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ECO
DELLE mm VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 109 - Num. 16 ABBQNAMENTI | L. 3.500 per l’interno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELUCE - 21 Aprile 1972 I
Una copia Lire 90 L. 4.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire 100 1 -àmm. ; Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/33094 |
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Responsabilità politica dei cristiani
Da Calvino si impara sempre
In questa Vigilia elettorale si ripropone con insistenza particolare la questione della responsabilità politica dei cristiani. Fra i nostri vicini e fratelli francesi la medesima questione è stata invece ed è tuttora accesamente dibattuta in seguito alla pubblicazione del rapporto Chiesa e poteri. preparato e diffuso da una commissione della Federazione protestante francese (pubblicato
da noi dalla Claudiana). Ci è parso particolarmente notevole questo articolo, apparso su « Réforme », del prof. André Dumas, della Facoltà di teologia protestante di Parigi.
Calvino ha spesso discusso
Tra paura e nostalgia
la libertà delle scelte
spesso discusso intorno
al migliore regime politico possibile.
Dopo avere respinto, come il più nocivo, la ierocrazia (il regime dei sacerdoti consacrati) e avere combattuto la tentazione tirannica (che minaccia la monarchia), Calvino esita. Bisogna essere per la democrazia? Ma
è minacciata dalle sedizioni. Per l’aristocrazia? Ma favorisce le fazioni.
Per finire Calvino, questo grande esiliato e grande politico, si dichiara per
un regime di consigli, nel quale la democrazia tempera l’aristocrazia. Attribuisce grande importanza ai magistrati inferiori ed esclama, davanti ai
re, quando sono diventati tiranni:
« Dovremmo sputare loro in faccia
piuttosto che ubbidirli ».
In verità, per questi confronti fra
i diversi regimi politici Calvino usa
relativamente poco la Bibbia. Non si
trovano forse, nella Bibbia, tutti i regimi: la monarchia, naturalmente, ma
anche l’aristocrazia (dei profeti), la
democrazia (del patto) e l’anarchia
dell'epoca dei Giudici («^ quei tempi non c’era re in Israele. Ciascuno
faceva quel che gli pareva bene »
[Giudici 21: 25])? Calvino pensava
che usare letteralmente la Bibbia per
risolvere problemi attuali che non si
ponevano, o si ponevano diversamente all’epoca in cui essa fu scritta, è
un’opinione « pericolosa, totalmente
errata e stolta ». Per questo si può
constatare che Calvino si vale largamente dell’opinione dei filosofi, e in
modo particolare del Platone della
Repubblica.
Ma queste prese a prestito, che potrebbero darci l’impressione che si
tratti di un dibattito accademico, di
una controversia puramente professorale, non possono farci dimenticare
che la natura del regime politico è
un problema fondamentale per i protestanti dell’epoca. Bisogna, come faranno numerosi rifugiati in Olanda,
propendere a poco a poco verso i diritti degli Stati e dei popoli, opposti
a quelli dei re; oppure, come la maggioranza dei riformati rimasti in
Francia, rimanere realisti malgrado il
re assoluto che esclama: « Lo Stato,
sono io » e che, in nome della sacra
unità fra religione e Stato, perseguita e vieta la Riforma?
Il diciassettesimo secolo è popolato di controversie, all’interno della
Chiesa, sui regimi politici. Vi si assiste persino all'impressionante e terribile intersecarsi fra giansenisti e calvinisti. I giansenisti, sul piano teologico, protestano la loro ortodossia
cattolica ma, sul piano politico, si oppongono all’assolutismo reale e tendono alla fronda parlamentare. Invece i calvinisti, sul piano teologico, rifiutano l’autorità gerarchica ma, sul
piano politico, protestano disperatamente presso il re male informato il
loro lealismo realista (n.d.r.: un atteggiamento del tutto analogo si può
riscontrare, anche se non del tutto
esclusivo, fra i valdesi dell’epoca). I
giansenisti approveranno e loderanno
la revoca dell’Editto di Nantes, ricordando che sant’Agostino aveva anche
egli sollecitato l’aiuto del braccio secolare contro i donatisti: i calvinisti,
invece, si sforzeranno, fino all’estremo limite di possibilità, di non confondere la loro rivendicazione di libertà di coscienza con la sedizione
politica.
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Perché questa lunga ricostruzione
storica, questa apparente digressione,
questo memorabile esordio? Per una
ragione semplicissima: i cristiani di
oggi devono prendere l’abitudine di
confrontare vantaggi e svantaggi dei
vari modelli economici, come i loro
antenati lo facevano riguardo ai vari
regimi politici.
Ora, il tumulto provocato dal documento di studio Chiesa e poteri mostra che questo confronto non ci è
più naturale, che siamo stati rosi dal
pietismo individualista del diciannovesimo secolo e che abbiamo perduto
la dimensione politica della teologia,
familiare invece agli uomini del sedicesimo e del diciassettesimo secolo:
nel senso che, credendo di essere tradizionali, non lo siamo in profondità.
♦ * *
Detto questo, s’impongono quattro
considerazioni:
Í) la passione essenziale è passa
ta dalla politica all’economia. Persino
in Gran Bretagna o in Svezia il dibattito su monarchia e democrazia è inconsistente. Invece il dibattito su socialismo o capitalismo è dovunque vivo, appassionato. Questa mutazione
data dalla metà del secolo scorso,
quando le alternative sono diventate
di natura socio-economica e non più
di natura politico-istituzionale, sia
detto senza negare l’autonomia, che
credo tuttora considerevole, delle iniziative puramente politiche;
2) nessun regime cumula tutti i
vantaggi e pochi cumulano tutti gli
inconvenienti. Il capitalismo ha dato
prova sia della sua fecondità economica sia della sua devastazione sociale.
Il socialismo ha, anch’esso, dato prova sia del suo progresso umano sia
della sua sclerosi burocratica. Se ritornassi da Praga, sarei senza dubbio
assetato soprattutto di libertà politica. Tornando da New York, sono soprattutto sensibile ai danni che il capitalismo reca agli uomini e alle cose;
3) l’argomentazione biblica, in
questi settori, non è decisiva. Sia che
essa distorca e forzi la Bibbia, sia che
passi accanto alle situazioni reali.
Leggiamo dunque la Bibbia per ascoltare Dio che esorta ognuno di noi, ciascuna delle nostre società, ma non
per decorare di argomenti che si pretendono decisivi le nostre personali
scelte ideologiche e per meglio ridurre al silenzio i nostri avversari. Siamo al servizio di Dio, attraverso la
Bibbia; non mettiamo Dio al nostro
servizio, attraverso la Bibbia;
4) il rapporto fra la fede e le opzioni temporali (un tempo essenzialmente politiche, oggi soprattutto economiche) è un rapporto libero, voglio
dire un rapporto che propone senza
imporre, cercando di convincere ma
non di costringere. Il privilegio dello
spazio della Chiesa non è certamente
quello di rimanere al riparo dai conflitti del mondo perché, in questo caso, vorrebbe dire che consideriamo
Dio stesso staccato dalla vita collettiva degli uomini. E uno spazio nel
quale regna l’emulazione e non il giudizio, la decisione e non l’astio, l’umiltà e non la timidezza, la fraternità e
non l’insipienza, il conflitto e non la
ignoranza, la speranza e non la rassegnazione. Lo spazio della Chiesa non
è il campo chiuso delle nostre cappelle introverse. È il campo aperto ai
comandamenti di Dio come al servizio migliore della società attuale.
André Dumas
Senza dubbio una delle massime rivendicazioni odierne è la libertà delle
scelte, la facoltà di decidere autonomamente ciò che si vuole e ciò che non
si vuole. Scegliendo'in'libertà si rifiuta
ogni imposizione, sia umana, sia divina. Umana: e si pensi all’insofferenza e
alla ribellione verse il paternalismo,
T autoritarismo, la ■ sopraffazione, lo
sfruttamento eccetera; divina: e si pensi al mistero e trascmdenza di Dio, nozioni che la mentalità comune colloca
nel limbo delle cose senza senso o nel
vuoto frastuono dei cembali risonanti
(Io scriveva Bonhoeffer già nel '44: « È
passato il tempo in cui si poteva dire
tutto agli uomini tramite le parole, fossero pure parole teqlogiche o pie »).
Inoltre la libertà delle scelte è un problema individuale e eofiettivo. Individuale, perché tocca ciascuno di noi come singolo situato in un contesto più
vasto ( la famiglia, là scupla, il lavoro e
così via); collettivo» perché ci tocca
anche come popoli^ stati, o chiese;
ciascuno di noi ha sottomano esempi
quanti ne vuole.
Su questa libertà di scegliere si accennerà qui con pochi e modesti appunti privi di ogni pretesa, avvertendo
che ci riferiremo alla più immediata
scadenza politica che ci attende; le
elezioni del 7 maggio, In questa chiave
leggeremo Giosuè 24 con le relative tre
fasi della storia d’Israele: la chiamata
del popolo, il suo cedimento, la scelta
che ha da compiere.
La chiamata
Israele serviva ad altri dèi (v. 2), poi
viene chiamato e mandato (v. 3). Conósce vicissitudini di ogni sorta (vv. 4^12),
ma Dio lo ha semp"è ^Salvato: dagli oppressori egiziani (v. 6), dalla fame e dai
pericoli (« il deserto » del v. 7), dai nemici (v. 11), ed ora il popolo possiede
una terra che non ha comprato, case
che non ha costruito, frutti che non ha
piantato (v. 13): Dio ha veramente fatto tutto. Israele sarebbe dunque, per
così dire, nelle « condizioni ideali » per
servire il Signore con integrità e fedeltà (v. 14); invece proprio a questo punto si verificano due sintomi di cedimento: il ritorno al passato e il conformismo con il presente.
Il cedimento
Cosa significa il ritorno al passato?
Significa rimettersi ad adorare « gli
dei ai quali i vostri padri servirono di
là dal fiume »: significa ripristinare la
religione e le tradizioni d’un tempo,
tornare al legalismo falso e ipocrita,
riprendere i riti vuoti ed esteriori. Se
Israele imbocca questa strada, compie
quella che chiamiamo una scelta antistorica, perché è una fuga dalla realtà.
Infatti Israele ora non è più « di là dal
fiume », ma di qua dal Giordano; non è
A Ecumene, 1-3 giugno 1972
Convegno Biblico della F. C. E. I.
Scartare pregiudizi secolari e tradizioni umane per giungere al nocciolo vivo ed attuale dell’Evangelo: questo è lo scopo fondamentale di
una lettura critica e scientifica — cioè moderna — del Nuovo Testamento.
La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia per mezzo del suo
Servizio Studi organizza a Ecumene un convegno biblico sul tema:
Una lettura moderna del Nuovo Testamento
L’interpretazione di E. Kdsemann
Lo studio sarà centrato sul Nuovo Testamento. L’interpretazione di
Kàsemann sarà un semplice strumento per la comprensione del testo.
Argomenti principali:
1) Alcuni dati forniti dall’indagine storico-scientifica del Nuovo Testamento;
2) Il Nuovo Testamento inteso come appello alla libertà;
3) Esame di alcuni passi biblici sulla scorta delle « note omiletiche » di
E. Kàsemann.
Sono invitati tutti i membri delle chiese evangeliche. Si eviteranno
inutili tecnicismi di linguaggio. Il convegno ha una funzione di aggiornamento teorico-pratico per predicatori laici, monitori, pastori e per tutti i
credenti impegnati.
A titolo di preparazione previa si raccomanda la lettura di: Ernst
Kàsemann, Appello alla Libertà, ediz. Claudiana.
Località: ECUMENE si trova in località Ciglialo, a 1 km da Velletri.
Data: 1-3 giugno 1972 (arrivo il 31 maggio pomeriggio o sera, partenza il
3 giugno pomeriggio).
Prezzo: L. 1.650 per giorno (vitto e alloggio); per i visitatori occasionali
L. 1.000 a pasto.
Iscrizioni: Servizio Studi - Federazione Chiese Evangeliche - via Firenze
38 - 00184 ROMA.
più gente sbandata senza meta, ma il
popolo eletto con un compito definito;
non è più nella schiavitù egiziana, ma
nella libertà. Nella sua storia sono accaduti due avvenimenti decisivi: una
emigrazione (Abramo si è trasferito
dalla terra nativa in una per lui nuova
e sconosciuta) e una grande lotta di
liberazione (l’esodo dall’Egitto, quando Dio sottrae il popolo all’oppressione). Due eventi per nulla comuni nel
. « Giosuè disse al popolo: Anticamente i vostri padri abitarono di là dal fiume e servirono ad altri dèi. Ed io presi Abramo e gli feci percorrere tutto il
paese di Canaan, poi colpii l’Egitto e
ve ne tirai fuori. Dopo dimoraste a lungo nel deserto, quindi vi condussi nel
paese degli Amorei: essi combatterono contro di voi e io li diedi nelle vostre mani. E passaste il Giordano e arrivaste a Gerico, e vi diedi una terra
che non avevate lavorato, delle città che
non avevate costruito; voi abitate in
esse e mangiate il frutto delle vigne e
degli uliveti che non avete piantato.
Ora dunque temete l’Eterno e servitelo
con integrità e fedeltà; togliete via gli
dèi ai quali i vostri padri servirono di
là dal fiume e in Egitto, e servite all’Eterno. E se vi pare mal fatto servire
aU’Eterno, scegliete oggi a chi volete
servire: o agli dèi ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume, o agli
dèi degli Amorei, nel paese dei quali
abitate.
KI figlioli d’Israele mormorarono
contro Mosè e Aaronne nel deserto, e
dissero: Oh, fossimo pur morti per mano dell’Eterno nel paese d’Egitto, quando sedevarno presso le pignatte della
carne e mangiavamo del pane a sazietà!
Perché voi ci avete condotto in questo
deserto per far morir di fame tutta
questa gente ».
Da Giosuè 24 ed Esodo 16: 1-3.
l’esperienza di un individuo o di una
nazione; eccezionali perfino nel mondo
moderno, che pure ci abitua a questi fenomeni. Quindi due eventi di enorme
rilevanza, che fanno cambiare registro
alla vita e segnano un’esistenza (come
ben sanno coloro che oggi emigrano o
lottano per la libertà). Dio ha dato ad
Israele una doppia liberazione: prima
dalla paura di vivere, facendo uscire
Abramo « dal suo paese e dal suo parentado » per lanciarlo nell’avventura
della fede (dalla Caldea in Canaan);
poi dalla schiavitù, portandolo via allo sfruttamento egiziano. Diversissima
è dunque ora la situazione del popolo,
diversa la sua responsabilità; e in modo affatto diverso ha ora da pilotare la
sua esistenza. Quindi voltarsi indietro
verso il passato significa non capire la
propria storia e non riconoscere in essa né la chiamata né gli interventi di
Dio. Invece proprio qui è il primo pericolo cui Israele sta per cedere: non
abbattere « gli dèi ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume », guardare indietro anziché avanti.
Il secondo pericolo sono altri dèi,
« quelli degli Amorei, nel paese dei
■ quali abitate ». Israele potrebbe sostituire l’oggetto della sua adorazipne,
passare dagli dèi di prima a quelli
della gente in mezzo alla quale si trova, mutare le forme del culto e dei
riti; ma adorerebbe sempre degli dèi,
non il vero Dio che si è fatto conoscere. Adorando i nuovi dèi, non c’è nessun problema per Israele: non occorrono troppi scrupoli, non è necessaria
alcuna vigilanza critica. Basta accettare e seguire il sistema di vita religiosa, sociale, economica e politica
della maggioranza, fare come fanno
tutti. È la morale corrente,, sono i criteri dell’ambiente in cui si vive, è una
delle leggi della vita: inseriamoci, integriamoci.
La scelta
« Se vi par mal fatto servire all’Eterno, scegliete oggi a chi volete servire »,
se i vecchi o i nuovi dèi. È la libertà di
scégliere, fra 3 strade. La prima è non
essere più il popolo di Dio, e quindi
non essere più noi stessi, perdendo così
la nostra identità, tornando al passato,
rifiutando l’appello alla libertà: « togliete via gli dèi a cui i vostri padri servirono di là dal fiume ». La seconda è
adeguarci ai nuovi dèi, scegliere il conformismo col presente, stare alle sue
ideologie e alle sue regole del gioco. La
terza è servire questo Signore che si è
ampiamente dimostrato « degno di fe
de » (di fede, per l’appunto), togliendo
gli dèi non degni di fede. Giosuè ha fatto la sua scelta: « Io e la casa mia serviremo all’Eterno ».
Se Israele avesse immaginato che la
liberazione dall’Egitto includeva anche
l’eterna marcia nel deserto, forse non
avrebbe mai abbandonato la schiavitù
egiziana: « Fossimo pur morti per mano delTEterno nel paese d’Egitto, quando sedevamo presso le pignatte della
carne e mangiavamo del pane a sazietà! Invece voi ci avete condotto in questo deserto per far morir di fame tutta
questa gente » (Esodo 16: 3). Tutto
sommato si stava meglio quando si stava peggio. Si soffriva, ma almeno la
vita era assicurata; mentre la marcia
verso la libertà è così rischiosa, piena
d’imprevisti e di pericoli, violenta e tumultuosa. Meglio sopportare, inghiottire, sospirare in silenzio, tutt’al più sperare... ma non affrontare il deserto dove vogliono condurci per farci morir
di fame, andare incontro all’ignoto, abbandonare la strada vecchia per la nuova senza sapere quel che si trova... Se
proprio dobbiamo sradicarci dai vecchi dèi, cerchiamo almeno di vivere in
pace con quelli in mezzo ai quali abitiamo! Niente « estremismi » dunque, ma
accettare la vita come ci viene dispensata da questi nuovi dèi, senz’avventure pericolose, con la « stabilità nell’ordine » che permette d’inseguire un normale benessere (migliorare è umano),
un po di serenità (sebbene relativa come tutto su questa terra), la certezza
del lavoro (i cancelli delle fabbriche
sempre aperti), sapendo thè con l’aereo (se non cade) vado dove mi destina il biglietto ma non a Cuba; una vita familiare « sana », senza istituzioni
disgregatrici come il divorzio; i giusti
svaghi, le vacanze sacrosante, la casa
fuori città e così via.
In ambedue i casi, è il totale disimpegno deH’individuo, il suo estraniarsi
dalle realtà nelle quali vive. Secondo
Giosuè 24 è anche una posizione falsa:
antistorica ma perfino antibiblica. I
vecchi e i nuovi dèi concedono tutto all’uomo, salvo la facoltà di scegliere e
decidere, che invece è proprio un’esigenza centrale dell’individuo.
Uno dei momenti più importanti in
cui possiamo affermare quest’esigenza
è il prossimo 7 maggio. È un’occasione
per dire se nel campo delle istituzioni
politiche vogliamo tornare ai vecchi
dèi, alle pignatte della carne e al pane
sicuro benché,^ condito col sapore della
schiavitù d’Egitto; in una parola se vogliamo tornare all’uomo forte per uno
stato forte (come scrive anche Paolo
Ricca, « La minaccia viene dai Farisei »,
"Eco-Luce" del 24 marzo scorso). Oppure è l’occasione per dire se vogliamo
assimilarci aH’ambiente circostante,
servendo i nuovi dèi che addormentano
la sensibilità cristiana. Ricordiamo solo due di queste seducenti tentazioni:
il fortissimo condizionamento dell’ideologia di maggioranza (è giusto quello
che fanno i più) e soprattutto l’illusoria chimera della neutralità o equidistanza, dove s’è inventata la comoda
formula degli « opposti estremismi »
con la quale in realtà se ne condanna
uno e si assolve l’altro.
Infine il 7 maggio è l’occasione per
dire se invece vogliamo avventurarci
nel deserto. Un deserto dove forse pensiamo che vogliano condurci a morir di
fame, per riprendere Esodo 16: 3, ma
che ci permette di guardare avanti anziché voltarci indietro o aggrapparci a
dove siamo. Nostalgia dei vecchi dèi e
paura del futuro (le malattie dell’Israele descritto da Giosuè 24) possono imprigionarci nel passato o nel presente.
Se rinunciamo ad esercitare il nostro
giudizio critico non sperimenteremo la
libertà delle scelte. Andremo non dove
ci guideranno « integrità e fedeltà », ma
doppiezza e infedeltà: in cerca di una
risposta soltanto emotiva alla nostra
insicurezza.
Renzo Turinetto
Predicazione tenuta nella chiesa valdese di Inverso Pinasca il
26 marzo 1972.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiii
Sicilia munifica
Palermo (Relazioni Religiose) - Il governo
regionale siciliano ha stanziato la somma di
otto milioni di lire per il restauro della chiesa di S. Agostino di Trapani. Altri 9,5 milioni
sono stati stanziati per il restauro della chiesa
di S. Maria di Porto Salvo. Infine, 7,9 milioni
di lire sono stati stanziati per il restauro della
chiesa del Carrainello di Piazza Armerina.
2
pag. 2
In vista della prossima sessione congiunta della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese
:?o’
N. 16 — 21 aprile 1972
f .
Partecipazioie valilese
di pastori
alla amsacrazione
aietodisii
® Il tempo e l’uomo
Sulla questione, affrontata da V. Vinay in un precedente articolo, abbiamo ricevuto questo altro e diverso
parere, (red.)
I rilievi mossi da Valdo Vinay («Eco
Luce» 10-3), circa la consacrazione di
pastori metodisti nel corso del culto
che avrà luogo il 20 agosto prossimo
per l’apertura della Sessione Congiunta del Sinodo valdese e della Conferenza metodista, mi sono parsi infondati
e forieri di confusione.
Nel commentare la circolare che la
Tavola ha diramata in proposito, egli
può esser stato indotto in equivoco da
più circostanze. La circolare prospetta infatti una serie di problemi; la disciplina del culto di apertura della
Sessione congiunta; l’assegnazione della predicazione d’ufficio; la collaborazione di più pastori alla liturgia di
quel culto; la discip>lina di detta liturgia; la presidenza di quel culto al momento delle consacrazioni; l’avvenuta
istituzione del pastorato locale da parte della Chiesa metodista; la disciplina della consacrazione di tali pastori;
ed inoltre vi si manifestano perplessità insorte a seguito, o in occasione,
della riunione con il Comitato Permanente metodista e vi si richiede un
parere al Corpo pastorale, non si sa
con chiarezza se su tutti i problemi
suddetti o solo sull’imposizione delle
mani « per quanto di competenza del
Corpo pastorale ».
Forse Vinay, ritenendo che tutto
fosse da ridiscutere perché nulla ancora deciso, ha impostato il problema
in termini abnormi, per cui il suo argomentare, più che frutto di una pensosa riflessione sui regolamenti ecclesiastici e sulle altre norme emanate
dal Sinodo in proposito, appare parto
di singolari illuminazioni, alle volte
invero fantasiose come ad es. i presunti sette anni di prova cui soggiacerebbero i pastori ogni qual volta eletti dalle chiese autonome!
Nel caso in esame invece, per parte
valdese si tratta di applicare al culto
comune di apertura e consacrazione
pastorale del 20 agosto le norme sulla
integrazione valdo-metodista sul piano pastorale, dettate sin dal 1957 dal
nostro Sinodo per collegare l’ordinamento valdese con quello metodista.
L’intendimento della circolare, della
Tavola era indubbiamente quello . di
richiamare l’attenzione dei pastori vaidesi sulle implicazioni dell’avvenuto
reciproco riconoscimento della validità del ministero pastorale esercitato
rispettivamente nelle Chiese valdesi e
metodiste a seguito dell’art. 10 del Sinodo 1957 e del parallelo articolo votato dall’allora Sinodo metodista nel
maggio 1958. Tale riconoscimento ha
comportato tra l’altro che da 15 anni
a questa parte i due Corpi pastorali
possono svolgere insieme tutte quelle
competenze che nei rispettivi ordinamenti risultano proprie di ciascuno di
essi. E tale è indubbiamente l’esame
dei candidati al ministero e la loro
consacrazione mediante l’imposizione
delle mani. Sia i regolamenti valdesi
(artt. 125/127 e 145 n. 3) «ia quelli metodisti (artt. 141/146 e 82) assegnano
ai rispettivi Corpi pastorali la competenza di cooptare nuovi pastori seguendo le norme dei rispettivi citati
regolamenti.
Se si tiene presente che nelle decorse Conferenze metodiste pastori valdesi membri delle medesime e altri componenti la delegazione ufficiale hanno
partecipato alla consacrazione di pastori metodisti imponendo loro le mani, e che tra gli altri un Moderatore
valdese (Rostan) ha partecipato anche
allo svolgimento della liturgia della
consacrazione di pastori metodisti, deve dedursi che, non essendovi stata
alcuna opposizione in proposito in seno al nostro Sinodo, questa è la prassi da seguire nell’attuazione di AS.
1970 a. 10 sul riconoscimento della validità del ministero pastorale esercitato nella Chiesa metodista, anche se
qualche pastore valdese per motivi
personali ha ritenuto di assentarsi in
tale circostanza.
* * *
Vien fatto di domandarsi che cosa
di nuovo si presenti nel culto di apertura del 20 agosto. Il fatto nuovo è
soltanto quello che i due Corpi pastorali, valdese e metodista, si troveranno riuniti nella totalità dei loro componenti in una riunione congiunta, per
la seconda volta in questi ultimi 15 anni per partecipare alle rispettive consacrazioni di nuovi pastori. La prima
fu una convocazione a Frali di vari anni fa per l’esame di questioni dottrinali.
Non si tratta quindi di disciplinare
a nuovo un problema imprevisto, ma
solo di applicare anche a questa circostanza in piena coerenza le rispettive norme sulla consacrazione. Limitando la questione alla parte che è venuta in discussione, cioè la partecipazione di pastori valdesi alla consacrazione di candidati metodisti, occorre
chiarire alcuni punti relativi alle norme da seguire.
1. - Contrariamente a quello che
Vinay lascierebbe intendere con il suo
scritto, bisogna convincersi che non
spetta a noi valdesi lo stabilire secon
do quali norme debbono essere reclutati e consacrati 1 pastori della Chiesa
metodista.
2. - I principi a cui dobbiamo attenerci in tale circostanza sono quelli
fissati dal Sinodo valdese con l’art. 10
del 1957 per tutte le chiese valdesi circa la validità del ministero pastorale
esercitato in seno alla Chiesa metodista.
3. - Tale norma nel riconoscere la
suddetta validità risolve sul piano del
collegamento fra i due ordinamenti
ecclesiastici il problema giuridico della qualificazione nel senso che nell’ordinamento valdese per pastore metodista si deve intendere quel pastore
che è stato reclutato e consacrato nella Chiesa metodista secondo le norme
del suo ordinamento.
4. - Tale norma non dice, come avrebbe potuto anche dire, che il Sinodo valdese riconosce valido il ministero di quei pastori metodisti che rispecchiano i requisiti voluti dall’ordinamento valdese per essere consacrati pastori. Ma tra i due tipi di qualificazione idonei a definire cosa noi
valdesi intendiamo quando consideriamo un « pastore metodista » nel quadro del nostro ordinamento ecclesiastico il Sinodo non avendo accolto
quest’ultimo ha ricevuto l’altro. Qui risiede il valore ecumenico della norma
ed il suo preciso contenuto teologico.
Cioè un pastore metodista è riconosciuto come pastore anche in seno alla Chiesa valdese ed ai sensi del suo
ordinamento se assolve alle condizioni previste dai regolamenti metodisti
per essere consacrato e lo sia stato.
5. - L’ordinamento valdese vuole
che sia il Corpo pastorale, e non le
singole chiese locali, come immagina
Vinay, a consacrare i pastori; pertanto spetta ai nostri pastori di partecipare alla consacrazione anche di nuovi pastori metodisti, inserendosi nella
Sessione pastorale della Conferenza
metodista di fine agosto che sarà già
una Sessione congiunta.
* * *
C’è un problema valido sollevato da
Vinay ed è quello inerente alla necessità che i pastori prima di riconoscere
una vocazione possano conoscere la
vocazione stessa del candidato. Ma
non si può dimenticare che tale previa conoscenza, come il riconoscimento che ne segue, circa i candidati al
ministero nella Chiesa metodista, per
via della qualificazione assunta dal nostro Sinodo, va fatta sulla base delle
norme della Chiesa metodista in tema
di reclutamento e consacrazione, e
non già in base ai criteri fissati in
proposito dalle discipline valdesi.
Né si può ignorare che in ossequio
ai regolamenti metodisti succitati, tale previa conoscenza dei candidati e
delle loro vocazioni verrà accertata
nella Sessione pastorale della Conferenza che avrà luogo il sabato 19 agosto e a cui tutti i pastori valdesi sono
tenuti ad intervenire in base all’avvenuto riconoscimento della validità del
ministero pastorale valdese da parte
della Chiesa metodista e perché si
tratta di una Sessione congiunta tra
Sinodo e Conferenza. Questa sarà la
sede e quelle le norme che consentiranno a Vinay ed agli altri nostri pastori di poter previamente conoscere
per poter poi riconoscere le vocazioni
che verranno esaminate.
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Certo i nostri pastori constateranno
che le regolamentazioni delle due
Chiese circa il reclutamento e la consacrazione pastorale non sono identiche. Ma essi sanno che l’integrazione
tra le due Chiese non è ancora compiuta. Sul piano pastorale si sarebbero profilati passi più solleciti se l’unicità di funzionamento dei corpi pastorali rispettivi fosse stata più di sovente praticata. L’occasione d’agosto, come ho già detto, sarà la seconda da
che è avvenuto il reciproco riconoscimento delta validità dei rispettivi ministeri pastorali. Un po’ poco invero
in 15 anni per far maturare tra l’altro in seno ai due Corpi pastorali una
più profonda comprensione dei portati dell’integrazione.
Potrà forse spiacere a qualcuno che
i! reclutamento e la consacrazione dei
pastori metodisti avvenga secondo
criteri diversi da quelli indicati nell’ordinamento valdese. Ma tutti sanno
che alla Sessione congiunta di agosto
riferirà una Commissione nominata
dalla Sessione congiunta di tre anni
fa per l’armonizzazione delle regola
mentazioni valdesi e metodiste. E in
tre anni di lavoro assiduo e continuo,
chissà che la detta Commissione non
presenti alta Sessione congiunta anche un progetto di armonizzazione
delle due discipline sui punti del reclutamento e della consacrazione pastorale nel tentativo di superare in tali
materie analoghe le differenze meno
giustificabili di fronte a quel riconoscimento della comunione di fede esistente fra le due Chiese ormai affermata e vissuta almeno dal 1957.
k k k
L'ultimo punto da considerare è
quello relativo alla consacrazione di
un pastore locale. Ma si tratta di uno
pseudo-problema. Infatti nessuno, leg
■' I'®Solamento metodista del
1969 istitutivo del secondo ruolo pastorale di cui la Tavola riporta il testo
nella sua circolare, potrà minimamente dubitare che il « pastore locale »
metodista sul piano dell’esercizio del
suo ministero e quindi del riconoscimento della sua vocazione anche da
parte valdese, sia qualche cosa di diverso o di meno di un pastore metodista a pieno tempo. Pertanto il fatto
che i metodisti abbiano già istituito il
pastorato locale, mentre i valdesi lo
hanno ancora allo studio, pur già valendosene di fatto, è del tutto irrilevante nella presente situazione. L’art.
10 del Sinodo del 1957 ha riconosciuto
la validità non già di taluni pastori
metodisti, ma del « ministero pastorale » esercitato nella Chiesa metodista
e perciò un pastore locale metodista,
a tutti i fini dell’ordinamento valdese,
esercita un ministero pastorale valido.
Quindi, contrariamente a quanto
suppone Vinay, non si tratta della consacrazione da parte del Sinodo valdese di un « fratello » ad un ministero
che non esiste nella nostra Chiesa; e
ciò non sarebbe serio come egli rileva;
rna si tratta della capacità conferita
ai pastori valdesi dalla norma metodista relativa al riconoscimento del ministero pastorale valdese, di partecipare alla consacrazione di un pastore
locale metodista secondo la liturgia ed
i regolamenti metodisti, perché esso
eserciti un ininistero pastorale nella
Chiesa metodista e per questo riconosciuto valido anche dalla Chiesa valdese per l’art. 10 del Sinodo 1957.
Non è possibile concludere con Vinay che finché i valdesi non hanno istituito per loro stessi il pastorato locale ed i metodisti non hanno istituito
per loro stessi il pastorato femminile, « le consacrazioni corrispondenti
debbono avvenire soltanto da parte
del Corpo pastorale della Chiesa che
11 ha istituiti ». Questa sarebbe una
concezione ristretta ed abnorme del
rninistero pastorale che altererebbe il
significato della validità del ministero
pastorale esercitato nell’una o nell’altra Chiesa riconosciuto rispettivamente da 15 anni a questa parte. Significherebbe negare ogni valore alle norme di collegamento emanate rispettivament dai due Sinodi. Un pastore
donna ed un-pastore locale sono pastori che esercitano l’identico ministero degli altri pastefi. Non sono stati
cioè inventati due nuovi ministeri, ma
sono soltanto stati ammessi a svolgere il consueto ministero pastorale due
nuove categorie di persone: le donne
e coloro che desiderano trarre il loro
sostentamento da altre attività.
Persuadiamoci che non è possibile
negare che taluni tra noi portino la
cravatta solo perché l’hanno di un colore diverso dal nostro. Una cravatta
verde non sarebbe una cravatta perché non è blu? Tuttavia riconoscere
che altri porta una cravatta verde non
vuol dire che noi si sia obbligati a
portarla di quel colore per essere incravattati. Ciò significa soltanto riconoscere che vi sono cravatte di colori
diversi, ma pur sempre cravatte.
Non sarebbe quindi serio per i pastori valdesi rifiutarsi di partecipare
alla consacrazione dei candidati metodisti. Infatti tutti sanno che il loro
ministero, una volta consacrati, sarebbe automaticamente riconosciuto valido in seno alle chiese valdesi. Conseguentemente taluno dei neo-consacrati, ed anche un pastore locale metodista, potrebbe essere dalla Tavola inviato a servire in una chiesa valdese
per cui, in base ad AS. 1965 a. 28, tale
pastore verrebbe a far parte del Sinodo valdese con diritto di voto e parteciperebbe con voto anche al Corpo
pastorale valdese, potendo così consacrare a sua volta un candidato valdese al ministero pastorale. E tutto
ciò malgrado il diverso colore della
sua cravatta, per via del quale taluni
noti lo riterrebbero incravattato.
Sono quindi certo che ciascun componente del Corpo pastorale valdese
darà in seno alle due Chiese riunite
nella Sessione congiunta delle loro più
importanti assemblee, una testimonianza conforme alla loro comunione
di fede e di vocazione.
Giorgio Peyrot
Se raffrontiamo la Bibbia ai testi
sacri delle altre religioni (quali il Corano e 1 vari testi indiani), notiamo
subito una prima fondamentale differenza. I testi sacri delle religioni diverse dalla cristiana contengono precetti religiosi, norme etiche, inni sacri, racconti sporadici di fatti mitici;
un contenuto, cioè, fuori della nozione di tempo. La Bibbia, invece, contiene la storia del mondo, in una rappresentazione lineare e completa del
tempo, dal principio alla fine, dalla
origine del mondo, creazione che ebbe luogo nel tempo, fino alla fine del
mondo, al compimento dei tempi, passando per un avvenimento centrale,
che è la vita, la morte e la resurrezione di Gesù. Il centro è così già
raggiunto, ma la fine deve ancora venire (Q. Cullmann).
Naturalmente si errerebbe nel considerare la Bibbia un trattato di storia, cioè una pura e fedele narrazione dei fatti storici, così come si pretende. oggi dalla scienza storiografica,
che è indagine, ricerca, e poi rappresentazione, o anche ricomposizione,
ricostituzione dei fatti storici, in una
analisi critica quanto più possibile
obiettiva. Non dobbiamo dimenticare
che la Bibbia non vuole farci conoscere la storia del mondo, ma vuole farci capire la storia del mondo nella
prospettiva di Dio.
Mentre dunque la rappresentazione
biblica è tutta nel tempo, essa prescinde tuttavia dalla cronologia umana. Non ci dice infatti quando (in quale anno, quanti anni fa) Iddio creò il
mondo, cioè la Vita, ma ci dice che
« nel principio » Iddio creò i cieli e la
terra, cioè l’ambiente nel quale si sarebbe potuta sviluppare la vita. E Dio
fece il primo uomo, con il quale ebbe inizio nel mondo la grande avventura umana, che per la Bibbia ebbe
come punto di partenza la storia di
un peccato.
La storia di Adamo, il primo uomo,
è avvolta nel mistero. Teilhard de
Chardin, uomo di fede e uomo di
scienza, dirà che tutti gli inizi (l’origine dell’uomo ,l’origine del linguaggio, ecc.) « si cancellano », vengono
avvolti cioè nel mistero, e forse anche questo è nei piani di Dio. Anche
la nascita di Gesù, il secondo Adamo,
è avvolta nel mistero, per cui tutte le
ipotesi sono state possibili.
La moderna antropologia ci fa sapere che dovranno passare molti millenni prima che quell’essere definito
uomo esca faticosamente dalla sua vi
ta primitiva di uomo delle caverne e
fabbricante di rozzi utensili di pietra
per raggiungere un certo livello di civiltà. Ma egli trascinerà ancora con
sé la sua colpa, il suo peccato, fino a
quando (avvenimento centrale nella
storia biblica del mondo) non verrà
la morte di Cristo a riscattarlo.
Come 1 Antico Testamento inizia
con le parole: « Nel principio Iddio
creò i cieli e la terra », così il Vangelo di San Giovanni, che è al centro
della narrazione biblica, inizia con le
parole: « Nel principio era la Parola ». Sembra che l’Evangelista riprenda da capo la narrazione biblica, coinè se, con la venuta di Gesù, la storia del mondo ricominciasse.
Dopo la morte redentrice del Cristo, l’uomo riprende infatti il suo cammino storico sulla terra, liberato,
mondato del suo peccato, ma pur
sempre con la sua umanità. È così
che Caino continuerà ad uccidere Abele, che si chiederà la liberazione di
Barabba e la condanna del Giusto,
che nuovi Baal divoreranno l’uomo.
Il mondo apparirà nuovo soltanto per
le straordinarie scoperte e invenzioni
realizzate dall’uomo, ma sarà ancora
un mondo vecchio, come un vecchio
corpo malato rivestito di un abito
nuovo, alla moda, ma che non riesce
tuttavia a nascondere i difetti fisici.
Fino a quando — e la narrazione della Bibbia si conclude e chiude il cerchio— il primo cielo e la prima terra passeranno e si avranno un nuovo
cielo e una nuova terra. Non è l’eterno ritorno esposto da Mircea Eliade
in uno dei suoi libri, ma è una conclusione, un compimento, che si realizza con la seconda venuta di Gesù.
E con l’annuncio del ritorno di Gesù
e con la visione di un nuovo cielo e
di una nuova terra che si conclude la
Bibbia, comprendendo così tutto l’arco della storia del mondo, dalla sua
creazione alla nuova Gerusalemme,
dall’Alfa all’Qmega, dal principio alla
fine, ma pur sempre nel nostro tempo, anche se mai cronologicamente
contato. Perché di questo tempo solo
Iddio è arbitro e padrone: « Io sono
l’Alfa e l’Qmega, il principio e la fine »
(Apocalisse 21: 6). Iddio è così sciolto
dal tempo, come l’uomo ne è legato.
La seconda liberazione dell’uomo, la
liberazione dal tempo, è pur essa nell’attesa escatologica. Per ora, l’uomo
deve misurare il tempo, ed è nel saperlo misurare la sua saggezza e la
sua fede.
Eros Vicari
imiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Màlati italiani in Svizzera
L’opera del ccCentre d’accueib) di Montana nel Vallese
Per gli ospedali di Montana passa
un migliaio di Italiani all’anno. Si
tratta di arnmalati di malattie croniche, disfunzioni repsiratorie o neuromuscolari, tubercolosi, sclerosi a placche. Talune di queste malattie sono la
conseguenza diretta degli sforzi sostenuti in lavori ingrati, della insalubrità
e promiscuità delle abitazioni, delle
privazioni affrontate per mandare a
casa il denaro necessario alla famiglia.
In altri casi esse sono di origine ignota, ma certamente la vita nella emigrazione non è fatta per migliorare le
condizioni generali di salute.
D’altra parte, gli Italiani ammalati
non sono trattati peggio di chiunque
altro: la differenza tra le varie stanze, ariose e con grandi balconi panoramici. concerne solo il numero dei
letti, da uno a quattro, e gli Italiani,
come sempre, cercano di riunirsi fra
loro.
E tuttavia essi hanno dei problemi
che gli altri non hanno: intanto l’assillante mancanza delle famiglie. Vi sono, è vero, delle « licenze » per i malati cronici e in grado di viaggiare,
ma sono delle parentesi eccezionali.
Accade anche che i parenti vengano in
visita, ma i costi di soggiorno, aggiunti a quelli del viaggio, rendono le visite
praticamente impossibili. È per questo che abbiamo organizzato un « Centre d’accueil ». Si è diviso l’alloggio
pastorale, come al solito troppo grande, e si sono ricavate due stanze da
letto, i servizi e una cucina dotata di
tutto il necessario; gli ospiti e gli ammalati possono abitarvi gratuitamente per un tempo ragionevole, ché naturalmente l’alloggio è assai richiesto.
Ma l’esperienza della gratuità è
sempre scioccante, la gente si domanda se non vi sia dietro un qualche interesse nascosto, che so io, quello di
farli venire in Chiesa o di convertirli
o simili. Quando si rendono conto che
è proprio così che da più di un anno
questa faccenda funziona, ciò vale per
loro più di una predicazione.
E poi ci sono i problemi assistenziali. Le mutue svizzere pagano tutte
le cure e le pagano bene; ma i guai
cominciano quando il malato si trasferisce in Italia: le complicazioni, le
assurdità non finiscono più.
In ogni ospedale ci sono uno o più
assistenti sociali, che si danno molto
da fare; si è riusciti anche ad avere
dei contatti periodici con l’assistente
sociale dell’Ambasciata e, grazie agli
sforzi di tutti, un certo numero di casi sono stati risolti. Ma le complicazioni restano e sono un assillo in più
per l’ammalato, un assillo che non dovrebbe esserci.
E infine c’è il fatto di esser stranieri, anche se l’assoluta maggioranza del
personale ospedaliero è « di importazione » e se l’italiano è la « lingua
franca » degli ospedali. Non vi è, normalmente, tensione nazionalista negli ospedali, vi è piuttosto un atto di
accusa a quella società italiana che fa
grandi parole e poi costringe degli uomini ad andare lontano da casa loro
per lavorare e rende più difficile il loro ritorno, quando sono ammalati.
E soprattutto non vi è retorica in
questi malati, ma una valutazione oggettiva delle situazioni e delle responsabilità, che costringe anche noi ad
agire piuttosto che a fare dei discorsi
senza conseguenze.
Pierluigi Jah.a
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii miiiiiiiiiiiiimiMiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiimiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Processo si ** Bollettino di coUogsmento
trs comunità cristisne in
Il « Bollettino di Collegamento fra comunità cristiane in Italia », pubblicato in Firenze,
che e.sprime le lotte, la ricerca, il formarsi
e la vita delle comunità cristiane di base italiane, viene per la prima volta colpito dalla
magistratura con una citazione per direttissima.
Il decreto di comparizione davanti alla Corte d'Assise di Firenze per giovedì 20 aprile
pro.ssimo afferma « visti gli atti contro Maurizio Matteuzzi (direttore responsabile). Giuliano Capecchi, Bruno d’Avanzo, Mario Papadia.
Luigi Rosadoni, Tony Sansone (redattori) imputati del reato di cui agli arti. 110 c 290
C.P. in relazione alFarf. 21 Legge 8 febbraio
1948 n. 47, perché in concorso fra loro, pul)blicamente, e cioè con un articolo (dal tìtolo
« La disobbedienza è anche una virili «) pul>blicato nel Bollettino di Colleganuuilo...
n. 19-20, giugno-luglio 1971... vilipendevano
l’Ordine Giudiziario affermando « ... la borghesia clericale e quella politica stanno stringendo le fila, ricorrendo in certi casi anche
alla magistratura loro serva per impedire la
crescita sia politica che religiosa del popolo m.
Non è la prima volta che il movimento dei
gruppi e delle comunità cristiane sì trova di
fronte, in forza del Concordato e del Codice
Penale, la Magi.stratura e la polizia. Con la
repres.sione hanno dovuto fare i conti già
risololto, la comunità del Carmine di Conver
sano (Bari), la comunità genovese di Oregina
la comunità di Lavello (PZ). don Gerardo Lui
te a Roma, la comunità di San Lazzaro a Piacenza. la comunità di San Paolo a Roma e
ultimamente « Il giornale di Pinerolo e Val
li )), e molti altri che hanno subito l’oppres
sionc di chi si dichiara tutore delPordine religioso o politico.
Giorno per giorno prendiamo coscienza che
come il proletariato paga per la sua lotta, così
anche noi .se vogliamo lottare per la liberazione deiruomo ci scontriamo con il potere ecn
{continua a pag. 3)
3
21 aprile 1972 — N. 16
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
m
Al Centro ecumenico di Mindolo, nello Zambia,
si preparano fra l'altro giornalisti di varie nazioni africane
Voci per la nuova Africa
Cerano 4 milioni di cristiani in Cina
I riflessi della «rivoluzione culturale» sulla vita delle Chiese
Sotto questo titolo la rivista « Ministry », pubblicata nel Lesotho, e destinata principalmente ai pastori nei
paesi di lingua inglese a Sud dell’Equatore, e nell’Africa Orientale, ha
pubblicato un resoconto dell’ópera
svolta dal Centro Ecumenico di Mindolo (Zambia) per la preparazione di
giornalisti cristiani. Fanno seguito a
questo resoconto alcune considerazioni di carattere generale sul contributo della Chiesa allo sviluppo delle
giovani nazioni del Terzo Mondo.
Riproduciamo le parti più interessanti di questo resoconto e delle considerazioni.
Nel 1959 le Chiese cristiane hanno
istituito a Mindolo un Centro per la
Letteratura Africana, che negli anni
successivi ha svolto un lavoro di avanguardia per la formazione di autori,
giornalisti e artisti per tutta l’Africa.
433 alunni hanno frequentato i suoi
corsi. Molti di essi si occupano attualmente della stampa religiosa e
laica, della radio e di case editrici in
diversi paesi africani.
Il Ministro dell’Informazione dello
Zambia, ex giornalistà e editore di
un giornale, disse recentemente a un
gruppo di studenti che avevano terminato il corso: « Un governo popolare senza una libera stampa è il prologo ad una farsa, o ad una tragedia ».
Egli aggiunse: « / giornalisti devono
essere all’altezza del livello riconosciuto per la loro professione. Un
giornalista assume una grave responsabilità nello Zambia oggi, perché la
maggioranza della gente è sempre p'ù
capace di leggere e scrivere, e può
leggere tra le linee ». Mostrando poi
di non essere estraneo alla professione, il ministro ha concluso dicendo:
«Il mondo è stato crudele nei riguardi vostri, perché la professione che
state per esercitare è forse una delle
più incomprese, delle peggio retribuite, eppure è probabilmente la più importante e influente in una età in cui
la parola scritta ha acquistato più potere del legislatore ».
Il programma di lavoro del Centro
per la Letteratura Africana è diretto,
pensato e organizzato avendo in mente queste difficoltà e queste prospettive. Per mezzo dei suoi corsi il centro fornisce ai futuri informatori le
tecniche di base necessarie per raccogliere, scegliere e riferire le notizie,
c pubblicare riviste e giornali.
Generalmente ci sono due corsi di
4 o 6 mesi all’anno. Negli intervalli i
professori sono a disposizione per dirigere o partecipare a corsi locali in
varie parti deH’Àfrica. In viaggio visitano ex-studenti per incoraggiarli e
aggiornarli. E anche possibile durante questi viaggi reclutare elementi per
i quali un corso a Mindolo può essere
molto vantaggioso.
Gli studenti provengono da tutti i
paesi a Sud del Sahara. Alcuni sono
anche venuti dall’India e dal Pakistan.
Questi scrittori in erba portano con
sé la loro eredità tribale, le tradizioni delle loro denominazioni religiose
e le abitudini nazionali. Per complicare ancora un po’ le cose, essi rappresentano livelli scolastici e conoscenze del mestiere molto vari.
Si capisce che questi gruppi, plurirazziali, pluri-denominazionali, e pluri-nazionali, generano, vivendo insieme, più conflitti che comprensione reciproca, specialmente in un primo
tempo. Nessuno accetta facilmente di
saperne meno degli altri. Alle volte
una questione molto facile suscita
una discussione violenta. Un problema professionale, riguardante la libertà di stampa, solleva sempre delicate questioni politiche. Ognuno sente di dover difendere la politica del
suo paese da un « attacco straniero ».
Ma questo fa parte dello sviluppo
delle comunicazioni. Questi giovani
giornalisti aprono un sentiero nella
giungla, lungo il quale sarà possibile
stabilire più tardi migliori contatti.
Nella misura in cui queste rivalità e
l’orgoglio nazionale sono mantenuti
in uno stato di tensione salutare, essi
sono un aiuto, piuttosto che un ostacolo, nello sforzo per abbattere le barriere. Questi futuri informatori trovandosi insieme, vivendo insieme, studiando e cercando insieme le risposte
ai loro molteplici problemi, riescono
a capire e a valutare i problemi ai
quali le nazioni africane devono fare
fronte, nel loro sforzo per vivere in
pace. Quando viene l’ora della partenza, saranno sorte profonde amicizie,
laddove prima c’erano duri conflitti.
Spesso questo è la cosa più utile, ottenuta dalla vita e dal lavoro in comune al Centro per la Letteratura
Africana.
Gli studenti giornalisti lavorano sotto pressione. Devono imparare la dattilografia, come si raccolgono e si redigono le notizie, e produrre un giornale studentesco quindicinale, il
« Drumbeat » (Suono del Tamburo).
Sono puniti se non hanno tutto pronto in tempo, e, rimproverati dai professori e dai compagni di studio se i
resoconti sono inesatti.
Prima di venire al corso avevano
imparato a lavorare « lentamente e sicuramente », ma la professione per la
quale si preparano esige « velocità ed
esattezza ».
Vi sono poi problemi che non si prestano ad una risposta facile. « Deve
un giornalista essere membro di un
partito politico? Esiste un giornalismo cristiano? Se c’è, in che cosa si
distingue da un buon giornalismo normale? Qual è la linea che divide un
resoconto obiettivo da uno parziale?
Che cos’è la verità? Che cosa significa modificare certe notizie per adattarle ad una situazione locale? Come
può operare un giornalista in un paese che accetta difficilmente una stampa libera? Può un giornale cristiano
prender partito per qualche cosa?
Può un giornalista che opera in un
paese che si sta sviluppando, pagarsi
il lusso della libertà di stampa, come
il suo collega lo fa nell’Qccidente? »
Generalmente le risposte sono varie
come sono vari gli studenti. E in certi casi anche il corpo insegnante si
trova diviso.
Dato che il giornalismo religioso
non offre le stesse possibilità finanziarie che il giornalismo laico o governativo, alcuni dei migliori studenti che hanno frequentato i corsi del
Centro per la Letteratura Africana
tendono a lavorare per alcuni anni
per le organizzazioni ecclesiastiche,
per poi trasferirsi nelle ditte laiche,
nei servizi governativi di informazione, o in altre case editrici che sono
in piena espansione. Non c’è nulla di
male in questo esodo. È il contributo
della Chiesa allo sviluppo nazionale.
Ma fintanto che le chiese credono
di doversi occupare di informazione,
non possono giustificarsi in alcun modo, se lo fanno male. Dovrebbero essere all’avanguardia. La loro missione è di spronare e attrarre i migliori
talenti possibili; se non ci riescono,
abbandonino la partita.
Spesso vien chiesto: « Deve la Chiesa continuare a pubblicare delle riviste o dei giornali? Può essa trovare i
capitali necessari per comprare le
macchine tipografiche, e pagare un
personale di qualità, capace di lavorare in concorrenza con le altre organizzazioni? » '
La risposta è: sì, senza dubbio. Le
chiese hanno un ruolo capitale da
svolgere nei paesi in pieno sviluppo,
devono parlare e aiutare a creare un
ambiente sano, dove possano essere
ifatte le scelte necessarie. La maggior
disposizione, con poche eccezioni, soltanto dei giornali governativi dipendenti dal Ministèro deH’Informazione.
Il loro personale è obbligato, dalla
natura stessa del giornale, a seguire i
regolamenti degli statali, piuttosto
che quelli dell’etica professionale dei
giornalisti. E poiché la tendenza attuale è, nei giovani paesi ip pieno sviluppo, di costituire nazioni con un
solo partito, alla gente sono date, generalmente le opinioni di quell’unico
partito. Questo non genera una discussione viva, e rapprésentativa sui
problemi in esame.
Mentre non raccomandiamo la creazione di giornali controllati dall’estero, ci sembra che un giornalismo connesso alla Chiesa, se è rafforzato, può
svolgere un’azione critica che è ben
necessaria. Non intendiamo dire con
le parole « azione critica », che si debba sempre opporsi alle iniziative governative. Ma che bisogna sentirsi liberi di criticarle dov’è ' necessaria la
critica, e lodarle dove la lode è meritata. Per compiere una tale azione ci
vuole un personale della migliore qualità, capace di occuparsi di editoria
nei paesi in pieno sviluppo.
Insistiamo, quindi, perché le chiese
modifichino le loro priorità e aumentino la somma destinata alla « informazione » nei loro bilanci preventivi,
se vogliono svolgere l’azione che spetta loro nella costituzione e nello sviluppo delle nazioni.
Attualmente la tendenza è verso una
editoria ecumenica, piuttosto che denominazionale. I vantaggi sono evidenti. A misura che un numero rnaggiore di responsabili indigeni decideranno gli affari e le direttive delle loro denominazioni, il clima sarà più
favorevole ad una tale cooperazione
ecumenica.
In questa prospettiva, il Centro Ecumenico di Mindolo, dove si svolgono
i corsi per la Letteratura Africana, è
particolarmente ben situato per una
cooperazione ecumenica. Nell’ultimo
corso i 17 studenti provenivano dal
Lesotho, Botswana, Rhodesia, Malawi,
Kenya, Cameroun, Etiopia, Angola,
Sudan e Zambia. Tra gli insegnanti vi
erano: un Rhodesiano, un Americano,
un Britannico, un Canadese e degli
Zambiani. Cento domande d’iscrizione sono già state ricevute per il corso di Settembre, che potrà ricevere 15
studenti.
Roberto Coisson
Fra gli elementi che hanno fatto di
quest’immenso paese ciò che è, il
cristianesimo ha avuto una parte,
e se sì, quale?
Il cristianesimo ha fatto la sua apparizione in Cina verso Tanno 635 grazie a un monaco nestoriano, Alopen, il
quale ha scritto testi tutt’ora esistenti.
Duecento anni dopo monaci di varia
osservanza (soprattutto buddisti) sono
stati vittime di persecuzioni e « ridotti allo stato secolare »: pare che il cristianesimo sia scomparso in quella
tormenta.
È riapparso al tempo dei Mongoli
(XII e XIV secolo), ma è nuovamente
scomjjarso con l’interruzione delle vie
di comunicazione, sotto la spinta dell’islam, e a causa del mutamento di dinastia in Cina.
Nel XVI secolo un gesuita, Matteo
Ricci, giunge in Cina; produce ottima
impressione, essendo astronomo. Ma i
vari ordini religiosi cattolici conducono una controversia: si può (e come)
adattare i riti cristiani alla cultura cinese? Le discussioni si protraggono
fra Roma e Pekino durante un secolo
e mezzo, finché, nel 1720, l’imperatore
cinese vieta la pratica del cristianesimo in Cina.
Nel XIX secolo con le « guerre dell’oppio » furono riaperte le porte alTQccidente. In seguito a questa spinta,
le Missioni moderne si sono infiltrate
attraverso questa breccia (cattoliche,
protestanti e ortodosse), fino ad apparire letteralmente nel solco dell’aggressione e dell’imperialismo occidentali.
Da quando data l’arrivo dei primi
missionari protestanti?
Il primo missionario protestante è
giunto sulla costa cinese nel 1807, ma
occorre attendere una trentina d’anni
perché si formi una piccola comunità.
Alla fine del XIX secolo e nella prima
metà del XX la Chiesa si è sviluppata
e contava circa 4 milioni di aderenti
(cattolici e pro testnati) quando i comunisti sono giunti al potere.
Si erano occupati soprattutto di istituti, scuole e ospedali: avevano creato, ad esempio, 13 università protestanti Questo lavoro era largamente
sostenuto da fondi stranieri. Vi erano
tuttavia numerosi cinesi nei quadri
della Chiesa, i quali fino al 1949 hanno
contribuito al lavoro del movimento
ecumenico mondiale.
parte delle giovani nazioni hanno a
iiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiti(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiniiini""i
Notiziario Evangelico Italiano
Nuovi locsli di cuito
per i Penteoostaii (AmDmim)
Da « Risveglio Pentecostale » abbiamo notizia che sono stati aperti nuovi locali di culto a Nichelino (Torino),
a S. Agata di Militello (Messina), ad
Arosio (Como), a Taranto. In questa
ultima città la partecipazione al culto d’apertura è stata massiccia ed il
culto è durato tre ore, con Tinterven
« messaggi di fuoco ». Ma il tempo
non è sembrato lungo perché i Pentecostali hanno avvertito « la sensibile
presenza del Signore » in mezzo a
loro.
Il periodico reca anche le testimonianze di quattro sorprendenti guarigioni e le notizie di 53 battesimi, dal
settembre al gennaio.
A Potenza sta nascendo una nuova
comunità e l’opera di evangelizzazione viene compiuta per lo più all’aperto, nelle piazze della città.
to verbale di sedici pastori in brevi
A Torino, nella chiesa battista di Lucento
Festa di canto delle scuole domenicali
Si è felicemente svolta, domenica 16 aprile,
la sesta edizione della festa di canto di primavera che riunisce le scuole domenicali evangeliche di Torino e dintorni. L’incontro, che
ha raccolto alcune centinaia di ragazzi e di
membri di quattordici comunità, si è svolto
nella chiesa battista di Lucento. Erano presenti
le scuole domenicali di Coazze e di Susa, vaidesi' di Venaria e Pianezza, battiste; di Regina
Margherita, dei Fratelli; fra quelle di Torino,
quelle battiste di Via Caluso, Via Passalacqua
e Via Viterbo (Lucento), quella pentecostale di
Via Issiglio, quella salutista, e le quattro vaidesi: Corso (jddone. Corso Vittorio, Lingotto
e Via Nomaglio. Oltre ai due canti d’insieme,
diretti dalla signora Rutigliano, che hanno
aperto e chiuso il pomeriggio (n. 162, « Ascoltami, popolo mio » e n. 6. « Nell’immenso cielo terso »), ogni scuola domenicale, con un
paio di eccezioni, ha presentato due canti, con
una ricca gamma di inni, dai più .solenni ai
più ballabili (e infatti, gran ritmatura dei
corpi, sul "palco”, nei banchi dei ragazzi, ma
anche in quelli degli adulti!), dagli inni della
Riforma al Risveglio vecchio e nuovo, agli
spirituals, con e senza accompagnamento di
chitarre; cori, solisti e anche un dinamico
quartetto. Il programma, dato il numero di
partecipanti, è stato troppo carico, e sul finire
platea e galleria davano segni indubbi di stanchezza. Tuttavia si è trattato senz’altro di un
bel pomeriggio d’incontro, nella gioia del canto. Come spesso accade, queste manifestazioni
oscillano un po’ fra lo spettacolo e il culto,
sia pure sui generis; e personalmente mi hanno un po’ infastidito i continui applausi, mentre avrei preferito un’atmosfera più raccolta,
senza che fosse per questo meno gioiosa.
Da segnalare, è stato l’anno degli spirituals
o affini, il neopietismo impegnato sostituisce
in misura crescente quello fondamentalista del
passato; resta da chiedersi se i bambini, specie
i più piccoli, visibilmente sensibili e trascinati dal ritmo e dai ritornelli ripetuti ancora e ancora, partecipino a questo nuovo linguaggio "adulto” più che a quello di ieri. Indubbia, comunque, in tutti i casi, la gioia e la
foga del canto: e non è poca cosa, data ai nostri ragazzi.
Sarebbe anche opportuno e utile che della
ricca gamma di canti, spesso nuovi, presentati
in queste o in analoghe manifestazioni, si raccogliesse una documentazione, dato che (i Campi Cadetti ad Agape ne sono un segno evidente) vi è una indubbia rinascita d’interesse e
di sensibilità per il canto, fra i più giovani.
Il pastore della comunità ospitante, Carmelo Mollica, ha dato il benvenuto d’apertura
e ha concluso con il ringraziamento a Dio;
il monitore Aldo Garrone ha condotto la regia;
il pastore Enrico Paschetto ha guidato i quiz
biblici che hanno, come di consueto, inframmezzato la prima e la seconda parte del programma e che sono stati premiati con buonilibri per acquisti presso la Claudiana. E’ stato
ricordato con gratitudine l’ideatore e l’animatore delle passate feste di canto. Sauro Gottardi, ora trasferito a Milano, e si è espressa
la riconoscenza al monitore Sergio Gandolfo
(C. Oddone): preparare una manifestazione
come questa non è lavoro da poco!
Il rapporto fra i monitori, durante la preparazione, l’incontro dei ragazzi, cosi numerosi, nella manifestazione, la partecipazione
considerevole delle comunità evangeliche, la
cura e la gioia del eanto come espressione intensa e comunitaria di fede e di adorazione :
ecco tanti elementi rallegranti e promettenti,
anche per l’avvenire.
g. c.
Ai Centro Evangeiioo
di soiidarietà di Firenze:
una scuoia seraie
Un corso serale per adulti è stato
aperto per opera dei giovani del Centro, nei locali del Centro comunitario
Valdese, frequentato per ora da 15
immigrati siciliani, con otto insegnanti che si dividono l’insegnamento elementare e medio. Qltre i corsi ci sono incontri con gli alunni e le loro famiglie. Dopo la loro inchiesta nel
quartiere di S. Croce, dopo avere preso contatto con quel mondo a loro
poco conosciuto, i giovani del Centro
si erano chiesti in che modo avrebbero potuto rendere concreto l’incontro
con quei fratelli. Alcuni abitanti del
quartiere, siciliani, li hanno aiutati a
risolvere ii problema, approvando con
entusiasmo la proposta di Iniziare dei
corsi scolastici serali.
Il Centro di Firenze entra quest’anno nel suo 14o anno di vita.
Inda Ade
iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii>i>ii»i>iiiiiiiiiii
Il "Notiziario evangelico"
alla radio
e Tevangelizzazione
Caro direttore,
ho letto con stupore la notizia apparsa su
T« Eco-Luce » del 14/4/’72 inviata dal pastore
Emidio Santini con la quale il Pastore battista ci faceva conoscere lo strano « silenzio »
del « notiziario evangelico » sulla campagna
di evangelizzazione, avvenuta nella zona di
Bisaccia (Avellino) dal 12 al 20 marzo u. s.
Due o tre anni fa avevo chiesto ai responsabili del « notiziario » ed in sede sinodale le
ragioni del « silenzio » sull’attività dei Pentecostali, particolarmente impegnati nell’azione
evangelistica. Mi fu risposto che nonostante
gli inviti e i solleciti del gruppo responsabile
le informazioni non erano inviate. Questa volta invece si tratta di una richiesta precisa, inviata (c per espresso ». Perché questo silenzio
per un’azione evangelistica, ahimè così rara
nelle nostre chiese evangeliche « ufficiali »? Se
si tratta d’un disguido postale, l’argomento è
chiuso, se invece si tratta d’una ragione più
seria, desidero conoscerla, soprattutto se a
monte ci sono problemi « di fondo »; in questo caso il dibattito è essenziale nell’interesse
della comunità dei credenti.
Gustavo Bouchabd
Quale fu, nel 1949, l’atteggiamento
della Chiesa di fronte al potere costituito?
La Chiesa, bisogna dirlo, era assai
mal preparata alTarrivo al potere dei
comunisti. Nel giro di pochi anni i
missionari si sono ritirati, i fondi non
sono più giunti dall’estero. La Chiesa
non è scomparsa, perché non si riduceva ai soli missionari.
I leaders delle Chiese protestanti si
sono riuniti. A poco a poco le denominazioni protestanti hanno ceduto il
posto al movimento patriottico della
triplice autonomia: Self-governing, self
supporting, self-propagating (autogoverno, autosostegno, autodiffusione)
—e bisogna sottolineare il termine patriottico. Si sono messi alla ricerca
dell’unità e del rinnovamento delle
Chiese nella società cinese. Alcuni dei
loro membri dicevano: « Per la prima
volta sappiamo che vuol dire amare
il nostro popolo e identificarci con esso ». Hanno trovato con il nuovo regime un modus vivendi fondato su una
certa separazione fra lo « spirituale »
e il « materiale ». Tutti gli istituti protestanti sono stati assunti e incamerati dallo Stato.
Che interpretazione dà della «rivoluzione culturale »?
È un fenomeno assai complesso: un
tentativo di riorientare la politica interna ed estera della Cina, uno sforzo
per combattere la burocrazia — al
tempo stesso una lotta per il potere.
A un livello più profondo, si è tentato di fare in modo che una nazione
si consacri totalmente alla realizzazione dei sogni della rivoluzione sociale,
si è cercato di convertire un’intera nazione a un’idea nuova dell’uomo e della società.
Anche se i rapporti che descrivono i
risultati di questa rivoluzione non sono veri che a metà, la « rivoluzione
culturale » rimarrà pur sempre una
delle conversioni più massiccie della
storia, e tale da porre anche alla Chiesa interrogativi brucianti su ciò che
essa intende per conversione e per vita nuova.
Dopo la « rivoluzione culturale », che
sta accadendo?
La « rivoluzione culturale » è stata
forse uno sconvolgimento più importante della rivoluzione del 1949. Tutti
gli istituti privati, chiese comprese,
sono stati chiusi, e così pure le scuole di teologia. Bisogna capire che a
quell’epoca tutti gli istituti privati e
tutte le scuole sono stati chiusi, e che
questa misura non colpiva soltanto i
cristiani.
Attualmente, in base alle informazioni di cui disponiamo, nessuna comunità cristiana si riunisce regolarmente
la domenica. Ma sa/ppiamo che in Cina ci sono cristiani che vivono e lavorano. In quali circostanze sarà ripreso
il contatto con loro, non ne ho la minima idea; ma quel giorno verrà.
Robbins Strong
Robbins Strong è condirettore della
Divisione delle Missioni e dell’evangelizzazione al Consiglio ecumenico delle Chiese ed è un conoscitore di questioni cinesi. L’intervista che pubblichiamo è stata raccolta da "Intervox”.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii miminiMitmiiiitii iiiiitmiimmiiiii
Processo al “Bollettino
di collegamento fra
comnnità cristiane in Italia”
(segue da pag, 2)
nomico-politico-clerìcale e quindi con i suoi
strumenti.
Questa volta si chiama in giudizio il « Bollettino » in quanto strumento del movimento
cristiano di base nel suo complesso. La denuncia (anonima, almeno per noi) si inserisce in
un momento particolare dello sviluppo del
movimento stesso.
Il numero incriminato della pubblicazione
si riferisce per intero alle vicende della comunità di Oregina. In esso vengono riportate
ampie analisi della situazione ecclesiastica genovese e sono messe in luce le alleanze fra il
Card. Siri, la Confindustria e la D.C. La denuncia infine venne notificata per la prima
volta immediatamente dopo il nostro Convegno nazionale di Roma, ove decidemmo di
promuovere una obiezione generalizzata contro
il Concordato, di batterci per la sua abolizione
e contro il referendum antidivorzista.
Con il processo al « Bollettino » dunque si
cerca di colpire il movimento dei gruppi e delle comunità cristiane dì base nel suo complesso, proprio perché sta acquistando un suo
peso ed una sua efficacia nella società italiana.
In questo momento la nostra solidarietà
con i redattori incriminati si esprime nella denuncia di questi fatti e nelLimpegno di proseguire la lotta per la liberazione degli uomini
da ogni struttura oppressiva.
Il Comitato Frazionale di Collega^
mento dei gruppi e delle comunità
cristiane, presso gruppo « Helder
Camara », Corso Avezzana, 18 80059 Torre del Greco (Napoli)
4
pag. 4
N. 16 — 21 aprile 1972
Cronaca delle Valli
Una pagina del “Diario”
di Jacopo tombardini
Il signor Nisbet, direttore del Convitto Valdese presso il quale per due
anni ero stato quale sorvegliante disciplinare ed assistente agli studi, dove anche allora, per mancanza quasi
totale di convittori, ero in pensione,
mi chiamò nel suo ufficio e mi disse
che, essendomi seriamente compromesso nei mesi precedenti come
membro del Partito d’Azione, egli era
stato avvertito che sarei stato di probabile danno al Convitto, se le autorità tedesche avessero preso qualche
provvedimento a mio carico.
Alla mia domanda se avesse saputo
qualche cosa di preciso su provvedimenti da prendere a mio carico, egli
mi disse di essere stato avvertito, non
solo, ma anche minacciato di provvedimenti contro il Convitto, se io fossi
rimasto.
Poi mi mostrò un numero dell’Italia
Libera.
Compresi.
Vi era, fra i pochi convittori, un ragazzo che doveva frequentare la terza
liceale.
Questi una sera era venuto nella
mia camera e, un po' incerto e titubante, mi aveva mostrato una lettera
di un suo amico, nella quale si parlava della situazione d’Italia, dei tedeschi, del fascismo, della nuova Italia
che sarebbe sorta dalle rovine ed infine gli esponeva il programma del
Partito d’Azione.
Mi chiese maggiori particolari su
questo partito e da quella sera prese
l’abitudine di venire con un compagno dopo cena, per qualche minuto,
nella mia camera, dove fumavamo una sigaretta e commentavamo i fatti
del giorno.
La sera di martedì gli diedi da leggere l’ultimo numero dell’Italia Libera.
Senza che me ne accorgessi se lo mise
in tasca.
Ora quel numero me lo vedevo davanti agli occhi.
Alla mia domanda di come l’avesse
avuto, perché naturalmente dissi subito che l’ayevo dato io al giovane, il
direttore mi disse che il padre del ragazzo glielo aveva portato, minacciandolo di denuncia contro il Convitto se
io vi fossi rimasto.
Fui ainaregpato, non tanto per
quanto mi capitava, quanto al pensiero che il ragazzo mi avesse tradito; e
una profondissima pietà mi prese
per lui.
— No, R. non affliggerti più; quanto
è avvenuto ha avuto un buon esito —
gli dico — ho così potuto realizzare un
mio desiderio. Ma tu rammentati: la
esperienza che hai fatto in questi giorni ti deve aver reso uomo nella volontà e nella decisione. Tu dovrai fare
sempre solo quello che ti dice la coscienza. Me lo prometti?
— Si — egli mormora, ed io sento
che quel sì gli viene dall’anima.
Poi mi racconta che il mattino dopo che gli avevo dato il giornale, arrivato a casa — i suoi erano sfollati
a Torre Pellice — e toltasi la giacca,
la madre, messasi a spolverarla, aveva trovato il giornale e lo aveva portato al padre. Dopo un interrogatorio
di quasi due ore il ragazzo aveva confessato di aver avuto da me quel foglio e il padre, nonostante le lacrime
e le suppliche del figlio, era andato
dal direttore Nisbet.
Non critico l’operato di quel padre;
anzi ammetto che egli sia stato mosso
da profondo amore per il figlio, oltre
che dalla preoccupazione per la propria carriera. Egli però non si è preoccupato delle sofferenze del figlio, dell’onta di farlo passare per traditore e
della reazione che poteva avvenire
nell’animo del ragazzo.
Non s’è preoccupato neppure del
fatto che se io fossi quello che egli
pensa e che non sono, sotto pretesto
Come è stato annunciato, nel giorni 23-25
aprile si terrà a Vallecrosia il Convegno giovanile Piemonte-Liguria. Per il programma e
l’orario di partenza si veda l’Eco-Luce n. 10
del 31 marzo.
Il 27 aprile alle ore 21, presso Casa Gay,
avrà luogo la prossima riunione del Centro
Diaconale.
^ Camilla Cederna e gli altri 10 incriminati per « notizie tendenziose » per aver parlato di « assassinio » dell’Editore Feltrinelli sono stati assolti daH’accusa.
Mentre le forze politiche di destra continuano la loro propaganda per la « difesa dell’ordine », la direzione generale della P.S. ha
reso noto le statistiche dei reati. Le rapine ed
i sequestri di persona sono scesi da 6 (1930) a
5,7 (1970); gli omicidi da 4,9 a 2,1; le lesioni
da 210,1 a 58,3, ogni centomila abitanti. Meno reati oggi che sotto il fascismo dunque!
Il dirigente della FIAT argentina Sallustro è stato trovato ucciso dopo uno scontro a
fuoco tra l’esercito e i guerriglieri.
Un operaio di 25 anni, Gaetano Milanese, padre di un bambino, è rimasto folgorato
sulle linee della nuova 132 alla FIAT Mirafiori. Per non arrestare la produzione la corrente non era stata tolta.
Jacopo Lombardini retta una
delle figure più significative ed
affascinanti della Resistenza nelle
Valli Valdesi. Educatore antifascista presso il Convitto maschile di
Torre Pellice, pastore-teologo itinerante presto i giovani e meno
giovani che avevano optato per
la resistenza, lasciò ovunque un
segno decisivo della sua fede e
del suo impegno cristiano in
mezzo alla sua generazione.
In vista di un nuovo 25 aprile
può essere utile meditare su alcune pagine del suo « Diario »
che ci ripropongono una problematica che è ben lungi dall'essere superata, a 27 anni di distanza.
E. G.
nuova legge sulla montagna
Prospenive per la Val Germanasca
di offrire a quel ragazzo un mezzo
per redimersi dalla delazione alla quale l’ha costretto con i suoi sistemi,
potrei spingerlo ad atti estremi di ribellione.
Non lo farò, non tanto per evitare
un dolore al padre, ma perché voglio
ormai bene al ragazzo, per la sofferenza che l’ha redento dalla debolezza
della confessione e perché l’ha fatto
uomo.
Ecco la lettera. Dalla lettura di
questa mi auguro che qualche padre
sia spinto ad evitare, nell’educazione
dei figli, qualsiasi metodo poliziesco,
di cui i figli abbiano a vergognarsi e
a soffrire moralmente.
« Egregio Signor Lombardini,
Non vi chiedo ciò che solo la mia
coscienza potrebbe eventualmente attestare, né tento di riabilitarmi ai vostri occhi.
Voglio soltanto ringraziarvi per l’alta funzione educativa che avete svolto in me e pregarvi che, nonostante la
mia imperdonabile mancanza, vogliate
continuare a svolgerla, se non in me
che me ne sono reso indegno, almeno
fra la gioventù che, al pari di me, ha
bisogno di un sano e sicuro indirizzo
ideale ed etico.
Noi ragazzi, cresciuti fra le angustie delle false idealità imposteci arbitrariamente, sia nel campo politico
che nel campo religioso, manchiamo
assolutamente di una fede vera.
Io che provengo da una tale gioventù, ho imparato alla vostra scuola
cosa sia la vera fede, che attraverso
le violente crisi e le dure prove si
tempra e si rafforza, ed ho imparato
che cosa sia una vera idealità che
persegue la sua missione attraverso
l’indifferenza della massa e l’opposizione dei capi.
Se qualche frutto matura dalle mie
esperienze e dalla mia passione ne
sarò debitore a voi che mi avete additato la via.
So che le parole non valgono e che
solo con l’opera potrò lavare Tonta di
aver tradito, sia pure involontariamente, il proprio maestro e il proprio amico. ;
Vi supplico di rispondermi e di continuare ad aiutarmi
, ‘ R- »•
Mentre nel cuore del ragazzo si agita dolorosamente la crisi di Un mondo vecchio che crolla e di uno nuovo
che sta per sorgere, un padre non trova altro da fare per il proprio figlio...
« O via Lombardini, o faccio la denuncia ».
Oh caro genitore, non è così che
lei potrà aiutare suo figlio a trovare
un degno epilogo al dramma che si
svolge nel suo cuore! Suo figlio terrà
d’ora in poi gelosamente celato ogni
suo pensiero, ogni suo desiderio, ogni
suo sogno, perché egli non vedrà in
lei altro che l’uomo che Tha costretto
ad arrossire.
Lei ha perso suo figlio: se mi sarà
possibile io lo salverò.
lllllllllllllllllllllllllililllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIlllllllllllllilllllllllltllllllllllillllllllllllllllilllllllllllll
Provocazione fascista a Torre Peliice
Pubblichiamo il comunicato che la
Giunta Municipale di Torre Pellice ha
fatto affiggere nella cittadina in seguito alla provocazione fascista avvenuta nella notte fra ITI e il 12 aprile. Il
fascismo non è un fatto eliminato dalla
storia con il 25 aprile 1945; è una mentalità, una cultura, una politica, una religione che oggi cercano spazio e si fanno spazio con i metodi che gli sono
propri. Provocare il disordine per poi
presentarsi come partito d'ordine; una
vecchia strategia per nu nuovo gioco.
Cittadini
In ore notturne, ignoti malviventi hanno
asportato la lapide del Monumento ai Partigiani.
Costoro, nascondendosi nelPombra e nelPanonimato, come tutti vigliacchi, e scegliendo come espressione delle proprie opinioni il
vilipendio alla memoria di Uomini che seppero combattere e morire per i propri Ideali,
si qualificano da soli : rappresentano il sordido e nauseato riaffiorare dei resti del fascismo, sconfitto nel 1945 con le armi dal Popolo Italiano e condannato in via definitiva
dalla storia.
Credendosi nuovamente forte, perché sostenuto dalla complicità di gruppi e ambienti vari, proclamandosi difensore dell’« ordine » e
della « dignità » dello Stato agli occhi miopi
di quanti temono di perdere ingiusti privilegi in uno Stato più giusto e democratico, il fascismo tenta ora la sua rivincita : minacce,
violenze ed attentati sono le sue armi, come
lo sono di fanatici di altra origine ma ugualmente pericolosi per la democrazia; armi, che
oggi vuol portare anche in questa Valle, dove
lutti e rovine vennero disseminali dalle sue
squadracce e dai suoi alleati nazisti.
Contro il ritorno della violenza, contro tutto ciò che il fascismo rappresenta in Italia e
nel mondo (culto della forza, ordine imposto
con il delitto e la tortura, dominio di pochi
privilegiati, carceri e campi di concentramento, razzismo di ogni genere, sfruttamento ed
emarginazione dei deboli) e cioè contro tutto
ciò che offende la persona umana, noi, proprio perché crediamo nella dignità dell’Uomo
e negli ideali che il concetto di dignità umana
racchiude in sé, pronunciamo la nostra con
danna ed invitiamo la popolazione tutta a rinnovare, in ogni espressione della vita politica,
la propria fede in quegli stessi ideali, che si
riassumono in due parole: LIBERTA’ e GIUSTIZIA.
Torre Pellice, li 13 aprile 1972
La Giunta Municipale
.............................imi.....
Benché le vicine elezioni politiche del 7
maggio rischino di ritardare sensibilmente il
rispetto delle scadenze previste per l’attuazione dei molti provvedimenti inerenti la Nuova Legge sulla Montagna, è probabile che nei
prossimi mesi si debbano prèndere delle decisioni che influiranno sensibilmente sul futuro della Val Germanasca e sul suo assetto territoriale cosi come avverrà in tutte le valli
dell’arco alpino. Infatti da qualche tempo a
questa parte si è avuto un interesse ed un fiorire di iniziative e di leggi a favore della montagna che appena qualche anno fa era assurdo
sperare. Non ci illudiamo certo che questi
provvedimenti rappresentino la bacchetta magica con cui si risolveranno tutti i vasti e
complessi problemi della nostra valle. Ma
possiamo affermare che qualcosa si sta muovendo, che si respira un po’ di aria nuova e
che finalmente si è fatta un po di giustizia
alla montagna finora ignorata a maltrattata,
riconoscendole un insostituibile ruolo di equilibrio e di salvaguardia della pianura che per
tanto tempo è stato disconosciuto. Finora sì è
considerata la montagna un peso morto, un
fardello scomodo di cui ci si deve liberare al
più presto possibile. E per liberarsene risolvendo il problema della moiitagna non si era
trovata soluzione migliore di quella di trascinare i montanari in città. Ora finalmente
(ma è già tardi) ci si è accorti che la pianura
e la città non possono esistere e progredire se
non hanno alle spalle la montagna abitata. Si
è quindi corsi ai ripari approntando alcuni
provvedimenti che a nostro avviso sono positivi, anche se incompleti e insufficienti.
Sarà la loro applicazione pratica che dovrà confermare o meno la loro validità nella
misura in cui si dimostreranno idonei a realizzare lo scopo per cui sono stati previsti.
Per quel che riguarda la Val Germanasca ci
sembra della massima importanza la sua classificazione in Comprensorio di Banifica Montana. In base a questo riconoscimento la valle
potrà giovarsi di una serie dì interventi a carico totale o parziale dello Stato per un totale
di parecchie centinaia dì milioni. Infatti i
comuni della valle nella domanda di riconoscimento a Comprensorio di Bonìfica Montana hanno segnalato la necessità di opere urgenti, nei vari settori della difesa del suolo e
della creazione di opere infrastrutturali (strade, acquedotti, elettrodotti, ecc.), per un ammontare complessivo che supera il miliardo di
lire. A questo punto è forse utile ricordare che
nel momento in cui la domanda viene accolta si riconosce da parte dei Ministeri competenti la necessità ed inderogabilità di tali
interventi. Non ci sì può certo illudere in
breve lasso di tempo, ma c’è da augurarsi che
nei prossimi anni vi sì ponga mano con impegno e serietà portando avanti il programma gradualmente secondo scelte prioritarie fatte dalla popolazione stessa per mezzo dei suoi
rappresentanti.
Ma di maggior interesse, anche per quanto
riguarda la Val Germanasca, ci sembra la
Nuova Legge sulla Montagna, varata pochi
mesi fa dopo un lungo e faticoso iter parlamentare, che rispetto alle analoghe leggi precedenti si può considerare veramente rivoluzionaria per l’impostazione veramente nuova che
le si è voluto dare.
La prima innovazione riguarda la creazione
delle Comunità Montane che dovranno sostituire entro un anno i Consigli di Valle. Le
nuove Comunità dovranno essere create <c ... in
zone omogenee in base a criteri di unità territoriale, economica e sociale... » Le Comunità
potranno quindi essere delimitate tenendo
conto delle suddivisioni degli abolendi Consigli di Valle oppure secondo nuovi criteri e
nuovi confini. Le nuove delimitazioni saranno infatti adottate dalle Regioni d’intesa con
i comuni interessati. Dovrà quindi essere la
popolazione delle valli, o per essa i consigli
comunali, che dovranno indicare alla Regione
quali sono, a loro avviso, le delimitazioni ottimali di ciascun territorio.
Nel caso nostro della Val Germanasca si dovrà indicare se reputiamo « più omogenea »
Acquedotti in Val Germanasca
Nei giorni scorsi sono giunti i decreti con cui i Consorzi formatisi a
suo tempo tra gli abitanti di Faetto
e San Martino nel comune di Perrero
per la costruzione degli acquedotti
delle due frazioni sono stati ammessi
al contributo statale nella misura del
84,5% sulla spesa prevista dai progetti redatti dal geom. Viglielmo. Per
quanto riguarda l’acquedotto di Faetto il contributo sarà di lire 16.845.000
mentre per quello di San Martino sarà
di lire 9.350.000.
Gli abitanti delle due frazioni potranno così, dopo molti anni, godere
di un servizio di cui oramai non si
può più fare a meno. Avranno quindi
un acquedotto moderno ed efficiente
da cui attingere acqua sia per gli usi
domestici, sia per l’installazione di
impianti sanitari ed anti-incendio.
La strada per giungere a questa
realizzazione non è stata né breve né
facile. Prima la difficoltà di formare i
Consorzi e di convincere tutti gli abitanti ad aderirvi nel loro stesso interesse. Poi la stesura dei progetti ed il
lungo iter burocratico che ora finalmente si è concluso positivamente con
la concessione dei contributi che abbiamo detto.
Ora c’è solo da augurarsi che non
sorgano nuovi intoppi e che si passi al
più presto alla realizzazione delle due
preziose opere che daranno acqua pura ed abbondante ad una decina di
borgate ancora notevolmente abitate
sia d’estate sia d’inverno. Infatti, se i
lavori saranno iniziati al più presto.
ed operativa una Comunità Montana comprendente la sola Val Germanasca, oppure unita
all’Alta Val Chisone compresa Perosa, o se sia
meglio mantenere l’attuale delimitazione del
Consiglio di Valle che arriva fino a Pinerolo.
Ci pare questa una innovazione importante
in quanto è la prima volta che un provvedimento che ci riguarda non verrà calato dall’alto sul capo del nostri montanari, ma sarà adottato tenendo presenti le istanze della della popolazione scelte con responsabilità.
Spetterà quindi alle Comunità Montane, dotarsi di uno Statuto proprio, di piani zonali di
sviluppo, di programmi annuali e portarne
avanti l’attuazione. A tal fine i piani di sviluppo di ciascuna zona dovranno indicare ..
tipo, la localizzazione ed il costo degli investimenti atti a valorizzare le risorse, attuali o
potenziali della zona stessa, prevedendo anche
degli incentivi a favore di operatori pubblici
0 privati che intendano valorizzare le risorse
locali. Sarà quindi la Comunità Montana che
distribuirà ed amministrerà i fondi assegnati
dalla Regione predisponendo, coordinando ed
attuando i programmi di intervento nei vari
settori: agricolo, turistico, industriale, .artigianale, ecc. secondo proprie scelte approvate
dagli abitanti della zona. Non potendo certo
esaminare la Nuova Legge sulla Montagna,
neanche per sommi capi, vorremmo invitare
1 nostri lettori a rileggersi i numeri di gennaio
e febbraio de « Le valli torinesi », il mensile
della Provincia di Torino che ne ha iniziato
la pubblicazione ed il commento a cura del
geom. F. Bertoglio.
Noi ci limiteremo a sottolineare l’importanza dell’articolo 2 là dove recita : « La presente legge si propone... di fornire alle popolazioni residenti nelle zone montane... gli strumenti necessari ed idonei a compensare le condizioni di disagio derivanti dall’ambiente
montano »... Se ci riesce di interpretare correttamente quello che la legge si propone, ci
pare di capire che ciò voglia dire che sarà
data al montanaro che desidera a presidiare »
l’ambiente montano la possibilità di condurre
una vita simile a quella di chi vive in città,
in una casa confortevole, con strade adeguate,
con un efficiente servizio di sgombero della
neve, con quel minimo di macchinari che il
lavoro in montagna può permettere. Ed infine,
perché no?, ci pare che gli si dovrà garantire
un salario minimo che gli permetta di guardare al futuro con un minimo di tranquillità.
Un terzo momento che ci pare di capitale
importanza per la nostra valle è quello del
preannunciato Convegno sull’area ecologica
del pinerolese sollecitato anche da alcuni Concistori della Val Pellice. Infatti da questo
convegno che si dovrebbe tenere a Pinerolo in
primavera (elezioni permettendo) dovrebbero
emergere le indicazioni programmatiche per
lo sviluppo futuro di tutta l’area del Pinerolese. Secondo le indicazioni di massima emerse in varie riunioni che si sono tenute finora
in preparazione a questo convegno, ad esso
dovrebbero partecipare tutte le forze che si
trovano ad operare nella zona : imprenditori,
operai, contadini, artigiani, forze politiche,
sindacati Enti locali, ecc. onde emerga da un
confronti dialettico a tutti i livelli, una visione chiara e reale di quelli che sono i problemi che travagliano la nostra zona e si indichino le linee per una azione futura tendente a far emergere l’economia del pinerolese
dalla pesante sitnazione in cui si dibatte da alcuni anni, soprattutto a causa dell’enorme diminuzione dei posti di lavoro nella zona, con
conseguente aumento impressionante del fenomeno della pendolarità.
Questa breve ed incompleta esposizione di
alcuni avvenimenti che stanno maturando nella nostra zona, non ha certo la pretesa di
esaurire l’argomento, ma si propone essenzialmente suscitare una serena ed approfondita discussione, anche sui nostri giornali,
affinché si possa conoscere il parere di quanta
più gente possibile, ma soprattutto di quella
direttamente interessata dalle iniziative che
si prenderanno. Infine questo scritto vuole essere un invito a tutti gli abitanti della Val
Germanasca a partecipare alle varie riunioni
che si terranno a tutti i livelli affinché le decisioni che si prenderanno non siano dovute alla iniziativa demagogica di pochi, ma frutto
di una precisa e responsabile scelta fatta da
chi crede ancora necessaria una presenza umana nella nostra bella valle.
c’è da pensare che prima del sopraggiungere della brutta stagione buona
parte del lavoro possa essere portato
a termine e che si possa immettere
l’acqua nei nuovi impianti ed iniziare
subito la regolare erogazione.
R. Genre Genre
ittiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii./iiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii intmiiiiiiiiiiiiiimi
Torre Pellice; ancore sella Cooperativa Elettrica
Alcuni giorni fa il Sindaco di Torre Pellice
ha preso l’iniziativa di riunire rappresentanti
del Consiglio d’amministrazione della Soc.
Coop. Elettrica e dei firmatari dell’esposto a
suo tempo presentato all’autorità contro il disservizio della Cooperativa (SACE). Lo scopo
era di trovare il modo di migliorare il servizio
con una soluzione accettabile per entrambe le
parti.
In conclusione i reclamanti (rappresentanti gli utenti dei quartieri periferici più malserviti da decenni e decenni) hanno ripresentato
le ragioni già esposte all’autorità, chiedendo
che, come in altre circostanze (ad es. per la
linea del Ciamboun) la SACE finalmente si
decida a migliorare le altre linee della periferia, chiedendo a tutti gli utenti di contribuire alle spese, dato ohe si tratta di una
cooperativa a scopi mutualistici. Se questo non
si può fare, la SACE ceda il posto all’ENEL.
La SACE ha controproposto che le spese di
miglioramento delle linee siano sopportate se
non in totale almeno per la maggior parte dagli utenti che « hanno l’esigenza » (sono parole del Presidente della SACE) di ricevere quella normale corrente a cui hanno diritto e che
non ricevono da 50 anni o più a questa parte.
La SACE si è anche impegnata a mettere in
cifre (cioè indicare le somme da pagare) questa sua proposta, onde possa essere .sottoposta
alle assemblee di quartiere, e si è anche impegnata a sottoporre alla propria assemblea le
proposte dei « reclamanti », cioè che la spesa
sia pagata da tutti.
A mio personale giudizio c’è una terza proposta da fare ed è che le spese siano pagate dai
SOCI della Cooperative, specie da quelli che
in questi ultimi 50 anni, come contropartita
delle cattiva qualità delle corrente distribnita
alla periferia, hanno incassato (e ancora incassano) in passato diecine di milioni di sconti.
Questa sarebbe la soluzione più equa e rispondente ai fini mutualistici.
Poiché la SACE ha convocato per il 24 corrente l’Assemblea dei soci, mi parrebbe opportuno che i Valdesi soci (e molti di loro lo
sono da decenni) e chi rappresenterà le opere
della chiesa sostengano in Assemblea quelle
ragioni sopra indicate che appaiono più giuste, più favorevoli, a chi ha avuto meno di
altri pur avendo gli .sle.ssi diritti.
G. CoMBA
5
2! aprile 1972 — N. 16
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
Aosta
Domenica 5 marzo alcuni nostri giovani si
sono incontrali a Bose (Biella) per un ritrovo
triangolare » coi giovani della Valle dell’Arve
(Savoia). Mancavano, purtroppo, i giovani di
Martigny. Argomento di studio: la preghiera
oggi*
Lo stesso giorno, le Signore Gilda Marconi
e Anna Peyrot hanno partecipato ad Ivrea ad
un convegno per Monitori delle scuole domenicali, sul tema, credenze infantili e alienazione religiosa.
Ringraziamo i fratelli Ercole Marzone e Carlo Monaya che hanno presieduto il culto, rispettivamente domenica 13 febbraio e domenica 26 marzo.
Un gruppo di giovani (studenti e operai) di
Aosta ha chiesto al Pastore di poter fare, sotto
la sua guida, una serie di studi biblici nella
sala del nostro Circolo. E’ stato scelto il libro
del profeta Geremia. Gli incontri avvengono
ogni quindici giorni, sabato alle ore 17,30.
Partecipano anche alcuni giovani della nostra
chiesa. Senza malizia, osserviamo; potesse questo fatto, che riteniamo molto positivo, suscitare un po' di « gelosia » tra i nostri membri di
chiesa i quali, potendo, non partecipano tut
tavia, o molto irregolarmente, agli studi biblici
del mercoledì sera!
/ lavori di Viering procedono bene; il più
grosso è fatto. Rimangono alcune rifiniture,
parte delli’mpianto elettrico e la tinteggiatura
generale a tutto lo stabile. Anche le offerte
hanno continuato ad affluire tuttavia per arrivare alla meta (due milioni) c’è ancora un
buon tratto dì strada da fare!
G. P.
iiiiititiiiiiiiiiiiintiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiimiiiiiniiiiiiiiiiiiii
Nelle campagne di Ferentino
Catanzaro
Convegno deH’Ascensione
per le Chiese del Lazio
Il Presbiterio Valdese del Lazio ha deciso di
organizzare un incontro di comunità nelle campagne di Ferentino nel giorno dell’Ascensione
(11 maggio). In quell’occasione le comunità
dovranno dibattere il tema : « L’importanza
delle Assemblee di Chiesa per la vita della
Comunità e della sua testimonianza nell’ambiente in cui vive ».
nMiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiitiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliUliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiii
Comitato Collegio Valdese e Scuola Latina
Elenco doni e ofterte ricevute dal 21 gennaio al 31 marzo 1972
Per il Collegio Valdese
Doni « in memoriam »:
di Bruno Don: Romano Daniela, San Secondo di Pinerolo L. 5.000; di Emilia Gay ved.
Peyrot: Castagno Ines, Pomaretto 10.000; della Mamma: Marcella e Armando Ribet, San
Secondo dì Pinerolo 5.000.
Doni di Amici residenti in Italia:
Albarin Adriana, Luserna San Giovanni
U. 5.000; Bertin Alice Rina, Luserna S. Giovanni 20.000; Bianconi Irma e Mario, Roma
5.000: Bongardo Tabea, Como 3.000; Caìrus
Madeleine, Villar Pellice 10.000; Celli Teodoro, Roma 5.000; Cigna Dott. Dante, Roma
5.000; De Farro Frida, Roma 10.000; Fontana Rag. Claudio, Villar Pellice 10.000; Garzia Salvatore, Marsala 1.000; Henking R., Torre Pellice 14.300; Hugon Italo, Torre Pellice
25.000; Introna Ida, Roma 10.000; Long Adelina, Alice, Cesare, Pinerolo 10.000; Long Eugenio, Adele, Laura, Luserna San Giovanni
30.000; Long Marey Nydya, Roma 1.500;
Mathieu Berta e Guido, Bordighera 20.000;
N.N., Riclaretto 14.300; Pastore Bertot Irene,
Roma 10.000; Pegone Enrica, Luserna San
Giovanni 5.000; Peyronel Luigi, Luserna S.
Giovanni 10.000; Ricci Dott. Vittorio, Roma
20.000; Scaccioni Linda, Luserna San Giovanni 5.000; Soggin Aja, Roma 10.000; Tomasini fratelli. Torre Pellice 2.000; Tourn
Rag. Franco, Torino 50.000; Valeri Prof.ssa
Federica, Roma 20.000; Villa Dott. Giovanni
e Jannet, Roma 10.000 Vinay Prof, Valdo,
Roma 10.000: V.W.Z., Villar Pellice 10.000;
^eni Dott. Ugo, Roma 5.000; Zenone Dott.
Alfonso, Torino 20.000.
Doni di studenti del Collegio:
Barotto Flavio (Seconda Media), Luserna
San Giovanni L. 5.000; Bein Gisella (III Liceo). Torre Pellice 20.000; Bertinat Grazia (IV
Ginnasio), Villar Pellice 5.000; Castellano
Laura (2“ Media), Luserna S. Giovanni 10.000;
Di Virgilio Nicoletta (3^ Media), Pinerolo
12.000; Di Virgilio Donatella (V Ginnasio),
Pinerolo 12.000; Gaydou Cristina (IV Ginnasio), Luserna San Giovanni 20.000; Genre
Giovanni (IV Gennaio), San Secondo di Pinerolo 15.000; Godine Elena (2^ Media), Luserna San Giovanni 10.000; Longo Paolo, (V
Ginnasio). Roma 36.000; Malan Fabrizio (1“
Liceo), Luserna San Giovanni 25.000; Malan
Lucio (l" Media), Luserna San Giovanni
25.0000; Massel Fiorella (IV Ginnasio), Pomaretto) 20.000; Michelin Mauro (2‘’ Media), Luserna San Giovanni) 5.000; Monnet Claudia,
(1" Media) Luserna San Giovanni 20.000; Revel Marco (2" Media), Luserna San Giovanni
10.000; Viglianco Giorgio (2^^ Media), Luserna San Giovanni 20.000; Viglianco Maurizio (2'‘ Media). Luserna San Giovanni 20.000.
Doni di Amici per cause varie:
Ricca Armanda. Firenze, « per impegno proGollegio assunto dal Pastore Alberto Ricca »
L. 10.000; Colletta serata XVII Febbraio presso Foresteria Valdese dì Torre Pellice « per
rilancio attività del Piccolo Teatro « Francesco Lo Bue ». Torre Pellice » 28.255; Colletta
del 12 marzo 1972 presso Foresteria Valdese
dì Torre Pellice (Conferenza del Pastore Vinay
Prof* Valdo) 14.570; Colletta del 19 marzo
1972 presso Foresteria Valdese di Torre Pellice (Conferenza Pastore Vinay Prof. Valdo)
15.000; Colletta del 27 marzo 1972 al Roc di
Prarostino (conferenza del Dott. Loris Bein)
18.000.
Contributi di Chiese Valdesi:
Bari (P' versamento) L. 190.000: Bordighera-Vallecrosia (P versamento) 100.000; Colleferro (l** versamento) 21.400; Colleferro (2”
versamento) 24.300: Corato (P versamento)
65.000; Ferentino (P versamento) 10.700;
Ivrea (1° versamento) 71.500; Napoli (Via dei
Cimbri (1” versamento) 71.400: Palermo (P
versamento) 71.400; Perrero-Manìglia (1” versamento) 157.100; Pramollo (2“ versamento)
35.700; Rorh (1“ versamento) 35.700; San
Germano Chisone (P versamento) 143.000;
S. Germano Chisone (2" versamento) 231.300;
Sanremo (1° versamento) 122.600; Diaspora
Riviera Ligure Ponente (P versam.) 24.300;
Roma. Via IV Novembre (1° Versamento)
357.000; Susa (1° versamento) 28.600: Torino
(2° versamento) 32.800: Torre Pellice (1” versamento) 357.100; Torre Pellice (2” versamento) 178'.600; Chiesa Valdese di Venezia
(P versamento) 100.000; Chiesa Valdese di
Villar Pellice (1° versamento) 285.700.
Doni di Enti, Associazioni, Pubbliche Amministrazioni:
Istituto Bancario San Paolo di Torino-Pinerolo (2° versamento) L. 25.000; Lega Femminile Valdese, Milano 142.900; Unione Femminile Valdese di San Secondo di Pinerolo
20.000.
Totale dei doni di cui al presente elenco
L. 3.685.025. Totale dei doni pubblicati precedentemente L. 6.886.665. Totale doni pervenuti nel periodo 1° giugno 1971-31 marzo
1972: L. 10.571.690.
Per la Scuola Latina
Doni di Amici residenti in Italia:
Geymet Prof.ssa Amalia, Pinasca 5.000;
Ghigo fratelli, Perrero 20.000; Henking R.,
Torre Pellice 5.700; Long Adelina, Alice, Cesare, Pinerolo 10.000; Massel Ettore, Villasecca 2.000; Massel Pietro, Villasecca 5.000;
Mathieu Lucilla e Laura, Bordighera 20.000;
Micol Elisa, Pomaretto 10.000; Monnet Ornella, San (fermano Chisone 5.000; N.N., Riclaretto 5.700; Pons Daniela, Pramollo 10.000.
Contributi di Chiese Valdesi:
Bari (1° versamento) L. 70.000; Bordighera-Vallecrosia (1° versamento) 50.000; Colleferro (1° versamento) 8.600; Corato (1" versamento) 25.000; Ferentino (1° versamento)
4.300; Ivrea (1° versamento) 28.500; Napoli,
Via dei Cimbri (1® versamento) 28.600; Palermo (1“ versamento) 28.600; Perrero-Maniglia (1° versamento) 62.900; Pramollo (2° versamento) 14.300; Rorà {1° versam.) 14.300;
San Germano Chisone (P versamento) 57.000;
San Germano Chisone (2“ versamento) 92.500
Sanremo (1° versamento) 49.040; Sanremo
(diaspora) (1° versamento) 9.700; Susa (P versamento) 11.400; Torino (1° versamento)
13.200; Torre Pellice (1“ versam.) 142.900;
Torre Pellice (2° versamento) 71.400; Roma,
Via IV Novembre (1° versamento) 143.000;
Venezia (1° versamento) 40.000; Villar Pellice (P versamento) 114.300.
Doni di Enti, Associazioni:
Lega Femminile Valdese, Milano L. 57.100;
Unione Femminile Valdese di Roma, Piazza
Cavour 25,000.
Contributi Associazione Amici della Scuola
Latina:
Primo versamento L. 200.000; secondo versamento 500.000; terzo versamento 37,802;
quarto versamento (colletta speciale Chiesa
Valdese Pomaretto) 383.000; quinto versamento (colletta speciale Chiesa Valdese Pomaretto) 202.700; sesto versamento (colletta
speciale Chiesa Valdese Pomaretto) 15.000.
Totale dei doni di cui al presente elenco
1.338.502. Totale dei doni pubblicati precedentemente 709.798. Totale doni pervenuti nel
periodo 1° ottobre 1971 - 31 marzo 1972
2.048.300.
RIEPILOGO
Doni pervenuti dall’Italia a favore del Collegio Valdese L. 10.571.690, Doni pervenuti
dairilalìa a favore della Scuola Latina
2.048.300.
Totale generale dei doni dalVItalia pervenuti al Comitato Collegio Valdese e scuola Latina
nel periodo 1“ giugno 1971-31 marzo 1972
12.619.990.
La « festa valdese »
« Furono arsi sul rogo, furono uccisi di spada, andarono attorno coperti di pelli dì pecora
e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di
loro il mondo non era degno), vaganti per deserti e monti e spelonche e per le grotte della
terra» (Ebrei XI: 37-38),
La sera di sabato 19 febbraio u. s. furono
ricordati i Martiri Valdesi delle Alpi, della
Calabria, delle Puglie e della Sicilia, che per
secoli subirono la persecuzione e la morte eppure rimasero fedeli all’Evangelo. Ricordando
la libertà ottenuta il 17 febbraio 1848, la nostra Festa di Emancipazione: il popolo di Dio
fece un passo avanti, ma questa libertà ottenuta più di un secolo fa bisogna viverla nel
Signore, perché la Signoria di Cristo possa regnare nei cuori dei credenti; ed è bene che
tutti gli evangelici italiani siano uniti nel
lottare perché la libertà di cui godono non
venga inquinata dal risorgente Neofascismo,
alleato del sanfedismo, dal vecchio concordato
al referendum antidivorzista. L’aria della libertà che soffiava in Europa nel lontano 1848
possa continuare ancora a soffiare nel mondo,
oggi, 1972, in modo che il popolo di Dio possa godere maggiore libertà. Bisogna che tutti
insieme, confessando l’Evangelo, non ci vergogniamo del nome di Gesù Cristo, e non
sottovalutiamo la preghiera con la quale possiamo ottenere ogni cosa. « Se perseverate
nella mia parola sarete veramente liberi », disse Gesù. Ed è vero, perché la libertà non viene
cosi, senza combattere il buon combattimento
della fede, con la parola di Dio alla mano, vivendola nella vita d’ogni giorno.
Il Pastore Santoro e la sua gentile Signora
hanno voluto preparare insieme ad una larga parte della Comunità di Catanzaro un’agape fraterna. Dopo il canto degli inni, fra cui
il « Giuro di Sibaud », essa si è conclusa con
la preghiera del nostro Pastore. « È bello stare insieme anche per le piccole cose, come si
sta insieme per le grandi cose ». Dimorare
insieme in Cristo, significa portare molto
frutto alla gloria di Dio.
Decesso
La notte del 14 marzo c. a. alle ore 23 in
Vincolise veniva chiamata alla casa del Padre
Celeste la sorella Carmela Durante vedova
Procopio. Era nata in Vincolise il febbraio
1873, stava per varcare il secolo. Il Signore
l’ha colmata di benedizione : nella sua lunga
vita di credente ha visto con gioia l’Evangelo
accettato e vissuto di generazione in generazione. Si convertì all’evangelo e sposò un vecchio credente, Antonio Procopio, fratello del
vecchio missionario evangelico di Chicago
(U.S.A.), Rosario Procopio. Fu in questi primi
anni dell’attuale secolo che quest’uomo di Dio
conobbe Antonio Scorza nella sua prima giovinezza. Questa conoscenza sempre nel nome
di Cristo diede a suo tempo i suoi frutti cristiani: essendo Antonio Scorza primogenito
di sei frateUi, diede aH’ppera del Signore tre
pastori e tre anziani evangelisti.
La morte di questa cara sorella è stata una
grande testimonianza non solo per Vincolise
ma anche per Catanzaro, dove risiede uno dei
suoi figli. Madre di numerosa famiglia, la sorella Durante nella sua lunga vita ebbe la
gioia dei nipoti, ma ebbe pure la dura prova
di perdere tre figli ancora in età giovane.
Il servizio religioso fu celebrato dal nostro
pastore il 15 marzo alle ore 15 nella piccola
sala della Chiesa Valdese di Vincolise. Il piccolo locale non poteva contenere tutti ed una
buona parte di credenti e simpatizzanti sono
rimasti fuori ad ascoltare con interesse il messaggio consolante che ha dato il pastore Santoro, sul testo di 1 Tessalonicesi 4: 13.
Ai familiari tutti da queste colonne rinnoviamo le nostre fraterne condoglianze.
Pasqua 1972.
I culti che si sono tenuti la Domenica delle
Palme, il Venerdì Santo, hanno segnato una
presenza maggiore da parte della fratellanza
Valdese. Il nostro pastore ha presieduto il
giorno di Pasqua due culti : uno in Vincolise
e in Catanzaro. Il messaggio di Pasqua è stato basato sulle parole di Cristo dette a Marta :
« Io sono la resurrezione e la vita ». Marta
credeva solo alla resurrezione dell’ultimo giono invece Gesù ci dice che oggi stesso dobbiamo resuscitare a vita nuova con Cristo, se
con lui siamo morti al peccato. Non si può
festeggiare la Pasqua, senza passare dalle sofferenze dì Cristo, il venerdì sul calvario, alla
luce della resurrezione di Pasqua. Voglia il
Signore fare rinascere tutti i suoi figli rendendoli uomini fatti nuovi per i meriti di Cristo,
rinnovando questo vecchio mondo radicato
sulle basi di un vecchio egoismo, di odio e di
morte, risplenda la luce dell’amore di Cristo;
ci confortano le sue ultime parole : a Ogni podestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Io
sono con voi fino alla fine dell’età presente.
Amen ».
Ernesto Scorza
Forano
Venerdì 10 marzo abbiamo ricevuto la graditissima visita della Commissione Distrettuale, alla quale va il nostro grazie di cuore per
avere illustrato alla Comunità le attività che
fervono nelle chiese del nostro distretto e per
aver accettato di dibattere alcuni problemi con
il Consiglio di Chiesa. Abbiamo anche illustrato alla Commissione Distrettuale la situazione dei nostri stabili e, in modo particolare,
abbiamo sottolineato l’urgenza delle riparazioni di cui abbisogna l’edificio ecclesiastico.
Domenica 12 marzo un gruppo di giovani
ha presieduto il Culto predicando su Romani
13: 1-7. NeH’ambito dello stesso Culto c’è
stata una ricca discussione sui messaggi che i
giovani ci hanno voluto dare nel nome del
Signore.
Biblioteca: da qualche giorno è entrata in
funzione la k piccola-biblioteca-teologica-popolare » che, per il momento, conta un’ottantina
di volumi. E’ un nuovo servizio che la Comunità rende al paese di Forano per aiutare « gli
altri » a conoscerci meglio. Questi volumi sono e disposizione di quanti desiderano conoscere la nostra stampa e il pensiero protestante in generale; il giovedì pomeriggio dalle 15
alle 16 il pastore è a disposizione di quanti
desiderano ottenere un libro in imprestilo da
leggere comodamente a casa. Ma l’iniziativa
non vorrebbe fermarsi qui. E’ allo studio una
forma di « biblioteca-ambulante » che rientrerebbe nell’ipotesi del lavoro di colportaggio.
Mettere cioè a disposizione anche dei paesi vicini la nostra piccola biblioteca per letture a
domicilio. Per mettere in atto anche questo
tipo di lavoro non possiamo contare sulle nostre sole forze, abbiamo bisogno di libri che
possono essere acquistati con delle offerte volontarie oppure regalati da qualche fratello e
da qualche Comunità che ci vuole sostenere in
questa iniziativa. Vorremmo fermarci su quattro argomenti : teologia - storia - pedagogia - sociologia in modo da offrire anche ai « letterati » della zona dei testi che non trovano ordinariamente nelle biblioteche comunali.
Corso per corrispondenza: da più di un anno si parla nella nostra Comunità e nelle altre
chiese del Lazio di questo argomento, ma sino
ad ora con scarsi risultati. A questo punto
abbiamo deciso di fare per conto nostro e una
a équipe » di giovani e meno giovani sta lavorando attorno all’Evangelo di Marco per ridurlo in sei lezioni da diffondere nella Sabina.
Diaspora: il 31 gennaio u. s. si è addormentató rie! Signore dopo Xqnga malattia il frateUo
Bruno Ferretti che da circa un anno era ricoverato all’Ospedale di Civita Castellana. Alla
sua compagna vada tutta la nostra fraterna solidarietà cristiana.
Venezia
La « ripresa delle attività » ha corrisposto
ai buoni proponimenti fatti all’inizio dell’anno
ecclesiastico. Infatti, pur continuando i culti
nella città, anche nella Chiesa Metodista,
(serale) e a Mestre (mattino), si è ripreso a
visitare il gruppetto di Chioggia e a presiedervi i culti pomeridiani domenicali, mentre
mensilmente si sono tenuti a Tramonti di Sopra, ove in seguito a richiesta della Tavola
intensificheremo il lavoro, favoriti dalla buona stagione.
A Treviso invece continuano le riunioni
quindicinali con culti presso le famiglie, sempre ben frequentati.
I nostri giovani hanno partecipato ad un
(c convegno dei giovani evangelici del triveneto » presso la Chiesa Battista dì Marghera,
mentre nella nostra Chiesa, domenica 23 gennaio, si è svolto un incontro ecumenico con la
partecipazione di una quarantina di giovani
cattolici delle province di Venezia, Padova,
Treviso e Belluno e dei nostri giovani che
hanno presieduto quel culto.
Frequenti agapi fraterne, oltre quella del
17 Febbraio, ben preparata e ben riuscita, sono state organizzate dai giovani anche se molto meno numerose di quella, ormai tradizionale, predetta.
I lettori ci scrivono
Il Comitato Collegio Valdese e Scuola Latina ricorda alle Chiese Valdesi l’invilo dei Sinodi prima e della Tavola poi a destinare per
l’istruzione il 14% (10% + 4%) dei versamenti annuali inviati alla Cassa Culto. La
chiusura dell’esercizio 1971-72 avverrà il
giorno 31 maggiol972.
I doni e le offerte per il Collegio Valdese e
la Scuola Latina possono essere inviati al Comitato Sinodale utilizzando uno dei seguenti sistemi di versamento:
___ Conto corrente postale n. 1-32709. Torre
Pellice, intestato al Comitato Collegio Valdese di Torre Pellice;
___ Conto corrente bancario n. 56760 intestato
al Comitato Collegio Valdese presso Istituto Bancario Italiano - 10066 Torre Pellice:
___ Conto corrente bancario n. 4.606 intestato
al Comitato Collegio Valdese presso Istituto Bancario San Paolo di Torino - 10064
Pinerolo.
A che servono I pastori?
Caro direttore,
appartengo alla chiesa di Villasecca e
sono stata pregata di scrivere anche a nome di altri membri. La società si trasforma ma noi stiamo abbandonando i sani
principi e il mondo sta andando alla deriva. Parrà naturalissimo se fra qualche
anno verrà cambiata la data della nascita
del Signor Gesù celebrandola magari in
primavera, perché il clima è migliore. C’è
chi dice che il corteo, in un servizio funebre, è cosa pagana, perciò non va più ai
funerali : benissimo, io rispetto le sue idee,
ma come cristiano egli non deve giudicare
gli altri; il Signor Gesù non ha mai criticato o imposto la sua volontà a nessuno,
ogni persona è libera di agire secondo coscienza. A me pare che molti stiano esagerando ; si è parlato di non più far battezzare i bambini, non più celebrare il matrimonio in chiesa, ora si dice di non fare
più Lfunerali; io mi domando: a cosa servono i nostri pastori? Se si vuole annullare
tutto quanto, tanto vale chiudere le chiese,
non servono più a nulla. Anziché voler
fare tante innovazioni, sarebbe meglio che
fossimo più uniti nella preghiera chieden
do a Dio di aiutarci a capire un po’ meglio. La nostra chiesa era unita, ora è più
che mai divisa né siamo certo più i valdesi
di un tempo, indicati come esempio. Ma in
me rimane la grande speranza che il Signore conservi alla nostra chiesa la sua
fede primitiva, poiché a Lui tutto è possibile. Invece di spendere il nostro tempo
a introdurre nuovi riti nella chiesa, occupiamolo diversamente: il mondo è pieno
di miserie, guerre, odio, maiali, gente che
non ha pane, pagani che non conoscono
ancora l’amore di Gesù, aiutiamo questa
gente non solo con il denaro ma anche con
la preghiera; la risposta di Dio non mancherà, perché lavoreremo per il suo Regno.
Ancora sui funerali, per quanto si esiti a
parlare di fatti personali : molti anni fa
persi, nel giro di pochi giorni, due gemelli: si può immaginare lo strazio che provai e per quanto la mia fede fosse salda e
sicura, non so se avrei resistito al dolore
senza la predicazione e la preghiera del pastore. e la dimostrazione di affetto della
chiesa e dei parenti e vicini. Proprio nell’ora del dolore abbiamo bisogno di persone amiche preghino con noi e per noi,
che ci confortino e consolino, .sapendo partecipare al nostro dolore.
Enriciiktta Clot
Anche quest’anno durante la « settimana
universale di preghiera per l’unità dei cristiani ». insieme a dei cattolici e ad ortodossi abbiamo avuto una « tavola rotonda » la sera del
19 gennaio presso l’Ateneo Veneto. Per la nostra Chiesa ha parlato il past. Paolo Ricca sul
tema proposto : « Le Chiese davanti al nuovo
comandamento dell’amore di Cristo ».
Il 31 marzo la comunità è stata chiamata
a rendere l’estremo saluto alla cara sorella
Lucia Olivotti vedova Colonna-Romano, la
più anziana della Chiesa (ultracentenaria) che,
se negli ultimi anni era divenuta quasi inferma, lascia un rimpianto per la fedeltà e l’attaccamento alla sua Chiesa durante tutta la sua
lunga esistenza ed un esempio della forte fede
che l’animava.
La comunità ricambiava affetto con affetto
anche perché riconosceva in lei, convertita
dal cattolicesimo e parente stretta di alto rappresentante del Patriarcato, il profondo attaccamento aH’Evangelo, che sovente manifestava
con le parole « Oggi, se udite la sua voce... »
(Ebr. 3, vers. 7), l’invito dello Spirito Santo,
a cui aveva risposto impegnandosi fermamente.
L’Anziano Vittorio Viti
Pinerolo
PER LA C.EV.A.A.
L’Unione Femminile di Pinerolo, in occasione della visita della missionaria Graziella Jalla,
mercoledì 12 aprile, ha offerto L. 25.000 per
la nostra partecipazione alla Comunità Evange
lica di Azione Apostolica.
Pomaretto
Confessione di fede - Il gruppo dei catecumeni del 4° anno ha espresso la sua confessione di fede domenica 9 : si è pregato, annunziato l’evangelo, espressa la linea di impegni; il <c contorno » è scomparso nella giornata, ma la sostanza si esprimerà nella misura
ili cui questi ragazzi vivranno diversamente
la loro fede l’interesse alla vita della loro comunità. Che Iddio li colmi del Suo Spirito
Santo e li renda gioiosi nel servizio.
I loro nomi, che pubblichiamo, siano un
richiamo per loro e per la comunità : Claudio
Long, Luigino Riceli, Giancarlo Raima, Mario
Meytre, Wanda Tron, Marilena Rostan, Luciano Coucourde, Iolanda Tron, Nadia Morello, Paola Coucourde, Elvia Long, Marcella
Pons, Sandra Griglio, Norma Genre.
Ringraziamo il prof. Bruno Corsani per il
culto che ha presieduto domenica 16 interessando vivamente la comunità.
Prossimamente: sabato 22 incontro di famiglie miste alla cappella valdese di Perosa;
introduzione d’un tema e dibattito.
Domenica 7, ore 14,30 : le comunità è invitata al teatro per il programma dei bambini
della Scuola Materna: canti, messaggi, dialoghi, esposizione dei disegni.
Sabato 13 maggio, ore 20,30 la Corale di
Luserna S. Giovanni presenterà un programma di canti, suoni d’organo nel tempio; seguirà un incontro fraterno nella sala deUe attività; la colletta andrà a beneficio dell’organo di Luserna.
Lunedi 24 aprile: incontro al teatro, ore
20,30, coi bambini del convitto con un programma di canti e accompagnamento di strumenti.
San Secondo
Son stati celebrati i seguenti battesimi :
Cdisson Daniele e Tiziana di Sergio e Pons
Nella (Prese), Fornerone Mauro di Sergio e
Codino Mirella (Combe) il 19 marzo; Fornerone Luca di Roberto e Polliotto Piera (Miradolo) il 9 aprile. Il Signore accompagni con
la Sua grazia e le Sue benedizioni questi
bambini ed i loro genitori.
II 1° marzo è deceduto presso la casa di riposo M. Turina Odino Amaury, di anni 82
(Lombarda); il 28 marzo si è spenta subitamente, presso l’ospedale Civile di Pinerolo,
dove era stata appena ricoverata Bertetto Elisa ved. Fornerone di anni 66 (Capoluogo); il
5 aprile a poco più di un mese di distanza
dal fratello ha terminata la sua giornata terrena Odino Federico di anni 79 (Veirolera).
Anche questo nostro frateRo è deceduto all’ospedale Civile di Pinerolo. Alle famiglie
in lutto ricordiamo ancora una volta che oltre la tomba vi è la vita eterna donata da
Gesù Cristo.
La nostra filodrammatica, dopo averci offerto due belle serate, si è recata a recitare a
Villar Pellice ed a Prali. Nelle due località il
pubblico era numeroso e l’ospitalità generosa
e fraterna. A Prali è stata pure offerta una
abbondante cena. Grazie ancora a questi nostri amici che ci hanno ricevuto con tanta
cordialità.
__ Domenica 16 aprile VUnione Femminile
si è recata in gita a Bellagio a Lecco, partecipando al culto nel Tempio Valdese di Como.
L’aria un po’ frizzante non ha impedito alle
gitanti di trascorrere una bella e serena giornata insieme alla consorelle di Villar Pellice.
— Il culto di domenica 23 corrente sarà presieduto dal pastore Bruno Gorsani professore
nella nostra Facoltà Teologica in Roma. Fin
d’ora gli diamo il più fraterno benvenuto.
A. G.
AVVISI ECONOMICI
PORTINAIA cercasi per casa centrale in
Torino avente ampia sistemazione alloggio
portineria. Scrivere inviando referenze ing.
Grassi, Corso Giulio Cesare 20, Torino.
La famiglia del compianto
Giovanni
Armancd Hugon
ringrazia vivamente tutti quanti si
sono uniti al suo dolore. In particolare esprime la sua riconoscenza alla
direzione e al personale del Rifugio
Carlo Alberto per l’amorevole assistenza.
6
T>ag. 6
N. 16 — 21 aprile 1972
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Il razzismo nell’Africa australe
Le armi biologiche
al bando
Fra le più criminali e diaboliche
invenzioni umane sono senz’altro da
annoverarsi quelle armi che, valendosi di batteri e di tossine, portatori
dei morbi più micidiali e terribili,
sono in grado di trasiportarli nel campo avversario colle immaginabili conseguenze.
In un momento estremo di resipiscenza, nei giorni scorsi oltre quaranta nazioni, tramite i loro rappresentanti, si sono riunite a Mosca per mettere al bando le armi biologiche. Analoga cerimonia ha avuto contemporaneamente luogo a Washington e a
Londra e vale a dire negli altri due
paesi depositari della convenzione.
Ma è a Mosca che il fatto ha assunto
un particolare aspetto di solennità,
alla presenza dello stesso capo dello
Stato Podgomy, del ministro della difesa e dei ministri degli esteri del patto di Varsavia e delle due repubbliche
sovietiche della Bielorussia ed Ucraina, rappresentate alle Nazioni Unite.
La firma dell’accordo è stata sottoscritta dagli ambasciatori americano
e inglese e successivamente dai rappresentanti di altri 43 paesi, fra cui
l’Italia. Assenti la Francia, che non
partecipa per principio a tutte le
trattative sul disarmo, e la Cina.
La convenzione era già stata approvata daH’Assemblea delle Nazioni unite nello scorso dicembre. A sua volta,
essa rinnova e amplia quella ginevrina del 1925, ed entrerà in vigore non
appena avrà la ratifica della maggioranza assoluta dei firmatari e cioè di
almeno 22 degli Stati aderenti.
Il documento, che consta di 15 articoli, impegna i firmatari a « non sviluppare, produrre, accumulare o detenere in alcun modo » agenti biologici o tossici, come a mettere pure al
bondo « armamenti, attrezzature, o
mezzi di trasporto destinati all’utilizzazione di tali agenti o tossine a scopi ostili o in confronti armati ».
L’Unione sovietica avrebbe voluto
che il bando riguardasse anche le armi chimiche, ma gli Stati Uniti (come
riferisce il corrispondente de La Stampa da Mosca) non hanno accettato la
proposta. Non possiamo non associare questo grave rifiuto deH’America al
fatto che essa fa largo uso di tali armi in Vietnam, quali il napalm, il fosforo, i famigerati defolianti e altri
gas ancora che, oltre a provocare uno
dei più grandi disastri ecologici che
mai si sia verificato, ledono gravemente, quando non uccidono, le persone
che ne vengono colpite.
Questo non è che .un piccolissimo
L'ONU e lo Guinea
portoghese
A Conakry, capitale della repubblica di Guinea, si sono conclusi i lavori
del comitato dell’ONU per la decolonizzazione, che ha esaminato, nella sua
prima sessione tenuta nel continente
africano, il problema della situazione
della eolonìa portoghese della Guinea
(Bissao) e nell’isole di Capoverde.
Il comitato, con una risoluzione approvata all’unanimità, ha dichiarato di
riconoscere nel PAIGC (Partito africano per l’indipendenza della Guinea e
del Capoverde) l’unico autentico rappresentante del popolo della Guinea
Bissao.
Nello stesso tempo è stato rivolto un
appello a tutti gli Stati affinché prestino a questo popolo il massimo aiuto per
continuare la lotta di liberazione nazionale.
Il segretario generale del PAIGC,
nel prendere la parola in occasione di
questa sessione ha sottolineato che è
giunto il momento di intraprendere
misure effettive per mettere fine al colonialismo portoghese.
passo verso ben altre mete di disarmo, dato che non è assolutamente
ammissibile che sì spenda nel mondo
annualmente (in questo momento)
per gli armamenti una somma che si
aggira (miliardo più, miliardo meno)
in lire italiane, sui 150 mila miliardi!
Podgomy, nel commentare la firma
di questa convenzione, ha invitato
« gli Stati del mondo, ed in primo
luogo quelli che dispongono di maggiori arsenali bellici, ad accingersi
senza indugio a compiere passi pratici verso la soluzione del problema
del disarmo ». Certamente egli intendeva alludere in modo particolare ai
negoziati SALT in corso a Helsinki,
che dovrebbe concludersi prima della visita di Nixon a Mosca, il 22 maggio prossimo. Tali negoziati si svolgono per raggiungere un accordo per
la limitazione delle armi strategiche
difensive, con particolare riferimento
al sistema di missili antimissili.
“Perché la gente sappia,,
Mentre scriviamo queste note la situazione in Vietnam è in continuo sviluppo: non intendiamo quindi parlarne, ma vorremmo fare alcune brevi
riflessioni sul nuovo stato di cose che
si è venuto a verificare dopo la con
troffensiva dei vietcong e dei nordvietnamiti.
Ci pare che ormai per Nixon non
vi siano che due possibilità: pensare
seriamente (e non solo a scopo elettorale) ad una vera pace che dia finalmente a quel martoriato paese la
possibilità di rimettersi in piedi e di
decidere da sé sul proprio ordinamento, oppure riprendere la guerra
totale, dal mare e da terra, oltre che
dal cielo, come d’altronde — nell’ultimo caso — non ha mai cessato di
fare.
A questo proposito desideriamo ricordare ai lettori quanto lo stesso
quotidiano americano Washington
Post ha detto e denunciato. Ecco alcune sue frasi: « Nei suoi tre anni alla Casa Bianca, il signor Nixon ha
sganciato più bombe — qualcosa come tre milioni di tonnellate — di
quante Lindon Johnson ne avesse
sganciate in cinque anni. Se si tien
conto delle bombe da 500 libbre, di
quelle al fosforo bianco, dei cheeseburger da sette tonnellate e mezzo e
di tutto il resto, il signor Nixon ha
sganciato più di una tonnellata di
bombe al minuto in ogni singolo minuto del suo governo (il corsivo è nostro) ». E il giornale prosegue: « Egli
è diventato — eccovi un primato —
l’uomo che ha messo assieme e profuso più devastazioni dal cielo di
chiunque altro nella storia della creazione: tutto questo, badate bene, ’riducendo’ la guerra ».
La motivazione ufficiale ai nuovi
spaventosi bombardamenti è che essi
contribuiscono a proteggere le vite
dei militari delle forze americane in
via di riduzione nel Vietnam del Sud.
Ma le loro vite — commenta ancora
il giornale — non sono affatto minacciate dato che, se sono vere le affermazioni della Casa Bianca, nessun
soldato americano (tranne gli aviatocon ruolo combattente.
Ce invece da pensare, dopo il clarnoroso fallimento della vietnamizzazione della guerra, che Nixon sia nuovamente indotto a ripercorrere le orme dei suoi predecessori (e sue). A
rafforzare questo pensiero sta la interessante e straordinaria attività di
« controinformazione » di un comitato di pacifisti americani {Comitato ad
hoc sui movimenti militari). Si tratta
di un sistema di informazioni, rapidissimo ed efficiente, messo su dai
membri di organizzazioni pacifiste che
prestano servizio nei pressi o all’interno delle basi americane dislocate
negli USA o in mille altre parti del
mondo. Nel giro di pochi giorni, esso
ha fornito ai mass media (stampa, radio e televisione) una quantità di inrormazioni, accuratamente taciute dal
Pentagono, che dimostrano il drammatico rilancio dell’impegno americano contro l’Indocina. In questo periodo, tanto per dare qualche cifra eloquente (riportate su L’Unità del 15
aprile), 30.650 uomini, 486 aeroplani,
25 navi da guerra hanno lasciato gli
USA per l’Indocina, mentre altri 100
altre 25 unità di marina e altri
37.500 uomini sono sul punto di partire (e forse ora lo avranno già fatto)
per «destinazione ignota».
Uno degli esponenti di questo servizio, che evidentemente agiscono con
gmve rischio personale, ha detto:
« Continueremo a funzionare. Abbiamo scoperto che sui movimenti militari non esistono altre fonti di inforrnazione al di fuori della nostra. Facciamo questo perché la gente sappia
quel che succede. Se sa la verità vera, forse saprà anche ciò che sta accadendo veramente nel Vietnam ».
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
SCUOLA CONFESSIONALE
« La prova radicale » nel suo ultimo n. (inverno 1972), riporta una nota
di Luigi Rodelli, facente parte di un
saggio contenuto nel volume ■« La scuola del Concordato » (Ediz. Dall’Oglio,
1971). Alle interessanti considerazioni
del Rodelli viene così ridata la più viva e ben meritata attualità.
« L'insegnamento religioso sarà soppresso? A questa domanda l'on. Guido Gonella, presidente della commissione ministeriale per la revisione del
concordato, ha risposto così: “La maggior parte dei parlamentari intervenuti nel dibattito del 1967 ha sostenuto
che dev’esser prevista la facoltà di
chiedere e di ottenere la dispensa dall’insegnamento religioso, essendo ovvio il dovere di rispetto della libertà
di coscienza. Questa facoltà non era
prevista dal concordato del 1929, mentre oggi è necessario prevederla esplicitamente. Nello stesso tempo la Camera ha chiesto che non sia fatta alcuna discriminazione fra gli alunni in
rapporto alla loro partecipazione o meno all’insegnamento religioso e alle eventuali pratiche di pietà che devono
essere assolutamente volontarie’’ (L’Espresso del 21-3-’71).
Stando alle parole dell’on. Gonella,
i parlamentari italiani avrebbero chiesto una revisione del concordato che
lasci le cose come stanno: infatti, come tutti sanno, la facoltà di chiedere
e ottenere la “dispensa’’ dalle lezioni
di religione esiste già, in virtù della
legge di attuazione del concordato fin
dal 1930.
Quanto alle “pratiche di pietà", la
risposta dell’on. Gonella non è meno
sconcertante. Il concordato del 1929
non le prevede. La legge italiana neppure. Ma, poiché la gerarchia ecclesiastica le vuole, bisogna considerarle
come un’anticipazione della riforma
della scuola (qualcosa si fa!). C’è tuttavia un quesito, legittimo e pregiudiziale: deve la scuola pubblica includerle nell’ambito della sua attività?
— Il quesito non è ammesso dall’on.
Gonella. La revisione del concordato
stabilirà semplicemente che le “pratiche di pietà" devono essere assolutamente volontarie: basta così.
La scuola italiana si è venuta sempre più clericalizzando: quale migliore
occasione della revisione del concordato (sembra pensare l’on. Gonella)
per rendere irreversibile questa tendenza?
Nella scuola italiana di base, che è
la scuola elementare, l’impostazione
confessionale fa tutt’uno con la selezione classista: combattere l’una significa mettere allo scoperto anche l’altra. Nei libri di testo il bambino buono cammina in compagnia dell’angelo
custode ed è ben vestito e ben nutrito; il bambino sporco e malnutrito,
che vive nella strada e dice parolacce, ha invece le fattezze del demonio.
Stare al gioco di queste improntitudini (o infastidirsene soltanto in sede culturale) può apparire indizio di
superiore distacco. Ma le facezie dell’on. Gonella, annunciate come proposte di revisione del concordato per la
controparte, rischiano di divenire un
“test".
Stando alle indiscrezioni della stampa, la controparte, cioè il Vaticano,
avrebbe in serbo formule nuove.
Mons. Casaroli, tninistro degli esteri
del papa, proporrebbe un “servizio di
orientamento religioso", in luogo dell’attuale “insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica". Per questo “servizio” i preti continuerebbero
ad essere pagati dallo Stato come lo
sono attualmente e a mettere il piede
(e non solo il piede) nelle scuole pubbliche. L’ingerenza clericale nella
■scuola italiana risulterebbe consolidata ».
È bene che i moltissimi italiani che
non sono clericali, non dimentichino
le ipocrite parole, sopra ricordate,
delTon. Gonella, perché dovrà pur venire, prima o poi, il giorno in cui il
problema sarà veramente attuale.
Quel giorno dovremo ben sapere cosa pensa e cosa vorrebbe fare la controparte!
LA MAFIA
« Alcuni, anche in buona fede,
credono che, applicando la parola
“mafia” alla cosa, (...) si tenda a creare una distinzione razzistica, un pregiudizio, nei riguardi di tutta la popolazione siciliana, da cui discendono la
denigrazione, la diffidenza, l’irrisione
anche verso il singolo siciliano che si
trova a vivere fuori della propria terra ». (Cioè: la parola « mafia » sarebbe ormai carica d’un significato infamante, eccessivo per il fenomeno di
costume cui essa si applica).
« È ingiusto, dicono costoro, che
una banda di rapinatori sia considerata una semplice banda di rapinatori a Milano o a Marsiglia o a Londra
e una “cosca mafiosa” (“cosca" è la
corona di foglie del carciofo) a Palermo; che a Milano o a Marsiglia o a
Londra siano indicati come colpevoli
di un fatto delittuoso soltanto coloro che l’hanno effettivamente preparato ed eseguito, mentre un identico
fatto, se accade a Palermo, si ritiene
adombri una concatenazione di responsabilità e complicità più vasta,
sftiggente, indefinibile (come se tutta
la popolazione della città e dell’isola
avesse oscuramente partecipato al
fatto e ne proteggesse i colpevoli).
Bisogna dunque, dicono questi difensori del buon costume della Sicilia,
togliere la parola alla cosa, guardare
alla cosa per come si presenta nei limiti dell’esecuzione, al fatto criminale in sé.
Ma la parola "mafia" (...) è stata
applicata alla cosa, o la cosa ha preso quel nome, in forza d’una distinzione qualitativa che i fatti criminali
assumono in Sicilia rispetto a quelli
di altre regioni, di altri paesi. Non
tutti, si capisce; e non in tutta la Sicilia.
Gli elementi che distinguono la mafia da ogni altro tipo di delinquenza
organizzata, furono individuati dallo
storico Pietro Ulloa già nel 1838. Que
Sono grato a Luisa Signorelli ed a Piergiorgio Gilli per gl’importanti dati che forniscono ai lettori di « La Luce/L’Eco » sulla
scorta del mio articolo apparso il 18 febbraio.
Il tempo frattanto trascorso non toglie nulla a
quanto segnalavo il 7 aprile.
Non ho inteso fare un storia dello stanziamento bianco nel Sud-Africa, nella Rhodesia e
nel Mozambico. Altri può farlo non maggiore
competenza, come per es. i due Autori citati
a nome del Movimento sviluppo e pace. Non
ho mai negato gli squilibri esistenti in Sud
Africa tra il tenore di vita della minoranza,
senza contare la numerosa comunità indo-pakistana e coloured, composta da meticci discendenti dall’incrocio tra Negri e Malesi, Indiani
eco. I gradi di discriminazione sono diversi,
ma la pura e semplice esistenza della discriminazione in questione costituisce ovviamente
un’ingiustizia ai gruppi più deboli del gruppo
economicamente e politicamente più potente.
Non serve evidentemente che i Sudafricani si
vantino del fatto che il livello di vita dei « loro » Negri, per quanto inferiore a quello dei
bianchi, è notevolmente superiore alla media
africana: l’argomento ricorda un po’ quello
dei razzisti negli Stati Uniti negli anni ’50,
che affermavano che il numero di automobili
posseduto dai Negri nel loro paese è superiore
a quello di tutta l’Unione Sovietica. La discriminazione si misura non in categorie assolute,
ma dalla sua incidenza in una determinata situazione storica e questa è evidentemente quella del confronto tra la situazione della popolazione negra o altrimenti di colore e quella
bianca nel Sud-Africa. Non serve d’altra parte
minimizzare (come fanno alcuni, non gli Autori dell’articolo) la complessità del problema :
H. Thielicke, professore emerito di etica al1 Università di Amburgo e buon conoscitore
della regione e dei suoi problemi, arriva in
un’opera recente alla sconfortante conclusione
che è impossibile uscire dall’impasse senza fare un grave torto ad almeno uno dei due gruppi, pur constatando che frattanto chi subisce
il torto è la popolazione di colore.
Per quello che riguarda gl’indiani del NordAmerica, gVIndios dell’America Centrale e
Meridionale ed altre situazioni venutesi a creare in seguito all’espansione occidentale in altri continenti, non è ormai più questione di
avallare o di legittimare. I fatti in questione
sono avvenuti e la nostra condanna più recisa non servirebbe a nulla. Né credo ebe gli
Autori propongano di restituire l’America del
Nord a quello che resta degl’indiani, o quello che resta degl’indiani, o quella centro-meridionale agVIndios. Quello che va fatto invece è cercare di evitare che casi analoghi continuino a verificarsi oggi, quando un rimedio
c’è ancora. Ed è qui che la Chiesa può collaborare se non altro mediante la formazione
di un’opinione pubblica e, ove necessario, con
contributi in uomini e mezzi. Ed è proprio per
questo che insistevo sulla necessità di scelte
responsabili e qualificate, giacché le disponibilità di mezzi e di uomini non sono inesauribili.
Il documento delle Nazioni Unite che gli
Autori citano a proposito dei territori africani
sotto controllo portoghese, ci mostra una discriminazione in atto certamente, e come ogni
discriminazione odiosa, ma non mi sembra che
configuri il carattere di una discriminazione
razziale. In quanto un Africano che abiti nelle
zone urbane può diventare un « assimilado »,
mi sembra che la linea discriminatoria non
corra tanto tra Africani ed occidentali, quanto
piuttosto tra Africani ed Africani, fondandosi
su di una divisione evidentemente pretestuosa
fa Africani colti ed Africani meno colti.
L’opinione di un comandante in capo delle
truppe portoghesi in Mozambico, per quanto
autorevole possa essere, rimane una dichiarazione personale, che difficilmente impegna il
governo. Ci sarebbe piuttosto da domandarsi
di quali diritti politici godano in un paese
retto come il Portogallo sia i bianchi che gli
« assimilados » : non mi sembra che sia gran
che in ogni caso. I dittatori, a proposito della
frase di Gaetano nel 1968, hanno sempre detto
che difendevano la civiltà, la cosa non è
nuova.
Le definizione del razzismo fornita da 0. C.
Cox è senza dubbio interessante, ma non mi
sembra completamente adeguata. Ce ne sono
parecchie altre. L’elemento sfruttamento, ad
es., può, ma non deve necessariamente rientrare nell’immagine. La situazione degli Stati
Uniti è qui paradigmatica : non si può certo
affermare che alcuni proprietari di quartieri
malsani nelle grandi metropoli americane o
di tenute agricole nel Sud possano perpetuare
1 immagine del Negro « inferiore » solo per
realizzare importanti profitti alle sue spalle; il
giro è troppo ridotto. Il Sud-Africa con la sua
rapida espansione industriale (espansione non
sempre lineare, e spesso turbata da crisi, ma
pur sempre espansione) si troverà presto ad
avere sempre meno bisogno di manovalanza a
buon mercato e dovrà, lo voglia o no, qualificare i quadri africani, se non vorrà rimanere
senza specialisti. Dall’Europa ormai, nonostante la forte propaganda fatta perché i disoccupati emigrino in Sud-Africa, la risposta è
quanto mai negativa : la gente che ha bisogno
di emigrare preferisce paesi più vicini, e questo vale in maggior misura per la regione di
Cabora Bassa, nella quale sarà ben difficile trovare le centinaia di migliaia di bianchi da insediare come alcuni vorrebbero. Nel Sud-Africa almeno (e mi baso qui su discorsi avuti
con Sud-africani bianchi che ho cercato di
verificare sul piano etnologico), tutto sembra
mostrare che abbiamo a che fare con un fenomeno molto più complesso, che chiamerei
senza aver intenzione di offendere nessuno,
quello dell’« africanizzazione dell’europeo ». Mi
spiego. L’europeo, a furia di trovarsi in un
contesto che ragiona in termini tribali, finisce
per adottarne le categorie, col risultato che
anche per il bianco sud-africano esistono « tribù » con cui ha contatti completi, tribù con
cui i contatti sono minori e tribù con cui i
contatti sono inesistenti o limitati all’oppressione e lo sfruttamento. La cosa strana è che
la popolazione africana e quella coloured, anche se risentita fortemente nei confronti di
questa politica, in un certo senso la comprende e la applicherebbe se ne avesse il potere.
Del resto la popolazione africana del Sud-Africa, lungi dall’essere una massa omogenea
come da taluni si crede, pratica nel proprio
seno Vapartheid nei confronti di tribù considerate inferiori. Spiegare non vuol dire approvare né tanto meno appoggiare, vuol dire
comprendere un meccanismo in modo da poterlo meglio combattere; ed il meccanismo
tribale, ebe insieme al neocolonialismo è uno
dei maggiori nemici dei nuovi stati africani,
inserisce il fenomeno in quello che è il suo
contesto logico.
Il discorso non si esaurisce naturalmente in
queste poche pighe che scrivo tra un impegno
ed un altro; vuole essere soltanto un tentativo
di ricondurre anche la nostra posizione ad un
riesame dei fatti e delle componenti che li condizionano. In mezzo a tutte queste tesi ed antitesi quello che stupisce è che sempre altre
migliaia di Africani giungano nel Sud-Africa
dai paesi vicini per trovarvi lavoro, in genere senza documenti, offrendo così a chi è interessato nella repressione, facili pretesti per imporre loro domicili coatti e lasciapassare discriminatori. Il fenomeno viene interpretato
da molti bianchi sud-africani come un segno
che gli Africani si trovane bene nel loro paese. Trarne la stessa conclusione mi sembrerebbe aberrante, ma sarei contento se chi ne
sa più di me spiegasse a tutti la natura di questo sconcertante fenomeno.
Alberto Soggin
iiiiimiiiiiMiiiiiiiiiiiMiEiimiiiiiMiiiiiiiiiimiimiimiiiiit
Dracula Yankee
Nella Repubblica di Haiti, con la benedizione di Sua Eccellenza il Ministro degli Interni, una compagnia americana, diretta dal
biologo austriaco Werner Thill e composta da
quattro medici e dodici infermieri, preleva
il sangue dei poveri per venderlo ai ricchi.
Ogni settimana centinaia di disoccupati affamati si presentano alla sede della «Compagnia» e fanno a gara per sottoporsi al prelievo del sangue.
Una piccola percentuale di « donatori » viene considerata « troppo debole ». Gli altri sono.
« telici » di potersi sottoporre al prelievo perche per un litro di sangue ottengono tre dollari, una piccola fortuna che gli consente la
sopravvivenza per qualche tempo.
Dal sangue viene estratto il plasma, il liquido ambrato che contiene le proteine, i salì, la
globulina, gli anticorpi.
Il sangue, impoverito delle sue qualità, viene quindi riversato nelle vene dei « donatori ».
Il plasma congelato, viene inviato negli
Stati Uniti.' ^
Sono sei tonnellate mensili di plasma che
fruttano a quattro importanti società farmaceutiche un utile netto di trentamila dollari
al mese.
A chi esprime indignazione per il traffico
Werner Thill risponde : « Se gli abitanti di
Haiti non vendessero il loro sangue, cosa ne
farebbero? ».
(da « Quattrogatti »)
...............................................................................MI........
sti elementi si possono riassumere in
uno: la corruzione dei pubblici poteri, ^ l'infiltrazione dell’occulto potere di
un’associazione (che promuove il bene dei propri associati contro il bene
dell’intero organismo sociale) nel potere statale. (...)
«Non c’è impiegato in Sicilia (scrisse l’Vlloa) che non sia prostrato al
cenno di un prepotente e che non abbia pensato a trarre profitto dal suo
ufficio. Questa generale corruzione ha
fatto ricorrere il popolo a rimedi o’tremodo strani e pericolosi. Ci sono
in molti paesi delle fratellanze, specie
di sette che diconsi partiti, senza riunione, senz’altro legame che quello
della dipendenza da un capo, che qui
è un possidente, là un arciprete. Una
cassa comune sovviene ai bisogni, ora
di far esonerare un funzionario,’ ora
di conquistarlo, ora di proteggerlo,
ora d’incolpare un innocente. Il popolo è venuto a convenzione coi rei.
Come accadono furti, escono dei mediatori a offrire transazioni per il re
cupero degli oggetti rubati. Molti alti
magistrati coprono queste fratellanze
di una protezione impenetrabile. (...)
Non è possibile indurre"le guardie cittadine a perlustrare le strade; né di
trovare testimoni per i reati commessi in pieno giorno. Al centro di tale
stato di dissoluzione c’è una capitale
col suo lusso e le sue pretensioni feudali in mezzo al secolo XIX, città nella quale vivono quarantamila proletari, la cui sussistenza dipende dal
lusso e dal capriccio dei grandi. In
questo ombelico della Sicilia si vendono gli uffici pubblici, si corrompe
la giustizia, si fomenta l’ignoranza...”».
(Da un articolo di Leonardo Sciascia
su « Storia illustrata », aprile ’72).
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)