1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nam. 5U
Una copia Lire 80
ABBONAMENTI
/ L. 3.500 per l’interno
\ L. 4.500 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
AVVENTO - 3
Giuseppe falegname di Nazareth,
figlM di Davide
La chiesa primitiva si è pensosamente posta dinnanzi al
fatto della nascita straordinaria e contraddittoria dell’Atteso.
Tutto l’evangelo della nascita ^ di
Gesù contraddice e sconvolge l’attesa del Messia. Attesa liberatrice
sempre pensata in termini di grandezza e di vittoria, che non si verificava nel quadro di regalità sperato. Gesù nasce invece nella povertà e nella clandestinità. Eppure
il carattere di autenticità gli viene
subito riconosciuto col titolo di
Gesù figliuol di Davide, erede di
tutte le promesse messianiche.
La nostra sensibilità moderna
poco si cura della attenzione data
nell’evangelo alle genealogie, e
tuttavia la matrice ebraica vede
invece nella discendenza davidica
di Giuseppe, e nel suo riconoscimento del figlio di Maria, una piena legittimazione. Legittimazione
rivoluzionaria a dire poco, perché
è legittimazione della fede nella
povertà, della fede nella fuga, della fede degli oppressi nell’Avvento del Regno.
Per questo riconoscimento Gesù è l’erede di Davide, anche
se la sua è una adozione e
non una discendenza biologica. In
questo anello della catena storica
delle testimonianze della fede,
Giuseppe assume un ruolo che
non è affatto irrilevante. Al contrario, la sua testimonianza alla
incarnazione dell’Atteso è estremamente importante. È vero che
è una figura molto più in ornbra
che non Maria, tuttavia ci può essere di aiuto molto più che non si
pensi.
Matteo rende conto della testimonianza resa da Giuseppe ad un
fatto situato nel tempo degli uomini, ma che non è del tempo.
Rende testimonianza ad un fatto
di altra qualità. Un fatto in se scabroso, a valutazioni umane offen
ai suoi fratelli. Semplicemente,
egli obbedisce.
Certamente anche nella prima
generazione cristiana il problema
della incarnazione di Cristo si è
posto, e molti lo hanno risolto per
altra via che per quella della fede.
Ma Giuseppe ha levato lo sguardo
all’Avvento del Regno. Da allora e
in tutte le generazioni seguenti,
una forza misteriosa ha cancellato
le incertezze e trasfigurato le problematiche nel cuore di molte
creature di Dio, donando agli umili pienezza di fede.
Dalla Svezia alla Tanzania
Strenne
per imparare a leggere
I clienti della ditta svedese AB Skrivit non riceveranno, quest’anno, gli auguri tradizionali che inviava loro questa casa specializzata nella fabbricazione di materiale educativo. Con le somme che solitamente avrebbe impiegato
per l’invio di biglietti e di calendari, la
ditta svedese ha deciso di- spedire in
Tanzania un carico di carta, di quaderni e di penne stilografiche. Questo materiale sarà avviato, tramite il servizio dei buoni di' mutuo aiuto dell’UNESCO, a Mwanza, vicino al Lago
Vittoria dove l’UNESCO sta attuando
un progetto pilota di alfabetizzazione
funzionale. Del resto il progetto tanzaniano è stato « adottato » da cinque nazioni nordiche, che hanno già fatto
pervenire doni per oltre 115.000 dollari
(oltre 70 milioni di lire) in buoni di mutuo aiuto deU’UNESCO.
Il doro
caotico
dei
ni
che
croiiaoa
o
ggi ci si vuol fcir credere
che, nel nostro tempo, la
crisi della fede è più
drammatica o più definitiva che
nel passato. Sarà bene porre dei
grossi interrogativi e le più ampie
riserve, su queste certezze dell’incertezza.
Il cammino dei discepoli continua, nelle generazioni, nella tensione tra fede e incredulità. Giuseppe, in questa tensione, predica
la fede e l’obbedienza. La sua ora
è difficilmente descrivibile. Riassume in poche righe tutto l’Antico
Testamento e si apre a tutto il
Nuovo, compresi Sinai, Profeti e
Salmi, Croce Resurrezione e Regno. Chi pensa di poter dire meglio e più, ci ripensi. La storia di
Giuseppe è là storia di una speranza fedele per 1 umanità decaduta: essa avrà un Salvatore. Giuseppe è tuttora fedele alla sua
speranza.
Roberto Comba
(Informations Unesco)
Miiiiiiiiiiiiiiiiiniiinmimmimimmiiiimiiimiiiiiimiii
üuesta lettimana
A S GERMANO CHISONE si tiene,
l’8 dicembre, un convegno dei Concistori delle Valli, che esamina la questione del matrimonio e dei matrimoni misti e il problema delle contribuzioni.
A MILANO l’8 dicembre si riunisce
(•assemblea della Federazione evangelica regionale lomtarda; oltre allattivita regionale sarà Escusso un rapporto del past. Giorgio Bouchard su « L 1talia degli anni 70 ».
A SANREMO, ancora l’8 dicembre, il
nast. Paolo Ricca tiene una pubblica
conferenza su « Unità della chiesa, unità dell’umanità ».
E Maria disse:
L’anima mia magnifica il Signore
p il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore
poiché egU ha riguardato alla bassezza
Perché ecco, d ora innanzi
tutte le età mi chiameranno beata,
poiché il Potente mi ha fatto grandi cose.
Santo è il suo nome _
e la sua misericordia e d età in età
(IltXfìfelJo'^ènumente col (.raccio;.
cH-era« superbi ne, pe^s.enjel
ha tratto giù dal trono i potenti
e ha innalzato gli urnili; .
ha ricolmato di beni i famelici _
e ha rimandato a vuoto t ricchi.
Ha soccorso Israele suo servitore,
ricordandosi della misericordia
= di cui aveva parlato ai nostri padri,
I verso Abramo e la sua progenie in perpetu .
I (Luca 1: 46-55)
1 j 1 canto di Maria è il più antico rS
= I il cantico piu appassionato, p gg Maria dolce,
I zionario che mai sia stato canta o Ch paria Mn e^a M
= tenera e sognatrice ^ traccia degli accenti dolciatri
E nata, in collera, fiera, entusiasta Non ^ faccia a g ^
i e malinconici di certi cantici natalizi, bensì il ca^^^^^^ ^
= dei troni che crollano e accenti delle profetesse dell’Antico
1 SSo sulle labbra cb
I “’'tèerra.a dalle Spirilo, Maria
i lei ciò che lo Spinto °cdma. Am^ d q ^ Meglio di chiunque
I venuta di Dio nel mondo, deh Avvento d^ Gesù Cristo. .
i altro, essa sa che cosa lignifica attend g all’opera, sa quale
=: vicino che a chiunque Trnn che
{¿UJlÌ IlUil WX ÌV..-A.I V-k-* ...a»»». ... ^
che gli uomini gli propongono densi
là di ogni comprensione e di ogni prova.
Dietrich Bonhoeffer
1,11,»««imi,..............................................
Un dialogo mondiale sui matrimoni misti
Ginevra (spr). - Dal 22 al 27 novembre
si è tenuta a Strasburgo la prima ses-,
sione di un dialogo a livello mondiale
sulla teologia del matrimonio e i
blemi dei matrimoni misti, cui hanno
nartecipato i delegati delle Chiese sorL S Rfforma I della Chiesa cattolica romana. Il dialogo, che lo scorso
anno è stato approvato dalle rispettive assemblee della Federazione luterana mondiale (FLM) e dell’Alleanza riformata mondiale (ARM) come pur
dalle autorità vaticane, si svilupperà in
A TORINO la sera del 10 dicembre,
nel salone valdese di Corso Vitttorio
incontro-dibattito fra evangelici e cattolici (questi, delle comunità del Vandalino Oregina, Bose, S. Lazzaro).
.............................................'"..".''"SSSr"“'"""'"
Un monumento alV emigrante?
Anche se la cosa può sembrare strana e di pessimo gusto, è avvenuta a Neviano (Lecce). Il reporter, un religioso,
ne riferisce sulla « Gazzetta del Mezzogiorno » del 28-11-71 sulla colonna a lui
riservata la domenica sotto il titolo:
sivo, i che pure trascende U suo . run StJZpaÌ
Significato comune. Il Signor Ci l’oratore d’ufficio,
ffilla sua pa- “O “ ^erto Giacinto D’Ur
so durante la cerimonia, il quale pero
se’ ne usci con queste alate parole:
« questo monumento avra il compito
d’inchiodare nella coscienza pubblica
il tormentato problema dell emigrante ».
compie le promesse della sua parola. Non si tratta di discettare del
come e del perché. Anche il « come avverrà » di Maria è restato
senza risposta, e ogni spiegazione
umana è da escludere totalmente.
Si tratta di Dio che opera e chiama. Una verità di Dio diventa storia dell’uomo in una nuova creazione. È la sua volontà che si afferma sovranamente , e tale sovranità è riconosciuta. L’intervento
dell’angelo sta a significare che lo
scandalo diviene grazia e la ribellione diviene obbedienza.
Infatti la risoluzione di Giuseppe prende la decisione opposta
Come Abramo, chiamato, Giusep
Dopo avere accennato al fenomeno
delTemigrazione che è antico come i
mondo e alla triste sorte degli emigranti indifesi e sfruttati in terra straniera,
il prelato si richiama all enciclica di
Paolo VI e si appella alla cura pastorale dei parroci su questo delicato tema.
Non manca un accenno alla preghiera
ner l'Srante. Una preghiera, s’intenaf fnSo lo dico io malígnamete),
SfSgl?#
Come Àbramo, ciiicuuaubp, educazione, »vu .
pe è la figura del credente che ri- seppellirli n^Ua vuom ^
sponde con pronta obbedienza, n milite ign ^ apii’proismo e
per fede nella attesa del Regno.
Ciò non toglie che egli sia anche segno della debolezza
dell’umanità tormentata
dai complicati problemi del Regno. Non è senza un intimo tor
mento che piega la
volontà che è « altro ». Ma almeno
è senza presunzione e senza sicu
mera. Forse questa e la bel
lezza della figura di G'^sepp^ Una
fede che è limpido superament
interiore di ciò che e ostacolo per
'“‘ATàìcrp il mito dell’eroismo e
Telia"grandezza della
tinueremo a sorvolare su
sul fatto che il borgo e ’a «tm vengm
rchTrnariorsl Sng.5 per u™
v,vo"K«bO apli
perché li rivedo m buona
rie d’agosto, non me h so '^mag nare
sotto il monumento. Essi
no eroi, si sentono vittmie immolate.
Essi mi dicono;- « Quanto Tn
sto pane che anche se e piu abbondan
te è privo di coniamone ». Essi nanno
perduto e la comunità religiosa e la ci
interiore di ciò che e osxaco- -¿¡Znali^al mi diceva
gli altri. Giuseppe non detta nuiia
un caro fratello. « Si sta davanti alla
televisione ovvero ci si stanca enorrnemente prendendo tre o quattro tidm
per andare da un punto all altro della
città e quanto alla famiglia, lo si f
disgrega più facilmente perche il figho
che guadagna comanda e fa da se ».
Quanta amarezza. „u; d
Il monumento all’emigrante a chi altro dovrà dire qualcosa? Al tunsta.
Non penso che possa interessare in
dici stranieri. Essi si spingono in cerca
di mare e di sole verso le spiagge pueliesi e certo non hanno tempo per melanconiche riflessioni. Dunque esso inchioderà solo la civica coscienza.
Penso la più sensibilizzata, quella del
credente. Ma in questo ambito quali
sono le cose che contano? Credo siano
queL che si fanno e che raggiungono
PoRRetto. So di un Parroco che giusta
mente si è rifiutato di Procurare nonmnativi per contratti di Ifvor® a unim
presa estera che si rivolgeva a lui per
avere <iente raccomandabile sotto il
moffio politico, è facile intendere; comunisti no. Egli ha risposto che c e la
camera del lavoro che s’interessa dei disoccupati. Egli ha fatto così qualcosa
di positivo. Ha operato un - „..„nto
fiutando connivenza con chi e pronto
fSecffiare sulla pelle dell’emigrante^
Analoeamente, e non solo nella nostra
ET'iFNolStLSràbbS™
prezzare questo mmisterio che vien
A Furiani, in Corsica, è stato inaugurato
un « Foyer », curato dalla Chiesa riformata
di Francia e destinato a ospitare temporaneamente, in vista di un reinscrimento sociale,
i detenuti liberati dalle carceri della Corsica
e in particolare dal penitenziario di Ca^bianda. Furiani si trova alla periferia di Bastia,
città in via d’industrializzazione.
svolto, c’è da immaginarlo, in mezzo a
tante difficoltà.
Non bisogna dimenticare che accanto al dramma di chi parte ce n’è un al;
tro non meno doloroso: quello di cni
non può partire perché non trova com;
pratori per disfarsi del podere, giacche
oggi nessuno è disposto a produrre grano o olio, derrate che vengono svaloriz;
zate dal prezzo politico; ovvero perche
carico di figlie (e non di figli) non può
avventurarsi a cuor leggero all esodo.
Così queste figliuole, spesso intelligenti
e capaci, assistono passive ad una situazione pesante e senza prospettive. 11
piccolo coltivatore che ieri tirava avanti discretamente oggi è degradato a
giornaliero e riempie con gli altri la
piazza del grosso centro, a Ruyo, ad
Andria, a Canosa, a Corato, aspetta speranzoso di venire ingaggiato per 1 indomani e se piove non lavora, la domenica deve lavorare se vuol mangiare e
spesso non è pagato secondo il contratto collettivo. Ogni rifiuto ad occuparsi
di lui qui è omissione.
Questo peccato viene definito con frase tagliente e senza appello da Giacomo servitore del Signore nostro Gesù
Cristo; « Chi sa compiere il bene e non
lo fa, commette peccato». Luomo di
Dio forse, aveva in mente la scena della via che va da Gerusalemme a Gerico
ovvero polemizzava con noi religiosi
sempre più disposti alla contemplazione e all’intellettualismo (che e una forma di contemplazione) piuttosto che
all’azione. Per concludere non abbiamo
altra alternativa se non quella dell agape che si lascia crocifìggere con Cristo,
come direbbe qui il nostro fratello Tullio Vinav, perché solo allora annunzieremo la resurrezione di Cristo e confermeremo il messaggio della liberazione
ripetendo con i nostn frajtelli, senza
più arrossire; « dacci oggi il nostro
TDane quotidiano ». ,,, • ... '
Ogni altro discorso sull’emigrante e
destinato a cadere nella categoria del
rame risonante e dello squillante cem
baio.
G. E. Castiglione
quattro sessioni centrate su questi
temi;
1) il matrimonio, realtà per tutta
l’umanità;
2) realtà sacramentale;
3) indissolubilità;
4) norme ecclesiastiche.
I lavori della prima sessione — di cui
si riferirà più diffusamente in seguito — hanno tentato un’analisi seria della situazione del matrimonio oggi, un
esame della situazione contemporanea
del matrimonio (fattori tradizionali, sociologici, psicologici e religiosi), e uno
studio biblico e teologico della relazione fra l’uomo e la donna.
Tre motivi giustificano questo dialogo; 1) una consultazione a livello
mondiale può contribuire a suscitare
accordi regionali; 2) le divergenze teologiche sul matrimonio hanno carattere universale; 3) la ricerca di un accordo dottrinale dovrebbe aiutare a
superare la crisi che, in tutto il mondo, la nozione stessa di matrimonio
sta attraversando.
Ecco i partecipanti alla riunione di
Strasburgo;
Per VARM: prof. Rachel Henderlite, Austin Theological Seminay, Texas, USA; prof.
Rudolf Ehrlich, New College, Edinburgh, Scozia; prof. Daniel Vidal, decano del Seminario evangelico unito, Madrid, Spagna; past.
Richmond Smith, segretario del Dipartimento di teologia dell’ARM, Ginevra.
Per la FLM: sig.a Sophie Tung, della Chiesa luterana di Truth, Taipeh, Taiwan (Formosa); prof. Dietrich Rossler, dell’Università di
Tiibingen, Germania Occ.; past. Maurice
Sweeting, presidente del Distretto di Montbéliard, Chiesa luterana di Francia; past.
Harding Meyer, Istituto di Studi Ecumenici,
Strasburgo, Francia.
Per la Chiesa cattolica romana; sig.a Micheline Hermann- Méric, psicoioga, Parigi;
sig.a Jacqueline Stuyt, vice-presidente dell'Unione mondiale delle Organizzazioni cattoliche femminili, Londra; sig. Michel Dousse,
del Dipartimento della Famiglia, Consiglio dei
laici, Roma; p. Franz Beffart, deH’Istituto
cattolico per le questioni coniugali e familiari, Colonia: p. Jéròme Hamer, segretario
de! Segretariato per l'Unità dei cristiani, Roma; prof. Gustave Martelet, del Seminario
per le Missioni, Lione, Francia; mons. Josef
Tornito, della Sacra Congregazione per la
Dottrina della Fede, Roma; p. Olaf Wand,
membro del Segretariato per l’Unità, Roma.
Per il Consiglio ecumenico delle Chiese
fungerà da osservatore il past. Rex Davis, del
Programma di educazione e di comunicazione.
llllllllllllllllllilllllllll'IIIMIIIIIIIIIIII'lll IIIIIIIIIIIIMIIIMIII
Avete rlonovete
Il vostro abhoeamento?
iiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii"""""""""""
2
pag. ¿
N. 50 — 10 dicembre 197i
In seguito alla diffusione della mozione
conclusiva del Congresso FGEI, si è sviluppata una polemica, registrata da larga parte
della stampa evangelica italiana, che vede impegnati il pastore Giorgio Girardel e uno scarsamente identificato « consiglio dei pastori delle chiese evangeliche di Roma » : il primo come autore di due articoli nei quali si illustra,
con una certa interpretazione, Tesilo del Congresso, il secondo come commentatore e critico severo dei termini che Girardet usa e come esorcizzatore delle ipotesi che egli presenta.
Pur non sentendoci particolarmente stimolati dai termini in cui tale discussione si è
finora svolta e dai limiti nei quali essa sembra restringere la riflessione su temi che ci
paiono di ben altra portata, riteniamo però
utile cogliere l'occasione per fornire a tutti
i fratelli evangelici alcuni chiarimenti che
richiamino alla necessità di prendere sul serio e di meditare, sia pure criticamente, i temi
affrontati dal Congresso, evitando di farne
una pura occasione per lo scontro di posizione preconcette.
1. La mozione di un congresso, quale
quello di S. Severa, non è un proclama improvvisato, ad un certo momento, nella testa
di poche persone. Essa è, da un lato la registrazione, in forma sintetica, del dibattito congressuale; dalTaltro uno strumento che il Congresso rivolge ai gruppi, cercando di sottolineare alcune linee di fondo che servano da
impostazione per il futuro lavoro.
Sotto quest'angolo visuale, da una lettura
appena un poco attenta della mozione e tenendo conto anche del percorso compiuto durante gli ultimi anni dal movimento giovanile. ci sembra emergano con chiarezza alcuni
punti :
a) si è cercato, innanzi tutto, di chiarire
alcuni equivoci del passato, precisando che il
problema non è tanto di sapere, in via teorica, se il nostro impegno politico derivi dalla
vocazione evangelica o se invece succeda il
contrario, ma è piuttosto quello di realizzare,
Un comunicato del Consiglio della FGEI, riunito a Napoli
la "scelta socialista", prima e dopo Santa Severa
nei fatti, una pratica della confessione di fede.
All interno di questa affermazione si è esplicitamente chiarito (cosa che ad e.sempio non
era accaduta nel 1“ Congresso di Ecumene)
che la vocazione cristiana e la lotta per il
socialismo non coincidono né si ricoprono a
vicenda; ma nel medesimo tempo si è detto
che la tensione dialettica fra questi due momenti non può essere chiaramente percepita,
e quindi anche vissuta e affrontata, se non all’interno di una pratica. In altre parole questo
significa anche che solo nell’amhito di una
pratica il testo biblico può essere interpretato
fino in fondo e re.so parlante.
b) questa pratica, per i giovani evangelici, si precisa oggi come pratica sociale all’interno del proletariato. Non si tratta certo di
una scelta maturata in un giorno o in un
congresso, ed è del resto una prospettiva che
ci sembra evangelica. Questo congresso, in particolare, ha sottolineato i rischi di « populismo » che possono nascondersi dietro tale affermazione, ha detto che non si tratta di mettersi a posto la coscienza facendosi poveri con
i poveri. In altre parole, a S. Severa si è precisato che la nostra « credibilità » (che resta
importante per poter essere ascoltati) deve accompagnarsi ad uno sforzo costante di ricerca
della verità in ogni situazione e per tutti. In
particolare il Congresso ha indicato la necessità di compiere approfondite analisi di classe e dei rapporti fra le classi e ha precisato
in che senso il marxismo, nel suo aspetto di
teoria-pratica, costituisca per questo una scelta inevitabile.
c) infine il Congresso ha detto che questo
lavoro di chiarificazione, di discussione collettiva, di ricerca della verità può svolgersi
in tutte le sedi e in tutte le occasioni, comprese dunque le comunità e i gruppi evangelici. Con ciò si è ribadito che l'individuazione delle nostre contraddizioni, l’esplicitazione dei motivi che ci dividono, ecc. non sono cose da metter da parte quando si pas.sa
dall’ambito « profano » a quello « ecclesiastico ». Anzi : l’amore del prossimo e la comunione fraterna, infatti, non significano il silenzio sui punti che possono creare fratture o
1 ammorbidimento dei contrasti. Piuttosto se
si vien meno a questo continuo confronto reciproco, vuol dire che non si crede possibile
la comunione fraterna. In questo senso si è
anche chiarito la falsità di un’alternativa fra
lavoro all’interno della comunità o ai suo
esterno.
2. È chiaro poi, che proprio per il suo
carattere di « messa a punto n di una certa
fase della ricerca, la mozione di Ecumene non
è un punto di arrivo. I delegati che l’hanno
votata sanno benissimo che le affermazioni
contenute nella mozione possono trovare grossi ostacoli nella loro realizzazione, sanno che il
cammino intrapreso è difficile perché comporta grossi sforzi organizzativi e assunzione
di responsabilità perché le reazioni della borghesia sono pesanti e perché lo spirito borghese continua ad abitare in noi. Ma proprio
per questo è importante che la mozione di un
congresso dia delle prospettive e degli strumenti che rafforzino i gruppi nella diificile
strada della testimonianza.
3. Fin qui la parte del discorso che ci
sembra oggettivamente la più importante. Su
tale discorso, che costituisce una base di partenza ver.so una verifica paziente di forme di
testimonianza che riescano a legare più stret
tamente che in passato la teoria e la pratica,
e che ovviamente non riguarda solo i giovani,
siamo interessati a qualsiasi contributo chiarificante.
in margine, poi, desideriamo aggiungere
qualche considerazione in merito a due aspetti della discussione cui si accennava ali'inizio.
in primo luogo, non possiamo non rilevare
la palese e grave scorrettezza del discorso del
suddetto « consiglio dei pastori » laddove esso
sembra mettere in dubbio la legittimità della
EGEI come unica struttura organizzativa dei
giovani evangelici italiani, e di conseguenza
la rappresentatività del Consiglio della FGEI.
Ciò appare tanto più grave in quanto si
inserisce come elemento di ulteriore confusione in una situazione nella quale si profilano,
da parte di alcuni ambienti (non certo giovanili e probabilmente marginali dal punto
di vista della testimonianza cristiana) reazioni subdolamente frazionistiche, e manovre che hanno come fine quello di impedire
una discussione aperta e serena delle tesi
congressuali tra i giovani evangelici.
In secondo luogo vorremmo e.sprimere la
nostra perplessità di fronte ai rischi di eccessiva semplificazione impliciti nella formula « scelta socialista » usata dai pastore
Girardet per caratterizzare le decisioni scaturite dal Congresso FGEI.
Come althiapio cercato di chiarire sopra, infatti, non di una « scelta >i (con il senso di
improvvisazione che questo termine potrebbe
suggerire) si tratta, ma del risultato di un
processo iniziatosi ben prima e in un amltìto
ben più vasto di questo congresso. Un risultato, per di più, che è assai lontano dall’essere
definitivo, ma si presenta piuttosto come
sforzo di chiarimento proiettato verso il futuro
5. In chiusura di questa già troppo lungi lettera, desideriamo infine esprimere perplessità su due questioni, sulle quali — non
ritenendo di disporre di sufficienti elementi
di valutazione — pregheremmo i fratelli interessati di darci qualche chiarimento.
a) non alibiamo chiaro quale sia le personalità giuridica e la sfera di competenze,
neirarabito degli ordinamenti ecclesiastici vigenti, di questo « consiglio dei pastori delle
chiese evangeliche di Roma » che è intervenuto così ufiicialmente — per bocca del suo
presidente in una rettifica al « Paese Sera u,
e del suo segretario su <t La Luce » ed altri
giornali — in merito agli articoli del past.
Girardet.
A parte la questione giuridica, ci interes.serehhe soprattutto chiarirci in quale quadro
ecclesiastico, tenendo fermo il principio irrinunciabile del sacerdozio universale, possa
avere un ruolo teologicamente fondato un organo del genere, al di là della ovvia opportunità di favorire io scambio delle esperienze
e la collaliorazione tra persone che svolgono
la medesima professione.
b) saremmo infine assai grati ai pastori
romani che hanno ritenuto opportuno rispondere al past. Girardet, se volessero chiarirci i
periodi della loro lettera relativi alla « comunione fraterna » e alla nostra partecipazione alla Santa Cena in seno alla comunità dei
credenti. Tali periodi ci sembrano infatti
contenere nella loro poca chiarezza, pericoli
assai evidenti di fraintendimenti che farebbero grave torto al senso di responsabilità e di
fraternità cristiana degli estensori.
Il CON-SIGLIO DELLA FGEI
(riunito a Napoli in seduta ordinaria)
Bruno Colomba. Giorgio Gardiol.
Giovanni Mottura. Sergio Rihet.
Gian Paolo Ricco. Bruno Rostagno.
Marco Rostan, Paolo Sbaffi
>\
I LETTORI CI (E SI) SCRIVONO
impancarsi a giudice
Caro Conte.
hai fatto bene a pubblicare la lettera
del Consiglio dei Pastori di Roma: sarebbe stato ancora meglio se avessimo
potuto leggere il nome di quei pastori
e quello della Chiesa che servono. Solo
la nostra Chiesa Valdese ha in Roma
ben nove pastori, compreso G. Girardet : fanno essi parte del a Consiglio
dei Pastori di Roma »? e questo organismo, di cosa s’è occupato negli ultimi anni?
Comunque, non è per solidarizzare
con questi o con quello che mi permetto di intervenire, ma per protestare
indignato contro la chiusura della lettera dei colleghi. È inutile. Paria di Roma non si confà nemmeno ai nostri
migliori pastori : diventano preti, vaticaneschi, e alla fine di un bel fraseggiare mettono la loro moralina di
consiglio, ch’è in sostanza un invito ad
andarsene. Non ho creduto e non credo, contrariamente a quanto sostiene
Girardet. che fra noi si eserciti una
« repressione all’interno delle Chiese
Evangeliche », ma ormai è chiaro che
questa poca libertà Tabbiamo ancora
nonostante il clero protestante romano
(firmatario).
La sua vocazione Girardet Tha avuta
dal Signore, come ognuno di noi, ed
un Sinodo Tha solennemente riconosciuta: è criminoso (e segno flagrante
di scadimento a conventicola settaria)
larvatamente consigliare a un pastore,
a un fratello (!), di « abbandonare »
comunità e Corpo Pastorale. Dove arriveremmo. inoltre, se ogni gruppo di
pastori si mettesse in mente di indicare
come vitando chi pensa e scrive come
non piace?
AlTinlerno delle chiese cristiane vi
sono delle opinioni diverse, condivise,
in misura diversa, è una constatazione
perfino ovvia: lo stesso richiamo alla
Bibbia come « nonna normans » risulta puramente rettorico, se non si viene
poi a descrivere i contenuti che si danno al suo ascolto. E i contenuti sono e
restano diversi, critici e criticabili, contraddicenti e contradditori. È inutile
impancarsi a giudici, a S. Severa come
a Roma. Siamo in una crisi della cristianità. una delle tante, e dobbiamo
soffrirla insieme, nella certezza che da
questa agonia sortirà nuova vita per le
comunità, per Tintero Corpo cristiano. Nessuno, nemmeno Girardet, s’intende. può liquidare Taltro credente
che dal messaggio di Cristo trae indicazioni diverse da quelle che predilige;
noi tutti siamo costretti dalla fede
comune — che è Cristo solo — a una
misura comune: la carità. Una carità
che è anche un fatto intellettuale, di
pensiero e dì giudizio.
A me sembra che il Consiglio dei
Pastori di Roma avrebbe ben fatto a
non inficiare clamorosamente le tante
liberali espressioni dì 4/5 della sua lettera; ed ora farclibe bene a pentirsi per
avere solo un momento voluto forzare
la coscienza vocazionale di un fratello.
Al pastore valdese G. Girardet tengo
a testimoniare pubblicamente (visto
che a tanto ci costringe il clero romano), stima e solidarietà fraterna, pur
nel mai nascosto dissenso da sue opinioni. Reprimiamo anche noi, caro Girardet, almeno la nostra indignazione.
L. Santini, pastore valdese
tera aperta del Consiglio dei pastori
dì Roma al pastore Giorgio Girardet »,
pubblicata sul n. 48 del 26 novembre
del suo settimanale.
La prima impressione che si ha di
questa lettera è che quando si vuole discutere tra fratelli, bisogna litigare o
accusare pesantemente. Sembra che si
sia dimenticato Tammonimento con
ogni sapienza (Colossesi 3: 16) come
pure la parola del discorso della montagna sul (( non giudicate ».
Ma a parte queste considerazioni,
quello che mi ha maggiormente impressionato è la chiusa di quella lettera : « Ti preghiamo, amico Girardet.
di avere un maggior senso di misura
quando parli dei tuoi fratelli in fede,
a meno che, coerentemente con le tue
convinzioni ideologiche personali, tu
non voglia abbandonre quella Chiesa
nella quale sei “diacono”, e quel “corpo pastorale” di cui sino ad oggi fai
parte proprio grazie al voto favorevole
dì quei tuoi fratelli che tu hai definito
“lìberal-borghesi” e “capitalisti”, per
ergerti a giudice di tutto e di tutti ».
Queste parole assomigliano
alla lettera del Card. Ermenegildo Fiorii a don Enzo Mazzi all’inizio della
crisi dellTsolotto (soprattutto quella
del 30 Settembre 1968), oppure alla lettera « fraterna » di un vescovo di una
diocesi nel meridione diretta ad un
mio amico parroco, don Marco Bisceglia, il quale si era « troppo impegnato » in campo sindacale.
Mi sembra di vedere dietro a queste
prese di posizione, un autoritarismo
gerarchico e quindi repressivo.
Ancora di più mi ha colpito Taltro
frase : « E poi. chi sei tu da squalificare le « Chiese evangeliche » italiane in blocco, e cioè tutte quelle comunità di tuoi fratelli che vivono la loro
fede soffrendo per la loro infedeltà e
sapendo che dovranno rispondere solo
a Dio? ».
A parte il fatto che se veramente
molte nostre Comunità evangeliche italiane soffrissero realmente per la loro
infedeltà a Dio. vi sarebbe la fine di
queste inutili polemiche e Tinizio di
una predicazione vera del Regno dì
Dio. A me sembra che in questo modo
si voglia bloccare la libertà di un fratello (perché cosi è chiamato!) di dire
la propria opinione. Eppure come Chiese Evangeliche italiane votammo a Firenze durante la 2^ assemblea della Federazione un ordine del giorno contro
il delitto di opinione!
Comunque, caro direttore, a parte
certe battute che purtroppo manifestano una profonda mancanza di amore
fraterno, credo che occorra porre fine
a certe prese di posizione così assolutìstiche per imparare ad essere oggetti
della grazia di Dio che vuole fare di
noi uomini nuovi.
Con un saluto fraterno, suo
Mi dissocio
Un lettore., da Forano Sabino:
In riferimento alla Lettera Aperta
del Consiglio dei Pastori di Roma apparsa sul n. 48 delTEco-Luce del 26
novembre '71, p. 3 vorrei esprimere il
mio modesto parere, in quanto membro del medesimo Consiglio, e chiarire
la mia posizione nei confronti della lettera stessa, nella quale, per i motivi
che esporrò, non posso riconoscermi
come firmatario.
a) Un fatto squisitamente locale
— in quanto « Paese Sera » ha una diffusione geografica ben delimitata —
ha assunto carattere nazionale grazie
alla lettera aperta senza che la medesima riporti nella sua interezza « il
corpo del realto » e dia così la possibilità, a tutti coloro cui è indirizzata
la lettera, di giudicare con cognizione
di causa.
b) Per quanto obiettivo ogni giornalista (e non solo il giornalista), anche se pastore, dà un’interpretazione
molto ' agli avvenimenti sulla scorta
della propria cultura, dei suoi interessi
e. nel caso di un pastore, della sua visione teologica. Premesso ciò è evidente che nella libertà di manifestare, nei
modi che si ritengono più idonei. )a
in questa sede, così come ho fatto nel
corso della riunione che ha portato alla
decisione dì compilare la lettera aperta. il mio dissenso, oggi ancor più
radicalizzato dopo aver letto la lettera,
sia sui modi con cui s’è affrontato il
tema, sia sui contenuti della medesima.
Fraternamente,
Arrigo Bonne.s
Per la sovrabbondanza di articoli _ e corrisnondenze la
pubblicazione di molti scritti dev’essere rimandata e alcune rubriche compaiono più
saltuariamente di quanto
vorremmo ce ne scusiamo e
raccomandiamo la concisione! (red.)
Giovanni Anziani
Come Florit
(e Don Mazzi)?
Un lettore, da Palombaro (Chieti):
Caro direttore. i
ho letto con molto interesse la « Lei
Se ci poniamo su questo piano — sul
quale non è facile distinguere fra il
nostro moralismo carnale e l’arduo se: guitare verità in carità — non possiamo non ricordare che Gesù ha detto
,a tutti noi (e sapeva a chi parlava e
con quale fondamento!) che se amiamo. rispettiamo, ascoltiamo soltanto i
nostri amici, i nostri “simiZ/”, non facciamo nulla di straordinario: anche i
pubblici peccatori e i pagani lo fanno.
I Questa parola Vabbiamo sempre tutti
datHtnii (contro?) a noi. mai con noi.
G. C.
propria opinione sì debba cercare di
non deformare la realtà. La realtà in
questo caso — espressa in chiave negativa — deve essere intesa con il fatto
che ì giovani congressisti non hanno
votato degli ordini del giorno miranti
alla affermazione della « liheral-borghesia » o del fascismo (anzi è vero il contrario).
c) Nessuno dei pastori presenti alla riunione del Consiglio in cui s’è deciso di scrivere la lettera aperta aveva
partecipato al Congresso F.G.E.L e uochissimi avevano preso visione delle
mozioni del medesimo Congresso.
Se una lettera ci doveva essere (tenendo per valida Tidea che Girardet abbia travisalo le mozioni) questa doveva
venire dai congressisti o, per loro, dal
segretario della F.G.E.L
d) La lettera nel suo insieme non
si .sa, in definitiva, chi voglia riprendere: se Girardet per un articolo ritenuto sbagliato: se i giovani che hanno partecipato al Congresso F.G.E.L
per le mozioni che « comunque » hanno votalo: se, infine, tutti e due e allora la lettera è un pretesto per voler
mettere a lacere, e tacciare di eresia,
quella parte del protestantesimo italiano che pur in mezzo a tanti errori
cerca una strada autentica di fedeltà
-alTEvangelo.
e) Non ritengo che 8 pastori, poco
più di 1/4 del totale dei pastori di
Roma con cura di comunità (notizia
desunta dalTAnnuario Evangelico), possano parlare e scrivere a nome di tutto
il Consiglio dei pastori di Roma.
Sarebbe stato senz’altro più corretto
che quanti auspicavano la lettera in
questione, si firmassero in proprio in
quanto — e questa mia è una riprova — non tutti sono concordi sulTutilità e sul contenuto della medesima.
/) Per concludere desidero ribadire
Un "infortunio
giornalistico”?
Caro direttore,
in queste settimane la nostra stampa è vivamente interessata da una lettera aperta firmata dal segretario del
Consiglio dei Pastori delle Chiese evangeliche di Roma.
Detto Consiglio che ha una lunga
storia (non dimentichiamo che nelTimmediato dopo guerra esso prese l’iniziativa dei Culti Radio, primo in Italia)
nella sua ultima seduta fu posto di
fronte ad un articolo a firma Giorgio
Girardet che aveva creato perplessità in
più di un lettore evangelico: il Consiglio dei Pastori ha considerato suo dovere scrìvere una precisazione al giornale ed una lettera aperta al Collega
Girardet per esprimere il suo dissenso
su come erano presentate alcune cose.
In questa presa di posizione il Consiglio
dei Pastori ha assunto personalmente
la .‘-uà responsabilità firmando con niena qualifica quanto scritto: quindi questa attività impegna la propria responsabilità e non quella del protestantesimo romano o delle Chiese Evangeliche
di Roma, o almeno non più di quanto
alcuni articoli di Nuovi Tempi « Settimanale evangelico » impegnino l’evangelismo italiano.
l principali rilievi fatti all’articolo
del collega Girardet scrìtto come resoconto dei lavori del Congresso della
F.G.E.L son dovuti al fatto che ci è
par.-o non presentasse esattamente la
vera posizione evangelica quale appare
nel documento votato a Santa Severa.
L'avere per esempio omessa in una citazione di quel documento dopo la frase : ‘fi giovani evangelici riconoscono
la necessità di esprimere la loro fede »
le parole « di predicare, di annunziare
11 Regno che viene, si pongono il senso
della preghiera e della adorazione » dà
Timpressione dì voler minimizzare
Telcmento religioso per accentuare essenzialmente quello politico.
Soprattutto siamo stati colpiti dalla
frase : « è una presa di posizione che
potrebbe avere grosse conseguenze in
seno alle Chiese Evangeliche in quanto
mette in evidenza e rende pubblica la
conversione politica dei giovani protestanti italiani: essi hanno ormai abbandonato la casa liberal-borghese che
aveva dato c da ancora rifugio e indirizzo politico alle generazioni dei padri: quelli delle “chiese ufficiali” por
intenderci ».
Non so fino a qual punto ì giovani
radunati a Santa Severa si riconoscono in quella frase : comunque credo si
debba contestare ai giovani di Santa
Severa il diritto dì parlare a nome dei
« giovani protestanti italiani ». Solo
guardando alle statistiche delTultimo
Sinodo si deve prendere alto che solo
12 Unioni, con 156 iscritti hanno, a
quel momento aderito, alla F.G.E.L
A parte il falto che i giovani protestanti italiani vanno ancora assai al
di là di quelli che fanno parte delle ,
Unioni Giovanili : tutti sappiamo che '
vi sono dei giovani che rifiutano di
iscriversi alle Unioni perché le considerano troppo politicizzate. Non vi sarebbe forse stato nulla da ridire se
fosse stato precisato « i giovani protestanti rappresentati a Santa Severa ».
Mi pare poi di cattivo gusto e poco
deferente verso le « chiese ufficiali »
definirle come « la casa liberal borghese che da rifugio alle generazioni dei
padri », definizione che, dato anche il
tenore dell’articolo, certamente ha suonato per il lettore del giornale « Paese
sera » qualcosa dì simile a « vecchi retrogradi ». E, forse il collega Girardet
non se ne può rendere conto, ma alle
orecchie mie e di molti altri quelle
parole ci hanno riportato ai tempi
delTanteguerra quando le nostre Chiese erano guardate a vista perché accusate proprio di essere dei covi « liberalborghesi ». '
Abbiamo considerato Tarticolo del
collega Girardet come un « infortunio
giornalistico » ed abbiamo voluto dirlo chiaramente anche se forse un po’
duramente.
' Ma un’altra precisazione deve esi sere fatta: abbiamo criticato Varticolo •.
I del collega Girardet, non abbiamo di- j
I scusso l’ordine del giorno di Santa Se- |
■ vera. Personalmente non seguo la liI nea politica indicata come soluzione j
I dei problemi del mondo; ho però ap' prezzato la chiara volontà di testimo¡ nianza evangelica che il documento cerI ca di esprimere e, su quel piano, potrei mo anche trovarci a collaborare.
che con onestà e nobiltà rivelava ai
presenti delle pagine inedite di storia
valdese, edificanti al più alto grado.
Alla fine una stretta di mano cordiale e nel cuore di tutti le parole dell’apostolo : (( Or queste tre cose durano : la
fede (di ciascuno), la speranza (di tutti) e la carità (l’amore). Ma la più
grande di tutte è l’amore ».
Grazie ancora a chi ci ha degnati
della sua attenzione e poiché la chiesa del Vìllar sembra ancora avere il
compito di turbare le acque stagnanti, rivolgiamo a tutti un cordiale invito
a visitarla quando che sia : Una piccola, modesta foresteria permette l’organizzazione di week-ends. I culti alla
cui celebrazione partecipano sempre
dei giovani e dove suonano spesso delle trombe, non assomigliano certo a
quelli delle cattedrali, ma sono pur
sempre dei culti.
S’attenda però ancora qualche settimana perché un incendio causato dallo
scoppio di una stufa a cherosene ha
recato gravi danni al tempio e messo
in dissesto le nostre finanze.
Enrico Geymet
Coi migliori saluti
Alberto Ribet
“Ecumenico,,
non c’era scritto
Un lettore, da Pillar Perosa:
Siamo grati al Gruppo interconfessionale di Torre Pellice di essersi interessalo alla nostra commemorazione ^
della Riforma del 31 ottobre u. s. |
E siamo anche d'accordo: Non abbiamo inteso inserirci nella polemica .
ecumenica in atto. Il titolo « Ecumeni- '
co » sulla nostra cronaca non c’era. S’è j
aggiunto lungo la strada. Nessuno, nel- I
Tincontro di Villar Perosa ha inteso
scavalcare in fatto dì ecumenismo '
quelle prerogative che competono ai j
teologi ed ai dotti. Aspettiamo che si
mettano d’accordo e sappiamo che non
saremo mai armali di troppa pazienza. |
Si è trattato soprattutto di cose con- j
crete : Ci sì è incontrati come fratelli
in Cristo. Dicono i vìllaresi ; « Siamo ;
tulli i giorni gli uni dì fianco agli altri, sulla strada, nella fabbrica, nel j
commercio, nella metà delle nostre ca- '
se dove le famìglie sono miste... Dob- ^
biamo forse diventare ostili gli unì agli '
altri proprio quando varchiamo la so- ,
glia della chiesa? ». i
AI Villar alibiamo considerato proprio uno di quegli argomenti che alle ,
Valli, costituiscono da secoli come un :
muro di separazione tra valdesi e cat- |
tolici. E non fu gente sprovveduta che '
parlò : un professore presidente della |
Società di studi valdesi; un pastore che \
nella sua infanzia conobbe il livore I
della polemica religiosa antica quando I
era rincorso e preso a sassaie dalla ra- i
gazzaglia che inveiva contro il « Pro- [
testante »: e c'era un professore, del- i
Tex Seminario cattolico di Pinerolo,
Per una sobrietà
più evangelica
Essendo io stala la involontaria causa del dibattito sorto intorno a un artìcolo apparso su L’Amico dei fanciulli.
mi sento in dovere di esprimere il mio
rammarico che il dibattito sia degenerato in un tono così poco sereno e
fraterno, in attacchi alle persone più
che in discussione delle loro tesi, come sarebbe stato auspicabile fra membri di una minoranza religiosa che ha
sempre creduto di richiamarsi all’Evangelo.
Chiedo scusa prima dì tutto ai lettori che cercano in Eco-Luce uno spirito diverso da quello espresso in questa occasione. Chiesa scusa al direttore per il tono scadente che la polemica
ha assunto, deprezzando così il giornale. Siccome ho una certa esperienza
dei costi tipografici, era pure allibita
valutando il prezzo di tante colonne, di
tante parole fuori posto.
Mi auguro che la «. sobrietà » raccomandataci dal Nuovo Testamento
voglia rispecchiarsi di più nella nostra
stampa evangelica odierna che evidentemente non è innanzi tutto palestra di
insulti.
Berta Subilia
Effettivamente diversi lettori, a voce e per iscritto, hanno espresso il
loro vivo rincrescimento per il tono risentilo. i personalismi, la .scortesia che
spesso declassano il dibattito, in particolare in questa rubrica di corrispondenze dei lettori. Credo che abbiano
ragione, e che non si tratti di una questione puramente formale, voglio dire,
di rispetto esteriore di certe convenzioni: è qui in gioco il rispetto delValtro, che è elemento costitutivo dell'amore del prossimo: più ancora, forse,
il senso dello stacco qualitativo fra la
nostra verità, per quanto appassionatamente e schiettamente perseguita, e
la Verità, che tutti ci ridimensiona,
perché lutti ci giudica. Spero vivamente che questo livello, non formale
ma profondo, sia tenuto maggiormente
presente da coloro che vorranno darci
rapporto della loro riflessione, sempre
desiderata e gradita.
Gino Conte
3
pag. 3
10 dicembre 1971 — N. 50
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
Dal rapporto di una delegazione delle Chiese riformate nell Ulster
UN SINODO REGIONALE A GLASGOW
Non assuefarsi a una Situazione dolorosa Pragmatismo e humour britannico
Ginevra (spr) — In questo contesto
di conflitto « atti concreti e precisi acquistano grande importanza: così, la
testimonianza di amore resa da alcuni
cristiani individualmente o a gruppi,
la volontà di dialogo che anima certi
cattolici e protestanti, malgrado l’accrescersi delle difficoltà... », la dichiarazione della gerarchia romana e quella della Chiesa presbiteriana d’Irlanda, « che rifiutano la violenza ». Così
si sono espressi il past. Neri Giampiccoli, moderatore della Chiesa Valdese
e il past. Arnold Mobbs, segretario
francofono della Federazione delle
Chiese protestanti svizzere, i quali
hanno visitato l’Irlanda a nome del
Comitato europeo dell’Alleanza riformata mondiale (ARM).
11 rapporto della delegazione, preparato per il Comitato amministrativo dell’Assemblea della Regione europea, contiene queste considerazioni:
« Le ragioni profonde del conflitto sono complesse e non possono essere attribuite a un’opposizione confessionale, anche se le origini storiche di una
lotta secolare vi si riferiscono esplicitamente. La predicazione e la testimonianza della Chiesa sono impegnate
per il semplice fatto che la Chiesa, lo
voglia o no, è compromessa nella lotta. Questo conflitto è oggi una sfida
alla credibilità dell’Evqngelo e alle
prospettive ecumeniche in Europa ».
« Il ripiegare .su posizioni di difesa, di
conservatorismo tradizionale e di ricerca di potere genera condizioni assai simili a quelle dell’Irlanda, anche
se le caratteristiche non sono altrettanto virulente».
L’informazione sulla situazione irlandese è spesso « deformata, tendenziosa e inesatta ». « Occorre accogliere
con gratitudine l’iniziativa della Conferenza delle Chiese Europee di convocare a Belfast, per l’inizio di dicembre, un seminario d’informazione ». « Il
cammino dell’ecumenismo e della
comprensione fra le Chiese guadagnerebbe ad essere avviato e intensificato
mediante lo scambio di persone, specie
di giovani, fra l’Irlanda e le altre nazioni d’Europa ». « Le Chiese europee
devono essere chiamate a un’intercessione assidua per i nostri fratelli irlandesi. Ci si abitua troppo facilmente a tutto, anche a una situazione^ dolorosa. L'indifferenza dell’assuefazione
iiiiiiiiiiiiimiiiimiiiiimiiinmimiiimMiiuiiinmmiiiiii
Critiche cattoliche
al Vaticano
per i festeggiamenti
dello Scià di Persia
Ivrea (Relazioni Religiose). - Il settimanale cattolico <( Il risveglio popolare », organo
portaA'oce della Curia Vescovile , di Ivrea, ha
pubblicato Una ilota di severa critica alla partecipaziirne vaticana delle recenti, mastodontiche celebrazioni indette dallo Scià dell’Iran :
« ...Mai più idiote celebrazioni furono indette,
(quasi pari alle nostre passate ricorrenze per
il Natale di... Roma), la storia violentata per
dimostrare la continuità ed integrità di un impero... Tutto ciò poi in un Paese quant’altri
mai contraddittorio, nel quale alla strapotenza della famiglia regnante e d’un monopolio
di potentissime famiglie con essa più o meno
imparentate, fa riscontro l’indigenza da fame
della restante popolazione (il 99,0%, per inciso)... Ora, a me fa già senso veder nell elenco degli ospiti un bel gruppo di plenipotenziari di Paesi comunisti... Ma che allo stesso livello scenda la Chiesa di Cristo presente
nella persona del Cardinale Von Furstenberg
— proprio non mi va giù. Ammetto pure che
dizione ufficiale sia stata di "rappresentante
dello Stato della Città del Vaticano”. Ma mi
sembra strano che un cardinale sia stato invitato per uno staterello di mezzo Kmq. e non
piuttosto come principe della Chiesa. E poiché
credo (o perlomeno spero) che la Chiesa non
abbia interessi da difendere in Iran se non
Vanima degli abitanti di quella regione, mi
chiedo: "non c'è qualche altro mezzo per salvare l’anima pure ai ricchi che andare a iiverirli a destra e a manca?" ».
imniiiiinmiiMiiiiiiiiiiimiiimMi'Mmiiiiiiiuimiiimmi
IN IRAN
minaccia pure l’intercessione dei cristiani ».
« La delegazione ha sempre cercato
di dire alle Chiese d’Irlanda la simpatia delle Chiese europee e di esprimere quanto il conflitto irlandese appare incomprensibile nella nostra epoca e rende più difficile la testimonianza cristiana nel mondo. Ha pure esortato i cristiani irlandesi a continuare
a non cedere alla tentazione della violenza e a promuovere uno spirito di
riconciliazione e di pace ».
iiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiMMmiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
IN UNGHERIA
L’anno nuovo negli Istituti
teologici protestanti
Budapest (hip) - Ecco il profilo, per l’anno
1971-72, delle accademie protestanti in Ungheria :
Accademia di teologia riformata, Budapest:
62 studenti, fra i quali 13 studentesse; 13
iscritti al primo anno; fra gli iscritti, 3 jugoslavi e 1 tedesco occidentale.
Accademia di teologia riformata, Debrecen
(434° anno accademico): 47 studenti e 18 studentesse; 18 gli iscritti al primo anno (fra
questi 5 studentesse e 2 jugoslavi).
Accademia di teologia luterana, Budapest.
10 nuovi studenti, fra i quali 3 studentesse;
inoltre un finlandese.
Seminario teologico battista, Budapest. 10
studenti.
Se c'è una cosa che i Britannici
sanno fare è certamente sbrigare in
modo efiicente qualsiasi attività assembleare. Sono stato invitato a presenziare ed a parlare al Presbytry di
Glasgow, assemblea che corrisponde,
press’a poco, ad una nostra Conferenza Distrettuale, vista con la lente di
ingrandimento, per quanto concerne il
numero dei partecipanti, ma prciporzionalmente più rapida e sostanziosa,
per quanto cncerne lo svolgimento de.
lavori. Tanto per la precisione il « Presbytry » (Presbiterio) di Glasgow è i!
più numeroso della Scozia, anzi del
mondo delle Chiese riformate. I partecipanti, pastori e laici (anziani di chiesa) rappresentano oltre duecento chiese, quasi tutte più numerose delle nostre, ossia un corpo ecclesiastico almeno tre volte quello della Chiesa Valdese in tutta Italia. L’assemblea è formata da un numero proporzionale d'
rappresentanti, circa tre volte quello
del Sinodo Valdese, senza alcuna
preoccupazione circa la << manovrabilità » di così vasta assemblea di circa
500 membri (il che mi fa meditare
sulla reale validità di certe ragioni addotte a critica delTeccessivo numero
dei partecipanti al nostro Sinodo!).
Il segreto di un eliicente lavoro assembleare, quale quello di un così vasto « presbiterio », risiede ovv'amente
in più di un fattore. Ho cercato di
rendermene conto, approfittando della
mia posizione di osservatore, e potrei
riassumere così;
......................................
Roger Schutz, priore di Taizé, a Torino
La Ulta è una festa continua
42.000 giovani a Taizé per il Concilio dei giovani nel 7l
Una fattoria e un centro
di formazione per ciechi
Isfahan (spr) - A fine ottobre sono stali
inaugurati a Isfahan una fattoria e un centro
di formazione per ciechi. Questo è st.ato progettato e costruito con fondi offerti dal Consiglio per la Diaconia delle Chiese riformate
olandesi. Un agronomo olandese e al servizio
del centro, quale consigliere. La creazione di
questo centro è stata suggerita da uno psicologo per ciechi, in occasione di una .sua visita
nellTran. nel 1962, per studiare come accrescere le possibilità di lavoro per i ciechi.
Illllllllllllllllllllllllllllll""""""
NELL’AMERICA LATINA
Verso il primo
Congresso pentecostale
Per il primo Congresso pentecostale latinoamericano previsto per il luglio 1972, si e
deciso che il 70% dei partecipanti dovranno
appartenere alle Chiese pentecostali « classichUi, mentre il 30% restante sara ripartito
fra vari movimenti carismatici di rinnovamento spirituale, fra i quali i « cattolici pentecostali » e taluni movimenti giovanili, inclusi gli
hippies.
Torino, 22 novembre.
Questa sera, il fratello Roger Schutz Priore
della Comunità ecumenica di Taizé, si è incontrato a Torino con qualche migliaia di giovani e meno giovani. Un incontro fraterno,
preceduto da una preghiera comune; uno dei
tanti che si svolgono in questo tempo di preparazione del Concilio dei giovani, un po’ come nella Chiesa primitiva ove si facevano
molti viaggi e si scambiavano molte visite fraterne.
11 tema della serata, come fu preannunciato, è stato : « La tua festa non abbia fine ».
Ma di quale festa si tratta? Non è anacronistico parlare di festa quando si conosce tutto
ciò che impedisce al mondo di essere in festa,
le guerre, le sofferenze, l’ingiustizia sotto tutte
le sue forme? « Oggi per molti essere cristiani significa anzitutto lottare per la giustizia,
combattere contro tutte io f :rme di oppressione. È ancora possibile parlare di festa in questo contesto? ».
Tutto ebbe inizio quando un giovane fratello di Taizé scopri un pensiero di sant’Atanasio ; « Cristo risorto fa della vita dell’uomo
una festa continua ». Ecco la chiave. « La
nostra esistenza di cristiani — commenta frère Roger — consiste nel vivere continuamente il mistero pasquale: piccole morti successive seguite dai segni di una risurrezione. Là è
l’origine della lesta » (La tua festa non abbia
fine, p. 102). Una festa continua e senza fine.
Alla luce di questa realtà della Risurrezione
— e solo a partire da essa — è stato possibile
affrontare positivamente alcuni temi di particolare interesse per la vita della Chiesa e del
mondo.
Frère Roger ha detto che per il cristiano
la lesta non è un’euforia ma piuttosto una lotta ed ha aggiunto : c< Non è sufficiente dire :
Signore, Signore! per fare la volontà del Padre. Pregare impegna a vivere. Durante 1 ultima guerra mondiale, il pietismo ha sostenuto con il suo silenzio quelli che andavano nei
forni crematori. E oggi come ieri, con il nostro rifiuto di rischiare, con i nostri personali
silenzi, noi sosteniamo dei regimi politici ».
Dopo aver ricordato che nella chiesa primitiva « tutti quelli che avevano abbracciato la
fede, stavano insieme e avevano tutto in comune. Vendevano i loro possedimenti e i loro
beni e ne spartivano il ricavato fra tutti, .secondo il bisogno di ciascuno » (Atti 2: 44-45)
e non erano che un cuore e un'anima, il fratello Roger ha osservato come nel corso dei
secoli noi cristiani ci siamo assopiti, poi ha
aggiunto: «Nel XVI secolo è entrato in occidente un sistema di credito e interesse e si e
accettata una organizzazione sociale del lavoro
in cui il profitto non è ripartito tra tutti ma
è riservato a una minoranza ». « Ci sono uomini — ha continuato il Priore di Taize ■
che vogliono — ora — il condividere dei beni, una comunità universale. Ma talvolta tutto
ciò senza Dio. E se questo pungolo del marxismo ci avesse tratto dalla sonnolenza e ci avesse svegliato, malgrado noi, c se questo risveglio fosse una primavera della Chiesa? ». « In
questa primavera, la Chiesa si prepara a essere un luogo di comunione per ogni uomo,
non un luogo di adesione forzata, ma una
Chiesa universale, cattolica, una Chiesa solidale dell’uomo vittima dell'uomo, una Chiesa
autonoma rispetto a tutti i sistemi politici e
che non si identifica con nessuno di questi ».
Negli ultimi mesi, il fratello Roger aveva
parlato pubblicamente del ruolo del ministero
del papa per uscire dalle difficoltà della vocazione ecumenica. Le precedenti dichiarazioni
avevano destato qualche perplessità tra i fratelli valdesi. Questa sera ha inteso precisare
qui a Torino, quale è il suo pensiero a questo
proposito : « La vigilia della Sua morte ha
detto in italiano il fratello Roger — il Cristo
depone un fuoco nella coscienza della Chiesa.
Prega: "Che essi siano uno perché gli uomini
credano’’ (Cfr.: Uv. 11 : 20 ss). Per il Cristo,
l’unità non è fine a se stessa, non è per stare
meglio insieme, o per essere più confortevoli,
o più forti, ma è per gli uomini. 11 Cristo lega la credibilità della comunità cristiana all’unità. L’unità, l’ecumenicità della Chiesa è
un fuoco. Ci si brucia ». L’unità dei cristiani,
ha continuato il fratello Roger « suppone che
vi siano dei luoghi di unanimità al centro della nostra persona e della nostra vita, cioè una
stessa fede, uno stesso pensiero — come dice
l’apostolo — ed anche un luogo di unanimità
pastorale... ».
« Per stimolare la comunione fra tutti i
cristiani e perché, quindi, la Chiesa diventi
un luogo di comunione dove ogni uomo, credente o non-credente, possa trovare un’accoglienza senza per questo aderire alla fede...
non c’è forse la necessità di avere — al cuore
del cuore della comunità cristiana — un luogo di unanimità pastorale concreto, perché
tutti noi siamo degli uomini fatti con occhi
per vedere, con orecchie per ascoltare? ».
A questo punto il Priore di Taizé si è domandato se effettivamente la Chiesa ' che è a
Roma « è oggi un luogo di unanimità visibile » e se il papa ci sta conducendo « verso una
Chiesa di comunione, una Chiesa che per
la credibilità della sua missione — è spoglia
di mezzi di potere, che non si appoggia sulle
potenze economiche o politiche ». Solo in caso
affermativo, il papa « chiamato ad essere povero, e la sua Chiesa locale, avranno una
grande importanza per animare e far vivere
la comunione fra tutti ».
Dopo aver ricordato come nacque l’idea del
concilio dei giovani e come si sta concretizzando la sua preparazione, il fratello Roger ha
risposto all’ultima domanda, che riguardava
direttamente la sua persona: «Per Lei, trere
Roger, che cosa significa essere Priore di laizé? ». In questo modo ha potuto esprimere
anche il suo pensiero sulla propria vocazione.
sul celibato e sull autorità.
Feriiuccio Castellano
a) Molto lavoro di « commissioni
che riferiscono alTassemblea con relazioni brevi e concise, presentale scritte con notevole anticipo ai membri,
in modo da rendere inutile una lettura
in aula ad uso e consumo dei delegati
che non si sono dati la pena di leggerle e studiarle in precedenza.
b) L’obbligata brevità degli interventi, dovuta sia all’autodiscipLna degli oratori, sia all’autorità della presidenza inflessibile nel costringere a rapida conclusione chiunque ripeta cose
già dette o si lasci trasportare ad esibizioni oratorie. Ho colto a volo il seguente richiamo del « Moderatore ->
(Il Moderatore è, in genere, nelle Chiese Presbiteriane, il Presidente del Sinodo e dura in carica un solo anno):
« Credo che il Rev. N.N sarebbe molto più convincente se limitasse il suo
intervento agli aspetti dell’argomento
che conosce! ».
c) La scrupolosa osservanza dell’orario prefissato per lo svolgimento
del diario dei lavori, per cui tutti sanno che ogni argomento deve essere
discusso e deciso in un tempo prestabilito.
Sapevo che mi sarebbero stati concessi cinque minuti per presentare la
nostra Chiesa con un brevissimo cenno alla sua storia ed una rapida panoramica dei suoi problemi attuali. Mi
ero pertanto preparato a non lasciarmi sfuggire una sola parola che non
fosse essenziale, compreso il breve
messaggio di saluto ed una sintetica
battuta di « humour », che è in Gran
Bretagna, e soprattutto in Scozia, la
salsa essenziale di ogni piatto oratorio. Ancora una volta mi sono reso
conto del profondo affetto che la Chiesa di Scozia continua ad avere per la
nostra Chiesa sia per l’amore che essa
ha per la nostra antica storia, sia per
l’interesse con cui segue i nuovi tentativi di testimonianza all’Evangelo che
si vanno sperimentando in varie parti
d’Italia.
La breve risposta del Moderatore mi
ha colpito per la precisione con la
quale ha precisato i due aspetti del
saluto che mi incaricava di portare alla Chiesa Valdese, augurando; « che
essa sia sempre capace di tenere unite assieme una così ricca tradiz'one ed
una così fertile immaginaz'one, in modo che la fantasia ravvivi ogni giorno,
ed in ogni nuova circostanza, la tradizione e che quest’ultima costituisca
sempre le solide radici di una fantasia, non avulsa dalla realtà della storia ».
Ho assistito ad alcuni dibattiti molto accesi, per non dire violenti (l’indole dello scozzese dimostra anche in
questo la sua diversità da quella inglese!), la cui caratteristica era certamente quella di esprimere, con estrema chiarezza, opinioni contrastanti,
senza cinconlocuzioni e senza che la
critica, anche dove più apertamente
contraria, degenerasse mai in « fatto
personale » (ovvia influenza di una
mentalità « sportiva » dovuta alla
grande importanza data agfi sports
per la formazione del carattere dei
giovani!). In un intervento, un pastore
ha concluso una serie di critiche cosn
« Questo rapporto è certamente il più
inutile ed il più insignificante che, a
mia memoria sia mai stato presentato
alla nostra Assemblea da molti anni ».
Nessuno si è offeso e la sola reazione,
nella risposta del Moderatore, è stata;
« Mi dispiace dover dire al Rev. X. Y.
che non mi sembra che il suo intervento abbia per nulla provato TinutiUtà c l’irrilevanza del rapporto... lascio
all'Assemblea di decidere fino a che
punto si tratti di un’opinione personale, o di un giudizio condiviso ». Tanto per la cronaca, il giudizio dell’Assemblea diede una differenza rninima
tra il si e il no; per cui sono rimasto
nel dubbio se si trattasse di troppe
opinioni personali... o di troppo poco
giudizio condiviso...
Alcuni dei problemi discussi (o meglio rfdiscussi) dall’ assemblea rieccheggiavano quelli che si sono discussi anche più volte da noi; altri sono
piuttosto quelli di una Chiesa che è
quella della maggioranza della popolazione, anche in epoca di progressiva
secolarizzazione.
Due movimenti, in direzione contraria creano problemi grossi, anche se
non nuovi: Da una parte parrocchie
rurali (sia di zone agricole, che minerarie) che si spopolano e conseguente
necessità per la Chiesa di abbinare
due, e persino quattro villaggi, affidandoli alla cura di un solo pastore,
ricorrendo ad una maggiore collaborazione degli « anziani » creando il «team
ministry » ossia il pastorato di gruppi (anziani e pastori) ecc.,.. Dall’altra
parte, grosse comunità dei maggiori
centri cittadini che si spopolano, perché la gente si muove (assieme alle
industrie, piccole e grandi) verso periferie sempre più eccentriche, dove diventa necessario creare nuovi centri
di vita ecclesiastica, che, ovviamente,
non possono più esaurirsi, oggi, nella
costruzione di un « luogo di culto »,
ma implicano tutta una struttura
nuova, imperniata sul concetto della
Chiesa « centro di vita comunitaria.
ecc. ecc.
C’è poi la ricerca di nuove vie di
presenza e di testimonianza della Chiesa nella vita del lavoro, che non sia
più solo quella dei « cappellani di fabbrica » o dei « pastori operai », che
non sembrano aver fornita rimedi
molto efficaci né aver soddisfatto appieno né i pastori né gli operai, anche
se sarebbe errato (oltre che ingrato)
non tenere conto delle esperienze po
sitive che sono state fatte.
Alcuni problemi specifici sono connessi alle responsabilità particolari di
una Chiesa di maggiorana, dinnanzi
ai fenomeni più scottanti della vita
delle grandi città (ma non solo di
quelle) come Glasgow, dove l’uso crescente della droga tra i giovani, la
spregiudicatezza sessuale dei giovanissimi in una società permissiva, l’ondata di violenza con un notevole accentuarsi della delinquenza minorile e dei
delitti a sfondo sessuale, la sotterranea, ma percettibile, tensione dovuta
ai riflessi della drammatica situazione
irlandese (molto vicina, non solo geograficamente, a Glasgow dove lavorano diecine di migliaia di immigrati
cattolici irlandesi, la cui posizione è
diventata, e sta diventando, sernpre
più critica per l’aumento della disoccupazione dovuta alla crisi dei cantieri navali sulla Clyde, che fa seguito a
quella della progressiva chiusura di
molte miniere di carbone). Trattasi di
tutta una serie di problemi che la chiesa della maggiorariza ha, più di ogni
altra, la responsabilità di affrontare e
la Chiesa di Scozia non ha paura di
farlo, consapevole come è di avere,
anche nel campo sociale e politico,
una funzione insostituibile.
Le soluzioni suggerite e in via di attuazione sono assai diverse, a seconda delle varie tendenze che si manifestano nella Chiesa e cui cercherò di
accennare nella prossima corrispondenza.
Ernesto Ayassot
iiiiiiiiniiiiiiiiiiimHiimiimiMimiiiiimiiiiiiiimiiiiiMiiiiiiffff»""'"""""""'"*""'’'""'"’'*'"""""""’""""*'"'
FONDO DI SOLIDARIETÀ'
La corrispondenza che precede, scritta da
un giovane cattolico impegnato nella preparatone del "Concilio dei giovani indetto da
Taizé. è stata come altre volte inviata conpuntamente alV’Eco del Chisone e a noi. La
pubblichiamo, ma è appena il caso di Vrccisare
che la condizione indicata dal Priore Sc:hutz
perché la Chiesa di Roma e il suo pontefice
possa diventare per tutti i cristiani un luogo
di unanimità visibile", non e per noi «ssoùitamente accettabile (e pone il Priore SchuU
fuori della linea riformala). Un papa povero
di ricchezza e di potere, ma sempre ricco delrautorUà suprema del Magistero, resta per not
inaccettabile, oggetto di un rifiuto re_cu^om
quello di Lutero. Per essere non già ceiitro «
"luogo di unanimità visibile dei cristiani
(/’Etangelo soltanto lo è), ma semplicemente
accettato nella comunione
dovrebbe diventare ecclesiologicamente pove
ro: cioè cessare di essere papato.
Dobbiamo poi rilevare, per la f
in occasione della sua visita a Torino (non e
la nrima) il priore Schutz non ha ricercato,
aJi ha evitato ogni rapporto diretto
cali chiese evangeliche e in particolare con
quella riformata, la valdese. La cosa ^tjptega
perché egli non ignora certo che le nostre li
nee sono ben distinte, e su punti essenzuili divergono: ma è bene che i rapporti stano chiari. e così le responsabilità.
Razzisran: Il jilenzin
Prosegue intanto la sottoscrizione India - Pakistan
Come noto, abbiamo inviato al CEC,
tramite Tavola Valdese, la somma di
due milioni di lire a sostegno della campagna prò India-Pakistan, ed abbiamo
nel contempo posto i lettori di fronte
all’alternativa richiamata nel titolo di
questo scritto. Nel rispetto delle cifre
nel frattempo giunte e che, sulle attuali 600 mila lire sono destinate in ragione del 75 per cento ancora a favore della tragica situazione dei profughi pa
imiiiiiiiiiiitiiiiMimiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiimiimiiiiii
Il priore di Taizé
ha un rappresentante
presso il papa
Come si ricorderà, lo scorso agosto fralel
Roger, priore di Taizé, annunciava alla stampa che avrebbe avuto, d'ora innanzi, un rappresentante presso la s. Sede. Questo è stato
ora designato, nella persona di fratei Max.
noto per aver scritto varie opere teologiche.
Egli risiederà presso il Segretariato vaticano
per l'unità ed è incaricato dal priore, fra l’altro. di mantenere i rapporti con i vari dicasteri vaticani.
kistani in India, situazione resa ancor
più precaria e difficile (se possibile) dalla guerra, invitiamo tutti coloro che desiderano partecipare a questa iniziativa, di voler contribuire con urgenza onde metterci in grado di versare al più
presto un altro milione per il suddetto
scopo.
I lettori ricorderanno che il fondo di
raccolta permanente del nostro giornale confluisce verso il « fondo di solidarietà » votato all’unanimità dal penultimo Sinodo. Abbiamo già ricordato
che questo fondo non è stato istituito
solo — secondo quanto è scritto nel relativo o.d.g. sinodale — « per sovvenire
a situazioni di emergenza o di particolare gravità », ma anche « per contribuire in modo regolare alla lotta contro
il sottosviluppo e le sue conseguenze ».
E appunto con questo spirito che desideriamo accogliere l’appello del Consiglio ecumenico delle Chiese a favore
della lotta al razzismo sudafricano.
Tutti sappiamo infatti che nelle regioni dell’Africa australe alcune decine di
migliaia di bianchi riducono rnilioni di
africani a una massa di schiavi con dei
(continua a pag. 6)
4
pag. 4
N. 50 — 10 dicembre 1971
Cronaca delle Valli
VAL PELLICE
Alla HELGA sciopero fallito
Pare che alla HELCA la situazione
sia delle migliori: il padrone è soddisfatto perché con modica spesa (paghe operaie basse) ottiene molto prodotto (alta produttività) e quindi, dati
anche i rilevanti prezzi, ottimi profitti; gli operai sembrano anche loro
soddisfatti, dato che non si preoccupano affatto del rinnovo del loro contratto di lavoro (del quale il padrone
non ha piacere di parlare) e che pensano non sia opportuno scioperare.
* * *
A dire il vero qualche nuvola nera
si era già presentata aH’orizzonte: i
sindacati premono per il suddetto rinnovo del contrato, la commissione interna (sollecitamente costituita dopo
soli cinque anni di attività dell’azienda) preme per la riqualificazione del
personale; ma dopo un paio di scioperi la pace sociale è arrivata, venerdì 3
dicembre tutti entrano al lavoro, persino qualche membro della deprecata
commissione interna!
* * *
Da dove tragga origine questo clima
idilliaco è per noi un mistero: che uno
spirito nuovo abbia soffiato via le nuvole... spazzando via cioè ogni attrito
fra direzione ed operai... che la generosità del primo e l’abnegazione dei
secondi siano ormai sufficienti a rendere inutile la presenza dei sindacati,
l’opera della commissione interna,
l’arma dello sciopero?
* * *
Non siamo abbastanza ingenui per
credere a una così bella favola e siamo inoltre curiosi, al punto di parere
diffidenti, di sapere perché lo sciopero
ultimo è fallito. Allora ci chiediamo
se le butse di lire 3.500, regalia munifica a chi lavora anche il sabato e la
domenica non abbiano giocato un ruolo psicologico determinante nel trasformare gli scioperanti di ieri in crumiri di oggi; non che pensiamo che si
possano comprare degli operai con tale somma, ma è logico che non si può
rispondere alla generosità del padrone
con uno sciopero!
•k "k ic
Tutti sanno inoltre che la situazione
delle industrie della zona è poco poco
florida: la Turati traballante, la Marini fallimentare, le Geldman asfittica,
la Bassotto pericolante... è quindi facile che si crei un clima di allarmismo
poco favorevole alle rivendicazioni
operaie; mentre si grida « si salvi chi
può » è difficile che si crei uno spirito di unità dei lavoratori, prevalgono
naturalmente i timori particolari di
chi deve dare da mangiare ai suoi, o
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIill
Sciopero
alla Giìtermann
Da mercoledì 17 novembre tutti i reparti del setificio Giitermann di Porosa
Argentina sono in sciopero per un’ora
al giorno.
Il motivo dello sciopero risale ad un
premio di L. 60.000 che la Direzione doveva corrispondere agli operai in due
rate.
Il mercoledì 17 la Direzione dichiarava, tramite il sig. Guido Baret, che la
seconda rata del premio non sarebbe
stata pagata.
Si iniziava subito lo sciopero e veniva
elaborata, con i sindacati, una piattaforma rivendicativa il cui contenuto è
costituito essenzialmente dalla richiesta di migliorie sull’ambito di lavoro.
Infatti gli operai lavorano in un ambiente che per polverosità, umidità e
correnti d’aria è il più nocivo dopo
quello della miniera; inoltre gli impianti igienici sono vecchi quanto la fabbrica (1884) e in cattivo stato di manutenzione.
Di fronte all’atteggiamento degli operai la Direzione si è comportata in modo alquanto singolare...
Dapprima il sig. Guido Baret, vice direttore della fabbrica, dice che essendo
lo stabilimento in crisi e senza soldi
non verrà pagata la seconda rata del
premio. Tre giorni dopo, invece, il sig.
Muhlmann (altro dirigente) dice che
non era vero che la Direzione aveva intenzione di togliere il premio e che sarebbe stato regolarmente pagato se gli
operai avessero ripreso a lavorare.
Altri tre giorni dopo il sig. Guido Baret affermava che la Direzione avrebbe
corrisposto il premio se gli operai avessero lasciato perdere le rivendicazioni,
cosa che ribadiva altri due giorni dopo
in forma leggermente diversa.
Il 1* dicembre la Direzione si dichiarava disposta a corrispondere il premio
ripartendolo in due rate e prometteva
un incontro con i sindacati ed i rappresentanti degli operai per discutere i
punti delle rivendicazioni avanzate,
proponendo una data lontana nel tempo. Gli operai non hanno accettato questo e proseguono la lotta.
Attorno a questa lotta si è creato un
fronte di solidarietà che raccoglie alcuni giovani credenti di Perosa Argentina. In un loro volantino essi, come cristiani e come giovani, hanno dichiarato che il gioco tentato alla Giitermann
non è né umano né cristiano.
gli egoismi di chi pensa prima di tutto
alla propria pelle (o portafoglio).
* * *
Così in questo periodo prenatalizio
di febbrile attività per arrivare a soddisfare le molte ed urgenti ordinazioni gli operai rinunciano a tenere, una
volta tanto, il coltello per il manico;
per riconoscenza alla generosità del
padrone o per timore che egli, adirato, pensi di seguire l’esempio dei Mazzonis e chiuda bottega, non solo non
scioperano ma lavorano anche nei
giorni di riposo, sabati, domeniche e
feste comandate (Immacolata).
* * *
Ci sia concessa un po’ di ironia: è
bello vedere la pace sociale acquistata a così buon prezzo, è nobile sacrificarsi per un datore di lavoro che certo saprà tener in giusto conto gli attuali sacrifici e, « passata la festa » (Natale), diminuirà ritmi e straordinari,
anzi forse anche i giorni di lavoro (a
cassa integrazione) ed è motivo di
profonda soddisfazione constatare che
ormai sindacati e commissioni interne sono un inutile ed antiquato residuo del passato.
TORRE PELLICE
Ci sarà il doposcuola
ad Aogrogoa?
Sul n. 47 del nostro settimanale avevamo
pubblicato sotto il titolo: “Ad Angrogna si
chiede un doposcuola“, la lettera inviata
al Provveditore agli studi di Torino da
parte dei genitori delle V classi elementari
del Capoluogo.
Il 10 novembre e giunta alla Direzione didattica di Torre Pellice una risposta del
presidente del Consorzio Patronati Scolastici di Torino che volentieri pubblichiamo.
« In riscontro alla richiesta di Angrogna,
questo consorzio esaminerà con la migliore
comprensione le giuste esigenze di quella popolazione.
Per esigenze amministrative non è possibibile definire prima della seconda decade di dicembre il programma di assistenza per l’anno
in corso... ».
...Con molti cordiali saluti.
Il Presidente
Paolo Franchi
lllllllllllllllimillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Abbonatevi
Sosteneteci
Aperto il " Centro Diurno per anziani
II
Dal 15 novembre le persone anziane
di Torre Pellice hanno il loro centro
d’incontro.
In una cittadina come Torre Pellice
in cui l’età media è altissima (oltre i
55 anni) e tenendo conto che nell’intera valle le persone anziane costituiscono circa il 25% della popolazione,
causa l’esodo di molti giovani ed il
rientro di molte persone ormai pensionate (soprattutto valdesi), questa
iniziativa assume un valore del tutto
particolare.
L’apertura di questo « Centro diurno », nonostante si sia ancora nella
fase organizzativa, non è solo il risultato della buona volontà di alcune
persone ma rientra in un ben preciso
programma politico, sociale ed economico che l’amministrazione comunale
cerca di portare avanti. Naturalmente
l’apertura di questo centro diurno non
è stata una cosa che sia sorta dalToggi al domani. Si sono fatti dei sondaggi tramite questionari nei quartieri degli Appiotti, dei Coppieri-Chabriols, e
su 351 interviste sono risultati soltanto 11 contrari (e tutti alquanto benestani). Dopo lo stanziamento di 300.000
lire iniziali per l’arredamento sono
pervenuti altri contributi che hanno
permesso l’apertura del centro che è
sotto la responsabilità della Signora
Calliero che funge da animatrice e
che è a disposizione dalle 14,30 alle
17,30 dal lunedì al giovedì; dalle 8,30
alle 12,30 il venerdì mentre per ora il
sabato è chiuso.
Perché questa iniziativa? La risposta non è difficile. In una società come la nostra in cui gli anziani sono
esclusi dal ciclo produttivo, automaticamente vengono emarginati dalla vita e dai contatti con la popolazione,
con il conseguente isolamento. Il Centro diurno si proopne quindi innanzitutto di fare incontrare gli anziani
fra di loro e con gli altri aiutandoli
nel loro riinserimento nella società.
Nel contesto di questo discorso vanno
inseriti tutti gli interventi che il « Centro diurno » ha in programma per evitare per quanto possibile il ricovero
delle persone anziane nelle case di riposo evitando così un prematuro isolamento dalla vita di tutti i giorni.
Ritorneremo presto su questo argomento con una maggiore informazione e speriamo con un’intervista all’assistente sociale del Consiglio di Valle
Signora Gaietti che molto ha fatto
per questa iniziativa.
Ililllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllliiilllllllllllliillllilll
Pinerolo
Proposte del comitato
per gii anziani
Si è costituito sul piano cittadino un Comitato — rappresentativo delle forze sindacali,
sociali, di gruppi di studio e di gruppi che operano in alcune zone della città —, che si occupa della condizione degli anziani a Pinerolo.
Perché questa scelta di campo:
Il Comitato esprime la viva convinzione che
il problema degli anziani debba essere preso
urgentemente in considerazione per i seguenti ordini di motivi :
1) La popolazione anziana a Pinerolo
(considerando le classi di età di oltre 60 anni)
è di 10116 unità, su una popolazione totale di
circa 38.000 unità (percentuale del 26,62%)
Tale rapporto tende ad aumentare per l’andamento generale dell’indice di invecchiamento.
2) La categoria è tra quelle che maggiormente soffrono dei processi di emarginazione
ed esclusione messi in atto dalla organizzazione sociale, economica, politica.
In particolare, per quanto riguarda Pinero
L’Unione dei Coppieri
ha aderito alia FGEI
lo, il Comune non ha finora affrontato questo
problema né con organici interventi assistenziali, né con precise scelte di politica sociale,
ma si è limitato a « delegare » gli interventi
nei confronti della categoria agli enti assistenziali esterni (ECA e Case di Riposo).
3) I problemi delle persone anziane non possono né debbono ;iiguardare esclusivamente
tali persone o le loro famiglie, ma devono
essere assunti organicamente da tutta la comunità.
4) Occorre capovolgere la situazione diffusa e la tendenza secondo cui i servizi necessari per le persone anziane debbano consistere
nel ricovero in istituto...« ...I problemi assistentiali degli anziani non possono e non debbono trovare la loro soluzione nella costruzione di nuovi posti-letto o in case di riposo
— il che rappresenta la forma più costosa e
controproducente di investimento — ma nella
istituzione di tutta una serie di servizi sanitari e sociali a livello domiciliare, ambulatoriale ed ospedaliero che permettano all’anziano di vivere al proprio domicilio, il più a
lungo possibile, ricorrendo al ricovero solo nei
casi in cui questo sia assolutamente indispensabile ». (da rapporto della Commissione per
10 studio dei problemi geriatrici istituiti dal
Ministero della Sanità).
I servizi aperti evitano il pericolo della segregazione dell’anziano daU’ambiente naturale
in cui è vissuto, ne soddisfano maggiormente
le esigenze. Esperienze in questo senso sono
già state attuate da diverse amministrazioni
comunali sia in proprio, che in collaborazione con altre istituzioni (es. Bergamo, Bologna,
Certaldo [Fi], Firenze, Milano, Prato, S. Stefano Lodigiano [Mi], Torino).
II Comitato non disconosee l’esigenza del
permanere di alcuni servizi ad internato, ma
sottolinea parimenti la necessità che ciò costituisca un’alternativa liberamente scelta ed
accettata dalle persone anziane.
Che cosa si chiede:
Il Comitato richiede pertanto al Comune di
farsi promotore di una politica di servizi sociali e sanitari rispondenti alle esigenze attuali ed ai moderni indirizzi assistenziali. Tali
servizi, che il comitato vede rivolti inizialmente alle persone anziane — per le considerazioni di cui ai punti precedenti —, dovrebbero in un momento successivo indirizzarsi a
tutta la popolazione, al fine di evitare il persistere di categorizzazioni.
Consapevoli della impossibilità di pensare
ragionevolmente a soluzioni globali immediate, data la vastità del problema, i membri
del Comitato indicano una gradualità di soluzione che vede la prima realizzazione nella
istituzione di un « Servizio di assistenza domiciliare a carattere di aiuto domestico e di
assistenza sanitario-infermieristica ».
Il Comitato chiede che la realizzazione di
tale Servizio venga attuata sperimentalmente
almeno in una zona pilota della città da scegliersi in base alle rilevazioni effettuate dagli
AA.SS. del C.S.O.S. sul domicilio, la composizione dei nuclei familiari, i titoli di pensione goduta dagli anziani.
Caratteristiche che si chiedono al servizio:
a) che sia gestito dall’ente pubblico e
gratuito;
b) aperto a tutti i cittadini in quanto tali e non in relazione allo stato di bisogno economico. Ciò alla luce dei principi della Costituzione e dei nuovi orientamenti dell’assistenza sociale.
c) Il personale operante nel servizio deve essere « qualificato » e retribuito. Il Servizio non può strutturarsi sul volontariato, ma
su personale fisso a cui è auspicabile che
gruppi di volontari offrano la collaborazione.
Si ritiene da parte del Comitato che gli one
11 relativi agli aspetti sanitario-infermieristico del servizio non vengano assunti direttamente dal Comune, ma che aprano opprtune
trattative con gli enti ospedalieri locali e con
gli enti mutualistici presenti nella città, affinché assumano direttamente responsabilità
/d impegni.
Il Comitato si dichiara disponibile ad incontri con l’Amministrazione Comunale per
eventuali chiarificazioni e per gli approfondimenti che si riterranno necessari, e re.sta in
attesa di riscontro.
La posizione dell’Unione dei Coppieri come gruppo giovanile, nella società,
è stata, fino a questo momento piuttosto indefinita. I giovani unionisti hanno sempre impostato la loro attività in
modo decisamente tradizionale, e non
hanno cercato di avere un collegamento con gli altri giovani d’Italia. Pròprio perché non è mai stata sentita la
necessità di un lavoro di tipo politicosociale, i giovani si sono trovati con le
idee piuttosto confuse e in difficoltà di
fronte a questo tipo di problema.
Non possiamo negare infatti che il
rapporto fede-politica sia un grosso e
complesso problema, ma hanno certamente torto quanti affermano che non
si può parlare di politica in un contesto
di fede. Infatti se nói pensiamo a Gesù,
a quello che Egli ha fatto, vediamo che
Egli viveva e operava in mezzo ai poveri, agli oppressi, alle folle, a coloro
che nel linguaggio corrente possiamo
chiamare proletariato, ed un’opera di
sostenimento degli oppressi contro i
soprusi degli oppressori è essenzialmente politica.
Con il II Congresso FGEI ci si è chiesto quale deve essere l’impegno concreto del credente nel campo politico, e
si è giunti alla conclusione che il credente che si ritiene tale, non può assistere passivamente ai soprusi del capitalismo sul proletariato e alla manipolazione dei lavoratori che vengono
sfruttati e abituati a non pensare, o
per lo meno a pensare ed agire in un
determinato modo.
Di fronte a queste affermazioni i giovani dell’Unione sono rimasti piuttosto
perplessi, perché non abituati a questo
tipo di discorso e molti vedono nel credente colui che crede in Gesù Cristo,
senza porre nessun rapporto di fede
con la vita di ogni giorno.
Malgrado queste perplessità, l’Unione ha deciso di dare la sua adesione
alla EGEI, e questo non tanto con l’intenzione di fare una scelta politica,
quanto piuttosto per cercare un’informazione, cercare di aprire gli occhi e
capire quale tipo di lavoro viene condotto in Italia da altri giovani.
A. G.
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINIIIIIIIIIIillllllllllljlll
Incontro missionario
a Torre Pellice
Sabato 18 dicembre alle ore 21 presso la Foresteria valdese avremo il piacere di udire il missionario cattolico
Alain Playoust del Cameroun che ci illustrerà le sue esperienze missionarie
e le necessità odierne della missione in
quel paese. Il sig. Playoust sarà a Torre
Pellice per alcuni giorni su invito del
nostro fratello Guido Odin che organizzerà rincontro e che ci offrirà ancora
delle diapositive da lui fatte nella sua
tournée africana e che vorrà, in questa
occasione, consegnare pubblicamente al
missionario del Cameroun le offerte ricevute in memoria della moglie Vera.
Quest’incontro offrirà a tutti quanti
sono interessati e che seguono con viva partecipazione cristiana l’opera dei
missionari in Africa, la possibilità di
informazioni, di discussione e di incontro fraterno.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
San Giovanni
La strada della Bealera Peyrotta
e il suo acquedotto
Da tutti i tempi le nostre colline mancano
tra Taltro, di un servizio di acqua potabile.
Questa primavera, con la gioia di tutti i San
Giannini, si è formato un consorzio e a seguito è iniziato il lavoro oggi a buon punto, di
un acquedotto che parte dalla zona della Rua
e seguendo il percorso della Bealera Peyrotta
raggiunge il comune di Bricherasio.
Adesso però vorremmo porre un interrogativo alla popolazione della « consterà » di S.
Giovanni : aderirebbero ancora tutti a questo
consorzio se potessero tornare indietro? Non
vogliamo fare una polemica contro Toperato
del consorzio però ci pare che molte cose non
siano proprio andate come i S. Giannini speravano. Prima ancora che i lavori cominciassero ogni aderente al consorzio ha dovuto versare un contributo di ben centomila lire e
alla posa del pozzetto, al quale non si sa ancora bene quando uno potrà allacciarsi e usufruirne, ha dovuto nuovamente sborsare lire
50.000. Dunque a tutt’oggi le persone che
hanno aderito al consorzio hanno sborsato centocinquantamila lire e non si sa se basteranno.
Se non erriamo, un concittadino che abiti
un po’ più in giù viene a pagare in tutto
lire 30.000 per Fallacciamento all’acquedotto
comunale.
A questo punto ci si può chiedere : sono
persone privilegiate quelle che abitano la collina di San Giovanni? è forse questa una zona residenziale? chi abita in collina? gente
benestante che i centomila li considera ben
poco, oppure abitano la collina operai e contadini? Si parla da tutte le parti di uguaglianza
ma di uguaglianza ce n’è sempre meno. Inoltre la questione dei contributi non è la sola.
L’acquedotto segue per la stragrande maggioranza del suo percorso il tracciato della strada
panoramica della bealera Peyrotta. Quest’estate un bel Jumbo ha completamente devastato
il già alquanto precario fondo della suddetta
strada. Finita l’opera demolitrice del Jumbo,
a distanza di alcuni giorni è arrivato un trattore con pala il quale ha cercato di riodinare
la strada. Non stiamo qui a fare dei commen
ti in merito, basti pensare che dagli Stalle ai
Peyrot la strada è impraticabile: non in mac-china o in motocicletta bensì in bicicletta per
non dire a piedi. E la situazione dai Peyrot in
poi non è che sia migliore; chi abita più in
sù della Bealera Peyrotta è obbligato a praticarla e la strada è di conseguenza stata ridotta ad un ottimo circuito per fuori-strada.
Quest’autunno quando uno si rivolgeva alle
autorità competenti sul fatto della praticabilità della strada panoramica della Bealera Peyrotta si sentiva sempre rispondere che prima
dell’inverno l’avrebbe vista ricoperta da un
bel tappeto di asfalto. In questi giorni è caduta non molto distante la neve e sulla nostra
strada abbondante pioggia, ma la strada panoramica non è ricoperta da un tappeto di asfalto bensì da un’abbondante strato di fango.
Se non si può più asfaltare la strada perché
siamo troppo inoltrati nell’inverno, non si potrebbe almeno portare un pò di ghiaia e renderla un po’ meno disastrosa?
Speriamo vivamente che queste nostre speranze non vadano completamente deluse e ci
ripromettiamo di ritornare su questi due argomenti per tenere informata l’opinione pubblica su questi due problemi che toccano direttamente molti San Giannini.
iiiiiii;iiiiiiiiiniiiiniiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii>iiiiiiiii
Hanno collahorato a questa pagina:
A. Gönnet, W. Pons, B. Lami, D.
Gay, E. Geme.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)
Il miglior dono natalizio:
Racconta la BlbUa al tuoi ragazzi
Dai Patriarchi a Gesù
pp. 392, tutte illustrate a colori.
Prezzo speciale per i lettori deWEco-Luce fino al 31-12-’71
L. 8.000
Busta con duplicato « materiale di lavoro » (fogli sciolti)
L. 1.300
UN PREZIOSO STRUMENTO EDUCATIVO
LIBRERIA CLAUDIANA:
c.c.p. 2/21641 - Torino
Torino - Via S. Pio V, 18 bis - Tel. 68.24.58
Torre Pellice - Tel. (0121) 91.422
Milano - Via F. Sforza, 14 - Tel. 79.15.18
1 ciau
vi Sa V4 1 dìa
na
5
7
10 dicembre 1971 — N. 50
pag. 5
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
il
Domenica della Riforma" a Rimiei
A San Germano Chisone
L'anniversario della Riforma è stato celebrato al Culto della domenica 14 novembre
^on la predicazione del prof. Salvatore Caponetto deirUniversità di, Firenze.
La meditazione muoveva dalle parole dell’Apostolo Paolo a Timoteo: « ...ma la parola
di Dio non è incatenata » (IP Timoteo 2: 9),
per mettere in rilievo la potenza, la sovranità
di questa Parola in Lutero, Calvino, in tutti i
riformatori e nei martiri che non indietreggiarono davanti alla tortura ed alla morte per
rimanervi fedeli.
Parola sovrana ma Parola libera e liberatrice e dinanzi alla quale non resta, ancora oggi, alla Chiesa che Tascolto e Tobbedienza.
« Oggi di riforma della Chiesa parlano tutti,
ha detto l’oratore, per prima la chiesa romana che ha in mano Tiniziativa... si votano documenti interessantissimi e si è portati a dire
che in essi c’è molto di vero*, eppure in tutto
questo travaglio c'è talora qualche cosa di stonato. e di non autentico. Sembra di sentire una
bellissima canzone attraverso un disco rotto,
che dia un suono falso...
« La verità è che fino a quando cercheremo
la riforma della Chiesa nel diritto canonico o
soltanto nella riforma dei ministeri e delle
strutture confessionali, noi attendiamo la Pentecoste dalla iniziativa e dalle forze deH’uomo
e dimentichiamo l’avvertimento di Gesù Cristo: "Colui che dimora in me e nel quale Io
dimoro, porta molto frutto; perché senza di
me non potete far nulla” ».
Dopo il culto ci siamo brevemente intrattenuti a salutare il fratello Caponetto che tornava fra noi dopo tanti anni ed al quale avremmo voluto riservare ben altra accoglienza se
una serie di circostanze avverse non ci avessero impedito di organizzare un’agape fraterna; ma ci ripromettiamo di farlo alla prossima occasione.
Il ritorno del prof. Caponetto ci ha riportati indietro col ricordo agli inizi dell’opera sulla nostra Riviera Adriatica, ai tempi, per così dire, eroici di Via Lepidia quando ci si radunava nella saletta troppo fredda o troppo
calda, secondo la stagione, ma sempre troppo
stretta per contenerci tutti. Egli fu uno dei
più entusiasti e strenui sostenitori dell opera,
uno di quei pochi « ostinati » che volevano a
com’è stata domenica scorsa, semplice e chiara eppure profonda e densa di significato. Ma
era, e resta tuttora, soprattutto un messaggio
di Fede sentita e vissuta che penetra proprio
« come spada tagliente ». Di questo siamo
grati ancora una volta al fratello Caponetto e
per questo, in particolare, gli rinnoviamo di
cuore il nostro grazie.
Ma non vogliamo fermarci ad un semplice
ringraziamento, desideriamo dirgli che lo
aspettiamo ancora e che saremmo felici se
egli volesse sempre considerare Rimini come
la sua prima Comunità a cui si può far ritorno raramente, ma a cui si torna sempre come a casa propria. Perciò gli diciamo da
queste pagine : (c Arrivederci, caro professore,
tornì presto! ».
a. (L
iiiiiiiiiiiiiiiii)iiiiiii:iiiii;iiiiiiiiiiiiii]iiiiiiiiiiiMiimiiniii
Pomaretto
Riunioni: domenica 12, ore 14,30, riunione
di tutte le sorelle di chiesa nella sala delle attività; martedì 14 a Combavilla; mercoledì
15 a Porosa.
Il culto di Natale per i bambini, con l'albero, si terrà la domenica 19 alle 14,30 in
chiesa; alle 17,30 festa natalizia all’Ospedale.
Concerto di musica sacra
Nel tempio di S. Germano Chisone,
alle ore 15 di domenica 28 u. s. ha avuto luogo un concerto di musica sacra.
Alla voce dei nostri bravi coralisti,
si è alternata quella possente del nostro organo rimesso a nuovo. Alla tastiera c'era il prof. F. Corsani che con
la sua ben nota bravura e competenza
ci ha deliziato con musiche di Frescobaldi, Guami, Bach, Mendelssohn ecc.
Lo ringraziamo di cuore per questa sua
apprezzata collaborazione, e speriamo
vivamente di averlo ancora altre volte
con noi.
La corale ben preparata e magistralmente diretta dalla Sig.na Tiirk, ci ha
offerto un ricco e vario programma,
nel quale, accanto ai cori tradizionali,
figuravano altre musiche caratteristiche, come ad esempio il bel canone
cantato in apertura.
Nel complesso si può dire che l'impegno e la fatica della Corale sono stati
coronati da un ben meritato successo.
Prima di concludere vogliamo ricordare il simpatico intermezzo offerto
dai bambini della Scuola Domenicale e
dalle loro monitrici egregiamente guidati dalla Signorina Nelly Rostan.
A. B.
e i
Il programma del Campo invernale dì Agape
27 dicembre 1971 - 5 gennaio 1972
La critica marxista aita reiigione
cristiani nelia iotta per il socialismo
In un movento in cui molti credenti sono
impegnati nel movimento operaio, ci è parso
importante riservare una parte delle attività
di Agape alla riflessione di tutti quei fratelli
che sì pongono il problema dì come testimoniare la propria fede cristiana all’interno
della loro scelta di classe.
Il campo invernale vuole essere questo strumento. Uno strumento cioè, che permetta ai
singoli fratelli o ai gruppi impegnati nel movimento operaio di orientare la loro lettura
biblica e la loro testimonianza evangelica non
avendo come punto di riferimento soltanto le
chiese ma anche e soprattutto le masse popolari.
Il tenia di quest’anno. Nella pratica politica
quotidiana molti fratelli si scontrano con un
« sospetto » più o meno dichiarato nei loro
confronti da parte dei compagni « atei » : infatti per molto tempo l’ateismo è stato una
politica del movimento operaio organizzato!
Per questo ci è sembrato importante nella
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiir iiiiiiiiiiiiiiiiiimmi ...... ...........................................
Il lavoro del Centro Diaconale di Palermo
Casa del Faaciullo
Dal 15 al 18 settembre abbiamo avuto, come era stato già annunziato, un
seminario di studio per tutti i collaboratori del Centro in vista di una migliore qualificazione e di un aggiornamento professionale.
Il volume Racconta la Bibbia ai tuoi
ragazzi, è stato adottato come testo di
studio nelle nostre scuole. Il Past. A.
11 « OSUIiaLl « y r ^ CIÌLÌSUIW -----—
Chiesa Valdese a Rimini. Fu Bertolino ne ha fatto una presentazio
^oer.anti:> r.nrminità e. riF» cxcf^^ inQPCrnPnti affinché DOSSanO adO
tutti i costi una _
il primo anziano della nascente comunità e,
come tale, si altercava al Pastore nella predicazione presiedendo i culti della IV domenica
di ogni mese. La sua parola era anche allora,
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiihmi''"iiiiiiimiMin iiiiiiiiiiiiniiiimi
Rorà
Il nostro fratello Jacques Morel di anni 64
■ci ha lasciati dopo breve infermità. Il pastore
Giorgio Tourn, con la collaborazione del pastore Cipriano Tourn e di quello locale, ha presieduto il funerale. Jacques Morel è stato Sindaco di Rorà per parecchi anni e vice Sindaco,
ha cercato di rendersi utile a tutti i suoi compaesani compresi quelli di adozione. Membro
di Chiesa attivo e generoso. Hanno presenziato alle sue esequie, solidali con i figli e congiunti, Autorità mediche, civili e militari salite dal piano, i suoi colleghi dell’Amministrazione comunale, coetanei, conoscenti, amici
venuti anche da fuori perfino da Milano. Ai
figliuoli, anche in Francia, a tutti i parenti le
nostre condoglianze e ricordiamo le parole di
Gesù : « lo sono la risurrezione e la vita ».
L'annunzio della risurrezione e della vita è
stato fatto in occasione della dipartita di nostra sorella Rosa Morel ved. Tourn-Boncoeur
di anni 85, Capoluogo. Rinnoviamo ai riumerosi congiunti l’espressione della nostra simpatia
cristiana e ricordiamo loro che l’Eterno è
« l'Iddio dei viventi ».
Villar Penice
Ci ha improvvisamente lasciato, per rispondere alla suprema chiamata. Paolo Mario
Berton. di anni 63, dell'Inverso-Buffa. Benché
indisjto.slo da diverso tempo, nulla laseiava
pre\edere una .scomparsa cosi repentina. Nel
suo ultimo viaggio terreno in occasione del
suo funerale, molti conoscenti ed amici sono
accorsi a porgergli il loro ultimo saluto e a
esjirimere alla sua famiglia le loro con o
glianze. . • r •
Rinnoviamo anche noi a tutti i suoi famigliari. e in modo speciale alla sua vet ova.
l'espressione della nostra fraterna simpatia.
Hanno celebrato le loro nozze d’argento il
Sig. e la Sig.ra Cesare e Rosetta Chiaria (Rua).
Auguriamo a questo nostro fratello e a questa nostra sorella un altro lungo cammino insieme. arricchito da molle e preziose benedizioni celesti. j.
In ca.sa di Enzo e Anna Janavel (Teynaud)
è giunta la primogenita Cinzia. ...
Le porgiamo il nostro cordiale saWto di
benvenuto ed ai suoi genitori presentiamo le
nostre vive felicitazioni. _
li S. Battesimo fe stato amministrato al piccolo Loris, di Predino e Olga Charbonnier
(Teynaud). _
Il Signore lo accompagni con le sue gra • ,
insieme ai suoi genitori, padrino e madrina.
L’Assemhlea di chiesa, riunitasi in novembre. ha chiamalo a far parte del nostro Cono
storo, eleggendolo quale Diacono P« »
tiere della Pianta, il Sig. Umberto Albo. La
stessa Assemblea ha nominato quale Anzian
dello stesso quartiere della Pianta il bigGiovanni Bonjour, già Diacono. Sono stati
pure riconfermali nelle loro carie e g
ziani ; Enrico Bouissa, Cesare Chiavia. Paol
Geymet. Stefano Geymonat e il Diacono Stetano Rambaud. j i- c
Il Signore conceda loro gioia e soddisfazione nel loro servizio nella sua Chiesa.
ne agli insegnanti affinché possano adoperarlo con efficacia.
Sul tema: « Esperienze pedagogiche
di avanguardia», il Past. P. V. Panasela ha proposto all’attenzione degli insegnanti: Lettera ad una professoressa di Don Milani e II paese sbagliato di Mario Lodi.
Il Dr. Vincenzo Borruso ci ha intrattenuti sul tema: « Difendi il tuo barnbino » traendo lo spunto da una serie
di conversazioni tenute alla radio.
Enzo Amato ha parlato sulla pedagogia di Makàrenko.
Il Prof. Pietro Greco, direttore didattico, ha presentato il suo libro:
« Cinisi, una esperienza di vita scolastica in Sicilia ».
Il seminario ha avuto luogo nei locali del Convitto Valdese e oltre i collaboratori ed insegnanti delle nostre
scuole, vi hanno partecipato alcuni altri insegnanti.
In seguito al seminario abbiamo avuto altre riunioni con la partecipazione
della Prof. Sig.ra Borruso, assistente
alla Facoltà di Pedagogia e sono state
esaminate le tecniche del Freinet per
una sperimentazione nelle nostre
scuole.
Si è deciso di avere una corrispoiidenza interscolastica fra scuole di altre regioni in Italia e all'astero. Saremmo grati a quegli insegnanti che
volessero collaborare con noi con qualche particolare iniziativa. Chi ha interesse è pregato di scrivere alla direttrice, Sig.ra Pina Panasela, Via Spezio, 43 - 90139 Palermo.
* * *
La festa dei morti a Palermo, il 2 novembre, assume ogni anno un carattere particolare. I cimiteri sono affollatissimi. Nel passato tutta la famiglia e
i parenti del defunto trascorrevano
l’intera giornata sulla tomba, ma poi le
autorità lo hanno impedito per ovvie
ragioni.
Caratteristica della pasticceria palerminata è la riproduzione, con pasta
di mandorla, di ogni specie di frutta, di
pesci che sembrano vivi e di frutti m
'^Un’altra tradizione popolare è quella
di far credere ai bambini che i morti
portano dei doni in quella ricorrenza.
C’è un gran commercio in quei giorni
e i negozi rimangono aperti fino a tar
^^I "r'Ìgaii preferiti dai bambini sono
naturalmente i fucili e le Pistole e a
causa di ciò 38 bambini hanno dovuto
in Questi giorni essere ricoverati in
ospedale perché colpiti ad un occhio,
con probabile perdita della vista.
Se^ne è parlato a scuola. Alcuni alunni hanL anche scritto a questo proposito dei pensieri che riportiamo b
« Ora, con queste anni i bambini pos
sono imparare a fare la guerra.
a fare il male, ma quando
saranno grandi Pu^tanno andar ^
armi vere a rubare e ad uccide
I bambini avendo delle armi nelle
mani credono di dovere fare la .guerra
e sparano contro altri ragazzi. 1 co
struttoti di queste armi non prevedono
questo. Sarebbe bene che abolissero
^ /Il iirrm-inocattolo.
prendere a bastonate il bambino che
aveva l’arma. Per accontentare i figli
talvolta i genitori perdono le amicizie
più care. I bambini d’oggi sono incontentabili » (M.R.).
Queste considerazioni che i bambini
fanno non hanno bisogno di alcun commento. Essi stessi spesso danno ai loro
genitori delle lezioni di cui dovrebbero
tener conto.
Pina Panascia
Primi passi verso
l'ecomenisma a Vita
Abbiamo messo gli abitanti di Vita,
a contatto di un mondo nuovo, diverso
da quello che essi conoscevano. Certo
molti vitesi sono stati all’estero, emigrati per ragione di lavoro.
Mq dopo il terremoto, e soprattutto
dopo la costruzione del « Villaggio Speranza », essi hanno conosciuto « l’estero », non come un paese ove i loro padri erano stati stranieri, ma come un
paese che si è avvicinato a loro nella solidarietà e nella fraternità. Il «Villaggio
dei tedeschi », com’è chiamato il Villaggio « Speranza », nell’uso comune, o
degli « evangelisti », è stata una nuova
scoperta. Gli stranieri sono anche evangelici, cioè appartengono ad una confessione cristiana diversa da quella che
essi avevano fino ad allora conosciuta.
Ma la loro meraviglia e il loro stupore è stato ancora più grande quando
quest’estate è venuto un gruppo di 23
giovani cattolici sotto la guida d’un giovane prète dalla Germania. La loro
azione rappresentava una collaborazione fra cattolici e protestanti in Sicilia, rompendo il tradizionale isolamento in cui le minoranze religiose sono ancora confinate.
Il gruppo era sotto le tende intorno
al centro sociale. Durante alcune ore
del giorno i giovani facevano piccole
riparazioni nelle case. La sera avevano
sempre molti bambini ed adulti con i
quali discutevano, giocavano e fraternizzavano. In questo periodo veniva
anche spesso il parroco a trovarli e poteva anche constatare che le farniglie
si trovano veramente bene nel villag-,
gio e non si cerca di fare un’opera di
proselitistica concorrenza, ma di mantenere una presenza cristiana.
Successivamente, per iniziativa di padre Corso, ha avuto luogo un incontro
ecumenico in una Chiesa cattolica di
Erice per la « Sagra della Bibbia ». A
questa riunione hanno partecipato i
giovani tedeschi e dei parroci di Vita,
di Salemi, di Alcamo.
Ci auguriamo che tutto questo possa
servire ad una sempre maggiore distensione fra cattolici e protestanti.
SOLIDARIETÀ’
CON I SINISTRATI DEL PAKISTAN
I nostri amici che erano venuti per
la seduta del Comitato Generale a Palermo hanno voluto anche salutare gli
abitanti del Villaggio « Speranza ». Prima della loro visita, avevamo parlato
alle famiglie di questi ospiti e detto
fra l’altro che il Sig. Weissinger veniva
direttamente dal Pakistan, dove era
stato mandato dalle Chiese di Hessen
e Nassau per esaminare le possibilità
d’un aiuto immediato verso questa popolazione.
Appena finito questo discorso una
donna del villaggio dice: « Facciamo
stasera una colletta per il Pakistan.
Noi abbiamo ricevuto tanti aiuti durante il terremoto e continuamo a riLa sua proposta è stata favorevolmente accolta da tutti e siamo stati
tutti rallegrati di questo segno di solidarietà da parte di chi ha sperimentato il conforto nella prova.
INGE Schadler
Notizie da San Secondo
— Domenica 21 novembre, l’Assemblea di
Chiesa ha ascoltato e discusso la relazione del
delegato al Sinodo, Paolo Godino. Gran parte del tempo è stato però speso nella discussione del problema finanziario.
Si è messa in evidenza la poca generosità
dei più e la lentezza con cui pervengono al
Cassiere le offerte. Infine si è nominata una
Commissione stabili con il compito di studiare e riferire alla prossima Assemblea circa il modo di usare la casa prospiciente il
tempio, qualora venga conservata.
___ La nostra Corale, rafforzata da alcune
buone voci, ha deciso di non cantare soltanto
nei culti delle solennità, ma anche ogni prima domenica del mese.
___ Il 1“ dicembre una gran folla ha reso
gli onori funebri alle spoglie mortali di Rivoiro Celina ved. Gay, deceduta nella sua abitazione a Casa Nuova, all età di anni i9. La
nostra sorella, che ha dovuto affrontare alcune
zione nel loro servizio nella sua Chiesa. ques O. , . . , armi-giocattoIo.
Con decreto del Presidente del a Repubblica queste f^^he j prendono l’abitudi
è stalo recentemente insignito della croce d bam^^^ grandi sono
Cavaliere al merito della Repubblica Italiana
il nostro Anziano Sig. Cesare Chiavia.
Ci congratuliamo vivamente con questo nostro fratello per la lusinghiera e meritata onorìficenza.
ne diÌnerrden^'armr'daTrandi sono
poi portati alla violenza e potrebbero
anche uccidere » (B.S.).
« Qualche volta finisce a rissa perche
il padre del bambino che e ferito vuole
Doni Eco-Luce
da Bergamo: Beatrice Von Wunster L. 500;
Elena Eynard 500: Giorgio Steiner 1.50U,
Gaspare Luchsinger 1.500.
da S. Germano: Davide Bouchard L. 500; Eugenia Melchiorri ved. Peyronel l-SOOiJU'
vira Valente 500; Mario Borgarello 1.500;
Silvio Beux 500: Salmo 55: 23, 3.000; Alberto Bertalot 500; Virginia Soulier ved.
Rostan 500.
di Torre Pellice: Mario Corsam L. 500; Margherita Costabel 500; Beniamino Pey^ronel
9.600: Arturo Vola 500; Enrico Genre
1.500; Flora Tourn 500; Cecilia Besozzi
500.
In memoria di Giovanni Alberto Troii: Elsa e Speranza Tron L. 10.000.
Grazie! (continua)
dolorose prove durante la sua vita, è stata
sempre sostenuta dalla presenza del Signore,
nel quale ha sinceramente creduto e sperato.
Ai familiari, ed in modo particolare al figlio,
che è rimasto solo in quella grande casa,
esprimiamo la nostra fraterna solidarietà.
__Ultimamente ci sono stale offerte due
belle serate. Il 30 ottobre abbiamo o.spitato la
b’ilodrammatica Salesiana di Porosa Argentina. che ha rappresentato la bellissima, commedia di Agostino passi: « I vint ani pi brut
éd pare Michel », e il 27 novembre il Coro
« Brio Boucle » diretto dal maestro Avondetto.
Nell’uno e nell'altro caso il pubblico ha applaudito lungamente. Ai nostri amici vogliamo ancora ridire il nostro grazie di cuore
e « arrivederci ».
RINGRAZIAMENTO
Il giorno 23 novembre, improvvisamente mancava all’affetto dei suoi
cari
Clementina Sapei
ved. Riba
prima parte del campo studiare storicamente
la questione della religione e dei cristiani militanti nel movimento operaio. Non per poter riproporre nel presente modelli storici passati, né per verificare se vi sia qualcosa della
« tradizione » cristiana che il movimento operaio possa fare propria o viceversa, ma per
arrivare attraverso il confronto e l’esame critico delle pratiche dei nostri « maestri » nel
marxismo e nella fede a correggere le nostre
attuali pratiche politiche e di fede, così spesso parziali e limitate.
La ricerca che intendiamo effettuare potrà
servirci infatti :
__ per approfondire il nostro confronto con
il marxismo.
__ per conoscere quale sia stata storicamente
la posizione dei partiti comunisti riguardo alle chiese ed ai cristiani militanti;
__ per vedere come i credenti militanti abbiano fatto teologia e se e come abbiano usato
il metodo marxista nel farlo.
Nella seconda parte del campo vorremmo
invece dibattere i nostri attuali problemi di
credenti impegnati nel movimento operaio.
Vorremmo discutere e scambiarci esperienze
sui problemi della nostra lettura biblica, della
predicazione al proletariato, del rapporto tra
comunità di credenti e classe operaia, della
nostra testimonianza, ecc.
PROGRAMMA
28/12 Introduzione al campo. La critica della
religione in Marx a cura del Movimento Cristiano Studenti di Milano.
29/12 La critica della religione nella seconda
internazionale ed in Lenin a cura del
Movimento Cristiano Studenti di Roma.
30/12 La critica della religione nel Partito
Comunista Italiano: da Gramsci a Togliatti probabilmente a cura di Massimo Salvador!.
31/12 II socialismo cristiano: Ragaz e Tillich
a cura di Paolo Ricca e Paolo Pioppi.
1/1 Giornata libera.
2/1 I cristiani militanti nelVAmerica La
tina a cura di Giorgio Girardet.
3/1 La critica della socteià borghese in
Barth ed in Marx: due modi distinti,
conciliahili, ed inscindibili a cura di
Poppino Orlando.
4/1 Conclusioni ed indicazioni sul futuro
del campo invernale.
Alcune serate saranno destinate a discutere
temi di particolare importanza per il nostro
impegno militante. Sono previste comunicazioni su :
__ la storiografia marxista sulla riforma;
__ i poveri nel cristianesimo primitivo e le
possibili interpretazioni della loro teologia;
__ alcune situazioni di lotta in cui sono impegnati dei cristiani.
Direzione : Giorgio Gardiol.
27 dicembre 1971-5 gennaio 1972. Quota:
L 16 000 + L. 1.600 di iscrizione, alla Segreteria di Agape, 10060 Frali (To), telefono (0121) 85.14, c.c.p. 2/20554 intestato ad
Agape - Centro Ecumenico. Scrivere per informazioni (arrivo, partecipazione parziale etc.)
alla Segreteria di Agape.
di anni 80
Profondamente commossi per l’imponente dirnostrazione di simpatia
tributata alla cara Estinta, i familiari, non potendolo fare singolarmente,
esprimono un sentito e commosso
ringraziamento a tutti coloro che in
qualsiasi modo sono stati vicini nella
dura prova.
San Germano Chisone, 1 die. 1971. Luserna San Giovanni, 2 die. 1971.
AVVISJ E CO NO Mìci
A GIOVANI evangelici desiderosi vivere insieme offresi possibilità abitare alloggio vuoto nuovo in Torino. Informazioni: rivolgersi Portineria Via Pio V, 15.
PENSIONE Torino di Renata Jalla, S. Margherita Ligure. Telefono 86010. Posizione
centrale, vicinissima al mare, conforts, trattamento familiare, cucina accurata. Interpellateci.
« E fattosi sera Gesù disse : passiamo all’altra riva».
(Marco 4: 35).
Il 28 novembre ha terminato serenamente lu sua giornata terrena il
Rag.
Gino Jahier
Cavaliere di Vittorio Veneto
Fiduciosi nelle promesse divine lo
annunciano a funerali avvenuti il figlio Mario con la moglie Lidia Cantatore, i nipoti Pierenrico e Andrea,
il fratello Enrico con la moglie Ida
Raichenbach, Taffezionatissima Cesira Richiardi, cognati, nipoti e parenti
tutti.
Un particolare ringraziamento rivolgono ai fedelissimi amici Doti. Enrico Gardiol. per le cure prodigate
sino all’estremo; Prof. Carlo Enrico
Malan e Sig. Badariotti per l’assistenza fraterna.
Si prega di non inviare fiori ma di
devolvere le eventuali offerte a: Rifu
gio malati Cronici « R« Carlo Alberto » - Luserna San Giovanni ; Ospedale Valdese e Collegio Valdese di
Torre Pellice.
555555055555555555555555555555555-5555555565555555J555
6
pag. 6
N. 50 — 10 dicembre 1971
T
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Alle soglie del «secondo decennio
dello sviluppo» proclamato dall’ONU
La “guerra dei poveri,,
Le scaramuccie fra India e Pakistan
sono sfociate in un nuovo spaventoso
conflitto, che interessa tutte le loro
frontiere per migliaia e migliaia di
chilometri. Registriamo con profonda
angoscia questa nuova sciagura che
si abbatte sulla famiglia umana, ed in
modo particolare su della gente che è
già stata provata in tutti i modi, che
è stata flagellata da ogni sorta di calamità, naturale o voluta dagli uomini.
Non staremo qui a fare la storia
dei rapporti di queste due nazioni, dato che basta leggere qualsiasi giornale per avere dovizia di dettagli e di
informazioni. Desideriamo solo ricordare che nello spazio di 24 anni si
tratta della terza guerra fra India e
Pakistan.
Le prime due, quelle del 1947 e del
1965 vertevano essenzialmente sul possesso della regione del Kashmir. Quella attuale ha le sue origini nella sanguinosa repressione dei tentativi di
indipendenza del Pakistan orientale,
che aveva visto calpestata la sua
schiacciante vittoria elettorale e che
ha causato la fuga e i mortali disagi
di milioni di profughi in India.
Ora l’India ha accusato il Pakistan
di aver sferrato potenti attacchi aerei
sul suo territorio, mentre quest’ultimo
li giustifica asserendo che si tratta di
una ritorsione ai precedenti attacchi
terrestri indiani in appoggio al movimento indipendentista del Bangla
Desh per consentire ai profughi il
rientro in patria.
Ancora una volta abbiamo la tragica conferma di quanto andiamo ripetendo da anni. Quando scoppia una
guerra, i contendenti hanno sempre
ragione da ambo le parti: tutti e due
si difendono dall’attacco nemico, altrimenti non si sognerebbero neppure
di impugnare le arrni! Intanto chi paga saranno altri milioni di persone ree
solamente di vivere in quelle regioni.
Persone utilissime, ai rispettivi governi e loro potenti alleati, come carne
da cannone colla quale poter risolvere
i loro problemi di confini e di presti
sione di emigrare si è rivelata, nella
realtà dei fatti, un errore.
Si tratta, in via generale, di ebrei
ortodossi che si lamentano, in modo
particolare, di doversi presentare prestissimo al lavoro mentre nessuno
ignora — come affermano — che le
prime ore mattutine sono dedicate alla preghiera. Questo gruppo fa parte
dei circa duemila ebrei georgiani giunti in Israele nel corso degli ultimi due
anni.
Secondo le autorità israeliane, la
maggior parte di essi è sistemata bene, sia come abitazione che come lavoro: sarebbero degli « agenti sovietici » a incitarli a chiedere il rimpatrio. Contemporaneamente però un'organizzazione ebraica americana, la
« Agudat Israel » ha adottato al suo
congresso di Atlantic City una risoluzione colla quale si rimprovera al governo israeliano di non fornire agli
immigrati sovietici dei mezzi sufficienti per celebrare il loro culto.
Mentre parliamo della questione
ebraica, rileviamo che ancora una volta il segretario generale dell’QNU,
Ratificato ai Comuni
l'accordo
anglo-rhodesiano
Londra. - Come previsto, i Comuni
hanno approvato il 1° dicembre gli accordi anglo-rhodesiani, con 297 voti
favorevoli contro 269.
Il ministro conservatore DouglasHome ha dichiarato coll’occasione che
« non si sarshho potuto ottenore migliori condizioni che diano a tutte le
razze in Hhodesia la possibilità di costruire un nuovo Stato non razziale » (sic).
Per Popposizione, il laburista Healey
ha criticato Pincapacità del governo di
ottenere la liberazione dei principali
leaders dell’opposizione africana.
La perorazione più eloquente, ed anche la più cinica, a favore dei nuovi
accordi, è stata quella di lord Goodman che ne è stato uno dei principali artefici. Egli ha detto che respingere
le suddette intese sarebbe stato un
« atto di pura follia » e che le forze
armate rhodesiane hanno una potenza
tale da stroncare qualsiasi rivolta africana.
Thant, ha chiesto agli israeliani di impegnarsi al più presto al ritiro delle
proprie truppe da tutto il territorio
egiziano, conformemente alla precedente richiesta del mediatore dell’ONU, secondo cui un accordo in questo senso, concluso fra Israele ed Egitto, faciliterebbe il regolamento dei
problemi che esistono fra Israele da
una parte e la Giordania e la Siria dall’altra.
Parallelamente la commissione politica speciale dell’Assemblea generale
delle Nazioni unite ha votato una risoluzione con cui si dichiara che « il popolo palestinese ha diritto all’autodeterminazione ».
Su tutto questo, si innestano la spaventosa repressione giordana sui palestinesi, i bellicosi discorsi del premier egiziano Sadat, l’assassinio politico del primo ministro giordano Tali.
Ma quale pesante responsabilità porta di tutto questo Israele, col suo atteggiamento intransigente e col suo
rifiuto di sgomberare i territori occupati colla forza?
Roberto Peyrot
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
gio. Ancora una volta, dicevamo, crolla miseramente il mito della « guerra
di difesa». Mentre chiediamo che intervengano fatti nuovi che risolvano
in modo diverso questo nuovo tragico
evento nel rispetto delle sovranità popolari, cerchiamo di trarne una nuova lezione su ciò che significa la poli. tica delle alleanze e dei blocchi militari.
Diversi giornali, con un patetismo
di dubbio gusto, parlano di « guerra
dei poveri ». Nulla di più falso e soprattutto di più comodo. Certo, questo evento tocca dei popoli fra i piu
miseri della terra, ma non sono loro
che vogliono la guerra: sono i potenti
che se la fanno attraverso la loro miseria, la loro nudità.
Né questo avviene solo nel lontano
oriente: dappertutto sono sempre i
più poveri a pagare, mentre i potenti
e i « raccomandati » sanno cavarsela
per il meglio, traendone per lo piu
lauti guadagni. A volte sono poi quegli stessi che « dopo » cercano di tener
vivo negli altri « l’amor patrio » e quello delle passate glorie.
Vogliono tornare
in URSS
Abbiamo dato a suo tempo notizia
e commentato la situazione degli ebrei
in Unione sovietica, le loro domande
di poter emigrare in Israele e i processi subiti a Leningrado contro i tentativi di espatrio.
Leggiamo ora una notizia in senso
contrario e cioè che cinquanta famiglie di origine georgiana (cui sono
pronte ad unirsi altre cinquanta), hanno rivolto al presidente del presidium
sovietico Podgorny una petizione colla quale chiedono di poter rientrare
in URSS, precisando che la loro deci
UN NAZIONALISMO
CHE RISORGE
È quello croato, uno dei più pericolosi che oggi si stanno definendo
in Europa. Era latente da molto tempo, ma soltanto in questi ultimi mesi
esso è apparso alla luce del sole, dopo
la proclamazione, avvenuta nell’agosto
scorso, della nuova Costituzione Federale jugoslava che accentua grandemente l’autonomia di ciascuna delle
sei repubbliche confederate nell’unica
repubblica jugoslava. Dal 23.11 al 2.12
gli studenti dell’università di Zagabria
hanno scioperato per protestare contro la « spoliazione economica » della
Croazia, ad opera del governo di Belgrado.
« Quantunque gli operai e la maggioranza dei funzionari disapprovino
la forma della protesta degli studenti
(scrive Henri Hartig nel « Journal de
Genève » del 2 c.), tuttavia essi riconoscono la fondatezza delle domande di
questi, domande che tutto il popolo
croato tende sempre più a far proprie.
La nuova Costituzione ha dato per la
prima volta ai croati la possibilità di
esser padroni in casa propria, senza
che nessuno possa accusarli di separatismo. (...) I croati stanno liberandosi
dalle frustrazioni che furono prodotte
essenzialmente dagli “ustascia” durante la guerra.
Il partito comunista croato sa mo'to bene (e gl’intellettuali lo dicono
apertamente) che la Croazia attraversa attualmente una fase decisiva per
il suo avvenire: la fase deU'attualizzazione della nuova organizzazione dello
Stato Jugoslavo. In particolare, i croati insistono sulla necessità d'applicare in pieno il sistema dell’autogestione, secondo il quale i frutti del lavoro devono tornare a coloro che producono. In altre parole: il denaro guadagnato dai croati dovrebbe restare nel
loro paese.
La “Matica Hrvatska”, tradizionale
organizzazione nazionale croata la cui
popolarità sta salendo alle stelle, pubblica libri e giornali che vogliono dimostrare (esempi alla mano) che la
burocrazia serba deruba, vergognosamente e da anni, la Croazia. La "Matica“, organizzazione non comunista,
lotta per ottenere che il denaro guadagnato dai croati resti nella Repubblica e non faccia più il giro che passa per Belgrado, dove degli abili finanzieri, prestando ai croati il proprio
denaro, intascano delle tangenti che
raggiungerebbero (si dice) il 35%.
È noto che la Croazia fornisce i due
terzi degli operai jugoslavi emigranti
all’estero: eppure essa stessa manca
di capitali e deve cedere il passo, lungo la sua propria costa adriatica, alle
imprese turistiche serbe. Il partito
croato, diretto dalla signora Savka
Dabcevic-Kucar, professoressa d'ecomia all’università di Zagabria, da molto tempo desidera ottenere un cambiamento del sistema economico nel senso detto. Ora gli studenti in isciopero
constatano che questi negoziati restano sempre fermi. Essi sostengono che
la sovranità della Repubblica Croata,
sancita dalla nuova Costituzione Federale, resta sulla carta. Essi talvolta
vanno molto lontano nelle loro rivendicazioni: esigono per es. che la Croazia disponga d’un proprio esercito, di
una propria banca nazionale che batta propria moneta, d’una rappresentanza indipendente croata alt'ONU,
dunque anche d’un proprio mmistro
degli esteri. Uno dei dir genti della
“Matica” ci diceva, sei settimane fa a
Zagabria, che “noi siamo naturalmente per l’unità jugoslava, ma che ta’e
unità non potrà mantenersi senza che
sia fatta giustizia nei rapporti fra serbi e croati. In caso contrario, precisava quel dirigente, bisognerà prendere
in consideraz.ione qualche altra .soluzione. E aggiungeva: prima della Jugoslavia c’è la Croazia".
Una passeggiata per le strade di Za
Chi paga la crisi monetarla?
Il terzo mondo
gahria permette di misurare l’ampiezza del rinascente nazionalismo. S’incontrano, in piazza della Repubblica,
studenti che vendono dei pcemi croati, le librerie espongono al posto d’onore le biografie (appena stampate)
dei campioni dell’indipendenza c oata:
per es. di quel Stjepan Radic, che fu
assassinato nel 1928 da un deputato
della Grande Serbia in pieno parlamento di Belgrado. La "Matica", che
si vanta d’aver l’appoggio de la totalità degl’intellettuali croati e, sempre
più, anche dei contadini, lavora alla
purificazione della lingua, e il risultato è che, nel serbo-croato, le parole
serbe vengono poco a poco sostituite
da vecchie parole croate. Il settimanale della “Matica”, la cui tiratura ha
raggiunto, in quattro mesi, le 100.00)
copie, diventa così difficile a leggersi
per i serbi. E lo stesso accade dei giornali di Zagabria, costretti a seguire le
direttive della "Matica".
Questo “movimento”, che taluni qualificano sciovinista, pone la minoranza
serba, in Croazia, in una posizione delicata. Né mancano allusioni a un sinistro passato, nel quale gli “ustascia”
massacrarono senza pietà ebrei e serbi della Croazia. I rappresentanti di
questa minoranza esigono una protezione efficace della loro cultura e dei
loro diritti, mentre un professore di
Zagabria, il sig. Velcisa, testé escluso
dal partito per “eccesso di nazionalismo”, propone di rivedere le frontiere
della Repubblica: il che eufemisticarnente significa proporre la creazione
d’uno Stato puramente croato ».
TUTTI I POTERI AL PARTITO
In Cina è in corso una violenta
campagna di stampa contro gli eccessi del « sinistrismo ». Merciledì 1.12
tutti i giornali di Pechino (che dipendono dal comitato centrale del Partito Comunista Cinese) hanno pubblicato uno stesso articolo nel quale « vengono denunciati i tentativi di complotto, il cui scopo è stato di sopprimere
la direzione del partito e di sabotare
la rivoluzione ».
« 7 giornalisti stranieri, di stanza a
Pechino (scrive Alain Bouc su « Le
Monde » del 3.12), ritengono che l’articolo costituisca anche un attacco al
maresciallo Lin Piao, vice-presidente
del partito e ministro della difesa.
Qualunque sia la sorte di Lin Piao (del
resto non si sa se sia ancor vivo), questi non figura più nel protocollo fra le
alte personalità del regime.
Chiaramente si riconosce che le redini dell’esercito cinese sono state riprese dal partito cornunista, questo
essendo riuscito ad eliminare i sostenitori deir“ultra-.sinistrismo” e, in particolare il sig. Chen Po-ta, che fu tl
quarto personaggio del regime. La Cina non deve più modellarsi sul suo
esercito: questo viene subordinato al
partito comunista, e le sue responsabilità politiche sono diminuite. L'esercito è invitato a concentrare i propri
sforzi sui compili militari e para-militari. Una tale evoluzione è visibile soprattutto al vertice, con Velimi mzione
(definitiva e temporanea) di Huang
Yong-sheng, capo di stato maggior generale, e di due dei nove aggiunti, il
commissario politico della marina Li
Tso-peng, e il capo dell’aviaz.ione Wii
Fa-hsien, senza contare ben inteso della .scomparsa di Lin Piao, ogni giorno
più osservata (...).
Per anni, l'esercito aveva impresso
il proprio stile alla vita politica cinese.
Era lui che propagandava il pensiero
di Mao Tse-tung: lui che conduceva, in
tutto il paese, delle campagne d’origine puramente militare, come per es.
quelle delle co.siddette “unità a quattro perfezioni”, e quelle dei cosidetti
"individui a cinque perfezioni”. Tutto
ciò viene ora sostituito dalla grande
campagna filosofica condotta dai civili. Il vice-pre.sidente Lin Piao, che un
Riportiamo dall’ultimo numero del
mensile cattolico « Mondo e missione »
questo scritto.
Il secondo « decennio dello sviluppo »
(1971-1980) proclamato dall’Assemblea
delle Nazioni Unite ha avuto una partenza infelice per i paesi poveri. La sola possibilità che questi paesi hanno di
decollare economicamente risiede infatti in una loro accresciuta partecipazione al commercio mondiale, poiché è
vitale per essi procurarsi con le esportazioni le finanze che permettano non
solo di pagare i loro debiti, ma di finanziare le importazioni essenziali allo
sviluppo.
Ora, in seguito alla crisi del dollaro
e del sistema monetario mondiale e
alle misure protezionistiche degli Stati
Uniti il commercio mondiale si trova
in fase di recessione e di disorganizzazione, che ha già causato una concorrenza esasperata ed una catena di provvedimenti di protezionismo in molti
paesi ricchi. Fino all’agosto scorso, i
paesi del terzo mondo partecipavano
già in modo insufficiente all’espansione
commerciale degli ultimi anni: la loro
parte nel commercio mondiale era del
21,3% nel 1960 e solo del 17,6% nel
1970. La vendita dei prodotti primari,
principale fonte di ricchezza per il terzo mondo, è aumentata solo del 5,6%
l’anno, mentre il volume del commercio mondiale è aumentato in media
dell’8% annuo. Ci si chiede oggi cosa
avverrà nel prossimo futuro, con la
prevedibile diminuzione del commercio mondiale, tanto più che la rnaterie
prime continuano a diminuire di prezzo, mentre aumenta il prezzo dei prodotti lavorati.
LE ESPORTAZIONI
DEI PAESI POVERI IN PERICOLO
Gli unici paesi poveri che si trovano
in posizione favorevole sono quelli che
esportano petrolio: ma tutti gli altri,
la grande maggioranza, vedono diminuire le loro possibilità di sviluppo. Per
citare alcuni casi concreti, il prezzo dei
minerali di ferro, di cui la Mauritania
è esportatrice, non è aumentato dal
1961; il prezzo del cacao e dello zucchero è in forte ribasso negli ultimi anni;
la copra prodotta dalle Filippine vale
40 dollari la tonnellata in meno che nel
1960.
Il governo americano ha dichiarato
che la sopratassa del 10% sulle importazioni non riguarda le materie prime:
così il 70% delle esportazioni del terzo
mondo verso gli Stati Uniti sfuggirebbe a questa tassa, che si spera provvisoria. Ma l’altro 30%, che riguarda i
prodotti lavorati, non è meno importante per il terzo mondo, poiché questa
esportazione è stata definita « il motore
dello sviluppo » di quei paesi, in quanto dà ossigeno alle nascenti industrie
locali e ne crea di nuove.
Ora, questo tipo d’esportazione dei
paesi poveri verso quelli ricchi è aumentato del 15,8% l’anno dopo il 1960,
il che dimostra che l’industria di questi paesi sta facendosi forte e diventa
concorrenziale, in alcuni prodotti, sul
mercato mondiale. Ora, circa il 50% di
tutte le esportazioni industriali dei
paesi poveri (su un totale di 6.221 milioni di dollari nel 1969) è diretto verso
il Nord America, principalmente verso
gli Stati Uniti: si tratta di prodotti di
semplice lavorazione, tessili, meccanici,
elettrici, manufatti di vario genere, che
i paesi poveri posson esportare a basso
prezzo e che hanno conquistato il mercato americano (provengono principalmente da alcuni paesi asiatici: oltre al
Giappone, Hong Kong, Formosa, India,.
Corea del sud). La soprattassa del 10%'
su queste importazioni e la « fluttuazione » di certe monete, ha già creato gravissime difficoltà alle industrie di questi paesi, con effetti negativi sulla loro
bilancia commerciale con l’estero. La
crisi del dollaro e del commercio internazionale rischia quindi di mettere in
crisi i già insufficienti piani di sviluppo del terzo mondo! Il vice-presidente
della Banca centrale dell’India, ha dichiarato in Parlamento a Delhi che « la
nostra industria non potrà resistere a
lungo alle difficili condizioni che si vanno creando per l’esportazione dei suoi
prodotti. Se vengono a cadere le possibilità di vendere in Europa e negli
Stati Uniti, ci troveremo anche noi di
fronte ad una grave crisi di pagamento delle nostre importazioni: questo
segnerebbe la fine, o almeno un forte
ristagno, nei nostri piani di sviluppo ».
Razzismo: il silenzio è complicità
(segue da pag. 3)
sistemi e delle leggi segregazioniste che
hanno poco da « invidiare » a quelle
nazi-fasciste.
Se i lettori seguono con una certa attenzione tutto quanto siamo andati
pubblicando sul giornale a questo proposito, avranno potuto constatare che
la grande maggioranza delle Chiesemembro del CEC hanno aderito a questa iniziativa: ci auguriamo vivamente
che anche noi, e come credenti singoli
e come Chiesa Valdese (che dovrebbe
particolarmente comprendere le ingiuste situazioni delle minoranze oppresse) aggiungiamo quanto prima il nostro
nome a coloro e a quelle Chiese che
non intendono « tirare avanti » senza
riflettere che il nostro silenzio diventa
una vera e propria complicità con sistemi che non hanno nulla di urnano e
di cristiano.
Proprio recentemente si è tenuta a
Montreux la riunione della CESEAR,
che è la commissione del CEC per il
servizio e l’assistenza fra le Chiese. In
occasione di questa riunione è stato
fortemente ribadito il concetto che operare a favore della giustizia è un dovere. Nei riguardi di leggi ingiuste (come
appunto quelle dell'apartheid) è proprio in nome di Cristo che quella ingiustizia delle leggi deve essere combattuta, altrimenti questa collaborazione che
desideriamo offrire alle vittime diventerebbe esclusivamente un servizio umanitario. Esso deve invece scaturire dalla convinzione che solo ponendosi al
fianco dei « senza potere » che cercano
di eliminare le cause antiche e recenti
dell’ingiustizia e della discriminazione,
il credente può testimoniare la propria
certezza che il Signore è morto per tutti gli uomini. ^ ...
Attendiamo anche per questa iniziativa il tuo personale irnpegno attraverso sollecite e costanti sottoscrizioni,
che vanno inviate al conto corrente postale n. 2/39878 intestato a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino.
Diamo ora l’elenco delle ultime sottoscrizioni giunte:
Da Firenze: D. Beria L. 5.000.
anno fa era qualificato “comandante
supremo aggiunto di tutta la nazione
e di tutto l’esercito”, ha perso questo
titolo. (...) Questa evoluz.ione, annunciata nell’editoriale del 1-1-71,^ s’è accentuata durante l’estate. L’articolo
tradiz.ionale del 31-7, per lajesta dell'esercito, aveva per tema: “Il partito
comanda ai fucili, ed è inammissibile
che i fucili comandino al partito” ».
Da Montorio Vomaro (Te): C. e E. Marinaro
7.000.
Da Torino: E. Grìset 20.000; M. Balmas Beux
2.000; L. e G. C. 10.000.
Da Bergamo: Un lettore 100.000.
Da Pinerolo: M. Campese 5.000.
Da Venezia: sor. Zecchin 3.000; fam. Viti
1.000; C. Bocus 500.
Da Levanto (Sp): La Chiesa dei Fratelli 35
mila.
Da S. Giovanni di Bellagio (Co): L. Giampiccoli 10.000.
Da Torre Pellice: S. Cornelio 5.000; G. Jalla
1.000.
Da Udine: R. Grillo 2.000.
Da Campobasso: P. Corbo 2.000.
Da Orsara (Fg): Colletta della comunità 8.000Da Blesi: F. T. V. 10.000.
Da Neuchâtel (CH): Sorelle e fratelli pentestali 10.000.
Do Roma: N. Long Marey 5.000.
Da Frauenfeld (CH): D. Di Toro e un amico7.000.
Da S. Germano Chisone: Inno 135, 3.000; I,
e G. riconoscenti a Dio per la guarigione di
Mariuccia 3.000; N. N. con simpatia 5.000.
Totale L. 259.500; prec. 343.285; in cassa
L. 602.785.
........................
Profilo demografico
del Duemila
Se rimane costante il tasso attualedi crescita demografica, di qui all’anno
2006 la popolazione mondiale sarà raddoppiata, secondo l’Annuario dell’QNU.
Nel 1969 la popolazione mondiale era
di 3 miliardi e 552 milioni di individui.
Oltre la metà della popolaz.ione del pianeta — 1 miliardo e 988 milioni — vive
in Asia. L’Europa conta 460 milioni;
l’Africa 345 milioni; l’America latina,
con le Antille, 276 milioni; l’Unione sovietica 240 milioni; l’America del Nord
224 milioni; l’Oceania 18,9 milioni. La
Cina e l’India sono le due nazioni più
popolate, con rispettivamente 740 e 537
milioni di abitanti.
(Informations Unesco)
IIIIIIIIIIMIIIillllllMHIIhlllllllllllllllMIIMIIIIIIIIIIIfilfilfiO
Caccia e pesca
Uno dei primi provvedimenti della nuova
Assemblea regionale della Campania è stata
l’assicurazione per ogni deputato regionale a
20 milioni in ca.so d’incidente c un’altra che
gli garantisce un risarcimento di 20 milioni
di lire « in caso di non rielezione ».
Il Comitato tecnico amministrativo dei Lavori pubblici della Campania ha approvato i
progetti degli enti cattolici. II Ministero dei
Lavori publdici finanzierà tali progetti per la
somma comples.siva di 491.468.000 lire.
(Informazioni Religiose).