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K'
la luce
15 gennaio 1993
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10125 Torino
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 15 GENNAIO 1993
ANNO I - NUMERO 2
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITA'
VADEMECUM
ECUMENICO
PAOLO RICCA
ILa Chiesa di Gesù Cristo
è una, sia nel senso di
unica (non ce ne sono due),
sia nel senso di unita (in se
stessa: «noi, che siamo molti,
siamo un corpo unico» - I
Corinzi 10, 17). I Corinzi 12:
un corpo, molte membra: diversità di doni, un unico e
medesimo Spirito. Efesini 4:
un corpo, uno Spirito, una
speranza, un Signore, una fede, un battesimo, un Dio unico e Padre di tutti. Nessuno
può dividere la chiesa né
moltiplicarla. Nessun cristiano ha il diritto di vivere la fede ignorando che la chiesa è
una o comportandosi come se
così non fosse.
2 La chiesa è una anche
con Israele, nell’unico
patto con il suo popolo che
Dio non ha mai disdetto. Nel
corso dei secoli la chiesa si è
alienata da Israele e ha perso
coscienza di questa appartenenza misteriosa, problematica, eppure costitutiva della
sua stessa identità, così come
lo è stato, per Gesù, essere
ebreo.
3 Le chiese sono tra loro
diverse, talvolta molto
diverse. Lo sono per le diverse situazioni storiche e i diversi contesti culturali in cui
si sono sviluppate, ma anche
per la straordinaria varietà e
ricchezza di messaggi dell’
unico Evangelo cristiano.
Nella misura in cui queste diversità sono riconducibili alla
matrice apostolica e biblica
del cristianesimo, esse non
solo non costituiscono un
ostacolo all’unità cristiana ma
ne sono la condizione. È proprio grazie alla diversità dei
suoi organi che il corpo umano funziona come unità vitale. E per quanto il discorso
sulla diversità delle membra
nell’unico corpo umano non
possa semplicemente essere
applicato alla diversità delle
chiese nell’unico corpo di
Cristo, pure una certa analogia sussiste: nei due casi
l’unità nasce e fiorisce come
incontro di diversità convogliate in un unico progetto.
Come l’occhio e il piede,
l’orecchio e la mano, tra loro
diversissimi, sono membra
dell’unico corpo, così è del
corpo di Cristo.
4 Le chiese non sono soltanto diverse, ma anche
divise. C’è divisione anche là
dove essa è mascherata da
una coesistenza più o meno
pacifica in cui permane un regime di reciproca concorrenza. C’è divisione dove non
c’è comunione. Non c’è comunione là dove i «sì» e i
«no» della fede e dell’ubbidienza cristiana non coincidono. In determinate situazioni
una divisione può essere necessaria (1 Corinzi 11, 19),
ma resta provvisoria. Occorre
periodicamente verificare se
le condizioni che l’hanno resa
necessaria sussistono ancora.
Unità e divisione sono realtà
in movimento, che partecipa
no al divenire della storia e
della storia della chiesa.
5 Grazie al movimento
ecumenico, le chiese divise non sono più tra loro soltanto divise anche se non sono ancora in reciproca comunione. Oggi è meno difficile
di ieri tracciare i confini
dell’unità e della divisione.
Spazi di vera comunione e
spezzoni di unità esistono e si
moltiplicano fra credenti e
gruppi di credenti appartenenti a chiese tra loro divise.
Questo dimostra che l’unità è
possibile, anche se non cancella le divisioni che permangono a livello istituzionale e
dogmatico.
6 Intendiamo l’unità cristiana come comunione
conciliare di chiese che si riconoscono reciprocamente
come chiese di Cristo e si
danno «la mano d’associazione» (Galati 2, 9) nella comune missione e testimonianza
resa a Gesù Cristo. La via lunga o breve che sia — verso
questa meta può essere imboccata subito: è la via di una
rinnovata consacrazione a
Dio e di una ritrovata fraternità cristiana, «non finta» (I
Pietro 1, 22), quindi non solo
proclamata, ma anche praticata.
SEGUE A PAGINA 2
;ì;ìL:
Le profonde ragioni della volontà di resistere e sperare della fede cristiana
Dio è il fondamento della nostra vita
ANNA MAFFEI
«Io confido nell’Eterno.
Voi, come potete dire all’anima mia: fuggi al tuo monte
come un uccello? (...). Quando le fondamenta sono rovinate, che può fare il giusto?
(...) .
L’Eterno è nel suo tempio
santo (...).
L’Eterno scruta il giusto
(...).
L’Eterno è giusto: egli ama
la giustizia».
(Salmo 11,1, 3-5, 7)
I fondamenti
sono rovinati, che
può fare il giusto?». Questa
antica quanto sconsolata domanda angoscia non pochi in
questo primo periodo del
nuovo anno. Gli ultimi mesi
del ’92 ci hanno mostrato
senza più veli quale sistema
di favori, camorra, scambi di
voto, ecc... sia cresciuto a dismisura dal dopoguerra a oggi in tutto il paese.
E l’Europa unita? Non doveva il ’93 inaugurare la
nuova Europa senza frontiere? Non doveva la casa comune europea sorgere e rappresentare nel mondo il polo
di democrazia, cooperazione
e rinnovata unità? Eccola,
invece, timorosa e debole,
divisa e attanagliata da instabilità economica e monetaria, da nuove ventate di
nazionalismo xenofobo, incapace di rivestire alcun ruolo concreto nei sanguinosi
conflitti etnici in corso nel
suo mezzo.
I fondamenti sono davvero
rovinati se la solidarietà con
una popolazione alla fame assume le forme di una invasione militare e le armi vengono
messe a tacere (insieme con
chi le imbraccia) mediante altri più sofisticati ordigni di
guerra.
Se giustizia, solidarietà e
pace sono fondamenti di ogni
popolo civile, allora l’esortazione sofferta di chi dice
«Fuggi al tuo monte come un
uccello» diventa proposta di
vita.
Come per Elia, il profeta
che si inoltra nel deserto per
fuggire da un popolo idolatra
e da una monarchia corrotta e
violenta, così anche oggi la
fuga sembra essere l’unica
possibilità di sopravvivenza
(cfr. I Re 19).
Se a questo si aggiunge la
carenza di tensioni ideali e di
quadri etici di riferimento, allora fuggire dalla realtà, per
rintanarsi nei propri ristretti
ma ben conosciuti orizzonti
privati, e difendere a denti
stretti il proprio relativo benessere, appare a molti la
scelta più ragionevole. Tuttavia la risposta del salmista
all’invito alla fuga è molto diversa: «Io - egli dice - confido nell’ Eterpo».
Ma quali sono le ragioni di
questa cocciuta volontà di restare e resistere? Perché
l’Eterno è santo: «Egli è nel
tempio della sua santità».
La nostra speranza non risiede nella nostra capacità,
tanto meno nella nostra moralità, ma in Dio che è santo,
che è altro da noi, che risponde a logiche così diverse dalle
nostre, da dire al suo popolo
idolatra e corrotto: «Come farei a lasciarti, o Efraim? (...)
sono Dio e non un uomo, sono il Santo in mezzo a te, e
non verrò nel mio futuro»
(Osea 11, 8-9).
Possiamo confidare in Dio
perché «ha il suo trono nei
cieli». Egli cioè regna e regnerà: solo a fede serena in
colui al quale appartiene il
Regno può, come in passato a
volte è avvenuto, infondere il
coraggio di sfidare le signorie
e i potentati che oggi imperversano ma che domani spariranno quale paglia che il vento porta via.
La nostra speranza, come
quella del salmista, è riposta
nel Dio che è giusto: «Egli
ama la giustizia». Dio non è
indifferente ai soprusi, ma difende il diritto dei deboli e
rovescia dal trono i potenti.
Se dunque i fondamenti sono rovinati, abbiamo in Dio
un fondamento unico, immarcescibile, valido per l’intera
nostra esistenza.
Anche Elia, in fuga dalla
vita, sostenuto e rifocillato
nel deserto da un Dio misericordioso e testardo, dovette
tornare al suo popolo. E tornò
con una nuova missione e
nuovi atti da compiere.
Imparò anche in quella
circostanza che esistevano
ben settemila altre persone
che «non avevano piegato il
ginocchio davanti a Baal» (I
Re 19, 18) le quali, a differenza di lui, non erano fuggite, ma erano rimaste nel paese, quale anima della resistenza.
Elia, come noi, dovette apprendere la lezione.
ASSISI
LE RAGIONI
DI UNA
ASSENZA
_______LUCA M. NEGRO____
Scarsa partecipazione delle
chiese della Riforma
all’incontro di preghiera per
la pace in Europa, convocato
dal papa ad Assisi per il 9 e
10 gennaio.
Su 128 invitati ufficiali si
sono contate quattro presenze
luterane, due anglicane, una
riformata e una metodista, in
rappresentanza della Chiesa
anglicana, della Chiesa metodista inglese, delle chiese luterane di Svezia e Finlandia,
della Federazione delle chiese
protestanti svizzere, della Federazione luterana mondiale e
della Conferenza delle chiese
europee (Kek). Unici leader
ecclesiastici erano l’arcivescovo anglicano di York,
John Habgood, e il vescovo
luterano del Magdeburgo,
Christoph Demke, che rappresentava la Kek: entrambi
sono stati ricevuti dal papa
nella mattinata di domenica.
Nessuno degli ospiti protestanti ha avuto parte attiva
nella veglia di preghiera di
sabato sera. Un certo stupore
è stato manifestato, negli ambienti ecumenici, per il mancato invito al Consiglio ecumenico delle chiese: motivazione ufficiale il fatto che il
Cec sia un organismo mondiale, mentre gli inviti sono
stati rivolti solo a chiese e organismi europei; ma allora
perché chiedere la partecipazione della Federazione luterana mondiale e dell’Alleanza
riformata mondiale?
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei) ha
declinato l’invito a partecipare all’incontro, pervenuto a
firma del cardinale Cassidy,
presidente del Consiglio pontificio per la promozione
dell’unità cristiana. Rispondendo a Cassidy il presidente
della Federazione, Bouchard,
ha espresso solidarietà nei
SEGUE A PAGINA 7
Ecumene
Bulgaria:
rinasce la
Chiesa metodista
pagina 2
All’Ascolto
Della Parola
Il frutto
dello Spirito
pagina 6
Cultura
America
ieri e oggi
pagina 9
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
Alla presenza di 200 membri e ospiti del Consiglio mondiale metodista
Dopo trentanni di dure persecuzioni
rinasce la Chiesa metodista in Bulgaria
VENERDÌ 15 GENNAIO 1993
VARNA (Bulgaria) - «Se
il Signore non fosse stato con
noi quando ci attaccarono
quegli uomini, ci avrebbero
inghiottiti vivi, (...) un torrente ci avrebbe travolti, un diluvio ci avrebbe sommersi,
saremmo stati travolti da acque impetuose (...) siamo
^fttggiti come un uccello dalle trappole dei cacciatori; il
nostro aiuto viene dal Signore..».
Con queste parole del Salmo 124 il pastore Bedros Altunian della Chiesa metodista
bulgara ha aperto la «Bulgaria Night», una serata di musica, balli, agape fraterna e
testimonianza.
Presenti alla festa erano i
quasi 200 membri e ospiti del
Consiglio mondiale metodista (Wmc) che si trovavano a
Vanta per la seduta del loro
esecutivo, momentaneamente
lasciato per condividere con i
membri della Chiesa metodista unita di Vanta il culto di
consacrazione del teneno dove sorgerà la nuova chiesa. Il
terreno per il nuovo edificio è
stato donato dal governo bulgaro come risarcimento per il
vecchio edificio, a suo tempo
confiscato dal governo comunista.
Uno degli osservatori di
questo primo incontro ha paragonato Favvenimento alla
gioia che si prova nel ritrovare dei parenti che non si incontravano da molto tempo! I
metodisti bulgari infatti hanno salutato, dopo 30 anni di
persecuzioni e isolamento,
fratelli e sorelle da ogni parte ]
Il dr. Donald English, affiancato dai rev. Zdravko Beslov e Bedros Altunian, parla alla chiesa di Varna
del mondo con manifestazioni
di gioia, grande meraviglia e
gratitudine!
«Ecco la famiglia alla quale appartenete», ha detto il dr.
English, presidente londinese
del Wmc, indicando gli ospiti
provenienti da più di 40 paesi
(il Wmc rappresenta più di 50
milioni di membri di 68 chiese che hanno in comune l’eredità wesleyana). Le sedute del
Consiglio sono state tenute in
un albergo sulla costa del Mar
Nero, vicino alla sala comunale di Vama, edificio moderno, fino a poco tempo fa
quartier generale del partito
comunista bulgaro.
La Chiesa metodista era nata a Vama circa 130 anni or
sono, ma era stata messa fuori legge negli anni ’60 dal regime che ne confiscò i beni
immobili, proibì i culti e
qualsiasi forma di propaganda.
I membri del Wmc hanno
anche preso parte a una cerimonia pubblica durante la
quale il presidente della Chiesa metodista bulgara, pastore
Zdravko Beslov, è stato insignito di un «premio per la pace» per i suoi sforzi nel promuovere il cambiamento e la
riconciliazione nel suo paese.
Incarcerato nel 1947 per la
sua opposizione al regime, alla vigilia del suo insediamento in una chiesa di Sofia, rimase in carcere per 14 anni e
dopo il rilascio gli fu impedito di predicare, e fu sorvegliato dalla polizia segreta.
Quando nel 1989 la chiesa fu
riaperta Beslov, quasi ottantenne, predicò il sermone che
aveva preparato per il suo insediamento più di 40 anni
prima.
Esprimendo la sua gratitudine al Wmc, l’anziano pastore ha dichiarato che l’assegno di 1.000 dollari che accompagna il riconoscimento
sarebbe andato a iniziare una
raccolta per l’acquisto di uri
organo per la sua chiesa;
«Forse saremo la prima chiesa evangelica in Bulgaria (oltre alle chiese ortodosse) a
disporre di un organo).
DALLA PRIMA PAGINA
VADEMECUM
Questo significa, tra l’altro:
6.1. Nella vita individuale e
collettiva restituire il primato
alla fede, alla speranza e all’
amore - le tre cose che durano
e qualificano la chiesa come
cristiana.
6.2. Nel lavoro ecumenico,
porre instancabilmente al centro da un lato il Signore stesso,
la sua Parola, l’annuncio del
suo nome, l’esempio della sua
vita (I Giovanni 2, 6) e dall’altro l’umanità per la cui liberazione e salvezza l’Evangelo è
annunziato.
6.3. Accogliersi gli uni gli
altri, come Cristo ci ha accolto
(Romani 15, 7) e condividere
tutto ciò che già abbiamo in
comune.
6.4. Sforzarsi di rimuovere
dalla vita di ciascuna chiesa
quello che non è conforme alla
volontà di Dio manifestata
nella Sacra Scrittura, quello
che contraddice praticamente
quanto asseriamo teoricamente e quello che può essere di
scandalo ad altri cristiani
(Marco 9, 42; I Corinzi 8, 1213) o ad altri uomini e donne
(Romani 2, 24).
6.5. Cercare il consenso nelle cose essenziali della fede e
rispettare la libertà della coscienza responsabile davanti a
Dio nelle questioni aperte e
controverse (Romani 14, 3).
Unità non significa unanimità.
6.6. Non voler togliere la
pagliuzza dall’occhio altrui
mentre la trave è nell’occhio
proprio (Matteo 7, 4). «Chi
pensa di stare in piedi, guardi
di non cadere» (I Corinzi 10,
12).
6.7. Non cessare mai di pregare (I Tessalonicesi 5, 17).
Conferita a Emilio Castro la croce patriarcale
Gli ortodossi riconoscenti
Lo scorso 1° dicembre il
patriarca ecumenico Bartolomeo ha conferito la croce patriarcale al pastore Emilio
Castro, segretario generale
uscente del Consiglio ecumenico delle chiese, in visita a
Istanbul. Il patriarca, «primus
inter pares» dei primati delle
Chiese ortodosse, ha dichiarato che tale premio esprimeva la riconoscenza per i servizi resi da Emilio Castro al
Cec e per il suo «impegno a
Reggio Calabria: attività del gruppo Sae
Costruire speranza
Da più di un anno si è costituito a Reggio Calabria un
gruppo del Segretariato per le
attività ecumeniche (Sae), a
cui aderiscono battisti, cattolici e valdesi. Esso è nato in seguito alla partecipazione di alcuni cattolici e evangelici della nostra città alle ultime «.sessioni di formazione ecumenica» che si tengono al passo
della Mendola, nel Trentino, e
nelle quali cristiani di diverse
confessioni e credenti di altre
religioni si ritrovano insieme
in un clima di tolleranza, rispetto, apprezzamento reciproco e stima. Il gruppo di Reggio Calabria non si prefigge
solo lo scopo di favorire il dialogo ecumenico e interreligioso in una città in cui sono presenti già molti immigrati di fede islamica, ma anche quello
di costruire speranza, partendo
dal patrimonio cristiano comune a cattolici e protestanti,
per tentar di fare sì che la vita
abbia un senso anche in un
luogo ove alla barbarie mafiosa si sostituisca la cultura della
solidarietà e della pace, in modo da ricostruire un tessuto sociale distrutto.
Per i prossimi mesi è stato
pensato un programma che
prevede vari incontri sullo
stesso tema dell’ultima sessione: Voi chi dite che io sia?,
condotti a turno da battisti,
cattolici e valdesi. Il primo ha
già avuto luogo, a cura della
professoressa Eugenia Marzotti Canale, .sul tema: Gesù e le
donne. La relazione, suffragata da puntuali riferimenti biblici, ha evidenziato che Gesù
non ha avuto, nei confronti
delle donne, un atteggiamento
chiuso (come sarebbe stato
conforme agli usi del tempo)
ma dialogico, rivelando anche
a loro FEvangelo del Regno e
affidando loro anche la sua
predicazione. Gesù ha posto
dunque l’uomo e la donna sullo stesso piano di fronte a Dio
e di fronte alla società.
favore del movimento ecumenico, del suo rispetto e del
suo legame con il patriarcato
ecumenico e con l’intera
Chiesa ortodossa». In quanto direttore della Commissione di missione e evangelizzazione (1973-83) e segretario
generale del Cec (1985-92), il
pastore Castro «si è instancabilmente adoperato a trasmettere nel modo più chiaro
possibile il messaggio che afferma che l’unità della Chiesa può realizzarsi solo se i
cristiani dell’ ecumene portano la testimonianza comune
della loro fede» ha sottolineato il patriarca ecumenico.
Questi ha reso omaggio alla
«determinazione del segretario generale del Cec per
impegnare le chiese ortodosse il più pienamente possibile
in tutti gli aspetti del lavoro
del Cec» e ha elogiato gli
sforzi miranti «a permettere
agli ortodossi di giocare un
ruolo decisivo in seno al
Consiglio». Il patriarca Bartolomeo è stato membro del
Comitato esecutivo del Cec
fino alla sua elezione a capo
del patriarcato ecumenico nel
novembre 1991.
Venerdì 22 gennaio, alle
ore 21, nella eattedrale di
Aosta, in occasione della
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani:
Serata di canti,
preghiere e meditazioni
organizzata dalla diocesi
di Aosta e dalla Chiesa
valdese di Aosta.
Dal Mondo Cristiano
I luterani favorevoli a un
intervento militare in Bosnia
GINEVRA — La Federazione luterana mondiale (Firn) chiede un intervento militare in Bosnia-Erzegovina onde fermare
gli stupri di decine di migliaia di donne musulmane e bosniache.
II segretario della Firn, Gunnar Staalsett, ha espresso tale desiderio in una lettera indirizzata al Segretario generale
dell’Onu, Butros Ghali.
Chiesa luterana in Polonia
VARSAVIA — La Polonia, che conta 39 milioni di abitanti
di cui 38 milioni sono cattolici, viene considerata come una
fortezza del cattolicesimo.
Sul milione di polacchi non cattolici, 100.000 sono luterani.
La Chiesa luterana polacca è una chiesa di diaspora, divisa in
sei diocesi, dirette da altrettanti vescovi il cui ministero è limitato a 10 anni.
La Chiesa luterana conta 122 parrocchie, 139 luoghi di culto,
106 pastori, 13 catechiste donne e 40 persone che insegnano la
religione. Una commissione comune sta preparando una nuova
legge per regolamentare i rapporti tra la chiesa e lo stato; il Parlamento dovrebbe discuterne prossimamente.
La situazione finanziaria della Chiesa luterana polacca è difficile. Le contribuzioni ecclesiastiche sono volontarie; dovrebbero corrispondere all’l% del reddito. Senza gli aiuti dall’estero, la manutenzione degli stabili ecclesiastici sarebbe impossibile.
Romania: restrizioni
alla libertà religiosa
BUCAREST — Le chiese protestanti della Romania denunciano restrizioni alla libertà religiosa da quando il Consiglio dei
ministri ha stabilito, nell’agosto scorso, le competenze del Segretariato agli affari religiosi.
Le parrocchie protestanti non possono né vendere né acquistare immobili, né eleggere i propri pastori. Inoltre non possono più fondare nuove chiese né disporre liberamente dei doni
ricevuti dall’estero.
Colombia: separazione
tra chiesa e stato
BOGOTA — Il concordato che legava la Chiesa cattolica e
la Colombia da cinque secoli è stato abrogato. Il trattato firmato alla fine di novembre tra il presidente colombiano e il vescovo Tauran equivale di fatto ad una separazione tra la chiesa e lo
stato.Già nel 1991, una nuova costituzione stabiliva che «tutte
le confessioni religiose e le chiese sono ugualmente libere di
fronte alla legge».
Tale libertà di culto, incompatibile con il concordato che faceva del cattolicesimo la religione ufficiale del paese, preoccupa l’episcopato colombiano.
Dottore honoris causa
STRASBURGO — La Facoltà di teologia protestante di
Strasburgo ha conferito al presidente armeno Ter Petrossian il
grado di dottore honoris causa. Nato ad Aleppo (Siria), orientalista, linguista e specialista di letteratura patristica. Ter Petrossian è stato eletto a suffragio universale, il 16 ottobre 1991, alla
presidenza della Repubblica armena.
Bulgaria: dopo l'elezione
del patriarca Pimen
SOFIA — In seguito all’elezione del metropolita Pimen di
Nevrokop per sostituire il patriarca Maksim, manifestazioni di
violenza si sono moltiplicate tra i sostenitori di Maksim e i vescovi che hanno deciso la scissione.
All’inizio di ottobre sostenitori dei metropoliti scismatici
hanno tentato di occupare il palazzo in cui vive il patriarca
Maksim.
I responsabili delle chiese ortodos.se, in particolare i patriarchi di Costantinopoli e di Mosca, hanno riaffermato la legittimità di Maksim e condannato l’azione degli oppositori. Inoltre,
le chie.se ortodos.se di Russia e degli Stati Uniti hanno inviato
delegati in Bulgaria per cercare di riconciliare i due gruppi.
Ritrovati i resti del patriarca
ETIOPIA — I resti del patriarca della Chiesa ortodossa
(copta) etiopica Theophilos Meiktu .sono stati appena ritrovati.
La morte del patriarca, che risale al luglio 1979, sembra dovuta
agli effetti della tortura, ordinata e forse anche eseguita personalmente dal dittatore Hailé Mengistu Marijam, il quale vive
oggi in esilio.
Russia: ritorno dei gesuiti
MOSCA — Il ritorno dei gesuiti in Russia è stato ufficialmente segnalato il 30 settembre 1992. Dal 1820, data in cui
Alessandro I li aveva cacciati, non erano più tornati se non
clandestinamente.
A Mo.sca e a Novosibirsk, i gesuiti hanno intenzione di aprire
centri culturali e tengono già corsi sulla filosofia esistenzialista
o la spiritualità ignaciana.
3
venerdì 15 GENNAIO 1993
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
Intervista al nuovo segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
Uniti nonostante tutte le nostre divisioni
i;... >'■«'1' »
WALTER WOLF
L9 unità delle chiese non è
fine a se stessa. 11
movimento ecumenico è credibile solo se supera anche le
divisioni tra poveri e ricchi,
neri e bianchi, donne e uomini. Di questo è fermamente
convinto il nuovo segretario
generale del Consiglio ecumenico delle chiese, Konrad Kaiser.
Cambio della guardia a Ginevra: dal 1° gennaio 1993
Konrad Kaiser, luterano tedesco, è subentrato come segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
al metodista uruguaiano Emilio Castro. Kaiser non è uno
sconosciuto nel Centro ecumenico di Ginevra: per 14 anni ha lavorato nel Cec, prima
di diventare professore di teologia sistematica all’Università di Bochum, incarico che
ha coperto per gli ultimi dieci
anni. Il nuovo segretario del
Cec (il quinto dopo Visser’t
Hooft, Blake, Potter e Castro)
è stato recentemente intervistato dall’agenzia protestante
svizzera Keformiertes Forum.
- Professor Kaiser, fra cinque anni il Consiglio ecumenico compirà i cinquant' anni
della sua attività. Che cosa ha
realizzato nel suo primo mezzo secolo di vita?
«Il Consiglio ecumenico ha
influenzato in maniera radicale il comportamento delle
chiese, le une verso le altre; la
chiusura reciproca che le faceva sentire reciprocamente
estranee è oggi sostituita da
una vicendevole comunione.
- L’ecumenismo, originariamente un movimento spirituale, ha oggi più il carattere
di un’attività istituzionale delle chiese. Come può il Cec recuperare le motivazioni spirituali iniziali?
«Lei ha ragione; negli ultimi vent’anni il movimento
ecumenico è stato influenzato
fortemente dalle chiese, in
quanto istituzioni. Che cosa si
può fare? Penso che le iniziative ecumeniche dovrebbero
essere di nuovo rivolte in modo preminente verso le realtà
vitali degli uomini e delle
donne. Le iniziative non dovrebbero limitarsi a sviluppare
analisi globali, ma piuttosto
collegarsi alle esperienze delle
donne, degli uomini, dei giovani.
I giovani si sentono sempre
più estranei all’interno delle
strutture ecclesiastiche. Ma se
la chiesa perde i giovani si
priva di una delle sue principali fonti di energia. Nelle
vecchie chiese, inoltre, il dialogo con i teologi è diventato
più difficile.
Molti professori di teologia
hanno l’impressione di non
essere più presi sul serio,
all’interno del movimento
ecumenico, così come avveniva un tempo, per esempio
con Karl Barth. E bisognerebbe anche dare maggior
ascolto ai teologi del Terzo
Mondo. Il Consiglio ecumenico dovrebbe tomare ad essere
un forum nel quale i diversi
teologi possono confrontarsi e
magari anche litigare insieme».
- Ma il Vaticano è capace
di condurre un dialogo del genere?
«11 confronto potrà anche
avere dei momenti difficili,
ma questo non ci autorizza alla rassegnazione. Anche nei
rapporti interpersonali ci sono
dei periodi di difficoltà, senza
che però un’amicizia o una
convivenza si tronchino. Il
movimento ecumenico ha la
responsabilità di testimoniare
al mondo che i suoi membri
rimangono uniti anche se vi
sono delle divergenze. Perché
ognuno di essi è parte del corpo di Cristo: questa è la ragione della loro comunione. Questa comprensione di fondo è
condivisa anche dal partner
cattolico e negli ultimi anni
abbiamo avuto modo di constatarlo più volte. La Chiesa
romana non coincide con il
Vaticano. Non facciamo un
buon servizio ai nostri fratelli
cattolici se ci fissiamo su Koma. Anche fra il Consiglio
ecumenico e la Chiesa cattolica le relazioni sono a diversi
livelli».
- Lukas Vischer ha constatato che nelle chiese svizzere
si è allentato l’impegno per la
giustizia, la pace, e la salvaguardia del creato. Anche
«Seoul ’90», in confronto con
«Basilea ’89» ha segnato una
perdita di slancio. Come si
può ridare vitalità agli spiriti
indeboliti?
«Non si può negare che la
tensione ideale è diminuita.
Spesso lo slancio si concentra
nelle grandi conferenze inter
Canberra 1991 : l'Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese celebra la cena del Signore
Il Cec ha anche contribuito a
rivitalizzare la responsabilità
missionaria nelle grandi chiese europee e americane. In
una parola ha aiutato le chiese
a percepire la loro responsabilità pubblica, in particolare
per quanto riguarda le questioni della giustizia economica e
sociale e nel settore dei diritti
umani e della pace».
- Come sarebbero andate le
cose senza il Cec?
«Per esempio le chiese ortodosse, grazie alla loro appartenenza al Consiglio ecutnenico, si sono riscoperte reciprocamente ed hanno sviluppato una notevole autocoscienza. Il movimento ecumenico ha dunque aiutato una
grande famiglia ecumenica a
ritrovarsi.
Un altro aspetto positivo: il
Cec ha sensibilizzato le chiese
sul fatto che la discriminazione degli esseri umani per molivi razziali o di classe o per
ultre differenze è in contrasto
con la fede cristiana».
- Confrontarsi e litigare
con fair play: è possibile questo con la Chiesa cattolica?
Come giudica in generale le
possibilità dell’ ecumenismo
dopo 2.000 anni di dispute fra
cristiani?
«Dobbiamo ricordare ancora una volta che il comportamento delle chiese, le une
verso le altre, è mutato in modo positivo: alla polemica è
subentrato il dialogo. Talvolta
però ci manca il coraggio di
prendere sul serio la familiarità che è cresciuta fra noi.
Anche perché ci sono sempre
nuove fasi di conflitto che rallentano il processo di avvicinamento.
Ma i conflitti possono anche
essere chiarificatori, a patto
che non si mettano a tacere i
contrasti per un malinteso senso di fraternità. Le chiese ortodosse e anglicane, ed il Consiglio ecumenico stesso, dovranno imparare nei prossimi
anni a discutere con serenità
con la Chiesa cattolica le questioni controverse».
nazionali, dove vengono pronunciate parole impegnative,
che si ritengono vincolanti per
tutti.
Poi le conferenze finiscono
e molte chiese hanno difficoltà a trarre le conseguenze
pratiche nei loro comportamenti, nella testimonianza
pubblica, nelle prese di posizione che hanno implicazioni
politiche.
Dobbiamo anche considerare il fatto che dal 1989 ad oggi
in Europa sono avvenuti dei
grossi rivolgimenti, e che
molte questioni che allora erano di primaria importanza sono state offuscate da nuovi
problemi.
Oggi in primo piano c’è la
minaccia del razzismo. Nel
1989 le chiese in Svizzera, in
Germania e in molti altri paesi
d’Europa pensavano che il
razzismo fosse una questione
che riguardava altre nazioni,
per esempio il Sud Africa. Invece oggi, perfino nelle nostre
file, scopriamo gli eccessi della violenza razzista. Anche il
nazionalismo è cresciuto in virulenza. Nel 1989 nessuno poteva immaginarsi una guerra
civile di una barbarie simile a
quella che avviene nell’ ex Jugoslavia. I punti focali del
progetto giustizia, pace e salvaguardia del creato si sono
spostati e dobbiamo correggere i nostri schemi interpretativi e operativi».
- Che cosa si può fare in
concreto, per esempio nel caso del nazionalismo?
«Dobbiamo ricercare con
attenzione tutte le possibilità
di soluzione pacifica dei conflitti. Io sono interessato appassionatamente a tutti gli
strumenti che si possano trovare per risolvere i conflitti
senza l’invio di truppe e ad un
rafforzamento dei diritti pacifici dei popoli».
- Negli ultimi anni la politica del Consiglio ecumenico è
stata profetica nei confronti
del Sud Africa e diplomatica
verso l’Est europeo. Come
sarà la politica del Cec con il
segretariato di Kaiser?
«Il linguaggio profetico e
quello diplomatico non sono
necessariamente in conflitto.
Come lei giustamente ha notato il Consiglio ecumenico sa
usare l’uno e l’altro stmmento. Non ci saranno mutamenti
in futuro. Io stesso mi riconosco in entrambi».
- Il Cec continuerà ad usare il primo strumento solo in
un senso ed il secondo solo in
un’altra direzione?
«Non posso negare che
molti hanno l’impressione che
vi siano delle parzialità. Ma le
iniziative concrete dipendono
dalla valutazione delle diverse
situazioni, e naturalmente si
possono commettere errori.
Per questo vogliamo esaminare senza prevenzioni le relazioni che si sono avute in questi ultimi venti anni con l’Europa orientale.
Per questo, fra l’altro, ci
proponiamo di ascoltare con
attenzione molti dei nuovi responsabili delle chiese dell’est
europeo che per anni sono stati tenuti ai margini.
Vorremmo confrontarci con
serietà anche sulle esperienze
e sui ricordi contraddittori,
sperando di arrivare a conclusioni comuni; per il momento
però non c’è ancora nulla di
deciso anche se si impongono
senz’altro delle correzioni».
- Una domanda personale,
prof. Kaiser: in che modo si
può collegare il suo futuro lavoro di segretario generale
con la sua precedente attività
nel Cec? E come potranno essere utili per il lavoro nel Cec
i suoi dieci anni di insegnamento?
«Kitengo che sia un privilegio poter iniziare questo nuovo incarico avendo sullo sfondo una lunga esperienza in diversi campi. E per me è stata
senz’altro una fortuna, dopo
14 anni di lavoro pratico nel
Consiglio ecumenico, aver potuto riflettere profondamente
sulle questioni teologiche ed
essere vicino alla base della
chiesa ed anche ai gruppi più
impegnati della chiesa. Oggi,
ritornando al Consiglio ecumenico, riesco a vederlo come
lo si vede dal basso, piuttosto
che dalla prospettiva della
“mondialità” delle chiese».
- Che impulsi vorrebbe imprimere al lavoro ecumenico?
«Accanto alla ricerca di
nuove vie per la soluzione pacifica dei conflitti, a cui abbia
^ ,L' . -IO
Konrad Raiser, nuovo segretario del Cec dal 1 “ gennaio 1993
mo già accennato, mi interesserebbe approfondire la riflessione sull’ermeneutica dell’
unità. Dobbiamo tornare ogni
volta a riflettere su che cosa
significhi “unità delle chiese”.
Quanta concordanza è necessaria e sufficiente perché si
possa vivere in una comunione fra le chiese?
Dobbiamo per esempio essere d’accordo su tutte le questioni che riguardano il diritto
ecclesiastico? o ci basta essere
uniti sui punti essenziali della
fede?
E poi vorrei affrontare
un’altra questione: quali conseguenze teologiche ha per
noi - come chiese cristiane il fatto che viviamo in un
mondo di pluralità religiosa,
nel quale siamo solo una minoranza, sia pur significativa,
insieme ad altre minoranze? E
infine dobbiamo sforzarci per
giungere ad una nuova comprensione teologica della creazione.
Una teologia della creazione
che ci riporti, come uomini e
donne, alla nostra funzione di
partner di tutto il resto della
creazione, che abbiamo il
compito di custodire e proteggere, non di dominare e violentare».
- Professor Kaiser, lei sarà
un segretario «forte», come lo
è stato Philip Potter?
«Non si è segretari “forti”
perché lo si vuole. Comunque
porto con me molte convinzioni radicate. A qualcuna ho
già accennato, parlando degli
impulsi che vorrei imprimere
al lavoro ecumenico; inoltre
mi preme che la dimensione
spirituale e quella politica della fede evangelica siano collegate fra loro.
L’Evangelo come annuncio
della salvezza di Dio per la vita intera non è mai apolitico.
L’impegno per l’unità, per la
missione e per il servizio costituisce un’unità inscindibile.
È un errore pensare che il
compito primario del movimento ecumenico sia il conseguimento dell’unità visibile
delle chiese, di fronte alla
quale tutte le altre istanze devono sottostare.
L’unità non può essere il fine ultimo che le chiese si propongono. Essa va vista piuttosto secondo l’ottica che Gesù
ha evidenziato nella sua preghiera sacerdotale:“...affinché
il mondo creda che tu mi hai
mandato”(Giovanni 17, 21).
Se le chiese vogliono essere
“una” in questo senso, ed essere credibili di fronte al mondo, devono superare al loro in
terno le divisioni fra ricchi e
poveri, neri e bianchi, uomini
e donne».
- Un’ultima domanda: che
cos’ è che la attira di più nel
suo nuovo lavoro e cosa la
preoccupa maggiormente?
«Mi attira particolarmente il
fatto di poter collaborare “materialmente” nel lavoro ecumenico, dopo che negli ultimi
dieci anni la mia attività è stata più a livello di riflessione.
Le preoccupazioni nascono
dalla situazione mondiale; la
minaccia nucleare sembra attenuata, ma sono cresciuti i
pericoli ecologici e soprattutto
c’è una incapacità politica di
agire, che consiste nel fatto
che i paesi ricchi esausti e
paralizzati dal conflitto di fondo fra i poveri e i ricchi potrebbero abituarsi, in caso di
necessità, a far ricorso ai mezzi militari.
Il conflitto Est-Ovest potrebbe trasformarsi in uno
scontro ancora più grave tra
Nord e Sud».
(Traduzione Emmanuele Paschetto. Foto: Luciano Deodatoj
Konrad Raiser,
55 anni, ha studiato teologia a Tubinga, Bethel,
Heidelberg e Zurigo e,
all’Università Harward
di Cambridge (Usa), sociologia e psicologia sociale.
Dal 1963 al 1969 è stato
pastore a Berlino e Stoccarda, quindi assistente
di teologia pratica all’
Università di Tubinga.
Dal 1969 al 1983 ha lavorato nel Cec prima nel
dipartimento di Fede e
Costituzione, poi còme
Segretario generale aggiunto e responsabile
dell’unità programmtóca
sui temi della giustizia e
del servizio.
È stato poi professore di
teologia sistematica e di
ecumenismo all’Università di Bochum. „
Membro della presidenza
del Kirchentag, consigliere nelle Assemblee
ecumeniche di Basilea
(1989)e Seoul (1990),
Raiser ha scritto oltre
200 articoli specialistici e
due libri dal titolo «Identità e socialità» (1971) è
«Ecumenismo in transizione» (1991).
È stato eletto Segretario
generale del Cec il 24
agosto scorso.
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 15 GENNAIO 1993
LA TAVOLA VALDESE INEORMA
In programma uno scambio
con le chiese del Madagascar
Nel corso dell’inverno la Tavola
valdese si riunisce abitualmente una volta alle valli valdesi
(quest’anno dal 3 al 5 gennaio a
Torre Pellice, con un’appendice il 6
a Torino) e ciò consente un contatto
diretto con diversi comitati e commissioni operanti nella chiesa.
11 numero rilevante di questi incontri ha costretto a situarne alcuni
in una pre-seduta sabato 2 gennaio,
pur con una Tavola ancora a ranghi
ridotti.
Con la Commissione esecutiva distrettuale e i sovrintendenti dei 3
circuiti delle valli valdesi, la Tavola
ha passato in rassegna la situazione
ecclesiastica e pastorale delle Valli.
Con il Comitato della fondazione
Centro culturale ha stabilito criteri
comuni nell’impostazione dei bilanci preventivi concordando interventi
e collaborazioni.
Con il Comitato dell’Uliveto ha
discusso un piano di adeguamenti
strutturali per questo istituto per disabili.
Con la Commissione istituti ospitalieri valdesi ha compiuto un ulteriore passo avanti sulla strada che
porterà alla creazione di una Commissione sinodale per la diaconia;
ha inoltre varato il programma per il
Convegno delle opere che si terrà a
Roma nei giorni 6-7 marzo ’93.
Con il Comitato del Collegio di
Torre Pellice ha esaminato la preoccupante situazione della scolarizzazione in costante calo e della conseguente crisi economica che si è
improvvisamente affacciata.
Con il Comitato delle diaconesse
ha valutato problemi e realizzazioni
del primo anno dal cambio di direzione.
A Torino la Tavola ha incontrato
il Comitato della Cevaa (Comunità
evangelica di azione apostolica)
discutendo, insieme ad un gruppo di
giovani delle Valli, il programma in
corso di uno scambio da chiesa a
chiesa con il Madagascar, in vista
della visita di ritorno che un gruppo
di malgasci farà alle Valli l’anno
prossimo.
Insieme al Comitato permanente
dell’opera per le chiese evangeliche
metodiste in Italia, la Tavola ha proseguito rincontro con il Comitato
Cevaa chiarendo le modalità
dell’inserimento delle chiese metodiste nella Cevaa che è stato definito lo scorso giugno nella riunione
annuale del Consiglio della Cevaa
ad Ecumene.
Ancora, con l’Opcemi, la Tavola
ha messo a punto un più preciso
meccanismo di coordinamento
finanziario tra la Tavola, che ha la
responsabilità finanziaria delle chiese valdesi curando la tesoreria per
tutte le chiese, e l’Opcemi che ha la
responsabilità finanziaria delle chiese metodiste e rimborsa alla Tavola
le spese relative.
Tavola e Opcemi hanno inoltre
elaborato ulteriormente il piano pluriennale per il trattamento economico degli iscritti a ruolo (pastori e
diaconi) che il Sinodo ha chiesto loro nel 1991.
CAMPO DI LAVORO
Nel corso delle sedute un tempo
rilevante è stato dedicato al piano di
sistemazione del campo di lavoro,
della distribuzione cioè dei pastori
su tutto il territorio nazionale.
Tale sistemazione deve tener conto delle chiese autonome che eleg
IfclWrViñS V
La Casa valdese di Torre Pellice dove si è tenuta la riunione
gono il proprio pastore e di quelle
non autonome (chiese costituite)
che lo ricevono nell’ambito di un
piano complessivo, in continuo movimento, che la Tavola elabora via
via.
In vista della prossima scadenza,
l’autunno di quest’anno, la Tavola
ha formulato alcune ipotesi per i posti vacanti, o che si renderanno vacanti, incaricando i propri membri
delle necessarie consultazioni con
chiese e pastori.
Ha proceduto invece alla nomina
del pastore Franco Giampiccoli,
eletto dalla Chiesa valdese di Palermo di via Spezio.
Avendogli tuttavia accordato un
congedo sabbatico di un anno dopo
la moderatura, la Tavola ha stabilito
l’inizio del suo ministero a Palermo
per l’autunno del ’94, incaricando la
pastora emerita Irene Wigley della
cura della chiesa di Palermo per
l’anno ’93-94.
FINANZE
All’inizio di gennaio è difficile fare una previsione di come si presenterà la chiusura dell’esercizio finanziario appena concluso: molte contribuzioni e doni sono ancora in
viaggio o... devono ancora partire.
La forbice molto larga tra il preventivo della Tavola (richieste) e il
totale degli impegni assunti dalle
chiese valdesi, non consente tuttavia
previsioni ottimistiche.
Dopo anni di sostanziale pareggio
dei bilanci, per il ’92 la Tavola prevede un sensibile disavanzo che
sarà maggiore o minore a seconda
dello sforzo che sapranno fare le
chie.se nella stretta finale (entro febbraio).
Alcune chiese hanno già inviato
contribuzioni o doni straordinari al
di là dell’impegno assunto, e raggiunto, per il 1992.
Si tratta di allargare questo sforzo,
di por mano alle riserve, a qualche
fondo particolare, di sollecitare i
membri per uno sforzo ulteriore, al
fine di non appesantire il bilancio
del ’93, su cui le chiese sono chiamate a formulare il proprio impegno
entro febbraio, con uno strascico del
’92.
Per parte sua la Tavola ha avviato
uno studio e alcune iniziative al fine
di ammortizzare e assorbire il peso
rilevantissimo della recente tassazione straordinaria (die. ’91: 444
milioni di Invim straordinaria di cui
120 accantonati; die. ’92: 100 milioni di Isi) evitando che esso soffochi la gestione ordinaria della vita
della chiesa.
La Tavola ha espresso la viva speranza che, attraverso l’impegno delle chiese valdesi e suo proprio, il
deficit previsto per il ’92 sia ridotto
alle minime dimensioni possibili.
ECUMENISMO
Poco tempo è rimasto durante le
sedute di gennaio per i rapporti ecumenici e con l’estero.
La Tavola tuttavia ha discusso a
fondo sul futuro della Conferenza
delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa (Cepple) insieme alla
corrispondente per l’Italia Mirella
Scorsonelli.
E emerso un diffuso desiderio di
non veder sparire questo limitato
ma importante ambito di scambio
interprotestante; ma è stata altresì
manifestata la convinzione che questo organismo di collegamento tra le
chiese evangeliche di Portogallo,
Spagna, Francia, Italia, Svizzera remanda e Belgio sopravviverà solo
se saprà esprimere un significativo
programma per l’elaborazione di
una comune linea ecumenica.
Sotto la rubrica «La Tavola valdese informa», «Il Comitato
permanente metodista informa»
e «Il Comitato esecutivo
deU’Vcebi informa» pubblicheremo a cura delle stesse amministrazioni ecclesiastiche
informazUmi periodiche sulle loto decisioni e iniziative.
Scuole domenicali delle chiese di Trieste
Non cedere al
fascino delia guerra
PIER DAVIDE COISSON
VALDO COZZI
I monitori delle scuole domenicali delle comunità
metodista e elvetico-valdese
di Trieste hanno invitato genitori e ragazzi a incontrarsi per
riflettere e pregare insieme
sulle situazioni di guerra nel
mondo... «per non cedere alla
crescente popolarità della
guerra».
Si è deciso di riunirsi il IO
dicembre, giorno in cui 500
persone dovevano raggiungere disarmate Sarajevo per portare un messaggio di pace alla
popolazione che subisce gli
orrori della guerra. Mentre i
pacifisti marciavano, anche
noi nella nostra preghiera
marciavamo insieme a loro,
seduti in cerchio, tenendo
ognuno in mano una candela
accesa.
Come le piccole luci delle
nostre candele rischiaravano il
grande buio della notte, così
piccoli gesti di pace riescono
a portare la luce in mezzo
all’oscurità dell’odio.
L’animatore dell’incontro,
pastore Martelli, ha invitato i
ragazzi a scrivere un messaggio di pace per i loro coetanei
di Sarajevo e per tutti i ragazzi che subiscono la guerra.
Ognuno di loro ha poi attaccato la propria lettera alla colomba della pace disegnata
durante la guerra del Golfo.
L’annuncio della pace è stato il primo che Dio ha mandato agli uomini alla nascita
di Gesù (Luca 2, 14: «Gloria
a Dio nei luoghi altissimi, pace in terra agli uomini che
egli ama»).
Questo messaggio è stato al
centro delle feste dell’albero
delle due comunità. I bambini
della comunità elvetico-valdese hanno presentato una recita
sulla storia di Giona continuando a rifiettere e a impegnarsi attivamente per la pace.
Infatti una bambina è andata a
Kraljevica e Lovran in Croazia per incontrare i bambini di
un orfanotrofio e di una casa
per portatori di handicap.
La scuola domenicale metodista ha invitato alla sua festa
Libera Squeri, una pacifista
triestina che aveva preso parte
alla mainia disarmata per Sarajevo. E stata presentata con
un paragone alla storia di Giona: come Dio ha mandato il
profeta a Ninive, così anche
oggi manda dei profeti disarmati in mezzo alla guerra per
far assaporare, attraverso gesti
di affetto umano, quello che
sarà il suo Regno.
Aiuti dalle chiese battiste italiane
Per le chiese polacche
Da alcuni anni il Movimento femminile evangelico battista (Mfeb) ha stretto dei
rapporti con analoghe organizzazioni battiste dei paesi
dell’Europa orientale ed ha
coinvolto le diverse Unioni
femminili locali in particolari
progetti di aiuto.
Tramite il Mfeb ed il Dipartimento di evangelizzazione uno di questi progetti approdava nell’ottobre del 1990
all’Assemblea generale
dell’Ucebi che votava la seguente mozione:
«L’Assemblea generale,
udita la relazione sulla situazione attuale delle chiese battiste nei paesi dell’Europa
dell’Est e sul piano di aiuti
predisposti dalla Federazione
battista europea:
a) prende atto di quanto
espresso nella relazione;
b) accoglie l’invito rivolto
a tutte le unioni e convenzioni battiste aderenti alla Federazione europea;
Iniziativa evangelistica mondiale
«Pro Cristo 1993»
Cinque serate evangelistiche, realizzate a Essen (Germania) con la partecipazione
di Billy Graham, saranno diffuse tramite 11 satelliti e antenne paraboliche in tutta Europa.
L’iniziativa, denominata
«Pro Cristo ’93» e organizzata da alcune chiese locali tedesche, è «supportata» dal
materiale tecnico (antenne,
grande schermo, videoproiettore) che saranno messi a disposizione dall’associazione
evangelistica «Billy Graham»
di chiese e gruppi, con preferenza per chi organizzi proiezioni destinate a molte persone (per esempio affittando sale cinematografiche).
Le trasmissioni della durata
di 90’ saranno trasmesse in
Italia i prossimi 18, 19, 20 e
21 marzo,tra le 20.30 e le 22,
e prevederanno canti e predicazione.
Per altre informazioni:
Franco Bono (Lucca). Tel.
0583/979747. Fax 979429.
c) approva e fa sua la richiesta del Dipartimento di
evangelizzazione di dedicare
la prima domenica di aprile
1991 domenica per i diritti
umani alla solidarietà con le
Chiese battiste dell’Europa
orientale:
d) chiede alle chiese locali
di impegnarsi, neH’ambito
della promozione di rapporti
bilaterali con le unioni battiste europee, valendosi anche
delle iniziative del Mfeb nella
misura concreta del sostegno
finanziario del progetto di
aiuto all’Unione battista della
Polonia».
Diverse chiese locali hanno
risposto all’appello rivolto f
dall’Assemblea generale raccogliendo offerte anche nel
1992.
Recentemente l’Ucebi ha
inviato all’Unione battista
polacca la somma di L.
4.792.000, come aiuto per la
creazione di un seminario
teologico in Polonia.
5
venerdì 15 GENNAIO 1993
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
Inaugurato al Villaggio di Monteforte il Centro evangelico di studi
Strumento delle chiese per approfondire
la conoscenza biblica nel Meridione
LUCIANO DEODATO
La bella scuola del Villaggio evangelico, nato a Monteforte aU’indomani del terremoto che circa una dozzina di
anni fa sconvolse ITrpinia
ospiterà d’ora in avanti un
Centro studi, che vuole essere
uno strumento di servizio alle
chiese del Meridione per farle
crescere nella conoscenza biblica.
«Il nostro Centro - ha detto
il pastore Remo Cristallo, del
movimento Nuova Pentecoste
- è il frutto di una visione di
fede. Da anni avevo questo
desiderio; il Centro è solo un
punto di partenza. Noi speriamo, attraverso i mass media e in particolare la televisione, di raggiungere l’intera
nazione e i paesi dell’Est».
Non sono numerosissime le
chiese «Nuova Pentecoste»,
ma sono in compenso ben radicate nella zona tra Napoli,
Avellino, Aversa. In quest’ultima città, per esempio, c’è
una comunità che conta
all’incirca 800 membri battezzati. Poi esistono comunità
in Bulgaria. Ma perché il nome «Nuova Pentecoste»?
«Perché - dice Cristallo - oggi è necessaria una nuova
Pentecoste per l’unità dei
credenti in Cristo». Ma una
unità che non significa
uniformità: «lo credo - aggiunge - in una unità nella
diversità. La diversità, infatti,
va vista come una grande ricchezza».
E così, all’insegna dell’
unità e della diversità è nato
questo Centro con una giornata inaugurale il 9 gennaio,
che ha visto convenire a
Monteforte rappresentanti di
molte realtà evangeliche della
Campania e di altre regioni
del Sud. Il pastore Enrico
Trobia ha mandato un mes
saggio, e così pure Fon. Valdo Spini, sottosegretario agli
Esteri. È stato varato un programma di studi che vedrà
nel mese di gennaio la partecipazione dei professori Domenico Maselli, Giorgio Girardet e Giovanni Rinaldi.
Ogni sabato si svolgeranno
dei seminari su tutto l’arco
della giornata, che saranno
registrati in videocassette e
diffusi ovunque. Per questo il
Centro è attrezzato in modo
ottimo, disponendo di tutti gli
strumenti necessari e perfino
di una unità televisiva mobile.
L’attività del Centro si è
aperta con una lezione tenuta
dal pastore Giorgio Bouchard, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, su una delle pagine piiì tragiche e gloriose
dell’evangelismo meridionale: la vicenda di Guardia Piemontese.
Perché andare tanto indietro nel tempo per parlare agli
uomini di oggi? Perché
l’evangelismo meridionale
non è nato solo ieri, ma è antico e le sue radici affondano
nei secoli passati. Il Meridione è stato attraversato da vasti
movimenti di alta spiritualità
all’alba del secondo millennio.
L’intolleranza cattolica e
spagnola si adoperò a cancellarla con tutti i mezzi: «Il risveglio pentecostale odierno
- ha osservato Bouchard - è
la rivincita evangelica sulla
Spagna. Non è un caso se oggi i movimenti pentecostali
sono fortemente presenti in
quelle aree del mondo, da
Sud America alle Filippine e,
per quanto ci concerne, il
Sud d’Italia, dove la Spagna
di Filippo II sviluppò con ferocia la sua azione di repressione».
Il Villaggio evangelico di Monteforte dove si è inaugurato ii Centro
La lezione di Bouchard,
che ha ripercorso le tappe del
martirio e della sofferenza dei
testimoni di allora, dei vari
Bonelli e Pascale e delle iner
mi popolazioni della Calabria
che affrontavano con serenità
il patibolo sapendo di entrare
nella vita, ha affascinato l’intero uditorio.
Non è stata solo una sterile
rievocazione di un passato,
ma la scoperta delle radici, di
un filo che collega la testimonianza dell’oggi con quella di
ieri: «Non siamo - ha detto
l’oratore - un’ondata spiritualistica; nel Mezzogiorno si
combatte ormai da secoli una
battaglia per l’anima. Noi
coltiviamo la memoria, che è
memoria di sconfitte, per aiutare oggi il riscatto del nostro
popolo».
Forse il neonato Centro studi è il segno di un momento
nuovo che si apre nella vicenda degli evangelici meridionali. Speriamo che sia questo
uno strumento che riesca a
collegare i frammenti sparsi
di una testimonianza appassionata e coraggiosa, antica e
nuova, sofferta e gioiosa in
una terra arida com’è il Meridione che, come disse Ignazio
Silone «è stata sempre animata dall’attesa del Regno».
Una iniziativa delle chiese battiste
Coi bimbi di Cernobil
Tutti ricorderanno la tragedia della primavera del 1986,
quando il reattore della centrale nucleare di Cernobil
esplose dando vita a una nube
radioattiva altamente contaminante che si sparse sui cieli
Pramollo: è ben riuscita la festa della scuola domenicale
Un Natale vissuto pensando
a tutti i bambini meno fortunati
Sabato 26 dicembre, nella
sala delle attività rallegrata da
un abete addobbato e illuminato, si è svolta la tradiz;ionale festa di Natale preparata dai bambini della scuola
domenicale e dai loro monitori Manuela, Florence e Andrea.
I ragazzini sono dieci e
quindi forse molti di noi si
aspettavano mezz’ora di
«spettacolo» o poco più, se
non addirittura di rivedere per
l’ennesima volta la solita recita natalizia.
Invece loro ci hanno sorpresi. Hanno rappresentato
alcune favole mediante marionette disegnate e realizzate
da loro, hanno recitato molto
bene una divertente commedia e hanno cantato parecchi
canti natalizi accompagnati
dalla chitarra di Gianni Long.
Anche se le recite non si
ispiravano a argomenti strettamente natalizi, sappiamo
che durante le normali lezioni
della scuola domenicale si
studiano e si approfondiscono
temi e episodi biblici, e
senz’altro anche l’episodio
della nascita di Gesù e soprat
tutto rimportanza per noi di
questa nascita è stata affrontata con i bambini.
È lodevole l’impegno che
hanno dimostralo per offrirci
quel pomeriggio di gioia e serenità: essi ci hanno insegnato ancora una volta che non è
necessario essere numerosi
per realizzare qualcosa di
buono e piacevole: un grazie
sincero a bambini e monitori.
Abbiamo avuto anche un
momento di riflessione e preghiera, in cui il pensiero è andato in modo particolare a
tutti quei bambini che non
hanno una casa, non hanno
più i genitori per colpa della
guerra, non hanno cibo sufficiente per sfamarsi né indumenti che li riparino dal freddo dell’inverno.
Non è sufficiente parlare
della loro situazione, ma un
primo passo per realizzare dei
gesti di concreta solidarietà
nei loro confronti è che tutti i
nostri figli si rendano conto
dell’esistenza di tante condizioni di vita troppo disagiate,
al limite della sopportabilità,
in un mondo che osa definirsi
giusto e civile.
d’Europa. A distanza di anni
dal disastro nucleare moltissima gente soffre ancora delle
conseguenze della contaminazione. L’incidenza delle
malattie cancerogene, specialmente le leucemie, che si
sviluppano nel tempo è altissima. Ad esserne colpiti sono
soprattutto i bambini. Si stima che vi sia un milione di
bambini contaminati nell’area
geografica più vicina al luogo
del disastro: alcuni sono ammalati altri, benché attualmente sani, hanno bisogno di
cure costanti.
È stato provato che un cambiamento di aria e di cibo può
migliorare di molto la loro
condizione fisica; per questa
ragione da tempo chiese, associazioni culturali e politiche in tutta Europa si sono
organizzate per ospitare gruppi di questi bambini per un
periodo di tre-quattro settimane insieme ai loro accompagnatori e interpreti.
Le chiese battiste stanno attualmente raccogliendo fondi
per poter accogliere alcuni
gruppi nei prossimi mesi di
aprile e maggio presso il Centro battista di Rocca di Papa e
il Villaggio della gioventù di
Santa Severa. Ogni gruppo,
composto da circa 40 persone, deve essere ricevuto alla
frontiera e ospitato a spese
delle organizzazioni che lo
invitano, che devono anche
provvedere all’assistenza medica.
Si ricorda che i fondi raccolti devono essere inviati
aU’Ucebi entro e non oltre il
31 marzo prossimo. Tutti sono invitati a contribuire e a
mettere in atto iniziative che
aiutino a incrementare le offerte. Maggiori saranno le
somme raccolte, più elevato
sarà il numero di bambini che
potremo invitare a passare
qualche settimana da noi.
Cronaca
GRAVINA — Domenica 13 dicembre abbiamo avuto un culto
diverso dal solito, più vivo e partecipato, ricco di gesti antichi e semplici, di visibili, tangibili prove dell’infinita generosità dell’Iddio vivente; un’abbondanza che riempie il
cuore e sazia l’essere umano, donandogli serenità e gioia.
La pastora Elizabeth Green, i ragazzi e le ragazze della
scuola domenicale hanno, con canti, preghiere, letture, lodato e ringraziato il Signore, nostro creatore, per i frutti della terra che, con gran benevolenza, ci ha dato. Accanto al
pulpito c’era una tavola, e su di essa ceste di olive, noci,
uva, agrumi profumati, recipienti colmi d’olio, di vino, di
pane fragrante.
Quello stesso pane e quello stesso vino sono stati poi consumati nella celebrazione della cena del Signore. Il suono
dell’organo accompagnava quel gesto di antica quotidianità,
nel quale si spezza il pane e si versa il frutto della vite nel
calice, offrendolo ai presenti come annuncio di vita eterna.
La chiesa è stata coinvolta dall’amore e dall’unità in Dio:
nei locali comunitari è stato preparato un pranzo al quale
tutti hanno preso parte, dando l’impressione di essere una
sola, grande famiglia riunita in un clima d’amore e di serenità. Nel pomeriggio ci sono stati canti e testimonianze; il
tempo non è sembrato lungo e così siamo arrivati alla sera,
con la sensazione che qualcosa di grande fosse avvenuto.
Allora mi sono venute le antiche parole del salmo:
«Quant’è buono e quant’è piacevole che fratelli (e sorelle)
dimorino assieme (...) poiché quivi FEtemo ha ordinato che
sia la benedizione, la vita in eterno» (Salmo 133) (pi).
SAN SECONDO — Il culto di domenica 27 dicembre è stato
presieduto dalla scuola domenicale che con testi biblici
dell’Antico e del Nuovo Testamento ha rivolto un chiaro
annunzio della venuta del Salvatore. È seguita la «festa
dell’albero», con una bella drammatizzazione del libro di
Ruth, Fantenata di Gesù. I culti del 31 dicembre, 1° gennaio
e 3 gennaio sono stati presieduti rispettivamente dal Concistoro e da Rino Cardon e Aldo Garrone, che ringraziamo.
Per il 1993 il Concistoro ha distribuito i seguenti incarichi:
Paola Genre, presidente; Archimede Bertolino, vice; Elvina Gardioi, segretaria; Ugo Ribet, cassiere.
PINEROLO — Due lutti hanno rattristato la comunità in queste ultime settimane. Sono scomparsi Teofilo Pons di Abbadia, dopo lunga malattia, e Luca Tavella dopo poche ore
di vita. Pensiamo con cristiana solidarietà alle famiglie che
li piangono. ,
TARANTO — Il 25 dicembre la nostra comunità ha vissuto un
Natale speciale, ricco di fraternità e testimonianza. La predicazione del past. Lupi ha messo in luce che in Gesù Dio si
è fatto conoscere da noi e che questo incontro si presenta
sempre nuovo, perché ci chiama a essere attenti e partecipi
delle vicende del mondo in cui viviamo.
È apparso chiaro, quindi, che il prossimo altro non è che il
Cristo celato in ogni essere umano che soffre; nell’affamato, nel derubato, nell’emarginato, nell’abbandonato, nel bisognoso, nel malato... perché il prossimo altro non è che la
verifica del nostro incontro con Dio e del mutamento che
ciò ha prodotto in noi. Il pastore ha poi effettuato il battesimo del piccolo Paolo D’Amore, secondogenito di una giovane coppia della nostra comunità, che ha promesso a Dio
di educare il piccolo nella fede. La chiesa era piena, con
molti amici cattolici e i parenti; ciò ha costituito un motivo
di testimonianza di fede. Mentre il pastore teneva in braccio
il bambino per presentarlo alla comunità, ognuno aveva in
mano una candelina accesa e cantava lode al Signore; poi,
nella preghiera comunitaria, un fratello ha chiesto a Dio di
guidare Paolo lungo il cammino della vita e di benedire la
comunità in cui crescerà.
E seguito un piccolo «rinfresco natalizio» nei locali adiacenti, durante il quale i fratelli cattolici hanno richiesto
informazioni e mostrato interesse per il modo diverso di vivere il Natale e di ricevere il segno della grazia di Dio.
Una giornata di gioia per il battesimo di Paolo proprio il 25
dicembre, data in cui una culla ci deve ricordare che la vera
ricchezza è il dono di sé stessi (ec).
RORA — Ringraziamo Bruna Monnet, Rosa Rivoira, Olga
Toum e i vari collaboratori per la buona riuscita della cena
di Capodanno che ha fruttato circa un milione per i lavori di
rinnovo del tempio. Al Coro alpino Val Pellice, all’assessorato alla Montagna della Provincia, al Comune di Rorà, che
hanno favorito la buona riuscita della serata di domenica 27
dicembre, con il concerto in favore della ristrutturazione del
tempio, va il ringraziamento più sincero del Concistoro.
Il 26 dicembre è mancata a Losanna Laura Durand in Battistoni, di 63 anni, che per oltre 20 anni aveva lavorato
all’amministrazione dell’ospedale della città svizzera e da
10 era in pensione. Al marito Leo, alla sorella Giuliana e a
tutti i parenti di Rorà vanno le condoglianze di tutta la comunità.
LIVORNO — Il rabbino della comunità ebraica, dottor Kahn,
è stato ospite lunedì 11 gennaio della chiesa valdese, e ha
commentato alcuni Salmi di Gerusalemme.
VENEZIA-MESTRE — Nonostante la fitta nebbia che ha reso più difficile lo spostamento fino a Venezia, soprattutto
per chi veniva dalla diaspora, la giornata comunitaria prenatalizia, domenica 20 dicembre, ha visto un buon numero di
partecipanti. Al culto, che ha avuto per tema «Dio, benedici
l’Africa», hanno partecipato bambini e ragazzi con letture e
canti. Dopo l’agape sono .seguiti ancora canti e quiz biblici
mimati, presentati dalla scuola domenicale di Mestre, poi
giochi enigmistici, tombola e lotteria preparati dal gruppo
di lavoro.
Un’improvvisa malattia del pastore il giorno di Natale ha
creato una piccola emergenza; grazie alla disponibilità e alla capacità d’improvvisazione di alcuni predicatori laici,
Sandro Dell’Aquila, Franco Macchi, Sandra Rizzi, i culti a
Mestre e Venezia si sono svolti regolarmente. È stato spostato a domenica 3 gennaio il culto in cui è stato ricordato il
125° anniversario della Chiesa valdese di Venezia, costituitasi ufficialmente il giorno di Natale del 1867 (rcr).
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 15 GENNAIO 1993
PORTARE IL FRUTTO
DELLO SPIRITO
ITALO BENEDETTI
Portare il frutto dello Spirito significa vivere nella
libertà. Secondo la scrittura la
vita nella libertà può essere
definita come fraterno servizio vicendevole e come vita
«animata» dallo Spirito Santo. Al di fuori di ciò la libertà
degrada nel suo contrario: o il
libertinismo, cioè la schiavitù
a se stessi o il legalismo, cioè
la schiavitù alla legge.
Quindi nell’esistenza del
credente c’è un conflitto tra il
camminare secondo la carne,
cioè seguendo «le regole»
della carne, le regole della
nostra umanità assoggettata al
peccato e il camminare nello
Spirito, cioè lasciandosi
«azionare» dallo Spirito. In
questo conflitto di forze impari seguire lo Spirito piuttosto che la carne, seguire la
volontà di Dio piuttosto che i
desideri umani, significa vivere nella libertà o, come si
esprime Paolo, camminare
nella libertà.
Portare il frutto dello Spirito per l’unità dei cristiani significa così portare la libertà
cristiana per l’unità; quindi il
fraterno servizio e l’essere
azionati dallo Spirito.
L’ecumenismo è nella sua
essenza servizio fraterno e vicendevole. L’unità dei cristiani non è il frutto degli sforzi
umani, ma un dono di Dio; la
chiesa è una perché uno è il
Signore.
Allora i credenti possono
solo offrire il loro servizio
all’unità, possono pregare per
l’unità, chiederla come un dono già concesso, confessare il
peccato per non saperla ancora vivere, confessare la propria fiducia nella fedeltà di
Dio, ma non possono costruirla come se appartenesse
loro.
colui che ci guida nelle sue
vie e non lascia che ci smarriamo in strade lunghe, tortuose e senza uscita; dall’altro
lato dice «non siete sotto la
legge», e qui sta il punto.
Questa esistenza, vissuta
fraternamente, prodotta
e guidata dallo Spirito Santo,
è fuori dalla competenza e
dall’influenza della legge. Il
problema posto da Paolo è
quello di una nuova qualità
della vita di fede.
Oggi viviamo in un tempo
di scarsa qualità della vita e il
pericolo peggiore che corriamo è proprio quello di perdere la nostra libertà. A mio avviso, nella società italiana vige un clima di preoccupante
acrimoniosità scomposta, inconcludente e forse pericolosa.
Il XXVI rapporto del Censis parla di una «diffusa collera per cose grandi e piccole,
con un vociare talvolta becero
che trasforma la stessa indole
degli italiani, oggi più sguaiati e scontrosi»; un famoso
giornalista dice che viviamo
in una stagione di neoefferatezza, e basta guardare alcune
interessanti trasmissioni televisive per toccare con mano i
particolarismi isterici, i risentimenti corporativisti, gli asti
vicendevoli.
Mancano ormai del tutto le
grandi visioni, i discorsi generali. Il popolo italiano sembra essere unito solo dalla sua
iracondia. La solidarietà di
classe è anduta perduta e i
grandi scioperi operai e studente.schi degli anni Settanta
sono oggi quasi improponibili.
Ma questa domanda di vendetta, che si intravede anche
dietro il sostegno popolare ai
«Lo Spirito produce
amore, gioia, pace,
comprensione, cordialità,
bontà, fedeltà, mansuetudine,
dominio di sé»
(Calati 5, 22-23)
Anche l’unità dei cristiani è
un cammino nella libertà dello Spirito; se non ci fosse
questa libertà saremmo schiavi dei nostri vani sforzi e costruiremmo qualcosa che non
sarebbe l’unità.
D’altronde se non offrissimo il nostro servizio all’unità
ci arrogheremmo il diritto di
essere liberi di non ubbidire
al Signore, di non accogliere
un dono che il Signore ci ha
già dato; ci prenderemmo il
diritto di essere schiavi delle
nostre visioni miopi; faremmo della libertà l’occasione
della carne.
Vivere l’unità dei cri.stiani
nella libertà significa porre il
problema della qualità della
vita cristiana. Seguire lo Spirito e camminare nella libertà
ha due conseguenze: da un lato Paolo dice «siete condotti»
dallo Spirito, cioè lo Spirito è
giudici che vengono visti, loro malgrado, come vindici di
un sistema marcito, non sembra dopo tutto un rivolgersi
indietro nel disperato tentativo di processare la storia che
ci distoglie dal guardare al futuro?
Questa ira collettiva, nella
confusione generale, non rischia di essere sterile?
Non ne è una dimostrazione il voto di protesta che da
mesi premia gli outsider ma
non consegna a nessuno la responsabilità del governo? È
vera coscienza politica gridare fascisti ai sindacalisti o è
piuttosto un mancare il bersaglio? L’ira, soprattutto, è garanzia di onestà (Giacomo dice che «l’ira dell’uomo non
mette in opera la giustizia di
Dio»)?
Questi particolarismi, come
in una spirale, si stringeranno
sempre di più, fino a portare
questo clima di sospetto generalizzato e di antagonismo
fin dentro le singole categorie, diventerà un gioco al
massacro.
Non è forse venuto il momento di confessare che nella
degenerazione del nostro paese siamo tutti coinvolti?
Quanto ci siamo lasciati coinvolgere noi personalmente
conformandoci all’andazzo
allegro della nostra società
sul posto di lavoro, a scuola,
nei rapporti familiari? Quanto
abbiamo concesso al nostro
complice disinteresse per la
vita politica, sindacale e sociale?
La rabbia odierna non è
forse riflesso di una cattiva
coscienza? E il linguaggio
che usiamo per esprimere la
nostra rabbia non diventa parossistico fino al punto di risultare falso?
Tutto ciò non ci conduce ad
una sostanziale perdita della
libertà, al di là persino del pericolo che nella confusione
arrivi il colpo di mano? E se
è così, questo risultato non è
forse il frutto della carne,
cioè la scarsa qualità della vita che viviamo non è frutto di
un nostro appiattimento sul
sistema vigente?
Vivere l’unità dei cristiani
nella libertà significa
porre il problema della visibilità della fede cristiana.
A questo punto potremmo
pensare che come Paolo, poco sopra, ha elencato le opere
della carne in un catalogo di
vizi, così ora elenca le opere
dello Spirito in un catalogo di
virtù che si contrappongono
alle prime. La vita cristiana
allora sarebbe risolta nella capacità umana di fare delle opere buone invece che cattive, di essere virtuosi piuttosto
che viziosi.
Questo sarebbe non solo
deludente come prospettiva
per resistenza umana, ma
rappresenterebbe una sostanziale ricaduta nella schiavitù
delle opere.
Il centro dell’esistenza
umana infatti non sarebbe più
Cristo che vive in me e l’opera dello Spirito in me, il dono
di Dio, ma ancora una volta il
centro della mia esistenza sarebbe la mia capacità di operare il bene, le mie qualità, la
mia volontà, la mia pietà,
ecc.; cioè tutto ciò che è mio,
che appartiene a me, cioè io
stesso.
Cristo sarebbe così emarginato dalla mia esistenza, ridotto a mia appendice.
Ma non è così, l’apostolo
non cade in questa contraddizione. Invece la scrittura parla di un frutto dello Spirito, al
singolare. Esiste un frutto del
peccato ed un frutto dello
Spirito, ci sono le opere della
legge, ma non ci sono delle
opere dello Spirito.
Non che la fede non sia
operante, ma deve essere
chiaro e senza equivoci che il
frutto è un prodotto, è un dono, dipende dalla specie
dell’albero che lo porta e non
dalle sue qualità. Se chi lo
produce è la carne il frutto
sarà il peccato, se è lo Spirito
il frutto sarà la libertà.
Fuori di metafora non sono
le capacità e gli sforzi umani
che rendono il frutto dell’esistenza umana carne o Spirito,
ma sono la carne e lo Spirito
che danno frutti diversi
«Icona della Trinità» (1411), capoiavoro dei pittore russo Andrej Rublèv (1360-1430)
nell’esistenza umana.
Le opere della legge sono
molte e conducono all’unico
frutto della carne, il peccato;
ma esiste solo un frutto dello
Spirito in noi. Perché c’è un
elenco di virtù come ce n’è
uno di vizi?
Il primo è un elenco delle
opere della carne, il secondo
è la esplicitazione delle conseguenze pratiche del frutto
dello Spirito.
Il problema posto è quindi
quello della visibilità della fede. L’elenco che apre il testo
di oggi non è un elenco di nostre opere, ma un elenco di
atteggiamenti visibili operati
in noi dallo Spirito Santo.
Questi sono amore, allegrezza, pace; longanimità,
benignità, bontà; fedeltà, dolcezza e temperanza. Questi
atteggiamenti visibili sono
certamente nostri, ma sono
prima di tutto di Cristo. Quali
di questi atteggiamenti non
ricordate applicati a Gesù negli Evangeli? E quali, se non
questi atteggiamenti visibili,
hanno dato a Gesù quell’aspetto di uomo profondamente libero?
Certo il frutto dello Spirito non è il dire pace dove pace non c’è, non si tratta
di accomunare tutti nello
stesso calderone per poi assolvere tutti senza tener conto
della giustizia, non si tratta
nemmeno di assumere atteggiamenti remissivi e complicemente deferenti, ma la speranza è che il frutto dello Spirito, che è libertà, operi affinché si mettano da parte i particolarismi a favore delle solidarietà, affinché si torni a
guardare al futuro con grandi
visioni, affinché si affrontino
i problemi con fermezza e costruttività.
Il frutto dello Spirito allora
non è astratto, ma ha la concretezza degli uomini e delle
donne che costruiscono la loro storia, la loro società, il loro futuro.
Il compito dei credenti è
quello di vivere una nuova
qualità della vita di fede (che
cos’è la mia tradizione battista, vista nel suo insieme, se
non il desiderio di uomini e
donne credenti di dare una
nuova qualità alla propria vita
di fede?).
La vita di fede stimola lo
spirito critico (Cristo
non è forse un’istanza critica?) e non è socialmente marginale.
Non si tratta di instaurare
un nuovo moralismo, magari
aggiornato, e neppure di ingolfare la nostra coscienza di
vecchi e nuovi valori umani; i
valori umani non sono valori
proprio perché sono umani; il
problema è quello di far fruttare il dono dello Spirito che
non è la moralità, né i valori
umani, ma la libertà.
La libertà e, quindi, una
nuova qualità della vita cristiana, esigono dai credenti
rinnovati atteggiamenti visibili di fede.
Il frutto dello Spirito è una
nuova qualità della vita cristiana vissuta nella franchezza.
Confessione di peccato
La tua chiamata è stata perentoria, il tuo imperativo categorico.
Ma noi non abbiamo smesso di accampare buone e nobili ragioni per differire la chiamata a venire a te.
Tu ci hai chiamati ad ascoltare la tua parola.
Ma il frastuono delle nostre città affaccendate, o il brusio dei nostri cuori turbolenti, ci hanno impedito di ascoltare.
Perdona, Signore, la nostra sordità
Tu ci hai rivolto l’invito a vedere la schiavitù del povero.
Ma le luci sfavillanti della nostra opulenza, o l’ammirazione narcisistica della nostra bellezza, ci hanno impedito di vedere.
Perdona, Signore, la nostra cecità
Tu ci hai chiamato a toccare con mano le piaghe di un
mondo ferito, agonizzante a causa dell’ingiustizia.
Ma noi eravamo troppo presi a carezzare il velluto della nostra agiatezza, o a stringere le nostre mani avide di
possesso.
Perdona, Signore, la nostra insensibilità
Tu ci hai chiamato ad annunciare una speranza.
Ma noi abbiamo temuto che una tale parola potesse
cornprometterci, o che il dire la verità potesse esporci alla
derisione, o aH’ostilità.
Perdona, Signore, il nostro mutismo
Ma mentre invochiamo il tuo perdono. Signore, ti preghiamo di insegnarci ad «andare e venire» ogni giorno.
Fa’ che noi impariamo a logorare la soglia che divide,
oppure unisce, la tua volontà alla storia degli umani.
Fa’ che possiamo venire a te per andare al mondo e che
possiamo andare al mondo per venire a te.
Fa’ che non sbarriamo porte o alziamo steccati e che la
nostra ansia di stabilire il «dentro» e il «fuori», sia superata da un amore senza confini e dalla speranza del tuo
Regno che viene.
(dalla liturgia dell’Assemblea generale deli Ucehi, 1992)
7
Spedizione in abb. post. Gr li A/70
In caso di mancato recapito rispedire a:
CASELU\ POSTALE 10066
TORRE PELUCE
Fondato nel 1848
E Eco Delle Yaui %ldesi
VENERDÌ 15 GENNAIO 1993 ANNO 129 - N. 2 LIRE 1200
Intervista al sindaco di Pinerolo su piano regolatore, progetti culturali e occupazione
Trombotto: la politica intesa come servizio
per rilanciare la città verso nuove prospettive
PIERVALDO ROSTAN
Pinerolo è cultura, è storia,
cavalleria, panettoni; Pinerolo adagiata su una bella
collina prealpina. Pinerolo come elemento trainante a livello economico e politico di una
area ben più vasta della sola
città coinvolgendo anche le
sue valli o Pinerolo è, almeno
politicamente, un freno di cui
il lungo commissariamento
del Comune è solo l’aspetto
più eclatante? Quali prospettive per la città e per l’area?
Come incideranno su di esse, per fare due esempi, il
prossimo piano regolatore e
l’ingresso in giunta del Pds?
Ne abbiamo parlato col sindaco Livio Trombotto.
«Siamo stati nel “limbo”
per oltre un anno; poi ci siamo trovati a gestire un bilancio predisposto dal commissario prefettizio anche se
le opere pubbliche indicate
erano state già individuate come prioritarie dalle passate
amministrazioni. Si è trattato
comunque di un periodo di
transizione accentuato dalla
crisi economica generale che
si è tradotta in difficoltà operative per gli enti locali».
Nell’autunno, sul piano politico, è arrivatala la «svolta»
con l’ingresso del Pds in giunta...
«E stata una scelta meditata
al termine di un discorso programmatico avviato in primavera; abbiamo lasciato le
ideologie fuori della porta e
deciso di puntare sull'amministrazione concreta; col Pds
abbiamo avuto approcci molto più univoci che con altre
forze che siedono in Consiglio
comunale».
Lei ha parlato del ’92 come
di anno difficile per l’economia; quale pensa possa essere
il ruolo di Pinerolo, anche rispetto al più ampio bacino
delle valli?
«La Conferenza economica
che abbiamo indetto può rappresentare un momento di importante elaborazione; non ne
usciremmo certo con ¡00 o
1.000 posti di lavoro in più,
ma ritengo molto importante
aver messo a confronto tutte
le realtà economiche della zona. Dall'analisi potranno
uscire delle idee di cui ¡'amministrazione comunale terrà
conto nel momento delle scelte di indirizzo. Anche il piano
regolatore che stiamo elaborando tiene conto dell'esigenza di programmare lo sviluppo del territorio. Starà poi
all'amministrazione lanciare
nuove iniziative nei confronti
degli operatori, non dimenticandoci che oggi come oggi
molti possono essere attratti
semplicemente al di là delle
Alpi da notevoli agevolazioni
per gli insediamenti produttivi. Per quanto riguarda il rapporto con le valli devo dire
che ormai Pinerolo costituisce
riferimento su tutta una serie
di settori, dalla scuola agli uffici pubblici, non ultimo il tribunale».
Quale Pinerolo ridisegnerà
il piano regolatore?
«Pinerolo ha una grande
esigenza di edilizia popolare e
d’altra parte uno sviluppo
edilizio produrrebbe anche
nuova occupazione; lo stesso
potrebbe accadere se si partisse con determinate opere
pubbliche. Dobbiamo però
avere anche uno sguardo attento alla nostra collina, una
delle più belle di tutto il nord
Italia, tutelandola anche se in
certi casi potrà essere valutata, visto il diminuito interesse
agricolo, la possibilità di modesti incrementi abitativi.
Dovremmo anche pensare
ad un nuovo respiro per la
circolazione interna, ai parcheggi e al centro storico;
sulle proposte di pedonalizzazione vogliamo camminare
d’intesa con la popolazione e
i commercianti, evitando fughe in avanti.»
Teatro, Cavalleria, eventuale polo universitario; quale
ruolo per il Comune?
«Sono tre temi di grande interesse su cui abbiamo posto
qualche base. Sul teatro siamo riusciti a portare al pubblico tutta la progettazione;
stiamo partendo con le richieste di finanziamento. Credo
sia importante iniziare con
solide basi economiche alle
spalle evitando di trovarci
con l’opera realizzata a metà.
Per i finanziamenti vogliamo
rivolgerci anche ai privati.
Sulla scuola di cavalleria la
nostra disponibilità è totale;
la Federazione sport equestri
ci appoggia e ci siamo impegnati come Comune a fornire i terreni e la progettazione.
Si sta delineando un buon
rapporto col ministero della
Difesa, proprietario di una
parte dell’area interessata dal
progetto così come dovrà poi
esserci un collegamento con
la scuola veterinaria di Pinerolo. La parte di realizzazione
dell’opera toccherà al Coni e
alla Fise.
Il progetto di avere a Pinerolo una sezione universitaria
è ambizioso; si tratterebbe di
avere qui un corso di laurea
breve, probabilmente per manager. I contatti con l’Univer
:"8(' '
Il palazzo municipale di Pinerolo
sità sono stati già positivamente avviati. Come area intenderemmo utilizzare la
struttura delle caserme, pronti
a vedere di fare altri investimenti se ci saranno sviluppi
ulteriori».
Siamo partiti in questa intervista parlando del ’92 come
di un anno difficile a causa
della crisi economica; tuttavia
la crisi forse ancora più clamorosa è stata quella delle
istituzioni minate dall’emergere, un po’ ovunque, di episodi di grave corruzione politica.
I cittadini si sentono sempre
meno rappresentati dalle forze
politiche storiche, se ne allontanano; a Pinerolo la risposta
sembra essere stata quella di
un fronte comune fra i partiti
più grandi. Lei come si pone
su questa crisi di rappresentanza?
«Il ’92 è stato l’anno di una
“rivoluzione politica" che ha
fiaccato tutti i partiti. Il di
scorso ha varie sfaccettature:
i disonesti andrebbero valutati
fino in fondo. In molti casi la
loro appartenenza al partito
era il mezzo per esercitare la
loro attività disonesta. Farei
però dei distinguo per quelli
che hanno rubato per sé e
quelli che hanno rubato per il
partito nel senso che chi aveva la responsabilità di quadrare un bilancio e pagare degli stipendi se ha accettato
delle regalie, senza contropartite finanziarie o frodi negli
appalti, va trattato ben diversamente da chi ha rubato a
suo vantaggio personale.
Noi come De abbiamo cercato, con la nostra attuale lista, di puntare su persone che
ponessero al centro della loro
attività la politica come servizio. Per questo abbiamo anche pagato duramente. Sul discorso generale credo ancora
nel sistema partito, come elemento di regola, di rappresentanza e di amministrazione».
LE CHIESE E LE VALLI
EMPORI
RELIGIOSI?
RUGGERO MARCHETTI _
Ricordate quei membri di
chiesa che, sempre accuratamente assenti da tutte le
attività, partecipano soltanto
ai «culti delle grandi occasioni» (Natale, Pasqua, XVII febbraio), pronti anche a sopportare stoicamente i rimproveri
o le ironie del pastore che li
richiamava al loro dovere di
prendere parte anche agli altri
culti dell’armo?
Bene, non ci sono quasi più;
sono una «razza in via di
estinzione», perché chi non
partecipa alla vita della chiesa
oggi non viene neanche più al
culto di Natale o di Pasqua.
Questa è l’esperienza che
ho fatto durante le ultime feste
ad Angrogna, una situazione
che non penso sia poi molto
diversa da quella delle altre
chiese delle Valli; ad affollare
i templi sono coloro che già in
qualche modo prendono parte
alle attività della comunità,
ma «chi non si vede mai», ormai non si vede proprio mai!
E così ho fatto alcuni conti,
credo non troppo «campati in
aria»; la percentuale dei membri di chiesa che partecipa con
una certa regolarità ai culti e
alle riunioni quartierali si aggira (a voler essere ottimisti)
attorno al 15-20%. Ammettiamo poi che un altro 20% legga
la Bibbia per proprio conto
(anche qui mi tengo abbastanza «largo»).
Tutti, a questo punto, ci rendiamo conto dell’urgenza di
una evangelizzazione, o «rievangelizzazione», delle nostre valli. Eppure continuiamo
a portare avanti nelle nostre
comunità tutta una lunga serie
di impegni tipici delle chiese
di massa e siamo in fondo degli «empori religiosi» (il «supermercato» è la Chiesa cattolica) dove chi vuole, purché
abbia la tessera di socio che si
riceve alla confermazione,
può liberamente accedere nei
momenti in cui ritiene di avere bisogno di qualche cosa (un
battesimo, un matrimonio, un
funerale...). Ci diciamo sempre le stesse cose; le varie atti
vità si sono tenute più o meno
regolarmente, la partecipazione non è certo alta ma si spera
sempre di migliorare, e così
via. Sarebbe possibile sostituire la relazione di un anno a
quella dell’anno precedente (o
quella di una chiesa a quella
di un’altra chiesa) senza che
nessuno se ne accorga.
Ecco l’ordinaria amministrazione, che ci impegna e
che logora le nostre forze impedendoci di pensare ad
iniziative straordinarie, e soprattutto di pensare in modo
nuovo. Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare questa
«ordinarietà» con la sua tranquillità e le sue sicurezze.
Per parlare «fuori dai denti», non credo che i nostri
Concistori, così abituati ad essere dei comitati di gestione
delle varie attività ordinarie e
dei molti stabili che si debbono amministrare, abbiano attualmente l’elasticità e l’entusiasmo necessari a vivere nuove avventure.
Dobbiamo creare in noi la
capacità di sentire il fascino
del nuovo. Dobbiamo saperci
aprire all’esterno per comunicare a chi non è ancora o
non è più «dei nostri», la gioia
della fede (I Giovanni 1, 1-4).
E concludo ricordando il Sinodo di Chanforan del 1532.
Si è molto discusso tra gli storici, e si discute ancora, se
Chanforan sia stato un bene o
un male.
E c’è chi dice che il valdismo è morto a Chanforan, ucciso dai suoi stessi figli. Io
credo che a Chanforan, in soli
sette giorni, i nostri padri hanno avuto il coraggio di comprendere che tutto un vecchio
modo di vivere la fede, e la
chiesa ereditata dal passato,
non andava più. E hanno soprattutto avuto il coraggio di
cambiare e di rinnovarsi totalmente per restare fedeli alla
vocazione del servizio dell’
Evangelo. Ci conceda il Signore il coraggio del nuovo
che i nostri padri ebbero 461
anni fa.
I >l 4 r
70 sindaci della provincia di Torino sono stati ricevuti dal sottosegretario Fabbri a proposito dell'lsi
Gli estimi catastali saranno modificati entro febbraio
Sono calati in massa a Roma i sindaci di 70 Comuni
della provincia di Torino,
molti dei quali di dimensioni
veramente piccole, con mille
problemi di sopravvivenza eppure penalizzati da estimi catastali elevatissimi, quasi che
si trovassero tutti in località
turistiche.
Venerdì 8 gennaio sono stati ricevuti dal sottosegretario
alla presidenza del Consiglio,
sen. Fabbri, al quale hanno
esposto non solo le proprie lamentele, ma anche uno studio
realizzato sulla base di una
considerazione di fondo; ricondurre i valori a quelli dei
Comuni più vicini.
Fra i Comuni più penalizzati c’erano Prarostino, Pramollo. Salza ed i rispettivi sindaci, Mario Mauro, Giorgio Canonico e Bruno Breuza, hanno
partecipato alla «marcia su
Roma».
Ne è scaturito un impegno a
modificare gli estimi entro il
mese di febbraio, per cui i
Consigli comunali, convocati
tutti per la giornata di sabato,
hanno preso atto della nuova
situazione ed hanno rinunciato alle minacciate dimissioni
di massa.
Sarebbe stato un problema
di non scarsa rilevanza se la
decisione fosse stata generalizzata, con 70 Comuni da
commissariare in una zona così ben definita del territorio
nazionale.
Al Consiglio comunale di
Prarostino ha partecipato anche una discreta folla di cittadini che chiedeva lumi; potrebbe arrivare anche un rimborso per quanti (una buona
parte) hanno pagato Tisi secondo le tariffe iniziali.
«Sono soddisfatto - ha detto il sindaco. Mauro -; si è dimostrato che, lasciando da
parte i partiti ma impegnandoci uniti come amministratori, puntando cioè sul livello istituzionale di base come il Comune, si possono ottenere risultati anche assai
importanti. Ho comunque notato una grande disponibilità
a dialogare e capire i problemi in esponenti di governo come il senatore Fabbri, mentre
un ministro piemontese come
Goria ci ha completamente
ignorati fin dall’inizio».
A Pramollo, dove si dovrebbe arrivare ad una riduzione
di circa un 35-40% nella tassa
da pagare sulle abitazioni
(Tisi prima Pici poi) il sindaco, Canonico, sottolinea anche «¡’importante ruolo che
ha voluto giocare la Provincia di Torino ed in particolare
il suo presidente. Luigi Ricca,
che ha seguito tutta la vicenda, fino all’incontro romano».
Il municipio di Prarostino
8
E Eco Delle Aàlli ¥ildesi
VENERDÌ 15 GENNAIO 1993
Una veduta della vai Pelllce dalla collina di S. Giovanni
INCONTRO DEGLI ANZIANI — La giornata di incontro
con gli anziani di Pramollo è stata organizzata quest’anno
dalle sezioni unite della ricostituita Pro Loco.
L incontro è avvenuto domenica 13 dicembre nella sala valdese di Ruata addobbata per l’occasione. Al pranzo, oltre
agli anziani invitati hanno partecipato, a proprie spese, anche amici e parenti, tanto da costituire un bel gruppo di oltre cinquanta persone che hanno animato la festa.
Dopo il pranzo cucinato e servito dai membri della Pro Loco, il gruppo «3G-h1» ha guidato i canti che si sono protratti
fino a pomeriggio inoltrato con l’attiva partecipazione dei
presenti, in un clima di piacevole festa e di amicizia.
SOVRATASSA SUI RIFIUTI: IL PDS INTERROGA — I
consiglieri provinciali del Pds hanno presentato un’interpellanza per sapere quali orientamenti l’amministrazione provinciale intende assumere circa l’addizionale sui rifiuti urbani introdotta dal governo centrale, quale utilizzo si intende fare delle entrate conseguenti e se sono stati in qualche
modo consultati i Comuni.
LOTTERIA: 50 MILIONI A TORRE PELLICE — L’estrazione dei biglietti vincenti della lotteria Italia abbinata al
programa televisivo «Scommettiamo che?» ha portato un
po di buona sorte anche nel Pinerolese ed in particolare a
Torre Pellice dove, presso la tabaccheria della signora Caterina Albano a Santa Margherita, è stato venduto il biglietto
numero M 231132 che si è aggiudicato 50 milioni.
Come di consueto in questi casi si è aperta la caccia all’individuazione del possibile vincitore. «Per ora si sono fatte
vive soltanto le persone che hanno acquistato il biglietto
immediatamente precedente e quello successivo - dice la
signora Albano -, esprimendo il loro rammarico. Sul nome
del possibile vincitore non mi sbilancio, anche se circola insistentemente il nome di un operaio della zona.»
D’altra parte, vista anche la collocazione del negozio all’intemo di quello che viene definito il «vecchio borgo» è effettivamente molto probabile che si tratti di un abitante del
quartiere.
La tabaccheria già qualche anno fa è stata baciata dalla fortuna, quando venne assegnato proprio lì l’unico premio della zona ad un concorso del quotidiano La Stampa; allora
però si trattava di «sole» 500.000 lire.
Stazioni
pulite in
vai Pellice
Se le stazioni ferroviarie in
qualche modo rappresentano
il biglietto da visita di tutto il
paese, ebbene quelle della linea Pinerolo - Torre Pellice
meriterebbero ben altra cura.
Domenica scorsa, 10 gennaio, un gruppo di volontari,
su iniziativa dell’associazione Trenovivo, sorta con sede
presso radio Beckwith con lo
scopo di incentivare l’uso del
treno e di rivitalizzare tutto il
mondo che ruota intorno al
trasporto su rotaia, ha provveduto alla pulizia delle stazioni di Bibiana e Luserna
San Giovanni.
In precedenza erano stati
contattati i responsabili delle
Fs che aderendo all’iniziativa
hanno inviato in vai Pellice
una squadra di operai che con
i volontari ha lavorato per
tutta la mattina.
A conclusione di questa
iniziativa il gruppo cercherà
comunque di coinvolgere sulla questione della vivibilità
delle stazioni anche le amministrazioni pubbliche, che
con un impegno non certo
trascendentale potrebbero dimostrare il loro attaccamento
verso un servizio pubblico
che viene largamente usato
da una consistente parte dei
cittadini.
Un corso
per imparare
il teatro
L’efficacia della parola è
spesso, purtroppo, appannaggio di pochi, che utilizzano la
parola come mezzo principe
del proprio mestiere, tipo insegnanti, avvocati, rappresentanti, lasciano che il loro eloquio si abbandoni
all’istinto e quindi cada in
una inefficienza addirittura
fastidiosa. Anche nel parlare
quotidiano si ha la sensazione
di non riuscire ad essere capiti nel senso giusto di quanto si
va dicendo.
L’associazione Nonsoloteatro di Torre Pellice propone
un corso di dizione e fonetica
condotto da Guido Castiglia;
la durata prevista è di 12 incontri a partire dal 19 gennaio, presso il Centro sociale
di via Bravo a Pinerolo.
Questo corso si propone di
insegnare alle persone interessate il corretto uso della respirazione, della dizione e
della fonetica; una sorta di
viaggio verso la riscoperta e il
potenziamento delle proprie
possibilità vocali ed espressive appropriandosi di regole e
basi tecniche senza dubbio arricchenti.
Il costo del corso è di
150.000 lire; per ulteriori
informazioni tei. 0121953092.
Intervista a Arlette Ricca, nuova direttrice della Casa delle diaconesse a Torre Pelli
ice
Una «casa aperta» e oggi rinnovata
per rispondere alle esigenze degli ospiti
per pagare una parte dei lavori eseguiti. La cosa che
maggiormente ci ha rallegrati è stato il vedere gli ospiti
della casa intrattenere tanti
amici».
Quanti sono oggi gli ospiti
della casa?
«Attualmente sono 23, due
di loro hanno superato i 100
anni; Susanna li ha compiuti
l’8 agosto ed abbiamo fatto
in quell’ occasione una festa
alla quale hanno partecipato
la corale di Torre Pellice, i
pastori Pasquet e Deodato ed
anche il sindaco che è venuto
a rallegrarsi con lei, sempre
serena e sorridente. Il 10 ottobre Rosina ha compiuto
102 anni e alla festa che è
________MARCO ROSTAN_________
Con il 1991 si è chiusa la
lunga e proficua direzione della Casa delle diaconesse di suor Dina Costantin.
Il 1992 è stato un anno di
transizione; per la prima volta nella storia della casa, non
è una diaconessa che la dirige ma una laica, Arlette Ricca; ecco le sue impressioni
sul lavoro svolto, sulle cose
fatte e da fare, così come sono scritte nella «relazione»
che la casa diffonde in questi
giorni ai vari amici e sostenitori; «E stato un anno molto
intenso per i compiti a me affidati, conoscere le persone,
i loro desideri, i loro bisogni, ed i lavori che nella casa si dovevano fare; i bagni
avevano bisogno di essere
“ringiovaniti", Timpianto
elettrico pure. Poi abbiamo
pensato ai locali del piano
terra; da uno di questi abbiamo ricavato un salotto,
molto chiaro e luminoso, e lo
abbiamo arredato; gli ospiti
ci vanno a leggere, ascoltare
musica, lavorare a maglia,
conversare o ricevere parenti. A disposizione ci .sono libri, giornali, televisione e
tutto viene utilizzato in armonia.
Nel mese di luglio abbiamo
riempito il salotto e le sale
con tanti bei lavoretti fatti
dalle ospiti e da tanti amici;
c’è stato un momento di
“Casa aperta” durato quattro giorni: vecchi e nuovi
amici ci hanno visitato, si sono raccolti anche dei fondi
Presentiamo altre quattro strutture
Le case di riposo
nelle valli valdesi
stata organizzata ha voluto
ballare il valzer con Marco
(28 anni) che le ha fatto da
cavaliere.
Fra i vari amici ricordo
ancora le numerose corali
anche estere, esponenti
dell’Esercito della Salvezza
che hanno celebrato gioiosi
culti e offerto piccoli concerti».
Ci sono altre novità?
«Nei primi dieci giorni di
novembre abbiamo rimesso a
nuovo la cucina, ora più
chiara e funzionale; abbiamo
anche rivisto l’impianto televisivo ed ora tutti gli ospiti
possono vedere la TV in camera. Infine abbiamo dotato
la sala da pranzo di tavoli a
quattro posti; gli ospiti sono
molto contenti.
Anche nel personale ci sono novità: Marisa è venuta
ad arricchire il gruppo lavorando in cucina insieme a
Vera. Maria, Vera e Wanda
lavorano ai piani con pazienza e dedizione. Renata è il
jolly della casa. Ci sono anche due volontarie: Michele
che viene dalla Francia e Roberta, la piccola della casa.
Un giorno alla settimana abbiamo anche la visita di Alessandro e Daniela: sono giovani e portano allegria ai nostri ospiti. Molte cose restano
ancora da fare, ma con l’aiuto del Signore e di tanti amici, si faranno».
ROBERTO PEYROT
A completamento della presentazione delle case per anziani operanti nelle Valli, iniziata la scorsa settimana,
proponiamo le schede di altre
quattro strutture. Sulla Casa
delle diaconesse proponiamo
un più ampio servizio.
VILLA ELISA - Torre
Pellice: 18 ospiti autosufficienti sui 20 posti a disposizione; non c’è convenzione
con l’Ussl. Le rette variano a
seconda delle disponibilità
economiche degli ospiti; vi
lavorano sei persone.
La casa è proprietà dell’
Ywca (Associazione cristiana
della giovani donne). La percentuale valdese fra gli ospiti
è del 30% mentre fra i dipendenti ammonta al 50%.
CASA DELLE DIACONESSE - Torre Pellice: attualmente gli ospiti sono 25,
il massimo della capienza; vi
sono sia autosufficienti totali
che parziali. La casa non è
convenzionata con l’Ussl; le
rette sono differenziate a seconda delle disponibilità degli ospiti e variano dalle
700.000 lire a 1 milione e
400.0(X) mensili.
La casa, di proprietà della
Tavola valdese, conta su sei
dipendenti, oltre alla direttrice; la lista di attesa è attualmente di 35 persone. Fra i di
se
pendenti la percentuale valdese è del 40%, mentre fra gli
ospiti è del 75%.
CASA DI RIPOSO COTTOLENGO - Pinasca: La
casa dispone di 50 posti letto,
tutti attualmente occupati; gli
ospiti sono in parte autosufficienti e in parte non autosufficienti; non vi è convenzione
con rUssl. Le rette non sono
fisse ma differenziate a
conda delle disponibilità fi
nanziarie degli ospiti.
I dipendenti sono quattro,
di cui tre valdesi; prestano la
loro opera anche 19 suore; la
lista di attesa conta una cinquantina di unità. Fra gli
ospiti circa il 10% è valdese.
CENTRO APERTO PER
ANZIANI - Perosa Argentina: Si tratta di una comunità alloggio gestita con la
presidenza del parroco locale.
La capienza è di 48 posti, di
cui 33 occupati da persone
totalmente o parzialmente autosufficienti.
La retta mensile è
950.000 lire; l’Ussl è conven
zionata per 9 posti, per i quali
viene corrisposta la retta intera.
Nella Casa il personale base è di otto persone; il numero varia per altro a seconda del numero degli ospiti.
Fra i dipendenti la percentuale di evangelici è di circa il
25%, mentre fra gli ospiti è
del 50%.
di
Giovedì 14 gennaio — PINEROLO: Alle ore 20,45, presso il
centro sociale di via Lequio, il gruppo per l’Alternativa propone un incontro con proiezione dell’audiovisivo Bolivia:
una terra da scoprire, viaggio tra vulcani, montagne e salares in uno dei paesi più poveri dell’America Latina, a cura
di Luciano Gerbi. Al termine della proiezione, assemblea
del gruppo in cui sono previsti interventi di rappresentanti
del gruppo consiliare e del coordinamento sul lavoro svolto
e sulle prospettive.
Venerdì 15 gennaio — PEROSA ARGENTINA: Alle 20,30,
presso la sede della Comunità montana, l’Associazione pace valli Chisone e Germanasca organizza una serata di
informazione con diapositive a cura di una delegazione pinerolese che nei mesi scorsi ha partecipato ad un campo di
lavoro in Palestina. L’incontro si svolge nel quadro dell’iniziativa Salaam (Non più uccisi, cacciati, arrestati, ma una
patria, una casa, una scuola per i bambini palestinesi).
Dal 13 al 17 gennaio, sempre presso il villino della Comunità
montana, sarà allestita una mostra sullo stesso tema; gli orari sono 9-12 e 15-18, domenica 15-18.
Venerdì 15 gennaio — PINEROLO: Presso la sede dell’ex
comprensorio in via S. Domenico, alle ore 20,45, proseguono gli incontri della conferenza economica del Pinerolese;
le associazioni di categoria presentano i progetti di sviluppo
per l’area.
Martedì 19 gennaio — TORRE PELLICE: Alle 20,45, pres
so il cinema Trento, la Comunità montana vai Pellice-Ussl
43 ed il coordinamento risorse di solidarietà organizzano un
dibattito pubblico su Famiglia, disagio e società. Intervengono don Luigi Ciotti, presidente del gruppo Abele, e il pastore Sergio Ribet, membro della Tavola valdese. Nel corso
della serata verrà presentata «Arcobaleno», l’associazione
di famiglie della vai Pellice per la lotta al disagio e all’indifferenza.
Venerdì 22 gennaio — SAN GERMANO: Nel quadro della
riflessione sul futuro delle valli, di fronte al deperimento
della situazione economica e sociale, la Chiesa valdese organizza un dibattito presso la sala valdese alle 20,45 sul tema Le Valli tra l’Europa e il Mezzogiorno, con la partecipazione di Giorgio Bouchard, presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia e deH’europarlamentare
Rinaldo Bontempi.
Venerdì 29 gennaio si svolgerà un secondo incontro, sul tema
Le Valli in un Piemonte che cambia - proposte e iniziative, con la partecipazione di Eugenio Maccari, assessore regionale alla Sanità ed Erminio Ribet, presidente della Comunità montana valli Chisone e Germanasca.
9
venerdì 15 GENNAIO 1993
E Eco Delle Valli ¥vldesi
PAG. Ili
Le esenzioni dalla spesa farmaceutica
Le UssI pìnerolesi
dì fronte ai ticket '93
Le Ussl, secondo le indicazioni del ministero della Sanità, si stanno attrezzando per
la distribuzione dei bollini
utili per l’esenzione della
spesa farmaceutica. In questi
giorni le Unità sanitarie locali
stanno predisponendo gli orari e le modalità di distribuzione rese abbastanza avventurose dalla stessa incertezza dei
livelli superiori.
Va precisato inoltre che
non è possibile usufruire di
esenzioni sia per reddito che
per patologia e che in ogni
caso bisogna optare per una
delle due forme.
Per ciò che attiene alle
esenzioni per patologia (per
citarne alcune: ipertensioni,
diabete, problemi
cardiovascolari, malattie tumorali) nulla è variato rispetto al precedente regime. Poca
certezza c’è anche rispetto ai
numero di bollini che possono essere distribuiti; inizialmente dovevano essere 8,
successivamente si è passati a
tutti e 16 in un’unica soluzione poi, proprio venerdì scorso, è arrivata un’ulteriore circolare che limita nuovamente
ad 8 il numero in attesa di
fornitura da parte del poligrafico.
Ma vediamo, territorio per
territorio, Ussl per Ussl, ciò
che accadrà.
Ussl 44
Gli aventi diritto in base al
reddito sono 13.800 per tutti i
21 Comuni.
Visto l’alto numero di afflussi da prevedersi è necessario che gli utenti mantengano il massimo ordine
durante le operazioni di rilascio delle tessere e a tal fine
si ricorda che fino al 31 gennaio rimangono in vigore le
vecchie modalità di esenzione
e dunque i bollini non servono. La distribuzione continuerà anche dopo il 31 gennaio e avverrà nei Comuni di
residenza dell’interessato in
data comunicata presso gli
stessi Comuni attualmente
ancora in via di definizione.
Nei Comuni sedi di distretto sanitario (Cavour, Vigone,
Airasca e Cumiana) la distri
buzione avverrà preso la sede
del distretto stesso. Per Pinerolo la distribuzione è iniziata
rii gennaio , presso la sede
di via Montebello 39 in orario
8,30-12,30 e 14-16.
Ussl 43
La direzione sanitaria ha
concordato con i Comuni degli orari per la distribuzione
dei tesserini, onde andare incontro alle esigenze di una
popolazione prevalentemente
anziana.
Torre Pellice: 13, 14, 15
gennaio; orario 8,30-13 e 14
17.30.
Angrogna: 28 gennaio dalle
9 alle 12,30 e dalle 14 alle
16.30.
Bobbio Pellice: 22 gennaio
dalle 9 alle 12,30 e dalle 14
alle 16,30.
Villar Pellice: 19 gennaio
dalle 8,30 alle 12,30 e dalle
13.30 alle 16,30.
Lusema San Giovanni: 25,
26, 27 dalle 8,30 alle 12,30 e
dalle 13,30 alle 17,30.
Lusernetta: 29 gennaio,
dalle 9 alle 12,30 e dalle 14
alle 16,30.
Rorà: 20 gennaio dalle 9 alle 12,30 e dalle 14 alle 16.
Bibiana: 18 gennaio, dalle
8.30 alle 12,30 e dalle 14 alle
17.30.
Bricherasio: 21 gennaio,
dalle 8,30 alle 12,30 e dalle
Malie 17,30.
Chi non potesse ritirare i
tesserini presso i Comuni nei
giorni indicati potrà farlo preso la sala consiliare della sede
Ussl in corso Lombardini 2,
Torre Pellice a partire dal 1°
febbraio con orario 9-12,30 e
14-16,30.
Ussl 42
I bollini si distribuiscono
presso la sede di Perosa Argentina, primo piano, dalle
8.30 alle 12,30 e dalle 13,30
alle 16,30, oltre al sabato
mattina.
Sarà possibile ritirare i bollini anche presso il poliambulatorio di Villar Perosa.
In tutti i casi occorre portare
un documento di identità, il
codice fiscale, il tesserino di
esenzione rilasciato dal Comune e la tessera sanitaria; sono ammesse deleghe scritte.
Sono numerosi i Comuni del Pinerolese gemellati con località estere in Europa e non
I legami e le amicìzie con paesi lontani
per conoscersi meglio, anche «oltreoceano
»
CARMELINA MAURIZIO
In un tempo in cui i confini
sembrano sparire, in un
mondo sempre più «villaggio
globale», è sempre più diffusa l’abitudine di avvicinare
paesi talvolta anche lontani
ma legati da un qualche legame storico, culturale o anche
economico.
Sono dieci i Comuni, grandi e piccoli, delle valli Pellice, Chisone e Germanasca
che sino ad oggi hanno stipulato, o si accingono a farlo,
un gemellaggio con altri Comuni sia italiani che europei
o extraeuropei.
La tendenza per i Comuni
delle nostre valli si è accresciuta ad indicare un crescente
interesse verso tale forma di
scambio e amicizia con altri
stati e altri paesi, come ci hanno confermato alcuni sindaci
intervistati durante la ricerca
che abbiamo svolto nelle valli
valdesi; a Perosa Argentina,
ad esempio, si è costituito un
vero e proprio comitato per
favorire i gemellaggi.,
I Comuni attualmente gemellati, come si può vedere
dalla tabella, hanno scelto
città piccole e grandi della
Francia, della Germania, della
Svizzera e per quanto riguarda
i paesi extraeuropei c’è un intenso rapporto con l’Argentina terra in cui, come in Uru
guay, sono emigrate intere generazioni di piemontesi.
Dietro queste scelte ci sono
spesso ragioni storiche, comunanza di interessi, desiderio di scambiare le proprie
esperienze culturali; spesso
poi, a favorire il gemellaggio
c’è la ricerca delle origini comuni, le antiche emigrazioni,
antichi legami coltivati da associazioni sportive o musicali. Vediamo qualche caso in
particolare.
Torre Pellice, che vanta il
gemellaggio più antico, quello con il Comune francese di
Guillestre che risale al 1955,
ricorda a tutti un rapporto con
le realtà oltre frontiera che si
è rafforzato nei decenni, è per
altro anche gemellata da dieci anni con Guardia Piemontese, in Calabria, per note ed
importanti vicende storiche e
religiose.
Rorà, sempre in vai Pellice,
ha stretto un gemellaggio con
il Comune argentino di
Alejandra, dove da lunghissimo tempo risiedono valdesi
originari delle valli e dove si
ritrovano (lo si è potuto constatare nell’incontro svoltosi
nelle settimane scorse a Rorà)
tutti i classici cognomi del
piccolo paese dell’alta valle.
Prarostino, gemellato con
Mont-sur-Rolle, ha voluto
rinnovare con questo legame
un’amicizia e una solidarietà
Fondo di solidarietà per la zootecnia
I bovini «assicurati»
in caso dì malattìa
Ancora una volta la Comunità montana vai Pellice
rilancia l’opportunità per gli
allevatori di aderire al fondo
di solidarietà a sostegno della zootecnia. Da alcuni anni
infatti è stato messo in piedi
questo meccanismo che prevede una «assicurazione»
dei capi bovini in modo tale
che in caso di malattie, ma
anche di incidenti pur frequenti come il fulmine che
d’estate miete spesso le sue
vittime anche fra le mandrie
in alpeggio, sia garantita una
copertura economica all’allevatore.
Nel corso del 1992 circa il
7% dei 5.784 capi bovini sottoposti a risanamento è stato
inserito per scelta degli allevatori nel meccanismo del
fondo di solidarietà.
«C’è ancora una parte di
allevatori - dice il responsabile del servizio agricoltura
della Comunità montana, Enzo Negrin - che deve capire
meglio r importanza di questo
fondo. Si dà infatti un contributo di 300.000 lire per il capo bovino che deve essere
abbattuto quando l’animale
può ancora essere commercializzato, seppure alla
bassa macellazione. Per
quanto riguarda i capi che
vanno interamente persi si
aumenta il rimborso a
400.000 lire»
Inizialmente non tutti i Comuni avevano aderito; oggi
qual è la situazione?
«Nel corso dell’ultimo anno tutti i 9 Comuni hanno
aderito per la quota fìssa. Gli
allevatori versano poi a loro
volta 10.000 lire per ogni ca
po e lo fanno all’atto della
presentazione della domanda.
Naturalmente vengono assicurati solo capi appartenenti
ad allevamenti che risultino
ufficialmente indenni da brucellosi e tbc».
Se le adesioni sono di circa
il 10% per quanto riguarda le
aziende, non pare di poter dire che il coinvolgimento sia
un po’ basso?
«Effettivamente anche con
gli amministratori abbiamo
deciso di fare, a tre anni
dall’avvio, un bilancio. Se i
livelli continueranno ad essere questi ci dovremo chiedere
se la cosa interessa effettivamente gli allevatori. Credo
che sarebbe anche importante che gli allevatori facciano
uno sforzo economico per tutelare la loro stessa attività».
Abbiamo dei dati circa i casi di aziende rimborsate?
«Per il 1992 sono stati rimborsati solo quattro capi,
cioè r 1%; si ipotizza che se
le cose andassero in questo
senso anche in futuro, si potrebbe arrivare ad un aumento dell’ indennizzo. Negli
anni passati i capi rimborsati
furono comunque di più; ad
esempio nel '91 un incendio
in una stalla aveva causato la
morte di una dozzina di capi».
Per aderire a questo fondo
di solidarietà occorre rivolgersi agli uffici del servizio
agricoltura in via Caduti a
Torre Pellice entro la fine di
febbraio, muniti del foglio di
risanamento dell’Ussl 43 e
con versamento contestuale
della somma in denaro
(10.000 lire per ogni capo).
assai antiche che risalgono ai
tempi in cui il piccolo Comune sul lago di Ginevra ospitò
i valdesi perseguitati.
Diverse le motivazioni che
sono dietro alla scelta del gemellaggio tra Perosa Argentina e Pian de la Tour che, come ci ha spiegato il sindaco,
Renzo Furlan, è stato individuato come un reciproco
completamento fra due Comuni che vivono due realtà
geografiche ben diverse,
l’uno essendo marino e l’altro
montano, ma che al tempo
stesso condividono condizioni socio-economiche simili.
All’origine del gemellaggio
tra Pinerolo e la francese Gap
c’è invece, spiega il sindaco
Trombotto, un’amicizia tra
membri del Rotary club e dietro il gemellaggio in via di
definizione tra Porte e Chautagne c’è un rapporto ventennale tra le locali associazioni
di donatori di sangue.
Altre volte sono poi stati
vecchi emigrati a favorire il
gemellaggio, come nel caso
di San Secondo, che da pochissimi mesi è gemellato
con il Comune argentino di
Carlos Pellegrini. Un appassionante viaggio di una nutrita rappresentanza di cittadini di San Secondo ha permesso nel concreto di stabilire contatti stretti fra popolazioni che hanno, malgrado i
chilometri e i secoli, mantenuto una comune parlata
piemontese.
Insomma tante storie diverse e a volte simili, di incontri
sportivi o musicali che hanno
dato origine a scambi più intensi e ripetuti nel tempo.
Quale può essere oggi il valore di un gemellaggio? Ed ancora è auspicabile che altri
Comuni delle nostre valli facciano questa scelta?
A sentire i responsabili che
hanno realizzato questa esperienza, sembra proprio di essere di fronte ad eventi positivi ed arricchenti, fra l’altro
indicatori alle nuove generazioni di un modello di amicizia, di tradizioni dimenticate
e di nuovi valori comuni.
Pinerolo: Gap(F), Traunstein
(D), Beloit (Usa);
Torre Pellice: Guardia Piemontese (I), Guillestre (F);
Rorà: Alejandra (Arg.);
Prarostino: Mont-sur-Rolle
(CH);
Pragelato: Wembach (D);
Rinasca: Wierusheim (D);
Inverso Rinasca: Argentièrela-Bessé (F);
San Secondo: Carlos Pellegrini (Arg).
In via di definizione:
Porte: Chautagne (F);
Perosa Argentina: Pian de la
Tour (F).
Il bilancio di San Germano Chisone
Occhio ai cittadini^
con poche certezze
Il Comune di San Germano
Chisone aveva da tempo chiesto al Coreco (comitato regionale di controllo) di poter derogare dall’approvazione del
proprio bilancio di previsione
entro il 30 novembre nella
speranza di avere, nel frattempo, qualche lume in più per
predisporre il bilancio di
previsione 1993. Alla fine, nel
corso del mese di dicembre, il
documento programmatico è
stato portato in Consiglio comunale ed approvato.
Le linee che hanno mosso
l’amministrazione sono state
quelle di non penalizzare
troppo i cittadini, sia
economicamente sia in fatto
di servizi erogati. I maggiori
interventi dovrebbero comunque riguardare l’istruzione
elementare, dove sono stati
previsti sensibili aumenti di
finanziamenti.
Nelle Chiese \àldesi
ANGROGNA — Il culto del Ì7 gennaio, alle ore 10,30 nella
scuola grande del capoluogo, vedrà una predicazione sul tema Israele, popolo maledetto o crocifisso?, seguita da un
momento di discussione libera tra tutti coloro che vorranno
intervenire.
Domenica 24, sempre alle 10,30 nella scuola grande, la predicazione sarà tenuta dal pastore Giorgio Toum.
TORRE PELLICE — Domenica 17 gennaio, alle ore 15,
presso la casa unionista, il gruppo di giovani della vai Germanasca che l’estate scorsa ha trascorso un mese in Madagascar per uno scambio tra chiese della Cevaa presenterà la
propria esperienza con diapositive.
RORÀ — La serata prò tempio è stata spostata a sabato 23, ore
21, sempre con cena alle 19. Per le prenotazioni rivolgersi a
Luciana Morel (93118), negozio (93144) o Olga Tourn
(902349).
SAN SECONDO — Secondo quanto indicato dalla Conferenza distrettuale del 1992, la Ced organizza per il 24 gennaio,
alle ore 15 nei locali della chiesa, un incontro per catechisti e precatechisti del distretto; introducono Erica Tomassone e Claudio Tron.
COAZZE — Sabato 23 gennaio alle ore 17, nel tempio di via
Matteotti, Carla Gaietto della Comunità di base di Pinerolo
parlerà sul tema Maria di Nazaret e il ruolo della donna
nelle chiese.
TORINO — Domenica 17 gennaio, alle ore 18, presso il cinema S. Rita, Liliana Segre parla sul tema Testimonianza
sulla Shoah (Olocausto).
10
PAG. IV
E Eco Delle Yallì VAi.nF.sf
VENERDÌ 15 GENNAIO 1993
L’attuale stazione ferroviaria di Pinerolo
La linea ferroviaria Torino-Torre Pellice
I progetti esistono,
come finanziarli?
Si è svolto venerdì scorso al
municipio di Pinerolo un incontro fra gli amministratori
di Pinerolo, quelli dei Comuni
interessati alla linea ferroviaria Torino - Torre Pellice ed il
responsabile del traffico locale
delle Fs, ing. Liurni. Motivo
dell’incontro una valutazione
dello stato di salute della linea,
le prospettive e soprattutto i
possibili interventi per rendere
più veloce il traffico.
Molte sono state le richieste avanzate al rappresentante
delle ferrovie e poche le risposte concrete; si ha l’impressione che il passaggio
dell’ente ad una dimensione
aziendale ed ancor più la
scelta nazionale di puntare
tutto o quasi sull’alta velocità, a scapito del traffico locale, stia bloccando qualsiasi
investimento su tratte come
quella per Torre Pellice.
Si aggiunga che tra il ’93
ed il ’94 la gestione di questa,
come di altre linee regionali,
dovrebbe passare ad una società mista con capitale pubblico e privato (nel caso la
Satti) ed ecco spiegato come
a fronte di un rapporto che
oggi pare più «cordiale» che
in passato con le Fs, in realtà
queste ultime non siano assolutamente in grado di assumere impegni per il futuro.
Così alla domanda del sindaco di Pinerolo circa la possibilità di raddoppiare almeno
parte del tratto verso Torino è
stato risposto che non vi sono
fondi e che tutto lo sforzo
verrà concentrato sul passante torinese. Stesse risposte
per eventuali soluzioni degli
attraversamenti all’interno di
Pinerolo.
Buona parte della discussione si è però incentrata sul
la questione della stazione di
Pinerolo: renderla «passante»
verso la vai Pellice significherebbe ridurre i tempi di percorrenza, ma anche consentire
ai numerosissimi studenti che
quotidianamente si recano a
Pinerolo di raggiungere in
tempi molto rapidi gli istituti
superiori concentrati nelle
adiacenze della stazione. Sarà
possibile un intervento?
Anche il nuovo piano regolatore della città, attualmente
nell’iter che ne precede l’approvazione, prevede questa
possibilità, come quella di un
arretramento dello scalo merci all’altezza del casello 30,
visto che da quelle parti è stata individuata una area per insediamenti industriali.
Per realizzare le modifiche
alla stazione occorreranno comunque dei fondi: potrebbero
arrivare dalla stessa stazione
se, con l’arretramento, una
parte di essa venisse recuperata alla città per insediamenti
commerciali o addirittura abitativi. Queste cessioni potrebbero mettere in moto i finanziamenti necessari altrimenti,
è parso di capire, ogni intervento resterà a livello di progetto. La palla, comunque,
passa ancora una volta alla
politica, alla Regione e alla
Provincia, oltre che ai Comuni; le Fs più in là non vanno.
Malgrado sia dunque evidente la necessità di incentivare l’uso della ferrovia come
collegamento delle aree periferiche verso Torino per combattere la concentrazione di
traffico veicolare nel capoluogo piemontese si continua, par
di capire, in una politica che
non va alla radice del problema ma si limita ad offrire palliativi come le targhe alterne.
Gli archivi storici del tennis da tavolo
Quei pongisti «doc»
Nel corso del nostro viaggio nel mondo del ping pong
valligiano stanno emergendo
fatti curiosi- e personaggi; anche dai verbali dell’Unione
giovanile dei Coppieri si trovano dei riferimenti interessanti. Siamo nel 19.56 e
l’Unione del centro fa dono
di un tavolo a quella dei Coppieri; i falegnami dell’Unione, Rinaldo Bouvier e Alberto Benecchio, rifanno il piano
e i cavalletti ed il secondo diventa anche il maestro di
molti unionisti. Fra di loro si
distinguevano Silvio Avondetto, Enrico Paschetto, Enrico Gay e Renato Vigna che
già allora impugnava la rac
chetta in un modo particolare
oggi detto «alla cinese».
Co.sì le sfide con pongisti di
altri gruppi valligiani furono
sempre più numerose; nel
marzo 1960 Enrico Gay fu
quarto al torneo di Luserna
Alta, dietro a tre Martina...
Ma intanto torniamo all’attualità; nella pausa dei campionati si è svolto un torneo
amatoriale a Villar Perosa. Il
6 gennaio nel torneo singolo
si è registrato questo risultato:
1° Claudio Gay di Villar Perosa, 2° Nevache, 3° Novali,
4° Enrico Gay.
Nel doppio, successo di
Claudio Gay e Schiavo su
Nevache ed Enrico Gay.
Intervista a Chiaffredo Gallo, ex giocatore e appassionato presidente della squadra
Dai pulcini al campionato dilettanti:
il calcio a Pinerolo si impara da piccoli
PIERVALDO ROSTAN
Dopo la Juventus ed il Torino che disputano la serie A, il calcio nella provincia
di Torino vede, seppur
debitamente distanziata, come terza forza il Pinerolo.
La squadra biancoblù milita nel campionato nazionale
dilettanti con lusinghieri risultati; presidente è ora uno
che di calcio ne capisce avendolo per anni giocato, Chiaffredo Gallo.
«Quest’anno sono alla prima esperienza come presidente, anche se per diversi
anni ho fatto parte dello staff
tecnico del Pinerolo, e devo
dire che a parte i più che positivi risultati, i problemi non
mancano. Abbiamo un bilancio assai pesante e dunque
difficoltà a far quadrare i
conti. Comunque grazie ad
un buon numero di
collaboratori riusciamo ad
affrontare tutti gli aspetti gestionali con una certa efficenza».
Disputate un campionato
dilettanti eppure i costi, par di
capire, sono elevati; a quanto
ammonta l’impegno finanziario per una stagione?
«Come società abbiamo
dieci formazioni: una nel
campionato nazionale dilettanti, una che partecipa al
torneo nazionale juniores,
una femminile in serie C, una
di allievi regionali ed una di
giovanissimi, due di esordienti, tre di pulcini oltre alla
scuola calcio; si tratta dunque di un notevole numero di
tesserati. Per questa attività
abbiamo un bilancio annuale
di 600 milioni. Per coprire
queste spese ci possiamo avvalere di quattro sponsor».
Questi sono i costi malgrado il campionato sia «dilettanti»; i vostri giocatori hanno dunque tutti una attività
extra calcistica?
«1 ragazzi sono tutti dilettanti ed hanno un lavoro o
studiano; l’impegno per loro
è comunque notevole, con tre
o quattro allenamenti alla
settimana, oltre naturalmente
alle partite. Avremmo voluto
fare anche degli allenamenti
pomeridiani, ma gli impegni
personali lo hanno di impedito. Su 18 squadre che disputano il nostro girone 14 sono
di fatto professionisti il che
costituisce per noi un certo
handicap».
Qual è la risposta del pubblico?
«Purtroppo quest’anno la
risposta è molto ridotta; devo
dire che mi pare un po’ una
costante del pubblico pinerolese verso lo sport. Ci sono
poi delle eccezioni, come ad
esempio domenica scorsa
quando affrontando il titolato
Fanfulla abbiamo raggiunto i
500 spettatori, ma in media
siamo sulle due-trecento persone».
Può dirci qualcosa di più
sull’attività del settore giovanile?
«Succede abbastanza spes
so che i giovani più promettenti della nostra zona vengano a presentarsi alla nostra
società; succede però anche
che le altre società più piccole preferiscono tenersi il
giocatore più bravo per continuare a mantenersi ad un
certo livello».
Si può dire che a vostra
volta costituiate un bacino da
cui altre società più titolate
attingono forze emergenti?
«Due anni fa abbiamo ceduto r attaccante Moncada al
Teramo in C2; abbiamo poi
alcuni ragazzi che sono approdati alle giovanili del Torino. Bisogna dire però che il
livello del calcio piemontese
nel suo insieme è molto basso
per cui o si finisce al Torino^
e alla Juve oppure bisogna
uscire dalla regione.
Nella nostra formazione ci
sono alcuni giovani promettenti: Labrozzo, punta di valore,oggi ci è stato richiesto
da due squadre di C2, Marco
Benecchio, di Torre Pellice,
chiestoci dal Lecco in C2, il
centrocampista Pallitto, anch’egli richiestoci da formazioni più titolate».
Il Pinerolo, oltre ai buoni
risultati in campionato, sta disputando egregiamente anche
la coppa Italia per dilettanti...
«Proprio in questi giorni
abbiamo battuto il Legnano
nel terzo turno di coppa; dopo rincontro con la Virescit
di Bergamo potremmo anche
restare fra le sei migliori formazioni italiane».
fUSWfc üfeW
Una serie di iniziative che si svolgeranno a Torre Pellice
La cittadinanza si mobilita
contro ogni forma di razzismo
No al razzismo e all’antisemitismo. Questo il senso
di una manifestazione organizzata dal Comune di Torre
Pellice che ha trovato collaborazione e indicazioni anche nelle associazioni che
operano sul territorio comunale.
«I recenti episodi di violenza razzista e antisemita dice l’assessore alla cultura
Bertalot, fra i coordinatori
dell’iniziativa - sono un pericoloso segnale di degenerazione dei rapporti nella
.società civile».
Del resto le valli sono state
anche culla di Resistenza e
fermento democratico (basti
pensare alla provenienza tórrese di alcuni dei firmatari
della Carta di Chivasso che
proponeva, nel dicembre
1943, una organizzazione
dello stato in senso federalista).
La volontà degli organizzatori è quella di parlare di
razzismo a tutte le generazioni, a quelli che hanno subito il duro peso della dittatura e anche della deportazione nei campi di concentramento, a quelli che oggi
giovanissimi si trovano a
confrontarsi con fenomeni
come i naziskin.
Lo svolgimento prevede
una serie di incontri musicali
Cinema
TORRE PELLICE - Il cinema Trento ha in programma. La
bella e la bestia sabato 16, alle ore 20 e 22.10; domenica
17 ore 16, 18,20, 22,10; lunedì, ore 21,15.
BARGE - Il cinema Comunale propone, giovedì 14, ore 21,
Sognando la California; venerdì 15, ore 21, L’amante; sabato 16, ore 21, Americani; domenica 17, ore 15, 17, 19,
21 e fino a giovedì 21 (ore 19.30 e 21), La bella e la bestia.
PINEROLO - Al cinema Hollywood prosegue la programmazione del film La guardia del corpo; feriali ore 20 e
22,30; festivi ore 15, 17,30, 20, 22,30.
Il cinema Ritz propone Puerto escondido; feriali ore 20,15
e 22,15; festivi ore 14,15, 16,15, 18,15,20,15, 22,15.
Il cinema Italia, da giovedì 14, propone II principe delle
donne; feriali ore 20,10 e 22,20; sabato 20,10 e 22,30; domenica 14,15, 16,10, 18,15, 20,10, 22,20.
aU’interno dei quali ci sarà
spazio per momenti di riflessione.
Venerdì 15, alle 20,30, con
partenza da Santa Margherita, è prevista una fiaccolata
per le vie cittadine; alle
21,30, preso il cinema Trento, serata con la partecipazione del Coro alpino vai
Pellice e di Franca Debenedetti Lcewenthal, sfollata a
Rorà durante il fascismo.
Sabato 16, dalle 18, «musiche contro il razzismo»,
preso il salone Opera gioventù in via al Forte; interverranno vari gruppi musicali del Pinerolese.
Sabato 23, alle ore 21,
presso la Foresteria valdese,
serata di musica occitana col
gruppo Lou Dalfin.
Durante le manifestazioni
verranno raccolti fondi a sostegno del centro di accoglienza per immigrati «Il riparo» che sorgerà a San Germano su iniziativa delle chiese cristiane di Pinerolo,
dell’Arci e della Cisl.
Ad un certo punto, qualche
anno fa, si arrivò ad ipotizzare il Pinerolo in C2; erano
altri tempi e successivamente
ci sono state anche disavventure finanziarie; quali sono
oggi le prospettive?
«Non abbiamo ora nessuna
possibilità di mirare alla serie superiore; lì i costi, semplicemente con un obiettivo
di salvezza, superano i due
miliardi. Comunque non saremmo preparati al salto di
categoria né come società né
come formazione».
Qualche soddisfazione comunque gli uomini dell’allenatore Cavallo riescono a togliersela; dopo un brillante
inizio, la squadra viaggia in
una tranquilla metà classifica.
Domenica scorsa ha battuto il
Fanfulla, secondo in classifica, per 3-1 con reti di Labrozzo, Serra (rig.) e Pesce; solo
sul 3-0 è arrivata la rete della
bandiera degli ospiti con Dellagiovanna.
Domenica prossima il Pinerolo sarà in trasferta con la
Pro Lissone.
USSL 42
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei, 81154.
DOMENiCA 17 GENNAiO
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambuianze:
Croce verde, Perosa: tei. 81100
Croce verde. Porte : tei. 201454
USSL43rVALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 17 GENNAIO
Bobbio Pellice: Farmacia Via Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
USSL 44-PINEROLESE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PioV, 15- 10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolo
n. 175/60
Re.sp. Franco Giampiccoli
Stampa:
La Ghi.sleriana Mondovì
Spedizione in abb, po.st.
Gr 2A/70
11
venerdì 15 GENNAIO 1993
¡Villaggio Globale
PAG. 7 RIFORMA
Le reazioni negli Stati Uniti dopo la spedizione dei marines in Somalia
I pacifisti americani di fronte alle nuove
sfide di un mondo profondamente cambiato
IL PROBLEMA DEGLI ESPULSI DA ISRAELE
FORZARE
IL COMPROMESSO
JEAW-JACQUES PEYRONEL
Come hanno reagito gli
americani alla spedizione umanitaria dei «marines»
in Somalia? E qual è l’atteggiamento dei pacifisti che,
meno di due anni fa, si erano
opposti decisamente alla
guerra del Golfo? Ne riferisce
il New York Times del 21 dicembre scorso, in un articolo
di prima pagina intitolato
«Dare nuova forma al pacifismo per combattere il tormento in un mondo che ha
cambiato forma».
Il primo ad essere citato è
William Sloane Coffin jr.,
che fu pastore alla «Riverside
Church» di Manhattan dopo
essere stato cappellano degli
studenti alPUniversità di Yale, e che ora è leader di un
gruppo che si batte per il disarmo. Per anni il pastore
Coffin si è pubblicamente opposto alla guerra in Vietnam,
all’appoggio americano ai
contras in Nicaragua, all’invasione di Grenada e di Panama e all’operazione «Tempesta nel deserto», ma ora
appoggia la presenza delle
truppe americane in Somalia
e auspica un intervento militare contro i serbi in Bosnia.
Incoerenza? No, afferma, perché «r isolazionismo morale è
semplicemente una posizione
I marines americani sbarcano a Mogadiscio nei quadro deii'intervento umanitario delle Nazioni Unite
indifendibile per coloro che
si oppongono alla guerra».
E aggiunge; «C’è molto
tormento e molta confusione.
Stiamo cercando a tastoni
una qualche forma legittima
di azione di polizia a livello
internazionale».
La sua posizione non è isolata: di fronte alle nuove problematiche che bruscamente
si sono affacciate sullo scenario intemazionale dopo la fi
la sorte del Premio Nobel per la Pace
In pericolo la vita
di Aung San Suu Kyi
In seguito ad un articolo
apparso il 5 dicembre sul Manifesto sotto il titolo «Birmania, Aung San Suu Kyi muore», Erberto Lo Bue ha telefonato al cognato del Premio Nobel per la pace allo
scopo di ottenere informazioni aggiornate sulla sorte
di Suu. Il giorno successivo
ha ricevuto un fax che riportava documenti e articoli di
giornale recenti, fra i quali la
dichiarazione del dr. Anthony
Aris, marito di Suu, datata
Oxford, 30 novembre 1992, a
cui si ispira l’articolo pubblicato dal Manifesto . Il prof.
Lo Bue ha tradotto per noi il
testo integrale della dichiarazione del dr. Aris:
«Un anno è trascorso da
quando a mia moglie Aung
San Suu Kyi fu conferito il
Premio Nobel per la pace.
Suu è tuttora detenuta senza
processo in Birmania ed è
attualmente al suo quarto anno agli arresti domiciliari.
Ho motivo di ritenere che le
condizioni nelle quali è tenuta costituiscano una grave
minaccia per la sua vita.
Gli scarsi fondi personali
da lei utilizzati per mantenersi mentre continua la sua
detenzione .solitaria sono ora
t}uasi esauriti. Suu)rifiuta di
accettare qualunque somma o
favore da coloro che la tengono prigioniera, ritenendo
che questo servirebbe soltanto a prolungare la sua detenHone illegale. Per lo stesso
motivo non ha voluto accettane alcun appoggio materiale
da parte mia. Ha devoluto il
denaro assegnatole con il
Premio Nobel e altri premi
alla salute e istruzione del
popolo birmano attraverso
un’associazione fondata a tale scopo.
Sono ora molto preoccupato per il fatto che presto non
avrà alcun mezzo per mantenersi in vita.
Aung San Suu Kyi ha detto
che l’unica soluzione è che il
regime apra un dialogo sincero e ragionevole in buona
fede, finalizzato non soltanto
a risolvere la sua posizione
personale ma più particolarmente a trovare una via alla
pace e prosperità del suo
paese, nella sua globalità.
Questa di fatto è stata la sua
sola e unica posizione da
quando la crisi si è abbattuta
sulla Birmania nel 1988, ma
le autorità militari si sono
.sempre rifiutate di rispondere
al suo appello.
I nostri figli ed io avevamo
sperato di andare a trovare
mia moglie a dicembre. Tuttavia il 23 novembre ho ricevuto un breve messaggio personale scritto di suo pugno,
trasmessomi attraverso canali militari birmani, nel quale
ci chiedeva di non recarci da
lei perché non ha fondi sufficienti per riceverci. Ha approfittato dell’ occasione per
inviare gli auguri natalizi e di
fine d’anno agli amici ed alla
famiglia.
In una situazione così buia
e remota temo che sarà impossibile seguire il corso degli avvenimenti nei giorni a
venire».
ne del bipolarismo molti singoli credenti, pacifisti, intellettuali si sentono interpellati
nella propria coscienza e ritengono doveroso intervenire
per fermare massacri di massa provocati da scelte politiche aberranti, quali appunto
sono la fame in Somalia e
«l’epurazione etnica» in Bosnia.
Anche da parte cattolica si
alzano voci che vanno nella
stessa direzione. Il rev. J.
Bryan Hehir, consiliere dei
vescovi americani per gli affari intemazionali, ritiene che
«la gente è chiamata a reinterpretare i concetti di sovranità nazionale e di non intervento, dicendo che il modo in
cui li abbiamo capiti durante
tre secoli non è adeguato». A
dicembre, prima che l’intervento in Somalia venisse reso
pubblico, alcuni responsabili
delle maggiori organizzazioni
protestanti, cattoliche, ebraiche e musulmane hanno sottoscritto un documento comune in cui veniva chiesto un
più deciso intervento degli
Stati Uniti sia in Bosnia sia in
Somalia. Nel documento viene affermato che gli Usa
«non sono i poliziotti del
mondo, ma il crimine di massa di innocenti è inaccettabile». Il documento precisa
inoltre che gli Usa «devono
intervenire di concerto con
altre nazioni dove è possibile,
da soli dove è necessario».
Non tutti i credenti americani condividono questa presa di posizione. I quaccheri,
ad esempio, si sono opposti
all’intervento in Somalia ribadendo che questa loro posizione è «coerente con l’antica convinzione quacchero
che la forza militare non risolve mai i problemi».
L’«Associazione per la riconciliazione», un organismo che
raggruppa vari pacifisti religiosi e non, si è anch’essa opposta all’intervento in Somalia dicendo: «Ciò che ci rende
perplessi è che tale intervento
non è veramente internazionale» e che «sorge il dubbio
che i rifornimenti alimentari
non siano l'unico obiettivo».
Anche Pax Christi, che
conta 12.000 membri fra cui
circa un quinto dei vescovi
americani, ha dato un appoggio riluttante, chiedendo
comunque che le tmppe di intervento siano poste sotto il
comando del Consiglio di Sicurezza deirOnu e ricordando la responsabilità degli Usa
nell’aver armato i somali durante la guerra fredda. Anne
Me Carthy, suora benedettina, coordinatrice nazionale
dell’organizzazione, appena
tornata da una visita ai profughi balcanici a Zagabria, ha
affermato che i conflitti in
Somalia e nell’ex Jugoslavia
stavano «portando al movimento per la pace nuove questioni che non avevamo affrontato durante la guerra
fredda» e ha lamentato che
molti pacifisti non erano preparati ad affrontare in modo
nonviolento questa nuova situazione. Intanto, ha aggiunto, «la comunità internazionale non può lasciare annientare 500.000 persone
mentre i gruppi pacifisti se ne
stanno seduti a discutere la
questione».
Stanley Hauerwas, docente
di etica cristiana alla «Duke
University», uno dei maggiori teorici del pacifismo cristiano, dice di essere «infastidito dall’uso militare di questi eventi per rafforzare il
presupposto che abbiamo bisogno di un grande esercito»
ma precisa che «T essenziale
è distinguere tra guerra e
azione di polizia». A suo parere, l’uso dell’esercito in Somalia può essere giustificato
come azione di polizia, mentre un intervento in Bosnia
implicherebbe un coinvolgimento incontrollabile in una
guerra.
Il noto filosofo Michael
Walzer, autore del famoso libro «Guerre giuste e guerre
ingiuste», ritiene invece che i
principi morali attualmente
esistenti possono giustificare
gli interventi sia in Somalia
che in Bosnia: «Penso che la
vecchia dottrina del diritto
internazionale sull’ “intervento umanitario” possa essere
applicata al problema della
fame, sia essa provocata da
motivi politici o naturali, o al
problema della “epurazione
etnica”, alle deportazioni di
massa e ad altri fatti che, secondo la vecchia formula,
’scuotono la coscienza morale dell’umanità” ». La condizione però è che l’intervento
non sia «una copertura per
creare uno stato satellite, un
governo fantoccio, o venga
usato per la conquista».
La stessa preoccupazione
viene espressa dal rev. cattolico Hehir: «C’è il pericolo
che tutto ciò serva .soltanto ai
nostri “big guys” per dire alle piccole nazioni quel che
devono fare. Ora che siamo
entrati in questo processo di
cambiamento, come si fa a
stabilire limiti?».
SELIM NASSIB *
Deportando 415 palestinesi
islamici Ytzhak Rabin ha voluto dare un esempio e dimostrare che ogni assassinio di un
militare israeliano è punito
molto severamente. Il rifiuto
del Libano di accogliere gli
esiliati ha messo in evidenza la
tragedia dei palestinesi.
Cacciati dalle loro terre, gli
espulsi si sono trovati in mezzo alle frontiere spinti dagli
uni e bloccati dagli altri, richiusi in una «terra di nessuno» che è la rappresentazione
emblematica della loro situazione. Se qualcuno avesse immaginato un quadro per rappresentare la situazione dei palestinesi non avrebbe potuto
trovare una situazione migliore.
Qual è il significato di questo dramma che le televisioni
di tutto il mondo portano nelle
nostre case? Innanzitutto che il
problema dei palestinesi oltre
ad essere un problema di occupazione di terre è un problema
di espulsioni. Gli israeliani
hanno sempre detto che le centinaia di migliaia di palestinesi
che avevano lasciato il paese
nel 1948 lo avevano fatto di
loro piena volontà, incoraggiati dai vicini stati arabi. I palestinesi hanno sempre smentito
questa visione dei fatti e hanno
sempre rivendicato il «diritto
al ritorno». La guerra del 1967
ha premesso all’esercito israeliano di prendere il controllo
della Cisgiordania, di Gaza e
di Gerusalemme Est unendo
così i problemi del ritorno nelle terre a quello delle espulsioni dei palestinesi.
'Ment’anni dopo l’Intifada si
è sviluppata sul modello della
guerra di liberazione dell’Algeria (sollevazione popolare
contro gli occupanti). L’Organizzazione della liberazione
della Palestina (Olp) aveva infatti lavorato politicamente per
far passare in secondo piano il
problema del «ritorno» ed insisteva ormai sulla restituzione
dei territori occupati per crearvi uno stato palestinese. L’Intifada ha incoraggiato l’Olp a
continuare in questa strategia.
In altri termini l’Olp ha abbandonato - almeno per il momento - la politica di creare i
rapporti di forza favorevoli per
il ritorno, per scegliere quella
di creare le condizioni di un
«compromesso» che consentisse la creazione di un piccolo
stato palestinese.
Questa nuova linea ha convinto i palestinesi di Gaza e
della Cisgiordania ( tra cui
Feisal Husseini) che, nella loro
maggioranza, sostengono e
continuano a sostenere l’Olp.
Nel frattempo una nuova generazione è entrata in campo:
gli islamici di Hamas. Per essi
non bisogna negoziare la pace,
ma combattere fino alla distruzione dello stato di Israele.
Il problema è oggi capire se
la generazione dei «vecchi»
(Arafat da una parte e Rabin Peres dall’altra) sarà capace di
concretizzare il compromesso.
In questo caso possiamo sperare che finalmente si potrà
arrivare alla pace. In caso contrario la dirigenza attuale
dell’Olp sarà sconfitta e Hamas otterrà la leadership. Se
questo accadesse saremmo di
fronte a nuovi orrori. Forse
uomini come Shamir e Sharon
potrebbero preferire questa soluzione che consentirebbe loro
di presentare gli islamici come
persone assetate di vendetta
con cui è impossibile trattare.
In questa prospettiva la questione degli espulsi ha una
grande importanza; tra i palestinesi ha riaperto ferite antiche. Gli uomini di Hamas appaiono come eroi e martiri.
Per questo la direzione dell’
Olp ha sospeso le trattative.
Per altro è difficile per Rabin far marcia indietro. Così
offrirebbe agli islamici una
vittoria ancora più grande. Rabin si è messo in una posizione di stallo.
Ma il conflitto tra palestinesi e israeliani ha vissuto momenti peggiori. Sarebbe sufficiente un mezzo passo indietro
di Israele (permettere alla Croce Rossa intemazionale di entrare nella terra di nessuno) al
fine di allentare la tensione.
L’attuale crisi può essere anche l’occasione per forzare i
tempi del «compromesso» che
resta l’interesse primario di
tutte le parti.
*giornalista libanese
DALLA PRIMA PAGINA
LE RAGIONI
DI UN'ASSENZA
confronti degli obbiettivi
dell’incontro, ma ha avanzato
perplessità sulle sue modalità:
«Noi prediligiamo - scrive
Bouchard a Cassidy - l’invito
del Signore a “pregare il Padre nostro che è nel segreto”
(Matteo 6, 6), cioè a cercarlo
nell’interiorità e nella quiete.
Abbiamo perciò qualche difficoltà a partecipare a manifestazioni in cui questa interiorità è inquadrata in un contesto di pubbliche manifestazioni che presuppongono una
teologia e una ecclesiologia
sulle quali vorremmo invece
mantenere un franco dibattito».
Gli «umori» dei protestanti
italiani sono stati efficacemente espressi dal prof. Giorgio Girardet su // Manifesto
del 9 gennaio. Per Girardet
l’assenza della Fcei ad Assisi
va ricercata in una serie di
motivi: il «carattere unilaterale di una manifestazione
tutta cattolica, decisa, organizzata e gestita dal papa,
dove egli appare come protagonista»-, i rischi di trasformare una celebrazione religiosa in «spettacolo» e di
«offrire del cammino della riconciliazione fra le chiese e
le religioni un’immagine
semplificata e deformata, che
faccia credere che esista una
pace fra le religioni che è ancora tutta da costruire». Infine, per Girardet, l’assenza «è
doverosa come atto di solidarietà verso altri assenti: pensiamo agli ortodossi, soprattutto in Serbia, per i quali la
solidarietà religiosa e politica che la Chiesa cattolica ha
dato fin da principio ai croati
è vista come un atto di indebita mescolanza di politica e
di fede».
12
PAG. 8 RIFORMA
Cultura i
venerdì 15 GENNAIO 1993
■
Giovani teologi sotto il Terzo Reich
Gli specchi storici
FBANCO CAMPANELLI
Per i cultori della lingua tedesca, un po’ versati nelle
questioni teologiche, mi permetto di segnalare un recente
libro in due tomi* del pastore
emerito Wolfgang Scherffig,
sostenitore in Germania per
lunghi anni del «Freundeskreis der Waldenser», soprattutto tra le comunità renane
della Chiesa evangelica della
Germania (Ekd).
I suoi frequenti viaggi in
Italia, la conoscenza diretta di
alcune realtà socio-economiche (del Meridione) e i vari
contatti con le nostre istituzioni culturali e ecclesiastiche permettono di ricordarlo
con simpatia.
L’opera, il cui titolo italiano
è Giovani teologi nel Terzo
Reich, tratta di documenti, lettere e esperienze pastorali in
un periodo che fu cruciale per
la Chiesa evangelica tedesca a
partire dal 1933. Il primo tomo Cominciò con un no! prende in esame il periodo die va
dal 1933 al 1935; il secondo
Sotto ristigazione politica il
periodo 1936-37, mentre un
terzo è in preparazione.
Ricchissima è la corrispondenza epistolare tra i giovani
pastori di allora che si unirono contro l’imperante ideologia nazista; straordinariamente dettagliata è la «cornice» storica, e ampie sono le
notazioni biografiche; la lettura induce a una costante
immedesimazione nelle vicissitudini di questo gruppo di
teologi dissenzienti.
Il libro è quindi un utile
strumento per la comprensione e la collocazione cronologica degli eventi che occorsero alla Chiesa confessante, un utile compendio per
chi voglia misurarsi criticamente con questo periodo.
Helmut Gollwitzer, nella
prefazione al primo volume,
scrive un significativo giudizio
sulla persona e sulla sua opterà:
«L’autore, Wolfgang Scheiffig,
era una delle nostre colonne:
di fronte alle pressioni, sia interne che esterne, compreso di
un gentile riserbo e di doti naturali quali intelligenza e forza
di carattere, era un continuo
riferimento per molti altri.
Quanto a autenticità, il suo resoconto rimane insuperato».
Penso che la lettura del libro,
anche pter i non addetti ai lavori, possa essere di indubbio interesse e offrire ampia materia
di riflessione. Scrive Scherffing: «La storia è come uno
specchio in cui riconosciamo
noi stessi. Se vi appuntiamo lo
sguardo, ci parrà chiaro come
noi ste.ssi siamo parte di questa
storia e come non possiamo
sconfessare il nostro legame
con l’eredità biologica e
spirituale delle precedenti generazioni. Solo così lo sguardo
si affranca e ci è possibile constatare che, anche nei momenti
più bui di quest’ epoca, ci sono
state sempre delle luci che
hanno potuto rincuorarci. Ed è
forse anche a tal fine che il libro vuol dare il suo piccolo
contributo» (tomo 1, p. XVI).
(*) Wolfgang Scherffig:
Junge Theologen im «Dritten
Reich», Neukirchen-VIuyn,
Neukirchener-Verlag, 1989-90.
L'opera dello studioso medievale tradotta in italiano con alcuni tagli discutibili
Il commento di David Kimchi ai Salmi
ci fa scoprire le radici della nostra fede
«La presa di tabacco» (Il rabbino). Chagall ha interpretato l’ebraismo
nelle sue optere secondo la tradizione dell’Europa orientale
______LUCIANO DEODATO_____
Leggere il commento ai
Salmi, ad opera di David
Kimchi, è come andare alla
ricerca delle radici nascoste
della nostra fede. In questo
consiste forse il pregio maggiore di quest’opera pubblicata dalla editrice Città nuova
e curata con grande intelligenza da Luigi Cattaui*.
Il volume raccoglie il commento ai primi 50 Salmi; in
programma ci sono altri due
volumi che conterranno il
commento ai restanti Salmi.
Sarebbe opportuno attendere
la pubblicazione dell’opera
completa per avere una visione complessiva e dare così
una valutazione maggiormente pertinente.
Tuttavia già ora mi pare si
possa dare un giudizio ampiamente positivo, e dire che
d’ora innanzi non sarà più
possibile leggere e commentare i Salmi senza tener conto
di David Kimchi.
Non perché Kimchi apporti
qualcosa di nuovo ai risultati
della ricerca scientifica moderna, il che sarebbe anacronistico; quanto piuttosto perché i Salmi, come del resto
gli altri scritti dell’Antico Testamento, appartengono ad
Israele, e noi non li possiamo
leggere a prescindere dalla
fede di Israele, che è stata
quella in cui si è formata la
fede di Gesù e dei suoi discepoli.
David Kimchi è vissuto,
come ci informa l’ampia
introduzione, dal 1160 al
1235 in Provenza, dove la famiglia si era rifugiata fuggendo dalla Spagna. Il luogo
e l’epoca sono quanto mai
significativi. La Provenza è
in quel momento un crogiuolo di fermenti religiosi e culturali oggetto ben presto di
una spietata repressione in
nome della normalizzazione.
Ne faranno le spese le comunità ebraiche, ma anche le
correnti «ereticali»; nascerà
l’Inquisizione; si inventeranno le crociate, le cui prime
vittime non saranno gli «infedeli» della Terra Santa ma gli
inermi ebrei di città come
Worms e Magonza.
Kimchi vive dunque l’alba
di questo periodo di terrore
che avrà un momento culminante con la cacciata degli
ebrei dalla Spagna nel 1492,
ma che si estenderà avanti nei
secoli, fino a giungere ai
giorni nostri con la tragedia
dello sterminio nazista.
Kimchi sembra presagire
tutto questo e la lettura che fa
dei Salmi si colora di nostalgia per il «monte di Sion» e
di attesa del Messia che non
potrà avere connotati diversi
da quelli del grande re Davide. Il Tempio di Gerusalemme è il luogo dell’incontro
con Dio nella sua dimensione
di giudice che libera, salva e
soprattutto perdona.
Tutto si trova nei Salmi: la
sofferenza e l’angoscia umana, la speranza del riscatto e
la gioia del perdono; l’anelito
verso la giustizia e la certezza
dell’intervento del Dio, creatore dei cieli e della terra e
Signore di ogni cosa. Davide
governa Israele, ma più che
questo lo conduce con i suoi
salmi a riconoscere l’opera di
Dio, a temerlo per la sua giustizia, a lodarlo per la sua
misericordia.
Kimchi non legge da solo i
Siamo un paese che ignora la Bibbia
Htalia e ¡I papato
PAOLO T. ANGELERI
K. Bari, E. Thurneysen e F. Gogarten. Insieme a BonhóHer essi saranno l’anima della resistenza evangelica al nazismo
yyT Chiesa ha fatto o
disfatto gli italiani?»
è questo il quesito che si pone
Giordano Bruno Guerri nel
suo ultimo libro*; lo stesso
interrogativo che noi evangelici ci siamo posti da secoli.
L’assenza della Riforma ha
tolto al nostro popolo il gusto
del confronto religioso, proponendo una visione conformistica della vita spirituale,
che ha tolto forza e respiro al
dialogo e alla ricerca di verità
profonde.
Ancora nel febbraio 1932, ricorda l’autore, «ilpapa - allora
Pio XI - aveva un unico cruccio, una preoccupazione da
Concilio di Trento: "/ protestanti - diceva - tengono un
contegno audace e parlano di
‘missioni’ da svolgere in Italia.
A ciò ha giovato la legge sui
culti ammessi, invece che tollerati. Io osservo che, secondo i
dati dell’ultimo censimento, i
protestanti sono appena
135.000, dei quali 37.000 stranieri contro quarantadue milioni di cattolici”. ‘‘E’ vero continua il santo padre - l’Italia è fondamentalmente cattolica e questo è una condizione di
privilegio anche dal punto di
vista nazionale, ma appunto
perciò bisogna vigilare”.
E così polizia e magistratura cominciarono a perseguitare i cristiani protestanti che
.si radunavano in case private
per cantare le lodi del Signore, e i venditori di Bibbie non
cattoliche» (p. 297).
Il cruccio di Pio XI era fuori
posto. Non teneva conto (e
non ne tiene conto l’attuale
pontefice) dell’importante funzione di «veicolatoti» della
Bibbia, svolta da tutti i protestanti di ogni «setta» o denominazione, pronti a considerare terra di missione qualsiasi
luogo ove non fosse ancora arrivato l’abito alla lettura quotidiana, fin dall’infanzia, di
quello straordinario libro.
E l’Italia è ancora oggi,
proprio grazie allo scarso numero dei protestanti e
all’opera persecutoria antibiblica del passato, una terra
desolatamente senza Bibbia:
sì che, come dice Beniamino
Placido in un articolo apparso
su Repubblica (9 dicembre):
«Il libro meno letto in Italia?
La Bibbia». Su 100 studenti
di una scuola di specializzazione di Torino, con «alle
spalle qualche laurea e il nostro glorioso liceo classico»
(e relative ore di religione),
da lui interpellati, nessuno è
stato in grado di riconoscere
il Salmo 23: «Eccetto una ragazza che si è quasi giustificata: lo conosco perché vengo da una famiglia valdese».
(*) Giordano Bruno Guerri:
Gli italiani sotto la Chiesa. Da
S. Pietro a Mus.solini. Milano,
Mondadori, 1992, pp. 347, £
33.000.
Salmi, ma in comunione di
fede e in dialogo con le generazioni che lo hanno preceduto, con le correnti culturali
ebraiche del suo tempo e in
polemica con il cristianesimo.
Ne risulta una lettura viva e
ricca anche per l’oggi. Per
questo dobbiamo essere grati
a quanti (editore e curatore)
ci consentono di ascoltare
questa voce lontana ma attuale, piena di sofferenza ma ricca di fede e di speranza.
E tuttavia non posso fare a
meno di segnalare un grosso
limite di quest’opera. Nell’introduzione Cattani ci informa,
correttamente, di avere eliminato l’apparato filologico del
Kimchi, ritenendo che questo
avrebbe appesantito il testo e
comunque non avrebbe potuto essere apprezzato da un lettore che non conoscesse
l’ebraico.
Peccato, perché sulla grammatica del Kimchi umanisti e
riformatori appresero l’ebraico. Ma un’altra omissione è
ancora più grave: quella dei
passi anticristiani.
Molti Salmi sono stati
interpretati cristologicamente
(si pensi al Salmo 2 o al Salmo 22). Kimchi si oppone,
evidentemente, a questa interpretazione. Ma a noi non è
dato conoscerne le ragioni. «I
passi anticristiani di Kimchi spiega il curatore dell’edizione italiana - devono essere
letti alla luce della condizione
storica degli ebrei del XIII secolo» (pag. 46); come a dire
che dunque essi avrebbero un
valore relativo e del tutto caduco.
A parte il fatto che tutto il
commento va letto in quella
luce, per cui molte cose sono
oggi superate, si tratta di
un’operazione che non trova
alcuna giustificazione.
Anzitutto mi sembra che
possa essere interessante che
cosa pensasse dell’interpretazione cristologica un ebreo
del XIII secolo, nel momento
in cui si apriva davanti al suo
popolo un cammino che avrebbe avuto tra le sue tappe i
massacri, i pogrom, i forni
crematori e tante altre atrocità
inventate da pii cristiani. Impedirgli oggi di esprimersi
compiutamente è un’operazione (mi perdoni il Cattani)
da santa Inquisizione! In secondo luogo, come lettore, mi
sono sentito a disagio; come
se qualcuno mi considerasse
aprioristicamente incapace di
intendere, o comunque immaturo.
Perciò, accogliendo con
grande riconoscenza la pubblicazione di quest’opera, ed
attendendo quella delle altre
preannunciate, per una collana che permetterà anche ad
un pubblico di gente comune
di attingere alle limpide fonti
della riflessione di fede di
Israele, vorrei chiedere con
molta passione al curatore e
all’editore di non procedere
ad alcuna «censura».
Ne va della validità di questa fatica, ma anche e soprattutto del senso di un dialogo
fra cristiani ed ebrei che
muove ora in Italia i suoi primi passi, indubbiamente incerti; ma, per favore, compiamo ogni sforzo perché non
siano falsi!
(*) David Kimchi: Commento ai Salmi. I. Sal.l - 50. A cura
di Luigi Cattani, Città nuova editrice, Roma, 1991, pp. 417, lire
48.000.
Un'autobiografia di Giuseppe Anziani
Un uomo e una vita
per la testimonianza
VALDO BENECCHI
Giuseppe Anziani non ha
scritto una vera e propria autobiografia. La sua
umiltà, l’umiltà del credente
che sa di vivere per la sola
grazia, glielo avrebbe impedito. Il libro* è invece una testimonianza di fede, una
predicazione attraverso le
esperienze vissute nelle chiese in cui ha lavorato.
Qui la persona umile si trasforma in un testimone che
vince ogni timidezza, che va
dove viene mandato, che rischia, che affronta nuove situazioni, anche difficili, con
quel coraggio che può scaturire soltanto da una profonda
fiducia nel Signore.
Il coraggio di credere e
Fraternità e gioia: sono due
capitoli fra i più significativi
che bene descrivono Giuseppe Anziani, predicatore e pastore. Ogni pagina trasuda
quella passione e quell’entusiasmo che ha caratterizzato
quei colleghi che i nostri ordinamenti definivano «evangelisti».
Non avevano frequentato la
Facoltà di teologia, ma avevano un forte senso della propria vocazione, un profondo
amore per le chiese. E qui mi
permetto una nota personale.
Ho letto le pagine scritte da
Giuseppe Anziani con particolare emozione perché ho
sempre visto nel suo ministerio pastorale molte analogie
con il ministerio di mio padre.
Anch’egli instancabile predicatore dell’Evangelo, morto
esattamente quarant’ anni fa
in un incidente stradale, mentre tornava a Palombaro dopo
un culto a Lanciano. Non a
caso Giuseppe Anziani e Arnaldo Benecchi erano molto
amici oltre che colleghi.
(*) Giuseppe Anziani: Un uomo una vita - Sulle orme di
John Wesley in Italia, Genova,
Silver Press, pp. 112, £ 15.000.
13
í
■: VENERDÌ 15 GENNAIO 1993
Cultura
PAG. 9 RIFORMA
Le intense giornate di lavoro al campo invernale svoltosi a Ecumene a fine anno
L'America e l'immagine del nostro futuro:
un quadro variegato tra storia e attualità
PIERA ECIDI
Davvero «l'America presenta all’ Europa l’immagine del proprio futuro?».
L’interrogativo posto dal filosofo Biagio De Giovanni alla
citazione di Tocqueville ha
aperto il seminario del campo
invernale di Ecumene.
Quattro relatori in quattro
giornate diverse si sono
susseguiti in questa ricerca,
confrontandosi intorno a un
tavolo, in grande semplicità,
tra loro e con le domande e le
critiche di un pubblico di
qualità tracciando, come ha
notato lo stesso De Giovanni,
«un quadro di grande interesse, tra storia e attualità».
Impossibile entrare nei dettagli di questa ricerca, che ha
avuto momenti individuali e
collettivi, in cui i relatori hanno via via non solo approfondito e precisato, ma anche
modificato precedenti convinzioni, comunicando veramente il senso di un confrontarsi reale (per una meditazione complessiva attendiamo però l’uscita del Quaderno che il gruppo di Ecumene
ha promesso in tempi ravvicinati).
Che l’America anticipi fenomeni e soluzioni europee
sembra essere la risposta dello storico Giorgio Spini: «Nel
'62, dopo un soggiorno negli
Stati Uniti, scrissi un pamphlet di cui sono oggi molto orgoglioso - ha notato con la
consueta vivacità - in cui sostanzialmente dicevo: state
attenti, sta arrivando il ’68».
Noi oggi non abbiamo ancora la percezione di quanto la
presidenza Reagan, così come
in Europa il fenomeno Thatcher, abbia cambiato il paese:
è cambiato il modo di produzione posl-industriale, si è formata una «nuova classe», la
middle class (che comprende
anche la classe operaia), i cui
bisogni e domande costituiscono una sfida a cui sarà necessario rispondere nei prossimi vcnl’anni, e il nuovo governo vuole rispondere a questa sfida.
Questa «nuova classe» è
stanca di quella corsa inter
minabile della politica americana verso l’esterno e vuole
affrontare i problemi interni.
Dal punto di vista religioso,
è «fallito il tentativo reaganiano di sobillare la teppa
fondamentalista, ma il prote.stantesimo liberale, che puntava sul disarmo nei confronti dell’Urss e sulla pace, è
uscito sconfitto».
Nella sua vertiginosa carrellata storica, il pastore Giorgio Bouchard, partendo dai
Padri pellegrini e approdando
all’oggi, ha svolto la tesi che
«l’America è una nazione europea, non è un mito, non è
una soluzione, ma^ non è
neanche un cancro. E un impero, ma è anche una democrazia, una repubblica aristocratica aperta al ricambio
delle classi dirigenti».
Lo spirito puritano, fondato
sul patto fra eguali (il Covenant citato da Clinton nel suo
programma elettorale) e
sull’importanza della scuola,
è alla base dell’identità e della storia del paese.
Il funzionamento costituzionale si basa sulla separazione chiesa-stato e sul principio teologico sotteso che,
essendo gli uomini malvagi,
questo non conduce al gover
no di forza e astuzia del Principe, ma a un sistema di bilanciamento dei poteri.
Confrontandosi idealmente
con questa impostazione, il
prof. Mauro Calise, docente
di scienza della politica, ha
esposto i risultati di una sua
ricerca su «ciò che tiene insieme rAmerica», individuandolo nelle Corporations,
organismi solidali collettivi,
con funzioni pubbliche ma
prive di monopolio.
Esse vanno dalle università
al comune, alle biblioteche, e
affondano la loro storia nelle
corporazioni medievali europee, ma sono segnate dalla
grande rottura protestante, in
cui nasce l’individuo e la società moderna.
Oggi in Italia attraversiamo una fase «americana», la
crisi della partitocrazia attraversata negli Usa dell’SOO: il
rischio però è che nella nostra realtà «dietro l’angolo
del partiticidio ci possa essere un destino senza corporazioni, senza etica protestante».
In una sua ardua relazione
Giancarlo Bosetti, vicedirettore de L’Unità, e autore di
un recente saggio suH’America dopo T89, ha affrontato il
tema della «cultura politica
dell’ intellettualità americana
di oggi», individuando due
diverse correnti di pensiero,
che significano poi diverse
scelte politiche: quella dei liberals e quella dei comunitarians.
La prima rappresenta il polo dell’universalismo e dell’
uguaglianza, la seconda quello della storicità, dei legami,
degli affetti, di ciò che è dovuto «secondo diversi livelli
di obbligazioni», che vanno
dai figli ai parenti ai concittadini ai paesi verso cui ci sono
debiti morali, ecc...
Le risposte politiche conseguenti attraversano i diversi
schieramenti politici, ma
«questa discussione ci riguarda, perché non possiamo
più fare riferimento agli automatismi della tradizione
socialista».
Il tema della disuguaglianza, su cui lavorano i maggiori
teorici della sinistra americana, come Michael Walzer, si
appunta sulle questioni di
esclusione o inclusione degli
individui, focalizzando come
nodi sociali, politici e culturali fondamentali nei prossimi anni le tematiche della
scuola e dell’assistenza.
Una famiglia di pionieri, simbolo del crogiuolo delle identità «che tengono insieme l’America»
Qualche osservazione sul «Dizionario storico del cristianesimo» delle Paoline
Un'opera che è frutto del lavoro ecumenico
e che ci offre un arricchimento spirituale
MAURIZIO ABBA
Nella prestigiosa collana
«1 dizionari EP» è uscito
un altro importante ausilio
per lo studio e la consultazione, il Dizionario storico del
cristianesimo*.
Si tratta di un lavoro nato
in Germania, frutto dell’intesa ecumenica di due studiosi,
uno cattolico ed uno evangelico; l’opera presenta delle integrazioni ritenute consone
per l’edizione italiana.
Come osserva il prof. Maurilio Guasco, nella «presentazione all’edizione italiana»: «Si è dotato il dizionario
di una proposta di lettura per
grandi aree tematiche e di un
indice integrativo che vuole
aiutare il lettore ad individuare il lemma sotto cui è trattato
un argomento che egli non ha
trovato immediatamente nel
dizionario.
Gli esili possono anche essere discussi, ma l’opera si
presenta con una sua originalità e come uno strumento
utile sia allo studioso che al
cultore di storia della Chiesa»
(p.l6).
Un tentativo ecumenico
del genere, in traduzione italiana, era stata la Storia ecumenica della Chiesa (in tre
volumi per la Queriniana);
ora abbiamo questo dizionario il cui taglio metodologico
ecumenico permette soprattutto al lettore italiano di arricchire notevolmente il suo
bagaglio spirituale e culturale: speriamo così che un ecumenismo sincero, non di sola
facciata ma proficuo e arric
chente per tutti, possa divenire davvero moneta corrente!
Mi permetto di avanzare un
suggerimento per i prossimi
lavori editoriali: esistono anche in Italia protestanti e ortodossi, che sarebbe auspicabile
consultare.
Si eviterebbero così inesattezze come quella registrata
alla voce Chiesa cristiana
evangelica d’Italia (p.l51),
per cui «nel 1946 sorse (...) la
“Chiesa cristiana d’Italia”; essa oggi comprende i valdesi, i
metodisti ed i battisti italiani».
Purtroppo ciò non è ancora
realtà, anche se le chiese in
questione hanno mosso significativi passi.
Riteniamo inoltre erronea la
dizione che ricorre qua e là
per citare il primo giudaismo.
L’immagine tipica di un telegiornale, cultura di massa di fine secolo
L'attualità nuda e cruda
Un allagamento nel New Jersey, Craxi fischiato dalla folla,
disordini in Palestina, guerra civile in Azerbajgian, e le recenti
vicissitudini dei 400 palestinesi deportati al confine tra Israele
e Libano.
Sono solo alcuni degli argomenti proposti da Raitre nella
notte tra il 2 e il 3 gennaio (la trasmissione era, manco a dirlo.
Fuori orario) in una serie di Eveline.
Si tratta in un certo senso del contrario delle «veline», cioè
delle notizie confezionate su misura per gli apparati che controllerebbero le fonti di informazione. Questi brani televisivi
erano all’opposto: materiali grezzi, non montati, con il sonoro
registrato in diretta, sporco, disturbato ma al tempo stesso
spontaneo, vero...
Normalmente siamo abituati ai nostri telegiornali,
discutibilissimi per le logiche a cui sottostanno, ma ben
confezionati, ripuliti, ben montati.
Nella notte delle Eveline abbiamo visto materiali ingestibili,
in queste condizioni, da una normale trasmissione; immagini
prive di ritmo, riprese di nascosto, con difetti che solitamente
vengono «limati».
Lasciate parlare da sole (senza cioè il commento parlato che
di solito le accompagna) esse parlano in realtà molto più di
quanto si pensi. E il fatto di averle proposte in serie (come un
«megatesto») apre nuovi spazi di riflessione sui fatti che accadono nel mondo, e sul modo di presentarli.
Si utilizza infatti ancora il termine «tardogiudaismo» il che
porta a ritenere il giudaismo,
con grave pregiudizio per la
sua comprensione viva e feconda, come esaurito con il
sorgere del cristianesimo.
Questa parola dovrebbe
scomparire dal vocabolario
teologico sia accademico sia
divulgativo.
Speriamo di poter avere
presto nell’importante collana
«I dizionari EP» uno strumento di studio e consultazione
sui tre millenni di storia
dell’ebraismo.
(*) Carl Andersen e Georg
Denzler, Dizionario storico del
cristianesimo. Edizione italiana
a cura di Marina Airoldi e Dorino
Tuniz. Ediz. Paoline, 1992,
pp.789, £ 70.000.
La fiaba animata
Un principe che vive circondato da una schiera di servi nel
proprio castello e che è stato sottoposto a incantesimo: per questo ha assunto le fattezze di un orribile mostro. Solo l’amore di
una ragazza potrà fargli assumere le sembianze originarie che,
ovviamente, sono bellissime. Vi riuscirà la «bella», figlia di un
inventore un po’ balzano, nonostante sia in questo contrastata
dal pretendente, bello, antipatico e smargiasso.
La Walt Disney Productions* segue dunque la fiaba, fino al
giusto e cmdele castigo del cattivo (la fiaba classica, come notava anche Bruno Bettelheim, prevede necessariamente che il
cattivo venga «finito», il bambino deve poter escludere che ritorni a turbare il lieto fine). Da ammirare è soprattutto l’animazione degli oggetti parlanti e vivi (un orologio, un servizio da
tè, con la mamma teiera e relative tazzine...), servi affezionati
alla «bestia», che radicalizzano la tendenza di Disney stesso a
antropomorfizzare gli animali (da Topolino in poi) con esiti qui
addirittura surrealistici.
Stona invece il carattere da disegno animato giappone.se dei
volti, sempre uguali a sé stessi e piatti (carattere evidentemente dettato dalla necessità di produrre in fretta); è un peccato, perché il film sarebbe bellissimo, e non solo destinato ai
bambini. Anzi...
(*) G. Tousdale: La bella e la bestia, Walt Disney Productions,
Usa, 1992.
Mercoledì 20 gennaio - ROMA: Alle ore 17.30 nell’Aula
magna della Facoltà valdese di Teologia, la prof. Elisabeth
Schiissler Fiorenza (Harvard) parla sul tema Leggere la
Bibbia nel «Villaggio globale». Riflessioni teologiche
femminili.
Venerdì 22 gennaio - PADOVA: Alle ore 17.30, presso il
centro «M. Salizzato» (via S. Francesco 116), si tiene un incontro con R. Pescara, sul tema II movimento ecumenico:
i testimoni e le istituzioni.
Martedì 26 gennaio - PADOVA: Alle ore 21, presso il Collegio universitario «Don N. Mazzi» (via Savonarola 176), si
tiene un incontro con il prof. Gennadios Limouris, della
commissione «Fede e costituzione» del Consiglio ecumenico delle chiese, sul tema L’ortodossia faccia a faccia con
l’Europa.
Giovedì 28 gennaio - NAPOLI: Alle ore 18, presso il Centro
culturale dehoniano (via Depretis 60), il Centro studi sulle civiltà e le religioni del Mediterraneo organizza un incontro sul
tema I culti orientali a Napoli e gli inizi del cristianesimo.
14
PAG. 10 RIFORMA
Attualità’
venerdì 15 GENNAIO 1993
Lotta alla mafia. Intervista aH'avvocato Enzo Guarnera di Catania
Manca ancora una struttura che sì occupi
veramente dei «pentiti» e delle loro famiglie
________ MAURO PONS________
L’incontro è per le nove e
trenta del giorno dell’Epifania. Enzo Guarnera, avvocato
catanese difensore di una
ventina di mafiosi pentiti, tra
i quali Salvatore Pellegritti,
deputato regionale della Rete,
animatore e «testa pensante»
di un’associazione di volontariato in favore dei tossicodipendenti (Albatros) e del
movimento più conosciuto
della società civile catanese
(«Città insieme»), è puntuale
al nostro appuntamento, anche se ieri sera ha fatto tardi
alla «convention» elettorale
organizzata da «Città insieme» in occasione del ricordo
dell’omicidio mafioso del
giornalista Giuseppe Fava.
Guarnera è nel mirino della
mafia, ma è un uomo sereno
e fiducioso, umile e lucido: la
sua scorta, con molta discrezione, veglia su di lui anche
durante lo svolgimento di
questa intervista.
- Dopo le stragi di Capaci
e di Via D'Amelio, lo stato
italiano sembra essersi riscattato dalla sua atrofia nei
confronti della criminalità
organizzata, dotandosi di
nuovi strumenti legislativi ed
operativi. Quale valutazione
se ne può dare?
«In questo momento nel
nostro paese la strategia complessiva attuata nella lotta al
fenomeno mafioso ha fatto
alcuni passi avanti per quanto
riguarda gli strumenti normativi, anche se alcuni di questi
sono inadeguati ed altri criticabili.
Criticabile è, per esempio,
la Superprocura nazionale antimafia, presentata come uno
strumento di coordinamento
delle indagini contro la criminalità mafiosa, ma in realtà
creata per dare una risposta
politica alla magistratura, nel
momento in cui questa non si
è più limitata ad indagare sui
manovali della mafia ma sui
loro mandanti e sui terminali
politici della mafia.
Non è un caso che i magistrati abbiano contestato
l’istituzione della Superprocura, ritenendola inutile e pericolosa, mentre non hanno
contestato l’istituzione delle
procure distrettuali antimafia,
che sostanzialmente ripropongono i vecchi «pool» antimafia, cioè lo strumento del
coordinamento a livello delle
Corti d’appello.
Questo strumento è importante perché consente che le
informazioni vengano valutate collegialmente da un gruppo di magistrati affiatati e
coordinati, consentendo così,
da una parte, di evitare la
creazione di eroi solitari. 11
pericolo sta invece nella
struttura nazionale la quale,
in base alla legge istitutiva
può avocare a sé, se lo ritiene, le indagini.
In questo modo è possibile
anche creare un «pool» di
magistrati nazionali più facilmente controllabile dal potere
politico attraverso i quali,
esercitando il potere di avocazione, spogliare di inchieste scomode le procure distrettuali antimafia o i «pool»
di magistrati locali.
In questo senso è sintomatico l’impegno del ministro di
Grazia e Giustizia nell’impedire che alla procura nazionale antimafia andasse in quanto capo Agostino Cordova,
per far cadere la scelta su
Bruno Siclari, un magistrato
Un’immagine della strage di Capaci in cui morirono il giudice Faicone, la moglie e gli agenti della scorta
palermitano assolutamente
opaco, privo di grande smalto
sul piano dell’impegno professionale precedente, e sicuramente scelto perché non
sarà lui l’uomo delle grandi
inchieste, in quanto filogovernativo e normalizzatore. Ma è
proprio la battaglia che si è
sviluppata attorno alla nomina del superprocuratore ad indicare come il potere politico
attribuisse a questa struttura
un’importanza vitale per il
controllo delle situazioni locali.
L’istituzione della Dia è
importante, a patto che non si
riduca ad una nuova copia
dell’Alto commissariato antimafia, per cui deve essere dotata di uomini e di mezzi operativamente efficaci, ma soprattutto deve essere messa
effettivamente a disposizione
della magistratura inquirente».
- Il fenomeno del pentitismo rivelatosi, pur tra molte
ambiguità, essenziale per la
lotta alla mafia, ha ricevuto
una qualche attenzione a livello legislativo?
«La legislazione di tutela
dei pentiti è carente, anche se
la diffusione di una cultura
del «pentitismo», proprio in
termini di una consapevolezza dell’importanza che i pentiti hanno per il raggiungimento di traguardi significativi nella lotta contro la mafia, ha portato a compiere alcuni passi avanti in questi ultimi anni.
Ma oggi ciò che manca è
una struttura che si occupi
adeguatamente di tutte le vicende di tutti i soggetti che
collaborano con la giustizia.
Infatti, al di là deH’impegno
economico che lo stato ha
messo in moto, manca tutta
una serie di strutture che sono
necessarie per consentire ai
pentiti di vivere in maniera
più serena la loro condizione
di grande rischio e di grande
isolamento.
Mi riferisco ai problemi
quotidiani che incontrano i
pentiti e le loro famiglie: sistemazione dei congiunti, da
un punto di vista lavorativo;
inserimento sociale e scolastico dei figli; rapporto con ambienti diversi dagli ambienti
originari, perché tutti i perititi
vengono trasferiti in massa in
zone diverse del paese, nelle
quali non hanno radici. E se
qualcuno di loro viene tenuto
in strutture carcerarie particolari o alternative i familiari,
che sono cittadini liberi, hanno grandissime difficoltà di
trapiantarsi, di inserirsi, di
avere relazioni sociali, anche
perché non è ancora sufficientemente sviluppata la
normativa che riguarda il
cambio delle generalità, per
cui molti si spaventano del
fatto che il loro cognome
possa essere ricollegato con il
loro congiunto pentito.
Lo stato dovrebbe prevedere strutture fatte non solo da
poliziotti, al cui interno siano
presenti assistenti sociali, psicologi, medici che si facciano
carico di tutte le problematiche che nascono da esseri
umani i quali, trapiantati in
zone diverse, devono ripartire
da zero.
Un maggior investimento
dello stato in questa direzione
permetterebbe ai pentiti di
sentirsi più tranquilli da un
punto di vista umano e quindi
psicologico, con ricadute positive sulla resa del piano
processuale.
Questa legislazione, che è
sostanzialmente buona, va
potenziata sul modello di
quella americana prevedendo
anche la possibilità di sostanziali condoni di pena per i
pentiti, i quali oggi possono
disporre solo di sconti di pena, o di misure alternative alla carcerazione, mentre per
loro il condono della pena,
soprattutto nei casi di grandi
ed importanti collaboratori,
sarebbe un ulteriore incentivo
ad una collaborazione piena e
senza riserve, proprio nella
prospettiva di un inserimento
reale nella società grazie ad
una nuova identità e ad un
nuovo contesto lavorativo in
cui inserirsi con la famiglia».
- Quali valutazioni si possono fare sull’uso che la magistratura, gli organi di polizia, i politici, la stampa fanno
dei pentiti?
«È sbagliato attribuire ai
giornalisti la responsabilità
della diffusione delle notizie,
perché se un giornalista ha
una notizia, dopo averla valutata, ha il dovere di diffonderla.
Il problema sta a monte,
cioè è dalle procure che le
notizie non devono uscire pri
ma del momento in cui è possibile che escano, così come è
dagli uffici della polizia giudiziaria che le notizie non devono filtrare ancora prima
che arrivino in procura, mentre oggi si verifica che molte
notizie su indagini anche importanti arrivano ai giornalisti
ancor prima, talvolta, che arrivino i rapporti alle procure
della Repubblica.
Può anche succedere che
tali notizie escano dalle procure ancora prima che le indagini siano concluse. Siamo
in presenza del reato di violazione del segreto istruttorio!
Certo può esserci correità del
giornalista in questi comportamenti, ma la responsabilità
sta aH’origine ed è alla fonte
che bisogna risalire.
Nella gestione pubblicitaria
del pentito bisogna evitare il
rischio di farlo diventare una
«prima donna», perché questo determina in chi collabora
un desiderio di raccontare
sempre per essere in prima
pagina; ma non sempre quello che poi si racconta, a questo punto e dentro questi
meccanismi, è credibile, è vero ed è serio.
Il pentito va gestito con
grande professionalità dai
magistrati, dalle forze dell’ordine, perché molte sue dichiarazioni possono essere il
frutto soltanto di sociologismo, di letture. Per accusare
un politico di collusione con
la mafia è sufficiente leggere
tre o quattro libri sull’argomento, però se queste accuse
sono fatte da Buscetta, da
Contorno, da Mannoia, esse
diventano notizie da prima
pagina. Ma queste accuse devono anche trovare un riscontro oggettivo. Spesso alcune
dichiarazioni sono buttate lì
senza uno straccio di prova,
ma perché fatte da Buscetta
fanno notizia.
Alcuni pentiti si sono resi
conto che questo meccanismo
propagandistico è diventato
di moda, in seguito al cambiamento di clima tra la gente, perché la gente ha sete di
queste cose, ha voglia di
sentirsele dire, anche se poi
non è interessata a che queste
co,se siano provate. Non bisogna dare spazio a questi
comportamenti perché si finisce con il dare ragione a chi
dice che i pentiti sono inattendibili».
RIFORME ELETTORALI
IN DIFESA DELLA
PROPORZIONALE
GUSTAVO MALAN
Le riforme elettorali che intendono oggi modificare l’as.setto istituzionale italiano sono reazionarie e autoritarie.
L’onorevole Craxi avrà
molti difetti ed è in una situazione difficile, ma se gli può
essere fatto un rimprovero su
questo argomento, è di non
averle avversate con sufficiente chiarezza.
Il Parlamento deve esprimere per quanto esaurientemente possibile tutti gli elettori con una rappresentanza
proporzionale, niente affatto
legata a un rigido programma, a rigide scelte.
Altrimenti perché eleggerlo? E il governo in senso
stretto che deve avere un indirizzo unitario da portare
avanti finché ha la fiducia del
Parlamento o di un ricorso
anticipato alle urne.
Per avere una rappresentanza più legata agli elettorati e
agli interessi locali si può ricorrere al collegio uninominale, purché integralmente integrato con l’utilizzo dei resti
in modo che la rappresentanza sia alla fine veramente,
non parzialmente, proporzionale, anche se questo dovesse
risultare in qualche deputato
in più o in meno.
Poco importa se saranno
300 o 600 o 297 o 613. Per
inciso, la riduzione del numero dei deputati mi pare demagogica.
Purtroppo i cittadini frastornati e spaventati anche
dalla stampa pare che diano
risposte rinunciatarie, più plebiscitarie che referendarie,
con i rischi conseguenti, con
la negazione del diritto fon
damentale di esprimere adeguatamente minoranze e
istanze non maggioritarie.
Non ci si rende conto che si
tratta di escamotages, e che i
difetti cacciati dalla porta torneranno peggiorati dalle finestre.
Di più, la storia è piena di
esempi di rinunce plebiscitarie e aberranti alle responsabilità popolari, con conseguenti dittature.
Non si dica che l’Italia non
è matura, è l’eterna minorenne. Si guardi ai tanto poco in
realtà conosciuti paesi nordici, dove governano coalizioni
espresse da Parlamenti proporzionali, e alla Gran Bretagna, chiamata incautamente
in ballo.
I sondaggi mostrano lì il
desiderio di abbandonare il
vecchio sistema uninominale
maggioritario che resiste solo
perché non lo vuol cambiare
un Parlamento dominato dai
due partiti, conservatore e laburista, che con un cambiamento perderebbero il loro
monopolio delle alternanze.
Si lasci aperta la porta al nuovo, al rischio ma anche al
dinamismo della democrazia.
Non torniamo indietro.
I cittadini responsabili
eleggano cittadini responsabili che esprimano un governo
unitario, e quando lo credono
necessario lo modifichino.
Mi pare che «tertium non
datur». O sbaglio?
Questo per oggi. Per l’avvenire occorrerà un’impostazione (porre, inquadrare un
problema) molto più ampia e
profondamente diversa.
Iniziativa delle chiese evangeliche
Pressante appello
al ravvedimento
«Molti singoli credenti, il
Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste e l'Assemblea battista hanno chiesto alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) di
farsi promotrice di una vasta e capillare serie di
manifestazioni evangeliche
in vista di una liberazione
spirituale del nostro popolo
dalle preoccupanti forme di
corruzione e di violenza che
ne uccidono l’anima e ne
minacciano l’avvenire».
Con queste parole il pastore Giorgio Bouchard, presidente della Fcei, in una lettera inviata alle comunità ai
primi di dicembre, annuncia
il tema della Settimana della
libertà che, tradizionalmen
te, le chiese evangeliche celebrano in occasione della
ricorrenza del XVII febbraio.
La settimana della libertà
prevede una serie di iniziative a livello locale, che culmineranno domenica 21 febbraio con una «giornata di
digiuno e di preghiera» centrata sul «ravvedimento».
«Se ci permettiamo di suggerirvi questo taglio - scrive
Bouchard - è perché la situazione spirituale del nostro paese è talmente grave
che l’unica propo,sta efficace
che noi possiamo avanzare
non consiste in parole, o in
idee, ma in un sentito, pressante appello al ravvedimento».
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L'ASILO DEI VECCHI DI S. GERMANO
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VENERDÌ 15 GENNAIO 1993
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La Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
é
AMNESTY INTERNATIONAL
NOSTRI APPELLI
Presentiamo in questa rubrìca i casi di tre prigionieri per motivi di opinione,
tratti dal notiziario di Amnesty International del mese
di dicembre, l lettori possono inviare appelli in favore
di questi prigionieri alle autorità dei rispettivi paesi.
Più saranno gli appelli, più
conteranno.
Francisco Miranda
Branco - Indonesia.
41 anni, cittadino di Timor Est. E stato arrestato
con 'altri sette attivisti per i
diritti umani alla fine del
1991 per aver organizzato
una pacifica processione al
cimitero di Santa Cruz nella
città di Dili, capoluogo di
Timor Est, regione invasa e
occupata dall’Indonesia nel
197L La processione fu
stroncata dall’intervento
della polizia, che causò 100
morti e decine e decine di
feriti. Francisco Miranda
Branco e gli altri attivisti
vennero processati e accusati di aver fornito una falsa
versione dei fatti di Timor
Est a una delegazione portoghese in visita nel paese.
Branco fu condannato a 15
anni di carcere. Amnesty lo
considera prigioniero per
motivi di opinione insieme
con gli altri sette attivisti e
ne chiede l’immediata scarcerazione. Si invitano i lettori a inviare appelli a:
President Suharto, ¡stana
Negara,
Jì. Veteran
Jakarta - Indonesia Africa.
Nuri ’Abd al-Karim
Layedh Muhammad
Kuwait.
62 anni, autista. Il 29
marzo 1991 fu prelevato
nella sua abitazione da un
uomo che gli aveva detto di
avere informazioni su due
suoi figli precedentemente
scomparsi. 1 due giovani
erano stati fermati il 7 marzo da alcuni uomini in abiti
civili guidati da un militare.
Ma anche di Nuri non si
seppe mai più nulla. Nei
quattro mesi successivi al
ritiro dell’esercito iracheno
dal Kuwait ci furono molte
violazioni dei diritti umani
nei confronti di iracheni.
palestinesi e altri stranieri.
Alcuni degli scomparsi di
questo periodo, però, sono
poi riapparsi dopo la fine
della loro detenzione segreta, invece non si è saputo
più nulla né di Nuri né dei
suoi figli. I familiari temono
che siano stati uccisi. Amnesty chiede al governo
kuwaitiano che sia fatta piena luce sulla loro scomparsa.
A questo scopo si pregano i lettori di rivolgere appelli a;
His Excellency Ahmad aldi ammoud alJaber
Minister of Interior - Ministry of Interior
Safat - Kuwait - Asia.
Saldi Safari - Malawi.
Di religione musulmana,
commerciante. Fu arrestato
nell’ottobre ’91 per aver
criticato la decisione della
Corte di multare le donne
che, avendo indossato i
pantaloni, avevano violato
la legge sulla «decenza del
vestire». Dopo un mese di
detenzione in isolamento,
Saidi Safari morì. Due giorni prima della sua morte alcuni parenti lo avevano visitato e lo avevano trovato
in buona salute. Si sospetta,
anche in seguito a testimonianze, che sia morto in seguito a torture subite in prigione. Il numero dei decessi
che avvengono, da diversi
anni, nelle carceri e nel posti di polizia del Malawi è
piuttosto alto, ma nessuna
indagine è stata mai istruita
dal governo. Amnesty chiede che siano fatte severe inchieste sui frequenti casi di
morte in custodia, come
quello di Saidi Safari.
Si prega di appoggiare la
richiesta di Amnesty scrivendo a:
His Excellency thè Life
President
Ngwazi Dr. Kamuzu Banda
Office of thè President
and Cabinet
Private Bag 301
Lilangwe 3, Malawi Africa.
(NB. Affrancatura delle lettere per gli appelli via aerea: £
1.250 per Indonesia e Kuwait;
£ 1.200 per il Malawi).
Posta
La nuova
stagione del
protestantesimo
Caro direttore,
devo confessare che ho letto con molto piacere l’intervento di Mimmo Guaragna
(L’identità protestante) pubblicato a pag. 11 del numero
del 18 dicembre. Anzitutto
perché è bello e giusto confrontare le proprie idee con
quelle di altri credenti; e poi
perché mi permette di chiarire il mio pensiero.
Il mio voleva essere un sermone d’incoraggiamento (1)
per delle chiese devastate da
un colpevole pessimismo.
Tutto va male, si dice, anche
se si costruiscono splendide
opere diaconali, anche se il
Sinodo è pieno di giovani pastori, anche se un’ondata di
autentiche conversioni sta
cambiando il volto di molte
nostre comunità, anche se il
nostro culto radio è ascoltato
ogni domenica da 1.800.000
persone in Italia (e da varie
migliaia in Albania). Tutto va
male, e guai a chi dice il contrario; viene paragonato a
Wojtyla.
Bene; io ho provato a dire
il contrario (ma non sono il
solo), e proprio nella domenica della Riforma ho voluto
dire che il protestantesimo sta
vivendo una stagione di inedita vitalità nelle più diverse
parti del mondo. Siccome i
giornali italiani (e stranieri)
di tutto parlano fuorché di
questa «ripresa protestante»,
mi sono permesso di fare
qualche esempio: il premio
Nobel a un metodista (Derek
Walcott), la leadership sudafricana di un altro metodista
(Mandela), la segreteria
deirOnu a un presbiteriano
(Boutros Ghali), l’avanzata
evangelica in Corea (e in Cina), l’efficace presenza luterana in un contesto di moderna laicità (Germania, Scandinavia, ecc...), la crescita sudamericana degli «evangelicali», che ormai stanno assumendo posizioni molto interessanti di fronte ai problemi
sociali di quel continente,
ecc...
Da tutti questi fatti ho tratto
la conclusione che il protestantesimo nel mondo attuale svolge un ruolo tutt’altro
Piccoli Annunci
OPUSCOLO DEL XVII
FEBBRAIO - La Società di
Studi valdesi comunica che è
in corso di stampa l’opuscolo
del 17 febbraio. Il fascicolo
di quest’anno, del formato,
dimensioni e carattere dei
precedenti, è a cura di Giorgio Toum ed ha come titolo:
/ valdesi, storia e caratteri di
una minoranza. In quattro
parti (identità, storia, geografia e minoranza) vengono
passati in rassegna gli elementi essenziali del valdismo
come comunità religiosa; la
Scrittura, il sacerdozio universale, il culto, il Sinodo, la
collocazione storica, l’uso
della lingua francese, i luoghi della presenza valdese
ecc.
Le comunità interessate al
I fascicolo sono pregate di prenotarsi al più presto presso la
Ssv (tei. 0121-932179).
L’opuscolo costa 5.000 lire
VIAGGIO NEGLI USA
Il Centro culturale valdese di
Torre Pellice constatata Timpossibilità di rispondere a tut
te le richieste di partecipazione al viaggio in Usa dato il
loro numero, comunica che
probabilmente il viaggio sarà
ripetuto anche nel 1994 nello
stesso periodo e col medesimo itinerario. Le persone escluse nel 1993 saranno contattate per il viaggio del ’94.
VIAGGIO IN INGHILTERRA - La Chiesa riformata unita d’Inghilterra
(URC) invita i nostri lettori a
partecipare ad una visita in
Inghilterra dal 2 al 10 luglio
1993. La Chiesa è pronta ad
accogliere un gruppo di 2530 persone: uomini, donne,
vecchi, giovani, dal Nord e
dal Sud d’Italia.
Il viaggio in aereo partirà
da Milano, e il gruppo sarà
ospitato da famiglie della
chiesa. Dopo alcuni giorni nel
Nord-Ovest, il gruppo trascorrerà un giorno a Oxford e
un giorno a Londra.
Non è necessario parlare
inglese! Ma anche questo
viaggio vi darà l’opportunità
di aumentare la vostra co
noscenza della lingua e di fare amicizie con membri di
un’altra chiesa riformata.
Il costo del soggiorno in
Gran Bretagna ( pullman, 1
pranzo, spostamenti) è di circa 270.000 lire, mentre il costo dell’aereo è a parte. Chi è
interesato deve iscriversi entro il prossimo mese di gennaio.
Per maggiori informazioni
rivolgersi a Elena Vigliano
presso Chiesa valdese, via
Pio V n. 15, 10125 Torino,tel.
01 1/669.28.38, fax 011/
657.542
NUOVO TESTAMENTO
E SALMI IN MS-DOS - Il
past. Ugo Tomassone comunica che è stata ultimata la trascrizione del Nuovo Testamento e dei Salmi nella versione riveduta.
La trascrizione viene distribuita dietro rimborso delle
spese di lire 10.000 a tutti coloro che ne fanno richiesta al
pastore Ugo Tomassone, regione davi 17,18100 Imperia .
che marginale, ma ha bisogno
di prenderne chiara coscienza.
Mi sono anche permesso di
dire che dietro questa ripresa
di vitalità c’è una vocazione
che viene dall’alto (L’Eterno
veglia). Ma proprio la presenza di questa rinnovata vocazione esige tutti quei cambiamenti che elencavo nella seconda parte del mio sermone:
la consapevolezza dei nostri
peccati non esclude infatti la
certezza della chiamata, mentre la certezza della chiamata
esige un profondo mutamento
di vita.
Secondo me, la consapevolezza di far parte di una famiglia viva a livello mondiale
può essere per noi un grande
incoraggiamento. A volte noi
«vendiamo la nostra primogenitura per un piatto di lenticchie» perché abbiamo persa
questa coscienza. Naturalmente i nomi che facevo erano puramente indicativi: ben
volentieri aggiungerei quello
di Valdo Spini (e di Rosario
Olivo e di Lino De Benetti e
di tanti altri); non aggiungerei
invece quello del cardinale di
Napoli, che si appropria di
una teologia che non è sua,
come dimostra la sua partecipazione al culto di san Gennaro.
Concludo: ha ben ragione
Guaragna a richiamarci alla
dura realtà del mondo di oggi, esemplificato dagli orrori
di Forcella. È per questo, caro
Mimmo, che alcuni di noi
(penso a Sergio Nitti) sputano
sangue per tenere in piedi
l’ospedale di Ponticelli, e tanti altri segni della nostra presenza nel sociale. E ti posso
assieurare che non lo fanno
per «entrare nei libri di storia», ma solo per camminare
sulle tracce di Gesù. Perché
la fede si vede dalle opere, e
non dai successi esteriori: ma
anche su questo l’Eterno veglia e ci prepara occasioni di
testimonianza più belle di
quanto non pensiamo.
Giorgio Bouchard - Napoli.
(1) «L’Eterno veglia».
Riforma, 30 ottobre 1992,
pag. 6.
Nuovi
numeri
telefonici
• Il pastore Cesare Milanesehi comunica il suo
nuovo numero telefonico: 011/650970
• II pastore Emidio
Campi comunica il suo
nuovo numero telefonico
(valido dal 1° febbraio) :
0041/ 1 /3913266
• Il pastore Giorgio Girardet comunica il suo
nuovo numero telefonico: 06/68806744
Riforma
Via Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011 /657542.
Via Foria, 93 - 80137 Napoii - tei. 081/291185 - fax 081/291175.
Via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - tei. e fax 0121/932166.
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L'eco delh valli valdesi
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Il presente numero 2 costituisce il n. 2 del 15 gennaio 1993 de La Luce. Reg.
Tribunale di Pinerolo n. 176/60. Sped. in abb. postale gr. il A/70.
Nella foto di prima pagina: Contro l'inquinamento da traffico, la bicicletta
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti; da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto
viene daH'Eterno che ha fatto I
cieli e la terra.»
Salmo 121,1
I familiari di
Teofilo Pons
ringraziano di cuore tutti coloro
che, con presenza, fiori, scritti, si
sono uniti al loro grande dolore.
Un grazie particolare al pastore
Tron, al dottor Sappé, a tutta
l’équipe medica e al corpo infermieristico dell’Ospedale di Pomaretto.
Pinerolo, 2 gennaio 1993
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà.»
Salmo 23,1
I famigliari del caro
Lutero Gay
nell’impossibilità di farlo singolarmente, sentitamente ringraziano tutti coloro che in ogni modo
hanno preso parte al loro dolore.
Prarostino, 24 dicembre 1992
«Carissimi, voi siete
come stranieri e pellegrini
in questo mondo...»
I Pietro 2,11
«...voi siete stati chiamati a libertà; soitanto non fate della libertà una occasione per vivere
secondo la carne,
ma per mezzo dell’amore
servite gli uni agii altri...»
Gelati 5,13
E’ tornata alla casa del padre
Anna Maria Thoeni (Roth)
insegnante d’italiano
ne danno l’annuncio a funerali
avvenuti Matthias, Bettina, lan, le
zie e i cugini tutti.
Zurigo, 26 dicembre 1992
«Il Signore ha dato,
il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome
del Signore».
Giobbe 1.21
La Chiesa valdese di Verona
comunica che il Signore ha chiamato a sé
Elsa Cavallina Filippi
di anni 89
Figlia di genitori convertiti nella
già Chiesa libera italiana, lei stessa evangelica consapevole e responsabile, premurosa e sollecita
in ogni attività ecclesiastica, la ricordiamo particolarmente per il
lungo servizio come membro del
Consiglio di chiesa, in qualità di
diacona, come presidente dell'
Unione femminile, e per la fedele
e costante testimonianza.
Ringraziamo il Signore per i
molteplici doni ricevuti per opera
di questa indimenticabile sorella.
La ricordiamo a quanti l’hanno
conosciuta. La sua memoria resti
in benedizione.
Verona, 4 gennaio 1993
Per i necrologi
telefonare ai numero
0121-32.36.38
entro le ore 9
del lunedì mattina
Ancóra^
un numera
I lettori non ancora
abbonati riceveranno
il pròssimo numero,
dopodiché il giornale
sarà inviato ai soli abbonati,^.; ' ^
u- Per abbonarsi è suf-^i
ficiente telefonare al
numero 011-655278 e
versane la'quota relativa sul ccp 1454810f,
JÉ__¿Sa..'■?: ... .
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RIFORMA.
OPINIONI
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RIFORMA è il settimanale delle chiese evangeliche battiate,
metodiste e valdesi. E' il Vostro giornale, nato dall'Impegno e
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