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Roma, 26 Giagno 1009
Propugna gl’interessl sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONÀIvlENXI
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Italia : Anno L. 3,00 — Semestre 1,50
Estero ; » » 5,00 — . . 3,00
Un numero separato Cent. 5
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I manoscritti non si restitniscono'
INSERZIONI
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
I^i|^orma del eateei^ismo
L’INDIRIZZO DEL DIRET
Nel numero scorso abbiamo promesso di offrire ai
Lettori la terza parte della Pastorale del Vescovo cattolico romano di Dijon ; documento raro, e — se non
erriamo — del tutto inedito per l’Italia. Eecentemente
ne ha ragionato il Fogazzaro, e non in pubblico ; sicché
i Lettori saranno grati di questa primizia — chiamia
mola cosi — di cui andiamo debitori all’egregio pubblicista Draussin di Valenza (Francia) e al suo collega
di Dijon signor Gambier.
Non tutto è egualmente attraente in questa terza
parte delia Pastorale ; sicché faremo qua e là qualche
taglio, anche lunghetto, non omettendo però nulla di
ciò che possa importare. E senz’altro preambolo diamo
la parola al nobile prelato.
Siam certi d’avere la vostra approvazione, o cari
Signori, proponendovi un rimaneggiamento (refonte) del
nostro Catechismo. Senza perder tempo a far l’inutile
critica del manuale presentemente in uso tra di noi,
esporremo in brevi parole i gravi pensieri (préocmpations) che ci sospingono a tentare una forma migliore
di composizione e di redazione.
1) Couvien rendere le principali verità cristiane accessibili ai fanciulli. Secondo noi, non una parola sola
avrebbe a eccedere la comune intelligenza di fanciulli
sui dodici anni. I nostri Collaboratori e Noi abbiam costantemente tenuto l’occhio al grado di comprensione
proprio di quell’età; il Catechismo è fatto per i fanciulli, non per gli adulti. Considerate le cose da questo
lato, sempre ci è apparso troppo grave (considérablej
la differenza che corre tra il Catechismo com’esso é e
come dovrebb’essere. Il Catechismo di ora é un trattato di teologia, una spigolatura (résidn) d’insegnamento
erudito; non già una raccolta di concetti facili che
una tenerissima mente riesca ad abbracciare compiutamente.
Purtroppo nel Catechismo d’ora le formule astratte
abbondano. Enimmatiche sono le definizioni ; le quali
potranno certo illuminare menti già formate, ma a menti
inesperte esse spiegano obscarum per obscimus.
Noi ci siamo ingegnati di parlar ai piccini la lingua
dei piccini.
2) Ci siam prefissi di produrre nei nostri giovani discepoli una viva impressione, mostrando loro Gesù
Cristo.
Sarà questa forse l’innovazione più importante della
nostra impresa. Nel Catechismo d’ora. Nostro Signore
sparisce — per cosi dire — sotto le spiegazioni teologiche. Il Salvatore, Colui che apparve nelle campagne
di Palestina, e predicò in lingua semplice e popolare,
Colui che ammaestrò gli uomini con la vita e con la
morte, nel Catechismo non c’è. Giacché è da tenere
in nessun conto o quasi il riassunto rudimentale del
simbolo apostolico e il commento che v’è stato aggiunto.
Il Catechismo non è evangelico abbastanza. Non vi si
ode la voce di Gesù. Non vi han trovato posto nè il
sermone sul monte nè le parabole.
Siccome non si poteva introdurre la vita e l’Insegnamento di Gesù Cristo sotto forma di domande e ri
sposte, come nelle altre parti del Catechismo — ci siam
valsi in questa sezione d’una narrazione espositiva e
continuata, contentandoci di dividerla sotto punti generali, per dare agio all’alunno dì raccapezzarsi.
Ci auguriamo che questa nuova sezione abbia a produrre nell animo dei fanciulli una più profonda impronta
che tutto il rimanente. Quanto vantaggio risulterà per
loro, se dell’insegnamento catechetico serberanno specialmente il profilo di-'Gesù e l’impressione della meravigliosa bellezza della morale evangelica ! Quale confutazione bell’e preparata portébbero con sé, per rispondere ai dubbi futuri !
3) Ci siam studiati di seguire un ordine di pensieri,
atto a rendere la dottrina cristiana familiare ai fanciulli. Il Catechismo in uso fa suo troppo spesso l’ordine teologico, l’ordiue astratto che non si confà se non
a coloro la cui mente è piena già di idee astratte. Abbiam preferito a quest’ordine dotto un procedere più
naturale, quello cioè che verosimilmente la curiosità
infantile suggerirebbe agli alunni stessi che volessero comprendere le verità religiose. Per esempio :
il capitolo su l’eucarestia s’apre col racconto della Cena
del giovedì santo. Cosi, fu poi agevole spiegare che sia
la Messa, dicendo ch’ella è la Cena ripetuta [recommencée).
Dal 29, giugno inclusive e fino a nnc
dirigere tutto ciò che concerne la reù.
ed anche 1’ amministrazione d
cosi: ^ B. Ce
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ANGEL© eRESPI
Angelo Crespi — che non occorre presentare agli
Italiani — ha chiesta ospitalità alla Luce ; e noi ci
stimiamo onorati d’accordargliela, e gliela accordiamo
infatti con un vivo senso di letizia nel cii ore. Di lui
pubblicheremo nei prossimi numeri due iirticoli : 1)
La democrazia moderna ed il problema
2) Il valore della fede neH’immortalità personale.
Ernesto Naviile
III.
4) Ci siam proposti di offrire, nei comandariienti di
Dio e della Chiesa, un’esposizione completa della morale cristiana.
Il Decalogo com’è nel Catechismo d’ora è tioppo
esclusivamente « giudaico ». Abbiam procurato di ricordarci che la legge di Gesù Cristo è perfezionamento
di quella mosaica. Abbiamo desiderato che il sermone
sul monte e le virtù specificamente cristiane trovassero un posto nel Catechismo. S’è accennato non solamente a quel che è vietato di fare, ma anche a quello
che è ordinato od anche solo consigliato. Per esempio :
il quinto comandamento non esprime soltanto il divieto
di « uccidere », di « non far del male al prossimo »,
ma implica del pari l’ideale cristiano « di fare agli
nomini tutto il bene di cui si è capaci ». E’ ben necessario che il fanciullo riceva una forte impressione da
questa bella morale cristiana, dalla quale risulta il più
evidente nostro vantaggio su gli avversari. Il Catechismo che ne esponesse soltanto il programma minimo non ci farebbe — in ciò almeno — sufficiente
onore.
La mente di Ernesto Naviile.
religioso ;
per essere
Tra breve riceverete le bozze... del flostro lavoro. Vi
preghiamo di esaminarlo attentamente.
Gradite, o Signori e Egregi Collaboratori, l’espressione della nostra rispettosa e affettuosa devozione nel
Signore.
^ Pietro
Vescovo di Dijon.
flÌ FÍOFBIltÍní passare il mese
, , di luglio a Firenze, corca famiglia
ene le offra vitto e alloggio a buone condizioni. Scrivere a G. Egei, Via Carradori 16, Triesta (Austria).
E’ questo nn argomento vasto assai e che ^
sciolto e trattato condegnamente alla sua importanza
ed alla sna mole richiederebbe attitudini e studi! ai •
miei superiori assai ed una penna magistrale che io
davvero non posseggo. I lettori cortesi del Za Luce.
vorranno certamente (almeno quelli che hanno letto
i miei due primi articoli) compatirmi e comportare
la mia deficienza nell’esporre loro le ideo direttive,
il metodo filosofico e le applicazioni pratiche, l’etica
cioè, del grande pensatore ginevrino. Prolerò ad essere breve assai e conciso come lo richiedi) lo spazio
concessomi nelle colonne del nostro giornale.
Notando le opere principali date dal f aville alle
stampe in un periodo che abbraccia più di sessant anni, noi osserviamo che quelle che espongono le
basi ed il metodo del suo sistema fi!osofij:o sono le
ultime, nel mentre che quelle che già ns sono le
derivazioni pratiche sono fra le prime :n data di
tempo. Le pubblicazioni delle premesse s|»no posteriori a quelle delle conseguenze, e ciò njm eh meraviglia punto, chè già fin dal J 848 egli possedeva
chiara e limpida quella che C. Bernard chiaiaò « l’idea
direttrice» in ogni ramo o genere di scijìnza speciale 0 sintetica e poteva qnindi, imp(irniandoIe
sopra dati positivi acquistati per potenti studi, mettere a stampa le sue conferenze filosoficò-morali e
religiose, nelle quali maggiormente se he vedono
le benefiche conseguenze per la vita delle anime assetate non di teorie fredde, boreali e senza influenza
pratica, ma di verità, di giustizia, di pac^i e di felicità reale.
Dopo aver pubblicato dal 1851 al 185S studi di
storia filosofica sopra liaine de Biran ed i n collaborazione con Marc Debrit le opere inedite di lui, con
una introduzione che rirelaya in parte il sue
0 propno
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LA LUCE
sistema, Ernesto Naville, lasciata, come dicemmo, la
cattedra universitaria salì sopra le cattedre popolari
delle città svizzere e delle società che lo richiedevano per conferenze sopra varii argomenti. Cosi
videro la luce le opere seguenti, prima proferite,
poi stampate : «La vita eterna » (1861) « Il Padre
Celeste » (1865) « li problema del male » (1868)
« Il Cristo . (1878) per dire delle più importanti
che erano accompagnate da numerosi articoli poderosi neìie principaii riviste europee (« Revue des
deux Mondes, > benché ciericaleggiante, « Eevue
Universelie, Revue phiiosophique » suila parte fiiosofica dei grave probiema del male, « Revue scientifique » sulla materia ed il materialismo, « Compie j
rendu de l’Académie des sciences morales e politiques
ecc, ecc. ») Le opere meramente filosofiche, di scuola
direi, vennero di poi e si seguirono dal 1880 al
al 1909 : « La logiqne de l’hypothèse. La méthode
et le programme de la philosophic (R. U.) La définition de la philosophie, Le libre arbitie, Les philosophies négatives. La physique moderne. La science
e le matérialisme * ed infine il volume che fu il
canto del cigno, dato alle stampe nel p. p. gennaio
sulle « filosofie affermative >.
Le qnistioni elettorali occuparono pure e spesso
con veemenza la sua mente, e le confessionali, sopra
tutto dopo la fondazione in Ginevra ed in altri cantoni svizzeri della Chiesa dei vecchi cattolici. Egli
fu fra i primi a richiedere la rappresentanza proporzionale delle minoranze ed a stigmatizzare le
violenze del governo radicale ginevrino usate al
vescovo cattolico Mermillod ed alle greggi cattoliche
romane private della cattedrale di Nostra Signora
(Notre-Dame) senza entrare in discussioni dommatiche 0 di casistica dalle quali aborriva. Santamente
buono e puro, equo e liberale come i veri conservatori liberali della sua patria, egli che forse non
conosceva addentro e nella vita pratica gli errori
della chiesa papale, vagheggiava una entente cordiale
delle cristiane e nemiche confessioni sopra gli articoli del Credo detto apostolico e pubblicò nel 1893
un libro che parve strano a quelli che non avevano
penetrata la sua mentalità religiosa; « là testimomanza di Cristo è l’unità del mondo cristiano »• Vi |
tratta con profondo amore delle anime, con acume,
delle divisioni attuali della cristianità, dopo avere
insistito sull’autorità del Cristo e fa risaltare ed emergere quei punti sui quali i cristiani possono ritrovarsi in fraterna comunione : unità nelle credenze principali, unità nella morale (!), unità nei
sentimenti, unità in parecchie opere di universale
utilità benefica, (1) e se noi non possiamo ammettere tutte le sue idee di unione perchè conosciamo ;
da vicino la fanatica intolleranza di Roma papista,
però di fronte agli assalti cotiiliani dello scetticismo
e del materialismo, approviamo, sottolineando le parole informate alla più savia prudenza cristiana, colle
quali chiude la prefazione del suo interessante studio.
Eccole : « Quando un paese viene minacciato da potenti vicini nella sua indipendenza, spesso vedonsi
i cittadini di partiti avversi abbandonare 1 loro dissensi emettere in fascio iloro sforzi per"procurare
la salvezza della patria. Non dovrebbe succedere lo
stesso quando trattasi della difesa delle grandi dottrine che sono il fondamento delle speranze della
patria eterna ? Eppure che vediamo noi tuttodì ?
Lo stato della cristianità mestamente ci ricorda quello
dei Giudei assediati in Gerusalemme che lottarono
gli uni contro gli altri mentre l’esercito romano
stringeva l’assedio. Quante forze delle quali si potrebbe fare uso migliore, sono spese in controversie
di interesse reale ma secondario nella posizione attuale delle discussioni 1 Quante lotte tra credenti
divisi in partiti di ostilità accanita ,e che aprono
larghe breccie agli avversari della loro fede comune I
Se- i cristiani delle varie chiese ed i filosofi che credono all’anima ed in Dio sospendessero momentaneamente le loro liti nel sentimento della gravità delle
circostanze odierne, e si riunissero in uno sforzo
comune per respingere le desolanti dottrine che minacciano la vita morale degli individui e delle so
cietà, oh quale potenza ne deriverebbe per i progressi del bene e della verità ! » (2)
(La fine al p. v. num.)
Paolo liongo
(1) L’autore contempla un cattolicismo romano,
ideale, esoterico, personale come quello del padre
Girard, di Laoordaire, ecc., e non il romanismo che
noi conosciamo e che suona negazione non teorica ma
pratica di Cristo e del suo Vangelo.
(2) Ecco un fatto poco noto e che le p. v. feste calviniane devono ricordare. Nel 1792 i preti francesi
perseguitati dai terroristi cercarono rifugio nella
città di Calvino. Ginevra dimenticava di essere la
Roma protestante per ricordarsi soltanto di essere
cristiana e li accolse con tutti i riguardi dovuti alla
loro disgrazia. Fra le persone che maggiormente dimostrarono loro non solo simpatia ordinaria ma generoso affetto vanno notati due membri del clero
riformato ; i pastori Cheuevière e Pioot.
FdZZId QUERRE5C/1
I guerrafondai trion&no ; è la loro beneficiata. È,
fra le nazioni, una gara, una lotta diuturna, negli
armamenti, cercando ognuna a vicenda di emulare
0 di sorpassare la sua vicina. Le navi da guerra
s’impostano febbrilmente sui cantieri, e ognuno vuole
avere la sua brava flotta di dreadnoughts ; le frontiere si coprono di forti, le forze bilanciate degli
eserciti aumentano, milioni e miliardi ballano una
ridda fantastica, inabissandosi nelle fauci insaziabili
del Moloch maledetto e quasi non bastassero la terra
e l’oceano per seminare la morte e coprirli di ordegni
adAoc, si va cercando di fare la guerra per aria e i
popoli cominciano ad essere agitati da strane paure,
ad avere apocalittiche allucinazioni.
Si sperava in una sosta negli armamenti, e invece
essi continuano con un crescendo più che rossiniano,
nè si può in alcun modo prevedere quando si arresteranno. L’Europa non è mai stata tanto armata e
preparata alla guerra come in questi anni di conferenze per la pace e di tribunali arbitrali. I bilanci
della morte sono in continuo aumento e, cosa sintomatica, a tali aumenti dànno la loro adesione anche
coloro che una volta li combattevano. E’ un vento
di follia che dall’inferno soffia sull’ Europa e piega
passando ogni resistenza e spegno ogni luce d’idealità e di pace. E’ una corsa furibonda verso la barbarie, il fallimento e la distruzione ; è una Maratona
mostruosa in cui il primo posto è tenuto pur troppo
da due nazioni finora reputate le più civili.
Dopo il 70 e per più di 30 anni, l’Europa fu
tenuta coll’arme al piede dall’odio esistente fra Francia
e Germania e dall’idea della revanche, ora essa è
spinta ad armamenti senza precedenti nella storia
dalla rivalità sorda e implacabile tra Germania e Inghilterra, rivalità tanto più biasimevole e vergognosa
in quanto che si tratta di nazioni che, per ragioni
di consanguineità di civiltà e di religione, dovrebbero essere più intimamente unite.
Carnegie, il filantropo geniale e idealista, ha ragione : l’Europa s’incammina verso una nuova barbarie e va incontro a un spaventevole cataclisma.
Codesta barbarie si manifesta anche nell imperversare di esercizi violenti, di corse frenetiche e di
gare cotidiane in cui l’uomo vien tramutato in macchina 0 in bestia. E’ il trionfo dei muscoli e della
forza bruta, della animalità ; e le turbe vi si appassionano più che a qualunque trionfo dello spirito.
II meglio della ricchezza e della forza dei popoli,
anzi le nazioni stesse sono attratte nei vortici di
codesto Malstrfirn in cui tutto minaccia di inabissarsi.
A che dunque le società e i congressi per la pace ?
a che le corti arbitrali ? che valgono le parole pa
ciflche di sovrani e di diplomatici ? Gli amici della
pace che fanno,? Elevano ancora più qua più là
qualche timida voce di protesta, qualche invito alla
moderazione e all’ assennatezza ; ma la loro voce è
tosto soffocata dal brutale inno guerresco e da una
tempesta di disapprovazioni, d’insulti e di scherni.
Vengono trattati da utopisti, da sognatori pericolosi, da cattivi patrioti che non hanno una chiara
visione della realtà delle cose, anzi da traditori e
senza patria.
Il profeta Amos dice che nel « tempo cattivo
l’nomo prudente sta zitto ».
Il nostro tempo di pace armata, omii peggiore
della guerra, è un tempo calamitoso, e molti o timidi 0 sfiduciati stanno zitti. E’ l’ora, invece di gridare più forte con il profeta antico : « guai a coloro che si confidano in carri perchè sono molti, e
in cavalieri perchè sono in grandissimo numero,
(oggi avrebbe detto : in cannoni e corazzate) e non
ricercano il Signore ! Faiutatore traboccherà e l’aiutato cadrà e tutti insieme saranno consumati ».
« E’ cosa malvagia, disse lo storico inglese Macaulay, che gli uomini si odino, ma è assai peggiore
che contraggano l’abitudine di scannarsi a vicenda
senza odio ; » ed è delittuoso, aggiungo io, che pensino a farlo e vi si preparino.
E 1 popoli, che pure potrebbero essere, quando
lo volessero, arbitri dei loro destini e mettere un
termine alle pazze avventure dei maneggioni della
politica, che cosa fanno ? Ahimè ! sono ancora in
gran parte un gregge di pecoroni che i pastori cacciano dinanzi a sè e si lasciano condurre al macello
senza ribellione e senza protesta. Ma v’ha di peggio,
pur troppo, ed è questo che spiega il trionfo della
politica gueri esca : i popoli sono ancora troppo divisi
da antagonismi e da rivalità etniche, religiose e soprattutto economiche perchè si possa ritenere impossibile ogni conflitto.
Pertanto è più che mai necessario intensificare la
propaganda di pace e di fraternità, persuadendo ad
ognuno che chi « odia il fratello è un micidiale »
e chi lo uccide è un pazzo irresponsabile che dev’essere segregato dalla società. E’ più che mai necessario protestare contro F enorme aumento degli
armamenti e degli eserciti, quasi chè una guerra
fosse imminente, il che non è ; è necessario mettervi un termine, e questo lo può e lo deve fare
l’opinione pubblica di paesi che hanno la pretesa di
chiamarsi ancora civili.
Oh ! quand’è che la lieta visione serena di profeti ebrei e degli apostoli cristiani, balenata pure
davanti agli occhi dei moderni reggenti, sarà cambiata in realtà ?
Pe’ casolari al sol lieti fumanti
Tra stridor di mulini e di gualchiere,
i,, Sale un cantico solo in mille canti.
Un inno in voce di mille preghiere :
— Salute, 0 genti umane affaticate I
Tutto trapassa e nulla può morir.
Noi troppo odiammo e softerimmo. Amate,
Il mondo è bello e santo è Favvenir.
Carducci.
Non sarà mai ? Da voi, genti aftàticate, dipende
che sia e presto ; e sarà quando vorrete accettare
il Vangelo della pace. A noi, intanto, il predicarlo
e praticarlo.
Enpico RWoife
La Società dei Trattati Religiosi di Londra
Questa Società che, per benemerenza, vien subito
dopo quella « Biblica, Britannica e Forestiera »
quantunque l’abbia preceduta di cinque anni (1799
e 1804) ha per iscopo di corrispondere largamente
abbisogno di letteratura evangelica dovunque si
manifesti ; in Inghilterra e nel mondo tutto. Il bene
ch’essa ha potuto fare nei centodieci anni della sua
esistenza è veramente incalcolabile. Come la Società Biblica è la principal sorgente onde scaturiscono le Scritture Sacre in ogni idioma parlato nel mondo, cosi la Società dei Trattati Religiosi di Londra è quella da cui
uscirà, per lungo tempo ancora, il maggior numero di
pubblicazioni aventi per iscopo di agevolare l’intendimento delle Sacre Scritture. Questa ha il doppio ufficio di preparar la via a quella e di seguirne i passi
assiduamente.
Nella guerra incessante contro il peccato e 1 incredulità. tutti gli operai cristiani sogliono armarsi
3
LA LUCE
3
negli arsenali delle due Società nominate, perché
sanno di trovare in essi quegli strumenti bellici che
non distruggono se non ciò che deve essere distrutto,
e vivificano tutto ciò che è degno di vivere. Tanto
i Pastori di chiese evangeliche quanto ¡^Missionari
nel mondo pagano hanno bisogno del soccorso che
lor viene dalla Società dei Trattati, la quale asseconda validamente l’attività loro, la conferma, la
rende efficace. N’è prova la quantità immensa dei
libri che stampa, di ogni mole, di ogni forma letteraria, su ogni argomento di religione o di morale
cristiana e la estensione enorme della loro circolazione.
Non basta. Le due Società che hanno la lor sède
in Londra — la moderna caput mundi — a quante
altre Società congeneri hanno dato origine I
*
* * , .
Nell aprile scorso, la Società, dei Trattati Religiosi
di Londra tenne la sua 109™®- Assemblea annuale
nella Qiieen s Hall, Langham Plac<^. In mancanza"
del suo presidente. Sir Robert Hart, essa fu presieduta dal tesoriere, signor W. P. A. Archibald.
L attenzione dell’Assemblea fu richiamata subito
su 1 azione esercitata in Cina dalla Società, dove una
Deputazione era stata mandata per conoscere il moda
migliore di spendere un fondo speciale (20,000 Ls.)
a favore della Missione evangelica in qneH’impeto,
dove un agente speciale presiede all’opera! Rallegranti progetti sono stati fatti sul continente europeo, specialmente in Spagna e Portogallo. Un
gran numero di libri ed opuscoli sono stati chiesti
dalle Repubbliche dell’America latina. Notizie inco
raggianti pervengono dall’Austria-Ungheria e dalla
Polonia. Tutte le Società di Pubblicazioni Evangeliche di Francia, Belgio, Svizzera, Italia ed altre
sono state da quella di Londra, variamente sussidiate.
Il vescovo Welldon, dolendosi dell’assenza del
presidente Sir Robert Hart, si associa alle lodi che
ne fece il signor Archibald, si come funzionario, si
come cristiano, si come devoto alla Missione cinese.
Ninno come lui conosce la Cina e i suoi bisogni
intellettuali e morali. Quel paese è in crisi ; anzi,
tutto l’Oriente lo è, sotto l’influsso delle idee e dei
costumi dell Occidente. Vi penetra ogni maniera di
letteratura estera, non esclusa la critica biblica;
onde conviene che la Società dei Trattati vi mandi
le migliori sue produzioni, atte a rafforzar le basi
del Cristianesimo e l’autorità delle Sacre Scrittore.
Essa renderà per tal modo un doppio servizio ; raffermerà 1 assetto politico di quei popoli, e li avvierà
verso il loro risorgimento.
Il Rev. James Webster, di Mukden, appoggiò fortemente le parole del propinante, affermando che la
Cina attraversa un periodo di crisi che data dalla
sua guerra col Giappone (1904), ma che si fece
acuto, nel 1908, epoca del maggiore risveglio. Tutto
l’antico sistema di educazione crollò per dar luogo
al nuovo ; e furon fondate persino delle scuole superiori femminili. Migliaia di giovani cinesi e giapponesi furono mandati a compiere la loro educazione
in Inghiterra e negli Stati Uniti, e a imbeversi di
idee, vecchie per noi, nuove per essi. Negli ultimi
dieci anni si potè constatare un gran progresso morale, e un grande risveglio spirituale, che conviene
assecondare con la miglior possibile letteratura cinese ; non in grassi volumi, ma in opuscoli e trattati sostanziali e non trascurati nella forma.
Queste le cose principali espresse in quella seduta, che terminò con una riproduzione cinematografica delle principali stazioni missionarie nella Cina,
con scene della vita domestica cinese.
♦
«
A giorni vedrà la luce (in inglese) il 54* Rapporto annuale della Società per le Fubblicasioni
Evangeliche di Firense, 1908-1909. Vi leggiamo,
in bozze, ch’essa fece una larga distribuzione di
libri ed opuscoli in occasione della terribile catastrofe di Messina-Reggio, e, per mezzo del signor
L. Renzi, fra le colonie di coatti. La relazione cita
numerosi esempi del bene che fanno le Pubblicazioni
Evangeliche, e come rispondano ai bisogni sjBrituali
di molte anime, che ne esternano la più viva riconoscenza.
Questo benefizio non si estende soltanto all’Italia
ed ai paesi finitimi, ma si allarga nell’America del
Nord, dove sono migliaia d’italiani. Moltissimi si
convertono all’E vangelo, sia per la parola di predicatori italiani, addetti alle Chiese americane, sia
per la diffusione dei libri ed opuscoli editi dalla
Claudiana.
La quale ha pubblicato quest’anno il commento del
dott. G. Luzzi sa le Epistole pauline della captività (Etèsii, Filippesi, Colossesi e Filemone) ; il 2*
volume (su sei) della Geografìa Biblica della Palestina : (Il Lito del Mar Grande) (Filistia, Saron,
Fenicia, Siria-Armenia) di Bart. Pons, oltre un numero grandissimo e svariatissimo di trattati ed opuscoli, compresa la serie di quelli del signor L. Baiassi ; ed ha inoltre stampato vari libri di maggiore,
mole a conto di altri. La Società è lieta di annoverare 1 annata come una delle migliori, e ne auspica un sempre crescente sviluppo per l’a'vvenire.
Alla gratitudine dovuta agli amici fedeli che la
sostengono dall’estero, essa esprime la sua riconoscenza agli amici fedeli interni che la favoriscono
richiedendone le pubblicazioni e favorendone la disseminazione, essa invoca sopra di loro e sopra di
lei lo spirito e la forza che vien da Dio onde tutti
concordi promuovano l’avanzamento del suo Regno.
. __________ Y.
Unione delle scuole domenicoii Valdesi
Il sottoscritto prega vivamente i signori direttori delle Scuole Domenicali Valdesi di fargli
pervenire con cortese sollecitudine le loro contribuzioni per l’anno 1908-1909, dovendo egli chiudere i conti al 30 giugno corrente.
Pino ad ora hanno mandato la loro contribuzione
soltanto le scuole seguenti: Felónica Po, Torino
Parrocchia, Milano I, Milano II, Genova, Roma,
Orbetello, Piedicavallo, Caltanissetta.
Ernesto Giampiccoli
Via Pio Quinto 15, Torino.
Conferenza Faldese nel Württemberg
Il 26 Maggio ebbe luogo a Dürrmenz la conferenza
delle comunità valdesi del Württemberg, ideata dall’attivissimo pastore Markt, grande amico dei valdesi, e
convocato dal pastore di Pinache. Vi fu un gran concorso da tutte le chiese valdesi di Württemberg, ed
era anche rappresentato la chiesa sorella di Palmb’ach
(Baden). Dopo un breve discorso d’apertura del pastore
di Pinache, che comunicava anche i saluti e le adesioni
del decano Miller di Knittliugen e del pastore Kopp
di Münster (per molti anni pastore di Perouse), il pastore Markt fece una pittura interessantissima dell’attività dei valdesi nelle diverse parti del mondo trasportando il suo uditorio fino in America ed in Africa
Quest’instancabile studioso della storia valdese fu applauditissimo, Egli si propone di pubblicare il suo discorso per diffonderlo fra tutti i valdesi di Germania,
perchè essi imparino a meglio conoscere la storia dei
loro popolo.
Il pastore Sanberschwarz, già pastore di Schönenberg,
rallegrò le menti ed inalzò i cuori recitando bellissimi
versi da lui composti per la circostanza, nei quali si
ricordano le vicende dei valdesi nel Württemberg ed
i progressi dell’opera valdese in Italia.
Furono discussi vari soggetti e fu raccomandato specialmente di rendere più intimi e viventi i rapporti
delle chiese Valdesi del Württemberg e del Baden tra
di loro, e colle chiese in Italia. Il pastore di Pinache
e Serres ha mandato 1 obolo della sua chiesa per i danneggiati del terremoto e tra i donatori si trovano i
nomi di Rivoir, Barai, Gille, Nonvelecc.
Prima della chiusura della conferenza fu deciso di
tenere una adunanza speciale per tutti i valdesi a Schönenberg, il 21 settembre, per ringraziare Iddiò di ciò
che ha fatto per i valdesi dall’anno del giubileo, 1899
(Bicentenario della fondazione delle colonie vald. del
Württemberg).
residente a Luserna S. Gio— ... vanni, riceverebbe in pensione,
a prezp mitissimo, una signora o signorina desiderosa di rijMso e di vita tranquilla. Rivolgersi alla si^orina Costabel. Valentino. Luserna S. Giovanni.
(Torino). »»«um
Signorina taldesa
Conferenze dìsfrefiuaìi
Italia Meridionale
Siamo lieti di visitare la graziosissima città di Bari¿
che ci accoglie con un bel sorriso primaverile, e ci
ospita i giorni di martedì 8 e mercoledì 9 corr.
Ci riuniamo la mattina di martedì nel nostro Tempio
di Corso V. E. dove vien celebrato un culto pubblico
presieduto dall’evangelista Catello De Angelis di Campomarano. In un discorso ispirato da una grande fede e
pieno di santo calore, il predicatore rievoca dinanzi al
nostro cuore la Chiesa primitiva, esortandoci a far di
tutto per farla rivivere in una grande realtà in mezzo
a noi.
Dopo il culto, si costituisce la conferenza che risulta
composta di 16 membri di cui 13 con voto deliberativo.
A presiederla vengono chiamati : il pastore P. Mariani
pres. ; il ^taio Cotella, vice presidente il pastore
G. Bertinat, segretario.
Interessantissima è la lettura della relazione della
commissione esecutiva, fattaci del nostro caro capodistretto, sig. (iiosuè Tron, il quale ci riferisce rallegranti notizie.
Speriamo di spigolarvi, piacendo a Dio, le cose più
importanti, e di darne un cenno prossimamente.
Eccovi intanto le quistipni studiate con grande amore
dalla conferenza.
1. Contribusioni. Esse costituiscono quasi sempre e
dovunque le più « dolenti note! » Nel nostro distretto
specialmente, dove tante opere sono ancora nello stadio
iniziale, esse diventano cosa molto delicata! E bisogna
dire che i pareri rimangono alquanto divisi, pur riconoscendo in massima la necessità di educare presto i
nostri aderenti aH’adempimento di questo dovere.
Se il ministro deve educare le coscienze in questo
senso, in molti posti è però meglio affidare ad appositi
collettori l’incarico di raccogliere le contribuzioni. Le
modalità possono variar secondo le circostanze di luogo
e di tempo ; ma questo lavoro dev’essere sistematico e
fatto in tgmpo. Ad ogni modo, inostri membri di Chiesa
devono comprendere il loro dovere.
2. E’ sentita la necessità di poter distribuire gratuitamente in date circostanze, dei brevi opuscoli di propaganda . storici, apologetici, ecc. All’ unanimità vien
accettatò un ordine del giorno che invita il nostro
Comitato a provvedere in questo senso.
3. Decidiamo di rivolgere un appello speciale per
una maggiore santificazione della domenica.
4. Vien quindi l’ordine del giorno seguente : « La \
conferenza del distretto Italia meridionale, aderendo
alla proposta presentata dal Sinodo 1908 di avere cioè
un amministrazione centrale unica, esprime in massima
il suo parere favorevole, in attesa che da apposita commissione sinodale venga sollecitamente elaborato un
progetto concreto da sottoporsi all’esame delle conferenze ». Accettato all’unanimità.
5. In altro ordine del giorno riconosciamo unanimi
« l’assoluta necessità » che venga pubblicata « al più
presto possibile » una nuova edizione senza musica dei
nostri « Inni sacri ». Le ragioni sono molte ed impellenti.
6. Sempre unanimi, (che bella cosa, non è vero ?) nominiamo una commissione destinata ad esaminare l’idea
di istituire una cassa distrettuale che permetta alla
commissione esecutiva di eseguire il proprio importante
mandato. '
7. Seguono alcune raccomandazioni : a) che vengano ‘
indicati nella circolare autunnale del Comitato, accanto
ai traslochi degli operai, i loro nuovi indirizzi, b) che i
presidenti dei consigli di Chiesa, attendano affinchè l’elezione degli anziani e diaconi proceda con grande serietà.
c) che ì conduttori di chiese e stazioni pongano molta cura
nel redigere le statistiche, nel tenere in ordine i vari registri. Per quanto concerne le famiglie miste dal punto
dì vista religioso-ecclesiastico, si considerino come membri di Chiesa quei bambini che subiscono direttamente*
l’influenza evangelica e sostanzialmente fanno già parte
delia Chiesa stessa.
Passiamo alle elezioni, che dànno i risultati seguenti.
1. Commissione esecutiva :
Past. Giosuè Tron Presidente (ex ufficio), cav. Introna
vice presidente, past. Pietro Grillo segretario.
2. Deputati al Sinodo:
Effettivi: dott. Roberto Prochet (Roma), Domenico
Baldocchi (Napoli), Albino Revel (Roma), prof. Emilio
Tron (Bari), Doninì Adamo (Napoli). — Supplenti : Notaio Cotella Olviro (Bari), Bertinat Daiflde (Chieti),
lannuzzi Oinseppe (Napoli).
4
LA LUCE
■ Sede della conferenza ventura, Napoli ; predicatore
d'ufficio ; past. P. Grillo, supplente : past. G. Bertinat.
Molto gl adita è per noi la breve visita fratèrna dei
pastori Signorelli (Chiesa Metodista) e Volpi (Chiesa
Battista). Quest’ultimo, venerando superstite delle prime
battaglie evangeliche in Lombardia, ci commuove e
c’incoraggia colla sua parola si piena d’entusiasmo per
la causa del vangelo.
La conferenza esprime la sua cristiana simpatia verso
l’evangelista ZuliaUi, colpito quest’anno da una grande
prova, e verso la famiglia del tanto compianto Moderatore comm. dott. G. P. Pons.
Uno scambio affettuoso di telegrammi avviene colla
conferenza sorella di Milano. I telegrammi s’incrociano
e sono quindi ambedue l’espressione genuina e spontanea del nostro reciproco affetto.
Martedì sera, il past. G. Bertinat dà in forma popolare una conferenza sul tema : « Eeligione e morale ».
Mercoledì sera, il signor . E. Senarega tratta egregiamente il tema : . « La fede di domani ». Eallegrante
uditorio.
Ed ora, al lavoro, e Dio voglia esser con noi 1
Il segretario
0. Bertinat.
Piemonte-Liguria-Nizza
(X. Y) Questa conferenza, diciamolo subito, riuscì
molto bene. Fu numerosa, poiché ben 28 membri la
componevano. Mancavano due soli pastori, A. B. Tron
e E. Pons, e la sola Chiesa di Nizza non mandò la
rappresentanza laica. Inoltre si ebbe-il piacere di avere
in mezzo a noi, con voto consultivo, ì due pastori della
parrocchia di Torino e i signori, C. A. Tron, B. Legar,
E. Pascal delle Valli.
La conferenza fu inaugurata il 15 n. s. con un culto
presieduto dal sig. G. D. Maurin, il quale su]le parole
del Maestro : c Voi siete il sale della terra, ,voi siete
la luce del mondo », ci rivolse un buon discorso con
opportune considerazioni e applicazioni ai tempi nostri
e alla nostra opera, richiamandoci pure ai salutari esempi
offertici dalla storia della chiesa.
Il seggio definitivo venne composto dei signori Giulio Bonnet, presidente, Vabriano Perazzi, vice-presi
dente, Luigi Marauda, segretario. Ebbero quindi principio i lavori della conferenza con la lettura della relazione della Commissione esecutiva distinta in due
parti; l’una del presidente sig. F. Eostan, e l’altra del
vice-presidente sig. cav. Longo. Questa relazione molto
bene redatta diede luogo ad una interessante discussione
sull’opera nostra nel distretto, e si può ben dire che quasi
ogni Chiesa e ogni Stazione, richiamò l’attenzione della
conferenza. Non si passò quindi.a vapore da una Chiesa
all’altra, da una Stazione all’altra, come generalmente si
suole fare, e ciò si deve pure all’egregio presid. sig. Bonnet, il quale ha diretto con molta maestria i lavori della
conferenza. Nel corso della discussione alcuni membri
molto opportunamente, hanno ricordato il compianto
sig. G. D. Turino.
In seguito si passò all’esame della quistione della
amministrazione unica, a proposito della proposta di
modificazione della costituzione a questo riguardo, proposta mandata dal sinodo alle singole conferenze. Qui
- la discussione fu assai animata e vivace. Finalmente
la conferenza approvò nn ordine del giorno proposto
dai signori Ugo Janni e Enrico Meynier, il quale ordine del giorno è favorevole al principio della amministrazione unica, e invita il Sinodo a nominare una
commissione per studiare la questione.
I membri della commissione esecutiva pel nuovo anno
ecclesiastico sono ; P. Longo vice presidente, D. Rosati,
segretario. I deputati al prossimo Sinodo sono i signori
A. Rostan, capitano Lanfranco di Torino Caramella, di
Vallecrosia, D. Rosati, Bolognini à\Q:mov&-, supplenti
i signori Colonnello Carboni di S. Eemo, Rosabrusin
di Coazze, Valeriano Perazzi di Genova.
Fu designata Genova come sede della prossima conferenza, e il sig. P. Longo venne incaricato di presiedere al culto di apertura.
Non va dimenticato che i membri della conferenza,
gentilmente invitati poterono assistere ad un magnifico
concerto di musica sacra dato dalla Società corale evangelica nel Tempio Valdese, e inoltre che la sera del
16 il prof. Mario Falchi tenne una interessante conferenza sul tema : « L’attività laica nell’opera di evangelizzazione.. . ,! * , ■
llfhhia lini Cfin Í Sì vende Bibbia in latino’csohìl
DiuOiQ DbI uUU lu3tí.aadoni.atampat»<f.Ronnhi?Mb'
1592 (in ottavo), Edizlonè rara. Rivòlgersi al Qav. Q,
“ oaè 1,^ Gehòva.
attorno
(Noterelle e Spigolature)
Il Oiornale di Pisa, nel suo numero del 19 corrente,
sotto il titolo Stato laico, riassume — elogiandolo —
l’articolo del nostro egregio collaboratore Dr, Enrico
Meynier su lìbera Chiesa in libero Stato.
*
Nella Oassetta di Caltagirone « Un sacerdote del
modernismo » continua la pubblicazione dei suoi articoli. Abbiamo sott’ occhio quello del 13 giugno {La
chiesa nel Vangelo) dal quale traspare un sincero desiderio di veder la chiesa tornarsene alle pure fonti
deU’Evangelo ; come pure un certo giudizio abbastanza
equilibrato in fatto di critica, o piuttosto di ipercritica
0 di « iperrazionalismo » come lo chiama l’autore. Ne
suoi panni eviteremmo certe frasi un po’ volgarette di
polemica ormai stantia, frasi che bisogna lasciare al...
collega Asino.
*
!|t *
Il Risorgimento di Nicastro pubblica due lunghi articoli del signor Raffaele Gatti. Il primo s’intitola ; « I
Calabresi sono essi infingardi? » L’articolo contiene
molte idee e tnolte notizie piacevoli. Se dovessimo risponder noi a quella domanda, diremmo ; No, i Calabresi ■
non sono infingardi ; ma come il rimanente del popolo
d’Italia devono ancora fare enormi progressi. L’ altro
articolo è un bel cenno su la storia dei Valdesi (porta
infatti per titolo : « Chi sono i Valdesi ? ») inspirato da
la lettura delle opere del rimpianto prof. Emilio Comba.
*
« *
Il Pontefice si proporrebbe di riformare i seminari
di Roma, che fin qui erano andati immani da modificazioni.
Se abbiamo ben capito, sì tratterà di.. riforme senza
nessuna importanza veramente vitale.
*
■)> «
Il Corriere della Sera, nella sua sapienza universale,
descrive con un risolino sardonico 1’ « esame teologico »
3 giovani candidati in teologia evangelici di Nuova
York. Tra le altre corbellerie del magno foglio milanese noto ch’egli fa « esclamare » un « sacerdote »
contro la severità degli esaminatori. Scusi, enciclopedico Corriere della Sera : gli Evangelici per sua norma
non hanno « sacerdoti ».
Il Corriere prende la notizia dal Daily Telegraph ;
ma il Dailg Telegraph non avrà certo usata la parola
« sacerdote ». Non comprendiamo, perchè un giornale
come il Corriere non senta il bisogno di essere un
zinzino più esatto..., anche quando parla degli Evange
Mei. Fortuna per lui che in Italia si beve grosso !
«
« «
I fogli quotidiani hanno riparlato del caso del cardi
naie francese Andrieu, che si sarebbe reso contumace.
Sbaglia la Francia nel crear martiri a buon mercato !
r con.^ «.0 de ^OEHOBIUnV
A richiesta della direzione del Coendbium, di buou
grado annunziamo che hanno accettato di far parte
della commissione esaminatrice uomini sommi, e per
l’appunto Berdiaew dellUuiversità di Kiew, Bergson
del collegio di Francia, Broda del collegio di scienze
sociali di Parigi, Chiappelli dell’Accademia dei Lincei,
De Unamuno, rettore dell’Università di Salamanca, Fonsegrive del Liceo Buffon di Parigi, Gentile dell’Uuiversità di Palermo, Giacosa dell'Università di Torino, Giran pastore evangelico a Amsterdam, Hoffdiug dellUniversità di Copenhague, membro della società reale
danese ecc. ecc., Novicow vice-presidente dell’Istituto
Internazionale di Sociologia, Orestano (Università di
Palermo), Petrone (Università di Napoli), Pioda deputato al Consiglio Nazionale di Berna, Roberty pastore
evangelico a Parigi, Eoyce (Università di Cambridge),
Séailles (Università di Parigi), Troilo (Università di
Roma, Varisco (idem), Vidari (Università di Pavia).
La circolare del Coenobium prosegue :
Affinchè al concorso possano partecipare anche i professori che presentemente sono molto occupati per gli
esami, il termine per l’invio dei lavori (alla direzione
del Coenobium in Lugano) è protratto dal 30 giugno
al 3Q settembre p. f.
Come è già stato pubblicato, il tema del Concorso
— con premi di fr. 700 e fr. 300 — è il seguente :
E’ possibile conciliare, in una sintesi superiore, il
bisogno logico che attira l’anima moderna verso la
scienza, e il bisogno psicologico che la porta verso la
fede ?
*
« •
I vescovi della regione Emiliana — leggiamo nel
Giornale d'Italia — adunati a congresso, hanno vietato
al clero, sotto pena di sospensione a divinis, l’uso della
bicicletta.
Si vede che i vescovi della regione Emiliana hanno
tempo da sprecare.
«
Goetzlof» Via OurtaÈonè
-i • t. ■
.....
íyiaaui.
Leggiamo nel Corriere della Sera :
€ Nessuno ha forse pensato che la navigazione aerea
riuscirà anche d’inestimabile aiuto alla propaganda religiosa e alla diffusione del Vangelo in ogni parte del
mondo. Un collaboratore dello Young Man aspetta con
ansia fiduciosa il giorno in cui la prima aeronave missionaria salperà dall’Europa con un prezioso carico di
cuori cristiani e di. libri sacri. Già fin d’adesso, nn’areonave può percorrere cento e più chilometri all’ora.
Con questa velocità, un missionario potrebbe volare
dall’Inghilterra in America in 30 ore ; potrebbe partire
da Londra .un giovedì e predicare, la domenica susseguente, alle masse infedeli di Calcutta o di Hankow.
E ciò, ai missionari protestanti, sarebbe tanto più gradito, in qna,nio chq permetterebbe loro, di'compiere il
proprio dovére senza star lontani per mesi e talvolta
per ànui interi dalla moglie e dai figli ». y .i . ■-»
LloUmpicoY7orwr« ignora che le moglie del « mis• sionari protestanti » non se no, stauliòj-fiopodàméate
r^-ih i^trónà a leggere l’appendice del Carriere; maseuiioào a Calcutta e dovunque i rispettivi mariti.
Pel cenfenario di Calvino
Il Comitato ordinatore del giubileo calviniano ha
pubblicato una circolare, in cui si dice tra l’altre
cose : Il 400“ anniversario della nascita di Calvino
s’avvicina, e la Chiesa di Ginevra s’apparecchia a
celebrarlo, dal 2 al 7 di luglio prossimo, mediante
una grandiosa serie di festeggiamenti solenni ; ella
è lieta di vedere che a quei festeggiamenti prenderanno parte le chiese d’ògni paese.
Gli Evangelici ginevrini bramerebbero che i delegati delle chiese estere non venissero soli, ma accompagnati da membri delle chiese che si faranno
rappresentare alla cerimonia, per dare vie maggiore
importanza al fausto avvenimento.
Le persone che volessero accompagnare i delegati
dovrebbero rivolgersi al presidente della Commissione dei Ricevimenti, sig. Cramer-Miclieli (a Landecy, canton de Genève) ; il quale manderebbe loro
le tessere contro rimborso postale (in ragione di 20
franchi per la prima richiesta, e di 15 franchi per
ciascuna delle altre tessere destinate a membri d’una
medesima famiglia).
Le tessere dànno diritto a posti riservati nelle
adunanze giubilari e nelle altre feste ; come pure
a parecchi pasti in comune, e al libero ingresso nella
cattedrale di S. Pietro, quando vi si eseguirà l’inno
del giubileo. Ogni tessera dà inoltre diritto a un
posto sul vaporetto che il 7 luglio, farà il giro del
lago, e ritornerà la sera a. Ginevra.
^ «
Dal programma delle feste togliamo quanto segue :
Venerdì, 2 luglio, alle 8 li2 nella cattedrale di
S. Pietro, conferenza dell’illustre biografo di Calvino,
prof. E. Donmergue di Montauban, sul tema : Calvino il predicatore di Ginevra.
Sabato, 8 luglio, stesso luogo e stessa ora; prima
esecuzione dell’inno giubilare; discorso del pastore
Roehrich.
Domenica, 4 luglio. Ore 8 : S. Cena nella
Cattedrale. — Ore 10; Culti in tutti i templi. —
Ore 14 li'2; Radunanza in S. Pietro della gieventù
del Cantone. — Ore 20 li2 ; Seconda esecuzione
♦
dell’inno.
, Martedì, 6 luglio. — Gite archeologiche. — Premiaàioni al Collegio di Ginevra.
Mereoledì, 7 luglio. Tntt’il giorno sul lago. Di
ritorno, si assisterà da la tolda all’illuminazioùe,
all’aocensìone della ràda e àlla festa notturna.
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i U u. oJ.i-
5
LA LUCE
He
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E fissata pel !• luglio una gita a Noyon, la città
•di Calvino, dov’è In casa che lo vide nascere.
»
• •
Gli Evangelici di Francia, ricordando che Calvino
era francese, si preparano a partecipare degnamente
al 4 centenario del loro grande connazionale.
Una Commissione si è costituita ad hoc ; e la
Commissione ha diretto una circolare alle chiese
evangeliche della Eepubblica.
L inno giubilare in onore di Calvino sarà anche
cantato a Priedrichsdorf (Germania) in quella chiesa
ugonotta fondata nel 1687.
Hi
Il pastore Roehrich tenne ad Amburgo una conferenza su La Riforma ginevrina e il giubileo di
Calvino.
*
• •
A Ginevra, in occasione del Centenario, si metterà in vendita nn’artistica medaglietta con l’effigie
■di Calvino. .
H»
Ht Hi
L editore ginevrino Jullien pnbblica una versione
francese del libro del Walker, professore all’Università di Yale : Giovanni Calvino, Tuomo, l’opera.
La versione è dovuta al pastore Weiss e alla figlia
sua.
«
H: Hi
A Stoccarda è apparsa una nuova, esatta e imparziale biografia di Johannes Calvin.
Autore il Dr. P. Paulsen di Berlino.
He
Hi Hi
Notevolissimo il discorso proferito a S. Gallo dal
prof. P. Wernle di Basilea su Calvino e l'ora presente.
%
♦ Hi Y •
Tra i delegati di Francia alle feste calviniane vediamo con piacere anche il nome del venerando pastore G. Appia.
La Tavola ha diretto alle chiese delle nostre Valli
Valdesi (Pinerolo e chiesa di lingua francese di Torino comprese) un invito a commemorare domenica
11 luglio il grande Riformatore, verso cui la nostra
chiesa Valdese ha un debito di gratitudine.
Come sappiamo, le altre chiese nostre d’Italia
Fanno ricevuto simile invito dal Comitato d’evangelizzazione.
OLTRE LE Airi E I flRRI
Kcila Penisola c nelle Jsole
Torrepelllce
Ecco il programma delle conferenze commemorative
del 1859 che i professori di quel nostro Liceo pareggiato hanno tenute o terranno: prof. Davide Jahier
<ha già parlato giovedì scorso) ; prof. G. dalla (L’azione
militare del’69) : anche questo oratore ha già tenuta la
sua conferenza; prof. G. Colsson (Le conseguenze politiche del’59); prof. G. Eibet (La poesia del’59).
— Il governo ha 'assegnato' un sussidio annuo di
L. 1500 al Liceo.
F* ornar etto
Elezione del pastore. Nell’assemblea di chiesa del 20
luglio si procedette alla nomina del pastore in sostituzione del sig. Weitzecker dimissionario. Al primo
giro il sig. Bart. Léger ha ottenuto 117 voti su 122
votanti ; splendida votazione che fa onore a chi 1’ ha
ricevuta.
Dio benedica il pastore che se ne va e colui che viene.
Ortona
Il solito giornalncolo clericale di Roma ha del tutto
svisato i concetti espressi dal prof. Bartoli nelle pubbliche conferenze ad Ortona. Questo scorretto procedere
ha suscitato lo sdegno di alcuni generosi ortonesi, i
quali ci han mandato la seguente dichiarazione :
« Noi sottoscritti, presenti alla conferenza tenuta ad
Drtona dal prof. Giorgio Bartoli sulla « Quistione sociale », attestiamo che egli non disse le frasi nè affermò
i concetti che egli rimprovera giustamente all’« Araldo
Cattolico » di mettergli in, bocca nella relazione della
predetta conferenza.
Ortona, 14 giugnoi4909 ».■■’ - * ' '
Francia
La Rochelle. — Le radunanze della Gioventù evangelica sono riescite — secondo dice il « Christianisme
au XX Siècle » — « benefiche », tanto che rimarranno
a lungo impresse nel ricordo di tutti.
Bordeaux. — Il noto predicatore di Ginevra Frank
Thomas, invitato da la Chiesa Libera, tenne dal 9 all’il giugno adunanze familiari e pubbliche conferenze.
Molta edificazione ; profonda impressione. Tema dell’ultima conferenza : « A che ci serve il Cristo ? ».
Svizzera
Chexbres. — La signora Adelina Boldrini-Gay ci
usa la gentilezza d’avvertirci che con lire 75 a persona si assiste ai Corsi religiosi, al susseguente Convegno, e... si ha vitto e alloggio dal 17 agosto al 10
settembre. « A chi s’annunzia in tempo il Comitato
provvede alloggio a prezzi limitati anche per soli pochi
giorni ».
Tantissime grazie alla gentile informatrice.
Spagrna
Continuano le dolenti note. Nel villaggio di Alfarnatejo, un evangelista — dice la « Vie Nouvelie » —
fu per 24 ore rinchiuso col figlio in un carcere malsano, perchè aveva tenuto una radunanza di culto in
casa privata. — A Las Palmas il clero ha provocato^
disordini nel locale di cuito evangelico. L’evangelista,
che ne fece le rimostranze, fu brutalmente malmenato.
Belgio
Taintignies. — Il 25 luglio prossimo, inaugurazione
di un tempio evangelico.
Gilly. — Lo Heus — autore del librOj c Les Tómoins de Dieu » — ha or ora pubblicato una Storia
popolare e illustrata dell’Inquisizione di Spagna. ~
Inghilterra
Southampton. — In questo porto, il 19 corrente,
è sbarcato il nostro caro amico, il missionorio signor
Adolfo Jalla, proveniente da lo Zambesi.
Stati Uniti
Rappresentandosi in teatro una produzione non troppo
pulita, il presidente Taft prese il cappello e se n’andò
in segno di protesta. — Quando si svolgerà in Italia il
senso morale almeno nelle alte sfere ?
New York. — Il periodico « The Converted Catholic » pubblica, tra altri ritratti, anche quelli del
Bartoli e del Mnrri.
Brasile
A San-Joao, Stato di Rio, l’evangelista Constancio
Omegna, per avervi tenuto una radunanza, fu assalito in
casa e dovette salvarsi fuggendo. Inseguito nella foresta, riuscì a sottrarsi alle palle lanciando il cavallo
a vertiginosa corsa.
Che bei paesi i paesi in cui regna il Cattolicismo
papale I
Asia Minore
Leggiamo nel « Témoignage » che tra le città in
cui avvennero più atroci le persecuzioni contro gli Armeni è « Tarso », la Patria di S. Paolo. Il quartiere
abitato da gli Armeni fu saccheggiato e arso. Di 400
case una sola è rimasta incolume. Miseria e fame ! —
Infine a quando ?...
Fra EaUino dell’ “ llniont „
cantre la siaaoriaa Emma Eliiaraai
L’Unione di Milano, unico giornale cattolico della
capitale lombarda, ha sostenuto di questi giorni davanti ai tribunali secolari una lite religiosa colVUnità Cattolica. Questa, tempo fa, accusò {'Unione
« di modernismo e di propugnare idee che conducono all’abisso ». L’abisso per l'Unità Cattolica si
sa che còsa sia : l’allontanàmento cioè dal Papato,
nel qnale, secondo il giornale fiorentino, si accentra
tutto il cristianesimo.
U Unione, punta sul vivo,* diede querela contro
l'Unità Cattolica, là quale per ordine del Papa non
si presentò all’udienza, e fu perciò condannata in
contumacia, nella- persóna del signor Angelo Ago
ad^ un anno di'reclusione’e "a lire l'OOO'di’ multa.-'
Condanna enorme, la quale probabilmente sarà diminuita 0 anche cassata in Cassazione, se l'Unità
Cattolica si vorrà togliere dalla sua disdegnosa contumacia.
VUnione ha vinto: ma vincendo, ha sentito il
bisogno di purgarsi davanti ai suoi lettori clericali
dalla taccia di modernismo o di larghezza d’idee.
E ciò ha fatto attaccando gli Evangelici nella persona della signorina Emma Chiarugi, passata di recente dal cattolicismo fra le nostre file.
Questa signorina, buona, franca e intelligentissima, sotto il titolo : « Un brano della mia vita »,
espose nella « Rivista per le Signorine », edita
dalla signora Sofia Bisi Albini, del maggio p. p. le
sue esperienze religiose, le quali da una grande
apatia spirituale che la conduceva a poco a poco all’ateismo, la sollevarono per contrario fino alla chiara
visione del Cristo quale è lumeggiato nelle divine
pagine del Vangelo,
La signorina Emma Chiarugi è un’anima onesta,
sincera e leale. Vista la verità, non ebbe timore di
professarla pubblicamente, e senza più diede il proprio
cuore, il proprio nome alla Chiesa Evangèlica Valdese di Firenze. Fin qui nulla di male, anzi un
monte di bene. La signorina Emma segui la propria
coscienza e io sfido tutti i teologi romani a sostenere ch'cssa abbia operato male. Dinanzi al grande
Iddio delle coscienze, non è il Papa che giudica, non
è la teologia umana che decide, ma la propria coscienza la quale assolve o danna irremissibilmente.
Ma la signorina Emma ha un torto. Essa ha rivolto un raggio delia sua bella anima sulle papille
delle sue amiche e lettrici della Rivista milanese.
Ciò è dispiaciuto alla Unione che si è creduta in
dovere di mettere in guardia i suoi lettori clericali
contro le insidie dell’articolo di Emma Chiarugi.
Lo scrittore dell’articolo MI’Unione si firma Fra
Galdino. Si capisce : non è frate e non è laico. Per
frate è troppo ignorante in teologia ;' per laico è
troppo dotto. Sarà uno di quegli anfibi, che troppo
abbondano, al dire Unità Cattolica^ nei paraggi
di Via Solferino.
Fra Galdino il 4 giugno, scrisse una lunga e fitta
colonna contro l’articolo della Chiarugi. E che cosa
egli dice in sostanza ? Nulla di nulla : o meglio,
dice solo questo : « che se la signorina Emma avesse
studiato a fondo il catechismo della Chiesa cattolica,
non avrebbe abbandonato questo grande edificio che
già sfidò i secoli, irradiando dovunque pace e progresso sociale, per dare il nome alla Chiesa evangelica ». Tutto il resto è composto d’ironie non
troppo spiritose, e d'ingiurie garbate contro una
fanciulla in cui la generosità del carattere uguaglia
la chiarezza e l’altézza della intelligenza.
Io, teologo, e che conosco assai bene il catechismo
della Chiesa romana, dirò a Fra Galdino una cosa
sola. Fra la Chiesa evangelica e la Chiesa romana
vi è quella differenza che corre fra il Vangelo puro,
schietto e genuino ed i commenti umani del Vangelo.
Noi siamo attaccati al primo, voi ai secondi. Noi in
nostra difesa ci possiamo appellare al Vangelo; voi no,
mille volte noi.E sappiatelo bene, scrittori melliflui '
MI'Unione. Noi saremo giudicati dal Vangelo e non
dai commenti del Vangelo. Ricordatevelo nel mo- '
mento della morte I II cristianesimo romano ora è
un’idolatria bella e buona; una volta, quando cioè
« la Chiesa irradiava dovunque pace e progresso »,
come voi dite, la Chiesa non era esclusivamente
romana; era cristiana, cioè evangelica. Ma quei
tempi sono lontani, assai lontani ! voi sentite tutto
ciò quasi istintivamente : di qui le vostre simpatie
pel modernismo, cioè per una forma di cristianesimo più semplice, più efficace, meno idolatrico e ^
più evangelico, Voi vorreste propagare questa forma
di cristianesimo; ma 1 Unità Cattolica non ve.lO'
permette. Essa grida : Alto là 1 Camminate a ritroso 1
Non vedete che le vostre idee vi conducono all’a.,
bisso ? ‘Voi non siete cattolici, ma modernizzanti, cioè,,
lontani dal Papa e dalla verità » 1 Emma Chiarugi :
invece vi grida : . « siate sinceri, molto sineeiùyeiiM«:,voi stessi e verso, ^gll altri 1 Siate voi stessi, pensai»'; k
yol v^tro cervello, e àòn con quello degli altri, \
sopra tutto abbiate il coraggio delle vostre opinioni!»
6
é
LA LUCE
Voi non ascoltate V Unità Cattolica, benché sappiate che dietro il programma di quel giornale vi
siano il Papa e la logica ; e molto meno ascolterete
Emma Chiarngi. E pure, non v’illudete : se i tribunali vi hanno dato ragione contro i cat
tolici tutti d’un pezzo, coerenti, dotti nel sistema
religioso romano, non' ve la daranno mai ! Questi
intendono che in fatto di cristianesimo convien stare
0 coW Unità Cattolica o con Emma Chiarngi. Se
avete sconfitta la prima,
questa sconfigge voi !
Giorgio Bartoli
31 qual; qnaH di an pappagallo
A Firenze esiste un giornaletto clericale settimanale, che ha per nome il Popolo. Esso è redatto da un
certo signore, corrispondente fiorentino di un giornale
clericale romano, e collaboratore di vari altri giornaletti della stessa specie. Ma a mettere insieme il
Popolo egli è solo, e quindi lo scrive... colle forbici.
E fin qui nulla di male. Egli è arcicontento del suo
metodo, i suoi lettori anche ; e chi si contenta gode.
Al Popolo è commessa la difesa dell’ ortodossia
del popolo fiorentino, come ùV Unità Cattolica
raccomandata la difesa della fede dell’Orbe Cattolico.
Ed è pagato per questo : non molto, è vero,; ma è
pagato per lavorar di forbici una volta la settimana
sopra i lavori altrui.
Or ecco che in Firenze si sparge una voce non
punto gradevole ad orecchie clericali. I devoti ne
sono scandalizzati e corrono ad assalire runico re
dattore del Popolo. Sai? gli dicono. Quel disgraziato del P. Bartoli predica in Via Manzoni e in Via
de’ Serragli. Non hai visto gli avvisi su le canto
nate ? Ebbene I Perchè non parli ? Perchè non lo
confuti? Perchè non lo riduci al silenzio?^Oh vedetta d’Israele, alza la voce ! Noi ti paghiamo per
difender la fede 1 Ecco ! questa è in pericolo ! Corri
agli Spaldi, o difensore del cattolicismo 1
L’unico tagliatore del Popolo a queste intimazioni
fa l’orecchio di mercante, poi, fatti i con^i. privatamente fra sè e 1’ anima sua, pensò bene di contentare i suoi zelanti lettori.
— Confutiamo quel disgraziato prof. Bartoli, pensò
fra sè. Ma, per confutarlo, bisognerà pure andarlo
a sentire. Cibò ! Entrare in una Chiesa evangelica ?
C’è la scomunica. E poi mi è stato proibito dai preti.
Fortunata proibizione ! Da quanti impicci essa mi
libera 1 Primo fra tutti, mi esonera dalla fatica di
studiare e di pensare. E dite poco per un giornalista par mio, poter fare il mio mestiere senza aver
bisogno di studiare e di pensare ?
Ma intanto c’è un problema da sciogliere, il quale
potrebbe esporsi nei termini seguenti : « Si domanda
di confutare vigorosamente tre discorsi del prof. Bartoli dei quali si conosce il solo titolo, e ciò, grazie
agli attacchini municipali che li hanno affissi sulle
cantonate ». Il problema, non può negarsi, è piuttosto arduo ; sarebbe come se a un cannoniere si
domandasse di abbattere una torre che non si vede
e nessuno sa dove sia, o si^ chiedesse a un fuciliere
di mandare una palla in bocca all’Orco. Ma tant’è :
le forbici del Popolo hanno sciolto il difficile problema, ed ecco come.
A certi momenti della vita, un pappagallo è un
'animale impagabile. Gli si dice: impara e ripeti
questa parolai e Tanimale apre il becco e recitala
lezione avuta. L’ editore del Popolo, nel momento
del bisogno, si trasformò nel giallo e verde pennuto
ed emise tranquillamente il suo dotto qitòk, qnak 1
Mi voleva confutare, ma non poteva e non sapeva.
Non poteva, perchè ignorava che cosa avevo detto ;
che se anche lo avesse saputo, il pane che spezzo
0 è forse troppo duro pe' suoi denti di giovanetto
poco più che ventenne. Allora egli sciolse tranquillamonte il problema. Sfogliò l’Araldo Cattolico, il
paladino romano della vera fede, ne tolse di peso
un articolo che quel giornale nell’Aprile scorso stampò
contro di me sotto il titolo suggestivo di Psicologia
e ne riempi quattro colonne del suo giornale. Na
turalmente, il nostro pappagallo non dice da chi abbia imparato il suo quak, qaak ; nè i suoi benevoli ,
lettori glielo domanderanno mai. Egli è pagato, non j
per scrivere, ma per riempire, ogni.. settimana tre
pagine del Popolo :e..basta. Fortunato lui !
Io l’invidio! Ma dii domanda mai conto a un pappagallo donde abbia imparati i suoi dotti A'
Fuori di celia. Un’altra volta, egregio- signor direttore del Popolo, se mi vuole- confutare, mi venga
a sentire. Poi, non rubi cosi sfacciatamente gli articoli altrui, mistificando quei dabben uomini de’ suoi
lettori. Finalmente, se scrive qiialchè cosa contro di
me, non imiti gli eroici scrittori 6i%\YAraldo, delY Unità Cattai'ca, Momento e simili, i quali non
hanno il. coraggio di mettere la firma a’ piè dei loro
articoli. Che il del vi salvi! Io non temo di professare le mie idee al cospetto del mondo intero, e
voi, per confutarmi, vi mettete la maschera dell’anonimo ? Di che temete ? Di che paventate ? Mi
credete forse un Orco che divoro i miei oppositori ?
0 avete paura delle mie idee ? Coraggiosi questi
difensori pagati di Santa Madre Chiesa !
Ma, dirà forse Lei, egregio direttore del Popolo :
1 preti ci hanno proibito di firmare gli articoli, autentici e falsi, i nostri ei rubati. Tante grazie dell’avviso ! I preti vi proibiscono di venirci a sentire ;
vi proibiscono di leggere i nostri articoli ; vi proibiscono di firmare gli articoli, scritti contro di noi.
Ho tanto piacere di saperlo. Quando avrò bisogno
di comprare dei pappagalli, i quali ripetano senza
ripugnare tutte le castronerie altrui, so dove stanno
di casa. Conosco anche il loro nome : sono pappagalli
che difendono col loro quale quak una religione da
pappagalli.
Giorgio Bartoli
EROINE VHLDESI
Nuova Serie
XVIII
niarjherifQ Qarnier
morte eroica della sposa d’un compagno
di Gianavello
Numerose assai son le donne Valdesi le quali impavide subirono la morte più atroce durante la strage
delle Pasque piemontesi neH’aprile 1655 anziché abiurar
la lor fede ; ma fra tutte queste eroine una ve n’è, la
cui morte sublime ha particolarmente commosso l’esimia poetessa inglese Felicia Hemans e le ha ispirato
magnifici versi che qui daremo tradotti in povera prosa
italiana dopo aver brevemente narrato il fatto dal quale
vennero provocati.
E’ saputo che il paesello Valdese di Eosa fu l’ultimo
a subir la strage feroce compita dal marchese di Pianezza; non cadde che dopo 5 giornate di lotta epica
sostenuta con prodigi di valore da Giosuè Gianavello
e i suoi sedici eroi fra i quali 5 soli ci son noti per
nome: Giacomo e Giuseppe Gianavello suoi fratelli,
Giuseppe Garnier suo cognato, Giuseppe Plence, Stefano Eevel.
La 5* e fatai giornata fu ai primi di Maggio. Pianezza furente delle vergognose sconfitte patite nei 4
precedenti assalti, mandò questa volta IO mila uomini
divisi in tre schiere arrivanti da tre lati diversi, dal
Villar cioè, da Luserna, e dai monti di Bagnolo. Ond’è
che questa volta Gianavello ed il suo manipolo di prodi,
portatisi finalmente incontro alla prima colonna vista
spuntare sull’altura, la sconfissero bensì, ma diedero
agio alle altre sopraggiungenti per altre vie di piombar sul villaggio indifeso ed uccìdervi le donne ed i
fanciulli. Quando, avvisati di tal sciagura, ratti volarono quei di Gianavello in soccorso dei loro cari, fu uno
strazio indicibile. Già molti giacevano al suolo uccisi
dalle archibugiate ; altri feriti stavan per cadere anch’essi. Fra questi Giuseppe Garnier tosto ravvisa la sua
valorosa sposa Margherita Gianavello (sorella di Giosuè)
ferita al seno cui è attaccato il suo neonato. Nel riveder lo sposo, l’impareggiabil donna trova la forza di
supplicarlo d’nna cosa sola, di star saldo nella fede e di
non rinnegarla mai per cercar di salvar la vita sua e
dei suoi, e forte stringendosi il pargoletto al petto esclama ancora : Oh I Dio salva la mia creatura I e detto
questo cadde colpita a morte da una nuova palla, coprendo col corpo il bimbo stretto nelle sue braccia^
Fuor di sè dal dolore, il marito coi compagni s’avvia
contro gli assalitori, ed atterrando quanti gli si vogliono
opporre, si apre un varco attraverso la nemica schiera
e si salva.
I soldati di Pianezza legati alcuni prigionieri ed uccisi gli altri dei 126 abitanti del paesello, ed incendiate
le case, se ne scesero a Luserna. Ma due giorni dopo,
alcuni Valdesi venuti a dar sepoltura ai lor correligionari estinti, trovarono vivo ancora nelle braccia materne il figlio di Margherita Garnier e lo portarono in
luogo sicuro, prezioso ricordo dell’insigne eroina. (Vedi
Léger i Hìstoire générale des Vallées Vaudoises, libro
II pag. 137 e 138).
Ecco ora la traduzione della poesia ispirata da quel
tragico fatto a Felicia Hemans. Essa è intitolata. The
vaiidois wife cioè « la moglie Valdese » ed accompagnata da questa nota ; « La moglie di un capo Valdese,
in un attacco fatto contro uno dei paeselli protestanti,
ricevette una ferita mortale e mori nelle braccia dello
sposo animandolo ad esser coraggioso e perseverante ».
« La tua voce, o diletto, è nel mio orecchio ; lo sguardo
tuo è nel mio cuore ; sul tuo petto io riposo ; eppure
debbo partire i La terra è forte, troppo forte sull’anima ;
troppo preziosa è la sua catena, fatta tutta dell’ amor
tuo, amico mio ; éppur vana, per quanto potente, vana.
Vedi l’occhio mio farsi fioco, amato mio ; vedi scorrer la vita mia col sangue ; inchinati muto al supremo
dispensator di pene, e lasciami andar via in calma. Per
breve tempo, deve ora l’abisso ombroso separar i cuori
nostri ; ma avremo ancora per la comunione di essi la
tranquilla eternità.
Ahimè le tue lagrime sono sulla mia guancia e ritengono lo spirito mio ; ben so che tal pioggia ardente
sgorga dall’agonii tua. 0 tu il migliore e più gentile
degli uomini, non piangere ; attenua 1’ angoscia e 1’ amaro conflitto. 0 doloroso egli è, eppure è gioia, il sentire l’eccesso del tuo amore.
Ma calmati ; ci renda il pensiero della morte una
pace solenne, vuol la voce che presto sarà muta parlarti una volta ancora, onde tu possa recar teco la sua
benedizione negli anni che verranno, qual pegno di amor
consolante, anche da quest’ora di lotta.
Ti benedico pel nobile cuore tenero e leale, ove il
mio ha'trovato il più felice riposo che mai abbia gustato donna amante. Ti benedico, fedele amico e guida
per la parte preziosa che a me desti, nei mesti segreti
dell’anima tua, nel dolor tuo, nella tua preghiera.
Ti benedico pegli sguardi e i detti gentili versati
sul mio ,‘^entiero qual rugiada ; per tutto 1’ amore che
leggevo nei tuoi occhi profondi, mia letizia ognor novella ; per la voce che mai alla mia rispose se non in
dolci e allegri accenti ; per ogni fonte di felicità che
l’anima mia quivi assaggiò.
Ti benedico pel final ricco privilegio, guadagnato da
provato affetto, il diritto di mirar la morte in tua com
pagnia, di perire al tuo fianco ; ed ancor più nella gloriosa speme anche in questi istanti concessa. Non elevò
forse il tuo spirito ognor la fede del mio al del ?
Ora, sii forte ! noi sapevamo noi che la nostra via
qui ci conduceva? Un’ombra ed un tremito ancora eran
misti alla nostra beatitudine. Noi unimmo i nostri giovani cuori quando le tempeste oscuravano il cielo,
nella piena profonda scienza del lor destino di soffrire
e morire.
Sii forte, io lascio la vivente voce di questo mio sangue sacrificato, coi mille echi dei monti, coll’onda spumeggiante del torrente, qual spirito che abiterà nelle
caverne, qual segnale nell’aria, a destare dal riposo il
prode, il disanimato dalla disperazione.
Odila, amor mio, e reggiti da bravo, lietamente sopportando la prova. I monti nostri devon rimanere altari inviolati e puri ; Dio vi deve essere ognora adorato col. culto di uomini liberi. Addio ! un sol dolor v’ha,
nella morte, un solo ; lasciarti !
Dal Chiosco alla Libreria
7. C. Beghini — Affinità degli eretici, delle società,
segrete e società culturali dell’Umanesimo.
< Vita » Eivìsta d’Aziòne. Anno VI, N* 4, 1909.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Iatitato Qould Via Harghera 9, Rom»
7
IL TRAMONTO DI ROMA
Studio di storia e di psicoio
dei Prof. 0. Bartoli.
Buon senso pagano, ma non cristiano — rimbeccò
l’altro.
— C’è un altro lamento contro di lei — disse un
dei eommissarii. — L’anno scorso Ella fece il panegirico di S. Giorgio nella Chiesa al Velabro. Perchè
SI rifiutò di dare a baciare al popolo la reliquia del
Santo, e nella predica non fece quasi menzione della
vita di S. Giorgio ?
— Perchè ? perchè ? La risposta è chiara, Reverendo Padre. Crede lei alle reliquie di S. Giorgio che
si venerano al Velabro? Se ci crede, vada lei a farle
baciare al popolo ! Quella punta di lancia non ha
vent’anni di vita e si rinnova ogni tanto dal vidimo fabbro-ferraio... quel labaro poi è roba da rigattiere...
Un mormorio di disapprovazione seguì questo scatto
-di D. Ottavio. Egli imperterrito continuò:
— Questo quanto alle reliquie. Rispetto poi al Sahto,
mi saprebbe dire, che cosa sa lei. Reverendo Patire,
intorno a S, Giorgio? Nulla, nulla, anzi meno di nulla,
perchè la stessa esistenza del Santo, è stata, non-senza
-fondamento, recata in dubbio...
— Dai razionalisti — mormorò a bassa voce un commissario.
— Niente affatto ! Non furono i soli razionalisti, ma
•cattolici credenti e studiosi.
Modernisti, forse — suggerì un terzo.
— No ! no ! ho detto cattolici e chi conosce la storia
sa che dico il vero. Un tempo si leggeva sul Breviario
romano la famosa leggenda di S. Giorgio colla donzella, il dragone, il cavallo, la lancia e tutte quelle care
avventure da Guerrin meschino. Ora, tutta quella
tosila roba non c’è più nel Breviario. Perchè ? Perchè
anche lassù in Vaticano si accorsero, benché tardi,
ch’essa era leggenda, ma non storia vera. Ma questa^
per me, è una questione secondaria. Io domando a
loro. Signori Commissarii, se è lecito a un predicatore, andar sul pulpito a contar storie e fandonie a
tutto spiano...
— Lei non è certo reo di questo peccato — osservò
sorridendo il Presidente.
— E me ne glorio.
— Si gloria anche di quelle frecciate che di tanto
in tanto lancia contro le reliquie e il culto del Santi ’
— Contro le reliquie notoriamente false e il culto
esagerato, quasi idolatrico dei Santi ; sì, me ne glorio
e me ne glorierò sempre.
— Mi meraviglio che lei con queste idee, sia venuto qui a domandarci la pagella della predicazione.
Non hanno torto i fedeli quando sospettano della sua
fede.
— È un modernista - disse a bassa voce un commissario.
Altro che modernista ! — aggiunse un altro. —
E un protestante.
— Un momento, signori miei — gridò D. Ottavio
soverchiando colla sua, le voci confuse degli sean
dalizzati commissarii. - Non mi condannate senza
prima avermi ascoltato.
— Parli! parli ! — disse cortesemente monsignore.
Avrebbero loro il coraggio di chiamare reliquie
autentiche il velo, la camicia, il fuso, i capelli, lefascie
il latte della Midonna, il velo o pallio di S. Giuseppe
la verga di Mosè, la pietra su cui dormì il Patriarca
Giacobbe, le fascie di Gesù Bambino, un brano della
porpora della quale fu vestito dopo la flagellazione
un pezzo del pane usato da Lui nell’ultima cena e
altre ancora più strane ? O r ene, tutte queste reliquie
certamente false, si venerano qui in Roma, in varie
Chiese, come a S. Giovanni Laterano, a S. Maria Mag.
giore, a S. Giacomo a Scossacavalli, a S. Pudenziana
e altrove. Io mi domando : è lecito questo culto ? è
cattolico, o anzi semplicemente cristiano ? E non ope
riamo noi da impostori e da miserabili ciarlatani
quando, conoscendo, non esser quelle, vere reliquie’
le encomiamo dai pulpiti e le diamo a baciare ai fedeli ?
— Ma non si tratta solo di reliquie particolari —1
interruppe il Presidente. - Ella, più di una volta
ha lasciato capire che il culto dei Santi e la venerai
zione^ prestata alle reliquie, non è pratica antica, non
è istituzione apostolica, quindi non ohe lodevole
come vuole il Concilio di Trento, secondo lei dovrebbe,
togliersi ed abolirsi.
D. Ottavio a queste parole rimase un istante perplesso e come sopra pensiero. Evidentemente, quel,
l’untuoso di Presidente gli tendeva un tranèllo. Ma
gi^ 1 Tanto la pagella non la prendeva più : era meglio, dunque, confessare tutta intera la verità.
Signor Presidente •— disse D. Ottavio con voce
ferma — potrei anche non rispondere alla sua domanda
poiché Ella m’interroga per cogliermi in fallò...
No ! no ! — protestò monsignore.
— Potrei non rispondere, perchè, loro, Reverendi
Signori, considerano questo punto di dottrina dalle
definizioni del Concilio di Trento, io dalla storia della
Chiesa e dalla evoluzione del dogma e del rito... Ma
non fa nulla. Dirò candidamente il mio pensiero. Prima
di tutto protesto che in pubblico e sul pulpito non
ho mai detto nulla o insinuato checché si fosse contro
il culto dei Santi e la venerazione delle reliquie. Sono
troppo sincero e leale per predicare contro le dottrine ricevute e certe di quella Chiesa, di cui mangio
il pane... quantùnque...
— Che cosa vuol dire questo quantunque ? — fece
un frate con un leggero sogghigno.
Vuol dire, che io non mangio ora, nè mangiai
mai il pane della Chiesa. Ma mi lascino continuare.
Rispetto^ al punto di dottrina in questione, affermo
che i cristiani antichi, fino a tutto il secolo quinto,
onoravano bensì gli angioli, i martiri, i confessori,
le vergini e, in generale, i santi, ma non li veneravano. Non prestavano loro un culto qualsiasi, non dedicavano a loro altari o chiese, non conservavano le
loro reliquie sopra terra, non le collocavano sugli altari, molto meno, poi, le riducevàno in pezzi, le sbocconcellavano per distribuirle ai fedeli, e non mai e
poi mai tributavano a loro lodi, genuflessioni, incensi.
Tutte queste cerimonie si sono introdotte a poco a
poco nella Chiesa, dal secolo quarto e quinto in poi,
i cristiani dei primi tempi le ignoravano, le detestavano e le avevano in conto di superstizione e d’idolatria.
Esclamazioni, colpi di tosse, mormorii, proteste a
metà soppresse, ed altri segni di disapprovazione si
udirono nella sala. D. Ottavio finse di non sentire e
continuò con maggiore ardimento.
Questa è la dottrina dei primi secoli e questa io
professo oggi davanti a voi. Voi non mi credete?
Faccio appello su di ciò ai testimoni! certissimi di
Dionigi Alessandrino, di Origene, d’Ireneo, di Clemente d’Alessandria, del martyrium di S. Policarpo,
degli Atti di Fruttuoso martire, di Atanasio, del Pseudo
Ambrogio, di Agostino e di altri moltissimi. Che vediamo noi, per contrario, ora, nella Chiesa Romana?
Gesù Cristo è lasciato troppo spesso in un canto, ridotto alle seconde parti, pregato ufficialmente in una
lingua che il popolo più non capisce, e l’intero culto
cattolico spostato verso i Santi, cioè verso l’uomo,
perchè i Santi, noi dimenticatelo, sono e saranno
sempre uomini. Dal principio alla fine dell’anno non
facciamo che feste, novene, tridui e preghiere in onore
dei Santi. Sopra trecento sessantacinque Messe annue,
più di trecento venti sono Messe di angioli, di martiri, di vergini, di confessori, o di Maria e degli Apostoli. Le Messe strettamente in onore di Dio e di Gesù
Cristo sono pochissime. Del pari, gli altari consacrati
in onore di Nostro Signore si contano sulle dita, quelli
dedicati ai Santi o alla Vergine sono milioni. Volete
di più ? Gesù Cristo in Sacramento è costretto per lo
più a domandare l’ospitalità a qualche Santo o a Maria
sua Madre, perchè anche gli altari maggiori raro è
che non siano dedicati al Santi, non al solo Iddio e
al suo Figliuolo Gesù Cristo. Sapete che c’è. Reverendi Signori ? Torniamo a Gesù Cristo ! torniamo a
Gesù Cristo ! Il culto dei Santi e delle reliquie, quale
è praticato nella Chiesa Romana è contrario al cristianesimo primitivo, è superstizioso, lesivo dei diritti
di Dio e di Gesù Gristo e conducente, pian piano, all’idolatria e al feticismo.
Se fosse comparso il diavolo in persona in quella
sala, non avrebbe eccitato maggiore esecrazione che
non pe suscitarono le ultime parole di D. Ottavio.
Scoppiò un pandemonio di proteste e d’invettive. Si
gridò all’eretico, al luterano, al rinnegato, al giuda
al traditore! Un frate si levò in piedi, protestando
che non voleva più oltre ascoltare di siffatte bestemmie. Gli altri seguirono l’esempio di lui, e il convegno fu tolto. Se ciò fosse avvenuto in altri tempi,
D. Ottavio, dal Vaticano sarebbe passato issofatto in
mano degli sgherri nelle prigioni del Santo Ufficio,
forse anche dato in mano al boia perchè lo bruciasse
vivo, lì per lì, in Campo dei Fiori. Ma essendo noi,
per biiona fortuna di D. Ottavio, nel secolo ventesimo,
si tollerò che egli uscisse incolume da quelle malebolge.
E usci infatti D. Ottavio, rosso in volto, agitato nell’anim^ tempestoso come un mare sferzalo da un ciclone. lì’avava fatta grossa ! Si era giuocato per sempre
ravveaire. In mena di ventiqurattro ore, tutta Roma
clericaie saprebbe lui essere protestante, luterano, ateo,
razionalista, modernista, liberale, e chi n’ha più, più
ne metta. E.ohe direbbero suo tío egli amici ?■ E che
sarebbe della sua vita ? Egli guardò nel mistero dell’avvenire e lo scorse buio per lui, gravido di dolori,
macchiato di sangue, colla morte in seno. Ma lassù in
alto, dalla vetta insaguinata del Golgota vedeva il
Cristo^ spiccare agile il volo verso la luce, verso Iddio.
È inutile, mormorò fra sè. Sono quello che sono.
Il torrente rode la montagna e si scava ad ogni costo
un passaggio al mare. La verità cammina alla luce dei
tempi, allo strepito delle tempeste, allo scroscio dei fulmini, nella guerra, nella morte, nel sangue, I preti e
i papi hanno ucciso un giorno il Cristo, uccideranno
anche me. Che importa ? Sono quello che sono ! Muoia
io, non una, ma mille volle, ma trionfi la verità!
Quella sera stessa, il cardinale Sinibaldi riceveva
dal suo collega Tur ini una lettera nella quale, senza
tanti ambagi, gli diceva che, essendosi D. Ottavio professato formalmente eretico protestante, gli proibiva
di frequentare più oltre la propria casa. Si guardasse
dunque bene, se aveva cara la sua amicizia, di condurlo seco, quando si recava da lui per la solita partita a tarocchi.
Il Cardinal Sinibaldi meditò lungamente la lettera
del Cardinal Turini. S’infOrmò per filo e per segno di
quanto era accaduto. Deplorò l’imprudenza del nipote,
ma fra lui e il collega nel cardinalato, non esitò un
istante. Da quella sera non si fece più vedere in casa
Turini.
X.
Cuore di donna.
Come D. Ottavio aveva preveduto, tutta Roma clericale, in brev’ora, seppe delle eresie di lui. Il giorno
dopo, a desinare, il Cardinal Turini si mostrò colla
cognata e nipote, oltre il solito, chiuso, serio in volto
e pensieroso. Qualche cosa, di certo, mulinava in mente.
Bice, vedendo lo zio così arcigno in faccia, non ardì
pronunciare una parola. Mangiò in silenzio e non vedeva l’ora che il cardinale si levasse da tavola, per '
volare alla sua cameretta, dove poteva, a quell’ora
meridiana, amoreggiare a suo piacere col sole. La signora Maria tentò di appiccar discorso col cardinale ;
ma questi, più di una volta, lo lasciò cadere. Madre
e^ figlia fairono tratte di sospensione, quando, verso il
fine della mensa, il cardinale, senza guardarle, mentre
sbucciava solennemente una mela, disse, battendo bene
le parole
Ieri finalmente, il lupo si è mostrato nella sua
vera pelle.
Il lupo ? fece la Bice — ohe cosa intende zio ?
— Il lupo di cui parlo è D. Ottavio.
— D. Ottavio ! — sciamarono a una voce le due
donne?
^ Sì continuò il cardinale—il lupo metaforico
di cui parlo è D. Ottavio. Ieri, davanti alla Gommissione, incaricata dal Santo Padre di esaminare i predicatori per la diocesi di Roma, D. Ottavio non ebbe
vergogna di sostenere con pervicacia proposizioni erronee, certamente ereticali, protestanti e condannate
formalmente dal Concilio di Trento. D. Ottavio è un
eretico marcio, un protestante, un razionalista, un modernista, e temo anche non abbia egli del tutto perduto la fede. Questa mattina, ho avuto su di lui un
lungo colloquio col Papa, e vi so dire che l'ho conciato per le feste.
Zio! sciamò in tono pietoso la ragazza.
Il cardinale non notò l’esclamazione e continuò:
— Ieri sera scrissi al Cardinal Sinibaldi di non condur
più seco il nipote, quando viene da me. D. Ottavio non
metterà più piede qui dentro. E a voi,due proibisco
severamente di andarlo a visitare o di aprirgli mai la
porta della mia casa.
Qui il cardinale alzò gli occhi e fissò in volto la nipote, che, tutta stordita per la meraviglia, lo stava ad ,
ascoltare.
_ Bice continuò — sta bene attenta
di non manifestare a D. Ottavio la menoma ombra di
affetto. Tu hai, lo so, grande stima ed amore per lui ;
ma Putta e l’altro debbono ormai cessare. D. Ottavio
è un eretico. Fra te e lui vi deve essere un abisso. Ti
proibisco-di volergli bene. Non ti dico di odiarlo,
perchè voi altre donne non capite teologia; ma, se ti
riesce, odialo. Dio ha in odio il peccatore e il peccato
di lui. D, Qttavio è un gran peccatore, e il suo peccato è l’eresia !
Io odiare D. Ottavio ? — sciamò sbigottita la povera Bice. ^ E perchè dovrei io odiarlo ? ‘’Perchè ?
perchè? 'i f
Ma il oardiftale non sentì la nipote. ' n
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II Vero Patrimonio di S. Pietro.
Vita di C. H. Spurgeon.
Per la Fede e per l’Onore.
Una Famiglia a Ginevra al tempo
di Calvino.
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» Le Idee Eeligiose di G. Eossetti.
Trent’anni fra 1 Cannibali.
Prove e Benedizioni.
Il Pellegrinaggio del Cristiano.
Oro incorruttibile.
Bozzetti Evangelici.
Lucrezia Castellano.
Ore di Pace (poesie).
Geografia Biblica della Palestina,
voi. I.
voi. II.
Dietro le Quinte.
Un Fanciullo senza nome.
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Godet Feder. Conferenze Apologetiche, L. 1,50.
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