala per continuare il tema d’assemblea già
dibattuto l’aprile scorso: « Fede cristiana e
impegno nel mondo Dopo aver brevemente léintrodotto l’argomento, abbiamo proceduto nell’esame di altri punti riguardanti il credente e la sua vita nel mondo.
Pur cercando di attenersi alla linea fondai
mentale tracciata su di un foglio precedentemente distribuito, l’assemblea spesso, per gli
aspetti molteplici di questo problema, spostava la riflessione su temi più particolari, spezzando la continuità della discussione.
Sono emersi da questo incontro chiarificazioni, proposte e specialmente nuovi interrogativi e perplessità; abbiamo cioè fatto un’altro piccolo passo verso una maturazione collettiva che ci è necessaria per arrivare a livello
di intervento.
Domenica 3 dicembre alcuni membri della
nostra comunità si sono recati, dopo il culto,
alla Foresteria di Torre Pellice per un’agape
fraterna. Terminato il pranzo si è fatto un bilancio del primo ciclo di studi biblici; considerandolo senz’altro un’esperienza positiva da
continuare, i presenti hanno cercato dì cogliere eventuali difetti e di eliminarli facendo
nuove proposte. È inoltre emerso il problema
del disinteresse ehe gran parte della nostra
comunità mostra nei riguardi di questa ricerca per la comprensione della Parola.
Venerdì 8 dicembrej nella nostra sala, è
stato allestito il tradizionale bazar dalle sorelle dell’Unione Femminile. Il bazar ha richiamato un discreto numero dì persone; il
ricavo delle vendite è stato devoluto, come di
consueto, alle diverse opere della chiesa.
Domenica 17 dicembre dopo il culto, nel
ciclo di brevi assemblee informative, si è data lettura di un rapporto suirecumenismo con
particolare riferimento alle nostre relazioni
con il cattolicesimo.
Domenica 24 dicembre abbiamo assistito
al culto preparato dai bambini della Scuola
Domenicale. Ci hanno presentato delle letture
e delle loro riflessioni sulla vita del popolo
d’Israele all’epoca della schiavitù in Egitto e
della marcia nel deserto verso la terra promessa; si sono alternati alcuni canti da parte
dei più piccoli e inni cantati da tutta la comunità.
Durante i culti di Natale e fine d’anno i
pastori hanno predicato rispettivamente sui
testi : Luca 2: 15 a Passiamo fino a Betlemme e vediamo questo che è avvenuto e. che il
Signore ci ha fatto conoscere » e 1® Corinzi
10: 11 «Queste cose avvennero loro per servire d’esempio e sono state scritte per ammonizione di noi ».
Siamo stati invitati non solo a riflettere
sulla nostra vita di credenti ma ad operare
con decisione le scelte che ci troviamo dinanzi
nel cammino della fede.
Funerali: Martinat Alice ved. Ribet; Ribet
Margherita.
Battesimo: Enrica di Remo Ricca e Rivoira
Anita.
Venerdì 25 alle ore 20,30 il professor Eynard dì Torre PeUice riprenderà la sua serie
di conversazioni sui problemi pedagogici per
i monitori delle comunità di Pinerolo, San
Secondo e San Germano. A questa seduta sono invitati anche i genitori.
Domenica 14 si è conclusa la raccolta organizzata dalla F.G.E.I. in favore del Viet-Nam
nella duplice forma di offerta in denaro e di
acquisto di buste per chinino. Al termine del
culto un gruppo di fratelli si è fermato per
una valutazione dell’iniziativa (che ha raccolto la somma di 180.000 lire) e per riflettere
insieme sulla situazione vietnamita. Si è avuto un vivace ma fraterno scambio di vedute in
merito.
I genitori dei bambini del gruppo asilo e
1° corso si sono incontrati domenica mattina
durante il culto con i monitori per uno scambio di vedute sul problema dell’educazione religiosa dei bambini. Buona la partecipazione
e vivace la discussione.
Giovedì 24 alle 20,30 incontro aperto a
tutti per una valutazione della trasmissione
televisiva « Protestantesimo ».
San Secondo
Le celebrazioni natalizie e di Capodanno sono state caratterizzate da una rallegrante partecipazione ai culti ed alla Santa Cena. Ringraziamo la Corale per la sua apprezzata collaborazione e per aver guidato efficacemente
gli inni d’insieme.
La sera del 23 dicembre un foltissimo pubblico gremiva la sala per assistere alla festa
di Natale dei bambini della Scuola Domenicale. Il ricco programma è stato accuratamente preparato dalle monitrici e dalla moglie del Pastore. Prolungati applausi hanno
espresso la sincera riconoscenza a chi ha lavorato con tanto zelo ed amore.
Battesimi. Sono stati battezzati : Gardiol
Ezio di Adolfo e Bertalot Bianca (Miradolo);
Castagno Imeldina Lelia di Aldo e Comba Livietla (Barge). Possano questi bimbi crescere
nella conoscenza del Signore.
Matrimoni. Sono stati celebrati i matrimoni di Gomez Sergio (Torre Pellice) e Griglio
Eliana (Canova) il 28 ottobre; Gardiol Renato (Tilla) e Tesio Maria Maddalena (Pinerolo) il 19 novembre; Ferrerò Egidio (Grotta) e
Giordano Laura (Villar Perosa) il 9 dicembre.
Il Signore accompagni con la sua benedizione questi sposi.
Funerali. Abbiamo accompagnato al campo
del riposo le spoglie mortali di Cardinali Carolina nata Codino, di anni 81 (Veirolera)
l’8 novembre; Paschetto Arturo di anni 81
(Centro) il 15 dicembre.
Ai familiari colpiti da questi lutti rinnoviamo la nostra fraterna simpatia cristiana,
domandando al Signore di far scendere su
loro le Sue preziose consolazioni.
Recita. La nostra Filodrammatica presenterà sabato 20 e domenica 21, alle ore 20,30,
una brillante commedia in dialetto piemontese. Tutti sono cordialmente invitati.
AVVISI ECONOMICI
CERCO impiegala capace fatture e telefono.
Rivolgersi: Torsal - Corso Traiano, 65 Torino - Tel. 610874.
La moglie Rina e figlio Adriano di
Alberto Rivoire
ringraziano quanti hanno dimostrato
la loro simpatia cristiana, nel lutto
che li ha colpiti.
Pinerolo, 9 gennaio 1973.
L’il gennaio mancava all’affetto
dei suoi cari
Emma Sappè ved. Beux
di anni 81.
La famiglia profondamente commossa per là dimostrazione di affetto
e di simpatia, ringrazia tutte le gentili persone che hanno preso parte al
suo dolore.
Un particolare ringraziamento al
Past. Achille Deodato e Signora e al
Past. Teofllo Pons.
« Nous mourrons mais pour renaître,
la mort n’est qu'un doux sommeil.
Bientôt Jésus va paraître,
ce sera le grand réveil ».
Pinerolo, 11 gennaio 1973.
I figli ed i congiunti della compianta
Maddalena Ferrier
ved. Poèt
commossi per le dimostrazioni di affetto e simpatia tributate alla cara
Mamma, ringraziano sentitamente
tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore; Un grazie particolare alla Direzione e Personale del Rifugio Re 0. Albeito, all’Ospedale di
Pomaretto e ài ■ Pastori Deodàto,
Tourn e Rivoira.
Reynaud, Rlclaretto, 12 gen. 1973
6
pag. 6
N. 3 ^— 19 gennaio 1973
• I bombardamenti OSA su tutto il VIETNAM sono cessati, ma non si osa
ormai più nutrire troppo afFrettate speranze; il mondo ha fremuto per le dichiarazioni ( poi smentite dalla Casa Bianca ) del segretario aggiunto alla Difesa,
Ciements, sull'eventualità di usare in Indocina armi nucleari tattiche. Intanto un
capitano pilota aveva rifiutato di partire con il suo bombardiere B52, e si ha
notizia di un iratevole fermento d'insubordinazione nelle forze armate statunitensi, che le esigenze crescenti del conflitto hanno reso meno "selezionate"
che in passato. ^ In reazione alle infiltrazioni di guerriglieri dal paese limitrofo, la RHODESIA ha chitiap la frontiera con lo ZAMBIA, e questo in ritorsione ha bloccato la fornitU;r«i..ì^ Teme, blocco che potrà tuttavia essere diffìcilmente mantenuto a lungo^pllnónià finché la ferrovia Lusaka-Dar-es-Salaam (costruita con capitali cinesi ) non darà uno sfogo sull'Oceano Indiano senza dovere passare per i paesi razzisti, Rhodesia e Mozambico. ^ Il presidente
Pempidou ha avuto colloqui con i dirigenti sovietici a Minsk: hanno parlato
dei rapporti fra CEE e COMECON, la Francia ha sfumato la sua opposizione a
negoziati su una riduzione equilibrata delle forze armate in Europa, e l'URSS
avrebbe avvertito I importanza che gli Occidentali danno alla libera circolazione
di idee e informazioni fra le due Europa. 0 Si é riunita a Mosca la conferenza del Patto di Varsavia, per valutare ( e, nell'intento sovietico, imbri
I NOSTRI GIORNI
gliare) i dissensi emersi alla Conferenza di Helsinki sulla sicurezza europea.
Si è riunita a Parigi ia Conferenza europea dei capi di partito dell'Internazionale socialista, 14 europei e il laburista israeliano, delegati di 18 milioni
di socialisti e socialdemocratici organizzati in 54 formazioni. ^ Sono in
visita diplomatica in CINA il presidente dello Zaire e il ministro italiano Medici ; fra gli scambi, si avvia un collegamento aereo diretto Italia-Cina. ^
Continua la tensione fra ISRAELE e SIRIA alla frontiera del Golan ; Damasco
stigmatizza gli attacchi aerei israeliani che hanno fatto parecchie vittime civili, e deplora che Egitto e Libia, sue consociate nell'Unione delle Repubbliche
Arabe, parlino molto e facciano poco o nulla ; anche in un suo incontro con
Tito, in Jugoslavia, il presidente egiziano Sadat, che aveva appena incontrato
il collega Gheddafi, ha ripetuto gli epici slogan bellicosi. ^ Al Cairo i
movimenti aderenti all'OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina)
confermano la loro precaria unione sotto la presidenza di Arafat. A Di ri
torno dalla Conferenza socialista parigina, il premier israeliano Golda Meir ha
un'udienza privata con Paolo VI in Vaticano e un incontro con il presidente
della Costa d'Avorio e Ginevra. 0 In MAROCCO undici condanne a morte
contro i congiurati di Kenitra sono eseguite, re Hassan ha negato la grazia ; le
università, in particolare a Rabat, sono in agitazione per la pressione antidemocratica del regime. || Anche nell'IRAN si ha notizia di numerose esecuzioni capitali di oppositori, e in TURCHIA si susseguono pesanti processi pòlitici ; in GRECIA inizia quello contro Lorna Briffa, detenuta dalla scorsa estate. ^ La SPAGNA è una delle prime nazioni a stringere relazioni diplomatiche con la Repubblica Democratica Tedesca. Un ministro spagnolo, in Vati,
cano, discute la crescente opposizione della Chiesa spagnola al regime. A
Il nuovo governo australiano — laburista — minaccia di rompere le relazioni
con la Francia se questa proseguirà, in spregio alle unanimi proteste dei paesi
del Pacifico, gli esperimenti atomici a Moruroa. ^ In ITALIA la settimana è
stata caratterizzata da una forte partecipazione (le valutazioni, al solito, variano )
allo sciopero generale del 12; dal persistere di contrasti per la direzione RAI-TV •
dalla rottura delle trattative per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici •
da accese discussioni in seguito ai discorsi dei procuratori generali in apertura
dell'anno giudiziario: le valutazioni della situazione divergono assai. G C
Note di ecologia; fra i diritti doll'ooaio, aadio gaello aH'aaiticDto
MIGRANTI
Il modo in cui una popolazione ani-male colonizza un dato ambiente, e poi
cresce o si assottiglia, è un fenomeno
interessante da studiare e la sua conoscenza è utile per le analogie esistenti
fra i problemi relativi agli insediamenti animali e quelli umani.
Un’illustrazione molto chiara, anche
se semplificata, di questo fenomeno è
lo sviluppo di una cultura di bacteri in
un dato ambiente. I bacteri sono costituiti da una sola cellula, molto più semplice e primitiva di quelle che formano
i tessuti degli organismi superiori. Se
essi si trovano nel mezzo nutritivo adatto, si alimentano, crescono e si dividono in due cellule figlie, che entro breve tempo (mezz’ora, in condizioni ottimali), raggiungono le dimensioni sufficienti per riprodursi nuovamente. In
una cultura di bacteri il ritmo di queste divisioni è inizialmente lento, poi
cresce vertiginosamente se l’ambiente
è favorevole (2, 4, 8, 16, 32 etc.), ma, dopo un periodo di rapido aumento numerico, la popolazione si stabilizza su
una certa media, da cui in seguito non
si discosta considerevolmente se le condizioni non mutano. Questa stabilizzazione del numero dei bacteri non è dovuta a una diminuzione del loro tasso
di riproduzione, ma a tre fattori che
causano la morte di un’alta percentuale degli individui. Si tratta della concorrenza per l’ossigeno, deU’insuflìcienza del cibo e dell’emissione da parte
di ogni organismo presente di sostanze
di rifiuto nocive per tutta la colonia.
Anche le nostre città, o meglio, le nostre società di tutti i generi sono chiamate ad affrontare questi problemi, e
su scala ben maggiore, come tutti possono constatare.
In questo esempio comunque i fattori in gioco erano ridotti al minimo: un
ambiente omogeneo, ima specie animale che lo colonizza, e tre cause che ne
limitano la crescita. In natura noi troviamo « sistemi », o meglio « ecosistemi » molto più complessi. Essi sono la
risultante di un alto numero di relazioni fra l’insieme delle forme viventi,
chiamato biocenosi, e il supporto non
vivente, o biotopo. Quest’ultimo comprende l’aria, l’acqua e il suolo, ed è
caratterizzato dalla temperatura, dal
grado di umidità, dalla concentrazione
delle sostanze chimiche presenti in varia misura, e da numerosi altri parametri fisici e chimici. La biocenosi dipende dal biotopo in cui si trova e da
cui ricava energia e nutrimento, ed a
sua volta incide su di esso emettendo
determinate sostanze che causano ulteriori reazioni. Si tratta quindi sempre
di un gioco di influenze reciproche. Un
ecosistema che abbia raggiunto articolazione e complessità nel gioco reciproco delle sue interazioni viene chiamato
« climax », cioè maturo e non bisognoso
di ulteriore evoluzione.
Si vede facilmente la differenza fra
un ambiente che è climax e uno che
non lo è, osservando le conseguenze di
uno squilibrio nei ritmi di diversi sistemi. Nell’estremo Nord, per esempio, la
bassa temperatura e il particolare ritmo delle stagioni permettono la sopravvivenza a pochi tipi di piante, e conseguentemente anche la fauna è limitata.
Fra le specie presenti sia in Alaska che
in Siberia ci sono dei roditori chiamati
lemming, simili agli scoiattoli per lo
aspetto, ma non arboricoli, dato che a
quelle latitudini si trovano prevalentemente arbusti, licheni e muschi. Può
succedere che nel corso di un’annata
dal clima più mite, o in cui scarseggino
i predatori che danno abitualmente la
caccia ai lemming, questi animaletti diventino molto più numerosi del solito.
Allora, per evitare un sovraffollamento
che esaspererebbe la competitività per
il cibo, causando sia la loro scomparsa per fame, sia la distruzione della flora di intiere regioni, branchi di lemming si riuniscono e compiono una lunga migrazione che si conclude con un
suicidio collettivo nelle acque di un fiume o dell’Oceano. I rimanenti assicureranno la sopravvivenza della specie,
e la popolazione si mantiene per un
certo tempo entro livelli convenienti.
L’istinto suicida delle masse dei lemming è un meccanismo che scatta spontaneo quando risulta loro che sono diventati troppo numerosi per le risorse
che il territorio a loro disposizione offre. Una frazione della comunità sparisce permettendo agli altri una vita in
condizioni migliori. Non è chiaro come si manifesti ai lemming la necessità di questo comportamento, ma esso
si verifica periodicamente.
Non conosciamo fenomeni simili in
paesi temperati o caldi, dove la grande
varietà della vegetazione e della fauna
assicurano — entro certi margini —
che gli effetti dannosi derivanti dalla
crescita eccessiva dì una specie venga
no neutralizzati nel quadro generale di
un equilibrio complesso, capace di assorbire gli scompensi senza alterare i
suoi ritmi.
Le specie sono dette euriecologiche
quando hanno un ampio margine di
tolleranza nei confronti di eventuali variazioni dei fattori che definiscono lo
ambiente. La specie umana, come del
resto i vertebrati superiori, per esempio, a differenza di tutti gli animali
delle classi inferiori può opporre agli
sbalzi climatici una propria temperatura, che in ogni individuo si mantiene
pressoché costante in condizioni normali.
L’uomo primitivo aveva dunque la
possibilità di compiere lunghe migrazioni che comportavano radicali cam
margini entro cui l’ambiente può subire variazioni senza danno per gli organismi. In primo luogo si vede bene come una medesima variazione possa nello stesso tempo essere tollerata da una
specie euriecologica come l’uomo, e
nuocere a un’altra specie che non abbia
questa elasticità, e che viene indicata
come « stereoecologica ». Per questo in
molti casi l'uomo può sopravvivere,
bene o male, dove l’ambiente è stato
contaminato, mentre negli stessi luoghi muoiono animali meno capaci di
fronteggiare le mutate condizioni. O
meglio, là dove ci sono grossi insediamenti umani, la degradazione causata
dalla presenza e dal lavoro degli uomini non permette la sopravvivenza a
quelle specie che non sono capaci di
QUALI SONO I MARGINI TOLLERABILI
NELLE ALTERAZIONI AMBIENTALI?
Conoscere i termini della questione e reagire
alle speculazioni, a livello nazionale e internazionale
bi amenti climatici, e poteva farlo con
un certo agio, grazie a quella « relativa » autonomia della temperatura del
suo corpo dalla temperatura esterna.
Caldo e freddo eccessivi erano, e sono,
nocivi, ma il margine di tolleranza rimane abbastanza ampio per potere vìvere sotto quasi tutte le latitudini del
pianeta. In caso di freddo eccessivo, la
prima difesa che venne in mente all’uomo fu naturalmente di indossare le
pelli degli animali che si erano adattati in modo più specifico ai climi freddi. Ma gli animali da pelliccia, per il
fatto stesso di avere un organismo altamente specializzato per sopravvivere
agli inverni più rigidi, avevano perso la
capacità di adattarsi ad altre condizioni; l’uomo invece manteneva la possibilità di scegliere soluzioni diverse, ed
eventualmente cambiare.
La sua « autonomia » euriecologica,
oltre a permettere una certa indipendenza dal clima, comprende anche la
tolleranza a modificazioni della composizione chimica dell’aria, della salinità
dell’acqua, e così via. Molto importante a questo proposito è lo studio dei
« stare al passo », cioè di adeguare alr ambiente alterato le loro funzioni
dalla respirazione, alla nutrizione, alla
riproduzione. Altri animali sono addirittura più euriecologici dell’uomo, come i ratti, che s’ingrassano nelle fogne
e negli immondezzai e, se non vengono
combattuti efficacemente, si moltiplicano e si installano dovunque, parassiti delle città e portatori di infezioni
gravi.
Ad ogni modo, tornando allo studio
dei margini tollerabili nelle alterazioni
ambientali, vediamo con una certa sorpresa che questo, che dovrebbe essere
un argomento affrontato a livello mondiale in maniera rigorosa, è invece
trattato in modo approssimativo e discontinuo.
Prendiamo per esempio il problema
di fissare le soglie oltre le quali la concentrazione di ossido di zolfo nell’aria
diventa tossica. L’ossido di zolfo viene
immesso nell’aria quando si bruciano
combustibili fossili come il petrolio;
queste immissioni non sono rilevanti
in combustibili contenenti circa 0,20%
di zolfo, ma generalmente la percentua
le di zolfo è assai maggiore (2,3%) ed
un trattamento è dunque necessario.
Ma il costo di questo trattamento fa
salire di due o tremila lire il prezzo di
una tonnellata di petrolio, sicché il
combustibile a basso tenore di zolfo
(Btz) viene comprato dagli Stati in cui
la legislazione sull’inquinamento è severa, mentre il combustibile non Btz è
impiegato negli altri. Vediamo che Svezia, Giappone e Polonia consentono la
immissione di 0,25 milligrammi di ossido di zolfo per metro cubo d’aria, gli
U.S.A. 0,35, l’U.R.S.S. 0,50, l’Italia 0,80.
È chiaro che queste grandi differenze
nella valutazione della tossicità dell’ossido di zolfo non dipendono da fattori
oggettivi, perché gli effetti dell’ossido
sull’organismo sono sempre gli stessi, e
la fisiologia umana non cambia certo
da un paese all’altro. Si tratta invece
in primo luogo di un diverso modo di
intendere la tossicità, cioè di limitare
la concentrazione dell’ossido nell’aria
alla soglia a cui si verificano i primi lievi disturbi, o i primi disturbi gravi, o
addirittura la morte dei gruppi meno
resistenti della popolazione. Però, più
ancora di questo, si tratta di grandi
interessi economici in gioco. C’è un
complesso insieme di relazioni che si
sono stabilite fra gli Stati produttori
di petrolio, le compagnie petrolifere e
i clienti, siano essi industrie private o
di stato. Questi legami condizionano
norme e legislazioni. C’è poi, in misura
crescente, un’opinione pubblica sensibilizzata che preme perché venga tutelata la salute collettiva, e questa pressione viene più o meno recepita dai governi, secondo il particolare momento
politico in corso. È assolutamente essenziale tenere presente che l’esempio
citato dell’ossido di zolfo è solo un
aspetto deH’ampia problematica ecologica e, se si confrontassero i dati relativi al altri inquinamenti, si troverebbero norme diverse, e contrastanti con
quelle esposte sopra, da parte dei medesimi governi.
Per questo è ora necessario uno sforzo internazionale di coordinamento degli studi per giungere prima ad una
conoscenza analitica dei problemi, e
successivamente a una serie di accordi
e convenzioni che, tutelando l’interesse collettivo, regolino l’impiego di queste risorse in modo scientifico, evitando la speculazione. Pietro Comba
FASCISMO E
IMPERIALISMO
ir In un articolo
pubblicato su « Le
Monde » del 7-8.1
1973, Maurice Duverger considera gli
USA un esempio tipico di « fascismo
esterno ».
« / bombardamenti americani di Hanoi, nel dicembre ’72, hanno messo in
piena luce un aspetto del sistema occidentale che rischia d’assumere sempre maggiore importanza: la separazione radicale fra il regime politico interno e quello che si potrebbe chiamare il "regime politico esterno", cioè
l’insieme delle istituzioni, delle regole
e dei valori che guidano i rapporti di
una nazione con le altre. Una tale separazione è sempre stata latente nei
paesi liberali, nei quali le relazioni diplomatiche restano più o meno dominate dalla forza, senza garanzie
equivalenti a quelle di cui dispongono
i cittadini di fronte al proprio governo: gli è che i prìncipi democratici sono penetrati di meno in questo dominio, il controllo parlamentare vi è più
debole, e più grande l’arbitrio del potere esecutivo.
L’evoluzione dei rapporti di forza
nel rnondo tende ad aggravare questa
ambivalenza degli USA, in modo tale
che la democrazia interna coesiste ivi
con una specie di "fascismo esterno”
(il termine fascismo essendo qui preso nel senso di "tirannia moderna”,
che è più corrente) ».
Se non andiamo errati, l’articolista
usa qui il termine "fascismo esterno"
col significato del più comune "imperialismo", e perciò noi con questo lo
sostituiamo.
« Fra New York e San Francisco, fra
i Grandi Laghi e il rio Grande, il regime politico riposa sui diritti dell’uomo, i valori liberali, il pluralismo, la
tolleranza, il rispetto della persona.
Senza dubbio questi principi, sempre
sbandierati, non sono applicati in maniera perfetta: ma essi lo sono all’thcirca altrettanto bene quanto negli altri paesi dell’Occidente. Il pluralismo
delle opinioni è negli USA meno ricco
che altrove, essendovi più diffuso il
consenso sul capitalismo, più minoritario il socialismo e più generale il
conformismo. Ma, malgrado tutto, si
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
dour, diTreblinka o
di Lidice^, ma essa
costituisce una circostanza aggravante per gli USA. In
resta molto lontani dal monolitismo
dei regimi fascisti ».
Noi non condividiamo in tutto il giudizio del Duverger sul « regime interno » degli USA: ci sembra un giudizio,
nel complesso, troppo indulgente. È
però vero che all’interno degli USA vi
è, almeno formalmente, la democrazia, sia pure imbrigliata, o condizionata, o artefatta: insomma un regime
assai diverso da quello che suol dirsi
« fascismo ». È tanto vero, che vi sono alcuni giornali all’interno degli
USA, anche di amplissima tiratura e
di grande autorità, che criticano la politica del governo nel modo che a loro
più piace e col tono più violento.
Più vicini al Duverger ci sentiamo
net giudizio suH’imperialismo degli
USA: « Quando gli USA, fra quattro
anni, festeggeranno il secondo centenario della loro dichiarazione d’indipendenza, condotti dal presidente Nixon, essi potranno meditare sul modo
in cui hanno limitato la portata di
quell’ammirevole documento. Essi lo
hanno applicato a sé stessi, all’interno
delle frontiere americane. Ma essi rifiutano sempre di applicarlo agli altri popoli, che essi trattano peggio di quanto la metropoli inglese trattava i ribelli del 1176. Il Vietnam non è che il parossismo d’una politica manifestata in
molte altre circostanze: nel Guatemala, a San Domingo, a Cuba, nelle Filippine ecc. Gli Europei avranno interesse a partecipare ad una cotale meditazione, per comprendere che anch’essi
praticano la medesima dicotomia o ambivalenza nei riguardi dei propri principi: se essi sono meno imperialisti degli USA, ciò dipende unicamente dal
fatto che sono meno potenti ».
Ma il nostro accordo col Duverger diviene totale là dove egli spinge più a
fondo il confronto fra gli USA da un
Iato (democratici all’interno, imperialisti all’esterno), e la Germania nazista dall’altro (fascista all’intemo, imperialista all’esterno): « V’è una differenza fra la distruzione sistematica di
Hanoi e i massacri di Guernica, di Ora
un regime fascista
sia all’interno che
all’esterno, i cittadini non possono opporsi, senza grande
pericolo, agli arbitri dei governanti. Il
protestare contro Guernica, Oradour,
Treblinka, Lidice, avrebbe condotto i
tedeschi al campo di concentramento,
alla tortura. Olla morte, e si comprende che pochi abbiano avuto il coraggio
di farlo. Invece in un regime democratico all’interno, i cittadini hanno tutta
la libertà di protestare contro il fascismo esterno dei loro governanti. Il loro silenzio significa dunque ch’essi approvano quel fascismo esterno, e quindi che essi, in ultima analisi, ne sono
i veri responsabili. Negli USA, dove la
opinione pubblica ha un peso molto
grande, il presidente non può opporsi ad essa, in modo radicale. Il popolo
americano è così più responsabile di
Hanoi, di quanto il popolo tedesco lo è
stato di Guernica, di Oradour, di Tre
blinka o di Lidice ».
L’ASSENTEISMO
DEI GIOVANI AMERICANI
Tfc- Se qualcuno dei nostri lettori
avesse ancora dei dubbi sul giudizio
qui sopra da ultimo riportato, lo pregheremmo di meditare sulla seguente
notizia (anch’essa tratta da ”Le Monde”, del 5.1.’73).
«Tutti gli sforzi fatti dai candidati
alla presidenza USA per accaparrarsi i
voti dei giovani, hanno avuto poco effetto. Mentre l’abbassamento ai diciott’anni dell’età minima (richiesta per il
voto) permetteva a 11.000.000 di giovani fra i 18 e i 20 anni di accedere per
la prima volta alle urne, soltanto il 48
per cento di essi hanno votato il 7
novembre u. s.
^ Secondo un rapporto pubblicato dall’ufficio degli scrutini, la partecipazione è stata un po' più elevata nel tratto
d’età fra i 21 e i 24 anni, ove essa ha
raggiunto il 51% (Ma la partecipazione più alta si è avuta fra i cittadini
d’età compresa fra i 45 e i 64 anni: il
71%)».
’ V. Pari. « Dignità e fierezza della Svezia »,
nel preced. n. di questo settimanale.
^ Le condizioni in cui svolgono la loro attività circa tre milioni di lavoratori stranieri nella Germania Occidentale vengono criticate — riferisce la Reuter — in un rapporto, presentato a Colonia da una commissione dell UNESCO. Il documento, compilato,
da esperti di dieci Paesi, rileva che i lavoratori stranieri che svolgono la loro attività in
base a contratti temporanei non hanno alcana sicurezza di lavoro e sono tra i primi ad
essere licenziati quando scarseggiano i posti
disponibili. Una sociologa turca ha definito.
« neo-feudali » i contralti di lavoro fatti alla
mano d’opera straniera e gli esperti hanno invitato il Governo di Bonn a cambiare i sistemi
seguiti dai datori di lavoro e le leggi relative
alla residenza. I limiti di tempo imposti alla
residenza in Germania dei lavoratori stranieri permettono — a quanto si afferma nel rapporto — abusi e speculazioni ed impediscono,
ai figli dei lavoratori di ottenere un’istruzione
appropriata.
nord-sud-est'Ovest
I La Commissione agricoltura della Camera
ha votato due provvedimenti governa tivi
che saranno definitivi dopo Fapprovazione del
Senato. II primo autorizza la spesa di 8 miÌ lardi e mezzo per la concessione di premi a fasore
degli agricoltori che, anteriormente alla ciata
del primo marzo 1973, effettueranno l'estirpazione di meli, peri e peschi e che si impegnino a non piantare tali alberi fruttiferi per
un periodo di 5 anni. Il provvedimento armonizza la legislazione italiana alle direi live
della Comunità europea per il risanamento
della produzione di frutta nelFambito del mercato comune per equilibrare l’offerta alla domanda, sìa sotto l’aspetto quantitativo .‘he
qualitativo. Il secondo provvedimento, infine,
autorizza la spesa di 190 milioni per il biennio 1972-’73 per la lotta contro le coccini¿;]ie
degli agrumi.
Ili Con il 1° gennaio 1973 la compagnia
Air Algerie appartiene interamente allo
Stato algerino, che ha acquistato le quote
azionarie (circa il 18%) detenute dalla compagnia francese Air France; nello scorso settembre erano state acquistate altre azioni
francesi, per il 32%. La de-colonizzazione procede.
Ili Nel 1975 la Repubblica del Niger sarà
il quarto produttore mondiale di uranio dopo gli Stati Uniti, il Canada, il Siulafrica, e verrà prima della Francia. Il giacimento di Arlit, scoperto in pieno deserto del
Sahara, 850 chilometri a nord-est di Nìamcy,.
produrrà 1000 tonnellate del prezioso minerale nel 1973 e raggiungerà le 1500 tonnellate nell’anno successivo.
H II Dipartimento federale USA del la\oro ha stabilito che, a cominciare da
quest’anno, una famiglia tipica sarà con.?iderata povera ove non abbia un reddito superiore a 4.200 dollari (2 milioni e mezzo
di lire) all’anno. Per le famiglie rurali, il
limite di povertà è stabilito a 3.575 dollari
all’anno. Naturalmente bisogna tener presente che il costo della vita è assai più. alto
negli USA che in Italia.
e alinvione nel messinese
(segue da pag. 1)
stenza per venire in aiuto nei casi più
gravi. Anche dalla Germania, da parte
del Diakonisches Werk di Hessen Nassau, sono in arrivo, con un aereo speciale, coperte, vestiario e viveri destinati agli alluvionati della Sicilia Orientale. Il Dr. Paratore ha messo la sua
casa a disposizione, a Novara, per questo servizio di assistenza. Egli gode la
stima e la fiducia della popolazione e
certamente la sua azione di medico e
di credente, sarà di sollievo a molte
famiglie, in quest’ ora di sofferenza
e di angoscia.
Siamo infatti ancora in pieno inverno. Il sole è ritornato a risplendere per
qualche giorno, ma ora si è di nuovo
ra.bbuiato. La pioggia certamente verrà
e si ternono altre inondazioni, altre frane, altri crolli, altri lutti. Abbiamo visto alcune famiglie caricare le loro povere rnasserizie sui camion o sulle auto
e partire verso la pianura. La montagna si spopola, la campagna viene abbandonata, le città si sovrappopolano e
creano altra disoccupazione. La nostra
modesta azione forse può incoraggiare
qualcuno a rimanere, a non allontanarsi, a riacquistare fiducia.
P. V. Panascia
Palermo, 10 gennaio, 1973
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina . Torre Pellice (Torino)
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