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ECO
DELLE mLLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
torre pilli ce
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anuo XCVll - N. 44
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Eco: L. 2.500 per Tinterno
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TORRE PELLICE — 10 Novembre 1967
Ammìn. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
lo ti ho posto dinanzi
UNA PORTA APERTA
Dl^LLE NOVANTACINQUE TESI PI ■.liVEPO
üpocalisse 3: 8
La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia è dunque cosa fatta. I cento delegati, circa, che ne
hanno votato la costituzione a Milano, hanno potuto tornarsene a casa
soddisfatti, anche se non tutti valutando allo stesso modo l’avvenimento. Aldini avrebbero voluto qualcosa di più, altri qualcosa di meno...
come sempre succede quando si
vuole un accordo e bisogna sacrificare, o accettare, qualcosa di particolaristico per assicurare la convergenza su ir essenziale.
Una impressione, anzi una convinzione di tutti è stata però che all’evangelismo è stata ’’posta dinnanzi una porta aperta” e questa è la
nota di consenso più positiva.
Dovendo riassumere in poche parole questa impressione di ’’apertura” la vedrei in tre direzioni principali.
C’è, innanzi tutto, una nuova possibilità di reciproca conoscenza e
pertanto di reciproco apprendimento. Poiché, infatti, nessuna delle
Chiese Evangeliche pretende di possedere in monopolio i carismi dello
Spirito Santo, la ’’pienezza” della
fede e della dottrina, ogni possibilità di maggiore conoscenza implica
anche una possibilità di reciproco
arricchimento. Non che le Chiese ed
Opere Evangeliche non potessero conoscersi anche prima. Ma la loro
conoscenza era un po’ quella di famiglie che abitano, magari nella
stessa strada, ma in case diverse...
si incontrano, si fanno visita, ma
ognuna poi se ne sta in casa propria.
Ora SI tratta di una conoscenza diversa, che potremmo paragonare a
quella di famiglie che abitano nello
stesso condominio: ognuna ha il suo
appartami nto, ma sono tutte sotto
lo stesso tetto, hanno alcuni servizi
in comune, sono legate da alcuni
interessi comuni. La loro reciproca
conoscenza si approfondirà, man
mano che si renderanno conto dei
vantaggi che ognuna può trarre, o
conferire a sua volta alle altre, concorrendo allo sviluppo ed all’effi
Dallo Statuto della Federazinne
delle Chiese Evangeliche in Italia
La Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia si costituisce per il consenso di varie Chiese Cristiane Evangeliche che ins'cme confessano la fede in Dio,
che per la sua sola grazia le ha
chiamate ad essere suo popolo,
in Cristo unico Signore della
Chiesa Universale e nello Spirito Santo che aduna, conduce, e
di volta in volta, rinnova la
Chiesa •
Le Chiese che formano la Federazione riconoscono come unica regola della fede la Sacra
Scrittura, Antico e Nuovo Testamento e come ragion d’essere
della loro esistenza la testimonianza al Regno di Dio che in
Gesù Cristo, Signore e Salvatore, si è avvicinato agli uom’ni.
Esse riconoscono la fondameiitale convergenza delle loro posizioni ecclesiologiche, con particolare riferimento :
— alla natura missionaria della
Chiesa,
— al sacerdoz’o universale dei
credenti,
— alla molteplicità dei doni e
dei ministeri,
— alla chiesa locale intesa come elemento ecclesiologico
primario.
La Federazione vuole essere
uno strumento comune di servizio e di testimonianza nella consapevolezza che solo la completa
fedeltà alla parola del Signore
rende possibile il superamento
delle umane distinzioni e la piena comunione dei credenti.
cenza del bene in condominio. Gli
uffici, i servizi e le attività in comune che sono già previsti, e quelli
che man mano la collaborazione
stessa imporrà di aggiungere al preventivato, permetteranno alle varie
Chiese di conoscersi meglio e di meglio valutare quali sono i doni e le
capacità particolari che ognuna può
dare, e ricevere, per il bene comune; e non c’è chi non veda come, in
questa direzione, ci sia veramente
’’una porta aperta” a molti sviluppi di una situazione appena abbozzata.
C’è poi la realtà di una apertura
nel campo della collaborazione evangelistica, della testimonianza verso
il mondo esterno.
Non crediamo erigerci a censori
troppo severi, affermando che, su
questo punto, siamo stati sinora in
grave difetto. Salvo alcuni esperimenti locali (del resto tutti positivi),
non si può sinceramente affermare
che ci fosse molta collaborazione (e
nemmeno molto spirito e desiderio
di collaborazione ) fra le attività
evangelistiche delle varie Chiese.
Anche quando e dove sono caduti,
grazie a Dio, certi atteggiamenti addirittura concorrenziali, non si può
certo affermare che le Chiese Evangeliche in Italia sapessero chiedere,
e mettere al servizio le une delle
altre i propri doni, le proprie capacità, i propri uomini, le proprie
esperienze... per la comune causa
della testimonianza evangelica.
Non è certamente da credersi che
la costituzione della Federazione
possa, di per sè, cambiare ogni cosa, trasformare situazioni esistenti, sia sul piano locale che su quello
nazionale, operare miracolisticamente una revisione improvvisa di atteggiamenti. Dobbiamo riconoscere realisticamente che si fa molto più presto a votare uno statuto che a cambiare mentalità, e preconcetti, e,
qualche volta, persino inveterate
diffidenze... Ma, anche qui, si può
dire che ’’una porta è stata aperta”.
Anche se tutti non la varcheranno
subito, e senza esitazioni, la Federazione, con gli strumenti di testimonianza già previsti e con quelli
che forzatamente seguiranno, soprattutto sul piano locale, ha creato le premesse per una testimonianza evangelistica comune. Ci pone
veramente dinnanzi ad una ’’porta
aperta”.
C’è, infine, una terza direzione
verso la quale la Federazione ha volato lasciare la più ampia apertura
possibile. E’ cjuella verso le Chiese
e i movimenti evangelici che non
hanno ritenuto o di aderire o di essere in qualche modo presenti, fin
ilalFatto costitutivo. Confessiamo
che l’assenza di fratelli che avevano
partecipato al Congresso di Roma
due anni fa è stata la nota dolorosa
dell’assemblea milanese, che di quel
Congresso voleva essere la logica
continuazione. Non abbiamo alcuna
intenzione di indulgere a recriminazioni, anzi desideriamo rallegrarci che rAssemblea Costituente abbia previsto le più diverse forme di
adesione e partecipazione, anche
soltanto per alcuni servizi e attività,
purché nessuno possa dire di non
aver trovato una porta fraternamente aperta il giorno in cui intenda
prendere il suo posto assieme ai fratelli in fede, per condividere con loro la responsabilità e la gioia di
quella che è, e rimane, la comune
opera di testimonianza di quanti
hanno creduto nella potenza salvifica del Vangelo.
Ernesto Ayassot
Non ''pace, pace!”
ma "croce, croce!”
L’Evangelo è un grande annuncio
di pace. Gli apostoli sono andati attorno « annunziando pace per mezzo di Gesù Cristo » (Atti 10: 36).
Gesù stesso, con la sua venuta, cc ha
annunziato la buona novella della
pace », anz.i « è lui la nostra pace »
(Efesini 2: 17 e 14). Questa pace è
donata ai credenti : « abbiamo pace
con Dio per mezzo di Gesù Cristo »
di Paolo Ricca
(Romani 5: 1). Essi sono perciò
chiamati non solo a « vivere in pace » fra loro (I Tessalonicesi 5: 13)
ma anche, se possibile, per quanto
dipende da loro, a « vivere in pace
con tutti gli uomini » (Romani 12 :
18) e a « procacciare pace con tutti » (Ebrei 12: 14).
A prima vista, quindi, si potrebbe pensare che chi parla di pace è
un predicatore dell’Evangelo. Ma
non è sempre così. Ad esempio al
tempo della Riforma molti predicatori dicevano « Pace, pace! » al
popolo cristiano, ma Lutero non li
volle sentire e li considerò come falsi profeti. Perchè?
Perchè ci sono Ilei momenti e delle situazioni, nella storia degli individui e in quella dei popoli, in cui
un vero messaggero di Dio non deve
dire: Pace! Così, quando venne
Giovanni Battista, non disse: Pace!
al popolo di Dio, ma gli disse:
« Razza di vipere, chi v’ha insegnato a fuggire dall’ira a venire? »
(Matteo 3: 7). Se avesse detto: Pace!, il popolo avrebbe creduto di
poter continuare a vivere come sempre, senza doversi ravvedere. Al
tempo della Riforma stava succedendo proprio questo: che i predicatori cattolici dicevano: Pace, pace! e
TESI 92 : Addio dunque a tutti quei profeti
che dicono al popolo di
Cristo : « Pace, pace ! »,
mentre pace non c’è
(Geremia 6: 14).
TESI 93 : Benvenuti
tutti quei profeti che
dicono al popolo di Cristo : « Croce, croce ! »,
mentre croce non c’è.
Un’incisione su legno di
Lucas Cranach: la Schlosskirche, la Chiesa del Castello a W'ittemberg; al centro, la porta su cui Lutero
affisse le sue tesi.
i cristiani si sentivano tranquilli e
non si ravvedevano. Ma Lutero capì
che con la predicazione della pace
nessuno si sarebbe ravveduto. E ricordando il grave avvertimento di
Gesù: « Se non vi ravvedete, tutti
similmente perirete » (Luca 13: 3),
non predicò la pace, ma la croce.
Quando il popolo è lontano da Dio
— come lo era ai tempi della Riforma —. l’unica cosa da fare è predicare la croce : solo così c’è speranza
che esso si ravveda.
^
Predicare la croce; che cosa significa? Significa molto semplicemente predicare la morte di Gesù,
dicendo che Gesù non è morto per
caso, ma è morto per noi, perchè
siamo peccatori. « Egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre
iniquità; il castigo per cui abbiamo
iMiiimiimimimimiiiiiiiiimmiiitmiiiiiiMiii
La Riforma in Italia
Dalla pubblica conierenza tenuta a Milano dal proi. Domenico Maselli, in occasione delle celebrazioni della Riforma, e in concomitanza con la sessione
dell'Assem. costituente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Fu la Riforma un fatto solo tedesco
o quanto meno d’Oltralpe? Ecco un
punto importante, perchè noi siamo
italiani, nati in questo Paese, ci sentiamo profondamente radicati nello
spirito della nostra terra e l’idea di
essere una colonia esotica, che per
caso è stata trapiantata, come accade
talora che un seme sia portato dal
vento in mezzo a un campo che non è
il suo e si può vedere una spiga di
grano in un campo di avena, non ci
attira e non ci fa piacere perchè non
è cos'i.
In realtà lo scoppio della Riforma
non lasciò il nostro paese senza una
sua eco. Sappiamo ora, dopo vari studi di Church, di Cantimori, di F. Chabod, di V. Vinay, di S. Caponetto, di
G. Spini e di tanti altri, che la Riforma attecchì; nel nostro Paese in
due sensi: sia come fermento di quei
circoli evangelici rimasti dentro la
la Chiesa cattolica e che furono gran
parte della cosiddetta Riforma cattolica scoperta dallo Jedln, sia come matrice da cui si dovevano generare
grandi Riformatori come un Vergerlo,
un echino, un Socino e tanti altri. Il
contributo italiano alla Riforma fu
completo soltanto quando, attraverso
il socinianesimo, dava al mondo una
parola di tolleranza religiosa e di comprensione che la Riforma luterana,
calvinista o anglicana non aveva potuto dare. Io penso però che sarebbe
errato limitare la partecipazione dell’Italia al contributo illuminato di poche menti dotte e spero ardetemente che gli studi iniziati dallo Chabod, da me e da altri studiosi possano
mettere in luce in fondo l’esistenza in
Italia di una Riforma popolare nei vari strati della popolazione, che è riuscita ad avere sempre collegamenti
con questi Riformatori, ma per anni,
almeno fino al 1580, ha mantenuta
una porta aperta ai predicatori che venivano da Ginevra e da Zurigo, istituita una catena di luoghi ove si predicava l’Evangelo riformato, aiutato
perfino la partenza da Genova dei
primi missionari ugonotti verso il Sudamerica.
È questa la Riforma che oggi dobbiamo ricordare come cosa nostra;
non si capirebbe altrimenti come di
un libro così profondamente intinto
di spiritualità riformata e vorrei dire
luterana, come il « Beneficio di Cristo » si potessero stampare quarantacinquemila copie al costo che la stampa aveva allora, se non vi fossero
state decine di migliaia di persone interessate a tale lettura, I roghi, e non
i roghi soltanto, ma anche l’esasperato individualismo che impediva agli
uomini che avrebbero avuto il diritto
e il dovere di essere i capi della Riforma italiana, di avere contatto con
le masse che alla Riforma si ispiravano, sono alla base del pesante sipario
che cadde nel corso del ’600 sulla Riforma della nostra terra. A ragione un
nostro storico ha chiamato il ’600 il
secolo senza Apocalisse, senza speranza spirituale. Eppure Sarpi a Venezia, gli emigrati di origine italiana nei
vari paesi protestanti, tra cui ricor
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
pace è stato su lui e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione » (Isaia 53: 5). Qui non bisogna
aver fretta, anzi occorre prendersi
del tempo e soffermarsi davanti alla croce. Perchè la croce ci deve rivelare molte cose; ci deve rivelare
noi stessi e le dimensioni inaudite
del nostro peccato, e ci deve rivelare Dio e darci la misura del suo
amore. Così davanti alla croce dobbiamo nello stesso tempo umiliarci
e rallegrarci, sentirci perduti e ritrovati, provare una grande inquietudine e una grande pace. Per mezzo della croce, Dio vuole rendere
inquieto chi si sente tranquillo e dare tra iquillità a chi si sente inquieto. Sulla croce Dio ci giudica e nello stesso tempo ci usa misericordia :
chi non accetta il giudizio di Dio
non può comprendere la sua misericordia. Il giudizio di Dio non è
senza misericordia, ma neppure la
sua misericordia è senza il suo giudizio. La croce procura la pace, ma
guai a chi si sente in pace lontano
dalla croce. Prima viene la croce,
poi la pace. Se si mette prima la pace, la croce non viene mai.
La Riforma non predicò la pace,
ma la croce. La Chiesa cattolica non
volle udirla, perchè non volle udire
il giudizio di Dio. Pensò che fosse
un giudizio dell’uomo, e lo respinse. Invece era proprio il giudizio di
Dio.
^
Come afferma la Tesi 92, la Riforma disse effettivamente: Addio!
a tutti i predicatori di una pace senza la croce, ma essi sono tornati!
(guanti ce ne sono, oggi, di questi
predicatori che, come ai tempi della Riforma, sono molto popolari,
perchè l’uomo preferisce sentir parlare di pace piuttosto che di croce.
Quale pace si predica nel nostro
tempo?
Anzitutto la pace ecumenica, cioè
la pace fra le diverse confessioni
cristiane. Oggi le dispute, le controversie, le polemiche non interessano più nessuno, appartengono al
passato. Questo passato lo si vuole
dimenticare, si volta la pagina, si
ricomincia da capo, come se la storia della Chiesa cominciasse oggi e
come se fossimo tutti nati dopo il
Concilio Vaticano IL
Molta di questa pace confessionale è una pace a buon mercato, che
non ha nulla a che vedere con l’Evangelo e con la fede, in quanto
non nasce dalla croce ma solo dal
desiderio di non aver fastidi e dal
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
2
Pa^
N. 44 — 10 novembre 1967
SCAMPATI
E il residuo della casa di Giuda che sarà scampato
metterà ancora radici in basso, e porterà frutto in alto'’
(Isaia 37: 30-32; 2 Re 19: 29-31)
Le radici non si vedono come non si vedono i pensieri, i sentimenti, le passioni degli uomini. Sono esse che fanno l’albero buono
o cattivo e sono i frutti a dire dell’uno e deU’altro (Luca 6: 43-45).
Al tempo del re Ezechia, sotto la minaccia della fine di tutto ad
opera deH’invasione assira, questa semplice immagine delle radici e
dei frutti portava l’Evangelo della fedeltà di Dio nei confronti del
popolo dei credenti. Costoro sono degli « scampati », quelli che la
morte ha risparmiati perchè la vita li ha reclamati per sè. Sono quelli che sono stati ghermiti e poi lasciati dall’incredulità, dall’idolatria,
dal culto di sè, dalla gioia di possedere cose e danaro, da tutto ciò
che fa perdizione insomma. Essi sono scampati anche dalla storia che
intreccia la vita dell uomo, dagli urti e dai colpi che essa sferra: ogni
epoca ha il suo fuoco che prova la fede come l’oro che perisce (I Pietro 1: 7). Quella notizia al tempo di Ezechia era arrivata proprio
mentre stava eseguendosi il verdetto di Dio sul Suo popolo infedele.
Egli crea delle possibilità nuove, lancia delle nuove promesse là dove non v’è altro che il segno del giudizio. La croce di Cristo è una
condanna a morte e una nuova promessa a vita.
Ma non ci sfugga il contenuto del messaggio agli scampati: radici in giù, frutto in alto. L Evangelo di Oiovanni dice chiaro che è
in Gesù che i credenti sono radicati quando parla di vite, tralci, rami secchi che vengono bruciati. E’ in Lui che si adempie in pieno
Pantica promessa. I frutti sono segnali della presenza del Regno, della disponibilità, della risposta alla fedeltà di Dio: «Io non ardir&i
dir cosa che Cristo non abbia operata per mio mezzo... in parola e
in opera, con potenza di segni e di miracoli, con potenza dello Spirito Santo n (Romani 11: 18-19).
Michele Sinigaglia
SASSI IiN PICCIONAIA
Come vorremmo il üinodo
In due articoli precedenti — « Eco-Luce »,
numeri 35 e 39 — ho cercato di richiamare
alla coscienza di tutti, con l’esempio di alcune deficienze dell’ultimo Sinodo, la necessità che il funzionamento del massimo organo normativo del nostro ordinamenio ecclesiastico sia quanto è possibile perfetto,
perchè da esso dipende molto l’opera efficace delle nostre chiese valdesi. Difatti, come tutti sappiamo o dovremmo sapere, nell’ordinamento ecclesiastico presbiteriano-sinodale, quel’è il nostro, Tattività delle chiese, senza trascurare l’impulso primario che
deve anzitutto scaturire da esse, è necessario poi che sia coordinata, perchè sia efficace al massimo, da un organo superiore
che, rappresentando le chiese, attribuisca a
ciascuna, in nome di tutte, la particolare
forma di attività che le è più adatta, e soprattutto metta insieme le risorse comuni
per evitare gli sperperi, per adoperare nel
modo più razionale tutte le energie, per stimolarle quando occorra — e purtroppo occorre spesso — insegnare, per suggerire,
consigliare, ordinare se necessario quello
che si deve fare.
Per svolgere questo lavoro, il Sinodo
dev’essere a sua volta informato sull’attività
delle chiese all’opera in tutto il mondo,
sulle condizioni di vita degli uomini nelle
loro varie e numerose categorie, sulle esigenze di essi, su quello che le chiese possono e devono fare, per essere fedeli al loro
mandato, in tutte le situazioni della storia.
Ora. è chiaro che il nostro Sinodo è per
adesso assai inferiore a questi compiti.
Anzitutto per la sua composizione. Un
malinteso carattere democratico ha impo
QUI, “VILLA OLANDA,,
In data 8 settembre c. a. così mi scriveva
il Moderatore della Chiesa Valdese : « La
Tavola, vivamente riconoscente al Pastore
S. Colucci ed alla sua Signora per l’opera
svolta nella Direzione di Villa Olanda, riconferma loro l’incarico e la sua fiducia
per quest’opera ».
Prima di tutto rendiamo grazie a Dio
per averci permesso di adempiere anche in
quest’anno 1966-67 il compito affidatoci, poi
a nome di mia moglie e mio ringrazio il
Sig. Moderatore ed i Membri della Tavola
Valdese per la fiducia.
Ci rimettiamo al lavoro con maggior lena
sapendo che il lavoro non sarà nè semplice né facile a causa specialmente della tarda età dei nostri Ospiti russi.
Ospiti Profughi. L’anno di lavoro 1966-67
ha visto partire per la Patria Celeste 6
ospiti, che lasciano nei nostri cuori un gran
vuoto. È sempre molto doloroso veder uscire dal portone di Villa Olanda una bara.
Il servizio religioso è stato presieduto dall’Arciprete Victor Jlienko o dal diacono
auiorizzato a questo servizio. Signor Sergej Tomsky Popoff.
Quest’anno abbiamo avuto 9 ricoveri in
Ospedale (Ospedale Valdese di Torino e di
Torre Pellice) per un totale di 292 giornate
di degenza ed una spesa non indifferente (L.
952.740 per degenza, cure ambulatoriali, esami, radiografie, ecc.).
L’Assistenza religiosa è sempre curata
dal Sig. Tomsky a ciò delegato dall’arciprete. 11 Sig. Tomsky adempie a questo ufficio
con fedeltà ed amore. Gli Ospiti gli sono
riconoscenti.
LAssistenza infermieristica è sempre stata assolta dalla Direttrice essendo impossibile avere in sede un’infermiera diplomala
a sede fissa, e perchè, trovandola, non si è
in grado di sostenerne la spesa relativa.
L'Assistenza medica è assolta dal Dottor
P. Pellizzaro. sempre pronto a rispondere
alle nostre chiamate sia di giorno che di notte. Vogliamo ringraziare sentitamente il
Dottor Pellizzaro (medicina generale), il
Dottor Martinengo (dentista), il Dottore
Mazzatenta (oculista) per le loro presiazioni. Un ringraziamento anche ai Dottori De
Bottini e Gardiol che chiamati d'urgenza
nell assènza del medico della casa, accorrono a portare la loro assistenza fraterna.
Ospiti non russi e non profughi. L'estate
passata abbiamo avuto molti ospiii venuti
da Torino. Milano e dalla Svizzera.
La vita nella Casa. La pace e la serenità
regnano nella Casa; i profughi si aiutano
a vicenda quando c’è bisogno. Godono di
piena libertà e questo dà loro modo di sen.tirsi « a casa loro ». Ognuno ha fatto della
sua camera il centro della sua viia.
Ciò che rende perplessi e ansiosi è la
situazione dovuta al rincaro quasi giornaliero dei viveri di prima necessità. Dobbiamo
acquistare ogni cosa, e come tutti ben sappiamo per esperienza personale, tutto è
caro. Facciamo fronte a questa situazione
con l’assistenza della Tavola Valdese, di
amici ed Enti pubblici (pochi invero). Da
diversi anni non riceviamo più aiuti dall’ENDSI. e questo incide fortemente sull'andamento finanziario.
Visite. Quanto sono gradite le visite di
Amici e benefattori! Graditissime le visite
di fratelli e di sorelle, di comitive di tedeschi, svizzeri, americani, olandesi, e naturalmente italiani. Graditissime le visite delle Unioni Femminili di Cucito di Luserna
San Giovanni e di Torre Pellice; dell’Unione Giovanile di Torre Pellice che ha rallegrato gli ospiti di Villa Olanda col canto
di alcuni canti valligiani e montanari. Un
grazie al Col. 'Wahlstrom e al Col. Bordas
venuti, a farci una visita accompagnati da
un folto gruppo di ufficiali e ufficialesse
dell’Esercito della Salvezza; con loro abbiamo passato un bel pomeriggio.
Serate ricreative. Siamo riconoscenti al
Pastore Roberto Jahier ed alla signorina
Maya Colucci per averci dato in momenti
diversi serate con proiezioni di magnifiche
diapositive, alcune "rifiettenti la vita di Villa Olanda.
Manutenzione stabili. Dopo 10 anni di
vita a Villa Olanda si sono rese necessarie alcune riparazioni : termosifone,
impianti igienici e sanitari, idraulici, opere
murarie, ecc.. il che ha richiesto una spesa
non indifferente per pagare le note per le
riparazioni. Altri lavori sono in corso. Chi
ci aiuterà?
Ringraziamenti. Con cuore riconoscente
ringraziamo la Tavola Valdese e il Cassiere
Pastore R. Comba; i molti fratelli e sorelle, d’Italia e dall’Estero, le diverse Chiese
Valdesi, le Associazioni e Leghe Femminili; l’AAl di Roma che tramite l'Ufficio Provinciale di Torino ci ha fatto avere, come
negli anni scorsi, farina, pasta, scatole di
pomodoro, ecc.; l’Anonimo Olandese che
tramite 1 AAl e il WCC di Roma ci ha fatto pervenire, ogni mese, una somma che è
mem. Alma Chilosi 5.000 — Luserna S. Gio.
vanni: L. Berlin in mem. Mamma 5.000;
Ed. Pellizzaro 10.000; Elda Malan in mem.
Pastore Guido Comba 3.000 — Mantova:
Chiesa Valdese 5.000; E. Pognani 2.000 —
Messina: Unione Femminile Valdese 10.000
— Milano: R. Giuntini 5.000; S. PinardiMelile 500; Giacinto de Toma in memoria
genitori 5.000 — Novara: Fr. Cerruti 1.000
— Pinerolo: Istituto Banca S. Paolo 20.000;
Avv. E, Serafino 2.000 — Piombino: Sorelle Puorger 2.000; G. Banchetti 2.000 — Pisa: Dr. Eco Giorgi 5.000 — Prarostino:
Chiesa Valdese 20.000'— Roma: F. Valeri
20.000; B. e B. Alharin 20.000; Sgarzi
5.000; G. Angiolillo 1.000; G. Conti 5.000;
Unione Femminile 50.000; Chiesa Valdese
in mem. Guido Comh» 60.000; Ida Introna
in mem. Guido Combà 50.000 — San Germano Ghisone: I. Balmas 1.000 — Sanremo :
B. Peruzzi 2.000 — Scalenghe: Dr. M. Gherardi in mem. Guido Comba 10.000 — Torino: N. N. in mem. del Padre 50.000; G.
Conte 2.000; G. Ventura 2.000; A. Tronti
20.000 — Torre Pellice: Società Cucito
15.000: L. Cavazzutti 5.000; N. N. e N. N.
5.755 — Verona: Chiesa Valdese 20.000.
Dall’Estero: Boustellen (Zurigo): H. Oggenfiiss 8.600 — Ginevra: T. R. Castiglione
3.000 — Horgen: W. Borlin 5.000 — Lucens: L. Bourgeois 1.437 — Las Vegas: Alessandro Zhigin in mem. Past. Guido Comba, dollari 10 — Lutón: Dr. Fife 9.330 —
Un governo oligarchico dunque? E perchè no? 11 sistema presbiteriano è oligarchico. come del resto lo sono, in mezzo ad
un nuvolo d’ipocrisie, tutti i governi. I difetti dei governi mondani dovrebbero essere evitati nella Chiesa non dagli accorgimenti meschini e tutti inefficaci che si adoperano nel mondo, ma dalla fede e dallo
Spirito Santo ha la possibilità di preservarci
dagli errori, nella misura nella quale ci rimeltiamO' incondizionatamente in Lui. Non
credere questo mi pare equivalga a peccare
contro lo Spirito, cioè a non essere più una
chiesa. Purtroppo la Chiesa, come il mondo. è piena di peccati contro lo Spirito.
Forse per questo la sua opera è tanto difettosa?
Un lato dell’attività sinodale, che non è
la principale ma piace a tutti, è la possibilità di far trovare insieme fratelli che, essendo all’opera in luoghi lontani, possono
incontrarsi solo una volta all’anno nel Sinodo. Suesto è molto bello e buono, ma
non deve snaturare i lavori del Sinodo. Per
soddisfare quest’esigenza dcgì'incontri e dei
colloqui fraterni nulla vieta di prevedere,
accanto al Sinodo, una specie di Kirchentag
al quale potrebbero partecipare, senza
preamboli nè compiti speciali, tutti i membri di chiesa che lo desiderassero. Esso potrebbe esser tenuto tutti gli anni o ad anni
Sciafjusa: Chiesa Evangelica di lingua ita- trebbe esser tenuto tutti gli anni o ad a
liana 20.000 ^ Schvìaden: G. Kind 1.450 alterni, contemporaneamente al Sinodo
7 T T in altm e» rrli 7-\r\f-r<aWU£»f/-* ^ ^
Culto radio
domenica 12 novembre
Past. ROBERTO COMBA
Roma
domenica 19 novembre
Past. NUNZIO STRISCIULLO
Roma
distribuita ad ogni profugo per 1’« argent
de poche»; il Consiglio di amministrazione
dell'Ospedale Valdese di Torino per lo
sconto che ci concede per il ricovero dei
nostri profughi russi; il Comitato della
CIOV di Torre Pellice per la retta ridotta
che pratica per i nostri degenti in Ospedale;
un grazie di cuore ai Sigg. Medici, Direttrici. Caposala, infermiere, ecc. degli Ospedali
Valdesi di Torino e di Torre Pellice.
Giunti alla fine di questa nostra Relazione. che va dalFOiltobre 1966 alla fine di
Settembre 1967, rendiamo grazie a Dio per
essere stato al nostro fianco sorreggendoci
con quella forza che non viene mai meno
in quanto è dato da Colui che è fedele:
a Dio solo la gloria e l’onore.
SeifFredo e Elvira Colucci
Utrecht: J. van Laan e amiche 47.000
Zurigo: S. Steiger 2.000; W. Mahler 14.337.
Doni in natura e indumenti:
Bergamo: M. Ginoùlliac: indumenti vari;
M. Honegger: una valigia indumenti; Carla
Rostain Zavaritt : indumenti — Cerignola :
fichi secchi e mandorle — Como : Signorina
Carstanjen: 11 paia di calze di lana — Lu.
sema San Giovanni: Dr. P. Pellizzaro: medicinali — Milano: S. Pinardi e Varese: 7
paenttoni per Natale; Unione Femminile:
medicinali — Muttenz: Chiesa Riformata:
coperte di lana plaids — Roma: Berta Subilia: dolci per Natale — Torre Pellice:
Rossi: riviste varie e giornali illustrati; Kovacs: 6 bottiglie di vino per Natale.
N. B. — Altri « dóni » sono stati inviati
direttamente alla Tavola Valdese, i cui nominativi e le cui somme non conosco.
in altro tempo, e gli potrebbero venir sottoposie le questioni di carattere generale,
sulle quali l'assemblea potrebbe anche prendere decisioni normative che il Sinodo dovrebbe tradurre in atto. Naturalmente le
spese per la convocazione di questo tipo di
assemblea non dovrebbero gravare sui bilanci normali deU’amministrazione, ma dovrebbero essere sostenute dai singoli partecipanti o dalle chiese.
Insomma. svincoliamoci dai modelli mondani, e cerchiamo di attenerci ai modi dello
Spirito.
Lino de Nicola
Ombre e luci
sto che i membri di chiesa deputati al Sinodo siano eletti, sessione per sessione, dalle chiese o dalle conferenze distrettuali. In
altra sede ho sollevato un dubbio che mi
pare legittimo sul carattere di fedeltà alle
Scritture di qualunque metodo elettorale
« alla maniera democratica» che si tenga
nelle chiese cristiane. Ho chiesto ai nostri
teologi di scrutare in modo esauriente se
sia fedele la traduzione « facendo eleggere »
del « cheirotonésantes » di Atti 14: 23 che
mi pare sia alla base della nostra prassi per
la^ scelta di coloro che devono essere investiti dei vari ministeri nelle chiese, lo non
ne sono sicuro: non sono sicuro che lo
Spirito Santo è l’unico motore della vita
delle chiese come dei singoli uomini di
fede che le devono comporre. In quale
modo devono dunque essere scelti i funzionari delle chiese? Ai teologi il dirlo. Intanto a me pare che il Sinodo, anziché
esser composto da membri di chiesa qualunque eletti volta per volta, dovrebbe essere formato dagli anziani in carica nelle
chiese, tutti o parte di essi a turno. Questi
anziani, se degni di questo nome, dovrebbero vivere appieno la vita delle chiese, essere al corrente su tutte le Questioni, e
non andrebbero quindi al Sinodo impreparati, come avviene oggi a causa della
nostra leggerezza.
11 Sinodo poi, come ho già detto, non dovrebbe avere un numero eccessivo di mem-.
bri. Essi non dovrebbero suoerare il centinaio, e tanto meglio se fossero in meno.
Anche qui, non è il criterio della rappresentanza delle singole chiese che deve prevalere: la Chiesa non è uno degli Stati del
mondo che debba governarsi coi criteri
corriuni ad essi. Quello che importa è che
ci sia un numero di persone abili a trattare
le varie questioni con chiarezza e precisione, e nel tempo puù breve possibile. Questo
Sinodo rinnovato dovrebbe, all'inizio delle
sue riunioni; suddividersi in commissioni,
ciascuna delle quali dovrebbe occuparsi di
un ramo dell’attiv.tà generale e riferire su
di esso nelle riunioni plenarie, nelle quali
dovrebbero essere prese le decisioni.
Diversi lettori ci hanno espresso il vivo
favore incontrato dalle nostre nuove rubriche « ieri e oggi » e « accadde a... ». Vorremmo ora lanciarne un’altra, che riferisca
non quel che accadde in passato, ma quel
che accade ora nelle nostre comunità evangeliche, nella vita personale di questo o quel
credente^ nei loro rapporti con il mondo:
non si tratta di pura cronaca, ma di puntualizzare elementi particolarmente significativi, riferire dialoghi, brevi scene, avvenimenti che nella nostra vita evangelica in Italia,
riflettano appunto « ombre e luci ». E’ ovvio che ci e particolarmente necessaria e preziosa la collaborazione di molti. La notizia
che pubblichiamo oggi l’abbiamo letta, a firma V. Barreca, su ”Il Messaggero Evangelico” dello scorso agosto.
A CALTAGIRONE
La notte tra il 7 e l’8 giugno u. s. il
fr. Alba Giovanni, di anni 74, dei quali
circa 15 vissuti nella fede evangelica di
questa comunità, lasciò la terra, entrando
così nell'eternità divina.
Qualche anno fa egli con la famigli i
si era trasferito nella vicina Grammichele per motivi di lavoro, frequentando colà
la comunità pentecostale.
Per molti mesi sopportò con cristiara
forza e testimonianza il suo inesoralvìe
male, che poi lo stroncò.
Più volte ricoverato in ospedale rifiatò il prete con fermezza evangelica e ;Gde'.e testimonianza al Signore Gesù, in cui
fermamente aveva creduto.
Qualche giorno prima che andasse con
il Signore il pastore Barreca con vari t itelli ogni giorno lo assistette con let: e
bibliche, salmi e cantici spirituali e Ss: ra
Cena.
Ogni atto liturgico egli seguì con ic:vore e fede serena, ben cosciente li- la
sua prossima fine terrena.
Durante il servizio di Santa Cena
le usata la sua Bibbia, che guardava r:.n
occhi brillanti di fede e gioia intensa.
Purtroppo il giorno precedente la ‘ a
morte i familiari, complice il prete i .ipedirono al pastore di assistere il mori -re.
Due carabinieri, chiamati dal pasi
accompagnarono questi ed entrarono cesi nella casa inospitale. I familiari ■ cra inscenarono una furibonda protesta a
parolacce volgari ed atti di violenza . ibolica.
Ma il prete era entrato qualche ora lima, nella notte e nell'assenza del paste -;,
accampando il falso preteso diritto di guire il funerale.
Invano il morente, con segni comp ì
sibili, ma senza voce, fece capire di ■ ; lere il funerale evangelico.
Un notaio, tempestivamente chiant;o
per raccogliere l’ultima volontà, dich ■ ò
vana ed illegale la sua opera senz; It
chiara e forte dichiarazione vocale de! ■
teressato.
Così il morente, con evidente proft... i
amarezza, invece di avere gli ultimi istur .i
sereni, fu costretto, dai figliuoli e dalla : - glie, infedeli alla sua volontà, a sue.
la loro diabolica opposizione.
1 carabinieri allora dichiararono al ' store di avere esaurito il loro compito, dicendo che in quel momento la moglie a
l unico capo legale della famiglia, cor’ il
conseguente potere di decidere in mey >.
Essa, purtroppo, che fino al giorno :. ma era consenziente all’assistenza del p;;;, , re. in quell’istante si unì ai figli con aiu i
strilli, cacciando tutti fuori di casa suo e
sbarrando furiosamente la porta.
Siamo certi che il morente, nella ?.;j
grande fede, non abbia ceduto che il s: ■
corpo ormai inerte al lugubre nero uffici del prete, memore probabilmente del dei ribiblico: Matteo XXIV: 28: « Dovunqi ..
sarà il carname, quivi si raduneranno
aquile ».
Ma siamo altreittanto certi che quegli
ultimi momenti gli saranno stati am:ui
come fiele, come avvenne a Gesù sul;,:
croce.
Però è scritto : « Dio non è Dio di moni,
ma di viventi-» (Matt. 22: 32).
Indirizzare eventuali doni in natura a :
Direttore « Villa Olanda » — 10062 Luserna
San Giovanni (Torino);
e doni in denaro a :
Direttore « Villa Olanda » conto corrente po.
stale n. 2/41903 — 10062 Luserna S. Giovanni (Torino).
Si chiede scusa per eventuali errori od
omissioni, e si pregano gli interessati di volerne dare comunicazione al Pastore Seiffredo Colucci - « Villa Olanda » - 10062 Luserna S. Giovanni (Torino).
libri
Per meglio conoscere
la Riforma e il suo tempo
a cura di Carlo Papini
Biografìe di Lutero in francese
Abbiamo ricevuto i seguenti doni
dal 16-XI-1966 al 30-IX-1967
— Domenica 12 novembre: culto del mattino, presieduto dal Pastore Giarapiccoli e
nel ]K)meriggio, alle ore 14,30, al teatro riunione di tutte le mamme (invito particolare
alle giovani), presieduta dalla Dr.ssa Giampiccoli, specializzata in pediatria.
— Martedì 14: ore 20.30 riunione a Pomaretto; tema : II divorzio (con discussione).
— Venerdì 17, alle 20.30, nel teatro verrà proiettato un bel film missionario a colori: « Madagascar au bout du monde ». Caldo
invito a tutti.
Aosta: Chiesa Valdese 1.000 — Bari:
Chiesa Valdese 5.000; L. Cavazza 5.000 —
Bergamo: Unione Femminile 100.000; Lega Femminile 100.000 — Biella: M. Schneider 100.000 — Bologna: C. Pons Errerà
5.000 — CastigUoncello : A. Mazzarino 5.000
- Catanzaro: Chiesa Valdese 2.300 — Conio: Chiesa Valdese 10.030; T. Bongardo
10.000; Lega Femminile 20.000 — Cosenza:
Chiesa Valdese 2.510 — Ferrara: Fam. Barazzuoli 2.000 — Firenze: R. Berry 1.000
— Farci Siculo: C. Santamaura 2.500; C.
Sanlamaura in memoria del marito 2.000 —
Ivrea: E. Biglionc 2.500; E. Janin 3.000;
A. Canale 3.000; Ricci Salvarani 1.000;
Fam. Arca 5.000; Roncagliene 2.000 — Livorno: Ester Giorgiolè 1.000; Amici in memoria M. Bergeon 70.000; Ivo Parenti in
Cercansi libri
La Biblioteca della Facoltà Valdese
di Teologia cerca:
1) Pierre Gilles, Histoire ecclésiastique des Eglises Vaudoises . 2 volumi; Pignerol, 1881;
2) Bollettino della Società di Studi Valdesi, n. 103;
3) Opuscoli del XVII febbraio, in
italiano: gli anni 1937-1951, 1953,
1965. 1966; in francese: gli anni
1884, 1885, 1888-1908, 1918-1921.
Inviare offerte alla Biblioteca della
Facoltà Valdese di Teologia. Via Pietro Cossa 42, 00193 Roma.
L. Febvre: Un destin: Martin Luther, Paris,
1951. Studio penetrante ed acuto, in particolare del dramma del giovane Lutero.
R.-J. Lovy: Luther (coll. « Mythes et Religions »), P.U.F. — Paris, 1964, L. 1.950.
G. Casaus : Luther et VEglise confessante
coll. (( Maîtres spirituels »), Ed. du Seuil
Paris. L. 1.000. Felice profilo dcU'uomo e della spiritualità luterana con ampie
citazioni. Riccamente illustralo.
D. Bellucci: Fede e Giustificazione in Lutero. Un esame teologico dei ''Dictata super Psalterium^ e del Commentario sull Epìstola ai Bomani. Libre. E. Gregoriana — Roma, 1963 — L. 3.000.
Opere sul pensiero di Lutero e dei Riformatori (in francese);
Opere in italiano su Lutero e sulla
Riforma in generale :
V. Vinay; L'uomo nel pensiero di Lutero e
la crisi della società odierna — Centro
Ev. di Cultura — Roma, 1949, L. 200.
E. H. Eri KSON: Il giovane Lutero — Studio
storico.psicoanaUtico — Armando ed. —
Roma, 1967, L. 2.200 (trad. dairamericano). Un tentativo provocante e discutibile,
ma serio, di analisi psìcoanalitica delFuoino Lutero e della sua religiosità.
STROHr,: La pensée de la Réforme, Delachaux & Niestlé - Neuchâtel, L. 1.500.
E. Leonard: Histoire générale du Protestât!l:sme. Vol. 1. La Réformation P.U.F. Paris, L. 7.000. ’ ’
: Luther et el monachisme
nujourd'hiti, Labor et Fuies — Genève Li.
re 3.875.
T- F. Torrance : Le Réformateurs et la fin
des temps, Delachaux . Neuchâtel, L. 500.
R, Stauffer: Le Catholicisme à la découverte de Luther. Delachaux - Neuchâtel
L. 2.300.
L. Che.stov : Sola fide. Luther et l’Eglise.
Presses Universitaires de France Paris
1957.
3
■10 novembre 1967 — N. 44
pag. »
mm PER L’ËvaivniELO
L Assemblea costituente evangelica, riunita a Milano, ha raggiunto una tappa Fondamentale nel movimento Federativo Fra le Chiese evangeliche in Italia - Chi c’è e chi
non c è [ancorai - Come lavorerà la struttura Federale - Importanza primaria della
vita comune sul piano locale
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
Echi della settimana
Com’è annunciato in prima pagina
<e come vari lettori avranno potuto
leggere su alcuni quotidiani (segnaliamo l’accurato articolo di Giorgio
Martinat apparso su « La Stampa »
del 5 c. m.), la Federazione di cui si è
discusso e per cui si è lavorato da alcuni anni, è nata a Milano nel corso
dell’Assemblea costituente che ha riunito in quella città un centinaio di delegati della Chiesa Valdese, della
Chiesa Metodista, della Chiesa Luterana in Italia, dell’Unione delle Chiede Battiste :n Italia e della Comunità
Evangelica Ecumenica di Ispra-Varese.
Partecipavano ai lavori, come osservatori e invitati, rappresentanti della
Chiesa Apostolica (la quale aderisce
alla Feder.), della «Missione battista
della Spezia », delle Assemblee di Dio
(Pentecostali), dell’Unione delle Chiese Avventiste, della Chiesa di Cristo;
l’Esercito della Salvezza, pur aderendo alla Federazione, non aveva potuto
inviare rappresentanti, a causa del
■concomitante Congresso salutista a
Roma. Molte Chiese e organizzazioni
confessionali ed ecumeniche hanno
fatto pervenire il loro messaggio fra“ternamente augurale; il past. Schaerer ha portato il saluto e l’augurio della Federaz'one delle Chiese protestan
ti della Svizzera.
Riportiamo in prima pagina il
« preambolo » dello Statuto federativo,
che riprende com’è ovvio le affermazioni fondamentali del Congresso di
Roma del 1965. La Federazione, così
'Com’è ora costituita, raccoglie battisti,
luterani, metodisti, valdesi e la comunità evangelica ecumenica di IspraVarese; vi aderiscono gli apostolici e
i salutisti: la sincera e viva speranza
di tutti è che, di fronte all’opera degli organi federali, numerosi altri evangelici italiani accettino di potersi servire di tali strumenti.
I lavori erano stati preparati, oltre
che dai Comitato preparatorio nominato del Congresso di Roma, sul cui
operato abb'amo riferito nel numero
scorso, da un comitato costituitosi a
Milano, che ha curato un’organizza:zione perfetta: l’ospitalità dei fratelli
milanesi, nei locali ecclesiastici e nelle famiglie, è stata generosa, calda ed
■estremamente efflciente, e una parola
-di pa r ricol are riconoscenza va alla
ohiesa vaiaese di Via Sforza. Il Congresso e in particolare il suo Seggio
ono officacemente coadiuvati da
un gr a collaboratori e collabora
tr c i rendo l’accurata organizzazione tecnica del Congresso di Roma.
La Corri mente ha poi voluto esprimere un doveroso e caido riconoscimento
;al Presidente del (defunto) Consiglio
Federale, past. Mario Sbaffì (M) per
la parte di primo piano che in tutto il
lavoro preparatorio egli ha avuto.
Aperta con un sobrio e caldo messaggio del past. Sbaffì, gioved'. mattina
l’Assemblea si è costituita nominando
ii proprio Seggio cui va la viva gratitudine e approvazione dei partecipanti: memori delle imprese romane, abbiamo confermato con piena e ben riposta fiducia Giorgio Spini (M) alla
presidenza ; lo hanno affiancato, come
vicepresidenti, Alberto Taccia (V) e
Paolo Laudi (B) ; la « grana » della segreteria è toccata a Marcella Gay (V)
e a Giorgio Giammetti (B), solerti assessori Sergio B anconi (V) e Piero
Trotta (M).
ìH ^
I lavori dell’Assemblea si sono svolti cos'.: in un primo tempo sono stati
presentai’, con brevi relazioni, i vari
uffici, servizi, organi settoriali in cui
si articolerà l’attività federale; tali
relazioni sono state ampiamente discusse, dopo di che piccole commissioni sono state incaricate di elaborare in emendamenti (al progetto di Statuto) e in mozioni (per l’attività futura) i risultati di tali dibattiti. Quindi si è passati alla votazione, punto
per punto, dello Statuto federativo.
Un lavoro lungo, a tratti un po’ noioso, a tratti altamente interessante;
pur essendosi manifestati qua e là dissensi, che hanno portato a ritocchi
non indifferenti, il progetto di Statuto
— che del resto era il frutto di un’ampia discussione preliminare nelle varie Chiese — è stato in iarga misura
approvato ; la struttura federativa,
che ricalca quella in atto in altri paesi ,è quella di cui abbiamo pubblicato
il grafico nel n. scorso.
LO STATUTO FEDERATIVO
Sarà forse interessante per i nostri
lettori che seguiamo i vari paragrafi
dello Statuto nel loro articolarsi. Già
abbiamo accennato al « preambolo »,
che dopo gli emendamenti insiste anche più fortemente di prima sul fatto
che la convergenza fondamentale su
cui la Federazione si fonda è quella
sulla Parola del Signore, in una tensione di tutti verso una sempre maggiore fedeltà ad essa e ad essa soltanto. Dopo questo preambolo lo Statuto
si artbola in quattro «titoli»; la Federazione, gli Organi della Federazione, i Contributi, le Modifiche allo Statuto; ovviamente sono i primi due ad
avere l’estensione maggiore, anche se
è pure importante statuire come si
convive.
II paragrafo sulla Federazione afferma, ali’art. 1 : « La Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia è costituita dalle Chiese e Opere che si riconoscono unite nella comune vocazione di
testimonianza e di servizio » Si è insistito sulla preposizione « in », poiché
l’elemento nazionale non ha rilevanza di fede, nei rapporti fra cristiani : è
la semplice espressione di una presenza geografica, di un «luogo» in
cui si esercita la vocazione.
GLI SCOPI
Oual’è 1 contenuto di questa Federazione? L’art. 2, che cerca di formularlo, è stato uno dei più dibattuti e
limati e suona ora così,:
« T.a Federazione, nel rispetto (qui
è stato tolto un « pieno » che è parso
veramente di troppo) delle autonomie
dei suoi membri, ha lo scopo :
1) di manifestare l’unità della fede e ricercare una comune linea di testimonianza nel nostro paese, fondata
sullo studio della Parola di Dio;
2) di coordinare e potenziare la testimonianza e il servizio delle Chiese
e Opere, nel riconoscimento reciproco dei doni particolari;
3) di vigilare sul rispetto dell’esercizio dei diritti di libertà e di uguaglianza in tema di. rpligione e di adoperarsi perchè la presenza delle Chiese evangeliche nella società itaTana
sia sentita a tutela dei permanenti diritti di libertà nel mutare delle strutture giuridiche;
4) di curare i contatti con altri organismi a base interdenominazionale
e ecumenica:
5) di offrire i propri servizi anche
a Chiese od Opere Evangeliche che
non facciano parte della Federazione ».
Il primo punto ha un riferimento
concreto; l’esplicita richiesta del Congresso di Roma che , si giungesse alla
costituzione di un centro di ricerca biblica e teologica comune, nella coscienza che è su questo piano che convergenze e divergenze possono e devono essere chiarite. In questa linea è
stata più tardi votata una mozione.
Il terzo punto, la cui formulazione è
apparsa a qualcuno un po’ altisonante
e un tantino donchisciottesca, vuole
tuttavia esprimere — validamente —
che la libertà è indivisibile: l’accenno all’uguaglianza (manca... « fraternità», per ricostruire il trittico della rivoluzione francese!) dà una più
ampia portata politica a questo testo,
introducendo un elemento complementare a quello della libertà.
Il quinto punto esprime la più fraterna apertura anche agli evangelici
che non hanno (per ora?) aderito.
L’art. 3 stipula che i membri della
Federazione possono essere effettivi o
aderenti. Sono membri effettivi « le
Chiese od Opere che hanno costituito
la Federazione e quelle che, accettando il presente Statuto, vengono accolte come tal’ dall’Assemblea, su proposta motivata del Consiglio » ; sono
membri aderenti « le Chiese ed Opere le quali, accettando ii comune fondamento di fede espresso nel preambolo, intendono collaborare per il raggiungimento di alcuni degii scopi della Federaz'one ».
Un’amenità: l’art. 5, che statuisce
che «la Federazione ha sede in Roma»,
è passato di stretta misura. Il centralismo romano non gode buona fama
in campo evangelico e italiano!
GLI ORGANI FEDERALI
Gli organi della Federazione sarau
no l’Assemblea e il Consiglio, da questa eletto come suo esecutivo.
L’Assemblea, almeno in un primo
tempo, si riunirà ogni tre anni; sarà
costituita da 103 membri: 90 delegati
delle Chiese e Opere che sono membri
effettivi e i 13 membri del Cons'glio;
la ripartizione dei seggi dei delegati
sarà proporzionale, ma tale tuttavia
da non dare alla rappresentanza di
aicuna Chiesa la maggioranza assoluta Compiti dell’Assemblea: deliberare su tutta l’attività descritta negli
«scopi» federali; esaminare e discutere l’attività del Consiglio, ascoltando pure la relazione dei Revisori e approvando i bilanci consuntivi e preventivi; ammettere nuovi membri; riconoscere gli organi settoriali (giovanili femminili, ecc.); determinare il
numero e le attribuzioni degli uffici e
dei servizi ed esaminarne l’attività ; nominare eventuali comrriissioni di studio ■ nominare il Consiglio, esecutivo
per il successivo triennio, e i cinque
Revisori che riferiranno alla prossima
Assemblea (l’idea, corrente nella Chiesa Valdese, di una « commissione
d’esame », è stata accolta da tutti).
Il Consiglio si compone di 13 meinbri eletti dall’Assemblea (in esso, oltre al Presidente e ai due Vicepresidenti eletti dall’Assemblea, il Consiglio stesso designerà un segretario e
un cassiere, e questi cinque membri
costituiscono la Giunta esecutiva) e
di 1 rappresentante di ogni organismo
settoriale (attualmente, quello giovanile e quello femminile). Anche nel
Consiglio nessuna Chiesa può avere
la maggioranza assoluta. Compiti del
Consiglio : eseguire le deliberazioni dell’Assemblea; provvedere al funzionamento del servizi e vigilare sull’operato degli uffici ; ricevere e istruire le do
mande di ammissione di nuovi membri; attuare le iniziative corrispondenti agli scopi della Federazione; rispondere all’Assemblea di tutta l’attività.
Circa i contributi, l’art. 28 statuisce
che :
« La Federazione provvede alle spese inerenti all’attuazione dei propri
scopi mediante contributi dei suoi
membri effettivi in proporzione al numero dei d.elegati e ■rappresentanti...
Tutte le Chiese e Opere che si avvalgono soltanto di determinati servizi, sono tenute a contribuire ai loro
costi nella misura stabilita dal Consiglio ».
e l’art. 29:
« Il Consiglio predispone annualmente un bilancio preventivo di spese
ed in base allo stesso ripartisce fra i
membri della Federazione la quote
annuali dei contributi dovuti, secondo
il criterio di cui al precedente articolo, fissando altresì i termini entro i
quali i contributi dovranno essere
versati ».
m ^ ^
Lo Statuto potrà essere modificato
solo qualora almeno 30 membri dell’Assemblea ne presentino domanda, e
l’eventuale modifica può essere approvata solo dietro voto favorevole di almeno 2/3 dell’Assemblea validamente
costituita.
E’ NATA: LUNGA VITA!
Quando, punto dopo punto, tutto lo
Statuto è stato approvato, il presidente Spini, riecheggiando la gioia riconoscente e fiduciosa del voto conclusivo del Congresso di Roma, ha proclamato costituita la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, invitando i presenti a cantare, come allora, l’inno 29 « Forte rocca è il nostro
Dio... ».
, Accanto a questo lavoro statutario,
vi è stata tutta una serie di mozioni
presentate, discusse, votate.
Non ci è possibile, in questo numero,
dare notizie di tutte le mozioni ve
tate nelle ultime ore di lavoro. Lo iaremo nc numero prossimo, indicando .dettagliatamente le linee secondo le
quali si muòvérà l’attività comune delle nostre Chiese, in particolare i vari
servizi; studi, evangelizzazione, azione
sociaie, stampa-radiqtelevisione, istruzione religiosa, ecc.
Gli uffici attualmente previsti sono
due: quello della presidenza e quello
legale. Si è raccomandata per entrambi la massima sobrietà di costi, specie
in questa prima fase.
Il Consiglio della Federazione è stato così nominato : al past. Mario Sbaffì è stata affidata la presidenza, con
un voto che ha espresso chiaramente
riconoscenza e fiducia; alla vicepresidenza sono stati chiamati i pastori
Neri Giampiccoli e Carmelo Inguanti
(si diceva, ridendo, che ora che abbiamo la Federazione di base, abbiamo
subito ricostruito una presidenza di
vertici...); gli altri membri del Consiglio (dopo consultazioni dei varigruppi parlamentari ecclesiastici!) sono risultati: Sergio Aquilante (M),
Giorgio Bouchard (V), Aldo Comba
(V), Michele Foligno (B, per il settore
giovanile), Maurizio Girolami (B),
Nicola Pantaleo (B), Carlo Papini (V),
Carlo Piola Caselli (L), Fulvio Rocco
(M), Giorgio Spini (M), Alberto Taccia (V), Gabriella Titta (V, per il settore femminile).
Quali revisori, incaricati di riferire
alla prossima Assemblea sull’operato
del Consiglio della Federazione e dei
suoi organi, sono stati nominati :
Franco Becchino (M), Piero Bensi
(B), Samuele Giambarresi (V), Mario A. Rollier (V), Aurelio Sbaffi (M).
I lavori del Congresso erano stati
affiancati da una buona conferenza
del prof. Domenico Maselli, di cui diamo ampi stralci in altra parte del giornale; ci sembra soltanto che siano
state un po’ forzate le convergenze e
le radici comuni di vari movimenti evangelici in Italia (e oltre); ma è una
vecchia questione, su cui appunto i
pareri divergono e su cui varrà aure
ia pena di studiare ulteriormente insieme. Il tempio valdese di Via Sforza
si è riempito di convenuti ad ascoltare questa conferenza, annunziata da
manifesti, il giovedì, sera. La sera dopo, nella chiesa battista di Via Pinamonte da Vimercate, si è tenuto un
culto, presieduto dal past. Neri Giampiccoli, nel corso del quale il pastore
Sergio Aquilante ha predicato sul discorso di Paolo agli Ateniesi, nell’Areopago, applicando alle potenze
che oggi tengono schiavi gli uomini
gli « idoli » dei greci fin troppo religiosi contro cui l’apostolo protesta. L’Assemblea costituente si è conclusa, domenica mattina (diversi purtroppo
erano stati costretti ad allontanarsi),
con un culto nel tempio valdese di
Via Sforza, presieduto dal neo-eletto
presidente della Federazione; nel corso di esso, il past. Michele Foligno ha
predicato l’Evangelo: Luca 6: 6-11,
l’episodio della guarigione, in giorno
di sabato, dell’uomo dalla mano secca,
contro il parere dei benpensanti farisei, un’immagine che si riflette troppo
spesso nelle nostre comunità.
Cosi ce ne siamo tornati a casa, alle
nostre comunità. La Federazione comincia ora. g. c.
a cura di Tullio Viola
SULLE CELEBRAZIONI DELL'ANNIVERSARIO DELLA RIFORMA IN FRANCIA E NELLA GERMANIA ORIENTALE.
« Il 450“ anniversario della Riforma è
stato celebrato nei giorni 28 e 29 ottobre, a
Parigi e in molte altre città della Francia...
Le celebrazioni sono state organizzate congiuntamente dalle Chiese luterane e riformate, ma
quasi ovunque si sono associati dei cattolici,
e persino degli ortodossi. Così mons. Delarue,
vescovo di Nanterre, e mons. Georges, arcivescovo della chiesa ortodossa occidentale, assistevano la sera del 29 alla conferenza del
pastore Greiner sul tema: ”11 segreto di Martino Lutero”.
Gonsapevole di ciò, inaugurando le cerimonie commemorative, il 28 mattina, nel palaz.
zo dell'abbazia di Saint-Germain-des-Prés. a
Parigi, il pastore Charles IFestphal, presidente della Federazione protestante di Francia,
ha potuto dire: ”11 fatto che noi ci riuniamo
per la prima volta, per celebrare l’anniversario della Riforma senza alcuno spirito di
controversia, è la prova del nuovo clima dovuto al lavoro del Consiglio ecumenico delle
Chiese e del Concilio Vaticano II. Da questa
Riforma che, come ebbe a dichiarare il Padre Congar, ebbe delle cause religiose, noi
tutti, protestanti e cattolici, dobbiamo ricevere un insegnamento” ».
(Da <f Le Monde » del 31-10-’67)
« / dirigenti del Consiglio ecumenico delle Chiese, della Federazione luterana mondiale e della Federazione riformata, invitati
per la celebrazione a Wittenberg (Germania
Orientale), hanno protestato domenica contro
le limitazioni che sono state imposte alla loro libertà di movimento dalle autorità della
Germania Orientale.
In una dichiarazione pubblicata dal servizio della stampa evangelica, i rappresentanti delle tre organizzazioni e cioè: il Dr.
Eugenio Carson Blake, segretario generale
del Consiglio ecumenico, il Dr. Marcel Pradera and, segretario generale della Federazione riformata, e il pastore Cari Mau della Federazione riformata, hanno affermato che
essi non si sarebbero certamente recati a Wittenberg..., se avessero saputo di non poter
realizzare il loro programma, in particolare
di non poter prendere la parola nè a Lipsia,
nè ad Erfurt, secondo le loro intenzioni e
previsioni. (Si noti che le autorità di Berlino-Est si sono rifiutate di concedere ai rappresentanti protestanti occidentali, delle autorizzazioni di soggiorno al di fuori del circondario di Halle-Wittenberg) ».
(Dal « Journal de Genève » del 30-10-’67)
PREOCCUPAZIONI SVEDESI
PER L'AVVENIRE ECONOMICO
« Coloro che oggi visitano la Svezia
hanno l’impressione d’essere ospiti d’un popolo di lusso. La prosperità sembra generale,
e il livello di vita superiore a quello del ré:
sto d’Europa. Eppure, quando si cerca di vedere al di là delle apparenze immediate, si
percepiscono, soprattutto negli ambienti economici, delle serie inquietudini sull’evoluzione della situazione presente, a prima vista
così brillante. Persino nella popolazione, la
opulenza prorompente nasconde malamente
un malcontento ognor crescente ».
Dal lungo articolo che. sul « Journal de
Genève » del 31-10- 67, ampiamente illustra
questo singolare fenomeno, riportiamo i passi seguenti :
« Il paese ha delle buone probabilità di
venirne fuori, eppure anche i rischi d’un
peggioramento sono reali... Da due anni a
questa parte,, è nettamente percepibile un
rallentamento dell’attività. Si constata soprattutto che il pubblico è diventato più timoroso e che compra meno, provocando un abbassamento del livello dei consumi.
Quest’atmosfera di preoccupazione è accentuata dai cambiamenti strutturali che subisce al presente l’economia svedese. Si tratta d’una tendenza irresistibile della nostra
epoca, ugualmente percettibile in molti altri paesi, che non manca di provocare fatti
dolorosi di carattere involutivo. Si tratta soprattutto del movimento di concentrazione e
di fusione, il cui risultato è la sparizione di
numerose imprese piccole e medie che si rivelano incapaci di sostenere la concorrenza
delle grandi. Già obbliga, ogni anno, migliaia di lavoratori ad abbandonare le regioni toccate dalla crisi, e a cercar lavoro altrove.
Nel 1966, nel settore industriale, si sono
registrate 120 chiusure d’imprese... e 300 fusioni. La stessa tendenza si manifesta nella
agricoltura e nel commercio: ogni giorno cessano le loro attività ben 15 fattorie (spesso
per farsi assorbire da fattorie più grandi), e
analogamente si chiudono 5 negozi d’alimentazione.
Il governo considera generalmente questa
evoluzione inevitabile, e talvolta persino l’incoraggia, particolarmente nell’agricoltura, ciò
perchè è nei suoi piani di togliere a questa
ancora delle braccia, a tutto profitto dell’industria. Ma, così facendo, il governo viene
ad imbattersi in nuovi problemi delicati ed
urgenti: soprattutto nel Norrland (la vasta
provincia del Nord), di cui certe regioni si
vanno addirittura svuotando... ».
IMPAZIENZA INGLESE
Nello stesso n. del « Journal de Genève », René Payot esamina ampiamente la
grave crisi inglese, che è economica e politica ad un tempo. Com’è noto, Flnghilterra ri.
tiene che la via d'uscita sia quella di diventare membro della CEE (Comunità Economica Europea). Ora è ben strano, afferma
Farticolista, che « empirici come essi sono
sempre, per costume, i dirigenti inglesi manifestino del malumore e che lord Chalfond,
il negoziatore designato, arrivi persino a formulare in una conversazione privata, certe
ipotesi che gli avversari del suo paese potranno interpretare come delle pressioni o
delle minacce... Il miglior modo di disarmare l'opposizione consiste, per il governo laburista, nel risanare la situazione finanziaria, nel modernizzare le strutture industriali,
nel risolvere il problema della sterlina. In
breve: nel rendere non più pertinenti le critiche, attualmente giuste, che si possono rivolgere all’aconomia inglese. Se il governo
sa impiegare il tempo, questo lavorerà per
lui: al contrario un’eccessiva precipitazione
non farebbe che complicare la situazione ».
Non possiamo nascondere una certa perplessità nel leggere simili critiche, forse troppo facili a chi sta fuori delle panie : ma anche comprensibili in chi, come sappiamo,
non ha aspettato gran tempo per imprestare
denari...
iriiiiiiTMiimiiiiiiiiitiiimiiiiciiiiiiiiiiminiii
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BATTEZZATO « GIUSEPPE »
(DA MORTO)
Un dispaccio da Tokio delVANSA, in data 23 ottobre, ripreso dai quotidiani, riferi
Con Tintervento dei familiari del Primo
Ministro e della signora Salo, di alte autorità dello Stato, nonché di tutti i capi delle
missioni diplomatiche accreditate in Giappone, è stata celebrata nella cattedrale cattolica di Tokio una solenne Messa funebre
in suffragio dello scomparso statista Giuseppe Shigeru Yoshida (che aveva 84 anni).
La solenne funzione religiosa si spiega con
il fatto che lo scomparso statista — come rivelato ieri dai familiari — su richiesta dei
figli ed in omaggio ad un ripetuto suo espresso desiderio, è stato nel pomeriggio di venerdì, a poche ore dal decesso, ammesso nella chiesa cattolica romana con battesimo
« post-mortem » impartito dal sacerdote giapponese Fujio Hamao della cattedrale di Tokio. Allo statista è stato imposto il nome di
Giuseppe.
Possiamo chiedere ai cattolici che significato può avere un battesimo^ del genere? Per
noi non ne ha che uno: la conferma della
pretesa che la Chiesa di Roma ha di amministrare la potestas clavium e di aprire e
chiudere il Regno di Dio altrimenti che con
il puro annuncio delVamore di Dio in Cristo. Un ’sacramento' di questo genere non e
pili un 'mezzo di grazia' (espressione del resto equivoca, che può suscitare Vimpressione di un certo automatismo), e un rito religioso, al limite magico. E un battesimo che
può essere così inteso, dovrebbe essere il segno dell'unione profonda di tutti i cristiani?
In questa prospettiva, si giustifica il riconoscimento del battesimo cattolico da parte
della grande maggioranza delle Chiese protestanti?
I SILENZI
GENTILI
Nel Sinodo episcopale si è affrontato, fra
gli altri temi, quello della liturgia. Fra le
revisioni liturgiche proposte dalla Commissione di studio presieduta dal card. Lercaro,
vi era quella che si ammettesse, a giudizio
delle Conferenze Episcopali, la recita del Simbolo apostolico al posto di quello NicenoCostantinopolitano, nella celebrazione della
messa. Lo scopo esplicito di questa 'revisione' è di facilitare i rapporti ecumenici con
gli ortodossi: infatti mentre il Credo apostolico (che in realtà non risale oltre il II secolo ) rappresenta il simbolo cristiano più
semplice^ quello formulato dai concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381) è assai
più ampio e ricco e costituisce una risposta
a molte eresie che si erano via via manifestate. In particolare, il Niceno-Costantinopotitano contiene il famoso Filioque. cioè l'affermazione che lo Spirito Santo ''procede dal
Padre e dal Figlio*', rifiutato dalla teologia
ortodossa, che nega la subordinazione dello
Spirito al Figlio. E' dunque evidente la volontà romana di non ferire gli ortodossi.
Ma questo non è ecumenisma- autentico;
cortesia, diplomazia, quel che si vuole, ma
non ecumenismo. E' evidente che la Chiesa
romana non dubita della validità piena del
Niceno-Costantinopolitano: ma sapendo che
può ferire gii ortodossi, che può rendere piii
difficile la comune partecipazione alla liturgia., lo accantona gentilmente. Di questo passo. però, fin dove si può giungere? Si può ridurre ulteriormente il 'simbolo', la confessione di fede cristiana. Si può dire "Credo
in Dìo"^ ed ecco credenti di ogni religione
che possono unirsi alla liturgìa: si pub dire:
"Credo", ed ecco il j)onte gettato a tutti coloro che hanno una fede. I famosi cerchi concentrici (i cristiani, con la frangia dei non
cattolici: i credenti in Dio: gli uomini di
buona volontà) definiti nei documenti conciliari, mostrano che questi prolungamenti
non sono così impossibili, e l'aggancio cattolico nella teologia naturale lo conferma.
Ma VEvangelo. nel calderone, scompare.
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pag. 4
N. 44 — 10 novembre 1967
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
« FRATELLI » AMERICANI,
ORTODOSSI RUSSI
E LA GUERRA IN VIETNAM
Mosca (soepi) — I rappresentanti della
Chiesa dei -i'rateili (degli USA) e della Chiesa ortodossa -russa a Mosca hanno lanciato
un appello comune agli Stati Uniti col quale
richiedono l’arresto immediato dei bombardamenti e delle ostilità nel Vietnam del
Nord.
I delegati della Chiesa dei Fratelli hanno
trascorso due settimane e mezzo in Unione
Sovietica, prima tappa di scambi colla Chiesa ortodossa russa.
Alla fine di questa visita è stata pubblicata la dichiarazione sul Vietnam che insiste, inoltre, affinchè il destino del paese sia
riposto « fra le mani del popolo vietnamita ».
PRIMO INCONTRO A LONDRA
FRA MARXISTI E CRISTIANI
Londra (soepi) — Il primo incontro fra
marxisti e cristiani tenutosi a Londra si è
rivelato, a detta dei partecipanti, <t estremamente fruttuoso ». Esso era patrocinato congiuntamente dal Consiglio britannico delle
Chiese e dal mensile comunista « Marxism
today » (marxismo oggi) e presieduto dal pastore anglicano A. Ecclestone, di DarneU
(Sheffield).
II tema generale « Quale rivoluzione? »
ha consentito ai partecipanti di affrontare
varie questioni : l’uomo ed il suo posto nella
società; le trasformazioni della società britannica; la povertà; la giustizia e la rivoluzione; la pace.
Le discussioni, che non avevano carattere
ufficiale, hanno permesso di mettere a fuoco
le difficoltà e gli opposti pareri, ma anche le
possibilità di un dialogo, ba dichiarato
J. Klugmann, redattore capo di « Marxism
today », co-segretario del convegno, assieme
al pastore P. Oestreicher.
I cristiani partecipanti al convegno lo hanno fatto a titolo personale. Vi erano 8 anglicani, 7, cattolici romani, .2 quaccheri, 2
metodisti, 2 battisti, 2 ortodossi.
LE CHIESE E LE MIGLIAIA
DI PROFUGHI GIORDANI
ALLE SOGLIE DELL'INVERNO
Ginevra (S.OE.P.I.) — « L’inverno si avvicina e parecchie centinaia di migliaia di
profughi della riva occidentale del Giordano sono ancora senza rifugio » ha dichiarato
R. Butler, segretario, per gli aiuti al M. 0riente, della Divisione Aiuto e Servizi deUe
Chiese e deU’Assistenza ai profughi (DESEAR), del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), al suo rientro da un viaggio in
Giordania ed in Libano.
Le Chiese di Giordania, tramite il Comitato di Aiuto del Consiglio deUe Chiese del
M. Oriente e del CEC, aiutano i rifugiati
che si trovano ad Amman, Zerka e Irbid.
Questi ultimi vivono ammassati colle loro
famiglie ed amici ed alle volte abitano persino in grotte. Si ritiene che il loro numero,
solo per Ammán, sia di 20.000. Essi sono
rimasti neUe città, nella speranza di trovar
lavoro.
Subito dopo le ostilità, i fondi raccolti dal
CEC hanno permesso di acquistare del materiale di prima necessità (materassi, batterie da cucina, stufe) per 5000 famiglie dei
villaggi della riva occidentale del Giordano,
distrutti durante la guerra. D’altra parte, fu
possibile di soccorrere 4000 profughi ad
Amman, Zerka ed Irbid. Un ospedale, aperto con l’aiuto del governo ad Amman dispensava cure gratuite.
Attualmente, le Chiese stanno impostando un programma di lavoro sociale che permetterà di esaminare i vari casi dei profughi e di cercare di trovare delle soluzioni ai
loro problemi.
I progetti che possono venir realizzati gra.
zie alle contribuzioni delle Chiese membri
del CEC comprendono inoltre un programma agricolo e la costruzione di strade.
L’Ufficio.-Soccorso e Lavori delle Nazioni
Unite (per i profughi palestinesi in M. Oriente si chiama UNRWA) chiude i campi situati sulle alture, dove è impossibile passare
l’inverno in tenda ed apre sei nuovi campi
nella valle del Giordano dove la temperatura
sarà per lo meno sopportabile dai 100.000
profughi che vi abiteranno.
II sig. Butler ha affermato che, da quando rUNRWA è responsabile dei campi, la
situazione è decisamente migliorata.
Dei fondi raccolti dalla DESEAR, 20.000
dollari sono stati versati al Fondo delle borse del Consiglio delle Chiese del M. Oriente,
per aiutare gli studenti che abitavano sulla
riva occidentale del Giordano. Le Chiese
prenderanno anche parte al programma di
assistenza del Centro universitario cristiano,
il cui scopo è di adoprarsi affinchè gli studenti separati dalle loro famiglie possano
proseguire negli studi.
avvisi economici
LA RIFORMA IH ITALIA
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
CERCASI urgentemente persona evangelica
disposta a convivere per compagnia e piccolo aiuto domestico con anziana signora
cieca. Per informazioni rivolgersi a : past.
Th. Soggin - Via T. Grossi 17 . 22100
Como.
CERCASI Coniugi per custodia villa a Torre Pellice. Rivolgersi ; Libreria Claudiana
10066 Torre PeUice.
Direttore resp.; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
derò soltanto il grande Giovanni Diodati (con quella sua traduzione della
Bibbia che abbiamo tanto amato, perchè nonostante i perciocché, i conciossiacchè, era cos':i dominata dal senso profetico della sovranità di Dio, il
Signore), oltre naturalmente al solito Ghetto Valdese, testimoniano che,
ancorché spento il fuoco, la brace della Riforma si preparava a riaccendersi nel nostro paese...
NeH’800 gli evangelici continuavano
a insistere sul carattere italiano della
loro Riforma e si sarebbe potuto intendere questo come un atto di superbia, come un non volersi identificare con ciò che li aveva preceduti,
ma non lo era, era invece la consapevolezza che riformarsi è un’esigenza,
che la Riforma è innanzi tutto uno
stato d’animo, non è copia: non ci si
può modellare sugli altri. Noi dobbiamo chiaramente accettare di riconoscere i limiti dei grandi Riformatori
del passato. In « Posizioni luterane »
del 1965 Marc Lienhard indica ad
esempio quali siano i limiti di Lutero
e li identifica nella dottrina del ministero, nell’avere un po’ dimenticato la
dimensione escatologica del consiglio
di Cristo: « Va, vendi tutto ciò che hai
e dallo ai inveri», che era pur stato
alla base di tante eresie medioevali;
nell’avere anche così, preparato questo
imborghesmento della Chiesa con
cui oggi siamo costretti a lottare; nell’avere, con la sua indifferenza nei riguardi della Chiesa come istituzione,
favorito il fenomeno delle Chiese dì
Stato; e infine nel fatto che la sua
dottrina dello Spirito, così fortemente
legata alle realtà della parola e dei
sacramenti, gli ha fatto trascurare
quella pienezza carismatica che movimenti differenti dal protestantesimo
ufficiale, come il pentecostalismo, riscoprono forse con molta ragione.
D’altra parte la Riforma è un germoglio, che con Lutero porta alcuni suoi
frutti, con Calvino e con Zuinglio raggiunge nuove vette, che
nel corso del ’600 in Inghilterra segnala la necessità, soprattutto con le sette dissidenti, di più radicali innovazioni e riforme, quali quelle dei livellatori e dei separatisti che portano per
la prima volta in tempi moderni la
coscienza della comunità cristiana come insieme di riscattati, della necessità dell’astensione dello Stato da qualsiasi intervento nella sfera della fede.
Nuovi frutti darà il vecchio albero riformato con il battiamo e con Wesley,
per giungere poi aH’800 con i movimenti risvegliati, come quello dei «fr^
telli », che con Muiler e con i loro spiriti principali erano tutt’altro che lontani dalla linea riformata, facendo
astrazione per il solo Darby, con la
sua dottrina — dagli altri non condivisa — dell’apostasia della Chiesa. Anche senza saperlo, gli stessi fermenti
pentecostali, sia pure forse sfumiti a
Lutero, hanno pieno diritto di inserimento in una Riforma che voglia
tornare alla comunità come esce dalla Parola di Dio.
In realtà noi, figli degli Evangelici
delT800, ci poniamo stasera di fronte
alla Riforma del sec. XVI con i nostri
problemi, le nostre divisioni, la nostra
diffìcile posizione in questo Paese, che
per anni ci ha considerato estranei e
che ancora non ci vede completamente inseriti; è ancora possibile che la
nostra presenza a questo Congresso,
o altrove, serva a un giornale per fare
un pezzo di colore su questa specie di
frutto esotico, ottimo nei paesi anglosassoni o tedeschi, ma estremamente
indigesto alla latitudine nostra...
DIO È IL SIGNORE
La prima grande scoperta della Informa luterana è quella della signoria
di Dio sul mondo. Dio è per Lutero e
rimarrà per tutti i grandi della Riforma del XVI sec. l’Eccelso, il Potente.
« Chi sono io — dirà Lutero — per
alzare i miei occhi o levare le mie mani alla divina Maestà? Gli angeli lo
circondano, al suo cenno trema la terra e dovrei io, misero omuncolo, dire:
voglio questo, voglio quello? Perchè io
sono polvere e cenere e pieno di peccato e sto parlando al Vivente, eterno
e vero Dio ». Eppure questo Dio cos)
potente, così, grande ha mandato agli
uomini il suo Evangelo, che non nasce con tranquillità negli individui. « Il
pentimento — dice Lutero — che s’intrattiene con pensieri di pace è ipocrita; dev’esservi grande serietà e un
profondo dolore se si vuol liquidare
l’uomo vecchio. Quando un fulmine
colpisce un albero e un uomo, produce due effetti allo stesso tempo : squarcia l’albero e uccide istantaneamente
l’uomo, ma volge anche verso il Cielo
la faccia del morto e perfino i rami
rotti dell’albero. Noi cerchiamo di essere salvati, ma Dio, appunto per salvarci, ci condanna, Sono dannati quelli che fuggono la dannazione, perchè
di tutti i santi Cristo fu il più dannato e abbandonato ». La gloria di Dio
s’incontra così con l’uomo non in un
soliloquio mistico, ma nella tragedia
della croce, la sua giustizia è resa perfettamente giustificante in Cristo condannato per l’umanità...
La Chiesa è la comunità di coloro
che questo incontro hanno fatto e che
vivono in una società che a sua volta
è profondamente permeata della presenza del cristianesimo. La Riforma
del XVI secolo oscillò tra le due interpretazioni: quella cioè per cui l’Ecclesìa di Dio coincide con tutto un
popolo che ha ricevuto la predicazione
dell’Evangelo di Cristo e quella per cui
essa è soltanto comunità di redenti riscattati dal (tristo. Se con Lutero e
con Calvino si è sulla prima posizione,
gli anabattisti giungeranno alla seconda; ma nell’un caso e nell’altro la
Chiesa di Cristo non è qualche cosa
di valido in sè, se non come luogo di
incontro dei redenti che ricevono insieme da Dio la sua Parola attraverso
il Cristo. La Scrittura è portavoce di
Dio, è il punto dove la voce del Cristo
parla con forza annunciando la speranza dell’umanità, perchè Cristo è il
solo che redima l’uomo dalla schiavitù del peccato e della morte, egli è l’unica speranza di una durevole società
umana sulla terra. Lutero dice che
« dove gli uomini non conoscono il fanciullino di Betlemme essi si adirano,
si infuriano, si accapigliano, ma gli angeli proclamano pace in terra e così:
sarà per quelli che conoscono e accettano que,sto fanciullo ».
In realtà la fede per Lutero e in generale per la Riforma non è una cosa
semplice, nè facile, perchè coincide con
la morte di noi stessi. Perciò, la S.
Scrittura parla dì cose ben diverse dalla filosofia e dalla politica e precisamente dei doni ineffabili e del tutto
div.ni che sorpassano ampiamente la
facoltà sia degli uomini che degli angeli. Potrei incontrare Dio dappertutto, ma egli vuole che io lo incontri nella sua Parola. Per questo soltanto cercandolo nella Parola noi lo troveremo,
per questo il messaggio rinnovatore di
Barth e di chi lo ha seguito ci permette questa sera di tornare con l’anima
alla Riforma, sentendo profondamente
il valore di questo incontro personale
con Dio nella Parola, nella Scrittura.
Certo, è lontano dalla mentalità di
Lutero la divinizzazione della Scrittura, come della Chiesa : l’uno e l’altra
si trovano, come il Cristo, attraverso
l’umanità e la sofferenza.
LA CHIESA SOTTO LA CROCE
Sia lontana da noi una sicurezza
facilona e il pensiero che sia la Bibbia che la Chiesa debbano trionfare.
Lutero che si reca a Worms sa bene
ciò che lo attende e sa che potrebbe
essere da'un momento all’altro ucciso, ma proprio per questo è felice, perchè là dove vi è servitù, là dove vi è
sofferenza, là dove vi è angoscia, là è
il Cristo e la sua Chiesa. Uno dei valori della Riforma da non dimenticare, nè sottovalutare, mi pare proprio
questo. Il Medioevo aveva conosciuto
le Crociate, aveva conosciuto una
Chiesa che per motivo di onore gareggiava con le potenze terrene e Lutero
giustamente può dire al suo protetto
re, Federico il Savio di Sassonia, che
non aveva bisogno della sua protezione, perchè !a Ch esa del Signore è
protetta da Dio, ma non nel modo
che parrebbe naturale agli uomini, vale a dire innalzandola sopra le cose e
sopra gii uomini stessi, bensì nel modo più naturale a Dio, che ha abbandonato per noi perfino il suo Figlio.
La Chiesa non possiede la verità, ma
ne è posseduta, la Chiesa non possiede le armi del trionfo ; è comunità del
Servo di Dio e quindi umanamente
sconfitta, costantemente. Un possibile
d alogo fra le confessioni cristiane ha
per prima cosa bisogno dell’abbandono di qualsiasi presunzione di dominio sul mondo e anche di difesa dei
propri interessi, quasi che la Chiesa
potesse avere degli interessi su questa
terra, dove è pellegrina, se non quelli
del mondo che la circonda, se non la
proclamazione di un Evangelo che fu
prima di ogni altra cosa dato ai poveri.
È una grande novità, per noi, parlare in un momento in cui la Chiesa
cattolica pare decisa ad abbandonare
la tesi per tanti anni seguita, di un
popolo italiano cristiano al 99,9% (nel
censimento è perfino inutile chiedere
di che religione gli italiani siano), in
un momento in cui si comincia a riconoscere che questo popolo cristiano
ahimè ncn è più o non è mai stato, e
che la Chiesa tutta è quindi in questo
paese, come nel mondo, minoritaria. È
in realtà il momento in cui la nostra
presenza di protestanti può avere una
funzione determinante, perchè noi
questo lo abbiamo sempre sentito e
dovremmo esser pronti a un servizio
di lievito. Il lievito non pretende di
trasformare la pasta a sua immagine,
anzi è suo compito sciogliersi nella pasta. Lutero non pretendeva un successo impossibile, come non avrebbe voluto una divisione; l’uno e l’altra nacquero semplicemente dalla sua fedeltà alla Parola v vente che gli parlava
nella Parola scritta e che gli insegnava la via della croce.
LA VIA DELLA RIFORMA
Non riduciamo, per carità, questa
espress one « via della croce » a termine del linguaggio teologico, cui non
corrisponda la posizione di tutti i
giorni, preoccupandoci invece che la
Chiesa, e peggio ancora la nostra Chiesa trionfi, aumenti i suoi registri, perchè questa è proprio la via del trionfalismo, non la via della croce. A noi
basti proclamare la Parola, rimanere
fedeli, aperti a tutti sull’unico terreno
possibile di incontro: con Cristo, nella Scrittura, coscienti del compito di
sacerdoti, salvati per sola fede, guidati dalla sola Scrittura.
Più che la via che una volta si chiamava di missione, prendiamo la via,
che chiameremo di riforma; la prima
via fa frutti solo quando vede nuovi
aderenti, solo quando vede successi
umani; la seconda è silenziosa, lenta,,
è quel che Gesù chiamava la morte
del grane! di frumento. In questo
senso l’esperienza della Riforma italiana del secolo XVI, con la sua apparente sconfitta, può essere stata il seme di una insperata seminagione di
libertà.
AlTinterno delle nostre Chiese non
perdiamo un altro valore della Riforma, che vediamo sempre più scoperto
attorno a noi: ogni uomo riscattato
da Cristo è fatto sacerdote; non vi è
più, dopo il 1517, una casta di sacerdoti, ma tutti i redenti sono sacerdoti
e re. Il che significa due cose: in primo luogo che ogni atto della nostra
vita diventa un sacerdozio; la lattaia,
o il contadino che trasporta letame
compiono un lavoro che Dio apprezza
di più del canto dei salmi. Questo senso vocazionale della vita di ogni credente è la prima conseguenza del sacerdozio universale. La seconda è che
la comunità che ne risulta dev’es.sere
un insieme di sacerdoti ove le varie
vocazioni trovano il loro luogo d’incontro naturale. A ben guardare, le
differenze che ritroviamo nelle nostre
comunità, per quanto riguarda l’organizzazione, sono solo differenze interpretative, cioè modi diversi di intendere quest’incontro di sacerdoti...
Le nostre divisioni di ieri e di oggi, le divisioni della cristianità danno
un ben strano spettacolo all’incredulo; le liti per conquistare un posto di
predicazione, per dimostrare una p riorità non si conciliano con rinstnnamento di Colui che chiese al F:;dre
che noi fossimo uno. D’altra porte,
mentre confessiamo chiaramente questo nostro peccato, ci guardiamo anche dalle unità fittizie, dai cai.òbiamenti di opinione che nascono in certi organismi dal cambiamento cii .ma
decisione centrale. L’unità è cosa t::oppo seria per lasciarla nelle mani cgu
uomini, essa è nelle mani di Dio .Questa distinzione di posizioni può n
tare una'ricchezza di messaggio, a le
persone e le comunità che tal d e
posizioni hanno, sanno trovare i ea
le unità, che non è solo orgamz a
perchè il Regno di Dio non è di to
mondo. Compito della Chiesa e °
E.mpre disposta a portare que rte
gno, a gettarne il seme in tutta n i
là, con tutta franchezza, con rea:; coraggio: come a Wittenberg, cor .j a
Worms.
Domenico MasiTì
iiiimiiHiiiiinimi
iiiiiimiiMimiiniii
Non “pace, pace!'’, ina “croce,
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Tillusione che siamo tutti cristiani.
I profeti di questa pace sono senz’altro falsi profeti, cui bisognerebbe dire subito: Addio!
Ma —r si dirà —- dobbiamo allora
desiderare la guerra fra le diverse
confessioni cristiane, com’era una
volta? No, non la guerra dobbiamo
desiderare, ma la croce. Lutero dà
il benvenuto non ai predicatori della guerra confessionale, ma ai predicatori della croce. Quel che conta
non è nè la guerra nè la pace, ma
la croce. Nei rapporti fra le diverse
confessioni cristiane, il fatto decisivo non è se si è irenici o polemici
ma se si predica o no la croce, cioè
il giudizio di Dio e l’esigenza del
ravvedimento.
Ma proprio il giudizio di Dio, oggi è pochissimo predicato nei rapporti ecumenici. A differenza di Gesù, che parlava e insegnava dirittamente e non aveva riguardi personali (Luca 20: 21), oggi nei rapporti ecumenici ci sono molti riguardi
personali, molti complimenti reciproci e altrettanti calcolati silenzi,
in modo che nessuno si sente giudicato e messo in questione. Per timore di offendere qualcuno, si dice solo più quello che gli altri desiderano udire e si tace quello che gli altri non vogliono udire. In questo
modo, certo, si vive in pace. Ma a
che prezzo? Molto spesso al prezzo
della verità e mettendo da parte il
giudizio di Dio.
Così oggi la pace ecumenica è
spesso un modo di evitare la croce,
il giudizio di Dio e il ravvedimento.
* * *
L’altra pace che oggi si predica
molto è la pace mondiale. Un papa
ha addirittura scritto un’enciclica al
riguardo, la Pacem in terris, che
molti hanno applaudito. Se avesse
predicato la croce, non avrebbe avuto tanto successo. Perchè la pace è
desiderata, ma la croce no. Ora è
un fatto certo che i cristiani devono
adoprarsi per la pace nel mondo,
perchè, come abbiamo visto all’inizio, tutto l’Evangelo parla di pace:
nel nostro tempo, forse più che in
passato, un numero crescente di cristiani si impegna nella lotta per la
pace, e questo è un bene.
Ma anche qui si ha talvolta l’impressione che la predicazione della
pace sostituisca quella della croce.
di evitarla: è quanto sta accad' ’ulo
in modo particolare nel n<> tro
tempo.
Ma la Riforma ci ricorda cl la
predicazione della croce non sico è
l’unica fedele alla testimoni; iiza
apostolica ma anche è l’unica ¡redicazione inequivocabilmente cri tiana e l’unica mediante la quah si
può sperare di ottenere il ravi.'dimento e la vera fede.
^ ^
Come ai tempi della Riforma, così pure nel nostro tempo, in me/.zo
a una cristianità che sul piano ecumenico e sul piano politico predica
la pace ma non la croce, benvenuti
tutti quei predicatori che avranm) il
coraggio di andare contro corrente e
di dire «Croce, croce! », mentre
croce non c’è. Paolo Ricca
Su questa porla, il 31 ottobre 1517,
vennero affìsse le 95 Tesi
(filando questo accade, si avverte
subito che non è più il giudizio di
Dio che viene predicato, ma solo il
giudizio dei cristiani, dei jiartiti cui
appartengono, del tipo di società
per la quale lottano. Con una simile predicazione non si ottiene il ravvedimento, ma solo l’induramento
dei cuori. Si predica la pace, ma più
che la pace con l’avversario si cerca
la vittoria su di lui.
Certo, la predicazione della croce
non è mai popolare e forse anche
per questo anche i cristiani cercano
« Beati i morti che muoiono nel
Signore perchè si riposano delle
loro fatiche e le loro opere li
seguono ».
Il 27 ottobre il Signore ha improvvisamente chiamato a sè
Uva Acinelli
Addolorati, ma fidenti nelle promesse Divine, ne danno l’annuncio
le sorelle ed i fratelli, ringraziando nel
coiitempo quanti, di presenza o con
scritti, hanno tributato affetto e stima alla cara estinta ed hanno preso
parte al loro dolore.
Rio Marina - Milano, 4 novembre 1967
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Anna Geymonat
ved.
Michelin Salomon
ringraziano commossi tutti coloro chein vario modo hanno preso parte al
loro profondo dolore.
Torre Pellice, 4 novembre 1967