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ANNO LXXIII
j # VS -’ % »
Torre PelHce, 5 Giugno 1942-XX
DELLE
Rigruardate alla roccia onde foste tasrliati
. (Isaia LI; 1)
Vaia«
Nullaosta più forte della vostra fede!
(Ciana vello).
Italia e impero
Estero .
.VABBON AMENTI
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Dlraller* i Prof. aiNO ' CQSTABiL
________■■ *
AMMINIBTRAI^ONEr^la Carlo Alberto, ir bis - Torre PELLtcr
V „8EDAZI0NE?Wia Arnaud, 27,-Torre PEU.ICE r
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
/■ ' Cent. 30 la copia
“La nostra conversazione*''
« Soltanto, conducetevi ^ in
modo degno dell’Evangelo di
Cristo »
Epistola Filippesi 1; 27.
I
Una lieggem differenza di traduzione
del medesimo versetto, «che la vostra
conversazicne sia degnia. deU’Evaingelo
di Cristo », non cambia in nulla il pensiero idell’aposto'lo, quando ^rive ai
Filippesi.
In un modo o neU’altirio femniamòci
sulla parola « conversazione » poiché
essa fa parte essenziale della nostra esi'stenziai. Per essa noi icomunichiamo ì nostri pensieri, i nostri bisogni, i nostri
desideri agli altri. Così essendo, è ne^
oOsisari ) - dice Paolo - che la nostra con
versazione sia degna dell’Evangelo dì
¿; Cristo. ,
Se noi apparteniamo a Lui, ogni cosa
in nostro possesso sarà poeta sotto il
Suo controllo, la nostra conversazione
¿7 incliiSa. Gli altri possono dire tutto
quello che vogliono su qualsiasi sog^ getto, perché « essi son legge a sé stes, si », ma se noi cì fregiamo del nome
I di discepoli, la nostra conversazione sarà degna dell’Evangelo di Cristo. Ciò
J, non vuol dire che ogni nostra conversa1 ,^.ione debba sempre essere adorna di
f p!te'bsséìvazioni o di fri®i della Scriti tura. Nulla apparirebbe agli altri più
i irreale od affettato; soltanto - nelle no^ stre parole - ricordiamo sempre ehi noi
/ siamo e Chi serviamo.
I Paolo ha molte cose da dire suU’ajrgomento. Egli si riferisce per esempio:
... « a parole disoneste, stolto parlare, facezie - cose che non si convengono »
anche quando hanno il sapore d’essere
argute e spirìtosie. « Che il vostro parlare sia sempre con grazia, condito; con
'' sale » egli scrive ai Colossesi - « conducetevi con saggezza verso quelli di fuori, approfittando delle opportunità»; e
queste noi„^e incontriamo ogni giorno
nelle nostre conversazioni. •
Kicordiamo ancora upa volte l’apostolo Paolo, venuto ad Atene. I greci
d’àllora amavano infiorare i loro discorsi d’aneddoti e motti arguti- forse anche teceziet, che, se erano interessanti
/ cóme loro passatempo, non erano certamente (edifiicanti» Tuttavia lo zelo missionario di Paolo trovò il momento opportuno per annunziare a quei pagard
civilizzati il Vangelo eterno. Per la prithà vòlta essi udirono cose che non conoscevano; « il Dio che creò il cielo e
la terra , che esorte tutti gli uonrini a
ravvedersi perchè ha isitabilito un. giorno in cui Egli giudicherà il mondo con
giustizia per mezzo deU’Uomo ch’Egli
ha risuscitato dai morti ».
Paolo non si perdeva in chiacchiere
inutili e le conversazioni degli Ateniesi
non lo distolsero dai suo proponimento.
Voglia Iddio che, à noi credenti, il
dàscejmim,enito spiritualie sia dato iaffìnchè la nostra conversazione sia sempre degna deH’Evangelo di Cristo. Una
ultima osservazione, alla quale Paolo
accenna,, è quell’abitudine di parlare
leggermente d’altri anche quando non
si è certi di quel che si dice o si ripete.
Noi siamo tutti un po’ colpevoli di troppo parlare, sopratutto quando le occasioni si presentano cosi frequenti al
giorno d’oggi, mentre le opportxmità
di dire una buona parola si lasciano
sfuggire.
« O Eterno ! - pregava Davide - poni una guardia dinnanzi alla mia bocca, guarda l’uscio delle mie labbra » ed
aggiungeva: « farò attenzione alla mie
vie, per non peccare coha mia lingua,
metterò un freno alla mia bocca... »
Che il Signore ci dia il discernimento spirituale affinchè le nostre conversazioni siano sempre degne dell’Evangelo di Cristo. Amen. X.
Uoi grafficie amico protestaiite dell^Italla
MARC-MONNim
(I)
E’ stato con gioia veramente che abbiamo visto la pubblicazione di questo
ottimo Marc-Monnier e l’Italia di Silvio
Baridon, edito reoentemente per cura
deirUniversità di Torino. Prima di hxtto infatti ci è parso giusto e bene ricordare agli Italiani, come ha fatto FA.,
la /calda e fattiva simpatia che questo
protestante svizzero seppe ridestare in
mezzo alla cultura europea di lìngua
francese per il; nostro paese, il nostre
Risc(rgimeinto, Ila noistra vita politica,
i nostri scrittori, tanto più in un momento come l’attuale, nel quale, da certe non disinteressate partì, si ama accreditare la fama di tm insaflabile conflitto fra ITtalia nazionale e cattolicia e
il mondo protesta’'te. In secondo luogo,
ci ha fatto, piacer'' a leggerle questo serio ed esauriente studio, come opera di
un giovane studioso valdese. Non ci si
accusi con ciò di settarismo di grette
vedute: il libro del B. è ancore, una ter
stimonianza dell’esistenza^di u»"' giovane cultura protestante in Italia, come
un fatto positivo, sia all’iinterno del nostro protestantesimo, che in un contet. to attivo ed attento col moto culturale
italiano ha tutjto da guadagnare e niente da perdere sia aU’intemo della quitu italiana, che tanto bisogno, pare avere oggi di una austera e virile .parola
cristiana. E benedetta opera sarà quella
di rendere sempre più conscio dell’importanza di (questo fatto ü nostro piccolo mondo evangelico e di rendere jpìù
consci deirimportanza della loro missione e del fondamento spirituale della
loro personalità di uomini e di studiosi
i nostri,intellettuali.
Ma tutto ciò ci ha condotto alquanto
lontano dai Marc-Monnier, del quale
forse il lettore sarà impaziente che diciamo qualcosa per esteso.
Nato a Firenze nel 1829, da genitori
svizzeri, vissuto durante la propria adolescenza fra Parigi, uove studiò ed ebbe
i primi successi letterari, Ginevra e Nar
polì, dove i süoi erano proprietari dì un
fiorente Hôtel de Genèvè, si avviò fino
dalla primissima gioventù alla carrieira
di scrittore nella quale doveva riuscire
tanto brillantemente. Intorno al 1856,
dopo un colloquio appassionato còl vecchib Daniele Manin, il M. incominciò
a volgere la propria attefizione al nostro
paese, che per tanto tempo aveva accolto lui ed i suoi. Eraino gli atìhi fortunosi, del nostro Risorgimtento e rincontrò,spirituale del M. don l’Italia di quegli anni fu tale da produrre in lui una
imprli^ione decisiva per l’intera vita.
Già'brillante giornalista, autore di versi, lácconti, rappresentazioni sceniche,
saggi critici, il nostro prese su di se come-'una missione, il compito di fare conoscere ed amare al mondo colto di
lingua frandesle l’Italia, le sue eroiche
vicende, i suoi grandi movimenti. Incomfnciò colsi la scrivere i Suoi libri più
s^prezzati, quali L’Itaie est-elle la ter■PC des morts 7, appassionata difesa del
nostro popolo contrq la vecchia calimnia'del francese Lamartine, Garibaldi
f la consuète etc. de Naples, racconto
la epica vicenda garibaldina, che il
M. avevai potuto vedére da viqino dalla
sua seconda patria: Napoli. Ed. ancora
là Bua esperienza della vita dell’Italia
Meridionale gli detta altri due volumi
intorno a due fra i problemi interni più
. spinosi dei risorto regno dì Italia la
Histoire du brigandage e La Camorra.
in contatto ed in aimàrizia..,.c0l. nnatri
maggiori uomini di quel tempo, dal
Cavour /al Battezzi, al Villari, al Carducci, che egli contribuì potentemente
a far conoscere oltralpe, ai De Amìcis,
il Mormier continuò instancabilménte la
sua opera di intermediario fir,a l’Italia
e gli stranieri. Anche quando, tornato
alla avita Ginevra, divenne professore
e rettore di quella Università. Con una
quantità di articoli e scritti vari (fra i
quali il lettore evangelico noterà con
pù^jerta i numerosi saggi dedicati al
protestantesimo italiano) e ■con periodiche Chroniques italiennes,^ìi proseguì a fare accurato eco di quanto si pubblicasse o si produceslse in ogni campo,
dalla politica alla letteratura, dal pensiero alle opere pubbliche, nel nostro
paese, fino alla morte, avvenuta a G;inevra nel 1884.
L’opera del B. è stata condotta con
attenta diligenza sopra un materiale di
non facile studio, data la sua stessa vastità, come il complesso imponente degli scritti di questo fecondissimo scrittore ed ü suo ampio carteggio, con amici italiani e svizzeri. Alla vita del M. fa
seguire una arhpia ed esauriente valutazione critica della sua opQra, specialmente nei confronti del nostro paese,
rilevandone quanto ci possa interessare
storicamente, pure MUa tenuità del valore artistico di molti di questi scritti.
Termina il volume un’ampia bibliografia
ed una pubblicazione di lettere di illustri italiani al M., chè testimoniano deirimportanza e vastità delle sue relazioni con gli uomini pifi eminenti del nostro palese. Federico Keller.
(I) Silvio Baridos: Marc-Monnter e riialia, Paravia, Torino 1942-XX, 303 pp.
PER ECO AI MILITARI
Chiesa di Pìnerolo, L. 280 - Benech
Stefano, 5 - Buffa Lidia, 5 - Selli Adelina, 5 - Nella Geymonat, 25 - Valentina Tron, 5 - Bounous Federico, 5 Viglielmo Carlo Alberto, 3 - Giovanna
Geymonat, 5 - Ben«:h Elisa, 5 - Andrea
Gaydou, 5 - Soldpito Emilio Malan, It)
- Carrista Eimesto Malan, 10 - Amato e
Elisa T'aiia, in memoria del figlioccio
aioino Giulio (Jaydou caduto in Balcam.*, 50 - Berta Subilla, 15.
£(ggnilo ed annotaiido
nm
SuirOsservatore Romainio idei 17 mi^gio, g. d. J., basandosiN^l Versetto: « Vói
mi'trendetete testimonianza peirchè siete stati meco fin da principio » (Giov.
15: 27), i^^rminlal un suo scritto dicendo
che la' Chiesa Romana « è Stata cpn Gesù fin dal principio: può e dunque deve
rendere la tetatimonianza a Gesù. E iiies- sun’altra testimonianza può stare a pari
della sua e perciò esserle preferita ».
Noi, per quanto divergenti nella nostra fede in diversi punti dall’ordine di
idee sulle quali la Chiesa Cattolica Ro-.
mana fonda la'sua autorità, pensiamo
con g. d. 1. che essa debba rendiere testimonianza e, a questo vale per tutte le
conf|ssicmi, più sarà sincera meglio sarà. Non ci lassumiamo la responsabilità
di affermare invece che nessun’altra testim,onianza possa starle alla pari ed esserle preferita. Pensiamd infatti che a
preferire una testimonianza non debba
essere il testimonio, ma Colui al quale
la testimonianza è resa.
Sempre nell’articolo citato si fa notare che le Chiese protestanti sono nate quindici secoli (si dice quindici secoli) dopo la nascita del Cristianesimo e
quindi non erano con Gesù fin da principio. E noi che desideravamo cancellare con la Riforma le com.pIicazìoni dogmatiche di quindici lunghi secoli ed avvicinarci il più possibile al principio,
che ingeum 1 Ah, quanto la sottigliezza
nello scrivere può essere dannosa per
una ricerca imparziale della verità e come può essere aiutata dalla triste ignoranza in proposito di chi legge.
« Ma noi ora non vogliamo fare della
polemica, e tanto meno fare una polemica, così come viene condotta contro
di noi, a base di rinfacci e di argomenti
rovesciati ».
Prego, questa frase non è nostra, è
sempre parte dell’articolo citato. Ad
ogni modo possiamo adottarla anche
noi. Il nostro compito è di lavorare, lavorare in profondità, mettere in chiaro
equivoci che possono nascere da artìcoli come quello esaminato e lasciarci distrarre il meno possibile.
Sopratutto non dobbiamo rovesciare
argomenti, r.m.
7{icordiamo...
...ai nostri lettori che la loro collaborazione è sempre gradita, ma che è assolutamente necessario che le porrispondenze siano firmate in estenso.
Gli articoli possono essere firmati pon
pseudonimi, sul giornale, ma la Direzione del giornale non può prendere in
esame seritti non firmati.
PERSONALIA
Le nostre vivissime felicitazioni al
c-enlurione Piero Morglia ©d al tenente
degli Alpini Luigi Morglia, /igli
compianto ing. Morglia, d
che, per merito di guert.'
' .-<1 rispettivamente
ùx V. 3. N., e Capitano degu
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Bibiana,
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L’ECO DELLE VALU^VALDESI
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Çtomàitt Çiovanilk 'di Villar peliice
Aibbiamo trascórso una giornata veiramente bella e buona il 14 maggio, fe■‘ sta dell’Ascensione. La mlaittina nel
Tempio del Villa'r abbiamo udito la
predicazione del Pastore sig. Bertin. Egli ci ha fatto rilevarle la minore impor^^tanza che in confronto alle altre feste
cristiane noi quasi, naturalmente seb' bene non giustamente attribuiamo al
giorno che ci ricorda TAscensiom'e di
. Gesù in cielo, insisterido sul valore e
Timportanza di questa celebrazione.
Anche noi dobbiamo compiere l’Alscensione con Gesù, per Gesù, a Gesù. In
montagiia, i componenti la cordata si
affidano e seguono per mezzo della cor- da la guida che li pmiede sulla vetta
aspra^ E se anche la nebbia li avvolge
e nasconde talvolta ai loro sguardi la
guida, la corda che li unisce permette
< loro di raggiungere lo stesso la vetta, e
di gioirne. Questo accade anche per noi:
, se vogliamo affidarci 'e seguire Gieeù,
Guida suprema, mediante un legame
» spirituale, giungeremo con Lui alla mèta. Con Lui, Guida invisibile, ma |icura
ed onnipotente. lioi giovani che amiamo la montagna possiamo comprendere
molto bene e dobbiamo perciò sforzarci di realizzare la cordata spirituale.
Nel pomeriggio ci siamo ritrovati al
i Teynaud pel convegno aUlaperto. Dinanzi alla natura ammirabile, abbiamo
ascoltato'le esortazioni e gli appelli rivoltici e abbiamo provato un vero godimento del cuore e dello spirito.
Dopo rinvocazione divina ed uri canto, ascoltiamo la parola del pastore sig.
L. Marauda su: VEvangelo e i giovani.
Egli ci porta l’esempio di Giustino Marbré, un giovane di famiglia pagana, insoddisfatto delle varie teorie filosòfiche .
e delle dottrine del suo tempo. Il giovane Giustino si dà ad una ricerca an
sic«a e perseverante della Verità. La
cerca presso gli Stoici e presso altre
scuole filosofiche sempre invano;, l’idealismo di Platone lo attira maggionnnete
e sebbene non lo soddisfi, lo prepara
tuttavia ad incontrare ed a riconoscere
la Verità. E sarà il Cristianesimo, e
quello solo, che riporterà con la verità,
la pace nell’animo del giovane. Sarà nel
l ispettoiso accostarsi all’evangelo e riello
studio profondo delle Sacre Scritture
che Giustino formerà e rafforzerà le sue
convinzioni religiose fino al punto di
subire per esse il martirio. Questo
beU’esempio di giovane cristiano ci ha
portato l’oratore esortandoci a ricórcaine nói pure la Verità e la sola vera vita
nell’Evangelo, e a meditarlo con runiltà e con fede. Non ci spinga un sentimento di curiosità 0 di fréddo intellettualismo aUa lettura dell’Evangelo, ma
il desiderio intenso di trovare la via
ohe U- Signore ci addito.
Abbiamo aiscolteto poi uno studio
della sig.na N. Rostan, dell’Unione di
San Germano. Essa ha toccato alcuni
importanti argomenti della vita di noi
giovani, quali la santità dei corpo, la
condotta e l’attività ncstm di cristiani.
(Dato che pochi per rinveterata pessima abitudine di tenersi, nei Convegni
■ aU’aperto - e anche in chiesa - il più
lontano possibile diagli oratcri, haimo
udito questa bella meditozione fatto da
un^ giovane, la riportiamo integralmente su questo stessa pagina - N.D.R.) Dopo
questo studio, la parula essendo .Ubera,
il kg. 'Pascal di Villar PeDice ci ha dato
alcuni consigU sulla nostra condotta di
cristiani, esortandoci a fare l’esame di
noi stessi, a riconoscere quanto siamo
colpevoli e quanto abbiamo bisogno
dell’aiuto divino per ritrovare ü sentiero della Verità. '
La sig.na Jotti, pure del Villar, ci
^usterito onorate ;i .combiaittoritì » ecco
' il motto die ci è ^stato letto-e presentato, Non pnóranct*^ i qombatteaiti qud
gioV'^i che si d!(Mhor ^senza freno ai pia-’
ha'dato la sua testimonianza. TI miraco-Ì,/^' mondani, nè Velli che topppo speslo çV si è compiuto per Id, che dallèt*'' ^
noi che ancora brancoliamo lontani da'^v
Dio. Benedétto sarà quel giorno in cuii .
la mano Divina ci avrà afferrati per
tenebre è venuta' alla luce per mezzo ^ bruciante ici sono ^el fratol
delI’Evangelo, può compiersi anche pei;.*' fi che soffrono e che 'muoiono. Se vo-1
L gli amo che la nostra Chiesa viva e possa compire la sua missione, se vogUa- mo phe la luce brilU nelle tenebre,
trarci da una vita spirituale tiepida e • uniamoci fortemente gU uni agli altri
misera, alla vita gtoiosa della salvezza. 1^.! formiamo un fronte compatto contro il
male, ed il Signore ci benedirà. Il Cori
In fine il nostro. Capogruppo ci ha ri volto la parola invitandoci à non di-’^^l
menticare i nostri fratelU Che combat-.-.f
tono e ad essere vicini con la speranza^^.
e con la preghiera.
« Con la vostra sobrietà, con la vostra
\ chi aip»i^ia■•€onlia■T■o i
• ■ (1 Corinzi Vi: 19-20)
La riostra vita, per quanto umile essa sia, ha il suo posto nei grande piano ’
di Dio.
Troviamo difficile il credere che il
Creatore possa ricordarsi di tutte le Sue
opere, che Egli possa interessarsi in'»-i
modo speciale a questo o quest’altro * j
giovane destiriato a vivere forse tutta
la sua vita in un piccolo villaggio. Ep- '
pure è vero: Dio non è solamente il
Creatore perfetto, è anche e sopratutto |
il Padre. ^ s
Il versetto del nostro testo die-?: ' ■
«....Voi non appartenete a voi stessi ,
poiché foste comprati a prezzo,..», eo-ft
cc la ragione del sentimento che più;^
ci tócca: in quelle poche parole noi in-1
travvedìamo tutto il mistero della ie:f
denzione. Il Padre Celeste aveva crtótc l’uomo, libero e felice, ma* ahimq è
intervenuto il peccato e l’uomo se hÌ‘è
reso schiavo; si è allontanato da Dio
creando egli stesso la propria infelicità.
E Dio, per ricondurlo a Luì, si è dato
sotto forma del suo Figliuolo. Noi‘siamo stati riscattati a prezzo di sofferenze
ze e di sangue, al prezzo della Crocie del
Golgota: non apparteniamo dunque niù,
a noi stessi ma a Dio.
Se noi potessimo fare nostra interamente questa verità, se. noi sentissimo
che siamo responsabili di fronte a Dio,
non solamente della nostra vita ma di
noi miadesimi, i doveri verso noi stessi
apparirebbero più facili e noi saremmo
certamente più felici.
E vediamo brevemente quali sono
questi doveri verso noi stessi:
In primo luogo, se il nostro corpo è
Uri deposito affidatoci da Dio, è dunque un peccato lasciarlo morire prima
del momento stabilito dal isuo Creatore.
Noi dobbiamo curarlo, fortificarlo, svilupparlo. Il nostro corpo è un tempio!
Quale immagine!. Noi non potremmo
sopportare che un tempio sia sporco,
trascurato: un tmipio lo si puháoe, lo
si spolvera, lo si orna ma con semplicità, perchè non dobbiamo dimenticare
che il Tempio è la Casa di Dio, non è
Dio stesso. Orbene, il nostro corpo è la
casa mortale di im Ospite divino ed immortale. Dobbìamio averne cura, abbéllirio, ma con semplicità perchè anche
qui non dobbiamo dimenticare che
l’Ospite che è in noi è infinitamente
superiore a nd.
In secondo luogo, se la nostra intelligenza è un deposito affidatoci da Dio,
noi dobbiamo svilupparla il più possibile, E’ come uno strumento che non
^dobbiamo lasciar copiarsi di ruggine e ,
di i>olvere è neppure lasciarlo scendere
sin nel fango e nel pe<x:ato.
In terzo luogo, il nostro cuore è esso
piire un deposito. H nostro cuorel
Quanto facilmente la gioventù dà il suo
cucite e lo dà imprudentemente. Leg
vegno ha avuto termine in un’atmosfe: ra di raccoglimento e di consiacrazione
-jcon il canto solenne del giuro di Sibaud.
■ F. C.
giamo‘ nel Libro dei Proverbi: « ...Custodisci il tuo cuore più di ogni altra
cosa perchè da esso procedono le sorgenti della vita... » Eppure la gioventù
dà il suo cuore e lo dà... molto spesso...
al primo venuto. E le sorgenti della vita, la felicità, il fiore della gioventù
sono spesso avvelenati da una amicizia
cattiva, da un matrimonio non felice!. Il
nastro cuore non ci appartiene perchè
noi lo diamo in modo così facile: affidiamolo alle cure del nostro Salvatore,
Egli isolo potrà preservarlo dagli impul.si pericolosi.
Ed in'seguito, la nostra anima.. Pensiamo noi sempre a questa parte dì noi
stessi, la sola, ché non sia destinata a
perire? Noi pensiamo a rendere bello
il nostro corpo, pensiamo a nutrire anche la nostra intelligenza e non lasciamo l’anima nostra affievolirsi nell’abbandono? Come Taquila ha bisogno di
spazio per stendere le sue ali, così l’anima nostra aspira ad innalzarsi. Nulla
quaggiù potrà mai appagare i desideri
deU’anima nostra, solo in Dio essa potrà sentirsi pienamente felice.
Ed in ultimo luogo, la nostra vita non
ci appartiene: anche pensando, di poterla organizzare come vogliamo, a chi
la daremo noi? Lavoreremo, vivremo
solamente per noi, per il nostro egoistico benessere? certamente no. Noi
facciamo parte idi una limga catena,
facciamo parte della grande moltitudine che,ci circonda e che vive lattoimo a
noi. Non apparteniamo a noi stessi ma
a Dio ed ai nostri fratelli. Oh certam.ente, non tutti' siiamo chiamati a servire
Dìo nel canijpo delle Missioni, oppure
nel Diaconato o nel Ministerio Pastorale... ma anche se non sentiamo in noi
una vocazione speciale e deterininatà,
non dobbiamo dimenticare che attorno
a noi vivono personie che aspettano da
noi qualche cosa.
La nostra attività può svolgersi anche nel nostro piccolo aimbiente: la nostra famiglia ¡ad esempio:, Possiamo,
per la felicità di coloro che ci sono cari,
fare molto e questa attività che non sarà conosciuta sempre, perchè spesso
formata da plìócote irinuncie, da atti
pressocchè msignifleanti come può essere formata da veri e grandi sacrifici,
sarà grande agli occhi di Dio. E fuori
»della nostra famiglia' vi è la Chiesa.
Quale campo di attività per noi, membri della nostra Unioné! Pensiamo a*
tutto ciò che abbiamo ricevuto dalla
Chiesa: «ssa ha guidato i nostri primi
passi nell’Evangelo, alla Scuola domenicale; ci ha insegnate le verità fondamentali della,nostra fede, nei corsi del
Catechismo;/abbiamo sentito la Chiesa
vjcinaxa noi nelle ore del lutto ed in
quelle della gioia, e che cosa le rendiamo noi? Non vi è bisogno di enumera
re le varie, attività che nella Chiesa si
possono svolgere: prendiamo quella che
più da vicino ci interessa, la nostra U■%ione.fFIoppasisisñno fare molto nella
nostra Uhione' e se vi sono molte gioyani, molti giovani che si perdono, non
è forse anche un poco la nostra colpa?
Se noi sapremo essere delle giovani
' pure, serie, intransigenti col male, il livello della moralità salirà e se potremo
dimostrar« sempre nella nostra , vita
quotidiana che’noi. non apparteniamo a
noi stesse pia' che siamo costantemente
al servizio, come il soldato sotto le ar-r
mi, pronte a faire quello che Dio vuole,
altri giovani ei unirebbero a noi e la
nostre Unioni sarebbero certamiente più
viventi. Sono certa che molti di noi desiderano ardentemente di (essere un
giovane od una giovane iprontì ad eseguire gli ordini del Maestro, lo desiderano, ma quanto facilmente ci lasciamo
travolgere dal dubbio, dallo scoraggia-;
mento o dalle lusinghe del mondo! Per
essere veramente dei soldati di Cristo,noi dobbiamo in primo luogo darci al
nostro Salvatore il quale, attraverso alla Croce del Calvario, si è dato a noi.
Che Iddio fortifichi in noi questo desiderio e ci aiuti, malgrado le nostre
numerose colpe e debolezze, a raggiungere queirideale di vita che, lo sentiamo,, solo potrà farci interamente felici.
Per i nostri Militari
1
Commemorando i soldati valde.si caduti in questi ultimi mesi, traduciamo
per i nostri giovani esposti al pericolo
questa allocuzione ténuta dal Cappellano evangelico in Finlandia, Hans A-^
kerhielm, al Battaglione idi cui aveva la ,t. :
cura spirituale, dopo te primte pèrdite i ^
nei primi cconbattimenti contro i Russi. "Il
La meditazione è intitolata il
Il
Non è con tristezza che pensiamo -'i
-'fi
'«r
ai nostri morti..
Eppure noi non vogliamo morire; vogliamo vivere. Abbiamo ancora un ■ ’’
grande compito da assolvere, prima che
la morte venga' a prenderci. Da maggior parte dì noi ha il suo piccolo (cerchio di patenti e d’amici che desidera
rivedere. Tutte le creature sane deside- J
rano vivere. Non è precisamente perj®
noi un conforto di pensare alla vita eter-:..'*
ria - per il momento, ad ogni modo. Noi
vogliamo ancora vivere quaggiù, su
questa terra. Desideriamo riabbracciare
•n
1
la nastra sposa. Desideriamo giocare
ancora con i nostri bimbi. Ci auguriamo
di poter pencorrere ancora una volta
gli amati sentieri delle nostre belle foreste, riposarci nei nostri vecchi casolari, contemplare le vette dei nostri
monti... ' .
Eppure, io credo che generalmente
ci facciamo un’immagine troppo sbiadita della vita eterna. Alcuni credono
che in cielo si stia tranquillam)etnte seduti (SU di una nuvola, suonando l’arpa,
e poiché non ha gMoi ' senso di restar
I seduti e di suonare l’arpa, la vita eterna nòn sembra loro molto attraente.
Altri si figurano lia vita eterna come
un lungo sonno ininterrotto - e siccome
i loro più grandi piaceri terrestri sono
le gite è le gare sportive, quesito sonno
eterno ncftì h!a niente lohe li incanti.
Rispondendo a queste obìerioni osseirviaino che, salendo al ciielo, nessiuno
sarà deluso. Per quanto belle e gioconde siano le immagini che noi possiamo
farcene, la realtà sarà mille volte più
bella.
Ma - attenti ! Vi è un -gran « ma
Gesù non ha mai detto chè ■tutti sali»
rebbero in cielo. Al contrario, egli ha\;
nettamente precisato che ^vi sono dùà
alternative; il icielo o l’infeiimo. Se il;
..si’
1
3
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L'ECO DELLE VALLI VALDESI
m
■M
cielo è magnifico, rinfemo è terrificante. ' '> ■*
« Se imo osserva la mia parola non
vedrà la morte'». La via di Geisù 'ccajduc© al cielo. Tutte le vie che si allontianano da Gesù, convergono verso l’inferno. Gesù dà semplicemente una,regola di condótta. Non. ci dipinge il cielo
con dei bei colorì. Egli dice semplicemente: « Os'serva la mia parola e vivrai
in eterno ». Egli non ci promette una
vite* lunga su questa terra, ci dice semplicemiente che non vedremo la morte.
Però, che splendida promessa 1
Vivere presso a Gesù, dapprima
quaggiù una breve vita terrena, poi nel
cielo, per Tetemità: ecco la sorte invidiabile del cristiano. Piaccia al Signore
che tale sìa la sorte di tutti noi ! Amen.
Piccola posta delle RoDdinelÌe
Ci sono ancora giunte molte lettere
■dalle RONDINELLE in risposta al nostro messaggio di Pasqua. Da quanto
esse scrivono ci si fa un’idea abbastanza esalta delle situazioni talora difficili
nelle quali le nostre care giovani sorelle si vengono a trovare. Come questa
ad esempio che dice:
« La vostra tanto grata lettera mi è
giunta il giorno prima della Santa' Pasqua, in un momento direi quasi di
sconforto. Mi trovo in una famiglia di
cattolici romani e in questa cittadina
non vi è alcuna chiesa evangelica. Per
-un periodo di tempo per me è stato duro, ho dovuto lottare con un capo della
loro Chiesa cìve veniva spesso m casa e
sempre e a qualunque costo voleva parlarmi colla pretesa di darmi un po’ di
dottrina cattolica... ».
Non dovrebbero i genitori delle, nostre giovani le le giovani stelsise prima di
assumere un servizio, per evitare. pressioni di questo genere, mettere come
condizione di non e.ssere molestate suljH| propri'a'fede ? • ™ -ì<.
Un’altra Rondinella lavora in ■ una'
città dove non c'è Chiesa Valdese ma
una piccola comunità evangelica di altra denominazione, ,ed ella frequenta
quei culti. Molto bene! Capitai talvolta
che dei soldati o delle domestiche fuori delle Valli cerchino la Chiesa valdese e non trovandola non si danno più da
fare per cercarne un’altra evangelica.
Si privano così del privilegio e del do'vere del culto domenicale e dei benefici
della comuriiqhle fraterna.
Quella stessa signorina scrive ancora:
« Vi consiglio di mandare come 'libro jdi
meditazione alle Rondinelle « Più presso a Te, Signor» del prof. Rostagno.
Credo che non vi sia nulla di migliore
in Italia) lo dico per esperienza. Comincierò col mandare il mio módesto obolo ». Ed ecco che mi giunge un vag,Ma
di L. 15. Grazie vivissime a quella cara
^ndinella che per aver molto viaggiato in Italia e aU’estero sa il bene che
può fare la compagnia di un Ibro prezioso come quello indicato. Ne invierò
dunque una copia ad una Rondirtella
fra le più isolate.
Due giovani scrivono dalla stessa
grande città. Una è felice; è impiegata
presso una famiglia seria, religiosa e
distinta ed ha la possibilità di frequentare ogni domenica il culto e le riunioni giovanili. L’altra' invece non è mai
libera nè alla festa nè dì settimana.
Pensiamo a lei con grande simpatia;
comprendo quanto la sua vita dev’essere monotona e che Dio le coinceda' la
forza e la pazienza di cui ha quotidianamente bisogno 1
Ma vi sono delle Rondinelle contente
e privilegiate come quella che si trova
« in un ambiente veramente cristiano »
e quell’altra che scrive « Io grazie a Dio
sto bene, i miei signori sono anche vaidesi e perciò ogni mattina facciamo il
culto di famiglia seguendo VEco delle
Valli e altre meditazioni molto belle ».
Una notizia per finire: Ho sentito
•■che qualcuno sta preparando il « Vade
■ ■. : >
mecunir ' della Rondinella »
sorta di
manualetto che dà alle giovani valdesi
che vanno in servizio bitte le indicazióni ed i consigli che possono giovar
loro. . , '
' In attesa di potervelo inviare, invio
a tutto lo Bitormo delle trecento’Rondinelle molte delle quali staranno ora facendo i fieni 0 piantando patate nei
propri prati e nei propri campi, im cordiale e fraterno saluto. G. R.
1) - Il prossimo CONVEGNO GENERALE avrà probabilmente luogo al
Lazzarà, domepica 21 giugno. S’era
pensato in un primo terpjio alla Vacoera, ma, tenuto conto del fatto che la
gioventù delle 'Valli del Pellioe e dell’Angrogna ha avuto Toccasione di part-ecipare agli ultimi raduni e che quello
di giugno dello scorso anno s’era tenuto
alle Barrióle, abbiamo pensato ch’era
giusto favorire la gioventù delle Valli
• del Chisone e del Germanasca. A suo
tempo verrà pubblicato il programma
dettagliato.
2) - IMPORTANTE. Ogni Unione
proceda alla regolamentare elezione dei
suoi delegati al Congresso, nella eventualità in cui questo si passa tenere,
come spera il Segretario Generale.
3) - Le Unioni che non avessero ancora inviato le loro quote al Cassiere
‘della FUV, sono pregate di farlo senza
indugio. Il versamento può essere effett,uato nel C|C'postale N. Ill216, intestato a Giocoli Alfiiédo, Via IV Novembre, 107 - Roma.
4) - Mancano àncora molte risposte
al Referendum, « Perchè sono e rimango valdese ». Accetteremo sino al 10
giugno (non oltre) gli studi che le Unioni han fatto su questo argomento
5) - Dal lontano fronte irusso « ripen
sando con nostalgia alle belle Valli ed
al nostri Campi benedetti » Elia Vdrvelli, il colportore zelante, e faceto, invia affettuosi saluti. Al nostro caro fratello dìe rivediamo in ispirilo neH’atto
di distribuire « Il Campista » e agli altri giovani impegnati in durissimo cimento a tanta distanza dalla Patria,
auguriamo diali cuore che « l’angelo delrEtemo s’accampi ’intorno a loro e li
liberi ». ., ' ;
- Il Comitato di Gruppo ha avuto la
'Sùa terza seduta ' a Pinerolo sabato
scorso. IL COMITATO DI GRUPPO.
SdéIì MisiMa Ita del Taiaa„
La Società Missionaria Studentesca
« Pra del Torno » ricorda ai suoi amici
e sojsitenitori che domenica 7 giugno,
alle ore 21, nell’aula Sinoidale della Casa Valdese, gentilmente concessa, avrà
luogo la seduta anniversaria della Società, in cui safà fatta la relazione morale- e finanziaria dell’attività svolta
durante Tanno sociale. Il pubblico è
pordialmente invitato ad intervenire a
^. questa Seduta.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Sabato pomeriggio, 30 maggio è stato
celebrato nel nostro Tempio il matrimonio del sig. Arnaldo Roland, di Lusema
'con la sig.na' Jelma Payra degli Àirali.
Rininoviamo agli sposi i nostri migliori.
auguri di felicità nel Signore.
— Domenica mattina, 31 maggio, alle
9 ha avuto luogo nel mostro Tempio un
culto in ricordo dei ncetro giovane fratello alpino Giulio Gaydou, deceduto in
segmto a grave ferita riportata in combattimento, fi. 14 aprile scorso in Balcani a._> Erano presenti, coi famigliari e coi
parenti, le autorità politiche, civili ed fi
Comandante la stazione dei CC. RR,,
alcuni commilitoni delTestinto in licen- ■
za di convalescenza per ferite ed un nu-'
merolso pubblico. All’uscita è stata por-"
' tata una corona al monuni'ento dei caduti dal Fascio locale. Ai genitori ed
alla sorella, ai parenti, ripetiamo l’ei^ressione della viva simpatia e della
speranza cristiana di tutta la comunità.
— L’assemblea di Chiesa ha proceduto domenica scorsa alle seguenti nomine: delegato al Sinodo; prof. Gino
Costabel; delegati alla Conferenza distrettuale: Sigg. Ernesto Benech, anziano, .insegnante Ad. Coìsson, diacono e
'Amedeo Malan; revisori dei conti: sigg.
Amato dalla e oav. Francesco Richard.
PEIMÍERO-MANIOLIA
' Il 28 maggio un lungo corteo accom-.
pagnava all’estremo riposo la spoglia
mortale di Poet Margherita nata Mas- '
sei, di anni 70, del Clutas. Dopo poche
ore di malattia si addormentava nel Signore dopo una vita di grande lavoro.
Al ' marito, ai nipoti ch’ella amò come
.suoi figli, le nostre più fraterne e sen- ,
lite condoglianze.
— NelTassemblea di chiesa della domenica 31 maggio, venivano eletti come delegati al Sinodo, Ribet Adolfo ed
alla Conferenza distrettuale,. Pascal
Pietro Augusto e Peyran Emanuele del
Serre.
POMAHETTO
1^,. Domenica prossima, 7 corrente avremo il piacere di avere in mezzo a noi i
'tnembri della Società Missionaria « Pra .
.del Torno». Così parleranno al culto
‘nella Cappella del Clot Inverso Pinasca
(ore 9) e al culto nel tempio (ore 10,30).
La colletta andrà a favore delle Missio
ni.
L’assemblea degli elettori ha no- .
minato i 'delegati alla Confeirènza Distrettuale e al Sinodo rispettivamente
nelle persone dei sigg. Bernard Giacomo, CouGDurde Teofilo, ' Purpurà Enzo,
Giaiero Carlo é Pons Attilio supplente.
FRALI %
Il culto del 26 aprile fu presieduto
dal sovrintendente, pastore sig. Roberto Nisbet. Alla sera, nel Tempio, per
mezzo di belle proiezioni, egli illustrò
Topera zelante delle nostre Diaconesse.
Gli rinnoviamo i nostri sentiti ringraziamenti per i suoi ottimi messaggi.
— Il giamo dell’Ascensione il culto
fu presieduto dal pastore A. Janavel,
dei Chiotti. Intanto, la, bella, eccezionale gioam^ta favoriva Tarrivo di numerosi bambini delle Scuole domenicali
di Riclaretto, Ferrerò e Rodoretto. Nel
ponjieriggio fu loro rivolto dai Pastori
un breve messaggio; quindi trascorsero
fi resto del tempo tra danti e giochi unitamente ai compagni di Pral|.
Quesiti non lasciarono partire ì lorò
amici senza aver prima offerto loro un
abbondante caffè-latte. Ringraziamo
sentitamente i nostri ospiti coi quali,
abbiamo trascorso un bella giornata in
sana allegria.
— Domenica, 17 maggio, nel nostro
Tempio, dinnanzi ad un ilfiponente numero di amici accorsi dia vicino e da
lontano per testimoniare ai pàirenti afflitti la loro profonda simpatia, ebbe
luogo un culto in memoria delTalpino
Perno Giovanni, eroicamente caduto il
13 aprile in combattimento.
Ai genitori ed ai parenti tutti, la
Chiesa rinnova la sua cristiana simpatia.
— A delegati alla prossima conferenza distrettuiale ed al prossimo Sinodo
sono stati eletti la domenica 24 maggio,'
i signori Grill Filippo, anziano e Grill,;
Edmondo.
PRAROSTINO
La dom^iica di Pentecoisite, abbiamo ,
avuto fi piac.ere di aviere con noi la
Corale di Torre PeUice che ha contribuito a rendere più solenne il nostro
culto colTesecuzione p. due cori.
Nel pomeriggio ì membri dlaUe Co
rali di Torre Pellice e di Prarostino, si
f _ ritrovarónp nel vas^ giardino del presbiterio per trascorrere assieme alcune
ore in lieta comunione |ratema.
Boti esimi. Nel corso del mese di
maggio abbiamo amministrato il S. Batt*
teslmo a Rtvovro Elda (Roc) ed a Poschetto Aurora Anna (Munier). ^
n Signore'*prutegga'e beiqpidilca questi’''fiori di bimbe.
HODORETTp
' ■ ; ••' ' .■■■■Ir.
'•'•Il 26 aprile la nostra Chiesa ricevette con gioia la visita del Capo-distretto,
pastore R. Nisbet. tìopo aver presiedu' to una seduta del Concistoro, egli rivolse im ■vibrante appello all’Assemblea. Ancora gli esprimiamo la nostra
riconoscenza. ,
— Dom.enica ,24 maggio l’Assemblea
elettorale' nominò quale anziano del
quartiere di Fontane fi diacono sig. Luigi Breuza in sostituzione di Pons Enrico; del quartiere di 'Vfila-Serravecchio fi sig. Enrico Tron in sostituzione
di Barai Giacomo; del quartiere di
Campo del Clot-Amaiud-Rimas il signpr Augusto Tron in sostituzione di
Garrou Enrico. Quali diaconi fu riconfermato il sig; Pons Francesco e fu
eletto il sig. Tron Ernesto.
Mentre ringraziamo gli anziani uscenti per la loro opera fedélmehte prestata per alcuni anni, auguriamo ai nuovi
un lavoro proficuo e 'benedetto dal Signore.
Quale delegato alla conferenza distrettuale, ed al Sinodo venne eletto il
sig. Tron Costantino. / ?
Battesimi. Pons Elda di Francesco 6
di Pons Clementina, ideila Gardiola, il
17 maggio; Genre Fernanda di Umberto
e di Tron Dorina di Campo del Clot, il
24 maggio. Il Signore benedica queste
' bimbe è lè guidi nelle Sue vie.
RORA’
Peir due domeniche consecutive abbiamo avuto fi piajcere, durante una
breve assenza diel nostro Pastore, di avere fi nostro* culto presieduto dal sig.
Jacopo Lombardini. I suoi meissaggi ci
hanno talmente interessati e beneficati
che ci auguriamo di rivederlo presto fra
noi.
— Il 17 u. s.. Con una' modleista, riuscita festicciuola, nella sala della Gioventù, abbiamo celebrato la domenica
della madre. I bimbi prepararono un
programmino dì recite e di coisette gen
J
tifi, le madri intervennlero numerose.
Anche qui, rivolgiamo un pensiero riconoscente a coloro che si sono prodigàti *
per la buona riuscita di questa manifestazione. '
Il giorno di Pentecoste, abbiamo celebrato con un culto non affollato, ma in
compenso intimo le raccolto, la venuta
der Conaolatorte. « Egli è bene per voi
ch’io me ne vada », perchè « se non me
ne vo, non verrà là'voi fi Consolatore »
aveva detto Gesù ai icfisoepoli... Qualcosa, di quella sepEirazione, si ripete in
molti dei commiati che i credenti sono continuamente chiamati a prendere
quaggiù e che per noi, quest’anno, sono
stati particolarmente numerosi.
— Il 31 maggio, proprio Tultima domenica di quest’anno eoclesiiaistico la
nostra chiesa ha ricevuto la visita della
Commissione distrettuale, rappresentata dal nostro Sopraintendente, fi pastore Roberto Nisbet.
Visita di marne e di controllo,, attesa con un po’ di quella ansietà che
precedè tutte le ispezioni, ma risoltasi
in mezzo a parolie di edificazióne, di
simpatia e di incor^giamento come avviene sempre quando una chiesa si
raccoglie attorno a cdloro ohe le sono
preposti nel Signore. •
Pruno atto della visita, fu la prova
d’esame dei ctaitecumeni dei tre anni,
presieduta e condotta^ dal Sopraintendente stesso nel pomieriggio del sabato.
Alcuni alunni fecero ottima prova. Al-'
"* tri che a motiva dell’intenso lavoro non
avevàno. potuto perfezionare la loro
preparazione, la completeranno dunantt»
’1
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.A. .
L’ECO DELLE VALU VALDESI
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l’ieist^te e rìpeteraorto la prova in autiuv
no. Quasi nessuno venne bocciato per
j?i^àa e svogliabea^a.r;i>-^’setra si riuni i^oncistòro e di^citè-'
«e; a. lungo, sótto la ^^dlai deiro^pite. 'ì,
. problemi più imporltanti deUla <diiese.
IÌÌ,B «ulto <do(naenicale venne pure pre- ^
-saeduto dal pastore Nisbei che ^ predicò
Qt^'forza su di-xm.tei^ di appassionane’^
te'attualità. Nella ^Alssemblea di' Chiesa
ehe ¡seguì venne proposto'alla cbiesa il
problema della vita religiosa durante la
stagione'estiva e quello delle contrìbuzioni. f/.
Vennero, eletti come deputati “alla
prossima Conferenza distrettuale i sigg.
Durand Edoardo e Ribet Cesare. Dele-''
gato al Sinodo il sig. Morel Roberto.
. La chiesa esprime, la sua' gratitudine
al Sopraintendente pel modo distinto e
fraterno col quale j condusse la sua visita
ispettrice.
torre^'pellice
■Dopo molte sofferenze è stafta da Dio
richiamata da questo mondo la signora
G. Girardi .(Viale Dante). ■ Esprimiamo
•ai platrenti ed in modo particolare al
signor Gu^di Ila nostra viva simpatia
^cristiana.
».f, -T- Ha terminato pure la sua cainiera
■terrestre Artufro Giovanni Amoulet di
Santa Margherita, dopo breve ma violenta malattia. Ai membri della famiglia le nostre tdncere condoglianze.
, V Tri B culto di domenica pròssima, 7
cprrente olle ore 10,30 nel tempio di
Villa sarà presieduto dal patstore sig. R.
’Nisbet. .
' Domenica prossima avrà pure luogo un culto alla Sea 'alle otre IO.
— All’aissemblea di chiesa è stata lèt,ta la relazione annuale. Le contribuzioni » per la chièsa essendo superiori a
quelle doll’am& scorso è sitato possibile
imondare un dono supplementare alla
_ Cassa Centrale.
— L’assemblea elettorale ha nominato il prof. Ifeofilo Pons deputato al Sinodo, éd ì - signori Giviseppe Armand
,Hugon, Enrico. Margiimti e Roberto
Malan delegati alla Conferenza distrettuale.
il culto di famiglia
- 1
Lunedì Lettura: Salmi 37: 1-11;
8 Giugno Giobbe 13: 13 a 14; 6.
« Ma la parola di Dio .progrediva e
si spandeva di più in piu»
Atti 12: 24.
Nessuna meraviglia che, mentre re
Erode Agrippa, che aveva fatto già morire di spada l’iapostolo Giacomo èd aveva fatto arrestare allo stesso scopo l’apostolo Pietro, e ciò non già per intimo
perstmale convincimento religioso, benOì unicamente per un tomaoorito pohtico, per fare piacere ai capi religiosi e
civili della Palestina, moriva addirittura roso dai vermi, la parola- dì Dio
progredisse e si spandesse sempre più,
simile alla luce del sole che fuga o vince le tenebre più fitte, perchè è parola
dell^Onnipotente e dell’Onnisapietate.
Quésto fatto, che agli increduli appare
come un miracolo, mentre per noi è un
fatto affatto logico e naturale, come è avvenuto allora e in tutti ì secoli seguenti, anche quando sembrava legata e. incatenata come la Bibbia di Martin Lutero, si ripete ancora oggi più che mai.
Ctmtrasteréma noi il suo fatale andare ?
Martedì Lettura: Atti 6; Giobbe
9 Oluguo 14; 7-22,^^
« E quando si fu messo n tavola con
loro, prese il pane, lo benedisse, e speziatolo lo diede loro » , Luca 14: 30. !
Nlun dubbio che, dopo la lunga camminata da Gerusalemme ad Emmaus
e ‘specialmente le intense contrastónti
einozioni di quella fatìdica mattina, il
loro co^o avesse'bikigno di pane e nutrimento. Tuttavia l’uomo non vive soltanto nè principalmente di pane, tanto
è ve. 7he appena àll’atto della benedijZtouc i,4oro occhi furono aperti e Lo
^ riconobbero, quanto si trovava sulla
parca frugale mensa rimase intatto e
col corpo digiuno i due discepoli si pre'cipitarono a Gerusalemme pei nutrire
anche l’anima degli altri diiscepoli colla grande certezz che Egli, dopo aver
vinto in vita il peccato, aveva in. mor
.¿te vinto anche Ih morte.,E pertanto, con
7^-Luì è in Lui, anche la loro, la nostra
ansima avrebbe vinto il pieccato e la
moirte, se ppre il Suo (spirito viene a
.^rthoraré in
I^^potèdl Lettura: Atti 7: 1-19; Giobfó qiugiio be 15: l-lfi.
' « Chi ascolta vot, ascolta me; chi
t •sprezza voi, sprezza me; e chi sprezza
m'e, sprezza Colui che mi ha mandato i.
Luca 10: 16.
Se quando, mi presento ■ a predicare
rfevàngelo, io parlassi in mio nome,
avrei ben ragione di temere pier la sorte deU’Evangelo, e ragione d’offendermi
qualora venga respinto, « Ma colui, che
viene dieifcro a me, è più forte di me,
~'.ed, io non son. degno di pòrtarGli i calzari » (Matt. 3: 2). Il'disprezzo del rifiuto ricade su di Lui, e su Chi L’ha mandato; « noi dunque facciamo da ■ambasciatori di Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo
(.nel nome di Cristo: Siate, riconciliati
con Dio » (2 Cor. 5: 20). Per la identica
ragione sarebbe tremeiida follia, di fronte ad'tm esortazióne evangelica, di anda'ré à guardare chi la presenta; egli o essa
èi nient’altro che un ambasciatore.
Sprezzerò col mio rifiuto il mio Salvatore e il mio Dio?
io sono un grandissimo privilegiata
„Venerdì Lettura: Atti 7: 41-60;
12 Glugrno Giobbe 16.
^ « Egli ha operato potentemente col
Suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del cuor loro;
ha tratto giù dai troni i potenti ed ha
innalzato gli umili ».
*• Luca 1: 51-52.
Come Egli l’ha fatto per gli antenati
di Maria e per quelli delFattuale Chier
sa Cristiana nel mondo intero e poi ancora per i nostri antenati Valdesi, volete che Egli non possa o voglia farlo per
noi, anche se ai nostri occhi miopi o
interessati il nostro orizzonte possa
sembrare per taluni aspetti peggióre
di tutti gli altri ? Assurdo, impossibile,
o(nzi addirittura inconcepibile, perchè
« Gesù Cristo è lo stesso ieri,' oggi e in
lefterno » (Ebrri 13: 8). Come dopo la
tempesta sorge il sereno, così dopo questa tempesta iscKrgerà di nuovo il sereno
e un sereno più radioso perchè purificato dalle sofferenze e <M sangue di
toilioni di creature; e* sopratutto dalle
Sue sofferenze e dal Suo sangue.
Sabato^ Lettura: Atti 8: 1-13; Prov.
13 Giugno 9; i_io.
« Il Regno dèi Cieli è sìmile ad un padrón di casa il quale, in sul far del giorno, uscì a prendere ad opra dei lavoratori per la. Sua vigna » Matteo 20: 1.
La lotta contro il male non è cosa di
oggi e neppure di ieri; cominciò sin
da quando Adamo ed Eva vollero gustare del frutto fatale dell’albero della
■conoscenza del bene e del malé; e sin
d’ailora Egli non ha cessato di miundare
dei lavoratori nella Sua vigna: patriarchi ed apostoli, profeti e martiri; letteralmente un « gran nuvolo di testimoni L’esito finale della lotta così tempestivamente ingaggiate non è qtiindi
incerto; incerto può essere soltanto se
io farò parte di quel gran nuvolo di testimord. Incerto ? Nò, non è incerto,
perchè non voglio, non posso' essere tra
coloro che s’oppongono aH’inevitabile
trioilfo finale del Regno del CieH. O Tu,
che tutto puoi e •vuoi per me, dammi le
forze ncoessarie ad entfarvl e farvi entrare altri. Arturo
flr
Giovedì Lettura: Atti 7: 20-40;
11 Giugno Giobbe 15r 17-35.
« Un discepolo non è da più del maestro, nè un servo da più del suo Signore;
basta al discepolo d’essere come il suo
^maestro, e al servo d’essere come H suo
Signore ». Matt. 10 24-25.
Che cosa non fu detto contro il Signor Gesù ? Gli fu detto quanto non fu
mai detto ad alcun uomo: « Tu hai un
demonio ! » (Giov. 7: 20). Che cosa non
fu fatto contro il Signor Gesù ? Fu fatto quanto non fu mai fatto ad alcun uo¡mo; una condanna aH’infam'ante morate, della croce come nenfico del tempio
e della Legge, del popolo e di Dio. Neppure contro i Cristiani dei primi secoli
dagli imperatori pagani nè contro i nostri padri Valdesi dai loro feroci implacabili persecutori fu mai elevate una (
tale accusa nè pronunziata una tale
condanna. Prima che io arrivi ad essei ré trattato come il mio Maestro e Signpre bisogna quindi che rintero mondo sia cambiato; e poi che io fossi san- *
to come Egli è santo. Al Suo confronto
Un 'ViaggiatofE ; ^
e il páPto'oómaníamEníí.
Stanley: Cinq années au Congo - Paria's.' d. „ - volume 'come i precedenti -
Il dotto L... di Gl.'., durante qn viaggio, s’era fermato, un sabato nieiralbergo di ulna piccola città dove si proponeva di passar la domenica. Entrato che
fu, la domenica mattina, nella sala da,
pranzo per far colazione, prima di recarsi in chiesa, egli vide due Signori
che giocavano a scacchi, e rivolse loro
la parola in questo,modo:
« Scui^aite, Signori, avete pensato a
chiudiare a chiave le vostre vaiige ? »
« No, - fu la rifoste - ci sarebbero
forse dei ladri neH’albergo ? »
«Non dico ciò - riprese il dottare,ma pensavo soltanto che se un qualche
ragazzo entr^se in questo moimento e
: vi vedesse qi<l in atto di violare tranquillamente il quarto oomiandamento,
forse gli potrebbe venire in testa di
violare l’ottavo per conto suo ».
Pare che quésta osservazione facesse,
circa 70 anni fa, il suo effetto, e che i
due giocatori di scaiochi ondalssero in
chielsiai. Oggi invéce...
Beh ! oggi invece non sì gioca più'
molto a scacchi, quindi l’esempio non
fa più effetto e la gente rimane a casa.
: irilegato in pelle 40,—
'“‘M. Missiròli; Date a Cesare - Roma libreria del Lettore - 16® - pag. 462
- , .«'i. lOi—
i'rank Thomas: La souffrance - Genève*'
.i - Jéhéber - 12° - br. - pag. 101 5,—
Frank Thomas: Parents et enfants^ Genève - Jéhéber - br. - 12° 5,—
A. Tagliatela: I sermoni di guerra - Roma - Speranza - 1926 - 16° - pag. 284 "
'2,—
RICHIESTE.
A. Sabatier: Esqmsse d’une philosophie
de la, religion ^
A. Sabatier: Les leligionâ d’autorité et
la religion de l’Esprit
Shaff-Meille: Dizionario biblico
W. Monod: Una domanda attuale
Luzzi: Vale ancora la pena di occuparsi
della Bibbia ?
Luzzi: Se sia o no possibile conciltaxe lascienza con la fede.
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- Fischbacher - 1883 - 8° - pag. 430
20,—
E. Naville: Le problème du mal - Paris - Durand et Lauriel - 1869 - 12°
- pag. 325 10,—
E. Naville: La vie éternelle . Genève,
ChèrbuUiez - 1872 - 12° - pag. - 300
10,—
E. Favre: F. Coïllard: Enfance et Jeunesse - Paris, 1908 - pag. 352 - 8° gr.
____ 20,—
E Favre; F. Coillard: Missionnaire au
Lessouto - Paris, 1912 - pag. 540 -i 8°
gr. 15,—
F. Coillard: Sur le haut Zambèse
- Paris, 1898 - IVlagnifico volume
8° gr. - rii. tela - riccam. illustrato 40 tavole fuori testo 50,—
Stanley: Dans les ténèbres dé l’Afrique
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Ernesto Comba:
MENTRE L’UOMO ESTERNO
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