1
Anno liSb - n. 1 /
27 aprile 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a ; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
OBIEZIONE DI COSCIENZA
LAICITÀ' DELLO STATO
La legge tarda
Il diritto negato
Il numero degli obiettori di il
coscienza al servizio militar© è
in continuo aumento. Nel 1989
ci sono state 13.746 domande, il
141% in più delle domande del
1988, in cui erano state 5.697.
Sono i risultati della sentenza
della Corte costituzionale che
ha parificato la durata del servizio civile a quella del servizio
militare. E’ perciò probabile
che il numero continui ad aumentare.
Noi, al contrario di molti, ci
rallegriamo di questo fatto:
più giovani che si vogliono impegnare in un servizio civile a
favore dei più deboli nella società sono un fatto molto positivo. che sta a significare una crescita della società civile. Alcuni comuni, poi, hanno deciso
di pubblicizzare a tutti i cittadini « della leva » la possibilità di effettuare il servizio civile in alternativa a quello militare. Anche qui un fatto positivo.
Ma ad un anno dalla sentenza
della Corte che ha portato a
12 mesi la ferma degli obiettori
di coscienza (prima dovevano
fare 20 mesi) resta in vigore la
legge 772 del 1972 che regola la
materia. E’ un fatto di cui preoccuparsi perché è il più eloquente dato suda lentezza con
cui il nostro Parlamento si sta
occupando degli obiettori di
coscienza e della loro funzione
sociale.
Che la legge del ’72 sia da
modificare è cosa condivisa da
quasi tutti i gruppi politici, ma
le discussioni in Commissione
difesa sul progetto di legge
Caccia (DC) vanno avanti a rilento e sembra che si voglia —
anche qui — aspettare l’esito
delle prossime elezioni amministrative, prima di prendere una
decisione.
Eppure gli stessi comuni, beneficiari dell’apporto degli obiettori, premono perché venga varata una normativa chiara; i sindacati, nel gennaio scorso, hanno
elaborato un documento con
precise richieste; il Cesc (Coordinamento degli enti di servizio
civile) ha promosso una campagna di sensibilizzazione; gli
obiettori di coscienza stessi hanno fatto « a staffetta » in numerose città italiane uno sciopero
della fame; gli stùdenti nell’università e nelle scuole superiori hanno organizzato seminari di informazione sulla nonviolenza e sull’obiezione di coscienza. C’è insomma una larga
mobilitazione sulla questione. Ma
il Parlamento è lento, troppo lento.
ruolo dell’esercito nel nostro
paese. Le spese per l’esercito
sono sempre più messe in discussione e la stessa organizzazione dei comuni, LANCI, ha
chiesto di ridurle. Poi ci sono
gli obiettori fiscali alle spese militari, che in questo periodo premono per ampliare il loro numero e perché il loro comportamento venga legalizzato. Si teme cioè che l’esercito venga messo troppo in discussione.
Le nostre chiese seguono con
attenzione revoluzione dei vari
progetti in quanto hanno da
far valere le idee per l’inserimento degli obiettori elaborate
nel corso di alcuni anni nel confronto con gli obiettori stessi e
con gli enti che, finora, li hanno
accolti.
Ricordiamo alcuni di questi
La Costituzione garantisce la libertà religiosa: non servono altre
leggi, ma serve una corretta applicazione (del dettato costituzionale
La laicità dello Stato, che trova la sua massima garanzia nella
Costituzione della nostra Repubblica, postula non l’indifferenza
verso il fatto religioso e le formazioni confessionali che ne sono i
soggetti collettivi e operativi, ma
la giusta attenzione perché sia garantito il principio del pari trattamento.
principi:
— l’obiettore non sostituisce
personale in organico degli
enti, ma serve per un potenziamento dei servizi. Non personale sottopagatò, ma volon
tarlo per un servizio in più;
— il servizio civile, per gli obiettori, deve essere un ambito nel
quale sia possibile agli stessi
svolgere un « servizio » per
« costruire la pace » nella società. Cioè gli obiettori devono essere chiamati ad un servizio propositivo nella società;
— gli enti che accolgono obiettori devono presentare in modo chiaro il lavoro che svolgono in modo che l’obiettore
possa sentirsi pienamente (e
anche criticamente) parteci
In questo campo, però, si assiste ad uno scenario fatto di ritardi, di omissioni e di oggettive, se
non intenzionali, discriminazioni
che è bene evidenziare al fine di
richiamare l’attenzione della pubblica opinione sulla minaccia di
degrado del nostro sistema democratico.
pe.
Sono principi che le nostre
opere tentano di applicare con^
cretamente e con buoni risultati. Ci piacerebbe che questo
fosse accolto nella legge.
Altrimenti una legge che si limitasse ad organizzare la riduzione della ferma sarebbe solo
utile a coloro che « vogliono imboscarsi », come si dice in termini militareschi.
L’art. 8 della Costituzione dichiara che « tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge » (comma 1). E
perché questa uguale libertà non
rimanga un’enunciazione di principio, lo stesso articolo prevede
che « i loro rapporti con lo Stato
sono regolati sulla base di intese
con le relative rappresentanze »
(comma 3). Dunque, il governo
della Repubblica ha il dovere costituzionale di adoperarsi perché
alle formazioni confessionali che
ne facciano richiesta sia concesso
di trattare, con la rappresentanza
governativa, la base pattizia sulla
quale varare le leggi del caso.
Il presidente provvisorio De Nicola firma la Costituzione alla presenza di De Gasperi e Terracini.
Un processo
« congelato »
Giorgio Gardiol
Viceversa, lo Stato italiano ha
provveduto alla modificazione del
Concordato con la Chiesa cattolica, ha varato leggi d’intesa con la
Tavola valdese, con l’Unione delle
comunità israelitiche, con l’Unione
delle chiese avventiste e con le
Assemblee di Dio in Italia, poi
ha congelato il processo e tutte le
altre confessioni religiose rimangono a tempo indeterminato in lista di attesa. Sicché la situazione
giuridica in tema di libertà religiosa è attualmente la seguente: la
Chiesa cattolica regola i suoi rapporti con lo Stato in base al Concordato debitamente e tempestivamente modificato, essendosi assicurata una serie di privilegi dei
quali sono note la natura e l’entità; le confessioni con intesa hanno
garantita la loro libertà secondo le
identità di ciascuna; le confessioni, regolate dalle leggi fasciste del
1929 e 1930, non hanno uguale libertà di azione rispetto alle precedenti; i movimenti religiosi che
fanno capo a enti stranieri operanti in Italia sono discriminati,
specie sotto il profilo fiscale, sia
rispetto alle prime sia rispetto alle
seconde.
La nuova
intolleranza
Di recente sono stati i Testimoni di Geova a levare alta la voce
della protesta contro il comportamento dei governi della Repubblica nei loro confronti. Lo hanno
fatto mediante la pubblicazione di
un libro bianco su « Intolleranza
religiosa alle soglie del Duemila »
e promuovendo una tavola rotonda sullo stesso tema con l’adesione della rivista « Il Tetto ».
PASSIONE E NUOVA CREAZIONE
La croce e il nuovo mondo
L’Unione delle Chiese battiste,
la Chiesa evangelica luterana in
Italia e l’Esercito della Salvezza,
tutte chiese cristiane evangeliche
di antica tradizione, sono tra quelle formazioni confessionali a cui è
stato negato finora il diritto di cui
intendono avvalersi a norma del
dettato costituzionale sopra richiamato, nonostante abbiano più volte richiesto l’inizio della trattativa.
« E quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse:
E’ compiuto » (Giovanni 19: 30).
Finora l’accordo in commissione è solo su due punti. Il servizio civile come diritto soggettivo, e la durata, cbe dovrebbe
essere portata a 15 mesi. Ma
dove i ragazzi faranno il servizio, in quali strutture pubbliche
e private, con quale regolamento, con quali fondi, tutto questo
è ancora da definire.
Una parte dello schieramento
politico ha infatti paura del ruolo che questi giovani possono
svolgere nel contatto con le persone.
La paura è che un numero
troppo grande di obiettori inseriti in un servizio civile, efficiente ed efficace rispetto ai servizi
assegnati, metta in discussione
Queste immagini si sono profondamente impresse nella nostra mente. Secoli di pittura cristiana vi hanno contribuito: il bacio di Giuda, soldati romani e sacerdoti ebraici, apostoli vili, un
Filato incerto, la corona di spine e le masse urlanti. Molto di tutto ciò è diventato un cliché che
ha tramandato odio e pregiudizi.
Nell'animo dei bambini che ascoltavano o guardavano le immagini .si è annidato il terrore. Sadisnto e complessi di colpa hanno così trovato il
loro nutrimento. Sono state anche elaborate teorie teologiche sulle storie della Passione. Nel XII
secolo Anseimo di Canterbury applicò la dottrina
della penitenza alla morte di Gesù: solo Cristo,
in quanto uomo e Dio, avrebbe potuto compiere
l’opera di redenzione per piacere al Padre, cosa
che l’uomo peccatore non era in grado di fare.
Così le storie della Passione servirono effettivamente all’esercizio pastorale e educativo della
chiesa, ma l’inesorabile logica di un Dio furibondo e punitivo, insito in esse, assomigliava troppo
alla crudele volontà di punizione delle sue crea
ture. Erano forse proprio quelle a crearsi un Dio
a loro immagine e somiglianza, riferendosi alla
crocifissione di Gesù? Era, questo Dio sanguinario, quello stesso che Gesù chiamava Padre? Proprio quello stesso che Gesù rese visibile, in carne
ed ossa, sui sentieri polverosi della Galilea?
- Uomini guariti e sfamati, donne liberate, peccatori e braccianti felici, come possiamo metterli
sullo stesso piano con Gesù, miseramente giustiziato sul Golgota e tormentato dal suo Padre divino?
E’ possibile interpretare la storia della Passione in modo diverso e liberatorio? Io la racconterei come le prime pagine dell’Antico Testamento,
come la Genesi, la creazione: dal caos, dal nulla
e dalle tenebre nasce l’Adamo nuovo, il vero uomo
pacifico, in mezzo alla violenza. Le ultime ventiquattro ore di Gesù sarebbero allora le prime
ore di un cielo nuovo e di una terra nuova? In
quest'ottica non ci si può meravigliare del loro
effetto sconvolgente nella storia universale e delle immagini che oscillano tra colori infernali e
celesti a seconda del nostro sguardo.
.Turg Kleemann
L’ultima risposta interlocutoria
data dal presidente del Consiglio,
on. Andreotti, non è convincente
perché non solo differisce l’inizio
della trattativa a tempi prevedibilmente lontani, ma annuncia la presentazione di un disegno di legge
sulla libertà religiosa che deve
creare, a parere di chi scrive, serie preoccupazioni in tutti i cittadini gelosi delle libertà fondamentali. In effetti, rispetto alle
libertà dei singoli in materia di
religione, che cosa di più può dire una legge che non sia già garantito dalla Costituzione? Non abbiamo bisogno di altre leggi, ma
più semplicemente che si dia corso
Paolo Spanu
Presidente dell’Unione
battista d’Italia
(continua a pag. 3}
éKì
2
commenti e dibattiti
27 aprile 1990
DIBATTITO BMV
Sul battesimo
Nel dialogo in corso può essere utile ricordare i pensieri di
un semplice fratello di chiesa,
che chiameremo Renato, il quale giustifica il battesimo amministrato ai bimbi dei credenti,
nel rispetto di altre opzioni.
Per Renato, nel battesimo vale soprattutto la promessa di cui
esso è pegno per l’individuo: vale ciò che il segno vuole significare lungo tutta la vita del battezzato, e che coincide con l’evangelo stesso. La promessa contenuta nel battesimo è la purificazione dai peccati e la nuova nascita, operate dallo Spirito Santo, mediante la partecipazione
alla morte e alla risurrezione di
Cristo nel ravvedimento e nella
fede.
Egli considera il battesimo, e
ciò che esso significa, un punto
di partenza per l’istruzione e
l’esortazione; e non solo dei catecumeni. Tutti siamo invitati a
ravvederci e ricorrere alla grazia di Dio, nella fede e nella riconoscenza fino alla morte, quando lo Spirito Santo completerà
in noi l’opera sua nella risurrezione.
Renato è grato alla Riforma
per aver ripristinato il significato del battesimo come promessa di Dio che non viene mai meno; in tal senso il pegno ricevuto può essere ricordato ogni
giorno per ridestare e fortificare la nostra fede nel sacrificio
di Gesù sulla croce quale unico
fondamento della nostra salvez
Secondo lui, un’opportuna riaffermazione del battesimo è la
santa cena, che lo conferma. Anche in questa vede l’annuncio
della cancellazione dei nostri peccati per mezzo del sacrificio del
Cristo sulla croce, e il segno della nuova vita che scaturisce dalla comunione con lui nello Spirito Santo. La fede riceve il segno e la grazia significata, e ne
dà testimonianza nella comunità che incorpora il credente in
Cristo.
Infine Renato sostiene che una
diversa prassi relativa al battesimo non dovrebbe impedire, fra
cristiani, l’unità di cui il battesimo stesso è affermazione; purché la particolare opzione non
divenga una legge che vincoli la
coscienza dei fratelli. La vera fedeltà alTevangelo ci fa convergere nel Cristo, e rende la comunità confessante di fronte al
mondo.
Con questi pensieri Renato ed
altri credenti hanno potuto battezzare i bimbi della loro casafamiglia, figlioli del patto. Li
hanno battezzati nella preghiera,
con Timipegno di favorire la loro fede personale in Cristo. E
Soprattutto con la lieta speranza, fondata sulla fedeltà di Dio,
che quando fosse a lui piaciuto, le nuove creature avrebbero
vissuto il loro battesimo nella
libertà dei figli di Dio; rinati
dallo Spirito Santo promesso.
Michele Sgorbini
LE ACDG
A MILANO
Ai due articoli -apparsi sui numeri
del 2 marzo 1990 di Marcella Gay e
n. 12 del 23 marzo 1990 di Margherita Gay Meynier, mi si consenta una
aggiunta per accennare a grandi linee
l'attività culturale-religiosa svolta dall'ACDG (Associazione cristiana dei
giovani) di' Milano nel decennio 19271937.
Si costituì come movimento evangelico di carattere interdenominazionale e
finanziariamente indipendente.
Ne era segretario generale Arnaldo
Carsaniga, mio marito, presidente mio
fratello Ferdinando Visco-Gilardi e munifico sostenitore Duilio Bossi che, fra
le altre sue iniziative ispirate tutte ad
una viVa testimonianza evangelica, diede inizio ed impulso anche alla Casa
editrice Doxa di' Giuseppe Gangale.
La sede dell'ACDG era presso la
Chiesa evangelica allora wesleyana di
via Cesare Correnti 11, condotta dal
pastore Giuseppe Cervi, uomo anch'egli quanto mai attento ed aperto a
tutte le manifestazioni dello Spirito.
Si era nel pieno della politica concordataria fascista, ma il gruppo della
ACDG poté svolgere ugualmente il proprio programma, chiamando a tenere
conferenze e corsi di lezioni eminenti
personalità della cultura italiana e del
nostro evangelismo, come Ernesto Buonaiuti. Luigi Salvatorelli, Piero Martinetti, Adriano Tilgher, Antonio Banfi,
Ugo Della Seta, Ettore Lo Gatto, Ugo
Janni, Giovanni Miegge, Giuseppe Gangale, Mario Rollier, Nina Romanovsky,
OTTO PER MILLE
Preoccupazioni ben maggiori
Ho letto con molto interesse
gli interventi di Paolo Sbaffi e
Pasquale Consiglio (n, del 23
marzo) a proposito della destinazione deH’8 per mille: convincenti le riserve circa l’opzione
a favore di pentecostali e avventisti; meno convincente il discorso sullo stato.
Non si tratta di dedicarsi con
maggiore impegno alla vita politica o di trasformare le proprie scelte elettorali in vista di
una auspicabile palingenesi burocratico-statale: la sfiducia che
molti di noi nutrono non è solo nei confronti dell’apparato statale, ma anche e soprattutto della maggioranza degli italiani e
delle loro scelte elettorali.
Lo zoccolo duro del nostro elettorato è quel che è, educato
com’è da secoli ai principi della Controriforma, senza aver sperimentato né conosciuto la Riforma.
Alla maggioranza dei cittadini
le dimostrazioni di furberia e di
astuzia non danno alcun fastidio. Una gestione della cosa pubblica volta al tornaconto soltanto personale — o del proprio
partito o della propria chiesa —,
senza alcun riguardo p>er i diritti altrui, non può dispiacere a
chi abbia ricevuto la prima e
più condizionante educazione
dalla sua chiesa, quella cattolica: la quale non esita ad
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 23 APRILE
ore 23 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 7 MAGGIO
ore 10 - RAIDUE
DIVERSO DA CHI
In questo numero informazione sulle possibili destinazioni dell’Otto per mille delTIRPEF; in studio: esponenti
delTADI e delle Chiese Avventiste.
Il filmato presenta tre occasioni di riflessione sul problema della società multiculturale.
aggirare la Costituzione per organizzare la furbesca e offensiva impalcatura del Concordato
del 1984 al fine di costringere
tutti a pagare una tassa che —
se aggiuntiva, come dovrebbe essere — sarebbe pagata soltanto
da chi ne fosse veramente convinto. Del resto, la brutta, illiberale campagna diretta a costringere a scuola durante l’ora
di religione cattolica i « non avvalentisi » fa sempre parte dello stesso diseducativo piano per
togliere spazi al dissenso e ad
una scelta veramente libera.
Ma la maggior parte degli italiani tace, soddisfatta perché trova così convalidata la propria
predilezione per l’accomodamento, il compromesso, Tutilizzazione insomma di quei mille espedienti che consentono elusioni ed
evasioni fiscali, pensioni fasulle
e privilegi assurdi; se chiesa e
stato — sedicenti tutori della
morale e del costume — per primi fanno i furbi e si adoperano
per trasformare le proprie
« strutture » in strumenti di potere e di sopraffazione — e quindi di peccato — perché il piccolo, modesto cittadino — o fedele — di base non dovrebbe fare altrettanto?
Siamo proprio convinti che
quelT8 per mille, destinato da
qualche contribuente ottimista
allo stato, finanzierà opere statali, e non invece organizzazioni laiche di nome, ma sostanzialmente cattoliche? In un mondo bealo di marchingegni italocattolici, tutto è possibile.
Non giova — ahimè — sperare in un cambiamento: molti
italiani — la maggioranza purtroppo — sono tranquilli così,
in perfetta pace con la propria
coscienza c con la Chiesa Madre, visto che Dio « Padre di
tutti » non conoscono: e che vadano tranquillamente al diavolo
le minoranze dei senza chiesa —
o di quelle chiese che per qualche motivo non hanno siglato
l’intesa delT8 per mille — oppure imparino l’arte italica delTarrangiarsi. Ragionano in questo
modo, nella convinzione d’esser
don Brizio Casclola, in abito talare, e
altri.
La sala adiacente alla chiesa era
sempre gremita, e per le conferenze a
più ampio raggio si affittavano vasti locali di altri enti culturali cittadini.
Potrebbe essere importante sottolineare che, ad onta delle molte repressioni che quel periodo storico imponeva a tutto ciò che non era conformista, le autorità allora in carica non
ostacolarono mai l’attività dell'ACDG
di' Milano, ma per una ragione ben
precisa: a queste manifestazioni pubbliche accedevano soltanto uditori muniti di personale biglietto di invito.
Bozza in triplice copia di tale invito
veniva mandata in visione alla Questura centrale, con l'indicazione del
titolo della conferenza, del nome dell'oratore e con un breve riassunto dell'argomento ohe sarebbe stato trattato.
Ampia documentazione di tutto questo lavoro e una scelta biblioteca allestita durante quel periodo, furono
lasciati presso la Chiesa di via Cesare Correnti quando mio marito rientrò nel pastorato a pieno tempo (autunno 1937) e inviato a Rapolla, per
la cura di quella chiesa e di tutta la
vasta diaspora lucana, da Melfi a Potenza, diaspora che comprendeva pure
alcuni evangelici di Foggia.
Credo interessante menzionare che
l'ACDG milanese diede vita anche ad
una "Sezione cadetta" in cui giovani
della chiesa e non, sempre sotto la
guida di mio marito, svolgevano una
varia e proficua attività sociale, come
lettura e conversazioni su argomenti
di carattere religioso nel senso lato,
di storia, arte, ecc.
La domenica pomeriggio poi, o nei
giorni allora considerati festivi, si organizzavano gite e raduni, anche familiari, in montagna, ai laghi, presso
altre comunità evangeliche, e in bicicletta alla periferia della città, alla
scoperta di monumenti storici, opere
d'arte, o più semplicemente per godere la natura o una giocata a pallone, seguita da una gradevole sosta
all'ombra di un pergolato di campagna
per gustare pane e salame e una bevanda fresca.
Parecchi' di questi giovani, ragazzi e
ragazza, sentirono poi di aderire formalmente alla chiesa.
Mi è sembrato cosa buona dare queste poche notizie di una testimonianza evangelica che, per un lungo periodo, incise pure nell'ambiente cittadino,
ad onta del periodo politico confuso e
difficile.
Sentitamente ringrazio dell'ospitalità
nella ferma fiducia che la nostra presenza di evangelici' nella cattolicità
italiana porterà sempre più ad una
maggiore comprensione reciproca in
quei valori dello Spirito che permetteranno, pure nel rispetto di origini' e
tradizioni diverse, di sentirci finalmente "fratelli” nel destino che vuole attuarsi in "libertà, verità e carità”,
secondo il messaggio che Cristo ha
proclamato a tutti gli uomini di » buona volontà » sparsi sulla faccia della
terra, messaggio che non può essere
smentito.
Annamaria Carsaniga. Visco-Gilardi,
Milano
più smaliziati e più intelligenti
degli altri: mentre sono soltanto
più furbi e senza scrupoli.
Né giova dire che, se il Sinodo
valdese e metodista avesse accettato di fruire deH'8 per mille,
il « nostro » problema sarebbe risolto: chi si propone di amare
veramente il prossimo deve
preoccuparsi degli altri, del problema generale dei senza chiesa,
o di coloro che appartengono a
qualche chiesa minore « non ammessa » ai benefici di stato.
Siamo o non siamo la più antica chiesa minoritaria d’Italia, da secoli perseguitata e solo
ora accolta in qualche modo alla mensa privilegiata della prepotente sorella (!) maggiore? E
non è nostro compito preoccuparci di una giustizia veramente giusta per tutti?
Io vorrei essere libero di poter non dare il mio 8 per mille
né allo stato, né alla chiesa concordataria, né a quelle intesistc.
Vorrei poter invece dare i miei
soldi direttamente al culto e alle opere sociali della mia chiesa senza mediazioni di sorta;
vorrei poter scegliere personalmente gli enti da finanziare e
a cui affidare il compito dell’assistenza sociale. Ebbene, questa
libertà — questo diritto di scelta — mi vien negato: se sul modello 740 non dovessi indicare
alcuna preferenza, la mia quota
verrebbe ripartita — secondo una
logica che nel più benevolo dei
casi potrebbe definirsi machiavellica — fra stato e chiesa.
Verrebbe per l'appunto destinata ai due enti nei confronti dei
quali nutro sfiducia... e ai quali
proprio non vorrei dar nulla!
Questa è la nostra ambigua
Italia, madre del diritto, questo
è l’equivoco dì una religione che
è « di stato » c finge di non esserlo, questo è l’inganno di uno
stato che vuol essere di tutti ed
è solo di alcuni.
La maggioranza, s’intende, merita tutto questo ed anche peggio: ma le minoranze, destinate — ohinoi! — a rimaner tali
almeno per altri mille anni?
Paolo T. Angeleri
delle valli valdesi
settimanale delle cblese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Comitato di redazione; Mirella Argentieri Bein, Valdo BenecchI, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidi, Emmanuele Pasebetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Penice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale d! Pinerolo n, 175. Respons. Franco Giampicooli
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino - telefono
011/ 655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pelllce - telefono 0121/932166.
FONDO DI SOLIDARIETÀ': c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
INSERZIONI
Pubblicità commerciale; L, 25.000 per modulo mm. 49 x 53
Economici: L. 450 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 500 ogni parola
Mortuari: L. 500 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro: gratuite. Se ripetute, dalla seconda L. 400 ogni parola
Finanziari, legali, sentenze; L. 700 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell’IVA
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p, 20936100
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivolra (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Italia
Ordinario annuale
Semestrale
Costo reale
Sostenitore annuale
ABBONAMENTI 1990
Estero
L. 42.000 Ordinario annuale
L. 22.000 Ordinario (via aerea)
L. 65.000 Sostenitore (via aeL. 80.000 rea)
L. 75.000
L. 110.000
Da versare sui c.c.p. n. 20936100 Intestato a A.I.P.
10125 Torino
L. 130.000
via Pio V, 15
Il n. 16/90 è stato consegnato agli Uffici postali di' Torino il 19 aprile
e a quelli delle valli valdesi il 20 aprile 1990.
A questo numero hanno collaborato: Archimede Bertolino. Marco Fraschia,
Dino GardioI, Laura Leone, Luigi Marchetti, Lucilla Peyrot, Gregorio
Plescan, Teofilo Pons, Antonio Russo.
3
27 aprile 1990
fede e cultura
UN ROMANZO DI MARINA JARRE
Ascanio e Margherita
La vicenda ha come sfondo la storia del Glorioso Rimpatrio e degli
anni successivi - Un linguaggio essenziale, ma arcaico e suggestivo
Il diritto negato
Tre anni fa il nostro settimanale ha recensito il libro di Marina
Jarre « I padri lontani ». Ora appare un suo romanzo storico, dedicato all’epopea valdese': un’opera che — nel suo genere — dà
un ulteriore, significativo contributo a quanto è stato recentemente edito in occasione del tricentenario del « Glorioso Rimpatrio ».
L’autrice, che ha pubblicato a
partire dal 1956 numerose altre
opere narrative, ha radici valdesi
(il suo nonno paterno, Giovanni
Coisson, professore di francese al
Collegio di Torre Pellice, è stato
anche direttore di questo periodico quando si chiamava « L’Echo
des Vallées »).
La vicenda, che si snoda per un
trentennio, inizia alla fine dell’aprile 1686, mentre infuria il
« combatto » fra la gente valdese
e le milizie ducali e francesi: Margherita Morel è appena undicenne
ed abita con la sua famiglia sulle
colline di quel centro che allora
si chiamava La Torre. La tragedia
si svolge improvvisa, fulminea: la
madre violentata dalle truppe che
poi la uccidono con tutti i parenti,
mentre la bimba fugge verso un’altra borgata presso degli zii. Di lì
poi la partenza — seguita da altri
infiniti spostamenti e peripezie —
e non senza aver prima levato le
« lause » dal tetto della casa:
« così non la incendiano, sembra
una casa disabitata». Nel lungo
errare fra mille insidie compaiono
tanti nomi di località care e note
ai valligiani (e non solo a loro):
il Tagliaretto, Malpertus, Serre,
Cruel, Villanova, il colle Giuliano... Accanto a questi, i personaggi storici: da Arnaud a Paolo Pellenc: da Davide Mondon al « ministro » Giraud, da Vittorio Amedeo II a Luigi XIV; da Sebastiano
Valfrè a Jean Cavalier. Ricorrono
anche i nomi dell’ecclesiologia valdese: il Sinodo, la Tavola, il concistoro, gli anziani: insomma, un
libro denso di avvenimenti e di nomi, che richiede un’attenta lettura.
Com’era difficile, dopo gli scontri ed i « bottinaggi » recitare tutti assieme il Padre Nostro: « Perdona le nostre offese come le perdoniamo ai nostri offensori ».
Qualcuno aggiunge: « Perdona
che non possiamo perdonare ».
Alla fine, l’incredibile patto indiretto fra il duca e quel pugno di
disperati per l’espatrio in Svizzera
con armi e bagagli e dove, a Ginevra, la piccola conosce l’ospitalità e gli sconosciuti agi presso una
famiglia.
L’incontro fra Margherita e
Ascanio, torinese, conte Fontana
di Moretta, è casuale. Il gentiluomo ventunenne, salito a La Torre
nel ’93 per questioni di interesse,
incontra la fanciulla — nel frattempo rientrata dopo gli eventi
del Rimpatrio — dietro l’ansa di
un torrentello. La descrizione di
questo approccio è molto efficace
ed anche originale. L’autrice si
avvale, mediante la tecnica del
« flash back », di una doppia narrazione: l’incontro prima visto
dalla parte di lui, e poi visto dalla
parte di lei. Subentra un reciproco, subitaneo innamoramento, anche se lei è già finanzata, anzi
« promessa » al cugino Davide.
Poi l’improvviso, razionale rifiuto: lui non appartiene alla sua
realtà; « lei. la realtà, la conosceva bene ed era odore di cuoio,
di sudore, di vino, l’odore della
paura, della fuga, l’odore della putrefazione. l’odore del combatto ».
Il « combatto ». Questa parola
che ricorre tante volte e che titola
il primo, e più fitto, dei quattro
capitoli induce a dire qualcosa sul
linguaggio di questo romanzo. Un
linguaggio essenziale, in alcune
parti volutamente arcaico, o dialettale, o francesizzante, che s’immerge ancor più nell’atmosfera
dell’epoca: il vestito di sargia, il
foresto, le miande, gli enemici, la
camisa, il bonnetto, i minusieri,
imbropare i vigneti... oppure ancora le numerose frasi in francese o in latino. E’ un linguaggio che
non disturba, ma che anzi dà una
più diretta partecipazione: sarebbero peraltro auspicabili — in una
prossima edizione— o un glossarietto o delle note che spieghino e
traducano.
Ma torniamo al racconto: Ascanio si allontana disperato, abbandona anche la famiglia e Margherita va sposa al cugino dando alla
luce due figli. Bellissima la descri• zione della nascita della primogenita, Maria, venuta alla luce
« piccola, livida e che quasi non
respirava ». Fra l’indifferenza e ■—
quasi — la vergogna dei parenti
(« Era meglio che il Signore se la
riprendesse » dice il suocero, « ma
se fosse stato un maschio — pensa Margherita — non avrebbe parlato così ») ella salva quella piccola creatura insufflandole il suo
alito vitale e preservandola fra due
mattoni caldi. Poi il dramma della morte del marito, ucciso in una
delle tante scaramucce, e la nascita
del terzo figlio quando lo sposo
era già stato seppellito al Pra.
Qualche anno dopo, nel 1710,
l’improvvisa riapparizione di Ascanio: il riaccendersi dell’antico amore, la proposta di lui di andarsene, lontano. Margherita pensa alla figlia, andata sposa ad un pastore: la sua condotta « sarebbe
stata di vergogna a tutta la famiglia ». Poi, nelle ultime pagine, la
conclusione, inopinata e « scandalosa ».
Terminando, torniamo ancora
all’« impianto » del libro. A volte, di fronte a certi fatti si dice
che la realtà ha superato la fantasia. Qui invece l’estro inventivo
dell’autrice si inserisce nei fatti
reali di quel contesto storico, fatti
ininterrottamente e fedelmente descritti durante tutto il racconto,
dandogli così una grande compiutezza. Nel suo già ricordato « I
padri lontani » Marina Jarre ad un
certo punto dice: « I padri non
hanno mai rinunciato a un pezzo
di terra, a una pendice boscosa, a
un capretto neonato, a una polla
d’acqua... Perché dovrebbero rinunciare a me? ».
C’era in quelle parole forse un
presentimento di questa nuova sua
fatica con cui ella ha appunto reso ai padri ciò che le chiedevano:
una testimonianza ed una compartecipazione alla vicenda valdese degna di essere accolta e meditata.
Roberto Peyrot
' MARINA JARRE: Ascanio e Margherita, Bollati Boringhierl, 1990, pagg. 328,
L. 28,000.
(segue da pag. 1)
alla norma costituzionale in modo
da svuotare la legislazione fascista
di validità e applicabilità, perché
abbiano piena e incontrastata applicazione le garanzie della carta
fondamentale. La moltiplicazione
delle norme in materia di libertà
religiosa può risultare soltanto nella limitazione di quella medesima
libertà.
Ma il disegno di legge annunciato dall’on. Andreotti dovrebbe
prevedere, per sua esplicita dichiarazione, l’abrogazione della legislazione del 1929 e 1930 sui Culti ammessi. Quelle norme, come
si sa, non riguardano solo le libertà dei singoli, ma anche quelle delle confessioni. L’abrogazione di
quella legislazione si configurerebbe come un atto unilaterale in tema di rapporti confessioni/Stato
che contrasta con il terzo comma
dell’art. 8 della Costituzione che
ho già citato.
Quale volontà
politica?
Considerato il travaglio dei diritti di libertà dei cittadini, che
non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica nelle
scuole di stato, e quindi l’insistenza con cui questo governo s’ingegna ad eludere la sentenza della
Suprema Corte, è legittimo avanzare seri e preoccupati dubbi sulla
sua volontà politica di tutelare e i
diritti di libertà dei singoli e i diritti costituzionali delle minoranze religiose.
Noi, che da sempre in questo
paese abbiamo dovuto batterci,
non solo per i nostri diritti, ma
anche per quelli degli altri cittadini, contro le vessazioni fasciste,
contro l’intolleranza dei governi
del tempo del ministro Sceiba,
contro i tentativi di accentuare
l’ipoteca confessionale sul nostro
Stato in tutte le battaglie civili
degli anni più recenti, protestiamo ora contro la discriminazione a
cui sono condannate tutte le minoranze religiose che non hanno una
legge basata su previa intesa. La
discriminazione a cui tali minoranze sono soggette è, come ho detto,
giuridica rispetto alla norma costituzionale, ma è anche una discriminazione di fatto, rispetto alle
altre confessioni, spesso molto simili, che già dispongono di apposita legge.
La tutela della libertà religiosa
non è reale se si limita a garantire che l’esercizio di questa opzione, sia esso personale sia esso collettivo e organizzato, non abbia
impedimenti e non subisca coercizioni. Quella tutela, in uno stato
moderno e democratico, deve comprendere anche il riconoscimento
delle specificità di ciascuno come
elementi che arricchiscono il patrimonio umano e spirituale del
paese e dell’umanità in genere. Solo così è possibile tutelare anche
la libertà di non religione, il libero
pensiero e la libera pratica delle
convinzioni profonde dei cittadini.
Di fronte a questa sfida di libertà e di civiltà qualcuno pare
abbia detto che non si possono fare cento intese per cento chiese.
Perché no? Mi domando se TQlanda, dove le confessioni riconosciute sono duecentosettantasette, debba considerarsi un paese meno ordinato e meno libero del nostro.
Di questa sfida si facciano carico, dunque, non solo il governo
e il Parlamento, ma tutte le forze
politiche e sociali che amano la
libertà e il progresso civile dell’Italia.
Paolo Spanu
CONVEGNO SULL’INSEGNAMENTO RELIGIOSO NELLE SCUOLE
Il gioco dell’oca del Concordato
E’ necessaria una nuova legislazione in mate
facoltatività in quello di opzionalità, con m
ria - Lo Stato ha trasformato il concetto di
olte confusioni e discriminazioni conseguenti
Come garantire la piena facoltatività deH’insegnamento della
religione cattolica (IRC) nelle
.scuole? Per rispondere a questa
domanda, il 10 aprile, presso la
Sala convegni del Senato, esponenti dei gruppi parlamentari
comunisti, pedagogisti, membri
delle Commissioni cultura si sono confrontati con il ministro
della Pubblica Istruzione, on.
Sergio Mattarella, autore di un
disegno di legge sull’« ora alternativa ». L’incontro, presieduto
dal sen. Luciano Violante^ è stalo promosso dal governo ombra
e dai gruppi parlamentari del
PCI.
Contrariamente a quanto ci si
poteva aspettare, al centro del
dibattito non vi è stata la recente sentenza del TAR Lazio,
che sancisce il non obbligo di
rimanere a scuola per chi non si
avvale deH’insegnamento della
religione. Si è invece parlato
molto della necessità di una nuova legislazione globale in materia. La senati'ice Aureliana Alberici, responsabile per l’istruzione
nel governo ombra, ha preparato un altro ddl; lo scopo del
confronto era il tentativo di compiere un passo verso una legge
che garantisca la reale facoltatività dell’lRC (cosa che il progetto governativo non fa), raccogliendo suggerimenti c tenendo
conto delle situazioni concrete.
La sen. Ciglia Tedesco ha ricordato che l’attuale quadro normativo non ostacola la piena facoltatività deiriRC; anzi, l’ultima sentenza della Corte Costituzionale, che sancisce uno sta
to di non obbligo per chi non
si avvale di tale insegnamento,
ha segnato una svolta in questa
direzione. Il prof. Pietro Scoppola ha individuato nel Concordato e nell’Intesa tra Stato e
Chiesa cattolica il principale ostacolo al disegno di legge della sen. Alberici, che ridefìnisce
il concetto di quadro orario e
di facoltatività. La proposta di
Scoppola è l’insegnamento della
religione non confessionale per
tutti, e quello confessionale solo per chi ne faccia richiesta.
Questa soluzione — che trova
resistenze in ambito sia cattolico
che laico — rimane per Scoppola l’unico obiettivo possibile. Il
prof. Pierluigi Onorato ha sottolineato l’impostazione unilaterale delle circolari governative, che
violano la sentenza più recente
della Corte Costituzionale c le
lnte.se con le confessioni non
cattoliche; lo Stato, infatti, ha
trasformato la facoltatività in
opzionalità, prevedendo una scelta obbligatoria tra tre possibilità: religione, attività alternative, studio individuale. Va poi
superata l’attuale ambivalenza
dciriRC, che viene accettato da
molti studenti perché nel suo
ambito a volte trovano spazio
argomenti culturali c sociali che
non vengono affrontati altrove.
I! prof. Franco Frahboni, membro della Commissione per i
nuovi programmi della scuola
elementare e materna, ha detto
che in questo ambito ci si sta
orientando sèmpre più verso la
piena facoltatività e contro Tinsegnamento cattolico « diffuso »,
ma nel concreto regna spesso
l’anarchia e si verificano situazioni paradossali. L’intervento
del prof. Aldo Visalberghi ha inserito nel dibattito un’ottica più
strettamente pedagogica: la scuola — ha detto tra l'altro Visalberghi — deve educare alle diversità, come punto di partenza per un’effettiva uguaglianza.
Il noto pedagogista ha auspicato che la religione sia l’occasione per attuare finalmente il
principio della facoltatività (con
possibilità per gli alunni di entrare a scuola più tardi e di
uscire prima), che dovrebbe valere anche per altre attività.
Ma il nodo cruciale è quello
sollevato da uno degli interventi del dibattito che ha affiancato le relazioni: non si può conciliai'e la logica del privilegio,
che è alla base del Concordato,
con quella della democrazia, che
si invoca per la futura legislazione. E così, come in un interminabile « gioco dell’oca », si
torna sempre al punto di partenza: l’errore di fondo è il Conc'r dato. Ma è possibile arrivare ad una legge equa in materia
nonostante l’esistenza del Concordato e dell’Intesa con la Chiesa cattolica (che difficilmente sarà modificata in senso « democratico »)? Sulla facoltatività il
ministro Mattarella — sebbene
si sia preoccupato di .sottolineare l’importanza di questo incontro — non è stato certo incoraggiante; ha detto subito che
permettere agli alunni di andare a casa significherebbe una
sconfitta dello Stato laico, il quale ha il dovere di garantire l’esercizio della libertà di coscien
za all’interno delle strutture scolastiche. L’argomentazione è difficilmente sostenibile, ma indica
comunque una mancanza di volontà in questa direzione. Peccalo, perché gli inviti a lavorare
insieme per una buona legge, rivolti al ministro in questa sede
dalla senatrice Alberici, erano
molto convincenti. La Alberici ha
fatto notare che gli orari scolastici sono flessibili, e devono diventarlo sempre più; perde quindi consistenza la tesi secondo cui
il collocamento fuori dall’orario
sarebbe discriminante. Concludendo l’incontro, la senatrice comunista ha dichiarato la sua piena disponibilità a trovare un’intesa partendo dai problemi concreti; per questo ha espresso, tra
l’altro, l’intenzione di promuovere audizioni ed incontri con tutte le componenti scolastiche e
con i rappresentanti delle confessioni religiose che hanno firmato Intese con lo Stato (valdesi-metodisti, avventisti, pentecostali ed ebrei). La Alberici non
ha mancato di ricordare che la
legge dovrà tener conto anche
dell’esistenza di queste Intese.
Un altro elemento da prendere
in considerazione è l’ingresso nelle scuole, con gli immigrati, di
religioni che fino ad oggi non
erano presenti in Italia. L’introduzione della storia delle religioni come materia curricolare, a
questo punto, diventa sempre
più opportuna, anche perché, co,me ha ricordato la Alberici, da
parte degli studenti esiste una
notevole ignoranza in materia,
ma anche una certa curiosità.
Livia Rocco
4
4 obiettivo aperto
MINISTERO DELLE FINANZE
MOD. 740/90
dichiarazione delle
persone fisiche
REDDITI 1989
DALL’IRPEF UNA ^N
CODICE FISCALE
(obbligatorio)
DATI
ANAGRAFICI
'per la donne indicare il cognome da nubile) NOME
COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA
SESSO (bari Br«iB relativa caMHei
DATA DI NASCITA
GIORNO MESE
RESIDENZA
ANAGRAFICA
Sarrtire la casella m la
resK}ei>2a e variata risDetiu alia ciicfiiaraiibne aai 1989 oobu'S nel
<989 non e stata or»>
semata dicbiaraxione
' ANNO
' 1
CÙMUNE
HH ED
PROVINCIA (sigia)
"PROVINCIA (sigiai
CAP
FRAZIONE, VIA E NUMERO CIVICO
JZL
TELEFONO (facoltativo)
PREFISSO ' NUMERO
caaetla, ÌTTT VEDOVO/A
CASI PARTICOLARI
DI DOMICILIO
RScALE
(«edere letmuo«*« e berrere
le reteiive ceewia)
161 1DECEOUTO/A DATA 01 VARIAZIONE imdicara 1 anno solo TITOLO 01 STUDIO i 1 ] LICENZA (barrara la ralatlva caa*lla) 1 .1 iJ MEDIA Barrai* itcìitiii IO
1 r 1 1 TUTELATO/A in caso di codic* 6) rn 1 NESSUNO m 1 diploma li giac*r>ia oaccai- laiion* 0' «raOiU
FIGLtO/A L2J—1 MINORE IZO ELEnÌ^TARE 1^1 1 C*CREA □
POSIZIONE
SANITARIA
NAZIONALE
(vedere
istruzioni)
I ' I I RESIDENTE ALL'ESTERO I 2 [ ì PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO |TÌ~Ì VARIAZIONE
COMUNE PROV (sigla) FRAZIONE, VIA E NUMERO CIVICO
ANAGRAHCA AVVENUTA DA MENO DI 60 GIORNI
CAP
OtypCHI^HTt t* OESTINAZIOME DELL'OTTO PER MILLE DELL'IRPEF <in caso di scelte FIRMARE in UNO degli spazi t
nieea cattolica
I Union# Chieee cristiana ewentiele del 7'' giorno j
►empiee di Ow in iteli*
Il frontespizio del modello 740 dove sono contenuti i quattro riquadri per la scelta della destinazione
dell’8 per mille.
L’ora X è scattata. Entro il 31 maggio i contribuenti italiani po.
tranno scegliere, con una firma sulle dichiarazioni dei redditi, se asse,
gnare la quota dcll’8%o sull’importo dell’Irpef allo Stato, o allg
Chiesa cattolica, o alle Chiese avventiste, o alle Assemblee di Dio. Si
tratta della prima applicazione delle norme finanziarie che il nuovo
Concordato attribuiva ad un accordo con la Conferenza episcopale ita.
liana. Tale accordo, che si è tradotto nella legge 222/1985, prevede cht
dal 1° gennaio 1990 la Chiesa cattolica non riceva più dallo Stato ita.
liano i « supplementi di congrua » per il sostentamento del clero e che,
in sostituzione di tale somma, la Chiesa cattolica possa beneficiare d
altre somme derivanti appunto da una quota parte dell’8%0 del getti,
to Irpef, dal reddito degli ex benefìci ecclesiastici che sono stati tra.
sforiti dai precedenti titolari ai 216 Istituti diocesani per il sostenta
mento del clero, e dalle offerte dei fedeli che vengono detassate nell:
misura massima di 2 milioni annui per contribuente.
Nei 1989 lo Stato ha versato alla Chiesa cattolica 406 miliardi ai
ora, sulla base delle percentuali (sulle scelte espresse) dovrà versan
alla Chiesa cattolica una parte degli 800 miliardi che costituiscono il
gettito Irpef del 1989.
Benefìceranno anche di una quota dell’8%0 l’Unione italiana dellt
Chiese avventiste del 7° giorno e le Assemblee di Dìo che hanno insa
rito tale possibilità nei testo delle Intese che hanno raggiunto con li
Stato italiano. Con un’unica differenza rispetto alla Chiesa cattolica:
la loro percentuale non sarà calcolata sulle sole scelte espresse ma su
totale (
An
fondi a
per le
umanit:
Lo
chiese
delle in
La
smo de
sità, a\
fedeli,
pubblio
in telei
pillare
No
ad info
proprio
delle qi
Pe
informi
in meri
ste e l(
LA RIPARTIZIONE DEGLI IMPORTI
8 per mille: come e quanto?
Come si finian
Con la firma nei riquadro prescelto, il contribuente indicherà la destinazione della sua
quota: in caso di scelta non espressa, tuttavia, avventisti e pentecostali vi rinunciano
Una scelta di libertà che hre con
Lo Stato italiano ha previsto
di incassare 100 mila miliardi di
lire quale gettito Irpef p>er il
1989. La quota che è riservata
alle opzioni dei contribuenti ammonta dunque presumibilmente
a 800 miliardi.
Come verranno distribuiti?
Vi sono quattro possibilità di
scelta:
— allo Stato^ per scopi di interesse sociale o di carattere
umanitario a diretta gestione statale;
— alla Chiesa cattolica, per
scopi di carattere religioso o caritativo a diretta gestione della
Chiesa cattolica;
— all'Unione italiana delle
Chiese cristiane avventiste del 7«
giorno, per interventi sociali e
umanitari anche a favore di Paesi del terzo mondo;
— alle Assemblee di Dio in
Italia, per interventi sociali ed
umanitari anche a favore di Paesi del terzo mondo.
Per esprimere la scelta a favore di una delle quattro istituzioni beneficiarie della quota dell’8 p>er mille il contribuente deve apporre la propria firma nel
riquadro corrispondente ad una
di dette istituzioni. La scelta può
essere fatta per una, ed una soltanto, delle istituzioni beneficiarie.
In caso di dichiarazione congiunta, anche il coniuge può (e
deve) esprimere la propria scelta, utilizzando la scheda relativa al coniuge dichiarante, mentre l'altro utilizzerà il modello relativo al dichiarante. Ad esempio
uno firmerà il mod. 740 nella
parte l'elativa al dichiarante e
i’altro nella parte relativa al coniuge dichiarante.
mancanza della firma in
uno dei quattro riquadri previsti costituisce scelta non espressa. Anche l’apposizione di una
crocetta o di un altro segno al
posto della firma costituisce scelta non espressa.
Possono operare la scelta;
— coloro che sono obbligati
alla presentazione del mod. 740;
— i lavoratori dipendenti che
presentano solo il mod. 101: in
questo caso l’espressione della
scelta va fatta apponendo la firma nell’apposito riquadro del
mod. 101;
— i pensionati con il solo modello 201 e un imponibile superiore a 6.602.000 lire: anche in
questo caso occorre apporre la
propria firma nell’apposito riquadro del mod. 201. Inoltre occorre completare il modello con i
propri dati anagrafici e il codice fiscale (se l’ente pensionisti
II posto dove il lavoratore dipendente può indicare sul mod. 101 la
propria scelta di destinazione dell’8 per mille.
MOO. 201 (penetorR Tmoto - Ino* - EnO pubOMei)
UM i lawaao MrM >MI n. M• • •odMounmi
AwarRMO « Comun* <M C*r««re di ^arMUoM
1 UfRcto M.OO. di
EKTt EROOANTE
OOMMMM
«M—o a cocca wcAU
CERTIRCA DI AVER CORRISPOSTO NELL'ANNO 1989 AL SK3.
(MtA a NACCfT*
«*0W ‘tA*CfT*
t SEGUENTI IMPORTI PER PENSIONI
Vqt ornuDONi
EMOLUMENTI RELATIVI AGLI ANNI PRECEDENTI E SOGGETTI A TASSAZIONE SEPARATA
1« . M^cRTo AMtenun 30 ■ AiJOUOTa% 22 • OCTRADONI 9U «MR TIRr. ►»*>*
■ a
ìì ■ WTtNUTA naCAU o««ur*
saucwn CAOOANT1
STfLtA PfR LA OE»tmAZK>NC OKI OfTO PCR Mil L». OKL IHP(
N *o4to*cftWo dteRt*r». mMo t* propri* rwpOfieebtihA, M non
Il posto dove indicare sul mod. 201 (pensionali) la propria scelta
della destinazione dell’8 per mille.
co non li ha indicati), compilare la seconda copia del modello, e consegnare tutte e due le
copie al Comune di residenza o
inviarle per posta al competente ufficio finanziario. Poiché non
c’è obbligo per i soli titolari di
pensione di presentare il mod.
201, chi vuol compiere la scelta
deve consegnarlo al Comune o
agli uffici finanziari. I pensionati con reddito inferiore a 6.602.000
lire non possono compiere la
scelta perché in ogni caso risultano esonerati da ogni adempimento fiscale.
Chi non firma nel riquadro rinuncia al suo diritto di scegliere, con la conseguenza che si rimette alla volontà di chi invece ha effettuato la scelta.
La ripartizione della quota dell’8 per mille tra le varie istituzioni avviene infatti in percentuale tra le scelte fatte a favore dello Stato o della Chiesa cattolica. Ad esempio, se l’80% dei
contribuenti non sceglie, e del
rimanente 20% il 70% sceglie
la Chiesa cattolica, a quest’ultima andrà il 70% della quota dell’8 per mille. Secondo questo
esempio e sulla base delle previsioni dell’ammontare dell’8 per
mille, alla Chiesa cattolica andrà ¡1 70% di 800 miliardi, cioè
560 miliardi.
Dalla quota dello Stato andranno poi dedotte le scelte di coloro che avranno scelto di destinare l’8 per mille alle Chiese avventiste e alle Assemblee di Dio.
Entrambe queste chiese hanno
chiesto che venisse loro attribuita la parte di 8 per mille derivante soltanto dalle scelte espresse. Se, ad esempio, sull’insieme dei contribuenti il 2% .sceglierà le due chiese, al complesso delle due chiese andrà il 2%
della quota dell’Irpef. Nell’esempio fatto l’insieme delle due chie
se otterrà il 2% di 800 miliardi,
cioè 16 miliardi.
La differenza tra il calcolo percentuale per le Chiese avventiste e le Assemblee di Dio e quello per la Chiesa cattolica sta nel
fatto che per le prime si tiene
conto dell’insieme dei contribuenti, per la seconda invece
solo delle scelte espresse. In questo modo di calcolo non dovrebbe ravvisarsi una discriminazione: sono infatti le chiese stesse
ad aver dichiarato che « in caso di scelte non espresse dai
contribuenti », le Chiese avventiste e le Assemblee di Dio « ri
nunciano alla quota relativa a
tali scelte a favore della gestione statale, rimanendo tale importo di esclusiva pertinenza dello Stato ».
Nell’esempio fatto sopra, costruito sulla base di un sondaggio del Censis, pertanto gli 800
miliardi dell’8 per mille verrebbero così riparliti: allo Stato 224
miliardi, alla Chiesa cattolica 560
miliardi, alle Chiese avventiste e
alle Assemblee di Dio complessivamente 16 miliardi.
Qualora invece fossero solo i
contribuenti evangelici a scegliere le Chiese avventiste e le Assemblee di Dio, a queste due
andrebbero complessivamente
circa 700/800 milioni di lire.
Occorre poi notare che apporre la propria firma non costituisce la richiesta di una tassa
aggiuntiva (come avviene ad esem.pio in altri paesi europei),
ma significa semplicemente indicare la destinazione dell’8 per
mille delle tasse che comunque
si pagano.
Chi non sceglie però « paga il
parroco », in quanto il meccanismo delle percentuali favorisce
la Chiesa cattolica, calcolandosi
la quota dell’S per mille unicamente sulle scelte espresse.
La chiesa, come organizzazione sociologica, è una libera associazione di persone libere che si riuniscono per tenere
un culto al Signore e si organizzano per
testimoniare la loro fede. In tutta la loro storia le Chiese valdesi e metodiste
in Italia hanno tenuto a queste caratteristiche di libertà. Libertà che è stata difesa da ogni tipo di condizionamento
esterno di quanti hanno voluto e tentato
di imporre la loro visione della fede e
dell’organizzazione ecclesiastica. Valdesi
e metodisti hanno rifiutato tutti i possibili condizionamenti, anche quelli iinan
ziari.
Le Chiese valdesi e metodiste, in base
alla loro concezione della chiesa, concepiscono il finanziamento delle varie attività ecclesiastiche mediante il contributo libero dei loro aderenti. Negli ultimi
anni — pur di fronte ad una situazione
finanziaria non certamente facile •— le
chiese hanno elaborato un sistema di finanziamento che è stato chiamato delle
« 3 P ».
Si chiede ai propri aderenti una contribuzione personale, periodica e proporzionale e si indica la quota del 3% del
proprio reddito come quella che permetterebbe la completa autosufficienza
delle chiese.
Attualmente, infatti, le contribuzioni
dei membri di chiesa sono sufficienti per
coprire il 75% delle uscite. Il 5% è coperto dagli interessi e da contribuzioni
straordinarie, il 9% dai proventi del patrimonio immobiliare e l’ll% da aiuti
che provengono dalle chiese protestanti
estere.
L’aiuto delle chiese sorelle dell’estero
avviene nel quadro di una solidarietà
fraterna che non condiziona e non intacca l’indipendenza e l’autonomia delle
Chiese valdesi e metodiste. Pur tuttavia
l’aiuto estero è un problema. Valdesi e
metodisti sono impegnati in un lavoro
di sensibilizzazione dei membri di chiesa per raggiungere la piena autosufficienza finanziaria. Ciò allo scopo di liberare
risorse per altre chiese e aitre situazioni
/lei mondo.
Il principio deirautosufficicnza finanziaria è un obiettivo fondamentale, che si
ricava anche nelle stesse discipline fondamentali.
All'art. 5 della Disciplina generale delle Chiese valdesi è detto: « La Chies^^
fondata sui principi dell’Evangelo si reg'
ge da sé in modo indipendente nell'osservanza della sua confessione di fede ^
del suo ordinamento senza pretendere (tlcuna condizione di privilegio nell’ordine
temporale, né consentire nel proprio or
ine ad in^
Mia societ
Lo Statu
lese met
erma: «Ir
]kento de
M redditc
'é dei fe
Sati che
5 ».
E ancora
unico 8 pi
cclesiasticì
tituite da:
accolte da
dii di sin^
) rette e c
^1'2.198
5
obiettivo aperto 5
OTTO PER MILLE E DEFISCALIZZAZIONE
INO PER ALCUNE CHIESE
mi PO,
e asse<
0 all]
Dio. Si
nuovo
ile ita<
ide chg
ito ita
e che,
iare di
1 getti,
iti tra.
istenta.
e nell)
ardi et
versart
cono il
la dell;
IO inse.
con II
ttolica:
ma su
totale delle dichiarazioni dei redditi.
Anche le destinazioni sono diverse: per la Chiesa cattolica tali
fondi andranno anche per le esigenze di culto e di catechesi, mentre
per le altre due chiese andranno unicamente per interventi sociali ed
umanitari, anche verso il terzo mondo.
Lo Stato italiano ha deciso di agevolare il fìnanziamento di queste
chiese — per gli scopi stabiliti — rinunciando ad una parte del gettito
delle imposte sul reddito.
La Chiesa cattolica conta di ottenere dallo Stato, con il meccanismo dell’8%0, almeno 500 miliardi, per far fronte alle proprie necessità, avendone ottenuti soltanto una trentina dalle offerte dirette dei
fedeli. Per questo la Chiesa cattolica si è attrezzata per fare un’azione
pubblicitaria massiccia a favore della scelta deH’8%o, utilizzando spot
in televisione (protagonista l’Angiolone) e sulle radio e un’azione capillare di informazione e sensibilizzazione nelle parrocchie.
Non altrettanto ha fatto lo Stato che continua ad essere reticente
ad informare concretamente i cittadini su come intende impiegare il
proprio 8%o e sui meccanismi che renderanno possibile l’attribuzione
delle quote tra i beneficiari.
Per ovviare a questo presentiamo in queste due pagine un’ampia
informativa sulle novità e la posizione delle Chiese valdesi e metodiste
in merito. Nei prossimi numeri informeremo su come le Chiese avventiste e le Assemblee di Dio intendono utilizzare la loro quotai dell’8%0.
(C.C.)
CHIESE VALDESI E METODISTE
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI
iniano?
:he hre contrassegnato la lunga storia delle nostre chiese
SOCIO
i perenere
0 per
la lo:)diste
; ratiera dinento
untato
ede e
a! desi
possiiinan
1 base
concede atitribuullimi
azione
.— le
di fidelle
a conropor% del
: percienza
uzioni
Iti per
è couzioni
lei pa;
i aiuti
istanti
’estero
larietà
on ina delle
ittavia
desi e
lavoro
i chiefTicien
berare
lazioni
iìnan;
che si
le fonde delChiesd
si regVosseTfede ^
fere ol
ordine
rio or
ine ad ingerenze o restrizioni da parte
Mia società civile ».
Lo Statuto dell’OPCEMI (Opera delle
lese metodiste in Italia) all’art. 3 afema: «I mezzi finanziari per il raggiunimnto dei fini dell’ente sono costituiti
lui reddito del patrimonio, dai contri'é dei fedeli, da donazioni, eredità e
gai che comunque ad esso provenga5 ».
E ancora l’art. 27 del Regolamento Oranico 8 precisa: « Le entrate degli enti
cclesiastici, istituti ed opere sono cotituite da: a) collette e contribuzioni
accolte dalle chiese locali; b) doni e latiti di singoli, di enti privati, di chiese;
) rette e contributi corrisposti per i serbi resi ».
Queste tre citazioni illustrano i principi lungo i quali si sono mosse le chiese
mora. Da essi si può desumere la volonà delle Chiese valdesi e metodiste di
lon usufruire di finanziamenti pubblici
inaiato meno per il culto.
Da cinque anni a questa parte si è
porta però nelle Chiese valdesi e metoiiste una discussione se vi sia o meno
®o spazio negli ordinamenti per colloco eventuali finanziamenti o sovvenMni pubbliche.
L’occasione è venuta nel 1985, quan® il Sinodo esaminò la risoluzione
«Ila Camera dei deputati che impegnala il Governo a prendere contatti con
a confessioni religiose per verificare la
*ssibilità di estendere l’8%o e la defiiializzazione previsti per la Chiesa cat“l'ca (nella singolare concezione secon“ cui, per eliminare una norma privi'S'aria, bisogna estenderla ad altri).
La discussione, sulla base di un’ampia
loci
urnentazione, ha coinvolto le chiese
Nessun aiuto dall’lrpef
Due articoli dell’Intesa ci forniscono i criteri generali in materia
che, a maggioranza, si sono dichiarate
favorevoli all’estensione deH’8%0 e della defiscalizzazione. Però il Sinodo, chiamato a pronunciarsi sulla questione dell’8%o — nel 1988 — a maggioranza (di
un voto) ha ritenuto « di non dover addivenire in questo momento ad una trattativa con lo Stalo sulla materia » ed
ha chiesto alla Tavola di elaborare un
progetto per quanto riguarda la defiscaiizzazione. Progetto che sarà, con tutta
probabilità, esaminato nel corso del Sinodo di quest’anno. Lo stesso Sinodo ha
reputato che Tavola, enti ed istituti possano « avvalersi delle opportunità di finanziamento offerte da leggi e convenzioni nell’ambito del diritto comune »,
escludendo comunque la possibilità di
un finanziamento per « il mantenimento
del culto ».
Riassumendo dunque le posizioni ufficiali: le Chiese valdesi e metodiste
escludono di avvalersi dell’8%0, stanno
dibattendo la questione della defiscalizzazione delle offerte e rifiutano qualsiasi finanziamento statale per gli oneri del
culto.
Una forte minoranza però, pur condividendo tutti i principi di fondo circa
i finanziamenti ecclesiastici, ritiene
peraltro possibile utilizzare fondi pubblici, quali quelli dell’Irpef, per fini sociali e per dar soluzione a problemi che
lo Stato non affronta o non vuole affrontare. E’ una discussione aperta, che
comunque non riguarderà la decisione
che ognuno dovrà prendere entro il 31
maggio: la mia firma dove la metto?
Sul modulo non c’è il riquadro per le
Chiese valdesi e metodiste.
pagine a cura di Giorgio Gardiol
Nell’Intesa (e nella legge di approvazione, n. 449 dell’ll agosto
1984) tra la Repubblica italiana e
la Tavola valdese in rappresentanza delle Chiese valdesi e metodiste,
stipulata il 21 febbraio 1984, esistono solo due articoli che riguardano i finanziamenti ecclesiastici.
Sono l’art. 3 (oneri per il culto) e
l’art. 12 (enti ecclesiastici). L’art.
3 afferma: « La Repubblica italiana, accogliendo la richiesta della Tavola valdese, provvede a cancellare dal bilancio dello Stato il
capitolo delle spese fisse relativo
all’assegno perpetuo per il mantenimento del culto valdese, previsto, a titolo di risarcimento di danni anteriormente subiti, dal regio
viglietto 29 aprile 1843, ora corrisposto nella misura di lire 7.754,75
annue ».
L’art. 12, al comma terzo, stabilisce: « Le attività di istruzione o di beneficenza svolte dagli
enti ecclesiastici sopra menzionati
sono soggette, nel rispetto dell’autonomia e dei fini degli enti che
le svolgono, alle leggi dello Stato
concernenti le stesse attività svolte da enti non ecclesiastici ».
Il primo articolo stabilisce un
principio che è stato oggetto di discussione in sede di stipula dell’Intesa. La Tavola valdese ha chiesto
che una questione, quale quella
della cancellazione dal bilancio
dello Stato della somma di
7.754,75 lire annue, corrisposta
dallo Stato quale risarcimento dei
« danni anteriormente subiti », venisse inserita in una legge dello
Stato. Lo ha fatto per significare il
principio dell’indipendenza, anche
finanziaria, della Chiesa dallo Stato. L’ecclesiologia delle Chiese vaidesi e metodiste e lo stesso ordinamento prevedono infatti che le
chiese vivano sulle libere offerte
dei credenti.
Implicitamente è contenuto in
quell’articolo anche la concezione
che il pubblico denaro deve essere
impiegato dallo Stato per i fini istituzionali suoi propri, tra i quali
non sono compresi i finanziamenti
diretti o indiretti alle varie chiese
e confessioni religiose per i fini di
culto, di evangelizzazione ed amministrazione ecclesiastica.
Questa posizione contenuta nell’Intesa è stata ribadita in un ordine del giorno del Sinodo 1985,
che ha affermato « la convinzione
che è compito dei credenti assumersi liberamente l’onere di mantenere le chiese cui aderiscono » e
ha dato « un giudizio negativo
sull’assunzione da parte dello Stato di oneri di mantenimento degli
enti ecclesiastici e dei ministri di
culto e di sostegno finanziario ai
cosiddetti ’’bisogni religiosi della
popolazione” ».
All’art. 12 invece vengono escluse tutte le agevolazioni fiscali, perché le attività di istruzione e beneficenza vengono svolte da enti ecclesiastici. Viene ribadito il principio che la gestione degli enti ecclesiastici avviene sulla base delle
leggi che reggono questo tipo di
attività, senza alcuna norma privilegiarla (o sfavorevole) dettata
dalla ecclesiasticità dell’ente.
In altre parole gli enti valdesi e
metodisti non beneficiano di erogazioni di denaro pubblico, quando queste vengono fatte esclusivamente in funzione del carattere ecclesiastico.
Possono ottenere invece fondi
dalle strutture pubbliche quando
questi vengano attribuiti sulla base di leggi che si applicano alla
generalità degli enti che hanno gli
stessi fini.
Questi sono i criteri generali cui
si attengono tutte le Chiese valdesi
e metodiste nei loro rapporti finanziari con lo Stato. Nessun aiuto
arriva dunque dalTIrpef dei cittadini contribuenti per specifiche attività ecclesiastiche.
DEDUCIBILI LE EROGAZIONI PER ALCUNE CONFESSIONI
della defiscalizzazione
Erogazioni libaraii a favora di istituzioni religiosa
P23 I i :oo| I ;oo| .oc
Il rigo 23 del quadro P dove indicare in detrazione al reddito le offerte fino a 2 milioni versate alle
chiese cattolica, avventista o pentecostale nel 1989.
^I,2.I9S4: la firma dell’Intesa tra la Repubblica e la Tavola valdese.
Tra le « novità fiscali » che i
contribuenti troveranno quest’anno vi è anche la possibilità di dedurre il contributo da loro versato a sostegno di alcune confessioni religiose. E’ la cosiddetta
deflscalìzzazione.
Vediamo di che cosa si tratta.
I contribuenti possono detrarre
dal proprio reddito :
— erogazioni in denaro a favore
della Chiesa cattolica. Sono
deducibili dal proprio reddito
le somme versate a favore
dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero, nella
misura massima di 2 milioni
di lire per contribuente;
— erogazioni in denaro a favore
deirUnione italiana delle Chiese awentiste del T giorno, destinate al sostentamento dei
ministri di culto e dei missionari e a specifiche esigenze
di culto e di evangelizzazione,
fino all’importo di lire 2 milioni per contribuente;
— erogazioni in denaro versate a
favore dell’ente morale Assemblee di Dio in Italia per il
sostentamento dei ministri di
culto delle Assemblee di Dio
in Italia, per esigenze di culto, di cura d’anime e di amministrazione ecclesiastica, fino all’importo di 2 milioni di
lire per contribuente.
Rimane inoltre in vigore la
possibilità di dedurre dal proprio
reddito i contributi di natura assistenziale corrisposti alle Comunità israelitiche « da cittadini d>.
stirpe ebraica» (a norma del
R.D. 30.10.1930, n. 731). La norma dell’Intesa relativa tra lo Sta
to italiano e le Comunità ebraiche, che prevede (art. 30 legge
8.3.1989 n. 101) la possibilità di
dedurre dal reddito fino all’importo dei 7,5 milioni di lire per
contribuente e nel tetto massimo
del 10% del reddito, sarà applicata a partire dal 1990, e cioè con
la dichiarazione dei redditi del
1991.
Chi nel 1989 ha effettuato tali
versamenti può dedurre tali somme, portandole in diminuzione
nel quadro P, rigo P23, del mod.
740. Occorre inoltre allegare alla
dichiarazione le ricevute relative,
o i bollettini di conto corrente
postale, o le quietanze contenenti
le causali del versamento.
In ogni caso, per poter operare
questa deduzione occorre effettuare la dichiarazione dei redditi sul mod. 740.
Per coloro che hanno effettuato tali versamenti la nuova disposizione si traduce in un vantaggio fiscale: quello di un esborso minore in rapporto alla propria aliquota fiscale. Data infatti
la progressività delle aliquote fiscali Irpef, si ha un vantaggio
crescente col crescere del reddito
imponibile, come si può vedere
dalla tabella:
lì risparmio per aliquota (Vantaggi fiscali per tutte le aliquote, nell'ipotesi di un versamento di 2 milioni di lire)
Reddito l'hponibile Aliquota Irpef % Risparmio con cnntiibuto di L. 2 milioni Esborso reale
imo a 6 milioni 10 200.000 1.800 000
da 6 a 12 milioni 22 440.000 1.560.000
da 12 a 30 milioni 26 520.000 1.48O.GO0
da 30 a 60 milioni 33 600.000 1.340.000
da 60 a 150 milioni 40 800.000 1.200.000
da 150 a 300 milioni 45 900.000 1.100 ÜÜ0
oitie 330 milioni i 50 1.000.000 1.000.000
6
6 vita delle chiese
27 aprile 1990
CEVAA
Un nuovo giornale
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Israele e Palestina
Il « Journal des Missions évangéliques » lascia il posto, dopo 165
anni di storia, ad una nuova pubblicazione aperta anche ai giovani
Il DEFAP (Servizio missionario delle chiese protestanti francesi) ha dato alle stampe il primo numero de! nuovo giornale
« Mission », che sostituisce il
« Journal des Missions évangéliques ».
Nei suoi 165 anni di vita quésto periodico ha visto spesso dei
cambiamenti di formula e di impostazione, ma il rinnovamento
attuale è decisamente radicale.
« Mission », che ha per sottotitolo « Mensile protestante di
missione e di relazioni internazionali », si presenta nella continuità con il passato, ma con una
veste moderna, agile, colorata.
Sarà, secondo le promesse dell’editoriale inaugurale, un mensile aperto alle tematiche della
chiesa universale e cercherà di
stimolare la riflessione delle chiese .sulla testimonianza missionaria e sull’evangelizzazione. Il primo numero contiene un reportage sul Madagascar e un dossier sulla missione in Europa,
oltre a molte notizie brevi ed
incisive sul mondo evangelico
extra-europeo. Numerose rubriche e ima pagina dedicata alle
problematiche giovanili danno un
taglio moderno ed attuale al
« Mission »; uno strumento per le chiese di tutto il mondo.
giornale, che cerca nuovi lettori Si può richiedere un saggio (o
fra le generazioni più giovani. inviare la quota di abbonamen
L’abbonamento aimuo (10 nu- to) direttamente al DEFAP, 102
meri) costa 180 FF per l’Italia. boulevard Arago, 75014 Parigi.
CORRISPONDENZE
Essere cristiana evangelica
TRAPANI — Nel corso del
culto di Pasqua la nostra comunità si è raccolta intorno alla
sorella Angelica D’Angelo con
molta commozione e gioia per la
sua confessione di fede mediante il battesimo.
La sorella Angelica, nipote e figlia di una delle più antiche famiglie valdesi di Trapani, dopo
un lungo periodo di lontananza
dalla comunità ha ricominciato in
questi ultimi anni un cammino di
fede; dopo lo studio biblico e
una seria riflessione sul significato profondo dell’« essere cristiana » e « cristiana evangelica »
in una realtà come quella in cui
vive, realtà conformisticamente
cattolica e infimamente diffidente verso i protestanti, ha chiesto
il battesimo all’età di 35 anni.
Rinnoviamo ad Angelica l’augurio di poter mantenere fedelmente la promessa fatta in questo giorno e preghiamo il Signore che la guidi e la fortifichi nella fede.
Due lutti
GORIZIA — In poco più di un
mese due cari fratelli ci hanno
lasciato. Il primo è stato, il 22
febbraio, il predicatore locale
Stanislao Francesco Stefanini.
Convertitosi all’evangelo in seguito alla predicazione del pastore G. Del Pesco, nel 1929 divenne
membro della chiesa metodista
di Gorizia. Da allora egli è stato,
sino alla fine degli anni ’70, una
colonna della nostra comunità.
Presidente deH’ACDG locale conobbe, in quella veste, Giustina
Siili, che per sessant’anni avrebbe condiviso la sua vita. Predicatore locale, iscritto a ruolo, ha
svolto con fedeltà e scrupoloso
impegno il suo ministero non solo a Gorizia, ma anche nelle altre comunità della nostra regione. Negli anni caldi della contestazione e della scelta evangelica in chiave politica, ha voluto
mantenere distinto l’impegno di
fede da quello politico. Il suo
amore per la chiesa l’ha portato
a vivere quei tempi con estrema
sofferenza e ad aderire alla TEV.
Personalmente l’ho conosciuto
nel momento peggiore, quello
cioè dell’irreversibile declino, ma
anche allora il suo parlare della
chiesa era pieno di una nostalgia
struggente. Qualche giorno prima di Natale abbiamo potuto,
per l’ultima volta, celebrare la
cena del Signore. La comunità, i
parenti e gli amici si sono stretti
attorno alla vedova, signora Giustina, e alla figliola Piera, per
meditare sulle parole del Salmo 90 e per esprimere la loro
simpatia cristiana.
Sabato 31 marzo è stata invece la volta del fratello Andrea
Zuliani. Nativo dell’Istria, si era
trasferito a Gorizia dove negli
anni cinquanta, in età matura, all’epoca del pastore Piccirillo decideva di compiere il gran balzo
che l’ha portato ad abbracciare
la fede evangelica. Dal 1956 in poi
egli è stato non soltanto un assiduo frequentatore del tempio
metodista, ma soprattutto im
credente impegnato a dare la sua
testimonianza con animo e sentimenti veramente giovanili : la sua
era una fede sempre « fresca » !
Per anni è poi stato membro del
consiglio di chiesa e fino all’ultimo — anche se gli ultimi giorni
sono stati dolorosi — quando il
pastore andava a fargli visita
trovava la forza per interessarsi
della vita della chiesa. Rimasto
vedovo qualche anno addietro,
ha trovato nella figliola aiuto,
compagnia e conforto fino all’ultimo istante. La riflessione sul
Salmo 103 ha consentito ai numerosi intervenuti di pensare
con riconoscenza al Signore per
i doni e la vita di questo nostro
fratello.
Ricordo
CISTERNINO — Vorrei ricordare una nostra sorella mancata recentemente, Addolorata Papadia. Ho potuto lavorare a
stretto contatto con lei quando
eravamo entrambi anziani nel
consiglio di chiesa a Latiano, e
posso dire che la sua presenza
nella vita della comunità è stata fin dalla giovinezza sempre intensa; anche quando pativa qualche malanno era sempre presente.
Addolorata Papadia ha dedicato tutta la vita ai suoi cari e
alla nostra chiesa, mi sembrava
doveroso ricordarla a tutti i nostri lettori.
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall’esterno fino a
m. 43
Preventivi a richiesta
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino
Tel. 011/6270463
Pro Villa Olanda
Tutti coloro che desiderano la continuità di Villa Olanda
sono invitati a mandare al conto corr. bancario IBI Torre Pellice n, 84/13641 le loro offerte con il proprio nome e indirizzo
o preferibilmente
a sottoscrivere con urgenza un impegno da versare dietro successiva richiesta.
Rivolgersi a: Arturo Bouchard, corso Lombardini, 3/5,
10066 Torre Pellice, tei. 0121/932170, oppure a Roberto Peyrot. Torre Pellice, tei. 0121/91084.
VILLAR PELLICE — Ringra
ziamo il fratello Dino Gardiol di
San Giovanni che, con la proiezione di un bel film su Israele
e la Palestina, ha animato il
trattenimento familiare di domenica scorsa organizzato dall’Unione femminile per i neoconfermati ed i loro genitori.
• Venerdì 20/4 si sono svolti i funerali della sorella Susanna Geymet in Buuissa, deceduta ai Teynaud all’età di 82 anni. All’anziano suo compagno ed
a tutti i familiari rinnoviamo la
fraterna solidarietà della chiesa
e nostra.
® Domenica 13 maggio alle
ore 10.15 (prendere nota dell’anticipo di 15 minuti) culto ed assemblea di chiesa con il seguente
ordine del giorno; a) relazione
morale e finanziaria; b) elezione deputati al Sinodo (Torre
Pellice, 26 agosto) ed alla Conferenza distrettuale (Pomaretto, 9
e 10 giugno); c) problema finanziario; d) eventuali varie. I
membri di chiesa, ma soprattutto gli elettori, sono invitati ad
essere presenti.
Assemblea di chiesa
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’assemblea di chiesa, riunita
domenica scorsa durante il culto, ha eletto quali deputati al
Sinodo: Claudia Jalla Rollier ed
Enrico Fratini e quali deputati
alla prossima Conferenza distrettuale a Pomaretto: Sergio Turtulici, Claudia Jalla Rollier e
Dino Bellion. Supplenti; Daniela
Boldrin per il Sinodo e Alberto
Bellora per la Conferenza distrettuale.
• I membri della comunità
protestante di lingua svedese
che si trova nella zona di Genova, Torino e Milano hanno programmato una visita alle valli
valdesi. Pertanto il mattino della domenica 6 maggio saranno
ospiti al nostro culto e nel pomeriggio visiteranno il Rifugio
Carlo Alberto. Ci rallegriamo per
questo incontro e diamo loro il
più fraterno benvenuto.
* La stessa domenica, alle ore
18, seguendo la consuetudine degli scorsi anni, avrà luogo il culto nella cappella dei Jalla.
Ospiti dalla Francia
TORRE PELLICE — Domenica 29 sarà in visita alla comunità un gruppo di sorelle e fratelli
di Vandoncourt (Francia); è previsto il culto in francese, presieduto dal pastore ospite, ed un
pranzo comunitario presso la foresteria; gli interessati devono
prenotarsi, entro sabato, telefonando al 91801.
• Domenica 6 maggio, dopo fi
culto, avrà luogo un’assemblea
di chiesa per esaminare la relazione sull’attività 1989-90, il preventivo di spesa e l’impegno verso la cassa centrale per l’anno
1991.
Battesimi
PERRERO-MANIGLIA — Due
battesimi sono stati celebrati nel
tempio di Ferrerò domenica 22
aprile: quello di Daniela Ghigo,
di Elvio e Livia Poèt, entrambi
appartenenti alla chiesa di Perrero-Maniglia, e quello di Sara
Toniolo, di Roberto e Fiorenza
Peyran. Dato che la famiglia
paterna della piccola Sara appartiene alla comunità cattolica di
Villar Porosa, il parroco, don
Franco Gallea, ha inviato un
messaggio nel quale si sottolinea l’unità della fede in Gesù
Cristo, messa in evidenza da un
unico battesimo.
• Subito dopo i battesimi, si
è costituita l’assemblea di chiesa
per esaminare la relazione morale presentata dal concistoro.
Si è notato con piacere il sorgere di un piccolo gruppo giovanile, composto di catecumeni e
ragazzi della scuola domenicale, guidato da Patrizia Massel.
Proprio la sera precedente, nella sala delle attività di Ferrerò,
questo gruppo aveva presentato
un esilarante programma di scenette e canti. Auguriamo a tutti
di divertirsi insieme e di rallegrare ancora la comunità.
• Sono state elette come deputati alla prossima Conferenza
distrettuale Nicoletta Massel e
Dina Poèt, e per il Sinodo Ada
Poét.
POMARETTO — Domenica 22
aprile abbiamo avuto il battesimo di Ramona Laggiard, di Marco e Simonetta Gaydou, e quello
di Susanna Serre, di Silvano e
Norma Rostagno. Formuliamo i
nostri auguri ai bimbi e ai genitori.
O E’ nato Federico Ribet, di
Erminio e di Erica Baret: un
benvenuto al neonato e felicitazioni ai genitori.
® Domenica 6 maggio si terrà
l’assemblea di chiesa nel corso
del culto, con all’ordine del giorno l’elezione dei deputati alla
Conferenza distrettuale e al Sinodo, più varie ed eventuali.
Deputazioni
FRALI — L’assemblea di chiesa è convocata per domenica
29 aprile; il culto inizierà alle
ore 10.
I temi all’o.d.g. sono: finanze e deputazioni alla Conferenza
distrettuale e al Sinodo. Nell’occasione gli interessati potranno
anche ritirare un breve fascicolo di documentazione riguardo a
cosa fare del proprio « 8 per
mille ».
• La comunità si congratula
con Anna Grill, Flora Rolfo e
Riccardo Rostan, che hanno confessato la loro fede il giorno di
venerdì santo e la domenica di
Pasqua, entrando a far parte
pienamente della chiesa valdese.
• L’ultimo incontro dell’Unione femminile si svolgerà giovedì
26 aprile, alle ore 14, presso il
presbiterio. Oltre a concludere
la lettura del libro « Dio patriarcale e donne invisibili », si
prenderanno gli ultimi accordi
per il bazar e per la gita.
SAN SECONDO — Domenica
29 aprile l’inizio del culto è anticipato alle ore 10 perché subito dopo si avrà l’assemblea di
chiesa con all’o.d.g.: presentazione della relazione annua; elezione dei deputati al Sinodo e
alla Conferenza distrettuale; impegno per il 1991 e varie.
• Il culto di domenica 22 aprile è stato presieduto da un
gruppo di giovani della nostra
comunità, che ringraziamo per
il messaggio.
• II Signore ha chiamato a
sé: Emilio Rivoira e Emanuele Godine; esprimiamo ancora alle famiglie la nostra simpatia
cristiana.
Giovedì 26 aprile
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21. presso Il centro d’incontro prosegue lo studio deM'epistola agli Efesini.
Domenica 29 aprile
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 15, presso la sala della TEV in via Mazzini 3,
si tiene l'ascemblea mensile del movimento di Testimonianza evangelica valdese.
7
20 aprile 1990
valli valdesi
LA RESISTENZA ALLE VALLI
MALTEMPO
Nasce un archivio storico
Nel corso delle manifestazioni
per ricordare il XXV aprile, a
Lusema San Giovanni, la locale
sezione deH’ANPI ha consegnato
alla Società di studi valdesi i
primi documenti in vista della
costituzione di un archivio sulla
storia della Resistenza nelle valli; in che cosa consista questa
iniziativa, lo abbiamo chiesto a
Bruna Peyrot, che dell’archivio è
la promotrice.
« Anzitutto si sta cercando materiale inerente sia la storia partigiana che tutto il periodo, per
certi versi poco conosciuto, del
fascismo; direi, più ancora, riguardante la società nel periodo
fra le due guerre. Da queste basi dovrebbe nascere questo archivio che abbiamo chiamato
"della Resistenza e del fascismo";
non stupisca la scelta di mettere insieme due concetti cosi contrapposti nel valore ideale; la
Resistenza, che si è concentrata
in due anni di vita nella sua
espressione più visibile, ha in
realtà le sue radici proprio nel
periodo precedente. Non possiamo cioè non considerare in una
certa continuità il fascismo, la
Resistenza ed il periodo successivo.
Tornando al nostro archivio,
vogliamo occuparci di un secondo livello e cioè affiancare, ai
documenti scritti, delle testimonianze orali e quindi costituire
una sezione sonora; questo materiale, che verrà successivamente trascritto, ci consente di mantenere delle testimonianze preziose che, con la morte dei protagonisti, rischierebbero di andare perdute ».
Con la consegna dei documenti da parte dell’ANPI di Luserna
possiamo dire si ponga la prima pietra di questo archivio...
« Diciamo che è il primo atto
visibile di un lavoro iniziato da
tempo e che vede coinvolti molti dei diretti protagonisti che ancora oggi si ritrovano nelle sedi
.ANPI delle valli ».
Oggi con la consegna di que.sto materiale si sancisce il passaggio di una memoria su un
periodo centrale della nostra storia alle generazioni successive,
in qualche modo alle generazioni future; dalle testimonianze di
oggi cosa traspare rispetto a
quel periodo, ovvero c’è spazio
nella riflessione dei protagonisti
per capire ciò che è stato il dopo e come si sono realizzate le
aspirazioni che stavano alla base della Resistenza?
« Siamo appena agli inizi della ricerca, di un dialogo instaurato per capire il perché di determinate scelte, e credo che soltanto con il tempo possano venire risposte di un certo spessore; quello che posso percepire oggi è
una forte delusione verso il "politico" o anche una certa incapacità a tradurre in una politica "di resistenza", attraverso una
organizzazione più istituzionalizzata, quelle che erano le istanze
della Resistenza. Un po' tutte le
rappresentanze di partito che
hanno voluto essere eredi di quel
periodo hanno di fatto tradito
quelle aspettative, ma si dovrebbe anche capire come proprio
i partigiaìii siano stati o meno
in grado di creare una continuità con la Resistenza.
Lascio un’ultima considerazione in merito, che è anche un
interrogativo: quanto hanno inciso due anni intensissimi di resistenza, di modo "alternativo"
di vivere, di rapportarsi al prossimo nella formazione di persone che per oltre vent'anni hanno vissuto nel contesto fascista? ».
.Anche a questo interrogativo
potrà forse venire una risposta
dal lavoro di ricerca avviato in
collaborazione con i protagonisti della Resistenza sul territorio del pinerolese.
Piervaldo Rostan
Al comando tedesco
di Torre Pellice
Questa è riiitimazione di resa consegnata dal comandante partigiano René Poét al Comando militare
tedesco di Torre Pellice il 26 aprile 1945:
Al Comando Reparto Tedesco di Torre Pellice
Il generale Meicholz, Comandante delle Forze Tedesche del Settore Ligure si è arreso al C.L.N., così pure il
Comandante della Piazza di Milano, e le loro truppe si presentano alle forze del Corpo Volontari della Libertà per
arrendersi e consegnare il materiale. — Essi riceveranno il
trattamento riservato ai prigionieri di guerra e saranno
consegnati agli Alleati.
La soluzione, adottata dai vostri superiori di Genova
e Milano, è la più saggia e l’unica ragionevole che le forze
tedesche possano scegliere in questi momenti.
Noi intimiamo a cotesto Comando di arrendersi con
tutti i reparti da esso dipendenti, alle seguenti condizioni-.
1. — Consegna, dietro accordi presi verbalmente con
il Comandante la Brigata, di tutto il materiale in dotazione
dei reparti dipendenti.
2. — Gli ufficiali, sottufficiali e soldati Germanici
verranno trattati come prigionieri di guerra secondo le leggi
internazionali.
Questo Comando nel proporre le suddette condizioni
di resa, intende compiere un atto di magnanima onestà.
Il Commissario di Guerra II Comandante
F.to Predino F.to René
fuori
stagione
Attesa per mesi, i lunghi mesi di un inverno arido come poche volte, nel pieno del mese di
aprile e con una primavera avanzata, è arrivata la neve. Una
precipitazione intensa, anche a
bassa quota nelle valli del pinerolese, durante lo scorso fine settimana ha provocato danni ed
inconvenienti sia in frutticoltura
che sulle comunicazioni.
I frutteti di mezza costa hanno risentito della neve bagnata
e pesante, denunciando ovunque
rotture; di molti albicocchi, pruni o ciliegi non sono rimasti che
i ti'Onchi spogli; un danno che
va dunque ben al di là della perdita del raccolto di quest’anno.
La precipitazione intensa ha
causato nelle valli lunghe interruzioni sia nell’erogazione della
corrente elettrica che nei collegamenti telefonici; in vai Pellice un fulmine abbattutosi sulla
linea ha messo fuori servizio gli
impianti ripetitori dei segnali radio e TV di Rocca Berrà, per
alcuni giorni.
L’eccezionale nevicata (oltre un
metro al di sopra dei mille rnetri, un metro e mezzo al Sestriere) ha causato anche interruzioni nella circolazione stradale,
con numerose slavine che, con
la neve molto instabile, si sono
staccate un po’ ovunque.
II dato più positivo derivante
dalle precipitazioni è comunque
il recupero del deficit idrico accumulato in questi mesi che aveva ridotto le riserve praticamente al lumicino.
TORRE PELLICE
Alpinismo in celluloide
Anche quest’anno, visto il successo della scorsa edizione, il
CAI Uget Val Pellice, con il
CAI di Pinerolo, il comune di
Torre Pellice e la Comunità montana, ripropone la rassegna « Alpinismo in celluloide »: quattro
serate che offriranno la possibilità di vedere sul grande schermo film che hanno partecipato
alle passate edizioni del Festival
di Trento e ora fanno parte della Cineteca nazionale del CAI.
La rassegna avrà inizio giovedì 3 maggio, alle ore 21,15, presso il Cinema Trento di Torre
Pellice e proseguirà, ogni quindici giorni, fino al 14 giugno. Ogni
serata ha un tema particolare;
Storia deH’alpinismo - Roccia ed
alpinismo - « I classici » - Alpinismo.
« La novità di quest'anno —
spiega Mauro Pons, presidente
del CAI Uget Val Pellice — sono i lungometraggi. I film dello scorso anno appartenevano al
fdone che potremmo definire "alpinismo-spettacolo”: brevi corto
metraggi in cui conta molto l’immagine e la spettacolarità che
l’impresa offre al pubblico (sci
estremo, scalate solitarie, concatenamento di più vie). Quest’anno invece vorremmo proporre
agli spettatori una lettura diversa del fenomeno alpinismo: non
solo elemento spettacolare di una
attività sportiva come le altre,
ma anche soggetto di una trama che approfondisca e sviluppi temi e riflessioni di ordine
più generale. Il film non è più
solamente uno studiato resoconto di una salita, ma anche il mezzo per indagare ed esprimere le
sensazioni e le emozioni che
l’impresa ha suscitato in chi Tha
compiuta. Il film diventa storia,
racconto ».
.Assisteremo così, per quanto
riguarda la storia deH’alpinismo,
alla drammatica ricostruzione,
curata dal bravo regista G. Baur,
del tentativo da parte di Kurz
e Interstoisser di salire la parete nord dell’Eiger nel lontano
1936, mentre la serata dedicata
MOBILIFICIO
esposizione o laboratorio ;
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
-dueBu
di BOLLA e BENECH s.n.c.
Articoli regalo - Casalinghi
Arredamento bagno
USTE NOZZE
Luserna San Giovanni
Viale de Amicis, 3 - S 901651
RINGRAZIAMENTO
« Quand je marche dans la
vallèe de Vomhre de la mori,
je ne craìns aucun mal, car
tu es avec moi »
(Salmo 23 : 4)
I familiari della cara
Susanna Ceymet in Bouissa
nelTimpossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutti coloro che con
scritti, opere di bene e partecipazione
hanno voluto esser loro vicini in questa
triste circostanza.
Un ringraziamento particolare alla
guardia medica ed al medico curante.
vaiar Pellice, 19 aprile 1990.
« Egli sarà come un albero piantato presso rivi d'acqua, il quale
dà il suo frutto nella sua stagione, e la cui fronda non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà »
II 17 aprile 1990 in Montecarlo è
mancato
Dante Zeni
di anni 75
Ne danno l’annuncio la moglie Alba,
il fratello Ugo, le figlie Gioietta, GrazieUa, Erica, i nipoti Francesca, Anna,
Marco, Simone, Ennio e Roberto ed i
generi Carlo, Fulvio, Roberto.
La famiglia ringrazia il pastore deUa
Chiesa battista di Chiavari, Franco Scaramuccia, per il conforto spirituale recatole in questo difficile momento.
Chiavari, 21 aprile 1990.
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
ANGROGNA bella posizione vendo rustico composto : 6 vani -f- servizi, terrazzo, cortile, terreno indipendente,
Tel. 0121/909340.
ai classici vedrà proiettato « Stelle e tempeste », famoso film realizzato dalla nota guida Gaston
Rébufiat nel 1955 e ambientato
su alcune grandi pareti nord
(Grandes Jorasses, Pizzo Badile,
Cervino, Eiger). Non mancherà
tuttavia l’elemento spettacolare
con le evoluzioni di Catherine
Destivelle e Monique Dalmasso
sulle verticali pareti del Verdon
e il resoconto della prima salita solitaria al Cerro Torre compiuta in giornata per la via Maestri da Marco Pedrini.
Quattro brevi comiche realizzate da Bruno Bozzetto introdurranno o frammezzeranno le serate con un tocco di sottile ironia.
L’ingresso è gratuito, ma gli
organizzatori si appellano alla
generosità del pubblico per alleggerire le spese sostenute.
Ecco il programma della prima serata, giovedì 3 maggio ore
21,15: Storia deH’alpinismo; Il
sasso (B. Bozzetto 1985); La via
è la meta (G. Baur 1984).
M. F.
USSL 42 - VALLI
CHISONE • GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 APRILE 1990
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
MARTEDÌ’ 1° MAGGIO 1990
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 • PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664,
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 APRILE 1990
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 900223.
MARTEDÌ' 1” MAGGIO 1990
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17. presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 11G.
I
TORRE PELLICE I
In villa signorile ultimo piano ^
con termo autonomo, ingresso, sa- I
Ione, 3 camere, cucina, 2 bagni, *
cantina, box auto. L. 210 m. |
VALPELLICE IMMOBILIARE I
Luserna S. Giovanni ■
Viale De Amicis 3/1 I
Tel. (0121) 901.554
8
s fatti e problemi
27 aprile 1990
RESISTENZA: UN AVVENIMENTO TOTALE
Vivevano davvero
E’ possibile dare un carattere di « servizio » all’impegno politico di ognuno di noi?
In questi ultimi anni,
grazie anche all’impegno
degli Istituti per la storia
della Resistenza, la data
del 25 aprile è diventata,
oltre all'abituale commemorazione, un momento
di ripensamento approfondito sul senso della Resistenza al nazifascismo,
sugli eventi, le cause, le
motivazioni che in ogni
dove concorrono ad innalzare regimi totalitari e come sia possibile « modellare » una personalità autoritaria che dia loro consenso. Non sono problemi
di ieri, ma di oggi. E proprio a partire dall’oggi tre
sembrano essere le domande poste da chi ha militato nell’antifascismo e da
chi ne ha ereditato la memoria e la speranza politica. E’ possibile evitare
la degenerazione in guerra
dei conflitti interni alla
società mondiale? E’ possibile ridare all’impegno
politico il carattere di un
servizio reso dal singolo
alla collettività, ed alla politica la possibilità di risolvere creativamente i
conflitti sociali affinché
vengano valorizzate le differenze di idee, di pensiero, di modi di vivere e
costruire una società che
non escluda il diverso ed
il più povero? E’ possibile, infine, costruire una
nuova etica sociale di parità fra uomini e donne
che recuperi l’attenzione
all’altro che ci sta di fronte, senza pensieri di conquista o di omologazione
alla nostra identità di
bianchi, cristiani ed europei occidentali?
Quando si ascoltano i
racconti del tempo della
Resistenza, quando si cerca di ricostruire quell’intenso periodo di rivolgimento, ciò che più colpisce è l’esperienza vitale totalizzante esperita. Il comandante partigiano, la
staffetta, il semplice partigiano di brigata, la contadina che ospita e cura
i « ribelli » come fossero
suoi figli, nella loro giornata quotidiana, sperimentavano la vita, proprio
perché la morte era loro
così vicina, così concreta,
così misurabile e prevedibile. « Vivevamo davvero » è la risposta più frequente alla domanda di
quali sentimenti globali si
provavano in quei momenti. E vivere davvero presuppone una convinzione
fondamentale: la consapevolezza di fare qualcosa
in cui si crede, di cui si
comprende profondamente il senso.
La Resistenza fu dunque avvenimento totale
che rimescolò la vita pubblica e privata delle persone che vi aderirono, con
le conseguenze di tutti i
momenti rivoluzionari, e
cioè lo scoppio delle dinamiche umane più vere e
più profonde, sia positive
che negative. Così come
si è sperimentata l’amicizia e la solidarietà, si lascia emergere anche l’invidia e la competitività, a
volte la vendetta. La Resistenza è stato un avvenimento non « puro », è
stato un avvenimento di
« calda » umanità.
Quando si leggono i libri scritti sui lager, sul
partigianato, sulla storia
delle singole bande partigiane, sulle donne colpisce sempre la coralità dell’esperienza, il coinvolgimento totale di intere popolazioni che sono state
obbligate a schierarsi prò
o contro la razionalità distruttiva espressa dal nazifascismo, e colpisce anche come segni del razzismo di ieri riappaiano oggi, seppur in contesti e situazioni molto diverse. Un
solo esempio: non si può
non cogliere una analogia
fra il modo in cui negli
anni trenta sono iniziati i
prelevamenti degli ebrei
dalle case, dalla strada su
cui passeggiavano, dal posto di lavoro dove stavano — e ancora prima il
prelevamento dei militanti socialisti e comunisti —
ed è bene ricordarlo, nella completa indifferenza
della gente che guardava
in silenzio. Non si può non
cogliere una analogia, dicevamo, con le attuali cacce allo straniero, al « marocchino », al « nero » ed
i pestaggi a cui sono sottoposti.
Un invito, dunque, a vigilare affinché segni prima
sporadici, poi più evidenti e numerosi, non diventino ipotesi politiche che
teorizzano l’esclusione di
alcuni, considerati, come
si faceva nel lager, dei
sottouomini o dei non-uomini.
Per questo motivo si impone anche il dovere di
ricordare, il dovere di costruire una memoria non
semplicemente celebrativa
della Resistenza, ma problematica, e di moltiplicare i luoghi di dibattito in
cui renderci coscienti che
la « personalità fascista »
non è stata sconfitta per
sempre, che è sempre in
guardia, che accompagna,
come un’ombra cupa, l’altra faccia dell’uomo moderno.
Bruna Peyrot
Staffette e partigiani operanti in vai Chisone (28.4.1945 - fotografia di
Laura Micol).
IL DIBATTITO STORIOGRAFICO SULLA RESISTENZA
Continuità o rottura?
Una stagione irripetibile nella storia degli italiani - I parametri
di riferimento neH’economia, nell’istituzione e nella vita culturale
Nell'aprile del 1965, in occasione di una serie di lezioni tenute presso la biblioteca comunale di Pinerolo per il ventesimo
anniversario della Resistenza,
Norberto Bobbio concludeva il
suo intervento su « Fascismo e
antifascismo » con queste parole; « La Resistenza non ha creato un nuovo ordine: ha distrutto il vecchio ed è servita da saldatura tra le nuove forze nate
dalla guerra di liberazione e la
vecchia classe dirigente e i partiti. Nel 1945 l'Italia ha ripreso
faticosamente, con tante rovine
in più, il cammino interrotto nel
1922. Il fascismo ha distrutto il
corpo della nazione e forse, a
giudicare da tanti episodi che ci
sorprendono e ci addolorano, ha
anche corrotto la sua anima.
Quando ci capita — e ci capita
spesso — di non essere soddisfatti della nostra democrazia, ricordiamoci che il compito che
ci attendeva era enorme. La democrazia, proprio perché è il regime dei popoli civili, richiede
tempo e pazienza ».
Venticinque anni dopo le parole deU’intellettuale torinese
continuano a mantenere inalterato il loro valore, rivelandosi molto più attuali dei tanti discorsi
celebrativi sul 25 aprile 1945; abbiamo voluto perciò partire da
queste parole per tentare un ulteriore approfondimento dell’esperienza maturata in uomini e
donne nel corso dei venti mesi
di lotta partigiana. Approfondimento che non può non partire
dalla dicotomia « continuità/rottura » che ha pervaso il dibattito storiografico del secondo dopoguerra.
Meccanismi
e strutture
« Continuità » intesa come riproduzione airintemo dello stato repubblicano di meccanismi
e strutture tipiche del regime
fascista. Forme di clientelismo,
corruzione, e proliferare di un
sottobosco politico finalizzato al
mantenimento dello status quo.
Continuità in queireccessivo burocratismo capace di bloccare il
funzionamento delFamministrazione pubblica; ma non si tratta solo, come afferma Bobbio,
della « corruzione dell’anima della democrazia operata dal fascismo », ma di veri e propri modelli comportamentali che, sebbene ingigantiti durante gli anni
del regime, erano già presenti
nello stato liberale prefascista.
« Rottura » invece, come scoperta di nuove potenzialità da sperimentare, in cui le nuove forme
di democrazia erano andate maturando ne] corso della lotta di
liberazione, e che poco in comune avevano con il vecchio stato
liberale.
Come faceva osservare il professor Guazza, nel corso dello
stesso convegno, « la Resistenza armata non fu soltanto una
Scuola di guerra, ma una scuola di responsabilità, di iniziativa, di coraggio, una scuola, anche e, soprattutto, di generosità. Uomini che nella vita quotidiana non avrebbero dato che
frutti mediocri seppero, al fuoco delle più drammatiche difficoltà, dar vita alla stagione più
alta, per generosità di impegno
umano, di tutta la storia italiana. L’impegno totale di ogni singolo uomo fu veramente la condizione fondamentale del successo di un'impresa di liberazione
collettiva ».
Nel tentativo di comprendere
meglio quanto e come incise nella coscienza collettiva quell’esperienza, abbiamo voluto porre alcune domande al professor Giovanni De Luna, docente di sto
ria contemporanea presso la Facoltà di magistero e studioso della Resistenza, autore tra l’altro
di un saggio sulla storia del partito d’azione.
Il partito d’azione e le formazioni GL furono uno degli elementi fondamentali della lotta di
liberazione; come si spiega la
sua quasi definitiva scomparsa
all’indomani del 25 aprile?
I motivi possono essere molteplici e relativi alla specificità
del partito: l’eterogeneità dei
quadri dirigenti, una debolezza
programmatica e infine una notevole incertezza strategica. Ritengo però che i motivi della
crisi di questo partito siano da
ricercarsi nei tempi in cui si
trovò ad agire. Non va dimenticato che questo partito fu il figlio di una stagione irripetibile
nella storia degli italiani. Fu
quello che potremmo definire il
partito dell’emergenza. L’impegno
morale, la passione civile, il disinteresse individuale sono valori a cui si attinge soprattutto
nei momenti di crisi e il partito
d’azione aveva proprio in questi
valori il proprio supporto ideologico. Con la scomparsa dell'emergenza, finirono anche i presupposti di una sua eventuale
continuità. Se infine aggiungiamo le notevoli divergenze esistenti all'interno del partito pertremo verificare come l’intera vicenda di questo gruppo sia la
conferma in negativo della forza della continuità e il suo prevalere sulla "rottura”.
Perché nel dibattito storiografico intorno alla Resistenza si
insiste tanto sui concetti « continuità » e « rottura »?
Perché sono i concetti fondamentali per comprendere a fondo il vero significato di venti
mesi di lotta partigiana. I livelli indicatori per la loro comprensione sono tre: quello economico: l’Italia degli anni '40 e di
buona parte degli anni cinquanta non è molto differente dall'Italia fascista. Il patrimonio industriale è rimasto tutto concentrato al nord, il dislivello fra
nord e sud invece di attenuarsi continua a crescere, mentre
gran parte della popolazione attiva continua a essere occupata
in agricoltura. Gli altri due livelli indicatori di questa continuità sono quello istituzionale e
quello culturale. Non dobbiamo
dimenticare che non solo tutto
l’apparato burocratico passò indenne dall’epurazione, ma anche
le maggiori istituzioni non subirono particolari trasformazioni
strutturali.
Forse l’unico momento di spaccatura con il passato fu rappresentato dal referendum istituzionale del 2 giugno, ma anche lì,
.sui modi e sui tempi d'attuazione ci sarebbe da dire qualcosa.
Il livello culturale fu invece quello che rimase più uguale a se
stesso. Se ci soffermiamo invece un attimo soltanto sulla strut
tura stessa della banda partigiana, ci accorgeremo di quanti fossero gli elementi di potenziale
rottura con i modelli culturali
del passato. Un aspetto su tutti, il ruolo delle donne. Per la
prima volta nella loro storia ebbero un ruolo di primo piano;
le staffette non erano soltanto
delle ragazzine che portavano ordini, ma spesso da loro dipendeva l’intera sorte di una formazione partigiana. Si pensi infine alle varie forme di solidarietà fra persone spesso di estrazione sociale diversa. Questa gente, dopo vent’anni di dittatura,
fu in grado di compiere autonomamente delle scelte; con questo non voglio dire che la lotta
partigiana fu fatta da eroi, senza dubbio però fu fatta da uomini che. in qualche caso la lotta rese eroi.
La rottura
definitiva
Quando avviene quindi il momento di definitiva rottura fra
passato e presente nella storia
d'Italia?
Senza dubbio verso la fine
degli anni cinquanta e gli inizi
degli anni sessanta. Il boom economico non significò soltanto il
passaggio da un'Italia rurale ad
una industrializzata, ma significò anche e soprattutto l'esodo
quasi biblico di migliaia di uomini che videro di colpo sgretolarsi quei valori di cui pensavano non avrebbero mai potuto
fare a meno. Famiglie smembrate, abbandono di vecchie amicizie e di tradizioni; per tutta questa gente un mondo di certezze
improvvisamente cadeva, si dava un taglio netto a tutto il proprio passato. Infine l’impatto
con la grande fabbrica, la catena di montaggio, i turni, un metodo di lavoro e soprattutto un
modo di vita che nulla aveva
a che fare con la propria storia.
a cura di
Enzo Tumminello
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop.TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - S 91334
10066 TORRE PELLICE (To)