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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
torre PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVI - Num. 11
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TORRE PELLICE - 18 Mary.o 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Vangeli del secolo o Evangelo ?
UNO SCRITTO! SENZA RETORICA
U'
rna delle definizioni più correnti
che a proposito e a sproposito
applichiamo per caratterizzare la nostra epoca è: scristianizzazione, secolarizzazione. Con ciò intendiamo che
si tratta di un’epoca di non religiosità,
di ateismo. Nel I secolo atei era la
qualifica con cui la società designava
i cristiani; ora è passata a designare i
non cristiani. Vale forse la pena di
analizzare la nostra definizione moderna, di saggiarne la validità, domandandosi se sia il caso di mantenerla o di contestarla.
E' difficile indicare un’epoca più seria della nostra, così poco superficiale, più impegnata a realizzare degli
assoluti. Consideriamo alcuni dei motivi su cui si polarizzano gl’interessi
della nostra generazione.
LA PACE: non si contano più le
iniziative, le conferenze, i comitati, gli
incontri; gli obbiettori di coscienza sono considerati i pionieri deH’avvenire,
i santi del secolo, i loro processi hanno una eco mondiale; se sorge un
conflitto locale si mobilita l’opinione
pubblica, si mette in movimento il
meccanismo degli organi intemazionali. Possono contestare la validità di
questo mito soltanto dei reazionari:
sono dei trapassati prima di essere
morti e non è il caso di occuparsi di
loro.
LA b'AME: bastano alcuni appelli
alla radio, alcune fotografie di bimbi
indiani denutritr''sui giornali perTac-'*'
cogliere dei miliardi nel giro di pochi giorni e far partire una serie di
aerei carichi di viveri concentrati in
soccorso delle popolazioni in distretta.
Possono contestare la validità di questo mito soltanto degli incoscienti e
degli asociali, ripiegati a coltivare la
tranquillità del proprio egoismo, ai
margini della sensibilità comune.
L’UNITA’: assume la forma delVanti-privUegiu, per cui non si tollerano più le antiche discriminazioni tra
i privilegiati e i diseredati, sul piano
economico - professionale quanto sul
piano pedagogico e culturale; oppure
la forma deWanti-colonialismo, per cui
non si tollerano più le discriminazioni
tra popoli civili e dominatori e popoli
barbarici e sottomessi, tra nazioni o
regioni ricche, industrializzate e tecnicizzate e nazioni o regioni sottosviluppate; oppure la forma d&Wanti-razzismo, per cui non si tollerano più le discriminazioni tra razze bianche e superiori e razze di colore e inferiori,
razze-guida e razze-guidate, considerate alla stregua di sotto-specie umane; oppure la forma dé[Yanti-conjessionalismo, per cui non si tollerano
più le distinzioni tra l’una e l’altra confessione cristiana, da quelle più vicine
e affini a quelle più lontane e dissimili,
si entra in stato di esaltazione quando
si parla di « pienezza ecclesiale »,
al limite si prova disagio perfino a
tracciare delle differenze tra Evangelo
e falso Evangelo, tra la verità e l’eresia, tra la fede e l’incredulità. Chi,
specie in sede ecclesiastica, si attentasse a contestare con pertinacia il mito dell’unità, passerebbe per pubblico
peccatore, sarebbe considerato l’empio del secolo, il dissidente non inserito, che bisogna provvedere a eliminare civilmente.
A questi motivi fa da sfondo la ricerca del dialogo e dell’incontro, in
cui la preoccupazione della norma è
guardata con sospetto come qualchecosa di abnorme, l’esigenza del contenuto appare come un sentimento
antiumano, perchè l’ossequio pe^r 1 altro deve avere in ogni caso il primato,
il linguaggio da usare con l’altro deve
essere morbido, conciliante, evitando
di chiamare gli uomini e i fatti col
loro nome, altrimenti suona bestemmia alla mistica deU’amore e del ser
vizio del prossimo, al senso sacrale
della comunità.
Si tratta di miti che esercitano una
potenza persuasiva illimitata sulle
masse, su tutti gli strati della popolazione, indipendentemente dai confini
politici, dalle classi sociali e dal livello di cultura. Miti non falsi, miti veri,
reali di un realismo non discutibile,
necessari di una necessità che sarebbe
empio negare: come erano veri, reali
e necessari gli dei della Grecia e di
Roma, che noi a distanza siamo avvezzi a condannare come pagani.
Esprimevano i valori della vita, come
oggi questi miti esprimono le necessità vitali della nostra società.
nata l’anima dell’uomo naturalmente pagana, sempre disposta a erigere
in assoluti i propri valori e le proprie
esigenze. Religiosità che non ha frontiere, che non conosce la contestazione dell’ateismo di cui erano accusati
i cristiani del 1 secolo. La timidezza
Stessa, l’imbarazzo del nostro annuncio cristiano non è forse l’ultimo ossequio agli dei del siícolo, l’ultimo rifugio del conformismo? Per cui i cristiani appoggiano cristianamente le
Integrazione
0 ricnpero
razziale
sociale ?
Per capire il problema negro in America e
veder più chiaro anche nella nostra vita qui
tendenze del secolo,
contributo
portano il loro
culto dei va
N'
fon sarebbe forse opportuno che
ci ponessimo una domanda:
questi miti moderni, che hanno assunto una dimensione universale, che
sono comuni a credenti e non credenti, non sarebbero per caso i vangeli di una nuova religiosità, la” religiosità dell’ Uomo, religiosità senza
dissidenze, i cui altari dedicati agli
dei anonimi del secolo sorgono dovunque, i cui seguaci si reclutano in
tutti i settori dell’opinione mondiale,
i cui sacerdoti sono i giornalisti e gli
uomini politici dei vari partiti? Idoli
meno riconoscibili, perchè senza immagini, spirituahzzati, ma non di meno ricclii di una seduzione senza riserve. Per cui invece che epoca antireligiosa e atea, la nostra epoca potrebbe essere altrettanto definita come
un’epoca stupefacentemente religiosa,
« troppo religiosa », di una religiosità
laica, sociale, collettivizzata, una religiosità che è uscita dalle sacrestie e
ha invaso le piazze. Epoca in cui si
esprime in edizione riveduta e aggior
cristiano ,al
lori, dei miti, degli idei del secolo e
non sanno più ess^e nei loro confronti degli atei. Perchè non osano
rompere la solidarietà umana con i
loro contemporanei, tracciare una distinzione tra qualche cosa che essi
sanno e che gli altri non sanno, tra
qualche cosa che essi credono e che
gli altri non credono : come se significasse ricostituire il regime del privilegio e la distinzione tra privilegiati
e non privilegiati. E hanno vergogna
del loro annuncio come se si trattasse
di qualche cosa di sfasato, che si è logorato, che non è più attuale nè utile,
nei confronti del dinamismo, della necessità e deU’utiliià dei vangeli del
secolo.
Non sarebbe forse il caso di fermare un momento la nostra attenzione su questi motivi, nella prospettiva
del discorso pronunciato nell’Areopago di Atene dal predicatore di un
Dio straniero, che s^za molto successo'vòllè pròporire ai suoi “secolarizzati contemporanei di allora una
« nuova dottrina », che sembrava non
corrispondere ai loro interessi {Atti 17 :
16-34)?
Vittorio Subilia
Un libro ,strino da un redatlore della rivista « Fortune », organo ufficiale deH’alta
finanza e della grande industria americana,
edito con una introduzione favorevole da
Einaudi, si raccoananda da solo alla le:tura.
Infatti questo connubio non potrebbe verificarsi se si Irattasse di una visione di parte.
Quando' si legge isulla copertina che l’autore
spera che il suo libro incollerisca ugualmente i bianchi «il i negri si resta certo un
po' perplessi, percliè è precisamente quello
che si cerca quando si vuole avere un’idea
chiara della questione razziale in America
—■ come di qualsiasi questione —; felicissima eccezione ,il libro cihe desideriamo
presentare e raccomandare alla lettura, mantiene la promessa ad ogni pagina l’entusiasmo del lettore aumenta.
Si tratta di uno scritto assolutamente privo di retorica, di demagogia come di malafede coniservatrice. Raramente ci è dato
dì leggere di qualsiasi problema una impo'Stazione tosìi pacata ed oggettiva ; tanto
meno se si tratta di un problema rovente
come quello dteUa segregazione razziale.
Qual’è il vero problema? E’ soltanto un
problema giuridico che ha riflessi umani
oppure 6i tratta di un problema essenzialmente umano tragicamente acutizzato da un
sistema giuridico a cui solo timidamente si
è disposti a portare modifiche? In altri termini, è sufficiente proporre come rimedio
alla segregazione di diritto e a quella « de
facto » che sopravvive anche quando le leggi segregazioniste sono state abolite, quell’integrazione 'che in genere la nostra stampa ocoidentale guarda come uno dei grandi esempi di democrazia che ci vengono
dall’America? Si risolve realmente il problema negro integrando i negri stessi nella
attuale sooietà americana? 0 non si deve
piuttosto guardare ad un’altra società, essendo il problema negro soltanto uno dei
punti più dolenti di quella attuale?
Mlillllllllllllli<llllllll"lllllllll>lllllllllllllllilllillil>llll"li
iiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiimiiiiiiiiiimiiii
jiiiiiiiiiiiiiiiKiiimiiiiiiiiiiliii'
IL DRAMMA DEL XX SECOLO
Fame nel monde e
dei paesi ricchi
responsabilità
(e cristiani)
Delle 120 nazioni del mondo, i due
terzi sono sottosviluppate. I loro abitanti soffrono di carenze alimentari
0 della mancanza di altre risorse necessarie alla loro pura sopravvivenza
biologica e morale.
Allarmata da questa situazione, che
non cessa d’aggravarsi, l’ONU ha lanciato, cinque anni fa, un appello a
tutte le nazioni in favore di un Decennio dello sviluppo. Ha proclamato
la necessità di intensificare in modo
massiccio il trasferimento di risorse a
prò dei paesi poveri. Ha proposto che
questi trasferimenti raggiungano «appena possibile l’I % dei totale dei redditi nazionali dei paesi economicamente progrediti».
Scacco de! decennio
dì sviluppo
Ma, sebbene questa percentuale sia
derisoria in confronto alle reali esigenze, calcolate al minimo del 3 % da
gli specialisti, si comincia a sapere, a
metà strada del Decennio di sviluppo,
che questa meta è lungi dall’essere
stata raggiunta e che i risultati raggiunti in fatto di s.viluppo sono estremamente deludenti.
Lo scarto fra il reddito pro capite
dei paesi in via di sviluppo e quello
dei paesi sviluppati si è ulteriormente
accentuato. « Dal 1960 al 1962 — dichiara il rapporto del segretario generale della N.U., U Thant — il reddito
medio annuo pro capite dei paesi sviluppati... cresceva di circa 100 dolla,ri,
mentre quello dei paesi in via di sviluppo appena di 5 dollari ».
E per di più bisogna rilevare, precisano gli specialisti, che quest’aumento medio del reddito dei paesi del terzo mondo, per quanto minimo, è un
dato molto generale. Se si osservano
le cose da vicino, ci si accorge che ira
1 paesi poveri solo quelli favoriti in
partenza hanno fornito gli aumenti
che giustificano questa media, mentre i più diseredati hanno al contra
ll pastore André Biéler è un teologo protestante svizzero che ha una dote non molto
comune a teologi e pastori: s'intende d’economia e sociologia. Fa epoca la sua opera monumentale sul pensiero politico e sociale di
Calvino (la Claudiana^ nella Piccola Collana
Moderna, ha pubblicato un condensato divulgativo delle sue tesi: ’’L'umanesimo sociale di Calvino - Calvino è stato il padre
del capitalismo? ha pubblicato più recentemente una succosa e stimolante operetta
su ’’ Calvin, prophète de Pere industrielle ”;
un paio di anni fa ha lanciato, rivolgendosi
in particolare ai suoi conterranei elvetici, un
appello (ripreso poi, senza dirlo, da Paolo
VI): quello di devolvere all'aiuto ai paesi
sottosviluppati (quale eufemismo!J una somma pari al .3% deU’importo totale del reddito
nazionale. Nelle scorse settimane — in
concomitanza con Vappello alla lotta contro
la fame rivolto alle Chiese dal CEC, parallelamente a quello rivolto dalla FAO ai popoli — i due .settimanali protestanti romanzi,
il ' Semeur Vaudois” e "La Vie protestante ", hanno pubblicato due suoi articoli sulla
situazione geoeconomica attuale; ci paiono interessanti e utili pure per i nostri lettori, e
pubblichiamo il primo in questo numero, la
continuazione alla prossima settimana.
rio visto peggiorare la loro situazione.
E in seno ai più favoriti, per lo più
solo una piccola parte della popolazione si è arricchita, mentre le masse
sono sprofondate in una miseria anche maggiore.
Presto 4 uomini su 5
respinti nella miseria
non la nostra
complicità attiva
Quanto alle prospettive future, non
sono più incoraggianti.
Dal 1955 al 2000, la popolazione dei
paesi sottosviluppati aumenterà del
IW/o, passando da 1 miliardo 800 milioni a 4 miliardi. La popolazione dei
paesi ricchi crescerà del 30%, passando da 900 milioni a 1 miliardo 150 milioni.
Andiamo quindi verso una situazione in cui 4 uomini su 5 saranno nella miseria; e nella misura in cui noi
accettiamo passivamente la cosa, accettiamo anche di creare, a livello planetario, la situazione più esplosiva che
il mondo abbia mai conosciuto.
Oggi
gicvani dìscccupatl
si levane a milioni
Dietro queste fredde cifre, occorre
discernere la moltitudine di drammi
che nascono : centinaia di migliaia di
giovani madri che non sanno come
nutrire i loro figli e che spesso li abbandonano; il rapido moltiplicarsi e
dilatarsi di bidonvilles tentacolari,
con la loro allucinante e demoralizzante promiscuità; e la disperazione
della disoccupazione che si abbatte su
intere popolazioni.
Nel 1955 si valutavano a 5 milioni i disoccupati in India; nel 1961
sono diventati 8 milioni. I servizi pubblici indiani pensano che, anche se si
raggiungeranno gli obiettivi di produzione previsti per il 1966 e il 1971, il
numero di disoccupati passerà comunque a 12, poi a 14 milioni nel corso di questi anni.
Il fatto che la disoccupazione colpirà in modo particolare i giovani, costituisce rmo degli aspetti più inquietanti della situazione. In Indonesia,
il 50% dei disoccupati urbani hanno
meno di 25 anni; e a Ceylon la proporzione è dell’80% (dati UNESCO).
Si immagina che cosa possono riservarci queste armate di milioni di giovani disoccupati, se si danno dei capi
di tipo cinese.
Tibor Mende, esperto della Conferenza per lo sviluppo, dichiarava pochi
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
Il problema negro è negro; è un problema razziale, ma è anche il problema di
lutti gli ignoraniti, di lutti i clienti delle
prostitute e di queste ultime, di tutti i viziati di qualuiique tipo essi siano. .Anche
quando i negri fossero uguali —• e bisogna
dire che per ora non lo sono —■ a queste
categorie che esistono anche fra i bianchi, si
potrel'be veramenìe dire che il loro problema è risolto? Siamo naturalmente ben
lungi dal ritenere che la chiave della soluzione stia nella violenza dei Black Muslims,
una setta islamica negra ohe, con una demagogia razziale pur accompagnata da un
puritanesimo morale degno di nota, invoca
sollevazioni violente e sanguinose, che sem
CHARLES E. SiILBERMANN - Crisi
in bianco e nero. Il problema negro
negli Stati Uniti. « Nuovo Politecnico » 3, Einaudi, Torino 1965, p. 387,
L. 8(X).
brano pure essere appoiggiale anche dall’introduzione di Roberto Giammanco.
li problema negro deve essere affrontato
su scala mondiale, ma non ci sembra che
questo significhi che deve essere affrontalo
con la guerra, anzi, piuttosto il contrario.
Pensiamo che quell’aiira società a cui alludevamo prima debba essere anche nonviolenta. La non-violenza non è soltanto un
sistema di lotta, ma è un sistema di vita. E
chi l’auspica come sistema di vita non può
non adottarla anche come mezzo dì lotta.
Condividiamo, le efitiebe a'il’azìone di Martin Luther King, nel seuso che egli non ha
sempre abbastanza presente quell’afira società in cui soltanto può essere risolto il
problema negro o che, almeno, può impostarlo rettamente; ma pensiamo che, proprio per questo, la sua lotta non-violenta
ha un valore profetico, che ci lascia quasi
disarmati anche di fronte aH’esigonza di
denunziarne i limiti.
Tuttavia ci domandiamo se Fanalisi del
Silberman stessa non ci fornisca il criterio
per interpretare questa idealizzazione della
violenza tome un fenomeno della società
attuale die si vuole e si deve 'superare.
Il problema negro, nei suoi termini reali
(non in quelli addomcsticaii che sembrano
risolti quando è presidente un Kennedy —
che pure aippoiggiò la causa negra soltanto
quando gli fu chiaro che le rivendicazioni
non si facevano più so'lo nelle aule dei tribunali, ma nelle strade — o un Johnson,
che adesso è in tult’altre faccende affaccenda:o) il problema negro, dicevamo, è
la faccia deÌl’America che noi occidentali
non conosciamo perchè essa non ise ne pavoneggia e non la rimira nello specchio dei
suoi 'Satelliti occidentali, sempre pronti
piuttosto ad elogiare la sua traraquiUizzante superiorità militare ed economica (dimenticando, caso 'mai, die le crisi economiche non sono un monopolio della Russia
senza grano). E’ la faccia pericolosa dell’America. Certo, le armi americane non
hanno nulla da temere da quello che è
fuori deir America, ma il libro del Silbermann ci lascia chiaramente capire che questa deve temere quello che è dentro di lei.
Il liibro, nel proposito deirautore, deve
offendere e irritare negri e bianchi; non
a'ssolvere i 'bianchi dietro le colpe dei negri, nè i negri dietro le colpe dei bianchi.
Il problema negro è il problema di chi
non ha la possibilità di aver lavoro iperchè
non è quali'fi'C.".to ; ohe non può qualificarsi,
perchè non va a scuola; che non può andare a scuola perchè tanto non riesce a impararci nulla ; ohe non ci impara nulla perdiè gli insegnanti un ipo’ in gamba non
vanno a ficcarsi in una scuola dove gli
studenti danno più faislidi che soddi'sfazioni; che non può dar soddisfazioni agli ¡nseignanti, anzi, li aspetta fuori per vendicarsi, perchè la famiglia non ha insegnato
iillro; e la famiglia non ha insegnato al'ro,
perchè essa stessa molte volte non esiste; c
non esiste perchè, trovando la donna più
facilmente lavoro deU’uomo, come « bonne-a-tout-faire », alla fine fa risentire all’uomo che è lei a mantenere la casa e questo si 'Stufa di sentirselo ripetere e se ne
va. Il problema negro è il problema di chi
non può raggiungere il potere perchè è
ignorante e che resta ignorante percliè non
sa che ci si può felruire e nessuno si prende l’incomodo di dirglielo. Il problema negro è quello di chi è stato per secoli tenuto fermo mentre gli altri progredivano e a
cui, quindi, non basta, oggi, dare le stesse
possibilità che agli altri perchè li raggiunga; O'ccorre dargliene di più; ma allora gli
altri reclamano, come se fosse un favoritismo. Il problema negro è il problema di
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
2
pag. 2
N. 11 — 18 marzo 1968
L'armatura
Efesini 6, 11
La differenza ancor più sostanziale che esiste tra il combattimento della fede e la lotta umana, anche la lotta per la libertà e la
giustizia, sta nelle armi, nello scopo, nell’atteggiamento. L’apostolo
esprime questa diversità parlando dell’armatura nostra come data da
Dio.
In primo luogo questo significa che il combattimento non è nostro ma del Signore; non è per noi, per i nostri interessi, per aver
ragione che lottiamo ma affinchè trionfi la verità di Cristo, la libertà
di Cristo, la speranza dell’evangelo.
Non si tratta del confronto tra uomini che hanno ragione ed altri
che hanno torto, tra due fazioni di cui una deve scomparire, tra il
bene nostro ed il male altrui. Si tratta della libertà di Cristo negli
altri ed in noi.
Nelle lotte umane le cose sono o sembrano più semplici: il male
sta negli altri, la verità in noi; la Scrittura ci insegna che è in noi
stessi che rinascono le schiavitù, le viltà, le tenebre, è in noi che le
potenze del male sono all’opera.
L’armatura di Dio ci ricorda un secondo fatto ancora; da soli
non siamo in grado di lottare, di vincere il male, di smascherare la
tirannia di Satana.
La lotta è solo possibile nel caso che Dio stesso ci fornisca gli
strumenti, le sue armi. L’apostolo sottolinea a due riprese questo
possessivo: di Dio; l’armatura per il cristiano è data dallo Spirito
stesso del Signore, non è un combattimento di second’ordine, una
esercitazione per passare il tempo in attesa del Regno. Sono le armi
di Dio che ci occorrono perchè la lotta è quella stessa che Egli ha
combattuta in terra.
La Chiesa è spesso dimentica di questo fatto e si illude che lottando nella fede con le armi più moderne si debba vincere avendo
l’aiuto del Signore. Paolo non parla solo di aiuto ma di tutto il complesso della lotta. Egli ci ricorda che è Dio a combattere; le nostre possono essere tutt’al più delle grandi manovre senza vittoria.
Giorgio Tourn
Vocazioni pastoraii
nei paesi dell’Est
Indirazioii in cifre, fornite da professori
in teologia o da dirigenti dì chiese, attestano
una crescila di vocazioni pastorali nelle
Chiese protestanti dei paesi socialisti :
— Romaniu: Facoltà (di Stato) di CJuj:
24 nuovi studenti per l’anno in corso, su un
effettivo totale di 95; questa Facoltà è interdenominazionale, e conta fra l’altro 23 luterani e una sessantina di riformati. Notare che
la Chiesa riformata di Romania, divisa in
due distretti, conta circa 800.000 membri, di
nazionalità ungherese.
— Estonia : un istituto teologico prepara
al ministero pastorale 25 studenti (fra cui due
giovanette); da notare, 6 nuovi studenti per
l’anno in corso.
— Ungheria: la Chiesa battista ha attualmente 15 studenti in teologia, per f^OC comu.
nità; la Chiesa luterana 28 studenti (tale
Chiesa ha circa 420.000 membri i. 400 pastori).
— Cecosloìmcchia : Facoltà (di Stato) di
Bratislava : 29 studenti (27 luterani e 2 battisti); Facoltà (di Stato) a A. Comenius » di
Praga: 38 studenti.
— Germania Or,: Nella R.D.T. \ì sono at.
tualmente 900 studenti in teologia protestanti
che si preparano alla licenza. Le statistiche
pubblicate dalla R.D.T. nel 1964 riferivano
che 624 stixdenti erano iscritti alle 6 Facoltà
di teologia delle varie Università. Vi sono
attualmente 10 professori a pieno tempo, sette
incaricati e quattro assistenti a pieno tempo.
■miNtiiiiimniimiiiiiimii iiiiiiiiiiiiiiiiiii
iiiiiiiMimmiiiiitmiir
iiimiiiiiiitiiiiiiiiiiiiniiiiiimiiiiiiii
ili-TV dflla Svizzera Italiana
DOMEIINICA 20 MARZO
Radio ■ Ore 9,15 : Conversazione evangeliea
(Past. Guido Rivoir).
DOMENICA 27 MARZO
Radio - Ore 9,15: Conversazione evangelica
(Past. Olio Ranch).
Televisione - Circa ore 22: La Parola del
Signore (Past. Guido Rivoir).
miiiniiiiiiiiiiiimimiimiiiiiimiiiiiiiiiiKi
libri
MAX WEBER - L’etica protestante e
lo spirito del capitalismo. Introduzione di Ernesto Sestan. Biblioteca
Sansoni, Firenze 1965, p. 308, L. 1.000.
LOUIS BEIRNAERT - Esperienza cristiana e psicologia. Boria, Torino
1965, p. 332, L. 2.500.
PRIMO MAZZOLARI - La Chiesa, il
fascismo, la g^uerra. Vallecchi, Firenze 1966, p. 99, L. 800.
LUIGI CASTIGLIONE - Pio XII e il
nazismo. Boria, Torino 1965, p. 334,
L. 2500.
GUENTER LEWY - I nazisti e la
chiesa. II Saggiatore, Milano 1965,
p. 516, L. 2.200."
MARIO BORRELLI - Napoli d’oro e
di stracci. Boria, Torino 1965, p. 194,
L. 1.200.
CARE GUSTAV JUNG - Risposta a
Giobbe. Il Saggiatore, Milano 1965,
p. 182, L. 1.200.
HENRI EBERHARD - Ruth la Moabite. Edltions S.N.P.P., Lyon 1965,
p. 139, L. ?
LUC H. GROLLENBERG - Atonie
biblico per tutti. Massimo, Milano
1965, p. 266, L. 3.000.
— Mandai sans frontière - Coll, missionnaire - Illustrato. L. 2.000. (il
campo di lavoro della Missione di
Basilea).
L’Indice all’Indice?
Cala il sipario sulla tragedia
culturale Italiana di tre secoli
Una notizia apparsa qualche giorno
fa sui giornali dà come prossima la
abolizione dell’Indice dei libri proibiti... L’origine dell’istituzione risale
al Concilio di Trento, ed essa fu organizzata poi nel 1571 dal pwnteflce Pio
V, in base allo spirito intollerante e
antiprotestante dell’epoca: strumento
efficace dell’Inquisizione, l'Index librorum prohìbitorum ha additato per
quattro secoli quei libri che i buoni
cattolici avevano il dovere di evitare e
anche di denunciare o distruggere.
Pare che in questo periodo di tempo
non meno di diecimila libri siano stati
condannati come lettura proibita, in
base a principi che oggi ancora trovano una coda negli uffici di censura
cinematografica, negli articoli del codice ohe permettono al cittadino la
denuncia per films o manifesti osceni, eoe.
Interessante dare un’occhiata al testo dell’Indice. In primo luogo, sono
condannati genericamente, nelle regole del 1565, i libri scritti dagli eretic
INVITO AD AGAPE, LUGLIO 1966
Il cristiano e ia rivoluzione
Cattolici, ortodossi e
protestanti a colloquio
Tulle le attivilà di Agape sono di caraltere ecumenico, ma ogni anno un « campo
inlemazionale » viene dedicato all’opprofondimenlo di nn tema di specifico interesse ecumenico, come contributo alla ricerca che ar-comnna oggi cristiani delle diverse confessioni. A questa ricerca, in
Agaipc, hanno partecipato questi ultimi anni
centinaia di giovani di decine di -paesi diversi, dall’Europa, dall’America, dall’Africa, dai paesi dell’Europa orientale. Numerosi sono -sempre gli interventi di personalità e di gruppi qualificati.
VOCAZIONE REAZIONARIA
DELLE CHIESE?
Nell’epoca moderna, pressoché tutte le
rivoluzioni lianno visto le chiese all’opposizione. Nei cristiani vi è spesso un atteggiamento difensivo verso le cose nuove, verso le trasformazioiii sociali. Deve essere
necessariamente così, sempre? Una risposta
esige l’onesto approfondimento della questione: non basta, riteniamo, dire che le
cliiese sono divenute organizzazioni potenti, legate a fin troppi interessi, o rispolverare, genericamente, 1’« infedeltà » dei
credenti.
POTENZA RIVOLUZIONARIA
DELI/ EVANGELO?
Nella storia l’Evangelo di Gesù Cristo si è
presentato come potenza rivoluzionaria e
più volte ha dato luogo a profonde tra.^formazioni. Ma occorre un orientamenle preciso. Dobbiamo essere conservatori illuminati o prudenti riformisti, o rivoluzionari
con i rivoluzionari? Ma come? Con chi?
Per quali scopi? Con quali limiti? Le rivoluzioni sono sovvertimenti violenti: e la
violenza, è compatibile con l’azione di chi
segue Gesù suiTa via della Croce? 11 fatto
è che il mondo è scosso da rivoluzioni in
atto o in preparazione. Dai negri degli Stati
Uniti al Vietnam, aH’America Latina, nomini di ogni ceto e idea, cristiani e non
cristiani, assumono atteggiamenti rivoluzionari.
QUALE STRADA
SCEGLIEREMO ?
In lutti i rasi, no-n ipossiamo starcene chiù,
si nelle nostre chiese. Saremo comunque
raggiunti, siamo già inesorabilmente coinvolti. Nessun cristiano, nessuna chiesa può
sottrarsi agli eventi del no-stro tempo. La
« rivoluzione » c un tema di ricerca ecumenica, percliè l’unità alla quale siamo
chia-mati ci attende sulla strada della nostra
comune obbedienza ai problemi concreti
ed urgenti del nostro tempo. Consapevoli di
quello che ci separa dobbiamo insieme cercare una risposta che sia un « si » di servizio e di fedeltà.
ss*
Alla preparazione del campo collabora un
gruppo misto di cattolici e di protestanti,
che si è riunito il 17 febbraio a Montpellier (Francia) per definire nei dettagli lo
svolgimento del programma. Sono già
iscritti un gruppo di Berlino ed un gruppo
della chiesa presbiteriana di Irlanda, Belfast.
Data: 13-22 Luglio 1966.
Costo: Lire 12.150, più 1.600 di iscrizione.
Lingue: Italiano, francese, inglese, -tedesco
(con traduzione simultanea).
Iscriversi presso la Segreteria di Agape,
Frali (Torino).
presenti passati o futuri, soprattutto
Lutero, Zwingli e Calvino; in secondo
luogo, le versioni « eretiche » della
Bibbia, con l’osservazione che quelle
del Nuovo Testamento hanno poca
utilità e parecchio pericolo. La regola
quarta rileva che « risulta chiaro dall’esperienza che se i sacri testi in
volgare vengono concessi in lettura
senza distinzioni, ne nasce più danne
che vantaggio a causa dell’audacia degli uomini»: e perciò la lettura potrà
soltanto essere concessa previa autorizzazione del vescovo o deU’inquisitore e scio a quelle persene che non
ne debbano poi avere danno. Seguono
poi molte altre norme che non interessa qui ripetere.
L’Indice ha condannato una quantità di opere di autori famosi, a proposito dei quali la Chiesa ha poi dovuto riconoscere di avere essa stessa
errato: valga per tutti l’opera fondamentale di Galileo. « Il Dialogo dei
massimi sistemi », che ebbe la sua riabilitazione soltanto nel secolo scorso;
parimenti hanno trovato posto nelrindice. tra i moderni, Sartre, Gide,
Capitini, e non ultimo. Benedetto Croce, di cui tutta Italia, Presidente della
Repubblica in testa, ha celebrato recentemente il centenario della nascita.
Del resto, la Chiesa è abituata a queste cose, e la sua capacità di adattamento, chiamiamola cesi, è veramente
infinita. Come si spiegherebbe altrimenti che oggi tutti hanno dimenticato che addirittura Dante Alighieri,
per la sua « Monarchia » trova posto
tra i reprobi condannati dal Concilio
Tridentino? Senza parlare del Principe di Machiavelli, della Storia del
Concilio di Paolo Sarpi, delle opere del
Marino o del Boccalini, le storie del
Guicciardini, ecc: tutti autori che trovano il loro posto nelle antologie e
sono conosciuti e studiati dagli .studenti di tutta Italia.
Gli scrittori valdesi sono stati ovviamente messi all’Indice con tutti gli
eretici: tuttavia una menzione particolare ha trovato lo storico Gilles,
messo all’Indice con decreto del 18 dicembre 1646, due anni dopo la pfubblicazione della sua « HLstoire ». Pensiamo che tale servizio gli sia stato reso
dal Priore Marco Aurelio Rorengo,
buon nemico del vecchio pastore Gilíes, e autore della nota storia della
«Introduttione delle heresie». Non sono menzionati col loro nome nè Perrin nè Léger nè Amaud nè Brez, che
non ebbero chi si occupasse da vicino
delle loro opere e ie segnalasse alla
Congregazione deU’Indice.
# * ♦
Cos’ha servito l’Indice dei libri proibiti? Il risultato più sicuro ed evidente, come ha detto uno studioso italiano, si può compendiare in poche parole: la tragedia culturale italiana di
un paio di secoli e oltre.
A. Hugon
uscito :
SERVIZIO
Rapporto di Nuova Delhi
Un richiamo accorato alle chiese evangeliche
Pensiamo
ai nostri emigrati
Il Ministero del Lavoro e della Previdenza
Sociale ha dato notizia, in questi giorni, che
le autorità svizzere hanno in animo di ridurre ulteriormente, nelTanno in corso, Tiiigresso in territorio elvetico per molivi di lavoro,
ai lavoratori stranieri e mette quindi in guardia i lavoratori italiani e le loro famiglie sulla necessità dì munirsi della « assicurazione
riguardante la concessione di un permesso di
lavoro » prima di mettersi in viaggio. I lavoratori italiani che desiderano emigrare in
Svizzera debbono quindi rivolgersi agli Uffici provinciali del lavoro del luogo di residenza, i quali provvedono a far loro pervenire
anche il relativo contratto di lavoro.
Questa notizia che pubblichiamo per informazione dei nostri lettori, ci porge l'occasione di ritornare sull’argomento dello migrazioni che pur fe.ie oggetto di interessanti comunicazioni al Congresso Evangelico e diede
luogo ad un ordine del giorno che sembra
caduto nel dimenticatoio.
Che cosa dice questo ordine del giorno
congressuale? Dice che la emigrazione, nella
sua forma attuale, costituisce un tipico esempio di disordine della nostra società, una causa di dolorose crisi morali, economiche e sociali, un fenomeno che investe profondamente la responsabilità di tutte le chiese ed impegna le comunità evangeliche ad affrontare
questo problema in maniera cosciente e coordinata mediante la predicazione deH'Evangelo
ed il servizio personale e comunitario.
E’ lecito domandare: quanti naslori e ministri di culto, dal Congresso ad oggi, hanno
posto il problema delle migrazioni .-'Ile loro
comunità, ne hanno fatto argomento della
loro predicazione alla luce deU'insegnamento
evangelico? Non c forse quello delFemigrazione un argomento squisitamente biblico?
Quante Unioni giovanili hanno dibattuto
questo problema e si sono impegnate in una
azione cosciente e coordinata?
Giorni fa uh fedelissimo assiduo membro
dì una nostra comunità, al quale parlavo appunto della necessità per le nostre chiese di
interessarsi seriamente di coloro che emigra
no per motivi di lavoro, mi rispose col mas
Simo candore : « e che cosa c'entrano le chic
st ^ E’ un problema che riguarda lo Stato »
'Itmo che questa sia una mentalità larga
mente diffusa nelle nostre comunità che s
ritengono paghe di andare in chiesa la do
menica, ascoltare il sermone e contribuire al
la colletta. Che si vuole di più? Non si so
spetta nemmeno che spetta proprio alla co
niunità evangelica prendere provvedimenti
propri e assistere spiritualmente coloro che
lasciano la propria casa e la propria chiesa
per andare a cercare lavoro in terra straniera e prepararli, sul piano pratico, albevento
che per essi rappresenta Temigrazione che li
^ ■ ycw..- .r..* ,
Le chiese si debbono preoccupare di predicare l’Evangelo, mi diceva quel membro di
chiesa di cui ho detto dianzi. D'accordissimo!
Ma bisogna trovare nuove forme di annun
ziare l’Evangelo, nuove forme che dimostrino chiaramente che la Chiesa di Cristo è
sempre una chiesa in cammino.
Sul piano pratico, chi pensa più che esìste un Comitato Italiano per le migrazioni
voluto dal Consìglio ecumenico delle Chiese
e realizzato sotto gli auspici del Consiglio
Federale delle Chiese Evangeliche dTtalia?
Dopo le prime 31 risposte alle 550 circolari
inviate a tutti i «astori dì tutte le denominazioni per informarli della costituzione del
Comitato e per chiedere loro notizie sugli
emigrati della propria comunità, nessuno si
è fatto più vivo, quasi che l’emigrazione italiana si fosse arrestata. Ma non si è arrestata affatto! Il Notiziario deiremìgrazione pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri, dà
continuamente notìzia delle migliaia di italiani che emigrano nei paesi dell’Europa occidentale e oltre mare. Però il Comitato Italiano deve sapere della presenza di evangelici
in città straniere dagli altri. Giorni fa il
Diakonisches Werk mi ha comunicato — a
mia grande confusione — che in Francoforte
vi sono tre evangelici italiani, emigrali due
da Palermo e uno da Riesi. I pastori di queste Comunità non ne sanno niente?
Quarantaquattro pastori e ministri di culto deÌla Sicilia, sono stati pregati di assumere presso il Comune rrotizie sulle emigrazioni
locali, in vista di un convegno che il Consiglio ecumenico delle Chiese vuol tenere nell’isola nel prossimo maggio. Sette soltanto
hanno risposto! Che siano gli uffici pubblici
a non rispondere, passi: ma che proprio i
nostri pastori non si facciano vivi è francamente scoraggiante.
In queste condizioni che fare? E’ la domanda ebe mi pongo tutti i giorni. Ma vi è
un'altra domanda che mi pongo e che pongo a tutte le Comunità, questa: vogliono ie
comunità evangeliche attuare il V ordine del
giorno del Congresso, o non vogliono? Vogliono o non vogliono inserire il problema
dei migranti nella loro attività mis.sionan.i?
Il pastore Giambarresi nelle conclusioni del
suo rapporto sulle migrazioni presentato al
Congresso evangelico, aff*ermava : «La predicazione della Chiesa centrata sull’annun.do
della Resurrezione dì Cristo, non si esaurisce
nel sermone e nelle normali attività ecclcsìastiche )> e aggiungeva : « Le chiese dei
centri di partenza degli emigranti possono
sopravvivere nella misura in cui sono missionarie ».
Cari fratelli evangelici di tutte le denominazìoni. dobbiamo svegliarci. In altri campì
si lavora sodo, da anni, in questo settore. Se
« crediamo » dobbiamo muoverci, agire.
Mi auguro che questo richiamo faccia riflettere tutte le nostre Comunità e parliutilarmenle quelle che si trovano in località di
EUaggìqre emigjrazfone. Il Comitato non cjiicde di meglio che di collaborare con loro.
Giuseppe Vinciano
Presidente del Comitato Italiano pei !e
Migrazioni: Via Chinotto. 1 - Hmiia
1866 - 19 marzo - 1966
L'eccidio di BarietI
Rivolgimenti politici e
violenze religiose nell’Italia Risorgimentale
Edizioni Claudiana
Lire 2(X)
Nel 1961 il Past. Paolo Snnfili¡ipo raccoglieva in volumetto, sotto il titolo « Il Protestantesimo iinliano nel Risorgimento »
fp. 82. fj. 600), una .serie di articoli comparsi su « Il Me.ssagge.ro Evangelico ». Nel
capitalo y, « Le prime Chiese, evangeliche
italiane », v’è una pagina che riproduciamo ricorrendo il centeimrio del fatto ricordato.
A Barletta nel 1865 ¡rii aderenti alla fede
evamgelira, circa 60, si costituirono in
Chiesa e fra difficoltà varie perseverano e
progrediscono. Il ilero cerca invano di contrastare e soffocare il movimento con episodi di perseeuzione personale e sollecitazioni presso l’autorità civile per vietare
il culto evangelico e rimpatriare revangelista.
Il pulpito cattolico durante la quaresima
del 1866 fu un mezzo per eccitare il popolo
contro .gli eretici, ritenuti responsabili della siccità e del <olera sopraggiunli nella
zona.
La strage degli evangelici e del loro capo, il Giannini, era preparata per la Pasqua, ma scoppiò occasionalmente prima
del tempo nel pomeriggio del 19 marzo
quando, avendo il delegato di P. S. sorpreso alcuni ubriachi die inveivano in una
bettotla contro gli evangelici, li conduceva
alla Sottoprefettura. Nel momento in cui il
piccolo gruppo passa per via Nazaret, ove
era la sede della Gbiesa Evangelica e Fabitazione dell’evangelista, alcuni fanatici cattolici accorsi cominciano a inveire contro
gli evangelici e a favore degli arrestati.
L’agitazione cresce e dilaga. .Si assale la
Cliiesa Evangelica e le case degli evangelici. Si ebbero morti, feriti, incendi e saccheggi. I.a) scoppio linprovviso della sollevazione popolare rese però Feccidio meno
grande di quanto era stato preparato:
l’atmosfera cecilala si riversò su estranei al
movimento evangelico, su chi deplorava il
tumulto e sulle autorità. Il Giannini, che
slava conversando con il proprietario della
sua abitazione, avverlilo, fu aiutalo a mettersi in salvo dall’ira dei fanaliei che volevano U'-ciderlo, presso il (ianonieo Rizzi,
ebe era carbonaro rome Ini. Fu ferito il
padrone della casa del Giannini, fn pugnalato il delegato di P.S. pertbè scambiato
per Fevangelisla. la Sottoprefettura fu as
saltala. devastata e il Sotloprefetio ferii.-...
11 prcdiialore della quaresima, assisleii-bi
alla sollevazione popolare, es'clamava i.iii
conxpiacimenlo: « Cdie popolo religioso: la
la rivoluzione per la fede! ».
Minlre si devastava il locale di i-niio
evangelico — risultò ne! processo -- un
prete mise grani di sale Ira i fogli delia
Bibbia alla quale appiccò il fuoco; mcn're
la carta bruciava il sale produceva crc)iilazioni e si fece credere ai devoti preseli
che era il rumore della fuga dei demuni
del libro.
I Irisiti fatti di Barlclla ebbero un’c. o
nella stampa nazionale e internazionale e
nel Parlamento italiano. 11 processo conirò i resxxonsabili -si svolse davanti la Colie
d’Assise di Traili (dicembre 1867). Dei o2
imputali, lo vennero condannali, dieci dei
quali a 18 anni di lavori forzali (tra qncsii
il predicatore quaresimalisla e il ranoniio
della cattedrale come preparatori e organizzatori della strage). Leggendo gli aiti
del processo si ha Fimpressioiie che non si
fere solo il processo al clero cattolico per
Fazione contro gli evangelici, ma soprattutto il pro-resso all’opposizione del clero
al nuovo regime unitario avversato per nostalgia del regime borbonico. L’episodio di
Barletta fu inquadrato nella più vasta azione del clero verso il muovo Stato scomunicalo; la strage di Barletta, oltre che rivolta religiosa fu rivolta politica contro il
nuovo Stato.
Do-po la strage di Barletta il movimento
evangelico non cessò di vivere, il Pastore
Mayer si recò a visitare questi fratelli e il
Cantò, nel ricordare cfuosla visita, ai rammarica perchè « tenne una riunione per
rassicurare i suoi adepti. Quivi pure poleasi temere di-sordini per la reciproca irritazione, onde per.sone savie anelarono a
chiedere al prefetto di impedire le convenl.cole; -ma il titolo della quiete pubblica
non valse quella volta... ».
I culli continuarono in una casa privala
I>cr alcuni anni e ne] 1879 ripresero in un
localo apposito a cura del Pastore batlisìa
Amedeo Basile, che ebbe altri succe.ssori
Ira i quali lo scriverne. Nelle Puglie, dopo
l’opera del Mayer e del Giannini, il movinienlo evangelico ebbe più diffusione che
in alice regioni. Paolo Sanfilippo
E le. Puglie .sembrano, oggi, una delle nostre regioni in cui più /requem/j e larg'tmente pubblici si tengono gli incontri interconfessionali. Una parola cattolica di
onesto riconoscimento, guardando al pn.ssalo, sarebbe doverosa: sarà detta?
3
18 marzo 1966 — N. 11
pag. 3
cflcciR e pesen
Un giudizio
cattolico
L'Editrice « Città yuova u di Roma ha
pubblicato recentemente un breve saggio
di Brutterò Gherardini: « Protestantesimo
oggi » (p. 172, L. 800); ritorneremo su
queste pagine, di una onestà e di una penetranza che sono veramente rare in un cattolico italiano, un teologo « aperto » che però
nel clima odierno osa serenamente chiamare le cose con il proprio nome, definire con
pertinenza e fermezza Vecumenismo protestante e quello cattolico nella loro radicale diversità. Vogliamo solo citare, per
ora, una pagina del evintolo finale su « ¡I
mistero de’Vunità », in cui il Gherardini
espone apertamente e con rispetto le perplessità sempre più precise sorte in campo
protestante (e cita, fra l’altro, prese di posizione di un Colloquio, pastorale tenutosi
ad Agape nel 1063 e del Congresso Evangelico di Roma, maggio ’65), di fronte « al
tentativo romano di monopolizzare l’ecumenismo » e alla presa di coscienza « che
la Chiesa romana, sia pure dialogante e
senza dubbio arricchente le Chiese con cui
dialoga, non perde affatto la sua natura, nè
si rinnega, anzi non può non affermare di
essere lei so’a la Chiesa di Cristo ». A proposito di queste prese di posizione, .si afferma :
u Parole ciliare, die non nascondono un
timore fattosi ogni giorno più grave con lo
sviluppo stesso dell’ideale ecumonico in
campo cattolico. 11 timore di vedersi sopravaiizati e assorbiti dall’impegno ecumenico dei cattolici e soprattutto dalle rissiltanze pastorali, disciplinari e pisicologiche
del Vaticano IL Sebbene in altro senso,
l’attenzione del mondo protestante, troppo
distratto dalle sue discussioni interne, sul
perii'olo di perdere la primogenitura evangelica e di vedersi svuotato dai risultati dell’ecumenismo cattolico (...).
« Dobbiamo onestamente riconoscere die
poche altre voci sono state così coerenti
come quella degli evangelici italiani nel
dare un giudizio ’’evangelico” sul cattolicesimo odierno e sul suo slancio ecumenico. Per chi non ne foisse del tutto convinto, resta sempre la possibilità di documentarsi al lucido scritto del Prof. Subilia: Il Problema del Cattolicesimo (Torino 19<)2). Una conclusione è indubbia,
che pur volendo l’unità dei cristiani, cattolici e protestanti parlano un linguaggio diverso, perchè diversamente intendono l’unità nonché i mezzi per raggiunigerlo. (...).
« A tale conclusione i protestanti sono
indo'-ti anche dalla loro idea di Chiesa,
che dovrebbe mettere in evidenza, contro
ogni c-agerato istituzionalismo, un carattere eninientemenle profetico e carismatico. Iiuito dello Spirito Santo e segno
delia sua presenza. E’ pertanto logico che
essi vedano nelle strutture della Chiesa
Cattolica una mancanza di coraggio e di
coerenza iirofeLica, e le rimproverino lo spirito costanliniano che, dal loro punto di
vista, le avrebbe connaturalo il senso del
privilegio.
« E' vero che la Costituzione dogmatica
"”06 Ei-clesia” promulgata dal Vaticano II
non manca di sottolineare che la dimen
^ Dalle comunità delle Valli
sione carismatica è essenziale alla Chiesa
Cattolica... Ma di fatto ciò non soddisfa
i Fratelli separali, e, a nostro avviso, con
loro ragione. Non è infatti .con le esagerazioni, le minimizzazioni, la dimissione
spirituale e le recessitmi doUrinali che
è possibile un lavoro proficuamente ecumenico, stante la differenza fondamentale
nella concezione stessa della Cliiesa e dell’ecumenismo ».
In Svezia,
vuoti più i cinema
che le chiese
Contrariamente a quanto così spesso si
sente dire sulla scarsa frequenza ai culti domenicali nelle chiese scandinave, risulta da
recenti dati statistici pubblicati a Stoccolma
che, su una popolazione di 7,5 milioni di
abitanti (di cui il 99 per cento appartengono
alla Chiesa nazionale luterana) in media sono
presenti al culto domenicale 1,2 milioni di
fedeli. Si tratta di un numero di persone
doippio di quello dei frequentatori delle
partite di calcio e venti volte superiore a
quello dei frequentatori di spettacoli teatrali.
c( Chiese vuote », insomma, è uno slogan;
assai più che le dhiese, i cinema tendono a
svuotarsi in Svezia.
PERRERO - MANIGLIA
Ringraziamo sentitamente il pastore sig.
T, Magri che ha presieduto i] cuc'o a Perrero il 6 febbraio e la sig.na A. Gay missionaria per il messaggio rivolto in quello stesso giorno all'Unione femminile.
Nonostante la neve ed una densa nebbia
sono stati accesi alla vigilia della nostra festa i tradizionali falò. Il 17 i nostri cortei
hanno raggiunto insieme il tempio di Maniglia. Al culto hanno portato la loro coUaborazione molto gradita ed apprezzata la Corale ed i bambini con un’accurata esecuzione di canti e la recita di poesie di argomento valdese. L’agape fraterna con la partecipazione di una cinquantina di commensali
si è tenuta al ristorante di Chiabrano. Erano nostri graditi ospiti il Sindaco, i comandanti le stazioni dei carabinieri e del Corpo
forestale. Sono stati accolti con vivo piacere
i messaggi del Sig. 0. Canal dagli U.S.A. e
de! presidente deH’Unione di Marsiglia, sig.
E. Poèt. Un'ottima ricreazione familiare è
stata offerta la sera alla comunità dai nostri
giovani. Ad essi in particolare per il loro
lodevole impegno ed a quanti hanno collaborato per la cosi bella riuscita della nostra
festa il nostro vivo compiacimento e la nostra profonda gratitudine.
La nostra Unione giovanile ha ricevuto la
visita dei giovani di Villasecca il 26 febbraio,
una rappresentanza di essa ha visitato la co
munità di Massello il 27 febbraio ed il S
marzo siamo stati accolti a Pramollo. Ai pastori C. Tourn, G. Tourn, T. Pons, alle loro
gentili signore ed ai loro giovani i nostri
fraterni ringraziamenti.
Una buona rappresentanza dell’Unione
femminile ha avuto la gioia di partecipare
all'adunanza di preghiera, nel Tempio di
Prali il 27 febbraio ed esprime la sua gratitudine per la calda accoglienza ricevuta.
PRAROSTINO
Novità Ciaudiana
A. Dumas
IL CONTROLLO DELLE NASCITE
NEL PENSIERO PROTESTANTE
andrà dumas
La sessualità secondo la Bibbia
Le obiezioni alla dottrina cattolica
Pianificazione familiare; responsabilità e libertà
L'opinione della Chiesa ortodossa
La risposta del Concilio Vaticano II
Pag. 176. L. 1.500
Un contributo fondamentale al grande dibattito in corso. Un positivo
aiuto per affrontare \m problema che per troppe famiglie diventa fonte
di tormenti e di incomprensioni, ovvero di ipocrisia e di conformismo,
mentre può essere vissuto con limpida coscienza e con serenità.
Prima di tutto desideriamo ovviare ad una
dimenticanza del nostro ultimo articoletto
sull'« Eco », esprimendo la viva riconoscenza del pastore e della comunità tutta al pastore Gustavo Bertin, che ha diretto la nostra chiesa durante l’assenza autunnale del
sig. Ayassot. Com’è noto il nostro pastore
ha dovuto assentarsi per circa un mese e
mezzo, in ottobre e novembre, per compiere
una missione in Scozia per conto della Chiesa Valdese e siamo molto lieti e grati alla
Tavola che ha inviato a Prarostino, in quel
periodo, il pastore Bertin. In questo modo
tutte le nostre attività hanno potuto avere
non solo il loro normale e regolare svolgimento, ma anche essere arricchite dall’impegno e dall’amore con cui sono state condotte dal pastore Bertin. A lui vada dunque
tutta la nostra stima e la nostra più viva
gratitudine, per l’apprezzato servizio compiuto fra di noi.
La sera del 16 Febbraio il tempo inclemente e le strade rese fangose dalla neve e
dalla pioggia, non hanno impedito una buona partecipazione di gente attorno ai nostri
falò, che, sfidando l’inclemenza del tempo,
hanno brillato per un paio d’ore sulle nostre colline. A S. Bartolomeo, abbiamo avuto
il piacere di ospitare un folto gruppo della
unione di Pinerolo, guidato dal Cand. al Ministero Bruno Bellion. Dopo un’allegra ora
trascorsa intorno al falò i nostri ospiti e i
giovani della nostra unione giovanile si sono
ritrovati per una simpatica cena in comune.
AirUnione di Pinerolo vada dunque la nostra riconoscenza e l’augurio che simili visite possano ripetersi rinsaldando sempre di
più quei sani vincoli di amicizia e dì comunione fraterna fra i nostri giovani.
Il 17 Febbraio, nonostante il tempo non
troppo favorevole, è stato come al solito un
giorno ricco di gioia e tutta la comunità ha
partecipato con gioia al culto e alle varie
manifestazioni organizzate per l’occasione.
Verso le 9,30 il corteo composto da parte dei
bambini delle scuole di S. Bartolomeo, Cardonatti e Roccapiatta, dalla Corale, dal grup.
po dei Trombettieri e dal Concistoro col pastore, si è avviato ad incontrare il gruppo
degli scolari che salivano dal Roc, per poi
recarsi tutti insieme nel tempio, dove veniva
celebrato un solenne culto di lode c di riconoscenza al Signore per tutte ^ benedizioni di cui ci ha arricchiti attraverso i lunghi anni della nostra storia.
Dopo il culto un nutrito gruppo di . membri della comunità e di amici ha partecipato
al tradizionale pranzo in comune, che è stato
allietato anche dalla presenza di alcuni graditi ospiti : l’Onorevole Mussa Ivaldi, il Senatore Poet, la sig.na Frida Malan, membro
del Consiglio Comunale di Torino e il nostro sindaco Dott. Costantino. A tutti i graditi ospiti, che hanno avuto parole generose
nei confronti della nostra gente, vada ancora la nostra riconoscenza per la loro gradita
partecipazione.
Le celebrazioni del nostro 17 Febbraio si
sono concluse la sera con la consueta serata,
in cui la nostra filodrammatica ha presentato con buon successo il dramma di Gow e
d’Usseau « Profonde sono le radici » e la nota farsa « Maritiamo la suocera ». La serata,
sempre con buona affluenza di pubblico, è
stata replicata la sera del 19 Febbraio. Anche ai nostri giovani attori una parola di
gratitudine, che si estende anche al giovane
gruppo dei trombettieri che ha allietato gli
intervalli suonando alcuni inni.
MASSEL
Le celebrazioni del XVII febbraio hanno
riproposto anche quest’anno alla nostra attenzione il problema della fedeltà evangelica nella comunione con il passato della nostra chiesa. Malgrado il cattivo tempo ogni
cosa si è svolta nell’ordine e con la partecipazione gioiosa consueti. I bambini hanno
avuto nel pomeriggio la proiezione di alcune filmine bibliche ed hanno partecipato essi
stessi attivamente con alcune poesie. I gio
vani hanno organizzato una semplice ma fra
terna agape nella sala del Reynaud riem
piendo così il vuoto del tradizionale pranzo
Domenica 27 l’unione giovanile di Per
rero ci ha offerto una piacevole serata di recite. Ringraziamo sentitamente gli artisti e
la Sig.ra Rivoira che ha diretto il loro la
POMARETTO
— Domenica 20 aUe ore 15 il missionario
Subilia terrà una conferenza con proiezioni
sul Sud Africa, al Clot Inverso, AUe ore 20,30
al Teatro il missionario Subilia terrà una
importante conferenza con proiezioni. Caldo
invito a tutti.
— Domenica 27 corr. il culto è sospeso
al Clot Inverso.
— Domenica 27 alle ore 14 avrà luogo
l’esame dei catecumeni di IV anno aRa presenza del Concistoro e dei responsabili nella
Sala deUe attività.
— E’ stato ritrovato un impermeabile al
pranzo del 17. Il proprietario può ritirarlo
presso il Pastore.
TORRE PELLICE
Associazione
«E. Arnaiid»
La « Enrico Arnaud » organizza per domenica 2-0 -c. m., allo 20,45, nella Sala unionista, una tavola rotonda sul tema « / Val
desi e la politica ». Parleranno il doti. Gui
do Rìbet e j pastori Giorgio Girardet e Gino
Conte; moderatore, il gen. Stefano Coisson.
E’ rivolto cordiale invito al pubblico, a cui
sarà data ampia facoiltà d’intervento nella
discussione.
I LETTORI CI SCRIVONO
Fin dove è possibile j
una vera comunione?'
Un lettore, da Vilinia (Roma):
Signor direttore,
nell’iillitila assemblea di -chiesa tenuta nella eomiinità di Roma (Piazza CavourJ, il .10 gennaio u. s., a
nome deH’flnionc giovanile fu ipresenlalii una protesta scritta contro
J’acceUaizione dell’iiwito dia parte
cattolica a ima riunione di preghiera
per riinilà cristiana, nella chiesa di
S. Agnese in Piazza Navona.
Con serietà i nostri giovani rilevavano, tra r.altro, il risultato sostanzialmente negativo (da un punto
di vista protestante) del Concilio Vaticano II, elle non solo non ha mutato nulla di fondamentale alla base
della stessa dottrina -cattolica, lasciando perfettamente intatto il culto
mariano e tante altre pratiche religiose che non hanno nulla a che fare
con l’insegnamento evangelico, ma
ha -pure fortemente rafforzato il
<( primato » e « rinfallibilità » del
Papa.
A me ha fatto molto piacere constatare che in questa nuova generazione vi .siano (specie fra noi) giovani (osi sensibili, capaci di discernimento spirituale più di molte persone « mature ».
Ho sott’occliio un oipusro*lo, « Seltiin.ana di preghiera per l’unità cristiana », clic, è stato accuratamente
diistrilniito ai membri della nostra
chiesa (e ai visitatori cattolici che
entravano casualmente nel nostro
tempioi. In quest’opuscolo, fra le
molte intercessicni per l’unità dei
cristiani, è suggerito di pregare v affincliè lo Spirito Santo voglia spandere le sue benedizioni sui lavori
e le decisioni del Secondo Concilio
Vaticano »!
1,0 .Spirito Santo può spandere le
Rite benedizioni su un concilio romano, lasciando la Chiesa cattolica
fondanientalnicnte quella che c sempre stata? In caso affermativo, perchè io e migliaia di altre persone
siamo usciti da quella istituzione,
rifugiandoci nelle chiese evangeli«he? Abbiamo dunque tradito dog
mi, emanati dai concili cattolici, !
ispirati e benedenti dallo Spirito
Santo? o il tradimento sta altrove?
A questo punto mi si potrebbe
obiettare: «Ma noi abbiamo semplicemente voluto (pregare con loro... ».
Bene, vediamo che cosa ci dice la
Scrittura. Nell’Bvangelo secondo Matteo, cap. 18, vers. 19, leggiamo; « In
verità vi dico: se due di voi sulla
-lerra s’accordano a domandare una
coisa qualsiasi, essa sarà loro concessa
dal Padre mio ohe è nei cieli ». Se
due fedeli intendono chiedere qualcosa al Padre, prima devono accordarsi fra loro: avviene cosi fra i
cattolici e noi?
In quanto poi alla vera unità dei
cristiani, non saranno le ¡«t.luzioni,
le federazioni e tanto meno i concili vaticani a comporla; ci fu Uno
che, circa duemila anni o-r sono, pregò il Padre per questo, gettando basi
aibbatstanza solide perche questa unità non fosse mai scrollata dalle fondamenta (Giov. 17).
Saluti fraterni in -Cristo
Mario Grassi
fica per noi riformati questa distinzione co.sì profonda fra sacramento
c. preghiera, per cui quest’ultima risulterebbe a un livello inferiore nella vita della fede, e potrebbe senza
difficoltà esser posta in comune con
chi la nostra fede non condivide?
Sono interrogativi, a cui non ho finora una risposta netta, ma che pongo
davanti ai lettori, con la sola preoccupazione che da tutta questa buona
volontà orizzontale infraumana risulti in foiulo solo una banalizzazione dell’incontro verticale con il Signore, il solo importante e valido
nella preghiera, anche e proprio in
que’la comunitaria. Che, in stato di
confessione della fede e di sofferenza per il dire insieme al comune
Signore cose diverse, magazi con le
stesse parole, io possa pregare con
uno o più cattolici, non mi sentirei
di contestarlo; ma sono cose che non
si posfsono istituzionalizzare, allo scoccare della settimana di Santa Unità:
poiché siamo veramente alla frontiera, sul filo del rasoitt fra fede e
nonfede.
Abbiamo già espresso le nostre riseve (v. pure un articolo di Giorgio
Peyrot) nei confronti di queste riunioni. C’è una questione, su cui rifletto in modo particolare: si moltiplicano i casi in cui cattolici e protestanti pregano insieme, talvolta celebrano insieme un vero culto (questo fatto, della predicazione, dovrebbe farci particolarmente piacere; ma
il quadro architettonico ■ sempre
in locali romani — liturgico e psicologico è soverchialo dalla forza della
predicazione, o la neutralizza?).
Questo implica non una « communicalio in sacris » — c/iè almeno da
¡xtrle nostra dovrebbe mancare il
senso stesso di comunicazione e
quindi comunione sacramentale in
tal senso — ma comunque un riconoscimento di fraternità che desta
purtroppo profonde risente : basta
Vapprtrtenenza degli uni e degli altri a due chiese? se — com’è chiaro
a- tutti — non possiamo partecipare
insieme alla mensa del Signore, è
cosi agevole e naturale pregare insieme? non lo è troppo, specie in queste manifestazioni di massa? se si
giustifica per un cattolico, si giusti
Edizioni Ciaudiana
'm
Latte in polvere
e oppio dei popoli
Un lettore, da Torre Pellice:
Siignor direttore,
tutti sappiamo che l’India è un
¡laese disastrosamente arretrato ; che
la fame vi regna e la popolazione vi
aumenta a un ritmo vertiginoso; che
l’agricoltura è allo stato primordiale e che gli armenti, che -pur devono
essere nutriti, non devono essere -toccali.
Da questo quadro desolante risulta
evidente che una riforma è la « conditio isine qua non » per la sopravvivenza degli Indiani. Tuttavia tale
riforma, per il radicale mutaimen-to
che imporrebbe sia nel campo religioso -che in quello -politico, economico, sociale, è inattuabile aH’improwii.so ; può essere attuata -solo per
gradi, cercando di non sconvolgere
lo Stato e la popolazione. Intanto
urge l’attualissimo problema della
carestia.
La critica di Marco, -pur estremamente valida in sede logica, mi sembra sterile dal punto di vista -pratico,
mentre non sono sterili i miliardi
che, pur raccolti sfru-tta-ndo il sentimentalismo (che non è cristiano) c
resibizioiiismo (che lo è ancor meno) .svolgono tuttavia l’opera altamente cristiana di salvare delle vile.
Sono pienamente d’accordo, questi miliardi altro non sono che togliere dall’oceano della fante in India un cucchiaio d’acqua; ma quest’aiuto è pur sempre un primo passo, qualcosa di positivo e tangibile.
Sandro Russo Frottasi
Non bisogna fttr dire a Marco quel
che evidentemente non si è sognato di dire, e cioè che gli aiuti d’emergenza sono inutile spreco da evitare.
Avvertiva, con l’efficace vivacità della sua penna, che bisogna avere il
coraggio di risalire alla radice delle
situazioni, un coraggio molto maggiore, molto più impegnativo di quel,
lo della buona volontà formato ridotto e a breve scadenza. Ed è su questo che ho insistito nel numero scorso (« E’ giusto dire agli Indiani :
Mangiate le vostre mucche? »), mentre in questo numero e. nel prossimo
pubblichiamo due articoli di André
Biéler che illuminano nella sua vera
dimensione il nostro problema e la
vera responsabilità che ci compete.
Diciamocelo francamente: per le
centinaia di migliaia di italiani che
hanno fatto il piccolo gesto di solida,
rietà, su cui del resto si è fatta molla retorica (« Italiani, brava gente»)
e per i milioni che non l’hanno fatto,
in vari casi perchè erano essi stessi
nel bisogno, tutto rìschio di esaurirsi in uno slancio effimero, mentre ci
chiediamo che cosa il nostro governo
pensa di fare, al di là di un gesto
che in ultima analisi si esaurisce in
gesto di prestigio: poiché, detto crudamente, si può considerare un fatto
positivo che un indiano muoia d’inedia una diecina di giorni più tardi di
quando sarebbe morto senza il nostro latte in polvere? Occorre un atteggiamento magari più freddo, ma
realistico e concreto; occorre —■ per
seguire un’indicazione di André Biéler — che ad esempio il governo
stanzi, poniamo il SVn di ciò che
stanzia per gU armamenti, per una
opera concreta in paesi sottosviluppati, nel quadro della FAO. Allora an
che il cucchiaio d’acqua avrà un senso. E’ chiaro che può far questo un
governo che opera delle scelte (ospedali e scuole o autostrade e grandi
manovre?), e può esprimere un tale
governo una nazione che non sacrifica, come stiamo facendo, chi con
balene chi con topolini, al cieco moloc/» del Benessere egoista.
Come cristiani, poi, mi pare che
dobbiamo rompere quel cerio riserbo
e rispetto per le «religioni», che pare
diventar di moda. Questo è meno facile per il cattolicesimo, che in grazia della sua forte componente di
teologia naturale tende mani fraterne (di fratello mnggiore e più savio) ai religiosi di lutto il mondo e
fa appello alla loro buona volontà.
Ma è il compito oggi specifico di noi
riformati. Senza lasciarci paralizzare
da certi aspetti innegabilmente positivi e validi —■ sul piano della spiritutdilà unumn —- nel mondo variopinto delle religioni, dobbiamo, forti della « laicità » dell’Evangelo, di
quelTaateismo» cristiano di cui par
la in prima pagina Vittorio Subilia,
denunciare quell’« oppio dei popoli » che la crìtica marxista ha giustamente, anche se su presupposti non
evangelici, individuato nella « religione » (chiesa compresa, quando vi
s’impantana). Senza per questo riconsacrare una nuova religione laica
dell’Uomo!
Allineati
su posizioni diverse
Un lettore, da Mirandola (Modena):
Signor direttore,
mi aggiungo aU’elenco (dei « combattenti » che si iillineauo al Past.
Sonelli e a Lei.
E ricordo a coloio che potrebbero
ritenere le maggioranze siuouimi di
giustizia e -dd verità (per il solo fatto
di essere maggioranza) -che il numero non è il contra-sisegno della vera
chiesa: v. Matt. 7: 13-14; 11: 2,5;
2«: 16; Luca 12:32.
Fraterni -saluti. Italo Jazeolla
Ed eccomi, con il collega Sonelli.
promosso caporale istruttore! Ai passi biblici che giustamente cita, aggiungerei comunque 1 Re 18 e 22.
Tuttavia, se nello spiegamento internazionale dei cristiani non cattolici la nostra può essere una posizione di minoranza, mi pare di poter dire che non lo è in Italia, dove
lo stesso ragionamento formale è
fatto valere dalla minoranza... « diversamente allineata »! (Vietato sparare).
Abbìrmo ricevuto
In memoria del Pastore Enrico Pascal, Adelina Pascal:
— pro Asilo Valdese Redentore»^
di Pacìiino, L. 5.000.
— pro fame in Iridio^ L. 5.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
Cambio d’indirizzo
Il Pastore battista Giacomo Pistone, trasferito da Lentini a Pavia, ci
chiede di -comunicare il suo nuovo
indirizzo: Piazza Castello, 20 - telefo-no 32.290.
4
pag. 4
Fame nel mondo
N. 11
18 marzo I960
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
giorni fa: sull’insieme dei paesi in via
di sviluppo pervenuti recentemente
all’indipendenza, almeno una cinquantina non sono vitali nè dal pimto di
vista econo'inico nè da quello geopolitico.
Quante sofferenze, quante violenze
si prospettano !
« Un miliardo circa di persone sono
obbligate a vivere in condizioni di alloggio deplorevoli, le quali rendono
ancora più intollerabile l’insufHcienza
del loro regime alimentare e delle
cure mediche che ricevono. Le grandi
città dei continenti in via di sviluppo
possiedono tutte la loro zona suburbana di baraccamenti sovrapopolati,
ove vive talvolta il 20-30% della popolazione della città, senz’acqua, senza
scoli, senza strade». (U Thant).
Come è possìbile
tutto questo^
Perchè tanti seri sforzi, intrapresi a
favore del Terzo mondo, e tante iniziative benintenzionate hanno cosi
poca presa sulla realtà?
1 Perchè tutti noi, cristiani dei paesi
' ricchi, prendiamo con una mano ai
poveri molto di più di ciò che diamo
loro con l’altra. Diremo poi in che
modo.
n Perchè la ricerca del profitto e del
^ prestigio è quasi ovunque più forte
della volontà di mutua assistenza, e
perchè le potenze industriali continuano a pensare unicamente in termini di « economia mercantile e nazionale » i problemi più urgenti dell’economia mondiale, i quali non potranno essere risolti se non in termini
di « economia planetaria ».
Q Infine, perchè le strutture arretra** te_ e irrigidite di molti dei paesi beneficiari, spesso mantenute con l’azione clandestina o l’appoggio militare
dei paesi donatori di cui favoriscono
gli affari, sterilizzano i crediti e fanno
si che non ne benefici che uno strato
sottile di privilegiati.
Lasciamo ai paesi interessati la cura
di mettere ordine nei loro affari interni (ptmto 3) e accontentiamoci di
esaminare ciò che ci concerne direttamente (punti 1 e 2).
Come i cristiani
sfruttano I poveri,
spesso senza saperlo
Noi preleviamo sull’ economia dei
paesi poveri infinitamente più di ciò
che diamo loro. In primo luogo, perchè compriamo da loro materie prime
a prezzi sempre più bassi, che calano
via via che crescono fra loro la miseria e la disoccupazione e che i loro
salari vanno in sfacelo.
In secondo luogo, perchè vendiamo
loro i prodotti delle nostre industrie,
di cui non possono fare a meno, a
prezzi sempre più elevati, che continuano a salire via via che ci arricchia
mo e che paghiamo più cara la nostra
manodopera.
Questo « deterioramento dei termini di scambio », cioè questa modifica
dei orezzi fra ciò che compriamo e
ciò che vendiamo, rappresenta, circa
13 miliardi 100 milioni di dollari (quasi 8.000 miliardi di lire) per gli anni
1950-1961 Tale somma è stata sottratta all’economia dei paesi poveri dagli
effetti cumulativi del nostro arricchimento e del loro impoverimento.
Infine, perchè una gran parte dei
nostri aiuti in capitali, prestati a termini più o meno limghi ai paesi poveri per le loro necessità urgenti, torna a noi sotto questa o quella forma.
Il rapporto ctó segretario generale
della Conferenza delle N. U. per il
commercio e lo sviluppo rivela che
fra il 1950 e il 1961, per un afflusso
netto di 47 miliardi 400 milioni di dollari (prestiti, investimenti e dondolìi), 20,9 miliardi di dollari sono rit^
nati nei paesi ricchi sotto forma dmteressi e profitti.
Nell’America latina, durate questo
stesso periodo, i capitali stranieri
(pubblici e privati) impegnati in questo continente hanno ammontato a
9 miliardi 600 milioni di dollari, mentre le somme ritornate dai pa^i 1^
tino-americani ai paesi creditori salivano a 13 miUardi 400 milioni. Quindi, in definitiva, è stata l’Amenca
latina a prestare ai paesi ricchi, e
l’ammontare di questo prestito dei p^
veri ai ricchi è salito a 3,8 miliardi di
dollari.
Se si aggiungono le perdite dovm®
al calo dei prezzi delle materie prto®
esportate e al rialzo dei prezzi dei
prodotti manufatti importati, perdite
ammontate a 10 miliardi 1(X) milioni
di dollari nel medesimo periodo, si
Culto radio
ore 7,30
Domenica 20 Marzo
Pastore BRUNO SACCOMANI
Torino
Domenica 27 Marzo
Pastore BRUNO SACCOMANI
Torino
constata che in definitiva 13,9 miliardi dollari sono partiti dall’America
latina alla volta dei paesi ricchi, nel
corso di questi stessi anni.
Se quindi si sommano le perdite dovute al deteriorarsi del tasso di scambio e al rientro dei profitti, si constata che, paradossalmente, nel mondo attuale e con la nostra complicità,
il più povero finanzia il più ricco, lasciando per di più al più ricco l’appai
renza del generoso donatore. E i più
ricchi sono, a parte il Giappone, i
paesi detti cristiani (o di antica tradizione cristiana, come l’URSS).
E se vogliamo avere un’idea ancor
più precisa dei nostri involontari misfatti, meditiamo questo semplice fatto; secondo le Nazioni Unite, la perdita risultata in America latina dal
calo dei prezzi dei materiali in un
solo anno ha superato di oltre 10 volte
i crediti ricevuti dagli Stati Uniti e
dalle organizzazioni intemazionali.
Si potrebbero naturalmente fare
calcoli simili circa gli scambi fra la
Svizzera e il Terzo mondo, e darebbero risultati altrettanto edificanti e
anzi più ancora, poiché il nostro aiuto all’estero è proporzionalmente inferiore a quello degli USA.
André Biéler
Integrazione razziale
o ricupero sociale ?
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
dii ha imparato a odiare se stesso perohè
il colore della sua pelle gli sembra la causa
di lutti i suoi guai. Di ehi deve perennemente lar finta di essere sottomesso e di
essere riconoscente per quello a cui ha diritto e die gli viene, invece, dato come
elemosina, ammantata di grandi formule
democratiche, in realtà paternalistica come
ogni elemoisina. Di chi vede interpretare
tutte queste sue inferiorità sociali, culturali, politiche, economiche, di cui non ha
colpa, come inferiorità razziali. E la lista
dei caratteri della condizione dei negri potrebbe continuare. Che fare? La domanda
Va ben al di là di un .problema giuridico.
Anzi, il porla come problema giuridico, ha
il forte sapore di un facile mezzo per tacitare la coscienza e per illudersi che il
problema è di facile soluzione.
Non è soltanto nel Sud che il problema
negro non ha amora conosciuto la sua
soluzione: anzi, è proprio nel Nord che di
esso si conoscono i termini reali, che si
verificano con più esattezza le responsabilità passate e future dei bianchi. E’ scomodo dire elle lo stato di prostrazione è una
colpa dei bianchi, una colpa per riscattare
la quale è necessario, ora, fare dei favoritismi a prò dei negri. Silberman non ha
paura di dirlo. Il problema non è tanto
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
COMO
Sabato 26 u. s. la nostra Comunità, assieme ad una folla provenienite da varie zone
circonvicine, ha partecipato al funerale dal
nostro Pastore Carlo Lupo, presieduto dal
Moderatore della Chiesa Valdese, Neri
Giampiccoli. Carlo Lui>o è stato Pastore
della nostra Comunità negli anni tormientati del 1938-1949. Chiamato a Bergamo, vi
restò fino al 1930. Ritornato in mezzo a
noi a Como, anche nella sua continiua sofferenza, ha esercitalo un ministeri o benedetto, sia con contatti iitersonali, sia in situazioni particolari, sia per mezzo di riunioni bibliche (l’ultima il 3 febbraio sulla parabola del fariseo e del pubblicaoo)
e conferenze (di cui l’ultima, sull’obiezione di coscienza, ci resta registrala) da lui
presieduto nella sua casa ospitale. Alla
Sig.ra Lily ed a Graziella esprimiamo ancora il nostro affetto e solidarietà, nella
comune speranza che animò Carlo Lupo.
Sull’avviso funebre era scritto : « non
fiori, ma beneficenza ». La famiglia Lupo
comunica che doni in memoria di Carlo
Lupo possono essere inviati al « Servizio
Cristiano » di Riesi e all’oipera sociale del
pastore P. V. Panaseia di Palermo che assiste 35o bambini.
La coeletta del 20 febbraio al Culto per
la fame in India ha dato la somma di
lire 150.000. Un bel risultato.
E’ stata pubblicata la « Storia della Comunità di Como » nel suo I centenario. E’
in vendita a lire 100.
La serata del 17 febbraio è stato un simpatico incontro di una parte della Comunità, sia nella cena comune, preparata dal
Sig. Zanfrini e dalla Sig.ra Natali ; sia
nell’interessante conversazione della Sig.ra
Licia Perinato; sia nella bellissima commedia ottimamente recitata dai giovani.
Su richiesta di molti, interessati dalla presentazione della Sig.ra Perinato, lunedi 7
marzo essa ci ha presentato la sua scuoia
con metodo Montessori e spiegalo in che
consiste tale metodo, nei locali stessi delI ist.ituto G. Bedetti (asilo e scuola elementare).
Sabato 5 marzo il prof. Valdo Vinay ha
tenuto una pubblica conferenza su « La
Chiesa, le Chiese e il mondo al II Concilio Vaticano; bilancio protestante». L’indomani egli è stato con. noi, presiedendo il
culto (dedicato alla nostra Facoltà di Teologia), partecipando ail’agape, cui è seguita una conversazione su « La nuova
liturgia della nostra Chiesa », che ha molto interessato e suscitato discussione. Siamo molto riconoscenti al prof. Vinay di
averci dato questa sua giornata.
Mentre il Gruppo del Vangelo ha quest’anno un ottimo andamento, frequentato
da molti e con interveuti interessanti di
tutti, siamo lieti di vedere che le due recite, organizzate in dicembre e in febbraio,
hanno spinto l’Unione giovanile a riprendere un’attività seguita, per cui facciamo
i più vivi auguri.
Dall’8 al 30 marzo il past. Soggin è in
Olanda, inviato dalla Tavola Valdese a
prendere contatto con le Chiese riformate
libere d’Olanda. La scomparsa del past.
Lupo ■— sul cui aiuto efficace molto si contava in qiievsto periodo —- pone un’ombra
particolare; ma grazio all’impegno del
Consiglio e di vari membri di chiesa la vita
della comunità continua regolarmente.
iiiiiiiiiiiimiiimiiiiiiii
PRO VALLI
Per la « Gianavella a abbiamo ricevuto:
Sigg. Carlo e Zelia Pons (in memoria della zia Adele Pons L. 5.000.
La Pro Valli ringrazia.
MARSEILLE
Incontri con i fratelli
di Provenza
La domenica 20 febbraio è stata celebrala,
anche a Marsiglia, lo festa valdese della libertà. Preparata con grande entusiasmo dalr« Union Vaudoise » (presidente Henri Poët,
originario di Ferrerò), la celebrazione ha
avuto inizio con un culto presieduto, nello
storico tempio di Rue Grìgnan, dai pastori
Marchand e Jahier (testo della predicazione:
la parola di Paolo a Timoteo : « garde le dépôt ìì, la ep. 6: 20) e con la collaborazione
di una trentina di coralisti valdesi che, magistralmente diretti dalla Sig.ra Poet, hanno
eseguito con fervido sentimento il canto del
« Serment de Sibaud ».
Alle ore 13, oltre 100 commensali partecipavano airàgape commemorativa, allestita
nel grande salone valdese (oltre 100 m^) di
Rue Benoit Malon. Presenti, ospiti d'onore a
rappresentare le diverse comunità locali del
la Chiesa Riformata di Francia, i pastori
Marchand. Donadille. Mordant^ Galtier^ Bertrand che tutti, al levar delle mense, rivol
sero alPAssemblea, cordiali, arguti messag
gl, sottolineando l’utile apporto che la pre
senza valde.?e offre alle diverse comunità
della Chiesa Riformata a Marsiglia e in Pro
venza dove è ancor vivo, fin nelia topono
mastica, il ricordo della primitiva presenza
e del glorioso martirio valdese del Luberon.
Sparecchiate r,„ sparile rapidamente le
mense la grande sala si gremiva letteralmente con nuovi arrivi -e, alla presenza di circa
300 prenotati si svolgeva un nutrito programma comprendente oltre alla lettura di solidali dispacci dalle Valli ei a un breve messaggio del pastore in visita, un apprezzatissimo susseguirsi sotto la competente regia
della Sig.ra Poët, di recite e canti di bimbi
(in deliziosi costumi provenzali) e di provati
artisti.
NAPOLI ( via dei Cimbri)
Settimana di preghiera. - Secondo il programma della settimana di preghiera per
rnnità -critstiana, indetta dal (Consiglio Ecumenico delle Chiese si sono avute ogni sera,
dal 18 al 25 gennaio, delle adunanze di
preghiera interdenominazionali nelle varie
Chiese Evangeliohe della città. Molto incoraggiante la partecipazione a queste riunioni; il numero degli intervenuti è stato
superiore a quello degli anni passati.
17 febbraio. ■ La festa valdese è stata
celebrata in due tempi, come già gli anni
passati. Giovedì, 17 febbraio, vari membri di chiesa e molti cari amici si sono ritrovati nei nostri locali al primo piano per
un trattenmento. Buffet, varie peische e la
lotteria con la bellissima tradizionale torta
con lo stemma valdese, sono state le attrattive della festa, senza contare il piacere di
ritrovarsi insieme tra fratelli.
Alle 19 tutti gli intervenuti sono scesi
nel Tempio, dove il Pastore Cielo ci ha
intrattenuti con un’interessante conferenza
su « Pietro Valdo e i primi valdesi ». La
serata si è concluso col canto dell’inno « Il
giuro di Sibaud ». Buona è stata la presenza
alla nostra festa di un bel gruppo di fratelli della Chiesa Luterana di Torre del
Greco, insegnanti della locale Scuola evangelica, guidati dal loro Pastore, Idelmo
Poggioli e dalla sua Signora.
Domenica 20 febbraio, culto speciale con
Santa ^Cena. Erano presenti fra noi, ospiti
gladitissimi, i rappresentanti delle Ohie-se
sorelle; i Pastori: Enrico Paschetto e Signora, dell’A.M.E.I., Giuseppe Cava'canti
della Cliiesa Awentista, Salvatore Anastasio della Chiesa Pentecostale, i coniugi
Moser del Centro Biblico, e i signori: coniugi Caputo della Chiesa Metodista, Edmondo Canavacciuolo della Chiesa Balti.Sla, e la signorina De Bonis delFEsercito
della Salvezza. Molti i presenti e i partecipanti alla Santa Cena; buona la colletta
per la « Rinunzia ».
La sera della stesso giorno una trentina
di persone si sono riunite nel salone al primo piano per un’agape fraterna molto ben
rinseita: ottimo il menù, e di questo va
data lode alla Signora Cielo, coadiuvata
dalle figliole e delle giovani Anna Busi e
Elsa Sultana; allegria, buon appetito e buon
umore hanno caratterizzato questa riunione
fraterna.
E alle ore 20 si ricom^ionevano le mense
per accogliere 120 iscritti. Nei giorni seguenti, accompagnato dagli instancabili coniugi Poet, nella loro lucente e... intrepida
nmercedes», abbiamo potuto visitare numerosi
valdesi isolati o degenti nei diversi ospedali
ed istituti evangelici e presiedere riunioni
serali fuori Marsiglia, ricevuti a Gignac nelrospitale casa della viliarenga famiglia Bettoli e. in territorio di Aix en Provence, accolti alla vasta imbandita mensa della sangianina famiglia Rivoire di Puyricard.
E lultima sera, a Marsiglia, nel nostro
locale, nuova riunione plenaria, cui nuovamente partecipavano i pastori quasi valdesi
Marchand e Mordant e onorata dalla presenza del Console generale d'Italia Dott. Nardi,
simpaticissimo figliuolo dell’Abruzzo, che
espresse con calde parole la sua ammirazione per la storia valdese e il suo apprezzamento per la buona testimonianza che i valdesi di Marsiglia rendono alla loro patria
e alla loro fede. Ai cordiali messaggi dei nostri amici seguiva la presentazione di una...
discreta serie commentata, di visioni a colori che riscossero... la promessa del Console
generale d’Italia di venire a visitare i luoghi
della secolare resistenza valdese.
Non possiamo terminare queste precipitate note di viaggio, senza dire ancora una
parola di viva gratitudine per la fraterna e
calda accoglienza, dovunque ricevuta durante la nostra fugace visita in Provenza, e particolarmente ai cari amici Poet e alla loro
famiglia che, in magnifica collaborazione,
non soltanto sono l’anima dell’« Union Vaudoise » di Marsiglia ma presiedono ad una
provvidenziale opera di sociale solidarietà
valdese in Provenza.
Vogliamo ancora aggiungere alcune notizie che si riferiscono al campo evangelico
napoletano e che possono interessare i lettori.
Giornata mondiale di preghiera della
donna. ■ Questa riunione ha avuto luogo
nella cappella della Scuola Americana sulla
collina di PosMlipo ed è .stata (preparata dal
folto gruppo delle Signore americane residenti a Napoli. Numerosi gli intervenuti,
r,appresentanti le varie Chiese evangeliche
n.apoletane. La parie liturgica in inglese è
stata letta da Miss Carlon, quella ¡n italiano
dalla signorina M. Antonietta Cielo, figlia
del nostro Pastore. Alla fine della riunione
le signore americane hanno offerto un ricco rinfresco a lutti gli in'.ervenuti.
Assemblea Evangelica Campana. ■ Si è
riunita l’il febbraio, nel vasto Tempio melodista; i-n base alle decisioni del Congresso
Evangelico di Roma, sono state esaminate
altre possibilità di lavori in comune.
Campagna di Evangelizzazione e Risveglio. - Si è svolta presso rBsercito della
■Salvezza, con riunioni pubbliche serali dal
27 febbraio al 6 marzo.
Riunione di preghiera mensile. - Nello
svolgimento del programma di riunioni di
preghiera mensili interdenominazionali,
quella del mese di marzo ha avuto luogo la
sera del 4 c. m. nel Tempio melodista.
Nozze. • Esprimiamo i nostri rallegramenti e auguri alla famiglia del nostro fratello Nicola D’Angelo per le nozze di suo
figlio Umberto con la signorina Annunziata
Esposito, celebrate nel nostro Tempio il 26
febbraio.
F. F.
SUSA-COAZZE
quello dell’integrazione razziale, ma quello del ricupero sociale di una massa di uomini.
L’assas'sinio di Malcom X, un Muslim un
po’ eterodosso, che come altri, in segno
di rol.ura, ha rinnegato il suo cognome
americano, sostituendolo con una « X »,
non è 'Stato punito, iperchè era un assassinio
comodo. Ha liberato l’America da un agitatore sociale quanto mai pericoloso. Ma
la conclusione del Si'lberman dice che le
rivoluzioni si fanno quando si ha una speranza; non quando si è disperati, nemmeno quando c’è un capo che le fa fare.
L’America si sarebbe liberata dal pericolo
di una rivoluzione se avesse tolto ai negri
la speranza. Ma questa aumenta in essi
dopo alcuni esperimenti che il Silberman
espone.
E che cosa c’enira questo con la fede
cristiana di un italiano? Sono questi «i poveri e gli afflitti » di cui siamo invitati
ogni domenica a ricordarci. Coi metodi
laici della sociologia e del giornaliismo il
Silberman ci aiuta a farlo. E ci aiuta anche
a capire un po’ meglio i problemi dei poveri e degli afflitti die vivono accanto a
noi, con la pelle solo un po’ iseura di sporcizia, non nera per dei pigmenti diversi
dei nostri. Ci aiuta un po’, in fondo, a capire meglio noi stessi e la nostra società.
C. Tron
Afflitti, sapevamo deirinfcrmità del nostro
ex grande evangelizzatore, nostro indimenticabile Pastore sig. C. Lupo e pensavamo a
Lui e ai Suoi con simpatia e con grato affetto, ma la notizia della Sua dipartita ci ha
sorpresi e prostrati. Commossi e riconoscenti
delia Sua entusiasta attività pastorale svolta
in seno alia nostra Comunità di Coazze, mandiamo alla Sua mcinori.a un saluto reverente e alla Signora e alia Figliuola le nostre
condoglianze, la nostra profonda simpatia.
— La ricorrenza del « 17 febbraio » è stata ricordata dalle due Comunità, presenti
cari amici e fratelli venuti di fuori, a Coazze con il Culto, l’agape fraterna, un trattenimento familiare. I nostri fratelli di Coazze ci hanno fatto trovare il Tempio riscaldato con una capace stufa nuova acquistata
e inaugurata per l’occasione, il fotografo alI uscita del Culto, un abbondante e buon
pranzo all’albergo con ottanta commensali
compreso il Sindaco del luogo e nel pomeriggio, nella sala delle attività tazze e tazze
di té tutt altro che liscio. Dal pulpito è anche stata letta la circolare-appello del Moderatore « prò India » che ha avuto subito
una tangibile, buona risposta.
— Ringraziamo cordialmente 1, nostre
Sorelle Luigina e Vittorina le quali con il
Fratello Nemore, hanno organizzato la manifestazione, hanno corso, lavorato, fatto,
fruendo della collaborazione generosa di tutta la Comunità alla quale va la nostra viva
riconoscenza.
NAPOLI (Vomero)
Nelle ultime settimane la comunità è stata colpita da un grave lutto, per la scomparsa del nostro fratello, col. Paolo Nitti;
è difficile trovare le parole per dire quanto
abbiamo perso in lui.
L’Assemblea di Chiesa si è riunita più di
una volta, in questo periodo, provvedendo
fra l’altro a nominare come Anziano la sorella Gerda Managò e come nostro rappresentante in seno al Comitato per l’Ospedale
evangelico il fratello Sergio Nitti.
Per decisione del Consiglio, approvata dal1 Assemblea, lo studio biblico del mercoledì
sera — che potrebbe essere ben più frequentato! — è seguito da una breve riunione
di preghiera. La preghiera è forse uno dei
doni che la nostra chiesa ha maggiormente
trascurato.
L’esito del bazar, nello scorso dicembre
è stato oltremodo soddisfacente, oltrepassando le L. 400.000 nette; ringraziamo di cuore
tutti coloro che ci hanno dato il loro appoggio. Così anche quest’anno possiamo preparare un quantitativo di lenzuola — superiore
anzi all anno passato — per l’Ospecale evangelico, cui abbiamo pure devoluto la colletta
di Capodanno.
La sera del 17 febbraio ci siamo riuniti per
una fraterna e riuscita serata commemorativa, ricordando insieme il signifìcaio di questa data.
iiiiiiiiMiiiimiiimiiiiiiii
La storia
si ripete?
Stralciamo dal rapporte délia Tavola ai
Sinodo di cento anni fa (1866) le seguentl
notizie :
Collège: Des 77 élèves qui ont fréquenté
les classes du Collège pendant l’année 18641865, 66 seulement ont suivi les leçon-:
jusqu’aux examens...; de ces 66, 59 ont
obtenu la promotion. Ce résultat est satisfaisant.
L admission a été, cette année encore, excessivement faible, inférieure de beaucoup à
celle de l'Ecole supérieure des jeunes filles
et même à celle de 1 Ecole du Pomaret. A
quoi devons-nous attribuer ce fait grave'^
A plus d une cause peut-être, à la longueur
des études, à 1 impatience des enfants comme des parents. Et les enfants qui vienneiil
nous demander l’instruction sont si faibles et
si mal préparés qu’il faut plus que la bonne volonté pour les admettre...
Nou.s sommes persuadés que si les pasteurs
et les régents voulaient se donner la peine
de regarder autour d’eux dans nos différentes paroisses, ils pourraient nous envoyer
un contingent plus nombreux et plus propre
aux études. Ils rendraient par là un service
à 1 Eglise et pu même temps à leurs jeunes
protégés.
.....Le déficit du fonds de l’entretien du
Collège est considérable: comment pourrait-il
en être autrement?... Une souscription ordonnée par la Table, il y a quelques années,
a été si mal accueillie et a donné un si pauvre résultat, que nous n’avons plus osé essayer
de ce moyen...
Non sembra dì leggere pressapoco il rapporto della situazione atluale? H.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Emilio Travers
ringraziano di cuore quanti, in qualsiasi modo, si sono uniti al loro dolore. Un grazie particolare ai Dottori
Scarognina e Gardiol, al personale
Qell’Ospedale Valdese, al Pastore signor Sonelli ed ai cari vicini di casa.
Torre Pellice, 11 marzo 1966.