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Anno 128 - n. 29
17 lugflio 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
QUALE STORIA?
Novità
e memoria
Confesso di provare un sempre maggiore disagio nel leggere I quotidiani, perché da tempo « nuove rivelazioni » ( o spaccate per tali) frantumano valori che sono serviti a molti della mia generazione per costruire la propria esistenza. In alcuni casi è evidente il loro valore strumentale; in altri è più
difficile smascherare la menzogna soggiacente. Ma sia che si
tratti di assurdità, come per
esempio negare i Lager di sterminio, o di cose più sottili come demolire la figura di don
Milani, due questioni sono evidenti: si cerca di cancellare la
memoria del passato, per ridisegnare la storia secondo un
progetto che non mi piace.
Memoria e novità: sono questi i due termini in gioco. Ma
e possibile cancellare la storia
o riscriverla? Seppellire il passato per entrare in un’epoca
nuova? In un certo senso noi
dobbiamo dimenticare il passato, perché nel nuovo non possiamo entrarci, trascinandoci
dietro tutte le sue scorie. Ma
chi potrà compiere questa operazione?
«... ecco, dice il Signore, io
creo dei nuovi cieli e una nuova terra; non ci si ricorderà più
delle cose di prima; esse non
torneranno più in memoria... »
(Isaia 65: 17). E il passato qui
e la distruzione di Gerusalem
me, il giudizio, la deportazione
Una catastrofe simile, in un cer
to senso, al genocidio dei Lager
Non i nuovi vincitori, riscri
vendo la storia a modo loro,
aprono una pagina nuova; ma
u perdono e la misericordia di
Dio disegnano il mondo nuovo.
La nuova storia inizia dal perdono: così è per il popolo esiliato a Babilonia, così è per la
vita di ognuno di noi.
Proprio perché il perdono è
al centro, va ricordata un’altra
parola, a prima yista in contraddizione con Isaia. Nel celebrare
1 ultima cena, Gesù dice ai suoi
discepoli: « Fate questo in memoria di me ». La cena rimanda alla croce, e il suo ricordo
accompagnerà da allora la comunità dei discepoli che, in tutto il mondo e finché durerà la
storia, spezzeranno il pane insieme e berranno dallo stesso
calice. Così facendo, dice Paolo,
« VOI annunciate la morte del
signore finch’egli venga » (I Cor.
11: 26). La memoria della croce rimane al centro dell’annuncio. La croce, dunque, e non la
resurrezione, espressione gioiosa
della radicale novità del mondo
nuovo di Dio. Perché?
EX JUGOSLAVIA : LE CHIESE PER LA PACE
Una tavola rotonda entro agosto
Tre erano gli scopi della missione congiunta inviata nell’ex
Jugoslavia dal CEC (Consiglio
chiese) e dalla
( Conierenzia, delle chiese
europee), con l’incoraggiamento
dell Alleanza riformata mondiale, della Federazione mondiale
luterana e del Consiglio delle
Conferenze episcopali cattoliche
europee e cioè: promuovere in
tempi brevi una tavola rotonda
di tutte le religioni presenti nel
paese (cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, musulmani) in favore della pace; disegnare la
mappa delle necessità delle chiese e della popolazione, in modo
da formulare un piano di aiuti;
visitare le diverse comunità cristiane e portar loro una parola
di fraterna simpatia da parte
delle chiese sorelle d’Europa e
del mondo. Per me, a cui nella divisione in due sottogruppi è toccato visitare la Serbia, questo
terzo SCODO è stato forse alla fine
il più iinportante. Perché in Serbia tutti coloro che abbiamo incontrato, dalle chiese agli studenti che occupano l’università, dai
rifugiati al ministro per le religioni, ritengono che la Serbia,
fra le parti in conflitto, sia non
soltanto ingiustamente accusata
di esserne la sola responsabile, e
quindi la sola punita con pesanti
sanzioni, ma anche quella di cui
rneno si parla, quella che meno
viene visitata ed aiutata, come
se i suoi morti, i suoi 500.000 rifugiati e le devastazioni economiche provocate dalle sanzioni non
avessero la stessa valenza che
hanno tragedie analoghe in Croazia, Slovenia e Bosnia Erzegovina.
Sul primo scopo (la tavola rotonda) posso dire che in Serbia
abbiarno incontrato una generale
disponibilità e che le prime notizie ricevute dal sottogruppo che
ha visitato Slovenia e Croazia,
benché non si abbia ancora il
via definitivo, incoraggiano a sperare che rincontro possa avvenire entro agosto.
La Serbia è un paese a maggioranza ortodossa, ma oltre ad una
diaspora di comunità battiste,
metodiste, pentecostali, awentiste ed altre sparse Qua e là nel
paese, ci sono due minoranze che
hanno una certa concentrazione
territoriale nella Vojvodina una
provincia del nord della Serbia,
al confine con l’Ungheria, con capoluogo Novi Sad. I cattolici, che
fanno capo alla diocesi di Belgrado, sono circa 10.0(X).
La prima grossa difficoltà, per
queste chiese, è lo smembramen
II patriarca ortodosso di Belgrado, Pavel, incontra la delegazione
ecumenica in visita nell’ex Jugoslavia.
to, 1 impossibilità di mantenere
la comunione con le loro comunità di Croazia, Slovenia e Bosnia.
La Chiesa riformata, nucleo protestante in seno alla minoranza
ungherese che vive in Vojvodina,
era diffusa anche in Croazia dove oggi è ridotta a qualche centinaio di membri, dopo che quasi
davvero ?
« Beata la tua gente, beati questi tuoi servi che
stanno del continuo dinanzi a te, ed ascoltano la
tua sapienza» (1 Re 10- 8)
Viviamo nel tempo, cioè nel
la storia; dove il futuro si col
lega al passato, in una continui
ta che non conosce salti. Non s
cancella il passato, a rischio d
negare il futuro; come mi sem
bra stiano a dimostrare i rigur
giti di nazismo che, come anti
chi incubi, riaffiorano prepoten
temente oggi in Europa e pongono gravi ipoteche sul nostro
futuro.
Novità, per noi, è solo il Re^o, che già intravvediamo in
Cristo; memoria di una storia di
passione, annuncio di resurrezione.
Luciano Deodato
Al tempo di Salomone gli ebrei avevano già conosciuto alcuni imperi. Quello babilonese, quello
egiziano; altri ne conosceranno dopo.
■ ® momento, il momento ma
gico di Salomone. Se la regina di Sceba può dire
le parole sopra citate significa che è un impero
ben « sponsorizzato ». E’ importante l’immagine di
se da dare agli altri. Si è fatto sempre così Erano
ben sponsorizzati sia il nazismo, nato in terra protestante, sia il fascismo, nato in terra cattolica ed
e ben sponsorizzato l’impero capitalista, nato sia
IH tQTTu cattolica che iu terra protestante
Gli c^ricani, o meglio i « terzo-quarto mondiali »
sono affascinati, sbalorditi, rimangono incantati e
dicono al nostro impero: « Beata la tua gente, beati questi tuoi servi che stanno del continuo davanti a te ed ascoltano la tua sapienza ».
Hanno ragione, qui almeno si mangia, si fa
sfoggio di alta tecnologia; da loro invece fame
nera. Nera in tutti i sensi.
E’ il nostro momento magico: capitalismo facci sognare...! ’
Molte ideologie imperiali, compresa quella di
Salomone, non ci sono più. L’Egitto, Babilonia, la
Grecia, Roma non hanno più da sponsorizzare il
loro stile di vita. Oggi, nel mondo della tecnologia
avanzata, tutto si fa alla svelta. Anche gli imperi
cadono in poco tempo. Si fa presto a dire: « Beata
la tua gente... ».
Mentre alcuni imperi cadono, altri rimangono
saldi. Fingiamo di sceglierne uno a caso, quello
occidentale: « Avevamo ragione noi, il nostro sistema è quello vincente. Finalmente l’avete capito ». Questo è il messaggio per tutti i continenti, un messaggio che ha anche uno strano sapore
di civiltà cristiana.
La regina di Sceba, con i suoi africani, con gli
asiatici, con le grandi masse di derelitti e disere
tiranni e dalle ideologie, a volte
anche dalla natura, viene ad omaggiare il nostro
impero: « Beata la tua gente... ».
Ora la luce del nostro impero risplende ci sponsorizza ma se portassimo già i germi deila morte
tn noi? Se fossimo una specie di stella morta
della quale ancora si vede la luce ma che in realtà
non esiste piu? Il regno di Salomone risplendeva
ma di h a pochi anni si sarebbe dissolto Si è diviso, SI e suicidato. Portava già in sé i germi
delta morte: la ricchezza senza limiti, consumismo e spreco, sfruttamento dei più deboli, ingiu^tma malgoverno ed anche assassinio ecologico.
Una luce, una bella luce risplendente, viene sponsorizzata ma è senza futuro. Una stella già morta.
Noi cristiani dobbiamo tenere gli occhi ben
aperti. Il nostro impero, come quello di Salomone, e molto efficiente, ma è un impero vuoto fatto di cose e non di esseri umani; nessuno può pensare che sia un segno della benevolenza di Dio.
Quando le cose diventano più importanti delle
persone non c è più speranza, è la fine! Un sistema di vita fatto di cose diventa disumano diventa antievangelo, anticristo.
Oggi la nostra confessione di fede dovrebbe
esprimere molto chiaramente questi due aspetti:
a) la volontà di vivere il presente e il futuro con (non «contro» e neppure «senza») gli
altri. Vivere nella stessa dignità che deriva soprattutto dalla condivisione dei beni;
b) il regno che crediamo e aspettiamo è il
regno del Signore. Ogni altro regno, diverso da
quello, ha bisogno di una profonda conversione e
non possiamo omologarci ad esso.
« Beata la tua gente, beati questi tuoi servi che
stanno del continuo dinanzi a te, ed ascoltano la
tua sapienza ». Sarà proprio così?
Forse non a caso Gesù ha detto: « Beati piuttosto quelli che odono la Parola di Dio e la osservano » (Le. 11: 28).
Giuseppe Morlacchetti
5.000 si sono rifugiati in Ungheria in seguito alla guerra e alla
mancanza di garanzie per le minoranze. Ogni comunicazione fra
Croazia e Vojvodina è impossibile, col risultato che la chiesa
vive ormai separata in due tronconi.
Altro esempio, l’Unione battista jugoslava, divisa ormai in tre
Unioni diverse (serbo-montenegrina, croata e slovena). Nei graziosi locali della comunità di Belgrado il nuovo presidente dell’Unione serba, un cordiale giovanotto sui trent’anni, ci racconta come sono stati costretti a costituire questa Unione separata,
che conta non più di 1.600 membri. Analoghi problemi hanno, naturalmente. le altre chiese, compresa la Chiesa ortodossa.
Un secondo problema, per le
minoranze radicate in Vojvodina, è l’insicurezza e la paura.
Sui muri della chiesa luterana di
Stari Pasova, quaranta chilometri a sud di Novi Sad, sono apparse grosse scritte in nero che
dicono: « Per ogni serbo mille
croati, via i croati, via i non serbi ». Mentre i riformati sono di
origine ungherese, i luterani sono
di origine slovacca. Entrambe le
comunità etniche hanno conservato la loro lingua, benché tutti
parlino, ovviamente, anche il serbo. Finora non ci sono stati attacchi, salvo le scritte sulla chiesa, qualche sassata alle finestre e
qualche minaccia telefonica notturna.
Ma perché dovrebbero scoppiare ostilità contro due minoranze etniche che non sono coinvolte negli attuali conflitti e che,
come è il caso dei luterani slovacchi, vivono qui da 150 anni?
Il fatto è, rispondono, che quando coloro che vogliono la divisione del paese scatenano per i loro
scopi il demone del nazionalismo
e delle diversità etniche, questo
sfugge facilmente al controllo e
travolge ogni razionalità: il diverso è nemico solo perché è diverso. Così, quando i luterani
di Stari Pasova mi spiegano che
avevano già raccolto i fondi per
la costruzione di un nuovo ediRenato Maiocchi
(continua a pag. 12)
2
fede e cultura
17 luglio 1992
CENT’ANNI FA MORIVA L’AUTORE DELLA FAMOSA « VITA »
Il Gesù umano
di Ernest Renan
Un’opera che conserva ancora il suo fascino spirituale - Una figura di liberale nello studioso che anticipò a modo suo il modernismo
«Nel 1863, e più precisamente
nella seconda metà di quell’anno
i librai di Parigi, e poi di tutta
la Francia, vendettero sessantamila esemplari di un grosso volume in ottavo, corredato di note. Era La vie de Jèsus del professor Giuseppe Ernesto Renan. Si
trattava del più grande successo
librario che si fosse visto da molti anni a quella parte. Le copie
vendute sorpassavano perfino la
cifra di vendita di Madame Bovary, il capolavoro di Gustave
Flaubert che, per giunta, aveva
subito un processo per oltraggio
al pudore e, per quanto l’autore
fosse stato assolto, aveva lasciato
dietro di sé una scia di scandalo.
(...) Quel successo esplosivo segnò l’incontro tra uno studioso
(e tale era allora, ufficialmente,
Ernesto Renan, grammatico, filologo, lettore attento di testi e ricercatore di fonti) che quegli
studi avevano portato a scoprire
una verità che sorpassava di molto l’intento, e un pubblico assai
vasto, che quella verità aveva già
intuita, inconsciamente, e aspettava che fosse, finalmente, formulata ».
Così Bruno Revel inizia la sua
prefazione all’edizione italiana
recente della Vita di Gesù^ di Ernest Renan, di cui ricorre quest'anno il centenario della morte.
Singolare la vicenda di questo
figlio di una terra appartata, di
un'atmosfera spirituale e fcmtasiosa, aperta sull’immensità dell’oceano e culla delle saghe bretoni, cresciuto in « un paesaggio
tutto cosparso di chiese votive •—
nota Revel —, di cappelle dedicate a culti particolari di foreste fatate, di sacre fontane: uno
dei paesaggi religiosi, dicono, più
puri del mondo ».
Seminarista di viva intelligenza
e particolarmente portato agli
studi filologici e storici, proprio
in seminari, da ultimo a St-Sulpice a Parigi, matura una crisi religiosa, o piuttosto di ortodossia
ecclesiastica. Proprio lo studio
filologico e storico-critico sui testi biblici lo convince: l’interpretazione ecclesiastica tradizionale
circa l’ispirazione letterale delle
Scritture è insostenibile. Con
coerenza, lascia il seminario, ri
nuncia agli ordini, prosegue, al
Collège de France, i suoi studi, e
vi occuperà poi una cattedra,
pubblicando varie opere. Dopo
rm limgo soggiorno di studio in
Siria e in Palestina, nel '60, scrive e pubblica, come parte di una
complessa Storia delle origini del
cristianesimo in vari tomi, la
Vita di Gesù, che fu e resterà a
limgo un best-seller.
Revel paragona — forse con
qualche esagerazione — questo
successo a quello avuto, due secoli prima, dall’opera "religiosa"
di un altro pensatore e scienziato, Blaise Pascal: le Lettere provinciali. Come Pascal col suo bel
francese netto e vivo aveva tirato
fuori dal latino ecclesiastico e immesso nel discorso di tutti, messo alla portata di tutti il grande
problema e tema vitale dei rapporti fra grazia e meriti, fra religione e morale, fra fede e verità, rispondendo evidentemente a
un oscuro e diffuso bisogno e ricerca, così Renan affronta per il
grande pubblico la questione
emergente di come leggere le
Scrittiure tenendo conto del procedere indiscutibile dell’indagine
filologica e storica sui testi.
Insomma, Renan è un tipico
studioso "liberale", razionalista;
riconosce la portata del liberalismo germanico, ma nella sua presentazione "umana” del cristianesimo e soprattutto della figura
di Gesù, vi è ima tonalità romantica e mistica che lo caratterizza
e che ha certo contribuito al successo della sua opera più nota.
Che gli costerà, per altro, la sua
cattedra al Collège de France.
Cattolico fuori quadro, non sarà mai protestante; preannuncerà, in qualche modo, il modernismo cattolico. Ma di fatto si trova ai margini del cristianesimo.
Di fronte al problema del peccato riconosce: « Credo, in effetti,
che lo sopprimo »; ottimista a oltranza, non vede più che limiti e
imperfezioni della natura umana,
la colpa non è che uno sbaglio.
Quanto al rapporto con Dio, nei
suoi Fogli sparsi socchiude la porta: « Un Dio si rivelerà un giorno, forse (...). La natura e il suo
autore forse non è una espressione assurda quanto sembra. Tut
SCHEDA
Le principali opere
L’ULTIMO LIBRO DI LEONARDO BOFF
Cristianesimo
in America Latina
Il potere religioso e le spinte popolari per
la teologia della liberazione; quale futuro?
Joseph Ernest Renan (18231892), storico e scrittore, si laurea con una tesi su Averroè e
l’averroismo (1852), dopo aver
studiato al seminario di SaintSulpice ed averlo abbandonato
per « crisi religiosa » dedicandosi agli studi filosofici, all’esegesi
biblica e alla filologia semitica.
La sua opera più nota è la
Vita di Gesù, che gli costò peraltro Tallontanamento dal Collège de France, dove insegnava
ebraico: il libro esprimeva infatti una visione che negava la
divinità di Gesù Cristo, preso
invece a modello come uomo
esemplare, e anzi « incomparabile ».
La Vita di Gesù si collocava
come il primo dei sette volumi
dell’ampia Storia delle origini
del cristianesimo (1863-1881). Renan fu fortemente influenzato
dalla cultura positivista francese, che lo portò prima ancora
della laurea ad elaborare una
personale visione del positivismo in L’avvenire della scienza
(scritto nel 1848 e pubblicato
nel 1890).
Nella sua visione, il mondo è
in cammino verso ùn progresso fatto di « leggi » che reggono il percorso della ragione
umana. Dio, che sarà il termine
ultimo di questo cammino, non
è più un’entità provvidenziale,
ma è un dio tutto immanente,
compimento della coscienza, tutto interno agli orizzonti della
ragione.
I<o stesso interesse di Renan
per le discipline filologiche, linguistiche e storiche faceva parte di questa visione: le lingue
e le religioni potevano essere
considerate come tappe lungo le
quali si potevano scorgere i segnali dell’evoluzione e del progresso.
Fra le altre opere: Storia del
popolo di Israele (1887-’93), Saggi di morale e di critica (1859),
Questioni contemporanee (1868),
Drammi filosofici (1886), Ricordi d’infanzia e di giovinezza
(1883).
to è possibile, anche Dio (■■.). L’esistenza di un Dio che abbia volontà particolari, che non appare
nel nostro universo, può essere
considerata possibile in seno all’infinito; o per lo meno è altrettanto temerario negarla quanto
affermarla ». Renan vive un agnosticismo aperto che si distingue
dal crudo positivismo degli studiosi del suo tempo: « Nell’ambiente che sperimentiamo, non
accadono miracoli; ma dal punto
di vista dell’infinito, nulla è impossibile ».
« L’idillio galileo »
NeUa Vita Renan presenta im
Gesù umano, da quello che egli
chiama « l’idillio galileo » alla
tragedia finale nella quale la figura di Gesù giganteggia, il dolce sognatore galileo diventa un cupo
gigante all’approssimarsi della
croce. In una visione generale di
progressione infinita dell’umanità verso un domani migliore, governato dalla scienza, in un mondo dove ogni essere ohe nasce
« è un movimento in avanti, verso la luce, una sete del giorno... »,
la figura "umana” del maestro nazareno sgorga carità, amore.
« Conseguenza, quest’ ultima —
osserva Revel — di auel che di
felpato era rimasto a Renan della sua prima educazione ecclesiastica, e di quell’eccellenza cUe
aveva sempre, anche dopo uscito
di seminario, attribuito ai valori
sacri contro quelli profani ».
Il procedere degli studi sul
Nuovo Testamento non ha negato il problema che Renan ha vissuto con coerenza, religiosa e civile; è risultato, tuttavia, che il
Gesù "umano" di questo storico
era in realtà più il (ìesù di Renan
che quello del Nuovo Testamento e, proprio storicamente, noi
non abbiamo altre fonti su Gesù
che le testimonianze neotestamentarie le quali, nella loro complessità e nelle loro diversificazioni, non presentano Gesù, appunto, come lo presenta Ernest
Renan. Come molti storici "liberali”, egli non è stato, in fondo,
abbastanza rigorosamente storico, non ha preso abbastanza sul
serio i documenti; li ha letti con
occhiali che condivideva con tanto « spirito del suo tempo », come risulta appunto dall’entusiasmo per la sua opera (Revel fa
un parallelo significativo con il
"cristianesimo” di Victor Hugo).
Un po’ invecchiato, resta il fascino della sua opera, il suo afflato
spirituale. E, tipica del liberalismo, Taffermazione dei diritti
dell’intelligenza umana.
Gino Cónte
(da «Diaspora evangelica» n. 5)
Un libro tutto « interno » alle
problematiche deH’America Latina e, nello stesso tempo, profondamente ecumenico.
Con questo volumetto che
raccoglie scritti e conferenze del
noto teologo brasiliano della liberazione, l’amico Leonardo Boff
rompe quella « prudenza » che fu
costretto ad usare negli scritti
degli anni appena trascorsi. Finalmente Boff analizza la dittatura cattolico-romana nelle sue
articolate dinamiche, con particolare attenzione all’ecclesiologia.
Il lettore, attento all’analisi critica e all’uso del metodo storico
critico integrato dalle conoscenze di psicologia del profondo, non
troverà rilevanti novità in questa
« rilettura » del ruolo di oppressione della struttura gerarchica,
ma sarà benevolmente sorpreso
dalla chiarezza delle dichiarazioni dell'autore.
Boff corregge il tiro su alcune
sue precedenti elaborazioni. In
queste pagine prende atto chiaramente che la teologia della liberazione non è più (e secondo
noi non è mai stata) egemone e
maggioritaria nella Chiesa cattolica. Il potere religioso locale e
romano, in una forte alleanza,
ha creato un « tipo di cristianesimo che ha messo radici profonde in America Latina. Si è interiorizzato nell’anima popolare:
fa parte degli elementi dell'ordine costituito. Riesce sempre ad
articolarsi e riarticolarsi con i
poteri dominanti e a garantirsi
uno spazio di relativa autonomia
per realizzare il suo progetto religioso. Che futuro avrà? Uri futuro lunghissimo. Sopravviverà
per tutto il tempo in cui perdurerà il suo alleato e anche oltre,
per forza interna di autoriproduzione. Le istituzioni di potere
che riescono a radicarsi nell’immaginario di una cultura, generalmente diventano perenni (...).
Certamente dovremo convivere
per secoli con questo tipo di cristianesimo » (pag. 125). Il potere
inquinante di questo cristianesimo arriva a « penetrare » anche
le esperienze popolari che, molto spesso, vivono un rapporto di
colonizzazione e di dipendenza
rispetto al cristianesimo del cattolicesimo ufficiale.
' Tradotta e curata da Bruno Revel,
la Vita di Gesù è uscita nell'Universale economica Feltrinelli nel 1951,
in 4* edizione nel 1989.
Appuntamenti
Sabato 25 luglio — LA MENDOLA
(TN): Con l’arrivo dei partecipanti si
apre la XXX sessione di formazione
ecumenica del SAE, dedicata al tema:
lo sono la via, la verità, la vita.
Sabato 25 - domenica 26 luglio —
COAZZE (TO): Presso il tempio valdese, alle ore 17 del sabato, si tiene una tavoia rotonda sul tema: La
Riforma del XVI secolo e le esigenze di riforma nelle chiese di oggi.
Partecipano Paolo Ricca e Franco Barbero. Alle ore 17 di domenica si tiene un concerto della Corale valdese
di Pomaretto sul tema: Culto protestante e memoria popolare nel canto.
L’alleanza tra
chiesa e polìtica
Con una analisi tanto ovvia
quanto precisa Boff aggiunge:
« L'alleanza della chiesa gerarchica con i poteri politici di questo
mondo ha fatto sì che sulla tradizione cristiana ufficiale ricada
il peso delle contraddizioni storiche, della violenza dell’inquisizione, delle guerre religiose, della complicità nel genocidio degli
indigeni latinoamericani, della
complicità nella schiavitù, della
resistenza sistematica alle idee
delle libertà moderne, dell’emarginazione delle donne e della pretesa di possedere in esclusiva la
rivelazione e la verità religiosa »
(pag. 126).
Boff lascia cadere alcune residue illusioni con coraggio lucidissimo: « Il cristianesimo gerarchico, nonostante alcune manifestazioni profetiche in seno all epìscopato, non si fa portatore di
una speranza maggiore, di un discorso nuovo (si sa sempre prima cosa verrà detto), né favorisce i grandi sogni verso l’alto
e in avanti, propri della pratica
autorevole e liberatrice di Gesù... » (pag. 127). La pattuglia dei
vescovi democratici sostanzialmente non cambia proprio nulla
e serve all’istituzione per presentarsi con i tratti accettabili del
populismo. Al cristianesimo comunitario resta la speranza « e
la speranza ha e avrà sempre un
futuro » (pag. 136).
Tutte queste riflessioni e analisi non erano affatto scontate finora negli studi del teologo Leonardo Boff, ma è probabile che
la progressiva crescita della manovra oppressiva in atto nella
Chiesa cattolica abbia offerto
nuovi stimoli all’approfondimento. La preoccupazione principale
di Boff non è più quella di far
emergere la rilevanza e lo spessore teologico delle esperienze di
base, ma di difendere e promuovere lo « spazio » di questo cristianesimo comunitario che viene continuamente minacciato o
invaso o recuperato da quello gerarchico-romano: « Attualmente
questo tipo di cristianesimo è
sottoposto ad un tentativo di
controllo da parte del cristianesimo gerarchico. Si cerca di assorbire la forza innovatrice del
cristianesimo comunitario nell’ambito della chiesa gerarchica,
parrocchializzando le CEB (comunità di base) e reintroducendo l’egemonia clericale nella delega del potere religioso ai laici »
(pag. 124). Questa protesta contro il tentativo di « parrocchializzare le comunità di base » è
forse l’elaborazione più originale
di questo volumetto del teologo
brasiliano. Le comunità di base
non possono « parrocchializzarsi » senza snaturarsi. Vent’anni
fa, nel volumetto Una fede da
reinventare (Claudiana, pagg. 127128), senza né demonizzare né enfatizzare alcuna forma comunitaria ma promuovendone la molteplicità, mi soffermavo )3Ìuttosto ampiamente su questa inconciliabilità (che non comporta inimicizia, ma reale diversità).
Siamo, dunque, di fronte ad
un volume che, esaminato con
attenzione, rivela orizzonti evangelici di grande speranza. Il « sapore » latinoamericano ^ del cristianesimo popolare può risultare per noi un po' « indigesto »
(come l’accenno a Guadalupe!),
ma tutto è degnissimo di attenzione. Forse, sul piano di una
certa dogmatica, il cristianesimo
dell’America Latina è più che
« tradizionale », ma ci basti raccogliere da queste pagine il segnale vivissimo di una ecclesiologia profondamente sovversiva
e propositiva e la testimonipza
di una cristologia che comincia
a configurarsi come transdogmatica.
In un momento in cui, a mio
avviso, anche i protestanti stanno rinsaldando le loro « gerarchie » e le loro, ortodossie, penso che questo libro di Leonardo
Boff ci aiuterà a fidarci di Dio,
a « sognare » ed attendere operosamente il suo regno nonostante il papato e tutte le strutture
dell’iniquità.
Franco Barbero
‘ LEONARDO BOFF, 500 anni di
evangelizzazione, Assisi, Cittadella
Editrice, 1992, pp. 152, L. 20.000.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 26 LUGLIO
RAIDUE - ore 24,10
replica:
LUNEDI’ 3 AGOSTO
RAIDUE - ore 9,30
TRA TOLLERANZA
E DIALOGO
Le comunità religiose a
Trieste.
3
17 luglio 1992
commenti e dibattiti 3
IL DIBATTITO SUL FUTURO DELLA DIACONIA
Al di là delle sindromi
L’autonomia delle chiese e l’organizzazione delle opere - Atti di testimonianza che non possono correre rischi - Le specificità delle realtà locali
Intervengo in merito alla
discussione aperta dall’articolo del past. Santini
SOS, sindrome italica? (n.
del 12.6.'92). Mi sono chiesto a lungo se fosse il caso di intromettermi in questioni che non sta a me
risolvere. Poi ho pensato
che il nodo, o forse i nodi,
che si presentano hanno
una rilevanza che va certo
al di là della riorganizzazione diaconale in corso.
Una sindrome
diversa
Dico subito che provengo
dalle Chiese dei fratelli, note per una sindrome contraria a quella che Santini descrive; parafrasandolo
direi che noi siamo « nati
deistituzionalizzati ». Probabilmente si tratta di una
sindrome altrettanto pericolosa e purtroppo più che
miscelarsi costruttivamente all’altra, qui da noi in
Italia pare presentarsi sempre in una forma particolarmente acuta e, almeno
formalmente, impermeabile.
Per avventura, usando un
gergo laico, e per la fiducia accordatami dalla Tavola, mi trovo da quasi due
anni nel ruolo di direttore
del Gignoro, opera a partecipazione interdenominazionale ma innegabilmente
figlia soprattutto della testimonianza, del coraggio,
della continuità d’impegno
della Chiesa valdese.
In questi ultimi due anni, se certo non posso dire di aver capito del tutto
i meccanismi e le procedure che regolano la vita della Chiesa valdese, ho però
compreso la necessità dell’istituzione e ne ho apprezzato spesso le potenzialità al servizio proprio del
corretto sviluppo del « movimento ».
Il discorso si farebbe uri
po’ delicato in materia di
ecclesiologia, e permettetemi qui di mantenere qualche distinguo, ma quando
si parla di opere si constatano chiaramente dire cose: 1) le chiese « deistituzionalizzate », quali quelle
a cui appartengo, o non
hanno opere vere e proprie
o devono sempre inventare soluzioni spurie per
mantenerle in piedi; 2) le
opere che non hanno trovato un momento istituzionale sono crollate con il
venir meno del fervore che
le ha create (la solita pnma generazione).
Ora, se da un lato continuo fraternamente a sostenere la mia convinzione
che attiene alle chiese, nel
senso di comunità locali,
le quali io credo sia giusto si spengano quando lo
Spirito non vi soffia piu
(per risorgere eventualmente in seguito), diverso mi
pare il discorso per ciò che
riguarda le opere. Un’opera
è un atto di testimonianza,
un atto responsabilmente
posto in essere (o comunque accolto) da una comunità o da più comunità.
Questa responsabilità (anche sociale), questa testimonianza, questa sfida che
ci giunge magari attraverso
decenni o secoli, non deve
e non può rischiare di cadere. Non può cioè essere
lasciata agli alti e bassi di
singole persone o anche di
gruppi ristretti. Non può
un giorno morire e il giorno dopo risorgere...
Insomma l'obiettivo primario è far funzionare le
opere (a meno che, è ovvio,
il loro ruolo sociale sia
esaurito) e farle funzionare bene, all’altezza del compito che ci è stato tramandato. Ovviamente la speranza è che le stesse opere
siano rinfrescate da nuove
ondate, vengano riviste,
reinterpretate, arricchite
dal « movimento » dei credenti... e questo sta soprattutto alle chiese.
Ma senza un’accurata gestione, senza l’istituzione,
invece di trovare ben oliati strumenti di diaconia, i
movimenti (eventuali e futuri), o comunque i credenti di buona volontà, troverebbero solo cocci.
E tutto ciò ancor prima
di parlare delle esigenze
che ci vengono dal mutare
dei tempi, dalle leggi o dalle esigenze interne della
Chiesa valdese, tutte cose
che mi pare spingano nella medesima direzione.
Quale
istituzione?
Naturalmente si tratta
di vedere quale istituzione,
dato che la cosa non mi
pare indifferente, certo non
per le chiese, ma neppure
per le opere. Il difficile sta
proprio nel rafforzare la
spina dorsale, senza irrigidire i movimenti di tutto
il corpo, in modo che i credenti di buona volontà sentano il contatto diretto, senza burocrazie, con le opere, Siano insomma gli evangelici appartenenti alle
chiese locali i protagonisti,
i consiglieri, i controllori
principali del cammino delle opere. Naturalrnente nei
limiti che l’istituzione può
concedere, ma quanto più
questi limiti sono larghi,
quanto più si limitano alle effettive esigenze di salvaguardia della natura stessa dell’opera, tanto più
quella istituzione rende un
autentico servizio alla chiesa. Mi pare che sia questo
uno dei punti centrali della discussione, e non è casuale che le voci di allarme
si levino da quel di Firenze.
Ho avuto il piacere di
un breve e proficuo ap>prendistato alle valli vaidesi. Oltre a un grande incoraggiamento e a un senso di profonda comunione
e di appartenenza, che tengo costantemente davanti
a me nel mio lavoro, ho
tratto da ciò che ho visto
e dalle persone che ho incontrato una miriade di
piccoli e grandi insegnamenti, molti dei quali ho
già utilizzati al Gignoro.
Ma non si può negare
che la realtà fiorentina abbia una sua forte specificità, anche questa da conoscere, da apprezzare e da
considerare... insomma, anche all’ultimo venuto capita di innamorarsene. Non
senza spirito critico (non
è cosa di difficile reperibilità a Firenze), ma con la
coscienza che ci sono in
essa, oltre a retaggi storici, soprattutto delle potenzialità e con la speranza
(e la preghiera) che il Signore voglia servirsene per
il bene della sua chiesa.
I vari atti sinodali e i
vari progetti hanno indubbiamente cercato, orogressivamente, di tenere conto
delle snecificità locali, ma
forse c’è ancora da approfondire questo aspetto se,
a quanto sembra, paure e
perplessità sono in certa
misura rimaste.
Per quello che posso aver
capito io finora, tenendo
sotto gli occhi la realtà del
G'gnoro e l’ultimo progetto
CSD, mi pare di vedere in
quest’ultimo (o quanto meno nella sua formulazione)
molto di utile, direi di urgente, però anche alcuni punti che, se non chiariti, possono contribuire a
mantenere questo stato di
agitazione.
Utile e urgente è tutto
ciò che attiene al discorso
teologico sulla diaconia, alla circolazione delle informazioni e delle esperienze
tra opere che lavorano negli stessi settori, ai controlli sulle onere e al riordino
fiscale.
Da chiarire invece le
competenze relative alla
« acquisizione di professionalità ». Benissimo se si intendono interventi come
quello della scuola diaconale o simili, ma piuttosto
problematico se si pensa
che la CSD debba occuparsi della formazione del personale e, in generale, dei
rapporti con questo. Al Gignoro, per esempio, stiamo curando la riqualificazione del personale in collaborazione con l’Istituto
di geriatria e gerontologia
dell’Università, e non credo né utile né produttivo
sostituire questo con altri
indefiniti apporti. La professionalità insomma, almeno qui, sappiamo dove
cercarla; altro discorso,
anche se al momento ci
sentiamo abbastanza fortunati, è trovare persone con
una chiara vocazione diaconale (ed ecco il terreno
fertile ner iniziative come
la scuola diaconale).
Da chiarire sarà anche
il discorso del « coordinamento », utilissimo e importantissimo Se volto alla
condivisione di esperienze
cui ho accennato, ma pròblematico per molte altre
cose. Mentre, sia pur faticosamente e contraddittoriamente, il « pubblico » va
decentrandosi e diversificandosi nelle realtà regionali, non si può minima
mente pensare di « coordinare » centralmente i nostri rapporti con esso. Sarebbe uno sforzo vano, irnmobilizzante, antieconomico in tutti i sensi.
’’Indirizzi
generali”
Quanto poi agli « indirizzi generali di funzionamento » essi sono già competenza dei comitati, nei quali sarà utilissimo l’apporto
della CSD; ma a parte il
doveroso controllo (morale, fiscale, ecc.), si rischia
una sovrapposizione difficile da gestire. Credo che
ciò sia particolarmente sentito a Firenze, dove le chi&
se rappresentate nei comitati hanno sempre contribuito, mi sembra con ottimi risultati, a dare un cen
to stile e certi contenuti
alle opere locali. A meno
che non si intenda parlare,
a questo riguardo, di un
ruolo della CSD identico a
quello, importantissirno e
apprezzatissimo, che è attualmente svolto dalla Tavola. Se così fosse, inviterei caldamente, per amor
di pace, chi di dovere ad
esplicitarlo nel modo più
chiaro possibile e ad ogni
occasione...
Insomma una domanda
del mio predecessore e
amico Santini sarebbe bene che trovasse una risposta chiara e inequivocabile: le « iniziative autonome, radicate, e espressione
di realtà locali », saranno
incatenate o saranno rispettate e Se possibile ulteriormente valorizzate, incoraggiandone il cammino
autonomo e le proficue esperienze di rapporto con
le realtà locali?
Mi si dirà probabilmente
che a molte delle questioni qui sollevate è stata pà
data una risposta o fornita
la giusta interpretazione,
ma ho l’impressione che in
questo caso le ripetizioni
giovino davvero.
Gabriele De Cecco
IL CASO FALCONE
Un’«autonomia»
fatta di sangue
Non condivido 1’« analisi
seria » della strage di Capaci fatta da Alfonso Manocchio sul n. 28 del giornale. Affermare che, ad uccidere Falcone, non è stata « solo » la mafia ma un
coacervo di « poteri » non
meglio specificati per sancire la vittoria definitiva
della « destra » sulle macerie della « sinistra », non
mi sembra molto originale. E riproporre ancora una
volta la vecchia teoria del
« grande vecchio » aiuta
davvero a capire? Visto che
si parla di cose siciliane,
si potrebbe dire: « Così è
(se vi pare) ».
Ma, mi chiedo, era così
ingenuo il giudice Falcone
da non capire queste cose, lui che affermava: « B'
evidente che è la mafia ad
imporre le sue condizioni
ai politici, e non viceversa.
Essa infatti non prova, per
definizione, alcuna sensibilità per un tipo di attività,
quella politica, che è finalizzata alla cura di interessi generali. Ciò che impor
ta a Cosa Nostra è la propria sopravvivenza e niente altro. Essa non ha mai
pensato di prendere o di
gestire il potere. Non è it
suo mestiere » (Cose di Cosa Nostra)? O aveva ragione lui nel dire che « la
realtà è più semplice e più
complessa nello stesso tempo », e cioè che non esiste
un « terzo livello » inteso
come « comitato d’affari »
al di sopra di Cosa Nostra,
ma che c’è sempre stata
una « convergenza di interessi » tra alcuni gruppi
politici ed economici e la
mafia? Il che non è esattamente la stessa cosa. A
me pare che, con la strage di Capaci, la mafia abbia riaffermato in modo
spettacolare non solo la
sua potenza (criminale) e
il suo potere (economicopolitico), ma anche la sua
autonomia. Il che non è
meno gravido di pericoli
mortali per la democrazia
in Italia. Anzi.
Jean-Jacques Peyronel
UN’ULTERIORE PRECISAZIONE
Sulle “Note protestanti”
Caro Gino,
ecco come sono andate le
cose.
Il giorno 11.6 trasmetto via fax
al Nev (06/4828728) l’intero testo delle • Note di fratelli protestanti al documento finale
(stesura provvisoria) del Sinodo
della Chiesa cattolica fiorentina » perché, aggiungevo a mano, « ne diate notizia al notiziario RAI (Culto radio) e sul
Nev ».
Il giorno 15 ricevo una telefonata da Roma con la quale
mi viepe chiesta qualche informazione più ampia per contestualizzare la notizia. Mi accorgo che sarebbe stato un po’
difficile chiarire in una breve
telefonata la situazione fiorentina ed allora ho proposto di
formulare io stesso un'« ipotesi di stesura » del brano per
il Nev. Il che ho fatto, inviandola via fax il pomeriggio
del giorno stesso.
Nel primo paragrafo del testo dell'ipotesi di stesura dicevo quanto riporto: « Il Consiglio dei pastori delle chiese
evangeliche di Firenze e di al
tre a questo Consiglio collegate, nello spirito del cordiale e
fraterno invito che il cardinale
Silvano Piovanelli venne personalmente a rivolgere (7.3.'88,
cfr. Nev, 23,3.'88, p. 3), è stato ancora una volta invitato ad
intervenire e sul "Documento
finale” (stesura provvisoria) del
Sinodo della Chiesa cattolica
fiorentina. Nel rispetto della
sensibilità di ciascun membro
del Consiglio e delle diverse
chiese rappresentate, si è costituito un gruppo di studio costituito da pastori che non a
nome o per conto della chiesa
di appartenenza ma a titolo personale hanno discusso e valutato il documento diocesano
riassumendo in quattordici punti le osservazioni maturate ».
Come si può osservare, gli
estensori della notizia definitiva, pubblicata a pag. 2 del
Nev - n. 16, 16-17 giugno 1992,
non hanno tenuto in considerazione il « dettaglio » che ti e
— aggiungo io — ci stava a
cuore, producendo l'equivoco
che tu denunci e che colpisce
in modo particolare la tua sensibilità non solo, ma oscura
altresì la correttezza che ho
creduto di manifestare esprimendomi come mi sono espresso. Tutto qui.
Da qui in poi le nostre ottiche divaricano.
Prima di accennare solo ad
un paio di pensieri, desidero
dire che il sacerdote, don Caldini, che tu hai incontrato ha
ascoltato molto bene quando dicevo all'assemblea sinodale all’Isolotto che parlavo non a nome del Consiglio dei pastori,
ma solo del firmatari del documento. Poi è ovvio che l'ottimismo di parte fa dire quello
che non si deve dire, come mi
pare abbia fatto il buon don
Caldini.
A parte il caso specifico non
credo che le notizie, le nostre notizie corrano (sempre)
correttamente nei nostri ambienti ove esiste una disinformazione fortemente preoccupante. La gestione deH'informazione è ancora da imparare. E'
problema generale e non coinvolge solo la nostra agenzia
Nev che, come pare, sta alquanto migliorando in qualche direzione.
Quanto poi alla « partecipazione a titolo personale » è diritto inalienabile ancorché comporti rischi di interpretazione.
Questi ultimi non annulleranno
mai il primo, anche se, e sono
d'accordo con te, vanno studiati ì criteri per evitare « interpretazioni eventualmente coinvolgenti ». La libertà comporta
sempre dei rischi, ma a motivo dei rischi non si può rinunciare alla propria libertà.
Una domanda: parlando al
gruppo cattolico di cui dici
(libertà) non hai corso II « rischio » di parlare degli altri in
qualche modo non del tutto
consono alle intenzioni dei colleghi o delle chiese? Hai fatto,
per esempio, qualche accenno
alla « convenzione » tra la CAI/
FP e la Chiesa valdese? Non
mi riferisco a questo fatto perché si tratta della mia chiesa,
ma solo perché rappresenta un
. evento » ecumenico di sicuro
rilievo nella geografia evangelico-protestante italiana. Oh. i
problemi deH'informazione!
Mario Affuso
4
vita delle chiese
17 luglio 1992
CATANIA
OTTO PER MILLE
Chiese e etica
Una lettera del pastore Toppi critica l’atteggiamento della Chiesa
valdese sull’omosessualità - La risposta del Consiglio di chiesa
Dal past. Francesco Toppi, presidente delle Assemblee di Dio
in Italia, riceviamo questa presa di posizione che pubblichiamo
unitamente alla risposta del Consiglio della Chiesa valdese di Catania,
a chiarimento del contesto in cui si sono svolti i fatti.
Una festa
di dubbio gusto
Nei giorni scorsi la stampa ha
dato ampio risalto alla celebrazione di fittizi matrimoni « gay »,
tenutasi in piazza della Scala a
Milano. La cosa in sé rasenta il
ridicolo, ma ciò che maggiormente ha afflitto migliaia di evangelici siciliani è stato l’annuncio
pubblicato il 28 giugno 1992 dal
giornale « La Sicilia », quotidiano di Catania, che riportiamo integralmente:
Oggi festa a Catania — Niente
matrimoni in piazza per gli omosessuali catanesi, ma una gran
festa alla Chiesa valdese di via
Cantarella nel giorno dell’« orgoglio gay ». Dibattiti, musiche e un
punto ristoro caratterizzeranno
la manifestazione prevista per le
19 e dedicata a Filadelfo Innao, il
parrucchiere gay ucciso a Lentini »
Questa mania di voler essere
alla moda ad ogni costo, tanto
da finire sui giornali, dovrebbe
far arrossire chiunque si nomina evangelico. Non neghiamo a
nessuno la libertà di pensarla come crede più opportuno in una
società pluralistica come l’attuale, ma la nostra domanda, a nome di migliaia di cristiani evangelici siciliani e non. è rivolta ai
responsabili della Chiesa valdese
che, permettendo una tale forma
di « solidarietà ». non intervengono in casi talmente gravi da coinvolgere globalmente il mondo
evangelico italiano.
Indubbiamente la nostra riservatezza « puritana » sarà dileggiata da tanti modernismi protestanti benpensanti i quali, piuttosto che attenersi alla sana etica
biblica, fanno professione di morale laica, rivendicando una libertà che fa a pugni con la testimonianza dei convertiti all’Evan.gelo.
Tuttavia, ci sia permesso esprimere il nostro completo biasimo per la mancanza di qualsiasi corpo di norme etiche, in contrasto con lo spirito delle « discipline » della chiesa stessa.
Come si può pretendere di trovare dei punti di collaborazione
tra le varie componenti delTevangelismo italiano, oltre a quelli
che riguardano la difesa della libertà religiosa ed i rapporti con
lo stato, quando non esistono un
minimo di responsabilità da parte di alcuni che si lasciano coinvolgere in situazioni così poco
coerenti con i principi dell’Evangelo, talvolta considerate irnmorali perfino dalla società circostante?
Se è vero che la Sacra Scrittura è il fondamento della nostra
fede e condotta, come spieghiamo tanti testi biblici che con
chiarezza condannano determinate manifestazioni sessuali considerandole illecite?
Non è possibile accettare l’omosessualità come una legittima
alternativa al matrimonio eterosessuale, se si rammenta che è
incompatibile con l’ordine naturale creato da Dio: « Non avrai
con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è
cosa abominevole... Non vi contaminate con alcuna di queste cose; poiché con tutte queste cose
si sono contaminate le nazioni
che sto per cacciare dinanzi a
voi » (Levitino 18: 22. 24).
Naturalmente l’obiezione più
comune è che il testo si trova
nell’Antico Testamento, e Gesù
ha annullato la legge. E’ notorio
che la legge morale dell’Antico
Testamento è stata completata
da Cristo. Anche il Nuovo Testamento parla dell’argomento in
termini categorici: « Essi che
hanno mutato la verità di Dio in
menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore che è benedetto in eterno.
Amen. Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami: poiché
le loro femmine hanno mutato
l’uso naturale in quello che è contro natura. E similmente anche i
maschi, lasciando l’uso naturale
della donna, si sono infiammati
nella loro libidine gli uni per gli
altri,* commettendo uomini con
uomini cose turpi, e ricevendo in
loro stessi la condegna mercede
del loro traviamento » (Romani
1: 25-27).
Qualcimo obietterà che la comunità valdese di Catania ha festeggiato questo evento per solidarietà verso una libertà raggiimta
anche nel nostro paese, come avviene in altre nazioni purtroppo
a tradizione protestante. E’ noto
che esistono in Gran Bretagna e
negli Stati Uniti dei « gruppi di
pressione » protestanti tesi ad affermare i vari diritti dei « gay ».
Se non è cristiano fare delle « discriminazioni», perché tutti «hanno peccato e sono privi della gloria di Dio », non è ugualmente
corretto credere che Dio modifichi i suoi criteri relativi al comportamento umano, in nome di
un amore che non corrisponde
alla dimensione del suo amore.
Certamente l’Evangelo deve essere predicato anche ai « gay », ma
non. per batter la mano sulla loro spalla e dire « fate bene », ma
per ricordare loro che « chi pratica il rapporto omosessuale ha
frainteso il significato di amore...
usa la sua sessualità in un ijiodo
diverso da quello voluto da Dio ».
La rigenerazione o « nuova nascita » o conversione a Cristo
provvede ima via d’uscita per
fuggire da ogni immoralità sessuale. Quando una persona si arrende a Cristo, lo Spirito Santo
concede la liberazione da qualsiasi impurità ristabilendo ordine
nel caos di una via vissuta nel
peccato. Cessa così la lotta disperata e solitaria per imporsi un’autodisciplina, e inizia quella vita
esuberante e vittoriosa nello Spirito Santo perché il nostro corpo
diviene il tempio dello Spirito di
Dio e non apparteniamo più a
noi stessi. Di conseguenza è valida l’ingiunzione biblica: « Poiché
foste comprati a prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo » (I Cor. 6: 18-20).
Francesco Toppi
Risposta
Da poco più di un anno la Chiesa evangelica valdese di Catania ha
costituito, nei locali di via Cantarella
6, la Casa delle associazioni culturali
catanesi.
Nel preambolo dello statuto della
Casa si legge che « la Chiesa evangelica valdese di Catania vive la vocazione ricevuta nel nome di Gesù
Cristo come propensione al servizio
verso gli altri. La città di Catania,
questo aggregato multiforme di donne e di uomini, è lo spazio in cui
Dio l'ha collocata per vivere e per
realizzare la sua testimonianza dell'Evangelo della liberazione, di cui Gesù Cristo si è fatto portatore.
Essa ha ricevuto in dono da Dio
strutture materiali ed umane (una comunità di relazioni interpersonali), le
quali da sempre sono a disposizione
delle esigenze e dei bisogni di questa città. Senza questa disponibilità a
spendere per altri i doni che Dio le
ha concesso in Gesù Cristo, senza
l'assunzione di responsabilità implicita nell'invito di Gesù ad essere il
sale e la luce della nostra realtà storica, la chiesa non potrebbe tentare
l’esperienza dellagape. sia come espressione della condivisione dei problemi, delle contraddizioni e delle angosce di questa città; sia come solidarietà con chi per queste ragioni
vede compromessa la propria dignità di persona ed il proprio futuro;
sia come speranza e modalità che guida la ricerca e la proposizione di
relazioni più significative tra gli individui all'insegna della pace, della giustizia e della responsabile conservazione del creato.
Per questo la Chiesa evangelica
valdese di Catania intende partecipare alla dialettica di posizioni politiche, sociologiche, religiose e culturali che strutturano le realtà economiche e sociali della città, con un
suo contributo specifico (...) ».
Da queste premesse si può capire
che la Casa vuole essere uno spazio ed un'occasione di aggregazione
di forze generalmente frammentate in
mille iniziative, ma con scarse capacità di dialogo e di confronto; una
casa in cui sia possibile trovare
« strumenti di lavoro » (archivi, centro di documentazione sulla realtà
meridionale e siciliana in particolare,
emeroteca, laboratori di fotografia e
Al via le trattative
La materia sarà compresa nel riesame dell’Intesa del 1984 - L’iter di luterani e battisti
Per quest’anno i contribuenti
non hanno ancora potuto scegliere di destinare l’otto per mille
dell’IRPEP alle Chiese valdesi e
metodiste. Tuttavia l’apposita
commissione nominata dalla Tavola valdese per avviare la trattativa con lo stato in vista della
revisione dell’Intesa si è riunita
in maggio per definire le linee di
attuazione della decisione del Sinodo 1991 che, dopo un lungo dibattito, ha deciso di richiedere di
fruire dell’otto per mille del gettito IRPEF e della defiscalizzazione.
Tre gli orientamenti emersi; la
trattativa che dovrà essere riaperta con lo stato per una nuova
Intesa dovrà riguardare la sola
materia finanziaria, rendendola
così, agile e rapida (l’Intesa precedente era stata stipulata il 21
febbraio 1984 e successivamente
aggiornata il 3 aprile 1986 per
quanto riguarda l’insegnamento
della religione nella scuola pubblica). La responsabilità della gestione dell’8 per mille (destinato
come è noto solo a scopi umanitari) sarà di specifica competenza della Tavola valdese. In terzo
luogo, valutando la lettera del 13
aprile 1992 con cui l’onorevole
Andreotti ha risposto alla richiesta di rinnovo dell’Intesa, è stato espresso un parere favorevole
all’accettazione della procedura
indicata : trattativa tra la rappresentanza valdese e il sottosegretariato alla presidenza del Consiglio sulla base di valutazioni e
proposte di una Commissione di
studio ministeriale con partecipazione di esperti evangelici.
Dopo una consultazione interevangelica svolta nell’ambito
della « Commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti con lo
stato ’, il moderatore della Tavola valdese, pastore Franco
Giampiccoli, ha quindi risposto
positivamente all’onorevole Andreotti indicando i quattro membri della rappresentanza valdese
e metodista: Franco Becchino,
Paolo Ricca, Piero Trotta e
Giorgio Spini.
Anche rUnione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI)
e la Chiesa evangelica luterana
in Italia (CELI) hanno ricevuto
da Andreotti una lettera che li
invita a nominare rappresentanti
ed esperti in vista della trattativa per le Intese. Gli esperti saranno inseriti nella stessa commissione che dovrà studiare l’Intesa con i valdesi e i metodisti.
Sia i luterani che i battisti hanno
risposto positivamente; TUCEBI
ha già indicato il suo rappresentante, nella persona del pastore
Paolo Spanu, e gli esperti Sergio
Bianconi, Aldo Campennì, Renato IVIaiocchi, IVIassimo Riefolo,
Franco Scaramuccia, Stefa™ Sicardi, Paolo Spanu e Giorgio
Spini.
l’Esercito della Salvezza, pur
avendo chiesto un’Intesa, non ha
invece ancora ricevuto risposta
dal governo.
(NEV)
grafica, macchine da scrivere, computer, ecc.) ed elaborare « percorsi »
di progettualità comuni, in cui la diversità di esperienze, di letture della realtà non si elidano vicendevolmente ma confluiscano in un orizzonte di potenzialità comune in grado di
costruire la nuova città, le sue nuove
regole di vita.
La traduzione concreta di questi
principi ha portato la Chiesa evangelica valdese di Catania ad offrire una
ospitalità fissa nelle strutture della
Casa delle associazioni a Amnesty International, comunità eritrea di Catania, Lega italiana lotta all'AIDS (LILA),
Lista universitaria contro la mafia. Utilizzano i locali di via Cantarella 6, per
riunioni od incontri. Il Coordinamento
catanese contro la guerra, il Coordinamento catanese contro la mafia, il
Coordinamento catanese dei genitori
democratici, il Collettivo studenti medi del Liceo « N. Spedalieri », il Collettivo delle studentesse medie « Le
onde », Socialismo rivoluzionario, l'associazione ■ Nuova sinistra », il Gruppo sociale autogestito « Auro ».
Dal mese di giugno si è attrezzato
il cortile di via Cantarella per utilizzarlo in occasione di manifestazioni
ed iniziative che richiedano uno spazio più grande e all'aperto. Così fino
ad ora abbiamo ospitato la presentazione del terzo e del quarto numero
della rivista « Città d'Utopia », un incontro di artisti catanesi in favore della raccolta di fondi per la campagna
di solidarietà con i palestinesi dei
territori occupati, la manifestazione
dell'Arci-gay ed alcune feste private.
Per quanto riguarda la manifestazione dell'Arci-gay il Consiglio di chiesa ha avuto al suo interno un ampio
ed approfondito dibattito, dal quale
sono emerse posizioni diverse e contrastanti in merito alla legittimità di
un’omosessualità apertamente dichiarata. Non ritenendo possibile un giudizio di merito, morale ed etico, biblico e teologico, anche in assenza di
pronunciamenti chiari ed univoci da
parte del Sinodo sulla questione dell’omosessualità, il Consiglio di chiesa,
nella sua maggioranza con un solo
pronunciamento contrario, ha deciso
di accogliere la richiesta dell’Arci-gay,
ritenendola ampiamente compatibile
con le premesse che lo hanno portato a dar vita alla Casa delle associazioni culturali catanesi.
Il Consiglio di chiesa
Convegno
e Corpo pastorale
Venerdì 21 agosto, ore 9-13, avrà luogo a Torre Pellice,
Aula sinodale, un convegno pastorale sul tema « L’Europa
campo di missione, quale ecumenismo? ».
Il programma del convegno è curato dal Coordinamento
del corpo pastorale (E. Genre, D. Müller, M. Berutti).
Per venerdì pomeriggio e sabato è convocato il
CORPO PASTORALE
con il seguente programma:
Venerdì 21 (ore 15-19) Relazione della Commissione che riferisce su 23/SI/91 (formazione pastorale, formazione al pastorato, periodi sabbatici). La relazione è
stata inviata ai pastori in data 7 luglio.
Relazione della Commissione incaricata di riferire
su struttura e programma di formazione dei predicatori locali. La relazione è stata inviata in data
22 aprile.
Sabato 22 (ore 9-13, 14,30-16) Esame di fede dei candidati.
Commissione culto e liturgia, varie.
Tutti i membri del corpo pastorale sono invitati a partecipare tanto al convegno quanto al corpo pastorale.
Le sedute del corpo pastorale, salvo che per particolari
argomenti, sono aperte a tutti i membri delle chiese valdesi
e metodiste.
Il Moderatore della Tavola valdese
Franco Giampiccoli
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121) 91422
TORINO - Via Principe Tommaso, 1
Tel. (Oli) 6692458
MILANO - Via Francesco Sforza, 12¡A
Tel. + fax 7602518
5
17 luglio 1992
vita delle chiese
CORRISPONDENZE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Rosa Castiglione Arrivano gli scouts valdesi
AGRIGENTO — Ci ha lasciato la sorella Rosa Castiglione
all’età di 89 anni. Nata a Grotte da famiglia valdese, aveva cominciato a insegnare giovanissima nella scuola valdese di Grotte. Poi aveva insegnato per alcuni anni in un paese dell’Abruzzo, fino a quando ha potuto avere il trasferimento in Sicilia. Ad
Agrigento, dove si era trasferita
anche la sua famiglia. Rosa Castiglione è stata conosciuta e
stimata come ottima insegnante.
L’insegnamento era la sua vocazione; vi dedicava tutta se stessa con grande amore. Tante sue
allieve, oramai adulte, la ricordano con molto affetto e hanno
mantenuto contatti affettuosi
con lei.
La famiglia Castiglione è stata fra le prime che hanno fondato la Chiesa valdese di Agrigento e Rosa è stata sempre attiva come membro di chiesa;
per diversi anni ha fatto parte
del Consiglio di chiesa. La sua
fede ferma e sincera ha improntato tutta la sua vita e il suo
lavoro.
Quando è rimasta sola, dopo
la morte della giovane sorella
Nice e della madre, è stata circondata dall’affetto dei nipoti,
figli della sorella Clelia, i quali
si sono sempre occupati di lei,
specialmente negli ultimi anni
della sua vita, quando era molto sofferente. Per lei erano come figli.
Rosa Castiglione ha lasciato
un vuoto anche fra noi della
chiesa di Agrigento. La ricordiamo con affetto e ringraziamo il
Signore per la testimonianza che
ha dato nella chiesa, nella scuola, nella città. Esprimiamo la
nostra simpatia al fratello Armando, alla sorella Irene e ai
nipoti.
Matrimonio
MONTEFORTE IRPINO —
Presso il Centro incontri del Villaggio evangelico, nella struttura del « Centro sociale » trasformata per l’occasione in tempio,
è stato celebrato il matrimonio
tra Susy De Paola e Pasquale
Cusatì, della Comunità evangelica libera di Avellino.
Il past. Antonio Casarella, titolare della Chiesa libera di
Avellino, dopo aver dato il benvenuto a circa 120 presenti alla
cerimonia, ha aperto il culto con
una preghiera di invocazione e
di richiesta di benedizione al Signore, dando subito la parola al
pastore Domenico Maselli, richiesto per l’occasione per la
conduzione della celebrazione.
Il pastore Maselli, con un messaggio « forte » e toccante, ha
coinvolto tutti i presenti in una
atmosfera di profonda spiritualità suscitando grande impressione.
Continua così la « tradizione »
dei matrimoni della famiglia De
Paola presso il Villaggio evangelico; infatti dopo Paola e Tonino anche Susy ha voluto che il
suo matrimonio si svolgesse
presso le strutture comunitarie
del centro. Si sono così rinsaldati i vincoli — peraltro già forti — fra la Chiesa libera di Avellino e il Centro evangelico di
Monteforte il quale, per l’occasione, si è mobilitato collaborando a rendere accogliente la
struttura e preparare nel migliore dei modi la cerimonia.
Professione di fede
ALESSANDRIA — Domenica
28 giugno, nel corso del culto,
Francesco Soave ha fatto la propria professione di fede di fronte alla comunità. Da tempo in
contatto con le nostre chiese,
profondo conoscitore delle opere valdesi e metodiste, da Frali a Scicli, consulente fiscale della Tavola, l’amico Soave ha avuto una serie di incontri, di carattere catechistico, con il pastore, in preparazione alla sua
ammissione nella comunità. Egli
si è innamorato della fede evangelica con una passione che colpisce chi lo incontra; del resto,
la fede non può essere che questo, una passione che sequestra
la vita, ma solo per restituirla,
arricchita di gioia e di significato. Siamo contenti che egli abbia scelto di vivere quest’avventura con noi, anche se sappiamo che lo vedremo poco, dato
che il suo lavoro lo catapulta
ai quattro angoli della penisola.
Si è costituito a Torre Pellice,
con sede presso Radio Beckwith,
il « Coordinamento scout valli
valdesi ». Scopo deH’iniziativa,
annunciata recentemente alla
Conferenza distrettuale, quella
di promuovere nell’immediato
futuro una rete di gruppi scout
nell’ambito delle comunità. Promotori dell’iniziativa esponenti
dei gruppi giovanili, animatori
e pastori. Contatti sono stati stabiliti con la realtà già operante
in questo ambito nel nostro IV
Distretto e con la « Fédération
éclaireurs unionistes de France ».
Si guarda aU’esperienza francese
come modello sia nei suoi contenuti istituzionali che nella dimensione spirituale ed ecumenica.
Tra le prime iniziative quella
dell’organizzazione di un convegno che si terrà il 5-6 settembre
a Pomaretto. Nel corso dell’incontro, al quale ha dato l’adesione la CED del I Distretto, saranno valutate e studiate le problematiche legate alla formazione
dei quadri e i tempi di realizzazione del progetto in vista della creazione di gruppi locali.
Il convegno si propone inoltre
di studiare da vicino la questione giovanile che avrà come momento centrale una tavola rotonda pubblica.
Per informazioni: Giorgio Boagio - Radio Beckwith - tei. 91507.
Ai Bagnòou
ANGROGNA — Ricordiamo
ancora che questa domenica 19
luglio siamo tutti invitati a ritrovarci insieme presso la Ca’
d’ia pais al Bagnòou per vivere
un momento comunitario.
L’appuntamentO' è alle ore
10,30 per il culto. Seguirà un
pranzo al sacco.
Il pomeriggio è libero: per tutti c’è la possibilità di fare qualche passeggiata per ammirare
ancora una volta (ma non è
mai troppo...) le bellezze della
nostra vallata.
• Nei giorni passati sono venute al mondo due nuove angrognine; Arianna Miegge, figlia
di Emiliano e di Fulvia Agli, e
Sara Bertin, di Fabio e di Silvia Buffa.
Siamo vicini con tanto affet
IL NUOVO LOCALE DI CULTO BATTISTA A MATERA
Una chiesa a volumi variabili
Rivolgiamo qualche domanda
all’ing. Roberto Pantaleo, che ha
seguito fin dalTassegnazione del
suolo le vicende connesse alla costruzione del nuovo locale di culto, lo ha progettato e ne ha seguito i lavori.
— Ing. Pantaleo, ci può brevemente descrivere la posizione dove il nuovo locale di culto della
chiesa di Matera è attualmente
situato?
— Il lotto assegnatoci di circa
4.000 mq si trova sulla strada
provinciale per Gravina e pur
essendo alla periferia rispetto al
centro città, si trova al centro di
un nuovo e vasto insediamento
edilizio, con visibilità ampia che
si spinge fin verso le colline.
— Quali sono i criteri da lei
seguiti per la progettazione e la
realizzazione dell’immobile?
— La forma a ventaglio del
locale è stata disegnata per consentire alla comunità di non porsi in posizione antitetica rispetto
al pulpito — da una parte chi
parla e dall’altra chi ascolta —
ma di stare tutta insieme « attorno alla parola », soggetto attivo e partecipativo del culto. Le
aperture esterne sono ampie per
consentire alla chiesa di essere
inondata di luce naturale. La luce
è simbolo per i credenti della luce di Dio, ma è anche segno
della gioia di vivere, della gioia
dell’incontro, come di quella di
condividere insieme il pasto. Non
si è voluto dare un aspetto tenebroso al locale che accentuasse
l’aspetto di mistero o il senso di
colpevolezza del credente. Le ampie vetrate permettono simbolicamente di avere una maggiore
comunicazione fra l’interno e
l’esterno: la comunità che continua a far parte del mondo circostante, che « esce » verso il
mondo mentre il mondo « entra »
in chiesa: una chiesa all’aperto.
Inoltre c’è il criterio della flessibilità. Attraverso Timpiego di
pareti mobili la chiesa può allar
to e tanta simpatia a queste due
bambine e ai loro cari, e invochiamo su di loro la benedizione del Signore.
Scuole domenicali
MASSELLO — Si è concluso
domenica 5 luglio il campo delle scuole domenicali che ha raccolto 18 bambini dai cinque agli
undici anni delle comunità di
Ferrerò e Villasecca.
A giudizio di tutti, la settimana trascorsa insieme in una
grande casa accogliente ha permesso ai partecipanti di fare
utili esperienze di vita di gruppo e di divertirsi in moltissimi
modi: gite lunghe e brevi, tuffi
in piscina, giochi e bricolage
quando il tempo costringeva a
starsene al riparo.
Le quattro monitrici che hanno organizzato il soggiorno a
Massello e l’animazione delle
giornate seno soddisfatte dell’esito del campo, giunto alla seconda edizione, e sperano di
continuare in futuro con questa iniziativa che continua e
completa gli incontri della scuola domenicale in una dimensione ancora più comunitaria.
• Secondo una tradizione instaurata da alcuni anni, nella
scuoletta valdese di Campolasalza verrà inaugurata sabato 25
luglio 1992 alle ore 15,30 una
mostra commemorativa del
maestro Enrico Balma, che per
oltre 30 anni prestò la sua opera nella scuola del Comune.
La mostra rimarrà aperta fino alla fine di settembre.
Lutti
VILLAR PELLICE — Dopo
lunghe sofferenze ci ha lasciato il fratello Mario Negrin
di 74 anni. Negli ultimi anni, insieme alla sua compagna,
egli era ospite della Casa « Miramonti », di cui era stato uno
dei promotori.
Pochi giorni dopo è anche
mancata la sorella Clementina
Poét ved. Bouissa all’età di 94
anni. Era la decana della nostra
chiesa. Per diversi decenni insegnante nella scuola del quartiere Teynaud, questa sorella lascia
il ricordo della testimonianza di
una vita impegnata nella scuola,
nella famiglia e nella chiesa.
Ai familiari colpiti da queste
separazioni rinnoviamo la fraterna solidarietà della chiesa e
nostra insieme all’espressione
della nostra fede nella risurrezione alla vita eterna, grazie a
Gesù Cristo.
Battesimi
TORRE PELLICE — Sono sta
ti battezzati i piccoli Ivan Rivoira, Aldo Stalle, Stefano Ricca e
Michael Ebanuccì. La comunità
è vicina con affetto a questi bimbi ed ai loro genitori.
• Con lo stesso affetto la comunità formula i suoi migliori
auguri alle due coppie di giovani che si sono unite in matrimonio: Bruno Racca e Doris Costantino, Sandro Valz 9 Barbara Chauvie.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Edoardo
Malan, Ernesto Ribotta e Vittoria Spelta.
Solidarietà
BOBBIO PELLICE — Ancora
una volta la nostra comunità si
è raccolta per ascoltare la Parola della resurrezione e della
vita eterna in occasione dei funerali di Margherita Negrin ved.
Michelin. Ai familiari tutti l’espressione della nostra simpatia
cristiana.
• Ci siamo grandemente rallegrati nel Signore per la nascita di Alex Cairus, primogenito
di Riccardo e Monica Geymonat.
Invochiamo l’aiuto del Signore
nel delicato compito dell’educazione dei figli alla fede.
Alcuni importanti
lavori
PRALI — Approfittando del
cattivo tempo che ha rallentato
i lavori agricoli, sono stati fatti alcuni lavori importanti per
la chiesa.
Dobbiamo innanzitutto ringraziare Dario Pons di Pomaretto,
che ci ha regalato un numero
considerevole di sedie per la sala, e Marco GriU che ha messo
a disposizione il suo camioncino per andare a ritirarle.
Ringraziamo anche i numerosi volontari che hanno lavorato
per collegare i bagni della sala
alle nuove fognature.
Sabato 18 - domenica 19 luglio
□ INCONTRO COPPIE
INTERCONFESSIONALI
TORRE PELLICE — Presso la Foresteria si tiene un incontro internazionale di coppie interconfessionali francesi, svizzere e italiane dedicato al
tema: « Le coppie miste di fronte al
problema della catechesi ». Inizio ore 9.
Domenica 26 luglio
□ GIORNATA DEL
RIFUGIO
LUSERNA SAN GIÓVANNI — La famiglia del Rifugio Re Carlo Alberto Invita tutti gli amici all'annuale incontro di luglio.
Dopo un breve culto con inizio alle
ore 10,30, seguirà un buffet caldo e
nel pomeriggio il tradizionale bazar.
Cosi appare la facciata del nuovo tempio di Matera, recentemente
inaugurato.
garsi o restringersi a seconda
delle necessità. Questo consente
di ottenere una grande economia
nella costruzione del locale di
culto, evitando di creare grossi
spazi statici utilizzati compietamente solo in rare occasioni,
inoltre favorisce la partecipazione delle classi della scuola domenicale ad una parte del culto,
evitando la cesura tra « grandi »
e « piccoli » e sfuggendo al pericolo che la chiesa viva per
compartimenti stagni.
Anna Maffei
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 82
della sessione sinodale europea 1991, è convocato per
DOMENICA 23 AGOSTO 1992
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di Torre Pellice e sarà presieduto dal pastore Valdo
Benecchi.
Il moderatore della Tavola valdese
Franco Ciampiccoli
6
6 prospettive bibliche
17 luglio 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
SCEGLIERE TRA DIO E GLI DEI
■ 1
(Giosuè 24: 1-28)
Sichem-Budapest. La linea più breve tra
due punti, in questo caso, non è la retta.
L’assemblea di Sichem, pietra d’origine
storica nella tradizione del popolo di
Dio, testimoniata in un testo complicato
dal punto di vista della storia della tradizione, sembra dapprima poco adatta ad
indicare con sicurezza la strada qui, alla
prima assemblea protestante europea. Si
spalancano abissi. Chi crede di poter compiere facili passi dalla terra straniera del
racconto alla sponda ben nota della vita
ecclesiastica europea, sbaglia. Paralleli affrettati impediscono di cogliere possibili
corrispondenze, promesse forse percepibili.
E’ inoltre lontano da noi l’arcaico rigore, la radicale teologia déìVaut-aut. Irrompe l’impeto del primo comandamento. Come si può reggerlo nel pieno di una nuova situazione europea così poco chiara,
nella confusione di interessi disparati, in
chiese che certo conoscono al loro interno forti differenze sociali, ma che in generale sono caratterizzate dal ceto medio
e borghese? Chi può resistere?
Il tuono lontano risuona nell’orecchio.
L’immediatezza
dell’esperienza di Dio
Davanti agli occhi l’immagine di tribù
provenienti dalle origini del tempo, reduci dall’esperienza del deserto e della
lotta, che prendono possesso della terra,
così come viene data loro, che si rifanno
esplicitamente all’immediatezza dell’esperienza di Dio in una storia vissuta e sofferta, che — anche se sono ancora lontane dall’unità — si riuniscono dopo lungo
tempo, convocate da un capo carismatico
che, pronunciando direttamente la parola di Dio: « Così parla il Signore! », le
pone di fronte a una questione e a una
decisione di vita o di morte: « Scegliete
oggi a chi volete servire ». Ed egli stesso,
con una chiarezza che dà le vertigini, confessa: « Quanto a me e alla mia" casa,
serviremo l’Eterno ».
Nell’opinione comune ai moderni formatori di opinione, ai manipolatori postmoderni, nell’opinione del ceto medio europeo, che si cura soltanto del nudo denaro e delle proprie convinzioni a buon
mercato, questo Dio è certo abbattuto, o
almeno rispedito nel deserto. O forse Dio
è appunto presente, per abbattere questo
tipo di maggioranza?
Per abbattere noi?
In ogni caso si può ben comprendere
che dotti e ragionevoli lettori di questo
racconto considerino abbastanza esagerato proporre appunto Giosuè e la sua assemblea a questa assemblea di Budapest.
Qualcosa di più prudente, ammesso che
la Bibbia offra esempi del genere, sarebbe
stato più indicato, considerando la nostra
sovreccitazione. Infatti, questo è certo: di
fronte alla situazione in cui come chiese
della Riforma ci troviamo, siamo tesi, sovreccitati quanto basta.
Niente, in Europa, è rimasto, rimane
dov’era. Lo status quo, al quale ci si era
volenti o nolenti adattati, era sfinito, ed
è morto nella notte. Ora ci vediamo posti
di fronte a una situazione che va al di là
delle nostre forze. E questo in tutti i campi della vita sociale ed ecclesiastica. L’agitazione acuisce i conflitti e le tensioni.
Noi reagiamo in modo sovreccitato. Nell’ambito ecumenico si è addirittura considerato opportuno mettere in dubbio la necessità di questa assemblea, squalificandola come reazione sovreccitata di protestanti
disorientati. Conosciamo i toni. Conosciamo anche gli interessati. E’ tuttavia vero
che, come raramente prima d’ora, ci incontriamo in una situazione di sovrecci
Pubblichiamo lo studio biblico che il moderatore della Chiesa della
Renania, Peter Beier, ha presentato all’Assemblea protestante europea di Budapest. Partendo dal testo di Giosuè 24, il pastore Beier mette
a confronto le varie ’’famiglie” protestanti riunite per la prima volta a
Budapest con le varie tribù d’Israele convocate a Sichem da Giosuè. Alle
une e alle altre viene rivolta una domanda precisa che esige una decisione: scegliere tra Dio e gli dei, servire l’Eterno, il Signore, oppure
gli idoli di questo mondo. Siamo pronti a dare una risposta chiara come
quella che, per primo, diede Giosuè: « Quanto a me e alla casa mia, serviremo aWEterno » ?
tazione che ci spinge a cercare la vicinanza della nostra famiglia confessionale. Ma
ci si chiede se il terreno su cui ci muoviamo è in grado di reggere; se sappiamo
e vogliamo che le chiese della Riforma,
una comunione che sarebbe ancora da formulare, ora, oggi, qui, debbano unanimemente richiamarsi alla loro origine, in modo che la testimonianza protestante non
venga sottratta ai popoli d’Europa.
Dio o gli dei.
Aut-aut. O il Dio che tuona dal Sinai:
«Io sono il Signore, l’Iddio tuo » oppure
gli dei che sono nulla.
O il Dio che presenta e mostra ai popoli il Figlio crocifisso, l’amore che sostiene il mondo fin nelle sue profondità, oppure il moloch dell’indifferenza.
O il Dio che veglia gelosamente sul suo
onore e che persegue le colpe dei padri
nei figli dei figli, oppure il giudizio usurpatore dell’uomo sull’uomo.
O il Dio che solo fa grazia, solo dona,
solo concede e toglie la vita, oppure i fuochi fatui di progetti di vita basati sulla
propria forza.
O l’essere stesso, oppure l’avere.
Uno ’’spettro” e una
prassi economica
Per quanto riguarda i popoli d’Europa,
il dado è tratto. Gli dei cambiano maschera. La loro mascherata è vuota e ingannatrice. Discutiamo sul loro nome, anziché
chiamarli per nome, in modo che perdano
il loro potere, come il Rumpenstilz che,
chiamato per nome, si lacera in due:
— capitalismo: né dottrina né ideologia, ma terribile prassi di un’economia
che domina individui e gruppi, saerifica
il Sud al Nord, commisurando in modo
perfido vantaggi e svantaggi per l’uomo e
la creazione all’interesse del capitale;
— nazionalismo: uno spettro che si aggira per l’Europa, che sembrava ripudiato
e bandito, ma che ora lascia nuove tracce
di sangue in luoghi di antica cultura. Cosa dobbiamo ascoltare? Anzitutto sono
serbo, croato, ceco, slovacco e poi cristiano. Chissà quanto tempo ci vorrà perché, deridendo in modo sprezzante ogni
esperienza, si dica: anzitutto sono tedesco, polacco, francese, e poi cristiano?
— moralismo: una mostruosità cancerogena, che abita di preferenza il protestantesimo, lo paralizza, lo distoglie da
compiti e sfide urgenti, trasforma lo sguardo in avanti nel malvagio sguardo all’indietro, produce pericolose brave persone
piene di virtù, che rivendicano di aver ragione perché hanno sempre avuto ragione;
— secolarismo: uno stile di vita che
livella quanto di ingombrante incontra
sulla sua strada, che vieta domande per
malcelata paura delle risposte e che, sotto
la maschera dell’utile razionalità tecnica,
ritiene fattibile ogni cosa, che restringe
l’orizzonte alla geometria dello schermo e
rende indifferente quanto assolutamente
non lo è;
— oscurantismo: la perversione della
fede nella credenza del carbonaio e nella
superstizione, in una reazione « piamente » settaria, fondamentalista, un’importazione dall’America che intende spegnere i
luminosi fari della ragione nella casa della fede, che manipola la fede nel Crocifisso e Risorto, la riduce a merce e sbarra
le strade del comprendere.
Gli idoli, incolleriti e famelici come
sempre, generano ossessioni. Li serviamo
nello splendore dell’oro o in indegna povertà, in ogni caso prostrati, « come i nostri padri al di là del fiume ».
Reazione esagerata in una situazione
sovreccitata? No.
Le analogie liberate dall’arcaico testo ci
colpiscono nel punto giusto. Siamo rinviati; a che eosa?
1 - La terra d’Europa è ancora bagnata dal sangue degli ebrei. Cinquant’anni fa, il 20 gennaio, fu deciso definitivamente e organizzato con fredda brutalità
l’annientamento dell’ebraismo europeo. A
Berlino, al lago di Wann, in Germania. Vi
parla un tedesco, egli spiega un testo biblico che appartiene all’ebraismo. Anzitutto
ad esso.
Usurpiamo un dato della storia della
salvezza di Israele quando ci raduniamo
e troviamo rifugio nel testo di Giosuè 24?
Effettivamente, se noi cristiani provenienti
dai pagani, dai Gojim, volessimo contestare a Israele, al popolo di Dio, al Primogenito dell’elezione il suo rango, se volessimo isolare i brani della sua storia che
ci sono graditi per inserirli nell’edificio del
dogma cristiano, sarebbe sfacciata usurpazione, pretesa arrogante. Ciò non accada!
Piuttosto: lasciamoci richiamare, con
Israele, al giorno di Sichem, alla potenza
della parola di Dio, appunto perché riceviamo il racconto dalle mani di Gesù,
poiché nella voce di Dio cogliamo la voce
del buon pastore, che chiama i popoli alla
salvezza e alla loro patria. Come uditori,
dobbiamo stare, con modestia, in seconda linea.
Un avvenimento storico
di grande portata
2 - II racconto conserva senza dubbio la memoria di un avvenimento storico di grande portata. II rapporto di alleanza tra Dio e il suo popolo, stabilito sul Sinai mediante il dono della Torah, viene
esteso a tutte le tribù. Le riguarda tutte,
nella loro diversità di sviluppo storico e
di confessione. Nasce l’anfizionia, descritta in modo non esattissimo, ma approssimativamente accettabile, come patto federale tra le tribù. L’evento conduce alla
storia di una ripetizione: la solenne attualizzazione e il solenne rinnovamento, a
lungo praticati nel santuario di Sichem,
del rapporto di alleanza già stabilito.
Nel testo sono ancora chiaramente riconoscibili tre tappe di questa tradizione
sacrale: a) la confessione pubblica di
fahwe (vv. 15 ss); b) la sottoscrizione del
patto, che Giosuè compie in rappresentanza del popolo (v. 25); c) la presentazione
delle norme giuridiche, conseguenze della
sottoscrizione del patto. Il racconto converge verso questo atto, ha qui il suo momento decisivo.
3 - Al di là di un’attualizzazione affrettata, si pone la domanda se questa assemblea protestante di Budapest si veda
posta di fronte a una decisione analoga,
a cui non si può sottrarre se veramente
si tratta dell’onore e della giustizia di Dio.
Se ci poniamo in questa prospettiva abbiamo propriamente tutto da guadagnare;
allora gli egoismi e gli interessi dell’automantenimento, l’attenzione alla propria
immagine e il separatismo, l’antiecumenismo e l’atteggiamento saccente rimarranno esclusi. Concentrati sull’alternativa
« Dio o gli dei » giungiamo velocemente,
e in modo convincente, al servizio più importante delle chiese evangeliche in Europa: diventare testimoni del Dio vivente nella lotta con gli dei, nella forma pòvera, minoritaria, talvolta alquanto impotente, ma forse credibile, di comunità della Riforma.
« ...Ed esse si presentarono
davanti a Dio »
Gli uomini e le donne d’Europa hanno
diritto a questo servizio inconfondibile:
« Giosuè radunò tutte le tribù di Israele
in Sichem. Ed esse si presentarono davanti a Dio ».
Giosuè assume l’iniziativa: chiama. Le
tribù vengono: in forza di quale autorità
Giosuè chiama? Poiché egli stesso è chiamato, convocato — « così dice il Signore »
(v. 2) — a stabilire la parola di Dio. La
convocazione raggiunge lo stesso araldo, la
cui autorità non riposa sulla propria forza, ad esempio nell’abbozzo di un illuminante programma, ma nella vocazione a
prendere la parola in nome di Dio.
Le tribù si presentano davanti a Dio.
Esse hanno uno che sta loro di fronte, non
Giosuè, il condottiero carismatico, ma
Dio stesso, il Signore. Egli è l’obiettivo e
il punto d’orientamento. Né una romantica volontà di unità, né uno scopo politico permettono di « presentarsi » in questo modo. Le tribù sono in potere di una
voce, di una parola. Sono ascoltatrici
chiamate all’obbedienza.
Come chiese della Riforma non ci troviamo in una situazione diversa. Stare
davanti a Dio significa stare davanti alla
sua parola. Non c’è nulla da vedere, ma
qualcosa da udire. Si deve decidere, osare
vivere, rischiare l’esistenza in base alla
semplice, nuda, povera parola. Percepire,
stupire, essere presi da spavento, obbedire, accogliere l’idea che l’antica parola
genera nuova obbedienza, questo è lo stile e il compito protestante.
Peter Beier - (1)
(traduzione di Fulvio Ferrarlo)
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7
17 luglio 1992
ecumenismo
RIUNITO AD ECUMENE IL ’’CONSEIL” DELLA CEVAA
La missione è amore e condivisione
Nella riunione sono stati definiti i programmi per il futuro - L’Europa di Maastricht, il futuro della CEVAA e il
problema economico hanno caratterizzato buona parte dei lavori - Le nostre chiese raccoglieranno queste’’sfide”?
Si è concluso, venerdì 26 giugno, il Consiglio della CEVAA
1992, con un culto di Santa Cena
sotto i begli alberi di Ecumene
presieduto da Bony Edzavé che è
stato anche il responsabile delle
meditazioni quotidiane di tutta
la sessione. I delegati delle 47
chiese membro sono quindi ripartiti per le loro destinazioni,
portando con sé l’arricchimento
della riflessione comune e tutta
una serie di impegni e di problematiche cui le varie chiese dovranno fare fronte nel prossimo
anno.
Il Consiglio della CEVAA ritornava ad Ecumene dopo 10 anni. Già nel 1981, infatti, il centro
metodista aveva ospitato una riunione del Consiglio, che aveva rivestito una certa importanza nello sviluppo dell’ organizzazione
della comunità, definendo molti
dei suoi programmi e chiamando
Samuel Ada a ricoprire la carica
di segretario generale.
La Chiesa valdese era la chiesa
ospitante ed ha assunto il compito con impegno e partecipazione. Enrica Vezzosi e Lucilla Tron
hanno portato il peso di tutti i
problemi logistici, mentre l’équipe tutta di Ecumene si è egregiamente prodigata nell’ ospitalità.
Molto apprezzate sono stati inoltre le predicazioni di Franco
Giampiccoli, Bony Edzavé, Franco Taglierò e Paolo Ricca (ad
Albano), gli studi biblici di Giorgio Girardet e Paolo Ricca e la
visita di Roma sotto la guida eccezionale di Paolo Ricca. Danie
Ecumene: un momento dei lavori del "Conseil" della CEVAA.
le Bouchard ha rappresentato la
FGEI, Floriana Bleynat la FFVM
e Maria Grazia Sbaffi l’OPCEMI.
Bella occasione per incontrare
il nostro protestantesimo di diaspora è stata la giornata comunitaria organizzata dalle chiese
del Lazio ad Albano, nel bel giardino comunale, dove alcuni degli
ospiti hanno potuto anche cercare di spiegare cosa è la CEVAA.
Un’allegra « serata italiana » condotta da Renato Malocchi ha
messo davanti ai nostri ospiti
l’interessante realtà BMV italiana.
In questo quadro il Consiglio
ha portato avanti i propri lavori
che si possono centrare in tre
punti: a) il mondo e l’Europa di
Maastricht; b) l’avvenire della
CEVAA; c) l’ipoteca delle finanze.
Il mondo e l’Europa
di Maastricht
La riflessione è stata introdotta da Marc Lenders, del Consiglio
ecumenico presso gli organismi
europei a Bruxelles.
Cosa hanno da dire le chiese di
fronte all’Europa che si sta costruendo?
Il Consiglio ha cercato di ve
La Chiesa metodista nella CEVAA
La Chiesa metodista fin dalle
sue origini ha avuto una vocazione missionaria e si è impegnata
a fare conoscere l’Evangelo. Le
stesse comunità metodiste italiane sono nate per opera di missionari provenienti daU’Inghilterra
e dagli Stati Uniti. Questi missionari si sono preoccupati, oltre
che di fare sorgere delle comunità di credenti, anche di condividere i problemi della gente. Si
può affermare che essi, accanto
ad ogni locale di culto, hanno
aperto anche una scuola. Insegnare a leggere ed a scrivere era
molto importante, allora, perché
vi era molto analfabetismo. Per
questi missionari era prioritario,
per essere fedeli alla propria vocazione, offrire alle persone non
solo una liberazione spirituale
ma anche culturale. L’Evangelo
che veniva annunciato avrebbe
dovuto avere anche un importante risvolto nella vita sociale e politica italiana. Un impegno simile
ci sembra di riscontrarlo negli
scopi riportati nello Statuto della
CEVAA, dove è detto che l’amore
di Gesù per noi ci deve spingere
ad impegnarci per la salvezza ed
il rinnovamento di tutti gli uomini e ci deve incoraggiare ad annunciare la buona novella.
Secondo il Patto di integrazione la Chiesa metodista italiana
ha conservato la propria specificità sia in campo amministrativo che ecumenico. Aderiamo così
in modo autonomo sia al CEC
che alla KEK ed alla FCEI.
Le chiese metodiste italiane conoscono da anni la CEVAA, ne
apprezzano il lavoro, contribuiscono con collette ed offerte; una
nostra sorella è membro del comitato italiano. In un certo senso ci .sentiamo già parte della
CEVAA, ma abbiamo desiderato
potervi aderire in modo ufficiale,
abbiamo cioè desiderato diventare dei « partners » diretti.
Come Chiesa metodista italiana siamo impegnati in un lavoro di sostegno verso credenti
di origine africana e di altre
etnie che sono venuti in Italia
per trovare un lavoro e per poter
mantenere così se stessi e le proprie famiglie. Alcuni di questi
credenti provengono da chiese
africane che fanno parte della
CEVAA e pensiamo che la
CEVAA possa aiutarci a svolgere
meglio la nostra testimonianza
verso di loro, farci conoscere
più direttamente la realtà di queste chiese sorelle, fare loro conoscere la realtà nella quale si
verranno a trovare in Italia e le
difficoltà alle quali potranno andare incontro e, nello stesso tempo, fare loro sapere che in Italia vivono fratelli e sorelle in fede, ai quali fare riferimento per
la loro vita spirituale e, secondo
le nostre forze, anche per quella
materiale. Stiamo ristrutturando alcuni vecchi stabili da utilizzare come centri di accoglienza.
Il problema della casa è veramente drammatico; per l’esperienza fatta il problema del lavo
La decisione del Consiglio
Il Consiglio della CEVAA, ricevuta la richiesta di ammissione
delle Chiese evangeliche metodiste in Itaiia, ha preso due decisioni:
1) Tenendo conto dei iegami che
uniscono la Chiesa vaidese d'Itaiia e ie Chiese evangeliche metodiste in Italia (legami realizzati e
formulati in un patto di integrazione fra queste chiese) il Consi
glio accoglie con gioia le Chiese
evangeiiche imetodiste in itaiia nel
suo seno.
2) Le modifiche del Regolamento interno della CEVAA, che concretizzeranno questa ammissione,
saranno proposte al Consiglio del
1993, dopo consultazione delie
Chiese evangeliche metodiste in
itaiia e della Chiesa evangeiica
valdese d'Italia, per tener conto
delle loro rispettive identità.
dere questa costruzione dell’Europa in una prospettiva più ampia.
« Noi membri del Consiglio
della CEVAA — dice un documento approvato dall’assemblea
—• abbiamo condiviso le esperienze delle nostre chiese e dei nostri paesi in una situazione economica tesa. Constatiamo che il
funzionamento dell’economia di
mercato favorisce il nord e penalizza il sud. Genera una struttura di sfruttamento, che causa
morte e rende problemitica la
vita... I cristiani del sud sono
scandalizzati che i paesi in cui
vivono le chiese del nord siano
le motrici di questa ingiustizia
ed interpellano i cristiani del
nord sul loro silenzio ».
Vista in questa prospettiva
l’Europa di Maastricht non può
che creare timore: « / cristiani
del sud hanno paura di un’Europa centrata esclusivamente sui
propri interessi... I cristiani del
nord constatano con inquietudine come la costruzione dell’Europa si svolga essenzialmente sul
piano economico senza tener conto delle altre dimensioni della
condizione umana, quelle culturali, religiose, sociali ed ecologiche ».
Dopo aver notato che tutto
questo crea una barriera fra noi,
dividendo i credenti del nord,
troppo arrendevoli davanti ad
una realtà in cui è difficile incidere, dai credenti del sud che
non possono accettare questa arrendevolezza il documento dice:
« Sappiamo che esistono negli
organismi europei degli uomini
e delle donne di buona volontà
che aspettano dalle chiese delle
proposte alternative e che potrebbero essere sensibili a delle
proposte fondate su un’etica di
giustizia secondo la Bibbia. La
Renato Coìsson
(continua a pag. 12)
NUOVA ADESIONE
ro è abbastanza facile da risolvere, ma trovare casa è più difficile. Per questi nostri fratelli, in
maggioranza uomini, è invece importante trovare una casa per potersi ricongiungere con la propria famiglia.
E’ prioritario per la nostra testimonianza dimostrare solidarietà verso queste persone.
La presenza di questi nostri
fratelli e di queste nostre sorelle
nelle nostre comunità sarà senz’altro di arricchimento per tutti
noi.
Il contributo che siamo disposti a dare alla CEVAA è di collaborare secondo i nostri talenti a
quanto ci verrà richiesto, nella
speranza di essere capaci di partecipare alla visione universale
della Chiesa di cui ci sentiamo
parte.
Desideriamo lavorare nell’ambito della CEVAA secondo lo spirito dello studio biblico sul capitolo 13 di Giovanni presentato da
Paolo Ricca, desideriamo essere
« una chiesa europea che lava i
piedi alle chiese dell’Africa ».
Maria Grazia Sbaffi Palazzine
MESSAGGIO FINALE
Alle chiese d'Europa
Il Consiglio della CEVAA,
riunito a Roma dal 16 al 26
giugno 1992, si è interrogato
sull’Europa di Maastricht e le
sue relazioni con il mondo ed
in particolare con l’emisfero
sud.
Tra l’altro, ha ricevuto la
testimonianza dei delegati
rappresentanti le chiese membro dell’Africa e del Pacifico,
e ascoltato il loro pressante
appello alla solidarietà.
E’ dunque nella comunione
con la Chiesa universale che
il Consiglio vi trasmette questi appelli.
Per quanto riguarda
l’Europa di Maastricht
Il Consiglio è convinto che
un nuovo campo di missione
si impone sempre più alle
chiese membro: quello delle
strutture di potere politico,
economico, sociale e culturale,
sia a livello nazionale che internazionale.
Quali responsabilità hanno
le chiese che appartengono alle nazioni che detengono i poteri economici, politici e culturali dominanti? Qual è la
loro missione nei confronti
dei loro stati? Possono ancora
essere credibili quando pretendono di concorrere allo sviluppo dei popoli, se esse non
mettono in discussione quanto, nei loro paesi, concorre all’impoverimento di quelle popolazioni?
Per questo il Consiglio vi
esorta, nella prospettiva dell’Europa di Maastricht, a dare
risposte concrete nel quadro
dell’educazione delle chiese locali alla missione, moltiplicando anche gli interventi
presso le istanze politiche e
parlamentari dei vostri stati
o della Comunità europea.
Per quanto rig^iarda
il Pacifico
Il Consiglio vi invita a dimostrare la vostra solidarietà
in queste direzioni:
— La formazione dei quadri
della chiesa e del territorio in
vista dell’avvenire della Nuova Caledonia.
— La salvaguardia del creato, in particolare per quanto
concerne l'effetto serra e la discarica dei residui chimici e
nucleari e le conseguenze
drammatiche nei confronti
dell’ambiente e dell’avvenire
dei popoli del Pacifico.
— La protesta contro gli
esperimenti nucleari di Moururoa e di Fangataufa.
Il Consiglio è riconoscente
per le azioni già intraprese
dalle chiese d’Europa per rispondere a queste sfide e le
incoraggia a proseguire i loro
sforzi nell’intercessione e nell’azione affinché giustizia, pace e salvaguardia del creato si
abbraccino.
Per quanto riguarda
le scuole protestanti
del Camerún
Il Consiglio vi invita ad una
concreta solidarietà per la situazione drammatica degli ottocento insegnanti delle scuole del Camerún.
Più che un appello al soccorso, è un grido patetico che
lanciamo riguardo alla sofferenza delle ottocento famiglie
degli insegnanti del Consiglio
delle chiese evangeliche e battiste del Camerún (CEBEC).
Gli insegnanti di queste
scuole, che appartengono alla
Chiesa evangelica e all’Unione
delle chiese battiste del Camerún, sono senza alcun salario
ormai da sette mesi a causa
della catastrofica situazione
economica del paese.
Vogliate portare questo
dramma nella vostra intercessione ed inviare i vostri doni
al Segretariato della CEVAA
(per l’Italia alla Tavola) che
provvederà ad inoltrarli al
Consiglio delle chiese evangeliche e battiste del Camerún.
Per quanto riguarda
la siccità in Africa australe
Il Consiglio ha ricevuto la
testimonianza dei delegati delle chiese dell’Africa australe
a proposito della siccità che
colpisce anche lo Zambia, il
Lesotho, il Madagascar ed il
Mozambico.
Popolazioni intere sono minacciate nella loro sopravvivenza.
Il Consiglio della CEVAA si
rivolge all’insieme delle chiese
membro per esortarle vivamente a manifestare, attraverso un urgente aiuto finanziario, la propria solidarietà.
8
8
ecumenismo
17 luglio 1992
USA: 204" ASSEMBLEA GENERALE DELLA CHIESA PRESBITERIANA
Rafforzare la missione
per Gesù Cristo
Il pastore Fife, noto per l’impegno nel Movimento dei santuari, eletto moderatore - Il problema aborto al centro della discussione
UNGHERIA
Si è svolta dal 2 al 10 giugno,
a Milwaukee, Wis. (USA), la 204“
Assemblea generale della Chiesa
presbiteriana. Il pastore John M.
Fife, 52 anni, della chiesa di
Southside, Tucson, Arizona, è stato eletto moderatore delTAssemblea generale, in seconda votazione, con 286 voti (52,67%). Ne occorrevano 272 per essere eletti.
W. Frank Harrington, pastore della più grande chiesa presbiteriana degli USA, a Peachtree, Atlanta, ha ottenuto 238 voti.
Fife, nato a Pittsburgh, è figlio
di un pastore presbiteriano. Dal
1970 è pastore della chiesa di
Southside ed è noto per il suo
impegno nel Movimento dei santuari che ha dato aiuto ad oltre
18.000 profughi dell'America Centrale negli ultimi 12 armi. Per tale impegno. Fife è stato condannato a cinque armi di libertà vigilata, confermati in appello. Le
ragioni e gli obiettivi degli imputati in processi ai santuari sono
stati invece riconosciuti da altre
due corti. I diritti delle chiese
Sono stati riconosciuti e la sorveglianza dei culti da parte del
governo è stata ritenuta una violazione di tali diritti. La Corte
ha inoltre deciso di chiedere a
tutti i guatemaltechi e ai salvadoregni ai quali fu negato l’asilo
politico dal 1980 di ripresentare
la domanda. Ne] suo messaggio
all’Assemblea dopo l’elezione Fife ha espresso la speranza che
una « visione comune, condivisa
e unitaria costringa la gente e le
risorse di questa chiesa a rafforzare la missione per Gesù Cristo ». Fife ha nominato quale vicemoderatore la pastora Dorothy
McKinney Wright, del Presbiterio
National Capital, che è pastore
ad interim della chiesa Northeastern, a Washington, D. C.
James E. Andrews, 63 anni, è
stato rieletto segretario generale
DA 13 ANNI
Incontri
ecumenici
SUSA — Domenica 7 giugno,
Pentecoste, ha avuto luogo, presso la chiesa battista di Meana,
il primo incontro di preghiera
comunitaria tra battisti, valdesi
e cattolici della bassa valle Susa (da 13 anni esistono riunioni
ecumeniche itineranti, il terzo
venerdì del mese, tra ottobre e
giugno), con la presenza di due
pastori evangelici e di due sacerdoti, e di un discreto gruppo di membri delle diverse comunità, che hanno sfidato una
pioggia torrenziale. L’assemblea
si è svolta fraternamente, con
canti e preghiere, nell’augurio di
un arrivederci se lo Spirito del
Signore sarà con noi nel cammino irto di scogli dell’ecumenismo.
Il 19 giugno si è chiuso l’ultimo incontro, nella chiesa cattolica di Chiomonte, con uno sparuto gruppo di partecipanti. Siamo stati delusi che non un membro della comunità di Chiomonte fosse presente; inoltre alla
stessa ora c’era la messa, e quindi il parroco è potuto giungere
solo alla fine della riunione.
Il Signore ci guidi, in questo
operare, a discemere le sue vie;
ci rivedremo a ottobre, non sapendo ancora dove si terranno
gli incontri, e da ora mandiamo un fraterno saluto a tutti i
partecipanti.
f - : -vj
dell’Assemblea generale con 407
voti contro 124 voti al pastore
Charles Hammond, ex moderatore dell’Assemblea generale e anziano del Presbiterio di Philadelphia. La prima votazione diede
risultati sorprendenti: W. Clark
Chamberlain: 312 voti, Andrews:
246, Hammond: 18. Chamberlain
fu salutato come « il Ross Perot
della Chiesa presbiteriana » e il
voto fu considerato come indicativo dell'inquietudine di base che
regna all’interno della chiesa così come nel paese. L’indomani
Chamberlain dichiarò a un’Assemblea sbigottita che, « per ragioni importanti e personali »,
non poteva « accettare reiezione
al posto di segretario generale ».
Tre ore più tardi, dopo aver dibattuto una serie di possibili alternative, l’Assemblea votò di
nuovo ed elesse Andrews. Hammond presentò immediatamente
una mozione per rendere il voto
unanime. Nel suo messaggio Andrews dichiarò che aveva capito
« il significato di castigo » della
votazione e che vi sarebbero stati cambiamenti nel suo modo di
agire durante il suo prossimo
mandato, che scadrà nel 1996.
James D. Brown, 51 anni, pastore della chiesa St. Peter’s by
thè Sea, Rancho Palos Verdes,
California, è stato confermato al
II pastore John M. Fife, in un’immagine di alcuni anni fa, parla
al Centro di « Stony Point » presso New York.
l’unanimità nuovo direttore esecutivo del Consiglio dell’Assemblea generale.
Il problema dell'aborto è stato
al centro del dibattito assembleare. La relazione di maggioranza
del « Comitato speciale sul problema della gravidanza e dell’aborto » è stata approvata con
434 voti a favore, 121 contrari e
7 astensioni, dopo oltre cinque
ore di dibattito. La relazione precisa che la Chiesa presbiteriana
« non difende l’aborto ma invece
riconosce che, in un mondo sottomesso al peccato, determinate
circostanze possono fare dell’aborto la meno reprensibile di
scelte difficili ». Una relazione di
minoranza, firmata da tre membri del Comitato speciale, ha sostenuto che l’aborto è ingiustificabile ed è un « peccato contro
Dio », salvo nei casi di stupro,
di incesto, di seria deformità del
feto o di rischio per la vita della
madre. E’ stata respinta con 395
voti contrari, 165 favorevoli e due
astensioni. Una sola raccomandazione della relazione di minoranza è stata adottata, quella che
incoraggia i presbiteriani a fare
un esame interiore, in quanto cristiani, per risolvere i problemi
connessi all’aborto.
(da The Presbyterian Outlook)
L’entusiasmo
della testimonianza
Il fervore delle chiese riformate ora più libere di esprimersi - La situazione economica
Il past. Archimede Bertolino,
segretario del Comitato italiano
della Missione evangelica contro
la lebbra, è stato invitato in Ungheria per informare le chiese riformate sulla realtà valdese e per
incontrare i responsabili di un
comitato della Missione, omologo
a quello italiano, attivo da pochi
anni. Con lui abbiamo parlato
delle impressioni raccolte nel corso del viaggio.
« Il primo scopo del viaggio —
dice Bertolino — era di informare sull’attività della Missione e di
raccontare le mie esperienze di
visita ai lebbrosari in Asia con
l’ausilio di diapositive, ma mi è
stato chiesto anche di parlare
della nostra chiesa. Io conoscevo
il segretario del comitato, Karoly
Dobos, un pastore di 90 anni e
di una vitalità incredibile: il programma che mi aveva preparato
era intensissimo, dieci giorni trascorsi visitando molte comunità ».
— E qual è l’impressione che
si ricava da queste chiese?
« Innanzitutto ciò che colpisce
è la passione per il canto. All’inizio di ogni riunione ci sono sempre circa 20 minuti di canto. Tutto questo, e la grande abbondanza di domande che mi sono state
rivolte (certe riunioni sono durate anche tre ore), mi fa pensare
che questi fratelli abbiano una
grande volontà di aprirsi e conoscere. La chiesa laggiù esce da
un periodo di dittatura, e i suoi
membri, sentendosi liberi, vogliono parlare, incontrare e soprattutto, ciò che è molto bello, dare
la propria testimonianza.
Dobbiamo tener presente che
in Ungheria, su 10 milioni di abitanti, ben 2 appartengono alla
Chiesa riformata. Nella sola Budapest si contano una cinquantina di comunità, con oltre 200.000
membri; nella seconda città, Debrecen, detta ”la città riformata”, c’è la seconda Facoltà di teologia riformata (la prima è nella
capitale), che nei suoi cinque anni di corso vede la presenza di
200 studenti all’anno. Da qui
escono circa 15-20 neoconsacrati
ogni anno.
Accanto alla riformata ci sono
anche le chiese luterane, battiste
e metodiste: a parte gU "evangelicals” di recente formazione, si
RIFORMATI
Nuove possibilità in Lituania
La mia chiesa, la Chiesa riformata di Lituania, conta 4.000
membri ripartiti in nove comunità. Essa rappresenta una minoranza di evangelici (il 2%) in
un « oceano » di cattolici romani. Fondata nel 1557 e membro
dell’Alleanza riformata mondiale dal 1926, ha una lunga storia
di testimonianza riformata nel
nostro paese.
Dopo l’occupazione della Lituania avvenuta in seguito al
Patto Hitler-Stalin del 1939, i
cristiani hanno continuato a testimoniare la loro fede durante
i 49 anni del governo ateo. Lo
stato ha notevolmente cambiato
il proprio atteggiamento nel
1988. Da allora, infatti, ha chiesto la cooperazione delle chiese
per appoggiare le riforme economiche e per incoraggiare la
lealtà fra i cittadini. La nuova
libertà data alla chiesa offre possibilità e responsabilità nuove.
La chiesa è chiamata a trasmettere le tradizioni e gli insegnamenti riformati alle future ge
nerazioni. Attualmente, organizziamo nuove classi, scuole domenicali, studi biblici e corsi di
teologia evangelica. Diamo anche la priorità allo sviluppo dei
mass media, alla pubblicazione
e alla traduzione di materiale
religioso. Abbiamo deciso di
creare un centro accademico in
collaborazione con una università finanziata dallo stato, con le
altre chiese lituane e con le organizzazioni internazionali di
chiese.
In quanto cristiani riformati
di Lituania, ci sentiamo particolarmente chiamati a incoraggiare la popolazione ad un
impegno etico nella società. Nel
clima di penuria e di tristezza
che conosciamo attualmente,
cerchiamo di radunare i lituani
e di salvare il lume di speranza.
Molti edifici sono stati danneggiati negli ultimi decenni. I
membri della Chiesa riformata
offrono spontaneamente le loro
competenze professionali per restaurare le case, le chiese, le
tombe abbandonate e i monumenti storici. Questo lavoro ci
dà molta soddisfazione e rappresenta un contributo benefico
per tutta la comunità.
Viviamo attualmente in un
tempo di profondi cambiamenti. L’avvenire che si apre di fronte ai lituani rappresenta ancora
una grande incognita. Ci sono
molte domande che troveranno
una scluzions solo se le chiese
lavoreranno insieme. Speriamo
che la nostra chiesa non si perderà in un « oceano » cattolico,
soprattutto ora che il governo
cerca nuovi alleati.
Per i cristiani riformati di Lituania, la nuova libertà è un appello rinnovato a stare dalla parte delle minoranze che cercano
la protezione della libertà religiosa in questa fase post-totalitaria che sta attraversando il
nostro paese.
Julius Norvila, pastore
(UPDATE, trimestrale dell’ARM)
La chiesa riformata di Débrecen.
deve contare un altro milione di
evangelici ».
— Hai potuto riscontrare qualche particolare problema nella vita di queste chiese?
« C’è una strutturazione per
distretti, un po’ come nella nostra chiesa; gli equivalenti dei
presidenti delle commissioni distrettuali vengono chiamati vescovi e restano in carica per sei anni, dopodiché tornano al loro ministero pastorale normale. La situazione pastorale ha dei problemi: ogni comunità sceglie il
proprio pastore e lo sostiene. Per
questo motivo ci sono i pastori
che vivono discretamente perché sostenuti da una comunità
cittadina abbastanza agiata, e ci
sono invece le piccole chiese, magari in campagna, dove il pastore non può essere interamente sostenuto: o deve servire un’altra
comunità nei dintorni, oppure,
come ho visto in certe situazioni,
la comunità fornisce al pastore
del terreno da coltivare. Naturalmente bisogna trovare le ore per
fare anche quel lavoro.
In altri casi la moglie del pastore ha un suo lavoro e questo
contribuisce a risolvere il problema. Fra l’altro moltissime
sono le donne pastore, e in ben
cinque comunità che ho visitato
ho incontrato delle coppie pastorali: pastore lui, pastore lei.
In alcune coppie pastorali il
marito cura la comunità e la moglie si occupa dell’insegnamento
della religione: questo avviene regolarmente nella scuola; gli studenti evangelici seguono i corsi
dei pastori. La confermazione avviene ai 14 anni, ma l’insegnamento prosegue fino alla fine del
corso di studi.
Ritornando all’economia, l’impressione che si ricava dal paese
è simile a quella che poteva offrire l’Italia degli anni ’50: le abitazioni .sono le stesse, in molti
casi, con il ballatoio esterno,
delle nostre città del dopoguerra.
Tutto questo non impedisce di
vedere l’entusiasmo sul volto di
questi fratelli: dobbiamo pensare che nella fase comunista le
chiese erano sì libere di svolgere
la propria attività, ma ai culti
erano spesso presenti funzionari
del partito che ascoltavano il sermone e controllavano che non si
dicessero cose che non andavano
bene.
Ora tutti si sentono liberi di
predicare l’Evangelo e vivono
gioiosamente questo ruolo. Nelle
due domeniche in cui ho predicato ho trovato le chiese pienissime
e molto entusiasmo ».
Intervista a cura di
Alberto Corsani
9
17 luglio 1992
valli valdesi 9
MONGINEVRO: RIFONDATA LA COMUNITÀ’
Mostra di
acquerelli
TORRE PELLICE — Presso i
locali della Pro Loco è allestita
dal 16 al 26 luglio la mostra di
acquerelli di Maria Chiara Orlandini. Oltre ad alcune fra le
sue tele preferite, la pittrice
espone dei quadri recenti in cui
ha ripreso le ville e le cascine
più rappresentative del posto
che la ospita.
Nel suo lavoro, Maria Chiara
Orlandini ama dipingere case:
« La casa parla dell’uomo che la
abita — spiega la pittrice —; nel
dipingerla sento la necessità interiore di vederla come era alrorigine ».
Grazie al gusto del restauro a
livello pittorico. Maria Chiara
Orlandini spoglia i suoi soggetti da inutili virtuosismi e sovrastrutture posteriori, restituendo
a ville, piazze, portali e interni
la loro originaria bellezza e dignità.
La tecnica pittorica è l’acquerello inglese steso su cartoni
francesi. Maria Chiara Orlandini vive e lavora a Torino, dove
ha conseguito il diploma in scenografia presso l’Accademia Albertina.
Borse di studio
per universitari
TORRE PEIXICE — Sono disponibili alcune borse di studio
alla memoria del dott. Enrico
Gardiol da erogarsi a studenti
valdesi che intendano avviarsi
agli studi universitari per esercitare nelle valli le professioni di
medico, notaio, avvocato, segretario comunale. Gli interessati
possono richiedere una borsa di
studio indicando:
— risultati conseguiti negli studi medi superiori;
— facoltà universitaria prescelta;
— condizioni economiche personali e familiari;
— previsione delle spese che intendono pagare con la borsa
di studio.
I contributi saranno erogati
entro il 1992. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Presidenza del Collegio valdese (tei. 0121/
91260).
Le cartoline al
Centro culturale
Rinascono gli Escartons
La storia plurisecolare di una comunità transfrontaliera - Una convenzione-quadro europea che potrà rilanciare entrambi i versanti
Mostre
TORRE PELLICE — Sabato
27 giugno si è avuto presso il
Centro, nel quadro di una sirnpatica e fraterna cerimonia, 1 inaugurazione della mostra « Italo Hugon: cinquant’anni di cartoline illustrate».
L’esposizione sistemata nel locale della Biblioteca vuole essere
un segno di riconoscenza al nostro concittadino che per lunghi
anni ha illustrato le valli ed in
particolare la vai Pellice con la
sua macchina fotografica. Le
molte attività ed impegni assunti
negli anni ’30-60 da Italo Hugon
sono stati ricordati dal direttore del Centro ed il sindaco m
Torre Pellice, Marco Armand
Hugon, ha recato il saluto della
cittadinanza. La mostra resta
aperta sino al 31 agosto ed è visitabile nell’orario della t)iblK>
teca ; dal lunedì al venerdì dalle 9
alle 12 e dalle 15 alle 17.
Nella suggestiva cornice del
Monginevro si è suggellato un
nuovo patto d’alleanza, si è dato
vita ad una nuova comunità: la
Comunità degli Escartons e delle Valli valdesi.
Per capire che cosa sono o,
piuttosto, furono gli Escartons,
dobbiamo risalire alla storia della città di Briançon e delle sue
vallate. Una città che fu capitale del Delfinato, prima, e poi,
dal 1343 al 1713, capitale amministrativa e commerciale che
comprendeva 51 comunità delle
vallate circostanti, riunite in una
federazione chiamata « Grand
Escarton ». Gli Escartons erano
cinaue: l’Escarton di Briançon
e l'Escarton del Queyras sul versante francese delle Alpi, gli
Escartons dì Oulx, di Pragelato
e di Casteldefino nell’alta valle
Varaita, sul versante italiano.
Questa federazione fondò la
propria organizzazione su un
compromesso firmato il 29 maggio 1343 e denominato la « Grande Charte ». Si può dire una moderna costituzione discussa e patteseiata tra i rappresentanti del
popolo {consul, sindic, procureur) e il loro sovrano (spigneur
Imbert Daunhin de Viennois,
prince du Briançonnais et marquis de Sezanne). grazie alla quale queste comunità ottennero la
libertà da ogni servitù feudale,
acquisendo il titolo di « francbourgeois ».
Inoltre furono loro riconosciuti i diritti alle libertà individuali, alla proprietà privata e alla
gestione della propria vita sul
suolo natale, insieme airutmzzo
delle risorse ambientali quali boschi, sorgenti, pascoli. Molto importante fu la gestione delle imposte: «escartenare» o «écarter»
è il nome dato alla suddivisione,
che veniva effettuata equamente
tra le varie comunità da una assemblea detta appunto Escarton.
In seguito tutti i re di Francia rispetteranno questo patto;
il popolo briançonese potrà godere della propria autonomia,
salvaguardando la propria identità.
Le cose cambiarono nel 1713,
con la firma del trattato di
Utrecht, a conclusione della disastrosa guerra di successione
spagnola. In questo periodo furono persi gli Escartons del versante italiano; il duca di Savoia
(poi re di Sardegna) bloccò le
vie d’accesso al Monginevro, dirottando il commercio verso il
Moncenisio, nel proprio territorio.
Ma oggi, con la firma del protocollo d’intesa tra amministratori dei due versanti, si sta cercando di ricostruire quell’unità
tra realtà frontaliere molto si;
mili spezzata dagli avvenimenti
storici; la finalità è di realizzare
un raggruppamento europeo di
interesse economico.
Agendo airintemo della legge
francese del 6.2.’92 e della convenzione-quadro europea, che favoriscono le coopcrazioni tra
realtà transfrontaliere, si sono
istituite alcune commissioni: la
commissione cultura si occuperà
della valorizzazione e della conservazione del patrimonio scritto
e orale. Si occuperà anche di turismo culturale e del patrimonio
industriale e minerario. ....___
DICHIARAZIONE
Desiderosi di risultare attivamente presenti nell’ora di
apertura del grande mercato europeo il 1” gennaio prossimo,
convinti che la crescita degli scambi economici, turistici culturali, sportivi, scolastici rappresentano le fondamenta della
Comunità europea futura, ed ugualmente convinti che l’unione
delle nazioni europee sarà possibile nella misura in cui le donne e gli uomini che la costituiscono la vivranno nella vita ai
tutti i giorni ed in essa si riconosceranno,
dinanzi ai rappresentanti dei nostri stati, delle nostre regioni, delle nostre province o dipartimenti, agli amministratori locali e alla popolazione riunita,
dichiarano pubblicamente di voler ridare vita atlantica
unità delle nostre valli, spezzata dalla storia, sotto il nome &
Comunità degli Escartons e delle Valli Valdesi, con la finalità
di creare un raggruppamento europeo di interesse economico
di diritto comunitario. _ cTinv/r
per il SIVM del Brianqonnais Patrick OUier; per il SIVM
dell’Argentièrois Augustin Daurelle; per il Distretto del
Ouevras Simeon Michel; per la Comunità montana Alta
valle Susa Alessandro GibeUo ; per la Comunità mont^a
valli Chisone e Germanasca Erminio Ribet; per la Comunità montana vai Pellice Giorgio Cotta Morandira.
La commissione promozione si
occuperà della vendita di prodotti turistici, in stretta collaborazione italo-francese.
La commissione pedagogica si
occuperà di scambi formativi tra
insegnanti e scambi giovanili tra
studenti.
La commissione economica
prenderà tutte le iniziative necessarie allo sviluppo economico
della nuova Comunità, specialmente nel settore delle comunicazioni e della protezione ambientale.
Erminio Ribet, presidente della Comunità montana valli Chi;
sone e Germanasca e sindaco di
Inverso Pinasca (comune gemellato con Argentière-La Bessée), è
soddisfatto del lavoro che si è
condotto in questi ultimi due am
ni, insieme alle amministrazioni
e associazioni culturali francesi:
« Questa iniziativa darà modo al
le nostre amministrazioni di operare nell’ambito della normativa
comunitaria europea, che prevede, ira l’altro, il, finanziamento
di progetti comuni, presentati da
organismi di due diversi stati appartenenti a territori di confine ».
La giornata del 4 luglio è stata un momento di festa, organizzata dal Gruppo europeo di interesse economico: danze, musiche, canti, raconti e storie.
Le popolazioni che vivono in
queste vallate si sono rese conto che hanno un patrimonio di
cultura tra i più importanti del
mondo occidentale; le montagne,
i fiumi, le lingue non sono più
visti come un ostacolo, ma vogliono rappresentare un punto
di unione. Non ha più senso gestire le proprie piccole realtà,
tenendole quasi nascoste: la realtà Europa è molto vicina.
Paola Revel
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
I servizi all’USSL
LUSERNA SAN GIOVANNI — Dal 4
al 24 luglio, presso la sala mostre di
via ex Deportati ed Internati, sarà
aperta al pubblico la mostra di pittura « Confronti », dedicata ai giovani
pittori torinesi Giovanni Calcagno e
Massimo Zanchi. La mostra resterà
aperta in orario 10-12 e 16-18 (feriali
ad esclusione del lunedì e giovedì
pomeriggio) e dalle 17 alle 19 alla domenica.
LUSERNA SAN GIOVANNI — L’assessorato per la Cultura propone dal
18 luglio al 2 agosto 1992 la sesta
rassegna artistica dedicata agli operatori visuali nati o residenti nel territorio.
La mostra, denominata « Artisti visivi della vai Pellice n. 6 », inaugura
la serie delle mostre personali già
preannunciate, finalizzate ad offrire una
comoda ed accessibile vetrina a tutti
coloro che, nel territorio, sono interessati ai fatti d arte o desiderano
averne informazione.
Questa prima mostra individuale è
dedicata al fotografo Daniele Paire,
già noto per aver partecipato — nello
scorso febbraio — all’esposizione collettiva « Artisti visivi dì Luserna San
Giovanni ».
La mostra resterà aperta fino al 2
agosto 1992, con l'orario: venerdì, sabato e domenica: ore 17-19, presso
la Saletta d’arte del Palazzo civico,
via ex Deportati e internati 24.
TORRE PELLICE — La mostra «Acqua, luce, fuoco in vai Pellice », che
avrebbe dovuto inaugurarsi giovedì
16 presso la nuova sala esposizioni
. Paolo Paschetto » presso il Centro
culturale valdese, è rinviata a giovedì
23 luglio 1992, alle ore 15,30.
_______________Concerti________________
TORRE PELLICE — Allo scopo di
promuovere la conoscenza della musica con particolare attenzione alle caratteristiche di esecuzione mercoledì
22 luglio 1992, alle ore 17, si terrà
presso il Collegio valdese una lezione-concerto riservata ai giovani della
vai Pellice tenuta dal prof. Daniele
Gay e dai partecipanti al III Seminario dì tecnica e interpretazione violinistica organizzato dal Centro culturale valdese.
Gli interessati dovranno far conoscere il proprio nome alla segreteria
del Liceo (tei. 91260).
Manifestazioni
Il Consiglio della Comunità
montana vai Pellice, sospeso per
mancanza del numero legale una
settimana fa è stato riconvocato
per mercoledì scorso 8 luglio.
Quasi completamente assente il
gruppo DC, poche sono state le
occasioni di discussione e gli argomenti all’ordine del giorno sono stati rapidamente esauriti.
Ancora una volta il palaghiaccio di Torre Pellice è stato al
centro di atti deliberativi: grazie a fondi CEE, tramite Regione Piemonte, è stato possibile reperire circa 625 milioni che aggiunti ai fondi già a disposizione consentiranno la chiusura laterale dell’impianto di via Filatoio. Per ora è stato approvato
il progetto e solo successivamente verrà comunque eiTettuato l’ap;
paltò. Intanto i lavori, ferrnati
in seguito ad un problema di tipo amministrativo, dovrebbero
riprendere in questi giorni; in caso contrario la prossima stagione rischierà di essere fortemente compromessa.
Buona parte del Consiglio è
stata dedicata ancora una volta
ai servizi socio-assistenziali.
Con legge dell’aprile scorso la
Regione ha dettato il trasferimento delle funzioni già gestite
dalla Provincia ai Comuni e mie
USSL; solo il Comune di Bobbio
Pellice ha deciso di non delega;
re all’USSL i servizi, mentre gh
altri o lo hanno fatto esplicitamente o, non esprimendo parere,
hanno comunque effettuato questa scelta. Una certa discussione
c’è stata sul criterio di riparto
della spesa fra i Comuni; il me
todo adottato, emehe se un calcolo preciso non è ancora stato
effettuato, dovrebbe portare la
spesa media a circa 35-36.000 lire per ogni abitante.
Sempre sul trasferimento dei
servizi alle USSL e ai Comuni,
va segnalata anche una mozione
presentata dal consigliere provinciale Franca Coisson ed approvata con una sola astensione, in
cui si impegna la giunta a « vigilare affinché il trasferimento
avvenga senza produrre decadimento quali-quantitativo dei servizi (...) e provvedendo al trasferimento ai Comuni di adeguato
personale anche amministrativo ».
La Provincia si è anche impegnata ad intervenire presso la
Regione perché venga garantita
alle USSL la disponibilità delle
somme per le quote sanitarie
nelle prestazioni socio-assistenziali.
P. V. R.
PRADLEVES —- Nell’ambito del 7°
Rescontré Occitan, sabato 18 luglio,
alle ore 15,30, si svolgerà un dibattito
su: « Il federalismo e le comunità alpine ». Tra i vari momenti musicali
segnaliamo, sabato 18 alle 21, il gruppo « La kinkerne » e domenica, a partire dalle ore 21, musica andina con
il gruppo « Quechua Marka » e musica
occitana con « Lou Dalfin ».
Incontri
TORRE PELLICE — Organizzato da
Radio Beckwlth e dall’Associazione pace vai Pellice si svolgerà, mercoledì
22 luglio alle ore 21, presso la sala
consiliare, un Incontro dibattito sul
tema: « Quale pace in Jugoslavia? »;
interverrà Antonella Caroli, del Comitato di sostegno alle iniziative per la
pace nella ex Jugoslavia.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Domenica 19 luglio, con inizio alle 14,30, si svolgerà
nel giardino della Foresteria valdese
in via Arnaud 26 « Un pomeriggio per
Amnesty » con « mercatino delle pulci » e tavolino per la raccolta delle
firme per i diritti umani.
10
10 valli valdesi
17 luglio 1992
OSPEDALI VALDESI
Continuano i lavori
Una serie di ampliamenti previsti per i prossimi anni a Pomaretto Q SilliStrS^
e a Torre Pellice - Costi dell’operazione e finanziamenti necessari "
DIBATTITO A LUSERNA SAN GIOVANNI
Quale unità
La recente inaugurazione dell’Ospedale valdese di Pomaretto
si inserisce in un discorso molto più complesso che prevede
una serie di ampliamenti e rinnovarnenti che nei prossimi anni coinvolgeranno le strutture
ospedaliere valdesi della vai Chisone e della vai Pellice.
Abbiamo chiesto a Silvio Vola, direttore amministrativo degli ospedali valdesi dallo scorso
mese di aprile, di parlarci dei
vari progetti, sia di quelli realizzati che di quelli futuri.
In che cosa consiste il programma che vede in primo piano l’ospedale di Pomaretto?
« Si tratta di un progetto che
ha visto la realizzazione della
sua prima parte proprio con
l’inaugurazione della nuova ala
dell’ospedale. In futuro ci saranno altri due lotti da realizzare:
il primo vedrà l’avvio dei lavori
probabilmente all’inizio di quest’anno e prevede per la fine del
1993 la realizzazione della nuova
centrale termica, di quella elettrica e di quella per l’ossigeno;
inoltre saranno costruiti nuovi
ascensori e un’altra rampa di
scale e sarà anche potenziato il
laboratorio analisi. Tutto questo,
come ho già detto, dovrebbe essere portato a termine entro il
prossimo anno. C’è poi un’ultima
fase di lavoro, che richiederà altri due anni e che rappresenta
la realizzazione di nuovi servizi
generali (cucine, spogliatoi) collocati dove si trova l’attuale cortile, che sarà pertanto completamente rimosso; in più ci sarà
una palestra per la riabilitazione ».
Quali sono stati i costi dell’intera operazione?
« Complessivamente abbiamo
avuto dalla Regione un finanziamento di 5 miliardi. Una parte,
800 milioni, sono già stati spesi
per la nuova ala dell’ospedale di Pomaretto appena inaugurata. Un miliardo e duecento milioni costerà invece la seconda
parte dei lavori, mentre i restanti tre miliardi andranno a coprire le spese per l’ultimo lotto ».
Ci sono progetti analoghi p>er
quanto riguarda l’ospedale di
Torre Pellice?
«C’è un progetto che prevede
L’ingresso dell’Ospedale valdese di Pomaretto.
innovazioni importanti, tra cui
la costruzione di una palestra e
di posti letto per la riabilitazione; il progetto non è ancora decollato, nonostante abbiamo già
avuto i primi finanziamenti dal
la Regione che, dopo aver approvato il progetto globale, ha stanziato i primi tre miliardi che
serviranno per iniziare i lavori,
probabilmente entro l’anno ».
Cannelina Maurizio
TORRE PELLICE
Serata del CAI
La serata organizzata dal CAIUget Val Pellice il 27 giugno
presso il salone Opera gioventù
di Torre Pellice e finalizzata alla raccolta di fondi per l’ampliamento del Rifugio Granerò si
è svolta con la partecipazione
di un pubblico numerosissimo
ed entusiasta che ha voluto cosi condividere il lavoro fin qui
svolto e appoggiare i programmi per il prossimo futuro.
Grande simpatia ha riscosso il
conduttore Livio Bruera che per
il CAI e con il CAI ha voluto
ritornare sul palco dopo anni di
forzata assenza per un grave incidente.
Buona e chiara l’illustrazione
mediante la proiezione commen
IN ”CD” E MUSICASSETTA
Vecchie e nuove
musiche occitane
tata di diapositive riguardanti il
Rifugio Granerò nel recente passato e sui lavori fin qui svolti.
Ottima l’esibizione dei coristi
della Draia di Angrogna che sebbene di recentissima costituzione hanno saputo catturare con
la loro professionalità vocale il
pubblico, che ha accolto ogni loro esibizione con calorosi applausi. Bravissime anche Alessandra ed Anna che, pur costituendo parte integrante del coro, si sono esibite da sole in alcimi brani di grande effetto.
Numerosissimi i premi che le
ditte della valle e del Pinerolese hanno voluto mettere in palio per l’occasione e veramente
eccezionali i risultati della sottoscrizione.
Questi i numerosi numeri
estratti, relativi ai premi che si
potranno ritirare ogni venerdì
sera dalle ore 21 presso la se
de, in piazza Gianavello a Tor
re Pellice, entro la fine del me
se di luglio:
Dopo una breve parentesi nei
primi anni ’80 con la produzione
di un disco (L’aze d’alegre) e la
successiva chiusura di quell’esperienza, il gruppo di musica occitana « Lou Dalfin » è rinato un
paio di anni or sono con musicisti giovani e tanta voglia di proporre qualcosa di nuovo nel panorama della musica d’Oc. Ci sono riusciti, coinvolgendo sempre
un notevole numero di persone
intorno ai loro concerti nelle valli ed ora proponendo una prima
cassetta, uscita anche in versione CD: « W Jan d'I’Eiretto ».
Presentata recentemente a Dronero e a Caraglio, questa raccolta dà modo a tutti di ritrovare i ritmi classici della musica
occitana ma anche di cogliere
l’interessante percorso di questo
gruppo, che si è diretto verso un
rinnovamento ed una proposizione di sonorità « moderne » grazie a strumenti come la batteria,
le tastiere, la chitarra elettrica,
affiancati alla tradizionale ghironda, ai flauti o alla fisarmonica.
Cosa rispondere ai «puristi» di
questa musica che criticano la
vostra scelta?
« E’ una polemica vecchia —
dice Sergio Berardo, leader e trascinatore del gruppo —, non ho
più voglia di ’’giustificarmi” per
le scelte che abbiamo fatto. Risponderò con una frase che abbiamo scritto su uno striscione
e che ci accompagnerà nel nostro
tour estivo: ’’Una cultura è morta quando si difende invece di
inventare”; vorrei piuttosto sentire un sacco di gente che si diverte suonando strumenti come la
ghironda ».
A Berardo, che tiene anche numerosissimi corsi di musica, specie con giovanissimi allievi, chiediamo ancora se ci sia un rilancio nella passione per questo genere musicale.
« Effettivamente in molte situazioni dove si è lavorato per
un recupero della tradizione c’è
un grosso interesse; personalmente ho decine di allievi nelle
valli, anche se spesso ci dobbiamo scontrare con una mancanza
di risposte da parte delle istituzioni preposte alla diffusione della cultura, al contrario di quanto accade in numerosi altri paesi europei. Vale per la musica,
in sostanza, il discorso che è stato più volte fatto per la lingua ».
Piervaldo Rostan
188
1.508
1.024
1.656
1.858
2.999
236 1.629
1.568
2.788
1.491
1.540
937 609 2.885
613 2.811
920 762
2.093
- 368
- 2.760
- 1.649
- 1.158
- 107 2.898
- 1.969
- 1.003
- 1.543
- 1.694
- 2.710
2.939 ■
- 681 2.525 1.380
1.114
2.520
949 1.477 2.277
• 1.456
- 202
- 37
- 1.257
88
1.648
1.782
1.431
1.004
2.314
2.132
2.480
2.279
- 534
1.435
1.271
- 938
1.268
1.977 - 971 - 251 - 1.337
- 1.109 - 587 2.421 - 201
- 326 - 1.077 24 - 1.175 - 78 1.295 - 1.013
2.562
2.133
623
2.954
2.185
76 - 2.171 - 942 - 606 - 715
1.601 - 2.567 - 1.754 - 2.846
235 - 2.794 - 2.391 - 2.834
652 - 338 - 2.002 - 2.484
- 1.303
- 2.104
- 2.887
- 2.173
- 2.304
■ 1.674
- 1.692
- 2.217
- 2.191
- 529
■ 1.725
- 2.829
• 1,091
1.760
- 1.606
- 1.890
- 2.209
- 2.513
- 1.559
- 1.170
- 1.176
- 1.478
1.001.
In occasione della Festa dell’Unità, rii luglio a Luserna San
Giovanni era in programma un
dibattito sul tema « Unità della
sinistra: a quali condizioni? »
proposto come momento di confronto fra i rappresentanti dei
partiti di sinistra e il pubblico.
In realtà, nell’area del mercato
coperto che ha ospitato la Festa,
non c’erano che pochi « addetti
ai lavori ». Convertito in chiacchierata intorno a un tavolo, il
dibattito è stato comunque interessante: punto di partenza comune, la necessità urgente di
un’alleanza delle forze di sinistra. « Questo processo di unificazione è un bisogno reale della
società, oltre che della sinistra ■—
ha puntualizzato il sindaco di Luserna, Piercarlo Longo, socialista —; i partiti sono in crisi perché sono superati dai tempi e
non riescono a stare dietro ai
problemi in tempo reale ». L’immagine del sistema partitico in
generale è screditata dagli scandali e dalle inefficienze e ha perso credibilità agli occhi della gente. La soluzione? L’unica possibile, sostiene Longo, è l’aggregazione trasversale al di fuori dei vertici. Se si vuol vedere rifiorire la
sinistra in Italia, bisogna puntare sui movimenti spontanei che
nascono al suo interno.
La discriminante
D’accordo con Longo, Paolo
Gardiol, consigliere verde al Comime di Luserna, ha aggiunto
che è necessario un incontro
ideale su un progetto comune:
il progetto, concreto, diventa la
discriminante dell’intesa fra i
partiti di sinistra. Per realizzarlo
non occorre massificare le idee
anzi, è importante mantenere le
diversità, elemento di confronto
e di crescita: se il fine è lo stesso,
i modi e i tempi per raggiungerlo potranno essere discussi.
Ci vorrebbero idee accattivanti, capaci di trascinare ancora la
gente. « Anche perché abbiamo
trascurato l’emergente cultura di
destra in Europa — ha rilevato
Rinaldo Bontempi, parlamentare
europeo pidiessino —; nei partiti
di destra sono emersi dati comuni nuovi: da Le Pen alla Lega
hanno tutti abbracciato il liberismo e il regionalismo separatista
uniti ad un attacco alla democrazia nel suo aspetto partitocrati
EUROPA: NELL’UNITA’
LA COSTRUZIONE
DI UN’IDENTITÀ”?
RENCONTRE
AU COL LACROIX
Domenica 19 luglio 1992
Ore 10,30: culto con animazione. Cena del Signore.
Pomeriggio: interventi
messaggi - incontri.
Animazione condotta da un
gruppo di nostri giovani.
Medagliette ricordo Col Lacroix.
LOU DALFIN, W Jan dTEiretto,
Ousitanio Vivo, 1992, L. 15.000.
Loc. Pis della Gianna
apertura
dal r giugno
al 30 settembre
più
i fine settimana
e festività
per prenotazioni
tei. (0121) 930077
co ». Convinzioni nuove, unite a
valori vecchi (più che mai in voga) come la concezione tradizionale della famiglia, la lotta all’aborto, la pena di morte. La risposta della sinistra non può farsi attendere ancora: dopo una severa autocritica bisogna reimpiantare al più presto dei valori
permanenti. Quali? « Innanzitutto l’uguaglianza per una cultura
che privilegi la solidarietà contro
il separatismo individualistico —
spiega Bontempi — poi la lotta
alla mercificazione, al mercato
pervasivo, diventato unico criterio di valutazione delle persone e
infine il buon governo, inteso come responsabilizzazione di chi
amministra la cosa pubblica ».
La collaborazione delle forze
di sinistra è fondamentale anche
per risolvere l’attuale situazione
di crisi del Comime di Luserna.
E’ necessaria una politica di trasparenza nei confronti dei cittadini, per dimostrare che l’alternativa di sinistra è ancora possibile. Soprattutto adesso, dopo
l’ondata di voti alla Lega nelle
ultime elezioni. Scuola, acquedotto, rifiuti: i temi concreti affrontati dall’amministrazione devono
essere profondi ed egualitari nella loro sostanza. « E’ importante
organizzare una serie di incontri
pubblici in cui venga spiegato alla popolazione l’operato degli amministratori », propone Paolo
Gardiol. Ed aggiunge: «Non dimentichiamoci che a Luserna la
sinistra ha quasi la maggioranza: se un’unione delle sinistre
fosse stata fatta in passato il problema attuale sarebbe già stqto
risolto ».
Federica Toum
PINEROLO — Il cinema Hollywood
ha in programma, da giovedì 16 a sabato 18, «Quando eravamo depressi»,
ore 20,15 e 22,30; da domenica 19 a
mercoledì 22 « Belli e dannati », ore
20,15 e 22,30.
Il cinema Ritz propone, da giovedì
16 a lunedì 20, « Resa dei conti a
Little Tokyo », ore 20,15 e 22,15; martedì 21 e mercoledì 22, ore 20 e 22,15,
« Telma e Louise ».
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, giovedì 16, ore
20,30, « Biancaneve e i sette nani »;
venerdì 17, ore 21,15, «Una pallottola
spuntata 2 1/2 »; sabato 18, ore 20
e 22,10, « Ladro di bambini »; domenica 19, ore 20 e 22,10 e lunedì 20,
ore 21,15, « Un detective con i tacchi a spillo ».
IMIlñ
ristorante «pizzeria
• BIBIANA •
VIA PINEROLO
55859
LA QUALITÀ
52
DELL'OSPITALITÀ
Ì
CHIUSO IL MARTEDÌ
11
17 luglio 1992
lettere n
LA GRAZIA E
LA RESPONSABILITÀ’
Ho letto con molto piacere ed Interesse l'articolo » Le radici della nostra fede » di André Gonnelle sul n.
22 del giornale. Sono ovviamente d’accordo sul concetto, fondamentale per
la chiesa riformata, della gratuità della salvezza, dono di Dio, e convengo
anche che l'uomo nuovo sorto dalla
Riforma, nel passato, non ha approfittato di questa certezza e non ha condotto una esistenza terrena adeguata alle regole morali poste dall’Evangelo.
Sono ancor meno sicuro che ciò avvenga nel presente e ancor meno nel
futuro. A mio parere si nota, particolarmente nei paesi industrializzati
nei quali la cultura protestante ha avuto ed ha influenza se non sempre preponderante certamente incisiva, la tendenza preoccupante di un comportamento umano che appare soprattutto
una strenua difesa del benessere materiale raggiunto, che vorrebbe anzi
costantemente migliorato, contro ogni
concreta azione atta a venire incontro alle rivendicazioni, anche giuste,
di chi nel mondo soffre e muore di
fame. Il divario sempre crescente tra
l’esasperato consumismo del nord e
le sofferenze del sud, l'adesione della maggioranza del popolo americano
al mantenimento della pena di morte,
le guerre fratricide che insanguinano
tanti paesi sono, secondo me, alcuni
aspetti della realtà che ci circonda
ed avanza sempre di più.
Ritornando all’articolo di Gonnelle,
mi sembra che non ci si sia soffermati abbastanza sulla necessità della
nostra fede, come prima ineluttabile
necessità perché la grazia di Dio, certamente gratuita, possa scendere nei
nostri cuori. Tale fede deve riguardare
non solo la certezza di poter ricevere il dono che Dio ci ha offerto, ma
deve anche essere fede assoluta nei
principi di amore universale che Cristo ha cercato di ispirarci, fede nei
risultati concreti > che i nostri sacrifici, anche personali, possono portare
a vantaggio del nostro prossimo.
Di questi aspetti della nostra fede
e delle opere conseguenti a questo
stato d'animo si parla, secondo me,
troppo poco e ciò ha determinato un
allentamento nei costumi e nel modo
di pensare della gente, favorendo
l'accentuarsi dell'egoismo sia individuale che di gruppo, egoismo a cui
tentano invano di opporsi piccoli raggruppamenti di fedeli.
La maggiore libertà nei confronti
dell'ossessione del peccato non può
e non deve significare, come avviene
troppo spesso oggi, autorizzazione al
pieno libertinaggio, né l'accettazione
del dono gratuito di Dio può avvenire senza che ognuno abbia riconosciuto i propri errori di comportamento
ed abbia profuso ogni suo impegno
per non ricadérvi.
Diversamente la gratuità assoluta
della grazia assume un aspetto troppo propagandistico, da porsi quasi sulla stessa linea dei discorsi tenuti da
papa Wojtyla nei paesi sottosviluppati nei quali enfatizza i diritti di tutti
i popoli ad un maggiore benessere,
senza saper, lui per primo, rinunciare allo sfarzo costoso dei suoi viaggi, a favore dei più poveri.
Reto Bonifazi, Terni
DOBBIAMO DIRE
« PANE AL PANE »!
In riferimento all’articolo di Silvana
Nitri del 19 giugno (« Tra malgoverno
e disunione »), ci tengo ad esporre un
diverso punto di vista.
Concordo, parzialmente, sull’analisi
socio-politica del voto a Napoli del 7
giugno circa l'individuazione delle cause che hanno condotto di nuovo, inesorabilmente, a reiterare il voto di
sempre: la mancanza, cioè, di vera
alternativa alle forze politiche che, fin
qui, l'hanno governata (lista di gente
capace, onesta ma poco plausibile).
Tuttavia poco credibile risulta, a mio
avviso, il ritornello giustificativo-assolutorio. Sono anch'io meridionale e vedo, chiaramente, altre concause che
possono aver contribuito al « lasciamo tutto come sta, tanto non cambia
niente ».
E' facile dare tutte le colpe allo
stato che, come sempre, sbaglia tutto per il Mezzogiorno ed è un discorso anche comodo, che calza a pennello, delle volte.
Né mi va tanto l’assunto che « i
napoletani non hanno creduto di avere altro strumento di critica »; così,
di fronte alla corruzione, alla criminalità, alla violenza quotidiana che sono costretti a sorbire, non hanno niente di meglio da fare che tornare a
votare per la gente che, in parte, è
responsabile di tale andazzo; allora
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore), Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angelerl, Mirella Argentieri Belo, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto. Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
via Arnaud. 23
10066 Torre
Stampa: Coop, Tipografica Subalpin
Pollice - telefono 0121/61334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
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ABBONAIVIENTI 1992
Italia
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Da versare sul c.c.p. n. 20936100 Intestato a A.I.P
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Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa BarberIs, Renato CoTsson, Roberto Peyrot
non parliamo, per carità, di strumenti di critica...
E, di seguito, l'altra ipotesi: » Così
la società civile del Sud è ancora tutta Integrata in questo sistema... per
darsi la sola immagine possibile... ».
Siamo di nuovo all'ineluttabilità degli eventi, insieme all'inevitabilità di
un certo comportamento (imposto dall'alto) della pur sfortunata gente del
Sud Italia.
Ritengo che sia proprio in virtù di
considerazioni siffatte che si finisce,
quasi sempre, col decretare l’inefficacia e l'inutilità della protesta, della
ribellione, del rifiuto e della condanna di questo tipo di società, addossando, conseguentemente, tutte le responsabilità a chi mal ci governa.
Fortificati da queste convinzioni per
tanto, lunghissimo tempo, si è navigato in un'atavica mancanza di reattività (civile), in un’incapacità di arrischiare, nell'indecorosa accettazione
dello status quo, nella vocazione compromissoria tesa a trarre da tutte le
occasioni il massimo del beneficio (cà,
nisciuno è fesso!), a scapito dell’altro, naturalmente.
Si è ritenuto e si continua a ritenere che una decisiva, coraggiosa sollevazione contro le organizzazioni delinquenziali che, da sempre, attanagliano il Meridione, sia compito esclusivo dello stato e che vai bene ■■ farsi i fatti propri ».
Si subisce, si assorbe, si accetta
e si ricicla.
E la gente di cultura continua, da
un paio di secoli a questa parte, ad
escogitare sottili giustificazioni alle
miserie nostrane.
Perché, da evangelici, non vogliamo dire pane al pane?
Carlo Farei, Foggia
LA FEDE E’ UN
FATTO PRIVATO?
Spett.le Redazione,
in occasione dei recenti ammiccamenti dell’on. Bossi all'area protestante il past. Giorgio Bouchard è intervenuto sostenendo che ■■ le riforme
religiose si fanno nel profondo delle
coscienze, non nelle cabine elettorali
o nei comizi di piazza ». Così hanno
riportato i giornali e così è stato
confermato nella trasmissione radiofonica « Culto evangelico » di domenica
28 giugno.
In questa affermazione c’è qualcosa che non torna. La fede è un fatto
tutto privato? La dimensione politica
deve essere evitata? 1 meccanismi democratici del consenso e del dissenso sono di per sé sospetti? Eppure
la Riforma fu anche un fatto politico
di portata immensa e la vita di molte donne e uomini evangelici è caratterizzata da un forte impegno politico (più o meno condivisibile, certo).
Pensavo che il past. Giorgio Bouchard fosse un valdese di sinistra,
almeno a giudicare dalle sue pubblicazioni e dai suoi molti interventi,
ma nelle sue parole spira aria di riflusso. Parliamone, se possibile, perché qui davvero non si capisce più
nulla.
Pierguido Viterbi, Milano
LA VIOLENZA
DELLE IMMAGINI
Egregio Direttore,
condivido in pieno la critica espressa da Alberto Corsani sulle pagine
di questo settimanale a proposito della foto apparsa su un quotidiano a
tiratura nazionale di due giovani giustiziati. Andrei oltre la critica, per
esprimere sdegno per la diffusione di
immagini terrificanti e — almeno mi
auguro — non ritenute educative o
ammonitrici. Molti si adoperano per
costruire un rapporto di comprensione, di nonviolenza e, poi, qualcuno si
lascia prendere la mano nel presentare situazioni purtroppo reali ma troppo crudeli per essere « accettate »
per esempio da bambini che possono
anche incappare in questa fotografia
di prima pagina!
Tempo fa, anche all'interno di Amnesty International, si era discusso
circa l'opportunità di mostrare immagini di persone torturate ed uccise,
peraltro all'interno del mensile indirizzato ai soli abbonati; l’orientamento
è stato giustamente quello di limitare al massimo il ricorso a tali raffigurazioni, se non in caso di denuncia e documentazione.
Speriamo che fatti del genere non
abbiano più a ripetersi; codesto settimanale, comunque, potrebbe diventare tutore del diritto alla nonviolenza
anche attraverso le immagini.
Ringrazio per l'ospitalità.
Roberto Eynard, Torre Pellice
DREWERMANN:
CONFRONTO UTILE
Mi rivolgo a Mirella Argentieri Bein.
Da tanti anni leggo il settimanale
con gli interventi, le lettere, i commenti. Sono felice di questa » comunità allargata ».
Ho sempre letto volentieri gli interventi di Mirella Argentieri Bein. Vorrei rivolgermi a lei a proposito di
una sua nota riguardante due articoli
su Drewermann.
Concordo con l'osservazione sul ritratto riportato: nel disegno sembra
un parente stretto di Mefistofele! A
proposito della « sintonia » e della
« concezione di fede della Chiesa valdese » vorrei una presa di posizione
più dettagliata, che entra negli argomenti deH'articolo in questione.
Mi rendo conto che il campo è molto vasto. Ciò nonostante ritengo utile un confronto: uno scambio di opinioni e di fede.
Cara signora Argentieri Bein, desidero fare con Lei questo confronto non
sul giornale ma fra di noi, possibilmente con altri tre o quattro fratelli
e sorelle (facendo circolare tra di noi
una lettera, dove ognuno aggiunge,
chiarisce eco.).
Anni fa, credo neH’87 o '86, ho letto una nota entusiasta di quattro righe che riguardava il rapporto fedelettura storico-critica. Chi ha scritto
quelle note si faccia vivo!
Desidero molto fare questo « esperimento di ecumenismo » tra valdesi
e valdesi, e prego Lei, signora Argentieri Bein, e quella signora « ignota » di scrivermi! Il mio indirizzo è:
Gudrun Gullotta, via Seb. Mallia 21,
96018 Pachino (SR).
AGAPE CERCA
NUOVI RESIDENTI
Avete mai pensato di fare i residenti ad Agape?
Se avete questo sogno nel cassetto
è ora il momento di tirarlo fuori! Agape cerca giovani che abbiano voglia
di vivere un periodo di vita comunitaria e di lavoro volontario. In particolare Agape cerca un/a giovane con
il diploma di ragioneria che possa occuparsi della contabilità.
Telefonate subito o venite a trovarci a Frali (0121/807514).
IL SIE CAMBIA SEDE
Dal 1° luglio 1992 il SIE cambia sede.
L'ufficio di segreteria del Servizio
istruzione ed educazione si è trasfe
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
di
BERTOT TULLIO
ufficio: c.so Gramsci, 5 - TORRE PELLICE
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« Il decoro, l’assistenza, il rispetto... sono vostri diritti.
Oifrirverli è nostro dovere ».
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con il nuovo indirizzo.
Anche la rivista « La scuola domenicale » cambia indirizzo per la redazione tecnica e l’amministrazione. Rimane invariato l'indirizzo della coordinatrice di redazione.
Il precedente recapito era in via
della Signora 6, Milano.
RINGRAZIAMENTO
« Ritorna, anima mia, al tuo
riposo, perché l’Eterno t’ha
colmata di beni »
(Salmo 116: 7)
La famiglia del compianto
Marcello Pons
riconoscente per la dimostrazione di
stima e di affetto ricevuta in occasione della dipartita del suo caro congiunto, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringrazia tutti coloro ohe le
sono stati vicino neUa triste circostanza. In modo particolare ringrazia il pastore Donato Mazzarella, il dott. Corino,
il dott. Camana, gli infermieri dell’USSL 42, i signori Guido e Elda, le
signore Denise, Franca e Claudine, i
vicini del Terminal e gli amici di Prarostino.
Porosa Argentina, 9 luglio 1992.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me, voi tutti che
siete travagliati ed aggravati,
ed io vi darò riposo »
(Matt. 11: 28)
Ha terminato la sua giornata terrena
Mario Negrìn
di anni 74
La mogli«, riconoscente, ringrazia
di cuore tutti coloro che hanno preso
parte al suo dolore con presenza, scritti e parole di conforto.
Un particolare ringraziamento al
medico curante dott. Ghirardi, fd par
store Pons, alla direzione ed al personale della Casa Miramonti, ai medici
ed al personale paramedico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, ai nipoti, alle care Eliana e Marinella, alla
sezione ANA di Pinerolo ed al gruppo
di ViJIar PeUice.
vaiar Pellice, 4 luglio 1992.
AVVISI ECONOMICI
ANTICHITÀ’, mobili, oggetti vari,
privato acquista. Tel. (0121) 40181
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica ;
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Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 19 LUGLIO 1992
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON.
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza ;
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso i distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, 6lico^
tero: tel. 116.
12
12 villaggio globale
17 luglio 1992
DOPO L’ASSEMBLEA DI RIO
Ci vuole una politica
di cooperazione
Ne dialogo né conflitto tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo - I meccanismi dell economia mondiale - Ciò che si potrebbe fare
Non sembra che a Rio gli stati del pianeta si siano dimostrati diversi da quello che sono
stati finora. Ciò vuol dire che
Rio non è stato lo specchio né
ai un conflitto Nord-Sud né di
un dialogo Nord-Sud. Non un
conffltto perché mancava la capacità conflittuale da parte dei
più deboli. Essi sono economicamente — e anche militarmente — così inferiori da non poter competere e quindi non in
grado di estorcere alcunché.
Non lo sarebbero neanche se
fossero uniti, il che non è. Se
gli Stati Uniti dicono no, è no
D’altra parte, un dialogo non
può nascere da rimproveri reciproci, né finché la parte più forte può dire no senza pericolo_____
cosa che sta facendo fin troppo.
Ma può darsi che la Conferenza di Rio ci aiuti ad avvicinare la nostra coscienza alla
realtà. Anche il fatto di darsi
la colpa l’un l’altro dimostra che
viviamo nella stessa atmosfera,
nello stesso clima. Forse ci renderemo anche conto che abbiamo una sola Terra da rovinare.
Dato che per la maggior parte
dei paesi del Sud ormai l’interdipendenza economica — spesso implorata, raramente efficace
— non vale più, potrebbe venir
fuori che esistono due elementi
nuovi nella dipendenza reciproca: l’ecologia e la migrazione.
Dal punto di vista economico, infatti, se oggi o domani l’Africa
nera affondasse, l’Europa o gli
USA quasi quasi non se ne accorgerebbero — gli economisti
comunque Thanno già cancellata — ma la pressione dell’immigrazione o lo spostamento di
zone climatiche ci fanno ricordare che Dakar o Addis Abeba
si trovano sul nostro pianeta.
Può darsi che, grazie alla pubblicità su Rio fatta in occasione della Conferenza, ci rendiamo conto che costruire ville in
mezzo agli « slums » è una perfidia.
E’ molto improbabile che, a
Rio, i paesi industrializzati siano disponibili a dare contributi generosi per la salvaguardia
dell’ecologia nel Sud. Sin dalla
fine degli anni ’60, essi hanno
affermato solennemente di essere pronti a dare lo 0,7% del
proprio prodotto interno lordo
per contribuire allo sviluppo,
ma finora hanno raggiunto appena la metà. In Germania il
traguardo dello 0,7% era già stato formulato nel 1969, nella prima dichiarazione programmatica del governo di Willy Brandt.
Io, allora, avevo preteso che la
RFT si impegnasse a raggiungere questo traguardo. Poi il ministro delle Finanze si era espresso in questi termini; « Il
governo federale cercherà di ottenere... ». Da allora, nessun governo si è scostato da questa
linea. Tutti « hanno cercato
di... », con il risultato che oggi
siamo giunti allo 0,4% circa,
con una tendenza alla diminuzione. Che tali contributi non
dipendano dalla capacità produttiva ma da priorità politiche è
confermato dalle somme enormi spese per la guerra del Golfo o per l’unificazione tedesca.
Possiamo, se è necessario, fornire il doppio, o addirittura cinque o dieci volte di più dello
0,7%; basta essere in grado di
convincere i contribuenti di questa necessità.
Fare della necessità
una virtù politica
Ora, che il nostro Cancelliere
non abbia l’intenzione di svolgere un tale compito di persuasione è confermato dal suo discorso al Parlamento, il 20 maggio
scorso, a Berlino. Ciò che ha
detto, con evidente svogliatezza,
in un linguaggio burocratico
davanti ad un’aula vuota non
poteva né doveva motivare nessuno.
Volendo, il governo tedesco
potrebbe fare della necessità finanziaria una virtù politica. Potrebbe ammettere che anche un
aiuto pubblico (aiuti allo sviluppo) fortemente aumentato non
diminuirebbe più di tanto la miseria della maggior parte dei
paesi. Questo finché i prezzi delle materie prime più importanti calano, finché gli interessi rimangono alti, finché Tindebitamento toglie il respiro a tanti
paesi, toché il protezionismo dei
paesi industrializzati aumenta e
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Una tavola rotonda
finché la Comunità europea, con
la sua politica agraria, danneggia in vari modi i paesi poveri.
Finché noi fìngiamo di credere
che i nostri doveri nei confronti dei paesi poveri siano assolti
con qualche miliardo del bilancio federale, non ha importanza
se questi miliardi rappresentano lo 0,4%, lo 0,5% o lo 0,3%
del prodotto interno lordo. In
ogni caso le nostre decisioni,
sia a livello interno che a livello della CEE, causano danni
molto più forti di quelli che i
niigliori aiuti potrebbero risarcire. O tutta la nostra politica
assume una dimensione tale da
favorire lo sviluppo o il nostro
aiuto diventa un alibi.
Una volta Willy Brandt propose che, sotto ogni progetto governativo, si indicasse la voce:
« (Conseguenze per la politica di
sviluppo », così come si usa fare
con la voce: « Conseguenze finanziarie ». Ciò significherebbe
che tutti i dicasteri del governò
dovrebbero riflettere sul loro
modo di comportarsi rispetto
alle conseguenze per la politica
di sviluppo: il ministro delle Finanze dovrebbe riflettere sul
problema deH’indebitamento,
che porta ad un aumento degli
interessi internazionali; il ministro dell’Economia dovrebbe interrogarsi sui blcccjhi delle importazioni che diventano sempre più complicati; il ministro
della Ricerca dovrebbe valutare
i criteri dei centri di ricerca,
che finora si sono ben poco
preoccupati delle esigenze del
Sud; il ministro dell’Agricoltura
dovrebbe preoccuparsi che le
importazioni di mangimi dai
paesi sottosviluppati o in via di
sviluppo non distruggano le basi della loro alimentazione, e
che le esportazioni sovvenzionate non facciano calare i prezzi.
Il ministro dei Trasporti potrebbe fare un pensierino sul fatto
che il nostro modo di trasporto delle merci e delle persone
non può essere esteso anche al
Sud senza provocare catastrofi
ecologiche. Il ministro per l’Ambiente potrebbe ribadire che il
nostro consumo energetico danneggia anche quelli che non si
possono permettere tanta energia. E infine, soprattutto, tutto
questo dovrebbe essere discusso
a livello di governo. Insomma,
la nostra politica potrebbe finalmente percepire e prendere sul
serio il fatto che noi condividiamo quello che abbiamo con
altri, più poveri, esposti a tutti
i pericoli di questa terra, e che
tutto quello che facciamo a casa nostra rende la sopravvivenza degli altri più facile, più difficile o addirittura impossibile.
D’altronde, non si tratterebbe
solo di rinuncia. Sarebbe facile dimostrare che un’agricoltura
che rispetti il Sud verrebbe anche incontro agli interessi della
maggioranza dei nostri contadini (soprattutto per quanto riguarda il sud della Germania
dove i contadini hanno proprietà più piccole). Una politica
energetica, che nell’ottica dei
paesi poveri fosse giusta, porterebbe vantaggi anche a noi.
Una politica sanitaria che il Terzo Mondo non si potrà mai permettere sarà presto, anche per
nei, troppo cara.
Se Rio ci avrà fatto capire
che o la politica di sviluppo è
una dimensione di tutta la politica oppure è un alibi, allora
avremo fatto un passo avanti,
anche se a Rio gli egoismi sono stati portati all’assurdo.
Erhard Eppler
Erhard Eppler (SPD) è stato
ministro per la Coeperazione
economica dal 1968 al 1974.
(segue da pag. 1)
fìcio per le attività della chiesa e
che non danno il via ai lavori
per due motivi, l’inflazione che
si mangia il 4% al giorno del
capitale e la paura di essere costretti ad emigrare, e chiedo loro
quale dei due motivi è quello decisivo rispondono senza esitazione: la paura.
L’inflazione, comunque, non è
un flagello minore e rappresenta
la terza grave difficoltà per le
chiese, come per l’intero paese.
Quattro per cento al giorno significa che tutti coloro, privati o
istituzioni, che magari in lunghi
anni avevano messo da parte
somme di denaro, le vedono svanire come neve al sole in poche
settimane. Nel frattempo, per effetto delle sanzioni, molte fabbriche chiudono, la disoccupazione galoppa e la penuria comincia a farsi sentire. Il risultato è
che molte comunità sono allo
stremo, ci sono pastori costretti
a vivere con 25-30 mila lire al
mese.
La Chiesa ortodossa, chiesa di
massa, ha maggiore capacità di
resistenza ma i problemi non
mancano neanche per lei. A Belgrado è in costruzione da 6 anni
un nuovo grande seminario teologico, in grado di accogliere un
numero di studenti che negli ultimi anni ha segnato un forte incremento. Ci sono 1.200 domande per il 1993, e l’unico modo per
non respingerle in massa è
l’apertura del nuovo seminario.
E’ una lotta contro il « tempo
inflazione ». Non appena giungono fondi bisogna cercare di concludere contratti di fornitura il
giorno stesso, per evitare perdite
massicce. Al grande edifìcio mancano le porte e i mobili. Per l’au
tunno sperano ancora di farcela.
Nonostante queste difficoltà le
chiese sono impegnate in varia
rnisura nel lavoro diaconale, specie in favore dei rifugiati, che
in un documento fornitoci dall’Alto commissariato dell’ONU a
Belgrado vengono valutati in
369.000, mentre fonti governative
parlano di 500.000. La Chiesa ortodossa ha ottenuto in uso il padiglione n. 8 della fiera di Belgrado, dove da mesi vengono accatastate e poi smistate con dei camion derrate alimentari e medicine. Ma i grandi capannoni sono quasi vuoti, specie di medicinali e di detersivi, due generi ormai introvabili in Serbia. L’industria farmaceutica non produce
più perché il blocco impedisce
l’importazione delle sostanze necessarie.
Per questi fratelli e sorelle, al
di là della questione degli aiuti
economici, ogni visita è preziosa,
li fa sentire meno soli in questo
tempo di incertezza e di paura.
Cosi, quando è il momento di
ripartire, ci pervade la tristezza.
A Novi Sad, mentre aspettiamo
il minibus che viene a riprenderci da Budapest, due giovani sorelle della Chiesa luterana stanno provando dei canti per un
concerto. Nel fresco del tempio,
ascoltiamo antiche melodie slovacche di struggente dolcezza.
Proprio mentre il nostro autista
si affaccia alla porta del tempio,
le ragazze hanno appena intonato, questa volta in tedesco, « Ein
feste Burg ist unser Gott » (Forte rocca è il nostro Dio). Con
questa parola nel cuore ci è meno penoso abbracciare tutti
un’ultima volta. Sì, forte rocca
è il nostro Dio.
Renato Maiocchì
La missione è amore
(segue da pag. 1)
CEVAA dovrebbe quindi proporre la sua visione e la sua esperienza nelle relazioni nord-sud ».
Il Consiglio ha inviato anche
una lettera al presidente della
Comunità economica europea
Jacques Delors.
L’avvenire
della CEVAA
Il Consiglio ha poi lavorato
molto sui risultati della valutazione della CEVAA a 20 anni dalla sua creazione. Dopo aver svolto, con l’aiuto di un organismo
specializzato, un’ampia indagine
nelle chiese, un gruppo ha portato una serie di proposte concrete
di modifiche e correzioni alla vita
della Comunità. La discussione è
stata accesa, giudicando le proposte troppo « europee » e condizionate dai problemi finanziari.
Il Consiglio ha così ridefinito
le priorità; « Nella teologia cristiana la missione è sempre innanzi tutto missione di Dio, movimento o dinamica di amore
manifestati in Cristo per rinnovare il mondo e portare gli uomini e le donne verso la libertà,
la pace e la giustizia nel rispetto
della creazione. La missione della
chiesa e dei cristiani è dunque
quella di rendere testimonianza
di tutto l’Evangelo a tutto l'uomo in ogni parte del mondo. La
missione cristiana comporta dunque evangelizzazione, diaconia.
lotta per la giustizia, gesti di
amore e condivisione di tutti i
beni ».
I condizionamenti
finanziari
Purtroppo le finanze della
CEVAA non vanno bene. Non ci
sono deficit, perché viene speso
soltanto quello che si riceve, ma
sono le chiese membro che ne
portano le conseguenze; nel 1991
le chiese del sud hanno ricevuto
un quinto di quanto avevano bisogno, sono state inoltre ridotte
le borse di studio e molti appelli
sono rimasti senza risposta. Questo in una situazione sempre più
grave per i paesi poveri. Il Consiglio trasmette con urgenza alle
chiese alcuni di questi appelli,
che potete trovare nel messaggio
alle chiese membro.
Le finanze sono forse ancora
una volta la cartina al tornasole
attraverso la quale vedere se la
sfida che rappresenta la CEVAA,
costruire una comunità di chiese
del nord e del sud, sia stata veramente colta dalle nostre chiese.
E’ dunque sempre più vitale
che consideriamo la solidarietà
nei confronti dei nostri fratelli
e delle nostre sorelle del mondo
intero non come qualcosa di occasionale e volontario ma come
l’espressione primaria della nostra riconoscenza nella condivisione di quanto il Signore ci dona.
Renato Goìsson
VACANZE, E QUALCOSA DI PIU'
IN TOSCANA
Casa comunitaria di Tresanti
Via Chinigiano 10 - 50095 MONTESPERTOLI
TploC~\r>o . QC71 / <cr\r\-7i^