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ECO
DELLE VALLI VALDESI
biblioteca valdese
torre kllice
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVII - N. 26
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Eco: L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per l’eftero
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TORRE PELLICK - 30 Ghigno 1967
Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.C.P. 2-17557
r.’ETAIlIGRUSMÜ ITALIAHI0
Un vero e nronrio censimento
K#o. speranza dell'evangelismo in llalla
Il fatto che, a meno di un mese dalla pubblicazione, l’annuario « Cristianesimo evangelico » debba già essere
ristampato, lascerà sbalorditi gli uni,
mentre confermerà in altri la convinzione che questo strumento era da
tempo atteso; ed è per il direttore
della Claudiana — che ci presenta in
questa pagina il suo lavoro — una
bella soddisfazione, che corona una
grossa fatica.
Ricordo che Carlo Rapini, quando
ancora non dirigeva la nostra Casa
editrice ma già faceva parte de! Comitato' editoriale, è stato da sempre un
convinto sostenitore di questo progetto ; e ora Tha condotto a compimento, nel moido più egregio, superando non poche difficoltà di vario
genere, cui accenna di passata nella
sua presentazione. Gli diciamo la nostra riconoscenza molto viva: questo
lavoro, da lui voluto, svolto e coordinato, si pone organicamente nella linea del Congresso evangelico di Roma
(1965) e costituisce un frutto che risponde indubbiamente allo spirito che
ha regnato in quelle giornate romane.
A sfogliarlo, colpisce, con il senso
del lavoro che dev’essere costato, la
ricchezza di dati : vi è un interessante
calendario ecclesiastico, ohe pO'trà nelle future edizioni, annuali o biennali,
essere arricchito ed estesoq un accurato e preciso indirizzarioi pastorale;
un indirizzario ragionato di tutte le
Chiese facenti o no parte del Consiglio federale delle Chiese evangeliche
in Italia, comprese le Chiese di lingua italiana alTestero e le Chiese
straniere in Italia; un indirizzario di
tutte le istituzioni e opere evangeliche: istruzione, assistenza, centri per
la gioventù, colonie e pensionati, diffusione biblica, stampa (editoria, librerie, periodici), radio-tv; infine
un’indicazione di tutte le località italiane in cui ha sede una comunità o
gruppo evangelico. Le mancanze che
appaiono sono del 'tutto di dettaglio,
per ciò che concerne Topera dei raccoglitore e coordinatore; le altre, quelle
dovute a mancanza di icollaboraziorie,
speriamo veramente che po'tranno e'>
sere superate in un prossimo futuro.
L’impostazione del lavoro, infatti, è
tale da poter veramente essere accettata da tutti: non vi è traccia di discriminazione (!) e anche le chiese
più « piccole » come i movimenti più
« liberi » possono trovarvi il loro nosto, la loro dignità, la loro funzione.
* H*
Due riflessioni nascono spontanee,
sfogliando questo prezioso volumetto :
la vitalità di questo multiforme mondo evangelico italiano', e una certa dispersione che va forse oltre la positiva molteplicità di doni.
Anzitutto, se si considera Tinsignificante percentuale, al di sotto dell’l%, costituita dalTevangelismo italiano, non si può non notare un certo
rigoglioi, in cui crediamo fermamente
di poter individuare un'opera dello
Spirito Santo, al di là della miseria
numerica e ancor più spirituale di
queste chiese del Signdf Gesù Cristo.
La carta d’Italia non ha zone «vuo^
te », se consideriamo queste chiese nel
loro complesso; e vi è, accanto alla
vita di edificazione delle comunità,
una vera fioritura di opere molteplici di diffusione, di formazione, di as-=<!+onzp.. Sotto tale aspetto, particolarmente eloquente è l’ultima sezione
del volume : sostenere; sia pure in certi
casi con l’aiuto di Chiese sorelle all’estero, 15 centri di diffusione biblica,
11 centri di elevazione sociale e di assistenza, una dozzina di associazioni
culturali, centri di lettura, biblioteche,
14 librerie, 18 case editrici, 26 orfanotrofi, asili e scuole materne, 18 istituti
di istruzione differenziata, 23 convitti
e pensionati giovanili, 21 centri per la
gioventù 6 colonie, 23 case per vacar^
ze, foresterie e pensionati, 7 ospedali,
case di cura e ambulatori, una mezza
Culto
al Colle della Croce
Gli amici, frequentatori abituali
del eulto al Colle della Croce vogl'ano
prendere nota che, in seguito a reiterata richiesta dei nostri fratelli protestanti di Francia, detto culto avrà
luogo quest’anno, sempre al Colle
della Croce la domenica 23 luglio, col
solito orario.
E. Aime, Pastore
dozzina dì centri per trasmissioni radiofoniche e televisive (queste ultime,
per ora, soltanto dalla tv della Svizzera italiana), e infine... ben 47 periodici! — sostenere tutto questo complesso di attività, anche se modeste in
certi casi, non è davvero poca cosa.
E scorrere queste pagine è certo un
corroborante correttivo per chi è sempre pronto ad alzare lamenti sulla
tristizia dei tempi presenti ; senza che
per altro potssa renderci nè fieri di noi
stessi nè soddisfatti. Si tratta semplicemente di avere occhi per ciò che il
Signore opera, e ohe è tanto più notevole data la nostra oggettiva miseria.
Ma bisogna pure dire che questo
rigoglio ,può anche significare, in molti casi, dispersione. In quanti campi
si può, si deve giungere — senza dirigismi e pressioni, evidentemente ! —
a una migliore collaborazione e a un
maggiore coordinamento, a un più
serio e fraterno confronto', affinchè
ciò ohe distingue, e al limite divide,
non sia taciuto nè sorvolato (la realtà
poi si vendica senza fallo), ma sia affrontato in un atteggiamento di fede, alla ricerca della volontà del 'Signore, in uno sforzo per riconoscere
nella loro complessità « complementarietà i doni del suo Spirito. Mentre
continua e deve approfondirsi il discorso sulla Federazione, deve rimanere ben presente alla coscienza delle
Chiese ohe vi sono impegnate ohe
non si può nè deve prescindere da un
colloquio fraterno con il movimento
pentecostale; una ricerca che richiederà agli imi e agli altri una fede
ricca di pazienza, di umiltà, di speranza.
Tutto questo deve avvenire per intima maturazione delle nostre comunità. A tale scopo la Claudiana ci
mette tra le mani uno strumento prezioso. Che a meno di un mese dalla
pubblicazione, le ultime fra le mille
copie della prima tiratura partano
dai suoi magazzini, è segno eloquente
e ricco di speranza. Lunga vita a questo annuario evangelico ìtailiano - soprattutto alla realtà in movimento
che esso esprime. g. c.
Nato come un f.emplice prontuario di indirizzi, pensato in particolar modo per il turista moderno, per
chi è costretto a viaggiare per ragioni di lavoro o di studio, questo
’’Annuario” ha visto via via ampliarsi il proprio raggio di interessi
e la propria mole. Nel corso del lavoro di preparazione è diventato infatti sempre più evidente, anche per
le richieste e i suggerimenti ricevuti, quanto fos.se indispensabile per
rEvangelismo italiano possedere
Noi giovani
GINEVRA (spp). - « Noi, gio'vani 1967,
desideraiido eoo tutte le nostre forze un
mondo di giustizia e di pace, dichiariamo
di appoggiare la proposta del prof. André
Biéler, tendente a .vincere para'llelamente
la fame e la guerra. Siamo pronti a sostenerla davanti al nostro governo e consacriamo già il 3% del nostro bilancio
personale all’aiuto ai paesi in via di sviluppo.
« Preghiamo con insistenza il Consiglio
ecumenico delle Chiese di dar seguito a
tale proposta e il Dipartimento della gioventù di questo Consiglio di risvegliare
Tattenzione di tutti i giovani cristiani affinchè essa sia praticamente realizzata ».
In questi termini « Jeunesse », la rivista
me,nsile giovanile, redatta dalle UniO'ni cristiane della Svizzera romanda, della Francia e del Belgio, lancia un referendum
destinalo a suscitare un interessamento concreto ai problemi del Terzo Mondo e alla
loro soluzione, nella prospettiva definita
dal prof. Biéler. Già parecchi lettori di Ginevra, di Losanna e del Giura bernese hanno firmato Taippello, e molti di loro dedicano fino al 10% del loro bilancio a questo scopo. Una prima serie di firme è stata consegnata ai pastori E. C. Blake. segretario generale, e A. van den Heuvel, segretario del Dipartimento della gioventù,
per far conoscere questa iniziativa al Consiglio ecumenico delle Chiese.
Il direttore della Claudiana presenta la prima edizione, in ristampa a meno
di un mese dalla pubblicazione, dell'annuario delle Chiese, opere e movimenti evangelici nel nostro paese : un frutto rallegrante e stimolante del
post-Congresso.
uno strumento completo di informazione e di consultazione che in
qualche modo fotografasse e presentasse nella sua complessità la realtà
delle Chiese Evangeliche in Italia.
Si è giunti così a questo volume
che costituisce — crediamo di poterlo dire senza inutile vanto — il
risultato di uno sforzo mai sinora
tentato: un vero e proprio censimento del mondo evangelico italiano (comprese le Chiese di lingua
italiana all’estero e le Chiese estere
in Italia) in tutte le sue manifestazioni, dalle Comunità ecclesiastiche
alle Istituzioni, alla stampa periodica, all’editoria, alle trasmissioni radiofoniche ecc.
Ogni dato qui raccolto e pubblicato è stato, per quanto possibile,
controllato direttamente mediante
apposite schede. Questa semplice indicazione dovrebbe essere sufficiente a far comprendere quale mole di
lavoro abbia richiesto un’iniziativa
del genere. La difficoltà del compito è ancora accresciuta dal fatto che
rEvangelismo italiano (per grazia
del Signore) non è un corpo fermo
e inerte, ma un organismo vivente
e in continuo movimento: gran parte delle Comunità evangeliche hanno il carattere e la mobilità di centri di evangelizzazione, più che la
stabilità di vere e proprie ’’parrocchie”. A ciò si aggiunga ancora la
difficoltà di ottenere informazioni
precise, gli inspiegabili silenzi, i ritardi e si avrà un quadro, certamentete al di sotto del vero, delle diffi
coltà incontrate per presentare un’opera come questa.
Naturalmente non c’illudiamo che
un ’’Annuario” di tale impegno nasca perfetto, anche se ogni cura è
stata posta per evitare imprecisioni
od omissioni. Un caldo invito è rivolto a tutti coloro che riscontrassero inesattezze od errori, a volercelo
comunicare in vista della prossima
edizione, che già si rende necessaria, a meno di un mese dalla pubblicazione.
Ogni sforzo è stato fatto perchè
tutte le Chiese e Movimenti fossero
rappresentati, affinchè il titolo ’’Italia Evangelica” — che alcuni potrebbero giudicare alquanto pretenzioso — trovasse una effettiva rispondenza nella realtà. Purtroppo
vi sono state Chiese che non hanno
risposto positivamente al nostro appello, privandoci della possibilità di
dare un quadro completo della loro
attività. Speriamo vivamente di poter colmare questa piccola lacuna
in una prossima edizione.
Questo « Annuario » esce sotto gli
auspici del Consiglio Federale, senza ambire, con ciò, ad alcuna veste
di ufficialità. Per una pure coincidenza esso vede la luce nel momento in cui le Chiese Evangeliche italiane si accingono a dar vita alla
nuova Federazione nelle linee approvate dal Congresso Evangelico
del 1965. Pur con la necessaria umiltà che vuole caratterizzare ogni no
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
..........................mi
RICORDAINDO DOJN PRIMO MA ZZO LA RI
La tentazione (dell ordine
Quando ti ho visto la prima volta
era già ragonia del fascismo, ma
per te era finito da molto più tempo nella sua stessa origine folle e
disumana : non te 1 ho mai detto,
ma sapessi quanto mi aiutò allora
quel guardare avanti che ai più pareva gi^ il segno della tua imprudenza e non il far la strada prima
degli altri. I buoni sentimenti per
l’ordine avevano giocato su troppi
cattolici italiani e tu eri visto come
uomo sospetto e nemico. Ma nei seminari e nelle università, un po’ di
nascosto si leggevano i primi tuoi
libri per bisogno di avvenire e di
fiducia in altri modi di vivere la fede. Il cattolicesimo italiano invece
continuava, salvo minoranze, ad ammantarsi di false beatitudini, a rigirarsi nell’ordine, ad accattivarselo.
Anche oggi — e son passati parecchi anni — si continua, diversamente, a volere vescovi d’ordine,
sindacati d’ordine, giornali d ordine, laici d’ordine.
Ti ripeto davvero: laici d’ordine,
remissivi, quieti, guardinghi, professionisti dell’apostolato, santi fino
ad essere inavvicinabili per un irradiare di fraternalismo che ti toghe
ogni desiderio di parlare. I^ici per
istituzioni d’ordine che creino laici
d’ordine, oratori domenicali sul
tempo libero con accenni di apologia per i documenti del momento.
Le istituzioni sembrano navi con
compito di navigare ad un metro
D
kOn Primo Mazzolar! è morto nel 1959. Adesso si scrivono libri
su di lui, e la Chiesa ufficiale si è lanciata al ricupero di questo suo profeta così a lungo trascurato, osteggiato, messo da
parte, costretto al silenzio. Anche postumo. È nel settembre 1962, in
piena « era giovannea », che l’arcidiocesi milanese, retta daH’allora monsignor G. B. Montini, costringe al silenzio « Adesso », il qumdicinale fondato e diretto per anni da don Mazzolati.
Ora don Mazzolati è divenuto un « personaggio », per coloro ohe si
aggiornano a spese della sofferenza, dell’isolamento, della lotta degli altri.
Eppure il seme del suo messaggio ha germinato. Ne troviamo conferma
in im bel quaderno della rivista «Momento» (n. 13, maggio ’67), nella
cui redazione isono confluiti non pochi discepoli e amici di don Primo.
Raccomandiamo di cuore la lettura di questo quaderno ai nostri lettori;
ne è tratta la pagina che pubblichiamo qui sotto, scritta da Mario
Rossi — l’ultimo direttore di « Adesso » — nel corso di un dialogo immaginario con Tamico e maestro scomparso.
Se pubblichiamo questa pagina, lo facciamo evidentemente non per
puro interesse documentario, nè tanto meno per un segreto com^acimento di giudizio su un’altra Chiesa storica, ma perchè senriamo bene
che essa è scritta altrettanto, in im contesto diverso, alla no^ra Chiesa
e alle nostre comunità. In tal senso ci auguriamo che sia letta e meditata. La tentazione delTordine non conosce frontiere confessionali (ne
politiche, del resto).
dalla costa e la partenza avviene solo se è garantita la capacità di nuoto per quel metro di distanza ; puoi
capire come sono sempre frequentissime le crociere. Tanto più che
ognuno legge durante il viaggio i testi del Concilio e li declama, e poi
c’è un servizio serale religioso in cui
si recita l’Enciclica di Papa Pio, e
poi quella di Papa Giovanni e poi
quella di Papa Paolo. E’ una febbre
di cultura religiosa che invade tutti
i boccaporti, perchè siamo cosi ricchi di documenti e di istituzioni che
ormai c’è poco da fare e da dire.
Qualcuno ha preso il largo, qualche gruppo si decide, non mancano
segni e testimonianze e iniziative di
chi non fa la crociera a un metro
dalla riva, ma i più si riposano sui
documenti con tale voluttà di esegesi e di sintonia che ti chiedi dove
abiti maggiore soddisfazione di questa e più assoluta disposizione angelica.
Tu dicevi di qualche problema o
interrogativo sui rapporti fra potere
e messaggio? Guarda, la mia impressione è che tutto ormai sembra
risolversi o essere da sempre risolto. Tu ponendo le tue domande non
davi garanzia di avere una intelligenza istituzionale: ma oggi siamo
in clima diverso (capirai, dopo il
Concilio e l’Enciclica) siamo tutti al
di là del bene e del male, così aggiornati da far paura ai vecchi profeti.
Tu destavi inquietudini, gridavi
quel Vangelo seminando conflitti interiori, ora è invece una grande
quiete, ed è, questo cattolicesimo
italiano, fatto da una parte di popolo di Dio abituato ad amministrare la propria fede secondo le istituzioni che lo riparano e lo inseriscono con ragionevolezza ministeriale.
Si parla di una rivoluzione avvenuta nei testi: ero qui e mi sono
accorto di testi nuovi, ma gli uomini d’ordine sono gli stessi: gli stessi
vescovi d’ordine, gli stessi laici d’ordine. E’ vero, ora qualcuno ti schioda dalla solitudine accorgendosi che
questo cattolicesimo italiano ti sopportava male, e ti aveva voluto
« fuori della città ». Ma non so esattamente cosa sia cambiato, quanto
sia cambiato, per chi sia cambiato,
questo cattolicesimo italiano, tutto
di buona gente, di brava gente, questo cattolicesimo un po’ ministeriale, ma per ministeri moderni, costantiniano ma progredito, il cui
Dio è Tranquillità e Documenti.
Mario Rossi
2
pa_. 2
N. 26 — 30 giugno 1967
r
UN PROBLEMA PEDAGOGICO E SOCIALE
Cristianesimo e comunicazione moderna
Qaale atteggiamento assume il Cristianesimo con la civiltà dell’immagine ? La stampa
e la televisione - 11 sacro e il profano - Caratteristiche del messaggio cristiano, oggi
È già di^ientalo un concetto usuale quello di dire che siamo nel secolo della comunicazione di massa e che gran parte
della vita individuale e sociale è dominata
da questa forza in parte «(personalizzante.
Si tratta di vedere se esiste un rapporto
significativo fra queste tecniche moderne
del XX secolo e la comunicazione del messaggio evangelico.
1. OGGI, IERI, DOMANI.
La nostra società è oggi dominata da
mezzi audio-visivi, dopo aver sostenuto,
per secoli dal Rinascimento, la supremazia
dello stampato. Il libro — che rappresenta
nella sua generalità ciò che è stampato —
svolge due funzioni specifiche; da un lato,
rende oggettivo e definitivo (« carta canta... ») la comunicazione; dairaltro la individualizza, in quanto pone ogni lettore,
da solo, di fronte al testo, con tutte le
possibili conseguenze della rifiessione personale. La Riforma ha iniziato la sua diffusione proiprio nel periodo deH’invenzione della stampa. Oggi, invece, sembra
di ritornare al Medio Evo per la netta
pievaJenza dei mezzi audiovisivi (anche
nelle scuole), che dà vita ad un genere di
pubblico di massa attento all’immagine o
a! suono; parallelamente, viene a mancare
la « definitività » del testo a favore di un
insieme di tentativi di comunicazione di
una verità che prova di esprimersi attraverso simboli e segni acustici e visivi. Alla
nostra tradizione riformata, che ha le sue
radici fondate nell’informazione scritta, torna difficile adeguarsi a questo moderno
medio evo, nel senso di adeguarsi a un sistema di comunicazione mobile e collettivo.
Da un punto di vista semantico, non è
difficile scorgere nel termine comunicazione
la derivazione dal primitivo comunione:
questa parentela mette in evidenza il fatto
che non si tratta di ipredicare dall’alto o
di informare dall, di fuori, quanto di rendere
partecipe l’uditorio del messaggio di verità
che l’autore vuole trasmettere. I due termini delia comunicazione, e cioè chi parla
e chi ascolta, sono entrambi chiamati ad
ua rapporto attivo. La letteratura e l’arte
moderna, con le loro forme di incompiutezza intenzionale, sono un chiaro esempio di
questo tipo di comunicazione che chiama
in causa il lettore o l’ascoltatare o l’osservatore, con lo scopo di fargli « concludere »
il messaggio di verità di cui l’opera non
suggerisce che i primi tratti (il cinemaverità, la pittura informale, la musica).
Come credenti, di fronte a questa situazione ambivalente, dobbiamo abbandonare
l’atteggiamento autoritario della predicazione o della pura informazione, jper cercare
un rapporto di vera comunicazione.
2. COME COMUNICARE
L’EVANGELO?
La nostra convinzione abbastanza diffusa
che Gesù Cristo, nella sua missione, non
abbia trovato difficoltà di comunicare
l’Evangelo, perchè la tradizione ebraica ne
aveva preparato il terreno, è del tutto falsa.
Quando Gesù arriva nel mondo, trova questo mondo « pieno » senza di lui, in mezzo
a un messianesimo col quale addirittura
deve lottare e contro il quaile si oppone in
tutti i modi e con tutte le sue forze. Gesù,
per stabilire il vero significato del suo messaggio nell’equivocità del tempo, ha dovuto
combattere contro un mare di pregiudizi e
di fraintesi comuni.
L’opera evangelica del Cristo si qualifica
così come occasionale, nel senso che ha
tratto spunto dalle situazioni particolari e
occasionali che gli si presentavano o dalle
demande che gli venivano poste per chiarire e diffondere la Verità, in una totale
aleatoirìetà dei rapporti tra lui e la moltitudine. Non abbiamo con Cristo un sistema, come quelli filosofici, ma solo una perspicace ricerca delle occasioni utili per
chiarire la Rivelazione, attraverso le parabole, i dibattiti e i dialoghi. D’altra parte,
l’occasionalità della comunicazione educativa non toglie alla predicazione il carattere della decisione ; ogni occasione sembra
unica e irrepetibile.
L’opera di Gesù è rivolta a tutti indistintamente, in quanto pubblica dichiarazione, ben diversa dall’iniziazione misterica
di molti culti pagani in Grecia e a Roma.
11 suo uditorio è la moltitudine indifferenziata degli uomini e non un cerchio ristretto di adepti, sull’esempio delle scuole filosofiche d’un Platone o d’un Aristotele.
Paolo (Atti 26: 26) dice che la predicazione
de! Cristo non è avvenuta di nascosto della
gente o in privata sede: il Maestro ha annunciato a tutti il Regno di Dio. La comunicazione pubblica, tuttavia, non comporta di per sè l’assoluta e generale accettazione del messaggio; ognuno è chiamato a prendere una decisione nel segreto
del suo cuore di fronte a questa verità nascosta di Dio.
Se esaminiamo le condizioni della comu
Comunicato “Pro Valli,,
Vendesi in Ghigo di Frali :
- Villa con giardino comprendente tre appartamenti più garage.
- Appartamento in condominio signorile
nuova costruzione, tre vani, servizi e ga
nicazione di massa odierna, scopriamo almeno tre fattori ohe possono aiutarci (o
confonderci) nella soluzione del problema.
Il mondo contemporaneo è sommerso da
un mare di prodotti e di consumi, così
com’è sommerso da informazioni. La quantità dei messaggi visivi, uditivi e scritti rivolti aH’uomo d’oggi supera di gran lunga
le proporzioni de! passato.
11 secondo fattore notevole è la personalizzazione di questi mezzi; un esempio significativo lo abbiamo con la televisioneinchiesta, che cerca di dare aM’ascoltatore
l.t sensazione o l’iUusione che quanto è
trasmesso sia stato preparato proprio per
lui e non per un abbonato qualunque o per
la massa anonima degli abbonati. È la
stessa tecnica —■ detta della persuasione —
adottata da quei persuasori occulti che sono
le réclams, sempre rivolte a tipi di consumatori ben precisi (la massaia, il fumatore. lo sportivo, ecc.).
Il terzo fattore è quello della discontinuità delle informazioni, nel senso che esse spaziano in campi molto diversi, in una
successione direi incoerente. L’uomo, a
questa situazione, può reagire o fermandosi
aH’estorioirità deW’informazione o segmentandosi lui stesso.
Occorre ora stabilire la peculiarità della
comunicazione cristiana rispetto a quella
aspecifica del mondo moderno e anche qui
è possibile stabilire tre punti di riferimento. Alla base della comunicazione cristiana ci deve essere una profonda convinzione
del contenuto che si sta per partecipare,
nel senso che la verità deve dominare i
mezzi tecnici di trasmissione (il linguaggio
è anche un veicolo di trasmissione, al pari
deU’immagine e del suono), che finirebbero per soffocarla. Inoltre, rifacendoci ad
un cOincetto kierkegaardiano, non possiamo dimenticare la paradossalità che deve
contraddistinguere il cristianesimo dalla
pura fflosofia, caratterizzata invece dalla
meditazione. La persistenza nella comunicazione del paradosso preserva la stessa dal
suo trasformarsi in evidenza (o in iniziazione), invece di rimanere la pubblica proclamazione d’un perso'nale segreto. Inffne,
la comunicazione cristiana ha significato se
non è un valore riso'lutivoi, bensì una apertura alla ricerrca. Si tratta così di richiedere
una convinzione e di terminare con un interrogativo, proprio come sulla scia della
« pedagogia » di Gesù.
3. LA CHIESA AL MONDO
E IL MONDO ALLA CHIESA.
La totalità degli uomini è rappresentata
dal mondo, mentre la Chiesa rappresenta
una comunità di persone che hanno accettato la Parola di Dio per il mondo. Rap
portare la Chiesa col mondo significa
annunciare la scelta di Dio; e rapportare il
mondo alla Chiesa vuol dire fare appello
a tutti gli uomini e parlare un loro linguaggio.
Questa duplicità di rapporti si riproduce
neU’Momo stesso, in quanto appartentente
sia alla fede che al mondo. L’uomo fa parte
di un mondo che sta per conoscere la scelta di Dio e appartiene a una Chiesa che ha
come vero scopo di parlare per l’universalità degli uomini. In questo contesto di informazioni, la Chiesa acquista una sua significatività per tutti gli uomini e il mondo
può essere santificato dalla scelta di Dio.
Quelli che sono i valori per la Ch.esa e
quelli che lo sono per il mondo si unificano e coincidono, perchè il messaggio divino è per -tutti e il -mondo profano caratterizza anche la Chiesa. 11 nostro sistema di
informazione cercherà pertanto di comunicare la Rivelazione divina e di descrivere
semplicemente la realtà, per evitare gli eccessi di un -discorso solo -reli-gioiso per la
Chiesa e di un discorso solo profano per il
mondo. Di qui -deriva -anche la difficoltà
della comunicazione <c adeguata » della fede
attraverso un linguaggio percettibile a tutte
le età, dai bambini della scuola elementare o delle scuole -domenicali sino alle persone di piena maturità. Non si tratta di mutare la Verità immutabile, ma di renderne
(I profana » la comunicazione e l’informazi-one attraverso i simboli di cui disponiamo
e la recettività che ci è propria.
4. CONCLUSIONE.
La nostra ricerca, come credenti e come
insegnanti, deve essere rivolta a partecipare
dei co-ntenuti che pongano in crisi l’ascoltatore, ne richiamino le capacità di scelta e
di attività. Lo scopo della co-municazione è
appunto quello di un invito esplicito alla
comunicazione, alla partecipazione cosciente ed attiva alla -ricerca e non solo all’accettazione passiva del contenuto di informazione.
Il secondo aspetto che dobbiamo assùmere come conclusione riguarda la nostra
posizione di -protestanti italiani fe qui penso ai rapporti di lavoro, ai contatti con gli
amici e con i colleghi) di fro-nte alla comunicazione di massa. Il concetto di massa, se
non è assunto come valore puramente
quantitativo, ha una qualche funzione anche nella nostra posizione minoritaria; anzi, ci spinge alla ricerca di un « nos-tiro »
stile di comunicazione il -più possibile personalizzato, che corrisponda comunque e
sempre alla reale situazione e richiesta
della contemporanea civiltà di massa, al
fine di Sitabilire il dialogo necessario e ineliminabile.
Roberto Eynard
Una terra arida
« Poiché m’hai stabilito in una terra arida,
dammi anche delle sorgenti d’acqua n
(Giosuè 15: 13-19; Giudici 1: 10-15)
Senza dubbio i fatti molto recenti che andiamo vivendo ci procurano angoscio e timori. Nonostante quello che chiamiamo « il peggio » sia passato, guardiamo con apprensione aH’indomani, scrutando dei cenni di speranza o paventando indizi di conferma alle nostre
paure. E’ difficile che rinquietudine trovi riposo, salvo non si adagi
nell’incoscienza colpevole (sono cose che non mi riguardano) o nell’egoismo più gelido (grazie al cielo non è toccato a me).
Ma un credente che non voglia dare soltanto una qualsiasi valutazione politica degli avvenimenti, oppure che voglia andare al di la
di essa, qu,ale risposta può trovare ai suoi interrogativi, quale soluzione si offre? Non resta proprio altro che aggrapparci ai tentativi
umani di comporre le spinose vicende terrene? Non resta proprio
nulla fuorché affidarci alla più o meno buona volontà dei nostri simili che cercano di farci convivere in una precaria armonia ? Nel nostro tempo rigorosamente scientifico e tecnico, non si rischia di essere inguaribilmente ingenui additando ancora e sempre ai credenti li
Signore della storia?
E solo ai credenti? Oggi nulla rende così impopolari quanto rimandare al Signore gli uomini turbati e preoccupati. Ma che Signore
e Signore; quelle sono favole per i sottosviluppati mentali, come la
cicogna dei fanciulli; oggi ci vogliono delle norme internazionali
precise e degli accordi giusti (anzi « equi ed onorevoli »). Certo questo è doveroso e urgente; purché non ci scordiamo mai di vivere in
un paesaggio ribelle, di essere stati stabiliti in una terra arida e -li
avere perciò bisogno di sorgenti d’acqua. C’è ancora da dubitarne.'
Eppure forse ci manca proprio questa consapevolezza; senza la quale
è naturale che ci sembri puerile volgerci a Dio, neH’umiltà, nel ravvedimento, nella preghiera.
Renzo I annetto
iiiiiiimiiimiiiimiiiiii
Luoghi Santi: un giudizio cattoilco
iiimiMiiiiiiiiiiiiiMiimmimiiiiiiiimiiii
imitimniiuiiiimiii
Il ll■l■l■lll>IIMIMIlll
Ecco una corrispondenza da Gerusalemme
di Yvan Gobry, professore incaricato presso
quell’istituto cattolico : :
« Il conflitto del Medio Oriente ripropone
il problema dei Luoghi santi; e i cristiani
delle diverse confessioni sperano già che la
diplomazia riuscirà a definire, per le vestigia della vita di Cristo, uno statuto che le
proteggerà e permetterà di visitarli liberamente.
« Come cristiano condivido fermamente
tale speranza; con fermezza anche maggiore
auspico che i miei fratelli di religione siano
liberati da qualsiasi feticismo nei confronti
dei Luoghi santi. E’ nobile e legittimo vene,
rare i ricordi sensibili di Colui al quale è ri.
volto il nostro amore; è ancor più importante vivere secondo il suo spirito. Che cosa
dice Gesù stesso alla Samaritana? « L’ora
viene in cui non sarà più su questa monta
iiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiHiiii'iiMiHiMiiiiiiiiiiiniiiniii'”""'"'"""""
gna nè a Gerusalemme che adorerele
dre... L'ora viene, anzi è già venuta,
veri adoratori adoreranno il Padre '
rito e verità» (Gv. 4: 24). E san Pa
giunge: «Non sapete che siete il tciG
Dio e che io Spirito di Dio abita i
Se qualcuno distrugge il tempio dx Li
__ ____A I > « ; U V-, ^ ^ •# X T"\T f\l
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VOCABOLARIO
FEDERAZIONE
rage.
Terreno in bella zona fabbricabile.
Per informazioni scrivere alla
Valli ». Torre Pellice (To).
Pro
Hobbes (De homine) distingueva tra ragione (attribuita anche agli animali, nel
senso di « previsione »). ed intelletto, facoltà questa propria dell'uomo.
L’intelletto, per Hobbes, sarebbe una
specie di immaginazione che nasce dal
« significato » delle parole, istituito ad arbitrio. L’arbitrio, però, è limitato al fatto che per esprimere un concetto si sceglie
quella « parola » anziché un’altra; il concetto invece non è un arbitrio, ma un fatto.
La « parola » è quindi jl simbolo che esprime e rappresenta quel concetto.
Se dico volpino e gatto ecco che io dipingo con l’immaginazione un animale a
quattro zampe così e cosà, irrequieto e
senza baffi e che abbaia ed un altro animale a quattro zampe così e cosà e con
meno pelo e coi baffi e che miagola, e
chi mi ascolta o legge lo « vede » con
l’immaginazione e lo « capisce » con l’intelletto solo se possiede già insca olato
nella mente l’identico relativo concetto.
Se chi ascolta crede che gatto significhi
qualcos'altro non può sottrarsi dal capire
qualcos’altro. Questo è l’esatto significato
della « Torre di Babele » dove ciascuno
diceva quello ohe gli pareva con le parole
che gli pareva e gli altri capivano quello
che loro pareva, andando ac'i orecchio.
Prendiamo ad esempio una parola a caso :
«FEDERAZIONE». La parola è venuta
in auge da quando si è stabilito che s’ha
da fare una FEDERAZIONE delle Chiese
Evangeliche Italiane.
Tra breve anzi il Valdismo dovrà decidere la sottoscrizione di un documento importantissimo così intitolato. Vediamone
dunque il significato. Tecnicamente essa
ha un significato solo quando la si adoperi in senso politico-giuridico.
La parola è nata dalla necessità di
esprimere un fatto nuovo ed è nata con la
Costituzione Americana del 1787, che venne comunemente chiamata Costituzione
Federale, forse perchè i maggiori uomini
che si batterono per l’introduzione di questa nuova forma di governo pubblicarono
i loro scritti propagandistici in un unico
libro che intitolarono « The Federalist ».
Detta parola acquistò lo specifico significato di una forma di governo nel quale
il principio tradizionale della unità ed indivisibilità della sovranità viene spezzato.
Il potere viene diviso tra una autorità
centrale e delle autorità regionali.
Fu una grande innovazione, mentre ancora abbondavano gli strapoteri centrali
assoluti. Essa suona bene anche oggi. La
diremmo una specie di conquista sociaile. Si
usa dire che la sovranità regionale non è
subordinata a quella centrale, ma le è coordinata. Di fatto però è una affermazione
relativa, poiché la sovranità regionale in
una Federazione sussiste, e può sussistere,
appena in taluni campi che non siano
strettamente vitali; grosso modo dal prezzo
del latte ad una polizia propria. Inoltre il
carattere distintivo della Federazione viene da molti ritenuto nel fatto che le ic'ecisioni federali sono obbligatorie per tutti i
Federati senza che questi siano chiamati ad
una specifica approvazione in quanto Stato
p quantomeno a renderle esecutive nell interno dello Stato medesimo. Sotto questo
aspetto si potrebbe dire che le Chiese Autonome Valdesi costituiscano una Federazione ove l’Organo Federale è il Sinodo e.
tra una sessione e l’a'.tra. la Tavola. Tali
appaiono i concetti tecnici di Federazione,
e se in Europa vi sono usi ambigui, ciò dipende soltanto dalla loro inosservanza.
Storicamente hanno presieduto alla nascita di queste forme di governo delle ragioni pratiche cosi riassiimibili; difesa di
interessi comuni allesterno; sviluppo di
rapporti culturali ed economici all interno.
Con gli stessi scopi è nata la CONFEDERAZIONE che però rappresenta concettualmente il contrario di Federazione. Infatti in quella, ed è fondamentale diversità, le decisioni dell’Organo Confederale sono impegnative per i singoli Stati, ma
diventano esecutive nell interno di ogni
Stato solo dopo che ciascuno di essi abbia
provveduto, con le forme di L.egge, a dichiararlo mediante i propri Organi Governativi.
In pratica lo Stato Federato conserva un
titolo ilecorativo, e poteri di autodeterminazione per soli dettagli interni. Eticamente il contenuto della parola proviene da
Kant (Idee per la Pace perpetua) ove egli
distingue tra la guerra e la pace e questa
la ritiene una temporanea assenza di guerra, raggiungibile mediante un ordine nei
rapporti tra Stati, ed enucleando così i
valore dinamico del Federalismo: la pace.
In senso corrente la parola non ha invece alcun significato preciso nè particolare contenuto normativo. Significa « Unione ». « Associazione » e simili. È molto usata nel campo degli sports: Federazione
Caccia, Pesca, Nuoto. Calcio, ecc. Co-’
succede quando una « parola » trova for
urna. Tutti l’adoperano, ma quel
lo » non sempre corrisponde a quello che
uno s’immagina.
Questo andrà chiarito leggendo il confronto ad uno ad uno gli articoli dello
Statuto, per sapere se la parola è destinata
ad evocare il suo concetto tecnico-giuricicc, o quello ambiguo, o quello corrente.
Mario Borgarello
distruggerà lui. Poiché il tempio tU
santo, e questo tempio siete voi » (3: 16). Ciò che dovrebbe straziare i
cuori non è la distruzione di questi i i
fatti dalla mano dell’uomo », ma la
di tanti uomini votati da Dio alla v
prannaturale; è l’odio implacabile eli,
ture spirituali provano le une per It
è la distretta economica e culturale di
i nostri simili.
« Vi sono due modi di considerare
io che il cristianesimo ha carattere s:
in quanto avvenimento passato, che :
sciato tracce; in quanto avvenimcn!.
manente, che rinnova continuamente ¡i
del mondo poiché non cessa di rinno ire i
cuori. C’é da temere che molti cristi , li visitino il Cenacolo e il Santo Sepolcri- come
visitano il palazzo di Versailles o
theon: i ricordi di quest uomo sco,
non li concernono più. Ora, se e v '
gli edifici religiosi non, sono Gesù Cr,
pure vero, nell’ottica della fede, che
coli, i miseri, i sofferenti sono Gesù *
"Tutto ciò che fate a uno di questi i.
lo fate a me" (Mi. 25: 40). Quanf,
ricchi di questo mondo, che visitano
pellegrini la Terra santa, vi dedica,interesse agli uomini che agli ¡ndi\ m
(«Le Monde l"-*'
ì-.or.
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picislo.
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lln censirainito dell’Evanielisiiio in Italia
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
il
« simbo
stro Lavoro^ non possiamo non con~
siderare questo « Annuario » come
un importante contributo in vista di
una più stretta collaborazione delle
Chiese Evangeliche in Italia. Ora le
Chiese — sia i singoli credenti, come i Pastori ed i Responsabili delle varie attività — hanno a disposizione uno strumento per arricchire
la loro conoscenza delle Comunità
sorelle. Chiunque lo desidera può
cogliere l'opportunità di un viaggio,
di una semplice gita domenicale,
per stringere nuovi legami con altri credenti nello stesso Evangelo.
Una cosa almeno dovrebbe essere
sicura: e cioè che nesstina Chiesa
dopo la pubblicazione di questo
(( Annuaritt » — potrà continuare ad
ignorare coìi traiujuilla coscienza la
esistenza di altre Comunità evangeliche di diversa denominazione nelle proprie immediate vicinanze. E
per chi crede che la vera unità si
realizzi nel comune impegno e nel
contatto quotidiano delle Chiese locali, cioè dal basso e non con accordi diplomatici o con abili compromessi e dosaggi al vertice, questo
risultato non può non apparire di
grniifìo ìmportanza.
Il ìiostro augurio è che questo
strumento di lavoro divenga ì eramente fonte di nuovi contatti < di
rinnovata collaborazione, affinché
l’Evangelismo italiano prenda sempre più chiara coscienza del compito comune di testimonianza chi’ i
Signore della Chiesa gli ha affidato
Carlo Papini
il
■yF II prossimo numero sarà doppio
e recherà numerose cronache.
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3
r
30 giugno 1967 — N. 26
pag. 3
Follie umane e condizioni di pace Dnesto nostra ovanOelizzazione
Il (I iscorso sulla pace diventa sempre più attuale in un tempo in cui
la guerra continua in alcune parti
del mondo e le tensioni si fanno più
gravi nel campo internazionale.
Anche la Bibbia parla di pace fra
i popoli, nel senso di un’esistenza
tranquilla, non minacciata da pericoli, non lacerata da devastazioni
mortali. Come tale la pace è un bene prezioso, un dono di Dio, a condizione che Israele osservi il Patto
dell’Eterno; se il Patto è infranto,
cioè se il popolo si sottrae alla sua
vocazione per correr dietro agli
idoli o alle sue ambizioni politiche
particolari, allora la pace può essergli tolta per un tempo da Colui
che è Signore d’Israele e Signore di
tutte le nazioni.
In sede cristiana non sarebbe possibile parlare di pace senza riferimento alla croce di Cristo ed alla
riconciliazione di Dio con gli uomini mediante la croce. In questo mo
cif Ermanno Rostan
mento, tuttavia, ci limitiamo a dichiarare che la pace fra le nazioni
è conforme alla volontà di Dio in
Cristo Gesii. Dio non ha creato gli
uomini per la violenza e per la
guerra. Certo la pace non è il bene
supremo e non può diventare scopo
a se stessa. \on si può parlare di
pace soltanto quando la paura della
morte ci assale; non si deve abusare della pace soltanto per soddisfare gli egoismi individuali o nazionali. C’è una pace che non può reggere a lungo perchè poggia suH’ingiustizia e c’è anche una pace che
si trasforma in paralisi delle coscienze, nella ricerca del quieto vivere, senza ¡)in provocar reazioni
profonde di fronte alle follie ed alle
colpe degli uomini. Non è di quella
pace che la Bibbia parla ad Israele
ed alla Chiesa di tutti i tempi.
t- ^
In questa prospettiva non è sempre facile parlare di pace fra le nazioni. Si può parlarne sul piano
sentimentale, facendo appello alla
buona volontà dei popoli, ma non
basta. Neppure la protesta contro la
guerra diventa necessariamente un
impegno per la ])ace. Molti auspicano soluzioni ])olitiche ed economiche favorevoli e, nel frattempo,
le superpotenze si studiano da vicino rivelando molto spesso, più che
una volontà di pace, una volontà di
prestigio e di dominio.
Che cosa può dire la Chiesa in un
temjM) come il nostro? Che significato ha la testimonianza dei credenti in un tempo di conflitti e di tensioni? Ormai è chiaro che nessuno
può vivere fuori del mondo, come
se non esistessero la guerra nel Vietnam e la situazione del Medio
Oriente lon tutte le loro possibili
ripercussioni su scala mondiale. A
che cosa ci riferiamo quando parliamo di ))ace alla gente? E’ possibile
parlar di ¡)ace senza denunziare le
follìe degli uomini e additare loro
la via del ravvedimento come unica
via d’uscita dalle crisi di oggi e di
sempre? Non v è dubbio che bisogna cercare nuove soluzioni sul piano ])olitico; ma possiamo noi limitarci a delle soluzioni unicamente
politiche, perciò facilmente partigiane, senza pronunziare una parola che il Tiiondo deve udire, una parola che riecheggi con la sua autorità il messaggio dei testimoni di
Dio nella Scrittura?
Il messaggio della Parola di Dio
non
*rr ‘
va confuso con
la diplom
Turismo pcumenico
BIENNE {spp). - Sotto la presidenza del
past. Rothenbühler si è costituito nella città
una agenzia ecumenica di viaggi, 1’« Audiatur ». Essa si propone di organizzare viaggi
che permettano incontri con cristiani di altri paesi e di altre denominazioni. 11 suo
inizi.itorc ha già organizzato viaggi nelrURSS. che hanno dato luogo a scambi
fruttuosi con dirigenti della Chiesa ortodossa russa, delle comunità battiste. dei luterani e dei riformati dell'Ucraina e dei
Carpazi.
unian.a o con le nostre visioni politiche particolari. Esso investe tanto la Chiesa quanto le nazioni del
mondo; perciò i credenti in Cristo
si riferiranno innanzi tutto a quel
messaggio e lo annunzieranno a rischio di non essere intesi da chi non
vuole intendere.
La via della pace passa indubbiamente attraverso le grandi capitali
del mondo e penetra anche nel palazzo delle Nazioni Unite. Ma su
quella via, lo si voglia o no, l’Eterno parla. Chi saprà ascoltarlo come
il salmista antico e dire: « lo ascolterò quel che dirà Iddio, l’Eterno,
poiché egli parlerà di pace al suo
popolo ed ai suoi jedeli; ma non ritornino più alla follìa »?
Chi avvertirà quella voce, in Israele prima di tutto e nelle nazioni cosidette cristiane? Israele non è stato chiamato da Dio per essere uno
stato nazionale o nazionalista, ma
per essere popolo e profeta dell’Eterno in mezzo alle genti. E le nazioni dove si invoca il nome dell’Eterno, del Dio di Cesò Cristo,
saranno esse le ultime ad ascoltare
« quel che dirà l’Eterno »? In realtà tutte le nazioni, dall’Oriente alrOccidente e dal Nord al Sud, sono
nelle mani di Dio, anche se non lo
sanno o rifiutano di crederlo. A tutte le nazioni l’Eterno può parlare
di pace: ma « non ritornino più alla follìa! ».
Qui il termine follìa è al suo posto: è una follìa opprimere i popoli
e continuare ad ucciderli come avviene nel Vietnam ed è follìa pretendere di sterminare Israele. E’
follìa fomentare le guerre per arricchirsi e dominare in qualche parte
del mondo o con ambizioni di egemonìa totale. E’ follìa invocare Dio
o Allah per vincere la guerra, è follìa parlare di pace e di indipendenza e poi seminare l’inganno, la menzogna, la volontà di potenza. Quante follìe hanno segn.ato questi ultimi cinquant’anni di vita : nazionalismi esasperati e superbi, totalitarismi e violenze contro la libertà e
il rispetto della persona umana,
campi di concentramento da un lato e corruzione morale daH’altro la
to, immenso sviluppo tecnologico e
incapacità di vivere in pace e di
sfamare la gente. Veramente nei
consessi nazionali e internazionali,
nelle Università, al Pentagono come
al Cremlino, a Gerusalemme come
al Cairo, a Pechino come ad Hanoi
e a Saigon bisognerebbe gridar forte che « la giustizia innalza una nazione, ma il peccato è la vergogna
dei popoli ».
^ ^
Senza l’ascolto della Parola dell’Eterno è difficile che gli uomini
si ravvedano. Isaia dice: « Andiam
tastando la parete come i ciechi,
andiamo a tastoni come chi non ha
occhi; inciampiamo in pien mezzogiorno come nel crepuscolo, in mezzo all’abbondanza sembriamo dei
morti ». Tutto ciò è vero per le nazioni, ma anche per ognuno di noi.
Partendo da queste premesse, si
può parlare di pace e non in termini politici o economici soltanto. Si
guardi la Chiesa dal ragionare unicamente in termini politici, come se
non dovesse riferirsi prima di tutto
alla Parola di Dio; come se gli avvenimenti della storia non dovessero esser giudicati nella prospettiva
della fede in Colui che regna, perchè è l’Iddio vivente. La Chiesa
non nasconda il suo messaggio, non
si accontenti di parlare « come gli
altri » o di agire « come altri ».
Pronunzi una parola di verità, un
messaggio profetico, un appello al
ravvedimento, perchè Dio vuole
che gli uomini si ravvedano e si
umilino dinanzi a Lui.
Non si dica che questa parola rimane vana nella realtà dei fatti. Ad
ogni modo non dovrebbe essere vana per le nazioni cristiane, per il
popolo dei eredenti. Le parole del
profeta Daniele possono avere un
suono grave e preciso tanto nelle
Chiese quanto neU’assemblea delle
Nazioni Unite, tanto in casa altrui
quanto nella nostra: « A te, o Signore, la giustizia; a noi la confusione della faccia, come avviene al
dì d’oggi. A noi, la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri capi
e ai nostri padri, perchè abbiam
peccato contro di te ».
Bifleseioni maturate a conclusione della
Conferenza del V Distretto tenutasi a Corato nei giorni 17 e 18 giugno 1967
I miei pensieri scaturiscono da un « testo » per così dire idea'.e : Atti 2: 41-47.
All’origine non esiste organizzazione ma
l'ubbidienza a Cristo, la creatura ne accetta il giudizio espresso mediante la Croce
— crede ed è battezzata — proclama ai
quattro venti la liberazione accettata, sorge quel tipo di vita che da allora si suole
chiamare « comunitaria ». La proclamazione è concomitante alla ricerca del fratello;
l'estraneo ne è come sconvolto finché è
trascinato verso queiresperienza. vi si familiarizza al punto che cammina con quelli che da Cristo sj_ lasciano al tempo stesso
condannare e salvare. Entra nella dinamica
del Regno.
Entro coteste dimensioni di chiesa-movimento è più che naturale, per coloro ohe
hanno bandito dal loro vocabolario ogni
forma di dirigismo, conferire, cioè mettere
insieme le esperienze fatte ; successi e insuccessi, difficoltà e speranze al fine di arricchirsi reciprocamente e cercare di rimuovere le cause palesi o occulte onde il movimento riprenda il suo ritmo.
Una conferenza è soprattutto collocarsi
sotto il giudizio della Croce di Cristo. Noi
si è sotto il Si della grazia perchè e nella
misura in cui accetta il No del giudizio.
Questo pensiero ci fu spiegato esaurientemente nel Culto solenne nel Tempio, in
uno con la comunità, dall’oratore Pastore
Giulio Vicentini che egregiamente diresse i
lavori. Una conferenza non è efficiente per
le sue decisioni, c’è poco da decidere e
c’e poco da demandare con levigati ordini
del giorno i problemi non risolti ad organismi superiori.
II Maestro ci direbbe ; Il Regno di Dio
è dentro di voi.
Per me la Conferenza è stata positiva
quanto può esserlo per un campo l’aratro
sconvolgente che mette sossopra il terreno
affinchè ricevendo il riverbero del sole cocente si prepari ad una più feconda messe.
Sia attraverso la relazione della Commissione, che fu trovata serena e obbiettiva,
come attraverso le singole relazioni tutti
abbiamo ricevuto motivi di ripensamento
deprimenti e incoraggianti e pertanto stimolanti.
C’è dell’immoibilismo ; è la costante negativa di tutta la nostra testimonianza, essa appare imipressionante in alcune zone.
Quali le cause? Ce lo siamo chiesto; sono
esse tutte da imiputare al fenomeno socioeconomico dal quale scaturisce l’emigrazione, ovvero al fatto che in quelle date
circostanze la Chiesa non riesce ad in
serirsi col
aggio? Per essere va
lido esso dovrebbe mirare aU’uomo nella
iiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiiiii
UN CONVEGNO A TORRE PELLiCE
La pedagogia protestante
L'insegnante (come il genitore) protestante non può essere solo sensibile alla
ricerca, e quindi perennemente incerto, trasmettendo questa incertezza ai giovani : vi è — e dev'essere comunicata — una certezza evangelica, pur aperta
a continui ulteriori confronti e profondamente umile.
Nel pomeriggio della domenica 4 giugno u. s., ha avuto luogo a Torre Pellice, nell’Aula delia Casa Valdese un
convegno degli insegnanti evangelici
delie Scuole secondarie delle Valli
Valdesi, oirganizzato dalla Commissione Permanente per l’Istruzione secondaria.
Il convegno aveva come tema « Possibilità di una pedagoigia protestante » ; era stato preparato con la distribuzione da parte della Commissione
ai cinquanta e più Insegnanti secondari delle Valli di tre studi; del professor Ricoeur « Vocazione delTinisegnamento protestante», del pastore
S. Rostagno « La pedagogia della fede » e del Consiglio Ecumeniico « L’educazione e la natura deH’uomo ».
La partecipazione al convegno, nonostante il periodo festivo, è stata
buona e, dopo una breve presentazione dei problemi in esame fatta dal
dott. Roberto Eynard, è seguita una
nutrita e interessante discussione.
Sul tema più generale è stato osservato che esiste oggi una crisi nel
campo della pedagogia, dovuta al sovrapporsi della psicoloigia alla pedagogia, con le sue preoccupazioni di non
sopraffare la personalità del giovane,
di non coartarlo nel suo libero sviluppo, di non imporgli delle direttive;
questa profilassi psicologica, comportando l’astensione da ogni iniziativa
pedagogica, può condurre alia sterilizzazione completa della pedagogia.
Esiste anche un diffuso disorientamento tra i giovani, che si traduce in
una rarefazione della loro partecipazione alla vita delle Chiese, delle associazioni politiche o sindacali, e che
deriva da una sfiducia nelle parole ufficiali, svuotate di contenuto perchè
troppo spesso usate con significati
contrastanti od opposti e quindi diventate equivoche.
In una civiltà post-religiosa e postcristiana il cristianesimo ridiventa
cellula minoritaria che non fornisce
più i quadri fondamentali della società. Esso deve pertanto verificare
l’incidenza della propria predicazione
sulla realtà storica attuale con un
perenne riferimento aU’Evangelo. In
tal senso, la chiesa è una ecclesia
discens.
Tuttavia la chiesa non può rimmciare alila sua predicazione anche se
la deve confrontare ad ogni momento
con la realtà. In quanto portatrice di
un messaggio la sua predicazione non
può essere solo ricerca, ma anche annuncio.
Cosi anche l’insegnante cristiano
non può essere un insegnante soltanto disponibile alla ricerca — e per questo perennemente incerto, in quanto
tale incertezza si comunica anche all’allievo.
Anche i genitori hanno questa responsabilità; essi devono comunicare
ai figli una certezza, anche se questa
rimane sempre aperta ad ulteriori
confronti ed ispirata ad una profonda
tolleranza.
Non è possibile che insegnanti e genitori cristiani favoriscano nei giovani loro affidati, con un male inteso
senso di rispetto, un continuo rinvio
delle loro scelte.
Più ohe di una pedagogia protestante è forse più giusto e più coerente
parlare dell’ insegnante protestante.
Esso dovrebbe distinguersi dagli altri
non solo per la sua scrupolosa preparazione, per la sua chiara e ferma vocazione professionale, per la sua piena dedizione che lo porta a fare più
di quanto lo stato o la società gli
chiedono, ma soprattutto per la sua
visione attiva deH’educazione che lo
deve spingere a porre il giovane di
fronte a scelte responsabili e a non
esitare neU’inidicare per tali scelte la
luce vivificante ed orientatrice dell’Evangelo.
Deve trasparire dall’opera dell’insegnante evangelico che anche Evangelo è stato per lui una scelta e non
un dato naturale ed ambientale. La
sua fede deve manifestarsi in tutto il
suo comportamento, anche nel modo
del suo insegnamento e dei suoi rapporti con gli allievi.
Per quanto concerne l’area delle
■Valli Valdesi, la presenza nelle scuole
secondarie di più di cinquanta insegnanti evangelici © di più di 600 alunni evangelici, nonché di istituti di
istruzione secondaria valdesi, pone
agli imi e agli altri dei problemi, delle
responsabilità ma anche delle possibilità del tutto particolari.
I nostri istituti hanno la possibilità
di creare un ambiente religiosamente
aperto ma caratterizzato da una particolare tonalità nel campo educativo
e spirituale, ohe può lasciare delle
tracce profonde nelTanimo degli allievi e anche consentire delle esperienze educative originali.
Ai nostri insegnanti sparsi nelle diverse scuole della zona è aperta la
possibilità di un rapporto più diretto
coi loro alunni evangelici, favorito
dalla comunanza della fede, e agli insegnanti incombe una particolare re
sponsabiiltà di assistenza degli alunni
nel campo spirituale e religioso.
Cos'; pure, in un momento di profonde trasformazioni economico-sociali delle Valli Valdesi spetta agli insegnanti di seguire i loro allievi anche nella difficile scelta dei loro studi futuri e quindi della loro professione di domani. Proprio perchè la
scuola pubblica è ancora carente in
questo settore, i nostri insegnanti
possono con la loro assistenza in questo campo manifestare una loro vocazione pedagogica che si estenda al di
là del semplice, anche se scrupoloso
e compiuto espletamento della loro
funzione didattica e scolastica.
Su questo tema il convegno ha deciso di aggiornarsi per una data che
verrà fissata per il prossimo anno
scolastico.
Giorgio Peyronel
sua realtà concreta di homo sapiens e di
homo economicus.
Quando ci vennero lumeggiati con ricchezza di particolari alcuni aspetti dello
stato di alienazione in cui si dibattono certe comunità dell’alta e media collina
Abruzzo-Molisana, siamo rimasti sconvolti
e muti. Ogni diagnosi che non sia al tempo stesso ricerca di riparazioni ci è apparsa inopportuna e di cattivo gusto; perchè
è proprio lì che il nostro talento dovrebbe
essere speso, se non si vuole predicare una
redenzione eterea.
Dobbiamo per altro- ricercare su altre
vie le cause autentiche deU’immobilismo. I
nostri metodi mai aggiornati risentono
troppo di quella impostazione centralizzata che fa capo al Pastore possibilmente
teologo, e alTjmmancabile campanile che
ne esalta la figura. Essa ha creato ed ha
continuato a nutrire indebitamente quella
mentalità già satura di clericalismo negli
evange'izzati di ieri e negli evangelizzandi
di oggi, le cui manifestazioni sono uno
spirito critico amaro verso il governo della
Chiesa ohe pur tanti sacrifici ha sopportato per accendere la fiaccola dell’Bvangelo
in mezzo a loro. Questo spirito cova ed
esplode in escandescenze come questa ;
« Se la Tavola non si decide a sostenere la
spesa di fitto del locale di culto-, noi ci ritireremo ». Menomale ohe trattasi di un
caso spo-radico, controbilanciato dall’a-tteggiamento di un gruppo- di credenti, cresciuti in ben altra atmosfera, i quali non solo a
loro spese hanno acquistato un suolo, ma
stanno raccogliendo la somma necessaria
per edificarvi la sala di culto.
Del resto così dev’essere ; l’Evangelo non
ha altre gambe per avanzare in mezzo agli
uomini, se non la fede e l’amoTe operanti
dei credenti. Ce lo conferma-no i fatti. Talvolta proprio dove noi si segna paurosamente il passo, l’annunzio dell’Evangelo ha
luogo a-d opera d’alt-ri e i frutti non mancano. Cristo è comunque predicato.
A Corato udimmo voci che ci allargarono il cuore. Ecco quella del contadino
emigrato Rocco Pagassi, che molti dei colleghi ricordano- giovane impegnato-, davanti al piccolo harmonium della Chiesa di
Orsara. Il suo volto adusto porta ora i
segni degli anni e della fatica, ma il suo
sguardo è dolce e profondo, interviene per
confermarci che Ta-marezza dei lui^hi anni trascorsi lontano dai suoi e dalla patria è stata largamente attenuata iper aver
trovato presso la Chiesa Riformata Svizzera la nuova famiglia; l’hanno circondato
di premure e di affetto... « Hanno- la Bibbia a, dice con tono vibrante. Sorride s?ettico quando si parla del nuovo cattolicesimo. Ecco ancora la voce del più giovane
dei colleghi. Capo Gruppo della F.U.V.,
il quale in una relazione dettagliata elenca il lavoro compiuto dai giovani all’interno -delle Comunità e all’esterno il contributo arrecato mediante -un’inchiesta a
carattere sociologico di due giovani sorelle universitarie, facenti parte del Comitato, presso alcune chiese della diaspora
molisana. Ci conforta sapere del corso per
predicatori laici che il collega tiene fra i
giovani responsabili della Comunità del
Vomero.
Il più anziano dei colle-ghi, ancora sulla
breccia del buon combattimento-, cercò con
passione di farci comprendere che c’è -un
nesso fra consacrazione comunitaria e offerta. La contribuzione no-n sarebbe che
un modo di sentire l’o-pera del Signore.
I risultati raggiunti da quella comunità inducono a confronti che generano disagio
per quelle che da certe mete sono ben
lungi ancora.
Dopo che la Co-munità di Taranto ha
realizzato il suo annoso sogno di locali
adeguati al proprio slancio evangelistico.
per anni il tema dei locali si sposterà dai
campanili alle opere sociali che man mano si renderanno necessarie. Sarà forse un
segno della fine dell’immobilismo!
L’accoglienza calorosa della Comunità
Co-ratina è stata corroborante; vi si avverte subito che mentre la Chiesa è in un
certo senso istituzione, (ce lo ricorda il
Tempio, il più bello che abbiamo in Puglia), è anche movimento e servizio con
le sue attività sociali ; Centro di Cucito
e Doposcuola; e il collega Corsani accenna alla futura Biblioteca con sala di lettura « Abbiamo soprattutto bisogno di un’intensa fantasia creatrice di questi atti-parlanti » ; la frase la prendo di peso dal lucido articolo dal titolo « L’evangelizzazione oggi, che cosa vuol dire? » comparso
sull’« Eco-Luce » n. 24 del 16-6-67. Che
cosa cambia dopo una Conferenza ?
Nulla! ma tutto può cambiare se qualcosa cambia dentro di noi. 11 Signore prima
di riabilitare Pietro, il discepolo sentimentale e fragile, e di rinnovargli il mandato: «pasci le mie pecore», volle che
Gli dicesse se l’amava e quanto l’amava!
Tutto dipende da quello che il Signore è
per noi . e da quello che siamo per il
Signore.
Siamo ricono-scenti al collega Carlo Gav
che rappresentò la Tavo'a Valdese in mez
zo a noi. Piu vo-’te egli fece vibra-re la
nota profetica con parola calda e persuasiva. Siamo anche riconoscenti alla Commissione uscente per la serietà colla quaha condotto le cose del rostro Distrett-'
per tutto un settennio.
Alla nuova Commissione eletta nelle
persone del Past. Enrico Corsani. Sig. Armando Russo e Past. Ernesto Naso, auguriamo un anno fecondo al servizio del
Maestro nel lavoro nè facile nè semplice
che li attente in questo campo così vasto
della testimonianza valdese. -G. E. C.
4
r
pag. 4
N. 26 — 30 giugno 1967
RICONFERMATO IL CELIBATO SACERDOTALE ROMANO
SPIGOI.A !\ DO NELLA STAMPA
Una legge non evangelica Echi della settimana
Con una encìclica pubblicata il 24
giugno u- s., dal titolo Sacerdotalis
coelibatus Paolo VI ha confermato la
legge ecclesiastica che impone il celibato ai sacerdoti cattolici.
In questi ultimi a.nni e anche durante il Concilio si era diffusa in molti ambienti l’idea ohe la Chiesa cattolica stesse per rivedere questa legge
più che millenaria e rendere M celibar
to facoltativo, anziché obbligatorio.
Pressioni in questo senso ve ne sono
indubbiamente state. Il fatto stesso
che ben quattromila sacerdoti cattolici abbiano chiesto la dispensa dal
celibato è di per sé abbastanza eloquente : le loro domande, alcune delle
quali risalgono addirittura ai tempi
di Pio XII, vengono esaminate (senza premura, si direbbe) da un apposito uffìoio creato tre anni fa in Vaticano. Ma com’era da prevedere Paolo VI non ha derogato alla tradizione
della Chiesa cattolica d’Occidente.
La legge del celibato sacerdotale è
ormai talmente radicata nella psicologia, nella teologia e nella spiritualità cattolica che era praticamente
impensabile che potesse essere abrogata o anche solo attenuata. Difatti
non lo è stata e con ogni probabilità
non lo sarà mai.
Gli argomenti addotti da Paoilo VI,
nella sua enciclica, a favore del mantenimento del celibato dei sacerdoti
sono quelli consueti e non staremo a
ripeterli. Alcuni, presi a sé, sono anche validi; ma non giustificano affatto l’istituzione dei celibato dei sacerdoti come legge nella Chiesa. Noi
comprendiamo, ad esempio, che un
credente (non però necessariamente
un sacerdote) possa rinunciare al matrimonio come segno e anticipazione
della vita del Regno in cui non ci sarà
più nè maschio nè femmina. Cost pure comprendiamo ohe un credente
(non però necessariamente un sacerdote) possa rinunciare a crearsi una
famiglia secondo la carne, per vivere
pienamente la vita della famiglia di
Dio di cui è membro (K^ini 2; 19).
Le cose che, da un punito di vista
evangelico, non possiamo in alcun
modo approvare riguardo al celibato
sacerdotale, sono due: la prima è che
si faccia del celibato una legge quando nel Nuovo Testamento, secondo
ogni evidenza, non lo è; la seconda è
che si vincoli strettamente l’idea del
ministero a quella del celibato quan
do nel Nuovo Testamento, secondo
ogni evidenza, ci sono sia dei ministri non sposati (come Paolo) sia dei
ministri sposati (come Pietro).
Di fronte all’evidenza solare dei testi e delle situazioni neotestamenta
rie non possiamo fare altro che respingere la dottrina cattolica del celibato sacerdotale, che volendo quasi
perfezionare o migliorare il pensiero
cristiano quale è espresso nel Nuovo
Testamento, finisce per snaturarlo.
Paolo Vi riconosce apertamente che il
Nuovo Testamento «non esige il celibato dei ministri sacri»: ma non si
chiede come mai. E neppur si chiede
come mai, mentre
1 Nuovo Testa
mento non esige il celibato dei « mi
iiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiii
nistri sacri», la Chiesa cattolica lo
esige. Questa domanda, però, dobbiamo porla e anche cercare una risposta. A nostro avviso, la risposta è
semplice : se i « ministri » cattolici
non possono sposarsi (mentre i «ministri » nella Chiesa cristiana primitiva, volendolo, potevano sposarsi) è
perchè il loro ministero è inteso in
modo diverso da cerne era inteso
nella Chiesa del Nuovo Testamento.
Se fosse inteso allo stesso modo, potrebbero certamente sposarsi anòhe
loro. La legge del celibato sacerdotale è un sintomo che il concetto cattoIco di « ministero » non corrisponde
più a quello biblico.
Paolo Ricca
Invito ad un incontro di maestre
di scuole materne evangeliche
Dopo una serie dì incontri, dedicati alTesarne dei procedimenti pedagogici più indicati per le Scuole Materne e del significato di queste Scuole nelTambito della Chiesa, le Maestre di Scuola Materna delle Valli
Valdesi propongono un incontro dì tutte le
Maestre di Scuole Materne Evangeliche in
Italia e di quanti altri si interessino a questo particolare problema. La conoscenza e
collaborazione reciproca potranno aiutarle
nel loro lavoro quotidiano e permettere loro
di realizzarne meglio il valore nelTopera generale della Chiesa.
Ecco il programma proposto per rincontro, a Torre Pellice, nella settimana precedente il Sinodo :
Mercoledì 16 agosto:
ore 9 - studio biblico (Past. Gustavo
Bouchard).
ore 9.30 - presentazione della storia e situazione attuale delle varie S.M.
(una persona per il l^iord e una
per il Sud).
pomar;
Domenica 2 luglio, alle ore 15, riunione
allTnverso Pinasca (contrada Cocìouv).
ore 11 -la testimonianza evangelica nelle S.M. (Sig.a Etiennetle Jalla).
ore 12.30 - pranzo in comune,
ore 14.30 - visita ad alcune S.M. delle Valli
e discussione sugli argomenti
svolti.
ore 19.30 - cena in comune.
Giovedì 17 agosto:
ore 8.30 - prima colazione,
ore 9 - studio biblico (Past. P. V. Pa
nasela).
ore 9.30 - problemi di psicologia infantile
(Ada Bessone e una Maestra del
Sud).
ore 11 - riassunto delle discussioni e con
clusioni (Sig. G. Mathieu).
ore 12.30 - pranzo in comune,
ore 14.30 - fine dell’incontro.
I partecipanti saranno alloggiati nella Foresteria Valdese a condizione di iscriversi entro il mese di maggio. In una sala della Foresteria sì svolgeranno anche i lavori.
I prezzi di pensione sono: per 3 pasti e
stanza L. 3.200 (con un pernottamento); pernottamenti successivi L. 800; per pasti in
più L. 600.
Indirizzare le iscrizioni alla Signora Nella
Sereno, viale Rimembranza 2 - Torre Pellice
(Torino).
ii[miiiiitiiiiii>iiiiiiiiiiiNiimiiiMiiiimitiiiiiiiiiuinmii
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A PRAGIASSAUD DI SAN GERMANO CHISONE
La "Rostania,
giardino
della pace
Alla fine del secolo scorso il Dottor
Edoardo Rostan di San Germano Chisone
insegnò a numerosi gruppi di giovani l’amore per le loro montagne e per la fiora che
vi si trovava. Per questo, quando nel 1901
la Società Valdese di Utilità pubblica creò
in regione Pragiassaud di Inverso Porte un
giardino alpino, volle dargli il nome di
« Rostania ».
Il giardino alpino divenne in breve uno
dei centri più interessanti di studio e cultura di specie rare delle nostre montagne
e fu visitato ed apprezzato da persone venute da ogni parte del mondo. Poi, lentamente. decadde e nel corso delPultima
guerra venne interamente distrutto; il terreno e i ruderi di una casetta passarono,
conformemente allo Statuto della Società,
in proprietà dei Comuni di Inverso Porte,
prima e di San Germano, poi.
Nel 1966 i giovani dell’Unione giovanile Valdese di San Germano decidevano di
offrire alle Autorità Comunali di riprende
re l’iniziativa della Rostania dando ad essa
il carattere di una testimonianza cristiana
e della difesa della natura al servizio delle
popolazioni. La testimonianza cristiana è
costituita non solo dal lavoro volontario
comune di tutti i giovani, studenti ed operai, ragazzi e ragazze, ma dal tema centrale della iniziativa : la pace nella riconciliazione; per questo al giardino che sta
risorgendo è stato dato jl nome di « giardino della pace ». In un mondo in cui non
si riconosce più il fratello nella libertà, il
giardino vuol essere aperto a tutti gli uomini in una chiara visione dell’annuncio
della Parola di Dio come Parola di pace
e di speranza al di fuori delle ansie e degli
idoli di questo mondo. Egualmente, la difesa della natura è vista non solo sotto
l'aspetto deH’interesse scientifico, nella coltura di specie alpine rare, ma anche come
segno tangibile di solidarietà verso le famiglie che vivono tra mille disagi nelle
montagne e verso tutte le popolazioni delle
Valli.
Le Autorità Comunali e Provinciali diedero il loro assenso a questo programma
deliberando di concedere la zona alla As
La Rostania consiste
attualmente di una casetta in via di ricostruzione e di Un appezzamento di terreno boschivo a 1300 mt. circa
sulle pendici della Vaccera. La regione è a boschi e prati con qualche ’mianda'.
Lo sguardo spazia su
tutta la bassa Val Chisone e sulla pianura fino a Torino. Si sale alla Rostania da S. Germano raggiungendo a
piedi 0 in macchina la
borgata Martinat; di lì
a piedi in poco più di
mezz’ora si raggiunge
la meta.
sedazione Amici della Rostania contro un
affìtto simbolico per 25 anni. Un rappresentante del Comune e uno della Pro Loco
fanno parte del Consiglio direttivo della
Associazione. I giovani si sono messi prontamente al lavoro dedicando alla Rostania tutte le ore libere. Sulla base di un
progetto elaborato da uno di loro e con il
loro lavoro l'edificio verrà ricostruito e attrezzato per dodici persone con un cucinino e un piccolo locale di ritrovo, oltre una
biblioteca. Le strutture esterne saranno
pronte nell’estate 1967. 11 terreno circostante è già stato ripulito e cintato e sono
state messe in sede numerose piantine gentilmente donate dalla Guardia Forestale
Il Prof. Bruno Peyronel dell’Orto Bota
nico di Toirino ha assicurato la sua prezio
sa guida e assistenza. Per la fine dell’estate
1967 la Rostania dovrebbe essere in efficienza, almeno nei suoi aspetti principali.
Tutto questo è stato compiuto direttamente dai giovani deH’Unione Valdese di
San Germano con le loro forze e j loro
soldi. Ogni aiuto che potrà venire loro
dato non soltanto permetterà di compiere
i lavori in programma nel giardino Rostania, ma sarà un segno di solidarietà per
questa iniziativa di servizio concreto e di
annuncio della pace nel mondo moderno.
L'Associazione Amici
della « Rostania »
Le offerte saranno ricevute con riconoscenza presso il Pastore Pierluigi Jalla . San
Germano Chisone, ovvero sul c/c postale
N. 2/45002 intestalo a « Amici della Rostania », San Germano Chisone (To.).
Culto radio
domenica 2 luglio
Past. ERMANNO ROSTAN
Ivrea
domenica 9 luglio
Past. ERMANNO ROSTAN
Ivrea
Fra gl'innumerevoli articoli che abbiamo
letti, esprimenti i pareri più disparati su
quanto è accaduto nel Medio Oriente, pochi ci sono sembrati degni di fiducia per
sicurezza d’informazioni e per obiettività di
giudizio. Pochissimi, a nostro parere, raggiungono la serietà, la nobiltà e l’equilibrio nell’articolo che Ferruccio Parri ha
pubblicato sotto il titolo « 11 torto e la
a cura di Tullio Viola
ragione ». Vogliamo perciò dedicare la
corrispondenza odierna a tale articolo, riportandone i passi salienti e riassumendone molto brevemente gli altri.
Parri parte daH'affermazione che, anche
se il « dividere il torto e la ragione nelle
cose amane sia compito sempre arduo >.
(e tale compito sembra esserlo più che mai
nell’attuale contingenza), non è possibile
esimersi dal formarsi un giudizio e dal dedurne una scelta. E qui « una scelta primaria, di giustizia primaria, deve esser fatta e deve reggere popoli e governi. Lo Stato d'Israele deve essere salvato, le sue frontiere, la libertà dei rifornimenti e le possibilità di vita garantite. Dai forni crematori, dalle tragiche fosse è sorta come volontà disperata di vita questa piccola patria, di tale significato storico da imporre
il rispetto, quale ne sia stato il costo, ai
popoli civili della terra ». La fiera volontà
di vita e di libertà, « in nome di una giustizia uguale per tutti i popoli », dev’essere
rispettata per Israele non meno che per il
Viet Nam.
Ma « la posizione geografica d’Israele è
tale da render evidente che il suo avvenire
dipende alla lunga dalla possibilità e dalla
sua capacità di convivenza con il mondo
arabo »... Purtroppo, invece, « alla politica israeliana del primo tempo ha dato
l’impronta l’intransigente sionismo dì Ben
Gurion che, inserito nella guerra fredda,
pareva giocare soltanto su due carte: appoggio politico e finanziario americano,
rivalità inconciliabili degli stati arabi. E si
è aggravato lo stato miserando dei profughi arabi cacciati dalle loro terre dalla
conquista israeliana. È mancato l’impegno
del Governo di Tel Aviv (ed è grave responsabilità) nel cercare di evitare o nel
limitare la permanenza e la crescita di
questo pericoloso bubbone, motivo o pretesto delle mosse del vendicativo e tenace
Nasser...
...La creazione dello Stato d'Israele ha
coinciso (anzi ne è stata uno dei fattori)
con la ripresa nazionale degli stati arabi,
finanziata per un certo gruppo di essi dalle
royalties del petrolio. Le profonde diffetenze e divergenze di regime, d’interessi,
di ambizioni limitano le possibilità del
panarabismo e della guerra santa, almeno
sino alla estrema rottura. Non hanno impedito l’impulso nazionalista dello stato e
dell uorno più forte: pur attraverso gl’insuccessi, le oscillazioni e le deviazioni temporanee, restano manifesti i disegni di unificazione imperiale, da Aden ad Aleppo-,- d'
Nasser, nel quale sembra rivivere lo spirito degli antichi condottieri arabi
Nessuna illusione sulle possibiltà e pericoli di reviviscenze fanatiche. Non imputiamo ad arabi ma a genti musulmanizzate certe orrende stragi asiatiche... Il giudizio sull’aggressore passa in seconda linea di fronte ai fatti di questi giorni. E così
resta in seconda linea il Giudizio sulla misura delle risposte israeliane alle provocazioni siriane, e sulla grossa questione della
utilizzazione delle acque del Giordano, lì
fatto fondamentale è la preparazione alla
guerra da una parte e dall’altra: ”son dieci anni ha detto Nasser — che mi preparo alla lotta per la distruzione d'Israele”:
son dieci anni che naturalmente Israe'e
preparava le sue difese. La gue-ra de'
Viet Nam ha ripristinato la guerra fredda,
congelato la distensione e le possibilità d’intervento dei due blocchi maggiori, Nasser
crede giunto il momento propizio, e fa la
prima mossa bloccando lo stretto di Tiran.
Militarmente ammirevoli i decisi a-fondo
degli israeliani. Importante, interessante la
insurrezione di tutto l’Occidente intellettuale è politico in difesa della vita e della
libertà d’Israele. Ma ugualmente importante contrastare, bloccare irragionevo’i
ondate di sentimento popolare che possono
travolgere la giustizia e gl’interessi di fondo della civiltà e della pace, e servano, insieme con l’odio verso il "razzista e nazista” Nasser. ad infiuenzare artificiosamente la politica italiana... ».
Parri prosegue auspicando una politica
italiana diretta, in tutti i modi possibili, a
promuovere la pacificazione delle parti e
la prevenzione di nuovi conflitti, muovendo alcune critiche alla politica delTURS.S,
ed attribuendo la colpa primigenia e fondamentale di tutto, ancora una volta, alla
guerra del Viet Nam. « Vi è nella testarda
e funesta volontà americana di guerra a
rate progressiva, una responsabilità primaria verso il mondo. .Si temeva da tutti
l’allargamento della guerra: è venuto, anche se da un’altra parte. Può .sempre verificarsi, anche da parti diverse, sinché resta
ANGR06NA (Serre)
Pubblichiamo l’orario estivo dei eulti domenicali :
2 luglio: ore 9 Serre; ore 14,30 Bagnau.
9 luglio: ore 10 Pradeltorno.
16 luglio: ore 9 Serre; ore 14,30 Bagnau.
23 luglio: ore 10 Pradeltorno.
30 luglio: ore 9 Serre; ore 14,30 Bagnau.
Ringraziamo i pastori P. L. Jalla, S. Ceteroni e A. Taccia per i culti che hanno presieduto e per il messaggio che hanno portato alla Comunità.
la tensione militare nel mondo e la guer:a
indiretta tra i grandi... ».
Parri termina con le seguenti parole:
''Oggi che, dopo vent’anni, si riaffaccia snistramente l incubo della guerra, rimpiangiamo Tinguaribile arretratezza civile e morale della società umana che non .sappia
imporre imperiosamente a tutti gli stati,
a tutti i grandi delta terra: giù le armi, figli
di Caino ».
(Da «L’Astrolabio» dell’11-6-1967, p. 4).
Scuola Latina
di Pomarelto
Risultali scrutini ed esami
Sessione estiva 1966-67
Promossi dalla I alla II: Benecii Eddy,
Bouchard Lucetta, Bounous Daniela, Ciircio
Armando^ Coucourde Luciano, Griglio Sandra, Grosso Rosina, Long Elvia, Long Marisa, Meytre Mauro. Monnet Graziella. Tons
Marcella, Reynaud Ornella, Rosso Silv.ina
Rostan Marilena, Tron Enrico, Tron lt.dan
da, Tron Marco, Tron Vanda, Rivale Vruia
Promossi dalla II alla III : Alberti Paolo
Barrai Luciana, Baret Carlo, Barus Giovali
nino, Beux MarLsa, Bleynat Annalisa, Blcy
nat Laura, Demuro Laura, Faro Giuseppe
Jourdan Gino, Long Eliana, MarcheUi Sii
vana^ Micol Roberto, Richard Renato, d'ron
Silvana.
Licenziati: Barai Marinella, Clol Koaato,
Gardiol Elena, Marchetti Valdo, Massel Nella, Micol Willy, Peyronel Ivette, ÌC'.ale
Claudio.
Iscrizioni alla 1 classe
per Vanno scolastico 1967-68
Coloro che desiderano iscriversi alla I <
se della Scuola Latina di Pomaretto d*:.
presentare :
1) Domanda di iscrizione in carte,
plice firmata dalTinteressato e controiL..::
dal padre;
2) certificato di nascita in carta Li
3) certificato di rivaccinazione
vaiolosa, antidifterica e antipoliomieliti
carta libera;
4) certificato di licenza dementa
pagella.
Domanda e documenti possono essere
sentati, entro il 25 luglio per i promossi,
la sessione estiva, alla scuola o inviati
posta.
La Direzk
• las'
ono
ti
in
iiel
jier
avvisi economici
CERCASI Coniugi per portineria. Sri -.ere
E. Martini C. Peschiera, 122 . Torirr .
RINGRAZIAMENTO
Le^ famiglie Pons e Bertalot ringraziano sentitamente tutte le gendli
persone che hanno preso parte al ri;ro
lutto per la improvvisa dipartita del
loro caro
Bartolomeo Pons
(Mimi)
In modo particolare ringrazia ni il
Pastore signor Taccia, il Dottor G.-arognina, i vicini di casa e le Assoriazioni intervenute con bandiera.
Angrogna (Pons), 23 giugno 1967.
RINGRAZIAMENTO
La sorelila ed i congiunti della compianta
Susanna Meynier
nell’impossibilità - .di. farlo, . personalmente, ringraziano quanti hanno preso parte al loro dolore per la dipartenza della loro cara.
Un ringraziaimento particolare al
Dott. Peyrot, al Pastore Bouchard ed
a Pons Eugenia per l’aiuto prestato.
« Non abbiamo qui una città
stabile, ma cerchiamo quella
futura». (Ebrei 13; 4)
Pomaretto, 6 giugno 1967
RIN GRAZIAMENTO
Le famiglie Amoulet e Ossola, riconoscenti, ringraziano sentitamente
tutti coloro che hanno preso parte al
loro grande do'lore in occasione della
dipartita della loro cara
Maddalena Arnoulet
nata Peyronel
In particolare ringraziano il Dottor
P^lizzaro, il Dott. Clappi, i Pastori
Sigg. Bogo e Jahier, i vicini di casa,
i nipoti, parenti e gli amici tutti.
Luserna S. Giovanni (La Cartera)
giugno 1967
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a. . Terre Pellice (To)