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S ettlm a n ai r
dalla Chiesa Valdese
K- ■ . .
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali ^ete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo...
Anno LXXXVI - Num. 28
Una copia L*
ABBONAMEfm
1 IMO per riatemoSeo; L. I Sco e La Luce: l/]^ per rinterno | Spedi«. Ab. pMtd« D Grappo j TORRE
/ L. 1500 per l*e«two | L. 2000 per fettero | Cambio d’indirmo Lira 40,— | Ammin. dandiana Terre Pettke - C.C.P.
—- -..... - - ------------——I
Per il passato
Il tuo regno è un regno eterno e
la tua signoria dura per ogni età. Io
ho detto; Dio mio, non mi portar via
nel mezzo dei miei giorni; i tuoi anni durano per ogni età. Tu fondasti
ab antieo la terra, e i cieli sono l’opera delle tue mani. Essi periranno,
ma tu rimani.
Quand’anche i monti s’allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amor
mio non s’allontanerà da te. nè il
mio patto di pace sarà rimosso, dice
TEterno che ha pietà di te.
Alzate gli occhi vostri al cielo c
abbassateli sulla terra! Poiché i cieli
si dilegueranno come fumo, la terra
invecchierà come un vestito, e i suoi
abitanti parimenti morranno; ma la
mia salvezza durerà in eterno, e la
mia giustizia non verrà mai meno.
O Eterno, fammi conoscere la mia
fine e qual’è la misura dei miei giorni. Ea’ ch’io sappia quanto sono fragile. Ecco tu hai ridotto i miei giorni
alla lunghezza di qualche palmo e
la mia durata è come nulla dinanzi a
te; certo, ogni uomo, benché saldo
in piè, non è che vanità. Certo, l’uomo va e viene come un’ombra; certo,
si affanna per quel ch’è vanità; egli
ammassa, senza sapere chi raccoglierà. E ora, o Signore, che aspetto? La
mia speranza è in te.
E’ una grazia dell’Eterno che non
siamo stati interamente distrutti;
poiché le sue compassioni non sono
esaurite; si rinnovano ogni mattina.
Grande è la tua fedeltà! «L’Eterno
è la mia parte », dice l’anima mia,
« perciò spererò in lui ».
Nessuno di noi vive per se stesso,
e nessuno muore per se stesso; perchè, se Viviamo, viviamo per il Si
gnore; e se moriamo, moriamo per
il Signore: sia dunque che viviamo o
che moriamo, noi siamo del Signore.
Bisogna ch’io compia le opere di
Colui che mi ha mandato, mentre è
giorno, ha detto Gesù; la notte vie
ne in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io son la luce
del mondo.
Il cielo e la terra passeranno, ma
le mie parole non passeranno.
(La Bibbia)
IL ‘‘SUD,, IMCOMIMCIA
alla porta til Tórinol
E’ stata questa la frase capitale che
ha dato U tono all’applaudito discorso
del Prof. Grosso, {nronundato venerdì
sera 1® dicembre al Consiglio Provinciale di Torino.
Rievocando le condizioni di grande
disagio e miseria in cui vivono le popolazioni delle nostre montagne, per
cui « avere la strada è pari ad avere il
pane » (non è forse così, abitanti di
Rodoretto, di Balziglia, di Bovile, di
Riclaretto, di Pramollo, di Angrogna,
di Prarostino?), il Prof. Grosso ha
esclaiùato : « E Sud incomincia alle
porte di Torino, sulle nostre montagne, così belle a guardarle, ma così
nemiche per chi ei abita... », e proseguendo ha aggiunto : a Dobbiamo dare ai montanari, che vivono in condizioni disagiate, tutto il nostro aiuto
e il nostro appoggio... 11 nostro aiuto
deve stimolare la volontà di vivere
nella gente della nostra montagna »
(La Stampa, sabato 1® dicembre 1956).
Pensiamo, e non siamo i soli, che il
Presidente del Consiglio Provinciale
di Torino abbia perfettamente ragione, e ci rallegriamo che una voce così
autorevole si sia fatta sentire, in contrasto con il coro conformista sin qui
di moda sul « problema del Meridione », sulla « Cassa del Mezzogiorno »
ecc. ecc.
Tutti gli italiani sono convinti della
esistenza di un problema del Sud; sono anche convinti che soluzioni radicali, non solo a scopi elettorali, s’impongono per dare un altro volto alle
regioni Meridionali, non solo sul piano economico e sociale, ma anche morale (istruzione e educazione); ma non
si dovrebbe dimenticare che abbiamo
quassù, a cominciare proprio da questo nostro Piemonte, da dove è partita
l’unità della nazione italiana, dei problemi e delle situazioni altrettanto
gravi ed urgenti, a cui gli organi della
Provincia, della Regione e del Governo dovrebbero seriamente pensare.
Perchè « il sud », cioè il problema
delle condizioni di vita, delle abitazioni. delle strade, dell’acqua potabile, della luce elettrica, del telefono,
deU’Ufficio Postale, delle Scuole, il
problema della disoccupazione, della
miseria, dello spopolamento, dell’abbandono della terra, dei villaggi aviti,
non è solo il problema delle popolazioni della Sicilia, della Calabria, della Lucania e delle Puglie... ma è an
che il problema delle Popolazioni della Gamia, delle Val]|-'del Trentino,
della Lombardia, deL|Pisim)nte. E’ il
problema ip cui oggi s| dibattono tutte
le popolazioni alpiuffe'tanto quanto
quelle meridionali.
La frase « Il Sud ìneùniincia alle
porte di Torino » nqè è Un nuovo
« slogan »; essa rispc^de alla cruda
realtà. f'
Per farcene un’idea|(se pure è necessario, perchè questf cose- noi le conOscianSo molto benei Poh altrettanto
forse si conoscono « p altoj»!) basta
rilevare alcuni dati cl^ Tornisce « La
Stampa » di Torino, ia data di domenica 2 dicepibre 1956,^Sul tema: « La
miseria delle nostre nf^iPagne ».
L’autorevole giornala^’dice: « Ci sono in provincia di Torino 113 Comuni
montani, al di sopra idei 600 nietri,
nelle valli che si aprono a ventaglio
dalla pianura. Più di 100 mancano di
una strada che li unisca con un terzo
delle loro frazioni; 68 sono privi di
fognature; 46 mancano di acquedotti,
27 di luce elettrica, 24 di medico condotto, 36 di farmacia, 11 di uf&ci postali e telegrafici ».
Il giornale rileva che. nell’ultimo
cinquantennio, il 48% della popolazione della Val, Soaiià,^ abbandonato la montagna. Lo stesso potrebbe
dirsi per molte località delle Valli Pinerolesi. Le scuole sono lontane 6-7
chilometri dalle abitazioni degli alunni con un dislivello da 300 a 600 metri; spesso sono sistemate in locali angusti, poco illuminati.
Dopo aver fornito dati analitici sulle varie località e valli del Piemonte,
il giornale passa alle nostre Valli, Val
Germanasca, Praly: la ghiaia di tre
alluvioni ha divorato nell’ultimo decennio otto ettari di terra (il giornale
non dice che questi erano i soli prati
di un certo reddito, perchè si trovavano lungo il fondo valle, terra un po’
più ricca e irrigua, mentre gli altri, che
sono rimasti, si trovano inerpicati sui
fianchi della montagna con una pendenza che supera sovente il 50%!); a
Praly nel 1900 gli abitanti erano 1.900,
adesso sono 850 (e per fortrma che
ci sono le cave del talco, se no...!);
un terzo delle frazioni non hanno strada (tutto il vallone di Rodoretto, il
Crosetto, la Maiera); una fontanella
per ogni borgata serve alle necessità
di tutti, compreso il.poco bestiame.
Val Pellice, sopra Bobbio : nel Vallone della Liussa le case disabitate
sono il doppio di quelle abitate; il medico è a Bobbio, la levatrice a Villar.
I morti li portano a spalle fino al cimitero dalla valle dei Carbonieri, da
Eyssart, <hi Malpertus.
« Potremmo continuare... > dice il
giornale La Stampa. Sì. 'potremmo
continuare... Lo faremo per i fedeli
amici dell’Eco delle Valli Valdesi,
trattando nei prossimi numeri di alcuni dei principali problemi e delle situazioni locali nei diversi Comuni ddle nostre Valli.
Intanto abbiamo rilevato alcuni dati, che non sono solo nostri, ma sono
comuni a tutte le genti alpine. La
Stampa di Torino dice: « Ecco tradotta in cifre la miseria della nostra montagna, dove la terra avara respinge lo
antico affaticarsi degli uomini che da
anni vi hanno impegnato il loro lavoro e le loro energie ».
Questa situazione non può non avere delle ripercussioni fisiche e psichiche sulle popolazioni che vivono sulle montagne. « Un’indagine condotta
dall’Istituto di Psicologia sociale delta
città di Torino — è sempre La Stampa che parla — in alcime ddle nostre
yaUi ha^ dimostrato ^1^; preoccupai!^,
decaàenra'iffsira dei montanari. Néll’alta valle Stura, il 33 % dei giovani è
risultato nòn idoneo al servizio di leva nel 1951 ». Non abbiamo dati precisi sulle Valli del Pinerolese, ma siamo convinti che U fenomeno registrato in Valle Stura sia presente anche
da noi.
Sono tutti questi dei sintomi di una
crisi grave, di una situazione che esige soluzioni coraggiose e rapide da
parte delle Amministrazioni Comunali, della Provincia e del Governo e la
applicazione integrale delle leggi sulla montagna.
Un valligiano.
La notte è avanzata, A idorao è
vicino : gettiam dunque via le opere
delle tenebre, e indossiamo le armi
della luce. Camminiamo onestamente, come di giorno; non in gozzoviglie ed ebbrezze; non in lussuria •
lascivie; non in contese ed invidie;
ma rivestitevi del Signor Gesù Cristo ,e non abbiate cura della carne
per soddisfarne le concupiscenze.
Ecco, io ti ho posto dinanzi una
porta aperta, che nessuno può chiudere. perchè pur avendo poca forza,
hai serbato la mia parola, e non hai
rinegato il mio nome. Perchè tu hai
serbato la parola della mia costanza,
anch’io ti guarderò dall’ora del cimento che ha da venire su tutto il
mondo, per mettere aUa prova quelli
che abitano sulla terra. Io vengo tosto ; tieni fermamente quella che hai.
affinchè nessuno ti tolga la tua corona.
Ma voi diletti, non dimenticate quest’unica cosa, che, per il Signore, un giorno è come milie anni, e mille anni sono come un giorno. Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni reputano che faccia; ma Egli è paziente verso voi, non
volendo che alcuni periscano, ma che
tutti giungano a ravvedersi.
Voi dunque, diletti, jsapendo queste
cose' innanzi, state ih guardia, che ta
iora, trascinati anche voi dall'errore
degli scellerati, non iscadiate dalla
vostra fermezza; ma screscete nella
grazia e nella conoscenza del nostro
Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Non ch’io abbia già ottenuto o che
sia già arrivato alla perfezione; ma
proseguo il corso, se mai io possa afferrare il premio; poiché anch’io sono stato afferrato da Cristo Gesù. Soltanto, dal punto al quale siamo arrivati, continueremo a camminare per
la stessa via.
(La Bibbia)
UN DOCUMENTO DI ATTUALITÀ'
La dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che fu approvata a
stragrande maggioranza dalie Nazioni Unite nel 1948, proclama taluni
principi ai quali debbono adeguarsi
le nazioni civili. Tra gli altri diritti
dell’uomo, la dichiarazione universale proclama le seguenti fondamentali libertà:
Ciascuno ha diritto alla vita, alla
libertà ed alla sicurezza personale.
Nessuno deve essere sottoposto alla tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti.
Nessuno deve essere arbitrariamente arrestato, detenuto o mandato in
esilio.
Tutti hanno il diritto di chiedere
ed ottenere in altri paesi asilo dalle
persecuzioni.
Tutti hanno diritto alla libertà di
pensiero, di coscienza e di religione.
Tutti hanno diritto alla libertà di
opinione e di espressione.
Tutti hanno diritto a riunirsi in
assemblee ed associazioni pacifiche.
Tutti hanno diritto a partecipare
al governo del proprio paese, direttamente o tramite rappresentanti liberamente scelti.
Il vùlere del popolo deve essere la
base della autorità del governo e tale volere deve essere espresso da autèntiche competizioni elettorali.
Tutti hanno diritto ad un ordine
sociale e intemazionale nel quale i
diritti e le libertà postulati da questa
dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
Queste verità sono più potenti del
la spada. Esse alla fine prevarranno.
(USIS)
Dopo alcuni anni che il dociunento è stati redatto, rimangono non pochi passi da compiere per attuarlo,
nel paesi a regime totalitario innanzi tutto, ma anche in quelli a regime
democratico.
Tutti inalberano il vessillo della libertà e tutti parlano a modo loro, si
intende, di democrazia. In realtà, vi
sono non poche limitazioni della libertà personale, di opinione, di coscienza, di pensiero e di religione anche in certi paesi dove la Costituzione pretende esser democratica al cen
to per cento.
La libertà e i diritti dell’uomo debbono esser sanciti, è vero, nei codici;
ma debbono essere garantiti da una
profonda e sana educazione morale.
A molti, la legge incute soltanto paura; è necessàrio che gli uomini siano
educati a vivere e ad operare non
per paura delle leggi, bensì con la coscienza di compiere il loro dovere, ne)
servizio di Dio e degli uomini.
L’educazione del nostro popolo italiano è innanzi tutto problema di co
scienza e non di leggi. Abbondano i
legulei ed i trasgressori della legge,
l divieti e le proibizioni sono affissi
dovrmque ; sono rare le coscienze protese verso la rettitudine ed il timor
di Dio.
E se è problema di coscienza, è innanzi tutto un problema religioso nel
senso ampio e profondo della parola.
I diritti dell’uomo sono tanto più
osservati e rispettati quanto più affondano nel terreno profondo della
conoscenza di Dio: non di im Dio
esclusivamente confessionale, segregato nelle sacrestie delle Chiese, ad
uso e consumo delle nostre ambizioni religiose, politiche, finanziarie e
di dominio materiale, ma dell’Iddio
vivente il quale con la Sua parola,
giudica tanto i popoli della terra
quanto le Chiese che lo vogliono servire.
(Red.)
Accanto all’altissimo obelisco in memoria di
Washington, splende un
gigantesco albero di Natale che riflette il suo chiarore sul monolito. Quasi
un simbolo della attività
del Presidente Eisenhower
illuminata da una fervida
volontà di pace, cbe ai
esprime ancora una volta
nel suo messaggio natalizio al mondo; « In questo
periodo dell’anno, in cni
il popolo degli Stati Uniti
afferma la sua dedizione a
questi ideali, desidero augurare a tutti voi prosperità e pace ».
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2 —
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
La Parola della vita
PELiEGRINI
10 alzo gli occhi ai monti : donde mi verrà l’aiu*^o?
11 mio aiuto vien dall’Etemo, che ha creato i cieli e la terra.
(Salmo 121: 1-2)
Salmo dei pellegrinaggi...
Siamo andati come pellegrini, quest’anno. Ma non I’abbiamo saputo.
Oppure non ci abbiamo pensato. Quante volte .giorno "dopo giamo,
abbiamo dimenticato che avevamo una mèta! Oppure ce ne siamo
sceita una noi: il gruzzolo, la moto, la radio, una bella vacanza. I’anmento della paga, il miglioramento della carriera. Ma, raggiuntala, ci
siamo accorti che non era la mèta; che andare avanti così è un andare
in nessun posto.
Che faremo in questa fine d’anno? I più riflessivi mediteranno sul’a
pagina che si sta per voltare, finita; e non saranno meditazioni serene.
I più volitivi guarderanno alla pagina nuova e ci disegneranno su grandi piani; ma cos’è la volontà dell’uomo? Altri non guarderanno nè
indietro nè avanti, ma godranno avidamente il presente; non per questo neU’intimo loro saranno veramente felici. Su tutti, in mezzo alle
speranze più varie, ci sarà l’ombra dell’eterno, vano ritorno di tutte le
cose, com’è stato l’anno scorso e come sarà l’anno prossimo, il senso
intimamente triste che non c’è niente di nuovo sotto il sole. Il nuovo
calendario, alla parete, diverso di vedute e di parole, è pur sempre lo
stesso.
Perchè abbiamo dimenticato che siamo pellegrini, che abbiamo una
mèta; e dovunque alziamo gli occhi, volgiamo il cuore, tendiamo le
nostre energie, tutto ci si presenta, alla resa dei conti, vano, fata morgana beffardamente promettente ed irraggiungibile. Da dove ci verrà
l’aiuto? Poiché ne abbiamo bisogno! L’anno che volge al termine, accanto alle molte gioie ci ha dato un peso da portare; ci ha condotto
fra le tombe, forse; ci lascia comunque con la nostra vita macchiata in
modo incancellabile; ci lascia col senso angoscioso dell’inquietudine del
nostro tempo, con i suoi terribili problemi troppo grandi anche per i
Grandi fra noi. Da dove ci verrà l’aiuto?
Fratelli pellegrini, alziamo gli occhi ai monti! Non a dei monti qualunque, per ammirarne in modo più o meno sentimentale la salda, maestosa bellezza. No, ma ai bruciati monti di Sion, dov’è la Casa dell’Eterno ; dov’Egli manifesta la Sua potenza e regna ; ai monti fra cui si
annida Betlemme, fra cui spicca, caratteristico, il Golgota e sui cui fianchi una tomba è stata trovata vuota. Su quei monti, per secoli, Dio ha
peparato la salvezza, e là l’ha compiuta. Di là ci viene l’aiuto, dal luogo
in cui è stato ed è con noi il nostro Dio, il Padre del nostro Salvatore
Gesù Cristo, l’Eterno che ha creato i cieli e ia terra.
Egli non ignora (nè vuole che noi li ignoriamo, neppure in una
spensierata notte di S. Silvestro) i problemi e gli enigmi minacciosi
della nostra vita; lo sguardo levato a Lui daile nostre bassure non è una
fuga dalla vita : è lo sguardo della fede che, in tutta la sua debolezza, si
leva a Colui che tiene nelle sue mani il cielo c la terra, e, sapendo che
«tutto è compiuto», vive pregando: Venga il Tuo Regno!
Cosi, ai pellegrini è dato di ritrovare la méta. £ l’anno si chiude
nella riconoscenza e si apre nella speranza.
g. c.
Veduta di Prati (Ghigo) eoa in primo piano Agape e nel fondo il villaggio ed il Tempio
#/ Temp!o di Prati
Il Tempio di Frali ha 400 anni.
Fu costruito nel 1556 assieme ad altri Templi di questa Valle, l’anno
dopo la costruzione di quelli di Àngrogna, Coppieri e Chabas.
E’ l’unico che non sia stato distrutto durante le persecuzioni. Negli anni dell’esilio, quando tutte le
Valli furono desolate, fu risparmiato perchè era stato trasformato in
cappella cattolica. Arnaud vi predicò quando gli eroi del Glorioso Rimpatrio giunsero alle Valli, e in quell’occasione, poiché non tutti avevano potuto trovar posto nel Tempio,
fece mettere ima panca nell’apertura della porta -e predicò di lì per
essere udito anche da quelli che ne
erano rimasti fuori.
Oggi il Tempio non è più come
ai tempi di Arnaud. Non sappiamo quante volte sia stato restaur.ato e forse modificato durante il
1700; sappiamo però che fu rico
iitruito al principio del secolo scor- '
so, infatti in un vecchio registro di i
battesimi il pastore Monnet ha lasciato una breve annotazione dicendo che il crollo di una casa avvenuto al. Malzat nel 1805 a causa del
gran peso delle nevi gli fece temere per il Tempio che era in pessime condizioni. E perciò in quello
stesso anno fu demolito fino alle
fondamenta e ricostruito nei mesi di
agosto e settembre. A buon diritto >
quindi la data 1805 figura su una
pietra del muro di levante a ptica
distanza da quella che indica l’anno di fondazione. Ci possiamo domandare se la demolizione fu veramente completa. Supponiamo che
non sia stato abbattuto il campani’e
su cui spicca la data 1791. E vorremmo anche sapere se il tempio
fu ricostruito « dov’era e com’era »
o se vi furono apportati dei cambiamenti. Un più accurato studio
di queste questioni ci permetterà
LA VOCAZIONE DELL'ANZIANO
lo esorto dunque gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con
loro e testimone delle sofferenze di
Cristo... Pascete il gregge di Dio che
è fra voi, non forzatamente ma volonterosamente secondo Dio; non per un
vii guadagno ma di buon animo; e non
come signoreggiando quelli che vi son
toccati in sorte, ma essendo di esempio al gregge. (I Pietro 5 ; 1).
In questo passo della Scrittura si
tratta di un GREGGE, il gregge di
Dio che è affidato agli anziani.
Qui, il gregge di Dio che è affidato
agli anziani sono le Chiese, uscite dal
giudaismo e dal paganesimo in seguito
alla predicazione ispirata e possente
degli apostoli di Gesù Cristo. Essi, come è affermato nel libro degli Atti,
prima di proseguire il loro corso di
messaggeri dell’Evangelo, fanno nominare degli anziani nelle chiese che
hanno fondate, anziani che siano uomini di chiara ed illuminata pietà, ardenti di zelo e sicuri nel giudizio, che
devono vegliare sui nuovi convertiti,
approfondire la loro fede e mantenere vivo il loro entusiasmo (Atti 14:
23). E’ senza dubbio a questi anziani
che pensa l’autore dell’Epistola agli
Ebrei scrivendo la seguente raccomandazione: « Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro perchè essi
vegliano per le vostre anime, come chi
ha da renderne conto; affinchè facciano questo con allegrezza e non sospirando; perchè ciò non vi sarebbe di
alcun utile » (Ebr. 13: 17).
Quale è dunque il dovere dei greggi, anzi dovrei dire piuttosto: qual’è
il loro privilegio?
E’ quello di lasciarsi condurre da
coloro che il Signore ha scelti per
metterli alla loro testa; è quello di
lasciarsi nutrire e fortificare nella loro vita spirituale; è quello di seguire
Is Jpro esortazioni che hanno lo scopo
di premunirli contro i falsi insegnamenti e di difenderli anche contro coloro che vorrebbero scalzare e scuotere il solido fondamento della loro
fede e della loro speranza.
Oh! la grande, eminente degna vocazione dell’Anziano! E’ questa che
fa la sua autorità morale e spirituale,
e che deve ispirare tutta l’attività che
egli è chiamato a esercitare nella Chiesa: ed è questa vocazione che deve
mettere nel cuore dell’intero gregge,
non una obbedienza incosciente e servile, ma uno spirito di illuminata disciplina, fatto di fiducia e di riconoscenza nei riguardi di coloro che hanno cura d’anime e la cui nobile missione è quella di condurle nelle vie del
Signore.
Ma, nel passo citato, si tratta di un
Anziano che non rivendica nessun
primato, nessuna preminenza sugli altri. Un Anziano che si definisce con
tutta umiltà : « anziano come essi e
con essi ». Egli sa benissimo che le pecore del gregge non gli appartengono,
come non appartengono agli altri anziani alla cui guardia sono state affidate. Bisogna qui sottolineare la totale assenza di gerarchia nella Chiesa
primitiva. Le Chiese della Riforma
manterranno gelosamente questa uguaglianza, figlia dell’Evangelo; il Pastore della capitale, sia pure colui che
sarà investito delle più alte funzioni,
è, fra i suoi colleghi delle città e dei
villaggi, sul piede della completa uguaglianza, « primus inter pares ».
E chi è questo Anziano, questo
Conduttore, questo Vescovo, cioè sorvegliante, che parla ai suoi simili, non
come superiore o come maestro, « ma
pregando e esortandoli come fratelli d?
Non è altri che lo stesso apostolo Pietro, colui del quale la Chiesa di Roma ha voluto farne il primo papa, il
primo anello della lunga catena dei
papi di Roma!
Tutta l’autorità dell’apostolo Pietro è contenuta in queste poche parole : egli è stato « testimonio delle
sofferenze di Cristo », le quali sono
state seguite dàlia sua Risurrezione,
dalla sua Ascensione nella gloria; ed
egli si sa già partecipe di questa gloria che dovrà essere un giorno manifestata pienamente.
Ecco colui che parla agli Anziani
delle Chiese, non nell’apparato di una
pompa abbagliante così contraria all’Evangelo; ma avendo davanti a^li
occhi la dolorosa evocazione del Getsemani e della Croce! ' ,
Le esortazioni dell’apostolo sono
contenute in poche linee che hanno
valore per tutti*! tempi e per tutti gli
ambienti e sono precedute e introdotte da questa raccomandazione generale : « Pascete il gregge di Dio che vi è
stato affidato ». E’ ben questo il compito essenziale dei pastori: provvedere al mantenimento, alla vita ed alla
salute delle pecore. Come potranno
compiere la loro santa vocazione? Attenendosi alle tre regole di condotta
seguenti :
La prima: agire nel loro sacro lavoro « non forzatamente ma di buon
animo » ossia, <t con prontezza di
cuore ». Nessuno è obbligato di compiere un ministerio nella Chiesa. Sarebbe talvolta un fardello troppo pesante da portare ed un compito molto
ingrato se lo si adempiesse come una
necessità. Ma, quando è fatto con
cuore volonteroso e con l’aiuto del
Signore, quale gioia e quale incoraggiamento ne vengono all’Anziano nell’esercizio delle sue funzioni!
La seconda: che essi lavorino all’opera del Signore « non per un vii
guadagno ma di buon animo ». Dice
un pio commentatore : « Questo pericolo esiste solo là dove i vantaggi ma
teriali di questa vocazione sono un
motivo determinante per abbracciarla ».
Ed infine ecco la terza: che la loro
attività sia ispirata « non da uno spirito di dominio sull’eredità del Signore » — questo spirito non ha nulla a
che fare con lo spirito cristiano — ma
« per amore » presentandosi in ogni
circostanza come « modelli al gregge ». E’ la parte più difficile questa.
Ma è appunto qui che la funzione dell’Anziano riveste tutta la sua grandezza, tutta la sua beltà e tutta la sua
forza! Quando l’Anziano aggiunge alle sue parole la testimonianza più decisiva degli atti della propria vita, nella Chiesa anzitutto, nella sua famiglia
e nel mondo in cui vive.
Tutto qui? No. L’apostolo Pietro
ha un’ultima parola da aggiungere che
potrete leggere nel testo. La sua parola, qui, è come un grande colpo d’ala che ci solleva e ci trasporta fino al
Cielo, fino ai piedi del trono di Gesù
Cristo nella sua gloria.
Gesù, che, nel corso del suo ministerio terrestre, si è presentato sotto
l’aspetto ineffabile e infinitamente dolce del BUON PASTORE, ritornerà
per regnare. Egli viene. Non vi è in
tutto ciò come un annuncio del suo
prossimo ritorno? Che farà allora?
« Quando sarà apparito il sommo
Pastore » — Lui, al quale il gregge
appartiene. Lui che è l’Unico e Supremo C^po della Chiesa — poserà sulla
testa dei Pastori, degli Anziani e delle Pecore, che saranno stati trovati
fedeli nel compito particolare che è
stato loro affidato — fedeli anche in
poca cosa — la corona dei vincitori,
la corona che non appassirà giammai.
(Tr. A. B.)
da « Etudes evangéliques ».
forse dì rispondere un giorno ad
alcune di queste domande.
Grandi lavori furono fatti alla
metà del secolo scorso, ed il pastore
Parander in una lettera del 1849
nel ringraziare un donatore inglese ne indica la lista: fu rifatto il
tetto, il soffitto, il pavimento, le finestre, i banchi e la gradinata. Ura
sessantina d’anni fa il pastore Giraud vi fece altri lavori sopprimendo la grande galleria che correva
lungo il lato occidentale e costruendo le due gallerie attuali; allo stesso tempo fu adottata l’attuale disposizione del pulpito e dei banchi.
Finalmente nel 1910 il pastore P.
Griglio aggiunse la parte superiore
del campanile.
Vale forse la pena di ricordare
che la prima stufa fu collocata nel
Tempio dal pastore P. Lantaret alla fine del secolo scorso. « E come
facevate in inverno? » ho chiesto
a un anziano membro di Chiesa
che mi raccontava questo particolare. cc Si battevano i denti e ci si
soffiava sulle dita » mi ha risposto.
Oggi tutti i nostri Templi sono
scaldati ma c’è sempre qualcuno che
li trova freddi.
Non mancano ricordi pittoreschi
e tradizioni singolari riguardo al
Tempio, e sarebbe interessante poter controllare che cosa appartenga alla storia e che cosa alla leggenda. C’è chi dice che il bestiame di
Ghigo vi si sarebbe rifugiato durante un’inondazione, e chi invece
ricorda che da una porta, oggi soppressa, l’acqua penetrava tra i banchi gelando quivi e facendo cascare i fedeli che si recavano ai loro
posti.
Ma ricordando il quattrocentesimo. anniversario del nostro Tempio
è forse più opportuno sorvolare su
singoli episodi ed aneddoti curiosi
per fissare la nostra attenzione sul
fatto essenziale: che per 400 anni
Dio ci ha conservato il nostro Tempio. Certo i nostri antenati adoravano il Signore anche prima di avere dei Templi, e se dovessimo non
averne più potremmo continuare
ugualmente a servire l’Eterno, però il fatto che questo edificio consacrato unicamente a Dio sia qui,
in mezzo alle nostre case, è un segno che Dio vuol essere in mezzo a
roi. Sappiamo bene che Egli non
abita in « templi fatti da mano di
uomo », però questo Tempio che i
nostri padri hanno fatto e che noi
restauriamo ci parla di Lui, ci chiama da parte Sua a riunirci per adorarlo e per udire la Sua parola.
Il Tempio ha durato 400 anni ma
non sappiamo quanto durerà. Oggi
vi sono guerre e rumori di guerre,
rivoluzioni e terremoti, ma finché il
Tempio rimane aperto per il culto
è segno che Dio ha pazienza con
noi e ci chiama.
Ascoltiamolo finché siamo in tempo.
a. c.
t
3
L’ECO DELLE VAUJ VALDESI
Sinodi Valdesi e Scuola Latina
;
Fra i problemi che più assiduamente formarono oggetto delle deliberazioni sinodali della Chiesa valdese, dalla fine del XVI» secolo ad
oggi, vi fu certamente quello della
istruzione e della conseguente istituzione di scuole e della preparazione
dei maestri indispensabili per assolvere tale compito, cui le autorità religiose diedero sempre la più grande
importanza.
E fu specialmente dopo il Rimpatrio che detto problema s’impose con
sempre maggiore urgenza ed importanza ai dirigenti ed ai delegati laici
delle nostre chiese, come si può agevolmente constatare dai rapidi cenni
che pensiamo non sia senza profitto
pubblicare sul giornale, spigolando
qua e là fra le notizie svariatissime
che ci hanno a tal proposito tramandate gli « Atti dei Sinodi Valdesi »
dal 1692 al 1848, quelle che ci son
parse rivestire più vivo ed immediato interesse, in questo momento di ripresa del nuovo anno scolastico.
La vecchia Scuola Latina
Una Scuola generale o Scuola latina fu istituita fin dal mese di ottobre del 1692, con sede alla Torre. Il
maestro è svizzero ed è destinato alla Chiesa della Torre, ma ha la competenza richiesta per tale insegnamento: perciò le varie chiese contribuiranno per dargli uno stipendio adeguato al suo lavoro, dato che ogni
chiesa potrà valersi dei suoi servigi.
Due anni dopo, nell’ottobre del
1694, il Sinodo sente più for"e la necessità di un maestro di Scuola generale e quindi decide [nuovamente] che
ogni chiesa dovrà contribuire, in proporzione, per il suo mantenimento:
San Giovanni, Angrogna, Torre, Villar, Bobbio e Villasecca daranno lire
28; Pramollo, San Germano, Pomaretto, Massello e Rorà, 18; Roccapiatta e Prali, 21.
Ta|e deliberazione viene confermata dal Sinodo del giugno 1695,
con questa modifica; le chiese grandi daranno ognuna 6 libbre, le piccole 4, per integrare lo stipendio attuale del Maestro generale; ma poi si
fissa a 300 lire il suo stipendio futuro. Sarà maestro di Scuola generale
il sig. Giovanni Barbe, già maestro
della Chiesa della Torre.
Questa scuola generale dovrà essere visitata ogni tre mesi dai pastori delle chiese viciniori tSinodo del
1698J.
Il Sinodo del 1701 conferma tale
criterio di vigile sorveglianza, sia della diligenza del maestro, sia di quella
degli alunni. S’incaricano a tale scopo i pastori della Torre e di Prarostino della visita periodica e del rapporto da presentare al prossimo sinodo. Si insiste sulla necessità della
scuola come su quella di trovare i
mezzi per pagare il maestro, che è allo scoperto da tre anni, essendo stata sospesa dal 1699 la pensione dell’Inghilterra.
Per l’avvenire le chiese debbono
impegnarsi per 200 lire all’anno e
promettere di fare il possibile per
trovare i mezzi di completare la somma mancante allo stipendio del maestro, precedentemente fissato in lire
300.
Nel Sinodo del sett. 1703, data la
favorevole relazione sulla Scuola latina ed italiana fatta dai due pastori
designati, si insiste sulla necessità di
continuare l’insegnamento delle umanità, onde « fornire in seguito di
pastori del luogo le nostre chiese ».
11 maestro è un Michelin e sarà pagato come il predecessore, cioè il
Barbe, svizzero: ma dovrà recarsi,
secondo l’usanza antica, in vai S.
Martino, non appena gli sarà stato
apprestato un appartamento adatto
per tenervi la scuola. Ogni chiesa
poi dovrà concorrere, per il sostentamento degli alunni [poveri] della
Scuola latina, la quale dovrà sempre
essere visitata dai pastori più vicini,
almeno ogni tre mesi.
Nel Sinodo dell’anno seguente (ott.
^ infir-.?.! ,}?,.! il- ■
1704) si insiste su questi aiuti da parte delle chiese, onde provvedere di un
numero adeguato di studenti la Scuola latina e nello stesso tempo cenare
i mezzi per il loro mantenimento.
Ma tre anni dopo, non, essendo pervenuti gli aiuti finanziari dall’estero
(siamo nel periodo della repubblica di
S. Martino e della guerra per la successione di Spagna), durante il Sinodo
del 1707, il sig. Michelin reclama alla
assemblea sinodale i suoi arretrati. D
Sinodo promette di dargli quel che potrà, non appena verranno ! sussidi. Nel
caso che queki non giungessero, ogni
comunità sarà tenuta a pagare la sua
quota, onde poter raggiungere complessivamente la somma di lire 250
all’anno : per il passato come per l’avvenire.
L’anno seguente il Sinodo delibera,
dato Io stato di salute assai precario
del maestro Giovanni Michelin, di sostituirlo provvisoriamente col fratello
Daniele. In caso di morte del primo,
prenderà il suo posto il fratello, che
dovrà insegnare lingua italiana, scrittura, aritmetica è qualche elemento di
musica.
Il Sinodo dell’anno seguente torna
ad occuparsi del maestro della Scuola
latina e decide che il Michelin (probabilmente il Daniele) continui a prestare i suoi servigi, ma solo temporaneamente e di quartiere in quartiere, « per
vedere se farà il suo dovere »; se non
lo farà, si potrà sostituirlo con un altro maestro. Ed « ipso facto » viene
nominata una commissione di tre pastori e di un laico per visitare mensilmente la Scuola latina e farne rapporto al Sinodo successivo.
Difficoltà ricorrenii
La prova non dovette però essere
del tutto convincente se nel Sinodo
seguente, del 1711, si ritorna sulla
scottante questione della Scuola latina, senza maestro un’altra volta. Si
decide perciò di invitare il sig. Barbe
a riprendere lui le redini della scuola,
già tenute nel passato. Gli si promette uno stipendio di 300 lire ducali,
una somma di indennizzo per le spese di viaggio e lo si provvederà, al suo
arrivo, di un alloggio « le plus convenable qu’il sera possible ».
Ma quattro anni dopo, al Sinodo
del 1715, il maestro Giovanni Barbe
prega il Sinodo di dargli almeno unacconto di 100 lire ducali, in attesa di
essere pagato per intero. Questa giusta richiesta è accettata dai deputati
delle chiese che promettono di pagare
la loro quota parte.
Non sappiamo che cosa avvenne
negli anni seguenti, ma è assai probabile che le promesse delle chiese siano
rimaste tali e che esse non furono integralmente mantenute e che probabilmente il sig. Barbe dette le dimissioni o comunque abbandonò il suo
posto; poiché nel 1720 egli offrì nuovamente alle chiese i suoi servigi come
maestro della Scuola latina. I deputati laici delle chiese lo vorrebbero licenziare, mentre i pastori insistono
sulla necessità di continuare l’insegnamento dato dal sig. Barbe e di pagare
al maestro tutti gli arretrati dovutigli.
Ma i primi dovettero rimanere irremovibili nei loro propositi dettati verosimilmente da ragioni finanziarie,
poiché due anni dopo, il Sinodo del
1722, constatando essere di assoluta
necessità avere un maestro capace di
insegnare le umanità, decide di cercarne uno, purché si riceva dall’estero, come si spera, la somma destinata
a retribuire, almeno in parte, il maestro.
L’assemblea sinodale decide inoltre
di esaminare un candidato al posto di
maestro per la lingua latina (il sig.
Daniele Comba « Magnot ») e di accettarlo se sarà ritenuto capace, come
poi lo fu.
Nel Sinodo del 1724, su richiesta
della Valle di S. Martino e di Perosa,
che erano probabilmente state dimenticate durante quel periodo non scevro di difficoltà di vario genere, si
decide che il maestro dovrà trasferirsi in detta valle, al principio del 1725,
---------------------
probabilmente ai Chiotti, dove si era
tenuto il Sinodo.
Q)sì infatti aweniìe: ed il maestro
Daniele Combe. dopo tre anni passati
nella valle di S. Martino a dirigervi la
Scuola latina, ebbe dal Sinodo dell’ottobre 1727 l’invito di ritornare nella vai Pellice, alla Tone.
Non è chiaro se il Combe abbia subito aderito alla ricliiesta del Sinodo
e si sia recato nella Auova destinazione. Ma parrebbe di so, giacché il Sinodo del 1729 tornò ad ingiungergli
di recarsi alla Torre, di tenervi regolarmente le sue leziqjai e di ritornare
quindi, una volta terminati i suoi tre
anni in vai Luserna, 'in quella di San
Martino e di Perosa* Per spronarlo a
sempre meglio compiere il suo dovere
di insegnante, l’assemblea promette di
pagargli il suo allog^o.
Due anni dopo p^, la Scuola latina è vacante ed il Sinodo del 1732 accetta i servigi del sig. Daniele Bastia,
figlio del ministro Carlo, come maestro
della Scuola latina, con lo stesso stipendio del suo predecessore, sig. Combe, di 300 lire annue.
D sig. Bastia dovrà risiedere per tre
anni consecutivi alla Torre e poi, secondo la consuetudine, passare nell’altra valle. Ma la sua carriera dovette essere assai breve se due anni dopo, non sappiamo perchè, il Sinodo
del 1734 accettava l’offerta del sig.
Giacomo Goanta, allora studente a
Ginevra, per il posto di maestro alla
Scuola latina, vacante. Lo stipendio
rimaneva come quello di prima, di lire 300. (continua) T. G. Pons.
PRIERE
Etemel, ■
Que ton esprit nous inspire et nous guide. ----
Que ta volonté soit faite.
Donne-nous la force d’accomplir notre tâche sans égoïsme, sans paresse et sans lâcheté.
Donne-nous la force de résister aux tentations, de pardonner aux
autres comme nous voudrions que largement on noos pardonne.
Donne-nous de répondre aux offenses uniquement en redoublant nos
efforts pour ne jamais offenser autruL
Etemel nous voulons écouter ton appel et lui obéir, afin de l’entendre toujours plus nettement.
Donne-nous l’honnêteté d’examiner avec le même scmpule et la
même sévérité nos propres actions et pensées que celles des antres.
Délivre-nous du fanatisme et-de l’orgueil qui nous empêchent d’accueillir la vérité aussi par l’enseignement et l’expérience des autres.
Donne-nous la confiance tranquille que tu sauras toi même révéler
à autrai ta vérité et ta justice, comme nous croyons que tu nous les as
partiellement révélées à nous-même.
Apprends-nous à collaborer de tout coeur, sans intérêt personnel,
ambition égoïste sordide et sans vanité mesquine, à la recherche commune de la Vérité.
Apprends-nous la pitié et l’effort réel pour soulager les misères d’autrai.
Donne-nous le courage tranquille, nécessaire en toutes circonstances,
et naturel à celui qui t’a consacré sa vie.
Qu’au sommet de l’existence où l’homme et la femme se rencontrent
soient d’abord le respect passionné des vraies valeurs de la vie, d’abord
ta vérité et ton amour.
Qu’aucune défaite, chute ou i%chute ne nous éloigne jamais de toi;
qu’au milieu de toutes nos misères. Ton amour nous saisisse et nous
élève peu à peu jusqu’à Toi. Pierre CERESOLE
(Trouvé dans le dernier carnet de Pierre
Ceresole, commencé en prison et débutant
par les mots: IN PAGE, PRO PAGE).
PAOLO BOSIO
Riflessioni basate
su di uno scherzo scientifico!
Dopo più di trent’anni di lavoro
comune fatto in buona armonia, due
avvocati francesi, soci di un ben noto
studio legale, hanno rischiato di sciogliere bruscamente la loro collaborazione e la loro amicizia, a causa di
uno scherzo che il figlio di uno di essi
si è permesso di fare ai danni del collega del padre.
Il giovanotto, laureando in legge,
segretario del padre e suo possibile
successore nello studio, aveva raccolto
varie voci secondo le quali il maturo
socio del padre, convinto di essere ancora un celibe irresistibile, non esitava, quando riceveva clienti graziose,
a rivolger loro occhiate assassine e
complimenti idioti ed arrischiati.
Diverse signore avevano riso della
intraprendenza del loro consigliere finanziario, considerando la sua età, la
sua pappagorgia e la pancetta piutto
L’opinione del
Interano
Vescovo
I Concistori sono pregati di inviare al Cassiere della Tavo.a Valdese
non appena possibile le collette per la chiesa di San Secondo e di comunicarne il risultato al loro Sovrintendente.
Numerosi viaggi oltre cortina sono
stati fatti o progettati in ques.i u timi tempi da alte personalità delle
chiese protestanti di Austria, Germania, Danimarca e Islanda. Questi
viaggi corrispondono al desiderio del
Gonsiglio ecumenico di mantenere più
stretti rapporti con i cristiani che vivono sotto il regime sovietico. D altra
parte il vescovo luterano Bercgrav
(Norvegia) noto per la sua resis e.nza al nazismo, ha disapprovato queste visite notando che esse non producono rischi di carattere politico, ma
che sono suscettibili di dare ai fedeli che vivono nell’Unione So ie ica li
impressione che sia stato ta'.i ame.ite raggiunto un compromes:o tra la
Ghiesa ed il regime totalitar o ed ar
teo. «Infatti, egli dice, è s'ato stabilito una specie di accordo secondo il
quale la chiesa ha il diritto di vivere... a condizione di non intervenire
neppure nelle cose che le dispiacciono. In tali condizioni quelia chi'sa...
rischia di rifiutare la respon ab;iità
che ciascuno di noi ha verso il suo
prossimo, secondo l’insegnamento del
Vangelo ». Il vescovo considera deplorevole il fatto che si debba man euere segreto una gran parte di ciò che
viene detto in quelle visite, e tennina dicendo : « Non abbiamo il diritto, per bontà cristiana, di lasciare la
verità nell’ombra. Senza la verità, la
bontà si impegola facilmente nel sentimentalismo e nell irreale ».
sto abbondante che rendevano ridicoli i suoi atteggiamenti da Don Giovanni; ma , altre erano state urtate
da quel comportamento ed avevano
espresso l’intenzione di affidare l’amministrazione dei loro interessi ad un
altro studio legale.
Un bel giorno il giovanotto ottenne dal padre, il quale dopo la morte
della moglie viveva una vita assai ritirata. ch’egli invitasse a pranzo il suo
socio promettendogli una sorpresa
graziosissima. Non volle dire in che
consistesse la sorpresa: ma riuscì a
persuadere i due soci ad aver fiducia
nella sua promessa di offrir loro una
sorpresa umoristica che avrebbe provocato le più grasse risate.
La sera, dopo il pranzo, i due avvocati si accomodarono nelle ampie
poltrone della biblioteca ed accesero
i loro sigari, mentre il giovane annunziava solennemente che lo spettacolo
promesso stava per avere inizio.
Difatti da un apparecchio situato in
un angolo della biblioteca, cominciò a
farsi udire una voce ben nota: quella
dell’awocato intraprendente. I due
amici stupefatti ascoltarono tutta la
riproduzione di una conversazione
dell’avvocato nel suo studio con una
graziosa signora. Poi, subito dopo,
brani scelti di colloqui con altre signore e signorine: espressioni di ammirazione, smancerie, dichiarazioni oltremodo ridicole.
n giovanotto aveva collocato, di
nascosto, nello studio deU’awocato.
un microfono collegato con un apparecchio perfezionato che incideva su
di un rotolo tutto quello che veniva
detto nello studio. I due amici poterono così godersi le partì più... sentimentali delle conversazioni tenute dall’avvocato con le sue clienti! Ma invece di ridere delle banalità, delle
scempiaggini, delle ridicole espressioni
di devozione e d’infatuazione del vecchio ganimede, i due amici, furibondi, balzarono in piedi gridando e per
poco non vennero alle mani. Uno gridava che si trattava di un tentativo di
ricatto odioso: l’altro gli rispondeva
che si maravigliava che osasse ancora
aprire bocca dopo la bella figura fatta
mentre, invece di curare gl’interessi
dello studio, si era permesso di offendere colle sue ridicole smancerie, dei
clienti che fidavano nella serietà di chi
curava i loro interessi.
H povero giovanotto che, in tutto
ciò, non aveva veduto altro che uno
scherzo, invano correva dall’uno all’altro cercando di calmarli, di rabbonirli: e quasi piangeva, disperato dei
bei risultati del suo scherzo basato sugli ultimi ritrovati della scienza!
L’aneddoto è comico. Ma le riflessioni che fa nascere sono tutt’altro che
comiche.
Che cosa succederebbe ad ognuno
di noi se tutte le nostre parole — anche quelle più private e segrete — potessero esser fissate sull’apparecchio
perfezionato e spietato e pubblicamente riprodotte davanti ai nostri amici e
conoscenti? Che opinione si farebbero
di noi?
Conversazioni riservate: trattative
segrete di affari: discorsi confidenziali, maldicenze; insinuazioni calunniose, conversazioni leggere o imprudenti ecc. ecc.
Ma c’è di più. Verrà inevitabilmente per ognuno di noi il momento in
cui tutte le cose che abbiamo fatte e
dette e perfino i nostri pensieri e sentimenti, saranno esposti dinanzi ad un
trono sul quale siederà il giusto giudice. I progressi della scienza umana
servono a rendere per noi più reale
ciò che avverrà quando l’onnipotente ed onniveggente Dio giudicherà le
sue creature.
« Non c’è niente di nascosto che non
« abbia ad essere scoperto nè di oca culto che non abbia a venire a noti tizia » diceva Gesù (Matteo 10: 26).
E San Paolo affermava nella sua I*
lettera a Timoteo (5 ; 25) : « 7 peccati
« di alcuni uomini sono manifesti e
« vanno innanzi a loro al giudizio : ad
« altri uomini invece essi tengono die« tro. Similmente anche le opere buo« ne sono manifestate e quelle che
« non lo sono non possono rimanere
« occulte ».
Ci sembra che ci sia materia da ri
flessione in tutto questo. Di ogni pa
rola od azione dovremo render conto
Gli apparecchi scientifici moderni do
vrebbero far suonare in noi un cam
panello d’allarme che ci aiuti a non
ignorare le realtà della vita spirituale
e del giudizio di Dio; ed a preoccuparci di più delle nostre azioni e delle
nostre parole.
't
4
i =
ÜBUUä
Attività natalizie e offerte delle Chiese
Hneròlo ' ’ i ^
' Alcune attività eclesiastiche sono
state caratterizzate da un particala!re interessamento da pa^ della
chièdi In queste ultime settimane.
La giornata dell’8 dicembre è stata
dedicata al «Bazar» in favoie di opere di assistenza e, ancora qùest’an
ilo, si deve riconoscere che il risul
tato è stato veramente buono, grazie alla collaborazione dell’Unione
femminile di Pinerolo e di un gruppo di giovani dell’Unione giovanile.
Il pubblico è intervenuto nel pomeriggio ed alla serata familiare che
ha felicemente concluso la giornata.
Non ci rimane che ringraziare ancora quanti in qualsiasi modo si sono
resi utili alla buona riuscita dell'iniziativa.
In seguito al culto di ringraziamento a Dio tenuto a San Secondo,
dopo la raccolta autunnale, è stata
fatta anche quest’anno una colletta
ta di doni in natura nelle zone di
campagna. La colletta è stata completamente dedicata all’Asilo dei
vecchi di S. Germano Chisone, dov’è
stata recapitata per mezzo di trattori. Essa ha • fruttato complessivamente; 527 litri di vino, 632 Kg. di patate, 728 Kg. di frutta, oltre al alcuni
altri doni, Anche questo è stato un
segno di interessamento ed ima presenza nella vita assistenziale della
Chiesa Valdese, ai cui Istituti la
chiesa di Pinerolo versa anche notevoli contribuzioni in denaro.
Il periodo natalizio si è iniziato
sotto buoni auspici. Il bel tempo ha
favorito l’afflusso dei parrocchiani ai
culti ed alle altre celebrazioni; Il
culto deU’ultima domenica dell’Avvento è stato presieduto dal Past.
em.? Luigi Marauda ; "quello del 9 dicembre era stato presieduto dal Vice
Moderatore. A Natale una bella assemblea ha totalmente riempito la
chiesa, intervenendo in modo incoraggiante alla celebrazione della Santa
Cena. La Corale, diretta dalla sig.na
Elda Türck e accompagnata all’organo dalla sig.na Ada Bessone, ha
cantato un Còro "di circostanza. E’
stata fatta la collètta per il Tónpio
di San Secondo nel corso del culto,
essa ha fruttato la bella somma di
L 101.463. Ne rendiamo grazie a Dio.
Le celebrazioni natalizie pér i bambini delle Scuole Domenicali, con largo concorso di pubblico, hanno avuto luogo a San Secondo il 23 dicembre e a Pinerolo il 26 dicembre, nel
pomeriggio. Alberi splendenti, recite
e canti dei bambini, dischi di inni
natalizi, libri, frutta e dolci a tutti i
bambini. A quanti hanno lavorato
nelle due località per rorganizzazlone delle feste, un sincero ringraziamento.
In vari modi Iddio ci ha benedetti
e conserviamo il ricordo di alcune
belle giornate. Ci conceda Egli di
conservare soprattutto il prezioso
significato del Natale cristiano, in
umiltà di spirito e con perseverante
fede in Colui che « s’è fatto povero
per amor nostro ».
Giovedì 20 dicembre abbiamo de
posto nel cimitero di San Secondo la
salma della nostra sorella in fede
Armellino Maria n. Gönnet, deceduta a Miradolo, dopo brevissima malattia. Ai familiari esprimiamo i sensi della nostra simpatia cristiana.
R o r à
Recentemente abbiamo avuto la visita del Moderatore della nostra Chiesa AchiUe Deodato, che ha presieduto
ii culto rivolgendo un messaggio molto apprezzato dalia comunità. Siamo
grati al nostro Moderatore per l’improvvisata ih'quel di Borà, segno dell’affetto e dell’interesse cha egli porta
alle comunità delle Valli. Lo ringra
ziamo di vero cuore.
Nel mese di dicembre abbiamo pure
avuto il privilegio di udire il Pastore
di San Giovanni, Roberto Jahier che
noi ringraziamo per aver accettato lo
scambio di pulpito consentendo così
una simpatica collaborazione tra le
due parrocchie.
Siamo lieti della collaborazione dell’anziano Aldo Toum per i buoni
messaggi rivolti alla chiesa nel corso
del mese di dicembre, durante la missione del Pastore, nelle parrocchie vicine. La comunità gli è grata per la
sua fedele opera al servizio della
Chiesa.
Le feste dell’albero sono state tenute nei tre quartieri principali : Centro, Rmné e Fucine grazie alla collaborazione entusiasta delle insegnanti Ugolini Vittoria, Rostan Paoia e la
njonitrice Edda 'Tourn. Siamo lieti
dell’ottima preparazione e dello spirito fraterno che ha regnato consen
COMMERCIANTI
E NEGOZIANTI
Per la vostra pubblieità
■servitevi del settimanale
L’Eco delle Valli Valdesi
[prezzi sono eonvenienti
tendoci di ricordare le grandi cose
del Signore ai piccoli fanciulli nonché all’assemblea dei fedeli. Siamo
altresì grati alle Unioni delle Madri
ed alla parrocchia tutta per la collaborazione offerta per il buffet organizzato a termine delle serate. A tutti un grazie di cuore.
Il culto del Natale seguito dalla celebrazione della Santa Cena è stato
particolarmente affollato. Che Iddio
benedica il messaggio e la comunione
fraterna che vi ha regnato.
Si ringraziano sentitamente l’avv.
E. Serafino e Signora, il Dott. De
Bettini e Signora, per le gentili offerte fatte alTalbero di Natale di Rorà.
La colletta del culto di Natale per
il Tempio di San Secondo ha fruttato L. 11.000. Il Concistoro ha deciso di inviare la somma di L. 15,000.
PERSONALÌA
La signora Frida Bishop Monnet, di Angrogna e ora a Londra, ci prega di annunziare agli amici delle Valli la felice nascita di un bel maschietto, avvenuta a Londra
il 12 Dicembre.
Ai genitori ed al maschietto buoni auguri dalle Valli.
Lettori
Rinnovate l’abbonamento al giornale; L. 1000 per il 1957
L’Eco delle Valli Valdesi e settimanale
Procurate nuovi abbonati in modo speciale
fra i giovani e le famiglie isolate
Vilioiieeetcì
Le sere di questi Àiltiihl gtornl hanno visto lietamente radunati ragazzi
e genitori delle scuole dei vari quar
tierii attorno al tradizionale pino di
Natale,
Nell’ordine le fedtè quartierall atmo
state fatte a Roc^ fgioveffl a
Bovile (sabato S®)« iSfll-Albarea (domenica 23), al Trufisfui (lunedi 24).
Sebbene il mateWale presentato sia
molto simile, ogni quartiere ha la sua
caratteristica partócolare: i canti al
TAlbarea e il dopo festa comunitario
con biscotti e qualdre fiasco di vino
di Combacrosa nel quartiere di Bovile. A Roccia abbiamo notato la presenza di tutte le famiglie dei ragazzi
non valdesi iscrittt al corso privato di
francese. Al Trusstm abbiamo ancora
una volta ricevuto il dono di una Sorella risiedente in America, ma ori
ginaria di questo quartiere che permette di preparai» Talbero e i doni
per i'bimbi in modo pifi.„ sostanzioso.
Domenica 23, nella vècchia chiesa
di Villasecca l’albero è stato acceso
per tutti i bambini delle Scuole Domenicali e per lai Comunità. 1 quartieri hanno inviato 1 rappresentanti
dei loro alberi di Natale mentre il
nerbo è stato rappresentato dal ra^
gazzi della Scuola dei Chiotti con la
recita della scenetta: «Babuscia» di
J Lòmbardinl.
Desideriamo ringraziare i ragazzi
per Timpègno messo nella preparazione, anche se il timor del pubblico e
qualche poco di cantilena hanno gio
cato dei brutti tiri a qualcuno. La nostra gioia è stata proporzionata non
alla .perfezione stilistica degli attori,
ma allo spirito di allegrezza ed in taluni casi anche di testimonianza che
li ha animati.
Il '15 u. s. sono State celebrate ai
Chiotti le nozze fra Susetta Peyronel
di Pian Faetto e Giovanni Bounous,
residente a Perosa, ma originario di
Riclaretto. Agli sposi che si sono stabiliti a Perosa giunga ancora l’augurio affettuoso della Comunità.
In occasione di una breve assenza
del Pastore, la riunione a Combagarino è stata presieduta dal Sig. Levy
PeyroneI,jiiacono dèi Trussan, che vi
ha portato un forte e personale messaggio.
Domenica 30 Dicembre l’Unione
delle Madri dei Chiotti è lieta di invitare tutte le Sorelle, mamme e non
mamme, ad un pomeriggio in comune
nella « Scuola Grande » dei Chiotti
alle ore 14,30.
Il Pastore e 1^ sua Famiglia desiderano porgere i più sinceri e fraterni
auguri ai Membri della Comunità cui
non hanno potuto farlo di persona e
sono lieti di trasmettere a tutti i Fra
telli e Sorelle lontani, il saluto della
Comunità intera.
E' USCITO
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bambino di 10 anni, disposta recarsi in
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primato fra i slngoR paesi lo detengono gli
Stati Uniti Con 55.370.000 copie.
In Italia esistono circa 8.000 testate di
giomaR e riviste, delle quali Oltre un centinaio sono di qnotidiani, e tutte qaeste pubblicazioni vengono lette per Voi dall’Eco
della Stampa (via Contpagnoni 28 - Milano), ufficio che vi invia a domicilio, previo
abbonamento, i ritagli di giornali su nomi
o argomenti di vostro interesse.
I llsMssI dsll’Uratsav
La colonia valdese dell’Uruguay celebrerà l’anno prossimo il centenario
dell’arrivo dei primi valdesi italiani;
In quella occasione sarà inaugurato
Il Montevideo un nuovo tempio valdese dèi quale è già iniziata la costruzione con 1 fondi di una sottoscrizione fra l valdesi uruguayani. Le celebrazioni centenarie sono state già aperte con una cerimonia nel tempio
valdese « Emmanuel » di Montevideo.
(ANSA)
Pasta*l - ogerai aella Cbieia
Igtaraaa
E’ stato inaugurato a Mainz nella
(3iermania occidentale il primo « centro di formazione» per pastori luterani che si occuperaimo degli operai
delle industrie. In questo Centro vi
cari e pastori della Chiesa luterana
verranno preparati per mezzo di corsi speciali per il servizio nelle parrocchie dm centri industriali; i corsi dureranno sei mesi, due dei quali saranno impiegati nelle attività prati
che da svolgere nelle fabbriche come
manovali o impiegati. Nel Centro i
pastori vivono insieme ai giovani operai e apprendisti.
(ANSA - In. relig ¡
~ Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di
Pinerolo con decreto del 19 gennaio 1955.
Redattore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei. 2009
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre PelUce - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
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