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Anno 127 - n. 25
21 giugno 1991
L. 1.200
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a : casella postale - 10066 Torre PelHce
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ITALIA FORTEZZA
SICILIA: ELEZIONI REGIONALI DEL 16 GIUGNO
Il popolo
sconfitto
Quando arrivarono, a decine
di migliaia, gli albanesi trovarono un popolo, specie quello
brindisino, che mostrò un grande senso di responsabilità e tanta solidarietà.
In quei giorni ci sentimmo
fieri di essere meridionali. Fummo consapevoli di aver dato una
prova di civiltà e di non meritare di essere governati in modo così raffazzonato e inefficiente. Adesso, a non molti giorni da
quella crisi, le cose si presentano in modo affatto diverso.
Arrivano sulle zattere i nuovi
profughi. Ma non ricevono soccorso, si interviene solo per rispedirli al mittente. La risposta
delle istituzioni questa volta è
efficiente: la legge « Martelli »
viene applicata alla lettera, con
tempestività inusitata. Ma quello che più conta è che la gente
non c’è più. Non c’è più mobilitazione, non c’è più l’esercito dei volontari. « Italia, sei cattiva » si leggeva su uno dei cartelli che i profughi esponevano
da una nave.
Cosa è intervenuto a mutare
lo scenario in maniera così radicale? Cosa è accaduto in così
breve tempo nelle coscienze della nostra gente?
Difficile dirlo, soprattutto perché le cause sembrano essere
molteplici. Sicuramente la risposta inadeguata delle nostre istituzioni ha prodotto una certa
stanchezza tra la gente. Non si
possono creare dei « lager » in
cui si costringono a vivere in
gravi condizioni di promiscuità
migliaia di persone, meravigliandosi poi degli episodi di violenza e di teppismo. Sono passati
mesi e non sappiamo ancora
qual è lo status degli albanesi
arrivati a marzo. Certo quasi
tutti hanno ricevuto il permesso di soggiorno, ma come possono cercarsi un lavoro stabile
e legale entro il 15 luglio se vivono accampati in luoghi che
si trovano spesso molto lontano dai centri abitati? Perché
non si è provveduto a distribuirli sul territorio nazionale in
maniera ben più tempestiva senza aspettare che si creassero situazioni esplosive?
Durante la crisi di marzo noi
evangelici fummo redarguiti da
un alto funzionario della prefettura di Bari perché, distribuendo gli albanesi per piccoli
gruppi, come ospiti presso le nostre comunità, stavamo contribuendo a rendere la situazione
« ingovernabile ». Oggi perciò è
difficile non pensare che quanto è accaduto sin stato non solo dovuto airineflìclenza delle
nostre istituzioni, ma anche a
un disegno deliberato di esasperare gli animi per lasciare
maggiori spazi di manovra ad
operazioni repressive di forzato
rimpatrio.
A marzo ci fu una sconfitta
del nostro governo, oggi è la
sconfitta del popolo.
Il nostro paese si avvia ad allinearsi cosi perfettamente ad
un’Europa che vuole difendere
la propria condizione di ricchezza e privilegio. C’è da chiedersi
se almeno le chiese sapranno
continuare ad esprimere una
cultura veramente solidale, che
respinga sommarie e sempre^ ingiuste generalizzazioni e resista
alla tentazione del fatalismo ormai dilagante.
Massimo Aprile
Sulle trazzere del rinnovamento
Non si è prodotto il cambiamento richiesto dal degrado politico dell’isola - Un rilevante
segnale che proviene dalla « Rete » di Orlando - La contestazione da opporre al conformismo
« / siciliani sono perfettamente
convinti che gli abusi fanno parte
della loro condizione e che ogni
lotta per migliorarla è. vana, se
non addirittura controproducente. D’altra parte, provano veramente il desiderio di migliorare
qualcosa? ». Così si esprimeva anni fa una delle più grandi studiose di cose siciliane, Hélène Tuzet: parole venate da forte pessimismo e scritte commentando
diari di viaggiatori europei nella
Sicilia del '700. Ma la domanda
di Tuzet racchiude una straordinaria attualità.
Il risultato del voto di domenica scorsa non ha prodotto quel
cambiamento reclamato da più
parti a fronte del degrado politico e sociale in cui l’isola sprofonda. La DC ha avuto una pie
na affermazione, il PSI ha tenuto, vi sono state perdite significative per il PDS e l’MSI.
Successo invece per la Rete di Orlando, che prosegue quello dei « sì » al referendum. Orlando ha raccolto voti a destra e a
sinistra canalizzando una protesta reale contro il consociativismo tra governo e opposizione.
Troppe leggi negli ultimi tempi
sono state votate all’unanimità,
né si capisce bene dove inizia il
ruolo di chi governa e di chi vi si
oppone.
Questa nuova legislatura dell’Assemblea siciliana, che a giorni prenderà possesso del Palazzo
dei Normanni — il primo Parlamento in assoluto, risalente al
XII secolo — sarà anche quella
che accompagnerà la Sicilia nel
IL RISULTATO DEL VOTO
Regionali Diff. "/« con Diff.
’91 reg. ’86 seggi
DC 42,3 + 3,5 + 3
PSI 15,5 + 0,5 + 1
PDS (1) 11,4 —8,0 —6
Rifondazìone Comunista (1) 3,2 — + 1
Rete (2) 7,3 — + 5
PSDI 5,3 + 1,0 + 2
MSI 4,8 —4,4 —3
PRI 3,6 —1,5 —2
PLI 2,7 —0,1 —1
Verdi 0,9 *—
(1) PCI nelle precedenti elezioni.
(2) Assente nelle precedenti elezioni.
processo di unità europea. Un’Assemblea voluta da un elettorato
che ha partecipato solo per il
74,4% al voto: 3 punti in meno
rispetto al 1986. Il Parlamento
siciliano, che rappresenta pur
sempre un decimo della popolazione italiana, con le sue caratteristiche fissate nel 1947 in forza
dello Statuto speciale, conferma
ancora una volta l’egemonia della
DC. C’è una domanda di ordine
di fronte aH’imponente dilagare
della violenza criminale in tutto
il Sud (8.000 morti ammazzati negli ultimi 10 anni) e c’è una domanda di lavoro di migliaia di
giovani senza prospettive. C’è
tutto questo e c’è molto altro nell’ex Regno delle due Sicilie, ma
evidentemente le divisioni e le incertezze della sinistra non sono
apparse un terreno idoneo a raccogliere quella profonda insoddisfazione che altri sanno meglio
pilotare.
Una sinistra
troppo divisa
Non ci sarà dunque vera alternativa nel governo di rm’isola le
cui vicende vengono spesso lette,
da Ponti da in su, o in chiave di
criminalizzazione o di ingenuo
paternalismo. Ci sono dei segnali
positivi in chi ha raccolto voti —
e non sono stati proprio soltanto
una manciata — per un rinnovamento culturale profondo, per un
primato della ragione etica sulla
ragione politica. Ma al di là delle
varie analisi di un voto che molti
stanno facendo con delusione o
rabbia — a quest’ultimo propo
LA SPERANZA NELLE PAROLE DEL SALMISTA
Il senso della lode
« Lodate il Signore, nazioni tutte, popoli tutti,
cantate la sua lode. E’ forte il suo amore per
noi, la sua fedeltà dura per sempre. Alleluia, gloria al Signore » (Salmo 117).
Recentemente, nel corso della guerra nel Golfo si è sentito di nuovo dire: se ci fosse veramente un Dio queste cose non accadrebbero!
Coinè se il Dio che conosciamo in Cristo fosse
Marte il dio romano della guerra, o Wotan, il
dio bellicoso della tetralogia wagneriana!
Lontani da Dio, nell’esilio della nostra incredulità e nell'amarezza della nostra disperazione,
sempre più impotente e rassegnata all’altrui
malvagità, non ci rimane forse altro che sederci
e piangere insieme, come gli israeliti nella terra
ostile di Babilonia?
Riflettiamo: il Salmo non fa delle affermazioni a vanvera; esso afferma che l'amore di Dio
per noi è forte e che la sua fedeltà dura per
sempre. La Bibbia ci ricorda gli innumerevoli
interventi di Dio a favore dell’Umanità da lui
amata, ma sempre a lui ribelle. E nella sua bontà Dio è giunto a « dare il suo unico Figlio perché chi crede in lui non muoia, ma abbia vita
eterna » (Giovanni 3: 16). Siamo noi che gli siamo infedeli, opponiamo la nostra malvagità alla
sua bontà, all’amore per noi di cui ha dato prova rispondiamo con l’indifferenza.
All'invito evangelico di amarci gli uni gli at
tri rispondiamo con il giudizio e la condanna
verso gli altri, sui quali scarichiamo tutte le
colpe. Ma proprio per questo la proclamazione
della bontà e della fedeltà di Dio, che implicitamente condanna la nostra malvagità e infedeltà,
è attuale e deve suonare alta. E anche l’appello
per tutte le nazioni, affinché in pace lodino il
Signore, ha la sua funzione.
La lode ha senso infatti se non significa soltanto organizzare periodicamente incontri, solenni cerimonie, liturgie coreografiche, ma anche offrire
a Dio noi stessi (Romani 12: 1) in sacrificio vivente E ciò implica fornire tutto il nostro impegno di credenti e di cittadini per organizzare movimenti e meccanismi che creino pace, fratellanza, uguaglianza nella condivisione dei beni, giustizia
e propongano non più il diritto della forza, ma
la forza del diritto. Lodiamo il Signore in modo
concreto! Non siamo solo noi a ricevere questo
invito, ma anche tanti altri credenti, che ovunque
nel mondo lo accolgono e vogliono certamente rispondervi. Non solo con una comune confessione
di peccato, bensì con una concreta azione di cambiamento che crei un comune spirito di concordia
e di serenità, in grado di dare frutti tangibili di
amore e solidarietà universale.
Sì, l’imperativo della Parola è valido e se ci
ha colpito con forza, disorientandoci, non importa:
certi shock sono salutari.
Bruno Costabel
Leoluca Orlando
sito stanno venendo alla luce tanti episodi di violenza o di concorrenza sleale verso partiti minori,
i cui militanti venivano diffidati
da squadre di attacchini che hanno imbrattato città e paesi — mi
pare abbia prevalso, in sostanza,
la vecchia logica dell’« io ti do
tanto e tu, apertamente o di nascosto, mi dai il tuo voto »• Hanno raccolto voti più che i programmi — peraltro spesso simili
tra diversi partiti — i grandi uomini del potere o le nuove figure
carismatiche come Orlando, il cui
partito è secondo a Palermo. Per
non dire del successo dell’ex sindaco repubblicano di Catania,
Bianco.
Criminalizzazione
e paternalismo
La prossima volta, se si vorrà
veramente cambiare aria a Palazzo dei Normanni, occorrerà una
maggiore unità da parte della sinistra, anziché dividersi, facendo
quasi una guerra intestina che
ha finito col favorire la DC.
Mentre scrivo rapidamente queste prime impressioni all’indomani del voto il paesone agricolo di
Riesi (12.(K)0 abitanti) festeggia in
piazza il suo nuovo onorevole democristiano: Filippo Bufera. Più
di 4,000 preferenze. Un concerto
di clacson e un’ode di ringraziamento suasellano il miracolo. Anche Riesi, dono quasi treni’anni,
ha di nuovo il suo santo protettore e Questa volta non è una statua, fosse anche quella di don
Bosco ma è un uomo nuovo potente a Palermo.
Lino Carruba, noeta e consialiere comunale di sinistra, autore di un libro che ha fatto discutere .sulle relazioni tra mafia e
Politica (Riesi in mutande) dopo
il suo comizio, in cui faceva tanto di nomi e corrnomi di uomini
chq troppo facilmente trasmigrano da un partito ad un altro, è
stato riempito di botte. Per chi
non si aggrega al conformismo
imperante non resta che imboccare la difficile strada di una perenne contestazione. Purché sia
una strada e non una ragnatela di
«trazzere» (viottoli di campagna) che disperdono la già scarsa
volontà di rinnovamento.
Giuseppe Platone
2
ecumenismo
21 giugno 1991
LE PROPOSTE DEI NOSTRI CENTRI - 2
TORINO
Programmi per l’estate Conoscere l’Islam
Aggiornamento teologico, ricerca comune, giovani, crescita, formazione: una proposta per tutti - Allo studio i problemi degli ...anta
Rocca
di Papa
campo ragazzi (11-13 anni)
30 giugno -12 luglio
Gesù e la pace
campo ragazzi (14-17 anni)
14-26 luglio
L’amicizia e l’amore
Dall' esperienza all’ascolto della
Parola.
campo giovani
2S luglio - 3 agosto
Rapporti interpersonali
campo studi del Dipartimento di
teologia
4-13 agosto
Il campo vuole fornire gli strumenti culturali per un’analisi dell’Antico e del Nuovo Testamento,
della storia del cristianesimo e
del contesto in cui operiamo come singoli e come chiesa. Si propone come un laboratorio di ricerca e di sperimentazione della
predicazione nel vissuto quotidiano.
campo famiglie
14-25 agosto
Etica cristiana
campo per persone singole
(celibi, nubili, persone d’ambo i
sessi separate o vedove)
28 agosto-8 settembre
Conoscenza di sé
Bethel
campo sperimentale
30 giugno - 7 luglio
Uno spazio e un tempo
per gli anni ...anta
In via sperimentale un incontro
tra persone che vivono direttamente le problematiche della terza età e quelle che sono coinvolte
o interessate a questi problemi.
campo famiglie
8-19 luglio
Guerra e violenza nell’Antico
e nel Nuovo Testamento
Si è spesso tentati di giustificare le guerre richiamandosi alle
guerre della Bibbia. Ma fino a
che punto è legittimo questo' richiamo? Che senso hanno le guerre e le violenze che il popolo eletto ha fatto e subito?
Nel numero scorso sono stati
pubblicati gli elenchi dei campi
organizzati da Agape, Ecumene e
dal "Villaggio della gioventù" di
Santa Severa, (ndr)
campo precadetti (8-13 anni)
20-30 luglio
I figli della TV:
fuori, dentro, con la TV
Cosa guardiamo alla TV, come la
guardiamo, con chi? In che misura siamo condizionati da quello
che vediamo?
campo cadetti (14-17 anni)
31 luglio - 9 agosto
Se un ragazzo é continuamente
criticato impara a condannare
(...) se un ragazzo viene
accettato impara ad amare
l’altro
Portiamo tutti qualcosa (strumenti musicali e artigianali, libri, musica, video...) per sperimentare insieme nuovi spazi autogestiti.
10-24 agosto
campo autogestito dalle chiese
evangeliche ADI della Calabria.
25 agosto-9 settembre
campo autogestito dalla Comunità cristiana evangelica di via Pacinotti di Catania.
Per informazioni: past. Pietro
Santoro - via Trento, 9 - 89100
Reggio Calabria (tei. 0965/812519).
T ramonti
campo cadetti (8-13 anni)
29 giugno-13 luglio
A tu per tu con Gesù
Ogni giorno leggeremo e rifletteremo su uno degli « incontri con
Gesù » che si trovano negli Evangeli e cercheremo di capire che
Per informazioni: Silvio Marini - Dorsoduro 2092 - 30123 Venezia (tei. 041/5233449), telefono del
centro: 0427/869087.
Per informazioni tei. 06/9499014
5780412.
XXIX SESSIONE SAE A LA MENDOLA
«Chi dite che io sia?»
Il tema sarà affrontato anche nella sessione
dell’anno prossimo - Previste tavole rotonde
E’ dedicata al tema: « Chi dite
che io sia? » (Marco 8: 27-29)
Gesù interpella l’ecumenismo e
il dialogo interreligioso la XXIX
sessione di formazione ecumenica organizzata dal SAE.
Il Segretariato attività ecumeniche ha elaborato un fitto programma di relEizioni, studi, momenti liturgici, che dal 27 luglio
al 4 agosto si succederanno al
Centro di cultura di La Mendola
(Trento).
E’ questo, spiega il programma, « il tema che è al cuore della
fede e della vita delle chiese, ed
è il punto nodale di qualifica
dell’identità cristiana, per rapporto alle altre religioni con le
quali l'attuale contesto storicocuUurale la mette a confronto ».
Vista l’importanza, la centralità c la complessità dell’argomento il SAE ha deciso di dedicarvi
non solo questa sessione, ma
anche quella dell’anno prossimo.
« La sessione di quest’anno —
prosegue l’opuscolo —, quasi introduzione alla cristologia, affronterà il discorso in chiave
metodologica (...). Sarà un approccio, capace di richiamare le
chiese alla verifica radicale della
cristologia, idoneo a far sentire
Gesù come figura, e problema
perennemente attuale ».
Le principali relazioni riguardano Gesù e il Dio d'Àbramo;
Gesù nelle interpretazioni dei
suoi contemporanei; Gesù e Pilato (relatore Paolo Ricca).
Si svolgeranno anche delle
tavole rotonde: Le chiese cristiane leggono oggi la vicenda di
Gesù (relatori i teologi Carlo
Molari, cattolico; Salvatore Rapisarda, battista; Petre Coman,
ortodosso) e sul tema: Le religioni in dialogo sulla figura di
Gesù. A questa iniziativa, basata
su alcune testimonianze, prendono parte l’ebreo Amos Luzzatto;
il musulmano Fouad Khaled
Allam, del l’Università di Trieste;
l’induista Venkatesha Murthy,
dell Università di Pisa; il confuciano Yuan Huaqing, addetto
culturale dell’Istituto italo-cinese
di Milano.
Numerosi, come ogni anno, i
gmppi di studio, i cui lavori si
alterneranno ai momenti di assernblea plenaria e a quelli liturgici; i gruppi affronteranno, fra
gli altri temi, Gesù ebreo; Le
donne e Gesù; L’esperienza di
fede nelle prime comunità neotestamentarie; Politica e Vangelo;
Lettura cristologica di "Pace, giustizia, difesa del creato".
1 lavori saranno aperti ogni
giorno da un momento comunitario di preghiera e da una meditazione biblica.
Per informazioni ci si può rivolgere al Segretariato attività ecumeniche, via Cava Aurelia, 8/3__
00165 Roma. (Tel. 06/6374033
orario 10-13).
Monido arabo e mondo musulmano - I « 5 pilastri » - Dobbiamo sfatare i nostri pregiudizi
cosa significa anche per noi « incontrare Gesù ».
campo ragazzi (14-17 anni)
15-27 luglio
Nuovi movimenti religiosi
Cosa offrono, cosa chiedono in
cambio. Il perché del fenomeno,
valutazione critica dello stesso
da un punto di vista biblico.
campo giovani
(età minima anni 18)
29 luglio-9 agosto
Porgi l’altra guancia?
Approccio biblico-psicologico alla
teoria e alla pratica della nonviolenza con esercizi individuali
e di gruppo.
campo studi
10-17 agosto
Le madri della fede
Il significato delTesperienza di
fede delle donne nella Bibbia.
Cerchiamo di scoprire e di capire la loro vita perché possa essere per noi lo specchio in cui ci
riconosciamo ed ascoltiamo la
Parola del Signore.
campo famiglie
17 agosto-1° settembre
La scomparsa dell’infanzia:
la responsabilità della chiesa
Ci sono oggi nel mondo circa
900 milioni di musulmani e alcuni milioni di questi vivono ormai
stabilmente nella maggior parte
dei paesi europei. Conoscere
l’Islam, per capirlo e per tentare
di entrare in dialogo con esso, è
quindi diventata una necessità,
specie per le chiese cristiane.
Il libro del pastore Giuseppe
La Torre, pubblicato di recente
dalla Claudiana, vuole essere un
contributo in questa direzione. In
una conferenza pubblica, tenuta
nel Salone valdese di Torino venerdì 31 maggio, Giuseppe La
Torre e Claudia Tresso, esperta
islamista, hanno presentato Labe
dell’Islam come primo passo verso una conoscenza e un confronto più approfonditi.
Claudia Tresso, prima di ricordare i punti salienti della spiritualità islamica, ha messo in
evidenza la differenza tra mondo
arabo e mondo musulmano. Il
mondo arabo, che ha confini geografici e sistema linguistico ben
precisi, rappresenta soltanto il
20% del mondo islamico. L’Islam,
che significa «sottomissione alla
volontà di Dio », è più che una
religione, è un vero e proprio sistema di vita, ispirato al modo
di vivere («sunna») di Mohammed. Quest’ultimo è considerato
come l’ultimo dei profeti, per cui
la legge comunicatagli da Dio nel
Corano è ritenuta universale e
definitiva.
La relatrice ha quindi illustrato brevemente i «cinque pilastri»
sui quali è fondato l’Islam ; 1 ) la
professione di fede (« shahada »)
che recita : « Non vi è Dio oltre
Dio; Mohammed è il Profeta di
Dio »; 2) la preghiera (« salat »)
che ogni musulmano è tenuto a
fare cinque volte al giorno, col
capo rivolto verso la Mecca; 3)
l’elemosina («zakat»), equivalente della decima, al cui pagamento
sono tenuti tutti i musulmani nel
mondo; 4) il pellegrinaggio
(«hagg») alla Mecca che ogni
musulmano, uomo e donna, è tenuto a fare almeno una volta nella vita per visitare il santuario
centrale dell’Islam, la « Ka’ba » ;
5) il digiuno nel mese di Ramadan («sawm»), periodo in cui
avvenne la discesa del Corano su
Mohammed. Un musulmano è
tale se osserva scrupolosamente
questi doveri religiosi, stabiliti
dal Corano. A differenza di quanto si verifica nel mondo cristiano
non esistono musulmani semplicemente « anagrafici », non praticanti.
Giuseppe La Torre si è soffermato sul problema del dialogo
con l’IsIam. Nei secoli passati,
tra mondo islamico e mondo cristiano, si è trattato più di uno
scontro che di un confronto. Un
vero dialogo è iniziato soltanto a
partire dagli anni ’60, in particolare da parte del Consiglio ecumenico delle chiese. Dialogo non
facile in quanto sia l’Islam sia il
cristianesimo sono basati su una
rivelazione che ognuno considera
come definitiva. Mentre la Chiesa cattolica si limita a rispettare
l’Islam, il protestantesimo si
chiede perché non iniziare con
esso un confronto teologico. Il
che presuppone di sgomberare
il campo da tutta una serie di
pregiudizi nei confronti dell’Islam, veicolati da secoli con
troppa disinvoltura dal mondo
occidentale. Per esempio, la
« jihad », generalmente presentata come « guerra santa », significa in realtà « impegno ». Ora
l’impegno, per i musulmani residenti in Europa, è di rimanere
musulmani in quel continente dove la loro presenza è ormai un
dato definitivo.
Noi, cristiani occidentali, dobbiamo disfarci di un Islam immaginario che non corrisponde alla
realtà e imparare a dialogare
con xma religione rigorosamente
monoteista, che non è monolitica
e che non ha una suprema autorità mondiale. Il centro dell’Islam infatti è Dio stesso e la
sua misericordia : ogni « sura »
(capitolo) del Corano inizia con
questa formula: «Nel nome di
Dio, clemente misericordioso ! ».
Occorre dunque abbattere le barriere, eliminare i pregiudizi per
entrare in dialogo con questa fede vivente, sorella dell’ebraismo
e del cristianesimo, anche se le
differenze con quest’ultimo sono
profonde. L’Islam non riconosce
né la Croce, né l’Incarnazione, né
la Trinità. In compenso, al pari
dell’ebraismo e del cristianesimo,
esclude ogni tipo di idolatria,
considerata come il massimo peccato dell’uomo. Questa affermazione fondamentale della professione di fede islamica può essere
particolarmente benefica per la
nostra società occidentale cristiana, così fortemente tentata
da varie forme moderne di idolatrià. Il dialogo con l’Islam non
è solo una necessità ormai improrogabile, può essere anche un
bene.
.lean-.Iacquea Peyronel
CLAUDIANA EDITRICE
Concorso fotografico
La Claudiana editrice, via Principe Tommaso 1, 10125
Torino, tei. 011/689804, indice un concorso fotografico
per diapositive a colori (di taglio orizzontale, non verticale). Chiunque lo desideri può inviare una o più diapositive a colori (che non verranno restituite) alla Claudiana
editrice. Le migliori diapositive, a giudizio insindacabile
dell’Editrice, saranno pubblicate sul Calendario delle
chiese valdesi e metodiste con l’indicazione del nome
dell’autore. I vincitori saranno premiati con libri Claudiana.
Lo scopo: è quello di illustrare la realtà delle chiese
valdesi e metodiste.
Il tema: vita della chiesa locale, momenti di evangelizzazione, luoghi storici e significativi, nuove opere,
centenari, templi, chiese e cappelle, riunioni ecc.
Le diapositive a colori (orizzontali) devono pervenire
alla Claudiana editrice entro il termine ultimo del 30
aprile 1992.
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21 giugno 1991
commenti e dibattiti
DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
ORA DI RELIGIONE
V’è una terza via
Consideriamo il problema alla luce dell’agàpe: la fame e la povertà del mondo rappresentano delle sfide a cui si potrebbe rispondere
Una nuova circolare
Le quattro alternative che si prospettano per
i non avvalentisi - Per non scegliere «al buio»
ta
L’attuale dibattito si svolge fra
due correnti: quelli che vogliono
essere fedeli ai principi ecclesiologici che ritengono essere essenziali, e quelli che sono preoccupati
delle forti necessità delle nostre
opere senza, per questo, pensare
di tradire principi essenziali della
nostra ecclesiologia. Le ragioni sono abbondanti dall’una e dall’altra
parte, come le votazioni sinodali
ci hanno detto.
Vorrei tentare di presentare il
problema nella luce dell’agàpe di
Cristo che mi sembra far risaltare
due considerazioni.
Salvare la comunione
della nostra chiesa
Mi preoccupa questa divisione
che lede la comunione della nostra chiesa. Credo di essere stato
abbastanza superficiale su questo
fatto, ma rincontro con un caro
amico mi ha fatto comprendere
l’angoscia sincera che molti provano al pensiero che si debba arrivare all’accettazione dell’8 per mille. E, forse, succede altrettanto
dall’altra parte. Non c’è allora
una soluzione sulla quale le parti
opposte possano convenire?
Il Sinodo si è già pronunciato
contro l’utilizzazione di questi fondi per la cassa culto. Onestamente però si deve convenire che non
v’è una vera divisione fra predicazione e diaconia. Se le nostre opere non sono esclusivamente opere
sociali, ciò che non è compito della chiesa, ma opere diaconali, la
predicazione di Cristo in esse è essenziale perché il vero servizio della chiesa è la testimonianza a Gesù Cristo. Per questo proporrei di
rifiutare l’8 per mille anche per le
nostre opere, cioè no per la cassa
culto e no per la diaconia.
E allora?
Prima gli altri,
non noi
Si tratterebbe, dunque, di non
pensare ai nostri problemi (e so
bene quanto le nostre opere abbiano bisogno di denaro!) ma prima
di tutto ai grandi, giganteschi problemi degli altri. E qui gli altri
sono i bimbi, le dotine, gli uomini
che non hanno il necessario e che,
ogni anno, muoiono a decine e
decine di milioni per mancanza di
tutto. Dinanzi ad una madre che
coi suoi seni secchi non può nutrire il suo piccino e deve vederlo
morire fra le sue braccia, si può
ben mettere da parte tutti i nostri
principi ed anche le preoccupazioni per le nostre opere. Alcune volte degli amici mi hanno chiesto se
dovevano mandare la loro offerta
per il « Servizio cristiano » o per
la fame in India. Non occorre che
dica la mia risposta. Era ovvia.
Per salvare una creatura di Dio
che muore di fame, farei carte
false, farei qualsiasi cosa, sì, anche
ruberei... altro che salvare la mia
morale o i miei principi! In quella
creatura v’è il Cristo che viene a
noi (Matt. 25) e lì abbiamo il nostro culto e la nostra diaconia.
Ed ecco la proposta: accettare
l’8 per mille non per la cassa culto e nemmeno per le opere diaconali, ma per il Terzo Mondo, dove
c’è estremo bisogno di soccorso e
noi, i privilegiati, lo dimentichiamo troppo spesso.
Là nostra chiesa potrebbe dichiarare ufficialmente che accetta
T8 per mille non per sé ma per la
sofferenza del mondo. Poi nell’agàpe c’è la vera libertà di fronte allo
stato e di fronte a noi stessi, perché l’agàpe è Cristo.
Le somme che arriverebbero
rappresenterebbero una semplice
partita di giro, anzi, di più, non
occorrerebbe neppure farle passare nel nostro bilancio, tenendole
in una cassa a parte. Né alcuno si
spaventi per l’amministrazione che
ne verrebbe perché non è detto
che si debbano fare dei soccorsi a
pioggia, che non risolvono granché, ma concentrare, ogni anno,
i soccorsi nelle zone più colpite,
dalle quali ci pervengono le grida
disperate di tanti fratelli.
Se ci mettiamo su questa via,
ben vengano le possibilità che ci
sono offerte dall’8 per mille: le
possiamo prendere per chi soffre e
in tutta libertà, in un atto di amore che, per questo, è libero da ogni
autoglorificazione.
Tullio Vinay
Con una nuova circolare (la
122 del 9 maggio 1991) il ministro
della Pubblica Istruzione ha predisposto un nuovo modello B per
h gli alunni che non si avvalgono
deH’insegnamento della religione
cattolica ».
In sostanza i genitori e gli studenti delle scuole superiori dovranno consegnare entro il 3 luglio 1991 (all'atto della conferma
dell’iscrizione) un modello A nel
quale dovranno rispondere se intendono o meno avvalersi delTinsegnamento della religione cattolica.
Se diranno no, dovranno anche
scegliere tra 4 alternative;
A) Attività didattiche e formative;
B) Attività di studio e/o di
ricerca individuali con l’assistenza di personale docente;
C) Libera attività di studio
e/o di ricerca senza assistenza di
personale docènte;
D) Uscita dalla scuola.
Le prime due sono scelte « al
buio » in quanto non si conosceranno assolutamente, il 3 luglio,
quali saranno le attività didattiche e formative, né chi sarà il
personale docente che dovrebbe
accompagnare la ricerca dell’allievo.
La terza possibilità è una no■ vità (prima le circolari parlavano
di « nessuna attività »), ma anche
qui non è specificato quali sono
gli strumenti e le strutture messe la disposizione delTallievo per
la sua ricerca senza l’assistenza
del docente.
Stando così le cose consigliamo coloro che intendono optare
per uno dei primi tre punti di
scrivere una lettera al direttore q
al preside in cui dichiarano di
non consegnare il modulo B) fintanto che non saranno resi noti
t programmi delle attività alternative, o i mezzi di ricerca e i
docenti messi a disposizione degli allievi.
Ci sembra infatti doveroso che
la scuola metta gli allievi in condizioni di scegliere consapevolmente prima di effettuare ogni
scelta. E’ un atto di elementare
democrazia. Non si può scegliere
« al buio » e poi scoprire che tutto quello che è dato allo studente
non awalentesi è, ad esempio,
una sedia in un sottoscala o nel
corridoio.
Il ministro poi, come ultima
possibilità, parla di « uscita dalla
scuola » e non, come avrebbe dovuto dire più correttamente, di
« possibilità di assentarsi o di allontanarsi dall’edificio scolastico », perché questo hanno voluto
dire le sentenze 203/89 e 13/91
della Corte costituzionale.
Per quanti non vogliono essere
presenti neH’edificio scolastico
consigliamo di scrivere una lettera in cui si chiede che l’ora
cattolica venga posta alla prima
o all'ultima ora. Ciò per evidenti
ragioni di organizzazione dei
tempi sia della scuola che della
famiglia.
Pubblichiamo qui sotto uno
schema di lettera.
Giorgio Gardlol
OTTO PER MILLE
Interrogativi e pensierini stupidi
Bene hanno fatto le chiese che non hanno espresso un voto ma hanno
raccolto una buona (dose di opinioni in vista dei lavori del Sinodo
E’ ingenuo dire che sul denaro
versato dai contribuenti allo stato
vi è l’effigie di Cesare e che conseguentemente, va restituito a Cesare?
La relazione della Commissione
sinodale ad referendum a me pare
(opinione del tutto personale) che
in una parte sia orientata sostanzialmente per la tesi del sì, ignorando o minimizzando le argomentazioni in contrario ed enfatizzando quelle a favore. Come si può,
ad esempio, affermare che sarebbe ipotizzabile ritenere assimilabili i proventi dell’otto per mille ai
doni dei privati, il che evidentemente non è, e quasi che non fosse proprio questo il tema di fondo della questione da approfondire? In altra parte, più asettica,
conclude che la questione è da
giocarsi « sul terreno della testimonianza quotidiana e contingente della chiesa nel nostro paese »
e che la scelta sui modi della testimonianza è « politica »; ma allora
perché non sviluppare i criteri per
PROTESTANTESIMO
IN TV
LUNEDI’ 24 GIUGNO
ore 9.40 circa - RAI DUE
«LE DONNE E
la chiesa »
la valutazione di tale scelta in
chiave « politica »?
Mi è parsa saggia la decisione
di alcune chiese di non pronuiiciarsi con un voto per il si o per il
no, ma di studiare la relazione e
raccogliere la massima dose di informazioni possibile sull’argomento per fornire ai deputati al Sinodo un’adeguata preparazione; in
caso contrario, se il Sinodo dovesse limitarsi a registrare con notarile diligenz,a la somma dei sì e dei
no, tutto si ridurrebbe ad un’operazione di conteggio di un referendum.
Azione e
predicazione
E’ dato per scontato dalle precedenti deliberazioni sinodali che
l’eventuale richiesta di accedere
(non di accettare, dal momento
che il governo non si è sin qui
sognato di offrire alcunché) alla ripartizione dell’otto per mille, dovrebbe prevedere la devoluzione
del provento esclusivamente alle
opere e non al culto: che ne è del
rapporto inscindibile tra predicazione ed azione, fondamento e ragion d’essere della diaconia, di
cui tanto si parla?
E’ dato altresì per^scontato che
in caso di scelte non espressela
parte dei contribuenti, dovrebbe
esservi la rinuncia alla quota relativa in favore della gestione statale, rimanendo tale importo di
esclusiva pertinenza dello stato.
il rifiuto del meccanismo più sfacciatamente truffaldino della legge
n. 222/85 (disposizioni sugli enti
e beni ecclesiastici in Italia e per
il sostentamento del clero cattolico
in servizio nelle diocesi) fino a
qual punto segna un distacco dalla
filosofia concordataria?
Non è da una decisione nell’uno
o nell’altro senso che può dipendere la salvezza dei singoli credenti e della chiesa; ma la nostra
credibilità di fronte al paese sì.
In caso di ricorso all’otto per
mille, la nuova Intesa come si presenterà a fronte dell’attuale? Non
si rischia un salto (alTindietro) di
qualità, da strumento per affermare la nostra specificità e diversità a mezzo per ottenere una situazione privilegiaría? Che ne rimane
di un tentativo, forse un po’ presuntuoso, di proporre un sistema
diverso da quello cattolico per regolare i rapporti tra lo stato e le
chiese?
Già si è delineata in questi due
anni a livello pubblicitario la concorrenza tra chiese destinatarie
dei proventi dell’otto per mille, in
danno del pubblico erario. Occorre, infatti, vendere al meglio il proprio prodotto. Mi chiedo con una
certa curiosità ed un senso di disagio quale potrebbe essere domani lo slogan pubblicitario più
azzeccato per lanciare sul mercato il prodotto valdese-metodista.
Aldo Ribet
(Ndr: il titolo è dell’autore).
UNA PROPOSTA
il
dello studente
Lettera al Preside
A‘ .........._....._..... . .......
de *
11 sottoscritto’
nato a ................................
quale ^
3 .....................
iscritto alla classe . ci-)mooq mi/
facendo riferimento alle leggi 449/1984, 516 e 5111/1988, Wl/
1939 — che hanno approvato le intese intercorse tra lo »tato e, rispettivamente, le chiese rappresentate dalla Tavola
valdese, TUnione italiana delle chiese cristiane avventiste del
T giorno, le Assemblee di Dio in Italia, l’Unione^ delle comunità ebraiche in Italia — le quali tutte prescrivono che
rinsegnamento religioso cattolico nelle scuole pubbliche non
sia svolto in orari che abbiano per gli alunni « effetti comunaue discriminanti», e facendo riferimento alle sentenze
della Corte costituzionale n. 203 del 12/4/1989 ^ e 13 dell 11-14
o-ennaio 1991 che chiariscono definitivamente il carattere faLltativo che TIRC ha per gli studenti e le famiglie e definiscono la posizione di chi decide di non avvalersi dell IRC
come « stato di non obbligo »,
dichiara ’
di non consegnare il modulo h «per le scelte degli alunni
che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cat
tolica» in quanto alla data della presente le scelte sub A-B-C
non sono definite nei loro contenuti didattici ed educativi,
Ursono definiti gli strumenti e i mezzi a disposizione degli
‘‘”*%uando V^ìnodafità^ A-&C saranno rese note, il sottoscritto effettuerà la scelta che sarà sollecitamente comu
chiede*
,.hP in base a quanto prescritto dalle citate leggi e al ^ratf i^nUativn deirinsecnainento religioso cattolico, tale intere das^^^^ studente a cui si riferisce
ff^nrSe - venga posto all’inizio o alla fine dell’orario
SorasUco! assumendosi la responsabilità dell’assenza da scuoia durante l’insegnamento stesso.
jy2i.t2L rirma .............................
N. B. - Nel caso in cui lo Studente sia minorenne va aggiunta la
ortnonip dichiarazione firmata da un genitore;
lo ^sottoscritto ...... assumo ogni responsabilità per 1 assenza da
lóSIir r tali. le or. di In..,.«.«..
” la lettera va «rinata dal genitore: da 14 anni ,n poi
la lettera va firmata dallo studente stesso.
' Indicare Preside, Direttore didattico; ’ nome e indirizzo della scuola- ’ nome e cognome; * genitore, tutore o studente; solo nel caso in
cui si è intenzionati a scegliere le possibilità A-B-C; nel caso in cui
si scelga la possibilità di non essere presenti nell edificio scolastico
occorre omettere la parte 5 e fare questa richiesta.
4
4 vita delle chiese
21 giugno 1991
ricordo di una sorella
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
«La mia grazia ti basta» otto per mille
Renata Zeni ha vissuto una fede continuamente alimentata dalla Parola del SiQnore - Un esistenza mossa dalla voQlia di testimoniare
Non sapevamo, alcune settimane fa, che era l’ultima volta che
Renata Zeni ci avrebbe accolti
nella sua casa. E invece, poco
dopo la bella giornata evangelistica di cui abbiamo scritto sul
giornale, la nostra sorella ha
dovuto lasciare Cantagallina per
essere ricoverata d’urgenza all’ospedale di Perugia dove, malgrado le intense cure ricevute,
la sua fibra, pur resistente nonostante le numerose prove subite,
non ha retto a quest’ultimo attacco.
E’ con profonda commozione
che pensiamo a Ugo, ad Ennio
ed a Roberto, senza dimenticare
le sorelle di Renata e tutti
coloro che a lei erano legati. E’
stato bello vedere al funerale,
oltre a tanti amici del villaggio,
dei fratelli da Pramollo, una consistente rappresentanza delle
chiese di Roma, amici e colleghi
di lavoro. Numerosi i messaggi
di simpatia cristiana di quanti
non hanno materialmente potuto
essere presenti. I familiari hanno
scelto di tenere il culto proprio
nel luogo dove Renata aveva trascorso Un periodo sereno.
Il pastore ha ricordato che si
era in una casa che lasciava trasparire ad ogni piè sospinto che
coloro che in essa abitano si
richiamano al Signore che « ci
prende per la man destra e ci
dice: non temere, io t’aiuto »
(Isaia 41: 13), così come il piccolo Nuovo Testamento usato, che
R-cnata aveva ricevuto in occasione della sua confermazione
dal past. Corsani, portava quella
promessa sfida che si legge nell’Apocalisse: « Sii fedele fino alla
morte, e io ti darò la corona della vita » (2: 10).
Delle parole impegnative, da
portare come un manifesto di
lealtà ad un Signore che è fin
troppo abituato alle nostre affermazioni a volte senza troppo
fondamento ed alle nostre Bibbie
troppo spesso intonse. Eppure,
senza voler in alcun modo idealizzare nessuno, possiamo dire
che non si è trattato, per Renata,
di una religiosità ostentata mai
di una fede nutrita dalla Parola
del Signore. Non di rado, ha ricordato il pastore Conte, la nostra sorella, come l’apostolo
Paolo, ha senza dubbio chiesto
al Signore di « allontanare da lei
quella scheggia nella carne » che
era la sua salute malferma. E
come a molti altri il Signore ha
risposto, ma non soltanto a parole: « La mia grazia ti basta,
perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza »
(II Cor. 12: 9). E’ il messaggio
che, in qualche modo. Renata ci
lascia da parte del Signore. Quante volte avremmo- voluto che
Renata avesse più forza per partecipare con noi a tanti incontri,
ai culti, alla vita fin troppo agitata. Quante volte ci siamo rallegrati vedendola riprendersi dopo
un periodo meno buono. Eppure,
sempre, il Signore sembra aver
risposto: la mia grazia ti basta,
perché è proprio nella tua debolezza che appare più grande, più
pieno di consolazione e di forza
l’amore gratuito che ho per te
e per i tuoi. Cosi, accomiatandoci da lei, Tabbiamo affidata a
quel Signore che non l’abbandona neppure ora, come non abbandona i suoi cari. Abbiamo voluto
che fosse, pur nell’umana ben
comprensibile tristezza del distacco, una giornata piena di
pace. Un’occasione per render
conto, anche cosi, della nostra
fede.
Giovanni Conte
VILLASECCA — Dopo una serie di riunioni quartierali in cui
si è discusso della questione
dell’S per mille domenica 23 giugno, alle ore 10, si svolgerà
a Chiotti l’assemblea di chiesa
che dovrà dare il suo parere
globale sul tema.
L’assemblea di chiesa dovrà
inoltre esprimersi sulla richiesta
avanzata dal Servizio migranti
della PCEI circa la possibilità
di ospitare qualcuno che si trova nel bisogno.
Auguri!
SAN SECONDO — Domenica
16 giugno, dòpo il culto presiedute dal past. Paolo Marauda
(che ringraziamo ancora per il
vivo annunzio della Parola che
ci ha portato), ci siamo riuniti
nella sala delle attività per festeggiare l’SO“ compleanno del
pastore Arnaldo Genre che per
ben 15 anni servì con tanto amore, assieme alla moglie Liliana,
questa comunità.
• Il Signore ha chiamato a
sé Attilio Codino; esprimiamo
ancora alla moglie Elvina e ai
familiari la nostra simpatia cristiana.
Culti estivi
SIENA: ASSEMBLEA DEL X CIRCUITO
Il lavoro delle chiese
Campo di lavoro, scuole domenicali e centro di formazione diaconale
tra gli argomenti affrontati insieme a quello dell’evangelizzazione
Fraternamente accolta, per la
prima volta, dalla Chiesa valdese
ledale, domenica 26 maggio si è
riunita a Siena l’assemblea di
primavera del nostro circuito. La
Chiesa metodista fiorentina era
rappresentata da Adam Blaszczyk e da Dorothea Müller, quella valdese da Maja König, da
Paul Krieg, da Luigi e Lucilla
Santini e da Gino Conte.
Il rapporto del Consiglio del
nostro X Circuito ha aperto i lavori, nel bel locale di culto rinnovato di Siena; verteva, sulla
base delle relazioni delle chiese,
su questi punti:
1. // campo di lavoro: « Ogni
chiesa ha cercato, con i mezzi
e le forze di cui dispone, di esprimere la sua testimonianza e di
inserirsi nel tessuto sociale della città cogliendo le opportunità
favorevoli che man mano si sono oflerte »; a La Spezia, Lucca,
Firenze, Siena aperture sul piano culturale; a Carrara incontri
con classi di studenti; a Pisa regolare partecipazione di un buon
greppo alla conduzione del culto
e — fatto invidiato — frequenza
di un buon greppo di giovani e
giovanissimi; a Firenze impegno
giovanile interdenominazionale
in un lavoro di alfabetizzazione
per extracomunitari e in un’emittente radiofonica;
2. scuole domenicali e FGEI:
è sfato auspicato un maggiore
contatto fra le varie scuole domenicali (solo un incontro a La
Spezia per la fascia tirrenica);
ci si rallegra per il gruppo FGEI
pisano, vivace e attivo, nella speranza che possa operare un rilancio del lavoro giovanile in Toscana;
3. centro di formazione diaconale « G. Comandi »; si conclude il secondo anno, sperimentale, di questo corso interdenominazionale che si svolge nel contesto del « Gouid ». Si è sollecitata un’informazione capillare nelle
comunità ed è stato rivolto l’invito ai giovani c alle loro fami
glie affinché si avvalgano di questo nuovo e valido strumento e
scelgano questa via;
4. un problema sempre aperto: l’evangelizzazione. Se ne parla molto, ci si propone un coordinamento, ma non risulta gran
che di fatto; anche perché — aggiungiamo — non è .sempre chiaro, o unanime, che s’intenda per
evangelizzazione. Il Consiglio osserva: « Le nostre comunità non
sono addormentate, questo è certo, ma non trovano la via efficace per avvicinare le persone a
Cristo. Forse dobbiamo concludere che siamo capaci in qualche modo di indicare con buon
senso, conoscenza e razionalità
scelte etiche e comportamenti sociali, ma non siamo in grado di
essere strumenti di conversione».
Anche la predicazione del past.
Giovanni Scuderi, nel corso del
culto con la comunità senese, sul
cap. 2 di Ezechiele ha messo appassionatamente in evidenza l’oltbligo di una predicazione (« Sappia la casa d’Israele che c’è un
profeta fra loro ») che non esaurisca la testimonianza cristiana
nella pur necessaria attività del
seivizio sociale.
L’assemblea si è svolta discutendo il rapporto del Consiglio,
le relazioni delle chiese sugli
aspetti salienti della vita di ciascuna nel corso dell’anno, la questione dell’evangelizzazione, l’attività giovanile. Paul Kricg ha ricordato come Casa Carcs, a Reggello, è un luogo d’incontro proposto a tutti c in particolare alle chiese toscane. Ci si è rallegrati per Timminente riapertura
della Casa valdese di Rio Marina, con l’auspicio di una rinnovata felice simbiosi con la piccola comunità locale. Infine è
stato riconfermato con calore —
e riconoscenza — il Consiglio del
circuito: Salvatore Briante, sovrintendente, Paola Reggiani, segretaria, Carmen Trohia, Alberto
La Marca e Franco Pavone, consiglieri.
Una buona giornata, in fraternità, mentre per le contrade senesi cominciavano fra canti e
grida le sfilate degli sbandieratori, preparazione al Palio ormai
imminente. Un grazie e un augurio fraterno particolare alla
chiesa ospitante, cori la quale è
stato bello condividere questa
giornata. E un augurio vivo al
Consiglio confermato.
ANGROGNA — Per la rotazione estiva dei culti nei tre templi della valle, il culto di domenica 23 giugno, quarta domenica del mese, si terrà a Pradeltorno alle ore 10.30. Quello della domenica successiva 30 giugno, quinta del mese, avrà invece luogo, sempre alle ore 10.30,
nel tempio del capoluogo.
Grazie!
VILLAR PELLICE — In oc
castone dell’incontro teologico
« Giovanni Miegge » svoltesi sabato e domenica scorsa al Castagneto il past. Tourn ha predicato domenica mattina nel nostro tempio; un grazie da parte della comunità per il messaggio ricevuto.
• Si sono svolti i funerali del
fratello Salomone Michelin Salomon, deceduto all’età di 85 anni; rinnoviarno ai familiari l’espressione della nostra cristiana
simpatia.
Matrimoni
BOBBIO PELLICE — Si so
no uniti in matrimonio Ruggero Davi! e Armanda Pontet. Con
esemplare sobrietà evangelica la
cerimonia ha avuto luogo nel
tempio di Bobbio il 13 giugno;
agli sposi rinnoviamo l’augurio
di vivere la toro vita in due sotto lo sguardo del Signore.
POMARETTO — Tre matrimoni hanno allietato la vita della
nostra chiesa: si sono uniti in
matrimonio Andrea ZaneUa e
Erika Bertone, Carlo Rostan e
Giulia De Lauziers, Daniele Volât e Fiorenza Blanc; a questi
nuovi nuclei familiari auguriamo una vita benedetta dal Signore.
• E’ nata Roberta Costabello,
di Mauro e Daniela Gallian; auguri alla piccola e ai suoi genitori.
SAN GERMANO — Domenica
2 giugno la comunità si è rallegrata con le famiglie delle piccole Marzia Bounous, di Claudio
e^ Doris Sibille, e Serena Bianciotto, di Lino e Oretta Long,
su cui è stato posto il segno del
battesimo ed invocata la benedizione del Signore.
• Andrea Garrone e Antonella
Long, che avevano dichiarato di
voler essere marito e moglie davanti all’autorità civile il giorno
precedente, domenica 9 giugno
si sono scambiati le promesse
di fedeltà coniugale davanti alla comunità che, attraverso le
parole del pastore, ha chiesto al
■Signore di benedire l’unione di
questi sposi.
Roberto Jahier e Vera Giordano si sono uniti in matrimonio
durante il culto di domenica 16;
la benedizione del Signore riposi sempre su questi sposi a cui,
insieme ad Antonella e Andrea
Garrone, vada ancora l’augurio
fraterno ed affettuoso di tutta
la comunità.
• Purtroppo dobbiamo anche
registrare due tristi avvenimenti: ci hanno infatti lasciato Fanny Long di Porte, scomparsa all’età di 89 anni quasi improvvisamente, e Rino Ribet, sofferente da parecchio tempo e deceduto a soli 64 anni. Ai parenti
di questi due nostri fratelli
giunga l’espressione della simpatia e della cristiana solidarietà
nel dolore di tutta la comunità
sangermanese.
________________AGAPE: INCONTRO DEI GIOVANI DEL I DISTRETTO
Di fronte al problema del lavoro
La situazione locale: le azienide, la cassa integrazione, i turni (Jel
tme settimana - La politica scolastica e la crisi dell’agricoltura
^ giugno si è tenuto ad Agape l’annuale incontro
fi. giovani del I
affrontato il
tema del lavoro. Questo perché
giovani già svolsembrava
confrontarsi su
rìpuf .“Peito così importante
zinnp anche in consideraz P™biemi occupa
PineroleÌe.'' presenti nel
rinvio Situazione ha
ri-in p- pande passione
Gian Piero Clcment, delegato
sindacale della SKP di vfllL
Perosa, facendo una veloce e in
cisiva panoramica sulle principali aziende del Pinerolese e sui
relativi problemi: dal lavoro festivo alle fasce deboli, dai contratti di formazione lavoro alla
produzione bellica, dalTambiente di lavoro alla cassa integrazione, e altri ancora.
Agliodo, sindacalista
CISL, ha invece svolto il ruoto
di provocatore (come ha detto
egli stesso): ha individuato le
cause dei problemi occupazionali specialmente in una errata politica scolastica (troppi ragionieri, troppe future maestre,
troppe segretarie d’azienda) a
cui si affianca la mancanza di
una seria politica delle infrastrutture. Ci sono poche aree
industriali, manca un’autostrada
ma anche, in alternativa, la metropolitana, la classe politica è
riluttante a favorire gli insediamenti industriali: di questa situazione sta approfittando la
Francia, che propone alle nostre aziende di trasferirsi altrove.
Claudio Rivoira ha invece parlato della difficile situazione in
cui vive l’agricoltura negli ultimi tempi nelle vallate, ed ha
accennato alle cooperative agricole presenti in zona.
Dopo una serata passata fra
giochi e canti, durante la mattinata della domenica, si è affrontato, con il metodo di un
gioco di ruoto, il tema del la
voro nei giorni festivi: come era
ovvio non si è giunti a conclusioni definitive, ma la discussione è stata molto accesa ed interessante.
Un altro passo fatto è stato
quello di parlare del rapporto
tra lavoro e autorealizzazione,
confrontando le esperienze personali, e nel pomeriggio si è tenuto un breve culto.
L’unica nota negativa è stata
purtroppo rappresentata dalla
bassa partecipazione: erano infatti presenti solo 25 persone.
Pochi ma buoni, ma dov’erano
gli altri?
Porse può sembrare che l’incontro sia stato noioso, ma in
realtà non è mancato il tempo
per stare insieme, conoscersi e
imparare qualcosa.
Il prossimo anno si riproporrà la « due giorni », con la speranza dì essere presenti in maggior numero, per potersi divertire di più e per avere maggiori occasioni di confronto.
Pier Paolo Long
5
21 giugno 1991
vita delle chiese 5
ASSEMBLEA DEL XV CIRCUITO
Rilancio
dell’attività comune
L’impegno per l’evangelizzazione prevede oggi più possibilità che
nel passato - Ampia discussione sulle nostre strutture intermedie
In una bella giornata di primavera le chiese della Calabria e di
Messina si sono incontrate a
Reggio Calabria.
L’accoglienza, come al solito, è
stata molto cordiale e ben organizzata. Oltre ai 29 membri dell’Assemblea di circuito, c’era un
gruppo consistente delle chiese di
Cosenza e Dipignano, arrivato in
pullman.
I lavori si sono svolti nella
chiesa di Reggio, com’era già accaduto per l’Assemblea del 18 novembre 1990, quando furono trattati i temi dell’evangelizzazione e
della maña, e l’Assemblea manifestò la sua fraterna solidarietà
al past. Giovanni Lento, colpito
da infarto, e alla sua famiglia.
Purtroppo abbiamo dovuto constatare che il past. Lento si trova ancora in lista di attesa per
l’applicazione di alcuni by-pass.
II tema deH’evangelizzazione,
già trattato a novembre, è stato
ripreso nelle relazioni dei Consigli di chiesa. Indubbiamente oggi
abbiamo più possibilità che nel
passato. Qualche esempio: il pastore Milaneschi ha tenuto 13
conversazioni radiofoniche, nel
programma regionale RAI, sulla
storia delle minoranze etniche in
Calabria.
A Cosenza, Dipignano e Guardia Piemontese ci sono state conferenze pubbliche e l’interesse
cresce, specialmente intorno a
Guardia. Il periodico «Viaggian
Cercasi
La CASA VALDESE di Roma — che è classificata come albergo a due stelle —
cerca una impiegata a tempo
pieno con le mansioni di
GOVERNANTE UNICA in
possesso dei requisiti propri
della professione acquisiti
tramite la frequenza di corsi
di formazione o tramite adeguato periodo di lavoro.
Il trattamento e l’inquadramento proposti sono conformi al contratto collettivo nazionale di lavoro e comprendono Talloggio in monolocale attrezzato.
Si richiede buona capacità
nella gestione del personale,
nella assistenza ai servizi di
mensa e di ospitalità e sarà
titolo preferenziale la conoscenza delle lingue.
La domanda, con i dati
anagrafici, il curriculum di
formazione e di lavoro, Tindicazione delle lingue conosciute o parlate, la decorrenza della disponibilità, dovrà
essere presentata manoscritta alla: Direzione della Casa
valdese - via Alessandro Farnese, 18 - 00192 Roma, entro il 31 agosto 1991.
Eventuali ulteriori informazioni possono essere richieste
per iscritto o telefonando direttamente al direttore (06321.82.22) lasciando un recapito per essere richiamati in
caso di sua assenza.
L’assunzione sarà fatta ^ dal
Consiglio di amministrazione
dell’API - Casa valdese, al
quale spetta la decisione sulle domande pervenute.
Roma, 14 giugno 1991
Per il consiglio dell’API Casa valdese
arch. Paolo Landi, presidente
do in autostrada», che ha qualche migliaio di lettori, ha pubblicato nel suo numero di febbraio
’91 un articolo in cui si narra il
massacro dei valdesi di Calabria,
sia pure in un contesto che si
propone la promozione delle Terme Luigiane e il turismo a Guardia Piemontese.
Occasioni di
testimonianza
Nello scorso aprile 50 ragazzi e
ragazze dell’Istituto commerciale
di Soverato, guidati dal professore di religione, dopo essersi
preparati su un articolo di Paolo
Ricca e su altri materiali, sì sono
recati a Guardia Piemontese dove sono stati accolti da Milaneschi che ha fatto loro da cice
rone.
Le relazioni dei Consigli di
chiesa di Cosenza e Dipignano
parlano di altre manifestazioni
pubbliche, come le conferenze di
Giorgio Bouchard e Piera Egidi,
una tavola rotonda sul rapporto
genitori-figli, l’invito che Milaneschi ha ricevuto di partecipare al
meeting » annuale della fondazione Ferramenti di Tarsia, un
manifesto contro la criminalità
organizzata e altre manifestazioni culturali a Guardia Piemonte
se.
A Reggio Calabria battisti e
valdesi hanno aderito insieme al
coordinamento cittadino per la
pace e hanno partecipato a diverse manifestazioni contro la guerra del Golfo. Nel corso di una
di queste manifestazioni, a piazza
Italia, il pastore valdese e l’anziano della Chiesa battista sono
stati invitati a rivolgere un messaggio alla cittadinanza. /
Ecumenismo
ed Evangelo
store valdese e quello avventista
si schierassero davanti ai « fedeli », in una concezione clericale
tipicamente cattolica.
La relazione del Consiglio di
circuito voleva spingere le chiese a dire chiaramente il modo in
cui intendono la struttura circuitale che dovrebbe coordinare le
attività ecclesiastiche e potenziare l’evangelizzazione. Da noi
esiste una tradizione sinodale,
per cui le chiese sono abituate a
confrontarsi alla fine dell’anno e
anche — in una certa misura —
ad ubbidire ai mandati che vengono dal Sinodo o dalla Conferenza distrettuale o dal circuito. Ma non esiste una tradizione
presbiteriana in senso stretto,
per cui le chiese dovrebbero saper lavorare insieme durante tutto l’anno, come si fa nei presbiteri e nei circuiti metodisti. In questa situazione le attività comuni
devono essere inventate di volta
in volta e non sempre si riesce a
capire che cosa le chiese vogliono veramente fare insieme. Riescono meglio le proposte di attività comune che sorgono spontaneamente dalla base, come il
convegno delle scuole domenicali.
Una struttura
da mantenere
A Catanzaro si è riusciti a dare un taglio evangelistico a tutte
le manifestazioni ecumeniche.
Dalle sole preghiere per l’unità
dei cristiani si è passati all’organizzazione di conferenze pubbliche sui temi di Basilea e Seoul
con interventi di Paolo Ricca e
mons. Abiondi. Evangelici e cattolici hanno organizzato una veglia di preghiera sotto una tenda
in piazza Prefettura, proprio alla
vigilia dell’inizio della guerra del
Golfo. La presentazione ufficiale
della Bibbia interconfessionale è
diventata l’occasione per una forte esortazione a leggere la Bibbia, perché « non c’è chiesa senza Bibbia » e « la Bibbia precede
la chiesa». In occasioni come
queste si raggiunge un pubblico
di oltre 200i persone e in due occasioni moltissimi non sono potuti entrare per la troppa ressa.
Gli studi biblici sul libro di
Giona, proposti dal pastore di
Catanzaro, si sono fatti, oltre
che nella Chiesa valdese, in tre
parrocchie cattoliche e in due altre chiese evangeliche. Alla fine
di questi studi, vi è stato un convegno ecumenico nel locale di
culto della Chiesa valdese, per rispondere a queste 2 domande.
dopo lo studio del libro di Giona, quale autocritica? Quale
messaggio per la chiesa e per
la società?
L’attività ecumenica ha invece
subito una pausa a Dipignano e
Cosenza perché la Commissione
diocesana ha rifiutato la dizione
« Chiesa universale » nel Credo
niceno-costantinopolitano ed ha
anche preteso che i preti, il pa
Allarme per il
campo di lavoro
CORRISPONDENZE
Ammissioni in chiesa
SIENA — Il giorno di Pentecoste, nel tempio di viale Curtatone, il fratello Marco Baglioni e la sorella Gabriella Pavone
hanno confessato la loro fede
in Gesù Cristo davanti alla comunità riunita per il culto.
Abbiamo sentito che la loro
testimonianza si inseriva nell’ambito di un ecumenismo di
largo respiro, perché dichiaravano la loro conversione a Gesù
Cristo e confessavano la fede
di fronte ad una comunità della chiesa cristiana.
Con queste premesse la sorella Pavone ed il fratello Baglioni hanno scelto, come terra da
cui partire per testimoniare la
loro fede in Gesù Cristo nel mondo di oggi, la Chiesa evangelica
valdese. Una chiesa le cui radici stanno non solo nella rnemoria del passato, vale a dire
nella decisione dei valdesi medievali per la « Sola Parola » e
nell’adesione alla Riforma del
XVI secolo, ma anche nella ricerca odierna di comunione con
le altre chiese cristiane. Nel rispetto reciproco delle nostre tradizioni e delle nostre differenze,
vogliamo cercare insieme e non
soli cosa voglia dire confessare
Gesù Cristo nel mondo di oggi.
Il culto è stato presieduto dal
pastore della nostra comunità,
Giovanna Pons, che ha predicato sul testo di 1“ Cor. 6: 19-20.
Ringraziamo il Signore per
Ogni nuova creatura che egli
chiama al suo servizio per l’anfiunzio dell’Evangelo.
• Domenica 26 maggio abbiamo ospitato l’assemblea di circuito che, per la prima volta,
ha avuto luogo a Siena. E’ stata una bella esperienza per la
nostra comunità ed un incentivo alla reciproca collaborazione
nel nostro circuito.
E’ emersa la volontà delle chiese di mantenere la struttura circuitale e di continuare a provare,
al fine di portare le chiese a imparare a lavorare insieme durante tutto l’anno e non solo a confrontarsi alla fine, come se il
circuito fosse un Sinodo o una
Conferenza distrettuale.
Per quanto riguarda il rapporto con i battisti è risultata la volontà di passare alla fase operativa, dopo l’AS-’90. E siccome i
Rimiti territoriali del XV Circuito
non coincidono con quelli dell’Associazione delle chiese battiate di
Sicilia e Calabria, sì è deciso di
limitarsi al rapporto con la sola
Chiesa battista di Reggio Calabria. Pertanto le Assemblee di
circuito di autunno, da ora in
poi, saranno fatte sempre insieme ai battisti e il Consiglio è stato invitato a cooptare due membri designati dalla Chiesa battista di Reggio al fine di preparare la prossima Assemblea di autunno.
Vivissima reazione ha provocato invece la notizia che riguarda non solo il trasferimento di
Milaneschi a Torino, ma anche
il fattO' che la Tavola non ha trovato nessun pastore da mandare
al posto di Milaneschi. Il XV Circuito si trova già in una situazione di crisi, per via dell’infermità
del past. Giovanni Lento e anche
— possiamo aggiungere — per
la limitata disponibilità del past.
Giambarresi che quest’anno ha
avuto ed ha ancora problemi di
salute. Resta quindi la preoccupazione sul modo in cui si potrà
affrontare la mancanza di un pastore per tutta l’area che riguarda Cosenza, Dipignano e Guardia Piemontese.
Il compito del nuovo Consiglio
di circuito, costituito dal pastore
Pietro Santoro, sovrintendente, e
da Attilio Scali, Beatrice Grill e
Maria Matarese non sarà facile.
Gli facciamo i nostri migliori auguri.
SAMPIERDARENA — Domenica 2 giugno abbiamo avuto la
gioia di sentire le professioni di
fede di due giovani, che con
questo passo da figlie sono diventate membri di chiesa e sorelle in Cristo. La loro origine
da famiglia evangelica è risultata dalle cose che hanno voluto dirci. « Fin da piccola mi sono trovata tra le panche della
chiesa», ha detto Tiziana Solarlno, e quel che conta nel suo
cammino di fede può bene essere racchiuso nell’idea di libertà: la libertà di scegliere la fede protestante, la libertà di frequentare o meno la chiesa, e
proprio questa libertà le ha permesso di lasciar spazio all’incontro con Dio. .
Alessia Bucci a sua volta ci
ha parlato dell’origine protestante della sua famiglia materna,
per arrivare però subito a parlare della cosa più importante,
di quel «filo comunicante tra
me e il Signore che mi ha travolta ». . .__
Il cammino di queste giovani sorelle non sarà privo di dubbi e di difficoltà, ma sarà segnato dal sostegno della comunità che crescerà con loro e lascerà spazio ancora una volta
a Dio stesso.
senti — i momenti di predicazione sono stati tanti: dai canti
della corale di Ivrea e di tutta
l’assemblea alla condivisione del
pane e del vino, alla riflessione
biblica del pastore, agli interventi dei nuovi membri di chie
sa.
« Il mio scegliere oggi la Chiesa valdese — ha detto il nuove
fratello Beppe Tempia — non è
il rifiuto o il rinnegamento della mia esperienza passata, esperienza che in un certo senso
mi ha stimolato alla conoscenza di Dio e dove ho trovato uomini e donne coerenti con il
Vangelo, ma è una scelta nella
maturità e nella riflessione... Ho
capito che tra la mia persona
e la ricerca di Dio non sono
necessarie gerarchie, strutture,
dogmi, direttive, moralismo, concordati o alleanze di qualsiasi
tipo con il potere o con i potenti, né tanto meno certezze
assolute su Dio, ma sono necessari unicamente tre elementi: la
Sacra Scrittura, la mia coscienza e gli altri uomini ».
Otto per mille
ROMA (IV NOVEMBRE) —
Domenica 9 giugno la nostra
comunità si è riunita in assemblea, nel corso del culto, per un
aggiornamento sul problema del
cosiddetto 8 per mille, anche sulla base della documentazione
fatta pervenire alle chiese. E’
seguito un dibattito, che ha dato a tutti la possibilità di esprimersi in proposito, al termine
del quale il presidente dell’assemblea, Mario Cignoni, ha messo in votazione il seguente ordine del giorno: « L’assemblea
di chiesa di via IV novembre,
convocata il 9 giugno 1991 per
un riesame della questione della destinazione dell’S per mille
deirirpef, dopo un approfondito dibattito, riconferma la sua
delibera favorevole in proposito, del 18.5.1986 ».
Tale ordine del giorno è stato votato dal 75% degli elettori
presenti, con una percentuale
nettamente superiore alla volta
precedente.
Naturalmente, tutti hanno sottolineato non soltanto la necessità di utilizzare le somme raccolte per scopi diaconali ma anche di dare un taglio il più possibile autonomo alle trattative
col governo a questo proposito.
Ed ora la parola al Sinodo.
• Ci rallegriamo con Mario
Cignoni che, per i suoi studi
sulla Riforma protestante a Ferrara nel Cinquecento, è stato
nominato accademico delle
scienze, con decreto ministeriale.
Samuele Giambarresi
BIELLA — Una giornata benedetta, quella del 26 maggio,
per la comunità per l’ammissione in chiesa di quattro nuovi
membri, due di origine evangelica e due di provenienza cattolica. Per una piccola chiesa locale come la nostra, sempre in
bilico fra la voglia di tentare
nuove strade e il senso di scoraggiamento, una giornata di festa di culto, di ringraziamento
come quella che abbiamo vissuto non rappresenta soltanto un
momento fondamentale di incoraggiamento e di « ricarica » per
tutti, ma diventa un segno del
fatto che Dio continua ad accompagnare la testimonianza
della sua Parola a dispetto della nostra debolezza.
Nel corso del culto — lungo,
ma vissuto con un’intensità del
tutto particolare anche da parte dei tanti amici cattolici pre
• Una giovane coppia della
Chiesa pentecostale di via Togliatti ha chiesto di potersi unire in matrimonio con un culto
nel nostro locale. Il pastore Conte ha svolto questo servizio, dato che il pastore di quella comunità, sig. Crociani, non gode
attualmente di buona salute. E’
stata una bella occasione di comunione fraterna e di condivisicne di un giorno di gioia e di
riconoscenza. Rinnoviamo i nostri più sinceri auguri agli sposi ed al loro pastore, come a
tutta la comunità.
• Il coro « Orazio Vecchi »
del liceo Visconti ha organizzato, sabato 8 giugno, un concerto scambio invitando un coro
proveniente dalla zona del lago
Trasimeno. Il concerto si è svolto nel nostro locale di culto, la
cui acustica si è rivelata ancora
una volta assai adatta allo sco
po.
Il programma era dei più vari: spaziava infatti dalla musica sacra, ai canti regionali e di
montagna, agli spirituals, questi
ultimi presentati con una armonizzazione assai ricca. Siamo lieti di aver potuto ospitare una
manifestazione musicale di questo livello, che avrebbe meritato un pubblico ancora più numeroso di quello, pur considerevole, riunitosi per l’occasione.
6
6 prospettive bibliche
21 giugno 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Di fronte alla Parola siamo tutti sconfitti
« Anche noi saremo come tutte le nazioni » (I Samuele 8: 20).
« Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti »
(Romani 11: 32).
« Anche noi saremo come tutte le nazioni ». Mi sembra che questa affermazione del
popolo di Israele, ripetuta due volte in
questo capitolo, spieghi le ragioni che il
popolo ha di fronte al vecchio Samuele.
Essere come gli altri, perché è pesante essere a tutti i costi diversi.
Mi è tornato alla mente questo passo biblico, riflettendo sulla ormai lunga storia
dell’« 8 per mille ». Non preoccupatevi, non
voglio aprire o continuare polemiche in modo unilaterale; questo lo posso fare in un
dibattito, non in un culto. In un culto possiamo e dobbiamo confrontarci, tutti, con
una parola che mette in discussione gli uni
e gli altri, che non lascia tranquilli né gli
uni né gli altri, anche se è ovvio che ognuno sia più sensibile ai temi che gli stanno
più a cuore.
Cercando di prendere il più possibile sul
serio sia i nostri problemi, i nostri punti di
vista che il racconto biblico, credo che possiamo comprendere come nel nostro brano
non ci siano vincitori e vinti, ma che tutti
siano in qualche modo sconfitti, lacerati
dallo scontro che vede gli anziani di Israele
da una parte e Samuele dall’altra.
Chi ha scritto il racconto, molto tempo
dopo, è uno scrittore di parte e « tiene »
per Samuele, se vogliamo dire così, ma non
ci nasconde che anche Samuele ha torto,
anche se gli anziani non hanno ragione. Ma
cerchiamo di capire qual è il motivo dello
scontro che il racconto biblico ci trasmette.
Possiamo leggere il racconto biblico solo come la storia di uno scontro politico,
oppure ricavarne anche un’indicazione di
fede. Vediamo prima una cosa e poi l’altra.
Il governo dei giudici
e quello dei re
Lo scontro politico. Fino a Samuele,
Israele è stato governato dal « giudici »;
dopo saranno i re a governare Israele. Che
differenza c’è?
I « giudici », nel linguaggio di questa
parte della Bibbia, non sono soltanto persone che amministrano la giustizia. Sono,
soprattutto, persone autorevoli che vengono chiamate, di volta in volta, a guidare il
popolo di Israele in momenti di crisi. Se
vogliamo fare un parallelo un po’ azzardato
possiamo pensare a figure come quella di
Gianavello; non un’istituzione, un governo
preciso ma una persona che in un dato momento storico viene considerata da tutti un
po’ il salvatore, la persona giusta al momento giusto. Nessuno lo ha eletto, non è un
presidente o un’autorità ma il popolo si riconosce in lui e segue le sue istruzioni.
Questo andava bene per il popolo d’Israele in un determinato periodo: quando ancora le tribù vivevano abbastanza staccate una
dall’altra, ognuna per sé salvo che nei momenti di emergenza, quando c’era bisogno
di difendersi.
Israele in questo periodo non era uno
« stato » come lo intendiamo oggi ma una
coalizione di gruppi, di tribù, unite da una
stessa fede, in parte da una storia comune
ma in sostanza senza unità politica, senza
uno spirito nazionale e una vera struttura.
Ora però necessita di pratiche che impongano un nuovo sistema, più realistico, più
« forte ». Queste necessità pratiche sono
essenzialmente di ordine militare: Israele
deve far fronte agli attacchi dei filistei e
degli ammoniti. Questa necessità è ben
chiara agli occhi degli anziani: «Il nostro
re ci dovrà governare, uscire alla testa delle nostre truppe, combattere le nostre battaglie » (Soggin, Storia d’Israele, Paideia,
1984, p. 87). Al momento, forse, non ci
si accorge neppure della svolta, della trasformazione: già Samuele aveva inteso in
senso monarchico-ereditario la sua giudicatura, e anche i giudici guidavano il popolo
in battaglia.
Fino a Samuele, Israele è stato governato dai « giudici », dopo saranno i re a governare Israele. Nel momento della transizione da un
regime alPaltro, si verifica uno scontro tra gli anziani d’Israele da una
parte e Samuele dall’altra. Scontro politico tra «innovatori» (gli anziani) e «tradizionalisti» (Samuele). Ma, di fronte a Dio, ognuno dei due
schieramenti ha torto. Dio non si identifica con le nostre scelte politiche, umane. Né il torto né la ragione stanno da una parte sola. Possiamo leggere il nostro dissenso attuale sull’8 per mille alla luce di questo
passo biblico e ricavarne un’indicazione di fede. Esso ci indica molta capacità di solidarietà tra i partiti opposti, (red.)
Ma, a poco a poco, si forma così in Israele una vera e propria monarchia « grazie
alla trasformazione di un incarico a termine
in funzione prima a vita, poi ereditaria »
(Soggin, cit., p. 51). Nel racconto biblico si
formeranno, in seguito, due letture molto
diverse di questo fatto, di questo passaggio
dal periodo della giudicatura al periodo
della monarchia. Una lettura filomonarchica (ricordiamo la frase con cui chiude il
libro dei Giudici: « In quel tempo, non
v’era un re in Israele; ognun faceva quel
che gli pareva meglio » : frase promonarchica) che è quasi un ritornello (cfr. 18: 1
e 19: 1), e una lettura antimonarchica (di
cui fa parte il nostro testo).
Anarchia e disordine o
modello di popolo libero?
Chi è favorevole alla monarchia vede nel
periodo precedente un periodo di anarchia
e disordine. Chi è contrario, vede nel periodo precedente il modello di un popolo libero e non soggetto ai capricci di un re.
Nel racconto che abbiamo letto potremmo schematizzare descrivendo Samuele come il rappresentante dei « vecchi », dei tradizionalisti, che vorrebbero non cambiare le
cose: in passato non abbiamo avuto bisogno di re; perché vogliamo cambiare ora?
Negli anziani, nei capi del popolo, potremmo vedere i rappresentanti della modernità.
La situazione è cambiata; forse i giudici
andavano bene un tempo, ora occorre qualcosa di più, occorre organizzarsi con maggiore efficacia; per continuare ad essere
quel che eravamo un tempo non basta copiare gli antichi, occorre cambiare.
Traduco nei termini del nostro dissenso
di oggi: chi non vuole T8 per mille non
vorrebbe cambiare le cose. Non abbiamo
(quasi) mai chiesto nulla allo stato, perché
vorremmo cambiare? Chi è favorevole si
pone sul fronte della modernità: oggi occorre qualcosa di più, occorre organizzarsi
con maggiore efficacia; proprio per essere
fedeli al passato non basta copiare dai
vecchi, bisogna inventare un modo nuovo,
adeguato ai tempi, per continuare ad essere quel che siamo.
Fin qui ho tentato di descrivere il conflitto politico che divideva Samuele e gli
anziani dal popolo, senza entrare nel campo delle ragioni della fede. Credo che per
trarre dal passo biblico delle indicazioni
valide dobbiamo Invece vedere proprio queste indicazioni di fede. Ed è qui che, paradossalmente, il passo dà torto sia agli uni
che agli altri.
La persona che ci ha tramandato il racconto è schierata con Samuele, e quindi
rende meglio il punto di vista dei « conservatori », di chi non vuole cambiare, ma non
può tacere anche i torti di Samuele.
Samuele teme la monarchia: perché?
Certo c’è un motivo politico: il re si servirà dei vostri figli e delle vostre figlie, vi
costringerà a lavorare per lui, vi sfrutterà
e vi imporrà tasse e corvées... Ma oltre a
questo, Samuele ragiona in questo modo:
« prima » era Dio che comandava su Israele; ora sarà il re. La scelta « modernista »
è, in realtà, una scelta contro Dio.
Qra è proprio questo passare dall’analisi politica alla passione della fede che rischia di accecare Samuele.
Può darsi che abbia ragione nel vedere i
rischi della nuova scelta politica; ma quando confonde quelle che possono essere
« scelte politiche errate (in una situazione
però che consentiva solo scarse possibilità
di manovra) con una sostanziale empietà sul
piano della fede» (Soggin, cit., p. 51),
non fa forse un passo falso, non è forse
troppo precipitoso nell’identificare il suo
punto di vista con quello di Dio?
Nel passo, come ci è raccontato da un
partigiano della scelta di Samuele, Dio sembra d’accordo con Samuele: « Essi hanno
rigettato non te, ma me ». Eppure, Dio è
meno dogmatico di Samuele: dirà a Samuele di dare ascolto alla voce degli anziani (anche se questo sarà « contro » il popolo) e invierà Samuele stesso a ungere
come re Saul, prima, e Davide poi!
E, per quanto partigiano di Samuele, ehi
racconta questo episodio non può illudersi
che le cose andassero benissimo nel buon
tempo antico. Samuele è un onesto, è un
uomo di Dio ma, nel sistema che a lui piace, non tutto funziona: i suoi figli stessi,
che lui ha costituito giudici di Israele, non
si comportano come il padre: sono avidi di
denaro, accettano regali e pronunciano sentenze ingiuste.
D’altra parte anche gli avversari di Samuele, dal loro punto di vista, hanno « ragione »; eosì come si va avanti ora, non si
può continuare, occorre un cambiamento.
Gli attacchi dei filistei e ammoniti sono
una realtà, e se Israele vuole sopravvivere
come popolo deve organizzarsi, deve darsi
una struttura.
Ma anche loro sono accecati quando, riconoscendo le nuove necessità politiche, sottovalutano il legame che c’è tra le necessità materiali e l’obbedienza a Dio. Hanno
ragione di non idealizzare il passato (ci
sono stati dei giusti, ma anche dei peccatori nel buon tempo antico!), eppure il
vecchio Samuele intravvede un rischio reale quando teme che, per il popolo, il governo di un re possa offuscare il governo
di Dio.
La paura dei tradizionalisti
I tradizionalisti, che fra noi vedono i
rischi di un aiuto economico che viene da
uno stato che tante volte ci è stato nemico,
0 per lo meno estraneo, e temono che in un
modo o nell’altro risulti poi vero che « chi
paga comanda » temono, come Samuele temeva, che una struttura più moderna si riveli poi, sul medio e lungo periodo, una
schiavitù. Ma hanno torto — ho torto —
se credono che una volta tutto andasse bene, che i protestanti italiani quando non ricevevano soldi dallo stato erano più veri,
migliori, senza peccato. Hanno torto, se
pensano che nella tradizione c’è Dio e nella
modernità l’empietà.
Si può essere onesti o ladri senza l’otto
per mille, si può essere onesti o ladri con
l’otto per mille.
Gli innovatori, fra di noi, colgono la
sfida profonda che viene da un mondo sempre più complesso, che richiede modi di
agire nuovi, anche diversi da quelli collaudati dalla tradizione, anche spregiudicati;
vogliono, in qualche modo, « essere come
tutte le nazioni », Perché, in una società
che riconosce la funzione sociale delle chiese, non accettare i risvolti pratici di questo riconoscimento, soprattutto se poniamo
1 doverosi « distinguo » per non ricevere il
denaro dello stato nello stesso modo in cui
lo riceve la Chiesa cattolica, e quindi non
per noi stessi ma per le opere aperte a
tutti o per il Terzo Mondo, non sulle quote
di chi non indica nessuna scelta, ma su
quelle quote soltanto che scelgono esplicitamente per le chiese valdesi e metodiste?
Ma gli stessi innovatori hanno torto se
ritengono che il rapporto che abbiamo con
gli altri, le scelte politiehe, le scelte pratiche, non abbiano nulla a che fare, nulla a
che vedere con il rapporto che abbiamo
con Dio: perché è nelle scelte concrete, nelle scelte quotidiane che si è fedeli e non fedeli alla parola di Dio; non nelle pure dichiarazioni verbali.
Sarebbe bello, sarebbe positivo, a questo
punto, poter indicare con chiarezza quale
è la volontà di Dio (fate così oppure il contrario; scegliete bianco oppure nero) o anche, in mancanza di una chiara posizione,
dire che in fin dei conti ogni scelta è lecita,
una cosa vale l’altra, e autoassolverci dalle
conseguenze delle nostre scelte. Sarebbe
bello ma non sarebbe giusto.
La realtà (e la realtà del nostro rapporto
con Dio, in primo luogo) è più complessa.
Noi sceglieremo, o abbiamo già scelto, secondo i metri del nostro giudizio umano:
mettendo nella scelta tutto il nostro buon
senso, tutte le nostre ragioni, anche tutte le
ragioni della fede. Ma, quando avremo scelto, avremo ancora davanti tutte le manchevolezze, i nostri problemi, i nostri torti davanti a Dio: gli uni e gli altri.
Lacerazione delia scelta
e dimensione di peccato
Una prima conseguenza di questo, un
primo segno del fatto che siamo anche nella dimensione del peccato, è evidente nella
lacerazione che la scelta (qualsiasi scelta)
lascerà, ha già lasciato in noi.
Molto dipenderà da come si svolgerà il
dibattito; se vi sarà eioè un dibattito vero,
fatto per ascoltarsi e capirsi al di là della
reale diversità di vedute, o se si vorrà soltanto « vincere » e contare i voti senza badare in ultima analisi al fatto di coscienza
(nostro, e di chi non la pensa come noi).
Il passo biblico ci indica molta capacità
di solidarietà tra i partiti opposti. Samuele
aveva costituito giudici di Israele i suoi
figli; nel suo affetto paterno non vedeva —
o non voleva vedere — la loro disonestà; la
realtà dei fatti, e forse Dio, gli ha imposto
poi di ungere re Saul e poi, ancora, di ungere re Davide.
I « tradizionalisti » non hanno potuto
mantenere la regola antica che a loro piaceva, hanno dovuto « obbedire » al nuovo che
nasceva. Gli « innovatori » non hanno potuto peraltro costringere i vecchi a gestire
una politica nuova: né Samuele né i suoi
figli sono diventati re; c’è stato prima un
tentativo, in parte fallito, di avere per re
Saul, poi un tentativo, politicamente ben
riuscito, con Davide come re. Ma per Raffermarsi della monarchia non è mancato
l’appoggio, anche se controvoglia, anche se
contraddittorio, del vecchio Samuele.
Cosa vuol dire questo? Come anche si è
detto nella relazione della commissione
che ha preparato per il Sinodo un approfondimento della questione delT8 per mille non c’è qui, in sé e per sé, una questione di fede; ma in ogni atto della nostra vita
la nostra fede è messa alla prova.
La storia di Israele ci insegna che vi sono stati dei re che « hanno fatto quello che
è bene agli occhi dell’Eterno » e dei re che
sono stati infedeli; e forse il peccato maggiore è proprio quello di confondere una
nostra scelta, anche se sofferta, anche se ragionata e ben ragionata, automaticamente,
con la volontà di Dio.
Dio, in qualche modo, dà torto a tutti:
distingue, nelle nostre ragioni, quello che
è soltanto umano — l’amore della tradizione
0 l’amore per ciò che è moderno; l’orgoglio
e la parzialità del nostro ragionamento; il
nostro conformismo o la nostra volontà
presuntuosa di distinguerci sempre e a tutti
1 costi — da quello che è amore di Dio per
noi, dono che egli fa alle creature umane
perché possano vivere nonostante diversità e contrasti.
« Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti » (Romani 11: 32).
Sergio Ribet
7
21 giugno 1991
storia religiosa
PROFILO DI UN RIFORMATO
Martin Bucero (1491 ■ 1551)
Non fondò una chiesa, ma le liturgìe e le discipline riformate, la concezione dei rapporti tra stato e chiesa in
ambito anglicano, il movimento puritano e quello pietista sono tutti influenzati dal pensiero di questo personaggio
Quest’anno la cristianità protestante ricorda il quinto centenario
della nascita del riformatore Martin Bucero. La città di Strasburgo,
dove egli visse ed operò per molti anni, ha organizzato un nutrito
programma di celebrazioni che
portano come titolo: Martin Bucero, Strasburgo e l’Europa. E’
improbabile che sulla scelta di
questo titolo non abbia influito la
presenza del Parlamento europeo,
che ha appunto nella città alsaziana la sua sede. Né deve essere stata del tutto estranea a quella formulazione la « euro-euforia » di
questi ultimissimi anni. Tuttavia,
non v’è in essa alcuna forzatura
del passato. Anzi, proprio dal punto di vista storico, è del tutto legittimo parlare di Bucero come di
un riformatore europeo. Se la figura di Zwingli è indissolubilmente legata alla storia della Confederazione elvetica,- se a volte si è visto in Lutero « l’Èrcole germanico », e se Calvino è stato l’esule
che dal rifugio ginevrino ha irradiato nel mondo il suo pensiero,
altra è la vicenda umana e spirituale di Martin Bucero. Egli non
fondò una chiesa, come fecero Lutero, Zwingli, Calvino, né diede
vita ad un movimento di rinascita religiosa come John Wesley o
Jakob Spener. Eppure le liturgie
e le discipline delle chiese riformate, la concezione dei rapporti
tra stato e chiesa dell’anglicanesimo, il movimento puritano e il
pietismo furono tutti marcati, sia
pure in diversa misura, dal suo
pensiero.
Senza velleità alcuna di fare del
materialismo storico a buon mercato, si può dire che la classe sociale da cui Bucero proveniva ne
determinò la formazione.
La povera famiglia di popolani
a cui apparteneva lo mise in un
convento di domenicani a 15 anni,
perché potesse studiare. Ed egli
cercò di ricavarne il massimo vantaggio possibile sul piano culturale. Alle amare delusioni del noviziato seguì il trasferimento nel
convento di Heidelberg, dove il
giovane monaco poté realizzare il
sogno di compiere degli studi universitari.
Qui egli assorbì la cultura dell’umanesimo compiendo, grazie allo studio di Erasmo, quello straordinario salto culturale dalla filosofia aristotelica e dalla teologia tomistica ad un cristianesimo richiamantesi alla lettura dei testi scritturali (« Erasmus Roterodamus,
per quem eam nobis lucernam, ad
videndum quae scripture docent,
Deus accendit »). La svolta decisiva della sua vita fu tuttavia l’incontro con Lutero in occasione
della disputa di Heidelberg (aprile
1518). Le tesi sulla « teologia della croce » che questi aveva sostenuto in occasione del capitolo della congregazione sassone degli agostiniani guadagnarono alla causa
della Riforma alcuni giovani partecipanti, tra cui Johannes Brenz
e Martin Bucero.
Contemporaneamente al travaglio spirituale intorno alla rivelazione biblica intervenne la scoperta di non poter restare più a lungo nello stato monastico. Nell’aprile del 1521 chiese ed ottenne la
riduzione a prete secolare.
Seguirono anni incerti, trascorsi tra Weissenburg e Spira. Nel
1523, dopo il matrimonio con l’ex
monaca Elisabetta Silbereisen, aveva ormai lasciato alle spalle la
chiesa di Roma. Si stabilì a Strasburgo, dove assunse l’incarico di
«lettore della Scrittura», dando
vita a quell’esperimento singolarissimo che fu la Riforma strasburghese. Forse in nessun altro luogo d’Europa esistevano condizioni
altrettanto favorevoli all’introduzione del movimento riformatore
come nella capitale dell’Alsazia. In
essa, per una straordinaria congiuntura, si trovavano predicatori
e teologi della statura di Capitone
e Schwarz, un’ampia cerchia di
dotti umanisti, un consiglio cittadino aperto ai nuovi fermenti religiosi e soprattutto v’era una grande apertura intellettuale derivante da una antica tradizione di
scambi culturali lungo le sponde
del Reno. Per questo ciò che venne creato a Strasburgo da Bucero
e dai suoi collaboratori ebbe fin
dall’inizio un carattere transnazionale e si diffuse nello spazio di
pochi anni per tutta l’Europa.
Già nel 1524 venne abolita la
messa latina e introdotta una nuova liturgia che, assieme al cosiddetto catechismo di Strasburgo
(1527), costituì un modello per
l’intero mondo riformato.
Ancor più importante fu la
fondazione della scuola teologica (1538) nella quale insegnarono, oltre a Bucero stesso. Capitone e Heido, Calvino, i riformatori italiani Pier Martire Vermigli
e Emanuele Tremellio.
Dopo l’insuccesso del colloquio
di Marburgo (1529) convocato dal
principe Filippo d’Assia per cercare di comporre la controversia eucaristica sorta tra Lutero e Zwingli
e la successiva morte di quest’ultimo nella battaglia di Kappel
(1531), Bucero assunse una funzione di mediazione tra il campo
« zwlngliano » e quello « luterano ». Nel 1536, con la formula di
concordia detta di Wittenberg, egli
trovò modo di intendersi con Lutero sul problema dell’eucaristia,
mentre si affaticò invano ad ottenere il consenso degli svizzeri.
La sconfitta del fronte protestante nella guerra di Smalcalda
(1546/1547), al quale Strasburgo
si era unita, significarono la fine
dell’età aurea della Riforma strasburghese e la dura esperienza dell’esilio per il riformatore. Essendosi rifiutato di accettare le imposizioni dell’int^rim d’Augusta
(1548), Bucero fu costretto ad abbandonare la città l’anno successivo. Richiesto da numerose università europee — segno della
grande stima di cui godeva —, egli
decise di accogliere l’invito dell’arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer. Si trasferì quindi
in Inghilterra, dove gli fu affidato
l’incarico di preparare, assieme al
Vermigli, anch’egli esule ad Qxford, la seconda edizione del « Libro della preghiera comune ». L’edizione che il Cranmer pubblicò
nel 1552 portava i segni chiarissimi della teologia di questi due
insigni teologi riformati.
Poco più di un anno dopo il suo
arrivo in Inghilterra, Bucero compose l’opera a cui sarà indelebilmente legato il suo nome: il De
regno Christi. Essa comprende due
parti. La prima è un trattato teologico, che spiega cosa si debba intendere per regno di Cristo, quale
differenza passa tra regno di Cristo e regni terrestri, quali siano le
funzioni principali della chiesa. La
seconda parte illustra un programma di riforme per attuare il regno
di Cristo nella situazione concreta dell’Inghilterra del tempo. L’opera fu presentata da Bucero al
giovinetto Edoardo VI e da questi accolta con gradimento, ma il
riformatore si spense quasi subito
(primi mesi dell’anno 1551) e il re
lo seguì nella tomba due anni più
tardi. Salì al trono Maria la Cattolica e gli inglesi, fino alla morte
di costei nel 1558, a tutto poterono pensare fuorché a riforme
del genere suggerito da Bucero.
Anzi, nel clima repressivo di quegli anni, la sua tomba nella chiesa di S. Mary a Cambridge venne profanata e ai suoi resti mortali venne fatto un processo per
eresia. Tuttavia l’opera lasciò una
influenza sensibile in Inghilterra
durante il lungo regno di Elisabetta, oltreché sul calvinismo ginevrino, cioè su due tra i momenti
più significativi del tardo Cinquecento.
V’è una certa tragicità, è stato
fatto notare, sulla vita e l’opera
di Bucero. In effetti, il suo lavoro
di pioniere a Strasburgo venne
bruscamente bloccato dall’interim
di Augusta. Il tentativo che egli
pazientemente intraprese di con
ciliare Lutero e Zwingli fallì.
L’obiettivo di instaurare in Inghilterra uno stato che avesse una
ispirazione cristiana non fu raggiunto. D’altra parte i suoi stimoli,
le sue intuizioni attraversano tutta la storia della Riforma del secolo XVI. Bucero non ha costituito un tipo specifico di chiesa. Non
ha appartenuto ad una confessione; proprio per questo egli appartiene all’ecumene.
Emidio Campi
In questa celebre incisione olandese del secolo XVII, raffigurante i grandi riformatori del '500
oltre a Lutero, Calvino e Zwingli vi è anche Martin Bucero, il riformatore di Strasburgo.
PROFILO DI UN RISVEGLIATO
George Fox (1624 -1691)
George Fox nacque nel 1624 a
Drayton-in-the-Clay, nel Leicestershire (Inghilterra). Scriviamo di
lui, oggi, in occasione del terzo
anniversario della sua morte,
avvenuta nel 1691, e in quanto
egli il fondatore del ’’quaccherismo”, ovvero della ’’Società
religiosa degli amici (Friends)”,
gruppo che conta ancor oggi dai
2 ai 300 mila aderenti in tutto
il globo. « Ma l’importanza dei
seguaci di George Fox nel nostro
mondo non ha alcun rapporto
con il loro numero, relativamente ridotto », come scrive H.-C.
Puech nella sua Storia delle religioni.
Fox apparteneva a una famiglia devota e di umili condizioni
economiche. Da ragazzo svolse
modesti lavori agricoli, finché al
l’età di 19 anni — d’improvviso_
abbandonò tutto e divenne un
’’seeker” (cercatore di verità).
Furono anni di inquietudini e di
sofferenze fisiche e psichiche.
Fox vagava da un paese all’altro,
da un^ prete all’altro in cerca di'
’’lumi” e di conforto, ricavando
invece disgusto e il senso di una
profonda, diffusa ipocrisia. Di
quel tempo abbiamo la sua diretta testimonianza, tratta dal Giornale: « Ma quando tutte le mie
speranze in essi e in tutti gli
uomini^ erano svanite, così che
nulla c era fuori di me che potesse aiutarmi; quando non sapevo
più cosa fare, allora, oh! allora
udii una voce interiore che mi
diceva: ’Vi è uno solo che possa
fare al caso tuo: Gesù Cristo”,
alle quali parole il mio cuore
sobbalzò per la gioia ». Fox aveva allora 23 anni. L’Inghilterra
era agitata da speranze di rinnovamento religioso e sociale —era
il periodo della cosiddetta Seconda Riforma o Risveglio evangelico. Spesso si ricorreva all’uso
della violenza di parte mentre il
clero giustificava i massacri o
ne era part^ipe.’
Così Fox sentì l’ispirazione alla
giustizia e insistè sulla possibilità per ogni essere umano di
un’esperienza religiosa personale,
diretta, senza la mediazione delle caste sacerdotali. A questa interiore ’’teologia laica” aggiunse
la necessità di mettere in pratica
i principi essenziali del cristianesimo: l’amore, la nonvioler^,
l’uguaglianza tra gli uomini.
L’inizio del suo apostolato nasceva pertanto dalla ’’rivelazione”
che ogni uomo reca in sé una
scintilla divina. Ma tale ’’scoperta” presentò anche un lato operativo piuttosto energico, e lo
dimostra la serie di polemiche
e di scontri che Fox ebbe a subire da parte delle chiese del suo
tempo, perché un aspetto forse
trascurato del suo carattere era
quello, diciamo così, battagliero
e poco incline al compromesso,
sebbene nonviolento ad oltranza.
Eppure nel 1651, a Cranswick,
la sua avversione per il clero
impostore quasi gli costò cara,
poiché sentendo un sacerdote
predicare assurdità si sentì mosso dal Signore” a inveirgli contro, con scandalo tra il pubblico
dei bigotti convenuti.
Intanto i ’’Friends” crescevano
e nel giro di pochi anni il nordovest dell’Inghilterra si costellò
di piccole fraterne comunità di
’’Ouakers” che fornivano l’esempio di una vita austera e fedele
al messaggio dell’amore fraterno,
della tolleranza, della lealtà. E’
appunto attorno a questi anni
che compare per la prima volta
il nome ’’Quakers”. Fox racconta
che fu un giudice sardonico ad
affibbiare questo nomignolo agli
Amici, in quanto ad una domanda circa il senso dell’autorità
giudiziaria dei suoi seguaci, rispose che gli Amici "tremano”
(in inglese "quaker”) solo davanti a Dio.
Ben presto iniziarono le persecuzioni. Nel 1653 Fox fu arrestato e condannato al carcere
per bestemmia e eresia, e come
lui molti altri quaccheri, e più
volte, mentre alcuni, uomini e
donne, dovettero perfino subire
il mai'tirio per non .voler rinunciare alla propria fede in Cristo
solo. Ma sempre prevalse la mansueta accettazione della sofferenza e la scelta di non rispondere
al male con la vendetta.
Attorno agli ultimi decenni del
sec. XVII, lo spirito libero del
quaccherismo si estese tra i cercatori non conformisti degli stati
olandesi e anglosassoni del nord
Europa mentre, nonostante sporadici, eroici tentativi (con la
pena di morte comminata ad un
quacchero missionario nello Stato del Vaticano), l’Italia rimase
sempre refrattaria al messaggio
di luce e di rinascita. Per contro
il quaccherismo ebbe la sua massima espansione nelle colonie
della Nuova Inghilterra, poi Stati Uniti, dove Fox si recherà più
volte per organizzare il movimento che già allora presentava
caratteri di una certa autonomia
e diversità. Il 13 gennaio ,1691
George Fox morì, e si chiuse
quello che è definito ”il primo
quaccherismo”, quello dei pionieri.
Ilmario Gnech Verdini
8
8 fede e cultura
21 giugno 1991
UN LIBRO-TESTIMONIANZA
LA SPEZIA
I sogni e gli incubi
della Germania unita
Le ansie e le inquietudini di chi ha lottato contro il regime comunista ieri e si batte oggi per una vera giustizia per tutti i cittadini
Il nostro giornale aveva ospitato nell’estate scorsa un articolo del pastore di Wittenberg,
Friedrich Schorlemmer, sull’unità tedesca, dal titolo Caduta nell’unità. In questi giorni è uscito
a Berlino un libro, dello stesso
pastore, che è una raccolta di
discorsi, sermoni, articoli e appelli, redatti dagli anni immediatamente precedenti l’unificazione fino ai mesi successivi alla
caduta degli ideali e alle delusioni di chi aveva guidato il processo di democratizzazione nella Germania Est (1).
Chi è Schorlemmer? E’ tm pastore, un uomo indipendente
anche dalla sua chiesa, un socialista creativo. Un socialista discepolo di Ernst Bloch, marxista
non scolastico, considerato un
ribelle dalle autorità della Germania Est. Per molti anni ha
lavorato come avvocato per coloro che rifiutavano il servizio militare e venivano spesso incarcerati, nel 1988 ha scritto, per il
’’Kirchentag” di Halle, 20 tesi sul
rinnovamento della società che
richiamarono l’attenzione della
’’Stasi”, il famigerato servizio
segreto dell’Est. Una tesi in particolare suonava così: « Solo una
vivace cultura del litigio per la
verità è l'unica via per cercare
un modo umano di essere insieme e per costruire una società
vivibile ».
Perseguitato
e sorvegliato
Un pastore che , è stato vicino
agli studenti e che non si è esclusivamente formato nei seminari
e nelle ’’lugubri” biblioteche teologiche! Perseguitato e controllato prima, visto con diffidenza
oggi, nella nuova Germania viene additato come un ’’rosso” per
la sua infaticabile ricerca di un
socialismo giusto, umano, attento ai bisogni dell’individuo non
necessariamente contrapposti a
quelli della collettività. E’ uno
dei pKJchi che ha il coraggio di
denunciare l’inserimento di tanti
stalinisti . nelle industrie dell’Ovest in qualità di manager e
le pensioni degli ex agenti
della Stasi, dieci volte superiore
a quelle di un minatore di carbone nel Brandeburg. In un’intervLsta, rilasciata a un giornale di
Berlino, Schorlemmer ha detto:
«Cresce nelle nostre città la paura . e l'aggressività, l'insicurezza
per il futuro. Chi sa cosa succederà? Arrivano nuove e vecchie
paure. Tu rosso. Tu nero. Tu castano. Siamo disorientati, abbagliati dai nuovi valori di consumo e non siamo più in grado di
riflettere su quel passato grigio
che diventa oggi un presente
nero ».
I sermoni, gli articoli, le meditazioni raccolti nel libro sono
ordinati secondo un criterio cronologico, che parte dagli anni
1982-83 fino all’aprile 1990. In
questo senso è possibile anche
al lettore che non conosca le
diverse fasi della storia dell’ex
Germania democratica capire
l’evoluzione storica e culturale
di questo paese, le forze spesso
nascoste deH’opposizione, le sofferenze, le violenze psicologiche
che hanno subito coloro che si
sono collocati all’opposizione o
hanno tentato il dialogo con il
regime.
Nel 1983, a conclusione di una
manifestazione pacifista non autorizzata, Schorlemmer tiene un
discorso, raccolto nel libro, che
forse vale la fatica di citare:
« Chi è il Nemico? Il Nemico secolare, il Nemico mortale, il Nemico del Partito, della Chiesa,
dello Stato, il super Nemico? Chi
è il Nemico? E’ mio Nemico?
Sono il suo Nemico? Ho bisogno
di un Nemico? Cosa saremmo
senza il Nemico? Siamo qui circa
mille persone. Quanti Nemici ci
sono? Sono quelli che sono fuori,
i Nemici? Quelli che sono sopra?
Sempre gli altri? Nel volto del
Nemico scopro il mio volto.
Anche lui però scopre il suo volto. Tutti e due non vogliamo perdere il nostro volto. In ogni caso
non davanti all’altro. Nessun coraggio. Se noi rischiamo di perdere la nostra e la vita dell'altro
piuttosto che perdere per una
volta la faccia allora la cultura
del Nemico è una cultura mortale. Allora viene la paura, e
la paura produce paura. La paura
è insaziabile, vuole sicurezza,
sempre più sicurezza. Purtroppo
ci sono persone che guadagnano
su questa paura. Tengono per
mezzo della paura tutti sotto
scacco. Essi dicono pace; ma pensano ad una pace contro il Nemico e non con il Nemico. Ancora meglio senza di lui! Pace è la
Sua fine. Dobbiamo cercare insieme la vita, dobbiamo condividere le nostre paure. La paura
della pace deve finire, perché
porta alla fine di tutto. Pace è
solo pace con il Nemico. Il Nemico ha bisogno di pace e tu ne hai
bisogno con lui. Non cerco più.
di sbarazzarmi di lui, poiché abbiamo bisogno uno dell’altro.
Noi superiamo la mancanza di
comunicazione e ci lasciamo
spazi. Il tuo Nemico ha bisogno
di pace e di vivere. Io sono il tuo
Nemico, Amico mio! ».
I temi della pace, dell'ecologia,
del disastro del socialismo reale
sono un po’ come una catena che
unisce i vari saggi. Altri interventi sono dedicati al problerna
della scuola e della pedagogia
nella Germania dell’Est. La necessità di offrire agli studenti anche
altri modelli alternativi a quello
conosciuto, l’importanza della
tolleranza, dell’imparare insieme
fuori da schemi autoritari e competitivi. La scuola, secondo
Schorlemmer doveva, nella Germania dell’Est, essere improntata ad un criterio di ricerca della
verità e di ’’insegnare a imparare”.
Appuntamenti
23 giugno - 2 luglio — REGGELLO
(FI): A Casa Cares si svolge II campo cadetti (12-15 anni). Per informazioni tei. 055/8652001.
20 luglio - 4 agosto — GIARRE (CT):
Mani tese organizza un campo di lavoro e di studio suH'argomento;
• Asia: le religioni e la cultura della
nonviolenza ». Il ricavato del lavoro
sarà destinato alla costruzione di un
centro comunitario a Tamil Nadu (India). Per informazioni tei. 02/4697188.
22 luglio - 1" agosto — VERBANIA
(NO): Mani tese organizza un campo
di studio e lavoro sul tema: « L'utopia
concreta: impegno di giustizia e azione nonviolenta ». Ricavato: programma
agricolo a Talpetate (El Salvador). Informazioni tei. 02/4697188.
Riforma e
fede e politica
L’Italia che non conosce ancora la laicità Etica luterana: contro la regola della delega
Schorlemmer è anche attento
e sensibile al problema del Muro,
dei confini tra le due Germanie
e all’essere tedeschi in Europa.
Al Kirchentag di Berlino, nel
1988, Schorlemmer mette in chiaro che il problema non è tanto
la riunificazione ma è qualcosa
di più profondo; il problema è
quello dei confini tra gli stati,
di un superamento di questi per
"vivere come europei in Germania e non come tedeschi in Europa". In un altro discorso, ripreso nel volume, il pastore afferma
che è sua intenzione restare nella Repubblica democratica per
servire gli uomini e le donne di
questo paese e per la profonda
convinzione secondo la quale il
socialismo è molto più che una
dottrina miope e restrittiva,
così come la fede cristiana è
molto di più che una chiesa
quale abbiamo imparato a conoscere.
Tutelare ogni
forma di dissenso
Nei saggi pubblicati neH’ultima
parte del libro Schorlemmer si
concentra sul problema dell’unità, della protezione di una cultura del dissenso e della solidarietà che non va distrutta sullo
slancio entusiastico dell’apertura del Muro e della riunificazione.
La perdita di identità, i problemi economici, l’autonomia delle chiese evangeliche dell’Est nei
confronti dello stato impegnano
la riflessione dell’autore. Nell’ultimo discorso sulla caduta del
Muro Schorlemmer afferma:
«Abbiamo vissuto con il Muro,
abbiamo vissuto nel Muro, chiusi e protetti. Il Muro era dentro
di noi, ci apparteneva. La nostra
città era chiamata "la città del
Muro”. Chi era contro il Muro
era contro la pace. Qra il Muro
è distrutto e questo è stato per
noi come uno shock- Ma molto
di più è andato distrutto con il
Muro: la possibilità di creare,
come volevamo, una società giusta dove si potesse respirare la
libertà a pieni polmoni. Il socialismo non era mai esistito nella
nostra società, solo i folli meccanismi di controllo, di violenza, di
autochiusura della Stasi e i cosiddetti "buoni propositi” del regime. Cosa è rimasto della nostra
Rivoluzione pacifica? Il sogno è
diventato un incubo?
Credo che ci siano ancora delle
persone in questo paese che non
vogliono vendere la loro coscienza. Persone che credono nel sogno di una democrazia di base,
di un movimento di cittadini e
di azioni innovative. Non dobbiamo cedere, perché abbiamo fatto
molto. Continuiamo con intelligenza., passione, sensatezza, coraggio civile per convincere che
nel mondo solo pace e diritti
civili, diritti civili e pace sono
possibili ».
Un libro importante, dunque,
che non cade mai di tono e di
livello.
Una testimonianza della cultura del dialogo e della ricerca,
della profondità umana, che nell’ombra di Un apparato di forza
e nella storia di un paese ’’chiuso” ha preso coscienza di sé, si
è sviluppata, non ha perso coraggio.
Manfredo Pavoni
Il collettivo teologico della
chiesa di La Spezia ha terminato i suoi lavori per l’anno ecclesiastico- in corso con un’interessante conferenza-dibattito
sul tema: « Riforma e riforme,
fede e politica », tenuta dalla
prof.sa Silvana Nitti, ricercatrice del Dipartimento di storia
presso l’Università di Napoli.
La relatrice, molto apprezzata
da un pubblico attento, dopo
aver fatto cenno alla particolare situazione di incertezza e confusione nella quale si trova attualmente l’Italia repubblicana,
un’Italia che non avendo conosciuto la Riforma protestante è
ben lungi dall’attuare una politica « laica », ha in primis puntualizzato il suo punto di vista
sulla parola « laicità ».
Questo termine non significa
agnosticismo e neppure politica
debole, ma politica a cui è stata restituita tutta la sua dignità; il luogo, cioè, degli uomini
nella storia, dove è possibile operare non in vista di un futuro
escatologico ma qui e ora. Gli
uomini possono essere mossi da
forti verità, da idee in cui credono, ma essi devono operare
in questa storia senza rimandare il tutto a un ipotetico cambiamento.
Se si rapporta questa concezione al pensiero di Lutero, secondo la Nitti si può affermare, sulla base dei suoi scritti,
che l’azione degli uomini, e
razione degli uomini nella storia, è un punto fondamentale
dell’impostazione luterana.
La gratuità
della salvezza
Dal momento che la salvezza
per grazia costituisce il nucleo
centrale del pensiero di Lutero,
questo nuovo rivoluzionario criterio ha comportato un importante rovesciamento etico: la
gratuità della salvezza fa sì che
le azioni degli uomini non siano niente di fronte a Dio ma
contemporaneamente, non essendo più finalizzate alla salvezza, possono essere rivolte in tutta libertà verso l’altro. Infatti
Lutero parla di affettuosità, carità fraterna e miglioramento
della convivenza tra gli uomini.
Dalla grazia discende appunto
il criterio di autonomia della
scelta che, fondandosi sui bisogni reali, tende al meglio secon
do principi intrinseci ai problemi stessi, affidati alla responsabilità deiruomc cristiano.
La relatrice ha messo in evidenza — a questo punto — la
differenza sostanziale tra etica
cattolica, basata sulla delega e
sul principio di autorità, ed etica protestante, per la quale ciascun credente è invitato a farsi
carico delle proprie decisioni. In
questo senso tutti gli uomini
fanno politica, ciascuno per sé.
La storia, luogo
dell’agire umano
In secondo luogo la storia è
usata da Lutero come l’unico
luogo possibile in cui all’uomo
è dato operare. Nel contesto di
una chiesa corrotta e bisognosa
di una sostanziale riforma, quale era quella del XV e XVI secolo, Lutero, pur ritenendo che
la vera riforma la si può ottenere solo tramite Dio, pensava
che qualcosa si potesse fare, attraverso la possibilità, che ognuno di noi ha, di riappropriarsi
del proprio ruolo.
Infatti dalla teoria della grazia discende la rivoluzionaria affermazione: « Siccome siamo salvati, siamo ugualmente sacerdoti ». Da questo importante passaggio teorico nasce una posizione del credente che spezza la
visione ecclesiologica della chie
sa di Roma: ciascuno, ovunque
si trovi, può svolgere il suo ruolo nel migliore dei modi possibili, senza passare attraverso
un’istituzione che ne garantisca
la verità.
In uno scritto del 1520 Lutero afferma da un lato l’universalità del sacerdozio, dall’altro
si rivolge alle autorità della Germania affinché si adoperino per
il miglioramento della società
che, anche se non può essere
radicalmente cambiata, può senz’altro essere migliorata.
L’attualità di Lutero, ha ribadito la prof.sa Nitti, sta quindi prevalentemente nell’etica della responsabilità che si contrappone a quelle della delega, cosi
tanto presente nella società e
la mentalità diffusa nell’Europa
.del nord, alla cui formazione
cultura italiana, cosi lontana dalncn poco ha contribuito la riflessione luterana basata, appunto, su criteri di responsabilità
e impegno personale.
Elisabetta Senesi Russo
FILOSOFI DI OGGI
Jean Petitot,
razionalista critico
' Friedrich SCHORLEMMER. Träume
und Alpträume. 1982-1990 (. Sogni e
incubi ), Berlin, Verlag der Nation,
1990, pp, 187.
Il complesso rapporto tra
scienza e filosofìa, tra logica e
cultura è l’oggetto degli studi
di Jean Petitot, valdese, direttore della prestigiosa « Ecole des
hautes études en sciences sociales » di Parigi, sostenitore del
« razionalismo critico », intervistato da Fabrizio Coisson su
« Panorama » del 12 maggio.
Petitot parte dalla necessità
di fondare una concezione del
mondo sulla conoscenza, individuata come « valore fondamentale per il destino dell’umanità ». Ne consegue che « la scienza è di primaria importanza
nella nostra modernità », ma
che è la conoscenza globalmen
te intesa « il più alto valore culturale ».
Questa posizione non sembra
oggi andare per la maggiore:
non è d’accordo chi si limita
ad esaltare il ruolo della scienza da sola, o gli integrismi religiosi e le filosofie del « pensiero debole ».
Nella sfera politica il prof.
Petitot traduce il suo approccio al sapere e il suo metodo
in una profonda rivalutazione
del liberalismo inglese, di cui
ampiamente si è parlato nelle
manifestazioni di studio in occasione del 300" anniversario del
« Glorioso Rimpatrio »,
9
21 giugno 1991
valli valdesi
ALLE VALLI OGGI
La magistro
Tutti gli abitanti di Frali,
bambini, giovani e adulti, erano ormai abituati a questa
sua continua presenza nella
nostra scuola elementare dove, per quasi quarant’anni
consecutivi, ha svolto la sua
importante attività di insegnante.
Quante volte ho notato i
modi diversi di salutarla; i
piti adulti che l'hanno conosciuta giovanissima:. « Bonjour magistro »; quelli della
mia età, che hanno già avuto
lei come insegnante: « Buongiorno signorina »; i bambini
e i ragazzi più giovani: « Buongiorno maestra », lasciandosi
scappare spesso uri veloce:
« Ciao maestra ».
Sì, avete capito, sto proprio
parlando di lei: della nostra
maestra Liliana Viglielmo.
Perfino i bambini deU’asilo sapevano già che in 1" elementare la loro maestra sarebbe
stata la signorina Viglielmo;
adesso, se ci chiedono, dobbiamo dire che non si sa ancora, che vedremo l’autunno
prossimo.
Dentro di noi, però, credo
che siamo un po’ preoccupati: quanti supplenti avrà mio
figlio l’anno prossimo? A quanti dovrà adattarsi per poi vederli sparire dopo poche settimane? Ci sarà qualcuno che
avrà voglia di venire a lavorare a Frali senza prendersi
paura della strada a curve o
della prima nevicata?
Queste sono certamente cose per cui la « nostra maestra » dovrebbe ottenere un
premio. Fin dall’età di diciannove anni, appena diplomata,
è venuta ad insegnare a Frali. I primi anni, mancando
qualsiasi comodità (auto, autobus e macchine per pulire
la neve), le strade restavano
spesso chiuse; la signorina Viglielmo abitava qui per tutta
la durata della scuola, cosa
che adesso ben pochi insegnanti hanno voglia di fare
perché è difficile abbandonare
la famiglia, il proprio paese
e le proprie abitudini. Fin da
giovanissima, ha dimostrato
ai pralini di essere una donna dal carattere forte, capace
di affrontare le avver.sità e le
difficoltà con grande volontà.
E’ certamente stata ancora
adesso, alla fine della sua carriera, una donna energica e
risoluta, che non si assenta
dal proprio lavoro davanti alla nevicata abbondante o alla più piccola indisposizione.
Ha dimostrato nel suo lungo curriculum di essere molto meno timorosa e più decisa di alcuni uomini anche in
cose per cui spesso le donne
vengono prese in giro.
La donna-maestra che tante volte abbiamo considerato,
noi e i nostri figli, facilmente
eccitabile sentendola urlare,
forse per cose da noi considerate co.s) futili da non doverle procurare una tale reazione in realtà è una donna
dal carattere impulsivo che
incute ri.spetto, che è decisa,
onesta ed integra, che non ha
certo esercitalo questa professione solo per guadagno
ma come una inis.sione da
compiere con tutto l’impegno
e la volontà possibili che hanno fatto di lei un’insegnante
capace e in grado di farsi amare dai bambini.
Quante volte la maestra ha
richiamato noi alunni, duran,te le lezioni, al silenzio, all'attenzione, all’ordine: cose lontane dalle abitudini dai ragazzi.
Eppure da adulti ci siamo
trovati a capire che la cosa
su cui la maestra ci ha rimproverati più spesso, l’ordine.
e forse proprio la prima regola del sapere da cui derivano attenzione e profitto, che
senza di questo non si riesce
a costruire, a operare, a lavorare serenamente e bene.
Tante volte avremmo voluto ribellarci a certe sue imposizioni, ma se oggi i nostri
figli sanno essere degli scolari intelligenti e disciplinati, se
noi sappiamo essere delle persone oneste lo dobbiamo non
solo alle nostre famiglie ma
anche alla « nostra maestra »
che ci ha guidati con amorevole sicurezza.
Ha saputo farsi amare da
molti forse proprio perché i
bambini notano quando una
persona adulta sta con loro
volentieri o solo per forza. La
signorina Viglielmo ha sempre
partecipato volentieri ai giochi
dei bambini, sia quelli fatti
in classe che quelli fatti all’aperto nelle poche giornate
tiepide e senza pioggia di Frali: giocando con noi, non come insegnante ma veramente
come se fosse stata una ragazzina della nostra età.
Una cosa in cui si è impegnata moltissimo la maestra
Viglielmo con gli scolari è stato il teatro. Fer tanti anni,
con _ grande entusiasmo, si è
dedicata alla festa per Natale dei bambini che, a Frali,
si tiene tradizionalmente la
sera stessa, occupandosi spesso anche di scrivere il testo
e di insegnare le battute a
memoria ai piccoli attori.
Quando poi era ora di cominciare a fare le prove vere
e proprie la maestra, entusiasta, fuori orario scolastico, si
fermava e felice e impaziente lavorava, cercava l’abbigliamento per gli attori, cose ed
oggetti vari per la scenografia aspettando ogni anno l’arrivo del grande giorno in cui
si doveva presentare il lavoro nel teatro della sala valdese davanti all’attento pubblico di familiari ed amici degli alunni. Finalmente arrivava la sera di Natale, tanto attesa, tutti agitati, compresa la
maestra che non finiva di dare consigli e suggerimenti fino al momento di apertura
del sipario.
Cominciava la grande rappresentazione teatrale; dopo
qualche distrazione e qualche
errore degli artisti, si giungeva alla fine della serata ed i
grandi applausi del pubblico
premiavano maestra ed alunni.
La tensione era finita, finalmente la maestra dava qua e
là qualche complimento, senza però farsi vedere troppo
soddisfatta; ma anche se non
voleva farlo capire, traspariva
chiaramente che, dentro di
lei, c’era un po’ d’orgoglio per
il risultato ottenuto col suo
lavoro.
Altro lavoro in cui si è impegnata con tanto entusiasmo
è nelle ricerche sulla vita antica della valle, i modi di vivere, i lavori, i giochi dei bambini, la cucina, la guerra per
poi, aiutando i bambini, riuscire a portare q termine le
scritture di bellissimi giornalini con racconti, fotografìe e
disegni che venivano venduti
nel paese per procurare qualche soldino che serviva per
l’acquisto di cose utili alla
.scuola o per fare una gita.
Credo di poter fare, a nome di tutta Frali, un enorme
ringraziamento alla nostra
« .signorina maestra » per tutto il lavoro, Timpegno ed il
tempo dedicati all’insegnamento dei bambini del nostro
paese, sperando di rivederla
ancora spesso... magari come
turista!
Lucetta Artus
LA VAL PELLICE VERSO IL DUEMILA
Quale viabilità?
Non basta fare strade, occorre avere delle prospettive - Sul collegamento viario i francesi hanno le idee più chiare rispetto a noi
Il terzo incontro sulla « Val
Penice verso il 2000 » ha avuto
luogo venerdì 14 presso il salone parrocchiale di Bipiana. Il
tema era la viabilità e lo sviluppo. In realtà il dibattito è
stato incentrato più sulla viabilità che sullo sviluppo, dato l’interesse della questione per la nostra valle, ma si dovrà riprendere il problema perché è. evidente che non basta fare strade se non si sa perché e con
quali prospettive; non basta fare scorrere del traffico, bisogna
anche sapere con che vantaggio
ed a che scopo.
Per ora il problema primario
sem.bra essere quello di una viabilità che permetta agli abitanti della valle di recarsi a lavorare a fondovalle, di poter raggiungere il posto di lavoro in
tempi ragionevoli; non si tratta ancora di prevedere sviluppi
ma di poter circolare oggi. Senza riaprire il problema dell’autostrada Pinerolo-Torino, è stata subito individuata come questione inderogabile la sistemazione della Pinèrolo-valle. Il dibattito con i funzionari provinciali presenti ha però fatto vedere come le soluzioni siano
lontane.
La Plnerolo-Cappella Moreri
non è allargabile, la circonvallazione di Bricherasio è diventata una strada interna all’abitato, la possibilità di tracciare
una comunicazione diretta Osasco-ponte di Bipiana c OsascoBricherasio è a lunga scadenza
per il mancato inserimento di
questa eventualità nel piano regolatore dei comuni. Prospettive poco rosee, dunque.
Sull’altro fronte, quello dei
centri abitati, abbiamo registrato la situazione insopportabile
di Bipiana, attraversata dalla
Barge-Pinerolo, con un carico di
traffico pesante che stravolge la
vita del paese; una circonvallazione non sembra essere rinviabile. Dove farla? L’ipotesi di utilizzare la massicciata della ferrovia Bricherasio-Barge è trop
po semplice per un paese come
il nostre, amante delle complicazioni, ma esistono altre soluzioni; ci saranno i soldi?
E l’asse di valle? Allo studio,
ma con il problema dell’attraversamento di Luserna non risolto, ed anche lì mancano i
fondi.
Una situazione di abbandono
, e di negligenza come la nostra
sul tema della viabilità da parte
dell’amministrazione provinciale
è imputabile a mancanza di interesse da parte degli assessori
incaricati? Sarebbe risolta se
avessimo un assessore pinerolese? Può darsi, ma per ora non
resta che darsi da fare e lo si
farà mettendo subito i sindaci
dei comuni insieme a valutare
le priorità dell’intero complesso
della Comunità; in primo luogo
cosa si deve fare, in secondo
luogo battersi con tutti i mezzi
per farlo: pressioni suH’amministrazione e coinvolgimento dell’opinicne pubblica.
Non meno appassionante è
stato il secondo tema della se
9 mesi senza treno
Molte novità nell’orario del
collegamento ferroviario fra Torre Penice e Torino.
Con l’entrata in vigore dell’orario estivo sono state istituite due
nuove corse: una con partenza
da Torino alle 16,40 e arrivo a
Torre Pellice alle 17,48, l’altra con
partenza da Pinerolo alle 7,12 e
arrivo a Torino Lingotto alle 7,37
e a Porta Susa alle 7,50.
A queste notizie Positive si contrappone l’annuncio di una serie
di disagi che gli utenti dovranno sopportare per alcuni mesi.
Allo scopo di consentire l’effettuazione dei previsti lavori di
modernizzazione sulla linea ferroviaria fra Torre Pellice c P'inerolo è stata infatti sospesa la circolazione dei treni cd è stato istituito un servizio sostitutivo gestito con autobus.
L’orario dei mezzi su strada
comporta un maggior tempo di
percorrenza, che si traduce nelanticipo medio di una decina di
minuti per le partenze da Torre
letlice (e nel corrispondente ritardo per gli arrivi).
Particolarmente pesante la modihca per la frequentatissima corsa delle 6,17 da Torre Pellice, anticipata alle 6. Da tener presente anche la mancala sostituzione
della corsa delle 15,27 per Pinerolo, l’anticipo alle 19,06 della
corsa delle 19,25 per Pinerolo, la
rnancata sostituzione della corsa
delle 21 per Torino (l’ultimo au
L'Echalp, 26 luglio 1963. I sindaci della vai Fellice e del Queyras
fanno un simbolico "buco” nel luogo dove dovrebbe iniziare il traforo
del Colle della Croce. Fu il primo e ultimo colpo di piccone.
rata: il collegamento con la
Francia. Molto se ne sente parlare anche negli ultimi tempi,
in tutti i modi; chi ha riserve
in proposito è stato accusato di
essere un retrogrado che non
ha capito i tempi nuovi, che non
vuole l’Europa, che vive nel Medioevo. Chiacchiere propagandistiche senza costrutto. In realtà il collegamento viario con il
Queyras (perché la « Francia »
che ci prospettano gli articolisti locali è quella, non Parigi!)
è possibile e proprio le autorità francesi stanno mostrando interesse al progetto, come si è
visto in un recente incontro a
Guillestre con il presidente della Provincia di Torino ed i rappresentanti della Regione e degli enti (locali francesi. Fattibile e desiderabile perché il Brianzenese, come il Queyras, ha come riferimento Torino: la loro
città è Torino, non Grenoble o
Marsiglia.
La presenza del vicesindaco di
Ristolas, signora Pellenc, ha
chiarito molte incertezze. In pòche parole e con la presentazione di un video, che aveva registrato durante il suo viaggio
il giorno stesso, ha illustrato la
condizione della valle (il Queyras ha 2.000 abitanti su un territorio superiore alla nostra valle), delle strade (non modificabili, con attraversamenti di paesi e 15 chilometri di gole percorribili da mezzi non pesanti)
e le prospettive eventuali: una
comunicazione interzonale fra
yal Pellice e Queyras in un’ipotesi di economia e di sviluppo
turistico integrato.
Questa sembra essere, allo
stato attuale delle cose, la situazione. Conclusione: tutto è possibile, in tempi non brevi, con
una adeguata preparazione, ma
mentre gli amici francesi sembrano avere le idee chiare su
cosa intendono fare, molto più
nebuloso è il nostro futuro: anche l’ipotesi di uno sviluppo turistico va studiata, elaborata.
Il prossimo incontro venerdì
28 giugno, presso la Foresteria
vaijdese di Torre Pellice, dovrà
cercare di trarre le conclusioni
di tutto il ciclo e dare alcune
indicazioni operative.
G. T.
PINEROLO-TORRE PELLICE
tobus verso Torino parte così da
Torre Pellice alle 19,50).
Rilevante il cambiamento anche per la . corsa da Pinerolo a
Torre Pellice delle 12,24 (anticipata alle 12,05). I collegamenti da
Pinerolo delle 5,50 e 6,47 sono sostituiti da un autobus alle 6,32.
Permangono comunque 10 corse
da Torre Pellice a Torino (ridotte a 7 nei giorni festivi) ed altrettante da Torino a Torre Pellice (8
nei giorni festivi).
La biglietteria della stazione di
Torre Pellice funziona solo la
mattina, dal lunedi al venerdì.
E’ possibile però acquistare presso la Pro Loco di Torre Pellice
biglietti a fasce chilometriche
(utilizzabili entro un raggio massimo di 100 km). Tali biglietti
possono essere comperati in anticipo e utilizzati nel momento
voluto con la sola annotazione
della data nello spazio previsto,
effettuata dal viaggiatore stesso.
Le Ferrovie dello stato hanno
istituito un « numero verde »
(1678-06028) mediante il quale gli
utenti potranno esprimere giudizi e suggerimenti, telefonando
senza addebito di scatti. Nell’ambito del Comitato difesa ferrovia si è formato un gruppo di
osservazione sull’andamento dei
lavori, che fa capo a Radio
Beckwith (tei. 0121/91507) e che
si propone anche di raccogliere
e rilanciare osservazioni e proposte da parte dei cittadini.
JcL Centro
CAI Assistenza
"111" Infermi
Diurna ■ Notturna
Feriale ■ Festiva
Domiciliare ■ Ospedaliera
Personale qualificato
Torre Pellice
via Repubblica, 12
Telefono (0121) 933300 ■ 933422
10
1^0 v^alli valdesi
21 giugno 1991
TORRE RELUCE
LUSERNA SAN GIOVANNI
Uno Statuto
per i cittadini
Dalla Carta di Chivasso deriva lo spirito di
autonomia - Partecipazione e parlate locali
Presentato una settimana prima alle associazioni ed ai cittadini, elaborato, mediato e discusso in una commissione appositamente nominata lo scorso autunno, lo Statuto comunale è stato
portato all’approvazione del consiglio comunale di Torre Pellice
giovedì scorso.
Presentandone il contenuto il
sindaco, Armand Hugon, ha voluto sottolineare lo spirito di autonomia che trova le sue radici
La copertura
del palaghiaccio
TORRE PELLICE — Il prò
getto di copertura del palazzo
del ghiaccio resterà probabilpiente nel libro dei sogni. Alla
comunicazione che l’opera sarebbe stata finanziata con i fondi messi a disposizione per le
strutture legate ai mondiali di
calcio dell’anno scorso (con cui
si sono costruiti anche altri impianti sportivi), non ha fatto seguito la concessione reale e
concreta del mutuo di oltre un
miliardo. L’amministrazione,
phe oltre due anni fa aveva bloccato importanti lavori di adeguamento dell’esistente in attesa dell’intervento radicale, intende ora dar corso ai lavori,
diventati praticamente indispensabili, senza ulteriori indugi.
Preoccupazione
per la Boge
VILLAR PEROSA — Anche i
consiglieri comunali hanno preso posizione di fronte alla cassa integrazione alla Boge, che
coinvolgerà circa il 30% dei dipendenti. Il provvedimento segna un ulteriore passaggio negativo rispetto all’occupazione
in' valle, dove cali si sono registrati praticamente in tutte le
altre industrie presenti, dalla
SKF alla Talco e Grafite.
Gli amministratori villaresi
esprimono la preoccupazione
che se l’attuale crisi non fosse
superata, si potrebbero registrare provvedimenti ancora più pesanti (licenziamenti) che darebbero un colpo gravissimo alla
situazione economica e, di riflesso, sociale della valle.
Giornata
ecologica
TORRE PELLICE — Con la
premiazione dei vincitori del
concorso fra gli allievi delle
scuole della valle per individuare un simbolo delle iniziative
ecologiche della Comunità montana, dei ragazzi che hanno partecipato alla « caccia alla lattina » (quasi 13.000 i pezzi raccolti) e con la partecipazione
di gruppi musicali, si è conclusa la giornata ecologica di sabato 15 giugno. In mattinata si
era svolta la passeggiata alla
scoperta della flora e della fauna della valle, all’interno di un
percorso naturalistico fra Torre
Pellice e Luserna S. Giovanni.
La partecipazione dei giovani
non è stata esaltante, né d’altra parte poteva esserlo vista la
scarsa collaborazione di molte
delle scuole della valle, dove
con estrema difficoltà e ritardo
sono stati distribuiti i volantini
che presentavano l’iniziativa.
nella Carta di Chivasso, a cui contribuirono in modo determinante
anche persone provenienti da
queste valli, un’autonomia che ci
fa oggi chiedere una ridefinizione
delle aree alpine fino alla costituzione di una provincia alpina
in una regione a statuto speciale
in uno stato concepito su base
federale.
Dalle parole del sindaco, a proposito del riordino degli enti locali, sono emerse forti preoccupazioni circa il futuro della Comunità montàna (che il disegno
di legge regionale prevede senza
Bricherasio) e di conseguenza
della USSL 43.
Il consigliere Rostan, sottolineando che da im lato la legge
parla di autonomia locale e dall’altro nulla concede ih tema di
possibilità impositiva locale, ha
ripreso il tema della partecipazione; l’introduzione del referendum consultivo, a cui potranno
partecipare «tutti i cittadini residenti che abbiano compiuto il
quindicesimo anno di età », Tintroduzione di assemblee pubbliche periodiche in cui i cittadini
possano confrontarsi con gli amministratori, la partecipazione attiva tramite le commissioni consiliari potranno contribuire a rilanciare la discussione e il dibattito fra la gente, riavvicinandola
alle istituzioni e contribuendo, in
ultima analisi, ad una crescita di
una classe politica locale che oggi è sovente in difficoltà nel porsi come interlocutore valido dei
governi centrali, siano essi nazionali o semplicemente regionali.
Il capogruppo della Lega Nord,
Hertel, dopo aver ringraziato la
maggioranza per l’attenzione dimostrata verso l’autonomia degli
enti locali (quale ruolo ha giocato, in questo, la presenza in consiglio della Lega? — si è chiesto) si è soffermato sulla proposta di articolo in cui si prevede
la possibilità di utilizzare in consiglio comunale le altre parlate
locali (occitano alpino, francese,
piemontese) nel caso in cui il singolo consigliere possa in questo
modo meglio esprimere il suo
pensiero; più che di una valorizzazione di una peculiarità culturale locale si tratterebbe di una
concessione che finirebbe per
mettere in difficoltà colui che si
trova ad intervenire in lingua diversa dall’italiano. La Lega chiedeva quindi una modifica dell’articolo, proprio per raggiungere
quell’unitarietà trovata sul resto
dello Statuto.
Ribadendo le posizioni della
maggioranza su questo specifico
aspetto intervenivano sia Rivoira
che Bertalot il quale, a proposito della proposta di provincia alpina, rimarcava come a livello regionale gli stessi partiti presenti
con loro esponenti nel consiglio
di Torre Pellice, siano molto meno attenti a questa tematica.
Alla fine, in sede di votazione,
lo Statuto veniva approvato con
i 15 voti dei rappresentanti della
maggioranza e con l’astensione
dei tre consiglieri della Lega che
ribadivano la loro contrarietà ad
un articolo che era ritenuto troppo riduttivo rispetto alla valenza
culturale che la ricchezza di parlate può rappresentare per il comune.
I lavori del consiglio, chiusa la
parte inerente lo Statuto, sono
proseguiti con l’approvazione di
un mutuo di 100 milioni per la sistemazione del depuratore, l’esame di quattro interrogazioni della Lega Nord e la decisione di
confermare, per l’anno in corso,
la delega alTUSSL 43 per i servizi socio-assistenziali.
A. L.
Incontri
con la popolazione
Due appuntamenti ói confronto prima óe\ varo
dello Statuto - Delega all’USSL per i servizi
Il termine per l’approvazione
degli statuti comunali è stato,
di fatto, prorogato al mese di
ottobre; il consiglio comunale
di Luserna ha perciò, lo scorso 13 giugno, semplicemente visto la bozza del suo statuto,
rinviandone a fine mese l’approvazione e ripromettendosi in
queste settimane di consultare
preventivamente la cittadinanza
e le associazioni presenti sul
territorio. I cittadini verranno
chiamati a dire la loro in due
incontri, venerdì 21 giugno alle
21 al Bocciodromo e sabato 22,
alle 21, presso la sala Albarin.
Le indicazioni e le richieste
potranno poi essere tenute in
conto dalla conferenza dei capigruppo, che definirà alla fine
le caratteristiche di questa « carta dei principi comunali, dei diritti e della partecipazione dei
cittadini ».
Nella sua ultima seduta il
consiglio è stato chiamato anche a deliberare su alcuni argomenti di interesse.
E’ stato approvato il progetto generale e, al suo interno,
quello della prima tranche di
lavori relativamente al nuovo
edificio delle scuole medie: il
costo deH’intera opera supererà
i 3 miliardi e 250 milioni; in
questa prima fase è stato chiesto un mutuo alla Cassa depositi e prestiti per oltre 1 miliardo e 400 milioni.
Altri mutui sono stati assunti per lavori di abbattimento
delle barriere architettoniche al
municipio (75 milioni) e per la,
viabilità e i parcheggi (135 milioni).
Il consiglio si è pel soffermato sul servizio della mensa scolastica; al di là di quelli che
sono i termini generali dell’appalto, che avrà scadenza nell’agosto del ’94, la discussione
ha tenuto conto di quelli che
erano stati i suggerimenti dei
genitori e degli insegnanti circa
l’opportunità di impostare diversamente gli approvvigionamenti, ricorrendo a ditte locali
di provata fiducia onde pervenire a maggiori garanzie circa
la qualità degli alimenti. La delibera adottata tiene conto di
queste problematiche, prevedendo per altro in questo caso un
probabile aumento delle tariffe
a carico dell’utenza.
I consiglieri hanno poi deciso
di confermare, al momento solo
per il 1991, la delega alTUSSL
43 per quanto riguarda i servizi socio-assistenziali, ciò tenendo
conto del momento interlocutorio che l’ente di valle attraversa, fra ridefinizicne territoriale
che sembra non comprendere
più Bricherasio nella Comunità
montana e possibile accorpamento delTUSSL 43 alla 44 di
Pinerolo.
Intanto un decreto emesso dalla Regione rinvia al 1° luglio l’entrata in servizio dei commissari delle USSL del Piemonte.
Piervaldo Rostan
INQUINAMENTI
Una morìa di pesci quasi totale si è verificata venerdì scorso alTiihpianto ittico di Luserna San Giovanni, gestito in collaborazione dai pescatori della
vai Pellice e dalla Provincia di
Torino.
DalTallevamento di Luserna
partono gli avannotti per tutti
i corsi d’acqua della valle ed anche per altre zone; a « pieno carico » vi si trovano anche più
di mezzo milione di piccole trote.
Nei giorni scorsi il numero di
avannotti era sicuramente superiore alle 400.000 unità, in quanto l’abbondante quantità d’acqua presente nei torrenti aveva
sconsigliato il ripopolamento: le
piccole trote non avrebbero resistito all’impeto della corrente.
Cosa è accaduto venerdì?
Anche se sono in corso le analisi delle acque e sui pesci morffi. IS' morìa dovrebbe essere attribuibile alle conseguenze di
lavori edili che vengono effettuati poco a monte dell’impianto
Oggi
e domani
Dibattiti
PINEROLO — Il gruppo « Per l'alternativa » organizza per venerdì 21
giugno alle ore 21, presso I Auditorium di corso Piave, un dibattito sul
tema: •• indipendenza della magistratura e sistema democratico »; introdurranno i'avv. Alfredo Galasso ed il magistrato Elvio Passone, moderatore
Amos PignatelM, magistrato. Interverranno i'avv. Marco Gay e rappresentanti degli organi di informazione.
Cemento nell'acqua:
muoiono i pesci
Gli amministratori informati il giorno dopo
ittico per la costruzione di una
centralina delTENEL.
Il cemento finito nel canale
che alimenta le vasche avrebbe
« ustionato » i pesci causandone
la morte.
I danni, anche in termini economici, sono elevati e sono stati accertati dalle guardie provinciali intervenute insieme ai responsabili del servizio di igiene
ambientale delTUSSL. Le responsabilità andranno accertate:
sembra impossibile che la ditta
incaricata dei lavori ignorasse
l’esistenza dell’impianto ittico ed
in ogni caso a livello comunale
la situazione, con i rischi collegati, avrebbe dovuto essere ben
presente.
C’è poi una costante in questi incidenti ai danni dell’ambiente: anche questa volta gli
amministratori (sindaco e assessore in testa) sono stati informati dell’accaduto il giorno dopo.
P. V. R.
Manifestazioni
PEROSA ARGENTINA — L'Associazione pace organizza per sabato 22
giugno, dalle 16 alle 21, presso il.
parco Gay un incontro sulla Palestina; in programma video, dibattito, musica, cucina palestinese.
L'iniziativa serve come sostegno alla cooperazione agricola in Palestina.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma venerdì 21 la serata sull’alpinismo; sabato 22 e domenica 23 (ore 20 e 22.10) « Cyrano de
Bergerac ».
Convegni
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 22 giugno alle ore 9, nella sala
convegni del municipio, si svolgerà
un convegno sul tema: ^ Diaporama e
suono negli audiovisivi »; alle ore 21
proiezione.
Segnalazioni
POMARETTO — Sabato 22 giugno
alle ore 21, nel locali del Teatro valdese, si svolgerà una serata di mimo a cura di Rupert Raison e dei
suoi alunni.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 21 giugno, ore 17, avrà luogo (via Repubblica 3, 2° piano) una riunione del
Gruppo Italia 90 vai Pellice. Odg: a)
campagna Marocco: appelli agli ufficiali di polizia per chiedere che nelle
carceri siano rispettati i diritti dell'uomo; b) appelli al presidente della Croce Rossa del Vietnam perché
le condizioni degli internati nei campi di rieducazione siano più umane;
c) relazione della responsabile sull'incontro per l’educazione ai diritti umani, che ha avuto luogo a Torino l'8
giugno; d) organizzazione del concerto del Coro Gabrieli di Bagnolo (Torre Pellice, tempio valdese, sabato 29
giugno alle ore 20.45, nell’intervallo
messaggio di Elena Ravazzini Corsani).
______________Politica
PINEROLO — E’ in corso di svolgimento un corso di filosofia, economia, società nella teoria marxista; gli
incontri si svolgono presso II Centro
sociale di via Lequio 36 alle ore 21.
Le prossime lezioni si svolgeranno il
25 giugno, il 2 e il 9 luglio.
Mostre
LUSERNA SAN GIOVANNI — L’assessorato per la cultura di Luserna
San Giovanni ha allestito una mostra
di pittura dedicata a Golia (Eugenio
Colmo - 1885-1967), attivissimo e noto esponente del milieu artistico torinese del periodo fra le due guerre.
L'esposizione resterà aperta al pubblico, presso la Sala mostre, dal 22
giugno al 14 luglio 1991.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco ;
Officina autorizzata FIAT
LA PEIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
11
21 giugno 1991
lettere 11
« PIU’ PRESSO
A TE SIGNOR »
Ho letto sul n. 23 del 7 giugno
scorso l'articolo del fratello Claudio
Tron dai titolo: « Rileggere Giovanni
Miegge ».
Giuste e sacrosante tutte le considerazioni espresse nelle pagine del
ben noto teologo e scrittore, specialmente là dove parla dei rapporti fra
l’uomo e Dio in relazione alle meraviglie della creazione.
Ed io vorrei qui citare con gli stessi apprezzamenti un'altra opera consimile e forse anche ricca di più svariati argomenti visti alla abbagliante
luce della fede e dello sconfinato
amore di Dio attraverso l’opera redentrice del nostro Signore Gesù Cristo.
Parlo del libro di Giovanni Rostagno Più presso a te, Signor (del
quale posseggo la prima edizione,
uscita nei 1925).
Un libro che tutti i cristiani [e specialmente gli evangelici) dovrebbero
leggere e meditare, onde fare tesoro
(particolarmente i giovani) degli insegnamenti e dei consigli in esso contenuti.
Di questo libro, più volte ristampato, io ho fatto dono anche a tanti
cattolici che lo hanno molto apprezzato e che seguono con vivo interesse, servendo così come veicolo di
evangelizzazione.
Bene diceva l’autore nella sua prima «Prefazione» (maggio 1925):
« ...Una pagina per ogni giorno ispirata dalla divina Scrittura sotto la cui
autorità io pongo ogni mia frase e
ogni mio concetto nell’intento di corrispondere alla varietà infinita delle
nostre aspirazioni e dei nostri bisogni
religiosi e morali... ».
Un libro altamente prezioso che continuo sempre a leggere e rileggere e
meditare anche come consolazione ed
incoraggiamento per il mio cuore ed
il mio spirito.
Fratelli e sorelle, leggetelo!
Ferruccio Giovannini, Pisa
EMERGENZE
DI SERIE A E B
Disaffezione alla politica, sfiducia
nelle istituzioni, disimpegno sociale dilagante...
A questa situazione non si sarà certamente giunti per caso; le motivazioni sono diverse, le cause sono da
ricercare su due versanti: in chi ci
amministra ai vari livelli e nella gente « comune ».
Chi compie le scelte meno esce dal
palazzo e più vive tranquillo, e può
perseguire i propri fini non sempre
esemplari per la collettività; il cittadino « comune » vive tranquillo occupandosi dei fatti suoi delegando ad
altri. Questa spaccatura pericoiosa che
deresponsabilizza entrambi i soggetti
(chi amministra e chi è amministrato)
si è manifestata ultimamente tramite
alcuni, chiamiamoli episodi, che hanno direttamente coinvolto cittadini di
Porosa e Pomaretto.
a) Come tutti sanno alla Manifattura di Perosa un incendio ha distrutto notevoli quantità di cotone accatastato all’aperto. Questo fatto è successo un sabato di maggio; il giorno
dopo tutto era già stato attivato per
la sistemazione del materiale nella ex
discarica sul comune di Pomaretto.
b) Ai primi di maggio i’USSL comunica, in una pubblica riunione, ohe
l’acquedotto privato della borgata Masselli di Pomaretto è gravemente inquinato da colibatteri fecali, inquinamento provocato dalla tracimazione di un
canale che preleva acqua nel torrente
Germanasca per la produzione di energia elettrica.
delle vaUi valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori: Alberto Corsanì, Adriano Longo. Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
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Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conte,
Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
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EDITORE: A.I.P. - via Pio V. 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente). Silvio Revei
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 24/’91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli valdesi il 13 giugno 1991.
Alcuni borghigiani presentano istanza di allacciamento a'i'acquedotto pubblico e l’amministrazione comunale di
Pomaretto segnala il problema in Provincia richiedendo l’autorizzazione per
i lavori sulla strada provinciale. Siamo a metà giugno e tutto tacel II
responsabile dei cantonieri riferisce
che lui non può far nulla oltre quanto già attivato in quanto non di sua
competenza.
Ci rendiamo conto che i paragoni
possono essere azzardati, ma qualcuno ci dovrà pur spiegare perché ci
sono emergenze di serie A e B. Bisogna anche dire che le inadempienze, perché di queste trattasi, dovrebbero essere perseguite severamente.
c) Da ultimo vorremmo segnalare
come anche per il restringimento della carreggiata sulla strada provinciale nei pressi di Perrero si prevedono
tempi lunghi. Le transenne sono state cementate sull’asfalto.
Non ci sono problemi! Il giro d’Italia giunge a Sestriere, la capitale (il
capitale) delle Alpi Cozie.
Grazie per l’ospitalità.
Franco Tron e Silvana
Marchetti, Perosa Argentina
SULL’8 PER MILLE
Un otto per mille per l'opera del
Signore?
L'obolo che il sacerdote di Satana
offre alle comunità religiose non ha
alcun riscontro col piano di Dio nel
portare avanti la sua opera di salvezza. Instancabilmente questo spirito
malefico vuole sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti.
Non è certo la chiesa del Signore
ad accettare l'obolo, poiché è risaputo che II denaro è la radice di ogni
male.
Quel dio del denaro si mostra caritatevole nei riguardi dei religiosi,
.egli è astuto; come sedusse la prima coppia, non poteva mancare un
fattaccio del genere proprio negli ultimi giorni di questa era ove si attendono nuovi cieli e nuova terra ove
giustizia regni.
La chiesa del Signore è sempre vigile: respingere Satana con tutto il
suo potere in qualsiasi maniera si
presenti.
Date a Cesare quello che è di Cesare, date a Dio quello, che è di Dio;
sono le parole del grande maestro
che indirizza a quei farisei ipocriti che
avevano osato tentare Gesù circa l’imposta.
Gesù, prendendoli in contropiede,
chiede loro che gli mostrino una moneta, notando che quella moneta apparteneva a Cesare e non a Dio. (...).
Intanto gii erodiani e i farisei ipocriti potevano sguazzare nelle ingiustizie fatte ai poveri di Geova.
Se i credenti annidati nelle varie
comunità religiose venissero ammaestrati nella giusta maniera esigerebbero che ia preghiera sacerdotale dell’Unto di Dio venisse soddisfatta come suo desiderio (Giovanni 17).
Con questo può aprirsi un dibattito tra lettori della Crociata dell’Evangelo.
Salvatore La Biunda, Catania
QUEL « LAGNUS »
IGNOBILE
(...) L’articolo di Raffaele Volpe, intitolato « Centesimus lagnus » sul n.
21 del 24.5.'91, oltrepassa tutti i limiti della decenza e del buon gusto
Dunque il « settimanale delle Chiese
valdesi e metodiste» non ha trovato
di meglio, quale commento di parte
protestante all’enciclica « Centesimus
annus », che pubblicare un pezzo così squalificante e per la forma, irrispettosa, sprezzante, incivile, e per il
contenuto dove, dal titolo, ignobile,
alla chiusa, si cercherebbe invano un
unico argomento serio, solido, ponderato, cristianamente sereno!
Se il protestantesimo italiano non ha
una parola evangelica originale per il
nostro paese e per il nostro tempo;
se, per distinguersi dallo spirito pubblico, non trova miglior via che fare
« il rame risonante e lo squillante
cembalo », prendendo atteggiamenti da
mangiapreti nostalgici sessantottini; se
non crede di dover manifestare la fede e la speranza del cristiano vivendo in ogni cosa, in parole e in ope,re, l’agape di Cristo che è il vincolo
della perfezione, allora non vedo che
senso abbia la nostra presenza in questa società: possiamo tranquillamente
chiudere bottega, ché nessuno si accorgerà neppure della nostra scomparsa.
Primula Vingiano de Pina Martins, Roma
LA CENTRALITA’
DELLA SCUOLA
A fronte della chiusura anticipata
dell’attività scolastica per cedere i locali per le operazioni di voto elettorale si propone, per l’ennesima volta,
una prassi non condivisibile: un gran
numero di alunni, di tutti gli ordini
di scuola, vede ridotti i tempi di apprendimento con la conseguente mancata tutela del diritto allo studio pur
garantito dalla Costituzione.
Il Consiglio nazionale della FNISM,
riunito in seduta nei giorni 18 e 19
maggio 1991 a Roma, denuncia questa prassi consolidata e fa appello
al governo e al Parlamento perché
si faccia interprete presso i siedaci
dell'opportunità di reperire locali pubblici non legati ad attività scolastica
per le scadenze elettorali, come avviene nei paesi della CEE.
La FNISM intende con questo appello richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla centralità della
scuola quale servizio essenziale per
la crescita civile e progressista del
paese.
FNISM
(Federazione nazionale insegnanti)
SCETTICISMO O
MANCANZA DI FEDE?
Ho riflettuto molto sul problema dell'otto per mille che assilla le chiese
valdesi, e ho visto le perplessità che
emergono. Da un lato molti credenti
pensano che l'ottenimento di questa
quota dallo stato risolverebbe tutti i
problemi, dall'altro c'è chi è contrario all'ingerenza dello stato nel controllo delle opere, cosa che pare inaccettabile per la passione di libertà
delle chièse nella gestione delle loro
attività.
La cifra che si potrebbe ottimisticamente ricavare servirebbe appena a
coprire le spese di ristrutturazione
dello stabile di Villa Olanda: mi chiedo se vale la pena di accettare una
soluzione che vedrebbe la Chiesa valdese limitata nella sua azione.
(...) Si farebbe bene piuttosto a
considerare l'interrogativo posto da
una sorella all'assemblea di chiesa di
Torre Pellice: « Che farebbe Gesù? ».
A me è venuto in mente l'episodio
della conversione del pubblicano che
come frutto diede la metà delle sue
ingenti risorse ai poveri.
Mi chiedo se lo scetticismo non sia
piuttosto mancanza di fede e di preghiera: « Ma quando il Signore verrà,
troverà fede sulla terra? » (Luca 18:
8). Perché non pensare nuovamente in
termini di risveglio spirituale, che già
portò all'espansione dell'evangeio nel
1825 e negli anni successivi, con la
testimonianza di opere che sono ancora visibili?
Mario Alberione, Luserna S. Giovanni
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HIN(JRAZIAMENT0
« Nessuno di noi vive per se
stesso, né muore per se stesso.
Sia dunque che viviamo o che
moriamo noi apparteniamo al Signore »
La moglie e i familiari tutti del compianto
Rino Ribet
di anni 64
commossi e riconoscenti, ringraziano
di cuore tutti coloro che con presenza,
fiori, scritti, opere di bene e parole di
conforto sono stati loro vicini nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore Paolo Ribet, ai medici e personale deirOspedale valdese di Pomaretto, al
dott. Valter Broue, alla Croce verde di
Porte e di Perosa Argentina e ai coscritti.
San Germano Chisone, 12 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Siate allegri nelVattesa, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera ».
(Rom. 12: 12)
A sepoltura avvenuta, il marito, le
figlie, il figlio ed i nipoti annunciano la morte di
Elisa Becker in Peyrot
a parenti, amici, conoscenti e quanti
altri le hanno voluto bene.
Con il presente si ¡ringraziano tutti
coloro ohe hanno voluto manifestare ai
familiari simpatia, comprensione ed affetto nella dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare è rivolto ai medici ed al personale tutto
deirOspedale valdese ed ai pastori di
Torre e San Giovanni.
Torre Pellice, 12 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
(c Io alzo gli occhi ai monti. Da
dove mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto vien dall’Eterno che ha
fatto il cielo e la terra ».
(Salmo 121: 1-2)
I familiari della compianta
Celestina Meynet ved. Poét
riconoscenti ringraziano quanti hanno
partecipato alle esequie. Un grazie particolare alla Croce Rossa, al pastore
Bellion e, per Tamorevale ed assidua
assistenza, alla dott.ssa Pons, alla direzione ed al personale tutto del Rifugio
Carlo Alberto.
Luserna S. Giovanni, 13 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del caro
Luigi Pons (Gino)
commossi per la stima e dimostrazione
di affetto tributata al loro caro, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare alle famiglie
Sapei Luciano, Comibe Renzo, Coml>e
Giorgio e al sig. Baudino Franco.
Prarostino, 21 giugno 1991.
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12 villaggio globale
21 giugno 1991
UNA DENUNCIA DI ANDRE’ JACQUES
RISCHIA LA PENA DI MORTE
Il nuovo ordine e la tortura L’obiettore imputato
Si tortura per ottenere una confessione e una delazione, ma anche
perché ce un aspetto passionale nella pura volontà di distruggere
André Jacques, già responsabile della commissione migranti
del Consiglio ecumenico delle
chiese e attualmente presidente
dell’Associazione dei cristiani
per l’abolizione della tortura
(Acat), con sede a Parigi, lancia anche quest’anno un grido
d’allarme ed un appello a proposito della pratica della tortura applicata ancora in tanti paesi del mondo con i metodi più
svariati (ricordiamo per inciso
che l’Acat annovera fra i suoi
soci fondatori anche il pastore
Tullio Vinay).
Quest’ultima denuncia di Jacques, pubblicata nel numero di
giugno del mensile « Monde Diplomatique », fa a sua volta seguito all’ultima sessione della
commissione per i diritti deU’uomo delle Nazioni Unite tenutasi
a Ginevra dal 28 gennaio all’S
marzo scorsi. I 24 punti all’ordine del giorno hanno ancora
una volta evidenziato la sequela degli attentati alla dignità ed
alla vita umana; apartheid; rifiuto di riconoscere e repressione dei diritti dei popoli all’autcdeterminazione (curdi, tibetani,
palestinesi, ecc.); torture; sparizioni; esecuzioni sommarie o arbitrarie; tratta e prostituzione
di bambini; pena di morte... Fra
i 25 governi a cui sono stati inviati appelli per l’abolizione di
quest’ultima — ed estrema —
forma' di tortura figurano quelli del Sud Africa, del Guatemala, dell’Iran, dell’Iraq, dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti.
Un attentato
alla persona
Ma, tornando a Jacques, pur
sottolineando egli da un lato il
fatto che la tortura sia oggetto
della generale esecrazione in
quanto, oltre a ispirare un senso di orrore, costituisce uno dei
più gravi attentati alla persona,
dall’altra constata che seno poche le società organizzate che
non siano state poste di fronte
a questo problema. Anche se pochi paesi hanno osato istituzionalizzare la tortura, ciò che la
rende presente ancor oggi —
malgrado i numerosi sforzi per
eliminarla — è l’irresistibile attrazione che essa continua ad
esercitare. Il suo aspetto, razionale nella, pratica — dice Jacques — ma passionale nella volontà di distruggere o di vendicarsi, il desiderio di avvilire o
di violentare le vittime (come
spesso avviene), la possibilità di
distruggerne la personalità ne
fanno uno strumento di dominazione per eccellenza.
Ma qual è l’azione dell’Acat
e delle altre organizzazioni non
governative nei confronti della
tortura? Purtroppo, essa continua a rimanere assai limitata,
anche se qualche risultato lo ottiene. Gli stessi mezzi di pressione degli organismi internazionali sono ancora deboli; purtroppo parecchi stati fra quelli che
praticano più c meno apertamente la tortura sono membri
delle Nazioni Unite. Anche la
stessa opinione pubblica, tentata
da una morale « a senso unico »,
non considera la tortura più crudele di un bombardamento a
tappeto, quando il nemico viene presentato come sufficientemente « cattivo ».
I « coalizzati »
e la tortura
Il discorso della tortura si
presta poi in modo particolare
ad essere preso in seria considerazione anche in vista dell’annunciata realizzazione di un
« nuovo ordine mondiale ». Siccome gli Stati Uniti — osserva
Jacques — sembrano essere alla testa di questa crociata, partita dopo la guerra del Golfo,
sarà bene vedere innanzitutto
l’atteggiamento di alcune nazioni, fra quelle « coalizzate » contro l’Iraq, nei confronti della
tortura.
Il Kuwait, l’Arabia Saudita, il
Bahrein, gli Emirati arabi uniti
(al pari di Iran ed Iraq) non
hanno mai firmato la convenzione contro la tortura. Per fare un solo esempio, l’amputazione del braccio destro è pratica
corrente in Arabia Saudita per
determinati reati. (E, sempre a
proposito di questo paese, è proprio di questi giorni la notizia,
apparsa sulla stampa italiana,
che le scimitarre rimaste inattive durante la guerra « per non
turbare gli occidentali » sono
rientrate in azione: nelle ultime settimane le decapitazioni
sono state già 16, di cui sette
in un solo giorno).
Le denunce
di Amnesty
Nello scorso anno, sia l’Acat,
sia Amnesty International hanno denunciato la tortura anche
in Israele e nei territori occupati, in Egitto, in Cina, nel Tibet, in Marocco ed in Turchia.
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L’Acat ha però anche denunciato la pena di morte tuttora vigente negli Usa ed in Urss, sottolineando che in quest’ultimo
paese gli internamenti non sono cessati del tutto.
Ma lasciamo ora la parola allo stesso André Jacques, che così conclude il suo intervento;
« Il nostre sistema di valori riconosce una legge come giusta
se il suo principio è universale.
Ecco perché — togliendo il velo di ipocrisia che si nasconde
dietro giustificazioni morali —
noi andremo avanti nella nostra
azione finché la tortura non sarà riconosciuta come un male
che infetta parecchi paesi. Ognuno prenderà anche coscienza
che il napalm e i bombardamenti, se non li chiamiamo ’’tortura”, hanno qualcosa in comune
con essa; l’effetto del terrore,
strumento di dominio.
La pace e la giustizia si abbracceranne, annuncia il profeta. Occorrerà, perché ciò avvenga, che l’uomo non abbia più
paura dell’uomo. Solo allora sarà possibile parlare di un nuovo ordine mondiale ».
Roberto Peyrot
SAN FRANCISCO — L’accusa
è molto pesante: "diserzione in
tempo di guerra". Per questo
reato Erik Lar sen ^ marine americano di un battaglione della ’’riserva”, poi divenuto obiettore di
coscienza, potrebbe essere condannato alla pena di morte.
Larsen, che è intervenuto a decine di incontri in tutta Europa
ed ha partecipato anche alla
marcia della pace Perugia-Assisi
svoltasi neH’ottobre 1990, testimoniando la sua convinzione che
"non ci sia giustificazione alta
guerra", si è dichiarato obiettore
di coscienza per motivi religiosi,
etici e morali.
Come si legge in un comunicato
stampa deH’Àssociazione per la
pace, che segue da vicino la vicenda, il 19 aprile scorso Erik
Larsen ha dovuto comparire di
fronte al tribunale federale di
San Francisco, ed ora è in attesa
di presentarsi davanti alla corte
marziale degli Stati Uniti nella
prigione militare di Camp Le
Jeune, nello stato del North Carolina. Fino a questo momento a
nulla sono valse le richieste dei
parenti, degli amici, dei pacifisti
americani affinché egli venga rilasciato e sia riconosciuto effettivamente come obiettore di coscienza, diritto che, tra l’altro, è
contemplato dal primo emendamento della Costituzione americana: la pena che potrebbe esser
gli comminata, se venisse condannato per il reato di "diserzione in tempo di guerra", implica
la reclusione, variabile da sette
anni all’ergastolo, e addirittura
la pena di morte.
Quello di Erik Larsen — si legge
nel comunicato dell’Associazione
per la pace — è il segno estremo
che indica fino a dove possa spingersi la volontà di chi intende
negare, ai suoi cittadini ’normali’
come a quelli in divisa, evidentemente considerati privi di alcuni
diritti elementari, la libertà di
espressione anche su di un tema
come quello della lotta alla guerra e alla sua cultura e del diritto
all’obiezione di coscienza ». Questo atteggiamento è provato, continua il comunicato, anche dai
numerosi casi di incriminazione
di pacifisti verificatisi qui in Italia, perseguiti per la loro attività.
Tra le iniziative promosse dall’Associazione per la pace per
venire in aiuto all’obiettore americano c’è l’invito a mandare un
telex al segretario della Difesa
statunitense Dick Cheney, nel
quale si richieda il suo rilascio
e la garanzia dei diritti democratici per tutti gli obiettori di coscienza degli Stati Uniti. Quasi
un centinaio sono i parlamentari
italiani che hanno già aderito
all’iniziativa.
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