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Anno 121 - n. 37
27 settembre 1985
L. 500
Sped. abbonainento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedirta: caaelja postale - 10066 Tonre PeUice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ESSERE CHIESA IN SUD AFRICA
Sono 6 milioni e 238 mila le
persone povere in Italia ed addirittura 10.723.000 coloro che vivono in condizioni di disagio
economico. Equivalgono rispettivamente alili,! % e al 19% della
popolazione. Sono le conclusioni cui è giunta una speciale commissione governativa per lo studio della povertà nel nostro paese.
Ma chi sono questi poveri?
Secondo il rapporto della commissione presieduta daU’eoonomista cattolico Ermanno Gorrieri, è povera una famiglia di
due persone il cui reddito complessivo sia uguale o inferiore
al reddito nazionale prò capite
(430 mila mensili)
Partendo da questo criterio la
commissione è arrivata alla conclusione che in Italia sono povere 2 milioni e 114 mila famiglie
e di queste 1 miUone e 23 mila
sono in grave indigenza, spendendo meno del 40% delle spese
di consumo medio italiano. Il
60% del poveri abita nel Mezzogiorno.
I poveri che vivono soli o in
famiglie di solo due persone, sono un quarto del totale e in
massima parte si tratta di persone anziane. Il 40% dei poveri
vive in famiglie numerose (con
cinque o più componenti). I
bambini Ano a 5 anni in situazione di povertà sono 460 mila
(il 70% dei quali abita nel Mezzogiorno), i ragazzi Ano a 13 anni sono 820 mila.
Le donne rappresentano U 53,4
per cento delle persone povere:
una percentuale maggiore a quella dell’intera popolazione che è
del 51,3%. I poveri hanno un mestiere e per il 30% sono operai e
il 20% impiegati. A questo proposito commenta il rapporto:
« dopo un decennio di inflazione
si è verificato un impoverimento di figure professionali una
volta forti, per le quali il rischio
di cadere nella povertà, in una
situazione di mono reddito risulta elevato soprattutto quando
la famiglia è numerosa ».
Questa rapida sintesi della realtà sociale italiana, a fronte
della quale bisogna ricordare
che un’altra indagine, condotta
dalla Banca d’Italia, attribuisce
al 10% delle famiglie italiane il
55% della ricchezza nazionale, ci
deve far riflettere sulle direzio
ni di marcia della nostra diaconia. Ne viene confermata la linea tradizionale detrassistenza
ai minori, agli anziani. Ma accanto a questa, i cui soggetti sono facilmente identificabili, esiste un’altra possibilità verso la
quale possiamo dirigerci: quella
di coloro, così numerosi, che oggi vivono in condizioni di disagio economico, che « non ce la
fanno ad arrivare alla fine del
mese », che sacrificano all’impe
rativo riproduzione materiale o
gni loro risorsa.
Perché non pensare ad una
forma di « diaconia leggera » verso costoro ed aprire le nostre
chiese, le nostre strutture, a forme comunitarie di gestione del
tempo libero, dell’attività culturale nel quartiere? Magari oggi
non è urgente l’aiuto materiale,
quello spirituale e culturale forse sì.
A colloquio con Allan Boesak
Liberato recentemente il presidente dell’Alleanza Riformata - La visita del segretario Edmond
Perret - Da parte nostra: meglio boicottare o armare? - Il ruolo ambiguo del nostro paese
« Tenuto conto delle circostanze, sto bene. Sono trattato
in modo discreto. Non vedo ragioni per una mia detenzione
prolungata. Conoscono ogni cpsa
di me e della mia azióne. Spero
molto di essere con tutti i membri del Comitato Esecutivo in
New Delhi (questo comitato, che
è l'organo di governo della Alleanza mondiale delle chiese riformate — W.A.R.C. —, si riunirà dall’8 al 19 ottobre in New
Delhi, India, e dovrebbe essere
presieduto da Allan Boesak). La
mia fede rimane ferma e forte.
La mia determinazione di testimoniare della verità e della giustizia detl’Evangelo rimane immutata. Riaffermo il mio impegno per la nonviolenza. Sono
pronto a dare conto della mia
fede e del mio agire davanti a
qualsiasi autorità. Esprimete la
mia profonda gratitudine alle
molte persone e chiese che in
tutto il mondo hanno manife
stato il loro interessamento e il
loro appoggio a me, alla mia famiglia e ad altri detenuti ».
Queste parole sono state pronunciate il 10- settembre dal pastore Allan Boesak, presidente
della W.A.R.C., nel corso di una
visita che gli è stata fatta dal
Dr. Edmond Perret, segretario
generale della stessa organizzazione.
Dieci giorni dopo, venerdì 20
settembre, Allan Boesak è stato
rilasciato dietro cauzione di sedici milioni; evidentemente Boesak aveva ragione, nel ritenere
che non vi erano motivi per un
prolungamento eccessivo della
prigionia.
Edmond Perret ha riferito del
suo incontro nel corso della riunione del Comitato Europeo che
si è svolta a Torre Pellice, indirizzando alle chiese della W.A.R.C.
le notizie che in seguito riportiamo.
« Ho incontrato delegazioni di
molte chiese » — dice Edmond
Perret — anche se il periodo
passato in Sud Africa è stato
volutamente molto breve «perché potesse essere simbolicamente significativa la visita » a
Boesak e alla sua famiglia.
Perret, in accordo con il segretario generale del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, Emilio
Castro, ha compiuto questa visita chiedendo l’autorizzazione
alle autorità sudafricane. Ha incontrato Boesak « in buona salute, anche se stanco »; la visita
non si è svolta in carcere, ma
nel quartier generale della polizia, alla presenza di un funzionario.
Anche se la visita è stata molto breve — un'ora —, è stata
molto commovente. Boesak era
stato avvisato, nella settimana
precedente, dalla moglie Dorothy, della possibile visita del segretario generale della W.A.R.C.
IL CONSIGLIO ECUMENICO Al POPOLI DELL’AMERICA CENTRALE
Coraggio,
rendete testimonianza
1. I membri del Comitato centrale del Consiglio ecumenico
delle Chiese, riuniti a Buenos
Aires (Argentina) dal 28 luglio
aH’8 agosto 1985, vi salutano nel
nome del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
2. I membri della nostra delegazione che hanno visitato il
Costarica, il Salvador, l’Honduras e il Nicaragua, tra il 12 e il
22 luglio 1985, ci hanno detto
qual fedele testimonianza voi
rendete alTEvangelo. Questa delegazione comprendeva: due dei
nostri sette presidenti, la sig.ra
Marga Buhrig della Chiesa protestante svizzera, e il metropolita Paulos Mar Gregorios, vescovo di Nuova Delhi, della Chiesa Ortodossa siriana d’india; un
membro del nostro Comitato
centrale, William P. Thompson
della Chiesa Presbiteriana degli
Stati Uniti; e il past. Charles
Harper, segretario a Ginevra
deirufflcio del Consiglio Ecumenico per i diritti dell’uomo in
America Latina. E’ la loro testimonianza che ci spinge ad indirizzarvi subito questo messaggio.
3. I membri di questa delegazione ci hanno messo al corrente di tutti i problemi che
hanno potuto osservare di persona nella vita sociale ed economica dell’America centrale. Essi
hanno incontrato delle persone
che, dopo aver abbandonato la
loro casa nel Salvador, avevano
potuto trovare un tetto grazie
all’azione delle Chiese. Delle
donne appena arrivate li hanno
informati che i bombardamenti
dei villaggi rurali da parte del
Giorgio Gardiol l’esercito si moltiplicano e che
i morti sono in continuo aumento, sebbene si constati, nel
Salvador, un minor numero di
persone scomparse o assassinate. La delegazione ha anche appreso che altri, fuggendo dal loro paese, hanno passato le frontiere: è il caso dell’Honduras,
dove sono riparati dei rifugiati
del Salvador e degli autoctoni
della zona costiera dell’Atlantico. I nostri delegati sono stati
anche informati della massiccia
repressione esercitata contro la
popolazione autoctona del Guatemala. Dei testimoni oculari li
hanno messi al corrente di rapimenti, assassini e distruzioni
di beni operati dalle forze contro-rivoluzionarie che agiscono
alla frontiera honduregna e costaricana del Nicaragua, Un gran
numero di persone scompare
ancora nei paesi di questa zona
che la delegazione ha visitato.
4. Le analogie esistenti, nella
zona, tra i differenti paesi visitati hanno fortemente impressionato la nostra delegazione.
Tutti questi paesi sono poveri e
i bisogni, in materia d’educazione, sono considerevoli a tutti i
livelli. Tutta la zona è militarizzata. L’intervento degli Stati Uniti si fa sentire dappertutto :
nel sostegno fornito all’attuale
governo dei Salvador; nell’aiuto
fornito alla militarizzazione del
Costarica e dell’Honduras; nelle misure economiche e diplomatiche, come nelle minacce militari che si fanno sempre più
pressanti nei confronti del Nicaragua. L’embargo decretato
dagli Stati Uniti priva il Nicaragua, ci dice la nostra delegazione, di ogni possibilità di riap
provvigionare le sue installazioni tecniche di pezzi di ricambio.
Ma ci sono fatti più gravi ancora: visitando un ospedale infantile, la delegazione ha appreso dai medici di servizio che
neonati e bambini muoiono perché dei medicinali di prima necessità sono bloccati per via dell’embargo. Come voi, apprezziamo gli sforzi dei cristiani e di
tutti quelli che, nel mondo intero, si sferzano di alleviare le
pressioni economiche esercitate
nei confronti del Nicaragua. Durante la visita, la delegazione ha
constatato che i cittadini di quel
paese erano particolarmente inquieti per una nota degli Stati Uniti che li minacciava di rappresaglie se il governo americano avesse avuto delle ragioni di
credere che degli atti di terrorismo potessero essere ispirati
dal Nicaragua. La delegazione
ha notato che dappertutto ci si
stava preparando a respingere
una eventuale invasione.
5. La nostra delegazione è rimasta particolarmente costernata nell’apprendere il numero
crescente degli attacchi diretti
sia contro le comunità cristiane, sia contro i programmi e le
opere sociali delle Chiese. E’ stato loro detto che nel Salvador
sono state massacrate più di
4.000 persone che lavoravano per
la Chiesa cattolica romana. Nel
Nicaragua, le forze contro-rivoluzionarie hanno rapito degli inII Comitato centrale del
Consiglio Ecumenico delle
Chiese
(trad. di Roberto Giacone)
(continua a pag. 4)
Dato che il segretario generaledelia W.A.R.C. non era stato autorizzato a parlare con il prigioniero sulle ragioni e le condiziom della detenzione, non è stato possibile precisare che cosa
ha voluto dire Boesak nella frase, sopra riportata: « Tenuto
conto delle circostanze, sto bene » (I am well under thè present circumstances).
Probabilmente, Boesak si riferiva alle condizioni in cui si
trovano i prigionieri arrestati secondo l’Atto di sicurezza (Security Act) della 'Sezione 29'. Come apprendiamo da una informazione dataci dagli Stati Uniti (un culto dedicato alla situazione sudafricana, con preghiere e impegni concreti di lotta,
si è tenuto nella cappella dello
« Interchurch Center », il 6 settembre, con la partecipazione
di molte autorità ecclesiastiche
ed ecumeniche), essere detenuti
nella ’’Sezione 29” implica una
situazione di totale insicurezza.
La detenzione implica di fatto
un isolamento totale per nove
mesi, e può essere rinnovata per
semplice decisione delle autorità di polizia. Regole molto rigide si hanno non solo riguardo
ai detenuti, ma anche riguardo
alle visite. Inspiegabilmente —
dice Perret — sono state concesse a Boesak visite sia da parte
della moglie, Dorothy, sia da parte dello stesso Perret, ma non
è stata autorizzata una visita
dell’avvocato difensore di Boesak, il Dr. Moussa. Altri detenuti .sotto il regime della ’’Sezione 29” (diverse dozzine di persone, e il numero sta aumentando), non hanno avuto il permesso per alcuna visita.
Edmond Perret, dopo aver
spiegato la situazione sudafricana, e in particolare le difficoltà delle chiese (per motivi logistici, certo — distanze, differenze di razze, ecc. — ma soprattutto difficoltà di comunicazione,
dovute al sistema di apartheid X
suggerisce di non abbassare la
guardia, di continuare nella mobilitazione. « Sarebbe controproducente — dice Perret —
avere una reazione internazionale forte ed immediata solo
per un breve periodo ». Teniamo
conto di questo suggerimento.
Molto interessante l’elenco che
Perret ci dà delle chiese visitate nella sua breve permanenza
nel Sud Africa.
La « Evangelica! Presbyterian
Church in South Africa »,
la « Dutch Reformed Mission
Church in South Africa », la chiesa di cui fa parte il Dr. Allan
Boesak; la « Presbyterian Church
of Africa »: la « Presbyterian
Church in Southern Africa »; la
« Reformed Church in Africa »
(Transvaal Presbytery); la « Reformed Presbyterian Church in
Southern Africa »; la « United
Congregational Church of Southern Africa ». Perret ha cercato ai avere un contatto con la
Dutch Reformed Church (bianca), ma sia il moderatore sia il
responsabile per i contatti ecua cura di Sergio Ribet
(continua a pag. 8)
2
2 vita delle chiese
27 settembre 1985
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ricordando J. S. Bach
torre PELLICE — Nell’anno
del 300° anniversario della nascita di J.S. Bach la chiesa di
Torre Pellice ha avuto alcune occasioni particolari per riflettere
sull’opera e sulla fede del musicista luterano tedesco. Tre concerti e un culto speciale sono
stati gli appuntamenti dedicati
alla celebrazione.
All’inizio di giugno la Corale
Valdese di Torino ha presentato
una applaudita sintesi del suo
lavoro sui corali di Bach, già
ese^iti in quattro concerti a
Torino (di cui anche sul nostro
giornale si è avuta eco lusinghiera).
Il culto del 2 giugno ha visto
la partecipazione della Corale di
Torre Pellice che, con il M° F.
Corsani all’organo, ha fatto da
corona alla predicazione del pastore G. 'Tourn sul motto « Soli
Deo Gloria » che Bach poneva
come Arma alle sue composizioni. Con questa affermazione (Sia
resa gloria soltanto a Dio) il
musicista intese sottolineare la
sua fede, la sua riconoscenza di
artista al Signore. Il testo di
Pilippesi 1: 3-11 esprime bene
che cosa significhi rendere gloria a Dio e solo a lui: la gloria
di Dio sono i frutti di giustizia
che noi produciamo quando facciamo qualcosa. Bach intendeva
dire, con il suo « S.D.G. »; « io ho
fatto del mio meglio per fare le
cose come vanno fatte, affinché
la mia opera esprima solidarietà
ed amore, affinché attraverso la
mia opera altre persone siano
invogliate come me a vivere per
il Signore ».
Il M° Corsani, durante lo stesso culto, ha poi voluto sottolineare come la sintesi tra fede e
arte musicale abbia trovato in
Bach il più eccelso testimone.
Due concerti, uno a maggio
e uno a fine agosto, in un tempio sempre affollato, hanno proposto altre pagine del musicista
tedesco. Ancora Ferruccio Corsani all’organo e al cembalo, e
poi il soprano Maria Freda, con
Paolo Dogliotti al flauto diritto
e Giovanni Miszczyszyn al flauto
traverso, furono lungamente applauditi per le loro ottime esecuzioni e per la loro viva testimonianza all’opera di un musicista
che, da credente, fece ciò che
doveva fare nel miglior modo
possibile. La musica di Bach è
veramente immortale anche per
questo.
« La festa organizzata alla
scuola della Ravadera ha visto
una buona partecipazione ; il
quartiere si è reso disponibile
per organizzare l’incontro in modo perfetto. Altri quartieri hanno ora in programma iniziative
simili.
• Domenica 6 ottobre, in occasione del centenario della Società di Cucito, avrà luogo presso la Foresteria un pranzo comunitario per il quale tutti sono invitati a prenotarsi presso
la sorella Diomira Moretti.
• I Monitori delle Scuole Domenicali sono convocati sabato
Vaifro Rossi
BRESCIA — Nella chiesa gremita si è svolto venerdì 13 settembre il funerale di Vaifro Rossi, morto all’età di 78 anni, dopo alcune settimane di sofferenza. La sua morte lascia un vuoto non soltanto nella sua famiglia ma anche nella comunità,
dove egli si è sempre segnalato
per la sua simpatia e per il suo
slancio evangelistico. Diversi
membri della chiesa di Brescia
hanno conosciuto l’Evangelo attraverso di lui. L’annuncio di
Gesù Cristo è stato la grande
passione della sua vita, sia che
egli percorresse la «bassa» in
bicicletta come colportore, sia
che parlasse dell’Evangelo ai frequentatori del parcheggio in cui
lavorava, sia che tenesse aperta
sul banco d^lla sua mescita di
vini una Bibbia. « Ho creduto,
perciò ho parlato » così ha detto l’apostolo Paolo (II Cor. 4:
13) e così si può dire di Vaifro
Rossi. Nelle situazioni più imprevedibili, parlava, perché credeva. Anche all’intemo della comunità ha spesso parlato, per incoraggiare, per stimolare, per
sostenere i fratelli. Sulla sua
bara, era appoggiata per sua
espressa volontà, la Bibbia di
famiglia, aperta. Un piccolo simbolo, certo, ma fortemente evocativo della continuità con cui
Dio parla e riempie la nostra vita. Anche in questo modo, Vaifro Rossi ha parlato perché credeva.
D. G.
Maria Bianca Coisson
ROMA — Pochi cohoscevano
Maria Bianca Coìsson, ma moltissimi nelle comunità evangeliche di Roma conoscevano Bebetta Coìsson.
Era una vera istituzione. Già
curva per l’età avanzata, conservava una freschezza di spirito veramente eccezionale ed una
dinamicità sorprendente.
Per tutta la sua lunga vita ha
offerto il suo talento musicale
alle comunità nelle varie città
dove la vita l’ha portata. Bebetta suonava con gioia e dedizione, convinta che il canto fosse
forma comunitaria di preghiera
e testimonianza e, quindi, parte
importantissima del culto.
Mentre la bara lasciava la
chiesa l’organo suonava dolcemente la ninna nanna di Brahms
a sottolineare la certezza del suo
riposo eterno col suo Signore
che ha seguito con semplicità e
fedeltà.
28 alle ore 15 alla Casa Unionista. Le Scuole Domenicali inizieranno sabato 5 ottobre alle ore
14.30.
Visite
BOBBIO PELLICE — Nelle
ultime settimane i nostri culti
sono stati allietati dalla partecipazione di alcuni fratelli e sorelle stranieri che vogliamo qui
ricordare: il 25 agosto un gruppo di valdesi tedeschi, l’8 settembre un gruppo della chiesa dei
fratelli moravi, sempre tedeschi,
e domenica 15 settembre il signor Bruce Cannon che era alle
valli per le riunioni del consiglio europeo dell’Alleanza Riformata Mondiale. Il signor Cannon che è membro della chiesa
di Scozia ci ha portato durante
il culto il saluto della sua chiesa e della sua comunità in particolare e ci ha informati sulle attività deH’Alleanza Riformata
Mondiale soffermandosi in particolare sui diffìcili momenti che
le chiese riformate stanno vivendo rispetto al problema del Sud
Africa. Sempre durante il culto
del 15 settembre è stato amministrato il battesimo a Stefania
di Armanda e Franco Rostagnol. A questa famiglia vadano
gli auguri di tutta la comunità.
Ripresa attività
SAN SECONDO — Domenica 29 settembre, ore 10.30, culto
della ripresa delie attività. Tutti i catecumeni (I, II, III, IV
anno) sono invitati a parteciparvi e alla fine del culto avranno un incontro col pastore per
fissare gli orari.
• Scuola Domenicale : come
deciso in assemblea quest’anno
avrà luogo il sabato e inizierà
il 5 ottobre ore 14.30.
• Coro : i coristi sono convocati per martedì 1° ottobre alle
ore 20.30.
• Riunioni Quartieralì: in ottobre: mercoledì 2 a Cavoretto;
venerdì 4 a Barbé; mercoledì 9
a Colombini; venerdì 11 a Paglierine; mercoledì 16 Combe;
venerdì 18.Brusiti; mercoledì 23
Lombarda; venerdì 25 Rìvoira;
mercoledì 30 Prima; venerdì 1°
novembre al Centro.
Un vescovo tra noi
PINEROLO — Il vescovo dr.
Kuerti, della chiesa riformata
ungherese, ci ha portato, nel
corso del culto del 15 settembre,
notizie del suo paese e della sua
comunità. Lo ringraziamo per
il suo messaggio.
• Appuntamenti in vista della ripresa autunnale. I monitori
si ritroveranno il 27/9 alle 20.30.
I ragazzi della Scuola Domenicale il 29/9. I ragazzi del 1” corso di catechismo sabato 5/10 alle 20.30; quelli del 2° corso il
12/10 alle 14.30; quelli del 3“ corso il 5/10 alle 14.30 e quelli del
4” l’Il/lO alle 20.30.
• Riconoscenti per quanto ha
dato a tutta la comunità ricordiamo con affetto Itala Serafino
Barbero il cui funerale ha avuto
luogo martedì 10 u.s. e rinnoviamo a Ettore ed a Maria la
nostra solidarietà fraterna.
Un saluto...
RORA’ — L’indicazione del
luogo vale fino ad un certo punto: poteva svolgersi anche altrove questo simpatico e compietamente informale momento di festa, con il quale abbiamo voluto
salutare Ruben Artus, Teresa, e
la loro famiglia, prima del loro
rientro in Uruguay. Ma il posto
bellissimo, il tempo ancora estivo di questo inizio di autunno,
il valido « appoggio» tecnico della
« Pro Loco » di Rorà sono stati
una cornice adeguata per questo
arrivederci.
Ruben fino all’ultimo ha svolto il suo « servizio » preparando
— poteva essere altrimenti? —
im «asado criollo» specialissimo;
oltre a salutare chi parte abbiamo potuto così anche dare il benvenuto a chi viene, lo studente
in teologia Hugo Armand Pilón
e sua moglie, Suzy Charbonnier,
da poco giunti dal Rio de la Piata per un anno di studi e di visite alle nostre chiese.
Amici che venivano un po’ da
tutto il circondario, e anche persone che venivano da lontano, abbiamo passato una giornata serena anche se con quel tanto di
amarezza che ci procura sapere
che tra non molto tempo Ruben,
Teresa e i figli saranno sì restituiti al loro paese e ai loro
parenti, ma non potremo più
contare su di loro qui, tra noi.
Siamo tuttavia profondamente riconoscenti per tutto quello
che ci hanno dato. Sappiamo che
l’inizio della loro permanenza
non è stato facile ; con molta pazienza, hanno superato le difficoltà, sono riusciti ad aprire
una breccia nel nostro mondo
un po’ freddo, hanno lavorato sodo, hanno stabilito dei ponti con
l’ambiente delle comunità di base, con il mondo del lavoro e —
perché no — con il mondo dello
sport...
Che il lavoro che li attende,
nella cittadina di Rosario, vicino al « centro » della nostra presenza sudamericana, vicino ad
opere sociali in espansione, in
un momento di grandi speranze e di ancora più grandi difficoltà, possa essere un lavoro
bello, utile come lo è stato qui, e
confortato dalla presenza dei parenti e degli amici che li hanno
attesi giorno dopo giorno in
questi lunghi anni.
...e un altro
PIOSSASCO - Il pastore Ruben Artus e la sua famiglia saluteranno la comunità con un
culto ed un’agape fraterna che
si terrà domenica 29 settembre
alle ore 18.30. Il past. Artus lascia l’Italia dopo dieci anni per
far ritorno in Uruguay dove è
stato destinato alla chiesa di Rosario.
Con un culto alle ore 20.30 sarà insediato il nuovo pastore
della comunità: Albert Pool.
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LA CLAUDIANA
Al Festival
dell’Unità
ASTI — Al Festival provinciale dell’Unità ohe si è svolto ad
Asti dal 30 agosto all’8 settembre, la Editrice Claudiana è stata presente con un suo stand,
curato da Bruno e Marilena
Giaccone, L’interesse per l’editoria protestante è stato alto. Il
momento di maggiore vivacità
si è dato in occasione di un dibattito, aperto da Franco Barbero, sul tema : « Una fede accantonata? Militanza comunista
e fede cristiana », nel corso del
quale si è notato come si sia
passati dal « diritto del cristiano » alla politica, al problema
dei credenti che hanno « accantonato » la loro fede.
E’ stato distribuito un questionario nel corso del Festival, che
presto verrà elaborato nelle risposte ottenute, oltre un centinaio, sui nodi del rapporto fede-politica.
Intanto ad Asti, sotto i portici della centrale piazza Alfieri,
si è ripreso l’aggiornamento della bacheca della chiesa valdese,
con le prese di posizione degli
evangelici contro l’apartheid, ritagli del giornale Eco delle ValliLa Luce, notizie varie.
Domenica 29 settembre
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Presso la Casa
Unionista con inizio alie ore 15 si tiene l'assemblea mensile della TEV. La
riunione è aperta a tutti gii interessati,
□ INCONTRO MONITORI
Il e MI CIRCUITO
POMARETTO — Alle ore 14.30 presso il convitto si tiene l’incontro di programmazione dell'attività dei monitori
in vista della ripresa delle attività.
Verrà illustrato il programma relativo
all’Evangelo di Marco, « chi è costui? ».
Lunedì 30 settembre
□ INCONTRO PASTORALE
TORRE PELLICE — Riprendono alle
ore 9.15 gli incontri dei pastori valdesi
del primo distretto. L’incontro che si
tiene alla foresteria valdese avrà il
seguente programma:
— meditazione biblica (past. Paolo Ribet);
— programmazione degli incontri;
— comunicazioni.
Mercoledì 2 ottobre
□ INCONTRO
RESPONSABILI
UNIONI FEMMINILI
PINEROLO — Le responsabili delle
Unioni e gruppi femminili si incontreranno nel locali della chiesa valdese
di Pinerolo, alle ore 14.30 per programmare insieme le attività in comune.
Sabato 5 ottobre
□ STORIA VALDESE
TORRE PELLICE — Alle ore 10 presso
i locali della Società di Studi Valdesi
si riunisce il gruppo di studio sulla
storia valdese per i ragazzi.
□ SERATA
PRO MIRAMONTI
VILLAR PELLICE — Alle ore 20.30
la corale alpina « Mare e Monti • di
Savona offrirà nel tempio un concerto
a favore della casa Miramonti.
3
27 settembre 1985
fede e cultura 3
UNA PSICOTERAPIA CONTRO COBRENTE
Cos’è la logoterapia
Nella nostra società dei servizi e delle consulenze le psicoterapie hanno avuto un enorme
sviluppo, tanto da convincere
Elisabeth Lukas, autrice di « Dare un senso alla sofferenza » ^
che esse stesse hanno causato in
qualche misura delle malattie
psichiche (iatrogenia). La psicoanalisi avrebbe ridotto l’uomo a
puro istinto, al principio di piacere e aH’inconscio negativo e il
behaviorismo lo avrebbe ridotto
a puro meccanismo di causa-effetto, cioè correggibile manipolando i suoi riflessi condizionati.
Contro questi riduzionismi si
batte la logoterapia ideata da
Viktor Frankl, di cui l'autrice,
psicoterapeuta anch’essa, espone
i presupposti sia operativi sia filosofici. A differenza di altre tecniche la logoterapia mira a sviluppare le potenzialità dei soggetti per affrontare i loro condizionamenti (e non per liberarsene). Concetti come la libera scelta, la motivazione del paziente,
il senso della vita e la dimensione spirituale prendono il posto
del concetto base della psicologia meccanicistica, l’omeostasi,
secondo la quale dovremmo costantemente essere centrati sulla
soddisfazione dei nostri bisogni.
Questi automatismi vengono superati portando il paziente a riflettere sui possibili cambiamenti, interiori e operativi (quindi
sul senso) derivati dall'accettare
e comprendere (anziché rimuovere e reprimere) la sofferenza
nella vita.
L’attenzione prestata al senso
della sofferenza, anziché al bisogno, dà strumenti nuovi ed efficaci per fronteggiare la frustrazione esistenziale e il vuoto di
significato in aumento nella società occidentale. Le nevrosi iatrogene, causate dalle diagnosi spesso schematiche delle psicoterapie « storiche » e informa
te non di rado a rigidi determinismi scolastici in cui riportare
i sintomi o i moventi del paziente, sono evitate nella logoterapia
in quanto il paziente non è reso
dipendente da una diagnosi basata sul passato o sui suoi istinti
inconsci, bensì è invitato immediatamente a interrompere il nefasto processo egocentrico d’iperriflessione sui suoi problemi,
spezzando così le conseguenze a
catena dei sintomi (dereflessione). Successivamente il soggetto
può scoprire come la volontà e
la ragione possono, attraverso lo
sviluppo di un senso individuale
affettivo e concreto, svuotare di
importanza gli influssi condizionanti che generano sofferenza.
Quest’ultima diviene così addirittura la chiave di volta per
scoprire e realizzare un senso
nella vita. Tecniche fondamentali sono la « dereflessione », che
libera le- forze sane del pa¿ie^lte
attraverso un nrocesso di « autotrascendenza » (che supera la
sopravvalutazione dei sintomi e
l’abitudine alTautocommiserazione); e 1’« intenzione paradossa »,
autentica riscoperta della psichiatria orientale di tipo « zen »,
con la quale il soggetto impara
l’autodistanziamento, cioè a dominare da solo le sue ossessionifissazioni desiderando ciò che
teme, anziché reprimerlo o fuggirlo.
Tutta la logoterapia punta
quindi a far affluire alla coscienza insospettati contenuti spirituali cominciando con il far mutare atteggiamento al soggetto,
sì da fargli intuire, come conseguenza, la presenza in lui di valori creativi e/o contemplativi
atti a farlo uscire dalla spirale
noia-stress-noia... La responsabilità personale di fronte alla vita
costituisce allora la risposta, e
non più la domanda, dell’uomo
di fronte al mistero della vita.
Proprio il sofferente, il malato
è paradossalmente avvantaggiato nella sua possibile maturazione spirituale nella misura in cui
può autotrascendersi e autodistanziarsi per dare amore agli
altri anziché autocommiserarsi e
disperarsi: il senso della vita
compare là dove i propri guai
vengono relativizzati e non assolutizzati, sì da manifestare l’autentica « salus » (salvezza, più
che salute) al di là della stessa
salute materiale.
Questo non deve però servire
come giustificazione deU’ingiustizia; per esempio, prima di invitare le popolazioni negre di una
società razzista ad accettare, o
meglio, a convivere con la loro
dolorosa situazione per aiutarli
a relativizzare il loro dramma,
occorre che i bianchi privilegiati
prendaho coscienza della situazione di ineguaglianza e di, svantaggio dei negri stessi, occorre
cioè la denuncia politica senza
la quale il suggerimento della logoterapia, dice l’autrice, cadrebbe nel moralismo fatalistico ad
uso e consumo del potere. Allo
stesso modo il terapeuta deve
vedere nel paziente non già un
malato da curare, bensì un suo
simile sofferente.
La colpa
Sullo spinoso e vecchio problema della colpa la logoterapia rifiuta l’assioma « se il singolo ha
meno colpa, ha più colpa l’ambiente » e viceversa, propendendo invece per il concetto secondo cui « se il singolo ha meno
colpa, ha meno colpa anche l’ambiente » e viceversa, vale a dire
vedendo un rapporto di unità, e
non più di contrapposizione, tra
individuo e società. La colpa
commessa di per sé non è un
male; se essa non viene enfatiz
TRA I LIBRI
Memorie di famiglia
I due libri non sono delle novità. 11 primo è deH’81, il secondo delT84. Eppure, in un panorama editoriale spesso usa-e-getta
per il quale un libro, salvo eccezioni, dopo' due anni è già invecchiato, mi pare utile presentare
due testi molto validi, anche se
non nuovissimi. Non sono comunque esauriti, e quindi qualunque buona libreria, anche se
ne fosse sprovvista, è in grado
di procurarli.
II titolo del primo è tratto da
Dante, « Se mai torni a veder lo
dolce piano che da Vercelli a
Marcabò dichina », e nel dolce
piano vercellese, e nella città di
Vercelli, è ambientato il libro;
non è un romanzo, ma la ricostruzione della storia della famiglia materna delTautriee, i Garrone, dalla metà deH’SOfl ai orimi anni del ’900: la bisnonna
contadina Margherita, sposa non
più giovane e presto vedova, il
figlio Luisin che arriva ad essere
professore, parola masica che
compensa di rinunce e dolori; la
bisnonna Angiolina la sua gioventù sacrificata e il matrimonio
imposto, la figlia Maria; l’incontro e il fidanzamento di Luì'sin e
Maria, fra il rituale e le cautele
dell’epoca; il crescere della numerosa e serena famiglia, il matrimonio fra la primogenita Margheritina e Luigino Galante, un
altro professore (e il cortile intorno a cui sono raccolte le due
case sarà chiamato dai vicini
« la court di proufessour »): la
nascita, nel 1906. di Virginia, l’autrice, e i suoi primi anni in quel
la che chiama « la dolce stagione », un mondo che finisce con
lo scoppio della grande guerra.
Un altro verso dantesco, « l’ora
del tempo e la dolce stagione »,
unisce idealmente i due libri
dando il titolo al secondo, che
inizia dove termina il primo.
Qra il racconto è in prima persona: non sono più le memorie
di famiglia sentite raccontare, ma
i ricordi nersonali dell’autrice
che racconta la propria infanzia:
la famiglia, la casa di Torino e
quella dei nonni a Vercelli, gli
studi compiuti con entusiasmo,
i primissimi tentativi letterari, i
giochi con i fratellini (fra questi
Sandro è Alessandro Galante
Garrone, il futuro storico): ma è
la guerra, vissuta con tragica
passione in quella famiglia di interventisti che sarà colpita a fondo da due morti, a permeare di
sé tutto il libro, prima sentita
dai bambini come gioco e avventura, poi capita con sempre maggior consapevolezza soprattutto
dalla più grande, via via che irrompe nella vita quotidiana con
i giornali, il forzato rifugiarsi a
Vercelli, l’ansia continua per gli
amatissimi zii al fronte.
L’autrice, donna matura, sembra annullarsi completamente
nel personaggio di se stessa bambina; le vicende così non sono
viste con gli occhi di un’adulta
che recupera e reinterpreta i ricordi, ma con gli occhi della
bambina di dieci o dodici anni
che rivive le proprie emozioni.
Se manca così un filtro critico a
certe manifestazioni che a noi
ora sembrano eccessive, tanto
maggiori ne risultano però l’immediatezza e la freschezza nella
narrazione.
Interessante è nei due libri la
ricostruzione delTamhiente familiare, un ambiente di professori
in cui la cultura, cultura accademica, classica, è pane quotidiano
ed è vista con rispetto, quasi
con reverenza, un ambiente colto
ed orgoglioso di esserlo: il nonno professore, il padre latinista,
lo zio giudice, la madre scrittrice dilettante in gioventù — e
con amarezza l’autrice annota la
sua impossibilità a continuare
per i molteplici impegni — e da
cui usciranno una scrittrice e
uno storico; e la ric-ostruzione è
creata con un linguaggio che, pur
scorrevole e di facile lettura, è
antico — non antiquato — e impreziosito da frequenti citazioni
letterarie, che tuttavia non sono
a se stanti, ma fanno parte psicologicamente della quotidianità
dei personaggi.
I due volumi, abbastanza a
buon prezzo, specialmente il primo, sono ir brossura; benché le
copertine siano molto sobrie, si
presentano bene, e sono corredati da un buon numero di foto
d’epoca.
Roberta Colonna Romano
zata, nè deterministicamente scaricata sulla società, può diventare un valore retroattivamente
positivo. Va da sè che la logoterapia di Frankl si oppone a tutti
i riduzionismi e i determinismi
psicologici, sociologici e biologici. « La logoterapia — dice la
Lukas — è nella ’’lista nera” delle terapie solo perchè osa attribuire all’uomo una dimensione
spirituale entro cui può persino
agire contro i propri impulsi
istintivi e contro la propria svogliatezza, se lo ritiene giusto e
importante... La tendenza attuale della psicologia è invece di
costruire le cause patologiche in
maniera artificiale. Troppa gente non sarebbe nemmeno arrivata a pensare di essere psichicamente malata se i mass-media
non le avessero inculcato questa
idea ».
Colpa della scienza sarebbe allora quella di analizzare e interpretare sofisticatamente le malattie psichiche dei pazienti senza confermare alle persone sane
la loro salute. La scienza procederebbe per risultati approssimativi che i mass-media codificano velocemente in mode dell’ultima ora presentandoli come
valori assoluti. Ma la psicoterapia non è una panacea e non può
essere valida in un dialogo dove
non sia possibile una condivisione umana, cioè la possibilità di
dare o ricevere aiuto. La logoterapia si configura come una terapia con un « cuore », diventando conforto filosofico di fronte
all’apparente insensatezza del caso e del destino: « Il caso ha potere sulla nostra vita — conclude la Lukas — ma noi abbiamo
potere sul suo significato ».
Stefano Bovero
A colloquio
con i lettori
1 ELISABETH LUKAS, Dare uix seuso
alla sofferenza, Cittadella Editrice, Psicoguide, Assisi 1983, L. 12.000.
I SOLDI STATALI
Il quotidiano « La Stampa » del 27
agosto scorso cfisì si esprimeva relativamente all'argomento in discussione
al Sinodo: « Il cittadino che devolve
ad una Chiesa fino a due milioni di lire
potrà detrarre la somma dalla denuncia dei redditi; il contribuente inoltre dovrà decidere se destinare una cifra pari
ail'otto per mille dell’lrpef allo Stato
0 ad una Chiesa per opere sociali ».
Ci troviamo pertanto di fronte al
tema dei soldi statali.
Esprimo parere negativo su ambedue le proposte.
La prima; perché questo significherebbe mettere le contribuzioni date
alla Chiesa alla stregua di qualsiasi
detrazione sul piano dello Stato mentre invece la contribuzione è un atto
spontaneo che avviene sul piano della fede.
La seconda: perché (anche se i soldi
fossero destinati ad opere sociali) la
ritengo un compromesso e I compromessi, 0 presto o tardi, si pagano
sempre.
Ho letto nel Nuovo Testamento annotato le note al testo dell’Evangelo di
Marco cap. 12 v. 13 a 17 relativamente alla questione del tributo a Cesare:
• ...La risposta di Gesù indica inoltre
una netta differenziazione tra il regno
di Cesare e quello di Dio: non sono
paragonabili tra loro; Cesare infatti è
sovrano delle regioni dove circola la
sua moneta, ma Dio lo è deiruniverso
intero. Il versetto 17 non ha dunque
nulla da vedere con una eventuale
dottrina cristiana dello Stato; esso è
una magistrale risposta ad una domanda insidiosa e, soprattutto, è un annunzio di quel regno di Dio che non
è di questo mondo, che è superiore
a quelli del mondo e che chiama gli
uomini ad una dedizione completa ».
Nelly Rostan, San Germano
PER STUDIARE L’EVANGELISMO ITALIANO
Piero Guicciardini
Virginia Galante Garrone. Se mai
torni, ed. Garzanti 1981 (marzo
1981 - 2“ ediz. sett. 1981), 207 pp. 7.500 lire.
Virginia Galante Garrone, L’ora
del tempo, ed. Garzanti 1984. 224
pp. - 15.000 lire.
Un lettore distratto e frettoloso potrebbe ritenere la pubblicazione di un catalogo — anche
se redatto con rigorosi criteri
scientifici — come ima noiosa
opera di inutile erudizione.
Sanno invece gli studiosi come un elenco alfabetico di libri,
periodici, opuscoli possa rappresentare non solo una miniera di
notizie, ma quasi una o più pagine aperte di storia.
Il primo volume (dei tre previsti) del catalogo di una parte
del Pondo Guicciardini ', di recente pubblicato, apre addirittura una finestra sul Risveglio
e sull’evangelismo italiano dell’800.
Il conte Piero Guicciardini
(1808-1886) — ricorda Giorgio
Spini nella densa introduzione
del catalogo — era discendente
del più noto Francesco, storico e
scrittore del '500, Amico di Vieusseux e di Bettino Ricasoli e con
loro fautore di un rinnovamento
morale e religioso dell’Italia, si
convertì nel 1836 alla fede evangelica, E da questo momento
iniziò a collezionare ima grande
quantità di libri religiosi di vario genere, dalla polemica anticattolica al trattato di edificazione, senza badare a distinzioni
tra materiale della Chiesa di sua
appartenenza (quella dei Fratelli) e altre pubblicazioni evangeliche.
Esiliato nel 1851, continuò la
sua instancabile raccolta in Inghilterra, Scozia, Irlanda, Svizzera, Francia: tanto che dalla
sua biblioteca si può avere un
ricco panorama del Risveglio
nei paesi di lingua francese ed
inglese.
Tutto è presente: dalle edizioni anglicane a quelle della Chiesa cristiana avventista del Settimo Giorno, dagli opuscoli quac
cheri ai libretti di edificazione
per i soldati britannici in partenza per l’India, che la curatrice del volume ha meticolc sámente catalogato.
Il conte Guicciardini morì nel
1886, Ma già vent’anni prima aveva iniziato una trattativa per
donare la sua collezione al comune di Firenze: temendo forse
che, alla sua morte, per incuria
o volontà dei familiari cattolici,
potesse essere cancellata non una pagina, ma una biblioteca addirittura del primo evangelismo
italiano post-unitari'o.
R. G.
‘ LIA INVERNIZI (catalogo a cura di). Il fondo Guicciardini nella Biblioteca Nazionale centrale di Firenze. Introduzione di Giorgio Spini, Tomo I,
Giunta Regionale Toscana — La Nuova
Italia, Firenze 1984, pp. XV-278.
NELL’EST EUROPEO
Pacifismo
Su « Testimonianze » di giugncluglio 1985 compare una serie
di interviste su « Il pacifismo nel
blocco sovietico ». La domanda
di fondo che soggiace alle interviste sembra essere: « E’ possibile essere antinucleari nelle
società sovietiche »? La sezione, a cura di Barbara Berni,
Severino Saccardi e Simone Siliani, pone interrogativi che sarà bene non eludere, se non si
vuole avere del movimento per
la pace una visione di comodo.
4
4 ecumenismo
ÌEchi dal mondo
cristiano
27 settembre 1985
rendete testimonianza
a cura di CLAUDIO PASQUET
Ricordi e costi
(SPP) — Abbiamo già più volte parlato delle difficoltà finanziarie della chiesa protestante
di Ginevra. Ora essa si trova di
fronte ad uno sforzo organizzativo e finanziario notevole: le
celebrazioni che si terranno quest’anno nella città per ricordare
il 450“ anniversario della Riforma a Ginevra.
La chiesa ha pertanto lanciato un appello chiamato dei 5.000:
si tratta di trovare 5.000 persone,
0 gruppi di persone o enti che
siano disposti ad offrire 1.000
franchi ciascuno, di modo da raggiungere la cifra di 5 milioni di
franchi per far fronte alle spese per le celebrazioni.
Guerra civile
(SOEPI) — Gli avvenimenti
a Sri Lanka precipitano: le tensioni tra la comunità Singalese
(detentrice del potere civile e
militare in quanto maggioritaria) e Tamil, sono degenerate
in una vera e propria guerra civile. Di fronte a questa situazione il segretario del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, Emilio
Castro, ha lanciato un vibrante
appello al governo dell’isola. Ne
riportiamo alcuni estratti: « Il
CEC è gravemente preoccupato
di fronte a questa crescita di
violenza e al numero crescente
di vittime che comporta. Eccessi
sono stati commessi dalle due
parti durante quella che, nei latti, è divenuta una guerra civile.
Deploriamo gli abusi che hanno
causato il massacro di molti civili... Tutti gli sforzi per trovare una soluzione militare al
problema non hanno fatto che
aggravare il ciclo della violenza... Per risolvere il problema
in un paese imito, il governo dovrebbe oggi presentare una soluzione politica, che assicuri la
necessaria autonomia delle regioni Tamil... Esortiamo il governo a prendere questa iniziativa audace in vista di rispondere
alle legittime aspirazioni del popolo alla giustizia e alla pace...
1 nostri pensieri e le nostre preghiere si volgono in questo momento verso il popolo dello Sri
Lanka... Pensiamo in modo particolare alle chiese dello Sri Lanka affinché perseverino nei loro
sforzi in favore della giustizia
per tutti ».
Ricordiamo che lo Sri Lanka
ha una popolazione di 15 milioni
di abitanti, il 69% è buddista, il
15 % indù, il 7% musulmano e
il 7% cristiano. Il paese è un
paese del terzo mondo con un
livello di vita di poco superiore
alla media indiana, il reddito
prò capite annuo è di soli 266
dollari (circa 520 mila lire).
Soldi a Pretoria
(Time) — Il leader della
« maggioranza morale » statunitense, pastore Jerry Falwell è
tornato in USA da un giro in
Sud Africa dove tra l’altro ha
incontrato per 6 ore il ministro
degli esteri R.P. Botha e per
un’ora il primo ministro P. W.
Botha. Falwell ha dichiarato
che non solo non bisogna mettere in atto sanzioni economiche
ma che bisogna « reinvestire »
in Sud Africa. Ha detto di essere
contro l’apartheid ma di aver
fiducia che Botha arriverà a
smantellare il sistema se solo si
ha pazienza. L’alternativa, ha
detto, è un regime bianco ancor più duro o una rivoluzione
allineata con Mosca. Le sue dichiarazioni (che comprendevano
anche un giudizio di « impostore
quanto a rappresentanza dei
neri sudafricani » nei riguardi
di Desmcnd Tutu, poi ritratta
to) hanno sollevato notevole clamore. Il presidente del Consiglio Nazionale delle Chiese Philip Consin ha detto che Falwell
« si comporta come un segregazionista ». Anche il Dipartimento
di Stato si è mostrato imbarazzato da questo ingresso bellicoso di Falwell nel groviglio sudafricano.
Falwell ha toccato una questione molto delicata dal momento che una imponente schiera di gruppi cristiani aU’interno
e all’esterno del Sud Africa sta
chiedendo un’immediata cessazione dell’apartheid in quanto
immorale. H fatto che Falwell
si dimostri d’accordo con Botha
e noncurante dell’angoscia che
provano i neri del Sud Africa
ha fatto infuriare molti commentatori.
Nuovo incarico
(SOEPI) — Il pastore Park
Sang Jung, 55 anni, della chiesa
evangelica di Corea, è stato eletto nuovo segretario della conferenza cristiana d’Asia (OCA).
Egli è stato per 10 anni segretario esecutivo al Consiglio Ecumenico delle chiese, prima per
il settore « giovani » e poi alla
commissione per la missione e
l’evangelizzazione.
La conférenza cristiana d’Asia
è un’organizzazione che raggruppa circa 90 chiese e 15 consigli
nazionali, le sue attività vanno
dalla Corea al nord del Pakistan,
dalle Filippine alla Nuova Zelanda. Questa organizzazione si
riunisce in assemblea generale
una volta ogni 4 anni. La candidatura del pastore Park era
stata proposta dalle chiese del
Giappone, dello Sri Lanka, della Corea e dal consiglio delle
chiese australiane.
Sì alle donne
(SOEPI) — Il sinodo generale della chiesa anglicana ha approvato a larga maggioranza la
ordinazione di donne diacono.
Il sinodo composto dalle rappresentanze dei tre gradini gerarchici della chiesa ha così votato: vescovi 36 sì, nessun no;
clero 147 sì, 49 no; laici 137 sì,
34 no.
Coloro che si sono opposti all’ordinazione di donne diacono
lo hanno motivato dicendo che
questo non sarebbe che il primo
passo verso l’ordinazione di donne pastore, che già sono presenti nelle chiese anglicane fuori
della Gran Bretagna. Ricordiamo che la chiesa anglicana aveva già donne diacono fin dal
1862, ma, pur svolgendo le stesse attività dei loro colleghi maschi, esse erano finora considerate dei laici. Ricordiamo anche
che nella chiesa anglicana un
diacono è autorizzato a celebrare dei matrimoni e dei battesimi, ma non può presiedere la
S. Cena.
No alle donne
(SOEPI) — Il centro informazioni della chiesa evangelica
luterana di Finlandia ha annunciato che l’anno scorso ci sono
state il 78% in più di dimissioni
dalla chiesa rispetto al 1983. Il
numero delle donne che hanno
lasciato la chiesa è raddoppiato. La ragione di questo sta nel
fatto che il sinodo della chiesa
nel maggio ’84 ha ancora rifiutato la consacrazione di donne
pastore. La chiesa luterana di
Finlandia è così ancora una delle poche che nel mondo si oppongono aH’aver donne pastore.
Nel 1984 23.330 persone, di cui
ben 11.287 donne, si sono dimesse dalla chiesa.
[segue da pixg. 1)
segnanti battisti e cattolici impegnati in programmi di alfabetizzazione e hanno distrutto dei
dispensari in alcuni villaggi di
montagna.
6. La nostra delegazione ci ha
fatto un racconto molto vivo
della testimonianza che rendete
continuamente all’Evangelo di
nostro Signore, malgrado i rischi e le difflcoltà che incontrate. Non solo continuate a celebrare culti pubblici, malgrado i
pericoli che questo comporta in
diverse situazioni, ed a presentare al vostro popolo le necessità dell’Evangelo (e rendiamo
grazie a Dio del fatto che, in simili circostanze, le Scritture
possano essere così largamente
diffuse nel Nicaragua!). Ma voi
realizzate anche dei programmi
umanitari, che rispondono utilmente ai bisogni della popolazione che soffre, non appena si
fanno sentire; e anche in mezzo
ai pericoli della guerra civile,
come nel Salvador, continuate
ad insegnare delle tecniche agricole perfezionate, delle pratiche
sanitarie e dei metodi di sviluppo comunitario. Tutto questo
voi lo fate in nome di Gesù Cristo, prendendovi cura di tutti
gli inermi, senza interrogarli sul
loro credo, ma solamente sul loro bisogno. La nostra delegazione ha percepito le tensioni causate, nelle parrocchie, dalle diverse percezioni della situazione.
Essa ha tuttavia constatato che
l’esercizio di quei ministeri presso coloro i quali sono nella distretta ha dato luogo ad azioni
comuni di solidarietà in seno alle Chiese, che sono in verità l’espressione di quella unità, che è
dono di Dio alla Chiesa. Questa
solidarietà raggruppa persone e
Chiese non ancora pienamente
identificate nel movimento ecumenico, e che certo superano
largamente il piccolo cerchio
delle nostre Chiese membro di
quella zona.
Questo lavoro comune al servizio dei poveri ha incitato le
Chiese a parlare ed agire di concerto, da un lato per denunciare le politiche d’ingiustizia e,
dall’altro, per tessere l’elogio
delle pratiche più rispettose della dignità umana.
7. Quello che dovevate dirci,
l’abbiamo ascoltato non solo nel
racconto della nostra delegazione, ma anche dalla voce dei vostri rappresentanti tra di noi,
E vi siamo riconoscenti di averci interpellato, di averci comunicato delle informazioni concrete e di avere riposto in noi la
vostra speranza, chiamandoci a
essere incessantemente gli avvocati della vostra causa nella comunità ecumenica di tutto il
mondo.
Scuola
Domenicale
Il primo fascicolo de « La
Scuola Domenicale » per l’anno
1985-1986 (Anno XCII) è uscito
nell’estate, nel mese di luglio.
La parte più sostanziosa è costituita dalle «pagine gialle», ben
note ai monitori e ai catechisti,
che contengono il programma
delle sequenze per le scuole domenicali e gruppi biblici, e in
particolare le note didattiche
rinnovate sul programma « chi è
costui? », in cui è esaminata la
prima metà dell’Evangelo secondo Marco.
Le altre rassegne (il mondo
del bambino e i suoi problemi;
recensioni; una recita; canti)
completano il numero.
Rivista « La scuola domenicale », Amm.: Via della Signora 6
- Milano.
8. I vostri sforzi non sono
passati inosservati. Siamo tutti
membra del solo corpo di Cristo, che è la sua Chiesa universale, e come per il corpo umano,
« se una parte soffre, tutte le altre soffrono con lei» (I Cor.
12: 26). Se la nostra sofferenza
non può essere paragonata alla
vostra, tuttavia anche noi soffriamo, e soffrendo con voi ci
impegniamo ad unirci a voi nella preghiera all’Onnipotente, affinché entrambi siamo condotti
dallo Spirito Santo e ripieni della Sua potenza dovunque cerchiamo di servirLo.
9. Cercheremo di moltiplicare
le occasioni che abbiamo di raccogliere da voi informazioni di
prima mano, organizzando visite di gruppi e persone, e facendo riferimento a documenti
scritti. Cercheremo pure di assicurarvi delle possibilità più concrete di partecipare e di contribuire alla vita della comunità
ecumenica nel mondo. A nostra
volta, vi chiediamo vivamente
di stringere ancor più i legami
che sussistono tra le Chiese nazionali della zona e all’interno
di ciascuna di esse. Dovrete essere particolarmente vigilanti
per resistere ai tentativi che verranno fatti di isolare le une dalle altre le membra del popolo
di Dio. Quali che siano le future tensioni, la Chiesa di Gesù
Cristo supera le frontiere nazionali.
10. Ci impegniamo a parlare
di voi, delle vostre Chiese e del
ministero che esercitate attorno a voi; a parlarne ai cristiani delle nostre Chiese e se possibile anche ad altri, in particolare ai nostri governi. Non esiteremo a trasmettergli informazioni concernenti le gravi pressioni che vengono esercitate su
tutte le popolazioni deH’America
centrale, in alcuni casi dall’esterno, in altri dai governi di
oppressione locali. Siamo convinti che le lotte che si perpetuano in quella zona non sono
legate al conflitto Est-Ovest, come è stato detto, ma piuttosto
al conflitto Nord-Sud. Riconosciamo tuttavia che le tensioni
attuali tra Est e Ovest inaspriscono i conflitti. Appoggiamo
gli sforzi fatti dai paesi del
Gruppo di Contadora per ridurre le tensioni e per cercare di
risolvere in maniera pacifica i
conflitti della regione. Ci impegneremo a cercare di promuovere con voi e con altri, un mondo economico più giusto per
tutto il mondo. Secondo il nostro parere, ciò ridurrebbe di
molto le pressioni esercitate su
di voi e creerebbe, soprattutto
in Nicaragua, condizioni favorevoli all’avvento di una nuova
società, indispensabile per tutta
la regione.
Vi riconosciamo il diritto di
scegliere un ordine conforme alla vostra storia e alla vostra cultura, fondato sull’indipendenza,
il non-allineamento ed il pluralismo, e la cui economia andrebbe a vantaggio dei poveri. Crediamo che questo non sia soltanto un lodevole obiettivo civile, ma anche un progetto specificamente cristiano.
11. Ricordiamoci deH’apostolo
Paolo che ha sofferto come voi
tanto per mano dei suoi, quanto di stranieri e che, nonostante ciò, ha saputo testimoniare
del suo Signore al punto che
Questi gli è apparso e gli ha
detto :
« Coraggio ! Tu hai reso testimonianza alla mia causa a Gerusalemme; devi rendere la stessa testimonianza a Roma ».
12. Sappiamo che siete stati
come Paolo dei fedeli testimoni dell’Evangelo di Gesù Cristo
lì dove vivete. Come l’apostolo,
non sapete cosa vi sarà domandato nei giorni a venire. Cosi,
riprendendo le parole del Signor
nostro, vi diciamo con fiducia
« coraggio » !
Vi salutiamo nel nostro Signore Gesù Cristo.
Il Com. centrale del Cons.
Ecumenico delle Chiese
ALTAA/IURA
Pace ed ecumenismo
Giovedì 25 luglio ad Altamura
presso il Centro D. Paradiso si
è tenuto un incontro ecumenico
al quale hanno preso parte membri del movimento cattolico Pax
Christi, il Gruppo FGEI Puglia
e Basilicata e membri della
GIOC.
Pax Christi ogni anno organizza un campo internazionale per
scambiare progetti e condividere esperienze con gruppi e comunità che vogliono essere un
segno di riconciliazione nelle
diverse realtà e con chi è impegnato per rendere più umane il
proprio ambiente di vita.
L’incontro ha avuto come tema « Pace ed Ecumenismo », estesosi anche alle problematiche
del lavoro e dello sviluppo del
nostro territorio.
Dopo alcuni momenti di preghiera — stile Taizé — si è entrati nel vivo della discussione
con l’intervento del sac. Don Vito ineampo segretario interdiocesano, sulla pace. Nel suo intervento ha messo in risalto la
attività svolta dai cattolici impegnati locali in collaborazione
con gli evangelici battisti, tra cui
la partecipazione ad una manifestazione svoltasi ad Altamura,
una veglia natalizia e una fiaccolata per la pace.
Nel rallegrarsi di questo fruttuoso rapporto che si è instaurato ha auspicato che si possa
continuare su questa linea di
collaborazione, significativa per
l’attuale situazione che vede pro
fllarsi l’installazione di un poligono di tiro.
Il pastore Claudio Musto ha
focalizzato il suo intervento sull’ecumenismo come premessa
per la pace. Ha tracciato l’iter
storico dell’ecumenismo da Edimburgo (1910) ad oggi. Ha
rilevato che l’ecumenismo è qualificante in quanto rappresenta
una spinta per il superamento
delle barriere confessionali; di
fronte alla croce non c’è protestante né cattolico né ebreo ma
ruomo in tutta la sua finitudine
che ha bisogno di trovare la
sua dignità di figlio di Dio. Non
sono le gerarchie o i discorsi
astratti che possono garantire
l’unità nella fede ma piuttosto
una scelta radicale per il povero,
il « sub-umano » e in tutti coloro
attraverso i quali Cristo rivive
(Matteo 25).
La discussione che è seguita
ha sottolineato ulteriori motivi
in cui questa scelta si concretizza. Difatti l’accento dei giovani
è caduto sugli angosciosi problemi dell’occupazione giovanile,
sul volontariato, sui problemi relativi al territorio e allo sviluppo — o forse sottosviluppo! —
della regione.
La riunione si è conclusa con
una visita al tempio battista di
Altamura che ci ha offerte la
sua generosa ospitalità, dove ci
sono stati momenti di significativa comunione fraterna.
Maria Antonietta Fiore
5
27 settembre 1985
i 5
INAUGURATO L’ANNO SCOLASTICO 1985/86
Lou
vaudois
Ho avuto il piacere di incontrare nel suo ultimo giorno di
permanenza alle Valli Valdesi,
Ira i tanti turisti che erano occasionalmente al culto, un evangelico tedesco che visitava le nostre Valli per la prima volta. All’uscita dal culto chiede di parlare con me alcuni minuti, mi
spiega di essere stato al culto in
altre due comunità della Val
P'iHice nelle domeniche precede-'iii e mi dice più o meno queste parole: «Ho visitato le Valli
che sono bellissime, la vostra storia è affascinante, avevo sentito
molto parlare di voi e desideravo
conoscervi, ma per quanto riguarda la presenza ai culti mi
aspettavo di più ».
Qui nascono alcune riflessioni. La prima è che la storia,
l'ar,Unente naturale, la cultura e
oserei dire anche le dichiarazioni sii certi Sinodi sono in realtà
la facciata con cui l’edificio della nostra chiesa si presenta. Si
tratta di una facciata impegnativa da mantenere soprattutto
se la struttura portante dell'edificio scricchiola. La struttura
portante sono e rimangono le comunità locali che si esprimono
soprattutto nel culto domenicale.
La seconda considerazione riguarda gli evangelici stranieri
che vengono alle Valli. Essi provengono da regioni nord-europee dove la secolarizzazione e la
dispersione spesso falcidiano le
chiese, arrivano tra i Valdesi di
cui hanno tanto sentito parlare,
magari con la segreta speranza
di trovare un’isola felice ove la
partecipazione alla vita della
chiesa sia ancora a livelli ottocenteschi. Su questo punto li
dobbiamo disilludere, dobbiamo
spiegare che non sarà certo la
nostra storia o la nostra tradizione a difenderci dai problemi
che la chiesa tutta attraversa.
La terza riguarda un detto popolare: « Mort lou patois, mori
lou vaudois ». Scomparendo la
nostra cultura scomparirebbe
anche la nostra fede; questo detto è già stato nei fatti negato
più volte dalla nostra stessa storia di fede, non è certo una localizzazione storico geografica
che garantirà la sopravvivenza
della nostra chiesa; inutile spendere troppe parole per controbattere questo proverbio. Vorrei partire di lì ver tentare di
rovesciarlo: negli ultimi anni
parallelamente alla diminuzione
della frequenza ai culti, abbiamo visto diminuire e quasi sparire certe forme tradizionali della chiesa valdese alle Valli, dal
francese all'uso domenicale del
costume, al patois (soprattutto
nelle basse valli}. Abbiamo cioè
visto che la diminuzione di partecipazione ai culti ha coinciso
con la quasi sparizione di moltissime forme della cultura popolare valdese. Ora se noi prendiamo come simbolo della cultura valdese proprio il patois
ecco che il proverbio di prima
lo possiamo capovolgere: « Mort
lou vaudois, mort lou patois ».
Non possiamo illuderci che una
cultura continui oltre e al di là
di ciò per cui essa era funzionale e cioè la vita della chiesa.
Per cui se tra cent'anni noi
non vorremo presentare ai turisti tedeschi semplicemente i ruderi di qualche tempio e proporre loro l'incontro con qualche vecchietto che ancora parli
francese, ciò che possiamo fare
è porci il problema di un rapporto effettivo con le chiese e i
loro momenti di culto.
Claudio Pasque!
Il «Collegio» in buona salute
Tra fede e cultura, lo spazio per un’opera delle nostre chiese - Una
conoscenza - quella linguistica - che non è un lusso, ma una necessità
Si ripete ogni anno, sempre
con lo stesso cerimoniale, che
risulta però sempre diverso perché presenta, ogni anno, qualche novità che incuriosisce.
Aula sinodale gremita che, una
volta all’anno, conta un novanta per cento di giovani e giovanissimi che fan dimenticare l’aspetto sinodale di pochi giorni
prima. Le facce dei più anziani: genitori, amici e insegnanti
sembrano star lì per dar risalto
alla eiTervescenza dei « teenagers », e ne subiscono il contagio, poiché per molti c’è un ricordo nostalgico dei « bei tempi »!
Il breve momento di culto è
presieduto dal pastore Claudio
Pasquet che tratteggia, con felice scelta, la figura dell’apostolo Paolo nella sua duplice valenza di uomo di fede e uomo di
cultura. La fede non si comunica da uomo a uomo, perché è
dono di Dio, ma la cultura, come fu per l’apostolo, si trasmette da generazione a generazione
e da maestro ad allievo e conferisce al credente solidità di
fondamento conoscitivo e strumenti di testimonianza.
Seguono poi, con brevi interventi, il presidente del comitato
del « Collegio » avv. Marco Gay
che rivolge il saluto a quanti
hanno terminato gli studi e a
quelli che li iniziano auest’anno.
Un pensiero riconoscente agli
insegnanti che hanno cessato
l’incarico: il prof. Giuseppe Bùrdino di Pinerolo, che ha retto
per due anni la presidenza, e la
prof. Speranza Tron, il cui pensionamento coincide con la chiusura dell’ultimo anno delle medie inferiori ed il cui lungo periodo di insegnamento e presidenza è ricordato con riconoscenza. Il doti. Enrico Gardiol,
presidente del benemerito sodalizio degli « Amici del Collegio »,
che tanto ha fatto e va facendo
per la sopravvivenza dell’Istituto, rivolge un pensiero di gratitudine agli amici vicini e lontani che ci hanno aiutato, e il
suo augurio di ex-studente agli
studenti attuali.
Il prof. G. Bardino che è stato di provvidenziale aiuto per
il Collegio nel periodo di rodaggio dello sdoppiamento tra ’classico’ e ’linguistico’, ha ricordato
la felice esperienza del suo breve soggiorno al Collegio.
E’ stata poi la volta dei presidi dei due rami di studio: il
prof. Roberto Giacone e la professoressa Liliana Ribet, rispettivamente per il curriculum
« classico » e per il « linguistico ». Le notizie sono buone sia
per i risultati, quasi tutti positivi, dello scorso anno, sia per le
nuove iscrizioni che sono state
particolarmente numerose, quasi a raggiungere il massimo delle capacità recettive della Scuola (32 nuovi iscritti alla IV Ginnasio: 9 per il classico e 23 per
il linguistico!). Con il che si va
confermando che il buon nome
del « classico » è in ripresa e
che le speranze del « linguistico »
sono più che motivate. Gli studenti ci vengono non solo dalla
INTERVISTA AL COMMISSARIO INDESIT
A ranghi
TORINO — « Salvare la Indesit e un certo numero dei suoi
attuali dipendenti ». Questo è l’obiettivo con cui il commercialista torinese Giacomo Zunino,
nominato il 3 settembre scorso
commissario straordinario della
azienda di elettrodomestici, intende mettere a punto il piano
di rilancio che presenterà nelle
prossime settimane al Ministero
dell’industria e al sindacato. Zunino ha avuto un primo incontro con la presidente e gli assessori competenti della provincia di Torino; al termine della
riunione si è mostrato moderatamente pessimista.
— Prima dell’estate la Indesit
aveva presentato un piano che
prevedeva l’utilizzo di 1.600 degli attuali 7.000 dipendenti. Pur
non avendo ancora messo a punto un piano definitivo quali previsioni può fare oggi?
— La ripresa dell’attività produttiva non potrà avvenire immediatamente, perché gli impianti sono stati inattivi a lungo; certo prima della metà di
ottobre sarà difficile farli ripartire. Oltretutto sono stato nominato commissario da poco e c’è
tutta una macchina burocratica
che deve mettersi in moto, mentre sto mettendo a punto un piano di rilancio che presenterò nei
prossimi giorni al ministero. Voglio comunque evitare di creare
facili illusioni: penso ad una ripresa graduale della produzione
e, almeno in una prima fase, dovremo utilizzare meno dei 1.600
lavoratori di cui si era parlato
prima dell’estate.
— Nei giorni scorsi il presidente della Candy e della Zero
watt Niso Fumagalli si era dichiarato disposto a rilevare la
Indesit se nella operazione fosse entrata anche la Aristón.
— Non voglio commentare, per
il momento, queste notizie. I
miei sforzi andranno comunque
nella direzione di salvare il nome della Indesit e la sua presenza sul mercato italiano e su
quelli esteri. C’è da mantenere
ad esempio la significativa presenza in Inghilterra.
— Quali sono dunque le prospettive occupazionali?
— Ripeto che non voglio creare pericolosi ottimismi. Bisogna
anche tener conto del fatto che
la Legge Prodi, congelando i crediti dei fornitori, è sì uno strumento importante per il rilancio produttivo, ma rischia di
mettere in crisi le piccole aziende deH’indotto. I problemi occupazionali non riguardano dunque i soli dipendenti Indesit.
— Nei giorni scorsi i sindacati le hanno chiesto un incontro.
— Per il momento mi sembra
prematuro perché devo ancora
mettere a punto il plano di rilancio e presentarlo ai tecnici
del ministero deU’industria. Conto comunque di incontrare le organizzazioni sindacali nei prossimi giorni.
— Come prevedete di realizzare le innovazioni di prodotto
necessarie a ridare competitività all'azienda?
— Per ora la ripresa produttiva non potrà che avvenire con i
modelli già presenti sul mercato; solo in una seconda fase potremo pensare alle innovazioni.
P. G.
Val Pellice, ma da varie località
della pianura a cominciare da
Pinerolo, Cavour, Barge, Bricherasio ecc... S pensare che alcuni
anni fa c’erano, nel nostro Sinodo, alcuni che il « Collegio »
lo vedevano (e forse desideravano) già morto!
Il piatto forte della giornata
è stato però la prolusione fatta
dal senatore Giuseppe Fassino,
sottosegretario di Stato per l’Istruzione. La sua presenza e
partecipazione hanno voluto essere un riconoscimento del buon
nome di cui il nostro istituto gode. anche fuori dall’ambito locale. Il Sen. Fassino conosce bene la situazione della zona, essendo originario di Busca, nella
parte della Provincia di Cuneo
più vicina alle Valli (tra l’altro
patria del martire valdese Gioffredo Varagli a), ed ha una lunga esperienza di cose scolastiche
e di governo delle medesime.
Il suo discorso, denso di dottrina e di spirito pratico, esposto con tono semplice e familiare è stato tutto una esposizione delle molteplici ragioni per
le quali è oggi indispensabile la
conoscenza delle lingue. In una
Europa che marcia, anche se faticosamente, verso l’unità, la conoscenza delle lingue non è più
soltanto un lusso culturale, ma
una necessità sotto tutti i punti
di vista: sociale, politico, economico. Per gli studenti non si
tratta più soltanto di studiare
una o più lingue straniere per
arricchire la propria cultura, ma
di acquisire strumenti di comunicazione indispensabili in vista
di qualsiasi attività, ad ogni livello. Un invito quindi agli studenti a far tesoro degli anni di
studio in cui si pongono le basi
di conoscenze che potranno aprire loro le porte non soltanto
delle professioni tradizionali, ma
anche di quelle tante forme di
attività che l’attuale rapida evoluzione socio-economica presenterà loro, a condizione che vi
siano preparati.
Il giorno dopo sono cominciate
le lezioni, con quel ritmo ancora
un po’ esitante, che è caratteristico di ogni scuola, prima che
la « carburazione » trovi il suo
optimum.
Ernesto Ayassot
Solidarietà con Agape
TORINO — Il consiglio provinciale ha espresso in un ordine
del giorno la solidarietà col centro ecumenico di Agape danneggiato alla fine di luglio da una
bravata notturna di alcuni « neonazisti » (così vengono definiti
nell’ordine del giorno della Provincia). L’iniziativa del consigliere Gremmo della lista Piemont è
condivisa da tutti i partiti presenti in Provincia con l’esclusione del MSI che si è astenuto. Il
consigliere Gardiol (DP), dichiarandosi favorevole alla mozione
ed emendandola dì alcune imprecisioni, non ha preso parte alla
votazione perché « interessato »
quale presidente dell’associazione Amici di Agape.
L’ordine del giorno invita tra
l’altro le forze di polizia a sviluppare le indagini al fine di
identificare i responsabili dell’atto teppistico.
Mantenere
le pluriclassi
TORINO — Il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità un documento presentato
dal consigliere Gremmo di Piemont ed emendato nel corso della discussione, che invita il governo a ritirare la proposta contenuta in un disegno di legge sui
nuovi programmi della scuola
elementare che prevede la soppressione delle pluriclassi. La
Provincia è del parere che ciò
penalizzi la vita degli abitanti
della montagna. L’assessore Morgando sì è impegnato a condurre un’indagine sulla situazione
scolastica nei piccoli comuni
della montagna e della collina
e ad aprire una discussione in
consiglio sulle iniziative da assumere per garantire ai ragazzi di
questi comuni possibilità di apprendimento uguali a quelle dei
ragazzi residenti nelle città.
Riòòrdando Hermes
PINEROLO — La sezione Anpi ha devoluto la somma di L. 4.185.000 alla
USSL della nostra città per l'acquisto
di attrezzature per la cura del cancro.
L’Iniziativa è stata presa in seguito alla
sottoscrizione tra gli aderenti per ricordare l’apporto ohe Hermes (Angelina Secondo) — il cui decesso è avvenuto il 25 aprile scorso — ha dato
alla lotta di liberazione.
FILSETA DI PEROSA
Lenta agonia?
La situazione della Filseta di
Perosa Argentina continua a peggiorare. DaH’8 al 13 settembre lo
stabilimento si è fermato per
mancanza di materie prime e gli
stipendi e la cassa integrazione
vengono pagati con ritardi enormi. Infatti gli operai che mediamente fanno una settimana di
lavoro e 3 di cassa integrazione
non ricevono più la CIG da aprile e da giugno non hanno più
avuto lo stipendio completo ma
solo dei piccoli acconti. Si sta
quindi arrivando ad una situazione drammatica per molte famiglie che vivono del solo stipendio
della Filseta, situazione che nelle
ultime settimane ha convinto anche gli impiegati a scendere in
sciopero a fianco degli operai.
Di fronte a questa situazione insostenibile l’azienda continua a
ripetere che si tratta solo di una
crisi di liquidità e chiede agli
operai di non far troppo rumore
per evitare che le banche si spaventino e non concedano più i
prestiti necessari. Questo ragio
namento ha però un punto oscuro e cioè: dove sono finiti tutti
i finanziamenti che il gruppo Cascami (di cui la Filseta fa parte)
ha ricevuto? Dove sono finiti i 3
miliardi che il gruppo doveva ricevere già ad aprile per la vendita al governo maltese di macchinari usati provenienti dallo stabilimento di Tarcento? Probabilmente c’è un buco da qualche
parte e i soldi, passando attraverso questo buco, non diventano stipendi per gli operai, ma finiscono altrove. In ogni caso il
sindacato ha nominato un esperto
che dovrebbe verificare il bilancio e l’esatta situazione finanziaria del gruppo. Se questa è la
situazione, probabilmente nelle
prossime settimane vi saranno
degli sviluppi, positivi o negativi,
e gli operai della Filseta chiederanno alla popolazione delle valli
di essere al loro fianco e sarà
bene esserci per evitare che altri
300 posti di lavoro spariscano
dalle nostre valli.
Paolo Ferrerò
6
6 cronaca delle Valli
27 settembre 1985
L’ECONOMIA PIEMONTESE
PROVINCIA
Una ripresa molto lenta Problemi
degli artigiani
Aumento della produttività e riduzione della base occupazionale Cassa integrazione e tenue vivacità della imprenditoria minore
L’Istituto di ricerche economico-sociali, 1RES, ha presentato
l’annuale « Relazione sulla situazione socio-'economdca e territoriale del Piemonte a.
In oltre 400 pagine i ricercatori dell’Istituto analizzano i principali indicatori dello sviluppo
regionale, cercando di evidenziare i fenomeni che maggiormente
hanno inciso nella trasformazione della società.
Vediamo in sintesi cosa emerge dal volume dell’IRES.
Il 1984 è stato senza dubbio
un anno di ripresa per l’economia italiana e piemontese. Si
sono cioè consolidati i segni di
risveglio avvertiti alla fine del
1983. Resta però il fatto che l’area europea, contrariamente ad
USA e Giappone, ha avuto una
dinamica più contenuta ed un
minor ampliamento dei mercati.
La crescita produttiva avvenuta in Piemonte non è stata in
sostanza di intensità tale da permettere il recupero completo
dei livelli produttivi pre-crisi,
mentre le prospettive per il 1985
sembrano, nel migliore dei casi,
confermare le tendenze dell’anno
precedente.
Peraltro l’aumento della produttività ha coinciso con una
impressionante riduzione della
base occupazionale.
Per il momento non si intravvede nessuna innovazione destinata- ad introdurre beni di consumo capaci di attivare l’economia in modo paragonabile a ciò
che avvenne con l’automobile e
gli altri beni di consumo durevole. Infatti il rapido progresso
tecnologico ha principalmente
effetti sui processi produttivi e
non è in grado di esercitare a
breve periodo un impatto rilevante sulla domanda di consumi
finale. In altre parole l’insieme
dei beni su cui si è fondato lo
sviluppo economico del dopoguerra ha esaurito buona parte
delle proprie capacità di attivazione economica.
Per quanto riguarda la popolazione, prosegue il trend decrescente iniziato nel 1977, anche se
ci si trova in presenza di segnali di frenata, I matrimoni sono
in diminuzione ed in alcune zone appare ormai squilibrato il
rapporto tra maschi e femmine
(queste ultime sono più numerose).
Il Piemonte si conferma importante sede di ricerca scientifica. Infatti il 20% della spesa
italiana del settore è investito
nella nostra regione, prevalentemente dal comparto industriale, anche se di qualche rilievo
comincia ad essere il ruolo del
settore pubblico.
Il settore commerciale è caratterizzato da molteplici iniziative di modernizzazione, soprattutto per le dimensioni mediograndi, con qualche aumento di
occupazione.
Nel settore scolastico va segnalata la tendenza all’espansione della scuola media superiore.
Mentre la cassa integrazione —
afferma la « Relazione » — rimane uno dei fattori di maggiore malessere sociale, una qualche risposta viene da alcune vivaci forme di imprenditoria minore, anche se limitate in termini quantitativi.
Sempre più grave è anche la
posizione degli anziani. La disgregazione della famiglia tradizionale aumenta tali problemi
e fa estendere la domanda di
servizi sociali.
Per quanto riguarda la finanza locale, i Comuni piemontesi
(soprattutto piccoli) hanno dimostrato una buona propensio
ne a far pagare agli utenti una
parte crescente dei costi dei servizi pubblici individuali come
asili nido e scuole materne.
Per la sanità va sottolineato
come il Piemonte riceva dallo
Stato quote pro-capite decisamente inferiori alla media nazionale, cosa che è pure avvenuta
per quanto riguarda il Pondo
investimenti occupazione (nonostante il recupero del 1984).
Gli interventi pubblici si concentrano soprattutto nella provincia di Torino, segno delPuso
prevalentemente «anticrisi» degli interventi stessi. Al contrario, dal punto di vista territoriale, si registra un minor peso di
Torino e della prima cintura per
quanto riguarda la popolazione,
posti di lavoro e liésidenzè, mentre tende ad aumentare in termini relativi l’importanza delle corone più esterne del capoluogo
piemontese.
In sostanza lo sviluppo e le
trasformazioni che hanno coinvolto il Piemonte nei periodi recenti, sono stati impressionanti
in termini di cambiamenti strutturali; occupazione, crescita demografica, sviluppo del reddito e
consumi. Questa espansione è
avvenuta in poco più di un decennio, ma altrettanto rapidi
sono stati i cambiamenti di tendenza; basti pensare che a partire dal 1980 il numero dei posti
di lavoro persi nell’industria è
stato quasi pari a quello dei posti creati nella fase migliore dello sviluppo.
Forse, come spesso accade, è
più facile distruggere che costruire, ma sta di fatto che i
tempi di recupero e di trasformazione deH’economia piemontese non potranno che essere lenti.
(da ’’Bollettino del Comprensorio di Pinerolo”)
EDUCAZIONE ALLA PACE
Il sindaco risponde
Sì, veciremo, dice l’amministrazione alla petizione che vuole Torre Pellice denuclearizzata
A fine giugno il gruppo pace
della chiesa valdese di Torre
Pellice aveva organizzato una
riuscita manifestazione dal titolo « Perplessi, ma non disperati » nel corso della quale si erano raccolte le firme per una petizione che richiedeva al comu
ne di Torre di dichiarare denuclearizzato il proprio territorio e di assumere iniziative concrete per sviluppare la cultura
della pace.
Il 4 luglio scorso il sindaco di
Torre, Marco Armand Hugon, rispondeva alla petizione, scrivendo al gruppo promotore:
« ...Noi riteniamo che in lenipi brevi presenteremo all'esame
del Consiglio comunale una nostra idea sulla problematica della pace, che come ho avuto modo di esplicitare brevemente durante la manifestazione, non può
ridursi solo al problema della
"denuclearizzazione” ma deve
abbracciare quelia più ampia tematica che va dalla “giustizia
sociale" ai rapporti di grave squilibrio "nord-sud". Jl nostro intendimento è comunque quello
di aprire un ampio dibattito nel
prossimo futuro sul problema,
che definirei "per una cultura
della pace”, al fine di arrivare
ad una più ampia e maggiore
sensihiKzzazicne della nostra
Il comparto artigiano è una
grossa realtà nell’economia della
provincia di Torino: si tratta infatti di quasi 60.000 unità operative (35.000 di produzione e
25.000 di servizio), che occupano oltre 160.000 addetti.
Conoscere le caratteristiche di
tali imprese, i problemi legati
al loro sviluppo e le esigenze emergenti è indispensabile per
orientare qualsiasi intervento a
favore di questo settore e per
moltiplicarne le potenzialità.
L’Amministrazione Provinciale
torinese, in collaborazione con
TIRES e le associazioni di categoria CASA, CGIA e CNA, ha
promosso quindi una ricerca sul
comparto artigiano della provincia, affidandone la realizzazione
all’Agenzia Industriale. Italiana.
L’indagine — estesa ad 840 imprese artigiane — ha inteso « fotografare » una realtà di cui molto si parla e ben poco si conosce.
Anzitutto si sono analizzate le
caratteristiche generali del comparto: si tratta generalmente di
imprese individuali (per T80,2%
dei casi), di recente costituzione
(il 50% è nato dopo il 1973) e
che aderiscono (per il 60%) alle
strutture associative di categoria.
Le donne son presenti come
titolari d’impresa in misura certo più rilevante che non nel settore industriale (il 13,2% dei casi).
Gli artigiani non sono giovanissimi (l’età media è di 42 anni e mezzo) e scarso è il ricambio generazionale, il 50% infatti
svolge l’attività da più di 20 anni.
Per la maggioranza il grado di
scolarità è quello della scuola
delTobbligo, ma sono numerosi
i diplomati di scuole professionali (16%) e medie superiori
(13%).
La manodopera è particolarmente qualificata: oltre il 67%
degli operai seno specializzati.
Il mercato di sbocco è sufficientemente diversificato, con u
na clientela essenzialmente provinciale.
In particolare i legami con il
mercato locale sono rilevanti
per i settori alimentare, servizi
e officine di riparazione; più dinamici invece i settori trasporti
e metalmeccanico, che hanno
rapporti commerciali extraregionali, rispettivamente per il 20%
e il 12% dei casi.
Anche se non molto numerose
(3,4%), le imprese artigiane esportano in molti casi una quota discreta di fatturato, oltre il
10%.
Tra i dati di maggiore rilievo
emersi dall’indagine c’è una notevole propensione alTinvestimento: oltre la metà degli artigiani ha investito negli ultimi 3
anni, movimentando un totale
di circa mille miliardi nella sola
provincia di Torino.
L’impegno maggiore è costituito da investimenti in macchine
e impianti (oltre il 57%) destinati ad aumentare la capacità
produttiva o a sostituire attrezzature obsolete; a questi seguono investimenti in automezzi per
il trasporto (39.5%), mobili e
macchine ufficio (17% circa) e,
infine, terreni e fabbricati (9.7
per cento).
Tali investimenti sono stati
sostenuti per lo più — altro dato interessante — con denaro
proprio, ricorrendo cioè solo per
minime quote ai diversi tipi di
finanziamento (leasing, finanziamenti bancari).
La ricerca ha poi approfondito
altri temi, quali le caratteristiche degli addetti, i problemi relativi alla sede operativa, le difficoltà finanziarie e quelle ine
renti alla necessità di servizi, :
rapporti con le strutture associa
tive e. infine, ha messo a fuoc
alcune tendenze future.
Tra queste è da segnalare che.
se anche la maggioranza degli
artigiani intende proseguire la
propria attività ancora per parecchio tempo (oltre 10 anni),
sono ben 5.000 le imprese della
provincia che entro 4 anni potrebbero chiudere i battenti.
COMUNITÀ’ DI BASE
Vento di Dio
popolazione.
La Giunta ha delegato due Assessori per una prima stesura
di una bozza di deliberazione da
sottoporre al Consiglio; abbiamo anche stabilito, prima di arrivare aU'esame consiliare^ di
avere su questo specifico aspetto
un incontro con voi per raccogliere idee e suggerimenti.
Anche noi, come amnnnistratori, di fronte alle continue minacce alla pace, di fronte al perpetuarsi delle ingiustizie sociali,
di fronte alle dittature ed ai soprusi, siamo “perplessi" sulle
nostre reali possibilità ma siamo anche consapevoli che il silenzio, le dichiarazioni di impotenza, non giovano né gioveranno a “crescere" ed a "far crescere".
Ed è anche per questo motivo
che, pur con tutte le difficoltà, la
manifestazione “due giorni per
la pace" è stata un altro momento importante di riflessione e dibattito ».
Sono ormai passate le ferie
e l’attività del consiglio comunale è ripresa ed i problemi da
affrontare sono molteplici. Non
bisogna però dimenticare « l’educazione alla pace » anche se
sembra avere un carattere poco
amministrativo.
G. G.
PINEROLO — La Comunità
di Base ha edito un nuovo volume, intitolato « Vento di Dio »,
sull’esperienza catechistica realizzata dalla stessa Comunità. Le
caratteristiche del libro — che
si può richiedere (versando lire
10.000 -I- 1.000 di spese postali)
alla Comunità di Base di Pinerolo, Corso Torino 288, 10064 Pinerolo, tei. 0121/22339 — ci sono state illustrate da Franco Barbero.
— Che senso ha questa collana che state pubblicando?
— Intendiamj mettere in circolazione l’esperienza catechistica che stiamo facendo con i nostri bambini, ma questo secondo volume ha caratteristiche
proprie.
— Quali?
— Basta prendere il volumetto tra le mani per accorgersene.
In queste ultime otto schede abbiamo date maggior spazio al
materiale di ricerca, dibattito e
documentazione riservato agli
adulti. Anche nei prossimi quattro volumetti intendiamo privilegiare questa scelta.
— E’ vero che si tratta di un
fascicolo catechistico difficile ed
impegnativo?
— Credo proprio di si. Del resto l’impegno di testimoniare
con la vita e anche con l'annuncio la fede nel Dio di Gesù
richiede qualche sforzo in più
che dobbiamo avere il coraggio
di affrontare. Ne abbiamo molto discusso in comunità: le esigenze della semplicità non possono tradursi in semplicismo.
Chi non vuole rinunciare alle
proprie responsabilità si faccia
anche carico di un certo cammino di studio che riteniamo necessario.
— A quando il prossimo volumetto?
— Per Natale, probabilmente.
Già vi stiiìmo lavorando da tempo. Una parte consistente del
terzo fascicolo riguarderà Maria
di Nazareth e la mariologia.
— Qualche altra particolarità?
— Anche per questo volume
sollecitiamo osservazioni, contributi, critiche, proposte. Tutto ci
serve per proseguire in questa
piccola fatica. Abbiamo comunque deciso di proseguire la ’serie’ perché da più parti ci viene
segnalata la scarsità di elaborati del genere.
(da ADISTA)
7
2't settembre 1985
cronaca delle Valli 7
ALLA FESTA DI FRA DOLCINO
Gli eretici oggi
Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
Fede, politica, economia, energia - Una occasione di dibattito nelle feste dolciniane
Concerti
Patrocinato daH’amministrazione comunale di Vigliano Biellese
si è svolto in quella biblioteca civica un interessante dibattito per
iniziativa della Ca de Studi Dossiman sul tema Essere eretici oggi,
con relatori il Pastore Giuseppe
Piatone (l’eresia religiosa), l’on.
Alberto Tridente (deputato europeo DP, per l’eresia politico-economica), l’ing. Giuliano Martigretti (l’eresia energetica). Malgr.'ido le diverse prospettive, gli
incervenuti hanno intessuto un
equilibrato dibattito, essenzialmente unitario in un contesto
quasi di « millenarismo laico »
per il vigore profetico insito nell’eresia intesa come « scelta »
centro corrente, minoritaria, vivificata dalla tensione per costruire una società più siusta senza i
meccanismi che rendono gli uomini schiavi, e con una migliore
qualità della vita. Il pastore valdese ha sottolineato la minacciosa ambiguità di pretesi « Parsifal », a Rimini ridottisi a zuavi
pontifici all’assalto dello Stato,
dopo che le novità del Concilio
sono ormai travolte e sepolte;
l’economista ha «ereticamente»
rovesciato il rapporto nord-sud,
denunciando come il flusso della
ricchezza vada nel senso contrario al dovuto, perché sono i
paesi poveri ad alimentare i più
ricchi, dove si fabbricano le armi
-per i massacri e le guerre nel terzo mondo, ed i « tagli » si abbattono sulla sanità, l’istruzione,
i servizi in genere e non, invece,
sulla spesa militare; Tecologista
ha sostenuto la tesi per cui non
si tratta tanto di ricercare nuove
fonti energetiche « pulite », quanto di rendersi conto che l’Energia
è ormai il vero padrone dell’uomo, la cui liberazione avverrà se
riuscirà a mutare il modello di
sviluppo: dall’attuale mito della
priorità dell’industria fondata sul
massimo consumo energetico, ad
una società post-industriale dove
con la riscoperta di settori —
quali l’agricoltura, la tutela delTambiente — che offrono più posti di lavoro, il consumo di energia sia decrescente rispetto ai
modelli attuali. Domenica 8 si è
tenuto alla Bocchetta di Margosio (Trivero) un culto con Santa
Cena, nella cornice delle Alpi
Biellesi e Valsesiane con lo sfondo del Rosa in una stupenda
giornata di sole; vi è stata una
buona partecipazione di valdesi
e metodisti venuti da Asti. Omegna. Chivasso, Vintebbio, Biella,
e di molte persone spontaneamente unitesi. Il pastore Platone
ha fondato la predicazione su
Amos, « Cercate l’eterno e vivrete » (5: 4-5) e « Cercate il bene e non il male » (5; 14-15) nell’ammonimento che la ricerca
del Padre non si realizza nella
paura, nella debolezza né nella
pretesa di chi vorrebbe mediarlo; ma nella forza di chi si propone la via del bene e della giustizia, come hanno testimoniato
i nostri lontani fratelli Apostolici
e Dolciniani. Dopo Tassemblea
tenutasi al cippo del Mazzaro,
dedicata a chi patisce l’apartheid,
l’oppressione od il genocidio in
Africa, in Nuova Caledonia, nelle
Americhe, la giornata è continuata sino a tarda sera alla cascina
del Margosio con l’agape fraterna intorno ai cibi dell’alpeggio
(polenta, burro, toma e ricotta),
canti e balli della cultura operaia
e montanara biellese, accompagnati dalla piva e dalla viòla dij
bòrgno (la ghironda).
t. b.
TORRE PELLICE — NeH’ambito delle
iniziative a carattere musicale di Spazio Giovani, sabato 28 settembre, ore
28.30 nei .giardini di Piazza Muston si
terrà uno spettacolo di danza artistica,
moderna e jazz, con il gruppo « Le
Mary Poppine »; tale gruppo è sorto
all’interno deile attività della Società
Sportiva 3S di Luserna San Giovanni,
ed è tuttora seguito daH’insegnante
Mirella Croce, dalla figlia Marcella e
da Paola Campasso.
Il costo del biglietto sarà di L. 2.000.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 3 ottobre, ore 17, avrà luogo una riunione
al Centro d’incontro (via Repubblica
1); ordine del giorno:
1) Chiusura della Campagna per EstTimor (Indonesia);
2) Organizzazione del Corso di aggiornamento per insegnanti (Educazione
ai Diritti Umani);
3) Partecipazione di Amnesty ad « Autunno in Val d’Angrogna ».
Guardia medica
LA VALADDO
La fondazione dell'Associazione Cuiturale ■■ La Valaddo » è del 1979. Da allora l’Associazione ha svolto un'intensa
attività intesa a vaiorizzare ii patrimonio culturale delle Valli Alta Dora,
Chisone e Germanasca, la cui manifestazione più importante è ia comune
lingua provenzale.
il privilegio di ospitare la T Festa de La
Valaddo, domenica 4 agosto, presso
gli impianti sportivi locali, organizzata
in collaborazione con il Comune di Pomaretto, la Pro Pomaretto e il Gruppo
AVIS.
L'antica cultura locale, negli ultimi
decenni, con lo spopolamento delle
alie vallate, stava per essere soffocata e scomparire definitivamente. Un
gruppo di valchisonesi, sensibili al
problema, ha ravvisato l'urgenza di arginare il pericolo incombente, dando
vita appunto a La Valaddo ». L'Associazione, con sede a Villaretto Chisone, si propone infatti, come scrive
Ezio Martin sul trimestrale La Valaddo,
« di rinsaldare e sviluppare i rapporti
tra !e popolazioni di espressione provenzale delle tre Valli già citate
diffondendovi la conoscenza della lingua, della cultura e della civiltà proprie della zona, di valorizzare le parlate provenzali ed il patrimonio linguistico delle tre Valli, di mantenere le
tradizioni, le feste ed i costumi locali, di studiare e di ravvivare il folclore. la musica e le canzoni popolari. di contribuire alla tutela delle antiche vestigia, di favorire gli studi concernenti la storia delle Valli e la conservazione di tutti i documenti di storia e cultura locali ».
La manifestazione si è svolta secondo il programma prestabilito, e cioè:
nella mattinata: Saluto del Sindaco di
Pomaretto C.A. Travers e del Presidente deH'Associazione prof. Andrea Vignetta; Incontro di preghiera con commento biblico di don CanahBrunet e
inni del gruppo corale della parrocchia
di San Nicolao e di Villaretto; Discorso ufficiale pronunciato da Guido Baret in quanto pomarino; Interventi vari:
il prof. Arturo Genre dell’Università di
Torino ha recato un'interessante testimonianza sul « patouà » provenzale di
Guardia Piemontese (Cosenza), che
sopravvive dopo oltre quattro secoli
dallo sterminio delle colonie valdesi di
Calabria; il prof. Ezio Martin ha rievocato fedelmente le vicende relative alla
revoca deH'Editto di Nantes, di cui ricorre quest’anno il trecentesimo anniversario, ed alle sue conseguenze per
le popolazioni valdesi della Val Pragelato e del versante sinistro della Val
Perosa a quell'epoca sotto la dominazione francese: Remigio Bermond, direttore della rivista La Valaddo, ha declamato, con la sua ben nota sensibilità di poeta montanaro, le sue poesie in provenzale.
targa ricordo incisa in provenzale d
un folto gruppo di pomarini beneme
riti per la loro fedeltà alla montagna
Consegna dell'attestato di « Mantenei
re de la lengo » al Comm. Ettore Mer
lo, insegnante di Roure; Lettura e de
clamazione di racconti e poesie in
« patouà »; Esibizione di gruppi folcloristici in costume presentati da Alma
FillioI: « Group Tradisioun Poupoulara
Val Cluuzoun e Val San Martin » e
« Spadonari di Fenestrelle ».
La Festa de La Valaddo ha conseguito un lusinghiero successo sia come
affluenza di pubblico, sia come cura
nelTorganizzazione, sia come validità
culturale della manifestazione.
Fra il pubblico abbiamo notato, ospiti graditi, il Consigliere Provinciale
Emilio Trovati, i Sindaci di Perosa,
Perrero e Inverso Pinasca, nonché, ospite d’eccezione, accolto da calorose
ovazioni, il «Consul» di Briançon.
Giovanni Rostan, Pomaretto
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
Pervenuti nei mesi di giugno e luglio
L. 750.000: Servizio di trasporto allieve infermiere della scuola di Pinerolo, offerto dalla ditta Bouchard Enzo,
San Germano.
L. 168.600; Vendita carta.
L. 155.000: I coscritti del 1930, in
mem. di Plavan Carlo, S. Germano.
L. 150.000: Rosa e Pina Mazzilli, in
mem. del papà. Asolo.
i. 125.000: Sorelle cognati e nipoti, in
mem. di Codino Giovanni, Torino.
L. 100.000: Emilia Fraschia, in mem.
della madrina Ines Hugon, Pinerolo.
L. 50.000: In mem. di Sergio Pons, il
figlio Roberto, Villar Perosa; Giovanni
Davide Beux, in mem. della moglie.
Torre Pellice; Ippolito Maria ved. Bertalot, S. Germano; Famiglie Pezzetti e
Milano, Ferrerò.
L. 40.000: E. B., fiori In memoria,
Prarostino; Monaldo Vincenzina, Vado
Ligure.
L. 35.000: Franca e Marco Eynard,
in ricordo di Lina Eynard Rostagno,
Torre Pellice.
L. 30.000: Avondetto Maria, in mem.
del marito, Prarostino.
L. 25.000: Montalbano Sergio e Paola, in mem. di Gay Rinaldo, Prarostino.
L. 20.000: La madrina in occasione
della confermazione di Maero Enrica,
Prarostino; Famiglia Coppolino, in memoria della mamma e zio Antonio, S.
Germano.
I fratelli Breusa donano una carrozzina per infermi, in memoria della
mamma Cianalino Maria, Pomaretto.
Pro Radio Beckwith
VAL PELLICE — Il servizio di Guardia
Medica USSL 43, prefestivo, festivo e
notturno, entra in funzione dalle ore
20 di ogni giorno feriale, alle ore 8
del giorno successivo e dalle ore 14
del giorno prefestivo alle ore 8 del
giorno successivo al festivo.
Recapito telefonico presso Ospedale
Valdese di Torre Pellice - tei. 932433.
Totale L. 160.000
Le offerte possono essere inviate anche a mezzo c.c.p. intestato al Presidente delTAssociazione Attilio Sibille
(N. 24484107) indicando la causale del
versamento.
Hanno collaborato in questo
numero: Archimede Bertolino - Tavo Burat - Daniele Garrone - Evelina Girardet - Vera
Long - Claudio Pasque! - Franco Taglierò.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Lidia Long Ved. Simondi
Pramollo. 23 settembre 1985.
L'Associazione organizza ogni anno una festa popolare. Dopo quelle tenutesi
negli anni scorsi a Lavai, al Lau, a Fenestrelle, a Villaretto, a Perrero, a Sestriere, quest’anno Pomaretto ha avuto
Naturalmente tutti gli oratori, presentati di volta in volta da Flavio Micol, hanno pronunciato i loro discorsi
nel comune idioma provenzale, sia pure
con le sue naturali diversità d'inflessione.
Al pomeriggio: Premiazione con una
Compagnia Italiana
di Assicurazioni
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
ARNALDO PROCHET
TUTTI I RAMI DI ASSICURAZIONE
Via della Repubblica, 14
Telefono (0121 ) 91820
RINGRAZIAMENTO
« Io sono con voi tutti i giorni »
(Matteo 28: 20)
La mamma, il papà, il fratello Lorenzo di
Luca Perrona
20
prematuramente scomparso il 10 settembre, esprimono il loro ringraziamento a tutti coloro che con scritti,
parole di conforto e presenza si sono
uniti al loro dolore. Profondamente
commossi per la fraterna dimostrazione di affetto ringraziano i pastori Giovanni Peyrot di S. Remo e Gino Conte di Genova.
Genova, 27 settembre 1985
« Ritorna anima mia al tuo ri~
poso perché VEterno ti ha colmata di beni »
(Salmo 116: 7)
Il Signore ha richiamato a Sé il 15
settembre, terminato il lungo fedele
cammino terreno.
Itala Serafino Barbero
Riconoscenti per quanto ha loro da
to la ricordano con affetto i figli Ettore con la mo'glie Renata, Maria col marito Antonio, nipoti e nipotini.
Pinerolo, 27 settembre 1985
RINGRAZIAMENTO
« L’anima mia si acqueta in
Dio solo »
(Salmo 62: 1)
I familiari di
Ivonne Chiavia
L’Associazione Francesco Lo Bue, a
seguito di una sottoscrizione iniziata a
mezzo di un Collettore, ha ricevuto 1
sottoindicati contributi e ringrazia.
Diomira Moretti L. 30.000
Frida Malan » 30.000
Ernesto e Mirella Bein » 50.000
Costantino e Eldina Messina » 50.000
ringraziano sentitamente coloro che
haimo preso parte al lutto per la dipartita della loro congiunta. In particolare le gentili persone che l’hanno
assistita durante la malattia : i medici e personale infermieristico dell’Ospedale di Torre Pellice, il direttore e il
personale del Rifugio Carlo Alberto, il
pastore Platone e l’aw. Paolo Godino,
e quanti hanno partecipato al funerale.
Angrogna, 23 settembre 1985
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
La famiglia Davite, nella speranza
della resurrezione, ringrazia quanti
hanno preso parte al suo dolore pe»
la scomparsa di
Anna Margherita Charbonnier
deceduta all’ospedale di Pomaretto il 7
settembre 1985, all’età di 90 anni.
Ringrazia particolarmente il personale dell’Asilo dei Vecchi di San Germano e dell’Ospedale Valdese d* Pomaretto.
Pomaretto, 27 settembre 1985
Nicola Tomassone con la moglie
Laura G^lso e le figlie Erika ed Alessandra partecipano al dolore della famiglia Davite per la perdita della signora
Margherita
ricordandone la preziosa amicizia e
fraternità.
commossi e riconoscenti, ringraziano
tutti quanti hanno con la loro presenza, scritti e fiori preso parte al loro
grande dolore.
Un particolare ringraziamento al Signor Martial Soulier, alla Signorina
Blanc Gianna e famiglia, alla signora
Balmas Chiavia Ina, alla signora Paolasso Blanc Alma, ai militi della Croce
Verde di Porte, al dott. Vincenzo Della
Penna, ai medici e al personale dell’Ospedale Civile di Pinerolo, ai pastori Paolo Ribet e Felice Bertinat. ai vicini di casa.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 29 SETTEMBRE 1985
Perosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medie» :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile),
Ambulanza :
C:oce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva:
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 29 SETTEMBRE 1985
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
jàs;:
8
8 uomo e società
27 settembre 1985
GUERRE TRA POVERI
Sempre più armi
dal Terzo Mondo
Già in varie occasioni è stato
denunciato da queste colonne il
fatto che l’inarrestabile corsa
agli armamenti ed il loro commercio, oltre a coinvolgere le
due superpotenze USA e URSS
(nonché l’Europa e, in primis,
l’Italia), vede il cosiddetto Terzo
Mondo fra i maggiori protagonisti; si calcola infatti che oltre
il 70% ( « rapporto Brandt ») delle armi convenzionali prenda
quella via. Le drammatiche conseguenze di questa politica sono
ben note; mentre vengono sottratte irnmense risorse per un
più equilibrato sviluppo mondiale, in questi 40 anni di « pace »
si sono avute 160 guerre che hanno provocato 20 milioni di morti.
Ma negli ultimi anni, in aggiunta a questa drammatica situazione, si aggiunge un altro
dato di fatto che %iene fdehuifciato e documentato da Le Monde
Diplomatique (MD) dello scorso
marzo, e vale a dire im vero e
proprio trasferimento di tecnologia bellica nel Terzo Mondo, per
cui le armi prodotte in quei paesi
vengono a loro volta acquistate
nella loro stragrande maggioranza da altri paesi sottosviluppati.
Anche se questo fenomeno (sia
per quanto riguarda la produzione che l’assemblaggio degli
armamenti) è ancora di dimensioni modeste, è tuttavia destinato a crescere rapidamente.
Secondo i più recenti dati forniti dal Sipri, l’Istituto di ricerca
internazionale per la pace di
Stoccolma, e daH’Agenzia americana per il disarmo, nel 1982
(l’ultimo anno per cui si dispone
di statistiche) le consegne di armi prodotte nei paesi sottosviluppati hanno rappresentato il
13,5% del commercio mondiale,
con una cifra equivalente a 3,2
miliardi di dollari. A titolo di
confronto, questa cifra non superava lo 0,25% nel 1964, e, nel
1975, lo 0,50% del mercato mondiale. Per fare esempi concreti,
l’India, l’Egitto e Israele, contro
i 100 milioni di dollari del 1973,
hanno ora raggiunto il miliardo
di dollari. Con due miliardi di
dollari di contratti di vendita
annuali, il Brasile è attualmente
il quinto esportatore mondiale
di materiale militare.
Come già accennato, ben il
97,3% delle esportazioni di materiale militare prodotto nei paesi
sottosviluppati è andato verso
altri paesi « poveri », contro il
70% delle esportazioni sovietiche,
il 50% di quelle americane ed il
93% dell’Italia.
Secondo MD, la principale motivazione dei produttori d’armi
del Terzo Mondo è di ordine nazionalista. Un’industria militare
appare come rattributo indispensabile della potenza nazionale ed
è il simbolo dell’indipendenza
politica. Il Brasile, per bocca del
ministro dell’Aeronautica, ha affermato che « la sicurezza di
ogni paese passa attraverso la
fabbricazione delle proprie armi ». Attualmente questa nazione
produce già autonomamente il
40% del proprio materiale bellico. L’Argentina, Israele, il Sud
Africa, il Pakistan e l’India hanno anch’essi mobilitato le loro
energie per dotarsi di una industria nazionale di armamenti. Anche l’Egitto e l’Arabia Saudita si
sforzano di aumentare le loro
capacità produttive. Ma vi è di
più: ormai anche Tarma nucleare incalza: dopo l’esplosione atomica indiana di dieci anni fa,
almeno altri tre paesi hanno o
sono in grado di produrre bombe nucleari: il Pakistan. Israele
e il Sud Africa. Inoltre (La Stampa del 16 maggio 1984) nessuno
sembra aver più dubbi che l’Iran
di Khomeini sia nella fase di
« realizzabilità » (qualcuno l’ha
battezzata la « bomba di Allah »).
Anche l’Argentina, secondo esperti americani, sarà in grado, entro
quest’anno, di ricavare materiale
fissile sufficiente per quattro
bombe ogni dodici mesi.
Tornando alle armi convenzionali, questa accresciuta e crescente possibilità delle nazioni
del Terzo Mondo, che va dal
semplice montaggio di pezzi staccati forniti dalle nazioni industrializzate alla consegna di fabbriche « chiavi in mano » si sta
rivelando per i fornitori come
un’arma (la parola è più che
mai pertinente) a doppio taglio
in quanto vengono a trovarsi di
fronte ad una nuova concorrenza, da essi stessi creata. Negli
Stati Uniti* ad esempio, le auto
rità competenti hanno incaricato
TInternational Technology Transfer, e cioè il Gruppo dei trasferimenti internazionali di tecnologia, di elaborare nuove direttive
atte a limitare i trasferimenti.
Un altro sistema di trasferimento di tecnologia bellica è dato da accordi di produzione sotto licenza e di coproduzione. E’
questo il caso di parecchie aziende europee. Società tedesche occidentali quali la Krupp e la Messerchmidt, belghe (FNB), francesi (Aérospatiale) o italiane come
la Beretta e TAermacchi hanno
concluso accordi di tal genere
che consentono, ad esempio al
Brasile, di produrre ed esportare
ogni genere di materiale bellico,
dalle mitragliatrici ai cannoni
agli aerei antiguerriglia. Ma „dietro al BM’sile, ormai una vehti
na di paesi in via di sviluppo
già provvisti di una industria
militare migliorano continuamente sia le loro capacità di produzione che la gamma dei loro prodotti di morte. La produzione militare gioca già ora un ruolo primario nelle economie dell’Egitto,
di Israele, dell’India e nulla fa
ritenere, precisa MD, che questa
produzione stia regredendo.
Ma forse il tratto più saliente
delTindustria degli armamenti
del Terzo Mondo è dato dal baratto di una forma di dipendenza contro un’altra. Infatti,
mentre da un Iato la creazione
di industrie locali diminuisce,, a
vari livelli, la dipendenza militare nei confronti dei paesi industrializzati, dalTaltro ne accresce
la dipendenza tecnologica.
Per giungere ad una conclusione, penso si possa affermare che
queste fabbriche di armi del Terzo Mondo non sono altro che
una « longa manus » delle superpotenze e dei loro alleati. Esse
forniscono un nuovo alibi alla
loro dichiarata (ma quanto vera?) volontà di pace. In effetti,
delegando ai paesi « subordinati » la fornitura di armi per conflitti locali, contribuiscono ad aggravare una volta di più la già
precaria situazione internazionale; le trattative'’di Ginevra insegnino. Roberto Peyrot
DIBATTITO
Boicottare non aiuta i neri
Da due membri della Chiesa Valdese che, per differenti ragioni, hanno trascorso diversi anni in Africa e che hanno sempre seguito con attenzione l’evolversi della tragica situazione sudafricana,
nceviamo questo contributo.
A differenza di altri Paesi (come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna), i mass media italiani
hanno sempre dimostrato una
scarsa conoscenza dell’estrema
complessità dei problemi sudafricani. La mentalità di molti
bianchi sudafricani è ancora
quella dei loro antenati boeri i
quali per difendersi dagli attacchi delle tribù bantù formavano con i carri trainati dai buoi
un circolo chiuso (il « laager »)
in difesa non solo della loro incolumità fisica ma anche di
quella culturale e religiosa (un
rigido calvinismo basato sull’Antico Testamento).
Noi europei dimentichiamo
anche l’isolamento culturale ed
intellettuale in cui, dopo la guerra anglo-boera (1899-1902) hanno
vissuto i sudafricani, un isolamento che li ha tenuti lontani
non soltanto dal resto del mondo ma anche tra di loro; questa incomunicabilità ha fatto si
che, da parte bianca, ogni riforma, anche se minima, sia
sempre stata fatta « per » e mai
« con » i neri e che ogni movimento di stampo « liberal » sia
sempre stato tacciato di essere
sovversivo e, quindi, severamente represse. Non si riesce altrimenti a capire lo stupore di
molti bianchi sudafricani nei
confronti delle persistenti critiche da parte di molti Paesi alla
politica de] loro Governo: in occasione del recente incontro a
Vienna con l’inviato della Casa
Bianca, il Ministro degli Esteri
sudafricano Roelof « Pik » Botha
esclamava; « Ma perché i negri
si sentono maltrattati? che cos’altro possiamo fare per loro? ».
Un tipico esempio della reazione che molti bianchi si sono sentiti in dovere di opporre alla
« incomprensione » internazionale nei loro confronti è stato quello dello scandalo « Mouldergate », dal nome del Ministro sudafricano Moulder che senza autorizzazione aveva stornato fondi governativi per finanziare una
grande campagna pubblicitaria
per promuovere l’immagine del
Sud Africa all’estero.
I mass media di tutto il mondo Si sono spesso limitati a pubblicare solo le notizie negative
sul S.A. e a criticarlo se-.iza per
queste riuscire a fargli cambiare rotta, anzi peggiorando le cose. Ma l’asino, per muoversi, ha
bisogno non soltanto del bastone ma anche della carota! La
nostra esperienza umana e quotidiana ci insegna che se ci limitiamo solo ad accusare e criticare il nostro prossimo esso si
irrigidisce nel suo atteggiamento, reagisce con ostilità e rafforza le proprie difese. Lo stesso
non vale anche per una collettività? (anche se siamo convinti
che in S.A. la psicologia collettiva, prima dei bianchi ma ora
anche dei neri, ha tutte le caratteristiche di una psicosi). Le recenti proposte avanzate da varie fonti (tra cui quella del Sinodo valdese-metodista) di bloccare gli investimenti e/o imporre sanzioni al S.A. (a nostro parere un atteggiamento di superiorità che si arroga il diritto
di « punire ») ostacolerebbero
quelle imprese americane ed europee operanti in S.A. che si sono fatte carico in questi anni
di miglioramenti economici, sociali e sindacali a favore dei lavoratori di colore; il Capo degli Zulù, Gatsha Buthelesi, ha dichiarato che le sanzioni economiche servirebbero .Ha abbi al Governo per non impiegare i fondi destinati al risanamento dei
ghetti neri e per aumentare la
tassazione.
Anziché esigere dal Governo
sudafricano cambiamenti fondamentali immediati come, ad esempio, il suffragio universale
(che esso considera pura follia)
non sarebbe meglio incoraggiarlo a stabilire ed enunciare precise scadenze per una graduale
concessione dei diritti civili e
del suffragio universale? Non è
questo il processo che è stato
adottalo in passato nell’evoluzione delle nazioni occidentali? Un
noto campione internazionale di
tennis che ha dovuto rinunciare
alla cittadinanza sudafricana per
poter svolgere la sua attività
professionale in campo internazionale (da cui era precluso per
il bando a cui il S.A. è stato soggetto in seguito alle decisioni
del Gleneagles Agreement) ha
dichiarato recentemente alla
BBC che alla luce di quanto accade in molti Stati africani in
dipendenti (Nigeria, Uganda,
Ciad, ecc.), un alternarsi di dittature militari e periodi di caos,
sarebbe un grave errore concedere subito il suffragio universale.
Secondo gli esperti di politica
internazionale ciò che finora il
Governo sudafricano ha fatto
per i neri « è troppo poco e
troppo tardi » ma, come credenti, non dovremmo piuttosto dire che per Iddio non è mai troppo tardi? Come dovremmo agire (e reagire), come credenti, a
questa tragica situazione? Gesù
ha detto: « Chi ascolta le mie
parole e non le mette in pratica,
10 non lo condanno. Infatti non
sono venuto per condannare il
mondo ma per salvarlo. Chi mi
respinge e rifiuta le mie parole
ha già un giudice; a condannarlo nell’ultimo giorno, sarà proprio la parola che io ho annunziato » (Giov. 12: 47-48, cfr. 3:
17-19;.
Ci sembrano tre le cose che
possiamo fare:
1) informare i mass media e
l’opinione pubblica su quanto di
positivo viene fatto in S.A., come, ad esempio, l’attività del
South African Council of Churches. thè Christian Institute of
Soulhern Africa (promotore del
rivoluzionai'io programma « Studv Proiet on Christianity in Apartheid Society) e di altri gruppi « liberal » che si battono contro l’ingiustizia ed il razzismo,
11 rifiuto con rischio della prigione da parte di circa 3000 giovani bianchi sudafricani (una
grossa percentuale rispetto alla
consistenza delia popolazione
bianca) di prestare il servizio di
leva (in favore di quello civile)
per non essere costretti, in caso di guerra, a <- combattere contro i neri ». c-. infine, il recente
incontro a Lusaka (Zambia) sollecitato dai massimi dirigenti induslriali sudafricani tra gli stessi c i rappresentanti dell’African
National Congress;
2) appoggiare ogni iniziativa
che favorisca i contatti tra sudafricani di ogni colore ed il resto del mondo nel settore dello
sport e in quello degli scambi
culturali e scientifici;
3) innalzare a Dio costanti
preghiere di intercessione e. in
quanto membri della razza bianca, pentirci profondamente per
le colpe del nostro passato colonialista e imperialista.
Diana Beerbohm
Elio Pellegrini
A colloquio
con Allan
Boesak
(segue da pag. 1)
menici erano in Scozia per un
qualche raduno internazionale;
purtroppo, non è stato possibile al segretario generale incontrare delegazioni della « Dutch
Reformed Church in Africa » (negra) e della « Reformed Church
in Africa » (del gruppo indiano
del Natal). Perret ha invece potuto incontrare il vescovo Des
mond Tutu, e rappresentanti di
gruppi ecumenici e di altre chiese, così come ha potuto incor,
trare in Cape Town la signora
Dorothy Boesak e la sua fami
glia, la segretaria di Boesak e
il suo avvocato, Dr. Moussa.
Se pensiamo che il Sud Africa
è lontano, e che poco possiamo
fare per aiutare la popolazionenera e le persone arrestate, ricordiamo che i dirigenti neri
delle? chiese dell’Africa del Sud
chiedono di insistere nella po
litica di «disinvestire» nei con
fronti di Pretoria e di agire con
pressioni economiche; contraria
mente a quanto da varie parti
si sostiene, questo mezzo pacifico sarebbe efficace (l’appello t
di fine giugno, ed è stato lanciato dalla Conferenza nazionale del Consiglio delle chiese sudafricane, la S.A.C.C., su suggerimento dello stesso Boesak,
cfr. in Perspectives Réformées,
luglio-agosto 1985).
Nel frattempo Nigrizia, la bella rivista mensile dei missionari comboniani, ci ricorda nel suo
numero di luglio-agosto le responsabilità italiane nella fornitura di armi a Pretoria, in un
documentato articolo, intitolato
« La connection tricolore », di
Abdul S. Minty, direttore delia
campagna mondiale contro la
collaborazione militare e nucleare con il Sud Africa, di Oslo (Ne i vegia).
a cura dì Sergio Ribet
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pineroio n. 175.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
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Subalpina - Torre Pellice (Torinol