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Anno IV
numero 26
del 28 giugno 1996
L 2000
Sperfìzton* in aW>, postate/50%
Torino..
In toso di mancato recapito
si pre^a restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
■Editore siìmpegna a
corrispondere il diritto di resa.
SETTIMANAUÎ DEItLK CHIESE EVANGELICHE BAT11STE, .METODISTE./VALDES|^
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Bibbia e attualità
VOCAZIONE
Í RESPONSABILITÀ
\Q\ECONDO il libro di Ezechiele (18,
2À gii israeliti esuli a Babilonia ri.petono volentieri questo proverbio: «I
.genitori mangiano l’uva acerba e ai
figli rimane la bocca amara» (traduzione in lingua corrente). Gli uni palpino per malefatte che sono anche e
soprattutto di altri, una generazione
.sconta colpe che affondano le loro ra'éUci molto indietro nel tempo. L’affermàzione sintetizza l’esperienza di
Uesta gente, che riflette sulle ragioni
Tofonde della sconfitta e della deporJ¡tazione; nella Bibbia, in ogni caso,
ftton si tratta di un punto di vista iso' ’ feto. Naturalmente, la meditazione
sui destini del popolo si intreccia con
quella relativa a chissà quante vicende e tragedie personali, speranze deluse, progetti distrutti.
CHE cos’è, del resto, la saggezza, se
non la riflessione sull’esperienza?
Non necessariamente cinica, ma certo
critica e disincantata, se effettivamente vuole interpretare la realtà e, magari, offrire qualche indicazione per il
presente e per il futuro. «Io stesso ho
sperimentato che...» è un esordio che
inde a non ammettere repliche: confío i fatti non c’è argomento che tenga;
: a maggior ragione oggi, quando l'e'Sperienza non si esprime più semplicemente attraverso proverbi o testimonianze soggettive, ma mediante statistiche ed equazioni, che si presentano
come la quintessenza dell’oggettività
è, dunque, della «verità».
rUTTAVIA l’esperienza è ambigua:
spesso se ne considera solo una
parte, non sempre la cosiddetta «realtà» coincide con le apparenze: ma è
proprio quello che appare che viene
«sperimentato». Secondo il profeta, in
ogni caso, decisivo è l’uso che si fa delle esperienze passate e delle conclusioni che se ne traggono. Nel caso di
Israele lo schema, apparentemente incontrovertibile, secondo cui i figli
scontano le colpe dei padri è pericoloso: da un lato genera un atteggiamento di autocommiserazione, dall’altro
fornisce una sorta di alibi, volto a giustificare la rassegnazione e a deprimete la capacità di reagire. L’apparente
saggezza rischia di diventare fuga di
fronte ai propri compiti.
PER Ezechiele, Dio contrappone alla cosiddetta esperienza il richiatno al diritto: «Giudicherò ognuno di
voi secondo le proprie azioni» (v. 30);
^Trasformate i vostri cuori e i vostri
spiriti, israeliti» (v. 31 ); «cambiate vita
0 vivrete» (v. 32); nella situazione criti<ta, la via d’uscita non consiste nel rifugiarsi nelle pretese evidenze della
Saggezza, o del buon senso, ma nell’assunzione personale di responsabilità,
in obbedienza all’appello di Dio. Può
sembrare un discorso assai schematico, semplicistico, ma nella prospettiva
del profeta intende essere liberante.
Certo, dìo vuole sobrietà e realfl
smo, donne e uomini in grado di
prendere sul serio il mondo nella sua
^ncretezza, che vuol dire anche nella
sua durezza: l’azione responsabile è
'(fonforme alla realtà» (Bonhoeffer).
Tuttavia, contro quel tipo di saggezza
che vorrebbe arrendersi alla realtà cola donna e l’uomo responso^li rìfiutàno di inginocchiarsi di
. fronte ad essa, ma vogliono modificarla, in forza della vocazione che Dio
stesso rivolge, e sottoponendosi al suo
Siudizio. Accettare come definitivo il
giudizio pronunciato su di noi dalla
realtà (dalla società, ma anche dalla
chiesa, dalla famiglia, dalla nostra coscienza), paralizza e deprime. Al ¿onerario, il giudizio di Dio chiajma
un’impegno, cioè alla vita.
Fulvio Ferrarlo
Sì sono conclusi a Santa Severa i lavori della 34^ Assemblea dei battisti italiani
Valorizzare i doni che il Signore ci offre
l'Unione va verso una ridefinizione della propria struttura che, salvando l'autonomia delle
singole chiese, chiederà a ognuna di mettere in comune le risorse disponibili
STEFANO MELONI
T L contrario della paura non è
\\ A il coraggio ma ramore». In
questa frase di monsignor Abiondi,
vescovo di Livorno e rappresentante della Conferenza episcopale italiana, può forse trovarsi il senso
profondo della condizione in cui
vivono oggi le chiese battiste in Italia. Davanti alle difficoltà di carattere economico, di collegamento, di
piena condivisione di un percorso
comune, di testimonianza e, perché no, di sopravvivenza, non è
sufficiente rispondere con parole e
gesti coraggiosi. Dobbiamo poter
riscoprire e sperimentare la forza
della lettera paoTinica che ricorda la
vanità delle nostre opere, anche le
più importanti p significative, senza
che l’amore le guidi e le sostenga.
In questa 34® assemblea abbiamo
potuto cogliere alcune tracce delle
trasformazioni in atto nella nostra
realtà sociale ed ecclesiastica. Così
la presenza di delegati delle nuove
chiese etniche deU’lJcebi (cinese,
filippina e nigeriana) e dei rappresentanti di Unioni battiste europee
(quella spagnola, la belga e l’inglese) ci indicano nuove strade da percorrere e nuove necessità a cui fare
fronte ma nel contempo arricchiscono sensibilmente la nostra testimonianza e ci incoraggiano à sperimentare e a conoscere nuove forme di spiritualità.
I lavori assemblear!, come sempre intensi, hanno prodotto, tra le
80 e più delibere, alcune decisioni
che vanno segnalate. La struttura
Unione, nel tempo, verrà senza
dubbio modificata, per esempio
dall’istituzione della figura del segretario generale. Dopo anni di dibattito, alla ricerca di un delicato
equilibrio tra funzionalità ed efficacia del lavoro gestionale e burocratico degli uffici e timori di accentramento del potere decisionale, la
scelta è caduta su un funzionario
L’importanza dell’Assemblea sta anche
esecutivo eletto dall’assemblea su
designazione del Comitato esecutivo a cui risponderà del suo operato.
Il tempo dirà la giustezza, che tutti
auspichiamo, della scelta.
Analogamente il problematico
tema del ministero pastorale, il
rapporto pastori-chiese, la nomina
e la destinazione degli stessi, la mobilità sul territorio, l’equa distribuzione delle risorse patrimoniali e
geografiche, la realizzazione di luoghi intermedi di collegamento e
progettazione di lavoro comune
quali le associazioni regionali hanno trovato, in assemblea, occasione
di confronto serrato.
La partecipazione intensa dei delegati mostra come sia urgente, nel
nel modo comunitario di prendere le decisioni
iinmobiliare, bilancio previsionale,
piano edilizio-finanziario) chiede
fortemente la promozione di iniziative che richiamino chiese e pa
ridefinire organicamente la nostra
struttura organizzativa, dotarci di
strumenti di lettura della realtà battista italiana (più convegni, più
coordinamento, più informazione),
di strumenti regolamentari e attuativi che non ledano l’autonomia
delle chiese locali ma chiedano loro
di viverla in un modo che non può
non essere solidale, e infine di operare per una valorizzazione e una
condivisione delle risorse (non solo
pastorali) che il Signore ci dona.
Anche qui il progetto è avviato, ma
le chiese dovranno recepirlo e farlo
proprio nella sostanza.
La mozione programmatica, infine, oltre a indicare al Ce una serie
di mandati di tipo tecnico (catasto
stori e pastóre al senso più pieno
della consacrazione cristiana, intesa come un ringraziamento, una risposta, al dono sovrabbondante
della grazia del Signore.
Il Comitato entrante, presieduto
dal fratello Renato Malocchi confermato nell’incarico, ha di fronte a
sé un compito estremamente complesso. Soltanto con il sostegno,
materiale e di preghiera, di tutta
l’Unione battista sarà possibile affrontarlo per il bene dell’opera che
il Signore ci ha chiamato a svolgere
nel nostro tempo e in questo luogo.
■ Iniziate lunedì
Riuniti a Torre
24 giugno le prime Assise della «Comunità evangelica di azione apostolica»
Pellice i delegati delle 47 chiese protestanti della Cevaa
JEAW-JEAQUES PEYBONEL
SONO Iniziate a Torre Pellice le prime Assise dèlia
Cevaa (Comunità evangelica di azione apostolica),
l’organismo internazionale
che nell’ottobre 1971 è subentrato alla «Società delle
missioni evangeliche di Parigi», fondata nel 182^ 160
delegati partecipano a questa prima assemblea generale nella storia della Cevaa.
Lunedì 24 giugno, aUe 15,
è stato celebrato il culto di
apertura, preceduto dal
corteo che si è mosso dalla
Foresteria valdese fino al
tempio: un corteo vivace,
allegro, colorito, in cui spiccavano i tradizionali vestiti
africani e polinesiani. Il culto è stato presieduto dal
pastore Daniele Bouchard;
membro del comitato italiano della Cevaa, e dal pastore Giorgio Toum che ha
predicato sul passo di Luca
10 in cui viene narrata la
missione dei settanta discepoli: «Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi». Questi settanta discepoli, ha detto Tourn, costituiscono la prima, vera Cevaa: non è ancora la chiesa,
è una comunità di discepoli
che il Signore manda, «due
a due», a predicare l’Evangelo «in ogni città e luogo
dove egli stesso stava per
andare». La differenza tra
questa prima grande «Cevaa» e la piccola Cevaa fondata 25 anni or sono, è che
oggi il Signore non è presente in prima persona come allora. Ma oggi come allora, è il Signore che «mrmda», pur nella sua assenza,
tramite il suo Spirito, e oggi
come allora Tm:ióne dei discepoli è possibile ed efficace solo se viene fatta «nel
suo nome».
Il bel nome che si è data
la Cevaa 25 anni fa rispec
chia perfettamente questo
mandato: la Cevaa è una
«comunità» di chiese, sparse su 4 continenti, divise
dalla geografia, dalla storia,
dall’economia, dalla cultura, dalla lingua ma unite
«nel nome» di Cristo per
svolgere insieme una serie
di servizi utili alla «città» ma
prima di tutto per predicare
l’Evangelo del Regno ai
quattro angoli della Terra. Il
significato vero di queste
prime Assise sta quindi nella possibilità di scoprire
questa presenza di Cristo,
sia nelTesperienza personale di ogni delegato sia nel
progetto comune della Cevaa in quanto comunità di
credenti, di apostoli «mandati» dal Crsto stesso.
Al culto di apertura erano
presenti diversi invitati, fra
cui il vescovo di Pinerolo,
mons. Pietro, Giachetti, e
l’arcivescovo di Perugia,
mons. Giuseppe Chiaretti,
presidente del Segretariato
per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana, che ha espresso pubblicamente la sua
gioia per la recente approvazione da parte della Gei
del «Testo comune” sui matrimoni interconfessionali.
Da martedì 25 sono iniziati i lavori di questa singolare assemblea intercontinentale che si protrarranno
fino al 4 luglio: attraverso
dibattiti, tavole rotonde, lavori di gruppo, animazione
bibblica i 160 delegati rifletteranno sulla «missione del
Cevaa di fronte alle sfide
del mondo attuale, alla vigiglia del 3” millennio».
La Cevaa è una comunità
di 47 chiese protestanti presenti in 21 paesi del mondo:
29 in Europa (Francia, Italia, Svizzera), 15 in Africa
(Benin, Camerún, Centrafrica, Costa d’Avorio, Gabon, Lesotho, Mozambico,
Senegai, Togo, Zambia), 3
nell’Oceano Indiano (Madagascar, Isola Maurizio,
, Riunione), 1 in America Latina (Chiesa valdese del Rio
de la Piata), 2 nel Pacifico
(Nuova Caledonia e Polinesia francese).
La Cevaa è basata su principi di «partenariat» (collaborazione alla pari) e dell’
■ uguaglianza. In base a tali
principi le 47 chiese membro hanno deciso dì mettere in comune una parte delle loro risorse (personale, finanze, idee) per compiere
insieme la loro missione nel
mondo. La Cevaa è retta da
un Consiglio di 26 membri,
che si tinnisce una volta
Tanno, da un Comitato esecutivo di sei membri, attualmente presieduto dal
pastore camerunese Emmanuel Njiké, e da un Segretariato esecutivo, attualmente diretto dal pastore
svizzero Marcel Piguet.
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 28 GIUGNO
«Or la fede è certezza di cose che
si sperano, dimostrazione di
realtà che non si
vedono»
«Per fede Abraamo, quando fu
chiamato, ubbidì,
per andarsene in
un luogo che egli
doveva ricevere in
eredità; e partì
senza sapere dove
andava»
(Ebrei 11,1; 8)
«Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio piU eccellente di quello di
Caino; per mezzo
di essa gli fu resa
testimonianza
che egli era giusto, quando Dio
attestò di gradire
le sue offerte; e
per mezzo di essa,
benché morto,
egli parla ancora.
Per fede Enoc fu
rapito perché non
vedesse la morte;
non fu più trovato, perché Dio lo
aveva portato
via; irifatti prima
che fosse portato
via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a
Dio. Or sema, fede
è impossibile piacerglii poiché chi
si accosta a Dio
deve credere che
egli è, e che ricompensa tutti
quelli che lo cercano. Per fede
Noè, divinamente
avvertito di cose
che non si vede
vano ancora, con
pio timore, preparò un’arca per
la salvezza della
sua famiglia; con
la sua fede condannò il mondo e
fu fatto erede della giustizia che si
ha per mezzo dellafede»
(Ebrei 11,4-7)
■iiiìiifiiÉ
iilSlBlÉitt
,...,.,..-*1.....
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IO CREDO... MA COME DIRLO?
La fede è un rapporto. Non sussiste senza un parlare e senza un rispondere
che non sia anche un agire. Come descriverla se non vivendolaì
SALVATORE RICCIARDI
CHI di noi non ha fatto l’esperienza di essere interrogato sulla propria fede, nel senso di essere interrogato sui contenuti della propria fede, sull’organizzazione della propria'^ chiesa, sulle ragioni di una nostra
«diversità»?
Non ci siamo sottratti alla risposta. L’abbiamo data, il più
delle volte, con la segreta speranza di essere attraenti, coinvolgenti, significativi: forse con
un pizzico di orgoglio e di proposito proselitistico. Insomma,
non siamo rimasti a bocca chiusa. Ma siamo anche stati interrogati sulla fede, nel senso di esplicitare pon tanto che cosa credia
mo o/come ci organizziamo,
quanto di spiegare, molto sem
plicemente, che cosa è la fede:
«Tu credi. Benissimo. Che cosa
vuol dire?». E qui, probabilmente, la risposta è stata meno pronta. Ci sono stati i «non so come
dire», i «non saprei spiegare»... Il
discorso è andato avanti tortuosamente; e poi ci siamo sentiti
quasi in collera con noi stessi
per non esser stati chiari.
Però, se sono difficili da descrivere i sentimenti, tanto più
difficile è descrivere la propria
fede: renderne conto in termini
oggettivi, dame una definizione
convincente... Fa talmente parte
del «privato», che non è fácil
Preghiamo
Non so chi, o che cosa, forisnuiò la domanda, non so
quando mi fu rivolta. Non ricordo neppure di avere risposto. Ma a un certo punto ho pur risposto sì a qualcuno, 0 a qutdcosa,^ da quell’ora ho avuto la certezza
che la vita ha un senso e che, perciò, la mia vita,
nell’abbandono di sé aveva iui fine. Da quel momento
ho imparmo'cosa significhi «non guardarsi indietro» e
«non preoccuparsi troppo per il domani». Condotto
dal ^ (fi Arianna della mia risposta attraverso il labirinto della vita sono giunto a un tempo e a un luogo in
cui ho rralizzato che la via conduce a un trionfo che è
una catastrofe, e a una catastrofe che è un trionfo, che
il premi per la dedizione della propria vita sarebbe
stato il biasimo e che la sola elevazióne possibile per>
ruomo ri imvàva itrila profondità dell’umiliarsi. Dopo
questo, la pmfia ceraio pi^se U suo significato poiché nulla mi poteva essere tolto. Cdntìnuando il cam
mino hmgo k via ho impmito, passo dopo passo, parola dopo parola, dm dietro a <
; ogni detto'nei Vangeli
sta un solo'uomo e fesperienza (fi un solo uomo. An- '
che (fietro alk prudera che il calke passi lontano da
lui e (fietro alla sua promessa di berlo. Anche dietro a
ognuna deUe{Muroledeila croce. v f
. DagHammarskfold
(tratto da In atma del mattino, ddla Cevaa, p. 72)
mente dicibile. L’autore della
Lettera agli Ebrei ci prova. Al v. 1
del cap. 11 egli afferma: «La fede
è certezza di cose che si sperano,
dimostrazione di cose che non si
vedono». È, forse, la definizione
della fede più calzante, completa, complessa e semplice che se
ne possa dare, ma ho francamente l’impressione, senza nulla togliere all’acume, anzi all’ispirazione, di chi ha saputo intrecciare così bene la certezza
alla speranza, l’invisibile alla
dimostrazione, che anche lui
non sia andato oltre un tentativo di definizione. Più riuscito di
altri, più definitivo di altri, ma
un tentativo.
E credo che lo stesso autore si
renda conto del limite della sua
impresa, dal momento che abbandona subito il campo delle
affermazioni, delle definizioni
(«La fede è...»), per lanciarsi in
una lunghissima descrizione di
come la fede può agire o di come si possa agire a causa della
fede. E descrive che cosa hanno
fatto, pèr la fede, Abele, Enoc,
Noè, Abramo e via elencando
vari personaggi noti o sconosciuti, per concludere con l’esortazione/provocazione: «Anche noi, dunque...» (12, 1), quasi
per riconoscere che non c’è né
definizione né esempio che tenga: la fede la puoi comprendere
se la vivi, se riesce a toccarti il
sangue e i nervi...
Vorrei puntare su uno solo dei
personaggi che affollano il capitolo 11. Su Abramo, tanto per
non essere troppo originale. Di
lui, il nostro autore dice che «essendo stato chiamato, ubbidì... e
partì senza sapere dove andava».
Prima osservazione: «Essendo
chiamato, ubbidì». Cioè: «rispose». Nella fattispecie, rispose
«sì». La fede è dunque un rapporto. Non c’è, non sussiste,
senza un parlare e senza un rispondere... Senza un rispondere
che non sia tanto un parlare
quanto un agire. Non a caso il
testo dice «essendo chiamato,
ubbidì», sottolineando l’azione;
e non dice: «rispose...» questo e
quest’altro. Perché pella risposta
orale c’è la possibilità (non dico
il rischio) di mettersi con Dio a
tu per tu, di invischiarlo nelle
nostre chiacchiere. Nell’ubbidire c’è semplicemente la positività di una risposta concreta. E
c’è anche la chiarificazione della
fede. Gesù infatti dice: «Se uno
vuole fare la volontà di Dio, conoscerà se la mia dottrina viene
da lui» (da Giov. 7,17).
Seconda osservazione: Àbramo partì «senza sapere dove an*
dava». Questo si può affermare
tanto di chi crede quanto di chi
non crede. Nessuno è in grado
di prevedere che cosa la vita
possa riservare... e l’angoscia
derivante da questa impossibilità crea la diffusione degli oroscopi e impingua i conti in banca dei maghi. Nessuno è' in grado di prevedere; e l’essere credenti non abilita ad azzeccare le
previsioni un po’ di più. Tutti
però facciamo programmi, accarezziamo sogni, disegniamo
progetti, e lavoriamo alla loro
realizzazione, che non sempre si
verifica. Quindi il «camminare
senza sapere dove si vada» non
è una caratteristica dei credenti:
è la condizione di chiunque.
Però questo imprevisto, e il rischio che l’accompagna, raddoppiano se uno è credente, per
il semplice motivo che la fede in
Cristo ti costringe ad usare criteri di giudizio, a vivere secondo
modelli, a valutare secondo parametri che sono diversi da quelli della maggioranza: non hanno
dietro di sé la forza delle cose
comunemente accettate, supinamente condivise, lungamente
collaudate. Ma non soltanto criteri, parametri e modelli cessano, per il credente, di essere
quelli del «mondo». Cessano di
esserlo anche i propri; la coscienza, 0 «le voci di dentro», come direbbe Eduardo De Filippo.
Sei posto davanti a una parola, a
una voce che ti viene «da fuori»,
dall’esterno, da qualcuno che
non ti aspettavi ti parlasse, e invece ti parla, e ti chiede, ti promette ed esige. E tu sai che credergli è un srito nel buio, e che il
rischio del camminare senza sapere verso dove è grosso, ma accetti di correrlo. Si verifica in te
quel che canta la 2« strofa dell’inno 102: «Con le lor voci il
mondo e il cuore insieme/ non
copran mai la voce del tuo re».
Terza osservazione: Abramo
non sa dove va, non sa chi incontrerà sulla sua strada, non sa
nulla delle possibili asperità del
cammino. Però accetta di andare: non va, perché non può fame
a meno. Così noi affrontiamo la
vita, nella fede, non perché non
possiamo fame a meno, ma perché ne accettiamo il rischio,
l’imprevisto, la sorpresa. Àbramo (e io come lui) non sa che
cosa gli riserva il domani. Ma sa
(e io voglio sapere come lui) che
Dio lo sa; e questo mi basta.
Non perché Dio sia capace di
prevedere, come per virtù magica, quello che mi accadrà (che
senso avrebbe?), ma perché Dio
costruisce in Abramo (come in
me) una persona capace di camminare perché sa di avere Dio al
fianco, come un’ombra, come
una guardia del corpo... e di
camminare per una strada che
misteriosamente Dio stesso
traccia per me.
Il Salmo 23 (v. 4), con il suo
«quand’anche camminassi nella
valle dell’ombra della morte», mi
pare proprio che non parli della
morte ma della vita. Che può
anche essere rischiosa, disagevole, ma è la vita che io affronto
«senza temere», perché «il Signore è con me». No, la fede non
è certo una garanzia di serenità,
di successo: è credere alla promessa che «il Signore è con me».
Niente di più... e soprattutto
niente di meno.
Quarta osservazione: forse
estranea ri testo, ma non tanto:
Nel suo camminare. Abramo
non è solo. Non penso tanto alla
moglie, ai servi, alle serve, al bestiame. Penso a Lot, il nipote dal
quale a un certo momento bisognerà separarsi. Fu una necessità, e fu probabilmente l’unica
soluzione che permettesse di
mantenere un rapporto. Ma non
riesco a pensare che sia stata indolore, che non abbia provocato
delusioni, che non abbia spezzato aspettative. Nel nostro camminare, non siamo soli. Dio è accanto a noi, ma ci dà anche la
compagnia di fratelli e di sorelle,
di persone che condividono lo
' stesso cammino, che hanno le
nostre stesse incertezze e la nostra stessa speranza. Persone
che si aspettano da noi un sostegno, anche solo momentaneo,
nei punti in cui il cammino si fa
aspro. Guai a deluderli! Guai a
dover ripetere l’esperienza di
Abramo e di Loti Potremmo provocare danni difficilmente riparabili, e rischiare di distruggere
in un momento quel che Dio ha
costruito nel corso di una vita.
Il camminare nella fede esige
la consapevolezza dell’esistenza
dell’altro e l’assunzione di responsabilità nei suoi confronti.
Non una responsabilità di «superiore», ma una responsabilità
di «compagno di strada». Questa
consapevolezza, e l’atteggiamento di fraternità, o meglio, il
costume di fraternità che ne deriva, possono essere il segno di
una fede lieta, fiduciosa, non solitaria, aperta. E come potremo
descriverla se non vivendola?
Note
omiletiche
Questo testo, con.il
stente nei soli versetKi I
8 della lettera agli^
cap 11, SI lega afpreca
dente sulla temati^,
la fede e, come i|
dente, può essere
Precel
sto come predicazione j|
una domenica in cui v*
siano delle confessióni
fede, delle ammissioni
chiesa.
Ho citato il testo nella
traduzione Rivediìfa i"
Tilc è indubbiamentó'ol
scorrevole dal puntA
vista della lingua, ma
leggerlo non riesco a
perare l'impressione di
una certa visione gnost,’
ca della fede. Questàya'
le ovviamente per || y |.
le traduzioni delv.8invs!b
ce praticamente si equi '
valgono.
Mi paresi debba tene« i
presente la possibilitàm ^
considerare il v. 1 coms '
un assunto, un'enuncij.
zione teorica, della cuidi
mostrazione si occupa poi
tutto il resto del capitolp,
che può anche essere let'
to completamente. m||ì
proprio qui sta il problef
ma: che l'autore della let
tera àgli Ebrei abbia sentito la necessità di da«
uno sviluppo prevalentemente (per non dire esclusivamente) narrativo,
descrittivo, all'assunto
pn’lmt
N.:
c
c
man,
Farm
sumn
.non a
nema
bend
. nell’a
«teorico» del v. 1, puòè ì.
nunciare il fatto che egli ,
come chiunque di noi,ab [ ’*'
bia sentito la difficoltàdi ■
«definire» la fede e, dopo
averci (peraltro acutamente) provato, trovi che
non si possa fare altroché
dare spazio alla carrella^
dei frutti che la medesima
ha prodotto nella storia,
È un po' il discorso che si
può fare, ad esempio sullo Spirito Santo, mettendo a raffronto il 2° capí (paró
tolo degli Atti w. 1-4, ei|; . siaand
12° capitolo della l letteti- i, B) da
ai Corinzi (w. 1-11). '•partii
cerca di «descrivere»io 1
Spirito, ma non ci sidescel
che per similitudini Mi
'abbondanza dei «col
me»), qui non si tanta
neppure la descrizione,
ma si elencano direttamente i suoi frutti e i suoi
doni, che sono, tanto
cominciare, ii ci(0''°*iW
mento di Gesù comesi
u .ìa, ch ^
Mi sembra pereto cN j;
una predicazione su qua v» u
sto testo debba esseij
due a
néra;
: stato
lealù
/done
'carne
. ila, 0
^eultu
Ü II s
fortemente narrativa,
vocante l'esperienzaj _
Abramo, che deve esse
posta in relazione coni ,
nostra (o viceversa, se |, ®peri
preferisce). Importante nt
sottolineare l'analog||^,Upp!
prospettiva
messa
dell l.'diui!
della Ltedi
______, dell'impegno. Q ?tnnui
non è né solo né prirn^ ^
tutto un impegno che^ | lutei
dobbiamo assumere f.fede
ma fondamentalmen : Le le
presa d'atto dell'impeg . aln,
che per la sua 9'’®^'? j ;
si è assunto verso di , I
al quale noi non
mo altro che rispp •
difre
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col «si» della
Mi pare utne
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richiamo (anche t a i
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I V. I.puòde
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3 difficoltà di
fede e, dopo
altro acutaato, trovi che
fare altroché
alla carrellata
! la medesima
nella storia
tin'immagine del celebrato «Sussgrri e grida»
Un'opera del 1986 per la televisione
La ricerca di Dio e dell'amore
anche nell'ultimo Bergman
ALBERTO CORSANI
esempio sulnto, metten-|
Non erano stati in molti a
credere a Ingmar Bergman, quando disse che dopo
, Fd««y e Alexander, il film• sùmma della sua vita (1983)
non avrebbe più fatto .del cinema. E infatti, di lì a poco,
iscorso cheiii' tenché sempre più immerso
nell'.attività teatrale, il regista
svfìàese si inventò un telefilm
Ito il 2° cap| li-fparóla inadeguata che ci ri:ti w. 1-4, eij' ^gnanda a produzioni dozzinadelia l lettera, ^li)'dal titolo Dopo la prova,
u. 1-11). lisi ‘prtita a tre fra un regista e
escriyereilo due attrici di due diverse gelone! sHiesce nerazioni. Il segno (1986) è
litudini (vedi ; yjj pgj.
iza dei «co- gt.iealizzato con la partecipa
*'■ 'nne di Raidue ma chfe prati
' (;’>camente non si è visto in Ita
trasmesso dalla rete
t,ntn nel iì®dturale franco-tedesca Arte,
no, tanto po „
il riconosci “ soggetto non e nuovo,
esù comesi- '■-totaltro, è quello del Bergman più classico, che si dia perciò chi fra la difficoltà dei rap
done su qo* uomo-donna e la ricer
ebba esseil | che entrambi fanno'di Dio
narrativa, * ^ ®.d®l trascendente. Qui siamo
sperienzai >;,di .fronte a due personaggi di
; deve essa yjjfflezza età, ambedue segnati
izionecoi'^ f daH’incompiutezza di un’eceversa, se! | esperienza religiosa, che si inImportante contrano nella cattedrale di
e |'analo9| uppsala. Lei, Viveka, è figlia
zione, dell i; di un pastore, lui, Sune, nipoI, della pf‘ l ^te di pastore giacché il padre
mpegno. c |!-innunciò alla vocazione (Berg0 né priis* e hian stesso, figlio di pastore
pegno che^ luterano, quanto più rifiuta la
ssumetc | tede, tanto più ne è intriso),
¡nta men j Le loro vite si incrociano fino
Di "latrimonio, ma la vita a
ja grazia
verso di
I non po«“ H
e rispondi' »j
1 fede, lieto
due ha per effetto quello di
radicalizzare i loro sentimenti
e le loro inquietudini.
Se tutto questo ha degli risvolti è degli effetti patologici
in Viveka, che infatti sarà ricoverata in clinica psichiatrica (tormentata dal rimorso di
avere offeso Dio da bambina), non manca di influenzare anche il partner; mentre
lei si astrae nella rnàlattia,
Sune cerca infatti di inseguirla rendendosi simile a
lei, assecondandola al punto
di ferirsi all’occhio destro come la moglie. Il finale sarà
tragico.e rientra nella poetica
del regista svedese in continuità con alcune delle sue
opere più celebrate, dal Settimo sigillo (1956) a Come in
uno specchio (1960) a Sussurri e grida (1970).
I maligni potranno dire che
Bergman fa e rifà lo stesso
film; chi cerchi di penetrarne
la lezione (in questo caso
svolta nell’economia dei
mezzi espressivi, in un modo
austero e intelligente di fare
telefilm) scopre invece che
siamo di fronte a tematiche
analoghe situate in contesti
diversi, in un mondo che
cambia, e che proprio il ribadire le domande fondamentali dell’umanità, di fronte al
succedersi delle situazioni,
rimanda la palla a ciascuno
di noi, con le proprie storie,
le proprie esperienze e sensibilità. Sono interrogativi a cui
è difficile, tanto più per dei
credenti, sottrarsi.
Milano: premiata una ricerca storica
1^1 poveri lombardi nella
storia valdese del Medio Evo
'i®9® .
)io» ch6 "
riaimente^
)fondi^
3 owlan’Ì
dei<Ì
;'Ä'?
Nello scorso qprile si è
,°!^®luso il «Premio Perini»,
stituzione culturale di Milano che da ormai 30 anni si
^occupa di promuovere studi
hcerche su vari argomenti
oinbardi e milanesi. Quest’
^ho l’iniziativa del concor0 riguardava ¡.«percorsi
natte e di fede. Miti, leggenno. usi e tradizioni popolari»,
la sua giuria, presieduta
■ -«Ili B’” ^ ,3 .. K*uria, presieauia
Lai 3 P^of. Rossana Bossa
• ®f®tica dell’arte.
e coii)
Fede» n®' ^ ì ° Btondoni,. Se
nZsieroP'^, ^ >rmo Gargano, Roberto
J^utti, Adalberto Nascimbene, Alberto Pellín, Emanuele
—
Cultura
Alcuni settori evangelici rilanciano un'impostazione calvinista
Polìtica e teologia del Patto
La parola biblica indica il rapporto tra Dio e i'umanità
Un impegno che tende a non sacralizzare la società
PAG. 3 RIFORMA
EUGENIO STRETTI
UN pesce giallo con la
scritta P.a.c.e. (Patto cristiano esteso)-Ichtùs. sullo
sfondo rosso. È il simbolo del
partito evangelico fondato
nei mesi scorsi ¡da alcuni fratelli pentecostali liberi e appartenenti alle Assemblee dei
Fratelli.
La politica, per questi settori importanti dell’evangèlismo italiano, non è più appannaggio del diavolo, ma è
il luogo dove si esplica il proprio impegno nella storia.
L’affermazione di una teologia di impronta calvinista in
un evangelismo dominato da
forme, peraltro importate, di
fondamentalismo esasperato
è comunque un passo avanti.
Per questo mi permetto, in
.spirito di comunione fraterna
con sorelle e fratelli che in
parte conosco e stimo, di formulare qualche conside.razióné.
. Patto è parola biblica che,
ci ricorda Giorgio Girardet alla voce «berit» del Dizionario
biblico (Claudiana, 1984), indica il rapporto fra Dio e
rumanità; «Per questo parliamo di Antico e Nuovo Testamento, cioè di antico e nuovo
patto» (pp 443-444). Comimque lo si consideri il patto
rappresenta una iniziativa di
Dio verso tutto il suo popolo.
La traduzione politica di questo termine sia che avvenga a
sinistra (rivoluzione puritana) sia che avvenga a destra
(il pensiero dei «ri-riformati
olandesi», a cui si ispirano
fratelli e sorelle di P.a.c.e.) lascia alquanto perplessi.
I puritani' hanno espresso
la loro teologia del Patto (Covenant) in due celebri scritti;
Il solenne patto dei santi con
il loro Dio, di John Brinsley, e
Il patto della nazione, del pastore Thomas Mockey. Nella
foga rivoluzionaria Mockey
afferma; «L’arminianesimo e
il socinianesimo, nemici della onnipotenza della grazia, e
le oche di Roma che tentano
di preparare la strada del papismo, vanno radicalmente
soppressi» (p. 96). Sono affermazioni non più condivisibili
perché fredntendono il «patto
biblico» di Dio che abbraccia
tutti; calvinisti, antitrinitari,
«papisti». Non meno inquietante è stata Fazione pontrorivoluzionaria di Abraham
Kuyper (1837-1920), buon
teologo, fondatore dell’Università libera di Amsterdam,
statista e fondatore nel 1885
della Chiesa ri-riformata olandese; un calvinismo piegato a politiche di stampo
conservatore. Se puritani e
riformati ci lasciano perplessi, occorre chiedersi dove
stia, rispetto alla teologia luterana, oggi di gran moda,
l’attualità di Giovanni Calvino e del calvinismo.
A mio modesto parere nel
non sacralizzare la società; le
chiese sono chiamate all’impegno cristiano vissuto nella
storia, senza tuttavia avere la
pretesa di inglobare il mondo in una visione superiore,
vi è un documento, patrimonio comune della tradizione
battista e riformata, che pùò
illustrare l’attualità del concetto biblico di patto «Il patto è iniziativa divina», afferma l’art. 7 della Confessione
di fede dei battisti calvinisti
del 1677, adottata nel 1689
da 107 chiese battiste higlesi,
momento di comunione con
i dissenters presbiteriani e
congregazionalisti che espressero analoghe confessioni di fede calviniste (Westminster Confession, 1646, e
Savoy Declaration, 1658); «È
piaciuto al Signore stabilire
un patto di grazia (Genesi 2,
7; Calati. 3,10; Romani 3, 2021) con il quale vengono offerte liberamente ai peccatori vita e salvezza per mezzo
di Gesù Cristo, richiedendo
ad essi la fede ùi lui per esse
Il quarto volume dell'«Enchiridion Oecumenicum»
L'esplosione del dialogo fra chiese
Tortoreto e Nedo Zanotti, per
la sezione dedicata alla «ricerca empirica» ha segnalato
gli architetti Corrado Gavinelli e Mirella Loik del Politecnico di Milano per l’opera
da loro presentata su «I Poveri lombardi nella storia
medievale valdese tra Duecento e Quattrocento». Il lavoro sul valdismo medievde
è Stato apprezzato dalla giuria, che durante la premiazione, nelle parole della presidente Bossaglia, ha elogiato
l’originalità e l’intreccio dello
studio, per la sua novità storica nell’ambito delle ricerche sul territorio lombardo.
EMMANUELE PASCHETTO
Le edizioni Dehoniane di
Bologna stanno producendo un lavoro prezioso e
insostituibile: la pubblicazione dei più importanti documenti ufficiali congiunti redatti negli ultimi decenni nei
vari incontri nazionali e internazionali fra chiese di diversa confessione cristiana e
anche all’interno della stessa
confessione.
Queste dichiarazioni ufficiali sono raccolte con cura
da due specialisti in campo
ecumenico, Ciovemni Cereri
e James F. Puglisi, che sono
due dei maggiori esperti a livello mondiale in questo
particolare settore, Ne è nata
una collana: Enchiridion Oecumenicum - documenti del
dialogo teologico interconfessionale, giunta al suo quarto
volume che concerne i «Dialoghi locali» dal 1988 al
1994*. I volumi precedenti
riguardavano: I. «Dialoghi internazionali 1931-1984», pubblicato nel 1986, 2» edizione 1994; II. «Dialoghi locali
1965-1987», (dicembre 1988),
III. «Dialoghi internazionali
1985-1994» (luglio 1995).
Si tratta di una sorta di enciclopedia, una biblioteca di
una vastità e di una ricchezza sorprendenti, a testimonianza di una esplosione di
Iniziative, incontri,, confronti, dialoghi, che attingono a
uri desiderio reale di conoscete i propri fratelli nella fede, di cercare nel rispetto reciproco e nella fedeltà alla
propria comprensione del
messaggio cristiano, ì punti
di contatto che uniscono la
vastissima famiglia cristiana,
approfondendo biblicamente e teolpgicamente le motivazioni della propria fede,
affrontando i problemi alle
radici, alla ricerca delia comune vocazione. j
Scorrendo i quattro volumi ci si rende conto che esiste nella cristianità attuale
una sana curiosità per le posizioni diverse dalla propria.
un senso di responsabilità
nei confronti-dei mondo a
cui siamo debitori dell’annuncio dell’Evangelo, una
forte tensione verso un’unità
che non sia la reductio ad
unum o la semplice giustapposizione delle diverse tradizioni.
Quest’ultimo tomo, come
al solito ponderoso e impegnativo (1.600 pagine) riporta nazio/ie per nazione i documenfi.più importanti di
questo confronto,. Alcune
considerazioni sono d’obbligò. Irinanzitutto (e non pensiamo che ciò dipenda dalla
confessione dei curatori dell’opera o dalla casa editrice)
la Chiesa cattolica fa la parte
del leone in questo quadro.
Pur essendosi affacciata con
grave ritardo alla ribalta ecumenica, per la sua struttura e
per la sua organizzazione,
una volta messasi in moto
sembra procedere inarrestabile in tutte le direzioni. Trattandosi di dialoghi locali il
più delle volte gli argomenti
sono legati a questioni circoscritte, ma è interessante notare come le dichiarazioni
congiunte coinvolgano cattolici e varie denominazioni
protestanti, ortodossi, anglicani, calcedonesi, vecchicattolici, tutto il vasto mosaico della cristianità attuale..
Una seconda considerazione riguarda il fatto che il Terzo Mondo è del tutto assente
in questa panoramica. Non ci
sono dialoghi avviati in Afirica, Asia, America Latina ò
non si hanno documenti?
Tranne una dichiarazione sul
battesimo di cattolici, riformati e luterani proveniente
dall’Argentina e la Dichiarazione di Rustenburg del 1990
che coinvolge diverse chiese
cristiane del Sud Africa, il resto è prodotto dell’Europa,
soprattutto centrosettentrionale, e del Nord America, è
un elemento che dovrebbe
far riflettere: i documenti
provengono solo da zone di
vecchia tradizione cristiana e
coinvolgono meno di un ter
zo della cristianità. Una piacevole sorpresa è ritrovare
tre testi provenienti dall’Italia: il Reciproco riconoscimento fra battisti, metodisti
e valdesi del Sinodo-Assemblea del 1990, la dichiarazione del gruppo teologico misto del Sae (1991) Per una valorizzazione dell’Assemblea
di Seul 1990 e il documento
sui matrimom interconfessionali redatto dalle commissioni nominate dalla Gei e
dal Sinodo valdese, che porta
la .data del 1993 ma che acquisterà valore ufficiale (dopo il recente pronunciamento della Gei) solo con l’approvazione del prossimo Sinodo valdese.
Ci sentiamo di consigliare
il volume non solo a teologi,
storici, operatori pastorali,
studiosi e biblioteche, ma
anche ai laici impegnati nel
cammino ecumenico.
(*) Giovanni Cereti e James F.
Puglisi: Enchiridion Oecumenicum 4 - Documenti del Dialogo
teologico interconfessionale;
Dialo^i locali 1988-1994. Collana «Enchiridion Oecumenicum»,
ed. Dehoniane, Bologna, pp
1435 di testi + introduzione e indici vari, £ 94.000.
’ Par t vostri acquisti,
per gli abbonamenti
t al periodici evangelici
Librerie
> CLAUDiANA^,
MILANO:.,' t ,'iy
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
'TORINO: '
Ma PrincipeT'oriijrnaso, 1;
tei. 011/6692458
liMtlUI&LLlCfe
piam della Ubttrtà, =7; -, ^
LlbmciatU òuftora religiosa,
piapa Cavour, 32f .fi
ià.06l3225iI9Ì . ‘
re salvati (Romani 8,3; Marco
16, 15-16; Giovanni 3, 16) e
promettendo lo Spirito Santo,
che li renda disposti e capaci
a credere, a tutti coloro che
sono ordinati a vita eterna
(Ezechiele 36, 26-27; Giovanni 6,44-45;,Salmo 110,3)»A
La Parola di Dio in Gesù
Cristo è rivolta a tutte e a tutti; per questo, come ama sottolineare Domenico Maselli,
non esistono deputati evangelici, ma evangelici in Parlamento. Tullio Vinay annunciò l’agape di Cristo afl Senato
senza avere la pretesa di avere gii «occhi di Dio»^ Bonaventura Mazzarella, filosofo
evangelico libero, tanto importante nella storia della filosofia italiana da essere citato da Giovanni Gentile, coniugò impegno di fede, docenza universitaria nello
schieramento più innovativo
del suo tempo, senza sacralizzare (e come potrebbero
farlo pochi evangelici?) Montecitorio.
(1) U. Bonanate: I puritani: i
soldati della Bibbia. Einaudi,
1975, pp 80-97.
(2) dalia «Confessione di fede
battteta del 1689», a c. di Daniele
Walker, Studi di' teologia, II semestre 1989, p. 151.
(3) in Studi dì teologìa, II semestre 1995, a'c. di Demetrio
Amadeo, pp 182-185.
^4 Torino
Biblioteca
dedicata a
Bonhoeffer
Il 5 giugno si è svolta l’inaugurazione della nuova biblioteca civica del Lingotto dedicata al teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer. Per l’occasione erano presenti tre studiosi di Bonhoeffer: Ugo Perone, che è assessore Risorse culturali e alla Comunicazione del Comune di Torino; lo studioso Alberto Gallas dell’Università del Sacro
Cuore di Milano e il pastore
valdese di Alessandria, Fulvio Ferrarlo. Pur da angolature diverse i tre oratori hanno tratteggiato il pensiero e
l’azione di Bonhoeffer. Più di
una volta, nel corso delle tre
brevi comunicazioni, sono
state citate le lettere di Bonhoeffer dal carcere dall? quali emerge il suo pensiero più
originale, secondo il quale di
fronte al mondo moderno diventato «adulto», ovvero laico e secolarizzato, la fede cristiana può essere vissuta e
presentata in modo «non religioso» eppure profondamente fedele alla sostanza
dell’Bvàngelo e alla sovranità
di Gesù Cristo.
Il presidente del Consiglio
comunale di Torino, Campaninli ha ringraziato il numeroso pubblico e un brivido
d’emozione ha percorso la
cerimonia quando è stata
scoperta la lapide irititolata a
Bonhoeffer. Per l’occasione il
pastore Platone ha portato il
saluto della comunità valdese
donando, per conto dell’editrice Claùdiana, alcuni volumi sul grande teologo tedesco insieme ~ad altri sulla storia valdese. L’edifico è modernissimo, contiene circa
trentamila volumi oltre ad
essere dotato di fonoteca, videoteca, sale per la consultazione di periodici e riunioni
di gruppo. Frequentata soprattutto da studenti la biblioteca è immersa nel verde
in un quartiere che culturalmente è in crescita.
4
P-...
r.':.
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PAG. 4 RIFORMA
I
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VENERDÌ 28 GIUGNO IQ J
. í-..iïJ. .."i « - Í *..
;"v Atteggiamenti propositivi e ricerca di strategie da parte delle comunità
Le chiese vogliono essere protagoniste
I gióvani sono ben disposti a prendersi delle responsabilità
Il problema dell'evangelizzazione si intreccia con quello delle forze pastorali
PAOLO RIBET
Anche se sono ormai 20
anni che .partecipo alla
Conferenza del 1 distretto
trovo sempre una certa difficoltà a definire le mie im- '
pressioni: ho bisogno di tempo per maturare tutto quello
che si è detto e si è sentito.
Soprattutto riesco a rendere
più personali le decisioni solo quando le devo applicare,
in genere quando ricominciano le attività. Per il momento sento dentro di me
degli spezzoni di riflessione,
delle frasi che mi hanno colpito, ed è da questi che voglio
iniziare a raccontare.
Innanzitutto i giovaniterano parecchi, deputati dalle
chiese, e non erano schierati
.in partito ma parte delPassemblea, attenti e pronti al di, battito. Lo hanno notato in
molti, e anche questo è un
fatto significativo in una chiesa e in un tempo in cui si è
molto evoluta l’arte del lamento, che spesso parte dalla
constatazione che «i giovani
non partecipano». È chiaro
che non bastano due giorni
per affermare che non esistono problemi, ma'è certo importante vedere quanto questi giovani siano disponibili a
prendersi le loro responsabilità nella conduzione della
chiesa, in modo particolare
sui due temi che più di tutti
hanno fatto discutere: l’appoggio a Rctdio Beckwith e
ì’utUizzo delle forze pastorali.
I due argomenti hanno parecchi punti in comune. In
primo luogo quello della predicazione: all’esterno della
Parte del Seggio che ha condotto i lavori: da sin. Donato Mazzarella,
Ruben Vinti, Anna Casini
chiesa nel primo caso, all’interrto nel secondo. E poi appare chiaro che, dibattendo
di radio e di pastori, parliamo
del modo in cui vediamo la
chiesa stessa. Senza porre in
contrapposizione i due termini, come si faceva fino a
qualche tempò fa, si vede come solo una comunità forte
al suo interno può trovare la
forza di lanciarsi nell’evangelizzazione e in questo, dicono
i deputati, i pastori hanno un
ruolo molto importante.
Non si tratta di un ritorno
indietro, a un clericalismo di
vecchio stampo; le nostre
chiese hanno compiuto dei
passi da cui non arretreranno
e hanno acquisito una nuova
e più forte identità, ma questa non esclude la figura dei
pastori. E, nella difficoltà di
«sistemare» il campo di lavoro, le chiese chiedono di es
sere maggiormente protagoniste, di poter scegliere il pa
store «giusto» per loro. Ma, di
nuovo, questo non significa
che siamo ritornati alla parrocchietta, ma piuttosto che
si vuole lavorare su progetti
precisi; non ci si accontenta
di veder garantite le attività
tradizionali, in una routine
che si avviluppa su se stessa,
ma si insiste per elaborare
delle strategie e su queste si è
disponibili. Che si parli dunque di radio o di pastori, lo
spirito non cambia.
Aver capito il problema
non significa averlo risolto.
Giustamente è stato fatto notare^rpe la crisi che la chiesa sente dentro di sé derivi
dalla crisi della società. Sono
saltati molti punti di riferimento e il disorientamento
ha colpito in profondità. Era
fatale che tutte le chiese (e
dunque anche la nostra) ne
risentissero, sia sul piano dei
valori che su quello dell’aggregazione delle persone.
Questo dato non deve però
scoraggiare, deve piuttosto
essere accolto come una sfi-,
da: se abbiamo un messaggio
positivo da dare al nostro
paese, ora è il momento di tirarlo fuori e questo vale tanto
più per le Valli. Diciamo spesso che l’Italia sconta gli errori
di una cultura cattolica: le
Valli, che questa cultura non
hanno, pensano allora di diventare laboratorio per elaborare qualcosa di nuovo. Bene ha fatto la Conferenza ad
approvare un documento che
le chiese dovranno studiare
in modo approfondito per ridiventare il luogo di una proposta di vita per tutti i membri, anche i più marginali.
In ultimo un pensiero sul
modo in cui la Conferenza lavora. Qualcosa è cambiato,
da quando per un paio d’ore
si lavora in gruppi, ma non
basta; troppi temi vengono
rovesciati sui deputati e i pastori, che si devono inventare
in modo estemporaneo lo
sviluppo dei lavori. Senza dirigismi esasperati, la Ced e la
Commissione d’esame devono indicare i temi fondamentali da dibattere e fornire a
chi deve decidere delle linee
possibili di azione, in modo
che si possa operare senza
improvvisazioni e silenzi imbarazzanti. Quest’anno è stato ripreso anche un tema che
per alcuni anni era stato tralasciato: se le Conferenze distrettuali non debbano diventare dei Sinodi regionali;
al di là dei regolamenti, questo avrà un senso solo se le
assemblee impareranno a lavorare in modo più efficace.
La discussione su Radio Beckwith
strumento di cura pastorale
e di evangelizzazione
ERIC NOFFKE
Nel pomeriggio di sabato
il nostro gruppo ha lavorato sull’argomento «Evangelizzazione: Radio Beckwith».
Un’incertezza di fondo, nata
dal tema stesso, ha animato il
gruppo: eravamo riuniti per
parlare dell’emittente oppure di evangelizzazione? L’
interesse di tutti era diretto in.primo luogo alla radio e
ai suoi problemi, tra i quali
quello di essere uno strumento di evangelizzazione.
In primo luogo era comune a tutti la convinzione che
la radio è uno strumento di
primaria importanza per la
nostra chiesa nel suo insieme, sia come strumento di
«cura pastorale» per le Valli,
sia come mezzo di presentazione aH’estemo (il che coincide con «evangelizzazione»?) ma erano evidenti anche i problemi legati soprattutto agii alti costi di gestione
e alla difficoltà di reperire
materiale valido da trasmettere con cui colmare le sette
ore e mezzo di parlato ai
giorno che, per legge, devono essere mandate in onda.
Non danltimo è emersa
chiara la necessità dì allargare il coinvolgimento diretto
delie comunità alla radio e alla realizzazione di programmi. Il gruppo ha dunque presentato un ordine del giorno
(poi approvato) in cui si accoglie la proposta della Ced di
aumentare a 30 milioni il
contributo del distretto a Radio Beckwith, ma allo stesso
tempo si invita i membri della
Cd a impegnarsi seriamente
perché questi soldi vengano
raccolti nella comunità, che
dovrebbero acquistare spazi
alla radio. Essendo stata segnalata da più parti la richiesta di far giungere il segnale
anche in vai Chisone e in vai
San Martino, si è fatta richiesta alla Ced e all’associazione
Lo Bue di stendere un progetto in merito e presentarlo alla
prossima Conferenza.
Sono emersi dalla discussione plenaria anche altri
aspetti molto interessanti. In
primo luogo se sarà richiesto
un sempre maggiore coinvolgimento finanziario da barte
delle chiese del distretto è
necessario trovare una soluzione alla non appartenenza
di Radio Beckwith agli ordinamenti della Chiesa valdese.
Ci si è anche domandato come coinvolgere le chiese della vai San Martino che non ricevono le trasmissioni. Per
quanto sensibili al tema
dell’evangelizzazione, non è
facile chiedere ulteriori sacri-,
fici a chiese che già ne fanno.
È stato fatto notare a proposito che con 30 milioni si potrebbe pagare un pastore,
certamente utile quando comunità, come Frali, attendo^
no da tempo una cura pastorale continuativa.
Non da ultimo, e con questo torniamo al tema iniziale,
è sentita da molti la mancanza di un piano di evangelizzazione nel quale collocare Radio Beckwith a tutti gli effetti.
Essa ne potrebbe ricavare sìa
materiale da trasmettere, sia
un precisa collocazione e
funzione all’interno dei nostri ordinamenti.
Le Valli fra identità e turismo
Una libertà da spendere in
una dimensione di solidarietà
ADRIANO LONGO
)
Le valli valdesi rappresentano per tutto il Pmerolese una delle risorse più interessanti; accanto ai servizi
culturali, alla rete dei musei,
alle risorse naturali, ai prodotti tipici e di qualità della
zona montana (la pietra, il legno, le erbe, l’agricoltura), alle realtà sciistiche come Frali
o Pragelato, ai punti di attrazione come il Forte di Fenestrelle o forse in prospettiva
la Cavalleria a Pinerolo, accanto a tutto questo o forse
più caratterizzante di tutto
questo c’è il mondo,- la cultura valdese. Si tratta indubbiaménte di un tassello determinante in un quadro di turismo più selezionato, rispettoso dell’ambiente, meno disordinato.
La visione del «parco» in
cui vi sono anche i valdesi,
con la loro cultura e la loro
organizzazione, non sembra
appagare le nostre aspettative; però, come ci comporteremo se dai dépliant pubblicitari il turista ne trarrà solo
una curiosità per andare a
vedere ciò che è rimasto di
quel movimento medievale,
di cui alcuni discendenti possono ancora essere visti all’
opera su questo territorio?
Nel corso del vivace dibattito nel gruppo di lavoro si è
intravisto che l’uniccr modo
di non essere travolti da questa ipotesi è quella di continuare coscienteniente ad essere noi stessi, ricercando
una coerenza nelle cose che
andremo a dire o a fare, con
la nostra professione di fede.
Dovremo essere attenti che,
seppur comprensibile, ogni
spinta al rilancio dell’economia locale tramite attività turistiche, non sarà in grado di
reggere nel tempo se la «proposta valdese» verrà banalizzata, portata o letta a livello
di fenomeno folcloristico come tanti altri.
Di quésto se ne ha già la riprova, leggendo pubblicazioni turistiche recentissime in
cui si trovano miscugli inaccettabili di ricorrenze religiose, di folclore e, come condimento, di cucina valdese. L’
identità valdese deve rimanere legata alla ricerca, in
tutti i campi, dalle questioni
di fede alla diaconia, alla cultura, dalle questioni etiche ai
rapporti che instauriamo con
gli altri; non è possibile accettare sconti o scorciatoie.
Dobbiamo vivere come entità religiosa e culturale, è
stato detto durante la Conferenza, che Usa della libertà di
cuLdispone per spenderla in
una dimensione di solidarietà, di condivisione e di internazionalità: questa è la lezione che possiamo trarre
dalla nostra storia.
E alle nuove generazioni
che saranno la chiesa del domani si potrà indicare che lo
«spazio chiesa» che di tanto
in tanto utilizzano per la loro
ricerca è la «casa» che sarà loro in un futuro anche abbastanza prossimo. Tutto dipenderà da come sarà vissuta
questa «casa» e da come gli
occupanti gestiranno le loro
vita al suo interno; allora forse anche la visione del «parco» sarà accettabile.
Conferenza del I distretto
Le principali decisioni
Radio Beckwith 1
La Conferenza distrettuale, ribadito che Radio Bechvith
costituisce un importante strumento di testimonianza e dì
evangelizzazione, all’interno e aO’esternp delle Valli, da
mandato alla Ced di: rinominare la «comntissione program,
mi» possibilmente ampliandola con l’inclusione di mejnbjj
delle chiese della vai Germanasca e della vai Chisone, dandole strumenti operativi più efficaci; chiedere alle chiese del
distretto di contribuire a Radio Beckwith acquistando spa^,
di trasmissione autogestiti; accordarsi con l’Associazione Lo’
Bue affinché sia reso possibile a un membro nominato dalla
Ced in rappresentanza delle chiese, partecipare alle sedute
del Consiglio direttivo dell’associazione Lo Bue; studiare, ia
accordo con Radio Beckwith un progetto che preveda ranj.
jrfiamento della zona di ascolto alle valli Chisone e GermaÌ
nasca; inserire lo sviluppo della radio e la conseguente colla
borazione da parte delle chiese nella mappa delle priorità
delle risorse del distretto. '
Radio Beckwith 2
La Conferenza distrettuale da mandato alla Ced di chiede«
re alle chiese del distretto un congruo contributo finanziario
per Radio Beckwith accogliendo la proposta contenuta nella
relazione finanziaria della Ceti (preventivo 1997) di portarlo
a £ 30.000.000.
Lettera alle chiese
Noi membri della Cd del I distretto constatiamo il rinno-'
vato interesse che la società italiana mostra per le realtà di
minoranza e in particolare per la nostra realtà che, pergra
zia, ha ereditato una storia significativa e un territorio da
questa segnato.
Crediamo infatti di ravvisare uno dei segni della benedizione del Signore in questo fatto. Invitiamo tutti a cogliere ogni
opportunità per riscoprire la propria identità storica e di fede
neUa consapevolezza che essa è e diventerà sempre di più: i,
1) un’occasione di testimoniare quella parola attorno acuì
è stata costruita la nostra storia; 2) un’occasione che cioffii
chi viene dall’esterno per ripensare al nostro modo di esserechiesa e alla sua testimonianza; 3) un’occasione concreta di
lavoro poiché gli enti interessati al turismo alle valli chiederanno innanzitutto a noi di presentare la nostra realtà; dovremo essere pronti a rispondere a queste domande.
Questa identità, questa eredità che alle volte cogliamo come problema deve essere anche valutata in modo positivo:
a) la diaconia deve essere vista non solo come un peso gestionale e amministrativo ma anche come patrimonio.di
esperienza, di presenza sociale, di evangelizzazione; b) la
nostra spiritualità, pur dovendosi aprire ad altri contribuii 0
divenire più cosciente di se stessa, costituisce già unariservà
profonda di energie e di linfa vitale per i nostri progetti; ella,
nostra presenza culturale, pure con problemi di coordina-;
mento e di finanziamento, costituisce una rete capillare di
iniziativi differenziate e vivaci; d) la nostra organizzazidoa
ecclesiastiòa che deve continuamente essere riformata ciprantisce un modo di essere chiesa non anarchico e non^
rarchico e ci dona spazi di libertà e di creatività impens»
altrove; e) la partecipazione alla vita ecclesiastica e sodale,
anche se la vorremmo maggiore, già ora impegna molti tra
noi e molti che, in ricerca, si sono avvicinati a noi; f) il riostto
stesso sistema contributivo, sempre insufficiente rispetto alle necessità, è tuttavia indice di una capacità di autofinanziamento notevole e generosa se paragonata ad iniziative m
altri ambiti, se raffrontata al numero dei membri.
Di fronte alla complessità della vita odierna, che spesso
disorienta noi e le nostre chiese e che rischia di allontanarci dalla fonte della nostra speranza, vogliamo ricordata
della parola che dice: «Il Signore è fedele ed egli vi renderà
saldi,e vi guarderà dal maligno» (II Tessalonicesi 3,3).
Ecumenismo
La Conferenza, considerando e valutando positivamente
l’allargarsi delle iniziative ecumeniche nella vita delle chiese,
chiede al Sinodo di iniziare lo studio di una regolamentazione che preveda la partecipazione alle sedute puu'
bliche delle Cd di osservatori di altre chiese evangeliche italiane, delle chiese ortodosse e della Chiesa cattolica romana.
Giubileo
La Conferenza distrettuale, di fronte alle imponenti in
nifestazioni che i vertici della Chiesa cattolica organizzali
in vista del Giubileo «Anno santo» del 2000, nella
zione che una celebrazione come il Giubileo che la cluei»,
romana afferma esplicitamente essere portatnce
di indui
genze, sia e debba restare estranea al nostro modo cu
tendere il nostro rapporto con Dio, basato sulla salvezza
Cristo e sul suo sovrano giudizio sulle mostre esistei ^
proprio perché crede nella necessità di proseguire u cu
go ecumenico nella franchezza, invita le chiese a non
rire ad alcuna iniziativa che abbia il Giubileo com’e
e come progetto, non ravvisando in esso un terreno co
ne sul quale ci si possa confrontare.
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Incarichi 1996-97
1
La QomiMssione esecutiva del I distretto risulta cosi
posta: Hioinas Noifke, presidente; Liliana Vidiefr
precidente; Mtiena jjìrfli, segretaria; Attilio SlblUe.
gda Antico, membri. -,
LaOommissioRe d’esame per la Conferenza del 1
composta da Gisnuii Genre, relatore; Nadia Pe««»'
Parise, LDiatia Paveido (supplenti Laura Griglio,
scherio, Vito Gardiol, Nadia Revel).
Deputato al Sinodo; Speranza Puy (suppl. Remo Da
Il predicante per la prossima Conferenza sarà ¡1P ,
DanleieBoodiard (supplente Anne Zeli). ^
La Conferenza dd 1997 si svolgerà presso la chte**
gregna (supplente la dfiiesa di Prarostino).
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DÌ 28 GIUGNO 1996
Conferenza II Distretto
PAG. 5 RIFORMA
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La Conferenza si è svolta nella chiesa metodista di Milano
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Assumere con fede la nostra identità riformata
l^algrsido un sensibile calo nunierico e una cospicua «evasione» contributiva
le chiese del distretto sono impegnate in un gran numero di attività ì
jjffU-HCQUES PEYRONEl
ÌA situazione complessiva delle chiese del
nostro distretto non appare
jnoito incoraggiante»: questa
¿Orinazione, con la quale la
^■inmissione esecutiva aprica la sua relazione alla Conferenza-del li distretto, peccava forse di eccessivo pessijnismo ma ha avuto il merito
dirirovocare un’immediata
feiBione da parte di diversi
ìtelegati che hanno richiamacele chiese ad assumere fino
infondo la loro identità di
¡¿lese riformate in un tempo
segnato sia dalla secolarizzazione sia da un ambiguo ritorno del «religioso».
È da alcuni anni ormai che
la Conferenza cerca di capire
dove e perché si verifica un
ìiOttocircuito tra la confessione di fede riformata delle
diiese e la loro pratica. Alcuni sottolineano il preoccupante calo numerico, altri lamentano l’insufficiente provvista pastorale, altri il fatto
che troppe incombenze ricadono suUe spalle dei pastori.
Con queste premesse, la
Còliferenza ha afixontato i temi proposti dalla Commissione d’esame (Bruno Giaccone e Siena Mazzarello): la
questione «decentramento»,
la formazione quadri, i rap' porti all’interno e tra le chieI se, e tra le chiese e i loro organismi istituzionali. A prima
vista possono sembrare temi
prettamente tecnici, ma in
tealtàfanno parte integrante
(li un Recesso di razionalizzazione delle forze e delle
tornire per rendere più incisiva là predicazione e la teà|aonianza delle chiese.
Sulla ormai «vecchia» questione del «decentramento»,
sièpuntualmente riproposto
^11 problema del ruolo e delle
mmpetenze del distretto. La
Commissione esecutiva e la
pmmlssione d’esame sono
del parere che la Conferenza
debba diventare un vero e
proprio «Sinodo regionale»,
eon funzioni specifiche riIspetto agli altri due organismi
iissembleari, circuiti e Sinodo. Alcuni ritengono che se
uon si va verso la trasformandone, i distretti perdono la
loro ragione di esistere e che
sia meglio puntare tutto sui
eitc^ti. Altri però si chiedono
^sia il caso di «federalizzare»
■ nostra chiesa che, sì, è disiSeminata su un vastissimo e
itinghissimo territorio, ma la
to consistenza complessiva è
poco più di una singola chief ^ongelica tedesca. Malvado vari inviti a scegliere
ma precisa linea di indirizzo,
onferenza ha preferito in«oraggiare il lavoro di collaorazione e di formazione
facendo a livello dei
culti, pur lasciando aperto
L’assemblea durante i lavori della Conferenza
il discorso sulla possibilità di
utilizzare il distretto «quale
eventuale strumento di decentramento».
Circa il funzionamento dei
circuiti, è stata dibattuta la
proposta di creare un circuito'
denominato per ora «IV bis»
che comprenda, fra l’altro,
anche le chiese di Ginevra e
di Loganna. Proposta contrastata dal pastore e dal delega- '
to della Chiesa di lingua italiana di Zurigo che ritengono
controproducente un’ipotesi
che potrebbe avere un impatto negativo nei confronti delle chiese svizzere. La Conferenza, ha salutato e ringraziato il pastore Emidio Campi
che sta per assumere l’incarico a pieno tempo di docente
di Storia della chiesa presso
l’università di Zurigo.
Accanto alla preoccupazione per il calo numerico di al
cune chiese e per la difficile
situazione venutasi a creare
nella chiesa di Sondrio, la
Conferenza ha accolto con
gioia la notizia della nuova
«iglesia ispano-americana»
che si è creata a Genova.
Come al solito, il tasto dolente è stato quello delle finanze. La Conferenza ha rivolto un pressante appello ai
molti membri che «evadono»
il dovere della contribuzione.
Anche questo, è stato ribadito, è un segno preoccupante
della crisi spirituale che attraversa le chiese. Questo però
mette tanto più in risalto l’impegno dei non pochi membri
che, oltre a contribuire regolarmente, partecipano con
slancio alle molteplici attività
delle chiese. Data la scarsa
consistenza numerica delle
chiese, è davvero impressio-'
nante la mole di attività eccle
siastiche, sociali, culturali e
diaconali che esse riescono a
portare avanti. Proprio pér
questo è fondamentale investire nella formazione quadri
e ripensare globalmente il lavoro dei pastori e dei laici in
modo da attuare pienamente
il «sacerdozio universale» dei
credenti. In proposito la Conferenza ha seguito con molto
interesse l’illustrazione fatta
da Roberto Bottazzi del nuovo corso sperimentale di formazione teologica che la Facoftà valdese sta per avviare e
che sarà destinato in particolare alla formazione dei ministeri locali.
Ciica le opere diaconali del
distretto, la Conferenza si è
rallegrata per le buone prospettive di rilancio del Centro
«Jacopo Lombardini». Identico apprezzamento per l’attività e le prospettive offerte
dalla Foresteria di Venezia,
dal Centro «Luciano Menegon» di Tramonti di Sopra,
dalla Casa valdese di Valleerpsia e dalla Casa evangelica
di San Marzano. Rincrescimento invece per la chiusura
delle strutture della Valle
d’Aosta.
Davvero peccato che la
Conferenza non abbia votato
l’odg sulla secessione. Proprio per il fatto che il II distretto copre quasi tutto il
territorio della cosiddetta
«Padania», sarebbe stato estremamente significativo
che le chiese protestanti del
Nord dicessero con chiarezza
la loro posizione al riguardo.
mm
La bozzà dell'ordine del giorno contro la secessione
Un ordine del giorno discusso ma non votato
così co®''
Jal«»?»''
np
idi A®
SALVATORE RICCIARDI
OME cittadini della
\\ ^ Repubblica italiana
desideriamo manifestare tutto il nostro sconcerto e la nostra preoccupazione di fronte
alle tendenze secessioniste
attualmente in corso nel nostro paese.
Anzitutto desideriamo ribadire il nostro giudizio positivo
su quel grande movimento
democratico e progressista
che porta il nome di Risorgimento italiano e che è sfociato nell’unificazione nazionale
e in un forte processo di modernizzazione. Certamente
questo processo non è stato
esente da errori: ma questi errori sono andati più a danno
del Sud che del Nord. La ne-cessaria correzione di questi
errori in senso federalista non
dovrà dunque andare nella
direzione di uno sganciamento delle regioni «forti» damile
regioni “deboli”, ma nella di
Incarichi 1996-97 ■
¿La Cotnmissionftesecutiva del II distretto risulta così
imposta: Giovanni Carrari, presidente; Arrigo Bonnes, vir
"residente: Francesca Taiud^tta, segretaria; Gabriella
oni, Gianna Bagnasco Zanatta, Franca Barl<n-a è
rance Maurin CoYsson, membri.
Commissione d’esame per la Conferenza del 1997 sarà
’*^_osta da Gregorio Plescan e Pier Valdo Pmraitd (sUp*
ri Fraheesqa Cozzi e Elena Messina).* ^
i^^utato al Sinodo: Emanuele Menegon (supplente Pao
‘“Motitesanto). . 'i
^presentante nel Comitato deua Foresterìa di ^nezia:
’ijW’Pmsemanti pel Comitato del Centro ecum^co «L.
f^^on» di Tramonti di Sopra: Alessio Christian Prad<^^
. Wese) e Armando Palazzi:^ (meto.dista) . «i
Piedicatore per la prossima Conferenza sarà la {»stora
**Pia Leone (supplente fi pastore Gregario Plescan). .^
i^iiferenza dei 1997 ri svdlgerà presso Id Cwà yaWese
IS^tecrosia. „i. Jv. . .
rezione di una valori^azione
delle autonomie locali, a cominciare da quelle comunali,
e nella direzione di un risanamento delle regioni meridionali che comporti la distruzione di poteri clieiitelari e
mafiosi senza mortificare la
dignità di quelle popolazioni.
Riteniamo inoltre che la
nostra Costituzione contenga
già ampie garanzie per un
confronto democratico, nel
contesto dì una solidarietà di
fondo ispirata a criteri di giustizia e di libertà.
Come credenti, poi, non
possiamo dimenticare il Risorgimento che, spazzando
vìa i peggiori residui, della
Controriforma, ha aperto
l’Italia simuitanearnenté al
dialogo cOn la Riforma e con
il mondo moderno; e non
vorremmo che da questa duplice apertura si retrocedesse
verso particolarismi degni del
peggior Medioevo e non della
grande età dei Comuni e delle Repubbliche; , età nella
quale le più alte voci della
nostra cultura già maturavano una coscienza nazionale,
poi ripresa dai padri del Risorgimento.
E non vogliamo dimenticare che sia nell’età dei Comuni
sia negli anni del Risorgimento si è verificata in Italia,
talvòlta a caro prezzo, una
presenza evangelica della
quale ci consideriamo i continuatori, tanto sul piano della predicazione biblica, come
sul piano di un’azione sociale
aperta e solidale».
Il testo sopra riportato
avrebbe potuto costituire lordine del giorno più importante della recente Conferenr
za del II distretto. Ovviamente, con alcune modifiche, attenuazioni, sottolineature,
ecc. Non è stato così.
' All’inizio della Conferenza,
il Seggio aveva chiesto a
Franco Becchino, Paolo Bogo
e Giorgio Bouchard di predisporre una bozza di odg sul
tema della secessione, ritenendo importante che le chiese valdesi e metodiste dell’Italia del Nord non perdessero
l’occasione del loro maggiore
appuntamento annuale per
pronunciarsi su un tema di
questa portata, a prescindere
dalla considerazione se l’approvazione di un siffatto odg
avrebbe contribuito o meno a
caratterizzare una Conferenza distrettuale come Sinodo
regionale.
La bozza è stata redatta
nella giornata di sabato, distribuita la sera, discussa (e
molto: 19 interventi) la domenica pomeriggio. Purtroppo,
non s’era trovato il tempo per
farlo pítima. L'ordinaria amministrazione (sia detto senza
nessuna caratterizzazione negativa) ha preso i suoi tempi...
Il testo sopra riportato contiene sensibili rimaneggiamenti
sulla bozza originaria, basati
sui vari interventi.
Piuttosto che votare un testo del genere in 59 persone, o
vederlo bocciare per ragioni
non di fondo, la Conferenza
ha accolto la proposta del
Seggio di renderlo noto alle
chiese (anche fuori d^l distretto), per mezzo di una
corrispondenza inviata a
Riforma dal Seggio stesso. È
quanto sto appunto facendo,
omettendo di riferire sull’andamento del dibattito. Sottolineo invece, perché mi sembra più importante, che il dibattito è stato vivace e acceso;
che esso ci ha aiutato a renderci conto dell’importanza
della questione in gioco... e
che se tutto questo può servire
da preludio ad un dibattito e
ad un pronunciamento sinodale, tanto meglio!
Conferenza del II distretto
Le principali decisioni
Circuiti e distretti
La Conferenza distrettuale, al termine di un ampio dibattito sul tema «circuiti e distretti» dà mandato alla Ced di seguire in modo particolare l’evoluzione della struttura circuitale; chiede alla Ced di studiàre i possibili scenari (ambiti, competenze, finanze) per una utilizzazione del distretto
quale eventuale strumento di decentramento, e di riferire in
merito alla prossima Cd.
Nuovo circuito
La Conferenza distrettuale dà mandato alla Ced di proseguire le consultazioni presso le chiese e i circuiti interessati
circa l’eventuale creazione di un nuovo circuito, denominato per ora IV bis, comprendente le circoscrizioni territoriali
delle chiese di Ivrea, Biella, Aosta, Ginevra, Losanna, Vercelli, Vintebbio, Chivasso-Terrazza. I risultati di tali consultazioni (con particolare riferimento alle implicazioni nei rapporti fra la nostra chiesa e le chiese svizzere) saranno riportati alla prossima Cd per le determinazioni del caso.
Chiese costituite e chiese in formazione
La Conferenza distrettuale, vista la segnalazione della Ced
circa le chiese che non rispondono più alle caratteristiche
stabilite nelle discipline per conservare'la loro attuale qualifica di «chiesa costituita» o di «chiesa in formazione», dà
mandato alla Ced
1) per la Chiesa metodista di Gorizia di procedere a un’ulteriore verifica del numero dei membri comunicanti attraverso un controllo dei registri depositati nell’archivio della
chiesa:
2) per le chiese metodiste di Vintebbio e di Novara di chiedere ai rispettivi Consigli di chiesa se intendono proporre il
riconoscimento a «chiesa in formazione» oppure preferiscano domandare l’aggregazione ad altra chiesa epstituita;
3) per la Chiesa valdese in formazione di Piossasco di verificare le possibilità di aggregarla alla Chiesa valdese autonoma di Pinerolo, appartenente al I distretto, 2° circuito;
4) per la Chiesa valdese in formazione di Tramonti di So
pra e la Chiesa valdese di San Gallo di verificare l’effettiva
perdita dei requisiti per essere considerate chiese in formazione, di interpellare eventualmente i rispettivi responsabili
e di riferirne aÙa prossima Cd. ^
«Iglesia ispano-americana»
La Conferenza distrettuale saluta con gioia la «Iglesia
ispano-americana» formatasi a Genova ed esprime ricoixoscenza al Signore per l’arricchimento già prodotto dall’incontro tra questo gruppo e le nostre chiese; auspica che da
entrambe le parti si sappia farne tesoro, in un’atmosfera di
reciproco riconoscimento e accoglienza. Vista la domanda
della suddetta comunità di inserirsi nella giurisdizione sinodale; ritenuto che è necessario garantire a specificità della comunità ispano-americana che non ritiene di dover es^
sere regolata dai regolamenti per le nostre chiese locali; invita gli organi responsabili della comunità ispano-americana a concludere idonea convenzione con la ’Tavola valdese;
riserva il parere sulla domanda di cui sopra una volta conosciuto ii contenuto delia convenzione.
Finanze
La Conferenza distrettuale, considerando che la vita e la
testimonianza delle nostre chiese, per quel che attiene
l’aspetto finanziario, sono praticamente assicurate dalla responsabilità di quei membri comunicanti, aderenti e simpatizzanti che sono puntuali nell’offerta, rivolge pressante appello a quei membri di chiesa che non hanno mai contribuito, o lo fanno in maniera saltuarià, a ripensare il proprio atteggiamento contributivo anche come espressione del proprio personale impegno di fede.
Centro culturale «Jacopo Lombardini»
La Conferenza distrettuale, sentita e discussa la relazione
della commissione per il Centro «Jacopo Lombardini»^
esprime apprezzamento per il lavoro svolto dai fratelli e dalle sorelle impegnati/e hel rilancio di quest’opera: ringrazia
la Tavola per aver risanato la situazione frnanziaria del Centro e per aver assicurato un servizio pastorale: dà mandàto
alla Ced di nominare, per la durata di un anno, un comitato
di sostegno al presidio pastorale assicurato dalla Tavola. ^
Cd ritiene che il rilancio dell’opera debba essere attuato in
stretta connessione con le chiese di Milano nel quadro della
collaborazione bmv.
Foresteria di Venezia
La Conferenza distrettuale esprime apprezzamento riguardo al progetto di ristrutturazione di Palazzo Cavagnis a Venezia e si rallegra per l’inizio dei lavori; invita le chiese a sostenere questo progetto; approva l’operato del Comitato della
Foresteria e invita lo stesso a riformulare la proposta di modifica dello Statuto per adeguarlo alle più recenti normative.
Centro «Luciano Menegon»
La Conferenz;a distrettuale approva l’operato é il bilancio
del Centro «Luciano Menegon» di Tramonti di Sopra; esprime gratitudine alle persone che vi sono impegnate; si rallegra delle nuove occasioni di servizio che sembrano profilarsi
per l’opera in relazione alla sua collocazione sul territorio.
La Cd chiede al Comitato di precisare il progetto di ristrutturazione sia per quanto riguarda le prospettive del futuro utilizzo del Centro, sia per quaixto riguarda i criteri di finanziamento, e di riferirne alla prossima Cd.
Casa valdese di Vallecrosia
La Conferenza distrettuale si rallegra per il buon andamento
della Casa valdese di Vallecrosia; approva l’operato del Comitato di gestione e lo ringrazia per il lavoro fin qui svolto;
invita il Comitato a verificare la possibilità di riformulare lo
Statuto vigente per adeguarlo alle esigenze delle più recenti
normative: dà mandato alla Ced di seguire con particolare
attenzione l’avvicendamento del personale della Casa.
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PAG. 6 RIFORMA
Conferenza III Distretto'
VENERDÌ 28 GIUGNO io.
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I lavori, ospitati a Ecumene, hanno affrontato un tema cruciale
Pastori e predicatori: per farne che cosa?
L'ecclesiologia al centro della discussione, affrontata a partire
da due relazioni di Mario Cignoni e Eugenio Rivoir e da una «simulazione»
LUCIANO DEODATO
IL tema centrate scelto per
questa^Conferenza era il
problema dell’ecclesioiogia.
Intendiamoci, non una disTcussione sui massimi sistemi, ma un interrogarsi su un
probletna concreto e urgente, riassumibile in un dato di
immediata comprensione:
mancano le pastore e i pastori. Già ora è difficile coprire
tutte te sedi, ma nell’immediato futuro il problema sarà
più drammatico. Che fare?
Saranno utilizzati i predicatori Ideali, 0 bisognerà ripensare la chiesa? La discussione è
stata introdotta da due ottimi
corttributi. Il primo di Mario
Cignoni, segretario deU’Unione predicatori locali (Upl), il
secondo di Eugenio Rivoir.
È un motivo di riflessione,
forse anche un segno, il numero rilevante e per di più
crescente dei predicatori lo-.
cali: 120 iscritti, 50 candidati,
più un numero imprecisato
di «liberi battitori». I predicatori locali, ha precisato opportunamente Cignoni, non
sono dei «piccoli pastori», né
«pastori in fieri». Sono e vogliono rimanere «laici» a
esprimere da un lato il principio riformato del sacerdozio di tutti i credenti, e dall’
altro là multiformità della
predicazione. Rispetto ai pastori essi sono un’altra cesa,
così come im’altra cosa furono all’epoca del Risorgimento i garibaldini, rispetto ai
soldati dell’esercito regolare.
Eugenio Rivoir espone la propria reiazione
Se poi il numero dei predicatori locali aumenta, mentre
quello dei pastori diminuisce, la chiesa deve sapersi interrogare e leggere correttamente il fenomeno; ma anche deve essere capace di valorizzare qon gratitudine
questi doni che si manifestano a livello locale.
Una simulazione è stata
fatta recentemente in una
chiesa: si è ipotizzato, come
ha riferito Rivoir, che nel
2002 vi fossero solo 4 pastori.
Che fare? Come utilizzarli al
meglio? Che cosa si potrebbe
affidare loro e quali compiti
invece potrebbero essere demandati ad altri? Il gioco
(sperando che rimanga solo
tale) ha stimolato molto la
fantasia di tutti e fatto riflettere a fondo sul problema.
Le chiese vivono una situazione di angoscia: un sentimento abbastanza diffuso nel
nostro tempo e ben descritto
in tante pagine della letteratura; si pensi a Bertolt Brecht,
a Franz Kafka e altri. Un sentimento descritto anche in
molte pagine della Bibbia:
Abramo è angosciato per la
fine annunciata di Sodoma e
Gomorra e prega per la salvezza della città; anche Giona, a suo modo, è angosciato,
ma attende di vedere la riistruzione di Ninive.
La Bibbia è questa strana
parola che, mentre descrive
una data situazione di fatto,
indica'una realtà diversa. Per
esempio Balaam, nell’episodio raccontato dai Numeri, è
mandato a maledire Israele,
ma finisce per benedirlo; op
pure Geremia vive la distruzione di Gerusalemme, la fine del suo tempo, eppure annuncia «i giorni a venire».
Come a dire che Itrchiesa che
ha scelto di viverè secondo la
Parola, vive effettivamente di
essa, cioè della sua relazione
con Dio e non della propria
forza (o debolezza). Il problema perciò, secondo Rivoir,
non è tanto la carenza di vocazioni (che pure esiste), ma
la gròssa questione della vocazione della chiesa oggi.
La discussione, molto partecipata, ha spaziato un po’
su tutto. Ci sono misure concrete da prendere come la razionalizzazione delle forze
pastorali e il lavoro comune
bmv; ma c’è anche da interrogarsi sul significato della
crisi attuale, e capire se dietro
a essa non vi sia una carenza
di fede, di amore per l’Evangelo, di spèranza intesa come
capacità progettuale, proposta per la società. Poi naturalmente c’è da capire se talvolta non sia sottoutilizzato un
pastore con tutto il bagaglio
di studio teorico che gli si richiede e parimenti se il ministero particolare del predicatore locale sia interpretato e
valorizzato correttamente.
È chiaro che la Conferenza
non poteva dare risposte a
tutte le domande ma la discussione è stata indubbiamente una tappa importante
di un processo di ripensamento della chiesa che parte
da lontano e che ci impegnerà ancora a lungo.
Nuovo clima?
I volti del
cammino
ecumenico
Giubileo, Graz ’97, invito a'^
rappresentanti cattolici e ortodossi; su questi tre temi di
un certo peso la Conferenza
ha potuto abbozzare solo una
breve discussione. Dei.tre
quello che ha maggiormente
appassionato i partecipanti è
stato sqnz’altro il Giubileo
del 2000. Non ha nulla a che
vedere, è stato detto più volte, con il giubileo biblico, ma
lè un’invenzione del papa,
collegata per di più alla questione delle indtdgenze di luterana memoria. Noi, come
protestanti, non abbiamo
proprio nulla a che spartire
con un’operazione che per
quanti «maquillage» si faccia
rimane ambigua e biblicamente scorretta. C’è tuttavia
chi ha osservato che un nuovo clima si è mstaurato tra le
chiese. Lo Spirito soffia nelle
chiese, è stato ancora detto,
creando nuove situazioni che
abbattono steccati secolari.
Ma pure riconoscendo questo dato di fatto, hanno lamentato altri, te nostre chiese
sono come oppresse da varie
iniziatiVfe ecumeniche che ci
coinvolgono in cerimonie dai
contorni poco chiari.
Meno rigida invece la posizione circa la proposta della
Tavola di invitare alcuni rappresentanti cattolici e ortodossi al prossimo Sinodo. La
questione era dì sapere se a
tutte le sedute o solo a alcune, ma su questo la Conferenza non si'è pronunciata. È
passato senza grande dibattito Todg su Graz; non per disinteresse ma per un accordo
di fondo, anche se ci si Tende
conto che le chiese vanno stimolate a muoversi un po’ più
di quanto stiano facendo.
ÍI lavori della Conferenza affrontano i problemi attuali
La chiesa vive deirazione dello Spirito
Con le severe parole dell’
Apocalisse il mattino dell’8
giugno si aprono i lavori della
Conferenza del terzo distretto. Nella predica Enos Mannelli stabilisce un parallelismo tra la crisi della chiesa di
Sardi (Apoc. 3, 1-6) e te nostre chiese oggi; ma ricorda
anche che la storia della chiesa è storia di resurrezione,
perché vive della misericordia di Dio e dell’azione dello
Spìrito. Poi si elegge il seggio
definitivo: Maria Sbaffi Girardet presidente, Gino Conte
vice. Franco Pavone e Luca
Baratto segretari. La Commissione esecutiva legge il
suo rapporto, e altrettanto fa
la Commissione d’esame.
Tra una cosa e l’altra è sol
Incarichi
1996-97
’ La Commissione esecutiva dei III distretto risulta
così composta: Gianna
Sctclone, presidente; Davide Buttitta, vicepresidente; Leonardo Casorio,
segretario; Adam BlaszAngela Pertes, membri, : "V ,
La Commissione d’esame per la Conferenza del
1997 sarà composta da
Maria Bonaiede, relatrice,
Stefania Mazzulla, Strelizta Spadaro (supplente
Luigina Di Foglio).
Deputato al Sinodo: Adam Blaszdr^ (supplente
MarUyManmid), , . r ,
predfcajrione peìr la
ansima Coerenza
ata alla Fg^ (supplente ^0^0 ^
tlìCópferenza del 1997
si svolgerà alamene. ^
Un momento dei lavori della Conferenza del III distretto
tanto versò mezzogiorno che
comincia la discussione. Primo argomento è Perugia: ci si
rallegra della nascita di questa
nuova chiesa, ma si ha l’impressione che essa sia nata
all’insegna delle divisioni denominazionali, ed è solo dopo
una serie di precisazioni che
si capisce la decisione di inserirsi nell’ordinamento valdese
è maturata daU’assemblea di
chiesa e non ìndica una scelta
denominazionale.
Alla ripresa pomeridiana
viene presentata la domanda
della chiesa coreana di Roma
di entrare nella comunione
delle chiese metodiste. La
Conferenza accoglie con
gioia la richiesta. Adeguato
spazio viene dedicato alla
questione delTecciesiologìa
con particolare riferimento al
ruolo dei predicatori locali e
a quello dei pastori. Una discussione serena, ricca di
spunti interessanti, e intervemi di spessore.
Nella serata si parla di Pescara e del progetto «Molise
2» ma si parla anche della
chiesa di La Spezia, che attraversa un momento per nulla
facile e che, proprio per que
sto, si è fatta presente alla
conferenza con una lettera,
ma non con propri deputati.
Poi si parla ancora di Casa
Cares: Davide Buttitta espone la ricca attività che la casa
svolge; altri quella di Rio Marina, 'Ùiomas Elser di Villa S.
Sebastiano. Angela Perres illustra il tema delle finanze.
La seduta della domenica
mattina inizia con una profonda riflessione biblica di
Luca Baratto, sul fallimento
dei discepoli per quanto concerne la guarigione del fanciullo epilettico. Poi si affronta il tema deH’ecumenismo
sotto tre angolaturè: Graz ’97,
il giubileo del papa, l’eventualità che al prossimo Sinodo vi siano rappresentanti
cattolici e ortodossi. Su questi tre argomenti, ma in particolare sul secondo, si scatena
la discussione per tutta la
mattinata. Segno di un problema sentito e ancora molto
aperto: né potrebbe essere
altrimenti, se si tiene conto
che molti evangelici di oggi
erano ieri cattolici, e che per
esserlo hanno dovuto entrare
in conflitto con se stessi, la
famiglia, l’ambiente.
Conferenza cJel III distretto
Le principali decisioni
Perugia
La Conferenza distrettuale, ricevuta una domanda
gruppo di Perugia per ottenere il riconoscimento qujjj
chiesa in formazione; constatata la presenza delle caratteristiche richieste dall’art. 2 R04 di: a) celebrare regolar,
mente il culto; b) avere un numero di comunicanti non in,
feriore a 15 e un conseguente numero di elettori; c) dispot,
re in loco dell’attività di almeno un anziano o un diacono
pletti dall’assemblea locate; d) tenere regolarmente i culti
ecclesiastici previsti dai regolamenti; e) inviare una propria
contribuzione annua alla Tavola per le spese genérali
dell’opera; dopo' aver ascoltato la voce di alcuni menibti
del gruppo invitati alla Cd, si rallegra vivamente di queste
informazioni; riconosce la chiesa in formazione di Perugia;
stabilisce che la sua circoscrizione territoriale coincida con'
la provincia di Perugia escludendo il territorio di Spoleto
che rimane nella circoscrizione di Terni.
La Conferenza distrettuale ringrazia le chiese che hanno
contribuito generosamente all’acquisto dei locali della chie,
sa di Perugia e invita le chiese che non si sono ancora
espresse in tal senso, a contribuire al raggiungimento dei 25
milioni indicati come meta l’anno scorso.
Chiesa coreana
La Conferenza distrettuale, ricevuta una richiesta di ammissione alla Chiesa valdese (Unione delle chiese valdesi e
metodiste) da parte della Chiesa metodista coreana di Roma; dopo aver avuto informazioni dettagliate da parte della
Ced, e in particolare che la Chiesa metodista coreana di Roma; a) ha complessivamente 60 membri battezzati; b) ha un
Consiglio dt chiesa composto di 5 persone che vengono
elette dai membri ogni anno; c) ricerca l’autosufficienza finanziaria per provvedere alla copertura delle spese locali e
per contribuire alle spese die l’Unione sostiene per il conseguimento dei suoi fini; d) ha una completa attività ecclesiastica; si rallegra di tali informazioni; saluta e accoglie ftatemamente i fi'atelli e le sorelle di tale comunità; riconosce,
la Chiesa metodista coreana di Roma quale chiesa costituita
e la assegna all’ll“ circuito; invita la Tavola a stabilire gli
opportuni contatti e accordi per rendere operativa l’accet-;
tazione di questa richiesta.
Corso predicatori
La Conferenza del III distretto saluta con grande gioia
l’inizio delle attività del corso per predicatori e animatori
promosso dal 10° circuito e dall’Associazione delle chiese
battiste della Toscana,4nvita e sollecita i Consigli di chiesa,)
Concistori e in particolare i pastori dell’intero distretto a
promuovere e favorire la partecipazione a questa iniziativa
o altre eventuali promosse dai circuiti.
Progetto Molise
La Conferenza distrettuale, dopo ampia discussione sui
rapporti bmv in atto a Campobasso, venuta a conoscer
della proposta denominata «Progetto bmv Molise 2» sulla |
possibilità di creare in Molise una nuova sede pastorale per
la cura della comunità di Ripabottoni, Macchiavalfortone
(B) e San Giacomo degli Schiavoni e diaspora (V), nel rallegrarsi dei risultati sin qui ottenuti, accoglie il suddetto prO'
getto e lo raccomanda all’attenzione della Tavola valdese.
Graz
La Conferenza distrettuale si rallegra per le iniziative locali in occasione dell’Assemblea ecumenica europea di
Graz; esorta le chiese allo studio del documento preparato^
rio e alla sua presentazione nelle varie città e nei paesi dove
esse vivono; incoraggia in particolare i giovani a partecipate
al convegno che si terrà a Bari dal 1° al 4 ottobre e poi al raduno stesso di Graz l’anno prossimo.
. Ruolo pastorale
La Conferenza distrettuale, posta di fronte al problema
concreto della cura delle chiese nel quadro di una careriza
di forze pastorali, è consapevole che il problema ci co®®!?'
ge a ripensare profondamente il ruolo della funzione delle
chiese nella predicazione e nella testimonianza che soiiolO'
ro affidate. La Conferenza distrettuale ritiene che le esigei
ze locali, le tensioni e te sfide della società nella quale son
collocate, ma anche il quadro più grande della situazihn
mondiate, pongano te chiese tutte nella necessità di nscoprire la vocazione che il Signore rivolge loro.
In particolare la Conferenza distrettuale individua tre pi’
ste di riflessione molto concrete: 1) La necessità di pn ^
novafo ascolto della Parola nella tensione tra giudizio e
iiwvaLu u,ciia raiuia iiciia iciioic/iic iia
zia che ci riguardano e trasformano. Ascolto significa stu
personale e comunitario, ma significa anche preghiera
cnnnihìlità alla mnhiiitn^inni» La Conferenza dìstfettu
sponibilità alla mobilitazione. ___________
individua in questo quadro, nella formazione
logica una priorità del lavoro pastorale, ma anche del ru .
di chi ha ricevuto una preparazione in tal senso: predica
e predicatrici locali, catechisti/e, animatori/trici.
azionai®'
2) Rifiuto di ogni chiusura culturale, denomina-confessionale e l’esigenza di una coraggiosa apertura.
to di interesse e cura per le persone, n
un atteggiamento
chiesa e fuori di essa, può aiutarci a ridefinire
nostra, esistenza di credenti di chiese. Questo
cambiano le priorità, che è possibile considerare e nd®
i modi e le forme della collaborazione fra chiese. In 9^“ ^
fica la denominazione dei pastori o delle chiese acquj ‘
proporzioni diverse, come pure te nostre e®*'®“® „^”g}j{ese
liturgia e nelle attività delle chiese, e il dialogo
evangeliche e il dialogo ecumenico diventano indispen
e l’attenzione alla spiritualità di altre fedi necessaria.
3) Il ripensamento dei ruoli nelle chiese: I®. cui®
stente non è necessariamente l’unica possibile. ^
della comunità e la necessità della sua presenza neu
devono essere coniugate e necessitano dei doni jj,
L’utilizzazione piena dei doni individuali pub es^^’ ^
certi casi, l’unica possibilità dell’esistenza della
questo senso bisogna lavorare: questo è il progett jg.
sentiamo di proporre e per il quale bisogna cercare
durre riflessioni e dibattiti. —'
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In caso di mancato recapito si prega restituire
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distretto
a iniziativa
%
Con un culto presieduto dal past. Giorgio Tourn si sono
aperti lunedì 24 giugno a Torre Pellice i lavori della prima
Assemblea mondiale della Cevaa (Comunità evangelica di
azione apostolica). 160 delegati, rappresentanti di Africa,
Oceano Indiano, Pacifico, America Latina e Europa, si contfronteranno fino al 4 luglio, sul tema «La missione della Cevaa di fronte alle sfide del mondo all’alba del 3“ millennio».
/ ■
Delle "^lli mLDE
/
VENERDÌ 28 GIUGNO 1996 ANNO 132 - N. 26 URE 2000
i troviamo a competex\V^re all’estero in situàzione di concorrenza sleale.
La cosa più assurda è che non
sono sleali i nostri concorrenti, lo è lo stato italiano. Ci penalizza con una legislazione
irragionevole e una burocrazia
anche peggiore e le imprese
italiane come la mia perdono
quote di mercato a favore delle concorrenti straniere, perdono fatturato e lavoro, i livelli occupazionali anziché
crescere rischiano di ridursi».
Ha un problema Giorgio Manfredi, presidente della Manfredi Spa (produzione di macchinari per orafi e odontoiatri, 40
addetti a San Secondo di Pinerolo) che mi dice questo.
Ha scritto ai sindacati perché
diano una mano a risolvere le
BUROCRAZIA E AHIVITÀ PRODUniVE
SLEALTÀ
SERGIO N. TURTULICI
difficoltà dell’azienda creategli dal ministero degli Esteri,
dalle ambasciate d’Italia. Ho
sentito Enrico Tron della CislFim: «Manfredi ha ragione, le
piccole imprese che non vivono di commesse delle grandi,
di indotto, che hanno una produzione propria non andrebbero penalizzate, abbiamo at- ,
tivato la segreteria nazionale
sulla faccenda».
Una faccenda di malaburo
crazia italiana, di un paese
che a parole promuove il lavoro e la solidarietà con l’immigrazione extracomunitaria
ma nei fatti mette lacci e laccioli all’uno e all’altra, ma
frena quanti chiedono di entrare in Italia per istruirsi
presso aziende italiane che
entrano nei mercati esteri.
«La nostra produzione consiste in macchinari - dice Manfredi per venderli dobbia
mo garantire agli acquirènti
esteri adeguata assistenza tecnica in loco e possiamo offrirla solo istruendo personale
dei singoli paesi presso il nostro, stabilimento. Vendiamo
in paesi poveri, tra gli altri India, Tailandia, Bangladesh.
Le nostre ambasciate frappongono mille difficoltà alla
richieste di visto di questi tecnici stranieri, che devono venire a istruirsi qui, così i nostri clienti si rivolgono altrow, a paesi europei con governi e burocrazie più seri. È
• successo che sia stato impedito a due intere delegazioni,
una tailandese e una indiana,
di venire alla Fiera di Verona
delle macchine per oreficeria.
Un danno enorme per le nostre aziende».
issione sui
onòscei®
se 2» sulla
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ivalfortone'
), nel ralleIdetto provaldese.
iziative lomropeadi
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na careiiza
ci eostriBzinne delle
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; le esigei!
situazióne
tà di risco
Regione Piemonte
Posti di lavoro
per le fasce
più deboli
: La Regione Piemonte interviene con misure straordinarie
per favorire Tass^inzione a
tempo indeterminato di soggetti appartenenti a,lle fasce
più deboli del mercato del lavoro. La giunta regionale ha
stabilito i criteri e le priorità
per la destinazione di incentivi finanziari (all’interno della
legge regionale 28/93 per gli
incentivi alle imprese) a enti
pubblici e a imprese che operino in Piemonte, stabilendo i
contributi annuali.
Le modalità di intervento
della Regione Piemonte nei
confronti delle imprese beneficiarie (che non devono avere in corso sospensioni dal lavoro) sono diversi in base al
fipo di lavoratore assunto. I
destinatari della legge possono essere lavoratori che abhiqno superato i 40 anni di
età, che al momento dell’assunzione dovranno essere in
mobilità 0 licenziati per riduaone del personale o in cassa
integrazione (in questo caso
le imprese riceveranno 15 milioni per gli uomini e 17 per
le donne), oppure ex detenuti,
lavoratori licenziati di età superiore ai 50 anni o iscritti al
collocamento da almeno 12
mesi di età superiore ai 50
anni (in questo caso alle imprese verrà corrisposto un
contributo di 20 milioni per
1 assunzione di uomini e 23
per l’assunzione di donne),
infine invalidi civili fisici o
psichici (le imprese percepirebbero per questoun contributo,pari al 100% degli oneri
previdenziali e assistenziali
dovuti per i 12 mesi).
I termini per presentare domanda per i lavoratori e le
^prese interessate scadono il
V luglio prossimo. La Regione stilerà quindi una graduaroria e ai beneficiari saranno
dati 180 giorni per effettuare
1 assunzione mentre i finanziamenti arriveranno entro i
12 mesi successivi.
La Provincia contribuisce, Bobbio e Villar Pellice discutono sulla manutenzione
Una convenzione per le strade dell'alta valle
_______PIERVALDO ROSTAN________
In alta vai Pellice sta prendendo il via una forma di
collaborazione che vede in,
prima fila la Provincia di Torino con la Comunità montana e i due Comuni interessati,
Bobbio e Villar Pellice, per la
gestione di un’importante rete
di strade. La zona rappresenta
un comprensorio di notevole
interesse ambientale, turistico
e anche agricolo: in sostanza
si tratta dell’anello che comprende la valle dei Carbonieri, la conca del Barbara con il
rifugio del Cai e gli alpeggi,
la salita al colle Barant con la
derivazione per gli alpeggi
della Rossa, il giardino botanico del Barant e la casermetta in fase di ristrutturazione,
la strada di discesa alla conca
de! Pra con il rifugio Jervis,
la Ciabotta, gli alpeggi, un
agriturismo, la pista forestale Villanova-Pra e là strada
Bobbio-Villanova. Quasi tutte le strade sono sul territorio
di Bobbio Pellice ad eccezione di un tratto nella Comba
dei Carbonieri che è su Villar
Pellice. È allo studio una bozza di convenzione; «La Pro
La borgata Perla
vincia - dice il sindaco di
Bobbio, Aldo Charbonnier è disponibile per la manutenzione ordinaria e straordinaria; si farà una convenzione
che divide le strade in diverse
categorie: 11 primo tronco fino al Barbara è aperto al pubblico; quello verso il Barant è
chiuso al traffico ad eccezione dei mezzi degli alpigiani e
di quanti devono effettuare i
lavori al Colle. La bozza di
accordo prevede una quota
per la Provincia dèi 50%, una
per la Comunità montana del
20%, una per il nostro Comune del 20% e una per il Comune di Villar del 10%»II Consiglio comunale di
Villar Pellice ha però chiesto
di ridurre la quota al 5%
«perché - spiega il sindaco,
Sergio Davit - il tratto sul
Comune di Villar è limitato
fra Pralappia e le Selle, dunque minimo rispetto a tutta la
zona». «Una delle maggiori
cause di deterioramento della
strada - ribatte Charbonnier è determinato dalla discesa
dei càmion carichi di blocchi
di pietra da una cava che è su
Villar. La ditta intende portare a valle 3-400 camion alTanno e dunque il problema
può esistere, in particolare
per l’attraversamento della
borgata Perlà».
La cava, coltivata dalla ditta Domenino di Barge, rende
al Comune di Villar Pellice
L200.000 all’anno, oltre alla
tassa sulla quantità estratta:
«Forse 15-20 camion Tanno
- puntualizza Davit è stato
chiesto un ampliamento ma al
momento non ci sono ancora
le autorizzazioni. Teniamo
conto che la ditta Domenino
ha effettuato sulla strada notevoli lavori a proprie spese».
Ma al di là della polemica
Bobbio-Villar sulla cava probabilmente tutto potrebbe essere risolto dalla possibile costruzione di una circonvallazione della borgata Perlà per
la quale manca l’autorizzazione regionale: «In prospettiva - conclude Charbonnier
- spero di togliere tutto il
traffico dalla borgata, ma anche di poter inserire una
regolamentazione delTaccessò su queste strade con un limite di transito numerico».
Commovente è nello stesso tempo indice di molti e diversissimi stati
d’animo è la lettera che i Cereghini di
Lavale indirizzarono alla Tavola valdese
il 20 aprile del 1853. Essa è scritta.con
moltissimi errori di ortografia, che qui
correggiamo. Ma questo fatto stesso indica quanta fatica sia costato scriverla.
Dilettissimi fratelli, a nome di tutta la
chiesa di Lavale, noi veniamo à farvi sapere le nostre notizie, che grazie alT onnipotente Iddio noi siamo usciti di carcere,
e per grazia del Signor nostro Gesù Cristo, la fede del Vangelo, speriamo che fra,
poco si pianterà non solo a Lavale, ma
^che per tutta la valle di Fontana Buona
e ancora per tutta la riviera di Chiavari:
perché a Chiavari vi sono già di quelli
che dopo il nostro dibattimento {dibattito]
hanno conosciuto la religione valdese e^
sere la vera e pura religione di Gesù Cristo tale e quale si trova nella Santa Scrittura. Nel borgo detto, Cicagna vi sono già
molti signori che hanno già il Vangelo; a
IL FILO DEI GIORNI
CEREGHINI
BRUNO BELLION
San Colombano vi sono già varie famiglie che non vanno più alla messa e si
leggono la sacra Parola di Dio in casa loro, con la loro moglie e i loro figli.
E anche noi a Lavale, ogni giorno viene
sempre qualche persona, a prendere dei
consigli intorno alla chiesa evangelica. Il
nostro segretario del comune, anche lui si
è preso la Sacra Bibbia e il Trivieri e il
Desanctis [Si tratta di^opere di controversia religiosa]. Poi un altro nostro vici- Í
no ha preso il Vangelo. E la domenica r
mattina viene lui e la sua moglie nella
nostra adunanza. (...) Fratelli .dilettissimi
in Cristo Gesù, ora noi vi facciamo sape
re il grande desiderio che noi abbiamo,
non solo che la Parola di Dio vada avanti
in Lavale, ma anche in tutta la valle di
Fontana Buona, ma una sola cosa ci fa dispiacere: che è quella di essere pòveri eh
facoltà [cioè non facoltosi, ndr] onde noi,
che tanto o poco siamo già istruiti nella
santa Parola di Dio, siamo costretti ad andarci a procacciare il pane per il mondo
ed essendo suonatori e cantanti, tutte le
domeniche noi non possiamo essere a casa, onde la povera nostra adunanza che
sarà di circa quaranta persone resta orfana e priva di alcuna istruzione. (...)
Fratelli amatissimi, noi abbiamo fame
di sentire a spiegarci la santa Parola di
Dio. E niente di più. Gli idolatri [i cattolici romani] si ridono che ai nostri figlioli non vi sarà nessuno che insegni a
leggere e perciò saremo costretti ad
umiliarci sotto di loro e mandarli alla loro scuola pagata dal comune: dunque,
fratelli amatissimi, noi speriamo che
non ci lascerete orfani.
Borgate ALPINE
Esiste una specificità dei.
lipodelli abitativi delle valili valdesi? Se ne è discusin un convegno (il se-'
'qondo dopo quello delTanIjo scorso) organizzato dal
rientro culturale valdese. Il
problema attuale è di capire quale sarebbe oggi, ipoteticamente, il significato
di una pianificazione territoriale in queste pafticolari
zone alpine. ' i - "
t Pagina II
Sinodo diocesano
, Si è aperta^, Pinerolo
una seconda sessione del
VI Sinodo diocesano, che
aveva già affrontato il teìna della fami^a. «Là comunità cristiaitó annuncia
il Vangelo» è il tema di
questa nuova (Cessione,
apertasi con uniincisivo richiamo al ravvedimento
della chiesa steSla. j ~
li <Í^¿NAII
Pinerolo al voto
Dopo Rifondazione comunista parliamo antera
delle future elezioni ptìr il
sindaco dì Pinerolo: quésta
volta nostro interlocutcfC è
la Lista per T alternativa;
Nelle parole di Giorgio
Canal € Amonio Chiriotti
c’è Tesigeaza di una politica fatta dii scelte operati•ve .visibiM più che di schientmenfi pcditìci. - k,-,
_ Pagina III
Ai
Incendi boschivi
Il Piemonte sembra esse‘re una regione ad alto rischio per quanto riguarda
gli incendi boschivi. Il
punto è stato fatto nel cor^
so della presentazione di
una ricerca universitaria.
L’obiettivo dell’operazione è far capire che la tutela
del patrimonio forestale
parte daÌTeducazione di
r. Pagina III
8
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PAG. II
L‘ Eco Delle Vao.t VAï.nRS!
venerdì 28 GIUGNO 1Q(^
GEMELLAGGIO ARGENTINO — In settimana a Pinerolo
è giunta una delegazione da San Francisco in Argentina per
il gemellaggio fra le due città. Nell’aula consiliare del municipio, venerdì 21, si è tenuta la cerimonia ufficiale del gemellaggio, presenti i sindaci e altre autorità delle due città
(foto). Domenica poi la numerosa delegazione argentina
(quasi 80 persone) si è recata in visita al monumento ai piemontesi nel mondo, a San Pietro Val Lemina, e la cerimonia
è poi continuata a Pinerolo. Molto seguite le manifestazioni
da parte della cittadinanza che ha partecipato numerosa.
L’ENEL SI RITIRI DAL SUPERPHENIX! — Durante il
tranquillo Consiglio della Comunità montana valli Chisone
e Germanasca è stato votato un duro ordine del giorno contro la centrale nucleare francese Superphénix, situata a pochi chilometri dal confíne italiano e dunque a poco più di
100 km dalle nostre vallate. Dopo aver ricordato che la centrale nei suoi molti anni di vita ha in realtà funzionato pochissimo a causa di numerose avarie e incidenti, il Consiglio ha chiesto l’immediata cessazione dell’attività e nel
contempo il ritirò^ella partecipazione dell’Enel dal surgeneratore Superphénix. Una interrogazione in merito è stata
recentemiente presentata dall’on. Giorgio Merlo. La Comunità montana ha inoltre deciso di accendere un mutuo di 61
milioni per intervenire, per la parte di competenza dell’ente,
nei lavori di sistemazione del secondo lotto del centro di
Pra Catinai e di aderire al consorzio universitario di Pinerolo acquisendo una quota da cinque milioni.
BELLION SCRIVE ALL’ASSESSORE RODO — La settimana scorsa il consigliere regionale del Pds Marco Bellion
ha scritto all’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni
Bodo, sottolineando la difficile situazione in cui si trovano
gli allevatori che praticano la monticazione. «Non si sa scrive Bellion - se la Regione interverrà o meno per contribuire al pagamento del premio per l’assicurazione dei capi
che saranno trasferiti in montagna». Ricordando il ruolo
economico ma anche ambientale che la pratica dell’alpeggio ricopre, Bellion chiede a Bodo di intervenire con provvedimenti urgenti. Sull’agricoltura è da segnalare anche un
incontro, promosso dagli eletti della zona, che vedrà di
fronte, a Pinerolo venerdì 28 giugno, gli amministratori locali e l’assessore provinciale Marco Camoletto.
FORTE NEVICATA OLTRE I 2000 METRI — Dopo la
grande calura di inizio mese, e mentre in altre parti d’Italia
si. sono registrati nubifragi di gravi proporzioni, domenica
scorsa sulle montagne del Piemonte sud occidentale è tornata la neve. Oltre i 2000 metri è nevicato ovunque, dal Sestriere agli altri colli; qualche problema è stato registrato
dagli agricoltori appena saliti con gli animali in alpeggio.
VENDITA CORPI DI REATO — Autovetture a 10.000 lire,
motociclette, seghe elettriche, trapani, ombrelli, accendini,
autoradio, seghetti; questi sono alcuni degli oggetti, «corpi
di reato», che verranno posti in vendita sabato 29 giugno
dalle 9 presso la pretura circondariale di Pinerolo o le officine dove sono custoditi gli autoveicoli. Si parte dal prezzo
base e si vende col pubblico incanto, più la relativa tassa.
L’ON. MERLO INTERROGA — L’on. Giorgio Merlo ha
presentato alcune interrogazioni ai competenti ministri;
un’interrogazione riguarda le tariffe praticate per la spedizioni della stampa locale, oggi a livelli tali da «mettere a repentaglio nonché scoraggiare la rete informativa esistente a
livello locale»; Merlo chiede, prima della nuova Finanziaria, di contenere gli aumenti in modo da garantire un rilancio deH’editoria. Una seconda interrogazione è stata presentata da Giorgio Merlo al ministro delle Finanze rispetto alle
tariffe Siae che «rischiano di soffocare la libera iniziativa e
di stroncare la vitalità di molte associazioni sociali, culturali
e sportive» per sapere quali iniziativa si intenda assumere
per andare incontro alle associazioni di volontariato che devono attualmente sottostare a questi balzelli.
1997: ARRIVA LA BIENNALE DEI GIOVANI ARTISTI È
stata presentata la scorsa settimana a Torino la Biennale dei
giovani artisti che richiamerà in Piemonte operatori, amministratori, critid e giornalisti da 13 paesi del Mediterraneo
nella prossima primavera. L^assessore provinciale Walter
Giuliano ha illustrato l’iniziativa ad una settantina di amministratori locali poiché la biennale, pur avendo come centro
Torino, vivrà diversi momenti di decentramento sul territorio regionale. Entro settembre i Comuni interessati predisporrapno i propri programmi di iniziative e comunicheranno la disponibilità di spazi espositivi per la manifestazione.
Le «specificità» al vaglio del convegno di Torre Pel lice
I valdesi e loro borgate
GINO LUSSO
Il riutilizzo della montagna
alpina occidentale sta diventan.do un problema di
grande attualità per le implicanze ambientali che questo
può assumere, per le valenze
culturali di quest’area, per il
significato politico di cerniera tra paesi diversi. Per la
vai Pellice queste scelte assumono un significato parti-.
colare per la vicinanza alla
metropoli torinese, per l’essere ancora intensamente abitata e per l’essere sede di una
significativa minoranza religiosa.
Si è a lungo discusso se
questa specificità religiosa
della media e alta vai Pellice
fosse leggibile anche nell’organizzazione del territorio e
nelle tipologie dei suoi manufatti materiali. La risposta
è prevalentemente negativa.
Infatti se per ipotesi improvvisamente scomparissero tutti
gli abitanti della valle, un
viaggiatore ^11’oscuro della
storia valdese non coglierebbe alcuna specificità negli
elementi materiali del territorio. Se non forse quella di
trovarsi in una valle dove
l’economia rurale doveva essere inolto povera, con elementi architettonici di estrema semplicità e con un «eccesso» di dispersione dell’
abitato sul versante a solatio,
tra i 700 e i 900 metri, spiegabile solo da un’economia
rigidamente autarchica. Non
troverebbe l’ipotetico viaggiatore la ricchezza formale
delle dimore walser, l’eleganza di alcune abitazioni
della vai Maira o dell’alta'vai
Chisone e nemmeno le stranezze delle dimore di San
Bemolfo, nella valle Stura.
Tuttavia alcuni segni sareb
bero identificabili: nella tipologia degli edifici religiosi,
nell’estrema diffusione di
modeste strutture scolastiche,
in alcuni cippi di pietra, in alcune strutture assistenziali,
ma non molto al di là di questo. Ed ecco allora il problema: se oggi fossimo chiajnati
a prendere delle decisioni di
programmazione territoriale,
quale significato avrebbe il
fare riferimento a una specificità territoriale valdese? Su
questi problemi si è discusso
venerdì 21 giugno presso la
Foresteria valdese di Torre
Pellice, in un affollato convegno organizzato dal Centro
culturale valdese sul tema «I
valdesi e le loro borgate».
Il dibattito, diretto e coordinato da Marco Rostan, ha sviluppato le tematiche emerse
nelle tre significative relazioni tenutesi al mattino: «Mondo valdese e territorio», Giorgio Tourn, «Un caso emblematico degli anni ’50 e ’60: la
trasformazione turistica di
Prali», Ettore Serafino, e «Politiche e territorio nelle valli
valdesi negli anni ’70 e ’80»,
Giorgio Gardiol. La discussione ha messo in evidenza
come, pur non potendosi par
lare di una tipologia specifica
di «territorio valdese», vadatuttavia sottolineato come
questa comunità e il suo territorio abbiano, negli anni passati, dato vita a un qualcosa di
significativo che possiamo
definire «una civiltà tipicamente alpina, fatta di grande
coerenza, di integrità a tutta
prova, di scambievole aiuto,
di elevatissima ricchezza spirituale nonostante la penuria
di beni materiali» (Claudio
Tron e altri. Civiltà alpina e
presenza protestante nelle valli pinerolesi, Ivrea 1991).
Non quindi le strutture territoriali materiali caratterizzerebbero la specificità della
valli valdesi, ma l’organizzazione e la gestione della vita
sociale delle sue comunità. Se
questo fosse vero è evidente
allora che, parallelamente al
tema delle strutture territoriali, andrebbero approfonditi
aspetti quali la formazione di
gruppi dirigenti politici e amministrativi, i loro progetti politico-sociali, la loro capacità
di gestione amministrativa, i
rapporti che li legano con i
gruppi di potere estranei alle
valli, la loro preparazione
professionale.
MI
Aperta a Pinerolo una seconda sessione dei Sjnodo diocesano
Le tentazioni e l'ecumenismo
CLAUDIO TRON
Gran festa in casa cattolica a Pinerolo domenica
16 giugno. Si è aperta la seconda sessione del VI Sinodo
pinerolese della diocesi. È
noto che un Sinodo diocesano
cattolico ha un semplice valore consultivo essendo di
esclusiva competenza del vescovo le decisioni vere e proprie; tuttavia un Sinodo resta
pur sempre un incontro ecclesiale importante e sarebbe abbastanza strano che un vescovo assumesse decisioni in totale contrasto con le posizioni
del Sinodo. Importante anche,
come nella scorsa sessione, la
presenza di due osservatrici
valdesi: Ada Gardiol e Marcella Gay.
La liturgia di apertura ha
avuto dei momenti molto forti
di partecipazione e momenti
che per noi sarebbero stati
molto urtanti. Una preghiera
litania che dopo aver invocato
la pietà del Signore e del suo
Figlio Gesù Cristo invochi
«Santa Maria Madre di Dio
prega per noi; San Michele
prega per noi; San Giovanni
Battista prega per noi» e così
di seguito per altri trenta santi
nominati, più tutti gli altri, sa
di cilecca della preghiera del
Signore e della richiesta di ripiego sui santi perché vedano
se per caso riescono ancoi;a ad
ottenere qualcosina. Ci perdoneranno i fratelli e le sorelle
cattoliche se la vediamo così
e sentiamo l’esigenza di dirlo.
Di grande importanza invece
il tema «La comunità cristiana
annuncia il Vangelo». L’essere chiesa è annunciare il Vangelo. Vedremo quali saranno
le conclusioni del Sinodo e il
successivo documento che
sarà emesso dal Vescovo.
Il tema peraltro è di importanza ecumenica. Quell’Evangelo che è dono di cui tutte le chiese vivono, va annunciato. Non è un dono privato
a qualcuno o a qualche chiesa, ma è di tale natura che la
chiesa che lo riceve non può
tenerlo per sé. Se lo tiene per
Moni. Pietro Glachetti
sé lo perde. Questo è discorso
evangelico éd ecumenico.
Forte in questo senso l’omelia di monsignor Giachetti,
vescovo di Pinerolo. Partendo
dal testo biblico della lettera a
Laodicea di Apoc. 3, 14-22 il
vescovo ha posto l’accento
sulla necessità del ravvedimento della chiesa stessa «La
chiesa non ha il diritto di annunciare il Vangelo agli al
Piemonte
Verso gli
Stati
generali
appi
IIT(
tri... se essa non misura su
quelle parole, per prima, la
sua esistenza. Più che un rimprovero agli altri, la chiesa
comincia con il rimproverare
se stessa»; «Senza la nostra
conversione non ci sarà rinnovamento della chiesa né
nuova evangelizzazione».
«Ecclesia reformata semper
reformanda» sembrerebbe di
sentire. Nessuno pretende che
la Chiesa cattolica diventi
protestante e questo va detto
forte e con grande rispetto:
ma quando la Chiesa cattolica intende convertirsi, anche se non a livello di struttura e di dogmi, il suo discorso diventa comunque più interessante di quando a livello
pontificio si limita a dare lezioni sulle conversioni a cui
dovrebbero giungere gli altri.
Per il vescovo di Pinerolo ci
sono delle grosse tentazioni a
cui la Chiesa cattolica deve
resistere, ovvero quella del
numero, che è poi quella del
compromesso, quella della
pura e semplice sopravvivenza, la chiesa è missionaria o
non è, quella della stanchezza
e della sfiducia e quella del
pessimismo.
Tentazioni della Chiesa cattolica? Diremmo che anche
nelle tentazioni c’è oggi ecumenismo, forse siamo addirittura più uniti nelle tentazioni
che nel modo di sentire l’Evangelo. Proprio per questo
grazie al vescovo di Pinerolo,
che lo ha ricordato anche a
noi nel momento in cui lo ha
ricordato alla sua diocesi.
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«Una comunità che si inter.
roga sul passato - dicono alla
Regione Piemonte -, che analizza il presente e progetta
futuro. E lo fa con tutte le sue
forze migliori: i suoi “cervelli”, le formazioni sociali, le
rappresentanze e le istituzio-,
ni. Si può dire che convocai
suoi Stati generali» Gli‘%g
generali del Piemonte, pro-s
mossi come progetto da una
recente legge regionale, si'
propongono come il conteni-.;
tore e il portavoce dei 'sapeiÌ
della nostra regione, saperi
che nelle intenzioni della Re-feffici
gione sono da far fruttare ¿1 sionser
una appropriata crescita economica e occupazionale.
11 Consiglio degli Stati g^
nerali del Piemonte, organismo che promuoverà le iniziative relàtive a tale progef
to, verrà insediato sàbato 29
giugno presso la sala dell’Auditorium del Lingotto a Torino. Oltre al Consiglio, che sarà composto dai soggetti col-,
lettivi regionali (istituàonj,
università, partiti, sindacata
associazioni culturali e proY
fessionali ecc.) e che verràafi
fiancato da un Comitato esecutivo, sabato 29 sarà ufficializzata anche la composizione
del Comitato culturale che
sarà coordinato da Giuseppe
De Rita e composto da Giasni Vattimo, Sergio Ricossa^
Giorgio Lombardi e Tullio
Regge e avrà il compito, in
collaborazione con enti pubblici e privati, di elaborare e
promuovere le ricerche’e i
progetti che impegneranno
società e istituzioni del Pie-'
monte. Tutto l’apparato orgaC
nizzativo avrà la durata di ffl
anni e proporrà convegni,
saggi, realizzazioni concrete
di progetti, creazioni di memorie-archivio, mostre pei-^
manenti, come tappe di awcinamento alla conclusiva
convocazione dell’Assemblea
degli Stati generali.
Ricerche e progetti verranno inquadrati in quattro macroaree tematiche (area istituzioni, area impresa lavoro^
sviluppo, area ambiente, area
identità), anche se un approccio che vuole essere globale
come quello degli stati generali, di fronte alla complessità
degli obbiettivi, non può portare che all’intersecarsi e al
contaminarsi tra le diverse
aree. «Una piemontesità come
insieme di elementi che corripaiono e ricompaiono, individuabili solo con grande flessibilità di analisi. Un’identi
ta la p
Torino
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viabili!
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grandi sfide per capirla,
sapendo che un popolo art
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RADIO
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MO iQOfi i¿piFRpÍ 28 GIUGNO 1996
Tappa dell'8 luglio
Il Tour
blocca
la vai Chisone
Nel piatto stile delle lettere
Scolari il Prefetto di Torino
¡a chiesto il parere dei sindaci della vai Chisone sull’arrivo il Tour de France in Italia,
così come il nostro Giro
^nfina ormai abitualmente
aldi là delle Alpi; sarà il
classico lappone alpino: IseÌan, Galibier, Col du Télegraph, l’8 luglio, ma i corri¿oriTransiteranno in vai Susa; là ci sono le strade e là
saià la festa, la vai Chisone si
prenderà sulla già superingolfata statale 23 la chiusura del
traffico dalle 8 alle 19 per
uscita ecomale,
i Stati ge:e, organi,
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sabato 29
la dell’Autto a ToriIlo, che saiggetti col;,
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cerche e i
fruttarehr; consentire il deflusso e il
‘ ' transito della carovana al seguito. Così gli operai delle
lèbriche in uscita dal lavoro
ralteianno cena quella sera.
Potrebbe essere il semplice antipasto estivo di quanto
succederà fra dieci mesi,
quando al Sestriere ci saranno i Mondiali di sci alpino e
sulla strada non ci sarà lo
splendido sole di luglio ma
possibili copiose nevicate. Il
Prefetto, ovviamente, ha
chiesto il- parere dei Comuni
della vai Chisone quando tutto m già stato deciso e organizzato, stante che un Tour
non lo si organizza da oggi a
domani. Unanime e sacrosanta la protesta dei sindaci; a
Torino li conoscono già tutti,
uno per uno, i problemi della
viabilità della vai Chisone.
Lo sport potrebbe essere
un’occasione per coinvolgere
le popolazioni: è così difficile
coglierla?
E Rio Delle Vai.o
La città di Pinerolo verso le elezioni amministrative: l'«Alternativa»
La scelta del sindaco deve avvenire in base
ai programmi e non alle vecchie logiche
PAG. Ili
PIERVALDO ROSTAN
Giorgio Canal e Antonio
Chiriotti nel 1990 furono
fra i promotori di quell’esperienza politica nella città di
Pinerolo nota col nome di Alternativa nata su proposta
dell’allora Pei: oggi sono consiglieri di quel gruppo. Fu inizialmente il tentativo di coinvolgere la società civile in un
progetto di governo. Alle elezioni la lista non sfondò; dopo
l’annullamento, nel ’91, alcuni continuarono a proporre la
lista per l’Alternativa ma alcuni partiti posero il problema
di una visibilità propria. Dopo
le elezioni del 1991 si formò
una maggioranza composta da
De e Psi ma ranno successivo
il Pds per la prima”volta entra
nel governo della città.
- Che cosa ha voluto dire
fare opposizione a quelli'che
erano stati vostri alleati?
Chiriotti: «Quando si intende la politica come servizio ai
cittadini non conta tanto la
composizione della giunta
quanto le sue scelte. La nostra
è stato un’opposizione costruttiva che ha detto «no» in
certi momenti, per esempio
per quel che riguarda il Piano
regolatore, e detto «sì» quando le scelte erano da noi considerate in positivo come la
riorganizzazione della pianta
organica del personale. L’ingresso del Pds in giunta con
coloro che fino a ieri avevano
contribuito a deturpare il volto della città ci ha messo nelle
jgneranno
ni del Pie- * J
arato orgaurata di te
convegni',
li concrete
oni di melostre pec
pe di avvionclusiva
Assemblea
00
54194
Presentati i risultati di una ricerca
Incendi, Piemonte
regione a rischio?
La politica seguita dall’assessorato regionale all’Econofflìa montana e il testo scritto
da Giovanni Bovio, docente
alla facoltà di Scienze agrarie
dell’Università di Torino,
«Come proteggerci dagli intendi boschivi», sono gli argomenti affrontati martedì 18
pugno dall’assessore regionale Roberto Vaglio. «Con i
suoi 750.000 ettari di superficie boscata - ha detto l’assessore Vaglio - il Piemonte si
cmloca tra le regioni italiane
più ^portanti dal punto di vista forestale, da difendere con
Ogni mezzo a disposizione
“Olla pubblica amministrazioa salvaguardia di un bene
tomune ecologico, ambientasociale ed economico».
Il fuoco che percorre il bopuò alterare in maniera
mmediabile la funzionalità
^osistemica. Per queste rampai l’assessorato all’Economa montana e foreste si è
mtato di strumenti normati*> legislativi e tecnici per
in essere forme moderdi prevenzione e intervendi K ^ contro gli incenboschivi. La prevenzione
tutte quelle attività
- tttzzate ad evitare l’insoro nza del fenomeno o a far sì
5 ® ®''eutuali incendi non asvità ° ^^utteristiche di grata e pericolosità per Tame le persone.
Esiste pertanto un’azione
_etta volta a sensibilizzare e
j. insieme ad essa la
agli incendi assorbe la
putte degli sforzi dell’
“> 1 associazione dei volon
tari antincendi boschivi. «È
da sottolineare la sinergia di
intenti fra l’Ente regionale e
il volontariato che affonda le
sue radici nella solidarietà
della gente di montagna impegnata nella difesa del proprio territorio».
Durante l’illustrazione del
libro, Giovanni Bovio ha ricordato che «negli ultimi anni
c’è stata una presa di cosciepza sia negli addetti ai lavori,
sia nei cittadini. Nonostante
questo sono ancora diffusi
concetti sbagliati. Si crede, ad
esempio, che il fuoco prescritto sia una tecnica da guardare
con sospetto e che gli aerei
siano gli unici mezzi risolutivi. Forse non si è ancora capito a sufficienza che la pianificazione è il solo strumento
per opporsi agli incendi».
Il Piemonte è maggiormente colpito dagli incendi durante il periodo invemale-primaverile: in particolare le condizioni a più alto rischio di incendio si verificano quando
spira il fohn, vento caldo e
molto secco. Le ore del giorno a rischio sono quelle centrali. Il giorno in cui sì registra un aumento (+16,4%)
della frequenza di incendi, rispetto agli altri giorni della
settimana, è la domenica. Solo l’I per cento degli incendi
sono originati da cause naturali (fulmine), il restante 99
p6r cento è csiussto sicuramente dall’azione delTuomo.
Si valuta che il 48 per cento è
dovuto a distrazione o a incidenti, mentre il restante 52 si
attribuisce all’intenzionalità.
Si;
condizioni di essere molto
preoccupati per gli sbocchi
futuri dell’amministrazione».
- Avete tentato di coinvol
gere la gente; ma il problema
della partecipazione a Pinerolo rimane... '
Canal: «A parte gli incontri
sul Piano regolatore che hanno visto una buona partecipazione della città, su altri temi
non si è avuta la stessa rispon"^denza. Quello che noi rivendichiamo è un rapporto normale
con l’istituzione, dove il cittadino che ha un problema sa a
chi rivolgersi e può avere risposte al problema».
— Siamo a cinque mesi dalle elezioni comunali, nel frattempo a livello nazionale è
nata l’esperienza dell’Ulivo.
È facile oggi proporla a Pinerolo?
Canal: «Tra gli anni ’90-91
e oggi c’è un abissouna maggioranza di 4 partiti si ritrova adesso con 8 partiti al suo
interno, c’è un po’ di tutto in
chi governa Pinerolo. Noi ci
siamo spesi nella direzione
dell’Ulivo; c’è una prospettiva su cui lavorare, che mette a
confronto culture diverse, ma
non ha senso parlare di questo
se non si fa un discorso molto
chiaro rispetto ad un rinnovamento reale di metodi,’programmi e persone. Noi pensiamo che ci siano persone,
anche di questa maggioranza
e che fanno riferimento all’
Ulivo, che haimo male, amministrato Pinerolo; sarebbe ipocrita fare finta di niente, queste persone devono avere il
coraggio e la capacità di fare
un passo indietro. Dobbiamo
avere un metodo per governare Pinerolo, dobbiamo prò
La «WaHensian Fellowship»
Scambi fraterni
con gli amici inglesi
Da circa quindici anni un
gruppo di inglesi della Chiesa
riformata e un gruppo di italiani della Chiesa valdese si
incontrano periodicamente
sia in Gran Bretagna che in
Italia, mettendo al primo posto il senso della fraternità, la
gioia di incontrarsi e stare insieme nel nome di una fede
comune. «Tutto è cominciato
nel 1980 - racconta Ruth
Cowhig, fondatrice e animatrice della United Reformed
Church Waldensian Fellowship — quando dopo un mio
viaggio alle valli valdesi e
dopo aver conosciuto diversi
membri di varie chiese italiane è nato il desiderio di creare uno scambio costante di
esperienze e amicizie con
l’Italia. Da allora il gruppo,
che comprende membri della
United Reformed Church
provenienti da ogni parte della Gran Bretagna, si è esteso
e oggi conta oltre 150 persone». Nei giorni scorsi circa
quaranta inglesi della Urc
Waldensian Eellowship sono
stati in visita a Torre Pellice,
dove hanno trascorso circa
una settimana, incontrando
gli amici italiani che recentemente di erano recati nelle
isole britanniche ma cercando, come è nello spirito del
gruppo, di allargare le proprie
amicizie e creare nuove occasioni di conoscenza. «Vorremmo coinvolgere i giovani
- Spiega ancora Ruth Cowhig, di Sale, una località nei
pressi di Manchester - e con
questo spirito abbiamo ospitato non solo studenti, famiglie e piccoli gruppi, ma abbiamo anche organizzato per
esempio un viaggio di circa
trenta giovani inglesi a Napoli, grazie ai contatti presi
durante un viaggio di italiani
provenienti dal Napoletano
in Inghilterra. Durante questo nostro breve soggiorno
alle Valli poi abbiamo visitato il Collegio valdese e speriamo di creare anche con
questa opera un rapporto di
scambio». ì vari membri deU
la Waldensian Fellowship,
oltre a scambiarsi visite e ad
organizzare periodicamente i
viaggi, si tengono in contatto
tra loro con una lettera circolare, redatta e curata dai coniugi Cowhig.
arredamenti
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - v 0121/201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
grammare gli interventi sui
territorio, metterci in condizione di saperlo governare.
C’è poi il problema del ruolo
politico della città di Pinerolo:
la città deve porsi come capofila dei Comuni del circondario non per un problema di
predominanza ma di raccordo
e di sviluppo di politiche territoriali, di sviluppo di politiche di trasporti, di viabilità».
- Quando si parla di Ulivo,
si potrebbero ipotizzare tre
nomi: Alberto Barbero, assessore alla Cultura, Elvio
Rostagno, assessore ai Servizi sociali, e Pier Giuseppe
Daviero. Qual è la vostra posizione?
Chiriotti; «Non voglio cadere in questa trappola; noi ci
rifiutiamo di discutere aprioristicamente sul nome del sindaco e sulla squadra. Vogliamo discutere sul metodo e poi
sui contenuti programmatici.
Ci troviamo in presenza di
una svolta storica per Pinerolo: o sposiamo così come ci
viene proposta dal nazionale
l’aggregazione dell’Ulivo,
senza guardare troppo al personale politico ai contenuti
programmatici, o realizziamo
la trasversalità nella città e
con la città. I partiti, che sono
degli strumenti eh mediazione
tra lo stato e il cittadino devono fare questo salto di qualità
e con la gente costruire programma e metodo. Se questo
non avviene nell’incontro con
l’Ulivo ho l’impressione che
andremo verso la rottura».
AGAPE: CAMPO TEOLOGICO — Dal 27 al 30
giugno incontro ecumenico
«Riscattati a caro prezzo»;
il tema della riconciliazione,
proposto per la seconda assemblea ecumenica europea
che si terrà a Graz nel giugno ’97, si presta a una certa ambiguità.
AGAPE: FEDE EIOMOSESSUALITÀ — Relazione fra uomini, relazione
d’amicizia, relazione d’amore, relazione con Dio; sono
questi gli argomenti affrontati nel XVII incontro su fede e omosessualità che verrà
ospitato al centro di Agape
dal 1° al 7 luglio prossimi.
Ili CIRCUITO — Domenica 30 giugno, in località Lorenzo, alle ore 15, riunione quartierale all’aperto.
PERRERO-MANIGLIA
- Assemblea di chiesa a
Perrero domenica 30 giugno, alle 10, per ascoltare.!
risultati della Conferenza distrettuale e per eleggere i
nuovi anziani.
POMARETTO — Domenica 30 giugno, in occasione della visita alla comunità da parte di alcuni partecipanti all’Assemblea mondiale Cevaa di Torre Pellice,
Culto con Santa Cena e pranzo comunitario.
"VILLASECCA — La
scuola domenicale terrà il
suo campo a Massello dal
23 al 30 giugno. Domenica
30 giugno parteciperanno al
culto alcuni membri dell’assemblea della Cevaa.
Evangelici dì Torre Pellice e Luserna
li canto che unisce
«Il Signore Gesù è vicino»;
con queste parole era stata annunciata la seconda Festa del
canto cristiano delle chiese
evangeliche di Torre Pellice e
Luserna San Giovanni. Si è
,trattato del momento conclu*sivO di un altro anno trascorso
dialogando fra le numerose
chiese evangeliche presenti in
vai Pellice. Da parecchie stagioni incontri periodici vanno
ripetendosi, ospitati a turno
nei rispettivi luoghi di culto
nella comune ricerca e nella
testimònianza dell’opera del
Signore; e ciò avviene nel rispetto delle rispettive ecclesiologie, delle proprie di
dell’Avoverse sensibilità, di
stili non omogenei. Ma è una
volontà precisa che spinge
fratelli e sorelle delle chiese
valdesi, avventiste, dell’Esercito della Salvezza, della
Chiesa dei Fratelli, dei Pentecostali al dialogo e alla pre
FA VIVERE LA TUA CASA
A8S1CURA2IQNJ
ghiera comuni. Nel tempio
valdese di Torre Pellice lo
scorso 1° giugno si sono alternati ben nove gruppi, dalle
corali più tradizionali ai coretti giovanili, dai gruppi musicali pentecostali avvezzi
aH’evangelizzazione delle
piazze con il canto al bravo
Cantautore Stefano Cucchi
della Chiesa dei Fratelli che
ripropone il genere gospel con
testi in italiano.
Non sono mancati il canto
dell’assemblea e brevi messaggi biblici; forse è mancata
un po’ la partecipazioni dei
membri di chiesa non legati a
gruppi di canto: è questo un
segnale che la strada da percorrere necessita ancora di ulteriori tappe che consentano
di apprezzare fino in fondo la
gioia della testimonianza comune. La colletta della serata
è stata devoluta a Radio
Beckwith Evangelica
/lUseojresVita
Agente
Maria Luisa POGGIÒ GÖNNET
Agenzia generale
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /7Ó464
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26^ giro di Castelluzzoil^ Claudio Gamier (a sin.), 2^ Mauro Bonnet
Sport
AL CASTELLUZZO BIS DI GARNIER — Una bella mattinata di sole, temperatura mite: questo il clima pressoché
ideale in cui si è svolta domenica 23 giugno la 26" edizione
della corsa di Castelluzzo a Torre Pellice. Doppietta per gli
atleti del locale Gasm con Claudio Gamier capace di bissare il successo dello scorso aiino scendendo questa volta sotto l’ora (59’45” il tempo impiegato a percorrere i 12 km del
tracciato) e di superare di circa un minuto Mauro Bonnet;
terzo Flavio Cantore del Giò 22 Rivera. Fra le ragazze successo di Ivana Giordan, della Polisportiva Villarese, davanti
a Ines Fontana della stessa società.
SKIROLL: CAMPIONATI ASSOLUTI A PINEROLO —^
Organizzati dallo Sport club Angrogna si sono svolti a Pinerolo i campionati nazionali di skiroll in piano; come sempre gli atleti della squadra valligiana hanno ottenuto ottimi
risultati in particolare fra i giovanissimi; 3“ posto assoluto
nella classifica p>er società. Nei Master maschile successo di
Guido Masiero (Mladina) con Enrico Coucourde 9°; fra i
Seniores successo di Alfio Di Gregorio (Unicàrs ) e Andrea
Bertin 12"; fra le Seniores vittoria per Monica Comi (Barzio
Valsassina) e 8° posto per Miriam Avondet. Fra gh Juniores
successo di Claudio Priamo (Trevigiano) con 5° posto per
Davide Coucourde; fra le Allieve vittoria di Kezia D’Incal
(Castionese) e Antonella Chiavia sul podio al 3° posto: la
giovane valligiana si è aggiudicata anche il trofeo «Stella»
quale 1" allieva delle Alpi occidentali. Vittoria per Simone
Buziol (Montebelluna) fra gli Allievi, Luca Gay 13°; fra le
Cadette 1" Martina Rigoni (Bassano), 7“ Elisa Godino e 8“
Manuela Catalin. Fra i Cadetti 1° Cristian Toaldo (Bassano), 18° Stefano Volpe e 19° Marco Bonjpur; successo di
Simona Hosquet (Monte Cervin) fra le Esordienti, 3“ Katia
De Biase e 4" Federica Buenza. Decimo e 11° posto per i
gemelli Andrea e Luca Montanari nella gara Esordienti vinta da Lorenzo Schirra (Mladina). L’unica vittoria della giornata è venuta da Elena Volpe (3“ Astrid Charbonnier) nella
categoria Giovani femminile; 3° e 4° posto fra i Giovani per
Davide Giusiano e Davide Ricca.
CALCIO: IL PINEROLO CfflUDE SCONFITTO — Con
l’ultimo incontro di Aosta si è chiusa la stagione agonistica
del Pinerolo nel campionato Dilettanti: 1 a 0 il risultato per
i valdostani che in questo modo hanno scavalcato i biancoblù in classifica. Con tre pareggi e due sconfitte si chiude
l’esperienza del girone finale in un campionato comunque
largamente positivo.
PALLAMANO: TROFEO TOPOLINO — Dopo il successo
alla Festa dello sport i ragazzi della pallamano del 3S si sono fatti onore al Trofeo Topolino disputatosi a Biella; con
due vittorie sul Casale e sul Biella i giovani di Polissero e
Comoglio hanno affrontato il Valdengo da cui sono stati
sconfitti prima di tutto sul piano fisico. In questo tipo di
competizione non è previsto un vincitore per categoria ma
un team, abbinato ad un personaggio, dove confluiscono
più rappresentative; ha vinto comunque «Paperoga» di cui
facevano parte le squadre del 3S.
GREEN VOLLEY — Si è disputata a Torre Pellice, nella bella cornice del campo sportivo di viale Dante, la seconda
tappa del torneo di green volley. Confermati i risulatti della
settimana precedente; Fabi e Vignetta hanno vinto facilmente sia fra gli Amatori che fra gli Atleti. Fra le ragazze
rivincita di Mensa-Resiale su Serra-Griotti; decisiva la
prossima gara a Pinerolo.
CALCIO A CIJVQUE — Dal 1° al 19 luglio si svolgerà a Cavour presso rimpianto sportivo comunale il torneo di calcetto a cinque su erba. Possono partecipare squadre composte al massimo di otto giocatori, tutti maggiorenni e con non
più di due elementi che nella passata stagione abbiano giocato in gironi di promozione o di eccellenza.
Delle Iàlli AAldesi
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Iniziative a Pinerolo dal 3 al 21 luglio
Un^estate dì cultura
e di intrattenimento
La Pro Loco e l’assessorato
alla Cultura di Pinerolo promuovono anche quest’anno
un’articolata iniziativa di intrattenimento estivo dal 3 al
21 luglio, ma al contrario di
ciò che è stato gli scorsi anni
il nuovo e giovane direttivo
della Pro Loco ha voluto, avvalendosi della collaborazione artistica di «Nonsolqteatro», dare una veste più chiara, più divertente e più attraente alla manifestazione
che si terrà, come ormai di
consuetudine, nel cortile di
Palazzo Vittone in piazza
Vittorio Veneto.
«Pinerolo estate» (anche il
titolo è cambiato dal vecchio
«Ritrovarsi in un teatro giardino») è stata concepita in
quattro comparti artistici ben
diversificati rivolti ai differenti interessi dei cittadini
(l’arte locale, la musica classica, il teatro comico e la musica d’oltreconfine) : il contenitore del giovedì (4, 11 e 18
luglio) prende il nome di «Pinerolo in palcoscenico» e vedrà tre gruppi doc locali ovvero il Piccolo varietà (teatro
dialettale), la Scuola di danza
(saggio di danza) e i Big Marna in concerto; il contenitore
del venerdì (5, 12 e 19 luglio)
ovvero «I venerdì della musica classica» ospiterà il Civico
istituto musicale Gorelli in
«Opera buffa», gli Architorti
e l’Ensemble Nino Rota (Ancona) in «Cinema e musica».
«I sabati del teatro comico»
(6, 13 e 20 luglio) ospiteranno professionisti della teatra
Pomaretto
Festival
della birra
con musica
Si rinnova a Pomaretto, dal
5 al 7 luglio, l’appuntamento
con il Festival della birra organizzato dalla Pro Loco. È
un’occasione per stare insieme, usufruire del servizio ristorante oltre che gustare la
bevanda oggetto della festa.
Le serate del sabato e della
domenica saranno allietate
dal gruppo «West & Coast»
mentrevenerdì 5 sarà in concerto George Me Anthony.
Trentenne, originario della
provincia di Bolzano, il musicista è stato definito il
«cowboy delle Alpi». Autore
di numerossissimi brani
country George Me Anthony
ha infatti pubblicato già cinque dischi ricchi di ritmo e di
entusiamo.
Insediamento deqli
Stati Qenerali
DEL Piemonte
Sotto l’alto patronato dèi Presidente della Repubblica
Sabato, 29 giugno 1996
Auditorium «G. Agnelli Lingotto»
Ore 9,30
Segreteria: Consiglio regionale del Piemonte - tei. 011/5757262 - 5757253; fax 5757259
lità comica nazionale quali
Massimo Bagliani di Roma in
«Devo fare un musical», testo
di Vaime, le ormai conosciute
Sorelle Suburbe con la loro
nuova produzione «Le Suburbe straparlano d’amore» e
l’ironica Caterina Casini, romana, in «Il difficile è atterrare». «Le domeniche della
musica d’oltreconfine» offriranno le musiche irlandesi dei
La Lugh, la musica scozzese
con la Rory Campbell Band
(per la prima volta in Italia) e
gli Stati Uniti saranno presenti con Kent Duchaine.
«Pinerolo estate» verrà
inaugurata mercoledì 3 luglio
alle ore 21,15 con lo spettacolo «Recital, una vita di racconti» (prima tappa della nuova produzione estiva di «Nonsoloteatro») con Guido Castiglia; nella stessa serata l’attore presenterà il programma
generale e i dettagli di tutta la
manifestazione. «I giovedì
dell’arte locale» saranno ad
entrata gratuita mentre le altre
serate avranno un biglietto di
10.000 lire (ridotto 8.000)
tranne la serata dell’Istituto
musicale Gorelli (venerdì 5)
che costerà 18.0(X) lire (ridótto 13.000); l’orario degli spettacoli per tutte le serate è fissato per le ore 21,30; in caso
di pioggia verranno effettuati
presso l’Auditorium di corso
Piave. Verranno inoltre organizzate delle mostre fotografiche e un bar permanente con
tavolini: insomma un buon
tentativo per offrire un miglior divertimento a tutti.
Limone Piemonte
Arriva il
Rescontré
Occitan
Dopo alcune annate «stanziali» a Caraglio il Rescontre
Occitan toma alla formula itinerante e quest’anno, in occasione della sua decima edizione, approda a Limone Piemonte. Gli appuntamenti dal
3 al 7 luglio sono particolarmente interessanti; non ci si è
infatti limitati alla sola tradizione occitana ma la festa è
l’occasione per organizzare
una serie di manifestazioni
culturali quali concerti di musica classica, il 3 luglio, o di
teatro, giovedì 4. Dal venerdì
si apriranno gli stand con mostre sulla musica, esposizione
degli artigiani delle valli occitane, il concorso fotografico
«Lo bel e lo brat dins las valadas». Con partenza e arrivo
al teatro-tenda, dalle 21, «riama d’oc» passeggiata musicale per le vie del paese.
Sabato alle 10,30 un dibattito nella sala consiliare sul futuro delle valli eccitane (vivere e lavorare sul proprio territorio) e dalle 17 musica senza
pause con gruppi sardi, i Kalenda maia e, alle 21,30, Lou
Dalfin col suo rock occitano.
VENERDÌ 28 GIUGNO
28-29 giugnò — SAN PIETRO VAL LEMINA: Alle 21
di venerdì, al Palachiale di piazza Piemonte, l’Ads studio danze
e Scuola di ballo A. Tron presentano «Gara di ballo liscio tradizionale piemontese», I trofeo
San Pietro Val Lemina. Alle 20
di sabato grande assado con finale danzante in piazza Piemonte.
28- 30 giugno — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Presso la sede del Crai Vasario, in corso
Matteotti, si svolge il 1° Festival
della birra con servizio ristorante
e serate musicali.
28 giugno-7 luglio — PINEROLO: Presso l’Expo Fenulli si
svolge la Festa dell'Unità.
28 giugno, venerdì — PINEROLO: Alle 21, presso la libreria Volare in corso Torino 44,
presentazione da parte di Sandra
Verda del suo libro «Il male addosso».
29 giugno, sabato — ANGROGNA: Nel tempio valdese
di Pradeltorno proiezione diapositive e canti popolari «A spass
per Angroenha; i sentieri dell’alta valle».
29 giugno, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21, nel
tempio, concerto di solidarietà a
favore dell’Avo sezione locale,
pianoforte a quattro mani con
Isabella Ponso e Claudia Rostagno. Ingresso libero.
29- 30 giugno — TORRE
PELLICE: Alle 16,30 presso il
circolo Mûris, via Rossenghi 5,
inaugurazione della 4" mostra di
pittura «I soci per i soci» e 1°
concorso di pittura «Beppe Cardellino».
30 giugno, domenica — PISCINA: Il Comune e le associazioni locali organizzano alle 14,
presso il Centro sportivo, il II
Palio dell’amicizia, competizione a squadre composte da àei
concorrenti (con un minimo di
due donne per squadra); alle
20,30 merenda sinoira al ristorante Centro e alle 21 serata danzante con il trio Gabry.
I”-6 luglio — PRAROSTINO; Gare sportive del pre-palio:
pallavolo, calcio, tennis, ping
pong, bocce
3 luglio, mercoledì — PINEROLO: Alle 21,15, a Palazzo
Vittone, spettacolo teatrale «Recital, una vita di racconti» di e
con Guido Castiglia, a cura di
«Nonsoloteatro». Ingresso lire
10.000, ridotto lire 8.000.
4 luglio, giovedì — PINEROLO: Alle 21,30 a Palazzo Vittone «Un 48 ’n ca 40», spettacolo
teatrale con la «Compagnia piccolo varietà». Ingresso Libero.
4 luglio, giovedì — PINEROLO: Alle 18, presso la libreria
Volare, corso Torino 44, Marisa
Visintin presenta il libro «Senza
saper domani».
5 luglio, venerdì — PINEROLO: Alle 21,30 a Palazzo
Vittone, per i venerdì della musica classica, «Opera buffa» a cura
dell’Istituto musicale Corelli. Ingres,so £ 18.000, ridotto 13.000.
6 luglio-25 agosto — TORRE PELLICE: Nel giardino dei
Collegio valdese tutti i pomeriggi dalle 16 alle 20 tiro con l’arco,
a cura della «Compagnia arcieri
del Chisone».
7 luglio, domenica ^ LUSERNA SAN GIOVANNI, In
piazza Partigiani e viali adiacenti
si svolgerà, dalle 8 alle 18, il 7°
mercatino di «Cose d’altri tempi», mostra scambio; non sono
ammessi espositori di prodotti
nuovi o artigianali.
AMICI DEL COLLEGIO
VALDESE — È in distribuzione
il bollettino dell’associazione
Amici del Collegio valdese con
notizie sulla vita della scuola,
sulle iniziative estive e sulla giornata del Collegio del 18 agosto.
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Via Bert, 2-10066 TORRE PELLICE
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PINEROLO
Guardia medica:
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Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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dalle ore 8 alle 17. presso le J
sedi dei distretti.
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SERVIZIO ELtAMBULANzì;
telefono 118
Cinema
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TORRE PELLICE -r; Il
cinema Trento ha in programma, venerdì 28 alkif,
Asterix in America (cartoni
animati), sabato 29 giugnoèj
domenica 30, ore 20 e 22,ÌÙ *
lunedì 1° luglio alle 21,IS
Vampiro a Brooklyn.
BARGE— Il cinema
munale ha in programma, venerdì 28 Nelly e mister Arnaud, sabato 29 giugno Vitèstrozzate ; domenica, óre.
15,15, 17,15, 19, 21,15, Papà
dice messa. Da lunedì 1° loglio, e per tutto il mese, chjU'
so per ferie.
PINEROLO — La multísá-,,
la Italia ha in programma, alla
sala «5cento» Grazie di tutto:
feriali e festivi 20,15 e 22,20,
sabato 20,15 e 22,30; alla gala
«2cento» Gli anni dei ri-,
cordi; feriali e festivi 20,15 e
22,20, sabato 20,15 e 22,30.
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tei. 0121/933290; fax 93241»^
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con
non può easere venduto ;
Rag. Tribunale di Pinerolo n.
Resp. ai sensi di legge PiervU^^
Stampa: U Ghisleriana Mondov
Una copia L. 2.000
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22,30.
La Conferenza del IV distretto si è tenuta a Bethel dal 14 al! 6 giugno
Alla crisi si risponde con il rilancio
Valorizzazione dei circuiti dei ministeri locali e del laicato^ crescita
delle chiese, impegno nella ristrutturazione del Centro giovanile di Adelfia
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SI sale sempre volentieri a
Bethel, immerso nei pini
gecolari della Sila, una boccata di ossigeno e di fresco in
questa afosa éstate. Anche la
Conferenza è stata un riprendere le forze in una congiuntura non facile per la vita delle nostre chiese. Non tutte
sono rappresentate: mancano quelli del Servizio cristiano di Riesi, ancora feriti pér
la tragedia dei due bambini
della città trovati annegati
nel laghetto del Centro, mancano all’appello alcune chiese della Puglia, alcuni pastori.
Ségno di situazioni di disagio
0 di malattia. Presenza gradita e inepraggiante, c’è invece
ilmoderatore Gianni Rostan.
La Conferenza, diciamo
subito, (presidente Franco
Giampiccoli, vice Evelina Vigliano, segretari Alessandra
Trotta-e Lorenzo Scornaienchi) ha lavorato bene e serenamente, con ritmo sostenuto, esaminando problemi di
sostanza e terminando con
un leggero anticipo sull’orarioprevisto.
Una situazione anomala
quella del IV distretto: un’estensione enorme, corrispondente a quelio che era una
volta il reame delle Due Sicilie, la terra di Federico II e di
Gioacchino da Fiore, della
strage dei valdesi di Calabria,
un pulviscolo oggi di chiese e
disseminati, impari sfida alla
superstizione cattolica e ài
potere della mafia, eppure tenacemente abbarbicati alla
! parola dell’Evangelo, opere
I sociali di rilevanza europea,
sovradimensionate rispètto
ale comuriità, irrinunciabili
luoghi di frontiera. Perciò
ogni Conferenza deve ridisegnare i compiti, stabilire
priorità, individuare urgenze,
contare le proprie forze, riprendere coraggio. E cosi è
stelo fatto anche quest’anno.
Si è discusso di «Adelfia» (ne
riferiamo un po’ più diffusamente altrove) decidendo di
Slanciare questo Centro giovanile nell’estrema propaggine del nostro Sud. Non sarà
; tecile farlo vivere, ma la sfida
astata raccolta. Significa che
® un momento di crisi delle
nostre chiese, queste pensaformazione giovanile,
nggregazione, al futuro.
Anche Guardia Piemontese
cuna sfida che la Conferenza
na raccolto. Con l’«autocongelaniento» della Società di
studi evangelici il museo, la
Biblioteca e l’archivio sono
imasti orfani, la foresteria
rvecessita di una ritrutturazione. La Coriferen? ha chiaramente detto che
na Guardia non ci si ritira e
. a perciò nominato una
Bethel: un momento dei lavori deiia Conferenza
commissione eh? riferisca alla •prossima Conferenza su
un «progetto di rilancio della
presenz^evangelica».
Rimanendo, nell’ambito
delle opere, la Conferenza ha
ascoltato, compresa, la comunicazione di Marco Tullio
Fiorio, a nome della Commissione sinodale per la diaconia, in vista di una discussione sinodale che non si
presenta semplice. Preoccupata per il futuro di «Casa
mia» e del centro «E. Nitti»,
altra irrinunciabile frontiera
metodista nell’area di Ponticelli, una delle grandi periferie di Napoli, la Conferenza
ha auspicato uria loro collo-,
cazione giuridica chiara all’
interno dell’Opcemi. Si tratta
probabilmente di ripensare
l’intervento di queste opere
sociali e. a favore dei minori
tenendo conto che poco distante opera «Casa materna».
Anche questa Copferenza
si è preoccupata del problema delle forze pastorali che
scarseggiano. Alcuni pastori
lasciano il distretto, alcune
chiese (come per esempio
quella metodista di Scicli)
continueranno a rimanere
scoperte. La risposta, emersa
nella discussione, si muove
secondo alcune linee; ripensare il ministero pastorale
concentrandolo sujl’essenziale, valorizzare i doni dei
cosiddetti laici curandone la
preparazione biblico-teologica, scoprire o riscoprire le
potenzialità di strutture come quella del circuito per
farlo diventare luogo di coordinamento e formazione, allacciare o rafforzare a seconda dei casi la collaborazione
territoriale tra battisti metodisti e valdesi. Non si tratta
di cose nuove ma è interes-'
sante che, di fronte aUa crisi,
le nostre chiese devono solo
riscoprire ciò che già hanno,
senza dovere inventare strumenti nuovi, perché la nostra ecclesiologia laica e democratica vive del contributo di tutti. E tanto più questo
è vero in un contesto di diaspora e minoranza, dove o si
è mihtanti o non si è.
Si parla di crisi, ma questa
riguarda essenzialmente il
numero dei pastori. La realtà
delle chiese è in crescita.. Così la Conferenza ha preso atto che la Chiesa valdese di
Trapani e Marsala è una
«chiesa costituita»; e poi si è
trovata di fronte alla richiesta
di un gruppo, anzi una chiesa, la «Chiesa riformata in
Italia», nata a Portici, che ha
fatto domanda di entrare a
far parte dell’ordinamento
valdese. Una sorpresa, inattesa quanto gradita. La Conferenza ha auspicato che
l’iter regolamentare possa
concludersi al più presto (verosimilmente significa al Sinodo del ’97), ma già da ora
ha chiesto alla Chiesa metodista di Portici di allacciare,
anzi incrementare i rapporti
di collaborazione fraterna.
La Conferenza si è conclusa con un culto di Sarita Cena solenne e semplice sotto
l’ombra dei pini. Poi si è
sciolta; i deputati della Sicilia dovevano rientrare in
tempo per votare il Parlamento regionale.
La discussione ha affrontato problemi di fondo
Un'assemblea matura e consapevole
La decisione di investire risorse umane e finanziarie in
«Adelfia» è stata oggetto di un
ampio dibattito in assemblea,
nel corso del quale due linee
si sono confrontate. Fermo
restando che è necessario e
utile fare ogni sforzo per l’aggregazione e la formazione
dei giovani, la discussione
verteva sul metodo. C’era chi
privilegiava esperienze di tipo
scoutistico, meno costose e
idealmente vicine al modello
di una chiesa «in cammino»,
e chi invece era più favorevole al modello di una chiesa
che studia, si confronta e dialoga, si'ihcontra con altri. È
prevalsa quésta seconda linea, che ovviamente non
escludeva prima, ma che si
allarga oltre le fasce giovanili:
in un Centro Sistemato in
modo decoroso è possibile
che anziani e persone di mez
za età trovino gradevole e ar^
ricchente vivere una esperienza di vita cornune.
Un certo imbarazzo si è determinato a seguito della domarida della «chiesa riformata» di Portici di entrare a far
parte dei nostri ordinamenti.
L’imbarazzo non è tanto dovuto alla chiesa in sé (non
può che essere motivo di vera
gioia se altri credenti in Cristo
decidono di fare parte della
comunione delle nostre chiese, riconoscendosi nostri fratelli e nostre sorelle e condividendo la nostra fede) quanto
piuttosto a una certa difficoltà di leggere e applicare
correttamente i nostri ordinamenti. Forse esiste tra noi un
certo analfabetisino giuridico
che l’entusiasmo non può
correggere.
La Conferenza ha ascoltato
e valutato positivamente il
sermone di prova del candidato al ministero pastorale
Lorenzo Scornaienchi. È un
buoii esempio di decentramento, ma anche la conferma
che le Conferenze distrettuali
si qualificano come Sinodi regionali. E per il IV distretto il
discorso è forse più evidente
che per altri distretti.
Una notizia interessante
che nella Conferenza non ha
trovato grande spazio è che a
Dipignano, nella frazione
Doviziosi (che ormai tutti
chiamano Valdesi) è stata acquistata una vetusta chiesa
cattolica in disuso nella
«piazza dei Valdesi». Se pensiamo a quella che fu la vicenda delle chiese valdesi di
Calabria nel 1500 è questo il
segno di un nostro nuovo radicamento in quella realtà;
del che dobbiamo essere riconoscenti al Signore.
r Í'
Ä
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Incarichi 1996-97
• Commissione esecutiva del IV di$tretto risulta così
«>mposta: Enrico Trobia, presidente: Mirdla SéorSonelH,
S^Piesidente; Karòla Stobaus, segretaria; Beatrice Grffl e
^oaMurgia,membri. '
Saputalo al Sinodo; Mirella Scorsonelli (supplente AlesndraTrotta). \ \ ^ ^
M«a Commissione d’esame per la Conferenza del 1997
^aiposta da; Marisa Mastrototaro e Giovanni Magico
^**ipplenti Lorenzo Scornaienchi e FranCesco.Càm). * * .•*»*»''''<•
I ’^Ppresentante nel comitato di Adelfia: Klaus Langeneck.
^ppresentati nei comitato.di Bethel;.^Glalla Alberto e
Chiodo. * *
^^presentanti nel comitato ddfi» Casa di h^oto di Vitto« Beatrice Grill, Mirella Scorsonelli, Doris * "v
immissione ad referendum su .Guardia Piemontese;
«GabrieHl, Beatrice Grai,llÌk^leS«»ri«dendii.
** predicatore per la prosstoa Conferenza sarà il past
g^ mnardo Magri (supplente il past Klàt?stangeneck).;.
I^Conferenza del 1997 si svolgeià a Monteforte Irpino
Un intervento del pastore Stephan Mûhlich
Conferenza del IV distretto
Le principali decisioni
Adelfia
La Conferenza, nell’esprimere il proprio vivo apprezzamento per il lavoro della commissione su Adelfia ed esaminato nei suoi vari aspetti il progetto di rilancio del centro, presentato da duest’ultima col parere positivo della Ced, della
Tavola e del Comitato di Adelfia e, per quanto di sua competenza, della Cr, approva per parte sua il progetto e chiede che
ne venga iniziata quanto prima l’esecuzione, tenendo conto
delle osservazioni emerse nel dibattito in particolare per
quanto riguarda; 1) la necessità di individuare al più presto
un/a direttofe/a che possa dedicare ai rilancio di Adelfia una
congrua porzione del proprio tempo di lavoro (almeno un
metà tempo); 2) la particolare attenzione dovuta aUe nomine
dei membri del comitato, che necessita di personale il più
possibile disponibile e competente, soprattutto in questa fase; 3) la necessità di prevedere un concorso della chiesa a tutti i livelli alla copertura dei costi di gestione del centro, dmeno in una-prima fase, onde evitare che quote di accoglienza
eccessivamente alte finiscano per fare di Adelfia un luogo
inaccessibile alle fasce sociali economicamente più disagiate.
Chiesa riformata di Portici
La Conferenza distrettuale, informata della richiesta della
«Chiesa riformata in Italia» di Portici (Napoli) di entrare a
fare parte della Chiesa evangelica valdese (Unione delle
chiese valdesi e metodiste) nella componente valdese, se ne
rallegra vivamente. Auspica che sia completata al piÌi presto
la documentazione informativa su: la confessione di fede; la
posizione del pastore David Cornett; l’eventuale bozza di
convenzione fra la Chiesa riformata e la Chiesa evangelica
valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste) in vista
della piena accettazione della Chiesa riformata di Portici da
parte del Sinodò. Invita la Chiesa metodista di Portici a intensificare i rapporti di collaborazione firaterna.
Ministeri
La Conferenza distrettuale, considerando la necessità di
rivalutare i vari ministeri presentì sul suo territorio, di individuare quelli più rispondenti alle nuove necessità e di ottimizzarne l’impiego, esorta le chiese: 1) ad attuare per quanto di loro competenza 20/SI/95, rivalutando il circuito come
luogo di coordinamento della vita delle chiese e ambito di
formazione ai ministeri, intesi non come supplenza in periodi di carenza pastorale, bensì come espressione del sacerdozio universale; 2) a curare la preparazione biblica ed
ecclesiologica in tutte le fasce d’età, anche per aiutare i giovani a scoprire la molteplicità dei doni dello Spirito; 3) a sostenere con la preghiera e la collaborazione i fratelli e le sorelle nell’esercizio dei loro ministeri.
Guardia Piemontese
La Conferenza distrettuale, preso atto: 1) che là Tavola
valdese ha affidato ai Comitato della Casa valdesé di Guàrdia Piemontese la gestione dell’archivio, della biblioteca e
del museo, prima di competenza della Società di studi evangelici (Sse): 2) che lo stesso comitato ha ritenuto necessaria
la sospensione di un anno delle-attività della foresteria e del
museo; 3) che l’assemblea del XV circuito ha rinunciato a
designare i membri di sua spettanza, nel comitato della Casa valdese di Guardia Piemontese; condividendo le proposte
concordi del comitato stesso, della Ced e della Cde, a) soprassiede a sua volta alle designazioni di sua spettanza; b)
ratifica la sospensione delle attività della foresteria e del
museo sino alla Cd 1997; c) nomina una commissione con
l’incarico di elaborare, in collegamento con la Tavola e la
Ced, un progetto di rilancio della presenza evangelica in
Guardia Piemontese che tenga conto degli orientamenti
Emersi nella discussione; d) affida la gestione ordinaria della
casa valdese'al pastore di Dipignano e Cosenza.
Circuiti
La Conferenza distrettuale, considerancÌo le relazioni provenienti dai Consigli di circuito, invita la Ced a sollecitare i
Consigli di circuito non a riferire sul proprio operato, bensì
a dare informazioni «sulla vita delle chiese e i loro problemi
spirituali» sulla base delle assemblee di circuito, secondo
quanto disposto da RO 5 art. 6 d).
Trapani e Marsala
La Conferenza distrettuale, esaminata la domanda iholtrata dalla chiesa di Trapiini e Marsala alla Ced a norma
dell’art. 4 RO 4/1977; preso atto del parere favorevole
espresso daUa Ced, riconosce con gioia la chiesa di Trapani
e Marsala come chiesa costituita.
Modifiche allo statuto di Adelfia
Art. 4 - Organi: Eliminare l’ultimo rigo: «l’assemblea degli
amici di Adelfia». ^
Art. 5 - Compositione del Comitato: «Il Comitato è composto da tre membri designati dall’assemblea del circuito nel
cui ambito opera il Centro, assicurando la presenza di almeno un membro della chiesa di \fittoria o di quella di Scicli; un
rappresentante del distretto, designato dalla Conferenza distrettuale competente per territorio; due rappresentanti della F|gei, eletti dal congresso nazionale: un rappresentante
dell’associazione delle chiese evangeliche battiste della Calabria e della Sicilia designato dal coordinamento della associazione stessa».
Art. 6 - Attribuzioni e funzionamento del comitato: al penultimo rigo scrivere «almeno due membri del comitato» al
posto di «almeno tre membri».
Art. 8 - Attribuzioni e compiti del direttore: «Il direttore, nominato daUa Tavola valdese d’intesa col comitato», anziché viceversa. Unificare i punti b) e c): «Cura il buon funzionamento
del Centro e la sua sorveglianza nei periodi di inattività, risponde del suo operato al comitato. Eliminare il comma e).
Art. 9 - Solidarietà degli amici di Adelfia: «Il Centro si avvale della solidarietà di quanti hanno partecipato ripetutamente alle sue attività e si rendono disponibili a dare all’opera il
proprio sostegno, anche finanziario, come singoli e in forma
coordinata. A tal fine il comitato può promuovere periodiché
assemblee di amici di Adelfia».
Art. 10 - Controlli: sostituire «della casa» con «del Centro».
12
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PAG. 8i RIFORMA
Vita Delle Chiese
Il ruolo delle Conferenze distrettuali tra realtà locale e ambito generale
Il I A Una serie di proposte rivolte al paese
Le assemblee di quest'anno confermano la validità della strutturazione
in circuiti e distretti. Verso una funzione di «Sinodo regionale» ì
LUCIANO DEODATO
S E la tela di fondo su cui
leggere i risultati delle
Conferenze distrettuali concluse da poco ha da essere il
regno dej cieli, è lapalissiano
che una infinita distanza
qualitativa ci separa: ma se
deve essere la storia tormentata e confusa del popolo in
mezzo al quale viviamo come
stranieri e pellegrini, condividendone problemi e speranze, allora la cosa cambia. Le
Conferenze sono sempre una
risposta, o quanto meno un
tentativo di rispondere alla
situazione, sia che si svolgano in luoghi decentrati e appartati come la Sila, o nel
tempio metodista di Milano,
capitale dell’economia, e sia
qhe trattino di problemi interni delle chiese (che cosa è
«interno», che cosa è «esterno»?) o che affrontino i nodi
della società.
Proprio nella Conferenza
del II distretto, quella di Milano, è stato a lungo dibattuto (e alla fine non posto
in votazione) up ordine del
giorno sulla questione della
«Padania», un tema squisitamente politico, uri proclama
alla nazioiie. Anche se non
votato, più che altro per questioni tecniche, il fatto che se
ne sia dibattuto e che comunque quelle sorelle e quei
fratelli abbiano' voluto farne '
partecipe tutte le chiese, rimane il segno di una necessità e volontà di una nostra
presa di posizione serena e
pacata, ricca di cultura e di
storia, di persone responsabili che sanno da dove vengono e sanno dove vanno.
Con accenti diversi e su un
altro versante, anche le chiese del I distretto (quello delle
valli valdesi) hanno affrontato un tema ad un tempo spirituale e politico. Può apparire anacronistico qhe in un’
epoca di pluralismo il protestantesimo storico là dove è
riuscito ad essere popolochiesa debba, oggi ancora,
lottare per evitare che l’uscita
dal ghetto si traduca nel diventare una «riserva». E lo fa
fra l’altro inviando un messaggio alle chiese nel quale
esse sono invitate a considerare il patrimonio di storia, di
cultura, di civiltà, di democrazia ereditato rial passato e
chiamate a portare avanti un
progetto per la società dell’
oggi e del domani.
Si parla molto di crisi, nel
senso di distretta, quasi che
sia difficile per noi trovare
spazi e momenti di testimonianza e aggregazione. Se in
alcuni posti la vita langue e la
candela diventa un lucignolo
fumante, non può essere
ignorato che altrove l’opera si
espande, si formano nuove
chiese, si edificano templi,
singoli e gruppi di credenti
che prima non conoscevamo
e che non abbiamo cercato,
si uniscono a noi; penso ai
coreani metodisti di Roma,
AVVISO AI LETTORI
In queste ultffne settimane le chiese battista,
metodiste e valdesi hanno
vissuto momenti comunitari e appuntamenti significativi nell’anno liturgico.
Siamo lieti di aver ricevuto
un gran numero di corrispondenze in proposito e
ci dispiace che alcuni articoli siano ancora in «giacenza»; li pubblicheremo
senz’altro nei prossimi numeri, consapevoli che il
collegamento tra le chiese
è funzione primaria del
nostro giornale.
Un intervento alla Conferenza del IV distretto
alla chiesa ispano-americéma
di Genova e a tanti altri gruppi di cosiddetti extracomunitari che trovano accoglienza
da noi e con i quali sperimentiamo la ricchezza dell’
«essere chiesa insieme» sulla
falsariga del Salmo 133. La
nostra comunione si dilata
oltre i confini denominazionali, linguistici, nazionali.
Perché non vedere dunque
questo come un tempo ricco
di promesse e di doni? E non
vederlo da un lato come tempo nel quale la grazia del Si
gnore impedisce che siamo
«dispersi», e dall’altro come il
frutto di un lavoro lungo e
paziente condotto con costanza e umiltà da tanti, in
tutti i luoghi nei quali le nostre chiese sono presenti? C’è
dunque véramente materia
per essere riconoscenti al Signore.
I risultati delle Conferenze
denotano poi un altro aspetto: ovunque, mi pare,-si è lavorato con serietà e senso di
responsabilità. Si continua a
discutere ancora di rapporto
circuiti-distretti-Sinodo. I fatti confermano la validità e la
diversificazione di queste
strutture, funzionali alla vita
delle chiese. I circuiti trovano
una loro profonda ragion
d’essere e li si vuolé valorizzare al meglio; mentre i distretti acquistano gradualmente la funzione di Sinodi
regionali: si pronunciano
sull’ingresso di nuove chiese,
ne definiscono i limiti territoriali, approvano statuti, disegnano la geografia dei circuiti
ecc., senza per questo interferire nel Sinodo o nei compiti della Tavola. Non è anche questo modo di vivere
l’unità della chiesa nella diversità delle situazioni una risposta e una proposta per il
paese?
In due Conferenze si è parlato dèi «giubileo». Per respingerlo. Residuo di anticlericalismo ottocentesco? No, ma
contributo essenziale alla
chiarezza del dialogo ecumenieoi Piena disponibilità al
confronto sulla base del Vangelo, alla ricerca della comuhione fraterna in Cristo, ma
pacato e fermo no a operazioni ambigue, espressioni di un
potere che non ha motivazioni evangeliche. «La verità vi
farà liberi» dice Gesù; in questa libertà, ascoltando l’esortazione dell’apostolo, vogliamo rimanere saldi, per noi
ma anche, come diceva un
deputato del III distretto, per
le sorelle e i fi-atelli cattolici.
* Impegno civile e professionale e militanza nella chiesa
Aldo Ribet, una via al discepolato
GIORGIO BOUCHARD
Venerdì scorso, mentre
vergavo un rapido telegramma di condoglianze per
la famiglia Ribet, un’insolita
commozione mi ha fatto tremare la mano. Ho cercato di
capire il perché, ma per farlo
ho dovuto risalire indietro di *
quasi 50 anni. Poco dopo la
fine della guerra, per noi giovani che affollavamo l’Unione valdese di Torino, tra i
simboli che alimentavano la
nostra crescita c’era anche il
«mito» del «giudice Ribet»;
giovane sostituto Procuratore
della Repubblica, energico,
calmo ma inflessibile, sprezzante della carriera e dedito,
come a ,un sacerdozio, al suo
dovere quotidiano. Meglio:
capace di interpretare il suo
lavoro quotidiano come una
forma del sacerdozio universale, lo stesso sacerdozio che
lo portava a partecipare metodicamente, responsabilmente alla vita della chiesa.
Una sera lo invitammo,
perciò, all’Unione giovanile a
raccontare le sue esperienze:
arrivò puntuale, si sedette sul
tavolo, e ci dette uno «spaccato» straordinario della vita
reale di Torino, come la si
poteva vedere dagli uffici giudiziari. Raccontava con naturalezza, con semplicità. Poi,
alle undici, mentre noi già
pensavamo a sdraiarci in un
letto, ci comunicò che doveva tornare a casa perché doveva ancora leggere gli atti
istruttori di un processo che
si apriva la mattina dopo; un
processo nel quale egli doveva sostenere l’accusa, in nome del popolo italiano.
Qualche anno dopo mi trovavo pastore a Biella, e per
qualche mese quella Procura
venne affidata al «giudice Ribet»; la vita del sonnolenta
tribunale di provincia venne
completamente trasformata;
processi pendenti da anni
vennero riaperti, nuovi procedimenti messi in moto;
una vera rivoluzione. Franco
Becchino commentò: «Se
avessimo mille uomini come
Aldo Ribet, l’Italia sarebbe
convertita in pochi anni».
Convertita: cioè richiamata
alle ragioni ultime della vita,
grazie alla forza contagiosa
dell’esempio, grazie a una testimonianza vissuta nel quotidiano.
Con questa fiducia, votammo Aldo Ribet quale membro
della Tavola valdese ai tempi
della moderatura Neri Giampiccoli. E quando, pochi anni
dopo, Aldo ebbe il primo infarto, ci vennero anche dei rimorsi. Ricordo il commento
di Sergio Aquilante: «Perché
questo succede sempre agli
uomini più impegnati?». Forse avevamo preteso troppo
dal «sacerdozio laico» di un
credente impegnato e rigoroso? Comunque neanche l’infarto fermò Alda Ribet nella
•sua via al servizio: sotto la
sua presidenza la Commissione discipline diventò una
vera autorità morale nel no«
stro Sinodo, sfornando regolamenti e interpretazioni, libri' e opinioni.
Ribet seppe far lavorare in- ^
sieme uomini tra loro assai
diversi (per fare soltanto due
nomi: (Giorgio Peyrót e Roberto Jouvenal) con risultati
notevolissimi, anche se talvolta controversi. E la controversia non fu assente dalla
vita di Aldo Ribet: membro
influente e ascoltato della
Commissione per i rapporti
con lo Stato" della Tavola valdese, si batté fino all’ultimo
contro l’accettazione dell’otto per mille: e dopo il Sinodo
1991*, con perfetta coerenza,
declinò la proposta di conti-^
nuare a far parte della Commissione; e^i si riteneva inadatto, disse,, a portare avanti
una linea che considerava del
tutto sbagliata. Quelli di noi
che invece erano favorevoli
all’otto per mille non poterono non ammirare la coerenza
di questa decisione.
E la coerenza, certo, non è
mancata nella vita di Aldo Ribet: a Torino egli è noto fuori
della npstra chiesa non solo
per la sua attività di magistrato integerrimo, ma anche
per la sua diuturna militanza
nel Comitato per la laicità
della scuola. Partecipava alle
riunioni, scriveva sul giornale, interveniva nei pubblici
dibattiti, e anche lì il filo conduttore era sempre lo stesso:
il rigore, l’idea che le chiese
debbono essere separate dallo stato, che la scuola deve
essere laica, aperta agli uomini e chiusa alle ideologie.
Forse il segreto della personalità di Ribet stava proprio
in questo: nell’incontro tra il
rigorismo calvinista e le tradizioni laiche e democratiche
della Torino del Risorgimento
e della Resistenza, di Felice
Govean e di Norberto Bobbio.
Un incontro che, presto o tardi, dovrà pur proporsi di nuovo. A viverlo saranno i nostri
nipotini: anche i nipotini e le
nipotine di Aldo Ribet.
(1) Il volume più importante, sotto questo profilo, è la
Raccolta delle discipline vigenti nell'Ordinamento valdese, seconda edizione, Torino,
Claudiana, 1993.
(2) Il risultato più notevole,
e discusso, del lavoro di Aldo
Ribet in questo campo è il volume Per un'alternativa al
Concordato (Torino, Claudiana, 1988), nel quale l’Intesa
del 1984 è stata per la prima
volta pubblicata e commentata, con ampia documentazione d’appo^o.
(3) Sinodo che ha accettato
l’otto per mille, portando a
conclusione sei anni di acceso
dibattito.
Agenda
co AZZE — «Sulle orme di Fra Dolcino»è
il titolo della mostra che verrà inaugurata alle ore 16 nel tempio valdese di via Matteotti
La mostra resterà aperta fino a domenica 21
luglio. Sempre nel tempio, alle ore 21 canta
il coro dei giovani della Chiesa valdese di
Pinerolo. Per ulteriori informazioni tei. 011-6508970.
MEANA DI SUSA — In occasione della XII rassegna di
giovani musicisti «Il giglio», alle ore 21,15, nella chiesa
battista si tiene un concerto di musiche dai salotti dell’800.
Enrico Demaria al violino e Bruno Descrovi al pianoforte
eseguono brani di Schubert, Kreisler, Mendelssohn, Monti,
Bertolino, Marini, Chopin e De Sarasate. L’ingresso è gratuito; per informazioni tei. 011-4551321 (Angelo Monti)..
CO AZZE — In concomitanza con la mostri
«Sulle orme di Fra Dolcino» allestita nel
tempio valdese di via Matteotti e aperta dalle
ore 16 alle 20, alle ore 21, sempre nel tent'
pio, il prof. Corrado Mornese tiene una conferenza su «Il pensiero e la storia del movimento di Fra Dolcino». Per informazioni tei. 011-6508970.
CO AZZE — Alle ore 21, nel tempio valdese di via Matteotti, si svolge il concerto «Un
organo vocale. Parole e musica d’organo»;
testi di Luca Ragagnin, voce recitante Liliana Ellena, musiche e organo Claudio Canal.
Per informazioni tei. 011-6508970.
MEANA DI SUSA — In occasione della XII rassegna di
giovani musicisti «Il giglio», alle ore 21,15, nella chiesa
battista la compagnia «Architorti» presenta il «Giulio Cesare» di Haendel. L’ingresso è gratuito; per informazioni rivolgersi a Angelo Monti, tei. 011-4551321. m
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizia
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità. ^
\ / PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chies|
I Q evangeliche in Italia, trasmessa a domenid®
I ***™'*^ m alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replì*.
» ifl™ ca, il lunedì della settimana seguente alle
ore 9,30. Domenica 30 giugno (replica lunedì 8 luglio): I fondamentalismi religiosi, una sfida per il
nostro tempo; Sotto l’ombrellone: novità editoriali. ¿jr
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrUd
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
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BOVES — La calda primavera è arrivata anche neil’estremo',
Nord-Ovest d’Italia e il 2 giugno è stata debitamente accof,
ta dalle quattro comunità evangeliche battista della «Pro-.
vincia granda» nella loro ormai tradizionale festa primave:,i
rile. Un centinaio di credenti da Alba, Bra, Cuneo eMon-l
dovi si è dato appuntamento nel Parco Marquet di Boves,
per una giornata comunitaria all’aperto. Essendo le comU'.i
nità le uniche chiese evangeliche storiche in una provinw
in cui scarsi sono i colleganienti con le chiese consorelle;
del Torinese e della Liguria, la festa incontra ogni anno ur
maggior interesse. Il culto, come appuntamento centrai
della festa, è stato plurigestito dai membri di chiesa insie-j
me al pastore. La fotografia fa vedere i giovani che con flaru
to, chitarra, fisarmonica, batteria, tongas e con le loro voe
hanno curato la parte del canto, (h.a.)
BIELLA — Da domenica 7 luglio riprendono i culti in linÈU®
piemontese nel tempio di Piedicavallo.
VILLAR PELLICE — Il 3.1 maggio monitori e monitricl dd R
circuito si sono ritrovati in un momento conviviale pei
un bilancio dell’attività dell’anno ecclesiastico ^PP^
concluso. Nella serata sono state prese decisioni importau:
ti per il futuro: si è sottolineata la necessità di un lavo
congiunto alTinterno del circuito e, in quest’ottica, si ”
stituito un gruppo di coordinamento con un rappresent ^ iioi
te per ogni scuola domenicale. Il gruppo sarà punto di za
rimento per le comunicazioni di interesse cornice e a o i
un ruolo organizzativo. È poi emersa l’esigenza di 3^^® ^
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parte didattica, per esempio con scambi di sitta^Q
primo appuntamento è fissato per domenica 29 fojjj anoì
a Angrogna. Infine si è deciso che, in occasione “f. ‘Jtìaj.fc
di canto delle scuole domenicali del 1“ circuito, Wnde
di volta in volta una scuola domenicale esterna al I di^^ •
to, per rafforzare i contatti tra i bambini di realtà diverse.
’ La scuola domenicale ha concluso l’attività con una^
Frali, il 2 giugno: la giornata ha rappresentato per i tw““;
ni e gli adulti un piacevole momento di la D can
na. I bambini e le monitrici ringraziano quindi di cù
comunità di Frali per la calorosa accoglienza ricevuta. ■b \ ^
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tre riunioni per discutere di problemi pratici e cura
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1 Angrogna. Infine si è deciso che, in occasione
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PAG. 9 RIFORMA
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Uno spirito basato sul volontariato e sulla conoscenza reciproca
Ecumene^ luogo dì partecipazione e servìzio
Vita comunitaria, studio e culto in una casa nata dalla collaborazione
dei campisti di varia provenienza. Apertura ai programmi autogestiti
ORNELLA ¿BAFFI
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T Centro Ecumene è un
Centro di studio, vita cojtoitaria e culto dell’Opera
*^le chiese evangeliche mein Italia (Opcemi), e
. a circa 50 chilometri da
a, in una zona ricca di
lezze paturali, conosciuta
còme 1 «Castelli romani».
L’idea di costruire il Centro
j^ce a Milano nel 1951, nel
córso del primo congresso
della Gioventù evangelica
italiana, dove si ipotizzò di
aere una «Casa metodista»
[amata significativamente
imene, nel centro dell’Ita,‘Sl individuò un’area idonea sul Monteluco, nei pressi
di Spoleto, e nell’estate del
1952 il primo campo di lavoro vplontari di Ecumene funzionò 85 giorni, con la presenza di 69' campisti, di cui 47
prevenienti da varie regioni
lÉane e 22 dall’estero, che
ntftirono con gioia quasi
2,000giornate di lavoro.
Ma ben presto le nubi si
a^ensarono su questo progetto. Le autorità religiose
Coliche, adducendo l’inop■pfetunità di un insediamento
intestante nelle aree che
i^ano visto la presenza di
lÉghcesco d’Assisi, fecero
pressioni sulle autorità publliche perché revocassero
l'Étorizzazione concessa. E
^tolleranza l’ebbe "vinta. La
Chiesa metodista fu costretta
ad abbandonare Monteluco,
manon certo l’idea di edificare un Centro dove giovani
di,tatto il mondo e di diverse
^®fessioni religiose si potes->
sera incontrare nel pieno rispètto l’uno dell’altro e nella
consapevolezza che la realtà
della chiesa è «una» malgrado le sue divisioni odierne.
Dieci mesi dopo si trovò un
auóvo luogo per Ecumene,
äße pendici del monte Artemisio, sopra Velletri. Un terreno di circa 13.000 metri
Quadri circondato da castaidi e acacie, con una vecchia
colonica (ancora oggi
Ramata mstico) e un gran
de vigneto, e il 15 giugno del
1954 si ricominciò la costruzione del Centro.
Nell’estate del 1954 arrivarono ad Ecumene giovani da
ogni parte del mondo per
mettere a disposizione il loro
• lavoro volontario: si gettano
te fondamenta dei primi edifici. Il lavoro occupa la maggior parte della giornata, ma
non manca il tempio per socializzare, cantare e conoscersi. Tutti sono animati
dalla comune convinzione di
rendere un servizio importante, di partecipare alla costruzione di un’indicazione
diversa di vita, di contribuire
alla realizzazione di un progetto che va oltre le singole
persone e le difficoltà del
momento.
torio, la sala per le riunioni.
Ora si può cominciare a riempire queste strutture e nascono così, a partire dal 1955, i.
primi campi di studio. Queste
iniziative si sviluppano gradualmente negli anni: nel
corso delle estati Ecumene
organizza momenti ,di ihcontro per bambini, campi per
giovani, soggiorni per famiglie, seminari per adulti, e naturalmente il Campo lavoro.
All’inizio degli anni ’70 si
sviluppa un’altra attività: il
cqmpo invernale, che ben
presto diventa un appuntamento fisso per la riflessione
Collettiva; i temi affrontati sono spesso relativi alla politica
internazionale, ma vengono
dibattuti anche i più diversi
temi di attualità relativi alla
•
1955: si lavora alla costruzione dei padiglioni
Nel contesto dell’Italia del
dopoguerra, che è impegnata
nel processo di ricostruzione
e modernizzazione e allo
stesso tempo è attraversata e
divisa da profondi contrasti
sociali e politici, questa comune convinzione è la base
sulla quale matura una consapevolezza maggiore dell’
impegnc^ della chiesa per la
giustizia. Contemporaneamente nascono e si cementano i rapporti di amicizia destinati a durare nel tempo.
Piano piano si costruiscono
i vari edifici con le camere per
i giovani e le famiglie, il refet
società e alla politica del nostro paese. Negli anni ’70
vengono anche modificate
profondamente le strutture
del Centro per renderlo più
confortevole e funzionale alle
sue molteplici attività.
Le attività del Centro dopo
il 1975 acquistano una fisionomia più precisa e si distinguono essenzialmente in due
tipi: le iniziative che Ecumenemon organizza direttamente, ma per le quali mette
a disposizione^le proprie
strutture (riunioni, convegni,
congressi delle chiese evangeliche italiane, di associa
programmi del Centro per l'estate appena iniziata
^Una sede per incontrarsi e per riflettere
:i in lingua
trici del 1'
ale peffai®i
co appe®"'
import®®'
un lavoro
JTEFANO gABCHIMO
EH ritrovare amici e per
conoscere nuove persoI®’ per discutere e vivere ineine, per giocare e per ripoy, P®® lare gite, per il cibo
. i E fresco degli al
ma' " l°®na a Ecumene;
presentai »a non è soltanto l’acco
èLr spinge ad an
une e S 0 a tornare a Ecumene,
di avere ^ t^®he il bisogno di capire,
^ stianto andan
iteriale. *ia dove veniamo, come
' settern®^, a ^tnia il mondo intorno
rispondere cri' ina alle molte do
ni I distr ^6 che ci facciamo o ci
diverse, Sono fatte. Questa ambi
luna pt®* lao,,J°S:lia di capire è stata
er i bamW- ^da nella scelta degli arione frate;* ;®tmenti dei campi.
di cuore 1 2?tnpo cadetti affronterà
:vuta. ftiu %p/®Sgio per conoscere
Hi ’ ®®istiani e mussulmatom,/ ®nnoscere i punti in
Sanp ® li divide,
topni® pggi. per non sor- {iroj,<.®t®i domani. Per essere
^ HUdiii ‘^i®ingn senza presile n' ® .®eiiza rinunciare
(feejPtoprie specificità. Vei veniamo pas«>cian ? rassegna i principi
Li nietodismo, rile
¿otiai- 1 confini confes
in,p ® anche guardando
tl cinema descrive le
storie dì fede. Il cinema, che
in questo secolo di vita ha
accompagnato l’evoluzione
della società, ci fornisce un
nuovo linguaggio e, con le
immagini, ci permette di vedere con occhi diversi e a
volte più penetranti quello
che sta accadendo.
Discutendo di bioetica,
l’etica che affronta i problemi sollevati dalle nuove possibilità delle scienze biologiche e mediche, parlereino
dei confini dell'umanità, come faremo anche riflettendo
sui comandamenti. Infatti di
fronte al nuovo si rischia di
perdere, sia se non si conoscono bene i fatti sia se non
si è chiari sui propri fondamenti. Il campo giovani ripropone i dubbi e le speranze che ognuno ha sul suo futuro, ma con l’intensità e le
domande dei giovani, con
l’attenzione ai nuovi linguaggi e alle nuove culture
giovanili. Sui cambiamenti
del lavoro si giocherà l’evoluzione o l’involuzione della
nostra società e del mondo
in generede.
Come evangelici siamo
sempre stati attenti a questo
tema; vogliamo riflettervi
anche oggi di fronte alla glo• balizzazione, alla disoccupazione, al telelavoro, ai nuovi
orari, metodi e tecnoiogie e
via dicendo, alla luce della
proposta biblica. Il Mgditer, raneo, con le terre che lo circondano, dove si affacciano
culture e religioni diverse,
dove continuano guerre sanguinose e campagne d’odio,
è sempre in evoluzione. Che
cosa unisce e che cosa veramente divid|è una sponda
dall’altra? Lo abbiamo cominciato a vedere lo scorso
anno: contihuiamo affrontando, per non rischiare
analisi superficiali, un tema
per Volta. '
Infine eccoci, dopo l’estate, a ottobre: portiamo di
nuovo la nostra parola, il nostro esempio, le nostre idee e
convinzioni, nel lavoro, nella
scuola, nel quartiere o nel
paese, nella società. Come è
difficile a volte farsi capire,
dare una risposta non generica, saper portare non solo
l’orgoglio dei propri fondamenti, ma anche una parola
che possa essere di aiuto, di
coraggio, quando serve di
critica.
Come è difficile, in sintesi,
rendere testimonianza: ancora una volta saremo ad
ecumene per riflettervi e per
cercare una risposta insieme
come amici e amiche, sorelle
e fratelli.
zioni culturali diverse, ospitalità per gruppi di stranieri o
italiani, ecc.); le attività e iniziative che Ecumene organizza direttamente, in vari
settori: per bambini e adolescenti; per giovani: approfondimenti dell’attualità politica e sociale; approfondimenti teologico-biblici; iniziative per famiglie.
Ancora oggi Ecumene lavora lungo queste linee, cercando di aggiornarsi nelle metodologie e di rimanere legata
alle tematiche che toccano
da vicino l’esperienza quotidiana di ciascuno, le problematiche della società civile, i
grandi temi posti dall’impegno per la giustizia e la pace
fra i popoli e gli indmdui.
Una caratteristica di fondo
è quella di contare, per la gestione di tutta la sua attività,
soltanto sul lavoro volontario, che copre tutti i settori,
da quello della manutenzione a quello sempre più importante e impegnativo dei
servizi. A Ecumene sì lavora
insieme, in solidarietà gli uni
con gli altri, cercando di abituarsi alla reciproca collaborazione, si discute insieme e
si cerca di coinvolgere tutti
nel processo decisionale, dalle piccole alle grandi cose,
imparando ognuno ad esercitare in modo attivo la responsabilità e lo spirito diservizio.
Oggi Ecumene si avvale di
una struttura che le consente
di ospitare HO persone in camere di varia dimensione. Gli
alloggi sono tutti attrezzati
con letti a castello e dotati di
acqua calda è riscaldamento.
Gli spazi comuni comprendono una vasta sala da pranzo (150 posti), un’ampia sala
per riunioni (100 posti) e una
più piccola (35 posti), un soggiorno con un grande camino. Il Centro ha ampi spazi
verdi attrezzati con tavoli e
sedie e ombreggiati da numerósi alberi ad alto fusto,
un piccolo parco giochi per
bambini, un campo di pallavolo e un campo di calcetto.
Un Centro, una vocazione
Progetto di testimonianza
e fede di una generazione
VALDO BENECCHI
nome di un Centro. E soprattutto il nome di un progetto di fede e di testimonianza di una generazione di
credenti. Come Agape, come
il Villaggio della gioventù di
Santa Severa.
Ecumene, un progetto, una
vocazione. Così Mario Sbaffi
su «Gioventù evangelica» del
maggio 1954 definiva Ecumene: «Non opera di uomini,
ma opera di Dio, non frutto di
umano titanismo, ma espressione di testimonianza cristiana, non il risultato della
nostra saggezza, ma il risultato della follia della fede».
' Ho anche letto sul n. 1 (dicembre 1956) di «Ecumene,
bollettino di informazione e
di attualità per i campisti e gli
amici» questa definizione:
«Centro in cui i giovani cristiani di tutte le denominazioni si pongono di fronte alla
loro responsabilità nel mondo
di oggi e i più giovani si preparano con serietà e con rigoroso metodo di studio ad essere i futuri leader del nostro
movimento giovanile». L’ articolo era firmato da Giovannino Grassi e Fulvio Rocco.
Il risultato della follia della
fede, di una fede non astratta, non solo della mente, ma
che si traduce in assunzione
di responsabilità di fronte al
mondo. E per questo a.Ecumene si formavano coloro
che avrebbero formato le future generazioiii. Tutto questo in un aperto spirito ecumenico. Un Centro per tutti i
giovani evangelici italiani.
«Non opera di uomini, ma
opera di Dio»: una dichiarazione che ha lo spessore della confessione di fede. Non
solo parole dettate dall’arroganza religiosa di coloro che
arrivano ad identificare la
propria opera con l’opera di
Dio, ma di chi ha la precisa
consapevolezza di una chiara vocazione.
Una vocazione che è stata
tradotta nella proposta concreta di costruire il centro da
parte dei giovani riuniti a Milano nel 1951'per il primo
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M L'importanza di «Progetto Ecumene»
Un segno per l'evangelismo
CIANNI ROSTAN
COME è stato ripetuto tutte le volte che la Tavola si
è incontrata con il Comitato
di Ecumene o con il Comitato
permanente delTOpcemi, la
presenza di Ecumene è essenziale e vitale per tutto l’evangelismo italiano. Non è solo
un fatto «interno» al mondo
metodista, o utile per la collocazione geografica che ha, o
piacevole per la comodità che
rappresenta la sua struttura
ricettiva e sempre molto accogliente tutte le volte che si
deve organizzare un incontro;
si tratta di un segno importante della volontà di tutto
l’evangelismo italiano, per lo
meno di quello rappresentato dalie chiese valdesi e metodiste (ma non solo), di essere
e continuare ad essere una
componente del nostro paese.
A Ecumene son legate molte iniziative che hanno visto
la partecipazione di eiementi
significativi del mondo'politico e culturale italiano, in una
prospettiva di confronto e di
elaborazione comune che ha
trovato in Ecumene il luogo,
l’ambiente, il terreno ideale.
Naturalmente niente è garantito per sempre. Occorrono
lavoro, pazienza, intelligenza
sempre rinnovate per rimanére aggiornati, incisivi, propositivi. Per questo occorre
seguire con amore e con impegno il lavoro che viene
svolto a Ecumene: la Tavola,
confermando di voler fare la
sua parte fino in fondo, invita
tutte le persone, giovani e
meno giovani, a dare una mano al «Progetto Ecumene», essenziale per le nostre chiese.
congresso della GioVentu
evangelica italiana. Mario
Sbaffi e un gruppo di sorelle
e dì fratelli si assunsero il
gravoso, ma anche gioioso
compito di dare forma concreta a questa vocazione, a
questo progetto. Nei decenni
successivi. Ecumene si e
sempre impegnata su quella
linea organizzando campi,
seminari, aggiornamenti teologici i cui risultati sono stati
resi noti anche mediante delle pubblicazioni. Per renderci conto della continuità basta soffermarci sui temi dei
campi di quest’anno.
Nel gennaio 1997 si svolgerà a Ecumene un seminario sotto molti aspetti originale: sarà organizzato dal
World Methodist Evangelism
Institute e dal Comitato permanente Opcemi.'Vi parteciperanno delegati metodisti
provenienti dai paesi europei
a maggioranza cattolica. La
delegazione italiana, che auspichiamo possa essere formata anche da evangelici di
altre denominazioni, è incaricata di svolgere una relazione sul tema «Le sfide dell’
evangelizzazione in Itàlia»,
L’auspicio, già espresso negli
ultimi Sinodi delle chiese
Tavolata comunitaria a Ecumene
valdesi e metodiste, è che
Ecumene diventi sempre di
più un punto di riferimentò
per la vita delle nostre chiese, molte delle quali stanno
soffrendo di un certo disorientamento spirituale e sono in diffieoltà nell’individuare un percorso di testimonianza. Là dove ciò sta
avvenendo, e non sono pochi
i casi, occorre uscire al più
presto dail’isolamepto, superare i confini della propria
chiesa, per confrontarci con
le chiese impegnate nella
stessa ricerca.
Ecumene è pronta ad accogliere questi incontri e a offrire tutto il supporto necessario, e non solo dal punto di
vista logistico. Il Comitato
generale di Ecumene è lieto
di ricevere proposte', critiche,
indicazioni per poter svolge/re al meglio il proprio servìzio. Ecumene è un progetto,
una vocazione, ma lo è e lo
sarà nella misura in cui le nostre chiese si impegneranno
a farlo essere tale. Quale è oggi il livello della follia della
nostra fede? Quanto forte è la
nostra spinta a testimoniare
l’Evangelo tiella storia, nella
quotidianità? C’è ancora fra
noi voglia di dialogo e disponibilità all’ascolto per imparare dagli altri? A quale livello
è la nostra comunione fraterna? Forse è ^à arrivata al livello di guardia?
Ecumene: un progetto', una
vocazione. Ma potrebbe anche trasformarsi in un’opera
che viene a gravare sui bilanci delTOpcemi già così in difficoltà. Questo sarebbe il
frutto del nostro disinteresse
e della nostra infedeltà. Ecumene non deve essere un peso ma una sfida alla nostra
vocazione, da' vivere con
gioia e con riconoscenza.
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PAG. 10 RIFORMA
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Riforma
Tutelare i diritti umani
Carlo Ottíno
Parlare di diritti umani, da tempo eticamente e anche positivamente riconosciuti nel mondo con respiro
universale ma altrettanto universalmente violati, non è
certo cosa nuova per gli evangelici italiani; così come
non dovrebbero essere nuovi i richiami alle principali
carte programmatiche e normative internazionali (come la Dichiarazione dei diritti ümani) e a Amnesty International, l’organizzazione mondiale non governativa fondata a Londra nel 1961 e attiva in Italia dal 1974.
Proprio nei giorni scorsi, ad attestare i termini generali e gli aspetti dettagliati della coraggiosa opera umanitaria di tale associazione, è stata presentata la traduzione del suo Rapporto annuale 1996, uscita contemporaneamente al testo originale inglese a cura della Sezione italiana di Amnesty (ed. Cultura della pace. San
Domenico di Fiesole, pp 559). È un’amplissima documentazione, terribilinente ammonitrice (ma in genere
le pubblicazioni di Amnesty lo sono), che espone oggettivamente i problemi in atto e le violazioni dei diritti
(solo quelle verificate, dunque la parte non dubitabile
di un tutto presumibilmente ben più esteso) riguardanti l’anno precedente. I dati offerti alla riflessione,
non meno che all’indignazione e auspicabilmente alla
soUecitazione ad agire, sono di per sé eloquenti al di là
di qualsiasi possibile commento: abbiamo però tutti il
dovere di rendercene e di dame conto.
Nel solo 1995, è stato tra l’altro accertato e il Rapporto denuncia: prigionieri per motivi di opinione in almeno 85 paesi; torture e m^trattamenti a prigionieri politici o comuni in 114 paesi, con esiti mortali in 54; sparizioni in almeno 49 paesi, con evenienze di esecuzioni
extragiudiziali compiute da agenti governativi in 63;
analoghi eccessi effettuati fa gmppi armati di opposizione in almeno 41 paesi. Per quanto poi concerne la
pena di morte, assolutamente avversata da Amnesty al
pari di qualunque forma di «trattamento o punizione
cmdele, inumana o degradante», si sono registrate, sicuramente per difetto, 4.165 condanne, con 2.931 esecuzióni in 41 paesi (in media 8 al giorno), trovandosi
dei detenuti in precaria tormentosa attesa nei bracci
della morte di almeno 58 paesi; l’edizione italiana è
inoltre adornata in proposito al 15 maggio 1996 con
dati ripartiti, in positivo o in negativo, su 124 paesi, e vi
spiccano per speciale gravità la Cina, il Giappone, la
Russia (e altri stati dell’ex Urss), gli Usa (relativamente
ai singoli stati) e vari paesi islantici.
À146 peraltro ammonta il numero complessivo degli
stati o territori di ogni àrea geopolitica mondiale riguardo ai quali sono stati addotti fatti e nomi circostanziati. E fra i 32 paesi europei passati in rassegna
non manca l’Italia, sempre censurata per casi ricorrenti di abusi delle forze dell’ordine e di pesanti situazioni
carcerarie» acutizzati da «una pericolosa tendenza ad
un certo grado di razzismo» (rilievi del Comitato europeo per la prevenzione della tortura) e da episodi di xenofobia e di maltrattamenti «soprattutto nei confìronti
di imntigrati extraeuropei e rom».
Si aggiunga infine il pressante appello alla comunità
intemazionale «affinché venga proibita la vendita di
equipaggiamenti militari e di sicurezza» utilizzabili,
secondo logiche di potere e come strumento di forza,
per violare i diritti umani: giacché «non si dovrebbe
concedere ai profitto e al vantaggio politico di avere
priorità» rispetto a questi diritti. In sostanza, di fronte
alle coscienze civili e alle fedi religiose (compresenti
in Amnesty International), le indicazioni operative
sottese all’intero Rapporto intrecciano il duplice piano delle responsabilità individuali e dei rapporti sociali per cui se da un lato siamo spronati a sventare il
rischio deU’«assuefazione da orrore», dall’altro siamo
spinti a unirci per «combattere l’ingiustizia in tutto il
mondo», ovvero per guardare al «prossimo» senza
pregiudizi né discriminazioni.
Commenti
VENERDÌ 28 GIUGNO v
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Riforma è il nuovo titolo deta testata La Luce registrata dal Tribunale di PineFolo con il n.
176 del 1° gervtaio 1951. respdrisabile Franco Giampiocoli. Le modifiche sono state registrate con otdntanza in data 5 marzo 1993.
H numero 25 del 21 giugno 1996 è stato consegnata per l’inoltro postale aH’Ufficio CMP
Nord, via Retss Romoli 44/11 di Torino mercoledt 19 giugno 1996.
Dopo il discorso di insediamento del neopresidente della Camera
Pacificazione senza reii/isione
Un punto di partenza irrinunciabile è costituito dalla condanna del principio
del fine che giustifica i mezzi, a destra come a sinistra
PAOLO FABBRI
Il 5 giugno scorso, alla presenza del sottosegretario
alla difesa Massimo Brutti,
esponente del Pds, è statò
inaugurato un busto in memoria e a gloria di Italo Balbo, quadrumviro del Pnf, capo militare delle squadracce
fasciste di Ferrara, aviatore
temerario e valoroso. L’iniziativa è dello stato maggiore
dell’areonautica militare che,
collocando la scultura, indica
nella nota celebrativa che il
nome del famoso trasvolatore oceanico sarebbe comparso nel «piazzale antistante il
palazzo delle aquile, edificato in soli 26 mesi sotto Te^da
di Balbo, mentre i visitatori
potranno rivivere le gesta di
un aviatore consacrato a leggenda». Contro riniziativa
c’è stata una violenta reazione di Rifondazione comunista e del suo giornale «Liberazione» che hanno accusato
Brutti di «proseguire nell’
opera di revisionismo storico
a fevore del ventennio fascista, che demolisce le fondamenta morali istituzionali e
politiche del nostro sistema
democratico».
Di fronte a questi attacchi,
sostenuti anche da interrogazioni parlamentari. Massimo
Brutti, dopo aver precisato
che Balbo ha avuto responsabilità gravi come dirigente di
un movimento illiberale e
antidemocratico come il fasciamo e in quanto esponente di un partito autoritario, si
è difeso dicendo: «Ritengo legittimo per l’Areonautica ricordare serenamente, senza
alcuna intenzione di “revisionismo storico”, la specifica e
rilevante opera di Balbo come aviatore».
Questo caso, dopo il discorso di insediamento di Luciano Violante alla Camera, va
inquadrato nel processo di
pacificazione senza revisione,
avviato con il riferimento al
tentativo di comprendere i
motivi che portarono molti
giovani a scegliere la Repubblica di Salò anziché la guerra
di liberazione. Sulla pacificazione senza revisione alcuni
concordano, altri dissentono,
ma nessuno finora ha cercato
veramente di approfondire
che cosa significhi pacificare
senza rivedere. Innanzitutto
va chiarito che il messaggio
del neopresidente della Camera non era diretto tanto
agli ex ragazzi di Salò, come
Mirko Tremaglia, quanto alle
generazioni successive, che il
fascismo lo hanno conosciuto
dai racconti paterni. Io ritengo di non sbagliare se avanzo
l’ipotesi che, dietro l’interrogativo di Violante, ci fosse il
riconoscimento implicito di
una scelta motivata da forti
valori ideali.
Quali erano questi valori?
Probabilmente c’era un amor
patrio che, alimentato dalla
retorica nazionalista, aveva
portato i giovani di Salò a
considerare inaccettabile un
voltafaccia all’alleato tedesco, anche di fronte ai nemici. Probabilmente c’era una
forte volontà di rinnovamento e di buon governo, forse la
Repubblica di Salò, al dt là di
tutto, fu vista come una occasione per ricominciare da capo. L’analisi storica potrà
aiutarci a capire meglio, ma
non appare azzardato pensare che la scelta di campo errata non avesse tra i suoi presupposti una società senza libertà 0 pe^o, razzista. ^
Molto probabilmente le
idee dei giovani di Salò erano
confuse, fortemente influenzate da vent’anni di retorica
fascista, come ha sostenuto
«Ragazzi di Salò» nel 1944
recentemente Eugenio Scalfari, ma non erano necessariamente liberticide. Alcuni
probabilmente sapevano dei
campi di sterminio, altri no,
certamente tutti sapevano
delle leggi razziali, quello che
è certo però è che i politici
delle generazioni successive,
quelli che formano i ranghi di
Alleanza nazionale e della destra in generale conoscono
bene i fatti storici ed è da loro
che ci si deve aspettare il riconoscimento che, al di là
degli ideali, su cui ci si può
confrontare, fu oggettivamente a favore di un regime
autoritario che optarono i ragazzi di Salò e che, nella migliore delle ipotesL si affermò
il principio del fine che giustifica i mezzi.
Il fine che giustifica i mezzi,
un principio su cui cui la sinistra deve riflettere. Quanto
sapevano dei gulag stalinisti i
ragazzi che nel dopoguerra si
accingevano a ricostruire
l’Italia guardando all’Unione
Sovietica come modello? Certamente poco 0 nulla, però
sapevano dei 6 milioni di
contadini sterminati perché,
così si diceva, affamavano le
città con il loro «egoismo piccolo borghese». E quando cominciarono a filtrare le prime
notizie sui campi di sterminio
stalinisti e sulla repressione
spietata di quel regime, non
si cominciò forse a parlare di
purezza del pensiero marxista-leninista e revisionismo
stalinista? E contemporaneamente non è forse vero che
cominciò l’infatuazione per il
pensiero e la esperienza di
Mao Tse Tung, che appariva
più in linea con l’idea che la
gente di sinistra aveva della
costruzione di una società comunista? Non c’era nella violenta fiammata di interesse
per la Cina la consapevolezza
che qualcosa di fondamentale nell’esperienza sovietica
proprio non andava, ma si
preferiva relegare la domanda neU’inconscio? Rimuoverla come qualcosa di fastidioso? Sono interrogativi riferiti
a tutta la sinistra che io mi
pongo riflettendo sulla mia
personale esperienza e sulla
mia linea di pensiero.
Anche negli anni ’60 e ’70
c’era la pericolosa tendenza
ad accettare il principio del
fine che giustifica i niezzi e
questo ci riporta al processo
di pacificazione senza revisione. Qualcuno sostiene che
non ha senso parlare di pacificazione senza rimettere in
discussione chi era dalla parte della ragione e chi dalla
parte del torto. Io credo che il
senso ci sia, se il processo critico significa ammettere che
anche la sinistra ha fatto proprio Machiavelli, sia pure in
nome di grandi ideali, ha cioè
avallati regimi autoritari e liberticidi come tappe di transizione verso la società senza
ingiustizie sociali, senza disoccupazione, in cui tutti
danno secondo le proprie capacità e ricevono secondo i
propri bisogni.
Diverso sarebbe il discorso
per l’antifascismo di stampo
liberale o cattolico su cui, in
questa sede, non intendo soffermarmi. Questo primo passo ci toglierebbe l’aureola di
perfezione di cui ci siamo
ammantati e che ha portato i
custodi della resistenza a in
gessare questo movimentó
popolo, invece di proietti
verso un più ampio e geni
le obiettivo antiautoritari^
passo successivo è il conft
to sugli ideali, sui valori,
idee guida, che stanno jn
base della sinistra e della d,
stra attuali. L’elaborazione»
proposito è ancora coni
da entrambe le parti, ma..
do cbe un confronto noni
zioso le aiuterebbe a leg|
marsi non solo politicami
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da additare come esenjpio
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fino al punto di fare le condoglianze via radio
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Palermo: un imprenditore senza scrupoli
Dopo 26 anni la verità è venuta a galla
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PIETRO VALDO PANASCIA
IL popolare e popoloso
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quartiere dèlia Noce è, come si dice a Palermo, fra
quelli a più alta densità mafiosa. Il nostro Centro diaconale che dal quartiere prende
nome ne fece, all’inizio degli
anni ’70, dolorosa esperienza.
In quegli anni avvenne infatti che mentre presso l’assessorato ai Lavori pubblici il
nostro progetto di costruzione dei Centro veniva inspiegabilmente sempre messo da
parte, quello di un certo imprenditore senza scrupoli veniva approvato e 1 lavori di
costruzione avevano inizio
con sorprendente rapidità.
Per di più noi vedevamo
sorgere a monte della nostra
area edificabile, nella più assoluta inosservanza delle norme Urbanistiche, non a 5 metri di distanza come prescrit-^
to ma Sul limite del nostro
confine, il nuovo abusivo edificio. Il che costituiva per noi
un danno non lieve e una beffa non facile da assimilare.
Tutti i nostri tentativi di
fermare i lavori che procedevano a ritmo serrato, di contestare il progetto illegalmente approvato dal Comune, di
ricorrere al Tar (Tribunale
amministrativo regionale) furono vani; ci trovammo davanti al fatto compiuto. A tal
punto che il nostro pur cosi
illustre avvocato ci consigliò
di desistere per ragioni allora
non del tutto ovvie.
Di recente sulla stampa lo
cale è
dell’imprenditore
poli di allora; inquisii® M
anni, accusato di I
Nnce, Rsi®^
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na, una parie
che non pai
atalapiìi
>me non
busto a nes
IU campagna
pubblicitaria
dell'8 per mille
,4 sestetto della lettera di
Claudio Tron pubblicata sul
0ffiero scorso del giornale, il
^¡octeratore della Tavola vaT
Gianni Rostan, ha scritto ¡^ta risposta.
1) Ho dato per scontato che
¿eivddesi e metodisti o degli
angelici italiani (perché no,
iche dei battisti) che «fanno
'il 730 0 il 740», una parte
'avrebbe comunque dato il
suo otto per mille a noi e una
parte l’avrebbe comunque
data allo stato. Dato il rispetto che ho delle opinioni dei
nostri membri di chiesa-contóbuenti, la campagna non è
stata rivolta a loro, tanto menò a quelli decisi a dare il loro otto per mille allo stato.
ùpio del fl^jlarebbero stati soldi e tempo
sprecati.
2) Dai dati provvisori in
nostro possesso (primo anno, dichiarazioni del 1994
pèril ’93) dovremmo aver
avuto circa 180.000 «preferenze». Tolti i circa 10.000
,vtrido-meto-battìsti (al massimo!) dovevamo cercare di
aumentare il numero di coloro che ci hanno dato la loro
.-^referenza cogliendo l’attenaone di lettori parzialmente
jkagati e passando quindi
idai 170.000 «già sicuri» (?)
:|i,.J40.000. Convincendo gli
jtaliani, cattolici o no, credenti p no, di aiutarci a portare avanti quelle opere sociali, assistenziali e culturali
che noi offriamo al nostro
paese non perché siamo più
bravi (nessuno Tha mai detto
enpssuno meglio di me lo sa)
pia semplicemente perché ci
. siamo e cerchiamo di fare le
rose bene (e tra l’altro molto
^sso ci riusciamo). Sono
iafatti convinto che possiamo «chiedere soldi» anche a
chi non crede e non è valdese
0 metodista doc.
3) Slogan. Sono d’accordo
con Claudio Tron che sono
un pugno nello stomaco.
Non solo quello riferito al
«perché non credo» ma an
_____ <:he gli altri. Qui mi sono in
i generali eh (Chinato al tecnico della conazismo pi .muriicazione che ci ha preente coinwl #arato i testi, rivedendo la
nista. i tipicamente ecclesia'igli deibtal >*tica, che gli avevamo forniitifascisti, ‘ to. Tipicamente ecclesiastica
uno anch'il e perciò debolissima per una
;ro questo>> ^'Comunicazione di massa. La
i mezzo ili* prova del nove è che, sembra,
.Ibo, urlo 4 ijmessaggio è arrivato meglio
perché il I*’ “*loest’anno rispetto all’anno
;azioneseii) ‘ Scorso. E le lettere ricevute
ia un sen^ iSono tutte interessanti, «han'lo capito» molto più di
jrvazionedi
quadruinvi
hiaffo fflo^
ìr chi' ha afl
struite l'lt*f
ibera.
quanto non possa pensare o
immaginare Tron in base alla
sua cultura teologica.
4) «Banda di furfanti». Il
messaggio era ed è indirizzato al «lettore medio di giornali» e non alle persone già impegnate, che riteniamo abbiano già deciso o sappiano
decidere per conto proprio,
senza bisogno di sollecitazioni. E quindi il «no alle promesse impossibili da mantenere, ecc. ecc.» non era rivolto a chi già lavora con impegno e dedizione ma ai distratti, agli indecisi, a quelli
che possono essere interessanti ad un impegno nuovo,
diverso.
5) «Credere nell’uomo».
Claudio Tron è il terzo teologo (per ora) che rivolge una
appassionata critica à questa
formulazione. Dopo aver ricevuto la prima critica sono
entrato in crisi. Mi sono
«confessato» con altri teologi,
che mi hanno detto; «Anche
Dio crede nell’uomo, puoi
crederci anche tu, il precedente è autorevole...». È naturale che al verbo «credere»
si diano due significati diversi, una cosa è «credere in
Dio» e un’altra, un po’ diversa, è credere nelTuomo (tra
parentesi, Dio creò l’uomo e
lo creò maschio e femmina,
almeno così si legge nella Genesi). Quindi Lutero, Barth,
Subilia e le confessioni di fede non c’entrano, e neppure
le donne.
Infine, tutto si può migliorare. Vedremo di fare meglio
l’anno prossimo, combinando «pugni nello stomaco» e
maggior precisione teologica,
senza perdere in comprensibilità.
Gianni Rostan - Roma
M Padania
guardiamo
alia sostanza
Sono rimasto stupito leggendo quello che mi pare sia
l’editoriale di Riforma firmato da Paolo Bogo, sul numero
del 14 giugno, Padania? ...no,
grazie!. Premetto che non sono un «padano» ma un occitano delle valli valdesi, forse
miscredente. Non sento il bisogno di coprirmi il capo di
cenere e quel modo di coinvolgere il Signore mi sa di
blasfemo. Non credo che le
rivendicazioni dei settentrionali siano solo economiche.
Di errori ne ho, creerò, commessi tanti e spero di vivere
abbastanza da poterne ammettere altri. Credo che bisogna svelenire un esame. E
anche che certe esternazioni
Qoii^nxùi
Maledetto Garibaldi!
6
GIUGNO 1996
Il carroccio senza freni:
nostra inchiesta su Lega Nord e dintorni
Medio Oriente:
diario di un viaggio sulle frontiere
della pace più difficile
Egitto:
il dialogo tra cristiani e musulmani.
\ Intervista a papa Shnuda III
una copia lire 8.000; «bbonaiaento àntti» Ϋ**
wt«re lire 120.000 con libro ¡aomawio). V«*tóa«»t0
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(indirirw) latemet: Http-yÆdilajto.it/imatet/ectfeOTeJtfaii*
Matematici e astronomi hanno diversi modi di intendere 1'«anno zero»
Anno 2000: esìstono due convenzioni dì calcolo
In merito al dibattito sulla
datazione deWanno 2ÒÙ0 e
alle diverse spiegazioni che i
vari interventi hanno fornito,
abbiamo chiesto a Valdo Bisi,
della Chiesa valdese di Torino, docente (ii Fisica generale
(elettroma^etismo) presso la
facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Torino;' associato all'Istituto nazionale di fisica nucleare, un
ulteriore intervento che ci
chiarisce le ragioni degli uni e
degli altri.
VALDO BISI
SOLLECITATO dalla redazione di Riforma ho svolto qualche ricerca nel campo
scientifico con l’intenzione
di trovare, ammesso che esistano, argomenti solidamente fondati per definire senza
ambiguità l’istante di'demarcazione tra il secondo e il terzo millennio.
Vorrei dapprima esporre fi
mio personale punto di vista,
non influenzato dal precedente dibattito su qjueste colonne, che ho seguito con distratto distacco. I! mio pensiero è riassunto nel disegno:
se mai avessi avuto l’incarico
di stabilire iÌ conteggio degli
anni a partire dal particolare
istante che rappresenta Tinizio convenzionale delT«era
cristiana» (legato, come è noto, con un’incertezza dell’ordine'dei 10 anni, alla nascita
di Cristo) avrei senz’ombra di
dubbio indicato con «1» il
primo anno, con «2» il secon
Millennio
anno
1 2 3 ...
lOOO
IODI ...
2000 2001...
kk
Lstcìnie inizio
crei cristiana
do, e così via di seguito. Ho
avuto modo di verificare che
almeno una buona parte della comunità scientifica accetta questo criterio, da cui consegue (vedere ancora il disegno) che l'intero anno 2000fa
parte del secondo millennio e
non del terzo.
Cercando conforto alla mia
convinzione tra colleghi e conoscenti, ho dovuto però sottoporla a severa critica. Indagando, in particolare, tra
esperti in metrologia del
tempo e in storia della scienza, ho a malincuore dovuto
prendere atto dell’esistenza
di una seconda possibilità, ,
praticata, in particolare (ma
non solo) dagli astronomi,
abituati a ragionare su distanze spaziali e temporali
molto grandi.
Questa convenzione consiste nel fare iniziare l’era cristiana non con Tanno «1» ma
con un anno denominato
31/12/2000
ore 24,00
1/1/2001
ore 0,00
, cambio millennio
f. V ; : .
«zero». Si tratta, semplicemente, di stabilire che Tanno
chiamato «1» nel disegno si
chiami invece «zero». Tanno
«2» si chiami invece «1» ecc.
Il «2000» di prima diviene ovviamente «1999» e il terzo
millennio non comincia più
alle ore 0.00 del 1/1/2001
bensì alle ore 0.00 del 2000
(o, se si preferisce; alla mezzanòtte delTultimo giorno
dell’anno 1999).
Questa convenzione, che
può apparire' a prima vista
un po' strana (in fin dei conti, siamo abituati a contare
gli oggetti cominciando da 1 ;
lo zero, nel pensiero comune, rappresenta piuttosto
un’assenza, un nulla) ha una
ragion d’essere che può essere frfcilmente chiarita da un
esempio. Si consideri un
bimbo nàto il 10 ^osto dell’anno 1 avanti Cristo. Se,
trascorsi 12 interi mesi dalla
nascita si volesse, facendo ri
ferirriento all’ipotesi del disegno, calcolarne l’età con
Tùsuale procedura di fare la
differenza tra la-data attuale
e la data di nascita, si troverebbe, utilizzando un’elementare regola algebrica, 1 (-1) = 2 anni, anziché l’unico
anno che compete al malcapitato bimbo.
L’esempio dunostra, in altre parole, che nel calcolo di
un evento temporale (differenza di due date) a cavallo
delTinizio dell’era, si compie
Terrore di un anno se non si
introduce Tanno «zero». Nella cronologia degli astronomi, quindi, le Idi di marzo
dell’anno 44 avanti Cristo,
come riportato nei libri di
storia, sono invece le Idi di
marzo dell’anno - 43 dell’era
cristiana: il famoso delitto è
avvenuto 1999 - (- 43) = 2.042
anni fa.
Si può dar torto agli astronomi? Si può dar torto all’
ipotesi del disegno? In conclusione, esistono due diverse convenzioni, le cui scale
di tempo sono spostate di un
anno.
Ciascuno stapperà la bottiglia alla firie del 1999 oppure
alla fine del 2000 (qualcuno,
più prudente, nel dubbio dìmancare l’evento, lo farà due
volte... ). Teniamo anche
conto del fatto che il fatidico
istanle non sarà contemporaneo in tutto il globo, in
quanto la inezzanotte di uh
dato fuso Orario è diversa,
per multipli di ora, dalla
mezzanotte degli altri fusi.
siano controproducenti. Di
federalismo e lotte per le autonomie è piena la storia.
Anche del Meridione e delle
isole. Ricordo e informo chi
non lo sapesse che fra i primi
autonomisti e secessionisti
siciliani, sardi e valdostani
c’erano dei comunisti, e che
Gramsci proponeva quattro
repubbliche federate: Nord,
Sud, Sicilia e Sardegna.
Credo che l’Unità d’Italia,
in una prospettiva europea,
sia stata una gran cosa nell’
800 e che i métissage genetici
e culturali siano un’ottima
cosa. Ma credo anche che
stia maturando una diversa
dislocazione e organizzazione politica nell’Europa e nel
mondo, e che una omogeneizzazione universale sia
deprecabile, almeno prima
che il Regno dei cieli ci accolga in cielo 0 si cali in terra. Le
immanenti (si può dire così)
teorie leniniste e staliniste
esaltavano le nazionalità affinché evolvessero nell'homo
soviéticas. Stupisce che chi
esaltava le vie nazionali al comunismo, al socialismo o
quel che sia si opponga iiitransigente adesso a chi si rivolge a ambiti più vasti, più
ristretti, diversi. Questo discorso non si rivolge solo a
comunisti e ex comunist^^che
un po’ hanno capito.
Non mi piace neanche che
si ricorra tanto alla parola solidarietà, diventata scivolosa
se non si danno spiegazioni
filologiche. Si parli di giustizia e di diritti, che si perseguono per amore anche degli
sconosciuti, 0 altrimenti c’è
ì'homo horhini lupus. Compreso il diritto che ha un uomo che cammina sulla sabbia
bruciante di prendersi le comode scarpe o pantofole. Ma
che questo non diventi un
alibi. C’è una certa confusione non tutta innocente, una
paura da salto nel buio (ci fu
già per la Repubblica), siamo
come chi ha fatto una indigestione, incauto: digeriremo.
Non scandalizziamoci troppo
per gli oltranzismi e le parolacce. Guardiamo alla sostanza. Gli scioperanti che ottennero riduzione degli orari e
migliori condizioni di lavoro
non ci andavano con i guanti
di velluto. Credo che questo
valga anche un po’ per l’articolo di Bogo, per il suo ragionamento assai parziale.
Gustavo Malan
Torre Pellice
N
S Ricordando
il pastore
Tullio Di Muro
Domenica 12 maggio, con
un filo di Voce, mio figlio
Rudy mi comunica: «Mamma, è morto il pastore Tullio
■ Di Muro!». Sono rimasta impietrita. Ho pianto in silenzio
senza rispondere. Tutta la
mia famiglia ha un ricordo
particolare della famiglia Di
Muro. Per 10 anni abbiamo
vissuto i momenti più belli
della nostra vita, dato che i
miei primi tre figli hanno la
stessa età dei figli dei coniugi
Di Muro. Giunsero a Villa,
con il loro piccolo Ruben,
nell’autunno del 1955. Fa. cemmo conoscenza attraverso la rete che separa il nostro
orto-giardino dal cortile, nel
cui centro sorgono il tempio,
i locali della chiesa, la casa
pastorale. Erano giovani, belli, felici, pieni di speranza e
desiderosi di fare. Ben presto
Cercasi
RAGAZZA/O ALLA PARI
f
a Stoccarda « Germania da gennàio 97 in poi
per famiglia di pastore luterano con due figli (bilingue itaMted.)
Rivolgersi a: fam. Schultz-Berg, via dello stadio 9,
35031 Abano Terme, tei e fax n. 049-8668807
si rivelarono infaticabili nelle
varie attività della nostra comunità, accompagnate da
gioia e da fede nel Signore.
Ma Tullio Di Muro non si accontentò delle normali attività. Dopo attenta riflessione,
dopo lunga osservazione
dell’ambiente, ne concluse
che la comunità di Villa San
Sebastiano aveva bisogno di
macchine agricole per lavorare i campi e da lì l’idea della Cooperativa agricola. Ma
come realizzarla?
«Bussate e vi sarà aperto!
Chiedete e vi sarà dato!». Così
il pastore Di Muro domandò
aiuti a molte chiese del mondo e si potè acquistare Tattrezzatura per una cooperativa. Il più imponente fra gli attrezzi fu un cingolato che ci
fece ricordare i carri armat^
dell’ultima guerra; questo,
però, cominciò ad arare tutti
i campi di Villa, alleviando il
faticoso e lungo lavoro della
vangatura, che si faceva d’inverno con la vanga, col freddo e col gelo.
E come se non bastasse
pensò ad un Centro per l’infanzia. Subito si mise all’opera per cercare fondi per sistemare i locali, per cercare le
insegnati, la cuoca. In quest’opera ¿i fu di valido aiuto
la sua compagna, Edda Buffa,
disponibilissima in ogni momento. L’asilo funzionò in
modo meraviglioso, ne serbiamo un caro e grato ricordo. Più tardi, con il suo spirito organizzativo e con il suo
desiderio di dare gioia agli altri, organizzò una colonia per
il mare, per tre anni consecutivi. Infatti eccoci in partenza
per Portici, cori il treno. Che
coraggio! Ospiti di «Casa materna», i bambini trascorsero
giorni meravigliosi a contatto
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preventivi a richieste
trasporti per
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con il mare che vedevano per,
ia prima volta. Il soggiorno a
Casa materna fu completato
da gite e visite in luoghi ca-'
ratteristici.
Si potrebbe scrivere un libro se si scendesse nei particolari. Io mi auguro che fra
queste righe si intraveda Tinfaticabilità, la disponibilità, la
gioia di un servitore esemplare che non fu solo «dicitore
delTEvangelo, ma facitore».
Mi si consenta di aggiungere
che Tullio Di Muro era un
uomo paziente, rispettoso,
generóso, umile, fiducioso.
Non temeva nulla, perché
l’Eterno era il suo pastore.
Noi di Villa che Tabbiamo conosciuto, Tabbiamo apprezzato molto e Tabbiamo amato tanto. Ringraziamo il Signore per un così grande dono e lo preghiamo perché
renda salda l’opera delle sue
mani.
Alla famiglia addolorata
per la dipartita del loro caro
vorremmo rivolgere il messaggio di speranza che ci viene dalla Bibbia: «L’Eterno
muta l’ombra di morte in aurora» (Amos 5,8).
Osiria Valente
\filla San Sebastiano
Il pastore Franco Becchino
comunica il proprio nuovo
indirizzo: via Guidobono
23/11 - 17100 Savona. Tel.
019-806467.
Il pastore Pasquale Mirco
comunica i suoi nuovi indirizzo a numero telefonico: via
Borsellino 21 - 20075 Lodi.
Tel. 0371-67830.
Il pastore Agostino Garufì
comunica il proprio nuovo
indirizzo: vicolo R. Fucinò, 2
- 30172 Mestre (Ve). Tel. 041961693.
TORINO — Giuliana Geymet e Alberto Prato annunciano con gioia la nascita della piccola Valeria.
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PAG.'12 RIFORMA
VENERDÌ 28 GIUGNO 19Qfi
Viaggio a Tirana di tre organismi delle nostre chiese
Il parco delle luci al neon
L'euforia che si respira nel parco nasconde la tensione
di un paese in cui tutti tentano di accaparrarsi tutto
ALESSANDO SPANO
SULLE rive del torrente di
Tirana c’è un piccolo parco di cedri e di pini; alla loro
ombra brulicano ogni sera
migliaia di giovani albanesi in
un formicaio di bar e ristoranti costruiti uno a ridosso
deil’altro. Tra le coloratissime
luci al neon si respira un’aria
di euforia: le grida, i saluti e la
vita dei bar hanno coperto il
parco di Tirana. È questa
l’immagine che più vivacemente si è imposta in quest’
ultimo viaggio a Tirana: i
tempi in cui una folla di miserandi polverosi vendeva le
sue quattro cose per strada
sembrano ormai definitivamente passati, eppure tutto
ciò accadeva solo due anni fa.
Grandi cambiamenti
Grandi cambiamenti hanno mutato, almeno superficialmente, iljVolto di Tirana
in questi ultimi'5 anni, da
quando è caduta la dittatura
comunista di Enver Hoxha.
In questo periodo la Fcei (Federazione delle chiese evangeliche in Italia) e la Fgei (Federazione giovanile evangelica italiana) hanno cercato di
costruire dei ponti di aiuto e
di scambio con la locale
Chiesa ortodossa e la Missione battista europea presente
a Tirana. In questi anni la
Fgei ha organizzato due viaggi, e la Fcei varie iniziative di
aiuto e sostegno, ma negli ultimi due anni i rapporti sono
scemati tanto da far ipotizzare sia alla Fcei che alla Fgei di
chiudere il progetto di cooperazione con l’Albania.
Proprio per andare a vedere che cosa fosse accaduto
siamo partiti in quattro, TU
maggio scoVso, alla volta di
Tirana: Anne Marie Dupré
per il Servizio rifugiati e migranti della Fcei, Doranna Rivoir per la Federazione delle
donne evangeliche (Fdei),
Daniele Del Priore e chi scrive per la Fgei. In questo viaggio abbiamo incontrato le
donne e i giovani della Chiesa ortodossa di Tirana, il loro
arcivescovo Anastasios ed
esponenti della Missione battista europea.
La Chiesa ortodqssa è impegnata in uno sforzo edilizio
che ha come obiettivo la ricostruzione delle chiese distrutte durante il regime e l’edificazione di un seminario di
teologia, ma l’impegno più
grande è rivolto alle persone
che durante la dittatura non
hanno più potuto avere una
vita di fede.
Sia il gruppo giovanile che
le donne che abbiamo incontrato a Tirana sono concentrati net tessere da capo la
maglia del tessuto ecclesiastico che è stata completamente
lacerata negli scorsi 50 emni.
La ricostruzione fisica e umana della chiesa è affiancata da
progetti di sviluppo e diaconia sia a Tirana, dove sono
sorti un ambulatorio e un asilo, sia nelle arretrate zone ru
rali dove la Chiesa ortodossa
sta lavorando a un progetto
per la costruzione di un acquedotto per le singole case.
La Missione battista
La Missione battista europea è impegnata in un’opera
di evangelizzazione che inizialmente è stata rivolta ai
poverissimi zingari della periferia di Tirana e successivamente si- è estesa. Adesso a
Tirana c’è una chiesa di circa
60 membri effettivi, metà dei
quali attivamente contribuenti, che si riunisce in un
cinema che raccoglie ogni
domenica circa 200 persone.
Anche la Missione battista ha
costituito un programma di
sviluppo e solidarietà: all’interno delTedificio della Missione è stata allestita una biblioteca aperta al pubblico,
con testi aggiornati altrimenti introvabili a Tirana.
Gli stessi studi biblici non
vengono tenuti solo all’interno della Missione, ma anche
nei locali delle biblioteche
pubbliche: la Missione organizza anche corsi di lingua inglese e di infermeria che svolge sia nei suoi locali che nelle
scuole pubbliche.
David, un ingegnere che lavora nella Missione, ci ha raccontato che tiene settimanalmente gli studi biblici in una
biblioteca cittadina. Anche la
Missione battista ha avviato
un progetto di sviluppo, costruendo una strada che collegherà uno sperduto paesino
Nelle vie di Tirana
di montagna alla strada principale. La costruzione della
strada ha consentito ia creazione di posti di lavoro, anche
se temporaneo, e la possibilità di sviluppo del territorio.
Un paese in fermento
L’Albania è un paese in fermento. Thomas, un giornalista del periodico della Chiesa
ortodossa, ci ha spiegato che
l’impatto con l’economia di
mercato ha dato una scossa
fortissima alla gente. I più
hanno dovuto abbandonare
un atteggiamento remissivo
nei confronti di ciò che accadeva per rimboccarsi le maniche. Tuttavia l’impressione
deila giovane economia albanese è quella di un’economia
tutta spostata sul terziario, in
cui l’industria è un fantasma
e l’agricoltura arretrata. La
ricchezza per ora arriva dall’
estero, soprattutto dalle rimesse mandate alle famiglie
da parenti emigrati: la fragile
economia albanese si sostiene su questo afflusso di denaro; a ciò si aggiunga che la
corruzione dilagante e una
mafia arrogante frenano investimenti di capitali stranieri.
L’euforia che si respira nel
parco delle luci al neon nasconde una tensione serpeggiante: è la tensione di un
paese nel quale tutti tentano
di accaparrarsi tutto, come si
è dimostrato nelle assai sospette elezioni nazionali.
Purtroppo anche le chiese e
le missioni rischiano di essere influenzate da questa atmosfera: il loro problema più
grande è il proselitismo che
determina un clima di sospetto e di aggressività reciproca che non agevola la normalizzazione del paese.
L’ingresso di capitali e di
energie stranieri rendono a
competizione tra le chiese
ancora più aspra e aumenta
no il senso di frustrazione
delle chiese e delle missioni
più povere. Nel tentativo deL
la Fcei, della Fgei e della Fdei
di rilanciare ii progetto di
scambio e collaborazione sia
con la Chiesa ortodossa che
con la Missione battista c’è la
speranza di portare a colloquio realtà differenti, affinché le tensioni si stemperino:
e possano costituirsi chiese e
missioni che non portino'’in
sé il virus dell’incomprensione confessionale.
Il viaggio in Albania noni':
stato solo un viaggio di periu*
strazione. In tre giorni siamo
stati inghiottiti dalle contrad-:
dizioni che stringono l’Euro-,,
pa orientale, ma abbiams
toccato con mano i nuoviorizzonti di impegno e yocà- ;
zione che le nostre chiese^ se
vorranno, potranno avere di
fronte, volendo ancora predi- \
care un Evangelo di graziaetB
accoglienza per il prossimo,
Mi
jflZ.
Perché sono una donnei e in un mondo ancora dominato dagli uomini dovrei essere considerate una santa. Perché nel
DO L'OTTO PER MILLE
/
le Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste, insieme alle Chiese Protestanti di tutto il mondo, hanno indetto un decennio di solidarietà
ALLA CHIESA VALDESE
nei confronti delle donnd; dieci armi per analizzare e denunciare i meccanismi culturali, politici e economici che hanno soffocato la
PERCHE
libertà e i diritti di milioni di donne, e per valorizzarne il ruolo nella società, nel mondo del lavoro e nelle chiese. Do l'otto per
SONO UNA SANTA.
mille del reddito IRPEF alla Chiesa Valdese perché ha fatto della tolleranza, della convivenza tra etnie, fedi e culture diverse
CHIBA
EVANGEU^
VALDESE
Unione
delle Chiese
Metodiste
ViìrSW
Fax 06/4743324
CHWN0UEJ(&L
' ’ CONOSCEfl^^
IHFORMM^NÌ
wsf
un principio per il quale vale la pena vivere e lavorare. Perché so che verrà investito in ospedali, scuole, case per anziani, in
■ñ
attività e centri culturali e non in chiese e spese di culto. Do l'otto per mille alla Chiesa Valdese per un'ottima ragione; sono una donna.
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Ut
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