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Anno IV
numero 42
jjel 1“ novembre 1996
L 2000
coedizione in a. p. comma 2S
art. 2 Ie99® 5*9'95 nr, 42/96 - Torino
IO caso di mancato recapito
si prega restituire al mittente
presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATOSTE, METODISTE, VALDESI
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Bibbia e attualità
AL DI QUA
DELLA MORTE
(fiiiscia che i morti seppelliscano i loro
morti; ma tu va’ad annunciare
il regno di Dio»
(Luca 9,60)
\JON è una novità, né una scoperta
iV dell’ultima ora: Gesù amavaegiocare con le parole. Che cosa sono, infatti, le varie forme del discorso (parabole, metafore, paradossi) se non un
continuo gioco linguistico? Gesù, quindi, era un umorista. Con questo titolo è
stato scritto anche un libro che non ha
scandalizzato nessuno, in quanto era
una ricerca esegetica su un genere letterario non usuale negli studi biblici.
Ci spieghiamo così una serie di proverbi, di parole con doppio senso, oppure
una stessa parola usata con due significati diversi in una stessa frase. Sappiamo tutti per conoscenza diretta e
per esperienza che spesso una battuta
riesce ad essere di gran lunga più efficace di un discorso ben elaborato; una
battuta è più incisiva, più facile da ricordare, più facile da cogliere.
SE intesa letteralmente, la parola di
Gesù sui morti risulta essere un paradosso: come è possibile che un morto
, faccia qualcosa? Come è possibile che
.un morto possa seppellire un altro
•morto? Da questa «impossibilità» deriva Vincisività e la forza del detto di Gesù. Per coglierne pienamente l’aspetto
paradossale bisogna abbandonare la
pista dell’interpretazione letterale e ci
si deve muovere verso urm lettura di tipo metaforico. Così la parola di Gesù
diventa chiara quando viene inserita
nel suo contesto (l'invito a seguire Gesù, un contesto di vocazione) e quando
ci rendiamo conto che tutto sì gioca
sulla parola «morti»; nel primo caso si
usa il significato metaforico, nel secondo quello letterale. Si coglie facilmente
il senso della parola di Gesù quando si
fa l’equazione: chi segue Gesù e annuncia il regno di Dio è vivo, chi non segue
Gesù e non annuncia il Regno è morto
(in senso metaforico naturalmente,
anzi, in senso teologico-spirituale).
Quindi il non accogliere l’urgenza della sequela e dell’annuncio del regno di
Dia, l’esigenza di predicare l’Evangelo,
rende «morte» tutte le altre cose sul
piano della storia, come appunto quella^di seppellire un morto reale.
Gesù non ci sta dicendo che non si
devono onorare i propri genitori
nel momento della loro morte con la
sepqltura. Non sta incitando alla disobbedienza di un comandamento.
Sta semplicemente dicendo che, per
coloro che ricevono una vocazione,
tutto ciò che non rientra nell’ambito
tiella risposta alla vocazione diventa
secondario, non appartierte al regno
^lla vita, ma a quello della morte. Si
tratta di una impostazione radicale
che ritroviamo con parole più dirette
èriche altrove. In questo senso il detto
rfi Gesù in Luca 14,26 costituisce il parallelo teologico più stretto di Luca 9,
SO. Se è vero che noi protestanti non
abbiamo il «culto dei morti» e ì nostri
becchi cimiteri si distinguono per austerità e semplicità, è pur vero che in
occhione del 2 novembre qualcuno di
hoi si reca al cimitero, quantomeno
per verificare lo stato della tomba di
O’ti suo caro. Diciamo che i nostri morsono con il Signore e non hanno cer^0 bisogno della nostra attenzione o
^lia nostra cura. In occasione di questa ricorrenza è bene non sparare conato altri versetti biblici che parlano
■Appunto di morti che seppelliscono alb'i morti, se prima non ne abbiamo
eolio per intero la pregnanza teologica
® ^’esigenza che pongono su di noi.
Pensiamo ai vivi; dei morti, di tutti i
ttiortì, si prende cura il Signore.
Domenico Tomasetto
i
È sempre acceso il dibattito sulla separazione delle carriere e delle funzioni
Giudici e pubblici ministeri
Bisogna trovare H modo per cui, nel processo, pubblica accusa e difesa possano operare su un
piano di reale contraddittorio e fidare nella presenza di un giudice effettivamente imparziale
MARCO BOUCHARD*
PER comprendere l’acceso dibattito sulla separazione delle carriere tra il pubblico ministero e il
giudice bisogna ricordare che l’uno
e l’altro appartengono a un corpo
ùnico, a un ordine autonomo e indipendente da qualsiasi altro potere, come vuole la Costituzione. È la
magistratura nel suo complesso che
assicura il rispetto delle leggi quando ogni altra forma di controllo o di
autocontrollo non abbia funzionato
e che si è trovata, in questi anni, a
elevare un argine (non essendovene altri in una società democratica)
a una illegalità talmente diffusa da
risultare connaturata al sistema politico ed espressione di condotte
(in) civili quotidiane soprattutto nel
rapporto stato-cittadino.
Non si tratta solo di un caso italiano, il sistema della corruttela è
divampato in tutti i paesi occidentali evidenziando un’incapacità, divenuta cronica, da parte degli apparati politico-amministrativi di
autoregolarsi; Anche per questo la
magistratura, come potere, è divenuta così centrale pei; la conservazione della democrazia. Al tempo
stesso, proprio per questo, è divenuta per il cittadino punto di riferimento contro il politico corrotto, se
non contro il politico «tout-court».
Questo scontro, perché così è stato anche attraverso spettacolari
personalizzazioni, non si è svolto in
uno scenario qualsiasi, attraverso le
colonne dei giornali o nei dibattiti
pubblici ma, questo è il dato essenziale, nel processo penale, per giunta riformato in senso accusatorio
proprio alle soglie degli inizi delle
inchieste più devastanti sulla corruzione italiana. Nel processo penale
non si celebra però uno scontro tra
magistratura e politica, ma si svolge
un contraddittorio, tra una pubbli- i
ca accusa e la difesa dell’imputato,
che è stato costantemente alterato
dallo scontro che divampava sullo
sfondo. Ed è stato del tutto inevitabile che, in questo scontro-contraddittorio, fossero i pubblici ministeri, quali magistrati rappresentanti
Francesco Saverio Borrelli e Antonio DI Pietro all’epoca in cui lavoravano insieme
della pubblica accusa, e non i giudici ad acquisire sempre maggiore
visibilità e popolarità.
I settori della politica «interessati» dalle grandi inchieste hanno così cominciato a concepire un disegno volto al ridimensionamento di
questo straripante pubblico ministero e hanno trovato nella stragrande maggioranza dell’awocaturà un alleato di tutto privile^o per
sostenere una parità effettiva tra
accusa e difesa, anche nel rispetto
dei principi del nuovo processo, e
la separazione delle carriere tra i
pubblici ministeri e i giudici. È soprattutto questo secondo obiettivo
che ha prestato e presta il fianco alle confusioni e alle asprezze maggiori. Per alcuni la separazione delle carriere è l’unico strumento per
conseguire la parità del ruolo nel
processo tra accusa e difesa e per
allontanare il giudice dai condizionamenti del pubblico ministero.
Solo così, si sostiene, il giudice po
trà davvero sentirsi imparziale,
lontano dall’influenza di colui che,
ancora oggi, è collega di concorso e
vicino di stanza nel lavoro.
Tuttavia è altrettanto evidente
che separare le carriere significa
prevedere per giudici e pubblici
ministeri un accesso in ruolo e una
formazione diversificati; significa
esaltare la relazione gerarchica che
contraddistingue gli uffici delle
procure e agevolare, in ultima analisi, una dipendenza delle procure
dal ministero di Grazia e Giustizia.
E questo è l’obiettivo perseguito da
chi ha convenienza ad imbavagliare l’azione del pubblico ministero
attraverso un controllo politico sul
suo operato. È questa la ragione per
cui la proposta delle separazioni
delle carriere suscita il sospetto, se
non il più completo rifiuto, tra i
magistrati e i pubblici ministeri in
modo particolare. Un pubblico ministero dipendente dalla politica
contraddice la sua stessa colloca
zione nel disegno della Costituzione e non è più strumento di garanzia per il cittadino.
Le preoccupazioni che circondano la proposta della separazione
delle carriere non possono però far
dimenticare l’impartanza che, nel
processo, pubblica accusa e difesa
possano operare su un piano di
reale contraddittorio e fidare nella
■ presenza di un giudice effettivamente imparziale. Non è imparziale quel giudice che debba valutare
inchieste che fino al giorno prima
lo hanno visto impegnato come
pubblico ministero. In questo senso occorre prepararsi a una migliore diversificazione delie funzioni
tra giudici e pubblici ministeri, fermo restando la loro appartenenza
allo stesso ordine e allo stesso corpo giudiziario, nell’interesse, appunto, della migliore neutralità e
imparzialità del servizio giustizia.
* giudice del'Tribunale
per i minorenni di Torino
■ ■ ■ Stranieri in Italia,
Tutti i numeri del '95
nel dossier della Caritas
Aumentano gli immigrati ma non è l’invasione di cui tanti parlano,
dice sostanzialmente la
Caritas di Roma che il 24
ottobre ha presentato il
quadro dell’immigrazione in Italia. Nel 1995
l’aumento sul 1994 è stato del 7,4%, pari a 68.7Ì3
stranieri in più con un
permesso di soggiorno,
per un totale di 991.419
dei quali 827.416 (l’83,
5%) extracomunitari.
In forte aumento i ricongiungimenti familiari
(16.247, tremila in più) e
i figli nati da residenti
stranieri (8.023, mille in
più), una conferma, come scriviamo nel nostro
approfondimento a pigina 6, della presenza ormai stabile di popolazione di origine straniera
nel nostro paese.
Se si tiene conto che
nel corso di quest’anno
sono stati regolarizzati
circa 250.000 stranieri
grazie al decreto Dini, si
prevede che a flàie ’96 gli
stranieri con permesso
di soggiorno saranno in
tutto un po’ meno di un
milione 250.000, l’l,7%
della popolazione residente a livello nazionale. Solo nel Lazio si supera di poco il 4% che è
così l’unica regione italiana vicina alla media
europea del 4,7%.
Scuola pubblica a Napoli
Un Sinodo dei giovani
che suscita polemiche
Dal marzo all’ottobre
dell’anno prossimo la
diocesi cattolica di Napoli ha organizzato un «Sinodo dei giovani per
il rinnovamento della
società», iniziativa alla
quale ha dato la sua
adesione il Provveditorato agli studi di Napoli
che ha successivamente
inviato una circolare alle
scuole secondarie superiori della città con precise norme per «promuovere e sostenere in
tutto il suo sviluppo le
attività inerenti al Sbrodo», che prevedono anche «Tmserimento nella
programmazione di istituto per Tarmo scolasti
co di attività inerenti il
Sinodo». All’iniziativa ha
reagito la Commissione
delle chiese ^angeliche
per i rappoitl'con lo Stato che, in u'na lettera al
ministro della Pubblica
Istruzione, non contesta
Tiniziativà diocesana,
ma vede nella presa di
posizione del Provveditorato «una gravissima
violazione dei principi
costituzionali dì libertà
religiosa e di laicità dello
Stato» e si augura quindi
che il ministro dia le necessarie disposizioni affinché l’biiziativa sia ricondotta neH’ambito
del rispetto di questi
principi. (nev)
Panora
A ROMA IL VERTICE MONDIALE SULL'ALIMENTAZIONE. Da 13 al 17 novembre si terrà a Roma, presso la sede
della Fao, il vertice mondiale suU'alimentazione a cui parteciperanno, oltre i ministri competenti, i capi di stato e di governo di tutti i paesi del
mondo-. Purtroppo, alle soglie del terzo millennio cristiano, il mondo non è
ancora riuscito a garantire il diritto
umano più fondamentale; la libertà
dalla fame. Infatti entro il 2010 rischiano di soffrire di malnutrizione
730 milioni di persone. In vista del vertice un testo di rivendicazioni è stato
sottoscritto da diverse organizzazioni
svizzere per lo svipuppo (pag. 3)
L'OSPEDALE EVANGELICO DI NAPOLI
verrà ampliato. Situato nel popoloso quartiere napoletano di Ponticelli, l'ospedale evangelico «Villa Betania» sarà ristrutturato per consentire
soprattutto l'ampliamento dei servizi
diagnostici, migliorando cosi il servizio
sanitario alla popolazione. Per la ristrutturazione sarà necessario il contributo delle chiese fondatrici, in particolare di quelle destinatarie dell'otto
per mille dell'Irpef. (pag. 9)
2
PAG. 2 RIFORMA
\
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 1^ novembre
«Or in quei
giorni,
moltìplicandosi
il numero
dei discepoli, sorse
un mormorio
degli Ellenisti
contro gli Ebrei,
perché le loro
vedove erano
trascurate
nell’assistenza
quotidiana.
E i dodici,
radurmta la
moltitudine
dei discepoli,
dissero:
Non è conveniente
che noi lasciamo
la parola di Dio
per servire alle
mense. Perciò,
fratelli, cercate di
trovar fra voi sette
uomini,
dei quali
si abbia buona
testimonianza.
pieni di Spirito
e di sapienza,
e che noi
incaricheremo
di quest’opera.
Ma quanto è a
noi, continueremo
a dedicarci alla
preghiera
e al ministerio
della Parola.
E questo
ragionamento
piacque a tutta la
moltitudine; ed
elessero: Stefano,
uomo pieno
di fede e di
Spirito Santo,
Filippo, Procoro,
Nicànore,
Timone,
Parena e Nicola,
proselita
di Antiochia;
e li presentarono
agli apostoli,
i quali, dopo aver
pregato, imposero
loro le mani.
E la parola di
Dio si diffondeva,
e il numero dei
discepoli
si moltiplicava
grandemente in
Gerusalemme;
e anche una gran
quantità
di sacerdoti
ubbidiva
alla fede»
L'ORDINE FRATERNO NELLA CHIESA
Posta di fronte a un problema concreto la chiesa di Gerusalemme, formata da
due gruppi distinti, riesce a trovare una'strada comune condivisa da tutti
EMANUELE FIUME
A ppare subito chiaro che fin
dai primi giorni della sua
(Atti 6, 1-7)
fondazione la chiesa di Gerusalemme era distinta in due posizioni diverse tra loro. Da una
parte stava il gruppo degli apostoli, coloro che avevano udijo la
voce di Gesù e che l’avevano seguito nei suoi passi; dall’altra il
gruppo degli Ellenisti, cioè gli
ebrei della diaspora presenti a
Gerusalemme e che avevano un
problema di assistenza materiale alle loro vedove, un problema
che oggi chiameremmo diaconale. Questi due punti di vista ci
mostrano che fin dall’inizio la
chiesa era un luogo dove si discuteva, anche animatamente, e
non si obbediva soltanto, ma soprattutto che le posizioni diverse
non portavano né a una sopraffazione di una parte sull’altra, né
a una inconciliabile rottura.
La regola della chiesa degli
apostoli per trovare una strada
comune è l’ordine fraterno. Non
la gerarchia o l’anarchia, ma un
ordine fraterno che valorizza veramente i diversi punti di vista,
li regola, li situa e li dirige al fine
migliore. La prima regola di
questo ordine fraterno è la convenienza, che qui non significa
il banale tornaconto. Che cosa
conviene fare per il bene della
^ chiesa? Non per il bene di una
' parte o di un partito, ma di tutta
la chiesa? Nella situazione dell’epoca apostolica non era certamente conveniente che gli
apostoli si trasformassero in
diaconi, che smettessero di dedicare tutto il loro tempo alla
predicazione per aiutarèTTe vedove. In quel caso chi avrebbe
ptedicato la parola di Dio? Chi
altri avrebbe avuto l’autorità di
testimone della vita e dell’insegnamento di Gesù?
Predicatori e diaconi
Allora l’ordine fraterno di1
Sfci
Preghiamo
||^dre„l'u sai ciò di cui abbiamo bisogno:
Benedici la terra, affinché la pianta possa crescere;
benedici lo stelo del riso ed ognuno dei sóoi chicchi.
,,, Permettici di ricevere il nutrimento con riconoscenza
ed accordarci ur«> spirito di soiidarietà .g*
- affinché nessuno abbia &me. * ' x ’ ’ “
Tu fai crescere l’erba e i fiori dei campi,
, Tu fai sorgere ii sole, la pioggia e il vento,
ji/Dacci oggi il nostro riso quotidiano t affinché possiamo vivere alla tua gloria.
«"L -ri . ..............f
profilerà dell’Asia
(da Quando ègiomo?deÙaCevaa, 1988)
pende dalla vera convenienza di tutta la chiesa: gli apostoli, coloro che avevano vissuto
una parte della loro vita a stretto contatto con Gesù, avrebbero
continuato a predicare a tempo
pieno. Per risolvere il problema
dell’assistenza alle vedovp, problema in quel momento concreto e vero per la chiesa, è necessario trovare altri uomini; anche loro, come gli apostoli, devono essere rispettati e riconosciuti come pieni di Spirito e di
sapienza, ma servono altri uomini per un altro lavoro. Anche
questo, come la predicazione, è
un lavoro che nasce dalla parola
di Dio e che tende alla gloria di
Dio: tuttavia è un’opera distinta
dalla predicazione e ne è conseguenza: perciò non era conveniente che gli apostoli, che già
predicavano, dovessero fare tutto. L’apostolo è colui che semina, il diacono è colui che raccoglie il frutto per donarlo al prossimo che ne ha bisogno.
La seconda regola di questo
ordine fraterno è l’accordo tra le
parti ottenuto con l’elezione. Il
confronto tra i due diversi punti
di vista non sfocia nella sopraffazione dell’uno sull’altro o nella rottura violenta della eomunione fraterna, ma in un accordo nel quale tutti trovano il loro
spazio per servire la parola di
Dio. La Chiesa cioè è unita e resta unita anche in due azioni distinte come la predicazione e la
diaconia, affronta unita il problema e unita lo risolve. Certamente, il testo biblico sorvola
sulla discussione probabilmente
sofferta e serrata (tipo otto per
mille al Sinodo) che è avvenuta
tra gli ebrei e gli ellenisti; il libro
degli Atti degli Apostoli vede i
problemi alla luce della loro soluzione e non nomina i contrasti
che possono essere avvenuti,
ma quello che è importante è
che il problema viene risolto
con un accordo di tutta la chiesa, nella comunione e nella concordia. Gli apostoli, uomini rispettati e ascoltati, propongono
e non impongono una soluzione
che viene accettata dall’assemblea: non vi è l’anarchia di tutti
che vogliono fare tutto, ma non
vi è nemmeno la gerarchia che i
cattolici romani considerano
elemento costitutivo della chiesa, tanto che in un documento
del Concilio Vaticano II definiscono la chiesa «comunione gerarchica»; vi è una soluzione ordinata e fraterna che è sancita
da libere elezioni. La chiesa degli apostoli era una comunità
ordinata di fratelli e sorelle, non
una caserma di gerarchie.
La terza regola di questo ordine fraterno è riconoscere che
anche l’altro punto di vista viene
dallo Spirito di Dio, che anche la
diaconia, il servizio amorevole
del prossimo in difficoltà, è mossa dallo Spirito di Dio, quello
stesso Spirito che ispira la predicazione della Parola. Questo è il
senso della preghiera e dell’imposizione delle mani; lo stesso
Spirito Santo che ispira la predicazione agli apostoli ispira anche l’azione dei diaconi; lo stesso Spirito che manda gli apostoli
a proclamare la verità manda i
diaconi a fare la verità. L’imposizione delle mani non è, come
comunemente si»pensa, un momento di trasmissione dello Spirito o di riconoscimento dei doni
spirituali, ma è un momento di
invocazione profonda dello Spirito Santo con i suoi doni.
rie per il successo e la credibilità
della predicazione. Queste regole della chiesa apostolica impediscono che prevalga una mentalità di fazione e che questa
provochi divisione nella chiesa,
offendendo così il corpo di Cristo e rattristando lo Spirito Santo. Questo brano degli Atti degli
apostoli ci dà un modello di
unità della chiesa che non può
lasciarci indifferenti; in questo
modello non prevalgono né la
tentazione autoritaria, né lo
sgretolamento della divisione.
Un luogo di confronto
IL nostro stesso Sinodo è spes! ’
Stabiliti da Dio
QUI gli apostoli, cioèi predi
_ calori, invocano lo Spirito di
Dio sui diaconi, cioè i soccorritori del prossimo in difficoltà, e i
due diversi punti di vista della
chiesa apostolica si riconoscono
l’un l’altro come voluti e stabiliti
da Dio per la sua gloria e non come partiti in inconciliabile contrasto. Questo riconoscimento
non è una semplice tolleranza
delle opinioni altrui così come
non è una bieca lottizzazione
delle attività della chiesa; è riconoscere che la predicazione cristiana e l’azione cristiana sono
due rami dell’albero della chiesa
che non sono in contrasto o in
concorrenza, ma che devono
crescere insieme nella concordia
e nella relazione stretta che Dio
ha voluto tra loro.
Questo testo degli Atti si chiude con l’immagine di una chiesa
funzionante: la parola di Dio
cresceva e il numero dei discepoli si moltiplicava. Questa
chiusa deirevangelìsta non è
messa qui a caso, ma vuole mostrarci che l’ordine nella chiesa,
le decisioni comuni' secondo la
Convenienza, l’accordo e la preghiera sono condizioni necessa
so luogo di confronto anche
duro tra le diverse opinioni che
vengono espresse, ma esso comunque riesce a trovare una via
comune per risolvere i problemi
secondo la comune convenienza, il comune accordo e la comune preghiera in Cristo. Certamente, questa è una unità tra
idee diverse, tra modi diversi di
operare per la gloria di Dio, non
è una semplice uniformizzazione di uguali. Nella chiesa non è
importante che l’altro diventi
uguale a me, ma piuttosto è sapere che siamo trattati come
uguali da Dio, anche se siamo
molto diversi tra noi. Ed è proprio questa diversità riconciliata
che permette alla chiesa di essere credibile nel suo incarico della predicazione della parola di
Dio; non la potenza, non le cerimonie, ma soltanto questa diversità riconciliata rende la chiesa degli apostoli un luogo credibile, una comunione fraterna
lontana dalle tentazioni umane
del settarismo o della gerarchia,
un luogo dove vale veramente la
pena spendere tutto se stesso
per l’annuncio della parola di
Dio o per il soccorso a tutti coloro che si trovano in difficoltà.
Anche noi oggi abbiamo bisogno di reimparare dalla Bibbia
ad essere veramente uniti anche
nelle nostre diverse concezioni
della chiesa. Anche noi, come i
cristiani dei tempi apostolici,
abbiamo spesso diversi modi di
vedere e qualche volta bisticciamo anche per questo, ma se
manterremo sempre l’unione e
l’ordine come è stato mantenuto dalla chiesa degli apostoli secondo la relazione degli Atti, allora potremo vedere la parola di
Dio che si diffonde e il numero
dei discepoli di Cristo che si
moltiplica grandemente, potremo vivere le nostre differenze riconciliate nell’unità in Cristo.
Note
omiletidii
II
La pi
‘di Stato
Itti ì à
mire
L'esegesi del testo
di eggere m profp
nella situazione deiia
sa dei tempi apost
viene sviluppata infortemente catechet.
parenetico secondo
se intenzioni di Lucai
tore degli Atti degli
stoli. La discussiof
ebrei (cioè ebrei clw'
vano la Palestina) ej
nisti (cioè ebrei prov^
ti daile comunità dei^SflS/
spora), probabilment * ■
dissimiie ad aicuneassemblee di chiesa pj
sto accese, non vienetagliatamente ricosti
né messa al centro dei
no biblico.
Ciò che l'evangej
vuole mettere in lei
che la soluzione a qtii
problema, e in fondo
ogni problema sul qij^
chiesa sembra chedel i
dolorosamente spa^ :
due, si trova in ur^
cordia fraterna clià vi
rizza le posizioni divft
se ne serve per la glori
Dio. In ciò l'organi^
ne ecclesiastica aposti
si differenzia profpii
mente sia dall'impi^
ne cattolico-romaici
munione gerarchif|
dalla tentazione del di ;
dine che talvolta“affi nelle chiese evan^i "
La regola della comtmi =
fraterna, cuore df |u{ ;
testo, viene sviluppi
goticamente in tre dif<
ni; la comune convéj
za della chiesa tutÉ
muove le parole deglij
stoli (2-4), l'accordoef i
zione che avviene da pi '
dell'assembiea sullal >
dei criteri della-fedéfl
ricohoscimento dell'al ‘
con ii suo punto divi >
come doni di Dio da« rizzare, secondo la
ghiera di invocazii
intercessione degli a|
li sui neoeietti diaconi
È interessante ni
come l'evangelista
fermi con una certa
zia di particolari non
sul mormorio (1a)d
Un
«Alle
nio, il
¡ frontar
al dirii
funzionale all'introdi
ne del ‘problema (lb),j
sulla concordia manta!
e raggiunta e sui suoi||
damanti della conva
za, dell'elezione e dell
noscimento (2-6). Ini .rnentai
sta luce l'attualizzad ]tne» (Ja
parte dall'immagine p| genera
tiva della vita della citi ^azion
apostolica (7), impegj Sper l’A
ih un lavoro missioiS |coltura
ricchissimo di frutti, p8 \
rivare al modello tu
sommato positivo di '
spirito che ha ispiratol Ness
ritto ecclesiastico delle -che la
stre chiese evangeliche ne son
ritto orientato aglis* ' circa il
criteri di convenienzà/£ .sorelle
ordine e di riconosdwf ¡'lunpo
fraterni descritti neglh '
ti degli Apostoli. VI#
proda
sottolineato il fatto chi.
concordia non porffl ^
deve portare ad una» «Umer
formizzazione delle di* tdienab
se tendenze, e a un api* ) ffla at1
timento supino delle'^vttiilion
critiche, ma a un loro
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vizio alla gloria di DioIn altre parole, la ^i
non è una somma dioi
li né lo deve diventa^
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3
IERDÌ 1- NOVEMBRE 1996
Primo Piano
PAG. 3 PÎIFORMA
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i Dal 13 al 17 novembre si terrà a Roma, presso la sede della Fao, il vertice mondiale sull'alimentazione
il mondo posto di fronte alla sfida cruciale della libertà dalla fame
Il vertice avrà una prospettiva globale, pur riconoscendo le realtà nazionali e regionali che influiscono sulla sicurezza
alimentare. Oltre ai ministri competenti, sono attesi a Roma i capi distato e di governo di tutti i paesi del mondo
la partecipazione personale dei capi
instato e di governo al vertice mobiliterà
,tti i dicasteri governativi necessari per
mire una visione completa dei molteunità ài^«iici aspetti legati al problema alimenta
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onee deir ul diritto umano più fonda(2-6). In d mentale: la libertà dalia fatualizzazii >me» (Jacques Diouf, direttore
imaginei) / generale della Fao, Organiz
a della chi izazione delle Nazioni Unite
0, impegn !,per l’Alimentazione e l’Agri3 missioni i ;coitura)
i frutti, per f
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ositivo di
3 ispiratol ; Nessuno può oggi ignorare
itico delta I che la fame e la malnutriziorangelkhe| ne sono un dato di fatto per
re; non solo quindi i ministri dell'agricoltura (che partecipano regolarmente
alla Conferenza biennale della Fao) con i
rispettivi dipartimenti tecnici (pesca, foreste, ambiente, risorse idriche, sviluppo
rurale), ma anche i ministri degli affari
esteri, del commercio, dell’economia,
della cooperazione allo sviluppo e altri,
comprese le autorità federali, statali,
provinciali e locali.
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Entro il 2010 rischiano di soffrire di malnutrizione 730 milioni di persone
Un diritto basilare negato a centinaia di milioni di persone
Il problema
Ito agli ^ circa il 20% di nostri fratelli e
nvenien sorelle nei paesi in via di sviluppo. Nella Dichiarazione
astoli. Vii universale dei diritti umani è
il fatto dii proclamato solennemente
on porti' l’accesso a un’adeguata
ad unii sUnientazione è diritto inae delle dii ' lienabile di ogni individuo,
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' s'ùluppo soffrono la
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conflitti armati provocano
spostamenti di popolazione,
a volte imponenti. Se non si
prendono energiche misure
per evitare questa tendenza,
il numero delle persone che
soffriranno di malnutrizione
cronica potrà arrivare, entro
il 2010, anche a 730 milioni,
di cui più di 300 milioni nell’Africa subsahariana.
Perché un vertice?
Per garantire la sicurezza
alimentare a quelli che attualmente soffrono la fame
sono necessarie politiche che
rendano possibile la produzione o l’acquisto del cibo di
cui necessitano. La gravità e
la complessità del problema
meritano l’immediata attenzione dei capi di stato e di governo, di coloro cioè che si
occupano, ai più alti livelli
politici, di assicurare la sicurezza alimentare del loro popolo e che sono in grado di
influenzare la politica in tutti
i settori dell’economia. Pertanto il direttore della Fao ha
proposto la convocazione di
un vertice mondiale sull'alimentazione, un luogo di pubblica discussione dove i massimi responsabili mondiali
potranno impegnarsi formalmente ad agire per assicurare
a tutti la sicurezza alimentare
e per concordare politiche efficaci e strategie contro le
càuse profonde della fame e
della malnutrizione negli anni ’90 e oltre l’anno 2000.
Che cosa cì si aspetta
dal vertice
Il vertice è volto a fornire
una piattaforma politica al
più alto livello per proclamare la necessità di conseguire
un accordo mondiale di azione, indispensabile alla soluzione del problema fondamentale della società umana:
la sicurezza alimentare. Si
prevede che i capi di stato e
di governo di quasi 200 paesi
che durante il vertice si incontreranno nella sede della
Fao, adotteranno politiche
adeguate e strategie su scala
nazionale e internazionale,
come pure un piano di azione
che dovrà essere messo in
pratica da tutte le parti interessate: governi, istituzioni
internazionali e ogni settore
della società civile. Trattandosi di un assise mondiale, il
vertice dovrà affrontare, in
una prospettiva globale, tutti
gli aspetti della sicurezza alimentare e le cause che sono
alla radice della fame e della
malnutrizione in ogni angolo
del mondo, compenetrando
nello stesso tempo le singole
caratteristiche regionali dei
problemi e delle loro rispettive soluzioni.
Una vasta gamma di orpnizzazioni non governative
da tutto il mondo ha già fornito commenti utili e dettagliati sul progetto della Dichiarazione di politica generale e del Piano d’azione, i
quali saranno incorporati al
momento della finalizzazione del documento. I commenti ricevuti finora hanno
messo a fuoco svariati e importanti problemi tra i quali
la necessità di evidenziare il
ruolo dei piccoli coltivatori,
delle organizzazioni rappresentanti la popolazione rurale e delle organizzazioni delle
popolazioni indigene: il ruolo
delle cooperative; la riforma
fondiaria e agraria; conservazione della biodiversità; produzione delle coltivazioni alimentari tradizionali; regioni
e coltivazioni con instabilità
alimentare utilizzate dai poveri; ruolo della donna nella
sicurezza alimentare; politica, educazione e sanità delle
popolazioni; ruolo delle compagnie multinazionali: globalizzazione dell’economia e
infine politiche agricole commerciali intemazionali.
Una solida base tecnica
per le decisioni politiche
Il vertice non è una conferenza con impegni di aiuto,
né intende creare nuovi organismi finanziari, istituzioni, o
strutture burocratiche. Ogni
paese partecipante, in piena
autonomia, renderà noti il
contenuto e le modalità del
proprio contributo per la realizzazione delle politiche, delle strategie e del Piano di
azione che saranno adottati
dal vertice.
Un aspetto fondamentale
del vertice mondiale sull’alimentazione è rappresentato
dalla solida base analitica su
cui si sta fondando il lavoro
preparatorio. Oltre al documento in bozza di politica e
Piano di azione da sottoporsi
all’esame diretto dei capì di
stato e di governo, i temi di
maggiore rilevanza vengono
presentati tramite una documentazione analitica di base
che comprende lo sviluppo
passato, la situazione presente e le tendenze future. Le nazioni che parteciperanno al
vertice hanno espresso la loro
determinazione a raggiungere un accordo su obiettivi di
sicurezza alimentare concreti
e raggiungibili, che possano
essere conseguiti individualmente o in cooperazione.
(Informazioni fomite da
Howard M*. Hjort,
vicedirettore della Fao)
Le rivendicazioni
delle Ong svizzere
Alla vigilia del vertice di Roma sull’alimentazione, un testo di rivendicazioni è stato sottoscritto da un’ampia coalizione di organizzazioni svizzere per lo sviluppo, fra cui le
organizzazioni protestanti «Pain pour le prochain», «l’Entraide protestante suisse» e il «Dipartimento missionario».
Pubblichiamo alcuni estratti di questa dichiarazione, apparsi sull’ultimo numero di «Terre Nouvelle».
Dal 1948 è stato riconosciuto il diritto alla sicurezza alimentare per ogni uomo, donna e bambino. Alla fine del XX
secolo, questo obiettivo rimane una pura utopia per milioni di persone. Questo è uno scandalo! Le organizzazioni
non governative (Ong) chiedono che i programmi contro la
fame nel mondo tengano conto dell’uso delle risorse e del
sovraconsumo dei paesi industrializzati (come la Svizzera)
che deve essere ridotto.
Le Ong chiedono che i contadini e gli artigiani abbiano la
possibilità di accedere alle terre, a crediti vantaggiosi e ai
mezzi di produzione. Devono inoltre avere la possibilità di
esercitare un’attività degnamente remunerata, di disporre
di un’assistenza medica nonché di indennità per le madri e
per i loro figli. Devono avere diritto alla partecipazione politica, in un ambiente sano. I contadini devono avere la
possibilità di partecipare all’elaborazione dei progetti di
sviluppo della loro zona. Le popolazioni indigene hanno
altrésì bisogno di protezione e di rispetto. Le loro conoscenze dei metodi di coltura e l’utilizzo variegato che essi
fanno della natura è una garanzia in termini di sicurezza
alimentare.
Le Ong chiedono che i contributi delle donne vengano
valorizzati a tutti i livelli. Si tratta di riconoscere le responsabilità delle donne in agricoltura e di sostenerle. Esse devono avere la possibilità di partecipare a tutte le decisioni
riguardanti lo sviluppo, la sicurezza alimentare, la ricerca
agricola e la politica. Devono anche avere la possibilità di
accedere alle terre e alla loro proprietà, nonché ai mezzi
tecnici e finanziari.
Le Ong appoggiano un’economia di mercato che poggi
su condizioni di scambio eque che tengano conto delle
conseguenze sociali ed ecologiche che essa può provocare.
I paesi industriali che esportano i loro prodotti alimentari
sovvenzionati rischiano di scompigliare i mercati indigeni
del Terzo Mondo e di provocare la povertà fra i contadini.
Le Ong chiedono che la sicurezza alimentare prevalga su
una produzione unicamente orientata verso l’esportazione. I paesi economicamente deboli devono avere il diritto
di proteggere il loro mercato. I paesi ricchi devono ridurre i
diritti doganali sui prodotti agricoli. Ai paesi poveri dovrebbero essere riméssi i loro debiti. I programmi delle istituzioni finanziarie internazionali devono rispettare i diritti
umani e la sicurezza alimentare.
pp
Lie di ^lone
Nel pertodàche seguirà J1 vertice, lè trioni intraprese dai
governi, dalle organizzazioni internazionali e dalla società ci' vile copriranno principalmente le aree d'azione indicate dai
seguenti documenti tecnici di base: i
Alimentazione e agrfcoltura: evoluáone generale dopo
* la Conferenza mondiale sull’alimentazione; ,
Ffoduzione alimentare; il ruolo fondamentale dell'acqua;
Investimenti nell'agpricoltura: evoluzioni e prospettive; ’*
Alimenti per i consi^tort: coityp^p'alizzifzione, trasfor"èzfoneedlstribtKrioqe;'.,i- f--' V
- Ambiente socîo-pofîtlœ ed economico generale per la sl
oirezza alimetitare a livèllo nazionale, regionale e mondiale;
'yiz Insegnaménìi della rivoluzione verde;
’ ■-verso una nuova riyolulzione verde;,..
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^ alltoehtarl peflt promozione della sicurezza ali
mentare ^ base itoslenibfle (spedlalmente a livèllo delle comunità e dei nuclei familiari);. .
i ^ Produzione afimémiue e increrr^nto deunografi^)
' -Produzione alimentare e impattò ambientale; ' '
■ - Produzione alimentare e riutrizione;
- Alìmerttt^one e commercio intemazionale;
- RkiHxhe Indà^« sel^orf atgrlcoltfjpèr i proailmh
A............M______ 'I... x.... ,
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
Le celebrazioni dell'anniversario si sono svolte il 5 e 6 ottobre 1996
150 anni delUstituto ecumenico di Bossey
Ulstituto fu creato da W. A. Visser't Hooft alllndomani della guerra per formare
all'ecumenismo una nuova generazione di laici e di dirigenti ecclesiastici
ALDO COMBA
Nel primo fine settimana,
di ottobre l'Istituto ecumenico di Bossey ha celebra"^
to il suo 50° anniversario. Subito dopo la guerra del '39-45
W. A. Visser't Hooft, segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese (che
era allora soltanto «in formazione») èhbe l'idea che per fare avanzare l'ecumenismo
occorreva formare una generazione di laici impegnati e di
dirigenti ecclesiastici che
avessero per l'ecumenismo
non soltanto un'aspirazione
emotiva, ma che ne avessero
una precisa conoscenza storica, intellettuale e teologica
capace di affrontare tutti i
problemi attinenti l'argomento. Di qui il progetto di
formare un «Istituto ecumenico», che in un primo tempo
operò mediante «corsi» di seiotto settimane, e più tardi
concentrò una parte importante della propria attività sul
«corso universitario», un semestre di studio passato a
Bossey e riconosciuto dalla
facoltà di Teologia dell'Università di Ginevra per cui, dopo opportuni esami, si può
ottenere un dottorato teologico «in scienze ecumeniche».
Giorgio Girardet e Pier Luigi Jalla furono i due italiani
che parteciparono al primissimo corso per laici dell'Isti
tuto ecumenico, alla fine del
1946. Io stesso fui Tunico italiano presente al «primo corso per teologi» all'inizio del
1947. A quel tempo Bossey
(una bella proprietà situata a
circa 20 km da Ginevra) era
un po' come i primi anni di
Agape: un luogo dove i credenti di paesi usciti dalla
^erra cercavano di riconciliarsi, ma di farlo mediante
una valutazione per quanto
possibile oggettiva degli
eventi bellici di cui erano stati al tempo stesso protagonisti e vittime. Per chi, come
me, usciva per la prima volta
dal ghetto nazional-fascista,
l'esperienza degli incontri
ecumenici e intemazionali di
Bossey è stata determinante.
È stata fondamentalmente
Il parco del castello di Bossey, sede dell’Istituto ecumenico
un'apertura di orizzonti: politici, teologici, ecclesiologici,
culturali. Sono tutt'oggi infinitamente grato a Giovanni
Miegge che mi incoraggiò ad
andare a Bossey.
Dopo cinquant'anni la situazione è evidentemente diversa. L'ecumenismo è diventato, per così dire, «ovvio», ma in pari tempo si è diluita, e quasi perduta, l'ispirazione iniziale. Allora si
puntava tutto sui «laici»: sono i membri di chiesa, impegnati in lavori secolari, i primi «missionari», quelli cioè
che devono portare il messaggio dell'Evangelo nei loro
luo^i di lavoro. Con l'ingresso delle chiese ortodosse nel
Consiglio ecumenico delle
chiese (New Delhi, 1961) e
con la partecipazione cattolico-romana alle iniziative
ecumeniche dopo il Concilio
Vaticano II, l'accento si è
spostato. I protagonisti dell'
ecumenismo non sono più i
«laici», ossia i credenti normali, bensì il clero, gli specialisti, gli «ecumenisti».
Questa evoluzione è stata
nitidamente ripercorsa da
Konrad Kaiser nel suo discorso ufficiale (il cui testo sarà
pubblicato assieme ad altri
interventi in un prossimo numero della «Ecumenical Review»). Pur tenendo presente
la vasta e complessa problematica ecumenica, le giornate del 5 e 6 ottobre sono state
essenzialmente una festa:
una grandissima tenda accoglieva le diverse centinaia di
partecipanti al culto e alla celebrazione; un buffet preparato dalle comunità protestanti e cattoliche della zona
(Bossey è ecumenico!) rifocillava abbondantemente i partecipanti. Un viticoltore del
luogo aveva donato un'infinità di bottiglie di vino che,
come dice il salmo, «rallegra
il cuore» (Salmo 104,15).
L'Istituto ecumenico di
Bossey, al celebrare il suo cinquantenario, si avvia verso
una nuova giovinezza: cerca
cioè di rispondere alle sfide
che l'ecumenismo porrà
all'inizio del prossimo millennio e che, per quanto si
può intuire, saranno assai diverse da quello di questa fine
di secolo. Dairitalia non sono molti i laici o gli studenti
in teologia che seguono i
corsi all'Istituto ecumenico
di Bossey: sarebbe invece
importante che molti vi partecipassero. Parlare di ecumenismo senza una solida
conoscenza e senza rapporti
personali con altri credenti
non è che un blablà velleitario, che oggi non possiamo
permetterci. Una permanenza all'Istituto ecumenico di
Bossey è ormai quasi un obbligo per i nostri studenti in
teologia e per ogni laico che
voglia occuparsi seriamente
di queste cose.
L'ex segretario generale del Consiglio ecumenico ha compiuto 75 anni
Per Philipp Potter la fede cristiana è strettamente connessa
alllmpegno per i deboli e coloro che sono senza diritti
NORBERT DEMUTH
Philipp Potter deve aver
riflettuto a lungo sulle sue
debolezze: «Spesso la tua forza è anche la tua debolezza»,
dice. E con la sua voce sonora
aggiunge che forse ha dedicato troppo tempo agli uomini
e troppo poco allo scrivere libri. Egli stesso però è convinto che non sia negativo l'aver
dato la preminenza agli esseri
umani rispetto ai libri.
Philipp Potter è stato segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec) dal 1972 al 1984, e da
Ginevra ha fatto da punto di
riferimento per circa 400 milioni di cristiani, protestanti,
anglicani e ortodossi di oltre
300 chiese sparse in tutto il
mondo. Sin dal suo discorso
inaugurale Potter, il primo
non bianco chiamato a questo incarico, chiarì che egli riteneva che la fede cristiana
fosse strettamente connessa
con l'impegno per i deboli,
gli oppressi, coloro che sono
senza diritti.
Nato nei Caraibi, nella Repubblica dominicana, di madre protestante e padre cattolico, Philipp Potter raccon
ta che già a cinque anni tentava di fare le prime prediche. Come studente in teologia a Kingston in Giamaica e
a Londra fu un membro attivo del Movimento cristiano
studenti. Nel 1954 approdò al
Cec, a Ginevra, dove fii nominato prima direttore del Dipartimento della gioventù e
poi del Dipartimento della
missione ed evangelizzazione. Con il suo sostegno incondizionato a un cristianesimo politico incontrò parecchia opposizione.
Quando negli anni Settanta
riuscì a far approvare un fondo speciale del Cec per la lotta contro il razzismo, chiese e
sinodi di Germania e Olanda
reagirono con forti critiche. Il
fondo speciale servì al finanziamento di alcuni movimenti di liberazione come lo
Swapo in Namibia e l'African
National Congress (Anc) del
Sud Africa e molti lo accusarono di foraggiare movimenti
terroristici. La Chiesa evangelica tedesca, affermando
che queste iniziative esulavano «dall'opera comune del
Consigliò ecumenico», congelò i suoi contributi al Cec. Il
Sinodo del Württenberg mi
Phillpp Potter
nacciò di uscire dal Consiglio
ecumenico. «La vera spiritualità - dice Potter ancora oggi
- è andare là dove il vento ti
soffia contro».
Il superamento dell'apartheid in Sud Africa è stato per
lui una grande soddisfazione e una conferma della validità delle sue scelte, anche se
vi sono persone che ancora
oggi contestano che egli avesse il diritto di istituire quel
fondo speciale. Per il suo co
stante impegno per la pace
Potter è stato insignito nel
1986 del premio della fondazione Niwano di Tokio.
Ultimamente Potter ha espresso preoccupazione per
il fatto che molte chiese sono
diventate «più conservatrici,
rinchiudendosi in se stesse
con paura». Il teologo metodista, che ha nella sua biblioteca tutti i 55 volumi dell'
opera omnia di Lutero, si domanda ad esempio: «La chiesa tedesca così burocratizzata è pronta ad accettare delle riforme?», e ancora: «Come
possiamo diventare una
Chiesa aperta, una Chiesa
per l'umanità?».
A 75 anni Philipp Potter,
uno dei più importanti ecumenisti del nostro secolo, si
pone questi interrogativi. Da
cinque anni vive in Germania con la seconda moglie
Bärbel von Wartenberg, pastora a Stoccarda, e gli pare
quasi un’ironia della sorte
trovarsi alla sua età nel Württenberg, così caratterizzato
dal pietismo, fra quei protestanti che più duramente lo
hanno criticato come teologo politico quando era segretario del Cec. (epd)
VENERDÌ 19 NOVEMBRE
Cronache del Millennio
Purtroppo?
Con questo numero iniziamo la pubblicazione di una
nuova rubrica intitolata «Cronache del Millennio», a cura dì
Giorgio Girardet. La rubrica avrà scadenza mensile e prò.
porrà di volta in volta una riflessione sulle grandi problema,
tiche che si pongono alla coscienza delle chiese e dei singoli
credenti alla vigilia del terzo millennio. ®
GIORGIO GIRARDET
Ni
ON riesco a prendere sul serio i tanti anniversari che il
nostro tempo ci regala così generosamente: la «scoperta» dell’America, la Rivoluzione francese, i 450 anni
dalla nascita di Lutero, o anche i 150 anni dall’emancipazione dei valdesi e degli ebrei, in Piemonte.
In sé, certo, non c’è nulla di male: è un modo per ricordare e rivisitare il passato. Ma perché questi rituali cele
brativi si sono fatti tanto frequenti, anche nella nostra
chiesa? Non sarà che la confusione del presente e l’incertezza del futuro ci fanno aggrappare al passato, alla ricerca di una identità specifica? identità protestante e occitana e metodista e valdese e laica, e perfino padana? E ancot,
ra: non sarà che, programmando diligentemente e con
grande anticipo un anniversario cadiamo nella tentazione
di voler disporre del futuro, dimenticando l’avvertimento
di Giacomo «non sapete quello che succederà domani»
(Giacomo 4,13-15)?
Eppure al Giubileo, e al Millennio, siamo condannati.
Tutti. Serve poco irritarsi perché nostri rappresentanti sor
no stati coinvolti, nel contesto ecumenico, nei primi passi
delTorg^izzazione del Giubileo indetto dalla Chiesa cattolica. Piuttosto, alla sfida risponderemo col nostro realismo, che è virtù evangelica fondamentale, mentre l’isolamento e l’autarchia potrebbero rivelarsi una forma di peccato. Così parleremo del Millennio, e del Giubileo. Malvq^
lentieri, ma lo faremo come un’occasione per un discorso!
veramente «nostro», fondato sulla nostra fede e sulla nostra visione della storia. Condividiamo intanto la prudenza del Sinodo valdese che ha affermato, dopo aver preso lé
distanze dal Giubileo cattolico, che il Duemila può «essere
un’occasione per tutte le chiese cristiane di vagliare insieme, in uno spirito di pentimento e di speranza, il loro rapporto con Gesù Cristo», che «è lo stesso ieri, oggi e in ettfno» (Ebrei 13,28)». Un pentimento «per tutte le infedeltà e;
i tradimenti di cui è Intrisa l’era cristiana», mentre la speranza è rivolta «al regno di Dio che viene».
Quella del Sinodo non è stata una voce isolata. Ho sottds,
gli occhi la relazione di un incontro informale del giugni
scorso a Ginevra, nella sede del Consiglio ecumenico dellé?
chiese: protestanti, anglicani e ortodossi si sono seduti in-'
torno a un tavolo per dire: bene, che cosa abbiamo iQ¡
mente per il 2000? Diverse erano le iniziative in preparai
zione (avremo occasione di tornarci su), ma più importai
te era il clima in cui vivere la transizione simbolica da
2000: un clima non trionfalistico, ma di riflessione e pentì
mento: «Quali che siano - si legge nel documento conclusivo - la natura, le dimensioni e U carattere delle celebrà:^
zioni che si vogliono preparare, esse non dovranno sottoli
neare, o accentuare, le divisioni che le chiese hanno vissu^
to nel corso del secondo millennio», per creare inveii?
un’occasione nuova di dialogo con la società non Cristian^!
e con le altre religioni.
E stato uno scambio di informazioni, con alcune proposte: rilanciare l’idea di un Concilio veramente universale,
convocato congiuntamente da tutte le chiese; un incontro
a Gerusalemme, su invito di quelle chiese (ma cosa sarà
successo a Gerusalemme e in Israele da qui al Duemila?) e
atti concreti di riconciliazione e di pace. Intanto il segreta-;
rio generale del Cec, Konrad Kaiser, ha messo in guardia su
alcuni pericoli ai quali si va incontro: offendere i nostri «vicini», che professano altre fedi (e che il Millennio cristiano
simbolicamente esclude); evitare il confi-onto con gruppio
«sette» (qui la parola è appropriata) che potrebbero svolgere un’azione di divisione; trascurare il rischio che U Millennio produca atteggiamenti apocalittici estremi.
Così il Millennio potrà essere un crocevia ideale e unostimolo alla riflessione per tutti. Un’occasione di vera con-:
versione, dalla quale cercheremo di non restare fuori.
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Dal Mondo Cristiano
Germania: la riunìficazione non ha risolto
i problemi dei luterani dell'ex Ddr
LIPSIA — A cinque anni dall’unificazione fra i luterani della'
Germania occidentale e dell’ex Repubblica democratica, ü bilancio fatto da parte dei tedeschi dell’Est è piuttosto negativoMentre si sottolinea l'importanza della solidarietà ricevuta
dalla Chiesa dell’Ovest, si rileva che purtroppo Pisolameli®
dei luterani dell’ex Ddr sembra ancora più accentuato. Diversi
responsabili evangelici, come i vescovi del Mecklemburgo ®
della Turingia affermano che alcune delle speranze accese dalla riunificazione sono andate deluse: essa infatti non è servi®
a modificare la situazione religiosa e spirituale delle chie^
dell’Est, anzi la secolarizzazione è sempre più marcata e continua lo stillicidio dei membri che danno le dimissioni dal®
chiesa. Si è insistito sulla riorganizzazione, ma questa ha aumentato la burocratizzazione dimenticando l’incontro con ®
gente e i suoi veri problemi. (Reformierte KirchenzeitunP
Iraq: la Bibbia è un best-seller
BAGDAD — Durante il 1996 l’interesée per la Bibbia è et '
scinto enormemente in Iraq e la diffusione dell’intero testo b '
blico o di sue parti si vanno estendendo. Circa 200.000 Nuo
Testamenti sono stati stampati negli ultimi anni nel paese et
centemente è stato ottenuto il permesso di stamparne sfS
150.000 copie. Dalla fine della guerra del Golfo le relazioni .
Ip stato e la chiesa sono notevolmente migliorate. La So®
biblica della Giordania, che rappresenta anche l’Iraq, ^J®
invitata quest’anno per la prima volta alla Fiera del libro di n
ghdad e ha esposto i suoi libri in un apposito stand.
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tri«viistiano
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Un viaggio nelle terre che videro le persecuzioni di valdesi e ugonotti
La colpa di anteporre Dio al re
/\ Mérindol nei luoghi del «Désert» e alla Tour de Constance, si trovano le tracce
e le testimonianze di un passato di fede e di resistenza represso nel sangue
angela e GINO LUSSO
laura e marco ROLANDO
•t,
T segni che gli eventi storici
I lasciano sul terreno sono
¿meno di due tipi: quelli imponenti, massicci e grandiosi
die testimoniano forza, potenza e potere e altri piccoli,
insignificanti, rilevabili solo
se si pone una particolare attenzione. Le grandi opere di
'Roma imperiale, i palazzi e le
ipattedrali imponenti stanno
nel primo gruppo; i brandelli
di case bruciate e demolite,
iabitati da chi non era in sintonia con il potere dominante, i fitti boschi appartati che
hanno favorito rincontro di
coloro che per pregare dovevano nascondersi, un portale
di un tempio demolito rimasto casualmente in piedi, gli
lielenchi di migliaia di uomini
‘morti legati al remo delle galere per non rinnegare la loro
fede, mura grigie che hanno
visto dolori e sofferenze senza fine, questi sono segni che
stanno nel secondo gruppo.
Seguire il tenue filo che lega proprio quei tanti, piccoli
e impaJpabili segni lasciati in
terra occitana da coloro che
ebbero la colpa di porre «Dio
prima del re», è stato l’obiettivo del viaggio che alcuni
membri della comunità di
Villar Pellice hanno fatto nella prima decade di settembre. Tutto il percorso si è
'Snodato lungo il filo di una
_______ -continua contrapposizione
imo iltjjlra questi due modelli di vita:
il Pont du Gard e il palazzo
papale di Avignone da un lato e «L’Assemblée du désert
mas Soubeyran» da un aire lato, le grandi costruzioni
,ei re di Francia e le donne
gonotte incarcerate alla
«Tour de Constance», fino al
omento forse di più intensa
iggestione quando, salendo
to i pochi ruderi di Mérindol
[rimasti a testimoniare il
Iramma delle comunità vailesi in Luberon, il vento che
ifflava tra i lecci pareva riortarci le parole di coloro
he in quei luoghi, nei secoli
passati, testimoniarono la lorofede fino alla morte.
II nostro viaggio è iniziato
proprio con la partecipazione
al grande culto all’aperto, riunione annuale delle chiese
protestanti francesi, a Mialet,
nelle Cevenne, in memoria
del periodo delle persecuzioni più feroci, dell’esilio o della
«clandestinità {il «désert» per
1 appunto). È stato occasione
per visitare la città di Nîmes
dove il pastore Galtier, nostra
affabile, informatissima e vivacissima guida ci ha mostralo le vestigia romane della
città ma soprattutto ci ha
capitati alla «Maison du protestantisme», e quindi guidati
^a visita del «Petit tempie» e
delle tracce del passato di Nîmes protestante: i resti della
porta del Grand tempie (demolito dopo la revoca dell’
editto di Nantes) sono tutto
CIO che rimane della presenza
del grande edificio, che pote® ospitare 6.000 persone, si“Oziosa e simbolica testimo
e, inglobata oggi in edifici di
Pm recente costruzione, di un
Passato in cui Nîmes era città
jd®Pletamente Riformata. A
^Rochelle, nella piazza antimnte il municipio, è posta
dlotua di Jean Guitón,
Ouaco della città durante
^sedio; ciottoli di due colori
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j. Affrique ci ha accolti e
® j ,dti ueiia visita del tempio
8im P'dcolo ma organizzatisw ° museo di La Rochelle
‘’^testante.
dlla strada del ritorno,
dopo una breve sosta a Carcassonne, che fu una delle
sedi del movimento dei catari, è ancora il pastore Galtier
ad attenderqi per accompagnarci nella visita della Tour
de Constance, ad AiguesMortes in Camargue. La torre, prigione delle donne ugonotte, si leva oggi circondata
La Torre di Costanza
da terra alluvionale portata
dal fiume Rodano; un tempo
era completamente circondata dal mare, e solo una
piccola passerella la collegava con i bastioni della città.
La stanza circolare, dove erano rinchiuse le prigioniere è
un ambiente buio, oggi appena illuminato da luci discrete, con alte feritoie da cui ^
penetra un vento gelido che
filtra debolmente la luce del
sole. Sul bordo del «pozzo»
centrale, nella pietra, sono
scavate le lettere che compongono la parola «résister»,
scritta da Marie Durand, prigioniera per 38 anni nella
torre. Oggi ci giungono dall’esterno rumori di traffico,
clacson di automobili: a quel
tempo solo il rumore del mare e le voci delle guardie
spezzavano il silenzio fra le
mura di pietra. Dopo alcune
parole lette dalla Bibbia e
qualche attimo di silenzio,
abbiamo intonato la «Complainte des prisonnières de
la Tour de Constance»: il
vento che filtrava dalle feritoie muoveva il drappo appeso a una parete, con il disegno di una croce ugonotta.
Infine, nel Luberon, è stato
uno struggente ripercorrere
una terra bella e dolce, con i
suoi assolati paesaggi mediterranei, dove molti partecipanti ritrovavano i loro cognomi legati ai tragici eventi
del massacro dei valdesi di
Provenza. Nell’aprile del
1545 questi villaggi fùrono
rasi al suolo e la popolazione
sterminata, e di loro non rimase alcuna traccia. Solo a
Mérindol rimangono alcuni
ruderi in cima alla collina.
Lungo il sentiero alcuni cartelli con note storiche, l’ultimo dei quali termina con le
parole: perdona e non dimenticare. All’apice della
collina, il memoriale che ricorda le popolazioni stermi
nate e alcune targhe apposte
da varie associazioni in occasione deU’inaugurazione, fra
cui quella della Società di
studi storici valdesi. Durante
la lettura di alcuni passi biblici, è cessato per un attimo il
vento che ci ha sferzati fino a
quel momento, ed è con un
filo di voce che abbiamo intonato il «Giuro di Sibaud». Il
nostro viaggio è stato un attraversare luoghi diversi e diversamente interessanti: tutto passato in un tempo brevissimo, in un’atmosfera di
grande solidarietà e di affetto
anche verso chi per la prima
volta ne prendeva parte.
Un merito tutto particolare, per i positivi risultati ottenuti, va riconosciuto al pastore Gianni Genre, che ha
guidato la comitiva in maniera precisa ed equilibrata,
sempre attento ad ogni istanza individuale e ha saputo, a
tempo debito, richiamare
l’attenzione dei partecipanti
sulla Scrittura in toccanti
momenti, che ricordavano la
specifica storia del valdismo
o del protestantesimo francese e al tempo stesso ha saputo coinvolgersi in serate di
canti di fronte al mare, in
cacce di ristoranti per sfamare l’intera comitiva o portare
l’intero gruppo nell’assolata
Camargue, tra mandrie di tori e cavalli bradi, senza mai
perdere l’occasione per fare
un bagno nel Mediterraneo,
come nell’Atlantico.
Mérindol: la lapide a ricordo dei valdesi
ALDO FAPPANI
DOLCINO e Margherita da
Trento subentrarono alla
guida della setta cristiana degli Apostolici, fondata nel
1260 dal frate francescano
Gherardo Segarelli da Parma
e da questi diretta fino a che
che fu arso vivo come eretico
nell’anno 1.300, a Bologna.
Nel giro di pochi anni di predicazione le loro file si ingrossarono di adepti finché, peregrinando in varie regioni del
Nord Italia, giunsero in provincia di Novara, a Gattinara,
dove fecero ulteriori proseliti.
Libertà religiosa, rivalutazione del ruolo della donna,
rimessa in discussione del
potere assolutistico del papa
lotta alla corruzione nella
chiesa, abolizione della proprietà privata della terra e dei
Un commento del riformatore ai testi greci attribuiti a Esopo
Lutero e l'insegnamento che viene dal mondo delle favole
Si poteva anche non sospettare che Lutero si occupasse di
Esopo. Invece lo troviamo in una breve raccolta di scritti del
riformatore’*, accanto a materiale per così dire più consueto.
Dopo 36 lieder abbiamo il lungo Sermone del prepararsi a morire di Martin Luther agostiniano sviluppato in 20 punti, dove
nel 1° leggiamo «la morte è un commiato da questo mondo e
da tutti i suoi commerci» e nel 20“ «in Cristo egli [Dio] ti mostra e ti dà l’immagine della vita, della grazia e della beatitudine, perché davanti all’immagine della morte, del peccato e
dell’inferno tu non provi spavento. Poi carica addosso al suo
figlio prediletto la tua morte, il tuo peccato e il tuo inferno e
per te li vince e te li rende innocui». Dopo vengono Otto sermoni di Quaresima tenuti a Wittenberg, su «messe, immagini,
le due specie del sacramento, dei cibi e della confessione segreta ecc.». Poi la Predica sul dover mandare i bambini a scuola, lunghissima per sua stessa ammissione: «Ho composto un
sermone (...) e a forza di lavorarvi è cresciuto fino a diventare
quasi un libro». Quindi l'Epistola sull’arte del tradurre e sulla
intercessione dei santi, esplicitamente polemica, perfino applicando a se stesso una parafrasi del «vanto» di Paolo in II Corinzi 11. Seguono le Prefazioni all’Antico Testamento, al Nuovo e
alla lettera ai Romani; ed ecco infine Alcune favole di Esopo,
tradotte in tedesco dal dottor Martin Luther, precedute da una
bella prefazione che illustra come ognuno, di qualunque condizione egli sia, possa utilizzare questo libro di piacevole e utile
lettura. Anno MDXXX.
RENZO TURINETTO
La critica dubita che le
favole di Esopo siano di
una mano sola e che tale
persona sia mai esistita. Esopo nacque nel VI sec. a.C.? E
dove? Nella Frigia, storica regione dell’Asia Minore attraversata da Paolo nel secondo
viaggio missionario (Atti 16 e
18)? Visse davvero schiavo
nell’isola greca di Samo?
Compose tutte le 500 favole
a lui attribuite? Del resto lo
stesso giudizio è dato per altri sommi: su Omero tutto è
incerto, in quale secolo sia
nato, dove; quanto a Shakespeare, era un nome fittizio?
Fu prestanome o revisore di
opere altrui?
Lutero è ancora più reciso:
«L’attribuzione di questo libro a Esopo è un’invenzione,
e forse non vi fu nessun uomo sulla terra chiamato Esopo. Ritengo piuttosto che i libro sia stato ricostmito attraverso il tempo, parte dopo
parte, con l’intervento di
molti saggi autori e riordinato infine da qualche dotto»:
tuttavia Lutero si accosta al
favolista senza timori. «L’incontro fi:a proverbio e favola
era dei più naturali per il coesistere degli interessi in Lutero (...) il suo entusiasmo per
le favole aveva avuto modo di
manifestarsi con frequenza,
anche nei Discorsi a tavola
(...). Lutero scrive per comunicare». Oltre che traduzione,
si tratta della «rielaborazione
del testo umanistico^...) che
vuole ripristinare la serietà e
che per questo si serve di
molti proverbi posti in chiusa
di ogni singola favola a indicare la molteplicità delTinsegnamento» (daH’/nfroduzione del curatore, pp IX e XX).
Scrive Lutero: «Tra favole
ingenue ed espressioni semplici si può trovare una morale, un insegnamento e un
ammonimento fira i più sottili, per chi li sappia utilizzare
(...). Il mondo intero oggi non
sarebbe capace di creare favole acute come queste, non
parliamo poi di un solo uomo
(...). Forse però coloro che inventarono il personaggio di
Esopo hanno avuto buone
ragioni. È noto infatti che (...)
non solo i bambini, anche i
grandi principi e signori non
si possono meglio ingannare
alla verità e al loro bene se
non col far loro dire la verità
dai folli: solo da questi ultimi
possono infatti ascoltare e
accettare una verità che altrimenti non vorrebbero o non
potrebbero tollerare da alcun
uomo saggio. La verità che
ferisce è odiata da tutto il
mondo (...). Tuttavia della verità non si può fare a meno
(...). E poiché detta da bocche
umane non la si vuole ascoltare, la si ascolti dalla bocca
di bestie e di fiere (...). Poiché
la verità è veramente la cosa
più insopportabile della terra». (pp 373-377).
Lutero commenta 14 favole
di Esopo: ne lascia fuori alcune notissime, per esempio
«La rana e il bue», «La volpe e
l’uva», «La cicala e la formica»
ma fira quelle scelte ha messo,
ugualmente celebre, «Il lupo
e l’agnello». Su qualcuna c’è
Lutero conduce in preghiera I principi di Sassonia
Le «Giornate» di settembre
Lo spirito di libertà che animò
fra Dolcino e i suoi seguaci
beni dei signori e degli ecclesiastici, erano alcuni dei capisaldi dei loro orientamenti
spirituali e materiali. Sul piano sociale, vicini agli oppressi e agli sfruttati del tempo,
da subito spaventarono e allertarono l’autorità politica e
la gerarchia cattolica. Sm dalla pianura novarese i Fratelli
apostolici furono contrastati
dalle armate del vescovo di
Vercelli e di papa Bonifacio
Vili, alleatisi con quelle dei
locali feudatari cattolici.
Rifugiatisi in Valsesia e poi
nei monti biellesi, nel 1307 i
dolciniani furono sconfitti e
massacrati dopo un’eroica
resistenza armata sul monte
Rubello. Gli stessi Dolcino e
Margherita furono torturati e
messi al rogo dall’inquisizione del tempo.
Dopo secoli di demonizzazione e di oblio, il movimento operaio biellese e valsesiano nel 1907 riscopri e rilanciò
il valore del pensiero teologico e l’azione sociale svolta
dal movimento degli apostolici dolciniani con scritti e dibattiti, un obelisco e varie intitolazioni di vie, grandi manifestazioni. L’avvento della
dittatura fascista cercò di
cancellare tutto ciò con intimidazioni, distruzione, repressione. Finita la seconda
guerra mondiale, ci fu chi per
l’ennesima volta timidamente rinverdì il significato delle
gesta di fra Dolcino. Finché
nell’estate del ’74 un composito comitato restaurò le poche pietre rimaste dell’antico
obelisco fatto saltare in aria e
ridiede il via a una rievocazione e una ricerca mai più
interrotta, specie per merito
del Centro studi dolciniani
con sede a Biella. Nell’annuale ritrovo alla Bocchetta del
Margosio, la prima domenica
di settembre, dopo il culto
evangelico all’aperto si sale
sulla vicina cima del monte
Massaro e intorno al nuovo
Cippo si tiene l’assemblea dei
soci del Centro studi doìeiniani, accomunati da questa
idealità al di là di ogni fede
religiosa e colore politico, ricordando il lavoro nei mesi
precedenti, facendo progetti
per il futuro, testimoniando
con la propria presenza una
continuità di intenti con lo
spirito òriginario che animò i
fratelli apostolici, seppur rapportato alla nostra epoca.
La stessa cosa si è ripetuta
lo scorso settembre nelle
giornate di festa dolciniana
che hanno avuto una buona
partecipazione anche a Cándelo, nella mostra fotografica
esposta in collaborazione
con la Pro Loco e nel dibattito pubblico sull’attualità del
messaggio dolciniano con relatori Tavo Burat, Corrado
Mornese e Jonatan Ferino,
nel toccante culto domenicale tenuto dal predicatore
Maurizio Abbà lungo la strada della panoramica Zegna,
per concludere con l’agape
ft'atema pomeridiana tra musica, balli popolari, bandiere
e cordialità.
un sopratitolo (stoltezza,
odio, infedeltà, invidia, avidità); seguono i testi (che qui
vengono riassunti), infine la
famosa «morale». Eccone un
esempio:
La rana e il topo: «Un topo
desiderava attraversare un
corso d’acqua e non poteva;
pregò una rana di dargli aiuto
e quella, subdola, disse: lega
il tuo piede al mio, io nuoterò
e ti tirerò dall’altra parte. Ma
quando furono in acqua la
rana s’immerse e volle annegare il topo. Mentre questo si
difendeva, arrivò in volo un
nibbio e lo ghermì. Così tirò
fuori anche la rana e li divorò
entrambi». Morale: «L’infedeltà, come accade qui alla
rana, finisce per ritorcersi sul
suo autore».
Esopo più Lutero: sapienza
leggera, elementare? Tutto il
cap. 10 dell’Ecclesiaste è sapienza; e ci informa che essa
«ha il vantaggio di sempre
riuscire», che con essa «si ottiene di più» (versioni Riveduta e Tile).
(*) Martin Lutero: Versioni e
prose, a c. di E. Bonfatti, traduzioni di E. Bonfatti, A. Casalegno,
G. D'Alessio, V. Vinay. Milano,
Mondadori, 1983-1992
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 1^ NOVEMB^n,^^
if'
Come è cresciuto e si è modificato negli ultimi ventanni il fenomeno dell'Immigrazione
L'Italia: un paese diverso, più complesso e articolato
Come nella maggior parte dei paesi europei, anche nella società italiana la presenza di una quota relativamente stabile
di popolazione di origine straniera è ormai Una caratteristica strutturale, sia in senso demografico che economico
CIOVANm MOTTURA*
VENT’ANNI sono trascorsi
da quando i demografi
hanno segnalato U mutamento di segno nel saldo migratorio italiano. Un paese che nell'ultimo secolo e mezzo aveva
dato origine a una diaspora
di dimensioni planetarie a
tutt’oggi ineguagliate, si scopriva diventato meta di immigrazione.
La prima interpretazione
del dato fu che esso registrasse il rientro in patria degli italiani emigrati, soprattutto negli anni '50 e '60, verso altri
paesi europei piuttosto che,
come mezzo secolo prima,
oltre oceano. Ma quella interpretazione fu assai rapidamente superata dall’evidenza
di nuove presenze, soprattutto, in un primo tempo, nei
principali aplomerati urbani
del paese e in alcune aree rurali meridionali. Al termine
del decennio '70, in effetti,
due gruppi di stranieri, assai
differenti tra loro, avevano
acquisito una certa visibilità, meritando l’attenzione
dei media italiani.
Da un lato, quello del tutto
ni pendolari, se così si può
dire, tra la madrepatria e la
Sicilia (0 in misura minore
jugoslavi in aree friulane e
venete), ovviamente localizzati in aree rmali, prevalentemente di cultura islamica.
Ho sottolineato le caratteristiche professionali piuttosto che le singole nazionalità,
perché proprio ad esse si
possono ricondurre in buona
misura le interpretazioni e le
reazioni più diffuse in quel
primo periodo di fronte al fenomeno ormai conclamato.
In sostanza, infatti, di là dai
discorsi abbastanza provinciali e non di rado quasi divertiti, allora l’opinione di
fatto prevalente e accreditata
anche da noti ricercatori e
«opinion makers» era che: a)
si trattasse di lavoratori venuti a praticare mestieri non
più praticati (o sempre meno) dagli italiani (versione un
po’ ingenua delle analisi sulla
segmentazione del mercato
del lavoro): b) si trattasse comunque, in ambedue i casi
anche se per motivi differenti, di presenze che non facevano prevedere (a breve-medio termine almeno) incre
Movimenti migratori ail’interno deii’Africa
femminile delle domestiche,
provenienti soprattutto da alcuni paesi africani e asiatici
(Somalia, Capo Verde, Filippine) localizzate in aree fortemente urbanizzate, prevalentemente di cultura cristiana. Successivamente la composizione di genere di questo
gruppo tenderà a riequilibrarsi; se ne arricchirà inoltre
la gamma di nazionalità e se
ne modificherà almeno in
parte la collocazione definitivamente urbana. Dall’altro
lato, il gruppo totalmente
maschile dei braccianti agricoli stagionali, in quel periodo nella quasi totalità tunisi
menti rilevanti della domanda di casa e di servizi (punti
già fortemente dolenti per il
paese).
Quella visione iniziale per
così dire ottimistica del fenomeno sembrava inoltre coerente con l’opinione diffusa,
sostenuta anche da qualche
ricercatore, che l’Italia, considerata la già difficile situazione occupazionale, difficilmente potesse rappresentare
una meta allettante per una
immigrazione di massa. Tutto ciò probabilmente spiega,
almeno in parte, perché nonostante che a partire dai
primissimi anni ’80 si assista
da parte dei mezzi di comunicazione e di diverse parti
politiche a una assurda corsa
alla quantificazione (assurda
soprattutto perché le cifre
«stimate» e comunicate «autorevolmente» al pubblico
erano in realtà pura invenzione: non esisteva in merito
alcuna attività di rilevazione
e elaborazione statistica nazionale, la prima pubblicazione specifica delTIstat in
merito essendo apparsa soltanto nel 1990) l’elaborazione di un quadro legislativo e
di procedure che permettessero di governare i processi
nuovi in cui il fenomeno andava articolandosi sia stata
così lenta.
Gli elementi sottovalutati
A ciò peraltro concorse anche la sottovalutazione di
due importanti dati di fondo.
Da un lato che le misure restrittive adottate da altri paesi europei, in passato meta di
forti flussi migratori, di fronte
alle crescenti difficoltà occupazionali, non potevano non
avere come effetto il dirottamento di una parte dei flussi
(comunque crescenti nel
mondo) di lavoratori migranti e/o di profughi verso altri
paesi europei meno «vigilanti» in proposito. D’altra parte,
che tutto ciò avveniva (avviene) in im quadro generale nel
quale quote importanti dei
movimenti migratori apparivano (appaiono) sempre meno come risposte a una domanda di forza lavoro via via
emèrgente in tempi e luoghi
determinati («effetto richiamo») e sempre più invece come mobilità «autonoma» generata da fattori, processi e
eventi che attengono la sfera
degli equilibri economici, politici, demografici mondiali.
Soltanto tenendo conto di
questa realtà, tra l’altro, si
può comprendere il fatto, poco noto ai più, che la maggior
parte dei flussi migratori attivati nel mondo nel corso
dell’ultimo ventennio non si
diriga da paesi «in via di sviluppo» verso aree «sviluppate», ma si presenti come insieme di trasferimenti all'interno del cosiddetto Terzo
Mondo (quanto alle dimensioni, si pensi che nel solo
1992 hanno cambiato paese
100 milioni di persone).
Ritornando all’Italia, va
detto che gli sviluppi registrati dall’immigrazione nel
corso soprattutto deU’ultimo
decennio (cioè da quando il
paese si è dotato del primo
strumento legislativo ad hoc,
la legge 943 del 1986, seguita
nel 1990 dalla legge n. 39, la
cosiddetta legge Martelli, e da
quando le rilevazioni dell’
Istat e le iniziative di ricerca
più rigorosà ne hanno permesso letture più chiare)
hanno largamente modificato le immagini prodotte nei
primi anni. Un quadro di insieme dell’andamento del fenomeno in termini quantitativi è offerto dalle tabelle seguenti, elaborate dalla Caritas di Roma su dati del ministero degli Interni.
Sulle numerose e importanti implicazioni di questi
dati in termini di persone e
gruppi reali, di traiettorie, di
dinamiche di inserimento avviate, ostacolate o mancate,
di problemi generali e specifici che rimangono aperti e
marcano pesantemente la
quotidianità, rendono o mantengono ancora troppo vaghe
le prospettive dei protagonisti e ne limitano le opportunità occorrerà discutere ancora a lungo. Ciò che mi sembra opportuno sottolineare
subito è che comunque la
presenza di una quota relativamente stabile di popolazione di origine (e in larga
misura nazionalità) straniera
può ormai considerarsi una
caratteristica strutturale, in
senso demografico ed economico, della società italiana.
Spei
art.i
Ilici
aim
L'Ed
Trasferimenti interni
A partire dal 1986 l’effetto
più vistoso della concessione
di permessi di soggiorno e di
lavoro è stato l’attivarsi di
forti flussi di trasferimento di
stranieri già presenti in Italia
verso le regioni caratterizzate
da un più ricco tessuto produttivo e di servizi. Il fenomeno si è poi ulteriormente
precisato e articolato, evidenziando all’interno di
quelle stesse regioni aree di
particolare attrazione, portando alla luce differenze anche tra loro notevoli: per
esempio, prevalenza dell’impiego nei servizi nei grandi
aggregati metropolitani, del
lavoro industriale nelle aree
di piccola e media impresa;
ma anche 1’esistenza di una
componente non trascurabile di soggetti il cui impiego
come lavoratori autonomi
(artigiani, commercianti)
non si presenta come ripiego
ma come progetto. A complicare ulteriormente il quadro
a queste presenze si aggiungono quelle, anch’esse come
le prime notevolmente inferiori come numero rispetto a
altre nazioni europee ma fortemente concentrate in termini territoriali, degli studenti provenienti dagli stessi
paesi, le cui problematiche
(per ciò che attiene abitazioni, servizi ma in molti casi
anche il lavoro, seppure «informale») appaiono contigue,
quando non intrecciate, a
quelle degli immigrati soprattutto stagionali.
Un aspetto rilevante dell’
articolarsi di questo quadro e
del suo consolidarsi è costituito dalla visibile crescita
delle fasce di popolazione
straniera che hanno elaborato strategie migratorie di medio e lungo periodo. Pur essendosi drasticamente ristrette le possibilità di nuovi
ingressi, ciò è attestato dall’aumento delle pratiche di
ricongiungimento familiare e
dalla conseguente tendenza al riequilibrio graduale
della composizione per sesso, nonché dalla crescita della popolazione infantile, proprio nelle aree di maggiore
densità di presenze.
Sulla base di questa pur
sommaria panoramica, risultano evidenti i seguenti due
dati di fondo:
a) che una corretta impostazione della problematica
migratoria (nei suoi vari
aspetti legislativi, amministrativi, economici, sociali,
culturali) richiede ormai di
andare oltre la constatazione
del fatto che le nuove presen
ze sono ormai, come si
va sopra, un dato strutturali
della società italiana (cc
pevolezza che peraltro no#
sembra certo a tutt’oggi universalmente diffusa). È ne^
cessario (e urgente) aggiuni'
gere che si tratta di un feno.
meno complesso e dinamlG#
entrato oggi in Italia in una
fase specifica, delicata e pei
mnlti vprQÌ Hi cvnlta i />iti ocitT
se
Pe
gl
tir
ne
cc
fii
lic
ve
li
Sti
molti versi di svolta, i cui esiti
influiranno in misura rilfc
vante sugli sviluppi successi
vi coinvolgendo tutti i protagonisti, italiani e stranieri;
b) che proprio il carattere
complesso del processo or
mai innescato, nel quale
emergono e si concretano bisogni, progetti, atteggiam® !■
ti, comportamenti, modelli f
relazionali assai differenziati
e che in più vede i protagoni^
sti (italiani e stranieri) muoversi in contesti territoriali,
anch’essi differenziati sottoS
profilo socio-economico, culturale e amministrativo, pone all’attività legislativa e afla
progettazione di interventi in
questa materia due vincoli
precisi: quello della flessibilità, intesa come comprensione adeguata della complessità dell’oggetto e rifiuto
di ogni pretesa di definizioni
onnicomprensiva dello stesi
so; e quello, strettamente collegato, della considerazione
dei soggetti ai quali l’azione è
rivolta come coprotagonisti a
titolo pieno, titolari cioè dj
responsabilità e diritti, dell’azione stessa.
so
eh
* docente di Sociologia eco0mica e del lavoro all’Università^
Modena. Presidente deiristituàit
ne per i servizi aU'immigrazioM’
del Comune di Bologna e dell’area
metropolitana bolognesi';
Í
ITALIA - Stranieri ripartiti per regione. Vaiori assoiuti (1984-1995) 1992 1993 1994 1995
Regioni e ripartizioni 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991
Piemonte 16.023 16.794 17.437 19.746 25.972 31.326 48.000 54.343 49.446 53.082 53.922 51.880
Valle d'Aosta 739 775 804 892 1.039 932 1.607 2.007 1.774 2.121 2.389 2.564
Lombardia 65.564 71.089 72.977 77.946 84.017 63.644 116.609 149.985 167.017 196.509 266.700 229.868
Liguria 16.045 16.508 17.108 19.043 21.908 15.086 22.869 27.586 30.825 34.200 26.086 22.405
Trentino A. A. 6.834 7.069 7.340 8.173 9.268 9.199 13.380 16.812 19.796 20.038 2.135 27.512
Veneto 19.294 20.664 22.699 28.578 33.304 26.688 40.965 48.462 60.797 61.103 65.004 72.489
Friuli V. G. 16.764 17.492 17.769 18.881 20.307 13.653 16.873 23.173 27.510 26.574 29.395 30.722
Emilia R. 25.509 26.433 27.933 36.254 41.115 23.117 43.830 61.380 71.748 81.629 68.319 70.315
NORD 166.772 176.824 184.067 209.513 236.930 183.645 304.133 383.748 428.913 475.256 513.950 507.755
Toscana 21.772 22.989 23.545 31.097 39.002 38.911 61.348 69.816 58.542 66.905 39.373 64.435
Umbria 3.872 34.683 41.471 4Ö.202 52.277 45.832 50.060 16.960 18.582 17.200 19.773 26.741
Marche 6.135 6.626 7.199 8.368 9.069 7.412 11.215 13.312 15.509 15.280 15.781 18.302
Lazio 110.349 114.719 122.212 177.359 197.261 121.775 197.465 201.961 229.043 244.067 189.207 210.349
CENTRO 142.128 179.017 194.427 265.026 297.609 213.930 320.088 302.049 321.676 343.452 264.134 319.827
Abruzzo 5.050 5.470 5.924 6.870 8.309 6.068 9.712 11.315 12.959 14.967 15.196 16.598
Molise 595 656 757 949 1.168 967 1.284 1.431 1.618 1.649 1.221 1.149
Campania 28.946 24.915 25.456 81.156 34.458 31.801 47.719 53.639 57.425 54.226 46.161 47.693
Puglia 7.767 8.683 9.829 12.937 14.379 11.500 17.293 26.519 19.184 19.930 23.078 19.986
Basilicata 598 786 927 1.308 1.369 844 1.863 1.856 1.924 1.938 2.058 1.832
Calabria 3.636 3.804 3.880 6.049 6.622 5.280 8.724 9.306 9.625 10.969 12.088 11.427
SUD 46.592 44.314 46.773 109.269 66.305 56.460 86.595 104.066 102.735 103.679 99.802 98.685
Sicilia 17.465 18.888 20.443 31.211 30.967 30.727 61.523 64.514 64.801 57.653 56.520 55.918
Sardegna 3.926 4.261 4.517 7.084 7.692 5.426 8.801 8.600 7.177 7.365 9.130 9.234
ISOLE 21.391 23.149 24.960 38.295 38.659 36.153 70.324 73.114 71.978 65.018 65.650 65.152
TOT. ITAUA 376.883 423.304 450.227 622.103 639.503 490.188 781.140 862.977 925.302 987.405 943.536 991.419
ITALIA - Stranieri per continenti di provenienza: Vaiori assoiuti (1970-1993) ANNI Europa Africa Asia America Oceania Apolidi Valori incr.% e altri assoluti annuii i
1970 88.215 4.756 11.177 37.006 2.684 143.838
1971 97.887 5.225 12.162 38.091 2.814 156.179 8,6 ;
1972 101.943 6.297 13.893 41.161 3.104 1.258 167.961 7,5
1973 105.191 7.389 15.197 43.637 3.143 1.189 175.746 4,9
1974 110.816 8.220 16.071 46.726 3.403 1.184 186.423 6,1
1975 112.856 8.679 15.056 45.389 3.288 1.147 186.415 6,1
1976 111.711 8.679 16.499 45.389 3.288 1.147 186.713 0,2
1977 114.957 9.836 18.599 46.293 3.255 1.084 194.062 2,4
1978 114.995 9.836 18.599 46.293 3.255 1.084 194.024 2A
1979 116.366 13.293 17.744 44.678 4.184 "'9.184 205.449 3,6
1980 159.107 29.754 41.989 62.630 4.167 1.102 298.749 45,4
1981 174.711 34.942 48.354 67.862 4.611 1.125 331.665 fi
1982 185.276 38.880 52.492 72.706 4.934 1.143 “355.431 7,2.
1963 199.660 40.885 58.889 77.506 5.367 1.458 383.765 8
1984 209.783 43.405 63.007 80.994 5.996 1.138 403.293 5,3
1985 220.504 44.569 65.158 82.371 5.846 «4.556 423.004 4,7
1986 235.434 47.778 68.333 91.248 6.227 1.157 450.227 6,4
1987 268.464 91.466 95.309 108.725 6.928 1.211 572.103 27,1
1988 292.267 118.388 104.008 122.146 7.428 1.180 645.423 12,8
1989 210.944 99.509 80.434 94.007 4.563 931 490.388 -24
1990 261.851 238.130 145.812 128.362 5.907 1.076 781.138 59,3
1991 297.682 265.521 153.639 140.147 4.941 1.047 862.997 10,5
1992 321.400 284.735 163.783 148.881 5.129 1.244 925.172 7,2
1993 363.934 287.601 172.538 157.447 4.950 935 987.405 6,7
1994 367.216 259.597 150.351 140.388 4.296 858 922.706 -6,7
(1) Compresi 8.162 rifugiati (4% sul totale); (2) Dati integrati da stima:
(3) Compresi 3.399 di nazionalità non specificata (0,8% de! totale) S
FONTE: Elaborazione Carttas Roma su dati ministero degli Interni; nella tabella di destra I dati relativi al 1976 e 1977 sono In parte stimati In quanto non pubblicati dal ministero
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Fondato nel 1848
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Dopo quattro anni di chiusura o parziale apertura, da una
settimana è finalmente in funzione il palaghiaccio di Torre
Penice. La pista è aperta al pattinaggio del pubblico tutti i
giorni escluso il lunedì; al mattino sono previsti corsi di pattinaggio per le scuole della vai Pellice. Mentre la pista di Pinerolo continua ad essere chiusa a causa dei molti lavori ancora da eseguire e la piscina poco più che un cantiere, alla
fine il sogno del presidente della Comunità montana vai Pellice, Cotta Morandini, e di migliaia di appassionati si è avverato. Lo stadio è unanimemente riconosciuto come uno fra
i'più belli in Italia, con la copertura in legno lamellare, la pista di 2.400 mq e tribune con un’agibilità per circa 700 persone. Sono già stati chiesti ulteriori finanziamenti per la
chiusura laterale e l’installazione di sedili su una tribuna.
Delle Va ¡ 11
VENERDÌ P NOVEMBRE 1996 ANNO 132 - N. 42 URE 2000
Il Club alpino italiano dovrebbe essere un’associazione per tutelare e valorizzare la montagna nei suoi diversi aspetti (escursionistico, alpinistico, scientifico, culturale
ecc.) senza avere connotazioni politiche o religiose. Tuttavia in alcuni casi questi principi vengono meno* sia a livello nazionale sia per quanto
riguarda le singole sezioni.
Alcuni anni fa, per esempio, i
soci trovarono assieme alla rivista che ricevono in abbonamento, una lettera della Conferenza episcopale italiana in
cui si invitava a sottoscrivere
l’otto per mille a favore della
Chiesa cattolica. Inoltre molte
montagne hanno in cima croci
messe da sezioni del Cai (in
vai Pellice Manzol e Boucie
LA MESSA AL RIFUGIO «JERVIS» DI CERESOLE
LAICITÀ?
MARCO FRASCHIA
hanno croci del Cai, rispettivamente di Vigone e Racconigi). Infine all’inaugurazione
di rifugi e bivacchi alpini si
assiste quasi sempre a una
messa (vai Pellice e vai Germanasca per ovvi motivi co/stituiscono un’eccezione alla
regola del panorama italiano).
Alla luce di tali premesse, è
del tutto «normale» leggere su
Lo scarpone, il notiziario della sede ,centrale e delle sezioni
del Cai, «abbiamo assistito
alla messa celebrata da don
Giachino» (ottobre 1996, p.
5) in occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario
del rifugio alpino. Peccato
che il rifugio sia il «Guglielmo Jervis» al Pian del Nel
(Ceresole Reale) dedicato a
quel Willy Jervis che, oltre a
essere ingegnere dell’Olivetti,
accademico del Cai e partigiano, ucciso dai nazifascisti
nelTautunno 194*4, era anche
membro della Chiesa valdese
di Ivrea. Possibile che i responsabili della sezione di Cai
di Ivrea, proprietaria del rifugio, non lo sapessero?
Celebrare una messa in occasione del cinquantenario del
rifugio Jervis non solo va
contro i principi di laicità e di
non confessionalità che dovrebbero caratterizzare il Cai,
ma è una totale mancanza di
rispetto nei confronti della dignità e della diversità confessionale della persona a cui il
rifugio è dedicato. Del resto,
in questa nostra Italia in cui il
sindaco di Angrogna è costretto a ricordare al collega
di Torino la non confessionalità della carica che ricopre,
tutto è possibile.
V.
nza:
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11
Azienda Usi 10
Una Carta
!?dei servizi
per gli utenti
Avrà validità fino al 30 giugno del prossimo anno la prima «carta dei servizi» della
Ausi 10 di Pinerolo presentata
sabato scorso ad amministratori e cittadini interessati.
«Questa carta - ha detto l’ing.
Enrico Bighetti, commissario
deir Ausi - non vuole essere
semplicemente una “Guida ai
servizi” ma rappresentare in
primo luogo uno strumento di
' tutela dei diritti del cittadino,
e nello stesso tempo uno sti. molo al miglioramento continuo della qualità dei nostri
servizi».
L’azienda si prefigge, con
la formazione continua dei
, propri operatori, di promuovere il miglioramento della
itjualità dei servizi al cittadino. Attualmente l’Ausl 10
può contare su 174 medici,
484 infermieri e tecnici del
settore sanitario, 60 laureati
I non medici, 217 tecnici, 186
amministrativi; il tutto al servizio di una popolazione di
circa 128.000 abitanti. Fra
ospedale Agnelli di Pinerolo,
ospedali valdesi e Cottolengo
sono 614 i posti letto disponibili oltre al day hospital e al
Dea di Pinerolo.
La sanità è patrimonio di
tutti e tutti hanno il diritto e il
dovere di contribuire al miglioramento dei servizi offerti, soprattutto attraverso un
corretto utilizzo delle strutture
sanitarie. L’Ausl si impegna
' alla trasparenza garantendo da
una parte una corretta informazione e dalTaltra la massima attenzione alle proposte di
miglioramento che possono
; venire dal territorio o tramite
reclami. Se gli impegni alla
velocizzazione di code e servizi, la qualità dell’assistenza
e r umanizzazione dei luoghi
di degenza, la correttezza nei
rapporti con i cittadini, con le
istituzioni e le altre strutture
di assistenza saranno solo
' obiettivi 0 già concrete realtà
sarà il futuro a dirlo.
A colloquio con i farmacisti del Pinerolese sulle recenti rivendicazioni di categoria
Farmacie: no alle «ritorsioni» sui cittadini
Sfumata infine là minacciata azione di protesta dei farmacisti con l’ipotesi di far pagare i farmaci ai cittadini, salvo successivo rimborso delle
Ausi, restano le difficoltà di
un settore; nel corso degli ultimi anni il comparto farmaceutico ha registrato tagli per
oltre 4.000 miliardi e dunque
può non essere eccessivo parlare di disagio. Non c’era unanimità fra i farmacisti del Pinerolese sulle modalità della
protesta e ora c’è chi si sente
rasserenato dalla piega che
hanno preso gli eventi. «Eravamo contrari - spiega il farmacista di San Germano, Andrea Garrone - a quella che ci
pareva sostanzialmente una ritorsione sui cittadini non in
grado di sopportare altri sacrifici; i problemi però esistono
e da anni cerchiamo, come associazione di categoria, di sollevarli. È l’unico settore della
sanità che ha visto scendere la
spesa con grossi carichi per i
titolari delle farmacie».
I farmacisti di Pinerolo lamentano infatti problemi di
ogni tipo: prezzi altalenanti che possono cambiare tre volte nel corso di una giornata (è
La farmacia è un punto di riferimento per molti cittadini
successo la scorsa settimana
con l’aspirina), creando disagio e diffidenza nel cliente oltre a una perdita di tempo (e
di incasso) non indifferente
allo stesso farmacista; sovrabbondanza di ditte che forniscono lo stesso farmaco; il recente aumento déll’Iva sui
prodotti della fascia C, non
mutuabili, senza alcun conseguente aumento del prezzo al
pubblico, quindi a carico di
venditori e produttori; disguidi a causa di prodotti che fino
ad oggi erano venduti nelle
farmacie e che ora saranno di
stribuiti dalle Ausi e dagli
ospedali, oltre a una grande
incertezza per il futuro che
questa legge finanziaria, a
detta dei diretti interessati, ha
contribuito non poco a alimentare.
A livello decisionale i farmacisti non hanno voce in capitolo, al contrario di altre
realtà, eppure si tratta di figure che hanno un contatto diretto con i cittadini, con i malati: «La farmacia - prosegue
il dott. Garrone - e specie in
una realtà di piccoli paesi,
svolge un ruolo importante di
informazione, non soltanto sili
prezzi ma anche sul piano sanitario. Rispetto all’essere
nell’ambulatorio di un medico, qui la gente si sente più libera di chiedere consigli sulla
validità dei prodotti in rapporto al prezzo. Anche per questo
buon rapporto nei confronti
dei cittadini avremmo avuto
grosse difficoltà ad attuare la
protesta che si ipotizzava».
Si è per molti anni parlato
degli sprechi nel settore farmaceutico; sono scesi i consumi a fronte dei vari ticket
introdotti nel corso degli anni; sicuramente in passato ci
sono stati sprechi enormi e
col nuovo prontuario la spesa
è diminuita ma senza che i
farmacisti potessero dire la
loro. E non dimentichiamo gli
utenti, che soffrono grossi disagi: diversi farmaci un tempo mutuabili sono adesso a
pagamento, provocando molte difficoltà alle fasce sociali
più deboli, conie gli anziani,
che spesso con il minimo della pensione non riescono più
a comperare le medicine, per
qsempio quelle per la circolazione e Tosteoporosi, e rinunciano a curarsi.
Quando si cerca di spiegare che cosa
la Rivoluzione francese, con la successiva c^pagna d’Italia di Napoleone,
abbia rappresentato per i valdesi, si è soliti dire che essi accolsero con entusiasmo gli ideali del 1789 e, «pur impegnandosi a difendere il loro tratto di
frontiera in modo onorevole, non meno
degli altri battaglioni piemontesi, non ebbero remore ad integrarsi nella nuova
realtà politica», come afferma Giorgio
Toum nel suo recente / valdesi nella storia, Claudiana, 1996.
Vi è tuttavia un aspetto che meriterebbe di essere maggiormente studiato e
precisamente l’impatto che ebbe sulla
popolazione valdese la coscrizione obbligatoria per i valdesi divenuti «citoyens»
della Repubblica prima, del Regno d’Italia e dell’Impero poi. Se la carriera delle
armi poteva rappresentare per alcuni una
forma di evasione dalla condizione di
povertà in cui si trovava la maggior parte
delle famiglie dell’epoca, è pur anche ve
IL FILO DEI GIORNI
'soldati
____________BRUNO BILUOW
y
ro che l’obbligo di prestare servizio militare poteva essere visto come qualcosa di
negativo, e non solo per i pericoli che la
cosa rappresentava, ma proprio per l’imposizione di abbandonare la propria attività lavorativa, oltre che la propria famiglia e il proprio ambiente.
E così non desta troppa meraviglia il
fatto che, nell’ambito di una famiglia
valdese, si possa pensare di chiedere la
«raccomandazione» del cugino Pietro
Geymet, ex pastore di Tórre Pellice e
moderatore, e oggi, 12 febbraio 1799,
personaggio di peso nella vita politica
piemontese. È quanto si deduce da una
lettera di Giuseppe Vertu al padre, in cui
afferma di ritenere che il padre abbià
avuto la possibilità di incontrarsi con
Geymet per tentare di esentare il fratello
Enrico dalla coscrizione che diventerà
obbligatoria non appena il Piemonte sarà
riconosciuto dipartimento francese.
• Occórre anche precisare, che un altro
fratello, Giacomo, era già inserito, e questa volta come volontario, nell’esercito
francese come tenente. Anche qui, si ricava da un’altra lettera del 25 febbraio,
«il nostro buon amico Geymet si è recato
questa mattina presso l’abitazione del generale Ronchi per presentare tuo figlio
Giacomo, dato che il generale vuole consegnarli personalmente il brevetto di tenente». Malauguratamente il generale
dormiva ancora, perché aveva passato la
notte a un ballo! Questo giovatìe tenente,
di guarnigione nella cittadella di Alessandria, verrà fatto prigioniero, sul finire
di quell’anno, dagli austro-russi e internato in un campo di prigionia in Stiria.
¡S Questo
Numero
Donare gii organi
in un dibattito organizzato neH’ambito deH'«Autunno in vai d'Angrogna»
si è parlato di trapianti e di
donazioni degli mgani.Si è
scoperto che l’Italia è in
coda ai paesi europei per
disponibilità a coprire le
richieste di chi necessita di
un trapianto: eppure basterebbe che tutti vivessero
con più consapevolezza il
senso della pripria responsabilità nel la società...
Pagina II
Sestriere
Il Comune di Sestriere
entra a far parte delTAusl
10 di Pinerolo. Il provvedimento coincide coit 1’^
prossimarsi dei cmnpionati
mondiali di sci alpino che
si terranno nella stazione
invernale il prossimo feb.braio. Sempre in occasione
dei campionati del mondo
sono attese all’ospedale
«Agnelli» di Pinerolo alcune nuove attrezzature
ftel blocco operatorio.
^ Pagina K
Scuoia
Hònostante il crescente
disagio che la categoria degli insegnanti avverte (e
non da oggi) in un sistema
scolastico ormai invecchiato, la scuòia può essere micora considerata uno S{m‘^‘
zìo di vita, in cui Peseicizio della propria professione à anche contatto umano
e pn^ettualità.
Pastorizia
In autunno gli armenti
riéntrmto dagli alpeggi e si
fa il pimto sulla situazione
degli allevamenti. In occasionò della fiera dì Lusema
la Comunità montana vai
Pellice pone all’attenzione
Ì problèmi relativi alla salvaguar^ d[egU ovini.
' Pagina III
8
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venerdì 1®
Angrogna: dibattito sul problema delle donazioni di organi
Per poter sognare la normalità
MASSIMO ONONE
Bobbio Penice: si scopre la targa che intitola gli Impianti sportivi a
Bruno Baridon
INAUGURATI I NUOVI IMPIANTI SPORTIVI DI BOBBIO •— Nel corso della castagnata di domenica incorsa a
Bobbio Pellice, si sono svolte alcune manifestazioni sportive culminate nell’inaugurazione degli impianti sportivi rimessi a nuovo, la cui gestione è stata affidata alla Pro Loco.
MINISTRO SIRIANO IN VISITA ALLE VALLI —
Nell’ambito di programmi di lavoro e di collaborazione fra
Siria e Italia, una delegazione del paese arabo è stata in visita alle Valli nello scorso fine .settimana. Dopo la vai Chisone la delegazione siriana, composta da cinque persone, è
stata in vai Pellice dove sono state confrontate le iniziative
in atto volte alla difesa del tepritorio e al rilancio della forestazione e dell’agricoltura. «ìn un territorio fortemente desertificato dal pa.scolo intensivq e dal fuoco - ha detto il
ministro dejU’Agricoltura siriano, Jebaoui Ziad - abbiamo
. dapprima provato a realizzare piani di forestazione, ma
senza un grande consenso della popolazione; quando abbiamo provato a ragionare su ipotesi di agro-forestazione,
cioè dell’impianto di specie arboree fruttifere, è aumentato
l’interesse della gente. Nuovi impianti di avena, kiwi, fagioli, castagno da finito sono già avviati in modo che la
gente possa vivere in armonia con la foresta e la natura».
LA PROTESTA DEI PENDOLARI — A seguito di un incontro con l’assessore e la commissione provinciale ai Trasporti il coordinamento pendolari della linea Torino-Torre
^ PelUce ha preso imsizione chiedendo maggiore attenzione e<
^ risposte credibili ai problemi posto. «Sull’abbonamento
“formula” c’è l’indisponibilità della Provincia a rivedere inieccanismi che penalizzano alcune fasce di utenza; sulla
richiesta di raddoppio tra Sangone e Pinerolo ci hanno detto che non è necessario mentre il piano regionale dei tra'sporti prevede il raddoppio di lihee con minore utenza», '
protestano i pendolari. Ma ciò che preoccupa rnaggiormente sono le prospettive di gestione: «L’assessore ci h^a anticipato che dal 1° gennaio ’98 la linea Torino-Pinerolo (della
< Pinerolo-Torre Pellice non ha parlato) passerebbe in gestione alla Satti che ha già acquistato littoriiie in Belgio per ria■ dattarle». I posti sarebbero al massimo 400 (oggi alcuni
convogli hanno 900 posti a sedere) e fin qui la Satti non ha
mai brillato per l’efficenza del servizio. I pendolari chiedono una forte mobilitazione popolare e delle istituzioni.
CONSIGLIO FFEVM — In occasione di una riunione del
Consiglio della Federazione femminile evangelica valdese e
metodista svoltasi a Villar Perosa c’è stato un incontro con
rappresentanti delle Unioni femminili durante il quale
Françoise Vuffray, Edvige Schmidt e Lucia Doria hanno
fatto il punto sulla situazione delle Unioni del Nord, Centro
e Sud. Si è sottolineato la solidarietà reciproca nell’aiuto e
nella preghiera fra le varie Unioni e l’utilità del collegamento mediapte la «lettera» circoleffe, per poter rispondere
ciascuna alla propria vocazione, nel contesto in cui si trova.
POSTI A RISCHIO ALL’ANSALDO TRASPORTI — Nello stabilimento di Piossasco dell’Ansaldo Trasporti, che
conta 330 dipendenti con un alto tassò di specializzazione
professionale, sono a rischio 60 posti di lavoro. L’azienda,
che opera nel mercato mondiale ed è seconda solo alla Siemens (nel periodo 1996-2000 il valore del mercato del segnalamento ammonta a circa 5.000 miliardi di lire in media
annua) non ha ancora trovato soluzioni alternative al licenziamento, come il suggerito ricorso ai contratti di solidarietà. L’on. Giorgio Merlo ha presentato in proposito un’interrogazione parlamentare per conoscere le iniziative che il
governo intende intraprendere per salvaguardare la posizione dei 60 lavoratori in mobilità.
Questa è la storia di un sogno. La storia di 35.000
dializzati in ^talia che ogni
giorno sognano di poter bere
un bicchiere d’acqua, finalmente avvicinarsi a una fontana e bere; nient’altro che pn’
azione normale, per un uomo
alla ricerca di un’esistenza libera dall’obbligo di andare
ogni due giorni ^l’ospedale a
depurare il proprio sangue. È
così che il sindaco Jean-Louis
Sappé introduce la serata organizzata dal Comune di Angrogna in collaborazione con
TAido (Associazione italiana
donatori organi) al tempio del
Serre di Angrogna.
Non sono solo i nefropatici
a soffrire; ogni anno muore
quasi il 60% dei malati di
cuore ancora in lista d’attesa
per il trapianto. «Purtroppo
per loro non esiste una macchina capace di tenerli in vita» chiarisce la dott.ssa Mirone, responsabile del Programma trapianti per l’assessorato
alla Sanità della Regione Piemonte. È il trapianto l’unica
soluzione possibile. L’Italia è
Formai classico fanalino di
coda-anche nelFEurppa dei
donatori; per coprire il fabbisogno annuale di organi bisognerebbe quadruplicare il numero di donatori potenziali.
Eppure l’Italia dei trapianti
non è il paese dei De Lorenzo
e dei Poggiolini, l’Italia delle
grandi opere incompiute,
l’Italia dei miliardi spariti o
sprecati o intascati. Il nostro
paese è tecnicamente all’avanguardia e spesso lo ignoriamo. Più semplicemente ci
rifugiamo nei luoghi comuni
del cattivo giornalismo, dei
telegiornali che ci avvolgono
nella grigia e sterile commiserazione dei nostri malanni.
L’italiano corre in India o in
L'intervento del senatore Passone al dibattito
Egitto o nella «civile» Inghilterra a farsi operare, pagando
un rene di persone che ricevono pochi soldi in cambio di
una parte di sé stesse, e non sa
che basterebbe dichiararsi disponibile alla donazione per
risolvere anche il problema
del discusso traffico di organi.
«Bisogna essere testimoni
prima che promotori» scrive
nel suo messaggio il direttore
dèll’Eco del Chisone Vittorio
Morero. Credo sia vero: la
cattiva infoHnazione è la prima responsabile del problema. Non è attraverso gli slogan e gli appelli alla gente
che si può incrementare la
donazione, o almeno, non solo. È la corretta informazione
che spinge alla sensibilizzazione, non gh appelli gratuiti
alla solidarietà, illusioni mascherate per una moralità che
non si può comunque imporre. «La moralità deve nascere
dal costume^ e dalla tradizione» afferma il senatore Passone, non dall’informazione o
dal diritto attraverso la codificazione legislativa.
/ E sul senso civico della donazione che si sofferma l’intervento del pastore Taccia.
Non è davvero il caso di mistificare Un atto di per sé
esclusivamente civile: non
creda il donatore che, con
l’impegno di offrire virtualmente una parte del suo corpo
in caso di morte, possa espiare una vita di peccati! La disponibilità a donare deve essere una dimostrazione personale di responsabilità nei confronti della società; non un
motivo di orgoglio rehgioso o
metafisico.
Abbiamo iniziato con un
sogno, il sogno di Jean-Louis
Sappé: placare una sete profonda, la voglia di avere una
settimana completa per sé,
senza la stanchezza fisica e
mentale di un emodializzato.
Concludiamo con un altro desiderio; è semplice, ma importante: assieme alla foto della
moglie 0 del vostro cugino,
tra la patènte e la carta degli
amici del cane, metteteci anche la tèssera dell’Aldo. Non
costa nulla, ma vale molto.
Il provvedimento alla vigilia dei mondiali di sci alpino
Sestriere entra nell'Aus110
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Il Comune di Sestriere dal
1° gennaio 1997 passerà
dall’AUsl 5 di Collegno aifi Ausi 10 di Pinerolo: lo ha
deciso il Consiglio regionale
nella seduta del 25 settembre
scorso, con il parere favorevole dell’amministrazione
provinciale di Torino. Il Comune di Sestriere entra dunque a far parte dell’Unità sanitaria del Pinerolese in una
fase di piena attività preparatoria dei «Moijdiali ’97», che
si svolgerarlno dal 2 al 16
febbraio e che mettono in primo piano la necessità dell’efficienza del servizio sanitario, in primo luogo nell’intervento di emergenza. A questo
proposito, il dottor Giovanni
Vilianis è stato nominato
Coordinatore responsabile
delle attività organizzative
dell’emergenza sanitaria territoriale.
Sul fronte ospedaliero, in
questi giorni l’Ausl 10 sta
provvedendo all’adozione
delle attrezzature finanziate
dalla Regione Piemonte con
un fondo di 4 miliardi, concesso in occasione dei Mon
diali: si tratta essenzialmente
di dotazioni che riguardano il
nuovo blocco operatorio e il
completamento delle attrezzature per il servizio di anestesia e rianimazione. L’emergenza Mondiali inoltre, oltre
all’annunciato potenziamento
dell’ospedale «E. Agnelli»,
prevede un programma specifico di divisione dei compiti
tra l’organizzazione della gara, che provvederà al sistema
di soccorso agli atleti sulle piste, il Soccorso alpino, che
presterà assistenza agli spettatori presenti sulle piste, e le
Ausi 10 e 5 (per il territorio
limitrofo dell’alta vai di Susa)
che si occuperanno dell’intervento di emergenza sanitaria
territoriale. In particolare, dopo il passaggio di Sestriere
nella sua zona di competenza,
l’Ausl 10 curerà l’organizzazione di postazioni di soccorso di base (in aggiunta al servizio ordinario) a Sestriere,
Pragelato e Perosa Argentina,
e postazioni di soccorso avanzato (che prevedono medici di
guardia medica e infermieri
professionali già inseriti nei
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
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servizi d’emergenza) a Sestriere e Pragelato; a Sestriere
si troveranno anche 2 postazioni di guardia medica. Tutte
le postazioni Saranno operative 24 ore al giorno. Per le
spese, l’assessore regionale
alla Sanità, Antonio D’Ambrosio, ha preannunciato
l’erogazione all’Ausl 10 di ulteriori,specifici finanziamenti.
«Ci siamo impegnati a fornire un servizio qualificato e
preciso, all’altezza della situazione - ha detto il commissario dell’Ausi 10, Enrico
Righetti - e non dimentichiamo che alla fine dei Mondiali
i servizi e le attrezzature, migliorati grazie ai 4 miliardi
della Regione, resteranno ai
cittadini del Pinerolese».
Quattro miliardi che vanno
ad aggiungersi ai 13 già ottenuti per l’ampliamento attualmente in corso, e non è
tutto: il Comune di Sestriere
sta ristrutturando i locali necessari alla sistemazione
dell’ambulatorio dove verranno dislocati i vari servizi
sanitari territoriali rivolti
all’utenza.
Comune di Perrero
\
Le norme per
i 10 cimiteri
CO
OR
zato previo pagamento di una;; »ente, vi
tassa proporzionata. Come
sanatoria per chi non ha paga-to niente negli ultimi vent’anv,
ni, verrà richiesto il versa-;
mento di una quota minim^j
Ai residenti l’inumazione non'
costerà nulla, sarà invece as
pagamento per chi provienei;
da altri Comuni.
Altro punto in discussione,
la raccolta dp rifiuti solidi ur>
bani, per la quale è stata riba-à
dita l’intenzione di appUcale;
la tassa sulla quantità di rifiu-;
ti prodotta, misurata con.,,
qualche accorgimento non'
ancora definito. Il mezzo di
proprietà del Comune adibitof*
metter
ti di 1
di
IO, a volte
lAve
Il Comune di Perrero, cpn^
l’approvazione delle modifi.
che al regolamento di poii^jg
mortuaria, ha dato una sistemazione, nell’ultima seduta
del Consiglio comunale, aliai,
disparità di situazioni dei cfif
miteri esistenti sul territoritì. l
dieci cimiteri sono in parte**
comunali, in parte parroc-^
chiali (cattolici e valdesi), e I livella te
questi ultimi è consentito di ™
mantenere la propria qualificai
ormai consolidata da secoli'
vengono anche riconosciuta]
le concessioni per le tomben;
già ottenute. Il Comune ha*!
appaltato a un’impresa locale’
i lavori per le variq manutehi
zioni e per la préparazionéi
delle fosse, quindi i tumulis
saranno delimitati, numerati e
rimessi in funzione dopa;
vent’anni. Qualsiasi abbellimento delle sepolture, lapidi';
copritomba, monumenti fune- t
rari vari, dovrà essere autoriz
jc di Intel
di ri
anche di
Bgettar
e,speci
à a vuote
iserebb
immo
di pace. Í
ijagione qi
èstatapre
Èèurio
po corren
(mtazione
so fa star
fespressK
sieri». A
i^estp mi
^realtà c
jpo eseri
a questo servizio sarà ceduto: sero deve
all’Acea e sarà considerato
una quota di partecipazione.al
capitale del consorzio.
macóme
:azione (
ittia, 5
llorse, fin
Spressio:
tópomp
a per p»
ai nostri <
Isopio d
cano che
che diciai
iponga de
cuno che
STA
La Grangia:
scuse agli
appassionati
^esto
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ipita qu
ella vit
gnuno d
Cóntro
iroprio s
ipesso d
tonali 0
m conten
involga
una re.
di pii
■amment
lare le oc
citare col
nuovo
' Wacapac
Con la presente vogliamo; lecosìor
scusarci nei riguardi dei tanti',
amici che da anni ci seguonoi
partecipando alle nostre seratedi canto, per fiimprovvis0i|
quànto imprevedibile rinvio;
del nostro concerto nel tempi0-;| Étessivit
valdese di Torre Pellice, organizzato dalla Casa delle diaco*4Ì
nesse con il contributo
dell’assessorato Risorse nàto-;
rali e culturali della Provincia
di Torino. Falcidiati dall’im
fluenza, non essendo riusciti
per più di un mese ad effettjiar ■
re prove corali, siamo costretti
ad annullare due concerti con
grande rincrescimento.
Attendiamo quindi con pia-*
cere di ripresentarci al nostro
fedele pubblico non appena
troveremo una data certa per
entrambe le parti.
Angelo Agazzdff^
Coro La Grangia
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vece a,
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come spazio di vita
graziellatron
mettere di pensare. Quanti di noi (e soprattutto
nte di noi) desidererebbevolte, poterlo fare per un
s
50 ?. Avere un interruttore
Pcjje
ssione,
ilidiur-!
ta riha-i
plicare.’
li rifiu-:
ta con
to noiìi
;zzo di
adibitO'^'i
ceduto
deratò
ione al
ti
testa che si possa
tacciare e di'colpo smetteinterrogarsi, di tormendi rimuginare o magari
anche di desiderare, sperare,
^gettare. Tutto il magma
aie, specialmente di notte, giH a vuoto nella nostra mente
Oserebbe di ribollire e tro^emmo finalmente un po’
iipace. Ma chissà per quale
Stagione questa possibilità non
è stata prevista.
È curioso che nel linguaggio corrente un simile stato di
citazione mentale, che spesso fa star male anche fisicaìnente, venga designato con
l'espressione «avere dei pen»sieri». A esaminarlo bene,
i|KSto malessere non appare
in realtà come un vero e pro^0 esercizio del pensiero,
macbme una sorta di degenetazione di esso, come una
ittia, sia pure temporanea.
Forse, finché rimane privo di
^pressione, il pensiero non
liiò compiutamente dirsi tale,
feper poter dare espressione
li nostri «pensieri», abbiamo
bisogno di interlocutori: qualcuno che si riconosca in ciò
die diciamo, qualcuno che ci
:ponga delle obiezioni, qualcuno che ci risponda. Il penero deve farsi parola.
^esto vale a livello perso%. Anche sul piano sociale
pita qualcosa di analogo:
Ila vita professionale di
ignuno di noi, le occasioni di
contro e a volte di vero e
iroprio scontro, ma si tratta
spesso di contrapposizioni
formali o pretestuose, prive di
iin contenuto sostanziale, che
^involga le coscienze e parta
una reale riflessione. Sempre di più, in questa società
frammentata, sembrano mantwe le occasioni in cui eser:dtoe collettivamente la propria capacità di pensare e date così origine a un «pensiero
¡nuovo e efficace» per ogni
cosa che non va, di un male
più profondo che ci attanaglia. Questo male forse si
chiama «incapacità di dimorare insieme», di aprire la
propria «casa» mentale. Per
dimorare, fermarsi, indugiare,
per stare insieme e dare forma ai propri pensieri trasformandoli in parola; per progettare un cambiamento è necessario un luogo. Naturalmente,
l’umanità si è data nel tempo
innumerevoli luoghi nei quali
esercitare il pensiero collettivo; a volte le nostre chiese ne
gliariio I
ìi tanti'
tó!' ^§t)la persona.
; Forse allora ciò che si agita
• nostro «cuore», il
che ne deriva, l’agtempio ; passività o la depressione
orga-' |che spesso ne scaturiscono
sono ^olo un sintomo di qual
diaco-v
ributo
; natttivincia
all’iniusciti
fettjiajstretti
Iti con
m piU'^
nostro
ppena
ta per
azzani
rangia
iO
\i3n
lital
sono un esempio.
Ma c’è un luogo del pensiero per eccellenza, nel quale a
tutti noi è stato dato di trascorrere almeno alcuni anni
della nostra vita, ed è la scuola. C’è chi nella scuola ha il
privilegio di esercitare la propria professione: non mi riferisco agli aspetti economici o
normativi o istituzionali, che
spesso danno adito a giuste
lamentele. È capitato spesso,
in questi anni, che venissero
messi in evidenza sui giornali
il disagio e la fatica degli insegnanti che si sentono stanchi di lottare contro i mulini a
vento o demotivati per le più
svariate ragioni. Molti di questi insegnanti però riconoscono che nel rapporto con gli
allievi, una volta messi da
parte registri, corsi rii aggiornamento e burocrazia, si pone
in essere una dimensione
nuova e diversa.
Mi riferisco all’ambiente
scolastico come spazio di vita, come luogo nel quale si
intessono relazioni, si esprime la propria progettualità, si
viene a contatto con quella
dimensione miracolosa
dell’espressione umana che è
la scrittura, ci si confronta e
ci si scontra; spesso si soffre
anche, ma è comunque possibile che si realizzi ciò che altrove è un’utopia: vedere riconosciuti i diritti di tutti; vedersi richiamati ai propri doveri; sentirsi integri e legittimati nei rispettivi ruoli di docenti e allievi che imparano e
insegnano reciprocamente;
sentirsi responsabili nei confronti della collettività.
Questo fa del mestiere di
insegnante un grande mestiere ed è, sia detto per inciso,
una grande fortuna per noi
donne essere in grande maggioranza a esercitarlo.
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Torre Pellice: conferenze del gruppo di studio «Val Lucerna»
I testi del Nuovo Testamento
MARIELLA TAGLIERÒ
Il gruppo di studio «Val
Lucerna» ha inaugurato il
nuovo ciclo di conferenze per
l’anno 1996-97 con uria riuscitissima conversazione del
prof. Bruno Corsani, professore emerito di Esegesi neotestamentaria alla Facoltà valdese di teologia di Roma, sul
tema «Ritrovare o ricostruire
i documenti originali del
Nuovo Testamento?» organizzata in collaborazione con
il Centro culturale valdese di
Torre Pellice.
Al centro della riflessione
la situazione testuale del
Nuovo Testamento, molto diversa da quella delle altre,
opere letterarie dell’antichità,
che ci sono generalmente pervenute attraverso pochi ma' noscritti, perlopiù molto tardi
rispetto all’epoca di composizione del testo.
Il testo del Nuovo Testamento ci è invece pervenuto
attraverso un numero molto
rilevante di manoscritti.
Quanti sono? A che epoca risalgono? Come si possono
classificare? Che problemi
crea agli studiosi questa molteplicità e di conseguenza
l’abbondanza di lezioni varianti? A queste domande ha
risposto la prima parte della
conferenza del prof. Corsani,
mentre la seconda ha ripercorso le tappe più significative
delle ricerche di critica testuale, che si intrecciano con la
storia deile edizioni a stampa
del Nuovo Testamento greco.
La ricerca critica sul testo
del Nuovo Testamento inizia
nel XVI secolo, stimolata sia
dall’interesse religioso che
dal clima umanistico. Cambia inoltre il supporto di diffusione del testo: d’ora in poi
non si parla più di manoscritti ma di edizioni a stampa. Le
opere che aprono questa nuova era sono il Nuovo Testamento greco curato da Erasmo e la Bibbia poliglotta di
Alcalá. Il primo apparve nel
1516, con una tiratura di
1.200 esemplari, e ebbe ben
cinque edizioni tra il 1516 e il
1535. Il pubblico presente ha
pòtuto ammirare uno splendido esemplare dell’edizione
del 1516, appartenente alla
Biblioteca del Centro culturale. La Bibbia poliglotta, o
complutensis, contiene nei
primi quattro volumi l’Antico
Testamento in ebraico, aramaico, greco e latino, e nel
quinto il Nuovo Testamento
in greco e latino. L’opera fu
edita nel 1520, con una tiratura di 600 esemplari. Una copia, priva purtroppo del quinto volume, è posseduta dalla
Facoltà valdese di teologia.
L’influeriza dell’opera cu-'
rata da Erasmo fu enorme:
Lutero se ne servì per la sua
traduzione della Bibbia in tedesco e, attraverso le edizióni
di Teodoro di Beza, fu a fondamento anche della Bibbia
inglese detta di Re Giàcomo,
del 1611. Dal testo di Erasmo
in pratica derivarono le edizioni successive, fino all’epoca delle grandi edizioni critiche del XIX secolo.
In discussione i problemi della pastorizia in vai Pellice
Rilanciare le razze in pericolo
In occasione della fiera del
2 novembre, a Luserna San
Giovanni si assiste al ritorno
dei pastori dalla lunga stagione passata all’alpeggio^La
Comunità montana vai Pellice, attraverso l’Ufficio tecnico, ha costituito nel febbraio
1995 un Consorzio di allevatori che perseverano nell’allevamento di razze ovine locali:
la fiera è un’occasione per dare spazio e far conoscere questi attori di una filiera produttiva molto spesso dimenticata.
La Comunità mpntana vai
Pellice si è rivolta a pastori
che allevano razze ovine locali perché la biodiversità
animale e vegetale Ìn genere,
e nel nostro specifico quella
ovina, vista nella poliedricità
dei sistemi rurali montani nei
quali gli ovini giocano un
ruolo significativo, negli ultimi decenni si è vista fortemente compromessa. La mostra concorso sulla razza ovina frabosana e su altre razze
locali conferma l’impegno
della Comunità montana nel
salvaguardare razze animali
in pericolo di estinzione e
che invece potrebbero diventare delle risorse notevoli da
uti}izzare con estrema attenzione.
Il Comune di Luserna San
Giovanni ha individuato per
questa manifestazione una
parte dell’area Bersaglio,
adiacente al campo sportivo,
riservata al comparto agricolo. Alla manifestazione parteciperanno numerosi pastori
delle vallate alpine piemontesi, che mostreranno i capi più
belli e pregiati per il piacere
dei visitatori e degli addetti ai
lavori.
Le iniziative intraprese in
questo settore giustificano
Timportanza della maiìifestazione, in quanto dirette in primo luogo a valorizzare le
specie animali. Conformemente a quanto affermato nei
vari appuntamenti mondiali
in materia, la salvaguardia di
queste razze minacciate di
estinzione concorda pienamente con le motivazioni e finalità della conservazione
dell’ambiente, con il contemporaneo riconoscimento e il
rispetto dei tradizionali sistemi di vita, e dei diritti dei primi abitanti, delle popolazioni
originarie di vallate montane
come quelle del Piemonte.
'Valorizzare queste risorse
rappresenta un obiettivo che
concorre a una duplice logica
patrimoniale e territoriale che
è interesse di tutti i cittadini.
ANIMAZIONE BIBLICA UNIONI FEMMINILI
— Si svolgerà sabato 9 e domenica 10 novembre, a Villar Perosa, un incontro di
animazione biblica della
Ffevm sul tema «Bioética;
giocare alla divinità?». Il
programma prevede, alle 15,
alla biblioteca comunale, una
tavola rotonda con la partecipazione di Anna Rollier, jlocente di biologia e della pastora valdese Daniela Di
Carlo. Dalle 18 lavoro in
gruppi presso il convitto valdese; il seminario si concluderà domenica nel pomeriggio. Le prenotazioni si raccolgono alle Unioni femminili fino al 4 novembre.
INCONTRI COLLETTIVO MIEGGE —n prossimo incontro del collettivo
Miegge si terrà alle 17 di domenica 10 novembre a Villar
Pellice, nella sala delle attività, per discùtere il libro di
Gianni Vattimo «Credere di
credere»,
CORSI MUSICALI — R
corso di formazione musicale del maestro Sebastian
Kom previsto al Castagneto
di Villar Pelhee per il prossimo fine settimana è stato rinviato per improvvisi impegni
del maestro. L’appuntamento
è rinviato a inizio di aprile.
AGAPE: WEEK-END
TEOLOGICO — «Cristianesimo e ateismo: scóntro
frontale o confronto dialettico?» è il tema-di un fine settimana teologico organizzato
al Centro di Agape dal 31
ottobre al 3 novembre.
ANGROGNA — La
prossima riunione quartierale sarà alle 20,30 di martedì
12 novembre al capoluogo,
BOBBIO PELLICE —
Le prossime riunioni quartierali saranno il 5 novembre, ore 20,30 al centro e il
6, ore 20rai Payant.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali: martedì 29 ottobre alle Vigne, giovedì 31 ottobre
a Fondo San Giovanni. Mercoledì studio biblico a cura
del past. Berutti.
PERRERO-MANIGLIA
— Il 5 novembre, alle 14,30,
si riunisce l’Unione femminile. Le prime riunioni quartierali saranno il 6 novembre
alla B^sa e il 7 a Grangette,
entrambe alle 15.
POMARETTO — Lunedì 4, ore 20, riunione ai
Masselli; mercoledì 6, ore
20, riunione ai Pons.
PRALI — Giovedì 31 ottobre, recùpero della riunione quartierale dèi- Pomieri
alle 19,30. Il 4 novembre,
-ore 19,30, riunione a Malzat;
il 5, ore 19,30, ad Orgieré.
TORRE PELLICE —
Riunioni quartierali: ai Simound martedì 5 novembre,
ore 20, e venerdì 8 novem,bre, alle 20,30, alla Ravadera. L’Unione femminile incontra domenica '3 novembre, alle 15, Marilù e Come'lio Gai, reduci da un repente
viaggio fra gli evangelici
della Sardegna.
VILLAR PELLICE —
Riunione quartierale martedì
5 novembre ai Garin.
VILLASECCA — Le
prossime riunioni quartierali
saranno il 5 novembre, alle
14,30 a Bovile e alle 20 a
Morasso.
Là Casa valdese delle diaconesse
provvisoriamente ospitata al Hôtel du Parc per
permettere lavori di ristrutturazione in viale Gilly,
cerca volontari per aiutase in cucina. Rivolgersi di
persona al Du Parc (viale Dante 58, Torre Pellice)
o per telefono al 0121-91254
/
10
PAG. IV
E EiX) Delle Vai.o ¥vldesi
VENERDÌ 1^ NOVEMBRE 190fi yENER
Hockey ghiaccio
Calcio
VALPE-TORINO 4 A 5. Spalti gremiti al palaghiaccio di Torre Pellice per la prima di campionato di serie B; dopo quattro anni di inattività si risente il grido «Valpe, Valpe», ma la
squadra risente della lunga inattività legata
all’incertezza delle ultime stagioni. Molti giovani e pochi elementi di esperienza, per di piu
ancora fuori fase, dunque, nella compagine allenata da Luca Rivoira, ed ecco che il prirno
quarto d’ora trascorre nell’inutile tentativo di
superare il portiere del Torino Tovo.
Una sbandata di 2’ consente agli ospiti di andare a rete tre volte e sullo 0-3 si chiude il primo tempo. C’è un ritorno dei valligiani nella
seconda frazione con reti dei difensori Agli e
Zancanaro e di Luca Giordan controbilanciata
da una sola rete del Torino. Dopo 5’ della terza
frazione pareggia Malan per la Valpe ma gli
infortuni patiti da Gamba e Zancanaro (lussazione della spalla: fermo tre settimane?) bloccano i torresi che a 8 minuti dalla fine subiscono la quinta rete degli ospiti; inutili gli attacchi
finali, il campionato inizia con una sconfitta.
Immediata possibihtà di rivincita venerdì 1° novembre, ancora in casa con l’Aosta 2000; nelle
altre partite del primo turno Zanica-Aosta 4 a
2; Varese-Chiavenna 13 a 2.
SECONDA VITTORIA PER IL PINEROLO
nel campionato nazionale dilettanti; opposti alla
seconda in classifica Barberino i biancoblù hanno saputo imporre gioco e punteggio fin
dall’inizio. In rete con Pia al 7’ e con Mazzoni
al 10’ il Pinerolo ha controllato rincontro portando a 3 il proprio bottino alla fine del primo
tempo ancora con Pia. Vani gli attacchi dei toscani nella seconda frazione, anzi è stato ancora
il Pinerolo ha sfiorare più volte la marcatura.
Nel campionato parallelo con la Fessanese (alla
pari con i ragazzi di Bortolas a 11 punti) domenica prossima i biancoblù saranno in trasferta
col Camaiore, sconfitto da Possano per 0-1.
In prima categoria il Lusema ha superato il
Beinasco per 3-1; pareggio per il Perosa, 1-1
col Santa Maria Storari, e sconfitta per il San
Secondo col Ferriera. Il Mondovì ha vinto a
Barge e il Cavour con la Stella Azzurra.
Nel campionato amatoriale Aics seconda vittoria per il Collegio valdese che ha superato il
Blu notte di Pinerolo per 4-2 grazie alle reti di
Benedetto, Penna e Martina. In classifica al comando sono sempre Garzigliana e Amici di
Villar con 10 punti, il Collegio è 4° ma con una
partita in meno a 7 punti. Nel prossimo fine
settimana il campionato riposa.
Comune di Pinerolo
Elezioni amministrative 1996
Taccuino
elettorale
In vista delle prossime elezioni comunali
di Pinerolo del 17 novembre il nostro giornale pubblicherà in una rubrica «taccuino
elettorale» le segnalazioni di dibattiti, incontri e confronti pervenuti via fax in redazione al n. 0121-323831 entro le 9 del lunedì mattina. Non si pubblicheranno avvisi
di appelli o cene di sostegno.
3 novembre, domenica — Pinerolo: Alle 15, in piazza Verdi «festa in piazza per
tutti» promossa dal comitato a sostegno di
Alberto Barbero sindaco: Castagnata, musica e 'animazioni.
Tennis tavolo
Nella quarta giornata di campionato CI la
Valpellice subisce un netto 0 a 5 ad opera del
Verres; assente Rosso, hanno giocato Malano,
'• Piras e Rossetti. Nel Verres ha giocato il cinese
Zmang n. 27 in Italia dando un saggio della sua
bravura. In DI successo senza problemi per la
Valpellice che ha vinto per 5 a 1 con l’Arca,
Enel di Torino grazie ai punti dei fratelli Chili
e a uno di Belloni. I tornei si fermano fino al 16
novembre.
Wolley
INIZIA MALE IL MAGIC PINEROLO Comincia male l’avventura del Magic Traco in B1
femminile di pallavolo; la trasferta in Sardegna
col Serramanna si è infatti chiusa con un netto 0
a 3. Nei campionati amatoriali in categoria Ragazzi il 3S Nova Siria ha vinto per 3 a 0 a Nichelino nel girone Eccellenza; nel girone C il 3S ha
invece perso per 1 a 3 dal Carmagnola e le ragazze hanno perso per 1 a 3 dall’Antares.
31 ottobre, giovedì —
TORRE PELLICE: L’Unitrè
inizia il suo anno accademico;
alle 15,30, presso la Casa valdese, concerto di Stefano Guidi che eseguirà al pianoforte
musiche di Beethoven, Chopin, Cimarosa, Debussy.
31 ottobre, giovedì — PINEROLO: Alle 15 presso la
sede Auser, viale Giolitti 9 (ex
tribunale), inizierà il corso di
patchwork, che avrà durata,
minima di otto settimane. Il
costo è di lire 200.000. Per
informazioni tei. 0121-71698.
31 ottobre-3 novembre —
TORRE PELLICE: A partire
dalle 17 di sabato 31 stage di
danze e musiche tradizionali,
organizzato dalle associazioni
Mouzico e Dansa d’Oc e La
Cantarana. Per informazioni e
iscrizioni: Daniela 012191875, Duccio 0121-933322,
Mirella 0121-543483;
2 novembre, sabato —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Dalle 7,30 alle 20 nella
zona Airali e presso il campo
sportiv Fiera dei santi.
2 novembre, sabato —■ PINEROLO: Alle 17 presso la
libreria Volare, corso Torino
44, per «I sabati d’autunno in
libreria», incóntro con lo
scrittore Angelo Petrosino.
2 novembre, sabato —
RORÀ: Alle 21, nel tempio
valdese, serata di canti con il
coro Bric Boucle.
2 novembre, sabato —
TORRE PELLICE: Presso la
Bottega del possibile, il comitato prò bambini di Cernobil,
la Bottega e l’Associazione
pace Valpellice organizzano
una serata su «Cernobil: che
cosa è successo quei giorni?»
con Elena Cavallone, del Centro radioisotopi della facoltà di
Veterinaria di Milano. Verran
nò proiettati dei filmati di
Greenpeace sulla conseguenze
dell’incidente del ’86 alla centrale nucleare di Cernobil.
7 novembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Alle
15,30 presso la Casa valdese,
via Beckwith 2, conferenza
della prof.ssa Anna Albani su
«Storia dell’arte: il liberty»
per l’Università della terza età.
8 novembre, venerdì —
PINEROLO: Alle 21,15, al
Teatro-incontro di via Caprilli
spettacolo comico della compagnia Aringa & Verdurini
con «A Saintrotwist».
8 novembre, venerdì —
SALUZZO: Alle 21, presso il
chiostro di San Giovanni, per
il ciclo organizzato dalle comunità Ricerca di Saluzzo e
Mambre di Busca, il pastore
Giorgiq Toùrn parla su «La
contrastata figura di un credente in ricerca: Lutero a 450
anni dalla morte».
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 31, ore
21,15, I fratelli Sklàdanovrky di Wim Wenders; venerdì 1“ novembre, ore 16,
18, 20, 22,10 e sabato 2, ore
20 e 22,10 L’eiiminatore;
domenica 3 ore 16, 18, 20 e
22,10 e lunedì 4 e martedì 5,
ore 21,15 Trainspotting.
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari:
tei 0121-40181.
VALLI
CHISONE-GERMANil
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
venerdì 1» NOVEMBRE
Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Nazionale 29, tei
51017.
DOMENICA 3 NOVEMBRE
Rinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
VENERDÌ 1^ NOVEMBRE
DOMENICA 3 NOVEMBRE
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tei. 91374.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO I
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza;
Croce Verde, tei. 322664
• L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Miiie, 1 -10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Peiiice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
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non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi y
Stampa: La Ghìsieriana Mondovì
Una copia L. 2.000
Informazione pubblicitaria
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Torre Pellice: rifiuti si, ma differenziati
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per la raallizaxtot» di mate
' Oggi nel Pinerolese si producono quasi
4 quintali di rifiuti l’anno per abitante: considerando il fatto che dal ’79 ad oggi la
produzione di rifiuti è circa duplicata, viene da pensare che continuando di questo
passo il rischio sia quello di venire travolti
da questo «mare di rifiuti» da noi stessi
prodotto; occorre quindi trovare soluzioni
adesso per evitare di trovarsi poi in una
situazione davvero drammatica, non solo
per noi ma anche per l’ambiente in cui viviamo. Una delle strategie individuate per
affrontare il problema della riduzione dei
rifiuti è la raccolta differenziata e nel Pinerolese già da tempo l’Acea si sta muovendo in questa direzione. ^
Compaiono infatti a metà degli anni '80
nelle vie di Pinerolo e di alcuni Comuni limitrofi le prime campane del vetro e poi
progressivamente quelle della carta e per
la plastica e i contenitori per i rifiuti urbani
pericolosi. Dall’inizio degli anni ’90 l’Acea
ha potenziato la raccolta differenziata e
oggi nell’intera area del suo bacino, sono
dislocati 434 contenitori per la raccolta
del vetro (con una raccolta di 876 tonnellate nel primo semestre del ’96), 173 contenitori per la carta (8141 di materiale raccolto nello stesso periodo) e 1Q3 contenitori per la plastica (35 t raccolte sempre
nel primo semestre ’96); sono raccolti anche pile esaurite, farmaci scaduti e alluminio; inoltre il Consorzio Acea ha attivato recentemente iniziative indirizzate alla
raccolta differenziata del materiale cartaceo come «l’operazione ufficio verde», indirizzata agii uffici pubblici per la raccolta
della «carta bianca», e la raccolta del cartone per punti a terra in più Comuni.
Da quest’anno però c’è anche un motivo meramente economico: per ridurre la
quantità di rifiuti prodotti le nuove imposizioni fiscali recentemente varate dal governo e dalla Regione per disincentivarne
lo smaltimento in discarica impongono di
raccogliere almeno il 23% dei rifiuti in modo differenziato. «Attualmente - dice l’ing.
Avondetto, responsabile del settore ambiente dell’Acea - la raccolta differenziata
nel Pinerolese raggiunge circa l’8,5% del
totale, risultato ottenuto dopo i recenti investimenti fatti nel settore; l’azienda ha
messo in moto inoltre un piano operativo
RtaONE BtçMONTT
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Area sovracomunale
per la raccolta differenziata
a Torre Pellice
per incentivare ulteriormente la raccolta
differenziata nei Comuni consorziati. Il
progetto di sistema integrato per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nel bacino pinerolese prevede di diminuire il più possibile
lo smaltimento in discarica dei rifiuti non
trattati, incrementando notevolmente la
separazione dei rifiuti da parte del cittadino, sia aumentando il numero dei contenitori per la raccolta differenziata, sia costruendo piazzole ecologiche e aree sovracomunali di raccolta differenziata, e
dando vita a ulteriori raccolte differenziate
porta a porta (ad esempio estendendo
l’operazione ufficio verde ad uffici privati).
Così prevediamo di raccogliere in modo
differenziato oltre il 25% dei rifiuti; i nostri
piani prevedono poi anche la costruzione
di un inceneritore e l’attivazione di uh sistema di compostaggio per il verde».
La parola d’ordine è quindi ridurre i rifiuti in discarica: in particolare le aree sovracomunali, nelle intenzioni dell’Acea,
avranno lo scopo di incrementare la separazione dei rifiuti. Si tratta di aree al
servizio di cittadini di più Comuni aperte
tutti i giorni ma presidiate, recintate e circondate da arbusti il cui ingresso sarà regolamentato e controllato da un guàrdla
no. Le aree saranno predisposte oltre a
contenere cassoni per i rifiuti ingombranti
anche per la raccolta differenziata delle
varie tipologie di materiali dal ferro al legno, dalla carta al vetro, dai pneumatici ai
medicinali scaduti, dagli oli minerali agli
accumulatori^esauriti, e molto altro ancora. «La prima di queste aree - dice anco-,
ra l’ing. Avondetto - sarà aperta entro la
fine dell’anno a Torre Pellice dove è stata
realizzata in accordo con la Comunità
montana vai Pellice e con il Comune e
verrà presidiata a turno da guardie ecologiche, obiettori e personale dell’Acéa:
successivamente ne sarà realizzata una
a Luserna, e nei prossimi anni altre in vai
Chisone e nel resto del bacino del Consorzio (circa una ventina in tutto), ma pet
incentivare la raccolta differenziata è pr0*
vista anche la realizzazione in tutto il bacino (per ora ne verranno realizzate 5
sperimentali a Pinerolo) di diverse pia*'
taforme ecologiche, cioè di piccole atee
verdi collocate nei centri urbani, una circa
ogni 5.000 abitanti, con aiuole e panchine
dove saranno raggruppati tutti i tipi di
contenitori per la raccolta differenziata»
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8SO
Agenda
SANTA MARGHERITA LIGURE — In occasione del ciclo di incontri «Protestanti perché?», organizzato dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Liguria e Piemonte
meridionale con il patrocinio del Comune
di Santa Margherita, alle ore 17 presso la
Biblioteca civica «Amalia Vago» in via Cervetti Vignolo 25,
il teologo past. Fulvio Ferrario tiene una conferenza su
Martin Lutero e la Riforma protestante».
ROMA — Presso la chiesa evangelica metodista di via Firenze 38, alle ore 16,15 in occasione dei «Pomeriggi culturali», Maria Sbaffi
Girardet tiene una conferenza su «La protezione della vita e l’interruzione della gravidanza». Per informazioni tei. 06-4814811.
UDINE — In occasione del ciclo di conversazioni bibliche sul libro della Genesi proposto dal Circolo culturale evangelico «Guido
Gandolfo», alle ore 18, nella sala della Chiesa
evangelica metodista in piazzale D’Annunzio 9, il pastore Claudio H. Martelli tiene una
«Il Dio di Abramo». Tel. 0432-522434.
conferenza su
VENEZIA — Presso la Fondazione Cini, Isola San Giorgio Maggiore, il comitato Bibbia
cultura e scuola col patrocinio dell’Irssae
Veneto organizza un corso di aggiornamento per insegnanti sul tema «In principio Dio
creò (Genesi 1-3)» per approfondire la conoscenza della Bibbia. Il corso ha inizio alle ore 9 di giovedì 7 e termina con il pranzo di sabato. Per informazioni e
prenotazioni rivolgersi a Biblia, via A. da Settimello 129,
50040 Settimello (Fi), tei. 055-8825055, fax 055-8824704.
BERGAMO — In occasione del ciclo di incontri sul tema «La Riforma protestante e il
federalismo» organizzati dal Centro culturale protestante, aUe ore 21 in via Tasso 55,
Debora Spini, ricercatrice e segretaria della
Federazione mondiale del Movimento cristiano studenti, parla di «Federalismo e Riforma protestante in Francia». Per informazioni tei. 035-238410.
ALESSANDRIA — In occasione del ciclo di incontri «La
preghiera cristiana», proposto dal Centro culturale protestante e dal Sinodo diocesano, alle ore 21 nella sala Torriani in via del Vescovado 3, il pastore Gianni Geme tiene
una conferenza su «Signore, insegnaci a pregare (Luca 11,
1). La preghiera nel Nuovo Testamento».
SONDRIO — Il Centro evangelico di cultura propone per
le ore 21 in via Malta 16 una conferenza del pastore Giuseppe La Torre su «L’Islam senza pre-giudizi. Conoscere
per dialogare». Per informazioni tei. 081-3465207.
TRIESTE — Il Centro culturale Albert Schweitzer propone
alle ore 18, presso la sede di piazza San Silvestro 1, una conferenza sul tema «Da Pechino a Graz: uno sguardo femminile alla riconciliazione», tenuta dalla coordinatrice della
commissione della Fcei per l’Assemblea ecumenica di
Graz, Antonella Visintin. Per informazioni tei. 040-632770.
TORINO — In occasione dell’ottantesimo compleanno di
Giorgio Spini, la Fondazione Luigi Firpo organizza presso
la sede di via Principe Amedeo 34 una giornata di studio
dal titolo «Tradizione protestante e ricerca storica. L’impegno intellettuale di Giorgio Spini». L’inizio è previsto per le
ore 9 con interventi di Giuseppe Ricuperati, Emidio Campi, Cesare Vasoli e Ivo Comparato; nel pomeriggio si prosegue alle ore 15 con le relazioni di Tiziano Bonazzi, Bruno
Bongiovanni, Francesco Traniello e le considerazioni conclusive di Giorgio Spini. Per informazioni tei. 011-8129020.
GENOVA — In occasione di «Esodo», XVI
ciclo di incontri interreligiosi di cultura e di
formazione al dialogo, alle ore 17 nella sala
Quadrivium, piazza Santa Marta, J. Alberto
Soggin parlerà su «Testo e geografia dell’
Esodo». Tel. 010-566694 o 211473.
ROMA — In occasione dell’apertura del corso di formazione ecumenica ’96-97 «Gesù fondamento e meta del cammino ecumenico», il gruppo Sae di Roma organizza alle
Me 16, presso le Suore francescane missionarie di Maria in
ma Giusti 12, un incontro sul tema «E venne ad abitare tra
noi». Intervengono Piero Stefani e Maria Bonafede.
BIRENZE — Al Centro di formazione diaconale «G. Comandi» si inaugura Tanno accademico 1996-97. Alle 10,30
culto nel tempio valdese di via Micheli; alle 13, presso il
Centro «Gould» (via dei Serragli 49) si svolge l’agape (prenotarsi in segreteria; 055/212576) e alle 15,30 il prof. Gianpiero Venturini tiene la prolusione sul tema «Servizio cristiano: finalità e varietà, opportunità e obbiettivi».
UDINE — In occasione del ciclo di conversazioni bibliche sul libro della Genesi proposto dal Circolo culturale evangelico «Guido Gandolfo», alle ore 18, nella sala della
Chiesa evangelica metodista in piazzale
D’Annunzio 9, il pastore Claudio H. Martelli
tiene una conferenza su «La saga dei patriarchi». Per ultetiOri informazioni telefonare allo 0432-522434.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofònico della Rai, predicazione e notizie dal
mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità,
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle ore 8,15
,, circa. Domenica 3 novembre (replica lunedì
G andrà in onda: «Lutero: un giovane di 500 anni».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
ue inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
Pffrna del venerdì di uscita del settimanale.
" : Dopo la catastrofica alluvione che ha colpito recentemente Crotone
Solidarietà senza bandiere
Mobilitazione delle comunità evangeliche pentecostali della città e dei dintorni
Aperta una sottoscrizione per aiutare chi ha perso tutto, casa e attività lavorativa
BRUNO GABRIELLI
. UARDA gli evangelici,
guarda come si cercano!» esclama ammirata e
commossa, alTindomani della
catastrofe, una donna dei
quartieri di Crotone più colpiti dalla spaventosa alluvione
che a metà ottobre ha messo
in ginocchio uno dei maggiori
centri produttivi della Calabria. Una bella testimonianza
davvero, quella resa dalla comunità evangelica pentecostale delle Assemblee di Dio
del capoluogo con l’aiuto delle chiese sorelle dei dintorni.
Ne parlo per telefono con il
pastore Gaetano Montante,
un padre di famiglia siciliano
ancora giovane, bel credente
e organizzatore dinamico,
ancora impressionato dalle
scene di distruzione e di dolore a cui ha più vòlte assistito nei giorni appena trascorsi
(e sì che non ha dimenticato
il terremoto delTIrpinia, dove pure era accorso con i primi volontari!) ma anche entusiasta delTimmediata capacità di reazione dei suoi
membri di chiesa e delle loro
famiglie, un migliaio di persone, buona parte delle quali
abitavano proprio nell’epicentro del disastro.
«Per la verità - mi racconta
- l’intera città ha saputo mobilitarsi subito, senza ban
Quel che resta del laboratorio informatico (e unico «nodo» di Internet in città) di un evangelico dopo l’alluvione
diere e senza riguardi confessionali o d’altro genere. Prima di tutto si trattava di liberare chi era rimasto bloccato
dalle acque in casa o ih automobile. Proprio da una vettura finita nel fiume un nostro fratello, con l’aiuto di
Dio, è riuscito a trarre in salvo due persóne. Poi ci siamo
sguinzagliati per i quartieri
più colpiti, rimasti al buio e
senz’acqua: dovevamo ben
sapere in quali condizioni si
trovavano i nostri fratelli e le
nostre sorelle. Sono tutti vivi
e con il morale alto, grazie allo Spirito di Dio, ma molti
hanno perso la casa, cinque
famiglie anche il negozio (coi
magazzini pieni per la stagione invernale!) e un altro fratello la falegnameria. La fase
successiva è stata quella della
rimozione dell’acqua e del
fango. La chiesa ha acquistato pale e carriole in gran numero e ci siamo messi a lavorare fianco a fianco con carabinieri e vigili del fuoco,
mentre altri distribuivano viveri e vestiario, raccolto in
città o fornitici dalle chiese
evangeliche vicine. Gratuita-,
mente, come doveva essere
ovvio, alla faccia del solito
sciacallo che per un chilo di
pane pretendeva diecimila lire, e in aperta collaborazione
con altri, per esempio la vicina.parrocchia cattolica di
Sàn Paolo, anch’essa impegnata come centro di raccolta e di distribuzione, con la
quale ci siamo scambiati i generi alimentari o il vestiario
in eccedenza».
Al pastore Montante chiedo se, come Chiesa valdese
di Catanzaro o chiese evangeliche federate in generale,
c’è altro modo' di essere loro
vicnii oltre che nella preghiera. Mi risponde che il problema più urgente, ora, è quello
di aiutare chi ha perso tutto,
casa e attività, a rimettersi in
piedi. Per questo ha già chiesto una parte delT8 per mille
delTIrpef destinato dai contribuenti alle Assemblee di
Dio, ma ci vorrà del tempo.
L’apertura di sottoscrizioni
sarebbe perciò assai utile e
gradita, non solo come aiuto
materiale ma anche come
importante segno di solidarietà fraterna. A qùesto scopo, d’accordo con il pastore
Montante, la Chiesa valdese
di Catanzaro mette a disposizione di quanti volessero dare una mano il proprio conto
corrente postale n. 17275884,
intestato a Chiesa evangelica
valdese, Catanzaro. Causale
del versamento: per Crotone.
Iniziativa della Fcei in vista della «Settimana della libertà» e di Graz '97
Materiali di studio sulla riconciliazione
GIUSEPPE PLATONE
PER la prossima «Settimana della libertà», che
si svolgerà intorno al 17 febbraio, data che ci ricorda T
anniversario (è ormai il 149°)
dell’Editto albertino che nel
lontano 1848 concesse alcune libertà civili e religiose ai
valdesi e agli ebrei, la Commissione studi della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) propone
alle nostré chiese un interessante materiale di studiò e riflessione sui temi della riconciliazione anche in vista'del
prossimo incontro ecumenico europeo che si svolgerà a
Graz dal 23 al 29 giugno
1997. In concreto si tratta di
una pubblicazione che contiene riflessioni, spunti, approfondimenti per lo più
svolti nel corso di un’apposita consultazione svoltasi
presso la Facoltà valdese il 20
settembre.
I contributi presentati in
quel riuscito convegno sono
stati rivisti e opportunamente adattati. Non solo, ma sono stati aggiunti anche un
paio di interventi ptuticolarmente attuali. La Fcei è ora in
grado di proporre questo materiale che in sostanza costituisce il primo contributo
protestante italiano, di un
certo respiro, sulla tematica
di Graz. L’opuscolo, di 90-100
pagine, costerà 10.000 lire.
Accanto alla pubblicazione si
propone anche un manifesto
tipo locandina (50x70) che riproduce il «logo» di Graz con
un versetto biblico sulla riconciliazione. Il prezzo del
manifesto è di 2.000 lire:
sconto del 50% (1.000) per
ordini superiori alle cinque
copie. I materiali vanno prenotati al più presto, e saranno inviati subito dopo le feste
natalìzie.
La Fcei ha così fatto la
scelta, d’intesa con gli esecutivi delle chiese membro, di
contribuire al tema ecume
nico dell’anno, proprio perché siamo profondamente
convinti che Graz riuscirà
nella misura in cui i cristiani
e le chiese ci lavoreranno, si
lasceranno coinvolgere, produrranno nuove riflessioni,
visioni e gesti concreti di riconciliazione. L’invito a lavorare per Graz ci viene anche dal Sinodo valdese e
dall’Assemblea delle chiese
battiste.
Questa pubblicazione a più
voci (tra gli autori/trici ricordiamo: Paolo Ricca, Domenico Maselli, Elizabeth Green,
Valdo Benecchi, Antonella
Visintin e altri) è un primo
stimolo prodotto in casa nostra per avviarci insieme su
questo itinerario ecumenico
in cui ogni credente farà i
propri passi, scoprirà le difficoltà e allo stesso tempo la
forza che Dio dona, giorno
per giorno, per procedere
verso la meta. Si tratta in
somma di sviluppare un
grande lavoro di riflessione
collettiva, non solo all’interno delle nostre chiese ma con
altre chiese e altre espressioni di fede e di impegno sociale e culturale.
Lo sforzo organizzativo che
sta svolgendo la Commissione della Fcei nel predisporre
e successivamente diffondere
questo materiale è teso a rendere un servizio teologicamente qualificato nei confronti delle nostre chiese,
dalle quali ci aspettiamo sia
una risposta concreta in termini di prenotazione del materiale, in tempi brevi (fax e
telefono facilitano il compito;
utilizzate la scheda di prenotazione qui riprodotta inviandola come di consueto
alla redazione di «Confironti»,
telefono 06-4820503, fax 0648227901) e sia, e la cosa è
ancora più importante, Tutilizzo reale in vari ambienti e
situazioni di questa piccola
antologia di scritti sulla riconciliazione.
Siamo convinti che usando
e ampliando questa proposta
di studio, discussione e ricerca sulla riconciliazione, ovviamente senza escludere gli
altri contributi dell’ecumene
cristiana europea, le chiese
entreranno nel vivo di questo
vasto processo teologico, spirituale ed ecumenico che, a
essere sinceri, non sappiamo
bene dove ci porterà. Proprio
per questa sensazione di partecipare a un viaggio verso
l’incognito mai come ora ci
sembra importante non perdere la direzione indicata
dall’ago della bussola che vogliamo consultare; la Parola
dì Dio che ci ricorda, in molte
pagine, la necessità e l’urgenza di vivere la riconciliazione
già compiuta in Cristo. Ma
non ancora realizzata. Neppure tra i cristiani.
^ SCHEDA DI PRENOTAZIONE MATERIALE
SETTIMANA DELLA LIBERTÀ 1997
«RICONCILIAZIONE - DONO DI DIO E FONTE DI VITA NUOVA»
Vogliate inviarmi
n...... copie opuscolo «Percorsi teologici e culturali della riconciliazione» a lire 10.000
cadauno più spese postali.
n....... copie del manifesto con il logo dell’Assemblea ecumenica di Graz a lire 2.000
cadauno (oppure a lire 1.000 cad. per quantitativi superiori a 5 copie)
più spese postali.
Vi prego di inviare i materiali al seguente indirizzo
nome....................................
via....................... tei..........
codice postale e città............:....
Pagherò al ricevimento, utilizzando il modulo di conto corrente postale allegato al materiale.
Inviare questa cedola (o simile, o fotocopia) di prenotazione al più presto a:
SETTIMANA DELLA LIBERTÀ - c/o Confronti - via Firenze 38-00184 ROMA
12
■I
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
■ Venduto il locale che fu la chiesa metodista wesleyana
Mutignano^ una storia di fede
La piccola comunità, i cui membri si sono da tempo trasferiti
ha rappresentato un pezzo della storia dell'evangelismo
EMIDIO SFREDDA
E una stretta al cuore per
chi, avanti negli anni, apprende la notizia che è stato
venduto a terzi un locale di
culto dell’allora Chiesa metodista wesleyana nel minuscolo centro abruzzese di
Mutignano (comune di Pinete, Teramo). La venciita risultava opportuna in quanto il
locale di culto non veniva
più utilizzato, essendosi poco a poco la comunità trasferita dall’entroterra collinare,
privo di qualsiasi risorsa economica, al litorale adriatico o
in altre regioni d’Italia e successivamente essendo deceduti molti membri della primitiva comunità.
La malinconia è però ugualmente giustificata, perché la chiesa di Mutignano
costituisce un pezzo della
nostra storia, della storia del
protestantesimo in Italia e in
particolare del metodismo
de^i anni Venti-Trenta; anni
eroici, si potrebbero definire,
poiché accanto all’entusiasmo, alla fede viva e prorompente dei fratelli che ci hanno preceduto, facevano riscontro difficoltà ambientali
d’ogni tipo, lotte contro soprusi quotidiani da parte di
esponenti religiosi e politici.
Basti pensare che la chiesa,
edificata negli anni 1931-32
mediante la ristrutturazione
di locali preesistenti con
grandi sacrifici finanziari, a
cui contribuirono anche i
membri della comunità, non
potè essere aperta al culto
che alla fine dell’ultima guerra e cioè nel 1945, con l’arrivo
delle truppe alleate. Basti ricordare che proprio nei mesi
in cui l’edificio sarebbe stato
pronto per l’apertura (giugno
1932), durante un culto nella
«sala evangelica» fino ad allora usata dalla comunità locale, faceva irmzione il podestà
IPW
/ V..'
del luogo «con cappello in testa e scudiscio in mano», come recita la denuncia presentata al procuratore del re,
ingiungendo ai tre pastori
presenti, fra i quali il sopraintendente in Italia, rev. Edgard
Bradford, e di fronte a una
quarantina di fedeli, di presentarsi immediatamente al
Palazzo municipale per ricevere i fogli di via!
Difficoltà d’ogni tipo, certo, che non impedivano però
alla piccola comunità di vive
re e operare, con la spinta
determinante di uomini dalla
profonda fede, come i mai dimenticati Nicola Sfredda (donatore del locale) e Fioravante De Stephanis. Da quando
nel 1945 U tempio potè finalmente essere aperto, vi si ten-,
nero per molti anni culti periodici e vi si celebrarono étti
liturgici. Sul pulpito salirono
pastori, evangelisti, predicatori laici. E come non ricordare l’opera di sostegno sociale
già precedentemente svolta
dalla comunità all’inizio degli
anni Venti, a favore del bracciantato agricolo nei confronti dei potenti proprietari terrieri del luogo? O la decina di
ragazzi d’ambo i sessi, su un
migliaio di abitanti del Comune, privo di scuole oltre a
quelle elementari, avviati negli istituti evangelici allora
presenti in Italia a Venezia,
Intra, Firenze (il «Pestalozzi»,
il «Comandi», il «Gould»), nei
quali poterono essere educati, istruiti, molto spesso con
ottimi risultati negli studi?
Dopo l’apertura della chiesa, nuove iniziative ebbero
inizio, ma soprattutto furono
potenziati i momenti di culto
e quindi la predicazione. Certo: altri tempi, altre situazioni, altri obiettivi e altri metodi di evangelizzazione. Resta
comunque il fatto che non
possiamo e non dobbiamo
dimenticare questi e gli altri
numerosi esempi che ha dato
l’evangelismo italiano nel
passato, al fine di conservarne la memoria e il messaggio.
B La Spezia
Dieci anni con
Silvio Ceteroni
ELISABETTA SENESI
A metà ottobre il pastore
Silvio Ceteroni ha lasciato la comunità metodista di
La Spezia per andare, insieme alla sua consorte pastora
Carmen Trobia, in emeritazione, dopo molti anni di intensa attività prima in Germania poi in Italia. Per ben
dieci anni, con appassionato
e costante lavoro pastorale,
Ceteroni si è dedicato alla comunità di La Spezia, inizialmente piuttosto in crisi, che
ora è riuscita a raggiungere
una sua dimensione. 11 messaggio del pastore, problematico ma aperto e attento a
recepire i bisogni e le aspirazioni dei vari membri della
comunità, ha sicuramente
arricchito ognuno di noi e ci
ha fatto recuperare quella
carica vitale. Lentamente infatti la comunità spezzina
non solo si è ricostruita e ha
riacquistato una propria identità al suo interno e nella
città, ma si è anche notevolmente arricchita di nuovi
membri, alcuni anche molto
giovani. Ciò è sicuramente
confortante in un momento
storico piuttosto critico per
l’istituzione chiesa. Sento
quindi di dover testimoniare
la riconoscenza mia e di tutta
la comunità al pastore Ceteroni che ci ha saputo così sapientemente guidare in questo difficile ma proficuo
cammino. Un augurio e un
saluto affettuoso anche alla
pastora Carmen che, nonostante il gravoso impegno
pastorale a Carrara, è riuscita
a lasciare un segno profondo
nella nostra comimità.
INIZIATIVA PER I LETTORI DI RIEORMA
Il 31 ottobre di ogni anno le chiese protestanti di tutto il mondo ricordano l’anniversario della Riforma iniziata nel 1517.
La redazione di Riforma offre a quanti sono interessati a conoscere meglio la figura di Martin Lutero e la
storia deH’anabattismo, l’esperienza più radicale del movimento riformatore, la possibilità di acquistare a prezzo
fortemente scontato questi volumi:
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L’uomo e il pensiero, pp 490, L. 48.000, scontato
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con linguaggio comprensibile per chiunque, spiega le
ragioni che diedero inizio, e rendono ancora attucde, la
Riforma.
Umberto Stagnaro, L’uomo di Wittenberg. Lutero
e la nascita della Riforma protestante, pp 160 in formato 24x34, L. 32.000, scontato L. 16.000.
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Giorgio Toum. Un’attenta ricerca iconografica che può
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una litografia firmata dall’autore.
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piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
VENERDÌ V NOVEMBRE
Federazione donne evangeliche
Testimonianza comune
dei movimenti femministi
DANIEU FERRARO
Arrivare ad allargare la
base della Federazione
delle donne evangeliche in
Italia (Fdei) è uno dei compiti
primari del nuovo Comitato
nazionale. Nel corso della sua
ultima seduta di ottobre il
Comitato Fdei ha fissato per il
22 febbraio 1997 a Roma il
primo incontro delle rappresentanti dei vari gruppi evangelici femminili. Va infatti ricordato che durante l’ultimo
congresso il Comitato uscente aveva sollecitato l’assemblea a riflettere a fondo sulla
composizione stessa della
Fdei alla quale attualmente
aderiscono le Unioni femminili del Movimento femminile
battista e della Federazione
femminile valdese-metodista,
nonché singole donne evangeliche, sorelle luterane e
dell’Eserdto della Salvezza.
Tuttavia al di là di questa
realtà consolidata c’è un vasto arcipelago di realtà femminili evangeliche vivaci e,
nella loro testimonianza, decise e propositive. Si va dalla
Chiesa cristiana awentista a
quella dei Fratelli, a chiese
pentecostali, sino al variegato
mondo delle donne migranti
e ai gruppi di ricerca anche
teologica come Sophia e Cassiopea. Si tratta di unire in
qualche modo queste forze:
potrebbe derivarne un forte
arricchimento per tutto il
protestantesimo. È necessario far circolare maggiormente le informazioni e le conoscenze del mondo femminile
evangelico; il prossimo notiziario Fdei, che uscirà come
liricc
Conti
in
t Palai
inserto in Riforma, dovrebbe
essere importante.
L’appuntamento di Romas
in febbraio, sàrà immedia^
mente seguito dal Fona
ecumenico delle donne ci|
stiano europee, al quale fi
d’ora siamo tutte chiamate a
partecipare. Su questo tornai
remo prossimamente coi
maggiori dettagli. Intanto
importante non dimentici
anche negli incontri regio:
femminili, di dedicare i
particolare attenzione a
realtà delle donne immigra
te nel nostro paese. «Esseri
chiesa insieme» non può
stare soltanto un’esperie]
isolata, ma deve diventare
itinerario spirituale quotii
no. Il 1997 è stato indica^
dal Consiglio ecumenico
le chiese come «Anno dei
sradicati»: un invito quindfa
approfondire e a dar vita
scambi concreti di esperie]
ze e collaborazioni con
mondo dei migranti, magi
promuovendo scambi econoji
mico-culturali con i paesi
via di sviluppo.
Nel porre attenzione anct#rije offrire
alla questione del clima, li iti diagnos
Fdei collabora attivamenti mono i
nella raccolta di firme perla ¡flamenti
petizione, che nel nostro ani: ienteta c
biente è stata diffusa da Rifoìi ^anti, il c
ma. Infine il Comitato nazioì .fui fede fi
naie Fdei propone a tutte le laspstri
Unioni femminili di analizzi ¡spedale,
re criticamente la questibia ¡Ke devo:
del Giubileo (a questo sco|^ (^ognu
si sta elaborando un quader- ‘.- Quali
no studi) riscoprendone il nh.
gnificato originario in term^^afei/g Va
biblici e leggendo tuttala
questione della fine del mlj
lennio al femminile.
.ff^brosic
mito uri'iri
plaFond
' ti, e il U
mtadaì
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ipliame
«Già dai
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1^, così
¡ventato
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dire scita
(letto a dii
14n prir
taento
meosped
sm sec(
CARBONIA — Domenica 15 settembre e domenica 20 ottobri
la chiesa battista ha avuto la gioia di celebrare il battesirnf
del fratello Bruno Calabrò e la presentazione al Signore dij
due bambini. Marco Meloni e Nicoletta Casti. In entrambe^
le occasioni, il past. Miglio nei suoi messaggi ha ripreso i ]
tema del Cristo che accoglie e benedice, e la responsabibli'
che ogni genitore credente ha verso i propri figli, quella dij
rendere una testimonianza credibile. 1 due momenti sona
stati caratterizzati daH’affluenza di simpatizzanti.
! della ri
i detem
Bregolari
te deir
iato dall’
»orano :
5 la poss
Icessanc
2° SEMINARIO PER PREDICATORI E MINISTRI LOCALI
CASA CARES
Il secondo appuntamento, organizzato dal 10® circuito delle Chiese
valdesi e metodiste e dall’Associazione delle Chiese battiste della To',
scana, si svolgerà a Casa Cares, che si trova vicino a Firenze, nel comu'j
ne di Reggello, nei pressi di Pietrapiana, il 23 e 24 novembre.
PROGRAMMA
SABATO 23 NOVEMBRE
ore 15: Antico Testamento «Creazione» a cura del past. Michele
Sinigaglia
16,30: Nuovo Testamento «Giovanni» a cura del past. Gin«
Conte
21: lezione su «Lutero» a cura del past. Piero Bensi
DOMENICA 24 NOVEMBRE
ore 9: Antico Testamento «Creazione» (continuazione)
10,30: lezione su «Calvino» a cura del past. Piero Bensi
12: culto
14,15: relazione di Roberto Bottazzi suUdiploma a distanza»
15: seminario di omiletica
Costo: Il costo per la partecipazione è eccezionalmente fissato in lif®
50.000 e comprende cena, pernottamento, colazione e pranzo (sono
escluse le bevande alcoliche).
Informazioni: Gli interessati, i pastori e i responsabili delle cothunitì
possono rivolgersi direttamente al Coordinatore, pastore Piero Bensì
(tei. 055-294902).
Prenotazioni: La partecipazione al seminario a Casa Cares dovrà avve*
nire previa prenotazione al direttore della Casa, Paul Krieg (tei. 055'
8652001 e 8652305 ore pasti) o a David Buttitta (tei. 055-415621 of®
serali - 055-2700418 ore ufficio) entro il 16 novembre.
traslochi
preventivi a richiesta
trasporti per
qualsiasidestìneaione
attrezzatura con autoscala
operante all’esterno tino a 4J n
SALA GIULIO
Via Belfiore 83 - Nicheiino^®)
Teiefono 011/62.70.463
Celiuiare 0336-210807
13
íE
)1 IS novembre 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
Approvato un importante progetto di ampliamento dell'opera che si trova nel popoloso quartiere di Ponticelli
Cresce ^ospedale evangelico «Villa Betania» di Napoli
Ifj riconoscimento della struttura come ospedale generale di zona rende ora possibile l'ampliamento dei servizi diagnostici
¡Continuerà ad essere necessario il contributo delle chiese fondatrici, in particolare di quelle destinatarie dell'otto per mille
un migliore servizio sanitario alla popolazione
ANNA MAFFEI
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10 tornai gttobre l’Assemblea delle
nte con,fondatrici dell'ospedale
ntanto èl^nge/ico «Villa Betania» di Naenticar^^ ha approvato un importante
region^^owiW di ampliamento dell’
:are u^mMale. Il progetto è stato preone MMmtodall’irig- Pasquale GiancammiZ Wrn^’’dinatore), dall’architetto
Palomba, dall’ing. Aniello
e dall’ing.Umberto
può re^^rosio. Riportiamo qui di semita un'intervista al presidente
%lla Fondazione, geom. Sergio
'pitti, è il testo della delibera apivata dall'Assemblea.
-Da dove parte l’idea dell'
\pliamento dell’ospedale?
«Già dai primi anni di lavoro dell’ospedale si è riscontrata l’esigenza di maggiori
^azi, cosa che con il tempo è
, magat^ ijiventata impellente. Oggi
11 econo( infatti “sanità” non vuol più
paesi iii;i ¿¡fé soltanto avere dei posti
j letto a disposizione ma anle anchi che ofirire adeguati strumen:lima, la (¿diagnostici; per questo ocfament(| j|tirrono nuovi spazi. L’amle perlai piamente stava particolarstro ani-': pente e cuore al dott. Teofilo
da Rifor-: ^anti, il cui entusiasmo e la
cui fede fu fondamentale per
la costruzione di questo
ledale, entusiasmo e fede
che devono contrassegnare
òggi ognuno di noi».
Quali sono le circostanze
•li che rendono oggi pra•abile l’arnpliamento?
^ «In primo luogo il riconolento della struttura come ospedale generale di zoia,5n secondo luogo l’awenp della riforma sanitaria che
determinato una sufficienteregolarità nei pagamenti da
’ :e dell’Asl, poi l'utile genetato dall’impegno di quanti
orano nell’ospedale e infile la possibilità di chiedere il
'icessario contributo econo
0 nazio^
1 tutte lej
inalizza;
iiestio]
to scoi
quaders
me Ü
1 te:
tuttala’
del mil
» ottobri
attestai
gnoredi
ntrambe^
ipresoE]
tisabilil"
¿uella di
nti sonOif
mico alle chiese fondatrici,
particolarmente a quelle destinatarie dell’otto per mille».
- Come è stato concepito architettonicamente questo ampliamento?
«Il progetto è stato studiato
in modo da dare continuità
alla vecchia struttura collegandola funzionalmente con
il nuovo edificio. Nel concepirlo sono state considerate
le necessità dell’ospedale,
prima fra tutte quella di far
funzionare la vecchia struttura anche durante i lavori di
costruzione. Il nuovo edificio
avrà una superficie, in pianta, di 2.321 mq. Avremo a disposizione 9.173 mq sui vari
piani, per un totale di 34.366
metri cubi oltre le aree verdi
e il parcheggio».
- Che cosa sarà inserito nel
nuovo corpo di fabbrica?
«Al piano seminterrato il laboratorio di radiologia integrato dalle apparecchiature
per la Tac e per la risonanza
magnetica, al primo piano gli
uffici di accettazione, il day
hospital, gli ambulatori, il
pronto soccorso, le camere di
isolamento e la palestra per il
reparto di ostetricia. Al secondo piano le sale parto, le
sale operatorie e i reparti di
terapia intensiva neonatale e
non, al terzo piano il nuovo
reparto di ostetricià e ginecologia. Ovviamente una volta
eseguito il nuovo edificio sarà
necessario trasformare e utilizzare diversamente i volumi
che si ricaveranno ai vari piani del vecchio edificio. In particolare sarà ricavato uno
spazio da adibire a cappella».
- Quale importanza questo
ampliamento potrà avere rispetto al quartiere di Ponticelli?
«Allo stato attuale non possiamo dare un servizio ad alto livello proprio perché non
abbiamo lo spazio necessario
per alcune attrezzature diagnostiche. La ristrutturazione
ci permetterà di offrire al territorio un migliore servizio
sanitario e di avere maggiore
forza contrattuale rispetto al
la Regione e all’Asl».
- Che tipo di sostegno potrebbe venire da parte delle
chiese a favore di questo progetto?
«Quest’opera è nata dalla
volontà del Signore che ci ha
voluti presenti a Ponticelli, ci
ha guidati fino ad ora e continuerà a farlo nel futuro. Dalle
chiese ci aspettiamo una risposta entusiasta per l’impegno gravoso e importante
che ci siamo assunti. Il primo
sostegno è quello della preghiera perché il Signore ci
guidi nelle scelte appropriate. Poi viene il sostegno economico. Nella situazione attuale l’ospedale ha la possibilità di sostenere circa la metà
dell’intero costo, che è previsto di 18 miliardi. Anche per
questo, come è stato detto
all’assemblea, noi chiediamo
alle chiese fondatrici un contributo, soprattutto a quelle
che ottengono l’otto %o».
- Quali saranno i prossimi
passi?
«La richiesta di concessione
edilizia che presenteremo al
Comune di Napoli e che potrà essere fatta esclusivamente in deroga. Nel chiedere tale
autorizzazione faremo presente al Comune di Napoli
che non intendiamo attuare
un ampliamento per arricchirci, ma per rendere un servizio il più efficiente possibile
al territorio. Ci auguriamo
quindi che, come nel 1979
l’amministrazione guidata
dal sindaco Valenzi prese in
considerazione la possibilità
di un ampliamento ideila
struttura, che per altri motivi
rimase inattuata, anche la vigente amministrazione voglia
accogliere le nostre richieste».
La delibera della Fondazione
Premessa
L’ospedale evangelico «Villa Betania» vive del misterioso intreccio tra la presenza
misericordiosa di Dio e l’impegno e la responsabilità di
uomini e donne, che in questo Dio hanno creduto. L’ispirazione degli iniziatori di
quest’opera si è fatta scienza
accurata e aggiornata, per la
Sergio Nitti
difesa della salute del cittadino. La professionalità del
personale e lo spirito di preghiera di quanti hanno atteso dal Signore la forza per affrontare e superare mille
ostacoli, è divenuta istituzione al servizio dei corpi e per
l’integrità della persona. Oggi, con sincera gratitudine
verso il Signore, riconosciamo che tutto questo cammino non si sarebbe potuto
compiere, se il Signore Gesù
stesso non ci avesse sostenuto nelle vicende della nostra
storia. È questa memoria del
passato che ci spinge verso la
speranza futura: il Signore
«agirà» ancora mediante il
suo Spirito Santo.
Sappiamo, per esperienza,
che questa fiducia non ci sottrae da nuove e più impegnative responsabilità, che richiedono una rinnovata consacrazione delle nostre vite.
È, dunque, nella coscienza
dei nostri limiti umani e spirituali, ma altresì dell’amore
di Dio che tiene a cuore la
nostra «sorte», che solennemente approviamo il seguente atto:
Delibera
L’Assemblea delle chiese
fondatrici della Fondazione
evangelica Betania:
- udita la relazione svolta
dal presidente del Comitato
direttivo, sull’ampliamento
della struttura ospedaliera e
sul piano di finanziamento
del progetto stesso;
- preso atto della necessità
di potenziare l’assetto strutturale, alberghiero e diagnostico dell’ospedale;
- su proposta del Comitato
direttivo e sentito il parere favorevole dei revisori dei conti
delibera
di approvare il progetto
così come presentato, nonché il piano di finanziamento dell’iniziativa, così come
precisato dal presidente nella sua relazione illustrativa.
L’assemblea, inoltre, conferì-;
sce al presidente àmpio
mandato e senza riserva alcuna, per la formalizzazione
degli atti, finalizzati alla richiesta della concessione
edilizia e di tutte le altre eyentuali autorizzazioni pubbliche che l’iniziativa dovesse richiedere
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: Chiese
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. V. : La laicità
Il ministero del
del servizio degli ospedali evangelici non esclude una maggiore qualità dell'assistenza spirituale
cappellano ospedaliero non consiste solo nella cura pastorale degli infermi
MASSIMO APRILE*
Quelle che seguono sono
alcune riflessioni scaturite^ corso di formazione per
ì^pellani a cui ho partecipate la scorsa estate presso 1’
Wdale battista di WinstonMein in North Carolina. La
todologia utilizzata in tale
terso combinava l’azione con
tetiflessione e guidava attraterso la discussione in gruppo sotto supervisione all’apWondimento dei problemi
"forali legati alle varie pa: nelle diverse fasce di
¿te e all’analisi delle proprie
^ioni psicologiche.
*^er molti di noi il termine
Appellano» evoca il servizio
tappeliania negli eserciti,
giustamente contestato
tché legato alla pratica del
nflitto armato. Quest’uso
uavia non giustifica un ri_teto di questo ministero
ondo si svolge in favore
pace e in istituzioni che
ij,, 0 di mira il benessere
creatura umana. L’inITton j f cappellani nelI^Pedale di Winston-Salem,
”^enenti a diverse denozioni cristiane, ha nobi1(0 la ** termine: il lot avoro infatti dava sapore
K «gelico a un’istituzione
.nitri versi poteva es^ hgi ®,®®iniilata ad una qual‘ .altra azienda.
nell’indifferenza getorm . «evenuta una trafondamentale
Itfo ®®^*tà italiana, per una
. m vigore da più di ur
’ facondo la quale le Re
gioni non rimborsano più gli
ospedali in base ai giorni di
degenza ma in base alle prestazioni offerte. Questo sta
determinando un cambiamento culturale oltre che
economico del nostro sistema sanitario che si traduce in
positivo nell’accorciare i tempi dei ricoveri evitando alti
costi per la collettività e perdite di tempo per gli ammalati. Questo sistema, già in vigore negli Usa da molti anni,
mostra però anche altri aspetti. L’ospedale diventa
una vera e propria azienda
che ha come scopo quello di
«produrre» servizi. Al primario e ai medici vengono richieste sempre più capacità
manageriali e di attenzione al
mercato. Il paziente diviene
cliente da «attirare». La gestione del personale, proporzionato al servizio e utilizzato
in maniera razionale, diventa
strategico per una sana amministrazione dell’tizienda.
Ciascuno di questi elementi di «mercato» però, mentre
pragmatizza il rapporto medico-ammalato, tende anche
a cancellare 1 «volti», a considerare meno 1 problemi umani del paziente settorializzando gli interventi specialistici.
L’ospedale battista di Winston-Salem è una fondazione. In quella realtà di mercato, attraverso una sana politica amministrativa ed una attenzione alia qualità delle
prestazioni, da piccolo ospedale di provincia, in poco più
di vent’anni è divenuto una
grande struttura con 900 po
sti letto, reparti in cui si praticano interventi di alta chirurgia e un pronto soccorso servito anche dà elicottero. Ma
l’ospedale ha saputo elevare
la qualità del proprio servizio
anche valorizzando il servizio di cappellania. Al Baptist
Hospital esiste infatti una
delle più antiche e prestigiose scuole di «Clinied pastoral
education».
Il ministero del cappellano
non consiste solo nella cura
pastorale agli infermi. La filosofia di base è che l’ospedale
è un sistema complesso nel
quale è necessario avvalersi
di figure che ne comprendano le dinamiche interne. Il
cappellano si offre come facilitatore dei rapporti tra i diversi operatori con i quali è
invitato a tenersi in costante
contatto. Questo non solo
per giungere a una diagnosi
più corretta dei bisogni spirituali della persona, ma anche
per collegare 1 differenti tipi
di interventi e di problematiche legate al paziente: dai
problemi di una corretta
informazione all’aiuto da
rendere ai parenti più intimi,
alle crisi spirituali che accompagnano il decorso della
malattia. Il contributo qualificato del cappellano diviene
mezzo per migliorare la qualità complessiva del servizio e
per affermare la reputazione
dell’ospedale quale luogo nel
quale il paziente resta persona e non scade a caso clinico
0 a cliente più o meno appetibile da un punto di vista
commerciale.
Una della parole chiave nel
servizio di cappellania è
«continuità di cura»: i cappellani seguono il paziente, dandosi le consegne, da un reparto all’altro dell’ospedale,
visitandolo anche in quei posti come il reparto di terapia
intensiva dove neppure i parenti possono accedere. Questo aiuta il pastore ad essere
presente nei momenti più
sulla terapia da attuare nei
suoi confronti. I medici hanno così l’obbligo di considerare la persona prescelta come fosse il paziente stesso
fornendogli tutte le informazioni necessarie e concordando con essa ogni intervento
terapico. Il cappellano è di
norma la persona che spiega
al paziente questa opzione e
aiuta l’ammalato a rimanere
Il pastore Massimo Aprile Interviene all’Assemblea
delicati, come la comunicazione del medico di una prognosi infausta o del decesso
del paziente ai familiari.
In molti stati degli Usa delle
leggi regolano la possibilità
dei pazienti di esercitare la
propria volontà circa pratiche
terapeutiche che dovessefo
rendersi possibili in caso di
sua incapacità di intendere e
di volere. Il paziente viene incoraggiato a nominare, con
atto notarile, un suo rappresentante in caso lui stesso
non fosse in grado di decidere
soggetto anche durante la sua
malattia. Rispetto poi alle
tante problematiche etiche
che si pongono per l’attività
deH’ospedale il cappellano,
esercitato non a risolvere i
problemi ma a porli nella giusta maniera, viene invitato a
mettere la propria competenza al servizio anche dei comitati etici degli ospedali.
E poi? Come si qualifica la
diaconia evangelica nei nostri ospedali? In linea di massima le nostre istituzioni si
qualificano per una sana am
ministrazione e per un’attenzione all’assistenza spirituale
degli ammalati. Questo non è
poco, ma sono certo che potremmo fare di più. Senza intaccare la laicità del servizio
potremmo, superando le timidezza fin qui espresse,
programmare il lavoro di
cappellania con maggiore accuratezza e capillarità C’è bisogno di persone competenti, dedicate e Capaci di
integrarsi nella struttura a
cui collegare in forma più
organica forze locali di volontariato; Uno dei progetti
espressi dall’ultima assemblea delle chiese fondatrici
dell’ospedale evangelico di
Napoli è proprio quello di
preparare nell’arco di trequattro anni un gruppo di
persone provenienti dalle nostre chiese che ad una chiara
vocazione affianchino anche
il desiderio di comprendere
in maniera più approfondita
le problematiche dell’ospedale e quello della malattia.
Credo infine che sia importante che i nostri ospedali si
offrano, come in parte sta già
avvenendo per «Villa Betania», quali laboratori dove gli
studenti in teologia possano
confrontarsi con i problemi
legati al soffrire, al morire, alla tutela dei diritti degli ammalati, a tutte quelle problematiche che in varie forme si
presentano anche nella normale esperienza pastorale
nelle chiese.
* cappellano all’ospedale evangelico «Villa Betania» e vicepresidente della Fondazione
14
PAG. 10 RIFORMA
Riforma
- {
La cultura della rissa
Piera Egidi
C’era una volta Tltalia contadina. Non quella oleografica da «Mulino bianco». Un’Italia povera, abituata alla du
ra sopravvivenza, con diversità di costumi e coltivazioni:
dalla pianura emiliana alla collina toscana allo sterminato
latifondo del Sud, erede di secoli di oppressione feudale.
Ma un’Italia cementata dal rapporto con i ritmi della natura, da tradizioni antichissime, dalla solidarietà familistica e dal reciproco controllo sociale. L’Italia dell’amore,
dell’ospitalità, Tltalia delle lotte per la terra, per poter
campare sudando, ma in modo dignitoso.
Poi c’è stata una volta l’Italia operaia. Grandi fabbriche,
nel Nord e anche nel Sud, penso a Napoli per esempio. Gli
ex contadini diventavano operai e sviluppavano una cultura e un’etica «orizzontali», come le linee di montaggio,
basata sulla solidarietà del lavoro comune, sul desiderio di
cambiare la società secondo questa visione egualitaria e
paritaria, che trascendeva i rapporti di sangue ma cercava
gli alleati nelle situazioni di lotta. La borghesia non è mai
stata egemone, da noi, come patrimonio culturale e di valori: troppo esigua e troppo frammentata, circondata da
strati di ceti medi via via meno produttivi e più parassitari.
Il perché è il dramma deUa storia del nostro secolo.
Ora che le prime due culture sono in crisi, per le complesse trasformazioni in atto neU’Occidente, sentiamo l’assenza del loro portato di diversa, ma profonda solidarietà.
E la cultiua liberale, queUa vera, prodotto storico delle società dove la borghesia ha fatto la sua «rivoluzione» (il
Nord Europa, gli Stati Uniti per esempio! con il suo senso
dello stato, delle istituzioni, della democrazia parlamentare è troppo fragile e minoritaria da noi. Non è patrimonio
comune del popolo italiano. Eppure, animati da questa
cultura, piu- militando in partiti diversi, i nostri costituenti
hanno dato forma all’attuale «patto» tra cittadini e stato
rappresentato dalla Carta Costituzionale. Calamandrei
non meno che Terracini, che De Gasperi. Quanti politici
oggi sono all’altezza di queste figure? Animate dal senso
dello stato, dall’etica del lavoro e della solidarietà? Gente
temprata dal ferro e dal fuoco di guerre e persecuzioni,
personalità forti che si facevano l’un l’altro lotte anche dure, ma in un quadro di idee e di progetti, di passione civile,
e mai sul piano squallido dei «colpi sotto la cintura».
Come sono disonorevoli molti dei cosiddetti nostri onorevoli! Che cultura della rissa, della bega, del calcolo di
bottega, dello strillo e del narcisismo vuoto di tutto: che
rozzezza, mancanza di solide letture, di abitudine alla riflessione e al silenzio. Che culto delle insinuazioni, dei ricatti e dei veleni, che gusto del fango e delle torte in faccia!
I media, in una dissennata sfida alla demolizione di ogni
credibilità, giocano a rilanciare l’antico sport latino dei
«galli da combattimento». Forse così i nostri uomini pubblici e certi intellettuali si iUudono di essere nella modernità? Di esercitare il sacrosanto diritto di opinione, di consolidare la libertà, di affermare la democrazia? In realtà, a
una concezione culturale particolaristica e premoderna
sovrapponiamo l’atomizzazione del postmoderno. E strilliamo tutti quanti, uno contro l’altro, uno addosso all’altro, mentre tutto rimane peggio di prima. La modernità,
con l’esercizio dei doveri non meno che dei diritti, è disinvoltamente travalicata.
Recentemente il Presidente Scalfaro esortava a non attendere che «il denominatore comune sia la sofferenza»
per porre mano a una rinascita collettiva. Il nostro popolo
soffre, per un’infinità di antichi e nuovi problemi. Ma è
una sofferenza sterile, che divide e contrappone. Dobbiamo invece trovare la forza di una «conversione» tutti, credenti e non credenti, di una inversione di tendenza che ci
porti sul terreno democratico della modernità, la quale
conosce i diritti dell’avversario che non è il nemico, dei
punti d’incontro che non sono le prove di forza, perché ha
in mente la casa comune da ricostruire.
.Riforma
E-Mail: Riforma @ Aipcom.lt
Uri: http://www.alpcom.it/riforma
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
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DIRETTORE; Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanueie Paschetto, Jean-Jaoques Peyronei, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delie valii)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avemino
Di Croce, Paoio Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio Qlrolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa NIttI, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI; Daniela Actis.
STAMPA; La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
Tariffe inserzioni pubbHcitsrie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000. Partecipazioni; millimetro/colonna £ f .800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con
il n. 176 del 1° gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 41 del 25 ottobre 1996 è stato consegnato por l’inoltio postale all'LIfficio
CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledi 23 ottobre 1996.
Continua il dibattito sulla «questione settentrionale» e il federalismo
Nord-Est: cresce Teconomia^ non la cultura
Quest'area chiede non il separatismo ma lo snellimento della burocrazia, per^
la sottile malattia dilagante è che la cultura non sta al passo con l'economia
MICHELE CAMPIONE
IL gabinetto. Non è elegante avviare una riflessione
scritta da questo elemento,
ma per tentare di comprendere che cosa sta avvenendo
nelle regioni del Nord-Est
d’Italia (economia in crescita
tumultuosa, voglie di federalismo o addirittura di secessione) alcuni dati veramente
di base appaiono utili: nel
1961 su 10() case 48 erano
senza acqua corrente, 52 senza gabinetto, 72 senza il bagno. Dieci anni dopo ancora
21 erano senza acqua corrente, 23 senza il gabinetto, 30
senza il bagno. Nulla di strano se si pensa che solo nel
1976 il saldo fra emigrazione
e immigrazione di queste terre si è invertito. E i soldi?
[Schei? è titolo di un interessante libro edito da Baldini e
Castoldi a cura di Gian Antonio Stella che ha contribuito
non poco a queste riflessioni). Nel 1971, fatto 100 il reddito medio nazionale, quello
del Veneto era il 98.9, oggi è
del 115 con una punta del 125
a Verona. I depositi bancari
nel Nord-Est sono pari a 19
milioni prò capite contro i
quasi 5 della media italiana.
Fatto ancora 100 il valore
dell’esportazione italiana
all’estero, le regioni del NordEst ne realizzano il 49,5% e la
sola provincia di Treviso
esporta come la Grecia.
I dati non sono tutto e valuteremo anche quelli negativi
(la cultura) ma aiutano a
comprendere un elemento: i
(tri)veneti dai 30 ai 40 anni
non sono nati in un territorio
ricco e quelli oltre i 40 hanno
conosciuto o perlomeno visto
la povertà che spingeva all’emigrazione. La questione
del Nord-Est nasce probabilmente da questo elemento;
da pochissimi anni gli abitanti di queste zone conoscono
un benessere difficilmente
conquistato e temono già di
perderlo per cause soprattutto estranee alla loro volontà.
Venezia, 15 settembre 1996
Egoismo, forse, ma mettiamoci nella pelle del tipico imprenditore di queste zone: ha
una piccola impresa che nel
69% dei casi è stata costituita
da un ex operaio che si è messo in proprio e che ha tutta la
famiglia impegnata nella
stessa. Più che egoismo vi è
una dimensione quasi eroica
del proprio lavoro che porta a
considerare grandi ingiustizie
tutto ciò che vi si frappone a
guisa di ostacolo, siano esse
tasse, trasporti carenti, obblighi di legge o presunti favori
alla grande imprese. Infatti la
stampa nazionale ha fatto conoscere il tipico slogan leghista «Roma ladrona» ma, parlando con questi piccoli imprenditori, spesso si sente aggiungere «Milano e Torino
(intese come capitali della
grande industria) anca peso
(anche peggio)».
Si comincia a comprendere quindi come il malessere
del Nord-Est abbia delle peculiarità nei confronti della
cosiddetta Padania di Bossi
(anche per un motivo di organizzazione regionale: infatti Friuli Venezia Giulia e
Trentino Alto Adige sono regioni a statuto speciale dove
parte delle istanze federaliste
si sono"realizzate nell’ordinamento regionale). La protesta di queste aree non pun
ta tanto al separatismo quanto a un reale snellimento della «burocrazia statale» che
viene vissuta come un freno
alle potenzialità del territorio
verso il suo sviluppo e quindi
verso questo nuovo e da poco
conosciuto benessere.
Con burocrazia statale si
intendono certamente le pesantezze amministrative a
cui sono tenute le aziende
(37 libri e registri obbligatori
per una Spa) ma anche i finanziamenti agevolati o gli
aiuti indiretti alla grande industria del Nord, si pensa alla
clamorosa inefficienza delle
infrastrutture viarie nel Triveneto ma anche all’isolamento che i piccoli imprenditori hanno nelle trattative
nell’est Europa mentre i «colleghi» tedeschi e austriaci arrivano accompagnati dai funzionari del loro ministero degli Esteri. In sintesi vi è l’incubo del ritardo, della paralisi, degli ostruzionismi, dell’assenza di responsabilità; in
definitiva, e nonostante il
clamore, si incomincia a temere Timpossibilità della
modernizzazione dello stato.
La lettura fin qui offerta è
fortemente caratterizzata
dall’aspetto economico ma
certamente non sfugge a nessuno che è stato il boom economico del Nord-Est a innescare la questione o il malessere, che si è rapidamente
saldata alle istanze delle altre
regioni del Nord Italia. Ma se
si realizzasse una forma di federalismo con una semplificazione della burocrazia, il
Nord-Est continuerebbe il
suo sviluppo?
Il federalismo appare più
come una conditio sine qua
non , ma la risposta presenta
alcuni dubbi non tanto basati
su elementi economico-finanziari (la rivalutazione della lira sulle altre valute forti)
quanto su una sottile ma
sempre più evidente malattia
che dilaga nelle nostre terre:
la cultura non tiene il passo
dell’economia.
I
Tutti gh economisti so»
concordi che nel medio k
mine i paesi a alto costo a
lavoro (fra cui il nostro) n
geranno la concorrenza in»
nazionale del lavoro soloj
produzioni ad alto valore
giunto, dove conteranno
le conoscenze e le compei^
ze dei lavoratori che il la
costo orario. Ma che cosaìj
riamo nel Nord-Est? Da unii I
to che l’industria di quei |
zone non è certamente caia terizzata da alto valore a* '•
giunto (tessile, meccanici
dall’altro che gli indici di a Itura e scolarità non crescoi f
come l’economia, anzi.,, flaureati nel Veneto rappn t
sentano il 3,2% della popo| ;
zione (nel Trentino il 3,1% (
nel Friuli il 3,5%) contro; \
3,6% della media italiana, p f,
clamorosamente più bassai |
tutti i principali paesi t
mondo. Il tasso di scolari! i
regionale del triangolo inè
striale Padova-Treviso-Vicg < ’
za è poco sopra il 70% coni I
la media nazionale del 7| l,
Un trevisano su tredici acqii }■
sta un quotidiano, meno de
la media italiana (1 su 10) il
è già ùiferiore a quella greci '
E questa è l’altra facciadd 1,’.
la medaglia del boom econi *.i ;
mico, la concorrenza di |
mercato del lavoro sul tneiii ito dell’educazione è schi® i
dante. Una battuta che eira f
la fra i ragazzi delle nostre II '.
gioni è «Se vuoi fare i sol |
non laurearti, comincia sull *
to a lavorare!»; la settiman k
scorsa una mia collega è
vata sconsolata in ufficio; il fife
glio, brillante 60/60 all’IstìU
to tecnico industriale, av0
rinunciato aH’iscrizioneaiii
gegneria per un posto diopi |
raio a 1.400.000 più 600.® I
lire di straordinari assietnai 'ri
Credo che questa dovràa p
sere una delle principali bai
taglie dei prossimi anni« ■!
Nord-Est e in tutta Italia: ■
nostro futuro si giocherà pi
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sulle scelte di politica del |^-^eri
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politica istituzionale.
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La teoria deirevoluzione di Darwin è più che unipotesi
evoluzionismo
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ALBERTO BRAGAGLIA
jj IVrUOVE /Conoscenze
« i\
conducono a riconoscere nella teoria dell’evoluzione più di un’ipotesi», scrive Giovanni Paolo II U 23 ottobre alla Pontificia Accademia delle scienze. Anche la
Chiesa di Roma, finalmente,
dà piena dignità culturale e
scientifica a quella teoria con
la quale, nel secolo scorso,
Charles Darwin rivoluzionò
le scienze biologiche. Le prime caute aperture da parte
del Vaticano nei confronti
dell’evoluzionismo, ricorda il
messaggio del papa alla Pontificia Accademia, hanno più
di 40 anni; risalgono al 1950
quando, nell’enciclica «fiumani generis». Pio Xll considerava «l’evoluzione un’ipotesi seria», purché non venisse adottata come «dottrina
certa e dimostrata» e che fosse compatibile con la fede
cristiana.
In realtà la teoria evoluzionistica darwiniana ha sempre
suscitato notevoli discussioni
all’intemo delle varie confessioni cristiane. Come si poteva pensare che Dio, creatore
e signore dell’universo e della
storia, di fatto non avesse
creato una per una le varie
specie, nell’infinita varietà
che abbiamo oggi sotto gli
occhi? Peggio ancora: come
si poteva solo immaginare
che la specie umana, considerata immagine di Dio, fosse solo il risultato di mutamenti morfologici e fisiologici avvenuti nell’arco di milioni di anni in specie considerate «inferiori»? Certo, questa
teoria ad alcuni sembrò solo
una provocazione di pensatori atei e materialisti, che
cercavano con ogni mezzo di
eliminare ogni plausibilità
all’idea di Dio.
In realtà chi l’aveva elaborata, cioè Charles Darwin, era
un uomo di fede: a Cambridge aveva studiato per diventare pastore anglicano e se la
sua passione per le scienze
naturali lo portò poi a seguire
un’elitra strada, non per questo perse mai la fede né pensò mai di essere diventato
ateo o materialista per il solo
fatto di aver cercato di riunire
in una teoria abbastanza coerente, se non plausibile, una
congerie di fatti ed osservazioni raccolte nell’arco di decenni. Darwin stesso considerava la sua teoria evoluzionista un’ipotesi di lavoro, accettò quasi controvoglia di
metterla su carta, fu sempre
prudente nelle affermazioni.
Si stupì del clamore suscitato
e della polarizzazione delle
posizioni circa le sue idee; ri
mase amareggiato delle accuse rivoltegli soprattutto dagli
uomini di fede. Ma di questo
si è già ampiamente discusso.
Oggi, oltre un secolo dopo i
suoi primi abbozzi, l’ipotesi
evoluzionista di Darvrin, nonostante le critiche, gli anatemi, le riserve culturali, è andata avanti. Il seme da lui
piantato è germogliato, diventando un arbusto rigoglioso e intricato in cui convivono, come sottolinea anche
il recente messaggio papale,
diverse teorie più o meno
collegate che coprono vari
ambiti e che presentano ancora punti oscuri, incongruenze, discordanze.
11 riconoscimento arrivato
dalla Chiesa di Roma ha valenza soprattutto culturale e
sociale, più che scientifica. È
significativo che derivi dall’accettazione di uno dei capisaldi del cosiddetto metodo scientifico: la teoria, infatti, «si è progressivamente imposta all’attenzione dei ricercatori dopo una serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere. La convergenza, per nulla provocata o
ricercata, dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli altri, costituisce essa stessa un argomento importante a favore di
questa teoria» (il corsivo è
mio). Stabilito questo, ilV?®
cano in qualche modo
ta anche per il futuro di n®
condannare più a priorie®
arbitrio le teorie che tro^
scomode o pericolose e®
maggiore dignità e import®
za al lavoro di ricerca dei»
scienziati, in particolare
occhi dei suoi fedeli.
In realtà, il Vaticano haef
mai da tempo deciso di i®
dificare il suo modo di gi ’
care le teorie scientifiche,
che perché troppo evidel»
erano gli anacronismi®
ipocrisie di certe condan®
Certo, le grandi domah®
dell’esistenza non h^no ®
cora trovato risposta in am
to scientifico e difficilme®
la troveranno mai. Qui
abbia ragione il papa (e b®
na parte dei lettori ne
verrà): come credenti .
possiamo accettare posfói®f
del tutto matèrialiste «j 1
origini dell’universo e 0 |
vita. Ma in questo caso la^ ,
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Chiesa evangelica valdese
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Commissione di studio
per la diaconia
CORSO PER OPERATORI NEI SERVIZI
E NELLA DIACONIA
Casa Cares, dall’8 al 13 novembre 1996
Il corso di aggiornamento propone un insieme di argomenti di carattere storico e di grande attualità che coinvolgono la nostra vita
^ come cittadini che come membri di chiesa. '
i’incontro è aperto a tutti coloro che sono interessati ai temi inerenti la diaconia, in modo particolare i Comitati perché prendano
in seria considerazione gli argomenti trattati e di "conseguenza si
'¿operino per partecipare e per far partecipare i responsabili e gli
.-¡foratori delle opere a loro affidate.
Programma
iVenerdì 8 (sera)
'Sabato 9
il'
Lunedì 11
Martedì 12
arrivo, cena e sistemazione dei partecipanti,
prof. Claudio Tron: «Studio sui processi decisionali partendo dall’analisi degli atti del
Sinodo».
■ipomenica 10 Partecipazione alla giornata di apertura
dell’anno accademico del Centro di formazione diaconale (Cfd) di Firenze (vedi programma).
(matt.) dr. Marco Borno; «I rapporti chiesa-stato, le
Intese»;
(pom.) discussione per gruppi di interesse su temi di
carattere organizzativo ed amministrativo,
(matt.) prof. Daniele Garrone: «Il popolo di Dio fra
le nazioni del mondo»;
(pom.) prof. Nedo Baracani: «Stati, nazioni e stato
sociale nella prospettiva europea».
'jilercoledì 13 (matt.) prof. Nedo Baracani e Daniele Garrone:
proseguimento sullo stesso tema e conclusioni.
Partenza dopo il pranzo.
tì-quota di partecipazione, dalla cena di venerdì 8 al pranzo di mercoledì 13 novembre è di 120.000 lire, esclusa l’eventuale documentazione, e il pranzo di domenica (agape al Gould, costo presunto lire
14.000). In caso di partecipazione parziale, la quota è di 35.000 lire al
igiOmo (pernottamento e pasti). Un pasto 14.000 lire.
ìLa commissione Diakonia e la Tavola valdese sono disposte a contri»
ibuire, con l’aiuto delle opere interessate, alla copertura dei costi (viaggio e soggiorno) sostenuti dai partecipanti in modo che nessuno sia
.trattenuto dal partecipare per motivi economici.
'ite domande di rimborso vanno presentate con l’iscrizione. Le richieste
'accolte, previa presentazione dei giustificativi di spesa, saranno evase
direttamente durante il corso.
;Le prenotazioni si possono fare per telefono, per fax o per lettera (le
(domande di rimborso devono essere individuali e vanno inviate per
«empo e per lettera) direttamente a Casa Cares, via Pietrapiana 56, I
g I.Gtaffi, 50066 Reggello; tei. e fax 055-8652001.
UNIONI FEMMINILI DÈL I DISTRETTO
I Le.Unloni femminili del 1“ distretto organizzano per il 9-10
eembre, presso la Foresteria di 'Villar Perosa, via Assietta 4,
iiuale corso di animazione biblica, aperto à tutte le interessate. ul tema
! . Bioetica: giocare alla divinità?
1 lavori avranno inizio sabato 9 novembre alle ore 14,30 e ter, mineranno domenica alle ore 17 (portare con sé la Bibbia),
iscrizione £ 10.000; pranzo £ 15.000; pernottamento £ 18.000.
'■ ..Per informazioni e/o iscrizioni (entro il 4 novembre) rivolgersi
i quelle ^ | Rosanna Revel, tei. 0121-500407.
e.
Speciale protestantesimo
Domenica 3 novembre 1996
alle ore 10,5 su Raidue
Dalla chiesa Grossmuenster di Zurigo
importante monumento storico dove predicò Huldrych Zwingìi
Culto della Riforma in diretta eurovisione
La predicazione sarà tenuta dal pastore Werner Gysel con la partecipazione del sacerdote cattolico Reto Mueller.
Interverrà la corale «Engadiner kantorei» diretta dal maestro Karl
Scneuber, organista il maestro Rudolf Scheidegger.
wnfìxfioAi
11
NOVEMBRE 1996
La diplomazia delle religioni
Medio Oriente:
Ebrei, cristiani e musulmani
di fronte a (Gerusalemme.
Ebraismo:
L’uomo, la donna, il Sabato.
Islam:
La sfida dei diritti umani.
Parole di senso:
Che cos’è la coscienza?
Bosnia:
L’Europa ricomincia da Sar^’evo.
una copia lire 8.000; abbonamento oó.OOO;
nitore lire 120.000 con libro in ornagli). Vessamento eul eqp 6t2880(^
“»testato a c«^, Con» Nuovi Temp, via Fìrense 38,00184 Roma. / '
Per informazioni: teMmio 08-4820503, ih*'4827001,
• (miUrìezo Inteinet; Http;fAmn8.atmitAimrket/actlbtfme.btm) :
Pagina Dei Lettori
Posta
PAG. 11 RIFORMA
M Ricordando
Paolo Forma
Con profondo dolore e sentimenti di fraterna vicinanza
nel dolore con la mamma, la
moglie, la sorella, 1 figli, nipoti e parenti tutti, ho appreso
con i miei genitori della
scomparsa dell’amico e fratello Paolo Forma. Paolo era
figlio di Emanuele, che fu uno
degli organizzatori dei predicatori locali in ambito metodista, dopo aver sostenuto
durante la seconda guerra
mondiale fratelli e sorelle della comunità spezzina, e di
Barbara, che sempre ha testimoniato ai figli la costanza
del ministero pastorale di Cesare De Michelis, assiduo visitatore, insieme alla moglie,
dei membri della comunità.
Paolo, come più volte ricordava, doveva il suo desiderio di servire il Signore nel
ministero della Parola alla testimonianza di fede e di vita
di Jacopo Lombardini. In lui,
come per Dietrich Bonhoeffer, testimonianza evangelica
e proclamazione dell’Evangelo coincidevano. Insieme abbiamo preparato varie liturgie e, in particolare, quella
per centenario della nascita
del pastore metodista Ludovico Vergnano, molto amato
nel mondo evangelico per la
sua pietà evangelica e per
l’amore mostrato verso le sorelle e i fratelli ebrei dopo le
leggi razziali del 1938.
In quell’occasione (17 dicembre 1984) abbiamo condiviso le seguenti parole del
pastore Vergnano (risalenti al
1941), con cui vogliamo congedarci da Paolo Forma:
«Adèsso siamo in un pùnto
storico fermo: il mondo secondo il solito è in guerra: in
Europa si svolge l’olimpiade
della morte - anche il mio
cuore è in morte: anche
l’opera evangelica sta sospesa nel vuoto. Quale cosa è necessaria? È necessario ritornare alla fede semplice primitiva - alla Chiesa, cioè alla
società dei figli di Dio, al canto per impulso della grazia
divina e non per artificio
umano, alla predicazione
spontanea in cui Ja parola
travolgente venga dalla potenza dello Spirito Santo».
Eugenio Stretti
Castel Gandolfo
H?i La Parola
di Dio è sacra
Vorrei esprimere con fraterna franchezza la mia perplessità circa l’attuale interrogativo sull’aggettivo «Sacra» apposto sulla versione
della recente versione della
Bibbia in linguaggio aggiornato («Nuova Riveduta»). Fra
tutte le scottanti tematiche
odierne, è (apparentemente)
la meno importante: mi chiedo peraltro se non sia l’ennesimo segno di una progressiva secolarizzazione delle nostre chiese e della nostra teologia, di un «laicismo» che,
secondo me, poco ha in comune con il suo etimo greco
«laòs». D’altronde, basta ricordare anche l’etimo latino
«sacer» o leggere la definizióne di «sacro» su un buon dizionario della lingua italiana:
«attinente alla divinità - che
partecipa della potenza divina - che ispira profondo rispetto». Non è la Bibbia anche tutto ciò?
Per me, comunque, la Parola di Dio è sacra, come ho
imparato alla scuola domenicale, al catechismo e in tutto
il corso delle mia vita, pur essendo ben consapevole che il
messaggio del Signore deve
essere estratto dal suo contesto storico e culturale, il quale
Solidarietà v
no di Daniel I
in cui
anche
dell’o
>li(}arì(
péssi
Caro.i
in questo
ze di ogni
mai state
lente, i
contraddico:
liano con uhà vislonq
dall’amore È in q
,:dare pubblieSÉdxçnte q
verse comuritìi^anno
nerosità a realii^ìare il s
ivoriano evatj^dico mortì
pagne pugli^. Molto c’è a
dono violenze e intolieranfprtemente che vi siano
tl^ta nostra umanità dosi manifestano e (ftie
o radicale ci riconciella creatura toccata
che mi sento di ringfaparti d’Italia e da dia contribuire con geel Chiraou, il giov^e
misteriose nette camre per edificare la
casa ma aleuhì preziosi mattoni (per un importo di
1.300.000 lirè) *sono stati posti dalla solidarieti di tilt uni
fratelli i cui/hqini sono stati scritti nei nostri cuòri Per
eventualinuéwofferte, dafaf perveniiepossibilmenteentro il 30 novembre 1996, d prega di utilizzare il c/c liancario n. 11266'^ intestato a Leonardo Nicolctti, Ma Luiacono 13 - 7012ÉÌBari, con la elùsale «Pfer Daniel».
ìel comitato épi i Damel,
.Nicola Pantaleo (Ikiri)
ovviamente è legato al tempo
in cui vennero composte le
Scritture. Chiedo scusa per la
vivacità dei toni... ma fanno
parte della fraternità!
Florestana Piccoli Sfredda
Rovereto
M Senza fini
di lucro
I Testimoni di Geova sono
un’organizzazione commerciale con fini di lucro? La propaganda tendenziosa dei
gruppi «antisette» ha tentato
di farlo predere. Una recente
sentenza del pretore di Roma, Carlo Caddi, dovrebbe
comunque porre fine a ogni
illazione. A fronte della richiesta di una cospicua somma di denaro presentata da
due ex Testimoni a titolo di
risarcimento per l’attività
svolta in passato quali ministri di culto, il pretore ha sentenziato: «La congregazione
cristiana dei Testimoni di
Geova è un’associazione riconosciuta senza fini di lucro
e una confessione religiosa
riconosciuta dallo stato italiano» che non ha «mai esercitato attività rivolta al conseguimento di un utile e alla
sua distribuzione». L’opera
prestata da due ex Testimoni
«deve considerarsi attività religiosa e di culto e in quanto
tale non retribuibile».
Siamo dunque in presenza
di persone, i Testimoni di
Geova, che operano in modo
volontario e di pubblicazioni
stampate-« distribuite a proprie spese, senza un prezzo
commerciale. Una situazione
ben diversa da chi produce riviste e libri di matrice religiosa, diffusi da reti di distribuzione tradizionali, venduti in
edicole e librerie a tm prezzo
di copertina per coprire i costi relativi e ricavarne il normale utile di una qualsiasi casa editrice non religiosa.
Alberto Bertone
! Moncalieij (To) ^
^ I diritti
delle donne
Letizia Tomassone nel suo
articolo L’Afghanistan e le
donne apparso sul n. 40 di
«Riforma», pag. 10, concludeva: «Quando perdiamo di vista questo obiettivo generale
(costruzione di una comunità
di uomini e donne che non
crescano nella discriminazione di genere) permettiamo
che accada la segregazione
delle donne in Afghanistan
senza che la politica occidentale ne sia turbata».
Effettivamente non abbiamo potuto registrare a quel
proposito grandi turbamenti
nei nostri politici occidentali.
Ma qualche segnale di turbamento e di disagio ci è venuto grazie alla sensibilità e alla
determinazione delle donne
che hanno condotto, a sostegno dei diritti delle donne afgane, una mozione nel corso
della Conferenza sulle pari
opportunità fra uomo e donna, organizzata dalla presidenza irlandese dell’Unione
europea a Dublino (7-6 ottobre). È una mozione che denuncia la drammatica situazione verificatasi in Afghanistan a danno delle donne dopo la presa del potere da parte delia milizia dei Talebani.
«La Conferenza - dice il testo - richiama le formulazioni universalmente accettate
della Dichiarazione di Vienna e del Programma d’azione
del 1993, poi ripresi dalla
Quarta Coiiferenza mondiale
delle donne tenutasi a Pechino nel 1994.1 diritti umani
delie donne e delle bambine
sono parte integrante, inalienabile, e indivisibile dei diritti umani univèrsali. La partecipazione piena e paritaria
delle donne nella vita politica, civile, economica, sociale
e culturale, a livello nazionale, regionale e intemaziona
le, e l’eliminazione di tutte lè
forme di discriminazione iri
base al sesso sono obiettivi
prioritari della comunità internazionale...».
A quella mozione ne sono
seguite altre che fanno propria la presa di posizione
della Conferenza di Dublino.
Anche il Consiglio regionale
del Piemonte di metà ottobre
ha formulato la richiesta perché «la milizia talebana riapra immediatamente tutte le
scuole garantendo l’accesso
di tutti gli studenti e studentesse senza discriminazione
di sesso e di consentire a tutte le lavoratrici di tornare al
lavoro». ^
Delle donne afgane e dei
loro diritti violati dai Talebani si è parlato, fra l’altro, nei
corso della I Consulta delle
elette del Piemonte, tenutasi
il 17 ottobre a Torino. È stato
preso l’impegno di attivarci
per mobilitare l’opinione
pubblica su quanto accade
alle ragazze, atte studentesse,
alle lavoratrici afgane.'Occorre che le donne elette a
vari livelli nelle amministrazioni pubbliche richiamino,
tramité un ordine del giorno,
la nostra preoccupazione e la
nostra denuncia per la rigidissima applicazione della.
sharia da parte della milizia
dei Talebani che ha recentemente conquistato la capitale Kabul.
L’invito è rivolto anche alle
donne facenti parte di organismi delle nostrq chiese o di
altre confessioni religiose.
Questo appello a favore delle
donne afgane va nella dire- '
zione di quella raccomandazióne che Gianna Sciclone,
nei corso dell’incontro ecumenico di Bari del 2 ottobre
scorso, ha lanciato: «Bisogna
che gli uomini finalmente
credano alle donne, in quanto portatrici del nuovo».
Giovanna Purpura Calvetti
Pomaretto
W. Per ¡ malati
terminali
Gli «Hospice» sono strutture particolari per malati terminali. In Itàlia non se ne
trovano molte, ma sono molto diffuse nel mondo anglosassone, e sono finalizzate a
proseguire e intensificare un
programma di cure palliative
rivolto ai malati oncologici
che non possono (temporaneamente o definitivamente)
essere eseguite a domicilio.
L’Hospice è un posto accogliente, con pochi posti letto
(non più di 10) e un'architettura a connotazione «dome-^
stica». Deve essere una reàltà'
diversa dall'ospedale per la
finalità e per la filosofia degli
interventi: è da spttolineare il
bisogno di adattare questi
modelli alla nostra realtà sociale, dato che sappiamo le
grosse difficoltà della nostra
cultura per affrontare i temi
relativi alla morte. In genere
succede che gli stessi operatori impreparati tendono a
perpetuare una situazione di
angoscia ejtabù, sia nell’ammalato sia nella famiglia.
I ricoveri sono a scopo diagnostico, terapeutico, e di
supporto familiare. Quelli
temporanei possono essere
per terapia del dolore, controllo dei sintomi, accertamenti, supporto a situazioni
di stress familiare. Quelli definitivi possono essere finalizzati a assistere gli ultimi giorni di vita. Queste cure, in cui
l’intervento è pluridisciplùiare, con funzione di sostegno e
di supporto, individuano paziente e famiglia come un tutto verso cui viene indirizzato
il servizio. A volte queste
strutture sono collegate a un
centro geriatrico, quando
l’età dei pazienti coincide con
l’anzianità. In questo caso gli
operatori geriatrici possono
favorire con la loro esperien
za l’approccio alle problematiche oncologiche. Nel contesto socio-sanitario attuale di
profonde riflessioni m tema
di bioetica, ritengo doveroso
affrontare i temi relativi alle
fasi finali della vita, in modo
che la serenità sia più possibile in questo traguardo inesorabile. Il progetto dovrebbe
essere «umanizzato», allo
stesso tempo non travolto di
sentimenti di compassione,
né da eccessivo distacco. La
coòperazione tra pubblico e
privato può essere molto costruttiva mantenendo allo
stesso tempo il collegamento
con i servizi domiciliari per
-mnmalati oncologici.
Susana De Mattia-Blesi
■ Errata
Nel numero del 18 ottobre
nell’intervista a Maria Vingiani, presidente del Sae, è stato
per errore alterato il senso di
una frase che va letta cò’rrettamente hel modo seguente:
«Io riscopro che il passato mi
■ interessa molto di più che
per quello che è successo allora, per gli effetti negativi
che viviamo oggi». Ce ne scusiamo con la signora Vingiani
e con i lettori.
RINGRAZIAMENTO
Le figlie e i familiari tutti della
cara
Margherita Chauvie
ved. Chiavia
riconoscenti per la dimostrazione
di affetto ricevuta, ringraziano
quanti hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare
a tutto il personale. dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice e al pastore Rostagno,
Torre Pellice, 25 ottobre 1996
16
;s •
^ PAG. 12 RIFOlè^A
Villaggio
UH Dopo l'incontro con Jacques Santer, presidente della Ce
Kònrad Raiser: l'Unione europea deve
liberarsi dall'influenza del neoliberismo
m
La precedenza data all’unione economica e monetaria nell’ambito deU’Upione europea (Ue) potrebbe
rappresentare un «grave rischio». Questo l’awertimento lanciato dal segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Konrad Raiser, in un’intervista rilasciata all’agenzia ecumenica Eni, dopo la sua visita al
presidente della Commissio, ne europea (Ce), Jacques
Santer, a fine settembre.
All’incontro hanno partecipato anche tre membri dello
staff del Ceq, Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle chiese europee
(Kek), e Marc Lenders, segretario agli Studi della Commissione ecumenica europea
«Chiesa e società» (Eeccs).
La questione del passaggio
alla moneta unica previsto
per il 1999, ha provocato dibattiti appassionati in molti
dei 15 stati membri dell’Ue,
sia per l’eventuale abbandono della sovranità nazionale
che ciò implica, sia per i programmi di austerità economica, quali condizioni preliminari aH’introduzione della
moneta unica. Raiser ha detto di condividere «in larga
misura» l’idea secondo la
quale la precedenza data attualmente all’unione economica e monetaria aggrava le
tensioni sociali e provoca
conflitti. «Bisogna dunque
mettere costantemente in
guardia contro questo rischio
grave, e cercare i modi di
prevenirlo»! Per alcuni, ha
detto, questo potrebbe significare il rinvio deH’introduzione della moneta unica.
Pur precisando di non essere esperto in materia per dire
se un tale rinvio (sarebbe il
modo migliore per prevenire
questo rischio, «troppo spesso», ha lamentato, e in particolare nelle «dichiarazioni di
Bruxelles», si ha l’impressione che non esista alternativa
ai piani attuali. «Questa mentalità chiùsa, che i francesi
chiamano "pensiero unico”,
sembra avere presa sui processi europei, e va rimessa in
discussione», ha affermato
Raiser. L’Unione europea deve liberarsi dall’influenza del
neoliberismo, «riattivando e
riaffermando con fiducia la
particolare tradizione europea del rapporto inscindibile
tra preoccupazioni sociali ed
economiche», ha ancora aggiunto.
«Se ci riferiamo allo statoprovvidenza o ai sistemi del
mercato sociale, oppure al
modello della socialdemocrazia scandinava, ci rendiamo
conto che tutti gli sforzi tendono a concretizzare a livello
politico questa eredità preziosissima di una lunga tradizione europea». Questa tradizione «è certamente molto diversa dalle tradizioni americane, e ancor più dal modello •
economico dell’Asia del Nord
Est, Giappone, Corea del Sud,
Taiwan, basato sul confucianesimo».
Raiser ha precisato di avere
confidato a Jacques Santer il
timore di vedere il processo
deU’Unione europea dominato da criteri economici. Ritiene peraltro che lo stesso Santer sia consapevole dei pericoli «inerenti» al pròcesso attuale. «Ma probabilmente egli
(Santer) direbbe che abbiamo
tendenza a esagerare i pericoli o a sottovalutare i vantaggi
che l’Unione monetaria trarrebbe da misure stabilizzatrici anche in campo sociale».
L’incontro di Bruxelles, era
la prima volta da oltre vent’
anni che un segretario generale del Cec incontrava U presidente della Commissione
europea, assumeva un significato importante sia per la
Ce sia per il Cec. Là Ce, ha
fatto osservare Raiser, cerca i
modi di coinvolgere le chiese
e le organizzazioni ecumeniche nel processo di riflessione sul futuro dell’Europa, secondo il desiderio dell’ex
presidente della Commissione, Jacques Delors, per il
qpale l’Europa aveva bisogno
di «un cuore e di un’anima».
Per il Cec, l’incontro con Jacques Santer significava anche
riconoscere «che, in seguito
ai cambiamenti avvenuti in
Europa dal 1989, le condizioni del lavoro ecumenico in
Europa e il posto delle chiese
nei processi sociale e politico
sono cambiati».
In passato, ha concluso
Raiser, il movimento ecumenico considerava l’Europa essenzialmente come il continente che «forniva risorse e
solidarietà nel conflitto NordSud» ma «abbiamo probabilmente dimenticato il fatto
che l’Europa stessa ha bisogno di solidarietà ecumenica» in quanto «è confrontata
a problemi fondamentali di
coesistenza pacifica», dovuti
a «una diversità iholto conflittuale di identità etniche, di
culture, di tradizioni cristiane, di lingue».
Museo di Grahamstown
«Noi
deVl
che)
STELLENBOSCH (Western Cape Province): Fattoria Old Dutch, tavolata di
bianchi intenti a degustare
vini. Il camino conferisce
un’atmosfera d’altri tempi.
Il consesso cosmopolita formato da backpackers (ospiti
di ostelli, con scarsi bagagli
e aperti alle culture visitate)
è reduce da una visita alle
townships (sobborghi africani ai limiti della sopravvivenza) ed è sollecitato al
confronto da un giovane sudafiicano, Steve.
Steve apostrofa un australiano, chiedendogli perché
agli aborigeni non è stato
concesso di prendere il controllo come agli africani.
L’interpellato balbetta scuse
sulla vastità del territorio
assegnato come riserva e a
Steve non pare vero di poter
coinvolgere uno statuniten
se a proposito dei pellerossa. La ragazza francese non
necessita di sollecitazioni: è
già sensibile. La guerra d’Algeria è servita, ma lo sgombero degli immigrati africani dalla chiesa di Saint Bernard a Parigi non è ancora
avvenuto.
Fotografare i ragazzini laceri privi di coscienza ribelle, anzi festanti, è come perpetuare sotto altre forme
quella sudditanza, che rende spregevole il colonialismo; l’innocenza individuale, fondata sul pietismo, non
può essere sufficiente ad instaurare un rapporto paritario. Invece unà lezione di civiltà ci è impartita dalla
Commissione di Verità, presieduta dall’arcivescovo anglicano Desmond Tutu:
quotidiano è il resoconto televisivo delle sevizie del
l’apartheid. Una Norimberga senza desideri di vendetta, per mostrare al mondo
che cosa ha permesso esistesse per sessant’anni, senza la comprensione per gli
orrori dei repubblichini di
Salò, cara ai revisionisti italiani, benché si ammetta'la
richiesta di amnistia per
Jean du Plessis.
Questo discendente degli
ugonotti, deportati nel 1688
dopo la persecuzione di Luigi XTV, durante la seduta di
Pietersburg (Northern Transvaal) ha ancora ribadito la
superiorità della razza bianca. Attenuante: l’educazione
impartitagli dal padre; questo atteggiamento ha un effetto dirompente, perché
l’atto di accusa si allarga,
coinvolgendo non soltanto
un singolo individuo ma
l’intero sistema.
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“La chiesa e sempre in riforma”
(Martin Lutero)
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