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Sprtt^Biblioteca Valdese
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Nulla sia ■ più forte della vostra fede 1
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ABBONAMENTI
Italia e Impero . . . Anno L. 15 - Semestre L. 8
Parrocchie del Prim,o Distretto . » » 12 — » » 7
Estero. . , , . , » » 25 — » » 15
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DlraHore i Prof. GINO ’ fiOSTABBL
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AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Fexxice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 t Torre Pellice
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Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
COMUNICATO UFFICIALE
La prossima sessione Sinodale s’aprirà, D. V., lunedì 1° settembre, alle ore
15, nel tempio di Torre Pellice, con un
culto presieduto dal pastore Alberto
Ricca e seguito dàlia consacrazione al S.
Ministero del candidato sig. Edoardo
Aime.
_ Tutti i membri del Sinodo, Ministri e
Delegati, sono convocati per le ore
14.30 precise, nell’Aula Sinodale della
Casa Valdese, per assistere alla firma
della Confessione di fede e per la formazione del corteo.
Torre Pellice, 20 agosto 1941-XIX.
Il Moderatore: Ermsto Comba.
Domenica prossima, 24 agosto, alle
ere 15.30, nel Tempio di Torre Pellice,
ai'rà luogo un culto di consacrazione
delle suore ALMA BERTALOT, SUSANNA COISSON 'e FRANCESCA
NASO.
Tutto il pubblico, e particolarmente
la gioventù femminile, è cordialmente
invitato a intervenire.
31 ì{egno dei Cieli è simile a...
Un giorno Cartesio, il padre del dualismo filosofico moderno, ebbe un’idea
che gli parve geniale, l’idea cioè di salvare la religione dall’impuro contatto
^con le cose mondane e d’innalzarla in
■ un’atmosfera purificata da tutti i miasmi terreni. Prese il suo spadone filosofico e, calato un poderoso fendente, dì■vise il mondo della realtà con netto iaglio salomonico in due parti distinte.
Da una parte il mondo della pura estensione, la res extensa, la materia, retto
dalle léggi inderogabili della più assoluta necessità ; dall’altra il mondo del
pensiero, la res cogitans. lo spirito nella sua inscrutabile autonomia e liber-tà ; tra i due mondi un abisso incolmabile, invalicabile, senza un ponte, senza nemmeno una traballante passerella. Cartesio si illudeva di avere salvato la religione ; nascevano invece dal
suo tenebroso tentativo il razionalismo
e... rincredulità.
Paradossale ma vero - non è forse
E risaputo che gli estremi si toccano ? il radicale dualismo cartesiano trovò
r lieta accoglienza ai due poli opposti del
pensiero urpano. Si dichiararono infatti
i cartesiani, almeno parzialmente, due avversari che da tutti i tempi si erano
guardati in cagnesco, i materialisti
- (inconseguenti) ed alcune zone a sfondo
.: manicheo del Cristianesimo. I mate■ rìàlisti, posti di fronte ai due mondi
antagonisti del filosofo francese, po-l
sero l’accento su quello materiale ; non
^ebbero difficoltà ad ammettere, almeno
^in teoria, anche il mondo dello spirito,
Wma non tardarono à relegare quest’ultimo in una distanza sempre più vaga
,,^dove esso dapprima fu trascurato per
poi essere affatto dimenticato, con la
conclusione che la religione, povera CeiJierentola, fu disprezzata da tutti..I Cristiani a tendenze manichee fecero ina’vece l’opposto, misero cioè l’accento
sul mondo spirituale, e, invece di adagiarsi come i loro avversari nel presente
I mondo della materia, disertarono quest’ultimo, lo rinnegarono come assolu^ temente privo di valore, rifugiandosi
^asceticamente nel mondo dello spirito.
: Questa diversa accentuazione non impedì però che si giungesse da una parte e dall’altra alla medesima conclusione : al divorzio cioè tra spirito e ma‘ teria, tra religione e vita, tra Dio e il
mondo.
Questo divorzio fu gravido delle più
pericolose conseguenze per l’atteggia
Un mondo abbandonato da Dio e perciò destinato alla rovina, ecco la conseguenza dell’atteggiamento di quei cristiani di fronte alla materia. Non meno
mento che venne a prendere il Cristianesimo vuoi di fronte alla materia, vuoi
di fronte allo spirito.
Di fronte alla materia anzitutto. Questo magnifico Universo in cui ci troviamo misteriosamente immersi, lungi dal
presentarsi ai Cristiani dualisti come
una luminosa espressione di Dio, finì
quasi coll’apparire come un velo che ci
nasconde la Sua faccia. Alcuni di loro,
ebbri di trascendentalismo, giunsero
persino a figurarsi questo mondo come l’opera di un Demiurgo o per lo meno a considerarlo come abbandonato
provvisoriamente ad una Potenza malefica. Si annuisce generalmente che la
grande macchina dell’Universo fosse
stata messa in moto inizialmente dal
grande Architetto, ma si affermò che,
una volta in moto, quella macchina era
stata abbandonata al cieco e fatale funzionamento del suo meccanismo. Tutte le cose di questo mondo, secondo
il loro modo di vedere, si spiegano senza l’intervento diretto di Dio. Scienza
ed arte, natura, tutte le leve misteriose'
che muovono l’uomo e la società umana,,
economia, diritto, politica, storia,, tutto
è regolato da leggi necessarie, e immutabili che escludono assolutamente ogni
considerazione religiosa.
E’ evidente che con questa nozione:
trascendente di Dio non. è il caso di
parlare di progresso. Se Dio è assente
da questo mondo, se non interviene
con una incessante rivelazione e ima
incessante creazione, questo mondo non
solo è destinato a una sicura stasi ma addirittura ad un fatale regresso.
Ed è questo difatti la conclusione alla
quale sono spinti, lo vogliano o no,
ì dualisti. Comincifindo dal loro indifferentismo di fronte a questo mondo, scivolano insensibilmente nell’assenteismo,
poi nel pessimismo, poi nel disfattismo
più assoluto. Non solo questo mondo
non è destinato al progresso, ma è destinato alla rovina. Ci sono anzi certi
cristiani - e ne conosco personalmente
più d’uno - che, a cuor leggero, metterebbero il fuoco ai quattro punti cardinali, come Nerone alla città di Roma,
pur di vedere avverate certe profezie
! deir Antico b del Nuovo Testamento,
che, nel loro cervello infocato della febbre apocalìttica, interpretano nel modo
più catastrofico.
gravi sono le conseguenze del loro atteggiamento di fronte allo spirito e alla religione. Se lo spirito è qualcosa di assolutàmente diverso dalla materia, se tra la
vita dell’Universo e Dio non vi è alcuna
somiglianza, alcuna affinità, la religione viene ad essere considerata come
qualcosa d’affatto estraneo alla natura,
come qualcosa che non si spiega con le
leggi della vita e, con le esperienze della storia 0 della psicologia umana. Per
essere cristiano io devo, per così dire,
cessàrè di essere uomo, morire a tutti
gli istinti che m,’ha dati la natura. Lungf dall’approfondire la mìa natura
umana, lungi dal potenziarla al massimo,, debbo rinnegarla assolutamente,
radicalmente. Per essere cristiano deb' bo negare la vita . Il Cristianesimo non
! è un fatto naturale, è un miracolo, cioè
un fenomeno soprannaturale, che contrasta in pieno con la Natura. Tutti ì
fatti della vita cristiana : sentimento del
pfeccato, rivelazione, conversione, santificazione, perdono, immortalità, salvezza, dannazione, tutti sono estranei
alla natura ; il Regno dei Cieli non è
.simile a nulla.
Benché l’atteggiamento dualista di
«quei Cristiani di fronte all’Universo e
a Dio abbia dei lati buoni e possa appoggiarsi innegabilmente a certe cor
renti ascetiche, delle origini cristiane,,
pur sono persuaso che esso non risponda
à quel sereno immanentismo che serve
di sfondo al Sermone sul Monte e alle
più belle parabole del Vangelo. L’Universo di Gesù non è un Universo abbandonato da Dio ; il Regno dei Cieli
non è qualcosa di avulso dalla bella
Natura di Dio, è qualcosa di simile ad
essa. Se per ùn verso la natura è un
velo che nasconde Dìo ai ciechi, per
un altro verso è uno specchio che Lo
rivela a quelli che vogliono guardarLo
ad occhi aperti. Lo spirito non è la negazione della Natura ma è lo sviluppo.
Natura e Spirito sono entrambi creazioni dello stesso Dio ; è dunque evidente che essi siano retti da leggi, se
non uguali, affini. Certo vi è tra l’una
e l’altro quel che i filosofi chiamano un
«salto qualitativo», ma dire «salto»
non vuol dire « negazione », vuol dire
sviluppo brusco. La Natura può dunque
essere considerata da chi la guarda con
occhio sereno come la prefigurazione
deUo Spirito! ; ¡seguendo le orme del
Maestro un attento osservatore può cogliere tra di loro delle analogie che sono
molto interessanti.
Volete, amici lettori, che ne esaminiamo alcune nei prossimi numeri ?
S. Tron.
Il grande Iravaglio dell’eia giovanile
L’adolescente che si affaccia alla vita,
.s’accorge un bel giorno che qualcosa di
nuovo avviene in lui : nuovi sentimenti e nuovi bisogni si fanno luce nella sua
vita ; il sentimento e il bisogno di amare e di essere amato : qualche cosa
che turba tutto l’essere suo, lo spirito
come il corpo ; che lo rende ora felice e
pieno di gioia ed ora desolato e triste,
che gli dà il coraggio e la forza del leone, oppure lo atterra deluso.
E’ questo l’inizio del travaglio peculiare e misterioso dell’età giovanile che,
nè vecchi, riè libri, nè filosofi hanno mai
saputo spiegare. E’qualcosa che viene da
Dio perchè qui, più che ovunque altrove, sono evidenti le impronte del divino:
ma è pure qualcosa in cui è possìbile l’opera di Satana, perchè nulla può rendere cattiva e infelice l’umanità quanto
l’amore impuro.
Le due voci
— Non è bene che tu sia solo mentre
ti accingi ad affrontare il gran viaggio
della vita, — dice Dio al giovane. — Ho
disposto perchè tu possa avere al tuo
fianco una compagna fedele, unita a te
dai vincoli più saldi che si possano dare : unite le anime vostre da legami spirituali ai quali presiederò io stesso e che
costituiranno il meglio del vostro amore,
e siccome siete anche carne, sarà pure
unita la vostra carne in una maniera sacra, sotto il suggello di una fedeltà inviolabile. Non sarete più due ma uno;
quello che Dio ha unito, l’uomo non lo
separi 1
— Non è vero — sibila Satana in agguato li vicino.
— Non credere a ciò che ti dicono
dello spirito che non puoi vedere nè toc
care. Quello che conta è la carne. Se
vuoi essere felice ed appagare la se,te
che è in te, domandalo solo alla carne.
Al resto, all’unione delle anime, al matrimonio ben fatto, hai sempre tempo a
pensarci.
La voce di Satana raggiunge tutti, anche i migliori ne restano turbati e per
resistere debbono combattere una battaglia delle più aspre fra tutte. Gli altri, quelle che, ne ascoltano i consigli
infrangono la legge di Dio e perdono per
sempre il meglio che avrebbero trovato
nel matrimonio se vi fossero giunti puri
Il mondo, naturalmente, ha dato credito a questa seconda voce e, dappertutto, con un sorrìso d’intelligenza e col
tono della saviezza e dell’esperienza li
assicura che la carne ha ì suoi diritti,
che la purezza pre-matrimoniale è una
chimera e ti ripete, magari addomesticando la pronuncia, quell’antipatica locuzione francese: « Il faut que jeunesse
se passe ».
Un’alleata di Satana
Il probIem,à però è più complesso.
Quella che mette in causa la purezza
matrimoniale, nella maggior parte dei
casi, è l’esigenza della vita moderna, per
cui l’uomo e la donna non possono più
sposarsi quando sono diventati tali, ma
solo più tardi, una volta raggiunta una
.certa posizione sociale. Venticinque o
trentacinque anni possono essere un’età
indicatissima da un punto dì vista economico, ma sono troppi da quello fisiologico. Ma chi si preoccupa più di queste cose, oggi ? Persino molti buoni genitori costringono al ritardo i figli:
« Troppo giovani, dicono essi, per met
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0;¡^ ;
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
ter su casa »,i^ma non troppo giovani -'
non riflettono - per affrontare deUe
tentazioni difficili, in cui fórse cadran
no, portandone le conseguenze per tutta
la vita. ‘
Se in qualche caso un maggior spito di comprensione da parte dei genitori
potrà facilitare la vita ài figliuoli, però,
in generale le esigenze della vita moderna sono quelle che sono e non c’è da
fare altro che da affrontarle tale quali.
La giovanetta
L’uomo e la donna non si trovano sullo stesso piano in questa materia. La
donna per la quale le conseguenze del
peccato sono più gravi, è meno esposta
dell’uomo ai turbamenti di cui parliamo
è" questo fatto accresce grandemente la
sua responsabilità. Essa ha più dell’uomo il dovere di comportarsi con correttezza consapevole e assennata. Una certa
esuberanza provocata dalle interne passioni, è comprensibile presso l’uomo,
ma dimostra leggerezza presso la donna.
I vestiti inverecondi, le strambe accon-'
ciature del viso e dei capelli, tutto ciò
che fa per attirare l’attenzione o apparire provocante, non trova giustificazione e dimostra in lei una inferiorità morale.
Non ci soffermiamo p>eró maggiormente su questo argomento perchè, per
la donna, quasi, il problema della purezza pre-matrimoniale non esiste. Per
poco che voglia, può benissimo mantenersi pura. Tant’è vero che persinq.il
« mondo » lo esige e disprezza colei che
ha un comportamento diverso.
11 giovane
Ma per l’uomo è ben altra cosa. I
sensi parlano in lui con grande prepotenza. Egli ha un bell’essere intelligente, istruito, educato, uomo di senno... i
sensi, a un certo punto, lo mettono m
condizione di vedersi offuscare tutto
questo e di far prevalere in lui la bestia. Ben pochi - meno di quello che si
crede generalmente - sfuggono a questa ferrea legge di natura. Neppure gli
organismi fragili e delicati vi fanno eccezione ; anzi, essi soccombono più presto degli altri aU’imperativo dei sensi..
E non è ancora la voce interna, quella
che rende più aspro il cimento per la
gioventù, bensì quella che viene dal di
fuori, l’opinione pubblica falsata da una plurimillenaria tradizione di peccato : tutto il mondo crede, dai salotti più
sontuosi ai bassifondi più oscuri, che,
matrimonio o non matrimonio, sia inevitabile dare sfogo agli stimoli della carne. Lo ammette la morale addomestica
ta di tanta gente, lo insegna persino, assai spesso, la sciènza. Non è raro, infatti, il caso di giovani che vanno esporre
al medico il. turbamento fisico-psichico
che li preoccupa sperando riceverne un
consiglio liberatore e, quello, con una
coscienza che avrebbe appartenuto meglio ad un veterinario, risponde : «Niente da fare, fuorché seguire gli istinti della carne ».
C’è forse da stupire se tanta gioventù
inesperta getta presto nel fango la fresca corona della sua purezza, mentre
con un po’ di pazienza, lottando ancora
un pòco, avrebbe potuto conseguire la
sfavillante vittoria che l’avrebbe resa
felice ? Povera gioventù !
Vogliam forse gettarti la pietra?
No ! vogliamo tenderti una mano fraterna e dirti che valutiamo in tutta la
sua importanza il rude cimento che-hai
dovuto affrontare ; che vogliamo, sopr atutto, ricollocare dinanzi a te il tuo
ideale perduto e aiutarti e incitarti a
combattere perchè tu lo raggiunga di
nuovo.
Sentì dunque.
La purezza pre-matrimoniale non è una utopia bensì un ideale pienamente
raggiungibile. Te ne accertano da un
punto di vista fisiologico i medici credenti, te lo ripetono da un punto di vista morale e religioso i tuoi'Pastori. Ed
essi non fanno che dire ciò che ha sempre predicato la Chiesa cristiana in generale e la nostra Chiesa valdese in particolare. Da noi si è sempre creduto e
praticato così ed oggi ancora, grazie a
Dio, sono numerosi fra noi i giovani che
sanno attraversare i cimenti dell’età
giovanile senza cadere e giungere puri
al momento del matrimonio.
Dica pure il mondo con un consenso
quasi totalitario che la purezza pre-matrimoniale è un assurdo. Nella nostra
chiesa e nelle nostre valli, la splendida
condotta di molti giovani lo smentisce.
il tuo dovere
Ma non è per attaccamento a una tradizione 0 per amore del premio di feli*
cità che il giovane puro trova nel matrimonio, che predichiamo il dovere della purezza prer-matrimoniale, bensì, per
il semplice fatto che la fornicazione è
chiaramente e recisamente condannata
dalla Parola di Dio:
« Per evitare le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito » (1 Cor. 7: 2).
« Il corpo non è per la fornicazione.,
fuggite la fornicazione » (1 Cor. 6: 1318). « Nè fornicazione, nè impurità, sio
neppur nominata fra voi » (Ef. 5: 3). I
fornicatori non eredéranno il Regno di
Dio» (1 Cor. 6: 9). «Iddio giudicherà i
fornicatori e gli adulteri » (Ebrei 13 : 41.
« La loro parte sarà nello stagno ardente
di fuoco e di zolfo che è la morte seconda »' (Apoc. 21:8).“
A queste affermazioni scritturali fa
riscontro la voce della coscienza che
parla in questa materia con una elo^ quenza forse maggiore che in qualunque
i altra. I giovani che sono caduti sanno
quali lotte dolorose hanno dovuto sostenere con essa e sono concordi, gene. raímente, nel descriverle come le più
drammatiche e angosciose della loro vita.
Per il credente dal cuore sìncero ed onesto, non v’è ombra di dubbio ; la via
diritta, la sola via da seguire, è quella
della purezza. Ma,
Come renderà il giovane la sua via
pura?
'' Presto detto !
Nel mondo non v’è nessuno che sia capace di offrire queste possibilità. Nel
proprio io, malgrado le vanterie di tanta gente, non c’è nessun giovane o quasi, che possegga una volontà così forte
da opporsi sempre vittoriosamente alia
voce dei sensi. Resta soltanto l’aiuto die
Dio fornisce in risposta alla preghiera e
che può dare a tutti, anche ai più deboli, la completa vittoria ed è in essa
che i giovani dei quali parlammo dianzi, trovano la forza di esser puri.
L’esperienza della risposta di Dio alla
preghiera del giovane non è sempre la
stessa. Qualche volta, si traduce in una
forza sovrumana che si trasfonde rvd
giovane e lo rende forte, padrone di sè,
una volta per sempre. Altra volta, è invece un aiuto provvisorio e occasionale,
dato volta per volta al giovane il quale
ha sempre l’impressione di trovarsi sull’orlo di un abisso e molte volte realizI za che è salvo proprio per miracolo e,
■ solo alla fine, impara a disoernere la
mano di Dio che lo ha condotto in salvo
attraverso ai più gravi pericoli. Altre
volte ancora, Iddio risponde alla preghiera con degli esaudimenti provvidenziali: concede un genere di vita nel
quale è più facile resistere alla tentazione 0, addirittura, offre quell’aiuto
convenevole che è il più sicuro baluardo, sulla terra, contro il peccato della
fornicazione e dell’adulterio. Un giovane credente dall’organismo delicato, er
sposto più di tanti altri a soccombere
nella lotta dei sensi aveva lottato già
da lunghi anni per mantenersi puro in
mezzo airambiSente corrotto in. cui- vi-*
veva/ Col volgere del tempo, la lottarsi
faceva sempre più difficile.. Un giorno,
stremato di forze, perse ogni fiducia in
sè stesso, temette di cadere e pregò Dio
con la forza della disperazione: « Signore, non voglio cadere e non posso durare in questa tremenda Sguscia... Fammi morire, te ne supplico, oppure dammi la vittoria !»
L’esaudimento non fu immediato ma,
in compenso, oltrepassò di gran lunga
tutto quanto il giovane aveva mai osato sognare. Dopo che ebbe sofferto ancora qualche tempo, in maniera inattesa
e per vie impensate, il Signore pose termine alla sua lunga prova col più felice
dei matrimoni.
Non è forse questa storia vera, simile
a quella di molti giovani valdesi ?
Fatti animo Gioventù Valdese !
Il cimento che ti aspetta è dei più difficili che si possano affrontare nella
vita. Te ne abbiamo parlato preoccupane
doei di essere scrupolosamente obbiettivi, e, certo, senza caricare le tinte.
Non per questo, però, tu poserai le armi per cedere aH’andazzo del mondo e
ascoltar coloro che ti voglion privo della
tua corona. Tu sei forte, tu puoi, con
l’aiuto di Dio, vincere il maligno. La
lotta non ti fa paura !
E’ bello, quando s’hanno vent’anm,
combattere con ardore per un ideale
luminoso, attraverso ad immense difficoltà sospinti dalla infinita potenza di
Dio.
E’ beilo come quando i tuoi antenati
scrivevano tra questi monti famose pagine di gloria.
E’ bello d’una bellezza che tutto il
mondo ammirerà quando ti vedrà vittoriosa e che, sopratutto, ti condurrà di
vetta in vetta, verso cose sempre più
eccelse e fin nella presenza stessa di Dio
(Matt. 5: 8).
Dottore Enrico Gardiol.
Pastore Enrico Geymet.
PS. Gli scriventi sarebbero lieti se il
problema trattato nel .presente articolo
fosse l’inizio di corrispondenze o di altri
articoli sempre diretti a scopi pratici.
Nuovo Cappellano
I
J
Siamo lieti di annunziare che è stato
concesso alla Chiesa Valdese un secondo Cappellano per l’Africa settentrionale : il
Tenente Davide Cielo
Cappellano Valdese
Comando Superiore F. F. A. A. A. S.
Posta Militare 11.
JACOPO LOMBARDINI IqDÌTTORDICES. PDITiTi
Il forzato per la fede
Racconto Storico
Ma la nave nemica era armata molto
potentemente: una salve dei suoi cannoni ridusse una delle galere francesi
in pessime condizioni, con un albero
troncato e molti remi fracassati, sicché,
dopo un attimo di indecisione, si fermò
e tornò poscia indietro, lentamente,
cercando di ricoverarsi nuovamente
nel porto.
L’altra nave, quella su cui era Giovanni,ancora incolume, cercò dì arrivare rapidamente vicino al nemico, per
metterlo sotto l’efficace tiro dei suoi
cannoni.
I colpi di staffile piovevano sulle
spalle dei galeotti, per costringerli a remare con tutte le forze, a remate, lunghe, per ottenere la massima velocità.
Quei disgraziati, ai quali ogni colpo
di remo avvicinava la morte, giacché
sapevano bene che tee anche fossero*
scampati alla mitraglia nemica, nessuna speranza avevano di salvarsi dal naufragio, legati come erano al banco, remavano in mezzo ad un coro diabolico
di imprecazioni, dì bestemmie, di urla
di terrore, che i colpi, sempre più spessi degli aguzzini non riuscivano a far
cessare.
Ad un comando del capo ciurma fu
smesso di remare, e, in un silenzio di
morte, ì galeotti attesero.
Giovanni Gerire approfittò di quel
momento di pace per pregare Dio di
accogliere la sua anima se non avesse
potuto scampare alla scarica nemica.
In quei pochi momenti egli rivide
la sua fanciullezza alle Valli, e la strage e l’esilio ; rivide Maria, e rivìsse
i lunghi anni di prigionia.
Ma ecco : tutto stava per cessare : tra
poco egii sarebbe stato con Dio, nella
pace, e avrebbe cessato il suo lungo
tormento.
La morte non lo spaventò ; gli apparve anzi come una liberazione, perchè dopo quella preghiera, più fortemente la Fede, che lo aveva sempre sorretto, gli annunciava che Dìo gli era
Padre, che una corona immortale lo
attendeva.
E una pace augusta scese nel cuore
del galeotto.
Un frastuono che superava ogni rumore di tuono, lo riscosse da quei pensieri di pace : la nave aveva sparato,
contemporaneamente, tutti i cannoni rivolti al nemico.
Quando il fumo della scarica si fu
un poco dissipato, egli potè scorgere,
vicinissima, la nave inglese, danneggiata, ma ancora galleggiante.
Con l’acutezza dei sensi che dà l’immediata vicinanza del pericolo, egli
scorse i cannoni nemici puntati sulla
galera, e comprese che un attimo dopo
una pioggia Idi ferro sarebbe caduta
sulla nave.
Gli parve, - la nave era vicinissima, che un cannone puntasse direttamente
sul suo banco : allora istintivamente si
alzò sul banco, addossato strettamente alla parete di legno ; i suoi compagni invece, resisi anch’essi conto del pericolo, si era distesi, per quanto lo permettevano le catene, sul pavimento.
L’attesa non fu lunga : qualche istante dopo la salve, inglese si abbattè sulla galera francese, che fu avvolta dal
fumo. Giovanni intese, ìn diverse parti del corpo come dei forti colpi di pugno, senza che riuscisse a rendersi, li
per li, conto di che fosse.
Disceso dal banco, si chinò sui suoi
compagni, chiamandoli ; nessuno rispondeva'; 'dagli altri banchi! sorgeva un!
tumulto dì urla e di gemiti. Egli si curvò sui compagni, afferrando un braccio
- gli parve quello di Jossùf, - per scuoterlo : il braccio segui la sua mano.
Si accorse allora che tutti i suoi compagni di banco erano stati maciullati
dalla mitraglia.
Nello stesso tempo intese qualcosa di
tiepido scorrergli lungo il coi^k); era
sangue ; si accorse di essere ferito.
Poi gli occhi gli sì velarono ed egli
cadde sui corpi dei suoi compagni di
pena.
Rinvenne per il dolore acuto che provò sentendosi premere fortemente sulla ferita che aveva ad una gamba, e si
accorse che stavano rompendo la catena che lo teneva stretto alle caviglie.
Al gemito che levò si accorsero che
non era morto - si stava infatti gettando
in mare i corpi dei galeotti morti - Allora fu portato rudemente nella stiva,
tra gli altri feriti.
Seppe così che il combattimento era
finito e che la nave stava rientrando
in porto.
Attese che qualcuno venisse a medicare le sue ferite, ma attese invano :
sulla nave vi erano pochissimi medicinali e quei pochi non eraho nemmeno
sufficienti per gli ufficiali e per i soldati.
I galeotti furono abbandonati a loro
stessi, e Giovanni più di tutti, perchè
tanto si sapeva che per lui, protestante,
non sarebbe stata valida la regola per
la quale un galeotto ferito ìn combattimento avrebbe avuta là libertà.
II protestante condannato alla galera,
lo era per sempre, nessun atto di clemenza sovrana, nessun atto di valore,
sarebbe valso a ridargli la libertà che
egli aveva sacrificato alla sua Fede.
Eppure, non ostante la mancanza di
cure, Giovanni non mori dissanguato
durante il ritorno al porto.
E quando, finalmente, le sue ferite
poterono essere bendate, e, in cantiere, qualche cura fu potuta essergli prestata, egli migliorò e infine guarì.
I
(Continua).
3
m :
L'BGo T>mAÆ VALLI VALDES!
■‘î:
W Xl^oséo
(Val Penice)
La cronaca pura e semplice è quanto
mai lieta e festosa.
Alle 7, alla borgata Peyrot, un folto
gruppo di persone, oltre 200, in gran
prevalenza giovani, si riuniva per partecipare alla passeggiata storica organizzata dalla Società di Studi Valdesi. Il
prof. Attilio Jalla li guidò attraverso
tutta la collina di S. Giovanni, a Roc-ciamaneut, alle Sonagliette, alle Porte
d’Angrogna, alla Sea, al Martel, esponendo di volta in volta ì drammatici avvenimenti accaduti nei secoli scorsi, i
quali, considerati sui luoghi, acquistavano una singolare efficacia e suscitavano
vive emozioni. Da molti fu richiesto che
questa interessante iniziativa della beinernfirita Società venga iripetuta più
spesso.
Alle ore 10 e 30 la numerosa assemblea, più di mille persone, è ordinatamente disposta per seguire con
attenzione il Culto. Presiede il pastore di Angrogna signor Arnaldo Com"ba che invoca l’aiuto di Dio e legge alcuni passi della Sacra Scrittura ; dopo
il canto dell’inno 13 una ispirata preghiera del pastore signor L. Rivoira, e il
canto dell’inno 36, il pastore signor E.
Eynard propone alla meditazione dei
suoi uditori la parola del Signore (Is.
55). Venite e cercate il Signore mentre lo si trova ; venite : la constatazione
universale della realtà; cercate, nella
Dibbia, nella Preghiera, nel Ravvedimento. Mentre lo si trova: come trovarlo? Misteriose porte cui Dio picchia: 'dolore, malattia. Dio sempre vicino, ma
■possibilità che passi l’ora della Grazia...
Sono alcuni dei temi che l’oratore con
nobiltà di forma e profondità di pensiero svolge per l’assemblea.
Dopo che è stato letto un messaggio del cappellano militare valdese che
porta i saluti dei nostri fratelli sotto le
armi, l’assemblea si raccoglie in un minuto di reverente raccoglimento nel ricordo dei nostri caduti.
Prende quidi a parlare il pastore
Guido Comba che con parola piana e
persuasiva chiarisce alcuni equivoci che
potrebbero sorgere dall’espressione: notizie del campo d’Evangelizzazione. Evangelizzare è un dovere universalmente sentito dai Valdesi ? (Su questo l’oTatore esprime i suoi dubbi !) Evangelizzare non significa fare una gretta opera di proselitismo, ma predicare con
fedeltà la Parola di Dio e di testimoniare con la nostra vita della nostra fedeltà alla Parola di Dio ; campo di evangelizzazione è quindi l’ambiente stes.so
'della nostra vita quotidiana. Ed il sig.
<J. Comba rivolge un vivo appello ai
Valdesi delle Valli perchè essi sentano
l’immensa responsabilità che essi hanno
in' quest’ora ed in questi luoghi ; essi
che hanno spiritualmente tanto ricevuto imparino, da altri che lo hanno
meno, a dare.
Un canto, e poi prende la parola il
terzo oratore, il pastore E. Geymet, che
svolge la p arte storica : per non ripetere quanto è già stato illustrato nella’
passeggiata storica mattutina dal prof.
A. Jalla, l’oratore accenna solo brevemente agli episodi principali che si riConnettono alla località di Rocciamaneud, ed analizza le condizioni spirituali
delle Valli all’arrivo di F. Neff. Termina con l’invocazione appassionata di
una rinnovata consacrazione della nostra Chiesa al Suo Signore.
La benedizione chiude il culto. I canti sono stati diretti, con non lieve fatica, dal sig. G. Albarin.
• • •
; La cronaca pomeridiana è altrettan; to lieta e festosa : cori delle corali di S.
Giovanni e Torre Pellice che gareggla^ no in artistica bravura : sono istanti di
I vero godimento e l’applauso ripetuto e
; il bis richiesto, dice al sig. G. Albana,
alla sig.na D. Revel, ed ai cantori la gio
ia del pubblico e la sua riconoscenza» per
la fatica della lunga e coscienziosa pre.parazione. Un elevato messaggio del
pastore A. Deodato ha posto ai suoi u^
ditori il problema della responsabilità e
della fedeltà dei singoli individui ; senza esitazione egli dènunzia quel - nè caldo nè fervente - che è in odio al S’gnore
e che è, in tutti i campi della nostra Opera la caratteristica di troppi membri
di Chiesa, i quali fanno del loro Valdesismo, del loro essere cristiani una veste
che si nasconde quando il mondo ne potrebbe ... essere offuscato. ^
« • *
Cronaca lieta e festosa di canti, di
incontri da lungo tempo non più veduti;
serenità degli spiriti e godimento del
sentirsi in alto, un po’ più alti della
valle e della nebbia...
L’amico critico però dirà : lieta e festosa ; sono due aggettivi simpatici, ma,
lassù, era una adunata religiosa, squisitamente religiosa ; altri aggettivi sarebbero più indicati, che indicassero il
raccoglimento, il senso del sacro ! Ed
anche questo è vero, ma, a dire il vero
abbiamo Timpressione che ü nostro
pubblico valdese non è ancora, nella sua
maggioranza educato spiritualmente sì
da portare un vero spirito di consapevolezza in queste adunate spettacolari.
Difetto di organizzazione, si dirà ; non
crediamo che basti; nel culto anche all’aperto ci vuole la cooperazione di ciascuno ; bisogna che la signora rifiuti di
ascoltare incessanti pettegolezzi della
vicina ; e che l’egregio signore non senta
l’assillo continuo di dover esternare le
sue considerazioni ; bisogna insomma
comprendere che si prende parte ad un
culto, e non ad una più o meno piacevole conferenza. Prova ne sia il canto :
vi era, ben visibile, un direttore di canto che si sbracciava a segnare il tempo,
e vi erano innumerevoli cantori, e buone vóci, che andavano pacificamente
per conto loro, con un risultato non precisamente edificante. Non vogliamo
drammatizzare, ma certo è che una volta di più ci siamo convinti che il valore
religioso di queste grandi assemblee non
va giudicato dai successo numerico. Bisogna confessare francamente che c’è da
essere perplessi : i nostri convegni giovanili e le nostre adunate tradizionau
segnano un crescendo ; è un segno di bisogni religiosi, 0 è la moda ? Si va per
incontrare Dio o si va (mi si perdoni il
bisticcio) per incontrare degli uomini ?
Dell’annunziata attività giovanile,
nulla da segnalare, se non canti sereni
che hanno echeggiato fino a sera, viatico per la discesa a valle. CI.
Profanazione
Con un titolo leggermente diverso avevamo questo discorsetto in pectore da
molto tempo. Lo avevamo sempre rimandato perchè riteniamo che la mancanza di buon senso da parte del nostro
prossim.o non costituisce di per sé uno
spettacolo molto attraente, nè un bersaglio degno di tiro. Ci eravamo cioè spesso trovati, nel nostro ambiente valdese,
di fronte a certe manifestazioni, o trovate, che ci avevano lasciato alquanto
sbalorditi. Per esempio cartoline con
versetti bibblici, scelti in modo diciamo
così: spregiudicato. Avevamo sorriso e
ci eravamo detto: Se chi stampa non ha
buon senso, chi compra, prima di spendere i suoi soldi, ricorrerà al suo!!
Ma ora la cosa è più seria e più grave.
Sono in vendita, e vengono largamente
diffuse nd nostro ambiente valdese, e
nelle case, e nelle adunate tJCV agosto
per es.) certe cartoline con citazioni bibbliche che soltanto qualcuno che voglia
farsi beffe del senso religioso, o ne sia
totalmente privo, può ideare!
Per esempio.
I cartolina:
Riproduce una vignetta di cattivo gu
sto; un pallone, con, nella navicella, due
spósihì in viaggio dì nozze, secondo il
più vieto tipo caricaturale: lui con la
tuba, lei con qualcosa che rassomiglia ad
un mazzo di cardi in màno. Sotto: Sin^
ceri auguri ed un versetto: Il Signore sia
con tutti voi (2 Tess. 3; 16).!!
II cartolina:
E un quadretto dì vita semi alpinista:
una pfecozza, dei guàntctìi, i’attrézzatura
p^ un rocciatore, con un bel fiasco, e
un bicchiere pieno di vino per festeggiare l’ardua scalata, come avverte un
epigrafe. Orbene anche qui hanno appioppato un versetto dei Salmi; 55: 22:
Rimetti nel Signore il tuo peso ed Egli ti
sosterrà.!!
Ili cartolina:
In primo piano un bel scarpone chiodato, che costituisce uno degli « Arnesi
della Vittoria » come avverte l’epigrafe,
mentre il versetto del Salmo 55; 22, sta
forse ad ammonire anche qui che Dio al
postutto è un arnese di Vittoria.
Non commentiamo. Siccome non ci è
possibile di identificare l’editore, ci permettiafitio di protestare contro coloro
che diffondono simili produzioni nel nostro ambiente; e se non è possibile, la
scomparsa di certi atteggiamenti da rivenditori ortofrutticoli, nella diffusione
di questa produzione letteraria, domandiamo che prima di concedere il permesso alle bancarelle, alle adunate religiose,
il consiglio di chiesa, o chi per esso,
controlli rigorosamente la merce che si
vende onde cessi, anche il malvezzo per
cui si considerano queste manifestazioni
come un’ottima occasione di smerciare
fondi di magazzino che meritano di rimanere nel fondo più fondo. Cl.
Segnalazioni
LUSERNA - Vicende e Tradizioni nel
quadro della Storia Valdese (opuscolo di
64 pagine: L. 2,50 - Librerìa Ed. Claudiana - Prof. A. Jalla).
E’ una breve, compiuta monografia,
scrìtta dal prof. A. Jalla con quella garbata fluidità che rende piacevole e grata
anche al profano la lettura di vicende
storiche. L’autore segue passo passo le
vicende che portarono l’antico borgo
feudale ad assurgere ad un’importanza
di primo rango nella storia dei nostri
padri. E’ un’esposizione obbiettiva in cui
si intrecciano gli sviluppi di tutta la storia Valdese; un quadro in cui lo storico
sa far rivìvere nelle loro fugaci apparizioni, le grandi figure della nostra epopea. Il laudator temporis acti, il cultore
delle memorie, troveranno anche in questa monografia interessanti rievocazioni
topografiche e folkloristiche che è stato
bene di ricordare ad una cerchia ,aiù
ampia di lettori. x.
QRON/ICAI VALDESE
LUSERNA SAN GIOVANNI. Il 5 agosto ha avuto luogo,, presieduto dai pastori
L. Rivoira e G. Tron e con larga partecipazione di niunerosi parenti e conoscenti, il fimerale 'della nostra sorella sig.na
Nancy Peyrot, deceduta ai Peyrot, in età
di 74 anni. Rinnoviamo alla sorella in
lutto l’espressione della nostra profonda
e viva simpatia cristiana.
— Il culto di domenica prossima, 24
corrente, nel Tempio di San Giovann.,
sarà presieduto dal pastore sig. Luigi
Rostagno; quello pomeridiano nel Tempio del Ciabas, soltanto per quella domenica sarà sospeso.
PINEROLO. Domenica, 3 corrente, il
culto è stato presieduto dal cand. theol.
Gustavo Bouchard. La Chiesa gli rinnova vivi ringraziamenti per il suo gradito
messaggio cristiano.
— In una stessa settimana, due lutti
hanno afflitto questa Comunità. Il 13
corrente un imponente cortèo accompagnava all’ultima dimora la spoglia mortale di Leontiìia Reynaud ved. Bertalot.
Già compagna dell’anziano di Abbadia,
la nostra SpreÙà^era madre deU’ànziahq
aitale di quei quartiere; vera « Compagna d’opera nel Signore » nella sua modesta sfera di attività, lascia una testimonianza benedetta all’Evangelo.
I vicini suoi di casa, con pensiero gentile, hanno ^ontaneamente offerto un
«fiore» a favore dell’Or/onotro/io di
Torre .Pellice, ove la Defunta era stata
alvmna, L. 150.
E i figli Arturo, Alberto, Luigina, Ida
versano, in memoria della Mamnxa, per
la. Cassa Emeritazione L. 100 - Per l’Orfanotrofio di Pomaretto, 100 - Per Asilo
dei Vecchi, S. Germarno, 100 - Per la
Casa delle Diaconesse, 100 - Per la Chiesa di Pinerolo, 100.
— Sabato, 16 corrente, decedeva la
ved. Long Luigia, in età di 80 anni ; pure
dell’Abbadia (Ponte S. Martino) ed oriunda di Pramollo ; sorretta anch’essa
da una fede semplice e forte che è stata
per molti in edificazione.
II Signore sostenga e consoli le famiglie afflittei. , i
POMARETTO. Domenica 3 agosto
corrente al culto del mattino, con suggestiva cerimonia sono stati presentati al
Signore ed alla sua Chiesa i piccoli Rostagno Paola di Arturo e di Rostan Irma, e Rostagno Giulio di Giovanni e di
Paschetto Mariuccia (Pomaretto). B nedica il Signore questi teneri fanciulli e
li faccia crescere nel suo timore.
— Giovedì 14 agosto hanno avuto luogo le esequie della nostra sorella Grill
Maria ved. Long, dei Masselli di Pomaretto. Dopo 78 anni di vita spesi nella
attività e dopo 8 mesi di sofferenze sopportate con cristiana rassegnazione essa
si è serenamente spenta aU’ospedale.
Rinnoviamo ai figli ed alle figlie, di
cui alcuni sono residenti nella lontana
America, come pure al fratello ed ai parenti tutti l’espressione della nostra viva
simpatia.
— Sabato scorso abbiamo ripreso la
via del cimitero per deporvi la spoglia
mortale della piccola Rostagno Maria di
Fernando (Serre di Inverso Pìnasca) di
6 mesi.
Ai genitori ed ai numerosi frateUi e
sorelle le nostre vive condoglianze.
— Ricordiamo fin d’ora che il culto
nel tempio della domenica 31 agosto sarà anticipato alle ore 10 per permettere
a quanti lo desiderano di recarsi al Convegno della F. U. V. che si terrà nd
pomeriggio a Pinerolo.
— Ringraziamo il Pastore di Fiume,
sig. Carlo Gay, per avere occupato il
pulpito domenica scorsa e per il messaggio ch’egli ci ha rivolto.
SAN GERMANO CHISONE. Tutta la
parrocchia circonda colla più profonda
simpatia la famiglia Vinçon delle Gressine, il cui figlio Guido stato dato ufficialmente « disperso ».
Contro ogni speranza vogliamo sperare. Se è possibile, che Dio ci conceda
la gioia di riabbracciare il caro giovane
che abbiamo stimato e amato per la sua
bontà e le doti del suo carattere!
— Sono stati chiamati alla Patria
Celeste: il 20 luglio: Robert Enrico, di
anni 61, dei Gondini; il 22: Plavan Maddalena in Reynaud, dell’Asilo; il 29:
Long Susanna ved. Bertalot, di anni 72,
della Gardalinera; il 12 agosto: Maurin
Adelaide ved. Long. dell’Asilo.
Che la pace del Signore dimori nei
cuori afflìtti per queste dipartenze!
— Abbiamo avuto il privilegio di udire la predicazione dell’Evangelo fatta
dai pastori sigg. Roberto Nisbet e Alberto Rihet. Ringraziamo vivamente il
pastore Paolo Marauda e il dott. Ribct
per i funerali da loro presieduti in assenza del pastore della parrocchia.
TORRE PELLICE. Una augusta ©isito. Verso le 10.30 di sabato 16 corrente,
mentre la sig.na Selli accudiva alle faccende mattutine nel suo appartamento
in via Manzoni, ebbe la gradita sorpresa
4
VALDESI
->* %'<k .■-•'~;f,
' 'Kyfx^
ir/-' ■■
dì una visita di St M. la Eegina Impera-^
tric§^ accompagnata dalla nipotina Con-»'
tessina Maria Ludovica Calvi di Bergolo,
e prw^ìiente da Sant’Anna di^YaldierL
Con la Regale sempliciltà' cjfie la caratterizza, l’Augusta Dama s’intrattenne con
la;SÌg.na Selli, volle visitare il suo gra* zioso alloggio ed ebbe per lei parole coriì 'tesi, dettate dal suo animo gentile.
- Quando uscirono j bambini della Villa, offrirono fasci di fiori alle Auguste
visitatrici. ,-‘nf, J-,-?' xxx.
IPo». ^ il '-«;ull4
(Meditazioni preparate sui testi del
» €BS f€
Calendario Biblieo della Chiesa Morava)
• .■4'
Lunedi Lettura: Salmi 149: 1-5,
25 Agosto 150.
E’ per grazia che siete stati salvati,*
mediante la fede ; e ciò noti vien da voi ;
,è dono di Dio, ¡^on è in virtù, d’opere,
affinchè ninno si glori. Ef. 2 : 8r9.
Ciò non viene da voi^ ! Difficilmeinte ci
convinciamo di questo, pronti come siamo a trovare ovunque di che gloriarci,
che la salvezza sia un dono di Dio è
revarigelo che udiamo, ma, purtroppo,
non la realtà vissuta di ogni giorno !
Non è forse vero che ci illudiamo di
essere sempre un po’ migliori e di esser
più vicini di.loro al Signore? Non è
vero che nel segreto dèU’anima nostra
siamo persuasi di non essere così malvagi da meritarci Tinferno ? O almeno
d’esser così fiduciosi in Dio da ricevere
il suo perdono ? E non è vero che questa sicurezza domina tutti i nostri pensieri e le nostre azioni si che noi non
viviamo come chi è scampato dal fuoco, cioè come chi è stato salvato per
grazia, per dono di Dio e non in virtù
delle opere sue ? Se così fosse l’amore
e la riconoscenza traboccanti dai nostri
cuori trasformerebbe intieramente la
nostra esistenza.
Martedì Lettura: 1 Cor. 14: 7-19.
26 Agosto Sia ringraziato Iddio che
eravate bensì servi del peccato, ma avete di cuore ubbidito a quel tenore d’insegnamento che v’è stato trasmesso ;
ed essendo stati affrancati dal peccato
siete divenuti servi della giustizia.
Rom. 6: 17-18.
« Sia [ringraziato Iddio che.,, avete
di cuore obbedito » ! Vedete come l’apostclo Paolo conosceva bene l’opera del
Signore-quale Pastore del gregge ! Egli
dopo aver strappato le sue pecorelle
dalla bocca del lupo, mette su una
via sicura, le tiene presso di sè, le conduce egli stesso...
Se fossimo lasciati a noi stessi, a nulla gioverebbe Tessere stat^ strappati
dalla ^schiavitù del peccato,, che ben
presto vi ritorneremo. Ma, ne sia ringraziato il Suo nome, U Signore non ci
lascia soli anzi, col suo spirito, pone
la sua Legge nei nostri cuori, ve la incide profondamente, onde ascoltandola
e obbedendola siamo suoi servitori e
non servitori di Satana, fàcciamo Je
opere sue in Cristo e non quelle del Nemico ed in tutto e per tutto gli apparteniamo. Sìa ringraziato Iddio per
questa sua continua e vigile opera di
salvezza che compie colla sua Parola
di vita, colla quale dopo averci liberati
dal peccato, ci tiene su una via sicura,
stando Egli stesso con noi e conducendoci per mano.
Mereoledì Lettura : 1 Cor. 14 : 20-25.
27 Agosto Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimerìto di
grazie. Col. 4 : 2.
Gli increduli hanno tanti motivi per
non pregare, ma il credente che non
prega, anzi che non persevera nella preghiera, rivela in se una pericolosa sicurezza della propria posizione spirituale. Ora chi pensa di star ritto, badi non cadere ! Perciò l’apostolo nell’esortazione a « perseverare nella preghiera » aggiunge « vegliando in essa ».
Con la preghiera chiediamo a Dio d’intervenire pella nostra vita, vegliando
così noi stessi sui molteplici pericoli
d’essa. ’Tutti sappiamo quante insidie
per la nostra fede sì trovano sul cammino che dobiamo percorrere. Disgrazia,
gioia, miseria, ricchezza, lavoro, svago,
interesse, piacere possono divenire altrettanti mezzi per allontanarsi dalTEvangelo. E poiché delTuna o dell’altra
di queste cose è fatta la nostra vita, il
pericolo è sempre alla porta. Chi è di
salute cagionevole, va periodicamente
dal medico perchè lo osservi e veda se
in lui vi sono dei sintomi di nuovi malanni. Noi pure, per la nostra natura
incline al male, siamo sempre spiritualmente malati onde la necessità viva che
il medico Celeste vegli su la nostra v^ra
salute ed abbia costante e provvida cura
di noi.
Giovedì Lettura : 1 Cor. 14 : 26-40.
28 Agosto Io sono il buon pastore ; il
buon pastore mette la sua vita per le
pecore. Giov. 10: 11,
Cristo è il buon pastore, e lo è in senso assoluto, così assoluto che nessuno dì
fronte a lui è pastore. Che cos’è, dìfatti,
l’opera d’un pastore terreno accanto alla
sua ? Non porta egli, come tutti i suoi
fratelli, l’impronta del peccato e della
debolezza umana ?
Non vive anch’egli come ogni altro
credente della Parola e della luce che
viene dall’alto ? Perciò non può esser
chiamato « buon pastore » ed è già molto che abbia il titolo di « pastore » : difatti, quel che egli dà al gregge lo prende tutto dal vero e buon Pastore: conforta il gregge con le parole del buon
Pastore lo guida con la luce del buon
Pastore, lo preserva con la difesa del
buon Pastore...
Dove, sopratutto. Cristo si rivela il
buon Pastore, e si differenzia, non solo
dai mercenari, ma anche da tutti i pastori di questo mondo, è sulla croce nel
Golgota: « mette la sua vita per le pecore ». Là egli ha affrontato veramente l’ora del lupo, di Satana,
il pericolo estremo che incombeva
peir noi, là Egli ha sofferto la nostra condanna, ha preso su di sè la maledizione
del peccato, ha sofferto le pene dell’inferno. Là ha tolto le sue pecore di bocca
al lupo e si è dato in pasto a lui invece
loro.
Venerdì Lettura: 1 Cor. 15: 1-11.
29 Agosto Voi siete stati riscattati a
prezzo, non diventate schiavi degli uomini. I Cor. 7: 23.
Poco prim,a l’apostolo aveva esortato
a rimanere nella condizione nella quale ciascuno si trovava quando fu chiamato e non desiderare con avidità mutamenti della sua posizione sociale. Se
ha opportunità di migliorare la sua condizione lo faccia, ch’è sempre bene valersi delle occasioni che si presentano,
ma la nostra situazione terrena non ci
deve soverchiamente preoccupare. f’
Dal Cristo, al prezioso prezzo del suo
sangue, abbiamo ricevuto la libertà dei
figliuoli dì Dio e siamo degli « affrancati
del Signore » sia che abbiamo ricchezze, '
comodi e possibilità di andare e di fare
a nostro piacimento, sia che siamo poveri, senza alcun bene e siamo costretti
a servire il prossimo per guadagnarci un
pezzo di pane. Siamo, in Cristo, liberi
ed eredi dei-beni futuri, questa è la no'stra dignità di cristiani che non deve
essere smentita da un soverchio amore
per i beni di quaggiù, per l’onore del
mondo, per il rispetto umano cose tutte
più degne degli schiavi, che non dei liberi, più conformi al modo di vita di
quelli che non conoscono altro che le
vicende di questa terra che non dei cristiani eh© non sono di questo mondo,
ma del Regno di Gesù Cristo.
ERCOLE MAR ELEI & C. S. A. - MILANO
CORSO VENEZIA, 16
Sakafo Lettura: 1 Cor 15: 12-19.
30 Agosto II Signore darà intelligenza
in ogni cosa. 2 Tim. 2:7.
Vi sono due diverse intelligenze : uno
è quella delTuomo che, malgrado sia
tanto esaltata, non sì ferma che all’apparenza delle cose e degli avvenimenti
e non arriva mai ad intendere nel loro
vero significato ch’è quello eterno.Essa
è una mano levata verso ì cieli altissimi
e tutti i suoi sforzi non valgono non
solo a raggiungerli ma neppure ad avvicinarsi ad essi. L’altra è quella di Dio
che conosce ogni cosa ed investiga ogni
cosa. Questa intelligenza che annulla
l’umana e la rende pazza : annient^ò
l’intelligenza degli intelligenti » (1 Cor.
1: 13- indaga il senso vero, ultimo, di
tutto. Questa intelligenza di Dio è lo
Spirito, promesso e donato agli uomini :
mano che dai cieli aperti scende fin qui
e ci raggiunge divenendo la nostra vera
guida nel nostro mondo Cristiano.
Esortando Timoteo alla sua rhissione Cristiana, l’apostolo Paolo dice: il
Signore ti darà intelligenza in ogni cosa.
A noi pure, per la nostra missione e per
la nostra vita è promessa : e noi con essa non saremo smarriti nè ingannati chè
ogni cosa ci apparirà nella sua giusta
luce, quella della resurrezione dì Cristo,
nostro Signore.
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