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Anno 120 - n. 41
26 ottobre 1984
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice.
Sig. PELLEGRINI Elio
Via Caiuti Liberta^ 3
10066 TORRE PELLICE
delle valli valdesi
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
L’Italia deH’informazione è in
subbuglio. Covsì, sotto tiro concentrico, sono i tre grandi mezzi di informazione dei nostro
tempo: radio, televisione, giornali. Per la prima, a sparare a
zero è stato il Ministero delle
poste che, con la consulenza della RAI, ha tentato di varare semiclandestinamente im piano
nazionale sull’uso delle radiofrequenze che avrebbe ridotto di
9/10 le radio libere del nostro
V\l\
paese. <
La seconda bomba è quella dei
tre pretori che, in Lazio, Abruzzo e Piemonte, con tre sentenze
contemporanee, hanno oscurato
1 luminosissimi schermi di mister Berlusconi: Canale 5, Italia
1, Rete 4. Liquidare migliaia di
radio non è scandaloso, ma toccare l’alteropolio di Berlusconi
lo è senz’altro. E così si scomodano tutti, anche i coUeghi della
carta stampata per disquisire
sulla gravità del fatto. Tanto
loro la legge ce l’hanno e dormono sonni tranquilU.
Venerdì scorso il brusco risveglio: la Corte di Cassazione emana una sentenza sul diritto di
cronaca e di critica a mezzo
stampa che riporta il giomaUsta
a livello dei comune mortale e
detta un decalogo che stabilisce
ciò che si può e non si può scrivere sui giornali: ortografìa compresa.
Che fosse ormai giunto il momento di mettere ordine nel vasto settore dei mass media nessuno osava più metterlo in dubbio: una nuova legge sulla stampa era ormai indispensabile, da
8 anni era richiesta una legge
per fare ordine nell’etere, ma
con questa metodologia non si
arriverà né aU’ordine né al rispetto deUa legalità nello spirito della Costituzione che promuove le libertà individuali e
collettive. Ancora una volta, come purtroppo accade in questi
ultimi tempi, il potere giudiziario si è sostituito a quello legislativo e a quello esecutivo, e
questo dovrebbe veramente preoccupare. La latitanza ingiustificabile dei governi e del parlamento in questo ed altri settori
è diventata ormai cronica e intollerabile. Ora però appare per
tutto ciò un interesse che si rivela grandissimo vista la fretta
con la quale il governo Craxi è
intervenuto per non privare ^
cuni cittadini italiani del «dirfP
tÒ" costituzionale » d’informazione su quel che avviene a Dallas
o a Premiatlssima. I problemi
veri però sono ancora tutti sottacqua: sono legati alla proprietà di questi potenti mezzi di persuasione, alla gestione del potere e del pubblico denaro nella
RAI, alle possibilità del costituirsi di incontrollabili trand,
alla girandola di miliardi Tieilà'
pubblicità. Senza leggi limpide
che limitino l’arroganza di pochi, privati o pubblici funzionari
che siano, lo spazio sempre più
largo tra chi sta al potere e
chi il potere lo subisce rischierà
di farsi abisso, lasciando in mano di pochissimi, e solo se graditi, il compito di informarci
non su ciò che agli italiani interessa ma su ciò che gli italiani debbono e possono sapere...
e magari anche a che ora: Protestantesimo insegna.
GIORNO DEI MORTI E FEDE EVANGELICA
Di fronte airultimo nemico
Nsl tempo in cui la morte celebra i suoi trionfi la fede nella risurrezione che la vince parte dal
minimo ed essenziale, dalla preghiera confessante umile e fiduciosa del profeta Ezechiele
La mano dell’Eterno fu su di me e l’Eterno mi trasportò in
spirito e mi depose in mezzo a ima valle che era piena di ossa...
erano numerosissime... ed erano anche molto secche. E_ mi disse:
’FigUol d’uomo, queste ossa potrebbero rivivere?’. E io risposi:
’O Signore, o Eterno, tu lo sai’. (Ezechiele 37: 1-3).
Anche quest’anno la morte celebra i suoi trionfi, attrae folle
in pellegrinaggio, richiede sacrifici in tempo e in denaro; l’industria e il commercio della
morte fanno i loro pingui affari, è il loro momento d’oro.
Una diffusa e certo giusta reazione evangelica a questo atteggiamento consiste neH'opporre
fieramente a questa celebrazione della morte, apertamente o
sottilmente pagana, la proclamazione della fede nella risurrezione, che ci è donata in Cristo. E
infatti, che altro potremmo e
dovremmo fare? e perché non
dovremmo rallegrarci di questo
dono di colui che ha vinto la
morte e dato alla luce la vita?
A chi sa bene, come sapeva il
Foscolo, che « aH’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto, è forse il sonno
della morte men duro? », come
non opporre, scuotendoli, l’annuncio evangelico, apostolico:
« Rallegratevi nel Signore! » perché « è risorto », primizia fra
quelli che dormono, primo della nuova creazione!
Eppure, non dobbiamo ’saltare’ troppo facilmente il problema della morte: quello che la
morte significa nella nostra esistenza umana, nella vita della
nostra comunità e della nostra
famiglia, nella nostra vita.
Ci penso con insistenza da
quando ho ricevuto un annuncio funebre che riportava un testo biblico che non mi era mai
capitato di veder riportato in
quel quadro, e che io stesso non
avevo mai associato a un nostro lutto. Erano le poche parole con le quali Ezechiele balhetta la sua risposta alla do^
manda dell’Eterno che lo ha
portato in spirito nella valle
della distesa sterminata dì ossa
calcinate dal sole, dal tempo _e
che gli domanda: « Possono rivivere? ». « Signore, Eterno, tu lo
sai ». Tu. Non io. Io vedo solo
queste ossa, e per quel che so,
possono solo diventare ulteriormente polvere.
Naturalmente, occorre fare
due precisazioni, per capire que
INTERVISTA AL PASTORE EUGENIO BERNARDINI
Cristiani nella rivoluzione
Eugenio Bernardini ha visitato
recentemente il Nicaragua su invito del CEPAD, un organismo
ecumenico delle Chiese Evangeliche di quel Paese, e per iniziativa della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Al sue
ritorno gli abbiamo rivolto alcune domande.
— Puoi spiegarci il motivo del
tuo viaggio?
— La PCEI ha deciso di inviarmi ufficialmente in Nicaragua,
ed è la prima volta che succede
qualcosa del genere, in risposta
sia alle richieste del Consiglio
Ecumenico delle Chiese — il quale dalla Assemblea di Vancouver, si sta occupando in modo
particolare della situazione di
questo Paese — sia ad una richiesta esplicita di solidarietà
che un pastore evangelico nicaraguense, segretario esecutivo
associato del CEPAD, ha rivolto
alla FCEI nel corso di una sua
visita in Italia nello scorso ottobre.
parte dei preti e delle suore e
dei laici è favorevole all’attuale
esperienza politica. Per quanto
riguarda gli evangelici, devo dire
che ho trovato delle chiese
estremamente consapevoli della
loro situazione, delle chiese che,
nella loro maggioranza, hanno
sapute evitare l’inutile polemica anticomunista (di comunismo
in Nicaragua ce n’é proprio
poco) e che si sono poste dì fronte al nuovo stato rivoluzionario
con un atteggiamento estremamente leale ma anche fermamente disposte a non venir meno
alla loro fede e identità.
— Puoi farci degU esempi?
Eugenio Bernardini a colloquio
con il miskito Fernando Colomer.
Claudio H. MarteUi
— Puoi dirci qualcosa del CEPAD e degli evangelici del Nicaragua?
— Il CEPAD (Comitato Evangelico per l’Aiuto allo Sviluppo)
è un organismo evangelico nato
nel 1972 all’indomani del terribile terremoto che distrusse la capitale Managua. Fu l’occasione
per cominciare un lavoro comune nel campo sociale e dell’evangelizzazione superando incomprensioni ed equivoci causati soprattutto dal fatto che gli
evangelici non si conoscevano
tra loro. Oggi il CEPAD raccoglie circa il 95% degli evangelici del Nicaragua (che pare costituiscano il 14,8% della popolazione, circa 400.000 evangelici)
e cioè 42 denominazioni diverse,
circa 400 comunità locali, e 19
organismi evangelici vari. E’ un
organismo che per certi versi
assomiglia alla nostra FCEI, ed
è in ogni caso l’interlocutore più
autorevole sia per lo stato rivoluzionario, sia per quelle chiese che, come quelle degli USA,
intendono conoscere la situazione ed essere solidali con dei cristiani che stanno vivendo una
esperienza veramente originale;
quella di testimoniare l’Evangelo in una situazione di trasformazione rivoluzionaria.
— Ecco, a questo proposito,
qual è l’atteggiamento delle
chiese in generale?
— Come si sa l’atteggiamento
della Chiesa cattolica è di dura
e, direi, ottusa contrapposizione.
Il suo scopo è quello di coagulare intorno a sé l’opposizione
politica e sociale del Paese in
modo da avere maggior forza
per trattare con lo stato rivoluzionario. Bisogna dire, però,
che questa è la posizione della
gerarchia, mentre la maggior
— Certamente. L’anno scorso
è stato istituite per la prima
volta nel Paese il servizio militare obbligatorio a causa della
guerra « occulta » delle bande
controrivoluzionarie sostenute,
come si sa, dalla CIA e dall’amministrazione Reagan e che ha
causato in quattro anni 7.800
morti e un enorme spreco di risorse. Ora, mentre la gerarchia
cattolica si è duramente contrapposta invocando un pacifismo
non proprio coerente con la propria esperienza storica, gli evangelici, invece, prendendo atto
della reale situazione di aggressione anche militare che vive il
Paese (ci sono stati decine di
morti anche tra gli evangelici e
tra questi, anche un mio ex compagno di studi del Seminario Biblico di San José di Costa Rica),
hanno avviato dei colloqui col
governo per ottenere, per i giovani che ne faranno richiesta,
la possibilità di svolgere il servizio militare non armato. Certamente si tratta di un compromesso, ma che si può comprendere nel quadro della specifica
situazione del Nicaragua.
Un altro esempio è costituito
(continua a pag. 8)
sta scena grandiosa, che sembra fatta soprattutto di un impressionante silenzio. La prima
è che siamo nel mondo biblico:
non sì crede a un’immortalità
deH'anima, quelle ossa sono tutto quel che resta di persone
umane; e la speranza di vita
nuova di cui l’Eterno pone la
questione riguarda una nuova vita piena, anche corporea, ma
non nel senso di una reincarnazione, bensì in quello di una nuova creazione personale. La seconda è che ciò di cui si parla
non è la « risurrezione » individuale di questo o quella, bensì
la ri-creazione di un popolo, il
popolo dì Dio ricreato, risuscitato (v. i vers. 11 ss.).
Tuttavia, forse il Signore ci
ha portato, ci porta in spinto
nei grandi cimiteri, quelli civili
come quelli militari. Non ci sono più i resti disseccati di un
orribile carnaio a cielo aperto;
ma la realtà altrettanto orribile^
di tomlDeTìr schTefa’ fitta e "sSn
rata, abbiamo ancora meno posto da morti che da vivi. E dobbiamo sentire risuonare in noi
la sua domanda: « Dimmi, queste ossa potrebbero rivivere? ».
Non ce lo chiede uno scettico
schernitore, né un’addolorata disperata; ce lo domanda lui. E’
una domanda seria.
E la sola risposta seria è quella di Ezechiele; è quella che i
familiari hanno messo in anertura del loro annuncio funebre,
e che hanno trovata nelle indicazioni lasciate dal loro caro:
« Signore, Eterno, tu lo^ sai ».
Non è una risposta scettica, né
dubbiosa, né disperata; è una risposta umile, la risposta di chi
sa aual è il ^uo posto.
Di fronte alla morte, al disseccarsi, o al marcire, della nostra speranza insieme alle no^
stre ossa, noi credenti convinti
siamo spesso molto ciarlieri;
abbondiamo in grandi affermazioni e proclamazioni: la morte
non ha più segreti per noi, sappiamo esattamente come vanno
e andranno le cose e assenniamo
sulla testa di altri 1p nostre sicurezze che trascendono spesso
in sicumere petulanti. Quando
non arriviamo a spedire difilato
nel regno di Dio — in cielo, diciamo nel nostro gergo chiesaGlno Conte
(contìnua a pag. 8)
SOMMARIO
□ Il Nobel a Desmond
Tutu, di C. Pasquet,
p. 3
□ 8° Centenario della
condanna dei Valdesi,
a cura di G. Gönnet,
R. Mica, A. SbafFi,
pp. 4-S
□ Un nuovo progetto
per la pace, p. 7
□ Non festa ma lutto,
di N. Gàllotta, p. 8
2
2 vita delle chiese
26 ottobre 1984
CORRISPONDENZE
Torino: denuclearizzazione
L’assemblea di chiesa del 13
ottobre ha votato airunanimìtà
la denuclearizzazione delle aree
in cui sorgono i locali di culto
e le proprietà immobiliari della
chiesa valdese di Torino.
In seguito all’approvazione cM
questo o.d.g. l’assemblea — sempre con voto unanime — ha incaricato un gruppo di credenti
torinesi di organizzare, con cartelli e segnalazioni di vario tipo,
una serie di indicazioni che rendano visibile agli occhi della popolazione locale la decisimie che
è stata presa, così che essa valga continuamente come sfida e
come testimonianza di un impegno.
Sullo stesso argomento dell’impegno per la pace, l’assemblea ha votato un secondo o.d.g.
che risponde positivamente alla
proposta di organizzare gemellaggi per la pace fatta in occasione dell’ultimo sinodo dalla chiesa americana di Riverside Drive
(New York). Nel corso della discussione una proposta, che ha
trovato numerosi consensi fra i
presenti, ha invitato a prendere
in considerazione anche un gemellaggio con credenti di altre
parti del mondo, in particolare
con battisti dell’Unione Sovietica,
cercando così di capire meglio
credenti che lavorano in situazioni diverse nel nostro tempo.
Un limgo dibattito, introdotto
dalla commissione d’esame di
quest’anno, ha discusso il modo, l’efiìcacia e il contenuto del
lavoro compiuto durante i mesi
trascorsi dal concistoro. Una
mozione, votata a maggioranza,
dall’assemblea, ha invitato il
concistoro stesso a darsi da fare
per allargare sempre più il numero delle persone impegnate
nella testimonianza comune
(chiedendo anche loro, dove
possibile, di inserirsi nelle varie commissioni di lavoro che
esistono nella chiesa valdese di
Torino).
del catechismo nei quattro locali di attività della chiesa; sei
momenti di incontro per la scuola domenicale di domenica e su
settimana e dodici classi di catechismo. In ognuno dei quattro
luoghi di culto un culto, con la
partecipazione di bambini, ragazzi ed adulti, ha permesso di
iniziare con la consegna della
Bibbia ai ragazzi del primo anno di catechismo, con la presentazione dei monitori e con
una riflessione comune sul senso
e le possibilità del nostro impegno con i giovanissimi.
Il corso di formazione adulti,
iniziato alcuni anni fa, ha ripreso la sua attività con un ciclo
di introduzione alla lettura della Bibbia. Il corso è seguito da
una trentina di partecipanti,
buona parte dei quali non è
membro della chiesa valdese, ed
è uno stimolo notevole per la nostra riflessione di credenti a Torino. Un seconde ciclo presenterà alcuni momenti della storia
valdese.
Segnaliamo infine un arrivo
e una partenza: Mathias Grube,
candidato al ministero, inizia il
suo lavoro fra di noi in questi
giorni; Giuliana Gandolfo, dopo
un impegno di parecchi anni nella chiesa di Torino, è stata invece destinata a lavorare a Verona,
dopo un periodo di studi a Bossey (Ginevra). Diamo un caldo
benvenuto a Mathias e a sua
moglie Federica; salutiamo Giuliana, augurandole un lavoro fecondo nella sua nuova sede.
il locale adiacente la Chiesa in
via F.11Ì Di Dio 64.
Il Past. Eugenio Bernardini
rientrato da un secondo viaggio in America Latina, terrà una
conferenza sul tema; Perché la
teologia della liberazione?
Ci prefiggiamo di iniziare così un nuovo tipo di evangelizzazione nella nostra città, con
studi-dibattiti-tavole rotonde di
tipo ecumenico e sociale.
Che il Signore ci aiuti a portare avanti questo programma, con
la partecipazione di tutti e per
la gloria del Suo nome.
Assemblea di chiesa
OMEGNA — Domenica 7 ottobre, dopo la lettura di alcuni
passi della seconda lettera di
Paolo a Timoteo ed il canto di
due inni, ha avuto luogo la riunione dell’Assemblea di Chiesa.
Buona la partecipazione dei fratelli, molti gli argomenti posti
in discussione.
Presa in esame degli atti del
Sinodo riguardanti l’evangelizzazione, le Chiese locali, la sessualità, la pace (gemellaggio con
le Chiese americane, lettera della EGEI ai fratelli dell’Est e del
Sud, denuclearizzazione)...
L’assemblea ha riconfermato
alcuni e votato altri.
E’ cominciata il 7 ottobre l’attività della scuola domenicale e
Un esempio
Il paginone centrale di questo numero, dedicato al centenario del
Concilio di Verona e alla Chiesa
di Verona, non sarà letto solo dai
lettori dell’Eco-Luce ma anche da un
migliaio di persone a cui la Chiesa
di Verona lo farà pervenire, come
supplemento della Luce, in vista
della manifestazione che avrà luogo
i'11 novembre. Si spiegano così il
richiamo della testata « La Luce » e
l'invito a Verona! Segnaliamo questa iniziativa come un esempio di
come la Luce può essere utilizzata
localmente in occasioni particolari concordando e preparando con la
redazione una pagina per una più
larga diffusione.
Ha ringraziato caldamente chi
s’è dato molto da fare, non solo per organizzare attività interne ed esterne alla Chiesa, ma
adoperandosi molto anche per la
ristrutturazione e la manutenzione dei nostri locali comunitari.
Dopo l’agape, la programmazione di un filmato sulla giornata di evangelizzazione tenuta
durante l’estate, ha interessato
e galvtinizzato tutti i presenti.
Per la prima volta la nostra Comunità è uscita all’esterno ed
è stato espresso il desiderio di
ripetere questa testimonianza
nella nostra città, che ci ha dato
veramente ore di intensa gioia.
Inaugurazione
Centro Evangelico d’incontro
Il 27 ottobre alle ore 17 la Comunità inaugurerà (estendendo
l’invito a tutta la cittadinanza)
TOBINO — Venerdì 26 ottobre alle
ore 20,45 nella sala di C.so Vittorio
23 conferenza del prof. Paolo Ricca
della Facoltà valdese di teologia organizzata dal Centro Evangelico di Cultura: « Zwingli, un riformatore diverso ■>.
VENEZIA — 28 ottobre Domenica
della Riforma per la Chiesa valdese e
la Chiesa luterana: culto nella chiesa
di palazzo Cavagnis, pranzo e alle ore
14.30 « Zwingli e la Riforma in Zurigo », con diapositive.
S. FEDELE INTELVI (Co) — Domenica 28 ottobre, dopo la conclusione
del convegno <■ Davanti alla morte: la
sopravvivenza artificiale e 1 suol costi»
(27-28 ott.), si terrà l'Assemblea generale ordinaria del Centro evangelico « Pietro Andreetti », ore 14.30-17.30:
relazione '83-'84; programma 1984-85;
collaborazione con le chiese della
Lombardia e Ticino/Grigioni.
MILANO — Lunedì 29 ottobre ore
21 presso il Centro culturale S. Fedele, via Hoepli 3, tavola rotonda su
« Fede e responsabilità storica — Lelio Basso uomo della coscienza e del
dialogo »; parleranno il prof, don Giuseppe Angelini, il sen. Giuseppe Chiarante, il past. Franco Giampiccoli.
BORGIO VEREZZI (SV) — Sabato 17
e domenica 18 novembre presso la Casa valdese il Collettivo teologico ligure terrà una riunione su ■■ Stato e
coscienza cristiana », presentazioni di
Massimo Rocchi e Franco Becchino.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Giornata comunitaria
Culto unico
PINEROLO — Domenica 7 ottobre ha avuto luogo una bella
giornata comimitaria. Al culto
del mattino, ben frequentato ed
iniziato con il battesimo di LuiseUa Bounous di Fiorenzo e Daniela, erano presenti i bambini
della scuola domenicale e catecumeni che hanno rallegrato
l’assemblea cantando, accompagnati da chitarra, due semplici
canti che hanno proposto all’assemblea.
Benvenuti
Alla fine del culto è stata distribuita la Bibbia ai catecumeni di primo anno.
La giornata ha poi proseguito
con un pranzo comunitario i
cui presenti superavano il centinaio. Ci si è dovuti stringere
gomito a gomito ma questo ha
rinsaldato la comunione fraterna che si è protratta per tutto
il pomeriggio nei giardini del ■
tempio con giochi per i bambini, partite a bocce per gli adulti, lieti conversari rallegrati da
un ricco thè gustato agli ultimi
raggi del sole che ha favorito
questo incontro ben riuscito.
Grazie agli organizzatori.
TORRE PELLICE — Una settantina di persone ha partecipato all’incontro comunitario organizzato presso la Foresteria
in occasione dell’inizio delle attività. Si è trattato di un piacevole incontro, che ha avuto il
suo momento centrale in una
conversazione con J. Jacques
Peyronel e i nuovi educatori del
Convitto di via Angrogna. La
comunità ha espresso ai coniugi
Sappé, che assumono la dlréziOneaell’istituto, un caloroso augurio di buon lavoro. Una simpatica presenza è stata quella
dei ragazzi del gruppo cadetti,
che hanno informato i presenti
sulla letteratura giovanile della Claudiana.
• La comunità esprime la sua
solidarietà cristiana alla famiglia del fratello Stefano Falco,
deceduto all’Ospedale di Torre
Pellico.
Anniversari
• Ancora auguri a Paola Rostan e Valter Griotto che si sono sposati nel nostro tempio il
22/9 u. s.
• Sabato 20 ottobre ha avuto
luogo, nei nostro tempio, il funerale di Adelina Vola vedova
Franco deceduta all’Asilo di S.
Germano e sepolta a Bibiana.
POMARETTO — La comunità tutta si è rallegrata con i coniugi Viola e Lamy Colsson di
Pomaretto per il loro 50° anniversario di matrimonio e con
Maria ed Emilio Anzaldi di Pomaretto per il loro 25” anniversario di matrimonio.
A queste due coppie di sposi
uniti da lungo tempo gli auguri
sinceri della comunità. Chiediamo a Dio di essere ancora e
sempre il loro protettore e la
loro guida.
• Due nascite hanno recato
gioia nella comunità. Sono nate: Tron Luna di Roggero e di
Aquino Vittoria di Porosa Argentina; Chiurato Sabina di
Giorgio e di Peyronel Ida di Pomaretto.
Un cordiale benvenuto a queste neonate ed auguri fervidi ai
rispettivi genitori.
• Ancora lutti nella comunità.
Venerdì 12 ottobre si sono svolti i funerali del nostro fratello
Barvelli Corrado di Porosa Argentina, deceduto presso l'Ospedale Valdese di Pomaretto all’età di anni 75. Alla famiglia in
lutto la simpatia cristiana della
comunità.
• Domenica 21 ottobre ha
avuto luogo il consueto « Bazar ». Buona affluenza di pubblico ed un ottimo incasso che sarà devoluto a favore degli stabili. Il ricavo netto è stato di
L. 3.000.0(X) circa. Ha fatto seguito la ormai consueta « Cena
comunitaria » con una buona
partecipazione. Ospiti graditi
gli amici di Onex.
• Sabato prossimo 27 ottobre
avrà luogo la benedizione del
matrimonio di Pastre Danila di
Pomaretto con Scontns Toni.
Agli sposi gli auguri sinceri
della comunità. Che lo Spirito
del Signore protegga e guidi
sempre questo nuovo focolare.
Inizio attività
Domenica delia
Riforma
SAN SECONDO — Ricordiamo la domenica della Riforma
(28 ottobre) con culto di Santa
Cena. La colletta sarà devoluta
alla Società Biblica che si occupa della diffusione della Parola di Dio.
Giovedì 25 ottobre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45
presso il Centro di Incontro si tiene il
collettivo biblico ecumenico. Verrà fatta una presentazione generale del libro
degli Atti degli Apostoli.
Inoltre verrà fatta l’esegesi e la discussione sul primo capitolo e verranno anche presentate una suddivisione
dei capitoli ed una bibliografia di commentari da utilizzare per lo studio
biblico di quest’anno.
Sabato 27 ottobre
□ L’ATTUALITA’ DI
ZWINGLI
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
l'Auditorium Comunale di via Piave il
prof. Paolo Ricca terrà una conferenza pubblica sul tema <> L'attualità di
Zwingli a 500 anni dalla sua nascita ».
Domenica 28 ottobre
□ CONVEGNO DEI
CONCISTORI
S. GERMANO — Alle ore 14.30 nella sala valdese si tiene il Convegno
dei Concistori delle Valli sul tema
« Ciò che è essenziale nella vita della
chiesa ». introduce il prof. Paolo Ricca.
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Alle ore 14.30
presso la Casa Unionista si tiene l’assemblea del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese (TEV).
Sabato 27 ottobre
Domenica 28 ottobre
□ CONVEGNO
FCEI-VALLI
VILLAR PEROSA — Con inizio alle
ore 14.30 del sabato si tiene presso
la Foresteria Valdese (dietro la Chiesa) il convegno della FGEI-Valli sul
tema « Sessualità, scambiamoci idee,
domande, problemi ». Al termine del
convegno si procederà alla elezione
di un membro della giunta.
ANGROGNA — Domenica 28
culto unico per tutta la comunità celebrando la Domenica
della Riforma con la Corale, i
bambini delle Scuole Domenicali e tutti i catecumeni. Avremo
con noi anche la Scuola Domenicale di Torino con i loro monitori.
ANNIVERSARIO
DELLA
RIFORMA
Sabato 27 ottobre . ore 20.45
presso l'Audìtorium Comunale
corso Piave a Pinerolo
Conferenza di Paolo Ricca
su
ULRICO ZWINGLI
A 500 ANNI DALLA NASCITA
RORA’ — Una numerosa Assemblea ha partecipato al culto
d’inizio delle attività, domenica
21. E’ stata l’occasione per fissare gli orari dei corsi di istruzione biblica, che il consiglio di
Circuito ha affidato a F. Taglierò fino al ritorno del past. Ribet dal Sud America. La scuola
domenicale terrà i suoi incontri al centro il martedì pomeriggio e alle Fucine la domenica mattina; i ragazzi del precatechismo e del I anno si troveranno il sabato alle 16.30 e i
catecumeni di II, III e I^V anno
alle 17.30.
Anche la Corale ha iniziato la
sua attività; l’appuntamento è
per il martedì alle 20.30.
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26 ottobre 1984
fede e cultura 3
DA UN ARTICOLO DELLA RIVISTA AMERICANA «SOJOURNERS»
La teologia del presidente
Un giudizio molto duro: « E’ una teologia che favorisce il ricco sul povero, il forte sul debole e
il nazionalista sul dissenziente... » - « E’ una religione il cui più grande nemico è la verità »
« Ronald Reagan può essere
un nuovo teologo, ma sfortunatamente la sua teologia non è
nuova. E’ la vecchia teologia
delta religione civile americana,
che identifica la nostra nazione
come la prima, la migliore, la
più ricca, la più giusta e, sempre, la più potente del mondo ».
Così Tim Wallis riassume la
sua opinione sulla visione religiosa del presidente degli Stati
Uniti, in un articolo apparso sul
numero di settembre di Sojourners ed intitolato « Il pulpito
del presidente — Uno sguardo
sulla teologia di Ronald Reagan ». E conclude: « E' una teologia che favorisce il ricco sul
povero, il forte sul debole ed il
nazionalista sul dissenziente. E’
una teologia che non si sottomette alla parola di Dio, ma
piuttosto proclama di essere dalla parte ài Dio... La religione di
Ronald Reagan è, in ultima analisi, la religione dello Stato. E’
una religione la cui inseparabile
compagna è la falsità e il cui
più grande nemico è la verità ».
E’ un giudizio netto, particolarmente duro. Eppure, a meno
di due settimane dalle elezioni
che designeranno l’inquilino della Casa Bianca per i prossimi
quattro anni, sono molti i commentatori — soprattutto politici —, che si interrogano sulla
natura e sulle cause del fervore
religioso, tutto sommato abbastanza recente, di Ronald Reagan.
E una prima domanda che alcuni gli hanno già posto (e che
il candidato democratico Walter Mondale gli ha nializiosamente riproposto nel primo faccia a faccia televisivo di tre set
Ad esempio l'impressione che
il muro di divisione tra Chiesa
e Stato si sia improvvisamente
assottigliato.
A dire il vero, l'abbinamento
religione-politica negli U.S.A. non
è una creazione reaganiana. Fu
Jimmy Carter a lanciarlo nel
1976. Ma Reagan lo fece suo già
fin dal 1980, appoggiandosi ben
presto a nuove organizzazioni
religiose di tipo fondamentalista quali Moral Majority, Christian Voice e Religions Roundtable. Reagan divenne subito il
loro candidato favorito «non
per via della sua fede religiosa,
ma per la sua politica conservatrice, », ammonisce Wallis. E aggiunge: «Tale scelta non è certo di per sé necessariamente errata. Ma queste nuove organizzazioni si interessano pi^ù dei
criteri di ideologia politica che
delle misure di spiritualità cristiana ».
pito che questo è uno dei punti
su cui la sensibilità americana
potrebbe essere scossa: ed attacca quindi il presidente in carica. Il principio di eguaglianza
religiosa è troppo importante e
troppo caro aU’americano medio, perché il candidato democratico non lo ribadisca. E cosi,
in un recente discorso tenuto a
Washington ha stigmatizzato il
fatto che Reagan « parteggi troppo per una frangia estrema di
cristianesimo fondamentalista »,
e che « la maggior parte degli
americani sarebbe stupita di apprendere che Dio è repubblica
di salvaguardare la vera libertà
religiosa ed il pluralismo confessionale.
Il tentativo non è nuovo. Già
nel 1963 la Suprema Corte aveva
dato parere negativo a un emendamento simile. E l'allora presidente Kennedy, in una conferenza stampa aveva affermato che
la risoluzione della Corte non
rappresentava un problema: « A
ciò esiste un rimedio molto semplice... pregare un po’ di più a
casa ».
no ».
Preghiera nelle scuole
Il muro, dunque, pare assottigliarsi. Eppure, avverte J. Kraft
sul Sunday Star del 9 settembre, « i Padri Fondatori avevano
inserito nella Costituzione il
principio di separazione tra
Chiesa e Stato. E masse di immigrati avevano poi legittimato
lo spirito della diversità culturale ».
Walter Mondale pare aver ca
Ma uno dei punti più controversi della campagna elettorale
1984 è l’introduzione di un emendamento nella Costituzione —
caldeggiato da Reagan e dai movimenti fondamentalisti che lo
appoggiano —- che istituirebbe
la pratica della preghiera nelle
scuole americane. Ma chi sceglierebbe le preghiere? E come?
I democratici (e non solo loro)
si oppongono fermamente a questo progetto, sostenendo che non
sia il caso di imporre una visione così unilaterale, ma se mai
Contrari al nuovo progetto di
introduzione delle preghiere
mattutine nelle scuole sono anche molti gruppi interconfessionali. In un recente convegno a
New York, Protestanti, Cattolici ed Ebrei hanno inteso ribadire in maniera unitaria la netta
separazione di Chiesa e Stato ed
hanno invitato i candidati presidenziali a rifiutare l’idea che
« solo un tipo di politica incontri l'approvazione di Dio » (New
York Times del 6 settembre, articolo a firma di K. Briggs). Essi sottolineano inoltre che se
l’americano è un popolo sostanzialmente religioso, non è riconducibile ad una sola religione, ma a molte. Per cui non risulta praticabile l’idea di istituire momenti di preghiera a
scuola: « Lo stato non deve com
PREMIATO UN PROTAGONISTA DELL’ANTIRAZZISMO IN SUD AFRICA
limane fa) è come mai, visto
che si proclama così religioso, il
presidente non si rechi inai in
chiesa. « Per ragioni di sicurezza », ha risposto un po’ a disagio Reagan. Ragioni plausibili,
ma sospette, visto che i precedenti presidenti non le avevano
avanzate. Tranne Nixon: ma egli
aveva comunque fatto in modo
che il culto domenicale avesse
luogo all’interno della Casa
Bianca.
In fondo, però, questo appunto che viene fatto a Reagan è
solo marginale: indicativo ed
imbarazzante forse per un « credente », non già determinante
sul piano politico.
Sono altri i temi etico-religiosi che stanno giocando un ruolo
di primo piano nell’attuale campagna per le elezioni presidenziali e creando un dibattito abbastanza allargato nella società
americana.
D. Tutu, Nobel per la pace
Omaggio
Questo numero esce a 8 pagine
ma in realtà ne ha 16; successivamente all'invio del n. 41 infatti i
lettori riceveranno come supplemento dell'Eco-Luce « La sessualità nella Bibbia e nel tempo presente ”, il documento della Commissione di studio che il Sinodo ha
trasmesso alle chiese locali per, lo
studio di questo tema. Il documento è arricchito da una bibliografia
ragionata preparata da Rita Cialfi
Gay.
Il supplemento, che i lettori ricevono in omaggio, è stato tirato
in 2.000 copie extra per le chiese.
Il prezzo è stato contenuto al massimo (L. 500) e recupereremo i costi solo se venderemo tutta la tiratura extra. Confidiamo che le
chiese non lesineranno sul numero
di copie da acquistare! Le ordinazioni vanno inviate all'amministrazione la Luce, via Pio V 15, 10125
Torino, tei. 011/655.278, Sconto del
10% per ordini da 100 copie in
poi.
La notizia è stata diffusa dai
telegiornali del 16 ottobre, giorno in cui a Oslo il comitato per
i premi Nobel ha annunziato di !
aver conferito il Nobel per la '
pace a Desmond Tutu.
Chi è Desmond Tutu? E’ un
negro, pastore e vescovo della
chiesa anglicaaa^. in Sud Africa,
da anni impelato nella lotta
contro il regime razzista di questa nazione che grazie”alla sua
politica di apartheid permette
che lo stato sia governato da
una piccola minoranza bianca la
quale detta legge su una larghissima maggioranza nera cui
sono negati tutti i diritti civili,
dal diritto al voto al diritto di
vivere in certe aree urbane ecc.
Desmond Tutu ha 53 anni, è
nato il 7 ottobre 1931 nello stato del Transvaal, suo padre era
filàestro, in una scuola ovviamente per soli negri, scuola che
frequenterà anche Tutu che sarà ordinato pastore a 30 anni
dopo la laurea in teologia conseguita in Inghilterra. La vita
di Tutu è un esempio emblematico di coerenza e di fede, come
religioso avrebbe potuto avvalersi del «privilegio » di vivere
in una zona riservata ai bianchi,
ma lo rifiuta e preferisce andare
a vivere a Sowetc, zona di baracche e di povertà, riservata
ai neri.
Nel 1976 viene nominato vescovo della chiesa anglicana del
Lesotho, ma egli continua il suo
impegno per la lotta antirazziale in Sud Africa, divenendo segretario del Consiglio delle Chiese Sudafricane, organismo che
raggruppa molte chiese protestanti che si oppongono alla politica di apartheid. In Sud Africa infatti molte sono le chiese
protestanti che si oppongono al
razzismo, mentre ve ne sono alcune che basandosi su pretestuose interpretazioni della Bibbia ritengono giusta la separazione tra neri e bianchi, queste
chiese negli ultimi anni sono
state sconfessate dal mondo cristiano e sono state estromesse
dalla Alleanza Riformata Mondiale e dalla Federazione Luterana Mondiale e questo grazie soprattutto all’opera di persone
cristianamente impegnate che
come Tutu hanno sensibilizzato
Topinione pubblica mondiale
sullo stato di oppressione in cui
vivono i cittadini-non cittadini
neri nel regime di Pretoria.
Parvenza di
democratizzazione
Ultimamente lo stato sudafricano ha tentato di darsi una
parvenza di democratizzazione
permettendo alle minoranze asiatica e meticcia di eleggere delle proprie camere di rappresentanti, prive però di ogni potere,
che rimane saldamente nelle mani della minoranza bianca, senza
neanche offrire una possibilità
di rappresentanza democratica
alla maggioranza dei cittadini neri. Il commento di Desmond Tutu di fronte a queste elezioni è
stato lapidario definendole « una
farsa ». Il regime sudafricano ha
poi cercato di denigrare l’opera
del Consiglio delle Chiese Sudafricane e del suo segretario accusandolo di usare i fondi del
Consiglio per operazioni economiche poco chiare. A questo
fine ha nominato una commissione (commissione Eloff) composta interamente da bianchi
che dovrebbero indagare sulle
azioni di un Consiglio che rappresenta chiese i cui membri
sono, per T80%, dei negri.
Questo non è che l’ultimo dei
tanti tentativi di denigrare e reprimere Tutu e altri uomini che
come lui (pensiamo al pastore
Allan Boesak) tentano di lottare contro la politica razzista del
Sud Africa. Molte volte Tutu si
è sentito tacciare di sovversivo,
estremista, bugiardo, comunista. Nel 1980 Tutu è finito in car
portarsi come se fosse una chiesa o una sinagoga e non deve
farsi coinvolgere in pratiche religiose... In conclusione lo stato
deve essere neutrale, non partigiano in materia religiosa».
Una teologia
della ricchezza
La teologa di Reagan e della
sua amministrazione appare dunque poco oggettiva, se non addirittura pericolosa dal punto
di vista politico. Ma preoccupa
ancor di più da quello religioso.
I suoi temi preferiti non Mniio
nulla di biblico: « L’America è ^ una nazione a se stante, particolarmente benedetta e favorita
da Dio su tutte le altre nazioni.
Noi, come l’antico Israele, siamo infatti una nazione prescelta, destinata a giocare un _ ruolo centrale nel piano divino ».
Jim Wallis, nel già citato articolo « Il pulpito del presidente »
osserva con amarezza che Reagan ripete troppo ossessivamente che « la ricchezza ed il benessere dell’America sono un segnò della giustezza dell'America: sottintendendo, di conseguenza, che i popoli e le nazioni povere sono spiritualmente sospette ». E Tinsensìbilità delTamministrazione Reagan verso i poveri è stata e continua ad esse-1
re davvero drammatica. I democratici parlano genericamente di
« ingiustizia », ma per Wallis il .
giudizio deve spingersi più alla
radice e riguardare « le domande fondamentali di giustizia, che
riempiono la Bibbia dalla prirria
all’ultima pagina. Ed una società che premia i ricchi e punisce
i poveri non può essere una società spiritualmente viva ».
Roberto Giacone
A colloquio
con i lettori
cere accusato di « adunata sediziosa » per aver pacificamente
protestato a favore dell’uguaglianza tra bianchi e neri, da
alcuni anni non è più in possesso del passaporto: deve ogni volta chiedere un permesso speciale per poter espatriare e più di
una volta gli è stato negato.
D’altro canto bisogna riconoscere che il regime sudafricano
è sempre più preoccupato delle
proteste della maggioranza nera e non trova altro sistema
che quello della repressione, e
della censura. Ad esempio: i libri prima di essere ammessi in
Sud Africa debbono passare attraverso una commissione di
censura che proibisce l’entrata
nel paese a tutti i libri sovversivi o pericolosi perché a favore dell’uguaglianza tra le razze;
alcuni anni fa detta commissione proibì l’importazione di un
libro intitolato « Black is beautiful » (Nero è bello), solo più
tardi si scoprì che si trattava
di una favola per bambini e
che il nero in questione era un
cavallino nero.
RELIGIONE A
SCUOLA
Caro Direttore,
Repressione, ottusità, calunnia
questi i nemici di Desmond Tutu, a chi lo accusava di connivenze col terrorismo, rispondeva, poco tempo fa, « sappiate
che non potrete fare nulla per
fermare la prossima liberazione di questo paese, di tutto il
suo popolo nero e bianco. Saremo liberi qualunque cosa voi
tentiate di fare. Ci siamo impegnati per la giustizia, la pace e
la riconciliazione e ci opponiamo ad ogni forma di violenza ».
Nel 1964 (come non ricordarlo?) il Nobel per la pace andò
al pastore Martin Luther King,
la sua battaglia era, negli USA,
la stessa di Tutu, e qualche anno prima un altro protestante
prese il Nobel per la pace, si
chiamava Albert Schweitzer, era
Qaudio Pasquet
('continua a pag. 8)
abbiamo registrato reazioni spesso
indignate e comunque di notevole perplessità a proposito dell'intervento
del Pontefice romano Giovanni Paolo II
a sostegno della permanenza e dell'incremento dell'insegnamento religioso
cattolico nelle scuole pubbliche della
Repubblica Italiana.
Desideriamo che il giornale da Lei
diretto raccolga per lo meno l'eco di
queste reazioni e vorremmo anzi Invitare chi è indignato o perplesso a
manifestare pubblicamente nelle sedi
ritenute più opportune (sindacati,
gruppi parlamentari, mass media) la
sua indignazione e/o le sue perplessità di cittadino italiano. E’ infatti da
sottolineare che il problema della presenza della religione in, termini confessionali nel quadro dei programmi
scolastici è oggetto di ampie discussioni, di diffusi interrogativi e di dissenso anche tra i cittadini cattolici:
e che i testi del Concordato revisionato e dell'Intesa tra lo Stato e le
Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese propongono all'attenzione e alla
riflessione degli Italiani due modi profondamente diversi di realizzare la
presenza del fenomeno religioso nella
scuola pubblica: il primo teso a conservare l'indottrinamento confessionale, Il secondo scrupoloso del rispetto
delle coscienze e Ispirato al principio
della separazione tra lo Stato e le
Chiese.
Di fronte a ciò è da stigmatizzare
l'Intervento del Papa che, aggiungendosi alle pesanti prese di posizione
della gerarchia ecclesiastica che si .
accompagnano alle manovre rivolte a
sancire — a dispetto della Costituzione Repubblicana — il finanziamento
delle scuole private con denaro pubblico, costituisce grave Ingerenza nei
confronti delle istituzioni e della vita
interna del paese: tanto più grave in
quanto condotta dal Capo di uno Stato
straniero, se è vero, tra l'altro, che
l'intera questione della revisione del
Concordato è stata presentata al Parlamento e all'opinione pubblica in termini di diritto internazionale.
Marisa Caccia, Franco Calvetti,
Cario Ottino, Torino
4
4 obiettivo aperto
26 ottobre 1984
800 ANNI FA, AL CONCILIO DI VERONA
Condanna per i Valdesi
Nell’elenco dei gruppi ’’incatenati” dall’anatema perpetuo compaiono i
Poveri di Lione scomunicati per la loro predicazione non autorizzata
Quel che colpisce a prima vista
nella decretale di Verona, riprodotta qui a fianco, è il fatto che, in
questa condanna globale di tutti gli
eretici più noti della seconda metà
del secolo XII, Papato e Impero
sono strettamente solidali. Chi osa
liioi^orsi al supremo magistero eci clesiastico, sul terreno sia discipli• ¡nare che dottrinale, viene inesora!! abilmente messo al bando della so'jCietà e religiosa e civile. Ai vescodovranno dare appoggio i detenitori del potere politico, siano essi
i; principi, duchi, conti, consoli o po' destà. E’ la classica alleanza tra le
due massime autorità del « corpus
; christianum » che sarà duramente
j contrastata, qualche secolo prima
' della Riforma, da personaggi di
'Il primo piano della cultura italiana
I come Dante Alighieri o Marsilio da
j Padova.
n Ma chi erano tutti quegli «anate.matizzati»? A prima vista sembra
che la decretale faccia d’ogni erba
j Un fascio, elencando insieme degli
; «retici di diversa origine o tendenza
¡ dottrinale, anche se è possibile
scorgere nella successione dei set¡ te gruppi menzionati un certo ordine dettato dalla loro relativa
.consistenza numerica e perciò dalla
condannandone in particolare i due
mali maggiormente appariscenti
della simonia e del concubinato: i
sacerdoti incorsi in questi peccati
dovevano essere boicottati, e la più
realistica delle misure da prendere contro di essi consisteva nel dichiarare nulli i sacramenti da loro
celebrati. Questa negazione della
validità dei sacramenti conferiti da
preti indegni non era un fatto nuovo nella storia della Chiesa e ad
essa, considerata come una eresia
vera espropria, fu dato il nome di
donatismo a ricordo di un certo
vescovo Donato di Cartagine, che
ne era stato l’ispiratore ai primi
del sec. IV.
In quanto ai Catari (detti in
Francia Albigesi dalla città di Albi
loro roccafcrte), essi non erano
propriamente cristiani dato che
professavano un dualismo di origine orientale, centrato sull’antagonismo — eterno o temporaneo —
tra il dio del Bene e quello del
Male. A rigore di logica, le loro
credenze non avrebbero dovuto inquietare le gerarchle ecclesiastiche
ma essi, camuffando i loro riti come una forma più spirituale dei sacramenti cristiani (come il consalamentum e il melioramentum).
La chiesa di S. Zeno
in cui ebbe luogo il
Concilio di Verona
nel 1184.
loro maggiore o minore pericolosità. Ma le successive aggiunte sui
predicatori non autorizzati e su
quelli che divergevano dal magistero romano circa i sacramenti, ci
■'fanno chiaramente capire che la
decretale, procedendo dal particc„lare al generale, intendeva distinrguere tra chi era solo colpevole
di disubbidienza al clero in tema di
libera predicazione, e chi invece
era già scivolato sul terreno più infido delle opinioni o scelte (eresia
in greco significa scelta) diverse da
¡quelle ufficialmente accettate: nel
primo caso si trattava soprattutto
dei Poveri dì Lione, in quel tempo
colpiti solo perché presso di essi
la predicazione veniva fatta da laici — uomini e donne — non prepaTati e non autorizzati, mentre nel
secondo caso erano presi di mira
itutti gli altri eretici, dai Catari agli
Arnaldisti, anche se la loro critica o
negazione dei sacramenti procedeva da motivazioni molto diverse.
Prima dei Catari erano sorti i
Patarìnl, fin dalla cosiddetta « riforma gregoriana» (sec. XI, seconda
,'metà): essi volevano solo richiamare il clero ad un più rigoroso rispetto delle sue funzioni sacerdotali.
I Valdesi primitivi
rappresentavano per la Chiesa un
reale pericolo d’inquinamento dottrinale, e furono persino combattuti da Durando d’Osca, uno dei più
colti discepoli di Valdesio di Lione.
Gli Umiliati erano sorti in zone
industriali italiane (Lombardia, Emilia, Toscana) dove viveva un forte proletariato di operai della lana
e della seta: anch’essi erano « donatisti » e, se nella decretale vengono
assimilati ai Poveri di Lione, è forse perché nascondevano la loro opposizione al magistero sotto le stesse parvenze — così almeno sembrava ai polemisti cattolici — di pietà, di santità e di umiltà di cui
furono accusati i primi discepoli di
Valdesio di Lione.
Circa gli altri tre gruppi di eretici condannati a Verona, basti ricordare che gli Arnaldisti, discepoli
del monaco rivoluzionario Arnaldo
da Brescia, furono considerati, al
pari degli Umiliati, come gli antesignani dei Poveri Lombardi, mentre sotto i nomi di Passagini e di
Gioseflnì erano designati i fautori
— in verità pHDchi e poco noti — di
opinioni tendenzialmente più ebraiche che cristiane.
Rimane una questione da chiari
Supplemento al n. 41 del 26
ottobre 1984 de «La Luce»,
settimanale delle Chiese valdesi
e metodiste.
Dir. resp. Franco Giampiccoli Rag. n. 176/1960 Trib. di Pinerolo - Stampa: Coop. Tip. Subalpina, Torre Pellice (Torino).
Sped. In abb. post. Gruppo 1°
bIs/70.
re. Anni fa fu avanzata l’ipotesi
che la condanna veronese non riguardasse i Poveri di Lione perché,
« essendosi per allora limitati a
delle semplici esortazioni alla penitenza e per conseguenza non avendo ancora esercitato l’ufficio propriamente detto della predicazione
nel senso ecclesiastico del termine,
non potevano aver avuto noie con
le autorità centrali o periferiche, né
a Lione prima e dopo il 1179 né
tanto meno a Verona nel 1184 » (cfr.
Giovanni Gönnet, Sul Concìlio di
Verona, in « Boll. Soc. St. Vald. »
n. 140, die. 1976, pp. 25-26), e perciò
si tentò d’interpretare in modo diverso il passo relativo agli eretici
nominati in tutte lettere, nel senso
che sarebbero stati condannati, oltre ai Catari e ai Patarini, anche i
Passagini, i Giosefini e gli Arnaldisti che « con falso nome » si facevano passare per Umiliati o Poveri
di Lione. Questa ipotesi è risultata
inconsistente per almeno due motivi: primo, perché l’espressione
« con falso nome » si riferisce chiaramente — come detto prima — agli
Umiliati e ai Poveri di Lione, di
cui si voleva appunto bollare la finta pietà mettendone in evidenza le
parvenze esteriori di umiltà e di
povertà e definendoli perciò « falsi » umili e « falsi » poveri; secondo, perché la condanna valdese di
Verona ci è confermata da parecchie fonti di poco posteriori.
settimanale delle
chiese evangeliche B
valdesi e metodiste
contribuire al bene personale e
collettivo dei credenti.
Non era la prima volta che succedeva una cosa del genere: prima
di Valdesio altri uomini ed altri
gruppi avevano abbracciato la povertà volontaria con gli stessi scopi dei Poveri di Lione. Certo, un
conto era se l’opera di riforma procedeva da chi apparteneva al clero, regolare o secolare, un conto
se l’iniziativa era presa da laici, ma
i risultati erano praticamente gli
stessi. D’altra parte non tutti quei
tentativi furono poi riprovati come
eretici: uno storico polacco (Manteuffel) ha giustamente osservato
che, se nel caso di un Roberto
d’Arbrissel o di un Francesco d’Assisi la povertà volontaria da essi
praticata li portò poi ad essere glorificati dalla Chiesa, in quello invece di un Enrico di Losanna o di
un Valdesio di Lione la stessa iniziativa li condusse prima allo scisma poi all’eresia. Colpa delle circostanze o della diversa indole dei
« gli eretici Valdesi e tutti coloro
che seminano la zizzania della falsità e impugnano la fede cattolica
con errori o dottrine malvage
dieci anni più tardi gli Statuti di j
Pinerolo decretano che « chiunque
ospiterà consapevolmente un vai- i
dese o una valdese pagherà un^ J
multa di dieci soldi». &^
Ora, tra il 1184 e il 1220 erano \
successi fatti gravidi di conseguen- i
ze per il futuro del movimento valdese nell’Europa del tardo medioevo, primo fra tutti rincontro tra
i Poveri di Lione e i Poveri di Lombardia. Ma anche qui non si sa
con esattezza come e quando avvenisse, anche perché l’unica fonte
valdese che ne parla (del 1218) e i
numerosi polemisti cattolici del sei
colo XIII si soffermano più suite"
differenze che sulle analogie tra i
due gruppi. Quel che è certo è che
tanto presso i Valdesi — ormai
questa designazione prevalse su j
quella dei « Poveri » — francesi
quanto presso i loro confratelli ita- ’
All’epoca del Concilio di Verona,
i Valdesi erano noti soltanto sotto
il nome di Poveri di Lione. Probabilmente il loro incontro coi Poveri
di Lombardia non era ancora avvenuto, ed ancora oggi non si sa
con esattezza come e quando questi due rami del valdismo medioevale si trovarono uniti in un destino comune di testimonianza cristiana e di sopravvivenza. Seguaci di
un facoltoso mercante di stoffe —
che le fonti contemporanee ricordano tutte col solo nome di Valdesio —, essi vennero espulsi dalla
loro città verso il 1181 quando il
loro iniziatore, pur essendosi incontrato col papa a Roma nel 1179 e
pur avendo firmato due anni dopo
una professione di fede ortodossa,
si rifiutò di ubbidire all’ingiunzione
arcivescovile di non predicare. La
ragione del divieto era semplice:
secondo il diritto canonico vigente,
a nessun laico era permesso di
esercitare le funzioni riservate ai
sacerdoti, a meno di esserne stato
espressamente autorizzato dai vescovi, Il sodalizio fondato da Vaidesio consisteva in una libera associazione di gente di ogni ceto e
condizione che, votandosi alla povertà volontaria, non aveva altra
ambizione che quella di seguire alla
lettera i consigli e precetti del Vangelo. Perché lo facevano? Due le risposte: primo, per imitare l’esempio
del giovane ricco di Matt. 19: 21;
seconde, per rimediare alle deficienze del clero, dunque non solo
in vista della propria salvezza individuale, ma anche per collaborare alla riforma interna dell’apparato ecclesiastico. In tutto ciò non
c’era nulla di eretico o di scismatico, ma unicamente l’intento di
La decretale di Veron
« Allo scopo di abolire la malvagità delle diverse eresie che
in molte parti del mondo hanno
cominciato a pullulare in questi
ultimi tempi, bisogna che l’apparato ecclesiastico agisca con
vigore... Di conseguenza Noi —
cioè Lucio III —, d’accordo col
nostro carissimo figlio Federico
— cioè l’imperatore Barbarossa
—..., insorgiamo, con la sanzione
generale di questa decretale, contro gli stessi eretici, i cui diversi errori esigono di essere esaminati in altrettanti capitoli, e
con questa costituzione condanniamo con autorità apostolica
ogni eresia, sotto qualunque nome sia conosciuta. Decretiamo
dunque che siano colpiti d’anatema perpetuo innanzi - tutto i
Catari e i Patarini, poi quelli
che con falso nome si nominano Umiliati o Poveri di Lione,
infine i Passagini, i Giosefini, gli
Arnaldisti. Ma dato che alcuni,
sotto la maschera della pietà ma
rinnegandola come dice l’Apostclo (II Tim. 3; 5), rivendicano
a se stessi l’autorità di predicare, dimenticando quel che disse
il medesimo Apostolo (« come
predicheranno se non sono inviati? » Rom. 10: 15), tutti coloro che, o interdetti o non inviati, hanno avuto la presunzione
di predicare in pubblico o in
privato senza l’autorizzazione
della Santa Sede o del vescovo
locale, come pure tutti coloro
che non temono di pensare o di
insegnare sull’eucaristia, sul battesimo, sulla confessione, sul
matrimonio e sugli altri sacramenti cose diverse da quelle predicate e osservate dalla sacrosanta Chiesa romana, e in genere tutti coloro che sono stati
giudicati eretici o dalla stessa
Chiesa romana, o dai vescovi
nelle loro rispettive diocesi col
consiglio dei chierici, o dai chierici stessi in caso di vacanza
episcopale col consiglio eventuale dei vescovi vicini, tutti costoro sono da Noi incatenati con
lo stesso vincolo di anatema perpetuo» (Cfr. il testo latino in Enchiridion Fontium Valdensium
a cura di Giovanni Gönnet, voi.
I, Torre Pellice 1958, pp, 50-51).
protagonisti? Per me c’è un motivo pertinente all’esperienza stessa
di Valdesio: premuto ad un certo
punto tra l’ossequio alle gerarchie
ecclesiastiche e il richiamo della
propria coscienza, non potè far altro che ripetere davanti all’arcivescovo di Lione la ben nota risposta di Pietro in Atti 5: 29: « Val
meglio ubbidire a Dio che agli uomini », e solo per questo egli venne condannato ed il suo sodalizio
disperso.
La storia successiva è abbastanza nota, anche se rimangono parecchi punti oscuri. I Poveri di Lione, colpiti prima dal bando arcivescovile (1181) e poi dall’anatema
conciliare (1184), si disperdono in
varie regioni, innanzitutto nel nord
e nel sud della Francia, quindi anche, attraverso le Alpi, nell’Italia
settentrionale. La loro presenza
nel pinerolese è attestata fin dal
1210, ma si ignora come vi fossero
giunti, da missionari c da semplici
rifugiati, e quali accoglienze ricevessero dalle popolazioni locali.
Fatto sta che, mentre l’imperatore
Ottone IV nel 1210 dà mandato al
vescovo di Torino Giacomo di Carisio di espellere dalla sua diocesi
liani c’erano state delle crisi inter,
ne d’identità e di organizzazione
che ne segnarono l’ulteriore destino. Negli anni 1208-1210 alcuni seguaci di Valdesio di Lione — nel
fratternpo morto verso il 1206 —
erano rientrati nel girone della
Chiesa ufficiale, formando due pie*
coli ordini monastici, rispettivamente dei Poveri Cattolici con Durando d’Osca e dei Poveri Ricondv
fiati con Bernardo Primi tradimw-’
to degli ideali del loro maestro, oppure ripensamento sulle possibilità effettive, di una riforma della
chiesa finché se ne stava « fuori »?
Ma, prima di questa grave crisi
francese, c’era stata in Lombardia
una scissione tra quelli che volevano rimanere strettamente fedeli
ai primi insegnamenti di Valdesio
e quelli invece che ne volevano radicalizzare l’iniziativa di riforma
col rompere decisamente i po^i
con Roma. Vinsero i radicali cwi
Giovanni di Ronco, e da allora
malgrado un tentativo di riconci-,
nazione fatto nel 1218 presso Bergamo — è possibile parlare di una
ala « sinistra » del valdismo medioevale.
Giovanni Gönnet
■ft
5
ottobre 1984
Sala Conferenze
INVITO
%
j ’'X
presso il Convento San Bernardino
Via Provoli, 28 - Verona
1184 - 1984
Vili CENTENARIO DEL CONCILIO DI VERONA
«La decretale contro gli eretici»
•;:h
Conferenza del prof. GIOVANNI GÖNNET
Lunedì 12 novembre 1984 - ore 21
. Istituto di Studi Ecumenici
San Bernardino
Chiesa Evangelica Valdese
Verona
LE ORIGINI DELLA PRESENZA VALDESE A VERONA
Ila ricerca di un tempio
^ Le prime notizie sulla presenza
p di una testimonianza evangelica
ì valdese in Verona risalgono al 1866,
quando il Veneto venne a far pardel Regno d'Italia.
^ Prima di questa data esisteva
S però in Verona un piccolo tempio
i evangelico, in località Santa Lucia,
ed era adibito al 'culto per la guarnigione austriaca della città. Dai
documenti del tempo risulta che
ne era assiduo frequentatore il maresciallo Radetzky. Questo locale di
culto era stato costruito per interessamento del generale austriaco
Benedek Lud\vig — in seguito scon¿fitto a Sadowa dai prussiani — che
¡¡¿eertamente frequentava il tempio
'Evangelico. Va notato che prima
■ del '66, il tempio era precluso agli
italiani.
Dopo la pace di Vienna, nel '66,
; ^ la « Commissione di evangelizza' : zione » invia da Milano a Verona,
? il pastore Gian Daniele Turino « per
S esplorazione » ed egli predica nel
I tempio appunto di Santa Lucia.
i Nelle « délibérations de la Comàiinission d’Evangélisation » del 5 lu’^lio 1867 troviamo questa notizia:
«Riguardo a Verona, il presidente
(G. O. Revcl) partecipa alla Commissione l'affittamento fatto col
'■ Governo del Re, della chiesa destinata, sotto il cessato governo stra( niero, alla celebrazione del culto
• evangelico ad uso dei soldati apparj. tenenti a questo culto, e fa travedere come vicino il momento in
' cui dovrà la Commissione provve! dere alla celebrazione del culto in
città ».
Il locale di culto in Santa Lucia
I era decentrato e nei documenti del
! Tempo si trova anche questa osservazione: « i patrioti certo non guardavano a quel tempio con molta
simpatia »! Così, nel marzo del 1868,
si prende in affitto un locale in
Corso Vittorio Emanuele 47, per
, le riunioni serali di evangelizzazioI ne: la presenza a queste riunioni
è di circa cento persone. Per qual
che tempo continuarono però i culti, al mattino, in Santa Lucia, culti
in comune con gli svizzeri e con
i tedeschi.
Prudenza valdese!
Fra gli avvenimenti di quel tempo va menzionata la visita a Verona dell’ex barnabita Gavazzi, ben
noto predicatore evangelico, il quale aveva partecipato accanto a Garibaldi alle campagne del Risorgimento. Egli era l’esponente più vivace della corrente evangelica che
riteneva necessario un rivolgimento politico e religioso per l’Italia.
L’orientamento della Chiesa valdese, in quel tempo, era quello di
compiere l’opera di evangelizzazione in Italia senza contrasti con la
monarchia sabauda e col governo
di Cavour; il Comitato di evangelizzazione scrive in quella occasione al pastore di Verona (F. Rostagno) rendendolo attento « che sarebbe imprudente che in un locale
cedutoci dal Governo, quale è la
chiesa di Santa Lucia, il celebre
predicatore invece di attenersi strettamente all’Evangelo, invadesse il
campo della politica, sopra a tutto
di una politica di opposizione come spesso avviene ».
Nel 1868 viene aperta una « Scuola Evangelica » e quale primo insegnante troviamo un maestro di Pinerolo.
Nel 1873 la comunità valdese si
trasferisce nei locali di Stradone
S. Pietro Incarnario n. 2: un piano
terra suddiviso in tre camere, poco adatto al culto ed alle riunioni.
Ma il padrone di questi locali
chiede di restituirli poiché il^ suo
commercio si è sviluppato ed è difficile trovare nuovi locali: « Abbiamo delle negative su tutta la linea
— scrive il pastore _— quando si
viene a sapere che si tratta di appigionare a noi. Non v'è altra, via
che una compera ».
Per qualche tempo le riunioni di
culto continuano in casa del pastore; ma vi sono quaranta gradini!
L’attività della comunità è buona:
« La pace del Signore — scrive il
pastore Lissolo nel suo rapporto —
regna fra di noi nella carità fraterna ».
L'interno del tempio
durante il culto.
Nella foto sopra il titolo
la lapide del 1879.
In un antico tempio
la nuova comunità
Ed ecco si presenta una insperata occasione per risolvere il grave problema del luogo di culto. Così ne riferisce il pastore Lissolo in
una lettera: « Un uomo della città
che aveva in proprietà una piccola
chiesa che era prima dedicata al
culto della Vergine Maria, conosciuta come la chiesa di Santa Maria Consolatrice, l'ha venduta a
noi ».
Questo piccolo tempio apparteneva alla casa Lastri che l’aveva data in affitto e l’inquilino, un certo
Galizzoli, ne aveva fatto un magazzino. Eppure una parte di questo tempio risaliva all’VIII secolo;
era stata eretta — come ricorda la
lapide che riproduciamo — dal vescovo Annone, il quale l’aveva dedicata a sua sorella Maria, detta
Consolatrice. Il piccolo tempio è
un vero gioiello dell’arte romanica.
C’era anche una pittura muraria
di cosi pregevole fattura da meritare una nota del Vasari.
Il Comitato di Evangelizzazione
si muove con prontezza e saggezza: riesce ad acquistare il tempio
per la somma di lire 6.000, « pari
allo stipendio di quattro anni di un
candidato al ministerio pastorale ».
Ci furono tentativi jjer impedire il
passaggio del tempio alla Chiesa
valdese, ma non riuscirono nel loro intento. Sorse a quel tempo una
incresciosa polemica con la Curia,
la cui documentazione può essere
rintracciata sul locale settimanale
« Verona Fedele » di quel tempo.
Nonostante alcune proposte di
radicali mutamenti delle strutture
del tempio, da parte di chi ben
poco si intendeva di arte, il tempio
è stato mantenuto nelle sue strutture originali, con il suo campanile
che fino ad una certa altezza è appunto romanico del XII secolo. La
lapide che si trova all’ingresso della chiesa fornisce informazioni chiare sulla storia del tempio.
La comunità raccolse a quel tempo lire 2.000 per i restauri rispettando quello che era ritenuto un
« oggetto di rara antichità ». Unico
mutamento: nell’abside, la scritta
« Consolatrix ora pro nobis » è stata sostituita dallo stemma valdese
con la scritta: « Lux lucet in tenebris ».
L’inaugurazione del tempio avvenne il 6 gennaio 1880, con la partecipazione dei pastori del Veneto
e nonostante il gelo la partecipazione al culto fu davvero incoraggiante.
Un’ultima nota di archivio: _ « una
crosta di ghiaccio copriva il soffitto, per la freschezza delle tinte.^
Sembrava uno specchio, e te pareti
del coro erano come lastre ai cristallo ».
In questo piccolo tempio la comunità valdese durante questi ultimi cento anni ha predicato TEvangelo del nostro Signor Gesù
Cristo. Aldo Sbaffl
Il tempio valdese di
Verona in via Duomo.
NEL CONTESTO DELLA VITA CITTADINA
La comunità oggi
Il locale dì culto, piccolo gioiello di architettura adatto a cerimonie religiose e a poco altro, in alcuni momenti è diventato tuttavia
luogo di incontro per chi percorreva un itinerario di fede dentro
la storia quotidiana. In questi ultimi dieci anni si sono create varie
occasioni per tali incontri.
Nel 1973 il dissenso cattolico esploso a Bologna con i Cristiani
per il Socialismo, trova nella nostra città numerosi gruppi che, in
aperto contrasto con la Curia, cercano una espressione per la propria fede che non sia in contraddizione con la scelta politica.
5
La comunità accetta di camminare con questi credenti. E’ un cammino che tocca diverse tematiche,
dal Concordato al rapporto tra fede e politica, dalla teologia della
liberazione all’impegno per i popoli latino-americani, ma è anche
un cammino contraddittorio che ha
sentito le pause e le accelerazioni
di ogni ricerca immersa, forse troppo, nell’oggi dell’uomo.
In tempi più recenti la difesa
della pace è stata un’altra occasione che ha trovato sensibile la comunità, ma non pronta ad una risposta organizzata di fronte all’improvviso crescere della mobilitazione.
I
La riuscita di una manifestazione cittadina ha, però, innescato una
riflessione teologica, che ha trovato
espressione in un documento con
il quale la comunità aderiva al Comitato cittadino della pace. Una
buona delegazione, inoltre, si è recata a Roma in occasione della
manifestazione nazionale per la
pace.
Le Intese, la questione morale,
il centenario della nascita di Lutero, l’insegnamento della religione
nella scuola, sono state altre oc
casioni in cui la comunità si è con
frontata con la città.
Come sottofondo a questi episo
di è rimasto sempre il mondo cat
tolico, che in tutte le sue sfaccetta
ture è presente in maniera massic
eia e condizionante.
Dalle istituzioni ufficiali alle Co
munita di Base, dal sindacato a,
cattolici democratici, dalle ACLl
ai gruppi del SAE, ogni profUo del
la vita cattolica si è intrecciato d
volta in volta con la comunità, ms
sempre aU’interno di un tema pre
ciso. Questo intreccio non è ma
stato facile: piccola comunità ir
una città cattolica, la chiesa di Ve
rona ha fatto passi sempre molte
misurati, attenta a manifestare
una precisa identità protestante
cercando di riconoscere il credente
cattolico come fratello nel vivo del
le sollecitazioni della storia. Solle
citazioni a cui la comunità ha sa
puto rispondere, a volte, per trop
po brevi momenti. Predicare Tevan
gelo in mezzo a queste sollecitazio
ni rimane la nostra vocazione: vo
cazione aperta, appellante il ere
dente che deve trovare il linguag
gio per annunziare la «novità pit
importante ».
La predicazione della Parola è 1
momento centrale anche per la vi
ta interna della comunità. Il cultc
domenicale raccoglie fratelli e sim
patizzanti dalla città e dalla diaspo
ra, ed è occasione di fraternità.
Può, infatti, accadere di vede«
questo austero locale trasformar
in sala ristoro per pranzare tutt:
insieme. Certo la architettura ro
manica esterna non si addice
questo uso, ma chi viene dalla dia
spora o chi si accosta alla comu
nità trova una ottima occasione pej
incontrare i fratelli. Incontri quest:
meno risonanti dei primi, ma noi
per questo meno essenziali.
Ruggero Mici
6
6 cronaca delleYalU
26 ottobre 1984
Prezzi.
affari,
tasse
'-■'J-z.
'.vt
i
t-»'
E’ constatazione comune, ormai ovvia, che nei paesi cosid.,,detti di villeggiatura i prezzi,
anche^ dei generi di prima necessità, sono più alti che altro\ ve: a questa « legge di mercato »
non si sottraggono certo «le
valli ». Per quanto ci concerne
■' come valdesi sarebbe forse bene
.. tener presente che la nostra tespmonianza passa anche di lì
è che se uh turista si sente nelta tipica situazione del apollo
spennato » non è nelle migliori
disposizioni d’animo per interessarsi alle peculiarità di una
zona che (magari con., qualche
tmziativa di incoraggiamento da
parte nostra) potrebbe essere
■■indotto a conoscere meglio. Anche sul piano dell’evasione fisa^e, (denuncia dei redditi, rilascio delle prescritte ricevute
^CQ.) c’è da chiedersi se questo
nostro piccolo mondo a concentrazione protestante si distingua
in qualche rnodo dal malcostume generale imperante in Italia.
Forse varrebbe la pena di tentare una verifica in questa direzione e — in caso di risultati
sconfortanti — avviare un discorso sulla coerenza tra fede
e opere. In passato ciò che caratterizzava i valdesi era il loro
livello culturale e la loro conoscenza della Bibbia, oggi forse
dovremmo dare dei “segni" in
altre direzioni fra cui proprio
la linearità di comportamento in
fatto di denaro sarebbe qualificante. Recentemente una persona mi diceva che una riflessione
su questo tema è difficile da
proporre perché « qui la gente
ci sta magari a parlare di sesso ma non di soldi ».
te
I':
f ;■
Se le cose stanno così è tanto
più urgente capire e far capire
che non ci sono zone del nostro
vivere quotidiano che possano
sottrarsi al confronto con l’Evangelo. Non può valere per un
cristiano la massima « les affaires sont les off aires », né deve possederci la paura tanto tipicamente italiana di non essere abbastanza “furbi”. Neppure
la corruzione dilagante anche ad
alti livelli ci esime dal proporre
per primi quei modi di essere
e di agire che ci lamentiamo continuamente di non vedere attorno a noi.
Mirella Argentieri Bein
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NECESSITA’ DEL RILANCIO DELLA ZOOTECNIA
Alpeggi in Val Pellice
In breve
Centrali nucleari
Negli ultimi 40 anni, le famiglie salite negli alpeggi si sono ridotte
da 60 a 15, con un calo di più del 50 per cento dei bovini e ovini
Alpeggi in Val Pellice. Quali
prospettive?
Questo il tema, affrontato con
buona affluenza a Pra del Torno all’interno delle manifestazioni dell’Autunno in Val d’Angrogna. La presenza di amministratori locali, di comuni e della
Comunità Montana, della Provincia e di funzionari regionali è
stata l’occasione di un confronto generale ed approfondito di
indubbio interesse. La necessità
di non disperdere i finanziamenti ma legarli ad alcuni progetti
sui quali fare confluire gli interventi pubblici e privati è stata
ribadita da più parti ed è il presupposto indispensabile per la
buona riuscita delle iniziative.
L’analisi deve portare all’individuazione di interventi differenziati ma complementari: dalle
abitazioni per gli alpigiani ai ricoveri per il bestiame, dalle piste b strade di accesso alla irrigazione dei prati, dall’analisi
del foraggio alla commercializzazione dei prodotti.
Data la carenza dei mezzi di
cui gli Enti pubblici dispongono
(poco più di due miliardi per
l’84 per la Provincia di Torino)
« solo un’attenta analisi può fare imboccare una via corretta,
altrimenti sono altri soldi pubblici dispersi », ha affermato lo
assessore provinciale Rossi.
I risultati dell’analisi preliminare che l’agronomo Dr. Lo Bue
sta conducendo per conto della
Comunità Montana su 15 alpeggi, evidenziano problemi da affrontare molto grossi. Oltre allo
stato precario delle abitazioni e
dei ricoveri, mancano soprattutto le strade di accesso percorribili con mezzi; altra constatazione, la scarsa presenza di persone negli alpeggi non permette
un’adeguata manutenzione; il
tutto si ribalta sulla situazione
dei terreni, ormai fortemente invasi dal nardo (non appetibile
dal bestiame) quindi con un impoverimento progressivo di tutta l’area. Le statistiche dicono
che negli ultimi 40 anni le famiglie salite negli alpeggi si sono ridotte da 60 a 15, con un
calo di più del 50% dei bovini;
analogo discorso per ovini e caprini. Secondo i piani di economicità illustrati dai tecnici, allo stadio attuale non rimarrebbero quindi spazi se non alla buo
na volontà dei singoli. Gli agricoltori interpellati stavano obiettivamente su un altro piano;
hanno resistito all’alpeggio sin
quando hanno potuto ed è chiaro che in questa situazione di
sopravvivenza è difficile parlare di imprenditorialità finalizzata ad un effettivo reddito.
Diverse le condizioni e più favorevoli nel territorio di Bobbio Pellice, dove, al Pis della
Rossa, sabato 13 ottobre vi è
stato il collaudo e l’inaugurazione di una stalla comunale per
cento capi bovini (di questo avvenimento relazioneremo sul
prossimo numero). Anche nei
comuni di Villar e Torre Pellice la situazione offre delle prospettive se si interviene per tempo. Indubbiamente alcune zone
sono ormai così compromesse
che non sarà più economico alcun recupero. In altre c’è da
augurarsi che questa possibilità
di intervento esista e venga colta incoraggiando la socializzazione, premiando la volontà dei
montanari e degli amministratori decisi a proseguire.
Il Comune di Pomaretto ed il
Comitato per la pace ed il disarmo - valli Chisone e Germanasca
organizzano per venerdì 26 ottobre, alle ore 20.30 presso i locali del Municipio di Pomaretto
un dibattito pubblico sul tema:
Le centrali nucleari: un problema aperto.
Interverranno al dibattito Donato Adduci, sindaco di Robassomero (primo comune denuclearizzato in Italia), Giuseppe
Reburdo, consigliere alla regione
Piemonte ed un rappresentante
della CGIL, settore energia.
Problema casa
La sezione di Pinerolo del PCI
ed il gruppo consiliare comunista organizzano per domenica
28 ottobre un incontro sui problemi della casa.
L’incontro, cui parteciperà
l'ing. Carlo Costanzo vice presidente deU’IACP di Torino si terrà nei locali della Sezione del
PCI in Corso Torino 18.
Gruppo pace
Adriano Longo
LUSERNA S. GIOVANNI —
Mercoledì 31 ottobre si terrà la
riunione del gruppo pace. Inizio alle ore 20.45 nei locali del
presbiterio.
USSL 43 - VAL PELLICE
Un passo per la riforma sanitaria
Con la partecipazione al completo, la maggioranza ha garantito fin dall’inizio, nella seduta
del 15 ottobre, la validità dell’Assemblea i cui lavori si sono
svolti rapidamente.
All’o.d.g. c’era 1’« Avvio delle
Aree tecnico-amministrative dell’Ufficio di Direzione » contemplàte dalle leggi di riforma sanitaria che ne definiscono composizione, articolazione e compiti. Il Comitato di gestione si
avvale di questo Ufficio che assume funzioni fondamentali nell’organizzazione tecnica dei servizi e nella costruzione di programmi specifici. A scopo operativo alcuni dirigenti e operatori già presenti nell’U.S.S.L. sono stati assegnati alle seguenti
aree:
a) Area della Programmazione e
verifica dei piani;
b) Area della Informazione e di
epidemiologia;
c) Area della Formazione e educazione sanitaria.
Il lavoro di ciascun settore non
è fine a se stesso ma interdipendente, per cui il personale prescelto opera contemporaneamente nelle tre Aree con funzioni diverse.''
La minoranza era perplessa
circa la composizione delle tre
aree e in particolare riteneva
che sarebbe stato possibile utilizzare altri funzionari invece di affidare ruoli più ampi a uno solo.
P. C. Longo ha rilevato che la
distribuzione degli incarichi è
in armonia con gli obiettivi della riforma sanitaria ed è stata
effettuata definendo ruoli e funzioni per rendere più funzionali
le Aree stesse. L’accumulo di due
incarichi preminenti nella persona dell’A.S. signora Mariena Gaietti, quale referente sia dell’Area della Programmazione che
della Formazione e educazione
sanitaria, sta a significare — ha
ribadito Longo — che non si è
voluto disperdere un patrimonio di esperienze conseguite che
devono necessariamente essere
utilizzate per una più efficiente
attività neH’interesse socio-sanitario.
Anche il rendiconto finanziario
della gestione invernale ed estiva
del Foyer di Angrogna comprova
la validità di questo intervento
sociale che facilita la permanenza in una struttura, limitata nel
tempo, delle persone anziane
senza sradicarle dal proprio habitat. Al pareggio del consuntivo hanno concorso il contributo
del Comune di Angrogna (lire 4
milioni) e l’avanzo della gestione estiva (circa 3 milioni). L’Assemblea ha approvato il rendiconto e la prosecuzione dell’attività nel prossimo inverno.
E’ imminente il trasferimento
delle pazienti dal Reparto Psicogeriatrico di Torre Pellice a 'Villa Olanda. La Comunità Montana-USSL consapevole che il mutamento di ambiente provoca
già di per sé un turbamento, ha
ritenuto di avvalersi per un anno
con apposita convenzione con
l’Ospedale Valdese di due sue
infermiere che da una decina di
anni curano con familiarità que
ste malate. La continuità di rapporto faciliterà il loro inserimento nella nuova struttura e il passaggio all’assistenza del personale USSL.
Come ha affermato P.C. Longo,
si stanno ora raggiungendo le
condizioni per rendere disponibile l’Ospedale di Torre Pellice con
tutti i suoi 80 posti letto. Con la
sua prossima ristrutturazione,
decisa dalla CIOV, potrà finalmente svolgere la funzione sancita dal piano sanitario della Regione.
IL COMUNE
NON C’ENTRA
Non sarà trascurato il ruolo
dell’Ospedale Mauriziano di Luserna S. G. che, con il nuovo assetto in linea con il predetto
piano sanitario, accettato dall’Ordine Mauriziano, assicurerà alla
popolazione della Valle i servizi
sanitari che la riforma sanitaria
prevede nell’ambito di ogni
USSL. A. K.
In merito alla lettera apparsa su codesto settimanale del 5.10.84 « Di
sturbano il culto ”, preciso che questa
Amministrazione è estranea ai fatti lamentati.
Infatti l’organizzazione delle manifestazioni di cui alla lettera rientra nelle autonome iniziative di gruppi o di
associazioni.
Rimane la questione della sensibilità
per chi organizza manifestazioni di rispettare le giuste esigenze di chi si
riunisce nei luoghi di culto; per parte
nostra, credo che nell’organizzare
manifestazioni varie abbiamo sempre
tenuto conto di questi problemi e, ovviamente, ne terremo conto per il futuro.
Cordiali saluti.
Giovanni Steffanetto, Sindaco
di Torre Pellice
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0 *
7
li:
l
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26 ottobre 1984
cronaca delleValli 7
PRIMO DISTRETTO
«Cultura della pace e protestanti
nel Pinerolese»: progetto per le chiese
La Conferenza distrettuale di
quest’anno ha approvato un ordine del giorno in cui chiede a
iurte le comunità di essere atiente al problema della pace e
del disarmo. La commissione distrettuale ha nominato una commissione che ha elaborato un
concreto progetto di impegno.
Pubblichiamo qui di seguito una
lettera inviata ai Concistori sulì’eirgomento.
Cari fratelli e sorelle,
un anno fa di questi tempi le
strade d’Italia e d’Europa si
riempivano di persone che manifestavano la loro volontà di
pace, la loro opposizione alla installazione degli euromissili, la
loro convinzione che le controversie internazionali possano essere composte senza il ricorso
alle armi. Di questo popolo della
pace facevano parte, ed in modo
consistente, anche gli evangelici italiani radunatisi a Roma il
22 ottobre, per esprimere la loro
solidarietà ed il loro protagonismo in questa lotta comune per
la pace. Numerosi membri delle
comunità delle valli erano presenti in quella giornata, a dimostrare che gli ordini del giorno
sinodali non erano solo belle
parole, ma che il problema della
pace stava penetrando nel corpo
delle nostre chiese.
Ad un anno di distanza molte
cose sono avvenute ed i primi
missili sono stati installati, a
Comiso come in Germania ed in
Gran Bretagna. L’impegno per
la pace si dilata nel tempo; ha
bisogno di approfondirsi e di
estendersi su tutto l’arco del problema degli armamenti e delle
istituzioni militari, delle strategie dei blocchi dominanti, del
tentativo dei popoli del Terzo
Mondo di scrollarsi di dosso il
giogo che li rende servi dei paesi del Nord del mondo. In una
parola diventa evidente quello
che noi protestanti abbiamo sempre sostenuto, cioè che non si
può parlare di pace se non si
affronta il problema della giustizia nel mondo; se il pericolo di
catastrofe nucleare incombe sul
nostro futuro, la morte per fame, il saccheggio delle risorse,
la distruzione della speranza
stessa di una vita dignitosa sono nel presente dell’esistenza
dei popoli di due terzi della terra.
Se forse è terminato il momento delle grandi manifestazioni di
massa, è necessario ora concentrare l’attenzione verso lo studio
e la ricerca in vista della costruzione di una cultura della
pace e verso azioni concrete che
coinvolgano le persone anche
nella loro vita quotidiana. Proprio per andare in .questa direzione la Commissione pace e
disarmo del 1° distretto e la
FGEI-Valli hanno messo a punto,
come ormai sapete, il progetto
« Cultura della pace e protestanti nel Pinerolese», un progetto
di ricerca, di riflessione, di informazione e di dibattito rivolto
a tutte le comunità delle valli ed
a quanti nella nostra zona non
vogliono lasciar cadere l’impe
gno ed il confronto con questo
problema cruciale. Questo progetto è stato approvato dalla
Conferenza distrettuale con una
indicazione alle comunità molto
signiflcativa, quando si dice che
« ...deve implicare tutta la vita
della chiesa e non solo l’attività di un settore delegato a questo scopo, e quindi ánche la
dicazione, la riflessione biblicoteclogica, i programmi di educazione in vista della fede, le attività settoriali, le assemblee di
chiesa... al fine di sviluppare una
cultura della pace ».
Le varie attività di ricerca del
progetto sono riprese a pieno
ritmo in questi giorni; i gruppi
sull’educazione alla pace, sul
rapporto tra cultura protestante
e nonviolenza, sulla riflessione
teologica, sull’informazione alle
comunità stanno coinvolgendo
una cinquantina di persone e
stanno mettendo a punto il loro
programma per i prossimi mesi.
E’ giunta tra di noi anche Gisela, la ragazza volontaria svedese
che collaborerà per un anno al
nostro lavoro e che è ospitata
dal Convitto di Pomaretto.
Siamo perciò disponibili ad
essere presenti in tutte le chiese del 1” distretto per informare
sulla situazione attuale del problema degli armamenti, sulle
attività dei movimenti per la pace, sulle prospettive di impegno
dei credenti. Vi proponiamo di
organizzare momenti di confronto, con la massima apertura a
tutte le posizioni, sia con dibattiti nelle comunità, interventi
nelle riunioni quartierali, lavoro
in comune con i vari settori delle chiese (scuole domenicali,
gruppi giovanili, gruppi di attività, ecc.) o tramite il gruppo
pace locale (che ricordiamo sarebbe bene costituire in ogni comunità) o direttamente tramite
il concistoro. Abbiamo a disposizione, per introdurre questi
momenti di confronto, alcuni audiovisivi e videotape molto utili
per l’inizio di una riflessione.
Come primo sbocco di questo
lavoro, e come impegno concreto, le chiese potrebbero recepire alcune delle proposte che sono state avanzate in questi mesi:
— la proposta di denuclearizzazione dei locali ecclesiastici,
fatta dalla Commissione nazionale BMV, che può servire
sia come momento di dibattito e di presa di coscienza
del problema, sia come' indicazione ai Comuni per un loro
impegno, come ente locale,
in questo senso. Attualmente
alcune chiese ed alcuni comuni si sono già mossi in
tale direzione;
— la proposta di rapporti bilaterali con credenti e chiese
dell’Est e del Sud del mondo, fatta dalla EGEI, che può
permetterci di conoscere da
vicino, magari in carne ed
ossa, quegli uomini e quelle
donne che i potenti della terra hanno decretato debbano
essere i nostri nemici o le nostre vittime.
- La proposta di gemellaggio
lfi;iktjRINO
IL CORRIERE DEL SESTRIERE
SERVIZIO GIORNALIERO
MILANO - TORINO - PINEROLO
VALLI CHISONE ■ PELLICE - GERMANASCA
AUTOCARRI TUTTE LE PORTATE PER
ITALIA - FRANCIA - SVIZZERA
Roma 22 ottobre ’83: nel corteo per la pace sfilano i membri
della chiesa di Torre Pellice.
tra chiese fatta al Sinodo (e
da questo accettata) dalla
chiesa evangelica di Riverside di New York, che può farci capire meglio come anche
nel paese che ci ha costretti
a subire Tinstallazione dei
missili esistano credenti che
lottano contro la politica di
riarmo.
Nel ricordarvi che la Conferenza distrettuale nell’approvare il
progetto ha tenuto conto anche
del suo seppur limitato bilancio finanziario (in larga misura
sostenuto dalla Tavola valdese
e dalla EGEI) ed ha ritenuto
« che le chiese debbano farsi rarico anche della responsabilità
finanziaria che il progetto comporta, cercando le forme che
riterranno più opportune », vi
proponiamo di tenere presente
questo aspetto nelle vostre prossime riunioni di Concistoro. Il
contributo previsto dal progetto
a carico delle chiese del 1° distretto è di L. 440.000 (...). Esiste a questo proposito una indicazione della Commissione esecutiva distrettuale, espressa nella sua circolare di settembre, e
cioè di « proporre questo progetto come obiettivo per la colletta fatta dalle scuole domenicali ».
Naturalmente, oltre al contributo finanziario, è per noi della
massima importanza la solidarietà ed il coinvolgimento di
tutti i credenti evangelici delle
valli, affinché l’impegno per la
pace non risulti una breve campagna che magari sta entrando
nella fase calante, oppure soltanto il pallino di poche persone.
Ma sia realmente il momento
di partenza di una riflessione e
di un lavoro concreto che ci vede
insieme a tutti coloro che credono ancora possibile la costruzione, a partire dal loro vissuto, di un mondo che rimetta al
primo posto i valori della pace,
della solidarietà, della libertà e
della giustizia. Di un mondo nel
quale, come dice il docxunento
dell’assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Vancouver, « I cristiani non possono
considerare i pericoli del momento come inerenti alla natura
delle cose. E neppure possiamo
abbandonarci alla disperazione.
Come credenti in un Signore e
Salvatore, Gesù Cristo, il principe della pace, noi siamo i « servitori » della speranza di Dio
per il futuro della creazione ».
Il gruppo di coordinamento
del progetto « Cultura della
pace e protestanti nel Pinerolese ».
Per informazioni e comunicazioni potete rivolgervi a:
Aldo Eerrero, L.go Dino Buffa,
5/1, 10062 Luserna S. Giov.
Ada Poét, Loc. Gran Bosco 1,
10060 Perrero, tei. 848929
Claudio Rivoira, str. Cañavero,
32, 10060 Bricherasio, telef.
598584
Marco Pasquet, Via Liouna 1,
10062 Luserna S.G., tei. 909978.
RINGRAZIAMENTO
<f Perché, se viviamo, viviarM
per il Signore, e se moruimo
moriamo per U Signore. Sia
dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore ».
(Romani 14: 8)
Il marito ed i fatniliiari della compianta
Ida Monnet
riconoscenti e commossi, ringraziano
tutti coloro che con scritti, parole di
conforto e presenza ai funerali si sono
uniti eà loro dolore. Un igrame particolare al pastore Platone, all’Unione femminile, ai sanitari ed al personale dell’Ospedale Valdiwe di Torre Pellice,
per l’interess£unento, le cure, e l’assistenza prestate.
Angrogna, 15 ottobre 1984
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Eli Long ^
prafondanuente comimossi per ia dimostrazrone di stima e di affetto tributata al loro caro, neR’impossibilità di '
farlo singolarmente, ringrazialo sentitamente tutti coloro che presero parte al loro dolore.
Esprimono un particolare, doveroso
ringraràamento ai medici ed M personale infermieristico degli Ospedali di
Saluzzo, Cuneo, Pomaretto; ^ medÌTO
curante dott. Bertolino, ollie gentili
persone ohe si prodiigarono durante la
malattia del loro cmro, al pastore sig.
Noffke, aU’Assodazione Nazionale Alpini sezione di S. (germano Chisone
ed ai colleghi di lavoro di Livio e
Mara.
Pramollo, 21 ottobre 1984
RINGRAZIAMENTO
« Nel giorno in cui temerò io
confiderò in Tè »
(Salmo 56: 3)
I familiari di
Maria Negrin ved. Pontet
neU’impossibilità di farlo sìn'golbi>
mente, ringraziano sentitamente tutti
coloro che haimo preso parte ^ loro
lutto. Un ringraziamento particolare
rivolgono ài pastore Claudio Pasquet,
al personale dell’Ospedàle Valdese di
Torre Pellice, alla Direttrice di Valla
Elisa, sig.ra Laura Rivoira, alle ospiti
e al personale.
Bobbio Pellice, 20 ottobre 1984
AVVISI ECONOMICI
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile].
AmbuUinza :
Croce Verde Pinerolo; 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna; tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
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Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
8
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26 ottobre 1984
4 NOVEMBRE
Non festa ma lutto
L’ultimo nemico
(segue da pag. 1)
Psr commemorare degnamente i caduti scegliamo il lutto per esprimere la nostra protesta contro tutti i conflitti e tutti gli armamenti
Tutti i 4 novembre, l’Italia festeggia l’anniversario delTarmistizio di Villa Giusti presso Padova firmato nel 1918 con l’Austria, che ha sanzionato la nostra vittoria e la fine della prima guerra mondiale.
Certamente, ogni fine di guerra è una festa e un segno di speranza; ma purtroppo il 4 novembre non si festeggia sotto
questa prospettiva, ma sotto il
demagogico concetto: « Abbiamo vinto. Il nostro esercito è
stato bravo. Evviva gli eserciti ».
I dieci milioni di morti e le
varie distruzioni, con tutte le loro nefaste conseguenze umane,
sociali ed economiche, passano
in secondo piano: l’essenziale è
aver vinto!
Ma vincere come e perché?
Le motivazioni per cui è scoppiata la prima guerra mondiale
(e non solo questa) non sono
per niente nobili e quindi la vittoria dell’una o dell’altra parte
non avrebbe dovuto essere motivo di esaltazione ma di vergogna.
Le cause vere — come tutti
sanno — vanno ricercate nel desiderio di potere deU’Austria e
della Russia zarista, entrambe
gelose per i successi deH’awersario e pretendenti al predominio nella penisola balcanica; vanno ricercate nel contrasto franco-tedesco e anglo-tedesco: il
primo perché la Francia voleva
vendicarsi della sconfitta del
1871 e riprendersi l’Alsazia e la
Lorena, ed il secondo perché
ringhilterra non voleva perdere
la supremazia sui mari e vedeva nella Germania una minaccia
ai suoi interessi economici e coloniali.
L’uccisione dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando e
di sua moglie fu solo un pretesto (come si sa) e gli irredentisrni dell’Italia e della Serbia giustificarono e aizzarono maggiormente la catastrofe.
Non ci sono quindi alla base
r—-----------------------------
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Subalpina - Torre Pelllce (Torino)
motivazioni umane e ideali, ma
tutti hanno partecipato alla
guerra per i loro meschini interessi economici, politici, militari.
Non solo, ma molti non sanno che l’Austria (nelle « conversazioni di Roma » dell’inverno
1914-’15) aveva promesso 'Trento
e Trieste in cambio della neutralità italiana.
La nostra partecipazione fu
cioè una doppia inutile strage!
L’Italia partecipò perché non
aveva fiducia nelle promesse austriache e perché sperava — in
caso di vittoria — in qualcosa
di più.
E qualcosa di più c’è stato effettivamente: 600 mila morti italiani, per im’annessione che si
sarebbe ottenuta senza versare
una sola goccia di sangue!
E allora come festeggiare il
4 novembre, soprattutto sapendo di questa possibilità offerta
e soprattutto ancor dopo la tragedia della 2“ guerra mondiale?
Il popolo — salvo un gruppo
di fanatici — non voleva questa
guerra né le altre le ha mai volute.
Ben 344 mila italiani vennero
giudicati dai tribunali militari
per i più svariati motivi più o
meno gravi, durante la prima
guerra mondiale.
Ma quando mai ha contato il
popolo per il potere?!
Ogni spartizione di terra avviene secondo l’importanza strategica o economica e secondo
le varie convenienze dei vincitori (di chi comanda naturalmente!), e non certamente secondo
i desideri popolari.
Se i berlinesi — dopo la fine
della 2* guerra mondiale — avessero potuto scegliere, certamente non avrebbero scelto la vergogna del muro che divide la
città in due!
E così queste patrie conquistate con la violenza e volute
da chi comanda e non da chi
vive la vita di ogni giorno; queste patrie volute dai cosiddetti
’grandi’ della storia, che poi si
diniostrano più piccoli e più meschini della gente umile che non
conta nulla, sono il risultato
non del destino o dell’istinto insito nell’uomo, né il risultato di
soluzioni basate sulla, giustizia
e sulTautodeterrninazione dei
popoli; ma sono il risultato di
un insieme di fattori economici,
politici, strategici, basati sull’interesse dei pochi che detengono
il potere politico ed economico.
Oggi tutto assomiglia all’inizio
di un’altra grande guerra; tutti
giustificano il loro riarmo con
la volontà di pace, ma la storia
ci insegna che così facendo non
si giunge alla pace ma alla
guerra.
Per questo, il 4 novembre non
deve più essere una festa per
giustificare la bontà degli eserciti e di ciò che hanno fatto o
fanno.
Deve essere un lutto per commemorare degnamente la memoria dei caduti (morti senza
motivo e per l’opportunismo del
potere); un lutto per esprimere
la nostra ferma protesta di fronte a tutti i conflitti e a tutti i
riarmi da qualunque parte provengano e la nostra ferma volontà di impegno perché questo
periodo così grave di tensioni
internazionali non sbocchi nella guerra che distruggerà l’umanità, ma sbocchi in una vera
volontà di pace e di cooperazione fra i popoli, senza false demagogie e senza parate folcloristiche che confondono le idee
e costano miliardi.
Nino Gullotta
stico —, promossi alla gloria,
quelli che ci hanno lasciato;
quando non facciamo il più gran
miscuglio di annuncio cristiano
della risurrezione in Cristo e di
f credenza pagana in una immori talità deH’anima.
Ripensiamoci, non siamo davvero molto ciarlieri? E non abbiamo sentito spesso insopportabilmente ciarlieri i benintenzionati amici che volevano consolarci di un nostro lutto cocente, che ci scuote e ci getta nella
disperazione di non saper più
nulla, di non sapere più bene
che pensare, che sperare? Di
fronte alla morte, comunque si
manifesti e s’imponga fra noi,
s’impone come non mai il programma deU’antioo credente:
« Sta’ in silenzio davanti all’Eterno, e aspettalo » (Salmo 37: 7).
Con la morte non si scherza.
E’ davvero « l’ultimo nemico »
(I Corinzi 15: 26). Ed è « il salario del peccato » (Romani 6: 23),
personale e collettivo. Non è un
fatto biologico, tristemente ’naturale’: è un giudizio. Non è il
doloroso travaglio dell’anima
che si svincola dalla pesante
crisalide fisica: è la fine della
nostra persona, dopo esser stata
la fine di coloro che abbiamo
amati, e di quelli che comunque
ci sono stati compagni di umanità.
La gioia traboccante, la fiducia incrollabile, l’attesa dolorante e impaziente della risurrezione, degli altri e di noi stessi, è certamente « il dono di
Dio» (Romani 6: 23) che Dio ci
ha fatto in Cristo, convalidandolo il mattino di Pasqua; è per
noi; è già per ora. Il messaggio
apostolico è che in comunione
con Cristo noi siamo « passati
dalla morte alla vita » (Giovanni 5: 24); che Cristo ha già vinto
« l’ultimo nemico » (I Cor. 15:
26). Ma tutto questo non lo vediamo: lo crediamo, lo speriamo e il solo appiglio — saldo,
come roccia dei secoli, certo! —
è Gesù Cristo, morto e risorto
come ci continuano ad attestare i suoi testimoni.
Cristiani nella rivoluzione
(segue da pag, 1)
dalla vicenda delle popolazioni
indigene, soprattutto Miskitos
della Costa Atlantica. La Chiesa
Morava, che fa parte del CEPAD
e che è quella maggioritaria
nella Costa Atlantica, ha svolto
un importante ruolo di mediazione per far comprendere al
governo e al Fronte Sandìnista i
loro errori e per riportare la
calma e un atteggiamento di collaborazione tra le popolazioni
indigene. Questo ruolo di mediazione, pieno di rischi anche personali, mostra oggi i suoi frutti con il cambiamento della politica del governo nei confronti
della Costa Atlantica.
— Sulle pagine del nostro giornale c’è stata una polemica su
questa vicenda.
— Infatti. Devo dire che anche
per questo mi sono particolarmente preoccupato di avere notizie sulla questione. Ho parlato con il responsabile del programma del CEPAD per la Costa
Atlantica, e con due protagonisti
moravi dell’intera vicenda: il pastore Norman Bent (un afro-antillano, una delle comunità etniche più numerose) e Fernando
Colomer, miskito, responsabile
del programma della Chiesa Morava per i rifugiati della Costa
Atlantica. Sia Bent che Colomer
sono stati in prigione e a soggiorno obbligato proprio nel periodo di massima tensione e incomprensione, eppure nonostante questo e a rischio della propria incolumità personale (entrambi hanno da temere dalle
bande controrivoluzionarie) hanno continuato a lavorare per
una reciproca comprensione.
Non ho mai sentito dalle loro
bocche una parola contro i Sandinisti. Critiche per i loro errori si ma anche uno spirito di
forte collaborazione. Oggi la situazione non è del tutto normalizzata, c’è ancora da lavorare
molto, ma, come mi ha detto il
pastore Bent: « La rivoluzione
è una speranza, anche per gli indios della Costa Atlantica ». La
manipolazione delle informazioni che si è fatta in occidente parlando di genocidio e cose del
genere (mai, assolutamente mai
avvenute) non li hanno certamente aiutati. Per questo speriamo di avere presto in Italia
uno di loro perché possa darci
una testimonianza di ciò che è
veramente successo. Inoltre l’ultimo numero di Gioventù Evangelica di quest’anno conterrà un
dossier sui Nicaragua in cui si
parlerà più in dettaglio di questa vicenda.
— Tra qualche giorno ci saranno in Nicaragua le elezioni.
Sulla stampa italiana c’è chi
ne mette in dubbio la legalità
per la mancata partecipazione
di alcuni partiti politici di opposizione.
— In effetti alcuni piccoli partiti conservatori pare che non
parteciperanno alle elezioni, ma
bisogna ricordare che, oltre ai
Sandinisti, parteciperanno altri
sei partiti, tre di opposizione e
tre che fino ad oggi sono stati
alleati dei Sandinisti. "Va inoltre
segnalato che il sistema elettorale, è di tipo occidentale, radicalmente diverso da quello oggi
in vigore nei paesi del cosiddetto
« socialismo reale », che tutto il
processo elettorale sarà seguito
da una commissione internazionale di giuristi e, dato molto
importante, che si è iscritto per
votare (come negli USA, anche
in Nicaragua, il cittadino che
vuole votare deve iscriversi alle
liste elettorali) circa il 95% degli aventi diritto. Anche le chiese evangeliche vedono queste
elezioni come un fatto estremamente positivo.
— Qual è, secondo te, la ragione per cui le nostre chiese
evangeliche dovrebbero seguire
con attenzione l’esperienza degli
evangelici del Nicaragua?
— Oltre alle ragioni, forse un
po’ generiche, della solidarietà
umana, mi sembra che in Nicaragua, dopo la rivoluzione inglese del ’600, per la prima volta le
chiese non si fanno prendere in
contropiede da un’esperienza sociale rivoluzionaria. E’ vero che
il sandinismo non sta ricalcando le orme, in verità un po’ consunte, per non dire altro, delle
tradizionali rivoluzioni nazionaliste e socialiste, ma è anche vero che le chiese evangeliche
hanno deciso di vivere senza paura e con piena, leale anche se
critica partecipazione l’esperienza di un popolo intero. La rivoluzione sandinista è una rivoluzione in cui i cristiani hanno
partecipato e partecipano in
massa, e questo ne fa, insieme
ad altri elementi, un’esperienza
del tutto originale, un laboratorio politico ed etico da cui i
cristiani di tutto il mondo possono apprendere qualcosa nel
campo della responsabilità sociale e dell’évangelizzazione.
Quest’appiglio, Ezechiele non
lo conosceva ancora; a noi è dato, è offerto alla nostra fede: e
ringraziato, « benedetto sia Iddio che nella sua grande misericordia ci ha fatto (già) rinascere, mediante la risurrezione
di Cristo dai morti, a una speranza viva! » (I Pietro 1: 34).
Ma perché questa gioia, questa
fiducia, questa attesa siano vere, si sviluppino in tutta la loro
portata, vivano e fruttifichino in
noi, ci portino a esserne testimoni semplici e veraci, dobbiamo aver ascoltato la domanda
di Dio nel momento in cui ci fa
guardare in faccia l^rrqre scon-.
jnato della morte e la maestà
abb^cIHàiTfè~3gl''STro giudizio: di
lui, il Signore: « Dimmi, queste
ossa — quelle del tuo caro, della tua cara, delle miriadi di persone umane che sono "morte —,
potranno rivivere? E quando saranno le tue ossa, potranno rivivere? ».
Ezechiele ci guida nella risposta; « Signore, Eterno, tu lo
sai ». Noi, davvero, non lo sappiamo. Tutto quel che sappiamo, è frutto della nostra esperienza, o della nostra rifiessione;
ci viene dalle cose che possiamo constatare. Certo, pella fede
(iC è data la conoscenza 'dPcosB
c^e Tltm--sr~vgdofí5~6joñ si Toccano crrn-mnSno7~ma~ che si vivpno... Tuttavia, la mortéTUJtie'stio^taglio’ sulle nostre esistenze, ci fa appunto sentire il nostro ’limite’; un limite invalicabile, alla nostra conoscenza;
qui, potremmo dire, la nostra
fede è tutta e solo attesa, tutta
e solo speranza. Ed è questo
che vogliamo dire, se diciamo:
« Signore, Eterno, tu lo sai ».
Una preghiera e una professione di fede umile: Signore,
Eterno, lo sai tu. non io, non
noi; noi stiamo in silenzio davanti a te, e ti aspettiamo, aspettiamo che tu pronunci la tua
parola, che tu crei e ricrei vita.
Non c’è altra possibilità, ogni
altra via è sbarrata.
Una preghiera e una professione di fede fiduciosa e, così,
gioiosa: Signore, Eterno, tu lo
sai. tu che ci ami e che sei il
creatore e il signore dell'esistenza, della morte e della vita eterna, tu ohe chiami all’esistenza
le cose che non sono, che l’hai
fatto, continui a farlo e hai promesso che lo farai, definitivamente. TU LO SAI. Questo è
l’importante, questo ci basta,
questo mi basta.
Gino Conte
D. Tutu
(segue da pag. 3)
partito il venerdì santo del 1913
dalla Francia per andare a fondare a Lambaréné in Africa un
ospedale per la gente del luogo.
La questione nera, il razzismo
sono stati da questi fratelli affrontati direttamente, in epoche
diverse e con strumenti diversi,
ma in tutti la convinzione era
che la liberazione di Cristo è e
rimane liberazione da ogni diabolica invenzione umana di cui
l’apartheid è uno degli aspetti
più macroscopici.
Nella motivazione del Nobel a
Tutu si legge che il riconoscimento va anche « al coraggio e
all’eroismo dei negri sudafricani che lottano pacificamente contro l’apartheid », questo penso
debba essere sottolineato. Tutu
è semplicemente il simbolo di
un popolo intero che si batte
per la pace e la giustizia, a ’Tutu
andrà la gloria del premio (non
i soldi che ha già annunciato
di voler devolvere a favore di
borse di studio per dei ragazzi
neri), ma dietro di lui si deve
vedere un popolo in marcia, nel
quale non pochi sono i cristiani
che hanno il coraggio di non arrendersi, di lottare per l’utopia,
di sperare, sperare e credere
che le parole del canto « Noi
trionferemo » saranno un giorno realtà.
Oaudib Pasquet
«1-1
fi