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Anno 123 - n. 12
27 marzo 1987
L. 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DIRITTI DEI FANCIULLI
Dare a questa nostra Repubblica democratica fondata sul
lavoro — primo, secondo e nero — un nuovo stemma verrà a
costare (Stampa Sera del 16
marzo u.s.) non meno di 100
miliardi. Non riesco a identificare le urgenti inderogabili ragioni del cambiamento. Forse la
creazione di nuovi posti di lavoro? Oppure la ricerca di un
rinnovato prestigio, interno e
internazionale, delle istituzioni
repubblicane, quali più e quali
meno affette da crisi di credibilità?
Ne dubito. Allora, soltanto
una questione di estetica?
Non ho competenza per una
valutazione del genere, anche se
posso convenire che l’attuale
emblema non sia di ima folgorante bellezza.
Tuttavia sarò tra quelli che
10 rimpiangeranno, proprio per
11 valore emblematico che vi si
poteva ravvisare di una Italia
sobria, lavoratrice, onesta, senza più pompose pretese di grande potenza economica o militare, una Italia insomma quale
eravamo in molti a sognare or
sono quarant’anni.
Che non stia proprio qui il
motivo del cambiamento? In
una Italia diversa da quella sperata, che ha certo progredito
in molti settori ed ha conquistato molti spazi, ma che è anche ITtalia della corruzione, dei
peculati, dei fabbricanti d’armi,
dei disoccupati, dei cassaintegrati, alla quale occorre per sim. bolo non più una ruota dentata, uno stellone e due innocue
fronde, di quercia e d’alloro, ma
qualcosa di più bello: eh® possa
mascherarne i vizi.
Aldo Ribet
La tratta degli innocenti
In Italia, per la prima volta, si registra un calo (demografico - Mentre si (discute sulle tecniche
di fecondazione, vengono calpestati i diritti di chi è già nato - La compravendita dei neonati
Il 1986 è destinato a passare
alla storia come il primo anno in
cui il nostro Paese presenta un
saldo demografico negativo. E la
cosa continua: ci sono più morti che nuovi nati. E’ un dato confortante? Per alcimi sì, perché
si ritiene che in Italia siamo già
in troppi (57 milioni) e con troppi problemi di spazio e di ambiente. Per altri la contrazione
demografica andrebbe combattuta con tutti i mezzi, o quasi.
Sì per esempio agli incentivi economici tipo quelli del governo
Mitterrand in Francia che elargisce una cifra ragguardevole a
chi si sente di mettere al mondo
il terzo figlio; sì a tutte le tecniche scientifiche che permettono la fecondazione ’in vitro’. E
qui, dopo il recente «diktat»
del Cardinale Ratzinger, è subito discussione. Scendono in campo i nostalgici del ’baby boom’
o i paladini dell’ingegneria genetica o i futurologi che descrivono il prossimo invecchiamento
demografico della popolazione
come la peggiore calamità che
ci verrà addosso. E mentre si
discute tra teologi, scienziati e
sociologi in più luoghi e in più
occasioni si calpestano i diritti
dei più piccoli.
Storie vere
d’infanzia
Abbiamo seguito, in questi
giorni, la sconvolgente storia di
Michelino e Roberto che, dopo
aver vissuto i primi mesi della
loro vita in un ospedale torinese
perché affetti da virus AIDS e
perché rifiutati da chi li ha generati, hanno finalmente trovato, dopo che la notizia è rimbalzata sui giornali ed è scattato il
meccanismo della solidarietà,
una famiglia pronta ad accoglierli.
Ma la notizia più sconvolgente di questi giorni dal pianeta
infanzia non riguarda tanto i
due bambini di Torino o i duecento bimbi italiani affetti dal
terribile virus con tutti i fenomeni di abbandono connessi, ma
la tratta dei neonati in Guatemala. Solo il famigerato dottor
Mengele ad Auschwitz con i suoi
’esperimenti scientifici’ arrivò a
tanta crudeltà. Più di una ventina di bambini fino a due anni
di età erano parcheggiati alla
’Casa de Engorde’ (Casa da ingrasso) prima di spiccare il volo per qualche ’località del Nord’
dove sarebbero stati sottoposti
all’asportazione di organi da trapiantare a bimbi di famiglie europee o americane, nati con difetti fisici.
Mentre la notizia attende una
conferma, dal Congresso del Guatemala sono state bloccate tutte
le adozioni di bambini dall’estero di quel lontano Paese. Ma il
traffico continua con altri Paesi.
Conoscendo i canali giusti bastano tremila dollari per « acquistare » un bambino centro
americano. Ma il gruppo dei neonati guatemaltechi costava cinque volte tanto proprio perché
sarebbero stati « venduti a pezzi ». Da qui i sospetti e le indagini. Intanto in Honduras, nel
mese di dicembre, sono stati trovati « resti di bambini ai quali
mancavano alcuni organi » ( Ansa).
Calcoli attendibili dimostrano
che, nel nostro mondo di oggi,
i minorenni che vivono in condizioni di povertà mortale sono
90 milioni. Solo in Brasile nel
1986 (dati UNICEF) sono morti,
per cause connesse alla miseria,
circa mille bambini al giorno.
Eppure il Brasile è tra i maggiori esportatori al mondo di alimenti. Ciò non toglie che presenti una popolazione a maggioranza denutrita a livelli di India
o Bangladesh. Si tratta ovviamente di un problema politico
che non può essere risolto soltanto con la beneficenza o il lamento.
Misurare il grado
di civiltà di un popolo
Ma sia nell’emisfero povero
che in quello ricco del nostro
pianeta, il grado di civiltà lo si
misura sul metro delle condizioni di vita dell’infanzia. Laggiù si
lotta per la sopravvivenza con
una disperazione che noi, avendo la pancia piena, non riusciamo ad immaginare. E si vendo
DIACONIA, LA FORZA DEL RISORTO
Il granello di frumento caduto in terra
« ...se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore produce molto frutto» (Giov. 12: 24).
Alla vigilia della sua morte
Gesù si serve di un minuscolo
chicco di grano per farne la più
bella e significativa "parabola”
della sua vita. Il richiamo al ciclo della semina, della germinazione e della crescita di un granello di frumento, doveva suscitare in chi lo ascoltava dalla sua
viva voce, in maggior parte forse di estrazione contadina, una
comprensione più immediata e
più profonda.
E' evidente che quella del granello di frumento è parabola della nascila, della morte e della
risurrezione di Gesù. Il seme caduto in terra è Gesù stesso. La
sua incarnazione è come una caduta dall’alto. Non solo perché
essendo Dio si è fatto uomo, ma
anche perché dell’umanità ha voiuto sulla terra accettare la condizione viù umile, più debole,
più sofferta. E’ stato inserito nella vita degli uomini al più basso livello. E’ nato per morire. E'
stato seminato nella terra con
Un ineluttabile destino di mor
te. Come il seme caduto nella
terra viene anche seppellito nel
solco aperto dall’aratro, così Gesù è stato seppellito, non solo
dopo la sua morte, nell'angosciosa realtà del nostro mondo. Egli
ha vissuto in mezzo ai malati,
ai lebbrosi, agli indemoniati, ai
pubblicani, alle meretrici, ai
mendicanti e alla fine è staio
crocifìsso fra due ladroni.
* * *
Per i suoi discepoli inserirsi
nella vita degli uomini significa
prendere su di sé le loro sofferenze, condividere i loro problemi, impegnarsi per una maggiore giustizia sociale, per una più
equa distribuzione della ricchezza, per l’abolizione della guerra,
per la difesa dei più deboli.
Molti non vorrebbero sporcarsi le mani nelle faccende di questo mondo e pensano che sia più
utile congiungerle solo in preghiera. Ma Gesù si è incarnato
nella realtà umana di sofferenza
e di peccato per redimerla e non
ha esitato a sporcarsi tutto quanto di terra (Luca 4: 18).
Apparentemente un granello
di frumento è una cosa da nulla.
Ma chi potrebbe descrivere la
potenza di vita, di redenzione,
di liberazione, di speranza che
ha esercitato ed esercita nel cuore dell’uomo e nella società la
persona, l’opera e l’Evangelo di
Gesù Cristo? Durante la sua vita terrena Gesù ha conosciuto
dei momenti di solitudine. Ma
attraverso i secoli e i millenni
quel granello di frumento caduto dal cielo non solo per essere
pane vivente che dà vita al mondo, ma anche per essere macerato nel sacrificio della croce,
quale abbondanza di frutti di
amore, di riconciliazione, di perdono ha dato agli uomini!
Quando Gesù dice ai suoi discepoli: « Chi ama la sua vita la
perderà », vuole ammonirli a non
tenerla in uno scrigno di vreziosi, ma a seminarla generosamente nella terra per averne
qualche frutto. Altrimenti è una
vita perduta.
J. Moltmann (Diaconia - Claudiana) scrive che i fondatori
della diaconia in Germania richiedevano a chi voleva entrare
in servizio (per l’assistenza agli
epilettici, dementi, psicopatici,
handicappati, incurabili...) la disponibilità a soffrire e a morire
con loro.
« Diaconia sotto la croce, egli
scrive, significa condividere la
sofferenza, prenderla su di sé.
Essa abbraccia il morire quotidiano del proprio io con la sua
angoscia. La diaconia sotto la
croce avviene alla presenza e con
la forza del Risorto ».
Moltmann non intende qui riferirsi solo alla diaconia come
istituzione, ma alla diaconia della comunità.
«Finché — egli scrive — non
viene superato l’isolamento quotidiano dei membri di chiesa fra
loro, non ci sarà alcuna esperienza di comunità e nessuna diaconia nella comunità. Diaconia e
comunità sono inseparabili. Il
sacerdozio universale deve essere integrato nel diaconato universale ».
La Chiesa oggi deve riscovrire che predicazione e diaconia
sono inseparabili. La sua forza
allora non sarà quella istituzionale, ma quella del grane! di frumento di cui ci parta Gesù in
questo tempo di Pasqua.
Pietro Valdo Panasela
no figli altrimenti destinati a
morire di povertà. Qui invece,
nel ricco emisfero occidentale,
l’ago della bussola è costantemente puntato sul consumismo
e sul produttivismo, in una corsa affannosa in cui i bambini sono, come si dice, «tagliati fuori».
Parcheggiati nella solitudine di
case vuote molti di loro sognano già la fuga dalla loro emarginazione. Non è un caso, mi pam, che il consumo di droga tra
i minorenni stia ancora aumentando mentre aU’orizzonte si alza sempre più imponente lo spettro dei suicidi giovanili. L’« incidente » di Bergenfield nel New
Jersey (U.S.A.), in cui quattro
minorenni si sono tolti la vita
lasciando come ultimo messaggio queste parole : « Risvegliateci o seppelliteci tutti insieme », è
il campanello d’allarme di una
crescente infelicità. Anche a dieci anni si può di colpo scoprire
che la vita non ha senso (anche
se si mangia tre volte al giorno
e in casa entrano due abbondanti stipendi).
Un mondo
senza avvenire?
E’ vero che un mondo senza
bambini è un mondo senza avvenire. Ma, o noi prepariamo un
nuovo avvenire in cui la persona
umana, a qualsiasi età, sia al primo posto nella scala dei valori,
oppure questa società continuerà, senza pietà, a rifiutare chi
non produce perché per ’questa
gente', giovane o anziana che sia,
non c’è né tempo né spazio. E’
la legge della nostra giungla.
Possiamo limitarci a constatare
la tragedia dell’infanzia senza
muovere un dito? Non credo che
questo mondo sarà vivibile fin
quando i bambini non faranno
parte a pieno titolo della società. Ma per noi, c’è di più : calpestare i diritti dei più piccoli equivale a rifiutare, nella sostanza
delle cose, la Parola di Colui che
descrisse la nuova identità dei
cittadini del Regno di Dio proprio partendo dai fanciulli. Come credenti non possiamo dimenticarlo.
Giuseppe Platone
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2 commenti e dibattiti
27 marzo 1987
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APPELLO DI ALCUNE PARLAMENTARI ITALIANE
Pena di morte negli USA
L’inaccettabile uso della vendetta da parte del sistema giuridico Paula Cooper, dalle sofferenze dell’Infanzia al braccio della morte
Dai paesi più civili, dalla Scandinavia alla Danimarca alla Svizzera, un coro di proteste, che
comprende gran parte dei movimenti femminili, sia le organizzazioni facenti parte deU’ONU
(come le YWCA) che altri enti,
si è levato in favore di Paula
Cooper.
Da La Stampa apprendiamo
che i deputati donne di PCI, PSI,
DC e PR hanno rivolto un appello alle loro college degli USA.
La giovinetta, di appena 16 anni, è condannata alla sedia elettrica per scontare il crimine di
cui è responsabile: « Crimine —
dicono le deputate italiane —
che è gravissimo e irrimediabile.
In questo sanso neitìmèno la tremenda sedia elettrica farebbe
giustizia di Paula (..■). Il prossimo processo di app>ello — osano sperare le deputate — dà ancora spazio per intervenire. Si
può in questa occasione dimostrare che uno sfato che pèr reprimere la criminalità non tro■vi altro mezzo che la vendetta,
difficilmente, con simili mezzi,
potrà contare sulla fiducia e l’appoggio delle donne ». Anche DP
si è fortemente impegnata deprecando la barbarie della pena
di morte. Solo il MSI, come noto, è per la pena di morte. Ep
pure sono passati appena 223 anni dalla pubblicazióne di Cesare
Beccaria, che in.-' una modesta
ma divulgatissima operetta andata a ruba dava alle stampe
Dei delitti e delle pene. Con vigore, stile e tanta nobiltà d’ani
mo il Beccarla proponeva le basi di una seria riforma del di
ritto penale, e, conseguentemente, l’abolizione dell’arbitrio del
giudice, della tortura e di tutte
le inique sproporzioni fra delitto e ipena di morte.
A ragione, un decennio fa, l’attrice e scrittrice norvegese Liv
Ullman lanciava al pubblico
presso Mondadori il messaggio
del suo libro Cambiare. Certo,
tutti vorrebbero cambiare, vedere e vivere un mondo diverso,
ma per pervenire a ciò è assolutamente necessario debellare
un’infinità di tabù sociali e religiosi (specie nella cultura popolare cattolica). Una cosa è certa: in questo mondo « essere
donna » è difficile.
A quanto leggiamo su La Stampa (17 c. m.), il bilancio 1986 segna 7 crimini al minuto; le aggressioni sessuali sono aumentate del 45%: a Londra mai si
era registrata tanta violenza sulle donne. Complessivamente nell’86 si sono registrati ben 3.847.410
crimini. Solo a Londra 768.514:
l’esplosione più drammatica si
è avuta nei casi di violenza carnale (...). Vi è un ninnerò crescente di stupri (...), ima violenza brutale e sadica, soprattutto verso
le anziane. Il dott. Armando
Corona ha scritto recentemente:
« Paula Cooper sin .da bambina
è vissuta in una famiglia negra,
fra violenze quotidiane. A 6 anni venne stuprata dal padre, poi
abbandonata dai genitori (...). A
15 anni diventò (analfabeta, ab
brutita, senza amici e appoggi)
assassina. Da allora vive gli ultimi giorni della sua vita carichi
di incubi nel braccio della morte di un penitenziario di Indianapolis. Tutto questo è terribile, che una ragazzina a 15 anni
abbia ucciso, ma lo è forse di
più che una creaturina umana
abbia subito, appena mepa alla
luce, ogni tipo di brutalità, violenza, fame, emarginazione, negligenza, sociale e civile, per venire poi un giorno giudicata da
un sistema giuridico che ammette la validità di una legge che
prevede la morte, sia pure per i
reati più gravi, per colpevoli che
abbiano compiuto 10 anni (!)• E
invece accade in uno dei civilissimi paesi del mondo, gli Stati
Uniti d’America, nazione a noi
cara e amica (...). Non possiamo
che rimanerne stupiti (...). Bisogna che si faccia tutti qualcosa
perché Paula Cooper non termini la sua sciagurata esistenza
sulla sedia elettrica. Indirizziamo i nostri appelli di grazia, appellandoci ai principi contenuti
nella Dichiarazione dei diritti
dell’uomo ai quali aveva posto
fondamento e autentica ispirazione evangelica e umanitaria
Benjamin Franklin ».
Vero unico giudice è Dio. Lui
conosce ogni cosa ed è con Paolo
nella Epistola agli Efesini, secondo le carole che noi ripetiamo: « Dio è padre di tutti, agisce per tutti, è in tutti ».
Domenico Abate
CRONACHE DELL’ANNO 2000
Effetto Sindone
Dopo secoli di angosciosi dubbi sulla validità
della propria fede, conseguenti alle ben note crisi di
credibilità scientifica e storica della Bibbia, provocate dai casi Galileo e Reimarus, finalmente sembra
che i cristiani siano tornati alle certezze di un tempo.
Da quando, nel febbraio del 1987, gli scienziati
Gonella e Bollane hanno reso noto che «tutto induce a ritenere che possano essere pervenuti fino a noi
non solo delle tracce di sangue, ma addirittura elementi cellulari dell’uomo della Sindone »: infatti, un
gran numero di archeologi si è dedicato alla ricerca
del corpo intero del Divin Crocefisso e, scavando
scavando, ne ha rintracciato più d’uno, qua e là per
la Palestina.
IL CANTICO DEI
CANTICI IN TV
La trasmissione di Protestantesimo,
in onda domenica 8.3, dal titolo « il
canto dell’amore » è consistita nella
proiezione di un fMmato illustrativo
del CANTICO DEI CANTICI di provenienza francese dove la lettura di passi del poemetto accompagnava il susseguirsi delle immagini della fanciulla
amata alla ricerca dell’amato, attraverso un idilliaco paesaggio agreste.
La scelta di utilizzare in questo mòdo la mezz’oretta quindicinale di cui disponiamo non mi è parsa buona. Senza una collocazione del libro, così
« visualizzato », nel suo contesto e
senza una seria presentazione del significato e della valenza del suo contenuto alTinterno del messaggio biblico, ritengo che lo spettatore televisivo medio, per lo più sprovveduto
in fatto di conoscenza della Scrittura,
sia rimasto, nel migliore dei casi, sconcertato e perplesso. (A meno che non
si ritenga sufficiente la frettolosa frase conclusiva del pastore-regista affermante che l’amore così descritto —
forte come la morte — « è immagine e
somiglianza dell’amore di Dio »).
Un’« operazione » di questo tipo sarebbe comprensibile in un ambito ben
diverso, dove ci fosse spazio per una
presentazione sistematica dei testi biblici a un pubblico preparato e, entro
certi limiti, omogeneo. Nella situazione
in cui operiamo, la nostra presenza
e la nostra parola devono essere ben
altrimenti incisive e aderenti alla realtà (esigenza alla quale, del resto, la
rubrica è sempre stata sensibile).
Mirella Argentieri Bein, Torre Pellice
Uno scritto fantateologico commenta le ultime scoperte sulla Sindone,
la lettura fondamentalista della Bibbia e il movimento di Lefebvre
Per tre soltanto, quelli di Cafarnao, Betania e
Cesarea di Filippi, però, il confronto coi dati morfologici e sierologici del Sacro Lenzuolo è stato alla
fine positivo ed ora uno dei tre può ragionevolrnente essere fatto ascendere al Fondatore del cristianesimo, smentendo una volta per tutte i sospetti sulla
storicità dei vangeli e sull’esistenza, reale e non mitica, del Nazareno.
Rinnovati e confortati dalla nuova prova sulla
veridicità della propria fede, i cristiani delle varie
confessioni si sono prima riuniti, e poi nuovamente
divisi, nell’identificazione del corpo da riconoscere
come autenticamente « cristoforico », vale a dire
« portatore dell’anima del Messia ». Così che, se ieri
avevamo: cattolici, protestanti e ortodossi, oggi abbiamo: Cafarnaiti, Betanei e Cesariani.
Le sètte fondamentaliste, alleatesi coi Lefevriani,
come sempre fanaticamente legati alla lettera della
Bibbia e della tradizione, stanno raccogliendo fondi per il lancio dell’astronave « Ascensioter », nella
speranza che, recuperando dal cielo i corpi incorrotti di Gesù e Maria, riesca loro di dimostrare l’immutabilità della religione dei padri.
Il papa, fuggito dal Vaticano ormai vuoto, sui
monti dell’Irpinia, dicono vaghi impazzito tra boschi
e valli selvagge, assordando gli ultimi lupi, salvati
dal Wwf, col grido ossessivo e continuo di Giovanni
20: 29: « Beati coloro che non hanno veduto e
hanno creduto ».
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TORRE PELLICE
IL PROGRAMMA
DELLA TEV
In occasione del compimento del
suo decimo anno di vita, si è moito
parlato del movimento di Testimonianza Evangelica Valdese.
E’ emersa molta disinformazione,
sia a causa del silenzio in cui la TEV
è stata relegata durante questi anni,
sia per preconcetti nati, appunto, dalla mancanza di conoscenza, da malafede 0 da superficialità. Le lettere giunte al nostro settimanale lo provano
ampiamente.
Probabilmente molti lettori si chiedono ancora oggi per quale motivo
sia sorto questo movimento, quali obiettivi si prefigga e perché continui
ad esistere.
invitando a rinunciare a ideologie umane, essa ha richiamato i fratelli al
puro Evangelo. La TEV si è anche richiamata, per maggior chiarezza, alla
confessione di fede della Chiesa Valdese del 1655 e ciò esclude qualsiasi
disegno separatista: diremmo, anzi, che
si tratta di un richiamo alle origini.
Si è, allora, tentato di sostenere
che la TEV è pietista, fondamentalista eoe.: questo modo di esprimersi
con « etichette » gratuite, senza un
fondamento preciso è un brutto vizio italiano. La speranza della TEV è
che, al di fuori di oziose polemiche
senza basi, si voglia, finalmente, considerare la validità di un pensiero,
che intende basarsi esclusivamente
sulla fedeltà alla Sacra Scrittura.
Restano, in conclusione, due azioni
ben precise, che vogliamo svolgere
nell’ambito della nostra Chiesa, casa
di tutti:
a) lottare contro coloro ohe vorrebbero scambiare il pulpito per un
palco da comizio di qualsivoglia partito politico;
b) lottare contro le deviazioni dagli
insegnamenti della Parola del Signore.
Sia chiaro che nessuno di noi pretende di possedere la chiave dell’interpretazione autentica della Parola di
Dio ma ci sembra che le affermazioni bibliche fondamentali siano talmente chiare da non lasciare dubbi
di sorta.
Proprio in virtù dell’autorità della
Bibbia, la TEV ritiene, oggi, di doversi
opporre a certi nuovi principi che,
dal mondo, cercano di imporsi alla
Chiesa. Ci sono delle prese di posizione incondizionate di questa o quella categoria di peccatori, tendenti,
sempre, a giustificare. Incorporare,
accogliere tutti senza il necessario
pentimento e ravvedimento. La T£V
chiede di confrontarsi, sulla base delTEvangelo, cosa che, sinora, la Chiesa, nella sua quasi totale maggioran
za e durante le assemblee, si è sem
pre rifiutata di fare, nel timore, ve
ramente assurdo, che ciò comporterebbe divisione nella Chiesa, Per impedirci questi confronti, da alcune
parti si afferma, forse, che è meglio
tacere che cercare di comprendere
la Parola, che sia meglio l’unità d;
facciata alla Verità?
I Coordinatori TEV deile Vaili
Cercheremo, brevemente, di fare il
punto su tutto questo.
La TEV è stata fondata nel 1976,
quando la politica di partito era entrata prepotentemente nella Chiesa
Valdese e, anche dai pulpiti, si sostenevano istanze proprie di partiti
politici: la politica, in quei tempi, divideva ciò che Cristo aveva unito.
(da « Il foglio » 142, mensile dei Cristiani torinesi via Assietta, 13/A - 10128 Torino)
In alcune Chiese e Concistori si
prendeva posizione contro fratelli solo colpevoli di avere una attività in
proprio 0 di essere dirigente di aziende, commercianti e artigiani. Se ne
chiedeva l’emarginazione per il solo
fatto di essere nella vita « datori di
lavoro »!
Questo spirito anti-evangelico (spesso sostenuto dagli stessi figli dei
. datori di lavoro » che pure godevano
del sistema!) si diffondeva nelle conferenze distrettuali, in ripetute tavole rotonde e alcuni echi erano persino giunti al Sinodo.
La TEV ha riunito coloro che sostenevano come in Chiesa non si debbano fare delle differenze tra datori
di lavoro e lavoratori, in Chiesa ci
debbono essere soltanto dei credenti,
peccatori certo, ma credenti. In pratica la TEV è stata soltanto un chiaro richiamo alla sostanza della predicazione evangelica, non ha certo voluto fare delle difese corporative ma
ha voluto rivolgere un preciso invito
a considerare la Chiesa ciò che sempre avrebbe dovuto essere: la casa
di tutti, nella certezza della potenza
e della superiorità delTEvangelo su
tutte le ideologie umane.
Dai suoi avversari, la TEV è stata
subito qualificata « movimento separatista ». Vero è il contrario! Proprio
Pubblico con un sentimento di ama
rezza questa lettera manifesto dei
coordinatori TEV delle valli. Amarez
za perché, pur rispettando il punto di
vista di coloro che scrivono, non mi
sembra che le cose siano andate cosi
come si scrive. Non mi risulta ad esempio che vi sia stato in passato un Con
cistoro di una nostra chiesa, né tant<^
meno una assemblea di chiesa che
avessero « preso posizione contro fratelli
solo colpevoli di avere una attività in
proprio o di essere dirigente di aziende, commercianti e artigiani ».
Una accusa così è mollo grave e va
documentata, documenti alla mano.
E veniamo al programma per loggi
(lottare contro coloro che scambiano
il pulpito per un palco da comizio,
lottare contro le deviazioni dagli insegnamenti della Parola del Signore). ’
Cari fratelli e sorelle, volete davvero essere il sant uffizio valdese?
Penso e spero proprio di no.
Nella nostra chiesa il compito di
esercitare la disciplina spetta ai Concistori ed in ultima analisi al Sinodo.
Ed e bene che sia così. Se gruppi di
fratelli e sorelle cominciano a « scomunicarsi » reciprocamente viene meno
quello spirito di carità e di sollecitudine
cristiana per le persone che costiliùsce tanta parte delVinsegnamento di
Gesù. Ciò non significa assolutamente
rinunciare a comunicare aWaltro la
propria ricerca di fede e le proprie divergenze di opinioni. Accettiamo la
dialettica delle posizioni e « viviamo
in pace » tra noi come dice I apostolo
Paolo (1 Tessaloni'Cesi 5: 13).
Leggendo la vostra lettera mi è venuto in mente Vepisodio della domanda di Giacomo, e Giovanni (Marco 10:
32 e sg>g.), e la risposta di Gesù: « Ma
non è così tra voi, chiunque vorrà essere primo sarà servo di tutti ». Riflettiamoci insieme.
Sicuramente con molti errori e poche
certezze, questo giornale tenta di farlo.
Con molta fraternità.
Giorgio Gardiol
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27 marzo 1987
chiese e stato 3
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■/
LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE DIBATTITO: FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI
Linsegnamento
della religione sia fuori
deil'orario scoiastico
L’attuale ordinamento,
ministeriali, discrimina
Signor Ministro,
l’ultima circolare da Lei emanata (n. 11 del 26 gennaio 1987)
circa le modalità di valutazione
dell'insegnamento della religione
cattolica, delle attività alternative e dello studio individuale, ci
ha confermato nella riostra convinzione che tutta la normativa
finora esnressa in applicazione
del Concordato e dell’Intesa viola il principio di eguaglianza dei
cittadini garantito dalla Costituzione italiana e in particolare
dall’art. 3 che, come Ella ricorderà, recita: « Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Invece tale circolare prescrive
trattamenti diseguali sia per gli
studenti, sia per gl’insegnanti, e
se n’è avuta riprova già nei recenti scrutini: gli studenti scrutinati che si avvalgono dell’IRc
hanno un docente con voto deliberante, non solo sulla religione ma sull’intero profitto, ai fini
dell’essere promossi o respinti.
Gli studenti che hanno scelto le
attività alternative possono, ma
non necessariamente, avere nel
consiglio di classe il docente di
tali attività, ma solo con voto
consultivo, non incidente quindi
sulla valutazione complessiva, e
solo ne] caso che tale docente
non sia già insegnante della stessa classe. Solo l’insegnante di
religione cattolica partecipa dunque a pieno titolo al consiglio
di classe, solo la sua materia ha
« dignità formativa e culturale
pari a quella delle altre discipline » (Intesa, 4.1).
Appare quindi evidente che al
momento della scelta tra avvalersi oppure no dell’IRc gli studenti non sono posti di fronte a
pari condizioni. Ma del resto ciò
era già chiaro dalle disposizioni
della cirdolare n. 211 da Lei precedentemente emanata. Anche a
voler tralasciare la palese sottovalutazione delle attività alternative alle quali erano dedicati
solo tre punti generici contro i
dieci dettagliatissimi riservati alriRc, la discriminazione era evidente già nel fatto che il docente di religione cattolica rimane
nella sua classe, anche per ipotesi con un solo allievo, mentre
gli alunni delle attività alternative si possono accorpare (e ciò
di fatto avviene spesso secondo
criteri casuali di convenienza e
compatibilità di orari). Era evidente inoltre per il fatto che i
collegi docenti sono stati messi
nell’alternativa o di andare al
di là delle specifiche competenze
professionali e disciplinari degli
insegnanti o di non tener conto
delle proposte e richieste degli
allievi che non si avvalgono o
delle loro famiglie; per di più,
i docenti avevano e hanno la
scelta tra svolgere attività non
considerate essenziali per la formazione culturale degli studenti, dunque pressoché inutili, oppure privare di attività significative chi si avvale dell’IRc. E
poi, quanto allo status dei docenti, quale parità tra insegnanti assunti secondo i criteri definiti dallo stato giuridico e insegnanti di religione sottoposti al
giudizio insindacabile dell’ordinario diocesano? E quale eguaglianza dei cittadini indipendentemente dalle convinzioni religiose, quando si diventa o non si
diventa docenti della scuola pubblica di Stato proprio in base
alle opinioni religiose giudicate
accettabili o eterodosse dalla gerarchia della Chiesa cattolica?
C'è un solo modo, ci creda Signor Ministro, di tener fede alla
Costituzione italiana; adoprarsi
perché l’insegnamento religioso
confessionale sia davvero oggetto di libera scelta per coloro che
lo desiderano, al di fuori del normale orario scolastico, senza fantomatiche attività alternative e
senza circolari che fomentino divisioni e discriminazioni sia tra
gli allievi che tra i docenti.
VASTA PRODUZIONE
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Claudio Tron : il gioco
non vaie la candeia
con ia conferma deile più recenti circoiari
chi non si avvale dell’ora di religione cattoiica
A questo fine noi ora tendiamo. Certo non ci illudiamo di
averLa dalla nostra parte, ma ci
piacerebbe che un Ministro della Pubblica Istruzione difendesse le ragioni dello Stato repubblicano e fosse meno corrivo alle pretese della Chiesa cattolica.
Ciò vale per altro per l’intero
Governo, che è collegialmente
responsabile, a corriinciare dal
Presidente del Consiglio, delToperato di tutti i suoi componenti.
Voglia gradire. Signor Ministro, particolarmente nell’attuale
momento politico, gli auguri di
un fnigliore lavoro, con l’auspicio per il paese che la Pubblica
Istruzione abbia un miglior responsabile.
La Conferenza
di organizzazione
dì « Scuola e Costituzione »
Roma, 14-15 marzo 1987.
Gruppi aderenti al Comitato Nazionale
Scuola e Costituzione e Coimitati laici presenti:
Associazione Democratica « Giuditta
Tavani Arquati »
Associazione Nazionaie per il Libero
Pensiero « Giordano Bruno »
Collettivo della Rivista »Rossoscuola»
Comunità Cristiane di Base
Comitato per i Diritti Costituzionali
dell’Unione Comunità Israelitiche
Coordinamento Genitori Democratici
(C.G.D.)
Coordinamento Romano per il Rilancio
.della Democrazia nella Scuola (CRIDES)
Federazione Nazionale Insegnanti
(FNISM)
Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia
Movimento di Cooperazione Educativa
(M.C.E.)
Movimento Politico per l’Alternativa
Rivista « Gestione Scuola »
Sindacato Nazionale Scuola C.G.I.L.
U.I.L. Scuola
Comitato Torinese per la Laicità della Scuola
Comitato Valdostano Scuola Costituzione Statuto
Coordinamento Genovese per lo Sviluppo della Scuoia Pubblica Democratica e Pluralista
Comitato Scuola e Costituzione - Varese
Comitato Scuola e Costituzione - Padova
Comitato per la Laicità di Cultura nella
Scuola - Pordenone
Comitato Scuola e Costituzione - Trieste
Comitato Scuola e Costituzione - Perugia
Comitato Scuoia e Costituzione - Firenze
Comitato Scuola e Costituzione - Pistoia
Comitato per la Difesa della Scuola
Pubblica - Pescara
Comitato Romano per ia Laicità della Scuola
La ripresa del dibattito sui
finanziamenti da parte dello stato mi sembra rallegrante, dopo
Timpressione negativa lasciata
dal modo con cui tale dibattito
è stato rilanciato dalla Tavola;
anziché fornire due documenti
elaborati indipendentemente l’uno dalTaltrc da due sostenitori
di pareri opposti, il documento
Ribet-Becchino pubblicato in un
inserto speciale del nostro giornale ci ha dato, invece, un articolo contenente parere negativo, fatto conoscere prima della
pubblicazione all’autore del parere opposto. Non è così che si
introduce un dibattito nelle chiese.
Venendo al merito della questione e rispondendo ai fratelli
Becchino e Zeni, mi sembra che
la possibilità di accettare finanziamenti da parte dello stato,
dati con qualsiasi marchingegno,
sia ammissibile, dopo i pronunciamenti sinodali del 1985, esclusivamente a vantaggio di servizi
esterni alla chiesa. E’, infatti,
escluso il finanziamento di enti
ecclesiastici, anche se il loro fine prevalente non sia quello di
culto, ma quello di istruzione o
di assistenza. Cosa significa questo? Che se ricevessimo finanziamenti dallo stato l’unica loro
utilizzazione possibile sarebbe
la loro trasmissione a organizzazioni laiche di assistenza. Ovviamente se rifiutiamo di finanziare con quel denaro enti ecclesiastici nostri non possiamo
neanche trasmetterli a enti di al
tre chiese. E allora ci assumeremmo il semplice ruolo di postini che, veramente, non mi sembra che richieda un’organizzazione ecclesiastica. Il denaro per
l’assistenza a organismi non ecclesiastici lo stato lo può benissimo trasmettere da solo,
senza che passi, con un piccoloaumento nel ritardo dei tèmpi
di trasmissione che sicuramente
ci saranno, in casse ecclesiastiche. Veramente il gioco di accettare finanziamenti dallo stato non vale la candela.
A meno che... Non vorrei essere maligno, ma devo pur dirlo: a meno che vogliamo cambiare linea e che da xma chiesa
che vive nella sola grazia del
Signore, cioè del dono, non vogli^O diventare una chiesa che
vive nella grazia del Signore
(non più sola) e nella struttura
impositiva dello stato: nel dono
e neH’imposta. L’operazione ha
certamente una sua convenienza economica. Il Sinodo può
sempre correggere se stesso.
L’esclusione del finanziamento agli enti ecclesiastici del 1985 potrà essere temperata, sostituita
dalla casistica, per esempio nel
senso che il finanziamento riguardi solo enti che hanno come fine prevalente Tassistenza
o l’istruzione e non il culto. Ma
allora ci sarà chiesta almeno
chiarezza e verità: accettiamo
lo 0,8% perché conviene di più
che il rifiutarlo.
Claudio Tron
Roberto Peyrot: la carità
non è una partita di giro
L’invito a intervenire nel dibattito sui finanziamenti ecclesiastici e la lettera del fratello
Ugo Zeni pubblicata sul nostro
settimanale in data 20 marzo
mi inducono a qualche breve
considerazione. Intanto, penso
convenga ancora una volta chiarire un punto a carattere, diciamo così, operativo, che forse è
in parte stupito. A suo tempo
la Camera dei deputati ha espresso un voto puramente politico,
col quale le altre confessioni religiose non sono state chiamate
a far sapere se intendono, o meno, accedere ai finanziamenti
previsti per la Chiesa cattolica, ma semplicemente si impegna il Governo a prendere iniziative analoghe per altri culti.
Dopo questa premessa, voglio
astenermi anch’io da una impostazione troppo « legalistica »
sull’argomento — lamentata da
Zeni — tanto più che i nostri
ordinamenti, anche se basati su
princìpi irrinunciabili, non sono né il Decalogo né il Sermone
sul Monte: lo dimostra la loro
continua evoluzione a partire
dalle prime « ordinanze » del
1532 (vedi il Preambolo della
Disciplina Generale).
Anch’io, neU’affrontare questo
per la stampa di
biglietti da visita, carta e buste intestate,
locandine e manifesti, libri, giornali, riviste,
dépliants pubblicitari, pieghevoli, ecc.
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problema, mi sono posto in una
visione spirituale e biblica; sono profondamente convinto che
se si addivenisse ad una Intesa
per finanziamenti avalleremmo quella « logica » concordataria che di spirituale ha ben poco. E’ ben vero — come dice
Becchino — che le nostre Intese
sono al polo opposto del Concordato, ma lo sarebbero altrettanto nuove Intese volte ad accettare danaro dallC' Stato, sia
pure non a fini di culto? A questo punto sorge un altro interrogativo: le Opere della Chiesa
non sono forse una parte integrante, un tutt’uno colla Chiesa
stessa? Domani la Chiesa potrebbe senza dubbio continuare
ad esistere senza le sue Opere,
ma certamente queste Opere, così come sono oggi concepite, non
potrebbero continuare ad' esistere senza la Chiesa.
Circa poi la possibilità di accedere a finanziamenti statali
per i cosiddetti « interventi caritativi », se siamo convinti, secondo la nostra visione biblica,
che «carità» (caritas) voglia
dire amore, amore che dona, come potremmo « dare » aiuti con
danaro che non abbiamo noi
stessi raccolto, ma che ci è
stato largito dallo Stato? La
« carità » non è una semplice
partita di giro!
Un’ultima osservazione riguarda la « deflscalizzazicne » e cioè
la possibilità di detrarre dalla
denuncia dei redditi, fino all’importo di 2 milioni di lire, le
somme devolute alla Chiesa. La
questione mi pare molto semplice; finché questo beneficio
fiscale non venga tradotto in
legge comune nei confronti di
tutte le erogazioni liberali, esso
rivestirebbe un carattere di privilegio per le confessioni religiose e quindi inaccettabile.
Roberto Peyrot
4
4 fede e cultura
27 marzo 1987
1?'
I--,S
X:-
INTORNO A LIONE
UN LIBRO DELLA SCUOLA
ELEMENTARE DI ANGROGNA
Valdesi e stregoni
Gli eretici valdesi furono accomunati ai seguaci dei culto di Satana
Valdesi e stregoni: questo è il
titolo, dato a due suoi articoli,
nell’agosto scorso, da un giornalista del « Progrès », quotidiano
della regione lionese. Più significativi ancora i sottotitoli: Dove
si parla della mano di Satana;
Ho scelto Belzebù come maestro.
Nel XV sec., nel momento in
cui la setta valdese, in Origine
scismatica, diventa eretica agli
occhi del clero, incarnazione del
male, dappertutto si va dicendo
che i suoi adepti sono gli adoratori del diavolo, che si abbandonano a delle orge, autorizzate
da precetti pseudobiblici.
La Chiesa dispone così di una
fortunata occasione diffamatoria
e gli stregoni si servono della
setta come paravento per nascondere le loro pratiche demoniache. Non di rado si vedono
messi, sullo stesso piano, in processi inquisitoriali, valdesi veri
ed adoratori del diavolo... E’ no
to il rituale d’iniziazione a certe
sette: l’aspirante « fedele » è presentato a Satana, che appare
sotto le spoglie di un giovanotto, vestito di nero, cOn una coda
nera e dei piedi forcuti. Il futuro adepto deve rinnegare la sua
fede, disegnando un cerchio, con
una croce in mezzo, che calpesta
col piede -sinistro, sempre sputando e facendo mostra del suo
deretano nudo in direzione dell’Oriente. Ricchezze e piaceri voluttuosi gli sono promessi. Poi
gli viene concessa l’iniziazione
ai segreti della composizione dei
veleni, per mezzo di grasso di
bambini soffocati prima del battesimo.
Esiste da qualche parte, ma
l’autore degli articoli, J. J. Berchemin, non dice dove, la relazione di un processo inquisitoriale, intentato, il 23 marzo 1438,
nel castello di Quinsonnas, presso Bourgoin (Isère), contro un
tale, ritenuto discepolo di Bel
zebù. Vallin, così si chiamava,
era reo, oltre che di praticare
incantesimi, di fare invocazioni
a Satana, di essersi recato ad assemblee notturne dove si mangiavano dei bambini, di aver rapito un neonato appena partorito per ricavarne il grasso necessario a comporre dei veleni,
destinati ai nemici della setta.
Non si conosce l’epilogo del
processo, ma si ha motivo di
pensare che le fiamme purificatrici abbiano posto termine alla
vita di Vallin.
L’episodio raccontato non è un
caso isolato (di processi inquisitoriali abbondano i documenti
dell’epoca) ma è significativo che
esso sia stato « riesumato » e
riassociato alla nascita ideila setta valdese proprio in un periodo
in cui gli esorcisti e Satana tornano a far parlare di sé. Che il
diavolo ci abbia messo la coda?
Bagnóou:
Resistenza e pace
Il lavoro di Jean-Louis Sappé e
dei suoi ragazzi della scuola elementare di Angrogna, già noto
agli amici in edizioni provvisorie di limitata diffusione, si presenta a un più vasto pubblico
con questo volumetto delle edizioni Meynier. Si tratta della
selezione del materiale utilizzato per le ricerche sulla seconda
guerra mondiale e la resistenza in valle d’Angrogna: soprattutto testimonianze di abitanti
della zona, poi passi del diario
di Jacopo Lombardini, predicatore partigiano morto a Mauthausen, e documenti del tempo. E’ il risultato di un lavoro
didattico ricco di amore e di
pazienza, capaice di: coinvolgere
i ragazzi e i loro anziani, che
fornisce anche un’utile indicazione per gli insegnanti. Ma è anche un discorso aperto con l’am
biente angrognino e con tutti
i lettori, senza trionfalismi né
reducismi (come rileva Nuto
Revelli nella prefazione assai
elogiativa), con molti piccoli
tasselli per la ricostruzione di
ima resistenza viva ieri e oggi.
Con una scelta significativa il
volumetto si apre e si chiude con
la casa del Bagnóou, rifugio dei
partigiani della valle cantato
da Lombardini e oggi « casa della pace », ricostruita sulle rovine per iniziativa degli angrognini e con l’aiuto di amici italiani
e tedeschi, come piccolo segno
della speranza in un mondo in
cui la giustizia soppianti la guerra. Giorgio Rochat
Bagnóou: Resistenza e pace, a cura
di Jean-Louis Sappé e dei suoi ragazzi, prefazione di Nuto Revelli, Torino,
Meynier ed., 1986, pp. 65, L. 9.900.
Annalisa Coucourde
DALLA STAMPA ITALIANA
MARZO ’87
Provocazioni e ammonimento Novità in libreria
RELIGIONE
In una recente pubblicazione
(La Chiesa galassia e l’ultimo
Concordato), di cui è curatore degli ultimi capitoli. Luigi Accattoli
scrive ohe « non vi sarà quiete
religiosa nel nostro Paese (...)
finché la Chiesa cattolica continuerà a godere di quell’ultimo
privilegio rappresentato dalle
particolari garanzie costituzionali
e internazionali della forma concordataria ». Lo cita Stefano Rodotà, nella rubrica « Le opinioni »
su Panorama deH'1/3, con il titolo « Impariamo dai valdesi ».
Rodotà punta l’attenzione sulrinsegnamento religioso nelle
scuole: « La disciplina dell’insegnamento della religione si è rivelata uno strumento di privilegio
e di costrizione verso studenti,
famiglie, insegnanti. Era possibile scegliere una strada diversa?
Il modello esiste ed è contenuto
nell’intesa con la Tavola valdesemetodista, firmata pochi giorni
dopo il nuovo Concordato. Lì è
pieno il riconoscimento della libertà di tutti, e le peculiarità profonde deH’insegnamento della religione risultano bene dalla sua
collocazione fuori dall’orario delle lezioni e fuori da ogni logica
burocratica. E non è certo un caso ohe questa intesa, davvero
esempio di libertà, sia stata considerata una ’’provocazione” da
taluni vescovi ».
E come una provocazione, appunto, deve essere stata intesa
anche la nota di Rodotà, tant’è
ohe su Avvenire, dello stesso 1/3,
Pier Giorgio Liverani (nella rubrica « Controstampa ») replica
con toni piuttosto decisi: dopo
aver riportato la citazione di cui
sopra, commenta: « Dimentica
(Rodotà) il piccolo particolare
che i valdesi e i metodisti sono,
in Italia, sì e no quarantamila,
mentre i cattolici, anche quelli
solo sociologicamente intesi, sono almeno mille volte di più ».
A quali di loro è destinata l-’ora
di religione, visto che ia scelta
per tale materia è stata presa dal
« 90 per cento di studenti e genitori »?
Lo stesso articolo se la prende
anohe con Giorgio Girardet e
COM-Nuovi tempi in relazione alla proposta di moratoria dei rapporti ecumenici, conseguenza della proclamazione da parte vaticana del prossimo anno mariano, e
alla decisione della chiesa anglicana di consentire il sacerdozio
alle donne. Liverani cita Girardet: « In un clima che si vuole
fraterno ed ecumenico (...) ecco
che su un argomento centrale di
dissenso, noto a tutti, e sempre
sottolineato, la Chiesa cattolica
dichiara unilateralmente un anno
mariano ». E più avtmti commenta: « E’ anohe questo — il sacerdozio alle donne nella chiesa anglicana — un argomento centrale
di dissenso (...) tanto che la Chiesa cattolica ha fatto sapere a suo
tempo che l’eventuale istituzione
del sacerdozio femminile avrebibe complicato il dialogo ecumenico fra anglicani e cattolici. Ma ho
cercato invano, sul n. 3 di COMNuovi tempi, un articolo del pastore Girardet che proponesse
una moratoria ecumenica nei confronti della Chiesa anglicana ».
Il rilancio del culto mariano è
stato peraltro analizzato su Noi
donne (n. di marzo), in un ampio articolo di Emma Fattorini
(« Le occasioni di Maria »), in cui
si analizza come la Riforma
e il pensiero protestante abbiano
inteso la donna, con riferimento
al volume della storica Zemon
Davis (Le culture del popolo, Einaudi, 1980), che parla di « soluzione assimilazionista introdotta
dalla Riforma protestante ». « Es
sa ha emancipato la donna nella
Chiesa — prosegue Fattorini —
ponendola nella stessa posizione
dell’uomo, ma impoverendola,
appunto della sua differenza. Una
lettura ’’difficile” e certo rischiosa, perché non va mai dimenticato che nelle Chiese protestanti
la donna ha un peso e un ruolo
impensabili in quella cattolica
(...). Jung è tm autorevole assertore della provocatoria tesi sulla
superiorità della cultura cattolica nel valorizzare la donna rispetto a quella protestante: ”11
protestantesimo ha manifestamente perduto il contatto con
gli enormi sviluppi archetipi che
hanno luogo nelTanima sia del
singolo che della massa e con
quei simboli ohe sono destinati a
compensare l’attuale situazione
mondiale innegabilmente apocalittica”. La fase storica di disorientamento a cui si riferisce
Jung è quella degli anni Cinquanta, veicolo di rassicurazione è la
figura della Madonna, valorizzata
dalla Chiesa cattolica con il dogma dell’Assunzione al cielo »,
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La vicenda dell’ammonimento
a don Franco Barbero ha avuto
risalto su alcuni quotidiani nazionali. Loris Campetti (Il Manife^
sto, 17/3), dopo avere, come altri
colleghi, riportato gli avvenimenti (dalla « Lettera a Maria » al
provvedimento) scrive: « A Pinerolo convivono cattolici e protestanti, ohe dagli armi delle proteste studentesche e operaie hanno spesso intrecciato ricerche di
fede e impegno sociale ». E più
avanti: « Nessuna concorrenza
sleale, ai valdesi di questa landa piemontese sta a cuore che
resti aperta la ricerca della comunità di base di don Barbero ».
Del resto eventuali punti di
contatto tra le diverse confessioni non sono da guardarsi con sospetto. Nell’intervista che Fabio
Inwikl fa a Franco Barbero ( Unità di domenica 15) si legge:
« — Ma, con quella sua sortita
sulla Madonna, non la si potrebbe
accusare di essere un protestante? — Me lo hanno detto più volte. Mi pare però che sia giunto il
tempo di rivedere le nostre perimetrazioni ecclesiali e teologiche.
La ricerca ha ormai scornpaginato i nostri confini tradizionali:
ma questa non è una felice opportunità? Perché dovrei essere
scontento di una comunanza di
pensieri tra me e un protestante? ».
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5
27 marzo 1987
ecumenismo 5
L’OPERA DELLA FCEI NELL’IRPINIA DEL TERREMOTO
Senerchia: presenza evangelica
per il rinnovamento del paese
Oltre agli effetti del terremoto si sono dovute
ricostruzione e le difficoltà burocratiche
scontare anche l’incapacità nel gestire la
Nuove prospettive per la cooperativa agricola
Girare per il paese di Senerchia, nell’Alta Irpinia, nel periodo delle feste natalizie, faceva
un effetto strano.
L’aria di festa non era la solita; Natale e Capodanno venivano come annegati in un senso generale di allegria e di vittoria. Nei bar, nelle strade e nei
negozi tutti parlavano e commentavano' ancora le elezioni comunali avvenute due settimane
prima. La sensazione per chi
passava di lì era che la popolazione si congratulasse con se
stessa per aver saputo vincere
una buona volta il potere pesante e clientelare che li governava,
o meglio li immobilizzava sotto
un giogo statico, dal dopoguerra a oggi.
La cosa più rallegrante era
l’entusiasmo dei componenti la
nuova Giunta. Da qualunque
partito della coalizione venissero erano uniti nello slancio costruttivo della gestione del paese. Uno slancio che subirà arresti e contraccolpi senza dubbio
quando le prime bordate dell’avversario non tarderanno ad arrivare, ma che ugualmente allarga il cuore e ancora una volta
rende ottimisti sulle capacità
deH’uomo di muoversi sul cammino dell’onestà e collaborazione non appena le condizioni
glielo concedono.
Senerchia infatti non è soltanto un paese colpito dal terremoto del 1980, ma è tuttora un
paese mortificato dalle amministrazioni comunali che si sono
succedute e che a distanza di 6
anni dal sisma non sono state
in grado di avviare la ricostruzione. Il Consiglio comunale
eletto nel maggio ’86 è entrato
presto in crisi per una spaccatura all’interno della maggioranza
democristiana. Questa crisi si è
rivelata insanabile; ha portato
allo sconvolgimento del Consiglio e a nuove elezioni anticipate che si sono svolte il 7/8 dicembre 1986. Ha vinto una lista
civica che si opponeva alla D.C.
La lista vincente raccoglieva tre
forze politiche: la parte della
D.C. che aveva preso le distanze
dalla maggioranza democristiana precedente, il PSI e il PCI.
E’ stata una vittoria significativa (100^ voti di differenza su 698
votanti). Si è trattato di una richiesta di radicale cambiamento
nella gestione della cosa pubblica e nel nrocesso di ricostruzio' ne del paese.
Della nuova maggioranza insediatasi il 18 dicembre 1986 fa
parte il pastore Giuseppe Tuccitto, che è stato anche eletto
assessore nella nuova Giunta. La
sua presenza, accettata dall’intera coalizione e gradita dall’opinione pubblica, non è semplicemente l’espressione di una delle
tre forze politiche che hanno dato vita alla battaglia e alla vittoria elettorale, ma il riconoscimento, crediamo, di una presenza significativa e sempre solidale delle chiese evangeliche verso
la popolazione terremotata di
Senerchia.
La nostra presenza di protestanti, del tutto nuova a Senerchia, visibile nel campo economico con l’iniziativa della stalla
sociale e nel campo deH’evangelizzazione con il formarsi di
un piccolo gruppo di credenti,
ha stimolato comunque un nuovo modo di porsi di fronte ai
I problemi neH’animo dei senerchiesi ed ha cominciato a convincere i più che non si è in ba' lìa del destino. Molti hanno ca
pito che la partecipazione popolare è un momento fondamentale non solo per la ricostruzione
del paese, ma anche per la costruzione di una nuova qualità
della vita. Infatti giovani e adulti, in paese, chiedono case e insieme centri per attività ricreative e sportive per non più «invecchiare » nei bar del paese, oggi unici luoghi di ritrovo per
tutti, nonché iniziative culturali
per uscire daH’isolamento e dall’individualismo, che comincia ad
essere ritenuto, da molti, deleterio.
L’accettazione del past. Tue-,,
citto come assessore , al Comune
di Senerchia è un nuovo segno
della nostra accettazione da parte della popolazione. La FCEI
vede, qui, parte del raccolto della semina iniziata con il soccorso ai terremotati di Senerchia
nel novembre 1980. Non si era
venuti a offrire delle elemosine,
ma ad esprimere la solidarietà
volta a soccorrere nell’emergenza e capace di aiutare la gente
a conquistare la propria emancipazione.
Quanto si diceva, quasi per farci forza più che come giustificazione, cioè che l’intervento nell’economico (stalla sociale) era
anche un momento per la crescita culturale della popolazione, riceve oggi un’adeguata risposta da questa gente di Senerchia che non è solo ricca d’umanità, ma anche pronta, una volta
che ha capito, a diventare protagonista nelle scelte fondamentali per una vita nuova.
La Cooperativa: una
guerra di resistenza
Nata poco dopo il terremoto
dell’80, per iniziativa della FCEI,
la stalla sociale di Senerchia ha
funzionato per circa un anno
con le 30 mucche inviate dalle
chiese svizzere e col sostegno,
oltre che della FCEI/SAS, della
città di Parma e della Lega delle Cooperative Campane. Quest’ultima riusciva ad ottenere un
finanziamento regionale di lire
330.000.000, metà a fondo perduto e metà come prestito agevolato per un progetto di allargamento di tutto il centro aziendale e un passaggio da 30 a 80-90
capi di bestiame in modo da
rendere la stalla più moderna ed
efficiente e la Cooperativa economicamente autosufficiente.
Il contributo fu deliberato dalla Regione Campania nel marzo
’84 ma a tutt’oggi la stalla non
ha ripreso le sue attività a pieno ritmo malgrado i lavori siano stati portati a termine.
Le lentezze burocratiche, le
difficoltà dei rapporti con le imprese e cogli enti pubblici, gli
imprevisti, la resistenza passiva
delle banche sono stati tali, che
si potrebbe dire che hanno costituito « la regola » e non l’eccezione di questo periodo.
Un esempio per tutti; i lavori
chè dovevano essere completati
entro l’agosto del 1985, sono stati collaudati il 13 maggio 1986
per discontinuità dell’impresa
che ha eseguito i lavori e per
una frana che ha interessato la
zona di costruzione del secondo
capannone-stalla. I due inconvenienti non solo hanno fatto saltare i tempi del nostro programma per la ripresa della attività,
ma anche, fatto più preoccupante, i preventivi di spesa iniziali.
Sul versante del finanzi amen
Gli effetti distruttivi del terremoto del 1980.
to pubblico (regionale) le lentezze e le preoccupazioni non sono
ancora finite e la Cooperativa
ha viaggiato spesso lungo la linea della crisi, che solo i prestiti della FCEI hanno finora potuto evitare.
La presenza della FCEI tra i
soci della Cooperativa con un suo
rappresentante in loco (il pastore Giuseppe Tuccitto) è stata
inoltre determinante per combattere le lentezze bifrocratiche
degli enti pubblici e per sollecitare la conclusione delle istruttorie delle pratiche agli istituti
di credito.
Questi due ambiti spesso sono
apparsi coalizzati per far fallire
l’iniziativa.
Un esempio per tutti : il collaudo del primo « stato di avanzamento lavori » è avvenuto il 24.1.
1986: la relazione da parte dell’ispettorato agrario è stata inviata alla Regione Campania il
6.2.’86; la Giunta regionale ha
deliberato la concessione del
contributo il 20.5.’86 ; il « viaggio » della pratica fino alla ragioneria della Regione si è concluso il 13.11.’86; firmato il mandato di pagamento in tale data,
è iniziato un altro viaggio, questa volta attraverso le banche,
che si è concluso con l’accredito della somma dei lavori collaudati avvenuto a metà gennaio ’87, circa un anno dopo.
In quanto all’acquisto del bestiame, dopo aver ottenuto dalla Comunità Montana il nulla
osta per un prestito relativo all’acquisto di 70 mucche e di un
toro. Si è incominciato a trattare con gli istituti di credito per
la concessione del prestito. Quest’altra battaglia è iniziata a novembre dell’84. La prima banca
ha tenuto la pratica in sospeso
per oltre un anno, facendo scadere anche la proroga al nulla
osta ed alla fine non ha nemmeno risposto.
Con la seconda banca la cosa
non ha avuto esito diverso.
Nel maggio ’86 un terzo istituto di credito si è dichiarato
disponibile a ricevere il nuovo
nulla osta (quello precedente
era ormai scaduto nella attesa).
Ci sono voluti comunque sette mesi per concludere l’istruttoria e soltanto nel mese di dicembre ’86 è stata data risposta
positiva.
Pur non osando fare pronostici si spera di riprendere l’attività della Cooperativa nel corso
della primavera ’87.
Il ritardo ci è costato caro ma
il non aver ceduto a tutte le forme di resistenza passiva incontrate è già un grosso successo,
poiché questo almeno abbiamo
imparato: chi non cede al
clientelismo o ai sistemi camorristici, viene penalizzato con questa snervante forma di boicottaggio passivo, che solo a prima
vista ha l’aspetto di generica e
neutrale inefficienza.
Molte battaglie sono state combattute e quelle determinanti
son state vinte, ma c’è voluto
molto coraggio e si è dovuto ricorrere costantemente a tutte le
forze per resistere contro gli
ostacoli e le lentezze.
Certo altre difficoltà si presenteranno, ma dopo le esperienze passate e gli anni trascorsi
sul fronte non ci mancheranno
né l’esperienza acquisita nel cammino, né i « compagni di viaggio» disposti a lottare con noi
per im obiettivo di democrazia
e di giustizia, né infine la voglia
di vincere ancora dopo aver assaporato la soddisfazione di alcune vittorie, sia pur parziali.
In questo impegno, come FCEI
e quindi come chiesa, ci sentiamo coinvolti in nrima persona
in un progetto le cui linee di
azione e di fede furono poste alla base della nostra presenza nelle zone terremotate sin dal convegno di Vico Equense (1981):
« Nel quadro dell’annimzio e
della testimonianza, in una prassi coerente, del mondo nuovo di
Dio che in Gesù entra nel nostro presente, spezzando il circolo chiuso delle nostre vicende
e delle nostre impossibilità storiche, le nostre comunità e le
nostre onere sociali hanno l’opportunità, nell’attuale contingenza di contribuire a rendere ’’protagoniste” le nostre popolazioni
meridionali (protagoniste non di
tanto in tanto, sporadicamente,
ma sempre) ; e pertanto contribuire a creare la coscienza, la
consapevolezza, individuale e collettiva, di essere e di dover essere soggetti attivi, già nel presente costruttori di un- futuro
nuovo » '.
Toti Bouchard
Pippo Tuccitto
Antonio Mucciardi
^ Sergio Aquilante, relazione
su: « Terremoto e questione meridionale - Analisi di un processo, si^ificato di un intervento ». Vico Equense, 30 ottobre1 novembre 1981, in Diakonia, a.
XXI, n. 1.
NOTIZIE DALLA CEVAA
Jean Kotto
Da 16 anni
a confrontiamo
su tutto ciò che interessa
la nostra vita e la nostra fede
a «cominciare dagli ultimi».
Anche oggi
un mensile di
confronto comuniterio
tra cristiani di base.
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10122 Torino - Tel.Ol 1/539852
Un doloroso lutto ha colpito
la Comunità Evangelica di Azione Apostolica: il 21 febbraio
scorso, improvvisamente, è deceduto a Duala (Camerún), all’età di 68 anni, il pastore Jean
Kotto, Vicepresidente della CEVAA e Presidente della Chiesa
Evangelica del Camerún.
Il Presidente René Lacoumette, nel dare la notizia alle chiese
membro della CEVAA, si esprime così; « La Comunità Evangelica di Azione Apostolica perde
in lui uno dei suoi fondatori; colui che aveva dato l’impulso iniziale quando aveva apostrofato il
past. Marc Boegner nel 1964 durante l’Assemblea generale della
Società delle Missioni di Parigi
dicendogli: "Signor Presidente,
devi allargare lo spazio della tua
tenda!” ».
Già allora infatti era matura
nella sua mente l’idea di formare gruppi multirazziali ed ecumenici di evangelizzazione, che
fossero immagine visibile della
nuova missione.
Nel 1968 prese avvio un’Azione
Apostolica Comune nel Benin,
formata da un pastore del (Camerún e una francese, con un
insegnante del Madagascar, una
assistente sociale del Togo, un
evangelista del Benin, una in
fermiera svizzera e un animatore giovanile di Tahiti. Due anni
dopo veniva lanciata una analoga iniziativa in Francia (Poitou).
Presentando queste Azioni Apostoliche Comuni il pastore Kotto diceva che « il loro scopo è
di rendere manifesto il fatto che
la missione non deve avvenire
a senso unico, ma in due direzioni, cioè che dobbiamo tutti
sentirci responsabili dell’opera
di evangelizzazione che si occupa dell’uomo in ogni regione del
mondo ».
Queste esperienze rivelarono
che una missione mondiale, una
« missione da ogni luogo verso
ogni luogo » era possibile.
Il 30 ottobre 1971 nacque così
la CEVAA, che contò fin da allora ed ininterrottamente nel
Comitato Esecutivo il pastore
Kotto. Edi ha cercato fino alTultimo momento di fare in modo che le aspettative di ogni chiesa nei confronti della CEVAA
fossero soddisfatte: la morte lo
ha colto alla vigilia della partenza per una riunione del (Comitato Esecutivo a Tahiti.
Il nuovo Presidente della Chiesa Evangelica del Camerún è ora
il pastore Moïse Lamère.
Franco Taglierò
6
6 prospettive bibliche
27 marzo 1987
h
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
IL SIGNORE DEI MORTI
È DEI VIVENTI 1
« A questo fine Cristo è morto
ed è tornato in vita: per essere
il Signore e dei morti e dei
viventi ».
(Romani 14: 9)
Il fondamentale disorientamento e
la incomprensione biblica in tema di morte negli ambienti cristiani di tutte le confessioni sono qualcosa di inquietante, rivelano
un metodo di lettura dell’Antico e
del Nuovo Testamento decisamente
inammissibile. Uno dei versetti più
frequentemente citati in presenza
del mistero della morte è il seguente:
« Fattosi sera, Gesù disse (loro): Passiamo all’altra riva » (Me. 4: 35). Citare un versetto di questo genere nell’occasione di un decesso rivela una
lettura allegorica che nessuna sana
esegesi può legittimare: il termine
sera non indica davvero la tarda età
della vita, è una pura e semplice indicazione oraria; il termine riva si
riferisce al lago di Tiberiade (Gv.
6: 1, detto anche lago di Gennesaret,
Le. 5: 1, o mare di Galilea, Me. 1: 16)
in terra palestinese, è una indicazione topografica che non ha niente a
che fare con il cosiddetto aldilà.
Allegorie inammissibili
Incamminandoci pure quest’anno verso il tempo della Passione e di
Pasqua, vogliamo riflettere sull’ottica verso la quale ci orienta il messaggio biblico, a proposito di morte e risurrezione? Le opere di O. Cullmann,
Immortalità delVanima o risurrezione dei morti? (Paideia) e di Ph,-H.
Menoud, Dopo la morte: risurrezione o immortalità? (Claudiana) sono
state lette da alcuni, del problema si è periodicamente discusso, anche
sulla nostra stampa, ma si è ben lungi dalla chiarezza (non sull’« aldilà»: la morte è appunto il nostro limite, lo spartiacque fra la visione e
la fede, che si fida — soltanto — della parola e promessa di Dio). Poiché solo una percentuale modesta dei nostri lettori legge la rivista « Protestantesimo », ne riprendiamo, dal n, 1/1980, un articolo del prof. V.
Subilia, Il Signore dei morti e dei viventi, di cui pubblicheremo il seguito le prossime settimane.
a cura di GINO CONTE
Bastano queste due elementarissime precisazioni per stabilire quale
stravolgimento del racconto e del
messaggio biblico si opera in queste
citazioni. Un simile uso del testo fa
trapelare una concezione dualistica
del mondo, diviso in un aldiqua e in
un aldilà, che ha una evidente origine ellenistica, cioè pagana e che non
ha niente a che fare col cristianesimo. Questo dualismo cosmologico si
riflette in un dualismo antropologico, per cui l’uomo sarebbe composto di una parte corporea, preda della morte, e di una parte immateriale,
spirituale, l'anima, di natura immortale.
In pieno contrasto con questo dualismo la Bibbia indica l’uomo in tutte le sue componenti col termine
concretissimo di « carne » o di « corpo ». Inoltre: intendere l’espressione « passiamo all’altra riva » come
fine della vita terrena e inizio della
vita eterna, fa trapelare una totale
ignoranza dell’escatologia biblica,
che vincola la promessa della risurrezione dei morti come del rinnovamento dell’intero creato al secondo
avvento di Cristo (1 Cor. 15: 22-23).
E per di più trasforma Dio in alleato
di quella morte che biblicamente
non è mai idealizzata, ma piuttosto
designata come « l’ultimo nemico »
(1 Cor. 15: 26) che deve esser vinto
dal Dio della vita.
Un simile uso del testo biblico
sembra rivelare un preoccupante disorientamento di fronte alla visuale
biblica della creazione e della redenzione, come del problema del peccato e della morte, quale separazione
da Dio. L’Evangelo non è penetrato
abbastanza in profondità in modo da
produrre il rivolgimento radicale della mentalità e da liberare dagli idoli
della religiosità pagana del vecchio
uomo, che usa Dio a sostegno dei
propri sentimenti e a conferma del-.
le proprie illusioni. Marx come
Feuerbach si sono trovati davanti
questa religiosità, l’hanno fraintesa
come cristianesimo e hanno giustamente parlato di alienazione dell’uomo, che evade dalla concretezza
storica e insegue i suoi sogni, invece di assumere con realismo le proprie responsabilità.
fondere la posizione gnostica con la
dottrina dell’immortalità deH’anima,
propria del platonismo popolarizzato. La tesi degli gnostici di Corinto
era che la risurrezione è già avvenuta.
Alle radici
della confusione
In materia di destino futuro dell’uomo la confusione tra posizioni
cristiane e posizioni ellenistiche, che
ha inquinato la coscienza della fede
in misura che talvolta si è tentati di
ritenere irrimediabile, è una confusione antica. Risale all’epoca apostolica ed è documentata fin dalle pagine stesse del Nuovo Testamento,
che polemizzano apertamente con le
prime espressioni di un movimento
che ha avuto un’influenza fatale sulla corruzione del messaggio cristiano: lo gnosticismo.
Gli gnostici hanno frainteso in maniera spiritualizzante la predicazione
di Paolo, secondo cui la risurrezione
escatologica dai morti ha avuto la
sua realizzazione anticipata nella risurrezione di Gesù: soltanto in forza
della risurrezione di Gesù si può affermare per fede che i credenti sono
già risorti con lui e in lui appartengono già ora al secolo venturo (Rom.
6: 3-11; Col. 3: 1-4). Non si deve con
La loro negazione della risurrezione non è dunque una negazione di
tipo materialista, impensabile nel
mondo ellenistico, per cui sarebbe
sfasato leggere 1 Cor. 15: 12-19 come una polemica anti-materialistica.
Tutto al contrario: la negazione gnostica della risurrezione è una negazione spiritualistica della risurrezione del corpo, termine che nel linguaggio biblico designa la totalità
dell’essere umano in tutta la sua concretezza e in tutto il suo realismo.
Una simile risurrezione è impensabile in base ai loro presupposti, secondo i quali la risurrezione è redenzione dal corpo. Redenta è solo l’anima, che, sciolta dai legami del corpo
e della materia, ritorna nelle regioni
eteree e incorporee. Il corpo è il carcere dell’anima, che la tiene prigioniera dei suoi lacci e ne impedisce la
liberazione, deriva dalle potenze delle tenebre e ne è l’espressione. Non
può essere oggetto di redenzione e
partecipare alla realtà ultima, perché è l’espressione stessa del male,
cioè della caduta originale, ed è di
natura passeggera e non eterna. Il
Bultmann ha definito la escatologia
gnostica una escatologia individualistica, che si concreta in una gnosi
[conoscenza iniziatica, n.d.r.] della
liberazione del singolo attraverso la
morte e il viaggio celeste e che si
svolge sullo sfondo di una escatologia cosmica, cioè di una gnosi della
liberazione di tutte le scintille di luce prigioniere della materia e della
loro riunione nel mondo della luce.
Una risurrezione anticipata
e spirituaiizzata
zione, affermando che la risurrezione
è già avvenuta (2 Tim. 2: 18!) e quindi hanno privato del suo oggetto la
promessa e la speranza àeìVeschaton,
cioè della realtà nuova del Regno di
Dio che viene. Tutto Veschaton è assorbito nell’attualità spiritualistica,
come è dimostrato dal trattato gnostico De resurrectione, detto Epistula ad Rheginum, uno dei testi scoperti verso il 1945 a Nag Hammàdi
nell’alto Egitto e facente parte dei
Codex Jung, redatto in subakhmimico, un dialetto copto, pubblicato
per la prima volta nel 1963. Il trattato afferma che « la risurrezione spirituale » inghiotte « la risurrezione
psichica e similmente la risurrezione
carnale » (F. XXIII, p. 45 s.). Tipica
questa frase: « Tu già possiedi la risurrezione... perché non consideri te
stesso come risuscitato? » (F. XXV,
p. 49).
Per Paolo invece, attualmente, c’è
un solo risorto. Cristo.
Vittorio Subilia
(continua)
Questa tesi gnostica è inoltre illustrata dagli scrittori cristiani dei primi secoli. Ippolito, all’inizio del III
secolo, dopo aver citato 2 Tim. 2: 18,
accenna a un certo Nicola, considerato uno dei capostipiti dello gnosticismo (i Nicolaiti sono menzionati in
Apoc. 2: 6, 15 con dure parole di condanna) e scrive: « Questo Nicola...,
spinto da uno spirito straniero, è stato il primo ad affermare che la risurrezione è già avvenuta, intendendo
per risurrezione il fatto di credere in
Cristo e di ricevere il battesimo, ma |
respinge la risurrezione della carne. \
Molti, su sua istigazione, hanno fon- |
dato delle sette. Tra loro vi erano
prima di tutto i sedicenti gnostici, ai
quali appartenevano Imeneo e Fileto,
che l’apostolo combatte ». Tertulliano nel De resurrectione mortuorum
(XIX, 6) affermava che gli gnostici
ritenevano che la risurrezione era già
realizzata e che anche la morte doveva essere intesa « spiritualiter » (spiritualisticamente). Ad essi attribuisce il detto: « Vae, qui non, dum in
hac carne est, cognoverit arcana haeretica, hoc est enim apud illos resurrectio » [« guai a colui che, mentre
vive in questa carne, non avrà conosciuto i soprannaturali misteri eretici: questo è infatti, per loro, la risurrezione »].
Gli gnostici hanno dunque attualizzato spiritualisticamente la risurre
N.d.r.: Abbiamo tralasciato di riportare,
qui, i riferimenti bibliografici, sempre mol;
to ricchi nei lavori di V. Subilia; i lettori
interessati potranno trovarli neil'articolo
originale su « Protestantesimo ».
7
F
27 marzo 1987
obiettivo aperto 7
Trapianti d’organo, manipolazione genetica, tecniche di fecondazione artiiiciale, sperimentazione sull’animale e sull’uomo:
sono queste le « nuove frontiere »
della medicina. Su questi temi
s’è accesa una discussione che
da tempo ormai ha travalicato
la cerchia consueta degli addetti
ai lavori per coinvolgere un numero crescente di altri soggetti:
moralisti, teologi, lìlosofl, liberi
pensatori, e da ultimo — con
l’indispensabile mediazione di
stampa e televisione — l’uomo
della strada. Tutte persone ovviamente prive di competenza
tecnico-scientifica, ma le questioni in ballo sono per l’appunto
di ben altra portata. Ciò di cui
si discute, infatti, è in ultima
analisi la vita lunana, il suo
valore, i suoi rapporti con altre vite. Un tema troppo complesso per restare campo d’in
TRAPIANTI, FECONDAZIONE ARTIFÌCI ALE, INGEGNERÌA GENETICA...
Libertà deiruomo
libertà della scienza
dagine delle sole scienze biologiche.
_ « Libertà ddla ricerca scientifica e rispetto dei valori umani» è il titolo dato a un dibattito su questi aig^omenti da
« Federazione Medica », rivista
mensile della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici.
Dei cinque autori che sono in
Responsabilità nella libertà
Marco Tullio Fiorio, chiamato
a esprimere un’opinione valdese,
inizia il suo intervento citando
l’apostolo Paolo: « Siete stati
chiamati a libertà, soltanto non
fate della libertà un’occasione
alla carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri »
(Gal. 5; 13), g così argomenta:
« Responsabilità nella libertà,
quindi. Non il timore di infrangere regole cristallizzate nel corso dei secoli, che magari hanno
perso il loro significato perché
legate a un determinato momento dello Sviluppo della conoscenza e della società umana, o
di alterare qualcosa che è stato
considerato ’naturale’ (ma lo sviluppo deH’uomo non è comunque un’alterazione degli equilibri naturali?). Il limite da non
oltrepassare però esiste. E’ quello del rispetto per l’uomo, creatura di Dio, che ha sacrificato
per lui suo figlio, Gesù Cristo ».
« Il ’valore’ umano — prosegue Fiorio — da contrapporre
come limite alla libertà della ricerca è la libertà deH’uomo, preso singolarmente, come soggetto
di volontà, di desideri, di scelte,
di diritti; e la libertà deH’uomo
come essere associato, libertà
che si identifica con la democrazia (...). Questa libertà coincide in definitiva col ’valore’ della vita umana, inteso non come
piincipio astratto, ma come diritto a una vita piena, non soggetta né materialmente (non c’è
libertà se manca il pane!) né
spiritualmente, capace di autodecisione, anche della decisione
dell'estrema rinuncia (ancora
una volta contro l’assolutizzazione del principio astratto della vita) per malattie gravi e irreversibili o per scopi elevati
(’Nessuno ha amore più grande
che quello di dare la sua vita
per i suoi amici’, Giov. 15: 13)».
Fior io prende poi posizione su
tre problemi specifici: trapianti
Epidemiologia
e trapianti
« Il titolo di questa discussione — afferma Giovanni Berlinguer, professore di Igiene del
Lavoro all’Università di Roma —
pone il dilemma fra libertà e
rispetto umano. Penso che sia
necessario distinguere fra il processo conoscitivo (scienza), le
sue applicazioni (tecnica) e il
processo decisionale (potere).
Può apparire più chiaro, in tal
modo, che oltre che di limiti
(della ricerca, ndr) bisogna pap .
lare di condizionamenti. Tutto il
mondo conosce Barnard, che ha
realizzato il primo trapianto cardiaco; ma Keys e gli altri epidemiologi che hanno realizzato, nello stesso periodo, l’inchiesta internazionale sui fattori predisponenti all’infarto del miocardio, sono noti soltanto agli specialisti. Eppure i beneficiati dal
trapianto o dalle misure {preventive suggerite dall’epidemiologia
stanno tra loro in rapporto inverso alla popolarità di Barnard
e Keys (...) ».
« In ambedue i casi, trapianti
d’organo, fecondazione artificiale, ingegneria genetica. « Ritengo giusto — egli osserva — il
principio per cui (almeno in
mancanza di un esplicito rifiuto della persona ancora in vita)
si possa prelevare l’organo da
trapiantare anche senza un’esplicita accettazione del soggetto in
vita o dei familiari dopo la sua
morte (...). Nei casi di sopravvivenza ’strumentale’ se ne potrebbe discutere (è il capitolo
dell’eutanasia passiva), ma è ben
difficile giudicare dell’irreversibilità di un coma in soggetti giovani coinvolti in incidenti (e naturalmente sono in causa proprio questi!)».
Quanto alla fecondazione artificiale: « Non vedo perché ci dovrebbero essere remore di tipo
etico nella fecondazipr^ artificiale in sé; è'4:iuesto Siàiin vivo
sia in vitro, anche con gameti
(maschili e/o femminili) eterologhi rispetto alla coppia (o alla
donna sola!) ohe decide di costituirsi così una discendenza (...).
Ci sarebbe magari da obiettare
tervenuti sulle pagine del periodico, tre sono noti professori
universitari, e gli altri due dei
meno noti medici ospedalieri:
a questi ultimi, peraltro, è stato
affidato il compito di esprimere
la posizione di due minoranze
significative, i valdesi e gli ebrei.
Nonostante opinioni divergenti
su punti specifici, il dibattito
che a una soluzione di questo
genere si potrebbe preferire l’adozione, dato che ci sono ancora (a nostra vergogna) numerosi
bambini senza genitori; ma questa è una questione di libera
scelta ».
Infine, a proposito dell’ingegneria genetica, Fiorio così si
esprime: « Di grande utilità per
la medicina si prospetta l’ingegneria genetica nel caso di interventi Su specie batteriche, per
la produzione di sostanze medicamentose proteiche, come l’insulina, l’interferon, il fattore
Vili antiemofilico. Ma l’ingegneria genetica si propone degli interventi sull’uomo, e già esperimenti su animali di laboratorio
sono stati eseguiti. Qui dobbiamo distinguere l’ingegneria genetica negativa, che tende a eliminare caratteri patologici trasmessi attraverso il patrimonio
gepetico, dall’ingegneria genetica positiva, tendente a creare
modifiche nella specie che (a
parte i disastri che pchrebbero
essere orovocati dal mancato
raggiungimento dello scopo) sarebbe di certo sfruttata per assoggettare l’uomo aO’uomo ». j
e prevenzione, siamo di fronte
a progressi innegabili delle conoscenze umane. Ci si domanda
spesso ’dove fermarsi’, ma la domanda principale mi pare ’dove
andiamo?’. Pubblicità, successo,
profitto accompagnano spesso le
conquiste terapeutiche più audaci; cade invece il silenzio su scoperte e applicazioni ’non vendibili’, anche se foriere di benefici maggiori e contraddizioni morali minori (...)». «Nell’affascinante sviluppo della bioetica —
continua Berlinguer — l’attenzione si sofferma soprattutto sui
’casi di frontiera’, trascurando
spesso i’'prcAlerai moràli e scientifici che nascono (in milioni e
persino in miliardi di uomini e
donne) nella vita quotidiana. Si
discute giustamente su alcuni
casi di eutanasia (...), ma si ignorano milioni di ’cacotanasie’, di
pessime morti premature e immeritate che avvengono per
mancanza di prevenzione e di
cure. Si dedicano giustamente
energie scientifiche e riflessioni
morali alla fecondazione artificiale, ma si lavora ben poco sulla sterilità diffusissima, alla quale in rari casi la fecondazione
artificiale può porre rimedio ».
ha fatto registrare un sostanziale accordo sull’impostazione
generale del problema: la scienza — e la medicina in particolare — è un’attività laica e come tale non può essere soggetta
a vincoli di natura religiosa e
ideologica; ma, d’altra parte, non
deve — né sarebbe in grado di
farlo — omettere di rendere con
to del suo operato alla società
nella quale e per la quale opera. Un elemento che colpisce,
scorrendo le pagine di « Federazione Medica », è l’assenza di
un interlocutore cattolico, che.
avrebbe forse espresso opinioni
un po’ « controcorrente » rispetto alla maggioranza degli intervenuti.
Presentiamo in questa pagina
una sintesi degli interventi, tutti molto ricchi di spunti interessanti, anche se ogni tanto sorge il dubbio che la passione e
le energie spese per affrontare
queste problematiche « estreme » potrebbero essere in realtà meglio spese per riflettere
sullo scandalo che rappresenta
per la scienza e per la morale
la quotidiana morte per denutrizione e malattie infettive di migliaia di persone nei paesi poveri del mondo.
Trasgredire e non morire
« Quando Gesù diceva che il
Sabato era stato dato aU’uomo
e non l’uomo al Sabato, non faceva che ribadire un concetto
consolidato nella letteratura rabbinica (...). I rabbini formularono il principio anche in questi
termini: ’Se dicono a un uomo
di scegliere fra la trasgressione
o la morte, trasgredisca e non
muoia’ ». Sono affermazioni di
Riccardo Di Segni, radiologo in
un ospedale romano, che illustra
le posizioni della comunità ebraica: « Abbiamo quindi come punti di partenza — continua Di
Segni — un impegno fondamentale al rispetto della vita inserito in una concezione della scienza come strumento di avvicinamento al sacro. Da ciò la posizione che considera doverosa la
cura delle malattie e quindi l’esercizio della medicina e la ricerca scientifica. Questo malgrado il monoteismo rigoroso e il
concetto provvidenziale della
storia, che potrebbero far ritenere inopportuno ogni intervento
sulla natura; al contrario, è un
Realtà ed emozione
Baccio Faccetti, professore di
Zoologia a Siena, ha centrato il
suo intervento sull’analisi dei
vincoli che limitano oggi la libertà della ricerca scientifica.
Quanto alla discussione sui materiali e i metodi della ricerca,
egli così si esprime: « Si sperimenta sui virus, sui batteri, sulle piante, sugli animali, sull’uomo. Siccome il giudice è quest’ultimo, egli tende a condannare
qualunque esperimento condotto
sulla specie umana e anche, bontà sua, sulle specie animali che
a 1«1 somigliano di più (...). Ci si
indigna per l’uomo, ci si intenerisce per il cane e il gatto (non
il rapido
progresso della
scienza ha
allargato le
possibilità
dell’uomo, ma
pone anche
delicati
interrogativi.
però per il cappone o la vitella
di latte), si sorvola sul ratto, si
fa dello spirito sul moscerino,
ci si disinteressa di quasi tutti
gli altri (...). Si cerca di proibire
esperimenti di clonaggio di preembrioni umani, di produzione
e di mantenimento di ibridi di
uomo con altre specie animali,
di manipolazione del genoma
umano fino ad alterarne le caratteristiche, di accrescimento in
vitm di pre-embrioni oltre il 14°
giorno, di gestazione di embrioni umani neH’utero di altre specie (decisioni deH’Eufopean Medicai Research Council). Ma tante altre cose, prime fra tutte la
obbligo per l’uomo possedere i
mezzi per dominare la natura
(Gen. 1: 28), ma senza distruggerla; su questo la tradizione è
ben precisa ».
« Dal principio sopra esposto,
è inammissibile il sacrificio di
una vita, anche se ineluttabilmente cbndannata a finire in
breve tempo. L’agonizzante non
va toccato. Ora, secondo una
consolidata tradizione giuridica
ebraica (...), la vita dura finché
il cuore batte. La cessazione
dell'attività cerebrale non è sufficiente. Ogni prelievo da un agonizzante in queste condizioni si
configura come un omicidio (...).
Questi elementi specifici — 0.9serva però Di Segni — non possono essere imposti alla collettività, ma è comunque necessario che il sistema legislativo di
una società pluralistica li tenga
presenti, almeno per garantire il
rispetto delle diverse opinioni ».
Quanto all’ingegneria genetica,
la posizione ebraica viene così
rappresentata: « Uno scienziato
ebreo che si ■ occupa di questi
problemi dovrebbe confrontarsi
con la norma biblica che proibisce nel mondo animale e vegetale di mescolare specie differenti (Lev. 19: 19). Dal punto di
vista dottrinale è stato già affermato autorevolmente che i livelli cellulari e microscopici non
rientrano nel divieto; per ora
quindi il pfioblema pratico non
si pone (ma resta aperto per il
futuro). Rimane la questione di
principio: per molti autorevoli
commentatori la Bibbia vuole
impedire di creare nuove specie, perché ciò rappresenta un
insulto al Creatore e alla perfezione della creazione ».
Pagina a cura di
Paolo Fiorio
fecondazione in vitro, la mappatura dei cromosomi spennatici
umani nelTovocita di altre specie, la contraccezione chimica e
chirurgica, sono ormai disinvoltamente accettate, mentre pochi
decenni fa avrebbero fatto inorridire quasi tutti ».
« La ricerca è avanzata in questi anni troppo velocemente per
la morale corrente — conclude
Baccetti — e prima di giudicare
le reazioni del pubblico che sem
brano ora troppo influenzate da
miti, dall’antropomorfismo, dal
l’abitudine, dalTetica tradiziona
le, occorre attendere un riequi
librio fra realtà e emozione ».
Necessità e difficoltà del « consenso informato »
Sandro Spinsanti, docente di
Bioetica a Firenze, ha toccato
uno dei punti più delicati: quello del “consenso informato" da
parte dei soggetti interessati,
che è uno dei requisiti per l’autorizzazione di sperimentazioni
sull’uomo. « Ma tale principio
può essere realisticamente tradotto in pratica? — si chiede
Spinsanti —. Ci possono essere
ragioni scientifiche che impongono la reticenza: per esempio
l’influenza dell ’autosuggestione
sui risultati che si vogliono controllare. La buona metodologia
scientifica richiede spesso che il
paziente sia tenuto nell’ignoranza sulle medicine che gli vengono somministrate in via spe
rimentale ( ’esperimento cieco’).
Talvolta può essere addirittura
consigliabile che le ricerche siano condotte a ’doppio cieco’,
senza cioè che né il medico né
il paziente sappiano se il medicamento assunto è la sostanza
nuova che si deve provare, il prodotto di riferimento classico, o
fors’anche un placebo ».
8
8 vita delle chiese
27 marzo 1987
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PII^EROLO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Solidarietà con la
Comunità di base
Impegno finanziario
Questo è il testo della lettera
di solidarietà alla Comunità di
base, approvato dall’assemblea
tenutasi il 15.3 nel tempio valdese di Pinerolo.
Care sorelle, cari fratelli in Cri
sto,
vorremmo dirvi con molta
semplicità tutta la nostra solidarietà in questo particolare momento della vita della vostra comunità. Non possiamo dimenticare che poche settimane or sono, in occasione del centenario
della nostra chiesa, un folto gruppo di voi ha preso parte al culto ed anche alla mensa del Si' gnore. Allora abbiamo colto
quello come un segno della comunione che il Signore crea al
di là delle nostre divisioni e dei
diversi percorsi di fede.
Abbiamo seguito con interesse
ed in vari momenti anche partecipato con convinzione alla vostra ricerca ki questi anni, riconoscendo in essa un’autenticità
evangelica ed ammirando in voi
il coraggio col quale rimettevate
in discussione antichi dogmi, vagliandoli col metro dell’Evangeio. Una ricerca che, in un certo
senso, costringeva anche noi a
rimettere in discussione antiche
e nuove certezze ed un nostro
modo di essere chiesa. In breve,
ci pare di poter dire che in questi anni vi è stato tra noi, senza
alcuna forzatura, un dare ed un
ricevere reciproco.
Per questo la lettera del vescovo, con la quale egli minaccia
la sospensione “a divinis” di don
Barbero, ci lascia quanto meno
sconcertati ed il nostro auspicio
è che il dialogo tra voi e le istituzioni della chiesa cattolica non
si interrompa. Certo ci rendiamo conto che la “fuga di notizie"
avvenuta con la pubblicazione
dell’ingiunzione vescovile prima
della scadenza dei termini fìssati
in quella lettera, ed il commento della redazione dell’Eco del
Chisone, pregiudicano e restringono di molto i margini per una
soluzione serena della questione.
Il momento quindi per voi è
indubbiamente difficile. Davanti
a voi sta una scelta che, comunque sia, non mancherà di produrre una lacerazione. E’ un problema della vostra coscienza; non
riteniamo giusto darvi consigli,
né in un senso, né nell’altro. Possiamo soltanto portare con voi
questo problema in preghiera
davanti al Signore, perché Egli
vi guidi col suo Spirito e vi dia
la forza di compiere una scelta
secondo l’Evangélo.
Momento difficile, dicevamo,
ma anche momento di chiarezza
in cui siete spinti, contro la vostra stessa volontà, a fare la scelta di fondo, quella che marcherà l'esistenza della vostra comunità d’ora in avanti. Ma d’altra
parte non siete voi che fate la
scelta; altri, al di sopra di voi
nella scala gerarchica della chiesa cattolica, hanno già fatta la
loro scelta. A voi sta ora di jnoseguire un cammino iniziato
tempo fa, quando insieme decideste di mettervi alla sequela del
Cristo.
Vi seguiamo con affetto e simpatia e con l’apostolo vi diciamo: « L’Iddio della speranza vi
riempia di ogni allegrezza e di
ogni pace nel vostro credere, onde abbondiate nella speranza,
mediante la potenza dello Spirito Santo » (Rom. 15: 13).
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’Assemblea di chiesa, che ha
avuto luogo domenica scorsa dopo il culto, nel tempio, con una
larga partecipazione di presenze,
ha preso in esame l’impegno finanziario deU’87 per la Cassa
Centrale.
La relazione del cassiere con
le motivazioni dell’aumento richiesto dalla Tavola ha richiamato i presenti alla propria responsabilità e sensibilità di fronte al problema delle finanze ed
ha dato ampio spazio alle discussioni.
Sondate le proposte alternative e le varie opinioni, il presidente Livio Gobello ha chiesto
all’Assemblea di esprimersi mediante votazione. A rnaggioranza
i presenti hanno optato per la
somma richiesta dalla Tavola.
Nella stessa seduta il dott.
Paolo Gay è stato eletto Anziano del concistoro e Rinaldo Malan e Paola Pontet, revisori dei
conti. .
A questi nuovi collaboratori il
concistoro esprime i migliori
auguri per un buon lavoro al
servizio della chiesa e della comunità.
Anziani rieletti
VILLAR PELA.ICE — Nel corso dell’Assemblea di chiesa di
domenica 15 marzo sono stati
rieletti i seguenti membri del
Concistoro : Albertengo Mauro
(Centro Sabbione); Cairus Ada
(Centro Saret); Càtalin Riccardo (Inverso); Charbonnier Franco (Teynaud); Garnier Marina
(Ruà Garin); Geymonat Roberto ( Ciarmis ) ; Marauda Laura in
Armand Ugon (Centro Saret);
Pascal Paolo (Teynaud). La
chiesa ringrazia Giordan Giacinto per il servizio dato e spe
ra di potere ancora avvalersi della sua collaborazione.
• Ringraziamo i giovani della
PGEI che hanno presieduto il
culto di domenica 1® marzo.
• L’Evangelo della speranza e
della risurrezione è stato annunziato in occasione del funerale
dei fratelli : Chauvie Stefano
Guglielmo, di anni 72, e di Alilo
Umberto, di anni 76. Ai familiari la fraterna simpatia della
chiesa.
• Un benvenuto a Natalie di
Janavel Aurelio e di Garnier
Iris, con l’augurio di ogni benedizione del Signore.
• Un grazie ai giovani di Pramollo per la loro visita e per il
messaggio rivoltoci con la loro
rappresentazione teatrale.
Culto con Cadier
ANGROGNA — Domenica 29
c. m. il culto in francese (Tempio del Capoluogo, ore 10.30) sarà presieduto dai pastori Gérard Cadier e Pierre Vinçon che
si rallegreranno di ritrovare i
loro amici delle Valli e la comunità angrognina.
• Sabato 28 presso la Sala
Unionista, alle 21, si terrà una
serata aperta con i partecipanti
del recente viaggio in Egitto. Verranno proiettate le diapositive
migliori e un film girato durante il viaggio. Sarà presente il
prof. Ashraf Sadek, docente (fi
egittologia all’Università di Limoges (P) e (fiacono della chiesa copta.
• Domenica 22, nel corso del
culto al Serre, sono stati battezzati i piccoli Lorena e Fulvio
di Wilma e Rinaldo Odino
(Bousciass). Alla famiglia l’augurio di una vita insieme illuminata dalla grazia di Dio.
vista della fede. Tutti i genitori
sono cordialmente invitati.
• Sabato 4 aprile vi sarà l’incontro del Concistoro con i confermandi, alle ore 20 precise.
Dopo rincontro il Concistoro
proseguirà la seduta con un esame della vita della chiesa.
• Domenica 5 aprile alle ore
14.30, Unione femminile a Chianaviere.
• Felicitazioni a Dario e Claudia Long, di Vivian, per la nascita del secondogenito Davide.
• E’ deceduta la sorella Maria Favro in Bianco Doline. Alla famiglia esprimiamo la solidarietà della chiesa.
Rapporti con lo Stato
S. GERMANO — Domenica
29 marzo, si terrà una Assemblea di Chiesa, col seguente ordine del giorno:
1) Nuovo impegno di versamento alla Tavola;
2) Invio del parere richiesto
dal Sinodo sui temi dell’otto per
mille, della defiscalizzazione e
deH’esenzione dell’INVIM;
3) Elezione dei delegati alla
Conferenza Distrettuale.
• Durante il culto di domenica 22 U.S. è stato posto il segno del battesimo sul piccolo
Matteo Bianciotto di Porte; il
Signore faccia crescere questo
bimbo sotto il suo sguardo ed
aiuti i genitori a mantenere fedelmente la loro promessa.
GINEVRA E LOSANNA Neonata
XVII Febbraio 1987
S. SECONDO DI PINEROLO
— i nostri rallegramenti ai coniugi Rita e Renzo Geme per la
nascita della loro primogenita
Emanuela. La grazia del Signore sia su di loro.
Il 15 febbraio, bella assemblea
nella chiesa dei Pâquis, con partecipazione di membri della lo
cale {>arrocchia, dell’Union Vaudoise e della chiesa italiana.
Il culto è presieduto dal past.
Aharon Sapsezian, brasiliano di
origine armena, e la predicazione è tenuta dal past. Aldo Comba che, dopo aver ricxrrdato la
coincidenza del 139® anniversario dell’Emancipazione con il
3(K)° anniversario dell’esilio dei
valdesi, si richiama al testo di
2 Cor. 4: 9, dove l’apostolo Paolo
parla di se stesso (X>me « atterrato ma non ucciso ». Noi non
siamo stati distrutti perché potessimo continuare a testimoniare, ma siamo stati ridotti al
minimo — a differenza di altre
chiese di dimensioni e di pretese
mondiali — affinché non fossimo tentati di mettere la nostra
realtà ecclesiastica al centro della testimonianza, ma fossimo indotti e Quasi obbligati a non
parlare di noi stessi, bensì di
Cristo soltanto.
Il canto del Giuro di Sibaucl
e la presenza di alcuni costumi
valdesi sottolineano l’atmosfera
diversa di questo culto.
Quindi segue un’agape nella
vicina sala parrocchiale con una
ottantina di partecipanti: originari delle Valli, ormai da lunghi
anni a Ginevra e alcuni invitati,
fra cui il Presidente del Consistoire, Christian Aguet, im giovane laico.
Messaggi e saluti di diverse
personalità e infine un ricordo
storico del signor Jacques Picot
che, sc:avando negli archivi, tr(>
va sempre notizie interessanti.
Questa volta riguardano la venu
ta in Svizzera dei valdesi cacciati dalle Valli giusto tre secoli
fa e giunti qui in condizioni spaventose dopo aver attraversato
le Alpi in pieno inverno. All’inizio i ginevrini facevano a^ gara
per accogliere gli esuli più miserabili, al punto che le autorità devono proibire alla gente di
andare incontro ai valdesi e di
portarli a casa loro e ordinano
a tutti di attendere le indicazioni esatte dei responsabili.
I valdesi, in maggioranza, stanno poco tempo a Ginevra per non
risvegliare l’indignazione di Sua
Maestà (secondo l’espressione
(lei Residente francese che orciina ai magistrati di non dare più
denaro e assistenza a « quelli
delle Valli », appunto per non
suscitare l’ira del re di Francia).
« I lusemesi, innamorati alla
follia del loro paese, minacciano
ad ogni piè sospinto di correre
qualsiasi rischio per tornarvi »
si legge in una lettera del luglio
1688 ai magistrati di Berna. 1
120-150 rimasti a Ginevra sono
però contenti anche se vivono
« bien maigrement » di solo pane e in alloggi di fortuna.
Passati i momenti della grande commozione iniziale, sorgono
i primi contrasti fra autorità e
popolazioni locali e i valdesi, forse anche perché questi ultimi non
sono sempre disciplinati e attenti. Nel novembre del 1687,
per es., i Signori di Zurigo si lamentano perché i valdesi non rifanno i loro letti nei dormitori,
sono sporchi e non vanno al culto. Per fortuna, in altri luoghi
si fanno loro delle prediche mattina e pomeriggio (!) e si considera che « la loro integrità, i lo
ro costumi morigerati li rendono raccomandabili ».
La festa del XVII si conclude
tradizionalmente a Ginevra con
un caffelatte nella parrocchia
svizzero-tedesca e un prograinma: quest’anno abbiamo visto il
film realizzato con simpatia e
spirito fraterno dalla televisione
protestante francese, con belle
immagini e interviste a pastori
e laici delle Valli sui problemi
attuali della vita e della testimonianza delle nostre chiese.
Una settimana dopo, il 21 febbraio, di sera, festa a Losanna.
Un culto nel bel tempio di St.
Jacques, abbastanza ben frequentato, presieduto dal past. Antonio Césari, latinoamericano appena nominato nella parrocchia,
e predicazione del past. Comba.
All’agape, preparata dalle signore della chiesa italiana, circa
65 persone, valdesi delle yalli e
di chiese in Italia, alcuni invitati fra cui, per là prima volta,
il signor Jean-Claude Badoux,
neo-eletto presidente del C(>nsiglio Sinodale della chiesa riformata del cantone di Vaud (un
laico, impegnato professionalmente nell’insegnamento, che sostituisce un pastore presidente
a tempo pieno) e il past. Césari
con le rispettive consorti. E dei
vecchi amici: il past. J.-F. Rebeaud con sua moglie e Suor Lina Renfer, la diaconessa che è
al centro (iella vita della parrocchia che ci ospita per tutti i nostri culti.
Per terminare la serata, una
bella serie di diapositive sulle
Valli, presentate dalla signora
Nella Raymond.
Fernanda Comba
Assemblea
POMARETTO — L’assemblea
di Chiesa è convocata per domenica 5 aprile p.v. con il seguente ordine del giorno: Nomina membri del Concistoro;
Nomina deputazioni alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo;
Revisione impegno finanziario
anno 1987; Vendita ruderi scuola Enfous.
Assemblea
TORRE PELLICE — Al ter
mine del cailto di domenica
scorsa l’assemblea ha as(;oltato
la relazione di due giovani, Sandro Kovacs e Roberto Charbonnier, che la C.E.D. del 1"
Distretto ha inviato ad un incontro svoltosi ad Ecumene sul
tema della legge 943 del 30 dicembre 1986 che regolamenta la
situazione degli immigrati in
Italia.
• Domenica 29 marzo alle ore
16, presso la Casa unionista, ha
luogo un’assemblea di chiesa
chiamata a pronunciarsi sul problema dello 0,8%.
Incontro genitori
VILLAR PEROSA — Il 18.3
l’Unione femminile ha ricevuto
la visita di Graziella Fornerone,
membro del Consiglio nazionale
della FFEVM.
• Nella chiesa vi è stato un
cambiamento del cassiere; il
Concistoro ha affidato questo incarico a Claudio Bertin, che
sostituisce Vald(i Ferrerò. A Ferrerò è stato rivolto un ringraziamento per il lavoro accurato
e preciso che ha compiuto per
cinque anni,
• Serate bibliche: 2’7.3, 3 e
10.4 (Lettera ai Filippesi).
• Giovedì 2 aprile, alle 20.30,
si svolgerà al convitto un incontro tra genit()ri e monitori
sul programma della scuola domenicale e sulla partecipazione
delle famiglie all’educazione in
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che Interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Domenica 29 marzo
□ CONVEGNO FCEI
PINEROLO — Alle ore 10 col culto
con la chiesa locale Inizia il convegno
della FGEI-Valli sul tema « Militare
dove vai? ■>. Il programma prevede:
— ore 11.15: relazione di Aldo Ferrerò: Le forze armate in Italia »;
— ore 13: intervallo per il pranzo:
— ore 15: testimonianze sulla naja;
— ore 16; gruppi di lavoro:
— ore 17.30; chiusura.
Il convegno è organizzato in collaborazione con il Progetto Pace.
Domenica 5 aprile
□ GIORNATA DEI
CONFERMANDI DEL 1°
DISTRETTO
PRALI — Si svolge domenica 5 aprile la giornata dei confermandi. Il
programma prevede: culto con la comunità di Frali, pranzo ad Agape (L.
6.000) e nel pomeriggio lavori in gruppi e giochi.
Domenica 26 aprile
□ INCONTRO DEI
GIOVANI
DEL 1® CIRCUITO
ANGROGNA — Si svolge domenica 26 aprile l'incontro dei giovani del
1” circuito con gruppi provenienti anche dalle chiese esterne alla Val Pellice. Il programma inizia con il culto, e
nel pomeriggio, è prevista una passeggiata storica nella Val d'Angrogna.
Per altre informazioni ci si può rivolgere a Franco Taglierò (0121/91550).
9
27 marzo 1987
valli valdesi 9
COMUNITÀ’ MONTANA VAL RELUCE
USSL 43 VAL PELLICE
Si affronta
la questione ovovia
Ouando la droga
è prescritta dal medico
Mentre si discute sullambizioso progetto si apprende del probabile
trasferimento fuori valle di un altro insediamento industriale
Nel presentare la proposta della Giunta della Comunità Montana, con funzioni di comitato
di gestione dell’USSL 43, di assumere la gestione della « Casa
Barbero » quale presidio residenziale per anziani neH’ambito
dei servizi socio-assistenziali, il
presidente Longo ha parlato di
una « risposta che doveva essere data ma anche di sperimentazione e di scommessa nel diffìcile momento che il settore sanità^assistènza attravèisa ».
Angrogna
per il turismo
Uno sguardo particolare al turismo : questo emerge dall’ultimo consiglio comunale di Angrogna.
Lfi decisione di allestire delle
aree attrezzate per il tempo libero, la prima delle quali a Chiot
d’I'aiga, con panchine e tavolini,
assume risalto in quanto tentativo di agevolare un turismo che
‘Si accostf'con rispetto alle valli,
alla nostra storia, all’ambiente
in cui esse si situano.
E per meglio conoscere la valle sotto il profilo storico ma anche paesaggistico od economico,
verranno installati del pannelli
illustrativi sotto l’ala comunale
al capoluogo rivitalizzando la
struttura. Per queste realizzazioni sono stati chiesti i necessari
fondi.
A parte ciò il consiglio ha
provveduto alla normale amministrazione, ove si eccettui la richiesta di un mutuo presso la
Cassa Depositi e Prestiti per sistemare la strada Torre PellicePradeltorno.
Gli interventi dei consiglieri
hanno sottolineato l’importanza
dell’atto e lo stesso Pornero,
sindaco del comune interessato,
Bibiana, ha ribadito che non di
passaggio di una situazione difficile airUSSLi si tratta, ma di
una grande occasione. Gli ospiti
della struttura dovrebbero essere una ventina.
Alcune perplessità sul distretto di Bricherasio venivano formulate dal capogruppo comunista -SMppo, riteriendblo forse
carente di personale.
Le attese comunicazioni del
presidente si risolvevano con informazioni sul settore sanitario
ed a quel punto ancora Suppo
chiedeva che il Consiglio fosse
informato sulla attuale situazione del progetto ovovia di cui
tutti parlano, ma non la Giunta.
Così stimolati sia il presidente Longo, sia il sindaco di Bobbio Charbonnier facevano la
cronistoria di questi mesi di
contatti ed incontri coi francesi.
A seguito di queste relazioni
dettagliate, pur in assenza di un
progetto, interventi di appoggio
venivano dai soli democristiani
per bocca di Bonansea, Calieri
e Dèlladonna ; problematici gli
interventi di Coissòn e Suppo
ed ancor più dell’ass. all’agricoltura Bellion, mai coinvolto in
questo progetto pur se le implicazioni con l’agricoltura di questa ipotesi di sviluppo sono assai evidenti.
Si riandava con un po’ di nostalgia da parte di qualcuno al
vecchio e mai attuato progetto
di traforo del colle della Croce
e si apprendeva di un incontro
importante previsto per lo scorso fine settimana con le parti interessate.
« Già altri incontri di questo
genere si sono svolti, — ci ha dichiarato al termine l’ass. Bel
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L
lion — compresi i pranzi offerti,
ma gli assessori della Giunta
non hanno ricevuto alcun invito; la stessa cosa accade questa
volta: si invitano solo sindaci e
rappresentanti delle Pro Loco ».
La storia si fa interessante e
si arricchisce, pare, di un viaggio di ricognizione in elicottero.
Triste pendant con questa attivissima ricerca di occupazione,
la comunicazione data dall’ass.
Gamba che in questi giorni si
parla di trasferilnento fuori valle di un altro insediamento industriale di Luserna S. Giovanni.
P. R.
In risposta alle voci diffuse di
un aumento del consumo di prodotti stupefacenti anche nelrUSSL 43, in particolare da parte di tossicodipendenti, il doti.
Caruso, responsabile del servizio di Igiene Pubblica, ha avuto
l’incarico di verificare attraverso
i registri di carico-scarico delle
otto farmacie della vai Pellice la
reale entità del fenomeno.
I risultati di questa indagine
sono stati illustrati nel corso di
un incontro pubblico, a cui fa ora
seguito Un comunicato stampa.
Ohe cosa emerge da questa indagine che, precisiamo, ha avuto come periodo di osservazione
gli anni ’8S’86?
I farmaci su cui si sono accentrate le attenzioni sono stati il
Plegine, Santenol in fiale e Temgesic in fiale; il consumo dei tre
farmaci stupefacenti ha coinvolto
soltanto 4 farmacie sulle otto
della Valle.
PINEROLO
Un piano
contro le
barriere
Il consiglio comunale di Pinerolo ha approvato neH’ultimo
consiglio comunale un pianò per
abbattere le barriere architettoniche che rendono la città impraticabile per i portatori di
handicap motori. In città da anni opera il comitato di base degli handicappati che aveva già
posto il problema delle barriere
ed ottenuto la costruzione di alcuni scivoli per accedere ai marciapiedi. Nonostante la legge per
l’abbattimento delle barriere sia
del 1968, solo nel 1986 con la legge finanziaria si è imposto ai
comuni l’adozione entro il febbraio ’87 di un tale piano, disponendo anche i relativi finanziamenti.
Sollecitata da interpellanze di
DP, PCI e da una lettera del Comitato di base la giunta ha predisposto in extremis il piano che
con alcuni emendamenti proposti da DP (sui tempi di attuazione) è stato approvato dal consiglio all’unanimità.
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L’indagine ha seguito il consumo dei tre farmaci con andamento settimanale ed alcune caratteristiche emergono: l’aumento
del Plegine inizia a partire dal
gennaio ’86 mentre per quanto
riguarda gli altri due stupefacenti
sembra esistere una stretta relazione tra la diminuzione del consumo di uno e l’aumento dell’altro.
Una successiva fase dell’indagine ha riguardato gli utenti ed
i medici prescrittori.
Anche in questo caso i dati
emersi presentano aspetti inquietanti: se da un lato risulta che
gli utenti dei farmaci siano stati
una cinquantina, si evidenzia anche che per tutti e tre i farmaci
vi è un numero assai ristretto
di utenti cui è stata prescritta la
maggior parte degli stupefacenti,
al punto da far ritenere sproporzionato e non normale il fenomeno.
Per quanto riguarda i medici
prescrittori, pur in presenza di
una base ampia, cioè oltre 10
per ogni farmaco, risulta però
che ad aver prescritto i tre stupefacenti sono stati con maggior
rilevanza 2, uno dei quali in particolare ha superato, per il Plegine ed il Temgesic, abbondantemente la metà delle prescrizioni.
Sulla base dell’entità del fe^
nomeno, anche se gli utenti ai
quali risulta una prescrizione notevole dei farmaci sono poche
unità, i dati emersi daH’indagine
sono stati trasmessi alla Magistratura, all’Ordine dei Medici ed
all’Ordine dei Farmacisti; inoltre
verranno proseguite le verifiche
anche coinvolgendo le USSL vicine per avere un quadro più reale
del problema, tentando nel contempo un’analisi del fenomeno
tossicodipendenza in generale
per cercare risposte soprattutto
a livello preventivo.
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10 valli valdesi
27 marzo 1987
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■*2
LA COMUNITÀ’ DI BASE SCRIVE AL VESCOVO DI PINEROLO
Cerchiamo il dialogo,
non le rotture
La Comunità di base illustra il proprio percorso di fede - Lo studio
della Bibbia - Il ruolo di don Barbero - Difficili rapporti con la diocesi
Caro Vescovo Pietro Giachetti,
al termine dell’eucarestia dell’8/3/’87, in assemblea comunitaria abbiamo riflettuto sulla Sua
lettera scritta a Franco Barbero
il l»/3/’87.
Fin dalla nascita, nel Natale
del ’73 con cinque persone sedute attorno al tavolo di una ^QUcina, la nostra comunità, che oggi è costituita da un centinaio di
sorelle e di fratelli, vede il suo
cammino caratterizzato da quattro elementi:
a) la riflessione biblico-teologica, centrata sulla settimanale
lettura della Parola di Dio, che
coinvolge tutte le persone;
b) la ricerea etica e morale
nella vita quotidiana di ciascuno/a di noi;
c) il tentativo di rispondere
concretamente alle sollecitazioni
deU’evangelo, nell’impegno di solidarietà e nella vicinanza agli
ultimi ;
d) la difficoltà di dialogo con
i vescovi che si sono succeduti
nella nostra diocesi.
le pressanti richieste di dialogo.
Almeno una decina di lettere con
cui la comunità di base sollecitava un incontro con Lei rimasero senza risposta. Ci rendemmo conto, con il passare del
tempo, che il dialogo diretto con
il vescovo incontrava notevoli
diflìcoltà: Lei viveva con visibile
imbarazzo la nostra presenza, e
ciò non facilitava un dialogare
sereno e costruttivo; inoltre la
sola ipotesi di dialogo diretto
con noi La poteva mettere in
urto con alcuni ambienti della
nostra chiesa.
In altre parole, come giustamente dicono i fratelli ebrei, la Parola di Dio è una, ma il cuore
dell’uomo ne ode due e la sua
bocca ne verbalizza quattro.
« Dire Dio oggi » non è dunque
una cosa semplice, infatti i linguaggi e le forme linguistiche
sono storicamente datati. E allora ci siamo incamminati su di
un sentiero di ricerca molto difficile e precario.
Al tavolo delVintercomurdone, da sin., Teresa e Ruben .\rtus,
T. Ndeki, teologo cattolico del Kenia, F. Barbero.
Uno solo è il Maestro
Di conseguenza, purtroppo, negli ultimi anni, come Lei ben ricorda, abbiamo, rdialogato con
Lei quasi soltanto in tutti i momenti pubblici che la diocesi si
è data.
La ricerca etica e la riflessione teologica Ci hanno portati ad
occupare aU’intemo della chiesa
cattolica di Pinerolo imo spazio
di confine. Con gli anni, crescendo serenamente nell’ascolto della Parola di Dio, abbiamo imparato a vivere questo nostro cammino come una componente, accanto alle altre presenti nella
diocesi. E sempre di più, con la
consapevolezza delle nostre parzialità, abbiamo cercato di dialogare con tutte le componenti
ecclesiali negli spazi che ci erano (e ci sono) consentiti: assemblee del Consiglio Pastorale
Diocesano, gruppi ecumenici di
ricerca biblica, incontri a livello
personale; infatti soltanto da im
sereno confronto tutti possiamo
apprezzare le diversità che arricchiscono la chiesa cattolica pinerolese.
Abbiamo però continuato a seguire l’evoluzione della Sua azione e delle Sue prese di posizione nell’ambito della Cònferenza
Episcopale Piemontese e della
Conferenza Episcopale Italiana:
per questo Suo cammino, noi
abbiamo nutrito spesso una stima sincera e profonda nei Suoi
riguardi.
Come dire ’Dio’ oggi?
Volevamo dialogare
con Lei
Anche a Lei, durante gli anni
della Sua presenza quale vescovo di Pinerolo, abbiamo avanzato questa richiesta. Nel Suo primo anno in città, se ricordiamo
bene. Le facemmo pervenire del
Negli anni che il Signore ha
donato alla comunità di vivere,
abbiamo cercato di rispondere
alla domanda «Come dire Dio
oggi? », domanda che tende le
menti ed i cuori di tutte le credenti e i credenti delle chiese
cristiane — dunque anche della
nostra chiesa in Pinerolo — ad
una ricerca a volte sofferta, quasi sempre gioiosa.
Per noi ha significato, e significa sempre di nuovo, la riscoperta di essere uomini e donne
che vivono davanti agli occhi di
Dio. Abbiamo anche constatato,
nelle nostre esperienze quotidiane povere e parziali, che il linguaggio adoperato a volte si trasforma da mezzo di comunicazione in fattore ’privato’ e parziale, che rende difficile la narrazione dell’esperienza di fede in
Dio.
Il costante studio biblico ci ha
fatto comprendere che la Parola
di Dio autorizza settanta interpretazioni del testo biblico, ciò
che la Bibbia stessa testimonia.
Su questo sentiero Franco Barbero non è il, nostro maestro
( Lei sa bene che ; per dei creden- •
ti che si professano cristiani il
maestro può essere uno solo :
Gesù di Nazareth), né è il responsabile delle nostre affermazioni, o meglio del nostro (hre:
è invece il présbitero della comimità, il compagno di strada
che dialoga con i fratelli e le
sorelle, stimolando gli interlocutori ed imparando lui stesso.
Su questo sentiero cerchiamo
confronti allargati con teologi,
esegeti e moralisti, anche attraverso le loro pubblicazioni. Studiamo attentamente, preoccupati di cogliere il pensiero che
esprimono, ciò che hanno scritto e scrivono uomini della chiesa cattolica quali Bruno Forte,
Edward Schillebeecks, Walter
Kasper, Hans Kùng, Nicola Gioia, Jon Sobrino, José Ramon
Guerrero, Ortensio da Spinetoli,
Bernhard Haring, Enrico Chiavacci, Marciano Vidal, Giannino
Piana, José Maria Castillo, Giulio Girardi, Giuseppe Barbaglio,
Rinaldo Fabris, l’équipe di « Concilium », e altri ; ma anche protestanti quali Karl Barth, Walter Kreck, Rudolf Bultmann,
Bruno Corsani, Martin Hengel,
Giorgio Tourn, Eric Fuchs, Paolo Ricca e altri; ed anche ebrei
quali Pinchas Lapide, Schalom
Ben Chorin, Abraham Joshua
Heschel, Emil Ludwig Fackenheim, Geza Vermés, e altri.
Certamente questo sentiero di
ricerca non è esente da rischi,
ma si pone comunque in un atteggiamento di costruzione di
possibili cammini di fede; su
tale strada incontriamo gruppi
di ricerca biblica, movimenti ecclesiali, le comunità di base ita
liane, europee e dell’America Latina, i teologi 'neri’ dell’Africa
e dell’America del Nord, oltre a
molti credenti di parrocchie cattoliche. Noi, consapevoli di questi segni ma anche delle nostre
poche forze, siamo convinti che
continuare questo sentiero di ricerca su « Dire Dio oggi » è una
■^élle responsabilità a Cui è chiamata anche la chiesa di Pinerolo, e noi in essa.
La ’lettera a Maria’
La storia della comunità
1973 - La vigilia di Natale un gruppo della parrocchia
di San Lazzaro (Pinerolo) decide di avviare l’esperienza
della Comunità cristiana di base (CdB).
1974 - li gruppo inizia la lettura biblica e prende contatti col movimento delle CdB piemontese e nazionale.
1975 - Il gruppo affitta dei locali per una sede; don Franco lascia la parrocchia e si stabilisce In C.so Torino 288.
Scelta del l’autofinanziamento. Nasce la struttura collegiale
del « coordinamento di zona » e del • servizio di direzione
Esce il libro: « Dna fede da reinventare».
1976 - Il yéscbyo .Giachetti visita la comunità; si parla
di battesimo ejsacramenti. Contatti con Agape e i teologi
della liberazione.
1977 - Nascono le CdB di Cavour e Candiolo, oltre Piossasco, nata nel 1974. Il vescovo interrompe il dialogo.
La corhunità conferma la centralità della Parola di Dio. Si
avvia l'esperienza dei « gruppi di ricerca biblica e teologica ».
1978 - Si avvia la ricerca catechetica. Nascono i primi
cinque volumi di catechesi. E’ pubblicato il libro; « Maestri di nessuno ».
1979 - Incontri con,, la FGEI, con gruppi interconfessionali di comunità, pastori, preti di Germania, Olanda, Spagna. P'rimi contatti con Clodovis Boff. Rapporti con le due
comunità brasiliane di Roma e Assisi.
1980 - Si costituisce il gruppo di ricerca su « fede e
sacramenti » e su • dogmatica ed ermeneutica ». Esce il
volume: « Massa e Meriba ».
1981 - La comunità avvia la ricerca su « peccato e riconciliazione ». ■ etica sessuale », « il posto delle donne
nella chiesa », « i diritti umani nella chiesa cattolica ».
Esce il libro ■ Mistica e politica ».
1982 - E’ pubblicato il libro; « i diritti umani nella chiesa ». Sono pubblicati i catechismi, rivolti prevalentemente
a genitori e catechisti.
1983 • Esce il libro: « Solitudine: benedizione o condanna? ». La comunità intensifica l’impegno di soiidarietà
con i’Afghanistan, il Nicaragua, e partecipa al movimento
anti-apartheid.
1985 - Si avvia una ricerca di maggiore collaborazione
con ia chiesa valdese di Pinerolo.
1987 - Un gruppo di suore cattoliche si collega con la
CdB. Febbraio; L’Eco/Luce pubblica una « Lettera a Maria » a firma di don Barbero. 6 marzo: il vescovo Giachetti
ammonisce don Barbero ponendogli l’alternativa; o ritratta o sarà sospeso « a divinis ». Ha 15 giorni per decidere.
8 marzo; la CdB scrive una lunga lettera al vescovo chiedendo un colloquio, il vescovo non risponde, 20 marzo:
don Barbero risponde al vescovo di non poter ritrattare
perché sente la responsabilità nei confronti della Parola,
e rivendica la libertà di parola.
La ricerca su Maria di Nazareth si pone all’interno di questo cammino di fede. Ora, se da
un lato ci appare chiaro che l’indizione deU’anno mariano avrà
come effetto collaterale la rideflnizione pubblica dei margini di
confine dell’ortodossia cattolica,
dall’altro lato non rinunciamo,
aH’interno della chiesa cattolica,
ad avvalerci delle stimòlanti e
liberatrici riflessioni che al riguardo sono state avviate in
questi ultimi decenni.
Non ci pare perciò chiaro come mai Lei, caro ’Vescovo, metta sullo stesso piano la « Lettera
a Maria », scritta da Franco
Barbero, e la citazione tratta dal
nostro opuscolo « Alcune riflessioni sui miracoli di Gesù », sia
perché la forma linguistica di
una lettera è diversa dalla forma linguistica di un opuscolo,
sia perché l’opuscolo da Lei citato fu da noi ampliato, riprendendolo, nell’edizione « Lazzaro
vieni fuori! » (gennaio 1986), in
cui l’intera riflessione venne svolta come dialogo a più voci. Ma
già l’opuscolo interno dell’83 era
solo il condensato della ricerca
svolta da tutta la comunità, alla quale Franco Barbero aveva
dato in quel caso forma scritta.
Probabilmente Lei attribuisce
a Franco la paternità di ogni
produzione della nostra comunità. Ora, se ciò ci allieta, perché è un modo di riconoscere le
capacità elaborative di Franco,
ci impone però anche di dirLe
che quanto esce a nome della
comunità è il frutto di una reale ricerca collettiva — nella quale Franco Barbero certamente
gioca un suo ruolo — e come tale la paternità è nostra, non del
solo Franco. La paternità di
Franco Barbero va ricercata nelle edizioni recanti esclusivamente il suo nome.
Amiamo sottolinearLe questo
aspetto, perché troppo spesso,
a Pinerolo, viene negata alla nostra comunità una sia pur riiinima capacità di elaborazione
autonoma, sostenendo che la firma « Comunità di base » sarebbe un paravento usato da Franco Barbero. Ciò però significa
negare ai laici, uomini e donne,
una capacità di riflessione che
si depositi in scritti ; e negare,
inoltre, la realtà collettiva di
una comunità cristiana di base.
Un’ultima cosa.
La nostra diocesi si caratterizza a livello nazionale per il
dialogo ecumenico con la chiesa
valdese, sia per evidenti ragioni
storiche e geografiche, sia per
una viva sensibilità di fede. In
questo dialogo ecumenico la nostra comunità, come Lei ben sa,
è sempre stata presente e prepositiva — pur nelle sue modeste possibilità —, sia a livello
di ricerca biblica sia a livello di
concrete azioni comuni.
.Non abbiamo mai preteso di
essere runica realtà interessata,
ma anzi siamo sempre stati coscienti che le nostre iniziative
ecumeniche si ponevano vicino
alle molte (dai « foyers mixtes »
alla Pastorale del lavoro) attivate dalla comunità valdese e
dalla diocesi di Pinerolo, grazie
anche al Suo stimolo di vescovo.
Ci hanno reso perplessi/e due
cose :
1“) l’accusa di essere stati di
ostacolo, insieme a delle frange
dissenzienti della chiesa valdese
al dialogo ecumenico in diocesi,
formulata nel ciclostilato diffu
so dalla Commissione Ecumeni
ca Diocesana nell’autunno ’8P.
Una tale lettura dello scorso d. cennio, seppure legittima, ncn
assume serenamente i reali intrecci che il dialogo ecumenico
ha costruito a Pinerolo, e durque ci pare molto di parte. Ino'
tre, pur non addossando a Lt ;
la responsabilità di questa lei
tura. Le vorremmo qui ricorda
re che anche Lei, talvolta, ha hi
sciato cadere nel nulla alcunt
proposte da noi avanzate circ;i
possibili iniziative ecumeniche,
ultima delle quali il « Comitato
anti-apartheid », per il quale attendiamo ancora una Sua risposta.
2") La citazione di Barth contenuta nella Sua lettera a Franco Barbero sopra citata, che pare Le serva a rinforzare l’affermazione successiva (« sono anche in contrasto con una vera
ricerca ecumenica ») non può significare che le chiese protestanti si riconoscano in tale affermazione. Sarebbe in tal caso una
indebita assunzione della ’parte
per il tutto’. Significa semmai
che nelle chiese protestanti esistono posizioni pluriformi su
questo terreno, e che tutte vengono riconosciute cittadine ecclesiali, in nome di una ricerca
aperta alla Parola di Dio, non
rinchiudibile in formule linguistiche rigide.
E tale ricerca aperta alla Parola di Dio, ci pare di aver capito nel corso degli anni, è il
buono e fecondo terreno del dialogo ecumenico.
Siamo perciò coscienti che, segnati dal nostro essere peccatori ai quali il Dio di Gesù Cristo
dona la fede, in questi anni, con
tutti i nostri limiti, abbiamo cercato di rispondere a questa chiamata alla responsabilità della ricerca ecumenica rivolta dall’unico Signore alle sue chiese.
Ed in questi tentativi di risposta, limitati e poveri, Franco
Barbero è nel nostro gruppo di
viandanti, condividendone le
gioie e le delusioni, ma mai viaggiando davanti, o di lato, o da
solo.
Comunità di base
Corso Torino 288 - Pinerolo
i,:: »
11
27 marzo 1987
valli valdesi 11
VAUDOIS DE PARIS
Le XVII Février au
Collège B. Palissy
Nous nous sommes à nouveau
réunis au Collège Bernard Palissy ce 1er mars pour célébrer
le « 17 février ». Nos rangs s’éclaircissent un peu plus chaque
année mais la fidélité reste constante.
La presse nous a permis d’évoquer la vie des Vallées, ses
activités, combien vous êtes attachés à elles, ce qui est d’un
grand réconfort pour les isolés
que nous sommes.
Mr. Henri Appia a retracé la
longue préparation que fut cette
grande Rentrée de 1689 dont on
célébrera le « Tricentenaire ». Il
serait peut-être bon de penser
à lier celui-ci au « Bicentenaire »
de la Révolution Française de
1789, tant il est vrai que Réforme et Révolution furent les
deux grands mouvements qui
Influencèrent l’Europe moderne.
Félix Vigne nous a conté l’histoire et les petites histoires des
temples des Vallées qui reflètent la foi et la ténacité de
nos anciens aidés en cela par
les Protestants venus d’ailleurs.
Le professeur Henri Fridel
nous a fait un culte bref mais incisif dont il a le talent secret.
La petite assemblée se grou
pant autour du thé traditionnel évoquait la richesse de cette
année en événements, entre autres, le succès remporté en
France par le reportage effectué
dans les Vallées par l’équipe du
pasteur Jean Domon, la venue
à Paris du professeur Liliane
Ribet accueillie dans les milieux
francophones, celle d’Estella
Klett (Janavel) de l’université
de Buenos Aires et de l’Alliance
Française.
Madame Béatrice Blachet-Appia a enfin réussi à faire éditer
les carnets du pasteur Muston
dans leur intégralité, ce qui sera
un événement pour toutes les
populations alpines et une source d’informations inédites sur
cet esprit encyclopédique du
XIXème siècle. Autant de rencontres qui font mieux connaître aux Français ce que sont nos
Vallées et les Vaudois.
Les Vallées Vaudoises pourraient, si elles le souhaitaient,
devenir une oasis de paix et de
culture sans être un simple
objet de curiosité.
C’est la conviction que nous
avions tous avant de nous sé
parer.
Huguette Vigne-Ribet
DUBBI SU
UN PROGETTO
Dopo aver letto l’articolo di P.V. Rostan del 13 marzo scorso in cui si
presenta il progetto turistico che dovrebbe rilanciare la nostra valle, vorrei esprimere alcune mie perplessità
e riflessioni,
1) Spero di non aver capito bene
e mi auguro di essere l'unico in ciò,
ma... •• passare attraverso le leggi che
vincolano il paesaggio... » secondo me
significa trovare il sistema per superare tutti i problemi che determinate
leggi di tutela ambientale pongono
nella realizzazione di un progetto simile. E non mi sembra poco dal punto di vista ambientale!
21 Che io sappia le funivie fanno
un percorso in linea retta: per cambiare direzione bisogna fare una stazione
intermedia; da Bobbio al Colle delrUrina. viste la lunghezza e la tortuosità del percorso ce ne vogliono
parecchie, sicuramente non solo quella di Villanova. Inoltre al colle non
ci si arriva direttamente, ma bisogna
scavalcare la Wlau d’Amount o « fare
il giro » nel Vallone deH’Urlna con
tutti i problemi che comporterebbero le grosse valanghe dell’Apparé del
Longir.
Hanno collaborato a questo
umnero: Dino Gardiol - Giorgina Giacone - Luigi Marchetti - Anna Marnilo - Teofilo Pons - Bruno Rostagno.
3) La gestione dell'intero complesso turistico non sarebbe sicuramente
affidata ad una società locale, come
dice indirettamente, ma chiaramente
l’articolista dell'Eco del Chisone (n. 10
del 5.3.87], Ai valligiani rimarrebbero
impieghi marginali e secondari ed i
profitti indiretti che deriverebbero. dal
turismo, sminuendo di gran lunga le
felici prospettive economiche che molti vedono, Insomma: agli altri il pane, a noi le briciole.
■lo credo che siamo di fronte ad un
progetto che fin dall'inizio ci è stato
imposto dall'esterno e che allettati
dalle « felici » prospettive ci lasciamo prendere dagli ingranaggi di questa ruota economica che non darà
quel miglioramento economico e sociale che molti si aspettano.
La Val Pellice, per la sua configurazione, non è portata per lo sci, perché vogliamo a tutti i costi farla diventare tale portando la gente a sciare
in Francia, e non analizziamo invece
altri aspetti che potrebbero essere
interessanti per II turismo, quello piccolo, silenzioso, importante per la
vita di una valle più di quello di massa? (un campeggio, per citare un solo
esempio, con tutte le iniziative ad esso connesse).
lo credo che il turismo deve nascere e migliorarsi con iniziative locali perché solo così si tiene conto
di cultura, folclore, artigianato, problemi ambientali, sociali ed economici. Altrimenti, se è un turismo imposto diventa impresa, azienda, e si
sa, le aziende tengono conto solo degli
utili, degli aspetti economici, trascurando tutti quelli che rendono una
valle viva.
Marco Fraschia, Torre Pellice
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BRICIOLE DI STORIA VALDESE
La leggenda
del “Mur des Vaudois"
in Vallouise
Le tre vallate del Delflnato
più densamente popolate di
« eretici » fin dai primi del XIV
secolo sono state: Freissinière,
Argentière e Vallouise. Questa
ultima, anticamente nota come
Val Pute, fu particolarmente
presa di mira dall’inquisizione.
L’inquisitore di Embrun visitandola nel 1338 vi condanna i
Valdesi e ne confisca i beni. Le
persecuzioni non cessano dopo
di lui e nel 1380 con l’entrata
in scena del famoso Francesco
Borelli assumono le dimensioni
di una campagna di stérminio.
Sterminio che si conclude im
secolo dopo con la crociata del
nunzio apostolico Alberto Cattaneo. I Valdesi di Vallouise
non si difendono, fuggono e si
rifugiano nella parte alta della
valle, a Ailefroide, in una caverna, la « Balme de la Chapelue » (ora detta anche « La Balme des Vaudois ») ma, sicuri
del fatto che l’ingresso della caverna era di difficilissimo accesso, trascurano di mettere delle
sentinelle e si lasciano sorprendere dal nemico che, per mezzo
di lunghe corde, vi si cala dall’alto. Ne segue una strage.
Però la leggenda vorrebbe che
i Valdesi si siano preparati alla difesa e il turista che entra
nella Vallouise scorgerà a un
chilometro e mezzo circa dall’Argentière i resti di un’imponente muraglia che si estende
dalla gola della Durance fino
aila sommità che domina il suo
affluente, la Gironde. Questa
fortificazione, alta da 8 a 9 m.
lato a valle e da 5 a 6 lato a
monte, di uno spessore di m. 1,50
con tre torri alte 10-12 m., con
feritoie (di cui una ora demolita
per far passare la ferrovia) è
detta il « Mur des Vaudois », ed
è così indicata ai gruppi di turisti in visita alle valli dei Vaidesi di qua e di là dai monti,
che la guardano con interesse
e ne raccolgono qualche pietra
da riportare a casa come « souvenir ».
In realtà non sono stati i Vaidesi di Vallouise a costruire
questo muro, né avrebbero potuto farlo, perché si sono sempre opposti ai loro persecutori
con suppliche, memoriali e non
con le armi. II nóme di questa
fortificazione sarebbe « Le Barris de la Bâtie » e, come risulta
da un documento del 28 aprile
1376, custodito negli archivi di
Briançon, è stata costruita per
ordine del Governatore del Delfinato, per opporsi alle bande di
predoni che, già padroni della
regione di Gap, avanzavano agli
ordini del conte d’Armagnac e
del conte di Turenne. Servì poi
nei secoli seguenti come barriera doganale, in particolare per
la tassa sul sale o sanitaria nei
periodi di epidemie, poiché chiudeva la porta d’ingresso del
Briançonnese a chi risaliva la
valle della Durance.
Particolare curioso, questo cosiddetto « Mur des Vaudois » è
invece servito, almeno in una
occasione, di difesa per i catto
lici contro i protestanti. Quando,
nel periodo delle guerre di religione in Francia, il celebre comandante ugonotto barone di
Lesdiguières conquista quelle
vallate alpine, le sue truppe vengono fermate per un po’ di tempo davanti al « Barris de la Bâtie », ma non tanto dalle armi
da fuoco dei difensori quanto,
a quel che si racconta, da alveari buttati giù dalle mura sugli assalitori. Le api infuriate
pungono i cavalli che i cavalieri
non riescono più a dominare e
costringono Lesdiguières a desistere da questo primo assalto.
Osvaldo Coisson
Oggi
e domani
Segnalazioni
TORRE PELLICE — L'Asilo Nido intercomunale, in collaborazione con la
Comunità Montana Val Pellice e l'LI.
S.S.L. 43 organizza un incontro pubblico sul tema: « Un mondo di bambini nell'acqua ». Spunti, riflessioni,
provocazioni sull’acqua come fattore
educativo nel Nido, in famìglia, a
scuola.
L'incontro si terrà nei locali dell’Asilo Nido (via Gufliestre, 9) a Torre Pellice alie ore 20.45 del 31.3 e
sarà condotto dal prof. Andrea Imeroni,
insegnante di educazione fisica, esperto di educazione corporea e acquaticità, autore di numerose pubblicazioni.
Durante l’incontro sarà proiettato
anche un audiovisivo.
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Giovedì 26 marzo, ore 16.30, al Centro d’incontro
avrà luogo una riunione con II seguente o.d.g.: a) Riepilogo dell’Azione compiuta in occasione dell’S marzo in
favore di due prigioniere d’opinione
in Taiwan e Siria e inizio dell’Azione
in favore di un’altra prigioniera d’opinione in Ecuador; b) Azione Urgente
(UÀ) in favore di 58 profughi Tamil
che, raggiunta l’Inghilterra, rischiano
di vedersi rifiutare il diritto d’asilo e
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quindi di dover ritornare nello Sri
Lanka; c) Attività di diffusione di Amnesty e del suoi mandati: 1) organizzazione del concerto d’organo del M.o
Corsani; 2) incontri del Prof. Ottino
con gli insegnanti e gli allievi di Istituti d’istruzione della Val Pellice (1
aprile); d) Varie.
PINEROLO — Amnesty organizza anche per sabato 28 marzo alle 21 presso il tempio valdese di via dei Mille
un concerto del Coro Alpino Valpellice.
Comitato referendum
PINEROLO — Il Comitato per il ST
ai referendum sul nucleare organizza
per lunedì 30 marzo, alle ore 21 presso i locali dell’ARCI (c.so Torino 224)
una conferenza stampa che Illustrerà
le motivazioni della costituzione del
comitato e le iniziative da lanciare
nel pinerolese, tra cui la creazione di
un centro permanente di informazione.
RINGRAZIAMENTO
« Noi sappiamo che se questa
tenda che è la nostra dimora
terrena viene disfatta, noi ahhiamo da Dio un edificio, una
casa non fatta da mano d’uomo,
eterna nei cieli ».
Il fratello, i familiari ed amici di
Almerina Plavan
commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di partecipazione al
loro dolore, ringraziano tutti coloro
che sono stati loro accanto, in questa
dura prova. In particolare i vicini di
casa, i dott. Moy, Griso e personale del
Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di
Pinerolo, medici ed infermieri del
Pronto Soccorso del C.T.O. di Torino
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12
12 fatti e problemi
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Razzismo o società multiculturaie?
Il ruolo delle chiese per un’Europa in cui le diverse culture possano interpellarsi a vicenda
Ha senso porre la questione di una società multiculturale, dal
momento che la società moderna è nella realtà una società pluralista?
I paesi della vecchia Europa, incluso il nostro, sono ancora
pervasi da una visione di società in cui prevale una cultura uniforme e a stento stanno venendo fuori da questo modo di pensare.
La cultura egemone è servita da coagulo dei consensi ai poteri di
turno, ivi compresi quelli ecclesiastici, col risultato di emarginare
qualunque manifestazione culturale diversa, tentando di riassorbirla o di sopprimerla. I roghi veri o ideali insegnano.
Oggi, trovandoci di fronte alla immigrazione di persone dalla
cultura profondamente diversa, il rischio è l’insorgenza del razzismo; ma rischio è anche il prospettare, come antidoto al razzismo,
la “integrazione" degli immigrati di cui si parla spesso, come se
questa fosse l'unica possibilità per rendere accettabile la presenza
di persone la cui cultura d'origine è diversa dalla nostra. I problemi drammatici delle seconde generazioni di immigrati però stanno
ad indicare che l’integrazione non è una vera soluzione, ma piuttosto una violenza all’identità culturale.
L’alternativa è la costruzione di una società in cui culture diverse non soltanto convivono, ma si interpellano e si arricchiscono
a vicenda; è chiedere alla vecchia Europa di “convertirsi".
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 17S
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore) , Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nit
ti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Mas
simo Romeo, Cesare Milaneschi
Marco Rostan, Mireila Scorsonelli
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tei. Oli'/
655.278.
Redazione i’Eco delie Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AiP, Associazione informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
DICHtARAZIONE FINALE SU
« IL RAZZISMO IN EUROPA »
(Tutzing, 25-28 febbraio 1986)
Riconosciamo che il razzismo
e la xenofobia sono un fenomeno in crescita in ogni aspetto
della nostra vita in Europa. Essi inquinano la vita delle chiese,
delle comunità e dello stato. (...)
La chiesa ha una responsabilità particolare. Razzismo e xenofobia costituiscono un peccato, una minaccia per l’unità della chiesa di Cristo e per l’umanità intera.
La crescita di razzismo e xenofobia si manifesta:
1 - in un crescente livello di
violenza istituzionale e individuale (...);
2 - in svantaggi sociali ed economici più sensibili a causa della recessione in Europa;
3 - in tm maggior carico di
discriminazione legale contro
minoranze nere e migranti (in
particolare contro le donne) in
materia di concessione della cittadinanza, di residenza, del posto di lavoro e nel diniego dell’asilo politico per i profughi;
l’Europa si chiude sempre di più
ai profughi di tutto il mondo.
A questo proposito osserviamo ed approviamo lo sviluppo
di iniziative e tendenze che si oppongono alla crescita di razzismo e di xenofobia in Europa,
quali; lo sviluppo di movimenti
di massa contro il razzismo come « SOS Racisme » in Francia
ed altri paesi, e l’organizzazione
autonoma di gruppi di neri e di
migranti.
Razzismo e xenofobia sono
espressione di una situazione
nella quale il potere ed il pregiudizio perpetuano uno stato di
ingiustizia e di disuguaglianza
nei rapporti personali ed istituzionali. La logica del razzismo e
della xenofobia costituisce nel
contesto europeo un problema
particolare per la popolazione
bianca, nelle cui mani è il potere. Perciò i bianchi devono affrontare il problema in modo
metodico e strutturale tanto per
se stessi che dentro le istituzioni che essi controllano.
La compassione per la vittima
del razzismo non può sostituire
una strategia concreta che rimuova attitudini e pratiche oppressive sia coscienti che inconsapevoli. Questo può significare
di dover cedere del potere finora gelosamente difeso. (...)
Per dare una risposta alla questione del razzismo e della xenofobia le chiese e lo stato dovranno ascoltare le comunità dei neri e dei migranti. Dove questo
non avviene devono chiedersi il
perché e rimuovere gli ostacoli
e, dove necessario, procurare le
strutture istituzionali che ne garantiscano l’espressione. (...)
Il non ascoltare queste voci
può avere gravi conseguenze.
IVlartin Luther King descrive la
violenza come la voce di quelli
che non trovano ascolto.
Razzismo e xenofobia non sono problemi nuovi in Europa.
Tuttavia una società composta
di diverse etnie apre nuove prospettive. L’Europa bianca può ricevere e dare molto. (...)
Raccomandiamo il « Kairos
Document », ed in particolare il
paragrafo conclusivo : « La chiesa di Cìesù Cristo non è chiamata ad essere bastione di prudenza e moderazione. La chiesa
deve stimolare, ispirare e motivare gli uomini. Essa porta il
messaggio della croce che ci
ispira a fare sacrifìci per la giustizia e la liberazione. Essa ha
un messaggio di speranza che
ci sfida a svegliarci, ad agire con
speranza e con fiducia. La chiesa deve predicare questo messaggio non solo con parole, sermoni e dichiarazioni ma anche
con azioni, programmi, campagne e nel servizio di Dio ».
Abbonamenti 1987: Annuo L. 31.000;
Semestrale 16.000; Estero 55.000(posta aerea 84.000); Sostenit. 70.000;
Costo reale 50.000.
Decorrenza 1° genn. e T luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 intestato « L'Eco
delle Valli - La Luce » - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
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Franco Giamplccoli
CONCORSO MONDIALE DI DISEGNO DEI RAGAZZI
Giustizia, pace e integrità deila creazione
Giustizia, pace, integrità delia creazione: su questi
obiettivi di primaria importanza e urgenza la sesta Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese invita ad impregnarsi le chiese che ne fanno parte. Il sottocomitato per
l'educazione, facendo propria questa sfida, invita i bambini
a partecipare al Festival di arti creative per l'infanzia. Si
chiede che i bambini interpretino i temi di Giustizia, pace,
integrità della creazione come li vedono nella loro vita,
sia scrivendo una canzone (parole e/o musica), sia un
racconto o una poesia, sia realizzando un disegno. Il Festival è aperto a tutti i bambini nati dopo il 31 dicembre
1973, e sarà suddiviso in due categorie d'età: 6-9 anni e
10-13 anni. Per i disegni:
— potranno essere realizzati in tutti i colori e in bianco
e nero;
— potranno essere impiegati collages e fotografie, così come tutte le tecniche di disegno e pittura;
— se possibile, è necessario attenersi ad un formato che
vada da 21x30 cm. a 42x60 cm.
Il Consiglio Ecumenico si augura di poter utilizzare i
disegni per ia produzione di un calendario per il 1989,
mentre altri progetti di realizzazione di audiovisivi saranno lanciati su Giustizia, pace, integrità della creazione
in vista della conferenza mondiale che si terrà tra il 1990
e il 1991.
La nostra redazione, aderendo all'Iniziativa, raccoglie I
materiali entro il 30 giugno 1987. I disegni e le fotografìe
verranno utilizzati per illustrare il giornale, e saranno esposti in una mostra curata dalla nostra redazione nel corso
del Sinodo 1987.
A cura della redazione tutto il materiale sarà inviato
al comitato del Festival di arti creative per l'infanzia presso
il Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Avvertenze:
— il materiale non sarà restituito;
— non tralasciare dì indicare, su un'etichetta applicata
sul retro di ogni opera, il nome, l'indirizzo completo e
la data di nascita del bambino, e l'argomento dell'opera
stessa;
— inviare i materiali a: Redazione La Luce - vìa Pio V, 15 10125 TORINO.
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