1
è
Anno 120 - n. 5
3 febbraio 1984
L. 500
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Si?. FEìXEcr^lHÌ El 1.0
Via caiuti ijiberta* 3
Î00Ô6 TORRE FELLICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE ÆVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
DOPO IL DIBATTITO AL SENATO E ALLA CAMERA
Il «via» al nuovo Concordato
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Stanno esplodendo nel Maghreb, nei paesi arabi del Nord
Africa, le moderne jacqueries.
Sono questa volta i contadini
poveri, le masse sottoproletarie
a scendere in piazza ed a rivoltarsi contro i governi per respingere il rincaro dei prezzi degli
alimentari e del pane. Il tributo
di sangue è enorme: 180 morti in
Tunisia, oltre 300 in Marocco. La
repressione è violenta, ma i poveri ottengono il risultato voluto: gli aumenti vengono revocati.
I giornali riportano che oltre
le cause materiali (estrema povertà, siccità, inflazione) vi sono
anche motivi religiosi ispirati alla propaganda iraniana per il riscatto del mondo arabo, all’origine di questa grande mobilitazione popolare. Si tratterebbe in
sostanza di una infiltrazione khomeinista atta a destabilizzare tutto il mondo arabo non sciita. Altri aggiungono che ci sarebbe lo
zampino del libico Gheddafl che
vorrebbe da una parte destabilizzare la Tunisia e dall’altra favorire la presa del potere di un
gruppo di militari ostili al re
Hassan II in Marocco.
Certo è che la zona del Nord
Africa, che conterà tra poco 100
milioni di abitanti, con ricchezze
minerarie, petrolifere, ed agricole potrebbe diventare un insieme
economico importante per l’intero Mediterraneo e non sono
quindi certamente da escludere
dietro a queste rivolte, disegni
politici basati sull’integralismo
islamico.
Credo però che al centro della
protesta stiano le ineguaglianze
sociali crescenti tra la popolazione. In Marocco, ad esempio, 10
milioni di persone (su 25 milioni
del totale, più di un terzo quindi) dispongono di appena 600 lire
giornaliere per vivere, ed il 70%
della popolazione è analfabeta.
Tutto ciò mentre una parte (circa il 5%) della popolazione controlla il 45% della ricchezza narionale. In questi ultimi anni una
inflazione superiore al 15% annuo ha continuato ad ingigantire
le disparità sociali.
Le misure prese dai governi
per aumentare i prezzi dei generi di prima necessità, non sono
però solo funzionali alle esigenze economiche e di potere delle
varie borghesie nazionali, ma sono dettate direttamente dal Fondo Monetario Intemazionale e
dalla Banca Mondiale, sono in
qualche modo dettate dalle regole economiche dell’occidente. Anche noi dunque siamo In causa
ed è in causa la nostra politica
estera e la politica economica
della CEE. Dipende infatti largamente dalla nostra politica estera se il « Grande Maghreb » sarà
costruito come unità economica
capace di interscambio col sud
Europa. Dipende dalla nostra capacità di realizzare in quelle zone progetti di sviluppo a benefleio deL2 popolazioni e non di alcune c^te ai potere, dalia nostra
capacità di agire in sede internazionale per sbloccare finanziamenti e condizionamenti, se si
imboccherà la strada di uno sviluppo equilibrato. Se ciò non
succederà, se continueremo ad
allinearci con altre politiche, non
potremo lamentarci se il « Grande Maghreb » sarà conflittuale
con noi.
Giorgio Gardiol
il Presidente Craxi ha presentato i principi con cui intende condurre in porto la revisione superando il principio privilegiarlo - Ma il Parlamento non ha potuto discutere un progetto
Abbiamo chièsto a Gianni Long,
che nella sua qualitciSr~s'Fgf"Slario alla Camera ha seguito da vicind tt~^Watìito, una prima valutazione del procedimento di revisione del Concordato.
Con il « via » ufficiale dato a
grande maggioranza dal Parlamento la scorsa settimana pare
che la revisione del Concordato
sia giunta alla fase conclusiva.
E che anche Tlntesa con le Chiese valdesi e metodiste, pronta dal
1978, si avvìi finalmente a trovare, attraverso la sua trasformazione in legge, una pratica attuazione. Trova così conferma l’opinione di molti osservatori, per
altro sempre smentita da tutti i
governi succedutisi dal '78 ad oggi, secondo cui Flntesa non sarebbe mai uscita dal cassetto se
non per fare, in un certo senso,
da contrappeso al nuovo Concordato.
Cornice generale
Quando l’Intesa venne predisposta, essa doveva costituire la
testimonianza della posizione delle Chiese valdo-metodiste nei
confronti dei rapporti con lo Stato. Sarebbe certo ^eccessivo dire
che essa e servita di modello per
gli ultimi sviluppi della revisione
concordataria; ma certo ha segnato un modello asciutto e austero di rapporto tra lo Stato e
una confessione religiosa. E gli
aspetti più positivi del progetto
di nuovo Concordato esposti alle
Camere dal Presidente del Consiglio Cfaxi vanno appunto in
questa direzione. Sarà, secondo
Craxi, « una cornice generale »
destinata ad esplicitare « i principi che regolano la reciproca
indipendenza e sovranità dello
Stato e della Chiesa, nei rispettivi ordini, e individuano gli specifici fondamenti costituzionali
sui quali costruire il nuovo sistema di relazioni ». Dovrebbe Quindi essere un Concordato molto
più breve dell’attuale e teso non
a stabilire regole speciali per i
rapporti con la Chiesa cattolica,
ma ad individuare i principi costituzionali (come tali validi per
tutti) che possono essere presi a
metro per regolare le concrete
relazioni.
E’ questa la caratteristica fondamentale del Concordato le cui
grandi linee sono state indicate
da Craxi. Il liberale Zanone ha
potuto pahlare di un Concordato
che pone le premesse di un superamento del sistema concopdatario, perché non contiene quello
scambio di privilegi e di concessioni che in passato è stata la caratteristica principale degli accordi di questo genere. E qui sta
la novità positiva non solo rispetto ai Patti del 1929, ma anche allo spirito in cui vennero riaperte
MATTEO 25: 1-13
Come sono le nostre lampade?
In un mondo come l'attuale,
fatto di caotiche 'contraddizioni,
di scarsi momenti di pace e di
continue manifestazioni di violenza, di passeggeri attimi di serenità e di frequenti giorni di
tribolazioni sia a livello personale che collettivo, vi è una sola
forza che può sostenere il credente nella sua esistenza angosciosa: la speranza. La speranza,
anzi la certezza che tutto quello
che oggi è tenebrore sarà trasformato in luce; quello che ora
è sofferenza sarà mutato in letizia; quello che oggi è falsità ed
ingiustizia scomparirà per dar
posto alla giustizia ed alla verità.
Sì, il cristiano spera ed attende.
Attende con fede il giorno in cui
— come è scritto nell'Apocalisse (21: 4) — « Dio abiterà con gli
uomini ed essi saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e
sarà loro Dio; e asciugherà ogni
lagrima dagli occhi loro e la
morte non sarà più; né ci saran
più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le cose di prima saranno passate ».
La vita del cristiano, dunque,
è attesa. Un'attesa però non passiva, non rassegnata, non d'inerzia, bensì una vita attiva, operante e fiduciosa. Per insegnare
questo, Gesù si serve di parabole
fra le quali risplende questa conosciuta delle dieci ragazze: cinque stolte e cinque avvedute.
Con questa parabola Gesù si
riferisce alle cerimonie nuziali
secondo le usanze orientali di allora. Usanze che culminavano
con l'arrivo festoso dello sposo
col quale tutti gli invitati partecipavano al banchetto gioioso.
Sempre, quando Gesù vuole illustrare la venuta di Dio fra gli uomini, accenna a momenti di gioia.
Come in questa parabola in cui
Gesù presenta il Signore che vie
ne, non nelle vesti di un giudice
severo pronto a giudicare e a
condannare, né come un despota che intende opprimere e padroneggiare; ma nella figura gioiosa di uno sposo che viene fra
canti di giùbilo per festeggiare
con tutti.
Così, dice Gesù, sarà con l'avvento del regno dei cieli. Così
sarà quando Dio avrà cancellato
ogni traccia di dolore, di paura,
di ansietà, ed anche di ingiustizia e di violenza bruta, ed avrà
stabilito il suo regno di pace e
d'amore per tutti e fra tutti gli
uomini.
Ma... quando? Quando passerà
questo mondo di peccato, cioè di
tribolazioni, di soprusi, di malvagità e vivremo nella gioia dell'amore, della pace e della giustizia?
Non si tratta di sapere quando.
Ciò che maggiormente importa è
di credere fermamente nella vittoria definitiva del Signore; di
credere fermamente che l'attuale rhondo malvagio e tribolato
cambierà, che le attuali strutture corrotte e di corruzione cadranno, scompariranno. Quindi,
non tanto sapere « quando » il
regno di Dio sarà stabilito in
terra, ma sapere « come credere » e soprattutto « come agire »
nell'attesa dei « nuovi cieli e della nuova terra in cui abiti la giustizia ».
Dice la parabola: « Or tardando lo sposo, tutte divennero sonnacchiose e si addormentarono ».
Questo versetto fa pensare al
nostro tempo. La più ovvia e desolante constatazione che ogni
cristiano oggi può fare è che il
Signore « tarda a venire ». Difatti, se la venuta o l'intervento
del Signore deve coincidere con
momenti di pace, di letizia, di armonia fra la gente, di scambie
vole amore, dobbiamo senz'altro
affermare — purtroppo — che
tale venuta del Signore è ancora
estremamente lontana. Infatti,
dove possiamo scorgere i segni
dell'avvicinarsi di questa epoca
ideale?
Ecco che l'amore fraterno va
scomparendo, il rispetto della
vita umana è sopraffatto dagli
interessi di potere. La ricerca di
Dio, ovvero la conquista dei valori eterni è lasciata ad alcuni
pochi e derisi idealisti!...
L'attesa dei credenti è un'attesa snervante, scoraggiante, estenuante, priva di concrete speranze. E così, come le dieci ragazze
della parabola che attendevano
10 sposo, anche noi, vinti dalla
stanchezza della lunga attesa,
scoraggiati dai continui insuccessi delle nostre iniziative, delusi
dalle incomprensioni del mondo,
abbattuti dalle sofferenze morali oltre che da quelle fisiche, ci
lasciamo prendere dalla sonnolenza e ci addormentiamo.
Pur tuttavia il Signore non
condanna il nostro stato di sonno; possiamo dire che egli si
rende conto delle circostanze che
provocano la nostra sonnolenza.
11 punto centrale della parabola
di Gesù non è il sonno delle dieci ragazze, bensì il loro risveglio.
« Sulla mezzanotte si levò un
grido: Ecco lo sposo, uscitegli
incontro! » (v. 7).
L'ora che stiamo vivendo, lo
abbiamo detto, è delle più oscure della storia umana. Ebbene
l'evangelo ci assicura che è proprio nell'ora più tenebrosa che
il credente ode il grido che vien
dal cielo e che dice alla chiesa:
« Ecco io sposo, uscitegli incontro! ».
Non dobbiamo aspettare pasGiuseppe Anziani
(continua a pag. 2)
le trattative per la revisione negli
anni 1976-78.
Preoccupazioni
fondate
Alle Camere Craxi ha però
esposto solo dei principi: iì vero testo del Concordato sarà conosciuto dopo la conclusione delle trattative a cui il governo è
ora stato autorizzato. Ed anzi
per alcuni argomenti assai delicati la procedura sarà più lunga.
Il Concordato rinvierà ad esempio la definizione del regime (an-'che fiscale) degli enti ecclesiastici ad un ulteriore accordo da stipulare entro sei mesi dalla firma
del documento principale; per
cui molto rimane ancora da conoscere e da valutare. Proprio alla mancanza di notizie precise su
materie importanti si sono richiamati coloro (sinistra indipendente, PDUP e democrazia proletaria) che hanno votato in Parlamento contro la conclusione delle trattative. E non si tratta certo di preoccupazioni infondate,.
poiché la concreta formulazione
dei testi potrebbe svuotare completamente anche i principi positivi esposti da Craxi.
L’argomento del Concordato
resterà quindi d’attaaljtà_ nei
prossimi mesi. Le questioni sul
tappeto sono essenzialmente tre;
gli enti ecclesiastici, l'insegnamento religioso nelle scuole e la
disciplina del matrimonio. Per
gli enti, come si è detto, tutto è
stato rinviato di sei mesi. Per il
matrimonio, verrà sancita l’eliminazione della riserva di competenza dei tribunali ecclesiastici nello scioglimento dei matrimoni celebrati con il rito cattolico (ma praticamente già non
esisteva più in seguito alle sentenze della Corte Costituzionale).
Per le lezioni di religione, argomento che tocca da vicino le famiglie di altra confessione, si è
arrivati ad una soluzione di evidente compromesso; 1’« ora di religione » continuerà ad esistere.
Gianni Long
(continua a pag. 2)
SOMMARIO
□ Evangelici a Roma, di
E. Nitti, p. 3
□ Risurrezione e battesimo per i morti, p. 6
□ L’arroganza dèi potere di fronte alla crisi,
intervista a J. Pronk,
p. 7
□ Testimonianze a Vancouver, di A. e F. Combo, p. 8
□ Un paese visto da vicino, di E. Costantino,
p. 12
2
SS'
2 fede e cultura
3 febbraio 1984
tWi;-:
INTERVISTA A ELENA CALVETTI
;Un anno negli USA
li"
^lena CalTCtti ha 18 anni, abita a Torino, frequenfa ' il liceo
classico; ha trascorso un «nnn
negli stati Uniti per un’interessante vacanza-studio. Di ritorno,
ha risposto ad ima serie di domande sulla società americana
e sull’esperienza che ha vissutq.
— Vorrei che tu mi parlassi
dell’organizzazione che si occupa di soggiorni come il tuo...
— L’« Experimental International Living» è un’organizzazione
mondiale, derivante dall’UNESCO, che sviluppa un vasto programma, a livello intemazionale, per promuovere un’eventuale
ed attiva cooperazione mondiale
iniziando dal « rapporto interpersonale». n rapporto interpersonale è il primo scopo
che l’HSP (International High
School Program, il programma
che ho seguito) si propone di
raggiungere attraverso il diretto contatto tra lo studente, in
^ primo luogo, e la famiglia ospitante. Questa prima relazione all’interno di im ambiente straniero, porta poi in seguito ad ulteriori collegamenti nella nuova
società. CMaramente il nron^
so di integrazione non è facile.
: ma, anzi, presènta spesso”diilicoltà di carattere pratico^ (quali la ccmoscenza della lingiiai e
psicolo^co, come un non raro
senso di nostalgia per noi studenti. L’età degli studenti varia
dai 16 ai 20 anni; l’età media,
comunque, è diciott’anni, età alla quale uno studente in America frequenta la classe dei « Seniors », cioè l’ultimo anno di
High School, o Media Superiore; essendo una dei seniors, ho
avuto l’occasione di vivere una
esperienza- diversa, conseguendo
lo scorso maggio la maturità. La
maturità americana non ha lo
stesso valore e significato di
quella italiana, ma più che altro
è l’espressione di un rito, la cosiddetta « graduation ».Tcòn toga
e cappellino 32 laurearteli "Tß
« uamoridge “College », tanto per
fare un esempio forse più vicino alla realtà europea.
— Dove sei vissuta? Come ti
sei trovata?
— Sono stata a Hopkinsville,
nello Stato del Kentucky, una
graziosa cittadina di circa 30.000
abitanti. La mia è stata un’esperienza meravigliosa, che mi ha
entusiasmata fin dall’inizio e
che, giorno dopo giorno, mi ha
entusiasmata sempre di più, perché mi ha portata vicino ad una
realtà diversa che rispetti? e che
amo, pur non accettandone tutti i valori e le ideologie.
ÇS
ÌT:.
— Com’è la condizione della
donna americana? E’ appoggiata da servizi sociaii vidldi, da
consoitori?
— La donna americana vive in
una posizione ^ «femininista», soprattutto nel senso materialistico del termine; ovvero,
è meno dipendente nell’ambito
domestico; c’è una migliore cooperazione tra i due sessi; è agevolata da una serie di servizi sociali davvero efiBcienti; molte lavorano fuori casa, le pulizie domestiche tra l’altro sono diventate un «pigia bottone», tanto
sono avanzati e diffusi gli elettrodomestici. Però, da un punto
di vista più critico, la donna è
talmente stereotipata... tanto che
ha completamente perso il valore, del femminismo ; il femminismo autentico, coi suoi veri valori, qui non ^iste più,.o forse
non è mai esistito! la, donna,
presa dall’ansia di portarsi allo
stesso livello dell’uomo, ha perso ogni libertà d’espressione autonoma, di movimento, come dico lo, la sua tipica capacità di
raffinare ed elaborare tutto ciò
che il mondo maschile crea, ho
l’impressione che si sia ridotta
ad una macchina che fa ancora
e sempre parte deU’lmpero maschile.
I consultori qui praticamente n<Mi esistono. E se, per noi in
Europa, consultorio significa apertura mentale di fronte alla
realtà della famiglia, tenuti presenti i problemi che essa implica (aborto, divorzio, divisione
dei ruoli), in America consultorio vuol dire tabù. E’ incredibile
come la donna si chiuda in se
stessa, rifiutando di parlare dei
suoi problemi... o, se ne parla,
assume, secondo me, atteggiamenti maschili che vanno contro
la sua stessa natura: esempio
illuminante è che poche donne
si battono per l’aborto, la maggioranza concorda con le file mar
schiliste.
— Come funzionano di ospedali? Il paziente viene rispettato?
— Gli ospedali sono di grande
aiuto perché il corpo ospedaliero è selezionato in modo tale da
poter offrire al malato una tecnologia medica all’avanguardia,
il che è un palese segno di rispetto per i! degente...
— Sei stata in contatto con
qualche comunità valdese americana?
— L’ambiente evangelico che
ho frequentato è quello delle
chiese metodiste, le comunità
valdesi sono poche e lontane.
Lutero in URSS
n quinto centenario della nascita del grande riformatore
Martin Lutero ha dato occasione
a numei^ise- chiese evangeliftip
sparsa, nell'llmone .Sovietica di
organizzare culti e commemorazioni varie. Ne dà notizia la
stampa protestante occidentale
(soepi) particolarmente per le
due giornate celebrative a Riga.
Una delegazione della Federazione luterana mondiale guidata
dal suo segretario generale Karl
Mau ha partecipato a questo giubileo. Il metropolita di Minsk,
Filaret, intervenuto alla celebrazione, ha portato un messaggio
a nome della Chiesa Ortodossa
Russa. La partecipazione alle celebrazioni di Riga è stata arricchita dalla presenza di dieci responsabili rappresentanti le comunità evangeliche luterane di
lingua tedesca operanti nell’Unione Sovietica; fatto questo di notevole rilevanza, definito addirittura un evento « storico » a significare una nuova fase, ricca di
prospettive, per le comunità
evangeliche sparse in URSS. Per
la prima volta delegati luterani
evangelici provenivano da regioni quali la Siberia, il Kazakhstan,
il Kirghizistan, il Tadzikistan e
dalle regioni del Volga e del Caucaso.
L’immensa
evaìlgel!ga~1n URSS è valutabile
in óltre” 300 comunità, di lingua
tedesca; drSssè~ò1t'àntó~T71T5Òn'irregistrate e riconosciute ufficialmente dallo Stato. Oltre alje
luterane numerosissime sono le
comunità l^attiste e quelle dei
pentecostali.’ Intanto c’è voluto
il'"5lTJbfteC di Lutero perché una
organizzata e ben riuscita manifestazione, così rappresentativa,
potesse aver luoeo senza che le
autorità statali facessero opposizione.
Possiamo e df^'pb’amo rallegrarcene: Lutero è vivo, ma più
che lui, è la potenza dell’Evangelo di Cristo che è viva.
D. A.
A.ooloquio con i lettori
IL CUORE
— Come vivono i giovani americani, a livello sociale, familiare, politico?
— I giovani americani, direi,
vivono pressapoco come la media popolazione giovanile in Italia. Certo, il « mio » liceo classico e il suo ambiente mi sono
mancati molto perché là non c’è
un pari livello di cooperazione e
discussione. Il problema sta all’origine del sistema governativo che non propina altro ai giovani che l’ideale del « dating »..
ovverossia uscire con proprio (a)
ragazzo (a). Il dating per gli
americani è un fattore molto importante e determina l’accettazione del singolo individuo all’interno della società. Mi pare
che la politica sia quella di sposarsi (tra i 18-22 anni), avere
bambini e organizzare feste. I
giovani sono una realtà molto
complessa e piena di contraddizioni; non esiste fusione, soprattutto a livello etnico, razziale. Come in tutto il mondo,
si può assistere a gigantesche
lotte fra bande di ragazzi, il venerdì o il sabato sera.
In Italia i telefilm americani sono molto seguiti; gli americani li apprezzano allo stesso
modo? Hai segpiito qualche trasmissione televisiva americana?
— La tivù non mi ha mai entusiasmato, ad eccezione del canale di intrattenimento culturale (H.B.C. o Spotlight), che presenta buoni film, talvolta ancora sul mercato in prima visione. GU americani seguono volentieri : « M.AS.H. », « Charlies’
Angels », « Magnum P.I. », « Wonder 'Woman ». « Dallas » al contrario non riceve molti consensi. Seguitissimi da tutti sono i
cartoni animati.
— Qual è la situazione delle
minoranze religiose, razziali,
ecc.?
— Le cose non sono molto diverse che da noi. Qui il problema è il rapporto Nord-Sud con
termini come «terroni» e simili. Là i termini cambiano: «niggard », « yank », ma la conclusione è la stessa e, a questo punto,
credo che bisognerebbe analizzare noi stessi prima di criticare gli altri.
a cura di Edi Merini
PIETRO IN VATICANO
Nuovo
di zecca
Allegata all’ultimo numero della Gazzetta Ufficiale ho trovato
la pubblicità di un libro pubblicato dall’Istituto Poligrafico e
zecca dello Stato: « Pietro in Vaticano » di Margherita Guarducci. « L’argomento — afferma la
pubblicità in locandina — è di
enorme portata. Dalla presenza,
o meno, di Pietro, in Vaticano
dipendono infatti, se si riflette
un poco, niente meno che il primato della Chiesa romana e il
diritto del Vescovo di Roma ad
essere successore di Pietro e
quindi Vicario di Cristo in terra ». Margherita Guarducci nel
suo libro (che costa ’soltanto’
40 mila lire) riesce a datate con
precisione il martirio di Pietro
in Vaticano e dimostra l’esistenza della sua tomba sotto l’altare papale della Basilica oltre a
’riconoscere’ le spoglie mortali
dell'apostolo. Una risposta insomma garantita anche dalla
zecca dello Stato. A tutte le domande, a tutti i dubbi una sola
conclusione (dice la pubblicità
del libro): « Sì, la scienza conferma, in questo caso, la tradizione della Chiesa. Pietro è veramente qui ». Diventerà legge
dello Stato? G. P.
Caro Giampiccoli,
Se « ¡1 diluvio di articoli su Lutero »,
ha finalmente, con tutti i iimiti della
impreparazione, dato modo agli italiani
di riflettere sul perché della ribellione
del monaco tedesco, pare che questa
pioggia di studi non abbia minimamente
toccato le gerarchie della chiesa di Roma che imperterrite continuano in gesti
che non solo chiudono ogni possibilità
di dialogo ecumenico con esse, ma
rasentano ancora il paganesimo ed il
feticismo vero e proprio!
Trascrivo dai settimanale di C.L. « Il
Sabato » del 21.1.84 n. 3 pagina 22:
* Per il vivissimo desiderio fatto arrivare dagli amici al direttore generale
(della congregazione dei preti di Don
Orione) don Terzi, nella circostanza del
Convegno internazionale verrà portato in
Argentina il cuore del beato don Orione, estratto dalla salma nel 1980 —
quando è stata riesumata alla vigilia
della beatificazione — e ora custodito
in prezioso reliquiario presso la casa
generalizia della Piccola Opera di Roma. Sac. Giuseppe Zambarbieri - Roma ».
Sarebbe veramente interessante conoscere il pensiero di Don Sorani attivissimo partecipante (a volte anche docente) dei convegni S.A.E. alla Mandola, membro della curia generalizia dei
preti di Don Orione.
lo sono convinto che una pubblica
denunzia su un settimanale evangelico
aperto al dialogo ecumenico quale è
■< La Luce » (con tutti i suoi limiti) possa aiutare — od almeno Io spero — a
far rinsavire certe autorità religiose
ed aiutare tutti i sinceri credenti ad
imboccare la vera unica strada ecumenica: Gesù Cristo, grazia, agape, giustizia, dono, comprensione, condivisione specie con i più emarginati e diseredati.
Nel neme di Gesù Cristo Unico Signore,
Giovanni L. Giudici, Mestre
DA UN EX MEMBRO
Egregio Signor Direttore,
nel leggere l'articolo del dott. Mario Cignoni relativo al centenario del- '
IS'ClllUBa til Roma - via IV Novembre,
gli occhi mi si sono improvvisamente
aperti e mi son reso conto come la
sorte spesso predisponga le cose per
il meglio.
Fino al 1977 membro della su menzionata comunità, in quell’anno ho lasciato l’Italia per il Giappone: le circostànzè hanno cosi TrttonTariato uno
che non si ritiene degno di così noBF
le consesso. Sono membro ora~?Ì una
comunità giapponese a me più consona, piccola, non prestigiosa, senza
tradizioni, con scarse disponibilità finanziarie, composta di operai e del
piccolo ceto medio, che non ha dato
né grandi uomini, né pastori, né teologi, né moderatori, né giuristi, né Eccellenze varie; una comunità che cerca
semplicemente di essere, per quanto
le è possibile, fedele al suo Signore e
di ascoltarne la Parola.
Augurandomi che anche una cosi
modesta comunità possa essere accolta neH'ambito dell’evangelismo, modestamente e fraternamente La saluto,
Carlo Vicari, Tokyo
Le nostre lampade
(segue da pag. 1)
siyamente che il regno di Dio sia
già stabilito in terra per tradurre in azione la nostra fede. Dobbiamo « andare incontro » al Signore che viene. Dobbiamo muoverci verso di lui illuminando il
suo cammino con le nostre lampade accese!
Ma in che maniera possiamo
fare questo? Dobbiamo tenere
ben ^ presente l'avvertimento di
Gesù che sempre ci ricorda:
« Senza di me non potete far
nulla » (Giov. 15: 6).
Senza Gesù, senza la sua parola, senza il suo Spirito in noi,
nulla di buono, nulla di stabile,
nulla di concreto possiamo fare.
Poiché Gesù e la sua parola sono
« l'olio » che mantiene accesa la
lampada della nostra testimonianza. Ebbene, per andare incontro al Signore che viene, per
trasformare in azione la nostra
fede, ovvero per amare di sincero amore fraterno, per sollevare
gli oppressi, per resistere nell'ora del dolore, è indispensabile
che la nostra lampada sia sempre alimentata di nuovo olio, sia
resa operante dalla parola di Gesù, sia resa splendente dallo Spirito Santo.
Ed allora, nell'affrontare il
grosso problema della nostra testimonianza oggi, domandiamoci! « Come sono le nostre lampade? Come vanno le nostre riserve
di olio? La fede che professiamo è sufficientemente alimentata dallo Spirito del Signore? ». Il
Signore non ci lasci mancare il
suo Santo Spirito, affinché in
tutte le occasioni nelle quali siamo chiamati a dar prova della
nostra fede, a testimoniare di
Cristo, non permetta che nessuno di noi abbia a dire — come le
cinque ragazze stolte — « Le nostre lampade si spengono »!
Piuttosto, quando udiamo il
grido: « Ecco lo sposo, uscitegli
incontro », ovvero quando il Signore ci chiama alla testimonianza, che tutti noi possiamo
essere pronti ad agire nel servizio per gli altri col cuore ricolmo di gioia e di amore, felici di
poter innalzare le nostre lampade accese e rese splendenti dalla
potenza di Cristo Gesù, per poter poi camminare con lui sulla
via della sua vittoria e della sua
gloria!
Giuseppe Anziani
Concordato
(segue da pag. 1)
ma verrà abolito il discriminatorio istituto dell’esonero. Sarà la
scuola stessa, all’atto deH’iscrizione, a chiedere ai genitori o all’allievo se intende avvalersi dell’insegnamento religioso o no.
è intenzione del governo
istituire, ove ve ne sia richiesta,
l'insegnamento religioso di altre
confessioni. Con la loro Intesa
valdesi e metodisti hanno già
chiarito di non essere interessati a questa possibilità. Ma altre
Chiese possono pensarla diversamente e stabilire^ diversamente
nelle rispettive intese. Quella
con gli israeliti è in corso di discussione ed è possibile che si indirizzi proprio in questo senso.
L’Intesa
Secondo le dichiarazioni di
Craxi, l’Intesa con i valdesi e metodisti sarà presto sottoposta al
Parlamento, mentre si cercherà
di concluderne anche con altre
confessioni. Ma, per quelle comunità che non possano o non vogliano stipulare un’intesa, verrà
emanata una nuova disciplina
« generale » che sostituisca quella sui culti ammessi. E’ questa
la più bella novità comunicata
dal governo: senza quella legge
discriminatoria, i rapporti tra lo
Stato e tutte le confessioni religiose saranno migliori. Sarà più
facile raggiungere delle intese ed
applicarle senza che esse abbiano sapore di privilegio. E sarà
anche possibile per una Chiesa
scegliere con serenità se avvalersi o meno dello strumento dell’intesa.
Gianni Long
3
3 febbraio 1984
fede e cultura 3
LIMITI DELLA CULTURA CELEBRATIVA
»
Evangelici a Roma
Chiarimenti sugli episodi storici dellopuscolo ”1 Valdesi a Roma”
edito in occasione del centenario del Tem^pio di Via IV Novembre
Appena cominciata la lettura
deir opuscolo scritto da Mario
Cignoni, I Valdesi a Roma, in
occasione del centenario del tempio di Via IV Novembre, l’episodio del valdese Francesco Mondón « che passò per la breccia
il 22 settembre con la carabina a
tracolla e un carro di Bibbie trainato da un grosso cane San Bernardo (chiamato Pio IX!) » mi ha
fatto prima sorridere poi mi ha
^ indispettito. Ho subito pensato
di dover citare gli eventuali eredi
del Mondon per abigeato e furto di carro con carico di Bibbie,
reati comrnessi certamente dall’antenato in forza della carabina che portava a tracolla. Infatti
come è noto il cane, il carretto e
le Bibbie appartenevano a Luigi
Ciari e a Enrico Luraschi, che
come colportori furono tra i primi ad entrare in Roma. Lo dice
Valdo Vinay (Storia dei Valdesi,
voi. 3°, pag. 121), lo afferma il
numero unico delle Chiese Evangeliche di Roma, Roma Evangelica, pubblicato in occasione del
centenario della « presa di Roma », con tanto di illustrazione
dell’epoca con i due pacifici colportori tra le rovine del foro romano (senza carabina a tracollai). Me lo hanno sempre ricordato mio nonno e poi mio padre dai
quali ho ricevuto un’altra illustrazione dell’epoca in cui i due
valorosi diffusori della Parola sono collocati (sempre con il cane
di nome Pio IX!) nella campagna adiacente ad una città (forse
Firenze, da dove veniva il Ciari).
Ma andando avanti nella lettura deH’opuscolo ho avuto la
sensazione che la svista non sia
stata occasionale (a meno che il
Cignoni non possegga nuove documentazioni, che tuttavia non
cita), ma è del tutto confacente
allo spirito animatore dello scritto. Commissionato dal Consiglio
di Chiesa, il libretto esce dagli
schemi della pura storiografia (di
cui sono esempio mirabile le ricostruzioni storiche e le biografie
pubblicate per i 17 febbraio dalla
Società di Studi Valdesi) e si
colloca in un ambito encomiastico ed agiografico. Si tratta di
un’occasione perduta per l’autore e per l’intera Comunità che riceve tra le mani uno strumento
difettoso, sia dal punto di vista
della correttezza dell’informazione, sia dal punto di vista della
problematicità critica. Soprattutto questo testo non stimola il ripensamento sulla propria esistenza e sulle proprie esperienze,
che nella nostra prassi valdese è
Io scopo fondamentale delle celebrazioni centenarie, accanto ovviamente all’ espressione della
gratitudine a Dio, nostro salvatore.
Alcuni esempi
Nelle pagine 9-13 si parla dei
Valdesi a Roma dopo il 20 settembre 1870. Oltre al già citato
valdese Mondon tra i primi a
portare un carico di Bibbie, sono i valdesi i primi a tenere un
culto evangelico il 9 ottobre:
« erano presenti pochi forestieri,
diversi colportori, parecchi soldati ed alcuni romani ». I valdesi furono la Chiesa della Bibbia
e « perciò alla predicazione si
aggiunse la diffusione della Bibbia » e si citano, quasi fossero
opere valdesi la Società Biblica
Britannica e Forestiera e la Società Biblica Italiana; a proposito delle varie attività dei valdesi
si dice che « soprattutto le conferenze polemiche attirano centinaia di uditori » e si cita la disputa tra tre preti e tre ministri
evangelici (valdesi? sembrerebbe!). Mondon, cane, carretto e
Bibbie a parte, le cose non andarono come sembra.
Leggendo l’Eco della Verità,
settimanale stampato dalla Claudiana di Firenze si ricava l’immagine di un evangelismo attivo
e pronto alla reciproca collaborazione, assai poco denominazionale; si parla più spesso in generale di evangelici che non di vaidesi o battisti o altro. Del resto
le due associazioni bibliche costituitesi in Roma sono interdenominazionali e alla costituzione
della Società Biblica Italiana interviene lo stesso Gavazzi con
una dichiarazione fortemente
unitaria (EdV, 9.3.1872, a. IX, n.
10). Nel comitato direttivo sono
presenti missionari stranieri, vaidesi, metodisti e liberi.
La famosa « grande discussione fra preti romani e ministri
evangelici », non vide protagonisti i soli valdesi, né essi ebbero
una parte speciale nell’organizzazione e nel corso della manifestazione. Ribetti, il ministro
valdese, era più giovane rispetto
allo Sciarelli, metodista, ed al
travolgente Gavazzi, libero, e i
resoconti dettagliati sottolineano
la forte convergenza del fronte
evangelico (EdV, 17.2.1872, a. IX,
n. 7).
Quindi a Roma non c’erano
solo valdesi e l’evangelizzazione
della Città fu opera varia e ampia di molti servitori del Signore. Non ohe non esistessero incomprensioni e tensioni, ma occorre entrare nello spirito dell’epoca per capirle e non esasperarle unilateralmente.
Il past. E. Comba alle Conferenze per l'evangelizzazione citando l’iter di Luigi Desanctis
(libero, poi valdese, poi libero e
di nuovo valdese) diceva: « Il
primo contatto fra diversi elementi dovea quasi di necessità
occasionare quel leggiero turbamento, che si fè pur troppo sentire così in religione come in politica, quando i Valdesi erano
considerati dai fratelli attraverso
un prisma simile a quello che
non pochi Italiani adoperavano
per giudicare i Piemontesi »
(EdV, 5.4.1872, a. IX, m 14).
Cosa diversa però è affermare
come Cignoni fa a pag. 13 che
« L’attività valdese trova concorrenza in quella di altre denominazioni evangeliche. Chiesa
Libera e missioni di origine forestiera, che operano in Roma.
Queste, secondo i valdesi "rendono il lavoro difficile e fanno
inciampare alcuni cattolici” ».
Innanzitutto come affermava
all’epoca il Comba erano i Vaidesi stessi ad essere visti come
estranei all’ambiente italiano; ma
poi quel giudizio così negativo,
riportato tra virgolette, ma senza
citazione della fonte, di ohi è e
quando fu espresso, e in quale
sede? Può uno storico accoglierlo senza una nota esplicativa?
Più avanti lo stesso infelice
passaggio di Cignoni afferma perentoriamente: « I valdesi infatti sono gli unici ad avere una profonda coscienza teologica... ».
Guicciardini, Rossetti, Gavazzi,
Sciarelli e tanti altri non avevano
« una profonda coscienza teologica »...? Come mai la Claudiana
continuerà a stampare per decenni opuscoli di evangelizzazione prodotti e diffusi inizialmente
da colportori liberi?
Questo piccolo capolavoro di
frasi infelici a pag. 13 dell’onuscolo del Cignoni continua definendo i valdesi « distanti dalle
mire repubblicane di molti altri
evangelici ». Mi domando se qui
ci sia un giudizio, indirettamente espresso, di qualche personaggio dell’epoca o una valutazione
dell’Autore. E’ quel « mire » che
mi confonde: era una colpa es
sere repubblicani? E’ una colpa
anche secondo noi evangelici del
1984? Comunque è certamente
sfuggito al Cignoni che il trasporto a Pisa del cadavere di Giuseppe Mazzini avvenne sul carro
funebre della Chiesa Valdese di
Livorno... (Edv, 16.3.1872, a. IX,
n. 11).
Passato recente
Vorrei infine soffermarmi brevemente sul passaggio finale dell’opuscolo, sulle pagine 32 e 33,
dove si tratta dei giorni nostri.
Il ’68 è stato vissuto dalla Comunità di Via'IV Novembre con molta sofferenza, è noto a tutti; ed è
nota a tutti l’amarezza sofferta
dal caro pastore Matthieu. Ma
un opuscolo come questo non dovrebbe proprio offrire l’occasione per imo scavo delle ragioni di
quegli avvenimenti, ormai con la
serenità e il distacco di 15 anni
di distanza? La storia per noi
evangelici valdesi non è sempre
stata im appello al ravvedimento, alla ricerca del nuovo che Dio
prepara per noi, riconciliando i
fratelli, nel confronto, nella discussione e nella preghiera?
« Negli anni Sessanta e in particolare nel '68 la comunità è investita dalla crisi che si abbatte
su tutte le chiese... » scrive Cignoni. Il ’68 insomma è una specie di calamità naturale, un uragano, un terremoto, una inonda
Luigi Ciari e Enrico Luraschi, i primi colportori ad entrare in Roma.
zione, di fronte alla quale la Comunità resiste non negando « la
sua consistente solidarietà finanziaria alla Cassa Centrale (come
invece succede altrove), sapendo
guardare, al di là degli uomini
che passano, l’opera del Signore
che rimane ».
Che cosa si vuol dire, o meglio, che cosa non si vuol dire?
Lo storico della Comunità offre
un tale strumento, così sfuggente e carico di sottintesi, ai suoi
fratelli che si preparano ad affrontare un nuovo secolo di testimonianza e di fede?
Ancora una volta però (purtroppo!) andando avanti nella
lettura mi sembra di trovare risposta ai miei interrogativi.
Quando si citano nominativamente in modo elogiativo dei fratelli,
viventi e nel numero di coloro
Iniziamo questa settimana una nuova rubrica riportando giudizi e commenti della critica sulle pubblicazioni della nostra Casa
editrice.
Domande d’oggi
Il recente libro di David Fibld
- Peter Toon, Domande d'oggi
(Claudiana, 1983, L. 13.000) continua ad avere ottime recensioni
anche da parte cattolica. Ne scrive la rivista « Eco degli Oratori »
di Milano:
« Il primo pregio di questo libro è che non vuole indottrinare,
ma presentare con scrupolo e rispetto tutto analosassone le varie
posizioni presenti in campo e i diversi tipi di risposte, per poi far
risaltare nella sua giusta luce la
risposta biblica. Il tutto in un
tono discorsivo e fraterno, mai
autoritario o pedantesco, che intende favorire al massimo il formarsi di un’opinione propria...
« Uno strumento di lavoro, di
dibattito e di riflessione che condensa in meno di 100 pagine un
grosso patrimonio di esperienza
e di fede. Lo affermiamo nonostante la matrice protestante
dell’opera. E’ infatti equilibratissima anche nelle questioni morali più difficili. Il sincero impegno di cercare le soluzioni attraverso la Parola di Dio -è quanto
mai vero e illuminante... Qualche
cautela, ma abbastanza lieve, bisognerà avere nel leggere quanto
riguarda l’aborto e il divorzio,
sebbene le idee siano molto chiare. La vera differenza con l’insegnamento cattolico è — com’è
naturale in un testo di matrice
protestante — l’unicità assoluta
della Bibbia come fonte della Rivelazione. Manca anche evidentemente ogni accenno alla vita
sacramentale ed ecclesiale (nel
senso dell’istituzione), pur parlando di vita divina in noi e di
comunità cristiana.
« Queste osservazioni non tolgono nulla all’elogio che va fatto al volume per il suo equilibrio
e la sua modernità di linguaggio
e di problematiche, poste così
bene al confronto della Parola di
Dio. Potessimo noi redigere con
schede di questo tipo il nostro
"Catechismo dei Giovani”! ».
Più prudente la nota rivista
cattolica « Religione e scuola » di
Brescia: « Certe risposte, per la
loro inevitabile brevità, possono
apparire sommarie, ma hanno il
pregio di una immediata leggibilità... Si rivela indispensabile per
questo un accorto accompagnamento deirinsegnante qualora il
volume fosse adottato in classi
scolastiche.
« Pur con i suoi limiti ecumenici (è ignorata del tutto la voce
della chiesa cattolica sui problemi discussi; unica citazione: una
frase deWHumanae Vitae a proposito della contraccezione...), il
dossier può essere consigliato
nelle scuole secondarie come materiale di consultazione e anche
come modello di metodologia per
ricerche e dibattiti interdisciplinari. Illustrazioni (a calori e in
bianco e nero) e impostazione
grafica rendono agevole la lettura del volume anche ad adolescenti del biennio » (F.P.).
Costruire la pace oggi
La Rivista cattolica « Salesianum » di Roma (n. 45 del 1983)
recensisce il dossier n. 15: Costruire la pace oggi (Claudiana,
1982, L. 5.600). Giorgio Rochat vi
è definito: « un esperto nel settore di indubbia competenza ed
onestà ». La Rivista prosegue:
« Si tratta di studi seri, di cui
si possono magari discutere le
conclusioni o le posizioni teologiche soggiacenti ma non la competenza e la probità della condu
che hanno commissionato il lavoro, mi convinco che questo
opuscolo è lontano dallo stile
valdese, sobrio e schivo, semplice e schietto fino, talvolta, alla
rudezza. I fratelli citati meritano
gli elogi ohe gli. sono fatti e sono
tutti a me cari per affetti personali e familiari, ma non meritano di passare per dei vanagloriosi, di quelli che s’innalzano. E’
questione di stile, o meglio di etica, di quella ètica che non consente che virtù e meriti umani
facciano considerare una comunità più prestigiosa di qualsiasi
altra che senza vanto e con modestia annunzi il Nome di Colui
che. Signore dei Signori, si è
fatto servo di tutti per la nostra
salvezza.
Emilio Nittl
zione... La stessa cosa non si può
dire purtroppo della tavola rotonda cui hanno partecipato uomini politici della sinistra che
hanno sbilanciato il discorso sul
piano della faziosità politica...
Enorme contrasto con questa
settarletà (cui non sono nuove
certe iniziative dei valdesi in Italia, evidentemente inficiate da un
collateralismo politico discutibile
che pesa molto sul discorso teologico vero e proprio) fanno i
documenti aggiunti alla fine, in
particolare un lungo brano della Dogmatica di K. Barth, sul
problema della guerra giusta e
del pacifismo cristiano. Si tratta di pagine pensate, sofferte,
equanimi che giustificherebbero
ben altre forme di impegno per
la pace di quelle così sospette e
unilaterali prospettate dai partecipanti alla tavola rotonda.
« Il libro rappresenta comunque un utile documento per lo
studio dei problemi attualissimi
del pacifismo e della non-violenza » (G. Gatti).
Protesta
alla TV
In questi giorni l’Amicizia Ebraico-Cristiana di Roma ha inviato una lettera a Sergio Zavoli. Presidente della Rai, in cui
si chiede di anticipare l’ora della programmazione di « Sorgente di vita » e di « Protestantesimo » in TV, sul secondo canale
al lunedì. Le due trasmissioni
sono andate progressivamente
slittando verso la mezzanotte
sicché, data l’ora tarda, pochissimi ne possono usufruire. Da
cui l’energica protesta in cui si
chiede di tornare almeno ai vecchi orari.
La protesta è nata dal fatto
che l’Amicizia Ebraico-Cristiana
— afferma la Presidente Palmieri — riceve in continuazione rimostranze da varie parti d’Italia per l’ora tardissima in cui
vanno in onda le due trasmissioni.
4
4 vita delle chiese
3 febbraio 1984
CONCORSO
PRIMO CIRCUITO
Pentecoste ’84
Incontri di formazione
Vogliamo ripetere anche quest'anno la bella esperienza deU’mcontro di tutte le comunità delle Valli Germanasca e Chisone.
Quando: Domenica 10 giugno 1984.
Dove: a Pomaretto. ,
Il tema: Responsabili in Cristo del nostro futuro.
Il tema di quest’anno si riallaccia ai temi degli incontri precedenti: « Insieme oggi per costruire il domani », « Insieme per
costruire la pace ». In questo tempo in cui il nostro futuro è sempre più minacciato sia per i gravi problemi del mondo del lavoro
(riduzione continua dei posti di lavoro in valle) sia per la folle corsa agli armamenti (installazione dei missili a Comiso) vogliamo riflettere insieme come credenti sulla responsabilità che Cristo ci dà
come testimoni del suo Regno di giustizia e pace.
Vorremo inoltre dare un segno tangibile di solidarietà alla Casa di Riposo di S. Germano dedicando al suo progetto di ristrutturazione l’incasso della giornata.
Sabato 14 gennaio si è svolto
il convegno dei Monitori delle
Scuole domenicali del 1“ Circuito. Il past. M. Pons ha dato indicazioni pedagogiche sugli argomenti allo studio nei prossimi
mesi. I monitori hanno deciso
di organizzare rincontro annuale dei bambini a Lusema S. Giovanni il 13 maggio prossimo. Malgrado la non elevata rappresentanza si è anche deciso di avere,
all’inizio dell’autunno, un convegno non esclusivamente impostato sui programni, ma anche su
problemi didattici e psico-pedagogici e su tecniche di animazione alternative a quelle finora in
uso. Altra esigenisa espressa dai
monitori è stata ;quella di avere
indicazioni relative alla conduzione del canto.
sposto all’invito rivolto loro, oltre che a voce dai rispettivi catechisti, anche da un ciclostilato
distriisuito a tutti; se si tiene poi
conto del fatto che due pastori
ed un animatore a tempo pieno
si sono prodigati per l’organizzazione del convegno emerge un
ulteriore tema di riflessione per
le chiese. I pochi presenti tuttavia hanno dimostrato interesse
per gli argomenti loro proposti,
in particolare per un gioco di
animazione sulle questioni relative a lavoro e occupazione.
giornata.
Un concorso: Abbiamo bisogno della collaborazione di chi ha talento grafico per il simbolo di « Pentecoste ’84 ».
Inviateci i vostri bozzetti entro il 29 febbraio recapitandoli a
Renato Coisson — Via Balziglia 44 — 10063 Pomaretto (Torino).
Ve ne saremo riconoscenti.
La Commissione coordinamento
• A Lusema S. Giovanni si sono incontrati domenica 29 gennaio, come annunciato sul giornale, i catecumeni di IV anno del
Circuito. E’ stato un incontro in
tono dimesso solo per la scarsa
partecipazione. Dieci soli catecumeni (sei di Bobbio Pellice, due
da Torre Pellice e altri due da
Lusema S. Giovanni) hanno ri
• Ha avuto inizio, ancora
domenica 29 a Torre Pellice, lo
studio biblico finalizzato alla predicazione. Una quindicina di persone, tra cui molti giovani già
impegnati nelle attività delle loro
chiese, ha affrontato, sotto la guida del past. Platone, un passo
molto denso e « difficile » quale
la Benedizione della lettera agli
Efesini (1: 3-14). Non si è giunti
ad un vero e proprio schema di
predicazione, ma chi lo vorrà potrà esercitarsi per conto proprio
a preparare uno scritto che poi
verrà valutato in seguito. Lo studio biblico proseguirà con scadenza mensile: prossimo incon
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontro biblico dei gruppi giovanili
LUSERNA SAN GIOVANNI
— La parabola del « flgliol prodigo» (Luca 15: 11-32) ha costituito il filo conduttore dell’incontro fra una trentina di ragazzi e ragazze di Lusema San
Giovanni tenutosi il 28 gennaio.
L’incontro si inseriva nel quadro di momenti di attività comune tra i giovani costituenti
i diversi gmppi giovanili che
operano nell’ambito della chiesa di S. Giovanni.
Il tema delTincontro era :
«Confronto sul nostro modo di
leggere la Bibbia », e per far ciò
si è analizzata insieme la parabola contenuta in Luca 15, utilizzando diversi metodi, ciascuno dei quali mirava a studiare
il testo prendendo come base
«griglie di lettura» differenti.
I partecipanti si sono divisi in
tre gruppi, uno dei quali ha analizzato, suddividendosi a sua volta in sottogruppi, la figura e la
personalità dei tre personaggi
principali del racconto evangelico: il padre ed i due figli.
Un altro gmppo ha invece esaminato le situazioni, i comportamenti che appaiono dalla parabola: la separazione, l’umiliazione, il pentimento, il ritorno,
le reazioni al ritorno del figlio
minore.
II terzo gruppo ha impostato
uno studio attento più all’analisi esegetica e teologica del testo.
I tre metodi hanno evidenziato ciascuno aspetti particolari
della parabola, aspetti che messi insieme hanno offerto una lettura complessiva del testo che
non ha mancato di far discutere
i partecipanti all’incontro riuniti poi in assemblea generale.
Tutti hanno rilevato, tra le altre cose, che elemento centrale
della parabola è la figura del
padre (per cui il titolo con cui
la parabola è comunemente nota non piaceva a nessuno), che
la parabola è formata da due distinti episodi tenuti insieme dall’atteggiamento del padre che è
identico nei confronti dei due
figli: un amore che non chiede
corrispettivo, un amore che sussiste anche se sembra non avere speranze di essere corrisposto, un amore che è fonte di
salvezza per entrambi i figli.
Ultimo momento dell’incontro
è stata una rilettura, attraverso
la drammatizzazione, della parabola, partendo da atteggiamen
ti diversi : un momento anche di
divertimento che ha messo in
luce altri aspetti del racconto.
Tutti i partecipanti hanno valutato positivamente rincontro,
luogo di confronto tra giovani
con esperienze e formazione diverse, a partire dalla lettura comune della Bibbia.
• Il 15 dicembre scorso è deceduto a Buenos Aires (Argentina), dove era emigrato 57 anni fa, Davide Oostabel, originario dei Micialetti. Lascia la moglie a cui va il nostro pensiero
solidale.
• La comunità è riconoscente
alla Corale che ha dato il suo
contributo al culto di domenica 29.
• E’ deceduto Guido Stalle.
Alla famiglia giunga la simpatia
fraterna della comunità.
Verso ¡1 XVII febbraio
Battesimi
SAN SECONDO — Durante il
culto del 22 gennaio è stato amministrato il battesimo a Gualtiero e Vanni Bomo di Nino e
Paola Gaydou (Miradolo). La
Comunità, parenti ed amici della famiglia con i loro piccoli
bambini hanno seguito con gioia
e riconoscenza al Signore il momento della promessa, le preghiere ed i richiami contenuti
nella predicazione.
• L’Unione Femminile si è
riunita per concordare circa la
preparazione del pranzo del 17
febbraio. Il prezzo è stato fissato in lire 10.000 e lire 5.000 per
i bambini fino a 11 anni. Avremo fra noi alcuni fratelli e sorelle della Comunità di lingua
inglese di Torino, accompagnati dal loro pastore e signora.
Preghiamo chi intende partecipare di prenotarsi subito presso
gli anziani ed il pastore.
POMARETTO — Il comitato
nominato dal Concistoro in vista del 17 febbraio, si è riunito
giovedì, 26 gennaio per organizzare i festeggiamenti e la preparazione dell’« agape » nei locali del Convitto valdese di Pomaretto. Il programma è quello degli anni precedenti con corteo, bande musicali. I biglietti
per la prenotazione del pranzo,
sono reperibili nei soliti posti.
Il comitato invita a prenotarsi
entro domenica 12 o lunedi 13
febbraio, onde facilitare il lavoro di preparazione al comitato
stesso.
Non avendo quest’anno la recita da parte della filodrammatica di Pomaretto, avremo una
serata nel tempio con la partecipazione della Corale valdese
di Pomaretto e la banda musicale di Pomaretto. L’invito è
aperto a tutti coloro che amano il canto e la musica.
No al Concordato
sì alle Intese
Sala rinnovata
PRAMOLLO — La sala delle
attività, a Ruata, è stata ampliata mediante la costruzione di
una parte nuova, comunicante
con la cucina adiacente. I lavori stanno per essere ultimati e
ringraziamo tutti coloro che
hanno dato il loro contributo e
che ancora si adopereranno per
la realizzazione di questo progetto. Sarà inaugurata in occasione del pranzo del 17 febbraio,
a cui quest’anno potranno partecipare anche i non pramollini
che lo desiderano, grazie alla
aumentata capienza del locale.
Per questo ci si può prenotare
presso il pastore o presso gli
anziani. Sempre lì, la sera del
17 febbraio, la filodrammatica
presenterà la commedia brillante : « Tre ragazzi in gamba cercano moglie ».
• Martedì 24 gennaio ha avuto luogo il funerale della nostra
sorella Pascal Emma v. Pascal,
deceduta nella sua abitazione in
Pomaretto all’età di anni 77,
dopo lunghe sofferenze. Ai familiari colpiti nei loro affetti e
nel dolore della separazione dalla loro cara la simpatia cristiana della comunità tutta.
Assemblea di chiesa
TORRE PELLICE — Domenica 12 febbraio avrà luogo l’Assemblea di chiesa mensile. All’ordine del giorno il consuntivo finanziario 1983 e la elezione
dei deputati al Sinodo e alla
Conferenza Distrettuale.
• Ringraziamo il fratello Renato Ribet che ha sostituito il
nostro pastore nel culto delT8
gennaio.
• Il Coretto ha raccolto in
un libretto le canzoni e gli inni
che ha eseguito in questi anni
insieme ad altri adatti a giovani e bambini. La raccolta, stampata per uso interno, si intitola
« Alleluia 2 » ed è reperibile
presso la Libreria Claudiana di
Torre Pellice, oppure rivolgendosi ai membri del Coretto.
ANGROGNA — Con voto segreto, nell’Assemblea di domenica 29, oltre 70 membri elettori hanno individuato, a larghissimo suffragio, cinque nuovi Anziani per il Concistoro e riconfermato due dopo il primo quinquennio. E’ stata così, espressa
la viva riconoscenza di tutta la
chiesa agli Anziani uscenti (per
termine di regolamenti) : G. Alberto Bertalot (Jourdan), Pietro Gaydou (capoluogo), Fredy
Malan (Pons), Emilio Buffa (Pra
del Torno) e Viola Agli. Saljato
4 febbraio alle ore 20 i nuovi
membri del Concistoro ed i vecchi si incontrano al Presbiterio.
Domenica 5 al Capoluogo si terrà l’insediamento dei nuovi eletti con un culto di Santa Cena.
Ma di questo riferiremo a suo
tempo. Ritornando all’Assemblea: si è deciso di inviare un
ulteriore contributo alla Tavola per l’anno 1983 di un milione. Si sono votati i revisori dei
conti (Silvio Bertin, Alfredo
Monnet) e si è proceduto all’esame ed all’approvazione dell’andamento finanziario trascorso.
Un breve dibattito (che ha
preso spunto dalla predicazione) riguardo alla revisione del
Concordato ha espresso un parere contrario alla revisione di
uno strumento di scambio di
privilegi tra Stato e Chiesa affermando la necessità di addivenire alle Intese tra lo Stato
e tutte le confessioni religiose
nel quadro di un separatismo
leale e nell’autonomia economica di ciascuna confessione religiosa. L’Assemblea per alzata di
mano ha infine chiesto che il
nuovo Concistoro riassuma i
termini del dibattito in un comunicato ufficiale della nostra
comunità. « Siamo pochi e i giochi sono già fatti, tuttavia — ha
commentato im partecipante —
è un dovere fare sentire anche
la nostra voce di dissenso ».
tro domenica 26 febbraio alle ore
20.30 alla Casa Unionista di Torre Pellice.
Gite scolastiche
TORRE PELLICE — I genitori dei Consigiio di Istituto della Scuola Media
Statale Leonardo Da Vinci nell'intento
di favorire la partecipazione di tutti gli
alunni alle gite di istruzione scolastica
— gite che sono parte integrante dell'impegno educativo e dovrebbero quindi avere la totale partecipazione dei
ragazzi — organizza una sottoscrizione
a premi fra la popolazione locale.
L'estrazione dei premi avrà luogo il
3 marzo nei locali che la scuola metterà a disposizione, alla presenza dì
alcuni genitori.
Se la cifra raccolta sarà superiore al
previsto, si utilizzerà per l'acquisto di
materiale di consumo a disposizione
degli alunni.
Venerdì 3 febbraio
□ LIBANO: QUALE
GUERRA PER CHI?
PEROSA — Alle ore 20.45 presso la
sala Jacopo Lombardini si terrà un dibattito pubblico sulla questione libanese. Il dibattito è organizzato dalla
Fgei-valli e dal gruppo pace delle valli
Chisone e Germanasca. Introdurrà il
past. Sergio Ribet.
Sabato 4 febbraio
n TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore :9 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l'Evangelo ■
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fernerone e Paolo Ribet).
Domenica 5 febbraio
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300
93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
n ASSEMBLEA DELLE
CORALI
PINEROLO — I rappresentanti delle
Corali del 1" Distretto e di Torino sono
convocati in Assemblea presso la chiesa valdese di Pinerolo alle ore 15, con
all'ordine del giorno i seguenti punti:
Corso per direttori (il primo appuntamento è saltato per motivi indipendenti dalla volontà degli organizzatori):
Festa di Canto (da stabilire la sede):
Canzoniere: Quote; Nomina di un membro della Giunta: Varie ed eventuali.
Lunedì 6 febbraio
a COORDINAMENTO
FGEI-VALLI
PINEROLO — Il coordinamento Fgeivalli e Torino si riunisce nei locali delia chiesa valdese alle ore 21.
Domenica 12 febbraio
n PRESENTAZIONE DEL
PROGETTO DI S. SALVO
POMARETTO — Alle ore 14.30 al Teatro del Convitto si Incontrano le Unioni femminili del Distretto per analizzare il progetto del Centro comunitario
di San Salvo e dell’azione evangelica
nel meridione. Introduce il past. Gianna Sciclone.
14'
■à
5
3 febbraio 1984
9
vita delle chiese 5
DALLA CIRCOLARE DEL MODERATORE SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’
La colletta del 17 Febbraio
Nella sua circolare del 19.1 il moderatore Giorgio Bouchard indica diversi argomenti all’attenzione delle chiese. Tralasciando quelli a carattere più interno, riportiamo alcuni
stralci sul 11 febbraio, l’Alleanza Riformata e il Comitato di
Casa Cares.
17 febbraio
Come di consueto la nostra
colletta del XVII febbraio sarà
dedicata alle chiese valdesi del
Rio de la Piata: è uno dei casi
in cui l’integrazione fra le chiese valdesi e metodiste che sono
in Italia manifesta il suo respiro ecumenico, e la sua capacità
di iniziativa oltre i confini nazionali e denominazionali. Questa colletta avviene durante la
nostra « settimana della libertà »: sarà difficile celebrarla quest'anno senza pensare alla svolta politica avvenuta in Argentina: una grande nazione piena di
italiani è tornata alla libertà, e
contemporaneamente si trova a
dover affrontare i compiti di vera e propria ricostruzione, una
ricostruzione economica, ma anche civile, culturale e morale.
Non sappiamo se questo tentativo riuscirà: quel che sappiamo è che i membri delle numerose chiese evangeliche dell’Argentina vi si sono impegnati con
energia e coraggio. Gli anni dell’attesa erano stati spesi nella
formazione biblica, nella custodia di uno spirito di libertà e di
responsabilità in seno alle chiese, e in mezzo alle nuove generazioni. Questo paziente lavoro
di preparazione ha dato i suoi
frutti. Noi seguiamo questi fratelli con attenzione e con amore: la colletta — dedicata quesi’anno alla pubblicazione di
materiali per l’educazione cristiana — è il simbolo e anche il
segno concreto, di questa attenzione.
Alleanza Riformata
vangelo oggi ». Una più attenta
lettura del documento dell’ARM
ha infatti indotto la nostra commissione ecumenica a considerarlo come parte di un processo
di riflessione che impegnerà le
chiese riformate per diversi anni: basterà dunque inviare alla
commissione le risposte delle
chiese entro (ma non oltre) il 30
novembre: la commissione provvederà a farne una sintési e a
inviarla a Ginevra (entro il 1984).
L’anno dopo, si potrà avere l’auspicato pronunciamento sinodale.
La Tavola desidera quindi raccomandare all’attenzione di tutti il volumetto che la Claudiana
pubblicherà tra poche settimane
« Chiamati a testimoniare l’Evangelo oggi »: esso si adatta
bene al lavoro di grunpo, e può
essere analizzato sullo sfondo
delle prese di posizione delle
nostre chiese sui vari problemi
d’attualità.
reni, riformati, luterani), la Casa CARBS conserva la sua impronta- interdenominazionale anche ora che è entrata a far parte dell’« ordinamento valdese »
(cioè dell’ordinamento comune
alle Chièse valdesi e metodiste).
Del nuovo comitato fanno infatti parte due Fratelli, un metodista, tre valdesi e un pastore della Chiesa del Nazareno. La sede
rimane la bella proprietà dei
« Graffi » che l’associazione CARES ha recentemente donato alla Tavola.
A confronto
con la Parola
Il nuovo comitato si è messo
alacremente al lavoro, avviando
una seria ricerca sull’uso a cui
questa casa dovrà essere dedicata: centro per drogati? luogo
di incontri e convegni evangelici? sperimentazione cooperativistica per l’agroturismo? Questa
ricerca impegnerà alcuni mesi,
o alcuni anni: nel frattempo, la
casa viene adoperata per campi
di studio, e di lavoro.
Casa Cares
Come potete notare leggendo
gli Atti acclusi, la Tavola ha proceduto, per la prima volta alla
nomina del comitato della'Casa
CARES di Reggello (Firenze). In
realtà, non si tratta affatto di
una nuova opera, ma di un centro che ha oltre vent’anni di vita, e che sta a cuore a molti: a
lungo sostenuta da credenti delle varie Chiese (Fratelli, battisti,
metodisti, valdesi, liberi, naza
PROTESTANTESIMO
in fv
Lunedì 6 febbraio
RAI due - ore 23.05
ATTUALITÀ’
Numero composito con notizie dal mondo evangelico
italiano ed estero. Uno spazio particolare sarà dedicato
al problema eritreo.
La proposta di partecipare alla
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stata accolta dal
Concistoro della Chiesa valdese
di Torino con una certa esitazione. Da una parte c’era l’esigenza
di proseguire nel dialogo e soprattutto di ricambiare l’ospitalità dopo che il pastore Alberto
Taccia era stato invitato a predicare in Duomo durante la Settimana del 1981. Dall’altra la nerplessità di sempre di fronte ad
un ecumenismo più liturgico che
di confronto, più di preghiera
che di dialogo, accentrato in una
settimana annuale. Si è quindi
deciso di aderire alla Settimana
chiedendo però che il culto in
coinime programmato per martedì 24 gennaio nèl tempio di C.so
Vittorio costituisse anche il punto di partenza per una serie di
studi biblici. La nroposta è stata
accettata, la scelta dei testi biblici è caduta sul libro dei Salmi e
l’incarico dell'organizzazione affidato al pastore Giuliana Gandolfo e a Don Giuseppe Ghiberti.
L’impressione che i cattolici
siano più interessati all’aspetto
liturgico e formale dell’ecumenismo è stato accentuato dal constatare che « La Voce del Popolo », organo della diocesi cattolica di Torino riportava con grande rilievo il programma della settimana e il quadro generale dell’ecumenismo cattolico lasciando
però cadere ogni indicazione relativa agli studi biblici comuni.
Ma la sera del 24, in un tempio
gremito di persone attente e partecipi ha avuto poco di formale
e liturgico. Il culto, presieduto
dal pastore Alberto Taccia ha
avuto l’impostazione classica dei
nostri culti, con il canto e la preghiera, la lettura biblica e la predicazione. Preghiere e letture sono state svolte da membri delle
due chiese e le predicazioni'SOi
no state tenute da Don Ghiberti
e dal pastore Gandolfo. L’accoglienza nel tempio di C.so Vittorio — per la prima volta nella
storia della presenza valdese a
Torino, è stato sottolineato da
parte cattolica — è stata molto
gradita dai cattolici ed è stata
espressa con calore da Don Ghiberti sia durante che dopo il
culto.
Venerdì 27, nella Chiesa dèi Sacro Cuore di via Nizza 56, ha avuto luogo il primo degli incontri
ecumenici sui Salmi.
Una trentina di persone delle
due confessioni hanno seguito/ifcon grande interesse l’eccellente
introduzióne generale ai Salmi
condotta da Don Fausto Perren-.,, .
chio in un incontro che dopo il '
dibattito si è contìluso con la recitazione in comune del, salmo
130.
I prossimi incontri di studio
biblico della serie sui Salmi
avraflno questo calendario e questi oratori e testi:
— venerdì 24 febbraio: don F.
Perrenchio: il Salmo 1;
— venerdì 30 marzo: don F. Perrenchio: il Salmo 8;
— venerdì 27 aprile: past. Michele Sinigaglia: il Salmo 121;
— venerdì 25 maggio: past. Daniele Garrone: il Salmo 22.
F. G.
CORRISPONDENZE
L’Alleanza riformata mondiale
ci ha chiesto, proprio in questi
giorni, di aiutarla a sviluppare
una valutazione riformata del
BEM. A questo scopo, l’Alleanza
ha distribuito a tutte le chiese
un impegnativo questionario,
che la nostra commissione ecumenica sta traducendo, e che
presto verrà inviato a tutte le
chiese. Probabilmente ciò comporterà per molti di voi un supplemento di lavoro, ma ne vale
la pena, anche perché come
« chiesa unita » abbiamo una
particolare responsabilità in
proposito.
Questo lavoro supplementare
potrà allungare un poco i tempi del nostro studio del BEM:
che va comunque concluso entro aprile.
In questo caso, le chiese potranno però spostare fino al 30
novembre le conclusioni dello
studio sul documento dell’ARM
« Chiamati a testimoniare l’E
Un centro evangelico di cultura a Ivrea
ROMA — Sabato 4 febbraio presso
la Chiesa battista di via delle Spighe
avrà luogo un incontro con il giornalista
del TG 1 Liliano Frattinl sul tema dell'Impegno del cristiano nella politica.
Inizio ore 19.30,
TORINO — Organizzato dall'ALRI, dall'Associazione Libero Pensiero Giordano
Bruno, dal Centro Pannunzio e dal Comitato per la laicità della scuola, avrà
luogo venerdì 10 febbraio alle ore 21
presso il Centro incontri S. Paolo via
Lugaro 15 una tavola rotonda sul tema
Concordato vecchio e nuovo. Partecipano: on. Filippo Fiandrotti (PSI), prof.
Pier Franco Quaglieni, avv. Liliana Ponsero, aw. Bruno Segre, past. Franco
Giampiccoli.
L’esigenza, già da tempo chiaramente avvertita, di dare organicità agli interventi nei dibattiti culturali della città, ha ora
uno strumento in più: il nostro
Centro Evangelico di Cultura.
La sua creazione è stata resa
possibile certamente anche dal
nuovo impianto di riscaldamento dei locali ma soprattutto dalla disponibilità di fratelli e sorelle a curare i vari aspetti organizzativi deH’iniziativa. In questo primo anno sono state programmate una serie di quattro
conferenze-dibattito su Lutero,
Zwingli, Calvino, Barmen, a cura rispettivamente dei past. Ennio Del Priore, Ermanno Genre,
Domenico Maselli, Bruno Rostagno. L’inaugurazione è avvenuta venerdì 27 gennaio con una
conferenza di Ennio Del Priore
su Martin Lutero dal titolo : « La
Riforma è opera di Dio». Nell’illustrare la figura del Riformatore sono stati sottolineati in
particolare gli aspetti teologici
della protesta suscitando vivo
interesse negli uditori. L’inclemenza del tempo non ha consentito una più ampia partecipazione di pubblico (si era in
55 di cui una quindicina non
evangelici) ma si è trattato di
un inizio promettente ed incoraggiante.
Il past. Del Priore ha inoltre
parlato di Lutero per circa due
ore ai 90 ragazzi delle seconde
classi del Liceo Classico, presenti anche un buon numero di
insegnanti. I ragazzi hanno rivolto, dopo l’esposizione, una
serie di domande soprattutto su
Lutero e Müntzer, la libertà del
cristiano e la giustificazione per
grazia mediante la fede. L’interesse è stato molto forte.
Anche ad Aosta, in dicembre.
Il past. Del Priore è stato invitato a parlare, per più di tre ore,
a tre classi riunite dell’Istituto
Magistrale, attentamente seguito da 70 alunni che gli hanno
posto tutta una serie di domande, non solo su Lutero. Si è trattato di un momento importante di informazione e di testimonianza all’Evangelo. Sono in via
di definizione altri interventi
nelle scuole di Verres e di Chàtillon.
Come già lo scorso anno, è
ripreso in autunno il lavoro in
comune con la Comunità cristiana di Base di Aosta. Gli ìhcontri sono settimanali ed attualmente sono centrati su la
Preghiera. Ogni seconda domenica del mese ha luogo un culto
comunitario con apporti comuni ed interventi liberi. Di tutto
ci rallegriamo.
umane, in una prospettiva di
pace e d’amore.
Durante il Culto di Capodanno, presieduto dal pastore
Claudio Martelli della Comunità Metodista di Trieste, è stata
presentata alla Comunità la piccola Irene Carrari: con la preghiera per lei e per i genitori,
è stato ricordato l’impegno di
testimonianza affidato a ciascuno di noi. I numerosi fratelli
si sono stretti intorno ad Irene
e hanno voluto dimostrare il
loro affetto con un grazioso
dono.
predicatore locale è stato presieduto dal predicatore Leonardo
Casorio, che ringraziamo per Tappassionato messaggio.
In occasione della settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani, domenica 22 gennaio., un
gruppo di sorelle e di fratelli del
SAE, ha partecipato alla liturgia
del nostro culto con preghiere
ed un messaggio del prof, don
Giusenpe Testa.
E’ stata una simpatica esperienza di fraternità.
Il SAE e Lutero
BEM - Evangelici
a confronto
Impegno per la pace
LIVORNO — La vigilia di Natale, come riportato anche dalla stampa locale, si è avuta la
manifestazione per la pace promossa dalla nostra Comunità
con le Comunità di Base di Luogo Pio, Coteto e Borgo. E’ stato un momento particolarmente significativo, sia quando la
testimonianza è stata pubblica
— per le strade, con le fiaccole — sia aH’interno della Fortezza: ner la prima volta Cristiani di diverse confessioni
hanno spezzato il pane insieme. Oltre alle preghiere, ai messaggi, alle letture, ai canti, questo è stato il segno di una comune volontà di seguire il Signore al di là delle barriere
PIACENZA — Il V centenario
della nascita di Lutero è stato
ricordato dagli amici del SAE,
che hanno organizzato a novembre una tavola rotonda con 1 professori Domenico Maselli e don
Mezzadri, moderatore il prof,
don Giuseppe Testa. Tema dell’incontro: Lutero nella storiografìa.
La manifestazione è stata seguita con attenzione da un pubblico numeroso, in maggioranza
cattolici.
Il pastore Antonio Adamo ha
tenuto una conferenza su Lutero
■nei' locali della nostra Chiesa, e
si è recato a Castel San Giovanni su invito del Centro culturale
del Comune, in cui ha tenuto una
conferenza su: « Lutero: alcuni
aspetti della sua vita e della sua
opera ».
Sul quotidiano di Piacenza « Libertà » è stata pubblicata un’intervista al pastore Adamo e ad
alcuni esponenti della locale
Chiesa dei Fratelli.
Il culto della domenica del
TORINO — Ha incontrato la
formula adottata dalle chiese battiste e valdese per lo studio del
documento BEM: una riunione,
per gruppi e d’insieme, comprendente anche la cena comunitaria
per tre sabati dedicati alle tre
parti del documento. Più di 50
persone hanno così partecipato
alla prima riimione sabato 21
gennaio sul battesimo. La prossima riunione ha luogo sabato 4
febbraio sull’Eucaristia/Santa
Cena. Il ministero sarà oggetto
di studio il 25 febbraio. Le riunioni, dalle 17 alle 22, si svolgono
nella sala di via Pio V. 15.
Incontro ecumenico
MESTRE — Domenica 5 febbraio alle ore 9.30 nella Casa
Card. Urbani avrà luogo 11 18^
incontro dei Gruppi Ecumenici
del Triveneto sul tema del
« BEM ». Meditazione di Emidio
Sfredda, introduzione di Don
Sartori, lavoro di gruppi.
6
6 prospettive bibliche
3 febbraio 1984
LA FEDE INTERROGA
Risurrezione e battesimo per i morti
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di fede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede
Caro Direttore,
avrei piacere che qualcuno mi
spiegasse sul giornale che cosa
significa il vers. 29 di 1“ Cor. 15
dove Paolo parla di battesimo
per i morti. Grazie.
Per meglio comprendere il significato del testo biblico proposto conviene inquadrare brevemente la situazione che si era
creata nella Comunità di Corinto.
Innanzitutto c’era una divisione interna (che assomiglia tanto
alle « correnti » presenti nelle
nostre chiese di oggi) e i vari
gruppi facevano riferimento a diverse figure prestigiose (1 Cor.
1: 1M3; 11: 18). E tutto questo
era già un grave tormento per
Paolo.
C’erano poi vari problemi su
cui i Corinzi volevano conoscere
il pensiero di Paolo (6: 1 sull’uso dei tribimali civili; 7: 1 sul
matrimonio; 7: 25 sul celibato;
8: 1 sulle carni sacrificate agli
idoli; 11: 2 sull’ordine del culto;
12: 1 sui doni dello Spirito; 16: 1
sulla colletta per i santi; 16: 12
su Apoillo). Problemi vari, tipici
di una comimità giovane e in
crescita.
Ma è probabile che, come pensano molti teologi, tutti questi
problemi nascessero da un’uni
ca matrice: rma forma di entusiasmo spiritualistico, innestato
su concezioni teologiche non
troppo cristalline. Ad esempio,
avvicinandoci al nostro argomento, la presenza dello Spirito
era vissuta in modo tale dai Corinzi, per cui essi si sentivano ormai eticamente « superiori » e
sciolti dal comandamento (6: 12;
10: 23), «inattaccabili» dalla morte e pienamente partecipi già ora
della medesima realtà del Cristo
risorto (4: 8). Si viveva una forma di divisione deU’anima dal
corpo, in base alla quale « tutto
era lecito ».
notiamo ohe nei versetti 1-11
Paolo presenta la base del comime evangelo, incentrato sulla
risurrezione di Gesù Cristo; nei
vs. 12-22 dalla risurrezione di
Cristo fa derivare quella futura
dei credenti ; nei vs. 23-28 c’è un
primo brano di apocalittica- cristiana; nei vs. 29-34 Paolo smonta l’argomento dei suoi contraddittori, che erano contrari alla
risurrezione futura; nei vs. 35-49
parla della vecchia e della nuova
umanità; e nei vs. 50-58 c’è il
secondo brano di apocalittica cristiana.
Si pensava che la vittoria e il
trionfo di Cristo sulle potenze
distruttrici e sulla morte fossero
già da ora possesso anche dei
credenti: ne era garanzia appimto il dono dello Spirito, così largamente presente nella comunità
di Corinto. Forse non si credeva
all’immortalità dell’anima (gli
elementi presenti in 1 Corinzi
sono pochi per affermarlo!), ma
certo si rifiutava la futura risurrezione dei credenti dai morti. Per
i Corinzi il loro presente era già
quel futuro che Paolo indicava
come post-risurrezionale. Questo
è appunto il nodo che Paolo deve sciogliere in 1 Corinzi 15.
Nell’analizzare questo capitolo
Eccoci dunque a 1 Corinzi
15: 29, Targomento in discussione è quello della risurrezione.
Paolo, dopo aver posto il fondamento teologico positivo del proprio argomento, con una argomentazione di tipo personale attacca la tesi di chi nega che la
risurrezione dei credenti sia un
a-wenimento ancora futuro. Nel
V. 29 parla del battesimo per i
morti, cioè di un battesimo vicario che un credente vivo compie in nome e per conto (o a favore) di una nersona morta. Onestà di lettura biblica esige che
qualunque interpretazione che
non affronti il nostro testo in questa linea, ma cerchi scappatoie
linguistiche diverse e contorte,
non ne coglie esattamente il senso.
Nel V. 29, quindi. Paolo non
sta più presentando l’argomento
in positivo, rna sta demolendo la
tesi avversaria, cogliendone una
contraddizione interna fra la posizione « teorica » (negazione della risurrezione, 15: 12b) e la pratica « ecclesiastica » (battesimo
in favore di una persona morta,
15: 29). Se non c’è risurrezione,
perché farsi battezzare a favore
e per conto di una persona morta? Come può il mio battesimo
« giovare » ad una persona morta, se io escludo la risurrezione?
Mettendo in luce questa contraddizione interna. Paolo indebolisce molto la posizione avversaria e rafforza il suo argomento
a favore della risurrezione.
Ma questo non vuol dire che
Paolo condivida la pratica del
battesimo in favore dei morti
(che qualcuno a Corinto praticava). Ci troviamo nella stessa situazione in cui si trovava Gesù:
non loda il giudice ingiusto (Luca 18: 1-8); né incoraggia il falso in bilancio per il proprio interesse (Luca 16: 1-13), né tanto
meno spinge i suoi discepoli a
praticare l’usura per arricchirsi
(Matteo 25: 14-30). L’uso strumentale di immagini, situazioni
ed esempi di vita per presentare
le proprie posizioni, non va inteso come assenso alle medesime. Paolo quindi, come Gesù,
non condivide tutte le situazioni
e pratiche che pur utilizza nel
corso deH’argomentazione.
Per quanto riguarda la «carica»
del battesimo, è stato detto che
qui abbiamo il punto di massima sacramentalizzazione: il bat
tesimo fa rivivere anche i morti
(per cui ci si battezza per loro).
Può darsi; ma questo è un testo
unico in tutto il Nuovo Testamento, e la sua pratica non trova riscontro nel corso della storia della chiesa, salvo marginalmente (e in gruppi eretici) nel
secondo e terzo secolo.
Però, per quanto possiamo discutere sull’argomento del battesimo per i morti, rimane un
punto fermo: Paolo non vuole
parlare della forza « vitale » di
questo battesimo, ma della risurrezione futura di tutti i credenti in Gesù Cristo: come Egli
è già risorto, noi risorgeremo.
Ma prima c’è tutta la vita cristiana, poi c’è l’esperienza della
morte: la risurrezione per Paolo
rimane promessa, speranza, e
nella fede diventa certezza, in
quanto segue la risurrezione di
Gesù Cristo. Se crediamo la risurrezione di Gesù Cristo, risorgeremo come Egli è risorto. Questo è, secondo Paolo, il centro di
tutto l’evangelo, togliendo il quale non rimane più nulla (come
appxmto 1 Corinzi 15 vuole dimostrare).
Per terminare si potrebbe aggiungere un altro argomento: nel
battesimo si confessa la propria
fede in Gesù Cristo Signore: è
possibile delegare tale confessione? Che un altro la faccia al nostro posto, o ohe la si possa confessare a favore di una persona
morta? La risposta « chiude »
l’argomento.
ALLA CHIESA
PIU’ CARISMATICA
1 CORINZI 12: 31 - 13: 13
coincidono. Chi ama, è; chi non ama,
« Ed ora vi mostrerò una via, che è la
via per eccellenza» (1 Cor. 12: 31).
a cura di Gino Conte
La mostrerò a voi. Chiesa di Corinto,
che siete la più carismatica di tutte le
Chiese del Nuovo Testamento: nessuna
Chiesa ha tanti carismi come voi; ne avete tanti che avete cominciato a discutere su quale sia il maggiore, su quale sia
il più importante e avete cominciato a
introdurre nel mondo dello Spirito Santo
le vostre preferenze, le vostre gerarchie.
Siete sovrabbondanti di carismi, ma con
tutto ciò vi devo mostrare una via che
sembra non conosciate ancora.
In questo numero e nei prossimi pubblichiamo il testo di uno studio biblico sul
noto « innp all’agape » dell’apostolo Paolo, tenuto dal prof. Paolo Ricca nel corso della sessione 1981 del Segretariato attività ecumeniche (SAE), alla Mendola.
do tutta la vostra libertà, vi devo mostra^
re una via, che sembra non conosciate ancora.
...più libera e più colta
...più apostolica...
La mostrerò a voi. Chiesa di Corinto,
che siete la più apostolica di tutto il Nuovo Testamento: nessuna Chiesa ha tanti
apostoli come voi; avete Paolo, e Pietro,
e Apollo e altri ancora, ne avete tanti che
vi siete divisi in partiti apostolici; gli uni
sono di Paolo, gli altri di Pietro, gli altri di
Apollo; questa ricchezza apostolica diventa essa stessa motivo od occasione di divisione; la ricchezza divide; non divide so.
lo i ricchi dai poveri; divide anche i ricchi fra di loro; voi « siete diventati ricchi» (1 Cor. 4; 8), e per questo siete già
divisi; comunque siete ricchi, più ricchi
di tutte le altre Chiese; non avete solo
apostoli, avete ogni sorta di ministeri,
nessuna Chiesa ne ha tanti come voi: profeti, profetesse, pastori, evangelisti, dottori, guaritori, gente che parla la lingua
degli angeli e altri che la interpretano; lo
Spirito trabocca in mezzo a voi e produce
una stupenda varietà di doni, di operazioni e di ministeri — eppure, con tutto ciò,
vi devo mostrare una via, che sembra non
conosciate ancora.
La mostrerò a voi, Chiesa di Corinto,
che siete la Chiesa più colta di tutto il
Nuovo Testamento; in nessuna Chiesa si
fa tanta teologia come tra voi; « Siete stati arricchiti... in ogni dono di parola e in
ogni conoscenza» (I Cor. 1: 5); vi piace
discutere delle cose di Dio, esplorare i
suoi misteri; siete diventati « savi in Cristo» (1 Cor. 4: 10), maestri delle cose
dello Spirito, e vi esaltate tanto in questa
esplorazione delle altezze e delle profondità di Dio che rischiate di dimenticare
che l’unica sapienza cristiana è quella
della croce. Ma certo, non è la conoscen
za che vi msmca, cristiani di Corinto. Ep
pure, malgrado tutta la vostra conoscen
za. c’è una via che vi devo mostrare, per
ché sembra che non la conosciate ancora
E’ dunque possibile che la Chiesa abbia tanti carismi, tanti ministeri, tanta
libertà, tanta teologia eppure non sappia dove andare nerché non conosce la
via. E’ possibile che dopo venti secoli di
cristianesimo ci ritroviamo ad aver percorso molte vie, ma non ancora la via
per eccellenza, la via maestra. Certo, è
strano sentirsi dire, dopo venti secoli di
cristianesimo: «Ora vi mostrerò la via
per eccellenza, la via maestra », come se
finora avessimo camminato fuori di questa via. Ma credo che nessuna Chiesa, nessuna confessione, nessuna comunità locale, davanti a questa parola dell’apostolo, vorrà replicare: « No, non mostrarcela questa via; la conosciamo già ».
non e.
Cartesio diceva: Penso, dunque sono.
La Bibbia dice: Amo, dunque sono. E
prima ancora dice: Sono amato, dunque
sono. « Se non ho amore, non sono nulla ».
Possiamo avere tante cose: le lingue
angeliche, la conoscenza, la fede stessa,
e tante, tante altre, ma tutte queste cose, per quanto importanti e preziose,
non ci fanno essere. Le abbiamo, ma non
siamo. Solo l’amore è un avere che diventa un essere. Questo ci dice Paolo;
Puoi avere tutto, ed essere nulla. E’ la
più grande contraddizione che si possa
immaginare: avere tutto ed essere nulla.
E’ quasi un quadro grottesco che qui l’apostolo dipinge; perché questo tutto, che
hai, poggia su questo nulla, che sei! « Se
non ho amore, non sono nulla ».
Avere e essere
La via maestra è l’amore
La mostrerò a voi. Chiesa di Corinto,
che siete la Chiesa più iibera di tutto il
Nuovo Testamento. Nessun’altra è così libera come la vostra. Il vostro motto è:
« Ogni cosa è lecita », e avete subito imparato a metterlo in pratica. Siete tanto
liberi, che non vi preoccupate di scandalizzare i deboli, pur di affermare i diritti
della vostra libertà. Porse nessun’altra
Chiesa ha capito tanto bene la libertà che
abbiamo in Cristo, da farne un uso cosi
spregiudicato, da diventare per voi un motivo di ostentazione e, per i più deboli fra
voi, un motivo di caduta; eppure, malgra
A voi dunque, cristiani di Corinto e di
ogni altra Chiesa, o anche di tutte le
Chiese messe insieme, a voi che avete
tanti carismi, tanti apostoli, tanti ministeri, tanta teologia, tanta conoscenza,
a voi ora mostrerò una via, che è la via
per eccellenza. Avete già percorso molte
vie: la via della varietà dei carismi, la via
della molteplicità dei ministeri, la via
della pienezza della libertà, la via della
ricchezza, della sapienza e della conoscenza. Ma questa via non l’avete ancora percorsa, benché sia la via per eccellenza, la via maestra, quella che prima
di ogni altra avreste dovuto imboccare.
Ora ve la mostrerò.
Una via poco battuta
Ma non è strano che l’apostolo debba
mostrare alla Chiesa qual è la via maestra per la quale deve camminare? E’
strano, ma è vero. La Chiesa di Corinto
è un po’ la miniatura delle Chiese cristiane di oggi.
La via maestra è l’amore. Che bella novità, dirà qualcuno! A dirla non è una
novità ma a farla è l’unica novità. Non
è un caso che l’apostolo parli deH’amore
come di una via (« ora vi mostrerò la via
per eccellenza»), cioè di un cammino da
percorrere, non di un insegnamento da
dare. E non e un caso che in tutta la
Bibbia (leggiamola una volta sotto questo
profilo) non ci sia mai l’invito a predicare l’amore, ma sempre solo l’invito a
camminare nell’amore. La novità non è
l’amore predicato ma l’amofe praticato.
La via maestra è l’amore praticato. Ma
quello che l'apostolo dice in questi primi
versetti del capitolo 13 è qualcosa di ancora più radicale. Egli dice: Se parlassi
tutte le lingue, della terra e del cielo... se
conoscessi tutti i misteri... se avessi tutta
la fede... se distribuissi tutti i miei averi... « se non ho amore, non sono nulla »
(V. 7). E’ come se Paolo dicesse: Se avessi tutto, tranne l’amore — non dice: non
ho nulla, ma: non sono nulla!
In questo passaggio dall’avere all’essere sta la radicalità del discorso di Paolo.
« Se non ho amore, non sono nulla ».
Qui c’è un avere che è un essere e un
non avere che è un non essere. Siamo
abituati a contrapporre la civiltà dell’essere alla civiltà dell’avere. Ma qui esse
Penso alla Chiesa ecumenica che stiamo cercando, progettando e in qualche
modo già anticipando, e dico: Una Chiesa che non ama, non è, non esiste, è
forma senza sostanza, apparenza senza
realtà, è un vuoto che si ammanta di
pienezza, un nulla che si presenta come
qualcosa. Non è un po’ capitalistica, infatti, l’idea che talora abbiamo della Chiesa ecumenica come somma di tutti gli
averi, di tutti i patrimoni, di tutte le tradizioni delle varie confessioni battezzate ecumenicamente? Il dramma sarebbe
in quello che qui l’apostolo Paolo ci
mette davanti come possibilità infausta,
che questa somma di valori cristiani poggi sul nulla di una Chiesa che non è perché non ama.
Ma penso anche alla Chiesa presente,
con tutti i suoi carismi e movimenti carismatici, con tutti i suoi ministeri di
ogni ordine e grado, con tutte le sue liturgie e teologie, con la straordinaria
ricchezza delle sue tradizioni, con lo zelo della sua testimonianza e il fervore
delle sue opere, e resto stupito e ammirato per tutto quello che la Chiesa ha;
ma non sono certo che tutto questo avere basti a farla essere. « Se non ho l’amore, non sono nulla ». Temo che tutto
il nostro avere poggi sul nulla. Temo di
vedere la Chiesa « annullata », azzerata,
non dall’ateismo o dalla secolarizzazione,
ma dal fatto di avere tutto essendo nulla
perché non ha amore. Tutto il resto è
avere della Chiesa; ma l’essere della Chiesa è l’amore soltanto. Nulla può sostituirlo. Non esistono surrogati dell’amore.
L’amore è insostituibile.
Paolo Ricca
(continua)
«I
#
*1
■f i
7
3 febbraio 1984
obiettivo aperto 7
(»
INTERVISTA A JAN PRONK, VICESEGRETARIO DELLA CNUCES
L’arroganza del potere
di fronte alla crisi
Jan Pronk, che è stato ministro dello Sviluppo
nei Paesi Bassi t>rima di ricoprire la sua attuale
carica alla CNUCES (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo), è noto nel movimento ecumenico, in quanto partecipa alle Assemblee del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC)
dal 1968.
Quest’anno a Vancouver, ha presentato in seduta plenaria una delle relazioni principali. Riportiamo m questa pagina Pintervista che ha rilasciato all’agenzia di stampa dei Consigiio Ecumenico
(Soepi mansuel).
— Benché la Conferenza delle
Nazioni Unite sul commercio e
lo sviluppo (VI CNUCES), riunitasi nel 1983 a Belgrado, Jugoslavia, abbia suscitato alcune
reazioni contraddittorie, l’opinione generalmente espressa nei
suoi confronti è stata che le posizioni dei paesi del Nord e del
Sud divergono quanto prima e,
in definitiva, tutta la vicenda si è
risolta in un fallimento. Lei è
d’accordo su questo punto?
— Dobbiamo ammettere che
la Conferenza è stata un fallimento. I suoi risultati sono rimasti molto al di qua delle speranze che aveva suscitato.
Durante i preparativi (durati
quasi un anno), i paesi ricchi
hanno detto con molta chiarezza che intendevano fondare le loro trattative con i paesi del
l erzo mondo sulla nozione di
interdipendenza. Così hanno afiermato. Hanno anche detto chiaramente che il risanamento della
ioro economia dipendeva in partr dalla completa riorganizzazione dell’economia dei paesi
del Terzo mondo e che, perché
questa riorganizzazione fosse
possibile, avrebbero dovuto liderare nuove risorse finanziarie
e aprire i loro mercati ai prodotti dei paesi del Terzo mondo. E’ quel che si definisce lo.grca economica.
In una certa misura, questi
stessi paesi hanno riaffermato
o ueste stesse convinzioni nei discorsi pronunciati in seduta
plenaria alTinizio della Conferenza. Ma a inizio avvenuto delle trattative vere e proprie, non
ss ne è più parlato. Pertanto si
è scavato un largo fosso fra le
aspettative deliberatamente suscitate dai paesi ricchi e le posizioni assunte in seguito, nel
corSó delle trattative.
In questo senso, direi che la
\'I sessione della CNUCES è
iallita: La più grande necessità,
oggi, 6 di stabilire un legame
ira lo sviluppo economico del
Sud e la ripresa economica del
Nord: ma non sono state formulate decisioni né indicazioni
concrete in grado di far pensare che si farà qualcosa a breve
scadenza, a questo proposito.
La segreteria della CNUCES si
è \ista affidare un programma
di lavoro interessante e pieno di
promesse. Abbiamo ricevuto un
nisovo mandato nel campo degli
scambi e delle materie prime.
Per la prima volta sono state
prese decisioni sulle questioni
monetarie internazionali. Abbiamo anche ricevuto un mandato
valido nel campo della tecnologia dei trasporti marittimi. Molte persone ne sono soddisfattissime.
Ma non bisogna dimenticare
c.he mesta Conferenza poggiava
su un mandato affidato alla
CNUCES quattro armi fa. E come potremmo essere soddisfatti del mandato che abbiamo ricevuto per i prossimi quattro anni se constatiamo che i governi
non prendono sul serio il nostro
lavoro, di cui pure harmo essi
stessi negoziato gli orientamenti?
Secondo me dobbiamo riflettere su questo fallimento. Dobbiamo procedere, perché è la sola
cosa positiva per i paesi in via
di sviluppo, nella quale possano sperare. Ma ci toccherà modificare un poco le strutture.
Scontri in vista?
— Nella sua relazione alla VI
Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese, Lei ha detto
che occorre una giusta ripartizione del potere nel mondo e
che, per ottenerlo, occorre «lottare e trattare, come 1 sindacati
dopo la rivoluzione industriale
in Occidente ». Dopo aver visto
tanti simposi intemazionali concretizzarsi in risultati così magri, Lei pensa ancora che si possa evitare un gp-ave scontro fra
ricchi e poveri?
— Si assisterà ad un grave
scontro fra i poveri e i ricchi, all’interno di molti paesi: quelli
che, per esempio, anziché i crediti supplementari richiesti, ricevono un «aiuto condizionante»
che strozza la loro economia; o
Quelli che praticamente non dispofigono, di alcuna risorsa per
finanziare la loro crescita economica; o ancora, quelli che soffrono di una grande scarsità alimentare e non ricevono risorse
supplementari pei- investire di
più nella produzione alimentare.
Ma non credo che si verificherà un .erosso scontro fra paesi
ricchi e paesi poveri, a causa di
tutte le difficoltà attuali dail’economia internazionale, a causa
delTatteP'giamento delle élites
della maggior parte dei paesi in
via di sviluppo, che vogliono pagare i loro debiti ed evitare i
conflitti, e per altre ragioni ancora. Quando si tratta di sviluppo e di povertà, i conflitti interni sono piti importanti dei
conflitti fra paesi.
— Quali sono gli ostacoli che
i paesi ricchi oppongono allo
sviluppo del Terzo mondo?
— Molti. Ecco alcuni esempi
concreti di politiche applicate
dai paesi ricchi al loro interno,
che ostacolano lo sviluppo: la
politica monetaria degli Stati Uniti; le politiche protezioniste
dell’Europa occidentale nei campi dell’agricoltura e dell’industria; la politica praticata dalla
Svizzera relativamente alla manodopera proveniente dai paesi del Terzo mondo.
Est e ovest senza
via cTuscita
— I blocchi dell’Est e dell’Ovest si trovano in una via senza
uscita a causa della corsa agli
armamenti. Le minacce aumentano sempre. Come, secondo Lei,
le Chiese potrebbero aiutare a
riorientare questi due blocchi
verso una cooperazione economica più stretta?
— Mi consenta di dirle che
sono sempre stato molto critico
nei confronti dei paesi occidentali. Perché anch’io faccio parte
di una società occidentale ed ho
anche la mia parte di responsabilità nella politica dell’Occidente. Ma non dimentichiamo che i
paesi deH’Eurona dell’Est, nemmeno loro non hanno aiutato
molto.
Non affermano più tanto, come
prima, di non essere responsabili della povertà dei paesi del
Terzo mondo in quanto non sono mai stati delle potenze coloniali. Si sono messi ad invocare,
ora, un nuovo argomento: la crisi economica internazionale, di
cono, è nata all’Ovest; è « slittata » verso di loro: finché sarà
così, mancheranno di risorse finanziarie e commerciali per aiutare i paesi del Terzo mondo. E’
ipocrita.
D’altra parte i paesi deU’Europa dell’Est si sono mostrati molto più intrattabili circa i rapporti da stabilire fra disarmo e svilUDDO. E’ un atteggiamento che
ha effetti positivi e negativi. Positivi, in quanto se si stabilissero veramente questi rapporti, risorse finanziarie ed altri mezzi
sarebbero messi al servizio dello
sviluppo dei paesi del Terzo mondo. Negativi, in quanto finché
non si costruisce questo rapporto, non si fa nulla per i paesi
in sviluppo. E’ quel che è successo nel corso degli ultimi 15 o
20 anni, e questa carenza è il
risultato di quel tipo di politica dell’Europa delTEst nei confronti del Terzo mondo.
A dire il vero, ignoro qual è
il margine di manovra delle Chiese nell’Europa delTEst, ma vorrei spiegarmi un po’ meglio nei
confronti dei paesi occidentali.
Sono stato incoraggiato dall’azione concreta che le Chiese dell’Europa occidentale, e recentemente anche quelle degli Stati Uniti, hàhno intrapreso $er Sensibilizzare l’opinione pubblica dei
loro paesi sulle questioni della
pace e dei disarmo. Sono convinto che senza quelle azioni di
massa, autentici movimenti popolari in cui le Chiese hanno avuto un ruolo notevole, il governo della Repubblica federale di
Germania per esempio, o quello
dei Paesi Bassi o ancora, in una
certa misura, quello degli Stati
Uniti non avrebbero preso talune decisioni abbastanza positive, in questi ultimi due anni.
Vorrei appoggiare la prosecuzione di questi sforzi.
Ma ho il timore che le Chiese
si sentano attualmente rivolgere la richiesta di tornare ad un
tipo di rapporti più « verticali ».
Sarebbe allora difficilissimo per
loro, proseguire nel ruolo che
hanno avuto negli anni ’60 e ’70.
— All’origine della maggior
parte di quei problemi, non c’è
forse l’idea conservatrice, nata
negli Stati Uniti, che consiste
nel dire che il primo prossimo è
se stesso e che occorre che gli
Stati Uniti siano forti perché il
resto del mondo possa sopravvivere?
— In effetti è stato un elemento decisivo. Il conservatorismo dell’Europa occidentale ha
senza dubbio connotati diversi;
ma esiste una tendenza essenzialmente conservatrice, anche se
non si manifesta contemporaneamente in tutti i paesi. Comunque sia, nella maggior parte dei paesi, la mentalità dominante è caratterizzata dal ripiegamento su se stessi.
Alcuni lo spiegano col fatto
che attraversiamo un periodo economico molto difficile. Ma credo che quest’analisi non sia corretta. L’interdipendenza è il risultato della politica dei paesi
occidentali. Sono le politiche
colonialiste del passato e la rivoluzione tecnologica di cui ci
riserviamo il monopolio, che hanno fatto di questa terra un mondo solo.
Sono fattori di questo tipo che
hanno fatto sì che l’economia
dei paesi ricchi e quella dei pae
si del Terzo mondo siano diventate interdipendenti. Ovunque,
dipendiamo da loro. E l’atteggiamento di ripiegarsi su se stessi che viene adottato per mettere ordine anzitutto in casa propria, e che pare essere attualmente l’ideologia dominante, è
il segno di un conservatorismo
molto miope.
— Perché i paesi sviluppati
non capiscono quel che tentate
di dire loro? Perché non ascoltano?
— Quel che ho detto è già stato ripetuto un’infinità di volte
da politici, universitari, gruppi
di esperti e Chiese. L’incapacità
oggi presente nei paesi sviluppati a capire realmente queste
cose deriva contemporaneamente da parecchi fattori.
Il primo è l’arroganza del potere. Il secondo, è l’intuizione
che il giorno in cui saremo immersi nella crisi o nel caos, i
ricchi e i potenti non saranno
comunque toccati. Questo punto
di vista è molto limitato, ma è
il pensiero di molta gente.
In terzo luogo, in un certo
numero di paesi,, particolarmente Stati Uniti e Gran Bretagna,
la gente è convinta della giustezza delle proprie dichiarazioni.
Mi spiego. Un tempo, era diverso. Quando c’era un punto di
vista da difendere, si era pronti
a negoziare, ad ascoltare. Oggi,
quando si parla ai rappresentanti o ai diplomatici americani
o britannici, ci si rende conto
che credono veramente a quello
che dicono e questo, nel campo
delle trattative internazionali, è
impensabile. E se ricevono critiche, la loro reazione consiste
nel dire che quelle critiche sono
la prova che hanno ragione. E’
pericoloso, perché introduce la
ideologia nelle trattative internazionali, che non ne sono la
sede.
Interviene anche un quarto
fattore: nelle democrazie parlamentari (e la maggior parte dei
paesi moderni sono governati da
democrazie parlamentari), le decisioni sono prese a breve termine. In almeno quattro o cinque paesi incombono elezioni,
e coloro che optano per soluzioni a più lungo termine, per esempio nel campo energetico,
dello sviluppo o del disarmo,
rischiano di perdere una parte
del loro elettorato e di essere
soppiantati da un altro partito.
Per un verso è una buona cosa, perché i governanti sono costretti a praticare politiche che
non li alienino dalla loro base.
Ma significa anche che la saggezza politica sta per diventare
merce rara. Ne deriva che amministriamo la nostra economia
sulla base di un sistema democratico parlamentare, il migliore
che abbiamo, ma che i costi di
questo sistema sono in realtà
sopportati da altri, nella fattispecie dai paesi in via di sviluppo, che dinendono molto più
di noi da politiche a lungo termine.
Le chiese:
gruppi di pressione?
— Non è anche difficilissimo
far capire agli elettori le ragioni
per le quali occorre appoggiare
i paesi del Sud e lavorare a favore di un nuovo ordine economico?
— Non penso che sia difficile
se vi ci impegnate veramente.
In im certo numero di paesi sono riusciti a far accettare problemi a lungo termine. Considerate, per esempio, Temancipazione della donna: è una questione a lungo termine. Oggi, nei
piccoli paesi avanzati dell’Europa occidentale, nessun partito
che portasse avanti una politica
ostile all’emancipazione, potrebbe più sopravvivere. Oppure il
problema, a lungo termine, del
disarmo. E’ un problema primario per gli elettori. Anche
l’ambiente è un problema a lungo termine eppure ha perfino
rappresentato il punto di partenza per la creazione di nuovi
partiti politici...
— Lei ha detto che il movimento a favore del disarmo è
incoraggiante, ma in che misura eclissa .Ü dialogo Nord-Sud?
La gente sembra molto più preoccupata del dialogo Est-Òvestche dei problemi Nord-Sud.
— Non voglio cadere nella
trapeóla che consiste nel collegare le due questioni. Il disarmo è certo un processo che possiede una sua dinamica. E questo è un punto. L’altro, è la questione della mentalità. Ci si arma perché si vuole estendere e
rafforzare la propria sfera di influenza, Stati Uniti contro URSS,
e viceversa. Ma lo si può lare
soltanto nel Terzo mondo: Caraibi. Africa australe. Medio Oriente, Asia meridionale. E sono
quelle regioni del Terzo mondo
che diventano le vittime di quel
tipo di politica. Vuol dire che
la distensione o la coesistenza,
che devono precedere gli sforzi
rivolti ad un disarmo totale, sono veramente nelTinteresse dei
paesi del Terzo mondo. Per
questo, in termini politici, non
c’è incompatibilità fra l’azione
intrapresa da una Chiesa o da
un movimento popolare a favore della distensione e dei disarmo da un lato, e l’azione a favore dello svilupoo, dall'altro.
— Lei ha detto parecchie volte che la Chiesa ha molto da
fare, che ha un ruolo importante nel dialogo Nord-Sud.
— Sì, anzitutto per una ragione molto logica: perché la Chiesa. più di ogni altro gruppo, è
custode dei valori. Ma lo dico
anche per un’altra ragione, in
apparenza meno logica: non esiste alcun’aura organizzazione intemazionale che rappresenti altrettanta gente, altrettante società e altrettante culture diverse,
come la Chiesa. Questo significa
che la Chiesa può essere un movimento popolare molto solido.
Più solido, per esempio, di qualsiasi movimento sindacale.
— E che cosa possono fare le
Chiese, parlando concretamente?
— In questo momento è in
corso nel Consiglio ecumenico
delle Chiese, tutta una discussione sul lavoro con i movimenti di base, le radio, ecc.: è importantissimo. Ma vorrei anche dire
una parola a favore del lavoro
dei “'ruppi di pressione e della
azione politica concreta, ma praticati in modo da non perdere
contatto con la propria base. I
gruppi di pressione sono uno
strumento d’azione efficacissimo
per le Chiese.
(Traduzione di Oriana Bert)
8
8 ecuìnénisino
3 febbraio 1984
RIVISITANDO LA VI ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO ECUMENICO - 4
Testìmonianze a Vancouver
La vita dono di Dio - Testimonianze intense di un ampio ventaglio di esperienze e di culture:
dal Sud Africa alla Bolivia sino all’Europa la varietà e la ricchezza di un incontro mondiale
Tutti ormai conoscono il bel
ìk-, tema dell'Assemblea dì VancouI" ver>i « Oesù Cristo, la vita del
mondo ». La prima settimana
' ^ dei lavori dell’Assemblea è stata dedicata in maniera esplicita
allo studio e alla riflessione del
tema, sottolineandone alcuni aspetti particolari ; la vita, dono
di Dio. La vita che resiste e vinsi;'^ ce" la morte. La vita nella sua
Q' pienezza. La vita in unità. Per
” " presentare il tema e i sottotemi
era stata progettata una serie
di « testimonianze ». L’idea sembrava eccellente perché avrebbe
evitato i soliti discorsi degli
to’” esperti e permesso a un numero maggiore di persone di interim: venire. Nella pratica si è tradot^*,ta invece in una serie infinita di
discorsi, circa ima quarantina,
spesso molto più lunghi del pre^ visto, con il risultato di provocare alla -fine irritazione, noia e
stanchezza nei delegati, somÌÉi mersi da fiumi di parole., Peccato, perché i « testimoni » rappresentavano veramente l’ampio
ventaglio delle chiese, delle espei rienze, delle culture che si trovano nel Consiglio Ecumenico.
' Intellettuali e madri di famiglia.
riguarda la chiesa. La chiesa
prende posizione non perché ha
potere terreno, ma perché si rifiuta di credere che i poteri di
oppressione, di distruzione e di
morte hanno l’ultima parola.
Anche se questo ha costato nel
passato e può costare oggi persecuzioni e sofferenze. Ma l’Apocalisse ci parla della vittoria
dei credenti che hanno vinto grazie al sacrificio dell’Agnello (Gesù Cristo) e perché «non hanno risparmiato la loro vita neppure di fronte alla morte» (Ap.
12: 11). E’ su questa verità che
si basa la chiesa, è questa verità l’essenza della confessione:
Gesù Cristo è la vita del mondo. La chiesa può affermarlo,
però, soltanto se noi, tutti noi,
siamo disposti a dare la nostra
vita per il bene del mondo. E
vale la pena dare la propria vita per la verità che Gesù Cristo
è la vita del mondo.
tro donne resistono. E alla fine
ottengono tre delle loro quattro
richieste: l’amnistia per i prigionieri politici, il riconoscimento dei sindacati, il ritorno al lavoro dei minatori.
Non durerà a lungo e pochi
anni dopo un ennesimo colpo
di stato costringe Domitila all’esilio. Poi una fragile democrazia si instaura nel paese e
lei può tornare, ormai famosa,
per continuare la lotta per un
avvenire migliore per i suoi figli.
nezza di vita, e la pienezza di
vita che Gesù dà non può essere presente se si ha già tutto.
Dobbiamo imparare a vuotarci
di tutto ciò che abbiamo per ricevere la pienezza di Dio, perché se ci nascondiamo dietro le
barriere delle cose che possediamo, moriamo.
il nostro esempio, ammonisce
la Sòlle rivolta ai delegati del
Terzo Mondo, reclamate ciò che
vi abbiamo rubato, ma non seguiteci... La pienezza di vita che
abbiamo sviluppato in Occidente è un’illusione. Ci separa da
Dio, ci rende ricchi e... morti».
Che cosa è la ricchezza di vita si trova descritto in un passo di Isaia (58: 6-12). Ricchezza
non significa accumulare, ma
spartire con gli altri ; il cibo con
l’affamato, le parole con il depresso. La ricchezza non è possedere, ma essere una persona
umana, avere molti rapporti
umani, guadagnare fratelli e so-.relle.
.fr*:”eoreani e sudafricani, ortodossi,
%. cattolici ; e protestanti, monache
..ijfe »---J---4 .In A lo
e scieitìiati, la varietà e la ricchezza delle voci era esemplare.
Non vi faremo un riassunto di
tutti gli interventi, vorremmo
solo menzionarne alcuni dei più
significativi.
Alian Boesak. 11 sudafricano
Alian Boesak, presidente dell’Alleanza Riformata Mondiale, giovane teologo di 37 anni, cappellano universitario a Città del
Capo, ha portato un forte messaggio sul tema generale della
Assemblea : « Gesù Cristo, la vita del mondo ». Ha esortato la
chiesa a prendere posizione sui
problemi che inquietano il mondo, perché Gesù Cristo è la vita
del mondo. Perciò la vita del
mondo, la distruzione del mondo, il futuro del mondo riguardano la chiesa. E se il mondo è
minacciato dai demoni del militarismo, del materialismo, dell’avidità, del razzismo, questo
Domitila Chungara. Ecco una
donna che ha conosciuto la miseria,^ la lotta per migliori condizioni di vita, l’esilio. Domitila
Chungara è una boliviana di 45
anni, madre di 8 figli, moglie di
un minatore nelle miniere ^ stagno. La vita è dura e povera per
le classi popolari boliviane, ma
quella dei minatori è insostenibile: lunghe giornate di lavoro,
dalle cinque e mezza del mattino, salari bassissimi, insufficienti per sfamare la famiglia. Perciò nel distretto minerario scop^
piano disordini e scioperi di
protesta, repressi con massacri
e torture.
Madre Euphrasia. Un altro
sottotema dell’Assemblea era
« La vita nella sua pienezza ».
Madre Euphrasia, superiora della comunità monastica di Dealu
del patriarcato ortodosso rumeno, afferma che «le comunità
monastiche offrono oggi una risposta a tutti coloro che ricercano un autentico stile di vita ». La
scelta della vita monastica significa un dono totale di sé a Dio,
mentre il vivere stesso diventa
«una preghiera, una conversazione incessante con Dio ».
I voti monastici sono una sfida ai falsi dèi della ricchezza,
del piacere e dell’orgoglio, e l’abito nero delle monache ortodosse simbolizza lo stato di pentimento, è un segno di lutto che
ricorda che bisogna morire al
peccato. Ma la vita nel monastero è allo stesso tempo « pentimento e gioia, esperienza della croce e celebrazione della risurrezione nella vita quotidiana».
Il sistema che produce ricchezza è basato su denaro e violenza, dato che bisogna difendere ciò che si possiede; e da questa difesa nasce la teoria della
sicurezza nazionale, il militarismo, la corsa agli armamenti.
Ma la scelta occidentale è una
scelta sbagliata: «Non seguite
Con questi pochi e brevi
fiashes è forse possibile rendersi conto della varietà e delia
ricchezza di un incontro mondiale. Speriamo che essi ci spingano a partecipare sempre di
più, nella riflessione e nell’azione, con serietà e costanza, allo
sforzo del movimento ecumenico che è un segno di unità e di
speranza in un mondo diviso.
Aldo e Fernanda Comba
PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Sulla visita del papa
Domitila ha parlato sul sottotema « La vita che resiste e vince la morte ». E la sua esperienza insegna che si possono ottenere dei risultati se non si ha
paura di lottare. Nel 1977, in un
periodo di terribile repressione
e di miseria estrema perché molti minatori sono stati cacciati
dalle miniere, Domitila organizza con altre tre donne uno sciopero della fame. Per 21 giorni,
in un paese che è impreparato
a questo tipo di azioni, malgra^
do le continue minacce, le quat
Dorothee Solle. Un’altra donna europea ha trattato il tema
della «Vita nella sua pienezza»,
una donna molto diversa da Madre Euphrasia. Infatti Dorothea
Solle è un’intellettuale tedesca
nota, una teologa discussa, una
docente universitaria che spende
il suo tempo fra l’Europa e gli
Stati Uniti.
Parlando come membro di una
società ricca, la Solle sottolinea il vuoto che spesso afflìgge
la vita di coloro che sono «pieni di beni e di prodotti superflui». Il benessere non crea pie
La visita del Vescovo di Roma
Wojtyla alla chiesa luterana locale ha largamente interessato
tutta la stampa italiana. Alcuni
giornali si sono limitati a rilèVarrie gli aspetti esteriori: Wojtyla non si è mai fatto il segno
della Croce; ^cuni dei presenti
gli hanno basi&SlESaQò ; il paftore lùtCTan^ha inserito la parola italiana « Santità » nel suo
saluto in tedesco ; Wojtyla non
lo ha mai chiamato «pastore»
ma solo « reverendo dottore » ; e
via dicendo. Quasi nessuno ha
rilevato il valore teologico dì
questi particolari. Altri hanno
cercato di mettere in luce positiva gli aspetti ecumenici, sottolineando la «unicità» di un
avvenimento del genere, dimenticando i contatti che già Wojy
tyia aveva avuto con esponenti
luterani durante la visita in Germania; o vedendo, specialmente la stampa cattolica, nella visita un ulteriore passo verso il
ricupero di Lutero e dei suoi seguaci alla ecumenicità cattolica. Altri infine hanno avanzato
Spagna: incontro
annuale delle donne
(BIP) — Le donne protestanti
spagnole e portoghesi si sono
incontrate quest’anno a Umbrete (Siviglia) sul tema «Le donne davanti al cammino da percorrere». Vi sono stati studi biblici sulle donne del Nuovo Testamento eri uno studio sulla
questione dell’aborto. L’incontro annuale delle donne protestanti iberiche favorisce lo sviluppo di relazioni fra le chiese
dei due paesi.
Echi dal mondo
cristiano
de e speranza», dove sono accolte circa 1000 persone vittime
della guerra civile. Angel Ibarra
era il direttore dei servizi medici luterani del Salvador.
a cura di Renato Cofsson
La Rochelle: appello
per una testimonianza
verso l’esterno
critiche verso una eccessiva accentuazione ecumenica del fatto, tenendo conto che nessun
reale progresso si è avuto nelle
decisioni fondamentali veramente ecumeniche, come il riconoscimento dei rispettivi ministeri o la comune partecipazione
alla Cena del Signore. C’è anche chi, come F. Camón su Panorama, è andate? Ottfè ’affSrmandòT se abbiamo capito bene
il suo non limpido artisQlo, che
una vera riconciliazione appare
come difficilè, in quanto Lutero avrebbe dichiarato (in una
citazione da verificare) di
testare » Dio perché ha atten^
ri?iriàl:ir gl|-TnîrîÏÏîur~fîSërvàndôsl.
l’arbitrio della Grazia; mentre i
cattolici "Rannò sémp’e messo
l’uomo al centro dell’opera di
Dio.
Più centrata l’osservazione
fondamentale di G. Girardet sui
Manifesto, secondO~ctrl là VIslIS"
segna certamente la fine di un
periodo di guerre e di lotta tra
cattolici e luterani, ma non è
che un timido inizio di una via
ancor lunga da percorrere.
La visita ha naturalmente rilanciato ancora una volta gli innumerevoli scritti su Lutero;
impossibile ricordarli tutti. Fare però interessante segnalare
come a Brescia, partendo da
scritti su ijUtero, si sia sostanzialmente ampliato lo spazio cojít
cesso craite istompa TocalS"'aile
àfITVUà e arcontèmrEi~^ua pre
Mentre a Padüva,””e~ifl geiirte"
nel Veneto, la ricorrenza è sta
Svizzera: severo
il Dip. militare
(SPP) — Il Dipartimento Militare Federale svizzero ha rivelato di aver esaminato nel 1982
ben 898 domande per compiere
un servizio civile non armato
per motivi di coscienza. Sono
state accordate 223 autorizzazioni. I rifiuti sono stati 362; 141
ricorsi sono stati accolti e 193
sono stati respinti.
Il Dipartimento Militare ha
fornito questi dati in risposta
all’accusa di grande severità nell’accoglimento delle domande.
I criteri sono severi, ha ancora precisato il Dipartimento Militare, perché si tratta di valutare un vero conflitto di coscienza, valutando la persona
che presenta la domanda, il suo
modo di vita, il suo impegno
nella Chiesa al servizio degli uomini, la maturità della sua decisione, le impressioni di testimoni. Il responsabile del Dip.
Mil. ritiene che il servizio armato nelle truppe di sanità, come
pure in quelle della difesa aerea, dovrebbe essere accettato
senza difficoltà da un credente
convinto « purché si sappia a
cosa sono impegnate le truppe ».
Liberato medico
luterano in Salvador
Zurigo: opposizioni
alla creazione di
nuova diocesi
(SPP) — Nei prossimi 10 o 20
anni non ci sarà una diocesi cattolica a Zurigo, lo ha dichiarato
Mons. Gebhard Matt, vicario generale a Zurigo, in occasione di
un incontro dell’Associazione degli impiegati cattolici di commercio. L’opposizione a questo
progetto è forte non solo da
parte protestante: anche nel
gruppo di lavoro designato dalla commissione centrale cattoliromana i pareri non sono
co
concordi.
(Soepi) — Il medico salvadoregno Angel Ibarra arrestato nel
mese di aprile per aver curato
dei guerriglieri, è stato liberato.
Angel Ibarra si è trasferito
nel Canada, assieme alla madre.
Dopo il suo arresto, come lui
stesso ha raccontato, è stato
sottoposto alla tortura durante
35 ore con elettrochoc subendo
anche la slogatura della spalla.
Si attribuisce la sua liberazione alle proteste energiche levate in diverse parti del globo da
riformati, cattolici, luterani e dal
Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra. Il viaggio e rasilo in Canada è stato offerto da
una commissione governativa
canadese.
Il dottor Ibarra, che ha 28 anni, era stato arrestato con il pastore luterano Medardo Gomez
che tre giorni dopo era però
stato rilasciato. Entrambi lavoravano nel campo profughi «Fe
(BIP) — Nella recente assemblea della Federazione Protestante francese alla Rochelle il
past. Lelièvre si è così espresso;
« abbiamo avuto tutto il tempo
di discutere sull’evangelo, è giunto ora il momento di viverlo.
Non riesco a sopportare che il
meglio delle nostre forze, delle
nostre capacità intellettuali ed
affettive, e delle nostre finanre
sia messo al servizio interno
e non piuttosto alla priorità della testimonianza da rendere ah
l’amore del Padre nei confronti
del mondo. Dovremmo darci la
mano per gridare d’una sola voce e operare d’un solo cuore per
la pace, la giustizia, contro la fame, la guerra, la morte, la solitudine, la mancanza di speranza e ciò non per trasformare il
mondo ma per dare segni credibili del mondo nuovo che Gesecondo quanto ha promesci porterà ».
« L’unità dei cristiani — ha
ancora aggiunto — si attuerà
maggiormente nel vissuto della
fede più che nei frutti di un
consensus teologico ».
su,
so,
ta utilizzata per un rilancio delle attività ecumeniche comuni a
cattolici e protestanti, già molto sviluppate nella regione. Di
cui sono segni nella stampa cattolica echi di convegni a Padova
e Trento, interventi del pastore
Berlendis nsì^ati'^dalla^'Ste
¿lampa,'ed abbondanti studUael
SXEsulle concrete possibilità
ecumeniche. Cosi, come, in altre
sedi, la rivista Rocca ospita un
servizio di Maria Girardet Sbaffi su Vancouver ed un amtrio
confronto di F. Ferrari delle iv'sizioni « mariane » di cattolE-.:i,
protestanti ed ortodossi.
Dopo la visita di Craxi al Papa gran parte della stampa ita
ripreso la discussione sulla ancora ignota sesta bozza del Concordato. A detta di tutti il punto ancora da chiarire (oltre a
Quelli che non interessano più
di tanto la stampa quotidiana)
è quello finanziario, con particolare attenzione agli aspetti fiscali e, soprattutto, alla ancora
irrisolta Questione l.O.R./Ambrosiano. Quanto siamo lontani
rial « nessun onere per lo stato »
delle nostre ancora dormienti
Intese! Niso De Michetw
9
3 febbraio 1984
cronaca delle Valli 9
■. %'. ■
5«).
f"
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Il posto
di lavoro
Tempo di grossi problemi alle
Valli, e in particolare nelle Valli
Chisone e Germanasca, dove la
maggior parte delle aziende miriaccia di procedere a drastiche
riduzioni delle proprie maestranze o addirittura alla chiusura. Di
fronte a queste minacce viene
spontaneo il movimento in difesa dei posti di lavoro. In questa
situazione sembra impietoso porre certi problemi, ma non è forse
inopportuno farlo.
Innanzitutto fino a che punto
in questa lotta c'è disponibilità a
lottare non solo per il posto di
lavoro, ma per un posto di lavoro
socialmente utile? Non esistono
alle Valli fabbriche di armi, perciò non si pone in maniera diretta il problema dell'industria della morte (anche se certi settori
producono pezzi che sono anche
utilizzati per gli armamenti). Ma
se si ponesse in modo più diretto
questo problema che cosa risponderemmo? Probabilmente ci
sarebbero molte crisi di coscienza individuali — già ce ne sono
— ma il movimento sindacale e
:a massa dei lavoratori saprebbe
l'esistere alla tentazione di bendarsi gli occhi e di non opporsi
iiiì'allettamento del salario sicura?^ Pensiamo, infatti, che solo
un opposizione collettiva può essere efficace contro la produzione di armi.
In secondo luogo, fino a che
punto c'è disponibilità a non
confondere il posto di lavoro con
iin posto retribuito, anche se
improduttivo e parassitario? Mi
sembra che spesso, non meno
ciile Valli che altrove, quando si
parla di un "buon posto" si intende un impiego in cui il salario è
aito e le prestazioni richieste poehe o nulle. Anche qui, è difficile fare individualmente gli schizzinosi quando si deve sfamare
una famiglia, ma non sarebbe
male ricordare ogni tanto che
posto di lavoro non significa soltanto posto, ma anche « di lavoro ». In questo modo si eviterebbero proteste come quelle
che sono sorte in questi anni in
occasione della trasformazione
di un grosso complesso in cui
c'erano effettivamente molti posti. ma poco lavoro da fare, mentre in altri campi c'è molto lavoro che resta da fare.
Ma il più grosso timore che
mi assilla quando si lotta per i
posti di lavoro è qùello di avere
a che fare con molti che lottano
non per il posto di lavoro per
tutti, ma soprattutto per il proprio posto di lavoro. Ne ho un
po' la riprova in questi giorni in
cui si raccolgono le iscrizioni alla
prima media. In una scuola con
abbastanza lunga esperienza di
tempo pieno non ci sarà probabilmente l'anno prossimo una
prona con tempo prolungato,
perché su'76 iscritti solo 15 hanno chiesto questo tipo di scuola.
In altre parole su 76 lavoratori
ben 61 hanno fatto una scelta individuale che toglierà il posto ad
alcuni insegnanti, applicati e bidelli, salvo a ripresentarsi tra
qualche anno a vedere se è possibile trovare un posto di lavoro nella scuola. Questa scelta è
stata adottata anche da genitori
sindacalizzati e in prima fila per
altre lotte. Rifiuto di una scuola che non ha soddisfatto le speranze? Forse anche in parte. Ma
anche qui è probabile che gli insuccessi potrebbero essere più
facilmente superati lavorando
meglio, piuttosto che bocciando
le possibilità.
Claudio Tron
Contro la crisi industriale
Dopo lo sciopero emergono le linee dei possibili interventi per risolvere
la drammatica situazione occupazionale - Silenzio stampa sulla vicenda
Uno sciopero generale delle
valli giovedì 26, con una riuscita
manifestazione di circa duemila
lavoratori che hanno sfilato per
Un comitato
per lo
sviluppo
La Comunità Montana promuove la
costituzione di un Comitato per lo sviluppo e l'espansione economica e l’adozione di un primo strumento operativo, una Finanziaria a cui si richieda
l'adesione della Regione, della Provincia, dei Comuni, della FinPiemonte e
delle organizzazioni di categoria {capitale iniziale non inferiore ai 400 milioni).
Il Comitato avrà sede presso la Comunità Montana e si avvarrà delle
strutture tecnico-amministrative della
stessa, potrà disporre di prestazioni ad
alto livello di specializzazione, con rapporti convenzionati o con la consulenza di personale messo a disposizione
dagli enti.
il Comitato dovrà in prima istanza:
— censire le strutture industriali non
utilizzate o sottoutilizzate presenti in
valle e, esaminatene le tipologie e ie
caratteristiche tecnologiche-funzionali,
proporne forme di riuso;
— cooperare alla .^jcerca di imprenditori interessati, ricercando un rappor-,
to di convenzione con il titolare della
proprietà dei fabbricati.
Qualora la proprietà non fornisoa un
sufficiente liveiio di disponibilità, tale
da rendere praticabile in termini commerciali l’iniziativa, il Comitato formulerà al Comune un rapporto tecnicooperativo per la acquisizione del complesso produttivo al patrimonio pubblico.
La Comunità Montana su delega del
Comune subentra in tutte le operazioni,
consensuali e non, che lo studio redatto dal Comitato individui come necessarie per l'insediamento di iniziative
potenzialmente valide:
— individuare le aziende localizzate
in aree improprie o non idonee, e formulare un piano tecnico-economico di
rilocalizzazione delle industrie (predisposizione aree di « atterraggio » e
rapporto con l'ente locale per il riuso,
al maggior livello economico compatibile con le esigenze della collettività, dell'esistente) ;
— gestione della nuova area industriale di Villar Perosa, e di eventuali
altre aree produttive inserite nello strumento urbanistico, messe a disposizione dai Comuni a costo zero e i cui
costi di urbanizzazione primaria siano
contenibiii in 80-120 milioni all'ettaro;
— individuazione delle figure professionali inseribili nelle strutture produttive presenti nel comprensorio, in stretta collaborazione e per una adeguata
programmazione dell'attività formativa
svolta dal Centro di Formazione Professionale di Villar Perosa;
— formulare proposte operative per
il miglior utilizzo del patrimonio immobiliare turistico esistente nelle testate di valle;
— assumere ogni altra eventuale iniziativa in grado di stirnolare la creazione di posti di lavoro (es. tondi di garanzia, agevolazioni fiscali).
le vie.fii Villar Perosa ed un importante convegno di studio promosso dalla Comunità Montana,
sabato 28 a Perosa, segnano una
inversione di tendenza nell’opinione pubblica locale circa la
questione della occupazione in
valle che è fortemente compromessa. La gente sembra essere
disposta ad assumere'in prima
persona l’impegno per il cambiamento di questo stato di cose: non assiste più passiva, interviene, fa proposte. Sembra
aver abbandonato definitivamente l’atteggiamento di delega alla
famiglia Agnelli per la soluzione
di questi problemi ed interroga
e conttolla l’operato delle forze
politiche e delle istituzioni.
La situazione è, per certi versi, tra le più drammatiche che
si registrano in Italia. Secondo
i dati della Comunità Montana
nei prossimi due anni si perderanno in valle almeno il 32% dei
posti di lavoro nell’industria
(1.050 Occupati in meno) se non
si interverrà nei processi di ristrutturazione in atto. I giovani
che entrano nel mercato del lavoro sono circa 250 l’anno, per
cui il prossimo quinquennio sarà, indipendentemente dalla situazione della occupazione industriale esistente, drammatico per
gli sbocchi occupazionali delle
giovani generazioni. Ben che vada si vedrà aumentare il pendolarismo verso l’esterno delia comunità (che già oggi riguarda
il 15% della popolazione attiva).
Diminuendo nel prossimo biennio di circa un terzo l’occupazione nell’industria (che oggi rappresenta circa il 64% del totale
degli occupati) e considerati i
livelli di qualifica (la metà sono
operai comuni di età superiore
ai 40 anni) è evidente che scarse sono le possibilità di riqualificazione verso altri tipi di occupazione. Per questo le forze
politiche presenti al convegno
(PSI, PCI, DC, DP) hanno con
venuto che è necessario elaborare programmi di intervento
urgenti che affrontino l’emergenza e che servano a creare punti
stabili di nuova occupazione. Si
è parlato per questo di:
— metanizzazione della valle fino a Perosa (5 miliardi di investimenti) :
— ricupero delle fonti energetiche idroelettriche (20/30 miliardi di investimenti);
— lavori di ricupero dell’assetto
idropologico ;
— viabilità.
Tutti lavori che sono destinati a creare infrastrutture favorevoli all’insediamento di industrie o consorzi di artigiani nell’area industriale di valle (ai Tupini di 'Villar Perosa) sulla quale esiste una disponibilità regionale al finanziamento che renderebbe economico un nuovo insediamento (costò 20 mila lire al
mq. per terreno e infrastrutture).
Altra possibilità è quella di
creare una finanziaria per affrontare i, problemi di investimento
(vedi proposte qui a fianco).
Mentre si facevano questi piani una doccia fredda ha raffreddato gli entusiasmi. La Fiat aveva armunciato la sera precedente che dal lunedi seguente avrebbe iniziato lo smantellamento
dello stabilimento di Villar.
Di qui l’approvazione di un
ordine del giorno che impegnava le amministrazioni locali a
intraprendere azioni accanto ai
lavoratori per impedire lo smantellamento dello stabilimento
FIAT.
Altro problema affrontato è
stato quello del silenzio della
stampa nazionale sulla vicenda;
si è così proposta l’idea di organizzare una sottoscrizione per
acquistare una pagina pubblicitaria sui principali giornali (prima fra tutte La Stampa) per informare l’opinione pubblica.
Giorgio Gardiol
SCHEDA
Le cifre della deindustrializzazione
Addetti Riduz. Aumento Addetti
AZIENDA al 1983 prevista previsto al 1984-85
FILSETA Val Chisone 390 170 220
MANIFATTURA Perosa 330 — 80 410
RIV-SKF 1.630 450 (part-time) 1.180
FIAT Meccanica 380 380 —
S.CO.T 25 25
MARTIN e C. 92 92
TALCO e GRAFITE: Miniere di FRALI 251 53 198
Miniera di S. GERMANO 10 10 (chiusa ’83) —
Stabilimenti di macinazione 104 66 38
MAIERA Marmi 72 72
TOTALI 3.284 1.129 80 2.235
(part-time)
Coi lavoratori Fiat
PRAMOLLO — Il Consiglio Comunale
nella seduta del 25 gennaio ha approvato all’unanimità II seguente ordine
del giorno:
« ...esamirtata la situazione venutasi a
creare a seguito della minacciata chiusura dello stabilimento RAT di Viilar
Perosa, considerando ohe tale decisione aggrava ulteriormente la già difficile
situazione occupazionale della nostra
valle...
condanna l'atteggiamento aziendale
della FIAT,
esprime solidarietà ai lavoratori colpiti dai provvedimento di trasferimento
appoggia ogni iniziativa atta a modificare l’attuale tendenza alla diminuzio-"
ne dei posti di lavoro ».
Obiettori di coscienza
Sono riprese martedì 24 gennaio le
riunioni del coordinamento degli obiettori di coscienza del pinerolese. Constatato il notevole incremento degli
obiettori impegnati nelle valli, sono
stati avviati alcuni lavori di riorganizzazione ed è stata fissata la prossima
riunione per mercoledì 15 febbraio alle ore 10 presso la sede delle Adi di
Pinerolo (via del Pino).
Per tutti coloro che fossero interes-1
sati al problema dell’obiezione l’ufficio è aperto tutti i giovedì pomeriggio
dalle ore 15 alle 17 sempre presso le
Adi.
Per informazioni: ore pasti: Cascina
della Speranza (Pinerolo) tei. 56381;
Corsani Alberto (Torre Pellice) telef,
91521; Borgarello Giovanni (Pomaretto,
Convitto) tei. 81273.
Rinnovo del direttivo ^
della Pro Loco
INVERSO PINASCA — Il 7 gennaio
si sono riuniti I componenti del diréttivo della Pro loco di Inverso PInasca
per procedere alla nomina del presidente e dell’esecutivo.
Presidente per il biennio 1984-1985
è stato eletto all'unanimità Ribet Erminio.
Sempre all’unanimità e per il medesimo periodo sono stati eletti in qualità di Vice-Presidenti Giaiero Renato e
Rochon Leone: in qualità di segretarie
Balcet Mara e Vinçon Dorina; in qualità di cassiere delt'associazione Ribet
Aldo. I
Contro la droga
TORRE PELLICE — Si è costituito
un gruppo che intende occuparsi della
prevenzione all'uso delle droghe.
A tale scopo ha in programma di realizzare una serie di iniziative quali: Incontri periodici tra famiglie per favorire la conoscenza reciproca e stimolare un personale contributo di idee e di
esperienze; Collaborazione con il mondo scolastico e gli enti locali; Organizzazione di mostre, dibattiti e cinefórum; Formazione di un centro di documentazione in generale e sulla realtà
locale; Rapporti con altri gruppi che si
interessano dello stesso problema.
Chiunque voglia offrire la propria collaborazione 0 comunque avere delle
informazioni, può mettersi in contatto
con: Don Armando Girardi presso Priorato Mauriziano, Torre Pellice, telef.
91658; Daniele Rochat, tei. 91885, Torre Pellice, oppure Vittorio Vergaro, tei.
91738, Torre Pellice.
Sottoscrizione
ANGROGNA — Il Comune ha indetto
una pubblica sottoscrizione per la famiglia di Eusebio Malan e Caterina Blanc
genitori di 9 figli, tragicamente deceduti
in un incidente d’auto. Le offerte possono essere versate direttamente in Municipio. 0 al Sindaco o ai Consiglieri.
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10
10 cronáca delleValli
3 febbraio 1984
DIBATTITO
VAL PELLICE
I valdesi e la politica Inserimento degli handicappati
Una lettera di un consigliere
comunale ad un settimanale locale denuncia in quale poca considerazione è tenuto il Consiglio
comunale da, parte della Giunta.
Questa lettera mi ha fatto venire in mente un problema affrontato sul nostro giornale dal
sottoscritto e da alcuni amici
sulla partecipazione come candidati indipendenti in liste democristiane di alcuni valdesi. Questo nostro intervento in periodo
elettorale era stato inteso male
ed un settimanale locale, l’aveva
capito come una censura, come
se noi volessimo impedire la partecipazione dei valdesi in queste
liste. In realtà forse non ci siamo spiegati molto bene, noi sappiamo che ci sono dei valdesi democristiani, una piccola minoranza, ma ci sono, questi si mettano
candidati con chi vogliono e nessuno li scomunicherà. Chi invece
mi dà fastidio, sono quelli che
si considerano indipendenti,
quindi non appartenenti a quel
partito ma pòi in pratica avallano tutto quello che succede senza discutere nulla come dei « dipendenti » e non degli indipendenti. Infatti un valdese che si
considera tale e che non sia solo un valdese di nome, ma im
credente che partecipi alle assemblee di chiesa dove tutto vier
ne discusso e motivato, dalle decisioni che riguardano la vita
spirituale delle comunità o amministrativa, anche solo per la
riparazione delle grondaie, tutto
viene preveniivaito e spiegato,
non può poi votare alla cieca senza chiedere spiegazioni. Se si decide di spendere mezzo miliardo
per una piazza o venti milioni
per sistemare l’entrata di un cimitero frazionale, o dare un forte contributo alla scuola privata
quando non ci sono i soldi per
fare funzionare quella pubblica
( mentre noi, per nostra scelta, se
vogliamo delle scuole private ce
le paghiamo) tutto questo non
può essere approvato da un valdese senza discuterne e rifletterci sopra. E.„mvece succede. Naturalmente queste osservàziohi'“
valgono per tutte le amministrazioni ovunque gli indipendenti
vengono trattati come dei dipendenti.
Nei piccoli comuni le direttive
vengono dai partiti, non esistono
i gruppi consiliari come nei
grossi comuni in cui anche gli
indipendenti ne fanno parte. Per
non essere tagliati fuori dalle decisioni già prese, gli indipendenti
dovrebbero avere una forte capacità critica derivante dalla conoscenza di tutti i problemi, il
che è praticamente impossibile.
Vorrei ancora precisare che il
problema degli indipendenti non
riguarda solo i valdesi però io
mi limito a questi perché educati
dal sistema di vita ad una maggiore partecipazione e quindi ancora più scandalosa è la loro sottomissione. Essere indipendenti
veramente significa non avere
l’anpoggio di un partito, fare il
programma secondo la necessità
della gente indipendentemente
dai partiti tenendo presente che
questo vuol dire rischiare di non
avere mai nessun rappresentante nel consiglio comunale come
è sempre successo al nostro
gruppo. Abbiamo la coscienza a
posto come indipendenti ma bisogna vedere se questa strada è
valida politicamente. L’altra strada è quella di aderire ad un partito ed al suo programma per
poi magari contestarlo dall’interno, sarebbe sempre meglio che
voler fare gli indipendenti e non
essere in grado di farlo.
Sarebbe interessante se si aprisse im dibattito ora che le
menti non sono calde come nel
periodo elettorale.
Mauro Gardiol
Costituito il
Comitato
Afghanistan
l'i
I
Dibattiti
TORRE PELLICE — Sabato 4 febbr.
1984, alle ore 20.30, nel Salone del
Convitto, via Angrogna 12, verrà presentato un servizio di diapositive realizzato l’estate scorsa dal fotografo Giò
Palazzo nella « zona calda » dell'America Centrale (Guatemala, El Salvador e
frontiera Nicaragua-Honduras).
Seguirà un dibattito con l'intervento di:
Un membro del Comitato torinese
di El Salvador;
Un rappresentante del Comitato torinese del Guatemala;
— Un membro dell'Associazione Italia-NIcaragua.
In tutte le serate sarà possibile
trovare del materiale informativo sul
Centro America.
Giovedì 19 gennaio si è costituito
anche a Pinerolo, presso la sede della comunità cristiana di base di Corso Torino 228 il Comitato di solidarietà con il popolo afghano.
Nella prima riunione si è deciso di
avviare il lavoro di informazione e
documentazione sia prendendo o perfezionando i contatti con il Comitato
di Torino sia valorizzando il materiale
già circolante. Si è presa visione degli ampi servizi pubblicati da « L’Unità », il quotidiano del Partito Comunista Italiano, in data 3, 4, 5, 6 e 7
gennaio 1984.
Ovviamente l’iniziativa richiede persone interessate e chiunque abbia voglia di documentarsi e di fare a livello
di impegno di solidarietà sarà ben accolto.
La prossima riunione del Comitato
di solidarietà con il popolo afghano
si svolgerà giovedì 16 febbraio alle
ore 14.30.
Per informazioni telefonare ad Andrea Bertozzi (Tel. 78580) dalle 19
alle 21.
Durante un periodo di lavoro
presso una scuola della valle, ho
avuto occasione di assistere ad
un fatto che mi ha particolarmente colpito. Una bambina handicappata viene ogni mattina accompagnata a scuola dalla sorellina più piccola che si ripresenta
puntualmente all’ora dell’uscita
per riprenderla e ritornare insieme a casa.
Sono stato toccato daH’affetto
e dalla dolcezza che la bambina
più piccola ha verso la sorella,
dalla serenità e dall’impegno con
cui svolge il suo compito quotidiano.
Il problema delle esigenze dei
bambini portatori di handicap,
del loro inserimento nelle strutture sociali ed educative, mi ha
condotto ad alcime riflessioni,
suscitando in me il bisogno di
chiedere a persone in qualche
modo partecipi di questa realtà
quali siano le linee di intervento
sia verso i bambini stessi, sia verso le loro famiglie. Nel corso di
questa mia piccola ricerca mi
sono sforzato di esaminare il
modo in cui vengòilo affrontate
e vissute queste situazioni nella
nostra zona.
Ho rivolto le mie prime domande alla psicoioga della Comunità
Montana Val Pellice ed alla assistente sociale che si occupa del
progetto di tutela materno-infantile.
I servizi che la Comunità Montana offre ai bambini portatori, di
handicap si ihquadrano nel progetto di tutela materno-infantile
elaborato tenendo conto delle
linee e delle indicazioni della Regione Piemonte. Gli inte^enti si
rivolgono in due direzioni; di
prevenzione e di cura e riabilitazione.
L’équipe dell’U.S.S.L. che si occupa di questo progetto di tutela fornisce inoltre un servizio di
consulenza all’Istituto Uliveto di
Lusema S. Giovanni, presso il
quale viene ospitato un certo numero di bambini e ragazzi portatori di handicap.
Un altro servizio fornito, in
questo caso direttamente alla famiglia, è il servizio domiciliare
che consiste in un aiuto pratico e
nell’assistenza al bambino quando i genitori o i familiari sono
impossibilitati a farlo.
L’intervento della psicoioga è
inquadrato nell’ambito di questo
progetto e si rivolge sempre all’esame del rapporto esistente fra
adulto (genitore, insegnante, eccetera) e bambino.
La tendenza attuale nel campo
dell’assistenza e della riabilitazione dei bambini portatori di
handicap è infatti di inserire i
vari interventi specialistici, riguardanti ogni singolo soggetto,
in un progetto globale, in modo
che il bambino non venga sottoposto ad interventi non colleg9,ti fra loro, ma il tutto sia
unito per lo sviluppo completo
sia delle sue potenzialità fìsiche
che della sua personalità. Quindi
sarebbe necessario impostare la
riabilitazione per mezzo di tecnici che abbiano anche una approfondita conoscenza psicologica.
Ho rivolto quindi alcune domande ad una insegnante d’appoggio che già da alcuni anni presta la sua attività in scuole della
valle al servizio dei bambini handicappati.
Il compito dell’insegnante d’appoggio è quello, in compresenza
con il titolare della classe, di inserire il bambino- nelle attività
di gruppo e, in certi momenti, di
seguirlo in modo individualizzato. Per quanto riguarda l’utilità
della frequenza scolastica per i
piccoli soggetti portatori di handicap, l’insegnante da me interpellata ha risposto che, in alcuni casi, i bambini possono trarne
dei vantaggi, anche se tutto dipende dalla gravità del caso. Tuttavia, comunque, le strutture scolastiche sono decisamente insufficienti 0 mancano, il personale
non è adeguato nel numero (la
legge attualmente prevede un insegnante ogni quattro bambini)
e tutto è affidato alla buona volontà del singolo (compresa la
preparazione professionale).
Dalla mia interlocutrice mi interessava inoltre sapere quali sono i rapporti che i compagni di
scuola hanno con il bimbo « diverso ». Mi è stato risposto che
non sempre questi rapporti sono
facili; vi è una tendenza ad ac
cettare più facilmente l’handicap
fisico, mentre, per quanto riguarda i problemi mentali e psicologici, non è di solito cosa spontanea,, ed occorre insistere njaggformetite, educando gli altri bambini a vivere e a collaborare con
chi, per varie cause, non è come
loro.
Giuseppe
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Purtroppo, e devo dire che la
cosa mi ha stupito, sembra che
i rapporti con le famiglie dei
soggetti handicappati siano spesso difficili; secondo l’insegnante
con cui ho parlato, queste si aspettano, a volte, prestazioni che
la scuola e gli insegnanti non
possono dare.
Occorre quindi una maggiore
sensibilizzazione e un aiuto concreto, sia a coloro che, come molte famiglie, vivono direttamente
e a tempo pieno questo problema, sia agli operatori ed educatori del settore che usano le loro
energie e la loro buona volontà
(che spesso però non possono
sostituire la mancanza di mezzi i
per ottenere risultati molte volte
assai difficoltosi a raggiungersi.
Franco Ferraresi
E' successo anche ad
Inverso Rinasca...
Nella sua ultima seduta del
1983 il Consiglio Comunale di Inverso Pinasca ha approvato, con
i soli voti contrari della minoranza il progetto generale di costruzione nel cimitero di 'Vivian
di 112 loculi e 78 cellette ossario,
per una spesa di 100 milioni, ed
il primo stralcio che prevede la
costruzione di 28 loculi e 42 cellette ossario per una spesa di 30
milioni.
Come sopra citato, la minoranza ha invitato nei suoi interventi
i colleghi di maggioranza a voler
attentamente riflettere prima di
assumersi la responsabilità di
spendere del pubblico denaro per
la costruzione dei su citati loculi
non richiesti (almeno ufficialmente) dalla popolazione.
Poiché il problema non esiste,
non vi sono carenze di spazio per
seppellire i nostri morti in terra,
anche dopo la soppressione del
cimitero del Clot; non si capisce
bene il motivo per cui il Consiglio abbia aporovato una spesa
cosi inutile, dal momento che
nessuno ha chiesto di comperare;
molto spesso e volentieri ci scandalizziamo quando lo Stato spende e spande il denaro del contribuente con troppa leggerezza;
non si può capire inoltre perché
si vogliano costruire dei loculi
per murare i morti più abbienti:
per separarli dagli altri che sono
destinati sotto terra? Opnure è
solo questione di scelta? Veramente qualcuno dice scherzosamente di preferire l’asciutto dei
muri anziché la fredda terra, altri sostengono di non ravvisare
niente di male, tanto... quando si
è morti poco importa dove si va
a finire e così via.
Ebbene no! Cari amici, non
possiamo farci condizionare dal
qualunquismo, non possiamo permettere senza reagire, che ci si
infischi di tutti i principi, le regole, gli insegnamenti, la morale
che la religione ci ha impartito
al riguardo.
Poiché, per creazione siamo
stati tratti dalla terra... alla terra dobbiamo ritornare.
Perché, anche considerando
che questi loculi vengano venduti a chi li richiede, si pensa sempre che vi sia una inconciliabile
differenza di trattamento sulla
permanenza in cimitero fra i due
inquilini, per quello che va sotto
terra, la legge prescrive 14 anni
di permanenza, per gli altri invece si mercanteggia, tenendo
conto della ubicazione del loculo, se più o meno in vista, aU’ombra o no e così via, si deve perciò
nella trattativa per l’affitto, tener conto del maggior tempo di
conservazione.
Sul problema in oggetto, si potrebbero ancora fare altre considerazioni di carattere ecologico
soprattutto in caso di cataclismi
naturali, le faremo poi se necessario.
Ilario Coucourde
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abaie,
Antonio Adamo, Maria Lidia
Barberis Davite, Ivana Costabel, Paolo Gay, Ltdgi Marchetti, Franco Taglierò, Cinzia Vitali.
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febbraio 1984
cronaca delle Valli li
BAMBINI IN CHIESA
Un paio di domeniche fa, la monili ice dei più piccoli della Scuola Dorrìenicale era impegnata a cantare in
chiesa con l'ormai famoso « coretto ».
Era una mattina gestita dai catecumeni all’Insegna della pace; loro le letture, gli inni, le preghiere... Senza
esitazione Richard ed io entrammo
con i bimbi, ma al primo cinguettio
cfi Tancredj^ yoItL. invTpenti e ¿cc1Tr^riT*?li Tiprovazio_ne__e_jsdegno rivelaronoTTrlibstro errore. AH'üscítá'*non ebbi che ramanzine. Passi a Natale e a
Pasqua, ma se diventa un'abitudine,
ptf carità, non è tollerabile...
Ho iniziato scusandomi: la ragazza
A\nna cantava, ma in genere c'è uria
riur^'éry...
Ora, dopo lunghe meditazioni, non
sono affatto convinta che sia giusto
privare u.ia delle poche diciassettenni
frequentanti la chiesa del suo sermone domenicale. E neppure trovo giuEto che io e mio marito e entrambi I
figli stiamo a casa, rompendo l'unità
della famiglia una delle poche volte
ri cui è riunita, e offuscando la magìa
della domenica, quando i bimbi la sentono diversa solo perché si va in
chiesa!
Anzi, trovo stupendo che i miei
due figli. Viola in particolare, la amino per questo motivo e perché in
cfiissa si vedono gli amichetti, gli amlci dei genitori e gli amici dei nonn: . Tutto sommato il culto non è né
ir concerto né una conferenza; ci si
■'0 per stare con gli altri, per vedere
■;H altri e, in comunione con loro, es-f-e in comunione con Cristo. L’edu
L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Longo, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Piaione, Marco Rostan, Mirella Scorso,
nelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GiAMPiCCOLi
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/
E55.278 . c.c.p. 327106 Intestato a
« L’Eco delle Valli - La Luce ».
Redazione l’Eco delle Valli Valdesi:
7ia Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AlP. Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
■ 10125 Torino.
Registm nazionale della Stampa n.
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Semestrale 12.000; Estero 40.000 (posta aerea 64.000); Sostenitore 40.000.
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intestato a « La Luce; fondo di soiidarietà ». Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
cazione inizia prestissimo e se un
piccolo trova che la domenica è bella
perché si va al culto, è veramente
mostruoso frustrare le sue aspettative e la sua inclinazione. I miei figli
vanno a scuola tutti i giorni,,,tranne
il sabato e la domenica. La dóritenica
si va a cantare In chiesa. Onestamente non mi sento di combattere con la
dovuta forza quando Viola non vuole
essere lasciata fuori del tempio a fare quello che fa alla scuola materna
ogni giorno e rivendica il suo diritto,
con Tancredi ohe fa eco, ad andare
in chiesa con tutti, oserei dire, come tutti, I cristiani. Cari fratelli (e
soprattutto sorelle) inviperiti, ohe puntualmente vi lamentate che in chiesa
non vi sono giovani, con quale argomento vorreste tenere la piccola Viola (e suo fratello e i loro amici) fuori del tempio? E’ giusto che mi senta
dire: Erica, sfattene a casa, organizzati con altre mamme (perché non
con altri papà, almeno, dico io?), ma
lasciaci in pace, non disturbare con I
tuoi rumorosi figli le nostre serene domeniche.
Non è orribile che in una stupenda
mattina di gennaio con monti bianchi
e sole e cielo blu, con una chiesa
gremita di adolescenti, con canti sudamericani e preghiere di sedicenni e
un sermone su pace e razzismo, i
pochi buoni j/aldes¡_di .Torre si rivoltino contro un bambino o due ohe a
suo modo esprime la sua gioia di essere in comunità? Non è possibile
che Dio parli per bocca di quel bambino 0 due? E inoltre, cari fratelli,
non è già successo prima, un paio di
millenni fa, che i buoni cristiani di
una buona parrocchia volessero ascoltare tranquilli il sermone di un pastore di straordinaria eloquenza, il Messia, e che alcuni bambini, al solito,
disturbassero con i loro ruzzi? Che
disse quel dolce facondo 'paSTbre all’apostolo che tentava invano di spedire i pargoli in una sala unionista
in cui una pia fanciulla si Sarebbe
occupata di loro? Li raggruppò tutti
intorno a sé, vicini e stretti, anche
quelli rumorosi e abbracciandoli disse:
lasciate che i pargoli vengano a me...
Come può una Chiesa viva aver
paura di un paio di infanti, che galoppano nel fondo del tempio? Come si
può invitare i pochi giovani che vanno al culto ad andarsene e poi versar
lacrime sul fatto che, se anche Tancredi è presente, l’età media dei frequentanti i culti è di 60 anni?
E per finire: posso io lamentarmi
che mia figlia abbia una predilezione
particolare per le chiese? Che ricordi il
battesimo del fratello ai Coppieri come un episodio stupendo della sua
breve vita? Che fin dal suo esordio
nella chiesa metodista del _quardere
a Cambln3gè7’’àn’eta'"ìlT’'TU^ÓTesT7abbìà~
tr9ffato'’'sìràordinario questo posto in
cui la gente va « per cantare insieme »?
il suo entusiasmo si è comunicato
a me: prima ohe Viola mi persuadesse, non ero un’aocanita frequentatrice
di culti; anzi... E’ stato il suo zelo a
« convertirmi ». Anche io ora mi sveglio alla domenica mattina e penso;
« E' tardi, dobbiamo prepararci per
andare al culto ». Ma come potrei accostarmi serena alle soglie del tempio, sapendo che colei che mi ci ha
condotto piange disperata perché noi
adulti ci riteniamo degni di escluderla? Che ne direste, fratelli di Torre,
di Catania, di Firenze e di Basilea,
se il culto domenicale avesse sempre
50 persone in più, anche se il prezzo
fosse dieci » rumorosi » bambini?
Pro Associazione Amici
Asilo dei Vecchi
di San Germano
Pervenuti dal 1° ottobre al 31 dicembre
L. 250,000: Colletta Festa di Natale
Scuola Domenicale di San Germano:
Amministrazione comunale di San
Germano Chisone.
L. 100.000: Chiesa Valdese di Pramollo.
L. 80.000: Il fratello Rino, le sorelle
Angela, Celestina e Ines, In mem. di
Ribet llda ved. Balmas.
L. 60.000: Il fratello Rino, le sorelle Angela, Celestina e Ines nel primo anniversario della morte di llda
Ribet Balmas.
L. 50.000: Sappè Enrichetta v. Bouchard e Giancarlo, in mem. di Clelia e
Ercole Zacoo; Amalia Balmas v. Peyla;
Luisa, Vera e Franco, riconoscenti;
llda Meynfer, un fiore pensando a
tutti i miei cari; N. N. (Matteo 25; La
parabola dei talenti).
L. 40.000: I cugini della Sagnetta in
memoria di Nino Bosio; Alcuni coscritti in mem. di Valdo Gallian.
L. 30.000: Moglie e figlie In mem.
di Guido T-Monnet; Amalia Balmas v.
Peyla, ricordando il caro fratello.
L. 25.000: N. N., ricordando i cari
scomparst.
L. 20.000: Ada e Maria Josè Richiardone, ricordando lo zio Emilio Griot
e la cugina Liliana Griot Comba.
L. 15.000: R.B.J., in ricordo di tutti
I miei cari; Ada Richiardone, in memoria della mamma Jenny Griot v.
Richiardone; Maria Josè Richiardone,
in mem. della mamma, id.; Lina Reymondo ved. Bounous.
L. 10.000: Enrica Gerard Rostan:
Lisin Zagrebelsky; Tron Carlo e Olimpia, un fiore in rie. della cara Olga
Gallian; Balmas Ida v. Peyronel, in
mem. del marito e dei miei cari.
N.B. - 1 Doni elencati suH’Eco n. 49
del 16.12.1983 devono essere considerati quali pervenuti all’ASlLO e
NON alla Associazione degli Amici
deH’Asilo.
Pro Asilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
zia Lidia Menusan GardioI; Lidia Ardu. In mem. Dr. Marco Martini; Chiesa Ev. dei Fratelfi, di Collegno.
1. 43.000: Doni del « Quartiere Combe > di S. Secondo.
L. 40.000: i vicini di casa, in mem.
Simondi Olga Gallian; Rinaldi Ines e
Murialdo Vincenzina, Vado Ligure; Sauro Gottardi, Albissola Sup., in mem.
mamma Anna Gottardi Carli; Beux
Mario e signora.
L. 35.000: Balmas Gustavo, in mem.
cara moglie.
iL. 30.000; Elvira e Alfredo Long, in
mem. Long Jenny ved. Martinet; Peyronel Amedeo, in mem. cari; Ada, Aldo Griot, in mem. cari.
L. 25.000: G. 1. Bertalot, in mem.
cara Elda Tùrck.
L. 20.000: Jahier Margherita e Jahier Clementina, in mem. Alina Mathieu in Serre; Romano Alfredo, in
mem.; Olga Cammarata Asta, in memoria sorella Armida Asta.
i. 15.000: La moglie, in mem. Talmon
Enrico; Bleynat Ester v. Avondet, in
mem. caro marito e suocera Bournu
Margherita.
L. 10.000; Avondet Irene, in mem.
cari; Peyronel Enrico; Fedora e Luigi
Lupino, in mem. cari amici; Avondet
Mirella, in mem. del papà; Beux Eli
e Lina; Peyronel Olinto e Luigina, in
mem. Magno Angelina; Bianchi Isabella, Bergamo; GardioI Emanuele e Mary, in mem. cari; Fam. Baret Alfredo,
in mem. cari.
L. 5.000: E.M.B., chiedendo al Signore di aiutare il cognato.
la figlia; CoMeghl ed ex colleghi della
figlia di Rosina Ricca Tourn; Unione
Femminile di S. Remo e Alassio.
L. 150.000: Laura e Lilia Jon Scotta; Famiglia Danna, Odino e AinardI,
con riconoscenza per quanto fatto al
fratello Tiziano; Domenica Torchio
Brigato (Torino).
L. 162.000: Jenny Bounous (USA).
L. 180.000: Unione italiana Chiese
Awentlste (Roma).
L. 200.000: Lega Femminile Valdese
di Como (un piccolo pensiero).
L. 300.000: Chiesa Evangelica Valdese di Torre Pollice.
L. 310.000: Eleonora M. Montaldo
(U.S.A.).
L. 2.665.709: Comité Vaudois d’Hollande.
Erica Scroppo
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Massimino e C.
Macchine per scrivere e calcolo
Fotocopiatrici
Registratori di cassa
Mobili per ufficio
Sistemi contabili
Accessori e assistenza
P.za Roma, 23 ■ Tel. 0121/22.886
10064 PINEROLO
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di dicembre 1983
L. 2.000: Malan Francesco.
L. 5.000: Cannariato G. e G., in memoria di Albertina More!; Malan Fran
Pervenuti nel mese di dicembre 1983
L. 620.000: Eleonor M. Montaldo,
N. Y. USA.
L. 500.000; Unione Femm. S. Secondo; “ Dorcas » Torino; Colletta culto
Com. Natalizio della Comunità di S.
Germano Ch.
L. 300.000: Unione Femm. Chiesa
Valdese di Bergamo.
L. 272.110: Unione Femm. Chiesa
Ev. di Lingua Italiana di Zurigo.
L. 219.000: Comitato di Zurigo.
1. 200.000: Mathieu Roberto, Torre
Pellice: Fam. Jahier-Muston-Togliatto,
in mem. zia M. Jahier; Alberto Coucourde e fam., in mem. papà Coucourde Giulio; Coucourde Giulio.
L. 155.000: Florence Neisch, N. Y.,
USA.
,L. 150.000: Telma Malacrida, Milano;
Unione Femm.le di Pomaretto.
L. 100.000: La figlia in mem. Guido
Vinçon; Malan Savina, in mem. mamma Paschetto Cesira; Comune di Inverso Pinasca; Unione Femm. di San
Remo e Alassio.
L. 96.000: Chiesa Valdese di San
Secondo.
L. 85.000; Bouvier Jenny.
L. 50.000: Carmen Long Pittavino,
in mem. Guido Vinçon; In mem. del
figlio Adolfo Serafino; Ida e Giuseppe
Giretto, in mem. cognato Luigi Santagostino; N. N.; Florence Long, in mem.
cari; N. N.; Ida Poèt-Jahier, in mem.
RINGRAZIAIVIENTO
La famìglia del
Magg. Ribet comm. Carlo
Cav. di Vittorio Veneto
ringrazia sentitamente gli alpini, Jl
pastore Gente e tutte le persone che
in qualsiasi modo hanno partecipato
al loro dolore.
S. Germano Chisone, 19 gennaio 1984
RINGRAZIAMENTO
« Venite a me voi tutti che
siete travagliati ed aggravati ed
Io vi darò riposo »
(Matt. 11: 28)
I figli Rina, Renata, Arnaldo e Amato con rispettive famiglie, commossi
e riconoscenti per la dimostrazione di,
stima e affetto tributata alla loro cara
Emma Pascal ved. Pascal
cesco.
i. 10.000: Danna Botta Elda; Carco
Antonio (Catania); Unione Femm. di
Luserna S. G., in mem. di Louise Revel Andreon: Lili e Elsa Castagner
(Como); Hugon Carolina, in mem. di
Emma Armand Bosc (Torre Pellice).
L. 15.000: Balmas Juliette, in mem.
del mio caro Predino; Lina Peyrot, avec
beaucoup de remerciements; In mem.
di Talmon Enrico, la moglie (Pinerolo).
i. 20.000; Matilde e Jean, in mem.
di Pierucciu Rochon; Al'liani Anna, in
mem. del marito; In mem. di Enrico e
Margherita Balmas e Liline Beux, Il
figlio Dino e famiglia; Bianco Giovanni e Emilio; Erica Armand Pilón (Chiavari); Famiglia De Grandis; Odia Olga Pons; Anna Malanot Alliaud e Rina Bertin, in mera. Emma Bertalot Armand Bosc; Hertel Sergio (Torre Peliice); Susi e Paolo Chiavia; Agrofoglio Davide (Genova).
' L. 22.000: Zecchin Nelly.
L. 25.000: Frache ida; Salvatore
Gianmarco, in mem. della figlia Núcela; P.E.S., in mem. dei nostri cari.
L. 30.000: Odette Frache Sartirana,
in mem. dei suoi cari (Torre Pellice);
Piera e Ulrico Scroppo (Torre Pellice);
Angela Caltaneo, In mem. di Moresca
Vittorio (Milano); Edmea, Gino e Marraine, con riconoscenza per Alda Fraschia.
L. 50.000; Laurina e mamma, riconoscenti; Nel 2” anniv. dipart. della
cara Luisa Bounous Cambellotti, il
marito Vanni ed il figlio Ezio la ricordano con immutato affetto; Morello
Lucia; N. N.; Un fiore per la mamma
e zio Guido, Liliana: In mem. di Margherita Frache, I nipoti; Meynet Mario: Vasario Albarin Anny; Ondina e
Paolo Ribet (Perrero); N. N, 23; Alda
Toselli Albarin; Michelln Salomon Mary (osp. Asilo); L. E. A.; Franco e Marisa Grand; Jean Rostagnol, in mem.
della cugina Maddalena Rostagnol; Edi
Pons Tourn; Gino e Mariuocla Barbiani, in mem. del nostri cari; Bertea
Francesca (osp. Asilo): Jahier Graziella; Silvia e Renata Bounous (Pinerolo); Elena e Maria Peyrot, in ricordo di Arturo e Ida. Peyrot.
L. 77.500: Florence Neisch (USA).
L. 80.000: Lega Femminile Valdese
di Como.
L. 100.000: N. N„ In mem. di Rochon Pierucciu; Anna Enrichetta Pons,
in mem. della sorella Luigia Pons (Torre Pellice); Malan Aldo e EHia, In m.
di Giordan Emma ved. Malan e di
Pons Maria ved. Malan; Bianca e Rino Hugon, ricordando la mamma Matilde Roman; Famiglia Lodi, con riconoscenza; Clelia e Vera Rostagnol, in
mem. della cara Maddalena; L. M., in
mem. del nostri cari (Pinerolo); Giuliano e Lionello Archetti Maestri, in
ricordo dei defunti della propria famiglia (A.T.); Coucourde Giulio (Pinerolo): In mem. di Rosina Ricca Tourn,
nella impossibilità di farlo singolarmente ringraziano dal profondo del
cuore tutte le persone che con la loro
presenza, scritti, parole di conforto,
hanno preso parte al loro grande dolore.
Un particolare ringraziamento al pastore Renato Coìsson, alla Sig.ra Viola Pastre Coìsson, al doti. Teodoro^^
Peyrot, alla famiglia Giacomino, ali’in- .
fermiera Nadia Morello ed alla banda musicale di Pomaretto.
Pomaretto, 24 gennaio 1984.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
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Porosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
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Croce Verde Porte: tei. 201454
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
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Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese] .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospodate Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 5 FEBBRAIO 1984
Bricheresio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Vlllar Pellice: FARMACIA GAY Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
3 febbraio 1984
REPORTAGE DAL NICARAGUA
IL MOVIMENTO IN SICILIA E IN ITALIA
Un paese visto da vicino
Osservazioni e incontri sullo sfondo di una fusione tra cristianesimo
e rivoluzione d’impronta latinoamericana difficile da comprendere
Pace:
rilancio
bilancio e
della lotta
Nei mesi di luglio e agosto 1983 un gruppo di circa 100
italiani ha partecipato ai campi di lavoro e di conoscenza che
sono stati organizzati in Nicaragua. La loro partecipazione è
stata finanziata da sottoscrizioni e vendite di materiale organizzate anche nelle Valli valdesi. Di questo gruppo ha fatto
parte anche Enrico Costantino, di Luserna S. Giovanni, che
in una serie di articoli racconta e riflette su questa esperienza.
Nei campi di lavoro, a Managua, Corinto (il porto maggtore), Granada (città del centro) e El Limon (zona agricola te, cipolle, pomodori, cetrioli.
a sud), sono stati costniiti e ammodernati edifici pubblici
come scuole, centri sociali, case comunali.
donne per la coltivazione sperimentale di ortaggi. « All’inizio
eravamo 20, ma molte non sono
riuscite ad occuparsi di 10 figli e
lavorare anche qui nell’orto, così siamo rimaste quattro o cinque. ma andremo fino in fondo ».
Hanno seminato peperoni, caro
Arrivando in autobus dal Costarica, il primo contatto col Nicaragua è stata la frontiera: formalità burocratiche, meticolosi
controlli dovuti alla situazione
di pericolo vissuta nel paese.
Dal sud, infatti, gli antisandinisti attaccano la popolazione civile. A Managua, la capitale, la
vita sembra tranquilla, dalle sei
del mattino inizia un intenso
traffico di autobus, camions e
camionette che trasporttmo lavoratori e studenti. Pochissime
le auto private; alcune motorette, molta gente a piedi e parecchi veicoli militari.
Nella capitale
Avverto un certo contrasto fra
l’allegria della ^nte e le scritte
« Todas las armas al pueblo!»
(Tutte le armi al popolo!), slogan ripetuto fin dal primo mattino dalle radio. « Armi » come
la salute, la casa, l’istruzione, il
pane, _ma anche « armi vere »
per difendere la rivoluzione popolare. Accogliendoci con calore nella sede del C.D.S. (Centro
di difesa sandinista) Reynaldo,
responsabile del quartiere, ci
spiega che ogni notte un gruppo,
soprattutto donne, a turno fa vigilanza volontaria per le strade
del «barrio». «Patria libre o
morir » non è dunque solo uno
slogan ma un’esigenza di difesa. Managua è una strana città,
non ha un centro, è molto estesa, con quartieri residenziali di
casette ad un solo piano (case
un tempo appartenenti alle guardie somoziste), quartieri molto
poveri con case in legno, tetti In
lamiera ondulata, con luce e acqua. Si stanno ricostruendo interi quartieri, nonostante i segni ancora visibili del terremoto del ’72. Tutti sanno che Somoza si è intascato i soldi degli
aiuti internazionali, invece di costruire case per il popolo.
L’autobus costa L. 50 ed è
spesso affollato specie nelle ore
di punta, benché l’orario d’ingresso in scuole ed uffici sia scaglionato per un miglior servizio
dei mezzi nubblici. Per l’orientamento il miglior punto di riferimento è 1'' collina su cui biancheggia la scritta F.S.L.N. (Fronte sandinista di liberazione nazionale), ma trovare un indirizzo, per un europeo, è complicato perché non esistono nomi delle strade né numeri civici. Si dice così: « dal centro di salute,
due isolati verso il lago, uno verso est... ».
A El Limon
Il Mercato Orientale è un vero
spettacolo, la parte coperta è
per la carne, alTaperto si trovano invece le bancarelle di frutta
e verdura, stoffe, oggetti artigianali e braceri su cui le donne
cuociono Tasado, i bambini vendono « frescos », bevande a base
di frutta e ghiaccio in sacchetti
di nylon. Tantissima gente dappertutto: mescolanze di voci, odori, rumori, colori... L’atmosfera è vivace come nelle case dove spesso siamo invitati ad una
festa. Vi sono molti giovani che
fin dai 13 anni sono impegnati
in gruppi teatrali, nella Gioventti
Sandinistq, nella campagna di
alfabetizzazione, nella raccolta
de! caffè.
El Limon, a 20 km. dal Costarica, è il piccolo centro agricolo destinato al nostro gruppo
di lavoro. E’ formato da una
ventina di case sparse lungo la
strada. Non esiste un centro di
salute né un negozio, né un bar,
né una scuola (la dovremo costruire noi), la luce elettrica c’è
da sei mesi. Le case basse, in
legno, ospitano famiglie piuttosto numerose, sette-otto figli in
media, in due o tre locali in cui
non mancano mai le sedie a
dondolo per la siesta e per cullare i bambini. L’unica lampadina che illumina la casa viene
« svitata » alle 19! Alle prime luci dell’alba mentre la madre cuoce le tortillas Xfocacce ,,.dt farina
di mais) e riso e fagioli, piatto
base delTalimentazione, il padre
va al làvoro nei campi. Intanto
da un notiziario radiofonico apprendo che « navi della flotta
USA da guerra del Pacifico si
stanno avvicinando alle nostre
coste ». La notizia è drammatica, mi guardo attorno... il padre
e il figlio maggiore sono al lavoro, la madre è in cucina, attorno a me solo i cinque bambini sorridenti come sempre mi
guardano...
Il cibo è razionato in tutto il
paese, l’olio è introvabile, la
carne si mtmgia raramente. Tuttavia hanno sempre generosamente diviso tutto con noi. La
conversazione non è facile perché parlano poco, ma superate
le diffidenze iniziali si scopre il
loro grande desiderio di sapere
tutto dell’Italia. A noi interessa
sapere cosa ne pensano di questa rivoluzione, cosa è cambiato per loro, cosa si aspettano
per il futuro e cosa pensano dell’aggressione che stanno subendo. I più anziani sono poco entusiasti, sembrano rassegnati...
Eppure la campagna di alfabetizzazione ha coinvolto anche la
gente di El Limon: è in quella
occasione che hanno costruito
un gabinetto per ogni casa, hanno cominciato a discutere del
loro futuro e Julio ha imparato
molte delle canzoni che ci suona alla sera.
E’ proprio lui, 22enne, sposato con tre figli, a dire: « Io vorrei che qui ci fosse lavoro ner
tutti ». « Per questo credo stiano facendo la diga per la nuova coltivazione di tabacco qui
vicino », dico io, ma non mi sembra troppo entusiasta. Sonia invece ha 14 anni, si dà un gran
da fare per organizzare il campo di lavoro, sotto la guida, a
turno, di due adulti del villaggio. L’altra Sonia, 18 anni, sposata. con un figlio e « mezzo »,
studia da infermiera, vuole diplomarsi al più presto e lavorare nel vicino centro di salute...
« I bambini, dice, non devono
niù morire disidratati ». Don Alfonso ha una bella casa. Tunica
con le piastrelle, la tv a colori,
la jeep, un trattore (nel paese
ci sono solo tre carri), parecchi
cavalli, vende birra e gelati: oo>:siede gli unici autobus che collegano El Limon con i centri
vicini. Tnsomma è ricco, ma è
d’accordo con la linea politica
della Giunta di Ricostruzione
Nazionale. Doña Alicia spiega
come è nata la cooperativa di
« Panchito », tecnico agrario di
origine basca, « non spagnola »,
dice, passa a vedere come procedono i lavori, è benvoluto da
tutti e gode fama di gran ballerino. Non si ferma perché deve visionare altri progetti.
Il C.D.S. è presente con responsabili a tempo pieno in ogni
villaggio, ma qui Tunica presenza sembra quella di padre Cuadra, uno dei tanti preti nelle file della rivoluzione sandinista.
« Il C.D.S. siamo noi, non c’è differenza fra un prete come me
impegnato nella costruzione di
un « nuovo Nicaragua » e un
sandinista che svolge attività
politica. Prima di tutto vengono i bisogni della gente, ne discutiamo con loro e si decidono
le priorità come per la scuola
che state costruendo ».
Sarà così, ma non avendo potuto vedere il lavoro svolto dagli organismi democratici, pur
diffusi capillarmente, concrètamente in azione, mi riesce difficile capire questa fusione tra
cristianesimo e rivoluzione d’impronta latinoamericana.
Enrico Costantino
(1 - continua)
Nel prossimo numero
Nel prossimo numero altre valutazioni deUe linee programmatiche della revisione del Concordato e stralci di alcuni interventi
nel dibattito alla Camera dei deputati.
Comiso, 30 dicembre 1983 : cinquecento pacifisti, quasi tutti
giovani, siedono davanti ai cancelli della base NATO: troppo
pochi, questa volta, per creare
seri problemi alle forze di polizia; senza troppa violenza, i manifestanti che presidiano gli ingressi secondari n. 1 e n. 3 —
una trentina per parte — vengono sollevati di peso e spostati
ogniqualvolta un mezzo debba
entrare o uscire. Non c’è il tempo per mandare rinforzi: arriverebbero dopo un’ora e sguarnirebbero un altro cancello. E meno male che la bufera di due
giorni prima, davanti alla base
di Sigonella, ha lasciato il posto
a un tiepido sole!
Nel frattempo, in Friedrichstrasse, alla frontiera della metropolitana che collega le due
Berlino, la delegazione dei comitati per la pace e delle organizzazioni noaviolente italiane cen
ca inutilthente di raggiungere la
parte orientale della città. La
delegazione che puntava su Praga non incontra maggior fortuna: il pullman che la trasporta
viene fermato alla frontiera fra
Austria e Cecoslovacchia. Niente da fare: vincono ancora «loro », i signori della guerra dell’est e dell’ovest, le burocrazie
dei paesi del Patto di V%,fsavia,
le multinazionali dei pèesi defla
NATO, i governi e le maggioranze istituzionali che hanno accettato i nuovi missili, compresa quella italiana, in dispregio
alla lettera e allo spirito della
Costituzione repubblicana, oltre
che della pace e della giustizia
fra i popoli. Eppure, dalla « loro» parte non c’è futuro alcuno, mentre dalla parte dei cinquecento debolissimi giovani di
Comiso e dei loro compagni alle porte di Berlino Est e della
Cecoslovacchia c’è l’unico futuro possibile.
Comiso, 30 dicembre 1983: cinque « Atlantic » antisommergibili, in dotazione al 41” stormo
dell’aeronautica italiana di stanza a Sigonella, passano e ripas
Doni Eco - Luce
Nel dare inizio alla pubblicazione dei doni connessi al rinnovo degli abbonamenti 1984 (unendo un ultimo elenco precedente), desideriamo ringraziare tutti coloro che manifestano in
questo modo molto concreto il loro sostegno al giornale. Con
loro ringraziamo i molti che ci danno il sostegno di un rinnovo
puntuale dell’abbonamento, nella speranza che anche gli altri seguano presto il loro esemplo!
DONI DI L. 2.000
Venezia: Chiesa Valdese — Pinerolo:
Simond Oreste — Torino: Menegat Enrico — Luserna S. Giovanni: Rivoira Renato — Villar Peliice: Frache Giovanni
— Novara di Sicilia: Paratore Michele
— Roma: Briante Isabella — Germania: Schmidt Irmgard.
DONI DI L. 3.000
Rinasca: Martinat Candida — Torino:
Martino Daniele.
DONI DI L. 5.000
Svizzera: Kuhnrich A. — Torre Pellice: Ganz Emilio — Milano: Vescovi
Franca — Angrogna: CoTsson Levi —
Venezia Lido: De Langes Jane.
DONI DI L. 7.000
San Secondo: Ribet Umberto — Napoli: Decker Franco.
DONI DI L. 10.000
Torre Peliice: Franca Eynard — N. N.
— Pramollo: Chiesa Valdese.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Campo di Giove: Santoleri Gianfranco.
DONI DI L. 1.000
ALTRI DONI
N.N. 20.000; Famiglia Gandolfo 76.200
— Germania: Schonbeck Hildegard
59.600 — Torre Peliice: Peyrot Roberto
15.000 — Torino: De Carli Jolanda 22.000
— Taranto: Rucco Giuseppe 30.000.
sano a volo radente sulle teste
dei dimostranti, in formazione
da parata. Il giochetto costerà
allo Stato qualche milione : ma
che cosa cambia qualche milione in più o in meno, su un bilancio militare di 12.000 miliardi?
Così si è chiuso il 1983, Tanno
dei missili. Tanno della prima
sconfitta del movimento per la
pace. Una sconfitta di misura,
se si ripensa alle giornate delle
grandi manifestazioni internazionali dell’ottobre, all’enorme
diffusione del « morbo olandese » realizzatasi nel corso dell’anno passato, alla crescita di
un movimento che per la prima
volta ha saputo superare persino la cortina di ferro, trovando
terreno fertile soprattutto nelle
Chiese evangeliche: ma sconfìtta resta e come tale chiama a
una riflessione autocritica tutti
coloro che in questo movimento
si sono spesi, dimostrando grande maturità — come in Olanda,
in Gran Bretagna o nella Germania Occidentale — o grossi
ritardi, come in Italia.
Un Seminario nazionale, in
preparazione delTAssemblea Costituente di un Coordinamento
dei comitati per la pace strutturato autonomamente, si svolge presso la Scuola sindacale
di Ariccia, nei pressi di Roma,
il 27, il 28 e il 29 gennaio al fine
di fare il punto sul dibattito
generale già avviato dai comitati locali e regionali e insieme
per stabilire le linee teoriche fondamentali che guideranno la
strategia del movimento nel 1984.
Tre giornate per tre temi: la
prima dedicata alla campagna
per ottenere un Referendum po
Frascati: Boccarrato Marina — Como: Scarpone Aurelio — Ferrerò; Pons
Luigi (Saretti), Poét Ivonne — Salerno: Di Matteo Aifredo — Fiorano Can.:
Beliion Anna — Viiiar Peiiice: Gay
Enrico — Augusta: Giuffrida Sebastiano — Genova: Cionini Jenny — Porosa Arg.: Balma Tron Rosa — La Loggia: Giavara Garigiio Francesca —
Pomaretto: Tron Valdo, Grill Speranza,
Villielm Germano, Revel Paimira. Ribet Remo, Ribet Alina, Genre Germana, Martinat Enrico, Ribet Giosuè —
Frali: Genre Aiessio, Grill Elda, Rostan
Celina — Pramolio: Jahier Edvico, Long
Aldo — Torre Peliice: Armand Hugon
Adolfo, Gay Ester — Luserna S. Giovanni: Bonnet Buffa Susanna, Revel
Graziella, Stalle Livia.
polare decisionale sui missili ;
la seconda alla disobbedienza civile e alla nonviolenza; la terza
alle forme organizzative interne del nuovo Coordinamento.
Parallelamente lavoreranno due
commissioni ristrette, una su
Comiso e il progetto di Cooperativa per la gestione del terreno IMAC da parte dei Comitati, l’altra sulle proposte da parte italiana per il programma
della 3* Convenzione per il Disarmo Nucleare dell’Europa
(END) che, dopo Bruxelles e
Berlino, quest’anno si svolgerà
a Perugia (luglio).
L’Assemblea Costituente dovrebbe seguire entro un mese,
lasciando così, ai Comitati il
tempo necessario a lanciare subito dopo la campagna per il
Referendum e ad organizzarsi
per le prossime iniziative di
primavera. Diffìcilmente, infatti,
potrà essere confermata la scadenza del 16 marzo, sebbene rimanga la data ufficiale a nartire dalla quale i missili di Comiso (tutti e 112) saranno operativi.
Bruno GabrielH
• La Federazione delle Chiese
Evangeliche di Sicilia e Calabria
ha espresso in un suo comunicato cordoglio per l’assassinio
del giornalista Giuseppe Fava e
solidarietà con quanti come lui
sono impegnati nella lotta contro la mafia.
DONI DI L. 4.000
Riclaretto: Massel Giacomo — Bassignana: Pallavidini Rachele — Grugliasco: Costantino Dino — Prali; Grill Alda, Grill Luigi Filippo, Richard Silvio,
Barus Amedeo, Ferrerò Emilio, Richard
Aldo (Villa), Genre Ilse, Garrou Anita, Rostan Luigi, Baud Emanuele, Peyrot Gino, Peyrot Edina — Abbadia Alpina: Bertalot Luigi, Griva Elisa, Bounous Silvio.
Sullo stesso argomento, un comunicato del Centro di Documentazione e di Iniziative per
la Pace di Catania ha denunciato la mancanza da parte dei governi nazionale e regionale di
una decisa volontà politica diretta a colpire la classe imprenditoriale mafiosa accompagnando l’azione repressiva con l’impegno per la costruzione di reali alternative economiche, politiche, culturali, etiche al sistema
sociale oggi vigente. Nello stesso
comunicato il CEDI? ha denunciato Tanalisi falsata o parziale
del fenomeno mafioso operata
dai maggiori organi di informazione regionale e nazionale.
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