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Anno 115 - N. 41
12 ottobre 1979 - L. 300
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDES
10066 TORRE PELLICS
delk valli valdesi
INTERVISTA AL PASTORE ALBERTO TACCIA
Opere evangeliche
e società civile
La situazione dell’assistenza negli Istituti delia nostra Chiesa fotografata nelle delibere sinodali e illustrata dal Vice-moderatore
Al di là del rammarico che il
Sinodo, per evidente mancanza
di tempo, non abbia potuto sviluppare un dibattito realmente
approfondito su tutta la tematica deH’assistenza, bisogna pur db
re che le deliberazioni sinodali
’’fotografano” fedelmente la situazione così come essa è venuta evolvendosi nei nostri Istituti.
Abbiamo voluto riprendere con
il past. Alberto Taccia, vicemoderatore della Tavola, che dal
1968 al 1973 si è attivamente occupato del « Centro diaconale »
(coordinamento tra gli Istituti e
il loro personale), le due prese di
posizione sull’assistenza. Nell’articolo 32 ci sembra che si sottolineino due principi importanti (che d’altra parte la Tavola
aveva già messo in rilievo nella
sua relazione) e che emergono
proprio dal lavoro espresso dal
passato « Centro diaconale », vale a dire: l’autonomia delle opere e la loro disponibilità.
« L’autonomia — precisa Taccia — è nei confronti degli enti
pubblici perché queste opere dipendono esclusivamente dagh organismi ecclesiastici. Rifiutiamo
cioè la dizione « opere private »
perché esse non dipendono da
padroni privati che ne fanno
quello che vogliono ma rispondono agli organismi della nostra
chiesa: assemblee di chiesa, di
distretto... Un’autonomia la nostra che si esprime soprattutto
nella nomina di comitati, consigli di amministrazione in cui
non c’ è nessuna interferenza
esterna poiché essi rispondono
all’assemblea che li ha nominati ».
territorio
fessionali
senza distinzioni con
bilanci di quegli enti che gestiscono la programmazione ».
E in questo quadro qual è il
senso della testimonianza evangelica?
« Il fatto di porre le nostre opere al servizio della gente può essere un atto di testimonianza, ma
non è sufficiente. NeH’ambito delle opere, a questo proposito, dev’essere portato avanti un discorso — che era già stato iniziato
dal ’’Centro diaconale” — che evidenzi relemento caratterizzante
le nostre opere (un particolare
tipo di rapporto umano ecc.) per
cui si avverte che quello che facciamo ha un preciso riferimento
con l’Evangelo. Qui siamo sul
piano della ricerca... ».
In che misura l'ente paga il
nostro servizio?
« Qui la delibera del Sinodo è
esplicita: si parla di ’’rirnborso
proporzionato alle prestazioni” e
di ’’possibilità di ri^^rosi controlli da parte degh enti pubblici”. Questo vuol dire che noi rifiutiamo una sovvenzione generica e indiscriminata ma auspichiamo un rapporto molto preciso — sulla base di precise convenzioni — tra il servizio reso e il
costo; noi vogliamo il rimborso
del servizio che offriamo e non
un soldo di più. E chiediamo il
controllo da parte degli enti pubblici ».
Atti sinodali suH'assistenza
Il Sinodo, riaffermata l’opportunità che nell'attuale situazione le ^ere
di cura e di assistenza inquadrate neli’ambito dell’ordinamento ''a'«“«
mantengano la loro piena autonomia, approva l’operato delle amminis^zioni che hanno promosso atti idonei ad ottenere I esclusione di d^e
opere dal trasferimento ai Comuni. Invita le stesse amministrazioni a
proseguire — dove occorra — nelle iniziative necessario a veder confermato il riconoscimento dell’autonomia e l’esclusione dal trasferimento ai
Comuni. Afferma che le opere riconosciute autonome dovranno essere disponibili per svolgere la loro attività nel quadro della programmazione degli enti territoriali, fatti salvi i caratteri peculiari dei singoli
(32/S1/79J.
Il Sinodo approva l’orientamento della Tavola in materia di sovvenzioni pubbliche. Il Sinodo afferma altresì che, qualora gli enti ecclesiastici
debbano addivenire a convenzioni con gli enti pubblici per la particmare
configurazione dei loro rispettivi fini istituzionali, esse debbano prevedere
in ogni caso un rimborso proporzionato alle prestazioni offerte dagli enti
ecclesiastici medesimi, con possibilità di rigorosi controlli da parte degli
enti pubblici contraenti e con la specificazione degli oneri rispettivi nonché della destinazione e della proprietà degli eventuali incrementi del |mtrlmonio. Il Sinodo ritiene infine che la complessità della materia renda
opportuno un ulteriore approfondimento ed invita la Tavola ad organizzare
un convegno sul tema. (32 bis/SI/79).
T:
Quello in cui credo
Nel secondo ordine del giorno
che vogliamo commentare, l’art.
32 bis, emerge, tra le righe, una
via di mezzo tra la posizione rigida di coloro che rifiutano ogni
finanziamento dello stato e quella di coloro che vedrebbero, con
molta libertà, la possibilità di accedere a finanziamenti pubblici.
È giusta questa impressione?
« Mah, l’ordine del giorno è
chiaro. Da una parte si sottolinea
il principio che abbiamo anche
messo in luce nelle ’’Intese” e che
cioè la chiesa compie la propria
opera ’’senza oneri per lo stato”.
Questo non vuole dire che i servizi offerti dalle opere e aperti
verso l’esterno, non abbiano un
costo. Anzi riteniamo che questi
costi debbano essere inseriti nei
Quindi l'ente pubblico che vaga può controllare in ogni momento l'uso che viene fatto del
suo denaro...
« Non soltanto questo, ma anche lo ’’standard” del servizio
cioè se il servizio è adeguato al
programma che è stato concordato. È laddove i contributi pubblici vengano utilizzati per ristrutturazioni murarie, per cui ci sia incremento di patrimonio, allora
deve essere restituito nella misura in cui noi non compiamo
più il servizio per il quale il contributo è stato dato. Insomma
non si può ricevere il contributo
No, io non credo in un Dio
bonaccione che con la sua
divina potenza distribuirebbe favori per una preghiera,
un po’ di elemosina, di carità o di pietà.
No, io non credo in un Dio
poliziotto e moralizzatore,
che dall’alto della sua potenza farebbe da arbitro sui
conflitti e sulle passioni degli uomini, standosene impassibile davanti alla sofferenza.
Intervista a cura di
G. Platone
(continua a pag. 2)
No, io non credo in quel
Dio che si invoca quando le
cose si mettono male o quando si vorrebbero risolvere
delle incognite: da dove ve
niamo, dove andiamo? Sono
domande che l’uomo si pone
da sempre e se le porrà per
lungo tempo ancora.
No, io non credo in quel
Gesù Cristo compagno e filosofo che avrebbe dato la sua
pelle per indicarmi un cammino che potrebbe dare un
senso alla mia vita, Gesù
compagno a cui si vuol bene quando tutto va liscio ma
che si rigetta e si rifiuta di
capire quando la sua parola
e i suoi atti ci urtano e ci disturbano nelle nostre abitudini e nella nostra credulità
in lui.
No, io non credo in quel
Gesù vinto dalla morte.
UNA RISPOSTA AL DIRETTORE DELL’ECO DEL CHISONE
E la disponibilità?
« Essa significa che noi, pur essendo autonomi, non abbiaino
mai scelto la via della privatizzazione ma abbiamo voluto inserirci nella programmazione
pubblica attraverso linee precise.
Del resto le stesse disposizioni
programmatiche, ad esempio regionali, prevedono l’utilizzazione
delle strutture esistenti sul territorio ».
Senza le grucce dello Stato
Io credo in un amore infinito, nel tuo amore Signore,
da cui abbiamo ricevuto tutto: il mondo, la tua parola e
perfino tuo Figlio.
Noi siamo tuoi figli, tu ci
chiedi di essere testimoni, di
essere fedeli.
Questo come avviene?
« Al momento della formazi<>
ne della programmazione pubblica noi ci inseriamo con le nostre
strutture nella misura in cui esse rispondono alle esigenze autentiche ed effettive del territorio ».
Quindi questa è la linea...
« Certamente questa è la linea
su cui noi già camminiamo e il
Sinodo ne ha preso atto pur non
avendo avuto il tempo di discuterla a fondo. Tuttavia l’ordine
del giorno è importante poiché
dimostra quanto sia ormai consolidata questa tendenza all’interno delle nostre chiese. Infatti non abbiamo più delle opere
esclusivamente al servizio dei
membri delle nostre chiese ma
esse sono aperte a quelli che
hanno bisogno nell’ ambito del
territorio ».
Gli Istituti sono aperti a tutti?
« Per gli Istituti per anziani
esiste una priorità nei confronti
degli evangelici mentre invece
gli Istituti per minori sono totalmente aperti alle esigenze del
Mettendo insieme due articoli,
uno di Marcella Gay (Ora di religione: perché l’esonero, 38/29.9)
e uno mio (L’Eco delle Valli nelle scuole?, 33-35/31.8) il direttore dell’Eco- del Chisone ha
scritto un commento (riprodotto a p. 6) che mi dà occasione
di precisare la nostra posizione
che non è sufficientemente chiara, se può essere così fraintesa.
Sulla questione della religione
nella scuola noi non abbiamo
un atteggiamento solo negativo
(« buttar fuori l’insegnante di religione», come dice Don Morero): abbiamo una posizione critica nei confronti della soluzione cattolica concordataria e una
proposta alternativa.
La posizione critica nei confronti del Concordato è nota, ma
vai la pena di precisarla in riferimento ai termini delle recenti bozze di revisione del Concordato. Nell’ultima di esse discussa in Parlamento (la 3*, die. ’78)
si parla del «valore della cultura religiosa nella formazione
della personalità dei giovani » e
del fatto che «i principi della
religione cattolica fanno parte
del patrimonio spirituale e della
tradizione storica del popolo
italiano » e da queste premesse
si deduce che lo Stato « assicura» l’insegnamento della religiocattolica nelle « scuole pub
ne
bliche, materna, elementare, di
istruzione media, secondaria, artistica e professionale ». Per la
mentalità cattolica premesse e
« deduzione » sono tutt’uno, sono
inseparabili, tant’è vero che il
rifiuto da parte nostra della
« deduzione », dell’insegnamento
della religione cattolica nelle
scuole dello Stato, viene compreso come rifiuto ugualmente
delle premesse.
E invece non mi risulta che
da parte valdese si metta in discussione il valore formativo della cultura religiosa o si neghi
che il cattolicesimo sia parte
della spiritualità e della storia
italiana. Quello che si contesta
è che da queste due constatazioni debba discendere come unica
possibile conseguenza l’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole dello Stato con personale dipendente dalla Chiesa
cattolica ma a carico del bilancio statale dell’istruzione.
Fermo restando che per noi la
formazione della personalità dei
giovani per ciò che concerne la
testimonianza della fede è compito precipuo delle famiglie e
delle chiese, per ciò che riguarda il valore della cultura religiosa lo Stato può benissimo riconoscere una propria precisa responsabilità e in questo caso
provvedere « ad istituire, nelle
scuole secondarie, regolari corsi di storia delle religioni con
personale abilitato nei modi di
legge» (Valdesi e Metodisti dì
fronte alla revisione del Ck>ncordato, Claudiana, p. 33).
La nostra proposta alternativa si inserisce in questo quadro.
Siamo persuasi che la religione non è un fossile da studiare
con i sistemi dell’archeologia e
che ridotta solo a « cultura religiosa » la fede ha solo un minimo valore formativo. La religione è fatta di uomini, di comunità, con la loro fede, i loro
problemi, le loro speranze, le
loro contraddizioni. Conoscere
una religione senza conoscere
chi la vive è conoscere, appunto,
un fossile. Per questo nell’Intesa
intercorsa in via preliminare tra
la Repubblica italiana e le Chiese valdesi e metodiste — ma
non ancora giunta in porto —- è
stabilita un’«assicurazione » ben
diversa rispetto a quella concordataria: lo Stato, è detto all’art.
10, « assicura alle chiese rappresentate dalla Tavola valdese il
diritto di rispondere, nel quadro
dell’agibilità scolastica, alle eventuali richieste provenienti dagli alunni, dalle famiglie o dagli
organi scolastici, in ordine alla
Franco Giampiccoli
Eppure così spesso c’è il
dubbio.
E tutti gli altri dèi ambigui che si nascondono, che ti
nascondono, ma anche nei
quali crediamo...
(Testo tratto dal materiale elaborato durante il « Raduno protestante giovanile »
organizzato dalla Chiesa riformata francese, regione
Provenza-Costa Azzurra-Corsica, pubblicato dal mensile
« Echanges ».
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’79 (con o senza integrazione del
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(continua a pag. 6) L
2
12 ottobre 1979
ASSEMBLEA DEL XVI CIRCUITO - SICILIA
Invito alla riflessione
La domenica 30 settembre si è
riunita a Scicli l’Assemblea del
XVI circuito. Essa avrebbe dovuto inserirsi in un piano più
vasto di azione evangelistica nella città, ma purtroppo, date le
avverse condizioni atmosferiche,
tutte le attività previste hanno \
dovuto essere rimandate. Non
per voler essere profeti ad ogni
costo, ma chi ci può impedire
di vedere in questo contrattempo quasi un invito a riflettere
maggiormente su cosa significa
evangelizzare e, più a monte
ancora, se noi possiamo evangelizzare o non dobbiamo prima
preparare più seriamente noi
stessi?
Lasciando da parte queste considerazioni, possiamo dire che
l’Assemblea di Circuito ha avuto vm buono svolgimento, nel senso che è riuscita a trattare tutti
i problemi all’ordine del giorno,
discutendone con serenità e spirito fraterno. Si è parlato innanzitutto del Bollettino, cioè dell’organo di collegamento tra le
varie chiese evangeliche della
Calabria e della Sicilia, che quest’armo ha conosciuto un periodo di stasi. Si è convenuto
sulla sua ripresa e tutte le comunità si dovranno impegnare
maggiormente per mandare in
tempo utile il materiale occorrente.
Si è poi passati ad assegnare
ad ogni comunità uno o due
temi di studio da affrontare e
studiare durante l’anno, per riferirne poi alla prossima assemblea. Alcuni temi sono attuali ed
importanti: energia nucleare,
dlakonia, educazione e fede; intese, conciliarità, finanze e BMV
(questi ultimi obbligatori per tutte le comunità).
Inoltre è stato di nuovo portata all’attenzione di tutti la diffìcile situazione delle chiese dell’agrigentino-nisseno che sono
curate da im solo pastore, con
Opere
evangeliche
(segue da pag. 1)
per una cosa e poi farne un’altra.
Il fatto che il Sinodo abbia voluto precisare queste cose mi
sembra importante. Anche se
questo discorso può far sorridere, come di fatto è successo, in
un Paese come il nostro dove la
prassi abituale è quella di ’’prendere, arraffare e poi vedremo”...».
Il Sinodo ha espresso delle linee di massima, molto chiare, in
tema d’assistenza. Ma è pur vero che esse vadano riprese, discusse perché forse non a tutti
sono così chiare...
« Effettivamente sino adesso,
dopo la fine del ’’Centro diaconale”, è mancato uno strumento
che mantenesse il collegamento
tra opere pubbliche e opere della
chiesa e rinformazione, in materia di assistenza, di tutto quello che avviene fuori dalla chiesa.
La Tavola sta organizzando una
commissione diaconale, già prevista a suo tempo nel patto d’integrazione, che risponda a talune esigenze: da una parte collegare gli istituti e le opere nell’ambito di uno stesso territorio
e collegare tutte le opere nell’ambito della chiesa. Un secondo
elemento: mantenere i contatti
con gli evangelici che lavorano
nelle strutture pubbliche, perché
la testimonianza non è soltanto
quella che viene resa con le mura, ma quella soprattutto resa
con le persone... Un terzo elemento di questa commissione è
il collegamento con la chiesa,
con le comunità, perché il lavoro
delle opere non diventi un discorso chiuso ma sia in dialogo continuo con la chiesa che deve sentire l’opera diaconale come sua.
Un altro campo può essere quello della ricerca di nuovi settori
d’intervento... ».
Questi i compiti della Commissione che la Tavola sta nominando. Ma il Sinodo richiedeva anche un confronto più allargato?
« Stiamo organizzando, speriamo per dicembre, un convegno
aperto dove potere riaffrontare i
quesiti e i problemi legati al compito diaconale della chiesa ».
notevoli disagi sia per le comunità che per 11 pastore stesso.
Questo scontento e questo disagio sono stati ben espressi in
un ordine del giorno che, speriamo, venga preso in considerazione da chi di dovere.
Per quanto riguarda il dibattito sull’evangelizzazione gli interventi sono stati disparati. C’è
chi ha detto che, di fronte all’attivismo di altri evangelici (per
es. i pentecostali) noi diamo
l’impressione di una chiesa ormai morta. Altri ancora hanno
insistito sulla necessità di far
proseliti, ritornando ad usare un
termine che sembrava essere
stato messo al bando negli anni passati. D’altro canto, altre
voci hanno messo in rilievo il
fatto che tutto quello che facciamo o siamo nei confronti degli altri per l’annunzio dell’Evan
gelo non produce alcun frutto;
quasi nessimo si unisce a noi,
anche se a molti piace ciò in cui
crediamo. Qualcuno, a tal proposito, ha messo in rilievo che oggi ancora diventare protestante
in certe zone significa andare
incontro ad un’emarginazione.
Da qui la difficoltà a compiere
un passo di tal genere.
Certo è diffìcile discutere su
un tema così vasto ma, come
qualcuno ha detto, penso che
molto dipenda dall’aver preso o
meno coscienza di quello che siamo, in Cristo, e cioè il sale della
terra e la luce del mondo. Se
abbiamo piena e chiara coscienza di ciò, non possiamo più avere preoccupazioni evangelistiche
perché tutta la nostra vita diventa un’azione di evangelizzazione.
Nella Deodato
_________CAMPO STUDI FGEI A BETHEL
Per una teologia comune
fondata su un
comune impegno
ROMA
Inizio delle lezioni
alla Facoltà di Teologia
Il prof. Amedeo Molnàr
(Praga) terrà la prolusione
alla seduta inaugurale del
125° anno accademico della
Facoltà teologica valdese il
giorno 20 ottobre (ore 18).
I corsi della Facoltà hanno
inizio quest’anno con una
settimana d’anticipo rispetto
agli altri anni. Gli studenti
che devono dare esami nella
sessione di ottobre possono
prender posto in convitto fin
dal 17 ottobre. Gli altri dal
19.
Le domande di iscrizione
alla Facoltà di Teologia devono essere inviate al più presto alla segreteria della stessa, via P. Cossa 42, 00193 Roma. Telef. 38.25.44 oppure
361.07.33. La licenza teologica
implica cinque anni di frequenza. La Facoltà offre anche un corso triennale di informazione teologica per studenti di altre facoltà, monitori, catechisti, responsabili di
consigli di chiesa e di istituti.
Richiedere il programma alla segreteria.
Finalmente siamo riusciti anche in Calabria ad « unirci » cattolici, valdesi e battisti.
E’ avvenuto nel campo-studio
di Bethel dal 24 al 31 luglio.
Grandi pretese teologiche? Approfondite analisi socio-religiose?
Nulla di tutto questo! Solo grande, grande gioia di stare insieme.
Non ha detto Gesù che è la
« gioia » il segno deH’autenticità
cristiana?
Siamo riusciti a togliere da noi
secoli di separazione, di diffidenza. E le diversità? Le abbiamo
sapute cogliere aU’interno di un
cammino di speranza, in cui finalmente dalle etichette che chiudono il campo al dialogo si possa arrivare all’unica fonte di unità che è l’AGAPE.
E tutto questo perché in mezzo a noi non c’era nessuno che
doveva difendere « privilegi » economici, politici e sociali.
Eravamo nella disponibilità
piena a cogliere la forza dello
spirito, unica nostra liberazione.
Il primo relatore del campo è
stato il Pastore Bruno Tron di
Messina che ha affrontato il tema: « Gratuità della salvezza e
responsabilità dell’uomo ».
Poi è stata la volta di Natale
Bianchi, Sacerdote di Gioiosa
Ionica con le sue analisi sul fenomeno della religiosità popolare a cui ha fatto seguito la presentazione della sua esperienza
proprio con la festa di S. Rocco
a Gioiosa Ionica.
Infine Biagio Amato, sacerdote
a Catanzaro, ha proposto delle
riflessioni sul tema: « Il problema morale: la vittoria dell’Evangelo sulla legge ».
Dicevo che non abbiamo avuto
le grosse impennate teologiche,
anche perché vi è stata una presenza di partecipanti varia: quin
GRAGLIA
Ricordati i Corlando e
la comunità dei Fratelli
Domenica 30 settembre si è tenuta una significativa manifestazione a ricordo della comunità dei « Fratelli » di Graglia, iniziata da Giuseppe Coniando nel
1858 ed estintasi per l’emigrazione e la scomparsa degli ultimi
fratelli agli inizi del secolo. Nella sala valdese di Biella, il pastore prof. Domenico Maselli ha
presieduto il culto proponendo e
commentando l’episodio della Samaritana al pozzo cui Gesù chiede da bere (Giov. 4: 3 sgg.); la
presenza di alcuni evangelici
Rom Calderasch (nomadi calderai dell’area slava) di passaggio
è stata per i partecipanti una
sorpresa lieta quanto commovente. Al pomeriggio la manifestazione si è svolta a Graglia: dopo una visita al cimitero dove i
Eco-Luce
Nuova redazione
La Tavola nelle sue ultime sedute
ha nominato il nuovo Comitato redazionale dell’Eco-Luce che è ora cosi
composto : Franco Giampiccoli, direttore; Franco Becchino, delegato della
Tavola; Dino Ciesch, Roberta Colonna
Romano. Niso De Michelis, Giorgio
Gardiol, Marcella Gay, Marco Pasquet,
Aurelio Penna, Jean Jacques Peyronel,
Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Or
nella Shaffi, Liliana Viglielmo. Diamo
il benvenuto ai nuovi membri (in corsivo nell’elenco) e rivolgiamo un saluto riconoscente a chi lascia la redazione ma non — speriamo — la collaborazione ; Sergio Aquilante, Marco
Davite, Lietta Pascal e — sia lecita
una menzione particolare — Ermanno
Genre che con la nota spigolosità -—
ma con quanta dedizione! — ha collaborate all’Eco-Luce per anni essendo
il... decano della redazione.
versetti evangelici costituiscono
l’ultimo segno visibile della comunità dei Fratelli, è stata scoperta sulla casa Corlando la lapide che così recita in lingua
piemontese: « An costa ca a Vé
nafe Timoteo Corlando — teòloeh — che per l'Evangeli — a
l'ha testimonià — la libertà dia
paròla ». A nome degli amici di
Graglia, lo studioso Giacomo Calieri ha ringraziato i numerosi
« Fratelli » convenuti da Piverone, Chiaverano, Ivrea, Torino,
Alessandria, Asti, i Valdesi e Metodisti di Vintebbio, Omegna,
Vercelli — giunti con il pastore
Di Lorenzo — di Piedicavallo e
di Biella, ed ha sottolineato in
Piemontese come, mentre in Quegli anni ormai lontani il biellese
gen. Lamarmora, presidente del
consiglio, vantava l’Italia «una
per fede, per lingua e per patria », un povero paese di selciatori e di muratori testimoniava
invece il valore del pluralismo
religioso il cui messaggio spirituale è tuttora vitale quanto la
coscienza della propria identità
culturale e linguistica. Si è passati quindi nel teatro comunale
dove, presentato dal vicesindaco,
il prof. Maselli ha tenuto la
preannunciata conferenza sui
muratori Giuseppe e Timoteo
Corlando, padre e figlio, e sulla
storia della locale comunità dei
Fratelli, ricordando in particolare l’impegno culturale ed evangelico di Timoteo, autore tra l’altro di una traduzione dai testi
originali della Bibbia che servirà
poi alle versione del Luzzi. Alla
conferenza è poi seguito un dibattito sulla « libertà religiosa in
Italia ieri ed oggi ». La manifestazione culturale è stata indetta
dal « Centro Studi Dolciniani » e
dalla « Associazione per la libertà religiosa in Italia (AERI)».
La giornata si è chiusa con
una commossa testimonianza del
pastore Gustavo Bouchard, giunto appositamente da Genova per
rappresentare le sorelle Corlando ed in particolare Febe, mancata improvvisamente due giorni prima, proprio nel viaggio da
Nervi a Graglia. Ella voleva infatti presenziare alle onoranze
per il padre Timoteo, di cui aveva raccolto scritti e memorie che
sono risultati fonti preziose per
i due volumi di D. Maselli sulla
storia della Chiesa dei Fratelli.
Tavo Burat
dicenni, diciottenni, quasi quarantenni.
Gente del concilio, del postconcilio ed altri fuori da questi
punti di riferimento. Da qui la
difficoltà di trovare una fase culturale comune onde poter soddisfare le esigenze di chi desiderava confrontare le esperienze già
fatte con coloro che ancora ora
stanno iniziando i primi incontri-scontri con la realtà. Da qui
la difficoltà di usare un linguaggio comune e comprensibile per
tutti.
Dopo i sei giorni di campo è rimasto in noi il bisogno della ricerca comune e di ulteriori momenti di incontro.
E’ poco? Il resto lo abbiamo lasciato ad altri campi; non sarebbe stato giusto fare tutto noi!
Che senso può avere tutto questo per la nostra regione?
E’ senz’altro un segno di trasformazione; ai campanilismi socio-politici, alle stupide divisioni
e contrapposizioni religiose, c’è
ancora qualcuno che crede che
la nostra Calabria potrà uscire
dalla situazione di ultima della
classe a condizione che si lotti
insieme contro coloro che hanno
voluto tutto ciò e contro coloro
che da colonizzatori ancora pensano di trapiantare in Calabria
i loro schemi culturali.
Spetta a noi riscoprire la nostra identità e il nostro ruolo,
solo allora troveremo la nostra
giusta collocazione all’interno delle lotte di emancipazione sociopolitiche-religiose.
In tutto questo cammino storico emerge sempre più urgente il
bisogno di collegarci con tutte
quelle forze che nella sincerità
intendono portare avanti movimenti liberatori.
Le etichette, per il momento,
le lasciamo ancora a chi in nome di esse ha voluto avere divisioni e sfruttamenti. Da questo
è sorto il bisogno di rivederci
presto, e lo abbiamo fatto a Catanzaro il 14 e 15 settembre dove si è avuto un incontro dei
gruppi cristiani di base per rivedere le nostre esperienze, confrontarle e proiettarle all’interno
della nostra regione e così essere
nresenti in modo costruttivo all’interno dei movimenti nazionali.
Biagio Amato
TORINO
Un seminario su « Chiesa ed
Evangelizzazione » inizia con giovedì 11 ottobre: durerà fino al 13
dicembre con ritmo settimanale
e sede in via Pio V, 15. L’iniziativa, presa in comune dalla Chiesa valdese e dalle Chiese battiste,
intende prendere le mosse dal
documento « Battisti, Metodisti,
Valdesi » e preparare la presa di
posizione delle chiese di Torino.
La prima parte sarà centrata
su una introduzione di Giorgio
Tourn (La concezione riformata
della chiesa) e su una tavola rotonda ( « Metodi di evangelizzazione e particolarità delle diverse denominazioni nella storia dell’evangelismo italiano ») con apporti valdesi, battisti, metodisti,
e dei Fratelli.
La seconda parte sarà centrata su tre aspetti della concezione
della chiesa: il battesimo (Paolo Spanu), i ministeri (Franco
Giampiccoli), la chiesa locale
(Michele Foligno). Nel corso delle due parti avranno spazio le riflessioni a gruppi e lo studio di
documenti valdesi metodisti e
battisti sull’evangelizzazione.
FIRENZE
Tanti protestanti fiorentini che
si erano ritrovati la scorsa estate, sono tornati in gran numero
all’incontro di sabato e domenica 22-23 settembre. Moltissimi
i giovani e i loro amici; una piccola folla gioiosa per un incontro semplice e interessante in
due pomeriggi magistralmente
organizzati dalla Commissione
ricreativa. Per la seconda volta
si è avuta conferma della necessità di far qualcosa per raccogliere la nostra gente e i loro
amici.
È particolarmente interessante
segnalare che in due pomeriggi
c’è stato il tempo per parlare e
rispondere a molte domande, discutere sul nostro modo di vivere e dare spiegazioni sul senso
della nostra fede in Cristo. Abbiamo constatato così che esiste
un’ampia possibilità di testimonianza e di evangelizzazione e ne
ringraziamo l’Eterno!
Un grazie a tutti coloro che
hanno contribuito all’iniziativa
da parte della Giunta esecutiva
del Centro Sociale Evangelico che
l’ha organizzata.
-------------------—— —
Sede vacante
a Torino
La Tavola Valdese proclama la vacanza della
Chiesa di Torino a partire
dal T ottobre 1980. La designazione del nuovo pastore dovrà aver luogo entro
il 31 dicembre 1979 sulla
base degli articoli 12, 13,
14, 15 del R.O. 4/1977.
per la Tavola Valdese
il Moderatore
Giorgio Bouchard
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12 ottobre 1979
NAPOLI
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Per una fede più laica
Essere chiesa in una società socialista: una conferenza di un pastore
della DDR organizzata dal Comitato italiano della CCP
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Ispirazione
vaido - francescana
« Essere Chiesa in una società
socialista è una grande occasione ed una grande possibilità per
recuperare i valori fondamentali
del messaggio cristiano, liberandolo dalle incrostazioni dell’ideologia del mondo occidentale e
capitalistico. La Chiesa non
avrebbe saputo liberarsi da sola
dal quel legame che le assegnava un potere al servizio delle
classi privilegiate e la rendeva
istituzione estranea ai bisogni
reali della gente. Il socialismo ha
liberato la Chiesa e le ha dato la
possibilità di diventare un movimento che collabora al cambiamento dell’uomo e della società. Questa consapevolezza è
maturata negli anni attraverso
grandi difficoltà dovute a incomprensioni e ostilità reciproche
tra marxisti e cristiani, ma è oggi il terreno su cui si muove la
Chiesa della Repubblica Democratica Tedesca».
Così ha esordito in una conferenza dibattito tenuta alla Sala
S. Chiara (sabato 22 settembre)
a Napoli il Dott. Michael Knoch
— pastore luterano, docente di
Nuovo Testamento e Marxismo
in una scuola per diaconi a Berlino est che ha concluso un
soggiorno di un anno in Italia.
L’iniziativa promossa dal Comitato Italiano della Conferenza
Cristiana della Pace, ha ricevuto
l’adesione della FGEI Campania
e del Consiglio del XIII Circuito.
Erano presenti anche il pastore
battista Leila e il pastore luterano Saggese.
Al dibattito è intervenuto il Senatore Boris Ulianich della sinistra indipendente, docente di Storia del Cristianesimo aH’Università di Napoli, il quale ha sottolineato che la Chiesa Cristiana
dovunque si trovi deve rivendicare la libertà dal privilegio per
rafforzare la libertà della predicazione di un messaggio che, nur
ancorato alla realtà, non si identifica mai in pieno col presente,
ma diviene anticipazione del futuro: per questo può pronunciarsi ogni volta che degli uomini sono menomati nei loro diritti.
Nel complesso la manifestazione è risultata interessante per le
informazioni dirette che, senza
mistificazioni propagandistiche o
denigratorie, hanno messo in luce il faticoso cammino teologico
ed organizzativo della Chiesa nella RDT.
Ne sono derivati anche tutta
una serie di spunti teorici che accomunano in Italia e fuori del
nostro paese una larga area cuL
turale intorno alla riflessione sui
temi del rapporto e del confronto tra diverse impostazioni ideologiche e culturali: questo in società a base democratica e plu
I cristiani cinesi
riaiiacciano i cnntatti
internazionali
K.H. Ting, di Nankino, ha dichiarato, il 10 settembre a New
York, che le chiese cinesi sono
pronte a riallacciare contatti religiosi a livello internazionale,
ma che, per ora, tutta la loro attenzione « è richiesta nel loro
proprio paese ». Rispondendo a
una domanda durante una conferenza stampa, ha sottolineato che
i leaders delle Chiese cinesi « da
anni non hanno parlato del Consiglio Ecumenico delle Chiese ».
SulTatteggiamento delle Chiese
cinesi rispetto ad una loro eventuale adesione al COE, si discuterà in una riunione del Comitato nazionale delle Chiese, composto da 150 membri, che si riunirà
prossimamente. Questo Comitato, presieduto da Y.T. Wu, del
comitato nazionale delle UCDG
di Cina, non si era più riunito
dagli anni della rivoluzione culturale.
Secondo K.H. Ting, ci sono attualmente in Cina 3 milioni di
cattolici e 700.000 protestanti. I
cattolici non riconoscono l’autorità del Vaticano e hanno consacrato circa 40 vescovi senza raccordo di Roma.
(da BIP/SNOP)
ralista, come tendenzialmente è
quella italiana, ovvero in società
segnate da una forte visione
ideologica.
E dunque marxismo e secolarizzazione, progresso e razionalità scientifica nelle società evolute da una parte, libertà della coscienza religiosa, liberazione della Chiesa dai vincoli o dalla soggezione ad una Stato ideologico,
sono questi i versanti diversi di
una identica riflessione sulla natura del « dato religioso », come
questione insieme politica e culturale.
« Non possiamo e non vogliamo più essere i mediatori del soprannaturale » ha detto il Past.
Knoch. Bisogna capire profondamente il senso di questa affermazione.
Se qui in Italia la proposta religiosa trova resistenze in un
humus culturale largamente influenzato oggi dai valori di un
esasperato individualismo di matrice radicaLborghese, sordo ad
ogni istanza solidaristica, nel contesto diverso della RDT, sembra
che il termine del confronto sia
invece costituito dai miti ottimistici di una razionalità sempre
positiva e progressiva, un ateismo su base scientifica, dichiarato e professato come una fede,
che si pone in concorrenza con
la proposta religiosa, lungo un
fronte di contrapposizione che ci
appare francamente un po’ arretrato: fede o scienza, Darwin o
il libro della Genesi.
E comunque, nell’uno come nell’altro caso, non è possibile essere ancora i mediatori di un « soprannaturale » astratto, di una
proposta religiosa separata e culturalmente estranea alle esigenze e ai problemi che nascono in
contesti di secolarizzazione. Per
ché poi è anche un certo tipo di
marxismo dogmatico che si vale
della separazione strumentale tra
fede religiosa e impegno politico
per garantirsi una presenza sempre più invadente nell’organizzazione della società e dello stato,
delegando alla chiesa le questioni che riguardano la coscienza
religiosa individuale o anche alcuni settori dell’assistenza e della beneficienza, quando si realizzino condizioni di maggiore distensione, come di recente nella
RDT. Naturalmente qui in Italia
la questione potrebbe essere posta in termini rovesciati, per il
ruolo invadente che piuttosto la
chiesa e le organizzazioni ad essa
legate hanno giocato in passato
e tentano, sia pure con qualche
attenuazione, di conservare oggi;
e dunque si comprende l’esigenza di una più corretta distinzione di ambiti, non è facile stabilire una linea chiara di demarcazione tra risorgenti vocazioni integralistiche e separatismo rigido. E’ questo certamente il tema della laicità. Nelle complesse
società contemporanee le presenze e le proposte si moltiplicano
e il confronto diventa inevitabile. La laicità, dunque, innanzitutto come metodo di confronto,
come costume permanente nel
rapportarsi a tutto ciò che è
« altro », senza riserve o intenzioni prevaricatrici. Ma non è solo una questione di metodo. Anche nei contenuti, per cuanto
possa sembrare paradossale, la
proposta religiosa può farsi meno « sacra », meno separata, più
umana, più comune ai progetti
degli uomini, mescolata con la
loro storia; in una parola più
laica. E’ questo il segno positivo
di una metafisica possibile.
Rosanna Ciappa
Riferendo sul Convegno di storici a Firenze sul « Tumulto dei
Ciompi », Glauco Licata osserva,
sul Corriere del 20 settembre,
che tutti gli aspetti sociali dell’importante fatto storico sono
stati sviscerati dal Convegno,
ma non « è stato invece sottolineato che questi Ciompi una loro ideologia l’avevano, ed era
quella evangelica del Cristianesimo (anti-ecclesiale) scaturita
proprio in quella età dal rinnovamento religioso di stampo
francescano o valdese ».
Che si cominci anche da noi
a vedere con maggiore profondità le varie influenze che la Riforma, e i suoi precursori, hanno
esercitato in Italia, e le varie
ragioni politiche, sociali e magari anche religiose, che hanno soffocato sul nascere il loro sviluppo?
« 4:
Sullo stesso Corriere, presentando il Convegno Einsteniano
di Roma, Vincenzo Cappelletti
ricorda, tra l’altro, le affermazioni di Einstein, secondo il quale « il sentimento religioso cosmico è la più forte e nobile motivazione alla ricerca scientifica». Il riferimento è a una «religione volta aH’armonia delle
leggi naturali, leggi rivelanti una
intelligenza di tale superiorità
che, rispetto ad essa, tutto il
pensare e Tagire sistematici degli esseri umani costituiscono
una riflessione affatto insignificante ». Che è dal punto di vista
di uno scienziato, e che scienziato!!, una affermazione tuttora
valida come impostazione del
rapporto fra Fede e Scienza.
* 4! *
Ed ancora sullo stesso numero del Corriere, Carlo Bo presenta l’ultimo libro di G. Testori, «Interrogatorio a Maria », e
echi dal mondo cristianoì
a cura di BRUNO BELLION
Rhodesìa-Zimbabwe:
i missionari espulsi
sono riammessi
Il primo ministro dello Zimbabwe, vescovo Muzorewa, ha
autorizzato a rientrare nel paese tutti i missionari (protestanti
e cattolici), che erano stati espulsi dal suo predecessore lan
Smith. Si tratta di una quindicina di persone che erano state
espulse dalla Rhodesia fin dalTinizio della guerra civile, sotto
l’accusa di aver prestato aiuto
ai guerriglieri o di non averli denunciati alle autorità. Ricorderemo inoltre che ben 34 altri missionari hanno trovato la morte
nella regione in maniera altamente misteriosa, ad opera di
elementi incontrollati: sia il fronte patriottico sia il governo di
Salisbury si palleggiano la responsabilità di tali uccisioni, attribuendole quest’ultimo alla xenofobia dei movimenti di liberazione, considerandole invece il
primo una montatura del governo centrale per mettere in cattiva luce nel mondo internazionale coloro che lottano per la
loro indipendenza.
Si apprende inoltre, sempre a
propostito della Rhodesia, che la
Chiesa Metodista Unita degli
Stati Uniti ha accordato, a partire dal 1° settembre scorso, un
congedo a tempo indeterminato
al premier vescovo Muzorewa,
impegnato in questi giorni nella
conferenza costituzionale di Londra. Contemporaneamente è stato nominato, interinalmente, ad
assumere le funzioni di guida
della chiesa Metodista in Zimbabwe il vescovo emerito Ralph E.
Dodge, che era stato espulso dal
paese nel 1964, sotto l’accusa di
favorire la guerriglia. Aveva infatti sempre sostenuto come ne
cessaria una leadership africana
sia nella chiesa sia nella vita
politica e sociale della Rhodesia.
In una sua dichiarazione il
vescovo Dodge ha affermato di
avere sentimenti contrastanti all’idea di tornare nel paese dove
ha lavorato per molti anni, ma
certo predominante la soddisfazione di poter tornare dopo la
espulsione.
Le chiese degli USA
chiedono al governo
di iniziare contatti
con l’organizzazione
per la liberazione
della Palestina
Nella sua prima riunione dopo
le dimissioni dell’ambasciatore
americano presso le Nazioni Unite, Andrew Young, il Comitato
Esecutivo del Consiglio Nazionale delle chiese degli Stati Uniti
ha rinnovato il suo appello al
Governo USA perché siano iniziati contatti ufficiali con TOLP
Il Comitato Esecutivo rappresenta la maggiore organizzazione ecumenica degli Stati Uniti
(32 chiese protestanti e ortodosse, rappresentanti più di 40 milioni di credenti). Di questo organismo è stato a suo tempo
molto attivo appunto l’ex ambasciatore Young. Dopo aver ringraziato Young per il suo impegno a favore dell’inizio di rapporti con rOLP, il Comitato
Esecutivo ha anche domandato
alle Nazioni Unite e a Israele di
rinunciare alla loro politica di
rifiuto del dialogo con l’OLP.
Si è quindi richiamato ad una
precedente sua dichiarazione del
1974 in cui si affermava « il diritto di Israele ad esistere come nazione libera all’interno di
frontiere sicure ». Ma nello stesso tempo sosteneva anche il diritto « del popolo palestinese all’autodeterminazione ed a una
entità nazionale ».
« Per conseguenza chiediamo
— ha concluso il Comitato Esecutivo — fermamente alle Nazioni Unite di sviluppare contatti
più aperti coi responsabili palestinesi, compresa TOLP, in vista
di un avanzamento sulla via della pace.
10.000 copie della
Bibbia per i
protestanti di Cuba
Il governo di Fidel Castro ha
comunicato al Consiglio Ecumenico delle chiese di Cuba l’autorizzazione ad importare 10.000
esemplari della Bibbia. Si tratta
della spedizione più consistente
di questi ultimi anni e per farvi
fronte si è impegnata in modo
particolare la Società Biblica
degli Stati Uniti. Fino al 1968
esisteva infatti a Cuba una filiale della Società Biblica che lavorava per la diffusione della
Bibbia, ma da quelTanno, a causa di restrizioni legislative concernenti il commercio e Tindustria privata, dovette cessare le
sue attività. Era però stato possibile, grazie a contatti regolari
del Consiglio Ecumenico delle
chiese di Cuba con la Federazione delle Società Bibliche, già nell’anno successivo (1969) importare 5.000 copie della Bibbia e
ancora nel 1972 altri 2.500 esemplari e un numero eguale di
Nuovi Testamenti nel 1977.
Ora questa spedizione di 10
mila copie rappresenta una novità interessante perché si tratta
di una nuova traduzione in linguaggio corrente, destinata a facilitare la lettura del testo biblico particolarmente alla gente
di cultura meno elevata. A questa
traduzione hanno lavorato specialisti di diversi paesi latinoamericani e di diverse confessioni per circa 20 anni. Il Nuovo
Testamento è già diffuso in molti paesi del continente sudamericano ed ha trovato ovunque grande rispondenza e apprezzamento.
preannuncia la dizione pubblica
delle poesie in esso contenute, che iLTestori si appresta a
fare la terza domenica di Ottobre in Piazza del Duomo a Milano. È ancora un intervento del
Testori per il rilancio del culto
mariano, di cui egli è il più fervoroso araldo.
« « *
Su Paese Sera del 12 settembre un sig. Mario Meattini, nelTesprimere il suo saluto e il
suo apprezzamento a G. C. Argan, che come noto ha abbandonato la carica di sindaco di
Roma, trova nel modo con cui
egli ha riportato tale incarico,
non solo traccio di un « piemontesismo » visto in contrasto
con la usuale « sbruffoneria » romana, ma anche « una sorta di
protestantesimo laico, democratico, rispettoso delle fedi altrui».
Che si cominci anche in questa
Italia, ancora così controriformista, a considerare un pregio
Tessere o il parere « protestanti »?
He ^
Cronache del Pinerolese e L’ECo
del Chisone non hanno mancato
di commentare anche essi vicende e conclusioni del Sinodo valdo-metodista. Rimarchevole la
interpretazione delle aperture
ecumeniche latta da Franco
Trombotto sull’Eco. Si afferma
che la base valdese, e in genere
protestante, è ben più avanti
sulla via ecumenica di quanto
lo sia stato il Sinodo e lo siano
in genere «i vertici ecclesiastici ».
E si cita al riguardo la serie
di contatti in corso (in realtà
contatti di vertice) tra cattolici e metodisti inglesi, tra cattolici e luterani, tra cattolici e ortodossi, per rimproverare ai vaidesi la loro prudenza. E infine,
e qui i contatti sono di base, si
ricorda Taizè e il messaggio di
Frère Roger nella lettera agli
amici del luglio che chiude con
l’interrogativo (non l’affermazione): «L’unità di tutti i cristiani può ricomporsi senza un
centro visibile, senza un pastore
universale? ».
Fa comunque piacere leggere
che « noi non siamo più cattolici nel senso tridentino antiprotestante ». E aspettiamo che una
maggior messe di fatti ci rendano convinti di questa realtà. Anche noi del resto vorremmo essere più cristiani e meno « protestanti ».
* * *
L’ultimo numero di Critica Sociale ospita un eccellente e interessante articolo di Aurelio
Penna sul Protestantesimo.
Niso De Michelis
Per una società
più umana
« Senza uno sforzo congiunto
di tutti gli uomini e di tutte le
istituzioni, governative o non governative, sarà difficile realizzare
la transizione verso strutture di
potere globali e nazionali che servano i bisogni degli uomini e che
promuovano la dignità, la giustizia e la pace per l’intera umanità. Liberare la scienza e la
tecnologia dal dominio di una
minoranza, e riconvertirle nell’interesse dell’intera umanità,
dei poveri in particolare, richiede una lotta politica ed economica gigantesca ». E’ quanto ha dichiarato una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese alla Conferenza delle Nazioni Unite su la scienza e la tecnologia al
servizio dello sviluppo. Questo
appello concludeva una relazione
di 5 cartelle che riassumeva, per
la conferenza delle Nazioni Unite, alcuni punti della Conferenza
organizzata dal CQE a luglio a
Boston (USA) sul tema « Fede,
scienza e Futuro ».
(da' SOEPI)
Nuovo numero di ccp
L'Associazione Amici Scuola Latina
di Pomaretto comunica che il numero
di conto c. p. 2/20928 ad essa intestato è stato sostituito dal seguente:
20488102.
Nuovi numeri
telefonici
Prof. Alberto Soggin (06) 361.19.47:
Prof. Sergio Rostagno (06) 361.07.33.
4
12 ottobre 1979
r.-
te"
UN FENOMENO CHE CARATTERIZZA LA FINE DEGLI ANNI 70
La svolta ad Oriente
Come spiegare il crescente fervore per le religioni orientali?
Un fenomeno tra i non meno
appariscenti che si delinea nel
mondo verso la fine degli anni
70 di questo sconcertante XX
secolo è senza dubbio la ripresa
di fervore religioso. E mentre
« Roma prima » e « Roma tertia »
sembrano essere perfettamente a
loro agio in questa situazione di
rinascita religiosa, l’orizzonte
culturale — se non addirittura
religioso — dei grandi centri dell’occidente cristiano sta subendo
ima trasformazione assai importante.
A Roma o a Londra, Parigi,
New York o Prancoforte non è
più raro incontrare seguaci dell’Hare Krishna, adepti dello yoga, danzatori supi che, come i
celebri dervisci musulmani, cantano e danzano « nel nome di Dio
clemente e misericordioso », visitare centri zen, ascoltare concerti di sitar. Fino a qualche
tempo fa erano soprattutto alcuni intellettuali ad interessarsi
delle filosofie orientali, soprattutto nel loro aspetto teorico, non
devozionale: oggi sta diventando
im fenomeno che coinvolge larghe masse, soprattutto di giovani, che sembrano interessati
alle pratiche religiose dell’Oriente. Negli anni 60 ciò che attirava
lo sguardo delle masse giovanili
dell’occidente erano la rivoluzione culturale cinese e la lotta del
popolo vietnamita contro l’imperialismo americano; oggi questi
simboli sembrano essere stati
sostituiti dalla sampajanna (meditazione) e dal dharmakaya
(estasi).
A cosa si deve questo fervore
per le religioni orientali? Chi sono coloro che si lasciano affascinare? E perché costoro abbandonano una forma di vita
cristiana — seppure- l’avevano
— per interessarsi o aflffliàrsi a
questi nuovi movimenti spirituali? Che significato ha questo fenomeno per la cultura occidentale e per il cristianesimo? Una
serie di recenti pubblicazioni
cerca di rispondere a queste domande che stanno diventando
sempre più urgenti per pastori,
educatori, genitori e in genere
tutti coloro interessati a comprendere i meccanismi dei fenomeni di mobilitazione di massa.
li del nuovo Orientalismo. Queriniana 1978). Cox si è dedicato
ad una ricerca sistematica di
questo fenomeno, che negli Stati
Uniti ha assunto una dimensione
pubblica particolarmente appariscente. Scritto con lo stile franco
e personale che caratterizza questo autore, il volumetto è una
specie di diario di viaggio attraverso vari culti orientali e descrive una ricerca che si è a
poco a poco trasformata in scoperta in quanto l’autore si è trasformato da osservatore distaccato in partecipante impegnato
che scopre nei numerosi gruppi
frequentati rare qualità di spiritualità. E quindi la inevitabile
questione: «come essere cristiani senza disprezzare altre tradizioni e senza perdere di vista
l’essenziale del cristianesimo? ».
La conclusione di Cox è che la
società occidentale ha il terribile potere di trasformare tutto in
bene di consumo, ivi compresi i
bisogni religiosi più profondi. E
in tal senso la moda dell’orientalismo non sfugge a questa spietata regola. I nuovi mercanti del
tempio non hanno tardato ad
accorgersene! D’altra parte rincontro con la spiritualità orientale piuttosto che sterile imitazione può divenire l’occasione a
riconsiderare con occhio nuovo
la tradizione cristiana. In effetti,
termina Cox, per chi ha occhi
per vedere, la tradizione spirituale cristiana contiene tutti gli
elementi che alcuni credono di
ricercare in esperienze esotiche.
Si tratta unicamente di stendere
la mano e afferrarli.
Sul piano dell’analisi del fenomeno vanno infine ricordati
tre studi in lingua tedesca.
Neue Jugendreligion (ed. Manfred Müller-Küppers, Friedrich
Specht), Verlag für Medizinische
Psychologie, Göttingen 1979. Si
tratta degli atti di un congresso organizzato dalla Società tedesca di psichiatria infantile e
giovanile ad Hannover nel febbraio del 1978. Il volume raccoglie importanti contributi di sociologi, psichiatri, teologi sul tema della « droghe religiose »,
contiene altresì importanti dati
statistici sull’estensione dei culti orientali nella RFT e le sue
conseguenze sulla psiche giovanile.
Friedrich-Wilhelm Haack, in
Jugendreligiouèn. Ursachen,
Trends, Reaktionen, Claudius
Verlag, München 1979, si sforza
di comprendere quali sono le
cause della nuova religiosità giovanile, in particolare l’interesse
per le religioni orientali. Si tratterebbe di indicatori di una crisi di valori nella famiglia, nella
società, nella chiesa, nello Stato. Come « droghe religiose »
operano in stridente contrasto
con le motivazioni di ricerca e
autocontrollo che pretendono di
dare e stabiliscono trame sottili di dipendenza e sottomissione
personale. Nella loro pretesa di
dare un senso alla fragile e dispersa vicenda delle esistenze
individuali, le religioni orientali propongono delle soluzioni
regressive incapaci di far fronte
ai grandi sommovimenti del
mondo moderno.
Michel Mildenberg, Die religiöse Revolte. Jugend zwischen
Flucht und Aufbruch, Fischer
N. 4208, Frankfurt/M 1979, viceversa riserva un trattamento relativamente favorevole alla religiosità orientale, considerata un
movimento alternativo e di protesta contro le strutture oppressive della società occidentale, e
ritiene che con questa singolare
esperienza occorre misurarsi seriamente senza alcuna presunzione che le categorie della apologetica protestante (liberale o
barthiana) siano sufficienti a
comprendere in maniera non superficiale la realtà.
Un invito sicuramente importante e che ci auguriamo venga
accolto da quanti per motivi professionali o personali si trovano
a svolgere un ministero tra i
giovani. Emidio Campi
PRECISAZIONE
Incontro delle Facoltà teologiche a Bossey
Chiesa, stato
e società
Altri contributi
Un libro di H. Cox
Anzitutto va ricordata la ricerca compiuta dal sensibile e
impegnato teologo battista americano Harvey Cox. In « 'Turning
East. The Promise and Peril of
the New Orientalism» (La svolta ad Oriente. Promesse e Perico
II tema del rinnovato cammino verso le religioni orientali è
affrontato da Pierre Vittoz,
L’Attrait des Religions Orientales et la Foi Chrétienne (Labor
et Fides, coll. La parole et les
hommes 1). Avendo trascorso
molti anni come missionario nel
Tibet Vittoz è cosciente dell’interesse e dell’importanza dell’induismo, per il quale nutre il più
grande rispetto; d’altra parte è
altresì consapevole dei rischi di
falsa o superficiale conoscenza e
quindi delle difficoltà di conoscerlo bene. Il libro si presenta come una raccolta di testi più
significativi dell’induismo accompagnati da un questionario e da
indicazioni bibliografiche per
permettere uno studio personale o di gruppo. Una maniera intelligente di introdurre un mondo così immenso e estraneo
quale è l’induismo!
A fine settembre si è riunita
per tre giorni all’istituto ecumenico di Bossey la conferenza delle facoltà teologiche protestanti
dei paesi latini. Vi hanno partecipato per l’Italia i proff. Ricca,
Cor sani e Rostagno della Facoltà
Valdese di Roma e il past. Aldo
Sbaffi in qualità di presidente
della Conferènza delle chiese dei
paesi latini (CEPPLE).
Il tema dell’incontro era:
« chiesa, stato e società ». Dopo
due ampi studi introduttivi di A.
Dumas (Parigi) e U. Duchrow
(Germania Fed.), ogni paese ha
presentato la propria situazione
nazionale. Particolare interesse
ha suscitato tra i partecipanti
1’« Intesa » tra la repubblica italiana e le chiese valdesi e metodiste. Le discussioni hanno approfondito alcuni aspetti del problema facendo emergere la conclusione secondo la quale le situazioni sono molto diverse da
paese a paese, ma più o meno
tutti si vive in una certa misura
di compromesso (o contraddizio
DIBATTITI
''Zelo senza conoscenza"'
ne), che bisogna accettare e gestire nel migliore dei modi.
Nelle ultime ore a disposizione
il Dr. Sapsezian, del servizio di
formazione teologica del Consiglio ecumenico (Ginevra) ha illustrato la necessità di tenere in
ogni continente degli incontri tra
facoltà diverse, al fine di confrontare metodi e scopi dell’insegnamento teologico cristiano nel
mondo di oggi.
Qual è stato il prodotto principale dei colloqui su chiesa e stato? Il discorso è ovviamente abbastanza complesso e non possiamo qui accennare a tutti i
suoi aspetti.
La chiesa e lo stato hanno ambedue una sfera di attività loro
propria, che chiameremo il loro
proprium e questo implica che
vi debba essere anche una sfera
che non è più loro, alla quale daremo il nome di alienum. Di conseguenza quello che è alienum
per la chiesa dovrebbe essere
proprium per lo stato e viceversa. Ma qual è il proprium e qual
è l'alienum? Non si è sempre
d’accordo nello stabilirlo. È comunque tipico del pensiero protestante il rifiuto di quello che è
stato chiamato il ’’monismo”.
Egregio Direttore,
Chiediamo di rendere noto che l'Associazione per la libertà religiosa in
Italia (ALRI), fondata da Gaetano Saivernini a Milano nel 1954, non ha niente a che vedere con I’“ Associazione
per la libertà di religione », che è « in
via di formazione ■> e avrebbe già manifestato un « civile dissenso » all'isola di S. Giorgio, all’apertura del convegno internazionale di sociologia della religione, come è stato riferito dai
giornali.
Tale associazione ha diffuso un suo
« dossier informativo » sulla libertà
delle chiese, nel quale peraltro non
vien fatto alcun cenno al Concordato
del 1929 tra lo Stato italiano e la
Chiesa cattolica e alle bozze di revisione del medesimo. L'ALRl sostiene
invece l’uguaglianza giuridica di tutte
le religioni, la libertà di opinione in
materia di religione e il diritto dell'individuo di credere o di non credere e
di modificare liberamente le proprie
convinzioni. La libertà religiosa come
diritto inviolabile dell'uomo e l'uguaglianza del credente e del non credente di fronte alla legge e nelle pubbliche istituzioni assistenziali, scolastiche, educative stanno infatti al di sopra dei diritti delle chiese cristiane
e non cristiane.
Riteniamo di dover altresì sottolineare il nostro dissenso dalle tesi espresse dalla suddetta associazione a proposito della sociologia, grossolanamente definita come erede dell'ottocentesca
antropologia criminale e accusata, nientemeno, di « portare il terrorismo dal
campo politico a quello religioso ».
Un siffatto atteggiamento oscurantistico male si addice a chi si proclami,
sotto qualunque sigla, difen.sore della
libertà.
Luigi Rodelli, segr. ALRI
Umberto Melotti, sociologo
RETTIFICA
Perla de Rosa ha purtroppo
ragione e ciò che essa scrive vale
non soltanto per i Valdesi, ma
anche per noi pastori tedeschi e
oltre i confini dei nostri due
paesi. Noi pastori non siamb'pùrtroppo ciò che dovremmo essere
per la nostra .posizione nella comunità cristiana. Abbiamo maggiore conoscenza teologica dei
nostri membri di Chiesa; ma forse molti di essi potrebbero esserci di esempio quanto alla fede.
Il difetto è nel sistema che
non porta alla direzione delle comunità quelli che hanno una fede più limpida e forte, ma persone che hanno studiato. Motivi diversi possono condurre i giovani
allo studio della teologia, anche
una falsa coscienza di una missione da compiere, come per es.
di promuovere una necessaria
trasformazione della Chiesa in
senso politico e sociale; ma poi
le comunità avvertono che manca l’essenziale. Altrimenti perché
sarebbero sorti il movimento
« Nessun altro Vangelo » in Germania e la « Testimonianza Evangelica Valdese » in Italia?
L’aspetto tragico è che questi
movimenti, dei quali anche Perla
de Rosa fa spiritualmente parte,
sono una critica a pastori che si
danno interamente alla causa
che servono. Paolo dice: « Io rendo loro testimonianza che hanno
zelo per le cose di Dio, ma zelo
senza conoscenza » (Rom. 10,2).
E chi di noi potrebbe dire: Io
eccettuato?
L’atteggiamento più errato, se^
condo me, sarebbe che noi pastori
cercassimo di difenderci. « Se la
fede, come è detto in Ebrei 11: 1,
è certezza di cose che si sperano,
dimostrazione di cose che non
si vedono », non abbiamo nulla
da difendere, perché in questa
fede noi non precediamo i laici.
Si deve considerare ancora un
altro aspetto della questione,
cioè che la fede ha bisogno di
tempo per manifestarsi. Io sono
giunto alla fede nel 1935 durante
una campagna di evangelizzazione; ma oggi mi vergogno di alcune cose che dissi allora e niù
tardi, specialmente di alcuni giudizi .su altri, e anche di alcuni
consigli pastorali. Quando giunsi alla fede ero già all’opera in
una comunità, avevo studiato
teologia, quando organizzai quell’azione evangelistica che mi condusse alla conversione. Dunque
anche noi pastori siamo uomini
e giungiamo al ministero teologicamente preparati, ma la fede
è opera che Dio compie in noi,
quando e come egli vuole.
Ho predicato il Vangelo per
lungo tempo in Sassonia, prima
di abbandonare la Repuliblica
Democratica Tedesca per rifugiarmi in Berlino occidentale. In
Sassonia ho fatto alcune esperienze: a Bautzen le persone che
attraversavano crisi spirituali
non andavano da un pastore o
da un sovrintendente, ma dal
barbiere. In lui trovavano il confessore che cercavano. In un villaggio i fedeli andavano con i
loro problemi spirituali dal fornaio. E felice il pastore che non
vedeva queste cose con dispiacere.
Ancora un’osservazione. Le nostre comunità criticano di preferenza i loro pastori. Ma ciò che
esse non fanno è di pregare per
loro. Un pastore ha invece bisogno che la comunità preghi per
lui. La critica al pastore da parte di chi non prega per lui è del
tutto ingiustificata.
Nelle numerose prediche che
come pastore emerito tengo nelle comunità, colgo l’occasione
per raccomandare ai fedeli la
preghiera per il loro pastore.
L’intercessione dei fedeli per i
pastori è necessaria alla vita della Chiesa.
cioè il riassorbimento di tutto
sotto uno solo dei due poli. Bisogna restare nella dualità aperta. E in questa dualità non si Dorranno poi sempre segnare delle
frontiere assolute, con una snecie di spartizione dei poteri o anche solo degli interventi. Non è
consigliabile isolare troppo le
due sfere, con una specie di senarazione tra cielo e terra. La
chiesa — è stato detto — è il rifiuto di questa separazione come
in modo più generale, rifiuto della frontiera.
Alla tavola rotonda su questo
argomento ha partecipato tra fili
altri anche P. Ricca, professore
di storia della chiesa nella Facoltà valdese di Roma.
Il prossimo incontro delle facoltà teologiche protestanti dei
naesi latini si terrà a Roma nel
settembre 1981.
S. Rostagno
Caro Direttore,
Di ritorno da un lungo viaggio in
Unione Sovietica e Polonia, vedo il
n. .33-35 della Luce e chiedo scusa
per il ritardo involontario con cui
mando questa doverosa rettifica.
Nell'art. a pag. 5 ■■ Raccontando il
Sinodo » a firma E.G., si afferma
che il presidente dell’UCEBI, a nome del suo esecutivo, avrebbe espresso a suo tempo ■■ parere contrario » a che la Tavola introducesse nel testo delle intese con lo Stato una modifica all'art. 20 che lasciasse aperta la porta ad altre
denominazioni evangeliche di servirsi del testo delle intese.
A parte il fatto che non vedo con
quale autorità il nostro C. Esecutivo
avrebbe potuto esprimere un parere
su un'azione compiuta dalla Tavola
di propria iniziativa, l'affermazione è
priva di ogni fondamento. Esattamente al contrario di quanto affermato, nella riunione a Betania del 24
aprile '79 fra gli esecutivi BMV, il
presidente delTUcebi ha espresso
la profonda gratitudine del CE/UCEBI
per il gesto fraternamente ecumenico compiuto dalla Tavola nel chiedere alla Stato la modifica su accennata all'art. 20 delle intese. È
stata una prova di apertura fraterna che non verrà dimenticata.
Tuttavia (particoiare su cui E.G. ha
placidamente sorvolato!) per poter
usufruire della applicazione delie intese, una chiesa diversa da quelle
valdese e metodista deve ovviamente
rientrare nelTordinamento giuridico valdese.
E questo passo — da un sondaggio effettuato — le comunità battiate non sono disposte a farlo.
CIÒ nulla toglie — ripeto — al
vivo apprezzamento largamente manifestato per il gesto e l’offerta compiuti dalla Tavola. Ringraziando, saluto
cordialmente.
Piero Bensì
Presidente dell'UCEBl
Battesimo, eucaristia, ministero
Herbert Stollreiter
La Commissione permanente
di Fede e costituzione, informa
il bollettino SQEPI, si è riunita
a Taizé dal 18 al 25 agosto per
continuare il lavoro di revisione
delle affermazioni comuni su Battesimo, Eucaristia e Ministero
(note tra noi come « documenti
di Accra »). Il documento che nel
’75 fu diffuso tra le Chiese ha ricevuto circa 110 risposte. Il lavo
ro di revisione è già ultimato per
ciò che concerne Battesimo e
Eucaristia. La revisione dei testi
sul Ministero avrà luogo nei
prossimi 12 mesi. Su richiesta
delle Chiese la Commissione Fede e costituzione ha tenuto recentemente una consultazione sul
ruolo dei vescovi nella chiesa e
ha stabilito a Taizé le grandi linee di un nuovo testo.
5
12 ottobre 1979
i
I
i
DALLA TAVOLA ROTONDA DEL XV AGOSTO
Amministrare i comuni
delie Vaiii valdesi
NeU’incontro del XV agosto di quest’anno, tenutosi al Colle delle Fontane in Val Germanasca,
si è svolta una tavola rotonda sui problemi amministrativi dei Comuni delle Valli. Hanno partecipato, moderatore il past. Giorgio Tourn, il sig. Oscar
Bouchard, da diverse legislature nell’amministrazione del Comune di S. Germano di cui è sindaco, e
la dott.ssa Franca Cdisson, sindaco di Angrogna.
Tolto dalla cornice un po' festosa e rilassata del
XV agosto e inserito nel vivo di un nuovo anno di
problemi e di impegni, questo dibattito — di cui
pubblichiamo le parti salienti — può aiutare i valligiani a vedere con maggior chiarezza i problemi
dei loro Comuni e i non valligiani a seguire con
più completezza la vita e i problemi delle Valli
valdesi.
Problemi di ieri e di oggi
TOURN: Sindaco Bouchard, è
più facile o più difficile essere
sindaco oggi rispetto al passato?
TOURN: Sindaco Coisson, quali sono state le prime impressioni entrando neU’amministrazione
comunale?
BOUCHARD: I problemi di
oggi sono molto diversi da quelli di una volta. Per certi aspetti
la situazione è migliorata, per
altri si è fatta più complicata.
Nel passato c’era da pensare
soltanto a determinate cose. Per
esempio, riguardo alle necessità
delle scuole, c’era da pensare
ad avere locali adatti e legna per
scaldare; non c’era come oggi
la necessità di avere dei pulmini
per portare i bambini a scuola.
D’altra parte allora, parlo degli
anni ’50 e inizio ’60, c’era il peso
di una discriminazione che per
tanti anni c’è stata nel nostro
paese per cui i finanziamenti venivano accordati soltanto alle
amministrazioni di un certo colore politico; le altre non riuscivano ad ottenere i fondi per
poter fare le opere pubbliche.
Comunque anche in queste difficoltà ci siamo battuti per diversi anni e penso che le cose almeno in un certo senso siano cambiate. Attualmente queste discriminazioni, soprattutto dopo l’avvento delle Regioni, non ci sono
più e i finanziamenti vengono
dati in base alle necessità e non
in base al colore polìtico delle
amministrazioni.
COISSON: Siamo entrati, i
miei colleghi ed io, con molto
entusiasmo; ma abbiamo presto
sentito la mancanza di esperienza, dato che di noi uno solo era
già stato consigliere ed io stessa
sono stata nominata sindaco senza aver fatto alcuna trafila consiliare. Tant’è che circa dopo
un anno mi domandavo se era
possibile continuare a portare
avanti un peso così difficile su
spalle così poco avvezze. Per fortuna questo periodo così difficile è stato in parte superato grazie alla collaborazione di tutti i
consiglieri, al sostegno della popolazione che era con noi e grazie anche a tutto il resto della
Val Penice che collabora con noi
per l’impostazione del lavoro.
D’altra parte il lavoro è stato
parecchio aggravato due anni fa
dalla nota alluvione che ha colpito le nostre valli e questo problema è andato ad aggiungersi
alle altre difficoltà «normali » e
ha peggiorato di molto la situazione e la conduzione del Comune, ritardando la realizzazione di quanto di nuovo era necessario fare.
Abbiamo cercato comunque di
impostare il lavoro in modo da
venire incontro a quel disagiato territorio che è il Comune di
Angrogna con i suoi 900 abitanti, così pochi, ma così sparsi
ovunque in una vallata poco accessibile, lontana dalle strade,
dai servizi e da tutto quello che
può essere necessario. È stata
quindi nostra cura cercare in
tutti i modi di venire loro incontro, anzitutto parlando con
loro. Per questo abbiamo curato
l’organizzazione di regolari riunioni quartierali comunali come luogo di informazione e partecipazione e la diffusione di un
bollettino comunale, come mezzo
di aggiornamento sui problemi e
sull’operato del Consiglio.
Un’altra cosa che abbiamo
cercato di realizzare venendo
incontro in modo particolare alle
persone di una certa età della
nostra zona, — ma non solo a
loro — è il trasporto pubblico
nella valle d’Angrogna. Questo
trasporto prima non esisteva e i
ragazzi avevano scuolabus insufficienti e non-sufficientemente
capienti. È stato istituito quindi
un servizio pubblico comunale
e questa è l’unica cosa che è
piaciuta a tutti, in quanto ha reso molto più facile il legame
con il fondo valle. Naturalmente
non tutto è stato risolto in questo campo, sia perché ci sono
zone non ancora servite, sia perché anche nella zona servita le
borgate rimangono comunque
spesso molto lontane dalla strada. È tuttavia un primo passo.
Le difficoltà di oggi sono date
da problemi nuovi rispetto al
passato. Penso per esempio al
problema urbanistico che è venuto alla ribalta soprattutto negli ultimi 4 o 5 anni. Problema
grave, di difficile soluzione soprattutto se non è stato impostato seriamente all’inizio. Tutto il
nostro territorio è fortemente
compromesso per gli insediamenti edilizi che sono stati operati senza una vera programmazione. Adesso si cerca di correre
ai ripari facendo delle leggi, mettendo delle limitazioni, facendo
pagare gli oneri di urbanizzazione. Sono tutte cos^ a cui non
sono abituati gli abitanti delle
campagne e delle vallate che danno quindi la colpa all’amministrazione locale che non dà loro
il permesso, che non concede
questo, che fa pagare quella determinata tassa per poter costruire. Sotto questo aspetto i
problemi sono aumentati in modo veramente pauroso.
Per un più funzionale
decentramento amministrativo
TOURN: Sindaco Bouchard, come sono i rapporti di uno dei
nostri piccoli Comuni con la
Regione?
Un altro problema che preoccupa è quello ecologico, la necessità di arrestare l’invasione
dei rifiuti, di provvedere sia alla
loro raccolta sia all’educazione
della popolazione affinchè i rifiuti non siano buttati dappertutto.
BOUCHARD: Vorrei fare una
premessa. Nel periodo fascista,
tolte le amministrazioni e messi i podestà, non c’è stata alcuna
vita amministrativa democratica
e quindi i problemi sono rimasti
a marcire. Inoltre nel periodo
bellico si è distrutto quel poco
che si era fatto. Così dopo la liberazione tutte le amministrazioni comunali si sono trovate a
dover affrontare ima infinità di
problemi e con la mancanza dei
mezzi finanziari per risolverli.
Le cose non sono migliorate con
la riforma tributaria del ’72. Se
prima i Comuni potevano ancora disporre di qualche mezzo di
tassazione come l’imposta di famiglia, l’imposta di consumo, ora
lo Stato, che si faceva ancora
più accentratore, si riservava
ogni possibilità di tassare i citta
dini. In sostituzione dei tributi
un tempo percepiti dai Comuni
lo Stato ha attribuito loro l’equivalente di quello che percepivano con l’imposta di consumo e
l’imposta di famiglia, maggiorato annualmente del 10%. Così i
Comuni hanno avuto ulteriori
difficoltà perché a fronte di questo 10% annuo c’era l’infìazione
e l’aumento dei costi per i lavori
programmati che salivano al 15
e anche al 20%. Soltanto l’anno
scorso l’aumento dello Stato è
arrivato al 20%.
I due Comuni in cifre
Popolazione attiva ANGROGNA M. F. tot. S. GERMANO M. F. tot. Angr. Popolaz. per classi d'età tot. S.G, tot.
Agricoltura 140 26 166 46 6 52
Industria estrattiva meno di 5 52 84
e manufatti 75 25 100 356 110 466 5-14 121 212
Costruzioni, 15-19 52 97
installaz. impianti 17 1 18 26 1 27 20-44 259 615
Energ. elettrica, 45-64 242 488
gas, acqua 2 — 2 — — oltre 64 160 317
Commercio 4 3 7 37 26 63
Trasporti 6 — 6 7 -- 7 Tot. 886 1813
Credito — 1 1 4 1 5
Servizi 13 9 22 15 34 49
Pubbl. Amm. 7 2 9 5 3 8 (Compendio statistico
! de a Associazione
Totale 264 67 331 496 181 677 1 Piemonte-ltalia, 1974)
Da sinistra a destra: Oscar Bouchard, Giorgio Tourn, Franca Cdisson
In questo arco di tempo i rapporti con i vari uffici competenti sono notevolmente migliorati, soprattutto dopo il ’75. Ogni
anno si fanno richieste in base
a leggi regionali varate nel passato; poi queste domande vengono vagliate, discusse a livello di
Comunità Montana, o di Comprensorio, per valutare quali sono 1 (?omuni che. hanno maggiore necessità di fare determinate
opere. Qualche anno fa c’è stato
un impegno comune per risolvere i problemi igienico-sanitari
(acquedotti, fognature); l’altr’anno invece i finanziamenti sono
stati ripartiti in base a un piano
per le opere stradali. Che si tratti di questi o di altri problemi,
penso che per qualsiasi domanda
venga inoltrata a livello della
Regione c’è la possibilità di avere un rapporto diverso che nel
passato, perché anche se gli uffici non sono ancora funzionanti
come dovrebbero, si va comunque verso il decentramento amministrativo anche a livello regionale, dando maggiori possibilità alle Comunità Montane, ai
Comuni, ai Comprensori in modo da favorire una visione diversa e locale di tutte le necessità.
Il problema quindi non è soltanto di avere un rapporto migliore con un assessore regionale o
con un funzionario, ma di impostare veramente i problemi
in modo giusto a un livello di
politica generale comprensoriale
e di Valle.
Più di tutto il resto
c'è bisogno di partecipazione
TOURN: E lei che esperienza
ha in questo campo, sindaco
Coisson?
COISSON: La mia esperienza
è che i rapporti con la Regione
sono sempre stati estremamente
semplici ed estremamente corretti ed alla mano, forse perché
quando siamo arrivati noi qualcosa nella Regione era cambiato.
Invece il problema delle lungaggini burocratiche ha continuato
a permanere anche se spesso in
forma minore perché molto più
potere è attribuito ora ai Comuni. Basti dire però che per una
delle nostre strade, alle Porte
d’Angrogna, ci sono voluti 4 anni
di pratiche per avviare i lavori,
che non sono ancora conclusi
perché c’è stato un aumento di
spesa. C’è comunque la speranza
che con l’impostazione data attualmente dalla Regione ci sia
ancora una semplificazione delle
pratiche e la possibilità quindi
di attìngere con più rapidità e
con più serenità ai fondi evitando gli aumenti di spesa che rovinano i progetti che si trascinano per anni.
In base a leggi regionali, per
quanto riguarda l’agricoltura ci
è stato possibile attingere a dei
finanziamenti che danno la possibilità di mettere in cantiere
iniziative anche piuttosto interessanti come quella della cooperazione che abbiamo cercato
di sviluppare in Val Pellice in
stretta collaborazione con la Comunità Montana Val Pèllice. Si
è giunti così a realizzare due
opere piuttosto interessanti come il Centro di impacchettamento del latte di Pralafera, che vede 5 cooperative collaborare insieme per la sua realizzazione
con finanziamento regionale, e
l’opera del Centro di allevamento
per vitelle selezionate di Villar
Pellice, che sta funzionando abbastanza bene dall’anno scorso.
Queste cose danno appunto la
speranza di riuscire a valorizzare
le nostre zone che sono di carattere prettamente agricolo e che,
come tali, devono poter fruire dì
un’attenzione specifica. Se infatti Angrogna ha ancora un senso, penso che — senza dimenticare i molti pendolari che vanno a lavorare nelle fabbriche del
fondo valle e a Torino — que
sto senso vada trovato recuperando tutto quello che è possibile nel campo dell’agricoltura.
Così è stato necessario prendere
decisioni anche impopolari come le restrizioni edilizie. Ma a
parte il fatto che questa questione è regolata da precise norme regionali, queste decisioni
(che ancora attendono uno sbocco nel piano regolatore) erano
comunque indispensabili per poter ragionare sù quella che è la
vocazione della Valle e decidere
di conseguenza.
Una cosa è certa, e cioè che
ormai Angrogna i suoi problemi non può più risolverli nel
suo piccolo ambito ristretto. Ci
rendiamo conto che è sempre
più necessario lavorare insieme
agli altri Comuni che hanno gli
stessi problemi e la sede migliore
per farlo è senz’altro la Comunità Montana che dà la possibilità
di organizzare quei servizi che
da solo un Comune mai potrebbe fare né sarebbe giusto facesse. Questo comporta però una
presenza costante in questi organismi e quindi il mantenere ì
contatti, oltre che con la Regione, con il Comprensorio, con la
Comunità Montana, senza perdere quelli con la popolazione che
sono la cosa veramente indispensabile per poter lavorare. Sono
infatti convinta che ancor più
di leggi migliori e di maggiori
finanziamenti, abbiamo bisogno
assoluto di tante persone che
lavorino per risolvere i problemi delle nostre comunità: se
non c’è la gente non bastano
neanche i finanziamenti. È necessario che tutti, delle nostre Valli e non, lavorino insieme a noi
per cercare la soluzione dei problemi.
Ci vuole \m impegno direi instancabile, perché è facile la delusione, è facile stancarsi soprattutto dopo le prime amarezze e
dopo l’impatto con una realtà
molto difficile, lasciata da tutto
un modo di agire di prima. Ed
è indispensabile che il lavoro si
faccia insieme, perché da quel
poco che ho già potuto vedere,
solo quello che cerchiamo di fare tutti insieme, perché veramente ci crediamo, alla fine trova la
possibilità dì realizzarsi anche
se talvolta non coi tempi che
avremmo voluto.
Non si può amministrare
se non si è ottimisti
TOURN: Siete ottimisti o pessimisti rispetto alle Valli?
BOUCHARD: Io penso che di
soddisfazioni vere e proprie ne
abbiamo avute molte, come anche insoddisfazicni. Ma penso
sia da sottolineare questo appello alla partecipazione di tutti,
perché la vita amministrativa del
Comune è la cittadella prima della democrazia del nostro paese.
È necessario che quindi ogni singolo cittadino non veda soltanto
il suo problema singolo o della
frazione in cui abita, ma veda
il problema generale del Comune in modo da poter discutere
in un modo diverso. Questo non
significa che noi diciamo che va
bene tutto quello che fa l’ammi
nistrazione comunale: noi vogliamo, accettiamo, sollecitiamo
tutte le critiche dei cittadini che
siano tese ad un miglioramento
della vita complessiva del nostro Comune.
COISSON: Dirò soltanto questo: se ci si impegna in un’amministrazione penso che bisogna
essere ottimisti: altrimenti non
lo si potrebbe fare perché le
soddisfazioni e le cose che si realizzano sono talmente inferiori
alle forze spese che senz’altro
non basterebbero a ripagare di
quello che si è dato. Penso però
che lo facciamo per la gente: ed
è veramente il credere nella gente che ci dà la forza di andare
avanti.
m
6
12 ottobre 1979
cronaca delle valli
UNA RISPOSTA AL DIRETTORE DELL’ECO DEL CHISONE
Senza le grucce dello Stato
(segue da pag. 1)
studio del fatto religioso e delle
sue implicazioni» (Il testo dell’Intesa, Claudiana, p. 48).
È evidente che questa formulazione è di per sé una proposta alternativa al sistema concordatario: che cioè accanto a
qualunque programma lo Stato
decida in merito allo studio della cultura religiosa, sia assicurata a tutte le confessioni religiose la possibilità di rispondere a specifiche richieste, unendo allo studio della cultura la
testimonianza della fede. E questo senza oneri per lo Stato.
Non è quindi esatto che noi vogliamo solo «buttar fuori l’insegnante di religione ». Abbiamo
una proposta alternativa, buona
o cattiva che sia, che andrebbe
discussa e non ignorata o travisata. Forse Ora è chiaro che
la presenza eventuale (non certo
imposta o garantita) del nostro
giornale nelle scuole che ne facciano richiesta si situa pur senza esaurirla nell’ambito di questa « risposta » che ci sentiamo
in debito di dare. In quanto realtà viva e non sedimento culturale, questa ed altre forme di
tale risposta non potrà mai non
essere confessionale e cioè definita, identificabile, specchio appunto di ima determinata confessione. La pretesa di « aconfessionalità» da parte di una chiesa che testimonia o è vino anacquato o è strategia mimetica. Lo
scandalo per noi non è una te
Rettifica
Nella cronaca delle Valli dello scorso numero, per una svista, sono stati
dimenticati i nomi di due membri del
Comitato di partecipazione dell’Unità
locale n. 42 (Valli Chisone e Germanasca).
All’elenco vanno aggiunte Elda Bonnet e Marilena Rostan, rappresentanti della popolazione.
stimonianza confessionale ma
che questa confessionalità nella
scuola italiana sia monopolistica, garantita e a carico non della
confessione ma dello Stato.
Una precisazione va fatta in
merito all’acceimo ai paesi a
maggioranza protestante in cui
(non in tutti) si insegna religione nelle scuole. Non è un mistero che l’identità medioevale tra
società religiosa e società civile
è stata ereditata non solo dalla
Chiesa cattolica ma anche dalle
Chiese della Riforma. E anzi, è
forse questo il solo aspetto del
cristianesimo medioevale che la
Riforma non ha passato al vaglio della critica scritturale; la
concezione multitudinista della
chiesa, l’identità principe-regioneconfessione religiosa, e il supporto ecclesiastico di questa concezione: il battesimo dei bambini.
Molti di noi (non tutti!) sono
convinti che l’identità chiesa-società ormai andata in briciole
nei fatti, sopravvivendo nelle
strutture e nei privilegi della
società occidentale, rappresenta
una distorsione della prospettiva
cristiana e che la relativa concezione della chiesa vada riformata. Sia chiaro che se questo viene riconosciuto in ambito valdese e se ne vengono portate
avanti le conseguenze per ciò
che riguarda i rapporti chiesa e
stato (e non abbastanza le conseguenze per ciò che riguarda
la vita delle nostre chiese), non
è che noi siamo più bravi dei
protestanti tedeschi o dei cattolici italiani. È che la connaturata situazione di minoranza probabilmente ci consente una visuale della reale dimensione della diaspora cristiana nel mondo
moderno che è più facilmente
condivisibile da parte per esempio della minoranza cattolica
svedese che non dalla maggioranza protestante svizzera.
Esistono quindi indubbiamente
delle diversità tra le chiese protestanti. Ma ritenere che la diversità tra la nostra piccola mi
noranza e gli stati a maggioranza
evangelica dovrebbe indurci a
tacere o a cambiare idea, significa valutare la realtà protestante con una logica di numeri e
di dipendenza gerarchica che le
è del tutto estranea.
Concludendo, se davvero siamo
d’accordo sull’essenziale di questa questione — che il Concordato sia da abolire in Italia e
ovunque esista — accordiamoci
su questo : non che il fatto religióso scompaia dalla scuola,
ma che ne esca come presenza
concordataria privilegiata, garantita, finanziata e che vi rientri in
forma non concordataria, come
testimonianza della fede delle
nostre comunità, poca o molta
che sia, viva o dormiente, ma
senza le grucce dello Stato. Accordiamoci su questo, e poi allora potremo lavorare insieme
per inventare il come di questa
testimonianza e per aiutarci a
vicenda a correggere le rispettive incoerenze. Ma per questo è
indispensabile trovarsi insieme
al di là della linea concordataria
con parole accompagnate da fatti. Se invece la linea concordataria nei fatti ci divide, allora sarà ben difficile che le nostre siano qualcosa di più di esercitazioni letterarie.
Franco Giampiccoli
PROSPETTIVE PER ANGROGNA - 4
Scuole: un'unica sede
Non è ignoto a nessuno come
le scuole di montagna, alcune
delle quali eredi delle vecchie
scuole Beckwith, in questi anni
si chiudano ad una ad una. Lo
spopolamento e l’emigrazione di
nuclei familiari in età lavorativa
ne sono la causa di sempre. Così
succede anche ad Angrogna dove
in media nei tredici anni dal 1967
al 1979, sono nati sei bambini all’anno. La chiusura di una scuola è il triste segno, da un lato,
che qualcosa della storia di quel
luogo è finita e dall’altro è un
posto di lavoro in meno per gli
insegnanti, in tempi in cui la disoccupazione intellettuale sta toccando l’onda più alta. Gli insegnanti che operano da alcuni anni nel comune di Angrogna si sono posti il problema ed è nata
l’idea di un progetto di riaccorpamento delle tre sedi scolastiche sparse nelle frazioni, in
un’unica sede al capoluogo. I
motivi sono diversi. Qualcuno
potrebbe pensare che in questa
maniera si smobilitino le borgate prima del tempo, si chiudano
le scuole prima dell’esaurimento
dei bambini. Non è vero, perché
non si tratterebbe di chiuderle e
lasciarle impolverare, ma studiarne un uso diverso, per esempio come sedi di riunioni di quartiere o una specie di « museo »
(la parola è brutta, perché sa di
cose inanimate, ma dirne una diversa è difficile) programmato
ed inventato dagli abitanti rimasti...
Concentrare tutti i bambini al
capoluogo sarebbe una risnosta
a uno dei problemi più assillanti
per loro: l’isolamento. E l’isolamento significa non essere attrezzati a difendersi e ad avere
la forza di inventare risposte diverse (come potrebbe essere la
cooperazione) per un destino di
abbandono delle valli ormai troppo scontato da tutti. La scuola
potrebbe, in questa prospettiva
offrire un piccolissimo contribu
LA SMORFIA
Marcella dice:
esoneratevi!
Sono d’accordo che il Concordato sia da abolire in Italia (e forse
anche nei paesi protestanti) anche
per ragioni pastorali e di ecumenismo, visto e considerato che le
divisioni confessionali sono oggi
più politiche che teologiche. Sono
anche d’accordo che lo studente
valdese usi il dovere-diritto di chiedere l’esonero dalla scuola di religione per fedeltà alla sua identità
confessionale, anche se talvolta
la richiesta di esonero è politica
per non dire opportunista (N no
alla scuola di religione dovrebbe
essere dettato dal sì al proprio
impegno di credente). Sono d’accordo che l’esonero sia una strada che possa percorrere anche la
famiglia cattolica credente sempre
che sia vero che essa si impegna
— come dice — in una qualificazione religiosa in luoghi propri
della comunità cristiana. Sono d’accordo su tutte queste cose, ma
il problema dell’ora di religione
non è solo questione concordataria
e di politica ecclesiastica. È un
problema di cultura e quindi provo
dispiacere nel leggere l’articoletto
della prof. Marcella Gay su L'Eco
delle Valli Valdesi dove questo
aspetto che ritengo fondamentale
non viene nemmeno accennato.
Fare intendere che l’ora di religione sia solo un fatto concordatario, dimenticando come fanno
sempre i nostri fratelli valdesi,
del regime esistente negli stati a
maggioranza evangelica e tralasciando di constatare che la religione
viene studiata in università laiche
di tutto il mondo, è un pochino riduttivo e mistificante. Ma non deve stupire se collochiamo questa
presa di posizione in un ambito
molto caro al valdismo dopo la Riforma, che è appunto quello della
storicizzazione e culturalizzazione
della chiesa (per cui anche le valli
vengono consacrate e si dà molta
importanza alla politica ecclesiastica). Stupisce e si perdona sapendo di queste premesse. Ma come perdonare l’equivoco di chi
vuole buttar fuori l’insegnante di
religione per poi esultare per il
fatto che il proprio giornale (tipicamente confessionale) entri nella
scuola con i soldi delia regione?
Scuola laica con giornale confessionale, ecco un nuovo bel pasticcio all'italiana. E sia chiaro, che
il nostro giornale preferisce l'edicola perché laicamente l’edicola gli
basta. V. m.
(Dall’Eco del Chisone del 4 ottobre 1979).
NELLE VALLI CHISONE E GERMANASCA
Delibere della Comunità Montana
to. Con sei insegnanti disponibili, funzionerebbe a tempo pieno,
con la possibilità quindi di avere
tempo per far meglio tutto, dalle attività fondamentali alle attività espressive (legno, tessitura, visite organizzate...) al seguire individualmente ogni bambino.
Questo progetto non è certo
semplice nella sua realizzazione
perché presuppone l’efficienza
dei trasporti e l’agibilità dei locali. Proprio per trovare un’adeguata soluzione a questi problemi nel corso dell’anno si terranno incontri periodici con l’amministrazione comunale (uno si
è già avuto) per esaminare, cifre alla mano, il costo totale
deH’iniziativa. (Per es. il costo
dei trasporti sarebbe diminuito
dalla minor spesa per il riscaldamento...). Non mancherà in questo progetto la verifica fondamentale cioè un giro di discussioni approfondite con i genitori
per preparare e vagliare insieme
le forme operative e gli obiettivi a medio e lungo termine.
B. Peyrot
Due gli argomenti che hanno
vivacizzato l’ultimo Consiglio:
l’esame dei conti consuntivi del
triennio 1976-1978 e l’acquisto di
attrezzature a corredo delle motrici UNIMOG, nonché di un rullo compressore e di una spruzzatrice per catrame.
Sul primo argomento vi sono
state alcune prese di posizione
circa il ritardo con cui i consuntivi vengono presentati aH’approvazione e, più in particolare, una
lunga discussione sui 168 milioni
che rappresentano gli avanzi di
gestione del triennio. Il Presidente a questo proposito, dopo
aver chiarito l’origine di queste
rimanenze, ha comunicato che la
Giunta intende servirsene per
l’acquisto di una sede della Comunità che quasi certamente,
potrà essere la villa Gùtermahn.
Sul secondo argomento è stato chiesto di costituire entro il
mese un gruppo di lavoro col
compito di programmare l’utilizzazione razionale di queste attrezzature in base alle necessità
dei diversi comuni. Ciò è indispensabile per evitare che le at
trezzature, molto versatili, ma
altrettanto costose, siano utilizzate solo parzialmente e quindi
in modo antieconomico.
Da segnalare infine due delibere: un contributo al Comune di
S. Germano per la realizzazione
di attrezzature sportive ed uno
per l'acquisto di segnaletica destinata a percorsi sportivi in
vallata.
Nel corso della seduta è stato
commemorato il Comm. Olivero
che fu Sindaco di Inverso Pinasca e membro della Comunità
Montana.
POMARETTO:
un nuovo tempo pieno
Nel corso di un’assemblea, di
genitori ed insegnanti, è stato
comunicato che una nuova classe elementare applicherà il tempo pieno. L'orario normale sarà
quindi praticato da una sola classe. Nella discussione sul problema della refezione scolastica,
l’assemblea ha chiesto all’Ammi
nistrazione Comunale di aumentare il suo contributo, attualmente fissato nella misura di L. 350.
VILLASECCA:
una nuova strada
Sono iniziati in questi giorni i
lavori per la costruzione di una
strada che collegherà l’abitato di
Chiotti con Villasecca. Con la
realizzazione di quest’opera, da
anni insistentemente richiesta
dalla popolazione, tutte le borgate di Perrero saranno collegate da strade carrozzabili. E’ in
previsione, per il futuro, un raccordo con la sovrastante strada
ner Bovile che costituirà un’utile
variante nel caso di interruzioni
del tratto Perrero-Traverse.
SAN GERMANO
VILLAR PELLICE: mostra zootecnica
Domenica 21 ottobre alle ore
11, nel prato adiacente la Casa
« Miramonti », avrà luogo la tradizionale Mostra Zootecnica riservata agli allevatori locali.
Scopo di questa manifestazione è quello di selezionare il migliore bestiame di razza, incoraggiando gli allevatori locali a continuare la loro attività che è forse l’unica legata alle nostre ter
Conoscere l’Evangelismo
italiano
Allo scopo di contribuire alla conoscenza della storia del movimento
evangelico In Italia il Centro Sociale Protestante organizza un primo ciclo
di conferenze-dibattito che avranno il seguente programma;
VENERDÌ' 19 OTTOBRE, ore 20.45
Prof. Giorgio Spini; « I movimenti evangelici nel risorgimento e nelntalia unita ».
VENERDÌ' 26 OTTOBRE, ore 20.45
Prof. Domenico Maselli; « Le Assemblee dei Fratelli dall'Unità d'Italia ad oggi ».
Seguiranno in novembre due conferenze del prof. Giorgio Peyrot e
del past. Paolo Spanu. .
Le conferenze avranno luogo nella SALA VALDESE - Via dei Mille, 1
. PINEROLO.
Tutti sono cordialmente invitati.
ÌL centro SOCiALE PROTESTANTE
re di montagna dalla quale è
possibile trarre un utile adeguato. _______
Il CIRCUITO
Convegno
monitori
Sabato 22 settembre, a S. Germano Chisone, è stato presentato ai monitori del secondo circuito il materiale ed il programma delle scuole domenicali ohe
verterà sugli Atti degli Apostoli.
Ai monitori quest’anno, oltre la
solita rivista, è stato dato come
aiuto il libro del prof. Bruno
Corsani: Testimoni della verità.
Nel corso della riunione sono
emersi diversi problemi inerenti alla conduzione delle scuole
domenicali nelle diverse comunità; per questo motivo è stato
previsto un incontro, tra i monitori intorno alla metà di gennaio, nel quale verranno discussi
più a fondo. È stato deciso di insegnare ai bambini due inni
uguali per tutte le comunità del
circuito.
Voglia il Signore che il nostro
impegno possa essere continuo e
fruttuoso.
Giai Gloria
Ai giovani dei
„Camp biblique”
Se queste poche righe possono raggiungere i giovani del
Camp Mission Biblique venuti a
S. Germano dal 13 al 20 agosto
scorso, vorrei ringraziarli per la
freschezza di fede, per la testimonianza, la gioia e la fratellanza che ci hanno portato. Siamo
stati in molti ad ascoltarli. Non
a caso è scaturito spontaneo, in
una riunione, il canto del vecchio inno: « Narratemi la storia
di Cristo e del suo amor ».
Se solo potessimo meglio inserirci in tale prospettiva, quanto sarebbe più facile di trovare
dei collaboratori nelle nostre comunità! Cerchiamo a volte la
grande testimonianza e dimentichiamo la testimonianza dei giorni delle piccole cose.
Dopo essere stata visitata dal
gruppo di giovani, ecco quanto
ci ha scritto (a stampatello con
la mano sinistra) una sorella
paralizzata, colpita negli affetti
e nella salute: « la vostra visita
in gruppo mi ha fatto molto piacere. Sono riconoscente al Signore che mi manda sempre delle
brave persone per fariili sentire
che non mi abbandona e che devo avere fede in Lui ».
È il più bel « grazie » che inviamo ai giovani del Camp Biblique.
Nelly Rostan
Sul prossimo numero resoconto e valutazione del « camp biblique» (n.d.r.).
7
12 ottobre 1979
CRONACA DELLE VALLI
__________LUSERNA S. GIOVANNI: CONVEGNO EGEI VALLI
Comunità; problemi e prospettive
i:
t
I Í
Domenica 30 settembre, si è tenuto a Luserna S. Giovanni un
convegno organizzato dai gruppi
FGEI delle Valli, al quale hanno
partecipato una sessantina di
persone. Speriamo personalmente che questa partecipazione in
« rnassa » coincida con la maturazione dell’ esigenza da parte
dei giovani della nostra chiesa,
di non continuare a rimanere
disgregati o isolati, ma di poter
confrontare le proprie certezze
e i propri dubbi aH’interno della
FGEI, federazione che raccoglie
i componenti di gran parte dei
gruppi giovanili in Italia.
I lavori si sono aperti con una
breve meditazione con riferimen
to ad alcuni testi biblici (Corinzi) da cui sono emersi essenzialmente due punti:
1) Il compito di ogni credente, e in particolare il compito
che la FGBI tenta di assumersi,
è quello di ricevere i messaggi
del vangelo e di ritrasmetterli
al prossimo, vivendoli nella vita
quotidiana ed evitando così il
rischio di vivere la propria fede
superficialmente e, come si suol
dire, « soltanto a parole ».
2) La testimonianza della nostra fede non deve essere « intrisa » di tradizionalismi e « letteralismi », ma dovrebbe partire
dal « vissuto » ed essere aperta
al confronto.
Amici della Scuola Latina
Al fine di definire II futuro dell’Associazione e di potenziarne l’attività, viene indetta un’assemblea generale straordinaria per le ore 15 di
domenica 21 ottobre corr., nel teatro del Convitto di Pomaretto.
È previsto il seguente ordine del giorno:
1) Programma di attività dell'Associazione;
2) Adesione Soci;
3) Nomina Coimitato deH'Associazione.
All’assemblea, sono particolarmente invitati gli insegnanti, i genitori
degli alunni, gli ex-alunni e tutti coloro che si interessano dei nostri Istituti d'istruzione.
Data l'importanza degli argomenti all'ordine del giorno, si prega vivamente la partecipazione. Il Comitato deH'Associazione
PINEROLO PEROSA ARGENTINA
• Domenica 7 sono riprese tulle le attività: la scuola domenicale ha dato inizio ai suoi lavori;
la neo-costituita corale ha partecipato al culto; il CESP ha illustrato il programma di conferenze per l’autunno.
Nel pomeriggio si è tenuta una
breve « giornata comunitaria »
incentrata su una valutazione
dello stand Claudiana alla Mostra dell’artigianato.
La discussione è poi proseguita
sui problemi della presenza evangelica in Italia e nella zona, e su
quello della testimonianza, nelle
sue diverse forme (canto, libri,
conferenze, dialogo con amici e
compagni di lavoro).
• Durante il culto di domenica 7 è stato battezzato il piccolo
Ivan Genre-Corsi: voglia il Signore essergli vicino nella vita.
• Domenica 14 avrà luogo la
prima giornata dei catecumeni
del 4“ anno: visiteranno la comunità di Angrogna.
• Domenica 21 avrà luogo una
assemblea di chiesa sul tema:
« Eco-Luce e Claudiana » partendo dalle delibere sinodali.
Collettivo Biblico
Dopo aver studiato negli anni
scorsi il Vangelo di Marco, la T
lettera ai Corinzi, i « Vangeli dell’Infanzia » e aver fatto il punto
sul dialogo ecumenico (incontro
presso i padri Cappuccini domenica 17 giugno), il Collettivo Biblico Interconfessionale, che raccoglie cattolici ed evangelici, riprende per il 5° anno i suoi incontri giovedì 11 ottobre alle ore
20,45 presso il Centro Sociale San
Lazzaro (via Rochis 3, Pinerolo)
con una riunione valutativa e organizzativa. Partecipazione aperta a tutti. Informazioni presso
Agape (8514) o S. Lazzaro (22426).
ANGROGNA
Prenotatevi entro sabato 13
sera (quando si riunirà il Concistoro) all’agape fraterna organizzata dall’Un. Femminile che
farà seguito al culto di apertura delle attività di domenica
21 c.m. Avremo con noi Marco
Jourdan che attraverso un film
e diapositive ci illustrerà le pro^
spettive dell’Istituto Gould di
Firenze. Partecipate a questo
pranzo; vi aspettiamo!
• Salutiamo con gioia il gruppo dei dieci giovani evangelici
di Stoccarda, ospiti al Presbiterio, che ci stanno aiutando ad attrezzare la nuova biblioteca di
chiesa.
• Il gruppo giovanile FGEI si
incontra ogni mercoledì alle ore
20.30 al Vernè: la porta è aperta. Programma: Studi biblici e
letture d’attualità prese dall’Eco
delle Valli e da Gioventù Evangelica.
• La Corale s’incontra giovedì
18 alle 20.30 al Presbiterio.
Incontro donne
Al suo primo incontro di rilancio del gruppo che è nato l’anno
scorso è stato fissato un programma che prevede:
— la continuazione degli studi
biblici su « Gesù e le donne »;
— l’analisi del nostro proprio
lavoro personale per uno scambio di esperienze e riflessioni;
— accanto alla nostra presenza al Consultorio familiare, sono
state accennate delle proposte di
eventuali impegni diaconali.
Un secondo incontro è fissato
per mercoledì 17 ottobre alle ore
20, alla Sala Lombardini a Perosa. Invito cordiale a tutte le
donne che potrebbero essere interessate._________________
___________POMARETTO
• Sono stati celebrati i matrimoni di: Peyran Marinella di Penosa Argentina e Cneah Eng Suan
originario della Malesia, nella
chiesa cattolica di San Maurizio
(Pinerolo) il 29 settembre; Baret
Gabriella di Pomaretto e Marovelli Luciano di Invorio (No) il
6 ottobre, presso il Municipio di
Pomaretto; Villielm Roberto di
Pomaretto e Coutandin Renza di
Penosa Argentina, presso il Municipio di Penosa Argentina, il 6
ottobre. Agli sposi i sinceri auguri da parte della comunità tutta.
• Sabato 6 ottobre ha avuto
luogo il funerale della nostra sorella Coucourde Fannv Paolina
ved. Ribet (decana della comunità) deceduta nella sua abitazione in Subeiran di Pomaretto alla
tarda età di anni 93. Ai familiari
colpiti dal lutto tutta la simpatia
cristiana della comunità.
• GRUPPO GIOVANI. Sabato
29 settembre si è ritrovato per la
prima volta: i presenti hanno
accolto favorevolmente la proposta di impostare una ricerca-inchiesta sulla comunità, da svolgersi tramite interviste ad un
certo numero di membri di chiesa —. Il prossimo appuntamento
è per sabato 13 ottobre p.v. Tutti i giovani che sono interessati a
questo lavoro, sono invitati ad intervenire._________________
RORA’
• Nel municipio di Cavour si
sono uniti in matrimonio Gianni
Tourn Boncoeur e Rachele Auletta. Gli sposi hanno poi ricevuto la benedizione sulla loro
unione nella chiesa valdese di
Napoli via dei Cimbri.
A Gianni e Rachele che si stabiliscono a Luserna S. Giovanni
i nostri auguri fraterni.
6 La ripresa delle attività avverrà domenica 14 ottobre con
il culto nel tempio: tutti i catecumeni ed i bambini delle scuole
domenicali sono pregati di èssere presenti, così pure i genitori,
monitori e membri del Concistoro. Saranno con noi alcuni fratelli tedeschi di Francoforte.
Ha poi fatto seguito una relazione introduttiva di Graziella
Lami su « Rapporto con la comunità », nella quale si dice che nelle assemblee all’ interno della
chiesa, e anche all’interno dei dibattiti igei, è venuto a mancare
r approfondimento dei perché
della crisi che le nostre comunità stanno « scontando ».
Crisi che ora si ripercuote
soprattutto sugli strumenti del1’« educazione in vista della fede », quali il catechismo e la
scuola domenicale, che secondo
noi sono ormai carenti di messasgi veramente capaci di « convertire ». Anche per la confermazione, momento ancora più importante che implica una difficilissima « decisione » per un giovane, esistono gli stessi problemi.
Spesso infatti per molti di noi
questa « promessa davanti a
Dio », non è una confessione di
fede ma una semplice entrata ufficiale nella Chiesa e nel « mondo degli adulti ».
Una proposta emersa è stata
quella di ritrovare lo stimolo a
leggere « individualmente » la
Bibbia. Inoltre il servizio per la
comunità è una responsabilità
non indifferente e quindi è importante non adagiarsi alle iniziative del pastore, ma collaborare attivamente all’interno delle nostre chiese. La EGEI quindi,
come già emerso nell’ultimo congresso, non intende sostituirsi
alla chiesa escludendola, ma anzi vuole promuovere una nuova
aggregazione cercando di creare
insieme alla comunità un nuovo
ambito comunitario. Per questo
è necessario avere il coraggio di
ammettere a noi stessi che si è
sbagliato, tutti, e che è veramente ora di ricominciare daccapo.
Durante le discussioni nei
gruppi, sono emerse inoltre alcune tematiche, come il ruolo del
pastore accentratone « volontario
o involontario », oppure il senso
dell’impegno attivo nel catechismo e nella scuola domenicale,
nell’ambito di una fede che è
continua ricerca.
E stato anche detto che è possibile intervenire nelle chiese
soltanto se si è già alFinterno di
esse. In questo quadro è importante che i gruppi FGEI vivano
comunitariamente la propria fede, senza escludere nessuno e
portando e confrontando le idee
proprie all’interno e all’esterno
delle chiese.
E’ essenziale quindi « riformare » radicalmente e non soltanto
aggiornare, poiché l’impostazione delle nostre comunità non è
più in grado di fornire proposte
e certezze a chi si sente disorientato e anche a chi Queste certezze crede di possedere.
Questo tentativo deve secondo
noi, nascere dal confronto personale, dalla coerenza nelle posizioni, e da una voglia comune di
risorgere...!
Claudio e Andrea Garrone
VILLAR - BOBBIO
Un gruppo di coralisti vecchi
e nuovi si è ritrovato la sera del
1° ottobre per riprendere le attività. È stato simpatico rivedere
chi è tornato dal servizio militare ed accogliere nuovi membri. Vi è purtroppo anche chi
ha dovuto abbandonare per vari
motivi ed a cui è stato rivolto
un pensiero affettuoso e di solidarietà.
Ma il tempo per queste cose
è stato breve: occorreva decidere rapidamente il lavoro da
fare: continuare il lavoro di
« scoperta » della musica, impostazione della voce, e naturalmente eleggere il nuovo seggio.
Anche se talvolta questi esercizi
scolastici possono apparire faticosi, è pur bello scoprire che
non solo è bello cantare, ma è
più bello ancora cantare con
risultati più soddisfacenti!
Tra le decisioni di rilievo va
segnalata anche la disponibilità
a partecipare al culto alternativamente nelle due chiese almeno
una volta al mese per aiutare
la comunità ad apprendere gli
inni del nuovo innario non ancora conosciuti. E in questo c’è
molto da fare!
Una corale che serve due chiese ha un impegno doppio, ma
anche una gioia doppia e la soddisfazione di lavorare insieme!
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Serenamente si è spenta, nella
sua abitazione, la signora Nora
Peyrot Ribet, all’età di anni 70.
La sua dipartenza lascia nella
comunità un grande vuoto, tanto la figura di questa sorella era
notevole sia per la sua assiduità al servizio della chiesa, sia
per la serietà, l’impegno e la profonda competenza con cui sapeva mettere a frutto i doni che
il Signore le aveva dato.
La sua passione per l’educazione religiosa dei bambini l’aveva portata alla formazione di
una Scuola Domenicale fra le
migliori, la sua spiccata sensibilità nei riguardi della sofferenza aveva fatto di lei una assidua
frequentatrice del Rifugio Carlo
Alberto, la sua capacità organizzativa l’aveva vista per molti anni infaticabile animatrice della
Società « Le Printemps ».
Donna di fede, valdese della
vecchia roccia che sa testimoniare in ogni occasione delTEvan-,
gelo di Cristo, è stata un luminoso esempio di testimonianza e
di servizio.
Ai parenti, ed in modo particolare al marito ed ai figli, esprimiamo tutta la nostra simpatia
cristiana ed il nostro affetto.
• È in preparazione la tradizionale « Festa del Raccolto »
che avrà luogo domenica 21 c.
m. con un culto di ringraziamento, nel tempio, al mattino e con
la vendita di prodotti agricoli,
al pomeriggio, nella Sala Albarin, alle ore 14.30.
Dalla commissione ricevimenti sarà allestito un buffet con
dolci e pane casereccio e dalle
sorelle della Società di Cucito
una esposizione-vendita di lavori femminili.
Un vivo ringraziamento a quanti vorranno collaborare con l’offerta di prodotti della zona.
Per la sera è in programma
una cena comunitaria alla quale
tutti sono invitati, specialmente
gli agricoltori essendo la Giornata del Raccolto una festa che
li interessa in modo particolare.
« Pomaretto in
Val Porosa »
È il titolo di un libro di prossima pubblicazione a cura del
Concistoro di Pomaretto e dovuto alla penna di Guido Baret.
Partendo da ricerche di archivio, l’autore ci invita a ripercorrere le varie tappe della storia
di Pomaretto e della sua valle.
Il libro, arricchito da una cinquantina di illustrazioni e con la
copertina a colori sarà pronto a
metà dicembre.
Sono ora aperte le prenotazioni (che ci servono tra l’altro per
stabilire il numero di copie da
stampare); chi ne fosse interessato è pregato di rivolgersi al
proprio anziano o, per i residenti fuori comunità, a Luigi Marchetti, Bgt. Massetti, 10060 Pomaretto (Tel. 81084).
# Hanno collaborato a questo
numero: Giulio Bechis, Adriana Bellion, Italia Cairus, Renato e Marie France Caisson,
Dino Gardiol, Ermanno Genre, Giuseppe Gönnet, Adriano Longo, Luigi e Silvana
Marchetti, Bruno Rostagno,
Alfredo Sonelli.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLTCE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 13 al 19 ottobre
Dott. SEVES GIUSEPPINA
presso Asilo Valdese_____
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Torre Pellice
Domenica 14 ottobre
FARMACIA MUSTON
(Dr. Wlanassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Martedì 16 ottobre
FARMACIA INTERNAZIONALE
(Dr. Imberti)
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Luserna San Giovanni
Domenica 14 ottobre
FARMACIA Dott. PRETI
Via Inversegni - Tel. 90060
Luserna Alta
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
Domenica 14 ottobre
Pallavicinì Piero 909859
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 - 90.205
Pomeriggio biblico
I miracoli sono essenziali per
la fede? I miracoli sono sempre
seguiti da conversioni? Come si
distingue un vero miracolo da
uno falso?
Queste alcune delle domande
che serviranno di spunto per una
riflessione sui miracoli nel Nuovo Testamento (con particolare
riferimento al libro degli Atti).
Ap’^untamente: domenica 14 ottobre ore 14,30 a Perrero.
Ili CIRCUITO
Pace, disarmo
II gruppo che ha iniziato quest’anno a lavorare sulle questioni della pace, del disarmo, dei
diritti umani, e che comprende
rappresentanti di tutte le comunità del III circuito, riprende i
suoi incontri venerdì 12 ottobre
ore 16,30 al presbiterio di Pomaretto. Invito cordiale a chi è
interessato.
AVVISI ECONOMICI
FAMIGLIA evangelica cerca collaboratrice familiare tempo pieno con
alloggio indipendente. Telefonare
011/276494 De Maria.
« /n pace mi coricherò e in pace
dormirò, perché tu solo, o Eterno, mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo 4, V. 8)
Al termine di una lunga giornata
terrena vissuta nella serenità che dà
l’Evangelo, ci ha lasciati .
Enrico Mario Gorsani
di anni 92
Ne danno notizia i figli Bruno con
Mirella, Paolo, Valerio, Ezio; Ferruccio con Elena, Alberto e Anna; il fratello Emilio, la cognata Ondina, i nipoti Mary, Enrico, Carlo e i parenti
tutti.
Torre Pellice, 9 ottobre 1979
I familiari ringraziano i dottori De
Bettini e Gardiol, e i medici e il personale dell’Ospedale Viddese per l’assistenza affettuosa prestata ora e negli
anni passati.
Eventuali offerte in memoria, al Rifugio Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni.
RINGRAZIAMENTO
(c Noi siamo pieni di fiducia ed
abbiamo molto più caro di partire dal corpo e di andare ad
abitare col Signore »
(II Corinzi, cap. 5 v. 8)
Dopo una laboriosa esistenza costantemente ispirata all’amore di Dio e dedicata alla famiglia, al servizio dei sofferenti ed all’educazione religiosa dei
giovani, si è spenta serenamente
Nora Peyrot Ribet
La piangono, fiduciosi nel Signore, il
marito Enrico, i figli Giovanni con
Wanda, Luca e Roberta, Daniele con
Elda, Elisabetta e Rosanna, i fratelli
Guido, Gustavo, Margherita con le
rispettive famiglie, la cara amica Mary Avondet, i cugini Cougn, Eynard,
Jalla, Peyrot, Ribet, Turin, i parenti
tutti ed i numerosi amici.
La famiglia ringrazia per le manifestazioni di affetto e dd simpatia ricevute. Rivolge un pensiero di gratitudine ai medici curanti, ed in particolare al dottor Gardiol.
Eventuali doni ed offerte al Rifugio
Carlo Alberto.
Luserna S. Giovanni, 5 ottobre 1979
RINGRAZIAMENTO
La moglie, la figlia e i parenti del
compianto
Nino Peyran
profondamente commossi per l’affetto
e la stima tributata al loro caro, rin
graziano tutti coloro che hanno preso
parte al loro dolore; in particolar modo il medico Dott. Declementi Raoul,
il past. Conte, d coscritti, l’Off. RIVSKF di Villar Perosa, il reparto « morra » di Perosa Argentina, ragazzi e ragazze della borgata Chiabrandi e le loro rispettive famiglie.
« Venite a me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati, e io vi
darò riposo ».
(Matteo 11: 28)
S. Germano Chisone, 8 ottobre 1979
Dopo lunghe sofferenze sopportate
con cristiana rassegnazione, è tornata
alla Casa del Padre
Elsa Bertalot ved. Caribbo
Ne danno il doloroso annuncio: la
figlia Rina con il marito Ottavio Siri
e i piccoli Federica e Mario, la sorella
Maria Martinat con il figlio Emanuele,
la moglie Marisa e figlia Monica, il
cognato Ignazio Garibbo, l’affezionata
Maria Assirto, i nipoti e parenti tutti.
Imperia, 28 settembre 1979
8
12 ottobre 1979
UNA INFORMAZIONE IN VISTA DELLA RISPOSTA ALL’APPELLO DELLA FCEI
NICARAGUA:
una rivoluzione tra le macerie
Dopo le distruzioni della repressione, una popolazione giovanissima, ha da ricostruire un paese poverissimo con i pochi aiuti di un mondo internazionale distrat o
Nicaragua: un paese quasi sconosciuto, forse da qualcuno ricordato per il tremendo terremoto che nel 1972 distrusse Managua, la capitale. E uno di quei
paesi deir America Centrale — il
più grande ed il più misero —,
caccia riservata degli Stati Uniti
i quali, pur di assicurarsene il
controllo assoluto, impongono i
loro fantocci dittatori qual’era
Somoza, un Bokassa latino-americano. Per più di mezzo secolo,
questo paese ha subito una dittatura tra le più crudeli del nostro
tempo; Somoza — e il suo clan
— era un tipico prodotto « made
in U.SA. », costruito su misura
ed esportato in Nicaragua insieme ad ima « guardia nacional »
istituita nel 1927 dal presidente statunitense Coolidge e comandata da ufficiali americani:
un vero e proprio corpo estraneo
imposto contro un intero popolo,
un clan che non solo era lo stato
ma era padrone di '4 delle terre coltivabili {le migliori) e proprietario dei settori chiave delreconomia del paese, dalle fabbriche alle banche.
52 anni fa
Tutto era cominciato nel 1927
quando con il « tradimento di
Moneada» la bor^esia liberale
fece alleanza con i conservatori
feudali, sotto Tombrello degli
Stati Uniti. Con questa abdicazione di fronte alla superpotenza imperialista, la borghesia rinunciava a costruire uno stato
naziònale. Fu allora che un uomo, Augusto Cesar Sandino, figlio di questa borghesia, iniziò
la guerriglia anti - imperialista.
Sandino era un ingegnere meccanico, un autodidatta formatosi
in esilio nel Messico della rivoluzione zanatiana; piccolo di statura, Sandino era un uomo tenace, un po’ mistico e con un certo
senso dell’humor. Nel 1934, con
l’accordo dell’ambasciata americana, Somoza padre lo fece assassinare. Non contento della
soppressione fisica, volle cancellare anche il ricordo di quest’uomo e fu vietato pronunciarne il
nome in tutto il paese.
Ma gli ideali non sono cose che
si possono uccidere. Risorgono
dalle ceneri. Così, nel 1961, Carlos Fonseca Amador fondò il
Fronte Sandinista di Liberazione
Nazionale (F.SjL.N.): all’inizio
era solo l’espressione di un pugno di uomini decisi a far rivivere nella memoria del popolo la
causa per la quale aveva lottato
Sandino. Fu il lento ma progressivo e sempre più forte ricupero
di questa memoria storica che
ha portato alla recente e definitiva vittoria del Fronte Sandinista contro Somoza e il suo clan.
Il sandinismo dunque, prima di
essere una forza politica e militare, è stato una rinascita cultu
rale diretta contro l’aperta politica di deculturazione e di americanizzazioné imposta da Sornoza (un uomo che parlava la lingua del suo popolo — lo spagnolo — solo nelle occasioni ufficiali e che, in famiglia, parlava
l’inglese, la lingua dei suoi protettori).
Mobilitazione
totale
I combattenti del Fronte Sandinista sono ragazzi, adolescenti
e giovani appena trentenni — metà della popolazione del Nicaragua ha meno di vent’anni — che,
spronati da questa memoria popolare sono diventati rivoluzionari. A differenza di altre rivoluzioni, quella sandinista non è rimasta il fatto di un’avanguardia
politicizzata: ha saputo conquistare un intero popolo, ivi compresa la borghesia. Questa è l’originalità — e la lezione — del Movimento Sandinista: l’essere riuscito a mobilitare tutto il popolo, a politicizzarlo e a fare di
ogni nicaraguense un soldato
combattente per la liberazione
nazionale.
Ci sono voluti anni e anni per
giungere a tanto, anni di ripetute disfatte, divisioni e scissioni.
Air interno del Fronte, infatti,
si erano create tre tendenze:
quella ortodossa, la G.P.P. —
« Guerra popolare prolungata » —
creata da Amador; poi quella
detta « « proletaria » nata da una
scissione nel ’75; infine quella
detta « insurrezionale » o « tercerista » nata da un’altra scissione
nel ’76. I primi sostenevano la
necessità dì costruire una forza
mobile strategica nelle montagne, laddove il nemico non poteva utilizzare in pieno il suo notenziale militare. I secondi insistevano sulla priorità del lavoro
di organizzazione politica nei
centri urbani operai della costa
Pacifica. I terzi affermavano la
necessità di una offensiva insurrezionale a breve termine, su base nazionale. Queste tre tendenze, anziché bloccarsi reciprocamente, si sono completate e aiutate a vicenda, e dalla dialettica
spesso molto dura tra le loro differenti posizioni è uscito rafforzato l’insieme del Fronte. La
G.PjP. ha avuto il merito storico
di assicurare la continuità strategica del Fronte per venti
anni; i « proletari » hanno dato all’azione militare una base
ideologica e politica di classe; i
« terceristi » hanno saputo suscitare quella mobilitazione popolare generale, oltreché l’appoggio
di diversi paesi latino-americani
(Costa Rica, Messico, Panama,
Venezuela e Cuba), che ha portato alla vittoria. Eppure dopo la
morte di Carlos Amador, nel
’76, tutto sembrava perduto e
l’F.S.L.N. ridotto ad un fantasma; invece era diventato, nel
cuore e neH’intelligenza del popolo, la sola organizzazione destinata a liberarlo.
Quando la lotta ricominciò,
nell’ottobre ’77, fu l’intera popolazione — ragazzi, adulti, contadini, operai, borghesi — ad essere mobilitata contro Somoza e
la sua guardia. In questa lotta,
giocarono un ruolo di primo piano i cristiani: a parte la figura
ormai leggendaria di Ernesto
Cardenal, frate trappista, poeta
e rivoluzionario, molti preti entrarono nel Fronte e diversi vescovi si schierarono a suo favore. La reazione di Somoza fu
quella di tutti i dittatori quando
viene contestato e incrinato il
loro potere: la repressione atroce, cieca, bestiale, il genocidio.
Così vennero trucidati 40.000 nicaraguensi. Così vennero rase al
suolo intere città. Ma ormai
« l’alba non era già più una tentazione », come aveva detto Carlos Amador ai suoi giudici. La
vittoria era certa. Una vittoria
radicale, netta, senza compromessi.
Un cumulo di macerie
L’alba però si è alzata su un
paese quasi interamente distrutto, un cumulo di macerie paragonabile soltanto ad alcune città
europee dopo la seconda guerra
SCHEDA
Dati geografici e storici
Il Nicaragua si trova tra l'Honduras e la Costa Rica
(America Centr.); ha una superficie pari a metà di quella dell'Italia e una popolazione di 2.048.000 abitanti (1978).
L’economia del paese è tra le più arretrate del mondo.
Il 36% della popolazione attiva è disoccupata; metà della
popolazione ha un reddito annuo Inferiore alle 80.000
lire. La durata media della vita non raggiunge i 50
anni, la mortalità infantile è del 13%.
Gli interessi degli Stati Uniti in Nicaragua erano
enormi. Il mercato comune dei paesi dell'America Centrale, interamente controllato dalle multinazionali USA,
aveva come pilastri il Nicaragua ed II Guatemala. Inoltre, il Nicaragua aveva, per gli USA, un'importanza strategica fondamentale in quanto situato tra il Nord ed il
Sud del Continente, e tra l'Atlantico ed il Pacifico. In
vista di una alternativa al Canale di Panama, il Nicaragua era il paese più indicato per scavare — con pochi
lavori — un nuovo canale tra i due oceani.
Per tutti questi motivi è un paese che ha sempre
interessato da vicino gli Stati Uniti. Questi ultimi lo occuparono militarmente dal 1912 al 1925 e di nuovo nei
1926 quando scoppiò la guerra civile tra conservatori e
liberali. Il 26 novembre 1926, ci fu una rivolta del Partito Liberale guidata dal Generale Jose Maria Moneada
che rovesciò il Generale conservatore Emiliano Chamorro. Quest'ultimo, nel 1916, aveva firmato il trattato
Bryan-Chamorro che dava agli USA ogni diritto per la costruzione, l'uso ed il possesso del Canale di Nicaragua.
I • Marines » posero fine alla ribellione di Moneada. Fu
allora che Sandino, uno degli uomini di Moneada, rag
giunse le montagne e iniziò la guerriglia. Gli USA continuarono a bombardare i villaggi del paese (oltre settanta). Il 21 febbraio 1934, Sandino venne assassinato
dai sicari di Anastasio Somoza, che era il nuovo capo
della guardia nazionale. Anastasio Somoza governò il
paese col terrore per 25 anni.
Tra il 1934 ed il 1956 vi fu un certo riflusso del
movimento nazionale, ma la resistenza non scomparve
mai del tutto. Nel 1956, Anastasio Somoza venne ucciso a colpi di rivoltella da un tipografo di nome Rigoberto Lopez Perez. A succedergli fu il figlio Luis.
Tra il '56 e il '61 vi furono oltre venti tentativi armati contro di lui. Nel 1961, sotto l'impulso della rivoluzione cubana, venne fondato il Fronte Sandinista di
Liberazione Nazionale da tre studenti marxisti esiliati in
Honduras: Carlos Fonseca Amador; Silvio Mayorga e
Tomas Borge. La storia del Fronte è piena di insuccessi.
Dal '70 al '74 il movimento è quasi spento (gli unici
sopravvissuti sono in carcere). Nel dicembre 74, un ope. razione riesce a ottenere la liberazione dei detenuti in
cambio delle più alte personalità della dittatura che
erano state catturate durante un ricevimento mondano.
Due anni dopo Carlos Amador torna nelle montagne dove viene ucciso l'8 novembre 1976. Nuovo riflusso del
movimento. .
Poi, tra ottobre '77 e luglio '79, la lotta ricomincio
e fu la sollevazione generale del popolo in una guerra
di liberazione nazionale per cacciar via Somoza e il
suo clan. Dopo vent'anni dalla sua fondazione, il Fronte
Sandinista ha vinto.
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mondiale; le bombe di Somoza
hanno polverizzato tutte le infrastrutture del paese (ospedali,
scuole, fabbriche, strade, ferrovie, case, ecc.). I danni sono ingenti, di gran lunga superiori a
quelli causati dal terremoto del
1972. Ma, mentre in occasione di
quest’ultimo, gli aiuti internazionali erano giunti tempestivi e numerosi, ora sono quasi inesistenti. Come mai?
Un terremoto colpisce l’emotività della gente. Ma quando un
paese porta a buon fine la sua
rivoluzione liberandosi da ogni
ingerenza straniera, e questo a
prezzo di migliaia di morti e di
enormi distruzioni, la cosa —
come è già avvenuto nel Vietnam — viene presto dimenticata.
La ricostruzione di un paese distrutto non fa più notizia. Inoltre c’è sempre l’incognita degli
sviluppi futuri che potrebbe avere la rivoluzione sandinista. Soltanto aU’ultimo minuto il governo degli Stati Uniti ha capito
l’errore dell’appoggio incondizionato a Somoza, e c’è voluta la
pressione degli altri paesi delrOSA (Organizzazione degli Stati Americani) per far cambiare
la politica di Washington. Allora
il governo USA ha capito che era
meglio non ostacolare oltre una
rivoluzione comunque inevitabile, anzi che era opportuno favorirla pur di mantenere il Nicaragua nella zona d’influenza degli
USA.
Il Nicaragua libero, infatti, potrebbe diventare una seconda
Cuba e comunque il suo esempio
potrebbe influenzare (ed ha già
influenzato) altri paesi dell’America Centrale e deH’America Latina, il che sarebbe un disastro
per la strategia geo-politica ed
economica degli Stati Uniti. Perdere, nel giro di quattro anni,
paesi strategici così essenziali
come il Vietnam in Estremo
Oriente, l’Iran in Medio Oriente,
e ora il Nicaragua alle soglie di
casa, sono fatti che incidono
profondamente e drammaticamente sulla politica estera americana, e cambiano tutte le carte
in tavola.
Intanto, è da prendere alla lettera il primo punto del programma che si è dato il nuovo governo del Nicaragua: la ricostruzione nazionale. Occorre ricostruire tutto, mattone dopo mattone, e ciò con un deficit pubblico — eredità di Somoza — di
quasi due miliardi di dollari. Ora,
i danni subiti dalla sola infrastruttura produttiva — distrutta al 60% — ammontano a due
miliardi e mezzo di dollari. Come si farà? Saranno ancora una
volta i poveri ad aiutare i poveri?
J. J. Peyronel
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