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ECO
DELLE VALLI VALDESI
S
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - i<um. 36 ABBONAMENTI \ L. 2.800 per Teatero 1 Spedizione in abbonamento postale - II Gruppo 1 TORRE PELLICE — 10 Settembre 1965
Una copia Lire 40 1 Eco: L. 2.000 per l’inlerno 1 Cambio di indirizzo Li’"' $0 | .àmmin. Claudiana Torre Pellice - C.C.F. Z-l'?657
Il gemito del creato
L<! tragedie di Mattmark e di tante regioni italiane
pongono il problema delle responsabilità umane, ma
pure un drammatico interrogativo sul senso della vita
Una vita movimentata al servizio della Riforma
Guglielmo
Farei
Non era ancora spenta l’eco della
fantastica impresa spaziale di Gemini V, in un coro giustificato di fierezza per la capacità conquistatrice dell’uomo, dal pensiero degli scienziati
al coraggio degli astronauti, ed ecco,
drammaticamente ribadito nel volgere di tDOchi giorni, lo spettacolo pauroso di un cosino scatenato, selvaggio
che vpazza via l'uotno e la sua opera.
Mattmark: ;sl ripensa a Marcinelle,
e allo stesso Vajofit, quando la sciagura non è pura ineluttabile tragedia,
ma vi s’insinua, in un modo o nell’altro. ’Il misura maggiore o minore, la
corresoonsabilità dell’uomo.
Quiioto alla rovina e alla morte in
tante .one d'Italia, ci ha naturalmente c ’‘o in modo particolare, per
la pt mita geografica e umana, anche s. SI e trattato di sciagura assai
infeii'.'s; alla tragedia di alcuni anni
fa nel ; bassa Olanda sommersa dal
Mar f!'=l Nord, o a quella che periodicanf *0 tifoni scatenano in questa
o qu! 1 zona del globo, come alcuni
mesi ono sulle coste cilene, devastate
Un ‘ unento positivo che ogni volta
e dati! di constatare, rallegrante e
consolo ite. e la forte spinta di solidarle ni umana, manifestantesi in
molti modi; purtroppo essa pare riaffiorare solo di fronte a una tragedia
che n- riduce con cruda immediatezza l'iv ino taccia a faccia con la sua
vuln jilita Ed è pure singolare che
ci lasi- imo così, sconvolgere da questi
morti, mentre senza quasi batter ciglio CI siamo abituati a sapere che
quotitì n amente muoiono altrettanti
e piu .mini nella sola Indocina (si
aggiuri ora il Kashmir), in una lotta che -1 nensarci bene rende la loro
morte 1 e più assurda di quella
trovai > : cantiere di Mattmark o sulle stia ■ ' Italiane.
Di a queste tragedie è diffici
le. anci anzi soprattutto per i credent chiedersi; perchè? Spesso
quest: imanda sfocia unicamente
nella i ; ca delle responsabilità. Tale
ricerc tnza dubbio doverosa e dovrebbe Ispesso essere assai più rigorosa. non --olo per punire ma ancor più
per prevenire. Come cristiani, tuttavia. sappiamo che questa ricerca di responsabilità — è sempre la responsabilità (il altri — può essere ricerca di
un alibi, modo di eludere una domanda rivoli ;a a noi stessi, e sconcertante.
Fatti di cronaca di questo genere ne
capitavano anche in Palestina ai giorni di Gesù. Luca ci riferisce infatti
( 13: 1-5 ) che un giorno vennero a narrare a Gesù il massacro ordinato da
Pilato nei confronti di un gruppo di
« galilei » ( probabilmente afiBliati della setta-partito degli zeloti, movimento religioso-politico antiromano); e
Gesù, prevenendo loro domande, dichiara : « Pensate voi che fossero più
peccatori di tutti i Galilei? » ; anzi, per
ribadire il suo pensiero-, cita un altro
fatto di cronaca recente, questa volta
più vicino a ciò che siamo soliti defi;
nire « disgrazia » ; « O quei diciotto, sui
quali cadde la torre di Siloe e li uccise,
pensate voi che fossero più colpevoli
di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi ravvedete,
tutti al pari di loro perirete ».
Per Gesù, come per l’Antico Testamento, non c’è alcun dubbio circa la
presenza di Dio, il suo agire sovrano
nella natura II Signore che l’ha resa
* così meravigliosa e che in essa riflette
ia sua gloria, ha pure maledetto questa natura; ne regge sovranamente
le leggi meravigliose, ma lascia talvolta, per un momento, libero corso alla
potenza sconvolgente e distruttrice
del male; anche la natura intera, come ogni singolo uomo, è sottoposta
alla schiavitù della corruzione (Romani 8), ma non per questo sfugge alla volontà del Signore onnipotente.
Questo pensiero - ostico e scand^oso
a quanti pensano Dio a immagine e
somiglianza di un pastore bonario,
di un padre generoso e corrivo (il
«buon Dio») - era fondamento della
fede d’Israele. Il problema che (3esù
legge nei cuori dei suoi interlocutori,
è il rovescio della medaglia di quella
religione della Legge (e del merito) in
cui si era deformata la fede originaria nell’Iddio vivente: l’opiiiione, che
poneva in diretto parallelo peccato e
punizione, facendone quasi un’equa;
zione matematica, già afldorava setoli
prima di Cristo, nella critica prima
cortese poi via via più severa che gh
amici muovevano a Giobbe imipeni
tente; ma era divenuta corrente ai
tempi di Gesù, al quale (Giov. 9) di
fronte a un cieco nato viene chiesto
un giorno ; « Chi ha peccato, lui o i
suoi genitori? ».
Gesù non nega il collegamento generale esistente fra sofferenza (e morte) e peccato; il disordine della natura è la giusta risposta del Signore al
disordine dell’uomo, è il limite che
questi continuamente incontra nella
suà via di orgogliosa autosufficienza,
anche nei suoi momenti di esaltato o
scettico trionfo. Ciò che Gesù rifiuta
è il « calcolo della colpevolezza », per
lo più profondamente ingiusto nei
confronti di coloro che maggiormente
sono colpiti, e che riduce il Signore
vivente a ima sorta di distributore
automatico di punizioni graduate (come di grazie).
141 ij:
Il problema della responsabilità dinanzi a Dio, così vivo allora, a^ta poco o nulla noi, uomini d’oggi. Se il
problema è inesistente per i molti che
vivono totalmente al di fuori della
fede, non ha gran rilevanza neppure
per molti cristiani, che segretamente
rifiutano anche solo di pensare che
Dio possa essere in qualche modo
implicato in queste catastrofi. Eppure
Dio vi è implicato. Non cadono a terra due passeri, senza che egli lo voglia
Certo, quando Gesìt sgridava il lago
scatenalo, sapeva di sgridare Satana,
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
Alcuni giorni fa sono salito alla Collegiale di Neuchâtel per rivedere quello che è stato uno dei centri più importanti dell’attività del Riformatore
Guglielmo Farei. Prima di giungere
sul piazzale antistante il tempio,
mentre ancora si salgono i numerosi
gradini che vi conducono, gli occhi si
posano sul monumento eretto in memoria di queir inconfondibile uomo
della Riforma. Egli vi appare nell’atto
di brandire una Bibbia come si potrebbe fare con un’arma. Pochi come
lui devono infatti .aver saputo dare
concretezza all’afìermazione che la
Parola di Dio è una spada tagliente!
Sono ormai quattrocento anni ohe
la sua voce si è spenta, e sembra impossibile ricreare c^gi, nella quiete
della città vecchia di Neuchâtel, la
atmosfera arroventata nella quale il
nostro visse ed operò. Non lo può certo fare appieno- l’onesto ma non eccelso monumento di cui abbiamo parlato. E’ qui che, dopo un intenso lavoi*o di evangelizzazione compiuto pelle strade della città in mezzo all’opposizione più decisa dei canonici. Farei
giunge il 23 ottobre 1530, in mezzo ad
un tumulto di voci che lo ingiuriano
o lo incitano a dare il colpo di grazia
al cattolicesimo papale. Ed è qui che,
quasi issato a forza sul pulpito della
Collegiale, egli fa udire la sua voce
tonante dinanzi alla quale la maggior
parte dei presenti ammutolisce, soltanto per prorompere poco dopo in
un grido di fedeltà all’Evangelo ritrovato, in mezzo ad un rovinare di statue e di ornamenti sacri. Alcuni giorni dopo il popolo di Neuchâtel sanziona ufficialmente .Abolizione della
messa. Farei è in quél momento ai>
Tunnana
pcadicando
e prestando
La statua di Guglielmo Farei, presso
alla Collegiale di Neuchâtel, la città in cui
portò la Riforma e in cui si soffermò più
a lungo. Egli brandisce la Parola di Dio
come una spada, o come una fiaccola ; il
suo motto era « Quid volo nisi ardeat »,
che cosa voglio, se non che arda? ( cfr.
Luca 12: 49). Si celebra quest'anno il
quarto centenario della sua morte ( 13 settembre 1565).
Si è sperilo A. Schweilzer
Si è spento a Lambaréné Albert
Schweitzer, « il medico della giungla»; i giornali hanno riferito, in
base a una lettera della figlia che lo
assisteva, che si è andato spegnendo
« in serenità e dignità », fra coloro
a cui aveva dedicato la sua esistenza
operosa. Abbiamo avuto spesso occasione di parlare di questa figura
così nota, così esemplare sotto tanti
aspetti ; ancora ultimamente, quando
compì i novant'anni, e i cinquanta di
servizio africano ; la rievocheremo
prossimamente in modo più diffuso.
Pensiamo con riconoscenza a quest'uomo, un po' « fuori quadro » in
campo cristiano e protestante, eppure testimone a modo suo di una obbedienza al messaggio di Cristo vissuta come non molti, ben più « ortodossi » di lui, hanno saputo fare.
★
pena quarantenne, ma alle sue spalle
sta già tutto un passato errabondo ed
avventuroso.
UN NOTAIO mancato
Nato a Gap, nel Delfinato, nel 1489,
figlio di notaio, Guglielmo Farei mostra presto sufficiente attitudine allo
studio per giustificare il suo invio alla
Sorbona nel 1509. Ma non seguirà le
orme paterne. Appena ventenne il
Nostro, uscito da una famiglia particolarmente osservante, incontra a
Parigi l’umanista cristiano Lefèvre
d’Etaples che, consigliandogli di leggere la Bibbia, gli fa conoscere questo
Libro dalla forza insospettata; ma il
giovane lotta a lungo contro questa
rivelazione che viene a spazzar via le
basi sulle quali aveva pensato di
poter fondare la propria vita. Solo
nel 1520 egli prende la decisione che
darà un’impronta a tutta la sua esistenza e abbraccia le idee « luterane ». Da allora metterà al servÌ2ào della Riforma tutta la sua incalcolabile
energia.
GAP LO RESPINGE
Gap, la sua città natale, rimane insensibile alla sua predicazione. Solo i
suoi quattro fratelli, toccati dal suo
messaggio, diventano a loro volta predicatori della Parola ritrovata. Farei
visita il Delfinato, Basilea, Strasbur
Per un ecumenismo vero
Da parte cattolica ci si rimprovera,
ingiustificatamente, V intransigenza
delle prese di posizione sinodali
Come quella quotidiana, anche la stampa
cattolica, almeno quella locale, ha seguito i
lavori del Sinodo, con interesse ma infine
con un senso di delusione. L'impressione su.
scitata dai dibattiti e dalle decisioni sinodali
relativi ai rapporti con il cattolicesimo, è
stata di c< chiarezza », ma anche di « innegabile intransigenza ». Cosi notava G. Mercol, direttore de « L'Eco del Chisone » (settimanale cattolico del Pinerolese, 4.9.’65), e
gli faceva eco V. Morero su « 11 nostro tempo » (settimanale cattolico torinese, 5.9.’6.5),
I due punti su cui entrambi gli articolisti
si sono maggiormente soffermati sono l’ordine del giorno sinodale relativo ai matrimoni misti, e la discussione relativa agli incontri avvenuti in alcune città fra sacerdoti
e pastori. Circa il primo punto, abbiamo ampiamente riferito due settimane or sono;
quanto al secondo, rimandiamo a pag. 2,
G, Mercol comprende fino a un certo punto, ma pur deplora : « Irrigidimento disciplinare derivante da un integralismo dogmatico chiuso, ancorato al passato,,, ». Nel suo
articolo egli mostra comunque che altrettanto intransigente è e rimane la posizione romana, e su questo non abbiamo nulla da
eccepire. V. Morero, da parte sua, trova che
tale intransigenza non è nè logica nè intelligente, giustificata da pretesti molto labili
e da timori inesistenti, e afferma che « le
cauzioni che vengono richieste al coniuge
valdese non significano per nulla una sua
conversione al cattolicesimo », e quindi non
implicano, come afferma il detto o.d.g., « un
oggettivo rinnegamento dell» fede ». Ci permettiamo di dire a V. Morero che ci consideriamo migliori giudici di lui in materia.
e gli chiediamo : che cosa direbbe la Chiesa
romana se al coniuge cattolico che celebra
matrimonio misto secondo la liturgia evangelica venissero da parte nostra chieste le
medesime cauzioni (a parte il fatto che il
coniuge cattolico viene tout court considerato concubino)? L’intransigenza della chiarezza. sì (da ambo le parti), ma non fateci
passare per ciechi e cocciuti, tanto più che
s’addice poco all'ultimo venuto nel dialogo
ecumenico, il dispensar precetti sul vero
ecumenismo.
Viene poi deplorato il modo con cui è stala condotta la discussione sinodale relativa
agli incontri fra preti e pastori; i pastori
che sono stati impegnati in essi sarebbero
stati costretti a « giustificarsi », quasi fossero stati chiamati davanti a una sorta dì santuffizio. Le cose non sono affatto andate cosi :
sono state chieste loro, sul passato e per il
futuro, più ampie e pubbliche informazioni.
Rimandiamo del resto alla cronaca sinodale
relativa a questa questione.
Maggiore preoccupazione ha destato nel
corsivista de « L’Eco del Chisone » il desiderio di et portare il confronto sulla piazza »
(così la « Gazzetta del Popolo » aveva intitolato un suo servizio): «Vorrà la Chiesa Valdese assumere atteggiamenti che sono tipicamente caratteristici delle ’sette’? (...) La
piazza, data la configurazione religiosa della
nostra Italia, fatalmente sostituirebbe alla
testimonianza il proselitismo, al colloquio la
demagogia, al dialogo ecumenico la polemica, che segnerebbe la morte del vero ecumenismo ».
A questo ci sarebbe molto da rispondere.
Proprio « data la configurazione religiosa
della nostra Italia », la Chiesa Valdese ha
da sempre (da un secolo, c assai prima,
quand’era ancora un movimento e non era
ancora rinchiusa in un ghetto) sentito fortemente la sua missione di testimonianza, e
si è resa conto che questa non poteva, nella
stragrande maggioranza dei casi, atteggiarsi
se non come proselitismo, inteso non nel
senso di rosicchiare membri qua e là (e
quanto ci avete accusati di averle comprate,
queste anime!) ma come inserimento per la
prima volta in una vivente anche se fallibile comunità cristiana (noi non abbiamo
chiesa madre e maestra). Non ci piace la
demagogia; se facciamo della polemica, cerchiamo di tener conto della polemica fatta
da Gesù Cristo e dai suoi apostoli. Quanto
alle ’sette’, la nostra caratteristica di chiesa
rifonnata ci distingue senz'altro da loro; occorre tuttavia distinguere fra setta e setta, e
non abbiamo scrupolo alcuno a dire che
guardiamo con grande ammirazione alla fervente testimonianza, ad esempio, delle comunità pentecostali, coronata da frutti che ci
lasciano spesso umiliati pensando al ben più
debole irraggiamento della nostra predicazione; se pensiamo di dover scegliere una via
diversa da quella delle sette’ è perchè ci
pare che non sempre in quella discussione
i veri problemi teologici siano posti in, evidenza sufficiente : insomma, abbiamo un modo diverso di impostare i problemi, ma i
problemi sono quelli, e devono essere posti,
con la più rude chiarezza
Siamo e restiamo pronti al dialogo; ma
dev’essere chiaro che abbiamo, con gioia lim.
pida e non maligna, nel nostro corpo pastorale dei fratelli che sono stati sacerdoti; che
quasi la metà dei membri delle nostre chiese sono dei ’(invertiti’ di fresco o di antico
pelo; che il recente congresso evangelico ha
mostrato di fronte alla situazione religiosa
italiana (se non circa i modi dd affrontarla)
largo accordo fra gli evangelici italiani; che,
soprattutto, il nostro travaglio teologico non
CONTINUA
IN TERZA PAGINA
qo, il Montbéliard, Berna, il paese di
Vaud, Neuchâtel, il Giura bernese, tenace incarnazione del predicatore itinerante, Quest’uomo, che ci viene descritto dai suoi contemporanei come
« tozzo, bruciato dal sole, l’occhio infuocato, la voce tonante », dotato di
« viva immaginazione, di vera grandezza d’animo, di coraggio indomabile, di ardimento che non indietreggia
dinanzi ad alcun ostacolo», suscita i
consensi più inc»ndizionati o l’opposizione più veemente, ma nessuno rimane insensibile alla sua parola.
Talvolta Farei incontra una sonora
bastonatura, tal’altra lo si vuol far
tacere col veleno, tal’altra ancora conosce gli sgradevoli effetti prodotti
sul suo volto dalle unghie delle sue
oppositrici più accanite, ma intanto
la Riforma avanza.
DISTRUGGERE E RIEDIFICARE
Però Farei sa che è necessario impiantare più solidamente le nuove
idee, sa anche che non potrà farlo da.
solo. Come, dopo le macchine che
spianano il terreno, è necessario ricorrere ad altre ohe permettano di
costruire l’edificio, cosìi Farei, il « distruttore», ricorre a chi saprà più e
meglio di lui riedificare la Chiesa sul
solo fondamento di Cristo, senza lasciarsi trattenere da un falso amor
proprio. Soltanto a Neuchâtel egli
dedicherà parecchi anni della sua vita
al riordinamento della Chiesa.
IL TREPPIÈDE
Mi si conceda di accennare ad un
altro monumento nel quale appare il
Nostro: il «Muro della Riforma», a
Ginevra. Farei, Calvino, Beza e Knor
dominano questo monumento. Significativamente Calvino occupa una posizione quasi impercettibilmente più
avanzata rispetto ai suoi compagni di
opera. Ed altrettanto significativamente Farei sta alla sua destra. Egli
che, con Viret, fu per il ginevrino amico fedele e, forse, indispensabile. A tal
punto che i contemporanei di questi
tre uomini così diversi per carattere
eppure così utili, dal loro comune desiderio di obbedienza, si beffano di
questa così, viva amicizia soprannominandoli « Il Treppiede » o « I Patriarchi ». Al Signore la nostra riconoscenza per aver sa.puto creare a tempo
debito un sì ammirevole « treppiede »
riformato. Se Calvino fu preminente
por facoltà intellettuali, per equilibrio,
por la vasta visione deH’opera, se "Viret fu forse più irenico (considerati i
tempi) di Farei, rimane a quest’ultimo il dono di aver saputo intuire il
luogo in cui i suoi due amici avrebbero potuto dare il meglio di se stessi.
Fu così che quando, nel 1536, Ginevra aderì alla Riforma, il Nostro seppo inchiodare Giovanni Calvino al
suo posto di riorganizzatore della città e che indicò a Viret la stessa via
in quel di Losanna.
1538-1565: «QUIETE» OPEROSA
A ptartire dal 1538 Farei si concede
il lusso di lavorare, in una quiete relativa, all’organizzazione della Chiesa
di Neuchâtel. Ma è ancora un piericxlo
estremamente opieroso, durante il
quale il Riformatore redige alcuni dei
suoi scritti più importanti, quali « Le
Glaive de la Parolle » e « Du vray
usage de la Croix ».
A ben sessantanove anni quest’uomo imprevedibile ed incurante del
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
2
pag. 2
N. 36
10 settembre 1965
Echi siMdali: la Chiesa Valdese nell’ecumene
«-.r T , T 1
vi»
Già abbiamo parlato
pazione di rappresentanti di chiese sorelle e organizzazioni amiche, che danno in Sinodo il senso tangibile dei fitti
e numerosi vincoli ecumenici di cui
gode la nostra piccola Chiesa. Rapporto della Tavola e C. d’e. hanno sottolineato i contatti mantenuti nel corso
dell’anno, le visite, le « missioni » all’estero (di cui qualcuno ha scherzosamente notato il carattere talvolta più
« econom.ico » che « ecumenico »),
nonché i contatti avuti a Roma a latere del Vaticano II, per la presenza
di osservatori-delegati e ospiti. Già abbiamo accennato al fatto che l’Alleanza Riformata Mondiale ha deciso di
tenere a Torre Pellice nel 1967 la sessione annua della sua sezione europea.
11 Sinodo si è rallegrato che l’A.R.M.
abbia confermato anche per la 4“ sessione del Vaticano II la delega di osservatore al prof. V. Su bilia. Nel numero scorso abbiamo detto dell’apporto del dott. G. Peyrot in seno alla
C.C.A.I., e di ciò che, su sua richiesta, il Sinodo ha dichiarato a proposito
della libertà religiosa e della ricerca
d’una sua codificazione intemazionale.
In questa pagina desideriamo indicare le linee diverse e complementari
su cui si sono mossi e si muovono i
rapporti ecumenici della nostra Chiesa :
1. contatti con Chiese e Organizzazio
ni sorelle;
2. rapporti interdenominazionali nel
quadro dell’evangelismo italiano;
3. rapporti con la Chiesa Metodista di
Italia;
4. rapporti con il Cattolicesimo ro
mano.
ANCORA UN RINVIO
Metodisti e Vaidesi
no confessionale; un gmppetto che
deplora che, malgrado il lungo studio e le lunghe trattative, questo lato fondamentale non sia mai stato
affrontato a fondo, forse perchè all’interno stesso della nostra chiesa
vi è un’oscillazione confessionale notevole; un gruppetto che pensa che
un vero rinnovamento della nostra
Si è imbarazzati a riferire su questa
questione. Da troppi anni ormai se ne
parla, in un’altalena di atteggiamenti ;
e purtroppo la questione non è stata
neppure quest’anno definita, in quasi
tutte le Conferenze distrettuali primaverili si è discusso il problema (nulla
però dalla Conferenza rioplatense) ; alcune sono giunte a maturare una decisione, altre sono riihaste incerte; poiché tuttavia era il parere delle comunità che occorreva conoscere, bisogna
oggettivamente riconoscere che parecchie di esse non si sono espresse, e
non hanno esaminato il rapporto della Commissione mista, presentato oltre un anno fa, e che il Sinodo 1964
aveva rimandato aH’esame delle comu
Si studierà ancora
(ma sul serio!)
e intanto
si^uò lavorare
insieme
nità. La realtà oggettiva era questa,
e in queste condizioni non si poteva
che decidere :
Quanto al primo punto, non c’è
molto di nuovo. La C. d’e. — pur
ringraziando in modo particolare il
Moderatore E. Rostan per avere ripetutamente dedicato un ampio periodo alla visita di Chiese evangeliche
nordamericane, creando e rinsaldando
rapporti (non su un puro piano economico!) di grande importanza — ha
chiesto che salvo casi eccezionali il
Moderatore sia scaricato da incarichi
di questo genere, dandogli così la possibilità di curare più a fondo e seguitamente il coordinamento della nostra
vita ecclesiastica e i contatti così necessari in una diaspora qual’è la nostra. Il Sinodo ha raccolto questo invito, votando il seguente odg:
Il Sinodo invita le Chiese in Italia
e nel Sud America che non lo avessero ancora fatto, a studiare il Rapporto presentato dalla Commissione mista valdese-metodista al Sinodo 1964 e
a comunicare alle rispettive Conferenze distrettuali il proprio parere, affinchè il prossimo Sinodo sia messo in
condizione di deliberare in merito conoscendo il parere delle Chiese.
la cronaca sinodale, in quanto vi presento una posizione del tutto personale — era e resta convinto che questa incertezza sia dovuta al fatto che
mancano largamente idee chiare e
che, malgrado il lungo studio, egregio per molti lati, non siano stati impostati con sufficiente evidenza i veri
problemi di fondo, il vero confronto,
quello teologico, da cui ogni altro deve dipendere in una sana vita di chiese; ci troviamo qui, insomma, di fronte alla carenza di chiarezza teologica
che si fa sentire in molti altri lati della nostra vita ecclesiastica.
Coloro che hanno manifestato il loro deciso accordo per una progressiva unione delle due Chiese, si fanno
spesso la strada troppo facile aggiustando ravversariò al loro tiro e didichiarando ,apertamente o indirettamente, che si tratta di nostalgici abbarbicati alle tradizioni, non esenti
di qualche venatura di razzismo (i
valdesi delle valli o da essa originari devono tuttavia sentire che se questo sentimento è maturato, talvolta,
nelle nostre comunità sparse per la
Italia e specie nel meridione, vi deve
essere pure una loro corresponsabilità), attaccati romanticamente a un
valdismo che ormai ha fatto il suo
tempoi, come mostra anche la profonda trasformazione delle valli. Ma
non si può spacciare il problema in
questo modo troppo facile.
A me pare che il panorama della
nostra Chiesa presenti grosso modo
queste quattro linee:
Il Sinodo invita la Tavola ad affidare in linea di massima le missioni di rappresentanza all’estero a
pastori o laici qualificati, i quali ne
trascrivano una relazione, riservando al Moderatore le missioni di eccezionale importanza e per periodi
di tempo limitati.
Si può, anzi si deve deplorare che ci
siamo trovati di fronte a questa oggettiva realtà. E’ difficile — ed è stato det
to in Sinodo — non vedere comunque
un certo disinteresse. E' vero, le comunità si seno viste piombare addosso
una mole di lavoro eccessiva ; si è atteso a lungo l’arrivo dei documenti preparatori al Congresso, perdendo tempo
nelle more e congestionando il periodo
da febbraio a giugno ; anche altri rapporti non Sono stati esaminati dovunque a fondo (quello sugli Istituti di
Istruzione) o non io sono stati per
nulla (quello sulla non-violenza); tuttavia parecchie comunità sono riuscite a farlo, e così le comunità metodiste (la Conferenza metodista di
giugno ha approvato a maggioranza
il rapporto e ha dato via libera), e
sincerità vuole che si riconosca che
abbiamo fatto una magra figura, dato che il problema si trascina da tanti anni. Magra figura non per non
aver saputo votare un entusiastico s’.,
ma per non aver saputo votare, in
un senso o nell’altro.
Dopo tanti anni di studio e di discussioni, si è ancora incerti. Il sottoscritto — e firmo questa parte del
— un gruppo che è convinto della
possibilità di progressiva unione delle due chiese, malgrado la loro origine diversa e la diversa posizione
confessionale originaria; le due chiese hanno, da molti decenni, una storia parallela ed assai vicina, e questo
parallelismo e questa vicinanza si sono decisamente accentuati nel dopoguerra, nqn giustificando più, oggi,
una vita distinta; si dovrebbe giungere a una unione, in cui i ’doni’ dell’una e dell’altra chiesa fossero preservati e messi in pieno valore per
l’utile comune; (mesta volontà d’unione è parte di un impegno più ampio
nel quadro della ristrutturazione della chiesa, di und nuova comprensione della sua missione, della nostra
« presenzia nel mondo » : In larga mitura questo gruppo si raccoglie (senza però identificarvisi ) fra coloro che
hanno in Agape, in ’Diaconia’ i loro
strumenti, e in una larga parte del
nostro movimento giovanile attivo e
aperto ; bisogna riconoscere che molto di questo lavoro e di questa ricerca è effettivamente compiuto in parallelo con mclti metodisti (e anche
con non pochi battisti);
— un gruppo che ha aU’incirca gli
stessi fini e lo stesso ideale, ma non
la stessa sensibilità teologica, o più
precisamente ecclesiologica ; è un
gruppo che non di rado condivide
con altre sfere dell’evangelismo ita
Lietamente inseriti nell evangelismo
La vita delle comunità è stata largamente caratterizzata, quest’anno,
dalla preparazione del Congresso Evangelico; se, in alcune, vi era stata
perplessità, specie a causa del ritardo dei documenti preparatori, essa
è stata del tutto fugata, e tutti ci
siamo rallegrati per l’esito della preparazione e dello svolgimento di questo II Congresso Evangelico. Tale
preparazione ha pure quasi del tutto
assorbito l’attività del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia; Quasi ultimati — ha detto il M»
F. Corsani — i lavori della Commissione per la revisione deU’lnnancj;
buono il funzionamento del Servizio
culto radio, anche se non è stata presa in considerazione la raccomandazione fatta dal Sinodo 1964 ; nulla si
è fatto (o si è potuto fare) per impostare almeno una presenza alla TV.
Forse si è preferito attendere i risultati del Congresso, e la possibilità di
riprendere una iniziativa comune e
più ampia. Si è auspicato che i nostri
rappresentanti sostengano fortemente il principio sinodale in sede interdenominazionale, sia nella preparazione che nei lavori dell’assemblea costituente della progettata Federazione. Nel complesso, si è .sentito in Sinodo vera gioia per la tappa costituita dal Congresso, e il desiderio che,
pur facendolo seriamente e se necessario marcando bene le tappe e restringendo gli obiettivi, si proceda insieme come insieme si è iniziato. E’
stato deplorato il rilievo che una agenzda-stampa ecumenica ha dato alle osservazioni non pertinenti, e impertinenti nella loro unzione, che un
osservatore cattolico non ufficiale
aveva fatto circa la presa di posizione congressuale contro la discriminazione che il nostro ordinamento giuridico italiano pratica contro gli ex
preti. Sentiamo spesso pesare su noi,
nel mondo ’ecumenico’, il giudizio
italiano
contro l’atteggiamento irriducibile
che pensiamo di dover tenere di fronte al cattolicesimo romano; sappiamo che le nostre comunità devono
approfondire teologicamente i perduranti motivi del dissenso, ma sappiamo pure con estrema chiarezza che
il nostro atteggiamento è teologicamente corretto; non ce ne sono mancati i riconoscimenti, il che ci ha rallegrato e incoraggiato. Ovviamente,
la Federazione non può essere concepita in funzione anticattolica; sui
suoi scopi e sulle sue prospettive abbiamo già scritto a lungo prima e dopo il Congresso, e ancora vi sarà da
parlarne. Ecco l’o.d.g. votato :
Ribet, past. E. Rostan e Aldo Sbaffi,
oltre al Moderatore della Tavola Valdese) in seno al Comitato incaricato
di preparare lo Statuto della Federazione delle Chiese Evangeliche italiane, che :
a) riferisca ai Sinodi precedenti
l’Assemblea Costituente della Federazione ;
b) informi le comunità sugli sviluppi dei lavori preparatori.
Poiché il Congresso aveva chiesto
che fin d’ora si mettesse in cantiere
un’opera comune, e cioè un comune
organo di stampa, riecheggiando il
voto congressuale, e quello della Conferenza metodista dello scorso giugno, è stato votato questo od.g. :
Il Sinodo,
PRESO ATTO con viva gioia dei risultati del Congresso delle Chiese
Evangeliche in Italia,
ne RINGRAZIA il Signore;
APPROVA la decisione presa di
realizzare nel più breve tempo possìbile una Federazione fra le Chiese e
le Opere evangeliche allo scopo di rispondere alla riconosciuta comune
vocazione di testimonianza evangelica nel nostro paese, e
INVITA la Tavola e i rappresentanti valdesi nel Comitato preparatorio di tale Federazione a dare tutta
la loro opera per il raggiungimento di
tale scopo nel tempo previsto.
Il Sinodo,
PRESO ATTO dell’o.d.g. del Congres
so Evangelico relativo alla creazione
di un organo di stampa comune alle
varie Chiese Evangeliche italiane,
CHIEDE alla Tavola di operare affinchè questo organo di stampa comune venga realizzato possibilmente
entro il F gennaio 1967;
RITIENE che esso debba assolvere
anche i compiti attualmente affidati
a « Presenza Evangelica ».
Infine, in sede di esame dell’cperato
del Consiglio della Facoltà di Teoio
già ( di cui ci occuperemo prossima
mente), è stata presa una decisione
che è da vedere in questo quadro di
ccoperazions interdenominazionale ;
I membri Valdesi di tale Comitato
preparatorio sono stati eletti del Congresso stesso (su proposta del Seggio); per sancire questa nomina è
stato votato:
Il Sìnadu nomina una Commissione ad referendum sul Congresso Evangelico nelle persone dei suoi rappresentanti (prof. M. Miegge, dott. Aldo
Il Sinodo riconosce che le Chiese
Evangeliche che si servono ufficialmente della Facoltà Valdese di Teoio
già per la preparazione dei loro Pastori, hanno il diritto di nominare,
secondo i propri ordinamenti, riconfermandolo annualmente, un membro
del Consiglio della Facoltà Valdese di
Teologia, che avrà voce consultiva.
liano un inveterato sospetto antiteologico, un’invincibile fastidio per ogni
definizione dogmatica ; un gruppo
che, insomma, non pare eccessivamente attaccato alla posizione riformata, perchè riformato non è nella
pienezza del termine;
— un gruppo che, pur assumendo
esattamente l’atteggiamento opposto,
nei confronti di una possibilità di
unione fra le due chiese, lo fa in base ai medesimi presupposti non teologici; e come il gruppo precedente
è emozionalmente (o in base a considerazioni di utilità) per l’unione,
cosi, quest’altro gruppo, in base a un
atteggiamento ugualmente sentimentale, di attaccamento a un passato
di cui non si vuol ben vedere in che
misura sia revoluto, è contro l’unione ; questa posizione, presente nel
mondo valligiano e paravalligiano
(senza però esaurirlo!) denuncia la
lontana responsabilità di una predicazione spesso chiusa in un pietismo
provinciale, che non si giustifica in
una chiesa riformata, anche se minoritaria ;
chiesa si potrà avere solo approfondendo il nostro ’dono’ confessionale,
non sottolineando quella stratificazione orizzontale che attraversa tutte le chiese e contrapponendola alle
separazioni verticali che le distinguono (e talora dividono) Luna dall’altra.
In altri termini, non si può dividere semplicisticamente la Chiesa
valdese fra quelli che sono pro e quelli che sono contro la progettata unione (e in particolare il modo della
progettata unione); le motivazioni
dell’una e dell'altra piosizione possono essere assai diverse, e non di pari valore spirituale. Mi auguro di cuore che il nuovo anno che il Sinodo si
è preso per lo studio, sia anno di seria meditazione su una questione
che prima di essere organizzativa o
sentimentale, è teologica e quindi
parte essenziale della nostra fede, del
nostro essere chiesa.
In Sinodo, qualcuno ha chiesto alla
delegazione metòdlsta (presid. M.
Sbaffi, past. P. P. Grassi, dott. S. De
Ambrosi e F: Rocco) che cosa la
Chiesa metodista dltalia pensi dell’avanzato progettò di unione fra
— infine un gruppetto, convinto
che il solo vero confronto è sul pia
CONTINUA
IN 3“ PAGINA
Rapporti con il cattolicesioio
Ferma (hiarezza, a costo di dire parole dure, ma non chiusura paurosa e saccente
Mai Ir v“lainpa quotidiana, anche quella
torinese, aveva dato tanto rilievo al Sinodo
Valdese. Sono comtparsi quotidianamente
articoli, talvolta ampi, semtpre cordiali e
in genere informati e sufficientemente precisi; seno venuti pure i radiocronisti della
BAl-TV. Come mai? Non è facile rispondere. Forse si aspettava qualcosa, da parte
valdese, in questa vigilia della ripresa conciliare? che senso dare al titolo d’effetto
rhe un redattore della « Gazzetta del Popolo )) di Torino ha dato, al principio della
settimana sinodale, a un articolo iTuniio
inesatto e tendenzioso), accennando a xin
preteso dibattilo sul « grande ritorno » in
seno alla Chiesa Valdese?
Se c’erano speranze in tal senso, sono andate recisamente deluse, ovviamenle; e è
apparso chiaro in Sinodo che fra noi non
c’è il minimo atteggiamento « -noslalgico »
e che neppure la piccola ala più aperta a'
contatii con i cattolici può in alcun modo
essere avvicinata a certe ali simili jn altre
chiese protestanti, nè tanto meno a movimenti del tipo di quello di Taizé (al cui
venticinquennale « L’Osservatore Romano d
hi dedicalo un commosso articolo del p.
Boyer S. J.). Vero è invece, che c’è stato
in Sinodo un franco scambio d’idee e un
chiarimento, che ha fugato le inquietudini
che qua e là erano affiorate, nei confronli
di presunti cedimenti.
In primo luogo, v’è slata la ferma presa
di posizione nei confronti dei matrimoni
misti; ne abbiamo parlato due settimane or
sono, ampiamente; non si è trattato di novità o di irrigidimenti, ma di un richiamo
alla nostra posizione di sempre.
Altro punto parlicolarmente discusso, gli
incontri fra preti e pastori che si tengono,
in certi oasi da più anni, in alcune città italiane, e i rapporti che qualche pastore ha
con ambienti cattolici. Effettivamente, queste manifestazioni, mantenute spesso in
un’atmosfera di riserbo anche su desiderio
della parte cattolic,a (in genere l’iniziativa
è stata sempre presa da quella parte) a poc ; a poco liaiino ■ suscilato perplessità e
inquietudini in larghi ambienti delle nostre chiese, accompagnandosi a discorsi del
tipo; (( se ci visitassero di più p preparassero meglio i loro sermoni, invece di incontrarsi tanto con preti e cattolici...m.
Vari interventi, in Sinodo, hanno ricordato come sono sorti, questi inconlrì e come si presentano: in genere, l’iniziativa è
venula da parte cattolica, auspicando gruppi di studio ristretti a paritetici; ad ogni
riunione, si legge e disciile insieme, in sede esege'ica, un lesto bililico, quindi un
f.atlclico o un protestante presentano ah('rnalamenie uno studio su un tema teologico,
a cui segue la discussione: in tali incontri
si è sempre parìaLo con la massima chiaiczza e sincerità, non nascondendo ciò che
divide per cercare ciò che unisce; è s.ato
sempre chiaro in tulli, e dello chiaramente,
elle ciò che divide è essenziale.
Ma ecco alcune critiche mcisse in Sinodo:
at'canlo a] semi silenzio in cui rimanevano
questi incontri, si deplora: a) che ad essi
non è mai stato invitalo un pastore cxprete; la cosa avrebbe potuto spiacere, ma
sarebbe stato un elemento di cliiarezza; h)
non ha mai partecipalo un laico: questo,
se non per noi, per la parte cattolica significa nn’indiretta accettazione della distinzione fra clero e laici: se è comprensibile,
ad allo livello teologico, un dibattito fra
soli «nccialisli, sul piano comunitario il
pastore non imò da solo rappresentare la
sua comunità, nè sentirsi sul piano di una
certa solidarietà « parrocchiale », perchè
egli è essenzialmente una figura diversa dal
prete.
Del resto, se questi incontri hanno avuto
ragion d’essere per un certo tempo, si avverte stanchezza e il senso di girare un po’
a vuoto; essi hanno contribuito a farcì conoscere un poco meglio, hanno giova » a
chiarire le nostre stesse idee, a rendert : più
attenti e vigilanti, ma forse hanno esac ilo,
nella forma attuale, la loro funzione, d è
auspicabile che si abbiano incontri su una
base più larga, e scpraltiUto a livello ielle
comunità; che il confronto con il cal'olicosiiiiio non sj verifichi più tanto in piccoli
cenacoli ma in qualche modo sulla pinddi■ca piazza, in incontri di carattere pubV-ico.
V’è sialo chi ha messe in guardia ccitro
un atteggiamento di chiusura, (he no rivelerebbe se non paura, contrario alla
libertà cristiana di cui godiamo nella dda
certezza della nostra fede. E’ stato rib;. -ito,
in risposta, che non si vuole limita- la
libertà di alcuno, ma scio evitare che * teggianienti singoli, magari distorti nell : terpretazione, ci presentino in una luce juiyoca e incerta all’esterno e geltino la onfusione nelle nostre comunità e nelle nostre diaspore: un pericolo che ncn è erto
assente nell’attuale confusione teoì* aica
pseudoecuinenica, fomentato ad avte da ambienti interessati. In proposito ¡1 dott. Fulvio Rocco ha notalo la tattica che il caiiolicesimo ufficiale sta seguendo nel canipn
delil’informazione : mostrare che i tempi
sono maturi, nei fatti, al grande ritorno;
cogliere, sottolineare e deformare iieirinterpretazione ogni accenno al dialoga in
campo proteslanle, minimizzando o tacendo tutto il reste ; mettere jn evidenza ima
sorta di identità di posizioni di fronte ai
problemi della socieià; cercare di elii hettare poiliticamente il mondo protestante (si
ricordino le domande insistenti che i cronisti rivolgevano a questo riguardo nelle
conferenze-staniipa durante il Congresso
evangelico!). Anche il prof. Giorgio Peyronel ha sottolineato questa strategia romana, dì cui negli ultimi anni abbiamo
avuto innumeri eseimpi.
Il dialogo è inevitabile; per lo più non
Io abbiamo cercato, ci si è imuosio; può
essere una dede grandi possibilità che il
Signore ci offre oggi; accettiamo questa s’tuazione incomoda (il vero dialogo è incomodo) con fermezza e fiducia: così hannu
notato alcuni, c il past. Renzo Berla’ol
ha detto che forse certi fraintendimenti
sono inevitabili: l’ìmiportanle è che non
siano imoulahili a nostra responsabilità, ma
all’ ignoranza o alla malafede di altri; riniportante è che il messaggio di Cristo sia
portato nel mondo cattolico, secondo la
comprensione che ci è stala data dall’Evan:xeIo. Si sfiora però qui il prohlenva de!!‘inlegrazione, per cui il Cattolicesimo è capace di integrarsi (in termini spicci, di
< digerire » e assimilare) anche la nos.ra
più genuina leslimciiianza, inquadrandola
n un sistema che finisce necessariamente
per deformarla a sua immagine ^ somìglian11 past. Bertalot ha comunque affernato che questo atteggiamento « aperto »
non può essere del solo pastore, ma deve
coinvolgere tutta la comunilà, confermandola nella propria fede e aprendola alla testimonianza. Vi sono state anche parole dure e appassionate, come gli interventi del
past. Sonelli, che ha ricordato che il Cristo annuncialo dai cattolici è davvero un
(>ris'.c diverso, e che il loro è un altro
evangelo; dobbiamo conservare, pur nel maturare delle situazioni e della psicologia
interconfessionale, lo stesso atteggiamento
della Riforma verso ciò die era e resta,
esattamente nella stessa misura e più ancora, errore e deformazione radicale delEvangelo. E’ sempre difficile e pericoloso
« interpretare » gli stati d’animo di un’assemblea, ma crediamo di poter dire che gl’
3
10 settembre 1965
N. 36
pag. S
iiitervenli più risoluii hanno avuto per aè
l'aninio della maggioranza del Sinodo;
cesi ancora quando è stalo detto che l’Evangelo mn va tanto predicato ai preti (o^o
conoscono! ») quanto al popolo, ehe oggi
ancora in larga misura non ha la minima
idea di ciò che noi sappiamo essere TEvangelo del Signor Gesù Cristo.
Alcuni, che insistono sulla necessità anzi
sulla vocazione all’aipertura, hanno chiesto
di essere meglio informati, sulla nostra
stampa, su ciò che avviene in questo campo. specie all’estero: il quadro del eattolii(-¡nio (he le nostre comunità ricevono
sarebbe unilateralmente deformato, confermaullóle in un anticlericalismo non teologico e superato. (U redattore riconosce di
aver trascuralo molte notizie, considerandole di scarsa rilevatezza; ma dichiara di
aver fatto il possibile per dare una salda
base teologica alla vigorosa protesta contro il cattolicesimo. N. d. r.)
Aveva tuttavia ragione il past. Giorgio
Tourn di dire che, se qualche disorientamento v’è stato nelle nostre comunità (ma
in quanto maggior misura in grandi chiese
protestanti!), al profilarsi del «nuovo corso >1 cattolico, la cosa mette in luce una situazione di carenza teologica e spirituale
che ha la sua radice nel passato abbastanza
recente della nostra Chiesa: per lo più,
sorpresi e sconcertati dal mutalo atteggiamenlo cattolico sono stati proprio coloro
che si erano mostrati più insensibili al rinnovamento teologico e alla vca-a problematica ecumenica. Anche qui, con un’insistenza che a qualcuno parrà ossessiva, si
ritorna sempre al punto-chiave: la necessità fonilanientale di un approiondi'mento
teoiotico, la ricerca — al di là di ciò che
forse 'i nde a unire- al di fuori di Cristo e
in uno « spiritai» chè'può non essere altro
r he lo spirito idei secolo di ciò che davvero divide e chiami^ alla decisione, a un
ori nlamento '^preciso: poiché l’Evangelo,
se ! Iiiama alla ritòoncHiazione in Cristo e
all' ' -a di-1 giorno!Dio sarà tutto in
luth ,1 oggi segno di doutraddizione, punto
di n agone e di separazione, spada che recide oaro’a che opera come la mano di
chi - elle prima di piantare.
La Sisicussione non è stala precisamente
ordì a :i; riclnssiiiia di interventi, ripresa
in 1: icdute, è oscillata dall-problemi genera a <|uello particolare dei contatti preti- re lori e della necessità che comunità,
Tavola c hinoilo ne siano costantemente ed
esani' ir niente informati.
So II stali votati questi due ordini del
Il :
Ila
sid (.).
che tile ch;
intere:
li
gutn
ì ra¡ ,
espon
ihu Ut
ne !'
SinttU:
nitdo invila la Tavola ad istituire
•Zio di informazione e di analisi
•nìicesimo romana. Il Sinodo chiede
r. ;/o servizio informi periodicamente
i’sc valdesi su problemi di particolare
,.tulli racconumda alla Tavola di se-•■iti particolare attenzione i contatti e
"li di pastori o laici valdesi con
■ n ilei Cattolicesimo romano, ritulo agli interessati la documeniazio‘-■ihra e riferendone al prossimo
ESAMINATO IL PROGETTO DI RIORGANIZZAZIONE DELLE CHIESE SUDAMERICANE
Ribadita la fraternità valdese
Il Sinodo esprime le sue riserve ed il suo incoraggiamento
11 Sinodo si trovava que«t‘anno di fronte
a un problema un poco spinoso: quello della situazione venuta a crearsi in seguito alle
decisioni prese, nel marzo scorso, calla Conferenza rioplatense di Tarariras, decisioni
unilaterali che contrastano in parte con il
nostro attuale ordinamento.
La C. d‘e. ha svolto un ottimo lavoro di
analisi e di sintesi, dando nel suo rapporto
al Sinodo un quadro succinto quanto completo di come si sono svolti, negli ultimi
anni, i rapporti fra la Chiesa Valdese in Sud
America e quella in Europa, a cominciare
soprattutto dal 1959. quando i ripresi rapporti diretti, allentatisi parecchio durante il
periodo fascista e soprattutto durante il conflitto. avevano determinalo la volontà di entrambe le partì di dare una corretta e felice
regolamentazione alla Chiesa valdese vivente
in condizioni profondamente diverr.e da una
zona fairallra. ma desiderosa di conservare
intatta Tunità dì fede e di ordinamento.
Non possiamo, qui, fare un resoconto dettagliato delle tappe di questa ricerca comune, che ha avuto momenti di slancio e di fat.
tivo impegno, e momenti di ristagno gravi
di conseguenze. Possiamo dire, in sintesi:
dopo un paio d‘anni in cui si discussero i
problemi preliminari, con divergenze di vedute, si giunse a un primo risultato fondamentale: il Sinodo 1961 approvò « in linea
di principio il seguente ordinamento sinodale : un solo Sinodo, espressione del patto
di unità nella fede e nell’ordinamento di
tutte le Chiese Valdesi. Il Sinodo si riunisce
in due sessioni, una in Europa e una neJ
Sud America, convocate in tempi successivi;
le questioni costituzionali vengono decise su
voto concorde delle due sessioni che operano
invece distintamente per gli affari ordinari
riguardanti le rispettive aree ». La Conferenza rioplatense successiva (1962) si rallegrò di questa decisione. Dopo di che, lo studio comune sembrò sonnecchiare, almeno
da parte italiana. Viceversa, probabilmente a
causa dell’urgenza di situazioni locali, diverse da quelle europee, veniva maturando
comunque in una parte del valdismo sudamericano il desid.erio di un rinnovamento
strutturale che rendesse la Chiesa Valdese
nell Lruguay e in Argentina maggiormente
funzionale. Nel 1964 il Sinodo è informato
dalla Commissione per la revisione della
Costituzione Unitaria dello studio di tale
riorganizzazione ecclesiastica: « ne prende
atto con soddisfazione e precisa che detta
riorganizzazione de\ essere compatibile con
rordìnamento di tipo sinodale presbiteriano
che caratterizza la nostra organizzazione ecclesiastica ».
Che cos'è avvenuto, di nuovo, nella Conferenza rioplatense riunita a Tarariras dal
2 al 6 marzo 1965? I lettori più attenti ricorderanno che una breve corrispondenza
sudamericana ci aveva, in primavera, dato
il senso del disagio che una parte dei vaidesi sudamericani avevano provato circa il
modo con cui la Conferenza stessa aveva lavorato. e soprattutto le decisioni prese. In
breve, le decisioni sono state : 1 avvio, in lì*
nea sperimentale per tre anni, di una sessione sinodale sudamericana, la conferma
degli attuali statuti della Chiesa valdese rioplatense. la creazione di presbiteri (2 in Argentina e 4 in Uruguay) al posto delle conferenze distrettuali, la creazione di una Tavola (Mesa) valdese sudamericana.
In l*ase alla documentazione disponibile
(ed è stato certo peccato che non vi fosse,
in Sinodo, alcuna rappresentanza riaplatense) la preparazione di detta Conferenza di
Tarariras e lo svolgimento dei suoi lavori
non sono stati di una correttezza ineccepibile. Le decisioni prese contrastano con i
deliberati sinodali (malgrado un dettagliato
avvertimento inviato a suo tempo dall’Ufficio Legale della Tavola) essenzialmente su
due punti : per essere state prese unilateralmente. sia pure in vìa sperimentale, senza
la sanzione della sessione sinodale europea;
e per aver introdotto nel nostro ordinamento
Il Sinodo, presa conoscenza delle deliberazioni della Conferenza di Tarariras
del marzo 1965,
si rallegra per la volontà dei fratelli sudamericani di « afirmar y consolidar la
unidad de la Iglesia Vaidense por encima de fronteras nacionales o de caracleristicas
peculiares secundarias »,
assicura quei fratelli che la medesima volontà è presente nel Sinodo ed in tutte
le Comunità valdesi europee,
si compiace perchè è stata posta mano alla riorganizzazione, su base ecclesiologica, delie strutture della Regione rioplatense,
non nasconde che dalle premesse poste dalla Conferenza di Tarariras derivano
talune conseguenze ohe hanno lasciato perplessa TAssemblea sinodale, ed invita la
sessione sudamericana del Sinodo e la Commissione Esecutiva a considerare la necessità che :
a) la sessione sudamericana sia costituita anche dalle deputazioni dirette delle
Chiese autonome,
b) i presbiteri costituiti in sede di esperimento abbiano competenze limitate
alle questioni locali senza che sia loro riservata Tesclusiva delle rappresentanze sinodali,
(■) ogni modifica che decida sugli istituti costituzionali della Chiesa debba essere
])redisposla su lesti previamente convenuti fra la Tavola e la Commissione Esecutiva.
Dà mandato alla Tavola di prendere gli opportuni contatti con la Commissione
Esecutiva per la più spedita redazione del progetto definitivo della costituzione unitaria.
Decide che le rappresentanze della Chiesa valdese nelle Conferenze a carattere
ecumenico siano costituite per almeno un terzo da esponenti designali dagli organi
ecclesiastici rioplatensi.
IL GEMITO DEL CREATO
Un drammatico interrogativo
E’ stato discusso collie questo « servizio
d’ini« la/ione » dovrebbe lavorare, notando pi i' « hi che si Iratlerebbe essenzialmente di ^ordinare Tinformazione già data
in Vi, , ¡iodi (iperiodicì, bollettino del
« Stampa e Infonmazione » in col
legam-M • con i lavori conciliari, «Notiziario evj ! .'iistico mentre per lavori e studi di -igior rilievo, la Facoltà di Teologia s» , già nclevolmente inupegnata con
operi' i articoli di riviste sipecialìzzate che
hannu avuto ampia eco anche all’estero.
Lna (usa ancora si può notare, terminandù. od è rallegrante: si è sentito in
Sinodu. malgrado l’ampio tempo dedicato
a quo-f > diballito, die non siamo ancora
sul piifìiu di vivere in funzione (polemica
o affian. atricei del cattolicesimo, nè di lasciarci lìeUare da esso la problematica in
cui muoverci; anche se non vogliamo commettere il peccalo d’orgoglio di non voler
riconosiore che, magari in forma negativa,
il « rinnovamento » cattclico ci pone non
pochi ¡interrogativi sconcertanti e stimolanti nei quieto vivere che troppo spesso
confondiamo con un aUeggiamento riformalo e riformatore; e non si è insistito sulla
distinzione, crealrice di confusioni, fra
«progressisti » e « conservali, ri » in seno
al catiolicesimo : si è ormai compreso che,
salvo figure isolatissime e fuori quadro, i
« progressisti » sono il cattolicesimo nuovo,
più cattolico che mai?
Metodisti
e Valdesi
SEGUE DA PAGINA 2
Anglicani e Metodisti in Inghilterra;
il past. M. Sbaffl ha risposto che ogni
Conferenza metodista nazionale e
del tutto indipendente dall’altra, che
la Chiesa metodista italiana da quale evidentemente non penserebbe certo ad unirsi alle poche chiese anglicane in Italia ! ! ! ) è stata corne molte altre interpellata in via di cortesia e ha raccomandato che comimque fossero preservati certi principi
ecclesiologici del metodismo. A più
riprese, comunque, e in rii^ioni a vario livello, rappresentanti irietodisti
hanno sottolineato l’autonomia della
'via italiana del metodismo’. Forse,
lo stesso chiarimento interno che e
necessario nelle nostre chiese valdesi, lo è pure nelle chiese metodiste.
Quanto detto sopra, che del resto
è appunto espressione personale di
un membro del gruppetto cui si alludeva, non deve suonare come una parola di ’chiusura’. Più numerose, nelle Comunità e nelle Conferenze che
si sono espresse in Sinodo, le voci a
favore; il Sinodo si è comunque ral
SEGUE DA PAGINA 1
non certo il Padre, e non vogliamo
davvero vedere la mano di Dio nella
testa paurosa del ghiacciaio di Allalin, precipitato a valle, nè nei torrenti
e nei flumi scatenati nelle nostre valli
e nelle nostre campagne, proprio come non è lui, il Signore della vita, a
suggere la forza vitale a un malato e
a un morente. Basta che egli ritiri uri
attimo la sua mano, e il male che si
annida attorno a noi e in noi si scatena, non più tenuto a bada. La « normalità» in cui viviamo quotidianamente e di cui godiamo per lo più inconsapevoli, è pura grazia.
I problemi che la gente si pone oggi
non seno più quelli del I secolo;
quello centrale non è più la responsabilità che l’uomo porta dinanzi a Dio,
di frente alla sofferenza (se map dove
Dio è ancora preso >;ul serio, è a lui
che molti uomini chiedono conto, dolorosamente o rabbiosamente). Il prò
blemacentrale che gli uomini oggi si
pongono, in modi diversi, è quello del
senso della vita.
Molte risposte sono avanzate ; ma
-ome reggono, di fronte a catastroh
come quelle ohe stiamo vivendo? Non
acquista forse un
penetranza nuova la parola di Gesù.
« Se non vi ravvedete, tutti perirete
al pari di loro? ».
learato per la collaborazione m atto
p ha raccnmandato di imensificarla.
Il Sinodo invita la Tavola a progredire nell’opera in comune con il
Comitato Permanente metodista, soprattutto per quanto riguarda 1 integrazione del ministerio pastorale.
Per alcuni, i rapporti valdo-metodisti vanno visti nella nuova prospetti
va aperta dal Congresso evangelico.
P in essa potrebbero essere indicazioni ‘e azioni di punta, stimolanti per
!a collaborazione su un piano p/U
vasto. , . ..
Rispondendo a una decisione -la
cresa, da parte sua, dall’ultima Conferenza metodista d’Italia, il Smodo
ha votato per acclamazione il seguente o. d. g. ;
Il Sinodo decide che i pastori metodisti preposti alla direzione spirituale di Chiese valdesi facciano parte del Sinodo con voce deliberativa.
Immediatamente operante per la
Chiesa metodista è poi l’o.d.g. relative alla partecipazione con vom consultiva di un membro metodista al
Consiglio della Facoltà di Teologia,
dato che da molti anni tutto il corpo
pastorale metodista si prepara presso tale istituto. Si muovono i primi
passi verso' la costituzione di una Facoltà teologica interdenominaziona
\q0
Gino Conte
Perire: è terribile, nel pieno degli
anni e delle forze sotto milioni di metri cubi di ghiaccio o travolti dall”onda infuriata ; ma è forse meno tragico
perire magari a novant’anni e nel
proprio letto, dopo una vita vissuta alla ricerca del benessere o anche nella
severa osservanza del dovere? chi è
con noi nella solitudine dell’estrema
distretta?
Ma che signiffea, ravvedersi? Cambiare mentalità, modo di vedere le cose. Siamo abituati a sentir parlare di
cenversione in un quadro pietista
d’individualismo religioso e in un senso essenzialmente moralistico (che
trova il suo culmine sul banco di penitenza e testimonianza dell’Esercito
della Salvezza). Per l’uno o per l’altro,
può indubbiamente significare anche
queste : spezzare la tirannia dell’alccol, della lussuria, del gioco, del furto. Ma questa « novità », da sola, non
è necessariamente ancora il ravvedimento di cui parlava Gesù, la vita
nuova nello Spirito annunciata dagli
apostcli; può trattarsi di una conseguenza del ravvedimento e della fede,
ma il ravvedimento stesso sì determina quando accettiamo che Dio dia
un nuovo orientamento alla nostra
vita. In altri termini, impostare la nostra esistenza, il nostro lavoro, i nostri progetti, i nostri affetti, il nostro
impegno sociale in modo tale, che
non possano essere semplicemente
spazzati via dal ghiacciaio d’Allalin,
nè dalTinfuriare di torrenti in piena
nè da alcuna forza al mondo. E come
punti di riferimento: la redenzione in
Cristo, il riscatto della condizione
umana e del mondo intero, il «mondo nuovo » brillato in lui e attorno a
lui e suggellato dalla sua morte e risurrezione, da un lato ; dall’altro la
speranza cristiana, la fiduciosa attesa del giorno in cui, agli occhi di tutti
e definitivamente, egli farà ogni cosa
nueva: non ci sarà più lamento nè
grido di dolore, la morte sarà annientata.
♦ * *
Cerchiamo di raggiungere la luna,
forse ci spingeremo fino a Marte, e
siamo tentati di credere, con un entusiasmo pur smorzato dai cento problemi dolenti della nostra convivenza
umana, di credere alle « magnifiche
sorti e progressive» delTumanità. Ma
ecco, in campi che eccedono largamente le nostre responsabilità, eventi
che ci ricordano- quando precaria sia
la nostra opera, quanto minacciata e
vulnerabile la nostra vita dietro la
sua facciata di sicurezza.
Allora forse, proprio di fronte allo
strazio delTuomo, ci è dato di superare
lo scandalo di un Dio misteriosamente im,plicato in queste catastrofi ; allora forse comprendiamo che « ravvederci » significa impegnarci a vivere
in modo da poter dire, come Calvino
roso dal male: «Tu mi stritoli, Signore, ma mi basta sapere che è la tua
mano», e da poter ripetere la prima
risposta del catechismo di Heidelberg :
« La mia unica consolazione consìste
nel fatto che con il corpo e con Tanima, in vita e in morte, appartengo al
mio fedel Salvatore Gesù Cristo ».
La nostra società ha probabilmente
delle responsabilità nei confronti di
molti dei morti della scorsa settimana; la Chiesa di Cristo, poi, deve chiedersi se ha fatto il possibile perchè
essi e le loro famiglie conoscessero
questo fiducioso anche se straziato
abbandono in Dio, ricco d’invitta speranza.
E noi, noi cristiani, comprendiamo
l’urgenza con cui Gesù Cristo diceva :
« Vegliate ! »? ^ ^
ecclesiastico un sistema presbiterale, anziché
presbiteriano-sinodale. modificando così sostanzialmente la Costituzione (i presbìteri
hanno come organo dì rappresentanza una
conferenza di delegati dei consigli di chiesa
anziché, com’è nelle nostre conferenze distrettuali. di delegati delle assemblee di
chiesa).
La C. d e. non poteva non concludere con
una disapprovazione, pur non volendo tacere le responsabilità che la lentezza della
madrepatria valdese porta in questa tensione. La discussione sinodale è stata molto pacata e serena; hanno dato un apporto determinante pastori e professori che hanno svolto, qualcuno molto a lungo, un ministero
nelle chiese rioplatensi, il past. Silvio Long,
il past. Aldo Comha e il prof. Bruno Corsani.
Essi infatti, accennando alle particolari condizioni di diaspora e dì stretto rapporto con
altre chiese evangeliche, proprie delle nostre
comunità sudamericane, hanno pure insistito a) sul lungo isolamento in cui sono ri
maste per decenni quelle comunità, svilup
pandosi ovviamente in modo autonomo:
b) sul fatto che ormai la quasi totalità dei
membri di chiesa e dei pastori sono totalmente sudamericani: c) sull’effettiva lentez
za con cui, da parte italiana, si è risposto
alle esigenze sudamericane.
Indubbiamente, mancanza v‘è stata, non
si può non riconoscerlo oggettivamente. Ma
questa valutazione non può essere isolata da
un riconoscimento di quelle che sono state
le nostre mancanze, nel passato ^moto e recente, nei confronti dei fratelli sudamericani; nonché da una serena volontà di accordo, per preservare fraternamente ciò che sta
ugualmente a cuore a tutti, lasciando d'altro lato in questo ambito un'effettiva libertà
di movimento agli unì e agli altri. Si può
forse dire che la Conferenza di Tararìras è
stata un po’ garibaldina; sappiamo come
vanno queste cose, e non sono mancati momenti garibaldini anche alla nostra vita valdese italiana negli ultimi anni; occorre la
saviezza e la disponibilità per tener chiari
i problemi di fondo senza irrigidirsi su questioni secondarie e transitorie. Occorre richiamare i fratelli sudamericani a valutare
con maggiore ponderazione e ad attuare con
maggiore correttezza sinodale certe posizioni
ecclesioiogiche (è chiaro che anche in Sud
America si è lungi dall’unanimità), senza
d’altronde farne il problema vitale della
chiesa; ma occorre farlo non come dei maestri che sdottoreggiano ma come dei fratelli; il past. Neri Giampiccoli diceva: dobbiamo dire parole dolci e chiare al tempo
stesso; oi pare che questo sia stato fatto con
l’odg. che riproduciamo qui accanto.
Ci auguriamo che questa presa di posizione
sia ricevuta fraternamente da tutti i Valdesi
sudamericani; che venga superala k pensione determinatasi ultimamente e che possiamo continuare ad aiutarci gli uni gli altri a
chiarire le nostre esigenze e il modo dì attuarle, in fraterno accordo. Il Sinodo ha
chiesto ohe la Tavola curasse che la sua posizione fosse accuratamente presentata alla
prossima Conferenza rioplatense, possibil
mente con Tinvio di un membro della Ta
vola stessa o comunque di persona qualifi
cata. Che la tensione sia molto pacata, è di
mostrato dal fatto che la Commissione esecu
tiva ha chiesto alla Tavola l’invio di un pa
store per la comunità valdese e svizzera di
Buenos Aires.
Per un ecumenismo vero
SEGUE DA PAGINA 1
significa la sia pur minima nostalgia romana. Se ci accettate con questa nostra fede, e
non — come tempo fa scriveva acutamente
Giorgio Tourn — solo con la nostra buona
fede', se accettate di andare oltre la certo
simpatica fase della sorridente stretta di mano, il confronto sarà fecondo, e ne varrà la
spesa. E’ evidente, in base ai rispettivi presupposti teologici, che non potrà trattarsi
che di un confronto critico, alla luce delTEvangelo.
Non crediamo affatto che questo confronto
causerebbe la « morte del vero ecumenismo ».
anzi, ci chiediamo piuttosto se in campo inlerconfesvsionale proprio 1 insorgere di una
serrata diplomazia, che arriccia il naso a
sentir parlare di proselitismo (in questo anche gli ortodossi fanno eco ai cattolici), che
pensa di poter regolare molte questioni teologiche ed ecclesiastiche con il dosaggio e il
compromesso, condito dì sorridente amabilità. non costituisca una minaccia mortale per
il <( vero ecumenismo ».
Infine, e qui torniamo a \ ■ Morero. è
scorretto presentare ai lettori de « Il nostro
tempo » i membri del Sinodo, e quindi della Chiesa Valdese, cosi divisi: «Ma al di là
di questo settore che rimane impenetrabile
alle stesse correnti protestanti d Europa e
che ha fatto risentire le sue tesi anclie durante Tultimo Sinodo, vi è nel valdismo attuale tutto un travaglio spirituale aperto ai
problemi dell'unità e del dialogo. Naturalmente Tecuraenismo valdese non è quello
cattolico ed è senza dubbio più prudente e
severo di quello anglicano e luterano... ».
Ancora una volta rimandiamo al resoconto
del dibattito sinodale. Il Morero cita alcuni
esempi di aperture : quella della lacoltà
Valdese di Teologia, di Agape, di uomini come il past. Berlalot, pronti al dialogo:
« indicazioni positive di un'apertura che sta
facendosi strada nonostante alcune contraddizioni e una certa vena polemica carica ancora di provincialismo e di pettegolezzo. Con.
traddizioni che si sono manifestale anche
durante il recente Sinodo... ». e si accenna
al famoso volo sui matrimoni misti. Ora.
tale voto è slato unanime, con qualche perplessità solo suH'applicazione pratica della
disciplina. E non è corretto far credere al
lettore cattolico, ignaro, che la corrente più
piena di riserve sul modo con cui viene attualmente impostato il dialogo (è la grande
maggioranza) sìa un blocco di pettegoli provinciali. di gente impenetrabile alla problematica teologica attuale, anche protestante!
(Accettiamo l’appunto solo per ciò che riguarda la problematica taizéana.«). Vi sono
indubbiamente valdesi ’chiusi', in ogni sen
so: ma abbiamo chiara coscienza che il no d
molti di noi ha profonde radici teologiche
non è un no preconcetto ma meditato, ma
turato proprio in questi anni dì studio reci
proco c dì dialogo: d'altra parte anche il set
lore. relativamente ristretto, di coloro che
con maggiore speranza e minori riserve si
impegnano nel dialogo, non ha bisogno che
se ne difenda l'ortodossia riformata: si tratta di un'apertura essenzialmente psicologica,
dì un modo nuovo di «mpostare la questione
della testimonianza in un ambiente finora
a noi del lutto refrattario. V. Morero cita
« un'espressione usata da un pastore in Sinodo»: «lo Spirito di Dio può sommuovere
ogni cosa». D'accordo: può cioè scrollare le
sovrastrutture abnormi ehe il cattolicesimo
ha nei secoli permesso si fondessero con il
suo deposito evangelico originario (ma allora
il cattolicesimo non sarebbe più cattolicesimo): non può. per noi riformati, dire altro
che quello che Dio ha detto per mezzo dei
profeti c da ultimo in Cristo. In altri termini. lo Spirito Santo richiama oggi i protestanti alla fedeltà alVimpostazione teologica
riformala (il che non significa a dogmi riformati irrifonnabili). niiCnlre chiama i cat
tolìci. come nel \M sec.. fuori della catlivilà babilonese della loro dogmatica. Per chi
sa come sia aperta, fino a dolorare, la problematica teologica protestante odierna, e come in tutti i campì sia violenta la tensione
tìpicamente protestante relormata-rcf or manda
(per ascoltare l’Evangelo oggi, come lo hanno ascoltato allora i riformatori), queste affermazioni non possono apparire farisaica
sicurezza di sé e della propria tradizione
ecclesiastica, Gino Conte
4
T»ag. 4
N. 36
10 setiembre 1965.
I LET¥ORI Cl SCRIVONO
Era battista!
Un lettore, da Chiavari :
Caro Direttore,
nel n. 33 del suo giornale (20 agosto 1965), leggo la presentazione delle « Poesie » di Piero Jahier. Tra
l’altro, è detto che P. J. è discendente « da famiglia valdese e figlio
di pastore valdese ».
Indubbiamente P. J. discende da
famiglia valdese, precisamente da
antichissima famiglia valdese che ha
dato alla causa vldese pastori e capitani, ma il padre non era pastore
valdese, era pastore battista.
Senza chiedere delucidazione allo
stes,so P. J. ecco la dimostrazione:
P. J. nacque a Genova l’il aprile
1884.
In « 100 anni di storia valdese », a
pag. 85, nell’elenco dei pastori della
Chiesa valdese di Genova si legge
che dal 1865 al 1886 pastore è stato
Matteo Proohet.
Negli « Appunti storici su le Chiese battiste d’Italia » del Dott. Nunzio Palminota, è detto che nella
Chiesa battista di Genova (ramo
italo-inglese) dal 1379 al 1885 Pier
Enrico Jahier era collaboratore del
Pastore Roberto Walker e dal 1887
al 1890 P. E. Jahier divenne pastore
titolare (vedi « 11 Messaggero Evangelico », maggio 1960, pag. 184).
Nel 1690 il pastore Jaliier fu trasferito a Torino e poi a Susa. P. J,
stesso in « .\utohiografia » conferma
queste date ricordandoci che a cinque anni lasciò Genova e quando
aveva dieci anni era a Susa.
In un « Ritratto di P. Jaliier » a
cura di G. Allochi» (« Lucifero » di
Ancona, 6 die. 1961) si legge : « Susa
è la città descritta in « La morte del
padre », racconto nel volume Ragazzo ».
Saluti tuo Paolo Sanfilippo
Un Santufffizio
Valdese?
Un lettore, da Bari:
Caro pastore Conte,
sul numero 34 de « L’Eco-Luce »
ho letto gli ordini del giorno votati
dal nostro Sinodo in materia matrimoniale. Nulla di male che il Sinodo si sia pronunziato contro la doppia celebrazione del matrimonio secondo il rito evangelico e quello cattolico. Pare anche a me ebe non sia
possibile la doppia celebrazione sin
tanto che la Chiesa Romana pretende i noti imipegni del coniuge non
cattolico circa l’educazione religiosa
dei figli Mi sembra anche giusto
l’invito a che i matrimoni misti vengano contralti secondo i riti della
nostra chiesa. Sono però rimasto
meravigliato per la drastica affermazione che il matrimonio misto celebrato secondo i riti previsti e le
condizioni richieste dalla Chiesa Romana implica un oggettivo rinnegamento della fede evangelica; si sarebbe potuto dire che è una manifestazione di infedeltà, ma cerne si
può parlare di rinnegamento oggettivo se si tratta di persone che continuano a professare la fede evangelica?
Mi trova poi in completo dissen.so
la parte finale dell’ordine del giorno
in cui si richiamano in vigore norme
disciplinari che per fortuna erano
cadute in disuso. Al di là di quanto
possano prevedere i nostri regolamenti organici, mi pare chiaro che
il ricorso alla scomunica è lecito soltanto nei casi previsti dal Nuovo Testamento: rinnegamento della fede
nelle cose fondamentali o condotta
immorale. La scomunica per motivi
disciplinari, di cui la Chiesa Romana ha fatto largo uso nella sua
storia, è una vera e propria aberrazione. Nessuna autorità ecclesiastica
può separarci dall’amore di Cristo !
Sempre sullo stesso numero del
giornale ho letto la cronaca del <'onvegno pastorale di Pinerolo, dedicato ai matrimoni misti, e sono rimasto veramente scandalizzato dalla
frase inconsulta del Prof. Peyrot
che avrebbe definito sacrilegio la
mc.tsa.
Certo aneli io, come tutti gli evangelici, respingo la dottrina cattolica
della messa intesa come ripetizione
incruenta del sacrificio del nostro
Signore, come respingo la falsa dottrina della transustanziazione; e purtuttavia non dimentico il carattere
cristocentrico della messa che è soprattutto adorazione a Dio ed al Signore Gesù Cristo. Definire sacrilegio l’adorazione del Signore mi pare
che rasenti la bestemmia.
Ho proprio l’impressione che alcuni nostri uomini, preoccupati di
tenere fermi alcuni punti essenziali
della nostra fede e desiderosi di non
cadere in un irenismo facilone,
stiano scivolando verso i,sistemi della denigrazione, deH’inlolleranza,
dell’autoritarismo: in una parola
verso il peggiore cattolicesimo.
Fraterni saluti
Ercole Salvati
Sono quanto Lei convinto che vi
sono evangelici, sposatisi in chiesa
cattolica, i quali sono soggettivamente convinti di non aver rinnegato Ut propria fede: è proprio di
fronte a questo fatto che il Signore
si è sentito spinto a ribadire che assumere tali impegni significa ogget
tivamente rinnegare la propria fede
protestante. Naturalmente non è queI sto il solo tipo di rinnegamento, nè
forse il più frequente ; e infatti, sebbene non all unanimità, il Sinqth
ha ribadito l’inserimento di questo
caso particolare nel contesto generale della nostra disciplina ecclesiastica. il cui esercizio è affidato dai nostri regolamenti ai consigli di chiesa. con uiui savia tensione fra rigore
e carità, da caso a caso. La « scomunica >1 non è, come Lei dice, un aber.
razione; essa era pi esente nelle comunità primitive e ne troviamo riflessi nel Nuovo Testamento, anche
se non certo net senso che poi si è
determinato in conseguenza del formarsi del sucrumenialismo cattolico:
non si tratta cioè di un’esclusione
definita rlalbi grazia, di una sorta
d’anticipo del giudizio che il Signore
riserva a sè solo, ma di un’esclusione disciplinare dalla pienezza della
vita comunitaria cristiana, con chiaro intento di richiamo fraterno e
non di sprezzante ripulsa.
Non posso concordare con Lei nel
riconoscere alla messa un carattere
cristocentrico; essa ha, piuttosto, un
carattere « sacramentocentrico », e il
Gesù vivente dell’Evangelo non ha
in comune che il nome con il « Gesù
sacramentato » dell’altare.
Perciò, dandole atto con cordiale
fraternità della sincerità e chiarezza
con cui sempre presenta il Suo pensiero. non posso che riconfermarLe
anche questa volta il mio dissenso
senza, mi creda, sentirmi toccato dal■ e .sue accuse di denigrazione, intolleranza. autoritarismo. G. C.
D'accordo
con Marco
l n lettore, da Milano:
Egregio direllore,
c-nlrariaiiiente al lettore A. Bog >
di Venezia, voglio esprimere a Marco la mia approvazione per Tarticolo : ((Santa Maria Sportiva», pubblicalo nello scorso mese di luglio.
Mar<‘o ci ha voluto ricordare, nel caso (“e ne lossinio dimenticali, alcuni
aspetti Ipurlroppo molto diffusi) di
un certo cattolicesimo... quasi di
serie B e ci è riuscito molto bene.
Anche queste manifestazioni non giovam» alla causa deireciimenismo e
vanno pertanto denunciate. Il tono
deli’arlItolo non poteva essere che
quello ed a me pare che la serietà
del giornale non sia stala per nulla
«oinprt messa.
Grazie dunque a Marco per questi
suoi artìcoli.
Cordiali saluti. Enrico Pavoni
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Lutto a Semdifalco
Domenica 22 agosto alle ore 16 è andata
col Signore la nostra sorella in fede Concettina Arnone ved. Piazza a 79 anni.
I funerali hanno avuto luogo e nella casa
deU’Estinta e al Cimitero di Serradifalco,
presieduti dai Candidati in Teologia Mario
Berutti e Gianna Sciclone, quest’ultima ha
dato il messaggio della Parola di Dìo su Romani 41: 7-9 «Gesù Cristo il Signore della
vita ». A Lui, Cristo, la nostra sorella Piazza era legata d’una fede adamantina e che
neirultimo ventennio della sua vita ha sentito e vissuto il significato di questo « vivere
o morire per essere del Signore ».
Al corteo funebre erano presenti molti parenti, amici e tanti del popolo che amavano
la Signora Piazza; s’è avviata una folla in
mesto silenzio dietro il feretro con due Pastori in toga, ch’erano aiTancati da due Anziani rappresentanti le Comunità Evangeliche Valdesi di Caltanissetta e di Serradifalco : della prima Comunità la Signora Piazza
n'era un membro zelante sempre piena di
fede e di entusiasmo quasi giovanile; quanti
Pastori ed Anziani responsabili trovarono in
Lei comprensione ed incoraggiamento! Della .seconda Comimità nascente di Serradifalco
n’era Tanìmatrice. pronta a dare, con grande spontaneità, un buon locale, perchè nel
suo paese e fra i suoi amici e compaesani
si venisse alla conoscenza dell’Evangelo e si
imparasse a credere e ad amare Gesù Cristo,
come l’unico Signore. Essa ha lasciato un
grande vuoto tra i Parenti e tra tutti gli
amici che l’hanno conosciuta ed amata; ha
lasciato un grande vuoto nelle due Comunità di Caltanissetta e di Serradifalco. Voglia il Signore colmarlo indicando a noi
tutti la Sua Via, attraverso I’esempio dì fede
che ci ha lasciato questa cara Sorella. Inviamo ancora da queste colonne le nostre più
sentite condoglianze ai parenti e particolarmente alla sorella e alla sig.na Filomena
Di Pasquale ch’è stata con Lei come una figlia per quasi 30 anni.
Alcuni fratelli dì Caltanissetta hanno proposto di raccogliere delle offerte come fiore
in memoria della cara Estinta, da devolvere
a favore del Collegio Valdese di Torre Pellice e dell’Orfanotrofio di Pomaretto.
FRALI
Domenica 12 Settembre avrà
luogo a Frali la
FESTA REGIONALE
DELLA MONTAGNA
a cui prevediamo anche la partecipazione di alcune nostre
Corali. In questa occasione il
culto avrà luogo alle ore 9,15.
Si raccomanda alle donne ¿he
lo possiedono di indossare il costume valdese.
AH6RO0NA (Serre)
Domenica 29 Agosto, nel corso del culto
all’aperto, al Bagnau, è stata battezzata la
piccola Fornerone Paola di Ferruccio e di
Monnet Lili. Vegli il Signore su questo tenero agnello della sua greggia.
— Martedì 31 Agosto, nel tempijf del Ser.
re, si sono uniti in matrimonio Rostan Enrico Aldo, di Lusema S. Giovanni, figlio del
nostro ex segretario di Angrogna, e Grill
Malvina Susanna di Torre Pellice, Benedica
Iddio questo nuovo focolare.
— Con la domenica 5 Settembre è stato ri.
pristinato l’orario cosìdetto invernale dei culti, che hanno così luogo a Pradeltorno la domenica mattina alle 10 e al Serre la domenica pomeriggio alle 14,30.
Culi to radio ore 7.40
Domenica Pastore 12 Settembre FRANCO RONCHI
Domenica 19 Settembre Pastore EMANUELE BUFANO
BENVENUTO
ai Irombellieri
Sabato sera 11 settembre giungeranno al
Castagneto di Villar Pellice tre gruppi di
Trombettieri germanici :
N. 27 Trombettieri dal Baden diretti dal
M’^ Ehnilio Stober, capo delle Fanfare del
Baden.
N. 14 Trombettieri dal Sippe Detmold diretti dal M® Werner Benz, Direttore delle
Fanfare di quella regione.
N. 5 Trombettieri dal Siegerland, diretti
dal loro capo, il M° Robert Mumlersbah.
Questi Fratelli, operai, contadini e impiegati dedicano alla nostra Chiesa Valdese
le loro vacanze annuali : spenderanno per
viaggio e pensione le somme che da tempo
economizzano per lo scopo, dedicheranno interamente il loro tempo a visitare le comunità valdesi l’una dopo l’altra per presiedervi dei culti di appello nelle ore serali rincasando spesso assai tardi nella notte. Ripartiranno all’alba di domenica 26 per la lunga
corsa del ritorno in macchina perchè lunedi 27 dovranno esser tutti presenti al loro
posto di lavoro in fabbrica o in ufficio.
Vera corsa da garibaldini di Cristo tanto
più notevole in quanto se il più giovane degli ospiti ha sedici anni, due ne hanno 70,
uno 58 e parecchi superano la trentina.
Insieme con i Trombettieri delle Valli Vaidesi e con alcuni Pastori presiederanno ima
dozzina di culti dì lode e di appello in altrettante località.
OSPEDALE VALDESE DI TORINO
ULIVETO
Convitto per minori ritardati
psichici - Luserna S. Giovanni
Si porta a conoscenza delle famiglie
Valdesi interessate che il Convitto pei
minori ritardati psichici sarà in grado
di accogliere i convittori ai primi di
Ottobre.
Per l’accettazione ì minori — di età
compresa fra i 6 e i 9 anni — dovranno ottenere l’autorizzazione da parte
del Centro psico-medico-sociale della
Provincia di Torino, a seguito di visita medica specialistica. Tale autorizzazione può essere ottenuta sia tramite l’Ospedale Valdese di Torino ■
via SUvio Pellico, 19 - sia direttamente presso la delegazione del Centro
stesso, ogni martedì alle ore 10 presso
l’Ospedale Civile di Pinerolo.
PRO VALLI
Offerte i>er la Gianavella;
Ing. Arturo Peyrot (Genova) L. 2.000.
La Pro Valli ringrazia.
Diamo loro il più fraterno benvenuto con.
vinti che tutti insieme vorremo rispondere,
come è tradizione nelle Valli, al loro n<d>ìle
gesto di fraterno amore.
1 Trombettieri Valdesi
VITALIZI
in Villa Condominiale 8 alloggi con
parco 1.200 mq. in Torre Pellice,
Via Ex Internati. Prenotasi per 1966.
Rivolgersi Tipografia Subalpina.
Guglielmo
Farei
SEGUE DELLA PAGINA 1
« cosa dirà la gente », si innamora di
una giovane rifugiatasi da poco in
città con la madre, e la sposa, malgrado Calvino scuota la testa di fronte a questo atto irnpulsivo dell’amico
e di fronte al parlare che se ne fa
negli ambienti riformati e non.
A soli quattro anni dalla sua morte
Farei ha ancora tanta energia da recarsi a Gap e da convincere d’errore
con tanta forza il vescovo Gabriel de
Clermont che questi abbraccia la Riforma ed abbandona la sua diocesi!
La morte giunge per il Nostro’ il
13 settembre 1565, a poco più di un
anno di distanza da quella del suo
grande amico e maestro ginevrino.
Tanto in Frane a quanto a Neuchâtel si è celebrato o si celebrerà il
400.mo anniversario di questa morte.
Lo si è fatto alcune settimane fa
a Poët-Laval, sede del museo del protestantesimo del Qelfìnato, e lo si farà, nel corso .del mese di novembre, a
Neuchâtel con una « quindicina Farei »-.Speriansé) di poter infprmare a
tempo debito i nostri lettori su <^e-*
sta seconda manifestazione e contiamo anche ricordare sulle nostre pagine l’importanza dei rapporti tra il
Riformatore franco-svizzero e i Vaidesi.
SE FOSSE DA RIFARE
LO RIFAREI
Intanto ci piace chiudere questo articolo accennando ad un’immaginaria
intervista con Guglielmo Farei p-ubblicata da Denise Hourticq sul giornale « Le Christianisme au XX siècle ». Una delle domande poste al Riformatore è la seguente: «Maitre Farei, sebbene la vostra età avanzata vi
abbia permesso di avere, alla fine della vostra carriera, un ministero sereno e conciliatore, rimanete nella memoria degli uomini come un grande
attaccabrighe, un uomo che complica
tutto per dirla in breve... Credete oggi,
guardando le cose con un certo distacco, di essere stato veramente ispirato da Dio nel vostro atteggiamento
ostinato »? Farei risponde ; « Non vorrei, prima del Giudizio, pronunziare
un verdetto suU’opera che Dio mi ha
affidato, ma, poiché mi interrogate,
sono obbligato a dirvi che... se fosse
da rifare lo rifarei. Ci sono delle amputazioni meno mortali della cancrena totale. Tanto il marciare insieme
è buono e salutare quando si marcia
e si va avanti, tanto il non avanzare e
rimanere acquattati in sentieri oscuri, col pretesto di rimanere con tutti,
mi sembra contrario alla volontà di
Dio ». A buon intenditor poche parole.
Giovanni Conte
libri
GIORGIO SPINI - Storia dell’età moderna. Einaudi, Torino 1965, 3 voli,
indivisibili, p. 1120, L. 4.500.
LEONHARD RAGAZ - Il sermone sul
monte. Introduzione di Giovanni
Miegge. Comunità, Milano 1963,
p. 230, L. 1.200.
ANDRE’ AESOHIMANN - Pour qu’on
lise les paraboles. Les Bergers et les
Mages, Paris 1965, p. 128, L. 1.100.
DONI RICEVUTI
PER ECO - LUCE
Rosetta Baccella (Roma) L. 500; Fam.
Gamarra (Torino) 1.000; Emilia Allio Ayassot (Roma) 500; Madeine Garnier (Pinerolo) 450; Delmonte (Aosta) 600; Giovanni
Coisson (Milano) 500; Enrichetta Conte (Torino) 5.000. Grazie! (continua)
fr .ti. ■
■k,.
Incontro di apiij^i
del Collegio Valdese
La ironaca di que.sta iuminosa giornata
di domenica 29 agosto è come sempre, e
quest’anno più di sempre, difficile, perchè
si svolge su due piani diversi, (ma non
conitraslanli). Da un lato, l’incontro di
vecclii (e meno vecchi) compagni di scuola
che amano ricordare il tempo che fu, gli
s’udi, i giochi, le Siperanze, le illusioni...;
dall’altro, la ponderata relazione del presidente elle imposta problemi, propone
mete, prospetta soluzioni.
Quest’anno, la « giornata », come è noto,
veniva al termine iJl due lunghi anni di
snervante attesa: si chiuderà il Collegio?
si chiuderà la Scuola Media? 11 lungo o.d.g.
approvato dal Sinodo Ila iioslo termine, come è noto, a questa tensione, affermando
' !ie il nostro istituto è uno .strumento efficace, che può ancora rendere preziosi servizi
alla Chiesa. Naturalmente, il Sinodo non
poteva risolvere il prcblema finanziario, il
quale rimane aperto, in modo da offrire
agli Amici la possibilità di dimostrare (o
meglio: di continuare a dimostrare) tangibilmente il loro affetto e la loro riconoscenz.i all’istituto.
leomineiaiuo dalle note liete.
Prima presa di contatto nel cortile del
Collegio, poi, partenza collettiva per la stazione di partenza della cestovia Vandalino.
Considefazioni varie degli anziani che ricordano i bei tempi della romantica sofitudine della Sea, meta oggi del « profano
volgo » delle gite domenicali, senza fiatone,
priva della « beata solitudo » o « sola beatitudo ».
La presa d) contatto lascia il posto ali’incontro affettuoso e rumoroso nel salone
deH’albergo della cestovia che ospita quest’anno 150 intevenuti; a tutti dà il benvenuto il dott. Gardiol, che ringrazia per
l’accoglienza dei dirigenti della Società
Vandalino e le gentili signorine che hanno
collaborato al servizio.
Una nota simpatica; è presente un buon
gruppo di giovani, a nome dei quali lo
studenle univerisitario Nicolosi prende un
solenne impegno (quando saranno « uni
versi tari » ma non più studenti; non per la
gloria, s’intende, ma percliè potranno disporre della (( vile pecunia » così necessaria
al povero Collegio...!).
In ordine sparso, ritorno alla base. L’aula
sinodale accoglie un numero di Amici, superiore assai a quello degli anni precedenti; i quali ascoltano con attenzione la ponderata relazione del presidente Dottor
E. Gardiol. L’oratore traccia un ampio
quadro dell’attività svolta da 11’Associazione, dalla sua fondazione fino ad oggi:
mette in risalto come essa sia stata fedele
ai suoi scopi: stabilire un legame tra gli .:x
studenti e contribuire in modo tangibile ad
una .sempre migliore sistemazione dei locali
e dell’attrezzatura scolastica. Quest’ultimo
obiettivo è stato, in buona parte raggiunt!)
(si ricorda la cancellata, il gabinetto di fisica, rattrezzatura scolastica rinnovata, e
ultimo : il rifacimento dei pavimenti, con
parecchi milioni dd spesa sostenuta dall’Associazione) ; accanto a queste iniziative,
viene ricordato Fappello: Perchè il Collegio
viva, ohe ha permesso di versare alla Tavola un buon contributo. La relazione propone si proseguire in questo cammino e
potenziare questo suo intervento. Ricorda
pure l’iniziativa presa nel campo culturale, onde affermare la nostra presenza a
Torre Pellice: la recita organizzata dagli
studenti del Teatro Lo Bue (regista la prof.
Eleiui Ravazzini Corsani), e due concerti
organizzati dal prof. F. Corsani; particolarmente irateressante l’ultimo, percliè ha
permesso di salutare la nascita di un Coro
da Camera degli Amici del Collegio. L’ applauso unanime deU’assemblea dice la »uà
approvazione od il suo impegno.
Il prof. A. Armand Hugon dà quindi
lettura del resoconto finanziario che è pure
approvato.
Il Moderatore, pastore Neri GiampiccoU,
porta il saluto della Tavola, di cui esprhne
la riconoscenza all’Associazione per quanto
ha fatto ed ancora farà per il potenziamento dell’istituto, del quale mette acutamente in risalto la funzione ed il significato in
questo nostro tempo ed in questo nostra
patria. AH’applaudito messaggio del Moderatore seguono gli interventi del prof.
A. Armand Hugon. che soMolinea il .
torno ,) simpatico .legl) sliidenli al « lui
Collegio, e del pastore Smielli che ri',
dica la validità ilei legame Oliiesa-cui'
per il iio.stro Collegio. La conversazi
viene cliiu.<a dal dott. E. Gurdiol con
ne comunicazioni di ordine pratico.
Gli Amici si recano quindi in pio
legrinaggio a visitare « il sacro leinpio
la scienza n rivciniciato, con iiaviniciu.
falli...
In abru sede occorrerà invocare la
sa, che cauli le epèilie gesta dei (io!,
e anziani i he osarono scendere in cali
guidali dal digniloso doli. G. l'ojii. d
esuberante doli. De Bellini, da] palui
doli. S. Mensi. dairispiralo Minor, eil
fronlare la -spieiata ed Insaziabile lame
goal di giovani senza titoli, ma ricchi
fiato. Sul caniipo liiiniio viiilo i giovani
piscina gli anziani.
.Alle organizzatrici del buffet un el.
più che meritato.
E rosi, arrivederci airaniio prossi
fu .
Direttore re.sp. : Gina Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
ra
Ile
turi
ISO,
dio
iato
lidi
di
.. in
■aio
-no.
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice Po)
E’ mancato all’affetto dei suoi c .ri,
in seguito ad incidente stradale
Leonardo Enrico
Del Puerto
di anni 25
Profondamente addolorati ma c mfortati dalla Fede, ne danno il triste
annuncio : la moglie Perla Dorcas
Maggi, i suoceri Elio Maggi e Delia
Benech in Maggi, ed i cognati; Gustavo Adolfo, Aldo Orestes e Arnaldo
Clemente Maggi.
« Dio è amore; e chi dimora nell’amore dimora in Dio, e Dio
dimora in lui ».
(I Giovanni 4: 17)
Montevideo, 27 agosto 1965.
Convitto Maschile Valdese
torre pellice (Torino) - tei. 91230
Le iscrizioni per l’anno scolastico 1965-66
sono aperte. Si accettano ragazzi che fr-quentino il Ginnasio-Liceo Classico, il 1» e
2o anno di ragioneria, la Scuola Media e le
Scuole Elementari. Si dà la preferenza a
bravi alunni evangelici che avranno la possibilità in Convitto di' praticare agev.ilmente gli sport e di vivere per alcune ore
al giorno all’aria aperta. Tennis - Palla 3
volo - Foot-ball - Piscina coperta privata •
Nelle vicinanze immediate sei con impianii
di risalita.
Per informazioni rivolgersi al Direttore:
Dott. Franco Girardet.
Pensione Balneare
Valdese
BORGm VEREZZI (Savona)
Direttore; P. Chauvie
Aperta tutto l’anno
Spiaggia propria
Id^le per soggiorni
estivi e invernali