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Anno 124 - n. 44
18 novembre 1988
L. 800
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
USA: COMMENTI SULL’ELEZIONE DEL 41<> PRESIDENTE
ush: vince l’immagine della sicurezza
Il nuovo eroe televisivo ha vinto senza affrontare i grandi temi della società - Superficialità,
deh elettorato in un quadro politico in bilico tra un Congresso democratico e la Casa
emotività, riluttanza
Bianca repubblicana
« C'è una suprema ironia nel
fatto che George Bush sia stato
eletto presidente degli Stati Uniti poco prima del 50° anniversario della "notte dei cristalli" in
Germania ed in Austria (nella
notte del 9 novembre del 1938 la
furia nazista devastò sinagoghe,
abii a/ioni e negozi di ebrei facendone a pezzi le vetrine, da qui
il nume di "notte dei cristalli”,
n.d.r ). La vera tragedia della
"noi-'e dei cristalli” non fu solo
l'enonnilà della violenza tedesca,
ma anche l’irresponsabilità delle
nazioni di tutto il mondo che non
seppero accogliere le vittime del
furare antisemita nell’ora del bisogno. Oggi, la reale tragedia che
soli ance l’elezione di Bush è nel
numero delle vittime della politica repubblicana in molti paesi.
Bush ita detto che continuerà a
sostenere i "contras" in Nicaragua, ha detto che continuerà la
politica repubblicana verso il
Sud Africa e quindi l’oppressione dei neri continuerà. In sostanza l’elezione di Bush significa
permettere che la violenza si scateni sui deboli in Nicaragua, in
America Latina e in Sud Africa...
Mi torna in mente la parola del
profeta Geremìa che dice: "Tutti
sono diventati sordi e rifiutano
di prestare attenzione. Anzi, deridono la parola del Signore e
non ne vogliono sapere" (Ger. 6:
10) ».
Chi parla è il pastore presbiteriano Frank Gibson, direttore
della fondazione « American Waldensian Society» (AWS), che intravede, grazie all'elezione alla
Casa Bianca del "delfino” di Reagan, tempi difficili per chi non
fa pai te della classe media. Ma i
commenti negativi su Bush, spesso definito dalla stampa statunitense 1’« uomo invisibile » per
l’assenza di propri temi politici
(fatti salvi quelli di Reagan), non
mancano neppure sulle colonne
deH’autorevole «New York Times» che affidando, venerdì 11
novembre, la "colonna” ad Anthony Lewis così commenta:
« Fin dal suo inizio l’America si è
fondata sull’idea della sovranità
popolare perché il popolo, e non
il governo, possiede la sovranità
assoluta. Ma in questa campagna
presidenziale abbiamo assistito
ad una vera e propria perdita di
controllo da parte dell’elettorato
sul processo politico e sui grandi temi del nostro tempo. Si sono
valutati i candidati non in base
agli "issues”, ai temi politici, ma
in base all’immagine che hanno
dato di loro stessi. Abbiamo assistito ai loro aggressivi scontri televisivi in cui tutti, anche i giornalisti che ponevano domande,
recitavano da bravi attori il loro
copione. La sovranità popolare è
stata compromessa dalla politica
come spettacolo. Bush ha attaccato pesantemente e ipocritamente Dukakis e quest’ultimo ha cominciato a battersi troppo tardi;
forse non poteva accettare l’idea
che l’elettorato americano potesse essere così ingenuo da inghiotlire acriticamente i discorsi di
Bush, che hanno sfruttato il problema della paura della criminahtà, soprattutto quella di colore,
il tema della pena di morte
(Bush la considera il più efficace
deterrente contro là criminalità,
n.d.r.), quello del consumo di
droga e infine, accusando il ”liberalism” di Dukakis, ha finito
con il disprezzare i diritti delle
minoranze. La vittoria di Bush è
stata la vittoria della sicurezza
personale sulla responsabilità politica pubblica, globale. Il suo
continuo ritornello: "State meglio
adesso oppure otto anni fa?” riflette la ricerca della pura gratificazione personale. Né Bush né
Dukakis hanno saputo invitare
l’America ad assumersi una responsabilità globale verso il mondo ».
« America first », prima di tutto rAmerica, poi viene il resto.
La più vuota campagna elettorale americana, dominata come mai
prima d’ora dalla televisione, ha
voluto salvare la patria votando
per una sostanziale continuità del
reaganismo. Tra i primi commenti delle « mainline churches », le
chiese protestanti storiche, segnaliamo le prese di posizione di tre
donne. Rose Catchig, membro
del direttivo della chiesa metodista statunitense, afferma: « Grazie a Dio abbiamo almeno un
Congresso democratico (il partito democratico detiene al Senato
e alla Camera la maggioranza
ed ha guadagnato rispettivamente due e cinque seggi in più,
n.d.r.) che può bilanciare la vittoria dei repubblicani. Il cammino della giustizia in questo paese ha subito oggi una battuta di
arresto e di questo anche le chiese ne soffriranno, esse saranno
sospinte a diventare ancor più
conservatrici e pietiste ».
Dors Younger, dirigente batti
sta della Church Women United
(equivalente, fatte le debite proporzioni, alla nostra Federazione
Donne Evangeliche in Italia,
FDEI) si dichiara fortemente delusa dal comportamento dell’elettorato americano e aggiunge:
« Come persona che sì riferisce
costantemente alla Bibbia, non
mi voglio fermare alla patologia
del momento. Occorre mantenere
viva la visione e la speranza del
cambiamento, malgrado i fenomeni contingenti che rilanciano la
politica di Reagan ».
La presbiteriana Anne Beardflee, deH’esecutivo della Church
World Service, la componente
più importante del National
Council of Churches, l’NCC, che
rappresenta 42 milioni di credenti (Tequivalente della nostra Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, FCEI) taglia corto:
« Per molti americani la vittoria
di Bush significa che la pacchia
continua. In altre parole: ha vinto quella mentalità che ama sacrificare sull’altare del proprio
benessere l’essere in solidarietà
con gli altri ».
In un messaggio che abbiamo
ricevuto in redazione il pastore
americano Charles Arbuthnot, ex
direttore dell’AWS, nel prò:
porci la sua analisi della nuova
situazione politica, rimprovera a
Dukakis « Vinescusabile errore di
aver finito con il condurre una
campagna centrista, non accogliendo le sfide proposte da
lesse lackson ».
Oggi negli USA ci sono dieci
milioni di poveri in più. Il deficit di 3(X) miliardi di dollari è
per l’America il prezzo di una crescita economica senza inflazione
e del rafforzamento di una se
Nella foto: George Bush, nuovo presidente degli USA. Lo spettacolo del reaganismo continua, mentre ì nodi irrisolti della Società
americana rimangono.
dicente sicurezza militare. I problemi irrisolti e quelli incancrenitisi durante l’amministrazione
Reagan sono già sul tavolo di
Bush, che dovrà gestirli nel difficile equilibrio tra un Congresso democratico e una Casa Bianca repubblicana.
In chiave esterna c’è la questione palestinese più difficile
che mai, soprattutto adesso con
la rapida involuzione del governo
di Gerusalemme, c’è poi il rapporto con l’Europa del 1992, il
vis-à-vis con il colosso giapponese, il dialogo con Gorbaciov
e l’atteggiamento da tenere verso l’America Centrale e il Terzo
lyiondo.
In chiave interna 1’« american
dream » diventà un incubo se si
pensa all’immenso debito fede
rale, alla spirale dello scudo spaziale, al problema della droga (il
70% dei ragazzi prova droga leggera o pesante intorno ai 14 anni) e a mille altre contraddizioni.
L’unico che in questa campagna
elettorale ha chiamato le cose
col proprio nome è stato il pastore battista lesse Jackson. Ma il
suo ”liberalism” radicale, benché
abbia raccolto parecchi consensi
(anche tra i bianchi), costituisce
un’alternativa ancora perdente.
E in ogni caso ancora lontana
dall'incarnarsi in quei valori-simbolo che la maggioranza degli
americani che hanno votato vuole vedere nella figura del presidente per ritrovare Fimmagine
di sé.
Giuseppe Platone
VISIONI DELL’APOCALISSE
Ahitare dov’è il trono di Satana
« All’angelo della chiesa di Pergamo scrivi: Questo dice colui
che ha la spada affilata a due tagli: Io so dove tu abiti, cioè là dove è il trono di Satana...» (Apoc. 2: 12-13).
Questa parola del Cristo glorioso dell’Apocalisse può essere oggi rivolta alle nostre chiese?
In questo « grande villaggio »
che è diventata oggi la nostra terra (sappiamo in un attimo ciò
che è accaduto all’altra estremità del pianeta) non ci è più consentito di essere « la chiesa che
abita in Pergamo, o in Forano
Sabino, o in Angrogna », ma dobbiamo essere « la chiesa che abita nel mondo ». L’orizzonte planetario in cui tutti oggi viviamo
deve riguardare anche il nostro
essere chiesa: « satana » è per
noi il simbolo del male come disarmonia, quel « grigiore » che
avvolge tanta parte della nostra
esistenza e che ci impedisce di
cogliere il confine tra ciò che è
bene e ciò che è male nelle no
stre scelte e in quelle degli altri.
Allora il «Tu abiti là dove Satana ha il suo trono » dell’Apocalisse vale anche per noi.
Il trono di satana oggi nel mondo s’è ramificato in tutta una
serie di legami, di vincoli, di cerchi diabolici che avvolgono e soffocano la nostra esistenza.
Pensiamo al cerchio diabolico
della miseria, a quello dell’intolleranza, del razzismo, al cerchio
diabolico dell’inquinamento, dello scempio del nostro pianeta.
Tutti questi cerchi diabolici si
fondono alla fine nel cerchio del
nonsenso, della quasi impossibilità di sperare. Per tanti il futuro si presenta nero, oscuro: un
futuro « senza-futuro »...
E allora ecco il « ritorno al privato », l’apatia e, a volte, l’impos
sibile fuga nella droga.
Di fronte a tutto questo, il « Tu
abiti là dove è il trono di Satana » diventa per noi cristiani un
imperativo: «Tu devi abitare là
dove è il trono di Satana! ».
Dobbiamo essere in prima linea, per dire ai tanti che non
osano più sperare che é possibile vivere nella speranza. La speranza cristiana: la speranza in
Colui che « era morto », che ha
sentito su di sé il potere, le «grinfie» del male, e che ora è il «Vivente per i secoli dei secoli» ed
è il senso della nostra vita e della vita e della storia del mondo.
Nel suo messaggio alla chiesa
di Pergamo, il Cristo risorto si
presenta come « Colui che ha la
spada acuta a due tagli ». Questa spada è la sua parola. Noi
siamo chiamati ad essere i « portaspada » di Cristo, per spezzare il vincolo del nonsenso e per
dare così agli uomini la forza per
impegnarsi a spezzare gli altri
« cerchi diabolici » che avvolgono
l’umanità.
L’Apocalisse chiama i credenti
a lottare e a vincere: tutti i messaggi alle sette chiese dell’Asia
si concludono con una promessa
« a chi vince ». Si tratta di vincere quel male che in Gesù è già
stato sconfitto: « Il gran dragone, il serpente antico che è chiamato diavolo e satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù...» (Apocalisse 12: 9).
Si può, si deve sperare allora.
C’è un futuro per questo nostro
vecchio mondo! E questo futuro
ha un nome: il nome di Gesù,
Colui nel quale Dio si è rivelato
come il Dio-con-noi che « asciugherà ogni lacrima dagli occhi degli uomini » (cfr. Apocalisse 21:
4-5). Questa è la promessa di Dio.
Questa è la nostra speranza. E
di questa speranza noi dobbiamo
essere i testimoni. Oggi, in mezzo agli uomini.
Ruggero Marchetti
2
2 retigìone a scuola
18 novembre 1988
IN MERITO ALLA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO
L'ora obbligata
nativa imposta, senza con ciò
creare una discriminazione inammissibile, ed esclusa dallo stesso
nuovo Concordato. Per dare una
idea delle tortuose illogicità a cui
è costretto a fare ricorso il Consiglio di Stato, basterà citare almeno due delle sue argomentazioni.
Se la facoltà di avvalersi dell’IRC diventa un obbligo, si crea una
discriminazione - Si profila il ricorso alla Corte Costituzionale
Cominciano a venire a galla,
nella nostra bistrattata scuola
pubblica, le stridenti incongruenze determinate dalla recentissima sentenza del Consiglio di Stato suirinsegnamento della religione cattolica e sull’obbligo, per
chi non intenda avvalersene, di
frequentare la (sino ad oggi fantomatica) ora alternativa. Ma quel
che più sconcerta e preoccupa è
l’esuberante motivazione della
sentenza, che parte da lontano,
addirittura dalla legge Casati del
1859, per sostenere che quell’insegnamento era stato « ribadito »
dalla riforma Gentile (R.D. 1 ottobre 1923, n. 2185) per l’istruzione elementare, e ancora confermato nel 1928.
Ma perché il Consiglio di Stato ha sentito il bisogno di avventurarsi sul terreno delle considerazioni storiche? Verrebbe fatto
di dirgli: age rem tuam, fa’ solo
quel che ti spetta; o, in buon dialetto: orfelé, fa 'I to mesté, fa’ il
tuo mestiere. Se voleva impancarsi a storico, avrebbe dovuto
ricordare che fra la legge Casati
e la riforma Gentile c’era pur
stato di mezzo im sessantennio
di storia unitaria e liberale dell’Italia, dal 1861 all’ascesa di Mussolini al potere; e che in quel lungo periodo, specialmente col Codice penale Zanardelli del 1889,
si era giunti alla assoluta eguaglianza di tutti i culti; mentre,
con l’avvento del fascismo, già
si cominciava ad attuare a tutti
gli effetti — nella scuola come
nella stampa e così via — una
netta inversione di tendenza. Già
nel 1923 Gentile, il filosofo del nascente regime, asseriva: « Uno
Stato che non si interessi della
religione non è Stato, non è lo
Stato che oggi vuole essere lo
Stato italiano... Se lo Stato è coscienza attiva nazionale, esso è
coscienza religiosa cattolica... Gli
italiani perciò che vogliono essere italiani, conviene che si rivolgano alla loro religione ». Cito
queste parole jjerché, come ora
vedremo, oggi il Consiglio di Stato ha detto qualcosa di molto
simile.
Ma c’è di più. La sentenza, nel
rilevare che il Concordato del
1929 conferma questo carattere
dell’insegnamento della religione
cattolica « fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica»,
esteso dalla scuola elementare a
tutta la scuola media, lamenta
PROPOSTA DELLA MAGGIORANZA
Una legge contro
la facoltatività
Alcuni senatori, di diversi partiti di maggioranza e minoranza,
avevano presentato nell’aprile
scorso una proposta di legge per
regolare le materie facoltative
della scuola. Tra queste materie
era elencato anche l'insegnamento della religione cattolica (IRC).
In alternativa a questa proposta di legge, giunge ora notizia
che il governo e le forze politiche di maggioranza (DC, PSI,
PSDI, iPRI, PLI) hanno raggiunto un accordo circa un disegno
di legge che regoli le materie alternative. L’IRC è considerato
opzionabile, con due alternative:
le cosiddette « attività alternative » e lo « studio individuale ».
Per queste ultime non si tratterebbe di materie facoltative, ma
di insegnamenti obbligatori in alternativa tra di loro.
Secondo la proposta governativa, gli insegnanti di dette materie dovrebbero quindi sedere a
pieno titolo negli organi collegiali ner la valutazione degli allievi.
Torneranno dunque le pagelle col
voto di religione cattolica, di attività alternativa o di studio individuale, a seconda delle opzioni. Si accetta cioè la richiesta di
alcuni sindacati e della Conferenza episcopale italiana sul ruolo degli insegnanti.
Circa il contenuto delle attività alternative, il ministro Galloni sembra aver rinunciato alla
sua idea dei diritti umani, e questo sarà definito dai consigli di
istituto sulla base « di criteri
obiettivi » stabiliti per legge. Per
evitare Tarbitrarietà di alcune decisioni, la legge dovrebbe definire una serie di materie, tra le
quali scegliere le attività alternative airiRC.
Per « accontentare i protestan
tuttavia che le norme concordatarie attribuiscano a tale insegnamento soltanto un « ruolo marginale », anziché porlo al centro
dello Stato confessionale come
sua essenziale « funzione pubblica ». E il fatto più curioso è che,
per giustificare questa tesi strabiliante, sovrappone e confonde
la « cultura religiosa » o la « religiosità » con una specifica confessione, la religione cattolica, così erigendo quest’ultima ad asse
portante e centrale dello Stato
italiano.
L’appiglio per questa arbitraria
identificazione tra cose radicalmente diverse tra loro, già propugnata dal ministro Gentile, è
baldanzosamente rinvenuto in alcune frasette di apparenza innocua già contenute nel nuovo Concordato del 1984 e successiva Intesa, come quelle sull’impegno
della Repubblica e della Santa
Sede « alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo », o sul « valore della cultura
religiosa » come presupposto dell’obbligo dello Stato di « assicurare l’insegnamento della religione cattolica », o sui « principi del
cattolicesimo (che) fanno parte
del patrimonio storico del popolo
italiano » (quasi che non ne facessero parte anche altri « valori »). Tutte locuzioni o contenenti vuote generalità o insidiosamente preordinate ad una interpretazione ad usum Ecclesiae. Il
brutto è che a questa capziosa
interpretazione si è giunti non
tanto da parte della Chiesa, quanto da parte del Consiglio di Stato: il quale, esplicitamente confermando la confessionalità dello
Stato, ha semplicemente dimenticato — e difatti non ne fa parola — che lo stesso Protocollo
addizionale del 1984 riconosceva,
bontà sua (ma in realtà per rispetto della Costituzione repubblicana), di « non considerare più
in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica
come sola religione dello Stato ».
Che quelle frasi si potessero prestare, nella loro genericità, a
qualche scaltra e stiracchiata interpretazione, lo avevamo già presagito, anni fa, su queste colonne: ma non avremmo mai immaginato che a tanto potesse giungere un Consiglio di Stato!
Su queste premesse storiche e
giuridiche, l’alto consesso è giunto alla stupefacente conclusione
che alla facoltà di avvalersi dell’insegnamento cattolico deve corrispondere l'obbligo, per i non
avvalentisi, di frequentare l’ora
alternativa: una situazione che,
per costoro, sarebbe ancora pegffiore di quella prevista dal Concordato del 1929, che almeno consentiva di allontanarsi dalla scuola. La logica più elementare esige che un’alternativa offerta non
possa trasformarsi in una alter
1) La facoltà di sottrarsi alle
attività alternative implicherebbe
una discriminazione, perché imporrebbe all’esonerato un dovere
di « non frequenza », e cioè « una
espulsione, sia pure temporanea,
dall’attività e comunità scolastica ».
2) L'insegnamento della religione cattolica è « un valore culturale e didattico ricono.sciuto
dalla scuola, che il giovane ha
non solo il diritto ma anche il
dovere di acquisire, ovviamente
fatta salva la sua libertà di coscienza ». I commenti mi sembrano superflui.
Come uscire da questa situazione assurda e mortificante, escogitata dal Consiglio di Stato? Per
gli evangelici, gli ebrei, i laici coerenti, e anche molti cattolici ai
quali ripugnano patteggiamenti
di bassa lega, non c’è che invocare i principi implicitamente contenuti nella legge n. 449 del 1984,
regolante i rapporti fra lo Stato
e le Chiese rappresentate dalla
Tavola valdese (come sostiene il
costituzionalista Paolo Ba'ile).
Quali vie sono teoricamente < speribili? O la ricerca di un’amichevole soluzione fra la Santa Sede
e la Repubblica italiana; c un
ampio dibattito e una deliberazione coraggiosa del Parlamento;
o, in ultima istanza, una decisione della Corte Costituzional e E
se queste vie dovessero faiiire,
battersi per l’abolizione del Concordato.
Alessandro Galante Garzone
(da La Stampa, 28.10.88)
UN LIBRO DA LEGGERE
L’alternativa al Concordato
ti », la proposta di legge prevede
poi lo « studio individuale ». Gli
studenti che rifiutano sia TIRC,
sia le attività alternative, potranno seguire un piano di studio individuale da svolgere con un insegnante apposito.
La facoltatività deH’IRC, annunciata al Parlamento dall’allora presidente Craxi, diventa — se
onesto disegno diventerà legge
dello stato — opzionalità. Si avalla cioè in pieno l’interpretazione del Concordato data dal Consiglio di Stato, interpretazione
che, per la verità, era stata sempre affermata come l’unica possibile dalla Conferenza episcopale italiana.
Quello che stupisce di più è
l’accodarsi a questa interpretazione di partiti laici quali il PSI,
che aveva affermato che la « novità » del Concordato risiedeva
tra l’altro nella facoltatività dell’IRC, del PRI e del PLI (quest’ultimo si era astenuto dall’approvazione del nuovo Concordato), che avevano più volte affermato di voler battersi per l’affermazione della piena facoltatività
dell’IRC.
Sia chiaro: il confinare i protestanti nello « studio individuale » non è una soluzione accettabile al problema. Le ore confessionali possono entrare nella
scuola, a patto che siano extracurricolari e scelte da coloro che
vogliono seguirle. Chi per motivi
di coscienza non le accetta non
deve essere penalizzato né giudicato da alcuno. Sono principi che
stanno anche nella Costituzione
repubblicana. Se per affermarli
bisogna cambiare qualcosa del
nuovo Concordato, lo si faccia.
Giorgio Gardioi
Dopo 36 anni di attesa (tanti ne
sono trascorsi dall’entrata in vigore della Costituzione nel 1948)
venne firmata il 21 febbraio
1984 l’Intesa fra lo Stato italiano e la Chiesa valdese e metodista. Pu la prima attuazione
dell’art. 8 della Costituzione, secondo il quale i rapporti fra lo
Stato e le confessioni religiose
diverse dalla cattolica sono regolati sulla base di Intese dirette con le relative rappresentanze.
L’Intesa con la Chiesa valdese
e metodista fu la prima; ad essa
seguirono, il 29 dicembre 1986,
quella fra il Governo e l’Unione
delle Chiese avventiate del 7”
giorno e quella con le « Assemblee di Dio in Italia »; successivamente, in data 27 febbraio
1987, quella con l’Unione delle
Comunità israelitiche italiane.
Le trattative tra il Governo e
la Tavola valdese, iniziate nel
1977, si erano concluse con l’approvazione di un testo siglato
il 26 aprile 1981. Perché si è atteso il 1984 per approvarlo formalmente? Tale lasso di tempo
sembra dovuto al fatto che il
Governo non voleva approvare
una regolamentazione dei rapporti tra lo Stato ed una confessione religiosa prima dell’approvazione del neo-Concordato
con la Chiesa cattolica. Soltanto dopo la firma dell’accordo
fra l’Italia e la S. Sede e del
Protocollo Addizionale (18 febbraio 1984) si pervenne a firmare l’Intesa fra l’Italia e la
Chiesa valdese-metodista (21
febbraio 1984).
Questo particolare, non privo
di significato politico, viene ricordato da Aldo Ribet — eminente magistrato a riposo, che
ricoprì a Torino le cariche di
Sostituto Procuratore Generale e
di Presidente di Sezione della
Corte dlAppello — nel suo otti
mo libro « Per un’alternativa
al Concordato ».
Dopo un’ampia introduzione
sulle vicende che condussero alla storica data del 21 febbraio
1984,l’autore presenta i testi completi della legge 11 agosto 1984
n. 449 (pubblicata sulla « Gazzetta Ufficiale » del 13 agosto ’84)
e della Intesa fra il Governo
della Repubblica e la Tavola valdese in attuazione dell’art. 8,
comma III della Costituzione
(Intesa allegata alla predetta legge 11.VIII.84). Seguono il discorso del Presidente del Consiglio
Craxi all’atto della firma dell’Intesa e il discorso del Moderatore
della Tavola valdese Bouchard
nella stessa circostanza.
A questo punto il libro assume un particolare interesse perché l’autore presenta affiancati,
articolo per articolo, i testi della
legge 449/84 e dell’Intesa, commentandoli con la dovuta ampiezza di analisi. Così i 20 articoli dei due testi, nell’esegesi illuminante del Ribet, acquistano
chiarezza espositiva e talora vigorosa contestazione laddove,
per esempio, si affronta l’art. 9
dedicato all’istruzione religiosa
nelle scuole pubbliche.
Concludono il volume tre Appendici. La prima è dedicata
all’Intesa fra la Repubblica italiana e l’Unione italiana delle
Chiese cristiane avventiste del 7“
giorno (nel « preambolo » è specificato che l’Unione conferma la
validità dei valori del separatismo ai quali l’Intesa si ispira e
non richiede di svolgere nelle
scuole gestite dallo Stato o da
altri Enti pubblici l’insegnamento di catechesi o di dottrine religiose o pratiche di culto, ritenendo che l’educazione e la formazione dei fanciulli e della
gioventù siano di specifica competenza delle famiglie e delle
chiese). Con l’art. 30 la Repub
blica prende atto che l’Unione si
sostiene finanziariamente con i
contributi volontari dei suoi fedeli che consistono nelle decime
e nelle offerte.
La II Appendice comprende
l’Intesa tra la Repubblica e le
« Assemblee di Dio in Italia » (nel
« preambolo » queste dichiarano
che « la fede non necessita di
tutela penale diretta, riaffermano il principio che la tutela penale in materia religiosa deve
essere attuata solamente attraverso la protezione dell’esercizio
dei diritti di libertà riconosciuti e garantiti dalla Costituzione
e non mediante la tutela specifica del sentimento religioso ». Anche le « Assemblee di Dio in
Italia» non chiedono di svolgere nelle scuole pubbliche l’insegnamento di catechesi o di dottrine religiose o pratiche di culto).
Infine la III Appendice ospita
l’Intesa fra la Repubblica e l’Unione delle Comunità israelitiche italiane (fra l’altro, viene
« garantita agli ebrei, alle loro
associazioni e organizzazioni, alle Comunità ebraiche e all’Unione delle Comunità ebraiche italiane la piena libertà di riunione
e di manifestazione del pensiero
con la parola e lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione ». Inoltre « è assicurata in sede penale la parità di tutela del sentimento religioso e dei diritti di
libertà religiosa, senza discrimi;
nazioni tra i cittadini e tra i
culti. Il disposto dell’art. 3 della
legge 13 ottobre 1975 n. 645 si
intende riferito anche alle manifestazioni di intolleranza e pregiudizio religioso»).
Bruno Segre
(da Laicità n. 2/’88)
ALDO RIBET, Per un'alternativa al Concordato, editrice Claudiana, Torino,
1988, pp. 167, L. 15.000.
3
18 novembre 1988
fede e culturà
UN VALDESE NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA
SEGNALAZIONI
Il buon soldato Treyat
L’avanzata e la ritirata dal Don, la tradotta, l’incontro con gli ebrei
deportati - Il riemergere della memoria storica e la nonviolenza
Nel romanzo « Lettera da Kupjansk > dello scrittore e giornalista Aiario Spinella, pubblicato
lo scorso anno, l'argomento base è la spedizione italiana in Russia nell’ultimo conflitto mondiale, l'ayanzata e poi la drammatica ritirata dal Don. Questo tema
offre lo spunto per ritrarre personaggi che si interrogano sui
rnolti perché della vita, con motivi di speranza e segni di disperazione nel quadro della fuga dal
Don, tra bufere di neve e gelo.
Colpisce, oltre la straordinaria figura del narratore, quella del soldato Treyat introdotta dall’autore in questi termini: « Treyat è
valdese, lui della sua religione
non si vergogna, anzi lo ha fatto
sapere, a suo tempo, in caserma... ». Mentre la tradotta diretta in Ucraina fa sosta a Verona,
« Treyat trascorre la mattinata
nel tempio discorrendo col pastore e leggendo insieme la Bibbia... ».
Il credente Treyat si scontra
ben presto con uomini molto diversi da quelli della sua comunità. Essi infatti appartengono ad
un altro mondo: « Non c’è spazio
per Dio nella loro vita quotidiana; credono sì. ma a modo loro;
portano, alcuni, al collo la croce; si segnano, seguono la messa
al campo; ma poi, i conti con Dio
Incontri
TORINO — Ss^'tn 19 novembre alle ore 16, presso le sala valdese di
via Pio V, 15, Adriana Zarri parlerà sul
tema .< Ambiguità e limiti della "ìMUlieris dignitatem” ». Organizza il Coordinamento donne credenti di Torino.
TOR.INO — Nell’ambito delle attività dell'associazione di • Amicizia ebtaico-cristiana » si tiene mercoledì 23
novembre, alie ore 21, presso la sal3 valdese di via Pio V, n. 15, una
Conferenza sul tema « La cultura ebraimedioevale nell'Italia meridionale
ha mistica, medicina e astrologia ».
Palatrice la dott. Elena L'oewenthal.
PIOSSASCO — Organizzato dalla
locale chiesa valdese e dalla comunità di base venerdì 18 novembre, alle
2lf in via Magenta 8, si terrà un pubblico dibattito sulla figura del diavolo
aon interventi di Franco Barbero, padre
Eugenio Costa e il past. Giuseppe Platone. Moderatrice Maria Fusaro.
L'invasione
dell’Unione
Sovietica nella II
guerra mondiale
fu uno dei più
grandi massacri
della storia.
sono chiusi: restano il sesso, la
pelle e la miseria ».
Purtroppo il quadro etico, spirituale di questo « mondo » mi
fa nensare a tanti valdesi per i
quali lo spazio per Dio è riservato ad occasioni solenni, al recare al collo la croce ugonotta quale talismano: nel quotidiano però
Dio scompare; la Bibbia è un libro chiuso; le chiese si vuotano
ed i cimiteri si riempiono per il
culto dei morti.
Gii ebrei di Varsavia
Il convoglio dove si trova il
nostro Treyat sosta a Varsavia;
qui ci sono « gruppi di ebrei su
di un binario morto della stazione; volti rinsecchiti ed ingialliti
dalla fame, gli occhi ed i nasi
dilatati...; un caporale italiano
furtivamente dà una galletta ad
una ragazza dodicenne; ma il sorvegliante strappa la galletta, colpisce la fanciulla col manico della frusta e poi schiaccia la galletta tra i binari... ». Il giovane
Treyat è sconvolto dalla scena
e dal quadro allucinante che gli
sta davanti. Nel dialogare coi
compagni Scopre che anche in
Italia il fascismo perseguita gli
ebrei e che molti hanno perso il
loro posto di lavoro. Del resto,
Densa il nostro, anche i valdesi
sono stati duramente perseguitati nel passato e costretti ad emigrare in Svizzera. Treyat scopre
che non basta un rigore morale,
un modo di vivere diverso, un’intensa vita spirituale e poi accettare ad esempio la guerra come
fatalità; occorre interrogarsi ed
interrogare per meglio scoprire
le cause di certe nefaste ideologie e quindi le vere cause delle
umane tragedie.
A Varsavia il nostro riesce a
visitare una chiesa cattolica; sa
che « i polacchi sono religiosissimi, ultimo baluardo del cattolicesimo ». Egli osserva la folla misera, intenta a salmodiare un inno; avverte un diffuso senso
di disperazione, quasi di orrore,
come se la chiesa, il sacerdote,
il rito, più che un’occasione gioiosa di più intenso contatto con
Dio fossero una fuga dal male
terreno.
« E’ solo la guerra? — si chiede
Treyat — O non è che una specie di abbandono, di fuoruscita
illusoria dalle cure e sofferenze
quotidiane, un accesso temporaneo allo splendore di ricchezza
che promana dai templi cattolici? Ben diversa la sua fede e
quella dei suoi confratelli, forse
effetto d’una condizione minoritaria o forse anche effetto della
modalità più intima, personale
del rapporto col Signore ».
Nel cuore della Russia
La tradotta raggiunge l’ansa
del Don, nel cuore della Russia,
in piena zona di guerra. Il soldato Treyat si pone ora in maggior misura il problema della
guerra, della guerra di aggressione in particolare che l’Italia e
la Germania stanno conducendo
contro la Russia. Egli ritiene che
le armi possono servire per difendere la propria terra contro una
aggressione: « Non avevano i vaidesi combattuto, a più riprese,
contro il duca di Savoia? Aggredire infatti è un’altra cosa; è il
caso appunto della guerra in corso contro la Russia dove c’è gente povera, sofferente, eppur piena di dignità, composta, controllata. Ora che è lì, lui valdese, cosa deve fare? Dev’essere pronto
a sparare ed uccidere? ». Treyat
sa di aver fatto om giuramento
ma egli sa anche che i valdesi
non giuravano e furono obiettori
di coscienza per lungo tempo nel
medioevo. Egli chiede consiglio
al narratore e questi risponde:
« Per conto mio ho deciso, non
sparerò; spero di avere la forza
di non sparare anche se un partigiano russo mi tirerà addosso.
Però egli non si sente di dire a
qualcuno di fare come lui; ognuno gestisce la sua vita come sembra giusto... Ci sono cose, come
gli ha anche detto il suo pastore,
più grandi di noi; soltanto la coscienza individuale può risolverle... ».
Il racconto del romanzo prosegue con gli altri personaggi
mentre il valdese Treyat scompare dalla scena.
Lo Spinella paragona il narratore all’occhio del falco che tutto vede dall’alto. Nel caso di
Treyat egli ha colto l’aspetto della sua testimonianza, la sua etica rigorosa, non fine a se stessa;
ha colto l’ansia di ricerca del personaggio per una risposta di fronte a certe ideologie ed ai drammatici problemi della guerra che
ne derivano.
Gustavo Bouchard
Pier Paolo Vergerlo e
la Riforma a Venezia
■ - '•.’isfr
Pier Paolo Vergerlo:
il riformatore istriano.
La complessa figura del giurista e riformatore religioso di
Capodistria, Pier Paolo Vergerio,
e il suo ruolo nella vita religiosa
itialiana della prima metà del
Cinquecento costituiscono l’oggetto di un recente saggio '.
La personalità di Pier Paolo
Vergerio è stata controversa già
presso i contemporanei, fin dall’inizio della sua carriera. Dopo
essersi laureato in legge all’Università di Padova ed essere stato
al servizio della Repubblica di
Venezia come 'procuratore e giudice, nel 1533 fu nominato nunzio papale presso Ferdinando, re
dei romani, il quale non fu mai
certo che Vergerio non fosse implicato in qualche segreta manovra a favore di Venezia, lo
stato al confine meridionale dell’impero asburgico. Durante la
sua seconda nunziatura, quando,
come rappresentante di Paolo
III, si adoperava per la convocazione del concilio ecumenico,
molti dei principi tedeschi incontrati da Vergerio dubitarono
della sincerità di intenzioni del
Papa. E alla fine del viaggio i
suoi sforzi per accelerare la convocazione del concilio gli attirarono a Roma numerose antipatie.
Nominato vescovo di Capcdistria nel 1536, irritò Paolo III e
si alienò le simpatie di numerosi cardinali influenti, quando cercò di far annullare una pensione
da pagare ad un favorito del Papa ch’era tratta dalle rendite della sua diocesi.
Alle riunioni per i negoziati di
Wcrms e Ratisbona nel 1540-41, la
sua attività di inviato uiBcioso di
Francesco I accrebbe i sospetti
sui suoi metodi e moventi. Ritornato nella sua diocesi nel
1541, Vergerlo cercò di attuare
una decisa riforma. I suol sforzi provocarono una forte opposizione da parte dei religiosi locali e di alcuni laici influenti,
che presto lo accusarono d’eresia — un’accusa che i suoi pari e superiori all’interno della
Chiesa cattolica, già sospettosi
della sua sincerità, furono inclini a considerare ben fondata.
Con suo disappunto, non riuscì
ad essere ammesso al Concilio di
Trento.
Quando, nel 1549, fu costretto
dalla sua coscienza a rompere
con la Chiesa e a lasciare l’Italia, divenne naturalmente « persona non grata » per i suoi ex
colleghi ecclesiastici, così come
taluni suoi sfortunati tentativi
gli valsero in breve l’ostilità della maggioranza dei suoi amici
protestanti, sia italiani, sia nordici.
Il saggio della studiosa americana, che colloca la personalità di Pier Paolo Vergerio nel
contesto italiano, e in particolare ne considera i suoi rapporti con la Repubblica di Venezia,
colma una lacuna storiografica.
Franco Tagliarini
’ ANNE JACOBSON SCHUTTE, Pier
Paolo Vergerio e la Riforma a Venezia (1498-1549), Roma, Il Veltro editrice, 1988j pp. 488, L. 50.000.
INCONTRO CON NUTO REVELLI
Leopoli: l’olocausto rimosso
Il 23 dicembre del 1944 sul giornale polacco « L’Alba » e sulla
« Pravda » compare la notizia di
un eccidio di 2.000 soldati italiani da parte dei nazisti consumato nel 1943 nella zona di Leopoli,
dove i tedeschi avevano ammassato 700 mila prigionieri.
La notizia è la conclusione di
un rapporto stilato dalla commissione sovietica che indaga sui
crimini nazisti. Nel 1987 due secchi comunicati della « Tass » confermano la veridicità deH’eccidio.
E questa volta, in Italia, scoppia
il « caso Leopoli » sui giornali e
alla TV.
L’allora ministro della difesa
Spadolini nomina una commissione d’inchiesta, pur dichiarando
che si deve trattare di un errore
storico. Ma la commissione non
può attingere alla documentazione di parte italiana perché è quasi inesistente.
Al proposito lo scrittore Nuto
Revelli, che faceva parte di questa commissione (e che ha raccontato questa sua « triste esperienza romana » in un recente incontro nelle Valli valdesi nel quadro delle manifestazioni dell’«Autunno in Val d’Angrogna »), hà
ammesso di aver potuto acquistare da un rigattiere 16 sacchi di
« ultime lettere dal fronte russo »
precedentemente conservate nel
Distretto militare.
Dopo 8 riunioni la commissione Spadolini (che nel frattempo
era passata sotto l’egida del nuovo ministro Zanone) arriva alla
conclusione — con l’astensione di
Revelli e di due altri membri —
che Teccidio non ci sarebbe stato. Il caso è chiuso.
Le conclusioni della prima commissione sovietica d’inchiesta sui
crimini nazisti erano errate? Le
decine di testimonianze polacche
che dichiarano di aver visto l’eccidio sono infondate?
Perché la commissione italiana
non ha chiesto di poter esaminare le tombe comuni e reperire elementi (fibbie, bottoni, oggetti vari)
comprovanti o meno la sepoltura
d’italiani a Leopoli?
« Gli eredi dell’esercito badogliano — dice Revelli — hanno
seppellito di nuovo questi morti,
Ufficialmente l’eccidio di Leopoli
non ci sarebbe stato, ma in realtà si è voluto rimuovere un sa
crifìcio che gettava una luce nuo
va e sinistra sulla totale inefficienza dell’esercito italiano ».
Conclusione: l’olocausto dei
soldati italiani uccisi nei campi
di prigionia nazisti non turba
nessuno. La documentazione necessaria in parte è andata al macero e in, parte non si sa dov’è.
E’ il paradigma delle migliaia
di uomini mandati al macello dal
fascismo e sui quali scende il
velo dell’indifferenza. Un capitolo chiuso e per sempre.
Giuseppe Platone
4
ecumenismo
1
18 novembre 1988
PRAGA
Problemi sociali
e responsabilità
delle chiese
Possono le chiese predicare senza essere inglobate nei sistemi e
nelle ideologie dei loro paesi? - Individuate alcune questioni di fondo
iPer il terzo turno consecutivo,
sotto la spinta di Martin Hindricks, responsabile del settore
missione ed ecumenismo della
Chiesa evangelica di Assia e Nassau, ha avuto luogo una settimana di studio sul tema delle responsabilità delle chiese di fronte ai problemi sociali.
Dopo Torre PeUice (1986) e Amburgo (1987), questa volta rincontro si è svolto a Praga (25-29
settembre 1988), ed ha avuto come tema specifico «La testimonianza delle chiese nella società
capitalista e nella società socialista ». La nostra piccola delegazione si è trovata così a lavora^re non solo insieme a pastori
della RFT, ma anche con diversi esponenti delle chiese cecoslovacche (eravamo in tutto fra 15
e 20, a seconda dei giorni), ospitati nella sede del Consiglio ecumenico delle Chiese in Cecoslovacchia, im organismo che rappresenta circa un milione e mezzo di credenti, distribuiti in undici chiese. Ci siamo avvalsi della consulenza e degli interventi
di alcuni docenti della facoltà
« Hus » e della facoltà « Comenius ».
Ma prima di venire a tracciare
brevemente im quadro delle cose dibattute, non sembri superflua una nota di ringraziamento
verso chi ha finanziato la nostra
partecipazione (la Chiesa evangelica dell’Assia e Nassau, la quale
vuole così sottolineare che i rapporti con la Chiesa valdese non
li intende soltanto come un dovere di finanziamento ma come
un tessuto di condivisione), e verso chi ci ha ricevuti tutti con
un’accoglienza che non avrebbe
potuto essere più calda, premurosa e fraterna.
Indimenticabili le partecipazioni ai culti di domenica 25; la
mattina ci siamo divisi in due
delegazioni; ima si è recata in
una chiesa hussita e l’altra alla
chiesa dei «fratelli moravi». La sera, invece, ci siamo recati tutti
insieme in ima chiesa riformata
(e qui c’era festa p>er la licenza
conseguita da una decina di studenti in teologia della facoltà
« Comenius »). Indimenticabili le
cose viste nei non molti (ma neanche pochissimi) momenti dedicati al turismo. Praga è una città dolce e viva, buona custode
e rivalutatrice della sua storia
(sono molti i palazzi restaurati
e molti quelli in corso di restauro), fastosa e austera. Si avverte
la sensazione di aver a che fare
con gente non abituata allo spreco, ma non priva del necessario.
Ed eccoci di nuovo a render
conto dei lavori, lungo alcune poche linee essenziali.
La questione centrale era, ovviamente, una domanda: qual è
il nostro compito di testimoni
nelle diverse zone in cui ci troviamo a vivere come credenti.^
Fino a che punto ci rendiamo
conto dell’intreccio della nostra
storia e della nostra realtà di
chiese con la storia e la realtà
sociopolitica dei paesi in cui siamo?
I nostri rispettivi terreni storici sono, ovviamente, un terreno socialista ed uno capitalista.
Il primo non è il Regno di Dio
in terra, ha alle spalle una storia di sangue; il secondo è riu
scito a inglobare in sé la chiesa,
a sentirla come sua, a trarne supporto (ovviamente senza generalizzare): e tuttavia i guasti che
ha prodotto nella società sono irreparabili. Il primo si è sbarazzato della trascendenza con eccessiva disinvoltura, il secondo
se ne è servito p>er scopi non
sempre nobilissimi.
Non si tratta, evidentemente,
di dare il colpo al cerchio e il
colpo alla botte, ma di domandarsi: «Che cosa possiamo fare?».
Questa è la domanda essenziale
per la chiesa, non l’altra, molto
più spesso formulata: « Che cosa ne potremo avere? ».
I compiti che stanno davanti
a noi come credenti, che come
tali dovrebbero esser capaci sia
di non sfuggire la realtà delle situazioni sia di non idealizzarle,
possono forse essere riassunti in
questi termini:
a) la desacralizzazione (e la
demonizzazione) degli « -ismi »,
nello sforzo tanto di lealtà quanto di critica, affinché i sistemi
siano al servizio dell’uomo che
è oggetto dell’amore di Dio;
b) la consapevolezza che il servizio agli uomini passa anche attraverso l’assunzione di responsabilità politiche, nelle quali però si annida la possibilità del potere. Fra servizio e potere il confine è labilissimo, e la tentazione controrivoluzionaria, l’ipotesi
conservatrice, è sempre sull’uscio
di casa;
ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE
Milan Opocensky
designato
segretario generale
Il Comitato esecutivo dell’Alleanza riformata mondiale ha
eletto, nel corso delle sedute tenute a Belfast (Irlanda del
Nord) tra il 19 e il 25 ottobre
scorso, il suo nuove segretario
generale.
E’ Milan Opocensky, pastore
della Chiesa evangelica dei fratelli moravi e professore presso la facoltà di teologia « Comenius » dì Praga, che entrerà in
carica in occasione della prossima Assemblea generale della
ARM, che si terrà a Seul, in Corea del Sud, nell’agosto dell’anno prossimo.
Mllan Opocensky, 57 anni, è
stato tra il 1967 e il 1973 segretario europeo della Federazione
universale delle associazioni cristiane degli studenti (FUACE).
Dal 1975 era membro del Comitato dell’Istituto ecumenico di
Bossey (Ginevra), di cui è anche
presidente dal 1984.
Nel ricevere l’incarico dal Comitato esecutivo dell’ARM Opocensky, che insegna etica sociale cristiana, ha detto fra l’altro:
« Il nostre messaggio per il mondo si fonda sulla convinzione
che (3esù Cristo ci ha precedu
TORRE PELLICE
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SETTIMANA PER LA PACE
Rispondere sì
Evangelici e cattolici uniti nella preghiera per
la pace, la giustizia e l’integrità (Jel creato
c) l’umanizzazione dell’uomo,
che è ben più che un semplice
anello nella catena della produzione, e che non può d’altro canto vedere la sua identità cancellata a favore del sistema: umanizzazione dell’uomo significa da
una parte riscoperta della trascendenza, dall’altra predicazione di un’etica puritana;
d) la vigilante attesa del Regno che viene, senza però sentirsi autorizzati a fughe in avanti:
l’escatologia non va « esaltata »,
ma neppure può essere « saltata ».
Lo sfondo su cui questi compiti che incombono sui credenti
vanno assunti è l’esigenza assoluta della giustizia e della pace,
l’esigenza della salvaguardia della creazione (per quello che ancora se ne può recuperare). Ma
l’esigenza più pressante è forse
quella della pace. Con le armi di
cui disponiamo da Hiroshima in
poi, non vi sono terze alternative
oltre al disarmo o alla distruzione dell’umanità.
Si prevede che il lavoro possa
continuare in vista di un’altra
consultazione da tenersi l’anno
prossimo, anche solo tra non moltissime persone, facendo comunque attenzione a che queste coinvolgano tramite l’informazione le
rispettive chiese e non si chiudano da sole nel ghetto degli addetti ai lavori.
Elda e Salvatore Ricciardi,
Giovanna Pons
CAMPOBASSO Al di là dell’orientamento della gerarchia
cattolica di strozzare il dialogo
ecumenico con una serie di « no »
( « no » al sacerdozio femminile,
« no » all’insegnamento religioso
non discriminante, « no » al porsi come coinvitante accanto alle
altre chiese cristiane per l’assise mondiale del 1990), una sorta
di vocazione profetica alimenta
in seno alle comunità locali il
senso della comunione tra credenti e la necessità dell’impegno
per far fronte comune ai problemi del nostro tempo: problemi
planetari che esigono radicali risposte.
« Rispondere "sì" » — afferma
in un volantino d’invito il Centro
della pace, che a Campobasso
si è fatto promotore delle manifestazioni per la IV Settimana
ecumenica per la pace — « significa affermare con chiarezza che
non si può proclamare con sincerità la propria fede disinteressandosi delle minacce cui è sottoposto il creato di Dio, l’umanità e
la natura ».
Il primo incontro ha avuto luogo nel tempio valdese dove don
Lino lacopucci, nella sua omelia,
si è rallegrato per il nugolo di
« pionieri » — così si è espresso
— deciso a far breccia nella popolazione locale. Anche se il termine potrebbe suonare trionfalistico, in fondo coglie nel segno
perché in una città come Campobasso coloro che tentano di
aggregare intorno a simili spinosi argomenti devono vincere titaniche resistenze.
I termini della questione (pace,
giustizia, integrità del creato) sono stati ulteriormente precisati il
giorno successivo nella chiesa di
S. Antonio da Padova. La pace non
è semplicemente un valore dello
spirito da coltivare nel segreto
della coscienza. La pace di Cristo è una pace «critica », non ammette ambiguità, esige giustizia.
«Gesù disse: "Non son venuto a
mettere pace, ma spada" » — ha
ricordato il pastore valdese Enos
Mannelli, recentemente insediato
nella comunità —. «La pace di Gesù abbatte i muri che l’uomo costruisce e che creano ingiustizia,
quali il potere, il possesso, le barriere culturali e razziali ».
Non meno urgente è il problema della salvaguardia del creato
che, insieme alla pace ed alla giustizia, forma un trinomio indissolubile. Sono anelli della stessa
catena: non si può rompere un
anello senza spezzare l’intera catena.
La terra ha raggiunto un degrado irreversibile, o quasi, a detta degli esperti. « E quel quasi
è legato alla possibilità di tornare indietro al bivio e imboccare
la strada giusta. E’ una possibilità che sussiste solo se ”i potenti della terra” sapranno rinunciare a degli interessi economici, al
benessere ottenuto rapinando le
risorse — d’altronde non infinite — della natura » — ha atfermato il pastore battista Sergio
Tattoli —. « Non sarà un processo indolore, ma non c’è altra strada, non si può continuare, mettendo così a repentaglio la prosecuzione della vita della specie
umana sulla terra ».
Non sono mancati gesti simbolici che hanno inciso nella coscienza dei partecipanti. Nel tempio valdese, al termine dell’incontro caratterizzato da letture bibliche e preghiere, sono stati offerti fiori e frutta; è stata portata una pianticella con la radice
per esprimere gratitudine per i
doni della natura. Nella chiesa
cattolica è stato condiviso del
pane, segno del sostentamento
che la natura offre, segno di solidarietà con i nostri simili impoveriti dallo sfruttamento, sfigurati nella loro dignità dal l’oppressione, dall’ingiustizia e dalla
fame.
La serata di giovedì è stata
animata dalla conferenza del
prof. Tonino Drago, docente di
fisica presso l’università di Napoli e membro del M.I.R. Nella
sala consiliare del Comune, ha
ribadito la responsabilità del
mondo cristiano per le condizioni mondiali attuali. E’ una sfida
alla nostra fede. Occorre pensare ad una nuova società basata
su una nuova corresponsabilità.
« L’unico potere che abbiamo » —
ha detto Drago — « è nella nostra capacità di convincere a cambiare: questa è fede ».
Sergio Tattoli
Enos Mannelli
ti. Non dobbiamo temere il mondo; non dobbiamo disperare del
mondo. La nostra speranza nasce alla luce della resurrezione.
Il Signore ha già riportato la
vittoria. A noi il compito di seguirlo ».
Il ministero del nuovo segretario generale, a Ginevra, inizierà il 1“ ottobre dell’anno prossimo. Milan Opocensky succede
nella carica a Edmond Perret, attuale segretario, che resterà per
un certo periodo al servizio dell’Alleanza.
ciaudiana editrice
Valli nostre 1989
con 13 vedute a colori — versetti biblici e didascalie
in 5 lingue — gli indirizzi aggiornati delle Chiese
evangeliche membro della Federazione (valdesi e metodiste, Chiese libere, battiste. Esercito della Salvezza, Chiese luterane) e delle loro opere ed istituzioni
B anche delle chiese di lingua italiana all’estero, nonché gli indirizzi dei pastori emeriti.
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codice (itcile 00601 900012
5
18 novembre 1988
assemblea federazione chiese evangeliche ^
Uno scorcio del portico interno di Palazzo Salviati, recentemente
restaurato, che ha ospitato i lavori deU’VIII Assemblea della
Federazione.
Si è tenuta a Firenze dal 29 ottobre al 1° novembre Vottava Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, 140 delegati in rappresentanza di 60 mila evangelici italiani hanno discusso di ecumenismo, della presenza evangelica nei mass media,
tra gli immigrati stranieri e nel Mezzogiorno d'Italia, di educazione alla fede e della parità fra uomini e donne
Protestanti italiani:
un cammino di fede
Uomini e donne insieme
La lode
e l’impegno
LA QUESTIONE DI FONDO Le chiese evangeliche, il peccato di ’sessismo’, il ’linguaggio inclusivo’
Qual è, oggi, la testimonianza
e l’impegno delle chiese evangeliche in Italia? La società nella
quale viviamo è sempre più divisa tra coloro che hanno molto e quelli che non possiedono
niente, tra nord e sud, e la vita
di molti appare priva di significato, ìa scienza e la tecnologia
si sviluppano creando sempre
nuove ed inquietanti contraddizioni che rischiano di distruggere la stessa specie umana.
Possono le chiese essere mute di fronte alle ineguaglianze
sociali, alla distruzione delia natura, ai razzismi nei confronti
degli immigrati, alla richiesta
di dare un significato alla vita?
Sono le domande a cui l’VlIl Assemblea della Federazione delle
chiese evangeliche, che si è te
nuta a Firenze dal 29 ottobre al
1° novembre, ha cercato di rispondere.
Ma il momento centrale dell’Assemblea è stato il culto ecumenico con la partecipazione di
tutte le cinese evangeliche fiorentine.
Il cuito, per i protestanti, è
l’appuntamento che il Signore
ci dà per costituirci come popolo di testimoni, qualunque siano
la nostra spiritualità e tradizione ecclesiastica. E’ l’espressione
della nostra lode e della nostra
Speranza, che si iscrive in un
cammino di fede. Cammina di
fede che i protestanti italiani
vogliono compiere in una prospettiva ecumenica, ricercando
quella unità a cui Cristo ci ha
chiamati.
Se il culto rappresenta il momento della nostra lode e della
nostra speranza, esso non può
essere disgiunto dal servizio verso i fratelli ed il prossimo. Il
secondo comandamento è inseparabile dal primo perché il
Dio che noi confessiamo ha fatto l’uomo a sua immagine, e suo
Piglio si è fatto uomo, e perché
Dio ha fatto della creazione
tutta intera l’oggetto del suo
amore.
E’ questo il senso dei vari
« servizi » che la Federazione offre alle chiese: strumenti che
ci permettono di progredire, in
parole ed atti, nella fede.
Nelle nostre stesse chiese però esistono contraddizioni e
non sempre esse sono uno spazio di libertà, di rispetto reciproco. Lo hanno ricordato le donne, chiedendo alle chiese di confessare il peccato del « sessismo ».
Il nostro compito è quello di
dire e ridire la buona notizia
dell’Evangelo, di essere testi
Insertc a cura di Giorgio Gardiol
e Luciano Deodato
moni della grazia e del perdono. La fede e la speranza aprono
la porta all’amore, ci conducono cioè ad accogliere ed ascoltare gli altri. Un compito difficile e la realtà resiste ai buoni
sentimenti. E’ un impegno nel
quale si fanno molti errori e si
incontrano sconfitte. I servizi
della Fcei non ne sono esenti,
ma rappresentano una ricerca di
soluzioni nuove, credibili e più
efficaci, capaci di collegarsi alla
testimonianza deH’insieme del
popolo di Dio. Sappiamo che nonostante le nostre esigfue forze, è
Cristo che dà senso al nostro
lavorare, non il successo che ci
aspettiamo dalle nostre azioni.
Giorgio Gardiol
In ogni cammino di fede bisogna superare contraddizioni, problemi, difficoltà e a volte si inciampa e si rischia di cadere. Qual
è stata la pietra d’inciampo di questa Vili Assemblea della FCEI?
A Palermo i protestanti italiani
erano stati resi attenti alla necessità di confrontarsi con i problemi della giustizia e dei poteri illegali. A Firenze invece il problema
è interno alle chiese: « Le chiese
cristiane devono convertirsi e confessare pubblicamente questo grave peccato che oggi chiamiamo
’’sessismo”; devono far posto alle
donne e rieducare sia le donne che
gli uomini alla parità » aveva
scritto il consiglio nella sua relazione.
E proprio il ruolo delle donne
nella chiesa e nella società è stato
oggetto di numerosi interventi nel
corso dell’Assemblea.
L’annuncio cristiano di amore
e liberazione è « per ogni creatura
umana » e non privilegia un ses
so. Storicamente però le chiese
hanno affidato ruoli e poteri diversi alle donne e agli uomini.
Le piccole chiese protestanti
italiane da molto tempo hanno
capito teologicamente la questione
e le donne predicano, amministrano il battesimo e la santa cena,
fanno « cura d’anime » e annunciano il perdono dei peccati. Le
donne sono pastori, anziani e diaconi. Eppure questo non è sufficiente. Nelle nostre chiese — osservano le sorelle — alle donne
vengono facilmente delegate molte
funzioni di « servizio », mentre
gli uomini esercitano i poteri ed
hanno « responsabilità » maggiori.
Per questo molti interventi hanno
sollecitato le chiese ad assumere
come priorità il programma del
« decennio ecumenico delle chiese
in solidarietà con le donne ».
Tra gli ostacoli da superare vi
è quello del « linguaggio inclusivo » cioè un linguaggio teologico,
liturgico ed ecclesiastico che di
ORA DI RELIGIONE NELLA SCUOLA PUBBLICA
Contro l'imposizione discriminante:
obiezione di coscienza
Tra i vari compiti istituzionali della Federazione delle chiese evangeliche in Italia vi è anche quello di « vigilare sul rispetto dell’esercizio dei diritti di libertà in
tema di religione e di adoperarsi perché
la presenza delle chiese evangeliche nella
società italiana sia sentita, a tutela dei permanenti diritti di libertà ed eguaglianza
nel mutare delle strutture giuridiche »
(art. 2, punto c, dello Statuto).
Una vigilanza che la Fcei ha esercitato
con precise e puntuali prese di posizione
sul tema dell’insegnamento della religione
cattolica nella scuola, dell’esposizione dei
crocifissi nelle scuole pubbliche, con la partecipazione al convegno promosso dalle
chiese dei Fratelli sui rapporti con lo Stato delle chiese « senza intese », e soprattutto con la partecipazione alla « commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato » che raggruppa, oltre alle
chiese aderenti alla Fcei, anche le Assemblee di Dio e le chiese avventiste.
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce l’opzionalità dell’IRC nella scuola pubblica, non poteva perciò mancare una presa di posizione dell’Assemblea
su una questione che interessa molte famiglie, non solo evangeliche.
All'unanimità i delegati delle chiese
hanno adottato il seguente ordine del
giorno:
L’Assemblea, rilevato che a seguito della
sentenza del Consiglio di Stato e i conseguenti orientamenti espressi dal Ministero della
Pubblica Istruzione la questione dell’« ora di
religione » rischia di risultare paralizzata da
una pretesa definizione della certezza del diritto,
considerato che l’interpretazione che è stata data del Concordato costituisce una imposizione discriminante nei confronti di chi non
si avvale dell’insegnamento religioso cattolico
tale da rendere lo Stato democratico nato
dalla Resistenza meno garante delle minoranze religiose di quanto furono, per questo particolare, i precedenti ordinamenti,
afferma che condizione irrinunciabile per
il vivere democratico è che, nel delicatissimo
campo dei fondamentali diritti di libertà, non
prevalgano mai le ragioni deila forza e del
numero, bensì quelle della tutela delle singole
minoranze nei loro diritti di libertà di coscienza e di religione riconosciuti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale ed europea dei diritti dell’uomo,
chiede aile forze, politiche di operare sollecitamente una attenta riflessione sulla materia
e di promuovere uno di quei «momenti alti» nelia storia del Parlamento nei quali, nelPinterpretazione e approvazione delle leggi, i
principi ideali che qualificano come civile, libero e democratico un Paese prevalgono sul
contingenti interessi partitici.
Invita le chiese evangeliche che sono in Italia a continuare nella fondamentale, battaglia
intrapresa, riconoscendo nella soluzione che si
pretende di aver dato alla questione dell’IRC
un caso in cui va esercitato il diritto e la testimonianza della obiezione di coscienza, esprìmendo la consapevolezza di non perseguire in
questo interessi particolari, ma di difendere il
diritto di tutti ì cittadini.
scrimina le donne « inglobando
tutto il genere umano sotto la sola
accezione maschile ». (Anche in
chiesa parliamo infatti di uomo
per dire umanità).
Le chiese cristiane devono perciò confessare il loro peccato e
convertirsi per prime al comandamento evangelico che chiama uomini e donne al servizio e alla testimonianza in una comunità di
eguali.
Di qui il giudizio negativo, assai
diffuso nell’Assemblea, circa il recente documento di Giovanni Paolo II, « Mulieris dignitatem»:
« E’ difficile capire gli argomenti
del papa quando afferma che non
bisogna discriminare la donna nella società, mentre nella chiesa cattolica le è precluso il sacerdozio ».
Una parola è stata ripetuta di
frequente nell’Assemblea: « riedu
Franca Mazzarella Long ha dato
alla FCEI una vicepresidenza
intelligente e vivace.
care ». « Le chiese devono diventare scuola di rieducazione », si è
detto.
« Non ci servono — ha affermato Adriana Gavina, presidente
della FDEI — grandi dichiarazioni di principio delle chiese sul
ruolo delle donne, ma invece atti
concreti di cambiamento».
L'Assemblea ha condiviso questa richiesta, ha confessato il proprio peccato, ed ha chiesto alle
chiese di diventare luoghi di rieducazione degli uomini, perché
condividano il « servizio », e
delle donne perché assumano maggiori responsabilità. Quanto sia
lunga la strada da compiere proprio su quest’ultimò punto lo si
è potuto poi osservare al momento delle elezioni: due donne designate dalle loro rispettive denominazioni hanno dovuto rinunciare
alla possibile elezione per « mancanza di tempo »!
G. G.
(L’Assem’''lea ha approvato un
odg che pubblichiamo a pagg. 8-9)
6
6 assemblea federazione chiese evangeliche
18 novembre 1988
11
SCHEDA
Un triennio
di intensa attività
La FCEI è stata costituita a
Milano il 5 novembre 1967. Le
sue assemblee triennali si sono svolte successivamente a
Firenze nel 1970 (« Gli evangelici di fronte al paese negli
anni ’70 »), a Bologna nel ’73
(«Costruire insieme la società »), a Bari nel 1976 (« Crisi e speranza, gli evangelici
di fronte alla crisi della società italiana »), a Torre Pellice
nel 1979 (« Gli evangelici
in Italia, una proposta alternativa »), a Vico Equense (Napoli) nel 1982 (« Testimonianza evangelica nella trasformazione del Sud»), a Palermo
nel 1985 (« La giustizia di Dio,
promessa e sfida»).
Nel triennio 1985-1988 la Federazione ha precisato la sua
visione deH’unità del protestantesimo italiano di cui è
espressione: un cammino non
tanto verso forme di unità
da realizzarsi attraverso la
Federazione, ma verso una
sempre maggiore capacità di
mettere in comune riflessione,
doni, forze e strumenti di lavoro, per rendere meglio il
servizio di testimonianza nel
paese, offrendosi alle chiese
come luogo del loro incontro
e della loro azione comune.
Nel triennio è stato dato
particolare sviluppo al Servizio migranti, che si occupa
in particolare degli immigrati e rifugiati dal Terzo Mondo
in Italia, e che dopo la scorsa
assemblea ha compiuto un
salto quantitativo e qualitativo, diventando un’attività di
primo piano nell’attuale panorama della FCEI. Il Servizio migranti ha svolto una intensa azione presso il Parlamento e le varie forze politiche in vista della nuova legge
sugli immigrati e continua
ad assistere i medesimi per
le pratiche relative al permesso di soggiorno e di lavoro o per l’emigrazione in altri paesi. Il Servizio migranti ha anche intrattenuto stretti rapporti con gli organismi
ecumenici europei, con le comunità locali nelle loro iniziative a favore degli immigrati, con altre forze culturali e politiche che in Italia si
occupano di questo fenomeno.
Per quanto riguarda il Servizio di azione sociale (SAS),
terminata la fase di ricostruzione nelle zone dell’Irpinia
colpite dal terremoto del 1980,
il Servizio ha proseguito nei
suoi interventi nel campo sociale e culturale in quelle regioni, con la gestione di centri socio-culturali e di cooperative di produzione, mentre ha costituito una « Commissione permanente di studi
sul Mezzogiorno », che ha promosso importanti convegni.
E’ stato inoltre costituito un
« Servizio catastrofi », che dovrà attivarsi in occasione di
terremoti e inondazioni, reperendo personale volontario
attraverso uno schedario di
persone che si sono rese disponibili.
Nell’ambito del Servizio
stampa-radio-televisione, la
rubrica televisiva « Protestantesimo » ha continuato le sue
trasmissioni ogni quindici
giorni sul secondo canale della RAI, prima il lunedì e più
recentemente la domenica in
tarda serata, presentando diversi aspetti del mondo protestante italiano ed estero,
dibattiti su temi di attualità
e tentativi originali di presentare il messaggio biblico.
L’ora tarda in cui viene effettuata la trasmissione è stata oggetto di serie preoccupazioni e di trattative con
la RAI, che per il momento
non hanno modificato la situazione. Il « Culto evangelico », che viene trasmesso la
domenica mattina alle ore
7.30 sul primo programma
radio della BAI ha raggiunto,
secondo le stime della RAI,
una media di oltre 1 milione e
200 mila ascoltatori. Recentemente ha avviato l’esperimento di affidare un ciclo di
alcune settimane a predicatori di una medesima area
geografica, che colleghino il
messaggio evangelico alla situazione locale. Il testo della
predicazione viene pubblicato e inviato su richiesta ed
esiste una vasta corrispondenza con gli ascoltatori. La
Agenzia stampa Nev ha proseguito in questo triennio il
suo servizio d’informazione
sul protestantesimo italiano
ed estero attraverso la pubblicazione del suo bollettino
mensile, corredato di rassegna stampa, documentazione
su prese di posizione significative delle chiese, schede
su chiese e organismi, avvenimenti, caratteristiche salienti del protestantesimo, oltre al "lancio” di comunicati
ai giornalisti lo stesso giorno della notizia, in occasione di avvenimenti particolari. A partire dal 1987 ha iniziato la pubblicazione di un
bollettino in lingua inglese,
per informare le chiese e agenzie estere sulla vita del
protestantesimo italiano.
Il Servizio istruzione educazione (SIE) svolge un ruolo di primaria importanza nel
settore educativo delle chiese, fornendo materiali per la
formazione religiosa dei bambini (scuola domenicale) e
dei ragazzi (catechismo).
LA FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
Una ricerca di nuove vie
Un organismo proiettato verso l’avvenire - L’intervento nelle zone
terremotate e la commissione per i rapporti con lo stato italiano
Al termine dei lavori dell’Assemblea abbiamo intervistato i
pastori A. Sbaffi e G. Bouchard.
Aurelio Sbaffi lascia la Federazione dopo 12 anni di servizio,
dapprima come tesoriere e poi
come presidente. L’Assemblea lo
ha applaudito a lungo con riconoscenza per il lavoro svolto.
Giorgio Bouchard, dopo aver
fatto parte del Consiglio in questi ultimi sei anni, è stato chiamato alla presidenza. Gli auguriamo un lavoro fecondo e benedetto.
Aurelio Sbaffi:
— Cosa sono stati per te questi sei anni di presidenza deila
FCEI e quale valutazione dai, in
sintesi, di questo periodo?
— Questi sei anni seno stati
per me im’esperienza molto importante, nel senso che la Federazione è cresciuta, si è costruita facendo molta attenzione alle
difficoltà che potevano esserci.
E’ cresciuta senza incurvarsi su
se stessa, ma aprendosi sia verso
il mondo esterno e sia verso la
realtà delle altre chiese evangeliche.
La Federazione, in altri termini, si organizza, vive, non come
im organismo chiuso, ma proiettato verso l’avvenire.
Io ricordo costantemente che
la Federazione ha un senso se
noi ci rifacciamo al II Congresso delle chiese evangeliche, dove
il motto era « Uniti per l’Evangelo ». Questo è il senso della
Federazione.
A sinistra il presidente neo-eletto, Giorgio Bouchard; a destra il
presidente uscente, Aurelio Sbuffi.
Giorgio Bouchard:
Credo che possiamo definire
Aurelio Sbaffì come il presidente della crescita. In questi 12 anni la FCEI, superata la crisi di
Torre Pellice, ha affrontato alcuni problemi. Uno era il terremoto; un altro, di non minore importanza, è stato la ricostituzione di ima unità evangelica intorno al problema dei rapporti tra
Stato e chiesa.
La commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti con
10 Stato, presieduta da Aurelio
Sbafa, ha svolto un ruolo notevole, e instaurato delle alleanze
con le comunità israelitiche. Ciò
ha significato senza il minimo
dubbio una crescita della FCEI.
Sempre in quest’epoca per la
prima volta la RAI, inadempiente per i dettagli tecnici, ha però accettato di firmare con noi
una convenzione come ente e non
soltanto come struttura o come
rete.
Quando seno entrato nella Federazione, a dire la verità, non
ci credevo molto e ho assistito
con interesse alla prova della
fede dì A. Sbaffì, il quale, invece, ci credeva. Aveva ragione
lui, e quando ho avuto esitazioni di carattere personale per
questa eventuale candidatura, è
stata una sua severa, giusta
ammonizione che mi ha fatto
cambiare opinione.
Come commento a questa Assemblea, sono stato colpito da
un fatto ed è che il momento
più bello dell’Assemblea è stato
11 culto di domenica. Tre cose
in quel culto mi hanno colpito;
CHIESA APOSTOLICA ITALIANA
Quale è il senso
della Federazione?
te nel Consiglio?
Sul tema l’Assemblea ha approvato due o.d.g.:
Rappresentatività
Convegno
Il pastore Mario Affuso,
della Chiesa apostolica italiana.
Oual è il posto nella Fcei delle
piccole chiese? E’ stata la domanda che ha posto con forza all’Assemblea la Chiesa apostolica italiana. Devono essere rappresenta
una l’ha detta il presidente Staaffl nel suo bel sermone: il Signore ci apre sempre nuove vie. Il
lavoro dei prossimi anni sarà in
parte di adempimento dei mandati assembleari, sarà il dialogo
con le denominazioni che sono
la struttura della Federazione;
però sarà anche il cercare quali
sono le nuove vie che il Signore
apre davanti a noi. La seconda
cosa sono stati due canti. Uno
è quel bel canto « Eccomi, manda me... »: Isaia 6 in ver.sione
cantata e moderna. Cioè le cose che qui facciamo e diciamo
e anche, perché no, le battaglie
che svolgiamo tra di noi, sono
in risposta alla vocazione che
viene dal profondo, anche se noi
siamo uomini dalle labbra impure, che vivono in mezzo a un
popolo dalle labbra impure. L’altro durante la Santa Cena, l’inno
ben noto che cantiamo molto
spesso, « Ricordatevi di me... ».
Non c’è alcun dubbio che un rischio che noi evangelici federati abbiarho è quello di essere
semplicemente una chiesa progressista. In realtà nessuno di
noi è qui perché membro di
una chiesa progressista. Siamo
qui perché ci ricordiamo del Signore. La nostra vita di fede la
viviamo nelle comunità e nelle
denominazioni, ma vai la pena
di dire che il rapporto federale
è un tentativo di ricordarsi del
Signore che è presente in mezzo
a noi.
L’Assemblea, ritenuto che
il problema della rappresentanza nel Consiglio delle chiese e dei gruppi locali o d’
piccole entità sia fondato,
invita il Consiglio a studiare una proposta organica, tenendo presente, il criterio della rappresentatività come applicato nel CEC, da presentare alla prossima Assemblea
della FCEI.
L’Assemblea dà mandato al
Consiglio di organizzare nel
corso dei prossimo triennio
un convegno di studio sull’idea federativa nelle sue ragióni bibliche, storiche, ecumeniche, in vista di una più
piena unità per TEvangelo
delle chiese evangeliche nel
nostro Paese.
1988-1991
Gli incarichi
PRESIDENTE
Giorgio Bouchard
MEMBRI
Paolo Fabbri
Giorgio Girardet
Marco Jourdan
Paolo Naso
Sergio Aquilante
Luciano Cirica
Fulvio Rocco
Erica Naselli
Paolo Spanu
Dieter Stoehr
Antonio Mucciardi
Miriam Vinti
Ti'’^aria Bcnafede
Adriana Gavina
COLLEGIO DEI
REVISORI
Giovanni Anziani
Michele Campione
Giorgio Gardiol
Tommaso Gelao
Ermanno Genre
7
18 novembre 1988
assemblea federazione chiese evangeliche
RAPPORTO DEL GRUPPO « SERVIZIO DI AZIONE SOCIALE »
Il difficile
dopo - terremoto
Riesaminato I intero intervento del SAS nelle zone terremotate - Come
dare stabilità alle strutture create, senza fare assistenzialismo?
Sono trascorsi otto anni dal
terremoto che sconvolse, il 23 noveml>re 1980, le terre deH’Irpinia.
.In quei giorni molti evangelici,
tra gli altri, si mobilitarono per
far fronte alla drammatica emergenza, Molti di noi potrebbero raccomarc quale terribile scenario si
presentò ai loro occhi e come, in
quei mesi, l’impegno e la mobilita.rione avessero uno scopo e un
sens^i ben precisi.
Fu ben chiaro (quella volta sì!)
che si era chiamati ad offrire un
servi.zio e che si dovevano e si
potevano condividere le risorse'
di tempo, di denaro, di forza, di
orgartizzazione con chi ne aveva
urgevite necessità. Gli uffici della
FClil, infatti, pur nel caos dell’im nediato tentarono, certe volte
riuscendo, di coordinare l’intervenic, in quelle zone.
D:a.: anni dopo fu costituito il
Servizio di azione sociale (SAS)
allo scopo di garantire sostegno a
tutto quelle attività che si era riusciti ad iniziare. Peraltro, il notevole flusso finanziario che i fratelli evangelici esteri attivarono,
perii’se di costruire case, stalle,
due entri sociali, una scuola materna. un centro incontri, e sostenne il lavoro degli operatori in loco. Oggi, dopo otto anni, l’Assemblea FCEI riunita a Firenze si
è interrogata, non senza tensioni,
su quale debba essere la strategia futura della presenza evangelica in quelle realtà e quali risorse possano e debbano ancora
essere messe in opera.
Infatti, il dato di fondo è che
si è passati da una situazione di
emergenza del terremoto ad una
di consolidamento delle strutture
•'.reate. Ogni intervento (fondamentalmente i centri di Napoli
Ponticelli e di Monteforte, le cooperative di Senerchia e di Ruvo
del Monte) ha avuto una sua
specifica evoluzione e una sua storia. Basti pensare al difficile e
mutevole rapporto con tutte le
amministrazioni locali e con gli
interlocutori (i terremotati, le forze
politiche e culturali, gli operatori, i
soci-cooperatori), alla collaborazione, non sempre fluida, con le
realtà evangeliche locali, al problematico coinvolgimento di operatori locali nella gestione dell’esistente.
Il problema è diventato quindi:
come garantire una continuità ed
una stabilità al lavoro avviato?
Che tipo di contributo la FCEI
deve ancora dare? Quali supporti (tecnici, finanziari, politici, umani) devono essere garantiti e per
quanto tempo ancora? Come si
configura un eventuale « disimpegno » graduale della FCEI?
A queste domande, l’Assemblea di Firenze ha ritenuto di rispondere così come si evince dalle
niozioni approvate. In sostanza,
per quanto riguarda i centri si
auspica che il Consiglio FCEI segua più da vicine il 'avoro che si
svolge, garantendo un maggior
collegamento tra il « centro » e
la « periferia », offrendo un efficace supporto alle decisioni, spesso non solo ordinarie, da prendere in tempi brevi. Andrà sostenuto e rivitalizzato il legame con
gli evangelici in loco nel tentativo
di coinvolgerli maggiormente, puntando, ove sia possibile, ad un
efficace collegamento tra i centri
FCEI e le opere evangeliche già
presenti sul territorio. Si dovrà
operare comunque con la cautela necessaria, mirando ad una
autonomia di gestione finanziaria
dei sinpli centri. Il sostegno fìiianziario dei fratelli d’oltre frontiera, d’altronde, volge ormai al
termine.
Per ciò che concerne le cooperative di Senerchia e Ruvo, è ormai chiaro che le possibilità di
sopravvivenza sono legate all’accesso a finanziamenti pubblici. Ma
il nodo da sciogliere resta quello
della « mentalità » cooperativistica
che, a torto o a ragione, si è tentato di innescare negli operatori
locali. Non bisogna dimenticare,
infatti: 1) che si è operato in un
contesto ambientale, culturale, economico non ricettivo e, presumibilmente, scarsamente preparato;
2) che dati tecnici e logistici (terreni, animali, strutture) non hanno
agevolato l’avvio delle attività; 3)
che probabilmente la FCEI ha
svolto, suo malgrado, un ruolo di
supplenza inibente l’autonomia
dei singoli soci e frenante per
l’assunzione di responsabilità da
parte loro. A questo punto, e la
mozione parla chiaro, la Federazione decide di chiedere ai soci di
compiere una precisa scelta di responsabilizzazione nella gestione
della struttura mantenendo, peral
Un breve capitolo a parte merita il lavoro di presenza evangelica che si è consolidato a Senerchia. Fin dai primi giorni dell’intervento, pur nella fatiscenza
delle strutture in cui alloggiavano terremotati e volontari, si svolse un lavoro esplicito, ma discreto,
di predicazione evangelica attraverso la lettura biblica, il canto,
la preghiera e il confronto comune
sulla Parola del Signore. Fu inevitabile tentare di rispondere a domande sul senso della sofferenza
e della morte che avevano stravolto le esistenze degli abitanti; fu
Il past. Giuseppe Tuccitto.
tro, il sostegno dell’attività ordinaria fino all’acquisizione di una
autonomia finanziaria. Il « disimpegno » di cui sopra, pertanto, si
configura con la cessazione dei
finanziamenti atti al ripianamento
dei deficit di gestione e con l’indicazione dei tempi limite entro
cui definire una scelta di prosecuzione autonoma dell’attività (che
vedrebbe la FCEI socio di pari
grado) o una scelta di cessazione.
Un intervento di Tati Bouchard.
anche sorprendente il saper, a
volte, rispondere.
Qualcuno, come il past. Tuccitto, lavora ancora in quel paese
in risposta ad una difficile vocazione ricevuta. Questa continuità
nella testimonianza e nella condivisione dei problemi immani
della ricostruzione (il pastore è
stato eletto recentemente in una
lista che ha sconfitto il potere
democristiano al governo dal ’48
ed e stato nominato assessore)
ha dato dei frutti. E’ avviato
un lavoro sociale e culturale con
l’autorità e l’impegno di chi, finalmente, non deve cozzare contro il
muro impenetrabile dell’indifferenza di chi malgoverna troppe
realtà nel meridione d’Italia. Esiste
un gruppo di credenti evangelici,
nato dopo il sisma e consolidatosi con gli anni, che svolge attività di culto e studio biblico con
regolarità.
Per questi uomini e queste donne la parola evangelica dell’agape
e della condivisione è stata comprensibile e credibile. L’hanno accolta. Alla FCEI, per quanto di
sua competenza, il mandato di sostenere questo lavoro. Per le nostre
chiese un insegnamento da non
dimenticare. Stefano Meloni
Un immagine del terremoto del 1980. L'intervento del SAS volle
essere anche una risposta alla disperazione e alla sofferenza di
chi ebbe la vita sconvolta.
La presidenza dell’Assemblea: da sin. Elio Canale, Valdo Benecchi,
Anna Maria Lorandi. In piedi Lidia Casonato.
GLI ORDINI DEL GIORNO
Autonomia fìnanziaria
delle cooperative
L’Assemblea, discusso Toperato del Servizio di azione
sociale (SAS) per quanto riguarda ì «Centri» sorti nelle
zone terremotate, lo approva;
riconosce che dalla situazione di emergenza del dopoterremoto, la presenza del
SAS sta acquisendo caratteristiche di stabilità e continuità in alcune località,
incoraggia il Consiglio della
FCEI e il SAS a proseguire
nella linea indicata dalla relazione del Consiglio all’Assemblea,
auspica che i rapporti con
gli enti pubblici continuino
a svilupparsi in un clima di
chiarezza e coerenza utilizzando, ove ritenuto necessario, l’apporto di una (Commissione tecnica composta da
esperti locali,
ritiene che in prospettiva
si debba tendere ad un’autonomia gestionale e finanziaria,
raccomanda alle chiese evangeliche in Italia che la loro solidarietà si manifesti anche incoraggiando e promuovendo l’invio di volontari,
chiede al Consiglio di prestare sempre maggiore attenzione alla realtà di questi Centri, sostenendone l’attività e
favorendo una collaborazione
e un coordinamento con le
chiese e le Opere locali.
Sostegno a Senerchia
L’Assemblea, rilevato che,
indipendentemente dal prosieguo dell’atti'vità cooperativistica, a Senerchia si sta
consolidando una presenza
evangelica — iniziata sin dal
periodo dell’emergenza — radicata nella realtà sociale e
oggetto di attento interesse
da parte della popolazione
locale,
apprezza il sost^^no sinora
dato dall’UCEBI nel garantire
una presenza pastorale in loco, auspicandone la continuità,
chiede al Consiglio di sostenere il lavoro socio-culturale già iniziato.
Supporto alle cooperative
L’Assemblea, ricordato che
la FCEI ha sino ad oggi sostenuto, attraverso il SAS, la
attività delle due cooperative
agricole di Ruvo del Monte e
di Senerchia,
ritiene che si imponga ora
una svolta riassumibile nei
seguenti punti:
a) termine immediato del
massiccio supporto finanziario sinora attuato, in particolare per quanto riguarda 1
deficit di gestione;
b) si individua in Senerchia la priorità dell’intervento della FCEI rispetto al futuro del discorso cooiierativlstico. In particolare ritiene
che si possa avviare in breve la ripresa dell’attività produttiva limitatamente alle,
strutture tuttora utilizzabili,
vincolandola alla possibilità di
accedere ai finanziamenti pubblici e in funzione del piano
globale;
c) in mancanza di un’autonomia finanziaria e di un’attivazione della responsabilità
dei soci della cooperativa di
Ruvo del Monte, la FCEI de^
ve interrompere fi proprio intervento di sostegno entro e
non oltre il 1989. Il SAS assicura il coordinamento di
questa fase di transizione;
l’Asssemblea della FCEI incarica il Consiglio di seguire
con attenzione queste delicate fasi operative.
8
8 assemblea federazione chiese evangeliche
18 novembre 1988
RAPPORTO DEL GRUPPO DI LAVORO «< ISTRUZIONE E EDUCAZIONE »
Materiali per crescere
nella fede
Luterani e salutisti entrano nel comitato del SIE che si conferma prezioso organo di collegamento per chiese e gruppi sparsi nella diaspora
Il gruppo di lavoro sul Servizio istruzione ed educazione
(SIE) doveva esaminare una relazione abbastanza breve, se confrontata con le relazioni degli altri servizi. Ma non ha potuto
esaminare la relazione senza
prendere insieme in considerazione l’imponente quantità di materiale prodotto, che è stato presentato al gruppo dal segretario
Thomas Soggin.
Vi è innanzitutto la rivista « La
scuola domenicale », con le note
esegetiche e didattiche per i monitori (le « pagine gialle »). Poi
le « tavole di lavoro » per i ragazzi, concepite per tre fasce di
età, con molte immagini e varie
proposte di lavoro. Limitata in
passato al solo ambito della scuola domenicale, la produzione del
SIE si sta estendendo anche alla
fascia degli adolescenti: sono in
programma delle nuove schede
di catechesi sulTAntico e il Nuovo Testamento, destinate ai tredici-quattordicenni, mentre sono
già disponibili le schede « Crescere nella fede » per i quindicisedicenni (ma che qualcuno ha
sperimentato con successo anche
con gruppi di adulti). Infine sono in preparazione i due volumi
con testi e documenti del protestantesimo dalla Riforma fino ai
giorni nostri, che saranno pubblicati dalla Claudiana.
Si tratta di un lavoro che finora ha coinvolto soprattutto vaidesi, metodisti e battisti; ma esso viene seguito con interesse
crescente anche da altre chiese
della Federazione. Nel gruppo i
rappresentanti della Chiesa lute
rana e dell’Esercito della Salvezza sono stati fra i più attivi nell’intervenire e nel fare proposte;
di qui è uscita la richiesta che
nel comitato SIE siano stabilmente inseriti un luterano e un
salutista. Dato il tempo limitato
che l’assemblea ha concesso alla
valutazione dei servizi, il dibattito si è principalmente concentrato sul materiale per la scuola
domenicale. Questo materiale
non è naturalmente esente da
pecche e difetti, e alcuni sono
stati espressamente segnalati. Ma
il gruppo è stato unanime nell’escludere l’atteggiamento del
« fai da te », che in questo caso
spesso si risolve nell’improvvisazione e in prospettiva non rappresenta altro che un passo indietro. C’è per esempio chi fotocopia le « tavole di lavoro », con
un esito che non è né economicamente né qualitativamente vantaggioso. C’è chi, in base a considerazioni critiche anche giuste,
giunge a rifiutare in blocco il
materiale (è il caso di alcune
grosse scuole domenicali delle
valli); se questa tendenza venisse seguita il SIE, che già riduce all’osso le proprie spese e fornisce il materiale a prezzo di costo, si vedrebbe costretto a sospenderne la pubblicazione; verrebbero così punite soprattutto
le piccole chiese che non sono in
grado di prodursi il materiale e
si perderebbe un prezioso strumento di collegamento, che in
una situazione di diaspora come
la nostra è quanto mai necessario. Ma perché poi disperdere le
nostre poche energie? Non sareb
SGrvizio IstruziooG Educazione - Federazione Chiese Evangeliche in Italia
CRESCERE
NELLA
SCHEDE PEF^ VA CATECHESI
I
schede
di lavoro
Èia
La nroduT.ione di un catechismo è un momento particolarmente delicato per una chiesa. Aver prodotto materiale valido per le varie denominazioni c un importante risultato per il SIE.
be meglio che chi ha idee e proposte nuove si metta a collaborare con il Servizio e partecipi
all’elaborazione del materiale?
Fermo restando dunque il proposito di continuare a usare il
materiale comune, il dibattito ha
espresso alcune critiche accompagnate da alcune richieste essenziali. Si è fatto notare che le proposte di animazione si rivolgono
alle scuole domenicali dove esistono dei gruppi, e non sono
quindi utilizzabili là dove il monitore ha di fronte a sé imo o
due ragazzi. Inoltre è stato rilevato un difetto di collegamento
tra note esegetiche e note didattiche, conseguenza di una divisione del lavoro tra teologi e pedagogisti che sembrano talvolta
guardare al testo da angolature
profondamente diverse. Si è infine sollevato il problema dell’attualizzazione dei testi biblici:
esigenza giusta, ma che si è trasformata in una preoccupazione
assillante, col pericolo di voler
proporre ad ogni costo, per ogni
racconto, la « morale » che dovrebbe interessare i ragazzi; come se il racconto, se ben narrato, non possedesse in se stesso il
messaggio capace di coinvolgere.
Dare mezzi e uomini a
un settore in crescita
Il compito educativo è tale che
non ci si può mai fermare: tutto va sempre ripensato da capo.
E’ bene quindi che il SIE si concentri su questo compito, che è
il suo, e non sia distratto da richieste che non rientrano tra i
suoi fini. Già così il lavoro non
è poco. Quanto tempo occorre
per concepire e realizzare una
« tavola di lavoro » o una « nota
didattica »? Quante riunioni sono necessarie p>er rivedere il materiale, per coordinare gli sforzi,
in modo che l’esegesi sia condotta in funzione della didattica e
viceversa? E’ stato deciso di avere sempre, per ogni sezione, delle note didattiche destinate specialmente ai piccoli gruppi della
diaspora; chi scriverà queste note?
Ampliare il numero dei collaboratori volontari, è stata la proposta del Collegio dei revisori.
La cosa sembra possibile, se altre chiese della Federazione parteciperanno al lavoro del Servizio e se le scuole domenicali più
numerose e meglio organizzate
daranno il loro contributo. Ma
tutte queste persone vanno poi
raggiunte, per lettera o per telefono, e tenute collegate; qualcuno deve pure rivedere redazionalmente gli elaborati in vista
della stampa. In altre parole, le
persone che attualmente sono
impiegate a tempo parziale sono
e resteranno indispensabili. Attualmente la struttura operativa
del Servizio funziona con tre
« mezzi tempi »; ma dovranno essere quattro: è il minimo. Questo pone il problema dei costi.
La rivista e il materiale per i
ragazzi sono venduti a prezzi che
tengono a mala pena conto dei
costi tipografici. Tutto il resto
dev’essere finanziato; il finanziamento, è stato detto, dev’essere
preso maggiormente sul serio: se
le chiese vogliono questo servizio, devono trovare il modo di
pagarlo.
Bruno Rostagno
GLI ORDINI DEL GIORNO
Lìnea strutturale
L’Assemblea, tenuto conto
delle diverse e impegnative
prestazioni richieste al SIE,
tenuto conto del fatto che U
numero dei collaboratori volontari non può essere ampliato senza che ciò comporti
un aumento del lavoro organizzativo, stabilisce che la
struttura minima indispensabile per il funzionamento del
Servizio consiste in quattro
mansioni così ripartite:
a) animazione teologica
(un teologo a mezzo tempo);
b) animazione pedagogica
(un pedagogista a mezzo tempo);
c) redazione delle pubblicazioni (una persona a mezzo
tempo);
d) amministrazione e contabilità (una persona a mezzo tempo).
' Mentre si rallegra per Tinizio dell’attività di Claudio
Pasquet come teologo a metà tempo, prevista per il
1990, impegna il Consiglio a
proseguire la ricerca di una
persona idonea a coprire, la
funzione di pedagogista, in
sostituzione di Franco Gìrardet. Inoltre dà mandato al
Consiglio di ampliare il comitato SIE con l’inserimento di un membro deU’Esercìto della Salvezza e di un membro del CELI.
Il campo di azione
L’Assemblea, tenuto conto
dei Umiti di persone e di
tempo di cui può disporre il
SIE per il suo lavoro, preci
sa come segue i campi di azione del Servizio:
a) produzione del materiale teologico e didattico per
le Scuole domenicali, con
proposte di lavoro adatte a
gruppi di media o grande consistenza e proposte di lavoro
adatte ai piccoli gruppi deila
diaspora;
b) produzione di sussidi
didattici per i monitori e di
materiali specialmente pensati per i genitori;
c) disponibilità per quanto possibile alla presenza in
incontri e convegni per monitori;
d) preparazione delie schede
di catechesi su Antico e Nuovo Testamento e revisione del
material® già prodotto;
e) pubblicazione di volumi antologici per la scuola
(storia del protestantesimo:
fonti e documenti).
Sostegno finanziario
L’Assemblea, ringraziando
le chiese e gli organismi in
Italia e all’estero per i loro
contributi finanziari al SIE,
— constatato che il Servizio, per il suo funzionamen
to, necessita di un’adeguata
copertura finanziaria che gli
attuali contributi non permettono di raggiungere,
— tenuto conto delio stretto legame tra il Servizio e
le chiese membro nell’impegno di trasmissione della fede alle nuove generazioni,
chiede al Consiglio di porre agli esecutivi delle chiese
membro il problema di un
regolare sostegno finanziario
al SIE.
DECENNIO ECUMENICO DELLE
Un punto di forza
L’Assemblea, in accoglimento della richiesta del IV Congresso nazionale della FDEI,
dà mandato al Consiglio
di indire un incontro nazio
naie sulle tematiche del « Decennio »,
fa propria la parte della
relazione del Consiglio che
recita:
« Il Decennio Ecumenico
mira a:
— dare alle donne gli strumenti per sfidare le strutture
di oppressione presenti nella
comunità mondiale, nei loro
paesi e nelle loro chiese;
— affermare, attraverso la
teologia, la spiritualità, la
condivisione del potere, il
contributo decisivo dato dalle
donne nella chiesa e nella comunità;
— dare visibilità al pensiero e alle azioni delle donne
nell’opera e nella lotta per la
giustizia, la pace e l’integrità
del creato;
— dare la possibilità alle
chiese di liberarsi dal razzismo, dal sessismo, dal classismo, dagli insegnamenti e
dalle prassi discriminatorie
nei confronti delle donne;
— incoraggiare le chiese ad
agire in solidarietà con le
donne.
Sono invitati ad operare in
questo progetto:
— le comunità locali, associazioni e gruppi femminili
ecclesiastici;
— i conduttori di chiese, i
teologi, i volontari che offrono la loro attività;
— le organizzazioni ecumeniche, i consigli ecumenici locali, nazionali, regionali, intemazionali;
— i movimenti delle donne.
i gruppi giovanili e i movimenti degli studenti, le unioni ed i movimenti di attivisti, le donne di realtà religiose diverse..
Non si tratta di un lavoro
delle donne per le donne, ma
di una sfida alla cultura patriarcale che costituisce ancora l’impalcatura della società in cui viviamo, del
nostro stesso pensiero, della teologia delle nostre chiese. Si tratta di affermare
che la donna non è un essere
debole da proteggere, che affianca Tuomo e cura la fami
glia, ma è un tipo umano di
verso, con proprie caratteri
stiche e doni che non posso
no continuare a valere, come
secondari. Nella nostra cui
tura manca l’apporto femmi
nile e allo stesso modo man
ca la partecipazione delle don
ne alle responsabilità civili <
collettive che nella storia fi
nora sono state esercitate
quasi esclusivamente dail’u
manità di sesso maschile. Ap
pare oramai evidente che Tu
manità non può continuare a
privarsene senza compiere
una grande ingiustizia verso
le donne e andare verso il decadimento della sua civiltà.
Le chiese cristiane hanno
conosciuto nella loro prima
fioritura la partecipazione vivace ed impegnata delle donne, che Gesù aveva ammaestrate come sue discepole e
chiamate ad essere testim^i
della sua resurrezione. Ma
questi spazi di libertà sono
stati ben presto ristretti: man
mano che le chiese si confrontavano con le strutture
della società e tendevano a
conquistarle e ad integrarvi-
9
f T
18 novembre 1988
assemblea federazione chiese evangeliche 9
GLI ORDINI DEL GIORNO
Le linee di lavoro
L’Assemblea dà mandato al
Servizio migranti di proseguire il proprio lavoro sulle
tre linee già esistenti:
a) intervento presso gli
organi dello stato, enti locali e regionali;
b) servizio alle chiese
membro della FCEI per informazione, sensibilizzazione,
consulenza e coordinamento,
con la raccomandazione di
individuare quegli strumenti
( quale l’istituire corrispondenti regionali) che permettano di decentrare in aree
geografiche omogenee il lavoro del Servizio;
c) attività di consuienza
individuale agli immigrati.
Ufficio per i rifugiati
L’Assemblea dà mandato al
Cionsiglio di proseguire le
trattative con la CICARWS,
sulla base della discussione
plenaria, per il passaggio delie responsabilità e dei compiti deU’ufflcio di Roma per
i rifugiati aUa FCEI.
Ristrutturazione del
Comitato
L’Assemblea raccomanda- al
Consiglio di procedere alla ristrutturazione del comitato
del Servizio migranti attraverso la nomina, oltre che del
segretario, di componenti
che corrispondano alle seguenti esigenze:
— un opportuno collegamento con il destinatario del
Servizio;
— la presenza del coordinatore deU’ufficio;
— un’adeguata rappresentanza dei collaboratori che
operano a livello periferico.
Organico
L’Assemblea indica l’organico del Servizio migranti in:
— un segretario del Servizio (persona volontaria con
rimborso spese);
— un coordinatore dell’ufflcio del Servizio migranti, a
tempo pieno;
— un operatore per la consulenza agli immigrati, a tempo pieno;
— i collaboratori periferici
(volontari con rimborso spese).
L’Assemblea dà mandato al
Consiglio di studiarne le
possibilità di attuazione.
Solidarietà internazionale
L’Assemblea dà mandato al
Consiglio di nominare una
commissione mista per studiare la proposta presentata
dalla Comunità battista di
Albano per il coinvolgimento
delta FCEI in un’azione di solidarietà internazionale, e che
riferisca al Consiglio stesso
entro un anno.
SERVIZIO MIGRANTI
si, hanno dovuto sacrificare le
donne (insieme agli schiavi
ed agli emarginati) e hanno
finito per organizzarsi sulla
base dei modelli esterni, gerarchici, competitivi, fortemente discriminatori verso le
donne.
Le chiese cristiane devono
convertirsi e confessare pubblicamente questo grave peccato, che oggi chiamiamo
’’sessismo”; devono far posto alle donne e rieducare sia
le donne che gli uomini alla parità. Le chiese possono
diventare delle vere e proprie
scuole dove si insegni alle
donne a rivendicare uguale
preparazione, ascolto e dignità nell’esercizio di un potere
che è offerto a tutti nel sacerdozio universale. Le chiese
possono insegnare agli uomini a condividere con le donne
il lavoro domestico e le responsabilità familiari, la cura
del corpo, la pazienza con
gli anziani, l’attenzione per gli
invalidi e per tutti quei lavori indispensabili, da sempre
delegati alle donne e che ancora le tengono lontane dalla
vita pubblica. Solo assumendo insieme i pesi del ’’privato” si libera la donna per
fare altro, senza fare ricadere su lei stessa la colpa di
un decadimento della vita familiare. Le chiese possono essere scuole di rieducazione
aH’esercizio del potere che, sia
nella chiesa che nella società,
può essere inteso dal cristiano unicamente come servizio
del prossimo. La teologia delle chiese cristiane è stata finora espressa dalla parte maschile dell’umanità, senza che
la parte femminile ne fosse
sufficientemente coinvolta e
rappresentata; anche il ling;uaggio è stato tale da tacere la sua esistenza, anziché valorizzare la differenza
del sessi come un dono buono
di Dio al momento della creazione.
Il Consiglio ritiene valido
da ogni punto di vista questo
programma del CEG, che comporta una revisione fondamentale del pensiero e del
modo di essere delle nostre
chiese, e individua in questo
’’Decennio di solidarietà” uno dei punti forti della testimonianza che nei prossimi
anni dovremo rendere nel nostro paese. Singole assemblee
e sinodi hanno dichiarato di
voler seguire queste linee;
riteniamo che gran parte di
questo lavoro sia da fare
nelle chiese locali »,
raccomanda che gli studi
annualmente disposti dalla
FDEI per i gruppi e le unioni
femminili siano utilizzati dalle comunità locali come contributo al dibattito sulle tematiche del « Decennio »,
dà mandata al Consiglio di
promuovere, tramite un suo
membro, l’attuazione del programma del « Decennio » nelle chiese locali e a livello regionale e di riferirne al Consiglio stesso.
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La questione Nord-Sud
Decisa la ristrutturazione del Servizio per metterlo in grado di
svolgere, insieme al CEC, l’assistenza a rifugiati e profughi
CHIESE IN SOLIDARIETÀ’ CON LE DONNE
per la testimonianza
Con un ordine del giorno
dal tenore piuttosto burocratico, accolto a stragrande
maggioranza (nessun contrario e solo cinque astenuti),
l’Assemblea della Federazione ha compiuto l’atto forse
più significativo di tutta questa sessione. Alludo al mandato, affidato al Consiglio, di
trattare con il Consiglio Ecumenico delle Chiese il passaggio delle responsabilità e dei
compiti deH’ufficio per i rifugiati (CICARWS) alla Federazione.
Ma che cos’è questo ufficio, dalla sigla incomprensibile? Lo ha spiegato Klaus
Poser, del CEC, uno dei responsabili del CICARWS. Subito dopo la seconda guerra
mondiale il Consiglio Ecumenico fondò a Roma questo
ufficio col compito di aiutare
i profughi, provenienti per
la maggior parte dall’Europa
dell’Est, a trovare una sistemazione. Allora essi vennero
avviati in genere verso gli
Stati Uniti e il Canada. In
quell’epoca erano circa una
trentina gli uffici di questo
tipo, sparsi per tutta l’Europa. Oggi ne rimangono solo
più due: uno a Roma, l’altro
ad Atene; gli altri sono stati
assorbiti dalle chiese locali.
Da 3-4 anni il Servizio Migranti ha instaurato un buon
rapporto di collaborazione
col CICARWS romano, tanto
che il CEC stesso ha proposto alla Federazione di assumersene la responsabilità. La
proposta di per sé appare lineare: il CEC continuerebbe
a garantire i mezzi per l’espletamento dei compiti, la
FCEI gestirebbe le operazioni. In realtà le cose non sono
così semplici, e la discussione, sia pure limitata nel tempo, ne ha evidenziato i vari
aspetti. Anzitutto v’è da dire
che oggi il quadro nel quale
ci muoviamo è ben diverso
da quello del ’45. Il movimento dei profughi dall’Est è scemato di molto ed è probabile
Vna scena emblematica: profughi in attesa.
che praticamente si esaurisca. Negli ultimi decenni il
nostro paese è stato attraversato da altri flussi migratori,
provenienti per esempio dall’America Latina (si pensi ai
cileni), ed oggi è interessato
daH’emigrazione africana e
asiatica: un fenomeno con
caratteristiche ben precise.
Gli scopi del CICARWS vanno quindi in un certo senso
rivisti, e i suoi compiti ripensati. Altre chiese all’estero si
stanno attrezzando per cercare di dare risposte adeguate
ad un problema che si fa di
giorno in giorno sempre più
grave. Per dirla in termini
globali, è l’enorme problema
del divario esistente tra primo e terzo mondo; dunque
una delle questioni del nostro secolo. Oggi i profughi
non fuggono solo più da situazioni politiche insostenibili, come un regime autoritario e, al limite, dittatoriale,
ma da situazioni di vita impossibili; fuggono dalla fame
e dalla precarietà. Il problema non può essere risolto, se
non in misura molto limitata, instradando i migranti
verso paesi cosiddetti di accoglienza; bisogna cercare di
eliminare le cause stesse dell’emigrazione. Insomma, il
W
A sinistra Anne Marie Dupré. A destra K. Poser, responsabile del
CICARWS, l’ufficio di assistenza e aiuto del CEC per i profughi.
problema è quello dell’impegno per una maggiore giustizia. Non è, tuttavia, da dimenticare che i paesi industrializzati dell’Occidente assumono già ora una politica
di chiusura delle proprie
frontiere. Questa tendenza in
atto si accentuerà nei prossimi anni.
L’Assemblea ha ben percepito la dimensione del problema. Da qui il mandato al
Consiglio di studiare con attenzione la questione, ma non
per procrastinare l’assunzione di una grossa responsabilità. quanto piuttosto per fare le cose nel miglior modo
possibile. Il passaggio delle
consegne dovrebbe avvenire
tra tre anni. Il problema
quindi ritornerà sicuramente
alla prossima Assemblea.
Nel frattempo il Servizio
Migranti ha deciso di strutturarsi meglio. Funzionerà con
un comitato formato fra l'altro anche da cinque « corrispondenti regionali » (dislocati nel Nord occidentale e
orientale, al Centro, al Sud,
nelle Isole). Si è anche proposto di accogliere nel comitato due rappresentanti dei
migranti; ma non si vede bene come la proposta, in sé
molto giusta, possa essere attuata senza creare discriminazioni tra gli emigranti stessi. Perciò andrà ben ponderata.
L’Assemblea ha anche ben
definito le linee di azione del
Servizio che, ultima creatura
della Federazione, è in questi
anni cresciuto in modo armonico e si è fatto ben apprezzare dalle chiese locali.
E’ stata anche discussa, infine, la proposta della chiesa
battista di Albano di istituire un servizio di solidarietà
internazionale. In pratica si
tratterebbe di raccogliere
materiale intorno a iniziative, fatti, problemi e proposte che maturano nelle altre
chiese, e darne tempestiva
comunicazione alle chiese in
Italia. Uno strumento dunque per essere meglio collegati e più vicini ai più lontani. Luciano Deo4iato
10
10 assemblea federazione chiese evangeliche
18 novembre 1988
SERVIZIO STAMPA RAI-TV
Microfono e telecamera
Denunciati i ritardi della messa in onda di « Protestantesimo » - Il
servizio è uno strumento essenziale per la predicazione evangelica
E’ forse il servizio più noto agli
italiani. Il Servizio Stampa Radio e Televisione (SSRTV) gestisce infatti alcune trasmissioni
che in molti casi rappresentano
il primo contatto di un italiano
con l’evangelismo. La trasmissione « Culto radio » ha una « audience » media di 1 milione e trecentomila ascoltatori, e la trasmissione televisiva « Protestantesimo », nonostante l’orario impossibile in cui va in onda, ha
avuto nel 1988 un « indice di ascolto » medio di 280.000 spettatori. I giornalisti italiani, se vogliono conoscere con precisione
la posizione dei protestanti italiani ed esteri su particolari argomenti, devono ricorrere all’agenzia stampa della FCEI, il nev
(notizie evangeliche). Se qualcosa « passa » sui giornali della
realtà deH’evangelismo italiano lo
si deve essenzialmente a questo
servizio, che tiene sotto pressione redazioni di quotidiani e giornalisti.
Se neU’iniformazione data su
Lutero, in occasione del centenario della nascita, non si sono
commessi molti errori, lo si deve
anche al SSRTV.
Nonostante questo, il servizio
ha portato all’attenzione delle
chiese alcuni problemi.
Servizio stampa
Oltre al notiziario in italiano,
il servizio produce una edizione
inglese, « Monthly press Service »,
destinata alle agenzie stampa e
alle chiese protestanti estere.
Ma il problema che più preoccupa il servizio sono « i lanci »,
cioè l’invio tempestivo di notizie ai giornali quotidiani direttamente o attraverso agenzie
stampa (ANSA, ASCA, Italia) che
non sempre riescono ad ottenere
gli effetti auspicati.
Culto radio
Renato Maiocchi e Marco Davite
durante una pausa.
Maria Sbaffi Girardét e Livia
Rocco dell’ufficio stampa.
Oltre la trasmissione settimanale su Rai uno, ore 7,30 della
domenica (che si articola in tre
parti: il culto, le notizie e la nota). il servizio pubblica un quindicinale (1.500 abbonati) e cura
la corrispondenza con gli ascoltatori (1.200 lettere all’anno). Poi
c’è da preparare i predicatori al
mezzo tecnico della radio. Troppo per Tattuale organico. Dal
servizio è venuta perciò la richiesta alle chiese di mettere a disposizione personale aggiuntivo. Vi
ha risposto favorevolmente la Tavola valdese, mettendo a disposizione della rubrica radiofonica
metà del tempo del past. Eugenio Rivoir a partire dal 1990.
Con maggior tempo a disposizione, si curerà la qualificazione
di un gruppo di predicatori radio
fonici, mentre la regionalizzazione, avviata coi cicli di predicazione svoltisi negli ultimi tre anni,
sarà indirizzata verso i programmi regionali della RAI.
Protestantesimo
L’orario della rubrica quindicinaie su RAI 2, nonostante le assicurazioni e la convenzione scritta, è « inaccettabile »: oltre la
mezzanotte (la convenzione prevede le 22.30!). Per il servizio
«una diversa e migliore collocazione serale non sembra possibile », ma l’Assemblea — decidendo di potenziare il servizio con
l’assuMione di im nuovo programmista a tempo parziale —
non è rassegnata ed ha approvato una protesta contro la discriminazione.
G. G.
DAL REGOLAMENTO
Una nuova necessità
I compiti dei revisori Un segretario
per il
Consiglio
Le chiese protestanti sono
si sa — delle democrazie esigenti.
Così l’Assemblea ha voluto precisare compiti e tempi del lavoro dei « revisori » approvando un
regolamento in proposito:
L’Assemblea, con la maggioranza prevista dall’art. 35
comma 3 dello statuto,
approva il seguente regolamento del Collegio dei revisori e decide che venga pubblicato in appendice allo statuto:
« Il Collegio dei revisori è
composto da cinque membri
eletti dall’Assemblea a scrutinio segreto e a maggioranza
relativa.
Almeno un membro del Collegio deve averne già fatto
parte in precedenza.
La presidenza del Collegio è
affidata d’ufficio a quello tra i
suoi membri che abbia ottenuto il maggior numero di
voti.
Il Collegio ha la duplice funzione di commissione d’esame e di revisione del conti.
si del lavoro della Federazione, nel corso del triennio, 1
verbali del Consiglio, della
Giunta e dei Comitati dei servizi, nonché le relazioni annue
dei servizi stessi, vengono inviati ai revisori subito dopo
la loro approvazione da parte dei rispettivi organi.
Almeno due mesi prima
della data di apertura della
Assemblea il Consiglio e i servizi devono mettere a disposizione dei revisori verbali,
corrispondenze, relazioni, eventuall ricorsi corredati dai
documenti necessari alla loro
istruzione e tutti gli altri documenti relativi sia all’operato del Consiglio che a quello degli organismi operanti
sotto la responsabilità del
medesimo.
11 Collegio presenta all’Assemblea una relazione scritta, che viene messa a disposizione di ogni delegato sin
dalTapertura del lavori.
I compiti della Fcei sono in
aumento. E’ necessario perciò
che il Consiglio possa giovarsi di
un segretario operativo. Per questo TAssemblea ha approvato il
seguente atto:
L’Assemblea, preso atto
dell’esigenza illustrata nella
relazione del Consiglio di dotare gli uffici della FCEI di
una persona che. assicuri adeguato coordinamento e permanente funzionalità,
autorizza il Consiglio a procedere in questa direzione ricorrendo, in via sperimentale,
ad un mezzo tempo ricavato
nell’ambito del personale già
in servizio.
FUNZIONE DI
REVISIONE DEI CONTI
FUNZIONE DI
COMMISSIONE D’ESAME
Il Collegio ha U compito di
vagliare l’operato del Consiglio della FCEI e degli altri
organismi da questo dipendenti (servizi, comitati, commissioni), e di riferirne all’Assemblea.
Allo scopo di consentire una
piena intelligenza dell’evolver
II Collegio dei revisori procede .annualmente all’esame
del bilancio consuntivo della
Federazione approvato dal
Consiglio e formula per iscritto le proprie osservazioni in merito. Il Collegio procede annualmente alla revisione della contabilità deUa
Federazione e riferisce in merito all’Assemblea.
GLI ORDINI DEL GIORNO
compiti del NEV
L’Assemblea, ascoltata una
relazione del gruppo di lavoro sul NEV, ringraziando coloro che attualmente operano
in questo settore per il lavoro svolto con competenza epassione, constata che emergono le seguenti indicazioni
comuni:
le potenziamento del Servizio sia riservata maggiore
attenzione ai rapporto diretto
con gli ascoltatori,
ringrazia la ’Tavola Valdese
per aver deciso di mettere a
disposizione una persona a
metà tempo per i futuri sviluppi del Servizio a partire
dal 1989.
a) l’esigenza di intensificare i lanci;
b) l’esigenza di continuare
a curare attraverso la pubblicazione le schede e la documentazione mensile del NEV,
contribuendo a creare un archivio a disposizione di chi
lavora nel settore dell’informazione in Italia;
Rubrica
« Protestantesimo »
c) l’esigenza di puntare
sui collegamenti con i giornalisti a tutti i livelli per prese
di posizione nostre in tutte
le occasioni possibili;
d) l’esigenza di proseguire
l’edizione in inglese del NEV.
Culto radio
L’Assemblea, udita la relazione del gruppo di lavoro
SSRTV, rallegrandosi per la
costituzione di un gruppo operativo stabile per le trasmissioni radiofoniche,
dà mandato al SSRTV di
creare, un gruppo di «predicatori radiofonici » sufficientemente rappresentativo delle varie chiese, limitato alle
persone qualificate per tale
compito,
ripropone con insistenza la
preparazione di seminari,
chiede che si riprenda il la
voro di coordinamento e di
incontro con i responsabili
della predicazione evangelica
presso le radio locali, e che
si proseguano le iniziative per
la trasmissione di programmi evangelici presso le sedi
regionali RAI,
auspica che con l’eventua
L’Assemblea raccomanda
al Consiglio di confermare e
intensificare le iniziative g;ià
da tempo in atto per ottenere dalla RAI il rispetto della
convenzione per quanto concerne l’orario della rubrica
« Protestantesimo »,
ritiene tuttavia che, se necessario, debbano essere prese in considerazione anche
ipotesi alternative di collocazione della rubrica in orari
diversi da quello serale,
raccomanda inoltre di attuale la proposta di razionalizzazione dell’attività del Servizio fondata sulTutilizzazione di un nuovo programmista-regista già in possesso
dei necessari requisiti professionali e sull’affidamento, a
tempo parziale, a uno degli
attuali programmisti di funzioni di coordinamento da
svolgersi di intesa con il segretario generale.
Orario di
« Protestantesimo :
L’Assemblea, prendendo atto che la convenzione con la
RAI è stata sistematicamente disattesa per quanto riguarda l’orario della trasmissione Protestantesimo,
fa proprie le ragioni di numerosissimi ascoltatori e protesta con forza contro questa
discriminazione.
COM-NUOVI TEMPI
Un periodico
ecumenico
da sostenere
Già TAssemblea di Palermo aveva indicato all’attenzione delle chiese la rivista « Com-Nuovi
Tempi » (CNT) per il suo essere
luogo di incontro di credenti in
ricerca, il suo essere cioè un luogo delTecumenismo.
Puntualmente il Consiglio Fcei
aveva seguito le indicazioni delTAssemblea ed aveva organizzato con la redazione di CNT una
serie di convegni ( sulTecumenismo, 1986; sulTinsegnamento della religione cattolica nella scuola, 1987; sulTanno mariano, 1988).
L’intensificarsi di questi incontri ha reso maggiormente consapevole il Consiglio dell’importanza di CNT per la ricerca ecumenica.
Così, nella relazione del Consiglio all’Assemblea, si può leggere che il giornale può diventare
« un luogo prioritario e privilegiato per il dibattito e la riflessione sull’ecumenismo, e anche
uno strumento di intervento protestante nella società e nella cultura italiana »; ed inoltre che
CNT può essere « uno strumento comune di minoranze che siano portatrici di una testimonianza capace di durare nel tempo ».
Questo significa « attrezzarsi
per cogliere le coordinate della
fase storica » ed è perciò necessario rinnovare profondamente
la formula del giornale che, co
me ha detto qualcuno, deve ritornare ad essere capace di polemiche, di graffiare, senza però essere banale.
Di fronte a questo richiamo,
TAssemblea ha condiviso l’esigenza di continuare a sostenere l’esperienza di CNT, senza però approvare un progetto specifico di
nuovo giornale. Toccherà al Consiglio studiare il da farsi, con
l’ausilio anche di un convegno
di studio che si terrà entro la primavera prossima.
L’Assemblea, riconoscendo
in Com-Nuovi Tempi uno
strumento e un’occasione significativa di testimonianza
ecumenica nella società odierna e prendendo atto della volontà di rinnovamento del
giornale. Impegna il Consiglio
a sostenere Com-Nuovi Tempi; dà mandato al Consiglio
stesso di incontrare entro
Tanno in corso la Cooperativa
Com-Nuovi Tempi con lo scopo di:
a) studiare i modi per reperire risorse finanziarie, e umane necessarie alla realizzazione di nuove formule giornalistiche ed editoriali;
b) organizzare un conv-egno di studio entro la primavera 1989.
11
18 novembre 1988
assemblea federazione chiese evangeliche 11
OLTRE I FORMALISMI DEI RAPPORTI FRA LE CONFESSIONI
L’ecumenismo dell'ascolto
L’Assemblea della Fcei si sta
delineando come uno dei luoghi
privilegiati deH’ecumenismo con
la chiesa cattolica, le comunità
di base ed anche per il dialogo
con le comunità ebraiche.
Così rAssemblea che si era riunita a Palermo aveva potuto ascoltare monsignor Abiondi (per
la prima volta un vescovo cattolico parlava ad una assemblea
deliberante di chiese evangeliche)
ed aveva udito un messaggio della presidente dell’Unione delle
comunità israelitiche, Tullia Zevi.
A Firenze è stato il vescovo di
Pinerolo, Pietro Giachetti, a portare il suo contributo aH’Assemblea. Il suo è stato un discorso
imnortante e seguito con molta
attenzione: « In questi anni del
mio servizio episcopale ho cercato di vivere con sincerità, per
Da sin. il past. J. Maury,
mons. P. Giachetti,
G. Viterbo dell'Unione
Comunità Israelitiche.
quanto mi era possibile, un dialogo fraterno con la chiesa valdese... Abbiamo cercato di far
crescere un clima di reciproca
accoglienza, di mutua comprensione, con iniziative di collaborazione in diversi campi... Lo facciamo nella chiarezza, senza cadere in facili irenismi e confusioni, sottolineando le cose che
già uniscono, non minimizzando
le cose che ci dividono... Non da
oggi parliamo a Pinerolo di matrimoni interconfessionali, con
regolari incontri di coppie miste... sapendo che questo è un
banco di prova del cammino ecumenico. (...)
Ho il personale convincimento
che solo attraverso un dialogo e
un confronto diretto si possono
affrontare quei problemi e quelle
difficoltà che generano sofferenza
e incomprensione. Per esempio le
difficoltà sorte in seguito al Concordato per l’insegnamento della
religione cattolica nelle scuole
statali. (...) Il confronto non deve mai perdere di vista il fatto
che il problema principale non
è cosa ci divide gli uni dagli altri, ma piuttosto cosa ci divide
dalla vera chiesa di Gesù Cristo.
(...) Il punto di incontro è Cristo, se ci convertiamo a lui ».
Altri messaETsi sono venuti da
Enzo Mazzi ( « impegniamoci insieme ») e Giovanni Franzoni
( « spendete con noi la vostra eredità di cultura biblica, predicate
a Roma ») per le comunità di base, da Giuseppe Viterbo per
l’Unione delle comunità ebraiche
(« conduciamo battaglie comuni
per la libertà di coscienza nel
paese »), e da Maria Vingiani per
il SAE.
Insomma, l’Assemblea è un luogo d’ascolto recinroco. Un primo
nasso sulla via del dialogo più
intenso.
G. G.
Enzo Mazzi, della Comunità dell’Isolotto - Firenze.
TAVOLA ROTONDA
40 anni di democrazia in
Riportiamo di seguito brevi
estratti degli interventi dei pastori Aquilani e Boiichard e dell On.le Valdo Spini nel corso della tavola rotonda, tenutasi il 31
ottobre.
Aquìlanie: per una democrazia
pSuraSista e partecipata
« (•..) Questa nostra democrazia è cresciuta, si è sviluppata,
costruita tra numerose contraddizioni, e con urta forte dose di
conflittualità. Poteva essere altrimenti? Un processo nel quale
un grande ruolo ha avuto, senza
alcun dubbio, quella parte del
paese che in tutti questi anni ha
rappresentato l’opposizione. A
me sembra che il protestantesimo, nelle sue varie sfaccettature, in maniera più o meno accentuata, sia stato e sia tuttora
aH’interno di questa opposizione
con una sua azione, una sua
proposta a vari livelli, non escluso quello dei rapporti chiese
e stato, e in questa partecipazione sia da cercare un suo ruolo
nella costruzione della nostra
democrazia. E’ un dato ormai
acquisito che, per lo meno in
certi suoi settori (mi riferisco
per esempio al movimento cui
appartengo), fin dalle origini esso è stato dentro le situazioni
e le questioni del paese, e c’è
stato non con una visione settaria di se stesso e della realtà
nel suo insieme. C’è stato certamente con la consapevolezza
della sua propria identità, però
con piena disponibilità, con la
determinazione di contribuire
alla soluzione positiva dei problemi nel rigoroso rispetto delle
elaborazioni e delle posizioni
altrui, e quindi nel rifiuto di
ogni tentativo integriste. Si direbbe, con una interpretazione
laica del rapporto tra la sua fede e la politica; e in questo senso è stato uno stimolo verso
/ partecipanti alla tavola rotonda: da sin. Sergio Aquilante, On.le
Valdo Spini, Piero Bensi, Giorgio Bouchard. In piedi Paolo Fabbri.
una democrazia pluralista e partecipata (...) ».
Bouchard: un rapporto tra
socialismo e
Sermone sul monte
« (...) Il primo contributo alla
democrazia italiana è andare alle
fonti della nostra fede: ”0 uomo, l’Eterno ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro
richiede da te l’Eterno, se non
che tu pratichi ciò ch’è giusto,
che tu ami la misericordia, e
cammini umilmente col tuo
Dio?” (Michea 6: 8).
Secondo: una nuova cultura.
Dobbiamo chiederci chi sono i
nostri romanzieri, chi sono i nostri filosofi, quali i teologi?
Vorrei tra tutti citare qui un
filosofo da noi amato, ma non
molto frequentato: il francese
Paul Ricoeur. Egli ha detto recentemente: ”11 socialismo non
è più un sapere, è solo più un
dovere”. Io vorrei fare la mia
proposte, legata fatalmente al
mio vissuto: noi possiamo rifondare il socialismo a partire dal
Sermone sul monte. L’avevano
già detto Leone Tolstoj, Leonhard Ragaz, Albert Schweitzer
e Martin Luther King, e hanno
anche pagato, in forme varie,
questa affermazione.
Il testo di Michea ci fa capire che esiste per noi cristiani
un rapporto infinitamente creativo tra il Sermone sul monte e
il socialismo. E questo è già un
modo di dire la signorìa di Cristo nel mondo di oggi ».
Spini: per una nuova etica
individuale e politica
« (...) Ma qual è stato il contributo della democrazia italiana all’esistenza di questa minoranza? Oltre al nostro contributo soggettivo, c’è anche questo
contributo oggettivo: come poteva l’Italia risolvere questo problema di passare da una situazione nella quale i culti prote
stanti erano ’’culti ammessi”
alla situazione deH’art. 8 della
Costituzione, nel quale ’’tutte le
confessioni religiose sono ugualmente libere di fronte alla legge”? Direi che questa è una sfida tuttora aperta, ma è anche
un apporto alla costruzione della democrazia nel nostro paese.
Non è facile, per una società
come quella italiana, affrontare questa sfida di pluralismo.
In questo senso abbiamo vissuto
una esperienza molto diffìcile e
tormentata; ma da quel momento in poi la società italiana ha
preso coscienza di un problema
che prima non percepiva. Questo ha significato un modo di
porre il problema del rapporto
stato-chiesa in maniera del tutto diversa dal passato, e questo
è qualcosa che non può più essere cancellato; può essere fonte di contraddizione, battaglie,
lotte, ma è incancellabile. In questo abbiamo verificato un cambio di stagione.
(...) La società italiana sta vivendo varie contraddizioni, vecchie e nuove, ma in essa soprattutto il rapporto tra il cittadino
e le istituzioni, tra la morale
individuale e la morale pubblica è fortemente carente. Noi ci
rendiamo conto che non siamo
riusciti a creare in questo paese un’etica individuale con responsabilità collettiva. C’è bisogno in questo senso fra gli italiani di un apporto culturale, e
in senso lato politico, protestante. Sono convinto che non esiste
una politica cristiana, ma un modo cristiano di far politica. Vale
a dire esiste una possibilità, un
modo di testimoniare attraverso
la vita politica, in modo del tutto laico, ma con la capacità di
sapersi muovere da piuiti di vista e prese di coscienza di valore religioso. In questo senso,
io credo, v’è un forte bisogno di
una rinnovata capacità di presenza protestante nella società
italiana ».
Giovanni Franzoni, della Comunità di S. Paolo - Roma.
JACQUES MAURY
Le difficoltà
del dialogo
CEC - Vaticano
A che punto siamo nei rapporti tra il Consiglio ecumenico delle chiese e la Chiesa cattolica?
« Su un punto vi è generale consenso in tutte le chiese, ed è che
ci troviamo in un cammino irreversibile ». Lo ha detto il pastore Jacques Maury, co-presidente
del Gruppo misto di lavoro tra
il Vaticano e il Consiglio ecumenico, rispondendo alla domanda
di un giornalista nel corso di una
conferenza stampa.
Il past. Jacques Maury,
co-presidente del Gruppo misto.
Già nel 1969 il Gruppo misto
di lavoro, come ha ricordato Jacques Maury, aveva preparato un
progetto di adesione della Chiesa cattolica al Consiglio ecumenico; ma la proposta non ha avuto seguito finora perché la Chiesa cattolica ravvisa una sostanziale differenza strutturale tra il
Consiglio ecumenico delle chiese
e la Chiesa cattolica stessa. Si
sono invece sviluppati i dialoghi
bilaterali tra la Chiesa cattolica
e le altre confessioni cristiane.
Inoltre rappresentanti cattolici
sono presenti in diverse commissioni del Consiglio ecumenico e
partecipano alla preparazione
della Convocazione mondiale su
« Giustizia, pace e salvaguardia
del creato » che avrà luogo a Seul
nel 1990, pur avendo rifiutato
l’ipotesi che la Chiesa cattolica
fosse « co-invitante » di questa
assemblea. Maurv ha anche ricordato che in 35 paesi la Chiesa cattolica partecipa ufficialmente ai Consigli delle chiese cristiane a livello nazionale e sovranazionale. Tra gli ostacoli sulla via
dell’ecumenismo Maurv ha messo in evidenza quello del papato,
oggi reso più acuto dal rafforzamento deH’immagine del papa
nell’opinione pubblica mondiale.
« Per l’ecclesiologia cattolica —
ha detto Mau«y — è difficile concepire un’unità che non sia centrata sul papato... Inoltre rimane l’ostacolo dell'accesso delle
donne al sacerdozio ».
fc..
12
12 assemblea federazione chiese evangeliche
18 novembre 1988
1948
1988
Durante il culto domenicale nel tempio di via Micheli, tre ospiti (M. Barot,
C. Gay, O. Ortega) a titolo diverso legati al movimento ecumenico, hanno
rivolto i messaggi che qui riportiamo
UN CAMMINO APERTO
Le vie non previste
Condursi in modo
degno dell’Evangelo
Da sin. Ofelia Ortega, Madeleine Barot, Carlo Gay.
Permettetemi di dirvi la mia
gioia per essere con voi questa
mattina. Ho trascorso 5 anni a
Roma come archivista al Palazzo Farnese e la Chiesa valdese
è stata per me una vera famiglia durante quegli anni.
Permettetemi anche di dirvi
che non è facile per me parlare
del CEC in pochi minuti. Nel
1939 ho partecipato alla Conferenza dei giovani di Amsterdam
che preparava il Consiglio. Ho
poi partecipato direttamente alla
vita del CEC, dalla sua creazione
nel 1948, dapprima come presidente del dipartimento della gioventù e in seguito come responsabile del dipartimento per
la cooperazione fra chiesa e società. Ho dunque avuto il privilegio di assistere a tutte le Assemblee del CEC e di aver vissuto da vicino la sua evoluzione durante questi 40 anni. Quarant’anni di una grande avventura nella quale tutte le chiese
sono state invitate a mettere fine alle divisioni tra le chiese che
lacerano la cristianità, scandalo
per- i non credenti, ostacolo per
l’evangelizzazione nel mondo, e a
far propria la preghiera del Cristo; « Che essi siano uno affinché
il mondo creda ».
C’erano stati molti sforzi di
riavvicinamento negli anni precedenti. I movimenti giovanili in
particolare avevano già vissuto
la ricchezza dei contatti interconfessionali ed internazionali.
Ma nel 1948 erano le chiese, in
numero di 147, a impegnarsi
solennemente a ricercare una unità visibile e si davano un luogo di incontro, imo strumento
di lavoro: il CEC.
Per i pionieri dell’ecumenismo
sembrò dapprima che si trattasse essenzialmente di un lavoro
tra teologi.
Si ebbe anche, fin daH’inizio,
la visione del ruolo che avrebbero potuto svolgere le chiese
per la riconciliazione e la pace
tra le nazioni. Di qui i piani lungamente preparati delle due
grandi sezioni del CEC; Fede e
Costituzione e la Commissione
per gli affari internazionali.
Ma fin dal 1948 un altro settore di lavoro s’imponeva: l’aiuto tra le chiese e il servizio ai
rifugiati. La seconda guerra mondiale infatti aveva lasciato l’Europa in rovina, milioni di rifugiati scappavano dall’est e tentavano di abbandonare l’Europa. Le chiese minoritarie, le nostre chiese dei paesi latini, conoscono molto bene l’aiuto spirituale e materiale rappresentato dalla solidarietà delle chiese ricche che non erano state
toccate dalla guerra.
Ma eravamo molto lontani
daH’immaginare l’estensione che
doveva prendere il Consiglio. Si
scoperse poco per volta che il
lavoro per l’unità aveva un numero d’implicazioni molto maggiore del previsto; man mano
che i contatti fra le chiese diventavano più fiduciosi, le chiese
di tutto il mondo si associavano
al CEC: laici, comunità locali,
uomini di scienza e teologi.
In 40 anni, varie chiese unite
sono nate dalla fusione di denominazioni protestanti e anglicane diverse. Si sono formati, in
oltre 100 paesi, dei consigli di
chiese che riuniscono chiese
membro del CEC tra cui le chiese ortodosse. In 35 di questi
consigli, la chiesa cattolica è
membro a pieno titolo, come in
certi organi importanti del CEC
stesso. Ma nulla permette di
prevedere un cambiamento nel
rifiuto del Vaticano di essere
membro del CEC.
Grazie al lavoro dei teologi
molti pregiudizi sono crollati, si
sono scoperte delle convergen
ze profonde, che precedentemente erano nascoste da differenze
di cultura e di lingua. Le divergenze sono state meglio definite
intorno aH’eucarestia, ai ministeri, alla natura della chiesa, all’autorità della Bibbia e della
tradizione. Ma ciò che è cambiato, soprattutto, sono le relazioni ecumeniche alla base, a livello delle chiese locali e degli
individui. In molti paesi sono
sorti dei gruppi di studio biblico ecumenico, dei tentativi
di catechesi comune. Il divieto
posto dai cattolici di prendere
la comunione con i protestanti
e gli ortodossi è sempre più dolorosamente sofferto e sfocia in
celebrazioni « selvagge » di Santa Cena.
Essere membri del CEC significa per le chiese avere una possibilità di vivere una grande avventura. Nessuno può dire dove ci condurrà quest’avventura,
ma noi crediamo che essa è voluta da Dio, che essa è fedele
aH’insegnamento del Cristo e
condotta dal suo Spirito.
Nonostante questo, ogni impresa umana è fallibile. Il CEC
può anche sbagliare, può prendere strade errate. Ciò che si
può dire oggi è che il CEC ha
aiutato le chiese e i cristiani ad
essere presenti nei problemi del
mondo a fianco degli oppressi
■e degli esclusi. Li ha aiutati a
non rassegnarsi alle divisioni
che oscurano l’annuncio dell’Evangelo e ostacolano la conversione dei popoli. Li ha condotti
su delle vie che le chiese non
avevano previsto, certamente tra
frustrazioni e difficoltà, ma anche con delle gioie e delle ricchezze che esse non conoscevano in passato.
Madeleine Barot
Ci sono delle date che non si
esauriscono, ma che generano dei
problemi, indicano delle linee,
forniscono delle indicazioni. Il
1948 è una di quelle date.
Certamente molte cose sono
cambiate. Per dire delle cose semplici, non c’è più la vecchia casa di route Malagnou, c’è ora un
grande edificio in route de Ferney; ma intanto l’opera è continuata. L’Istituto di Bossey, la casa dei Turrettini esuli a Ginevra,
è stata trasformata sempre di
più in una casa di accoglienza,
di ricerca, di studio.
I nomi sono cambiati: quando
ricordiamo il 1948, noi pensiamo
a Visser’t Hooft, a Marc Boegner, a Daniel Atger, a Georges
Casalis e, sul piano nostro, pensiamo a Vittorio Subilia, a Manfredi Ronchi, a Emanuele Sbaffi.
Ma Amsterdam 1948 continua attraverso le soste, attraverso le
Un gruppo al lavoro: ecumenismo
è anche saper lavorare insieme.
AGONIA E SPERANZA DEL CAMMINO ECUMENICO
Verso
mossi
il futuro
dalla speranza
Dal principio il CEC ha posto la ricerca della unità nell’ambito della ricerca di una nuova
umanità. Il segretario generale,
dott. Emilio Castro, nel suo comunicato al comitato centrale nel
gennaio del 1987 diceva: « Proclamiamo una realtà e una razionalità più alte che illuminano la
nostra ricerca umana della verità: il Regno di Dio. E’ la realtà
di un rapporto con Dio che ci
aiuta nella nostra partecipazione
nell’impresa comune di costruire
il futuro dell’umanità ».
, In questa prospettiva oggi emergono alcune espressioni di
unità e di costruzione della chiesa che non rispettano i canoni
tradizionali: intorno alla lotta
per la sopravvivenza, nella difesa dei diritti umani, sull’insegnamento teologico, ecc. Questo mostra che il panorama ecclesiologico è cambiato e ci sono sfide
alla riflessione sulle implicazioni
di questi nuovi modelli di unità
presenti nel movimento ecumenico e che esprimono il potenziale di unità che sorge in una logica che viene dagli umili, dagli
emarginati.
Il movimento ecumenico collegato al CEC ha cercato di essere espressione di una risposta
di fede in mezzo al mondo nell'assolvimento della sua missione. In questa linea è andato sviluppandosi un concetto di missio
ne nella quale la preghiera, la
liturgia, la riflessione biblica vanno insieme con la pratica della
solidarietà, il servizio, la proclamazione profetica.
Nel passato ci sono stati grandi dissensi sul tema della istituzionalizzazione del movimento
ecumenico. Alcuni hanno espresso forti preoccupazioni che il
CEC arrivasse ad essere una somma di strutture ecclesiali.
In questa discussione Visser’t
Hooft, riferendosi a J. H. Oldham
dice: « Se ci interroghiamo sulle motivazioni orofonde vedremo
chiaramente che l’ultima cosa
che desidererebbe è di spingere il movimento ecumenico verso il garage della istituzionalità
ecclesiastica. Al contrario, egli
vorrebbe anzitutto che il movimento ecumenico possa liberare
le chiese dal proprio egocentrismo mobilitandole per i nuovi
compiti in un nuovo mondo ».
In questo dibattito nella storia
del movimento ecumenico, che in
fondo è una discussione ecclesiologica, la domanda più importante è su che cosa privilegiare, la
comunione tra le chiese o l’assunzione di responsabilità nei
confronti deiringiustizia. Sembrerebbe che la contrapposizione tra
comunione e fedeltà si sia risolta storicamente a favore del mantenimento della comunione nell’evitare il conflitto. Questo è un
dilemma che rimane latente nel
nostro movimento.
Viviamo in un momento in cui
la tentazione è di lasciarsi invadere dalla disperazione che ci immobilizza e si fa cadere nella logica delle forze della morte. Nello
stesso tempo, da numerose esperienze di lotta, ci arriva la forza
della speranza che dà senso alla
vita.
Sembrerebbe che una sfida centrale per il movimento ecumenico sia oggi stimolare e alimentare la speranza. Speranza che si
articola nella visione di un nuovo cielo e di una nuova terra,
nella visione del « Shalom ». Speranza che sia affermazione della
vita e che si fonda con la fede
nell’azione trasformatrice di Dio
nella storia.
Il termine ecumenismo implica, a partire dalla sua origine,
una dimensione secolare, sociologica, anche geografica, e un’altra
ecclesiastica, teologica, missionaria. In questa unione troveremo
insieme la dinamica, la tensione,
l’importanza e l’avventura dell’erumenismo.
Come affermava il pastore
Costance F. Parvey in occasione del 40“ anniversario del CEC,
« la nartecipazione al movimento
ecumenico è un pellegrinaggio di
agonia e di speranza ».
Ofelia Ortega
tappe, attraverso Evanston, New
Delhi, Vancouver... e domani Canberra e qualche altra località.
Sono dei segni, con delle frecce indicative; Gesù Cristo luce
del mondo, Gesù Cristo vita del
mondo, Gesù Cristo speranza del
mondo...
Sono delle tappe che non sono
mai finite, perché dal punto di
vista umano si potrebbe anche
dire come diceva quel pastore,
dopo aver predicato tre o quattro volte lo stesso sermone nella stessa chiesa, ai membri del
Consiglio che, stupiti, gli chiedevano perché predicasse sempre lo
stesso sermone: « Aspetto che
voi abbiate messo in pratica il
mio primo sermone ».
Invece il Consiglio Ecumenico
ha continuato a predicare. E in
questa continuazione noi abbiamo sentito cosa vuol dire l’Evangelo. Che cosa vuol dire? Vuol
dire: chiese unite del Canada,
chiese unite dell’India del Sud,
chiese unite dell’India del Nord,
chiese anglicane, chiese vecchiocattoliche, chiese metodiste, battiste, presbiteriane di tutto il
mondo, diventate simbolo di un
mondo unito, che guardano avanti verso un mondo nuovo.
E’ così che questo messaggio
antico passa. E Martin Niemoller
ci dice chiaramente che bisogna
guàrdare avanti e non indietro
alle cose vecchie delle nostre tradizioni di lingua francese, o tedesca, ma guardare all’Evangelo
che è per il popolo in mezzo al
quale noi viviamo.
Così si cammina e in qupto
cammino vi è un interrogativo;
che cos’è per noi, evangelici italiani, francesi o belgi o olandesi,
l’ecumenismo. Per noi ecumenismo è un radicalismo evangelico.
Per noi ecumenismo è Visser’1
Hooft, Martin Niemoller, Vittorio Subilia e qualcun altro.
Ed ecco che di fronte a questo nostro radicalismo abbiamo
visto le chiese ortodosse che a
un dato momento non hanno più
fatto delle glosse ai documenti
evangelici, ma hanno deciso di
impegnarsi a testimoniare con
tutto il protestantesimo, l’anglicanesim'o, le chiese vecchio-cattoliche la -stessa fede nel Signore,
portando con loro naturalmente
i vecchi concili, che noi abbiamo
reimparato come acqua di sorgente.
Ma in questi tempi noi sappiamo che queste chiese sono passate e passano attraverso momenti gravi, di sofferenza, come è
accaduto nel mondo sovietico e
come continua ad essere nel mondo riformato, a casa nostra, nell’Africa del Sud. E allora il messaggio diventa quello del pastore riformato Alian -Boesak, diventa quello dell’arcivescovo anglicano Desmond Tutu che noi dobbiamo ascoltare.
Ed ecco che in questa prospettiva l’Evangelo continua a operare come potenza nel mondo in
maniera tale che la chiesa romana è fortemente influenzata da
queste correnti spirituali, poiché
il Signore, che è l’unico Signore,. l’unico Maestro del suo popolo, ci guida lontano e vicino
al nostro mondo ecclesiastico e
al nostro mondo lontano; ci guida senza chiedere nessun placet;
né i nostri, né quelli dei cattolici
romani, né quelli degli ortodossi
né quello di moltissimi uomini
che hanno abbandonato la chiesa come cosa vecchia, consunta,
inabile e inutile nel nostro ternpo. Di fronte a questo, io vi dico semplicemente questo, ripeto
la parola dell’apostolo; « Conducetevi in modo degno dell’Evangelo! ».
Carlo Gay
13
18 novembre 1988
vita delle chiese 13
FRANCIA: IL CENTENARIO DELLA CHIESA RIFORMATA DI NIZZA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Giornata della Riforma i concistori sui
Il nucleo valdese aH’origine della comunità riformata nizzarda - L’intervento del presidente della Federazione protestante di Francia
“Glorioso Rimpatrio”
Com e noto, fra le componenti
di varie chiese riformate della
Costa Azzurra vi è un più o meno forte nucleo di famiglie vaidesi delle Valli, ivi immigrate per
lavoro nel secolo scorso. E’ stato
bello per me, la « domenica della Riforma », partecipare, in rappresentanza delle nostre chiese
italiane, a un centenario della
chiesa riformata di Nizza, non
certo nuova a contatti con chiese
delle Valli e a visite di valdesi
italiani.
Perché « un » centenario? In
realtà, l’attuale comunità dell’Eglise réformée de France è assai più giovane; ma ha voluto,
in uno spirito di solidarietà protestante e di apertura interconfessionale, nonché rivolta alla città, festeggiare i cento anni del '
suo luogo di culto — una bella
chiesa neogotica, con vasto presbiterio e una gamma funzionale
di locali di attività — che all’origine e fino al 1972 ha ospitato
il culto della chiesa episcopale.
Ridottasi la presenza americana,
e d’intesa con la locale chiesa
anglicana, il tempio è stato alienato e acquistato dalla chiesa riformata, che cercava un luogo
di culto migliore.
La. stessa chiesa riformata è
entrata, a Nizza, in un lavoro che
non era stata lei a iniziare; e lo
dico perché il suo consiglio di
chiesa ha aperto l’opuscolo commemorativo con il testo paolinico: « Io ho piantato. Apollo ha
innaffiato, ma chi ha fatto cresce i-e è Dio ». La prima presenza protestante a Nizza e nel nizzardo è stata, infatti, valdese. Inizi per molti versi analoghi a quelli di altri centri dell’arco ligure:
la contea di Nizza faceva allora
parte del Regno sardo, e subito
dopo il 1848 cominciò anche lì
l’immigrazione e l'opera evangelizzatrice. Ecco perché quello val
dese è stato il nucleo originario
della comunità riformata nizzarda, oggi assai diversificata; e la
cosa viene ricordata, non solo
dai valdesi. Di qui l’invito (non
certo il primo) a un pastore valdese a condividere una giornata,
che è stata bella, di calda fraternità, senza pompa; volta sì a ricordare, ma anche e soprattutto
alla responsabilità di testimonianza, oggi e domani.
Il grande tempio era gremito,
con l’abside piena di un'ottantina
di coristi — da Cannes e Antibes,
oltre che nizzardi — che hanno
inframmezzato la liturgia con il
canto di alcuni splendidi salmi
di Goudimel e di tm corale di
Schütz. Predicazione del presidente della Federazione Protestante di Francia, past. Jacques
Stewart, sulla grande visione di
Apocalisse 21 ss. La Cena del Signore Fabbiamo vissuta passandoci il pane e il vino dall’uno all’altro, nei banchi. A segnare la
fraternità, mi è stato offerto di
condurre Fintercessione, e di partecipare alla distribuzione della
Cena.
Quindi il pranzo comunitario,
ovviamente, occasione di conoscenza e di scambio fraterno. E
nel pomeriggio, di nuovo nel tempio — un po’ meno pieno... —
per ascoltare la conferenza del
past. Stewart su prospettive e responsabilità di testimonianza
protestante, nelFattuafità. Formula originale; Foratore ha risposto, prima in un’esposizione
generale, poi soffermandosi su
questioni particolari, a domande
raccolte in precedenza, numerose,
nella comunità ospitante. Ne è
uscito un quadro vivo del variegato protestantesimo francese di
oggi: circa 850.000 membri, secondo stime « ufficiali », o una
popolazione di oltre due milioni,
secondo una recente indagine a
campione, che ha fatto molto riflettere e discutere. Che fare per
e con questo milione e oltre di
persone, che non « frequentano »,
ma che si dichiarano protestanti?
L’ecumenismo, poi; è noto che
in Francia la situazione è, secondo le ottiche, più « avanzata » o
più « ambigua » di qu'anto sia di
solito avvertita da noi; ma proprio ora si sta riaccendendo violenta la discussione — e, speriamo, la lotta — per la laicità dello Stato, di fronte all’offensiva
di larga parte dell’episcopato circa la questione dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche (del resto, anche a livello di
’’base”, è sintomatico che il discusso film di Scorsese abbia suscitato assai più disordini e proteste integriste in Francia che da
noi!). Altra questione molto dibattuta, quella del futuro della
Nuova Caledonia, di cui si è
spesso parlato su queste colonne.
Nel quadro della fraternità della
CEVAA, le chiese protestanti
francesi (come le nostre, ma in
modo meno diretto) sono state e
sono vicine alla chiesa evangelica
kanaka; e proprio il past. Stewart ha fatto parte di una delegazione di persone di fiducia del
premier francese Rocard, recatasi
di recente in Nuova Caledonia,
per informarsi nel modo più
obiettivo sulla situazione reale, e
per tentare una mediazione pacifica. Naturalmente questo intervento ’’politico” ha suscitato discussioni fra i protestanti francesi...
A sera, filando fra un tunnel e
un golfo o una caletta pieni di luci, lungo questo arco ligure, ripensavo alle ore trascorse con
fratelli e sorelle, e mi rallegravo
dei rapporti che si stanno intensificando, oltre le frontiere umane...
Gino Conte
Organizzata dalla Commissione
distrettuale (CED) si terrà domenica 27 novembre, alle ore
14,30, presso la sala Albarin di
Lusema San Giovanni la riunione
dei concistori delle chiese valdesi delle valli che è dedicata al
Glorioso Rimpatrio.
Scrive la CED nella sua lettera
di convoccizione:
« Il centenario vuole anche essere un’occasione per riflettere
sulla nostra vocazione attuale, in
vista di quella ’’inversione di tendenza ” di cui parla il moderatore nella sua circolare di ottobre.
In questo quadro si situa anche Fatto 43 del Sinodo con la
sua richiesta di riorganizzare il
sistema contributivo delle chiese,
’’puntando ad im impegno niù
generalizzato dei singoli membri
di chiesa sulla base di ima contribuzione proporzionale alle proprie entrate (indicativamente il
3%), raccogliendone al principio
dell’anno il relativo impegno”.
Una riorganizzazione di questa
Ijortata non si fa in un giorno,
ma non può neanche essere troppo dilazionata. Abbiamo quindi
chiesto a un membro della Comniissione finanziaria della Tavola
Valdese di venirci a dare alcune
indicazioni, perché nel nostro incontro vi possa essere uno scambio a ragion veduta su quelle
che possono essere le iniziative
concrete da prendere fin dal prossimo anno.
Il programma dell’incontro
prevede dunque due momenti;
— Le celebrazioni del terzo centenario del Rimpatrio. Introduce un membro della Commissione per le celebrazioni.
— La riorganizzazione dei sistemi
contributivi delle chiese. Introduce un membro della
Commissione finanziaria ».
Assemblea di chiesa
POMARETTO — Domenica 20
novembre, alle ore 10 nel tempio, avrà luogo l’assemblea dì
CORRISPONDENZE
L’autunno caldo della chiesa
TERNI — E’ stato decisamente un « autunno caldo » per
la nostra chiesa, e per diverse
ragioni.
Innanzitutto segnaliamo il
coinvolgimento diretto di buona parte dei membri della comunità nell'allestimento e nella
gestione dello stand del « Centro culturale evangelico » presso
il Festival provinciale dell’Unità, tenutosi nella prima decade di settembre.
La manifestazione è seguita da
50.000 visitatori: una notevole
possibilità per farsi conoscere!
• Nel mese di ottobre abbiamo avuto un’altra occasione di
testimoniare la nostra presenza. Si è dato il caso che il vescovo di Terni abbia voluto
« regalare » 'alla città una statua della madonna, a patto che
fosse installata all’ingresso della nuova biblioteca, sulla piazza
principale. Un’abile quanto invadente mossa propagandistica,
non c’è che dire.
Ma la giunta municipale PCIPSI-PRi, sottovalutahdo la connotazione confessionale di tale
operazione, accoglie la richiesta.
A nostro avviso, però, un luogo
pubblico non può accogliere un
simbolo di parte, ed è stato
cosi deciso dal consiglio di chies>a di fare una lettera al sindaco, spiegando la necessità di salvaguardare la laicità delle istituzioni culturali pubbliche.
L’iniziativa è stata riportata
dai giornali, e così la nostra voce, l’unica contestazione nel coro generale dei consensi passivi, riesce a rompere il muro di
omertà.
La prima immediata reazione
di consenso è della Chiesa dei
Fratelli. Poi un consigliere comunale del PCI e i giovani del
PRI, entrambi polemici con i loro stessi partiti. Poi una docente universitaria, che smentisce
il presunto aspetto « culturale »
con cui si è voluta mascherare
l’operazione. E ancora FARCI, un
comitato di donne laiche, il Partito liberale e, addirittura, un
assessore comunale pubblicamente « pentita » di aver votato
a favore della richiesta del vescovo. Il sindaco di Terni ha poi
cortesemente ricevuto una delegazione della nostra chiesa spiegando le ragioni politiche e diplomatiche che hanno condizionato la giunta nella decisione
intrapresa.
Purtroppo alcuni atti vandalici contro la vetrina della statua contestata e davanti al vescovado, compiuti da elementi
a noi ignoti, hanno reso il clima ancora più polemico.
A questo punto arriva la benzina sul fuoco; un nostro manifesto tappezza l’intero centro
cittadino: si intitola « Madonne
e potere » e contrappone la figura evangelica di Maria di Na
zareth all’uso mistificatorio, idolatrico e politico che viene fatto
del culto delle madonne. Ciò ha
suscitato un’incredibile reazione
clericale in perfetto stile anni
’50 con tanto di denunce, multe,
interrogatorio in Questura e procedimento giudiziario. Per l’occasione sono stati infatti rispolverati articoli del codice penale
per cui l’aver affìsso alcuni manifesti sui muri di un edificio
scolastico sembra sia più grave
che spacciare droga davanti alla scuola medesima.
Tuttavia la stampa ha vistosiamente evidenziato tali cose, con
un tono decisamente solidale con
la chiesa e con il presidente del
consiglio di chiesa Federico Roela, che si è fatto personalmente carico di ogni responsabilità
di fronte all’autorità civile.
• A coronamento di un periodo spiritualmente appassionante
ed intenso abbiamo accolto con
gioia il nuovo pastore, Arcangelo Pino, ufficialmente insediato il 30 ottobre dal sovrintendente, past. Giovanni Conte. Salutiamo e ringraziamo Massimo Aquilante per aver curato le attività ordinarie della comunità
nel corso dell’ultimo anno ecclesiastico.
Incontro ecumenico
IVREA — Sabato 22 ottobre
il coro olandese « Medusa »,
composto esclusivamente da donne e diretto da una donna, ha
tenuto un 'apprezzato concerto
nella nostra chiesa. Il pubblico
che gremiva la sala ha seguito
con vivo interesse i brani del
coro in inglese, latino, tedesco e
francese e anche i due intermezzi per pianoforte e flauto
traverso.
• Lunedì 24 ottobre la nostra
comunità ha partecipato, come
negli anni scorsi, all'incontro
conclusivo della settimana ecumenica per la pace, la giustizia
e l’integrità del creato. Il pastore ha dato il suo messaggio insieme a quelli dei rappresentanti del mondo cattolico, ebraico,
della chiesa dei Fratelli e della
locale comunità dell’Arca. Anche il nostro gruppo di canto è
intervenuto, eseguendo il Salmo 9.
chiesa per pronunciarsi in merito alla proposta della Tavola
relativa al cambio pastorale del
1990. Non è necessario sottolineare l’importanza di detta assemblea.
• A partire dalla domenica
27 novembre e fino all’ll dicembre riprenderanno i culti presso
la sala del teatro.
Il motivo (ormai ben noto) è
il riscaldamento.
Riunioni
ANGROGNA — Proseguono le
riunioni quartierali sul problema del futuro pastorale: al Serre (21), Buonanotte (22) e Prassuit- Vernò (23).
• Domenica 20, nella cappella
del Capoluogo, avremo con noi
per il culto il gruppo di confermandi di Pomaretto accompagnati dall'animatore giovanile
Dario Tron.
Lavori sinodali
PRAMOLLO — La comimità
ringrazia sentitamente i pastori P. Marauda, A. Genre, K. Langeneck e il predicatore locale A.
Garrone che hanno presieduto
i culti dal 9 ottobre al 6 novembre, durante l’assenza del pastore Noflke.
O Domenica 23 ottobre, nel corso del culto, è stato benedetto il
matrimonio di Arturo Peyrot e
Michelina Scotta; auguri agli
sposi.
• Domenica 20 novembre avrà luogo l’assemblea di chiesa con la relazione sui lavori sinodali.
Coretto
TORRE PELLICE — Domenica 20 novembre, alle ore 15, nel
tempio, avrà luogo un pomeriggio musicale offerto dal coretto.
Lutto
PRALI — All’età di 91 anni è
deceduto il fratello Luigi Peyrot;
i funerali si sono svolti martedì
1° novembre.
Giovedì 17 novembre
n COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21 si
riunisce presso il centro d’incontro,
via Repubblica, il Collettivo biblico
ecumenico.
Sabato 19 novembre ~
□ CORSO DI ANIMAZIONE
BIBLICA FFEVM
TORRE PELLICE — Presso la foresteria ha luogo un corso di animazione biblica sul tema: « I credenti
di fronte al problema della violenza
nella famiglia ». L’incontro prosegue
domenica 20 novembre.
Per informazioni rivolgersi a Wanda
Rutigliano, Riclaretto: tei. 0121/808817.
1689- 1989
CANTI DELLA CORALE VALDESE DI
LUSERNA SAN GIOVANNI
Tempio del Ciabàs
Sabato 26 novembre - ore 20,45
Tutti sono cordialmente invitati
14
14 valli valdesi
18 novembre 1988
L’Italgas se ne va
TORRE PELLICE — Seguen
do quanto è già accaduto con
altri servizi (ad es. l’ENEL), anche TItalgas ha abbandonato
Torre Pellice; la decisione era
nell’aria da tempo ed infatti con
la fine di ottobre gli uffici di via
Guardia Piemontese sono stati
chiusi: la sede di zona è stata
spostata a Cavour e tuttavia è
possibile effettuare alcune pratiche direttamente per telefono
rivolgendosi al n. 69606.
Centro diurno
PINEROLO — Anche l’USSL
44 avrà la sua « casa Basaglia ».
Lo ha deciso il consiglio comunale, che ha acquistato per 235 milioni una vecchia casa padronale in Riva di Pinerolo, tutta da
ristrutturare.
Una volta ristrutturata, la casa
ospiterà un centro diurno per l’assistenza ai sofferenti mentali e
im centro di accoglienza per i tossicodipendenti. Qualche perplessità per la collocazione « fuori da
im sistema di trasporti pubblici », ma poi alla fine i consiglieri
sono stati quasi tutti favorevoli.
Astenuti i due repubblicani.
Adesso ITJSSL 44 dovrà procedere alla sua ristrutturazione.
Giornata degli anziani
PRAMOLliO — Domenica 16
ottobre gli anziani pramollini
ultrasettantenni hanno avuto la
possibilità di stare insieme partecipando al pranzo offerto loro
dall’ amministrazione comunale.
E’ stata una giornata piacevole
e a tutti auguriamo di potersi ancora ritrovare l’armo prossimo;
purtroppo molti non haimo. potuto essere presenti, soprattutto
per motivi di salute, e a questi in
particolare va il nostro pensiero
affettuoso.
Pro Loco in crisi
LUSERNA SAN GIOVANNI
ANGROGNA
«2001», odissea
del commercio
Un ponte
transalpino
Una situazione che si è rapidamente deteriorata - Incombe il rischio della disoccupazione
BOBBIO PELLICE — Impasse alla Pro Loco di Bobbio Pellice; l’assemblea dei soci prevista per il pomeriggio di domenica scorsa ha visto una scarsa
partecipazione, al punto che non
è stato possibile rieleggere il
consiglio direttivo.
Bisogna rilevare che il presidente Fiorentino ed il cassiere
Baridon risultano dimissionari,
segno che non tutto, malgrado
le attività organizzate negli ultimi anni, funziona al meglio.
Causa di ciò pare si possa cercare nelle difficoltà dei rapporti
con I’amministrazione comunale,
il cui rappresentante non si è tra
l’altro presentato alla riunione.
Per intanto è stato nominato
un comitato di gestione, composto di 5 persone, in vista di ima
nuova assemblea, che avrà luogo domenica 4 dicembre alle
ore 16.
Con la fine della settimana diverranno « esecutivi » i 6 licenziamenti preannunciati dai responsabili della cooperativa
« 2001 » di Luserna S. Giovanni:
sei posti di lavoro in meno in
una valle che ha, nella disoccupazione, uno dei suoi più gravi
problemi.
Del resto le vicende di questo
centro di vendita non sono mai
state molto chiare e ancor meno fortunate.
Quando nel 1982 si aprì questa
struttura, si trattava del primo
centro di tale genere per la vai
Pellice ed una certa azione calmieratrice sui prezzi in effetti la
esercitò; frequenti cambi di proprietà comportarono però, già in
passato, dei dubbi sul prosieguo
dell’attività del « 2001 »: la stessa sua localizzazione in quella
che, per il comune di Luserna,
doveva essere area industriale, fece pensare, lo scorso anno, alla
sua chiusima.
Negli ultimi mesi la situazione
è molto peggiorata.
L’attività del gruppo Maffè,
proprietario della cooperativa,
determinò un deficit di circa 16
miliardi e la società subentrata
nella gestione ha coniunque pesanti responsabilità neirulteriore
deterioramento della situazione.
La società lombarda Iperfold,
che da alcuni mesi ha assunto
l’impegno di portare avanti la
cooperativa, l’ha in realtà fatta
scivolare sull’orlo della chiusura.
Sono stati sostituiti prodotti
già noti posti in vendita, talvolta
locali, con prodotti di altre zone
e soprattutto sconosciuti agli acquirenti; molti dei generi di prima necessità sono stati fatti mancare al punto che un buon numero di scaffali risultano ultimamente vuoti: in pratica si è passati da un giro di vendite che
sfiorava settimanalmente anche i
1(X) milioni di lire a cifre intorno
PINEROLO
Il Partito d’Azione:
cosa è
L’azionismo, il Partito d’Azione, chi li conosce? Chi li ricorda? In queste valli esso ebbe
una base di « massa ». Come si
disperse e fu ancora attivo dopo
il 1946? E’ stato l’oggetto di tm
Convegno di studi tenuto a Porto San Giorgio presso la Società Operala « G. Garibaldi » dal
20 al 22 marzo 1986. Il volume
degli atti (Il Lavoro Editoriale,
Ancona) verrà presentato (sabato 19 novembre alle ore 20,30, a
Torre Pellice, presso la sala del
consiglio della Comunità Montana) da Max Salvadori e Lam
ai 20 milioni la settimana, un disastro.
Crisi tira, crisi, e così, fra debiti verso i fornitori e telefoni
tagliati a causa del mancato
pagamento delle bollette, si arriva alla scorsa estate ed alle prime proposte di trasferimenti per
il numero troppo elevato di personale (attualmente 16 persone);
non andata in porto quest’ipotesi, si è passati decisamente ai licenziamenti, prima minacciati e
poi comunicati con lettera a quattro dipendenti. La reazione del
personale (mezza giornata di
sciopero, incontro con i responsabili onde proporre soluzioni alternative quali, per esempio, il
nart-time o la rotazione fra i dipendenti) non ha prodotto nulla
di positivo, anzi ha fatto seguito
il licenziamento di altre due persone, i delegati sindacali.
Resterebbero in pratica in organico tre cassieri, il direttore
ed altre sei persone addette alla
vendita, nessun magazziniere; ciò
proprio in un periodo tradizionalmente importante per le vendite quale il periodo natalizio.
Ma su tutto il complesso incombe Tombra lunga del fallimento, per il quale i meccanismi
giudiziari sono già stati messi in
moto, e che potrebbe coinvolgere
in modo negativo anche i 10 dipendenti rimasti.
Piervaldo Rostan
I soci del « Foyer rural di Cucuron », villaggio del Luberon
(sud della Francia) di circa
duemila abitanti, hanno trascorso l’ultimo fine settimana ad Angrogna, ospiti della locale amministrazione. I « Foyers ruraux »,
sparsi per tutta la Francia, sono
associazioni culturali esistenti in
villaggi e cittadine al di sotto dei
4.000 abitanti. Ad Angrogna, negli incontri con l’amministrazione, era presente Claude Barnaud,
presidente della Federazione Nazionale dei « Foyers ruraux », che
accompagnava il gruppo teatrale
che ha presentato, sabato 12, di
fronte ad una platea gremita la
divertente pièce di Garcia Lorca :
« La savetière prodigieuse ». La
visita del gruppo francese contraccambiava quella recente del
Gruppo Teatro Angrogna che
aveva ricevuto l’invito a presentare la sua « Macivérica » nel Luberon. Anche là successo di partecipazione e promesse di intensificazione di scambi. Nel Luberon gli angrognini hanno visitato, con una certa emozione, le
antiche colonie valdesi di Lourmarin e Mérindol andate completamente distrutte negli eccidi del
XVI secolo.
Per il futuro, sull’onda dell’entusiasmo che ha accompagnato la tre giorni dei ’’cucuronnais” in Val d’Angrogna (ospitati presso la Foresteria valdese
« La Rocciaglia» di Pradeltorno)
c’è ora l’idea di avviare scambi
tra le scuole elementari, tra le
famiglie e provare a vivere nuove forme di turismo culturale
transalpino. « Siamo cittadini di
una stessa cultura — dice Barnaud —; i vostri problemi li stiamo affrontando anche noi a casa
nostra ». L’Europa unita la si
costruisce anche così.
G.P.
PINEROLO
Una nuova sala per
i Testimoni di Geova
Caccia all'orso
Un orsetto lavatore, probabilmente sfuggito ad un circo che
aveva sostato nella vicina piazza
d’Armi, ha trovato rifugio nella
tribuna del campo di calcio Barbieri. C’è voluto l’intervento dei
vigili urbani e dei veterinari delrUSSL per catturarlo.
TORRE PELLICE
I Testimoni di Geova potranno
costruire a Pinerolo una « sala
del Regno ». Lo ha deciso il Consiglio comunale, con la sola
astensione di DP e del PRI, nella
sua seduta di lunedì 7 novembre.
I Testimoni di Geova si riuniscono attualmente in un locale
in affitto in corso Torino 78, ma
il locale è insufficiente a contenere il numero degli aderenti,
sicché sono costretti ad organizzare riunioni per turm. Per questo si sono rivolti al Comune per
ottenere la possibilità di avere un
terreno dove costruire una « sala
del Regno ».
Per alcuni anni il Comune ha
preso tempo, poi — visto il progetto della sala redatto dall’ing.
Edoardo Piarulli, consigliere comunale democristiano e membro
della commissione urbanistica —
la Giunta ha individuato un appezzamento di circa 1.700 mq. in
berto Mercuri insieme al volume
di Mercuri su « L’epurazione »
(L’Arciere, Cuneo). L’Italia che
avrebbe potuto essere perché non
fu? E adesso?
Il prof. Max Salvadori fu in
carcere a Regina Coeli negli anni ’30 per Giustizia e Libertà.
Durante la Resistenza il ten. col.
Salvadori rappresentò a Milano
gli Alleati presso il CLNAI e il
CVL. Poi ha fatto il professore
in America.
Il prof. Mercuri è segretario della Federazione Italiana
Associazioni Partigiane (FIAP).
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via 8. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 20171'
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 17 novembre, ore 17, avrà luogo una riunione con il seguente o.d.g.: a) Azione
urgente per indagini sul caso dell’aborigeno australiano Graham Walley
trovato impiccato il 23.10.88 nella cella della prigione regionale; b) Organizzazione del seminario per l'educazione ai diritti umani in occasione
del 40® anniversario della Dichiaraziione universale dei diritti umani
(Torre Pellice, Foresteria valdese, 5-6
dicembre? date da confermare) ; c)
Organizzazione del "trattenimento pomeridiano per Amnesty" con thè, mercatino delle pulci, pesca ecc.. Foresteria valdese, giovedì 8 dicembre;
d) Varie.
Cinema
POMARETTO — Venerdì 18 novembre,
alle ore 21, presso il cinema Edelweiss, viene proposta la visione de!
film « Une-fiamme dans mon coeur »
di Tanner.
TORRE PELLICE — il cinema Trento
presenterà, ven. 18, ■< Storia di Asja
Kljacina », iniz. ore 21,15; sabato, ore
20 e 22 e domenica, ore 16, 18, 20.
22 « Mr Crocodile Dundee ».
Teatro
PINASCA — Sabato 19 novembre alle ore 21, nella sala polivalente presso le scuole elementari, il Gruppo
teatro Angrogna presenta lo spettacolo « La macivérica » offerto dalla Provincia di Torino.
Incontri
PINEROLO — Mercoledì 23 novembre, alle ore 20.30, si incontra presso
l'A.R.C.I. (Corso Torino 224) il gruppo
dei genitori e familiari dei tossicodipendenti.
Si tratta di incontri di confronto e
di riflessione sulla particolare situazione in cui si trova il familiare di un
tossicodipendente.
Per informazioni telefonare a Franco
Barbero (Comunità cristiana di base,
Corso Torino 288 - Tel. 22339).
TORRE PELLICE — Domenica 27 novembre alle ore 9, presso la sede sociale, si tiene l'Assemblea dei soci
del CAI che discuterà tra l’altro del
« Progetto di valorizzazione della conca del Pra », elaborato dal comune di
Bobbio.
Al termine presso la Foresteria (ore
12.30) cardata. Prenotarsi entro il 25
presso Valdo Bellion (tei. 932274).
zona Tabona (via Risso) destinato a servizi pubblici che poteva
essere adatto alla richiesta. Con
la deliberazione approvata si riconosce che i centri di culto sono
opere di urbanizzazione secondaria e quindi si concede il terreno
« a titolo gratuito », in diritto di
superficie per 99 anni, I Testimoni di Geova dovranno solo sistemare 4 punti luce e due tombini
stradali, per un importo di 15
milioni. Il Comune dovrà invece
realizzare opere per 64,5 milioni,
a suo carico.
Proprio l’aspetto della gratuità è stato il motivo dell’astensione dei demoproletari e dei repubblicani : « Slamo per uno stato laico — ha affermato Paolo
Ribet, consigliere comunale di
DP —; le spese per le chiese e 1
luoghi di culto non devono ricadere sulla collettività ».
G. G.
Conferenze
PEROSA — Giovedì 24 novembre,
alle ore 20.45, la prof. Mercedes Bresso parlerà sul tema » Problemi economici delle politiche ambientali ». Sala
udienze Pretura di Perosa. Organizza
il PCI.
PEROSA — Presso il Cinema Piemont, alle ore 20.30 dì giovedì 24 novembre, Carlo Ferrerò e Ugo Piton
parlano sul tema « La storia delle miniere nelle valli ». Organizza la Comunità montana.
TORRE PELLICE — Venerdì 18 novembre alle ore 21, presso la Foresteria, il prof. Augusto Biancotti parla sul
tema « Spazio fisico ed umano nelle
Alpi occidentali ». Organizzano la Società di Studi Valdesi e il Caì-Uget.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Il Partito comunista organizza presso la sala del Consiglio comunale, lunedì 21
novembre, alle ore 20.45, un dibattito
sul tema « culture a confronto ».
Intervengono il pastore Giorgio Bouchard (■ I valdesi e l'Italia »), la prof.
Graziella Bonansea (« Cultura operaia
nel pineTolese »). il prof. Gianni Losano (« Essere laici oggi »), la dr.
Bruna Peyrot (« I valdesi nel pinerolese »).
PINEROLO — Democrazia Proletaria
e il circolo giovanile • il filorosso »
organizzano, venerdì 25 novembre, ore
21, presso il Centro sociale di via
Lequio, un dibattito sul tema « Il '68
e la politica; Lotta continua ». Interviene Luigi Bobbio, che presenta it'
suo libro su « Lotta continua ».
15
r
18 novembre 1988
valli valdesi 15
UNA COLTURA DA VALORIZZARE AVVISI ECONOMICI
La castagna da cibo a lusso
Calata paurosamente la produzione di un frutto prezioso in tempi di penuria - Necessaria la
regolamentazione del mercato - Gravi preoccupazioni per il futuro delle attuali coltivazioni
A’itiinno, tempo di castagne; ma
da quando? Cosa è cambiato neldi questo frutto, nella sua
commercializzazione, nella sua
coltivazione?
. -Notizie sulla presenza del castatuio (castanea sativa) in Italia
se 0e trovano da temni antichissinrq, in scritti del II secolo a. C.;
per quanto riguarda le valli alpine. sono stati trovati i testi di
statuti comunali degli anni 13001400 in cui si fa chiaro riferimento alla castagna con divieto di
pascolo sotto gli alberi in produzione, questo a tutela di un prodotto che nel Medio Evo diventò
per molte valli la principale, se
non la sola, ricchezza.
Di certo si nota che la presenza
di quest’albero e deH'uomo vanno
di pari passo, condizionati reciprocamente in una fascia montana che va dai 500 ai 900 metri
di altitudine.
Per quanto riguarda le valli
valdesi, si parla indirettamente
del castagno da frutto quando si
trova scritto di riunioni avvenute sotto la sua chioma fin da alcuni secoli or sono.
A partire dai primi anni del
Le caldarroste,
centro di molte
feste o ricorrenze
autunnali. In basso:
un esempio
di potatura
degli alberi
contro le malattie
del castagno.
XX secolo si hanno dei dati più
precisi sulla consistenza delle coltivazioni di castagni; un’indagine
condotta dal prof. Carlo Remondino, direttore della « cattedra
ambularite di agricoltura della
provincia di Cuneo », evidenziò la
presenza di una quarantina di
tipi diversi di castagne, dei quali
una decina nelle valli cuneesi.
La produzione di quel periodo,
a livello nazionale, era di quasi
6 milioni di quintali ed erano
tempi in cui la castagna costituiva parte fondamentale nell’alimentazione di un lungo periodo
dell’anno per gli abitanti delle
valli; oltre a ciò prese vigore il
fenomeno dell’esportazione in
molti altri paesi, anche in America.
Nel secondo periodo bellico,
con la forte penuria di qualsiasi
genere alimentare, ecco che ancora una volta le castagne non
soltanto rappresentarono un cibo
prezioso, ma anche la vendita risultava facile, oppure si assisteva allo scambio, allo stesso prezzo dunque, con la farina di granoturco proveniente dalle zone di
pianura.
Molto cambiò a partire dagli
anni successivi alla fine della
guerra.
La produzione, in diminuzione
ma tuttavia molto più elevata di
oggi, vide di molto scemare l’interesse, i prezzi all’ingrosso calarono in modo notevole al punto che all’inizio degli anni ’5Ò venivano offerte, al mercato di Torre Pellice, 15 lire {il prezzo del
pane era intorno alle 100 lire)
per un chilo di castagne. Solo la
creazione di un « consorzio » per
la commercializzazione delle castagne direttamente a Torino riuscì, a partire dal 1955, a migliorare la situazione.
La risposta data al problema
dagli agricoltori della valle determinò cioè un aumento nelle
offerte economiche che gli altri
grossisti fecero ed in qualche modo ciò è accaduto fino ad oggi,
anche se attualmente il mercato
è in mano a pochi commercianti
che determinano i prezzi di acquisto.
Un dato ben noto agli agricoltori è l’andamento altalenante
del prezzo offerto per il prodotto, anche all’interno della stessa
stagione: ciò non è dunque legato aU’abbondanza della produzione annuale, ma alTofferta settimanale ed al periodo; esistono
cioè un’alta e una bassa stagione con variazioni, nel prezzo alTingrosso, notevoli (quest’anno si
è passati da 1.800 lire/kg a 500
lire/kg per risalire fino alle 1.000
lire).
Del resto, anche solo empiricamente, si può notare come la destinazione finale del prodotto sia
di molto mutata attraverso gli
anni: da prodotto alimentare primario, cibo fondamentale insomma, a prodotto spesso di lusso
(creme di marroni, marrons glacés) ò comunque opzionale...
Naturalmente il progressivo
abbandono della montagna, unitamente alle varie malattie che
hanno attaccato il castagno, ha
causato una forte diminuzione
nella produzione: a livello nazionale si è passati dai 6 milioni
di quintali all’anno dell’inizio secolo, a poco più di 500.000 quintali nell’SZ; per quanto riguarda
la vai Pellice, stime effettuate nel
1984 indicano in circa 3.000 quintali il raccolto.
A parte la diminuzione degli
addetti, è possibile porre l’accento sui problemi botanici legati a
questa pianta? _____
« Certamente — dice l’agronomo Alberto Baridon —; nell’attuale superficie adibita a castagneto (1.000 ettari in vai Pellice),
si trovano esemplari mediamente sui 100 anni, con punte ancora più elevate. L’impoverimento
dei terreni, la carenza di sostanze organiche stanno alla base di
questa situazione di contrazione.
Soltanto un 2-3% dei castagni
presenti è di recente impianto
ed inoltre spesso insistono su terreni già impoveriti ».
Conferme a questa situazione
si trovano anche nei pochi dati
reperibili in Comunità Montana
(circa 200 nuove piantine messe
a dimora negli scorsi anni) che
evidenziano tuttavia il tentativo
di recuperare in parte il patrimonio esistente, mediante potature anche radicali tendenti a ridurre la piaga del « cancro » del
castagno, « per far sì — dice imo
dei tecnici dell’ente di valle, Negrin — che questa risorsa continui ad avere la sua importanza
in un’economia di tipo misto come quella che caratterizza la vai
Pellice ».
Piervaldo Rostan
Orario ferroviario invernale TORINO - PINEROLO - TORRE PELLICE
I Í 4,21 1 * 1 1 " 8,55 * 14,Í4 15,16 * 1 1 1 **
Torino P.N. p. 0,111 — 1 6,47 1 — — 12,34 17,36 1 18,14 18,51 1 19,40 22,48 1
Torino P.S. p- - 1 — 1 — 1 - 1 7,42 — 1 — — ¡ — — 1 - — 1 - 1 — - 1 — —
Torino Ling. p. 046 1 4,26 1 — 1 6,52 1 7,54 9,00 1 — 12,39 14,19 15,21 1 - 17,41 1 18,19 1 18,58 19,46 1 22,53 None p. 0,34 1 4,48 1 — 1 7,16 1 8,13 9,17 1 — 12,57 14,35 15,38 1 - 17,57 1 18,33 1 19,21 20,03 23,10 Airasca ,p. 0,38 1 4,56 1 — 1 7,21 1 8,23 9,22 1 — 13,02 14,42 15,43 - 18,03 1 18,39 1 19,26 20,08 1 23,15 Pinerolo p. 0,53 1 5,50 1 6,47 1 7,37 1 8,35 9,39 1 12,24 13,17 14,56 16,00 17,26 18,21 1 18,54 1 19,42 20,26 1 23,28 23,30
Bricherasio p- - 1 6,03 6,58 1 7,54 1 — 9,58 1 12,35 13,30 15,10 16,13 17,38 18,34 1 19,06 1 — 20,39 1 — 23,44
Luserna p. - 1 6,10 1 7,04 1 8,01 1 — 10,05 1 12,41 13,37 15,17 16,20 17,45 18,41 1 19,13 1 — 20,46 1 - 23Ì55
Torre Pellice a. ] — 1 6,13 1 7,06 1 8,04 1 — 10,08 1 12,44 13,40 15,20 16,23 17,48 18,44 19,16 1 — 20,49 1 - 24,00
TORRE PELLICE - PINEROLO - TORINO
I 1 1 1 1 1 * 1 * 1 *
Torre Pellice P- - 1 — 1 — 1 6,17 1 7,11 1 7,42 1 9,45 11,58 12,50 14,03 15,27 16,58 17,53 1 19,20 20,02 1 21,14
Lusema , P- I - 1 — 1 — 1 6,19 1 7,14 1 7,44 1 9,47 12,00 12,52 14,06 15,29 17,00 17,55 1 19,22 20,04 1 21,16 Bricherasio p. I - 1 — 1 — 1 6,27 1 7,21 1 7,52 1 9,55 12,08 13,00 14,14 15,34 17,08 18,03 1 19,27 20,12 1 21,24 _
Pinerolo P. I 4,30 1 5,301 6,10 1 6,45 1 7,42 8,10 1 10,12 12,22 13,15 14,28 15,46 17,49 18,52 1 19,40 20,37 1 21,36 21,46
Airasca P I 4,41 1 5,451 6,27 1 6,58 1 7,55 i 8,22 1 10,23 12,37 13,28 14,41 - 18,04 19,04 1 - 20,47 1 - 22,00
None p. I 4.49 1 5,51 1 6,32 1 7,03 1 8,00 8,26 1 10,27 12,42 13,33 14,45 - 18,08 19,08 1 - 20,51 1 - 22,07
Torino Ling. P- I 5,11 1 6,07 1 6,49 1 7,22 1 8,20 1 8,41 1 10,43 13,02 13,51 15,01 - 18,27 19,26 1 - 21,07 1 22,32
Torino P.S. a. I - 1 - 1 1 - 1 - 1 - - - - - - 1 - 21.18 1 1
Torino P.N. a. I 5,18 1 — 1 — 1 7,28 1 8,26 1 8,47 1 10,49 13,07 13,57 15,07 - 18,34 1 19,32 1 — • 1 1 22,38
NOTE: * feriale ■ *’* autopullman sostitutivo • per Tonno Stura.
SIGNORA impartisce lezioni di francese a studenti di scuole medie inferiori e superiori. Telefonare, ore
pasti, allo 0121/79.46.02.
RINGRAZIAMENTO
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbato la fede »
(II Tim. 4: 7)
Il 2 novembre è venuto a mancare
all’affetto dei suoi cari
Gaetano Lentini
Lo annunciano la moglie, Giuseppina Imbergamo, i figli Giovanni, Renato e Maurizio, le sorelle Rina ed Assia, i cognati Beva, Butera, Imbergamo e Rostagno, e i parenti tutti.
Un grazie particolare ai pastori Irene Wigley di Agrigento e Gino Conte
di Genova.
Agrigento, 7 novembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23)
Il Signore ha richiamato a sé
Laura Deodato Olivari
Lo annunciano il marito Salvatore,
le figlie Maria Luisa e MireRa, il fratello Stefano e le sorelle Elena e Anna
Maria con le relative famigUe. Un vivo
ringraziamento al pastore Franco Sommani per la lunga, affettuosa assistenza spirituale.
Roma, 8 novembre 1988.
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, ed io
vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
Con profonda commozione i familiari
del compianto
Giacomo Alessandro Jacumin
ringraziano tutti coloro ohe hanno partecipato al loro dolore : in particolare
il dott. Mensa, il pastore Erika Tomassone, le famiglie Rasetto, Grifi, Mensa
e la signora Vera Long.
Pinerolo, 18 novembre 1988.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 82351.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 20 NOVEMBRE 1988
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 933039 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 20 NOVEMBRE 1988
Torre Pellice; FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante dall’esterno fino a
m. 35.
Preventivi a richiesta
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nichelino
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16 fatti e problemi
18 novembre 1988
UN FENOMENO MOLTO PREOCCUPANTE
La mafia guarda al '92
Da fenomeno delie campagne e città del Sud la mafia, oggi, forte della sua struttura e dei
narcodollari, si prepara a conquistare l’Europa - Quale il ruolo possibile delle chiese?
La fase storica più indicativa,
per spiare i processi futuri del fenomeno mafioso, è quella che
segna il passaggio della mafia dalla campagna alla città. Gli eredi
della vecchia mafia (Liggio e
Greco) rompono con la generazione Genco-Navarra su tutto il
fronte: organizzativo, sociale e
culturale. La mafia diventa più
decisa, attua lo scambio politico e
non rispetta più il « codice d’onore ». Potrebbe essere quest’ultimo
aspetto assai interessante per capire la « devianza » complessiva
della società meridionale e siciliana favorita dall’irrompere del postmoderno nella tela di valori ancorati a concezioni feudali. Potrebbe essere preso come il punto di
non ritorno e la spia di fenomeni
più ampi.
La mafia si inizia ai « misteri
della città », che un tempo era
stata usata come luogo di evasione
dalla campagna per incontri con
persone altolocate e per il godimento delle rendite.
Le prime radici in città sono
fatte di appalti, di speculazioni
edilizie, che divorano verde e ville
lungo l’asse dell’attuale via Libertà a Palermo. La strage di viale
Lazio può essere scelta a emblema
di questa stagione. Lo stato è
pressoché assente e fa la sua prima comparsa tirato in ballo al
tempo della strade di Ciaculli
(1963). E’ una data da non dimenticare, perché gli effetti sono
speculari dell’omicidio Dalla Chiesa e del periodo successivo.
Il post-Ciaculli è usato per riorganizzarsi e ripensarsi. L’albero
della mafia, trapiantato in città, è
cresciuto: si capovolge, negli anni ’70, l’ordine degli interessi economici, la droga salta al primo posto, la legittimazione del denaro
sporco attira i colletti bianchi.
Catania entra nel territorio mafioso, i politici e pezzi grossi dello
stato lasciano gradatamente lo
schema del mercato politico per
forme di rapporti più stretti.
La via della droga e del riciclaggio dei proventi è seminata di cadaveri eccellenti, perché nel frattempo « i misteri » della città sono aumentati e non è permesso a
nessuno avvicinarvisi. Ora è la
città che produce, che amministra e comanda. Questa realtà,
che relega la campagna nel ruolo
di estrema periferia, comporta un
cambiamento profondo nella « cultura » della mafia. Ormai è divenuta adulta in città e ha bisogno
di nuovi livelli organizzativi: si
inventa la « cupola », o la commissione, ma si ha la netta impressione che questa fase stia per passare.
Il post-Dalla Chiesa è un nuovo punto di non ritorno. Il periodo fino a tutto il processo è stato
impiegato in modo proficuo dalla
mafia, mentre lo stato ha assunto
modelli di intervento inversi, culminati nell’istituzione dell’Alto
Commissario antimafia; questo
complesso fenomeno viene solitamente concettualizzato con la pa
rola « normalizzazione ». E’ una
stagione felice, nella quale la mafia trova l’ambiente favorevole per
mettere in cantiere nuovi progetti,
per la cui realizzazione sono previste condizioni di assetto territoriale-organizzativo-ideologico indispensabili. La commissione o cupola, forse, sta diventando monarchia e la politica (e pezzi importanti dello stato) dovrà assumersi
responsabilità più dirette e organiche. Se le valutazioni, che mano
a mano vanno prendendo spessore,
sono affidabili, bisognerà pensare che la mafia stia per lasciare la
città e iniziare la conquista dell’Europa.
Recentemente ci sono stati, a
mia conoscenza, due avvertimenti
in questo senso. Durante un convegno sul tema « Strade contro la
mafia », organizzato presso il Centro « Ettore Majorana » di Erice
il ministro Ferri, parlando del settore delicato degli appalti ha detto che « il 1992 potrebbe diventare un appuntamento drammatico, se non riuscissimo a bloccare
in tempo un’altra strada delle attività della criminalità organizzata ».
Gli ha fatto eco da Bruxelles
il cancelliere tedesco Kohl, che
affrontando i problemi derivanti
dalla soppressione dei controlli
alle frontiere si è chiesto se « la
Comunità non potrebbe trar profitto dall’esperienza degli Stati
Uniti e creare una sorta di polizia
federale europea specializzata nel
A Parigi, nello scorso ottobre,
ba avuto luogo il 2" Simposio internazionale sull’educazione alla
pace organizzato dalla « Ligue
internationale de l’enseignement,
de l’éducation et de la culture
populaire ».
La Ligue è stata fondata nel
1889 (nel primo centenario della
Rivoluzione francese, forse non
è un caso); è una organizzazione
internazionale che lavora per la
promozione dell’educazione permanente e dell’insegnamento
pubblico nel mondo; ess'a riunisce associazioni educative, sociali e culturali dei diversi continenti che operano in un’area di
impegno laico. La Ligue gode
di statuto consultivo presso la
UNESCO e il Consiglio d’Europa.
Il secondo simposio internazionale sull’educazione alla pace si
presentava con un titolo molto
impegnativo e stimolante: « La
pace incompiuta: utopie, ambiguità e certezze ». Nei tre giorni
di assemblee plenarie al Centre
de conférences del Panthéon e
nei gruppi di lavoro è stata affrontata la tematica educazione e
pace sia sotto l’aspetto della teoria, sia sotto l’aspetto detrazione
da praticare nei riguardi delle
nuove generazioni, a scuola. Il
messaggio di François Mitterrand, socio attivo della Ligue,
segnalava che « la ricerca della
pace deve costituire una priorità per tutti i governi, ma riguarda anche i singoli cittadini ».
Il simposio ha rappresentato
un momento di incontro e di
confronto di idee e di pratiche
educative e culturali aventi per
scopo la promozione e la difesa
dei valori di democrazia, di giustizia, di diritti dell’essere umano per la costruzione e la salvaguardia della pace.
Il panorama internazionale è
cambiato soprattutto a se^ito
dell’avvento della « perestrojka »
di Gorbaciov (di cui abbiamo avuto ima magistrale presentazione da parte di Ribakov Vsévolod, consigliere del Comitato centrale del Partito comunista sovietico). Problematiche nuove
emergono e la società risente
spesso della carenza di punti di
riferimento. Cambiamenti di ordine economico, sociale e politico sono all’ordine del giorno. E’
dunque necessario riflettere su
questa « pace incompiuta » che
si presenta come problema pluridimensionale e che richiede
una trattazione globale: la dinamica internazionale trattata intorno ai problemi dell’attualità
e i mezzi e gli strumenti tarati
per definire obiettivi e delineare
strategie di comportamento.
I partecipanti, oltre a seguire attivamente i dibattiti che venivano animati al termine delle
conferenze e delle comunicazioni, hanno potuto partecipare agli
« ateliers de pratiques éducatives » dove erano presentati progetti e esperienze già avviati o
in via di applicazione nei diversi paesi del mondo. Un vivo interesse hanno sollevato i giochi
cooperativi del rappresentante
del Belgio, i giochi non violenti
alternativi ai giocattoli di guerra del rappresentante della Spagna, i racconti di Penna d’Aquila interpretati da un indiano
Maya delTOonduras, il gioco del
la lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e al traffico della droga ».
Questa europeìzzazione della
mafia pone problemi alla cultura
occidentale; potrebbe rivelarsi non
tanto facile pensare di tagliare le
radici « culturali » di una organizzazione la quale di per sé costituisce « un’area di mediazione
di rapporti sociali », che può favorire, ostacolare o ridurre le integrazioni, l’autonomia, le differenziazioni e le comunicazioni tra
i diversi livelli della società. C’è
bisogno di una forte coscienza della grandezza e plasticità del fenomeno mafioso, che investirà i
gangli della società europea. Non
sono certo, per quanto riguarda
l’apporto delle chiese, che esso possa essere formato solamente dalla
consapevolezza della « devianza »
di valori, i quali andrebbero riportati alla tradizione e all’ortodossia, come auspica p. B. Sorge.
Dal familismo alla famiglia, dal
clan aU’amicizla e dalla superstizione alla fede. Questi itinerari
sono segnati da processi di « inculturazione», che rispondono perfettamente a schemi operativi di
ascendenza cattolica e particolarmente gesuitica.
Nella riflessione delle chiese
evangeliche del Sud c’è la consapevolezza invece che l’organizzazione mafiosa (mafia, ’ndrangheta e camorra) si è a tal punto ristrutturata (si potrebbe parlare di
mutazione genetica) che è molto
problematico il riempimento di
valori svuotati e impazziti. La nostra presenza, sparsa, potrebbe diventare significativa, indicativa e
anche terapeutica, se fosse portatrice, nella sua componente storica, di un progetto unitario e articolato, storicizzato in una società
caratterizzata da non flessibilità,
da incertezza di diritto e di democrazia e da assenza di prospettile
credibili di cambiamento. Il perseguimento di quest’ultimo aspetlo
potrebbe essere la saldatura tra i
diversi interventi ad ampio orizzonte e il contributo per il superamento culturale di negatività secolari.
Nel documento sul Mezzogiorno il XVI Circuito affidava questa strategia ad uno schema di
predicazione e di presenza finalizzante alla responsabilizzazione dell’individuo in quanto destinataiio
di eventi liberatori e beatificanti
di Dio Crocifisso-Risorto e iii
quanto testimone di questa novi'ù
nei processi storici. La sperai ;za del futuro, già oggi, e non l'oggi immesso nel futuro potrebbe
essere il lievito nelle chiese e io
« spirito » nella società.
Alfonso Manocchio
PARIGI, SIMPOSIO INTERNAZIONALE SULL’EDUCAZIONE ALLA PACE
Quando la pace è incompiuta
la risata e dei poteri animato
da un clown, la presentazione di
un lavoro- multidisciplinare attorno al processo del nazista Klaus
Barbie.
Una segnalazione a parte merita l’iniziativa « Paquebot 1989 »
che vedrà riuniti in navigazione
sul Mediterraneo (è previsto uno
scalo a Genova) 1.000 giovani europei, che condivideranno l’idea
che l’Europa non si costruisce
senza gli altri o contro gli altri
ma è uno spazio dove si incontrano le culture, le politiche, le
economie aperte al mondo intero.
Il filo conduttore di tutte le
« pratiche educative per la pacè» di tutti gli interventi dei
partecipanti, di tutte le lezioni
degli esperti è stato quello dell’impegno per un’educazione alla
pace inteso come formazione di
un uomo rispettoso dei diritti e
della libertà degli altri.
La delegazione italiana (composta da Frida Malan — vicepresidente della Ligue internationale —, da Silvana Rivoir e dal
sottoscritto) non ha esitato a
porre all’attenzione dei numerosi partecipanti l’operazione dell’insegnamento della religione
cattolica e dell’attività alternativa che rappresenta una pietra
d’inciampo per la democrazia e
per la libertà del nostro paese.
Una pace incompiuta che ha
bisogne ancora di riflessione e
di impegno collettivo per passare dalle utopie e dalle ambiguità dell’oggi ad una pace compiuta, domani.
Franco Calvetti
"A
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Il n. 43/’88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino II 9 novembre e a quelli decentrati delle valli valdesi il 10 novembre 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Cinzia Carugati Vitali, Ivana Costabel, Dino GardioI, Luigi Marchetti, Andrea Melli, Luigi M, Nicolai,
Gregorio Plescan.
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