1
Anno 112 — N. 26
4 luglio 1975 — L. 150
B1BLI OTECà VAI¿>ESB
NAIROBI 1975
La Chiesa è una
nella comunione
Non è pensabile, almeno al momento attuale, un’unità della chiesa che consista nell’uniñcazione di tutte le chiese in
un’unica struttura ecclesiastica. Nessuna
delle strutture confessionah esistenti (quella episcopale, quella sinodale, quella congregazionalista) è tale da poter essere accettata da tutte le chiese e diventare così
la struttura ecumenica base per la futura chiesa unita.
L’ipotesi più plausibile è che le diverse chiese, rinnovandosi tutte in senso
evangelico, raggiungano un grado di comunione di fede e di vita tale da poter
riconoscere reciprocamente come chiese
sorelle e così dventare un’unico corpo,
costituito da varie membra. Le diverse
membra sono le diverse chiese ma tutte
insieme costituiscono l’unico corpo.
Il Colloquio di Salamanca (973) si è
espresso, al riguardo, in questi termini;
« L’avvenire così come lo intravvediamo
deve consentirci di vivere di nuovo una
vita fraterna in seno a una Chiesa unita
e non divisa. La Chiesa dev’essere vista
come una comunità conciliare di chiese
locali, esse stesse realmente unite. In
questa comunità conciliare, ogni chiesa
locale possiede, in comunione con le altre, la pienezza della cattolicità [coè dell’università] e rende testimonianza alla
stessa fede apostolica; essa quindi riconosce che le altre chiese fanno parte della stessa Chiesa di Cristo e che la loro
ispirazione viene dallo stesso spirito... »
La chiesa ecumenica sarà dunque, secondo questa visione, una comuniotie di
chiese unite tra loro in un vincolo di fraternità evangelica e di fede apostolica:
una comunione di chiese sorelle. Questa
comunione viene designata come « con
ciliare », in quanto lo strumento più idoneo per esprimerla e alimentarla è il concilio veramente universale (non come il
Vaticano II che fu cattolico-romano).
Già l’assemblea di Uppsala aveva detto
che occorre lavorare per affrettare i tempi « in cui un' Consilio autenticamente
universale potrà finalmente parlare in
nome di tutti i cristiani e aprire la strada
del futuro ».
Siamo anche noi convinti che la struttura conciliare, cioè in fondo quella sinodale, sia quella che meglio di ogni altra può esprimere l’unità ecumenica della chiesa.
Paolo Ricca
Il Movimento Ecumenico è sorto come
movimento di unità, come reazione e protesta contro la dispersione, il frazionamento, lo spezzettamento della vita cristiana nel mondo; è nato come denuncia
del ghetto confessionale in cui ogni gruppo cristiano, di poche migliaia di membri
o di milioni’ di fedeli, si è rinchiuso.
Il riferimento alVunità spirituale della
fede si è però allargato via via ed è approdato oggi alla scoperta della unità degli uomini tutti. Credenti uniti nella fede
in Cristo, uomini uniti nella loro umanità.
Ma non solo nell'umanità; lo stesso riferimento a Gesù Cristo che costituisce
il vincolo della fede costituisce il punto
di riferimento della missione cristiana e
la missione è ricerca di unità.__________
Questi interrogativi sono posti ora al
centro del lavoro dell’assemblea di Nairobi; ne riferisce Paolo Ricca in quarta
pagina nella serie consacrata ai documenti preparatori.
CRISTIANI E MARXISTI
Due umanesimi a confronto
Dal 23 al 25 maggio si è svolto a Varsavia il III Convegno Internazionale « Pace e Giustizia », dedicato quest’anno al
tema ; « Unità di due umanesimi - quello
cristiano e quello marxista ».
Ai tre giorni di lavori hanno partecipato 101 rappresentanti di 22 paesi europei, di cui 33 dei paesi socialisti, 68 di
quelli occidentali.
La situazione internazionale presenta
un quadro in questo periodo complesso
e interessante al tempo stesso. Dopo il
colpo di stato fascista nel Cile, si è avuta la sconfìtta degli Stati Uniti in Indocina, in Grecia le forze democratiche hanno cacciato i colonnelli e in Portogallo
le forze armate e le forze popolari hanno cancellato cinquant’anni di dittatura.
IN QUESTO NUMERO
■ Scheda biblica 2
■ I diritti dell'uomo in America Latina 3
■ Nairobi '75 4
■ Il benefìcio di Cristo 5
■ Cronaca delle valli 6-7
nel Medio Oriente si sta delincando una
diversa strategia per la conquista della
libertà per il popolo palestinese e della
pace per l’intera regione.
In questo più articolato quadro i paesi
europei, pur con tutte le contraddizioni,
si pongono alla ricerca di equilibri più
stabili e concreti, allacciando tra occidente ed oriente, collegamenti commerciali, nuovi rapporti politici, ampi scambi culturali. Un ruolo determinante in
questa prospettiva hanno le forze popolari e le loro organizzazioni più avanzate.
Anche il Vaticano si sta muovendo nella direzione di questo più vasto respiro
usando meno vecchie e costose discriminazioni specie nei confronti dei paesi dell’est. Sono note le varie iniziative del Segretario della Commissione Pontificia per
Affari Pubblici della Chiesa con le varie
tappe di Ungheria, RDT, Cecoslovacchia,
Polonia, ecc.
Proprio in Polonia più attiva appare la
diplomazia vaticana forse perché ci si
trova di fronte ad una gerarchia che non
sembra si sia adeguata al « segno dei
tempi ». E nella capitale di questo interessante e importante paese si è tenuto
un simposio europeo culturale-politico. '
Dopo la fine dei lavori si è riunito il
Comitato Permanente del Convegno per
definire i modi di continuazione dell’attività emersi dal Convegno stesso, ed i
tempi e i modi del prossimo incontro, che
avrà luogo nel 1976 (Adista, 14.VI.75).
I KURDI
Verso la normalizzazione
o il genocidio?_________
Popolo indoeuropeo, discendenti dagli
antichi Medi, i Kurdi, in totale circa 16
milioni, costituiscono il 4° grande gruppo
etnico del Medio Oriente, dopo gli arabi,
i turchi ed i persiani. Stanziati in una regione montuosa, una buona parte è ancora semi-nomade e dedita alla pastorizia. Pur non costituiti in uno stato organico, per lunghi secoli hanno vissuto semi-indipendenti lottando contro i persiani, i greci, i romani, i mongoli, i turchi,
gli inglesi. La loro lingua, il kurdo, ostacolato dalla politica di oppressione praticata nei loro confronti, è indoeuropea, affine, ma diversa, al persiano e ha una sua
letteratura fin dal Medio Evo.
Per quanto, dopo la prima guerra mondiale, il trattato di Sèvres del 1920 avesse
riconosciuto il diritto aH’indipendenza del
Kurdistan, il territorio , (facente allora
parte dell’impero Ottomano) è stato diviso fra la Turchia, l’Iraq, l’Iran e la Siria. Da ciò è derivato nei Kurdi un profondo senso di frustrazione ed una serie
di rivolte contro la politica di oppressione nazionale praticata nei loro confronti.
I turchi negano l’esistenza di un proy
blema kurdo, dichiarando che si tratta di
« turchi di montagna », dediti al banditismo e perciò da reprimere. La Siria e
l’Iran tendono ad una politica di assimilazione. In Iraq, dopo lunghe lotte, nel
1958, dopo il colpo di stato del generale
Kassem, la nuova costituzione garantiva
« i diritti nazionali dei Kurdi in seno all’entità irachena ». Ma solo dopo più di
dieci anni di lotte i Kurdi ottengono dal
governo iracheno, l’il maggio 1970, un riconoscimento della loro autonomia. Finalmente, dopo altri quattro anni, Bagdad, ni marzo 1974 si decide a varare
una « legge sull’autonomia » però molto
lontana dalle promesse del 1970. È questa
differenza fra le promesse e la realtà che
ha scatenato nuovamente la ribellione
contro il potere centrale di Bagdad, ribellione ora terminata tragicamente per i
Kurdi, abbandonati dall’Iran che fin ora
li aveva sostenuti. In cambio della libera
circolazione delle sue navi nel Golfo Per■ ' accentava il 6 marzo scorso,
di cessare ogni aiuto alla rivolta Kurda
in Iraq. Meno di sei ore dopo cessavano
le forniture di artiglierie, munizioni e riserve alimentari che Teheran inviava, e,
otto ore più tardi gli iracheni attaccavano le truppe del famoso capo dei ribelli
Kurdi, il generale Barzani ed il 13 maggio
il « vecchio tigre del Kurdistan » doveva
accettare il cessate il fuoco allo scopo di
evitare un genocidio.
Ma, mentre Bagdad ora si prepara ad
applicare la legge di questa autonomia
tanto contrastata, e a ragione, poiché il
censimento previsto per determinare i
territori a maggioranza kurda non è mai
stato fatto, e anzi, in questi quattro anni
il governo iracheno ha perseguito una intensa politica di arabizzazione, con ogni
sorta di pressioni per allontanare i Kurdi
da certi territori, col risultato che un terzo del territorio, e particolarmente le regioni petrolifere di Kirkuk e di Kanaquin
non farebbe più parte del Kurdistan, ecco quanto testimoniano due delegati della Federazione Internazionale dei Diritti
dell’Uomo (Jean-Claude Luthi e Michael
Flaks) in missione nel Kurdistan dal 27
marzo al 6 aprile 1975: « Nel freddo, la
neve, il fango, abbiamo visto dei bimbi
morti di esaurimento, delle donne disperate, delle migliaia di rifugiati che tentavano di raggiungere la frontiera iraniana
già chiusa o la frontiera turca sempre ermeticamente chiusa. 200.000 Kurdi sono
ammassati nella regione nord del Kurdistan, nel Badinan, condannati indubbiamente a morire di fame e di freddo entro
breve tempo.
« La nostra missione ha potuto constalo'c la sii fazione tragica dei rifugiati; i
rappresentanti del Ministero degli Esteri
Iracheno ci hanno detto che i rifugiati
kurdi rimpatriati in Iraq verranno interOsvaldo Coisson
(continua a p. 3)
2
a noUoqu!o
oois I ietiori
Il numero dei lettori che ci ha indirizzato una riflessione o un messaggio è andato crescendo negli ultimi tempi e ce ne
rallegriamo, anche se,' purtroppo, non
possiamo dare a questa corrispondenza
lo spazio che vorremmo.
Il lettore da Taranto rivolge, non penso
solo a noi della Redazione ma a tutti i
fratelli, questo richiamo, che come tale
accogliamo:
Ho letto con molta attenzione rarticolo pubblicato sulla « Luce ^ del 23 maggio dal Pastore Bruno Bellion, e al riguardo 'ho fatto alcune seguenti riflessioni: «Ci siamo fatti impastare dal lievito dei farisei ed incorporare nel
mondo dell’ipocrisia e della vergogna.
Noi che eravamo lo specchio del valdismo,
siamo stati sballottati e coinvolti nella politica
che il mondo insensato di oggi percorre, e noi
con loro seguiamo con cieca premura, lasciando
quello che è stato e quello che è il Vero e ptiro
insegnamento deH’evangelo di Cristo : cioè il
primo amore.
Noi che sventoliamo ai quattro venti di essere dei cristiani, qual’è la nostra testimonianza
che vogliamo dare dell’evangelo? Una cosa è
certa che Cristo è venuto a cercare e salvare
ciò che era perduto.
Lo vogliamo forse trovare nei partiti? No di
certo! Noi come cristiani, ci dobbiamo staccare
da questo mondo che perisce e che nulla di
buono ci potrà mai dare.
Perciò torniamo a quello che è il nostro vero
impegno cristiano. Andiamo aUa fonte cristallina per attingere l’acqua lìmpida e pura dove
troveremo veramente quel profumo d’odor soave
che Cristo ci ha tramandato dai suoi apostoli a
noi. -F!
Vostro minimo fratello di fede ».
Gaetano Valentini
Da Milano un lettore un pò risentito un
pò ironico esprime riserve per alcune
espressioni di L. Santini nel suo articolo
circa chi fa « delTanticomunismo irragionevole come una mattana e pratica la religione come una droga... ». Si tratta tutto sommato.di un inciso a cui non credo
Santini dia peso rilevante, il senso generale del discorso dovrebbe attirare la nostra attenzione più dei dettagli...
Da Livorno il sig. E. Giacomelli ci invia una ampia considerazione post elettorale che riassumiamo nella tribuna libera qui appresso.
Accade spesso che ci giungano scritti
che non sono risposte al giornale, ma riflessioni personali, slanci interiori, che
teniamo fra le mani incerti sul da farsi;
perché ci sono inviati? Forse per comunicare, esprimere, dire a qualcuno ciò che
si sente. Cestinarli ci pare irriguardoso,
restituirli è impossibile, li leggiamo e ne
pubblichiamo qui alcuni saggi nella consapevolezza che la comunità cristiana è
fatta non solo di idee ma anche di cuori:^
Sono un pensionato settantacinquenne, perciò
qualche cosa ho già visto nella mia vita, conosco abbastanza la nostra bella Italia dal Piemonte alla Calabria, ho visitato tutte le città più
importanti compreso la eapitale Roma, conosco
bene la riviera dei fiori come pure la costa azzurra, ho visto tante belle cose, ma sapete quello
che ho visto di più bello nella mia vita, è una
bella giornata dì maggio in campagna, udire le
dolci note del cucù, quel cinguettio armonioso
degli uccelli, ammirare e contemplare tutte le
bellezze della nattura, tutte cose che ci riempiono di meraviglia e di adorazione ogni volta che
noi ne consideriamo una sola, anche la minima
di esse.
Tutta la natura canta lode al suo Creatore, o
Signore, Signore nostro, quanto è magnifico il
Nome tuo sopra tutta la terra. Tutte le tue
opere, infinite in numero e varietà, tu le hai
tutte fatte con sapienza e con magnificenza, e
noi? Cerchiamo di distruggere quello che ci fu
dato. Povera umanità, il tuo gran sapere ti perde. Tutti dovrebbero pensare che la terra e tutto ciò ch’è in. essa, i! mondo e i suoi abitanti appartiene all’Eterno.
La serie di schede bibliche redatte dal
past Conte ha, speriamo, suscitato l’interesse di molti lettori. H sig. Danilo Musso
si tràllegi^ del fatto che dopo anni di siletìzia' si '£pa finalmente la verità in questq materia.
Aosta, 11 giugno 1975
...I re^onsabili della stampa evangelica si sono In genere trincerati inspiegabilmente dietro
una barriera invalicabile. Fra i tanti esempi che
potrei elencare, cito un brano di una lettera a
me indirizzata nell’ottobre 1953, quando chiedevo alla Libreria Claudiana la pubblicazione di
un mio opuscolo intitolato « Il problema dell’anima nella vita attuale e nell’aldilà ».
« Non si comprende il pathos della polemica
contro Pimmortalità nei nostri ambienti. Dopo
tutto la dottrina dell’immortahtà dell’anima ha
diritto di cittadinanza nella chiesa fin dai primi
secoli, e forse fin dal Nuovo testamento, insieme
a quella della risurrezione, e l’idea della risurrezione non è certo più facilmente accettabile, per
noi moderni, che non quella della immortalità.
Perché si ha sempre dunque bisogno dì polemizzare, soprattutto in materia tanto delicata e
oscura? ».
Per non polemizzare, non ho risposto allora;
oggi però posso permettermi di osservare che a
smuovere certi tradizionalisti, contrari ad ogni
innovazione e pertanto accaniti sostenitori di
credenze ormai superate perfino da certe correnti cattoliche (!) e costringerli a discutere
apertamente uno dei tanti « dogmi » che le nostre chiese evangeliche purtroppo hanno conservato nei tempi... non sono servite le osservazioni
presentate da chi « non si è specializzato in studi teologici », (affermazione che non condivido
perché penso vi siano molti credenti che sempUci lettori delle Sacre scritture, vedono le cose
molto più chiaramente che non i « dottori in
teologia »)... ma c’è voluto la parola di grandi
luminari... Tanto più che il problema dell’anima non è affatto « oscuro », anzi è chiarissimo,
come ho cercato di spiegare nel mio libretto
(ventidue anni fa) e come ci spiega oggi il pastore Conte. Sono certo che le parole di Conte
non alimenteranno alcuna polemica, ma serviranno a far riflettere molti credenti su di un
problema che, o non hanno mai approfondito, o
hanno accettato passivamente cosi come è stato
presentato fino a ieri : rinchiuso in un cofano
trasparente ma intoccabile. Cordialmente.
Danilo Musso
Il sig. Musso (reg. Seraìllon 4/A 11100
Aosta) ha ancora a disposizione di chi
potrebbe essere interessato copie del suo
opuscolo e sarà lieto di offrirlo a chi si
interessa del problema.
Nel corso dell’estate la pubblicazione
del nostro giornale sarà sospesa in concomitanza col 15 agosto e per il rimanenuscirà, ad eccezione di due volte, a 4 pagine.
Il direttore
SCHEDA BIBLICA
Vita, morte, risurrezione
9 - Immortalità deiranima o risurrezione dei morti?
TRIBUNA LIBERA
Le masse e il vincitore
Signor Direttore,
chiedo ospitalità in questa rubrica perché sento il dovere di esprimermi obiettivamente e
senza alcun risentimento di parte, nemico come
sono sempre stato della faziosità soprattutto perché politicamente professo idee mazziniane, sia
per tradizione che per educazione.
Le conclusioni elettorali ci confermano una
netta svolta a sinistra, principalmente nei riguardi del P.C.I. e poi del P.S.I., con un lievissimo aumento repubblicano; e tutto, naturalmente, a detrimento della D.C. Come cittadino
democratico, seguace del grande apostolo del Risorgimento, non posso oppormi alla libera scelta
popolare, pur non avendo nulla in comune col
- comunismo marxista, anche se sento il piacere
che ì comunisti possano far sentire la loro voce
qua dove esiste la libertà, ciò che non è possibile alle opposizioni nei regimi comunisti, anche se trattasi di movimenti nettamente antifascisti.
Quello, però, che mi rattrista è che la massa,
con evidente impreparazione e scarsa educazione politica, pur dovuto al plurisecolare oscurantismo cui è stata soggetta, ha sempre dimostrato di gesticolarsi abilmente nella inveterata altalena fra i due poli opposti cioè fra il clerico-fascismo ed il marxismo! Ciò l’ho notato soprattutto come studioso de « I Doveri deU’tJomo »
di Mazzini e delle lunghe esperienze deUa vita.
Inoltre non comprendo come le masse, con
tanta disinvoltura, osannino sempre al vincitore,
sia per quanto abbia osservato nei tristi tempi
monarchico-fascisti, che in quelli dopo la liberazione! Ma la Storia ce ne dà vaste lezioni intorno alla superficialità dei poveri umani.
Perciò, anche dopo le esperienze sovente negative intorno ai governi del dopoguerra, ci vado molto cauto ad enfaticare verso altre forme
ed altri sistemi che poco conosco; o, meglio, che
molti conosciamo solo attraverso quanto avviene,
sia in Occidente che in Oriente, specie dove ci
sono dittature fasciste o comuniste. Oppure da
noi, osservando quanto è accaduto o accade
tuttora nelle regioni e nelle amministrazioni comunali, dove talvolta (per non dire sovente) di
poco o di nulla ci si differenzia dallo spìrito accentratore dei suddetti governi e dalle incompetenze, per non dire dei monopoli, dei clientelismi
e dai settarismi, per finire con cento altre forme burocratiche ed accentratrici che sono state
una vera concorrenza alle burocrazie governative!
Voglia il Cielo che questi miei sentimenti, suscitati da lunghe esperienze e ben lungi da essere informati al deleterio qualunquismo, (tanto
più detestato perché seminato daUa reazione e
dal fascismo, condannato dalla Storia). Voglia il
Destino che la sempre crescente cultura e l’ansia delle masse, giustamente assetate di verità, e
di giustizia informino il loro avvenire allo spirito del dovere, quale unico preludio a tutti i
nostri diritti, affinché nessuno dei nostri avversari ci possa smentire mentre siamo incamminaati sulla via del progresso, della pace e della
bontà.
Elio Giacomelli, Livorno
« Io SO che il mio Redentore vive —
gridava Giobbe — e che alla fine si
leverà dalla polvere ». Quel che non
poteva immaginare, era che non si sarebbe soltanto levato dalla polvere degli uomini, della storia, ma dalla sua
stessa polvere: dalla tomba in cui il
Redentore era stato deposto cadavere.
Socrate e Gesù
Il nuovo Testamento, la Chiesa cristiana si sono costituiti perché a im
certo punto, « il terzo giorno », è corso un grido: « Il Signore è veramente
risuscitato! ». La fine storica del Maestro era stata un trauma, per i discepoli: fallito nel modo più radicale, a
tutti i livelli; « e noi speravamo che
sarebbe lui che avrebbe riscattato
Israele...» (Luca 24:21). Il redentore
finito nella polvere. Anche se gli evangelisti riferiscono che vi è stata dignità, nella sua fine, l'insieme di quelle
giornate, di quelle ore è torbido e oscuro, la condanna infamante, l’esecuziorie atroce. Nulla di eroico, di esaltante. Veramente la morte è prosaica.
È stato spesso fatto un confronto
fra la morte di Socrate e la morte di
Gesù. Il filosofo greco beve tranquillamente la cicuta e discorre serenamente deH'immortalità dell’anima con i
suoi discepoli, finché il freddo della
morte raggiunge il cuore. Gesù muore
nello strazio di un supplizio atroce, ma
più ancora in uno strazio interiore
sconvolgente; già nel Getsemani Gesù
ha paura della morte incombente. « Ha
paura: non, come un vile, degli uomini che lo uccidono, ancora meno dei
dolori che precedono la morte, ma della morte in sé. Perché la morte, per
lui, non è cosa divina. È cosa orribile.
Gesù trema veramente di fronte alla
grande nemica di Dio. Non vi è nulla
in lui della serenità di Socrate che
tranquillamente va incontro alla morte come a una amica » (O. Cullmann),
la grande liberatrice che libererà la
sua anima immortale dalla pesante
prigione del corpo.
Queste due morti, così diverse, esprimono compiutamente due mondi diversi e inconciliabili (anche se i cristiani si sono spesso sforzati di conciliarli), quello ebraico forgiato dalla rivelazione di Dio, e quello ellenico plasmato dalla filosofia che avrà da Platone la sua compiuta espressione. Due
visioni inconciliabili della vita e della
morte, come risulterà evidente quan(Jo Paolo predicherà, ad Atene, Cristo
risorto e la risurrezione dei morti, fra
le risa degli ascoltatori (Atti 17: 32).
Veramente morto,
veramente risuscitato
Ma anche in sede ebraica la morte
del Messia è uno scandalo inaccettabile, il segno del suo fallimento: si pensi soltanto all’assoluta inconciliabilità
che vi è, per FA. fra il Dio vivente e la morte, fra il Dio santo e il peccato, di cui la morte è conseguenza e
manifestazione! Eppure i discepoli han
dovuto deporne il cadavere nel sepolcro di Giuseppe d’Arimatea. Non capivano, né capiremo mai che in Cristo
Dio abbia voluto e potuto essere a tal
punto con noi. Ma lo è stato, è morto.
Poi, l’inaudito: il Signore è veramente
risuscitato! Qui, ora.
Nel I secolo molti ebrei credevano
ormai la risurrezione finale dei morti
(non i Sadducei, però, ad es., cfr. Mar.
12: 18 ss.) e nel suo colloquio con Gesù
Marta mostra di crederci (Giov. 11:24);
ma si tratta di qualcosa che si perde
nelle nebbie di un futuro lontanissimo,
nelle speculazioni apocalittiche. Invece in Cristo la risurrezione accade ora:
non solo egli risorge, ma per questo
a buon diritto può dire: « Io sono la
risurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muore, vivrà; e chi vive e
crede in me, non morrà in eterno »
(Giov. 11:25). La sua risurrezione è
reale e totale: ne sono segni la tomba vuota, le sue ripetute apparizioni,
in cui s’incontra non il suo fantasma,
ma veramente lui, un corpo che si può
perfino toccare, anche se già « corpo
incorruttibile, glorioso, spirituale », direbbe l’apostolo Paolo (1 Cor. 15: 44),
un corpo liberato dalla debolezza e
corruzione della ’carne’, investito dalla pienezza creatrice dello Spirito di
Dio (sulla traccia degli apostoli, balbettiamo insufficienti parole di questo
mondo per accennare alle realtà del
mondo avvenire, della nuova creazione). Altrettanto reale e totale la risurrezione e la vita che egli promette a
coloro che credono in lui: « io vivo e
voi vivrete » (Giov. 14: 19); il credente
può quindi dire: Io vivo, ma non più
io, è (tristo che vive in me » (Gal. 2: 20).
Morti con GristOg
con lui risuscitati
Infatti « il salario del peccato è la
morte, ma il dono di Dio è ia vita eterna in Gesù Cristo » (Rom. 6: 23). La
risurrezione cristiana, a differenza di
quella ebraica, è una risurrezione in
Cristo, con Cristo, tutta centrata su
lui, che è « la. primizia di quelli che
dormono» (1 Cor. 15: 20), «il primogenito dai morti» (Col. 1: 18; Apoc.
1: 5), « il primogenito fra molti fratelli » (Rom. 8: 29). I credenti sono
morti con Cristo e con lui risuscitati
(Rom. 6 e 8). La morte — e la sofferenza che la anticipa — non ha certo
perso realtà, ed è il salario del loro
peccato; ma ha senz’altro perso il suo
orrore. Nella sua lotta mortale con la
morte. Cristo ie ha strappato ii pungiglione (1 Cor. 15: 55) e ne ha distrutto
la capacità distruttrice, come certi insetti muoiono nell’atto di inoculare il
loro veleno. Nessuno, che creda in Cristo, incontra più la morte com’egli l’ha
dovuta incontrare, per noi: è ancora
l’ultimo, terribile nemico, ma è già
vinta, anche se non ancora distrutta (1
Cor. 15: 21-26).
Evangelo e religioni: realismo
della morte e della risurrezione
Dunque, chi crede nell’Evangelo di
Gesù Cristo, « dato per i nostri peccati e risuscitato per nostra giustificazione » (Rom. 4: 25), non può credere
un’immortalità dell’anima, sotto qualunque forma. Non solo non c’è nulla
di divino, in me, ma non c’è nulla di
giusto, nulla che abbia diritto alla vita; il salario del peccato non è solo
per il mio corpo, ma anche e anzitutto
per la mia cosidetta « anima ». Su questo punto essenziale la fede cristiana,
come si contrapponeva ieri alla religiosità ellenica, si contrappone oggi a
molti credo religiosi: le religioni orientali, in particolare, hanno nella credenza dell’immortalità (e reincarnazione)
dell’anima uno dei loro punti di forza,
o di debolezza. Chi crede nell’Evangelo sa di andare incontro alla morte,
reale e totale; ma sa che la sua vita « è
nascosta con Cristo in Dio » (Col. 3:
3) e che verrà il tempo in cui sarà manifestata (Col. 3: 4; Rom. 8: 18); sa
che vivrà iu una nuova terra (2 Pie. 3:
13) e in un nuovo corpo (1 Cor. 15: 35
ss.). Perciò dalla morte e risurrezione
di Cristo in poi, « beati i morti che
muoiono nel Signore » (Apoc. 14: 13).
« Che viviamo o che moriamo, apparteniamo al Signore» (Rom. 14: 8):
questa, nella prospettiva biblica, è la
vita.
Per coloro che muoiono, come, dove
si realizza questa attesa, questa « beata speranza » (Tito 2: 13), questa « speranza viva » alla quale Dio, nella sua
grande misericordia, ci ha fatti rinascere mediante la risurrezione di Gesù
Cristo dai morti (1 Pie. 1: 3-4)? Il
Nuovo Testamento non dà una risposta
chiara e univoca. Si parla spesso di
sonno, di « coloro che dormono »: per
lo più una semplice immagine (cfr.
Mar. 5: 39; Giov. 11: 11 ss.). In alcuni
casi alcuni esegeti (ad es. O. Cullmann,
Ph.-H. Menoud) vedono accennato uno
"stato intermedio”, che non è ancora
la risurrezione, ma non sarebbe neppure l’annientamento della morte in attesa della risurrezione: 2 Cor. 5: 1-8;
Fil. 1: 21; Luca 23: 42 s. e alcuni passi
giovannici che sottolineano la realtà
attuale della vita in Cristo. L’argomentazione si presta però a dubbi, e pare
velare il realismo della morte e della
risurrezione. Del resto, tutti questi passi possono essere letti in riferimento alla risurrezione finale. Sfumanture senza importanza. Ciò che conta è sfuggire alla « morte seconda » (Apoc. 2: 11;
20: 6; 21: 8; cfr. Matt. 10: 28). Ciò che
conta è poter vivere e confessare, per
grazia: « Io son persuaso che né morte
né vita... né alcuna creatura potranno
separarci dall’amore di Dio che è in'
Cristo Gesù, nostro Signore » (Rom.
8: 38). Gino Conte
NOTA - Oltre alle pubblicazioni già segnalate, e al saggio Morte di E. JOngel, ricco di
molti spunti, due brevi opere danno una chiarificazione fondamentale al problema che abbiamo dibattuto: O. Cullmann, Immortalità
dell’anima o risurrezione dei morti (Paideia ;
una prima versione italiana era apparsa in
« Protestantesimo » 2/1956) e Ph.-H. Me
noud: Dopo la morte: immortalità o resurrezione? (Claudiana).
3
AMERICA LATINA
dalla prima
I diritti deii'uomo e ia risposta cristiana
La repressione poliziesca continua ad imperversare in tutta l’America Latina - La chiesa
come segno e luogo di resistenza - Comitati ecumenici di sostegno ai prigionieri politici
È accaduto in un paese sudamericano.
Due donne sono alla ricerca dei loro mariti, scomparsi misteriosamente, senza lasciare traccia. Li cercano per dei mesi,
con l’aiuto di numerosi amici. Un giorno uno di questi se le vede capitare in
ufiBcio con una bottiglia di vino bianco
e un mazzo di rose in mano. « Li avete
ritrovati, sono di nuovo a casa? » — dice
emozionato «. No — risponde ima delle
due — sappiamo finalmente in che prigione si trovano ».
Questo fatto descrive bene la situazione quotidiana di migliaia di famiglie. La
insicurezza derivante dallo strapotere della polizia è ormai una condizione costante; i più elementari diritti di difesa sono
calpestati.
Le vittime di questa situazione in America Latina si aggirano sulle 15.000. E si
tratta ancora di un calcolo prudente. In
Uruguay un testimone afferma che, durante il suo soggiorno di tre giorni, alla
fine di aprile, sono state arrestate 1.500
persone, di cui soltanto la metà è stata
rilasciata. In questo paese il numero dei
prigionieri politici è salito a circa 4.000.
In Argentina, la sicurezza fisica delle
persone che lottano per la difesa dei prigionieri politici è minacciata. Secondo un
rapporto pubblicato all’inizio di questo
mese dalla Commissione internazionale
dei Giuristi, 26 avvocati sono stati minacciati di morte dall’organizzazione terrorista di destra A.A.A. (Alleanza Anticomunista Argentina) e sei avvocati sono stati assassinati. Questo rapporto documenta pure le minacele proferite contro giudici « considerati troppo clementi
in casi di sovversione, e in un caso si è
avuto un attentato a un giudice che aveva condannato tredici poliziotti per omicidio ».
Le condizioni di detenzione ai metodi
di tortura sono peggiorati. Entriamo purtroppo in un’era di lunghi periodi di imprigionamento, di isolamento in celle, con
dei mezzi di sussistenza ridotti al minimo,
condizioni di vita precarie. I parenti e gli
avvocati conoscono delle difficoltà sempre più grandi per penetrare nei campi
di concentramento e nelle prigioni.
Bisogna sottolineare che sono i poveri a soffrire di più di questa situazione.
Le persone più toccate da questo stato
di cose appartengono agli strati popolari
più colpiti dalla marginalizzazione : gli
operai e i contadini.
Dobbiamo essere coscienti della conclusione che deriva da tutto ciò: vi sono
degli indizi chiari che la repressione esercitata dai regimi militari si serve di una
rete di informazioni altamente perfezionata, sempre più organizzata e coordinata. Lo scopo di questa operazione è di
isolare e di eliminare fisicamente tutti i
settori che si oppongono o che potrebbero opporsi a un regime molto autoritario, militarizzato e dominatore.
L’esempio più recente è naturalmente
rappresentato dal Cile con il colpo di stato brutale e violento di 21 mesi fà. Ma
lo stesso avviene in Paraguay da più di
28 anni, in Uruguay e in Bolivia da 3 anni, in Brasile da 11 anni e, in un modo
molto allarmente, in Argentina da un
L’IMPEGNO DEI CRISTIANI
minacciato. Pastori, preti e laici sono sottoposti a lunghi interrogatori in Uruguay.
Una bomba ha distrutto l’attrezzatura di
un centro ecumenico a Mendoza, con danni che ammontano a diverse migliaie di
dollari. Dei preti sono stati espulsi dalla
Bolivia e il ministero deH’interno ha fatto
circolare un documento che attacca la
chiesa cattolica e i suoi settori progressisti. Nel Cile, più di 100 preti sono stati
espulsi, 40 sono stati imprigionati e 3 uccisi. Dei pastori si trovano tuttora in prigione. In queste ultime settimane sono
stati documentati 5 decessi dovuti a un
trattamento brutale. In Brasile il presidente di una importante chiesa membro
del CEC è stato trattenuto per 30 ore per
un interrogatorio; ma ciò che è più grave è che migliaia di persone, di cui una
buona parte cristiani, sono state imprigionate.
Tutto questo non deve far pensare che
la situazione sia senza prospettive e che
la forza dei regimi militari non possa
venire contrastata, anche se sono pochissimi quelli che intravvedono «un bagliore in fondo al tunnel». Una delle forme
principali di resistenza è appunto l’azione
delle Chiese.
Prima di tutto si deve dire che la situazione ha costretto le Chiese a organizzarsi per lavorare in comune. Comitati
ecumenici di sostegno ai prigionieri politici e alle loro famiglie, ai profughi, ai
più colpiti dalla crisi economica, sono
sorti in tutti i paesi dell’America Latina.
Oltre all’aiuto concreto che essi possono
offrire, questi comitati hanno anche come risultato di creare una nuova coscienza ecumenica, nuovi rapporti tra le Chiese, che non potranno essere ignorati in
futuro.
Per mezzo di questi comitati, molto
più che attraverso le singole Chiese, razione del Consiglio Ecumenico può ancora
essere efficace. Non si tratta solo di sostegno finanziario, benché questo sia essenziale. Si tratta di un sostegno all’opera pastorale che le Chiese devono esercitare verso le vittime della repressione.
Non si deve poi trascurare l’azione che
le Chiese di altri paesi possono esercitare
presso i propri governi, soprattutto nelle
nazioni che con la loro attività economica
c politica forniscono un obbiettivo sostegno ai regimi militari.
La solidarietà più vera con le Chiese
dell’America Latina è infatti la disponibilità a pagare anche qui il prezzo che queste Chiese devono pagare per la loro fedeltà e il loro impegno per la giustizia.
Com3 ha detto un rappresentante del
Consiglio Ecumenico a un esponente della Chiesa latino-americana : « Ora conosciamo il prezzo che voi pagate per la vostra fede, mentre cercate di tener viva
la speranza. Pregate per noi, perché noi
non paghiamo questo prezzo, a Ginevra ».
Dal rapporto di Charles Harper
alla Commissione di aiuto tra le
Chiese e di assistenza ai profughi
(CESSAR)
Prospettive della CEvAA
Dal rapporto del Segret. Gen. della CEvAA,
Rakotoarimanana riassumiamo i punti essenziali
nella convinzione che il cammino è ancora lungo perché la CEvAA entri appieno nella nostra
coscienza missionaria.
1. Camminare insieme per andare oltre.
La CEvAA è nata nelle Chiese interessate per il sentimento di dover sviluppare un lavoro di evangelizzazione in comune. Tale esigenza aveva già trovato attuazione attraverso Véquipe di evangelizzazione in paese fon, nel Dahomey. Tuttavia
si è presto compreso che si trattava solo
di un primo passo e si è creata la CEvAA
per « andare oltre ». Sono così venute le
équipe multirazziali di evangelizzazione
di breve durata e quella a largo respiro
nel Poitou (Francia). Tutto questo non
basta ancora: si tratta di vivere TEvangelo con coloro che non lo conoscono e
nella loro situazione, cosa che si è cercato di fare sia in Africa sia in Europa. Il
lavoro in tal senso è soltanto agli inizi ed
è essenziale per aiutarci ad abbandonare
nei nostri ambienti ecclesiastici un atteggiamento di auto-consumismo e di prestigio che spesso paralizza la nostra attività.
ce, è talvolta rinchiusa entro tradizioni e
usi religiosi paralizzanti, quando non si
tratta di parole intellettualistiche e filosofiche incomprensibili all’uomo che vuole semplicemente incontrare Gesù Cristo
ed ascoltare la sua Parola. I pastori devono imparare ad armonizzare i carismi
nelle comunità locali in funzione delle situtazioni particolari nelle quali i membri
di chiesa sono chiamati a vivere l’Evangelo. Una somma particolare dev’essere
prevista nel bilancio di ogni Chiesa in vista di questa formazione permanente dei
pastori.
Ma non basta: si tratta di avviare un
programma di riforma deH’insegnamento
teologico che, pur tenendo conto di ogni
contesto particolare, rispKtnda alle necessità reali di ogni Chiesa in vista dello
sforzo di testimonianza evangelica.
5. Stabilire nuovi rapporti tra le chiese.
2. Responsabilità sul piano locale.
anno.
L’isolamento fisico di professori, medici, leader sindacali, studenti, insegnanti
operai e contadini è praticato in diversi
modi: con l’esilio, con lunghi periodi di
detensione, con la tortura, con la morte.
A tutto questo bisogna aggiungere la
crisi economica che prende delle proporzioni considerevoli, e provoca, tra gli altri effetti, una malnutrizione disastrosa
fra i bambini, e una disoccupazione che
in Cile, per esempio, tocca il 20^26% delle
forze attive. La crisi determina vasti movimenti di migrazione da un paese alTaltro, con le loro conseguenze sociali disastrose, come l’aumento dell’alcoolismo, lo
aumento del tasso di suicidio, la prostituzione, la mendicità, soprattutto fra quelli
che portano il peso dell’oppressione politica ed economica: gli operai e i contadini, cosi come i gruppi di indiani che sono i più duramente colpiti.
Ogni chiesa deve prendere coscienza
della sua responsabilità sul piano locale,
senza accontentarsi di mandare uomini e
donne al di là dei mari. Si tratta di aiutare coloro che ci circondano a vivere
pienamente la loro libertà di figlioli di
Dio. Ecco perché la CEvAA incoraggia le
Chiese ad intraprendere studi sulla formazione cristiana e suirinsegnamento
protestante.
Questa presa di coscienza è necessaria
perché la Chiesa si liberi da un senso di
dipendenza e si senta veramente responsabile della missione nel proprio paese.
Per questo non si tratta soltanto di
mettere in comune le risorse in uomini e
denaro ma anche la riflessione. Il lavoro
teologico ci deve aiutare a sentirci veramente interpellati dalla Parola di Dio e
da quanti la a.scoltano con noi in situazioni diverse.
Si tratta di una direzione presa da tutte le Chiese aderenti alla CEvAA. Ad esempio, in seno al Consiglio le discussioni e
le decisioni avvengono su di un piano di
uguaglianza. L’Europa non comanda né
decide più da sola. Questi nuovi rapporti
non devono però limitarsi alle relazioni
Terzo mondo-Europa; devono cercarsi
rapporti di tipo diverso anche tra le varie chiese deH’Africa, di Madagascar e del
Pacifico. Come del resto aveva già indicato il Consiglio della CEvAA in occasione
della sua riunione a Torre Pellice nel ’73,
prendendo la decisione di favorire i contatti personali tra le varie Chiese membro in vista di una migliore conoscenza
reciproca. Alcuni passi in tal senso sono
già stati fatti.
Tuttavia molto rimane ancora da fare
perché Chiese vicine sia geograficamente
che per problemi comuni abbiano un vero scambio sul piano umano e spirituale.
6. Ruolo primordiale dell’informazione.
Le chiese non sono più al riparo da
questa situazione. Al contrario, più si irnpegnano pubblicamente nella denuncia
della tortura e di tutte le altre violazioni
dei diritti dell’uomo, più sono efficaci
nell’aiuto alle vitttime dell’oppressione,
più diventano esse stesse esposte alla repressione.
In Argentina il comitato interconfessionale per i rifugiati è stato a più riprese
3. Formazione di un popolo missionario.
Le Chiese (in Africa come in Europa)
hanno troppo a lungo sofferto dell’azione
preponderante di « gruppi d’elite », con
conseguente paralisi di un’azione effettiva
della chiesa nel suo insieme. Bisogna
rompere questo muro che impedisce a
tutto il popolo di scorgere la sua responsabilità missionaria e Timportanza della
sua riflessione teologica. Paradossalmente, per giungere a questo, è necessario
di accentuare il riciclaggio dei pastori.
4. Formazione permanente dei pastori.
La Parola di Dio, semplice e liberatri
nati per due anni in campi di concentra
mento. ^ , _
« D’altra parte il Leone e Sole Rosso
delTIran (la Croce Rossa iraniana) ci ha
fatto sapere che 146.792 rifugiati kurdi,
smistati in dieci campi, saranno sia dispersi al fine di assimilazione con la popolazione iraniana, sia rimandati in Iraq,
secondo le qualifiche professionali del
capo famiglia. ,
«Nella notte fra il 31 marzo ed il 1
aprile 1975 abbiamo incontrato a qualche
chilometro dalla frontiera irachena, in
Iran dove si era rifugiato, il generale Barzani ed i membri delTuificio politico del
P D.K. (Partito Democratico Kurdo). Essi
ci hanno informato, con amarezza, che
una brigata di trenta "Pechmerga” (i guerriglieri kurdi) che si erano arresi alle forze irachene erano stati immediatamente
trucidati. Ci hanno anche informato che
il 31 marzo, a mezzanotte, le truppe irachene avevano occupato le frontiere...
passando attraverso il territorio iraniano.
- Il ha 'lirh'araio il Re
nerale Barzani, che la direzione kurda ha
allora deciso di cessare i combattirnenti.
La lotta ormai avverrà sul piano politico.
« Il 5 aprile il governo iraniano ci ha
interdetto l’accesso ai campi profughi col
pretesto della delicata situazione politica.
« Malgrado queste difficoltà abbiamo
potuto constatare che il popolo Kurdo è
minacciato di sparire sia fisicamente che
socialmente e culturalmente ».
Una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, invitata dal governo irakeno. ha visitato per dieci giorni la regione del Turkestan irakeno, giungendo
alla conclusione che « la situazione pare
tornare rapidamente alla normalità ed e
possibile constatare numerosi segni di un
impegno attivo del governo irakeno nei
programmi di reinstallazione dei Kurdi
che tornano in Irak e di ricostruzione
nelle zone devastate dalla guerra » (comunicato 10/75).
La delegazione ha inoltre affermato che,
data la buona volontà del governo irakeno e la notevole disponibilità finanziaria
da questo messa a disposinone per l’opera di ricostruzione, non è necessario un
ulteriore aiuto alla popolazione kurda.
Contro tali affermazioni del CEC si sono levate varie voci che sosterigono invece che nel Kurdistan continua il genocidio
e che la situazione non è affatto così rosea. In particolare il prof. Helmut Gollwitzcr sottolinea che l’opinione pubblica
internazionale deve continuare ad interessarsi del problema kurdo, perché sia garantita ai kurdi non solo la possibilità di
rientrare nelle loro case, ma la possibilità di mantenere le loro carateristiche culturali e linguistiche, che non vengano costretti con varie forme di pressione a diventare cittadini di seconda classe, senza
alcun diritto nella determinazione del loro destino.
Egli afferma esplicitamente che dichiarazioni unilaterali come quella del CEC
sono dannose e che è invece necessario richiedere che il governo irakeno conceda
libero accesso a delegazioni internazionali capaci di un effettivo controllo e di possibilità di informazione dell’opinione pubblica.
Occorre anche ricordare che il discorso fatto per l'Irak vale per l’Iran e per la
Turchia, che continuano nelle loro discriminazioni contro i Kurdi, spinti, almeno
in parte, anche da interessi economici ben
precisi (petrolio).
ùmencct
La CEvAA non ha né intende creare un
bollettino di informazione destinato alla
« base » delle varie Chiese. Invece incoraggia ogni Chiesa membro a promuovere
l’informazione delle proprie comunità lc>
cali e ad informare le altre Chiese dei risultati raggiunti attraverso riunioni di
gruppi di studio, conferenze distrettuali
o Sinodi. Tutto ciò può infatti stimolare
le altre Chiese nella loro riflessione. In
avvenire questo scambio di informazioni
deve avvenire direttament, seùza passare
attraverso gli uffici centrali della CEvAA.
Va in questo senso la creazione a Lomé di un Dipartimento deH’informazione
della CCTA (Conferenza delle Chiese di
Tutta l’Africa). La CEvAA auspica che in
tal modo la CCTA possa aiutare le sue
Chiese membro a formare gli uomini e le
donne di cui le nostre Chiese rispettive
hanno bisogno.
Stati Uniti (RW) — La proposta di
concedere alle donne la consacrazione pastorale è stata nuovamente bocciata dalla Chiesa Riformata in America. La proposta non è riuscita, per un breve scarto di voti, ad avere ia maggioranza dei
due terzi del Sinodo generale. Si trattava di approvare una modifica nel testo
della liturgia di consacrazione, sostituendo le parole « uomini e donne » con la
parola « persone ». Questa sostituzione è
avvenuta, ma con la precisazione che il
termine « persone », deve essere interpretato come « uomini ». D’altra parte, come
è anche già stato reso noto, a Westchester nel 1973 era stata consacrata una
donna, che ora svolge un suo regolare
ministero pastorale. L’attuale disputa rimette in discussione la legalità o meno
di quest’atto.
Per ironia della sorte la Chiesa Riformata americana celebra quest’anno il
centenario del Comitato delle Donne per
la Missione, e che è un’occasione per mettere in risalto la particolare funzione
svolta dalle donne nella missione della
Chiesa.
là
4
NAIROBI 1975
2 - Le esigenze delPunìtà
L’amore di Dio, e non la chiesa, è il fondamento dell’unità per la chiesa e per l’umanità
- Nella chiesa e nell’umanità si affrontano e si scontrano diverse concezioni dell’unità
Ministoria del tema
Il tema « Unità della chiesa — unità
dell'umanità » è recente nella storia del
movimento ecumenico. Venne fuori per
la prima volta in forma interrogativa a
Bristol nel 1967 nel quadro di un’assemblea della Commissione « Fede e Costituzione ». La domanda era: « Qual’è la funzione della Chiesa in rapporto al proposito di Dio di unificare il mondo? Qual
è... il rapporto tra la ricerca dell’unità da
parte della chiesa e la speranza dell’unità
da parte dell’umanità? ». L’anno successivo, alla 4‘ assemblea generale del CEC,
a Uppsala, il tema ricevette una più chiara impostazione e la sua motivazione teologica di fondo. Due affermazioni in particolare meritano di essere ricordate. Ecco la prima: « La Chiesa fa prova di una
certa audacia quando parla di se stessa
come segno dell’unità futura dell'umanità. Per quanto fondata sia questa pretesa,
il ^ mondo Vascolta con scetticismo e ripiega su “cattolicità secolari" di sua creazione. Difatti la società secolare ha saputo proporre mezzi di conciliazione e
unificazione che spesso paiono più efficaci della Chiesa. Viste dall’esterno ,le
chiese appaiono distanti e senza rapporti
con la realtà, benché febbrilmente occupate con i loro problemi ». Si osservi che
l’assemblea di Uppsala riconosce giustificata la pretesa della chiesa di essere segno dell’unità futura dell’umanità, ma
considera giustificato anche lo scetticismo con cui il mondo accoglie questa affermazione. La chiesa pretende di essere
più di quello che è: vuole essere segno
dell’unità futura dell’umanità, ma intanto è essa stessa divisa! Il mondo si accorge di questa contraddizione più della
chiesa stessa!
La seconda affermazione di Uppsala sul
nostro tema è la seguente: « Lo studio
sull’unità della Chiesa dev’essere collocato nel contesto dell'unità dell’umanità.
Siamo riconoscenti per l’esperienza fatta
in questa assemblea della sete di unità
che gli uomini provano. L’amore di Dio,
che è il segreto dell'unità della Chiesa, è
anche il fondamento dell’unità dell’umanità ». E questa l’affermazione decisiva
che orienta tutta la ricerca che, su questo tema, sta avvenendo nell’ambito del
movimento ecumenico. Meriterebbe un
ampio commento ma per brevità ci limitiamo a due sole annotazioni. La prima riguarda il verbo « deve », molto categorico: la collocazione e trattazione del
problema dell’unità della chiesa in quello
dell’unità deH’umanità non è solo una
possibilità o una raccomandazione, è una
necessità, una via obbligata; non si vuole
cioè cercare un’unità della chiesa che sia
avulsa dalla ricerca dell’unità deH’umanità; e queste due ricerche non sono tra
loro parallele e indipendenti ma sono
coordinate e intrecciate l’una nell’altra. La
seconda osservazione è che le due unità
sono ricondotte alla stessa matrice:
l’amore di Dio è il « segreto » della prima e il « fondamento » della seconda. La
unità della chiesa non occupa un rango
privilegiato, l’unità deH’umanità non occupa una posizione subordinata: Luna e
l’altra sono fatte risalire direttamente a
Dio. La chiesa non è mediatrice deU’umanità! L’unità dell’umanità non passa attraverso la chiesa più di quanto l’unità
della chiesa non passi attraverso l’umanità.
L’importanza del tema è apparsa sempre più evidente. Perciò la Commissione
« Fede e Costituzione » ne ha fatto oggetto di una sua assemblea generale, riunitasi a Lovanio nell’agosto 1971. Da Lovanio a Nairobi: la sezione seconda, che reca come tema generale « Le esigenze dell’unità », affronterà di nuovo la questione dell’unità della chiesa nel contesto
dell’unità dell’umanità, cercando di farle
fare nuovi passi avanti. Le difficoltà non
mancano ma la speranza nemmeno.
L’umanità si sta unificando:
ma come?
L’umanità si sta davvero unificando? per
certi versi sembra di sì, per altri invece
sembra di no. Si profilano nuove unità
ma si scavano nuove divisioni. Certo nell’insieme non si può dire che il mondo
sia oggi più unito che in altri momenti
della storia; d’altra parte è indubbio che
sforzi e processi unitari si moltiplicano
proprio nel nostro tempo. Porse ci si avvicina alla verità dicendo che, come nella
chiesa così anche nell’umanità, si confrontano e affrontano diverse concezioni
dell’unità. Si può quindi dire che l’umanità si sta unificando: ma dietro e dentro questo grande processo di unificazione ci sono diversi progetti di unità che
in parte si integrano ma più spesso si
contraddicono e si combattono. Perciò il
problema non è tanto se ITumanità si
stia unificando o meno, ma in che modo
si sta unificando. I fenomeni principali
che concorrono a creare il processo di
unificazione dell’umanità nel nostro tempo sono quattro: 1) il fenomeno dell’internaziona'izzazione della scienza e della
cultura e della diffusione dei mezzi di comunicazione di massa: la cosiddetta civiltà tecnologica è senza dubbio una forza unificante, ma non è affatto detto che
l’unità che ne nasce sia di segno positivo.
Nessun Vaticano ecumenico
« Non è una chiesa unica che ci manca, ma una fede unica » sì legge in uno dei documenti preparatori alla sezione 2 dell’assemblea di
Nairobi. Il vero problema non sarebbe la divisione della chiesa ma la
divisione della fede, anche nell’ambito di una singola chiesa. Se non
c’è unità di fede, qualsiasi unità ecumenica sarà solo apparente.
Ora è proprio nell’ambito della fede che oggi si registrano le divergenze più profonde. Non c’è articolo di fede che non sia controverso e non dia luogo a punti di vista non solo diversi ma spesso contrastanti. Il ventaglio delle opinioni presenti nella chiesa non corrisponde
a semplici sfumature diverse di una posizione sostanzialmente identica; assai spesso le opinioni sono tra loro antitetiche. In queste condizioni, che senso può avere parlare di unità cristiana? D’altra )jarte,
anche l’unità di fede, in sé, non basta. Ci vuole /’unità di vita. Ma anche
qui l’arco delle situazioni è molto ampio e non mancano i contrasti.
Quanto al vecchio dilemma ecumenico: unità « organica » o unità
«spirituale»?, si è oggi d’accordo nel riconoscere che da un lato l’«unità spirituale » di una o più chiese, se è reale, deve dar luogo a forme
concrete, visibili (anche sul piano istituzionale, organizzativo) di unità; dall'altro, /’« unità organica » non implica necessariamente uniformità di strutture e, comunque, non basta a garantire una reale comunione di fede: non basta cioè far parte dello stesso organismo ecclesiastico per essere uniti. Del resto la terza assemblea generale del
CEC (New Delhi 1961) ha esplicitamente respinto ogni concezione dell’unità cristiana che comporti « uniformità di organizzazione, di riti o
di espressioni » e a più riprese, nell’ambito del movimento ecumenico,
ci si è pronunciati contro l’idea di una « autorità amministrativa centralizzata e unica » per tutti i cristiani.
Insomma: nessun Vaticano ecumenico, né ora né mai.
2) Il fenomeno àeWinterdipendenza politica ed economica fra popoli, « blocchi »,
mpndi, aree culturali: nessun popolo può
più scrivere una storia separata, sempre
più la storia dell’umanità è comune. Ma
anche questo fenomeno è tutt’altro che
privo di ombre: l’interdipendenza può
essere il contrario della indipendenza, essere cioè una forma larvata di dipendenza. Bisogna vedere di volta in volta se la
interdipendenza nasce da una scelta libera oppure da una necessità imposta. 3) Il
fenomeno dei grandi organismi internazionali tipo ONU, UNESCO, FAO, etc. Si
tratta di istituzioni che prefigurano l’unità dell’umanità e promuovono la comprensione e collaborazione tra i popoli,
anche se il loro reale potere decisionale
è alquanto limitato. Eppure non è forse
errato ravvisarvi un primo abbozzo di
quel futuro « parlamento » delle nazioni
che l’umanità ha sempre (ma invano) sognato di darsi. 4) C’è infine, e soprattutto,
il fenomeno dell’internazionalismo proletario, nato dalla risposta all’appello lanciato da Marx e Engels al termine del Joro celebre « Manifesto » del 1848: ’Proletari di tutti i paesi, unitevi!’. Secondo
questa visione l’unità dell’umanità si può
costruire soltanto sulla base e a partire
dall’unità proletaria internazionale, dato
che è il proletariato che può superare e
risolvere la più grande e profonda divisione dell’umanità: quella in classi. L’umanità si può unire solo in una società
senza classi oppure nel processo per
giungervi.
La Chiesa si unifica: ma]¡'come?
Le chiese si stanno davvero unificando?
In un certo senso, sì. Se non altro tutte
le chiese, o quasi, avvertono la necessità
di uscire dal proprio isolamento, di incontrarsi e confrontarsi con le altre, di
muoversi verso il rinnovamento e l’unità:
sempre più si diffonde, tra le chiese e nei
cristiani di tutte le confessioni, una coscienza ecumenica. D’altra parte è anche
vero che in ogni chiesa o confessione sono emersi e si sono acuiti nuovi motivi
di dissenso e di divisione, tanto che non
pochi credenti, pur appartenendo alla
stessa chiesa e partecipando allo stesso
culto, hanno talvolta l’impressione di far
parte di chiese diverse, di mondi spirituali e morali diversi. Così, tra le apparizioni tipiche del nostro tempo in ambito ecumenico, ci sono i « gruppi transconfessionali » e le « chiese parallele » (o
« marginali »), di cui parliamo a parte in
questa stessa pagina.
Comunque, malgrado le difficoltà e i ritardi, la cristianità si sta unificando, anche se la qualità evangelica di questa unità non è sempre chiara. Il processo di
unificazione o quanto meno di avvicinamento tra le chiese avviene sia a livello
istituzionale che a livello dottrinale. Sul
piano istituzionale sono attualmente in
corso 36 trattative di unione: 8 in Africa,
7 in Asia, 2 in Australia, 10 in Europa, 3
in America latina, 6 in America del Nord.
Di queste 36 trattative, 22 stanno andando
bene e probabilmente si concluderanno
in senso positivo, 11 o 12 invece procedono con difficoltà e il loro esito è incerto.
Nell’insieme il risultato è incoraggiante.
Sul piano dottrinale, molti accordi sono
stati raggiunti, più di quel che generalmente si crede. Ci sono dichiarazioni comuni sul battesimo, sull’eucaristia o S. Cena, sui ministeri. Si tratta di consensi
parziali, non totali (consensi totali oggi
non esistono neppure nell’ambito di una
stessa chiesa o confessione), ma certamente significativi e tali da sbloccare molte
situazioni ferme da secoli.
Questo processo di unificazione ha però limiti vistosi, che coincidono con quelle che sono state indicate come le « tre
grandi croci » del movimento ecumenico:
la prima è che i consensi raggiunti sono
per lo più consensi di parole, privi di
sbocchi pratici di qualche importanza; la
seconda è che il Consiglio mondiale delle
chiese, massima espressione istituzionale
e principale strumento operativo del movimento ecumenico, soffre di una duplice
impotenza; il CEC non ha il potere di impegnare le chiese all’azione e d’altra parte il potere reale di ciascuna chiesa non è
utilizzabile a livello ecumenico; la terza
croce è che le chiese continuano a essere
prigioniere dei loro campanilismi confessionali e di altra natura: esse mancano di
universalità.
Rilevanza teologica
deH’unità dellumanità
L’unità dell’umanità è teologicamente
rilevante per almeno tre motivi. Il primo
è che essa costituisce, già secondo la Bibbia, il traguardo ultimo della storia umana. L’unità della chiesa è un obiettivo importante ma limitato. Una chiesa unita
in un mondo diviso può essere una tappa, non la mèta finale. L’unità della chiesa va certo cercata, ma bisogna fin d’ora
guardare oltre, all’unità dell’umanità. Altrimenti l’unità delta chiesa diventa introversa, fine a se stessa e quindi poco
interessante. Che tutti gli uomini, e non
solo i cristiani, siano uniti, cioè si riconoscano fratelli, è il vero traguardo della
storia, L’evangelo parla di « ricapitolare
tutte le cose » in Cristo.
Il secondo motivo per cui l’unità dell’umanità è rilevante per la fede è che
essa è già realizzata in Cristo. Secondo
l’apostolo Paolo c’è un’unità dell’umanità
in Adamo e ce un’unità dell’umanità in
Cristo. In Adamo gli uomini sono uniti
nella disubbidienza, in Cristo sono uniti
nella promessa di una nuova umanità.
Certo, l’umanità è divisa in se stessa perché è divisa da Dio e non può ritrovare
la sua unità se non supera la sua alienazione da Dio. Questo è accaduto in Cristo. L’unità dell’umanità in Cristo è il
punto di riferimento fondamentale di
tutta la ricerca ecumenica.
In terzo luogo l'unità dell’umanità è
teologicamente rilevante perché certe divisioni presenti nella chiesa possono essere superate solo se vengono superate
in seno aH’umanità. Ad esempio, una
chiesa senza classi è possibile solo nel
quadro di una società senza classi. Già
ora, in Cristo, non c’è né schiavo né libero. La chiesa è l’assemblea di coloro che
credono e vivono questo fatto. Ma se
schiavi e liberi sono uniti nella chiesa e
separati nella società, la loro unità non
è completa. L’unità già realizzata in Cristo e già vissuta in chiesa raggiunge la
pienezza della sua manifestazione nella
unità deH’umanità.
Rilevanza politica
dell’unità della chiesa
Quanto abbiamo detto finora dovrebbe
aver messo in luce anche la rilevanza politica dell’unità della chiesa. Secondo l’evangelo non solo in Cristo ma anche nel
suo corpo, la chiesa, è già reale quello che
nella storia è ancora futuro. L’unità della chiesa dovrebbe essere un modello,
una parabola anticipatrice dell’unità dell’umanità.
Come la chiesa, secondo l’apostolo Paolo, deve saper « provocare a gelosia » il
popolo d'Israele (Romani 11: 14) per l’abbondanza dei suoi doni e la ricchezza della sua vita, così la chiesa unita dovrebbe saper « provocare a gelosia » l’umanità
in cerca della sua unità. Purtroppo non
è quello che sta accadendo. Come può
una chiesa divisa pretendere di essere segno dell’unità futura dell’umanità?
Eppure per la sua natura di popolo internazionale e per il messaggio di liberazione, riconciliazione e comunione che
essa annuncia e vive, la chiesa dovrebbe
proprio costituire un’indicazione valida,
un punto di riferimento per l’umanità
che cerca la sua unità. E in questa direzione che il movimento ecumenico sta
orientando le chiese.
Paolo Ricca
5
IL BENEFICIO DI CRISTO
Firenze
Un classico deirevangelismo italiano
Quando ad un pastore capita di impostare con i catecumeni non un monologo
noioso mescolato a stentate rispostine,
ma un dialogo in cui si affaccino i problemi vivi della passione, dell’attivismo e
della sete di assoluto dei ragazzi, il suo
massimo desiderio e il suo sforzo è di
dar loro una base evangelica, riformata:
che possano essere liberi nel loro operare, liberi al di là di ogni legalismo e di
ogni pretesa (e necessità) di dare un senso alla propria vita con le proprie mani.
La giustificazione per grazia mediante la
fede! Ma come fare a spiegarla senza ricadere nel monologo noioso di cose lontane nel tempo e negli interessi?
Mi sembra che 11 Beneficio di Cristo, di
cui la Claudiana ha stampato quest’anno
una bella edizione introdotta e annotata
dal prof. S. Caponetto, possa rispondere
a questa esigenza. Certo è pur sempre un
testo del ’500 e un testo che pone il problema del centro della fede evangelica in
modo diverso da come i giovani se lo
pongono oggi. Eppure non si può impostare il probl-ema della fede oggi, come
evangelici, se non si è compresa la risposta che a questo problema è stata data ieri, nell’ambito della fede evangelica.
Lo schema classico di questa risposta
è riprodotto in questo libretto (che giustamente fu definito un « gioiello di fede»): la consapevolezza del peccato è il
punto di partenza a cui tien dietro « l'ufficio » della legge che ci fa disperare della possibilità di salvarci e ci volge verso
la salvezza che è dono di Dio in Cristo.
La porta è così aperta all’annuncio della
giustizia che Cristo compie e che ci è atUibuita per fede. Segue l'esposizione di
come la giustificazione avviene, di che
rapporto esiste tra fede e opere e di quale
conseguenza la giustificazione porti nella
vita dei credenti. Siamo tentati di lasciarci distogliere da questa fede? Ecco i quattro rimedi basilari: la preghiera, il battesimo, la Santa Cena e la predestinazione.
Qua e là alcuni tagli (per esempio alcune dimostrazioni un po’ meno limpide
e le citazioni dei padri della Chiesa portate a sostegno delle affermazioni riformate) potranno rendere più scorrevole
ancora questo testo, per nulla appesantito per noi dalla bella lingua cinquecentesca, che unisce due cose che son sempre indice di un capolavoro: la capacità
di sintesi e la semplicità.
Quali sono i vantaggi di una lettura di
questo testo con dei giovani? La possibilità di cogliere in poche pagine il meglio
di quanto la Riforma ha espresso sulla
giustificazione; la freschezza di un testo
che esprime molto più la scoperta genuina di una generazione, che non la sistemazione un po’ pedante delle generazioni
seguenti; non ultimo, la ricchezza di immagini, di parabole, di « ottime comparazioni » che rendono il discorso vivido
e lontano da difficili astrattezze. Come si
vede, sono vantaggi che raccomandano II
Beneficio di Cristo non solo ad un uso
giovanile, ma a chiunque desideri una
esposizione chiara e sintetica della fede
della Riforma.
F. Giampiccoli
Agape
CAMPO BIBLICO
Il campo biblico vuole offrire ai membri delle
comunità evangeliche italiane la possibilità di
trascorrere un periodo di vita comunitaria, riflettendo insieme suiresistenza cristiana nella si
tuazione attuale. Quest’anno la base della rifles
sione sarà costituita dal messaggio del libro del
l'Esodo. Non è necessario sottolineare l’importan
za e Tattualità di questo libro. Il Nuovo Testamento vi si riferisce continuamente, vedendovi
un annuncio dell’alleanza compiuto da Gesù Cristo, della sua morte e della sua resurrezione. Nella vita della Chiesa, sempre di nuovo l’Esodo ha
aiutato i credenti a riconoscere l’azione di Dio
nella confusione della storia, fornendo loro un
orientamento e una speranza nella lotta. Nel nostro tempo l’Esodo occupa un posto centrale
nella teologia latinoamericana della liberazione,
nella teologia nera, nella riflessione biblica delle
comunità di base, anche in Italia.
Che cosa sia non discernere
il corpo del Signore
Esortazione a diventare
giusti per Cristo.
Data: 8-17 agosto 1975.
Quota: lire 32.000 (caparra lire 5.000).
Direzione: Gustavo Bouchard, Massimo Romeo, Bruno Rostagna.
Adunque, quando il cristiano sente che
li suoi nemici il vogliono soverchiare, cioè
quando dubita di non avere conseguita la
remissione delli suoi peccati per Cristo,
e di non poter sopportar il diavolo con
le sue tentazioni, e che l’accusazione della
coscienza dubbia prevale contra di lui, di
maniera che comincia dubitare che l’inferno non 'I debbia inghiottire e che la
morte, per l’ira di Dio, eternalmente non
l’abbia da vincere e uccidere; quando,
dico,sente questi affanni, vada con buon
animo e con fiducia a questo santissimo
sacramento, e ricevalo divotamente, dicendo nel suo cuore e rispondendo alli
nemici suoi; « Io confesso che io merito
mille inferni e la morte eterna per li peccati miei, ma questo divinissimo sacramento, il quale ora ricevo, mi fa sicuro e
certo della remissione di tutte le mie iniquità e della riconciliazione con Dio. Se
io risguardo alle mie operazioni, non è
dubbio che io non mi conosca peccatore
e condennato, né mai la mia conscienza
sarà quieta, credendo che per le opere,
che io fo, gli miei peccati mi siano perdonati. Ma se io risguardo nelle promesse e nel patto di Dio, il qual mi promette
per il sangue di Cristo la remissione de’
peccati, tanto sono certissimo di averla
impetrata e di avere la grazia sua, quanto son sicurissimo e certo che Colui, che
ha promesso e fatto il patto, non può
mentire né ingannare. E per questa constante fede io divento giusto, e questa è
la giustizia di Cristo, per la quale io son
salvo e la mia conscienza si tranquilla.
Abbracciamo, fratelli dilettissimi, la
giustizia del nostro lesù Cristo, facciamola nostra per mezzo della fede, teniamo
per fermo di esser giusti, non per le opere nostre, ma per i meriti di Cristo, e viviamo allegri e sicuri che la giustizia di
Cristo annichila tutte le nostre ingiustizie e ci fa buoni e giusti e santi nel conspetto di Dio. Il quale, quando ci vede incorporati nel suo Figliuolo per la fede,
non ci considera più come figliuoU di
Adamo, ma come figliuoli suoi, e ci fa
eredi con il suo legittimo Figliuolo di tutte le ricchezze sue.
in che modo chi ha fede
non può stare senza operare
Adunque la fede, che giustifica, è come
una fiamma di fuoco, la qual non può se
non risplendere; e, come è vero che la
fiamma sola abbruscia il legno senza lo
aiuti della luce, e nondimeno la fiamma
non può esser senza luce, così è vero che
la fede sola estingue e abbruscia i peccati senza lo aiuto delle opere. E nondimeno
questa fede non può essere senza le buone opere; perché, sì come, vedendo noi
una fiamma di fuoco che non luce, com>
sciamo quella esser dipinta e vana, così,
non vedendo noi in alcuno la luce delle
buone opere, è segno che quel tale ha la
vera fede inspirata, la qual Dio dona alli suoi eletti per giustificarli e glorificarli.
CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Il luogo della testimonianza
Programma:
Venerdì 8: arrivo , per la cena
Sabato 9; Claudio Tron, Gli oppressi.
Lunedi 11 : Massimo Romeo, La Pasqua.
Martedì 12: Bruno Rostagno, Il canto di Uberazione.
Mercoledì 13: Bruno Rostagno, La legge.
Giovedì 14 : Eugenio Rivoih, Fede e idolatria.
Venerdì 15 ; giornata libera.
Sabato 16 : discussione conclusiva.
Domenica 17 : partenza dopo colazione.
Dalla lettura delle relazioni si ricava un
quadro abbastanza preciso dell’organizzazione interna delle attività delle chiese,
e delle riflessioni impegnate a potenziare e rendere più efficienti gli strumenti
che abbiamo al servizio delle comunità.
Se sottovalutassimo l’importanza di questo, non saremmo né pastori né anziani
nelle nostre chiese.
Ma diciamo che manchiamo il segno
se consideriamo tutto ciò come avente
valore in se stesso. Usando un linguaggio provocatorio, diremmo che in Italia non c’è solo il problema del nostro
culto, né solo di quelli che occasionalmente entrano nelle nostre chiese.
È ben vero che nelle relazioni leggiamo anche altre note; attenzione ai decreti delegati per la scuola, al problema
dell’aborto, qualche intervento finanziario a favore degli oppressi nel mondo,
ecc. È vero che la relazione di Firenze
(forse quella in generale più stimolante)
dice che il centro comunitario è stato
messo a disposizione anche per ospitare
« ...l’Amicizia ebraico-cristiana, MIR, Ass.
Famiglie spastici. Gruppi antimilitaristi.
Gruppi di insegnanti (per la controcultura, problemi sindacali), LOG, Cristiani per il Socialismo » ma aggiunge : « però la partecipazione personale dei credenti alle iniziative è sempre stata ben
modesta, talvolta nulla ». È vero che nei
locali comunitari di Pisa è stato ospitato
il Gruppo di Cristiani per il Socialismo,
ma nessuna reazione è riferita da parte
della comunità (tranne alcuni). È vero
che Ferentino e Colleferro ricordano con
un certo entusiasmo il lavoro di e con
gruppi del dissenso cattolico (« diffondono settimanalmente 25 copie di COMNuovi Tempi mentre soltanto 3 ne arrivano alle nostre comunità »).
Ma l’impressione generale è che, di solito, le comunità non si iasciano interpellare né sollecitare, e che portano avanti un discorso proprio, autonomo, senza
relazione né con la fraternità che si esprime nel Sinodo, né con la vita della gente
con cui siamo.
Parecchie significative sollecitazioni del
Sinodo sembra che non abbiano incidenza sulla vita delle chiese.
E perciò anche; distacco tra chiese e
realtà in cui operano. Riteniamo che le
chiese debbano decidersi a vedere se stesse chiaramente nel contesto in cui esistono, e ad esistervi. Nella realtà complessa
in cui, volenti o nolenti, si trovano ad essere chiese per testimoniare Cristo salvatore e signore con gente che vive determinate esperienze di vita e di pensiero.
Riteniamo che le chiese debbano riuscire a pensare i loro programmi, anche
a lunga, scadenza, con preciso riferimento all’evolversi delle situazioni sociali politiche culturali economiche della nazione e della città, si da proporsi forme e
metodi che incidano, sia per essere utili
al prossimo, sia per non restare tagliate
fuori da una società a cui esse non possono ritenersi estranee e da un tessuto
di relazioni umane che è il luogo della
testimonianza di Cristo ; e che l’esame
periodico del proprio servizio sia infine
fatto anche in riferimento — critico, positivo o negativo che sia — con questo
programma di vita e di missione; e non
solo in riferimento alla riuscita o meno
delle attività interne.
(Sarà forse utile rileggere l’atto n. 13
della Conferenza 1974, e capire cosa c’è
« nel fondo » delle relazioni FGEI e degli Istituti).
Non ce ne vogliano i fratelli se con
queste note — in parte volutamente polemiche — terminiamo la nostra relazione, e anche il nostro servizio come commissione distrettuale. Ma anche noi ci
troviamo incoerenti; questa nostra incoerenza non la vogliamo giustificare, ma
chiediamo la giustificazione per grazia
del salvatore e signore Gesù Cristo, al
quale, insieme con tutti, rendiamo grazie
per averci mantenuti sino ad ora. Fraternamente vi salutiamo, e chiediamo l’intercessione delle chiese anche per la nostra Conferenza. (Rei. comm. distr.)
Ricordando
Anna Lakatos
Domenica 22 giugno i giovani fgei toscani e militanti cps della regione si sono ritrovati a Firenze per i lavori estivi
della FGEI-Toscana. All’inizio della seduta si è sottolineata la rilevante presenza
nelle liste per il rinnovo dei consigli regionali, provinciali e comimali, di compagni militanti cps e fgei-toscana. Ira
l’altro nelle liste del P.C.I., per il consiglio comunale di La Spezia è stato eletto
Franco Campagni, ex-segretario della
FGEI-Toscana. I lavori sono proseguiti
con una analisi delle situazioni locali e
con una panoramica dei campi estivi, ai
quali parteciperanno, si spera, un buon
numero di giovani toscani.
Oggetto principale di discussione e stata la proposta di Pistoia di costituire m
Toscana un collettivo di studi teologici.
Per consentire la massima partecipazione al collettivo stesso, si è pensato di
avere periodicamente seminari di studio
con la partecipazione di professori e specialisti di Facoltà Teologiche che, dopo
brevi introduzioni alle tematiche trattate,
ci guideranno nella nostra riflessione comunitaria. _ .
La segreteria tecnica interpellerà, per
notizie aggiuntive e suggerimenti vari sulla proposta pistoiese, tutti i gruppi sparsi
nella regione. A tale collettivo potrà partecipare ogni credente impegnato per un
rinnovamento teologico delle chiese ed
anche compagni non credenti che vorranno portare il loro contributo.
Una mozione a favore della depenalizzazione clelTaborto e del relativo referendum è stata approvata alTunanirnita, su
proposta dei gruppi di Firenze e La Spezia che hanno svolto intensa attività di
sensibilizzazione del problema nelle due
città. Con soddisfazione si è anche sottolineato il successo insperato della raccolta di firme per la presentazione della proposta di legge popolare per lo scioglimento del MSI-DN. . . , • r
Dall’analisi dei rapporti del Consiglio
fgei con la regione Toscana ne e spturito un documento, approvato anchesso
all’unanimità, ed inviato al Consiglio
stesso. Concludendo si ricorda a tutti i
militanti toscani che l’attività è sospesa,
nei mesi di luglio e agosto, il prossimo
convegno sarà, D. v., in ottobre.
Per Fgei-toscana
Eugenio Stretti
(segretario regionale)
Precisazione
Questa nostra sorella, ben conosciuta alle Valli, è deceduta recentemente a Vienna, sua città
natia.
Era giunta fra noi come profuga da Abbazìa,
ove aveva una pensione, e la guerra putroppo
non le aveva risparmiato prove dolorose.
Per qualche tempo aveva lavorato all’ospedale
di Pomaretto, poi, dietro invito del Pastore di
Villar Pellice si era stabilita quivi e, per anni,
diresse la Miramonti la « Casa della Chiesa ».
Donna colta, aveva un carattere forte e lottò
contro le tempeste della vita.
La ricordiamo, perfetta padrona di casa, con
quale grazia accoglieva gli ospiti che erano subito conquistati dal suo luminoso sorriso.
Gli ospiti erano soprattutto forestieri : « Les
eclaireuses » di Francia che vennero fedelmente
per varii anni, degli svizzeri, ma i più numerosi
erano gruppi germanici desiderosi di conoscere
le nostre Valli e di stabilire un ponte coi valdesi. Alla Miramonti si trovavano bene e questa
casa era diventata un po’ la loro casa.
Tra gli innumerevoli ospiti vi sono pure state
varie personalità che hanno fatto del bene alla
Chiesa Valdese e, tra queste, ricordiamo il defunto vescovo del Badén, Dott. Bender, che aveva
in grande stima la nostra sorella e il Pastore Allinger che contribuì generosamente per l’acquisto
della Miramonti.
Alla memoria della signora Lakatos, che ha
servito la Chiesa fedelmente, noi deponiamo il
fiore della nostra riconoscenza ed esprimiamo la
nostra cristiana simpatia alla figlia ed al genero.
E. G.
Nella cronaca dell'incontro femminile
avvenuto a Villar Penosa, la sig.ra Edina
Ribet aveva riferito del dibattito sul tema degli anziani; in un inciso scriveva;
« ...a Lucento la nostra sorella della chiesa battista, sig.ra Spanu, si propone di
istituire servizi di assistenza minuta a
domicilio... ed auspica un contatto con
gli Istituti valdesi... della casa di riposo
battista di Rivoli, « Villa Grazialma », che
...le appare mettere troppo l’accento sulla morte ».
In riferimento a questo abbiarno ricevuto due precisazioni che pubblichiamo
qui appresso:
Torino, 26 giugno 1975
Egregio Direttore,
mi conceda un piccolo spazio per alcune precisazioni relative al resoconto del convegno femminile deir8 giugno, apparso su « La Luce » del
20 dello stesso mese.
Tale relazione contiene alcune inesattezze e
soprattutto può indurre a illazioni spiacevoli a
causa del risalto dato ad un esempio marginale
(il riferimento all’accento su <c la morte »).
Le rettifiche sono le seguenti: io appartengo
alla chiesa battista di Torino-Passalacqua e non
a quella di Lucento; la casa dì riposo « Villa Grazialma » cui mi riferivo si trova ad Avigliana e
non a Rivoli.
Circa il contenuto del mio breve intervento,
vorrei precisare che esso non era una critica ad
alcuni aspetti deUa vita di queU’istituto, che peraltro svolge ottimamente i suoi compiti di assistenza ad anziani malati o incapaci di accudire a se stessi, ma un auspicio per una maggiore
collaborazione fra istituti valdesi e battisti. Questo mi pareva essere essenziale, perché daUe relazioni suUe case di Torre PeUice e di Luserna,
mi pareva di capire che si aprono nuovi orizzonti ad un tipo di lavoro fra gli anziani più efiì
Grazie per l’ospitalità e fraterni saluti.
Christine Spanu
Siccome l’artìcolo letto su « La Luce » di giugno porta il titolo « Le Unioni Femminili... ecc. »
e siccome sono stata Segretaria di esse neU’Opera Battista, ritengo doveroso rispondere alla sorella battista inglese.
Lavoro da anni nella benedetta Casa di Riposo
« Villa Grazialma » e posso testimoniare che essa vive in pace e in gioia nel silenzio operante
deU’amore.
Preti, personalità del mondo. Pastori evangelici, visitatori (naturalmente viventi in Cristo),
ospiti confermano questa verità (siate pur certi)
senza « accento » di morte.
Miriam Rosa
Giugno 1975.
là
6
cronaca
a/ie ìralU oggi
Donne
in politica
Per la prima volta nella storia del comune di Angrogna una donna è stata eletta sindaco. Fatto eccezionale? Si e no. Si
nel senso che non era mai successo prima: no se si pensa al lungo e paziente lavoro che il nuovo sindaco ha svolto nel
suo comune soprattutto nella cooperativa
di raccolta del latte, nel lavoro di consultazione e dibattito quartìerale che da
lunghi mesi insieme a buona parte del
Gruppo Teatro Angrogna e ad altri giovani del luogo è stato svolto.
Il latto che il nuovo sindaco sia una
donna è però, nella situazione specifica,
un fatto del tutto secondario; ciò che invece è importante è l’impostazione del lavoro che si vuole svolgere nel comune, il
fatto che i consiglieri costituiscano di fatto un gruppo di lavoro già collaudato, che
può permettere un vero e proprio salto di
qualità verso una partecipazione della
popolazione alla gestione del comune. Certo non si può dire che questa partecipazione diretta della popolazione sia già ora
un dato su cui poter contare, da cui partire, resta piuttosto un obiettivo da raggiungere; qualcuno con un po’ di malignità potrebbe aggiungere che ad Angrogna questo obiettivo non è cosa facile.
Comunque sia la strada è inmboccata, indietro non si ritorna.
Più volte i lettori hanno potuto leggere
sotto le cronache di Angrogna i sunti dei
dibattiti avvenuti prima delle elezioni; è
uno dei pochi comuni alle valli dove programma e linee di interventi sono stati
dibattuti insieme alla popolazione, apertamente, senza manovre preelettorali ben
conosciute in altri comuni e in altri orientamenti politici.
Questi sono i dati che danno garanzia
al lavoro che si vorrà continuare, non il
fatto che il sindaco sia una donna.
I grossi cartelli elettorali che invitavano a votare le donne sono estremamente
equivoci; che le donne ufficialmente impegnate nella politica siano, rispetto agli
uomini una piccola minoranza è un dato
statistico indubbio, che sia dunque auspicabile che la loro voce si faccia sentire è
incontestabile, però è bene anche riflettere un momentino sul tipo di impegno che
portano avanti, ricordare che nel passato
non sono mancati degli inviti autorevoli
alle donne di entrare nel mondo di una
certa politica. Papa Pio XII aveva addirittura sostenuto che le donne di Azione
Cattolica (queste e non altre) che si impegnavano nella politica dovevano farlo
nel senso dell’apostolato e della testimoHianza cristiana; l’invito era ad uscire
«dalla trincea della casa e della famiglia»
per meglio difendere casa e famiglia.
E si sa come di fatto le donne democristiane siano state impegnate in funzioni
marginati, come « appendice di una "funzione” » come scrive Lidia Menapace e
che, di fatto, il movimento femminile ha
sempre rappresentato l’elemento più conservatore ed arretrato della DC e delle altre associazioni femminili.
Al dilà di questo però è abbastanza evidente che tutta una serie di problemi
concernenti la vita umana possono trovare altre soluzioni nella misura in cui la
presenza di donne sensibilizzate ai problemi della salute, della scuola, ecc. ( tanto per esemplificare) ha potere decisionale anche nei nostri piccoli comuni di
montagna.
Un dato interessante è proprio notare
che fra le donne votate nei consigli comunali vi sono numerose insegnanti (Angrogna ma anche Luserna, per restare
nella zona, dove oltre a Merlo Maria
« eletta nella lista prestigiosa di Martina » come scrive l’Eco del Chisone, ci sono altre due giovanissime, Bruna Peyrot
e Carmen De Rosa, votate nella lista del
PCI); i problemi della scuola hanno infatti coinvolto, in questi ultimi anni, un
numero sempre crescente di insegnanti
che si sono sforzate di tradurre in termini politici il loro impegno professionale
(CGIL scuola per es.).
Tra il discorso conservatore delle leghe femminili democristiane e le fughe
in avanti di certi gruppi femministi, resta
un notevole spazio di azione per una presenza reale delle donne nei problemi dell’organizzazione della società. Una voce
femminile, auguriamoci diversa dalle tante voci che nel passato (e nel presente)
hanno .sostenuto il consenso democristiano; una voce femminile non perché si possa dire che c’è anche la donna nella politica, ma perché possa veramente condurre avanti un discorso nuovo di democrazia senza aggettivi che contribuisca ad
una autentica e non soffisticata emancipazione. E. Genre
ANGROGNA Torre Pellice
Eletto il nuovo sindaco
Domenica 29 giugno alle 21.30 ha avuto
luogo presso il municipio, alla presenza
di un discreto pubblico, la prima riunione del nuovo consiglio comunale di Angrogna.
Nella sua qualità di consigliere anziano
(per consigliere anziano si intende colui
che ha riportato più voti) Franca Coisson
assume la presidenza della seduta.
Constatata la presenza di tutti i 15 consiglieri, si passa all’esame del primo punto all'ordine del giorno: le condizioni di
eleggibilità dei neo-eletti. Non essendo
stata riscontrata alcuna causa di impedimento, la nomina dei 15 nuovi consiglieri
viene approvata e convalidata all’unanimità.
Il secondo punto prevede l’elezione del
sindaco. Jean Louis Sappé legge una dichiarazione di voto, dopo aver ricordato
phe il gruppo di lavoro facente capo alla
lista n. 1 ha realizzato una bozza di proposta operativa per il quinquennio amministrativo 1975-1980, che è stata portata
a conoscenza della popolazione e discussa
in riunioni quartierali. Egli fa presente
che la ammnistrazione di un comune, non
può e non deve essere il lavoro di un
gruppo limitato ma una collaborazione
continua con la popolazione. Si tratta
dunque di programmare insieme scelte
ben precise, che agevolino la popolazione
residente e non gli speculatori che vengono da fuori; di promuovere un nuovo
modo di gestire il comune, attraverso la
unità e la partecipazione di tutti nelle assemblee di quartiere. Sappé conclude annunciando che il gruppo di lavoro ha deciso, sostenuto in questo dal consenso degli elettori, di proporre alla candidatura
di sindaco Franca Coisson; a quelle di
assessori: Malan Mirella, Odin Alessan
dro, Bertalot Gianpiero, Bonnet Italo. Si
passa alla votazione, che vede eletta sindaco di Angrogna, Franca Coisson, con
12 voti.
L’ultimo punto prevede l’elezione della
giunta municipale: la votazione dà il seguente risultato: Malan Mirella (v. 14), vice sindaco; Odin Alessandro (v. 11), assessore effettivo; Bertalot Gianpiero (voti
12), assessore supplente; Bonnet Italo (v.
11), assessore, supplente.
Questo scarno quadro di cronaca merita ancora alcune considerazioni. Il voto
del 15 giugno ha segnato l’affermazione in
blocco di tutti i 12 candidati della lista 1,
nonostante la calunr-'osa campagna elettorale condotta contro di essi, e contro il
loro programma, da alcuni rappresentanti
e sostenitori della lista 2. Questo non significa che a livello di consiglio comunale il gruppo della lista 1 voglia rinunciare
alla collaborazione dei 3 membri della
minoranza. Anzi proprio perché il discorso dovrà essere portato avanti con la partecipazione e l’impegno di tutti, contiamo
sull’apporto costruttivo di tutte le forze
qui rappresentate. La popolazione ci ha
dato una grande prova di stima e fiducia;
e questo ci impegna a dimostrarcene degni lavorando veramente per il suo bene.
Qggi sedere in consiglio comunale non
deve più essere visto come un fatto di
prestigio, ma deve essere un momento di
impegno e di responsabilità, al servizio
della collettività. Chi si rifà ad una concezione veramente democratica del potere deve essere pronto a spendere tempo
ed energie per individuare, affrontare, e
cercare di risolvere i problemi della comunità, intesa come nucleo di uguali, dal
primo all’ultimo cittadino.
Adelchi Ricca
Assemblea SACE
Apertasi, come previsto, il 25 giugno,
l’Assemblea è stata contestata nella sua
validità da un sindaco, dimissionario per
non aver potuto controllare il bilancio
(come ha appunto dichiarato ed illustrato) da un legale e da un ex amministratore che hanno largamente illustrato i
motivi di nullità.
Ma il presidente, la cui nomina è stata
annullata con sentenza della corte d appello del gennaio 1974... ha continuato a
presiedere e a far procedere nell’approvazione deU’ordine del giorno. Risultato :
i bilanci, presentati da un c. d’a. decaduto
per nullità della nomina, sono stati approvati dai pochi rimasti (dopo ritiratisi
quelli che ritenevano nulla l’assemblea)
senza discussione, e nominato un nuovo
c. d’a. con l’incarico specifico di prendere
contatto con l’ENEL — se non andiamo
errati, per il passaggio all’ENEL stessa
della distribuzione dell’energia.
Quanto legalmente possa trattare questo c.d’a., data la sua nomina da parte
di un’assemblea contestabile legalmente
è, riteniamo, perlomeno dubbio. Se l’Enel
volesse vederci chiaro (se pure consentirà a trattare) o se la validità di tutto ciò
sarà contestata in sede legale, che cosa
accadrà? staremo a vedere.
Angrogna
A TORRE PELLICE
Mostra sulla Resistenza
Come gli altri anni Torre Pellice ospiterà una mostra sulla Resistenza e sulTantifascimo. Quest’anno l’avvenimento assume particolare importanza, in occasione del XXX della Resistenza.
In primavera il comune di Torre aveva
già organizzato un incontro ospitando un
gruppo di cittadini di Gragnana, cittadina
natale di Jacopo Lombardini.
Nulla di strano che la figura di Lombardini sia ricordata in occasione di questo XXX; ricorre anche il 30° anniversario
della sua morte avvenuta il giorno precedente la Liberazione, il 24 aprile 1945 nel
campo di sterminio di Mauthausen recentemente visitato da un gruppo di valligiani.
La mostra si aprirà il 9 agosto e rimarrà aperta fino al 28 agosto con il seguente orario: tutti i giorni dalle 16 alle 19.30;
inoltre dalle 20.30 alle 22.30 il giovedì e
sabato; i giorni festivi dalle 10 alle 12.
L’inaugurazione avrà luogo il 9 agosto
alle ore 16.30 nei locali della scuola comunale di Viale Dante.
NeH’invito che sarà distribuito al pubblico è contenuta una breve poesia di
Lombardini che riproduciamo:
INVITQ
Venite quassù, la montagna / è avvolta
di nubi e di vento / ma in alto c’è il sole!/
Voi non potete vederlo / restando nel piano brumoso / venite alla brua!J In alto,
fratelli, nel sole, / bello come la libertà; /
l’ascesa è dei forti! / Anch’essa è venuta
quassù / piagata, oppressa, la Patria / ed
ora vive con noi. / La Patria è sui monti,
fratelli! / È avvolta di nubi e di vento, /
ma il sole la bacia. / Il sole che bacia la
terra / nostra, ribelle affrancata / dalla Libertà. / Vedrete tornare la Patria / portata dai nostri moschetti, / dal monte ribelle; / ma ora salite con noi, / venite a trovare la Patria! / In alto, a la brua!
Jacopo Lombardini
Bagnau (Angrogna), novembre 1943.
Mentre gli angrognini sono in piena fienagione arrivano i primi villeggianti: anche Casa Pons ha aperto le sue porte.
Un gruppo di giovani tedeschi accompagnati dai loro pastori e che avrebbero
dovuto fare un campo di lavoro per la
sistemazione della strada aperta dalla
draga per il Pissaiot, Bastia ed Arpanot,
non ha potuto venire e rimandato la visita al prossimo anno.
A partire dal mese di luglio si terrà un
culto quindicinale al Bagnau, per favorire i fratelli degli alpeggi e quanti vorranno trascorrere una domenica all’aperto:
il culto inizierà alle 14,30 delle domeniche seguenti: 6, 20 luglio; 3, 17, 31 agosto.
Il 20 luglio si svolgerà la 7* edizione della Marcia alpina di 11 Km. col seguente
percorso : Pradeltorno - Monte Servin
Colle Vaccera - Barriole - Angrogna Capoluogo. Fra gli altri trofei e coppe il
trofeo comune di Angrogna. Lo scorso
anno la gara di marcia libera era stata
vinta daH’angrognino Willy Bertin.
Il 16 giugno ha avuto luogo il funerale
di Giovanni Benech, della Rocciaglia, deceduto dopo due anni di infermità all’età
di 90 anni.
Frali
Nella sua prima seduta il neo eletto
Consiglio ha provveduto alla elezione della giunta nelle persone di Franco Fiorio,
sindaco; Livio Martinat, vice-sindaco, e
degli assessori Remigio Sanmartino, Ugo
Peyrot e Armando Peyrot.
Hanno collaborato: Lamy Coisson,
Giovanni Conte, Dino Gardiol, Enrico
Geymet, Edoardo Micol, Alfredo Sonelli.
Incontro
italo-francese
al Colle della Croce
Domenica 20 luglio avrà
luogo il tradizionale incontro
al Colle della Croce. L’incontro avrà inizio alle ore 11 con
un culto presieduto dal past.
di Bobbio Bruno Bellion.
Da alcuni anni questo incontro italo-francese sembra
aver perso, come altri incontri di alta montagna, quella
attenzione che ha avuto nel
passato, momento di incontro con conoscenti, amici e
fratelli della Chiesa riformata di Francia. Spesso il cattivo tempo ha scoraggiato la
salita, scombussolato il programma, disperso i coraggiosi che non avevano rinunciato. Speriamo che il tempo sia
quest’anno clemente e che le
belle giornate di questi giorni
possano ripetersi anche per
questa occasione.
Un caldo invito è rivolto
agli abitanti delle valli e della Val Pellice in modo particolare a non mancare a questo appuntamento con gli amici e fratelli del versante francese.
7
delle valli
Gradita visita
In questi giorni è in visita alle chiese
delle Valli il Rev. Ch. Arbuthnot, segretario generale dell’American Waldensian
Aid Society, accompagnato dalla sua signora. Il Rev. Arbuthnot è stato per molti anni a Ginevra, dove ha prestato la sua
attività presso il Consiglio Ecumenico
delle Chiese. Conosce quindi perfettamente il francese e ciò gli permette di seguire senza difficoltà i problemi delle nostre
chiese e le loro attività, cose per cui è venuto espressamente dagli Stati Uniti.
Questa sua visita costituisce im ulteriore legame tra la società che egli rappresenta e le chiese valdesi, oltre natu-,
raímente a mantenere vivi i legami anche
personali tra le nostre chiese ed i valdesi
americani.
Luserna S. Giovanni
• Malgrado rinclemenza del tempo
con raffiche di pioggia e di vento, un notevole gruppo di persone si è ritrovato
domenica scorsa presso i locali della nuova ala dell’Asilo Valdese, per un pomeriggio in comune.
Oltre a membri della locale comunità
e delle comunità vicine, abbiamo dato il
benvenuto al gruppo delle nostre Diaconesse, tra cui Suor Melanie che per undici anni ha diretto l’Istituto, ad una piccola rappresentanza di ospiti del Rifugio
la cui presenza fra noi ci ha vivamente
rallegrato, al pastore Roberto Jahier, per
oltre quattordici anni presidente del comitato dell’Asilo come pastore di San
Giovanni, che ci ha molto interessati tratteggiando ricordi e aspetti della storia
della comunità, al pastore Arbuthnot e
Signora, segretario della AWAS in visita
alle nostre opere e ad altri pastori ed
amici che si sono uniti a noi in questa
occasione.
Quest’anno ricorre anche TSOp compleanno del nostro Asilo, aperto nel 1895 al
termine del lungo ministerio del pastore
Antonio Gay che tanto impegno e amore
aveva posto per la realizzazione di quest’opera.
Gli ospiti hanno visitato l’Asilo, sia
nella sua parte nuova già entrata in funzione, sia nella parte vecchia attualmente in fase di ristrutturazione. In breve il
pastore Taccia ha presentato la storia
deU’Istituto, la sua situazione attuale, i
progetti e le prospettive per l’avvenire.
Un vivo grazie al personale dell’Asilo
con il suo direttore sig. Gobello ed alla
commissione ricevimenti per il non indifferente lavoro svolto.
• Nel tempio di San Giovanni si sono
uniti in matrimonio sabato scorso Ferruccio Garnier di Villar Pellice ed Albarea Dina di Bricherasio della nostra comunità, alla presenza risonante del gruppo dei trombettieri di cui Ferruccio è
membro.
Agli sposi che si stabiliranno ai Teynaud del Villar i nostri voti augurali di
serenità nel Signore.
Villar Pellice
Si sono uniti in matrimonio : nel tempio di Villar Pellice; Salano Guido Giuseppe (Pinerolo) e Bouissa Bruna (Centro), e nel tempio di Luserna San Giovanni: Gonin Ferruccio (Teynaud) e Albarea Dina (Bricherasio). Il Signore accompagni con le sue benedizioni queste
coppie di sposi che fissano la loro residenza rispettivamente a Pinerolo e a Villar Pellice.
Rorà
S. Germano
SERVIZIO MEDICO
festivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 5 aim luglio 1975
Doti MARINARO
Viale De Amicis, 22 - Luserna S. Giovanni
FARMACIE DI TURNO
Domenica 6 luglio 1975
TORRE PELLICE
FARMACIA MUSTON (Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - fel.'91.328
LUSERNA SAN GIOVANNI
FARMACIA VASARIO (Doti. Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Martedì 8 luglio 1975
FARMACIA INTERNAZIONALE (Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374 - Torre Pellice
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90.118 e 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91.365 - 91.300
Luserna San Giovanni : Tel. 90.084 - 90.085
• Abbiamo avuto nel corso degli ultimi
giorni la visita di numerosi amici dalle
Valli e dall’estero: sabato un gruppo di
giovani tedeschi da Coblenza ha visitato
il Museo, domenica l’Unione femminile di
S. Secondo ha trascorso con noi la giornata, partecipando al culto la mattina;
peccato che la giornata fredda e piovosa
abbia costretto queste sorelle in casa; il
pomeriggio è comunque trascorso piacevolmente in conversazioni e canti. Lunedì
i signori Arbuthnot della Waldensian Society di New York, accompagnati dal past.
Ermanno Genre, hanno visitato Rorà interessandosi vivamente alla nostra attività.
• Domenica sera ha avuto luogo nella
sala delle attività un incontro deH’Amministrazione comunale con la popolazione.
Il sindaco P. Carlo Longo ha presentato i
problemi che stanno diimanzi alle amministrazioni oggi nel quadro della vita regionale. Ha illustrato i progetti di lavori,
molti e necessari, ma ha anche avvertito
della difficoltà per i piccoli comuni di ottenere i necessari fondi.
Ha insistito sulla necessità di sviluppare le cooperative non solo di vendita ma
anche di acquisto, il turismo nel quadro
di un adeguato piano regolatore, l’utilizzazione delle cave. In chiusura il past.
Coisson ha rivo’to a nom, dei present
una parola di augurio alla nuova Amministrazione, che ha ricevuto non solo l’incarico ma l’onore di servire la comunità
rorenga, ha assicurato la collaborazione
e la preghiera di tutti i fratelli per questo
lavoro.
Nella sua prima seduta il Consiglio comunale ha eletto la giunta nelle persone
di P. C. Longo, sindaco; Giorgio Odetto,
vice-sindaco; Emilio Giusiano; Aladino
Rivoira; Giorgio Durand, assessori.
Torre Pellice
Le Scuole Domenicali — dopo le varie
manifestazioni di canto nel giorno di Pentecoste — hanno chiuso le loro attività
col Culto preparato e presieduto da loro, assieme ai ragazzi del pre-catechismo,
il 25 maggio.
La Scuola Materna « Asilo Infantile
Valdese », continua nel mese di luglio, come corso estivo, concludendo in questo
modo le sue attività, in base alle decisioni prese in aprile daH’Assemblea di
Chiesa.
L’Assemblea di Chiesa si è riunita domenica 15 giugno per la relazione finanziaria, approvando sia il resoconto consuntivo sia il progetto preventivo per il
nuovo anno ecclesiastico. Si è constatata
l’impossibilità di mettere in preventivo
la richiesta dell’aumento del 24% delle
contribuzioni richiesto dalla Tavola Valdese, limitandosi ad un 16%, dato il numero rilevante di membri di chiesa che
non contribuiscono o che lo fanno in misura del tutto inadeguata. Ma il problema è soprattutto di fede, per cui sarà necessario un impegno maggiore di contatti dal prossimo autunno.
Domenica 29 giugno abbiamo avuto
ospiti al culto il signor Arbuthnot, segretario della AWAS. Il past. Charles Arbuthnot ha rivolto un breve messaggio alla comunità, che a sua volta ha espresso
agli ospiti la gioia di quell’incontro e i
sentimenti di fraternità per le comunità
sorelle degli Stati Uniti. Al Culto partecipava anche un gruppo di fratelli della
Renania, ai quali è stato rivolto un messaggio dall’Anziano designato signor Camillo Giazzi. Alcuni membri del Concistoro e il vice-presidente della Commissione Distrettuale, ing. G. Pontet hanno
intrattenuto i signori Arbuthnot in una
agape fraterna alla Foresteria Valdese.
La benedizione del Signore è stata invocata sugli sposi; Boulard Pierino e
Cougn Graziella; dalla Enrico e Eynard
Franca; Pilone Sergio e Bosio Paola.
L’annuncio della resurrezione è stato
rinnovato in occasione dei funerali di Ugolini Vittoria; Sappè Giacomo Enrico;
Bertramino Gabriella ved. Boulard; Gonven Margherita ved. Ricca; Vertu Carlo.
Pomaretto
• Durante i culti delle domeniche 22 e
29 giugno abbiamo amministrato il battesimo ai bimbi: Bouchard Andrea di Aldo
e Rita, nata Giraud, Comba Gianni, di
Emanuele e di Frida nata Comba, Ferrier
Luisella, di Franco e di Ornella nata Comba. A questi bimbi, ai loro genitori, auguriamo in preghiera di saper mantenere
le promesse fatte o di confermarle più
tardi.
• Il Concistoro è convocato per sabato
5 luglio alle ore 21 precise.
• La Scuola Materna ha terminato l’anno con la fine di giugno. Riprenderà all’inizio di settembre. Auguriamo all’insegnante, ai bimbi ed alle loro famiglie un
sereno periodo di vacanza.
• I culti delle domeniche 13 e 20 luglio
saranno presieduti rispettivamente dall’anziano Dino Gardìol e dal pastore Gustavo Bertin, che ringraziamo sin d’ora.
Come siamo riconoscenti al collega Pons
che assicurerà il « servizio d’urgenza » nei
giorni dal 7 al 24 luglio. In caso di bisogno telefonare a « La Genzianella » (Tel.
N. 58688) chiedendo del pastore Pons.
• Domenica prossima, 6 luglio, culto di
Santa Cena.
• Diamo un cordiale benvenuto o bentornato in mezzo a noi a quanti sono giunti
a San Germano per trascorrere un periodo di distensione. Ci auguriamo di poterli incontrare spesso ai culti ed in ogni occasione in cui ci sarà dato di trascorrere
alcuni istanti in comune.
Peppero
Il XV Agosto
Il XV agosto 1975 avrà luogo a
Ferrerò in località Gran Bosco (dietro la caserma). Appena il programma dell’incontro sarà stabilito
verrà reso noto da queste colonne.
Ringraziamo intanto la Comunità di Ferrerò per aver voluto accettare l’organizzazione di questa giornata, dopo la rinuncia espressa da
altre comunità.
Villar Penosa
Gli alunni della scuola latina hanno
conclùso il loro anno scolastico con i loro genitori, insegnanti ed amici, organizzando una festicciola nel teatro del Convitto in cui hanno esposto i loro lavori
e dato prova della loro abilità canora sotto l’esperta guida della signora Rivoira.
I 29 alunni della prima ed i 31 della seconda sono stati tutti promossi.
I più deboli, che già sono stati seguiti
in modo particolare durante l’anno nelle
ore pomeridiane, frequenteranno in settembre i corsi di ricupero.
I 39 alunni della terza sono stati tutti
licenziati.
Dal 12 al 16 giugno, accompagnati dal
pastore Eiss, segretario dell’associazione
dei Valdesi di Germania, una fanfara ed
una corale di Leonberg (Wuerttemberg)
e dintorni hanno visitato le valli.
Venerdì, sera, dopo aver visitato la Val
Pellice e la Val d’Angrogna sotto la guida
del past. Eiss ormai profondo conoscitore delle Valli, e dopo aver suonato nei vari istituti ed ospedali ha avuto luogo a
Villar Perosa il primo incontro con i
trombettieri valdesi. Sabato visita a Pomaretto, Agape e pranzo al Castagneto
di Villar Pellice presso i Sig.ri Lazier. Nel
pomeriggio visita e concerto presso l’istituto anziani di S. Maurizio di Pinerolo.
La sera cena a Pramollo dove si celebra un culto musicale nel tempio. La domenica mattina incontro con la comunità
di Villar Perosa durante il culto nel corso dei quali il pastore Eiss rivolge in italiano un appropriato messaggio ispirato
da testi della Sacra Scrittura.
Il giorno dopo un fratello commentava
con riconoscenza questo bellissimo incontro. Nel pomeriggio salita a Sestriere e
concerto in piazza; indi discesa verso
S. Antonino di Susa dove ha luogo con
la piccola comunità battista un incontro
serale improntato alla più schietta fraternità. Ringraziamo il pastore Eiss per
questa sua ennesima gradita visita e per
il messaggio che insieme ai fratelli tedeschi ha portato nelle nostre valli.
società di
studi valdesi
Il Museo Valdese è aperto i giorni: MARTEDÌ’ e GIOVEDÌ’ dalle
ore 16 alle 18.
È anche aperto la 1’ e 3“ DOMENICA del mese dalle 16 alle 18.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI in affitto Tprre Pellice o immediate
vicinanze alloggio 3/Ì stanze -f servizi. Non
in condominio o caseggiato, possibilmente piccolo giardino. Rivolgersi Tipografia Subalpina.
Colletta a favore
delle popolazioni del Sahel
Elenco delle collette della Giornata Mondiale
di Preghiera delle Donne a favore delle popolazioni dei Sahel, colpite da siccità, pervenute fino
al 12-6-75. Le riunioni di preghiera sono state
interdenominazionali in parecchi centri e le collette inviate provengono da:
Aosta-Ivrea L, 44.000; Bari 20.00Ó; Bergamo
50.000; Bologna 30.000; Cagliari 20.000; Caltanisetta 14.000; Campobasso 15.830; Cerignola
50.000; Como 35.000; Cremona 11.000; Esercito della Salvezza 91.950; Felonica Po 15.000;
Firenze 25.000; Genova 60.000; Isola Liri 5.000;
Matera 35.000; Messina 30.000; Milano 73.000;
Napoli 37.250; Pachino 10.000; Padova 30.000;
Piacenza 17.000; Pordenone 16.000; RapoUa
10.000; Reggio Calabria 35.000; Riesi 46.000;
Rimini 10.000; Roma 65.000; Savona 15.000;
Scicli 10.000; Trieste 41.750; Torino 71.000;
Torino-Lucento 15.000; Valli Valdesi (Torre
Pellice) 160.000; Valli Valdesi (Perrero) 56.000;
Venosa 15.000.
Totale L. 1.284.780.
Doni per l'Asilo
di Luserna S. Giovanni
(Ricevuti durante il mese di maggio)
Henriette Danna, in mem. delle sorelle Adelina e Ester 10.000; famiglia Pascal (S. Secondo
di P.) 5.000; fratelli e sorelle Pons (S. Secondo
di P.) 5.000; in mem. di Alberto Balmas, la moglie 15.000; Ivonne a Gustavo Balmas, in mem.
della cara madrina Pons Margherita ved. Martina! (S. G. Chisone) 10.000; in mem. di Pons
Margherita ved. Martinat : la figlia Ivonne e
marito Paschetto Bruno 20.000, Ìl nipote Piero
Paschetto 10.000, il nipote Sandro Paschetto
10.000, i pronipoti Elena e Paolo Paschetto
5.000; Luigi e Maria Martinat, in mem. del sig.
Balmas (Torino) 6.000.
Arthur Endersen e Co. - Bruno Ricca 700.000;
Pons Onorina ved. Rivoir 50.000; Lìdia e Alessio Brugnera, in mem. della sorella Lina (Ge)
50.000; Giuditta Arthus (To) 10.000; Elena e
Aldo Ribet, in mem. del dr. Arnaldo Eynard
(Torino) 10.000; Scuola Domenicale dei Peyrot
14.000; Gay Cornelio (To) 10.000; Mourglia
Lena e Guido, per acquisto materiale di cucina
(Bihiana) 50.000; Giornata del 18 maggio 1975
7.000; N.N. 10.000.
Adriana Raya Tagliabue, in mem. del marito
20.000; L Ricci 40.000; Unione Femminile di
Luserna S. G.: per l’Asilo Valdese 35.000, in
mem. dì Elena Rostain 5000; il Club Alpino Italiano Sez. Val Pellice, in mem. di Eleonora Migliotti 40.000; Enrico Jouvenal (Torino) 5.000;
famiglia Rostagno, in mem. Emilio Rostagno (Riclaretto) 30.000; Jon Scotta Mariuccia (Torino)
10.000; Federazione deUe Chiese Cristiane Avventiste del 7“ giorno d’Italia (T. P.) 50.000;
famiglia Rostan (Marauda) in mem. di Erzeglio
Ricca 5.000.
N.R.A. 50.000; la Corale Valdese di Luserna
S. Giovanni, in mem. di Franco Gay 38.500;
Henriette Lafond (Nice-France) 10.000; Albarin
Bruno e Bianca, in mem. di Emilia Albarin
(Roma) 50.000; Bianco-Ligustro 5.000; Pastore
Hans G. Schweigart Buchschlag (Germania)
1.326.964; Dentsche Waldenser Vergeinigung
(Monaco-Germania) 1.662.986; Chiesa Valdese
di San Remo 50.000; Roncaglìone Giovanni, in
mem. della mamma (Pont Canavese) 3.000; Bonino Angelo e Cesarina (Ivrea) 3.000.
Famiglia Malan e Bertin, in mem. della mamma Berte Chauvie ved. Malan 50.000; il personale e gli ospiti dell’Asilo dei Vecchi di S. Giovanni in mem. di Berte Chauvie ved. Malan
43.150; Chiesa Evangelica Valdese di Como
15.000; Malan Emma, in mem. dei suoi cari
(To) 10.000; Peyrot Angiolina e Aldo, in mem.
di Chauvie Berte 5.000; Griglio Enrichetta
100.000; le nipoti di Anna Roman Bianca e
Emilia, per acquisto sedia a rotelle 100.000; Gonin Emma, per acquisto di un armadio 50.000.
Ringraziamo molto vivamente per la solidarietà che continua a manifestarsi a favore della
nostra opera. Ricordiamo chè per le offerte può
essere usato il c.c. n. 2/16947 a Asilo Valdese »
Luserna San Giovanni (Torino).
Ospedale di Pomaretto
L. 5.000:
Bertalmio Maria, Perrero.
L. 8.000:
Peyrot Nida, Sestriere.
L. 10.000:
Ciavassa Bernardo, Villafranca Piemonte; DaPerosa.
L. 15.0u8 :
Castagno Maria, Per. Argentina.
L. 20.000:
Delmastro Mario, Pinerolo; Matilde e Giovanni Ugetto, VVillar Perosa; Morero Angela, Pincrolo; Malberto Rosa, Torino; Sester Giovanni
Battista, Villar Perosa.
L. 25.000
Perlino Giovanni, Pinerolo.
Í ’lì.CCO •
Ilda e Prof. Teofilo Pons, Torre Pellice, in
memoria della zia Elisa Balma.
L aO.GOO:
I nipoti di Trinchieri Ernesto, Perosa Argenitna; Giuganino Dott. Silvio, Pinerolo.
8
8
_____DOPO CINQUE SECOLI DI COLONIZZAZIONE
Mozambico indipendente
cronache antimilitariste
a cura di lue
negro
Il 25 giugno scorso è nata ufficialmente
la Repubblica popolare del Mozambico:
l’ex colonia portoghese è diventata indipendente. In base alla nuova costituzione,
il Mozambico è uno Stato laico, retto da
un presidente, governato da un consiglio
dei ministri e da un’assemblea di 210
membri, in parte nominati dal FRELIMO
(Fronte nazionale di Liberazione), ed in
parte eletti dal popolo. La capitale, Loureng Marques, ha cambiato nome ed ora
si chiama Can Phumo, a ricordo di un
leggendario capo africano del XVI secolo.
Il cammino per la conquista dell’indipendenza, dopo quasi cinque secoli di
presenza portoghese, è stato lungo e doloroso: la lotta armata è stata particolarmente intensa nel periodo 1964/74. Nel
1969 cadde lo stesso fondatore e primo
capo del Frelimo, Eduardo Mondlane,
vilmente assassinato mediante un pacco
esplosivo invatogli da un paese dell’Europa occidentale in Tanzania, da dove dirigeva la lotta di' liberazione.
Più di una volta abbiamo avuto occasione di ricordare su questo giornale la
vita e la figura di Mondlane e ci pare appena doveroso ricordarlo ancora oggi, in
occasione di questa grande festa per il
Mozambico. Protestante, prima educato
nelle scuole missionarie, aveva poi proseguito gli studi in Sudafrica e in Portogallo. Andò poi in America dove si inserì
nel mondo universitario. Ma la sua terra
oppressa lo richiamava. Vi ritornò, diresse la lotta di liberazione in collegamento cogli analoghi movimenti delle altre
colonie portoghesi fino a quando la sua
vita venne stroncata nel modo già sopra
ricordato.
Ovviamente, non tutti i coloni portoghesi hanno accettato tranquillamente la
nuova realtà del paese; già lo scorso anno, dopo gli accordi di Lusaka che prevedevano l’indipendenza del Mozambico
dopo un regime transitorio, gruppi di
bianchi hanno scatenato vari disordini a
carattere razziale, compiendo massacri
con centinaia di morti nei quartieri negri
della capitale.
Degli oltre 200 mila coloni, più della metà hanno preferito abbandonare il Mozambico, non potendosi adattare alla nuova situazione, mentre quelli che vorranno
collaborare col nuovo Stato lo potranno
fare.
Contrariamente a quanto si possa pensare il Mozambico non dovrà subire particolari traumi a causa del radicale cam
Fondo di solidariafà
Le numerose e generose offerte pervenuteci in questo ultimo periodo ci hanno
consentito di effettuare un nuovo versamento alla Tavola — per il Consiglio ecunico delle Chiese — di L. 1.250.000, che andranno ripartite, secondo le indicazioni
dei sottoscrittori, alle tre iniziative rispettivamente dedicate alla lotta alla siccità nel Sahel, agli aiuti ai profughi cileni ed al programma di lotta al razzismo.
Restano in cassa poco più di 250 niila
lire, destinate ad appoggiare l’iniziativa
di ’Tullio Vinay a favore delle vittime del
Vietnam ed aspettiamo altre sottoscrizioni per inviare una cifra più consistente.
Come già annunciato in varie altre occasioni, teniamo sempre aperta la raccolta dei fondi per il programma di lotta al
razzismo, come pure continuiamo a raccogliere sottoscizioni per il Sahel, dato
che ancora di recente il CEC ha chiesto
nuovi aiuti allo scopo di potenziare i suoi
interventi atti a curare anche le cause
di quella drammatica situazione.
Mentre diamo qui sotto la situazione
aggiornata, ricordiamo che le sottoscrizioni vanno inviate al conto corr. postale
n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot,
corso Moncalieri 70, Torino, possibilmente indicando la destinazione (Sahel - Vietnam - P.L.R.).
N. N. con simpatìa (due vers.) L. 30.000; P.
Corbo (id.) 6.000; G. Grillo (id.) 10.000; D. Di
Toro 20.000; R. Tomasini 10.000; E. Viglielmo 5.000; R. d’Accardi 2.000; Precatechismo
degli Appiotti 5.700; L. e G. Conte 10.000; E.
L. e P. Massel 30.000; M. Malanot 10.000; E.
Corsani 10.000; C. Gilento 5.000; Chiesa Valdese
Sampierdarena 25.000; S. C. 50.000; M. Jon
Scotta 5.000; R. M. F. C. 5.000; V. Jahier 10
mila; F. Coisson 10.000; L. Coisson 10.000;
Scuola Domenicale Angrogna Cap. 5.500; G. e
J. Bahnas per 25° ann. matrimonio cari Ada e
Aldo 10.000; Inno 64 5.000; C. Canale 5.000
Scuola Dom. Luserna S. G. 30.000; Amici di
Torre Pellice 30.000; Diaspora lucchese 30.000
G. Conti 10.000; M. e E. Bein 10.000; fam. Cat
taneo 5.000; Chiesa valdese Genova 279.000
Comunità battista di Albisola 6.000; Com. batti
sta di Chiavari 15.000; M. A. Cantoni 6.000; W
Fumagalli 10.000.
Totale L. 725.200; prec. 788.743; gneerale L.
1.513.943. Versate alla Tavola L. 1.250.000; in
cassa L. 263.943.
biamento. Il Frelimo infatti, sia durante
la lotta di liberazione e sia durante il regime transitorio si è creata una esperienza pluriennale, sostenuta da una solida
intelaiatura ideologica socialista. Un « socialismo africano » (con influssi maoistici) che tende a realizzare « un uomo nuovo. libero dallo sfruttamento ».
Per quanto riguarda la vicinanza del
Mozambico cogli Stati razzisti del Sudafrica e della Rhodesia, con quest’ultinla
(che esitava circa l’85% delle proprie
esportazioni attraverso i porti mozambicani) le frontiere saranno chiuse.
Più complesso il rapporto colla rep.
Sudafricana in quanto riceve dalla stessa circa il 50 per cento dei propri introiti
di valuta straniera, mentre 200 mila mozambicani lavorano in quello Stato. Inoltre, quasi tutta l’energia elettrica che da
ottobre verrà prodotta dalla grande diga
di Cabora Bassa sarà utilizzata dal Sudafrica.
Che l’indipendenza, avvenuta o prossima delle tre ex colonie portoghesi della
Guinea Bissao, del Mozambico e delTAngola crei comunque dei grossi problemi
ai governi razzisti è fuor di dubbio, e
prove ne siano i tentativi « aperturistici »
del premier del Sudafrica Vorster che si
dichiara disposto a concessioni all’Africa
nera e ha pure interposto i suoi « buoni
uffici » presso il collega della Rhodesia
Smith per indurlo ad ammorbidire la sua
linea di governo. Ma il « cordone sanitario » che proteggeva l’Africa australe si
sta sfaldando ed i governi razzisti possono certamente aspettarsi una sempre
maggiore e più organizzata azione politica e di guerriglia vòlta a ridare l’Africa
agli africani. R. Peyrot
Non sono nemmeno cittadini
Abbiamo letto con interesse (e con soddisfazione, visto che si tratta della prima reazione alla nostra rubrica, dopo
tanti mesi) la lettera di Francesco Romano, pubblicata sul n. 24, che esprime
una serie di obiezioni e di critiche sul
contenuto del nostro articolo « Cittadini
di serie B », apparso sul n. 19 del giornale. Mentre ci proponiamo di esprimerci
in seguito sui vari e complessi problemi
sollevati dal fratello Romano, vorremmo
ora rispondergli quando egli dice che gli
sembra « onestamente esagerato dire che
i nostri soldati siano oggi dei cittadini di
serie B », osservando che proprio da uno
sviluppo dei fatti a cui facevamo riferimento (la denuncia ai soldati che avevano partecipato alle manifestazioni per il
25 aprile) è venuta una chiara conferma
alla nostra affermazione.
Due dei soldati che avevano sfilato alla fiaccolata promossa dall’ANPI torinese
sono infatti stati condannati il 28 maggio dal Tribunale Militare di Torino a 4
mesi di reclusione per « avere pubblicamente vilipeso la divisa e per avere svolto manifestazione sediziosa sfilando il 25
aprile tenendo alzato il pugno sinistro
chiuso ».
, Alcuni redattori del mensile Satyagraha,
presenti in aula, hanno raccolto e pubblicato queste « interessànti » dichiarazioni
del pubblico ministero Rosin: « ...con
questo processo non si intende negare ai
militari la partecipazione a manifestazioni, e specie a quella del 25 aprile, da
la settimana internazionale
a cura di tul I io viola
LEGATE A FILO DOPPIO
ic Sono l’Europa e l’Inghilterra dopo
la votazione del 6 giugno, nella quale gl’inglesi hanno confermato la permanenza
del loro paese nella Cee (= Comunità
economica europea).
L’evento è di tale importanza, che crediamo opportuno riparlarne, dopo il cenno, troppo breve, che ne abbiamo fatto
su « La Luce » del 20 giugno.
Giorgio Fattori, su « Panorama » del
19 giugno, cosi commenta:
« "Con la maggioranza più netta di
quelle ottenute da qualunque governo nella storia della nostra democrazia" (parole di Harold Wilson), il referendum inglese ha sancito la sconfìtta degli opposti
estremismi (corporativismo sindacale e
conservatorismo nostalgico) e un’importante vittoria per l'Europa.
È stato il risultato logico di una battaglia irrazionale, combattuta con furia
demagogica dal superstite isolazionismo
britannico. Come avvenne per il divorzio
in Italia, i reazionari del "no" avevano
fa*to anoello alle donne, custodi di un focolare insidiato stavolta dai prezzi delle
patate e del burro. Hanno persino sfruttato, in chiave patriottica, gli errori dell’arbitro francese nella finale della Coppa
dei Campioni, accusandolo di rancore
"continentale” ai danni dei calciatori del
Leeds. Tutto sommato, un meschino spettacolo finito bene. Ma, ora che la battaglia
del referendum è vinta, finiscono anche
le scuse per il rinvio delle grandi decisioni. Quale futuro aspetta l’Europa dèi Nove, e cosa accadrà nell’Inghilterra europea schiacciata dalla crisi economica? (...)
Il disfacimento economico, e forse politico, dell’Inghilterra rappresenterebbe
per l’Europa un pericolo molto più grave
della sua uscita dal Mercato comune. Festeggiando, come giusto, i risultati del referendum, gli europei debbono ora vigilare che l’ex-potenza imperiale non diventi il fardello dell’uomo bianco occidentale. Soprattutto non divenga un insidioso
problema politico con due socialismi che
si azzannano nelle strette della crisi.
È difficile pensare all’Inghilterra in termini di nazione senza equilibri, lacerata
da moti indipendentisti e spinte massimaliste, incapace di esprimersi politicamente col tradizionale sistema del bipartito.
Eppure è un’ipotesi che l’Europa deve affrontare, dimostrando che la soddisfazione per i risultati del referendum non è
legata a mere questioni di principio. (...)
L’ala nazionalista dei laburisti non ha
solo motivazioni storico-culturali nella sua
ricorrente ostilità all’Europa. Crollo del
livello di vita, inflazione record, crisi di
uT in'¡usi ria nrrerrata e non in condizioni di competitività rischiano di dar corpo alla famosa profezia dell’economista
Nicholas Kaldor: "L’Inghilterra può dive
nire il Nord-Irlanda dell’Europa’’. Cioè
una terra d’emigranti, ai margini dello
sviluppo industriale ».
DAI PARADOSSI
ALLA FANTAPOLITICA
Il neologismo « fantapolitica » suole
indicare una teoria politica appositamente inventata per descrivere, in termini
caricaturali e iperbolici, un avvenire ipotetico e, per lo più, assurdo. L’autore della fantapolitica è un’umorista che, per
primo, non crede alle proprie descrizioni.
Qui vogliamo usare il neologismo con
altro significato: a indicare cioè una teoria molto esagerata ma nella quale l’autore crede, oppure che l’autore espone
con la speranza di riuscire ad ingannare
gli altri. In tale significato, l’autore arriva
alla fantapolitica per gradi, percorrendo
una scala di paradossi sempre più accentuati e (ad un’analisi poco meno che ingenua da parte di un lettore imparziale)
sempre meno verosimili.
Scrive per es. Alexander Solgenizin
(nell’art. già da noi citato su « La Luce »
del 13 e del 20.6): « La terza guerra mondiale ebbe inizio subito dopo la seconda,
anzi le diede il cambio al momendo stesso
dalla sua conclusione, un giorno del 1945
a Yalta. Furono le penne deboli di Roosevelt e di Churchill a voler festeggiare frattolosamente la vittoria con le più svariate concessioni: Estonia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Mongolia, milioni di
■ '7 c 'nsesn'iti, con atti di
forza, alla morte e ai campi, creata un’assemblea di Nazioni Unite priva della minima efficacia; ben presto poi la Jugoslavia, l’Albania, la Polonia, la Bulgaria, la
Romania, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la
Germania Orientale abbandonate a violenze senza limiti. Non s’è mai capito che
la terza guerra mondiale è stata diversa
dalle precedenti: essa non è cominciata
scambiandosi roboanti messaggi di rottura, s’è attuata non con incursioni di migliaia d’aerei, ma invisibilmente, di nascosto. S’è insinuata nel corpo flaccido
del mondo, coperta da pseudonirni, e
cioè: da trasformazioni ‘demorratiche’’
approvate al 100% dai popoli, dalla "guerra fredda", dalla "coesistenza pacifica",
dalla "normalizzazione”, dalla "Realpolitik’’. 'W‘ia "distensione” o dal “commercio". Tutte cose utili soltanto a rinforzare l’aggressione ».
Questa è la scala progressiva dei paradossi. Ed ecco la fantapolitica come conclusione: « Non è più il tempo di chiedersi come evitare la terza guerra mondiale:
bisogna avere il coraggio e la lucidità di
spirito necessari per fermare la quarta.
Fermarla, non cadere in ginocchio! » (Frase già da noi citata).
Solgenizin ci crede: non possiamo che
compiangerlo.
ta condivisa da tutti, e specie dai giudici
militari. Ma occorre disciplinare ed ordinare la loro partecipazione, e nei fatti
il comportamento tenuto dai militari ha
svilito il 25 aprile perché i militari partecipanti hanno tutti dichiarato che l’esercito non è a difesa delle istituzioni democratiche. Inoltre non si deve mai manifestare consenso in alcun modo ai partiti, e specie a quelli che stanno conducendo una campagna denigratoria contro l’esercito. E alzare il pugno chiuso è
segno inequivocabile di appartenenza al
Partito Comunista ».
Dunque secondo questo magistrato della Repubblica per i militari essere comunisti è un reato! Ma il bello deve ancora
venire. Uno dei due imputati. Angelo Dore, era accusato da due carabinieri, che
lo avevano riconosciuto perché era stato
loro segnalato dal comandante della caserma come elemento politicamente pericoloso. La difesa osservava: « ...su quali
basi di diritto può un qualunque comandante segnalare ai caralDinieri, e mettere
sotto controllo, un qualsiasi cittadino,
solo perché egli svolge attività politica? »
A questo punto il pubblico ministero
interveniva con questa incredibile frase:
« Ma il militare non è un cittadino... ».
Crediamo non ci sia bisogno di ulteriori commenti.
Il settimanale Panorama ha pubblicato sul numero del 26 giugno la prima
parte del documento, finora sconosciuto,
presentato il 15 settembre 1974 dal ministro Andreotti al procuratore capo della
Repubblica di Roma, e contenente il rapporto del SID sul tentativo di colpo di
stato organizzato dal principe Junio Valerio Borghese. Il documento conferma
una preoccupante presenza di fascisti nelle Forze Armate. Vi si legge tra l’altro
che, a proposito di una riunione del
« Fronte Nazionale » di Borghese, « l’unico accenno di interesse è quello fatto da
Borghese in merito alle Forze Armate
che, secondo il presidente del Fronte, non
avrebbero fatto mancare il loro appoggio nella lotta al comunismo »; si fanno
inoltre j nomi di alcuni ufficiali implicati
nel tentativo di golpe.
Il Ministero della Difesa e la magu
strafora militare continuano a mettere i
bastoni tra le ruote agli obiettori di coscienza. Mentre da un lato sono bloccate
le convenzioni con vari enti che hanno
richiesto obiettori (tra cui, come già è
stato ricordato, la Chiesa Valdese), 18
giugno scorso 14 obiettori sono stati denunciati per abbandono del lavoro e attività sediziosa. La prima denuncia è dovuta al fatto che gli obiettori si sono rifiutati di far opera di crumiraggio, lavorando al posto dei dipendenti in sciopero di un istituto di Vicenza; la seconda
si riferisce a una mostra su temi politici
allestita dagli obiettori stessi.
Erika Tomassone e Luca Negro
Periodico cattolico
censurato dal governo
Montevideo (Rei. Religiose) - Il periodico cattolico uruguayano « Informaciones » ha dovuto
sospendere le pubblicazioni per due numeri su
ordine delle autorità governative. Il governo di
Montevideo non ha apprezzato degli articoli in
cui era accusato di pereguitare la religione cattolica. Il Presidente Bordaberry non aveva nemmeno apprezzato, nota l’Agenzia Relazioni Religiose, le illustrazioni che accompagnavano un
commento al famosissimo « Sermone della Montagna ». Inoltre, Pillustrazione alla frase « le
persecuzioni non possono smuovere la fede ».
mostrava gli aguzzini nelle uniformi militari del
governo uruguayano.
Comitato di Redazione; Bruno Bellion, Valdo Benecchì, Gustavo Bouchard, Nìso De
Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore responsabile: GINO CONTE
Amministrazione; Casa Valdese, 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti : Italia annuo l. 5.000
semestrale L. 2.500
estero annuo L. 6.000
Una copia L. 100, arretrata L. 150
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni : Prezzi per mm. di altezza, larghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
- luglio 1960
Reg al Tribunale di Pinerolo N. 175
uoop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice