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ECO
DELLE VALLI VALDESI
S e 11 i m a n a I e
della Chiesa Valdese
Anno XCIÍ - Num. 48 1 ABBONAMENTI i Eco’, L. 1.500 per J’interne tt Eco » e « Presenza Evangelica » | Spediz. abb. postale - I Gruppo 1 TORRE PELLICE, 7 Dicembre 1962
Una copia Lire 4 C I L. 2.200 per l’estero ijilectio L. 2.500 - L. 3.700 | Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Claudiana Torre Fellice - C.C.P. 2-17557
Per la pace di Dio: profetica, attiva
Il jirobleina della pace non è un
problema di oggi: in tutti i tempi è
presso tutti i popoli, nelle civiltà priniitiv'e come in quelle evolute la pace è stata considerata come una delle
maggiori benedizioni della vita ed
altresì come uno dei tesori più minacciati. Ma è forse nei tempi agitati clic, viviidamo che la pace appare
preziosa e instabile, perennemente
in pericolo e d’altra parte tanto necessaria. E’ forse per questo che la
chieso ba consacrato una domenica
a questo tema o forse perchè in questo gran parlare è necessario meditare di nuovo il pensiero della Scrittura.
Ne! problema della pace i cristiani assumono sovente due atteggiamenti opj)osti, ma egualmente inefficaci dal punto di vista della testimonianza. Da un lato vi sono credenli che considerano il problema
comi“ superfluo. Ci sono sempre sta‘
te e ri saranno sempre delle guerre,
.si di<'c. perchè c’è il peccato nel cuore laeaiio ed è perciò inutile gettarsi
in una lotta perduta in partenza.
Qualcuno aggiunge: i credenti devono guardare in alto, devono cercare
la I lace dei cuore, dello spirito, la
pace umana è questione. che interessa gli uomini politici, il mondo, non
la fede.
L’aileggiamento opposto è quello
d^l credente che dice: affatto, non
bisogna disinteressarsi del problema
della pace perchè è di inter«>^
neraie, tocca tutti gli uomini, è anzi
una delle cose essenziali del nostro
tenipt». Per fare questo bisogna lavorare con tutti quelli che lavorano
alla juice siano vicini o lontani, membri (li tutti i partiti e di tutte le associazioni.
Aiieggiamenti in parte errati, tutti e due, diciamo, ma quale è un atteggiamento veramente cristiano? E’
certo più facile dire come deve essere che viverlo, è più facile scriverlo
che attuarlo, ma cerchiamo di precisarlo brevemente.
Un atteggiamento cristiano è quello che evita l’isolamento di quei cristiani e cui basta la pace interiore
ed evita altresì la confusione di quei
cristiani che mottono l’evangelq insieme a tutte le paci propugnate a
de.stra e sinistra. Un cristiano non
mette in contrasto la pace di Dio con
le i)ace dei diplomatici dicendo: la
prima sola mi. interessa, l’altra non
è aliare mio; ma non confonde neppure la realtà promessa da Dio con
quella cercata ed attuata dagli uomini dicendo: dove gli uomini sono in
pace c’è la pace di Dio.
Un atteggiamento autenticamente
cristiano è quello che cerca la pace
di Dio e si sforza di farla conoscere
agli uomini, sforzandosi anche di
farla giungere nella vita quotidiana.
11 nostro testo ci dà alcune indicazioni precise per intendere questo.
La pace dell’evangelo è anzitutto
una cosa che gli uomini non riusciranno mai ad inventare ed a fare, è
.una cosa di Dio; è qpialcosa che gli
appartiene, che fa parte del suo Regno, della sua volontà, della sua bontà. Gli uomini possono solo fare degli armistizi, mettersi d’accordo per
non distruggersi, fare delle tregue e
dei compromessi, Dio solo sa cosa è
la pace vera e Lui solo la dà. Perciò
da Bibbia quando parla della pace
dice molto di più di quello che diciamo noi quando pronunciamo la
parola pace. La Bibbia vuol dire che
gli uomini vivono nella pienezza
(iella vita, nella giustizia, nella presenza di Dio. Isaia parla infatti della pace come di un dono deBo Spi..rito e come un frutto della giustizia.
La giustizia è quando tutto è in ordine; al suo posto, come deve essere
tra noi ed anche con Dio. La giusti
il fru^^della giustizia sarà la
• li È -a -È • • •
pace, #1
fetta della giustizia,
tranquillità e sicurezza per tutti.
Isaia 32 : 8
zia è il perdono dei nostri peccati,
è la guida di Dio, è la vita di Dio, allora c’è pace, la vera pace di Dio.
In secondo luogo il profeta ci dice
che la pace di Dio è una cosa attiva,
è una cosa viva, non è il riposo, la
quiete, l’indifferenza. Per gli uomini può essere a volte quella la pace
ma non per Dio. Egli crea, fa, cerca
la pace e l’ha offerta a noi nel mondo, anzi l’ha mandata nel mondo in
e.sempio nella vita di Gesù e nella
sua morte. La pace non è un frutto
naturale della stanchezza, della paura, della noia, è il risultato dell’opera, deH’attività; dell’iinpegno di Dio.
Dio non si accontenta di vivere nella pace o di presentarcela come una
proposta, ma l’ha fatta, ha cercato di
attuare quella condizione di pace
sulla terra. Il profeta ¡tarla infatti
(iella trasformazione del deserto in
giardino, Michea ne parla come di
un disarmo generale (Michea 4: .'!)
ed Isaia (cajt. 11) ne parla come della grande riconciliazione Ira tulle le
cose, animali e fiere.
La pace di Dio infine è una realtà
(Iella vita umana che vale per tutti
gli uomini, è una parola nell’iunanità. Non è vivendo isolati, dimenticando gli altri, chiusi nell’egoismo
nostro o della no.stra famiglia che viviamo la pace di Dio. Isolati e ciascuno per sè come si vive al giorno
(l’oggi non si vive nella jvace di Dio
ma nella pace del diavolo. La ma
nia di pensare solo a sè stessi ed al
proprio interesse non è che la pace
de! mondo ed è ¡tace intpiieta, piena
(fi invidie e (fi ¡taiire. La pace di Dio
è nell’incontro con i vicini, i fratei
li, gli uomini amici o nemici, la pace di Dio è un dono che si fa agli
altri non un bottino che si na.sconde
in casa.
Possiamo es}trimere questi pensieri dicendo che la ¡tace di Dio è profetica, dinamica, di relazione, la nostra pace è seni[ire compromessa,
calcolata, egoista.
Che fare allora? Se la pace di Ditt
( un dono, basta riceverla, aspettarla, crederla! Certo, basta riceverla
ed amarla, portarla nel cuore e nelraninio ogni giorno. Ma la pace di
Uio è anche attiva. Dio vuole la pace. viKtle che si diffonda, che si co
nosca, che si cerchi e si ami. Dobbiamo prendere a carico (piesto compito come credenti, come chiesa di Gesù Cristo. Precisando di che si tratta
è ¡ture urgente che parliamo della
pace, dell’attività di Dio, del suo
amore. I politici fanno i compromessi e le tregue e noi precisiamo che
quella è solo una caricatura della
pace, un’ombra, che bisogna cercare altro ed oltre. La pace di Dio è
dono della libertà e della vita, non
solo armistizio militare, la pace di
Dio è l’amore ed il rispetto per ogni
creatura non solo moratoria atomica, la pace di Dio è dono della dignità ad ogni creatura, dignità e diritto al cibo cotidiano, all’istruzione,
alla libertà; al lavoro, alla casa, non
è solo una sospensione degli armamenti.
Questo lo ¡>uò dire solo la chiesa
])erchè solo la chiesa ha come guida
e Signore un uomo di pace, un martire della pace di Dio Gesù Cristo,
solo la chiesa può precisare di che
]>ace ha bisogno il mondo per vivere
ma non basta che lo predichi nelle
sue assemblee, deve predicarlo agli
uomini tutti. La nostra missione sembra dunque urgente e chiara, impegnarsi per la pace di Dio nel mondo
significa cercare di fare intendere e
comprendere agli uomini il vero sistema della pace, il sitema di Cristo. Giorgio Tourn
Un curato parla
del Concilio
« Sono un curato e perlero dal punto di
lista di un curato...
Che i tiescom, i ¡Cardinali lascino jda parte il loro violetto e ü 'foro ¡rosso, che portino la eottana ¡come tutti gii altri preti:
che )si rinimzi oi titoli \tR Eminenza, |dì Eccellenza, per essere chiamati SgiMW... come ,tutti igli altri. Via De mitre, i pastoredi,
le 'croci ¡íettonali; ¡sopprimiamo i titoli
di Monsignori \e Canonici... Hori'è 1*Evangelo in 'tutto questo?...
Se il ¡Papa si rendesse ponto del pude
che ja la ^ua corte, ...non perddreòbe tempo <a rimandare a casa loro De guardie inobili, le guardie svizz&te, i ¡portatori della
sedia (gestatoria); si libererebbe dei peso
insopportabile [dei ¡suoi imusei, facendo dono idei {suoi tiesori a (un’istituzione intemazionale.
Sarei lieto se U Concilio reintroducesse
Varuico uso di consacrare ('ol (sacerdozio)
degli (uomini sposati, la condizione phe ps
Per (Vivere fa sua fede e testimoniare del
Vatigglo in pieno 'mondo, il popolo cristiano ha bisogno della Parola idi fMo. Ora,
oggi, ialcuni privilegiati pi nutrono ideila
Parola di Dio, mentre U pppolo ^cristiano
ne rimane lontano.
Noi amministriamo i isacramenti, ...ma
in realtà isoltanto |ii«« [mincaiama della popolazione è (cristiana, lootsi (cfce i ¡sacramenti (Testano veri ira Ise stessi ma la loro somministrazione diventa ¡menzogna.
Perchè ¡tanti genitori domandano il battesimo ¡per i ¡loro figli, la comunione soieime per i loro giovanetti, perchè tamii
fidanzati si ¡sposano in chiesa? La (pressione isocMe tagisce: bisogna fare ¡come gli
altri, ’’essere in regola”...
Àncora un suggerimento: Senza farne
una regola, (accettare che H neonati siano
soltanto ’’iscritti” ¡sui registri ‘della cattolicità, il ¡battesimo ¡essendo accordato ad
essi più tardi in ¡seguito ¡ad una /domanda
personale di fede ».
George MoBard
curato a Grenoble (Francia)
iMiuiimiiimiiiiimiiiimi
La scuola tradita
Un miracolo dei nostri tempi : distrutte le fondamenta, rimane (in piedi?) l’edificio
Il titolo non è eccessivamente originale; richiama alla mente L’armata
tradita: quella famosa di Stalingrado, che costituiva la punta avanzata
dello schieramento deiresencito nazista in Russia. Tutti l’amavano e per
troppo amore l’annientarono. Hitler
non volle ordinare la ritirata; il generale von Paulus non ost) ordinare
la ritirata ; fu raccerchiamento, il
principio della fine ; la catastrofe.
Tutti i generali lo sa,pevano, lo dicevano a bassa voce; non osarono parlare per non addossarsi la responsabilità della crisi.
E così ne è stato della Scuola, in
Italia, con la Riforma della Scuola,
che possiamo dare per scontata, dopo l’approvazione del Senato.
Tutti l’amano questa Scuola, tutti
la vogliono migliore, più idonea alla
attuazione dell’ideale dell’educazione
democratica; porre tutti i ragazzi, di
qualsiasi condizione sociale, nelle
stesse condizioni di ambiente scolastico. Tutti, cioè, hanno lo stesso diritto all’istruzione: diritto e dovere.
Tutti devono adempiere al loro servizio scolastico, fino all’età di 14
anni.
Un principio la cui affermazione
(^istituisce un titolo nobilissimo di
gloria per qualsiasi orientamento governativo. E non possiamo che rallegrarci del fatto che tutti i partiti siano stati unanimi nel sostenerlo. Era
quindi legittimo sperare die tanto
amore e tanti consensi avrebbero permesso uno studio accurato dei vari
problemi connmi a questa riforma;
che la realtà non sarebbe stata ignorata; che gli insegnanti sarebbero stati ascoltati.
Ed invece... è successo il cataclisma!
♦ ♦ ♦
Non intendo con questo alludere
alla soppressione (o riduzione) del
latino: l’unica cosa saggia (anche se
attuata in modo pietoso) di questa riforma. ma alla impostazione della riforma stessa. I nostri legislatori, come abbiamo detto, .sono partiti dal
lodevole principio ohe tutti hanno
uguale diritto aH’istruzione; ma hanno voluto ostinarsi a chiudere gli occhi di fronte alla realtà: che non tutti hanno le stesse capacità, la stessi
intelligenza, le stesse possibilità intellettuali.
O, forse, meglio hanno visto questa realtà e. non potendo affrontarla
hanno preferito il compromesso, la
via più semplice; si sono limitati a
distruggere senza ricostruire. Così si
è provveduto a rendere facile, sempre più facile la scuola; sì sono snelliti i programmi: si sono eliminati gli
ostacoli. Bisogna che tutti arrivino
ad un minimo; tanto peggio per quei
pochi o molti che potrebbero camminare più svelti. E il minimo richiesto è veramente e scandalosamente
minimo.
Nel primo triennio delle elementari la promozione è quasi automatica;
nel secondo, altrettanto. E chi osa
fermare aH’esame di quinta elementare?
Nella situazione della nuova scuola post-elementare (Scuola Media)
non è ancora previsto lo stesso scatto
automatico, ma si discutono gravemente ai^uzie significative e orientatrici: come potrà fare il suo dovere
di scolaro il ragazzo che per avventura sarà bocciato due volte in prima
media? E non è doveroso ed umano
di sanzionare con una legge la possibilità, quando siano presenti i limiti
di età, di sostenere a giugno gli esami di quinta elementare ed in autunno quelli di licenza media?
.1 ; ■ - .1
* * *
Ed è nata la nuova scuola mèdia
che sostituisce quella antica e i vari
tipi di avviamento.
Una scuola che dovrebbe formare
ed orientare : che dovrebbe rappresentare la sintesi di ciò che vi era di
buono e di ottimo nelle due scuole.
Una scuola che dovrebbe introdurre. quelli che lo desiderano, al ginnasio; gli altri, ai vari istituti professionali.
Invece gli uni praticamente ignoreranno il latino, e gli altri praticamente ignoreranno i principi di quella
tecnica che, poco o molto, ieri imparavano alFAvviamento. Ma tutti saranno promossi, tutti sapranno un po'
di canto, un po’ di educazione civica, un po’ d’italiano. Tutti saranno
contenti, e si accorgeranno, troppo
tardi, che la vita è una cosa seria. Se
vorranno diventare tecnici qualificati,
si accorgeranno che le chiacchiere non
bastano più. Gli istituti professionali
saranno costretti a fare quella selezione che è ancora la le^e della vita ;
chi è preparato va avanti.
Questa riforma, con tante buone
intenzioni, ci darà una massa di giovani che non imparano a lavorare.
♦ * ♦
Una riforma che ha distrutto le
fondamenta del vecchio edilìzio, lasciando intatto il vecchio edifizio! E’
un fenomeno più unico che raro, ma
tragicamente vero
Non si è saputo provvedere alle
aule che sono in numero assolutamente insufficienti (ma si parla di
doposcuola!); non si è previsto il
problema degli insegnanti; i nuovi
programmi sono ancora allo stato di
nebulosa. Ci si dice per esempio che
V« educazione tecnica » della nuova
scuola media non deve essere « lavoro » vero e proprio, iperohè come tutti sanno non si deve imporre un lavoro ad un ragazzetto di questa età
(vedi le dotte dissertazioni di studiosi suH’argomento); ma non deve neppure essere un « girxx) ».
In quanto airinsegnamento del latino che dovrebbe cominciare non si
sa come nella l”- media, per diventare ,poi « autonomo » nella 3“, il ministro della P. I. on. Gui ha chiarito
che « rinsegnamento dei latino nel
liceo scientifico e nell’istituto magistrale rìcomincerà daU’inizia nei primo anno di tali corsi di studio ».
Cioè, se queste parole hanno un
senso, le nostre, maestrine studieranno il latino nella scuola media, poi
lo ricominceranno alTistituto magistrale!
* * ss
Scompare pure, praticamente, la figura del professore di classe che nella antica Scuola Media bene o male
dava un tono alla classe. Poco male, dirà qualcuno; sul terreno pratico, però, un certo male c’è, perchè
delle ore sottratte al latino, nessun
vantaggio verrà a quello dell’italiano.
Entrano nuove materie: per esempio
(( osservazioni ed elementi di scienze
naturali » : innovazione giustissima,
ma chi le insegnerà? Sembra certo
rabbinamento con la matematica, ma
i professori di matematica proclamano la loro incomipetenza.
Si presenta cioè in tutta la sua gravità il problema della preparazione
degli insegnanti che possano inserirsi
adeguatamente in questa nuova scuola. Sono tutti problemi dalla cui soluzione dipende anche la riforma stessa, ma... ci sono le elezioni. Non si
può più discutere. Si deve approvare
ad occhi chiusi per quanto tutti siano
convinti che si commettono alcuni
gravissimi errori. Non si può provocare una crisi.
Si farà appello alla buona volontà
di tutti; e la Scuola sarà lo specchio
fedele di un paese dove tutto va seripre bene; tutti brontolano, ma accettano il compromesso ad maiorem gloriam del sacrosanto Stellone d’Italia.
L. A. Vaima,.
2
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N. 48 — 7 diceinbre I96a1
Bilancio di un anno
iDformazioDi e commeoti
sulla musica uelle uostre chiese
IL MOVIMENTO PI PRA6A
E L’AZIONE PER LA PACE
Ultima ma non la meno
importante...
deve essere la musieia sacra, e in particolare il canto sacro, nelle chiese evangeliche. Insegnano : Lutero, che si servì del
canto sacro per diffondere la sua dottrina,
anche sotto forma di volantini propagandistici, come si direbbe o-ggi. Calvino, ohe
per mezzo dei Salmi insegnò alle conuinità
rado-razione di Dio e il conitìnuo, abituale
contatto con la parola di Lui. I revivalisti,
cioè i fautori dei movimenti di Risveglio
del secolo scorso, i quali attirarono le masse indifferenti grazie, tra l’altro, alla persuasione del canto, il più possibile lirico e
sentimentale, secondo il gusto dell’epoca.
I .Salutisti, che oggi ancora ci danno l’esempio dì un culto pieno di gioia dove i canti,
anche fin troppo «alla buona», esprimono
un’istintiva letizia cristiana.
CHIEDIAMOCI : quanti nostri membri
di chiesa pensano, o (peggio) quanti SANNO che il loro canto sacro è TUTTO CIO’ ■
Predicazione, testimonianza, adorazione,
preghiera ,appello, espressione di gioia e
gratitudine? Abbiamo troppo spesso un
cento senza gioia, senza fierezza (sì, la fierezza dì cantare per uno scopo e non per
pura aibitudine; l’orgoglio di fare un atto
di culto (oeciente e magari difficile, sul
quale vai la pena di concentrare un momento l’attenzione; è in fondo l’unico atto concreto, oltre la colletta, che il credente è chiamato a fare LUI IN PERSONA
ai culto) ; un canto distratto, o anche pau
roso di farsi sentire (quanti giovani clic
vengono regolarmente al culto non eantano: si vergognano? e di che? di fare quel
die fanno gli altri?) Da parte di qualcuno,
è un canto prepotente, solistico, non comu
nitarìo: eppure cantare assieme è un atto
veramente comunitario, dove ognuno cerca
di confondersi di ARMONNIZZARSl con
gli altri. Pensiami) un po’ di più a quel che
facciamo, mentre cantiamo al culto: ne vai
la pena ; anche senza essere membri di
una corale. Daremo più soddisfazione al
gusto musicale, che esiste, più o meno, in
tutti. E daremo più significato spirituale al
nostro atto di etilto.
" 0 Roma Felix,,...
è il titolo di un ciclo di concerti trasmessi dalla RAI per solennizzare musicalmente il Concilio della Chiesa Romana. Fra
le musiche sacre e liturgiche di tutte le
confessioni reliigioise, notiamo in ioampo
protestante numerosi « corali » per organo
di Bach, e uno degli inni usali per il Culto radio evangeilico, il N. 153 dell’innario
« O Dio, che sei la forte mìa difesa ». Nessun altro inno è previsto entro il 13 dicembre. Ogni concerto è dedicato ad un determinato argomento : durante il mese di
dicembre l’interesse sarà naturalmente rivolto alla preparazione ed alla celebrazione del Natale.
Forza, corali!
Da varie parli si sente dire con allarme :
la corale diminuisce, non si interessano
più, molti elementi migrano verso ceratri
più poipolati. Il fenomeno interessa specialmente le chiese delle alte valli valdesi. Ma
credo che da un certo punto dì vista interessa tutti, a nord e a sud, in campagna e
in città. 11 fatto è questo: la corale è una
sopravvivenza di un’epoca in cui essa costituiva più che altro un’attività ricreativa e
(entro certi limiti) culturale, per i nostri
membri di chiesa; anni fa, oltre ad altri
odierni mezzi di divertimento, mancavano
radio e dischi ; allora, anche chi non sii
interessava di musica, purché avesse la voce intonata, poteva trovar gusto a frequentare la corale; oggi anche chi si interessa
di musica non ha realmente necessità di
andare a cercare ila musica alla corale: ne
ha fin che vuole altrove. E allora? Bisogna
far leva su un altro aspetto: la corale è attività di chiesa e la sua attività è servizio!
Cosi molte cose cambiano: non sarà più
necessario esere membri di un’antica e valorosa corale, non occorrerà essere in molti, nè essere delle « voci » splendide. Basterà dexidernrp di compiere un’attività per
li chiesa, e di compierla bene, il meglio
possibile. Non si può dire : « basta che si
canti », <hè allora il canto sarebbe fine h
se stesso; nè si aibbia paura, d’altra parte
di non fare abbastanza bene: ognuno ha i
suoi limiti e non può dar più di ciò che
ha; ma può pregredire (’ol tempo e trova
re in eiò oltre tutto una soddisfazione rea
lo. In ogni ehiesa dovrebbe esserci un grup
po corale! Anclie soiltanto 4 persone, che
con la lunga, costante, paziente opera d
fusione tecnica e affettiva, diano un esem
pio di tenacia nello studio amoroso dei no
i-lri migliori inni, nella ricerca di un’espres
f.ione religiosa per mezzo della musica; al
fora la corale, grande o piccola die sia, di
venta non soltanto uno scopo, ma un mea
zo di educazione ed elevazione spirituale
Molbo di più <’be una antica e amata (giu
slamemte amata, sia cliìaro!) tradizione.
Il Nuovo Innario...
è arrivato ad un totale di 210 inni. Come
è noto il lavoro di ricerca, traduzione, ecinpilazione e i-orrezione di sempre nuovi testi per le molte melodie finora raccolte, è
lungo e paziente. Esso è svolto da un rislretto gruppo di persone designate, dalle
varie chiese evangeliche; è probabile die
venga sollecitato il contributo di una più
ampia cerdiia di coUaboratori ; certamente
nuove idee ed esperienze potrebbero essere
suggerite e messe a disposizione di tutti
attraverso i nuovi cantici, grazie ad una
più ampia collaborazione. Intanto però ve
diamo che cosa si fa nelle varie comunità
per introdurre gR inni nuovi ndl’uiso normale dei culti: il miglior mezzo ci sembra
quello di far eseguire uno degli inni nuovi
dalla corale (dove esiste) e da un gruppo
di fratelli, accompagnali daR’orgaino, anche senza cantare a 4 voci, al posto dell’interludio: l’assemblea verrà quindi invitata a cantare il medesimo inno, guidata
dal coretto oltre die dall’organo, prima o
dopo il sermone; i pastori potrebbero dedicare un culto serale allo studio sistematico degli inni nuovi, predicando sulle strofe deU’inno con opportuni ridiìami biblici,
e facendo esegeire l’inno stesso due volte
nel corso del culto. Molti hanno già espres6:1 la loro soddisfazione per le belle melodie nuove che nelle chiese delle Valli ricordano spesso noti inni del nostro innario in francese; vari jiastori hanno notato
con compiacimento ohe il contenuto dei
nuovi testi è preciso ed ha un ricco significato biblico.
Inni nuovi sul giornali
e sui dischi
E’ già apparso suM’ECO-LUCE « Con vive e santo giubilo » il primo di una serie
di inni nuovi pubblicati a cura della Commissione canto sacro. Scopo : far conoscere
altri inni nuovi, oltre quelli del fascicolo
di saggio; fornire aUe corali inni adatti per
le varie festività; farsuonare la «nota»
innologica sui nostri giornali, che in generale non la curano molto; dare la possibilità a dii ha acquistato i dischi di inni sacri (incisi dalla Corale di Torre PelRce
presso Radio Risveglio) di seguire quelli
non ancora pubblicati e di impararli. Dischi di inni sacri evangelici erano già da
molto tempo fortemente richiesti; perciò i
primi 4 dischi frutto della cordiale collaborazione fra Radio Risvegliò e la suddetta
corale valdese hanno avuto vivo successo.
C’è da augurarsi che essi non rispondano
solo ad un legittimo desiderio a base sentimentale da parte delle nostre famiglie
evangeliche, di avere cioè in casa dischi
con i nostri canti; ma anche ohe essi possano essere utilizzati, da lutti, come mezzo di testimonianza, facendoli udire o regalandoli. a famiglie simpatizzanti o comunque aperte al messaggio evangelico.
F. C.
Lo scoieo mese ha visto la luce una nuova rivista, in tre lingue, dal titolo « Conferenza Cristiana deUa Pace » (1). La presenlaizione ne è modesta, ma la caratteristica nuova è il fatto che il suo- comitato
editorialte è pienamente intemazionale.
L’ovest e l’est europeo vi sono rappresentati, dalla Francia alla Russia.
Con la (X'eazione di questa rivista e con
diverse altre deciisdoni il movimento delle
Gonierenze Cristiane per la Pace assume
una stmttura più precisa, per continuare
e approfondire l’opera già iniziata.
Quando nel giugno del 1958 sii riuniva
a FIraga la prima « Conferenza Cristiana
della Pace », con partecipanti proivemienti
quasi esdiusivamente dai paesi demoicra-lico-poipolari (Polonia, Ungheria, Romania,
Bulgaria, Rep. Democratica Tedesca,
U.R.S.S. e Cecoslovacchia), non mancarono in oocidenle perplessità e critiche. II
tema scelto (la minaoeda atomica), il richiamo ad un argomento costante della
propagandla comunista e sopra tluitto la
scarsità di informaziont e il sospetto con
cui si era soliti guardare a tuilto quello
ohe avveniva « oltre cortina » contribuirono a gettare su quell’impresa un’ombra
di sospetto politico che non si è ancora
diiissipata. Alla riunione del ’58 seguirono
altre Conferenze Cristiane della I^aee, nel
1959 e nel 1960. Nel 1961, dal 13 al 18 giugno ha avuto luogo un’Assemblea Generale Cristiana della Pace, con oltre 650 partecipanti, in cui i rappresentanti dei paesi occidentali erano in pari nmnero dei
rappresentanti dei paesi delTest. Tuttavia
nel giudizio sommario di molli, anche
nelle nostre chiese, questi incontri si limiterelbbero a fornire nell’ambito delle
chiese un punto di appoggio alla propagatidia comunista rieiHe questioni della pace e del disarmo e dovrebbero perciò essere considerati coupé un pericoloso eedimento nella difesa dei « valori erislian! ».
Tale interpretazijone è quanto nieno
semplicistiica. Cornei sempre la realtà è infinitamente più èomplessa : tanto più
quando si tratta di una realtà in movimento, come quella die ci interessa. Ho
partecipato più volte agli incontri di Praga e anche senza condividere necerssariamienle oigni cosa, ritengo che R compito
della cristianiìtà occidentale sia quello di
aprirsi al dialogo con i cristiani dei paesi
democratico-popolari die vivono in una
situazione molto diversa dalla nostra ma
con una responsabilità soatanzialmente comune. Nel dialogo non rifiutiamo di ascol.
tare e di apprendere e al tempo stesso
esprimiamo il nostro pensiero nella fiducia di essere ascoiltati. E questo avviene
nell’ambito del movimento delle Conferenze Cristiane della Pace.
Cercherò di si'tuare questo movimento
e dargli una valutazione, sia pure provvisoria. E per prima cosa bisoigna ire die la
responsabilità per la pace nel mondo non
# e non può essere considerata un tema
di monopolio, della politica dei paesi sooialdsli. Purtroppo questo è avvenuto durante gli anni della guerra f redda ; ma
questo è avvenuto anche per rinsipienza
dei cristiani, ì quali non hanno saputo riconoscere subito ohe la bomba di Hiroscima portava con sè un problema etico fondamentale e, in qualdie modo, nuovo. Risognava prendere posizione nei riguardi
di urna politica òhe prevedeva la fabbricazione e Fuso di mezzi termonucleari. Invece la politica americana dell’imniediato
dopoiguerra poteva definirsi come la politica della « ricostruzione protetta dal potere atomico » ed ha indiubbiamenite contribuito a intorpidire il senso di vigilanza
delle chiese occidentali. Si è pariato poco,
troippo poico di Hiroscima fra noi e delle
conseguenze possibili di una corsa agli armanienti atomici e le cliiese lianno anche
questa volta subito l’inifluenza dell’atmosfera creata dai mezzi di informazione di
massa. Non hanno saputo cercare e trovare la loro via particolare di fedeltà all’Evangelo nei riguardi dei nuovi mezzi
di distruzione.
Non tutti però. Anche in occidente si è
manifestato un forte movimento di opinione in favore del disarmo atomico e della
pace in generale. In questo senso, si è
pronunziata una parte della chiesa comfessante in Germania (basti pensare ai nomi di Niemoller e di GnUiwitzer) ; mentre
i vari movimenti di riconciliazione e di
azione non violenta acquistavano maggiore diffusione. Non dobbiamo perciò meravigliarci se tale preoccupazione in senso
pacifista si è manifestata anche nelle chiese dell’Buropa orientale, dove oltre a tutto le coniseguenae di Hìroeieima e dei successivi eaperimenti atomici e il pericolio
di una guerra nudleare non venivano affatto nascosti o minimizzati come da noi.
PerAè mai il cristiano avrebbe doviito
vergognarsi di voler la pace? Proprio nel
Cronaca del Concilio
" Così può andare „
La Commissione mista, composta
per volontà del papa da membri della Commissione teologica e da membri del Segretariato per l’Unione dei
cristiani, incaricata di rielaborare più
o meno profondamente lo schema
sulle fonti della rivelazione, sta lavorando alacremente. Non è escluso
che lo schema ritorni al Concilio ancora in questo scorcio di sessione. Il
card. Bea, uscendo da una seduta di
lavoro della Commissione, si mostrava soddisfatto della rielaborazione
dello schema. ’’Così può andare”
avrebbe dichiarato.
Desta sempre un certo stupore constatare come, nel cattolicesimo, posizioni così diverse (quali sono emerse dai dibattiti conciliari), tanto da
sembrare incompatibili le une con le
altre, riescano non solo a coesistere
ma addirittura a esprimere un testo
dottrinale comune, quale sarà lo
se hema rielaborato sulle fonti della
rivelazione. E torna alta memoria,
per contrasto il leit-motiv di una
predica di un pastore negro, udita
ani fa in una chiesa presbiteriana.
’’Truth is narrotv” = ”La verità è
stretta”.
Vocabolario
ecumenico
Nel proemilo emendato dello schema sulla liturgia (questi emendamenti sono già stati approvati a larghissima maggioranza dal Concilio),
SI è sostituita la dizione originaria
’’per l’unione elei fratelli separati”
con quella ’’per l’unione di tutti i
credenti in Cristo”. E’ un buon segno. E’ tempo che l’espressione ”fratedli separati” scompaia del tutto dal
vocabolario ecumenico: essa lascia
tì asparire con troppa evidenza da
chi questi fratelli sono separati e
non mette affatto in luce a Chi essi
.sono uniti. Nella nuova formulazione, il tema della separazione da Roma è accantonato e sostituito con
quello della fede in Cristo: protestanti ed ortodossi non sono più definiti in base al loro rapporto con
Roma ma in base al loro rapporto
con Cristo. E anche se è difficile immaginare, oggi, che la Chiesa cattolica rinnovi la sua concezione della
unità della Chiesa fino al punto di
rinunciare all’idea del ritorno dei
’ separati”, è comunque un motivo
di gioia che si sia adottata quella
nuova espressione ’’credenti in Cristo”, che è certo meno romana, più
evangelica e quindi più ecumetùca
dell’altra ’’fratelli separati”.
Il silenzio
di Montini
C’è chi ha notato che il card. Montini non ha finora mai preso la parola in Concilio. Si sa che l’arcivescovo di Milano è uno dei candidati alla successione di Giovanni XXIII —
•successione a cui molti stanno pensando in questi giorni in cui si è appreso delle non buone condizioni di
•salute del papa. Il silenzio di Montini, in questo contesto, si spièga facilmente. Come pure si spiega il silenzio del card. Agagianian, prefetto della congregazione De Propaganda Fide, altro candidato alla ’’cattedra di S. Pietro”.
" Che tutti siano uno „
Si discute da àlcuni giorni sull’unità della Chiesa in base allo schema
”Vt Omnes Unum Sint”, preparato
dalla Commissione per le Chiese
Orientali, presieduta dal card. Cicognani. Lo schétha tratta dei rapporti
tra la Chiesa cattolica e le Chiese
orientali, non dunque dei rapporti
tra cattolici e protestanti. A questo
proposito è comprensibile che qualcuno si sia meravigliato leggendo sul
comunicato dell’Ufficio Stampa del
Concilio del 28-XI la frase seguente:
’’Allo scopo di chiarire che lo schema riguarda esclusivamente il problema dell’unione con i fratelli separati d’Oriente è stato proposto di
mutarne il titolo con i fratelli separati d’Oriente sia in un altro più opportuno, per esempio ’De Unitale
Christianorum’ ”. Sarà una svista.
Comunque essa compare anche nel
testo spagnolo del comunicato, mentre non appare nel testo tedesco nè
in quello francese. Non è la prima
volta che abbiamo notato delle varianti significative nei diversi testi
di, uno stesso comunicato ufficiale,
.secondo che essi sono destinati alla
stampa di paesi come l’Italia o la
Spagna oppure di paesi conte la Germania, la Francia o gli USA.
Lo schema ”Ut Unum Sint” presenta la dottrina cattolica tradizionale deU’unità della Chiesa. ’’L’unità visibile della Chiesa” affermerebbe lo schema ”ha il suo centro in
Pietro che, attraverso i suoi successori, nel nome di Cristo, di cui è il
Vicario, governa, comanda e giudica; unità che non può essere conservata se non nella sottomissione di
tutti i fedeli all’autorità di Cristo
costituita sulla terra, cioè al -Papa
ed ai Vescovi uniti a lui”.
1,’opposizione fatta dai ’’padri”
allo schema è stata forse leggermente inferiore a quella che taluni .si
aspettavano: ma è comprensibile
che sia così. Come pure è comprensibile (molto più che a proposito
dello schema sulle fonti della rivelazione) che le critiche mosse all’ ”Ut
Unum Sint” non riguardino il suo
nucleo dottrinale ma la sua formulazione, parsa a taluni un po’ perentoria e intransigente.
Si prevede comunque che il Concilio non prenderà per ora posizione
nei confronti dello schema sull’unità della Chiesa e che la discu,ssione
del problema ecumenico sarà rinviata e ripresa più tardi, nel suo insieme, anche in base allo schema ”De
O ecumenismo”, elaborato dal Segretariato per l’Unione dei cristiani.
Si è appreso frattanto che contro
quanto annunciato in aula conciliare
da Mons. Felici e malgrado le insistenze del card. Ottaviani, lo schema
su Maria ”De Beata Maria Vergine’’
non sarà esaminato in questa sessione conciliare. L’ultima settimana di
lavoro sarà dedicata alla discussione
generale dello .schema ”De Ecclesia”. Paolo Ricca
la ricerca appassionata e sincera dei mezzi di pace, nello sforzo di eliminare ogni
posaiibiRtà di attrito grave fra le nazioni
non do-veva forse riconoscersi una singolare e provvidenziale convergenza fra un
tema genericamente uananìtarìo e un tema
centrale dell’etica crieliana? Un terreno,
iiisomnia, sul quale criotiani e non cristiani potevano e dovevano ad ogni costo
odlaborare? E perche le Aiese in oecideiite non prendono molto più seriamente il loro compito di essere la cosi-ienza
dei popoli, riflettendo sul seneo die deve
avere, nel nostro tempo e davanti alle
questioni politiche concrete, essere dei
« miinistri della riconciliazione in Cristo »? Il movimento di Praga pone Aiaraimente il problema e cerca di darvi una
risposta, che oi potrà sembrare disordinata o unilaterale, ma che è un problema
urgente e grave.
Naturalmente il fatto die la ricerca di
una pace fondata in Cristo venga a coincidere con una tematica analoga dei movi,
menti per la pace di ispirazione comunista costituisce anAe un problema di non
facile soluzione. Induibbiamente è présenle il pericolo di una mimetizzazione con
Fambiente, soprattnitto quando non è cbia.
ro il fondamento, teologico della jiropria
posizione. Anclie per questa ragione è necessario che le chiese deH’occidenlte costino vicino a quelle delFoiriente europeo,
con tatto ma anche con diiarezza di penisi ero. A noi è più facile riconoscere quel
die a loro può venire suggerito da uno
sforzo di adattamento, anche imeousapevole. Ed essi possono svolgere Ila medesima funzione nei nostri riguardi, poiché
noi, e in misura ancora maiggiore, .liamo
tentati di iiiimetizzarcì con un sisteiiui politico e sociale che si diiania adidirittxira
« eriistiaino ».
Un’alltra importante iiimzione del movimento di Braga è stala quella di ritro.
durre alla realtà del dialogo ecumenico le
chiese ortod'psse dell’Unione Sovietici, di
Builgaria e di Romania e anche ¡ patriar
rati di Georgia e Armenia. Le conferenze
di Nyborg, la parlecìpazione al Con tiglio
Ecumenico delle Ciñese e l’invio di osservatori al Concilio Vaticano sono velluti
poi; ma Praga è stato il primo pas?i) ed
è rimasto il luògo in cui gli ortodossi si
muovono per' così dire più a loro igio.
Qui del resto essi incontrano rappresentanti del pensiero e della vita di chiese protestanti classiche, solidamenile luterane e
riformatè; il tono teologico è dato infatti
dal proteatari'teBimo tedesco e eecosl.ivacco.
Per i cristiani deiroccidente le Conferenze Cristiane della Pace rappreiseiniano
um’occasione per conoscere più da vicino
problemi, difficollà e speranze delle chiese irti quei paesi. Bisogna vedere da vicino
la siitUazioné di una Aìesà’ olle viv< in
una società che le è ufficialmente oelile e
nella pratica profondamente indifferente;
lina chiesa che è quasi essa stessa tentata
di credere Ae « ha ormai fatto il suo tempo » e appartiene al paiasato ». Eppure
erede e spera nel medesimo Signore, A e
è Signore in una società democratico-popolare come in una società democraticoliberale. La situazione di quelle chiese
Aiese sembra in qualche modo in anticipo su quella nostra: esse mostrano quale potrà essere la nostra situiazione ir: un
futuro non lontano. Non voglio qui fare
una profezia politica di dubbio gusto, ma
semplicemeute constatare che ci avviamo
verso un. tempo in cui il oriistianesìmo come fatto sociale e tradizionale perde sempre più importanza. In Cecoslovacchia gli
studenti in telogia sono pochi pcirchè lo
Stato ne limita il niiniiero, da noi sembra
che si stiano limitandosi tìa soli; ma il ri
sulltaito finale sarà lo Stesso e le couiunità
dovranno imparare e vivere utilizzando
meglio i loro pocJiii pastori.
A questo punto è però necessario formulare alAne osservazioni crìtiche nei riguardi dello Conferenze di Praga. Anzitutto s-ul piano teoloigiico : i peneiori espressi e la problematica di Praga mi semlira
subire troppo umilatierallmenile l’influenza
di quel grande e interesisauile teologo che
è Joisef Hromadka. Questi vede il mondo
-nella sua realtà coucreta e vede la necessità che il oristianio viva nel mondo e per
il moindo; ma non afferma con suffiiciente
dhiarezza quale parola particolare e insostituibile il cristiano è chiannailo a portare
al mondo. Con perfetta onestà e lucidità
Hromadka accetta la realtà della rivoluzione sodale dmpoista al suo paese e la
valuta po'sìitivainiente. Ma non riesce a farci comprendere — o siamo noi che non
comprendiamo? —- in Ae modo questa
valutatone positiva provenga dalla sua
confessione di fede in Cristo crooifisso e
riisnscìitàto. Hromadka ci sembra essere favorevole al socìaliismo con il medesimo
slancio e la medesima assenza di motivi
profondameuite criistiani con cui un valdese delle nO'Slre parti poteva essere ieri
monarchico e oggi liberale. Bisogna però
convenire che è grave Ae questo avvenga
a un teologo.
Sul piano politico la riserva da fare è
la medesima Ae va faitta riguardo a tutte
le dichiarazioni uffilciali delle chiese su
questioni politiche, comprese quindi anche le dichiarazioni del Coniaiiglio Ecumenico delle Chiese. La buona volontà è Minegabile, ma la competenza è troppo scarsa e l'iufonnazdoue esatta è nulla : bisogna riferirsi a quello che pubblicano i
giornali, guidali dalle varie propaigatide
in occidenite e in orienile. Chi sa la verità
sui fatti recenti di Cuba? E co.me si può
« prendere posizione » se non si sa come
{continua in 3“ pagina)
3
7 dic«mÌN« 1962 — N. 4B
'f'
pag. 3
Lasniamo crescere l’erba
Molti mesi dopo la tremenda esplosone atomica dici 6 agosto 1945 Qa
prima di una serie che rincoààeoza
criminale degli uomim non intende
chiudere) la zona colpita era ancora
terra morta. Qualche casa era ricostruita, un po’ d’ondine era stato fatto nel caos della catastrofe; i superstiti erano riusciti ad alzare nuovamente la testa per mettere mano alle
necessità.' L’inoubo gravava ancora
sugli spettri calcinati e sulla campagna deserta, i frutti della mostruosa
arma di offesa erano (svidenti di giorno in giorno; naiscevano creature deformi. si palesavano malattie e mntilazioni improvvise, sem'brava che la
vita e la natura, allontanate con una
violenza mai esperimentata dalle leggi
e dairequilibrio della creazione, vegetassero in un cieco moltiplicarsi di
cellule e di molecole non più simili a
prima.
Ma poco lontano dalla città, in un
giorno di primavera, alcune persone
chine sulla tema attendevano da tempo. Davanti ad esse la rovina, la morte, e nel seno della terra un seme. Lo
avevano messo tempo prima, in una
folle sfida alla strage e all’odio, lo
avevano seminato scavando le mani
escoriate dalle ulcere della contaminazione radioattiva, per chiedere a
Dio se la vita sarebbe stata ancora
possibile. E Dio aveva risposto.
Lo stelo d’erba spuntò, timido dapprima nel suo color verde pallido, la
piantina prese forza, mise le .sue foglie. crebbe cx>me per un miracolo
non creduto e visse su quella terra
dove più niente, se non il ricordo allucniante e il volto della rovina, sembrava poter vivere ancora.
Miracolo di Dio, premio alla fede
e ;.lla speranza, vittoria deU’amore
‘ sull odio. Per chi ama la pace, sopravvive il .sereno lavoro nobile mezzo di conquista; per chi vuole combattere la santa guerra della redenzione sociale e dell’afiTatellamento
um.ano Dio vivifica il seme, lo trae
■ dali’OiScura profondità dògli animi
perchè germogli e fiorisca, frutto sacro al dolore e all’amore.
Laisciamo che l’erba ritorni sulla
terrà bruciata dàlÌo stolto falò'‘dell’odio.
Nella cattedrale di Stoccolma il 19
agosto 1925 avanzava un corteo di
■600 rappresentanti di 300 milioni di
Cristiami da 103 Chiese e 37 nazioni,
venuti a celebrare la grande concilia: zione. Giunti dinanzi aM’altare tutti
si prostrano, si curvano, mentre l’emozione vela i lóro occhi: ciascuno nella lingua della sua terra recita l’inno
del « Padre comune dei cieli ».
Sono venuti' a quell’altare condotti
da un senso di resiponsabilità comune per la parte che ciascuno ha avuto nella catastrofe dell prima guerra
mondiale. Il dolore e il rimorso li
hanno riuniti;, davanti a Dio e agli
uomini si accusano di aver mancato
alla loro missione di Cristiani, di non
aver saputo rendere una testimonian7^1 efficace dinanzi a un mondo diviso da antagoniismi nazionalistici, di
non aver combattuto abbastanza, superando le piccole discordie su punti
secondari di dottrine e di organizzazione, contro l’odio e Pegoismo che
hanno precipitato il mondo nel conflitto.
« La più bella arma è quella che
non c stata mai benedetta ». Orca
sei secoli prima di Cristo, Laotse, il
filosofo morale d’Oriente chiudeva
nella saggia sentenza, la risposta al
mondo sempre pronto a ricercare tra
cavilli diplomatici e pretesti storici la
giustificazione dell’odio armato, della
guerra accesa tra i ,popoli. Il retaggio
di Caino si è ripetuto semipie, ogni
volta più feroce, più esasperato. Forse a pochi credenti accade, nel leggere la Bibbia, di Riflettere a quel primo
morto, a quella prima vittima dell’odio fraterno che è Abele. Fu veramente il primo caduto della prima
battaglia combattuta nel mondo e
forse fu allora che Adamo ed Èva,
dinanzi a quel corpo esamine, stranamente immobile e silenzioso, sentirono più che mai che una grande l^e
divina e universale era stata infranta.
Slono trascorsi duemila anni dal
Sermone sul Monte so'no mutati gli
ordinamenti civili e politici di ogni
nazione, i secoli hanno generato correnti filosofiche, indirizzi morali. In
ogni tempo si è levata una voce ad
invocare la pace tra gli uomini. 1!
inondo ha costruito cattedrali e missioni, ha stampato Efibbie ^ manuali
di fede, ma ha semine chiedo a Dio
di schierarsi dalla sua parte ed è sceso in campo. E Dio è rimasto sulla
Croce dove l’odio degli uomini Lo
aveva nuovamente inchiodato.
Non è il terrore delle armi avversarie che può assicurare la giustizia,
Tarmonia e la pace. « Se il tuo nemico ha fame nutrilo, se ha sete dissetalo; vinci il male con il bene ». Queste parole possono sembrare anacronistiche e sfuocate. C^i vige la stolta teoria per cui la bomba aH’iclrogeno può garantire contro il pericolo
di un secondo coidlitto. Ma la pace,
secando Spinoza « non consiste nell’assenza di guerre ma nella virtù che
nasce dal vigore dell’anima ».
Quando si considerano i risultati
di una guerra si contano quasi sempre i morti. Siano uomini, abitazioni, ponti, terreni coJitivati. Ma la guerra colpisce più profondo, con la disumanità bellica, il macello « di anime
di buona qualità », l’inversione di tutti
i valori spirituali, il naufragio di tesori accumulati per il progresso morale, la negazione di Dio e di Cristo,
il rifiuto al Suo comandamento.
"Uomini, Pace, 'nella prona terra
troppo è il frusterò, e solo fhi procaccia - ili aver fratelli in suo timor non
erra’’ (G. Pascoli).
Troppo grande è il mistero di questo povero mondo opaco e solo davanti all’universo; se qualche cosa c’è
che di sicuro può iUuminare di Vita
vera il cammino delia umanità stanca
e cieca può essere soltanto in quel
ceicare di aver fratello il proprio vicino, < di risolvere la. piccola controversia e la grande contesa senza odio
nè terrore, sia nella 'vita di ogni giorno come nella coesistenza dei popoli.
"Pace fratelli, e fate che le braccia che ora o poi tenderete ai più vicini
- non sappiano la lotta e la minaccia"
(G. Pascoli).
Abbia fine la maledizione di Caino.
Nella nostra casa a fucwi, sul lavoro e
nella vita sociale, tendiamo le braccia
al più vicino; aH'arilico e all’estraneo,
aH’avversario e ab^Cpirqjagno. Siamo
in tempo ancora, forse ancora per poco. Preghiamo e operiamo per la pace nel mondo, facciamo sì che "la
lotta e la minaccià’’ non distruggano
lo slancio cristiano dì carità; siamo i
portatori dellEvangeloitra i popolù e
i governi; lasciamo'crescere Terha dove la fede può anc^ cotnpiiere il miracolo della vita gli Uomini ' di
buona volontà. , ì ,
Marco
libri
Una nuova enciclopedia
Nel quadro (e eoi formalo) detta Universale Ex’onomiea (U. E.), redilore Feltrineili, in .collaborazione editoriale con
il cojifralello Fiolier, ha dato inizio ad
iwM collana emàclopedica di notevole importanza: prevede cioè un totale di 36
volnonet'li di citioa 400 pagine (L. 800), da
pubblicarsi entro 4 anni ( i primi due sono usciti).
Ogni disciplina è studiata in un volume
(Storia - Fisica . Medicina - Religioni non
.cxistiane - La religione cristiana ecc). 1
vari argomenti dalle singole discipline sono disposti in' ordine alfabetico.
La collezione si rivolge, o meglio vuole
rivolgersi, alla vasta cerchia di lettori della U. E.: Costitiuiece cioè un tentativo interessante di vollgarizzazione del sapere.
E, aim-lte a questo punto di vista, è una
manifestazione di notevole interesse, specialmente perchè il primo posto nella collana è stato dato a due voltimi ohe presentano un intereas immediato aiw'he per la
preparazione culturale, sul piano religioso. (lei nostri membri di chiesa.
♦ ti *
11 primo volumetto (350 pagine - L. 8001
tratta delle religioni non cristiane. Ne è
autore H. Vou Gksenapp, studioso di *io.
ria delie religioni, noto in modo particolare per i suoi studi nel campo delle reconiplela, una scelta di passi dei vari libri sacri la ravviva; Taulore spazia con
sicurezza dalle religioni primitive alle ma.
nifestaziotti più complesse del Buddismo.
Di viartieoJare interesse rintroduzione.
in ■l■lllllllll<llll(l
della
le antiche scuole
parrocchia di PomareHo
GII atipontU
dogli Insognanti
Nel registro della scuola quartierale del Cloit Inverso, anno 1839 c’è il
nome di Bartolomeo Comba al quale
viene corrisposto r«alto» stipendio di
30 franchi Tanno; nello stesso anno
di grazia l’insegnamento viene impartito ai Paure, Aimars, Ciò Boulard,
Ponis, Enfous, Vivian, Cerisàeri; nel
1845 altre due scuole,.;,si aprono; a
Combavilla ed alla Rivolra. A Pomaretto funziona la « grande école » e la
scuola sussidiata. Nel 1847 si apre la
scuola della Paiola e nel 1850 a Pomaretto funziona « Fècole des fllles ». Ne!
Nel 1851 si menziona la scuola di Percisa ; nel 1856 si apre « Fècole des filles » al Clot Inverso. Nel 1889 la scuola del Clot appare corns « ècole parolssiale » e cioè allo stesso livello di quella di Pomaretto. La scuola delle Rivoire non è più menzionata. Nel 1891
oi'.sono nove scuole quartierali, due
parrocchiali (e due per le ragazze)
una sussidiata. Gli stipendi sono aumentati: al Clot l’insegnante percepisce 800 franchi Fanno mentre a Pomaretto 865; nelle scuole di quartiere
invece dove l’insegnamento s’aggira
sui tre o quattro mesi la somma è ridotta a 80 franchi mentre per quelle
diivè si insegna per sei mesi s’aggira
sui 200 franchi. Nel 1895 c’è anche
una scuoietta ai Masselli ed è di breve durata; negli anni successivi e fi
no alla grande guerra la missione scolastica continua ed il numero degli
alunni supera la cifra di trecento
l’ultimo elenco completo degli inse
gnanti dislocati in tutti i quartieri ri
sale al 1916-17, noi nel 1921 non com
paiono più i Cerisleri, gli Aymar, gli
Enfous; nel 1924-25 le scoule che dipendono dalla Chiesa sono ridotte a
quattro: Combavilla, Cerisieri, Peross
e Pomaretto, poi riappare il Clot In
verso nel 1928 e poi è la fine: ne.
1929-30 è ancora aperta la scuola de.
Faure con Ribet Irma e nel 1930-31
Pomaretto con Mimi Mathieu.
Questi dati possono scarsamente interessare il lettore di Pachino o di San
Giovanni Lipioni; eppure queste cifre e questi nomi fanno parte d’un
periodo di storia molto importante
per la nostra chiesa; ricordiamo che
^ima di queste scuolette la stalla era
il centro di raccolta dei bimbi che imparavano a compitare sull’unico abe
cedario del tempo, vale a dire la Bibbia; il maestro era scelto tra le persone più «colte» e animate da una
vocazione straordinaria perchè l’insegnamento era spesso gratuito ; in
quelle stalle si formarono i nostri migliori uomini perchè educati alla scuola delFEvangelo capace di formare
dei caratteri forti, delle personalità
indomite la cui azione ha lasciato una
impronta nella vita del nostro popolo.
Le università
dalle capre
Dopo la stalla è venuta la scuoletta
Beckwith; in ogni borgo delle Valli
si può ancora notare il bianco edificio dove per un secolo circa il nostro
popolo è stato formato con lo studio
della Bibbia considerata la materia
principale; il benefattore dei Valdesi
Í
le chiamava scherzosamente «le università delle capre» ma dove quello
che si insegnava «era assolutamente
vero e assolutamente buono»; in breve tempo, dal 1839« al 1850 sono sorti
un centinaio e più di edifici con una
aula decente, beneresposta, ben aerata e spesso con uria camera al di sopra per l’alloggio dell’insegnante. Gli
stipendi degli in.segnanti miglioraro
no, grazie .sempre All’interessamento
diJBeckwith il qu^e riuscì ad ottenere un aiuto dal Comuni in aggiunta a
quello del Comifcaw olandese e della
■Tavola. Le scuole ^rano di due ordini :
quelle parrocchiali, situate nei centri
e con un insegnamento più elevato e
poi quelle quartierali dove l’insegnamento durava un periodo che variava
dai tre ai sei o s^te mesi a seconda
dell’importanza del' Villaggio; inoltre
c’erano anche scuole sussidiate. Come
si è osservato la paga era piuttosto
bassa e gli insegnanti erano tenuti «a
provvedere la legn-^^per le scuole, aprire e chiudere le porte del tempio; accendere lumi e pulirli, spazzare' la cappella e le scuole, tenere in assetto il
carro funebre... ! ».
Nel 1912 con la legge Danao-Credaro lo Stato avoca a sè le scuole quartierali e le affida a'pérsonale diplomato; la falange deéli insegnanti, soprattutto donne, deve rinunciare alla
sua missione senza alctìft diploma di
benemerenza o un pensièro di gratitudine ; lo Stato naturalmente non
può tenere in piedi tante scuole ite e
preferisce chiùderle oppure ricorre al
rimedio della scuola sussidiata. '
La preparazione degli insegnmiti
era fornita dalle posidette « scuole di
metodo» in usò già’ ' neÌForgànizzazaòne scolastica austroungàrica per il
Lombardo-Veneto; alle Valli ne sorsero due: una a,-Torre Penice e l’altra a Pomaretto e durarono fino al
1914; le materie erano le sedenti:
Bibbia, Francese, Italiano, Aritmètica, Calligrafia, Canto, Igiene, Buone
Creanze (sic). Le lezioni erano impartite dalle 8 del mattino alle .lfi con
l’intervallo di due ore. Nel 1898 nelle
sole due valli di Sa-n Martino e Perosa c’erano 83 insegnanti che la frequentavano con altrettante scuole di
quartiere. Al tempo . nostro la calligrafia, il canto, le Buone Creanze, soprattutto quest’ultìina hòn sembrano
preoccupare molto gli artefici' della
scuola moderna... de minimis...
I restauri
alla cappella del Clot
Inviamo in questa sede un pensiero
reverente alla memoria degli oscuri
seminatori laici che nel silenzio, in
umiltà, malpagati, hanno servito la
Causa dell’istruzione e soprattutto la
Causa del Signore, nella quotidiana
azione morale e spirituale a beneficio
del nostro popolo. Tra i molti che
hano lavorato al Clot Inverso, nella
capitale storica, dal lato ciilturale e
religioso, ricordiamo soprattutto Laurent Coisson che ha insegnato dal
188182 fino al 1921-22 e cioè per quarant’anni mentre a Pomaretto per im
cinquantennio prestò servizio l’insegnante Filippo Peyrot.
Domenica scorsa in occasione della
inaugurazione dei restauri abbiamo
ricordato la funzione della cappella
sotto il profilo culturale e religioso;
c’era molta gente ma gli Inversini potevano essere più numerosi, data Firn
portanza dell’avvenimento; con piacere abbiamo notato la presenza del
Sindaco signor Andrea Olivero e di
consiglieri comunali quali rappresentanti dell’Ente ohe ha contribuito al
mantenimento degli insegnanti in
collaborazione con i Concistori nel
tempo passato, prima che la scuola
diventasse stataje.
Abbiamo salutato con piacere le figlie (iell’indimenticabile Laurent Coisson la Signora Assely Chantre-Coisson e ia signorina Coisson, ambedue
insegnanti ; due fratelli sono morti
sui campi di battaglia della grande
guerra e una lapide sulla facciata li
ricorda. Saremo lieti che l’idea del
Sindaco dell’Inverso di dare il nome
della futura scuola del Clot all’antico
valoroso insegnante Coisson sia accolta con gioia da tutti.
In questa sede ricordiamo oltre a
Beckwith che ha costruito la prima
scuoletta, il Pastore P. Lantaret che
costruì Fattuale edificio nel 1875 ed i
Pa.stori che hanno predicato FEvan
gelo nelle riunioni quartierali e ai cui
ti della domenica mattina; inviamo
un pensiero riconoscente al Pastore
Guido Comba che ha contribuito in
misura cospicua per i restauri della
chiesetta del Clot.
In sede di cronaca la cerimonia si
è così '■volta : il Pastore ha dato un
messaggio oiblico e rievocato alcune
pagine del passato della Cappella; in
seguito il Signor Ilario Coucourde, a
nome della commissione ha dato lettura della relazione dei restauri, egli
ha ricordato la collaborazione gratuita del geometra Elio Volpi, dei muratori Balmas e Bleynat per la serietà
e l’onestà del lavoro compiuto; il costo è di tre milioni e mezzo e Finverso da solo ha già raccolto, soprattutto
a mezzo della Commissione d’un gruppo di sorelle la cifra di un milione e
duecentomila. Ringraziamo molto Ilario ed i commissari per quanto hanno
latto e faranno ancora; ringraziamo
le sorelle giovani e anziane che non
si sono risparmiate in questi due anni per la casa spirituale della zona
inversina. Siamo riconoscenti al signor Coucourde Vittorio per il dono
d’un pezzo di terreno oltremodo prezioso per la Capipella dove si sono latti i restauri. Il buffet preparato con
molta cura è stato molto apprezzato
da tutti. Soprattutto siamo ricono
scenti a Dio di poter continuare ancora la missione di testimonianza nella casa Sua per la quale ogni dono è
stato un piccolo segno di riconoscenza per quanto Egli fa per noi ogni
giorno.
Attendiamo con gioia le offerte di
solidarietà degli altri quartieri della
Parrocchia, Perosa, Pomaretto ecc. per
colmare il deficit, nonché le offerte di
amici che seguano l’opera del Signore
nella zona dellTnverso. od.
nella quale Fautore analizza la definizione del eoneetto di religione, espone le
teorie sull’origine della religione ed accenna ad on’indagine del lato soggettivo e
elettivo della religione.
U secondo volumeUo di questa Enciclopedia Feltrinelli-Fielier: La religione cristiana si presenta a cura di Oskar Simmel
e Rudolf Stahlin. Primo motivo di interesse: coUaborarono un d-otto gesuita
t Oskar Simmel) e un dotto teologo protestante (Rudolf StaUiin). Imerease che
avremmo voluto completare con gioioso ;
sennonché siamo subito avvertiti dalla
prefazione di Mario Bendiscioli (ben noto .studioso cattolico) che « l’edizione italiana presenta gli adeguamenti alle esigenze del nostro pubblico ohe sono stati
ritenuti comvenienli, restando nuturàlmente nel piano dell’opera originaria e nello
spirito die la informa ».
Poieliè non abbiamo solt’oediio l’edizione tedesca: ci space di n-on poter renerei conto delFadeguamiento imposto dalle esigenze del pubblico italiano, ma prendiamo atto che il piano e lo spirito sono
rimasti intatti.
Il cattolico Simmel ha curato la redazione degli articoli relativi alla dottrina
cattolica (e sono »tati riscontrati conformi al magistero della Chiesa dalla Curia
Arcivescovile di Milano) il protestante
Stahlin quelli relativi alla dottrina evangelica.
Su alcuni argomenti i due punti di vista vengono esposti Fumo di seguito all’altro .
E’ senz’altro una novità in Italia, questa eoabitazione confessionale nel campo
editoriale. Ci sia concesso di adoperare il
termine coabitazione e non collaborazione, percliè, ad un esame anche superficiale, appare evidente che non si può parlare di una vera e propria collaborazione. 1
vari argomenti sembrano esser stati accuratamente e preventi'vameavte selezionati
in modo da evitare una contrapposizione
polenik-a, La voce Papato, per esempio,
espone solo il punto di vista cattolico; la
venerazione i Maria è esposta dal solo
puinto di vista cattolico ; e potremmo continnare con altri esempi ( Inquisizione Concilio).
Eppure, nonostante queste imperfezioni,
questo volumetto raippresenta induhbiainenle un paisso avanti nella eoabitazione
pacifica. Il punto di vista protestante viene esposto in quasi lutti gli articoli di dottrina cristiana: Bibbia, Chiesa, Dio, Cesò
Cristo. Le figure più rappresentative delle varie confessioni sono tratteggiate da
studiosi parlicolarmenlie qualificati di ogni
confessione.
E un volàmelto ohe può essere ulilmenle eo'nsuiltato per conoscere lo stato attuale di quasi tutti i problemi religiosi dal
punto di vista cattolico e protestante.
Hanno coUaborato all’ edizione italiana
Aldo Comba e Ciuliana Pascal Mancini
la parte protestante;; Mario BendiIlalo ManL. A. V.
per
sciollì; Rino Boccardini, don
(■ini per la parte cattolica.
Pro Collegio
In memoria del comm. rag. Giorgio Maggiore: Cléanthe Rivoiro Pellegrini: L. 15
mila; Fernando Pellegrini L. 15.000.
llHoviinentodiPra^a
e l’azione per la pace
(segue dalla 2" pagina)
stanno le cose? Il risultato è che queste
dicbiarazionii sono pietosamente ineffi(-aci
e Praga non fa eccezione alla regola.
Infine sul piano ecclesiastico, è presente anche a IVaga il pericolo non assente
a Ginevra e a Roma, che si faccia della
poiitiea ecclesiastica sul capo delle comunità che restano indifferenti o lontane. 11
vero ecumenismo e amebe il vero lavoro
per la pace si fanno nelle eomunilà locali. Ci rendiamo conto che la situazione
delle chiese nei paesi socialisti presenta
delle carattieristiche parlioolari; ma vi dovrebbe essere una maggiore preoceaipazione a che le comunità e non solo i loro dirigenti siano partecipi delle preoempazioni e delle speranze del movimento delle
Conferenze Cristiane della Pace.
Il lettore vede cJie il quadro è abbastanza complesso e non può essere schematizzato. La cosa miigiiore sarebbe cerlamemlc andare sul posto, partecipare a
questi incontri, rendersi conto diretlamen.
te. Non tutti possono farlo, ma moliti potrebbero dedicare per esempio le loro vacanze a prender («ontatloe con quelle chiese. Del resto Agape organizza per il prossisnio settembre una conferenza regionale
della Conferenza Cristiana della Pace con
parlecipazio-ne di rappresentanti dei paesi
dell’Europa orientale. Bisogna riaffermare là nostra volontà di non lasciarci rineliiiudere negli schemi fatti della politica
intemazionale, ma di agire all’est come
aM’ovesl, come ministri della riconciliazione che ci è donata in Cristo. Sarà anche questo un contributo per la pace nel
inondo.
Giorgio M. Girardet
(1) "Conférence chrétienne de la paix"
periodico bimestrale in tre edizioni, francese, iniglese, tedesca; abb. annuaile lire
1.250, .lungmannova 9, Praga; oppure
presso la Segreteria di Agaipe.
4
P
pag. 4
N, 4B — 7 dicemfece 1968 ’
la breve visita
del Moderatore
Nei giorni di eaibato 24 e domaniea 25 novembre, la nostra Comiaiiità ha. avuto la
graditiasiina vi<ai>ta del Moderatore Sig. Pastore Ermano Rostan. Vi«ita, si può ben
dire, attefiiosima in quanto da oltre novant’anni die la nostra Ohiesa ha sede in Ivrea,
essa aveva avuto raramente la visita di
qualche Vice Moderatore, mai però del Moderatore in persona.
Giunto tra noi nel primo pomeriggio del
sabato, preveniente da Roma, l’oapite ha
potato essere aocompagnato dai nostro Pastore sig. Gio'rgio Bo<uebard e da qualche
membro della Comunità in un ampio giro
turistico della città che egli conosceva appena, per rapide visite effettuate anni fa,
e che partieolarimente in questo ultimo decennio ha aivuto un enorme incremento edilizio, dovuto all’espandersi industriale, in
special modo della Società Olivetti.
Tale visione panoramica era indisjiensabile ohe egli avesse per poter presiedere,
come ha fatto nel tardo pomeriggio, una
riunione dell’apposito comitato che da circa un ano sta studiando, senza ancora averne trovato la soluzione adeguata, il grave
piobletma della costruzione o dell’acquisto
di un locale di culto, die risponda alle reali esigenze attuali della nostra Comunità,
in continuo aumento per il trasferimento
di famiglie o di singole persone, per ragioni di lavoro nella nostra città.
Problema assai grosso per il grave onere
fìnanziario elio riveste nonché per le difficoltà di reperire anche solo il terreno necessario e ciò per la corsa vertiginosa dei
prezzi delle aree faibbricaibili. Il Modera
tore, pur senza poter logìcamenite prendere
alcun preciso impegno al riguardo ha assicurato rinteressameinto fattivo e concreto
della Tavola Valdese la quale appena in
possesso di concrete proposte le esaminerà
lon tutta la cura e l’urgenza necessarie.
Ciò, *n quanto egli ha potuto rendersi
fonilo di presenza deirurgenza del problema tanto più che l’edifìcio dove ci troviamo attualmente deve essere demo-lito.
Alila sera nei locali di questa nostra sede
provvisoria Jia avuto luogo una cena familiare organizzata in onore del Moderatore,
ed alla quale presero parte oltre cinquan
ta fra membri della Comunità e simpatizzanti. Il lieto e fraterno sìmiposio si protraeva fino a Larda ora dando modo alla
Comiiniità di porgere al Pastore Roslan il
suo saluto affettuoso e cordiale ed a lui di
intrattenere gli intervenuti in lunga ed interessanti^siima <;onv€irisazi<Mie sui proibleiui
attuali della uusitra eliiesa, sulle sue visite
alle varie eomunità valdesi sparse un po’
ovunque nélla nostra penisola, sui suo!
viaggi aiM’eelero, nonché sulla posizione
della nostra Chiesa Valdese nel momento
attuale, in cui siede a Roma la più importante assise mondiale della Chiesa Cattoliea, il Concilio Vaticano II.
Il suo dire è stato seguito con la massima attenzione da tutti ed aecollo da uno
scrosciante applauso che voleva signifioare
il ringraziamento e rammirazione ad un
tempo per la vastità dell’opera che egli
svolge in seno alla nostra Chiesa ed all’estero.
A tarda notte il Moderatore si portava a
Biella dove la domenica mattina alle 9 presiedeva il culto di quella Comunità, per
poi tornare ad Ivrea a presiedere quello
nostro alle 11.
Incontro veramente fraterno ed altamente
spirituale è stato questo : pubblico delle
grandi occasioni, attentissimo e raccolto,
costituito dalla comunità al completo dei
suoi membri, oltre a molti fratelli affluiti
appositamente dalla Diaspora dove, a Pont
Canavese, Drusaeco, Carema, molti di essi
vivono isolati a picco-li gruppi e sono visitati regolarmente dal nostro Pastore ohe
deve suddividere la sua fervida attività Ini
Ivrea e Biella.
Il messaggio del Moderatore è stato veramente profondo e sentito da tutti ed al
termine del culto, la comunità ha voluto
ancora stingersi attorno a lui per esprimergli la gioia e la riconoscenza ohe la sua visita aveva suscitato in tutti noi.
Nel pomeriggio domeniciule ©gli ritornava a Biella per una breve visita e per una
conversazione amichevole ai membri di
quella piccola comunità «ni genere di quella tenuta la sera precedente ad Ivrea.
Dopo aver pernottato nella nostra città,
il lunedì mattina ripartiva per Torino e Roma a riprendere il suo allo posto di fatica
e di respomabilià.
Desideriamo rinnovargli an<wa da queste colonne, il nostro fraterno saluto con
un cordiale arriveder<-i, nella certezza che
egli avrà avuto modo di sentire quanto sia
vivente la nostra comunità, stretta attorno
al suo alluale londultore che auspica di potè.- avere -per diversi anni ancora. D. .1.
IL CENTENARIO OELLISTITUTO
“G. FERRETTI,, DI FIRENZE
iiuMHiimniiiMiiiiiiiiiihiii
iiiiiiiiniiiimiiiii'liiimiiiMnimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiniiiin
La Federazione Femminile Valdese
ha curato l’edizione di
Cartoline e cartoncini
natalizi
rispettivamente a L. 35 e L. 50 l’imo.
Ordinateli presso la libreria Editrice -Claudiana, via PriniCipe Tommar
so 1, Torino, oppure a Torre Pellice.
H ricavato sarà devoluto all’BPER,
per la campagna « Pane per il Prossimo ».
Un momento di fraterna comunione nell’incontro del centenario del Ferretti.
In una festosa atmosfera di riconoscenza
abbiamo ricordato a Firenze i cento anni
di vita dell’Istituto Evangelico Femminile
« S. Ferretti ». Il culto della mattina è stato presieduto dal Moderatore past. E. Rostan; nel pomeriggio ci siamo ritrovati nei
locali dell’Istituto. E’ stala per molti l’occasione per visitare la bella villa di via Silvio Pellico 2, e rendersi conto di quanto è
stato fa-tJto per rendere accoglienti i locali,
e garantire alle bambine un ambiente sereno e dotato di quanto fa veramente una
casa.
Dopo brevi parole del Mederatore, il sovrintendente past. -C. Gay ha tracciato la
storia dell’Opera, soffermandosi in particolare a delineare la personalità del suo fondatore, Salvatore Ferretti. Egl ha lumeggiato prima l’ambiente londinese nel quale
il Ferretti compi la prima esperienza di filantropo ed educatore cristiano, quindi
quell’evangeli-smo fiiorentino che lo accolse ed -aiutò a sviluppare la sua iniziativa
generosa. Sono state rico-rdate tante belle
figure di erodenti die, nella direzione come in altri servizi, a-Mraverso un secolo si
sono awi-cendate per curare la vita delle
piccole ospiti; abbiamo udito a-nebe la storia dei locali (Gignoro e via S. Pellico.i
die hanno olitalo i’Dpera, e non sono
state dimenticate le donatrici ed i dona;ori,
fino alle attuali co-munità «anadrine» di
Bergamo, Como e Milano.
Con-cludendo la giornata, le bambine
hanno voluto offrire un dono alla alluale
direttrice, -la sig.ra Emma Villani, che da
22 anni serve in questa Opera.
Le sale erano affollate, abbiamo avuto il
piacere di notare fra gli ospili rappresentanze del « gemello » Istituto Gould, delristituto -Cares col suo direttore, nonché
pastori della città e delle nostre chiese toscane. Eira fra noi anche il sig. Triulzi, d-iscendente diretto di Salvatore E'errelli.
Gli echi della bella festa si sono ormai
fipenti, nella bella ca-sa all’angolo dellla
armoniosa piazza D’Azegllo le « ferretline » hanno ripreso la loro solita vita serena fra scuola e famiglia. 11 « E’erretti » ha
iniziato un nuovo secolo di vita, e l’augii
rio è -die esso possa viverlo in serena benedizione, seguito dall’affettuosa solidarietà
della Chiesa intera ed in particolare della
« sua » comunità fiorentina.
Sabato 2-1 novembre u. s. nel lardo pomeriggio il Signore ha ridiiamato a Sé il
nostro fratello Doti. Mario Pons dopo una
breve degenza in ospedale per un male violento che all’improvviso lo aveva colpito
fermandolo nella sua alacre attività. Aveva
55 anni essendo nato nel 1906 nelle Colonie Valdesi del Sud America dove suo padre, il lompianto pastore Enrico Pons di
poi Direttore per l’Italia della Società Biblica Britannica e Forestiera, esercitava un
ministerio pastorale e professorale.
I suoi funerali si sono svolti martedì 28
novembre ed il servizio religioso ha avuto
luogo nel tempio di Piazza Cavour alla presenza di un numeroso stuolo di parenti,
amici e couosc'eiiti, tangibile dimostrazione
di stima per lo Scomparso e di gimpalla
per la sua famìglia.
Tanto il Pastore Guido Matliieu c-he ha
presieduto il servizio, quanto il Pastore
Carlo Gay ilie ha porto il saluto riconoscente delle Comunità evangeliche di Roma e dei dintorni hanno messo in rilievo
Ij spirito di servizio, Falfabiditá e la generosi'.à con cui il dottor Pons ha compiuto
hi sua opera di medico durante un lungo
periodo ili anni cattivandosi la simiuitia a
la stima non soltanto del nostro ambiente
evangelico ma anche di quello di fuori.
Ala vedova Signora E'iami-nia, alla figlia
Susetta, alla Signora Pons-Bonnet Lidia
che gli fu come madre affettuosa, ed i
quanti la sua partenza lascia nel dolore
rinnoviamo la nostra viva e fraterna simp.i:ia mentre insieme con loro guardiamo
con fiiliicia alle promesse del Signore.
Un lettore
ci scrive.^.
Caro iliretlore
In uno dei suoi ultimi numeri il quotidiano L'Ora dediea due colonne e fotografie airopera da tre anni iniziata dal pastore P. V. Panasela a CoriiJe Cascina e La
INcce. E’ un’opera di redenzione sociale in
zone tra le più depresse della periferia palermitana. li giornale ne parla con ammirazione e commozione, mettendo in evidenza il carattere filantro-pico da cui esula ogni
secondo fine di proselitismo confessionaie.
Hg goduto di questa testimonianza, ma
mi son chiesto: Quando avremo due colonne e fotografie anclie siiirEco? /v. A. V.
lìATTF MnqTRF rTiMITNTTÀ
ai
Ci rallegriamo vivamente coi no-stri Cadetti per il buon esito del loro si-mpali-'o
bazar del 4 novetnbre.
Il Grupipo corale ha offerto il sino concorso della pr-i-ma do-m-eni-ca di novembre
coll’esecuzione accnirata di uno dei nuovi
inni.
In buona ripresa le sedute dell’Unione
giovanile del sabato sera cpn la partecipazione regolare degli iscritti die in una
delle pr-ime sedute hanno -salutato due loro membri partiti per il servizio militare.
L’Unione delle madri è stala ospite della consorella Unione di Pomaretto, la domenica pomeriggio 11 novembre, per lo
studio i-n comune di alcuni problemi. Un
vivo riinig-raziame-nto ancora per la calda
fraterna accoglienza ed un cordiale arri,
vederci ptr la g-iomala di preghiera.
La Tavola Valdese lia deciso che il Pastore Liborio Naso, da Venezia, dove ha
trascorso dieci anni di buona attività, passi a dirigere la Chiesa di Basilea (Svizzera),
da dove potrà curare gli eva-ngeliei emigrali colà e nel Baden (Germania).
Domenica 28 ottobre, tutta la comunità,
dopo il Cullo, si è riunita nella sala delle
iiuività per dare l’ad-tlio al Pastore partenle
eil alla sua famiglia.
Dr,-;>o l’offerta, fatta daH’Anziano Mario
Colonna Romano a nome della comunità,
di un piccolo omaggio al Pastore Naso,
questi, con commosse parole ha ringrazialo
lutti, augurando alla Chiesa di Venezia una
buona ripresa delle varie attività per il
MUOVO anno ecclesiastico, sotto la guida del
nuovo conduttore, ma specialmente con
Faiuto del Signore.
Domenica 11 novembre, nd pomeriggio,
la comunità si è riunita nuovamente per dare il benvenuto al Pastore Renzo Bertalot,
proveniente ria Torre Pellice, ed alla sua
famiglia.
Alle parole dell’Anziano Colonna Romano dichiaranti l’impegno del Consiglio c
(le! membri di Chiesa, di affiancare il nuovo conduttore con la loro simpatia e collaboraziont, ha risposto il signor Bertalot,
dicendosi felice di trovarsi assieme a dei
fratelli cesi impegnati per il bene della
Chiesa, ed ha es-po-sto brevemente, ed in linea di massima, i suoi propositi di lavoro
nella comunità.
Al Pastore partito signor Naso, facciamo
nuovamente gli auguri di un lavoro fecondo nella sua nuova residenza, ed al signor
Bertalo-t, nostro nuovo Pastore, ed alla sua
gemile Signora, mila la nostra simpatia ed
il no.stro affetto. A. B.
S. GERMAHO CHISONE
— Verso la creazione di una nuova parrocchia. E’ giunto a ViUar Perosa, alcune
settimane fa, il pastore Enrico Geymet con
il compito di creare una nuova parrocchia,
eh è stata affidata la piena -responsabilità
dei quartieri di Vi-l-lar e delle Chenevières
che, con alcuni quartieri della parrocchia
di Pc-maretto dovranno formare la nuova
parròcchia valdese di Villar Pero-sa. Lo abbiamo salutato nel corso del culto do-menicale del 4 Novembre ed il 18 Novembre
egli stesso l a presieduto il nostro culto domenicale. Fcmiuliamo i migliori auguri per
i! co-mpiLo, non certo facile, a cui lo ha
( lìiamato la fiducia -della Tavola Valdese.
~ Operazione contatto. 1 Concistori di
Pramollo, S. Germano e Villar si sono riuniti il 1° Novembre ed hanno predisposto
un modesto piano di attività a benefi-cio
della parrocchia di S. Germano in attesa di
prendere in esame le necessità della parrocchia dì Pramo'llo e della co-slitnen-da parrocchia di Villa-r.
Tre pastori, affiancati da un gruppo di
anziani t dia-coni, lianno visitato, sia pure
rapida-mente, le famiglie dei quartieri di
V'il-la, dei Chiabrandi e dei Condini' per
un telale di circa 300 visite. Abbiamo consegnato il Messaggio del Sinodo alle Comunità Valdesi ed un invito a stampa per riunioni .serali presiedute dal pa-sto-re locale e
nel corso delle quali i -pastori T. Pon® e
E. Geymet hanno trattato il seguente argemeuvo: «la fede e la testimonianza cristiana nell’ora che volge ».
— Concistoro. L’Assemblea di chiesa !ia
chiamato a far parte del Concistoro la sig.ua
Nelly R'istan per il quartiere di Villa ed
il sig. Enrico Beux per il quartiere dei
(.liiabrandi. I neo,eletti sono stati insediali nel loro ufficio nel -corso del cullo
dLiuenicale del 4 Novemlire. Formuliamo i
migliori auguri per una feconda attività.
Battesimi. Balmas Silvana di Franco
e di -Beri Ro,salha. Beux Daniela Claudia
di Claudio e di Fomerone Alma Nora. Coniha Marca di Emanuele e di Comba Frida.
Balmas Gianfran-co di Attilio e di Rivoira
Nelly.
— Matrimoni. Balma-s Edmondo e Ribel■to Miranda Elisa. Mario-lli Enrico e Bounous Laura Melania.
— Funerali. Deodato Francesco, di anni
83, Villa. Nato e cresciuto i-n Sicilia, si era
stabilito a S. Germano da molti anni. Lo
ricordiamo con riconoscenza quale custode
della nostra chiesa per oltre 25 anni.
Germanet Giovanni, di anni 58, Torino.
Assente da S. Germano da molti anni, é
stato per lungo tempo infermo ed aveva
espresso il desiderio di essere sepolto nel
caniposanto del «no paese natio.
Fomeron Irma n. Simondel, di anni 56,
Villa. Si è spenta dopo lunghe sofferenze.
A coloro che sono nella gioia ed a quelli
che -sono nel lutto di-cia-nio con l’apostolo:
« queste tre cose durano: fede, speranza,
carila... » (1 Corinzi XIII, 13).
— Sabato 8 dicembre alle ore 20,30 avrà
luogo una riunione degli amici zigani francesi nel teatro di Pomaretto. Saranno guidali dal Pastore Lecoissec. Tutta la popolazione è cortlia-lmente invitata.
- Le riunioni dei giovani della stessa
sera si terranno a Vivían, Conibavilla, dot
Inverso, Cerisierì e Faida, mentre sono sospese per gli altri quartieri.
— Domenica 16 corrente avremo un culto importante, durante il quale parleremo
della nostra centenaria Giovanna Lageard
vedova Bleynat che entra nel suo centesimo
anno di età il 14 dicembre 1962; a Dio
piacendo la nostra sorella sarà presente al
culto.
Novità alla Facoltà libera
di feolo^ia di Losanna
ri 18 ottobre, in occa-sio-ne della riapertura dei co-rsi, ha a-viuto luogo nellia chiesa
di MaiPt-erey, a Lo-sanma l’inisedi-amenito di
tre nuovi imofessori della Facoltà libeira di
Teolo-gia: il prof. Gobriel Widmer per la
caiMedra di teologia si-slemati-ca, disciplina
che già insegna alla Facoltà teologi-fa ginerviina ; ili prof. Samuel Am-sler per la catile.
dira di Antico Testamento, per cui ©ra già
stato d-o-cenite imcaricato; il prof. Aittóler è
moto anichie fra noi, oltre che per le sue
pubblicazio-ni — d-i cui parlii-cola-rmente i-nleressanie « L’Ancien Testamenlt et l’Eglise » — anche per aver dato una serie di
«Miimi studi biblici ad un campo d’Agape.
In-fin-e il Pa-st. Claude Bridel è stato imsediat-o come professore straordiinario di teologia pratica.
lln dottorato cattolico
su missionari protestanti
Ronui — Per far meglio comprendere ai
cattolici romani la menitalità dei missionari
protestanti, un missionario del Verbo divino, originario del Cile, sta per pubblicare
a Ruma una tesi d-i dottorato sui missiomari protestanti nell’Am-eriea latina. La tesi
del p. Carlos Pape apparirà so-tito il titolo :
« La scelta, la formazione e l’ideale dei
misslo-nari evangelici inglesi ».
Commen-tando il suo lavoro, il p. Pape
ha ammesso che vi sono aneora molti pregiudizi e molta ignoranza, anclie alla vigilia del Concilio, ma egli spera che la sua
tesi preparerà la via di un incontro fuituTo.
Secondo il p. Pape, il rinnovamento religioso die si fece sen-tìpe in Ingliilterra al
tempo delle missioni protesta-mi, quando
queste inviavano numerosi collaboratori
nel mo-nto intero, è dovuto precisamente a
questo sforzo apostolico.
Nella ^ula del 16 ottobre, l’Assem.
bica di Gbiesa ba discuaso, con interesse
evidente e fraterna (alma, il prognamnta
delle attività per il nuovo anno ecelesiaslico, in precedenza elaborato, eom’é regola, diti Consiglio di Chiesa.
Detto progiomma è già in fase di svob
giinento, e riealea t-emi di sempre, per la
at-t-uazione del fine di sentpre: la predi,
cazione oJùana e impegnata della Parola .
di Dio.
,, 1 (jui-li della domenica, dopo la rituale
^ - parentesi estiva, tornano ad essere ben
j Irequentali; lo stesso dicasi dei culti del
giovedì sera, centrali, quest’anno, sulla
epistola agli Efesini.
Sono in programma, oltre la mensile
riunione di preghiera, « Gruppi del Vangelo » e «-Cullli di famiglia»; i primi tenuli quindicinaluienle dall’Anziano Armando Russo, i secondi dal pastore Erme-^
sto Naso, die curerà, come sempre, la va- sta diaspora. f
Gradila novità deU’an-no, una serie di
conferenze del Pastore su un uuna d’obbiigo: rEcumen-ismo. Scopo di queste
confere-niae è di mettere a fuoco il termi,
ne « Ecuinieniisniio », portato mmorosam-enle alla ribalta dell’atten-zione generale dal
Vaticano U, e di-e certo ricliiede ora più
elle mai indispensabili oMarimenti.
Le tre conferenze die già si sono avute, con buon suucesso di pubblico, liaii-no
reso note, alla oom-umi-là e agli estranei,
le grandi Assemblee del Movimento Ecumenico .
Un identico ciclo è previsto a-ndie a
Brindisi.
0-tlobre, mese di riaperture: Scuola
Domeniiale, Unione Cadetti, Catechismo,
Unione F-e-iuminile e Unione Giovanile.
Quest’ultima niella sua prima riunione Ita
io-rinato il nuovo seggio: Daniele Pco-paio, presidente; Rocco Rizzo, ca-ssiere e Ro.
settia Rizzo segretaria. In programma: studi biblici (Il Sermone sul monte) e sui-dl
vari su argomenti storici e d’attualità.
A-n-die rUniio-n-e Femimin-ile è al l-aviiro,
sullo sl-an-do dei buoni riisu-llt-ali ('omseginili
l’anno scorso, per la preparazione di un
haz-ar die si te-rrà in data da deislin'ar.si.
Un avvenimen-to degno di citazio-n-c [wirl(‘olare: tre battesimi in, u-na vo-l-t-a, di tre
nieinibri della fa-miglia Basile. E un reco-rd locale die cerio resisterà a lungo.
All-ro hal-lesimo il 14 oUobrc, de-1 picndo
Pier Piao-lo D’A-u-ria.
Odore di fiori (raran-cio e serena aria
di festa il 20 dello stesso mese, nel iio- iro
l-o-calie dii cullo, por n-ozze di Enea Tr-iiani con la signorina Roselila dii Napoli.
Approfiltiiam-o di (;iic»te note p(^r lar
pervenire i fraterni e affettuosi saluti di
luti,a la comi-uni-là a-1 fratello Ma-grì, ora a
Ginev-ra per un ('oncorso di perfezionainie,n-lo.
Un grazile di c-uofe la fratdlo Di Pielrii,
(li Bari, (ter il (mito da lui presi(sd-ulo domenica 4 nove-mhre. D. P.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Snbalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
La vtjdova e i fratelli del compianto
Pietro Lageard
ringraziano tutti coloro che sono stati
vicini nella loro prova, in modo speciale il Dott. Peyrot e la sig.ra Rostar.
Guerrina.
Pomaretto, novembre 1962
La famiglia del compianto
Giacomino Bernard
esprime un pensiero riconoscente a
Dio per il conforto ricevuto e rin-gra-zia tutte le persone che hanno espres
so la loro simpatia con la loro presen
za o con scritti in occasione della dipartenza del loro caro.
Pomaretto, novembre 1962
Madame Albert Poet née Peyrot
Henriette ; M. et M.me Poet Philibert
et leurs enfants; M. Pons Louis et
M.me née Poet et leurs enfants; M.
Clot Philippe et M.me née Poet; M.
et M.me Poet Henri et leurs enfants;
M. Perrero Louis et ses enfants; M.
Guglielmet Albert et M.me née Poet
et leurs enfants; M. et M.me Poet
Jacques et leurs enfants; M. ;Diguet
Emile et M.me née Pœt; Parents et
alliés, ent la douleur de faire part de
la perte cruelle qu’ils viennent d’éprouver, en la ptersohne de ;
M. Albert Poet>
leur époux, frère, beau-frère, neveu,
oncle et parrain regretté décédé lè 21
novembre 1962, dans sa 49.me année.
Les obsèques ont eu lieu le vendredi
23 novembre 1962 a Marseille, Temple
15 Rue Grignan.
i-Ç'-,
«Je suis la résurFeotien>el'’la
Vie. Celui qui croit en .jp.oi,
vivra» (Jeqpjjll; ,25)
Marseille. -— Les VaHéesi j,)., ,